CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 15 gennaio 2009
122.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Giovedì 15 gennaio 2009. - Presidenza del presidente della III Commissione, Stefano STEFANI, indi del presidente della IV Commissione, Edmondo CIRIELLI. - Intervengono il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica, e il sottosegretario di Stato per la difesa, Guido Crosetto.

La seduta comincia alle 14.20.

DL 209/2008: Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.
C. 2047 Governo.

(Esame e rinvio).

Le Commissioni iniziano l'esame del provvedimento in oggetto.

Stefano STEFANI, presidente e relatore per la III Commissione, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna, ove non vi siano obiezioni, sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
Nel segnalare che l'iter parlamentare del decreto-legge prende il via alla Camera, rispettando il consueto criterio dell'alternanza, evidenzia il ritorno alla scadenza semestrale, per cui le autorizzazioni di spesa sono fino al 30 giugno 2009. Nel non escludere che vi siano state al riguardo motivazioni di cassa; in ogni caso, osserva che il controllo parlamentare torna ad essere più intenso. Rilevante appare, stante la condizione di crisi della finanza pubblica, l'entità delle risorse allocate, pari a 763 milioni di euro. Si tratta di una conferma della priorità strategica delle missioni internazionali per la politica estera italiana. Appare comunque opportuno al riguardo un chiarimento del governo circa la capienza residua dell'autorizzazione di spesa (articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296). In questo quadro, tuttavia, emerge negativamente l'ulteriore taglio imposto ai fondi per la cooperazione. È noto che una prima versione del decreto prevedeva lo stanziamento ad integrazione della legge n. 49 del 1987 di 90 milioni di euro. Il rischio è che venga meno la ben nota specificità italiana della piena integrazione tra cooperazione civile e militare che ha sinora caratterizzato la nostra partecipazione

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alle missioni internazionali. Sarebbe opportuno al riguardo un chiarimento da parte del Governo in vista di un ripristino della dotazione finanziaria già prevista. È stato comunque confermato lo stanziamento di circa 10 milioni di euro per fronteggiare necessità primarie delle popolazioni locali in Libano, Afghanistan e nei Balcani. Ulteriori fondi sono destinati alla prosecuzione di interventi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione nell'ambito di organizzazioni multilaterali, in cui rientra la cifra di circa 6,5 milioni di euro per la missione NATO di addestramento delle forze armate e di polizia dell'Iraq. Segnala a questo proposito - nel ricordo dei caduti di Nassiriya - di aver ricevuto a più riprese dalle autorità irachene manifestazioni di particolare apprezzamento per il contributo italiano alla ricostruzione del loro paese ed in particolare alla sua sicurezza interna.
Come di consueto, il capo II provvede alla proroga delle singole missioni internazionali nei 33 commi dell'articolo 3, recando altresì nei successivi articoli da 4 a 6 le norme relative al personale nonché quelle in materia penale e contabile. Al riguardo, invita a valutare l'opportunità di mantenere in piedi talune missioni ormai ridotte a poche unità di personale ed aventi carattere meramente simbolico.
Nel sottolineare la forte implicazione dell'approvazione - che si auspica unanime - del presente decreto-legge nel pieno della crisi medio-orientale che non ha ancora trovato uno sbocco, nonostante la pressione della comunità internazionale (NATO, UE, Quartetto), forse nell'attesa dell'insediamento del nuovo presidente degli USA, ricorda che il personale militare italiano è presente sia ad Hebron che a Rafah, ma soprattutto nel Libano meridionale, con la missione UNIFIL, finanziata con 192 milioni di euro per 2.740 militari, 881 mezzi terrestri, 3 navali e 9 aeromobili. Benché al momento non si sia registrata una reazione di Hezbollah, è di tutta evidenza il potenziale di rischio che vi si sta accumulando. Del resto, anche a Gaza prima o poi potrebbe risultare necessaria una presenza internazionale.
Il finanziamento più elevato, pari a 244 milioni di euro riguarda però la missione in Afghanistan per un impiego massimo di 2.795 effettivi, 598 mezzi terrestri e 23 aeromobili (ivi inclusi i 4 tornado). È una scelta strategica in linea con i nuovi obiettivi della NATO che in quel terreno si gioca la sua credibilità come attore internazionale anche al di fuori del tradizionale contesto europeo. Continua naturalmente l'impegno nei Balcani e in particolare in Kosovo (97,5 milioni di euro per questa sola area per 2.405 uomini, 725 mezzi terrestri, 3 navali e 6 aeromobili). La missione EULEX sta infatti iniziando il suo lavoro grazie al compromesso in sede ONU favorito dal responsabile comportamento della Serbia. Occorrerà però vigilare soprattutto sulla formazione delle forze di sicurezza kosovare e sulla tutela di tutte le minoranze presenti. Oltre alla conferma di 51 finanzieri in Libia per il contrasto all'immigrazione clandestina - da sottolinearsi in relazione al contemporaneo esame parlamentare del trattato di amicizia bilaterale - un'importante novità è rappresentata dal maggiore impegno in Africa per la missione in Darfur e contro la pirateria somala (come auspicato in entrambi i casi da una risoluzione parlamentare). Coglie l'occasione per ribadire la necessità che l'Italia accentui la sua iniziativa in quell'area. Confermata è altresì la partecipazione alla missione PESD in Georgia deliberata lo scorso anno, anche se permane la ben nota situazione di crisi relativa al suo effettivo dispiegamento anche in Abkhazia e Ossezia meridionale.
In conclusione, osserva che l'Italia, assumendo la presidenza annuale del G8, mantiene intatto ed anzi intensifica il suo impegno internazionale per la pace e la stabilità, nonostante la crisi economica mondiale.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, osserva che il nostro Paese, dal secondo dopo guerra ad oggi, si è guadagnato un ruolo di rilievo nella comunità internazionale, condividendone gli obiettivi e le principali iniziative, nella piena consapevolezza che solo una

