CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 22 settembre 2009
220.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
Pag. 81

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-01802 Mariani: misure organiche per la prevenzione di nuove emergenze e per una efficace e corretta politica gestionale dei rifiuti.

TESTO DELLA RISPOSTA

In risposta al quesito posto dall'On. Mariani ed altri con l'interrogazione a risposta immediata n. 5-01802, in cui si pone l'accento sul sistema gestionale dei rifiuti in Italia e sulla recente pronuncia della Corte Costituzionale in ordine alla natura tributaria della «Tariffa di Igiene Ambientale (TIA)», si rappresenta quanto segue.
Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sta lavorando alla rivisitazione delle norme contenute del decreto legislativo 152 del 2006 in materia di gestione dei rifiuti, alla luce di due novità legislative:
a) la previsione della «delega ambientale» (delega al Governo ad «adottare, entro il 30 giugno 2010, uno o più decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi emanati ai sensi dell'articolo 1 della legge 15 dicembre 2004, n. 308, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi stabiliti dalla stessa legge») di cui all'articolo 12 della legge 18 giugno 2009, n. 69 avente ad oggetto «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile»;
b) la direttiva comunitaria 2008/98/CE, Direttiva quadro sui rifiuti, inserita nella legge comunitaria 2008 approvata con legge 7 luglio 2009, n. 88.

Si sta dunque lavorando ai decreti legislativi correlati che innoveranno il quadro normativo nazionale in materia.

In particolare nella Direttiva 2008/98/CE si prevede una nozione di rifiuto più puntuale rispetto al passato in ragione dell'inserimento di norme specifiche per i sottoprodotti e per l'end-ofwaste.
Tali previsioni consentono con maggiore certezza l'individuazione del momento in cui un rifiuto cessa di essere tale, per acquisire nuovamente lo status di prodotto, con conseguenze importanti, sia sul piano gestionale che economico.
In particolare, la previsione, anch'essa innovativa, riguardo i sottoprodotti, permetterà alle aziende ed alla comunità di evitare costi economici superflui, consentendo che un materiale, attualmente considerato «rifiuto», possa invece rientrare nel circuito economico, ottimizzandone in tal modo l'utilizzo senza comportare, peraltro, un danno ambientale.
Oltre al prossimo recepimento della normativa comunitaria ed alla più generale revisione del Testo Unico Ambientale. il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sta anche mettendo a punto un sistema innovativo di tracciabilità dei rifiuti, ai sensi dell'articolo 14-bis del decreto-legge 78/2009, per consentire una più corretta e funzionale gestione del ciclo di smaltimento e recupero.
In particolare, con l'introduzione del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, si instaurerà un regime di controllo puntuale ed efficace in materia di produzione e gestione dei rifiuti, basato sulle nuove tecnologie informatiche e telematiche.
Con tale intervento ci si prefigge inoltre l'obiettivo di semplificare e rendere più efficaci gli adempimenti a carico della comunità e delle aziende.

Pag. 82

Contestualmente all'operatività del sistema, infatti, verranno abrogati gli obblighi relativi alla compilazione dei registri di carico e scarico dei rifiuti, del formulario dei rifiuti e del modello unico ambientale (MUD).
Tale obiettivo di semplificazione, realizzato per mezzo dell'abrogazione di tali obblighi e dell'entrata in esercizio del sistema in questione, consentirà una maggiore economicità di esercizio e realizzerà per le imprese una decisa diminuzione degli oneri diretti ed indiretti, sia di carattere economico che gestionale, rendendo effettivo nel contempo quanto previsto dall'articolo 25 del decreto-legge 112 del 2008, convertito nella legge 133 del 2008 (il cosiddetto «articolo taglia-oneri amministrativi») in materia di riduzione degli oneri informativi a carico delle imprese.
In merito all'assoggettamento all'Imposta sul Valore Aggiunto della Tariffa di Igiene Ambientale (TIA), si osserva che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 238 del 2009, giudicando sulla costituzionalità dell'articolo 2, comma 2, secondo periodo, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, che assegna alla giurisdizione tributaria le controversie relative alla corresponsione del canone per lo smaltimento di rifiuti urbani, ha operato una ricognizione puntuale della materia.
La Corte, a seguito delle dovute considerazioni di diritto, ha ritenuto che la tariffa di cui trattasi, la «Tariffa di Igiene Ambientale (TIA)», disciplinata dal decreto legislativo 22 del 1997 (c.d. Ronchi) - da non confondere con la «Tariffa Integrata Ambientale (TIA)», di cui all'articolo 238 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (tariffa che, come noto, non ha ancora trovato applicazione) - presenti tutte le caratteristiche del tributo, vale a dire:
a) la doverosità del prelievo;
b) la mancanza di un rapporto sinallagmatico tra le parti;
c) il collegamento del prelievo stesso alla spesa pubblica in relazione ad un presupposto economicamente rilevante.

