CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 15 settembre 2009
217.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-01039 Tommaso Foti: classificazione come area industriale di una frazione di territorio del comune di Cadelbosco di Sopra.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito a quanto indicato nell'interrogazione n. 5-01039 presentata dall'onorevole Foti e riguardante la classificazione di nuove aree industriali presso il Comune di Cadelbosco di Sopra, in provincia di Reggio Emilia, è utile premettere che da verifiche effettuate sulla cartografia del Piano di assetto idrogeologico redatto dall'Autorità di Bacino del Fiume Po, sentita sull'argomento anche la stessa autorità, è emerso che tale area risulta situata in posizione esterna al sistema di arginature maestre del torrente Crostolo e, quindi, esterna alle cosiddette fasce «A» e «B», rispettivamente fascia di deflusso della piena e fascia di esondazione, individuate dal Piano di assetto idrogeologico.
Si tratta, pertanto, di un'area ubicata all'interno della cosiddetta fascia «C», area di esondazione per piena catastrofica, dove, peraltro, nel caso in specie ricade anche gran parte dell'abitato comunale, per le quali le «Norme di attuazione» del Piano di assetto idrogeologico prescrivono, tra l'altro, che: «Compete agli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, regolamentare le attività consentite, i limiti e i divieti per territori ricadenti in fascia C».
Ciò detto, sulla scorta di quanto comunicato dal Comune di Cadelbosco di Sopra e dagli altri enti locali interessati, si fa presente che l'area oggetto dell'interrogazione ricade nel settore sudoccidentale del Comune e, più precisamente, è collocata in fregio all'argine destro del torrente Crostolo.
I terreni investiti dalla nuova direttrice di espansione produttiva prevista nel Piano Strutturale Comunale, adottato con D.C.C. n. 58 del 24 novembre 2008, in quanto confinanti con l'argine destro del Torrente Crostolo, corso d'acqua pubblico, rientrano in parte nelle fasce laterali ai corsi d'acqua pubblici nelle quali, in base alla legge Galasso, al Piano territoriale paesistico regionale, al Piano territoriale di coordinamento provinciale vigente e al Piano per l'assetto idrogeologico, i processi di nuova urbanizzazione devono ottenere l'autorizzazione paesaggistica di cui al decreto legislativo 42/2004 e s.m.i.
Per altro verso, l'ambito, in base agli studi svolti per la formazione del Piano Strutturale Comunale, non risulta interessato da particolari rischi di esondabilità e le trasformazioni previste nella nuova strumentazione urbanistica comunale, sottoposte a specifici studi di fattibilità idraulica, geologico-sismica ed ambientale, risultano, a determinate condizioni, sostenibili, anche perché, sia nel Piano territoriale paesistico regionale, vigente dal 1993, sia nei Piano territoriale di coordinamento provinciale, vigente dal 1999, sia, infine, nel Piano per l'assetto idrogeologico, le aree coinvolte dall'ambito produttivo di Piano Strutturale Comunale «AP5 - ambito per aree produttive ecologicamente attrezzate di rilievo sovracomunale», non risultano interessate dai vincoli alle trasformazioni proprie delle «Zone di tutela di laghi, bacini e corsi d'acqua», di cui all'articolo 33 della legge regionale n. 47 del 1978 modificata ed integrata.

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Nella formazione del Piano strutturale comunale, sono state osservate le procedure ed i contenuti tecnici richiesti dalla legge urbanistica della Regione Emilia Romagna n. 20 del 2000 e nel percorso formativo di questi, le Giunte comunali che si sono succedute dagli inizi degli anni 2000, fase di avvio del processo di piano, hanno svolto incontri con i soggetti preposti al governo del territorio. Fra questi i comuni confinanti, la Provincia di Reggio Emilia, il Consorzio della Bonifica Parmigiana Moglia-Secchia competente per territorio, gli Enti gestori dei servizi a rete, tra cui ENIA Spa alla quale è demandata la gestione del reticolo di fognatura, la erogazione del servizio di acqua potabile e la raccolta dei rifiuti.
