CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 31 luglio 2008
46.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO
Pag. 62

ALLEGATO 1

5-00086 Mario Pepe (PD): Iniziative a sostegno delle famiglie.

TESTO DELLA RISPOSTA

La famiglia, quale comunità naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna, è al centro del programma di Governo.
L'impegno politico dì questo Governo, partendo dalla consapevolezza del disagio sociale ed economico nel quale versano oggi le famiglie italiane, è rivolto all'attuazione di misure idonee, da un lato, a sostenere economicamente e finanziariamente il reddito familiare, dall'altro, al miglioramento dei servizi sociali attraverso i quali la famiglia può sopperire a carenze interne e strutturali della società italiana, come oggi è configurata.
Le proposte normative che il Governo varerà saranno tutte rivolte a recuperare una forte stabilità delle famiglie e non potranno che essere coerenti ed in linea con le legislazioni regionali e locali, che, in alcuni casi, sono già fortemente interessate e coinvolte nelle tematiche familiari.
Alla base di tutto c'è la convinzione che in tempi di crisi il rigore dei conti non basti e che servano anche misure per difendere il tenore di vita delle famiglie.
Una strategia che punta su tutti i canali disponibili: i redditi, le imposte, i prezzi.
Con riferimento alle misure di sostegno al reddito familiare, il Governo nei primissimi giorni del suo mandato ha già effettuato una serie di provvedimenti, con particolare riferimento:
alla totale eliminazione dell'ICI sulla prima casa, una misura che ha fortemente alleviato il carico fiscale di moltissime famiglie italiane, consentendo loro di allocare diversamente e al meglio le risorse reddituali così liberate;
al taglio delle imposte sugli straordinari1;
alla possibilità di rinegoziare i mutui sulla prima casa, volto ad assicurare la riduzione dell'importo delle rate del mutuo, che rimane fisso per tutta la sua durata, al fine di rendere più contenuto e costante l'onere per il mutuatario fino a scadenza del mutuo;
al piano casa per i nuclei familiari a basso reddito, anche monoparentali o monoreddito; giovani coppie a basso reddito, anziani in condizioni svantaggiate, studenti fuori sede, in sostanza un piano destinato a incrementare il patrimonio immobiliare ad uso abitativo per tutte quelle categorie sociali per le quali è impossibile accedere al libero mercato della locazione;
all'abolizione del divieto di cumulo tra redditi da pensione e quelli da lavoro. Non ci sarà così nessun taglio agli assegni dei pensionati che decidono di continuare a lavorare, un modo per non penalizzare chi arrotonda la rendita di anzianità.

(1) È stato approvato, recentemente, un odg che impegna il Governo al termine del periodo di sperimentazione previsto a differenziare l'intervento in base al numero dei componenti del nucleo familiare del lavoratore, applicando una disciplina diversa a favore dei lavoratori con un nucleo familiare numeroso, aumentando il tetto di reddito stabilito per usufruire della detassazione in relazione al numero dei componenti del nucleo familiare.

