CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 31 gennaio 2012
599.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-05715 Narducci: Sulla concessione della medaglia d'onore ai cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti

TESTO DELLA RISPOSTA

  Si ringrazia l'Onorevole interrogante per aver sollevato questa importante questione, che riguarda la concessione della medaglia d'onore ai nostri connazionali.
  È importante perché la medaglia d'onore è un riconoscimento di alto valore simbolico istituito nel 2007 per onorare il sacrificio dei nostri concittadini deportati ed internati nei lager nazisti. È quindi particolarmente significativo parlarne in questi giorni in cui è stato celebrato il Giorno della Memoria. Come sottolineato dal Ministro Terzi, «ricordare è un dovere per onorare le vittime dell'atroce barbarie nazifascista e per rendere omaggio ai tanti uomini e donne che si fecero eroi e si opposero alla negazione dell'umanità».
  Per individuare gli aventi diritto alla medaglia d'onore è stato costituito presso la Presidenza del Consiglio un apposito Comitato, presieduto dal Consigliere militare del Presidente del Consiglio, cui partecipano rappresentati dei Ministeri dell'economia e delle finanze, dell'interno, della difesa, degli affari esteri e delle associazioni dei reduci ed ex-internati.
  Per superare l’impasse ricordato dall'Onorevole interrogante, il Comitato per le medaglie d'onore ha richiesto nel febbraio 2010 alla Farnesina di intervenire presso le competenti autorità tedesche per ottenere il trasferimento dell'archivio delle domande di indennizzo a suo tempo raccolte dall'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) per conto della Fondazione tedesca «Memoria, Responsabilità, Futuro».
  Il Ministero degli affari esteri ha dato immediato seguito alla richiesta del Comitato nel 2010. Solo dopo numerosi interventi e solleciti della nostra Ambasciata a Berlino, la Fondazione ha risposto il 13 dicembre 2011 fornendo le indicazioni procedurali per accedere alla documentazione relativa alle istanze d'indennizzo presentate a suo tempo dai cittadini italiani (circa 116.800 istanze).
  Il problema sta nel fatto che, secondo tali indicazioni, l'acquisizione di questa documentazione (custodita su supporto informatico presso l'Archivio Federale di Coblenza) è ammessa solo a fronte di specifico e formale assenso da parte degli interessati.
  Alla nostra specifica richiesta di acquisire in blocco l'intera documentazione a suo tempo raccolta dall'OIM, il Presidente della citata Fondazione, Martin Salm, ha inoltre opposto le disposizioni della legge tedesca sulla tutela della «privacy». Egli ha quindi suggerito che il «Comitato medaglie d'onore» faccia pervenire alla Fondazione l'elenco nominativo delle persone di cui si richiede la documentazione, corredato dalle rispettive dichiarazioni di assenso (loro o degli eredi).
  La Farnesina ha quindi comunicato tali sviluppi al «Comitato per le medaglie d'onore» presso la Presidenza del Consiglio che esaminerà la questione in occasione Pag. 33della prossima riunione prevista per il 14 marzo per individuare gli opportuni seguiti.
  Il Ministero degli affari esteri continuerà ad assicurare al Comitato la massima collaborazione e il massimo impegno per fare in modo che siano rispettate le aspettative dei nostri connazionali e che essi possano ricevere il riconoscimento a cui hanno diritto.
  Circa infine la pubblicizzazione della normativa per l'ottenimento della medaglia d'onore, questa viene assicurata sia dai soggetti istituzionali che dai patronati ed associazioni interessate.
  Certamente tale opera di divulgazione è perfettibile e dovrà essere ulteriormente migliorata. Per quanto riguarda i connazionali residenti all'estero, l'impegno della Farnesina ha assicurato un'adeguata informazione, come testimoniato dalle 170 medaglie sinora consegnate o in procinto di essere consegnate dalle nostre sedi diplomatiche e consolari.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-05975 Narducci: Sul ripristino delle funzioni notarili di base nelle sedi consolari

