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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 734 di giovedì 13 dicembre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,40.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bongiorno, Borghesi, Brugger, Buonfiglio, Cicchitto, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Fava, Aniello Formisano, Tommaso Foti, Franceschini, Ghizzoni, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Lamorte, Lucà, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Mura, Nucara, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Valducci e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3533 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese (Approvato dal Senato) (A.C. 5626) (ore 9,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato approvato l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5626)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5626). Pag. 2
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, in quanto estranei rispetto al contenuto del provvedimento: Giorgio Conte n. 9/5626/32, relativo all'inclusione del personale di polizia locale nel novero del personale cui si applicano alcuni istituti sull'infermità per causa di servizio, equo indennizzo e pensioni privilegiate; Caparini n. 9/5626/71, volto a prevedere la ripartizione del canone RAI tra le emittenti locali; Desiderati n. 9/5626/82, concernente l'istituzione presso le scuole guida di corsi teorici tenuti alla polizia locale per il conseguimento della patente di guida per i ciclomotori; Stucchi n. 9/5626/83, in materia di revisione della normativa in materia di manifestazioni a premio.
L'onorevole Consiglio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5626/68.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, noi come gruppo della Lega Nord abbiamo presentato alcuni ordini del giorno tra cui uno in particolare che si occupa di trasporto e mi verrebbe così di primo acchito fare subito una premessa. Quando si parla di trasporti non si può fare a meno di fare riferimento alla questione europea. L'Europa sotto questo aspetto è molto attenta e sicuramente a volte si muove in linea con la richiesta che rivolgiamo al Governo. Questo decreto-legge reca ulteriori misure urgenti per la crescita ed io credo che il riferimento ai trasporti non possa essere chiaramente così lasciato in secondo ordine. Pensiamo che il trasporto tranviario possa essere preso in considerazione come uno degli elementi più interessanti per quanto riguarda una qualità anche della vita, soprattutto all'interno dei nostri centri storici. Quanto al trasporto, in particolare quello ferroviario - mi preme ricordarlo, signor Presidente -, il comparto in Europa rappresenta il 5 per cento del PIL ed un sistema di trasporto efficiente è alla base della competitività delle nostre imprese sia a livello nazionale che europeo in quello che poi è un contesto economico globalizzato a livello mondiale.
La vita delle persone dipende un po' anche dalla qualità dei trasporti ed io a questo proposito faccio notare che delle famiglie investono circa il 13,2 per cento di quello che è il loro budget di bilancio familiare in trasporti e in servizi collegati ai trasporti. Visto, signor Presidente, che la mobilità è sempre più importante, anche la politica europea si sta muovendo per risolvere questi problemi e nel settore ha aperto degli studi che riguardano la questione della congestione dei trasporti, che dal 2005 ad ora ha avuto un incremento del 40 per cento per quanto riguarda il trasporto merci e del 34 per cento per quanto riguarda il traffico dei passeggeri.
Un altro punto che la Commissione europea ha focalizzato è la dipendenza dal petrolio che per i trasporti rappresenta ancora un dato impressionante: i trasporti assolvono circa il 96 per cento dell'energia dal petrolio. Non in secondo ordine è l'emissione di gas serra, con riferimento alla quale, anche con il pacchetto energia, ci siamo impegnati un po' tutti alla diminuzione del 20 per cento delle emissioni di CO2. Un'altra questione particolare è legata sicuramente alle infrastrutture, che non sono omogenee in tutta l'Europa e hanno uno sviluppo non uniforme, soprattutto nei Paesi dell'est.
Il nostro ordine del giorno, signor Presidente, va proprio in questa direzione: si parla di trasporto tranviario. I trasporti tranviari, soprattutto quelli che vengono gestiti bene, hanno una linea efficiente, hanno un armamento dei binari consono a quelli che sono gli ultimi ritrovati sotto l'aspetto della ricerca e della produzione di elementi nuovi, che hanno poco impatto ecologico e hanno la capacità di far sì che gli stessi tram siano silenziosi e producano poco inquinamento, soprattutto per quanto riguarda quelli elettrici.
Ebbene, con riferimento a tali trasporti tranviari - visto che, come accade per le linee ferroviarie, il trasporto su tram viene considerato a tutti gli effetti un elemento molto importante all'interno dei nostri centri storici -, abbiamo fatto una serie di Pag. 3richieste in questo ordine del giorno, che sono in linea con una capacità di questo Governo di mettere in condizione questi trasporti di essere sempre più implementati. Quindi, abbiamo fatto una serie di richieste che portano il nostro Governo a mettere in condizione il comparto di essere aiutato e sviluppato.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Qui parliamo di imposte, parliamo di capacità da parte di questo Governo di fare previsioni in materia di agevolazioni fiscali, contributi per quanto riguarda l'esercizio delle infrastrutture. Pertanto, chiediamo al Governo, compatibilmente con l'autonomia regionale in materia di trasporto pubblico, che sarebbe importante prevedere anche due contratti di servizio: uno per la gestione e un altro per gli impianti fissi.

PRESIDENTE. Deve concludere.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Io la ringrazio, signor Presidente, spero che questo ordine del giorno venga accolto, perché mette in condizione veramente una grande fretta della vita e del trasporto locale di funzionare al meglio.

PRESIDENTE. L'onorevole Galli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5626/14.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, direi che, ormai, è diventata quasi una prassi comune per alcune società direttamente partecipate dallo Stato l'uso di provvedere ai propri bisogni finanziari, comprendenti il ripianamento dei propri bilanci e di perdite di bilancio, attraverso l'aumento delle componenti delle bollette energetiche, che gravano ovviamente sui cittadini, sulle imprese e sull'intera competitività del Paese - e, quindi, conseguentemente, sulla possibilità di sviluppo del Paese stesso -, mettendo fuori concorrenza, addirittura, l'intero sistema industriale.
In particolare, si pongono anche a titolo esemplificativo i casi di alcune delibere dell'Autorità per l'energia ed il gas, che sono atte a compensare le carenze di bilancio di queste società, di queste Spa pubbliche. Tali delibere vengono poste in essere senza un ammonimento, senza una prescrizione, senza la possibilità di incidere, da parte dell'Autorità, sulla stessa conduzione di queste Spa.
Un'ulteriore società che crea un grosso problema - e che è partecipata dallo Stato, è di proprietà dello Stato - è il caso esemplificativo della RAI, già ripresa diverse volte e anche pesantemente dalla Corte dei conti: chiuderà un bilancio con circa 200 milioni di euro di passivo, continua ad avere spese esorbitanti le proprie capacità, non ha un'adeguata possibilità di, o non vuole, rifinanziarsi con l'esazione del canone e, nello stesso tempo, paga in maniera spropositata dei personaggi che, ovviamente, fanno parte della propria produzione. Ciò è inimmaginabile, non ha senso, è antieconomico e non è giustificato dalle condizioni attuali dello Stato italiano.
Che cosa si chiede con il mio ordine del giorno allo Stato, anzi al Governo? Di provvedere con idonei atti legislativi, nell'ambito temporale dell'esistenza del Governo, quindi nel brevissimo, di porre in atto strumenti propri, come azionista di maggioranza ma anche come Governo, affinché sia imposto l'obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio a queste società partecipate dallo Stato, onde evitare che queste società possano incidere pesantemente, di nuovo, sui canoni e sulla bollettazione, in particolare su quella energetica. Direi che, per quello che concerne lo sviluppo, questo è un fatto essenziale.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5626/42.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, nel mio ordine del giorno si fa riferimento alla parte del provvedimento in cui si dettano norme per introdurre la Pag. 4giustizia digitale, cioè il fatto che notificazioni ed altri adempimenti vengano svolti attraverso posta elettronica certificata, cosa questa senz'altro utile, indispensabile e positiva.
Quello che si chiede con questo ordine del giorno è di impegnare il Governo affinché, nei prossimi mesi, dall'entrata in vigore di questa innovazione, già peraltro in corso di sperimentazione avanzata, si cominci a verificare. Perché quello che noi vediamo, molto spesso, è l'incredibile differenza fra tribunali e tribunali circa l'attuazione dei medesimi adempimenti. Noi chiediamo che il Governo si impegni a verificare e a distinguere i buoni dai cattivi e i bravi dai somari.
Inoltre, colgo quest'ultima occasione per chiedere al Governo di rivedere, rivedere e rivedere la riforma della ripartizione degli uffici giudiziari sul territorio, perché anche qui il vero criterio dev'essere distinguere gli uffici che funzionano, che servono e che hanno una loro valenza organizzativa sul territorio, da quelli che, invece, lavorano poco, male o che sono mal diretti.
Questo dovrebbe essere un vero criterio distintivo tra le scelte operative da fare: quindi, premiare i bravi, i capaci e quelli che si impegnano a tutti i livelli, e sanzionare o, comunque, in qualche modo, richiamare all'ordine quelli che, invece, non fanno bene il loro lavoro, perché la giustizia è un comparto fondamentale anche e soprattutto per lo sviluppo economico.

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5626/53.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola per illustrare un ordine del giorno che ritengo molto importante in un momento in cui la nostra economia è assolutamente in difficoltà. Molte aziende stanno chiudendo, molte stanno delocalizzando, soprattutto nel nord del Paese, soprattutto nella parte economica che in questi anni ha sostenuto il Paese.
C'è un settore che sicuramente si è sviluppato molto negli ultimi anni, importante anche dal punto di vista ambientale, che è tutta la materia delle fonti rinnovabili, su cui sono state fatte scelte importanti. Paghiamo, magari, la concessione nei primi anni di tariffe incentivanti eccessive, che hanno dato beneficio soprattutto ad investitori stranieri. Si tratta, comunque, di un settore che ha dato crescita, occupazione e che ha visto una serie infinita di modifiche normative che non hanno sicuramente fatto bene al sistema.
Oggi la normativa prevede il Quarto conto energia degli enti pubblici fino a fine anno; i privati sono già entrati nel Quinto conto energia; sappiamo e sentiamo costantemente le voci di allarme di tutto il sistema produttivo con una forte preoccupazione sul lato dell'occupazione.
Con questo ordine del giorno si impegna il Governo, e mi auguro che nell'ultimo provvedimento che è in discussione al Senato ci sia la possibilità di inserire un periodo di proroga, a far sì che almeno per gli enti locali - che, come sappiamo, sono vincolati dalla problematica del Patto di stabilità, da scadenze imminenti, ma anche da problematiche legate ai gestori - ci sia la possibilità che la scadenza di fine anno venga prolungata di un po' di tempo per far sì che si definiscano gli interventi, gli allacciamenti e anche tutte le formule degli incentivi. Questo è un impegno importante soprattutto per quegli enti locali che stanno investendo nell'ambiente, nell'ecologia, a favore dei cittadini e a favore della salute pubblica; penso che una risposta, visto il trattamento dato agli enti locali in termini di Patto di stabilità, in tema di tagli al Fondo di equilibrio, sia assolutamente importante. Altresì è un messaggio che lancio al Governo e a tutta l'Aula per la difesa di un settore importantissimo che ha creato tanti posti di lavoro e che penso tutti quanti noi dovremmo veramente rivalutare in termini di crescita e di occupazione. Perciò, è una richiesta di allungamento dei tempi per gli enti locali e Pag. 5una rivisitazione del Quinto conto energia a favore di un sistema importantissimo e di qualità per le nostre imprese e anche per la nostra occupazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5626/56.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, il mio ordine del giorno attiene all'uso degli strumenti di pagamento elettronici, un tema molto importante, sul quale il decreto-legge ha voluto, in un certo senso, incidere; mi riferisco, soprattutto alla difficoltà che hanno le nostre imprese nell'erogare credito e quindi alla difficoltà nella tracciabilità dei pagamenti. Una tracciabilità dei pagamenti che il Governo, attraverso anche l'Agenzia delle entrate, ha voluto porre come una questione importante per la lotta all'evasione e all'elusione fiscale insieme ai nuovi sistemi del redditometro e a tutte le questioni che attengono ad una «stretta» su quello che è l'uso del contante. Ciò, soprattutto, per voler tirare fuori quel sommerso che oggi incide in modo esponenziale sulle casse dello Stato per oltre 120 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati che arrivano dagli uffici. Quindi, rispetto a questo tema, rispetto alla tracciabilità, noi avevamo prodotto un ordine del giorno che impegna il Governo ad assicurare, anche in un solo settore, in particolar modo in quello delle rivendite di carburanti, un elemento importante: quello della sicurezza. Oggi c'è il discorso della tracciabilità ma c'è anche un problema di sicurezza, vediamo che i nostri quotidiani locali sono dei bollettini di guerra rispetto a furti, rapine e quindi atti delittuosi nei confronti dei nostri commercianti e delle nostre piccole attività e quindi, assicurare il pagamento in modo elettronico fino a 150 euro, assicurando la tracciabilità, assicurando la gratuità dei costi, e quindi senza oneri bancari, diventerebbe un primo tassello, un elemento importante per iniziare questo contrasto e questa possibilità di assicurare la tracciabilità, senza l'uso del contante e mettendo in sicurezza le nostre imprese, i nostri commercianti e quindi anche la sicurezza del personale che lavora in questo senso. Credo che questo sia un primo elemento necessario senza mettere in difficoltà quella restrizione sulla quale invece il Governo aveva dato un'accelerata nei mesi scorsi, con il Ministro Passera, che aveva voluto incidere subito, in modo uniforme, fino a 50 euro addirittura con la tracciabilità del contante che avrebbe messo sicuramente in difficoltà soprattutto quelle fasce che oggi non sono in grado di assicurare anche per cultura, per preparazione, l'uso della carta elettronica per importi così modesti.
Credo che sarebbe anche un modo per iniziare un'evoluzione che sarà quella, sarà sicuramente il futuro ma la cosa importante, che deve rassicurare i nostri contribuenti, i nostri cittadini e le nostre imprese dall'altra parte è che vi sia l'assoluta gratuità del servizio.
Perché, da una parte, non possiamo chiedere sacrifici, non possiamo chiedere tracciabilità per via del sommerso e per una questione di equità sociale e, dall'altra parte, caricare sempre i soliti, quindi i cittadini e le imprese, a dover pagare i soliti noti e le banche. Per cui, chiediamo al Governo un impegno forte: assicurare la gratuità, sia per il consumatore, ovviamente, sia per l'esercente, delle transazioni regolate con carte elettroniche, in particolar modo sui carburanti e sul commercio di questa tipologia di merce per importi inferiori a 150 euro.

PRESIDENTE. L'onorevole Buonanno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5626/78.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno vorremmo sottolineare quello che è un dovere che dovrebbe avere questo Governo, cioè quello di informare il più possibile i cittadini e, quindi, le famiglie su quella che è una difficoltà ormai oggettiva, vale a dire il forte indebitamento che le famiglie hanno sempre di più e le loro difficoltà nel riuscire ad andare avanti. Siccome ci sono Pag. 6provvedimenti che vanno incontro in qualche maniera - anche se noi li riteniamo molto insufficienti - ai bisogni e alle risposte che i cittadini chiedono, sarebbe importante riuscire a divulgare il più possibile questa opportunità. Signor Presidente, dico anche che è bello parlare con il Governo quando c'è il Governo che non ascolta e il Presidente anche, visto che guarda il telefono...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Buonanno.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, se spiego una cosa e il Governo non ascolta tanto vale che non la spieghi.

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, il Governo è lì.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, visto che c'è un sottosegretario che è uno dei pochi sempre presenti, c'è la possibilità di chiedergli di fare qualcosa in questi ultimi giorni di sua permanenza al Governo, cioè di divulgare sempre di più e sempre meglio quelle che sono le opportunità che le famiglie possono avere nel cercare di difendersi da questa crisi.
È ovvio che questa crisi è una crisi imponente, ma un suggerimento che vorrei dare è quello di coinvolgere non solo i comuni per fare gli esattori per conto dello Stato, così come hanno fatto con l'IMU, o tagliando loro i trasferimenti e quindi obbligandoli a dover fare delle scelte anche sul territorio. Infatti, la differenza tra essere al Governo e stare sul territorio a fare gli amministratori è che i cittadini, quando c'è qualcosa che non va, all'amministratore vanno a suonare il campanello di casa e se non dà delle risposte gli danno magari anche un calcio nel sedere, mentre chi sta al Governo sta sul pianeta Marte e quindi, evidentemente, nessuno mai riesce a dire e a fare delle cose perché comunque sono irraggiungibili. Quindi, sarebbe meglio coinvolgere i comuni e cercare di dargli una mano, che in trincea possono cercare di dare quelle risposte alle famiglie che sempre più sono in difficoltà.
Senza fare distinzioni di colore politico, basta vedere i dati delle famiglie che chiedono la rateizzazione della tassa dei rifiuti od hanno difficoltà nel pagare i servizi più semplici che il comune eroga, quali il pre ed il post scuola, lo scuolabus, la mensa scolastica. Vi sono sempre più difficoltà e ciò si nota dai numeri di quelle che effettivamente sono le famiglie sempre di più disagiate e che chiedono quindi un aiuto. Ma, come dicevo prima, se il Governo, invece di dare un aiuto, dà un'ulteriore batosta, perché i comuni hanno delle riduzioni notevoli dei trasferimenti e devono esclusivamente «aggiustarsi» da soli, ciò rappresenta un problema molto grave. Quindi, chiediamo una diffusione massima di quelle che sono le opportunità per le famiglie e nel contempo chiediamo di coinvolgere comuni, i quali potrebbero dare una mano a fare in modo che le famiglie abbiano comunque un appoggio e le risposte che si attendono.

PRESIDENTE. L'onorevole Rivolta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5626/59.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno verte sull'articolo 11, che consente la versione online dei libri di testo con contenuti digitali integrativi. Ovviamente, per fare questo, si chiede la presenza anche di tablet e comunque di supporti informatici, L'impegno che chiedo al Governo è quello, relativamente all'acquisto dei supporti informatici, di valutare l'opportunità di attribuire una quota parte delle relative spese a carico dei risparmi conseguenti alla riduzione dei costi di fornitura dei libri di testo in formato cartaceo, e una seconda quota parte a carico delle famiglie degli alunni della scuola dell'obbligo, stabilendo la ripartizione dei relativi oneri in base ai seguenti parametri ISEE, cioè gradualmente.
Pertanto, per un reddito ISEE fino a 10 mila euro, la contribuzione delle famiglie si attesterebbe alla somma di 50 euro; per un reddito ISEE da 10.001 fino a 20.000 euro la contribuzione delle famiglie si Pag. 7attesterebbe alla somma di 100 euro, e per redditi oltre i 20 mila euro si chiederebbe alle famiglie una somma pari a 250 euro. Inoltre, evidentemente, per le famiglie incapienti, si chiede la fornitura gratuita dei contenuti digitali ed anche dei supporti tecnologici. Quindi, con questo ordine del giorno chiedo un aiuto vero alle famiglie in base alla loro condizione economica.

PRESIDENTE. L'onorevole Giacomelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5626/2.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno fa riferimento ad una situazione di cui più volte anche in quest'Aula ci siamo occupati o, meglio, prende spunto dalla vicenda ancora irrisolta dei due marò italiani che si trovano trattenuti in India. Non entro ovviamente - non lo fa l'ordine del giorno che noi abbiamo presentato insieme ad altri colleghi - nel merito della vicenda per la quale i nostri marò devono rispondere alle autorità indiane.
Tuttavia, l'ordine del giorno affronta il reale presupposto, o almeno uno dei reali presupposti, da cui questa vicenda è nata e affronta la questione della presenza, della modalità della presenza delle nostre Forze armate nelle azioni di contrasto alla pirateria per riaffermare l'importanza di questo ruolo, ma anche per chiedere al Governo - e non ho motivo, conoscendo e stimando il sottosegretario Improta, di dubitare della sensibilità su questo - che si intervenga per impedire che gli esponenti delle nostre Forze armate si trovino sottoposti nella catena di comando ad un'autorità civile che risponde evidentemente a logiche diverse da quelle istituzionali a cui devono essere preposte le nostre Forze armate.
Questo per evitare che il nostro Paese possa trovarsi altre volte - speriamo di no - in una situazione che assume inevitabilmente le vesti di un contrasto diplomatico, istituzionale, di relazione fra i Paesi per una serie di concause che mischiano situazioni del tutto diverse. Un conto sono i legittimi interessi privati commerciali che meritano attenzione e tutela, altro è l'azione istituzionale, l'azione anche che viene svolta contro la pirateria e che deve mantenere un suo profilo di nettezza anche rispetto agli interessi commerciali che sono espressione del Paese.
In questo senso l'ordine del giorno, riconfermando l'importanza anche della responsabilità che il nostro Paese si va assumendo in questo contrasto alla pirateria, punta a risolvere questo equivoco, punta a riaffermare una separazione che è nettezza e che mette sul giusto piano le responsabilità istituzionali ed evita di far trovare le nostre Forze armate in situazioni in cui il loro ruolo è diverso da quello cui sono preposte.
D'altra parte non dubitiamo che esistano modalità anche per assicurare, a bordo delle stesse navi, modalità di protezione che non implichino un coinvolgimento in proprio, da questo punto di vista, delle nostre rappresentanze istituzionali, che sono le Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Di Biagio, che aveva chiesto di illustrare l'ordine del giorno Raisi n. 9/5626/33, di cui è cofirmatario: s'intende che abbia rinunziato.
Nessun altro chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito i rappresentanti del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Catanoso n. 9/5626/1 e Giacomelli n. 9/5626/2.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Formichella n. 9/5626/3, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: dopo il riferimento al regolamento comunitario, inserire, dopo le parole «al fine di», le parole «valutare l'opportunità».
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Gottardo n. 9/5626/4, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/5626/5, a condizione che Pag. 8sia riformulato nel modo seguente: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le parole «a valutare l'opportunità di concordare con le regioni».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cosenza n. 9/5626/6.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vignali n. 9/5626/7, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: dopo le parole «ulteriori iniziative normative volte» inserire le parole «ad eliminare le possibili incertezze determinanti l'attuazione di tale disposizione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pili n. 9/5626/8.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/5626/9, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le parole «a valutare l'opportunità che le residue risorse», e poi prosegue il dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Realacci n. 9/5626/10.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Tullo n. 9/5626/11, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Meta n. 9/5626/12, a condizione che il proponente accetti di fermare il dispositivo alle parole «dispositivi omologati».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Margiotta n. 9/5626/13, a condizione che sia riformulato. In particolare, il primo impegno è accolto, il secondo dovrebbe essere preceduto dalle parole «a valutare l'opportunità di istituire».
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Galli n. 9/5626/14, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Alessandri n. 9/5626/15, a condizione che sia riformulato nel seguente modo: dopo le parole «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della disposizione sopra richiamata al fine di adottare ulteriori iniziative normative» inserire le parole «e a verificare l'opportunità in materia di definizione degli accordi per le compensazioni ambientali». Inoltre, viene espunto l'ultimo inciso, cioè ci fermiamo alla parola «esistenti».
Con riguardo all'ordine del giorno Ciccanti n. 9/5626/16, noi ci rimettiamo su tutte le questioni relative alle concessioni demaniali e il parere del Governo è per tutti gli ordini del giorno contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Miotto n. 9/5626/17, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: nel secondo impegno, dopo le parole «a valutare con tempestività gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa» andrebbero aggiunte le parole « al fine di valutare l'opportunità di adottare iniziative normative connesse alla esposizione degli obiettivi sensibili, asili, scuole, ospedali», e poi continua l'ordine del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bossa n. 9/5626/18.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lulli n. 9/5626/19 con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di introdurre (...)». Il Governo accetta l'ordine del giorno Vico n. 9/5626/20 con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di rafforzare le strutture esistenti attraverso la riorganizzazione e il potenziamento del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mattesini n. 9/5626/21, Toto n. 9/5626/22 e Garofalo n. 9/5626/23.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Monai n. 9/5626/24, altrimenti il parere è contrario. Il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/5626/25 con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di presentare una relazione al Parlamento (...)». Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Favia n. 9/5626/26, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5626/27 con la seguente riformulazione del dispositivo, nel senso di eliminare, al primo rigo, le parole « e sollecita» e modificare l'ultima parte del dispositivo nel seguente modo: «prevedendo altresì una relazione in merito da presentare periodicamente al Parlamento». Pag. 9Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Barbato n. 9/5626/28, altrimenti il parere è contrario. Il Governo accetta gli ordini del giorno Zucchi n. 9/5626/29 e Saglia n. 9/5626/30. Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/5626/31, altrimenti il parere è contrario. Il Governo accetta l'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/5626/32, purché riformulato...

PRESIDENTE. Sottosegretario, ricordo che l'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/5626/32 è inammissibile.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Il Governo accetta l'ordine del giorno Raisi n. 9/5626/33 con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di procedere all'integrazione del personale a tempo indeterminato (...)». Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Scanderebech n. 9/5626/34, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Contento n. 9/5626/35 e Fallica 9/5626/36. Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Pizzolante n. 9/5626/37 e Pastore n. 9/5626/38, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fogliato n. 9/5626/39, purché il dispositivo sia riformulato, nel senso di espungere tutte le parole successive alle seguenti: «assumere ulteriori iniziative normative». Il Governo accetta gli ordini del giorno Polledri n. 9/5626/40, Meroni n. 9/5626/41 e Paolini n. 9/5626/42.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Rondini n. 9/5626/43, altrimenti il parere è contrario. Il Governo accetta l'ordine del giorno Volpi n. 9/5626/44, con la seguente riformulazione del dispositivo: «a valutare l'opportunità di prevedere forme di accesso autorizzate anche per le polizie locali e provinciali (...)» e aggiungendo, alla fine del dispositivo, le parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica». Il Governo accetta l'ordine del giorno Chiappori n. 9/5626/45, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire con le parole: «a modificare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica», le parole «alla prima occasione utile».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rainieri n. 9/5626/46, purché riformulato nel senso di sostituire al dispositivo la parola «periodicamente» con la seguente «annualmente». Il Governo non accetta l'ordine del giorno Bitonci n. 9/5626/47. Il Governo accetta l'ordine del giorno Munerato n. 9/5626/48, con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere, in un successivo provvedimento, interventi finalizzati (...)» Il Governo accetta l'ordine del giorno Bonino n. 9/5626/49. Il Governo accetta l'ordine del giorno Comaroli n. 9/5626/50 con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica (...)». Il Governo accetta l'ordine del giorno D'amico n. 9/5626/51 con la seguente riformulazione: dopo le parole: «in premessa» inserire le seguenti «e di considerare la possibilità di adottare ulteriori iniziative normative volte a stabilire», e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vanalli n. 9/5626/52, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di adottare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, eventuali iniziative».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/5626/53, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, tenuto conto della sostenibilità dei connessi rincari in bolletta, di un eventuale rinvio del termine ultimo...».
Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Simonetti n. 9/5626/54, Fugatti n. 9/5626/55 e Forcolin n. 9/5626/56, altrimenti il Governo non accetta tali ordini del giorno. Pag. 10
Il Governo accetta l'ordine del giorno Goisis n. 9/5626/57, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «a valutare l'opportunità di rendere disponibile agli studenti i contenuti digitali interattivi, nel rispetto del principio costituzionale del diritto allo studio».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5626/58.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rivolta n. 9/5626/59, a condizione che sia espunta la lettera a) del dispositivo. Il Governo accetta, altresì, la lettera b) di tale ordine del giorno, che è la parte più generica e che, quindi, recupera lo spirito dell'ordine del giorno che ha illustrato l'onorevole Rivolta.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cavallotto n. 9/5626/60, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica (...)».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Crosio n. 9/5626/61 e Gidoni n. 9/5626/62.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/5626/63, altrimenti il Governo non accetta tale ordine del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Vizia n. 9/5626/64, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di intraprendere con urgenza, compatibilmente (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fabi n. 9/5626/65, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «ad adottare con urgenza, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, (...)».
Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Negro n. 9/5626/66 e Callegari n. 9/5626/67, altrimenti il Governo non accetta tali ordini del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Consiglio n. 9/5626/68.
Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Maggioni n. 9/5626/69 e Pini n. 9/5626/70, altrimenti il Governo non accetta tali ordini del giorno.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, le ricordo che l'ordine del giorno Caparini n. 9/5626/71 è inammissibile.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Il Governo accetta gli ordini del giorno Fava n. 9/5626/72 e Bragantini n. 9/5626/73.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dal Lago n. 9/5626/74, a condizione che la proponente accetti di espungere dal dispositivo le seguenti parole: «nominare appositi commissari ad acta».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/5626/75, altrimenti il Governo non accetta tale ordine del giorno.
Signor Presidente, se lo consente, chiedo che i restanti pareri, sugli ordini del giorno presentati, siano espressi dal mio collega Vari.

PRESIDENTE. Prego, signor sottosegretario.

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Dussin n. 9/5626/76, a condizione che i proponenti accettino di espungere la seconda parte del dispositivo, a partire dalla parola: «invitando» sino alla fine.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5626/77, a condizione, innanzitutto, che i proponenti accettino una riformulazione nel senso di espungere il penultimo capoverso delle premesse, che inizia con le seguenti parole: «tale norma è anticoncorrenziale (...)». Quanto al dispositivo, il Governo lo accetta, a condizione che sia così riformulato: «a valutare l'opportunità di adottare iniziative per un'effettiva liberalizzazione del settore della gestione dei rifiuti di imballaggio».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Buonanno n. 9/5626/78.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Allasia n. 9/5626/79, a condizione che il proponente accetti una riformulazione nel senso che sia espunto, dal dispositivo, l'inciso «in primis il tribunale di Torino». Pag. 11
Il Governo accetta l'ordine del giorno Molgora n. 9/5626/80, a condizione che sia accolta una riformulazione nel senso di inserire dopo le parole: «a valutare idonee iniziative» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze della finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Isidori n. 9/5626/81.

PRESIDENTE. Gli ordini del giorno Desiderati n. 9/5626/82 e Stucchi n. 9/5626/83 sono inammissibili.

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'ordine del giorno Torazzi n. 9/5626/84, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a rendere compatibile la norma in premessa anche con la libera circolazione di tutte le diverse categorie di veicoli ammessi alla circolazione stessa».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mariani n. 9/5626/85, a condizione che sia accolta una riformulazione del primo capoverso del dispositivo, nel senso di sostituire la parola: «rivederne» con la seguente: «verificare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Braga n. 9/5626/86, a condizione che sia accolta una riformulazione del secondo capoverso del dispositivo, nel seno di sostituire le parole: «a valutare e conseguentemente adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Siragusa n. 9/5626/87, a condizione che sia accolta una riformulazione del dispositivo nel senso di sostituire le parole: «ad adoperarsi» con le seguenti: «a valutare le possibili iniziative, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica,».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Damiano n. 9/5626/88.
Il Governo accetta l'ordine del giorno De Biasi n. 9/5626/89, a condizione che sia accolta una riformulazione del primo capoverso del dispositivo, nel senso di espungere le parole da «al fine» a «digitale»; nel terzo e nel quinto capoverso del dispositivo, premettere le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Coscia n. 9/5626/90 e De Pasquale n. 9/5626/91.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lazzari n. 9/5626/92, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «a valutare l'opportunità di avviare iniziative in sede europea e mondiale volte ad evitare il rischio che il mercato dei derivati negoziati al di fuori dei mercati regolamentati possa incidere negativamente sul meccanismo di calcolo dello spread, ovvero il differenziale dei tassi d'interesse dei titoli italiani con quelli tedeschi», con l'espunzione dell'ultima parte del dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Graziano n. 9/5626/93, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo ad adottare iniziative di contrasto della simulazione e della elusione fraudolenta».
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nastri n. 9/5626/94, a condizione che il dispositivo sia riformulato sopprimendo la parola: «urgenti».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Narducci n. 9/5626/95, Forcieri n. 9/5626/96 e Dima n. 9/5626/97, mentre accetta l'ordine del giorno De Camillis n. 9/5626/98 a condizione che il dispositivo sia riformulato, nel senso di sostituire le parole: «raggiungendo comunque gli obiettivi previsti nella domanda e attualmente pienamente a regime e funzionanti» con le seguenti: «soddisfacendo comunque i requisiti e gli obiettivi prescelti».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Catanoso n. 9/5626/1 e Giacomelli n. 9/5626/2, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Formichella n. 9/5626/3, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Gottardo n. 9/5626/4, formulato dal Governo.

Pag. 12

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro. Invito il Governo a rivedere il parere, tenendo conto che questo ordine del giorno costituisce esattamente il pensiero conclusivo della XIV Commissione sull'argomento.
Sono disponibile, se il Governo lo ritiene, a riformulare il dispositivo, ma non sono disponibile a ritirare il mio ordine del giorno. Quindi, se il Governo ritiene di formulare una proposta, che può essere quella di sopprimere nel dispositivo le parole: «sottratte espressamente all'ambito di applicazione della direttiva 2006/123/CE e», diventando...

PRESIDENTE. Vorrei invitare il Governo, i sottosegretari, ad ascoltare il suggerimento che viene fatto.
Onorevole De Pasquale, per favore! I sottosegretari devono occuparsi di altro in questo momento. Prego, onorevole Gottardo.

ISIDORO GOTTARDO. Non sono disponibile al ritiro, come dicevo, ma mi rendo disponibile a una modifica del dispositivo, nel senso di sopprimere, alla quarta riga, le parole: «sottratte espressamente all'ambito di applicazione della direttiva 2006/123/CE e». Quindi, il dispositivo diventerebbe: «(...) affinché le concessioni demaniali marittime siano riportate al regime previsto (...)».
Mi rendo disponibile ad accogliere questa riformulazione, se il Governo è d'accordo.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo fa propria la riformulazione proposta dell'onorevole Gottardo.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gottardo n. 9/5626/4, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la firma, a nome di tutto il gruppo della Lega Nord, all'ordine del giorno Gottardo n. 9/5626/4.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/5626/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cosenza n. 9/5626/6, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vignali n. 9/5626/7, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pili n. 9/5626/8, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/5626/9, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Realacci n. 9/5626/10, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Tullo n. 9/5626/11, formulato dal Governo.

MARIO TULLO. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro. Invito il Governo, il sottosegretario Improta, a ripensarci, altrimenti insisto per la votazione.
Il 6 novembre noi abbiamo svolto l'audizione del Viceministro Ciaccia in Commissione Pag. 13trasporti. Avevamo chiesto di porre attenzione al fatto che le Autorità portuali fossero escluse dalla spending review. In particolar modo, avevamo fatto riferimento anche al nodo dei contratti dei dipendenti delle Autorità portuali. Dopo vent'anni, per la prima volta, nei porti italiani si è fatto uno sciopero. Il nostro sistema compete se vi è pace sociale, e credo che il Viceministro avesse preso un impegno, che non è stato rispettato, perché i suoi uffici, poi, hanno mandato circolari che riducono gli stipendi dei dipendenti delle Autorità portuali anche di 300, 400 o 500 euro.
Quindi, insisto per la votazione del mio ordine del giorno.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, vorrei proporre all'onorevole Tullo se accetta la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere iniziative, anche normative, per tutelare i lavoratori delle autorità portuali».

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tullo n. 9/5626/11, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Meta n. 9/5626/12 e Margiotta n. 9/5626/13, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Galli n. 9/5626/14 formulato dal Governo.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e insisto per la votazione.
Chiedo al Governo di prevedere per le aziende controllate dallo Stato la condizione del raggiungimento del pareggio di bilancio così come avviene per il bilancio dello Stato. Non capisco perché lo può fare lo Stato, mentre non lo possono fare le aziende controllate dallo Stato stesso e le società come l'ENEL e la RAI.
Scusate, cadiamo in contraddizione se non si accetta l'ordine del giorno in oggetto. Veramente, è incomprensibile il motivo per cui non venga accettato.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, nell'ordine del giorno in oggetto si fa riferimento a «provvedere, nell'ambito del termine temporale del mandato di Governo». Obiettivamente, l'efficacia sarebbe limitata. Quindi, la proposta potrebbe essere la seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare opportuni atti di indirizzo finalizzati a perseguire il raggiungimento del pareggio di bilancio».

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Galli n. 9/5626/14, accettato dal Governo, purché riformulato.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno in oggetto.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la Pag. 14votazione dell'ordine del giorno Alessandri n. 9/5626/15, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/5626/16, non accettato dal Governo.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, chiedo al Governo se può essere rivisto il parere e accolto l'ordine del giorno in oggetto con una riformulazione di questo tipo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare opportune iniziative normative comunitarie», quindi con il presupposto dell'accordo della Commissione europea. Se il Governo accettasse questa riformulazione del mio ordine del giorno, io, ovviamente, non insisterei per la votazione.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, se la proposta è: «di adottare opportune iniziative a livello comunitario», l'ordine del giorno si intende accettato.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/5626/16, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/5626/17, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bossa n. 9/5626/18, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Lulli n. 9/5626/19, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, mi dispiace ma non accetto la riformulazione proposta.
Chiedo al Governo un impegno preciso ad introdurre l'accisa mobile sui carburanti. Ciò che mi chiede il Governo, come spiego nell'ordine del giorno in oggetto, esiste già, perché vi è una norma nella legge finanziaria 2007 che, più volte, abbiamo chiesto potesse dare luogo ad una circolare applicativa da parte del Ministero dell'economia e delle finanze che, regolarmente, non viene adottata, per cui il prezzo dei carburanti continua ad aumentare. Vi è una connivenza tra gli interessi dei petrolieri e quelli dello Stato.
L'accisa mobile, di fatto, non comporta oneri a carico del bilancio, perché mantiene inalterate le entrate: semplicemente evita di «accendere» il costo della vita e gli oneri sulle imprese.
Vorrei ricordare che il continuo aumento dei carburanti in questo momento ha un impatto negativo sulle famiglie, ma è negativo anche sulle imprese e sui costi che le imprese devono sopportare, perché il costo del carburante, come sappiamo benissimo, è un moltiplicatore di tutti i costi.
Allora, o il Governo si impegna a rendere automatico questo meccanismo, o altrimenti se propone la riformulazione «a valutare l'opportunità di» è come dire che si mantiene la norma attuale del 2007, che è stata applicata solo una volta nei primi mesi del 2008 e poi non è stata più applicata. Quindi, siccome non ritengo di accettare la riformulazione, se il Governo mantiene questa posizione, chiederò che il mio ordine del giorno sia messo ai voti.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

Pag. 15

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Lulli n. 9/5626/19, esprimendo una posizione favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lulli n. 9/5626/19, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito i colleghi ad affrettarsi... onorevoli Stasi, Cesario, Scilipoti, Damiano, Baretta, Patarino, Cesaro, Paglia, Verducci, Centemero, Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 451
Astenuti 14
Maggioranza 226
Hanno votato
450
Hanno votato
no 1).

Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Vico n. 9/5626/20 proposta dal Governo.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, ho ascoltato la riformulazione del sottosegretario Improta. Mi permetto di considerare tale riformulazione pleonastica, perché la ragione del mio ordine del giorno non è in funzione di un rafforzamento riferito a nuove risorse economiche ma perché, come il sottosegretario e il Governo sanno, il problema dell'Agenzia, che è stata stralciata dal disegno di legge di stabilità e poi in questo provvedimento, fa il paio con la questione del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica. Il problema principale, che continuiamo ad avere, è che quel funzionamento è decisivo per la spesa dei fondi strutturali.
Quindi, è una richiesta che non ha una relazione con la compatibilità finanziaria: è una richiesta di assetto, che attendevamo tutti, ai fini della spesa dei fondi strutturali. Pertanto, chiederei al Governo, se possibile, di superare la riformulazione per la natura di questo mio ordine del giorno proposto.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo accetta l'ordine del giorno Vico n. 9/5626/20 nel testo originario, senza riformulazione, e che il presentatore non insiste per la votazione dello stesso ordine del giorno Vico n. 9/5626/20, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mattesini n. 9/5626/21, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Toto n. 9/5626/22, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garofalo n. 9/5626/23, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Monai n. 9/5626/24 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/5626/24, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moroni... Onorevole Berardi... Onorevole Stasi... Onorevole Sardelli... Onorevole Aniello Formisano...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 16
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 423
Astenuti 48
Maggioranza 212
Hanno votato
22
Hanno votato
no 401).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5626/25 accettato dal Governo purché riformulato.
Chiedo all'onorevole Favia se accede all'invito al ritiro formulato dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5626/26.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, anzitutto chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Gottardo n. 9/5626/4 che ha contenuto sostanzialmente identico al mio. Inoltre, chiederei al Governo, se ha intenzione di rispondermi, per quale ragione l'ordine del giorno Gottardo n. 9/5626/4 è stato poi accolto e non il mio che ha contenuto sostanzialmente equivalente. Se posso avere una risposta bene, altrimenti intervengo.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, se anche l'onorevole Favia accetta di eliminare certi riferimenti, come ha fatto l'onorevole Gottardo, mi riferisco ad una proroga specifica di trent'anni, ma rimanda ad un negoziato a livello comunitario esattamente come è avvenuto per l'altro onorevole, ovviamente noi cambiamo e ci uniformiamo al parere.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, può specificare esattamente la riformulazione?

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo propone di riformulare la parte dispositiva nel senso di impegnare il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni di cui alla premessa concordemente con le iniziative che verranno concordate a livello comunitario, riconoscendo pertanto la specificità del settore del turismo ricreativo balneare nazionale senza fare riferimento alla direttiva Bolkestein.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Favia accetta la riformulazione testé proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5626/26 e non insiste per la votazione.

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per chiedere la sottoscrizione di questo ordine del giorno a nome di tutto il gruppo della Lega Nord Padania.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere anch'io questo ordine del giorno, così come riformulato insieme agli ordini del giorno Gottardo n. 9/5626/4 e Pizzolante n. 9/5626/37, perché rimanga agli atti. Credo che su questo vi sia anche un consenso pressoché condiviso del gruppo dell'Unione di Centro.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, chiedo che questo ordine del giorno sia sottoscritto da tutto il gruppo Italia dei Valori.

Pag. 17

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, di per sé a termini di Regolamento dovrebbe chiederlo ogni deputato, ma riteniamo che sia inutile. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5626/27, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Barbato accede all'invito al ritiro formulato dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5626/28.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Zucchi n. 9/5626/29 e Saglia n. 9/5626/30, accettati dal Governo.
Chiedo all'onorevole Di Biagio se acceda all'invito al ritiro formulato dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5626/31.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, non posso accettare questo invito al ritiro. Su questo argomento, anzi, mi sorprende che il Governo abbia dato questo parere in considerazione che al Senato in sedi competenti comunque c'era stato un parere favorevole. In maniera molto chiara abbiamo anche evidenziato solo qualora siano vigenti determinate condizioni. Quindi, qui c'è un comparto in ginocchio e il Governo non può essere indifferente a questo comparto.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, prendo atto della sottolineatura dell'onorevole Di Biagio e, quindi, accolgo l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Di Biagio non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5626/31 testé accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione proposta dal Governo per l'ordine del giorno Raisi n. 9/5626/33.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, non posso esimermi da alcune considerazioni. Con questo ordine del giorno a firma mia e del collega Raisi, abbiamo voluto ancora una volta richiamare l'attenzione del Governo sulla situazione che attualmente caratterizza i 70 lavoratori di RetItalia internazionale spa. Malgrado l'assegnazione da parte del Ministero dello sviluppo economico di importanti progetti negli ultimi mesi a questa società, a seguito della spending review lo stesso Ministero ha dato indicazioni di provvedere all'alienazione di questa. Il rischio è che la professionalità e lo stesso patrimonio informatico della società vadano dispersi e conseguentemente alienati. Per questo chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di procedere all'integrazione di tutto il personale a tempo indeterminato appartenente alla società di RetItalia Internazionale spa nei ruoli dell'Agenzia per l'Italia digitale di cui sono state rinnovate le competenze con questo provvedimento.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/5626/33, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Scanderebech n. 9/5626/34, non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scanderebech n. 9/5626/34, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Nichilo Rizzoli, Urso, Motta, Rampi, Sardelli, Scilipoti, Verducci, Mantini.

Pag. 18

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 336
Astenuti 140
Maggioranza 169
Hanno votato
23
Hanno votato
no 313).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/5626/35, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fallica n. 9/5626/36, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Pizzolante n. 9/5626/37, formulato dal Governo.

SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, chiedo che anche su questo ordine del giorno ci sia una riconsiderazione da parte del Governo, anche alla luce del cambio di parere sull'ordine del giorno Gottardo n. 9/5626/4. Io qui chiedo sostanzialmente di andare a ricontrattare in Europa tutta la materia alla luce di quello che sta succedendo in Spagna e anche alla luce di quello che l'Europa sta facendo con la nuova direttiva sulle concessioni. Quindi chiedo al Governo di cambiare parere anche su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario?

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, anche in questo caso il Governo lo farà se il proponente accetta la riformulazione nel senso di impegnare il Governo a valutare l'opportunità di riaprire il confronto in Europa al fine di scongiurare una messa in mora o una nuova procedura di infrazione del tutto incongrua vista la legge spagnola ed il parere europeo, anche alla luce di quello che succede in Spagna e a verificare la possibilità di ripensare il tema delle concessioni in Italia nell'ambito della nuova direttiva europea sulle concessioni. Quindi ci riallineiamo a quanto già accolto con i precedenti ordini del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pizzolante n. 9/5626/37, accettato dal Governo, purché riformulato.