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politica attiva che favorisca la ricomposizione dei conflitti e incentivi la convivenza pacifica tra le Nazioni rappresenti la prima garanzia per la sicurezza nazionale.
Oggi, ancor più che in passato, si può comprendere fino in fondo la lungimiranza di questa scelta. L'era della globalizzazione, invero, ha fatto definitivamente tramontare l'illusione che basti estraniarsi da un'area di crisi, rimanendo indifferenti a quanto accade al di là dei confini nazionali o dell'Europa, per non rimanerne in qualche modo coinvolti, direttamente o indirettamente.
Con questo spirito, l'Italia ha condotto, negli ultimi due decenni, numerose missioni internazionali che hanno comportato la progressiva proiezione delle nostre Forze armate al di fuori dei confini nazionali. L'esperienza maturata sul campo dai nostri militari è ormai notevole, come dimostrano i numerosi attestati di stima a livello internazionale che l'Italia nel corso del tempo ha ottenuto in numerose missioni.
Il principale strumento attraverso il quale il Parlamento è chiamato a pronunciarsi in merito all'avvio o alla prosecuzione delle missioni stesse è costituito, come è noto, dall'approvazione di un provvedimento legislativo, quale quello in esame, che periodicamente, nell'autorizzare la proroga delle missioni internazionali, ne dispone il relativo finanziamento.
In proposito, non può non rilevare come tale modalità di esame, avendo unicamente ad oggetto il rifinanziamento delle missioni in corso difficilmente si presti a divenire la sede di un dibattito di ampio respiro in cui si possono adottare precisi atti di indirizzo per il Governo in relazione al prosieguo delle singole missioni. Anzi, proprio perché il provvedimento legislativo contiene nulla più che singole autorizzazioni di spesa e la reiterazione di disposizioni transitorie afferenti al trattamento del personale militare, la discussione parlamentare rischia di incentrarsi solo su quegli aspetti del provvedimento che possono essere modificati nel corso del procedimento legislativo - ossia aspetti il più delle volte di mero dettaglio - anziché sulle questioni di maggiore rilevanza, quali le concrete strategie che si intendono perseguire per il futuro, sulle quali in sede legislativa viceversa difficilmente si può incidere.
Il problema di fondo che pone all'attenzione delle Commissioni è quindi quello di capire se tale modalità di esame delle missioni internazionali debba essere in qualche modo rivista, individuando nuove procedure di esame che prescindano dall'utilizzo dello strumento legislativo. In termini più espliciti, ritiene che quando si esaminerà, nel prossimo futuro, i provvedimenti presentati sia dalla maggioranza sia dalla minoranza per l'introduzione di una disciplina quadro sulle missioni internazionali, si dovrà riflettere approfonditamente sull'opportunità di continuare a seguire il modello della periodica approvazione di atti legislativi di rifinanziamento o se invece non sia venuto il momento di uscire da questa logica utilizzando strumenti diversi che consentano al Parlamento di incidere più efficacemente nei processi decisionali afferenti le missioni internazionali. Infatti una volta introdotta a regime la disciplina sul trattamento del personale impiegato nelle missioni e sul finanziamento di queste ultime si potrebbe ad esempio pensare ad una procedura di esame parlamentare delle missioni stesse internazionali analoga a quella introdotta in materia di finanza pubblica con il documento di programmazione economico-finanziaria, prevedendo la periodica presentazione in Parlamento da parte del Governo di un documento sullo stato delle missioni internazionali su cui aprire una discussione prima nelle Commissioni e poi in Assemblea per la formulazione di precisi atti di indirizzo all'esecutivo. Si tratta di un tema che pone fin d'ora all'attenzione delle Commissioni perché ritiene ormai ineludibile superare uno stato di cose che vede il Parlamento occuparsi dell'approvazione di atti legislativi che hanno ad oggetto autorizzazioni di spesa relative anche ad una sola unità di personale, riducendo il ruolo del legislatore alla stregua di un ufficio del personale.

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Venendo brevemente al contenuto del provvedimento, rileva come esso riproponga la stessa impostazione seguita nella XIV legislatura, ossia quella di disporre un rifinanziamento per un solo semestre, da rinnovare a metà dell'anno per un periodo della stessa durata. Si tratta di una modalità di finanziamento che, sebbene comporti la necessità di un duplice intervento legislativo, con riferimento al medesimo anno, tuttavia assicura una maggiore flessibilità delle risorse da destinare alle singole missioni che possono essere rimodulate tra i diversi teatri operativi in relazione alle effettive esigenze di uomini e mezzi.
Riguardo all'ammontare dei finanziamenti ricorda che le Commissioni, in occasione della discussione del precedente decreto-legge di rifinanziamento, hanno affrontato il tema della destinazione di appropriate risorse finanziarie alle missioni internazionali, sollecitandone un adeguamento, in considerazione del fatto che lo svolgimento di queste ultime comporta un logoramento dei mezzi di cui non si tiene conto nel definire l'ammontare del finanziamento. In particolare, rammenta che durante la discussione in Assemblea del citato decreto-legge la Camera approvò un ordine del giorno a sua firma che sostanzialmente impegnava il Governo ad adottare le opportune iniziative affinché fossero incrementate le risorse da destinare alle missioni internazionali per l'anno 2009, in modo da assicurare la copertura integrale del costo complessivo reale derivante dalla partecipazione delle Forze armate alle missioni stesse.
Con il provvedimento in esame per il primo semestre dell'anno questo impegno è stato pienamente adempiuto dal Governo, posto che, a fronte di un finanziamento complessivo per l'anno 2008 pari a circa 1 miliardo e 171 milioni di euro, il finanziamento previsto per il primo semestre dell'anno ammonta ad euro 763.135.522, con un incremento, su base semestrale, pari a circa il 30 per cento.
Per quanto riguarda gli elementi di novità contenuti nel decreto-legge, con particolare riferimento alle competenze della Commissione Difesa, segnala le seguenti disposizioni:
l'articolo 4, comma 9, che disciplina le attività di primo soccorso che possono essere svolte dagli infermieri militari e dai soccorritori militari a favore del personale militare in assenza di personale medico nelle aree operative in cui si svolgono le missioni internazionali. Per quanto riguarda il personale infermieristico andrebbe valutata la possibilità di considerare più puntualmente le singole operazioni effettuabili dal citato personale in quanto il riferimento contenuto nel testo «alla manovre per il sostegno di base delle funzioni vitali», all'atto pratico potrebbe risultare generico;
l'articolo 4, comma 11, che prevede la possibilità di corrispondere l'indennità di trasferta al personale civile della Difesa comandato in missione fuori dell'ordinaria sede di servizio, al fine di evitare una disparità di trattamento di personale militare che si trovi nelle medesime condizioni;
l'articolo 5, commi 4, 5 e 6, che prevede disposizioni penali applicabili nell'ambito della missione antipirateria «Atalanta», a guida dell'Unione europea, cui l'Italia partecipa ai sensi dell'articolo 3, comma 14. In particolare, viene prevista la punibilità ai sensi degli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione dei reati commessi in alto mare e nelle acque territoriali della Somalia nell'ambito della citata operazione. Viene, inoltre, prevista la possibilità di differire i termini per il deposito degli atti relativi all'arresto e al fermo, nonché l'applicazione di specifiche disposizioni in materia di udienza di convalida, mediante il rinvio all'articolo 9 del decreto-legge n. 421 del 2001, già applicato per le missioni internazionali, con possibilità di trattenere, in tali circostanze, le persone arrestate o fermate in appositi locali del vettore militare. Viene, infine, consentito all'autorità giudiziaria, a seguito del sequestro, di disporre l'affidamento in custodia all'armatore, all'esercente

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ovvero al proprietario della nave o dell'aeromobile catturati con atti di pirateria, per consentire la pronta restituzione agli aventi diritto (armatore, esercente o proprietario) dei mezzi catturati dai pirati, evitando così significativi oneri e adempimenti per la relativa custodia;
l'articolo 6, comma 3, che prevede l'anticipazione, entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, di una somma non superiore ai due sesti delle spese autorizzate dal presente decreto, e comunque non inferiore a euro 120.000.000 dei quali euro 100.000.000 destinati al Ministero della difesa, al fine di assicurare la prosecuzione delle missioni internazionali senza soluzione di continuità.

