CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 4 febbraio 2009
132.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
Pag. 48

ALLEGATO 1

5-00936 Maran ed altri: Sulla situazione in Somalia.

TESTO DELLA RISPOSTA

Il Governo italiano è ben consapevole dell'estrema serietà della situazione in Somalia e segue con preoccupata attenzione l'evolversi degli eventi somali, sia sul piano politico-istituzionale che su quelli della sicurezza e della drammatica crisi umanitaria.
Il Governo italiano assicura già oggi un consistente impegno finanziario a favore della Somalia e assicura un convinto sostegno al Governo Federale Transitorio somalo e agli sforzi di pace dell'Unione Africana.
Parallelamente, il Governo italiano ha svolto, e continua svolgere, in tutti i competenti fori multilaterali una costante pressione politico-diplomatica volta a mantenere la Somalia al centro dell'attenzione internazionale, promuovendo spesso l'adozione di Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e Conclusioni ministeriali in sede UE atte ad accrescere l'impegno delle Organizzazioni Internazionali e dei loro Stati membri a favore della soluzione della crisi somala.
Nelle ultime settimane si sono moltiplicati i segnali di un'importante svolta in atto nel tuttora indefinito panorama politico-istituzionale somalo. Una svolta suscettibile di imprimere un rinnovato impulso al processo di pacificazione e di stabilizzazione del Paese.
Il primo segnale sono state le dimissioni, a fine dicembre, del Presidente Yusuf, da sempre assai critico nei confronti del dialogo fra Governo transitorio e opposizione moderata avviato dall'Accordo di Gibuti del 19 agosto scorso.
È poi seguito il ritiro dalla Somalia delle truppe etiopiche. Da fine 2006, le truppe di Addis Abeba sostenevano le Istituzioni Federali Transitorie, ma la loro presenza era effettivamente percepita dalla popolazione come forza di occupazione, fornendo quindi un collante ideologico di stampo nazionalistico ai diversi gruppi dell'opposizione islamica.
L'ultimo sviluppo in ordine cronologico è stata l'elezione, il 31 gennaio, a Gibuti, da parte di un Parlamento allargato ad esponenti dell'opposizione moderata, del nuovo Presidente nella persona di Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, ex-Presidente dell'Unione delle Corti Islamiche e leader della stessa opposizione moderata.
Come sempre, l'Italia era presente a Gibuti anche in tale occasione, per sostenere, insieme agli altri partner, gli sforzi del Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU per la Somalia, poi coronati dalla positiva conclusione della seduta parlamentare.
Anche per l'entità del nostro impegno, nonché per il ruolo di autorevole punto di riferimento sulla crisi somala riconosciutoci dagli stessi Somali e dall'intera Comunità internazionale, il nostro Governo è stato il primo a felicitarsi pubblicamente per l'elezione del nuovo Presidente e ad avere con lui, già il 2 febbraio, tramite il Direttore Generale per l'Africa subsahariana del nostro Ministero degli Esteri, un lungo incontro bilaterale a margine del Vertice dell'Unione Africana ad Addis Abeba.
Il Presidente neo-eletto e il nuovo Governo di Unità Nazionale che egli si appresta a nominare nella scia del citato processo di pace di Gibuti si vedranno certamente confrontati a un compito assai arduo e delicato, soprattutto per quanto attiene all'esigenza primaria di riuscire a coinvolgere i diversi gruppi dell'opposizione armata che si sono ormai estesi su gran parte del territorio somalo. Un coinvolgimento necessario per realizzare quella riconciliazione nazionale, il più

Pag. 49

possibile «inclusiva» di tutti gli attori e le forze in presenza, auspicata dal popolo somalo e dall'intera Comunità internazionale.
Come sempre, l'Italia è pronta a continuare a dare a tal fine il proprio contributo, sia sul piano del pensiero e delle iniziative politico diplomatiche allo studio che su quello dell'azione concreta, insieme ai partner regionali, all'Unione Africana e alle Nazioni Unite.
In tale contesto, e lungi dal rappresentare un asserito disimpegno italiano in un'area sempre più strategica, anche l'esperienza maturata da Mario Raffaelli nella sua precedente funzione di Inviato speciale del Governo italiano per la Somalia, continuerà ad essere di utile orientamento nel suo nuovo incarico, nel quadro della Presidenza italiana del G8, di Esperto per le iniziative di pace nel Corno d'Africa.