GABRIELLA CARLUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Pizzolante n. 9/5626/37 e possibilmente anche gli ordini del giorno Gottardo n. 9/5626/4 e Favia n. 9/5626/26, che trattano dello stesso tema.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che gli onorevole Pini, a nome di tutti i deputati del gruppo della Lega Nord, Scilipoti e Razzi chiedono di aggiungere la propria firma.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, intervengo intanto per aggiungere la mia firma agli ordini del giorno Pizzolante n. 9/5626/37, Gottardo n. 9/5626/4 e Favia n. 9/5626/26. Se ho inteso bene la riformulazione del sottosegretario, credo che abbia colto l'intenzione di questo ordine del giorno, quali siano il traguardo e l'obiettivo da raggiungere, perché corrisponde ad una esigenza e a una richiesta molto diffuse all'interno del nostro Paese.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Pastore n. 9/5626/38 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti. Pag. 19
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pastore n. 9/5626/38, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Antoni, Calderisi, Fogliardi, Golfo, Orlando, Verducci, Motta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 407
Astenuti 73
Maggioranza 204
Hanno votato
53
Hanno votato
no 354).

Prendo atto che la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fogliato n. 9/5626/39, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Polledri n. 9/5626/40, Meroni n. 9/5626/41, Paolini n. 9/5626/42, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Rondini n. 9/5626/43 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/5626/43, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Motta, Stasi, Scilipoti, Golfo, Girlanda, Cesario, Veltroni, Capodicasa, Calderisi, Di Virgilio, Sardelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 342
Astenuti 138
Maggioranza 172
Hanno votato
55
Hanno votato
no 287).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Volpi n. 9/5626/44, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/5626/45, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, accetto la riformulazione, però tenendo presente che la modifica delle normative che prevedo, che spero che si verifichi nei prossimi anni, riguarda anche quella di non mettere più i militari sulle navi private - come oggi succede -, per poi trovarci nella situazione dei marò, che è la cosa peggiore che ci poteva capitare: cioè, sbarcare i militari dalle navi private.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste quindi per la votazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rainieri n. 9/5626/46, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bitonci n. 9/5626/47, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bitonci n. 9/5626/47, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 20

Onorevole Farinone. Prego i colleghi di avere un attimo di pazienza, abbiamo qualche difficoltà meccanica. Onorevole Boffa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 347
Astenuti 135
Maggioranza 174
Hanno votato
50
Hanno votato
no 297).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Munerato n. 9/5626/48, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bonino n. 9/5626/49, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Comaroli n. 9/5626/50, D'Amico n. 9/5626/51, Vanalli n. 9/5626/52 e Montagnoli n. 9/5626/53, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/5626/54, non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/5626/54, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Cesaro, Moroni, Patarino, Damiano, Piccolo, Capodicasa e Verducci.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 388
Astenuti 94
Maggioranza 195
Hanno votato
60
Hanno votato
no 328).

Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Fugatti n. 9/5626/55, non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fugatti n. 9/5626/55, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Buonanno, D'Antoni, Misiani e Baretta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 343
Astenuti 137
Maggioranza 172
Hanno votato
57
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/5626/56, non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Forcolin n. 9/5626/56, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Corsini, Sardelli, Moroni, Giro, Antonio Martino, Gianfranco Conte, Galletti, Verducci e Grimaldi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 21

(Presenti 478
Votanti 340
Astenuti 138
Maggioranza 171
Hanno votato
59
Hanno votato
no 281).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Goisis n. 9/5626/57, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5626/58, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rivolta n. 9/5626/59 e Cavallotto n. 9/5626/60, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Crosio n. 9/5626/61 e Gidoni n. 9/5626/62, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/5626/63 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/5626/63, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moroni, Gatti, Della Vedova, Federico Testa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 402
Astenuti 79
Maggioranza 202
Hanno votato
45
Hanno votato
no 357).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Vizia n. 9/5626/64 e Fabi n. 9/5626/65, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Negro n. 9/5626/66.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno non chiedo, e come gruppo della Lega Nord non chiediamo, niente di diverso dalla risoluzione che stiamo discutendo, in questi giorni, alla XIII Commissione (Agricoltura). Chiedo a tutti i parlamentari della Commissione agricoltura di leggere questo ordine del giorno perché mette in luce un problema che i nostri agricoltori stanno vivendo in questi giorni: quello delle aflatossine; un problema che vede un notevole ammontare di produzione sequestrata per questo motivo. Nel contempo, chiediamo che nella prossima semina i pagamenti vengano posticipati di 30 giorni. Come possiamo chiedere a delle persone a cui non viene pagato il raccolto di poter pagare? È impossibile! Quindi chiediamo la deroga, la deroga è possibile averla se motivata e, pertanto, chiedo al Governo di rivedere il proprio parere e chiedo soprattutto ai parlamentari, ai colleghi, di non avere due comportamenti, due pesi e due misure.

LUCA BELLOTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, intervengo per mettere la mia firma su questo ordine del giorno che riporta, così come abbiamo visto in Commissione agricoltura, un problema enorme del mondo agricolo, sottovalutato in maniera totale dal Ministro dell'agricoltura. Essere in Europa significa non dimenticarsi delle nostre aziende, e di questi regolamenti che a volte affossano anche il buonsenso. Per cui quello che viene chiesto in questo ordine del giorno credo rappresenti una delle questioni importanti che riguardano la Pag. 22salvezza del settore maidicolo italiano; anzi, non solo del settore maidicolo ma anche di una filiera importante del nostro settore agroalimentare.

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, confermo che il tema trattato da questo ordine del giorno è all'esame della Commissione agricoltura. È un tema di grande delicatezza, perché impatta sulle specificità proprie della nostra agricoltura e sul valore del nostro sistema agroalimentare che è imperniato su due caratteristiche: la qualità e la sicurezza alimentare dei nostri prodotti. La soluzione che il gruppo Unione di Centro sostiene a livello di X Commissione agricoltura è una soluzione che tende ad impegnare il Governo in sede europea a valutare una proposta che vada incontro, sotto il profilo del sostegno economico, ai produttori agricoli che subiscono danni per cause climatiche, e non sto a elencare tutte le cause che hanno generato questa situazione, ma che non vada a ridurre l'affidabilità del nostro sistema agricolo ed agroalimentare, in termini di produzione agricola, dove la qualità e la sicurezza alimentare sono elementi indispensabili per il made in Italy agricolo. Per queste ragioni credo che tutto il gruppo si possa astenere su questo ordine del giorno che chiede un'altra cosa.
Chiede, invece, la sospensione di quelle garanzie rispetto alle quali noi invece non siamo d'accordo, perché vorrebbe dire inficiare la qualità del nostro sistema agricolo.

LUCIANO ROSSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma convinta, per evidenziare una maggiore attenzione nei confronti del comparto del mondo agricolo, che sicuramente è meritevole di ben diverse attenzioni. Dunque, convintamente appongo la mia firma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, chiediamo al Governo di rivalutare il suo giudizio su questo ordine del giorno, perché riteniamo sia fondato e ci siano tutte le condizioni affinché anche il nostro gruppo parlamentare voti a favore, in quanto non crediamo sia giusto e corretto cambiare le regole in corso d'opera, soprattutto per quanto riguarda il mondo delle imprese, che è già in difficoltà. Per cui, l'invito che facciamo al Governo, se possibile, è di rivalutare il suo parere, altrimenti Futuro e Libertà voterà a favore di questo ordine giorno.

MARCO PUGLIESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma a questo importante ordine del giorno, a nome della componente Grande Sud, che ritiene questo settore, quello agricolo, un settore molto trainante per l'economia del Paese, soprattutto per il Sud. A maggior ragione alla luce di quello che è successo in questi ultimi giorni presso il Dicastero delle politiche agricole, dove funzionari dello Stato, capi di gabinetto, hanno preso tangenti, Grande Sud non solo dà piena solidarietà a tutti gli agricoltori, ma spinge questo settore, e per questo motivo diamo sostegno a questo ordine del giorno.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il nostro iniziale parere era contrario perché, con l'ordine del giorno, si chiedeva una deroga a un regolamento Pag. 23comunitario. Prendendo atto, però, delle espressioni di coloro che sono intervenuti, potremmo proporre questa riformulazione: «a valutare la possibilità di proporre in sede europea di posticipare (...)» e così via.
Ciò proprio perché non può essere ovviamente solo lo Stato italiano ad essere di avviso contrario rispetto ad una disciplina comunitaria. Laddove non fosse accoglibile questa riformulazione, ci rimettiamo all'Assemblea.

PRESIDENTE. Onorevole Negro, accetta questa riformulazione?

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, mi scusi, ma se chiedo una deroga è chiaro che posticipiamo.

PRESIDENTE. Quindi?

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, chiedo di derogare all'articolo 62 del decreto-legge n. 1 del 2012, è chiaro quindi che posticipiamo i termini, o forse ho compreso male e quindi le chiedo venia.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, l'onorevole Negro, nel suo ordine del giorno, se leggo bene, chiede di posticipare un termine che è in relazione a dei limiti stabiliti da regolamenti comunitari. Quindi, non possiamo procedere noi autonomamente. Come Governo le sto proponendo di accettare una riformulazione in base alla quale il Governo si fa carico di proporre in sede comunitaria la condivisione di quello che è il contenuto del suo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Negro, accetta o non accetta la riformulazione?

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, è così, perché è l'Europa che ci deve dare la deroga se motivata, perché è la norma che lo prevede. L'ordine del giorno è così, non può essere altrimenti.

PRESIDENTE. Onorevole Negro, a questo punto della procedura c'è una riformulazione proposta dal Governo: io ho bisogno di un «sì» o di un «no».

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, quello che volevo dire è che il sottosegretario mi ha detto in altre parole quello che è il contenuto dell'ordine del giorno, pertanto accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Benissimo, la riformulazione dell'ordine del giorno è accettata.
Avevano chiesto la parola l'onorevole Di Giuseppe e l'onorevole Castiello: li avviso che, essendo stata accettata la riformulazione di questo ordine del giorno, la discussione su questo ordine giorno è chiusa. Se chiedono la parola su altro tema, gliela darò.

ANITA DI GIUSEPPE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, non so se devo venire da lei la prossima volta per farmi notare. L'Italia dei Valori vuole soltanto sottoscrivere questo ordine del giorno, anche perché per l'agricoltura si è fatto così poco che ci auguriamo il Governo si faccia carico veramente, almeno questa volta, delle aziende maidicole.

PRESIDENTE. Vorrei ricordare che, a termini di Regolamento, quando il Governo chiede la parola, io sono tenuto a dargliela, e quando si chiude la discussione sull'ordine del giorno, la discussione sull'ordine del giorno è chiusa.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Chiedo di parlare.

Pag. 24

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, avevo chiesto poc'anzi la parola, ma non sono stata vista, per sottoscrivere l'ordine del giorno.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, adesso voglio capire se, come è stato fatto in passato almeno per quanto riguarda la Lega, non viene permesso di intervenire se non viene messo al voto l'ordine del giorno da parte degli altri colleghi, oppure se continuiamo che ognuno interviene quando vuole anche dopo l'accoglimento da parte del presentatore dell'ordine del giorno.
Qui stiamo andando avanti così - è la quarta o quinta volta che succede durante questa seduta -, che l'ordine del giorno non viene messo ai voti e poi intervengono colleghi di altri gruppi. Visto che a noi in passato ci è stato negato, voglio sapere se questo costituisce un precedente, perché anche noi allora lo potremmo utilizzare in futuro. Altrimenti, non mi sembra equo il comportamento che la Presidenza tiene rispetto agli altri gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, le faccio presente che questi interventi hanno soltanto chiesto di apporre la firma e, avendo precedentemente subìto una critica che mi ha accusato di aver interrotto la discussione proprio una volta raggiunto l'accordo sull'ordine del giorno, mi pare che le due critiche si bilancino tra loro e mi confermino la giustezza dei comportamenti tenuti.
Passiamo all'ordine del giorno Callegari n. 9/5626/67. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5626/67, formulato dal Governo.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda un argomento molto importante e sentito dalla città di Venezia che è quello dell'arsenale. L'atteggiamento che ha assunto il Governo con questo provvedimento che stiamo approvando va a porsi contro tutta la città di Venezia. Io, con questo ordine del giorno, voglio chiedere anche l'impegno dei parlamentari del Partito Democratico, in particolare quelli veneziani, poiché davanti al consiglio comunale di Venezia, insieme con il sottoscritto, ci siamo assunti un impegno per difendere la titolarità della gestione dell'arsenale di Venezia da parte del comune.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5626/67 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Callegari n. 9/5626/67, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gianni, Cesa, Capodicasa, La Malfa, Orlando, Lo Presti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 445
Astenuti 28
Maggioranza 223
Hanno votato
60
Hanno votato
no 385).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Consiglio n. 9/5626/68, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Maggioni n. 9/5626/69 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione. Pag. 25
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maggioni n. 9/5626/69, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gatti, Girlanda, Bruno, Brandolini, Orlando, Ghiglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 413
Astenuti 65
Maggioranza 207
Hanno votato
48
Hanno votato
no 365).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'ordine del giorno Pini n. 9/5626/70.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Pini n. 9/5626/70, formulato dal Governo.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, non riesco onestamente a capire il parere contrario del Governo su questo ordine del giorno stante l'accettazione dei precedenti ordini del giorno Gottardo n. 9/5626/4 e Fallica n. 9/5626/36, sempre sullo stesso tema. C'è una delega che abbiamo approvato circa due anni fa e che voi non avete ancora esercitato, e da qui nasce la questione. Infatti, noi una parte del problema l'avevamo risolto con la chiusura della procedura di infrazione ma, se poi la delega non viene esercitata o viene esercitata in maniera difforme rispetto a quello che si era previsto e che si era previsto con un voto pressoché unanime di questa Camera sulla legge comunitaria, è chiaro che c'è un continuo richiamo a valutare opportunità diverse.
Questo ordine del giorno, rispetto agli altri, pone anche un tema proprio di trattativa sul piano comunitario, perché proprio la Spagna nell'ottobre scorso, circa due mesi fa, ha intavolato una trattativa con la Commissione europea che segue lo stesso filo logico che noi avevamo introdotto all'interno della legge comunitaria del 2010 con una novità importante per noi, con una novità molto importante, ossia un commissario, anche se non è quello competente per la materia specifica, il commissario Reding ha espresso un apprezzamento molto chiaro su quello che è il modello spagnolo, applicabile, sì, solo in parte in Italia, ma comunque applicabile.
Ora, vi è tutta la possibilità, riscrivendo da zero una normativa sulle concessioni balneari, di seguire quel modus operandi che la Spagna ha effettuato e che esclude le gare, gare che noi non abbiamo citato espressamente nella delega e gare che devono essere assolutamente evitate. È la stessa cosa che gli altri colleghi hanno già espresso. Oltretutto qui, anche per un fatto di cortesia istituzionale, abbiamo detto «a valutare l'opportunità di», non prevedendone l'introduzione immediatamente, il giorno dopo, ma richiamando comunque l'esercizio di una delega che vi è d'obbligo.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, analogamente, come in passato, noi proponiamo all'onorevole Pini di accogliere il suo ordine del giorno n. 9/5626/70 con la seguente riformulazione. Dopo le parole «a valutare l'opportunità di esercitare con urgenza la delega ex articolo 11 della citata legge comunitaria 2009» le proporrei di aggiungere le parole «e di avviare le opportune interlocuzioni in sede comunitaria per assicurare», e poi riprende l'ordine del giorno, ossia «la necessaria stabilità al settore e certezza nelle previsioni di introiti da concessioni». In tal modo ci allineiamo al portato degli altri ordini del giorno.

Pag. 26

PRESIDENTE. Onorevole Pini, accetta la riformulazione formulata dal Governo?

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, no, non accetto al riformulazione perché questa è una presa in giro rispetto a tutto il dibattito che tutti i gruppi politici vanno a fare sul territorio, dove dicono che assolutamente bisogna seguire il modello spagnolo, non bisogna andare a gara. Nella delega non c'è un richiamo alle gare e, quindi, questa riformulazione la ritengo, personalmente e anche nei confronti dei concessionari balneari, una presa in giro. Quindi, insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/5626/70, così finalmente vediamo chi va sul territorio a dire certe cose e poi qua fa cose differenti.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pini n. 9/5626/70, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moroni, Laboccetta, Cesa, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 436
Astenuti 37
Maggioranza 219
Hanno votato
74
Hanno votato
no 362).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fava n. 9/5626/72 e Bragantini n. 9/5626/73, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dal Lago n. 9/5626/74, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro ed insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/5626/75.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lanzarin n. 9/5626/75, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Boccuzzi, Stasi... l'onorevole Stasi ha votato, l'onorevole Boccuzzi ancora no! Ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 401
Astenuti 71
Maggioranza 201
Hanno votato
51
Hanno votato
no 350).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Dussin n. 9/5626/76 e Laura Molteni n. 9/5626/77, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/5626/78, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Allasia n. 9/5626/79 e Molgora n. 9/5626/80, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Isidori n. 9/5626/81, accettato dal Governo. Pag. 27
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Torazzi n. 9/5626/84, Mariani n. 9/5626/85, Braga n. 9/5626/86 e Siragusa n. 9/5626/87, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Damiano n. 9/5626/88, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Biasi n. 9/5626/89, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Coscia n. 9/5626/90 e De Pasquale n. 9/5626/91, accettati dal Governo.

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo unicamente per un'integrazione sulla quale la presentatrice dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/5626/91 è d'accordo. Il Governo accetta l'ordine del giorno De Pasquale n. 9/5626/91, a condizione che dopo le parole: «non contemplare nei bilanci comunali» siano aggiunte le seguenti: «e provinciali».

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto, dunque, che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/5626/91, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Lazzari n. 9/5626/92, Graziano n. 9/5626/93 e Nastri n. 9/5626/94, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Narducci n. 9/5626/95, Forcieri n. 9/5626/96 e Dima n. 9/5626/97, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Camillis n. 9/5626/98, accettato dal Governo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5626)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, questa del Governo Monti è stata un'esperienza del tutto inedita nella storia della Repubblica, non perché non si siano annoverati precedenti di Esecutivi composti da personalità estranee alla rappresentanza politica - basti pensare al Governo Dini -, ma perché il carattere di questo Governo è stato segnato dall'inedita convergenza di forze parlamentari avversarie, talvolta addirittura antagoniste, che hanno conferito all'Esecutivo una maggioranza la cui numerosità non ha precedenti nella storia democratica del Paese.
Più volte in quest'Aula si è ricordato il merito maggiore del Governo Monti, che abbiamo sostenuto lealmente e che sosteniamo oggi, anche con il voto favorevole su questo provvedimento, ossia la restituzione all'Italia della dignità che le compete sul piano internazionale e, con essa, la credibilità nei mercati finanziari, dignità e credibilità che erano state compromesse, al limite dell'irreparabilità, dai Governi precedenti.
La missione del Governo Monti era quella di arrestare la corsa dell'Italia verso l'esito irreparabile di una sindrome greca. Per fare questo non poteva che agire sulla leva del rigore, del fisco, della razionalizzazione della spesa pubblica. Pag. 28
Questa missione è stata compiuta, segnando successi e forse anche denunciando qualche lacuna, ma anche indicando alla politica una nuova possibilità: quella del dialogo e della convergenza per il bene superiore del Paese perché, quando la casa brucia, occorre che tutti corrano a spegnere l'incendio.
Anche il linguaggio della politica sembrava guadagnare una nuova semantica - più sobria, più civile e più coerente con la grande tradizione italiana degli anni migliori - d'un tratto, però, questo frutto della nuova stagione è sembrato appassire, bruciato dall'eco delle parole violente, troppo spesso riecheggiate in quest'Aula negli anni passati. D'un tratto, il ritorno di un brutto film già visto, troppe volte visto.
Ebbene, noi oggi vogliamo dire una cosa: la politica tornerà, con queste elezioni, a riprendere il ruolo e la responsabilità che le spetta nel Paese: una politica che avrebbe potuto giovarsi anche di leggi elettorali più giuste, se una strategia lucida e perversa non avesse fatto saltare il banco.
Noi, però - e mi avvio alla conclusione -, quale che possa essere in futuro il nostro ruolo nella prossima stagione, in Parlamento o fuori, nella maggioranza o all'opposizione, non ci lasceremo trascinare indietro nella storia accettando il ritorno al conflitto tribale di un antagonismo tra polarità nemiche. Per noi, l'esperienza di questo Governo non è stata un accidente e non è trascorsa invano. È il valore di una nuova civiltà della politica: vogliamo proclamarlo e viverlo nella prassi concreta, a cominciare dal voto favorevole su questo «decreto sviluppo» (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, nonostante le molte e svariate traversie della storia della nostra Repubblica, probabilmente è la prima volta che il Paese si trova ad affrontare una crisi così allarmante, una crisi economica, politica, sociale, istituzionale e civile. È la vostra missione, di voi del Governo, che però non state ascoltando, forse perché è una dichiarazione di voto del gruppo dell'Italia dei Valori e, quindi, il Governo ha poco interesse per quello che il gruppo dell'Italia dei Valori sta dicendo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ministro Passera, la invito ad ascoltare l'intervento della collega.

ANITA DI GIUSEPPE. La ringrazio, signor Ministro. La vostra missione era proprio quella di affrontare la crisi, ma soprattutto di superarla, o meglio di mettere il Paese in condizione di superare la crisi. Così, dopo il decreto-legge cosiddetto «cresci Italia», ecco arrivare il decreto-legge cosiddetto «crescita-bis», un ulteriore provvedimento che contiene atti e misure che smentiscono però l'urgenza da voi asserita, un'urgenza che non giustifica certo la richiesta di fiducia - voglio ricordare che ormai siamo oltre le 50 questioni di fiducia, quasi una ogni settimana - e contiene misure, la cui validità è rinviata all'adozione di altri atti.
Voglio ricordare che dei 50 provvedimenti d'urgenza previsti nel primo «decreto sviluppo» ne sono stati attuati poco più di un quinto. Andiamo piuttosto a rallentatore. Qui, ancora una volta, avete favorito le fondazioni bancarie, parlate nuovamente del ponte sullo Stretto: anziché mettere fine alla vicenda, avete prolungato il periodo destinato alle verifiche tecniche sul progetto definitivo. Insomma, si intende perdere altro tempo.
È vero: è anche evidente che vi siete trovati a fronteggiare una situazione molto difficile, però avete messo in campo dei provvedimenti inadatti a risolverla, secondo noi, del gruppo dell'Italia dei Valori. Purtroppo, ad un anno dal vostro insediamento, il percorso intrapreso sta per terminare, tra lamentele e nervosismi, tra accuse e brontolii anche di chi ha governato sino al giorno prima del vostro insediamento. Purtroppo, per il Paese, l'orizzonte è ancora molto, ma molto nero, Pag. 29perché non sono stati elaborati provvedimenti organici per poter affrontare i nodi strutturali dell'Italia attuale, quali il dissesto idrogeologico e l'inquinamento devastante per l'ambiente e per la salute, come nel caso di Taranto, dove nessuno si è mai accorto di nulla, della serie: «non vedo, non sento, non parlo» e di cui nessuno oggi si assume le responsabilità. Povera Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
E poi c'è il lavoro, già il lavoro, con i cali di attività e con le imprese costrette a licenziare, a tagliare i posti di lavoro. Quindi, di quale lavoro vogliamo ancora parlare oggi? Per quanto riguarda la disoccupazione, cito un dato: oggi è quasi all'11 per cento e per la fascia giovanile si parla addirittura di una percentuale del 36 per cento, quasi sei punti in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quindi dei livelli veramente insostenibili, senza contare le tante persone che, dopo anni di duro lavoro, se lo sono visto togliere questo lavoro.
Il problema è rimasto lo stesso, anzi si è aggravato, c'è chi il lavoro lo aveva e non lo ha più e c'è chi non lo ha mai avuto questo lavoro. Poi la ciliegina sulla torta è stata la riforma del Ministro Fornero, davvero vergognosa per noi dell'Italia dei Valori, ma oltretutto inadeguata a perseguire l'obiettivo di ottenere le condizioni per un mercato del lavoro attivo, vitale, ma soprattutto inclusivo, che contribuisse alla crescita e quindi alla creazione di occupazione. Purtroppo così non è stato Ministro Passera. Il Governo tra «salva Italia» e «cresci Italia» non ha fatto né crescere né ha salvato l'Italia, che è sicuramente ancora in grande sofferenza. Quindi, i provvedimenti messi in atto non hanno fatto altro che penalizzare le classi popolari e le classi medie, quindi le famiglie, i lavoratori, i precari e i disoccupati.
Il potere d'acquisto delle famiglie ha avuto uno scossone fortissimo, smisurato. Ha perso quasi dieci punti dalla primavera 2008 e quattro dall'inizio del 2011 all'inizio del 2012. Quindi, le manovre del professor Monti in buona sostanza non hanno toccato le caste privilegiate, ma proprio i ceti medi e i ceti popolari. Con il passare del tempo, quindi, sono venute fuori tutte le lacune di un Governo che avrebbe dovuto salvare l'Italia dal baratro, ma che poi non ha sfruttato appieno le sue potenzialità. E sulla carta voi le potenzialità le avevate, soprattutto come gli italiani si aspettavano, gli italiani che hanno guardato con speranza al vostro Governo, perché pensavano che questo Governo tecnico potesse veramente salvare la nostra Italia. Ma dopo un anno gli italiani si sono visti sovraccaricati di tasse, senza la speranza di un futuro fatto di crescita e sopratutto di lavoro. Altro che schizzinosi. Qui quest'oggi non c'è il Ministro Fornero, ma come può una madre dire una cosa del genere? I nostri giovani vogliono lavorare, ma diamoglielo il lavoro, creiamolo questo lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Quindi, nessuna vera opportunità di lavoro, anzi licenziamento più facile. Infatti, la soppressione dell'articolo 18 poi è stata veramente una chicca, anzi secondo l'Italia dei Valori un colpo inferto ai lavoratori, perché avete ritenuto di non guardare in faccia a nessuno, perché la crisi secondo voi impone di schiacciare i diritti. E questo sì che lo avete fatto: avete schiacciato i diritti dei lavoratori. Eppure all'inizio siete stati visti con interesse per la vostra provenienza dal mondo della scuola e ad alti livelli poi. Ma anche lì avete commesso grandissimi errori, nell'ambiente dal quale molti di voi provengono, perché avete offeso gli insegnanti e le polemiche sterili alla fine le avete fatte voi, con dichiarazioni veramente fuori luogo. Credetemi avete offeso la classe docente. Poi c'è il costo della politica. Anche quello dei territori poteva essere affrontato prima, come noi dell'Italia dei Valori volevamo e chiedevamo da tempo. Però sapete qual è la verità? Non avete avuto dei buoni suggeritori nel vostro percorso. Il rigore per noi è giusto, però senza diminuire i servizi ai cittadini, altrimenti a pagare le spese saranno sempre i soliti noti, vale a dire i cittadini, che per la stragrande maggioranza oggi possiamo definire meno abbienti, visto che oggi le famiglie a rischio povertà sono più Pag. 30del 28 per cento. E così, ad un anno dal vostro insediamento, purtroppo si è ben definito un regresso, a parte economico, soprattutto sociale. Eppure siete persone competenti, ma per il nostro Paese le scelte solo di rigore che avete messo in atto si sono dimostrate molto negative.
Non siete riusciti a seguire il bene comune e a produrre provvedimenti che andassero in tal senso: il bene comune nell'interesse del cittadino.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,45)

ANITA DI GIUSEPPE. Comunque, fra l'anno passato e quello in corso sono state cinque le manovre dei Governi Berlusconi e Monti che hanno aumentato le entrate e tagliato la spesa pubblica. Utilizzando delle stime realistiche, nelle condizioni attuali e con le manovre che sono state attuate da questo Governo, il valore della produzione nazionale dovrebbe contrarsi nel 2013 di circa due punti percentuali.
I sacrifici imposti dalle vostre politiche, che avrebbero dovuto risanare il Paese, sono valsi a nulla e il debito continua a pesare come un grosso macigno sulla testa degli italiani, anzi, sulle tasche degli italiani. Insomma, occorreva, signor Ministro, coniugare elasticità e rigore, e non, quindi, irrigidirsi soprattutto nella politica del rigore. Questo è quello che avete fatto.
La vostra è stata, direi, un'impronta più che altro conservatrice, che ha dato quindi vita alla disoccupazione, alla decrescita, e che - ripeto - ha distrutto soprattutto lo Stato sociale, che è quello che interessa molto alla nostra Italia dei Valori.
Poi, vedete, i ministri di questo Governo - mi rivolgo al Presidente - sembrano più preoccupati del loro futuro politico che a chiudere una legislatura che tolga il Paese dalle sabbie mobili (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Giuseppe.

ANITA DI GIUSEPPE. Voglio dire soltanto questo, e concludo: gli italiani si svegliano al mattino e si chiedono «questo tunnel quando finirà, quando vedremo la luce alla fine di questo tunnel?». Io voglio fare dei complimenti al professor Monti, perché ha salvato l'immagine del nostro Paese con la sua compostezza, con la sua dignità e con la sua autorevolezza; ma mi creda, Ministro Passera, questo non è bastato a far uscire il Paese dalla crisi. Gli italiani hanno il diritto di vivere e non di sopravvivere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge che ci accingiamo a votare è stato positivamente modificato nel corso dell'esame nell'altro ramo del Parlamento, ma, a causa del voto di fiducia, non si è potuto ulteriormente arricchire e migliorare nel corso del suo esame in quest'Aula.
Il provvedimento ha lo scopo di favorire lo sviluppo e il rilancio dell'economia del Paese, con particolare attenzione allo sviluppo globale e, di conseguenza, attraverso una maggiore diffusione delle informazioni per via digitale. In questo modo, attraverso una semplificazione dei rapporti con la pubblica amministrazione, si dovrebbe favorire il mondo delle imprese e del lavoro.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,50)

GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Ma resta un nodo negativo, come è stato sottolineato nel dibattito di ieri: l'eccessivo ricorso ad atti amministrativi successivi, che, ovviamente, rendono poco efficaci le misure previste nel provvedimento. Si spazia, infatti, dall'attuazione dell'Agenda digitale alla banda larga, alle facilitazioni per le piccole e medie imprese e per le zone disagiate. Pag. 31
Tali misure, pur se in prospettiva importanti, non incidono profondamente sul malessere esistente nel Paese. La drammaticità dei dati sulla disoccupazione, sull'aumento dei poveri nel nostro Paese, sull'andamento negativo del prodotto interno lordo e sulla contrazione dei consumi sono davanti a tutti noi.
Tutto ciò, come abbiamo avuto modo più volte di dire noi deputati di Popolo e Territorio, avrebbe avuto bisogno di scelte coraggiose, che andassero incontro alle esigenze dei cittadini italiani. Il prossimo Governo dovrà veramente riuscire a coniugare equità, ripresa economica e rigore, se vorrà restituire fiducia e speranza al Paese. È necessaria una politica che coniughi le riforme necessarie e non più rinviabili del nostro sistema sociale e politico con scelte coraggiose sul fronte della ripresa e dello sviluppo. I nostri cittadini, schiacciati da una pressione fiscale senza precedenti, ci chiedono questo coraggio.
Ripeto: alcune delle norme contenute nel provvedimento sono da noi apprezzate, in particolare quelle che puntano ad incentivare la realizzazione di nuove strutture, accompagnate dal miglioramento dei trasporti e dei servizi pubblici locali, attraverso una nuova disciplina del credito di imposta in favore di alcuni soggetti titolari di contratti di partenariato pubblico-privato per la realizzazione di nuove opere.
Apprezziamo le norme di contrasto alle frodi assicurative e tese a favorire la concorrenza nel settore a favore dei consumatori, così come gli articoli in cui si stabilisce un regime giuridico di vantaggio per le imprese start-up che si caratterizzano per una prevalenza di spesa destinata alla ricerca e allo sviluppo.
Altrettanto importante è la modifica, apportata dal Senato, di riforma del mercato del lavoro, prevedendo che possa essere oggetto di accordi sindacali l'esodo dei lavoratori anziani, tra i quali quelli con qualifica dirigenziale.
Mancano però, signori del Governo, gli stanziamenti necessari affinché si passi dalla politica dei buoni propositi ai fatti concreti. Non vi sono ancora, come erano stati richiesti con forza dai rappresentanti del settore, i decreti attuativi per i ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni verso le piccole imprese. Sappiamo bene il ritmo crescente con cui le piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale del nostro sistema produttivo, chiudono i battenti perché schiacciate dal peso fiscale e, spesso, per i ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni.
In una situazione eccezionalmente grave come quella che stiamo vivendo, occorrono interventi parimenti eccezionali se non vogliamo che il PIL continui a scendere. Bisogna mettere al centro della politica il lavoro, le famiglie e gli interessi dei nostri concittadini e del Paese che chiede il giusto riconoscimento in sede europea, che non è disposto a farsi schiacciare dai potentati economici e finanziari, che è stanco di dover pagare per una crisi che non ha determinato, ma che gli è stata imposta.
In virtù di tutte queste considerazioni, dichiariamo il nostro voto di astensione sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, riprendendo l'intervento che ho svolto ieri a nome del mio gruppo e ascoltando anche i tanti interventi svolti sia dai gruppi di opposizione, sia, ahimé, da rappresentanti del PdL, devo dire che ho trovato stonato il continuo ribadire alcuni dati di macroeconomia imputandoli all'attuale Governo.
Parlare di disoccupazione, di mancanza di sviluppo e di crisi del PIL e dare la colpa ad un Governo che è in carica da dodici mesi vuol dire, come ho già detto ieri e come ripeto in questa sede, non conoscere i fondamentali della macroeconomia. Certo, la politica del rigore ha avuto un'efficacia diretta e immediata sui nostri concittadini, ma quelle riforme strutturali, quelle opere, quegli interventi Pag. 32- che la politica italiana non è stata in grado di fare negli ultimi vent'anni quando i governi che si sono alternati hanno pensato a fare ben altro che le riforme necessarie per affrontare anche la globalizzazione e i tempi di crisi - che questo Governo ha saputo mettere in piedi in un anno di lavoro - ripeto, un anno, perché sembra tanto tempo che il Governo Monti è riuscito a prendere possesso del proprio potere, ma è passato appena un anno -, come dice giustamente l'OCSE, comporteranno nei prossimi dieci anni un incremento per il nostro PIL del 4 per cento. Non oggi, non domani, non nel 2013 o nel 2014, ma nei prossimi dieci anni perché le riforme strutturali portano a questo.
Quindi, quando si snocciolano quei dati non ci si accorge che si fanno degli autogol e che si fa ammenda per i ritardi che questa politica ha avuto in questi ultimi vent'anni. Non ci si ricorda che tutti siamo stati, purtroppo, protagonisti di quella fase negativa della politica italiana e che, mentre alcuni Paesi si riformavano, altri si adeguavano a quei patti che anche noi avevamo sottoscritto nel momento dell'entrata nell'euro, l'Italia stava dormendo e pensava ad altro.
Bene, anche il provvedimento di oggi è un esempio dei ritardi della politica in questo Paese. Con il provvedimento in oggetto finalmente si attua l'agenda digitale. Quante volte, in questo Parlamento, da quando sono presente in quest'Aula, ossia dal 2001, si è parlato di agenda digitale, di sburocratizzare la pubblica amministrazione e di informatizzarla? Quante volte, cari colleghi, abbiamo fatto queste battaglie trasversali al mio e ad altri partiti? Quante volte? Eppure, siamo rimasti fermi al blocco di partenza, abbiamo anche avuto dei Ministeri che avrebbero dovuto occuparsi di questo e che ci hanno provato, ma non sono stati sicuramente aiutati dal Parlamento, però è indubbio che non siamo partiti!
Quello che il Governo mette in campo oggi con il provvedimento in oggetto in altri Paesi si è realizzato già da decenni. Chiunque gira l'Europa sa che, con il tesserino unico, l'informatizzazione della pubblica amministrazione è già realtà da almeno dieci anni. Allora, oggi mettiamo un mattoncino nella ricostruzione e nel rilancio di questo Paese.
Come dicevo ieri, lo si fa con le start up innovative, un elemento importante. Si definisce cos'è una start up innovativa, si punta e si scommette sull'innovazione, sui giovani, perché chi, se non soprattutto i giovani, può puntare a creare innovazione in questo Paese? Non solo i giovani, per carità, ma soprattutto loro, con nuove aziende e con nuove imprese che lavorano nei settori innovativi della produzione, tornando a far sì che l'economia sia portata avanti dall'attività produttiva, dal mondo della produzione, cioè da quella realtà del capitalismo che oggi, purtroppo, risulta perdente rispetto a certe speculazioni finanziarie.
Le start up innovative avranno delle forti agevolazioni, oltre ad essere ben definite, su cui finalmente questo Paese potrà contare. Credo che questo sia uno degli aspetti più importanti di questo provvedimento. Avete parlato tanto, cari colleghi dell'opposizione - non solo nei vostri interventi -, ma nessuno mi sembra sia bene entrato nelle tematiche che comunque questo provvedimento ha saputo realizzare.
L'altro tema importante è anche questa creazione del desk internazionale sugli investimenti stranieri in Italia. Credo che tutti quanti abbiamo più volte potuto dire quando siamo intervenuti che una delle grosse problematiche di questo Paese è la carenza di investimenti. Avere creato comunque una realtà che possa intervenire, coordinando anche altre realtà che sono di fatto già operative, è un elemento importante: senza investimenti stranieri nel nostro territorio e nel nostro Paese, purtroppo, vedo molto difficile la possibilità di un rilancio dell'economia.
Insomma, sono tanti piccoli mattoni, come dicevo ieri, per ricostruire il rilancio dell'economia, che oltre al rigore ha bisogno dello sviluppo. Forse, se avessimo avuto qualche mese in più per poter concludere queste riforme, che sono state avviate dal Governo, avremmo fatto qualcosa Pag. 33di più. Certo - non penso di svelare un segreto - anche questo provvedimento ha rischiato di arenarsi, se non ci fosse stata una responsabilità, per così dire, collettiva. Per questo ringrazio i vari gruppi e lo stesso Governo che insieme a me, come relatore, hanno avuto la forza di superare gli ostacoli che si stavano sovrapponendo nel corso della discussione.
Oggi, anche se sto parlando come esponente di Futuro e Libertà, ma avendo avuto anche il ruolo di relatore, sono molto orgoglioso di vedere concludere un provvedimento che - ripeto - a pochi metri dal traguardo rischiava di infrangersi contro un muro e rimanere bloccato, anche a causa di un lavoro fatto dai colleghi del Senato, che devo dire anche stavolta si sono persi forse più nell'eseguire le volontà delle lobby che nel cercare di realizzare gli interessi generali. Però, alla fine questo provvedimento è arrivato in porto e finalmente potremo dare via all'agenda digitale.
Ieri guardavo in rete la soddisfazione di riuscire a portare a casa questo provvedimento. C'era invece la preoccupazione, nei giorni scorsi, sulla possibilità che anche questo provvedimento si arenasse. È una giornata positiva, è un altro tassello nella ricostruzione delle alleanze in questo Paese. Siamo contenti che Futuro e Libertà possa dire di avere partecipato e di avere, nel suo piccolo, dato un contributo affinché ciò avvenisse (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, nell'intervenire su questo provvedimento desidero innanzitutto esprimere un apprezzamento di compiacimento al Ministro Passera e ai sottosegretari Improta e De Vincenti, che hanno seguito questo provvedimento con noi nella Commissione attività produttive.
Abbiamo ricevuto, purtroppo, come tutti sanno, soltanto venerdì scorso questo disegno di legge di conversione e abbiamo «volato» per varare oggi l'approvazione, ieri con la fiducia e oggi con il voto finale. Questo provvedimento non ha consentito - diciamo la verità - approfondimenti ulteriori: è stato mandato blindato. Noi abbiamo proseguito volentieri l'azione di tutti i partiti che sostengono il Governo Monti con senso di responsabilità e, proprio per favorire la conversione del decreto-legge, abbiamo ritirato le nostre proposte emendative, consentendo anche una velocizzazione dell'iter.
Ieri il centro studi di Confindustria ha rivisto le stime del PIL, prevedendo un calo dell'1,1 per cento nel 2013 e un recupero, solo nel 2014, dello 0,6 per cento. Alla luce di questi dati, largamente condivisi dalla Banca d'Italia e ai quali andrebbero aggiunti anche il calo della domanda e l'aumento della pressione fiscale, l'imperativo categorico, la priorità assoluta, era ed è la crescita.
Allora, chiusa la fase della messa in sicurezza dei conti, grazie ai sacrifici sostenuti dai cittadini e riacquistando la fiducia dei mercati internazionali (nonostante c'è ancora oggi chi in maniera risibile considera lo spread un imbroglio), in quest'ultimo scorcio di legislatura dovevamo dedicarci completamente a questo obiettivo. Ma così non è stato o, meglio, alcuni non lo hanno permesso.
La responsabilità di questa situazione va ascritta a chi ha voluto scrivere in anticipo i titoli di coda del Governo Monti, lasciando per strada riforme importanti ed urgenti, come quella delle province, la delega fiscale e, per finire, la legge elettorale, da tutti evocata, da nessuno o da pochi voluta veramente, smarrendo il senso del bene superiore, che pure dovrebbe - e uso il condizionale - animare chi si occupa della cosa pubblica avendo a cuore le sorti del Paese. Ma così è...
Venendo al merito del provvedimento, dopo un lungo confronto tra Governo e maggioranza sul maxiemendamento, ci è stato consegnato un testo in cui non mancano comunque misure interessanti, anche se qualcosa in più si poteva fare. Per esempio, si poteva abbassare la soglia Pag. 34del valore delle opere per poter accedere al credito d'imposta, da 500 a 100 milioni di euro, che avrebbe consentito di realizzare sul territorio non solo le grandi opere, ma soprattutto quelle opere medio-piccole che avrebbero fornito una boccata d'ossigeno al settore edilizio, che vive una situazione veramente drammatica, con una flessione del mercato che in termini reali sarà quest'anno del 7,6 per cento: una caduta peggiore del 2011 e che proseguirà nel 2013, con una riduzione degli investimenti in costruzioni di un ulteriore 3,8 per cento.
A nostro avviso, anche se giustificata da una recente giurisprudenza contraria, con l'eliminazione del limite dei 200 mila euro per gli affidamenti diretti fissato dalla spending review e che sarebbe scattato al 2014, possiamo dire addio ai tentativi di liberalizzazione nel settore del servizio pubblico locale. E non sarà certo l'obbligo di pubblicare sul sito dell'ente una relazione che giustifichi la forma di affidamento scelta e i contenuti del contratto di servizio a compensare tale lacuna.
Riteniamo, invece, che sia positiva l'estensione del perimetro dell'oggetto sociale delle start up innovative per accedere alla semplificazione e agevolazioni, così come i nuovi criteri per la quantificazione delle spese in ricerca e sviluppo e il bonus fiscale per le aziende che assumono profili altamente qualificati, che sarà concesso in via prioritaria rispetto alle altre imprese. Finalmente, oltre a parlare di merito, si vede per la prima volta applicato un concetto che favorisca realmente il merito, soprattutto dei giovani.
Onorevoli colleghi, credo che tutti - chi più chi meno - siamo stati sensibilizzati in questi anni per risolvere il problema delle concessioni demaniali scadenti nel 2015. Il Senato ha concesso una proroga di cinque anni, nonostante la contrarietà manifestata dal Governo, che ha quantificato anche la multa che verrà sicuramente comminata dalla Comunità europea allo Stato italiano, che vanta già una procedura di infrazione arrivata nel 2008 per i meccanismi anticoncorrenziali nell'assegnazione delle concessioni demaniali.
Il prossimo Governo dovrà assolutamente impegnarsi affinché venga estesa agli altri Stati la decisione di concedere una proroga di 75 anni, derogando agli obblighi imposti dalla direttiva Bolkestein, perché noi dobbiamo assolutamente implementare l'industria del turismo.
Signor Presidente, sono sette anni che vivo la realtà del Parlamento italiano e sono sette anni che noi come partito, l'Unione di Centro, ci affanniamo a sostenere che l'industria del turismo potrebbe essere un valore aggiunto per questo Paese. Credo che questo termine sia quanto mai opportuno oggi. Il prossimo Governo e il prossimo Parlamento dovranno assolutamente impegnarsi in questa direzione.
Tra le note propositive, rileviamo, inoltre, l'introduzione di una riserva del 25 per cento delle risorse disponibili nell'ambito dei grandi progetti di ricerca e innovazione che saranno gestiti dall'Agenzia digitale italiana a favore delle micro, piccole e medie imprese, anche associate tra di loro.
Tale misura va ad aggiungersi a tutte quelle previste dall'agenda digitale. Consentitemi un rammarico. Noi abbiamo lavorato tutti in un'unica direzione quando si è trattato di realizzare lo Sportello unico per le imprese. Il divario che c'è tra il nostro Paese e gli altri Paesi europei, ma non solo, è ancora enorme. Nel nostro Paese ancora occorrono mesi per aprire una azienda. Questo è un altro tema che l'agenda del futuro Governo dovrà avere ben evidente. In paesi africani, come il Togo, in 48 ore si apre un'azienda, in Italia ancora no. Non è possibile (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)!
Il decreto-legge stabilisce una nuova strategia di messa in sicurezza degli edifici scolastici, in cui, oltre a prevedere l'istituzione di un Fondo unico ad hoc, sono stabilite le priorità strategiche, le modalità e i termini, e Dio solo sa quanto in questo Paese ce ne sia bisogno. Fatti concreti!
Mi avvio alla conclusione ricordando un'importante novella introdotta al Senato che riguarda l'approvazione delle norme Pag. 35dell'agenda digitale. Rappresenta una passaggio importantissimo per lo sviluppo dell'economia digitale, un settore in grande crescita. Si tratta certamente solo di un primo passo che rappresenta comunque molto rispetto all'immobilismo.
Il risultato di oggi si è raggiunto grazie all'impegno del Governo, che ha tenuto fede alla parola data e almeno su questo i partiti che sostenevano e sostengono il Governo Monti hanno marciato uniti. Vogliamo sottrarre l'agenda digitale alla prossima campagna elettorale, perché non è un punto di arrivo ma un punto di partenza e si dovrà fare ancora molto di più. Penso ad esempio all'e-commerce che è un volano per l'economia italiana e noi siamo ancora indietro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Concludo con un apprezzamento particolare e consentitemi, personale, di ringraziamento al Ministro Passera ed ai sottosegretari De Vincenti e Improta per aver accolto una mia preghiera, quella di fare rivivere le zone franche urbane che erano state cancellate (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Particolarmente sono felice perché una di queste appartiene alla mia terra - sto parlando di Sora in provincia di Frosinone - così come sono felicissima perché il Governo ha esteso i benefici a quelle zone fuori dall'obiettivo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANNA TERESA FORMISANO. Concludo, Presidente, con una preghiera al Ministro Passera perché in tempi brevi passi alla stipula delle convenzioni con le regioni che hanno iniziato la procedura per la riconversione. Penso al Lazio, penso alla provincia di Frosinone che non ce la fa più con le aziende che stanno chiudendo. Grazie e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, signor Ministro, signori sottosegretari, francamente mi risulta difficile iniziare l'intervento di oggi dopo aver ascoltato il trionfalistico intervento della collega Formisano, alla quale sono legato da simpatia ed amicizia personale ma della quale non condivido praticamente nulla in termini di intervento. Rispetto all'intervento stesso si segna esattamente quella che è la cifra che differenzia la nostra visione rispetto al vostro Governo, rispetto a coloro che in modo acritico hanno, in certo qual modo, in questi mesi, servilisticamente, cercato di farvi tirare a campare.
Noi stiamo parlando, signor Ministro, di un decreto-legge che apparentemente è stato spacciato per essere il secondo «decreto sviluppo» - io dico il terzo, se consideriamo che quello sulla semplificazione conteneva alcune norme che potevano essere per certi versi riconosciute entro questo limite o questo recinto - e che è stato spacciato pomposamente per essere il cosiddetto «decreto crescita». E allora chiedo al Ministro, che è uomo che viene da autorevoli istituti di credito del nostro Paese: come è possibile pensare che un provvedimento che pomposamente si preoccupa di rilanciare la crescita e lo sviluppo del Paese non preveda ancora una volta nessuna pattuizione di alcun tipo per il tema che è veramente dirimente in termini di problematiche, che è quello che attanaglia tutte le aziende del Paese, cioè il credito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Perché ancora una volta vi rifiutate categoricamente di prendere in considerazione quello che è il vero problema? Lei, signor Ministro, in questi mesi ha girato per il Paese e dovrebbe aver parlato con gli imprenditori, dovrebbe aver parlato con le famiglie, dovrebbe sapere di cosa sto parlando.
Lei dovrebbe sapere che, questa mattina, alcuni giornali hanno pubblicato uno studio dell'Osservatorio Assifin, che rileva che, nei primi nove mesi del 2012, si è rafforzato il trend di rallentamento del credito alle famiglie. Allora le chiedo, signor Ministro: come è possibile pensare Pag. 36di creare sviluppo senza soldi? Come è possibile pensare di uscire da questo stallo nel quale ci siamo cacciati?
Sapete tutti meglio di me che, in questo Paese, non è che manchino i soldi: in questo Paese, manca la circolazione del denaro, manca la possibilità che il denaro venga messo a disposizione. I soldi, laddove ci sono, sono bloccati, sono fermati e frenati da meccanismi che devono garantire il sistema del credito, che, in questi vent'anni, si è lasciato andare in avventure di tipo speculativo, fini a se stesse, senza che sia stata mai posta una netta distinzione fra quello che era il versante della raccolta, da un lato, e il fronte più specificatamente speculativo, dall'altro lato. Banche d'affari e banche di raccolta non possono continuare ad essere gli stessi soggetti: se continuiamo con questo equivoco di fondo non riusciremo mai a dare liquidità a chi ce la chiede, cioè le imprese e le famiglie.
Dunque, mi sono posto delle domande, in questi giorni, sempre parafrasando la collega Formisano, quando dice che è stato un lungo e proficuo dibattito, un confronto fra le parti che compongono questo Parlamento. Ma quali parti hanno preso parte al confronto? Noi sicuramente no. Se avete trattato con qualcuno, non l'avete fatto all'interno del Parlamento, ma lo avete fatto all'esterno del Parlamento, utilizzando modalità che sono tutto tranne che democratiche, perché voi siete arrivati e ci avete imposto una tempistica che non permetteva in alcun modo di mettere in discussione nessuna delle pattuizioni che erano inserite nel provvedimento di cui stiamo parlando. Quindi, quando si parla di confronto, mi chiedo il confronto con chi è stato e, soprattutto, fra chi è stato.
Questo tema non è irrilevante, perché è il tema che si rincorre da circa un anno: cioè, chi decide in questo Paese? Decide ancora il Parlamento? Decidono le forze politiche parlamentari che vi sostengono o decide un'élite al di fuori di queste stanze e che sceglie di fare il bello o il cattivo tempo a prescindere da quelle che sono le reali esigenze del Paese? Lo ripeto: se così fosse, diventerebbe ancora più incomprensibile il vostro atteggiamento, perché, mentre noi, nel frustrante e brevissimo dibattito in Commissione, ci siamo sentiti sistematicamente dire di no a qualsiasi emendamento proposto di tipo migliorativo - non ostruzionistico, ma migliorativo -, perché ci è stato detto che i soldi non c'erano, lo stesso giorno, il Ministro Grilli sbloccava quasi 4 miliardi di euro per il Monte dei Paschi di Siena (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Allora, ciò vuol dire che quando i soldi servono ci sono, e quando i soldi servono per coprire una parte politica, ci sono di più. Noi sappiamo bene che il Monte dei Paschi di Siena è un disastro che ha una paternità assoluta, che ha un nome - Partito - e un cognome - Democratico -, che, guarda caso, sono gli stessi che sostengono questa maggioranza, che, guarda caso, sono gli stessi che garantiscono a voi la sopravvivenza fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Allora, voi siete molto riconoscenti, questo Governo è molto riconoscente con chi acriticamente lo sostiene. È talmente riconoscente a trovare quasi 4 miliardi di euro dalla sera alla mattina, a fronte di nessuna garanzia, senza la necessità di entrare realmente nel livello decisionale. Noi stiamo dando 4 miliardi di euro ad un istituto di credito, che ne capitalizza poco più di 2, Ministro Passera; lei sa di cosa sto parlando. Noi stiamo prestando soldi ad un istituto di credito per un valore che è il doppio di quello del suo capitale e, a fronte di questo disastro, nessuno fiata fra voi ben pensanti, amici degli amici; perché è normale che sia così, perché per voi è tutto normale quello che sta succedendo, ma non è normale per i cittadini
Infatti, vorrei chiedere a qualcuno di voi se ha conoscenza del mondo del lavoro. Ma qual è l'impresa che si presenta con 10 mila euro di capitale sociale e che chiede alla banca di averne 20 mila, senza che venga prestata alcuna garanzia, e la banca glieli concede? Noi stiamo facendo questo con il Monte dei Paschi nel silenzio assordante della politica italiana, come se nulla fosse, perché quello è un problema Pag. 37politico, perché quello è un problema della vostra maggioranza, perché quello è un problema della maggioranza che vi sostiene. E mi stupisce che il PdL abbia dimostrato un altrettanto assordante silenzio e una certa complicità su questa vicenda.
Noi siamo fuori da questo gioco, lo siamo stati fin dall'inizio. Non abbiamo partecipato alle trattative, non ci siamo preoccupati di venire a discutere con voi, ci mancherebbe altro: di cosa dovevamo parlare - lo ripeto, ancora una volta, rispetto a quello che ha detto la collega Formisano -, delle zone franche urbane? Quando vi abbiamo chiesto di istituire le zone franche urbane per le aree terremotate del Nord, ci avete detto che non era possibile, perché non c'erano i soldi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Le zone franche urbane, però, per le solite province, per i soliti territori del Sud, per quelli i soldi ci sono sempre, per quelli non esistono limiti, per quelli siamo tutti pronti a sederci intorno ad un tavolo ed essere tutti d'accordo. Tutti tranne noi. Lo ripeto: tutti tranne noi.
Quindi, noi avevamo più di un motivo per non votare questo provvedimento, così come avremmo avuto più di un motivo per fare ostruzionismo e utilizzare tutte le nostre prerogative di tipo parlamentare.
Non lo abbiamo fatto per una questione di impegni politici e di responsabilità. Siamo assolutamente convinti del fatto che alla fine questo provvedimento, siccome non creerà nulla di positivo, probabilmente non creerà nemmeno alcun danno rilevante, perché è il nulla e, rispetto al nulla, alla fine va considerato come una specie di placebo. Noi però, rispetto al placebo, abbiamo altre perplessità.
Ci avete raccontato in questi giorni che si risolveva il problema del rilancio del tema della digitalizzazione del nostro Paese con questo benedetto grande programma ambizioso dell'Agenda digitale. L'Agenda digitale in cosa si risolve? Si risolve in qualche e-book obbligatorio sui testi scolastici a spese dei cittadini, perché saranno i genitori che dovranno pagarlo, oltretutto, senza che anche in questo caso ci metta il becco di un quattrino il Paese! Sono queste le grandi innovazioni? Siete veramente convinti che da una cosa di questo tipo possa nascere un progetto serio di crescita e di rilancio del Paese!
Io sono convinto, conoscendo il fatto che siete persone di buon senso da questo punto di vista, che non lo pensiate neanche voi, che alla fine poi tutto sommato bisognava arrivare in fondo alla legislatura e che, per arrivare in fondo alla legislatura qualcosina bisognava inventarsi, che da mesi eravate impegnati rispetto ai cittadini nei talk-show televisivi, dicendo che ci sarebbe stato un grande piano di rilancio: la «fase due»! Vi ricordate la «fase due»? «La fase uno» era quella del rigore, delle tasse, delle bastonate, quella che ha colpito drasticamente le famiglie e le imprese del nord. La «fase due» era quella del rilancio. Bene, ma se la «fase due», che doveva essere quella del rilancio, si sintetizza nel documento che state approvando stamattina in questo consesso, credo che per il nostro Paese ci siano poche speranze e che, soprattutto per i territori che noi vogliamo rappresentare, quelli del Nord, ce ne siano ancora meno.
Ma per fortuna tutti gli incubi hanno una fine. Alla fine ci si sveglia, tra pochi giorni saremo chiamati alle urne e mi auguro che nessuno sia seriamente e realisticamente tentato dal ripetere un'esperienza di questo tipo. Ci sarà un Governo, qualunque esso sia, di tipo politico, che si assumerà delle responsabilità e che, per male che faccia, peggio di così non potrà fare. Io credo che sarebbe molto difficile ripetere un esperimento di questo tipo e un disastro di queste dimensioni.
Ma noi comunque, ripeto, ci siamo impegnati per cercare di migliorare il testo. Abbiamo lavorato insieme ai colleghi del Senato per cercare di apportare delle modifiche. Non c'è stata data la possibilità di farlo alla Camera, perché ci siamo abituati all'idea che, piuttosto che niente è meglio piuttosto. Quindi, abbiamo cercato in ogni caso di dare un nostro contributo, ma vedo che questo contributo è stato inascoltato, è caduto nel vuoto dietro il Pag. 38paravento sistematico del tema della carenza di risorse, che, ripeto, quando servono, ci sono sempre ma per questioni politiche, non per questioni di tenuta del sistema.
C'è stato imposto sostanzialmente una sorta di bavaglio, al quale noi, ovviamente, vorremmo sottrarci per tutta una serie di evidenti motivi. Vogliamo sottrarci e lo diremo al Paese, avremo due mesi di campagna elettorale da qua al giorno in cui si andrà al voto, probabilmente, all'interno dei quali non dovremo fare altro che ricordare quello che avete combinato.

