ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01033

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 633 del 16/05/2012
Firmatari
Primo firmatario: OSSORIO GIUSEPPE
Gruppo: MISTO-REPUBBLICANI-AZIONISTI
Data firma: 16/05/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NUCARA FRANCESCO MISTO-REPUBBLICANI-AZIONISTI 16/05/2012
BRUGGER SIEGFRIED MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE 16/05/2012


Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 22/05/2012

Atto Camera

Mozione 1-01033
presentata da
GIUSEPPE OSSORIO
testo di
mercoledì 16 maggio 2012, seduta n.633

La Camera,

premesso che:

il centro storico di Napoli si estende su una superficie di 1.700 ettari. L'UNESCO nel 1995 ha dichiarato patrimonio dell'umanità una parte di questa superficie. L'area interessata è estesa per circa 981 ettari e contiene i seguenti quartieri: Avvocata, Montecalvario, San Giuseppe, Porto, Pendino, Mercato, Chiaia, San Ferdinando, Stella, San Carlo all'Arena, San Lorenzo e Vicarìa e parte delle colline del Vomero e Posillipo. La sua unicità consiste anche nella conservazione quasi totale e nell'uso dell'antico tracciato viario greco;

la città di Napoli, in effetti, ha due veri e propri nuclei originari: il primo è Pizzofalcone sul quale nacque la città di Partenope, mentre il secondo è l'area dei Decumani dove è sorta Neapolis. In quest'ultima zona, in particolare, sono presenti un'infinità di testimonianze storiche e culturali: obelischi, monasteri, chiostri, più di 30 musei, importanti istituzioni culturali pubbliche e private; inoltre, catacombe, scavi archeologici all'aperto e sotterranei con resti greci o come il teatro romano. Il centro storico di Napoli è caratterizzato, poi, dalle sue chiese che sono più di 300 con il loro tesoro artistico costituito da opere dei più grandi artisti tra i quali Caravaggio, Donatello, Giuseppe Sanmartino, Luca Giordano, Cosimo Fanzago;

questa area, riconosciuta appunto per la sua importanza dall'UNESCO patrimonio dell'umanità, è stata inserita nella lista dei beni da tutelare a livello mondiale con la seguente motivazione: «Si tratta di una delle più antiche città d'Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse conferiscono al sito un valore universale senza uguali, che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell'Europa e al di là dei confini di questa»;

a seguito della decisione dell'UNESCO è nato, nel 2009, il grande programma per il centro storico di Napoli patrimonio dell'umanità che aveva, si legge nel suo programma, l'obiettivo di conseguire lo sviluppo e migliorare sensibilmente la qualità dell'ambiente e della vita degli abitanti;

l'obiettivo non era e non è, dunque, solo quello del restauro di monumenti e di tessuti edilizi storici. Si voleva invece mettere in campo un'articolata serie di interventi sulla parte «fisica» del centro storico (dagli impianti tecnologici, ai sottoservizi all'arredo urbano) e sugli aspetti «immateriali» (dalla sicurezza, ad azioni interne alle politiche dell'inclusione). La possibilità di conseguire questa pluralità di obiettivi è legata alla qualità dei progetti di diversa natura che devono essere messi in campo e, soprattutto, dalla loro organica integrazione;

per promuovere tale piano di interventi, al programma si è affiancata la definizione concordata di alcuni protocolli aggiuntivi, per l'accesso ad altre misure di finanziamento su settori specifici: turismo, assistenza e welfare, sicurezza, trasporti, imprenditorialità, studentati, e altro;

un primo livello di interventi il DOS (Documento di orientamento strategico) prendeva come riferimento l'intera area perimetrata nel 1995 come Patrimonio UNESCO (coincidente con il territorio classificato come centro storico dal piano regolatore generale del 1972, con l'aggiunta dei parchi monumentali). Individuava, inoltre, una cospicua serie di complessi monumentali, fasce di tessuti edilizi, ambiti urbani meritevoli di intervento, e iniziative di carattere immateriale per un importo complessivo stimato di 570 milioni. Il secondo livello, il P.I.U. (programma integrato urbano) Napoli, che rientrava nel limite di finanziamento di circa 240 milioni di euro afferente all'obiettivo operativo 6.2 del POR-FESR 2007-2013, restringeva l'intervento all'area di Neapolis, alla città di fondazione, e alla fascia costiera che da piazza Mercato arriva a piazza Municipio;

