CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 21 ottobre 2009
235.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-01974 Parisi: Sul processo elettorale in corso in Afghanistan.

TESTO DELLA RISPOSTA

Al termine delle verifiche effettuate nelle ultime settimane dalla Commissione per i ricorsi, la Commissione Elettorale Centrale afgana ha stabilito la necessità di tenere un ballottaggio tra il Presidente uscente Karzai e il suo rivale, l'ex Ministro degli Esteri Abdullah Abdullah.
A seguito dei riconteggi effettuati applicando dei «coefficienti di correzione» stabiliti per ogni seggio dalla Commissione per i ricorsi, Karzai si ferma, infatti, al 48 per cento e non conquista quindi la maggioranza assoluta (il risultato inizialmente attribuitogli era, invece, del 54,8 per cento) che gli avrebbe consentito di vincere al primo turno.
Ieri, in un'affollata conferenza stampa, il Presidente afgano, affiancato dal Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite Kai Eide e dal Senatore americano John Kerry, ha accolto senza riserve la decisione della Commissione elettorale, smentendo tanto il timore di un suo rifiuto quanto le ipotesi precedentemente circolate di un possibile accordo con Abdullah per un Governo di coalizione. Il Presidente uscente si è detto fiducioso di poter vincere al ballottaggio.
La legge elettorale prevede che entro 15 giorni debbano essere tenute le operazioni di voto. Si arriverebbe così, tenendo conto dei giorni festivi, al 7 novembre. Occorrerà peraltro risolvere rilevanti difficoltà logistiche e organizzative per recapitare nei seggi le schede e le urne elettorali. Si tratta di raggiungere anche località impervie, dove l'inverno, che oramai è alle porte, rende precario ogni tipo di traffico.
Naturalmente la situazione nel Paese rimane delicata, tanto sotto il profilo della sicurezza quanto sotto quello della perdurante fragilità istituzionale. Continueremo perciò a monitorarla con grande attenzione assieme ai nostri partners: come lo stesso Ministro Frattini ha dichiarato stamane, l'Italia «continuerà con il suo contributo alla sicurezza delle attività elettorali, mantenendo il contingente di circa 500 uomini che hanno presidiato, anche nel primo turno, i seggi elettorali».
Va in ogni caso registrato come un segnale positivo il fatto che la Commissione per i reclami e la Commissione Elettorale Centrale abbiano potuto effettuare un'accurata verifica del voto e che il Presidente Karzai ne abbia pienamente accettato l'esito.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01975 Volontè: Sugli eccezionali eventi alluvionali in Burkina Faso.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'Italia ha fornito un immediato e concreto aiuto per alleviare la sofferenza delle popolazioni del Burkina Faso, e anche del Senegal, duramente colpite dal disastroso nubifragio che si è abbattuto sulla regione lo scorso primo settembre. Il Governo italiano ha subito risposto all'emergenza predisponendo, d'intesa con l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari e con i Governi di Norvegia e Irlanda, un volo umanitario congiunto. Il volo, partito dalla base di pronto intervento umanitario ONU di Brindisi, ha effettuato un primo scalo a Dakar, dove ha scaricato aiuti d'emergenza destinati al Senegal, per poi ripartire alla volta di Ouagadougou, dove e' giunto il 15 settembre.
Il valore dei beni umanitari trasportati con il volo da Brindisi e destinati al Burkina Faso ammonta complessivamente a 174.749 euro; la quota fornita dal Governo italiano è di 96.014 euro. Si tratta di generi non alimentari quali: 12 tende da campo ognuna in grado di coprire una superficie di 32 metri quadrati; 3 generatori diesel, ciascuno con una potenza di 5 Kilowatt, 5 generatori diesel da 10 Kilowatt, e altri 4 generatori diesel da 15 Kilowatt; 540 set da cucina per famiglie e 10 serbatoi per l'acqua, ognuno da 3500 litri.
Alla consegna dei beni, oltre naturalmente ai rappresentanti del Ministero degli Esteri italiano, erano presenti il Ministro per l'Azione Sociale e la Solidarietà Nazionale del Burkina Faso, Signora Pascaline Tamini, ed il Rappresentante Residente delle Nazioni Unite, Signor Boubacar Cissè. Hanno inoltre partecipato alla cerimonia i rappresentanti del CONASUR (il Comitato Nazionale per gli Aiuti d'Emergenza e Riabilitazione) e dell'UNDAC (unità in ambito ONU per la valutazione e il coordinamento nelle emergenze causate da catastrofi naturali).
Gli aiuti sono stati immediatamente consegnati al CONASUR per la distribuzione nei cinque siti di accoglienza che il Governo del Burkina Faso ha allestito al fine di fornire una sistemazione adeguata alle 18 mila famiglie rimaste senza tetto e ospitate nelle scuole. Le tende sono state montate nei siti ed il 23 settembre le famiglie hanno iniziato a trasferirvisi, lasciando le scuole.
L'aiuto italiano è stato molto apprezzato. La nostra Cooperazione italiana è, del resto, ben conosciuta nel Burkina, dove opera fin dai primi anni '80, attraverso attività nei settori della sanità, dello sviluppo rurale e della formazione. Tra le iniziative più importanti, c'è la seconda fase del programma di lotta alla malaria, che verrà eseguito attraverso le strutture del Governo locale e il cui valore ammonta a circa 2,2 milioni di euro. Un altro importante contributo italiano viene fornito tramite un fondo per la lotta alla desertificazione per la riduzione della povertà che interessa i 4 Paesi del Sahel, tra cui appunto il Burkina Faso. Diverse ONG italiane portano avanti progetti cofinanziati dal Ministero degli Esteri.
In ambito europeo, va segnalato che il 9 maggio scorso la UE ha accordato al Burkina Faso un aiuto di 320 milioni di euro per la lotta contro la povertà. Tale

