CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 22 settembre 2010
371.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-00158 Zacchera: Sulla situazione in Zimbabwe.

TESTO DELLA RISPOSTA

Il Governo italiano segue con la massima attenzione l'evoluzione della situazione nello Zimbabwe, contribuendo attivamente alle prese di posizione adottate in sede di Unione Europea.
Come noto, le elezioni del marzo 2008 hanno segnato la storica vittoria del candidato di opposizione Tsvangirai, leader del Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), con il 47 per cento dei voti contro il 43 per cento di Mugabe. Non essendo stata superata la soglia del 50 per cento, si è reso necessario il ballottaggio. Quello del giugno 2008 è stato però giudicato da tutti i Governi occidentali una farsa: in risposta alle intimidazioni promosse da Mugabe contro l'MDC, Tsvangirai si era infatti ritirato dalla competizione. Per sottolineare il disappunto per il modo in cui si era svolto il ballottaggio, il Ministro Frattini ha richiamato il nostro Ambasciatore per consultazioni.
Le pressioni della comunità internazionale e la mediazione dell'allora Presidente sudafricano, Mbeki, hanno indotto Mugabe ad accettare, nel settembre 2008, un accordo con l'opposizione. Nel febbraio 2009 è nato il Governo di unità nazionale, con Tsvangirai Premier e Mugabe Capo dello Stato. I rispettivi partiti - MDC e ZANU - hanno lo stesso numero di ministri. Nell'esecutivo c'è anche un terzo partito più piccolo, l'MDC-M, nato nel 2005 per scissione dall'MDC. Il leader, Mutambara, è vice Premier. In campo economico, il Governo di unità nazionale ha registrato alcuni risultati positivi. La liberalizzazione della valuta straniera con conseguente dollarizzazione dell'economia e la riduzione della spesa pubblica hanno consentito la ripresa economica e il controllo dell'inflazione (dal 218 per cento del 2008 al 5 per cento nel 2009). Lo scorso febbraio, il Fondo Monetario Internazionale ha reintegrato lo Zimbabwe nei suoi diritti di voto.
A livello politico, i progressi appaiono, invece, insufficienti. In positivo, vanno registrati: l'avvio di una riforma costituzionale con il coinvolgimento della società civile che dovrebbe concludersi con nuove elezioni politiche e presidenziali, l'istituzione di tre Commissioni (in materia elettorale, sui media e sui diritti umani), l'autorizzazione ad operare concessa a fonti di stampa indipendenti, il proscioglimento definitivo di personaggi da tempo perseguitati, tra cui Roy Bennet, senatore e tesoriere dell'MDC, e Jestina Mukoko, attivista per le libertà civili.
Molte delle questioni legate all'attuazione dell'Accordo di Governo rimangono però irrisolte: la mancata riforma in senso democratico delle forze di sicurezza (che rispondono solo a Mugabe), l'uso propagandistico dei media di Stato, la mancata nomina dei Governatori provinciali in quota MDC, la permanenza del Governatore della Banca Centrale (uno dei principali responsabili della crisi economica), e del Procuratore Generale dello Stato (persecutore di parlamentari ed attivisti MDC). Le intimidazioni politiche del partito di Mugabe continuano e sono riprese le espropriazioni di appezzamenti di proprietari terrieri bianchi, in concomitanza con il varo della legge che impone la cessione del 51 per cento della proprietà di imprese da stranieri e da cittadini non neri a zimbabwani «autoctoni».

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Il nostro Governo ha quindi appoggiato la Decisione del Consiglio UE il 16 febbraio scorso di prorogare le misure restrittive: divieto di vendita di armi al Governo di Harare, divieto di ingresso e transito nel territorio UE per alcuni esponenti del partito di Mugabe, congelamento di loro beni e capitali. L'Italia rimane, tuttavia, aperta ad una possibile revisione delle attuali sanzioni, ove si registrassero concreti progressi sia nell'attuazione dell'Accordo di Governo sia in vista dell'organizzazione di libere elezioni a fine 2011 (così come avevamo appoggiato, nel giugno 2009, la riapertura del dialogo politico tra la UE ed Harare come segnale d'incoraggiamento). Il Governo italiano si è fatto inoltre latore a livello UE della necessità di mantenere uno stretto raccordo con l'Unione Africana e con la Comunità per lo sviluppo dei Paesi dell'Africa meridionale (SADC), che ha incaricato il Presidente sudafricano Zuma di mediare fra Governo ed opposizione.
Rispetto all'emergenza del 2008 la situazione umanitaria nel Paese appare nettamente migliorata. Non si rende quindi necessaria una vera e propria missione umanitaria nello Zimbabwe. Permane comunque un nostro rilevante impegno. L'Italia, che siede nel gruppo dei maggiori donatori dello Zimbabwe, nel periodo 2008-2009 ha corrisposto aiuti per un importo complessivo pari a 3,55 milioni di euro (destinati prevalentemente ad assistenza medica e materiale sanitario, contrasto al colera, distribuzione di generi alimentari, aiuti agli sfollati interni e ai rifugiati nei Paesi limitrofi, miglioramento del coordinamento degli interventi umanitari).