Nella formazione del quadro conoscitivo propedeutico alla stesura del documento preliminare, con allegato Schema di assetto di piano strutturale comunale, si sono svolte tutte le indagini di natura urbanistica ed ambientale e di natura socioeconomica che la legge richiede e si sono prodotti degli specifici approfondimenti proprio in relazione: al sistema delle acque superficiali e alle criticità presenti nello stato di fatto; alla caratterizzazione geologico-sismica del territorio da pianificare; alla individuazione delle emergenze naturalistiche, paesaggistiche-ambientali e storico-culturali presenti; ai vincoli sovraordinati, derivanti dalle vigenti leggi in materia, dal PAI, dal Piano territoriale paesistico regionale e dal Piano territoriale di coordinamento provinciale.
Con quest'ultimo strumento, il percorso di formazione del Piano strutturale comunale si è svolto negli ultimi anni in parallelo, essendo coinciso con la redazione della Variante generale al Piano territoriale di coordinamento provinciale della provincia di Reggio Emilia, adottata il 6 novembre 2008, cioè pochi giorni prima dell'adozione del Piano strutturale comunale di Cadelbosco di Sopra.
I verbali delle Conferenze di pianificazione, cui sono stati invitati tutti i soggetti previsti dalla legge urbanistica regionale, tra i quali anche l'Autorità di Bacino del fiume Po e l'Agenzia interregionale del Fiume Po - AIPO, e alle quali hanno partecipato, tra gli altri, la Provincia di Reggio Emilia; la Bonifica competente; i rappresentanti di ARPA; AUSL; ENIA Spa; Istituto per i beni culturali della Regione Emilia Romagna, testimoniano come il Quadro conoscitivo, il Documento preliminare e lo Schema di piano strutturale comunale siano stati condivisi, al punto che il Documento conclusivo e l'accordo di pianificazione conseguente hanno consentito all'Amministrazione Comunale, che ha recepito i contributi emersi nelle sedute della Conferenza di Pianificazione, di andare all'adozione di un Piano strutturale comunale sostanzialmente adeguato anche alla Variante al piano territoriale di coordinamento provinciale della Provincia di Reggio Emilia, adottato il 6 novembre 2008.
In relazione alla specifica area produttiva oggetto di interrogazione, Ambito «AP5» del piano strutturale Comunale nel frattempo adottato, va evidenziato che:
a) le aree investite dall'ambito produttivo sono state studiate preventivamente, come tutto il restante territorio comunale, dal punto di vista paesaggistico e della criticità idraulica;
b) le stesse aree sono state oggetto di specifico studio geologico-ambientale e sismico;
In particolare, i competenti Uffici del Consorzio della Bonifica Parmigiana Moglia-Secchia, proprio in relazione alla opportunità di risolvere al meglio le criticità idrauliche che il territorio comunale presenta, criticità che sono state opportunamente evidenziate nella specifica carta tematica dal titolo «Sintesi delle criticità idrauliche» TAV. AS1 redatta dallo «Studio Associato di ingegneria Gasparini» di Reggio Emilia, hanno predisposto lo «Studio idrologico e idraulico del reticolo artificiale di scolo consorziale» che coinvolge le aree oggetto di interrogazione. Dette aree, che sono parte di un più vasto ambito agricolo posto tra la strada di grande comunicazione SP 358R (ex strada statale 358 recentemente razionalizzata) e

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l'argine destro del torrente Crostolo, risultano utilizzate per colture agricole a rotazione, sono prive di vegetazione arborea di pregio, risultano interessate dal canale di Sesso, dalla Fossa Quartara e dal Cavo Barisello, che presentano delle criticità localizzate derivanti prevalentemente dagli eccessivi carichi idraulici che dal Comune di Reggio Emilia gravano sul Cavo Barisello, ma non risulta siano state interessate da allagamenti.
