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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 732 di martedì 11 dicembre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 11,05.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 dicembre 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Boniver, Borghesi, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Gianni Farina, Renato Farina, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Leo, Lombardo, Lucà, Lupi, Mazzocchi, Migliavacca, Migliori, Milanato, Moffa, Mura, Pisacane, Rigoni, Paolo Russo, Stefani, Tenaglia, Valducci, Vernetti e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione della proposta di legge: Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione (A.C. 5603-A) (ore 11,11).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge: Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico e Lega Nord Padania ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Duilio, ha facoltà di svolgere la relazione.

LINO DUILIO, Relatore. Signor Presidente, la proposta di legge di cui oggi ci occupiamo in Aula è finalizzata a dare attuazione alla prima revisione delle norme in materia di bilancio presenti nella Pag. 2Carta costituzionale - a far data dall'entrata in vigore della stessa Carta - che ha recepito la legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, che abbiamo approvato in quest'Aula.
Peraltro, faccio presente che in precedenza queste norme erano state riviste limitatamente alla disciplina dei rapporti finanziari tra lo Stato e gli enti territoriali in occasione della riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione.
La legge costituzionale n. 1 del 2012, che richiamavo poc'anzi, è stata, come sappiamo, concepita nel quadro di una crisi economica e finanziaria di eccezionale gravità, che qualcuno ha definito la crisi più rilevante che si è verificata dopo la grande crisi del '29 del secolo scorso. Tra l'altro, è stato addirittura osservato che questa crisi supererebbe in termini di gravità la crisi del '29.
Quindi, per far fronte in termini di stabilità, cioè di controllo della finanza pubblica, a questa crisi eccezionale, come sappiamo, noi abbiamo approvato la legge n. 1 del 2012, che ha modificato la nostra Costituzione inserendovi il principio dell'equilibrio di bilancio e modificando in tal senso l'articolo 81, che disciplina la materia di bilancio. Tutto ciò è stato realizzato per tenere fede agli impegni assunti in ambito comunitario, in ambito europeo, per cui abbiamo costituzionalizzato queste regole di bilancio con l'intento di limitare il ricorso all'indebitamento e di garantire la sostenibilità del debito pubblico nel medio e nel lungo periodo, in coerenza con la recente revisione delle regole stabilite dal Patto di stabilità e crescita.
Garantire sostenibilità del debito nel medio e lungo periodo ha significato, come si vedrà poi nell'illustrazione dei contenuti di questa proposta di legge, fissare un obiettivo strutturale, che, quindi, tenga conto di alcune situazioni particolari, che saranno poi definite in sede di illustrazione degli articoli, e che si spinga oltre l'anno successivo di riferimento, perché, appunto, punta a conseguire questo risultato, ossia un obiettivo di equilibrio di medio termine.
Con questa mia introduzione al tema, perché poi ci sarà una seconda parte dedicata all'illustrazione più puntuale del contenuto degli articoli, vorrei semplicemente offrire più analiticamente un sintetico inquadramento, a livello del diritto dell'Unione europea e nazionale, del provvedimento che è stato, peraltro, già esaminato in Commissione.
La legge costituzionale n. 1 del 2012 - oggetto di una serie di progetti di legge, di cui uno presentato dal precedente Governo - ricordo che è stata definitivamente approvata dopo la nomina del Governo in carica, a conclusione di un intenso lavoro parlamentare svolto presso questo ramo del Parlamento. Il nucleo fondamentale della riforma è stato quello dell'introduzione - come già dicevo poc'anzi -, nella nostra Costituzione, del principio dell'equilibrio di bilancio, che vincola tutte le pubbliche amministrazioni e rappresenta lo strumento per assicurare, tenendo conto dell'andamento ciclico dell'economia, il pareggio del conto economico delle pubbliche amministrazioni, rilevante al fine del rispetto dei livelli di indebitamento e di debito pubblico indicati dal Patto di stabilità in attuazione dell'ordinamento comunitario.
Vorrei ricordare, come peraltro è stato già fatto anche dal sottoscritto in sede di approvazione della legge costituzionale n. 1 del 2012, che questa materia non è nuova nella nostra discussione parlamentare, perché se ne è parlato già in sede di Assemblea costituente. Interessante sarebbe andare a rivisitare la discussione che vi è stata in sede di Assemblea costituente, per perseguire e conseguire l'obiettivo del pareggio di bilancio e dell'equilibrio di bilancio. Tutta quella discussione portò all'approvazione dell'articolo 41, in particolare alla approvazione del quarto comma dell'articolo 81, quello che prevede la copertura delle leggi di spesa che vengono approvate. Insomma, tutta quella discussione venne finalizzata all'apprestamento di presidi che garantissero che ogni ulteriore spesa fosse coperta con una entrata o in qualche altro modo. Sono presidi che, bisogna riconoscere con onestà Pag. 3intellettuale, in verità non hanno funzionato alla perfezione, se non altro per il fatto che noi abbiamo accumulato un debito pubblico di particolare consistenza.
Comunque, facevo questo inciso semplicemente per ricordare che questa preoccupazione è una preoccupazione che nel nostro Paese viene da lontano: oltre ad averne parlato in sede di Costituente, vorrei ricordare che se ne è parlato nell'ambito della cosiddetta Commissione Bozzi, istituita nella IX legislatura, sia nell'ambito di una Commissione successiva, la cosiddetta Commissione De Mita-Iotti, nella XI legislatura. In entrambe queste occasioni fu proposta una riscrittura dell'articolo 81 della Costituzione, che introduceva, come già detto, il principio dell'equilibrio finanziario del bilancio limitatamente alla parte corrente.
La riforma di cui oggi noi ci occupiamo ha, tuttavia, una matrice, non solo di carattere storico, ma anche un contenuto specifico di impronta spiccatamente europea. Ciò che noi ci apprestiamo a fare, in questo caso, affonda le sue radici nel quadro comunitario, essendo intervenuto, come sappiamo, il principio di un equilibrio di bilancio di tutti i Paesi che hanno una moneta comune (che è l'euro) e quindi a questo ordinamento comunitario bisogna rifarsi e bisogna ispirarsi per quella che è la trama dei contenuti che caratterizzano poi la declinazione del principio costituzionale che abbiamo aggiornato e della legge costituzionale che abbiamo scritto. Questa è la ragione per cui oggi ci troviamo a discutere e auspicabilmente approvare una legge rinforzata che declina ciò che abbiamo scritto in Costituzione nell'aprile scorso approvando la legge costituzionale n. 1. Il riferimento comunitario evidentemente trae la sua origine dall'adozione del Trattato sull'Unione europea firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1o novembre 1993. A partire da quella data la legislazione nazionale in materia di bilancio ha assunto carattere via via più complesso e, in particolare, composito, derivante dal concorso di norme interne e di norme europee che rinviano le une alle altre e che solo unitariamente considerate consentono di ricostruire l'ordinamento contabile.
Vorrei ricordare, peraltro, che la crisi economica e finanziaria, e la sua progressiva estensione dai mercati finanziari ai debiti sovrani, ha costituito un potente fattore di accelerazione di quel processo di integrazione e ha determinato una importante riforma della governance economica europea che, come si vedrà, si pone sostanzialmente in una logica di continuità sul piano dei contenuti e reca, invece, importanti innovazioni sul piano - per così dire - delle modalità e delle procedure attraverso le quali assicurare il rispetto delle regole comuni.
Il rispetto delle regole comuni, comunque, si rifà alla bussola solita, alla bussola più importante, cioè la bussola del sistema che continua, infatti, ad essere costituita dal rispetto dei due noti parametri: il rapporto tra il disavanzo pubblico e il PIL (cioè il prodotto interno lordo) che non deve superare il 3 per cento e il rapporto tra il debito pubblico il prodotto interno lordo che non deve superare il 60 per cento.
Ora, mentre sul primo parametro noi siamo abbastanza a posto - diciamo così - e siamo abbastanza tranquilli da qualche anno, sul secondo parametro evidentemente abbiamo molta strada ancora da fare, pur avendo approvato alcune norme che ci impegnano a riportare sotto controllo e ad avvicinarci a questo parametro del 60 per cento del rapporto tra debito pubblico e PIL, viaggiando oggi il nostro debito intorno al 120 per cento, cioè esattamente il doppio di quello che dovrebbe essere.
Si tratta, cioè, di circa 2 mila miliardi di euro rispetto invece al 60 per cento (che dovrebbe essere intorno ai mille miliardi di euro), con una differenza di mille miliardi di euro da recuperare e che rappresenta appunto quel 60 per cento di cui dicevo prima (cioè è il doppio rispetto al 60 per cento), obiettivo fissato a suo tempo a Maastricht.
Vorrei osservare, inoltre, che si è cercato di rafforzare in questi anni soprat Pag. 4tutto il grado di vincolatività ed effettività delle regole, con problemi che peraltro abbiamo sperimentato - come sappiamo - perché qui si tratta non solo di agire su un versante procedurale, ma di incidere poi sui fenomeni reali e di toccare la carne viva - se così possiamo dire, signor Presidente - degli interessi e dei bisogni dei cittadini.
Ebbene, con questa legge rinforzata che noi andiamo ad approvare, e che peraltro possiamo tranquillamente dire qui - affidandone il compito al prossimo Parlamento - implicherà l'approvazione di una nuova legge di contabilità che supererà l'attuale legge n. 196 del 2009, si è cercato di rafforzare soprattutto il grado di vincolatività e di effettività delle regole attraverso il ricorso a procedure più rigorose e a meccanismi correttivi più tempestivi ed efficaci, nonché con un apparato sanzionatorio che si tende a sottrarre all'esercizio della discrezionalità politica.
A questo fine è sufficiente ricordare come, già con la riforma del Patto di stabilità e crescita intervenuta circa 15 anni fa, nel 1997, attraverso i regolamenti nn. 1466 e 1467 del 1997, fosse stata prevista una procedura di sorveglianza incentrata sulla verifica da parte delle istituzioni comunitarie del programma di stabilità, che doveva indicare come obiettivo di medio termine un saldo prossimo al pareggio o in attivo, e il percorso di avvicinamento a tale obiettivo, nonché l'andamento previsto del rapporto tra debito pubblico e PIL che richiamavo prima.
Questa riforma, tuttavia, non ha impedito che la recente crisi trovasse un numero considerevole di Paesi dell'Unione economica e monetaria - non solo l'Italia dunque - impreparati in quanto affetti da disavanzi e da debiti pubblici ben superiori ai parametri di Maastricht. Per quanto riguarda l'Italia - Presidente, mi conceda cinque minuti, poi vedrò di concludere questa prima parte - la risposta alla riforma del Patto di stabilità del 1997 è stato il riconoscimento, da parte della legge 25 giugno 2008 n. 208, della centralità della programmazione imperniata sul documento di programmazione economico-finanziaria.
Si tratta di una scelta sicuramente corretta e coerente con il quadro europeo, ma non ancora completa e insufficiente, come peraltro l'esperienza si è incaricata di dimostrare, in quanto inidonea ad assicurare il rispetto degli obiettivi stabiliti in sede di programmazione delle compatibilità finanziarie derivanti dal Patto di stabilità. Altri problemi sono nati peraltro sul piano finanziario in occasione della riforma del Titolo V della Costituzione, in seguito alla quale, fermandosi ad una rilevazione empirico statistica, si è rilevata una crescita considerevole della spesa delle regioni e degli enti locali, al di fuori di un quadro organico che prevedesse la definizione di fabbisogni e di costi standard, nonché si è rivelato un conseguente parallelo decremento della spesa statale.
Il Patto di stabilità interno si è a questo proposito dimostrato idoneo a limitare i danni, ma con modalità in molti casi piuttosto grossolane - pensiamo, per esempio, agli enti virtuosi e alla loro impossibilità di utilizzare gli avanzi di bilancio -, intervenendo inoltre non ex ante, incidendo sui meccanismi di spesa, ma solo ex post, cioè ponendo limiti di carattere quantitativo. Per quanto riguarda i costi e i fabbisogni standard, solo di recente, con la disciplina del federalismo fiscale, si è cominciato ad affrontare una problematica che già da tempo avrebbe meritato un'attenta considerazione. Comunque credo sia necessario avviare una seria riflessione sull'esperienza applicativa del Patto di stabilità interno, non solo per ciò che dicevo poc'anzi, ma perché penso che sia maturo il tempo di una sua riscrittura al fine di conseguire, da una parte, l'obiettivo di avere un andamento della finanza degli enti territoriali compatibile con ciò che abbiamo stabilito a livello comunitario, ma, nello stesso tempo, al fine di avere un Patto di stabilità che permetta a regioni ed enti locali di uscire da una condizione che oggi li vede in grandissime difficoltà al fine di soddisfare i bisogni dei cittadini. Pag. 5
Un recente impulso alla razionalizzazione e al rafforzamento delle regole di finanza pubblica - vorrei ricordarlo anche qui - è venuto dalla legge n. 196, che abbiamo approvato in questo Parlamento tre anni fa e che concerne la nuova normativa generale in materia di contabilità e finanza pubblica. È una legge che ha, in particolare, incluso per la prima volta, tra i documenti di programmazione, il programma di stabilità da presentare in sede europea, prevedendo la previa trasmissione dello stesso al Parlamento e alla Conferenza per il coordinamento della finanza pubblica. I rapporti tra la programmazione europea e la programmazione nazionale sono stati quindi al centro di due comunicazioni della Commissione europea del 2010, che hanno sostanzialmente avviato il processo di riforma della governance europea, destinato poi a concretizzarsi con l'adozione di ben sei atti normativi ordinamentali, il cosiddetto Six pack, di contenuto più esteso.
Questi atti, oltre a disciplinare, per quanto riguarda il coordinamento delle politiche economiche nazionali, il cosiddetto semestre europeo, riconducendo ad un quadro unitario la programmazione nazionale e quella europea, rivedono la disciplina del Patto di stabilità e crescita al fine di accrescerne il rigore e introducono una procedura di sorveglianza degli squilibri economici. Inoltre, attraverso una direttiva, vengono rafforzate le procedure, le regole e le istituzioni inerenti alla conduzione delle politiche di bilancio. Il semestre europeo è stato recepito tempestivamente nel nostro Paese attraverso la legge n. 39 dell'anno scorso, del 2011, legge che è stata frutto di una iniziativa parlamentare e che ha realizzato la fusione tra procedure di programmazione nazionale e procedure di programmazione europea, enfatizzando il legame tra stabilità e crescita e focalizzando su di esso l'esame parlamentare dei documenti di bilancio.
La riforma costituzionale che oggi noi abbiamo all'esame si propone di attuare, sotto il profilo temporale e politico, una serie di obiettivi del tutto coerenti con quanto dicevamo prima e ha la sua origine nel cosiddetto Patto Euro plus, adottato l'11 marzo del 2011 attraverso una dichiarazione dei Capi di Stato e di Governo dell'Eurozona e sottoscritto anche da altri cinque Paesi dell'Unione europea.
Con questo Patto di stabilità gli Stati si impegnavano a trasporre nel proprio ordinamento le regole di bilancio stabilite dal Patto di stabilità e crescita con facoltà di scegliere lo strumento giuridico al quale ricorrere, purché esso presentasse una natura giuridica sufficientemente vincolante e duratura, come la Costituzione o la legge quadro, nonché l'esatta formulazione della regola, che comunque doveva risultare idonea ad assicurare la disciplina fiscale sia a livello nazionale che subnazionale.
Vorrei ricordare che il Governo pro tempore dimostrò da subito di propendere per un'attuazione estremamente rigorosa del Patto euro plus e che, già nel corso di un'audizione svolta il 29 marzo 2011 presso la Commissione bilancio della Camera, il Ministro Tremonti evidenziò l'esigenza di avviare una discussione sulla costituzionalizzazione delle regole europee di bilancio.

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, la prego di concludere.

LINO DUILIO, Relatore. Ho concluso, signor Presidente.
Coerentemente, dopo averla preannunziata nel corso di comunicazioni alle Commissioni e alle due Camere, l'11 agosto successivo venne comunicata l'intenzione di promuovere una riforma costituzionale. Nel mese di settembre lo stesso Ministro presentò il disegno di legge volto ad introdurre nella Costituzione il principio del pareggio di bilancio.
Nel corso dell'esame parlamentare la riforma costituzionale è stata articolata in modo da risultare idonea a consentire il recepimento del Patto di bilancio (il cosiddetto fiscal compact), contenuto nel Trattato di stabilità sul coordinamento e sulla governance dell'Unione economica e monetaria sottoscritto il 2 marzo 2012 da Pag. 6venticinque Stati membri dell'Unione europea, quando già peraltro la medesima riforma era già stata approvata in prima lettura dai due rami del Parlamento.
Questo adeguamento appare, in particolare, consentito dall'articolo 5 della legge costituzionale n. 1 del 2012, che ho richiamato, cui si rifà la nostra legge rinforzata, che disciplina le procedure e prevede i passaggi. Lo vedremo durante l'esame degli articoli e, quindi, vado a concludere, perché ho già abusato del suo tempo.

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, deve concludere...

LINO DUILIO, Relatore. Signor Presidente, vorrei solo dire due cose telegraficamente in chiusura. Noi ci stiamo impegnando, con estremo rigore, puntualità e solerzia, ad approvare una normativa coerente con il quadro comunitario. Questa legge rinforzata ne è una ulteriore riprova, se ce ne fosse bisogno. Ovviamente, si tratta di recepire ciò che è stato stabilito a livello comunitario, di adeguarsi a ciò che è stato stabilito a livello nazionale e di plasmarlo rispetto al contesto nazionale con quella necessaria flessibilità che, rispettando puntualmente quanto l'ordinamento comunitario prevede, consenta evidentemente al Parlamento nazionale e al Governo di adottare le politiche conseguenziali. In questo senso, abbiamo inserito nelle norme, sempre rispettando anche la dizione letterale comunitaria, delle possibilità che io credo ci permettano di non rimanere «strangolati» - se così possiamo dire - dentro questo quadro...

PRESIDENTE. La ringrazio...