Pag. 63

Proprio con riferimento al sostegno al reddito delle famiglie, in un incontro avuto con il Forum Famiglie, si è parlato di una riforma del sistema fiscale che individui la soggettività della famiglia, riconoscendo la necessità di ripristinare un sistema di deduzioni dall'imponibile del minimo vitale per ogni familiare. Presupposto per arrivare alla graduale e progressiva introduzione dell'istituto del «quoziente familiare», che prende in considerazione come indici per la tassazione diretta, fra gli altri, la composizione della singola famiglia, l'età dei figli, la presenza di disabilità o di anziani non autosufficienti. Come è noto, a parità di reddito familiare il benessere di ciascun membro cambia al variare delle dimensioni della famiglia, mentre a parità di reddito individuale il benessere del singolo dipende dalla numerosità e dalle risorse della famiglia cui appartiene: se si considerano tali differenze nel benessere individuale e/o familiare come indicatori di differenti capacità contributive, allora si rende necessario quantificarle e tenerne conto nel calcolo dell'imposta dovuta.
Già la risoluzione parlamentare di maggioranza con la quale si è approvato il DPEF impegna il governo cito testualmente «a destinare, in attesa della riforma del regime fiscale della famiglia, il maggiore gettito fiscale registratosi in corso di esercizio rispetto alle previsioni di bilancio, alla riduzione del carico fiscale sulle famiglie».
Su versante del miglioramento dei servizi sociali, sono allo studio misure per la sostenere la natalità. È in corso un'approfondita riflessione sulla modifica della legge 53 del 2000, soprattutto per incentivare le azioni volte a conciliare tempi di vita e tempi di lavoro, sulla problematica concernente gli asili nido: non è sufficiente costruirli ma è anche necessario individuare le risorse per poterne sostenere la gestione. Anche su questo aspetto la risoluzione approvata dall'Assemblea lo scorso 8 luglio impegna il governo «ad introdurre misure dirette alla tutela dea vita nascente finalizzate ad elevare il tasso di natalità del nostro Paese».
Inoltre, sono allo studio ipotesi di riduzione delle materie prime che più incidono sulla spesa delle famiglie, penso ai carburanti e ai generi alimentari. In questa direzione nel decreto legge 112 è già stata prevista la cosiddetta CARD, volta ad introdurre delle facilitazioni, per le fasce deboli della società, per gli acquisti di generi alimentari e per il pagamento del costo delle bollette energetiche.
Per molte di queste misure sarà sicuramente necessario il coordinamento con le regioni e gli enti locali. Basti pensare al piano straordinario per le persone non autosufficienti, da attuare di concerto con il mondo delle autonomie; alla revisione del sistema di assistenza sociale in base al principio di sussidiarietà, dando un maggior ruolo ai comuni e garantendo la libertà di scelta tra i vari servizi offerti dal pubblico, dal privato e dal privato sociale; o ancora, il rilancio del ruolo di prevenzione ed assistenza dei consultori pubblici e privati, anche questo da realizzare, d'intesa con le regioni.
A questo proposito è necessario però fare una riflessione. Sono evidenti alcune criticità nell'attuazione delle politiche per la famiglia. La riforma costituzionale del 2001 ha attribuito alle Regioni a statuto ordinario la competenza normativa in materia di assistenza e, in tale ambito, anche quelle relative alla definizione di specifiche misure a sostegno dei redditi familiari che possano profilarsi come servizi e interventi della rete territoriale dei servizi. Tale sistema presenta però anche delle farraginosità, per cui esisteva in passato un Ministero delle politiche per la famiglia, oggi esiste un sottosegretario con delega alla famiglia, ma in realtà le politiche familiari sono proprie delle regioni, non dello Stato centrale. Si è sempre su un confine molto labile. L'ambito di manovra del Governo e del Parlamento è alquanto limitato. A fronte delle politiche statali è necessario, a valle, verificarne la declinazione regionale e l'impatto che alcune misure hanno sulle famiglie. La mappatura della disciplina regionale a sostegno delle famiglie rappresenta pertanto un obiettivo necessario per la definizione

Pag. 64

delle misure nazionali di sostegno al reddito e per il coordinamento aperto delle iniziative attivate a livello territoriale.
Per quanto concerne le iniziative in cantiere nel 2008 il focus delle indagini sulla normativa regionale si concretizzerà sulle aree prioritarie delle politiche dedicate al sostegno reddituale della famiglia e della natalità. Riguardo tali ambiti il governo intende attivare tavoli di confronto con le Regioni finalizzati alla mappatura della disciplina e delle migliori pratiche anche amministrative che provengono dagli enti territoriali.
Va infine tenuto in considerazione il monitoraggio costante della tipologia e della quantità di prestazioni erogate dagli enti locali attraverso, da un lato, l'indagine Istat-Regioni-Ministero del lavoro sulla spesa sociale dei comuni italiani, dall'altro, l'utilizzo dello strumento di valutazione del reddito, l'ISEE, che costituisce a sua volta una utile base informativa a sostegno delle decisioni di spesa. Il consolidamento della banca dati ISEE consentirà la definizione del target più appropriato dei destinatari della CARD prevista dal decreto-legge n. 112 del 2008 in corso di conversione.
Nel dare un forte impulso alle politiche a sostegno della famiglia, ci si confronterà anche con politiche sociali di altri Paesi europei, ci si coordinerà con normative ed iniziative già esistenti, si agirà rispettando le autonomie regionali e locali, nonché le parti sociali per garantire la realizzazione di un modello di welfare più moderno ed efficace mediante strategie concrete che valorizzano il ruolo della famiglia come risorsa.