Ne deriva che la tariffa, secondo l'assunto della Corte costituzionale, resti estranea all'ambito di applicazione dell'IVA, in quanto «l'inesistenza di un nesso diretto tra il servizio e l'entità del prelievo (...) porta ad escludere la sussistenza del rapporto sinallagmatico posto alla base dell'assoggettamento ad IVA ai sensi degli articoli 3 e 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 e caratterizzato dal pagamento di un corrispettivo per la prestazione di servizi».
Al fine di definire le iniziative e le misure per l'adeguamento ai principi espressi nella evocata sentenza della Consulta risulta necessario procedere ad una serie di verifiche sullo stato generale di applicazione della TIA attualmente in vigore (disciplinata dal decreto legislativo 22 del 1997), mirate ad accertare, tra l'altro, la corretta natura dei rapporti tra gli enti locali e le aziende di gestione dei rifiuti (alla luce del fatto che la potestà impositiva in ogni caso spetta all'ente locale), la copertura finanziaria dei mancati introiti erariali derivanti dal non assoggettamento ad IVA della TIA stessa, nonché la definizione di una procedura semplificata che disciplini, ove spettanti, le modalità degli eventuali rimborsi da erogare agli utenti in conto dell'imposta già illegittimamente addebitata.
Sulle questioni emerse di carattere tributario e finanziario, attesa la particolare complessità della questione, il Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) sta effettuando specifici approfondimenti al fine di pervenire il più rapidamente possibile ad una definizione dei rapporti tra i soggetti coinvolti nella vicenda.
Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, per quanto di propria competenza, sta lavorando per consentire quanto prima l'entrata in vigore della nuova TIA - Tariffa Integrata Ambientale, di cui all'articolo 238 del decreto legislativo n. 152 del 2006, predisponendo i decreti ministeriali di attuazione, in primis provvedendo alla definizione dei rifiuti «assimilati» da conferire in discarica.

Pag. 83

Sempre in tema di tariffa, il MATTM, nell'ambito della predisposizione degli interventi legislativi sopradescritti e della decretazione di attuazione del decreto legislativo n. 152, intende perseguire, per quanto di competenza, obiettivi di chiarezza e univocità in merito alla definizione della natura e delle implicazioni anche di carattere finanziario e tributario della TIA, onde assicurare interpretazioni applicative e giurisprudenziali certe, così tutelando gli enti locali e gli operatori del settore nella gestione concreta del sistema integrato di smaltimento dei rifiuti.

Pag. 84

ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01803 Piffari: messa in sicurezza e bonifica della falda acquifera inquinata nel territorio di alcuni comuni della bassa bergamasca.