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aiuto, completamente a dono, rientra nello stanziamento del 10o FED (Fondo Europeo di Sviluppo), rappresenta il 60 per cento degli impegni dell'Unione in favore dei paesi beneficiari per il periodo 2008-2013 e sarà frazionato in sei erogazioni annuali. Lo scopo è quello di aiutare il Paese nei suoi obiettivi di crescita economica, riduzione della povertà, miglioramento dei servizi sanitari, dell'istruzione, della sicurezza alimentare e della gestione delle finanze pubbliche. Il contributo, che fa seguito a quello di 443 milioni di euro già destinato al Burkina Faso a carico del 9o FED per il periodo 2001-2007, tiene conto delle condizioni di estrema povertà di questo Paese di circa 14 milioni di abitanti, il 43,5 per cento dei quali vive con un reddito di meno di un dollaro al giorno.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-01976 Evangelisti: Sulla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare.

TESTO DELLA RISPOSTA

Le prime tre fasi di ristrutturazione della rete diplomatico-consolare e degli istituti di cultura, effettuate in attuazione di precisi obiettivi di risparmio fissati dalla Legge finanziaria del 2007, hanno permesso anche l'effettuazione di alcuni interventi di razionalizzazione, consentendo una migliore allocazione delle risorse disponibili e, fra l'altro, l'apertura di nuovi Uffici consolari nelle aree geografiche a più forte indice di sviluppo.
Con il completamento delle prime tre fasi, è stata ripresa la riflessione finalizzata alla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare, nella prospettiva di rafforzare ulteriormente la tutela e la promozione degli interessi italiani, soprattutto nei Paesi emergenti, pur salvaguardando e razionalizzando i servizi rivolti all'utenza. In tale prospettiva, il piano preliminare di razionalizzazione è stato messo a punto sulla base di un'approfondita analisi che ha coinvolto i Capi Missione interessati; sono state inoltre tenute in debito conto - oltre alle linee generali di politica estera del Paese - la tutela delle nostre collettività all'estero e l'esigenza di rafforzare le risorse umane degli Uffici che riceveranno le competenze delle sedi in chiusura.
L'intero esercizio di razionalizzazione ed adeguamento della rete all'estero alle nuove sfide va inoltre necessariamente inquadrato nell'attuale congiuntura economica e nel forte impegno al contenimento della spesa pubblica di tutta la Pubblica Amministrazione. In tale delicato contesto, appaiono quanto mai opportuni interventi strutturali sulla rete all'estero, via principale per garantire la migliore programmazione e gestione delle - ormai scarse - risorse umane e finanziarie disponibili.
Il nuovo piano di razionalizzazione della rete all'estero, così elaborato, è stato presentato lo scorso mese di giugno alle Commissioni Esteri del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, al Consiglio Generale degli Italiani all'Estero ed alle Organizzazioni sindacali della Farnesina. Esso è volto a consentire, nel medio periodo, un significativo recupero di risorse umane e finanziarie da «reinvestire» sulla rete diplomatico-consolare, al fine di renderla sostenibile nel suo insieme, anche alla luce di aggiornate esigenze di carattere funzionale e geopolitico, nonché per assicurare il miglior servizio possibile ai nostri concittadini ed imprese.
Non posso che ribadire l'impegno del Governo a presentare al Parlamento un quadro complessivo della prevista razionalizzazione non appena completato il processo di approfondimento in corso, così come previsto dalla risoluzione 8-00050 approvata il 21 luglio scorso.
Nel corso della menzionata fase preliminare del nuovo percorso di riorganizzazione della rete, è stata oggetto di valutazione anche l'ipotesi di chiusura della nostra Ambasciata a Lusaka, nello Zambia, che ha suscitato pareri fortemente discordanti e preoccupazione anche nell'ambito della società civile. Abbiamo pertanto ritenuto opportuno non dare seguito operativo a tale ipotesi di chiusura, come

