CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 3 dicembre 2008
103.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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RISOLUZIONI

Mercoledì 3 dicembre 2008. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 8.35.

7-00047 Guzzanti: Sulla presenza dell'Organizzazione dei Mujahidin del Popolo Iraniano (OMPI) nella lista dell'Unione europea delle persone e delle entità i cui fondi devono essere congelati nell'ambito della lotta al terrorismo.
(Seguito della discussione e conclusione - Approvazione della risoluzione n. 8-00019).

Stefano STEFANI, presidente, comunica che è stato richiesto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sia assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
Ricorda quindi che, in base a quanto stabilito dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, gli interventi dovranno essere contenuti entro una durata massima di cinque minuti al fine di consentire un ampio dibattito e in considerazione dell'inizio dei lavori in Assemblea, fissato per le ore 9.30.

Alessandro MARAN (PD), richiamando il dibattito svolto nella seduta precedente, sottolinea che obiettivo del confronto odierno non è pervenire ad una definizione condivisa sulla natura dell'OMPI, sulla nozione di terrorismo o sulla linea dell'Italia nei confronti dell'Iran ma ad una risoluzione il più possibile coerente con quella approvata dalla Commissione nella XV legislatura. La risoluzione dovrebbe pertanto sostenere il pieno rispetto delle sentenze già pronunciate in sede europea sulla materia e la necessità di procedere, secondo le regole e con cadenza semestrale, alla revisione della cosiddetta «lista nera», al fine di accertare il permanere o meno dei presupposti per l'inserimento, atteso che vi sono continui aggiornamenti sulla natura e sull'attività svolta dalle diverse organizzazioni. Ribadisce che il Parlamento si è già espresso sulla questione e che in questa sede non si può procedere alla cancellazione dalla lista ma soltanto ad impegnare il Governo a partecipare attivamente alla procedura di revisione. Spetta al Governo, quindi, che

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ha partecipato alla deliberazione unanime del Consiglio europeo del luglio 2008, assunta sulla base della richiesta francese, tenere conto di tutti gli elementi del caso. Chiede infine al rappresentante del Governo di chiarire ulteriormente la sua valutazione sulla procedura seguita.

Carlo CICCIOLI (PdL) sottolinea l'opportunità di distinguere tra le competenze del Parlamento e del Governo, il quale è tenuto ad agire con realismo e consapevolezza del contesto generale, nella considerazione degli interessi che l'Italia ha nei confronti dell'Iran sia sul piano della politica energetica che dell'interscambio commerciale. Di contro, il Parlamento ha il dovere, al di là di ogni logica di schieramento, di fornire indirizzi al Governo. Il tema oggetto della risoluzione è assai complesso, come evidenzia la recente sentenza della magistratura italiana che attribuisce alla responsabilità delle autorità governative iraniane dell'epoca l'uccisione dell'allora rappresentante dell'OMPI, avvenuta a Roma nel 1993. A ulteriore conferma dell'ambivalenza di ogni argomentazione, segnala che l'attuale ambasciatore dell'Iran in Italia è persona non grata alle autorità yemenite per suoi presunti contatti con gruppi terroristici. In un contesto di tale difficoltà, sottolinea che l'OMPI gode di un indiscusso consenso tra gli esuli iraniani, confermato dalla recente manifestazione svoltasi a Parigi, cui hanno preso parte oltre 70 mila persone ed esponenti di varie forze politiche italiane. Tale organizzazione ha indubbiamente compiuto un percorso rispetto alla propria storia a partire dalla consegna delle armi e dalla scelta operata a favore della democrazia. Ricorda inoltre che il Segretario Generale delle Nazioni Unite, recatosi in visita ad Ashraf, ha riconosciuto agli esuli lo status di rifugiati politici e la natura non terroristica del movimento.
Alla luce di tali considerazioni, ritiene che la risoluzione dovrebbe includere la previsione che l'Italia si uniformi ai contenuti delle sentenze pronunciate nel Regno Unito e dal Tribunale di prima Istanza delle Comunità Europee, in modo da non urtare le diverse sensibilità ma anche richiamando la responsabilità morale, cui è tenuto il Governo, anche in considerazione della recente esecuzione a Teheran di 16 condanne alla pena capitale.

