Atto Camera
Mozione 1-01106
presentata da
NICOLA MOLTENI
testo di
martedì 3 luglio 2012, seduta n.659
La Camera,
premesso che:
con l'insediamento di questo Esecutivo si sta verificando un continuo ed irrazionale indebolimento del settore della giustizia, che i Governi precedenti, al contrario, tenuto conto delle limitate risorse finanziarie disponibili, avevano cercato, anche attraverso le riforme dei riti di procedura civile penale, di rendere più efficiente e adeguato, anche riguardo agli altri Paesi dell'Unione europea;
più precisamente, questo Governo, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, sta procedendo ad una «rottamazione» del settore della giustizia, attraverso l'adozione di provvedimenti di revisione della geografia giudiziaria che appaiono anomali e molto discutibili;
infatti, la politica di revisione della geografia giudiziaria del Governo Monti deriva da scelte ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo irrazionali, che si riveleranno perdenti e, in merito, i numeri sono esemplificativi, dato che si intendono chiudere più di 600 uffici di giudici di pace, mentre si prospetta la soppressione di circa 160 sezioni distaccate di tribunale;
in particolare, la totale soppressione su tutto il territorio nazionale delle sezioni distaccate di tribunale e di un cospicuo numero di sedi di tribunale non capoluogo di provincia, si pone, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, in netto contrasto con i principi e criteri direttivi contenuti nell'articolo 1, comma 2, della delega prevista dalla legge n. 148 del 2011, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 138 del 2011, ed indi in violazione dell'articolo 76 della Costituzione, perché l'assetto territoriale degli uffici giudiziari doveva (riforma varata dal precedente Esecutivo) e deve tenere conto, tra l'altro, dell'estensione del territorio, del numero degli abitanti, dei carichi di lavoro e dell'indice delle sopravvenienze, della specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale e del tasso d'impatto della criminalità organizzata;
appare con immediata evidenza che non può considerarsi aderente ai principi e criteri direttivi in parola, un riassetto territoriale degli uffici giudiziari che prevede l'intera soppressione delle sezioni distaccate dei tribunali, la quasi integrale soppressione dei tribunali non capoluogo di provincia ed infine la soppressione, anch'essa molto rilevante degli uffici dei giudici di pace, poiché appare inverosimile che, tenuto conto delle specificità territoriali del bacino di utenza, ovvero della situazione infrastrutturale, del tasso d'impatto della criminalità organizzata, dei carichi di lavoro e dell'indice delle sopravvenienze, non sia giustificata la permanenza di nemmeno una delle attuali sezioni distaccate di tribunale;
dalle anticipazioni dei contenuti dei provvedimenti di esercizio della delega appaiono disattesi i principi e criteri direttivi detti, e gli stessi provvedimenti non osserverebbero la cosiddetta tecnica del minimo mezzo per realizzare l'obiettivo dell'efficiente allocazione delle risorse giudiziarie, senza diminuirne oltre misura la naturale suddivisione territoriale; appare ai firmatari del presente atto di indirizzo del tutto chiaro, ed evidente, che la motivazione sottesa alle scelte dell'esecutivo Monti, è quella di fare solo «cassa» nell'immediato per importi modesti (pari circa a 70 milioni di euro), a discapito di una giustizia di prossimità, che come dimostrano i dati statistici, è efficiente e oltremodo la più conforme ai parametri europei;
la logica sottesa al progetto governativo è quella di mantenere i tribunali che si trovano in città che fanno provincia, anche a discapito di quelli che gestiscono, in proporzione, un carico di lavoro maggiore e portano a compimento una mole di cause in tempi più brevi;
è evidente che attraverso l'accorpamento selvaggio, indiscriminato e di dubbia legittimità delle sezioni distaccate dei tribunali,la soppressione delle sedi di tribunale capoluogo, nonché la soppressione della quasi totalità degli uffici dei giudici di pace, che il Governo sta realizzando, si produrranno solo delle diseconomie di scala dovute a macro strutture di tribunali che risulterebbero dei veri e propri «carrozzoni», tali da compromettere ulteriormente il già carente servizio della giustizia, dato che molti saranno indotti a rinunciare alla tutela costituzionalmente garantita dei propri diritti in una sede accentrata e molte volte lontana,
impegna il Governo
a riconsiderare, nell'esercizio della delega citata, le scelte di ridefinizione della geografia giudiziaria, affinché, attraverso una più aderente applicazione dei principi e criteri direttivi di cui all'articolo 1, comma 2, della delega prevista dalla legge n. 148 del 2011, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 138 del 2011, non si proceda, secondo le linee prospettate e nella dimensione enunciata, ad una pura e semplice soppressione degli uffici giudiziari interessati dalla riforma e venga comunque pienamente assicurata la giustizia di prossimità a garanzia del diritto sancito dalla Costituzione alla tutela giurisdizionale dei diritti.
(1-01106)
«Nicola Molteni, Dozzo, Lussana, Follegot, Paolini, Isidori, Fugatti, Fedriga, Montagnoli, Fogliato, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dal Lago, Desiderati, Di Vizia, Dussin, Fabi, Forcolin, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Maggioni, Maroni, Martini, Meroni, Molgora, Laura Molteni, Munerato, Negro, Pastore, Pini, Polledri, Rainieri, Reguzzoni, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».