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comunicato dallo stesso Ministro Frattini all'omologo zambiano in un incontro informale a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Piuttosto, il dibattito su Lusaka ha stimolato un'ulteriore riflessione sulla nostra presenza in quell'area geografica, finalizzata anche a prevedere l'elaborazione di ipotesi alternative e di carattere innovativo per assicurare una presenza istituzionale in Paesi privi di una nostra Ambasciata ovvero, ad onere finanziario ridotto, in Paesi in cui siamo già presenti.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-01733 Mecacci: Sui migranti somali respinti in Libia.

TESTO DELLA RISPOSTA

Per quanto riguarda gli episodi menzionati dall'onorevole interrogante, riferisco quanto ci è stato comunicato dal competente Ministero dell'Interno:
«Il 12 agosto 2009, nella circostanza indicata dall'interrogante, due motovedette della Guardia di finanza hanno intercettato un gommone alla deriva in acque internazionali.
Gli stranieri che si trovavano sul gommone (80 persone) sono stati trasbordati sulle unità navali italiane e, successivamente, condotti verso la Libia, in quanto le Autorità di quel Paese hanno manifestato la disponibilità a riammettere sul proprio terreno i citati stranieri, che erano partiti da quelle coste.
Tale operazione di "riconsegna" è avvenuta in base ai noti accordi vigenti con quel Paese e in ossequio al più generale quadro normativo internazionale finalizzato al contrasto del traffico di migranti via mare.
Si evidenzia che nel caso dei menzionati 80 stranieri riconsegnati alla Libia, proprio perché rintracciati in acque internazionali, non è stato necessario adottare procedure di identificazione, attività che deve essere attualmente espletata nei casi in cui si debba procedere alla contestazione di un reato, oppure a notificare un provvedimento amministrativo di espulsione o di respingimento, ma non è necessaria nelle operazioni di salvataggio in mare.
Durante le operazioni di "riconsegna" nessuno straniero una volta a bordo delle navi italiane, ha manifestato la volontà di chiedere asilo, presupposto indispensabile per attivare la relativa procedura, né ha richiamato in tal senso l'attenzione del personale operante, né ha manifestato segnali di disagio, comunque riconducibili a pericolo di una persecuzione nel caso di rientro forzato nel Paese di origine».

Per quanto riguarda, poi, l'altro tema sollevato dall'onorevole interrogante, quello del rispetto dei diritti umani da parte della Libia, vorrei ricordare che l'articolo 6 del Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione tra Italia e Libia, firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 ed entrato in vigore il 2 marzo 2009, concerne specificamente il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, sancendo l'impegno delle Parti ad agire conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Si tratta di una previsione di carattere generale che, ad ogni modo, è da ritenersi idonea a impegnare le Autorità di Tripoli al rispetto di norme e standard internazionali in materia.
La Libia, pur non essendo parte della Convenzione di Ginevra del 1951 e non disponendo di una legge nazionale sull'asilo, ha firmato e ratificato la Convenzione OUA del 1969 relativa a specifici aspetti della problematica dei rifugiati in Africa, testo complementare alla Convenzione di Ginevra, riconosciuto dall'UNHCR, che impegna a garantire lo status di rifugiato secondo i criteri di Ginevra. In Libia sono peraltro presenti sia l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) sia 1'UNHCR, la cui attività

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ha consentito operazioni di identificazione di cittadini eritrei e il loro successivo ristabilimento («resettlement») in diversi Paesi europei, fra cui l'Italia.
Vorrei ricordare, infine, che il negoziato attualmente in corso tra l'Unione Europea e la Libia per la conclusione di un Accordo Quadro (che ha preso avvio nel novembre 2008) comprende un ampio volet migratorio. In tale ambito, la Commissione europea è impegnata, conformemente al mandato ricevuto dal Consiglio, ad ottenere dalle Autorità libiche, tra le altre cose, anche garanzie in materia di tutela di persone che necessitino di protezione internazionale.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-01796 Mecacci: Sul naufragio del 28-29 marzo 2009 nelle acque libiche.