Fiamma NIRENSTEIN (PdL) ritiene che il riconoscimento dell'OMPI quale organizzazione non terroristica debba avvenire nel pieno rispetto delle regole e delle procedure previste. In riferimento alle parole del collega Ciccioli, osserva che non è corretto ritenere che chi non condivide il merito della risoluzione in titolo sostiene di conseguenza l'attuale Governo iraniano. A tal proposito ricorda che è ormai acclarato che gran parte del terrorismo internazionale trova sostengo nell'attuale leadership di Teheran. Non essendo questo il punto in discussione, sottolinea che il dibattito sulla risoluzione è stato gestito, a suo avviso, con toni massimalisti. È, infatti, ugualmente errato ritenere che il sostegno alla risoluzione in titolo equivalga al sostegno alla resistenza iraniana, che rappresenta una realtà assai composita, caratterizzata da contrasti interni molto accesi. A tal proposito, richiama i numerosi movimenti di resistenza iraniana ad orientamento democratico e filo-occidentale, tra i quali non può essere annoverato l'OMPI sia per la sua storia che per i suoi tratti ideologici, ispirati a spunti religiosi e marxistici. Ricorda anche che le prime accuse di terrorismo, rivolte a tale organizzazione, riguardavano la sua attività contro l'Occidente, prima che contro il regime khomeinista. Nell'esprimere pieno consenso all'impegno relativo alla salvaguardia umanitaria dei rifugiati ad Ashraf, ribadisce la necessità che si pervenga ad un giudizio positivo sull'OMPI non per effetto di atteggiamento fideistico ma a seguito di un percorso legale. Sottolinea, quindi, l'opportunità di un approfondimento sull'intera realtà della resistenza iraniana, nel cui ambito l'attività svolta oggi dall'OMPI è molto utile. Precisa infine che nella riflessione odierna nessun ruolo deve essere giocato da interessi materiali o convenienze di alcuna natura. Ricorda infine la proposta a suo tempo avanzata

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da lei e da altri colleghi perché la Commissione svolga un ciclo di audizioni sulla situazione iraniana.

Paolo CORSINI (PD), nel dichiarare di sottoscrivere la risoluzione in esame, rileva che la discussione in corso appare oggettivamente viziata dalla mancanza di un quadro informativo pienamente esaustivo. A integrazione del contesto già delineato, segnala, al di là di ogni simpatia personale, le dichiarazioni confortanti e inequivocabili rilasciate dalla presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), Maryam Rajavi, sui recenti fatti di terrorismo in India. Sottolinea quindi l'autorevolezza dei giudici britannici che hanno chiesto la «deproscrizione» dell'OMPI e la necessità, sul piano dei principi, di tenere conto della distinzione tra i concetti di forza, violenza e terrorismo, come pure del giudizio, ormai condiviso, sulla natura «terroristica» del regime iraniano di oggi per le note posizioni su Israele, sull'Occidente e sulla questione del nucleare. Richiama inoltre il contenuto delle recenti dichiarazioni rilasciate dal presidente Bush, su cui la Commissione dovrebbe a suo avviso svolgere un approfondimento, e sottolinea la necessità di scongiurare una linea passiva nei confronti dell'Iran ma anche un conflitto armato con tale Paese analogo a quello iracheno.
Per tutte queste ragioni, auspica che la discussione odierna possa condurre ad una soluzione equanime, che contribuirà in ogni caso all'indebolimento dell'attuale regime iraniano. Richiama quindi i pareri legali sulla questione, redatti anche dal professor Antonio Cassese, con particolare riferimento ai punti 1), 3) e 10), dai quali emerge il circolo vizioso tra le pronunce giudiziarie europee e quelle della magistratura francese.
Alla luce di tutte queste considerazioni, ritiene che lo sforzo comune ai gruppi di maggioranza e opposizione consista nell'individuare la formulazione che valorizzi la procedura di revisione semestrale delle liste, analogamente a quanto osservato dal collega Maran.
A suo avviso, la risoluzione potrebbe pertanto essere riformulata nel senso di rafforzare, nella parte motiva, il richiamo alla sentenza dell'ottobre del 2008 e di prevedere nel dispositivo l'impegno del Governo a svolgere un ruolo attivo nella procedura di revisione delle liste.