LINO DUILIO, Relatore. ... e auspicando che, con la stessa solerzia, a livello comunitario si proceda nello stesso senso anche per quanto riguarda l'altro cespite fondamentale, che è quello della crescita, se non si consegue il quale credo che queste regole da sole saranno non sufficienti a ottenere i risultati che tutti vogliamo.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, in sostituzione del secondo relatore, il presidente della V Commissione (Bilancio), onorevole Giancarlo Giorgetti.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, la proposta di legge rinforzata all'esame dell'Assemblea si compone di ventuno articoli divisi in otto Titoli, confermando integralmente l'impostazione del testo della proposta di legge esaminata in sede referente dalla Commissione bilancio.
Nel complesso, mi sembra doveroso segnalare che l'esame svolto dalla Commissione, pur essendo contenuto in uno spazio temporale ristretto, ha dato buoni frutti e si è avvalso degli esiti di una breve indagine conoscitiva mirata, nella quale sono stati sentiti i rappresentanti delle istituzioni coinvolte nel gruppo di lavoro che ha effettuato una istruttoria preliminare (Banca d'Italia, Corte dei conti, ISTAT), nonché un rappresentante della Direzione generale affari economici e finanziari della Commissione europea.
La Commissione si è, inoltre, giovata della costante interlocuzione con i rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze, avvalendosi della collaborazione delle strutture tecniche del Ministero e della instaurazione di un confronto anche informale con il Ministro dell'economia Grilli. Nel complesso, sono state approvate trentatré proposte emendative che non hanno intaccato l'impianto originario della proposta di legge presentata dai rappresentanti di tutti i gruppi presenti nella Commissione bilancio, ma hanno rivisto in modo anche significativo alcuni snodi importanti della proposta, modificando in particolare le norme relative all'applicazione della normativa costituzionale degli enti territoriali, la disciplina del contenuto del bilancio dello Stato e l'istituzione dell'organismo indipendente competente in materia di analisi e verifica degli andamenti di finanza pubblica.
Le modifiche hanno tenuto conto, oltre che delle esigenze emerse nel corso del dibattito in Commissione, di tematiche segnalate dagli auditi nel corso dell'indagine Pag. 7conoscitiva svolta, recependo altresì spunti presenti nei progetti di legge di iniziativa parlamentare presentati presso l'altro ramo del Parlamento.
Venendo al contenuto della proposta all'esame dell'Assemblea, segnalo in primo luogo che il Titolo I individua l'oggetto della legge e le definizioni utilizzate nel provvedimento. In particolare, l'articolo 1 specifica il carattere rinforzato della legge, che dovrà essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti di ciascuna Camera. Questa accresciuta forza passiva della legge, richiesta tra l'altro prima dal Patto euro plus poi dal fiscal compact, comporta che - come espressamente indicato dal comma 2 - essa potrà essere modificata solo da future leggi ordinarie approvate con la medesima procedura e non, in particolare, da singole disposizioni di leggi ordinarie eventualmente approvate a maggioranza assoluta. Servirà, dunque, una nuova legge rinforzata.
L'articolo 2 reca le definizioni utilizzate nell'ambito della legge, in molti casi rinviando per la precisazione della portata dei diversi istituti a quanto previsto nell'ordinamento dell'Unione europea, con ciò consentendo alla legge di recepire, senza la necessità di modifiche, eventuali mutamenti della normativa europea.
Per quanto riguarda la portata delle regole, l'orizzonte di riferimento è costituito dalle pubbliche amministrazioni che rientrano nello specifico elenco redatto secondo i criteri del SEC95. A tale proposito, nel corso dell'esame in sede referente, si è ritenuto opportuno precisare che la redazione dell'elenco delle amministrazioni pubbliche sia effettuato con le procedure e gli atti previsti dalla normativa contabile, anziché, ai sensi della medesima normativa, utilizzando una dizione che sostanzialmente si attaglia all'attuale modalità di individuazione delle amministrazioni pubbliche, non cristallizzando tuttavia le procedure esistenti. Si è inoltre ritenuto opportuno introdurre una definizione di saldo netto da finanziare o da impiegare, cui si fa riferimento negli articoli 14 e 15, riproducendone sostanzialmente l'analoga definizione contenuta nella legge di contabilità.
Per quanto riguarda il Titolo II, che si compone degli articoli da 3 a 6, esso si riferisce all'equilibrio dei bilanci e alla sostenibilità del debito delle amministrazioni pubbliche. L'articolo 3 introduce la definizione dell'equilibrio dei bilanci per il complesso delle pubbliche amministrazioni, da assicurare in coerenza con l'ordinamento dell'Unione europea di cui alla nuova formulazione dell'articolo 97 della Costituzione.
Nel corso dell'esame in Commissione sono state approvate due modifiche parallele riferite agli articoli 3 e 4, specificando che le amministrazioni pubbliche concorrono tra loro nell'assicurare rispettivamente l'equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico. L'equilibrio coincide con l'obiettivo di medio termine determinato ai sensi del Patto di stabilità e crescita, così come modificato dal six pack. In base al medesimo Patto tale obiettivo, calcolato in termini di saldo del conto consolidato delle pubbliche amministrazioni corretto per tenere conto degli effetti del ciclo economico e al netto delle misure una tantum, va da un minimo del meno 1 per cento del prodotto interno lordo al pareggio o all'avanzo, mentre il cosiddetto fiscal campact restringe tale valore per i Paesi più indebitati allo 0,5 per cento del prodotto interno lordo. Ricordo che attualmente l'obiettivo di medio termine per il nostro Paese è il pareggio di bilancio in termini strutturali. La disposizione precisa altresì che l'equilibrio si intende raggiunto se sia rispettato il percorso di avvicinamento all'obiettivo di medio termine.
L'articolo 4 reca le disposizioni attuative del nuovo primo comma dell'articolo 97 della Costituzione, ai sensi del quale le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l'ordinamento dell'Unione europea, assicurano la sostenibilità del debito pubblico. A tale proposito, la disposizione stabilisce che i documenti di programmazione prevedano obiettivi relativi al rapporto tra debito pubblico e prodotto interno Pag. 8lordo coerenti con la regola europea contenuta nel six pack e ribadita nel fiscal compact relativa alla riduzione della quota del debito pubblico eccedente il 60 per cento del prodotto interno lordo ad un ritmo annuale medio nel triennio pari ad almeno un ventesimo della medesima eccedenza. Al fine di controllare il livello del debito, si vieta il ricorso all'indebitamento per realizzare operazioni sulle partite finanziarie, che non rilevano ai fini dell'indebitamento netto, salvo il caso della necessità di fare fronte ad eventi eccezionali, per i quali si ricorrerà comunque alla specifica procedura di autorizzazione disciplinata dalla legge.
Con l'approvazione di un emendamento nel corso dell'esame in sede referente si è chiarito che il rispetto della regola relativa alla riduzione del debito pubblico dovrà tenere conto, oltre che dei parametri di carattere numerico, anche della disciplina in materia di fattori rilevanti prevista dai regolamenti dell'Unione europea, che è volta a temperare la rigidità della regola numerica in considerazione delle peculiarità dei contesti nazionali, ed è il caso evidentemente dell'Italia.
L'articolo 5, in attuazione dell'articolo 5, comma 1, lettera e), della legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, reca una regola generale sulla spesa.
Si tratta di uno degli aspetti del provvedimento per i quali sono state introdotte sensibili innovazioni rispetto al testo presentato. Il testo originario, infatti, oltre alla regola di carattere generale secondo la quale il tasso programmato della spesa non può eccedere il tasso di riferimento stabilito in base alla normativa europea, prevedeva specifiche regole sulla spesa per lo Stato e per gli enti territoriali.
Nel corso dell'esame in sede referente si è, tuttavia, deciso di non prevedere tale ulteriore specificazione, lasciando maggiore flessibilità in sede di adozione dei documenti di programmazione finanziaria e di bilancio, mantenendo solamente la soglia di regola europea, con la fissazione di un tasso programmato di spesa delle amministrazioni pubbliche, che peraltro non è riferito alla spesa in termini nominali e non è più articolato per singoli sottosettori.
La funzione di monitoraggio è ora intestata al Ministero, anziché al Ministro, dell'economia e delle finanze, e si stabilisce che sia trasmessa una relazione nel caso di previsione del superamento del livello (o meglio del tasso) programmato, anziché nel caso si sia verificato il rischio tale superamento. Tenendo conto anche di quanto emerso nel corso dell'istruttoria legislativa, si precisa che la relazione evidenzi le eventuali misure correttive da adottare al fine di conseguire gli obiettivi programmati.
L'articolo 6 dà attuazione al secondo comma del nuovo articolo 81 della Costituzione, che consente il ricorso all'indebitamento strutturale al verificarsi di eventi eccezionali, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei relativi componenti.
L'articolo 5, comma 1, lettera d), della legge costituzionale prevede che siano definiti quali eventi eccezionali le gravi recessioni economiche, le crisi finanziarie e le gravi calamità naturali e che il ricorso all'indebitamento avvenga sulla base di un piano di rientro. Le disposizioni della legge costituzionale recepiscono i margini di flessibilità consentiti dalla normativa europea, che consentono scostamenti dagli obiettivi di medio termine o dal percorso di avvicinamento a tali obiettivi in presenza di eventi eccezionali.
Rispetto al testo presentato, in sede referente si è deciso di non richiamare espressamente tra gli eventi straordinari quelli relativi alla difesa e alla sicurezza del Paese, che comunque potranno essere considerati eventi eccezionali ricorrendo le circostanze di carattere generale previste dalla lettera b) del comma 2 dell'articolo 6.
Si è precisato altresì che la relazione presentata dal Governo nel definire il piano di rientro ne commisuri la durata alla gravità degli eventi eccezionali, escludendo un riferimento al tasso minimo di correzione, contenuto nei principi comuni elaborati dalla Commissione europea per l'applicazione Pag. 9del fiscal compact, anche in considerazione della possibilità che la normativa europea sia soggetta a modifiche.
Al comma 4, recependo una condizione formulata dalla Commissione affari costituzionali, si è soppresso l'inciso che limitava al Governo l'iniziativa dei provvedimenti che utilizzino le risorse eventualmente derivanti dall'ulteriore indebitamento. Si è infatti ritenuto che la formulazione utilizzata potesse prefigurare un limite all'iniziativa legislativa non compatibile con la Carta costituzionale.
Il Capo III, recante gli articoli 7 e 8, è relativo al meccanismo di correzione.
L'articolo 7, anch'esso modificato nel corso dell'esame in sede referente, dispone che, qualora nel corso dell'esercizio finanziario si presenti il rischio di uno scostamento, il Governo riferisca alle Camere, alla stregua di quanto sostanzialmente già previsto a legislazione vigente dall'articolo 10-bis, comma 6, della legge di contabilità e finanza pubblica. Nel testo iniziale ci si riferiva, invece, a comunicazioni da rendere alle Camere, prefigurando una specifica modalità di informazione del Parlamento.
L'articolo 8, che è il cuore del provvedimento, disciplina invece il meccanismo di correzione degli scostamenti rispetto agli obiettivi di finanza pubblica, previsto dall'articolo 5, comma 1, lettere c) e d), della legge costituzionale n. l del 2012, finalizzato a contenere il deficit di bilancio. La presenza di un meccanismo correttivo automatico è richiesta, in particolare, dall'articolo 3, paragrafo 1, lettera e), del fiscal compact. Nel testo iniziale dell'articolo la soglia dello scostamento rilevante era definita, in conformità a quanto previsto dalla normativa europea, prevedendo che il meccanismo di correzione si attivi in presenza di una deviazione corrispondente ad almeno lo 0,5 per cento del prodotto interno lordo riferita al risultato dell'esercizio precedente ovvero, in termini cumulati, a quella dei due esercizi precedenti. Nel corso dell'esame in sede referente si è tuttavia deciso di inserire un rinvio mobile alla normativa europea e a quanto previsto dagli accordi internazionali, quale, in particolare, il cosiddetto fiscal compact. La modifica non altera la sostanza della disposizione, consentendo tuttavia di recepire in modo automatico eventuali modifiche che intervenissero in sede di normativa dell'Unione europea.
Qualora tali scostamenti registrati si riflettano anche sugli obiettivi per l'anno corso e gli anni successivi compresi nel periodo di programmazione, il Governo è tenuto a evidenziarne le cause e l'entità e ad indicare le misure correttive tali da assicurare il ritorno all'obiettivo programmatico entro l'anno successivo a quello in cui si è rilevato lo scostamento. Le correzioni sono indicate nei documenti di programmazione finanziaria e di bilancio, che provvedono anche a definirne la ripartizione tra i diversi sottosettori delle pubbliche amministrazioni.
In conformità con quanto previsto dai principi comuni elaborati dalla Commissione europea, si prevede che le deliberazioni parlamentari che autorizzano il ricorso all'indebitamento possano disporre la sospensione dell'operatività del meccanismo di correzione sino all'esercizio precedente a quello a decorrere dal quale si avvia l'attuazione del piano di rientro di cui all'articolo 6.
Il Capo IV, relativo all'equilibrio di bilancio delle regioni e degli enti locali e al concorso dei medesimi alla sostenibilità del debito pubblico, reca gli articoli da 9 a 12. Si tratta di disposizioni alle quali è stata dedicata particolare attenzione nel corso dell'esame in sede referente, considerando le difficoltà affrontate dagli enti territoriali che, negli ultimi anni, hanno contribuito in modo significativo alla stabilizzazione della finanza pubblica del nostro Paese.
L'articolo 9, comma 1, definisce il concetto di equilibrio dei bilanci che le regioni e gli enti locali sono tenuti a rispettare. Si prevede, inoltre, l'obbligo di recupero dell'eventuale squilibrio riscontrato nei saldi rispetto agli obblighi indicati dal comma 1, nel triennio successivo rispetto a quello in cui si è realizzato lo squilibrio, in maniera analoga a quanto già previsto dal testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti Pag. 10locali, nonché le modalità di utilizzo di eventuali saldi positivi di bilancio, stabilendo che l'utilizzo degli stessi, ai fini di finanziamento delle spese di investimento, possa avvenire ai sensi del successivo articolo 11.
Il comma 5, rinovellato, stabilisce la possibilità di prevedere obblighi ulteriori per gli enti territoriali rispetto a quelli previsti dal provvedimento in materia di concorso al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica. In tal modo, viene fatta salva la possibilità di prevedere obblighi analoghi a quelli attualmente previsti nel Patto di stabilità interno. Però, in Commissione, rispetto al testo iniziale, è stata introdotta, innanzitutto, una disposizione relativa alle sanzioni da applicare nel caso di mancato conseguimento dell'equilibrio, precisando altresì che il ripristino di tale equilibrio può realizzarsi anche attraverso la previsione di specifici piani di riequilibrio. Quest'ultima precisazione è intesa a introdurre un elemento per consentire un migliore coordinamento delle disposizioni del provvedimento in esame con la procedura di riequilibrio prevista in caso di predissesto dal decreto-legge n. 174 del 2012, recentemente approvato in via definitiva dalla Camera. I termini assai ampi previsti in tale procedura - dieci anni - sono, infatti, incompatibili con il rispetto della norma di carattere generale di cui all'articolo 9, comma 2, che richiede l'adozione di misure di correzione che assicurano un recupero entro il triennio successivo.
Un'altra modifica importantissima apportata in sede referente in Commissione è l'introduzione del principio di virtuosità dei comuni per quanto riguarda, appunto, il Patto di stabilità interno che, in questo modo, viene costituzionalizzato nella legge rinforzata.
L'articolo 10 disciplina l'accesso al debito da parte degli enti territoriali. In particolare, il comma 1 afferma che tale accesso è consentito solo per finanziare spese di investimento e il comma 2 prevede l'obbligo di adozione di piani di ammortamento per il rimborso del debito, con evidenziazione delle obbligazioni che incidono sui singoli esercizi e sulle corrispondenti modalità di copertura. Il comma 3 prevede una procedura di intesa a livello regionale per consentire che l'accesso al debito dei singoli enti avvenga nei limiti consentiti dalla necessità di assicurare l'equilibrio complessivo a livello di comparto regionale, misurato in termini di cassa. Il comma 4 disciplina il caso di mancato rispetto degli equilibri a livello regionale, prevedendo il recupero degli scostamenti nell'esercizio successivo a carico degli enti che non hanno rispettato il proprio vincolo. Le modifiche introdotte nel corso dell'esame in sede referente hanno carattere prevalentemente formale.
L'articolo 11 disciplina il concorso dello Stato al finanziamento dei livelli essenziali e delle funzioni fondamentali nelle fasi avverse del ciclo o al verificarsi di eventi eccezionali. In particolare, il comma 1 prevede l'istituzione di un Fondo straordinario, alimentato da quota parte delle risorse derivanti dal ricorso dello Stato all'indebitamento consentito nelle fasi avverse del ciclo. Il comma 2 prevede che ulteriori risorse siano destinate al Fondo in caso di eventi di carattere eccezionale tali da determinare scostamenti temporanei rispetto agli obiettivi programmatici. Anche in questo caso si tiene conto delle conseguenze degli eventi eccezionali sulla finanza degli enti territoriali. Il comma 3 prevede modalità di determinazione dei criteri di riparto del Fondo. Nel corso dell'esame in sede referente, si è precisato che nel riparto del Fondo si dovrà tenere conto della quota di entrate proprie di ciascun ente influenzata dall'andamento del ciclo economico e degli effetti degli eventi eccezionali sulla finanza degli enti territoriali.
L'articolo 12 disciplina il concorso delle regioni e degli enti locali alla sostenibilità del debito pubblico. In particolare, il comma 1 prevede l'obbligo di concorso degli enti territoriali alla sostenibilità del debito delle pubbliche amministrazioni, secondo modalità definite con legge dello Stato in base ai principi stabiliti dalla proposta di legge in esame. Il comma 2 dispone che, nelle fasi favorevoli del ciclo Pag. 11economico, sia determinata la misura del contributo del complesso dei predetti enti al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato, a valere sulle maggiori entrate locali derivanti dal ciclo. È - diciamo così - l'intervento speculare rispetto al concorso dello Stato nelle fasi sfavorevoli. Tale contributo è incluso tra le spese finali e soggetto all'obbligo di pareggio rispetto alle entrate finali, ai sensi dell'articolo 9, comma 1, lettera a), mentre non è richiamata la lettera b) e, pertanto, le spese in questione devono ritenersi escluse dal calcolo riguardante l'obbligo del pareggio di parte corrente.
Il comma 3 prevede modalità di determinazione dei criteri di riparto del contributo di cui al comma 2 e, come per l'articolo 11, nel corso dell'esame in sede referente, si è precisato che nel riparto del Fondo si dovrà tenere conto della quota di entrate proprie di ciascun ente influenzata dall'andamento del ciclo economico. Il Capo V reca il solo articolo 13, che definisce il concetto di equilibrio del bilancio che le amministrazioni pubbliche non territoriali che adottano la contabilità finanziaria sono tenute a rispettare. In particolare, il comma 1 prevede che l'equilibrio sia conseguito qualora, sia nella fase del bilancio di previsione che nella fase di rendiconto, si registri un saldo in termini di cassa e di competenza in pareggio o positivo. Tale saldo è calcolato a livello di spese finali. Sono fatti comunque salvi i limiti ulteriori all'utilizzo dell'avanzo posti dalla normativa statale. Il comma 2 demanda alla legge dello Stato la definizione del principio dell'equilibrio di bilancio per gli enti che adottano esclusivamente la contabilità economico-patrimoniale. Il comma 3, analogamente all'articolo 9, comma 4, per quanto concerne gli enti territoriali, stabilisce che con legge dello Stato possono essere stabiliti ulteriori criteri per il conseguimento dell'equilibrio dei bilanci degli enti non territoriali. Tali criteri possono riguardare specifiche categorie di amministrazioni. La legge potrà inoltre stabilire i criteri per il recupero dei disavanzi. Quanto all'esame in sede referente, esso ha in primo luogo portato alla codificazione di una regola prudenziale in base alla quale l'avanzo di amministrazione può essere utilizzato nella misura di quanto effettivamente realizzato solo dopo l'approvazione del rendiconto che ne accerti la misura e nel rispetto di ulteriori condizioni e limiti previsti dalla legge ordinaria. Come per gli enti territoriali, si esplicita anche la presenza di sanzioni in relazione al mancato conseguimento dell'equilibrio. Il Capo VI, relativo al bilancio dello Stato, reca gli articoli 14 e 15. L'articolo 14 definisce il principio dell'equilibrio del bilancio dello Stato, stabilendo che esso corrisponda al valore del saldo netto da finanziare coerente con gli obiettivi programmatici di equilibrio stabiliti all'articolo 3. Nel corso dell'esame in sede referente è stato precisato che la legge di bilancio indica il valore di tale equilibrio nel triennio di riferimento, mentre la legge di rendiconto indica il saldo netto da finanziare effettivamente conseguito nell'anno di riferimento e dà autonoma evidenza degli eventuali scostamenti, le ragioni dei quali devono essere contenute nella relazione allegata al rendiconto medesimo. Si è stabilito inoltre espressamente che i nuovi o maggiori oneri recati dalla legge di bilancio debbano essere compatibili con il rispetto dell'equilibrio di bilancio fissato nella medesima legge. L'articolo 15 disciplina il contenuto della legge di bilancio. Si rileva preliminarmente che con l'articolo in esame si provvede ad unificare in un unico testo gli attuali contenuti della legge di stabilità e della legge di bilancio previsti dalla vigente legge di contabilità nazionale. Nel corso dell'esame in sede referente, è stato previsto che la legge di bilancio si divida in due sezioni distinte. Per ciascuna delle due sezioni, sono introdotti una serie di principi cui la legislazione contabile dovrà conformarsi nel disciplinare puntualmente la legge di bilancio, rinviando alla legislazione contabile ordinaria le modalità attuative e gli ulteriori eventuali vincoli ed obiettivi della legge stessa. In tal modo viene sancito un duplice livello di valenza dei contenuti della legge di bilancio, uno di carattere generale rafforzato e l'altro Pag. 12più specifico rinviato alla legge ordinaria, consentendo in tal modo un processo più graduale, ma anche eventualmente più ambizioso, nella riforma della legge di bilancio. La prima sezione, largamente riconducibile all'attuale portata normativa della legge di stabilità, conterrà le disposizioni in materia di entrata e di spesa relative al triennio di riferimento. Inoltre essa dovrà recare l'indicazione del saldo netto da finanziare e il livello massimo di ricorso al mercato.

PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, la prego di concludere.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, è una cosa importante. Se mi dà cinque minuti, specialmente sul fiscal council dobbiamo dire qualcosa.

PRESIDENTE. Le regole sono regole, mi dispiace.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, le sue sono regole ordinarie per leggi ordinarie. Questa è una legge rinforzata, applichi delle regole rinforzate.

PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, proprio lei non dovrebbe dirmi queste cose.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, era per sdrammatizzare.

PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, prego.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Si riproduce il divieto, già previsto dalla vigente legislazione contabile, di introdurre nell'articolato disposizioni di carattere ordinamentale o organizzatorio, o interventi di natura localistica o microsettoriale. La seconda sezione, che riprende, nella sostanza, i contenuti dell'attuale legge di bilancio, reca invece le previsioni di bilancio redatte sulla base della legislazione vigente, tenendo conto comunque dei parametri economici indicati nei documenti di programmazione e delle proposte di rimodulazione da introdurre nei limiti che saranno fissati dalla legislazione ordinaria. Nella seconda sezione dovranno essere contenuti, in distinti articoli, lo stato di previsione dell'entrata e gli stati di previsione della spesa distinti per Ministeri, nonché l'importo massimo dell'emissione di titoli di Stato. Il comma 6 definisce le articolazioni contabili del bilancio, confermando la distinzione in missioni e programmi e la fissazione dell'unità di voto nei programmi, per la spesa, e nelle tipologie, per l'entrata.
Salto i riferimenti ai commi 6, 7, 8 e 9 per arrivare alla vicenda dell'organismo indipendente che è previsto per l'analisi e la verifica degli andamenti della finanza pubblica, che è disciplinato dagli articolo 16 e 19. Ricordo che l'istituzione, presso le Camere, dell'organismo indipendente è disposta dall'articolo 5, comma 1, lettera f), della legge costituzionale in adempimento di un obbligo stabilito in sede europea.
L'articolo 16 disciplina l'istituzione dell'organismo con la denominazione di Ufficio parlamentare di bilancio. L'autonomia e l'indipendenza sono riconosciute all'organismo, che ha struttura collegiale, con un consiglio di tre componenti, nominati d'intesa tra i Presidenti delle Camere, tra i soggetti di comprovata competenza e esperienza in materia di economia e finanza pubblica a livello nazionale e internazionale.
È disciplinato il regime delle incompatibilità e la durata della carica, sei anni, con divieto di rinnovo. L'organismo provvede, inoltre, all'autonoma gestione delle spese. Rispetto al testo iniziale, in sede referente sono state adottate modifiche che hanno maggiormente precisato talune questioni, come il trattamento economico del presidente e dei membri del consiglio e la disciplina della revoca dall'incarico. Per quanto riguarda l'articolo 17, esso reca disposizioni in materia di personale, stabilendo la piena autonomia organizzativa dell'organo di vertice. Con questo articolo abbiamo sostanzialmente ribadito Pag. 13il concetto del principio della selezione pubblica attraverso un concorso del personale assegnato a questo istituto.
Per quanto riguarda l'articolo 18, desidero qui precisare che le funzioni dell'organismo indipendente sono state ridefinite. In particolare, il contenuto delle lettere a) e e) riprende esattamente le previsioni cogenti contenute nel six pack e nel fiscal compact. Inoltre, relativamente alla verifica del rispetto delle regole di bilancio, il testo riflette, come accennato, anche una specifica previsione della legge costituzionale.
Il comma 3 prevede che, in caso di valutazioni dell'Ufficio parlamentare di bilancio che siano significativamente divergenti rispetto a quelle del Governo, quest'ultimo debba, su richiesta di un terzo dei componenti delle Commissioni parlamentari competenti in materia di finanza pubblica, dare spiegazioni. Il comma 5 prevede la facoltà per il consiglio di istituire un comitato scientifico con il compito di fornire indicazioni metodologiche in merito all'attività dell'organismo.
L'articolo 19 reca la dotazione finanziaria dell'Ufficio. Per quanto riguarda gli articoli 20 e 21 - vado a concludere, un minuto - il primo affida alcune nuove funzioni alla Corte dei conti, disponendo, al comma 1, che la Corte medesima sia competente a svolgere, anche in corso di esercizio, il controllo sui bilanci degli enti di cui agli articoli 9 e 13. Tale controllo può essere effettuato anche nel corso della gestione, assumendo pertanto, è da ritenere, anche una funzione di monitoraggio. Nel corso dell'esame in sede referente è stato espunto il riferimento alla parifica dei bilanci delle regioni a statuto ordinario per ragioni di coordinamento con le disposizioni già contenute nel decreto-legge n. 174 del 2012.
L'articolo 21 contiene una norma potenzialmente rilevantissima: l'autorizzazione a compiere una sperimentazione degli effetti derivanti dall'adozione di un bilancio dello Stato «a base zero», al fine di superare il criterio della spesa storica e di rafforzare il ruolo programmatorio e allocativo del bilancio, con conseguente valorizzazione del ruolo del Parlamento nella procedura di bilancio. I risultati di tale sperimentazione dovranno essere presentati alle Camere con un'apposita relazione della Ragioneria Generale dello Stato.
Il comma 4 fa decorrere l'applicazione delle disposizioni della presente legge a partire dal 1o gennaio 2014, ad eccezione del capo IV (equilibrio dei bilanci delle regioni e degli enti locali e concorso dei medesimi enti alla sostenibilità del debito pubblico) e dell'articolo 15 (contenuto della legge di bilancio), che si applicano a decorrere dal 1o gennaio 2016, con uno slittamento di un anno rispetto a quanto previsto dal testo iniziale delle proposta di legge.
Signor Presidente, ho finito. È un po' anche colpa sua, che è stato protagonista della legge di bilancio ordinaria e ci ha costretto ad allungarci in sede di procedura rinforzata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, ce l'ho con la Commissione bilancio, lo sa benissimo, per i miei trascorsi.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