PRESIDENTE. Onorevole Fava, la invito a concludere.

GIOVANNI FAVA. Ma noi non ci accontentiamo perché siamo una forza politica propositiva. Non è sufficiente criticare la vostra azione, sarebbe anche troppo facile. Noi abbiamo una serie di proposte, che sono proposte concrete e che vanno nella direzione del miglioramento del sistema e della possibilità di dare ai territori quelle risorse che servono per rilanciare i territori stessi.
Noi andremo in campagna elettorale dicendo che le risorse che vengono dalle tasse dei cittadini devono restare, almeno per tre quarti, sui territori che le generano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Fava, deve concludere.

GIOVANNI FAVA. Solo dando risorse ai territori ci sarà la possibilità di un serio e realistico rilancio. Tutto il resto è «fuffa». Grazie per avere tolto il disturbo, arrivederci (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, Ministro Passera, vorrei anche salutare e rivolgermi ai due sottosegretari che hanno seguito questo provvedimento nelle Commissioni congiunte. Noi stiamo esaminando il decreto sviluppo in un contesto economico che quest'Aula non può sottovalutare, che noi del Partito Democratico conosciamo bene e che in ogni momento di questa legislatura abbiamo cercato di portare all'attenzione del Parlamento, devo dire, per lunghi anni spesso senza ascolto.
È una situazione drammatica, cari colleghi del Popolo della Libertà, che voi al Governo avete fatto finta di non vedere per lunghi quattro anni e che adesso cercate di strumentalizzare per giustificare la decisione del vostro capo di staccare la spina al Governo Monti.
Mi verrebbe da interloquire con l'onorevole Alfano, perché proprio l'onorevole Alfano, neanche una settimana fa, ha provato a farci la lezioncina sui fondamentali dell'economia italiana e lo ha fatto da questi scranni.
L'onorevole Alfano, che è a capo del primo partito della coalizione che vinse le elezioni alle ultime elezioni politiche, quella coalizione che non è stata in grado di portare a compimento il suo programma né di governare la grave crisi economica, oggi, pretende di essere credibile e di poter dare lezioni, a noi, di politica economica. Invece, onorevole Alfano, lo vorrei ricordare, siete stati proprio voi del PdL la dimostrazione del fallimento. Il Paese non ha davvero più bisogno di ascoltare dischi rotti, parole al vento, chiacchiere da bar; non se lo meritano, innanzitutto, le famiglie che stanno per affrontare un Natale piuttosto amaro, ma non se lo meritano neanche quei quattro milioni di giovani senza prospettive e senza futuro, non se lo meritano quei lavoratori delle centinaia di aziende in crisi, vittime della mancanza di politiche industriali degne di uno degli otto Paesi più ricchi al mondo. Tuttavia, a leggere le cronache di questi giorni e a sentire lo stato confusionale, prendendo a prestito le parole del presidente Casini, dell'ex Premier Berlusconi, candidato, o Pag. 39forse no, per la sesta volta al Governo, di tutto ciò non sentiremo parlare nella vostra campagna elettorale.
Voi che vi vantavate di essere uniti e coesi nell'azione di Governo vi siete frammentati in mille pezzi e non siete stati in grado di governare; ha detto bene Bersani, fino all'ultimo, avete cercato, bene, di scaricare sui comportamenti degli italiani le vostre incapacità di governo e la vostra irresponsabilità. Nei vostri discorsi e nelle vostre analisi non si è mai preso atto delle condizioni degli elementi fondamentali dell'economia del Paese fino a quando, alla vigilia dell'intervento, qui alla Camera, del segretario Alfano, l'ex Premier ha diramato, nottetempo, un comunicato che elencava uno per uno i settori di criticità della nostra economia. Una serie di critiche e rilievi che il segretario Alfano ha ripetuto qui in Aula, ma si è scordato, e non pensi che sia passato inosservato, di pronunciare una parola fondamentale: ha dimenticato di parlare di credibilità. Quella credibilità che voi avete sfregiato negli anni della premiership di Berlusconi, una credibilità su cui si basano le probabilità della ripresa e che noi non permetteremo venga ulteriormente messa a repentaglio. Tuttavia il rischio è alto. Solo ieri l'ex Premier Berlusconi è tornato alla ribalta dei media ma con tutto il suo armamentario contro l'Europa, contro la Germania e contro le istituzioni, la magistratura e la stampa. Un canovaccio che da un campione della comunicazione ci saremmo aspettati rinnovato e aggiornato. Un ritorno al passato che ha l'unico obiettivo di cercare di spostare il dibattito politico sul piano personale, di nuovo il «loro contro me», dimenticandosi, però, che questa volta, le file del «loro» si sono ampliate a dismisura, a cominciare dalle vostre file da dove provengono alcune delle analisi più critiche; qualcuno ha il coraggio e la libertà di renderle pubbliche, come l'ex Ministro degli esteri e il capogruppo in Europa, altri si limitano a parlarne in privato. Per noi è la conferma che con voi il Paese si chiuderebbe ancora una volta su se stesso; dovrebbe bastare sapere che da soli e con tutta l'Europa contro, compreso il PPE di cui fate parte, l'Italia sarebbe nuovamente messa all'angolo in qualsiasi negoziato e il nostro Paese si troverebbe ad accettare e subire condizioni pessime. Non è questo che vogliamo, non è questo quello che si meritano gli italiani che con grande dignità stanno tirando la cinghia. Il Paese ha bisogno di serie politiche industriali, a cominciare da quelle pubbliche, per rilanciare la produttività e la competitività. In questo decreto-legge e più ancora in quello precedente sulle liberalizzazioni, si individuano alcune tracce molto importanti di quelle misure che negli anni sembravano essere completamente svanite dal dibattito politico italiano. Abbiamo già avuto modo di sottolineare che anche questa volta si sarebbe potuto fare di più e meglio, facendo prevalere una visione strategica piuttosto che una visione esclusivamente basata sui conti e di natura ragionieristica. Questo provvedimento è un tassello ulteriore che si aggiunge ai cosiddetti decreti Salva Italia, Cresci Italia, Semplifica Italia ed al primo decreto-legge sulla crescita, quello sulle liberalizzazioni.
Pertanto, su molte delle misure previste, anche se non possono essere considerate risolutive, noi esprimiamo un giudizio positivo, e lo sottolineiamo in maniera coerente e netta. Un punto centrale del provvedimento, purtroppo, poteva essere rappresentato dal credito di imposta per la realizzazione di nuove infrastrutture. So che questo è uno dei punti più delicati del dibattito che si è svolto in Senato. Si tratta di una questione complessa, delicata e decisiva. È indispensabile che nei prossimi provvedimenti si ponga mano a questa vicenda. Fermandosi non si spende più, ma non si crea alcuna ricchezza. È necessario ripartire e creare dei circuiti virtuosi. Pensiamo al settore delle costruzioni, che può fare da traino per tutta l'economia nazionale. Le misure in tema di Agenda digitale sono una parte significativa di questo provvedimento, un segnale dell'attenzione all'innovazione, al miglioramento del rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione. E sempre a proposito di responsabilità, stride con particolare Pag. 40accento la scelta del PdL di astenersi su questo provvedimento, che stabilisce tappe ben precise e tanto attese relative alle misure per la promozione dell'innovazione digitale e della diffusione della banda larga.
Come si può essere credibili se si è indifferenti o peggio contrari all'Agenda digitale, alla possibilità di dotare il nostro Paese di una delle sette iniziative - faro della Strategia per la «crescita Europa 2020», che punta sulla diffusione della banda larga e sulle reti di nuova generazione come volano per uscire dalla crisi? Una strategia che negli anni del Governo Berlusconi non è stata presa in considerazione e che ci fa arrivare in clamoroso ritardo all'appuntamento della crescita e dell'innovazione come motore di sviluppo. Le misure inoltre dedicate alle start up innovative non sono, come molti hanno voluto far credere, delle nuove imprese, ma le imprese che creano valore aggiunto dal punto di vista della ricerca e della tecnologia, determinando condizioni favorevoli per la creazione di valore e quindi favorevoli alla ripresa e al rilancio della nostra competitività. Si tratta di provvedimenti importanti che potevano essere accompagnati anche da misure per sostenere il passaggio generazionale delle imprese. Noi non sottovalutiamo, signori rappresentanti del Governo, altri interventi rilevanti che sono contenuti in questo provvedimento, come la modifica della «riforma Fornero», che estende gli interventi a favore dei lavoratori anziani anche agli accordi sindacali stipulati nell'ambito di procedure di mobilità collettiva; l'allineamento di BancoPosta alla disciplina delle altre banche; il progredire sul piano delle liberalizzazioni nel campo delle assicurazioni.
Credo si siano fatte cose molto utili. Si poteva fare di più, ma sono questioni complesse e in quanto tali meritano di non essere sottovalutate. Il decreto-legge sviluppo segue una filosofia che da un anno a questa parte vede una forte collaborazione tra Governo e Parlamento. Anche il provvedimento in esame è stato modificato e migliorato dall'intervento delle Camere. Si sarebbe potuta evitare quella che qualche quotidiano ha definito scortesia parlamentare, ovvero l'inserimento nel maxiemendamento del Governo al Senato delle norme relative all'obbligo delle gomme termiche in caso di nevicate o dello scivolo per i dirigenti delle aziende, non votate in Commissione. In particolare, non abbiamo capito la necessità di inserire in questo provvedimento sullo sviluppo e la crescita una modifica al codice della strada, ovvero la possibilità di escludere in caso di neve l'utilizzo delle catene sulle strade, norma così ambigua da creare allarme tra le famiglie italiane. Una modifica, lo voglio ricordare, voluta da due senatori del PdL, che poi, senza battere ciglio, non hanno neanche votato il provvedimento, vista l'astensione del loro gruppo al Senato. Come ha già ricordato la collega Froner nel corso delle dichiarazioni di voto alla fiducia, avremmo voluto contribuire a correggere l'obbligo degli pneumatici da neve per le autovetture e l'ABS sui motocicli. Avevamo presentato degli emendamenti mirati in tal senso, ma data la necessità di dare rapido corso alla conversione, ieri abbiamo ritirato tutte le nostre proposte, confidando nell'impegno assunto anche dal Ministro Passera di modificare gli aspetti più problematici di questo decreto-legge nella legge di stabilità, che voteremo la prossima settimana. L'impegno che il Partito Democratico, responsabile fino alla fine, prende con il Paese, non è quello di fare miracoli, come ha già detto Bersani.
Abbiamo alle spalle una fabbrica di illusioni, una comunicazione senza verità, espressione di quella cultura di non Governo formatasi al capezzale...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Meta.

MICHELE POMPEO META. ... narrazione dell'irresponsabilità di un intero ceto politico... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha parlato un minuto e dieci più del previsto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

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MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, le mie saranno brevi dichiarazioni di voto che cercheranno di testimoniare le motivazioni che portano il gruppo del Popolo della Libertà ad astenersi su questo provvedimento che ha sicuramente alcune luce e molte ombre.
Innanzitutto, vorrei dare un suggerimento al Governo, cioè: il chiamare questi decreti «cresci Italia 1», «cresci Italia 2», in un momento in cui l'andamento dell'economia è tutt'altro che florido, può apparire come un ossimoro, quasi come un fatto caricaturale. Quindi, capisco che si facciano i decreti che si possono fare, anche con le risorse disponibili, ad ogni modo non è con i decreti che si realizza la crescita di un Paese. Perché, se fosse stato così, anche con «crescita 1» avremmo avuto chissà quale andamento dell'economia che invece non abbiamo avuto.
Probabilmente anche un altro Governo, in queste condizioni, avrebbe fatto chissà cosa di meglio. Per modificare e per dare sviluppo alla nostra economia servono riforme strutturali, riforme di sistema e della governance politica, un riassetto globale delle istituzioni italiane che sono inadeguate rispetto a quello che è richiesto dalla complessità e dalla globalità delle difficoltà internazionali.
Sicuramente questo ridisegno va rivisto con una profonda revisione della Carta costituzionale, a partire - e non solo - da quel Titolo V, ma anche probabilmente da una necessaria diversa rappresentazione delle istituzioni sul territorio: 8.100 comuni, 120 province, 21 regioni sono un numero eccessivo di diversi livelli istituzionali per qualsiasi Paese e anche per il nostro Paese è così.
Poi vi è la burocrazia. Io voglio qui ricordare un piccolo esempio. Sono tanti anni che sono in Parlamento, ma non si finisce mai di imparare. L'8 novembre la Commissione che ho l'onore di presiedere ha fatto la richiesta alla Presidenza della Camera per andare in sede legislativa su una riforma importante che, anche quella, poteva essere un piccolo tassello della crescita, ossia quella sui porti, che modificava in meglio la governance e che sbloccava quel tabù storico dell'autonomia finanziaria dei porti. Ebbene, dall'8 novembre ad oggi, non è arrivato l'ok dalla Ragioneria dello Stato che, pur avendo approvato e - come si dice in gergo - «bollinato» il provvedimento del Senato, che noi abbiamo trasmesso «paro paro», senza neanche una virgola di differenza alla Ragioneria dello Stato per il parere, ce lo ha bloccato.
Ecco, da qui si capisce come sia complesso parlare di vere azioni strutturali di riforma dello Stato quando, anche su cose banali (un testo uguale approvato al Senato) qui alla Camera, la stessa Ragioneria dello Stato - perché una è la Ragioneria dello Stato - si comporta diversamente con i due rami del Parlamento. Forse effettivamente il bicameralismo perfetto non c'è. Siamo di fronte ad un bicameralismo imperfetto.
Poi voglio ricordare anche alcuni aspetti di queste luci ed ombre che poco fa ricordavo. Innanzitutto vorrei fare un discorso sul metodo. Purtroppo, nonostante 13 mesi fa sia cambiata la maggioranza politica, non è cambiato l'approccio di vedere la Camera dei deputati come una Camera che ratifica le decisioni prese dal Senato. Se io guardo gli ultimi tre provvedimenti governativi, la Camera è sempre stata chiamata a ratificare i provvedimenti così come voluti dal Senato della Repubblica e io la trovo una cosa inaccettabile (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi siamo stati costretti; e qui voglio anticipare i ringraziamenti che ieri sono stati fatti a me e al presidente Dal Lago da parte del Ministro Passera, ma che vorrei allargare a tutti i gruppi parlamentari e a tutti i deputati delle due Commissioni che hanno lavorato su questo provvedimento, che hanno consentito in soli quattro giorni di approvare senza modifiche il provvedimento. Penso che una testimonianza di responsabilità istituzionale, come quella che abbiamo dimostrato in questi giorni, non si possa ulteriormente chiederla a nessuna istituzione e, soprattutto, all'istituzione Pag. 42del Parlamento. Noi in quattro giorni dovevamo discutere e approfondire più di 150 articoli: 75 materie diverse di cui questo provvedimento si occupa in molti casi a proposito, in altri casi, a mio modo di vedere, a sproposito. Devo dire che personalmente, visto che ho seguito da vicino questo provvedimento, mi è stato difficile approfondire tutti gli oltre 75 argomenti che sono stati trattati.
Ma veniamo alle luci e ombre, come ricordava anche ieri, nella dichiarazione sulla questione di fiducia presentata dal Governo, l'onorevole Bergamini. Non starò, quindi, a ripresentare quegli aspetti, ma vorrei ricordare due luci e due ombre. Tra le due luci è sicuramente da annoverare sicuramente l'Agenda digitale. Anche in questo caso segnalo un dispiacere, perché la mia Commissione aveva votato, anche grazie al lavoro del sottosegretario Vari, un provvedimento che riteniamo ancora più efficace sul tema dell'Agenda digitale italiana, all'unanimità, quindi con tutte le forze politiche che avevano concorso, e non abbiamo potuto dare alcun piccolo ulteriore miglioramento al testo, che comunque è sicuramente positivo, va nella giusta direzione, dà delle date certe che mi auguro non vengano ulteriormente prorogate da futuri provvedimenti, per passare dalla carta al digitale, per rendere più trasparenti molte azioni fatte dalle istituzioni pubbliche e, a mio modo di vedere, combattere anche in questo modo il tema della corruzione, che è uno dei grandi mali di questo Paese.
Sicuramente anche le start up innovative sono un altro aspetto molto positivo di questo provvedimento. Però voglio qui sottolineare una cosa. A un Governo che ha avuto come sua bandiera principale il tema dell'Europa e dell'europeismo, dico questo: voi qui avete inserito una norma che porterà il Paese a una procedura di infrazione europea, a una sentenza della Corte di giustizia europea che ci condannerà, perché avete modificato un contratto privato tra due soggetti. I due soggetti sono Ponte sullo Stretto di Messina Spa e Eurolink. Eurolink non è solamente un raggruppamento di aziende italiane di piccolo livello a cui si fa qualche favore, ma rappresenta le aziende più importanti del settore e comprende anche aziende giapponesi e spagnole che con i loro ambasciatori hanno già scritto lettere di rimostranze rispetto a questo fatto, che va a cancellare condizioni contrattuali previste e sottoscritte da queste due società non ieri o l'altro ieri, ma nel 2006.
Quando ci sono contestazioni tra due soggetti privati devono essere le sedi giurisdizionali di foro competente a decidere se, come e quando pagare le penali o quant'altro. Ne va della credibilità di un Paese. Poi io faccio il tifo, come istituzione, per il Paese, per una società di proprietà pubblica, affinché magari anziché pagare 100 di penali ne possa pagare 50 dopo una lunga ed estenuante trattativa e transazione, ma non posso accettare che in un atto legislativo venga cassato un atto privatistico tra i due soggetti. Questo vuol dire non essere in un Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo è un fatto importante e - lo ribadisco - il vostro è un Governo che ha fatto dell'Europa e della credibilità internazionale uno dei suoi fiori all'occhiello, e con questo atto ci si allontana enormemente da questo punto. Ho chiesto sommessamente anche in Commissione, visto che da altri gruppi sono state fatte presenti, penso, questioni importanti ma di gran minore importanza per la credibilità internazionale rispetto a questo (gli pneumatici, l'ABS e quant'altro), che vengano inserite modifiche alla legge di stabilità. Vi lancio l'appello di pensare, riflettere fino all'ultimo per valutare se nella legge di stabilità si possa rivedere questa norma, pensando e credendo che, con una chiamata del Governo italiano rispetto a questa controparte che ha sottoscritto questo contratto, si possano trovare altre soluzioni.
Penso che queste siano cose importanti, che vanno nella direzione della credibilità: credibilità è anche crescita perché vuol dire investimenti stranieri in Italia. Ma gli investimenti stranieri in Italia non verranno Pag. 43mai se noi, ogni mese o ogni tre mesi, diamo dimostrazione di stracciare i contratti che abbiamo fatto con soggetti anche internazionali.
Queste erano alcune delle luci e delle ombre che ho voluto ricordare. Concludo, ringraziando anche - così evito di farlo successivamente - come Presidente di Commissione, tutti i funzionari ed i dipendenti della Camera delle due Commissioni che hanno lavorato a questo provvedimento, ribadendo il voto di astensione del gruppo del Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. Riprendendo quello che ha detto testé l'onorevole Valducci, mi permetto - visto che tutti i gruppi parlamentari hanno già espresso il proprio orientamento per il trasferimento in sede legislativa della proposta di legge relativa ai porti e, quindi, cercando di interpretare il sentimento di tutti gruppi - di sottoporre all'attenzione del Ministro Passera quanto ha detto l'onorevole Valducci che corrisponde al vero, vale a dire che nessuno è riuscito a comprendere la ragione per la quale, pur essendo trascorso un mese, la Ragioneria generale dello Stato non ha fornito la necessaria bollinatura su un testo che era già stato bollinato al Senato. È evidente che il corretto rapporto Parlamento/Esecutivo viene, in qualche modo, messo in discussione. Affido al Ministro Passera la necessità di un approfondimento su questo tema.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Prendo atto che vi rinunzia.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5626)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5626, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 3533. - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese - (Approvato dal Senato) (3533):

Presenti 447
Votanti 316
Astenuti 131
Maggioranza 159
Hanno votato 261
Hanno votato no 55

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che il deputato Misuraca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che il deputato Barbato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che il deputato Cesario ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Di Centa ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge A.C. 5584.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la X Commissione (Attività produttive) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

alla X Commissione (Attività produttive):
S. 2642. - Senatori IZZO ed altri: «Nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini "cuoio", "pelle" e "pelliccia" e di quelli da essi derivanti o loro sinonimi» (approvata dal Senato) (5584).

Pag. 44

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Barani (Doc. IV-quater, n. 24) (ore 12,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Barani, pendente innanzi al tribunale di Firenze (Doc. IV-quater, n. 24).
Ricordo che per l'esame del documento è assegnato a ciascun gruppo un tempo di 5 minuti e di 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato. A questo tempo, si aggiungono 5 minuti per ciascuno dei relatori, 5 minuti per i richiami al Regolamento e 10 minuti per interventi a titolo personale.
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Barani nell'esercizio delle sue funzioni.

(Esame - Doc. IV-quater, n. 24)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Cassinelli.

ROBERTO CASSINELLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Giunta riferisce su un'ulteriore domanda di insindacabilità del deputato Barani relativa a una controversia con il Presidente della giunta regionale toscana, Enrico Rossi. Quest'ultimo cita il deputato Barani innanzi al tribunale civile di Firenze per una somma quantificata in 300.000 euro per i danni asseritamente subiti da un articolo apparso su Libero il 29 settembre 2011.
Il titolo dell'articolo è: «Bilanci tarocchi, accusa al Presidente della rossa Toscana». Nel testo dell'articolo, in un virgolettato, risulta che il deputato Barani avrebbe affermato che «sulla base delle testimonianze e della documentazione acquisita, emerge il forte sospetto che un gruppo di persone, capitanate dal Presidente regionale Enrico Rossi, abbia agito per anni in perfetto accordo per fornire una rappresentazione dei conti regionali assolutamente difforme da quella reale». Tutto ciò «per favorire i propri interessi personali. Enrico Rossi, grazie all'immeritata fama di essere un amministratore capace... ha tratto il considerevole vantaggio di essere confermato nella carica...». La vicenda è sempre quella dell'ammanco di gestione nella ASL 1 di Massa e Carrara, di cui la Giunta si è già interessata in due precedenti occasioni: in un caso per una citazione dello stesso dottor Rossi e, nell'altro, per una citazione del Sistema integrato degli ospedali regionali. In entrambi i casi la Giunta ha proposto l'insindacabilità e, nel primo caso, tale proposta è già stata approvata in Assemblea, il 9 maggio 2012. In questa circostanza - a parere del sottoscritto relatore - non paiono sussistere elementi per discostarsi da tali precedenti. La questione è stata esaminata nella seduta della Giunta per le autorizzazioni del 21 novembre 2012, nella quale è stato anche ascoltato il deputato interessato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,50)

ROBERTO CASSINELLI, Relatore per la maggioranza. Nell'occasione Lucio Barani ha sottolineato che nell'articolo oggetto della citazione per danni si ricostruisce un'intervista che egli non ha mai reso e che la cronista, a firma della quale l'articolo stesso è uscito, non è a lui nota. Il motivo per cui gli viene attribuito il contenuto delle considerazioni ritenute lesive Pag. 45dalla parte attrice è che, durante la seduta della Commissione parlamentare d'inchiesta sui disavanzi sanitari regionali del 28 settembre 2011, era stato proprio il Presidente pro tempore della Commissione, onorevole Orlando, a ringraziarlo di aver proficuamente stimolato il lavoro della Commissione stessa. Chiarito che l'onorevole Barani non ha disconosciuto i contenuti pretesamente lesivi del suo agire parlamentare ma soltanto la modalità con cui questi sono stati veicolati sulla stampa, il dibattito sulla vicenda è stato ampio e a maggioranza la Giunta ha concluso per l'insindacabilità per ragioni analoghe a quelle di cui alle precedenti decisioni.
In definitiva, la Giunta, a maggioranza, ha deliberato nel senso che i fatti oggetto della causa civile in titolo concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni. In tal senso è, quindi, la proposta per l'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, mi rifaccio integralmente alla relazione di minoranza, che è pubblicata. Mi limito a fare le seguenti considerazioni. La relazione di minoranza trae origine dalla linea politica e giuridica, sempre seguita nei casi analoghi, dal mio gruppo, non solo nei casi che hanno riguardato in precedenza il deputato Barani ma anche i casi che solitamente vengono all'esame della Giunta per le autorizzazioni.
Il deputato Barani, nel fare le dichiarazioni che ha fatto, ovviamente ha esercitato il suo diritto di critica politica. Questo lo farà valere eventualmente nel processo, competendogli le prerogative previste dall'articolo 21 della Costituzione. Ma, in realtà, in questo caso siamo completamente al di fuori di un atto tipico che rappresenti l'esercizio dell'attività parlamentare. In realtà, è successo che è stata acquisita semplicemente una bozza di relazione che è stata presentata alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, ma questa bozza non risulta firmata da nessuno, compreso il deputato Barani. Perciò, manca completamente un atto tipico valido al quale fare riferimento, come supporto, per la dichiarazione di insindacabilità di cui all'articolo 68 della Costituzione.
Perciò siamo di fronte ad un'attività esercitata extramoenia dal parlamentare di cui egli dovrà rispondere in giudizio. Eventualmente egli potrà avvalersi delle prerogative dell'articolo 21 della Costituzione. Questa è la ragione per la quale l'Italia dei Valori, che si è sempre comportata in questo modo quando manca un atto tipico dell'attività parlamentare, esprimerà un voto contrario.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, colleghi, sarò davvero telegrafico e voglio esprimere il mio imbarazzo dopo aver ascoltato la relazione di minoranza del rappresentante dell'Italia dei Valori. Sono rimasto veramente colpito perché, se c'è un caso tipico di applicazione dell'articolo 68 della nostra Carta costituzionale, quello è il caso del deputato Barani, il quale merita l'insindacabilità per il semplice motivo che ha svolto le sue funzioni di parlamentare. La Giunta per le autorizzazioni, nella quale siedo, ha quasi all'unanimità, tranne il rappresentante dell'Italia dei Valori, confermato quanto sopra. Quindi, a nome del gruppo Futuro e Libertà preannuncio il voto favorevole alla proposta della Giunta (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, sarò altrettanto telegrafico nel Pag. 46dichiarare che anche la Lega, come ha già fatto in Giunta per le autorizzazioni, voterà a favore della proposta della Giunta. Vorrei sottolineare due soli fatti. In primo luogo, è che i fatti raccontati dall'onorevole Barani sono tutti veri, tant'è vero che vi sono stati degli arresti e degli interventi pesanti della magistratura. Quindi, chiedere il risarcimento per una cosa, che tra l'altro non fa certo onore, all'amministrazione toscana non credo sia una cosa bella anche sul piano morale.
In secondo luogo, vorrei stigmatizzare una cosa che ha colpito Barani, ma colpisce anche molti altri deputati. Sono quelle che chiamo le cosiddette citazioni intimidatorie, cioè citazioni per risarcimenti danni di centinaia di migliaia di euro, che servono evidentemente ad incutere terrore ad un deputato o a qualunque politico laddove parli. Anche perché una volta - ricordiamolo - c'era la prassi, quando si difendeva l'onore, di chiedere un euro di risarcimento morale oppure si chiedeva di devolvere la somma ad enti benefici o cose similari. Invece oggi - Barani mi ha confessato che ne ha diverse per diverse centinaia di migliaia di euro - abbiamo richieste francamente sproporzionate. A che scopo? Allo scopo evidente di dire: stai attento, perché ogni parola che dici potrebbe rivoltarsi contro di te sul piano economico. Credo che questo sia importante che resti agli atti, perché la tutela dell'onore è sacrosanta, ed è sacrosanto naturalmente il diritto di difendersi; però ritengo che a volte chiedere cifre così sproporzionate - rispetto a un fatto che tra l'altro non risulta neanche pubblicato, perché l'intervista non è mai stata resa - a un deputato, che lo stesso presidente Leoluca Orlando, in sede di Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, ha ringraziato per la sua opera di stimolo all'attività della Commissione stessa, sia veramente, per fatti veri, una cosa scorretta anche sul piano umano. Preannuncio il voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, torniamo ad occuparci dell'ASL 1 di Massa e Carrara e delle accuse che l'onorevole Barani ha mosso al presidente della regione Toscana, Enrico Rossi. L'onorevole Barani parla di un doloso occultamento nel bilancio dell'ASL 1 di Massa e Carrara. Bisogna però sottolineare e ricordare qui che il dottor Rossi, da assessore alla sanità alla regione Toscana, ha conseguito ottimi risultati, migliorando i servizi e rendendo la regione Toscana una delle regioni di punta rispetto a tutte le regioni d'Italia per quanto riguarda la sanità.
Questa buona conduzione ha consentito anche al presidente Rossi di scoprire per tempo il buco di bilancio dell'ASL 1 e di ripianarlo, senza aumentare i ticket e senza far gravare sui cittadini la perdita di quel bilancio, anzi, assumendo i provvedimenti conseguenti, e quindi portando il caso davanti alla Corte dei conti e commissariando l'ASL 1 di Massa e Carrara.
Ma devo, per onestà, riconoscere che è stata presentata dal PdL, senza alcuna firma, una bozza di relazione alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali - di questa Commissione fa parte l'onorevole Barani - in cui queste stesse cose venivano denunciate.
Ecco perché vi può essere il dubbio che queste dichiarazioni possano ricadere sotto l'insindacabilità prevista dall'articolo 68 della Costituzione ed è questo il motivo della nostra astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro conferma il voto in favore dell'insindacabilità, Pag. 47perché non è in discussione la qualità del servizio sanitario in Toscana, ma il diritto del collega Barani di esprimere opinioni critiche, ancorché aspre, come nella circostanza, che sono figlie, peraltro, di un'attività parlamentare resa in senso proprio. Questo ha indotto il gruppo dell'Unione di Centro a votare, conformemente al relatore per la maggioranza, per l'insindacabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, intervengo per confutare alcune affermazioni dell'onorevole Samperi. La regione Toscana ha tra le più alte esazioni del ticket in Italia, che è di ben 48 euro, di cui 10, addirittura, per la digitazione dei referti e dei risultati.
La regione Toscana ha un pessimo sistema sanitario perché è statalizzato e centralizzato e impedisce ai cittadini della regione Toscana di esercitare il diritto alla libera scelta. Votiamo a favore di Barani, ancorché egli sia vittima della nemesi: in quanto socialista, è perseguitato da un socialista che non vuole mettere allo scoperto la mole di debiti che altri socialisti hanno fatto nell'ASL di Massa e Carrara.
Quindi, smettiamola di dire fesserie qui dentro, smettetela di cantarvela e di suonarvela come più vi pare opportuno (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Barani è perseguitato perché ha avuto finalmente il coraggio di dire quello che andava detto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo per confermare il voto che abbiamo espresso in Giunta, e cioè dell'insindacabilità delle affermazioni dell'onorevole Barani, che erano legate a un documento parlamentare.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 24)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 24, concernono opinioni espresse dal deputato Barani nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giro, Boccuzzi, Sardelli, Moroni, Cuomo, Gioacchino Alfano, Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 352
Votanti 230
Astenuti 122
Maggioranza 116
Hanno votato
209
Hanno votato
no 21).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,05).