Enrico PIANETTA (PdL) sottolinea la rilevanza del terzo punto del dispositivo della risoluzione, relativo alla necessità di scongiurare un rimpatrio in Iran dei rifugiati presso il campo di Ashraf che li esponga a persecuzioni o alla pena capitale. Nel richiamare il percorso compiuto dall'OMPI a partire dalla sua nascita negli anni Sessanta, segnala la difficoltà di discernere tra i vari aspetti, vista la complessità della questione: l'avvio del procedimento in Francia, la consegna delle armi da parte dell'OMPI, l'inserimento nella lista nera da parte del Consiglio europeo e il verdetto dei tribunali britannici sono elementi che confermano le perplessità sul tema. Esprime infine il proprio consenso sulla risoluzione così come riformulata dal rappresentante del Governo.

Paolo GUZZANTI (PdL), in sede di replica, concorda con la distinzione segnalata dal collega Ciccioli sul diverso ruolo svolto dal Parlamento e dal Governo e sottolinea il pieno diritto del Parlamento ad esprimere la propria opinione su questioni a forte carica etica, come quelle oggetto della risoluzione. Rivolgendosi alla collega Nirenstein, sottolinea che interessi di natura materiale e opportunistica non dovrebbero mai interagire in materie così delicate. A tal proposito segnala che in Francia risultano tuttora aperti i dossier relativi a perquisizioni compiute nelle sedi dei mujahidin del popolo iraniano su evidente iniziativa iraniana. A suo giudizio, rileva sul piano etico la posizione della magistratura inglese, nonché quella espressa dal Parlamento britannico, che correttamente invocano una verifica dell'impianto probatorio a carico dell'OMPI. Condivide l'analisi svolta dai colleghi sui trascorsi anti-occidentali dell'OMPI, come pure sulle positive dichiarazioni rilasciate

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dalla signora Rajavi sugli attentati in India, ed è convinto che, anche a seguito dei frequenti contatti avuti con tale personalità, l'organizzazione abbia oggi una natura democratica e non violenta. A suo avviso, sarebbe inoltre opportuno affrontare una discussione sulla differenza tra terrorismo e diritto di insorgere contro i regimi violenti.
Passando al testo della risoluzione, accoglie la proposta di riformulazione, avanzata dal sottosegretario Mantica, ma con riferimento al secondo punto del dispositivo - di cui il rappresentante del Governo ha proposto la soppressione - si dichiara disponibile a sostituirlo con le parole: «a garantire il pieno rispetto della sentenza del Tribunale di Primo Grado del 12 dicembre 2006 e della sentenza del 23 ottobre 2008». Si tratta a suo avviso di una riformulazione apparentemente concisa ma che esprimerebbe la buona volontà dei gruppi di maggioranza e di opposizione e promuoverebbe il regolare svolgimento delle procedure finalizzate alla revisione della cosiddetta «lista nera».