Per quanto riguarda le autorizzazioni di spesa riferite alle singole missioni e la disciplina applicabile al personale militare impiegato nelle missioni stesse, rinvia al contenuto delle disposizioni di cui agli articoli 3, 4, 5 e 6 che riproducono, salvo le innovazioni dianzi citate, quanto riportato in precedenti provvedimenti di proroga.
In conclusione, intende sottolineare come la discussione sul presente provvedimento, pur inserendosi nel quadro di passaggi parlamentari che, come accennato in precedenza, sono divenuti ormai di routine, non per questo può essere considerata di scarso rilievo, posto che rappresenta la principale occasione, nel corso dell'anno, per mostrare ai nostri militari impiegati all'estero il pieno sostegno del Parlamento. Ritiene pertanto necessario che le Commissioni dispongano di tempi sufficienti per poter svolgere il proprio lavoro prima di riferire all'Assemblea. Infine rivolge un sentito ringraziamento a tutti i militari impegnati all'estero in missioni internazionali ed innanzitutto a coloro che operano in aree di crisi cruciali per la sicurezza internazionale quali l'Afghanistan e il Medio Oriente. Ricorda in particolare che il Medio Oriente, accanto alla partecipazione massiccia del contingente italiano alla missione UNIFIL 2, opera un piccolo e qualificato numero di militari italiani che svolgono il proprio lavoro in punti cruciali della Palestina come Hebron e il Valico di Rafah, divenuti ancora più a rischio dopo il riacutizzarsi dopo la crisi israelo-palestinese. Auspica quindi che la preziosa opera dei militari italiani, unitamente all'attività diplomatica del nostro Paese, possa contribuire alla pacificazione di territori martoriati da annosi conflitti.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA segnala la mancanza nel provvedimento delle norme di finanziamento degli interventi di cooperazione civile, che costituiscono naturale parte integrante dei decreti-legge di proroga delle missioni internazionali, considerato che tali interventi sono componente essenziale dell'impegno italiano nell'ambito delle missioni di peace-keeping. L'assenza di tali norme crea gravi difficoltà per l'Italia nella gestione del rapporto con gli alleati in Paesi come l'Afghanistan, il Libano, il Sudan o la Somalia. Rileva quindi che in tal modo si azzera la capacità di intervento del nostro Paese e si preclude la realizzazione di importanti opere di ricostruzione. Ricorda che l'Afghanistan rappresenta il versante di maggior impegno per il nostro Paese, detentore del lead nel campo della ricostruzione del sistema giudiziario. In merito al Libano, in cui l'Italia ha svolto un ruolo essenziale per la popolazione civile, sussiste il rischio di un grave vulnus all'immagine del nostro Paese. Per quanto concerne l'Iraq, si tratta di una situazione a sé, considerato che l'Italia opera in tale Paese con compiti di cooperazione civile unicamente sulla base dei fondi previsti dal decreto-legge di proroga delle missioni. Di conseguenza, si pone fine ad ogni tipo di partecipazione dell'Italia alla ricostruzione di tale Paese, in violazione peraltro di accordi raggiunti a livello internazionale. Né è possibile proporre un finanziamento di tali interventi mediante il ricorso ai fondi ordinari per la cooperazione, ai sensi della legge n. 49 del 1987, già pesantemente ridotti. Insiste per l'immediato ripristino di norme che erano inserite nel

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provvedimento deliberato dal Consiglio dei ministri e che ne sono state espunte in sede di pubblicazione.
Ciò premesso, nell'auspicare l'approvazione di emendamenti volti a ripristinare le somme inizialmente stanziate per gli interventi di cooperazione civile, auspica che le Commissioni riunite considerino tale questione nel corso del dibattito.

Il sottosegretario Guido CROSETTO ringrazia innanzitutto i relatori, che, insieme ai puntuali chiarimenti del Sottosegretario agli esteri, hanno efficacemente illustrato il provvedimento in discussione e la situazione di riferimento.
Ricorda come le Commissioni riunite abbiano avuto modo di essere aggiornate recentemente circa la situazione nei tre principali Teatri operativi delle Forze armate italiane, in occasione della conversione del decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, decreto che ha previsto la copertura finanziaria della missione in Georgia e degli ultimi tre mesi del 2008 di alcune missioni già in corso. Ricorda altresì che il Ministro Frattini, in occasione di diversi interventi in Parlamento, ha fornito un aggiornamento continuo sull'evolversi della situazione internazionale di riferimento. Precisa, quindi, che si limiterà a fornire solo le varianti più significative intervenute sul quadro informativo di cui le Commissioni già dispongono.
In particolare, facendo cenno al complesso quadro di politica internazionale nel quale si inseriscono le missioni alle quali le Forze armate italiane partecipano attivamente, si limita a citare il più recente evento: l'aggravamento della situazione nell'area mediorientale e specificamente nella striscia di Gaza, che testimonia quanto lo scenario internazionale continui ad essere caratterizzato da una persistente instabilità, potenzialmente capace di degenerare in aperto conflitto.
La situazione internazionale richiede, quindi, sia una continuità nelle azioni intraprese, sia una continua attenzione alle evoluzioni in corso, ed una pronta capacità di reagire ad eventi inattesi.
Proprio questo è uno dei motivi che hanno indotto il Governo a prevedere - con il decreto in discussione - un finanziamento semestrale delle nostre missioni. L'intendimento del Governo, in particolare, è quello di adeguare costantemente la presenza militare all'estero ad una realtà quanto mai mutevole e al tempo stesso ottimizzare l'uso delle risorse a disposizione, attuando senza indugio quelle misure di riduzione dei contingenti, che si rendessero possibili senza pregiudicare il successo della missione e la sicurezza del personale.
Inoltre, con il decreto in esame, il Governo ha inteso rispondere all'appello proveniente da un ampio e trasversale schieramento parlamentare con ordini del giorno, approvati dalla Camera, che impegnavano il Governo ad incrementare la dotazione del fondo per le missioni internazionali, in modo da assicurare la copertura integrale del costo delle stesse. Analogo pronunciamento, peraltro, vi è stato, sotto diverse forme, anche nell'altro ramo del Parlamento.
Ebbene, con questo decreto-legge, il Governo ha disposto tale incremento, al fine di finanziare non solo i costi vivi e diretti delle missioni all'estero, ma anche i costi relativi alla preparazione dei reparti destinati a dare il cambio a quelli schierati in Teatro, così come quelli relativi all'usura dei mezzi e degli equipaggiamenti, che necessitano di manutenzioni molto più frequenti, e non di rado devono essere sostituiti al termine della missione perché hanno completamente esaurito la loro vita tecnica. Sarà possibile quindi finanziare le missioni internazionali delle Forze armate senza intaccare il bilancio ordinario, così come invece è avvenuto in passato, e quindi senza pregiudicare le capacità di difesa del Paese.
Passando quindi alla trattazione dei contenuti del decreto, segnala preliminarmente l'avvio di due nuove operazioni, ovvero la partecipazione italiana alla missione ONU/Unione Africana denominata UNAMID in Darfur e la partecipazione