TESTO DELLA RISPOSTA

Per quanto indicato nell'interrogazione a risposta immediata n. 5-01803 presentata dall'onorevole Piffari ed altri e riguardante la presenza di cromo nelle acque dei Comuni della Bassa Bergamasca, sulla scorta di quanto comunicato dagli Enti Locali e dal Ministero del Lavoro, salute e politiche sociali, si rappresenta quanto segue.
Nel periodo dal 2000 al 2008 l'A.R.P.A. Lombardia ha effettuato dei rilievi che hanno permesso di ricondurre la presenza di cromo, nelle acque di falda del territorio ricompreso tra i comuni di Ciserano e Treviglio, alla perdita nel sottosuolo di una soluzione ad alta concentrazione della predetta sostanza di una vasca ubicata presso la ditta Castelcrom (ora Croma) di Ciserano.
La stessa Agenzia ha provveduto, poi, a monitorare gli interventi di bonifica messi in atto dalla predetta ditta, volti, in particolar modo, ad assicurare la potabilità delle acque captate dai pozzi dell'acquedotto di Treviglio, mediante controlli periodici che hanno evidenziato il mancato superamento della concentrazione limite dei 50 mg/l di cromo nelle acque di falda estratte da pozzi di pubblico acquedotto.
Nel corso del 2009, ai fini della verifica dell'utilizzo irriguo dell'acqua di falda, l'ARPA ha attuato un'ulteriore campagna di monitoraggio, estendendo l'area di indagine ai comuni di Verdellino, Ciserano e Arcene.
Segnatamente, sono state condotte due campagne analitiche, a giugno e a settembre, concordate con la Provincia di Bergamo e con la ASL, i cui dati hanno evidenziato la presenza diffusa del cromo VI sul territorio, rendendo necessaria la predisposizione della mappatura dei pozzi industriali e ad uso domestico da parte dei Comuni interessati.
Si rileva, in particolare, che le massime concentrazioni riscontrate sono state localizzate idrogeologicamente a monte della Roggia Visconti Brembilla, ad una distanza da essa di circa 3 Km e ciò sembrerebbe escludere l'individuazione della Roggia come potenziale sorgente di contaminazione.
Gli esiti del monitoraggio condotto agli inizi del corrente mese hanno evidenziato la necessità di un approfondimento specifico in termini di concentrazioni, di estensione areale del fenomeno e di individuazione delle sorgenti.
Pertanto l'ARPA, in accordo con la Provincia di Bergamo, la ASL ed i Comuni interessati, sulla base del censimento di tutti i pozzi presenti nel territorio indagato, sta attivando un nuovo e più approfondito piano di monitoraggio.
In proposito, si segnala che, proprio ieri, si è tenuta presso la Provincia una riunione nel corso della quale sono stati analizzati i risultati della mappatura che dovranno essere sottoposti ad un ulteriore esame da parte dei competenti uffici dell'ARPA e della Provincia, al fine dell'individuazione di ulteriori e più idonei punti di campionamento.
Infine, circa l'opportunità di rivedere la soglia di tolleranza normativamente prevista, si rileva che, ad oggi, secondo quanto affermato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, non risultano

Pag. 85

acquisiti presupposti scientifici che giustifichino una modifica dell'Allegato I del decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31.
La stessa Commissione UE ha ritenuto di mantenere invariato tale limite rispetto alla Direttiva n. 80 del 778, poiché il valore di concentrazione dei 50 mg/l ha «dimostrato, dal punto di vista pratico, di essere sufficiente a proteggere la salute umana e non esistono nuovi e consolidati motivi che ne giustifichino una modifica».

Pag. 86

ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-01804 Guido Dussin: rafforzamento della vigilanza sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Piemonte.