Il sottosegretario Alfredo MANTICA osserva, in parziale difformità da quanto rilevato dagli onorevoli Ciccioli e Guzzanti, che il Governo si attiene sempre e comunque all'indirizzo politico espresso dal Parlamento. Riferisce quindi della dichiarazione del 7 maggio 2008 rilasciata dal Ministro degli affari esteri del Regno Unito a seguito della sentenza della magistratura britannica, nella quale si esprime il disappunto per tale pronuncia e si ribadisce che l'OMPI si è resa responsabile di una serie di vili atti di terrorismo per lungo periodo, che non ha mai rinunciato pubblicamente alla violenza e ha deposto le armi solo di fronte alla preponderanza delle forze statunitensi in Iraq.
Circa la necessità di pervenire ad una definizione univoca di terrorismo, sottolinea che le Nazioni Unite lavorano a tale obiettivo da almeno quarant'anni e che in ogni caso il giudizio non può che essere politico; basti pensare al caso dell'OLP, da molti considerata un'organizzazione terroristica.
Passando al merito della risoluzione, sottolinea che, se l'obiettivo che essa persegue riguarda il terzo punto del dispositivo, relativo alla questione umanitaria, non si comprende la necessità di pervenire ad una valutazione positiva sull'OMPI. In riferimento all'intervento dell'onorevole Ciccioli, precisa che il Segretario Generale delle Nazioni Unite non ha in alcun modo riconosciuto la natura non terroristica dell'attività dei mujahidin del popolo iraniano, ma ha solo dichiarato la situazione di rischio in cui versano i rifugiati di Ashraf.
Rileva quindi che, se l'obiettivo della risoluzione è invece quello di pervenire ad un giudizio sull'OMPI, non è allora comprensibile l'inserimento del terzo punto del dispositivo, sul quale peraltro le opinioni convergono. Coglie l'occasione per precisare la proposta di riformulazione di tale punto, avanzata nel corso della precedente seduta, per cui il testo risulterebbe come segue: «al fine di chiedere alle autorità irachene e statunitensi che, ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite del '51 sul Diritto dei Rifugiati e del suo Protocollo aggiuntivo del '67, procedimenti nei riguardi di membri dell'OMPI prendano le mosse da un rigoroso accertamento delle responsabilità individuali e assicurino una adeguata garanzia dei diritti di difesa, evitando di rimpatriare in modo forzato verso l'Iran i membri dell'opposizione, profughi o richiedenti asilo iraniani che corrano il rischio di subire persecuzione e collaborando con l'Alto Commissariato per le Nazione Unite per i Rifugiati e con le altre Agenzie specializzate della Nazione Unite per trovare una soluzione duratura e soddisfacente alla situazione delle persone attualmente ospitate presso il Campo di Ashraf».
Segnala inoltre che nel Regno Unito vi sono state solo pronunce della magistratura, mentre non sono disponibili atti di natura politica o parlamentare da cui si ricavi un giudizio positivo sull'OMPI, con l'unica eccezione di una mera dichiarazione espressa da componenti della Camera dei Lords con cui si chiede al Governo di dare seguito alle sentenze. Nel

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sottolineare che il Ministro Milliband nella sua dichiarazione del maggio scorso ha appellato l'organizzazione con la sigla MKO, precisa che essa dispone di fondi che sono formalmente nella disponibilità del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, di cui la signora Rajavi è presidente, per cui l'eventuale cancellazione dalla lista non sarebbe necessaria neanche sotto questo profilo.
Sottolinea in generale che l'Italia opera nel quadro delle regole stabilite dall'Unione europea, in base alle quali l'inclusione nella «lista nera» ha per presupposto una richiesta motivata da parte di uno Stato membro e non la cancellazione di un'organizzazione dalle liste nazionali.
Ribadisce, infine, la contrarietà al Governo sul secondo punto del dispositivo della risoluzione, anche nella riformulazione appena proposta dal presentatore, onorevole Guzzanti.

Stefano STEFANI, presidente, ricorda il primo punto del dispositivo della risoluzione approvata dalla Commissione nel corso della XV legislatura, che ha impegnato il Governo a sostenere in sede di Consiglio dell'Unione europea il pieno rispetto della sentenza del 12 dicembre 2006 del Tribunale di Prima istanza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA propone un'ulteriore riformulazione della risoluzione al fine di inserire alla fine della parte motiva, a rafforzamento del primo punto del dispositivo, l'esigenza di tenere conto delle sentenze del Tribunale di prima istanza del dicembre e dell'ottobre 2008.