VITTORIO UMBERTO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, sono qui a testimoniare l'importanza che il Governo tutto, e sicuramente il Ministro dell'economia e delle finanze, attribuisce a questa proposta di legge. Quindi, innanzitutto, voglio ringraziare gli onorevoli proponenti, la Commissione bilancio, il suo presidente e i due relatori per il lavoro fatto.
Si tratta di un provvedimento, secondo noi, essenziale: fa parte integrante del processo di riforma e messa in sicurezza dei conti del nostro Paese. Ricordo brevemente il grande lavoro che è stato fatto già dal Parlamento tutto nel promuovere e poi approvare il cambiamento della nostra Costituzione, per introdurre il principio del pareggio di bilancio come elemento imprescindibile della conduzione delle finanze pubbliche italiane. Pag. 14
Questo è stato un grande risultato, riconosciuto come tale in tutti gli ambiti europei e internazionali. È conseguente al processo di riforma europeo del monitoraggio e del controllo dei conti pubblici, fa parte ed è inquadrato all'interno degli obblighi presi dai Paesi con il cosiddetto fiscal compact e, sicuramente, per quanto riguarda il nostro Paese, assume un'importanza, direi, primaria.
Ovviamente, questo passaggio tra il requisito costituzionale e, poi, l'applicazione pratica di come questo requisito del bilancio in pareggio viene tradotto nella attività del Governo e del Parlamento è un aspetto fondamentale per rendere credibile questo nostro impegno al bilancio in pareggio.
Come è stato descritto dai relatori e dal Presidente Giancarlo Giorgetti, questa proposta di legge - non entrerò nel merito della sua stesura, ci sarà tempo per farlo, poi, in sede di discussione dei vari emendamenti - è un documento molto complesso, articolato, che tocca, in maniera profonda, molti aspetti della conduzione delle nostre finanze pubbliche.
Innanzitutto specifica e definisce cosa si debba intendere per «bilancio in pareggio», e questo è un aspetto fondamentale di chiarezza, per poi descrivere sia i meccanismi di predisposizione del bilancio e dei vari documenti di programmazione finanziaria, sia quelli attraverso i quali vengono compensati eventuali scostamenti dagli obiettivi, sia i momenti di eccezione, quindi i momenti in cui si possa fare eccezione a questi requisiti di bilancio in pareggio.
A complemento di questo disegno, come è stato ricordato, vi sono degli elementi prospettici importanti, come quello del bilancio a «base zero» dopo una fase di sperimentazione - questa, a mio avviso, è una sfida molto importante che richiede preparazione, ma sicuramente è un nuovo modo di guardare e di predisporre le nostre finanze pubbliche -, poi organismi di monitoraggio e di verifica e trasparenza dei nostri conti pubblici. È stata ricordata questa nuova Autorità che prende spunto, anche qui, dalle indicazioni comunitarie del fiscal compact.
Tutti questi sono elementi che porteranno un grande processo di riforma strutturale nel modo in cui i nostri conti vengono predisposti, monitorati e corretti, dando a tutto il processo molta più trasparenza, ma anche consapevolezza e responsabilità di tutti i responsabili della conduzione delle nostre finanze pubbliche, ovviamente, da parte del Governo, ma anche da parte del Parlamento e di questa nuova Autorità indipendente.
Quindi, per concludere, ovviamente mi auguro che questo provvedimento abbia il tempo per diventare legge e che i lavori sia in questa Camera, sia al Senato, possano procedere celermente in modo che questa proposta di legge sia legge prima della chiusura della legislatura. Questo, secondo il mio parere, sarà un elemento fondamentale di credibilità per il nostro Paese per i prossimi anni (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calderisi. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, come è stato detto negli interventi dei relatori e del Governo, questo provvedimento è di grande importanza perché dà compiuta attuazione alla modifica costituzionale dell'articolo 81 che, appunto, ha introdotto il principio del pareggio di bilancio pubblico nella nostra Carta costituzionale.
Una modifica costituzionale che è stata proposta, oltre che da iniziative parlamentari, con un disegno di legge del Governo Berlusconi del 15 settembre del 2011, A.C. 4620, che poi è stato approvato dalle Camere ed è diventato legge costituzionale.
Al sesto comma dell'articolo 81 della Costituzione quella riforma costituzionale prevede appunto una legge di bilancio rinforzata, approvata a maggioranza assoluta dalle Camere, per dare attuazione a questo principio.
Nel mio intervento, dal momento che condivido quello che è stato già detto dai relatori e dal Governo, mi soffermerò su Pag. 15un aspetto specifico che a mio avviso è di grande importanza approfondire anche perché, in relazione a questo, a mio avviso la Commissione bilancio ha fatto un passo indietro nel testo al nostro esame qui in Aula rispetto alla proposta iniziale che era stata presentata da tutti i gruppi politici e che a mio avviso era più rispondente alle nostre esigenze.
Mi riferisco al tema della riduzione della spesa, alle regole sulla spesa. Infatti l'introduzione di un vincolo costituzionale al pareggio del bilancio pubblico pone al centro della decisione politica il tema della riduzione della spesa. Il tema, oltre che con riferimento al merito politico, che naturalmente dipende dalle strategie delle diverse forze politiche, va riferito anche alla previsione di meccanismi istituzionali in grado di rafforzare e di rendere maggiormente efficienti le strategie di Governo che abbiano un simile obiettivo e che spesso non riescono a realizzarlo.
L'esperienza recente ci ha dimostrato che troppo spesso anche le migliori intenzioni politiche di riduzione della spesa si infrangono sugli scogli di procedimenti decisionali nei quali finiscono per prevalere le pressioni parziali, quando non del tutto corporative, verso l'approvazione di nuove spese. Ma se tale dinamica dovesse confermarsi anche nel nuovo contesto la conseguenza non potrà che essere un ulteriore aumento della pressione fiscale nella misura in cui il Governo, non riuscendo a tenere sotto controllo la dinamica della spesa pubblica, sia costretto a reperire le risorse necessarie per garantire il pareggio prevalentemente sul versante delle entrate.
L'introduzione in costituzione del principio del pareggio di bilancio pone in maniera drammatica questo problema. In questa prospettiva si muovevano le proposte avanzate, ad esempio, dal senatore Nicola Rossi durante la discussione sulla riforma dell'articolo 81 dirette a costituzionalizzare il livello massimo delle entrate pubbliche. Tali proposte non apparivano e non appaiono convincenti. In via generale occorre segnalare come la scelta sul livello della pressione fiscale rappresenti uno degli snodi essenziali della politica risolto nei sistemi democratici dai rappresentanti eletti dai cittadini. In tal senso fissare in Costituzione un limite all'attività di imposizione fiscale invalicabile dal legislatore ordinario finirebbe per determinare, con la costituzionalizzazione di un'opzione essenzialmente politica, un irrigidimento dell'intero sistema.
Né appare agevole determinare in via generale ed astratta quale possa e debba essere il tetto invalicabile. Non è infatti possibile costruire su solide basi scientifiche il livello di entrate tributarie da ritenersi ottimale, il quale, come dimostra ampiamente la storia, varia sensibilmente in relazione alle varie fasi storiche e all'evolversi delle preferenze dei cittadini. Inoltre va anche sottolineato come tale strategia potrebbe in concreto anche determinare effetti controintenzionali. Qualora infatti si fissasse tale vincolo ad un livello alto, superiore a quello attuale, ciò finirebbe paradossalmente per produrre un incentivo ad un aumento della pressione fiscale. Infatti in questo caso la copertura costituzionale finirebbe per legittimare il Governo e la maggioranza parlamentare ad elevare la pressione fiscale collocandola in prossimità del vincolo costituzionale.
Ma il problema è reale ed è quindi necessario definire efficaci strategie per ridurre il pericolo di un eccessivo innalzamento della pressione fiscale.
I fenomeni di illusione finanziaria che affliggono i processi decisionali in materia di finanza pubblica spingono normalmente il livello complessivo della spesa verso valori superiori a quelli che sarebbero ottimali sulla base della preferenza degli elettori.
La strada maestra per fronteggiare tale fenomeno è allora quella di elevare il livello di consapevolezza e di responsabilità delle scelte di imposizione fiscale. In questa prospettiva si muoveva - perché appunto il testo è stato cambiato - la norma contenuta nel testo originario dell'articolo 5 del disegno di legge al nostro esame, che prevedeva che in sede di programmazione finanziaria annuale il Parlamento, Pag. 16su proposta del Governo, fissasse in anticipo rispetto all'approvazione della complessiva manovra di bilancio, il livello massimo di spesa pubblica che dovrà essere rispettato nell'esercizio successivo o nei tre anni successivi.
Al comma 2 dell'originario articolo 5 si prevedeva che il livello massimo in termini nominali dovesse essere previsto nel documento annuale articolato per sottosettori della spesa delle pubbliche amministrazioni e questa previsione è stata a mio avviso erroneamente cancellata dalla V Commissione (Bilancio), Commissione di merito. Vorrei intervenire appunto per chiedere che invece sia ripristinata questa previsione e mi auguro che tutti quanti i gruppi siano d'accordo nel rivedere questa decisione e che anche il Governo aiuti il Parlamento in questa direzione. Questa determinazione, oltre ad avere grande rilievo politico, dovrebbe avere anche l'effetto di vincolare giuridicamente i successivi interventi legislativi, sia la legge di bilancio, sia le leggi di spesa infrannuali. Una volta fissato il livello massimo di spesa, il Parlamento e il Governo sarebbero impegnati a rispettarlo nel senso di non approvare nuove spese che determinino il superamento di tale livello se non con contestuale e corrispondente diminuzione di altre voci di spesa. Naturalmente il vincolo che deriverebbe dalla decisione parlamentare sarebbe comunque flessibile in quanto il Parlamento in presenza di nuove priorità politiche potrebbe comunque approvare, in un momento successivo, una nuova deliberazione che aumenti il tetto massimo della spesa pubblica.
L'onere istituzionale che deriverebbe da tale meccanismo sarebbe unicamente quello di rendere pubblica e trasparente la volontà di procedere ad approvare nuove spese pubbliche senza procedere alla contestuale riduzione di altre spese e quindi prevedendo l'aumento delle entrate. Il meccanismo sarebbe unicamente un presidio al patto fiscale con i cittadini nel senso che il Governo e il Parlamento si impegnano a rendere trasparente il livello massimo della spesa, che in un bilancio in pareggio corrisponde evidentemente al livello delle entrate pubbliche. Per assicurare la necessaria flessibilità si potrebbe prevedere che si possa comunque procedere all'approvazione di nuove spese anche in deroga al limite massimo di spesa in presenza di situazioni di emergenza interna (calamità o conflitto bellico, o previsioni del genere) ovvero nei casi in cui l'urgenza del provvedere rende problematico il reperimento di risorse mediante la riduzione di altre voci di spesa. Questa proposta, che abbiamo formalizzato anche con un emendamento, si inscrive perfettamente nelle previsioni di cui alla legge costituzionale n. 1 del 2012, che ha introdotto il principio del pareggio di bilancio, la quale all'articolo 5, che detta il contenuto della legge rinforzata di contabilità, al comma 1 lettera e) prevede che vengano disciplinate in questa sede anche le cosiddette regole sulla spesa, ed è coerente con la previsione contenuta nel patto di stabilità come modificato da ultimo dal cosiddetto six pack.
Sul punto è da sottolineare il passo indietro compiuto dalla V Commissione, e mi auguro - ripeto - che sia possibile in questa sede, in Aula, ritornare su questa decisione e migliorare il testo al nostro esame. Abbiamo proposto anche un altro emendamento che riteniamo importante, che (sempre sul tema del problema della spesa) riguarda il ruolo del nostro Parlamento. Per introdurre questa altra questione posta da questo secondo emendamento all'articolo 19, voglio riferire un passo del Rapporto sulla legislazione che è stato recentemente discusso. L'onorevole Duilio lo sa, lo abbiamo discusso insieme a Firenze pochi giorni fa.
Questo rapporto sulla legislazione sottolinea come l'esperienza concreta abbia testimoniato il permanere di una tendenza del Parlamento a concentrarsi più sulle decisioni al margine e sulla ripartizione di risorse incrementali, peraltro sempre più scarse, piuttosto che sull'analisi e sulla riallocazione in ottica selettiva e fondata sulla valutazione dei risultati, dello stock della spesa pubblica. Ecco, credo che, accanto alla previsione del fiscal council, questo organismo tecnico che è di estrema Pag. 17importanza, sia opportuno prevedere, come fa il nostro emendamento, l'istituzione di una commissione bicamerale a composizione paritaria tra maggioranza ed opposizione per l'esercizio della funzione di controllo sulla finanza pubblica, sia con riferimento al rispetto dell'equilibrio tra entrate e spese, sia con riferimento alla quantità, qualità ed efficacia della spesa. È un compito che tendenzialmente, come so, spetta alle Commissioni bilancio, ma le Commissioni bilancio di fatto non lo esercitano mai e non dedicano un solo minuto all'anno a questo problema che riguarda lo stock, che riguarda il bilancio a legislazione vigente, perché la Commissione bilancio è intenta ad esaminare i provvedimenti che riguardano la nuova legislazione.
Quindi, una commissione del genere, a composizione paritaria, sarebbe un'idea da verificare, e mi auguro che ci possa essere il consenso anche su questo perché rappresenterebbe un passaggio di estrema importanza verso quello che ritengo il ruolo futuro del Parlamento, che è quello del controllo, molto più che quello di prendere decisioni incrementali di spesa per le quali mi sembra esistano sempre meno margini e rispetto alle quali credo che il Parlamento faccia bene a capire qual è appunto la nuova missione, il nuovo ruolo, che le Camere devono avere nel nuovo contesto che si è creato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, penso che una volta che questo principio sia stato inserito in Costituzione, una legge di attuazione sia necessaria, anche per evitare che poi si debba demandare ad altri soggetti l'interpretazione del contenuto della norma così com'è scritta in Costituzione. Per cui, ritengo che fosse, e che sia, un passo in qualche modo necessario. Il vero problema semmai è a monte, ed è la discussione se il pareggio di bilancio in Costituzione sia necessario oppure no e su questo sappiamo che il dibattito è molto acceso anche tra gli economisti e tra le personalità politiche. Possiamo ricordare che non esiste un'uniformità in tal senso: negli stessi Stati Uniti d'America, 35 Stati su 50 lo hanno nella loro Costituzione, ma non la totalità, così come in Europa, com'è noto, sono pochi i Paesi che hanno ritenuto di inserirlo in Costituzione, perché si ritiene che sia un vincolo di grande rigidità.
Penso che chiunque vada a guardare le modalità attraverso le quali il nostro Paese raggiunse il pareggio di bilancio, quello ottenuto da Quintino Sella, può andare a vedere che si è ottenuto sicuramente, pur non essendovi vincoli di pareggio esterni, con un Governo che faceva delle proposte che spesso il Parlamento, guardando la cronologia, aveva rifiutato, perché erano ritenute aumenti di tributi, aumenti di tasse, aumenti di pressione fiscale. Nonostante questo, lavorando sulle spese, Quintino Sella e il Presidente del Consiglio dell'epoca riuscirono a pervenire al pareggio di bilancio. Allora, forse non è necessario di per sé. Perché, allora, si è ritenuto di doverlo inserire nel nostro Paese? Credo che sia un dato che è molto legato alla situazione economico-finanziaria in cui il nostro Paese si è trovato in questa crisi e in particolare al fatto che essendo un Paese con un così elevato stock di debito pubblico, si voleva dare un segnale soprattutto alla finanza internazionale e in particolare alla speculazione finanziaria.
Quindi era più un effetto manifesto, un effetto propaganda se vogliamo, più che un aspetto reale, tanto più che la Corte costituzionale, più volte interpretando anche la vecchia norma costituzionale del quarto comma dell'articolo 81, aveva più volte di fatto avvicinato e discusso la tematica del quarto comma in rapporto al raggiungimento del pareggio di bilancio. Quindi vi era comunque una convergenza anche della Corte costituzionale verso quell'indirizzo. Pertanto da questo punto di vista personalmente ritengo che la Commissione abbia fatto un buon lavoro. Ritengo che la cosa veramente importante è che fosse necessario, come ripeto, quel segnale al mondo, alla finanza mondiale e all'Europa, Pag. 18il fatto che tutti accettiamo l'idea. Si è detto che grazie a quel riferimento in Costituzione si rischia di fare macelleria sociale, ma la macelleria sociale non è necessaria. Bisogna capire dove si va a parare e se tutti siamo concordi nel ritenere che lo Stato spendesse male il suo denaro, che vi fossero sprechi, che vi fossero spese inutili, è lì che bisogna agire per ottenere questo risultato, e non necessariamente tagliando per forza le spese sociali.
Quindi è un altro ovviamente il tema. Io credo anche di poter chiudere rapidamente, nel senso che a proposito dell'inserimento in Costituzione, intanto ricordo che noi continuiamo a parlare di pareggio, ma il termine utilizzato nella legge è equilibrio di bilancio, che è un concetto, anche da un punto di vista della rappresentazione, leggermente diverso; perché con il concetto di equilibrio, e non di pareggio puro, si tiene conto di ciò che si può e delle deroghe che sono previste e che ricordo riguardano le gravi recessioni economiche, ma riguardano anche eventi straordinari, come le gravi calamità naturali e le questioni che riguardano la difesa e sicurezza del Paese. Pertanto in effetti quella sarà la strada, concordata naturalmente con l'Europa, per poter derogare ad una norma che di per sé avrebbe una sua rigidità.
In questo senso io ritengo anche di aver concluso le mie riflessioni. Per il voto vediamo anche quello che ci sarà in Aula nella discussione degli emendamenti che sono stati presentati.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi e signor sottosegretario, interveniamo su una legge rinforzata in attuazione della modifica introdotta dalla legge costituzionale in oggetto, che in qualche modo deve avvenire entro il 28 febbraio 2013. Lo facciamo con senso di responsabilità, lo dico come Lega Nord, soprattutto anche in questi momenti, perché abbiamo ben presente la necessità di tenere in ordine i conti pubblici, necessità che è iscritta nel normale comportamento della gente del nord. Quindi ci voleva un'attuazione dei principi generali. L'articolo appunto disciplina il contenuto della legge di bilancio dello Stato, la facoltà degli enti territoriali (comuni e province) di ricorrere all'indebitamento e le modalità attraverso le quali i citati enti territoriali concorrono alla sostenibilità del debito. Noi arriviamo però in un quadro globale che necessita di un inquadramento, nel senso di un inquadramento sui compiti che sono stati assegnati al nostro Paese, nella famosa lettera in cui veniva suggerito all'Italia questo vincolo di bilancio, su come cambierà il nostro futuro e come in qualche modo viaggia l'Europa.
È un'Europa che sta trovando sempre più la necessità di un suo inquadramento, di una sua ricomposizione attorno a dei principi generali difficili e complicati, che costano, sicuramente, come costa il fiscal compact che abbiamo approvato. Questo è un macigno sicuramente nello sviluppo del futuro del nostro Paese. Per questo credo che sia necessario - al di là dei contenuti anche critici, che poi andremo a vedere, sulla legge di bilancio - un inquadramento un po' in generale.
È un'Europa a varie velocità: non tutti hanno ratificato il fiscal compact. Noi sappiamo che alcuni Paesi europei hanno fatto profondamente fatica ad approvarlo.
Ricordiamo la Francia, che ha, sì, approvato qualcosa di simile, ma intanto ha cominciato a non cambiare la Costituzione, perché la Corte costituzionale, in un Paese normale come la Francia, non interviene contro l'interesse pubblico o contro l'interesse dello Stato. La Corte costituzionale - che si è fermata in periodo elettorale, contrariamente a quanto fanno, ovviamente, le sedi della magistratura locale - ha detto: tutto sommato possiamo tenere la Costituzione così com'è. Recentemente, dopo le critiche di Holland e nel periodo di giugno - ovviamente, marcia indietro compagni - tale misura è stata Pag. 19approvata, ma una parte della sinistra socialista proporrà, forse, un referendum sul tema.
La Germania, di fatto, aveva già questa legge del pareggio di bilancio, ma molto più intelligentemente l'ha collegata al tema del federalismo, arrivando, quindi, a coniugare libertà con responsabilità.
Era il percorso virtuoso che il Governo precedente, sotto forte spinta della Lega Nord, aveva imposto, ma che, purtroppo, si è dovuto interrompere bruscamente. E quindi, si è approvato il fiscal compact, che ci induce ad un rientro del 60 per cento, quindi sono numeri incredibili. Chi oggi dice che dobbiamo essere più europeisti e che, secondariamente, si è conclusa l'esperienza del Governo Monti, sbaglia. Intanto, la bandiera di questa attuale Europa - non di un'altra Europa, più consona ai popoli e alle libertà, più vicina alle ragioni che non alle banche, ma ai popoli e alla gente che cresce e che produce - andrebbe sventolata anche fuori dalle fabbriche che stanno per chiudere, andrebbe sventolata davanti alle persone che non hanno più assistenza perché i comuni si trovano a vedere chiuso proprio bilancio, andrebbe sventolata quando ci sono persone che subiscono un impatto sul loro progetto di vita, che comporta magari la pensione e a cui, dall'oggi al domani, viene detto: no, sai cosa c'è? Che tu pensavi di andare in pensione tra sei mesi e invece vai in pensione tra sette anni. Questo per mantenere l'attuale assetto di pareggio di bilancio.
Quindi, non ci vengano a dire, tra un anno o due, che non venga in questo Parlamento la Cenerentola o la bella addormentata nel bosco, proveniente magari da una regione cara al Presidente, con uno, due o tre orecchini, non lo so, a parlare di possibilità di spesa, di nuove politiche keynesiane, di investimenti, di sociale... ché non dorma in questo momento, perché questo Parlamento ha sposato soprattutto questa concezione di Europa fortemente appoggiata dal Partito Democratico, che non per niente sta girando in Europa per dire: guardate che noi continuiamo con quegli impegni.
Quindi continuiamo con una politica di bilancio che definire rigida è poco (forse in questo momento assassina), quindi non solo non ci sarà trippa per gatti, ma non ci sarà niente da fare sulle pensioni, non ci sarà niente da fare per quanto riguarda alcuni esodati e non ci sarà niente da fare per gli enti locali, tranne invocare, ancora, i disastri dei passati Governi di quattro o cinque anni fa.
Proveranno a dirlo, la bella addormentata nel bosco verrà. Non ci sarà nessun giornalista, ovviamente, dotato di memoria, non ci sarà un comico che in qualche modo vorrà degnare di attenzione questo dibattito, né ci sarà nel futuro una trasmissione su Canale 5 o su Rai 3. C'è però oggi la possibilità, per chi vuole leggere nelle maglie di questo intervento, quello che sarà il nostro futuro.
Allora, il nostro futuro è dato anche da alcuni numeri importanti. Per esempio, vediamo, dopo un anno, cosa è successo sul conto economico delle risorse e degli impieghi, che indica i consumi finali, le spese delle famiglie, le spese della pubblica amministrazione e gli investimenti fissi lordi. Grazie alla cura sottesa e ai vari patti che sono stati firmati - che ripeto costeranno circa una manovra economica che il Governo Monti ha messo in azione per i prossimi due anni - il Governo Monti rimarrà in carica per i prossimi due anni, ossia questo fiume di magnificenza - tanto giustamente osannata dagli altri Governi stranieri - rimarrà, per cui l'effetto di impoverimento durerà anche per i prossimi due anni. Il PIL si è ridotto del 2 per cento, stando alle varie stime (meno 2,3 per cento, meno 0,5 per cento il prossimo anno); i consumi finali sono depressi (secondo il CER, meno 2 per cento e meno 0,3); sulle spese delle famiglie, l'ISTAT già ci dice che vi è un meno 3,2 per cento; le spese della pubblica amministrazione si riducono di almeno l'1 per cento; per i macchinari vi è un disastro (Prometeia e il CER stimano addirittura un meno 9 per cento); le esportazioni si sono relativamente ridotte.
Ma sul PIL, quindi, siamo riusciti, grazie alla «botta» fiscale e all'intervento che Pag. 20è stato fatto, ad avere il record: la Commissione dell'Unione europea stima meno 2,3 per cento per l'Italia; per la Spagna meno 1,4 per cento e devo dire «persino la Spagna», che in qualche modo non ha introdotto un vincolo di bilancio così stretto. Infatti, la Spagna è intervenuta molto più genericamente, solo con riferimento ad un deficit strutturale che supera i margini stabiliti per l'Unione europea dagli Stati membri. Quindi, a «determinazione», stando ad una legge organica e quant'altro, oggi come oggi, la Spagna, in qualche modo, si è data delle maglie meno strette.
Quindi, dicevo di un calo del PIL, rispetto allo 0,4 per cento dell'area euro, grandissimo, addirittura superiore a quello della Spagna. La disoccupazione, che aveva raggiunto livelli dell'8,4 per cento (dati consuntivi) della forza lavoro, nel 2011 si è mantenuta sugli stessi livelli, ma nel 2012 è stata del 10,8 per cento e si prevede un aumento per il 2013. Dobbiamo dirlo ai pochi padani e italiani che ci ascoltano.
Tuttavia, la disoccupazione in Francia è arrivata al 10,2 e al 10,7 per cento e in Spagna al 25,1 per cento.
Abbiamo avuto, invece, un triste primato - dobbiamo dirlo ai risparmiatori, ma soprattutto agli anziani, perché questa cura che è stata data ha inciso fortemente sull'inflazione -, ossia che la nostra busta paga e la pensione degli italiani e padani sono più leggere, non solo per l'effetto della tassazione, ma anche per l'inflazione, che è del 3,3 per cento, grazie anche alla credibilità nostra.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 12,35)