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ALLEGATO 2

5-00606 Zacchera: Sulle relazioni tra il Ruanda e l'Unione Europea.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'orrore del genocidio ha inferto al Ruanda una terribile ferita, che il Paese sta faticosamente tentando di rimarginare. La stessa vicenda menzionata nell'interrogazione è l'esempio di quanto difficile sia voltare pagina e giungere ad una memoria condivisa e pacificata dei tragici eventi degli anni '90. La Signora Kabuye, stretta collaboratrice del Presidente Kagame, era stata infatti arrestata in Germania su ordine di cattura internazionale emesso dalla magistratura francese per un presunto coinvolgimento nell'attentato che nel 1994 costò la vita all'allora Presidente ruandese e innescò la spirale della follia che ha generato il massacro di oltre 800 mila Tutsi e Hutu moderati.
L'allora Presidenza dell'Unione Europea, nel difendere l'azione intrapresa dalle Autorità tedesche, aveva ricordato l'obbligatorietà dell'esecuzione del mandato di arresto europeo e riaffermato la piena solidarietà di tutti gli Stati Membri nei confronti del Governo tedesco. L'Italia si è allineata alla posizione assunta dalla Presidenza UE. Ma si è anche impegnata affinché un atteggiamento eccessivamente rigido delle Istituzioni comunitarie non pregiudicasse le possibilità di dialogo con il Ruanda.
I mandati di cattura emessi contro diversi esponenti del governo ruandese hanno addirittura portato alla rottura delle relazioni diplomatiche tra Kigali e Parigi. Da parte sua, il governo ruandese ha imputato alla Francia di aver sostenuto le forze che avevano istigato il genocidio. L'ingresso, nel novembre 2009, del Ruanda nel Commonwealth (secondo Paese senza un passato coloniale britannico a prendere tale decisione) è stato letto da alcuni come un ulteriore segnale di allentamento dei legami con la Francia.
Negli ultimi mesi, tuttavia, i rapporti franco ruandesi hanno registrato una distensione. La Signora Kabuye, che ha dimostrato massima collaborazione con la magistratura francese, è rientrata a Kigali lo scorso febbraio ed ha ripreso le sue funzioni. Sempre a febbraio, il Presidente Sarkozy si è recato in Ruanda per celebrare la riapertura delle relazioni diplomatiche bilaterali e ha ammesso gli errori di Parigi all'epoca del genocidio, soffermandosi in particolare sulla tardiva presa di coscienza della reale drammaticità della situazione e sulle carenze della risposta francese sotto il profilo sia dell'impegno, sia della durata della missione Turquoise. Da parte francese si è inoltre confermato l'impegno a perseguire le persone implicate nei fatti del 1994, sempre nel rispetto dell'indipendenza, dei tempi e delle procedure del sistema giudiziario. La Ministra degli Esteri ruandese ha riconosciuto al Presidente Sarkozy il merito di aver posto fine a quella che a Kigali veniva definita la «logica negazionista» adottata dalla Francia dopo il genocidio.
L'Italia, nel sostenere la piena pacificazione del Ruanda e il completamento del processo di transizione, ha naturalmente sempre operato per facilitare il dialogo tra l'Europa e il Ruanda. Le criticità del dopo genocidio sono oggetto di particolare attenzione da parte della UE che monitora e sostiene i progressi che il Paese sta realizzando. Ricordo che attraverso il 10o Fondo Europeo allo Sviluppo,

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l'Unione ha stanziato a favore del Ruanda 290 milioni di euro per il periodo 2008-2013: il 60 per cento dei quali destinato a sanità, educazione e risorse idriche.
Il Sottosegretario Mantica ha visitato il Paese a fine agosto, cogliendo l'occasione per porgere le congratulazioni del Presidente del Consiglio a Paul Kagame per la sua rielezione a Presidente della Repubblica, il 9 agosto scorso. Kagame continua a godere di un ampio consenso fra la popolazione, che gli riconosce il merito di aver portato avanti il processo di normalizzazione nel Paese. Tuttavia, il clima teso che ha contraddistinto la fase immediatamente pre-elettorale, con alcuni episodi di violenza e di intimidazione politica a danno degli oppositori, ha causato non pochi rilievi da parte della Comunità Internazionale. L'Italia continua quindi a sostenere un maggior coinvolgimento nell'attività politica di tutte le componenti della società civile.
Si segnala, infine, che la Ministra degli Esteri ruandese ha accolto con interesse la proposta avanzata dal Sottosegretario Mantica di effettuare una Country presentation del Ruanda a Milano, al fine di incrementare gli scambi commerciali bilaterali.