Pag. 65

ALLEGATO 2

5-00284 Mura e Palagiano: Misure adottate a sostegno delle famiglie italiane.

TESTO DELLA RISPOSTA

Sono trascorsi circa 2 mesi e mezzo dall'insediamento del Governo Berlusconi. In questo periodo - secondo un metodo quanto meno di buon senso - il Governo ha provveduto ad effettuare una due diligence su tale settore, nel quale vengono declinate competenze di diverse amministrazioni, non solo centrali ma anche locali. In altre parole il Governo ha verificato le cose fatte nel passato, quelle ancora in essere che potrebbero essere potenziate, per arrivare a configurare concretamente ciò che è già nel programma di governo.
Quanto al timing, le risorse ovviamente sono limitate per affrontare contemporaneamente ogni aspetto del programma di governo. È necessario muoversi per priorità, e la famiglia per il governo Berlusconi è una priorità.
L'impegno del Governo, partendo dalla consapevolezza del disagio sociale ed economico nel quale versano oggi le famiglie italiane, è rivolto all'attuazione di misure idonee, da un lato, a sostenere economicamente e finanziariamente il reddito familiare, dall'altro, al miglioramento dei servizi.
Il Governo nei primissimi giorni del suo mandato ha già varato una serie di provvedimenti tra cui in primo luogo - come del resto ricordato dagli onorevoli interroganti - la totale eliminazione dell'ICI sulla prima casa (decreto-legge 27 maggio 2008, convertito con modificazioni dalla legge 24 luglio 2008, n. 126 - Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie).
Questa misura è bene ricordarlo ha riguardato più dell'80 per cento delle famiglie italiane, proprietarie della casa in cui abitano, consentendo loro di allocare diversamente e al meglio le risorse reddituali così liberate.
Lo stesso provvedimento prevede inoltre l'accordo con le banche per la rinegoziazione dei mutui sulla prima casa, il cui onere è diventato particolarmente gravoso per numerosissime famiglie: è in sostanza una misura volta ad assicurare la riduzione dell'importo delle rate del mutuo, che rimane fisso per tutta la sua durata, al fine di rendere più contenuto e costante l'onere per il mutuatario fino a scadenza del mutuo.
Anche la detassazione degli straordinari, prevista dal citato decreto legge, è una misura che va a sostenere il reddito dei lavoratori e quindi delle famiglie. A questo proposito si ricorda che è stato approvato un ordine del giorno che impegna il Governo al termine del periodo di sperimentazione previsto a differenziare l'intervento in base al numero dei componenti del nucleo familiare del lavoratore, applicando una disciplina diversa a favore dei lavoratori con un nucleo familiare numeroso, aumentando il tetto di reddito stabilito per usufruire della detassazione in relazione al numero dei componenti del nucleo familiare.
Il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, la cosiddetta manovra finanziaria, in corso di conversione proprio in queste ore, prevede inoltre altri interventi di sostegno nei confronti delle famiglie. In primo luogo il piano casa, che ha l'obiettivo di garantire su tutto il territorio nazionale i livelli minimi essenziali di fabbisogno abitativo per il pieno sviluppo della persona umana.