MASSIMO POLLEDRI. La Francia è a un 2,3 per cento, la Germania a un 2,1, la Spagna a un 2,5. L'area dell'euro è al 2,5, il Regno Unito, bene.
I compiti, i compiti: abbiamo fatto i compiti? Io credo che se ne siano fatti, probabilmente, anche troppi. Signor Presidente, viene detto comunemente e giustamente. Parliamo del debito, ad esempio. La legge di bilancio interviene sugli enti territoriali. Vogliamo ricordare che gli enti territoriali hanno pagato pesantemente anche prima e forse dovevamo avere più coraggio e intervenire sul Patto di stabilità, ma pagano pesantemente le manovre dei vari Governi, gestendo - uno dirà: quant'è la percentuale del bilancio dello Stato che viaggia negli enti locali? - il 6 per cento. Noi abbiamo questa idea incredibile di province e comuni in cui girino cifre folli, ma viaggiamo sul 6 per cento del bilancio, non tanto.
Indebitamento o accreditamento della pubblica amministrazione: i compiti, i compiti. I compiti sono stati fatti pesantemente, perché, mentre negli anni passati in qualche modo sforavamo, ma neanche più di tanto (2006: 3,4 per cento; 2007: 1,6; 2008: 5,4; la crisi nel 2009 ha fatto cadere tutti), oggi abbiamo, secondo la Commissione dell'Unione europea, un'Italia in cui il rapporto tra indebitamento e accreditamento è del 2,9 per cento.
Bene, vorrei ricordare che la virtuosissima Francia viaggia su un 4-5 per cento, la Spagna viaggia sull'8 per cento, il Regno Unito viaggia sul 6,2 per cento (ma il Regno Unito stampa moneta, se ne frega abbondantemente e quindi continua a finanziare il suo debito), gli Stati Uniti hanno un indebitamento dell'8,5, il Giappone dell'8,3, l'Unione europea dei ventisette viaggia sul 3,6 per cento.
Quindi, è evidente che i compiti sono stati fatti bene, ma qualcuno ci parla dell'andamento dello spread. A parte il fatto che penso se ne parli meglio al bar che in alcune trasmissioni televisive, perché tutti parlano di questo spread pensando che sia condizionato da qualche cosa di legittimo, poiché, fino a prova contraria, penso che sia legittimo che chiunque in questa Repubblica decida di candidarsi lo faccia. Qualcuno dovrebbe anche immaginare che ci vorrebbe un minimo di senso comune, in Europa e nel mondo, in difesa di quello che sentiamo, con vario grado di intensità, ovviamente. Noi abbiamo un'intensità maggiore nei confronti della nostra terra, un po' più lasca Pag. 21nei confronti dell'Italia, ma sempre di solidarietà e di patriottismo si tratta e in qualche modo possiamo parlare anche sull'estero.
Pensiamo infatti che oggi in qualche modo poniamo le basi di un contenimento della spesa incredibile, per cui ci sarà un meccanismo di controllo enorme: oggi, in qualche modo, possiamo sforare per grave recessione - ma ci siamo già -, per sisma o per guerra, con un organismo autonomo e indipendente (di cui all'articolo 5, comma 1, lettera f), della legge costituzionale n. 1 del 2012), costituito da un Consiglio di tre componenti.
Quindi non potremo più sforare, non potremo fare magari come quell'imprenditore serio, che va in banca, ha un progetto serio e si fa prestare i denari. Se si volesse, domani, fare definitivamente la Brebemi e consentire oppure migliorare il trasporto tra Modena e il porto di Ravenna - che determinerebbe un risparmio incredibile, per cui probabilmente la Brebemi e quel progetto porterebbero un aumento dell'1 per cento del PIL, calcolato in ore di lavoro e in costi fissi, anche per l'esportazione -, non lo può fare sicuramente il cittadino. Ma non diciamo niente sul fatto che c'è un signore, magari alla Morgan Stanley o in un'altra banca di affari, che è unita, contrariamente ai principi sanciti anche dall'Europa, che prevederebbero una separazione, ma in quel caso non andiamo a mettere becco, che con un pulsantino immette dei futures o dei derivati tali da poter giocare sul debito degli Stati, diventando ricchissimo.
Ovviamente non c'è alcuna tassazione di questa attività, perché non ci si arriva, perché l'Unione europea è unita soltanto quando deve conculcare delle cose - e lo dico così, ma la rima finiva con «scatole» in realtà - al pizzaiolo, al quale si contesta il modo di lavorare (abbiamo avuto momenti in cui non si poteva più fare neanche la pizza nel forno a legna), oppure si va a vedere tutto. Questo signore, invece, schiaccia il bottoncino, gioca in Borsa e, mentre noi abbiamo fatto i compiti, abbiamo fatto tutto quello che potevamo e abbiamo subito una delle più grandi tassazioni, questo guadagna. E cosa fa lo spirito patriottico nazionale? Dice che è colpa di Berlusconi. Ma Tafazzi? Portiamo Tafazzi come modello patrio!
Potremo dire tra qualche mese - io mi auguro di no - che avremo dei leader dall'altra parte eccezionali, che saranno dei baronetti? In altre parole, avremo sicuramente - lo ripeto - il governatore della Puglia che sarà accettato alla City di Londra tra applausi? Sarà invitato al Bilderberg? Sarà invitato a qualcuno di questi consessi? No, eppure non saremo mai noi a criticarne la dignità politica, né a mettere in discussione la sua legittimità, né a mettere in discussione la sua autorevolezza politica, perché la sua autorevolezza politica la danno i voti dei suoi elettori! Questo è un principio democratico che va difeso in modo preciso. Non può essere il proprietario del giornale europeo a decidere chi è titolato a presentarsi in Italia, chi è titolato a candidarsi, a destra e a sinistra.
Non può essere un giornaletto o un presidente di uno Stato dell'Europa, che tanto ci vorrebbe comandare, a delegittimare la democrazia italiana. Non è concepibile, né da destra né da sinistra, e ci vorrebbe, dopo tanti anni, un minimo. Se il centrodestra e il centrosinistra candidano chi vogliono, ne risponderanno agli elettori, perché altrimenti siamo fessi, cornuti e mazziati, perché questi numeri che sono stati fatti, se ve li siete intestati come un grande risultato, non possono essere buttati alle ortiche per un risentimento per la sfiducia che è arrivata. Chi è riserva della Repubblica e si è detto riserva della Repubblica, se domani diventerà riserva di Casini, in qualche modo metterà in dubbio l'operazione fatta, che noi giudichiamo sbagliata, perché sbagliata era la diagnosi e la cura doveva essere diversa. Bisognava in qualche modo andare in Europa a dettare condizioni, a imporre altre soluzioni e non a subire i dettami della Merkel.
Concludo, signor Presidente, dicendo che, tutto sommato, questa è una buona legge di attuazione, dove in qualche modo anche la Lega Nord è intervenuta. Magari Pag. 22avessimo potuto inserire il principio di equilibrio di bilancio per gli enti locali! È ovvio che gli enti locali al Nord sono per la stragrande maggioranza virtuosi. È ovvio che gli enti locali del Nord sono sottopesati nel finanziamento e nei trasferimenti. Questo è un Paese che sostiene sempre, molte volte, i lazzaroni e gli immeritevoli.
Ricordiamo l'ultima manovra di anticipo di cassa: si sono aperte le casse dello Stato (e, quindi, magari di chi ci sta ascoltando da Varese, da Lecco, da Piacenza o quant'altro) per pagare e anticipare denaro alle pubbliche amministrazioni di Napoli, per pagare il debito della Sicilia. Lì il pareggio di bilancio non c'era, lì non c'era l'Europa che guardava, lì il rigore montiano si è sbriciolato come neve al sole.
Quindi, signor Presidente, noi siamo intervenuti con alcuni emendamenti. Alcuni sono stati accolti con riformulazione: lo 0,5 per cento del prodotto interno lordo - ci siamo fatti abbastanza furbi anche noi - come lo scostamento considerato significativo dall'ordinamento dell'Unione europea e dagli accordi internazionali. Almeno qua la Commissione è stata un po' più realista. Non capisco perché lo fanno i francesi e non capisco perché noi dobbiamo mettere un numero fisso al di là degli accordi. Vi è un altro emendamento che reca «non inferiore agli obblighi internazionali».
Certamente il pareggio di bilancio sarebbe stato importante. Questa proposta di legge in qualche modo impone agli enti locali alcune rigidità, che sono difficili soprattutto per il Sud. Ricordo anche un altro emendamento, il 14.3, che è stato assorbito e che precisa come l'equilibrio di bilancio dello Stato debba corrispondere ad un valore del saldo netto da finanziare o da impiegare coerente con gli obiettivi programmatici.
Signor Presidente, immagino che noi approveremo questo provvedimento, anche perché ha avuto la consistente partecipazione del presidente Giancarlo Giorgetti e anche una riscrittura. Si tratta di un provvedimento che ha visto - lo debbo dire - la Commissione lavorare bene e unitamente, al di là delle differenze. È stata una cosa tecnica, ma anche qualcosa di sopportabile. Noi pensiamo e crediamo in uno Stato con regole precise, in uno Stato parsimonioso che non sprechi, in uno Stato che dia conto ai propri cittadini dei numeri, in modo da poterlo anche votare (era questo il principio ispiratore del federalismo).
Siamo molto perplessi però su questi obblighi, su questi vincoli e su questa impossibilità di poter investire per il futuro e di avere un fardello gigante, come quello del fiscal compact, che dovremmo onorare come tutte le mine che sono state messe per rientrare nei compiti nei prossimi due o tre anni. Si tratta di mine che, purtroppo, gli altri nostri concorrenti non hanno: non hanno nessuno che gli chiuda l'Ilva, non hanno nessuno che gli chiuda le banche, come abbiamo noi. Noi abbiamo uno Stato che ha aumentato la tassazione, eppure noi vogliamo continuare a correre, in qualche modo, a produrre e a mantenere questo Paese e questa parte del Paese civilmente.
Sogniamo però un'Europa diversa, non un'Europa dei numeri fissi e dei numeri primi, ma un'Europa dei popoli, che speriamo di vedere arrivare alle prossime elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, come è già stato chiarito dai relatori, la proposta di legge che esaminiamo oggi contiene disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi del nuovo sesto comma dell'articolo 81 della Costituzione, che abbiamo introdotto con la legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1.
Quell'articolo, quel comma, prevede che il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali ed i criteri volti ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del Pag. 23debito nel complesso delle pubbliche amministrazioni siano stabiliti da una apposita legge che dovrà essere approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nel rispetto dei principi definiti nella legge costituzionale; oggi stiamo facendo esattamente questo passaggio.
Coerentemente con quel dettato costituzionale, con questa legge rinforzata andiamo a disciplinare per il complesso delle pubbliche amministrazioni molti punti che sono stati qui ricordati dai relatori e che io richiamo rapidamente: le verifiche preventive e consuntive sugli andamenti di finanza pubblica; l'accertamento delle cause degli scostamenti rispetto alle previsioni, distinguendo tra quelli dovuti all'andamento del ciclo economico, all'inefficacia degli interventi e agli eventi eccezionali; il limite massimo degli scostamenti negativi cumulati, al superamento dei quali occorre intervenire con misure di correzione; la definizione di cosa intendiamo per gravi recessioni economiche, crisi finanziarie e gravi calamità naturali come eventi eccezionali, ai sensi appunto dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione, al verificarsi dei quali sono consentiti il ricorso all'indebitamento non limitato a tener conto degli effetti del ciclo e al superamento del limite massimo degli scostamenti negativi cumulati sulla base di un piano di rientro; l'introduzione di regole sulla spesa a salvaguardia degli equilibri di bilancio e per assicurare la riduzione dal rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo nel lungo periodo; l'istituzione presso le Camere, nel rispetto dell'autonomia costituzionale, di un organismo indipendente, qui bene ricordato dal presidente Giorgetti, al quale attribuire compiti di analisi e di verifica degli andamenti di finanza pubblica e di valutazione sull'osservanza delle regole di bilancio; le modalità attraverso le quali lo Stato, nelle fasi avverse del ciclo economico o al verificarsi degli eventi eccezionali, anche in deroga all'articolo 119 della Costituzione, concorre ad assicurare il finanziamento da parte degli alti livelli di Governo dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali.
A seguito e in attuazione dell'articolo 5 della citata legge costituzionale, con questa legge rinforzata andiamo poi a disciplinare il contenuto della legge di bilancio dello Stato, la facoltà degli enti territoriali - comuni, province, città metropolitane, regioni e province autonome - di ricorrere all'indebitamento, le modalità attraverso le quali i citati enti territoriali concorrono alla sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni.
Nella relazione illustrativa della proposta di legge si ricorda che l'esigenza di assicurare una tempestiva definizione della disciplina di dettaglio del principio del pareggio di bilancio è stata anche inclusa nella raccomandazione del Consiglio del 10 luglio 2012 a proposito del programma nazionale di riforma dell'Italia, e con quella raccomandazione il Consiglio sollecitava il nostro Paese all'adozione di provvedimenti nel periodo 2012-2013 volti a garantire che il chiarimento delle caratteristiche chiave del pareggio di bilancio inserito nella Costituzione, ivi compreso un adeguato coordinamento tra i diversi livelli amministrativi, sia coerente con il quadro dell'Unione europea.
Questo stiamo facendo oggi. Si potrebbe dunque affermare che con questa legge rinforzata compiamo un atto dovuto, diamo semplicemente attuazione ad un principio costituzionale introdotto in termini nuovi pochi mesi fa. Noi non crediamo che sia così, crediamo piuttosto che con questa legge di attuazione del nuovo articolo 81 della Costituzione si stia completando con un ulteriore tassello un processo di riforma profondo che riguarda la serietà e la verificabilità del percorso di risanamento finanziario che il nostro Paese deve compiere, un percorso di rigore, di disciplina fiscale che noi dobbiamo compiere non, come sentiamo spesso dire - e anche in quest'Aula abbiamo sentito risuonare - perché ce lo chiede l'Europa o magari qualche Paese dell'Europa, ma perché serve e perché è necessario all'Italia. Pag. 24
Il Partito Democratico è molto sensibile - lo sapete tutti - e molto attento alle ragioni dell'equità, del lavoro e della crescita. Abbiamo detto e diciamo sempre che in Europa c'è bisogno di una correzione di rotta per riequilibrare l'austerità con politiche più orientate alla crescita e, tuttavia, guardando al nostro Paese nel contesto europeo - lo dico anche a proposito delle parole che ho sentito poco fa - non possiamo non dire che non c'è equità se non c'è attenzione all'equilibrio di bilancio, che non c'è sviluppo se la ricchezza prodotta va a finire a pagare gli interessi sul debito, che non c'è tutela del lavoro e dell'impresa se il nostro Paese resta esposto alla speculazione finanziaria e all'instabilità dei mercati.
Dunque, con questa legge, noi stiamo tutelando l'interesse nazionale, non stiamo facendo un favore a nessuno, ma stiamo facendo un favore a noi stessi. Certo, poi con questa legge l'Italia armonizza con la dimensione dell'Unione europea le regole e gli strumenti delle politiche di bilancio, ed io credo che qui abbiamo trovato - lo dico a proposito dell'intervento del collega Calderisi - un punto di equilibrio. Abbiamo scelto saggiamente un punto di equilibrio.
Si potrebbe entrare di più nel dettaglio, si potrebbero inserire qui - come qualcuno ci suggerisce anche dal Parlamento europeo - delle decisioni del quadro e del contesto europeo che sono già, in qualche modo, consolidate, ma noi abbiamo ritenuto che fosse sbagliato introdurre degli elementi di rigidità eccessivi, come quello che proponeva il collega Calderisi, ed abbiamo ritenuto che sia sufficiente - c'è un emendamento del nostro gruppo che richiama questo tema - richiamare e individuare la coerenza con la normativa e con le decisioni comunitarie perché l'Europa è una cornice indispensabile. Noi qui dobbiamo parlarci chiaramente. Ha ragione il Presidente Monti quando, ancora questa mattina, diceva che se non ci fosse l'Europa queste guerre finanziare sconvolgerebbero i paesini ed i mercatini nazionali. Spesso i singoli Paesi europei sarebbero soccombenti di fronte ad altre potenze economiche. I singoli Governi nazionali, senza l'Europa, sarebbero sbandati. Ecco, io credo che questo sia un punto di non ritorno nel dibattito politico nazionale, deve essere un punto di non ritorno nel dibattito politico nazionale, e noi chiederemo - lo abbiamo detto anche all'Europa - di scegliere strade diverse, di correggere l'equilibrio tra austerità e rigore, ma ciò non significa che si possa fare a meno dell'Europa e si possa andare dai cittadini a dire ogni giorno, o un giorno sì ed un giorno no, che le scelte antipatiche ce le impone l'Europa e che noi potremmo e vorremmo fare qualcos'altro.
Questa legge è il frutto di un confronto positivo in Parlamento. È stata - l'hanno riconosciuto anche i colleghi dei gruppi di opposizione - il frutto di un lavoro parlamentare cresciuto e maturato all'interno, in particolar modo, della Commissione bilancio, ed è il frutto di un confronto serio e responsabile e di una convergenza molto ampia delle forze politiche che siedono in questo Parlamento. Tuttavia, non può sfuggirci che c'è uno scarto, tra questo lavoro che abbiamo compiuto e che stiamo portando a conclusione in questo ramo del Parlamento, e ciò che accade fuori di noi. Penso che sia giusto dircelo: questa legge è il frutto di un lavoro serio, responsabile e positivo di un Parlamento che ha assunto il rigore, il risanamento finanziario ed il percorso di rinnovamento e di armonizzazione degli strumenti delle politiche di bilancio all'Europa come un obiettivo nazionale prioritario. Fuori di noi c'è un dibattito che rischia di travolgere questo sforzo.
Leggo questa mattina - così come ho letto poco fa le parole del Presidente Monti - che il presidente Berlusconi in televisione - certo ci vedranno (lo dico per il collega Polledri) molte poche persone in questo momento, mentre molte altre avranno sentito il presidente Berlusconi - ha detto: «Smettiamola di parlare di questo imbroglio! Cosa ce ne importa dello spread?».
Poiché, invece, lo spread è esattamente quella «roba» che ci costringe a buttare soldi per pagare interessi, e poiché non è affatto vero, come dice ancora il Presidente Berlusconi, Pag. 25che il nostro debito non è poi così grande, - si potrebbe dire: se 2.000 miliardi di euro vi sembrano pochi -, noi abbiamo il dovere di portare all'attenzione degli italiani un discorso responsabile. Poi ognuno lo declinerà come vuole, ognuno proporrà le sue ragioni e le sue ricette per uscire dalla crisi, per fare ripartire la crescita, per creare posti di lavoro. Ma, attenzione: se ci stiamo preparando - io temo che sia così - ad una campagna elettorale nella quale possiamo svillaneggiare la verità, possiamo andare dagli italiani a proporre delle risposte magiche che non esistono, noi non stiamo facendo un buon servizio.
Oggi, invece, facciamo un buon servizio al Paese per chiunque governerà nella prossima legislatura. Se, però, vogliamo essere coerenti con le scelte che facciamo oggi, noi dobbiamo andare dagli italiani, anche fuori di qui, a dire la verità e a dire che abbiamo davanti ancora una strada complessa, difficile - ma possibile -, di ripresa, di crescita, di risanamento, fondata sulla responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intanto ringrazio, anche se non è più qui in Aula, il Ministro Grilli, perché ha voluto sentire direttamente le relazioni e anche, in qualche modo, certificare pubblicamente il buon lavoro svolto dalla Commissione bilancio.
Quello che stiamo discutendo e, spero proprio, speditamente approvando è un provvedimento fondamentale per il futuro del nostro Paese. Va ad attuare, come è stato appena ricordato, la legge di riforma che, all'unanimità, quest'Aula aveva pronunciato non più tardi del mese di aprile scorso. Temo, però, che siano non in molti, sia nelle Aule del Parlamento sia fuori, a rendersi conto dell'importanza di questa legge. Ma tale è! È una legge fondamentale per i prossimi venti anni almeno, sia rispetto alla tenuta dei conti, con tutte le conseguenze che ne deriveranno, sia, però, anche per mettere in campo, finalmente, delle iniziative per la crescita. Questo provvedimento lo consentirà e consentirà che vengano attuati dei percorsi virtuosi, se ed in quanto venga usato, ovviamente, con intelligenza, cioè senza sforare, come invece è avvenuto con il vecchio articolo 81 della Costituzione, e senza mettere in campo troppa finanza creativa, come anche è avvenuto oltre un anno fa.
Ringrazio il presidente Giancarlo Giorgetti per aver voluto, con intelligenza, tagliare i tempi, forzare, tra virgolette e in senso positivo, la volontà di questo ramo del Parlamento. Ringrazio, ovviamente e sentitamente, come si usa dire, i due relatori per il buon lavoro svolto, il relatore Duilio e il relatore Alberto Giorgetti. Mi auguro, naturalmente, che consegnato all'altro ramo del Parlamento, questo provvedimento sia, con altrettanta urgenza, trasformato in legge definitiva, rafforzata, così come sta scritto nella legge di riforma costituzionale.
Mi verrebbe da dire che il senso di responsabilità dimostrato in Commissione, anche dalle forze politiche di opposizione, sia un buon viatico a che l'altro ramo del Parlamento lo trasformi e lo converta definitivamente in legge, anche se alcuni comportamenti, direi un po' schizofrenici, di alcune forze politiche qualche preoccupazione me la danno o dovrebbero darcela.
Si rischia, avendo staccato la spina o avendolo preannunciato, di mettere a repentaglio anche questo provvedimento che, come dicevo, è di importanza assoluta, perché la sua mancata approvazione non ci consentirebbe di entrare nel novero, come siamo considerati ultimamente, salvi gli ultimissimi giorni per quanto sta avvenendo sui mercati o nei mercati, e non mi riferisco ovviamente a quelli rionali. È indispensabile per fronteggiare gli impegni internazionali che abbiamo assunto e che - lo voglio ricordare - ha assunto il precedente Governo, quando ha sottoscritto il patto Europlus e quando ha convenuto sul patto six pack, e ovviamente l'attuale Governo che, in attuazione di questi due precedenti, ha sottoscritto il fiscal compact. Pag. 26L'Italia, prima di altri Paesi, ha modificato la propria Costituzione, gli articoli 81, 97, 117 e 119, ma voglio qui ricordare soprattutto l'articolo 97, con il quale, nella nuova formulazione, dobbiamo prevedere il raggiungimento dell'equilibrio - veniva giustamente ricordato prima - dei bilanci, al plurale, e la sostenibilità del debito. Le parole, così come scritte nella Carta costituzionale, sono importanti: equilibrio dei bilanci di qualsiasi istituzione pubblica, ma anche la sostenibilità del debito che, come sappiamo, è il doppio di quello che dovrebbe essere. L'articolo 81 demanda poi, al sesto comma, a questo provvedimento in discussione la definizione della norma fondamentale dei criteri volti ad assicurare gli obiettivi di equilibrio, definendo il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese, i casi di scostamento e l'istituzione di questo organismo, che personalmente, proprio in occasione della legge di riforma, avrei voluto fuori dal Parlamento, proprio per garantire il massimo dell'autonomia. L'Assemblea ha deciso diversamente. Ovviamente ci sono tutte le condizioni perché questa indipendenza e questa autonomia venga confermata, definendo anche il concorso dello Stato per assicurare il livello essenziale delle prestazioni nei momenti sfavorevoli del ciclo, ma anche le modalità di accesso all'indebitamento e quelle del concorso per la sostenibilità del debito, così come ricordavo prima. Concludo, ricordando al collega Polledri, che dice che questo Governo ha sbagliato tutto, che se così fosse perché preoccuparsi se per caso qualcuno di questo Governo, anche il Presidente del Consiglio, dovesse, visto che non lo ha fatto allora, misurarsi con il consenso? Se ha sbagliato tutto, quelle forze politiche che lo temono non dovrebbero avere alcuna preoccupazione. Evidentemente, se così non è e qualche preoccupazione la hanno, vuol dire che il Governo non ha affatto sbagliato rispetto agli obiettivi che si era posto e che i mercati stanno aspettando da noi, che l'Europa e il mondo stanno aspettando da noi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'introduzione del Patto di stabilità e crescita è stato approvato dal Consiglio europeo di Dublino il 13 e il 14 dicembre del 1996 ed ha reso più flessibili i parametri numerici del trattato di Maastricht, che fissava la soglia massima del 60 per cento per il tetto del debito pubblico degli Stati membri dell'Unione monetaria europea, il 3 per cento come limite massimo dell'indebitamento netto e il 2 per cento come limite massimo dell'inflazione. «Il Patto è stupido» fu detto da qualche autorevole personaggio politico europeo in tale occasione. Probabilmente sì, se è riferito al semplice dato numerico, ma la flessibilità introdotta tiene conto che l'obiettivo del saldo di bilancio degli Stati membri dell'Unione monetaria europea è quello dell'equilibrio di bilancio, che non coincide necessariamente con il pareggio di bilancio. A differenza del trattato di Maastricht, l'obiettivo dell'equilibrio è visto nel medio periodo, ossia si prende in considerazione il saldo complessivo del conto consolidato della pubblica amministrazione, definito come somma del saldo di parte corrente e di quello in conto capitale, e si valuta all'interno di un intero ciclo economico.
L'obbligo dell'equilibrio di bilancio e del limite del 3 per cento del disavanzo rispetto al PIL mira, da una parte, a mantenere in ordine i conti pubblici, e quindi le politiche fiscali in rapporto alle spese discrezionali e al ciclo economico, dall'altra, a ridurre l'incertezza delle aspettative degli operatori economici, famiglie ed imprese, circa il segno delle manovre fiscali, le quali devono orientarsi verso misure anticicliche, in particolar modo nel caso di disavanzi eccessivi.
Scopo di tali politiche di rigore, con annessa sorveglianza comunitaria, è quello di affermare regole di sana amministrazione delle finanze pubbliche dei Paesi aderenti all'euro, ed evitare la minaccia alla stabilità monetaria. La sfida dell'euro Pag. 27per essere moneta corrente per tutte le transazioni economiche e finanziarie del mondo, al fine di diventare una moneta alternativa al dollaro e togliere agli Stati Uniti il governo della moneta unica del mondo, sta nella stabilità del valore della moneta euro.
Ricorrere al finanziamento monetario dei disavanzi pubblici significa emettere nuova moneta, innalzando i livelli di inflazione, cosa che penalizza la credibilità dell'euro e, soprattutto, penalizza, nella catena del valore, i percettori di reddito fisso. È stato sempre detto che l'inflazione è una tassa occulta che colpisce lavoratori e pensionati. Va detto, inoltre, che la BCE, diversamente dalle altre banche centrali dei Paesi diversi da quelli che fanno parte dell'Unione europea e monetaria, non è prestatore di ultima istanza, ossia non concede credito quando nessuna altra banca lo fa a causa del rischio di insolvibilità delle istituzioni bancarie e finanziarie o istituzionali.
Quindi, la stabilità è data dal valore del circolante. Tornando al nostro ragionamento, se la valutazione dell'equilibrio di bilancio è fatta tenendo conto di un obiettivo di medio termine, il disavanzo deve tenere conto della dinamica delle sue determinanti e della sua sopportabilità in relazione alla struttura del sistema economico. È di tutta evidenza che uno squilibrio di bilancio con un disavanzo eccessivo costituisce un maggior rischio, ed è quindi meno sopportabile, per un Paese con un alto debito pubblico.
La crisi finanziaria della Grecia ha aperto una riflessione importante delle autorità europee su come sottoporre a controlli più stringenti i bilanci degli Stati dell'Eurozona e sulla valutazione dell'idoneità delle politiche fiscali a rendere credibili gli obiettivi di finanza pubblica.
Da qui, l'obbligo per gli ordinamenti nazionali di introdurre regole certe per assicurare che gli obiettivi di finanza pubblica fossero seri e credibili. Abbiamo sentito più volte autorevoli esponenti politici della precedente maggioranza, sia della Lega Nord sia del Popolo della Libertà, esprimere giudizi severi e perfino oppositivi verso il Trattato sulla stabilità, meglio conosciuto come fiscal compact, ritenendolo dannoso, anzi, tragico per il futuro della nostra economia.
Il fiscal compact ha impegnato l'Italia, attraverso il Premier Monti, appena nel gennaio di quest'anno, a introdurre, entro un anno dall'entrata in vigore del Trattato, norme vincolanti e a carattere permanente, preferibilmente di tipo costituzionale, per tenere il bilancio dello Stato in pareggio o in attivo, a tenere un disavanzo strutturale dello Stato pari all'obiettivo di medio termine stabilito dalla Commissione europea con un deficit non superiore allo 0,5 per cento del PIL e a stabilire, infine, un meccanismo di rientro automatico, entro un termine prestabilito, in caso di scostamenti superiori ai predetti parametri.
In forza di tale vincolo internazionale, il Parlamento ha approvato una riforma costituzionale nell'aprile scorso che ha modificato gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione.
A coloro che si sono sentiti meno italiani per aver assunto degli impegni che forse li rendono italiani più responsabili verso le future generazioni, ricordo che gli stessi impegni erano stati presi dal Governo Berlusconi con il Patto euro plus dell'11 marzo 2011 e con il Regolamento CE noto come two-pack. Con il Patto euro plus si assunse l'obbligo di recepire in Costituzione le regole del Patto di stabilità e crescita e le regole di bilancio numeriche specifiche per il disavanzo, il fabbisogno e il debito, mentre con il two-pack, che è con i regolamenti che vanno sotto il nome di six-pack, si è stabilito, così come nel fiscal compact, di ridurre di un ventesimo l'anno l'ammontare del debito pubblico rispetto al PIL.
Qual è la differenza? Se differenza c'è, questa è di natura etica e politica. Il recepimento del Patto di stabilità e crescita previsto dal Patto euro plus non è giuridicamente vincolante, mentre per il fiscal compact si ha un impegno giuridicamente vincolante in quanto norma sovraordinata perché frutto di un accordo internazionale, di un trattato. Pag. 28
Vi era, allora, chi pensava di andare in Europa, al Consiglio europeo, a stringere patti sapendo che poi non li avrebbe rispettati? Questa è la domanda che rivolgo ai critici del fiscal compact. Se è così, allora ben si comprende perché la Germania ha preteso un trattato internazionale rispetto alla parola data dal Premier Berlusconi.
La proposta di legge che stiamo discutendo oggi è, quindi, l'esito di questo percorso politico. Essa è definita legge rinforzata perché richiede la maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera per essere approvata e modificata. La credibilità dei suoi principi e dei suoi parametri, rispetto ai quali dovranno essere redatti i documenti finanziari e le leggi attuative, è il segnale che le autorità europee aspettano dall'Italia, soprattutto oggi con le dimissioni del Governo Monti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ciccanti.