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ALLEGATO 3

5-03328 Ginefra: Sul ferimento di un cittadino italiano a Barcellona.

TESTO DELLA RISPOSTA

Il 13 luglio scorso, dopo un primo contatto telefonico, il padre e la sorella del connazionale Nicola Tanno si sono recati al Consolato Generale di Barcellona per esporre i fatti occorsi al proprio congiunto durante i festeggiamenti per la vittoria della Spagna al mondiale e che l'On. Interrogante ha ben illustrato.
Intenzionati a sporgere denuncia contro la Polizia locale per l'accaduto, i familiari hanno chiesto i contatti del legale di fiducia del Consolato Generale, che hanno potuto incontrare nella serata dello stesso 13 luglio. Tuttavia, pur ringraziando per la pronta assistenza fornita, la famiglia Tanno ha poi deciso di affidarsi ad un legale differente da quello suggerito dal Consolato Generale.
Il 28 luglio il Consolato Generale è intervenuto formalmente presso il Tribunale di Barcellona e ha chiesto copia degli atti della denuncia. Tale richiesta è stata rinnovata il 3 agosto. In attesa del riscontro da parte del Tribunale, il Consolato Generale ha informalmente ottenuto dal legale del connazionale copia della denuncia presentata contro la Polizia locale per aver impartito l'ordine di «sparare proiettili di gomma in modo indiscriminato su cittadini che stavano esercitando i propri diritti civili», e contro il poliziotto - di cui non si conoscono le generalità - accusato di aver ferito il Signor Tanno.
L'11 agosto il Signor Tanno, accompagnato dalla sorella, ha incontrato il Console a Barcellona e il personale incaricato di seguire il caso. Il connazionale, che appare in buone condizioni di salute, ha segnalato la sua permanenza nella città catalana, assistito dalla famiglia. Ciò gli consentirà di seguire da vicino gli sviluppi giudiziari derivanti dalla sua denuncia.
Il Consolato Generale ha confermato la piena disponibilità ad assistere il connazionale nei mesi a venire, sia in termini di possibili consulenze mediche o legali (attraverso i medici ed avvocati di fiducia del Consolato Generale), sia per ciò che concerne l'iter giudiziario.
Naturalmente, pur nel necessario rispetto dell'autonomia della magistratura catalana, il Ministero degli Esteri, tramite la Direzione Generale per gli italiani all'estero, continuerà a seguire con ogni opportuna attenzione, e in stretto raccordo con il Consolato Generale a Barcellona, la vicenda in questione.

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ALLEGATO 4

5-03298 Renato Farina: Sulla detenzione di un dissidente cubano in regime di isolamento totale.

TESTO DELLA RISPOSTA

Le Autorità de l'Avana, il 25 agosto scorso, hanno liberato il dissidente politreo Juan Juan Almeida, figlio dell'ex vicepresidente cubano e storico membro della Rivoluzione castrista, e lo hanno autorizzato a lasciare l'isola. Ancora una volta, tale risultato scaturisce soprattutto dal dialogo portato avanti negli ultimi mesi tra il Governo e la Chiesa cattolica: un dialogo «tra cubani» che non si sta limitando soltanto alla situazione dei detenuti per reati d'opinione ma abbraccia, più in generale, le grandi problematiche che ancora affliggono il Paese.
Come è noto, il Governo di Cuba ha avviato nei mesi scorsi un processo teso a porre in libertà i detenuti per reati d'opinione tuttora rinchiusi nelle carceri cubane dopo la «primavera nera» del 2003. Restano naturalmente alcuni punti da chiarire e molte cose da fare. In primo luogo, si ritiene che la partenza per l'estero dei detenuti non debba costituire un obbligo per coloro che dissentono: semmai una possibilità, che viene offerta in alternativa a quella di tornare liberi e rimanere a vivere nel proprio Paese. Si auspica inoltre che il dialogo tra Governo e Chiesa cubana favorisca il cammino verso rapide ed ineludibili riforme che consentano alla popolazione cubana maggiori spazi di libertà da un punto di vista politico, ma anche economico.
Le recenti dichiarazioni di Fidel Castro circa la necessità di superare il modello finora vigente e le riforme annunciate da Raul per un maggiore impulso all'iniziativa privata sembrano andare in questa direzione.
Il Governo italiano - in coordinamento con i partner europei e nel rispetto della Posizione Comune definita fin dal 1996 e riesaminata ogni anno - ha profuso un grande impegno nell'adoperarsi per ottenere la fine delle persecuzioni e dei maltrattamenti da parte del regime comunista cubano nei confronti dei dissidenti politici e dei detenuti per reati di opinione.
Vorrei solo ricordare che il collega Sottosegretario Scotti ha avuto modo di incontrare nei mesi scorsi a Roma sia l'Ambasciatore cubano sia il Vice Ministro della cultura dell'isola di passaggio in Italia. Ad entrambi, su indicazione del Ministro Frattini, ha ribadito le aspettative del Governo e dell'Italia in materia di rispetto dei diritti umani ed in merito alla necessità di riforme che migliorino le condizioni di vita sull'isola. Ad entrambi ha espresso il fermo sostegno dell'Italia al dialogo tra Governo e Chiesa cubana, nella convinzione che risultati concreti in questo ambito avrebbero anche indotto il Signor Farinas a desistere dallo sciopero della fame, come poi è difatti avvenuto. Il Sottosegretario Scotti ha, infine, confermato la disponibilità dell'Italia a sostenere con misure concrete il processo in atto. Dopo le prime liberazioni e l'arrivo del primo gruppo di dissidenti cubani a Madrid, rinnoviamo la disponibilità dell'Italia a ricevere quegli oppositori che volessero scegliere il nostro Paese.
Le reazioni positive che gli ultimi avvenimenti hanno provocato negli Stati Uniti, in molti Paesi dell'Unione Europea e fra le fila della stessa dissidenza ci confortano nella nostra linea di sostegno attivo

