CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 ottobre 2011
553.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO

Interrogazione n. 5-05605 Evangelisti e Leoluca Orlando: Sui rapporti con la Francia e la Germania nell'ambito dell'Unione europea.

TESTO DELLA RISPOSTA

La natura dei rapporti - evocati dall'On. Interrogante - che intercorrono tra il nostro Paese e gli altri co-fondatori dell'Unione Europea si configura come relazione tra pari, articolata in un ventaglio assai ampio di contatti spesso convergenti, in particolare sugli obiettivi di fondo di cui la stessa Unione Europea si fa portatrice. Poiché ogni Paese ha proprie sensibilità, è ovvio che vi possono essere su specifici dossiers posizioni differenziate.
Riguardo la natura del rapporto dell'Italia con la Francia e con la Germania, si può dire che essa è strategica. Con Francia e Germania abbiamo infatti costruito nell'ultimo cinquantennio una comunità di destini, di valori e di interessi, nel quadro del processo di integrazione europea. La Germania è il nostro primo partner commerciale, la Francia il secondo. La nostra intensissima interazione è da decenni garanzia di benessere per le rispettive popolazioni. E i meccanismi di composizione degli interessi nel quadro europeo consentono di individuare soluzioni di reciproca soddisfazione a problemi complessi, in una logica di complementarità e di solidarietà.
Le relazioni tra Italia e Francia sono fondate su una comunanza di radici storiche e culturali e su strettissimi rapporti economici e finanziari. Il forte partenariato economico fra Italia e Francia vale certamente per entrambe vari punti di PIL e di occupazione, e sono forti le prospettive di ulteriore sviluppo. I rapporti politici sono molto articolati e caratterizzati da frequenti incontri. Il quadro d'insieme rimane quello di una grande attenzione reciproca, nonché di un'affinità di fondo fra due Paesi amici e fondatori della Comunità Europea, alimentata da un dialogo sostenuto e costante ad ogni livello. L'ultimo Vertice bilaterale, tenutosi a Roma il 26 aprile 2011, è stato utile per conferire nuovo impulso al partenariato strategico italofrancese relativamente alle tematiche migratorie, alla Libia, al Mediterraneo, nonché per definire un meccanismo di consultazione a livello di fiduciari diretti dei Presidenti Berlusconi e Sarkozy che valga a superare specifiche incomprensioni, che non si possono negare.
I rapporti italo-tedeschi, dal canto loro, presentano uno straordinario livello di qualità, in particolare in ambito economico-commerciale e culturale. Già il Vertice intergovernativo di Berlino dello scorso 12 gennaio aveva offerto l'opportunità di rendere più strutturata la collaborazione bilaterale. La successiva visita ufficiale in Germania del Presidente della Repubblica (23-25 febbraio) ha costituito un'altra importante tappa del cammino comune fra i due Paesi, suggellata poi l'8 luglio dalla visita congiunta che i Presidenti Napolitano e Wulff hanno effettuato presso il Centro italo-tedesco di Villa Vigoni, in occasione del XXV anniversario dell'istituzione. In tutte le occasioni di contatto si è riscontra l'esistenza di un forte spirito collaborativo e si sono potute evidenziare chiare potenzialità di ulteriore convergenza. Analoghe sono state le risultanze del «business forum» organizzato il 20 e 21 ottobre scorso, a Bolzano, dalle due Confindustrie, che ha visto anche un'ampia

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partecipazione dei due Governi. Italia e Germania sono consapevoli che non vi sono alternative al mantenimento di una relazione strettissima, anche in considerazione del rilievo eccezionale dell'interscambio e dei flussi di investimento. La Germania resta, ovviamente, il partner ineludibile per garantire la tenuta dell'Euro ed affrontare la crisi finanziaria internazionale. Pur con alcune differenze di prospettiva, condividiamo con Berlino l'interesse strategico e vitale alla salvaguardia della moneta comune. L'ancoraggio all'Euro costituisce per l'Italia come per la Germania e una garanzia vitale, per conservare la quale siamo disposti ai necessari ragionevoli sacrifici.
Tale positività di relazioni è riconosciuta dai due Paesi in questione, che peraltro, come correttamente evidenziato dall'On. Evangelisti, non hanno mancato - nel caso specifico delle prospettate misure di sviluppo che il nostro Paese si accinge ad attuare - di esprimere, per bocca dei loro leader, «fiducia nella responsabilità dell'insieme delle Autorità italiane, politiche, finanziarie ed economiche». L'Italia ha ben presente quale sia il proprio interesse nazionale e sa che coincide con quello europeo. Sta prendendo le misure più opportune per rispondere alle aspettative dei mercati e per rilanciare la crescita interna. Al contempo, sta portando il proprio contributo al dibattito politico e concettuale sul miglioramento della governance europea. In occasione delle prossime scadenze europee, tali posizioni verranno espresse nel modo più responsabile, chiaro e fermo, e al contempo con la misura e il senso di responsabilità richiesto dalla gravità della situazione finanziaria globale.
Il nostro Paese è pronto ad ascoltare impostazioni e proposte ragionevoli. Nell'attuale contingenza, esso presenta punti di forza e punti di debolezza, come tutti gli altri Paesi della UE. In particolare quelli dell'area euro, ognuno impegnato per la propria parte a trovare delle soluzioni ad una crisi da cui nessuno è esente e che richiede grossi sacrifici finanziari per tutti. Questo vale oggettivamente, e vale agli occhi dei mercati. È anche per questa ragione che, come detto dal Presidente della Repubblica e dal Ministro degli Esteri, sosteniamo con forza la necessità di definire soluzioni condivise, con il pieno coinvolgimento di tutti - Paesi ed istituzioni europee - in un rinnovato slancio comunitario, e senza accentuare il ruolo di presunti direttorii.
Vorrei concludere ricordando quanto detto ieri dal Presidente Napolitano: «Siamo, oggi più che mai, nella stessa barca in un mare in tempesta. Ciascun paese deve fare la sua parte e dobbiamo garantirci reciprocamente l'indispensabile solidarietà».