Allo scopo principalmente di migliorare la tenuta del sistema idraulico artificiale che caratterizza il settore sud del territorio comunale e di sgravare da rischi di esondabilità il centro abitato del Capoluogo e le aree a Nord dello stesso, l'individuazione dell'ambito produttivo APS, che praticamente confina con la zona produttiva consolidata del settore sud-est del centro abitato, è stata operata anche per la opportunità di localizzazione, sulle aree a verde pubblico di cessione del comparto, di una cassa di laminazione delle piene del Cavo Barisello e del Canale di Sesso provenienti dalla zona nord-est della città di Reggio Emilia.
Per quanto concerne gli aspetti più propriamente attinenti la scelta di pianificazione urbanistica, va evidenziato che la Coopsette, storicamente insediata nei territori reggiani di Castelnovo di Sotto, Cadelbosco di Sopra, Campegine, fin dalla fase di avvio della formazione del Piano strutturale comunale ha fatto presente all'Amministrazione comunale la necessità di ampliare e/o delocalizzare lo stabilimento per la produzione di traversine ferroviarie in cemento ubicato all'incrocio tra la ex strada statale 63 e la strada est-ovest per Bagnolo in Piano, proprio di fronte alla scuola dell'infanzia e al centro della frazione di Zurco.
Detta richiesta combinata con la parallela necessità, emersa in sede di formazione del Quadro conoscitivo, di procedere alla riqualificazione dei centri urbani tramite l'individuazione di nuove aree produttive destinate prioritariamente alla delocalizzazione di quelle ubicate nei tessuti urbani consolidati a prevalente destinazione residenziale e in territorio agricolo, hanno portato la Giunta comunale in carica agli inizi del 2000 alla decisione di prevedere, tra gli obiettivi strategici del Piano strutturale comunale allora in formazione, la localizzazione di un unico nuovo comparto produttivo di espansione e di prevedere invece per l'ambito produttivo in località Madonnina e per il settore produttivo posto a sud-est del capoluogo unicamente interventi di limitato ampliamento degli stabilimenti esistenti.
Per l'ubicazione del nuovo comparto produttivo si sono valutati dal punto di vista tecnico e della fattibilità diverse opzioni, quali:
1) l'ampliamento verso ovest delle aree produttive di Zurco dove sono insediate l'attuale stabilimento produttivo Coopsette ed una industria ceramica, servite dalla ex strada statale 63 che attraversa da Sud a Nord i principali centri abitati del Comune;
2) l'ampliamento verso nord-ovest del comparto produttivo della Madonnina, sempre gravante sulla ex strada statale 63, collocato a metà tra le frazioni di Zurco e Cadelbosco Sotto e posto a ridosso del Cavo Barisello ed il torrente Crostolo;
3) l'ampliamento del polo produttivo esistente a sud-ovest di Villa Argine lungo la provinciale per Bagnolo in Piano del tutto inadeguata a sopportare traffico pesante e per di più interessato dalla presenza di un'attività a rischio di incidente rilevante;
4) l'individuazione di un nuovo comparto nel settore nord del territorio comunale lungo la ex strada statale 63 di fronte all'area produttiva consolidata del PP4 derivata dalla trasformazione di allevamento intensivo dismesso posto a ridosso dell'Argine del Crostolo e per circa la metà ricadente in Zone di tutela ordinaria di laghi, bacini e corsi d'acqua del Piano territoriale paesistico regionale e del Piano territoriale di coordinamento provinciale;
5) l'individuazione di un nuovo comparto produttivo sulle aree agricole del

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settore sudoccidentale del Capoluogo già servite da adeguata viabilità di scorrimento esistente ed in corso di razionalizzazione (variante alla ex strada statale 358 Castelnovo di Sotto-Reggio nell'Emilia e Autostrada del Sole A1: Variante della Lora per Campegine-Gattatico e Casello Autostradale di Campegine - Terre di Canossa) non interessate da vincoli sovraordinati e da condizioni fisico-ambientali che ne precludessero a priori la fattibilità.