Pag. 66

Il Piano è rivolto ai nuclei familiari a basso reddito, anche monoparentali o monoreddito, alle giovani coppie a basso reddito, agli anziani in condizioni svantaggiate, eccetera: in sostanza un piano destinato a incrementare il patrimonio immobiliare ad uso abitativo per tutte le categorie sociali per le quali è impossibile accedere al libero mercato della locazione.
Lo stesso provvedimento prevede inoltre misure relative ai libri di testo scolastici, che verranno resi accessibili tramite la rete Internet, nonché l'abolizione dei limiti al cumulo tra pensione e redditi di lavoro, per cui non ci saranno tagli agli assegni per i pensionati che decidono di continuare a lavorare (un modo per non penalizzare chi arrotonda la rendita di anzianità).
Sempre nel decreto legge n. 112/2008 sono contenute le disposizioni che prevedono l'istituzione, con onere a carico dello Stato, di una carta acquisti (social card) finalizzata all'acquisto di generi alimentari e al pagamento delle bollette energetiche per i cittadini che versano in condizione di maggior disagio economico.
Oltre agli interventi innanzi descritti, il Governo intende comunque attuare una profonda revisione della politica fiscale nei riguardi delle famiglie, adeguando il carico a cui esse sono assoggettate alle reali caratteristiche ed esigenze di ciascun nucleo familiare. Si tratta del passaggio dal sistema delle detrazioni a quello delle deduzioni a una graduale e progressiva introduzione dell'istituto del «quoziente familiare», che prende in considerazione come indici per la tassazione diretta, fra gli altri, la composizione della singola famiglia, l'età dei figli, la presenza di disabilità o di anziani non autosufficienti. Come è noto, a parità di reddito familiare il benessere di ciascun membro cambia al variare delle dimensioni della famiglia, mentre a parità di reddito individuale il benessere del singolo dipende dalla numerosità e dalle risorse della famiglia cui appartiene: se si considerano tali differenze nel benessere individuale e/o familiare come indicatori di differenti capacità contributive, allora si rende necessario quantificarle e tenerne conto nel calcolo dell'imposta dovuta.
Nel libro verde sul futuro del modello sociale in Italia presentato dal governo la scorsa settimana Ministri si vuole proporre un nuovo modello sociale, con l'affermazione della centralità della persona, in sé e nelle sue proiezioni relazionali a partire dalla famiglia.
È una sfida non solo economica ma, prima di tutto, progettuale e culturale. Un tale modello si realizza non solo attraverso le funzioni pubbliche ma soprattutto riconoscendo, in sussidiarietà, il valore della famiglia.
La crisi del modello sociale italiano è prima di tutto una crisi culturale e di valori, a partire dalla ricorrente negazione del ruolo della famiglia.
La famiglia quale «cellula vitale e primaria» di crescita è uno dei punti della tesi centrale del Libro verde.
Aiutare la famiglia con politiche attive non può che fondarsi su valori chiari e il più possibile condivisi. Valori che orienteranno l'azione di indirizzo politico quanto più saranno declinati attraverso precise strategie in grado di alimentare, anche attraverso un costante monitoraggio della loro efficacia, un clima di fiducia e di responsabilizzazione di tutti gli attori interessati.
Il quadro delle tutele a favore e a sostegno della famiglia appare come un corpus normativo alquanto disorganico e quasi ingovernabile caratterizzato com'è da successive sovrapposizioni che lo rendono neppure lontanamente riconducibile al concetto di sistema.
Ecco allora che il Governo porrà la massima attenzione all'impoverimento della situazione economica delle famiglie, avvierà una riflessione su nuovi strumenti di sostegno alle famiglie, in una logica unitaria.
È un approccio, quello del Governo verso la famiglia, di carattere universale. Ma ovviamente il Governo dovrà saper coniugare la caratteristica dell'universalità con quella della personalizzazione e anche

Pag. 67

della selezione dell'intervento, perché i bisogni non si presentano in modo uguale in tutte le situazioni.
La complessità ed eterogeneità dei bisogni, le caratteristiche di una società che invecchia e che fa meno figli, le limitate risorse di finanza pubblica, assegnano alla famiglia nuove e maggiori responsabilità, cui bisognerà fare necessariamente fronte.
Bisognerà quindi proseguire con lo sforzo finanziario da parte dello Stato - anche se contestualmente a soluzioni diverse - per i servizi di cura per l'infanzia e per le persone anziane.
In altri termini bisognerà sviluppare un modello dinamico di integrazione socio-sanitaria-assistenziale, caratterizzato da un'offerta di interventi rivolti alla famiglia lungo tutto il percorso della vita che sostenga le fragilità, favorendo la promozione e lo sviluppo di reti familiari, nella consapevolezza che la famiglia non è un onere ma e portatrice di opportunità umane e finanziarie.