Pag. 50

ALLEGATO 2

5-00937 Evangelisti: Sulla libera circolazione dei lavoratori nell'Unione europea in relazione alle recenti proteste in Gran Bretagna.

TESTO DELLA RISPOSTA

Le manifestazioni dei lavoratori inglesi menzionate dagli Onorevoli interroganti sono una conseguenza diretta del clima di incertezza e della paura del futuro generati dalla crisi economica mondiale.
È bene inoltre chiarire che queste manifestazioni, sia pure scaturite da una vicenda che coinvolge una società e maestranze italiane, non sono rivolte specificamente contro l'Italia ma esprimono risentimento nei confronti del Governo britannico che asseritamente non tutelerebbe «il lavoro inglese per gli inglesi». Esse hanno quindi motivazioni economiche e non xenofobe.
Ad ogni modo, il Ministero degli Esteri ha stabilito fin da subito una piena collaborazione con le Autorità britanniche per la piena tutela dei lavoratori italiani distaccati presso la raffineria di Grimsby nel Lincolnshire, attraverso la nostra Ambasciata a Londra e il nostro Consolato a Manchester ed in continuo contatto con l'Ambasciata di Gran Bretagna a Roma.
I sentimenti che animano i manifestanti inglesi sono umanamente comprensibili, proprio perché, come accennavo, sono il risultato di una profonda crisi economica e di un clima di grave incertezza. La responsabilità dei Governanti, tuttavia, è di canalizzare le giuste preoccupazioni dei cittadini individuando risposte costruttive. Ed evitando, soprattutto, che si traducano in risposte sbagliate a quesiti mal posti.
L'idea che alla crisi economica si possa dare risposta tornando al protezionismo economico è, per l'appunto, una risposta sbagliata.
Come ha ricordato proprio ieri il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, On. Sacconi, la libera circolazione dei lavoratori rappresenta una delle libertà fondamentali sancite dai Trattati europei fin dal 1957. Metterla in discussione significherebbe mettere in discussione lo stesso mercato interno, con effetti potenzialmente devastanti per le economie del continente e per la necessaria stabilità e le innegabili conquiste del progetto europeo.
La Commissione europea, tramite il portavoce del Presidente Barroso, ha ribadito questi concetti, osservando che «bisogna evitare di finire in una spirale protezionistica generata dalla recessione, perché l'esperienza insegna che con la chiusura delle frontiere tutti subiscono danni e tutti sul continente perdono posti di lavoro. Al contrario, solo le economie aperte come le nostre possono rispondere alla crisi generando occupazione».
Lo stesso Governo britannico è, d'altra parte, ben consapevole della necessità di rispettare le regole europee. E si tratta, lo dico per inciso, non delle regole sull'attraversamento delle frontiere del Trattato di Schengen - di cui la Gran Bretagna non fa parte - ma di quelle dei Trattati di Roma. Di quelle regole, cioè, in base alle quali un'impresa italiana e dei lavoratori italiani hanno il diritto, rispettivamente, di partecipare a dei bandi di gara e di lavorare onestamente in tutti i Paesi europei.
Forti di questa consapevolezza, tanto il Primo Ministro Gordon Brown quanto il Ministro delle Attività Produttive Mandelson si sono espressi in maniera inequivocabile a difesa della libera circolazione dei

Pag. 51

lavoratori e dei vantaggi dell'apertura dei sistemi economici, con la ferma condanna degli scioperi selvaggi. Ferma restando, naturalmente, l'esigenza di adoperarsi per trovare delle risposte realmente efficaci e convincenti alle situazioni di disagio sociale generate dalla crisi economica.
È una linea saggia, che il Governo italiano condivide pienamente ed appoggia con convinzione.