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alla missione antipirateria dell'Unione Europea nel Corno d'Africa, denominata «Atalanta».
Sottolinea come, per quest'ultima attività, l'impegno sia stato sollecitato in Parlamento, e più esattamente al Senato con l'ordine del giorno G1 - testo 2 approvato il 18 dicembre 2008, anche in questo caso in forma «bipartisan».
A parte queste due nuove operazioni, sulle quali si soffermerà diffusamente in seguito, sottolinea come il Governo intenda proseguire nell'anno 2009, con coerenza ed efficacia, quanto già fatto nel corso dell'anno 2008.
Le forze militari al momento impegnate nei diversi Teatri operativi fuori dal territorio nazionale, e la cui attività sarà garantita per i primi sei mesi dalle risorse stanziate dal decreto in oggetto, ammontano complessivamente a circa 8.600 unità.
Passando ora alla disamina dei Teatri operativi al momento più significativi, ritiene doveroso iniziare dalla Regione medio orientale, con i gravi accadimenti in corso nella «Striscia di Gaza».
Per fugare ogni possibile dubbio, conferma che nel decreto in discussione non vi è alcun riferimento all'avvio di nuove missioni in tale area, mentre si prevede di mantenere operativi gli assetti, peraltro minimi, già previsti in passato in quel Teatro.
I militari italiani sono presenti a Rafah nell'ambito della «European Union Border Assistance Mission for Rafah Crossing Point» che è stata istituita dall'Unione Europea il 15 novembre 2005, a seguito di un accordo siglato da Israele e dall'Autorità palestinese circa l'apertura del locale valico doganale. La missione, alla quale in questo momento partecipano 4 carabinieri, normalmente acquartierati nel territorio di Israele, ha il compito di assistere le autorità palestinesi nelle attività confinarie al valico tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. In esito all'attuale escalation della crisi la situazione è in continua evoluzione tanto che il valico, dopo un periodo di lunga chiusura e dopo i bombardamenti delle aree limitrofe, è stato utilizzato per consentire il passaggio degli aiuti umanitari.
In merito all'ipotesi di trasformare il mandato della missione europea dispiegata nel 2005 presso il valico in una «missione internazionale» con lo scopo di interrompere il traffico di armi a favore di Hamas, missione a cui dovrebbero partecipare oltre alle forze europee anche altri attori significativi dell'area, ritiene doveroso sottolineare che al momento si tratta, appunto, solo di una ipotesi: non sembra esservi una prospettiva immediata per una missione militare internazionale.
I militari italiani sarebbero comunque pronti ad affrontare un eventuale intervento in quel contesto se ve ne fosse la necessità e vi fossero le condizioni di contorno idonee al loro dispiegamento. Ritiene tuttavia che al momento nella Striscia di Gaza non si vedono le condizioni idonee per dispiegare una forza di interposizione. Ricorda infatti che, ad esempio, nel caso della Georgia, prima si è addivenuti al «cessate il fuoco» e poi sono stati dispiegati gli osservatori.
Passando quindi all'analisi della situazione in Libano, dove il Generale Graziano è stato confermato fino al 2010 alla guida della Forza delle Nazioni Unite denominata UNIFIL, sottolinea come i positivi risultati ottenuti dalla citata missione siano strettamente connessi alla capacità di controllo del Sud del Libano da parte del Governo libanese e, in particolare, dalle Lebanese Armed Forces (LAF). Evidenzia peraltro come, pur rimanendo la popolazione locale nel sud del Libano collaborativa nei confronti di UNIFIL, la tensione cresca in maniera proporzionale all'aggravarsi della crisi nella striscia di Gaza.
Il lancio di razzi verso Israele dell'8 gennaio scorso desta infatti seria preoccupazione. Per far fronte a questa situazione di accresciuta tensione, unità dell'esercito libanese, in cooperazione con le forze dell'UNIFIL, hanno preso le necessarie misure per riportare la situazione

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sotto controllo, impedendo ogni strumentalizzazione e garantendo la sicurezza del Paese.
Nel ricordare come il contributo nazionale alla missione consista in circa 2.470 militari, evidenzia come, nei prossimi mesi, la revisione del dispositivo avviata nel 2008 dal Dipartimento per le Operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite (DPKO), che prevede una nuova struttura multinazionale dei Comandi di settore, potrebbe portare ad una razionalizzazione del dispositivo nazionale sul terreno.
Passando ora all'esame della situazione in Afghanistan, sottolinea come tale paese si prepara ad affrontare una tappa decisiva del suo percorso di democratizzazione e stabilizzazione, costituita dalle elezioni presidenziali e provinciali programmate nella seconda metà del 2009 e dalle elezioni parlamentari del 2010; che rappresentano passaggi fondamentali per il consolidamento delle istituzioni afgane.
L'Italia continua a svolgere un ruolo di primo piano nel Paese e il suo contributo è assicurato da circa 2.300 uomini e donne, in maggioranza schierati ad Herat (1665 unità) nell'ambito della Regione Ovest e in numero inferiore schierati nell'area di Kabul (614 unità).
La delicata situazione operativa della Regione Ovest ha già comportato un limitato rafforzamento del dispositivo nazionale lì dislocato, cui è corrisposta la riduzione del contingente di stanza a Kabul. Nei primi mesi del 2009 vi sarà un incremento delle forze a seguito della già avviata costituzione a Farah di un Battle Group, supportato da una idonea componente aerea.
Gli impegni assunti in ambito NATO richiederanno nel corso del 2009, per sei mesi, un incremento del personale nazionale presente nel Paese, che dovrebbe raggiungere a regime la consistenza di circa 2.800 unità, come peraltro già annunciato dal Governo. Verrà schierato parte del Comando di Reazione Rapida della NATO, di stanza a Solbiate Olona, che formerà il nucleo del Comando ISAF; circa 80 militari italiani contribuiranno a tale schieramento semestrale.
In merito allo sviluppo dell'Afghan National Army (ANA), il Governo intende potenziare l'impegno nell'ambito degli Operational Mentoring and Liaison Teams (OMLT) e che la NATO e le autorità afghane identificano come l'elemento chiave per garantire lo sviluppo di un efficace e credibile Esercito afgano. Nel corso dei prossimi mesi, ai 4 OMLT che già l'Italia fornisce se ne aggiungeranno altri 3.
Nello stesso Teatro afgano, dal 2007 insiste anche la missione dell'Unione Europea denominata «EUPOL AFGHANISTAN», avviata nel quadro della Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD).
Alla missione, volta alla ricostruzione della polizia locale, l'Italia partecipa con 12 Carabinieri, ricompresi nel contingente complessivo dell'Afghanistan.
Passando ora all'Iraq, ricorda che l'Italia sta conseguendo eccellenti risultati nel contesto della missione NATO Training Mission in Iraq (NTM-I).
In base agli accordi intercorsi con le Autorità irachene, l'addestramento dell'Iraqi National Police dovrebbe terminare alla fine del 2009. Ricorda che il contributo nazionale è pari a circa 90 unità, comprensive del personale che opera presso il quartier generale della missione, di quello presso l'Accademia militare di Ar Rustamiyah e degli istruttori impiegati quali mentori dell'Iraqi National Police. Opera, inoltre, presso il Ministero della Difesa iracheno, un «Advisor» del Comandante delle Forze navali irachene.
Passando alla situazione nei Balcani, ricorda che sia l'Alleanza Atlantica, sia l'Unione Europea operano da tempo per garantire la stabilità della regione e, quindi, la sicurezza collettiva.
Nel corso dello scorso anno è continuato il forte impegno nazionale in Kosovo, dove dal 1o settembre 2008 l'Italia ha assunto il comando NATO della K-FOR. In particolare l'Italia contribuisce alla missione Joint Enterprise con circa 2.150 unità, inclusi i carabinieri della Multinational

