ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01096

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 655 del 25/06/2012
Abbinamenti
Atto 1/01065 abbinato in data 26/06/2012
Atto 1/01076 abbinato in data 26/06/2012
Atto 1/01088 abbinato in data 26/06/2012
Atto 1/01095 abbinato in data 26/06/2012
Atto 1/01075 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01089 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01092 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01097 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01098 abbinato in data 27/06/2012
Atto 6/00111 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01101 abbinato in data 27/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: DOZZO GIANPAOLO
Gruppo: LEGA NORD PADANIA
Data firma: 25/06/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MARONI ROBERTO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
BOSSI UMBERTO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
MAGGIONI MARCO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
FUGATTI MAURIZIO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
STEFANI STEFANO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
ALESSANDRI ANGELO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
DAL LAGO MANUELA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
GIORGETTI GIANCARLO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
CAPARINI DAVIDE LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
ALLASIA STEFANO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
BITONCI MASSIMO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
BONINO GUIDO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
BRAGANTINI MATTEO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
BUONANNO GIANLUCA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
CALLEGARI CORRADO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
CAVALLOTTO DAVIDE LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
CHIAPPORI GIACOMO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
COMAROLI SILVANA ANDREINA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
CONSIGLIO NUNZIANTE LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
CROSIO JONNY LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
D'AMICO CLAUDIO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
DESIDERATI MARCO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
DI VIZIA GIAN CARLO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
DUSSIN GUIDO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
FABI SABINA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
FAVA GIOVANNI LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
FOGLIATO SEBASTIANO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
FOLLEGOT FULVIO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
FORCOLIN GIANLUCA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
GIDONI FRANCO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
GOISIS PAOLA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
ISIDORI ERALDO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
LANZARIN MANUELA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
LUSSANA CAROLINA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
MARTINI FRANCESCA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
MERONI FABIO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
MOLGORA DANIELE LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
MOLTENI LAURA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
MOLTENI NICOLA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
MONTAGNOLI ALESSANDRO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
MUNERATO EMANUELA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
NEGRO GIOVANNA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
PAOLINI LUCA RODOLFO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
PASTORE MARIA PIERA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
PINI GIANLUCA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
POLLEDRI MASSIMO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
RAINIERI FABIO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
REGUZZONI MARCO GIOVANNI LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
RIVOLTA ERICA LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
RONDINI MARCO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
SIMONETTI ROBERTO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
STUCCHI GIACOMO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
TOGNI RENATO WALTER LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
TORAZZI ALBERTO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
VANALLI PIERGUIDO LEGA NORD PADANIA 25/06/2012
VOLPI RAFFAELE LEGA NORD PADANIA 25/06/2012


Stato iter:
27/06/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 26/06/2012
Resoconto CONSIGLIO NUNZIANTE LEGA NORD PADANIA
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 26/06/2012
Resoconto NICCO ROBERTO ROLANDO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto MAGGIONI MARCO LEGA NORD PADANIA
Resoconto GALLETTI GIAN LUCA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto LETTA ENRICO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto FRATTINI FRANCO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
INTERVENTO GOVERNO 26/06/2012
Resoconto MONTI MARIO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
PARERE GOVERNO 27/06/2012
Resoconto MOAVERO MILANESI ENZO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI)
Resoconto MOAVERO MILANESI ENZO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/06/2012
Resoconto IANNACCONE ARTURO MISTO-NOI PER IL PARTITO DEL SUD LEGA SUD AUSONIA
Resoconto MELCHIORRE DANIELA MISTO-LIBERAL DEMOCRATICI-MAIE
Resoconto OSSORIO GIUSEPPE MISTO-REPUBBLICANI-AZIONISTI
Resoconto RONCHI ANDREA MISTO-FAREITALIA PER LA COSTITUENTE POPOLARE
Resoconto SARDELLI LUCIANO MARIO MISTO-LIBERALI PER L'ITALIA-PLI
Resoconto PISICCHIO PINO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto TADDEI VINCENZO POPOLO E TERRITORIO (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, DEMOCRAZIA CRISTIANA)
Resoconto BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI
Resoconto BRIGUGLIO CARMELO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto FUGATTI MAURIZIO LEGA NORD PADANIA
Resoconto TEMPESTINI FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto GIORGETTI ALBERTO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto MARTINO ANTONIO POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/06/2012