Pag. 52

ALLEGATO 3

5-00938 Pini: Sulle relazioni economiche con la Repubblica di San Marino.

TESTO DELLA RISPOSTA

Nel riscontrare il quesito dell'On. interrogante non posso che ribadire gli elementi fattuali che il Sottosegretario Molgora ha fornito pochi giorni fa in Commissione Finanze, nel rispondere alla interrogazione presentata dagli On.li Fugatti e Pini.
Nel corso del 2008 le competenti Autorità italiane hanno introdotto una serie di disposizioni in materia di antiriciclaggio che si applicano nei confronti di San Marino come degli altri Stati extracomunitari.
Si è trattato di un atto dovuto, in attuazione al Regolamento comunitario n.1889/2005. Ai fini di questo regolamento, infatti, San Marino viene considerato quale Stato extracomunitario a causa della sua mancata inclusione, ad oggi, nella white list comunitaria dei cosiddetti «Paesi terzi equivalenti». Per il momento, infatti, il sistema sammarinese di prevenzione del riciclaggio e di finanziamento del terrorismo viene considerato non adeguato rispetto agli standards internazionali, tanto da essere sottoposto ad un meccanismo di «monitoraggio» da parte del Comitato Moneyval del Consiglio d'Europa.
Vorrei ricordare, al riguardo, che spetta esclusivamente all'Unione Europea fissare la lista comunitaria dei Paesi equivalenti e che la normativa comunitaria in materia di antiriclaggio non lascia margini agli Stati membri nel concedere esenzioni.
Il prossimo settembre il Comitato Moneyval procederà peraltro ad una verifica, che auspichiamo positiva, sullo stato di attuazione della legislazione in materia di antiriciclaggio adottata da San Marino la scorsa estate.
L'auspicio del Governo è che le misure adottate dalla Repubblica del Titano e gli esiti del monitoraggio internazionale consentano all'Italia di proporre quanto prima a Bruxelles l'inserimento di San Marino nella cosiddetta white list.
Da parte sammarinese è stato sostenuto che la nuova normativa italiana sarebbe in contrasto con quanto previsto dalla Convenzione del 1991 in materia di rapporti finanziari e valutari.
Da parte italiana si ritiene invece che tale contrasto non sussista, dato che la normativa nazionale in parola e la Convenzione del 1991 hanno un diverso oggetto. La normativa infatti non ha finalità di controllo valutario quanto piuttosto di contrasto all'evasione fiscale e antiricilaggio.
La stessa Convenzione del 1991 all'articolo 7 prevede del resto che «Le Autorità sammarinesi si impegnano ad adottare... gli strumenti idonei a perseguire le finalità proprie della normativa emanata dall'Italia in materia di monitoraggio fiscale, di riciclaggio ...».
Va inoltre sottolineato che l'obbligo di dichiarazione per i trasferimenti di denaro contante è prevista anche per i trasferimenti tra Paesi comunitari; inoltre, le disposizioni in parola non incidono in alcun modo sulla parità di trattamento fra residenti italiani e residenti sammarinesi in materia valutaria, che è alla base della Convenzione del 1991: entrambi sono sottoposti ora ad un regime di controlli al confine, in precedenza non esistente per effetto della Convenzione, ma senza pregiudizio per l'equiparazione in materia valutaria prevista dall'articolo 3 della stessa Convenzione.