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come indicato dall'Onorevole interrogante, il decreto 31 ottobre 2011 del Ministro degli affari esteri ha individuato cinque Paesi europei (Austria, Belgio, Francia, Germania e Lettonia) nei quali limitare l'erogazione dei servizi notarili forniti dagli uffici consolari.
  Questo decreto è stato emanato sulla base del decreto legislativo n. 71 del 2011 «Ordinamento e funzioni degli Uffici consolari», esaminato dal Parlamento, con cui la Farnesina ha realizzato un'importante opera di riordino e semplificazione della normativa consolare.
  L'obiettivo fondamentale di questa opera di riordino e semplificazione è di ottimizzare l'utilizzo delle risorse disponibili in un contesto caratterizzato dalle note difficoltà di bilancio. La logica è di sfruttare le possibilità offerte dal processo di integrazione europea, ad esempio proprio nel settore degli atti notarili, per realizzare un duplice obiettivo: semplificare le procedure e canalizzare le risorse disponibili su altri servizi consolari essenziali. È una strada seguita anche dai nostri partner europei. La Francia, a partire dal 1o gennaio 2005, ha abolito del tutto l'esercizio delle funzioni notarili da parte delle proprie Rappresentanze diplomatico-consolari in tutti gli Stati membri dell'Unione Europea.
  Nel caso dei Paesi in questione dove è stata limitata l'erogazione di atti notarili dagli uffici consolari italiani, si è considerata l'esistenza di convenzioni bilaterali e multilaterali che già riconoscono efficacia giuridica in Italia agli atti emessi dalle autorità di tali Paesi. Inoltre, è stato tenuto in considerazione che questi Paesi hanno aderito all'Unione Internazionale del Notariato Latino, elemento che assicura la presenza in loco di adeguati servizi notarili.
  Con questa innovazione è ora possibile utilizzare direttamente nell'ordinamento italiano un documento notarile proveniente dall'estero. Non occorre cioè una certificazione di secondo grado che ne attesti la provenienza e l'autenticità.
  Allo stesso tempo, per assicurare le necessarie garanzie per i nostri connazionali, è previsto che l'atto provenga da un professionista o funzionario pubblico che nel proprio ordinamento svolga funzioni effettivamente analoghe ai nostri notai. In particolare, tali professionisti nei cinque Paesi considerati (che sono appunto parte dell'Unione Internazionale del Notariato Latino) svolgono funzioni fondamentali quali il controllo di legalità del contenuto, di autenticità della sottoscrizione, di capacità e legittimazione dei soggetti interessati.
  Per salvaguardare gli interessi dei nostri connazionali, il decreto del Ministero degli affari esteri contiene in ogni caso un'importante clausola di salvaguardia. Nei cinque Paesi europei di cui stiamo parlando (Austria, Belgio, Francia, Germania e Lettonia) i servizi notarili sono cioè limitati ma non completamente aboliti.
  La clausola dispone che i capi degli uffici consolari possono in ogni caso ricevere dai cittadini italiani testamenti pubblici, segreti ovvero internazionali. Di fronte a oggettiva impossibilità di rivolgersi ad un notaio in loco, l'ufficio consolare deve inoltre trattare atti che rivestono Pag. 35carattere di necessità ed urgenza. Tale fattispecie può trovare applicazione, in ragione della loro età, a favore dei pensionati richiesti di dare dimostrazione della loro esistenza in vita presso la banca incaricata del pagamento della pensione.
  Si può, infine, assicurare che, in aggiunta a quanto previsto dalla clausola di salvaguardia, le nostre Rappresentanze diplomatico-consolari continueranno a monitorare costantemente l'evolversi della situazione ed a valutare con la massima attenzione i suggerimenti provenienti dall'utenza per rendere il più agevole possibile il ricorso agli studi notarili locali da parte dei cittadini italiani.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-05980 Renato Farina: Sul rapimento di due sacerdoti in Sudan