DISCUSSIONE IL 26/06/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 26/06/2012

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/06/2012

INVITO AL RITIRO IL 27/06/2012

PARERE GOVERNO IL 27/06/2012

NON ACCOLTO IL 27/06/2012

PARERE GOVERNO IL 27/06/2012

DISCUSSIONE IL 27/06/2012

RESPINTO IL 27/06/2012

CONCLUSO IL 27/06/2012

Atto Camera

Mozione 1-01096
presentata da
GIANPAOLO DOZZO
testo di
lunedì 25 giugno 2012, seduta n.655

La Camera,

premesso che:
i prossimi 28 e 29 giugno 2012 avrà luogo un Consiglio europeo su cui vertono grandi aspettative non solo a livello europeo, ma pressoché mondiale. È unanime l'idea che la moneta unica europea, le economie nazionali dei Paesi del vecchio continente e forse la stessa Unione europea siano ad un punto decisivo nel quale è minacciata la loro stessa sopravvivenza;

benché pubblicamente ed ufficialmente si discuta solo del «come» salvare l'euro, molti ufficiosamente si stanno chiedendo «se» l'euro si possa salvare; la domanda successiva, dal punto di vista dei firmatari del presente atto di indirizzo doverosa per onestà e trasparenza verso cittadini italiani e quelli di tutta l'Europa, è se, alla luce dei sacrifici che ciò comporterà per le persone, ne valga davvero la pena;

il prossimo Consiglio europeo sarà chiamato a prendere decisioni sui temi della stabilizzazione monetaria, della crescita economica e anche di un nuovo assetto politico per l'Unione europea, temi sui quali circolano proposte e progetti elaborati dalle istituzioni europee, dalla Banca centrale europea, da Governi di altri Paesi europei, che avranno un impatto determinato, in positivo od in negativo, sulla vita dei cittadini italiani, ma sui quali il dibattito nel nostro Paese è stato del tutto assente e nulla ha ritenuto di comunicare al Parlamento il Governo, nemmeno nell'informativa del Presidente del Consiglio dei ministri appositamente convocata sui temi europei solo pochi giorni fa, il 13 giugno 2012;

il vertice dovrà fare il punto sul processo di ratifica ed effettiva entrata in vigore del nuovo meccanismo europeo di stabilità (European stability mechanism, Esm) che subentrerà al meccanismo provvisorio, che ha sostenuto finanziariamente fino ad oggi la Grecia. È un fondo cui gli altri Stati dell'Unione europea contribuiscono con le proprie finanze e che, a determinate condizioni, concede dei prestiti ai Paesi in difficoltà, ma è anche l'organismo che ha il potere, a fronte di questi prestiti, di intervenire pesantemente nelle scelte di politica economica e sociale dei Paesi beneficiari, di fatto avocandone la sovranità non solo sulle questioni finanziarie ma nella gestione corrente che attiene alle politiche fiscali della scuola, della sanità, delle infrastrutture e del mercato del lavoro, senza alcun limite prestabilito a questi interventi; il nuovo meccanismo europeo di stabilità avrà tutto questo potere, che, però, sarà gestito da un vero e proprio «consiglio di amministrazione» di membri certamente non eletti ma nominati dai Governi, che godranno di immunità e insindacabilità in tutti i loro atti. Il paradosso è che le scelte riguardo alle politiche sociali italiane, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, saranno prese da amministratori oscuri che ragioneranno in virtù di una contrattazione finanziaria; si assiste, quindi, alla definitiva consacrazione della finanza alla guida degli Stati sovrani;