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, siamo cittadini europei e quindi dobbiamo commemorare alcune date importanti che sono le nostre date.
Trentuno anni fa il regime comunista polacco ormai allo sbando scelse una soluzione surreale per sostenersi, quella dell'autogolpe, il golpe portato avanti dal generale Jaruzelski, già spia sovietica sin dagli anni Quaranta con lo pseudonimo di Wolski. Pag. 48
Il primo effetto del colpo di Stato in Polonia fu che la polizia sparò sui minatori di Wujek causando duecento morti, 200 mila polacchi furono internati e 60 mila scomparvero nel nulla, migliaia di persone furono rinchiuse in manicomio e curate con psicofarmaci per una malattia che pareva ai comunisti intollerabile, cioè credere in Dio. Le telefonate erano tutte intercettate, tant'è che alzando la cornetta un disco diceva: Rozmowa kontrolowana. Questa telefonata è registrata.
Nel 1984, come conseguenza del golpe, venne ammazzato in maniera barbara, a bastonate, un sacerdote, padre Popieluszko. Quel sangue ricade su tutti coloro che ancora credono al comunismo.
In Italia e in altri Paesi occidentali venne diffusa la favola bella che il generale avesse, con l'autogolpe, impedito l'invasione dell'Armata rossa. Nulla di più falso! Negli archivi di Mosca - ora aperti - si possono leggere i verbali del Comitato centrale del PCUS in cui Andropov dice chiaramente a Jaruzelski «L'Armata rossa impegnata in Afghanistan non riesce e non può intervenire in Polonia, dovete fare voi». Jaruzelski, naturalmente, fu ben pronto a portare avanti il salvataggio non della Polonia, ma del Partito.
Voglio aggiungere una cosa importante che rappresenta anche un messaggio al Governo polacco attuale. Jaruzelski, quando fu eletto Primo Ministro, fu informato una settimana prima dell'attentato a Giovanni Paolo II e nulla fece, non avvertì neppure il nostro Governo, tant'è che, sempre negli archivi di Mosca, si legge questa frase: «Il Papa Giovanni Paolo II ha scatenato una guerra ideologica contro i Paesi socialisti. Urgono misure attive contro di lui» (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, per me è un momento di grande commozione ricordare gli avvenimenti di quel giorno terribile. Lei forse ricorda qualcosa insieme a me, abbiamo qualche memoria comune.
Nella notte fra il 13 ed il 14 dicembre 60 mila persone scomparvero, non si avevano più notizie, le comunicazioni con la Polonia erano interrotte. Ricordo di aver fatto il giro di tutti gli amici dell'allora Partito Comunista per chiedere loro di intervenire presso l'ambasciata polacca per avere notizie dei tanti che erano improvvisamente scomparsi.
In una notte 69 mila persone furono deportate nei luoghi di detenzione ed era fortissimo il timore per il loro destino, perché i duri del partito volevano ucciderli, se non tutti, almeno Walesa e i capi di Solidarnosc.
Ricordo una conversazione tragica con Bohdan Cywinski, numero due di Solidarnosc, che era in Italia ed è rimasto fuori a causa del golpe alle Cappellette, qui a Roma, dove lui, con lucida disperazione, diceva: adesso ci sarà l'insurrezione, non è la prima volta che i polacchi insorgono per affermare il loro diritto all'esistenza contro ogni speranza, senza nessuna speranza; impiccheremo tutti i comunisti, poi arriverà l'Armata rossa, ucciderà un milione di persone, ma non possiamo fare altro.
Ricordo che l'insurrezione scoppiò, scoppiò a Wadovice, scoppiò nell'alta Slesia, scoppiò nelle miniere di carbone occupate dagli operai, con scontri di inaudita violenza. Va ricordato l'intervento allora di Giovanni Paolo II. Giovanni Paolo II apparve alla finestra di San Pietro e disse alla folla: già troppo sangue polacco è stato sparso per mani di polacchi in questo secolo; con il sangue non si risolve nessun problema, con il metodo del dialogo si salva il destino della nazione.
Tutti capirono che era un invito a rinunciare all'insurrezione - che non ci fu - e anche una garanzia che non sarebbe stato sparso il sangue dei leader di Solidarnosc. Cominciò un processo lungo e difficile, una grande rivoluzione non violenta e anche una grande testimonianza - mi si consenta di dirlo - di fede nell'uomo e di fede cristiana: otto anni di dialogo Pag. 49difficile, al termine del quale ci fu la tavola rotonda e le prime elezioni semilibere della storia del comunismo e alla fine il crollo del comunismo.
Senza la grande testimonianza di fede e di umanità di Giovanni Paolo II e del popolo polacco - voglio ricordare il nome di alcuni amici: da Lech Walesa a Tadeusz Mazowiecki a Bronislaw Geremek a Padre Popieluszko, che poi fu assassinato nel corso di questo percorso -, la libertà dell'Europa non si sarebbe realizzata o almeno non si sarebbe realizzata nel modo in cui si è realizzata, senza sangue, senza una terza guerra mondiale (che era la cosa più probabile), senza enormi guerre civili tipo quelle della Jugoslavia, in un terreno «lardellato» di armi atomiche.
Credo che questo sia importante ricordarlo, perché un'Europa senza memoria è un'Europa che non ha futuro e le difficoltà che oggi incontriamo nella costruzione europea dipendono in larga misura dall'avere dimenticato quelle radici cristiane che sono antiche, ma recentissime, che hanno guidato la lotta per la libertà e per l'Europa del popolo polacco e degli altri popoli dei Paesi vicini e che non sono state compiutamente incorporate nella nostra memoria storica nel momento in cui abbiamo rifiutato di ricordarle nella Costituzione europea.
Mi auguro che una prossima Costituzione europea possa dare all'Europa quell'identità che essa ha allora ritrovato nel sangue e nella sofferenza del popolo polacco (Applausi).

ANTONIO BOCCUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Chiedo a tutti di essere sintetici perché dobbiamo passare allo svolgimento delle interpellanze urgenti.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, sarò rapidissimo, solo per sollecitare la risposta ad una mia interrogazione e, assunto che siamo a fine legislatura, a questo punto mi accontento anche che la risposta in Commissione alla mia interrogazione sia trasformata in una risposta scritta.
Ho presentato un'interrogazione alla V Commissione da maggio ormai di quest'anno, l'interrogazione n. 5-06981 relativa al conducente unico sui treni. Credo che questo sia un elemento di grande criticità e di grave pericolosità, non solo per il conducente, ma anche per gli utenti dei trasporti. Quindi, sollecito nuovamente al Governo la risposta all'interrogazione. Mi auguro di ricevere una risposta - lo ripeto - anche scritta.

PRESIDENTE. Onorevole Boccuzzi, prendo spunto da quello che lei dice per rivolgere un appello - è presente il rappresentante del Governo - al sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e al Ministro per i rapporti con il Parlamento affinché, essendo a fine legislatura, il Governo possa rispondere a tutti gli atti di sindacato ispettivo che i colleghi parlamentari hanno presentato e che sono ancora rimasti inevasi.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, soltanto una battuta. Più volte, anche in questa fase del nostro dibattito, ho richiamato l'attenzione della Presidenza e, quindi, del Governo - ma soprattutto della Presidenza - sulla vicenda della mozione sulla Calabria, presentata e posta all'ordine del giorno, poi scomparsa e poi riproposta.
Il tempo ormai è trascorso, come lei ha ricordato testé ad un collega. Rimane l'amarezza.
Ho preso la parola proprio per segnalare questa inadempienza molto grave, perché credo che ci siano stati alcuni interessi che si sono sovrapposti e che hanno creato questa dilazione e, quindi, hanno determinato la mancata discussione e la non approvazione di un documento importante e fondamentale che riguarda una regione estremamente interessata ad Pag. 50avere provvedimenti e soluzioni ai problemi gravissimi che la attanagliano e che, soprattutto, debbono preoccupare questo nostro Paese.
Ecco, signor Presidente, ho voluto prendere la parola proprio per sottolineare questo aspetto e questo dato, che ritengo gravissimi e che rappresentano un vulnus nei confronti del Parlamento, ma soprattutto mortificano il lavoro fatto dai parlamentari, dai presentatori. Il primo presentatore credo fu il Partito Democratico, poi anche da parte nostra fu presentata una mozione dallo stesso presidente Casini. Quanto accaduto mortifica certamente anche il Governo e il Ministro Barca, che si era messo a lavorare con molti di noi per trovare delle soluzioni e delle risposte a quelle attese giuste e legittime della Calabria.
Insieme ai deputati calabresi Occhiuto e D'Ippolito Vitale, tutti quanti ci eravamo messi a lavorare su questo aspetto. Mi auguro che questo possa servire anche per il futuro e - ritengo - per la prossima legislatura.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 13,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
Comunico ai colleghi che sono in Aula, che sono ovviamente coloro che hanno presentato le interpellanze urgenti, che abbiamo quindici interpellanze urgenti. Quindi, chiedo la cortesia, ovviamente a tutti e senza limitare nessuno nella possibilità di svolgere le interpellanze urgenti, di tenere conto, per l'ordinato svolgimento dei lavori, della durata di queste interpellanze. Quindi, mi rimetto al vostro buon cuore.

(Elementi in merito ad una relazione sulla situazione epidemiologica in alcune specifiche aree della Campania - n. 2-01762)

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01762, concernente elementi in merito ad una relazione sulla situazione epidemiologica in alcune specifiche aree della Campania (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ovviamente terrò in gran conto la utile sollecitazione ad essere cortesi anche nei confronti degli altri colleghi interpellanti.
Il 26 luglio scorso il Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'ambiente, ha costituito, con un decreto ministeriale, un gruppo di lavoro al quale ha affidato il compito di valutare e di chiarire la relazione esistente tra l'incremento delle patologie tumorali in alcune aree specifiche della Campania (in modo particolare, in provincia di Caserta e in una vasta area della provincia di Napoli) e i fattori ambientali (quindi, valutare la correlazione tra questi due aspetti).
Secondo quel provvedimento, avremmo dovuto avere l'esito entro 28 settembre 2012, e il 13 ottobre scorso, nel corso di una trasmissione televisiva, il Ministro ha lasciato intendere che il gruppo di lavoro avrebbe terminato il compito e che già sarebbe approdato ad una conclusione.
Considerando il livello di allarme sociale straordinario generato dagli eventi paventati ed ora anche il ritardo nel rendere pubblici questi dati, sarebbe utile comprendere se è vero che la relazione è ormai depositata, per quale ragione - se è stata già depositata ed è stato portato a termine questo lavoro - non è stata resa pubblica o per quali ragioni si ritenga utile tenere secretati questi dati.
Per questa ragione e soprattutto per addivenire ad una idea chiara dal punto di vista anche scientifico di ciò che è accaduto e accade in quelle aree, a tutela di quei territori e di quei cittadini che colà abitano, interpelliamo il Ministro perché possa risponderci sulle domande appena espresse.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere.

Pag. 51

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interpellanti che consentono di fare il punto sulla situazione richiamata nell'atto ispettivo in esame.
Confermo che il gruppo di lavoro per l'approfondimento della situazione epidemiologica della regione Campania, in esito ai propri lavori, ha consegnato il 28 settembre 2012 la relazione sull'attività svolta, stilata in collaborazione con esperti dell'Istituto superiore di sanità e con rappresentanti della regione Campania, ma i primi esiti non hanno mostrato sicure evidenze scientifiche di una correlazione tra incremento di mortalità infantile e fattori ambientali.
Pertanto, il Ministero della salute, in ragione del legittimo allarme sociale correlato ai roghi sul territorio segnalati dai media, ha chiesto allo stesso gruppo di lavoro di continuare un approfondimento per avere una risposta più certa in merito da offrire ai cittadini. Questa è la motivazione per cui non sono stati resi noti gli esiti dello studio.
In merito allo stato di salute della popolazione campana, le considerazioni della relazione indicano una situazione generalmente sfavorevole rispetto al resto d'Italia e, tuttavia, i tassi di mortalità, anche per cause specifiche, sono in diminuzione.
Lo svantaggio di salute dei residenti della regione Campania comporta una differenza di attesa di vita alla nascita inferiore di due anni rispetto alla regione Marche, che ha l'attesa di vita più elevata in Italia. Lo svantaggio è presente da tempo e non risulta focalizzato su una singola patologia o su un solo sottogruppo di popolazione.
In Campania, come in Italia, nel 2009 sono le malattie del sistema circolatorio a rappresentare la quota maggiore di mortalità; risultano inoltre elevati i tassi di mortalità per malattie dell'apparato respiratorio, digerente e per diabete mellito. Per quest'ultimo la mortalità tra le donne è doppia rispetto al dato nazionale.
Per quanto riguarda i tumori maligni nel loro complesso, la mortalità in Campania tra gli uomini è superiore ai valori dell'intera Italia. L'eccesso di mortalità è dovuto al contributo solo delle province di Caserta, solo per gli uomini, e di Napoli per entrambi i generi. Nella regione risultano in particolare più elevati i tassi di mortalità per tumori nelle seguenti sedi anatomiche: fegato, laringe, trachea, bronchi e polmoni, prostata e vescica. Nelle donne sono superiori al riferimento nazionale solo i tassi dei tumori del fegato, della laringe e della vescica. Nelle due province di Caserta e Napoli si osservano i tassi più alti per molte sedi tumorali.
L'analisi della mortalità nel periodo 1988-2008, per le principali sedi tumorali più frequenti nelle province di Caserta e Napoli, indica andamenti decrescenti. L'incidenza dei tumori maligni è in aumento in Italia fino alla metà degli anni 2000, ma mostra nei periodi più recenti una flessione. Per la Campania si stimano livelli più elevati rispetto alla macroarea del Sud, ma generalmente in linea con il valore nazionale (tutti i tumori e stomaco in particolare) o inferiori per quanto riguarda colon, retto, prostata, ad eccezione del tumore del polmone, la cui incidenza si va riducendo ma è significativamente più elevata della media nazionale.
Nell'area del registro di Napoli si osservano rischi di incidenza generalmente più elevati rispetto al valore stimato regionale e più elevati del dato medio nazionale per i tumori del polmone, fegato, vescica e laringe. Per tutti gli altri tumori esaminati si osservano valori di incidenza inferiori o paragonabili alla media nazionale.
Questi eccessi sono in buona parte riconducibili a fattori di rischio noti e maggiormente presenti nella area considerata: prevalenza di infezioni da virus per epatite C e B, prevalenza di fumatori.
Nelle donne l'incidenza nazionale si stabilizza a partire dal 2000, mentre nelle regioni meridionali l'incidenza continua ad aumentare, arrivando, in previsione nel 2015, ad azzerare il vantaggio sul resto del Paese. Pag. 52
La Campania presenta livelli più elevati rispetto alla macroarea Sud, ma generalmente inferiori ai valori nazionali (tutti i tumori, in particolare mammella, colon e retto) o equivalenti (come stomaco, polmone e cervice). Napoli presenta un'incidenza di poco più elevata rispetto alla Campania e superiore al dato nazionale per i tumori del fegato, per il linfoma non-Hodgkin e, in misura ridotta, data l'esigua casistica, laringe.
Non si osservano tendenze (sia incrementi che diminuzioni) diverse dagli andamenti stimati a livello nazionale.
Gli andamenti della sopravvivenza per tumore a cinque anni dalla diagnosi hanno evidenziato in Italia, negli ultimi vent'anni, un generale miglioramento per tutte le sedi più frequenti, sia per gli uomini che per le donne, in tutte le aree. Tuttavia, permangono differenze geografiche con sopravvivenze più elevate nelle aree del Centro-nord rispetto al Sud. Se si considera l'insieme di tutti i tumori, esclusi quelli della cute, il confronto per area geografica mostra che la sopravvivenza nel Meridione è inferiore di circa 3 punti percentuali rispetto alla media dei registri (57 per cento versus 60 per cento nelle donne e 49 per cento versus 52 per cento negli uomini). Nell'ambito del Meridione, il registro tumori di Napoli si distingue per livelli di sopravvivenza marcatamente inferiori. I dati di sopravvivenza per i tumori per i quali la precocità della diagnosi è predittiva di esito, trovano riscontro nella scarsa adesione ai programmi di screening, che per la regione Campania è significativamente più bassa e lontana dal dato medio nazionale.
Stili di vita e fattori di rischio comportamentali connessi all'insorgenza delle malattie croniche, quali sedentarietà, eccesso ponderale e fumo, sono significativamente più frequenti nella popolazione residente in Campania che nel resto del Paese.
Per quanto riguarda gli effetti sanitari connessi ad esposizione a sostanze pericolose potenzialmente emesse dai rifiuti (rifiuti urbani di origine domestica, rifiuti speciali di origine industriale, pericolosi e non), nel contesto delle province di Napoli e Caserta, ma anche dell'intera regione campana, si rileva un dato specifico: rispetto alla produzione di rifiuti urbani (di origine domestica) e speciali (di origine industriale) vi è un deficit di offerta di smaltimento; inoltre, nell'intera regione non vi è alcun impianto per lo smaltimento di rifiuti pericolosi, ivi compreso lo smaltimento di amianto e di cemento amianto (eternit). Ciò ingenera il rischio di abbandoni incontrollati di rifiuti, sia non pericolosi che pericolosi, e di ricorso a pratiche di incendio dei rifiuti stessi. Tali pratiche possono esporre la popolazione ad elevati rischi sanitari.
L'esposizione della popolazione ai rifiuti è in genere di tipo indiretto, attraverso matrici ambientali contaminate per fenomeni di rilascio di sostanze pericolose dai rifiuti che le possono contenere.
Per questi motivi, si è ritenuto necessario approfondire il rapporto fra l'esposizione a siti di smaltimento di rifiuti e specifiche patologie. Potenziali implicazioni sulla salute non possono essere escluse e, comunque, non si può ignorare l'alta percezione del rischio che la popolazione residente presso siti di smaltimento di rifiuti avverte, come più volte segnalato dai diversi media nazionali e locali.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di replicare.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, innanzitutto, la ringrazio per la puntuale ed approfondita risposta: una messe di numeri e di dati che, sicuramente, saranno utili per comprendere ancora meglio le ragioni di quella criticità.
Emerge, come capisco, un'evidente criticità: magari, sarebbe utile un ulteriore approfondimento e, magari, sarebbe più utile anche sapere quando si prevede che questo ulteriore approfondimento possa avere un esito, in modo tale da avere la certezza e un quadro di sistema in un tempo certo, che possa indicare come le criticità ambientali incidono, in quale misura, e se incidono sulla criticità di ordine sanitario. Pag. 53
Comprendo che forse i dati così forniti sono numeri utili ad avere un'idea; forse più utile sarebbe anche approfondire sul piano squisitamente tecnico-epidemiologico. Immagino e spero che questo ulteriore approfondimento vada in questa direzione.
Un dato certo è che i cittadini di quella regione hanno un'aspettativa di vita di due anni inferiore a quella delle Marche. Non so se questo possa rappresentare, in chiave di federalismo, anche un federalismo nell'attesa di vita, che potrebbe incidere anche sui riparti per specifici investimenti che possano in qualche modo contemperare e tendere a ridurre queste differenze e questi gap. Questo ci dice che taluni eccessi, taluni picchi tumorali sono riconducibili a fattori di rischio già noti. È evidente che questo ci tranquillizza per alcuni aspetti, ma non per molti altri: il fatto di conoscere quei fattori di rischio e non intervenire su di essi a tutto tondo, con un'operazione che ovviamente vada ben oltre la prevenzione dal punto di vista squisitamente sanitario, ma investendo anche il sistema industriale, ambientale ed altro, ovviamente ci preoccupa.
Forse andrebbe coinvolto anche il Ministero dell'ambiente per attivare procedure che riguardino le bonifiche di determinate aree, non soltanto aree stabilmente e ordinatamente a funzione di deposito e trattamento di rifiuti, ma anche aree oggetto di sversamenti incontrollati, come il caso delle tante terre dei fuochi di quell'area. Forse, da una parte, le bonifiche, dall'altra parte, il lavoro che state facendo, anche indirizzato su un fronte più squisitamente epidemiologico, ma, accanto a questo, occorre anche evitare che altri sversamenti possano accadere su quei territori.
Su questo fronte, probabilmente, forse solo un'attività militare - così come fu fatta in passato nelle Puglie per sconfiggere il contrabbando di sigarette - potrebbe definitivamente sconfiggere questa piaga, che avvelena non solo la terra, ma, dai dati che abbiamo appena ascoltato, anche gli uomini che su quella terra vivono.
Ringrazio il sottosegretario per l'esauriente risposta e sono certo che è un primo step di ulteriori iniziative tese alla tutela della salute dei cittadini di quella regione.

(Iniziative volte ad assicurare adeguati standard di cura e di assistenza nell'ambito dei processi di riorganizzazione della rete ospedaliera, con particolare riferimento alla città di Roma - n. 2-01770)

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01770, concernente iniziative volte ad assicurare adeguati standard di cura e di assistenza nell'ambito dei processi di riorganizzazione della rete ospedaliera, con particolare riferimento alla città di Roma (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, sottosegretario, colleghi, i costi della sanità stanno diventando insostenibili se non si cambia rapidamente il classico modello di assistenza ospedalo-centrica e non si presta maggiore attenzione alla medicina di famiglia e ai servizi territoriali. In questo senso vanno i recenti provvedimenti approvati in merito e in questo senso va anche interpretato il discorso del Presidente del Consiglio di pochi giorni fa.
Occorre assumere, indubbiamente, una serie di misure strutturali che prevedono anche la chiusura di piccoli ospedali, l'eliminazione di servizi duplicati nelle stesse aziende sanitarie locali, la concentrazione della diagnostica ad alta tecnologia in alcune strutture di eccellenza e la diversificazione dei servizi assistenziali offerti dai vari ospedali. Ma è davvero problematico gestire la transizione dei modelli assistenziali in questa ultima fase del 2012 in tutte le grandi città e, in particolare, in una città come Roma.
Concretamente voglio riferirmi a quella che è stata definita con una sorta di slogan: né letti, né tetti. Che cosa è successo in altri termini? Che alla riduzione dei posti letto, sarebbe dovuto corrispondere Pag. 54un innalzamento dei tetti delle prestazioni sanitarie che gli ospedali avrebbero potuto offrire ai pazienti.
Viceversa, la regione, oltre a ridurre il numero dei letti, ha ridotto, anche, il numero dei tetti e delle prestazioni. A questo punto, quello che si è verificato nella stragrande maggioranza degli ospedali romani è che gli ospedali stessi avevano già raggiunto quelle soglie, per cui, effettivamente, si sono trovati davanti ad una sorta di biforcazione: o non prestare assistenza ai malati che richiedevano quelle prestazioni, allungando a dismisura le file di attesa per quello che sarà il prossimo gennaio 2013, oppure offrire queste prestazioni ma sapendo già in partenza che si trattava di prestazioni in perdita che mai la regione avrebbe, in qualche modo, rimborsato e ripagato; creando, quindi, una serie di problemi agli ospedali in condizioni di bilancio drammatiche che corrono il rischio di scaricarsi sulla qualità dei servizi resi ai pazienti e soprattutto su quella che è la necessaria tutela della garanzia della salute dei pazienti stessi.
Le recenti indagini sulla sanità rivelano come gli investimenti per l'assistenza sanitaria da parte dello Stato italiano siano, realmente, in costante diminuzione; l'Italia spende circa il 30 per cento in meno della Germania, il 23 per cento in meno della Francia, il 16 per cento in meno del Regno Unito, e questa riduzione degli investimenti da parte dello Stato, posto che vi è la richiesta di qualità nei servizi, ma anche la richiesta, a volte, di servizi aventi le caratteristiche dell'emergenza e dell'urgenza, si scarica tutta sulle famiglie. Si è detto più volte, in questo momento, che le famiglie avrebbero dovuto procedere anche a stipulare delle forme di assistenza integrativa, ma io faccio presente quella che è la grande mistificazione delle assicurazioni: tali assicurazioni sono disposte a sottoscrivere un contratto di tutela della salute dei cittadini purché questi innanzitutto non abbiano raggiunto una determinata età e poi non presentino patologie di particolare gravità. Accade adesso, è successo recentemente, che pazienti che raggiungono l'età di 70, 75 anni si sentano dire dalle rispettive società assicurative che la loro polizza viene dismessa; quindi, noi ci troviamo di fronte ad una serie di contraddizioni a cui è molto difficile fare fronte per le famiglie. La regione non ti offre le prestazioni di cui hai bisogno, a questo punto dell'anno le prestazioni sono già saturate, le liste d'attesa sono enormi, la sanità integrativa non ti supporta in tutto questo; chi paga il prezzo più alto sono, di fatto, gli anziani, i malati e i malati più gravi.
Dopo i tagli decisi dal commissario Bondi per tutta una serie di ospedali - inizialmente si è cominciato con gli ospedali di natura religiosa di diversa dimensione, dal più piccolo al più grande fino a coinvolgere anche i policlinici universitari, dal Gemelli al Campus Biomedico, noti per l'assoluta eccellenza delle prestazioni offerte -, ora l'operazione tagli sembra coinvolgere anche gli altri ospedali della città, in cui andranno chiusi i reparti, ridotti i servizi, necessariamente limitata la qualità delle prestazioni, a cominciare da quelle dell'accoglienza che sono spesso parte integrante della stessa terapia, mi riferisco per esempio a tutto il servizio nutrizione e così via.
Questa iniziativa dei tagli colpisce alcuni ospedali, ne cito uno per tutti, per esempio il San Filippo Neri, che avevano fatto degli investimenti reali e concreti, in questi ultimi anni, in termini di tecnologie avanzate, per rispondere ai bisogni reali dei cittadini, potrei citare anche la radioterapia approvata dalla regione, messa in piedi, e tutti conosciamo quali sono i tempi che richiede la creazione e l'allestimento di servizi di questo tipo, e all'improvviso si trovano bloccati. Quindi noi abbiamo risorse disponibili per i cittadini che non possono, però, di fatto, essere messe realmente, materialmente al servizio della loro salute, perché gli errori di programmazione che si sono andati succedendo in questi anni hanno creato davvero dei deficit notevoli ma che non sono solo deficit economici, sono deficit nella programmazione dei servizi, deficit nell'utilizzazione delle strutture, deficit nella Pag. 55capacità di farsi carico delle richieste epidemiologiche, così come espresse dai bisogni di salute dei cittadini. Penso, in questo momento, per citare soltanto gli anziani, a un bisogno tipico del ricovero in inverno per gli anziani per tutte le patologie di tipo broncopneumologico. Le degenze si stanno, quindi, facendo più corte, le dimissioni più veloci, anche quando i pazienti non hanno in casa chi si possa prende cura di loro; i trattamenti oncologici sono ormai quasi sempre in day hospital, anche quando le condizioni del paziente richiederebbero una maggiore prudenza, ma, soprattutto, le liste di attesa si vanno allungando a dismisura, perché la stragrande maggioranza degli ospedali, a questo punto dell'anno, ha già raggiunto il tetto delle prestazioni fissate.
A parere degli interpellanti, probabilmente ciò era in parte necessario, ma certamente si richiedeva diversa gradualità, un diverso coinvolgimento dei cittadini, un'organizzazione trasversale molto più in rete tra tutti gli ospedali romani, una progettazione condivisa, che avesse permesso di diversificare la richiesta di offerta delle prestazioni ma di poter comunque soddisfare ad un livello di qualità crescente, accompagnata da un livello di costi decrescenti. Certamente non giova la precarietà della situazione politica. Infatti, ci troviamo in questo momento con un Governo sostanzialmente dimissionario (accadrà la prossima settimana, anche se resterà in servizio per le questioni ordinarie); ci troviamo con una regione, il Lazio, che è in una situazione di crisi già da parecchie settimane; ci troviamo davanti le prospettive elettorali; ci troviamo davanti ad incertezze assolute che, peraltro, si prestano anche a strumentalizzazioni di non poco conto rispetto a quelle che sono le richieste di salute.
Ecco quindi che, con questa interpellanza, chiediamo, per quanto di propria competenza, cosa intendano porre in atto i Ministri interpellati - non ci rivolgiamo infatti soltanto al Ministro della salute, ma anche al Ministro dell'economia - in questa delicata fase di transizione, per accelerare i processi di riorganizzazione e garantire comunque ai malati i necessari standard di cura e di assistenza. In altri termini, e concludo: noi abbiamo assistito in questa parte della legislatura a un'operazione di tagli e a una promessa di investimenti. Ci troveremo adesso a sperimentare materialmente, nel campo della sanità, tutta l'operazione dei tagli, ma vorremmo che prima di tagliare fosse abbastanza chiaro che le conseguenze dei mancati investimenti tempestivi e contestuali ai tagli che vengono effettuati si tradurranno materialmente nel rischio di salute per i cittadini. Ciò si potrà misurare anche in indicatori di pazienti che metteranno davvero, materialmente, a repentaglio la loro vita.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere.

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevole Binetti, come è noto, la legge che ha convertito il decreto-legge cosiddetto spending review ha previsto un regolamento relativo a standard qualitativi, strutturali e tecnologici e anche quantitativi dell'assistenza ospedaliera, cui faccia seguito, sulla base e nel rispetto del medesimo, l'adozione, entro la data del 31 dicembre 2012, di provvedimenti da parte di regioni e pubblica amministrazione per la revisione dei posti letto ospedalieri.
La proposta del regolamento all'esame della Conferenza Stato-regioni ai fini della prescritta intesa, disegna un'articolazione funzionale della rete relazionale tra i vari presidi ospedalieri, sostanzialmente definita sul modello cosiddetto Hub-Spoke, già adottato dalla maggior parte delle regioni, senza alcuna gerarchia organizzativa.
Inoltre, con riferimento alla riorganizzazione per intensità di cure, il provvedimento all'esame lascia ampia libertà alle regioni nell'organizzazione interna dei singoli presidi, che potranno privilegiare l'approccio dipartimentale o, in alternativa, quello per livelli di intensità di cure. Nel merito delle specifiche questioni sollevate, si osserva quanto segue. Il piano di rientro Pag. 56della regione Lazio, siglato il 28 febbraio 2007 e proseguito per il triennio 2010-2012, prevede una serie di interventi volti al recupero del disavanzo sanitario e alla riorganizzazione e riqualificazione del servizio sanitario regionale.
In merito ai rapporti con gli erogatori privati, si precisa che dalle ultime riunioni dei tavoli di verifica è più volte emersa una carenza di governance nel settore dei rapporti con gli erogatori privati. La documentazione prodotta dalla regione, inoltre, evidenzia per il 2011 un disallineamento rispetto al programmatico di oltre 50 milioni di euro e per il 2012 di circa 110 milioni di euro.
Con particolare riferimento anche agli ospedali classificati, si segnala che risultano ancora da comporre, in modo definitivo, le questioni relative alle prestazioni rese e alla correlata remunerazione per gli anni 2004-2011. In merito ai presunti tagli per tutta una serie di ospedali religiosi, il commissario ad acta, con i provvedimenti del 2012, ha attuato la norma che prescrive la riduzione dell'importo e dei corrispettivi volumi d'acquisto in misura percentuale fissa, per i contratti e per l'acquisto di prestazioni sanitarie.
Tale normativa, come è noto, è valida su tutto il territorio nazionale e non riguarda solo le strutture religiose, ma tutte le strutture private accreditate che erogano prestazioni per conto del Servizio sanitario nazionale.
In ordine all'ultima parte del quesito, si osserva che il Ministero della salute effettua un monitoraggio costante della situazione sull'erogazione in condizioni di uniformità dei livelli essenziali di assistenza nella regione Lazio, attraverso i dati più aggiornati in possesso del nuovo sistema informativo sanitario del Ministero stesso.
Dalla lettura di tali dati, si evince un decremento dell'ospedalizzazione totale a partire dal 2009, accompagnato da una consistente riduzione del ricorso a ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza se erogati in modalità ordinaria. Il valore della degenza media pre-operatoria, indicatore di efficienza nella gestione del percorso assistenziale, pur mostrando segnali di lieve decremento nel tempo, si mantiene, nel 2011, al di sopra del valore medio nazionale.
A completamento della situazione sopra descritta, la situazione relativa al 2011 (dati provvisori), mette in evidenza criticità nell'erogazione di servizi afferenti all'area della prevenzione per programmi organizzati di screening oncologici relativi al costo pro capite dell'assistenza collettiva in ambiente di vita e di lavoro.
A tal proposito, i tavoli ministeriali hanno più volte, da ultimo nella riunione del 14 novembre 2012, richiesto un atto complessivo di programmazione (da trasmettere ai Ministeri affiancanti in preventiva approvazione, che dia evidenza di tutte le variazioni intervenute nella rete ospedaliera). Si segnala, inoltre, che dai dati presenti nella banca dati del Ministero e diffusi anche da questo Ministero con comunicato stampa dell'8 novembre 2012, la regione Lazio risulta avere un eccesso di posti letto pari a 1.963 rispetto agli standard nazionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per l'accuratezza dei dati, se non ci fossero tre elementi che mi lasciano francamente perplessa. Il primo è la scadenza del 31 dicembre 2012. Voglio dire che il 31 dicembre 2012 è già domani. È già domani perché, considerando le festività natalizie, si tratta di un tempo veramente da contagocce e mi riferisco, da qui al 2012, alla riduzione dei posti letto, senza quella che è una opportuna capacità di coinvolgimento, che non riguarda solo il singolo ospedale, la singola unità da chiudere, il singolo reparto, ma che riguarda la visione di insieme del sistema, la rete degli ospedali.
Roma è una città che è ricca di un sistema ospedaliero per cultura, tradizione, per una storia proprio della qualità dell'assistenza offerta ai cittadini che onestamente attraversa i secoli e che caratterizzava, soltanto all'inizio del Novecento, Pag. 57una rete già molto forte di ospedali. Quindi c'è una tradizione che è anche la distribuzione territoriale, che è la presenza e la differenziazione dei servizi prestati, eccetera. Comunque non voglio entrare in questo merito.
Voglio dire che pensare di chiudere questo, ragionando sulle singolarità dei posti letto della struttura, rapportata alla generalità dei posti letto su scala nazionale, ignorando quelli che sono i passaggi intermedi, o comunque non coinvolgendo adeguatamente le persone nei passaggi intermedi in questa fase di ristrutturazione della sanità, mi sembra oggettivamente una cosa abbastanza pericolosa.
Il secondo aspetto che mi colpisce è, davanti a un monitoraggio così attento e così sicuro, come quello che ci viene descritto, il fatto che il deficit sia passato dal 2011 al 2012, tenendo conto che il 2012 non è ancora terminato, quindi non tutti i numeri, non tutti i nodi possono essere venuti al pettine. Il passaggio da 50 miliardi a 100, ossia il raddoppio del deficit, mi sembra evidenzi che effettivamente - a livello di monitoraggio - ci sono probabilmente delle falle che bisognerebbe in qualche modo turare.
Mi chiedo davvero se il modo con cui i dati vengono raccolti rifletta la situazione oggettiva degli ospedali, rifletta davvero quello che è l'impegno reale e concreto di servizio ai malati nella struttura e al di fuori della struttura.
Ma quello che mi sgomenta è che tutto questo venga fatto in presenza di due decreti-legge. Uno è il precedente decreto-legge Balduzzi, che è quello che prevedeva, come tutti ricordiamo, il sistema dell'assistenza territoriale medici di famiglia h 24, che era sub iudice anche nella relazione della Conferenza Stato-regioni e di cui ancora nulla si sa che sia stato fatto, mentre invece è certa l'operazione dei tagli, è certa l'operazione della riduzione dei servizi, è certa l'operazione di riduzione di quelle che sono le prestazioni che gli ospedali possono offrire. Quindi, ci troviamo davanti alla solita procedura francamente un po' schizofrenica: quando si tratta di tagliare, la mano è veloce; quando si tratta di ristrutturare, di modellare e di investire, la mano è assolutamente lenta.
Questa non è un'operazione teorica, non è un'operazione culturale, è un'operazione che di fatto ha un costo. Questo costo si chiama la salute dei cittadini, questo costo si chiama molte volte la possibilità di venire incontro all'urgenza e all'emergenza dei pazienti. In terzo luogo, quello che mi chiedo riguarda ciò che si diceva prima - lo diceva il sottosegretario Cardinale, che è persona sempre molto attenta e anche oggettivamente competente su questo - con riguardo a tutto il rilievo rispetto alle valutazioni di tipo epidemiologico e, quindi, la corrispondenza che c'era non solo tra numero di letti e cittadini, ma tipologia dei bisogni di salute e cittadini stessi.
Ho qui, accanto a me, seduta la collega Formisano che si è sempre battuta molto, per esempio, per la tutela e la difesa del Santa Lucia. Sappiamo come a Roma c'è una carenza assoluta di letti di riabilitazione, di qualità dei centri di riabilitazione, di qualità di possibilità di rispondere attraverso tutta quella che è veramente una sintesi dei servizi sotto il profilo ortopedico, sotto il profilo neurologico, sotto il profilo riabilitativo, vuoi ai giovani vittime di incidenti di qualunque tipo - penso ai famosi motorini, ce ne sono ogni giorno a Roma di questo tipo -, ma anche agli anziani, agli anziani che cadono in casa, agli anziani che si fratturano un femore, a quegli anziani per i quali non si può poi ottimizzare eccessivamente la resa dei tempi per riconsegnarli alle loro famiglie, perché sono soli in queste famiglie e sono soli in queste case.
Quindi, mi sembra che davvero la valutazione del rapporto numero di letti, numero di servizi territoriali e richieste specifiche da parte delle prestazioni legate al quadro epidemiologico sia abbastanza scadente. Tutti sappiamo che è pressoché impossibile avere una fisioterapia a casa, come potrebbero richiedere pazienti di questo tipo se volessimo davvero procedere a una dimissione precoce, a una dimissione protetta. Se c'è questa fisioterapia, Pag. 58molto spesso è una fisioterapia che è a carico del paziente perché abbiamo fatto una serie di tagli anche in tutte le misure che coinvolgono quella zona di frontiera del socio-assistenziale che lascia le famiglie sempre più sole, che lascia i malati anziani sempre più soli, che lascia i malati disabili sempre con maggiori difficoltà a fronteggiare questa situazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Binetti.

PAOLA BINETTI. Quindi, ringrazio della risposta però mi sembra che da qui alla fine del 2012, al 31 dicembre 2012, abbiamo bisogno, oltre che di risposte, di documenti molto chiari che, peraltro, lei sa perfettamente che non potremo discutere perché le Camere si scioglieranno la prossima settimana. Quindi, ci troveremo davvero anche nell'impossibilità di dare il nostro parere, il nostro giudizio, su una situazione che modificherà davvero la qualità dell'assistenza.

(Iniziative per rivedere i nuovi standard relativi all'assistenza ospedaliera con riferimento alle case di cura monospecialistiche - n. 2-01779)

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01779, concernente iniziative per rivedere i nuovi standard relativi all'assistenza ospedaliera con riferimento alle case di cura monospecialistiche (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, capisco che siamo in chiusura di legislatura, però, onorevole sottosegretario, la prego di prestare la massima attenzione alle motivazioni che mi hanno spinto, che ci hanno spinto a presentare questa interpellanza, perché non è soltanto una questione di buona sanità, è anche una questione legata a strutture che insistono su un territorio e che, numeri alla mano, non sono un costo per il Servizio sanitario nazionale e non sono un costo per il servizio sanitario regionale - parliamo, ovviamente, della regione Lazio - ma, per usare una sigla ben nota a chi ne mastica un po', abbiamo DRG in positivo in entrata nella regione Lazio, grazie a queste cliniche, da altre regioni e da altre province.
Veniamo alle motivazioni. È stata inviata - come lei ben sa - alla Conferenza Stato-regioni la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera. Il regolamento indica il metodo di calcolo per la riduzione delle unità operative complesse, la riconversione delle strutture ospedaliere, ai sensi del decreto-legge sulla spending review, che dovrebbe portare ad una diminuzione dei posti letto ospedalieri in tutta Italia di almeno 7.389 unità. Al 10 gennaio di quest'anno, ossia del 2012, avevamo 231 mila posti letto, 3,81 ogni mille abitanti, di cui 195 mila per acuti e 35 mila circa per postacuti.
Il decreto-legge n. 95 del 2012 indica come obiettivo una media complessiva di 3,7 posti letto per mille abitanti, di cui lo 0,7 deve essere dedicato alla riabilitazione ed ai lungodegenti e i restanti 3 agli acuti. Secondo i calcoli, quindi, meramente matematici, i posti letto dovranno arrivare in totale a 224.318, di cui 181 mila circa per acuti e fino a 42 mila per postacuti. Le regioni dovranno, pertanto, procedere ad una loro riorganizzazione, aumentando o diminuendo il numero dei posti letto in funzione dei nuovi parametri, della popolazione di ciascuna di esse, pesata anche in base alla percentuale di anziani, di flussi di mobilità ospedaliera tra regioni, sia come mobilità attiva, che soprattutto come flusso in entrata per quelle regioni definite attraenti per il resto del Paese.
Mentre il provvedimento stabilisce - e qui mi soffermo e la prego di soffermarsi con particolare attenzione - standard per le case di cura con le specialità di base (medicina, chirurgia generale, ortopedia e pronto soccorso) e una soglia di posti letto non inferiore ad 80 per l'accreditamento, nulla viene detto circa le case di cura Pag. 59monospecialistiche che, ovviamente, hanno una dotazione di posti inferiore a quella che si prevede per la chiusura.
Veniamo al mio territorio, ossia alla provincia di Frosinone: i presidi per acuti in funzione sono l'ospedale di Frosinone: 416 posti, l'ospedale di Sora: 200 posti, l'ospedale di Cassino: 299 posti e l'ospedale di Alatri: 100 posti, per un totale di 915 posti letto, mentre le case di cura per acuti dispongono di 129 posti letto totali così ripartiti: Sant'Anna 32 posti letto; Villa Serena 25 posti letto; Villa Gioia 20 posti letto; Santa Teresa 20 posti letto; San Raffaele 30 posti letto.
Allo stato attuale, i presidi di Anagni, Arpino, Atina, Ceccano, Ceprano, Ferentino, Isola Liri e Pontecorvo non hanno posti letto per acuti. Di fatto - e qui vorrei sottolinearlo - tutte le case di cura monospecialistiche della provincia di Frosinone, già nel 2008, furono costrette dalla regione ad una drastica riduzione del 50 per cento dei posti letto e, in alcuni casi, ad una costosissima riconversione in monospecialistica.
Fino al 2008, nell'azienda sanitaria di Frosinone, il rapporto posti letto/acuti era inferiore al 3 per mille, ma con quest'altro decreto l'influenza ed il peso di Roma ha, di fatto, sfavorito la nostra provincia.
Allora, sarebbe opportuno considerare, nel calcolo degli standard, le zone di confine e do dei numeri, che non sono numeri al lotto, signor sottosegretario. Parlo di DRG in entrata: casa di cura Sant'Anna 25 per cento l'anno, Villa Serena 15 per cento l'anno, Villa Gioia 14 per cento l'anno, Santa Teresa 10 per cento l'anno. Questi sono DRG, che sono a favore della spesa sanitaria della regione Lazio anche perché queste strutture si trovano - come ho già detto - in zone di confine con le regioni limitrofe attraenti.
Allora, la domanda che le pongo è se non ritenga di tener conto di quanto ho appena terminato di illustrare, dando la possibilità alle case di cura monospecialistiche - e, quindi, inserendolo nel decreto al confronto Stato-regione - che verrebbero, di fatto, tagliate fuori da questi nuovi standard, di potersi consorziare tra di loro e rientrare, quindi, nella soglia utile per poter ottenere l'accreditamento.
Onorevole Presidente, signor sottosegretario, parliamo anche di strutture che creano occupazione, diretta e indotta, e in un momento come questo, in una provincia come quella di Frosinone, che già ha problemi importantissimi rispetto alle industrie legate al settore del metalmeccanico e al settore automobilistico, andare ad aumentare una crisi occupazionale, mettendo in crisi strutture sanitarie che operano nel nostro territorio oramai da 50 anni con una consolidata esperienza di presenza e di assistenza sul nostro territorio, sarebbe veramente un delitto.
Allora, signor sottosegretario, mi appello a lei perché questa situazione venga risolta e venga inserita questa particolarità nel momento in cui andrete di nuovo al tavolo Stato-regioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere.

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevole Anna Teresa Formisano, preliminarmente e al di là della risposta, dato che lei mi ha invitato a prestare attenzione alle sue parole, intendo sottolineare e specificare, anche rispetto al precedente intervento dell'onorevole Binetti, che non vorrei che la lettura di note, che sono formulate sulla base di norme, dimostrino una mia algida distanza da queste problematiche che voi avete sottolineato, perché la lunga attività, di decenni, di medico e di professore di medicina mi ha portato sempre a ritenere primarie le norme e la centralità del malato rispetto alla sanità. Ma, in atto sono costretto - e gli uffici me ne hanno dato sintesi - ad applicare norme che certamente, come tutte le norme, potranno, secondo me, essere successivamente migliorate.
La problematica, cui lei si riferisce, è relativa alla riorganizzazione dell'offerta assistenziale ospedaliera nella regione Lazio, Pag. 60in particolare alla riduzione dei posti letto per acuzie e alla presenza, nel territorio dell'ASL di Frosinone, di talune case di cura accreditate con il Sistema sanitario nazionale, che presentano una caratterizzazione monospecialistica anche alla luce di atti programmatori regionali attuati dalla medesima regione in passato. L'onorevole istante, in particolare, chiede se è possibile per le strutture sanitarie private monospecialistiche, accreditate con il sistema sanitario nazionale e regionale, poter ricorrere a forme di consorziamento, al fine di disporre unitamente del numero di posti di letto minimo che consentirebbe, alle stesse, di mantenere l'accreditamento con il Sistema sanitario nazionale e regionale.
Alla luce di quanto richiesto, questo dicastero deve ribadire che la concessione del provvedimento di accreditamento istituzionale è un atto di competenza dell'ente regione, che deve attuare nel rispetto della determinazione degli effettivi fabbisogni della popolazione regionale locale. Tale operazione è funzionale all'attuazione del miglior governo della domanda e dell'offerta di prestazioni sanitarie coniugando, al contempo, anche un'attenta operazione di controllo della spesa per riuscire, così, ad ottimizzare i costi. Allo stesso modo, deve ricordarsi come la definizione di standard qualitativi e strutturali tiene conto dell'analisi emergente dalla letteratura scientifica, secondo cui la realizzazione di taluni volumi di prestazioni sanitarie concorre, in maniera importante, a fornire prestazioni sanitarie di buona qualità.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 14)

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. In tal senso, l'ipotesi di ricorrere ad un consorzio di strutture sanitarie appare una estensiva libera interpretazione delle norme del decreto legislativo n. 502 del 1992, azione che, comunque, è rimessa alla competenza della regione Lazio e alla compatibilità con l'importante piano di rientro dal debito della stessa regione, piano di rientro che, lo si ribadisce, ha una valenza economica ma anche un'importante valenza di implementazione della qualità assistenziale.
Per quanto attiene al regolamento finalizzato a definire gli standard relativi all'assistenza ospedaliera, di cui all'articolo 15 del decreto-legge sulla spending review, come è noto, è alle valutazioni delle Commissioni salute delle regioni.
Per i profili di competenza, la regione Lazio ha rilevato che non è ancora stato ratificato un valore soglia per l'accreditamento e la sottoscrizione degli accordi contrattuali annuali per le strutture ospedaliere private, indicato a 80 nella bozza inviata alla Conferenza Stato-Regioni ma, attualmente, in corso di valutazione con un orientamento a 60 posti letto per acuti.
In particolare, è oggetto di valutazione per le strutture sanitarie private monospecialistiche la definizione di una soglia più bassa, sino a 40 posti letti.
È stata infine condivisa dalla Commissione la possibilità di adottare modelli organizzativi associativi o consortili finalizzati alla costituzione di un unico soggetto accreditato.