AMEDEO CICCANTI. Il messaggio che diamo all'Europa e ai mercati finanziari con questa legge di sistema, che regolerà per i prossimi decenni i parametri di finanza pubblica, è che l'Italia fa sul serio e rispetterà gli impegni europei sulla trasparenza, sugli obiettivi di finanza pubblica, chiunque la governi. Entro il 28 febbraio - signor Presidente, mi avvio alla conclusione, mi conceda ancora qualche secondo -, prima delle elezioni, sarà legge dello Stato. Questo è il miglior messaggio che possiamo mandare all'Europa e al mondo rispetto allo scenario politico che stiamo presentando dove l'instabilità regna sovrana. Tutti sapranno, però, che l'instabilità politica non sarà scaricata sull'Europa e sull'Euro, ma sarà pagata dalle nostre politiche fiscali e, quindi, dagli italiani. Chi vuole intendere, intenda.
È questa responsabilità che sentiamo, che ha spinto il sottoscritto, come capogruppo UdCpTP nella V Commissione (Bilancio), quindi a nome dell'UdCpTP, a firmare questa proposta di legge insieme a tutti, sottolineo tutti, i capigruppo della Camera.
Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso di sforare di qualche secondo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Duilio.

LINO DUILIO, Relatore. Signor Presidente, sarò brevissimo.
Mi preme, innanzitutto, ringraziare tutti i colleghi intervenuti in questa discussione e ribadire tre concetti che, telegraficamente, vorrei riassumere affinché rimangano agli atti di quest'Aula, considerata l'importanza di questa proposta di legge rafforzata.
Il primo concetto che caratterizza, sostanzialmente, l'articolato, è che il fulcro della riforma costituzionale, come abbiamo detto, è rappresentato dal principio dell'equilibrio di bilancio che vincola tutte le pubbliche amministrazioni e rappresenta lo strumento per assicurare, tenendo conto dell'andamento ciclico dell'economia, il pareggio del conto economico delle pubbliche amministrazioni, rilevante al fine del rispetto dei livelli di indebitamento e di debito pubblico indicati dal Patto di stabilità, in attuazione dell'ordinamento dell'Unione europea. Il riferimento all'Unione europea e alla sua normativa è costante e attraversa tutti gli articoli di questa proposta di legge e porta al secondo punto che vorrei richiamare concettualmente e che ritengo particolarmente rilevante.
Proprio il costante riferimento rappresentato dal diritto dell'Unione europea consente di conferire al principio del pareggio di bilancio la necessaria flessibilità - vorrei sottolineare questo concetto affinché non sia equivoco - a cominciare dalla sua necessaria traduzione nel principio Pag. 29dell'equilibrio dei bilanci pubblici. Al riguardo è sufficiente ricordare come l'equilibrio di bilancio si debba realizzare tenendo conto degli andamenti positivi e negativi del ciclo economico e quindi con riferimento al ciclo e non alle singole annualità e debba tenere conto del verificarsi di eventi eccezionali che rendono possibile il ricorso all'indebitamento.
Tra l'altro - questa sottolineatura la faccio in modo ancora più esplicito e lo vorrei evidenziare - nel richiamare la nozione di saldo strutturale, fondamentale al fine di assicurare questa flessibilità, il provvedimento, oltre a riferirsi agli attuali criteri del calcolo dello stesso, precisa che occorrerà comunque rifarsi ai criteri adottati in sede europea - mi riferisco in particolare al comma 4 dell'articolo 3 - e questo comporta che un eventuale e auspicabile futura scelta europea di escludere dal calcolo del saldo determinate categorie di investimenti, troverà automatico recepimento, anche a livello nazionale, senza bisogno di aggiornare il provvedimento stesso. Quindi ci sarà una conseguenza che scatterà automaticamente.
Concludo, signor Presidente, dicendo che il lavoro svolto dalla Commissione evidenzia nel suo complesso come nell'ordinamento dell'Unione europea vi siano in astratto spazi - e ulteriori, permettetemi di aggiungere, bisognerà trovarne - per perseguire in modo intelligente il risanamento delle finanze pubbliche, evitando soprattutto di ricorrere a politiche procicliche in fase di recessione economica, quando, al contrario, occorrerebbe promuovere la crescita attraverso le riforme strutturali - lo richiamavo alla fine del mio intervento - non necessariamente «a costo zero», ma con effetti positivi sulle finanze pubbliche nel medio periodo e con un uso oculato delle risorse disponibili.
Questo, signor Presidente, mi premeva dire sulla filosofia dell'impianto complessivo che peraltro si articola in una serie di contenuti di questa legge che asseverano quanto abbiamo scritto nell'articolo 5 della legge costituzionale n.1 dell'aprile del 2012.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presidente della V Commissione, onorevole Giancarlo Giorgetti, ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa della seduta pomeridiana.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione del disegno di legge recante delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Brugger, Bruno, Buonfiglio, Buttiglione, Castagnetti, Commercio, Aniello Formisano, Galletti, Iannaccone, Jannone, La Loggia, Mazzuca, Melchiorre, Misiti, Nucara, Pisicchio, Ruben e Volontè sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,35.

Pag. 30

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3271 - Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale e norme sulla medesima materia (Approvato dal Senato) (5569); e dell'abbinata proposta di legge: Reguzzoni ed altri (A.C. 4740) (ore 15,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno, già approvato dal Senato n. 5569: Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale e norme sulla medesima materia; e dell'abbinata proposta di legge n. 4740 d'iniziativa dei deputati Reguzzoni ed altri.
Ricordo che, nella seduta del 5 dicembre 2012, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 5569)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge. Avverto che la Presidenza, in conformità a precedenti pronunce relative ad emendamenti di identico contenuto (si vedano le sedute dell'Assemblea del 13 settembre 2011 e della Commissione bilancio del 9 settembre e del 10 dicembre 2011, nonché del 5 novembre 2012) non ritiene ammissibile l'emendamento Maurizio Turco 4.6, già dichiarato inammissibile in sede referente. Tale proposta emendativa, infatti, nel prevedere che al personale del servizio di assistenza spirituale non spetta il trattamento economico a carico dello Stato e che tale trattamento è assicurato dalla diocesi dell'ambito territoriale del comando militare, incide sullo status del predetto personale, materia oggetto d'intesa tra il Governo e la Conferenza episcopale italiana (si veda al riguardo l'articolo 11, comma 2, dell'Accordo, con protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984 e reso esecutivo con la legge 25 marzo 1985, n. 121).

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, come ho già fatto presente al Presidente della Camera, il protocollo che rimandava ad un accordo con la Conferenza episcopale italiana non è stato mai siglato. Peraltro, l'otto per mille copre esattamente le stesse funzioni che dovrebbe coprire l'ordinariato militare. È veramente una duplicazione di spesa incomprensibile a fronte di un contributo dello Stato che ammonta a un miliardo di euro. L'otto per mille oggi ammonta ad un miliardo di euro di cui 330 milioni sono proprio destinati a coprire la vecchia congrua, cioè diciamo così lo stipendio che adesso viene inteso come secondo stipendio per chi invece è un ordinariato militare. Credo davvero, Presidente, che su questo non c'è la chiarezza che sarebbe necessaria. Comprendo e l'ho già fatto presente al Presidente della Camera.

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che, in relazione al numero degli emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principio o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il gruppo Italia dei Valori è stato invitato a segnalare i nove emendamenti da porre comunque in votazione.
La Commissione I (Affari Costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia, (Vedi l'allegato A - A.C. 5569). Non risulta invece che la Commissione bilancio abbia espresso il prescritto parere. A tal proposito, ha chiesto di intervenire il presidente della Commissione Difesa, onorevole Cirielli, relatore. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione bilancio non ha ancora fornito i prescritti pareri, per Pag. 31cui dovremmo aspettare che concluda i suoi lavori. Credo che in un'oretta potrebbe fornirli.

PRESIDENTE. Quindi, se ho capito bene, chiede un'ora, presidente?

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Così riferisce la Commissione bilancio, dipende da loro.

PRESIDENTE. Presidente Giorgetti, un'ora è abbondante? Se è anche meno per noi va meglio.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione Bilancio. Mezz'ora!

PRESIDENTE. Penso, quindi, che alle ore 16,15 possa andare bene.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non ho ragione per non credere alla tempistica che ci può essere data dal presidente della Commissione bilancio, però mi pare di capire che, non essendo ancora stata in grado la Ragioneria di fornire le carte necessarie affinché la Commissione esprima il parere dovuto, mi sembra difficile che, non essendo ancora arrivate le carte sullo strumento militare, alle 16,15 noi si possa ragionevolmente riprendere. Pertanto siamo di fronte ad un'alternativa. Evidentemente l'alternativa è la seguente: io non ho nulla in contrario a rinviare per il tempo che è stato chiesto, mezz'ora, però, quando riprendiamo l'Aula, nel caso in cui la Ragioneria non fosse stata in grado di dare in tempo le carte e la Commissione bilancio a pronunciarsi, è del tutto evidente che a quel punto i lavori dell'Aula potrebbero riprendere ragionevolmente a cominciare dal punto seguente, cioè dall'articolo 81 della Costituzione. Infatti, è chiaro che ci sono dei tempi anche per gli emendamenti e per i subemendamenti che vanno adeguati ed anche per il primo punto all'ordine del giorno. Quindi, riassumendo, per quanto ci riguarda possiamo prendere la mezz'ora chiesta dal relatore e dal presidente della Commissione bilancio; se ci si ritrova ancora nella stessa condizione, possiamo proseguire con il punto seguente all'ordine del giorno relativo all'articolo 81 della Costituzione.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, valuteremo allo scadere della mezz'ora e l'Aula è sovrana evidentemente.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, essendo anch'io in Commissione bilancio e avendo potuto verificare che il Governo non aveva ricevuto alcuna istruzione in merito a quegli emendamenti, non penso sia un fatto che si risolva in uno o due minuti. Pertanto secondo me sarebbe ragionevole, dato che c'è l'Aula, invertire l'ordine del giorno e partire con il provvedimento sul pareggio di bilancio, in attesa che arrivi davvero un parere articolato sugli emendamenti, che sono parecchi, per i quali si richiedeva il parere del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, siccome anche l'inversione dell'ordine del giorno richiederebbe comunque un tempo di interruzione per la valutazione degli altri emendamenti, io credo sia ragionevole prestare fiducia ai due presidenti, i quali ci dicono che in mezz'ora potranno esprimere il parere sul provvedimento riguardante l'ordinamento militare e quindi io sospenderei la seduta e alle 16,15 valutiamo lo stato della situazione. Dopodiché prendiamo le decisioni di conseguenza.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 32

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, chiedo di tenere conto del fatto che la decisione e il nostro parere favorevole sono condizionati dall'evidenza, chiara a tutti, che la decisione alle 16,15 non riguarda semplicemente la presa d'atto, cioè il passaggio all'ordine del giorno con inversione: bisogna prendere atto già ora che, se alle 16,15 non saremo in condizione di proseguire con l'articolo 1, si procede all'inversione, salvo che vi siano contrarietà da parte di altri gruppi nell'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, lei sa meglio di me che interruzioni condizionate sono abbastanza singolari. Sospendiamo per mezz'ora e alle 16,15 mi sembra chiaro l'orientamento di tutti i gruppi: se non saremo pronti su questo provvedimento, passeremo al successivo. Mi pare che questa sia stata l'espressione generale.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,20.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

PRESIDENTE. Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 5569).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 5569)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5569).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro degli emendamenti Di Stanislao 1.1, 1.2 e 1.3, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Di Stanislao 1.4 e Maurizio Turco 1.5.
La Commissione invita al ritiro dei successivi emendamenti Di Stanislao 1.6, 1.7, 1.8 e 1.9 e Gidoni 1.10, nonché sugli identici emendamenti Gidoni 1.11 e Di Stanislao 1.20.
La Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1.02 e invita al ritiro degli articoli aggiuntivi Maurizio Turco 1.03 e 1.01 e Di Stanislao 1.04.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Di Stanislao 1.4 non è segnalato e che, quindi, non verrà posto in votazione.
Il Governo?

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, se posso, chiedo di depositare una nota sull'emendamento dichiarato inammissibile e di lasciarla agli atti.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, lei vuole innovare rispetto alla prassi. Visto che le ho dato la parola, illustri la nota.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, poiché è una nota lunga e concerne l'ordinariato militare, noi ribadiamo che non esiste alcuna intesa...

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, lei ha cinque minuti di tempo. Prego.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, non esiste alcuna intesa tra lo Stato italiano e la CEI a tutela dell'ordinariato militare. La dichiarazione di inammissibilità del nostro emendamento, volto a porre a carico della Chiesa i costi per la paga dei Pag. 33cappellani militari e il mantenimento dell'ordinariato militare, non trova alcun conforto né giuridico né normativo.
L'ordinariato militare, fino al 9 ottobre 2010, era disciplinato da alcune norme. Il testo dell'articolo è, poi, stato modificato integralmente dal decreto legislativo del 24 febbraio 2012, che stabiliva che il servizio di assistenza spirituale alle Forze armate, istituito per assicurare l'esercizio delle pratiche di culto del personale militare di religione cattolica e disimpegnato da sacerdoti cattolici, è disciplinato dal titolo III del libro IV. In questo, il Concordato non c'entra nulla.
Quindi, noi riteniamo ancora una volta che, contrariamente alla legge e al diritto, la disciplina del trattamento economico dei cappellani militari non sia tra le questioni tutelate dal Concordato e che, quindi, non sia indirettamente elevata a norma di rango costituzionale.

PRESIDENTE. Circa i rilievi che ha sollevato testé l'onorevole Maurizio Turco in relazione alla dichiarazione di inammissibilità dell'emendamento 4.6, la Presidenza osserva quanto segue.
La proposta emendativa in questione, già dichiarata inammissibile nel corso dell'esame in sede referente, nel prevedere che al personale del servizio di assistenza spirituale non spetti alcun trattamento economico a carico dello Stato e che tale trattamento sia, invece, assicurato dalla diocesi dell'ambito territoriale del comando militare, incide in modo diretto sul complessivo status, e quindi anche sullo stato giuridico, di tale personale.
Nel merito, anche alla luce degli elementi che la Presidenza ha richiesto al presidente della Commissione difesa e che il medesimo ha fornito con lettera in data odierna, faccio presente che la disciplina dello stato giuridico degli ecclesiastici che prestano assistenza spirituale presso le Forze militari dello Stato è oggetto di specifica riserva di intesa tra il Governo e la Conferenza episcopale italiana, ai sensi dell'articolo 11, comma 2, dell'Accordo, con protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984 e reso esecutivo con legge 25 marzo 1985, n. 121 e non può, quindi, essere modificata unilateralmente da parte dello Stato, ma soltanto mediante modalità pattizie.
Peraltro, l'articolo 17 del Codice dell'ordinamento militare, come da ultimo modificato dal decreto legislativo del 24 febbraio 2012, n. 20, specifica espressamente che la disciplina del servizio di assistenza spirituale alle Forze armate a cura di sacerdoti cattolici in qualità di cappellani militari opera fino all'entrata in vigore dell'intesa prevista dall'articolo 11, comma 2, del citato Accordo. Con tale precisazione il legislatore ha evidentemente voluto chiarire che la disciplina relativa allo status del personale che presta assistenza spirituale può essere modificata solo ove intercorra un'intesa con le autorità ecclesiastiche.
Al Senato, infatti, durante l'esame del presente disegno di legge delega, la Presidenza ha dichiarato inammissibile l'emendamento Perduca 4.13 di contenuto identico a quello in oggetto. Del resto, già in precedenti occasioni, sia in sede referente sia in Assemblea, sono stati dichiarati inammissibili emendamenti di identico contenuto, in quanto la materia trattata è oggetto di intesa tra lo Stato italiano e la Conferenza episcopale italiana.
A questo punto proseguiamo con i nostri lavori. Ricordo che gli emendamenti Di Stanislao 1.1, 1.2, 1.3 e 1.4 non sono stati segnalati.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 435
Astenuti 4
Maggioranza 218
Hanno votato
25
Hanno votato
no 410).

Pag. 34

Prendo atto che i deputati Ferrari, De Girolamo e Cosenza hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Di Stanislao 1.7.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento e anche sugli altri, essendo stata fatta una adeguata depurazione, non da parte mia ma da parte degli uffici, perché credo che si stia sottovalutando la portata di questo provvedimento e credo che, anche rispetto ad una serie di emendamenti, che avevano la dignità di andare a correggere il tiro, di dare una traiettoria giusta e necessaria, oltre che profondità e prospettiva a tutto il comparto della difesa, lo stesso si veda, invece, in questo caso, impoverito e in qualche modo, poi, respinto senza tener conto delle esigenze che il personale ha manifestato; quando parlo di personale parlo delle rappresentanze e di tutto il CO.Ce.R. Allora, in relazione all'articolo 1, comma 3, noi proponiamo la seguente modifica, che non è un dato meramente sintattico, è un dato di sostanza forte, e cioè proponiamo di sostituire le parole: «sentiti, per le materie di competenza, il Consiglio Centrale di rappresentanza militare e le organizzazioni sindacali» con le seguenti: «d'intesa, per le materie di competenza, con il Consiglio Centrale di rappresentanza militare e le organizzazioni sindacali». Piuttosto che: «sentiti» è meglio: «d'intesa»; ormai non si fanno più contratti e rapporti e vi è la necessità di prolungare alcuni elementi di sostanza che riguardano il comparto, perché poi i Ministri passano e il comparto, il personale, rimane, anche se la gran parte vorrà essere esodato dal Ministro attuale. Evidentemente, bisogna poi intendersi, quando noi diciamo: «d'intesa», ciò sta a significare che diamo forza contrattuale a tutto l'intero comparto a partire dai CO.Ce.R.; per cui proponiamo la seguente formula: «d'intesa, per le materie di competenza, con il Consiglio Centrale di rappresentanza militare e le organizzazioni sindacali».
L'emendamento, Ministro, colleghi, e anche forze politiche che sostengono questo disegno di legge - di delega, lo ricordo, e poi approfondirò il tema della delega -, è volto a garantire che, fin dall'avvio, la riforma non penalizzi troppo il personale in servizio, facendo in modo che le modalità di riduzione effettiva dell'organico siano concordate con le rappresentanze del personale. Il CO.Ce.R. ha chiesto a più riprese, tanto al Ministro quanto in audizione in IV Commissione, ma anche al Senato, che si concretizzasse questa modalità d'intesa, che è giusta, necessaria e sacrosanta, per tutelarne i diritti, visto che questa riforma la si fa sulla pelle e sulla dignità del personale. Credo che si stia perdendo una grande occasione, da parte della politica e del Parlamento italiano, di dare forza e sostanza al CO.Ce.R. e alla sua rappresentanza. Le riforme non si fanno senza il personale. Non si fanno riforme a danno delle persone. Non si fanno riforme a danno di questo universo mondo che ha con sé competenza, esperienza, professionalità, capacità, dignità, abnegazione e che ha servito sempre e comunque la patria! Non si dà nessun futuro a queste persone e all'intero comparto. Noi abbiamo cercato di riparare al danno che era stato fatto in questo modo, perché di danno si tratta.
Allora, riparare al danno significava in questo caso, all'articolo 1, comma 3, sostituire il termine: «sentiti», con le parole: «d'intesa». Io utilizzo il termine «concertato», se a qualcuno non dà fastidio. Il tema della concertazione è un tema che rafforza fortemente non solo la dignità, ma anche la professionalità e la competenza dell'intero comparto, e finalmente fa sentire la voce, dà un volto e una volontà a tutte queste persone che oggi sono senza voce e senza volto, ma che ci hanno detto nelle Commissioni di merito che vogliono contare Pag. 35in questa riforma, piuttosto che essere messi alla porta da qui a qualche mese.
Credo che rispetto a questo dato il Parlamento poteva avere un sussulto d'orgoglio, in nome e per conto di queste persone. Parliamo di 183 mila persone che devono essere poi «rimodulate» o in parte esodate. Per cui, sono 40 mila le persone, oltre al personale civile, che devono essere messe fuori e a cui voi non state dando, se esprimete un voto diverso, nessuna dignità e nessuna possibilità di farsi valere, dopo che loro, in tutti questi anni, hanno servito la Patria in maniera silenziosa e hanno taciuto obbedendo. Credo che in questo caso non ci sia alcuna possibilità. Ricordo ai colleghi che questo voto, rispetto a questo emendamento, può essere recuperato come elemento di dignità...

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, è terminato il tempo a sua disposizione.

AUGUSTO DI STANISLAO. Concludo, signor Presidente. Allora, propongo di sostituire il termine «sentiti» con «d'intesa». Non vorrei ci fossero fraintendimenti di termini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, in quest'Aula ho sempre sostenuto un ruolo negoziale delle rappresentanze, soprattutto quando i contratti pubblici alla Funzione pubblica imponevano comunque un dialogo tra le istituzioni e le rappresentanze. Ma questo emendamento non è accettabile, perché una questione è il contratto pubblico e altra questione sono le competenze che appartengono alle istituzioni. Il ruolo del CO.Ce.R., per norma, è quello di essere ascoltato. Non è che si deve trovare un'intesa. L'intesa viene poi nelle necessità istituzionali, ma non mi sembra che non si sia prestato ascolto alle voci della rappresentanza. Lo stesso Ministro, qui presente, ha radunato gli organismi di rappresentanza, ascoltando le loro motivazioni, ma se c'è oggi un'esigenza impellente, che è quella della revisione dello strumento militare, non è che se poi non c'è un'intesa non si possa raggiungere l'obiettivo, il progetto che è necessario oggi per poter far funzionare bene le Forze armate. Quindi, ritengo che tra «sentiti» e «d'intesa», la realtà è «sentiti» per gli aspetti normativi della rappresentanza militare.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Signor Presidente, colleghi, solo per lasciare anche una traccia, io voglio dire che la norma, così com'è scritta, è scritta sostanzialmente bene. È giusto che nel corso di un procedimento del genere i CO.Ce.R. siano sentiti. D'altro canto, anche i sindacati del personale dei dipendenti della difesa sono sentiti, come è logico che sia, ma voglio anche sottolineare e segnalare all'Aula che il signor Ministro si è impegnato, in maniera formale, peraltro anche con l'approvazione di un ordine del giorno, a dare ampio ascolto a quello che verrà dai CO.Ce.R. Quindi credo che, da questo punto di vista, le preoccupazioni dell'onorevole Di Stanislao trovino assolutamente condivisione da parte del signor Ministro, per cui sarebbe più opportuno che ritirasse l'emendamento.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Calderisi ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 467
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato
29
Hanno votato
no 438).