di questo interventismo grossolano dell'Unione europea si stanno accorgendo in molti, compreso il presidente di Confindustria che ha dovuto ammettere, ad esempio, che la riforma del lavoro proposta dal Ministro Fornero è una «boiata», ma va fatta lo stesso, perché la vuole l'Unione europea. L'affermazione è emblematica di come stiano costringendo a provvedimenti che non hanno nulla a che vedere con il bene del nostro Paese, che non avranno alcun effetto positivo, che non risolveranno i problemi strutturali dell'Italia che pure ci sono, ma sono solo cieche prove di adempimento disciplinato ai compiti assegnati;

è stato calcolato che solo nel 2012 l'Italia verserà a vario titolo, nei vari sistemi di aiuto ai membri dell'euro in difficoltà, almeno 48 miliardi di euro: 48 miliardi sono l'equivalente dell'effetto positivo per le finanze pubbliche italiane delle pesantissime manovre del 2011, culminate con l'introduzione dell'imposta municipale unica e la riforma pensionistica. Un sacrificio enorme per il Paese, interamente non investito per la ripresa del Paese ed il sostegno a chi ne ha bisogno, ma riversato nel «buco nero» del sistema bancario spagnolo e del debito pubblico greco attaccato dalla finanza speculativa. I sacrifici degli italiani non serviranno a nulla e se ne dovranno fare ancora molti altri perché niente si è fatto per colpire le cause della crisi, nessun prezzo è stato chiesto alle banche fonte della crisi, ed i meccanismi speculativi non sono stati bloccati e nemmeno arginati; le banche vengono aiutate senza che nessuno chieda loro conto degli errori commessi. Sono, anzi, incentivate a continuare sulla strada della speculazione perché, se dal gioco perverso dei mercati ottengono dei guadagni, questi finiscono nelle loro casse, mentre se perdono i debiti vengono ripianati dai fondi pubblici e, quindi, dai cittadini;

la crisi finanziaria nata negli Stati Uniti ha provocato una crisi economica che sta sconvolgendo l'Europa, ma che ha frenato e sta minacciando fortemente anche tutte le altre aree del pianeta, compresi i Paesi emergenti, i cosiddetti Brics, i cui tassi di crescita a due cifre hanno subito una brusca frenata. Ciò aumenta esponenzialmente i rischi di default perché sono questi Paesi che alimentano, attraverso il Fondo monetario internazionale, i fondi di sostegno e salvataggio di cui stanno già beneficiando alcuni Paesi europei. Si pone, inoltre, il dubbio morale, avanzato al vertice G20 di Los Cabos del 18 e 19 giugno 2012, se sia giusto pretendere da Paesi, che di fatto sono ancora in via di sviluppo, le cui popolazioni in larga parte vivono in condizioni di povertà, versamenti di miliardi di dollari per sostenere l'euro e, indirettamente, la costruzione europea;

tra le proposte sul tavolo del vertice europeo di fine giugno 2012 c'è quella dell'unione bancaria: una regolamentazione europea dei requisiti di patrimonializzazione delle banche (che peraltro già esiste); un sistema unitario di monitoraggio, ma anche di ricapitalizzazione; un fondo comune sovranazionale di garanzia dei depositi; questo dovrebbe impedire che l'insolvenza di un istituto o degli istituti di un Paese possa contagiare l'intera area. Un simile meccanismo presenta numerosi punti discutibili: fino ad oggi le norme europee sulle capitalizzazioni bancarie (Basilea I, II e III) che, con le loro rigidità, sono costruite su misura per sistemi economici diversi da quello italiano, hanno penalizzato moltissimo la possibilità di concedere il credito necessario al sistema produttivo tipico del nostro Paese, quello della piccola e media impresa, e hanno in questo modo provocato un credit crunch che, a tutt'oggi, non è stato affatto superato; è, inoltre, riconosciuto a livello internazionale che il sistema bancario del nostro Paese, fondato su un risparmio privato solido e in assenza di bolle immobiliari e speculative forti, presenta una solidità maggiore a quella di tutti gli altri Paesi del Sud Europa e comparabile, se non superiore, a quello delle banche tedesche; in questo modo il risparmio bancario del nostro Paese confluirebbe in un unico fondo europeo per essere reimpiegato per salvare le banche straniere, mettendo a rischio i risparmi dei cittadini che sparirebbero dalle banche italiane per finire nel pozzo senza fondo dei salvataggi bancari di mezza Europa;