Elisabetta ZAMPARUTTI (PD) segnala che il 23 giugno 2008 le due Camere del Parlamento britannico hanno approvato un documento per la rimozione dell'OMPI dalla lista nazionale. Sottolinea inoltre che il Consiglio europeo può provvedere all'inserimento di un'organizzazione nella black list solo sulla base di una sentenza passata in giudicato e che gli autorevoli pareri legali resi al riguardo - che deposita agli atti della Commissione - dovrebbero rappresentare la base giuridica della discussione in corso.

Carlo CICCIOLI (PdL) consegna agli atti della Commissione l'atto parlamentare britannico n.1645 della serie degli Statutory Instruments, recante la data del 23 giugno 2008, relativo alla cancellazione dalla lista nazionale delle organizzazioni terroristiche dei Mujahidin del popolo.

Matteo MECACCI (PD), in merito alla proposta di riformulazione avanzata dal sottosegretario Mantica con riferimento alla parte motiva risoluzione, sottolinea che la scelta di inserire il riferimento alle sentenze nella premessa e non nel dispositivo, in difformità rispetto alla risoluzione approvata nella XV legislatura, comporterebbe un disimpegno da parte della Commissione. Propone pertanto una riformulazione alternativa, al fine di inserire la menzione delle sentenze del dicembre 2006 e ottobre 2008 del Tribunale di Prima Istanza al termine del primo punto del dispositivo della risoluzione.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA non condivide la proposta di riformulazione alternativa avanzata dall'onorevole Mecacci. In merito al testo consegnato dall'onorevole Ciccioli, ritiene che esso non configuri una deliberazione politica inequivocabilmente riferibile al Parlamento britannico.

Fabio EVANGELISTI (IdV) ritiene che non si possa dubitare delle verifiche condotte dal Governo sui lavori del Parlamento inglese ma che gli elementi portati dai colleghi Zamparutti e Ciccioli debbano essere presi in considerazione e valutati, considerato che vi sono perplessità trasversali ai due schieramenti e che è opportuno che i commissari siano messi in condizione di deliberare nella piena consapevolezza delle informazioni disponibili.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA ribadisce che non risulta alcun documento approvato dal Parlamento di Londra ed

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esprime la disponibilità a procedere ad un approfondimento sul testo consegnato dall'onorevole Ciccioli.

Stefano STEFANI, presidente, chiede al deputato Evangelisti se il suo intervento è volto a richiedere un aggiornamento della discussione in corso.

Fabio EVANGELISTI (IdV) precisa di non avere richiesto un rinvio della discussione, ma di avere solo auspicato la piena consapevolezza dei colleghi.

Paolo GUZZANTI (PdL) accoglie l'ulteriore proposta di riformulazione del rappresentante del Governo nel senso di inserire alla fine della parte motiva il seguente punto: «tenendo conto del necessario pieno rispetto delle sentenze del Tribunale di Prima Istanza del dicembre e dell'ottobre 2008, riferite rispettivamente alle decisioni del Consiglio del dicembre 2005 e del dicembre 2007;».

Matteo MECACCI (PD), non essendo stata accolta la sua proposta di riformulazione alternativa a quella ulteriore del rappresentante del Governo, presenta un emendamento volto ad aggiungere alla fine del primo punto del dispositivo le seguenti parole: «a partire dalle sentenze del dicembre 2006 e ottobre 2008 del Tribunale di Prima Istanza della Corte di Giustizia delle Comunità europee».

Stefano STEFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dà conto delle sostituzioni segnalate dai gruppi.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Mecacci, con il voto di astensione dell'onorevole Guzzanti, ed approva la risoluzione, così come riformulata dal primo firmatario, che assume il n. 8-00019 (vedi allegato).

La seduta termina alle 9.45.