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, sottosegretario, vorrei ripetere le cose che credo di aver capito, non senza fare alcune sottolineature. Noi ad oggi siamo al tavolo Stato-regioni con questo decreto-legge. Ci sono stati degli incontri, ce ne saranno altri, ho contezza che ce ne saranno altri, allora la mia interpellanza intende evidenziare che c'è un vuoto di normativa. Io capisco tutto, però quando mi si dice che c'è una libera interpretazione di un'ipotesi di consorziarsi, non credo che di fatto sia così - mi permetto - perché nel momento in cui la soglia si abbassa a da ottanta a sessanta ed è in corso un altra trattativa, per cui da sessanta si arriva a quaranta, mi faccio una domanda, e ritorno agli studi universitari: Pag. 61quando una norma non vieta espressamente una cosa credo che ci sia la possibilità di poterla fare. Nel decreto-legge non mi pare di averlo letto - e tolgo il non mi pare - perché non c'è scritto da nessuna parte, anzi in qualche modo viene quasi auspicata la possibilità di unire le forze per creare un tessuto più stretto e magari dare una risposta più importante proprio per quel paziente di cui parlava lei all'inizio, sottosegretario, che è lo stesso obiettivo che abbiamo noi e che è lo stesso obiettivo che hanno i titolari delle cliniche accreditate. Allora, cerco di fare un ragionamento a voce alta. Non c'è nessun aumento di spesa per quanto riguarda il piano di rientro regionale, quindi non c'è un aumento di costi per la regione Lazio, perché parliamo di strutture già esistenti senza aumento di posti letto. Non c'è il divieto, così come abbiamo detto, l'importante è che si mantengano gli standard previsti. C'è una compatibilità con il piano di rientro. È in corso di valutazione da parte della commissione regionale, piuttosto che al tavolo Stato-regioni, la possibilità di abbassare la soglia. Allora, mi chiedo, e le chiedo, qual è l'ostacolo a che il Ministro indichi tra i criteri per le case di cura monospecialistiche in maniera chiara la possibilità di consorziarsi nel range di quella soglia. Voglio fare un esempio ancora più specifico. Qui parliamo di quattro case di cura.
Se il limite fosse 40, potremmo anche prevedere che a 2 a 2 si consorzino per arrivare a 40. Signor sottosegretario, io la invito veramente di cuore a riportare a chi andrà a sedersi al tavolo Stato-regioni per il finale di questa attuazione, queste mie considerazioni; a volte non solo in medicina è meglio prevenire che curare, a volte è così anche in politica e nelle azioni che la politica mette in atto rispetto ai bisogni di un territorio.
Noi viviamo una realtà territoriale che è borderline rispetto ad un'esplosione sociale; sono 15 giorni che i dipendenti di queste strutture sanitarie private accreditate manifestano sotto la regione e manifestano nella città di Cassino e in tutta la provincia di Frosinone. Io vorrei evitare che queste manifestazioni pacifiche, ordinate, corrette dal punto di vista sociale potessero esplodere in maniera degenerativa e diversa, perché andare a spiegare ad un bambino da parte di una mamma che perde il posto di lavoro, che a Natale non potrà comprare il giocattolo è una cosa difficile e una mamma disperata non guarda in faccia a nessuno. Un genitore che rischia di perdere il posto di lavoro non ha paura di nulla, allora siccome io sto parlando di una realtà che conosco benissimo, la prego di trasmettere - lo ripeto e la ringrazio per tutto quello che farà - a chi dovrà sedere a quel tavolo, di tenere nella giusta considerazione queste nostre valutazioni.
Non stiamo chiedendo nulla che aumenti il costo della spesa sanitaria regionale o che aumenti il costo della spesa sanitaria nazionale, stiamo chiedendo una formula che permetta a queste strutture che operano nel nostro territorio da oltre cinquant'anni, di proseguire la loro azione sanitaria e sociale, e a tanti genitori, padri e madri di famiglia, di mantenere un posto di lavoro per mantenere le proprie famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

(Misure volte a garantire la ripresa delle trattative sindacali in relazione alla esternalizzazione di rami operativi d'azienda del gruppo Monte dei Paschi di Siena - n. 2-01736)

PRESIDENTE. L'onorevole Zani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01736, concernente misure volte a garantire la ripresa delle trattative sindacali in relazione alla esternalizzazione di rami operativi d'azienda del gruppo Monte dei Paschi di Siena (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

EZIO ZANI. Signor Presidente, questa interpellanza urgente, che giunge con un po' di ritardo in Aula - ritardo dovuto a giustificazioni plausibili, penso al tavolo sull'Ilva di Taranto delle scorse settimane - segue anche numerosi interventi che si Pag. 62sono svolti da parte mia e del collega Carra sempre sullo stesso argomento, e analoghe iniziative che sono state assunte da altri parlamentare del Partito Democratico nell'altro ramo del Parlamento.
Questa interpellanza ha ad oggetto la Banca Monte dei Paschi di Siena la quale, tengo a ricordarlo perché su questo nei dibattiti che si sono svolti in quest'Aula si sono assunte posizioni molto differenti - è il terzo gruppo bancario italiano, ha 31 mila dipendenti, quasi 3 mila sportelli, con mezzo secolo di storia sulle spalle, non è una banca in default, non è una banca che va commissariata, e dico queste cose - che potrebbero sembrare ovvie a chiunque volesse praticare il minimo sindacale di serietà - per marcare immediatamente una differenza sostanziale rispetto alle iniziative assunte da un altro gruppo politico, mi riferisco alla Lega Nord Padania, la quale, sullo stesso argomento, non si è fatta alcuno scrupolo di speculare sull'apprensione dei lavoratori per mero calcolo politico, cercando il facile applauso e il sensazionalismo, contrabbandando l'idea che la tutela dei lavoratori passi attraverso un attacco distruttivo o l'affossamento dell'azienda.
Noi invece siamo di tutt'altro avviso e l'oggetto della nostra interpellanza, che è rivolta al Ministro del lavoro e delle politiche sociali e al Ministro dello sviluppo economico, muove da due assunti: l'assunto cioè che il Governo non possa rimanere indifferente rispetto alla vicenda di un'azienda così rilevante per struttura, dimensioni e ambito di operatività come il Monte dei Paschi di Siena, e la vicenda che questa stessa azienda ha goduto, e si appresta a godere, di rilevantissimi finanziamenti da parte dello Stato, ma su questo giungerò a breve.
L'oggetto della nostra interpellanza riguarda il piano industriale che il nuovo management da poco insediato al Monte dei Paschi di Siena si appresta ad attuare, il quale prevede, come elemento per recuperare competitività, l'esternalizzazione di un numero variabile fino a 2 mila 300 dipendenti, per lo più assunti all'interno del consorzio servizi della banca stessa, i quali verrebbero, appunto, esternalizzati mediante una cessione di ramo d'azienda ad una neocostituita società, la quale avrebbe una proprietà diversa da quella che è ora la proprietà del consorzio, cioè la stessa banca Monte dei Paschi. È chiaro che questo ha provocato una grandissima apprensione nelle famiglie dei dipendenti, perché la peggior cosa che possa di queste tempi capitare ad un lavoratore non è tanto la diminuzione del proprio salario, quanto cadere sotto la scure della precarietà. Questi lavoratori non sanno dove andranno a parare, non sanno se potranno mantenere i loro standard di retribuzione, di qualità del posto di lavoro, la sede stessa del loro posto di lavoro; sono cresciuti all'interno di un'azienda e all'interno di questa stessa azienda vorrebbero continuare a svolgere la propria attività.
Ciò che ci ha indotto a presentare un'interpellanza urgente firmata da un gran numero di parlamentari, anche a testimonianza del fatto (è qui vicino a me l'onorevole Colaninno che è responsabile finanza del partito, l'interpellanza è stata firmata dal vicepresidente vicario del gruppo e da tanti altri colleghi) che su questa vicenda e sulle vicende del Monte dei Paschi di Siena il Partito Democratico non ha alcuna remora o alcuna riserva mentale. Ciò che noi chiediamo al Governo è una cosa molto semplice. Visto che questa azienda ha ricevuto 1,9 miliardi e si appresta a portare questa somma di finanziamento fino a 3,4 miliardi (nelle scorse settimane sono rimbalzate sui giornali le cifre più diverse: 3,4, 3,9, 4,2, 4,7, ma pare che la somma definitiva sia 3,9 miliardi di euro) noi chiediamo che il Governo mostri un'attenzione particolare e anche, nei limiti della trasparenza e del rispetto dei ruoli, un'influenza nei confronti dell'azienda, affinché, pur nel rispetto dei ruoli (ad esempio delle forze sindacali e dell'autonomia del management dell'azienda) la trattativa giunga ad un epilogo positivo e non si spacci l'idea, che noi contestiamo fermamente, che il recupero di competitività dell'istituto di credito passi attraverso l'esternalizzazione dei lavoratori. Pag. 63
I conti che sono stati fatti su questo frangente del piano industriale, dimostrano che non è questione di soldi. Le esternalizzazioni non vengono attuate per far conseguire all'azienda un risparmio economico. Quello che noi temiamo è che invece l'azienda, e con buona pace dell'Associazione bancaria italiana, voglia invece sperimentare un modello, un modello che magari può essere adottato anche da altri istituti di credito, o che assurga a modello di sviluppo industriale tale per cui lo sviluppo e il recupero della competitività passi attraverso l'espulsione di lavoratori dal bilancio. Per noi lo sviluppo e la competitività si raggiungono attraverso altri modi, la capacità riformatrice non corrisponde alla capacità di buttare gente fuori dal bilancio, e per questo facciamo delle richieste al Governo anche in ragione del finanziamento che viene a concedere.
Stiamo parlando di 3,4 miliardi di euro, molti più di quanti servirebbero, ad esempio, per sanare la posizione di tanti lavoratori esodati, una cifra con la quale si risolverebbe la questione dell'Ilva di Taranto, una cifra per racimolare la quale c'era nel Governo chi aveva assunto la brillante idea di tassare le rendite degli invalidi del lavoro. Non stiamo parlando di noccioline.
Con riguardo ai bond (chiedo scusa se introduco in questa sede uno strascico del dibattito sul provvedimento che è appena stato approvato, che si è appena concluso) vorrei ricordare a chi ha fatto le dichiarazioni di voto per la Lega Nord (cioè al mio collega Gianni Fava, che è mantovano come me, ed è un parlamentare per cui nutro amicizia e rispetto, ma che questa mattina non ha pagato un grande tributo alla serietà, ed ha dimostrato grande sprezzo del ridicolo) che la misura dei bond come forma di finanziamento e sostegno al sistema bancario, è stata introdotta da un signore che risponde al nome di Giulio Tremonti. E, per chi non lo ricordasse, è quel signore che in questi giorni si accompagna sotto braccio a Umberto Bossi su e giù per il Transatlantico.
Erano stati stanziati 8 miliardi di euro per il sostegno al sistema bancario e uno dei primi istituti che chiese di aderire a questa misura fu - lo ricordo alla Lega Nord Padania che non è presente in Aula e lo riferirò personalmente all'onorevole Fava - la Banca Popolare di Milano guidata da tal Ponzellini, che i titoli dei giornali indicavano come il banchiere della Lega Nord Padania, e che ha terminato la sua carriera associato alle patrie galere. Quindi, su questa questione, noi non accettiamo lezioni da nessuno, tanto meno dalla Lega Nord Padania, e crediamo che risponda ad esigenze di sana politica industriale e di sostegno ad un settore vitale come quello del credito, l'erogazione di finanziamenti cospicui ad un istituto delle dimensioni e della portata del Monte dei Paschi di Siena, ma crediamo e chiediamo che l'erogazione di questi denari si accompagni ad un'azione del Governo tesa a far sì che non si crei la situazione paradossale tale per cui con denari pubblici finanziamo un piano industriale che prevede l'espulsione di lavoratori dal ciclo produttivo, facendo ricadere i costi, quindi, dello sviluppo economico - e non si può passare sempre di lì - sempre sulle stesse persone, sempre sulle fasce meno protette, cioè i lavoratori dipendenti e le loro famiglie.
Noi sappiamo - e questo è dovuto anche al fatto che questa interpellanza venga discussa con un po' di plausibile ritardo - che in questi giorni la trattativa è ripresa, e che l'istituto ha rilanciato venendo a dire che, se viene raggiunto un accordo, i lavoratori non sono più 2.300 ma 1.100. Lo riteniamo un segnale positivo, anche se assolutamente insoddisfacente, perché secondo noi non c'è bisogno di esternalizzare nemmeno un lavoratore, ma prendiamo anche questa posizione come l'ulteriore riprova del fatto che una misura come quella non può essere contrabbandata per quella che permette l'azzeramento degli obiettivi del piano industriale. Infatti, se da 2.300 si passa a 1.100, se già non era una questione di risparmio economico con 2.300 lavoratori, lo è ancor meno, meno della metà, con 1.100.
Quindi, noi chiediamo che il Governo voglia esercitare la sua influenza e la sua azione in forma tecnica se diventerà, con Pag. 64una delle eventualità del meccanismo di erogazione dei bond, azionista della banca, ma, in ogni caso, in ragione del grande volume di finanziamenti che vengono concessi, che voglia esercitare la sua azione affinché la trattativa non riprenda soltanto, visto che è già ripresa. Ci viene detto che la banca spingerebbe per chiuderla addirittura la prossima settimana; ecco, io non vorrei che la fretta sulla chiusura della trattativa fosse motivata dal fatto che nel provvedimento sulla stabilità venga inserito il provvedimento sui bond alla banca. È chiaro che le due cose marciano parallele, ma non si può per la fretta dimenticarci di tenerle legate.
Noi chiediamo, quindi, che il Governo eserciti la sua azione - un'azione assolutamente legittima e rispettosa dei ruoli -, rimetta le parti al tavolo della trattativa e svolga la sua influenza affinché la trattativa abbia un esito positivo e si eviti una misura che alla banca non fa risparmiare niente, ma che ha creato gravissimo allarme sociale e creerà ricadute sociali su tante situazioni territoriali (Mantova, Padova, Lecce, Roma, Firenze e Siena) in cui il consorzio è operante, cosa che ha fatto sì che la politica si interrogasse e ritenesse doveroso occuparsi di questo.

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, con il presente atto parlamentare l'onorevole Zani solleva questioni che riguardano la competenza del Ministero dello sviluppo economico e la competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e richiama l'attenzione sugli impatti negativi prodotti dalla situazione patrimoniale ed occupazionale del gruppo Monte dei Paschi di Siena a seguito delle scelte aziendali effettuate dalla banca senese nel corso degli ultimi anni. Al riguardo, voglio ricordare che il Governo, con il decreto-legge n. 87 del 2012, in adempimento agli obblighi internazionali assunti con riferimento al settore bancario, ha disciplinato l'intervento finanziario a supporto del gruppo Monte dei Paschi di Siena, prevedendo la sottoscrizione, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, di nuovi strumenti finanziari computabili nel patrimonio di vigilanza.
Tale misura rappresenta un nuovo regime di aiuti e come tale dovrà essere valutato dalla Commissione europea alla luce del quadro normativo comunitario in materia di aiuti di Stato a sostegno delle banche nel contesto dell'attuale crisi finanziaria, così come derivanti dagli impegni presi dal Consiglio europeo in data 26 ottobre 2011.
L'intervento del Governo si è reso necessario per consentire la ricapitalizzazione del gruppo Monte dei Paschi di Siena nel rispetto dei requisiti fissati dall'European Banking Authority (EBA), considerata l'impossibilità, comunicata dall'Istituto medesimo, di conseguire tale obiettivo attraverso soluzioni private di rafforzamento patrimoniale, attese le attuali condizioni di mercato.
In base alla disciplina comunitaria per gli aiuti di Stato, il beneficio del sostegno pubblico alla ricapitalizzazione del gruppo Monte dei Paschi di Siena è però vincolato al rispetto di una serie di condizioni, tra cui la presentazione di un piano di ristrutturazione redatto in conformità a quanto previsto dalla Commissione europea. In proposito, faccio presente che il piano di impresa - approvato, per il periodo 2012-2015, dal consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi e presentato al mercato lo scorso 27 giugno - è caratterizzato da incisivi interventi gestionali ed operativi, come peraltro sottolineato dall'interrogante.
Sotto il profilo occupazionale, per venire alle questioni che appunto riguardano direttamente il Ministero che rappresento, gli interventi di razionalizzazione previsti nel piano - che dovrà essere valutato dalla Banca d'Italia - comporteranno una riduzione o meglio una razionalizzazione degli organici del gruppo pari a 4.640 unità che, secondo quanto comunicato dalla banca, verrebbe realizzata preservando tutti i livelli occupazionali. In particolare, Pag. 65per oltre 2.300 lavoratori - ma auspicabilmente, secondo la soluzione prospettata dall'onorevole Zani, 1.100 - la diminuzione è connessa all'esternalizzazione delle attività di back office, mentre, per più di 1.200 persone - prima appunto dell'auspicio che la trattativa effettivamente arrivi a ridurre il bacino occupazionale da riorganizzare - deriverà dalla cessione a terzi di alcune controllate. La connessa riduzione dei costi del personale, come preventivamente immaginato, dovrebbe essere pari a 299 milioni di euro, di cui 166 milioni per l'esternalizzazione delle attività di back office e 81 milioni per la cessione delle controllate. Vorrei comunque ricordare che a sostegno dei lavoratori che risultino in esubero nel settore bancario più in generale è già previsto che gli stessi soggetti possano avere accesso ai fondi di solidarietà, secondo criteri e modalità definite sulla base di appositi accordi sindacali.
Tanto premesso, nel rappresentare la massima attenzione del Governo, ma in particolare dello sviluppo economico, sulla vicenda dei lavoratori della banca Monte dei Paschi di Siena, segnalo, tuttavia, che un intervento che vada nella direzione prospettata dall'interrogante non può prescindere da un'esplicita richiesta in tal senso rivolta ai competenti uffici del Ministero che rappresento, richiesta che a tutt'oggi non risulta essere stata ancora avanzata neanche dalla azienda stessa.
Da ultimo, faccio presente che anche il Ministero dello sviluppo economico, interrogato in proposito, riferisce di non avere ulteriori informazioni in merito allo stato di crisi della Banca Monte dei Paschi di Siena.

PRESIDENTE. L'onorevole Zani ha facoltà di replicare.

EZIO ZANI. Signor Presidente, io ringrazio il Viceministro per la risposta, ma adesso anche nella situazione in cui siamo - gli ultimi giorni di legislatura e gli ultimi giorni di attività del Governo - non so se metta conto di dichiararsi soddisfatti o meno. Il Viceministro ci ha detto cose che conoscevamo bene. Siamo soddisfatti del fatto che le conosca anche il Governo, ma il punto che noi volevamo rimarcare è un altro. Faccio una doverosa premessa: la soluzione di esternalizzare 1.100 dipendenti invece che 2.300 è migliore rispetto al punto iniziale, ma non è un auspicio dell'onorevole Zani o degli interroganti. L'auspicio nostro è che nessuno venga esternalizzato, anche perché dagli stessi numeri - che sono esatti - che lei ci ha illustrato testé si evince che la misura, in milioni di euro, del risparmio economico che tale soluzione porterebbe è infinitesimale rispetto alle quantistiche sia del bilancio del Monte dei Paschi di Siena sia dell'erogazione del finanziamento che il Monte dei Paschi di Siena si appresta a ricevere.
Quindi, questo ci rafforza nel nostro convincimento - rispetto a cui noi siamo contrari - che non si voglia fare un risparmio economico, ma si voglia sperimentare un modello, modello che ci vede dall'altra parte. Infatti noi crediamo - ed è una cosa contro cui ci batteremo - che troppo spesso in questo Paese i grandi riformisti vengano scambiati per coloro che sono più bravi degli altri a tagliare gente dai bilanci. Noi crediamo in un riformismo diverso, un riformismo che è capace di coniugare la necessità di ripresa di competitività delle nostre attività produttive - e, a maggior ragione, del comparto del credito - con le esigenze di tutela dei lavoratori, lavoratori peraltro che, nella storia di questa azienda, hanno sempre rappresentato un grande patrimonio ed un grandissimo punto di forza, lavoratori che in gran parte sono azionisti, che hanno sottoscritto gli aumenti di capitale e che oggi magari si trovano, in virtù dell'oscillazione del prezzo, ad aver acquistato azioni a 46, a 59, a un euro e che oggi valgono 0,20, ma che non si lamentano di questo.
Signor Viceministro, vi è una frase, che è rimasta emblematica di questa vicenda e che noi porteremo in giro in campagna elettorale, perché si attaglia alla nostra visione delle dinamiche economiche, che ha detto una lavoratrice mantovana del Pag. 66Consorzio Monte dei Paschi di Siena: noi siamo disposti a fare sacrifici, ma non siamo disposti ad essere sacrificati.
Noi crediamo che la questione stia tutta qui, quella di riuscire a coniugare un modello di sviluppo senza creare conflittualità sociale, senza mettere i lavoratori di Mantova contro quelli di Siena, di Lecce, di Padova, di Firenze o di Roma, e riuscire a trovare soluzioni - e ci sono, e i sindacati stanno facendo la loro parte su questo, perché hanno proposto numerose soluzioni che facevano conseguire lo stesso risparmio economico all'azienda - che, ripeto, permettano di coniugare la competitività delle aziende con la tutela dei lavoratori.
Noi ci apprestiamo, in queste settimane, ad affrontare una campagna elettorale e saremo portatori di un'idea di riformismo, un'idea di riformismo che, tuttavia, ha come punto fondamentale che nessuno, nemmeno uno, venga lasciato indietro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative normative al fine di garantire parità di trattamento circa l'onerosità delle ricongiunzioni dei contributi pensionistici - n. 2-01748)

PRESIDENTE. L'onorevole Miserotti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01748, concernente iniziative normative al fine di garantire parità di trattamento circa l'onerosità delle ricongiunzioni dei contributi pensionistici (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LINO MISEROTTI. Signor Presidente, cercherò di essere molto conciso e farò solo un promemoria. L'introduzione dell'onerosità delle ricongiunzioni provoca gravi disagi per una vasta platea di lavoratori e lavoratrici che aspirano alla pensione e che, invece, per raggiungere tale obiettivo, si trovano costretti a pagare spesso cifre elevate e difficilmente sostenibili.
Con la presente interpellanza si chiede se il Ministro interpellato non ritenga opportuno assumere le opportune iniziative per correggere la normativa relativa alla ricongiunzione onerosa dei contributi pensionistici descritta in premessa al fine di impedire il protrarsi delle disparità di trattamento introdotte con il decreto-legge n. 78 del 2010, che penalizza gravemente moltissimi lavoratori e lavoratrici, ledendone i diritti acquisiti alla ricongiunzione gratuita.

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, con la presente interpellanza l'onorevole Miserotti sollecita il Governo a considerare la possibilità di modificare l'articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010, nella parte in cui ha reso oneroso l'istituto della ricongiunzione, modificando la previgente disciplina che sanciva il generale principio della gratuità.
Com'è noto, la legge n. 29 del 1979 consente il conseguimento di un'unica pensione da parte di lavoratori che siano stati iscritti a diverse gestioni pensionistiche mediante trasferimento di tutti i periodi contributivi presso un'unica gestione. La facoltà di ricongiunzione può essere esercitata in alternativa presso il Fondo pensioni lavoratori dipendenti gestito dall'INPS, ai sensi degli articoli 1 e 4 della legge citata, ovvero presso una gestione previdenziale diversa (sostitutiva, esonerativa o esclusiva dell'assicurazione obbligatoria) ai sensi degli articoli 2 e 4 della medesima legge.
Fino al 30 giugno 2010 la ricongiunzione nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti dei periodi contributivi maturati in ordinamenti pensionistici alternativi avveniva senza oneri per il richiedente. Esisteva solo l'obbligo, a carico delle predette gestioni, di trasferire nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti la contribuzione relativa ai periodi ricongiunti, maggiorata di interessi al tasso annuo del 4,50 per cento.
Era, invece, onerosa sia l'operazione che riguardava periodi contributivi provenienti Pag. 67dalle gestioni speciali per i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti), sia la ricongiunzione richiesta ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 29 del 1979.
Il precedente Governo, con il decreto-legge n. 78 del 2010, ha invece introdotto, a decorrere dal 1o luglio 2010, l'onerosità della ricongiunzione, qualunque sia la gestione di provenienza dei periodi interessati e a prescindere dalla natura dell'attività (subordinata o autonoma) alla quale si riferiscono i relativi contributi.
In particolare, l'onere di ricongiunzione - il quale dovrebbe giustificarsi, almeno in via di principio, con il vantaggio pensionistico che deriva dalla possibilità di ricongiungere periodi rientranti nel sistema retributivo - viene determinato in relazione alla collocazione temporale dei periodi ricongiunti ed alla loro valutazione ai fini pensionistici. Tuttavia, l'applicazione pratica di questo principio ha talvolta generato, nelle sue applicazioni pratiche, la determinazione di oneri di ricongiunzione spesso iniqui ed insostenibili per gli interessati, come peraltro sottolineava l'onorevole interpellante.
Un ulteriore aspetto di incongruità del sistema nel suo complesso è rappresentato dal fatto che l'abrogazione delle norme che disciplinavano la costituzione della posizione assicurativa ha prodotto rilevanti disparità nei confronti dei lavoratori assicurati presso alcune casse previdenziali gestite dall'INPDAP cessati dal servizio in data anteriore al 31 luglio 2010, per i quali non trova applicazione la costituzione d'ufficio della posizione assicurativa presso il Fondo pensioni lavoratori dipendenti prevista per gli iscritti alla cassa dei dipendenti dello Stato.
Questa situazione di ingiustizia sostanziale così determinatasi è risultata tanto più accentuata in quanto l'onere finanziario richiesto agli interessati al fine di procedere alla ricongiunzione onerosa non risulta in alcun modo connesso con il vantaggio economico effettivo che il lavoratore otterrà a seguito della ricongiunzione. Anzi, in numerosi casi l'esborso richiesto all'interessato consiste nel sostanziale riversamento dei contributi già in precedenza versati, in assenza di un qualunque effettivo beneficio.
Ora, a fronte di un problema così complesso - come riconoscerà lo stesso onorevole interpellante - il Governo ha deciso di intervenire e ha ipotizzato numerose ipotesi di soluzione.
In un primo momento si era ipotizzata una soluzione in via amministrativa, in seguito rivelatasi non efficace e non praticabile, mentre in seguito si è consolidata la consapevolezza che solo una soluzione in via normativa fosse idonea ad affrontare il problema nel modo sistematicamente più corretto ed efficace. In alcuni casi è stato proposto puramente e semplicemente il ripristino della situazione di incondizionata gratuità delle ricongiunzioni vigente fino al 2010. Tuttavia, gli oneri finanziari connessi a tali ipotesi si sono rivelati, almeno allo stato, insostenibili per le casse dello Stato.
Ebbene, il Governo, consapevole della gravità del problema e animato dalla volontà di risolverlo per il maggior numero possibile di interessati, individuando tutte le risorse che è possibile mettere in campo, ha avviato un grande sforzo al fine di individuare soluzioni ragionevoli, concrete e realizzabili.
Sotto questo aspetto, è stato di grande aiuto il lavoro svolto nel corso degli ultimi mesi, in uno spirito di piena e trasparente collaborazione con le competenti Commissioni parlamentari, in sede di esame di alcuni disegni di legge, appunto di iniziativa parlamentare, in tema di ricongiunzioni onerose.
Al momento, le ipotesi di lavoro concrete su cui il Governo ha lavorato e sta lavorando, in piena collaborazione con i relatori al disegno di legge di stabilità attualmente all'esame del Senato, sono essenzialmente due - ossia il risultato dell'intenso lavoro svolto in Commissione - e costituiscono oggetto di un articolato emendamento di cui si auspica con forza l'approvazione.
In primo luogo, con il suddetto emendamento si propone di intervenire sulla situazione dei soggetti già iscritti ad alcune Pag. 68casse pensionistiche pubbliche, in seguito confluite in INPDAP e quindi in INPS, i quali siano cessati dall'iscrizione senza il diritto a pensione prima del luglio 2010, ossia prima dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 78 del 2010, i quali intendessero proporre la domanda finalizzata alla costituzione della posizione assicurativa gratuita d'ufficio anche dopo il luglio del 2010.
In secondo luogo, il Governo ha voluto dedicare la dovuta attenzione alla più generale situazione di coloro i quali intendano comunque cumulare periodi di versamento effettuati presso diverse gestioni, con particolare riguardo alle ipotesi in cui tale esigenza sia collegata alla tutela di situazioni di rilievo costituzionale.
Il Governo ha compiuto in questa direzione ogni sforzo possibile per assicurare a queste due previsioni un'adeguata copertura finanziaria, pur se consapevole della critica congiuntura economica attualmente attraversata dal Paese.
In conclusione, posso affermare che il Governo tiene nella massima considerazione la questione sottoposta dagli onorevoli interpellanti e sta tentando, con notevole impegno, di individuare soluzioni pratiche, incisive ed efficaci in grado di salvaguardare il massimo numero possibile di interessati.
Si auspica, quindi, che il Parlamento possa approvare la proposta individuata dal Governo e dai relatori al disegno di legge di stabilità, in tal modo contribuendo in modo significativo alla risoluzione delle problematiche segnalate.

PRESIDENTE. L'onorevole Miserotti ha facoltà di replicare.

LINO MISEROTTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Ministro, non posso che ritenermi soddisfatto in parte. Devo aspettare quello che uscirà dal Senato con la legge di stabilità. Proprio sul filo di lana sembra che, comunque, si sia arrivati ad una soluzione positiva di un annoso problema, che ha visto il PdL con il Partito pensionati, che io rappresento, in prima linea.
Dopo la proposta di legge, presentata nell'aprile 2012 e da me sottoscritta, sono seguite altre iniziative e questa mia interpellanza urgente, sottoscritta da oltre cinquanta deputati di quasi tutti i gruppi che sono costituiti in quest'Aula, ha segnalato che oramai tutti erano consapevoli e che una soluzione andava trovata, alla stregua anche degli esodati, se vogliamo.
Gutta cavat lapidem (la goccia scava la roccia), quindi speriamo che il Ministro abbia un cuore. Ma nel frattempo sono emersi altri problemi e questo atto rappresenta solo una minima parte del totale che andrebbe modificato. Pertanto, per dare un aiuto in questo senso, il Partito pensionati dell'onorevole Fatuzzo, che io rappresento, con l'aiuto di chi ha a cuore il problema dei lavoratori anziani, inizierà la raccolta di firme per un referendum, per cancellare il rinvio delle pensioni da 60 a 67 anni, per cancellare l'aumento da 15 a 20 anni di contributi per gli aventi diritto alla pensione e per coloro che erano stati salvaguardati dal 1992 ad oggi e per cancellare il blocco della quota 96, che aveva rinviato di fatto la pensione di sette anni perfino a chi ha 42 anni di contributi e si trova disoccupato.
Certamente questi problemi saranno dei Governi che verranno. Nei prossimi sette anni comunque non andrà in pensione nessuno, ad esclusione degli esodati, forse, e poco più. L'INPS sarà la cassa con più euro in deposito. Speriamo che si faccia allora un pensierino alla possibilità di passare dal sistema a ripartizione al sistema a capitalizzazione, così salvaguarderemo finalmente e definitivamente le pensioni per i nostri figli, i nostri nipoti e non ci saranno più ingiustizie.
Grazie, signor Presidente, grazie, signor rappresentante del Ministro, e buon lavoro.

(Iniziative in merito alla crisi economica e finanziaria che sta attraversando la società Aligrup Spa - n. 2-01764)

PRESIDENTE. L'onorevole Catanoso ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01764, concernente iniziative in me Pag. 69rito alla crisi economica e finanziaria che sta attraversando la società Aligrup Spa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

BASILIO CATANOSO. Signor Presidente, la crisi del gruppo Aligrup, oggetto della mia interpellanza, nel più ampio contesto della crisi economica generale, costituisce per la Sicilia e per la provincia di Catania in particolare, un allarme sociale di enorme portata.
Infatti, il gruppo Aligrup esprime in maniera diretta lavoro per 1.600 dipendenti, che aumenta a 3 mila con l'indotto, direttamente e indirettamente composto da aziende che lavorano per lo stesso gruppo.
Nel contesto della grande distribuzione organizzata, l'azienda si è sempre collocata al primo posto tra le aziende ad intero capitale siciliano e al secondo posto assoluto in Sicilia. Queste sono le performance di Aligrup con i dati riferiti al 2011: un fatturato di oltre 300 milioni di euro, una rete di vendita di 159 punti, una quota di mercato in Sicilia del 16,87 per cento e gli addetti, che ho poc'anzi menzionato.
Una serie di problematiche, anche di natura giudiziaria, hanno contribuito ad accelerare la crisi del gruppo ed a metterlo nella condizione in cui si trova oggi.
Dopo una serie di lunghe ed estenuanti trattative, oggi il gruppo si sta avviando ad uno spacchettamento che era imprevedibile fino ad un anno fa. Si sperava infatti che il gruppo potesse passare ad altro gruppo, mantenendo gli stessi livelli occupazionali. Attualmente il personale adibito alle attività amministrative sopporta un contratto di solidarietà con riduzione del 50 per cento delle retribuzioni e quello adibito alle vendite sopporta una cassa integrazione guadagni straordinaria a rotazione.
Avevo già presentato mesi fa una interrogazione mirante ad attivare il Governo nella direzione dell'applicazione della legge Prodi o della legge Prodi bis o di altre similari per tentare il salvataggio dell'azienda. Chiedo oggi, con l'interpellanza urgente in esame, al Governo se non sia il caso di attivare al più presto un tavolo di confronto per provare a salvare l'azienda in questione.

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, con la presente interpellanza urgente l'onorevole Catanoso richiama l'attenzione sulle prospettive industriali e sulle conseguenti ricadute occupazionali della società Aligrup spa, importante realtà aziendale che opera da diversi anni in Sicilia nel settore della grande distribuzione. Al riguardo faccio presente che la questione è ben nota agli uffici del Ministero che rappresento, che il 17 febbraio 2012 hanno autorizzato, per il periodo dal 1o gennaio 2012 al 31 dicembre 2012, la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore dei lavoratori occupati presso l'unità produttiva di San Giovanni La Punta.
Il 23 novembre 2011 è stato infatti stipulato un contratto di solidarietà di tipo difensivo che ha stabilito la riduzione massima dell'orario di lavoro nei confronti di 67 lavoratori per un periodo di 12 mesi. Successivamente, con istanza del 25 settembre 2012, la società ha richiesto l'autorizzazione ad incrementare la riduzione dell'orario di lavoro per 156 lavoratori operanti a San Giovanni La Punta per il periodo dal 27 agosto 2012 al 31 dicembre 2012. Preciso al riguardo che tale istanza è tuttora in fase di istruttoria. Faccio presente inoltre che lo scorso 28 giugno è stato approvato il programma di crisi aziendale della società di cui trattasi per il periodo dal 26 marzo 2012 al 24 marzo 2013, per varie unità produttive dislocate in provincia di Catania. Conseguentemente l'amministrazione che rappresento ha provveduto ad autorizzare la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale in favore di 878 lavoratori per il predetto periodo. Successivamente lo scorso 16 luglio gli uffici del Ministero che rappresento hanno autorizzato il programma di crisi aziendale per il Pag. 70periodo dal 23 gennaio 2012 al 22 gennaio 2013 per le unità produttive di Avola e Siracusa nella società Aligrup spa. Conseguentemente per il predetto periodo è stata autorizzata la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale in favore di venti lavoratori operanti in tali unità produttive. Faccio inoltre presente che con istanza del 25 settembre 2012, la società ha presentato richiesta per la concessione del trattamento straordinario di integrazione salariale per crisi aziendale relativamente al periodo dal 27 agosto al 31 dicembre 2012 in favore dei lavoratori di varie unità produttive site nel territorio della provincia di Catania. Tale istanza è allo stato in fase di istruttoria.
In conclusione, nel rilevare che ad oggi non è stato richiesto dalle parti interessate alcun incontro per l'esame della situazione occupazionale, faccio presente che il Ministero dello sviluppo economico, interessato dalla questione, ha assicurato la più ampia disponibilità ad aprire, qualora richiesto, un tavolo di confronto con tutte le parti coinvolte, al fine di individuare le soluzioni più idonee per i lavoratori in questione. Sono infine in condizione di assicurare la massima attenzione del Governo in ordine alla vicenda posta all'attenzione, tenuto anche conto degli strumenti di tutela sinora attivati.

PRESIDENTE. L'onorevole Catanoso ha facoltà di replicare.

BASILIO CATANOSO. Signor Presidente, brevemente ringrazio il Governo e il Viceministro e, a questo punto, vista l'attenzione, chiedo di accelerare l'istruttoria delle pratiche che sono già così presenti al Ministero, ed io mi faccio carico di attivare l'azienda e chi la rappresenta per definire un tavolo di crisi affinché si possa cercare di salvare il più possibile posti di lavoro e l'azienda in questione che oggi rischia uno spacchettamento che evidentemente non riuscirebbe a salvaguardare tutti coloro i quali oggi operano nell'azienda.

(Iniziative in merito alla crisi finanziaria e gestionale degli istituti ospedalieri «Opera Don Uva» e alle conseguenti ricadute occupazionali - n. 2-01782)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01782 concernente iniziative in merito alla crisi finanziaria e gestionale degli istituti ospedalieri «Opera Don Uva» e alle conseguenti ricadute occupazionali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, l'interpellanza urgente sugli istituti ospedalieri «Opera don Uva» è un'interpellanza che porta la firma di tutti i deputati del Partito Democratico di Puglia e Basilicata. Non è un caso che abbiano sottoscritto questa interpellanza urgente, oltre alla presidenza del gruppo del Partito Democratico, anche tutti i deputati pugliesi e lucani, perché questa è una vicenda, signor Presidente, molto complessa, che da qualche anno, purtroppo, diventa anche molto complicata da spiegare, visto il rapporto molto complesso che c'è, anche rispetto al nostro ordinamento, e relativo - lo sottolineo al Viceministro Martone - al funzionamento delle imprese ecclesiastiche. Infatti, stiamo parlando di un ente ecclesiastico, che, da un lato, eroga servizi alle persone, che sono tuttora considerate importanti e fondamentali per la comunità di riferimento, ma poi, dal punto di vista economico-aziendale, non risponde ad alcuni criteri, che noi sottoponiamo con questa interpellanza al Governo. La crisi gravissima, finanziaria e gestionale, degli istituti ospedalieri don Uva è da tempo all'attenzione anche delle istituzioni regionali di Puglia e Basilicata. Noi oggi siamo molto preoccupati, signor Viceministro, perché la crisi, purtroppo, come spesso capita quando non ci sono strategie industriali, quando la proprietà non ha un orizzonte chiaro e quando non c'è una visione su dove si sta andando e si vive alla giornata, è entrata già nelle case - è il caso di dire - dei prestatori d'opera, dei Pag. 71lavoratori, di coloro che consentono a questa, che è un'azienda atipica, ma fondamentale, proprio per le caratteristiche dei servizi che eroga, di andare avanti. È una crisi che ormai è entrata in tutte le famiglie dei lavoratori, dei prestatori d'opera, delle tre sedi (Bisceglie, Foggia e Potenza). Al 31 dicembre 2011 si contavano complessivamente 1.966 dipendenti e circa 2.054 posti letto, ripartiti, così come abbiamo indicato nell'interpellanza, nel seguente modo: 950 posti letto nella struttura di Bisceglie, con oltre 1.000 dipendenti; 530 dipendenti e 631 posti letti nella struttura di Foggia; 417 dipendenti e 473 posti letto nella struttura di Potenza.
Lontana da me è la voglia - anche perché abbiamo il dovere di provare a dare una risposta molto seria ad oltre 2 mila famiglie e a una comunità vasta che tra Foggia, Potenza, in Basilicata, e Bisceglie ci chiede chiarezza rispetto ad alcune assunzioni di responsabilità - di rifare la storia dell'Opera don Uva, ma ricordo a tutti noi che quest'Opera è stata unica, nel nostro Paese, per le sue caratteristiche. Don Pasquale Uva, 60-70 anni fa, raccoglieva per strada quelli che un tempo venivano chiamati «deficienti», lo dico tra virgolette, cioè le persone che purtroppo avevano gravi patologie, quelli che non voleva nessuno, quelli che erano considerati reietti e li accompagnava, attraverso la sua azione, prima nella sacrestia della chiesa e poi in un luogo che è diventato un punto di riferimento per tanti in Italia. Queste strutture sono cambiate, come è cambiata la nostra società. I reparti ortofrenici restano ancora oggi un punto di riferimento in Italia, ma queste strutture oggi sono anche tanto altro.
Molto altro possono essere, se solo si togliesse questo velo di ipocrisia che non ha consentito alle amministrazioni centrali di intervenire su un ente ecclesiastico, che penso abbia perso - anche per come si è incaponito rispetto alla difesa d'ufficio di alcune scelte gestionali indifendibili - quello che possiamo definire il rispetto che normalmente deve essere dato a chi fa dell'azione spirituale il punto fermo anche della produzione di beni e servizi, in questo caso alla persona.
Infatti, più volte abbiamo chiesto alla proprietà di riferimento di una struttura che è di interesse collettivo non solo per le duemila persone che ci lavorano, ma anche per i tanti pazienti che ci sono, di rappresentare un piano industriale, di raccontarci che idea avevano di evoluzione e di sviluppo di un'opera che non risponde più ai dettati di Don Uva. Quello che ci ritroviamo oggi, signor Ministro, sono due indagini di due procure della Repubblica diverse (Trani e Foggia) ed una istanza di fallimento che è straordinaria, proprio perché chiesta dalla procura della Repubblica di Trani, e converrà il Governo con noi che, quando si muove addirittura una procura della Repubblica nel chiedere un'istanza di fallimento di un ente ecclesiastico, c'è evidentemente qualcosa di serio che non funziona nella gestione.
Non essendoci uno straccio di bilancio certificato, e non avendo mai noi avuto l'opportunità (noi legislatori, ma anche noi cittadini di Puglia e di Basilicata) di provare a dare un contributo rispetto all'evoluzione di questa azienda (azienda atipica, ma azienda) quello che oggi ci ritroviamo è che il costo di scelte gestionali contestate anche dall'autorità giudiziaria vengono pagate esclusivamente dai dipendenti che operano presso queste strutture.
Hanno dovuto subire gli effetti di questa messa in cassa integrazione in deroga per 664 unità lavorative e, a decorrere dal 3 ottobre 2012, hanno appreso la decisione, signor Viceministro, dell'azienda di avviare una procedura di licenziamento collettivo per oltre 587 unità, numero che - secondo quasi tutte le anticipazioni uscite fuori da un'azienda che, non presentando piani industriali, va avanti semplicemente per indiscrezioni da corridoio - dovrebbe essere ulteriormente incrementato.
Appare, quindi, di tutta evidenza che, se queste decisioni dovessero concretizzarsi, verrebbe meno gran parte della stessa capacità delle strutture operative ed essendo delegittimato il management - tra Pag. 72l'altro dimissionario - il rischio vero è che, tagliando un quarto della forza lavoro che certamente non consentirà una riduzione dei costi, ma semplicemente un taglio con l'accetta di costi e di servizi, e stante la rilevanza e la natura dei problemi evidenziati, si possa andare avanti, avendo sulle spalle ben due inchieste e una richiesta di concordato, vendendo o svendendo tutto quello che resta.
Ora signor Viceministro, stiamo parlando di una azienda che non fattura più di 64 milioni di euro l'anno, ma che - da certificazioni varie, avvenute anche attraverso le autorità giudiziarie e l'Erario che ne è creditore - ha oltre 400 milioni di euro di debiti, gran parte dei quali con lo Stato. Ecco perché lo Stato non può far finta di non vedere, né può girare la testa dall'altra parte e accettare queste procedure, come se fossero procedure legittime (mi riferisco a quelle di licenziamento).
A questo riguardo, sottolineo ciò che più volte è stato formalmente segnalato dalle organizzazioni sindacali anche nelle sedi proprie e nelle sedi opportune, comunicato sia alla regione Puglia che alla regione Basilicata, che al Ministero del lavoro.
Si lamenta - e questo lo sottolineiamo, signor Viceministro Martone - la mancata ottemperanza delle disposizioni di cui all'articolo 4, comma 3, della legge 23 luglio 1991, n. 223, relative all'obbligo di fornire le informazioni complete che possano consentire all'interlocutore sindacale di esercitare in maniera trasparente e consapevole un effettivo controllo sulla riduzione del personale, valutando anche la possibilità di misure alternative al programma di esubero. Questo passaggio non c'è mai stato - lo dico e lo chiarisco qui in Aula - e non è possibile autorizzare, dare il via libera a questi licenziamenti, e in alternativa alle forme di sostegno, senza aver fatto questa verifica. Non ci sono mai state alternative.
Vogliamo sapere quali siano le stime che il Governo fa circa i rischi occupazionali. Per questo abbiamo presentato questa interpellanza oltre che al Ministero del lavoro anche al Ministero dell'economia e al Ministero dello sviluppo economico; al Ministero dell'economia proprio per l'impatto del debito, che è quasi tutto con lo Stato. Da questo punto di vista ci aspetteremmo a breve anche una posizione dell'INPS, che risulta tra i principali creditori, perché qui si va avanti da circa un decennio non versando i contributi e sperando che poi qualcuno possa cancellarli. Nel tempo in cui viviamo è evidente che questa è pura utopia e chi in qualche modo si presta ad operazioni di questo tipo non solo fa male all'azienda e ai lavoratori, ma lo fa anche alle casse dello Stato.
Vorremmo quindi sapere, signor Viceministro, quali sono le iniziative che si intendono assumere al fine di acquisire tutti gli elementi necessari per la gestione degli esuberi occupazionali e per assicurare il pieno rispetto delle prerogative sindacali previste dalla legge n. 223 del 1991 e quali iniziative di competenza si intendano adottare al fine di creare le condizioni per la gestione della crisi, anche a tutela del credito dello Stato, prevedendo il pieno e fattivo coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali interessati.
Concludo, signor Presidente, ricordando al Governo - quindi ne approfitto per la presenza dei rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico al banco del Governo - che abbiamo chiesto più volte e auspicato che ci fosse l'attivazione dell'amministrazione straordinaria. È evidente che può solo farlo la proprietà, in questo caso è una Congregazione di Ancelle alle quali abbiamo chiesto di fare un atto d'amore verso l'Opera Don Uva, almeno provando a rispettare la memoria di Don Duva. Infatti, solo un amministratore straordinario, indicato dal Ministero dello sviluppo economico di concerto con il tribunale competente, può consentire a questa azienda, che è un'azienda importante, ai 2 mila lavoratori e a queste comunità di avere la certezza di un intervento, di un affiancamento istituzionale che può consentire innanzitutto di voltare pagina e, soprattutto, di archiviare tutti Pag. 73quegli aspetti gestionali che sono stati oggetto delle indagini di due procure della Repubblica.
Ci aspettiamo dal Ministro del lavoro intanto che accenda i fari su questa vicenda, fornendo un contributo serio rispetto alle richieste che fanno le organizzazioni sindacali e ovviamente poi ci rimetteremo nelle mani delle due procure della Repubblica, in particolar modo di quella di Trani che, in questo momento, sta gestendo, attraverso questa istanza di fallimento che per il momento si è trasformata in un'ipotesi di concordato, l'iter che può portare questa azienda, a nostro avviso, auspicabilmente all'amministrazione straordinaria.