Pag. 68

ALLEGATO 3

5-00283 Di Virgilio e Barani: Provvedimenti a sostegno delle famiglie in cui sia presente un malato in stato vegetativo.

TESTO DELLA RISPOSTA

Il Governo e, in specie, il Ministero della salute, ha da tempo indirizzato la sua attenzione verso tali problematiche.
Come ben sa l'interrogante, con decreto ministeriale del 12 settembre 2005 è stata istituita - una Commissione tecnico-scientifica, con il fine di procedere ad un studio e ad una approfondita ricerca di carattere statistico, medico-scientifico e giuridico circa le dimensioni del fenomeno connesso ai pazienti in stato vegetativo e/o minimamente cosciente nel nostro Paese, nonché sulla tipologia e l'efficacia dei modelli organizzativi e gestionali adottati in materia dalle strutture pubbliche che in Italia ospitano i pazienti in condizioni di bassa responsività.
Al termine dei lavori, la citata Commissione, nel formulare la proposta di un modello organizzativo e gestionale delle strutture di accoglienza per tali pazienti, ha compiuto una scelta fondata sul rispetto della persona umana del paziente in condizioni di basso livello neurologico (LLNS) e sul duplice rifiuto dell'abbandono assistenziale e dell'accanimento terapeutico, convinta che tale scelta contribuisca a far crescere modelli relazionali fondati su principi di equità e di solidarietà all'interno del corpo sociale.
Tali emergenze devono comunque essere affrontate anche sotto un profilo di carattere bioetico. E in questo contesto la Commissione si è integralmente riconosciuta in un documento prodotto dal Comitato Nazionale di Bioetica, pubblicato in data 30 settembre 2005, ritenendo che i pazienti in stato vegetativo sono persone portatrici di diritti, primo tra i quali il diritto alla vita e che debbano essere trattati nel rispetto dei princìpi di equità nell'accesso alle cure e di solidarietà verso i bisogni delle famiglie.
Nell'ottica di attenzione alle persone in condizione di grande fragilità, verso la fine del 2006, è stata istituita la «Commissione sulla terapia del dolore e la dignità del fine vita» avente, come finalità, quella di elaborare un documento di riferimento generale sullo stato dei servizi, delle procedure, delle criticità e delle priorità sulle quali deve essere posta una particolare attenzione dalle istituzioni, per il miglioramento dei protocolli assistenziali nelle diverse realtà del paese.
Questo complesso lavoro di elaborazione è stato tenuto presente nella predisposizione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 aprile 2008, volto a definire dei nuovi livelli essenziali di assistenza, in modo da prevedere, nell'ambito delle varie forme di assistenza domiciliare e residenziale, tipologie assistenziali adeguate per la presa in carico dei soggetti in stato di coma persistente vegetativo o di minima coscienza.
Poiché tale decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in corso di esame da parte della Corte dei Conti, a seguito di rilievi della medesima Corte su alcuni aspetti di carattere generale di compatibilità economico finanziaria, è stato successivamente ritirato, il Governo sta predisponendo le seguenti iniziative:
utilizzare il documento elaborato dalla Commissione di cui al decreto ministeriale del 12 settembre 2005 come linee guida su cui proporre in sede di Conferenza Stato-Regioni uno specifico

Pag. 69

Accordo, in modo da favorirne l'implemantazione nelle varie realtà regionali;
la predisposizione di una rilevazione straordinaria sui casi oggi in carico da parte del SSN, quale base informativa per una specifica attività di programmazione nel settore;
la promozione, dopo opportuna sperimentazione, di un'attività di registro finalizzata a monitoraggio della qualità dell'assistenza. L'azione del Governo, in altri termini, su tale problematica si articolerà sui seguenti obiettivi:
a) orientare verso una soluzione assistenziale appropriata i casi di stato vegetativo segnalati;
b) sostenere la famiglia nella scelta assistenziale più appropriata;
c) sostenere psicologicamente le famiglie accompagnandole durante il periodo della degenza;
d) formare adeguatamente il personale rispetto all'assistenza dei pazienti e alla relazione con i familiari.