Tutte le suddette opzioni localizzative sono state prospettate e discusse con il competente Assessorato alla pianificazione urbanistica della Provincia di Reggio nell'Emilia, che stava avviando il percorso di formazione della Variante generale al proprio Piano territoriale di coordinamento provinciale, con la competente Bonifica e con ENIA e successivamente la scelta effettuata nello Schema preliminare di Piano strutturale comunale (ubicazione di un nuovo comparto produttivo nel settore sud-ovest del territorio comunale) è stata portata nelle vie brevi alla verifica delle amministrazioni comunali confinanti, con particolare riferimento alla Giunta comunale di Castelnovo di Sotto, dal momento che tra le condizioni poste dalla Provincia per l'individuazione del nuovo comparto produttivo c'era quella di concertare con il Comune di Castelnovo di Sotto l'impegno politico-programmatico a non prevedere sul proprio territorio nel quale è localizzata la sede centrale amministrativa di Coopsette, ulteriori aree produttive per la delocalizzazione delle attività insediate a Cadelbosco.
Le scelte localizzative di massima per gli interventi produttivi operate dalla Giunta Comunale in carica nel periodo 2000/2005, dopo le opportune verifiche tecniche e gli studi di sostenibilità ambientale richiesti dalla legge regionale n. 20 del 2000, sono state confermate dalla Giunta in carica che ha adottato il Piano strutturale comunale nel novembre 2008 con un percorso partecipato e trasparente nel pieno rispetto tanto delle procedure di legge quanto delle strategie, degli obiettivi e delle prescrizioni cogenti della pianificazione sovraordinata, tra cui in particolare la Variante generale al piano territoriale di coordinamento provinciale, adottata il 6 novembre 2008 ed ora in fase di controdeduzioni alle osservazioni, come il Piano strutturale comunale di Cadelbosco di Sopra.
Per quanto riguarda le aree produttive nel Piano strutturale comunale, sono confermate: il comparto produttivo a sud del capoluogo attraversato dalla provinciale n. 63, il comparto in località Madonnina e quello in località Villa Argine, già previste nel previgente Piano regolatore generale.
Inoltre, la nuova pianificazione prevede l'inserimento di ulteriori tre aree produttive di «integrazione dell'esistente di rilievo comunale» per mq. 133.700 di superficie territoriale, una delle quali è prevista in località Madonnina (ambito AP4a) e le altre nel capoluogo (ambiti AP4b e AP4c). A tale proposito è bene sottolineare che le norme di attuazione del Piano strutturale comunale e le relative schede di normativa di ambito disciplinano le attività e le modalità d'intervento nelle suddette aree, favorendone l'integrazione con il contesto produttivo esistente.
Ad ogni buon fine, si sottolinea che il piano urbanistico di cui trattasi, in quanto solo adottato, è soggetto alla valutazione ambientale da parte della Giunta provinciale, autorità competente ai sensi del decreto legislativo n. 4 del 2008.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01201 Lanzarin: stanziamento di risorse per la messa in sicurezza e la bonifica di un sito inquinato a Tezze sul Brenta.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo n. 5-01201 presentata dagli onorevoli Lanzarin e Bitonci e riguardante la messa in sicurezza dell'area dell'ex industria Galvanica nel Comune di Tezze sul Brenta, si rappresenta quanto segue.
Nell'ambito delle articolate attività connesse alla messa in sicurezza e la bonifica della falda idrica del comune di Tezze sul Brenta, oggetto di grave inquinamento ambientale, il 25 novembre 2008 è stato convocato, presso il Ministero dello sviluppo economico, il tavolo dei sottoscrittori dell'«Accordo di programma quadro per la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse idriche» (Regione Veneto, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali), che ha approvato l'inserimento, nella sezione attuativa dell'Accordo di programma quadro, del primo stralcio di messa in sicurezza e bonifica dei suoli e della falda in Comune di Tezze sul Brenta, per un importo di euro 5.930.000,00.