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Boccia, con il presente atto parlamentare, richiama l'attenzione sulla situazione finanziaria, gestionale e occupazionale degli istituti ospedalieri «Opera Don Uva», aventi sedi in Bisceglie, Foggia e Potenza, di proprietà della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza. Al riguardo, occorre ricordare che la situazione economico-finanziaria della Congregazione è caratterizzata da un consistente indebitamento, il cui importo si aggira intorno ai 400 milioni di euro, nei confronti principalmente dello Stato, nonché da un notevole squilibrio nel conto economico tra ricavi e costi, con specifico riferimento a quelli del personale.
In siffatto contesto, la regione Puglia, espressamente interpellata per i profili di competenza, ha reso noto che la vicenda è già da tempo all'attenzione della task force regionale per l'occupazione, e che nel corso dei vari incontri è emersa con chiarezza l'inadeguatezza dell'attuale gestione della Congregazione ad effettuare un piano di risanamento. In particolare, nel corso dell'ultima riunione di task force, tenutasi lo scorso 16 ottobre, la regione e le organizzazioni sindacali hanno concordato sul fatto che la prospettiva di risanamento e di rilancio dell'ente non può che essere garantita da un piano serio e concreto, affidato ad un soggetto affidabile e terzo, diverso da quelli che hanno portato l'ente stesso al disastro.
Con specifico riferimento alla sede di Potenza, il presidente della regione Basilicata, alla luce della proposta di concordato preventivo in atto, ha manifestato la volontà di pervenire alla stipula - attraverso l'azienda sanitaria di Potenza - di un contratto di affitto di ramo d'azienda da individuarsi nella struttura Opera Don Uva di Potenza, con preventiva individuazione dei beni costituenti il ramo e ricognizione del personale da assegnarsi allo stesso.
Lo stesso presidente ha fatto presente che, ove tale ipotesi venisse ritenuta idonea, la regione e l'azienda sanitaria di Potenza si riservano la possibilità di considerare l'opportunità di mantenere in continuità i rapporti contrattuali stessi. Tale valutazione non potrà, in ogni caso, prescindere dall'accertamento della concreta possibilità da parte della Congregazione, di garantire la regolarità di tutte le attività presenti presso la struttura Opera Don Uva di Potenza e, in primis, la regolarità degli stipendi ed il pagamento dei fornitori primari.
Ciò posto, riguardo all'auspicio degli interroganti circa l'apertura della procedura di amministrazione straordinaria, il Ministero dello sviluppo economico ha precisato che l'accesso alla stessa, ferma la verifica dei requisiti dimensionali, è rimesso al solo imprenditore insolvente - secondo la disciplina del decreto-legge n. 347 del 2003 (cosiddetta legge Marzano) - ed all'imprenditore insolvente, oltre che ad un qualsiasi creditore, al tribunale stesso ed al pubblico Ministero, secondo la disciplina decreto legislativo n. 270 del 1999 (cosiddetto Prodi bis).
Per quanto attiene alla gestione degli esuberi in atto, preciso invece che, allo stato, gli uffici sono in attesa di conoscere gli esiti della fase di consultazione in sede sindacale (quella prevista dalla legge e, in particolare, dall'articolo 4 della legge Pag. 74n. 223 del 1991, che veniva richiamata dall'onorevole interpellante), in vista dell'eventuale attivazione, in caso di mancato raggiungimento di accordo, della fase amministrativa della procedura, al fine della prosecuzione del confronto tra le parti.
Da ultimo, nel precisare che, allo stato, le parti sociali non hanno richiesto al Ministero che rappresento alcun incontro per l'esame della situazione occupazionale, né hanno richiesto l'attivazione di un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico - espressamente interpellato sulla questione - posso assicurare che la vicenda in esame è all'attenzione del Governo e che il Ministero che rappresento continuerà a monitorare i futuri sviluppi della vicenda, anche nella eventuale prospettiva di esaminarne tutte le principali criticità e di richiamare tutti i soggetti coinvolti al rispetto della legge e delle procedure, come peraltro richiesto dall'onorevole interpellante.

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro Martone per avere chiarito quanto è a conoscenza del Governo rispetto a questa vicenda. Vorrei considerare come punti fermi le cose che reciprocamente sono state oggetto di conoscenza proprio per le motivazioni a cui ha fatto riferimento il Viceministro Martone. Mi riferisco alla disponibilità del presidente della regione Basilicata da un lato, e noi riteniamo e auspichiamo che ci possa essere una disponibilità simile da parte della regione Puglia.
È evidentemente dimostrato che questo manager non è in grado di governare procedure così complesse, anche per eventuali riconversioni degli ospedali di Foggia e di Bisceglie, esattamente come potrebbe avvenire grazie alla disponibilità del presidente De Filippo in Basilicata con Potenza.
Per queste ragioni, è necessaria un'amministrazione straordinaria, che evidentemente non compete al Governo far partire, ma alla proprietà. Colgo ancora questa occasione per fare un appello pubblico alla proprietà e alla congregazione, perché solo la richiesta di amministrazione straordinaria potrebbe consentirci di seguire la linea alla quale lei ha fatto riferimento. L'alternativa è solo auspicare che lo facciano i creditori o la stessa procura della Repubblica. La cosa che vorrei sottolineare, signor Viceministro, è quella con la quale lei ha chiuso, cioè quella relativa ad un tavolo con i sindacati, che sino ad oggi non era stato attivato semplicemente perché alle organizzazioni sindacali non era stato nemmeno consentito di conoscere né il piano di sviluppo, né il piano industriale, anzi, rispetto ad una traccia molto inadeguata, è stato detto loro, di fatto: «o questo, o nulla».
Quindi, io le anticipo - ovviamente non sostituendomi alle organizzazioni sindacali - che, grazie alla sua risposta, penso, già da domani mattina, partirà dalle organizzazioni sindacali la richiesta di attivare questo tavolo presso il Ministero, perché una cosa è certa: tutto possiamo ipotizzare e fare, tranne assumerci la responsabilità di dare il via libera a strumenti di intervento e ad ammortizzatori sociali che normalmente vengono utilizzati per consentire una riconversione in un'azienda che, in realtà, non ha nulla che possa essere riconvertito, perché, attraverso questo management che ha i problemi a cui ho fatto riferimento nella presentazione, è evidente che si fa fatica a ipotizzare come questa procedura, ossia il licenziamento delle quasi 600 unità, potrebbe, in qualche modo, consentire questa riconversione.
Pertanto, signor Viceministro, la ringraziamo - a nome dei deputati pugliesi e lucani - per un punto fermo che oggi il Governo ha messo. Le anticipo che, mentre siamo qui e parliamo, in prefettura, a Foggia, è in corso un vertice tra il prefetto di Foggia e l'assessore regionale Elena Gentile per la vicenda legata all'ospedale di Foggia e, nelle settimane scorse, ci sono state più volte manifestazioni e cortei pubblici con migliaia di partecipanti, che hanno portato le istanze dei mille lavoratori di Bisceglie sui tavoli istituzionali. Pag. 75
Vorrei che questa giornata, nonostante coincida probabilmente con la fine della legislatura, che però, per nostra fortuna, non coincide con la fine del mondo, ma semplicemente con il ricambio fisiologico dei rappresentanti di quest'Aula, consegnasse al Governo le procedure per far sì che ci sia un faro vigile su queste procedure.
Quindi, ribadisco che dalle organizzazioni sindacali sicuramente e, anche per il nostro invito, da rappresentanti istituzionali pugliesi e lucani, arriverà la richiesta al Governo per attivare il tavolo e far sì che questa vicenda venga monitorata quotidianamente dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero per lo sviluppo economico e, per i crediti dello Stato, dal Ministero dell'economia e delle finanze.

(Chiarimenti in merito alle modalità di esercizio associato di funzioni e servizi comunali - n. 2-01780)

PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01780, concernente chiarimenti in merito alle modalità di esercizio associato di funzioni e servizi comunali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, un breve intervento, per poi ascoltare la risposta del viceministro.
Come lei ha anticipato, l'interpellanza vorrebbe avere dei chiarimenti in merito all'attuazione, in particolare, dell'articolo 19 del decreto-legge n. 95 del 2012 sulla cosiddetta spending review. Questo articolo 19 ha modificato, tra le altre cose, l'articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010, così come il testo unico in materia di enti locali, il decreto legislativo n. 267 del 2000.
Dal combinato disposto di queste modifiche risulterebbe come i piccoli comuni, diciamo così, con popolazione fino a 5 mila abitanti oppure fino a 3 mila abitanti, se appartengono o sono appartenuti a comunità montane, sono obbligati ad esercitare in forma associata, mediante unioni di comuni o convenzioni, le funzioni fondamentali, escluse quelle della polizia municipale e amministrativa locale.
Combinando questo con la riscrittura dell'articolo 14, comma 31, a cui si è aggiunto un bis, del decreto-legge n. 78 del 2010, effettuata dall'articolo 19, comma 1, lettera e), del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, abbiamo che questo obbligo di esercitare le funzioni può avvenire attraverso, appunto, le convenzioni, purché queste convenzioni tra comuni abbiano una durata minima di tre anni e al termine di questo periodo, se non viene raggiunto l'obiettivo che ci si è dati con la convenzione, obbligatoriamente si debba passare all'unione dei comuni per lo svolgimento di queste funzioni.
Ora la domanda - anche perché è un caso specifico che capita dalle mie parti - è questa. Nel caso in cui abbiamo un comune che appartiene o che sia appartenuto a una comunità montana, che, quindi, non avrebbe l'obbligo delle convenzioni o delle unioni, se supera i 3 mila abitanti, abbia la necessità, l'opportunità, la voglia o la richiesta di un comune limitrofo o no che, però, non essendo in comunità montana e superando i 3 mila abitanti rientrerebbe, quindi, nell'obbligo delle convenzioni o delle unioni di durata triennale, mi chiedo, appunto, se questa convenzione per lo svolgimento di funzioni o servizi debba, diciamo così, soggiacere alle indicazioni della modifica del citato articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010 e, cioè, alla durata obbligatoria di tre anni e poi, eventualmente, l'obbligo dell'unione o se, invece, visto che il comune appartiene o è appartenuto a comunità montana, non ha questo obbligo e può, comunque, sottoscrivere e stipulare convenzioni per lo svolgimento di funzioni e servizi senza tutte queste specifiche caratteristiche, quindi, magari per un tempo più limitato, per servizi particolari e, comunque, senza alla fine l'obbligo dell'unione, forzata, tra i due comuni.
Poiché l'interpretazione che ne traggo è quella che ho appena evidenziato e, cioè, che non esista questo obbligo tra un Pag. 76comune appartenente a una comunità montana e uno che viene escluso, nel caso di specie, appunto, volevo avere chiarimenti da parte del Governo, in quanto per un comune all'interno della comunità montana il problema non si pone, perché è sicuro di essere escluso. Tuttavia, per il comune che non appartiene alla comunità montana, che volesse sottoscrivere una convenzione con uno di questi comuni, potrebbe rimanere sempre il dubbio che stia facendo una cosa non prevista per legge e, quindi, magari poi trovarsi in difficoltà nel dovere, appunto, ottemperare a queste disposizioni.
Quindi, se il sottosegretario è in grado di risolvere, spero come io interpreto, il dubbio posto da questa mia interpellanza urgente, ne sarei ben lieto. Altrimenti, ascolterò le sue indicazioni e, poi, ribadirò alcuni miei concetti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza urgente all'ordine del giorno, l'onorevole Vanalli pone, all'attenzione del Governo, una specifica questione relativa allo svolgimento delle funzioni fondamentali dei comuni. In particolare, chiede se l'articolo 19, comma 1, lettera e), del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, sia applicabile a quelle convenzioni delle quali sia parte un comune non obbligato ex lege alla gestione in forma associata delle predette funzioni (questa è una possibilità che, ovviamente, esiste e che si deve dare per presupposta, al di là della previsione specifica di legge).
Le disposizioni relative alle funzioni fondamentali dei comuni, contenute nell'articolo 14 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, sono state, infatti, di recente modificate dal citato articolo 19 del decreto-legge sulla spending review. Quest'ultima disposizione, in coerenza con il rispetto degli obblighi di razionalizzazione e di contenimento della spesa pubblica, ha introdotto ulteriori limiti demografici e nuovi termini per l'avvio dell'esercizio della gestione associata delle funzioni e dei servizi comunali.
La realizzazione di tali percorsi aggregativi, che implicano ampi processi di riorganizzazione degli enti, sono da considerarsi anche un'opportunità per valorizzare specificità locali nonché peculiari esigenze funzionali, in chiave di promozione e sviluppo del territorio.
In tale contesto il Ministero dell'interno ha già intrapreso un aperto confronto con il mondo delle autonomie, anche in ragione delle funzioni di coordinamento e raccordo esercitate in materia di enti locali, nel pieno rispetto del principio di leale collaborazione.
Con riferimento allo specifico quesito posto dall'onorevole interpellante, ricordo che il citato articolo 19 del decreto-legge n. 95 del 2012, ha codificato l'obbligo per tutti i comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti di svolgere in forma associata, tramite convenzione o unione, tutte le funzioni fondamentali, con esclusione di quelle in materia di servizi demografici, elettorali e statistici. Tale obbligo sussiste anche nei confronti di quegli enti appartenenti, o che sono appartenuti, a comunità montane, il cui limite demografico è invece di tremila abitanti. Al nuovo ente locale che viene a costituirsi con l'unione, sono trasferite le necessarie risorse finanziarie e strumentali per l'esercizio delle funzioni statutarie. D'altra parte, anche l'esercizio associato tramite convenzione non rappresenta una scelta priva di condizioni. Infatti, se alla scadenza del vincolo obbligatorio della durata triennale della convenzione non verrà comprovato, da parte dei comuni aderenti, il conseguimento di significativi livelli di efficacia e di efficienza nella gestione, gli enti interessati saranno obbligati ad esercitare - ai sensi dell'articolo 14, comma 31-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010 - le funzioni fondamentali esclusivamente mediante l'unione. Tale previsione normativa può far sorgere qualche incertezza interpretativa nei casi in cui uno dei comuni non sia obbligato dalla norma ad Pag. 77aderire alla convenzione. Questa è l'incertezza segnalata dall'onorevole interpellante.
Al riguardo, ritengo che gli enti con popolazione superiore alle soglie stabilite non siano tenuti a dimostrare il conseguimento dei livelli di efficacia ed efficienza della gestione, come previsto dalla normativa in esame al fine di non incorrere nell'obbligo dell'esercizio delle funzioni mediante l'unione. La norma in esame, infatti, imponendo percorsi particolarmente complessi ed onerosi, deve applicarsi soltanto ai casi espressamente previsti e, quindi, con specifico riguardo ai comuni per i quali sussiste l'obbligo associativo. In sostanza, si deve risolvere il problema applicando il principio di tipicità della previsione normativa. Per quanto attiene poi alla durata delle convenzioni, sembrerebbe ragionevole che il vincolo triennale debba comunque essere garantito, per consentire una stabilità temporale al rapporto, necessaria al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Sono consapevole della delicatezza della materia e della complessità degli adempimenti che fanno capo ad enti di piccole dimensioni e voglio, pertanto, assicurare che il Ministero dell'interno eseguirà gli approfondimenti necessari al fine di superare le criticità legate all'entrata in vigore della nuova disciplina, anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni rappresentative dei comuni.

PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di replicare.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, poi mi servirà avere la sua risposta e dovrò leggerla con più calma perché, da come me l'ha rappresentata, sinceramente alla fine non ho comunque colto se - in merito alla questione che ho posto in maniera magari forse troppo semplice - esiste la possibilità che due comuni, uno in comunità e uno no, possano aderire a delle convenzioni, senza che queste per forza raggiungano quei requisiti minimi poi previsti nella stessa normativa, che saranno pure ragionevoli da raggiungere, o comunque dovrebbe essere così di logica, però questo mi lascia, come sottolineava anche lei, la possibilità di dire che anche in questo caso la norma non è scritta in maniera tale da poter essere ragionevolmente compresa da tutti. Già il fatto che io sono qui a chiedere chiarimenti in questa materia e che la risposta sia stata articolata e non ci sia stata una risposta diretta e chiara, questo dubbio lo lascia. Allo stesso modo, mi era capitato di presentare interrogazioni e di avere risposte in merito alla questione dell'IMU, alla questione degli equilibri di bilancio, delle scadenze che si accavallavano tra fine settembre e fine ottobre, sulla quale - modestamente, ma non per merito nostro - abbiamo sollevato il problema indicando come soluzione la possibilità di convogliare tutto in un'unica data. Poi il Governo è stato costretto a prendere questa decisione, ma non perché lo abbiamo detto noi, ma perché lo diceva la logica.
Quindi, anche in questo caso, ero portato a dire, leggendo la normativa, come la logica dicesse che se un comune non è obbligato a fare qualcosa, non è obbligato a farla. L'unica domanda è: se qualcun altro aderisce, con questo comune, alla convenzione, sono tutti e due esclusi da questo obbligo o uno sarebbe escluso e l'altro no, che mi sembra una soluzione che non sta né in cielo né in terra? Oppure sono allora tutti e due non esclusi e quindi obbligati, che altrettanto non mi sembra chiaro, anche perché avrebbe potuto essere chiara se i comuni per legge esclusi da questo obbligo fossero stati esclusivamente quelli all'interno delle comunità montane, allora a quel punto uno poteva dire che è la comunità montana che si sostituisce alle unioni di comuni o all'esercizio delle funzioni attraverso le convenzioni e quindi non vai fuori dalla comunità montana se vuoi fare queste convenzioni e queste unioni ma, poiché la norma dice chiaramente anche a comuni che sono appartenuti, può essere benissimo il caso che un comune non è più comunità montana, quindi non viene sostituito nell'esercizio delle sue funzioni dalla comunità montana. Anche questa è Pag. 78un'interpretazione estensiva della norma, perché non sta scritto da nessuna parte che i comuni all'interno delle comunità montane per forza sono obbligati a cedere le loro funzioni alla comunità medesima, che le svolge per conto di tutti. Qualcuno lo dice ma, che io sappia, non sta scritto da nessuna parte questo obbligo, ma al limite avrebbe avuto una sua ragione o comunque avrebbe avuto un senso, mentre invece questa posizione, anche perché la comunità montana, anche lei un perimetro fisico e territoriale, e il comune confinante con un comune che sta nel perimetro esterno della comunità montana avrà pur diritto, opportunità, occasione, necessità di aderire in convenzione con questi al di fuori.
Quindi, ripeto, io leggerò con più attenzione di quanto ho ascoltato la sua risposta, anche se temo di non aver trovato con sicurezza la risposta che volevo trovare che, ripeto, essendo nel caso specifico il mio comune all'interno della comunità montana, si pone sì e no la questione, ma per il comune che vuole fare la convenzione con me, la questione rimane ancora aperta perché non è ancora sicuro che la convenzione con il mio comune risolverà il suo obbligo oppure invece non lo risolverà e in quel caso dovrà essere costretto a fare una convenzione con un altro comune.
Adesso io, come avevo avuto modo di invitarla per la questione IMU e equilibri di bilancio, magari le consigliavo - non a lei personalmente chiaramente, ma agli uffici - di approfondire la materia ed eventualmente, con una circolare o qualcosa di simile, dare indicazioni a quelle che sono delle necessità di conoscenza e di chiarezza, che non è solamente dei comuni del territorio che rappresento qui, ma di parecchi altri comuni che hanno questa necessità di avere disposizione chiara.

(Iniziative normative riguardanti lo svolgimento delle attività venatorie - n. 2-01766)

PRESIDENTE. L'onorevole Ceccacci Rubino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01766, concernente iniziative normative riguardanti lo svolgimento delle attività venatorie (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, sabato 24 novembre 2012 a Pantelleria, in provincia di Trapani, un bimbo di 5 anni è stato ucciso da un colpo partito dal fucile del padre, che era appena rientrato a casa dopo una battuta di caccia. Neanche una settimana prima, domenica 11 novembre 2012, nelle campagne di Irgoli, in provincia di Nuoro, un dodicenne che stava partecipando con i familiari ad una battuta al cinghiale è stato colpito in volto da un proiettile ed è morto dopo alcuni giorni di agonia all'ospedale San Francesco, di Nuoro.
I drammi di questi due minori sono soltanto i più recenti e non rappresentano dei casi isolati, ma una costante nel nostro Paese, che registra ogni anno decine di minori uccisi e mutilati durante la stagione venatoria. I dati parlano chiaro: dal 1o settembre al 10 dicembre 2012 abbiamo toccato le 105 vittime per armi da caccia, dati non ancora definitivi, poiché la stagione venatoria non è ancora conclusa. Risultano in totale già 23 morti e 82 feriti, tra questi 23 le persone comuni colpite, di cui sei morti e 17 feriti. Persone, queste, che hanno avuto la sventura di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato, finanche a casa propria o nel proprio terreno agricolo. Ebbene, tra questi abbiamo 4 minori morti, come i due casi che ho appena ricordato, e 3 gravemente feriti; 82 sono invece i cacciatori vittime delle armi da caccia, 17 i morti e 65 i feriti.
Numeri, questi, che parlano da soli e che riportano alla luce i problemi dell'inadeguatezza di quanti oggi praticano la caccia, molti dei quali hanno ottenuto la licenza ben prima del 1977, quando ancora non erano previsti esami per il possesso delle armi e per l'autorizzazione alla caccia. Come dimostrano le statistiche, l'effetto combinato di scarsa preparazione dei cacciatori, molti dei quali hanno appreso da sé a maneggiare le armi, e dell'avanzamento dell'età media, con vista Pag. 79e abilità fisiche dei suoi praticanti sempre più declinanti, rappresenta la causa prima di quest'annuale strage degli innocenti, e per queste ragioni, se non verranno prese misure preventive urgenti, andrà peggiorando con il passare degli anni. Pertanto la stessa normativa nazionale, la legge n. 157 del 1992 sul prelievo venatorio, dovrebbe essere rivista, perché strutturata sulla base di principi e proporzioni non più adeguati all'antropizzazione dei territori agro-silvo-pastorali destinati all'attività venatoria.
Non è, infatti, più accettabile prevedere percentuali di territorio nazionale che devono essere messi a disposizione per la caccia, pari all'80 per cento della sua superficie, a fronte dell'1 per cento della popolazione italiana di cacciatori. Non è altrettanto più tollerabile - ed è un caso unico al mondo - che i cacciatori possano accedere in qualsiasi fondo privato, non adeguatamente recintato, anche senza il consenso del proprietario. La diffusa violazione delle norme di sicurezza, previste all'articolo 21 della legge n. 157 del 1992, nelle aree abitate insistenti all'interno dei territori venabili, l'uso di armi a lunga gittata in territori fortemente antropizzati, comportamenti imprudenti ed azzardati dei cacciatori, nonché l'oggettiva carenza di vigilanza sul territorio producono un generalizzato senso di insicurezza dei cittadini che inibisce loro la naturale fruizione del territorio.
Pertanto chiedo al Governo: se non ritenga opportuno intervenire con provvedimenti della massima urgenza innanzitutto nel vietare la presenza dei minori nelle attività venatorie, in qualsiasi forma esse si svolgano, anche quando si tratta solo di accompagnamento; se non ritenga di dover rivalutare la compatibilità della pressione venatoria con il vivere civile, il territorio e l'ambiente; se non ritenga quindi indispensabile ed urgente intensificare i controlli sul territorio e la vigilanza dell'attività venatoria al fine di prevenire e reprimere comportamenti lesivi dell'incolumità pubblica.
In sintesi, in virtù delle drammatiche notizie di questi giorni e del ripetersi quotidiano di episodi delittuosi, con numerosi minori coinvolti (talmente numerosi da sollevare ogni anno tra l'altro, per la sua gravità, anche l'attenzione dei media internazionali), chiedo quali iniziative intenda intraprendere il Governo per porre definitivamente fine alla strage di questi innocenti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, in relazione all'atto di sindacato ispettivo presentato dall'onorevole interpellante, concernente la disciplina dell'attività venatoria, e in conformità a quanto comunicato dai Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e dell'interno, si fa presente quanto segue. In riferimento alle problematiche inerenti gli incidenti occorsi durante l'attività venatoria ed altre situazioni connesse alla caccia, si condivide la preoccupazione e la necessità di maggiore attenzione, sia durante l'attività venatoria sia per la custodia delle armi. Riguardo alla detenzione di armi a canna lunga si precisa che il numero delle licenze di porto di fucile per uso di caccia rilasciate o rinnovate in Italia è rimasto negli ultimi anni sostanzialmente stabile, attestandosi intorno alle 800 mila unità. Tuttavia, nessuna delle banche dati in uso alle forze di polizia è in grado di elaborare dati sull'età media dei cacciatori.
Per quanto riguarda le problematiche connesse alla verifica del possesso dei previsti requisiti fisici e psichici da parte delle persone che portano legittimamente armi - tematiche alla costante attenzione del Ministero dell'interno - si richiama la modifica della normativa introdotta con il decreto legislativo n. 204 del 2010, concernente il recepimento della direttiva 2008/51/CE, entrata in vigore il 1o luglio 2011. In particolare, l'articolo 6, comma 2, del suddetto decreto legislativo ha previsto l'emanazione di un decreto del Ministro della salute, adottato di concerto con il Pag. 80Ministro dell'interno, con il quale saranno ridisciplinate le modalità di accertamento dei requisiti psico-fisici per l'idoneità all'acquisizione, alla detenzione ed al conseguimento di qualunque licenza di porto d'armi, compresa quella per uso di caccia.
Si soggiunge, inoltre, che, ai sensi dell'articolo 62 del regio decreto n. 635 del 1940 (recante il regolamento di esecuzione del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza), dell'articolo 8 della legge n. 110 del 1975 (in materia di armi) e dell'articolo 251 del decreto legislativo n. 66 del 2010 (Codice dell'ordinamento militare, nel quale viene ribadito il dettato dell'articolo 1 della legge n. 286 del 1981, abrogata dal decreto legislativo in parola), ai fini del rilascio della licenza di porto d'armi per uso di caccia, per difesa personale e via dicendo, è necessario presentare il certificato di idoneità al maneggio delle armi, rilasciato da una sezione del tiro a segno nazionale, con l'eccezione di coloro i quali hanno prestato o prestano servizio nelle Forze armate dello Stato, per i quali l'idoneità tecnica è presunta.
Sotto tale specifico profilo, tenuto conto che, in molti casi, chi pratica l'attività venatoria ha prestato servizio di leva in un periodo di tempo anche molto lontano, nell'articolo 5, comma 1, lettera d), del decreto legislativo n. 204 del 2010 è stata inserita una disposizione di modifica dell'articolo 8 della già citata legge n. 110 del 1975, con la quale la presunta idoneità tecnica al maneggio delle armi opererà soltanto in favore di coloro i quali hanno prestato servizio nelle Forze armate o in uno dei corpi armati dello Stato nei dieci anni antecedenti alla presentazione della prima istanza di rilascio del titolo di polizia.
Per quel che riguarda la vigilanza venatoria, si rappresenta che tale attività è affidata, in base alle disposizioni contenute negli articoli 27 e 28 della legge n. 157 del 1992, concernente norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, agli agenti e ufficiali che rivestono le qualifiche di polizia giudiziaria ed alle guardie venatorie volontarie aderenti alle associazioni venatorie, agricole e di protezione ambientale. Tali compiti vengono svolti principalmente dal Corpo forestale dello Stato e dagli agenti ed ufficiali dei corpi di polizia dipendenti dalle province. Per quanto riguarda la distanza di sicurezza per lo sparo, si evidenzia che questa è già adeguatamente disciplinata dall'articolo 21 della suddetta legge.
In relazione alla ricerca di metodi incruenti per il contenimento di specie faunistiche in esubero o problematiche, in base alle disposizioni contenute all'articolo 19 della legge n. 157 del 1992, si precisa che il ricorso a mezzi cruenti costituisce la soluzione estrema adottabile solo a seguito di risultati negativi su altre possibili, da effettuare con metodi ecologici. In tali situazioni, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) valuta caso per caso, a seguito di appositi studi, e può autorizzare un piano di controllo che può anche prevedere l'utilizzo di armi da fuoco.
Per ciò che attiene l'immissione in natura di specie problematiche e da contenere, i piani di immissione di fauna selvatica vengono valutati e approvati dalle province e interessano i ripopolamenti effettuati all'interno degli ambiti territoriali di caccia ed aziende faunistico-venatorie, in base alle leggi regionali, sovente anche con espressione di parere da parte dell'ISPRA. In proposito, si evidenzia che detto istituto sconsiglia l'immissione di selvaggina problematica, anche se cacciabile, che potrebbe arrecare nocumento alla biodiversità.
Inoltre, è al vaglio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali una proposta di modifica della normativa vigente nella quale verrebbe previsto il divieto di immissione di cinghiali sul territorio, con conseguente sanzione per i trasgressori. Relativamente, infine, all'accesso dei cacciatori all'interno dei fondi privati, secondo quanto disposto dall'articolo 842 del codice civile, si ricorda che una modifica Pag. 81della norma è stata già proposta numerose volte ed è attualmente al vaglio del Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Posso dire anche che mi dichiaro - e credo di interpretare anche il parere della mia collega, che in questo Parlamento ed in questa legislatura ha avuto un ruolo sempre puntuale, impegnato e serio nel fare questa battaglia, nel fare una battaglia non solo a difesa degli animali, ma anche a difesa di un certo rapporto dell'uomo con l'ambiente - parzialmente soddisfatto, perché il sottosegretario ha ricordato a noi tutti come esistano delle norme che dovrebbero scoraggiare e dovrebbero impedire i guai, i disastri ed anche le stragi che sono stati ricordati dalla mia collega.
Il quadro normativo che lei ha indicato, signor sottosegretario, è molto ampio, però, se mi è consentito, ovviamente senza mancare di rispetto a nessuno, tutte queste norme somigliano molto alle gride a cui faceva riferimento l'avvocato Azzeccagarbugli, confondendo peraltro il povero Renzo Tramaglino, che si era recato da lui per chiedergli consiglio e per chiedere anche tutela e giustizia. Infatti, nonostante noi possiamo anche difendere e possiamo anche presentare, credo anche sul mercato europeo e sul mercato internazionale, una normativa assolutamente coerente con gli impegni di un Paese rispettoso dei diritti di tutti, dei diritti dei cacciatori e dei diritti anche dei cittadini, dei beni dei cittadini, del bene anche della vita di altri esseri viventi che come noi si dividono il mondo, i dati che ha ricordato qui, con puntualità, l'onorevole Ceccacci sono drammatici. Infatti, dicendo di aver avuto in un anno 23 morti, di cui 4 minori, e 82 feriti, sembra probabilmente di fare il bollettino tragico di un episodio di guerra. Questa guerra contro chi la combattiamo? In nome di quali valori sono stati compiuti questi sacrifici umani? In nome di uno sport? In nome di un'attitudine che gli esseri umani conducono dalla loro nascita, dagli inizi dell'umanità, quando in sostanza gli uomini andavano a caccia per sopravvivere e per far vivere loro e le loro famiglie? Questa strage si fa in nome di un vezzo ecologista al contrario (i cacciatori dichiarano sempre di essere i migliori ecologisti)?
Io e la collega, insieme a quanti hanno firmato l'interpellanza, sappiamo bene che la nostra azione di sindacato ispettivo a questo punto assume il carattere di una testimonianza. Infatti siamo ormai nella zona Cesarini della legislatura, una zona Cesarini però che, a differenza di quella calcistica, non vedrà nessuno, né il Parlamento né il Governo, segnare in questo campo e in questa materia. Tuttavia credo che qualcosa andrà fatto e qualcosa debba essere fatto. Nella nostra interpellanza abbiamo dato delle indicazioni molto precise, che vanno oltre o quantomeno sottolineano e rafforzano le questioni che sono già diritto vivente e che sono già diritto operante. Sono indicazioni e proposte che rispettano il diritto dei cacciatori, ma che nello stesso tempo assumono criteri e modalità anche per la loro stessa sicurezza e per la sicurezza di chi si trova per sbaglio ad essere scambiato per una lepre. Sono soprattutto proposte fatte per garantire un migliore equilibrio tra l'attività umana e l'ambiente, che è fatto anche di altri esseri viventi.
Signor Presidente, signor sottosegretario, io mi sono adoperato, in un certo periodo della mia vita, ad insegnare diritto previdenziale, che in qualche modo è la mia materia, quella che mi ha consentito di fare tante cose nella vita. Ai miei studenti spiegavo la complessa tematica degli infortuni sul lavoro, che è nata per una ragione fondamentale, che è quella di considerare pericolosi gli ambienti in cui sono presenti delle macchine.
Le macchine, cioè, hanno la nomea di essere organismi, anzi, non organismi, è sbagliato, ma di essere accessori, di essere costruzioni umane, però, di per sé pericolose, soprattutto quando sono semoventi, quando si muovono non sulla base Pag. 82dello sforzo dell'uomo, ma sulla base dello sforzo di altre energie, e quindi hanno, non dico una loro intelligenza strategica, ma, in qualche modo, una loro autonomia.
Il fatto di trovarsi in un ambiente dove esistono delle macchine è comunque considerato essere sottoposti a un rischio. Peraltro, l'assicurazione infortuni non riguarda solo i lavoratori che sono adibiti a quelle macchine, ma riguarda anche i dirigenti, i tecnici o i quadri che, per il loro lavoro e per le loro mansioni, si muovono in ambienti dove sono presenti delle macchine.
Allora mi domando - fra l'altro, vedo anche degli studenti che seguono questa nostra discussione - ma un ambiente, sia esso una casa o anche un luogo aperto, ove sono presenti delle armi da fuoco, che, peraltro, probabilmente, fanno invidia anche al Corpo dei marines per quanto sono precise, a ripetizione, perfette per colpire dei poveri passeri o dei poveri uccelli o qualche altro pennuto o qualche mammifero, come la lepre o giù di lì, non è di per sé un ambiente pericoloso, non è un ambiente che dovrebbe fare in modo che chi si trova lì debba essere tutelato in una maniera efficace e pregnante?
Perché, allora, non proibire che dei bambini, dei minori, vadano ad accompagnare i genitori nelle loro avventure e nelle loro scorribande? Credo che basterebbe, probabilmente, cominciare a fare applicare con maggior rigore l'attività di controllo del territorio da parte delle guardie zoofile, che, magari, potrebbero anche fare loro quel lavoro, nella propria attività istituzionale, che meritoriamente, spesso, fanno quelli che, nel giorno dell'apertura della caccia, vanno a battere delle pignatte o a fare rumore perché gli uccelli e gli animali volino lontano dai cacciatori.

(Elementi in merito alla crisi della società Wind jet - n. 2-01757)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01757, concernente elementi in merito alla crisi della società Wind jet (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritengo che nel contenuto dell'atto di sindacato ispettivo che i miei colleghi ed io abbiamo presentato sia già delineata, in sostanza, tutta la vicenda che riguarda Wind jet. Premetto, signor Presidente - chiedo scusa - che trovo una particolare soddisfazione nell'avere come interlocutore, e quindi come rappresentante del Governo, un mio carissimo amico, di cui conosco la sensibilità e la capacità.
Ci troviamo insieme, quindi, a discutere di un argomento estremamente delicato, che riguarda, sì, la vicenda di una compagnia aerea che nel presente ha delle difficoltà enormi, e quindi è già in un'area fallimentare, ma riguarda, credo, tutto il trasporto aereo all'interno del nostro Paese, riguarda certamente le compagnie aeree e ha riguardato l'Alitalia, l'ex compagnia di bandiera, nel passato.
Wind jet oggi si trova a dover subire dei contraccolpi negativi anche sul piano economico. Questa compagnia aerea nasceva nel 2003 come compagnia low-cost e la sua vita è stata contrassegnata da vicende alterne, fino a raggiungere, però, per dire la verità, nel 2011, dei risultati apprezzabili. Parliamo di un trasporto, in quell'anno, di tre milioni di passeggeri da Catania e da Palermo per gli altri aeroporti italiani.
Il 13 aprile 2012, come lei signor sottosegretario saprà, vi è stata una lunga trattativa tra la compagnia aerea di cui parliamo, la Wind jet, e l'Alitalia, la compagnia aerea italiana, riguardante il know-how specialistico sviluppato da Wind jet in questo particolare settore, dato l'aspetto economico. Queste trattative avevano raggiunto un risultato positivo. L'Alitalia ha un mercato domestico del 49,9 per cento, la Wind jet del 6,3 per cento. Questo accordo, questa fase della trattativa, questa operazione di concentrazione nel settore del trasporto aereo, è stato notificato all'autorità garante della concorrenza e del mercato, ai sensi dell'articolo 16 della legge n. 287 del 10 ottobre 1990. Pag. 83
Signor Presidente, la suddetta Autorità ha subordinato l'acquisizione, e quindi il consenso a questo tipo di operazione, al rispetto di alcune condizioni onde eliminare gli effetti anticoncorrenziali che si sarebbero altrimenti creati sulle rotte Catania-Milano, Palermo-Milano e Catania-Roma. A seguito di questo pronunciamento le trattative si sono interrotte, anzi vi è stata una retromarcia e anche la dissoluzione di questo avvio di accordo, di questo procedimento, con delle ricadute negative sul piano economico per una società che ha enormi situazioni debitorie. Quindi, ci troviamo a dover registrare il fallimento della compagnia. Vi è stato perciò un blocco di tutte le operazioni e dell'intera attività di Wind jet, con delle ricadute di carattere negativo anche per quanto riguarda i lavoratori.
Signor Presidente, signor sottosegretario, voglio dire che la Wind jet ha svolto un ruolo importante in Sicilia. Come si sa, le regioni meridionali non hanno grandi infrastrutture trasportistiche sia nel campo del trasporto su ferro, sia in quello su gomma. Anzi, a tal proposito, signor Presidente, signor sottosegretario, rimane sempre in sospeso la vicenda dell'attraversamento stabile dello stretto di Messina. Esponenti di questo Governo hanno detto che ormai questa grande opera non è più tra le priorità e, quindi, è messa in coda. L'unica cosa che inspiegabilmente rimane in piedi è la Società dello stretto, la cui sopravvivenza sembra sia stata prorogata sino al 2015 - per fare cosa non si sa - con dispendio di risorse che si aggiungono a quelle che sono state già consumate, a volte inutilmente, da questa società, certamente per mantenere in vita, in quella realtà, l'intera struttura, la presidenza e l'amministratore delegato.
In questo quadro di dispendio di risorse si inserisce una vicenda economica, e quindi occupazionale, che riguarda una società del trasporto aereo come la Wind jet.
Detto questo, signor Presidente, la vicenda e l'accordo si sono bloccati e vi è stato un ritorno indietro, con tutti i problemi che ne sono conseguiti.
C'è stata anche una disponibilità da parte di questa società, di fare una nuova compagnia, una nuova società con tre aerei, proprio per acquisire spazi di mercato, ma anche su questo tipo di prospettiva tutto si è arenato e non c'è nessun tipo di ricaduta e nessun tipo di risultato.
Il proprietario ha mantenuto l'assoluto silenzio. Pulvirenti ha rilasciato il 5 ottobre 2012 una sua dichiarazione ed una sua intervista sul settimanale Panorama. Si era data anche una certa indicazione, da parte del patron, in base alla quale, verso dicembre, doveva esserci qualche soluzione (doveva essere la nuova compagnia che doveva partire, per dir la verità, il 5 dicembre 2012), ma anche di questo non c'è ovviamente traccia. Tutto si è arenato e tutto viene ad essere ovattato in una situazione di preoccupante «dimenticanza», tra virgolette, di quello che è un problema della società - legato nel trasporto aereo a tutte le problematiche del trasporto aereo nel nostro Paese - e ovviamente con delle ricadute occupazionali.
Il Governo, signor Presidente e signor sottosegretario, nel settembre 2012 ha firmato la concessione della cassa integrazione per il personale del vettore low-cost della Wind jet, di cui stiamo parlando, ma anche da fonti sindacali e da notizie da parte dei lavoratori e quindi dell'organizzazione che rappresenta questi lavoratori, di questo protocollo, che prevedeva la concessione della cassa integrazione, non c'è risultato e non hanno ricevuto un euro per il ristoro e soprattutto che potesse dare la possibilità al personale di fronteggiare questo tipo di emergenza, che è poi un'emergenza familiare e personale.
Perciò ci troviamo di fronte ad una situazione drammatica, una situazione fallimentare, quella della Wind jet, è un vulnus nella politica del trasporto aereo, un vulnus per quanto riguarda la situazione occupazionale e che cade nel quadro di una difficoltà economica di carattere generale, preoccupante, una situazione economico-congiunturale, come noi definiamo Pag. 84questo momento e questa fase della nostra storia sociale e civile all'interno del nostro Paese.
Allora io ritengo che una risposta da parte del Governo ed una qualche iniziativa ci debba essere. Una domanda che io mi faccio è quali fossero le condizioni da parte dell'authority, del garante del mercato e della concorrenza, e se siano state quelle condizioni, che hanno creato queste difficoltà, oppure se le condizioni abbiano creato poi un'occasione per un ripensamento dell'Alitalia, un forte ripensamento dell'Alitalia.
Perché questo forte ripensamento dell'Alitalia, dopo avere creato delle attese e dopo avere determinato anche con gli stessi amministratori di Wind jet un percorso che sembrava essere esaustivo e quasi definitivo? C'è il problema che ritorna, anche su quelli che sono i poteri e le competenze delle authority. Non è che voglio ovviamente in questo momento mettere in discussione la legge n. 287 del 1990, ma voglio ricordare, signor Presidente e signor sottosegretario, che proprio ieri nella sala del Mappamondo la I Commissione ha presentato una relazione sull'indagine conoscitiva che la Commissione aveva svolto nel corso di questi mesi proprio sullo stato delle autorità indipendenti. Credo che sia una problematica molto forte e molto impegnativa. Forse anche alcuni aspetti della normativa bisogna pur rivederli, come bisogna certamente capire che tipo di proiezione ha l'Alitalia.
Ma c'è anche un altro aspetto - lo dicevo all'inizio, signor Presidente - che riguarda tutto il trasporto aereo all'interno del nostro Paese.
Sembra che questa sia una fase, per quanto riguarda questo settore, di scarsi scossoni, però c'è sempre il problema del proliferare degli aeroporti nel nostro Paese, c'è il problema certamente del mercato, c'è il problema delle compagnie aeree, c'è il problema dei low cost, c'è il problema di capire che non è che possiamo demandare all'Autorità regolatrice, garante quelle che possono essere scelte di carattere politico. Molte volte i confini tra le competenze dell'Authority e le competenze del Governo sono molto labili, non definiti pienamente. Io ritengo che bisogna andare in questa direzione certamente nella prossima legislatura - ormai credo che questa nostra legislatura abbia compiuto il suo tempo - perché non c'è dubbio che esistono temi e argomenti che riguardano il problema del trasporto, il problema delle infrastrutture, il problema delle tenute di carattere economico. Ecco, questo non è un tema, signor Presidente, signor sottosegretario, e mi fermo qui, che riguarda soltanto una compagnia. È una spia importante e fondamentale. Questa vicenda della Wind jet periodicamente si è riproposta anche nel passato. Perché non si sono trovate delle soluzioni, degli aggiustamenti? Perché Alitalia non è venuta incontro, forse, come doveva, per definire, quindi condividere e quindi raccogliere le condizioni messe in atto poste dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato? Ci sono delle parti oscure, dei nodi oscuri. Quali forze sono intervenute? Quali situazioni economiche sono intervenute? Perché poi la Newco, questa nuova compagnia, non è partita? Perché questo silenzio da parte del proprietario che parla semplicemente, come ricordavo, nell'ottobre del 2012, attraverso un'intervista ad un settimanale, e poi non c'è stato nessun segnale? Perché questi lavoratori sono lasciati così, senza nessun tipo di sostegno, senza nessun tipo di protezione sociale, pur essendoci un protocollo? Sono nodi da sciogliere. Va bene che c'è una crisi di carattere economico, ma questo non significa violare quelli che sono i principi fondamentali che devono essere tranquillamente rispettati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Ecco mi fermo qui e sentirò con la dovuta attenzione quello che il sottosegretario ci dirà su questo tema e poi ovviamente mi riservo nella mia replica di fare una mia valutazione su quello che il sottosegretario ci dirà.