Ovviamente saranno da ricercare, d'intesa con il Ministero dell'economia e finanze, anche nuove forme di sostegno economico - attraverso benefici fiscali ovvero di contribuzione diretta - volte a supportare le famiglie che optano per la cura del paziente a domicilio. Benefici o contributi che potranno essere determinati sulla base della tipologie e quantità delle prestazioni sanitarie e assistenziali che necessitano al singolo caso.

Pag. 70

ALLEGATO 4

5-00285 Miotto e Livia Turco: Iniziative per la regolarizzazione delle badanti.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 30 ottobre 2007 è stata effettuata la programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori extra-comunitari per l'anno 2007, stabilendo una quota massima di ingressi pari a 170 mila unità. Nell'ambito di tale quota 65 mila ingressi sono stati appositamente riservati alle richieste di nulla osta al lavoro per l'assunzione di lavoratori domestici o assistenti alla persona. In aggiunta, si deve considerare un'ulteriore quota riservata in maniera specifica ai cittadini di Paesi che hanno sottoscritto accordi di cooperazione in materia migratoria.
Si precisa che alla data del 31 maggio 2008 - termine ultimo fissato dal decreto flussi 2007 per l'inoltro delle predette istanze - risultano pervenute 740.399 domande di nulla osta al lavoro riguardanti diversi settori del mondo del lavoro. Di queste, 420.369 sono per lavoro domestico (comprensivo delle badanti).
Si segnala che al fine di dare riscontro in tempi brevi proprio al fabbisogno di lavoratori domestici ed assistenti alla persona espresso dalle famiglie, gli Sportelli unici per l'immigrazione hanno ricevuto l'ordine di avviare in via prioritaria l'istruttoria di tali domande.
Con la circolare del Ministero del Lavoro del 17 luglio 2008 si è proceduto alla redistribuzione di 4.250 quote di ingresso rimaste inutilizzate. In particolare una quota di 1.750 unità è stata rassegnata ai cittadini stranieri appartenenti alle cosiddette «altre nazionalità» da impiegare specificatamente nel lavoro domestico e di assistenza alla persona.
Premettendo che la Commissione europea ha espresso negli ultimi anni, più volte, l'orientamento negativo circa l'ipotesi di provvedimenti di sanatoria generalizzata, si fa presente che entro la fine dell'anno dovrebbe essere emanato un nuovo decreto di programmazione dei flussi di ingresso per l'assunzione dall'estero di cittadini extra-comunitari a carattere non stagionale. Tale decreto, però, in assenza del Documento programmatico triennale previsto dal Testo unico sull'immigrazione (non approvato a causa della fine anticipata della precedente legislatura) non potrà comunque superare le 170 mila unità.
Il problema delle badanti emerge nella sua importanza anche sotto il profilo della loro qualificazione.
A tale riguardo preme rappresentare che con le risorse del Fondo per le politiche della Famiglia sono in parte state finalizzate proprio alla qualificazione professionale delle cosiddette badanti. Infatti con l'intesa intervenuta in Conferenza Unificata il 20 settembre 2007, sono stati ripartiti tra le regioni circa 100 milioni finalizzati tra l'altro alla qualificazione del lavoro delle assistenti familiari. In questo modo si è voluto incentivare e sostenere le politiche delle regioni volte a rendere più trasparente l'incontro tra la domanda di cura proveniente dalle famiglie e l'offerta di lavoro. Le stesse finalità sono state previste anche nell'intesa intervenuta nel 2008.