Tale importo è finanziato:
a) per euro 3.000.000,00 dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
b) per euro 2.000.000,00 dalla Regione Veneto;
c) per euro 750.000,00 dall'ATO;
d) per euro 180.000,00 dalla Provincia di Vicenza.
Pertanto, il 15 dicembre 2008, la Direzione generale competente del Ministero dell'ambiente ha decretato l'impegno della somma di euro 3.000.000,00 a favore della Regione Veneto per la realizzazione delle opere relative al primo stralcio funzionale. Per il trasferimento di tali fondi è stata chiesta integrazione di cassa al Ministero dell'economia e finanze.
Riguardo all'individuazione di ulteriori finanziamenti, vi è il massimo impegno della Direzione competente per il reperimento di ulteriori risorse economiche.
Per quanto riguarda, infine, la convocazione di un Tavolo d'intesa istituzionale per decidere l'avvio del primo stralcio funzionale degli interventi di messa in sicurezza o di bonifica, tale previsione è superata in quanto, come rappresentato dalla Regione Veneto, la conferenza di servizi del 27 gennaio 2009 ha già approvato il progetto preliminare di bonifica dell'area «ex Industria Galvanica P.M.» e l'attivazione di test pilota propedeutici alla stesura di un progetto definitivo, il quale dovrà prevedere la bonifica per stralci funzionali in base alla disponibilità dei finanziamenti. Attualmente è in corso di definizione la stesura di un disciplinare di gara per la progettazione dei test pilota e del progetto definitivo-esecutivo di bonifica.
Le previsioni in merito agli interventi da realizzare ed alle annualità di riferimento vedono:
1) nell'anno 2009 il rifacimento della barriera idraulica, l'esecuzione del test

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pilota, della bonifica della pavimentazione del tetto e la gestione della barriera idraulica, per un importo pari a euro 1.486.000;
2) nell'anno 2010 l'esecuzione del progetto definitivo ed esecutivo, la bonifica della pavimentazione del tetto, la demolizione e bonifica dell'impianto di Depurazione della Galvanica P.M., la bonifica dell'area contaminata a confine della Galvanica P.M., la gestione della barriera idraulica, per un importo pari a euro 1.939.000;
3) per l'anno 2011 l'inizio della bonifica della Galvanica P.M., le spese tecniche, le verifiche analitiche e la gestione della barriera idraulica), per un importo pari a euro 2.500.000;
4) nell'anno 2012 il Collaudo del 1o stralcio per un importo pari a euro 5.000.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-01599 Zamparutti ed altri: rispetto degli obblighi di corretta informazione pubblicitaria sui consumi e sulle emissioni di CO2 nelle autovetture.

TESTO DELLA RISPOSTA

Per quanto indicato nell'interrogazione n. 5-01599 presentata dall'onorevole Zamparutti ed altri, dove si lamenta, nelle inserzioni pubblicitarie, la mancata informazione ai cittadini sui consumi e sulle emissioni di CO2 dei modelli di autovetture poste in vendita, si rappresenta quanto segue.
Va chiarito, preliminarmente, che la direttiva 1999/94/CE, recepita con decreto del Presidente della Repubblica 17 febbraio 2003, n. 84, prevede, nell'ambito di una strategia tesa a coinvolgere l'industria automobilistica nell'obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica, legato al Protocollo di Kyoto sul cambiamento climatico, dei particolari obblighi di informazione da rendere al consumatore, di cui le inserzioni pubblicitarie sono solo una componente.
