CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 22 settembre 2009
220.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

In relazione alla partecipazione di tre componenti della Commissione ad una missione a Porto Torres (29 giugno 2009).

Una delegazione della Commissione attività produttive della Camera dei deputati composta dal presidente Andrea Gibelli e dai deputati Catia Polidori e Ludovico Vico ha effettuato nello scorso mese di giugno una missione a Porto Torres nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione e sulle prospettive del sistema industriale e manifatturiero italiano in relazione alla crisi dell'economia internazionale, deliberata dalla Commissione il 25 febbraio 2009.
Nel corso della giornata la delegazione ha svolto una serie di incontri con i rappresentanti istituzionali del comune di Porto Torres, della Giunta regionale della Sardegna, della Commissione industria del Consiglio regionale della Sardegna, nonché con rappresentanti delle organizzazioni sindacali a livello sia regionale sia territoriale. La delegazione si è inoltre recata presso gli stabilimenti industriali di Porto Torres per un incontro con i dirigenti dell'ENI.
Nel corso della mattinata, dopo un breve intervento del sindaco di Porto Torres, Luciano Mura, che ha sottolineato la gravità della situazione occupazionale e l'effetto domino che provocherebbe per la chimica sarda l'eventuale chiusura degli impianti di Porto Torres, il presidente Andrea Gibelli, ha ricordato che la X Commissione si è più volte occupata nel corso della legislatura delle problematiche inerenti la chimica sarda. Ha altresì sottolineato che la gravità della situazione occupazionale della Sardegna è purtroppo simile a quella che si registra in numerose regioni italiane e che, pur nella necessità di affrontare le emergenze del polo chimico, una soluzione più incisiva dovrebbe essere ricercata con l'investimento in settori più produttivi, quali ad esempio il turismo che rappresenta un'enorme potenzialità del territorio sardo. L'incontro presso la sede del Comune di Porto Torres ha poi registrato gli interventi dei rappresentanti delle Confederazioni sindacali regionali. Per la CGIL, Piero Cossu, responsabile dei settori industria, agricoltura e artigianato e delle reti di energia e acqua, ha rilevato che la grave situazione in cui versa la chimica sarda è dovuta prioritariamente alle scelte strategiche dell'ENI. Ha sollecitato quindi la Commissione ad intervenire nei confronti del Governo perché manifesti la propria posizione rispetto alle scelte dell'ENI, sottolineando che i lavoratori del settore chimico hanno bisogno di chiarezza di prospettive più che di interventi assistenziali. Il segretario generale della CISL Sardegna, Mario Medde, dopo una dettagliata disamina dei dati sulla crisi economica e sociale della Sardegna, ha sollecitato l'attuazione dell'Accordo di programma sulla chimica siglato nel luglio 2003 (dei 300 milioni stanziati ne sono stati spesi soltanto 36 per il sito di Ottana), nonché l'approvazione dell'Accordo di programma in materia di energia. Arnaldo Melissa, segretario generale provinciale della UIL Sassari, ha infine osservato che la Sardegna non è disposta a rinunciare al proprio tessuto industriale e ha richiamato il Governo ad inserire tra le priorità il rilancio della chimica sarda e in particolare del sito di Porto Torres.
L'intervento dell'assessore all'industria della regione Sardegna, Andreina Farris, ha evidenziato la necessità di salvaguardare il settore della chimica di base - fondamentale del resto in tutti i Paesi industrializzati - che garantisce 5 mila posti di lavoro, impegnandosi a nome della regione a collaborare nell'adeguamento e bonifica dei siti inquinati. Ha sottolineato