Pag. 53

A prescindere dalle differenti valutazioni sui dati giuridici della questione, e senza escludere in prospettiva l'esigenza di adeguare la Convenzione del 1991 al mutato quadro degli standards in campo finanziario, da parte italiana è stata espressa piena disponibilità a ricercare con San Marino un percorso di rilancio dei rapporti bilaterali, procedendo ad un chiarimento complessivo delle questioni aperte e favorendo, in un clima di ritrovata fiducia e trasparenza, il raggiungimento delle necessarie intese.
Sulla base di tale approccio costruttivo, si sono svolte a fine 2008 presso il Ministero delle Finanze due riunioni della Commissione Mista istituita dalla Convenzione del 1991 e le rispettive Autorità competenti - Ministeri delle Finanze, Banche Centrali - hanno avviato un intenso confronto sul piano tecnico.
Il Ministero degli Esteri, per parte sua, svolge una costante azione di sostegno al percorso avviato, agendo in stretto raccordo con le Amministrazioni tecniche. Sin dalla costituzione del nuovo Governo sammarinese lo scorso dicembre si sono stabiliti regolari contatti con il Segretariato di Stato agli Affari Esteri a livello di alti funzionari e tramite le rispettive Ambasciate.
È in tale contesto incoraggiante la recentissima decisione sammarinese di attivare uno specifico organismo di controllo sulle attività economiche, che potrà interagire con la nostra Guardia di Finanza. Un processo di rafforzamento della collaborazione bilaterale che potrà procedere, in parallelo, con la definizione di una nuova intesa di collaborazione tra le due Banche Centrali nel settore delle verifiche finanziarie e che, nei nostri auspici, potrebbe trovare il proprio coronamento nel rilancio e nella conclusione dei negoziati sull'Accordo di Cooperazione Economica fra Italia e San Marino.

Pag. 54

ALLEGATO 4

Schema di decreto ministeriale di individuazione per il 2009 delle organizzazioni e degli enti possibili destinatari dei contributi di cui alla legge n. 180/1992 (Atto n. 57)

DOCUMENTAZIONE DEPOSITATA DAL RELATORE

INTERVENTI ATTUATI NEL QUINQUENNIO 2003-2007 IN BASE ALLA LEGGE N. 180/1992

Sulla base della relazione dell'ottobre 2008, fornita dal Ministero degli Affari esteri in esito alle osservazioni formulate nel parere reso dalla Commissione Affari esteri della Camera il 16 luglio scorso sul precedente schema di decreto ministeriale (relativo all'individuazione degli enti per il 2008) è possibile un'aggregazione dei dati riguardanti le risorse finanziarie erogate nel quinquennio 2003-2007 in attuazione della legge n. 180/1992.

Le tabelle che seguono riportano gli stanziamenti complessivi per area geografica e per ente.

Ripartizione per area geografica

AREA GEOGRAFICA Contributi (euro)
Balcani / Europa sud-orientale2.693.044
Federazione russa463.602
Caucaso1.101.116
Europa orientale310.129
Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente46.530.205
Asia centrale622.452
Asia meridionale546.494
Estremo Oriente279.322
Cina93.809
America centrale e Caraibi509.778
America meridionale1.248.597
Africa subsahariana16.104.971
Oceania129.976
TOTALE70.633.495
Pag. 55