TESTO DELLA RISPOSTA

In risposta all'interrogazione n. 5-01804 presentata dall'On. Togni ed altri e riguardante lo smaltimento illecito di rifiuti nella Regione Piemonte, occorre riferire in premessa che la problematica lamentata dagli Onorevoli interroganti, purtroppo, oltre ad interessare la Regione predetta si registra in tutte le Regioni italiane da molto tempo.
Nel rapporto Ecomafia 2008, elaborato da Legambiente, si legge che i reati ambientali accertati dalle forze dell'ordine nel 2007 nell'intero territorio nazionale sono stati pari a 30.124, con un incremento annuale rispetto all'anno precedente del 27,3 per cento.
In particolare, con riferimento ai reati legati all'illecito smaltimento dei rifiuti nel territorio della Regione Piemonte, il Nucleo Operativo Ecologico di Torino segnala che l'attività di contrasto dei reati ambientali ha visto segnare nel secondo semestre del 2008 un aumento pari al 31 per cento rispetto al primo semestre dello stesso anno, così pure nel primo semestre del 2009 vi è stato un incremento del 25 per cento rispetto al primo semestre 2008.
Anche i dati forniti dal Corpo Forestale dello Stato evidenziano un aumento dell'attività sanzionatoria riguardante soprattutto i trasportatori di rifiuti, specificando però che in generale non risulta un particolare incremento delle attività di smaltimento illecito, ma piuttosto la formazioni di piccoli abbandoni nelle periferie urbane.
Per contrastare tale fenomeno, oltre alle attività di prevenzione e repressione condotte con sempre maggiore incisività da parte delle forze dell'ordine, il Ministero dell'ambiente sta procedendo, ai sensi dalla direttiva quadro sui rifiuti (98/2008/CE), alla revisione delle norme primarie che sono alla base della gestione dei rifiuti.
In particolare, si intende introdurre un nuovo sistema di tracciabilità telematica dei rifiuti, tale da assicurare un controllo puntuale ed efficace della produzione e gestione degli stessi.
Anche l'ISPRA concorre alla vigilanza sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti, effettuando per tutto il territorio nazionale (quindi anche in Piemonte) il monitoraggio dei principali indicatori del fenomeno, quali la produzione, le modalità di trattamento ecc. Tali indicatori sono elaborati e analizzati per valutare il trend del fenomeno e quindi tradotti in documenti di sintesi.
In particolare, l'ISPRA pubblica annualmente i dati relativi alla produzione e alla gestione dei rifiuti urbani e speciali e da questi emerge che il trend relativo alla raccolta differenziata dei rifiuti urbani nella Regione Piemonte mostra un progressivo miglioramento, passando a livello regionale dal 32,8 per cento del 2004 al 44,8 per cento del 2007. La produzione dei rifiuti urbani è passata, invece, da 2,2 milioni di tonnellate del 2004 a 2,3 milioni di tonnellate nel 2007, con un aumento dell'1,8 per cento circa.
Nel dettaglio, la provincia di Torino, ha registrato un significativo aumento dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata, passando dal 31,1 per cento del 2004 al 45,9 per cento; la produzione, invece, ha registrato un poco significativo aumento dell'1 per cento nel medesimo periodo.

Pag. 87

Per quanto riguarda lo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani a livello regionale, si è rilevata, nel triennio 2005-2007, una progressiva riduzione del ricorso a tale forma di smaltimento. In particolare, la quota percentuale dei rifiuti avviati in discarica sul totale di quelli prodotti, risulta di molto inferiore alla media nazionale, attestandosi al 45 per cento.
Inoltre, non risulta vi siano dichiarate situazioni di emergenza ambientale connesse alla gestione dei rifiuti nella regione Piemonte, né tantomeno nella Provincia di Torino. In ogni caso le competenze in materia di gestione dei rifiuti sono in capo alle amministrazioni locali: Regione, Province e Comuni, ciascuno per le competenza che sono loro riconosciute dalla legislazione vigente.
Con riferimento al termovalorizzatore di Torino la Regione Piemonte ha fatto sapere che il ritardo nella realizzazione dello stesso è dipeso dal contenzioso originatosi dalla gara di appalto. Sulla lite si è pronunciato nel luglio scorso il Consiglio di Stato rendendo possibile la prosecuzione dell'iter realizzativo. La Regione Piemonte prevede la realizzazione dell'opera entro il 2014.
La Regione Piemonte ha inoltre specificato che nella provincia di Torino sono ad oggi disponibili volumi residui in discarica tali da permettere il corretto smaltimento dei rifiuti urbani fino all'entrata in funzione del termovalorizzatore.
Le eventuali criticità connesse alla gestione dei rifiuti nella Regione Piemonte, così come in tutto il territorio nazionale, sono da sempre all'attenzione di questo Ministero che, nell'ambito dei propri compiti istituzionali, al verificarsi di violazioni di norme ambientali non più gestibili da parte delle Amministrazioni locali, è pronto ad intervenire - anche tramite l'ausilio del Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente - per l'accertamento e la risoluzione delle situazioni emergenziali.