entrambe le linee di interventi puntavano e puntano a solidificare il binomio accoglienza-cultura, determinante per una città come Napoli e per il suo sviluppo. Proprio su questo binomio, infatti, deve puntare il rilancio ed il riscatto di Napoli;

coinvolgimento e partecipazione, valorizzazione e potenziamento dell'offerta culturale, integrazione sociale e distribuzione del benessere, adeguatezza delle infrastrutture e dei servizi rispetto alla sostenibilità dello sviluppo. Questi erano e devono essere ad un tempo gli obiettivi da perseguire e gli strumenti su cui puntare per rilanciare Napoli e il suo centro storico, inteso come è ma anche come dovrebbe essere: una grande risorsa per il rilancio e lo sviluppo;

non a caso l'articolo 9 della Costituzione tutela il patrimonio storico-artistico e il paesaggio della nazione per il loro valore culturale;

è noto che il «valore culturale» ha assunto negli ultimi anni anche una grande importanza economica: l'enorme sviluppo dei mezzi di trasporto e l'abbattimento dei relativi costi hanno trasformato, infatti, il turismo da fenomeno di élite in fenomeno di massa. Oggi si muovono quasi un miliardo di turisti nel mondo (980 milioni, fonte Unwto l'Organizzazione mondiale del turismo, delle N.U.). Sicché l'Italia si ritrova a vantare giacimenti culturali che, per il loro pregio, attraggono visitatori e investimenti da ogni parte del mondo;

il patrimonio culturale è una risorsa unica. Per sua natura non può essere delocalizzata. Si tratta, dunque, di una risorsa propria e certa, un patrimonio enorme soprattutto per il nostro Paese, sul quale è fondamentale investire in maniera strategica;

il legislatore, in effetti, ha in parte recepito questa necessità e in particolare con la legge n. 449 del 1997 e successive modificazioni ha deciso una cospicua detrazione percentuale per gli interventi nel settore edilizio. Questo intervento, però, comporta un'equiparazione che di fatto impedisce il corretto raggiungimento dell'obiettivo di salvaguardare in primo luogo il patrimonio artistico e culturale dei nostri centri storici. Si tratta, infatti, di una decisione che mette sullo stesso piano, incentivandoli in egual misura, sia interventi di edilizia che potremmo definire ordinari sia quelli riferiti al patrimonio artistico e culturale, riferiti, cioè, alle città d'arte e ai centri storici. Interventi, quest'ultimi, cioè finalizzati ad aree proclamate, per il loro eccezionale pregio e per la loro unicità, patrimonio mondiale dell'umanità;

questa situazione è stata ben evidenziata da un recente appello pubblico firmato da importanti personalità delle istituzioni pubbliche, del mondo della cultura e della società civile del nostro Paese a sostegno della città di Napoli e del suo centro storico;

