CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 6 maggio 2010
320.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
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DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 6 maggio 2010. - Presidenza del presidente Gianfranco CONTE, - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Daniele Molgora.

La seduta comincia alle 12.30.

Schema di decreto legislativo recante attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio.
Atto n. 196.

(Rilievi alla Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale).
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 4, del regolamento, e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 21 aprile scorso.

Gianfranco CONTE, presidente, ricorda che il relatore ha già illustrato il provvedimento nella precedente seduta di esame del provvedimento.

Matteo BRAGANTINI (LNP), relatore, rileva preliminarmente come le risultanze delle audizioni sul provvedimento svoltesi presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale abbiano consentito di dare soluzione ad alcune delle questioni emerse nel corso del dibattito, anche pubblico, sullo schema di decreto legislativo, ad esempio per quanto attiene ai temi della correlazione tra attivo patrimoniale e debito pubblico.
Sottolinea quindi la necessità che gli enti cui sarà attribuita la titolarità dei beni statali da trasferire utilizzino i proventi dagli stessi derivanti per effettuare investimenti o per ripianare i propri debiti.
Rileva, inoltre, come l'obiettivo della migliore gestione dei beni, a vantaggio delle collettività rappresentate, possa essere perseguito più efficacemente prevedendo che l'attribuzione dei beni medesimi agli enti locali debba avvenire in blocchi unitari, e non in maniera frammentata.
Con particolare riferimento agli immobili militari, evidenzia, altresì, l'opportunità di prevedere che la società Difesa Servizi Spa debba concludere le procedure di valorizzazione dei beni previste dall'articolo 2, comma 27, della legge n. 191 del

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2009, entro un termine prestabilito, decorso il quale i beni non oggetto di valorizzazione dovrebbero rientrare nel novero di quelli suscettibili di trasferimento in base alle norme recate dal decreto legislativo in esame.

Giampaolo FOGLIARDI (PD), nel quadro dell'esame del provvedimento ritiene opportuno approfondire anche le questioni relative alla gestione, talora molto discutibile, da parte di alcuni comuni, di taluni specifici compendi di beni per i quali siano in corso accordi di valorizzazione o che siano già stati trasferiti ai comuni stessi. È il caso, ad esempio, dei beni demaniali recentemente trasferiti al Comune di Peschiera del Garda, rispetto ai quali le scelte gestionali assunte dall'Ente locale appaiono decisamente discutibili.

Matteo BRAGANTINI (LNP), relatore, con riferimento alle dichiarazioni del deputato Fogliardi, rileva come i beni demaniali ubicati nel territorio del Comune di Peschiera del Garda non siano in realtà stati trasferiti al Comune, ma siano oggetto di un progetto di valorizzazione, gestito dall'Agenzia del demanio, nell'ambito del quale si prevede l'attribuzione al Comune del 15 per cento dei proventi derivanti.

Marco CAUSI (PD), pur condividendo le considerazioni svolte dal relatore, ritiene che, prima di deliberare i propri rilievi alla Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, la Commissione Finanze debba approfondire adeguatamente alcuni aspetti del provvedimento che ancora non sono stati oggetto di una compiuta riflessione.
Ritiene, in via preliminare, che le regioni e gli enti locali, prima di predisporre il piano di alienazioni e valorizzazioni degli immobili non strumentali all'esercizio delle funzioni istituzionali, debbano procedere alla riorganizzazione di tutte le forme di utilizzazione degli spazi pubblici, in funzione dell'ottimizzazione dell'offerta di servizi alla collettività, esprimendo quindi insoddisfazione per il carattere sotto certi aspetti minimale che il provvedimento presenta proprio sotto tale profilo, dal momento che la disciplina da esso recata risente di un'impostazione prevalentemente focalizzata sul mero trasferimento della titolarità dei beni alle regioni ed agli enti territoriali.
Più specificamente, rileva come l'esigenza del puntuale rispetto dello spirito della legge delega dovrebbe indurre a prevedere non un'unica procedura di alienazione e dismissione, ma un vero e proprio processo, che dovrebbe snodarsi - con una periodicità prestabilita, eventualmente anche annuale - attraverso le fasi successive della richiesta da parte degli enti locali, ai quali dovrebbe essere attribuita la facoltà di individuare i beni oggetto di interesse, e dell'assegnazione dei beni stessi in contraddittorio con i soggetti che hanno manifestato interesse ad acquisirli.
Con riferimento alla formulazione dell'articolo 5, comma 1, lettera b), rileva, inoltre, come la richiesta, avanzata dalle autonomie locali, di modificarne il contenuto inserendo tra i beni trasferibili anche quelli del demanio idrico di interesse interregionale, oltre a quelli di interesse provinciale e di interesse regionale, potrebbe determinare alcuni pericoli, soprattutto sotto il profilo della tutela dell'ambiente, derivanti da una gestione non unitaria dei bacini idrografici sovraregionali.
Esprime altresì perplessità in merito al riordino e all'adeguamento, previsto dall'articolo 6 dello schema, della disciplina dei fondi comuni di investimento immobiliari con apporto pubblico, cui si dovrebbe procedere mediante uno o più regolamenti ministeriali, al fine di favorire l'attribuzione dei beni a favore di fondi comuni già costituiti o da costituire da parte di uno o più enti territoriali. Sottolinea, a tale proposito, come risulti estremamente problematica la possibilità di affidare a fonti di rango secondario il riordino della disciplina primaria relativa ai predetti fondi comuni, dichiarando, tuttavia, la disponibilità della propria parte politica a collaborare alla predisposizione di un pacchetto di norme di semplificazione