Pag. 85

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Massimo Vari, ha facoltà di rispondere.

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Tassone per le cortesi espressioni avute nei miei confronti avute all'inizio della sua esposizione volta ad illustrare questa interpellanza urgente. Spero di venire incontro alle sue aspettative assicurando che il Ministero dello sviluppo economico segue da tempo con attenzione la situazione relativa alla Wind jet, al fine di trovare una soluzione alla vicenda e porre le condizioni per evitare il fallimento della società aerea. A tale scopo, il Ministero ha avviato, nello scorso agosto, un tavolo di confronto, con la partecipazione di rappresentanti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di ENAC, della regione siciliana, del comune di Catania, nonché delle società Wind jet e di Alitalia-CAI, come pure delle organizzazioni sindacali confederali e di categoria. Nel corso del tavolo di confronto sono state illustrate dalle parti aziendali le rispettive ragioni che hanno impedito la conclusione dell'accordo per la cessione della compagnia Wind jet ad Alitalia-CAI. La società, come affermato dagli interpellanti, nel render noto di aver ricevuto diverse manifestazioni di soggetti italiani e stranieri interessati ad una operazione di cessione delle quote della compagnia aerea ai fini della ripresa dell'attività di volo, si riservava di porre in essere soluzioni volte a garantire la continuità dell'attività aziendale, nell'interesse di passeggeri e di dipendenti, anche avvalendosi delle recenti norme in materia di concordato preventivo.
Alla suddetta riunione ha fatto seguito, in data 14 settembre scorso, un ulteriore incontro di natura informale presso il Ministero dello sviluppo economico, durante il quale la società Wind Jet ha illustrato il proprio progetto di risanamento aziendale. Al riguardo ha reso noto di aver già formulato istanza presso il tribunale fallimentare di Catania per l'apertura della procedura di concordato preventivo; di aver elaborato un progetto che prevede la ripresa dell'attività attraverso una entità societaria che sarà partecipata dagli attuali soci di Wind Jet e dalla regione Sicilia.
In ordine all'avvio della procedura di ripresa dell'attività, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha interessato l'Ente nazionale per l'aviazione civile per avere delucidazioni e chiarimenti. L'Enac, dal canto suo, ha fatto presente che, ad oggi, pur non essendo ancora pervenuta la domanda formale dal parte della Wind Jet per la ripresa delle operazioni, o per la costituzione di una nuova compagnia, tuttavia la società ha manifestato all'ente medesimo, per le vie brevi, l'intenzione di presentare l'istanza per ottenere nuovamente la licenza di esercizio. In merito al secondo quesito, relativo alla non regolare corresponsione delle spettanze dovute ai lavoratori posti in regime di cassa integrazione guadagni, il Ministero del lavoro riferisce che, con accordo intervenuto in data 19 giugno 2012 con i rappresentanti della società Wind Jet e delle organizzazioni sindacali, considerata la situazione di crisi nella quale si trova la citata società, è stato concordato il ricorso al trattamento straordinario di integrazione salariale per un periodo di quarantotto mesi a decorrere dal 20 giugno 2012, in favore di un numero massimo di 440 lavoratori occupati presso le sedi di Catania, dell'Aeroporto «Bellini» di Catania e dell'aeroporto «Falcone e Borsellino» di Cinisi (Palermo).
A seguito di una prima istanza presentata dalla Wind Jet, è stata autorizzata, con decreto ministeriale del 20 giugno 2012, la concessione del suddetto trattamento di integrazione salariale, per un primo semestre e cioè per il periodo intercorrente dal 20 giugno al 19 dicembre 2012, in favore, per l'appunto, di 440 lavoratori occupati. Relativamente al secondo semestre di trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinaria, il Ministero del lavoro ha fatto presente che l'azienda, ad oggi, non ha ancora presentato la relativa istanza. Quanto ai pagamenti, essi, secondo quanto comunicato Pag. 86dall'INPS, vengono effettuati sulla base di uno specifico modello, che si chiama «SR41», trasmesso dall'azienda. Ad oggi, sono stati eseguiti sulla base delle richieste inoltrate dalla Wind Jet, pagamenti diretti per il personale di terra a partire dal 2 luglio 2012 al 31 ottobre 2012, nonché per il personale di volo dal 1o agosto 2012 al 31 ottobre 2012. Va da sé che il Ministero dello sviluppo economico continuerà a seguire, comunque, in modo attento l'evoluzione di questa vicenda, dichiarandosi disponibile ad attivarsi su richiesta delle parti, con l'obiettivo di individuare un percorso che consenta, ove possibile, di superare l'attuale momento di crisi della Wind Jet.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione il sottosegretario, e debbo rinnovargli i sentimenti di una seria e sincera considerazione nei suoi confronti, che si accompagnano ad un ringraziamento altrettanto forte e sincero per la risposta che egli ha voluto fornire a me e ai colleghi cofirmatari di questo atto di sindacato ispettivo.
Però, signor sottosegretario, noi avevamo posto nella nostra interpellanza urgente anche una serie di quesiti. Lei ha tentato di dare una risposta, certamente non esaustiva. Alcune ombre e alcune perplessità rimangono. Lo dicevo poc'anzi, perché quelle condizioni poste in essere, secondo la legge del 1990, dopo aver ricevuto questa soluzione di accordo tra Alitalia-CAI e Windjet, non sono state rispettate. Che ruolo e che gioco ha recitato, quindi, l'Alitalia in tutto questo?
Perché questo scollamento e questo cedimento anche dell'accordo? Perché forse l'Alitalia voleva mantenere delle quote di mercato, soprattutto alcune linee, e quindi non ha inteso rivedere alcune sue situazioni? Quali sono stati i motivi? Sono convinto che il Ministero dello sviluppo economico seguirà con molta attenzione la cosa anche in futuro, ma è un dato economico, signor Presidente, come è anche un dato che riguarda la politica dei trasporti.
Presidente, vorrei rivolgermi direttamente al sottosegretario. Questo Ministero dello sviluppo economico, infrastrutture e trasporti credo sia una cosa enorme. I trasporti sono la Cenerentola di tutto questo. Non hanno una piena centralità o, quanto meno, non sono un riferimento importante di una attività economica di questo Ministero grande, enorme. Io non voglio dire nulla del Ministro Passera e non abbiamo notizie - almeno io non ho avuto notizie - di cose sconvolgenti di questo Ministero, per carità.
Abbiamo soltanto oggi una vicenda particolare e lei ricorda giustamente quelli che sono stati i tavoli. Ricordo ovviamente questo tipo di impegno, un impegno reiterato e attenzionato, ma come? Su quali coordinate? Su quali proiezioni? Su quali prospettive? La situazione è questa, oppure ci fermiamo semplicemente a questa concessione della cassa integrazione per quarantotto mesi?
Poi lei ha fatto riferimento ai primi sei mesi e ad altri sei mesi, ma io ho anche fatto riferimento a notizie che pervengono dagli stessi lavoratori e dalle organizzazioni sindacali, al di là di quello che dice il Ministero del lavoro e delle politiche sociali - poi bisogna pure riscontrare il tutto, per carità - che affermano che non hanno ricevuto emolumenti e che c'è qualche difficoltà in questo tipo di elargizione e di flusso per quanto riguarda le risorse legate alla protezione sociale anche di questi lavoratori.
Rimangono in ombra una serie di problemi, di dati e di aspetti. Il fatto vero è, signor Presidente, signor sottosegretario, che la politica del trasporto aereo - lo ripeto - e delle infrastrutture trasportistiche, ha avuto qualche défaillances e qualche affanno in più. Lo dico con estrema chiarezza: le riforme sul trasporto aereo fatte qualche anno fa dove sono andate a finire? Eppure c'erano delle riforme importanti e fondamentali.
Lei fa riferimento all'Enac, che non avrebbe ricevuto alcune notizie e alcune richieste, come non ha ricevuto ovviamente Pag. 87alcune richieste da parte della società, per esempio, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, legate ovviamente all'elargizione e al flusso per quanto riguarda la cassa integrazione.
Prendiamo atto di questo. Ma perché non è stata posta in essere una qualche iniziativa su questi amministratori di Wind jet per queste inadempienze? Si tratta di inadempienze che creano problemi grossi alle famiglie e ai lavoratori. Ma c'è un limite, c'è un tempo, o no? Oppure c'è un'inadempienza e noi ne prendiamo atto e aspettiamo ovviamente che tutto si risolva? Chi lo risolve? La gestione ha interesse? Gli amministratori hanno interesse? C'è stata qualche iniziativa da parte del Governo, ma forte? Perché non hanno scritto un modello? Lei ci ha parlato di un modello, del modello tipo giustamente, ma il Governo ha fatto qualcosa? In questo tavolo di trattative che si fa?
Almeno si proceda per quanto riguarda la cassa integrazione, perché non c'è la richiesta e forse in una situazione economica difficile si ha tutto l'interesse che ci siano delle inadempienze. Mi voglio augurare che non siano inadempienze pilotate per evitare la concessione dei flussi finanziari, ma questa ovviamente è un'ipotesi di terzo tipo, diciamo così. Però pensare a qualche situazione un po' preoccupante credo che sia lecito in questo particolare momento.
Detto questo, signor Presidente, io vorrei dichiararmi soddisfatto, veramente, ma non posso. Non posso perché è una risposta che segue una certa logica di dati e di aspetti che sa più di una gestione ritmata sul piano di logiche burocratiche e che non apre una prospettiva, una proiezione di carattere politico. Ecco perché ho ringraziato dall'inizio e rinnovo il ringraziamento al sottosegretario, lo ringrazio per la sua cortesia. Se può valere anche questo dibattito, lo strumento del sindacato ispettivo, se può valere la sollecitazione del Parlamento, di un gruppo parlamentare in nome dei lavoratori, in nome degli utenti, in nome della funzionalità di un servizio, della funzionalità del trasporto aereo, ritengo che forse, prima di dare le risposte, queste dovrebbero passare al vaglio di chi tiene alla politica, perché la politica credo che sia il momento alto e forte in grado di dare una prospettiva e una speranza.
Questa esposizione dà scarse prospettive e scarse speranze perché molte volte è lasciato tutto al caso. Ecco perché ritengo che, anche se si è tecnici, bisogna fare politica. Il trasporto aereo è un fatto politico, non è un fatto tecnico, è un fatto politico, si è sempre politici nel momento in cui si debbono fare delle scelte e si deve operare in una certa direzione. Signor Presidente, ecco perché dico grazie ancora al sottosegretario sul piano personale. Certamente non devo ringraziare e non posso ringraziare la sua struttura, la struttura che ha confezionato una certa risposta certamente un po' datata, ma soprattutto fatta di aspetti cronologici senza alcun tipo - lo ripeto - di respiro, senza alcuna prospettiva e senza alcuna fiducia e speranza. Mi auguro, perché conosco la sensibilità del sottosegretario, che dopo questo dibattito si attiverà, sia come sottosegretario, sia sul piano personale, al fine di capire, di fare piena luce e, soprattutto, di sollecitare queste cose.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. Volevo anche sapere se a questo tavolo delle trattative ci sia stato un rappresentante del Governo, se c'è stato l'interessamento personale da parte del Ministro Passera, se c'è stato ovviamente un coinvolgimento di tutti. L'unico aspetto che permane, per quanto riguarda - e ho concluso - la Sicilia, come dicevo all'inizio, signor Presidente, è questa proroga della società per lo Stretto di Messina. Questa è l'unica soluzione, ma di fronte ad alcuni poteri forti si fanno alcune cose che vanno contro ogni logica, contro ogni rispetto di civiltà e del buonsenso.

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(Iniziative per garantire la massima vigilanza sulle condizioni definite dai bandi di gara delle amministrazioni pubbliche e delle società a partecipazione pubblica, con particolare riferimento a Poste italiane - n. 2-01774)

PRESIDENTE. L'onorevole Codurelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01774, concernente iniziative per garantire la massima vigilanza sulle condizioni definite dai bandi di gara delle amministrazioni pubbliche e delle società a partecipazione pubblica, con particolare riferimento a Poste italiane (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, l'interpellanza in oggetto segue ben due interrogazioni presentate dalla sottoscritta, la prima del 7 aprile 2011 e la seconda del 19 aprile di quest'anno. Si tratta di interrogazioni al Ministero dello sviluppo economico rispetto al bando di gara del 10 febbraio 2011 per la fornitura di completi da lavoro e altrettanti completi estivi per il recapito di Poste italiane. Si tratta di interrogazioni sollecitate - lo voglio sottolineare - dall'Associazione piccole imprese di Lecco. Si tratta di sollecitazioni mosse al Governo prima che ai parlamentari, ma senza aver avuto purtroppo una minima attenzione e sensibilità, alla luce di una concorrenza che certamente non rientra in quella da noi sempre auspicata: una concorrenza corretta e trasparente, rispettosa delle direttive europee e delle leggi vigenti.
L'Unione europea (e non le nostre autorità) in data 26 luglio 2011 aveva, infatti, comunicato che il bando medesimo non era stato aggiudicato per procedura incompleta. Il Ministero dello sviluppo economico si impegnò allora, nella risposta alla prima interrogazione - almeno in sede di quella risposta - affinché Poste italiane effettuasse le opportune verifiche in ordine alla sussistenza dei requisiti soggettivi di idoneità (le opportune idoneità). Viceversa, con grossa sorpresa, in data 5 aprile di quest'anno è apparso sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea un nuovo avviso di gara sempre per appalto di forniture e completi di lavoro, nella quale si escludeva l'obbligo di certificazione ISO 14001 e della dichiarazione relativa alla lista dei macchinari.
La documentazione fornita da Poste italiane relativamente al nuovo bando, faceva ritenere che la partecipazione all'appalto fosse accessibile anche ai concorrenti extracomunitari con sede in qualsiasi paese. Da qui derivava la seconda nostra interrogazione di quest'anno a cui fu data risposta da parte del sottosegretario De Vincenti. Intendo precisare che in quella risposta - rispetto alla quale mi sono dichiarata insoddisfatta - veniva in qualche modo sancito che c'era il rispetto degli accordi tra gli Stati europei sugli appalti pubblici.
Intendo precisare, ma lo voglio sottolineare per evitare incomprensioni perché noi siamo, e non da oggi, per una concorrenza corretta, leale e trasparente: non vogliamo assolutamente mettere le dogane, come qualcuno ha annunciato anche in questi anni. La sottoscritta si dichiarava insoddisfatta nella risposta alla seconda interrogazione e ha, pertanto, deciso di inoltrare una richiesta all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, affinché si potesse vagliare meglio ancora il secondo bando di Poste.
L'istruttoria è stata compiuta, c'è stata risposta nel novembre scorso (vado brevemente perché è scritto tutto nel testo dell'interpellanza) e la citata Autorità garante ha inviato una lettera il 16 novembre scorso, nella quale mette in evidenza che il bando non è conforme a normativa in quanto ai controlli di cui al citato articolo 48 del codice degli appalti, laddove invece questi dovrebbero essere sempre obbligatori. L'Autorità garante, alla luce delle considerazioni sopra esposte, ha invitato Poste italiane ad una applicazione rigorosa della disciplina in tema di controllo, ma, nonostante l'istruttoria avviata dall'autorità Pag. 89garante nei confronti delle Poste si sia conclusa in data 24 ottobre, la gara è stata aggiudicata il 4 agosto scorso.
Non ho avuto notizie in merito (a questo proposito credo che sarà il Governo a rispondere), ma ha vinto una ditta che già in passato è assurta agli onori della cronaca per essersi aggiudicata un appalto, fornendo poi capi da lavoro acquistati in Cina.
Credo che qualche punto interrogativo debba essere assolutamente messo.
Noi, appunto, ritorniamo a chiedere una maggiore e più severa attività di controllo non solo per le Poste, ma per tutti i bandi di gara pubblici, e in particolare a dedicare attenzione alle aziende aggiudicatarie degli appalti, in modo da garantire la qualità del prodotto e il rispetto dei disciplinari di produzione durante tutte le fasi di lavorazione.
Sottolineo - questa è l'importante notizia di ieri - che il bando delle Ferrovie dello Stato del 6 dicembre 2002 a noi sembrerebbe - non ho avuto il tempo di approfondirlo - che abbia le stesse caratteristiche del bando delle Poste, e come potenziali fornitrici le imprese stabilite nei Paesi delle back list, caratteristiche appunto contestate dall'Autorità garante.
Ecco, rappresentante del Governo, alla luce di tutto questo, avendo letto anche la relazione annuale - e non voglio dilungarmi su questa - presentata alla Camera dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, proprio il 4 luglio scorso, credo che sarebbe utile assolutamente che questa risultasse agli atti per fare una riflessione a tutto tondo. Infatti, la relazione e le indagini dello stesso Ministero dell'economia e delle finanze sulle difficoltà economiche del nostro Paese, sugli appalti e così via, sulle quali non voglio assolutamente dilungarmi perché la relazione è corposissima, molto, ma molto pregnante, ci indica moltissimo. A pagina 5 - cito solamente questo passaggio - fa menzione che la cosiddetta spending review, sulla quale tanto questo Governo si è impegnato e che apprezziamo, è diretta infatti a migliorare sia l'efficienza che l'efficacia della spesa pubblica, con l'intento di ottenere i medesimi risultati, con minore spesa, ma questo non vuol dire che con la minore spesa bisogna comprare a meno qualità e andare altrove. Vado velocemente, perché cito per temi. Poi fa riferimento, in particolare, alla direttiva europea in ambito appunto di monitoraggio degli appalti pubblici di lavori, servizi e forniture.
Nella relazione sono contenuti tutti questi elementi, che ci devono portare ad una riflessione seria. Siamo certamente alla fine di questo mandato, sia del Governo sia parlamentare, ma è un impegno che assolutamente noi chiediamo con forza per essere coerenti rispetto a quanto si dice, a quanto si legifera, a quanto si fa, e che poi, nei fatti, viene a mancare complessivamente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Massimo Vari, ha facoltà di rispondere.

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, in merito alla gara d'appalto per la fornitura dei completi da lavoro destinati al personale addetto al recapito di Poste Italiane, la società ha rappresentato quanto segue.
La procedura, avviata con un bando pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea del 5 aprile 2012 ha tenuto conto sia di quanto disposto dall'articolo 234 del decreto legislativo n. 163 del 2006 e successive modificazioni (contenente il codice degli appalti), che regolamenta l'offerta nelle pubbliche forniture di prodotti provenienti da cosiddetti Paesi terzi, sia di quanto stabilito dal decreto ministeriale del 14 dicembre 2010, concernente la partecipazione a gare d'appalto di operatori economici residenti in Paesi in black list.
Nell'ambito di tale procedura, l'azienda ha, inoltre, fatto riferimento alla normativa sulla sicurezza e tutela del lavoro, nonché sugli appalti verdi, di cui al decreto ministeriale del 22 febbraio 2011, che prescrive, tra l'altro, l'adozione di criteri ambientali da inserire nei bandi di gara per l'acquisto di prodotti tessili. Pag. 90
A garanzia della rispondenza dei prodotti ai richiesti requisiti di qualità, il bando ha contemplato l'obbligo dei fornitori di presentare i prototipi degli indumenti da acquistare per la sottoposizione ad un articolato collaudo, antecedente alla sottoscrizione del contratto, nonché di produrre tutte le necessarie certificazioni di qualità (in particolare, attestato di certificazione della Comunità europea emesso da un organismo di controllo autorizzato legalmente riconosciuto e la certificazione Oeko-Tex o Ecolabel). Sono stati, poi, previsti ulteriori controlli di qualità a campione durante il corso della fornitura.
L'azienda ha altresì reso noto che la procedura di gara in argomento si è conclusa in data 15 giugno 2012, con la partecipazione di tre soli operatori interessati e l'aggiudicazione a due di essi dei lotti da assegnare (lotto 1 - società Alfredo Grassi SpA; lotto 2 - Fabrica Espanola de Confecciones società anonima). La stipula dei relativi contratti è avvenuta, rispettivamente, in data 22 e 26 novembre 2012, a seguito dell'espletamento, con esito positivo, dei collaudi previsti dal capitolato tecnico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 16,30)

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Quanto alla nota dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, cui fanno espresso riferimento gli onorevoli interpellanti, Poste Italiane ha evidenziato che a conclusione del procedimento di vigilanza, avviato su segnalazione, l'autorità medesima non ha avanzato alcun rilievo in merito alle presunte irregolarità denunciate, richiamando unicamente l'attenzione sulla rilevanza della disposizione di cui all'articolo 48, comma 1, del decreto legislativo n. 163 del 2006, per assicurare adeguata ponderazione nella scelta del contraente.
In proposito, Poste Italiane ha sottolineato come l'operato della commissione di gara sia stato ispirato alla considerazione della notorietà delle società partecipanti, unanimemente reputate idonee ad offrire garanzie di qualità in ragione della indiscussa competenza ed esperienza nel settore. Con tali motivazioni, la commissione ha ritenuto di poter legittimamente rinviare il controllo sul possesso dei requisiti al momento dell'aggiudicazione, senza ledere la ratio dell'articolo 48 e, al tempo stesso, salvaguardando l'esigenza di concludere la procedura di gara nei tempi programmati.
La stessa società Poste Italiane ha precisato che, in ogni caso, la medesima commissione ha proceduto ad effettuare scrupolose e puntuali verifiche, antecedentemente alla stipula del contratto, sulle dichiarazioni rese in sede di gara, indirizzate ad accertare con puntualità non solo il possesso dei requisiti di capacità economico-finanziaria e tecnico-organizzativa, cui fa riferimento il citato articolo 48, ma anche quello dei requisiti di carattere generale di cui all'articolo 38 del codice degli appalti.
La società ha fatto presente, infine, che sulla gara in questione non pende alcun contenzioso, né da parte delle imprese partecipanti, né da parte di altre imprese, che avrebbero potuto, comunque, proporre impugnativa avverso l'aggiudicazione, nei termini di legge, ove si fossero ritenute in qualche modo lese dal suo operato.
In merito agli specifici quesiti che vengono poi posti dagli onorevoli interpellanti, la competente Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, appositamente sentita, nella sua qualità di unico organo deputato a vigilare sul rispetto delle regole che disciplinano la materia dei contratti pubblici, con indipendenza funzionale, di giudizio e di valutazione, ha osservato quanto segue: la vigilanza sui bandi e sulle procedure di affidamento di Poste Italiane, come avviene con riguardo all'attività contrattuale della generalità dei soggetti tenuti ad osservare procedure di evidenza pubblica nell'acquisto di beni e servizi, è costantemente assicurata dalla direzione generale dei lavori servizi e forniture della medesima Autorità, nell'ambito delle direttive impartite dal consiglio dell'Autorità, Pag. 91secondo quanto previsto dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 163 del 2006 e dal regolamento interno in materia di attività di vigilanza e di accertamenti ispettivi; inoltre, l'attività di controllo presso i soggetti privati aggiudicatari di commesse pubbliche, circa l'esatto adempimento delle prestazioni dedotte in contratto, è, invece, rimessa alla diretta responsabilità della stazione appaltante.
Spetta, comunque, all'Autorità il compito di vigilare affinché le amministrazioni vi provvedano correttamente, soprattutto al fine di scongiurare pregiudizi per il pubblico erario.
Si segnala, infine, che - in attuazione del disposto dell'articolo 64, comma 4-bis, del decreto legislativo n. 163 del 2006, già menzionato, concernente la predisposizione di schemi tipizzati di bandi di gara - l'Autorità ha emanato, in data 10 ottobre 2012, la determinazione n. 4, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n 254 del 30 ottobre 2012, di predisposizione del «quadro giuridico di riferimento sulla base del quale le stazioni appaltanti sono tenute a redigere la documentazione di gara, quanto alla individuazione delle cause tassative di esclusione, salva la facoltà di derogare motivando, nei termini più oltre specificati». Successivamente, l'Autorità provvederà ad elaborare specifici bandi-tipo, distinti in base alla tipologia di appalto (lavoro, servizi, forniture) e all'oggetto specifico del contratto, con costante aggiornamento che terrà conto della continua evoluzione normativa e giurisprudenziale in materia di appalti pubblici.
Il principale obiettivo della richiamata disciplina consiste nel coniugare l'osservanza dei principi comunitari di massima partecipazione, concorrenza e proporzionalità nelle procedure di gara con l'esigenza di assicurarne il fisiologico espletamento, riducendo il rischio di esclusioni legate alla violazione di mere prescrizioni di carattere formale, la cui osservanza non risponde ad alcun apprezzabile interesse pubblico sostanziale.
In tale direzione, è stata sancita la tipizzazione delle cause di esclusione dalle gare, cause che possono essere solo quelle previste dal codice dei contratti pubblici e dal relativo regolamento di esecuzione ed attuazione, con irrilevanza delle clausole addizionali eventualmente previste dalle stazioni appaltanti, quanto alla documentazione di gara. Aggiungo questo per dire come tutto sommato abbiamo una disciplina abbastanza ampia ed esaustiva in materia.

PRESIDENTE. L'onorevole Lulli, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, l'attività di sindacato ispettivo condotta in particolare dall'onorevole Codurelli credo che abbia contribuito a produrre uno spostamento positivo, viste le ultime cose che ci ha dichiarato il sottosegretario. Questo non può che essere apprezzato. La cosa che magari vogliamo sottolineare è che forse una riflessione ulteriore va fatta su queste materie. Fermi restando i principi della piena concorrenza, i principi che ha ricordato il sottosegretario e che noi condividiamo, credo che si debba fare molto di più in materia di trasparenza e tracciabilità. Sappiamo che c'è un problema legato alle politiche comunitarie, perché questa è una delle frontiere più importanti su cui dobbiamo indagare e anche legiferare e aggiornare un po' la nostra strumentazione, perché la libera circolazione delle merci, con la possibilità di aprire i mercati, è totalmente condivisa, ma bisogna anche che vi siano una maggiore informazione e trasparenza non solo sulle aziende e la tipizzazione dei macchinari e su tutto quello che sappiamo, ma anche sul contenuto del prodotto, perché credo che questo sia uno dei problemi principali che ha la politica industriale dei Paesi europei.
Giusto tutto, giusta l'apertura, però c'è un problema che riguarda il diritto, non solo all'utenza di avere le informazioni le più esatte possibili, c'è un problema riguardo - come abbiamo avuto anche in altre volte e abbiamo sottolineato - che riguarda anche la tutela della salute delle persone che lavorano e che in qualche Pag. 92modo consumano e utilizzano questi prodotti, perché questa è una delle questioni essenziali che impatta sulla capacità di mettere in pari opportunità le aziende che rimangono a lavorare sul territorio comunitario e italiano e allo stesso tempo che in qualche modo possono produrre danni consistenti anche alla spesa pubblica, perché danni che si possono produrre sulla salute e poi è chiaro che il sistema sanitario è chiamato a rispondere.
Quindi, da una questione che noi abbiamo sollevato rispetto agli appalti che riguardano le aziende a partecipazione pubblica, come si vede non è soltanto un problema di rispetto del codice degli appalti, ma noi vogliamo mettere in evidenza, oltre a vigilare sul corretto funzionamento - e mi fa piacere che a ottobre ci siano stati degli utili passi avanti -, c'è anche un problema di riflessione aggiuntiva che credo dobbiamo per forza mettere in agenda, sarà la prossima legislatura, ma penso che questo sia un problema centrale che riguarda la politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi in merito alla remunerazione del personale delle capitanerie di porto della Sicilia da parte della direzione marittima di Palermo - n. 2-01768)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Belcastro n. 2-01768, concernente elementi in merito alla remunerazione del personale delle capitanerie di porto della Sicilia da parte della direzione marittima di Palermo (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, una breve illustrazione, perché l'interpellanza è abbastanza corposa ed esaustiva. Non è la prima volta che ci incrociamo in quest'Aula con il sottosegretario Improta a proposito di questioni che riguardano la Capitaneria di porto di Palermo, la prima volta ci siamo incrociati su una questione che riguardava la gestione dello straordinario per il personale militare che poi ha prodotto un'azione giudiziaria da parte della magistratura militare e sulla quale comunque si è aperta anche, da quello che risulta, un'indagine amministrativa, oggi, sempre per la stessa questione di straordinario o per altro titolo o sotto altro profilo, ci occupiamo sempre della Capitaneria di porto di Palermo. Sembra che questo ufficio sia un po' il coacervo delle contraddizioni e delle ingiustificate applicazioni di norme o di orientamenti che francamente penalizzano poi di fatto il personale dipendente, sia esso militare, oggi nella specie più in particolare forse il personale civile.
Di cosa si tratta? Dal primo luglio del 2004 il demanio passa definitivamente sotto il controllo della Regione siciliana e sotto la gestione diretta della Regione siciliana che fino a quel momento si era avvalsa, secondo un decreto del Presidente della Repubblica del 1997, dell'ausilio degli uffici della Capitaneria di porto, che nel periodo di transizione avevano continuato, autorizzati appunto da un decreto del Presidente della Repubblica, a supportare la regione nell'espletamento di tutta una serie di procedure che riguardavano la gestione, concessioni, attività ispettive, controllo, pareri, eccetera. Nel momento in cui il demanio passa sotto il controllo della regione, cosa accadde? La regione purtroppo non è preparata per assumere su di sé questa attività di gestione, allora chiede ancora una volta alla Capitaneria, quindi allo Stato, di potersi avvalere degli uffici. A quel punto però si stipula una convenzione che stabilisce che per fornire questo supporto tecnico-amministrativo - che poi viene coordinato e regolamentato attraverso dei progetti finalizzati - la regione dovrà pagare delle somme ovviamente per la realizzazione di questi progetti, ma chi è che svolge questi progetti che, ripeto, sono nell'ordinario la gestione concreta dell'attività amministrativa sul demanio?
Questi progetti sono svolti dal personale dipendente. Che cosa accade? Che ad un certo punto si innescano delle questioni interpretative (che non sto qui ad evidenziare o ad approfondire, perché - ripeto - Pag. 93è anche oggetto e materia di una causa civile in corso, e di richieste di ripetizione di somme da parte della Corte dei conti), ovverosia una diatriba sulla natura dei compensi che devono essere devoluti al personale dipendente, e quindi sul fatto se essi debbano essere considerati come pagamento di un lavoro straordinario oppure come più correttamente in ottemperanza a quella che è la convenzione, che però secondo una interpretazione dell'Avvocatura dello Stato andrebbe a violare il principio dell'onnicomprensività della retribuzione. A quel punto non si capisce, allora, questi dipendenti che hanno svolto, anche al di fuori dell'orario di lavoro, attività di gestione e di amministrazione di beni del demanio, da chi avrebbero dovuto essere pagati. Ho già finito? Mi sembra strano, perché tutti gli altri colleghi.

PRESIDENTE. Non era rivolto a lei; è che stava arrivando il vicepresidente di turno Buttiglione...

ANTONINO LO PRESTI. Mi ero preoccupato. Siccome ci siamo allungati la barba tutta la giornata, cerco di essere sintetico.

PRESIDENTE. Se fosse dipeso da me, eravate più sintetici. Prego, onorevole Lo Presti.

ANTONINO LO PRESTI. Come dicevo, si innesca questa diatriba di carattere interpretativo. L'Avvocatura dello Stato di Palermo dà un parere, corretto poi dalla Avvocatura dello Stato di Catania; insomma la Capitaneria di porto di Palermo - per farla breve - che cosa fa? Decide di pagare inopinatamente dipendenti di tutte le altre capitanerie della Sicilia, perché Palermo è il centro, il comando regionale, e a Palermo invece pensa bene di bloccare qualsiasi emolumento, innescando quindi un'evidente disparità di trattamento tra dipendenti della stessa amministrazione. Vi è di più, nel frattempo questa vicenda sollecita l'iniziativa della Corte dei conti e sembra che, per coloro i quali hanno ricevuto somme a titolo di straordinario, per aver svolto attività di gestione dei beni demaniali, che non avrebbero potuto ricevere perché comunque c'erano le convenzioni o comunque poi per avere utilizzato al di fuori di quello che era previsto dalla convenzione - sembrerebbe di capire - le somme previste nelle convenzioni medesime, si preannunciano azioni di carattere restitutorio.
Allora la questione e le domande che io a questo punto vorrei sintetizzare sono queste: perché il Comando generale delle capitanerie di porto ha sempre manifestato un'espressa volontà favorevole alla corresponsione di appositi emolumenti aggiuntivi al personale statale per le prestazioni discendenti dalle convenzioni rese in favore della Regione siciliana anche sotto il profilo di progetti finalizzati, dal momento che ha sempre ritenuto che la retribuzione accessoria venisse corrisposta in violazione del principio di onnicomprensività della retribuzione dei pubblici dipendenti; e perché nelle periodiche ispezioni tecnico-contabili, effettuate dal Comando generale delle capitanerie di porto, non sia mai stata mossa alcuna obiezione o rilievo in merito alla corresponsione di emolumenti al personale impegnato nell'attività di gestione del demanio marittimo regionale, rilevando una presunta indebita percezione di somme solo nel 2011; insomma c'è tanta contraddizione, e soprattutto chiediamo perché la direzione marittima di Palermo abbia liquidato compensi tra il 2010 e il 2011 a titolo di progetti finalizzati inerenti il demanio al personale civile e militare delle capitanerie di porto di Gela, Porto Empedocle, Mazara del Vallo e Trapani, ritenendo tale spesa (oltre 100 mila euro) regolare; perché ha emanato questo regolamento che disciplinava le attività della convenzione regolamentato, appunto, con ordine di servizio n. 133 del 2011, prevedendo espressamente che le somme corrisposte fossero da attribuire anche a compensazione di eventuale attività effettuate in lavoro straordinario, e poi si è interrotto, subito dopo Pag. 94l'emanazione dei suddetti provvedimenti, la corresponsione dei compensi al personale.
Insomma, un tira e molla, un'attività contraddittoria che ha creato già un contenzioso e che, comunque, rivela il caos amministrativo nel quale evidentemente si sviluppa l'attività della capitaneria di porto di Palermo. Speriamo che la risposta sia tranquillizzante per i diritti dei lavoratori che, comunque, già hanno attivato le procedure contenziose relative.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, com'è noto e come hanno bene evidenziato gli onorevoli interpellanti, l'articolo 7, comma 6, della legge n. 172 del 2003 stabilisce che l'amministrazione del demanio marittimo della regione siciliana dal lo luglio 2004 sia esercitata direttamente dalla stessa con propri organi ed uffici, facendo venir meno l'avvalimento delle capitanerie di porto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica n. 684 del 1977. Nelle more della diretta assunzione del servizio da parte della regione siciliana dette attività, sino al 31 dicembre 2011, sono state svolte ancora dalle capitanerie di porto in regime convenzionale. Le convenzioni in parola, di regola annuali, hanno anche stabilito l'assegnazione da parte della regione succitata ai funzionari delegati di fondi per far fronte alle relative spese.
Fino a tutto il 2010 detti fondi sono stati in parte utilizzati per l'acquisto di beni e servizi connessi con l'attività svolta dalle capitanerie in materia di demanio marittimo, in parte per la corresponsione al personale, direttamente ed indirettamente impegnato alla gestione del demanio marittimo, di emolumenti connessi a tale attività. Gli stessi emolumenti, nel caso specifico di Palermo, sono stati corrisposti direttamente in base a criteri concordati dal comandante della capitaneria di porto con i rappresentanti sindacali del personale civile, anziché far confluire tali fondi sul Fondo unico amministrazione o sui pertinenti capitoli di bilancio relativi allo straordinario. Nel mese di luglio 2011, a seguito di un apposito quesito formulato dal nuovo comandante della capitaneria di porto di Palermo, che nutriva perplessità sulle procedure finalizzate al pagamento degli emolumenti, il Comando generale ha ritenuto non corrette le procedure rappresentate.
Successivamente, il medesimo Comando generale ha anche disposto un'ispezione straordinaria alle direzioni marittime di Palermo e Catania per accertare l'esatta dinamica dei fatti. Al termine di detta ispezione, il Comando generale, nel confermare l'irregolarità delle procedure seguite, ha presentato, in data 14 febbraio 2012, una specifica denuncia alla procura regionale della Corte dei conti per la regione Sicilia con contestuale messa in mora dei funzionari delegati eroganti e del personale percettore degli emolumenti. Evidenzio, altresì, che il suddetto Comando generale, in data 4 aprile 2012, ha formulato espressa richiesta di parere all'Avvocatura generale dello Stato circa la possibilità, nell'ambito di attività previste per convenzioni, che il personale possa effettuare prestazioni anche fuori orario e che esse siano compensate con l'erogazione dello straordinario utilizzando fondi provenienti dalle convenzioni stesse. Più in particolare, il Comando evidenziava che consentire la corresponsione dello straordinario, ove necessario e preventivamente autorizzato nelle forme previste, anche nell'espletamento di convenzioni, fosse equo ed opportuno oltreché coerente con il sistema normativo, considerato che lo strumento dello straordinario appare congruamente quantificabile nei limiti orari previsti dalla normativa vigente.
In data 16 giugno 2012 l'Avvocatura generale dello Stato, con riferimento alla citata richiesta di parere, evidenziava che dalle convenzioni risulta la previsione di un corrispettivo per le prestazioni rese dalle autorità marittime e per le spese di funzionamento, il che tuttavia non si risolve Pag. 95nella facoltà di procedere ad attività solutorie in favore del personale interessato in termini sostanzialmente derogatori della vigente normativa di carattere generale che disciplina il rapporto di impiego civile e militare, anche con riguardo al trattamento economico spettante. Pertanto, il corrispettivo per le prestazioni rese, a parere dell'Avvocatura generale, è da interpretarsi quale risorsa da impiegare per remunerare l'eventuale attività di carattere straordinario del personale, se necessaria e funzionale all'assolvimento dei compiti e all'evasione di tutte le incombenze attinenti al contesto gestorio dei beni del demanio marittimo e della pesca, ma nel rispetto, sia delle disposizioni normative afferenti al comparto di impiego pubblico di appartenenza del personale interessato, che dei limiti massimi previsti per lo straordinario.
In tale quadro, a parere dell'Avvocatura generale, ove si sia proceduto a corresponsione di somme in difformità ai descritti criteri appare corretto assumere iniziative di ripetizione degli importi erogati al personale. Per quanto sopra esposto, il Ministero che rappresento non può che attendere le determinazioni della magistratura contabile in ordine alla problematica in questione, trattandosi presumibilmente di somme percepite in buona fede assicurando, parallelamente, la massima attenzione circa le iniziative che il Comando generale ha già cominciato ad intraprendere sulla scorta del superiore parere dell'Avvocatura generale dello Stato.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti, ha facoltà di replicare.