TESTO DELLA RISPOSTA

La ricostruzione di quanto avvenuto alle imbarcazioni salpate il 28 marzo 2009 dalle coste della Libia con a bordo immigrati clandestini si basa su quanto reso noto dalle Autorità libiche e riferito dalla nostra Ambasciata a Tripoli e da quanto informalmente appreso dalla Direzione Centrale dell'immigrazione e della Polizia delle frontiere del Ministero dell'Interno.
Le autorità di Tripoli - a seguito di una segnalazione pervenuta alle autorità italiane tramite telefono satellitare - sono state immediatamente avvertite della presenza, nelle loro acque territoriali, di un battello in avaria e con numerose persone a bordo. Nella notte tra il 28 e il 29 marzo, un peschereccio libico, intervenuto per le operazioni di soccorso, ha individuato il battello in procinto di affondare ed è riuscito a trarre in salvo 23 persone e recuperare 20 salme. Secondo le indicazioni fornite dai naufraghi, sulla barca affondata avrebbero viaggiato oltre 250 persone. Ma il bilancio delle vittime rimane incerto.
La seconda imbarcazione è stata invece soccorsa dal rimorchiatore italiano «Asso 22», a seguito dell'allarme diramato dalle Autorità libiche alle imbarcazioni civili in zona. Nel corso delle operazioni di ricerca del primo battello, il rimorchiatore, in servizio presso una piattaforma dell'ENI Oil, ha appunto intercettato un altro barcone in avaria, che trasportava 356 persone, tra cui donne e bambini, di una decina di nazionalità. Lo ha trainato fino all'ingresso del porto di Tripoli, dove è stato preso in consegna dalle Autorità locali. Sei persone sarebbero state ricoverate in ospedale per accertamenti.
Entrambi gli episodi sono avvenuti in acque libiche e, nel secondo caso, sotto il pieno controllo delle Autorità di Tripoli. Non si dispone quindi di informazioni su eventuali istanze presentate dagli immigrati a quelle autorità.
Il traffico di esseri umani proveniente, in particolare, dalla Libia e dalla Tunisia e diretto in Sicilia, prevalentemente a Lampedusa è un fenomeno che il Governo è impegnato a contrastare con determinazione. Il nostro Ministero dell'Interno ha intrapreso al riguardo iniziative mirate, sia attraverso la collaborazione con i Paesi dai quali il traffico di clandestini origina, sia fornendo maggiore impulso alle attività investigative.
Proprio in Sicilia è stata costituita da tempo una task force permanente d'investigatori, appartenenti ad uffici centrali e periferici del Ministero dell'Interno e da personale degli uffici di Polizia di frontiera. L'obiettivo è di acquisire, non solo presso le località dello sbarco, ma soprattutto nei centri di accoglienza, le informazioni utili a ricostruire il «modus operandi», le rotte e le caratteristiche dei sodalizi delinquenziali, suscettibili di sviluppi investigativi.
Collegata con questa drammatica realtà, come confermatoci dal Ministero della Giustizia, è anche la rogatoria internazionale menzionata dall'onorevole interrogante, formulata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari nel dicembre del

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2008 e riguardante specificatamente un procedimento penale per i delitti di riduzione e mantenimento in schiavitù di ragazze nigeriane e tratta di persone. La rogatoria è stata inoltrata nel gennaio scorso dal Ministero di Giustizia al nostro Consolato Generale a Tripoli che lo ha prontamente trasmesso alle autorità locali. Il Governo continuerà naturalmente ad adoperarsi con la massima convinzione, per il tramite della nostra Ambasciata a Tripoli, per favorire una piena collaborazione fra Autorità libiche e magistratura italiana.

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ALLEGATO 6

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Emirati Arabi Uniti relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Dubai il 13 dicembre 2003 (C. 2552 Governo, approvato dal Senato).

EMENDAMENTO APPROVATO

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.
(Intese intergovernative).

1. Ai fini dell'esecuzione di quanto previsto dall'articolo 5 dell'Accordo, di cui all'articolo 1 della presente legge, sono stipulate apposite intese intergovernative che indichino con precisione il contenuto delle relative operazioni, di cui al citato articolo 5 dell'Accordo, ai sensi dell'articolo 9, comma 4, della legge 9 luglio 1990, n. 185, e successive modificazioni, recante «Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento».
2. 100.Il Relatore.