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idoneo ad assicurare il migliore funzionamento delle procedure di alienazione e dismissione. Osserva, peraltro, come l'originaria appetibilità delle operazioni di trasferimento di immobili effettuate attraverso lo strumento dei fondi, sotto il profilo della loro contabilizzazione, sia destinata a venir meno alla luce del nuovo orientamento assunto in materia da Eurostat, che obbliga gli Stati dell'Unione europea a conteggiare tali operazioni ai fini del rispetto del Patto di stabilità europeo, qualora gli immobili non siano stati alienati dopo un anno dal loro trasferimento ai fondi.
Considera inoltre opportuno chiarire meglio la portata dell'articolo 4, comma 1, dello schema di decreto, relativamente allo status giuridico dei beni trasferiti appartenenti al demanio marittimo, idrico e aeroportuale, per i quali si prevede il mantenimento del regime codicistico in materia: a tale proposito manifesta la disponibilità del suo gruppo a delimitare, secondo criteri di buon senso, il perimetro dei beni appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile e di quelli appartenenti al patrimonio disponibile.
Sotto un profilo più squisitamente politico, ritiene che le forze politiche alle quali sta a cuore l'attuazione dei principi del federalismo fiscale dovrebbero accettare anche di circoscrivere il contenuto del provvedimento, eventualmente accantonando alcuni aspetti più problematici che il dibattito ha permesso di evidenziare, al fine di evitare il più possibile di introdurre norme oscure o contraddittorie che potrebbero pregiudicare la riuscita dell'intero processo di riforma.

Gianfranco CONTE, presidente, concorda con le considerazioni espresse dal deputato Causi relativamente all'esigenza di affrontare con grande attenzione il tema del trasferimento dei beni del demanio idrico di interesse interregionale, evidenziando come le decisioni relative alla gestione di tali tipologie di beni pongano spesso problemi molto complessi.
Per quanto attiene invece alla tematica dei Fondi immobiliari pubblici, ricorda che la maggioranza aveva dichiarato la propria disponibilità a discutere tali questioni anche nell'ambito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 40 del 2010, in materia di incentivi: ritiene pertanto necessario approfondire ulteriormente la problematica in seno alla Commissione.
Rileva inoltre come lo schema di decreto legislativo non affronti gli aspetti concernenti l'utilizzo, da parte dei comuni, degli introiti derivanti dai canoni concessori dei beni del demanio marittimo che saranno loro trasferiti: tale questione risulterà di particolare rilevanza nella prospettiva del rinnovo delle concessioni dei beni del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative previsto per il 2015. A tale proposito ritiene opportuno prevedere che i predetti introiti non possano essere liberamente destinati dagli enti locali a copertura di oneri di natura corrente, ma debbano essere prioritariamente utilizzati per interventi di natura infrastrutturale, come, ad esempio, la manutenzione dei beni stessi ed il ripascimento delle coste, per i quali i fondi attualmente stanziati risultano ampiamente insufficienti.

Matteo BRAGANTINI (LNP), relatore, condivide l'esigenza, sottolineata dal Presidente, che gli enti locali debbano farsi carico della manutenzione e degli interventi infrastrutturali relativi ai beni del demanio marittimo che saranno loro trasferiti, eventualmente prevedendo che un'aliquota degli introiti dei canoni concessori afferenti a tali beni sia vincolata a tali finalità; rileva, peraltro, come le regioni e gli enti locali non siano stati adeguatamente supportati nella gestione dei beni demaniali.
Per quanto attiene invece al tema dei beni del demanio idrico di interesse interregionale, evidenzia come già attualmente le regioni interessate abbiano attivato meccanismi di interlocuzione reciproca per risolvere i problemi relativi alla gestione di tali beni, ritenendo quindi che le norme contenute nello schema di decreto legislativo non dovrebbero sconvolgere il quadro attuale.

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Concorda quindi con l'osservazione, espressa dal deputato Causi, secondo cui lo schema di decreto legislativo costituisce un intervento legislativo puntuale, rilevando tuttavia come proprio tale natura consenta al provvedimento di stabilire con chiarezza il principio fondamentale del federalismo demaniale, secondo cui tutti i beni che non sono necessari allo svolgimento delle funzioni statali sono trasferiti alle regioni ed agli altri enti territoriali. In tale contesto ritiene, peraltro, opportuno precisare che i predetti enti devono essere chiamati ad acquisire in blocco tutti i beni afferenti alle funzioni da loro svolte, non potendo limitarsi ad acquisire solo quei specifici beni che risultino maggiormente appetibili, disinteressandosi invece di tutti gli altri.