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altresì che la situazione di Porto Torres deve essere trattata a livello nazionale, auspicando tuttavia la nomina del presidente della regione Sardegna, Ugo Cappellacci, a commissario per le bonifiche industriali. L'assessore Farris ha ricordato che, dopo oltre due anni di inattività, nello scorso mese di giugno è tornato a riunirsi l'Osservatorio regionale della chimica, nella cui sede saranno riconsiderati elementi fondamentali dell'Accordo di programma sulla chimica del 2003, ampiamente disattesi nel corso della precedente legislatura. Per il rilancio della chimica regionale, con particolare riferimento agli investimenti industriali, alle infrastrutture, alle bonifiche ambientali e alle tariffe energetiche agevolate, ha infine sollecitato uno specifico Accordo di programma quadro per aggiornare i contenuti del precedente rimodulando le risorse a suo tempo assegnate e non ancora utilizzate.
L'onorevole Ludovico Vico, sottolineato che l'ENI dovrebbe indirizzare una quota rilevante di investimenti sulla filiera cloro-PVC, ricorda che la risoluzione n. 8-00045, a sua prima firma, approvata dalla X Commissione il 9 giugno 2009, ha impegnato il Governo, tra l'altro, a convocare con estrema urgenza un tavolo generale di confronto per il rilancio della chimica italiana, che parta dal monitoraggio di tutti gli accordi di programma esistenti nei siti e ad esercitare tutti i suoi poteri di indirizzo di azionista affinché l'ENI destini al settore della chimica significativi investimenti.
Nella riunione presso il Petrolchimico di Porto Torres, l'ing. Piergiorgio Sedda, direttore della Polimeri Europa, ha sottolineato che la società gestisce l'attività petrolchimica «core» di Eni: produzione e commercializzazione di olefine, aromatici ed intermedi (chimica di base), stirenici, elastomeri e polietilene. Lo stabilimento lavora strutturalmente in perdita in quanto il ciclo produttivo è basato su uno steam-cracker che per scala, vetustà e tecnologia è ormai l'unico rimasto in Europa. Il ciclo è inoltre gravato da pesanti costi logistici in quanto le materie prime (virgin naphtha, acrilonitrile, butadiene) vengono importate e i prodotti devono essere trasferiti via nave in continente. Gli stabilimenti del Nord Europa, invece, sono collegati da reti di pipelines che interscambiano materie prime e prodotti intermedi e sono collocati nel cuore del mercato in cui vengono distribuiti e consumati. A fine 2008, è stata decisa la sospensione della programmazione di produzione di cumene e fenolo. I relativi impianti sono stati bonificati e messi in sicurezza.
L'ing. Sedda ha aggiunto che dal 2002 ad oggi lo stabilimento ha assorbito risorse (tra perdite e investimenti) per oltre 500 milioni di euro (oltre 100 milioni di euro nel solo 2008) e che per il 2009 è prevista una perdita di 70 milioni di euro. Con riferimento alle condizioni generali del settore, ha osservato che l'Europa soffre un forte svantaggio strutturale rispetto agli gli operatori mediorientali, per i quali il minor costo dell'etilene - prodotto da gas a basso costo - si traduce in un vantaggio su tutti i derivati, in particolare il polietilene, anche sui mercati europei. Gli investimenti della petrolchimica sono pertanto crollati in Europa occidentale e vanno concentrandosi in Medio Oriente (per la disponibilità di gas associato) e in Cina (a seguito del forte incremento della domanda). Ai limiti strutturali del settore si aggiunge per Eni un assetto industriale sub-ottimale, determinato anche da trasferimenti d'impresa e operazioni di salvataggio adottate per rispondere a esigenze sociali e crisi occupazionali derivanti da fallimenti di altre imprese e situazioni di emergenza. Lo stabilimento di Porto Torres rappresenta in questo senso una caso emblematico: le criticità strutturali sono attualmente amplificate dalla crisi in corso di cui appare arduo prevedere i tempi di recupero. I dati sul livello di stoccaggio confermano la gravità della situazione: il livello di stoccaggio dei prodotti del Petrolchimico che attendono di essere venduti ha raggiunto, nel mese di giugno 2009, una dimensione pari a 170 giorni di produzione (contro i normali 40-60 giorni).