Prendo atto che i deputati Cirielli, Zaccaria e Cosenza hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Pag. 36
Prima di procedere, saluto i docenti e gli allievi della scuola Mozzillo di Manfredonia in provincia di Foggia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo all'emendamento Di Stanislao 1.8.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Di Stanislao 1.8 formulato dal relatore.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, non voglio insistere, voglio solo affermare le ragioni dell'intero comparto e quindi mi sembra - come dire - un'attività politica e istituzionale altamente significativa perché, visto che non si dà voce né volto alle rappresentanze, evidentemente qualcuno deve fare da megafono e mi auguro che io, in qualche modo, più o meno indegnamente, possa rappresentare in quest'Aula le disattenzioni di questo Governo e di questo Ministro rispetto alle esigenze e alle voci dell'intero comparto.
Ritorno al tema. Si torna sempre al tema del «sentiti». Noi non dobbiamo sentire, perché non siamo un reparto di otorinolaringoiatria. Che cosa bisogna «sentire»? Qui bisogna fare qualcosa di importante e dire che le cose si fanno «d'intesa» con il comparto perché, se la riforma la si fa sulla testa, sulla pelle, sulla prospettiva e sulla professionalità del personale militare, bisogna non «sentirli», ma bisogna farli «di intesa», perché solo loro possono indirizzare di più e meglio quello che è il tema di questa riforma.
E allora, se invece la riforma è tagliare il personale, è altra storia, ed evidentemente non bisogna né sentire, né ascoltare, né procedere «di intesa». Però torno al tema e dico: l'emendamento propone la sostituzione, al comma 3, delle seguenti parole: «sentiti, per le materie di competenza, il Consiglio Centrale di rappresentanza militare e le organizzazioni sindacali» con le seguenti: «acquisiti, per le materie di competenza, i pareri del Consiglio Centrale di rappresentanza militare e le organizzazioni sindacali, con conseguente motivazione scritta qualora le proposte si intendessero respinte».
Dove vuole arrivare l'emendamento? L'emendamento, che si ricollega direttamente alle cose che ci hanno detto i CO.Ce.R. - quindi non me le sto inventando, ma le abbiamo sentite in Commissione tutti quanti, mentre purtroppo non le ha sentite l'Italia, perché abbiamo fatto audizioni informali e quindi l'Italia non ha potuto sentire nemmeno il comparto che ne è rimasto fuori - è volto a garantire, fin dall'avvio, che la riforma non penalizzi troppo il personale in servizio, facendo in modo che le modalità di riduzione effettiva dell'organico avvenga con la massima chiarezza per le conseguenze future.
Torno a un tema che è molto caro al Ministro Di Paola: ma quando, all'articolo 1, in cui si parla di oggetto e modalità di esercizio della delega, si dice «al fine di realizzare un sistema nazionale di difesa efficace e sostenibile, informato alla stabilità programmatica (...)», quando si parla di puntare fortemente sulle caratteristiche del personale, e poi si va a parlare - di che cosa? - della revisione dello strumento in senso riduttivo, quindi il personale che tu vuoi esaltare lo riduci, come lo fai ad esaltare? Come lo fai a formare? Come lo puoi mettere in campo nella dimensione europea e dargli qualità, se lo cacci via?
Non funziona in questo modo, tant'è che poi arriviamo al paradosso in cui al comma 1 dell'articolo 1, alla lettera b), si dice: «delle dotazioni organiche complessive del personale militare dell'Esercito italiano, della Marina militare e dell'Aeronautica militare nell'ottica della valorizzazione delle relative professionalità»; e ancora, alla lettera c): «delle dotazioni organiche complessive del personale civile Pag. 37del Ministero della difesa, nell'ottica della valorizzazione delle relative professionalità».
Ma se il personale viene esodato, come dite voi, dove lo valorizzate? È questo il paradosso tutto italiano: come si fa a valorizzare il personale se poi lo mandi via? Che cosa puoi valorizzare se lo tagli in maniera indistinta, facendo dei tagli lineari sulla pelle di queste persone? Ma voi pensate veramente - lo dico al Parlamento e lo dico anche ai singoli deputati e alle forze politiche che sostengono il Governo - che, da qui a qualche mese, il comparto difesa voterà voi per questi provvedimenti?
Non abbiamo fatto alcun tipo di approfondimento che fosse degno di questo nome. Abbiamo fatto una serie di interventi tesi a ratificare le scelte volute, imposte dal Governo e anche dal Ministro, e non siamo riusciti a fare un approfondimento vero della dimensione di tutti questi articoli. Credo che noi faremo un danno enorme, non solo alle singole persone ma all'intero comparto, approvando il provvedimento e non dando una risposta a questo emendamento.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 480
Astenuti 3
Maggioranza241
Hanno votato
27
Hanno votato
no 453).

Prendo atto che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Di Stanislao 1.9.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, ho già dichiarato aperta la votazione quindi parlerà la volta dopo (Commenti del deputato Di Stanislao).
Onorevole Di Stanislao, se lei vuol prendere la parola lo deve segnalare alla Presidenza, non abbiamo capacità di previsione (Commenti del deputato Di Stanislao).
Onorevole Di Stanislao, la votazione è aperta.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 478
Astenuti 4
Maggioranza 240
Hanno votato
67
Hanno votato
no 411).

Prendo atto che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Gidoni 1.10.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gidoni 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Pag. 38
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 483
Astenuti 3
Maggioranza 242
Hanno votato
67
Hanno votato
no 416).

Prendo atto che il deputato Palomba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Gidoni 1.11.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ricordo che l'emendamento Di Stanislao 1.20 non è stato segnalato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gidoni 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 481
Astenuti 6
Maggioranza 241
Hanno votato
63
Hanno votato
no 418).

Prendo atto che il deputato Palomba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire perché è l'unico modo per far sentire la voce dell'intero personale e sto cercando di fare una battaglia di rappresentanza, di essere un megafono dentro e fuori il Parlamento, perché credo che sia giusto e sacrosanto affermare questi diritti e questa prerogativa.
Credo che rispetto a questo dato, l'articolo 1, così com'è configurato, fa credere e pensare che ci siano degli elementi di innovazione fortissimi che siano collegati direttamente alle esigenze di funzionalità, di efficacia e di efficienza, evidentemente, invece, risponde a finalità che - lo voglio dire ai colleghi - albergano al di fuori di questo Parlamento.
Non me ne voglia il Ministro, ma credo che l'impoverimento delle sue finalità - quando vengono espresse all'inizio dell'articolo 1 - stanno nel non avere recepito le volontà dei Co.Ce.R., di non avere recepito quegli emendamenti che avrebbero fatto fare un salto di qualità all'intero provvedimento, perché, Ministro, questo non può essere un provvedimento fatto a colpi di maggioranza. Questo provvedimento avrebbe dovuto essere dell'intero Parlamento e di tutte le forze politiche, per due ordini di motivi: perché chi vi parla è convinto che il welfare e la difesa (e la sicurezza) sono due elementi portanti di una nazione moderna, matura, emancipata e consapevole. In questo modo, facciamo un cattivo servizio a questo ramo del Parlamento, facciamo un cattivo servizio alla nazione, facciamo un cattivo servizio al comparto e non lo leghiamo, non lo allineiamo ai bisogni europei di sicurezza e difesa così come stanno maturando. Questo è un dato che è nato e muore purtroppo dentro il recinto del Governo e dentro le idee del Ministro della difesa.
Non me ne voglia, Ministro, ma lei ha rifiutato costantemente ogni volontà non di dialogo (perché l'ascolto non è dialogo). Ha rifiutato costantemente la volontà di mettere dentro ad una idea di difesa e di sicurezza, che è tutta italiana e molto, molto poco europea, quegli elementi che l'avrebbero connotata in maniera forte e distintiva, innovativa e vocazionale. Si Pag. 39sono persi tutti quegli elementi che hanno fatto del nostro comparto quell'elemento di diversità a livello internazionale anche, e forse soprattutto, attraverso le missioni internazionali.
Si è persa una grandissima occasione e il Parlamento, che poteva recuperare questo infortunio attraverso il voto in Aula rimodulando alcune esigenze attraverso gli emendamenti, non ha voluto fare questo e si è sordi a quello che succede all'esterno, si è sordi a quello che succede dentro al comparto difesa. Penso che non si stia facendo un buon servizio per quello che si vuole fare in questo dato. Ricordo che sono stati fatti alcuni miglioramenti e alcune revisioni dello strumento militare negli anni scorsi, quando era Ministro Spadolini, quando era Ministro Rognoni e quando anche ella era capo di gabinetto e ha lavorato affinché si andasse a definire di più e meglio il comparto attraverso la riduzione, in quel momento, a 190 mila unità.
Oggi abbiamo perso questa possibilità e soprattutto in questo modo si perde la dignità dell'intero comparto, perché in questo modo si fa un servizio alle esigenze che sono al di fuori di questo Parlamento, al di fuori del comparto e forse stanno dentro ad una dimensione che non ci fa onore assolutamente. Mi auguro che ci siano alcune possibilità che possano in qualche modo anche bloccare questo dato, perché è sui decreti delegati che vi sarà la grande partita.
Forse oggi stiamo facendo, o ci volevano far fare, pedagogia militare. Noi oggi stiamo facendo qualcosa di più e di diverso. Chi vi parla interpreta il bisogno di intere collettività e non solo del mondo del pacifismo, che sono tantissime associazioni, ma interpreta anche il bisogno dei singoli parlamentari che magari non si possono esprimere per spirito di partito. Ma c'è un dato: io, in questo momento, parlando in questo Parlamento, forse - non lo so più - sono minoranza in questo Parlamento e sono minoranza rispetto alle rappresentanze politiche.
Tuttavia, ho la convinzione, caro Ministro, di essere maggioranza nel Paese e sono maggioranza nel comparto difesa perché questo provvedimento è inviso alla stragrande maggioranza del personale, che non vuole questo tipo di riforma e questo tipo di intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, nel dichiarare il nostro voto favorevole su questo articolo 1, intervengo per manifestare, come gruppo del Partito Democratico, tutta la nostra considerazione che è dovuta al ruolo delle rappresentanze militare e al ruolo dei Cocer, che abbiamo ascoltato in Commissione nel corso dell'esame di questo provvedimento e che come gruppo del Partito Democratico abbiamo ulteriormente ascoltato, perché riteniamo che le loro ragioni e il loro punto di vista siano fondamentali per l'attuazione di questa riforma e sia fondamentale per fare in modo che questa riforma venga attuata definitivamente con il consenso del personale militare.
È chiaro che è una riforma che pesa molto sul personale, che determina una riduzione di 33 mila unità, che dovrà essere attuata nel periodo transitorio fino al 2024, quindi è assolutamente necessario prendere in considerazione il punto di vista di chi rappresenta le ansie, le preoccupazioni, le aspettative dei militari che sono preoccupati per le loro prospettive di carriera e sono preoccupati per la possibilità di transito in altre pubbliche amministrazioni o che comunque vorrebbero che questo avvenisse senza strappi eccessivi. Quindi, per noi è fondamentale il rapporto con i Co.Ce.R. e abbiamo chiesto che l'attuazione della riforma, che verrà realizzata attraverso i decreti successivi, i decreti delegati, debba appunto tener conto della esigenza di realizzare il massimo di convergenza possibile, per questo con un ordine del giorno abbiamo previsto, facendo riferimento alla legge sulla specificità, di considerare i Co.Ce.R. nel loro ruolo negoziale previsto dalla legge sulla specificità attraverso uno strumento di concertazione. Pag. 40
Voglio concludere dicendo che alcune delle richieste, quelle principali che sono state espresse dalle rappresentanze militari, cioè la richiesta di considerare i 150 mila uomini al netto del personale impegnato nella formazione, la richiesta di ampliare il periodo transitorio, così come quella di garantire la stabilizzazione ai volontari in ferma quadriennale, noi le abbiamo recepite e abbiamo recepito anche un'ulteriore richiesta che ci sembra assolutamente condivisibile, quella di fare in modo che questa riforma possa armonizzarsi con altri due interventi legislativi che pesano sul comparto come su tutta la pubblica amministrazione: parlo degli effetti della spending review e parlo del regolamento di armonizzazione del regime pensionistico.
Quindi, vorrei rassicurare l'Aula e vorrei rassicurare soprattutto i Cocer che per quanto ci riguarda - credo di parlare per tutto il Parlamento - noi riteniamo fondamentale, importante l'apporto ed un confronto sempre più pregnante con chi rappresenta il personale militare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, noi stiamo dando una delega a un Governo per una revisione - non una riforma - che esplicherà i suoi effetti in quindici, venti anni, in cui mettiamo su un piatto della bilancia alcune decine di migliaia di persone per fare cosa? Per risparmiare e rientrare in minima parte nel debito pubblico? No, per acquistare sistemi d'arma. E cosa dobbiamo fare di questi sistemi d'arma? È appena tornato il sottosegretario Magri dalla Libia, dobbiamo aiutare la Libia alla formazione del personale per contrastare l'immigrazione clandestina? L'abbiamo già sentita! L'abbiamo già sentita! Dobbiamo aiutare la cooperazione industriale nel settore della difesa? Questa non l'avevamo ancora sentita! È una cosa incredibile... (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, io ritengo opportuno intervenire per dichiarare il voto favorevole del nostro gruppo sull'articolo 1.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 16,55)

FRANCESCO BOSI. Voglio ricordare anche che, nel corso della discussione sulle linee generali, abbiamo tutti osservato che l'importanza dell'approvazione di questo provvedimento di riordino dello strumento militare deriva dal fatto che noi abbiamo deciso, che questo Governo ha deciso di cambiare la natura e la dimensione dello strumento militare.
È ovvio che questo deve avvenire sulla base di una attenta valutazione delle procedure che vengono fissate con delega al Governo: non sarà una semplice delega al Ministro della difesa, come dice il collega Di Stanislao, ma una delega al complesso dei Ministri a vario titolo competenti e del Consiglio centrale di rappresentanza militare che riunisce, per l'appunto, i Cocer. Dopodiché la procedura prevede che questi decreti passino all'esame delle Commissioni parlamentari. Noi abbiamo, in sede di Commissione - ed il collega Di Stanislao lo sa bene - predisposto anche un ordine del giorno che fissa i limiti a queste deleghe e alcuni indirizzi a carattere procedurale, quindi non vedo la ragione di strumentalizzare gli organismi di rappresentanza militare al fine di fare una specie di preapertura di campagna elettorale da parte di chi, peraltro - lo vedremo negli emendamenti successivi - vuole depotenziare le nostre Forze armate. Allora, qui bisogna essere coerenti: o le vogliamo depotenziare, oppure vogliamo Forze armate numericamente anche più ridotte, ma potenziate, alle quali sia garantita efficienza, funzionalità e quindi anche maggiori dotazioni sotto ogni punto di vista. Sono due filosofie diverse, quella che illustra Pag. 41il collega Di Stanislao, e quella che illustrano le forze politiche che hanno portato avanti questo provvedimento.
Ecco perché, dichiaro il voto convinto, favorevole del gruppo dell'UdC (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, faccio un brevissimo intervento: mi rivolgo al Ministro perché lei, formalmente, Ministro, ha un problema politico in questo momento, e non da parte nostra.
Leggo un'agenzia in questo momento che dice: «Un ministro della difesa dimissionario non scriva decreti attuativi» - ovviamente si tratta di una delega - «per la riforma del sistema militare. Il Governo di centrosinistra rivedrà la questione delle spese militari. Firmato Nichi Vendola». Penso che se questa è la forma di responsabilità con la quale il centrosinistra intende rapportarsi a queste tematiche, il problema, in questo momento, è di credibilità politica del Ministro, ma probabilmente lo sarà anche in futuro di quel Governo - se ci sarà - guidato - forse, anche in questo caso - da Bersani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, Marini, Mondello, Negro, Laboccetta, Tanoni, Sanga, Distaso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 421
Astenuti 59
Maggioranza 211
Hanno votato
395
Hanno votato
no 26).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1.02.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, a riprova che è un provvedimento di revisione e non di riforma, abbiamo presentato questo articolo aggiuntivo che, di tutta evidenza, è estraneo, non alla materia, è estraneo alla forma di Governo, diciamo così, che si è voluta mettere in campo rispetto allo strumento militare.
Noi abbiamo cercato di fare uno sforzo di visione verso il futuro e non di ancorarci al presente, per cercare di capitalizzare al massimo quelle che sono le incongruenze - a dir poco, le incongruenze - dell'attuale sistema. Noi proponiamo di tornare, per esempio per quanto riguarda l'Arma dei carabinieri, nell'ambito del Ministero dell'interno. Chiunque ha seguito le vicende della controriforma che portò l'Arma dei carabinieri all'interno del Ministero della difesa oggi può compitare i danni che ha comportato.
Così, signor Presidente, proponiamo, con questo articolo aggiuntivo, la smilitarizzazione del Corpo della guardia di finanza, una cosa che esiste in tutta Europa. Anzi, la militarizzazione di un Corpo di finanza esiste solo in Italia. Perché? Perché non si vuole che la guardia di finanza possa esplicare fino in fondo le proprie professionalità tecniche e deve essere, invece, subordinata indirettamente al potere politico.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maurizio Turco.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1.02, non accettato Pag. 42dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Speciale, Gatti, Lussana, Marini, Sanga, Vico... ancora l'onorevole Sanga... onorevoli Froner, Cesa, Vignali, Biancofiore... onorevole Vignali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 468
Astenuti 9
Maggioranza 235
Hanno votato
33
Hanno votato
no 435).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1.03.
Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1.03 insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Mura, Tanoni, D'Antoni, Duilio, Sanga...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 470
Astenuti 8
Maggioranza 236
Hanno votato
28
Hanno votato
no 442).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1.01.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Maurizio Turco 1.01 insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, D'Antoni, Marini, Sanga, Tanoni, Moles...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 465
Astenuti 6
Maggioranza 233
Hanno votato
25
Hanno votato
no 440).

Prendo atto che i deputati Marantelli e Picierno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 5569)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5569).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Signor Presidente, esprimo il parere solo sugli emendamenti segnalati?

PRESIDENTE. Sì, onorevole Cirielli, quindi il parere da esprimere è, di fatto, solo sull'emendamento Di Stanislao 2.2.

Pag. 43

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Signor Presidente, La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Di Stanislao 2.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Di Stanislao 2.2.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, continuo a farmi carico di una serie di «disattenzioni» messe in campo all'interno del provvedimento in oggetto, talmente macroscopiche che non possono passare sotto silenzio.
Quello che mi stupisce molto è l'atteggiamento di molti colleghi che avrebbero ben donde ad intervenire, perché riuscirebbero, con competenza e precisione, a modificare, a ragione, una serie di intendimenti che ritengo maldestri all'interno del provvedimento, ma che, invece, nulla dicono rispetto a questo dato. Quando si insiste nel volerli mettere in campo - dopo aver operato un taglio degli emendamenti, così come ho fatto io, lasciando quelli che non avrebbero dato alcun tipo di fastidio, ma che in qualche modo avrebbero al più esaltato questo provvedimento e ridato dignità, fiato e anche motivazione all'intero comparto - evidentemente stiamo parlando fra sordi perché si può anche non prendere in considerazione la proposta emendativa di una persona che non viene dal mondo militare, ma quando se ne fa carico, non avendo gli stessi militari dato ascolto a questi elementi, evidentemente diventa un fatto politico ed istituzionale. Allora credo che bisogna dare non solo ascolto, ma anche svolgere un minimo di approfondimento affinché i colleghi possano votare secondo scienza e coscienza.
Chiedere di aggiungere all'articolo 2, comma 1, lettera b), dopo le parole: «territoriali e periferiche», le parole: «al fine di una ridefinizione geografica delle infrastrutture militari volta al potenziamento delle aree geopoliticamente strategiche nel Mezzogiorno d'Italia» e, conseguentemente, sostituire le parole: «sei anni» con «tre anni» significa che vi è un'urgenza di intervento affinché non si disperda questo patrimonio, ma che, anzi, si dia una finalizzazione anche a queste presenze sul territorio e si riequilibrino.
Specifico meglio che il presente emendamento è volto a rimediare ad una vistosa e alquanto dannosa stortura presente nel disegno di legge in oggetto. La razionalizzazione delle strutture esistenti messa in essere risulta dettata da logiche incomprensibili. Il previsto taglio del 30 per cento è infatti distribuito territorialmente in maniera non equilibrata; le direzioni militari infatti sono dislocate esclusivamente al centro-nord. In tal senso credo che un eventuale ulteriore ridimensionamento delle strutture presenti nelle aree meridionali del Paese, già fortemente indebolite dal problema sicurezza, rischi di trasformarsi in un concreto abbandono del Mezzogiorno da parte dello Stato.
Se questa non vi sembra un'assunzione di responsabilità che passa attraverso un emendamento che può qualificare di più e meglio e finalizzare gli intendimenti, se questi sono veri, da parte del Ministro, evidentemente vi è qualcuno che non vuole farsi carico di questo dato. Signor Ministro, ritiene che questo emendamento sia di buon senso o strumentale? Chiedo anche al collega Ascierto e al Presidente di Commissione Cirielli se questo emendamento sia di buon senso o strumentale, ideologico, demagogico o di propaganda. Ditemi voi se questo emendamento ha una sostanza forte ed importante e se si richiama direttamente alle esigenze del comparto. Non rispondete a me, prendete parola e rispondete agli italiani, al comparto, perché le riforme si fanno a partire dal personale, non contro il personale, cercando di favorirlo, di valorizzarlo, di tutelarlo e di farlo diventare finalmente all'altezza, Pag. 44adeguato ed in linea con i parametri europei, di tutto il personale europeo di cui noi ci vantiamo, di cui voi vi vantate, e che invece non riuscite né ad equipaggiare, né a formare, né a dargli sicurezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore Signor Presidente, onorevoli colleghi, senza offesa per il collega Di Stanislao, l'emendamento in esame è inutile, perché sostanzialmente questa è una legge delega, per cui entrare minuziosamente in un intervento, che poi il Parlamento delega al Governo, è appunto assolutamente inutile.
D'altro canto in una ristrutturazione, che è prevista dalla legge, del 30 per cento delle strutture militari, la cosa logica è tenere conto della dislocazione geografica ed è evidente che già negli anni si è tenuto conto di una diversa funzionalità delle Forze armate e, quindi, di una maggiore presenza al Sud di caserme. D'altro canto ciò dipende anche dallo stato d'uso delle caserme e, quindi, dagli interventi di ristrutturazione, atteso che l'intervento complessivo è anche finalizzato a spendere meglio e, quindi, a non spendere per strutture ormai vetuste.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la firma all'emendamento del collega dell'Italia dei Valori.
Trovo altresì ingiusta la terminologia usata dal collega Cirielli, che lo ha definito un emendamento inutile. Credo che noi parlamentari se proponiamo degli emendamenti non è perché si tratta di essere inutili o utili: abbiamo cercato di sposare delle cause giustamente provenienti dal comparto militare e quant'altro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, il presidente Cirielli ha usato un termine ovvio per quello che oggi sono le dislocazioni delle Forze armate.
Abbiamo avuto caserme e comandi, che erano posti secondo le esigenze di difesa del nostro Paese e, come tali, erano dislocati prevalentemente lungo i confini al Nord. Sono cambiati i tempi e sono cambiate le minacce. È chiaro che è già in atto una ridislocazione del sistema militare sul nostro territorio.
Inoltre noi siamo passati dalla leva al volontariato e, quindi abbiamo ridotto fortemente l'esigenza strumentale dell'organigramma del sistema militare. Non possiamo pensare che, invece di una piramide, ci sia un parallelepipedo o un qualcosa di diverso. Bisogna ridurre e fare in modo che ci sia quella piramide nelle Forze armate e che sia omogenea per lo strumento di comando. Il territorio c'è, e bisogna ridistribuire per poter rendere efficace lo strumento militare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marini, Lussana, Garagnani, D'Antoni, Corsini, Vico, Verducci, Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 482
Astenuti 7
Maggioranza 242
Hanno votato
36
Hanno votato
no 446).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2. Pag. 45
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, chiedo scusa, ma devo evidentemente intervenire, perché le buone ragioni, qualora non vengano prese in esame, quantomeno devono essere ascoltate.
Capisco anche il presidente Cirielli nella sua esternazione e, per così dire, plasticamente lo comprendo, perché evidentemente lui, in questo caso, si è sentito toccato. Ma io parlavo di Cirielli come presidente di Commissione, non come rappresentante dell'Arma. Per cui ne comprendo le ragioni e mi rendo conto che lui ritenga l'emendamento nella maniera in cui lui lo ha descritto.
Io ritengo, invece, che quell'emendamento sia assolutamente ineludibile, piuttosto che inutile. È ineludibile perché serve a riequilibrare quegli elementi che sono poi, per così dire, il senso esatto della proposta intera del Ministro attraverso la riforma o la revisione.
Non vorrei scomodare il Devoto-Oli per dire qual è la differenza tra revisione e riforma, ma evidentemente entrambi i termini hanno a che fare con degli elementi che non sono finalizzati necessariamente a cambiare tout court, hanno a che fare con qualcosa di più e meglio e anche di più profondo che ha bisogno di più tempo e di essere sedimentato. Voglio dire che non si può fare un provvedimento solo per rappresentare e rivendicare un primato. Un provvedimento lo si fa sulla base di una necessità che in questo caso non viene messa in campo. Qui manca totalmente l'analisi che ci porta a definire un provvedimento di così grande portata. Manca quell'elemento di analisi, di autocritica, di critica, manca tutto il supporto di questo disegno di legge delega, ma a chi deleghiamo se non esiste più questo Governo, chi deleghiamo a rappresentare attraverso questo disegno di legge delega?
Il tema è un altro, che tutto è nato in pochissimo tempo necessariamente per rispondere a esigenze altre, e spiegherò nella mia dichiarazione di voto quali sono le esigenze altre. Non sono, caro Ministro, caro Governo, cari rappresentanti che lo sostenete, ragioni alte, sono altre le ragioni che ci portano in maniera così spedita ad approntare questo strumento, questa riforma. Sono altre le ragioni che la impoveriscono, la immiseriscono e non ci fanno diventare più europei in termini di difesa e di sicurezza. E sapete perché? Perché in questa proposta manca quello che è il convitato di pietra, la politica italiana di difesa e sicurezza che fa il paio con il modello di difesa e sicurezza europea.
Guardate che chi vi parla in questi mesi ha lavorato affinché maturassero nella Commissione - ahimè, anche nel Parlamento che è sordo - le condizioni affinché, attraverso una rappresentazione importante, anche storicizzata, anche sul presente, si potessero proiettare delle traiettorie importanti che tenessero dentro le esigenze del comparto, e quindi del personale, con tutte le altre esigenze, che sono prioritarie, a scapito del personale, che sono rappresentate in questo disegno di legge delega.
Noi abbiamo fatto molto, abbiamo fatto anche di più, abbiamo proposto anche degli interventi legati ad un approfondimento. Abbiamo detto, ma come è possibile mettere in campo questo strumento militare rivisitato e riformato se non c'è a monte quanto meno un libro bianco che ci dica, come hanno fatto altri Paesi europei, che è necessario questo tipo di intervento? Dico ciò perché il modello italiano di difesa e di sicurezza è fragile, perché è fragile il comparto, perché va riformulato, riqualificato, riformato, perché va agganciato ad esigenze europee anche internazionali.
Nulla di tutto questo c'è. C'è un'esigenza che è maturata su due gambe: il taglio e l'acquisto. La seconda parte la dirò successivamente.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Stanislao, questo rende ancora più interessanti le sue argomentazioni perché a puntate. Pag. 46Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, intervengo per dire che proprio questo articolo 2 non vorrei fosse sminuito nella sua importanza dal momento che proprio in tale articolo si delinea quella che dovrà essere la struttura delle nuove Forze armate, anche attraverso l'interoperabilità, ma anche la struttura logistica. Certo è che fare un ragionamento di tipo quasi campanilistico sulla struttura logistica mi sembra davvero fuori luogo anche perché le Forze armate devono potersi collocare laddove si ritenga più opportuno. Però volevo segnalare all'attenzione dei colleghi anche l'obiettivo della standardizzazione organizzativa nella prospettiva di una politica di difesa comune europea.
Allora noi diamo l'avvio con questa riforma dello strumento militare proprio a un processo che deve portarci a Forze armate di tipo europeo.
Scusate se questo è poco, io lo ritengo molto importante ed ecco perché annuncio il voto favorevole all'articolo 2.