ANTONINO LO PRESTI. Signor sottosegretario, quindi praticamente è guerra: in altre parole, l'avvocato dello Stato ha espresso un parere per cui dice che la Corte dei conti sta procedendo legittimamente, perché in realtà l'interpretazione che noi diamo è un'interpretazione assolutamente restrittiva, per cui chi ha lavorato sostanzialmente non può esser pagato, purché tale attività - mi sembra di capire - rientrasse nei compiti di istituto. Ma non è così. Io poi esaminerò nel dettaglio la sua risposta, ma forse l'Avvocatura generale dello Stato non voglio dire che non ha compreso, perché sarebbe esagerato, ma non tiene conto del fatto che, nella gestione del demanio dal 2004, la regione avrebbe dovuto assolvere autonomamente, con mezzi propri, questa attività e avrebbe dovuto formare e pagare personale che non aveva. Quindi, ha chiesto un aiuto alla capitaneria, che avrebbe dovuto smettere per legge in quel momento di supportare, in questo regime di avvalimento, l'attività della regione siciliana. Infatti, fino a quel momento, la capitaneria supportava in regime di avvalimento l'attività gestionale della regione siciliana. Dal 2004 la legge dice: basta, adesso noi Stato non possiamo continuare a supportare te regione in questa attività che per noi è onerosa, perché abbiamo altri compiti da sviluppare e siccome il demanio è un fatto tuo, te la devi sbrigare tu. La regione dice: io non me la posso sbrigare da sola, ti prego continua ad aiutarmi. Ma ti devo pagare: ma chi pago? Le spese di funzionamento che cosa sono? Le spese di funzionamento sono tutte quelle spese che servono al personale, che in attività, evidentemente, dentro e fuori l'orario di lavoro, svolge poi sostanzialmente dei progetti finalizzati a completare per esempio tot numero di convenzioni e di concessioni, istruire un tot numero di pratiche per le concessioni, procedendo alle ricognizioni territoriali sui porti e via dicendo. Questa è l'attività che le capitanerie, ripeto, ormai a supporto oneroso da parte della regione, avrebbero dovuto svolgere. Quindi, perché questa gente avrebbe percepito in modo erroneo? Per la confusione che hanno fatto a livello regionale gli uffici della capitaneria. Infatti, la regione si presentava nei progetti ed ha pagato regolarmente. Gli uffici della capitaneria fanno confusione e pagano una volta lo straordinario e un'altra volta decidono di utilizzare i soldi di queste convenzioni. E alcuni li pagano con i soldi delle convenzioni e altri li pagano con lo straordinario. Chi ci va di mezzo? I poveri lavoratori, che evidentemente lavorano, Pag. 96fanno il loro dovere e poi ora si trovano con delle richieste pesantissime. Ma una domanda ormai retorica faccio qui in questa sede: lei dice che si sono attivate le procedure nei confronti degli ufficiali responsabili e del personale che ha utilizzato e ricevuto queste somme. Ma siamo sicuri che siano stati coinvolti tutti in queste procedure recuperatorie oppure c'è qualcuno che invece la sta facendo franca? Lo vedremo, perché probabilmente sarà oggetto di un'altra interpellanza nel prossimo Parlamento, perché la questione non finisce qui.
Allora signor sottosegretario, io prendo atto della risposta, che ovviamente non mi soddisfa e non può soddisfare le esigenze e le aspettative di questi lavoratori, perché è una risposta con la quale si preannunzia un contenzioso. Ma le dico che già il contenzioso lo hanno avviato: a Palermo 30 o 40 lavoratori dipendenti civili della capitaneria hanno già fatto ricorso al giudice del lavoro. Vedremo chi arriva prima: se arriva prima il giudice del lavoro o prima la Corte dei conti e poi vedremo questi giudicati come dovremo risolverli. Tuttavia ripeto: metteteci un occhio particolare su quella che è la gestione degli uffici del demanio marittimo in Sicilia, in particolare a Palermo

(Elementi ed iniziative, anche normative, in materia di controlli sull'attività delle società concessionarie del gioco d'azzardo - n. 2-01767)

PRESIDENTE. L'onorevole Bobba ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01767, concernente elementi ed iniziative, anche normative, in materia di controlli sull'attività delle società concessionarie del gioco d'azzardo (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, brevemente riassumo il senso di questa interpellanza urgente, in quanto la questione è molto chiara e molto evidente: prendendo spunto da un'inchiesta del giornale Avvenire siamo venuti a conoscenza che la Corte dei conti, con una sentenza del 17 febbraio 2012, ha comminato circa cento miliardi di penali a tutta una serie di gestori dei giochi.
Ma, sempre dalla stessa indagine del giornale, si evince che coloro che avrebbero dovuto pagare questi 100 miliardi, in effetti, hanno pagato solo 2,7 miliardi di euro; anzi, su questi 2,7 miliardi ancora pendono ricorsi e altre iniziative di contestazione. Da cosa è originata questa iniziativa della Corte dei conti? Dal fatto che un numero rilevante di cosiddette «macchinette», slot machine, avrebbe dovuto essere collegate con la Sogei, perché quel collegamento, di fatto, garantisce allo Stato di poter incassare parte del premio che viene dato ai vincitori.
Ma, ahimé, questo non è affatto avvenuto. Lo dice non uno qualunque, ma un generale della Guardia di finanza, Umberto Rapetto, che ha lavorato due anni a questa inchiesta sull'evasione fiscale dei concessionari del gioco d'azzardo. Egli dice testualmente: «A fronte degli addebiti della procura della Corte dei conti si è innescata una corsa per scongiurare il pagamento delle somme computate. Si è parlato di cifre «irragionevoli» e si è fatto riferimento a «multe». Niente affatto. Erano «penali» concordate dai contraenti, su entrambi i fronti rappresentati da persone responsabili e in piena capacità di intendere e di volere».
Peccato che proprio alcuni di questi rappresentanti, sia dei Monopoli sia delle società concessionarie, siano stati condannati a pagare 2,7 miliardi di euro, che è ben poca cosa rispetto a quanto era stato quantificato. Orbene, se una situazione di questo genere può verificarsi, viene meno lo stesso principio per cui lo Stato gestisce questi giochi. Fondamentalmente, lo Stato lo fa per due ragioni: da un lato, combattere l'illegalità, dall'altro, incassare un po' di soldi per le disastrate casse del bilancio pubblico.
Ma se, invece, succede esattamente il contrario e questa situazione produce perfino una mancanza di conseguenze delle indagini provocate dalle forze dell'ordine e dagli interventi della Corte dei conti, Pag. 97siamo veramente al paradosso. Lo Stato è «cornuto e mazziato», potremmo dire, perché non riesce ad incassare questi soldi e, di fatto, questi signori gestiscono un servizio con un rilievo pubblico non pagando alcunché.
Dunque, di fatto, questa indagine della Corte dei conti e questa contestazione hanno messo in luce delle gravissime illegalità. Se si fosse incassata anche solo la metà di quei 100 miliardi, forse avremmo potuto - lo dico al sottosegretario - fare due manovre finanziarie. Mi domando perché finora da parte del Governo e degli organi preposti non si sia intervenuti per verificare come mai sia potuta accadere una vicenda di simili proporzioni e dimensioni.
D'altra parte, il Parlamento è anche intervenuto di recente proprio sul tema dei giochi, cercando di adottare maggiore trasparenza e di combattere le ludopatie; si era perfino parlato di contrasto agli spot pubblicitari. Ma il compito principale dello Stato, in questo caso, dovrebbe essere - è questa la domanda che ho posto - di verificare eventuali responsabilità sul piano amministrativo e disciplinare in relazione a quanto è emerso da ciò che ho scritto nell'interpellanza urgente, per vedere se sia il caso di mettere in campo delle iniziative normative e regolamentari e per definire meglio il controllo pubblico, l'esercizio del controllo pubblico su questi giochi e la certezza della pena; altrimenti, vi è il rischio che le stesse forze dell'ordine vedano vanificato il loro lavoro e, alla fine, il cittadino percepisca che chi non rispetta le regole, poi, non viene punito.
Insomma, credo che il caso abbia, per le sue dimensioni, una rilevanza tutt'altro che marginale. Spero che il Governo intervenga rapidamente e, soprattutto, efficacemente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Vieri Ceriani, ha facoltà di rispondere.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in primo luogo sembra opportuno precisare che la problematica a cui si riferiscono gli onorevoli interpellanti è tuttora sub iudice in quanto sono ancora pendenti, dinanzi al giudice amministrativo, i giudizi promossi dai concessionari contro taluni dei provvedimenti di irrogazione delle penali adottati dall'ex Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e, dinanzi al giudice contabile, i giudizi d'appello instaurati avverso la sentenza n. 2152 del 2010 di primo grado della sezione giurisdizionale per il Lazio della Corte dei conti, che condanna i concessionari alla corresponsione dei danni che sarebbero stati arrecati all'erario.
Ciò premesso, è opportuno proporre una ricostruzione circostanziata delle vicende di fatto e di diritto.
Il giudizio di responsabilità promosso dalla magistratura contabile e conclusosi in primo grado con la citata sentenza n. 2152 del 2010, scaturisce dalla contestazione di specifiche penali contrattuali conseguenti ad inadempimenti, o meglio ritardati adempimenti, riscontrati a carico di tutti i concessionari in fase di avvio del comparto. In effetti, gli inadempimenti in parola, si sono concretizzati in ritardi nel completamento, entro i termini indicati dalla convenzione in concessione, di alcune attività che comunque sono state poi messe in essere, nonché nel mancato rispetto di taluni livelli di servizio relativi a strumentazioni che comunque erano funzionanti. Non si sono, pertanto, realizzati inadempimenti di natura fiscale, né violazioni idonee a produrre effetti negativi sull'entità del prelievo erariale dovuto dai concessionari per gli apparecchi con vincite in denaro, muniti di nulla osta a loro intestato, o sulla regolarità e liceità del gioco, considerando che non è venuto meno il costante monitoraggio dei flussi di denaro derivanti dalla raccolta di gioco. Il monitoraggio è stato comunque assicurato attraverso le letture dei dati contabili e di gioco registrati dai contatori degli apparecchi.
In ogni caso, nei confronti delle medesime inadempienze effettivamente appurate a carico dei concessionari, l'ex Amministrazione Pag. 98autonoma dei monopoli di Stato ha assunto tutte le iniziative contemplate dalla convenzione di concessione giungendo all'erogazione di ben quattro tipologie di penali, secondo le modalità e i termini previsti dalla medesima convenzione, anche a seguito dei due interventi di revisione del testo convenzionale succedutisi nel 2008 e nel 2010, assentiti dalla Sezione III del Consiglio di Stato dapprima con il parere n. 3926 del 2007 e successivamente con il parere n. 4408 del 2010.
A questo proposito l'Agenzia delle dogane e dei monopoli sottolinea che i due interventi di revisione in questione hanno modificato l'impianto originario convenzionale delle penali irrogabili ai concessionari, improntato sulla quantificazione delle penali in misura fissa, attraverso la previsione di soglie massime, la parametrazione delle sanzioni alla effettiva gravità delle inadempienze e all'introduzione di un «tetto» volto a contenere, entro i confini del sinallagma convenzionale, le somme richiedibili a titolo di penale per gli inadempimenti riscontrati in ciascun anno.
Sostanzialmente, si tratta di interventi finalizzati a realizzare un riequilibrio dell'intero sistema sanzionatorio alla luce dei generali principi di ragionevolezza e proporzionalità, nonché di quello di effettività delle sanzioni, in ottemperanza della risoluzione n. 7-00254, cosiddetta risoluzione Nannicini, approvata dalla VI Commissione (Finanze) della Camera dei deputati il 26 luglio 2007 e alla conseguente direttiva del Viceministro dell'economia e delle finanze del 1o agosto 2007, nonché al dettato normativo contenuto nell'articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 40 del 25 marzo 2010.
Si rammenta, infatti, che nel 2007 la cosiddetta risoluzione Nannicini ha impegnato il Governo, attraverso l'ex Amministrazione autonoma, a procedere immediatamente alla revisione delle convenzioni di concessione, d'intesa con i soggetti interessati, al fine di assicurare il perseguimento dell'interesse pubblico all'espletamento del servizio con la salvaguardia delle conseguenti entrate erariali, prevedendo, in particolare, che l'eventuale applicazione di penali sia disposta comunque nel rispetto dei principi di ragionevolezza e proporzionalità.
Successivamente, la disposizione citata, contenuta nel ricordato decreto-legge n. 40 del 2010, ha imposto alle amministrazioni statali che rilasciano concessioni in materia di giochi pubblici di procedere ad adeguamenti convenzionali in modo da assicurare «l'effettività di clausole idonee a garantire l'introduzione di sanzioni patrimoniali, nel rispetto dei principi di ragionevolezza, proporzionalità e non automaticità, a fronte di casi di inadempimento delle clausole della convenzione imputabile al concessionario, anche a titolo di colpa, la graduazione di tali sanzioni in funzione della gravità dell'inadempimento».
Peraltro, già prima di tali interventi, nel giugno 2007 l'ex amministrazione autonoma in via cautelare - a seguito dell'avvio del procedimento da parte della Procura regionale per il Lazio della Corte dei conti - aveva contestato ai dieci concessionari gli inadempimenti convenzionali nella somma rilevata dalla magistratura contabile ed aveva richiesto il pagamento, a titolo di penali, delle medesime somme da quest'ultima quantificate.
Tuttavia, gli atti di irrogazione delle penali contrattuali sono stati annullati dal TAR del Lazio, con sentenze pronunciate nel novembre 2007, per censure non riferite all'an, bensì al quantum, avendo il giudice amministrativo ritenuto l'importo richiesto ai concessionari lesivo dei principi generali di ragionevolezza e proporzionalità.
Nel maggio 2008, dopo l'annullamento giurisdizionale dei provvedimenti di contestazione e di costituzione in mora adottati nei confronti dei concessionari, l'ex Amministrazione autonoma, al fine di tutelare i superiori interessi erariali, ha riattivato in ottemperanza alle pronunce del TAR Lazio, il procedimento finalizzato all'irrogazione delle penali previste dalla Convenzione, così come nel frattempo modificata dall'atto aggiuntivo ed integrativo, Pag. 99sottoscritto in ossequio alle citate determinazioni di Parlamento e Governo del 2007.
Con specifico riferimento alle prime tre inadempienze contestate, i provvedimenti irrogativi sono stati adottati nei mesi di settembre ed ottobre 2008, quantificando le penali nella misura derivante dall'applicazione dei criteri di ragionevolezza e proporzionalità, in relazione all'inadempimento accertato ed al danno effettivamente arrecato. Anche avverso questi atti i concessionari hanno proposto ricorso al giudice amministrativo, che in primo grado ha riconosciuto la legittimità degli stessi, dando atto all'amministrazione di aver rispettato sia le regole del giusto procedimento che i criteri di ragionevolezza e proporzionalità, ma in sede di appello li ha annullati, rilevando l'assenza, nel caso di specie, della prova di un danno patrimoniale arrecato all'amministrazione.
Per quanto attiene alle violazioni dei livelli di servizio, anch'esse oggetto di contestazione da parte della Corte dei conti, il procedimento sanzionatorio si è rilevato maggiormente laborioso, atteso tra l'altro il doveroso intervento di un'apposita commissione tecnica con il compito di definire sia le procedure e i criteri per la rilevazione, sia le modalità di calcolo ed arrotondamento delle relative penali, e considerato il successivo ricorso, suggerito dal medesimo collegio di esperti, a misure correttive volte ad assicurare il rispetto dei principi di ragionevolezza e proporzionalità che sono sfociate nell'intervento di revisione del 2010, cui si è fatto cenno.
Nei primi mesi del 2012 anche le penali in questione sono state irrogate con provvedimenti che sono stati impugnati dinnanzi al TAR Lazio, presso cui tuttora pende il relativo procedimento. A seguito della sospensione di efficacia di tali provvedimenti concessa in via cautelare, il giudice ha fissato l'udienza per la trattazione del merito delle impugnazioni, che si terrà il 20 febbraio 2013.
Dall'illustrazione che precede emerge, pertanto, che l'ex Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha operato con il dovuto rigore nei confronti delle inadempienze realizzate dai concessionari, dando applicazione alle disposizioni regolanti il rapporto concessorio nel rispetto dei principi posti come ineludibili sia dalla giurisprudenza in senso generale, che negli atti di giurisdizione adottati nella materia in questione, tenuto conto doverosamente delle direttive impartite in merito dal Parlamento e dal Governo e dello stesso legislatore, nonché delle indicazioni fornite dagli organi consultivi che sono stati coinvolti.
Infine, le responsabilità di carattere amministrativo connesse alla vicenda in argomento sono state vagliate, come riconoscono gli stessi interpellanti, dalla Corte dei conti - con la citata sentenza - verso la quale, come detto, è stato interposto appello.
La determinazione delle somme dovute dai concessionari per il danno arrecato, in misura notevolmente inferiore rispetto alle richieste della Procura regionale del Lazio, è stata il frutto della valutazione del collegio giudicante, che, peraltro, ha affermato che il danno non deriva dalla mancata applicazione delle penali convenzionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Bachelet, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, ringrazio anche il rappresentante del Governo, ma mi pare che non possiamo dichiararci soddisfatti perché mi sembra che la domanda fosse semplice e secca, e cioè se non si ritenesse urgente e doveroso verificare, per quanto di competenza, eventuali responsabilità sul piano amministrativo e disciplinare in relazione a quanto emerso in premessa e assumere iniziative normative per definire meglio l'esercizio del controllo pubblico e la certezza della pena. Non avendo avuto risposta a questa domanda, dobbiamo immaginare che essa sia negativa e che quindi si è ritenuto che questa sequenza di errori - perché anche eventualmente convenzioni irragionevoli stipulate non è che poi non possano essere esigite, se questo è Pag. 100il participio passato che si usa per il verbo esigere - non è che sia una operazione molto favorevole, se non altro per la serie di contenziosi che ne derivano.
Vorrei ricordare che le convenzioni sono, come anche in premessa abbiamo detto, stipulate tra due soggetti che lo fanno in piena libertà ed in piena capacità di intendere e di volere, e quindi l'irragionevolezza stabilita a posteriori è comunque un fatto che può riguardare le linee guida per il futuro, ma la retroattività anche della risoluzione Nannicini n. 7-00254 del 2007 è opinabile. La condanna infatti del febbraio 2012, di cui si parlava in premessa, era di 100 miliardi; il risultato finale è di 2,5 miliardi di euro. Lo ricordo, per chi non ha presente gli ordini di grandezza, che 100 miliardi di euro vuol dire più di millecinquecento euro rubati a ciascuno dei cittadini italiani, inclusi neonati e centenari, e che 2 miliardi e 700 mila euro sono comunque 50 euro rubati a ciascuno di questi cittadini. Quindi abbiamo capito, dalla lunga risposta, che ci sono molti provvedimenti giudiziari in corso, ma non sembra che il Governo si sia assunto la responsabilità di impegnarsi maggiormente per il controllo sul terreno non giudiziario ma delle responsabilità politiche e amministrative che gli sono proprie.
Se aggiungiamo che, a maggio, il generale di cui parla l'interpellanza urgente, e che è stato intervistato da Avvenire, è stato rimosso dal suo incarico, pur essendo stato il fondatore del gruppo per le indagini telematiche che ha scoperto gli hacker della NASA e altri fenomeni all'inizio degli anni 2000, e che è lo stesso che ha condotto per due anni le indagini sul video poker, verrebbe da temere, come altri atti di sindacato ispettivo l'estate scorsa hanno chiesto, che non solo non vi siano azioni positive, ma che chi eventualmente cercasse di far valere i diritti dell'Erario venga addirittura considerato non da promuovere ma magari da rimuovere. Quindi direi che alla nostra domanda purtroppo non c'è stata alcuna risposta soddisfacente.

(Iniziative per il passaggio della torre di controllo dell'aeroporto Valerio Catullo di Verona dall'Aeronautica militare ad Enav, nonché per il rilascio della concessione quarantennale dell'aeroporto Montichiari di Brescia alla Catullo spa - n. 2-01772).

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01772, concernente iniziative per il passaggio della torre di controllo dell'aeroporto Valerio Catullo di Verona dall'Aeronautica militare ad Enav, nonché per il rilascio della concessione quarantennale dell'aeroporto Montichiari di Brescia alla Catullo spa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, sottosegretario, questa interpellanza urgente importante è a mia prima firma, ma tengo a precisare che è sottoscritta da colleghi di tutte le forze politiche: oltre che dal sottoscritto, dai colleghi Bragantini, Brancher, Fogliardi, Alberto Giorgetti, Dal Moro, Negro, Martini ed altri ancora. Questo sta a rappresentare che la problematica di cui mi accingo a presentare le questioni, è molto sentita nel territorio, e giustamente stiamo cercando tutti assieme di dare delle risposte a questioni che si portano avanti da anni. Sono due principalmente le questioni che riguardano la Catullo Spa, che ha in gestione gli aeroporti di Villafranca, in provincia di Verona, e Montichiari, a Brescia.
Una di queste riguarda la torre di controllo dell'aeroporto Valerio Catullo di Verona. È un problema semplice sulla carta, ma che sta diventando assolutamente molto molto importante e, aldilà della fine della legislatura, penso e mi auguro che la volontà del Governo sia quella di definire questa questione. Il decreto del 27 luglio 2010 del Ministro della difesa, di concerto con i Ministri delle infrastrutture dei trasporti e dell'economia e delle finanze, prevedeva che, a decorrere dal 31 luglio 2010, ci fosse il passaggio dalla gestione militare a Pag. 101quella civile dei servizi di navigazione aerea di cui agli articoli 691 e 691-bis del codice della navigazione.
Da quanto risulta a noi interroganti, ad oggi il Ministero dell'economia e delle finanze non ha ancora autorizzato il passaggio della torre di controllo dalla gestione dell'aeronautica militare ad ENAV, e questo può comportare, a far data dal 1o gennaio 2013, un blocco dei servizi della torre di controllo per le 12 ore notturne. Quindi, dalle otto di sera alle otto di mattina non si potrà più effettuare alcun atterraggio sull'aeroporto Catullo. Ciò provocherebbe un danno inimmaginabile dal punto di vista operativo, ma anche dal punto di vista economico, con un taglio di circa il 55 per cento del traffico aeroportuale o anche con la presumibile chiusura dello scalo, e con il mancato rispetto dei contratti che la società ha sottoscritto con tutte le compagnie aeroportuali, con ENAC e con ENAV.
Tra l'altro, il decreto-legge n. 78 del luglio 2009 aveva previsto anche delle risorse economiche per consentire il passaggio di queste gestioni, non solo per Verona, ma per cinque aeroporti in tutto il Paese, stanziando 8,8 milioni di euro per l'anno 2009 e 21 milioni di euro per gli anni 2010, 2011 e 2012. Mi sembra di capire, anche dai conti che abbiamo fatto sul territorio (i parlamentari sono stati convocati dalla società), che la società, negli ultimi mesi, ha rinnovato completamente il CdA. Si tratta di un CdA che vuole lavorare per rilanciare l'aeroporto di Verona, l'aeroporto dell'area del Garda, attualmente in una situazione economica difficile, con delle idee ben chiare.
Per tale problematica mi attendo una risposta dall'onnipresente e anche capace sottosegretario Ceriani, per far sì che si dia una risposta ai territori. Non possiamo pensare che in momenti così difficili della nostra economia ci fermiamo alla burocrazia delle carte e che due o tre Ministeri non riescano a parlarsi. Per cui, mi auguro che la risposta sia positiva, perché altrimenti il rischio è veramente di un blocco totale dell'aeroporto.
L'altra questione, molto molto più importante, riguarda la concessione quarantennale dell'aeroporto di Montichiari. La prima istanza risale al 26 ottobre 1998: sono passati 14 anni, sono stati fatti milioni di interventi sia sullo scalo di Verona che sullo scalo di Montichiari (negli ultimi dieci anni 180 milioni di euro di investimenti) e ad oggi non c'è ancora la concessione. Ci sono state anche delle vicende giudiziarie. È stata rilasciata qualche anno fa la concessione quarantennale per l'aeroporto di Villafranca, ma siamo ancora fermi per la concessione dell'aeroporto di Montichiari.
Qui la competenza in mano ce l'ha sopratutto il Ministro dei trasporti, ma penso che sopratutto oggi, soprattutto con i dati che ci dicevano anche dello sviluppo del sistema aeroportuale e, in prospettiva, anche dell'Expo, c'è una realtà che sappiamo che è viva, che è quella della zona del Nord-Est, che è quella della zona del Garda e che potrebbe sicuramente attrarre notevolissimi visitatori. Oggi abbiamo assolutamente bisogno dello sblocco della concessione.
Questo significherebbe uno slancio e un rilancio definitivo dell'aeroporto nell'attrarre capitali privati o potenziali anche partner e anche perché poi, se c'è questo passaggio, anche la concessione e i costi di gestione sarebbero in capo all'ENAV, per cui queste sono le richieste che facciamo noi come parlamentari del territorio.
Sapendo quelle che sono le criticità di oggi, sapendo per esempio che oggi la pista è ancora in gestione militare, una pista che è lunga 3.100 metri, che potrebbe fare 45 passaggi e ne fa solo 14, lo sblocco di questa questione sicuramente consentirebbe veramente alla società - che si sta impegnando a tutti i livelli con persone molto preparate - di dare risposte in termini economici, in termini turistici e in termini posti di lavoro.
Per cui confido in lei e attendo la sua risposta per capire - oggi abbiamo approvato il decreto sviluppo - se veramente vogliamo dare una risposta all'economia e a chi vuol fare. Ci sono ancora oggi imprenditori in situazioni difficili che ci Pag. 102chiedono, con il sostegno degli enti pubblici, che stanno investendo in questa realtà, una risposta, per cui attendo dal sottosegretario di capire se darà una risposta a un territorio importante.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Vieri Ceriani, ha facoltà di rispondere.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il primo quesito sollevato dall'onorevole Montagnoli e dagli altri interpellanti riguarda le problematiche relative all'assunzione da parte dell'ENAV dei servizi relativi agli aeroporti soggetti al passaggio da status militare a status civile, tra i quali è compreso lo scalo di Verona.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha comunicato che si sono svolte due riunioni presso il Ministero della difesa, con i rappresentanti anche di ENAC e ENAV, rispettivamente in data 16 ottobre e 27 novembre ultimi scorsi. Sulla base della riunione del 27 novembre, al fine di dare certezze temporali per effettuare il previsto cambio di fornitore dei servizi, è stato convocato presso il MIT un apposito tavolo tecnico che ha predisposto il relativo schema di decreto che è stato esaminato nel corso della riunione tenutasi lo scorso 6 dicembre. In questa sede sono state formulate alcune osservazioni, ma si confida in una rapida definizione della questione.
Per quanto concerne le autorizzazioni di spesa di cui all'articolo 4-ter della legge n. 102 del 2009, per i necessari interventi di ammodernamento dell'infrastruttura e dei sistemi, al fine di assicurare la piena funzionalità dei servizi di navigazione aerea da parte dell'ENAV, il Ministero delle infrastrutture ha confermato che, per l'anno 2009, sono stati trasferiti 8,8 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2010 e 2011 sono stati trasferiti 21,1 milioni di euro, per l'anno 2012, lo stanziamento - inizialmente di 21,1 milioni di euro - è stato ridotto a 20,6 milioni di euro, ma il relativo decreto di trasferimento è in corso di registrazione.
Con riferimento al secondo quesito, che riguarda la concessione della gestione totale dello scalo di Brescia Montichiari, il dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ha proceduto alla verifica della solidità patrimoniale e delle prospettive reddituali della società richiedente l'affidamento della gestione totale. L'istruttoria condotta dalla Ragioneria generale dello Stato ha posto in evidenza le forti criticità finanziarie in cui versa la società di gestione aeroportuale interessata (Società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca Spa) che gestisce anche lo scalo di Verona.
Sono state rilevate, altresì, delle difformità piuttosto marcate tra le previsioni inserite nel Piano economico-finanziario e le risultanze economico-gestionali relative al periodo considerato (2007-2010) in termini di volume di traffico passeggeri e movimenti di cargo; l'attività di cargo rappresenta la vocazione specifica dello scalo in questione. Inoltre, non è stato ancora ufficializzato il nuovo Piano nazionale aeroporti previsto dall'articolo 698 del codice della navigazione, la cui emanazione è prevista entro il 31 dicembre prossimo venturo.
Solo a seguito dell'ufficializzazione del Piano nazionale aeroporti sarà possibile l'individuazione degli aeroporti di interesse nazionale rispetto a quelli di valenza locale. Il Ministero delle infrastrutture, comunque, ha precisato che l'iter istruttorio si è concluso e il relativo decreto approvativo sarà sottoposto alla firma dei Ministri competenti nei prossimi giorni.

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, diciamo che ne so quanto prima, ne sappiamo quanto prima. Relativamente alla problematica della torre di controllo sappiamo anche noi che si sono svolti degli incontri al Ministero. Prendo atto dei due incontri e di uno schema di decreto che dovrebbe essere pronto. Di queste riunioni fatte il 6 dicembre so solo che c'è una scadenza, che è il 1o gennaio Pag. 1032013. Avrei gradito che, oltre al fatto che ci sia uno schema di decreto pronto, con delle osservazioni si dicesse che si fa o c'è una proroga per sei mesi, per otto mesi, per un anno, ma è fondamentale che a chi gestisce la struttura si dica: guardate che verrà sistemato il tutto entro fine anno. Avendo un Governo che la settimana prossima si va a dimettere, ahimé non vorrei che questi schemi di regolamento e di decreto rimangano poi nel cassetto.
In altre parole, qui stiamo parlando non solo di Verona, ma anche degli altri cinque aeroporti, se non ci sarà un qualcosa di chiaro e definitivo prima di questa data, un provvedimento già approvato. In tal caso non do la responsabilità solo a questo Governo - è evidente che la responsabilità deriva da prima se il primo decreto è datato luglio 2010 -, ma la responsabilità è della parte politica e anche della parte burocratica, perché tante volte capita che i Ministeri non si parlano tra di loro e poi il problema lo vediamo sul territorio. Oggi dalla risposta del sottosegretario capisco che c'è uno schema di decreto che è lì.
Mi auguro che si capisca la situazione critica e che si arrivi urgentemente e velocemente alla definizione per Verona, per Ciampino e per gli altri aeroporti che hanno la problematica della torre di controllo e di questo passaggio della gestione dal militare al civile. Sarebbe assurdo trovarsi il 1o dicembre in questa situazione economica difficilissima, in cui le aziende scappano via e in cui perdiamo posti di lavoro tutti i giorni, e pensare che si chiudono aeroporti nelle ore notturne facendo un danno devastante al Paese e all'economia dei territori che ci sono. Per cui la speranza è che si definisca velocemente e si faccia questo schema di decreto per far sì che ci sia non solo il tempo necessario al passaggio dal militare al civile, ma sopratutto che ci siano delle certezze su questa tematica.
Prendo atto delle risorse, anche se sono stato un po' tagliate, e mi auguro anche in questo caso che il decreto venga approvato e che il Ministero dell'economia delle finanze non se lo tenga nel cassetto per le risorse. Relativamente alla questione più importante, che è la concessione quarantennale, l'ho detto anch'io prima nell'intervento che delle problematiche di gestione economiche e finanziarie ci sono state, è stato rinnovato completamente il consiglio di amministrazione, è stata cambiata anche la parte dirigenziale e stanno facendo tutta una serie di operazioni anche di spending review, di chiusura di alcune società satellite che facevano buchi di bilancio. C'erano e ci sono dei costi, che ci sono stati illustrati, abbondantemente sopra quella che è la media degli scali italiani, e alcuni contratti con dei gestori, che poi sono balzati all'onore delle cronache nazionali, che sono stati rescissi, il caso della Ryanair, per esempio, e dei cali.
Sono state scelte che evidentemente sono anche imputabili alla gestione precedente e che hanno fatto sì che si sia puntato su determinati vettori low cost che hanno fatto il danno di altre compagnie, visto che mi sembra che i numeri parlano di un calo di passeggeri di Meridiana di 180 mila e di Wind Jet attorno ai 40 mila. Sicuramente sono stati fatti degli errori a livello di struttura nel passato, ma dal maggio di quest'anno c'è una nuova società che sta mettendo i conti in regola. Sono stati fatti gli aumenti di capitale e c'è una stabilità finanziaria. Ecco, pertanto, il motivo per cui, se vogliamo dare il «la» definitivo, ci debba essere lo sblocco della concessione.
Da qui a fine mese ci sarà il piano degli aeroporti nazionali. Mi auguro e spero che sia previsto all'interno anche l'aeroporto Valerio Catullo e che venga data definizione, a distanza di 14 anni, delle concessioni. Se vogliamo uno sviluppo definitivo c'è assolutamente bisogno della concessione quarantennale. Ci sono dei movimenti, ci sono dei partner interessati allo sviluppo di ambedue gli scali, uno più passeggeri e l'altro più scalo merci, con delle prospettive veramente di crescita esponenziali a livello di economia e anche a livello di occupazione. Sappiamo oggi quanto siano importanti i posti di lavoro, per cui la speranza è che si definisca il piano degli aeroporti andando a vedere la Pag. 104società Valerio Catullo come è oggi gestita con le risorse che ha oggi a disposizione. Il territorio veramente darà una risposta positiva in questo, sia la società, sia gli enti pubblici che stanno investendo risorse in un momento in cui sappiamo che il Patto di stabilità mette assolutamente dei vincoli, ma perché credono in una realtà, che può dare sviluppo, può dare crescita di PIL, in una realtà come quella del Garda, che è un fiore all'occhiello in tutto il mondo.
Quindi, concludo signor Presidente, non potendo dirmi soddisfatto al cento per cento perché le risposte sono state assolutamente parziali. Confido solo nel lavoro del sottosegretario, che in questi giorni si definisca sia una cosa che anche l'altra e questo a tutela e a difesa di un territorio, a difesa del Nord-est che tanto sta dando a questo Paese in termini di tasse e di imposte e vuole, una volta per tutte, anche ricevere qualcosa sui territori.

PRESIDENTE. Quindi, è parzialmente soddisfatto.

(Iniziative in relazione alla vicenda di un contenzioso sviluppatosi tra Equitalia Pragma ed un'azienda abruzzese - n. 2-01781)

PRESIDENTE. L'onorevole Toto ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01781, concernente iniziative in relazione alla vicenda di un contenzioso sviluppatosi tra Equitalia Pragma ed un'azienda abruzzese (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DANIELE TOTO. Signor Presidente, l'interpellanza in oggetto fa seguito ad un atto di sindacato ispettivo, nella specie ad una interrogazione a risposta immediata, che parte degli interpellanti aveva proposto a luglio all'allora Ministro dei rapporti con il Parlamento, il quale era venuto a riferire in Aula attraverso la risposta, che era stata giudicata dagli interroganti assolutamente insoddisfacente, per taluni versi anche inconferente ed omissiva rispetto ai comportamenti che erano stati da lì indicati.
Si tratta di una azienda che ha avuto delle difficoltà attraverso i comportamenti di Equitalia Pragma, che sono stati senza dubbio, ad avviso degli interroganti, vessatori, che danno dei profili di responsabilità sia penale sia amministrativa davanti alla Corte dei conti. In tal senso, voglio ricordare che una delle motivazioni che hanno comportato la risposta del Ministro a luglio - che, devo dire, è stata talmente inconferente da spingere gli interroganti a chiedere al Presidente della Camera soddisfazione attraverso atto scritto - non prevedeva la possibilità che il debitore in oggetto aveva offerto di pagare attraverso compensazione.
Va fatta una piccola premessa: qui parliamo di una azienda che ha vinto tutti e tre i ricorsi tributari avverso Equitalia Pragma. In questi tre ricorsi tributari Equitalia Pragma aveva posto ipoteca sugli immobili dell'azienda. Stiamo parlando di una risposta nella quale Equitalia Pragma - perché il Ministro non ha fatto null'altro che leggere un foglio che gli era stato dato dal Ministero, e quindi comunque da Equitalia - sosteneva che imprevedibilmente la locale giustizia tributaria dava ragione al ricorrente. Nulla diceva circa il fatto che il ricorrente aveva offerto in compensazione dei crediti. Null'altro poteva fare, invece di andare a prendersi i crediti, che andare a mettere un vincolo pignoratizio su di un bene che era necessario per l'attività produttiva dell'azienda e, dopo aver messo il vincolo pignoratizio, non provvedeva ex lege né a vendere il bene, né a togliere il vincolo pignoratizio nei dieci giorni previsti dalla legge.
Culmine dell'arroganza: si veniva a dire in quest'Aula che quei dieci giorni erano un termine da considerarsi ordinatorio, perché l'Esecutivo e, quindi, Equitalia Pragma ha la possibilità di immaginare che i termini sono ordinatori. Siamo sempre lì: lo Stato pone termini ordinatori, che poi, invece, in realtà, sono perentori per quanto riguarda il contribuente. Pag. 105
Quindi, noi oggi siamo qui a ripetere i quesiti ai quali non è stata data risposta, in relazione, quindi, al fatto se le sentenze sono sentenze che vanno - lo ripeto - a imprevedibilmente dare ragione al contribuente, siamo a chiedere se i termini di dieci giorni per le ipoteche sono da considerarsi ordinatori per quanto riguarda Equitalia Pragma, siamo a chiedere perché Equitalia Pragma non ha provveduto a dare seguito al pagamento offerto dal debitore in oggetto e siamo a chiedere un'ispezione agli uffici di Equitalia Pragma da parte dell'Esecutivo.
Queste sono le motivazioni che ci hanno portato a presentare questa interpellanza urgente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Vieri Ceriani, ha facoltà di rispondere.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, riguardo alla questione sollevata dagli interpellanti, onorevoli Toto e Della Vedova, l'Agenzia delle entrate riferisce quanto segue: innanzitutto, evidenzia che l'azienda abruzzese di cui si tratta ha un debito nei confronti dello Stato per tributi e contributi superiore ad un milione di euro. Il merito della pretesa non è in contestazione, poiché i contenziosi tributari in corso tra l'azienda e Equitalia Pragma vertono unicamente su formalità attinenti alla riscossione (notifica delle cartelle a mezzo posta, ammissibilità dell'iscrizione ipotecaria in assenza di un preventivo avviso di intimazione).
L'azienda di cui trattasi aveva già ottenuto due rateizzazioni dall'agente della riscossione, decadendo da entrambe per mancato pagamento delle rate.
Ciò premesso, le attività compiute dall'agente della riscossione nei confronti dell'azienda sono state poste in essere nel rispetto delle esigenze di operatività aziendale della medesima.
Infatti, soltanto a fronte del mancato pagamento delle rate dei piani di rateazione concessi alla società, Equitalia Spa ha agito in via coattiva, ottemperando al proprio mandato istituzionale, ossia la riscossione di imposte e contributi non spontaneamente pagati. Peraltro, anche in sede coattiva, l'agente della riscossione ha proceduto con lo strumento del pignoramento, che consente all'azienda di continuare ad utilizzare i veicoli pignorati. Ciò a differenza di quanto sarebbe accaduto apponendo un fermo amministrativo sui beni medesimi, con conseguente divieto di circolazione per gli stessi. In termini generali, ciò significa che, a seguito del pignoramento, l'azienda può continuare a lavorare e, nel frattempo, presentare una nuova istanza di rateizzazione del debito.
D'altra parte, la legge non consente a Equitalia di rimanere inerte a fronte di un debito di oltre un milione di euro, in aumento per l'arrivo di nuovi carichi iscritti a ruolo, nonché di reiterati inadempimenti rispetto alle rateizzazioni concesse.
In merito alla presunta circostanza secondo cui l'azienda in questione avrebbe messo a disposizione dell'agente della riscossione alcuni crediti vantati nei confronti di un'altra azienda, sua debitrice, l'Agenzia precisa che nessuna somma è mai stata «posta nella disponibilità» dell'agente della riscossione, né vi è mai stata alcuna «cessione», poiché la cessione di credito è un contratto e - in quanto tale - avrebbe presupposto la volontà e la partecipazione del cedente, che non sono mai esistite. Infatti, la semplice diffida inviata dalla società in argomento alla ditta sua debitrice in data 6 luglio 2011 non può certamente ritenersi una cessione di credito notificata, né tantomeno un «titolo» giuridicamente spendibile che possa far addebitare a Equitalia Pragma Spa la mancata «apprensione» delle somme dovute.
Inoltre, non c'è stata alcuna inerzia da parte dell'agente della riscossione, poiché - nel periodo considerato - la società aveva una rateazione in corso, per cui Equitalia Pragma Spa non poteva effettuare alcun pignoramento della somma stessa, (in corso di rateazione all'agente della riscossione è infatti inibita qualsiasi azione esecutiva). Pag. 106
Nella fase in cui l'agente della riscossione ha avuto contezza della decadenza della società dalla rateizzazione per mancato pagamento di due rate consecutive, il credito era stato già pignorato da altri creditori della stessa società.
In relazione all'osservazione secondo cui Equitalia Pragma SpA avrebbe dovuto ignorare l'istanza di rateizzazione presentata dalla società e procedere alla vendita all'asta dei beni pignorati, l'Agenzia rappresenta che le istruzioni di Equitalia, dirette a non sospendere le procedure esecutive in presenza di un'istanza tardiva di dilazione, riguardano la sola espropriazione immobiliare, in quanto complessa e sottoposta a particolari forme di pubblicità, per evitare che vengano presentate richieste a scopo meramente dilatorio. Altra cosa è, invece, un'istanza presentata durante una procedura di esecuzione mobiliare, da una società con un debito importante che, tra l'altro, tramite il proprio legale, aveva contatti in corso con l'agente della riscossione, per la definizione di un nuovo piano di rateazione. A tal fine, infatti, il legale della predetta società aveva fissato con la struttura Equitalia di Pescara un appuntamento per il giorno 21 maggio 2012 al quale, tuttavia, non si è presentato.
L'Agenzia, a questo punto, ritiene utile ripercorrere le tappe di questa ultima vicenda. A seguito del pignoramento, effettuato il 23 novembre 2011, dopo 104 giorni, in data 6 marzo 2012 la società di cui trattasi ha presentato istanza di rateazione, con conseguente sospensione del termine nei rapporti tra pignorante e pignorato. La comunicazione di rigetto della rateazione, preceduta dal relativo preavviso, è stata inviata alla società con raccomandata nel giorno 8 agosto 2012 e risultante in giacenza presso il locale centro postale dal 14 agosto 2012. A causa del mancato ritiro della raccomandata, non risulta che la società abbia avuto ancora conoscenza del rigetto dell'istanza di rateazione, con conseguente permanere della sospensione del termine medesimo. In data 22 agosto 2012, l'agente della riscossione ha provveduto a notificare alla società, oltre alla revoca del pignoramento del 23 novembre 2011, un nuovo pignoramento per complessivi euro 119.955 ed un pignoramento presso terzi, relativo ad un credito di euro 2.810 per spese legali. In data 5 settembre 2012 e 7 settembre 2012, a seguito di regolare notifica degli avvisi di intimazione, l'agente della riscossione ha proceduto ad ulteriori pignoramenti di beni mobili e di beni mobili registrati della società in questione per complessivi euro 860.872.
Circa l'affermazione secondo cui sarebbe «aberrante, in un sistema tutto squilibrato a favore dell'amministrazione finanziaria, ritenere che il termine di 10 giorni, fissato dall'articolo 53 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 per la cancellazione, a cura del concessionario, della trascrizione di ipoteca, nei casi considerati dal legislatore», sia ordinatorio, l'Agenzia, preliminarmente, sottolinea che si tratta di cancellazione di pignoramento e non di ipoteca e, inoltre, segnala che il termine dei 120 giorni non è mai decorso e, quindi, la questione dell'ordinarietà del termine si pone solo in termini generali.
Circa la richiesta di cui al punto 1, l'Agenzia delle entrate e del territorio fa presente che i contenziosi tra l'agente della riscossione e la società in esame non riguardano l'ammontare o la debenza delle somme iscritte a ruolo, ma solo gli aspetti formali inerenti alla notifica della cartella a mezzo posta ed all'ammissibilità dell'iscrizione ipotecaria in assenza di un preventivo avviso di intimazione ex articolo 50, del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973.
Entrambe le questioni, che hanno visto varie oscillazioni nel panorama giurisprudenziale nazionale, sono state infine definite dalla Corte di cassazione in senso favorevole all'agente della riscossione, in quanto la notifica della cartella a mezzo posta è perfettamente legittima (tra le tante, Corte di cassazione, sentenza n. 11708 del 2011). Infatti, per l'iscrizione ipotecaria non occorre il previo avviso di intimazione ex articolo 50 sopra citato, poiché l'ipoteca è atto cautelare non esecutivo Pag. 107o preordinato all'esecuzione (Corte di cassazione, sentenza n. 10234 del 2012).
Il rispetto che gli interpellanti chiedono in relazione alle sentenze favorevoli alla società in argomento pronunciate dalla commissione tributaria provinciale di Pescara su tale problematica, non può certamente comportare la rinuncia agli atti da parte dell'agente della riscossione, che, alla luce della giurisprudenza citata della Suprema Corte, può ragionevolmente confidare nell'esito favorevole dei successivi gradi di giudizio.Né può ritenersi che tali pronunce su aspetti formali inibiscano all'agente della riscossione ulteriori iniziative nei modi e nei termini di legge per il recupero delle imposte e dei tributi non pagati. Infine si sottolinea che, nell'opposizione all'esecuzione proposta innanzi al tribunale di Pescara contro il citato pignoramento del 23 novembre 2011, il giudice dell'esecuzione ha rigettato la richiesta di sospensiva, non rinvenendo alcun profilo di illegittimità nelle attività poste in essere dall'agente della riscossione. In merito alla richiesta di «promuovere un'attività ispettiva presso gli uffici della sede di Pescara del concessionario per accertare la correttezza, la legittimità, la trasparenza, l'economicità e l'imparzialità delle procedure e delle decisioni che il medesimo adotta», la struttura di Equitalia Pragma Spa di Pescara è a disposizione per qualsiasi ispezione e per produrre alle autorità competenti tutta la documentazione relativa alle attività che l'agente della riscossione ha compiuto nei confronti della società di cui trattasi. L'unico criterio che ha seguito e che segue l'agente della riscossione è quello di tentare di recuperare coattivamente quanto dovuto e non spontaneamente pagato, ad evidente danno della collettività. Infine, a parere dell'Agenzia, non è chiaro quale sia il potenziale danno per lo Stato che Equitalia Spa porrebbe in essere nel tentare di recuperare un milione di euro di tasse e contributi evasi, laddove, in mancanza di tale attività di recupero, Equitalia e i suoi azionisti, ossia lo Stato stesso, sarebbero al contrario perseguibili dalla Corte dei conti per danno erariale.

PRESIDENTE. L'onorevole Toto ha facoltà di replicare.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, per utilizzare un aggettivo utilizzato dagli interpellanti e ribadito dal sottosegretario, ritengo che sia aberrante che un sottosegretario del Governo venga a dire in quest'Aula che la forma è cosa diversa dalla sostanza. La forma è sostanza, sottosegretario. La forma è sostanza nel diritto, la forma è sostanza nella vita e, nei casi che lei ha citato, Equitalia è stata condannata da una commissione tributaria provinciale e quindi da un magistrato, da un giudice, perché lo Stato, e quindi Equitalia, ben più degli altri è tenuto a rispettare la forma. Lungi da me andare a dire che il soggetto debitore non dovesse pagare. Ritengo che sia anche offensivo per la carica che ricopro. Naturalmente, quando ho detto che il debitore si era offerto di pagare attraverso la compensazione nulla ostava a questo. Non sto certamente difendendo un debitore che non paga le tasse. Sto dicendo un'altra cosa, ossia che la cessione di cui lei ha parlato non c'è stata, perché Equitalia è stata inerte e non ha risposto al debitore. Non ha risposto al debitore e ciò non ha significato quindi nessun atto propositivo, pertanto non era possibile che il debitore mettesse in essere un atto di cessione. Per quanto riguarda il fatto che non siano decaduti i centoventi giorni, sottosegretario, credo che sia assai discutibile che si possa ipotizzare che, pendente il termine di centoventi giorni, un'istanza di rateizzazione sulle cartelle avrebbe sospeso l'attività esecutiva, come Equitalia ha detto nel documento che lei ha letto. Questo perché, con circolare datata 15 aprile 2011, Equitalia medesima ha sostenuto che, ad eccezione delle istanze di rateizzazione tempestive, tutte le altre non sospendono le procedure esecutive già in corso. Vede, questo prescinde il caso singolo e io credo che lo Stato abbia il dovere di non apparire debole con i forti e forte con i deboli. Credo che lo Stato in questa situazione abbia il dovere di non fare la faccia feroce, come facevano i militari Pag. 108dell'esercito borbonico, ma di far vedere che è capace di rispettare la forma, perché sottosegretario la forma è sostanza. Le dico inoltre che certamente il sindacato ispettivo della Camera è forma e sostanza e sarebbe il caso, prima di venire qui, di avere delle informazioni migliori.
Inoltre e infine, ove non ci saranno ispezioni da parte dell'Esecutivo all'agenzia di Pescara di Equitalia Pragma, su istanza del singolo, del privato, certamente ce ne saranno da parte della magistratura e della Corte dei conti perché questa vicenda ha profili di illegittimità sia amministrativa che penale.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 17,53).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, anche se siamo ormai a pochi giorni dalla fine della legislatura, desidero, tramite suo, sollecitare il Governo ed in particolare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca a dare risposta, fra le tante interrogazioni a cui non ho ricevuto risposta, almeno ad una, quella presentata in data 19 aprile di quest'anno, relativamente alla situazione dell'ex ANSAS, oggi INDIRE, un'istituzione molto importante per quanto riguarda la scuola italiana e che credo sia meritevole di una risposta con riferimento ai problemi che avevo a suo tempo segnalato con questa interrogazione. Poiché la risposta è in forma scritta, chiederei, anche se ormai siamo a conclusione, un sollecito per avere almeno la risposta scritta.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, come ho anticipato stamattina, la Presidenza si è fatta carico di comunicare al Ministro per i rapporti con il Parlamento e al sottosegretario, appunto essendo ormai alla fine della legislatura, di verificare con i membri del Governo la possibilità di rispondere agli atti di sindacato ispettivo che sono ancora inevasi, per cui la sua sollecitazione certamente va nella direzione auspicata dalla Presidenza.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 18 dicembre 2012, alle 11,30:

1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (C. 5617-A).
- Relatori: Mariani, per l'VIII Commissione; Saglia, per la X Commissione.

(ore 15)

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (C. 5617-A).
- Relatori: Mariani, per l'VIII Commissione; Saglia, per la X Commissione.

La seduta termina alle 17,55.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5626 - odg 9/19 465 451 14 226 450 1 41 Appr.
2 Nom. odg 9/5626/24 471 423 48 212 22 401 39 Resp.
3 Nom. odg 9/5626/34 476 336 140 169 23 313 39 Resp.
4 Nom. odg 9/5626/38 480 407 73 204 53 354 38 Resp.
5 Nom. odg 9/5626/43 480 342 138 172 55 287 38 Resp.
6 Nom. odg 9/5626/47 482 347 135 174 50 297 38 Resp.
7 Nom. odg 9/5626/54 482 388 94 195 60 328 38 Resp.
8 Nom. odg 9/5626/55 480 343 137 172 57 286 38 Resp.
9 Nom. odg 9/5626/56 478 340 138 171 59 281 38 Resp.
10 Nom. odg 9/5626/63 481 402 79 202 45 357 38 Resp.
11 Nom. odg 9/5626/67 473 445 28 223 60 385 37 Resp.
12 Nom. odg 9/5626/69 478 413 65 207 48 365 37 Resp.
13 Nom. odg 9/5626/70 473 436 37 219 74 362 36 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/5626/75 472 401 71 201 51 350 36 Resp.
15 Nom. ddl 5626 - voto finale 447 316 131 159 261 55 34 Appr.
16 Nom. Doc. IV-quater, n. 24 352 230 122 116 209 21 33 Appr.