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Specialised Unit (MSU). Tale contingente dovrebbe crescere temporaneamente nel corso del 2009, fino ad attestarsi intorno alle 2400 unità. Ciò in ragione del previsto e temporaneo rischieramento periodico, da parte della NATO, del battaglione di Riserva Operativa, normalmente mantenuto in Patria, per svolgere attività di familiarizzazione preventiva con il Teatro, necessaria nell'eventualità di un impiego effettivo.
L'Italia svolge un ruolo significativo anche nell'ambito del progetto relativo al Kosovo Security Force Training Plan volto a reclutare, addestrare e costituire le Forze di Sicurezza Kosovare (KSF).
Nel frattempo anche l'Unione Europea, che il 4 febbraio 2008 ha approvato la missione «EULEX KOSOVO», si sta apprestando a svolgere un ruolo di primo piano nel Paese, con l'inizio della fase operativa della missione PESD che prevede, tra l'altro, la costituzione di una Special Police Unit (SPU). Si tratta del dispiegamento di circa 2.000 unità tra poliziotti e magistrati, con lo scopo di assistere l'Autorità giudiziaria e quella di polizia kosovare nello sviluppo di capacità autonome per realizzare strutture indipendenti, multi-etniche e rispondenti agli standard internazionali. In questo contesto, per quanto riguarda il contingente nazionale, si delinea l'ipotesi di realizzare sinergie tra i due contingenti di Carabinieri, assegnati alla K-FOR e all'Unione Europea.
Per quanto riguarda la Bosnia, rimane centrale l'Operazione «Althea», guidata dall'Unione Europea, per il controllo dell'applicazione degli accordi di Dayton. La consistenza del contingente nazionale attualmente è di circa 280 militari. Il Comando della missione è stato affidato dal 4 dicembre scorso, per un anno, all'Italia e per questa esigenza, come previsto, il contingente crescerà temporaneamente sino a raggiungere la consistenza di circa 400 unità.
Al riguardo, nell'ottica di un definitivo passaggio delle responsabilità alle Autorità bosniache, l'operazione potrebbe, nel breve o nel medio termine, esaurire il proprio mandato e, pertanto, in ambito Unione Europea è in corso l'esame di una possibile conclusione o rimodulazione della missione verso finalità meramente addestrative. Di ciò si tornerà a discutere non prima del prossimo marzo. Fino a quando non emergeranno cambiamenti, l'Italia dovrà quindi garantire un essenziale contributo alla prosecuzione della missione.
Con riferimento alla recente missione dell'Unione Europea in Georgia, avviata il 23 settembre 2008, a seguito della crisi russo-georgiana. Ricorda che, con l'«Azione Comune» del Consiglio dell'Unione Europea n. 736 del 15 settembre 2008, è stato disposto il dispiegamento nelle zone adiacenti l'Ossezia del sud e l'Abkhazia di una missione denominata European Union Monitoring Mission (EUMM), con Comando a Tbilisi. Attualmente si sta giungendo al termine del previsto periodo di transizione che vedrà, a breve, l'intervento definitivo dell'Unione Europea. In questo quadro l'Italia manterrà in totale nel primo semestre del 2009 manterremo in totale un contributo di 15 militari e 5 funzionari del Ministero degli affari esteri, in modo da non disperdere il «valore aggiunto» che ha visto l'Italia protagonista per efficacia nella prima fase di questa complessa e delicata crisi.
Si sofferma quindi su alcune missioni internazionali che vedono impegnata l'Italia nell'area sub-sahariana, cominciando con la missione dell'Unione Europea in Tchad e Repubblica Centrafricana (EUFOR TCHAD/RCA), missione autorizzata con la Risoluzione 1778 del 25 settembre 2007 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
L'Operazione contribuisce alla protezione dei civili in pericolo e facilita l'invio di aiuti umanitari e i movimenti del personale impegnato nel supporto umanitario alle popolazioni locali e contribuisce alla protezione di strutture, installazioni e del personale delle Nazioni Unite. L'Italia fornisce un contributo concreto all'operazione con un ospedale da campo e con 105 militari, dislocati ad Abechè, senza il quale l'operazione non avrebbe potuto essere lanciata. Nel corso del 2009, i compiti