PRESIDENTE. Saluto la delegazione ufficiale cinese guidata dal sindaco del distretto di Nimbo, signor Huà, che è stata ricevuta ufficialmente dal Vicepresidente Leone e che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Brugger, Servodio, Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 427
Astenuti 54
Maggioranza 214
Hanno votato
395
Hanno votato
no 32).

Prendo atto che la deputata Gelmini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata De Torre ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 5569)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5569).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Molgora 3.1, Maurizio Turco 3.3, Molgora 3.20 e Gidoni 3.21. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Maurizio Turco 3.4, Di Stanislao 3.5, Chiappori 3.6 e Molgora 3.8. Infine, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Chiappori 3.23, dove c'è anche il parere contrario della Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Molgora 3.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, intervengo solo per dire due cose. È chiaro che la Lega Nord Padania aveva presentato una propria proposta di legge, la n. 4740, che è stata abbinata al disegno di legge governativo, e uno dei punti salienti della nostra proposta di legge era che fosse possibile Pag. 47comunque ridurre le piante organiche dell'Esercito a 100 mila unità.
Tra l'altro, un valore che, anche in fase di audizione, pare sia una cosa possibile, addirittura si parla di un possibile Esercito a 90 mila. Noi comprendiamo comunque le esigenze di una riduzione a 150 mila come un primo passo, ma vogliamo lasciare traccia in questo dibattito e negli atti di questo Parlamento che, forse, il numero 100 mila tornerà in futuro in queste Aule. Infatti, siamo convinti che, comunque, un domani, in futuro, quando ci sarà data la possibilità, attraverso ad esempio il «libro bianco», questi numeri saremo destinati a rivederli.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molgora 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gatti, Marini, Servodio, De Torre, Gelmini, Orlando, Verducci, Pizzolante, Faenzi, Gianfranco Conte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 475
Astenuti 11
Maggioranza 238
Hanno votato
55
Hanno votato
no 420).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 3.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Mazzuca, Malgieri, Paolo Russo, Marini, De Torre, Servodio, Agostini, Mondello, Cesario, Tommaso Foti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 471
Astenuti 12
Maggioranza 236
Hanno votato
66
Hanno votato
no 405).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molgora 3.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Goisis, Stradella, Mura, Della Vedova, Froner, Coscia?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 476
Astenuti 11
Maggioranza 239
Hanno votato
51
Hanno votato
no 425).

Prendo atto che i deputati Coscia e Zaccaria hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gidoni 3.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Laboccetta, Fabi, Della Vedova, Cosentino, Porcino, Servodio, Cesario, Mondello, Minardo, Porta, Realacci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 477
Astenuti 11
Maggioranza 239
Hanno votato
52
Hanno votato
no 425).

Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 3.4. Pag. 48
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 3.4 formulato dal relatore.
Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 3.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lehner, Stasi, Lussana, Volpi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 476
Astenuti 11
Maggioranza 239
Hanno votato
12
Hanno votato
no 464).

Passiamo all'emendamento Di Stanislao 3.5.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Di Stanislao 3.5 formulato dal relatore.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo perché credo sia importante far capire che non è come pensa il collega Bosi, che abbiamo a che fare con due filosofie: una la mia e poi il resto di tutto il mondo, di tutto questo Parlamento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,30)

AUGUSTO DI STANISLAO. Probabilmente abbiamo a che fare con un'idea di riforma e di modifica che, in forza di un ragionamento in qualche modo ho approfondito attraverso incontri, colloqui e confronti, mi ha sostenuto in questa convinzione.
Infatti, in ordine ad alcune argomentazioni riferite dal collega - non solo il collega Bosi, che io rispetto per la sua capacità e per la sua presenza rispetto al tema, non fosse che per i suoi trascorsi e la sua competenza -, voglio dire che, in forza di alcuni ragionamenti, ho proposto questo emendamento; ve ne parlo e, poi, arriverò anche ad alcuni approfondimenti.
All'articolo 3, comma 1, lettera c), dopo la parola: «militare», si chiede di aggiungere il seguente periodo: «ferma restando la previsione della stabilizzazione al termine della ferma contratta di tutto il personale meritevole in ferma prefissata quadriennale». Specifico: l'emendamento in questione intende fare in modo che non vengano disperse risorse umane e professionali già in possesso di una formazione di base e di una significativa esperienza attraverso la stabilizzazione dei volontari in ferma quadriennale al compimento degli obblighi di leva.
Questo dato ci è stato offerto, in maniera forte e dirompente, dai Co.Ce.R., che per me, comunque sia, sono una cassa di risonanza e rappresentano l'universo mondo di quel comparto di cui noi stiamo parlando. E ho la convinzione che essi non siano in errore quando cercano di indirizzare di più e meglio le scelte del Ministro e, soprattutto, che non siano errore quando hanno cercato di rappresentare nella Commissione di merito - nella Commissione difesa - tutti quegli elementi che sfuggivano o che venivano sottratti agli approfondimenti, alla capacità di leggere di più e meglio alcune esigenze storiche ed attuali, ma che si sarebbero impoveriti e avrebbero impattato, da qui a breve, rispetto alle giuste e sacrosante ambizioni e volontà dei singoli all'interno del comparto. Chi non si vuole vedere realizzato nella prospettiva, soprattutto, in un comparto così sensibile, dove bisogna lavorare in silenzio e avere pochissime soddisfazioni di carattere pubblico?
Ricordo di aver detto in Commissione che questa è una riforma crudele, perché Pag. 49insiste e demotiva tutto il personale, non fornisce quella giusta capacità, quella giusta soddisfazione, quella giusta motivazione per andare avanti, e non ne fa un personale all'altezza delle sue convinzioni, ma ne fa un personale, in qualche modo, terrorizzato, che vive alla giornata, pensando che, da un giorno all'altro, ciò possa capitare non già ai 40 mila militari e ai 10 mila civili che sono oggetto di esodo, ma a chiunque abbia in mente di poter affermare la propria professionalità, la propria personalità, la propria competenza e la propria voglia di sfida all'interno del comparto difesa; e in questo modo se la vede completamente disattivata e disincentivata.
Voglio tornare all'articolo precedente, quando si diceva che bisogna affidarsi alle mani del Ministro rispetto ad alcuni dati, anche attraverso i decreti delegati. Bene, rispetto ai decreti delegati, voglio segnalare agli amici che già una parte di questi sono stati attivati. Parlo, per esempio, del fatto che il Ministro ha già iniziato a procedere su alcuni interventi di riordino del settore della difesa.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

AUGUSTO DI STANISLAO. Prendiamo la sanità militare, che egli ha già cominciato a prendere in esame a partire dall'agosto del 2012, quando è intervenuto con un proprio provvedimento. Quindi, il Ministro, in quel caso, ha impartito precise direttive nell'ambito del riordino della sanità militare in senso interforze; senza, peraltro, sentire la Commissione di merito, senza sentire il Parlamento, ha avocato a sé ogni prerogativa, dicendo così a noi: oggi ratificate, perché il Parlamento non ha più alcuna prerogativa in termini di indirizzo, di capacità e nemmeno di controllo, pertanto, ciò che io faccio deve essere messo in campo, deve essere votato, e non c'è più possibilità di intervenire.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Di Stanislao.

AUGUSTO DI STANISLAO. Rispetto a questo dato, posso dire che il Ministro è stato disattento? Posso dire che il Ministro non ha tenuto in considerazione il Parlamento? Posso usare un termine che non favorisce il rapporto, ma anche dà il senso forte di quello che ha messo in campo il Ministro? Ci chiede disponibilità, ci chiede di domandare la sua parola, ma, nel frattempo, il riordino lo mette in campo a partire da questa estate. Forse, si è trattato non di una disattenzione, ma di una scorrettezza politica e personale...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Stanislao.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 3.5 non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Laboccetta, Marini, Calderisi, Cesario, Cesa, Della Vedova, Bordo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 464
Astenuti 11
Maggioranza 233
Hanno votato
26
Hanno votato
no 438).

Passiamo all'emendamento Chiappori 3.6.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Chiappori 3.6 formulato dal relatore.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del Ministro su questo comma 1, che alla lettera d) parla di revisione della disciplina in materia di reclutamento, stato giuridico e avanzamento del personale militare. È chiaro che noi avevamo proposto questo Pag. 50emendamento, che tra l'altro sappiamo già che, per la blindatura del testo, verrà bocciato alla Camera, perché comunque lascia aperta la discussione, e speriamo che il Ministro ne tenga conto poi nei decreti attuativi. Sappiamo che dopo l'abolizione della leva, dove c'erano il soldato semplice, il caporale, il caporalmaggiore e così via, oggi esistono, mi pare, diciassette livelli gerarchici all'interno dell'Esercito. Quindi, pensare ad una riduzione dei livelli gerarchici, probabilmente, sarà un passo, credo, obbligato. Tra l'altro, la seconda questione che prevedevamo è l'abbandono del cosiddetto sistema normalizzato di avanzamento per anzianità, perché se questo è un esercito che deve essere snello, che deve premiare il proprio personale, è chiaro che il sistema normalizzato in funzione dell'anzianità, al di là di non premiare i migliori, evidentemente crea anche un ingorgo ai livelli più alti; un ingorgo che sicuramente non fa bene all'Esercito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiappori 3.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Della Vedova, Marini, Villecco Calipari, Porcino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 465
Astenuti 13
Maggioranza 233
Hanno votato
52
Hanno votato
no 413).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Molgora 3.8.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Molgora 3.8 formulato dal relatore.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, questo emendamento interviene su un'altra voce nei confronti della quale sarebbe possibile fare dei controlli e dei risparmi; infatti lo stipendio, oggi, è costituito, molto spesso, da alcune voci derivanti da incarichi che danno luogo a delle indennità. Ebbene, queste indennità vengono corrisposte anche quando gli incarichi sono terminati e conclusi; questo, perché manca una sorta di controllo interno su come sono costruiti gli stipendi dei militari. Questo punto fa il paio con quello delle case assegnate ai militari e che poi vengono tramandate di generazione in generazione, senza alcun controllo; c'è gente che ancora le occupa senza averne diritto. Anche qui c'è chi percepisce indennità senza averne alcun diritto.
Questo emendamento porrebbe l'obbligo al Governo di intervenire su queste voci, mettere ordine indicando uno stipendio base e poi delle specifiche voci premiali per chi effettua determinati interventi, ma limitati soltanto al periodo in cui questi incarichi vengono assegnati. Invece, oggi, assistiamo a una giungla di queste indennità, tant'è vero che non è possibile ricostruire quale sia il costo singolo di ogni categoria di militari: l'insieme e il costo degli stipendi deve essere ricostruito militare per militare perché rimangono delle voci per anni e anni, quando ormai la causa che dava luogo a queste voci è andata persa o è comunque terminata.
Questo non è sopportabile. Non è pensabile che di fronte a situazioni in cui noi dobbiamo ridurre i costi e razionalizzare il funzionamento dei nostri militari abbiamo ancora situazioni di questo tipo. Questo è il segno che l'amministrazione all'interno delle Forze armate non ha alcun collegamento e non ha alcun livello di efficienza. Questo sarebbe un motivo per cui, invece, questo livello di efficienza e di collegamento delle informazioni deve essere rapido e veloce e dare luogo a dei risparmi immediati. Questo probabilmente renderebbe Pag. 51più facile riuscire a rendere le nostre Forze armate non solo ridotte di numero, ma a mantenere una maggiore efficienza, investendo poi in manutenzioni ed investimenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma al presente emendamento, perché la distribuzione anche di compensi premiali, quando vengono distribuiti in modo non trasparente e in modo oscuro, senza una precisa regolamentazione e con ordine, significa aumentare quella spesa pubblica che è solo parassitaria ed inutile, mentre invece noi riteniamo che bisogna tagliare la spesa pubblica, soprattutto quella inutile e parassitaria che non dà efficienza alla pubblica amministrazione. Per questa ragione aggiungo la mia firma, un tassello in più per eliminare gli sprechi della casta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molgora 3.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Mazzuca, Barani, Marini, Raisi, Casini, Scilipoti, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 462
Astenuti 12
Maggioranza 232
Hanno votato
56
Hanno votato
no 406).

Prendo atto che il deputato D'Alessandro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiappori 3.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Laboccetta, Lussana, Marini, Lo Monte, Villecco Calipari, De Camillis, Calderisi, De Poli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 469
Astenuti 10
Maggioranza 235
Hanno votato
52
Hanno votato
no 417).

Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, credo che ogni articolo di questo provvedimento meriti degli approfondimenti tematici, che avrebbero bisogno di giornate seminariali per capirne la portata progressiva e in prospettiva.
Perché forse, scomponendo le parti e andando a verificare e a vedere solo gli emendamenti proposti, qualcuno - per appartenenza ideologica, per richiami di propaganda, per più o meno malcelate volontà all'interno di questo Parlamento - non si riesce a rendere pienamente conto di quale sia la portata del provvedimento, soprattutto in questo caso attraverso l'articolo 3. Tutto il provvedimento, limitatamente all'articolo 3, si va a spalmare, anzi va a contrastare e schiaccia profondamente le ambizioni e la dignità dell'intero comparto.
Io penso che su questo tema dovremmo approfondire in maniera forte e importante Pag. 52in questo Parlamento per capire la vera portata del provvedimento. Prima ho detto che sarei intervenuto su alcuni aspetti che sarebbero andati ad impattare non solo e non tanto sulla spending review, non solo e non tanto sull'armonizzazione ai fini previdenziali, non solo e non tanto per mantenere il provvedimento all'interno di una logica tutta europea, ma perché evidentemente l'articolo 3 dà il senso profondo di quale sia la mira del provvedimento e quale sia l'obiettivo che si vuole cogliere. L'obiettivo che si vuole cogliere è semplice: questa grande riforma, che è stata definita di carattere epocale, va ad impattare e a schiacciarsi direttamente sul personale.
Si tratta di una riforma che va ad impattare direttamente sulle persone in carne e ossa, su professionalità consolidate, sulla voglia anche di presenza delle nuove generazioni all'interno del comparto difesa e ne va a frustrare le ambizioni, le professionalità in qualche modo acquisite, e mi riferisco anche alla possibilità di utilizzare quell'elemento di formazione che in questo provvedimento è solo delineato e non approfondito, poiché tale provvedimento, nella sua interezza, è fortemente sbilanciato in alcune parti mentre altre, che rappresentano la forma, la sostanza e il contenuto vero di una riforma, vengono poste su un livello di residualità: io credo che, sull'articolo 3, vi fosse la necessità che intervenissero anche tutti gli altri partiti, nonché chi è competente nel settore, per far sentire - come dire - le doglianze dell'intero comparto, per dare voce e volto anche a tutte quelle persone all'interno del comparto che vorrebbero dire la loro, indirizzando di più e meglio questo provvedimento.
L'articolo 3 non aiuta assolutamente le singole persone e le professionalità all'interno del comparto, non dà loro dignità, né prospettiva, non le fa diventare un tutt'uno con la volontà di diventare finalmente un comparto difesa all'altezza delle ambizioni che il nostro Ministro si vuole dare e di cui si è dotato.
Credo che, nel contesto di questo discorso, non vi siano filosofie, ma ragionamenti concreti che sono passati anche attraverso alcuni orientamenti dei CO.Ce.R. manifestati nel corso delle audizioni, ma non mi riferisco solo ai CO.Ce.R. Infatti, abbiamo ascoltato decine di rappresentanti nel corso delle nostre audizioni, decine di sigle che sono venute a rappresentarci un malcontento che è diventato anche frustrazione motivazionale, frustrazione professionale e frustrazione personale, perché non vi è più possibilità di poter riemergere da questo limbo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AUGUSTO DI STANISLAO. Quando si è cominciato a parlare del personale, pensavo vi fosse un sussulto da parte dei colleghi, per poter dire: bene, reindirizziamo di più e meglio il provvedimento. Non basta dire che lo affidiamo ai decreti delegati, perché i decreti delegati saranno in qualche modo «riempiti» non da questo Parlamento, non sapremo da chi e sicuramente non con l'attenzione dovuta. Penso che, rispetto al personale, abbiamo perso una grande occasione per restituire dignità e credibilità e anche e soprattutto per dare prospettiva alle loro professionalità e anche e soprattutto alle loro famiglie, perché di questo anche parliamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Signor Presidente, colleghi, non voglio ripercorrere quello che è stato già detto in sede di discussione sulle linee generali, però onestamente si tratta di un articolo molto delicato che interviene in maniera forte sulla parte relativa al personale, ma onestamente non ho la stessa visione del collega Di Stanislao. In realtà l'articolo è stato scritto con grande equilibrio.
Perché, se da una parte prevede, com'è logico che sia, la riduzione dello strumento militare a 150 mila unità, da conseguirsi però in 12 anni, nel 2024, è molto equilibrato nel trattare tutte le possibilità che vengono fornite al personale, anche quello che deve essere stabilizzato, quindi volontari Pag. 53in ferma breve che hanno ulteriori garanzie di legge rispetto alla stabilizzazione attuale, che peraltro non è affatto compromessa da questa norma, semmai è compromessa dall'adozione, da parte del Governo, del blocco del turn over. Auspichiamo, da questo punto di vista, che nel disegno di legge di stabilità al Senato vi siano significativi cambiamenti.
In realtà, vi sono addirittura delle possibilità maggiormente positive anche alla luce dell'armonizzazione del sistema previdenziale, così come l'introduzione dell'aspettativa di riduzione quadri consentirà a molti militari di poter tranquillamente lasciare le Forze armate senza essere costretti dalla «cappa» attualmente prevista di un allungamento a dismisura dell'età pensionabile, che peraltro è anche contraria allo spirito di questa norma. In definitiva, l'articolo 3 consente una razionalizzazione ed una efficientazione dello strumento militare, riducendosi il personale ma prevedendo ampie garanzie per il personale che in 12 anni potrà trovarsi in esubero e che quindi non verrà assolutamente né abbandonato né esposto al ridicolo di quello che ha combinato il Ministro Fornero con i famosi esodati.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Calderisi, Ria, Farina Coscioni, Lo Monte, Mondello, De Torre, Mura, Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 415
Astenuti 61
Maggioranza 208
Hanno votato
383
Hanno votato
no 32).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 5569)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5569).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 4.1.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Di Stanislao 4.22.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 4.2.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Di Stanislao 4.24.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 4.3.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Maurizio Turco 4.13.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Enzo Carra 4.20.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Maurizio Turco 4.7 e Maurizio Turco 4.10.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 4.5.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Maurizio Turco 4.4 e Maurizio Turco 4.12, sui quali anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Maurizio Turco 4.11.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 4.14, sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. Pag. 54
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 4.9.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 4.8, sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, aveva menzionato all'inizio l'emendamento Di Stanislao 4.21?

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. No, signor Presidente, non avevo segnalato l'emendamento Di Stanislao 4.21. Comunque, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Di Stanislao 4.21.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Di Stanislao 4.21 formulato dal relatore.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, ricordo ai colleghi - e poi intervengo nello specifico - che le cose di cui io parlo non sono questioni personali o politiche legate alla mia persona o al mio gruppo, ma sono legate ad una serie di orientamenti, di filosofie e di ragionamenti che sono stati prodotti all'interno della Commissione.
Ricordo che noi abbiamo audito informalmente (perché formalmente l'Italia non deve sapere): il CO.Ce.R. interforze, la Confederazione italiana sindacati dei lavoratori, la Confederazione generale italiana del lavoro, l'Unione italiana del lavoro, la Federazione dei lavoratori pubblici e Funzioni pubbliche, Unione sindacale di base del pubblico impiego, Federazione UGL-Intesa funzione pubblica, Confederazione generale dei sindacati autonomi dei lavoratori, Unione nazionale sindacati autonomi difesa (Federazione CONFSAL-UNSA-Coordinamento difesa). Abbiamo sentito la Confederazione dirigenti e direttivi statali e Sindacato direttivi difesa. Abbiamo sentito l'Unione nazionale dei dirigenti dello Stato e lo Stato maggiore della difesa.
Insomma, abbiamo sentito un parterre di tutto rispetto che ci ha aperto gli occhi, ma anche la testa rispetto a questi dati, tant'è che poi a qualcuno a cui si è aperta la testa è venuto in mente di riflettere e anche di porgere alcune argomentazioni non come riflessione, ma come elemento politico e istituzionale da consegnare non a dei sordi, ma ad un'Aula del Parlamento che dovrebbe avere anche un sussulto di dignità e pensare che forse alcune cose vanno dette in un certo modo. Lo dico sempre con rispetto per tutti: parlo forse con troppa enfasi, ma per rendere pienamente e plasticamente l'istanza di un intero comparto che sta in difficoltà, che è terrorizzato da questa riforma che non porterà a nulla, ma lo spiegherò successivamente.
Ad oggi, rispetto a questo dato, per esempio con riferimento all'articolo 4, al comma 1, quando chi vi parla propone di sopprimere le parole «la flessibilità di bilancio» dice una cosa semplicissima. Dice che non si può permettere al Ministro della difesa pro tempore di poter avere le mani libere mentre altri ministeri debbono rispondere alla spending review. Perché questo Ministero e Ministro possono e debbono avere le mani libere, mentre altri sono legati direttamente alla spending review?
Da un lato in questo modo non si fa giustizia e non si dà pari dignità agli altri ministri e al Governo, dall'altro - e riguarda noi partiti e singoli rappresentanti deputati - in questo modo, attraverso questo articolo che noi vogliamo cambiare, si sottrae al Parlamento il controllo sul bilancio, così come evidenziato non da me, ma dalla Ragioneria dello Stato che ho chiamato in Commissione a rendicontare la loro posizione rispetto al bilancio della difesa. Quindi, è qualcuno che è terzo rispetto alle esigenze e che è dentro alle Pag. 55questioni dello Stato e che cerca di riparare danni che vengono fatti all'interno dei singoli ministeri.
Allora, se vi è il principio dell'invarianza della spesa, ossia vi è un risparmio rispetto agli elementi messi in campo da questo Ministero all'interno delle casse della difesa, evidentemente non gli si può dare poi una flessibilità gestionale che dà l'autorità di spendere come crede, quando crede e verso chi crede le risorse risparmiate. Tali risorse aumentano e la butto lì e la dico a spanne per i colleghi parlamentari e penso che a questo punto qualche sussulto ci debba essere: il risparmio comporterà una disponibilità nelle casse del Ministero tra i 15 e i 20 miliardi di euro, destinato verso chi? Evidentemente non verso il personale perché vengono esodati in 40-50.000 mila.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, la prego di concludere.