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Ciò a riprova della perdurante difficoltà del mercato ad assorbire le produzioni realizzate nello stabilimento.
Il successivo intervento del presidente della Commissione industria del Consiglio regionale della Sardegna, Nicolò Rassu, ha evidenziato che le difficoltà del sistema produttivo sardo si estendono anche al settore siderurgico. Ritiene possibile perseguire soluzioni alternative quali il potenziamento del settore turistico che diano nuovo impulso al sistema economico della regione con l'impegno, tuttavia, di salvaguardare i livelli occupazionali. Sottolinea, al riguardo, che l'eventuale riconversione dell'attuale apparato richiede gradualità e capacità di scegliere la continuità di impianti che possono essere ancora produttivi. Ritiene infine che, per quanto riguarda il petrolchimico, l'ENI dovrebbe assumersi l'onere della bonifica dei siti, almeno per la quota partecipata dallo Stato, pari al 26 per cento.
Il presidente Gibelli ha quindi sottolineato la distanza tra la posizione manifestata dall'ENI e le esigenze del territorio, ritenendo opportuna una riconversione delle attività produttive del territorio attraverso un percorso graduale che abbia come primo obiettivo la tutela dei posti di lavoro. Ha altresì evidenziato l'importanza del nucleare e della sicurezza degli approvvigionamenti energetici per la crescita dell'economia del Paese, che attualmente registra una forte dipendenza dall'estero e i costi più alti dell'energia a livello europeo con una forte penalizzazione delle attività delle imprese italiane. Ritiene infine che si debbano individuare con una tempistica adeguata i siti realmente produttivi sul territorio sardo rilanciandone l'attività e riconvertendo l'economia delle zone che ospitano stabilimenti in perdita.
La missione si è conclusa con un incontro con il Comitato area di crisi e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali territoriali presso la sede della provincia di Sassari. Dopo un intervento della presidente della provincia di Sassari, Alessandra Giudici, che ha manifestato la decisa volontà degli enti locali a mantenere in attività gli impianti petrolchimici (nonostante la scelta di sviluppare un importante sito a livello nazionale sia stata nel passato subita dalla Sardegna), i rappresentanti del Comitato area di crisi, tra cui i sindaci di Porto Torres, Sassari e Alghero hanno sostanzialmente ribadito le problematiche emerse nell'incontro presso il comune di Porto Torres. L'ing. Franco Appeddu, rappresentante di Confindustria, ha rilevato che il passaggio del sito di Porto Torres da Syndial a Polimeri Europa nel gennaio 2007, salutato come condizione per il rilancio non ha dato luogo ad alcun investimento e che dal mese di ottobre 2008 da parte dell'ENI è stata reiteratamente manifestata una volontà di dismissione. La rigida posizione assunta dall'ENI ha reso impercorribile qualsiasi piano di rilancio industriale e ha portato alla drastica e drammatica decisione di chiudere il sito di Porto Torres per due mesi (dicembre 2008-gennaio 2009) a causa di motivi commerciali. L'ing. Appeddu ha quindi proposto di superare le difficoltà della filiera cumene-fenolo attraverso politiche commerciali aggressive e progetti sostenibili di integrazione della filiera, di dare immediata attuazione al consolidamento della filiera cloro-PVC recuperando il rapporto commerciale tra ENI e Vinyls e, infine, di procedere ad un'analisi delle criticità delle produzioni di polimeri a Porto Torres, individuando le azioni e gli investimenti in grado si assicurare sostenibilità industriale alle attività esistenti.

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ALLEGATO 2

In relazione alla partecipazione di tre componenti della Commissione ad una missione presso la centrale nucleare di Flamanville (8-10 luglio 2009).

Una delegazione della Commissione attività produttive della Camera dei deputati composta dal presidente Andrea Gibelli e dai deputati Andrea Lulli e Raffaello Vignali ha effettuato nello scorso mese di luglio una missione presso la centrale nucleare di Flamanville, in Francia, con l'obiettivo di approfondire le tematiche dell'energia e, in particolare, della produzione di energia nucleare, nonché gli aspetti della collaborazione industriale tra Italia e Francia, atteso che importanti gruppi italiani, come Enel, partecipano alla costruzione del terzo reattore della centrale di Flamanville che, per l'innovativa tecnologia utilizzata, potrebbe rappresentare un modello per il futuro del nucleare italiano. Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, e alcuni rappresentanti di Enel hanno partecipato insieme alla delegazione parlamentare agli incontri previsti.
Nella giornata dell'8 luglio la delegazione ha incontrato il presidente e i membri dell'Autorità per la sicurezza nucleare francese (ASN). Il presidente, André-Claude Lacoste, ha ricordato che l'ASN è stata dichiarata autorità amministrativa indipendente, dopo circa trent'anni di attività, dalla legge del 2006-686 del 13 giugno 2006 in materia di trasparenza e sicurezza nucleare. L'Autorità è composta da cinque membri (Presidente e quattro commissari) di cui tre nominati dal Presidente della Repubblica, uno dall'Assemblea nazionale e uno dal Senato. Il mandato non è revocabile e la sua durata è di sei anni non rinnovabili. Il presidente Lacoste ha quindi sottolineato che tra le oltre quaranta Autorità presenti nell'ordinamento francese, l'ASN è l'unica a godere di autonomia regolamentare.
La mission dell'ASN è di regolare, in nome dello Stato, la sicurezza nucleare e la protezione dalle radiazioni (oltre agli impianti di produzione di energia nucleare, l'Autorità opera severi controlli anche sui macchinari ospedalieri per la radioterapia), al fine di proteggere i cittadini dai rischi implicati dall'attività nucleare. L'informazione ai cittadini costituisce un asse portante dell'attività dell'ASN. Il titolo III della legge 2006-686, in materia diritto all'informazione sulla sicurezza nucleare e alla protezione dalle radiazioni, prevede, tra l'altro, all'articolo 22, l'istituzione di Comitati locali d'informazione che, in base alla testimonianza del presidente Lacoste, svolgono un'insostituibile funzione a livello territoriale. I Comitati sono composti da rappresentanti delle istituzioni regionali e comunali, da membri del Parlamento eletti nel Dipartimento, da rappresentanti delle associazioni di protezione ambientale, di interesse economico, delle organizzazioni sindacali e da medici. Nel 2008 l'ASN ha devoluto circa 600 mila euro ai Comitati di informazione locale i quali si sono costituiti in associazione nazionale che opera in costante collaborazione con l'Autorità. Nel 2008 è stato anche istituito l'Alto Comitato per la trasparenza e l'informazione sul nucleare (previsto dall'articolo 23 della legge 2006-686), di cui fanno parte il presidente dell'ASN, due deputati e due senatori, rappresentanti dei Comitati di informazione locale, delle organizzazioni sindacali, esperti in materia nucleare e di protezione dalle radiazioni.
A conclusione dell'intervento introduttivo del presidente Lacoste, il presidente Gibelli ha ricordato che la Commissione ha discusso di tematiche connesse al nucleare sia con una delegazione di deputati