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svolti da EUFOR TCHAD dovranno essere assicurati da una nuova missione ONU, che rileverà il contingente EUFOR a partire dal 15 marzo 2009. In tale quadro, l'impegno nazionale nei 12 mesi complessivi attesi, è prevista esclusivamente per il primo semestre del 2009 per consentire il ripiegamento del dispositivo che potrà iniziare il 15 marzo e concludersi entro giugno 2009.
Passando all'operazione nel Darfur, in Sudan, denominata UNAMID (United Nations Assistance Mission in Darfur), prevista dalla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1769 del 2007, con lo scopo di intraprendere le azioni necessarie per garantire l'applicazione effettiva degli accordi di pace, la protezione della popolazione civile e la prosecuzione delle attività di assistenza umanitaria, ricorda come la missione abbia stentato ad avviarsi nel 2008 a causa dell'ostruzionismo del Governo sudanese. Si è ritenuto tuttavia necessario riproporre la citata operazione per l'anno 2009, in quanto la situazione umanitaria è rimasta critica. Il contributo italiano riguarda il trasporto aereo di personale ed equipaggiamenti per il rischieramento dei contingenti militari stranieri che partecipano alla missione, con l'impiego prevedibile di due C-130-J per 45 giorni con il relativo personale di supporto.
Per quanto concerne il supporto alle attività antipirateria nel Corno d'Africa, la NATO, e conseguentemente l'Italia, ha contribuito in via temporanea alle attività di scorta dei navigli del World Food Programme destinati alla consegna di aiuti umanitari alle popolazioni somale, mediante l'impiego dello Standing Naval Maritime Group 2, sotto Comando italiano. La Forza NATO è stata sostituita, nel dicembre scorso, dalla missione dell'Unione Europea denominata «Atalanta», a leadership inglese.
Ricorda altresì come con il presente decreto, a seguito delle indicazioni del Parlamento, viene inoltre autorizzata la partecipazione di una Unità navale classe Maestrale per 90 giorni nei primi sei mesi del 2009.
A tale proposito ritiene opportuno soffermarmi su alcuni aspetti relativi al quadro giuridico nell'ambito del quale si svolgerà tale attività.
Per l'operazione «Atalanta», di cui all'azione comune 2008/851/PESC del Consiglio del 10 novembre 2008, è stata stabilita una durata di dodici mesi a decorrere dalla dichiarazione di avvenuta acquisizione della capacità operativa iniziale.
La missione è condotta a sostegno delle risoluzioni 1814 (2008), 1816 (2008) e 1838 (2008) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in modo conforme alle azioni autorizzate in caso di pirateria dagli articoli 100 e seguenti della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, firmata a Montego Bay nel 1982 e ratificata dall'Italia con la legge 2 dicembre 1994, n. 689.
Le forze schierate opereranno fino a cinquecento miglia marine al largo della Somalia.
Il trattato prevede la protezione delle navi del World Food Programme destinate alla consegna di aiuti umanitari alle popolazioni somale e delle navi mercantili che navigano al largo della Somalia; la sorveglianza delle zone a largo della Somalia, comprese le sue acque territoriali che presentano rischi per le attività marittime; l'uso della forza per dissuasione, prevenzione e repressione degli atti di pirateria e la possibilità di arresto, fermo e trasferimento delle persone che hanno commesso o sono sospettate di aver commesso atti di pirateria, di sequestro delle navi pirata, requisizione dei beni trovati a bordo, al fine dell'esercizio della giurisdizione da parte degli Stati competenti.
Sulla base dell'accettazione da parte della Somalia dell'esercizio della giurisdizione ad opera degli Stati membri della Unione Europea, e dell'articolo 105 della Convenzione sul diritto del mare (sequestro di nave pirata e di nave catturata con atti di pirateria, arresto delle persone e requisizione dei beni e definizione del regime penale da parte degli Stati parte), le persone che hanno commesso o sono sospettate di aver commesso atti di pirateria, fermate nelle acque territoriali della

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Somalia o in alto mare, nonché i beni utilizzati dai pirati, sono trasferiti alle Autorità competenti dello Stato che ha partecipato all'operazione ovvero, se tale Stato non può o non vuole esercitare la giurisdizione, sono trasferiti a uno Stato membro dell'Unione Europea ovvero ancora a qualsiasi Stato terzo che desideri esercitarla nei confronti di tali persone e beni.
Al riguardo, il decreto prevede l'esercizio della giurisdizione da parte dell'Italia per i reati di pirateria previsti dagli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione, accertati durante lo svolgimento della missione «Atalanta». Sono altresì introdotte norme di adattamento dell'ordinamento interno per ciò che attiene agli adempimenti in materia di arresto in fragranza o fermo, sequestro di beni e competenza dell'autorità giudiziaria, attribuita al tribunale di Roma.
L'avvio effettivo dell'operazione è comunque subordinato all'approvazione del piano operativo e delle regole di ingaggio.
Infine sottolinea come l'Italia stia conducendo ogni possibile sforzo per razionalizzare i propri interventi nell'ambito delle varie missioni internazionali, nella piena consapevolezza dei doveri di una grande democrazia nei confronti della pace e della stabilità internazionale.
Nel ricordare come a questo processo di mantenimento della pace e della stabilità i nostri militari contribuiscano con straordinaria professionalità ed abnegazione, rivolge ad essi il più sentito ringraziamento.
Infine nel rispondere al relatore per la III Commissione Stefani circa i motivi che hanno indotto il Governo a tornare alla semestralizzazione dei provvedimenti di proroga delle missioni internazionali evidenzia come, da un lato la proroga semestrale consenta in corso d'anno di riallocare le risorse tra i diversi teatri operativi in funzione dell'evoluzione dello scenario internazionale e, dall'altro, consente di avere il necessario tempo a disposizione per incrementare le risorse da destinare nell'arco dell'intero anno alle missioni stesso, che dovrebbero ammontare complessivamente a 1450 milioni di euro.

Alessandro MARAN (PD) dichiara che non mancherà al provvedimento il sostegno della sua parte politica, pur in presenza di evidenti criticità relative soprattutto alla soppressione dei fondi per la cooperazione civile. Nel lamentare la ristrettezza dei tempi a disposizione per l'esame in sede referente, ritiene che in generale l'ordine dei lavori parlamentari dovrebbe garantire più spazio all'attività delle Commissioni. Prende atto delle affermazioni del sottosegretario per gli affari esteri circa il ripristino dei predetti fondi che comporterebbe una radicale modifica del decreto-legge presentato alle Camere, assicurando che comunque il suo gruppo provvederà a formulare proposte emendative al riguardo. Richiamando i tagli già effettuati nella manovra di bilancio al settore, manifesta perplessità circa il rischio che la cooperazione sia limitata alle aree di dispiegamento delle missioni, esprimendo altresì dubbi sul fatto che gli interventi di prima necessità in favore delle popolazioni locali siano direttamente gestiti dall'amministrazione militare. Nel ribadire le sue critiche al mancato accompagnamento della cooperazione civile, denuncia l'impostazione di chiusura adottata dal governo e l'inaccettabile squilibrio politico che ne deriva.

Stefano STEFANI, presidente e relatore della III Commissione, segnala al collega Maran che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha finalmente stabilito tempi certi per il lavoro delle Commissioni a partire dalla prossima settimana. Quanto all'eventuale approfondimento della discussione in corso, ricorda che a conclusione della seduta si terrà una riunione congiunta degli Uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni III e IV per concordarne le modalità.

Federica MOGHERINI REBESANI (PD), alla luce degli interventi del relatore e dei rappresentanti del Governo, si interroga ironicamente su chi debba essere