L'obbligo principale per gli Stati membri, dettato dalla predetta direttiva, è quello di pubblicare annualmente una guida al risparmio ed alle emissioni di CO2 delle autovetture nuove, che deve essere posta dai rivenditori di automobili a disposizione dei consumatori che lo richiedono, nonché l'apposizione su tutti i modelli in vendita di apposite etichette con l'indicazione delle emissioni stesse. Analogamente, il dato deve essere presente su tutto il materiale promozionale distribuito al pubblico.
A tal proposito, ai sensi dell'articolo 10 del predetto decreto del Presidente della Repubblica, sono previsti obblighi di vigilanza gravanti sulle Camere di Commercio. Il Ministero dello sviluppo economico, ai sensi dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica, in sede di prima applicazione, ha svolto un monitoraggio dell'attività delle Camere di Commercio al fine di relazionare alla Commissione Europea, come puntualmente avvenuto negli anni 2004-2005, nonché è tenuto ad occuparsi della pubblicazione della guida, in collaborazione con i Ministeri dell'ambiente e dei trasporti.
Dal 2008 la guida viene regolarmente pubblicata e, con decreto interministeriale 1o luglio 2009, è stata approvata quella aggiornata al 30 aprile 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 181 del 6 agosto 2009, supplemento ordinario n. 143.
Rispetto alla questione delle inserzioni pubblicitarie, stante quanto precede, è chiaro che il Ministero dell'ambiente e quello dello sviluppo economico non hanno poteri, né obblighi di vigilanza diretta e di comminare sanzioni.
L'attività di monitoraggio ha riguardato, in passato, soprattutto l'osservanza degli obblighi da parte dei rivenditori di autovetture e nel periodo considerato molti di essi sono stati effettivamente sanzionati per la loro violazione.
Per evidenti motivi, non è possibile monitorare tutte le inserzioni pubblicitarie di automobili presenti nei quotidiani e nei periodici, sia a livello nazionale che locale, anche se viene sempre mantenuta una forte attenzione alla materia della pubblicità e alle eventuali violazioni dei relativi obblighi.
A titolo esemplificativo si segnala che nel novembre 2008 è pervenuto alla Camera

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di Commercio di Roma un esposto da parte di una associazione ambientalista, trasmesso per conoscenza anche agli uffici del Ministero dello sviluppo economico, circa presunte violazioni da parte di aziende, sia produttrici che venditrici di autovetture, per omissione o scarsa leggibilità dei dati su consumi ed emissioni negli annunci pubblicitari pubblicati. La Camera di Commercio, dopo l'istruttoria di competenza, ha sanzionato quattro aziende. Va peraltro segnalato che, a quanto accertato dal Ministero dello sviluppo economico, nessuna Camera di Commercio ha ricevuto segnalazioni in materia di pubblicità delle automobili fino al 2008.
Mentre vengono sanzionati senza indugio i casi di omissione dei dati negli annunci pubblicati, qualche criticità è stata segnalata dagli Uffici competenti per i casi di presunta scarsa leggibilità, per la mancanza di parametri precisi, che favorisce contestazioni da parte delle aziende. Tale problema è noto alla Commissione europea, perché proprio su questo punto sono pervenute critiche e richieste degli ambientalisti, anche durante una consultazione pubblica per la revisione della direttiva attuata nel 2008 tramite Internet. Non a caso il Parlamento Europeo, in una sua risoluzione, aveva proposto di fissare una percentuale minima degli spazi pubblicitari per i dati su consumi ed emissioni. In effetti in una altra proposta della Commissione, relativa ad un regolamento sulla etichettatura degli alimenti, è stato fissato un carattere minimo di stampa per alcune informazioni al consumatore, ritenute obbligatorie (esempio data limite di consumo).
È auspicabile che nella nuova proposta di direttiva, magari sulla scorta delle esperienze maturate nel campo dell'etichettatura, la Commissione Europea usi definizioni più precise o quanto meno chiarisca il concetto di «informazioni principali», onde evitare incertezze interpretative, penalizzanti per le aziende, nonché fonte di problemi per gli addetti ai controlli.