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francesi competenti sul tema dell'energia sia in occasione di una visita in Italia del vicesegretario presso la Presidenza della Repubblica francese, Fran ois PEROL. In entrambi gli incontri è emerso chiaramente che la scelta strategica del nucleare in Francia è stata operata dallo Stato e dal sistema Paese e non è mai stata messa in discussione dai Governi che si sono succeduti negli ultimi decenni. Ciò ha reso possibile una continuità e una omogeneità di indirizzo nelle politiche energetiche che è assolutamente indispensabile in investimenti di lungo periodo. La situazione in Italia appare del tutto diversa in quanto il progetto di legge con cui si reintroduce il nucleare è frutto della scelta del Governo in carica. Ha chiesto quindi al presidente Lacoste come suggerimenti per comunicare la costruzione di nuovi siti ad un territorio prevalentemente contrario al nucleare e come si sia modificato il ruolo dell'ASN nella sua evoluzione da organismo ministeriale ad Autorità indipendente. L'onorevole Andrea Lulli, espresso apprezzamento per la struttura organizzativa dell'ASN, ricorda che il gruppo del Partito democratico ha insistito perché fosse prevista nel disegno di legge S.1195-B, in corso di approvazione definitiva presso il Senato, l'Agenzia per la sicurezza nucleare, non prevista nel testo inizialmente presentato dal Governo. Ha chiesto quindi al Presidente Lacoste se la concorrenza tra più operatori sia un elemento positivo per la costruzione di impianti nucleari, se l'ASN controlli tutte le fasi di costruzione di un impianto, fin dalla sua progettazione e se sia coinvolta anche in progetti di ricerca.
Il sottosegretario Stefano Saglia ha sottolineato che la normativa italiana prevede che il presidente e i quattro componenti dell'Agenzia per la sicurezza nucleare siano di nomina governativa e ha chiesto per quanto tempo i commissari non possano assumere altri incarichi nel settore di competenza dopo la scadenza del mandato. Ha chiesto inoltre se siano state effettuate indagini sulla radioattività nei territori che ospitano impianti nucleari.
Il presidente Lacoste ha ricordato che l'ASN è stata istituita nel 1973 come Ufficio del Ministero dell'industria e che in 36 anni di attività ha avuto solamente quattro presidenti. Ha ribadito quindi l'assoluta continuità della politica energetica francese che si è configurata come una scelta dello Stato mai messa in discussione dai Governi che si sono succeduti e che rappresenta un elemento imprescindibile per scelte di lungo termine. Ha aggiunto che i membri devono avere meno di 65 anni al momento del conferimento dell'incarico e non possono assumere impegni nel settore di competenza per i tre anni successivi alla scadenza del mandato. Per quanto riguarda il rapporto con il territorio, ha sottolineato il ruolo fondamentale svolto dai Comitati locali d'informazione, a suo avviso più rilevante degli strumenti incentivanti o compensativi a favore delle popolazioni interessate dalla costruzione dei siti: è prioritario che i cittadini siano informati sulla sicurezza e sulla protezione dalle radiazioni e siano rassicurati dai follow up, anche di tipo medico e sanitario, che periodicamente sono loro comunicati secondo una rigorosa politica di trasparenza e coinvolgimento nelle scelte energetiche effettuate. Le indagini sulla radioattività sono a carico dello Stato con la partecipazione di EDF. Ritiene che la concorrenza tra vari operatori nella costruzione dei siti non rappresenti un ostacolo in termini di sicurezza degli impianti, purché il controllo sia esercitato in maniera rigorosa.
Ha sottolineato inoltre che l'ASN si confronta continuamente con le omologhe agenzie di sicurezza sia europee sia mondiali, in particolare con gli Stati Uniti, esprimendo notevoli preoccupazioni per la posizione della Cina che, a suo parere non dispone né di mezzi né di competenze in materia di sicurezza nucleare.
La commissaria Marie-Pierre Comets ha infine aggiunto che l'ASN esprime un parere sui programmi di ricerca pubblica, spesso intervenendo direttamente nella loro elaborazione, mentre l'EDF partecipa prioritariamente a programmi di ricerca sulla sicurezza nucleare.