Giampaolo FOGLIARDI (PD) sottolinea la necessità di verificare i casi nei quali siano già intervenuti accordi di valorizzazione, nonché quelli in cui i comuni stanno già procedendo alla vendita dei beni, al fine di stabilire, che, nelle more del completamento del processo di federalismo demaniale, devono essere bloccate tutte le alienazioni di beni che non siano già state concluse.

Renzo CARELLA (PD), in merito alle riflessioni svolte dal Presidente circa il rinnovo, nel 2015, delle concessioni dei beni del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative, rileva come, in tutti i casi nei quali gli attuali concessionari abbiano costruito sui beni stessi infrastrutture di rilevante valore, non si potrà giungere ad una effettiva contendibilità delle concessioni, in quanto gli eventuali nuovi concessionari sarebbero costretti a riconoscere ai precedenti concessionari somme esorbitanti per l'acquisizione delle predette infrastrutture.

Gianfranco CONTE, presidente, con riferimento alle considerazioni espresse dal deputato Carella, rileva come la procedura di infrazione avviata dall'Unione europea nei confronti dell'Italia sulla disciplina concernente il rinnovo delle concessioni dei beni del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative, sia proprio motivata dal fatto che alcune norme prevedono forme di prelazione in favore degli attuali concessionari dei beni, le quali si pongono in contrasto con la disciplina comunitaria.

Marco CAUSI (PD) rileva come la procedura di trasferimento delineata dallo schema di decreto legislativo, il quale prevede che l'individuazione dei beni da trasferire avvenga sostanzialmente in un'unica soluzione, possa comportare il rischio di non realizzare gli obiettivi che il provvedimento si pone. Ritiene, infatti, che, nella ristrettezza dei tempi entro i quali le amministrazioni statali devono comunicare all'Agenzia del demanio gli elenchi dei beni di cui richiedono l'esclusione dal trasferimento, le stesse amministrazioni inseriranno nei predetti elenchi un numero molto elevato di beni, anche non necessari all'esercizio delle proprie funzioni, con la conseguenza che il novero dei beni suscettibili di trasferimento alle regioni ed agli altri enti territoriali risulterà piuttosto scarno.
In tale prospettiva considera opportuno che il processo di trasferimento dei beni non si completi in una sola fase, ma che sia possibile realizzarlo in un arco temporale più ampio, consentendo in tal modo un contraddittorio con gli enti locali interessati al trasferimento dei beni.

Gianfranco CONTE, presidente, in riferimento alle considerazioni sviluppate dal deputato Causi, giudica interessanti, e conseguentemente meritevoli di una riflessione, il riferimento alla razionalizzazione degli spazi pubblici - ispirato, probabilmente, dalla particolare situazione che caratterizza, sotto tale profilo, la città di Roma - e la prospettata esigenza di prevedere che gli elenchi di beni da trasferire non debbano essere definiti necessariamente in un'unica soluzione, ma possano essere oggetto di successive integrazioni.

Matteo BRAGANTINI (LNP), relatore, in relazione alle considerazioni svolte dal deputato Causi in merito all'ambito temporale

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entro il quale dovrà svolgersi il processo di trasferimento dei beni, rileva come stabilire termini molto lunghi in materia possa comportare il rischio di compromettere lo stesso processo di trasferimento. Ritiene quindi opportuna la scelta, operata dal provvedimento, di stabilire un termine relativamente breve entro il quale devono essere individuati i beni oggetto di trasferimento, eventualmente rinviando ad ulteriori provvedimenti altri interventi in merito che si rendessero necessari.

Cosimo VENTUCCI (PdL) ritiene che le preoccupazioni espresse dal deputato Causi circa taluni aspetti del provvedimento meritino certamente di essere valutate, in particolare per quanto riguarda il tema del trasferimento dei beni del demanio idrico di interesse interregionale, rispetto ai quali sottolinea, anche in base alla sua personale esperienza, l'esistenza di contrasti relativamente alla loro gestione da parte dei diversi enti interessati.

Franco CECCUZZI (PD) chiede al relatore quando ritenga di formulare una proposta di parere, al fine di consentire alla Commissione di approfondirne adeguatamente il contenuto e di facilitare in tal modo l'esame del provvedimento.

Matteo BRAGANTINI (LNP), relatore, ritiene di poter formulare, nella giornata di martedì 11 maggio prossimo, una proposta di parere che potrebbe essere posta in votazione nella seduta di mercoledì 12 maggio.

Gianfranco CONTE, presidente, condivide l'ipotesi prospettata dal relatore, ricordando che il termine massimo entro il quale le Camere dovranno esprimere il parere sullo schema di decreto legislativo spirerà il 17 maggio prossimo.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.10.

Giovedì 6 maggio 2010.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.10 alle 13.15.