Proprio per chiarire questo punto si è cercato un confronto con le case automobilistiche, anche per ridurre le possibilità di contenzioso e il conseguente lavoro amministrativo. Del resto, la stessa Commissione, in una recente lettera inviata alla rappresentanza italiana a Bruxelles, ha ammesso che «l'autodisciplina può essere utile in complemento alla direttiva, chiarendo aspetti che non sono specificati nella norma».
Anche l'Unione europea in passato, come fa presente lo stesso interrogante, aveva privilegiato l'accordo volontario con l'industria ad un approccio amministrativo e sanzionatorio. Peraltro è vero che, di fronte al mancato rispetto dell'accordo, la Commissione ha presentato, in data 17 dicembre 2007, una proposta di regolamento sulle emissioni di anidride carbonica delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri, che ha portato al regolamento (CE) 443/2009 del 23 aprile 2009, che impone stringenti obblighi alle aziende del settore, ed ha inoltre condotto nel 2008 attività di consultazione pubblica per la revisione della direttiva 1999/94. Tra l'altro, essa prende in considerazione solo la pubblicità stampata, mentre non ci sono regole per i mezzi di comunicazione elettronica (TV, Internet) che stanno ormai soppiantando la stampa negli investimenti pubblicitari e nell'efficacia del messaggio.
Nel 2008 il Ministero dello sviluppo economico ha, quindi, iniziato un confronto con le principali associazioni del settore (ANFIA per l'industria nazionale, UNRAE per quella estera e FEDERAICPA per i concessionari) e gli uffici ministeriali hanno sempre rappresentato, durante i lavori del tavolo di confronto, la necessità di assicurare comunque il rispetto della normativa vigente, ed infatti l'associazione dei concessionari di automobili (FEDERATCPA), accogliendo tale invito, ha diffuso alle proprie associate un invito a rispettare in modo adeguato le disposizioni in materia.
I gravissimi problemi del settore, fra la fine del 2008 e l'inizio del corrente anno, hanno spinto il Governo a concentrare gli sforzi sul rilancio industriale, affrontando in tale ambito la questione della riduzione delle emissioni delle autovetture, di cui la

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pubblicità è solo un aspetto. Va infatti segnalato come il Governo abbia condizionato gli incentivi al settore ad obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, con visibili effetti sul mercato dell'auto: i dati UNRAE degli ultimi mesi mostrano una consistente riduzione delle emissioni delle auto vendute in Italia rispetto allo Stesso periodo dell'anno precedente.
Il 29 aprile 2009, anche sulla base dei risultati del tavolo di confronto con le associazioni, il Ministero dello sviluppo economico ha emanato una circolare rivolta alle Camere di Commercio, inviata alle stesse associazioni per conoscenza, che chiarisce le modalità dell'inserimento di tali dati nei messaggi pubblicitari, richiedendo, nel contempo, alle Camere di Commercio di svolgere, nell'ambito di loro competenza, una azione di monitoraggio periodico e di controllo sulla stampa, onde sanzionare eventuali violazioni accertate. Le associazioni hanno poi provveduto a diffondere la circolare fra le aziende associate.
Numerose Camere di Commercio hanno già iniziato a monitorare gli annunci, elevando talvolta contestazioni e svolgendo parallelamente un'opera di sensibilizzazione degli operatori sul territorio. Gli effetti sono già visibili nell'operato di molte aziende, che hanno cominciato a dare maggiore spazio ai dati su consumi ed emissioni nelle loro campagne pubblicitarie, anche su mezzi attualmente non coinvolti dalla normativa, come la televisione. Anche su questo argomento gli incentivi statali alla rottamazione e all'acquisto, collegati ai bassi livelli di anidride carbonica delle auto da acquistare, hanno avuto effetti positivi.