in particolare, nell'appello succitato, le ragioni che comportano il corretto raggiungimento dell'obiettivo di salvaguardare in primo luogo il patrimonio artistico e culturale dei nostri centri storici vengono così riassunte: «a) perché gli interventi, applicati ai fabbricati storici, sono complessi, impegnativi e delicati, come tali più costosi; b) perché volti, grazie anche all'impiego di una mano d'opera qualificata, a conservare e valorizzare un patrimonio attrattore di investimenti anche dall'estero; c) perché tali interventi, oltreché attrattori di un turismo crescente e qualificato, sono promotori a valle di un diffuso indotto nei settori della ristorazione, commercio, artigianato, industria alberghiera, con le rispettive occupazioni e maggiore gettito per l'erario; d) perché consentono di recuperare nel centro storico alloggi, 21.000 nel caso di Napoli, senza che occorra realizzarli altrove col conseguente consumo del territorio; e) perché il recupero degli alloggi nel centro storico assicura agli abitanti un'ulteriore e migliore opportunità per non abbandonarli, evitando così lo spopolamento di quell'area, garantendo, nel contempo, al contesto protetto la conservazione dell'attuale carattere popolare; f) perché volti a rendere rassicurante, presentabile e accogliente il centro storico contiguo e aperto al porto di Napoli, dove i crocieristi vi sbarcano sempre più numerosi, attratti da un più generale contesto di straordinario interesse e bellezza (Capri, Campi Flegrei, Vesuvio, Ercolano, Pompei, eccetera); g) perché, tali interventi, per la loro complessità e delicatezza, corrispondono alle competenze delle locali Università e istituti di cultura e alle aspirazioni dei giovani che vi si formano; h) perché gli interventi di conservazione, se incentivati da una congrua detrazione fiscale, come tale, spalmata su più anni, attiverebbero un'immediata occupazione e crescita, quale effetto dell'altrettanto immediato interesse dei proprietari, privati, pubblici, ecclesiastici, a partecipare alla spesa»;

inoltre, si sottolinea che tale equiparazione è irragionevole anche sotto «un profilo di stretta logica giuridica, per essere tale edilizia divenuta anche patrimonio dell'Umanità, come tale garantita dallo Stato, oltreché patrimonio dei proprietari, che da tale compartecipazione subiscono le conseguenti restrizioni di natura giuridica»;

la Convenzione UNESCO sulla protezione del patrimonio mondiale firmata a Parigi nel 1972 stabilisce che: «Ciascuno Stato, riconosce che è sua primaria incombenza l'identificazione, la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio mondiale, impegnandosi ad operare a tale scopo direttamente al massimo delle risorse disponibili» (articolo 4);

il Consiglio d'Europa aggiunge «ciascuno Stato è impegnato ad adottare le misure fiscali idonee ad assicurare la conservazione di questo patrimonio; e ad incentivare le iniziative private intese a salvaguardare la manutenzione e il restauro di tale patrimonio» (articolo 6, Convenzione di Granada, 1985);

il Governo italiano, in base alla convenzione UNESCO, è, dunque, obbligato ad assicurare ai siti per i quali ha ottenuto l'ambito riconoscimento, gli interventi di conservazione e di valorizzazione;

in questo quadro, se gli interventi di valorizzazione possono essere addossati alla responsabilità delle amministrazioni locali, gli interventi di conservazione, oltremodo impegnativi, di consolidamento statico, di risanamento conservativo, di adeguamento antisismico, devono invece essere finanziati dal Governo, avendone, per dettato costituzionale, la esclusiva competenza (Corte costituzionale 13 gennaio 2004, n. 9);

si deve tenere presente l'allarme lanciato a più riprese dal Soprintendente per i beni architettonici di Napoli, architetto Stefano Gizzi, che ha evidenziato la: «situazione drammatica del centro storico di Napoli: su 700 palazzi storici almeno il 50 per cento ha bisogno di interventi di restauro e di ripristino urgenti e poco più del 10 per cento ha problemi seri con rischi di distaccamento di intonaci o, addirittura, di crolli»;

a Napoli, ma non solo nel capoluogo partenopeo, il patrimonio storico-artistico del suo centro storico, rappresenta, come del resto in altre città e, in generale nel nostro Paese, un enorme bacino di potenziale ricchezza e dovrebbe essere, proprio questo, uno dei punti nevralgici su cui investire. Tali investimenti contribuirebbero non poco al rilancio dell'economia e allo sviluppo dell'Italia;

i nostri centri storici raccontano una storia di secoli, la storia dei Comuni, delle Signorie, di un modello di civiltà assoluto, ammirato e studiato in tutto il mondo. È una ricchezza, va ribadito, non de-localizzabile, un patrimonio che fa dell'Italia un caso unico nel mondo. Gli italiani vivono su un giacimento di opportunità che deve essere messo a frutto. Una ricchezza sulla quale si può e si deve innestare il connubio virtuoso tra pubblico e privato, affinché sia il pubblico ad incentivare il privato all'iniziativa e all'intervento. Intervento mirato a mantenere, preservare, valorizzare il patrimonio storico, architettonico e culturale;