Ripartizione per ente destinatario

E N T E (1) Contributi (euro)
Accademia diplomatica del MAE rumeno50.000
ATEA - Agenzia internazionale per l'energia atomica44.440
Associazione croata per la mobilità e i cani guida30.000
Caritas202.008
Charitable Foundation Public Radio43.600
Comitato Internazionale della Croce Rossa120.000
COL'OR Ong19.398
Consiglio d'Europa669.398
Corte statale bosniaca245.800
Croatian Mine Victims Association Ong25.000
EFP - Education for Peace30.000
HJPC - High Judicial and Prosecutorial Council50.000
ICMP - International Commission on Missing Persons80.000
IECOB - Istituto per l'Europa centro orientale e balcanica di Forlì15.000
IIDU - Istituto internazionale di diritto umanitario di Sanremo142.659
IPALMO - Istituto per le relazioni dell'Italia con i Paesi dell'Africa, America latina, Medio ed Estremo Oriente40.200
ISPI - Istituto per gli studi di politica internazionale107.410
LNCV - Landau Network - Centro Volta480.054
Moscow School of Political Studies71.035
OHR - Office of the High Representative (Bosnia)486.688
OIM - Organizzazione internazionale per le migrazioni1.015.634
OSCE - Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa1.135.139
PFP - Euro-Atlantic Partnership for Peace50.000
Pag. 56
RACVIAC - Regional Arms Control Verification and Implementation Assistance Center100.000
RCC - Consiglio di cooperazione regionale50.000
Reggio Terzo Mondo34.000
Regione Marche114.441
SIOI - Società italiana per l'organizzazione internazionale18.929
Università «La Sapienza» - Roma10.000
UWC/IBO United World College/International Baccalaureate Organisation30.000
OSA - Organizzazione degli Stati americani1.143.800
Associazione argentina Abuelas de Plaza de Mayo 273.204
Defensoria del pueblo Colombia189.484
Ministero argentino della Giustizia26.243
Organizzazione delle Nazioni Unite e relativi Fondi, Programmi, e Istituzioni specializzate16.712.197
Ministero cileno degli Affari esteri23.000
Fundaciòn San Sebastiàn (Paraguay) 98.490
Unidad de desarrollo Norte Ecuador105.635
CARICOM - Comunità caraibica100.000
CIPMO - Centro italiano per la pace in Medio Oriente159.378
IsIAO - Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente1.352.860
AIRL - Associazione italiana rimpatriati dalla Libia231.359
NPWJ - ONG «Non c'è pace senza giustizia»50.000
Jordan Institute of Diplomacy64.800
ANP - Autorità nazionale Palestinese26.000.000
IAI - Istituto Affari internazionali73.093
CERISDI - Centro ricerche e studi direzionali Palermo124.214
Fondazione laboratorio Mediterraneo Onlus di Napoli186.444
UNIMED (2) - Unione delle Università del Mediterraneo31.853
Pag. 57
Conflict Prevention Center Giordania70.000
ISGI - Istituto studi giuridici internazionali46.038
Jerusalem Foundation (Gerusalemme) 73.091
Fondazione euromediterranea «Anna Lindh» per il dialogo fra le culture400.000
Governo dello Yemen50.000
IMG - International Management Grou647.000
Unione Africana1.560.205
IGAD - Inter-governmental Agency for Development 650.000
Governo del Kenya400.000
Corte speciale Sierra Leone260.000
Scuola superiore Sant'Anna di Pisa25.000
Università «Tor Vergata» - Roma9.167
Cares Onlus Pavia40.591
European Inter-University Centre - Venezia49.442
Progetto Continenti On14.105
Governo di Nauru49.976
Governo delle Isole Salomone40.000
Governo di Vanuatu40.000
CAERT - Centre africain d'études et derecherche sur le terrorisme17.072
«Nessuno tocchi Caino»27.027

(1) In grassetto gli enti e organismi inclusi nello schema di decreto ministeriale in esame.
(2) Si segnala che anche la UNIMED è stata - fino al 2003 - inclusa nell'elenco degli enti a carattere internazionalistico finanziati dal Ministero degli Affari esteri ai sensi della legge 948/1982.

ALLEGATO 5

Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni (C. 2031 Governo, approvato dal Senato)

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
esaminato il disegno di legge «Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla Corte dei conti» (C. 2031), approvato dal Senato;
rilevato che il provvedimento definisce obiettivi, principi e criteri per l'esercizio della delega legislativa che appaiono idonei ad innescare un processo virtuoso in tutti i settori della Amministrazione dello Stato;
sottolineato che il Ministero degli affari esteri ha già da tempo avviato un processo di riorganizzazione e razionalizzazione delle proprie strutture e della rete all'estero, con finalità di maggiore efficienza e risparmio;
apprezzata la previsione tra i principi e criteri in materia di dirigenza pubblica, di cui all'articolo 4, lettere f) ed m), della formazione, non inferiore a quattro mesi, presso uffici amministrativi di uno Stato dell'Unione europea o di un organismo comunitario o internazionale per l'accesso alla prima fascia dirigenziale, nonché la semplificazione della disciplina della mobilità nazionale e internazionale dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni, in una prospettiva di maggiore interazione tra sistemi-Paese;
esprime

PARERE FAVOREVOLE