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al dialogo in corso. L'Italia continuerà a muoversi lungo questa direttrice, attraverso contatti ad ogni livello, a Roma, a L'Avana, a Washington, a Bruxelles e nelle altre capitali europee, nella convinzione che la strada del dialogo - e non certo quella delle misure unilaterali e, quindi, controproducenti - rappresenti l'unico cammino percorribile per una pacifica e positiva transizione a Cuba.

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ALLEGATO 5

5-03360 Burtone: Sulla carcerazione preventiva di un cittadino italiano a Belgrado.

TESTO DELLA RISPOSTA

Il connazionale Giovanni Accroglianò, come ricorda l'On. Interrogante, è stato tratto in arresto il 29 ottobre 2009 ed incarcerato nel penitenziario di Belgrado, è sottoposto ad un procedimento penale per il reato di abuso d'ufficio relativo ad alcune forniture di arredi ospedalieri, con l'aggravante di associazione a delinquere.
Il Tribunale Superiore di Belgrado, che procede nei confronti del Signor Accroglianò ed altri per i reati menzionati, con decisione del 6 luglio scorso, ha disposto la proroga della custodia cautelare in carcere fino alla ripresa del processo prevista per il 4 ottobre. In particolare, con riguardo al connazionale, il Tribunale ha ravvisato un pericolo di fuga in caso di interruzione della custodia.
Il Sottosegretario Mantica, in occasione della sua missione in Serbia il 28 aprile scorso, ha incontrato i familiari del connazionale e ha confermato loro il pieno interessamento del Governo italiano alla vicenda. L'Ambasciata a Belgrado ha provveduto ad effettuare regolari visite presso l'istituto di carcerazione preventiva del Tribunale Superiore di Belgrado.
All'inizio di agosto, a seguito di una richiesta presentata dall'Ambasciata con Nota Verbale, i familiari, accompagnati dal personale della Cancelleria consolare, hanno potuto incontrare il Signor Accroglianò. Da ultimo, il connazionale è stato visitato l'11 settembre scorso dal Capo della Cancelleria consolare, a seguito di una segnalazione effettuata dal padre circa le precarie condizioni di salute del figlio. In tale occasione, il detenuto ha dichiarato di non avere specifici problemi di salute, nonostante sia dimagrito.
Per quanto concerne l'iter giudiziario, l'Ambasciata a Belgrado, pur nel rispetto dell'autonomia della magistratura locale, ha sensibilizzato in varie occasioni le Autorità serbe affinché il processo a carico del signor Accroglianò si svolga in maniera equa ed imparziale. Un passo in tal senso è stato, da ultimo, svolto dall'Ambasciata con una Nota Verbale dello scorso 24 agosto.
La famiglia Accroglianò è stata costantemente tenuta al corrente, dalla Direzione Generale per gli italiani all'estero della Farnesina, di tutti i passi effettuati. Lo stesso Ministro Frattini, con comunicazione dello scorso 2 settembre, ha informato il padre del connazionale della situazione e degli interventi svolti sul piano diplomatico. Il Ministro ha segnalato al suo omologo serbo Jeremic, nel corso dell'incontro avuto a Roma lo scorso 14 settembre, l'attenzione con cui da parte italiana si segue il caso.
Il Ministero degli Esteri continuerà a monitorare con la massima cura la vicenda giudiziaria del nostro connazionale, in particolare in vista dell'udienza prevista il prossimo 4 ottobre.