il Consiglio europeo valuterà la proposta di creare un fondo europeo di redenzione (European redemption fund, Erf), proposto dalla Germania. Si tratterebbe di un fondo in cui far confluire l'importo dei debiti pubblici degli Stati dell'eurozona per la parte eccedente il 60 per cento del prodotto interno lordo, sui quali si emetterebbero titoli garantiti dal gettito delle imposte riscosse a livello nazionale e da asset pubblici (in particolare, riserve auree e di valuta estera) dei Paesi assistiti. Si tratta di un meccanismo complesso, che certamente ipotecherebbe le entrate fiscali di molti Paesi e sposterebbe a livello europeo il momento decisionale relativo alle tasse che ogni cittadino deve pagare; rappresenta probabilmente il massimo che la mentalità tedesca possa accettare rispetto agli eurobond; è anche l'estremo tentativo di Berlino di far comprendere agli altri partner europei che, dopo aver attuato pesanti riforme in casa propria e avere tenuto dritta la barra del rigore, non è possibile semplicemente accettare di mettere il frutto dei propri sacrifici nel calderone di Paesi europei che, fino ad oggi, hanno condotto politiche dissennate, come la Grecia, la Spagna e la stessa Italia, che continua a non porre rimedio ai suoi problemi strutturali: una pubblica amministrazione inefficiente e penalizzante, un mercato del lavoro rigido, la mancanza di infrastrutture, un Mezzogiorno che non affronta i suoi problemi storici;

in Europa e nel nostro Paese in particolare esistono migliaia di banche di piccole e medie dimensioni, che per grandezza e struttura difficilmente possono essere la causa di un rischio sistemico al pari di colossi transnazionali che, invece, proprio perché sono «too big to fail», devono essere sottoposti a controlli e discipline molto rigorose. Non sono i piccoli istituti cooperativi, che raccolgono i risparmi privati delle famiglie e danno credito principalmente alle attività economiche del territorio, ad avere creato la crisi, bensì questi colossi che hanno abdicato alla funzione di sostegno all'economia per dedicarsi alla finanza speculativa, alimentata da banche di investimento internazionali, e consentita nel recente passato da alcune zone d'ombra di applicazione delle norme prudenziali;

il riconoscimento del ruolo delle banche commerciali sarebbe un vero strumento per la crescita, perché permetterebbe di distinguere gli investimenti destinati alle attività produttive dai fondi (come quelli della Banca centrale europea prestati alle banche tra dicembre 2011 e febbraio 2012), immessi nel sistema bancario solo per coprire le perdite della speculazione, che non sono minimamente arrivati all'economia;

l'esigenza di una normativa per la separazione bancaria sta entrando nella consapevolezza di tutti i Paesi europei, ne sono prova la mozione in tal senso presentata al Parlamento svedese, quella proposta da Hollande in Francia, che dovrebbe diventare più specifica in luglio 2012, quella proposta dal presidente dei socialdemocratici tedeschi Gabriel, oltre al dibattito acceso sul tema (anche se non riportato dalla stampa italiana) negli Stati Uniti;