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considerato interlocutore affidabile nei dibattiti parlamentari, posto che, come dimostra la vicenda della soppressione dei finanziamenti alla cooperazione, sembrerebbe che l'ultima parola sulla materia non sia stata pronunciata né dal Ministero della difesa né dal Ministero degli affari esteri, ma esclusivamente dal Ministero dell'economia e delle finanze. Ciò premesso, ritiene che il ritorno alla procedura della proroga semestrale, nonostante alcune voci di dissenso che si sono levate nel corso della discussione, debba essere guardata con favore, dal momento che con una proroga di soli sei mesi è possibile assicurare maggiore flessibilità ai finanziamenti destinati ai diversi teatri operativi in funzione dell'evoluzione dello scenario internazionale. Per quanto riguarda, invece, l'ammontare dei finanziamenti, pur apprezzando il fatto che le risorse destinate alle missioni internazionali sono state sensibilmente incrementate per il primo semestre, manifesta una grande preoccupazione in relazione al mancato incremento, rispetto allo scorso anno, del fondo missioni internazionali da cui vengono prelevate proprio le citate risorse. Ritiene infatti che il mancato incremento di tale fondo, sia segno evidente del fatto che, in questo momento, si sta spendendo più delle risorse disponibili su base annuale, nella speranza che il Ministero dell'economia e delle finanze mantenga fede alla promessa di incrementare nel corso dell'anno l'ammontare del fondo per un importo pari a quattrocentocinquanta milioni di euro. Tutto ciò considerato, non può non constatare come la situazione rispetto alla quale il Ministro della difesa aveva manifestato viva preoccupazione sul finire dello scorso anno tanto da prefigurare il ridimensionamento di alcune missioni internazionali, non sia sostanzialmente modificata.
Con riferimento all'azzeramento delle risorse destinate alla cooperazione, ritiene che non si sia trattato di una semplice svista, ma di una vera e propria scelta politica che risulta del tutto coerente con le iniziative già adottate con la legge finanziaria 2009 che vanno esattamente nella direzione di un ridimensionamento del ruolo della cooperazione, proprio nel momento in cui l'Italia sta assumendo la presidenza del G8 e in controtendenza rispetto alle scelte compiute ultimamente dai maggiori paesi occidentali. Sottolinea altresì che il citato azzeramento rischia di determinare una ingiustificata contrapposizione tra cooperazione civile e interventi di cooperazione realizzati dal personale militare, posto che questi ultimi per effetto del provvedimento in esame risulterebbero gli unici beneficiari dei finanziamenti. Osserva, inoltre, come il prossimo martedì approderà in Assemblea la discussione sul decreto-legge in oggetto, in coincidenza quasi simbolica con l'insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America. Ricorda che negli USA è in corso una approfondita riflessione sulle modalità con le quali si dovrà sviluppare nel prossimo futuro l'intervento in Afghanistan, anche sulla base dell'esperienza maturata in Iraq nell'ultimo scorcio della presidenza Bush. Infatti, negli Stati Uniti si sta affermando la convinzione che l'efficacia della missione in Afghanistan potrebbe essere notevolmente accresciuta perseguendo tre obiettivi che consistono: nel trasferimento dei poteri alle autorità locali, nell'incremento della sicurezza del Paese e soprattutto nel miglioramento della qualità della vita della popolazione civile. Nell'evidenziare come questi obiettivi non possano essere raggiunti soltanto attraverso lo strumento militare, ma necessitino della realizzazione di adeguate misure sul fronte della cooperazione, sottolinea come l'Italia con il provvedimento in esame stia andando nella direzione opposta a quella tracciata dagli Stati Uniti. Riguardo all'incremento degli uomini impiegati nel teatro afghano, evidenziato nel suo intervento dal sottosegretario Crosetto, sottolinea come il dato numerico non sia di per sé significativo se non corredato da adeguate informazioni circa le attività compiute dagli uomini impiegati sul campo. Infine, in merito al teatro mediorientale, giudica rassicurante le parole del sottosegretario Crosetto circa la disponibilità ad un eventuale intervento delle Forze armate italiane,

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qualora i prossimi sviluppi della situazione internazionale lo consentissero. Ritiene infatti che l'Italia non possa sottrarsi alle proprie responsabilità nel citato teatro, anche in considerazione del forte impegno prodotto dal nostro paese nel territorio libanese. Preannuncia pertanto la presentazione di un ordine del giorno in Assemblea per impegnare formalmente il Governo in tal senso.

Il ministro Ignazio LA RUSSA, nel ringraziare il sottosegretario Crosetto per il suo intervento che ha ben rappresentato la posizione del Ministero della difesa, e nel replicare alle osservazioni della deputata Mogherini Rebesani, sottolinea come i militari siano attualmente impegnati in Afghanistan per la realizzazione degli obiettivi ad essi assegnati dalla comunità internazionale, tra i quali, oltre alla ricostruzione del paese, è compreso anche il contrasto all'insorgenza, che si sviluppa non soltanto nelle «zone calde» del paese ma anche in aree apparentemente più tranquille che non sono immuni da gravi episodi di violenza.
Per quanto riguarda la situazione a Gaza, ritiene prefigurabili tre possibili scenari. Il primo è quello che vede affidato il controllo del confine tra Gaza ed Egitto ad un più consistente dispiegamento di forze egiziane. Il secondo - a suo giudizio più fattibile - è quello che vede l'intervento di un contingente internazionale incaricato della verifica del rispetto delle intese raggiunte dopo il cessate il fuoco. Il terzo e ultimo scenario, invece, consiste nell'impiego di un contingente internazionale più numeroso per impedire la riapertura dei tunnel utilizzati per il traffico di armi al confine con l'Egitto.

Salvatore CICU (PdL) ritiene che, con il presente decreto-legge, siano stati compiuti passi in avanti rispetto al passato. Infatti, anche in accoglimento delle richieste da lui formulate in qualità di relatore in occasione dell'esame del precedente decreto-legge, si è provveduto ad incrementare sensibilmente le risorse destinate agli uomini e ai mezzi impiegati nelle missioni internazionali. Ciò premesso, esorta a non dimenticare il fatto che i militari italiani impiegati all'estero, intervengano spesse volte anche nel settore civile provvedendo all'approvvigionamento idrico e, più in generale, alle attività di ricostruzione. Si tratta quindi di un contributo prezioso che a suo giudizio non va sminuito, ma semmai valorizzato, né va posto in contrapposizione con la cooperazione civile alla quale peraltro debbono essere comunque ripristinati i relativi finanziamenti. Esprime inoltre apprezzamento in merito alla proposta formulata dal presidente Cirielli circa l'introduzione di una nuova modalità di esame parlamentare delle missioni internazionali, prendendo eventualmente a modello la procedura seguita per l'esame del documento di programmazione economico-finanziaria. Infine, ritiene ingenerose le perplessità e le critiche manifestate nel corso della discussione da parte dell'opposizione riguardo alle risorse destinate al rifinanziamento delle missioni, dal momento che appare incontestabile che tali risorse siano state incrementate per il primo semestre dell'anno. Resta inteso, peraltro, che il Parlamento si riserva di esprimere un giudizio sulle risorse che saranno stanziate per il secondo semestre in occasione dell'esame del prossimo decreto di proroga delle missioni internazionali.