TESTO DELLA RISPOSTA

  È con estrema soddisfazione che si è appreso della liberazione, avvenuta in data 30 gennaio, di Padre Joseph Makey e di Padre Sylvester Mogga.
  Il Nunzio ha comunicato alla nostra Ambasciata che i sacerdoti stanno bene, anche se comprensibilmente provati dalla brutta esperienza.
  Ad una prima ricostruzione dei fatti dopo il rilascio, si tratterebbe dell'opera di bande di criminali, miliziani forse ex militari, di etnia Shilluk (originari del sud Sudan, ma presenti anche al nord) e non sarebbe stato pagato riscatto.
  Non è chiaro se i sacerdoti siano stati liberati su azione delle forze sudanesi. In ogni caso, sembra abbastanza certa l'origine criminale del sequestro (sequestri a scopo di estorsione). Tali fenomeni, ampiamente diffusi in varie zone del Sudan, sono purtroppo ampiamente alimentati dalle condizioni di instabilità, sottosviluppo e diffusa povertà in cui versa la regione.
  Ed è proprio per continuare a contribuire ad eliminare le cause alla base di tale instabilità che il Ministro Terzi ha ribadito la sua attenzione per i processi di pace in quell'area.
  L'Italia ha rivestito, infatti, un ruolo importante nel processo di stabilizzazione in Sudan sin dalle sue prime fasi. Come noto, l'impegno per il perseguimento della pace tra Nord e Sud nel 2005 ci ha guadagnato il ruolo di testimoni del Comprehensive Peace Agreement (CPA) e di membri della Assessment and Evaluation Commission, l'organismo internazionale incaricato di monitorare l'attuazione del CPA, cui abbiamo anche contribuito finanziariamente (1,2 milioni di euro).
  Siamo fra i pochi finanziatori dello African Union High Level Implementation Panel on Sudan (1,5 milioni di euro nel 2010 e ora ulteriori 400.000 euro, a valere sulla Italian Africa Peace Facility), guidato dall'ex-Presidente sudafricano Mbeki e che ha il compito di favorire i processi di riconciliazione nazionale sudanesi.
  L'Italia è inoltre co-Presidente dell’Igad Partners Forum, organismo che riunisce i principali Paesi donatori dell'IGAD (InterGovernmental Authority on Development), l'organizzazione sub-regionale per il Corno d'Africa (al Segretariato del quale abbiamo versato un contributo di 500.000 euro nel 2011), della quale sono membri sia il Sudan che il Sud Sudan.
  Forti quindi del nostro attivismo e della nostra tradizionale posizione di equilibrio, siamo riusciti a mantenere un dialogo positivo sia con il Sudan che con il Sud Sudan, nell'auspicio che le relazioni tra i due Stati vengano improntate alla pacifica convivenza ed allo sviluppo comune.
  Nel contesto di tale dialogo, vigiliamo affinché anche il tema delle libertà religiosa faccia oggetto di una costante attenzione da parte dei governi sudanese e sud sudanese.
  Il tema della tutela delle libertà di religione e di credo è infatti assolutamente prioritario per il Governo italiano e viene affrontato sia bilateralmente che nei fori multilaterali di riferimento.
  In ambito Nazioni Unite, abbiamo contribuito in modo sostanziale all'adozione Pag. 37della Risoluzione contro ogni forma di intolleranza e discriminazione religiosa, promossa dall'UE ed adottata dall'Assemblea Generale nel dicembre 2011. Grazie all'azione dell'Italia, la risoluzione contiene elementi specifici che richiamano l'aumento degli episodi di violenza contro gli appartenenti a minoranze religiose e il dovere ogni Stato di esercitare la massima vigilanza per prevenirli e punirne i responsabili.
  Da ultimo, in occasione del Consiglio Affari Esteri della settimana scorsa (23 gennaio), il Ministro Terzi ha sollevato la questione della libertà di religione e di credo, per sensibilizzare i partners UE sulla gravità dei recenti episodi di violenza che hanno colpito una serie di minoranze religiose in varie parti del mondo.
  Il Ministro Terzi ha quindi sottolineato come la UE debba far sentire ancor di più la sua voce a favore della libertà di religione, che è un valore cardine dell'Europa e un requisito essenziale della sua politica estera.
  Il Ministro ha quindi chiesto che il Consiglio Affari Esteri dedichi quanto prima alla libertà di religione e di credo una specifica sessione di lavoro e che l'azione svolta dall'Unione Europea a difesa della libertà di religione dovrebbe essere incorporata nella Strategia Europea di Sicurezza.