si è parlato da più parti anche di un progetto «politico» per l'Europa da discutere al tavolo del futuro Consiglio europeo, senza tuttavia chiarire quale contenuto si intenda dare a questo termine. Se si è giunti ad un'unione monetaria rivelatasi fallimentare, è legittimo, prima di fare ulteriori passi, ragionare sulle cause e sulle debolezze dell'attuale sistema e prima di procedere in ulteriori rafforzamenti. Pare opportuno, perlomeno, uscire dagli schemi dogmatici delle istituzioni già esistenti e ragionare semmai su un progetto politico europeo che superi gli Stati nazionali, oggi in piena crisi e, di fatto, svuotati di ogni sovranità, e lavorare per un'Europa dei popoli e delle regioni, fondata sulle persone e sulla loro cultura ed identità, anziché sull'aridità del mercato e della finanza che non ha saputo colpire i cuori delle persone e, anzi, le ha trasformate in puri «utilizzatori» di Europa, non in protagonisti;

i forti attacchi speculativi alla moneta unica e la crisi del debito sovrano, che si sta propagando a molti Stati europei, hanno causato una vera crisi economica, stanno obbligando gli Stati a politiche molto pesanti e repressive sulle persone fisiche e sulle imprese, e secondo alcuni arriveranno ad incidere pesantemente anche sulle politiche di welfare, tanto da rendere oggi più che legittimo il dubbio se un'eventuale uscita dal sistema della moneta unica, per quanto drammatica, sia più o meno dolorosa del susseguirsi di sacrifici potenzialmente senza limite e senza alcuna certezza che essi portino alla fine ad una situazione di ritrovata fiducia e serenità,
impegna il Governo:
a riconoscere insieme agli altri partner europei, in seno al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2012, che l'attuale situazione di crisi della moneta unica e del sistema economico europeo è la diretta ed inevitabile conseguenza di una costruzione europea partita al contrario, eretta sulle fragili fondamenta dell'unione monetaria e di mercato, priva di unità politica e, soprattutto, di legittimazione popolare, e che per queste mancanze non solo subisce ora la crisi economica mondiale, ma annaspa nella propria, più grave, crisi di legittimità e di identità;

a farsi promotore del progetto di una vera Europa politica, federale, che superi definitivamente gli Stati nazionali per rendere protagonisti i popoli e le regioni dell'Europa, attraverso meccanismi democratici, fondandosi su scelte che devono partire dal basso e mai essere calate dall'alto, pena l'implosione del progetto europeo proprio a causa della sua mancata legittimità popolare;

a pretendere, come unica logica possibilità per la condivisione dei debiti sovrani creati dai singoli Stati, una equivalente cessione del controllo sui meccanismi di bilancio, affinché i meccanismi europei di stabilità non divengano un incentivo alla deresponsabilizzazione degli Stati in difficoltà ed un mero travaso senza fine di risorse da un lato all'altro dell'Europa;

ad aprire, all'interno del nostro Paese, un confronto vero, approfondito, trasparente sui meccanismi economici, finanziari e bancari in discussione in sede internazionale e comunitaria, in particolare il meccanismo europeo di stabilità, il redemption fund e l'unione bancaria, prima di procedere all'assunzione di ulteriori impegni, sia in sede parlamentare che a tutti i livelli di coinvolgimento popolare, comprese mirate ipotesi referendarie;

nel campo della regolamentazione europea dei mercati finanziari, a promuovere una riforma normativa volta ad affermare la separazione tra «banca commerciale» e «banca d'affari», tenendo conto della necessità di valorizzare il modello di banca tradizionale e non speculativa, per il suo ruolo economico e sociale e di riconoscerne la specificità che ne impedisce il rischio di crollo sistemico.

(1-01096)
«Dozzo, Maroni, Bossi, Maggioni, Fugatti, Stefani, Alessandri, Dal Lago, Giancarlo Giorgetti, Caparini, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Di Vizia, Dussin, Fabi, Fava, Fedriga, Fogliato, Follegot, Forcolin, Gidoni, Goisis, Grimoldi, Isidori, Lanzarin, Lussana, Martini, Meroni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Montagnoli, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Polledri, Rainieri, Reguzzoni, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».