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La giornata del 9 luglio 2009 è stata dedicata alla visita dell'impianto nucleare di Flamanville in Normandia. La struttura costruita sul mare in una zona di falesie ha un impatto ambientale decisamente limitato. Attualmente sono in funzione due reattori da 1300 MW entrati in esercizio tra il 1985 e il 1986, che producono 18 miliardi di kilovattora all'anno, l'equivalente del consumo annuale delle aree geografiche della Bretagna e della Bassa Normandia. In Francia sono attivi 58 reattori ad acqua pressurizzata (PWR, Pressurized Water Reactor), dislocati su 19 siti con tre livelli di potenza (34 unità di 900 MG, 20 unità di 1300 MW e 4 unità di 1450 MW). La società EDF è proprietaria dei reattori e dei siti. In questo sistema, le turbine sono azionate da vapore prodotto da acqua portata alla temperatura di 320 gradi da processi di fissione nucleare e in una prima fase pressurizzata per mantenuta allo stato liquido. In una seconda fase, l'acqua trasformata in vapore mette in azione le turbine agganciate ad un generatore che produce elettricità. Per il raffreddamento dell'impianto è utilizzata acqua marina che ovviamente non viene mai a contatto con le parti radioattive. Nella fase finale l'elettricità è inviata dal trasformatore ai cavi ad alta tensione per la sua distribuzione. Presso gli impianti 1 e 2 di Flamanville lavorano 680 dipendenti EDF e 200 fornitori con contratto permanente.
La delegazione ha poi proseguito la visita verso l'impianto in costruzione di Flamanville 3, in cui sono attualmente impegnati oltre 2000 lavoratori, 1.500 fornitori esterni. Al progetto partecipa con una quota del 12,5 per cento il gruppo italiano Enel (per un investimento complessivo stimato di circa 4 miliardi di euro). L'accordo di collaborazione Enel - EDF, siglato nel mese di novembre 2007, consente all'Italia di partecipare alla costruzione del primo impianto nucleare di nuova generazione EPR (European Pressurized water Reactor o Evolutionary Power Reactor), con una opzione per i successivi cinque, acquisendo al contempo le competenze necessarie attraverso il coinvolgimento di tecnici italiani sia nella fase di progettazione e costruzione degli impianti che nella successiva fase di esercizio degli impianti stessi. La tecnologia EPR è sostanzialmente un'evoluzione della tecnologia PWR, trattandosi di un reattore di terza generazione, a fissione, nel quale la refrigerazione del nocciolo e la moderazione dei neutroni vengono ottenuti grazie alla presenza nel nocciolo di acqua naturale (detta anche leggera per distinguerla dall'acqua pesante) in condizioni sottoraffreddate. In Europa, oltre a Flamanville, è in costruzione un reattore di questa tipologia a Olkiluoto in Finlandia. I tecnici di EDF hanno spiegato alla delegazione italiana che è stata scelta di Flamanville per la costruzione del nuovo reattore perché il terreno è in riva al mare, aveva già maturato un'esperienza di grande cantiere e la popolazione si è dimostrata favorevole al progetto. Hanno poi ricordato che il decreto autorizzativo è stato adottato nell'aprile 2007 e che l'entrata in esercizio del nuovo impianto è prevista per il 2012. I tecnici hanno evidenziato che i benefici principali della tecnologia EPR consistono in maggiori performance di esercizio, con un aumento del 36 per cento di produzione annuale di elettricità rispetto ai reattori attuali, in un livello di sicurezza ancora migliorata per una ulteriore riduzione di probabilità di incidente grave, in un'ottimizzazione della radioprotezione, con dosimetrie inferiori del 40 per cento rispetto ai livelli attuali, in una maggiore protezione ambientale grazie ad considerevole riduzione delle emissioni liquide e gassose.