il recupero dei centri storici, il loro mantenimento, rappresenta un volano di sviluppo economico dalle enormi potenzialità. Esso può essere un inesauribile programma di interventi mirati a garantire la vivibilità di intere aree urbane a vantaggio dei residenti, delle aziende coinvolte nei lavori. Un'azione dello Stato, in tal senso, rappresenterebbe una fonte di valore aggiunto per l'economia dell'intera nazione;

anche in termini di sviluppo turistico i centri storici italiani rappresentano una ricchezza enorme non de-localizzabile su cui sarebbe bene investire in maniera strategica;

secondo un dossier del WWF dal 1994 al 2010 sono stati saturati per nuove costruzioni 3,5 milioni di ettari, dei quali due milioni di terreni agricoli: come Lazio e Abruzzo messi insieme. Si continua a preferire di costruire nelle campagne, dove negli ultimi 40 anni è scomparso quasi un terzo del territorio agricolo (un bene irripetibile), mentre i centri storici restano senza interventi esposti ad un costante ed inevitabile degrado. Questa è una tendenza che deve essere invertita con interventi costanti ed una strategia di sviluppo finalizzata a valorizzare i nostri giacimenti culturali, facendone a loro volta, una fonte di sviluppo;

si deve tenere presente il contributo che offrono le Diocesi per la tutela dei beni architettonici, storici e culturali dei centri storici. Esse spesso ne garantiscono la valorizzazione e la salvaguardia strutturale. In particolare l'Arcidiocesi di Napoli ha operato al fine di tutelare il patrimonio artistico e storico di concerto con le istituzioni competenti. Ne sono esempio le opere realizzate riguardanti il restauro di immobili di elevato interesse artistico e storico effettuato in accordo con la Soprintendenza competente,
impegna il Governo:
a chiarire urgentemente quali misure siano state adottate fino ad oggi, in coerenza con l'obbligo derivante in base alla convenzione UNESCO, per assicurare al centro storico di Napoli i necessari interventi di conservazione e di valorizzazione;

a chiarire quale sia ad oggi lo stato di attuazione del grande programma per il centro storico di Napoli patrimonio dell'umanità che aveva l'obiettivo di conseguire sviluppo e migliorare sensibilmente la qualità dell'ambiente e della vita degli abitanti;

a chiarire quali siano gli interventi che il Governo intende mettere in atto, anche in previsione del Forum internazionale delle culture secondato dall'UNESCO, al fine di sostenere il recupero strutturale ed il rilancio del centro storico della città di Napoli;

ad assumere iniziative normative, affinché si possa contare su un sistema di incentivi fiscali adeguato a promuovere gli interventi di ristrutturazione e valorizzazione del nostro patrimonio architettonico, storico e culturale dei nostri centri storici;

a valutare l'opportunità di intervenire sul sistema di detrazioni oggi vigente, affinché queste siano finalizzate, o almeno destinate in via prioritaria alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, riferite cioè alle città d'arte e ai nostri centri storici;

a valutare l'opportunità di sostenere l'azione delle diocesi nei loro costanti interventi di salvaguardia del patrimonio architettonico, storico e culturale ricadenti nei centri storici il cui valore è riconosciuto dall'UNESCO;

ad assumere tutte le idonee iniziative volte a promuovere l'istituzione di una apposita sede di confronto per il Centro storico di Napoli alla quale partecipino oltre al Governo, la regione Campania, la provincia di Napoli, il comune di Napoli, la Camera di Commercio di Napoli, nonché i rappresentanti di tutte le istituzioni, in primo luogo l'Arcidiocesi di Napoli, che attivamente contribuiscono alla tutela ed al mantenimento del Centro storico e del suo enorme patrimonio artistico e culturale.
(1-01033) «Ossorio, Nucara, Brugger».