Fabio EVANGELISTI (IdV) osserva che sembra che all'esame delle Commissioni riunite sia più una bozza che non il testo di un decreto-legge, alla luce delle dichiarazioni emendative rese dagli stessi rappresentanti del Governo. Apprezza però il fatto che, a differenza dell'immediato precedente, non vi sia almeno stato l'accorpamento di più provvedimenti. Entrando nel merito, contesta una sorta di svolta militare a detrimento della cooperazione civile che si aggiunge al taglio già subito dal settore in occasione della legge finanziaria. Lamenta al riguardo come l'Italia si stia allontanando dall'impegno di destinare nel 2010 alla cooperazione lo 0,51 per cento del PIL e nel 2015 lo 0,7 per cento, nonostante i frequenti richiami anche

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in sede parlamentare agli Obiettivi del Millennio. Esprimendo tristezza per il fatto che sia la solidarietà a pagare per prima il prezzo della crisi, coglie l'occasione per inviare un pensiero al cooperante italiano rapito nelle Filippine.
Si sofferma quindi sulla situazione in Afghanistan, dove la democratizzazione è ostacolata dal rigoglio del narcotraffico nonostante la presenza militare internazionale, invitando a fare qualcosa di più e di diverso per quel Paese. Con riferimento alla crisi georgiana, richiama le parole del relatore per la III Commissione circa il mancato adempimento a tutt'oggi del mandato della missione PESD. Nell'esprimere poi perplessità circa il finanziamento di oltre sedici milioni di euro di cui al comma 15 dell'articolo 3 per l'impiego di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain e a Tampa, auspica un costante monitoraggio parlamentare sia su ciascuna missione che sul loro senso complessivo. In conclusione, dichiara che non sarà facile che il suo gruppo possa approvare il provvedimento.

Francesco Saverio GAROFANI (PD) nel replicare alle osservazioni del deputato Cicu, sottolinea come sul tema della cooperazione civile vi sia stato «un balletto» sconcertante all'interno del Governo che non lascia ben sperare circa la disponibilità di risorse sufficienti per il finanziamento delle missioni internazionali per il secondo semestre dell'anno. Pertanto, pur esprimendo compiacimento in merito all'incremento delle risorse stanziate per il primo semestre, ritiene tuttavia che il Governo abbia firmato una sorta di cambiale in bianco per il futuro che alimenta nell'opposizione una viva preoccupazione. Inoltre, nell'associarsi al disagio manifestato da alcuni componenti delle Commissioni per lo scarso tempo a disposizione delle stesse, ritiene condivisibile la posizione espressa dal presidente Cirielli sull'opportunità di verificare, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge recanti una disciplina quadro delle missioni internazionali, la possibilità di prevedere nuove forme di esame parlamentare.
Tornando al tema della cooperazione, ritiene che l'azzeramento delle risorse destinate a quest'ultima risulti particolarmente grave, sia perché la cooperazione rappresenta un tassello fondamentale della politica estera italiana, sia perché in tal modo si rischia di porre in contrapposizione l'intervento militare a quello civile, dimenticando che, come è risultato in numerose occasioni nel corso dei dibattiti parlamentari dalla viva voce dei diplomatici italiani, la cooperazione valorizza l'intervento militare e lo rende meno rischioso. Infine, nell'auspicare una proroga dei tempi per l'esame in Commissione, sottolinea la necessità di una visione integrata della politica estera italiana, rilevando che, ove essa mancasse, si creerebbe un corto circuito particolarmente grave in un momento in cui l'Italia potrebbe essere impegnata in nuovi teatri operativi.

Il ministro Ignazio LA RUSSA, nel ritenere infondate le affermazioni del deputato Evangelisti circa una pretesa militarizzazione delle missioni internazionali, sottolinea come il presente provvedimento, per sua stessa natura, secondo il consueto, prevede il rifinanziamento di missioni prevalentemente militari. Inoltre, pur condividendo le argomentazioni e gli auspici del sottosegretario Mantica in merito all'esigenza di stanziare risorse per la cooperazione, ritiene al tempo stesso del tutto inappropriati i toni usati da alcuni componenti delle Commissioni che riecheggiano vecchi slogan ormai superati, riguardo alla minore valenza degli interventi effettuati dai militari nel settore della cooperazione. In proposito, infatti, osserva che, quanto meno sotto il profilo economico, gli interventi militari si caratterizzano per una maggiore efficacia, posto che non debbono scontare l'onere per il personale che già viene assolto a monte. Per quanto riguarda la questione dell'ammontare dei finanziamenti, pur ritenendo corretta l'osservazione secondo la quale lo stanziamento complessivo destinato alle missioni non è stato ancora aumentato, considera tuttavia indiscutibile che per il

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primo semestre dell'anno le risorse destinate alle missioni sono state incrementate, evitando in tal modo che per il finanziamento delle missioni stesse si dovesse attingere per quota-parte al bilancio della difesa, già intaccato dalle recenti manovre di contenimento della spesa. Esprime pertanto il proprio rammarico per il fatto che il gruppo dell'Italia dei Valori abbia preannunciato una sostanziale contrarietà sul provvedimento in esame, interrogandosi su quale sia invece la posizione del Partito Democratico.

Alessandro MARAN (PD) precisa di avere già espresso l'orientamento favorevole del suo gruppo in una fase iniziale della seduta, a cui il ministro La Russa non era ancora presente.

Gianpaolo DOZZO (LNP) chiede chiarimenti alla presidenza sull'ordine dei lavori.

Stefano STEFANI, presidente della III Commissione e relatore, ricordando che i rappresentanti del Governo possono intervenire nella discussione non solo in sede di replica, avverte che resta un solo iscritto a parlare per la seduta odierna.

Matteo MECACCI (PD), a nome della delegazione radicale, giudica molto importante il provvedimento in esame perché dà la misura del peso politico del Paese, tra i maggori contributori di truppe sul piano internazionale. Pone tuttavia all'attenzione delle Commissioni riunite il problema di uno squilibrio tra il ruolo dei Ministeri degli affari esteri e della difesa, alla luce dell'incremento di 400 milioni su base annua ricevuto da quest'ultimo rispetto al taglio delle risorse per la cooperazione lamentato dallo stesso sottosegretario Mantica. Osservando in proposito che in seno al Governo è evidentemente in corso un confronto, considera il taglio in questione una scelta scellerata che pregiudica una consolidata tradizione politica nazionale. Critica quindi che il Governo abbia voluto differenziarsi in tal modo dalla scelta che prevale in sede ONU in favore dell'institution-building e della promozione della società civile. Lamenta altresì il fatto che dall'inizio della legislatura non ci sia stata ancora l'opportunità di una discussione di politica estera con il ministro Frattini in Assemblea. Preannuncia comunque pieno appoggio alle proposte emendative che saranno volte a ripristinare i fondi per la cooperazione civile. Conclusivamente, rifacendosi al comma 25 dell'articolo 3, relativo alla collaborazione con Tripoli, auspica che la ratifica del Trattato Italia-Libia non avvenga così rapidamente come pure richiesto dai ministri degli affari esteri e dell'interno, alla luce delle recenti dichiarazioni di Gheddafi favorevoli ad Hamas.

Il ministro Ignazio LA RUSSA ringrazia i componenti delle Commissioni intervenuti nel corso della discussione.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA si associa al ringraziamento per il dibattito svoltosi e per il sostegno assicurato al ripristino dei fondi per la cooperazione civile.

Stefano STEFANI (LNP), presidente della III Commissione e relatore, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 16.10.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Giovedì 15 gennaio 2009.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.10 alle 16.20.