AUGUSTO DI STANISLAO. Allora, in questo caso il tagliare fa rima con comprare. Spiegherò successivamente questi due elementi, però credo che questa formula non sia concessa e non debba essere concessa a nessuno soprattutto da un Parlamento che è sovrano e che deve rispondere pienamente secondo scienza e coscienza in questo caso, in termini economici e finanziari, ma anche in termini etici, all'intera Nazione e a tutti i cittadini italiani e anche al comparto difesa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, non ho compreso perché sia stato espresso parere contrario sull'emendamento che ho presentato con l'onorevole Carra.
A noi sembra sia una questione di buon senso e che tenga conto della situazione politica nella quale noi siamo, però io non capisco neanche la fretta con cui si sta procedendo; si sta procedendo con una fretta che non si è utilizzata per gli esodati e le persone in difficoltà mentre per lo strumento militare si sono accelerati i tempi, mi sembra che siamo fuori dalla logica di questo Paese (Applausi di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico)! Bisogna avere cura delle sofferenze della gente prima che dei bombardieri e dei militari, ma non capisco, si è proposto di spostare la data, dal 30 aprile al 30 giugno per consentire al prossimo Governo - che non so qual è, non so come sarà - di intervenire e di decidere; vi è - mi sembra - una fretta esagerata e pertanto avevamo proposto un emendamento di buon senso che viene respinto. Mi sembra che veramente vi sia qualcosa che non va e pertanto, lo dico adesso, voterò contro tutto il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mogherini Rebesani. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, credo che dobbiamo dirci chiaramente in quest'Aula le cose come stanno anche per una questione di onestà intellettuale rispetto a quei pochi che ci stanno ascoltando, forse più fuori che dentro quest'Aula.
Questo provvedimento si è reso indispensabile perché per quattro anni sulla difesa si sono abbattuti dei tagli lineari che hanno inciso su tutto tranne che sul personale e questo ha determinato una situazione nella quale oggi, se vogliamo mantenere questo standard - 185 mila militari - non siamo più in condizione di farlo. Questo è il motivo per cui c'è questo provvedimento e questo è il motivo per cui c'è fretta di approvarlo.
Ho anche sentito molti dire, impropriamente, che così si finanziano gli F-35, credo che sia utile qui dirci una parola di verità: questo provvedimento con gli F-35 non ha nulla a che vedere anzi, in quello che abbiamo introdotto al Senato - perché siamo andati in tutta fretta qui alla Camera ma almeno noi del gruppo del Partito Democratico abbiamo introdotto Pag. 56 dei nostri miglioramenti al Senato - ci sono due passaggi fondamentali proprio sui sistemi d'arma, un controllo parlamentare che consente, con il parere delle Commissioni competenti, di bloccare l'acquisto di sistemi d'arma, cosa che fino ad oggi non c'è stata, e il dovere da parte del Governo di presentare ogni anno un quadro complessivo chiaro e trasparente su tutti i sistemi d'arma e su tutti gli investimenti. È un miglioramento, non un peggioramento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, vorrei apporre la mia firma su questo emendamento perché ritengo sia opportuno far slittare la scadenza del 30 aprile al 30 giugno, questo è un ritardo utile, mentre invece, signor Ministro, sarebbe più utile anticipare l'assunzione dei 1.886 carabinieri che hanno vinto un concorso e che sono stati presi in giro perché lo Stato non mantiene la parola rispetto ad un concorso bandito, dei giovani che hanno partecipato, che hanno vinto, che hanno espletato delle prove, che hanno sostenuto delle spese perché sono venuti dalla Sicilia, dalla Sardegna, da Varese, da tutto il resto d'Italia e che, dopo aver fatto una serie di test, aver superato le prove e aver visto una graduatoria che il Ministero della difesa ha pubblicato, ad un certo punto ha detto: abbiamo scherzato perché c'è la spending review. I giovani non vanno presi in giro, assumete e anticipate i tempi per l'assunzione dei 1.886 carabinieri!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, anch'io vorrei apporre la mia firma su questo emendamento e credo che il diritto di un giovane che ha vinto un concorso nell'Esercito non si possa negare per poi far sì che lo Stato spenda milioni e milioni di euro per comprare gli F-35. Diamo diritto a chi ha vinto legittimamente un concorso nella pubblica amministrazione, nell'Esercito in questo caso, perché la battaglia che stiamo portata avanti da tanto tempo non finirà di certo qui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei solo chiarire che questo emendamento non c'entra niente con gli F-35, non c'entra niente con il concorso dei carabinieri e gli altri giovani ma semplicemente mira a sopprimere la previsione della flessibilità di bilancio che, al contrario, è uno strumento nelle mani del futuro Governo proprio per intervenire su queste dinamiche e su questi errori. Ricordo che il problema dei concorsi sospesi dipende dalla spending review e quindi da tutt'altra norma e si sta correggendo questo provvedimento proprio con la legge di stabilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 4.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Marini, Sposetti, Scilipoti, D'Antoni, Parisi, Rosato, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 461
Astenuti 11
Maggioranza 231
Hanno votato
50
Hanno votato
no 411).

Pag. 57

Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 4.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, con l'emendamento 4.1, a mia prima firma, noi chiediamo che le risorse che si recupereranno dall'attuazione di questo processo di revisione attraverso il licenziamento di personale e la vendita di alcuni beni, siano versate al bilancio dello Stato per rientrare dal debito pubblico. Ma se non vengono versate al bilancio dello Stato, queste risorse a cosa serviranno al Ministero della difesa? Ad andare in Libia? A rinforzare la potenza di Finmeccanica? Ad aiutare i mediatori che oggi sono nelle aule di tribunale per come hanno gestito i rapporti tra Finmeccanica e gli acquirenti in India, figuratevi in Libia? Su queste cose una riflessione l'avete fatta? Ce la potete dire? Quali strumenti di controllo, di prevenzione perché questo non accada più, avete messo in campo? Nessuno. Continuate a rafforzare una potenza di fuoco che non serve a nulla, anzi dovrebbe servire ai libici per fermare gli immigrati clandestini tramite le armi che gli vendiamo. Il progetto è perfetto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Barbato ha chiesto di aggiungere la propria firma all'emendamento Maurizio Turco 4.1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bossa, De Torre, Lussana, Razzi, De Micheli, Scanderebech, Barbaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 458
Astenuti 12
Maggioranza 230
Hanno votato
10
Hanno votato
no 448).

Prendo atto che il deputato Sarubbi ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Di Stanislao 4.22.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Di Stanislao 4.22 formulato dal relatore.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, l'emendamento 4.22, da me sottoscritto, è necessario per un motivo semplice, ossia perché è stato bocciato l'emendamento precedente. Questo emendamento vuole inserire al comma 1, lettera c), dopo le parole: «Ministero della difesa», le seguenti: «con priorità alle spese per l'esercizio». Questo per limitare quei danni a cui si riferiva - dico, in questo caso, e mi lasci passare il termine, impropriamente - il presidente Cirielli.
Io credo che uno Stato organizzato, uno Stato che fa delle leggi il punto cardine delle sue azioni, che rispetta i principi fondanti della sua Costituzione, che rispetta le prerogative del Parlamento, non può e non deve lasciare le mani libere, come diceva Totò, «a chicchessia», con tutto il rispetto per il Ministro pro tempore, perché altrimenti sarebbe un segnale devastante, perché chiunque potrebbe recriminare una volontà di mani libere per poter utilizzare le risorse all'interno del bilancio.
Io, che sono persona che si attiene scrupolosamente alle leggi nella speranza che vengano poi rispettate pur in assenza, come dire, di quegli elementi costitutivi, che in questo caso sono i decreti delegati, almeno mi aspettavo qualcosa sul tema del principio che andava a fissare, in maniera Pag. 58precisa e puntuale, alcuni aspetti e che richiamava alla coerenza e al rispetto pedissequo dei provvedimenti che vengono posti in essere proprio dal Ministro. Evidentemente, vi era chi si aspettava qualcosa di più e di meglio, anche attraverso il riconoscimento, la votazione e l'accoglimento di quell'emendamento.
Pertanto, questo emendamento è necessario, in assenza e in carenza dell'altro, e dice che in ragione dell'emendamento precedente ripropongo questo emendamento nel tentativo di limitare le azioni e gli atti del Ministro pro tempore - non del Ministro Di Paola, che non me ne abbia, perché sa quanto lo rispetto - al quale si chiede di utilizzare prioritariamente le spese di bilancio per l'esercizio. Sembrerebbe una cosa normale, ma è evidente che laddove vi sono delle mani libere temo fortemente che se non si vanno ad ancorare ad elementi di carattere legislativo forte non basta, in un Parlamento maturo, consapevole e democraticamente rappresentante dei cittadini, poter chiudere un provvedimento con una stretta di mano e con i buoni propositi. Credo che siano necessarie le leggi e che abbiano la necessità di essere declinate in maniera precisa e puntuale, perché un disegno di legge, in questo caso di delega, ad un Governo che non c'è, che è dimissionario, è paradossale ma è tutto... italiano. Ma, in questo caso più cose noi avremmo e voi avreste fissato nel provvedimento iniziale, molte meno cose andavano, invece, nei decreti delegati e avrebbero fatto stare tranquillo il comparto e la sua prospettiva, le sue competenze, la sua professionalità e avrebbe ridato dignità e ruolo a questo Parlamento.
Signori del Parlamento, vi hanno «rubato», con questo provvedimento, le prerogative singole e di parte, a livello politico e istituzionale. Ma può essere che non riuscite a capire nemmeno questo? Ma veramente nemmeno questo si riesce a capire? Io credo che ogni provvedimento debba avere, come dire, la giustezza e la dignità di provvedimento che è conosciuto e consono per tutti, e non solo per qualcuno. Credo che in questo caso noi avremmo dovuto fare qualcosa di più e meglio. Chi vi parla non è contro la riforma, però dice questo: se una riforma bisogna farla, bisogna farla bene! In questo caso, probabilmente, visto che il Ministro è un tecnico, avrebbe dovuto farla meglio, avremmo dovuto essere noi i primi a portare il vestito del cambiamento in Europa, attraverso questo provvedimento. Invece, questo è un provvedimento che si gioca tutto dentro il recinto di casa, che non ha respiro europeo né, tanto meno, internazionale.
Io credo che questo provvedimento non ce lo meritiamo e mi sarei aspettato qualcosa di più e di meglio sicuramente dal Ministro Di Paola, perché avrebbe dovuto a noi insegnare qualcosa di meglio per farci diventare, finalmente, europei in un comparto che ci ha visto, negli ultimi tempi e prima del suo Ministero, nelle mani di qualcuno che non aveva l'idea assolutamente di come si gestisce la difesa e di come andava messa in campo la sicurezza italiana, europea e internazionale.

PRESIDENTE. Dunque, prendo atto che il presentatore dell'emendamento Di Stanislao 4.22 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo pertanto ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 4.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Baldelli, Marini, Villecco Calipari, Fioroni, De Torre, Nunzio Francesco Testa... l'onorevole De Torre ha votato... l'onorevole Nunzio Francesco Testa ancora non vota... onorevoli Duilio... gli onorevoli Bellotti e Duilio hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 442
Astenuti 12
Maggioranza 222
Hanno votato
21
Hanno votato
no 421).

Prendo atto che il deputato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Pag. 59
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 4.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, anche in questo caso, quando nel corso di ciascun esercizio finanziario si fanno delle economie e restano i soldi, come vengono spesi? Alla ripartizione delle disponibilità dei fondi si provvede con decreto del Ministro della difesa, su proposta del Capo di stato maggiore della Difesa. Il Parlamento è esautorato. D'altronde, il controllo democratico sul Ministero della difesa e lo strumento militare in capo a chi è a seguito di questa revisione? Un provvedimento che, come abbiamo già detto, avrà delle ripercussioni per quindici o venti anni in termini economico-finanziari.
Avete nelle mani decine di migliaia di persone da allocare fuori dalla struttura, un capitale di immobili, al giorno d'oggi diremmo, a parte alcune persone che lo sanno, incommensurabile, che gestirete come meglio crederete. Va bene la fiducia, ma il controllo democratico e parlamentare in quale momento si situa? In questo? In questo in cui vi deleghiamo a fare la revisione, a stabilire voi le regole e noi, semplicemente, a darvi delle indicazioni di massima?
Signor Presidente, è il Parlamento che deve controllare, no il Governo che noi deleghiamo a farsi le regole anche per autolimitarsi. Purtroppo è questo che emerge da questo provvedimento in termini concreti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Murer, Lussana, Cesario, Razzi, Di Girolamo, Moroni, Porfidia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 448
Astenuti 11
Maggioranza 225
Hanno votato
9
Hanno votato
no 439).

Prendo atto che la deputata Ghizzoni ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'emendamento Di Stanislao 4.24.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente (Commenti)...io rispetto tutti, chi non vuole stare può uscire, non è un problema (Commenti). Voglio dire...
Chiedo scusa ai colleghi, ma questo è frutto di un lavoro di mesi. Siccome voglio lasciare traccia non mia, ma di chi, al di fuori di quest'Aula, ne ha ben donde e ha molte cose di cui farsi valere, intervengo in Aula perché credo che sia giusto rappresentare quelle istanze, perché in quest'Aula non riescono a trovare né volto, né voce, quindi non mi disturba più di tanto, grazie.
All'articolo 4 sempre, comma 1, lettera e), evidentemente bisogna sostituire le parole «tre anni» con le parole «un anno», per un motivo semplice, perché avete bocciato gli altri due emendamenti, quindi io, per recuperare questo, chiedo che si vada a limitare ad un anno almeno l'utilizzo di queste risorse che discendono dalla flessibilità di bilancio. Io credo che sia, come dire, una proposta di buonsenso che fa in modo Pag. 60che, pur avendo le mani libere, evidentemente si legano, queste mani ad un arco temporale che è di trecentosessantacinque giorni.
Credo che uno Stato serio, un Governo e un Parlamento seri che non fanno parte dello «Stato delle banane» queste cose le debba mettere in campo.
Siamo una Repubblica parlamentare che può modificare i provvedimenti, laddove ce ne fosse la necessità e dove fosse ritenuto giusto e necessario. Credo che questo dato ridà piena dignità e pieno controllo parlamentare, non solo alle Commissioni, ma anche soprattutto all'intero Parlamento. Quando si dice: «lasciamo le mani libere» - come alcuni colleghi hanno detto - «perché meglio si può operare e meglio si può fare», noi pur non essendo d'accordo, siamo andati avanti. Quindi, per stadi successivi abbiamo considerato che, se il mio emendamento 4.21 non va e il 4.22 nemmeno, con il mio emendamento 4.24, che vuole un po' andare incontro a questa esigenza ed a questa volontà di non ascoltare quello che avviene al di fuori del Parlamento, almeno si recupera dando un arco temporale di utilizzo di questa disponibilità e di questa flessibilità, che si riconduce a 365 giorni.
Credo che questo vada fatto in termini di buon senso. Rispetto a questi dati sarebbe necessario capire: qualora non vi sarà più questo Ministro pro tempore, ma arriverà qualche altro Ministro ed un nuovo Parlamento, l'atteggiamento sarà ancora questo, di disponibilità, di consapevolezza, di approfondimento, di riflessione? Io vi propongo questo all'interno del Parlamento: un'ulteriore riflessione che utilizzi di più e meglio questo strumento, che in qualche modo distorce dalle volontà dell'intero comparto, ha preso una traiettoria che confligge fortemente con la volontà di riforma e di rivisitazione dello strumento e non allinea assolutamente, né in termini di gestione, né in termini di programmazione, né in termini di cronoprogramma, questo provvedimento agli altri provvedimenti europei - e così come si fa riferimento alla Gran Bretagna, alla Spagna ed alla Francia lo dimostrerò dopo - perché, rispetto a questi dati, la tempistica che gli altri si sono dati è nettamente diversa dalla nostra, pur avendo culture in qualche modo simili.
Il provvedimento in questo modo non ci aiuta. Almeno con un emendamento di questo tipo, che riduce e comprime al massimo le mani libere, probabilmente si sarebbe ridata più dignità al Parlamento, facendo in modo che entro questo anno, entro 365 giorni, non in maniera dilatata, ma in maniera precisa, fossero state organizzate le priorità del comparto, dentro un arco temporale ben definito.
In questo modo non c'è nessun arco temporale definito, non c'è cronoprogramma, non c'è pianificazione, non c'è nessun tipo di attività che abbia a che fare con una politica della difesa e della sicurezza nazionale. È evidente che abbiamo solo a che fare con le mani libere, che possono fare qualsiasi cosa. Fino a quando avremo persone perbene, andrà bene. Quando avremo altre persone, probabilmente, che risponderanno magari non al Parlamento, ma fuori al Parlamento, evidentemente le cose andranno sempre peggio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 4.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marini, Lussana, Sposetti, Verducci, Razzi, Bianconi, Taddei... l'onorevole Taddei ancora non riesce a votare... onorevole Cimadoro... l'onorevole Taddei ancora non riesce a votare... onorevole D'Anna... Taddei non riesce a votare... Non sfili la tessera, onorevole. È la postazione giusta quella? L'onorevole Taddei ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 61
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 461
Astenuti 13
Maggioranza 231
Hanno votato
27
Hanno votato
no 434).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Lussana... onorevole Scilipoti... onorevole Gatti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 440
Astenuti 14
Maggioranza 221
Hanno votato
8
Hanno votato
no 432).

Prendo atto che il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 4.13. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Maurizio Turco 4.13 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole D'Anna... onorevole Cesa... onorevole Goisis... onorevole Pugliese... onorevole Tommaso Foti... onorevole Ronchi... onorevole Marini... onorevole Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 461
Astenuti 13
Maggioranza 231
Hanno votato
9
Hanno votato
no 452).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Enzo Carra 4.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lussana... onorevole Patarino... onorevole Landolfi... onorevole Paglia... onorevole De Micheli... onorevole Scilipoti... onorevole Giulietti... onorevole Mondello... onorevole De Torre... onorevole Capodicasa... onorevole Antonino Foti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 464
Astenuti 12
Maggioranza 233
Hanno votato
32
Hanno votato
no 432).

Prendo atto che il deputato Enzo Carra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pezzotta ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 4.7. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Maurizio Turco 4.7 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 62Maurizio Turco 4.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Patarino... onorevole Della Vedova... onorevole Giammanco... onorevole Vella... onorevole Cesa... onorevole Veltroni... onorevole Orlando... onorevole Giro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 456
Astenuti 14
Maggioranza 229
Hanno votato
10
Hanno votato
no 446).

Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 4.10. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Maurizio Turco 4.10 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tommaso Foti... onorevole Malgieri... onorevole Paglia... onorevole Mondello... onorevole Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 461
Astenuti 14
Maggioranza 231
Hanno votato
11
Hanno votato
no 450).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Capodicasa... onorevole Lussana... onorevole Vella... onorevole Malgieri... onorevole Sposetti... onorevole Sbrollini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 461
Astenuti 14
Maggioranza 231
Hanno votato
9
Hanno votato
no 452).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Vignali, Malgieri, Marini, Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 459
Astenuti 15
Maggioranza 230
Hanno votato
9
Hanno votato
no 450).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul Pag. 63quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Gatti, Marini, Buonanno, Granata, Scilipoti, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 465
Astenuti 15
Maggioranza 233
Hanno votato
9
Hanno votato
no 456).

Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 4.11.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Maurizio Turco 4.11 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Farina, Ronchi, Marini, Mondello, Scilipoti, Castellani, Malgieri, Bordo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 469
Astenuti 13
Maggioranza 235
Hanno votato
9
Hanno votato
no 460).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Bocciardo, Marini, Veltroni, Capodicasa, Cesa, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 471
Astenuti 11
Maggioranza 236
Hanno votato
9
Hanno votato
no 462).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Toto, Miglioli, Giachetti, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 467
Astenuti 13
Maggioranza 234
Hanno votato
10
Hanno votato
no 457).

Passiamo alla votazione dell'articolo 4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo brevemente. Io credo che ormai siamo alla fase finale del provvedimento e capisco pure che non siamo tanto abituati a lavorare in quest'Aula e, quindi, evidentemente, c'è qualche problema (Commenti).
Però voglio solo rappresentare un aspetto e lo dico al Ministro, perché evidentemente Pag. 64io non esprimo una professionalità riguardo a tale settore - qualcun altro potrebbe dire nel campo - ma ho imparato una discreta competenza a trattare di questioni tra il militare e il civile e credo che un'ulteriore riflessione sull'articolo 4 faccia bene un po' a tutti quanti.
Infatti, quando noi parliamo, soprattutto in questo momento, di disposizioni in materia contabile e finanziaria, credo che dovremmo indignarci non solo e non tanto quando sentiamo parlare dell'acquisto degli F-35, che è l'ultimo dato a cui bisogna aggrapparsi e su cui bisogna andare a fare dei riferimenti anche di carattere politico e morale, ma bisogna anche parlare in che modo, in che misura, in che termini e con quale metodologia e programmazione si mettono in campo, attraverso le risorse disponibili: io ritengo indisponibili, perché vanno ad impattare con la spending review e con l'armonizzazione di carattere previdenziale; vanno ad impattare, quindi, con l'incremento dell'efficienza operativa dello strumento militare nazionale e con la flessibilità del bilancio. Pertanto, come si possa garantire, attraverso queste due gambe, il migliore utilizzo delle risorse finanziarie che ci sono in campo.
Se è vero quello che ritengono alcuni colleghi, che la disponibilità è ad utilizzare queste risorse limitatamente alle spese di esercizio, bisognerebbe capire - qui andava anche scritto - qual è la portata e qual è l'entità di queste risorse da mettere in campo, laddove bisogna allocarle per le spese di esercizio.
Non se ne parla assolutamente. E c'è un dato in più, lo dico anche ai colleghi: mentre su altri bilanci della difesa e sicurezza nazionale (parlo dell'Inghilterra, parlo della Francia, parlo della Spagna, che sono le più rappresentative) noi abbiamo dei dati aggregati facilmente comprensibili, in Italia nel comparto difesa non abbiamo questa facilità di comprensione o di lettura, perché abbiamo dei dati che in parte sono aggregati e in parte sono disaggregati e sono appostati in altri Ministeri, quali il Ministero dell'economia e il Ministero dell'università e della ricerca, che hanno risorse disponibili per la ricerca e l'innovazione e per interventi di carattere economico e finanziario, ma finalizzate, anche e soprattutto, a quegli elementi che dovrebbero, in qualche modo, caratterizzare, per qualità e quantità, la presenza del nostro comparto difesa all'interno dello scenario europeo e mondiale.
Allora credo che una riflessione su questi termini vada fatta, perché nel momento in cui ci apprestiamo, vi apprestate a licenziare l'articolo 4, che è un aggregato di questo provvedimento, bisogna tener conto che tutti questi elementi che hanno a che fare con l'economia e con la finanza rischiano di cedere, nel momento in cui non ci sono le reali disponibilità. Infatti, così come dice la Ragioneria dello Stato, c'è un impoverimento progressivo delle disponibilità e rispetto a questo non si possono fare le nozze con i fichi secchi. Io capisco qual è l'ambizione del Ministro Di Paola, ma evidentemente bisogna fare anche i conti con le disponibilità e rispetto a questo dato, in questo contesto economico e finanziario in cui versano il Paese e l'Europa, evidentemente quello che si ha in mente difficilmente lo si può concretizzare, e non vorrei che la concretizzazione avvenisse - ripeto e concludo - sulla pelle del personale, che non merita questo trattamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giachetti, Fiano, Sisto, Abrignani, Nannicini, Duilio, Veltroni, Cesario, Nizzi, Murer...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). Pag. 65

(Presenti 457
Votanti 396
Astenuti 61
Maggioranza 199
Hanno votato
358
Hanno votato
no 38).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 5569)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5569).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Gidoni 5.20 e Chiappori 5.21, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Molgora 5.22, nonché sull'articolo aggiuntivo Di Stanislao 5.01.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gidoni 5.20.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gidoni 5.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Patarino, Pionati, Antonione, Giachetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 445
Astenuti 14
Maggioranza 223
Hanno votato
44
Hanno votato
no 401).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiappori 5.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Della Vedova, Vella, Portas, Giammanco, Ronchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 446
Astenuti 12
Maggioranza 224
Hanno votato
44
Hanno votato
no 402).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Molgora 5.22.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Molgora 5.22 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molgora 5.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Occhiuto, Scilipoti, Saltamartini, Iannarilli, Lorenzin, Lo Monte, Mura...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 66

(Presenti 457
Votanti 443
Astenuti 14
Maggioranza 222
Hanno votato
49
Hanno votato
no 394).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Lamorte ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Saltamartini, Vignali, Giammanco, Barani, D'Anna, Scilipoti, Bossa, Mura...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 402
Astenuti 58
Maggioranza 202
Hanno votato
377
Hanno votato
no 25).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Di Stanislao 5.01.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo proposto è a conclusione del ragionamento che ho fatto con gli emendamenti presentati, quelli scartati e quelli lasciati in questa occasione. Evidentemente, in tutto questo ragionamento c'è una coerenza perché, laddove non sono riuscito a far capire le ragioni di un intero comparto, ho chiesto di mettere in campo il «male minore», cercando di andare incontro a quelle esigenze che sono state raccolte non solo negli emendamenti, ma anche attraverso degli atti e degli strumenti che fanno parte ormai dell'agire istituzionale quotidiano del Parlamento, parlo degli ordini del giorno. Tuttavia, se rispetto a questo dato c'era e c'è la volontà di andare incontro e ascoltare le istanze che vengono dall'universo mondo della difesa, evidentemente ciò avrebbe dovuto trovare forza e sostanza attraverso degli atti di carattere legislativo; evidentemente, laddove ciò non si è fatto in prima istanza con l'elemento legislativo, con il disegno di legge delega, lo si poteva riparare con gli emendamenti. La forza di un ordine del giorno non può essere equiparata alla forza di un emendamento che entra e si incardina nella legge e dà certezza e sicurezza, non solo di diritto ma di norma, a tutti quanti, e inoltre garantisce anche chi propone, perché se il Ministro pro tempore si fosse fermato un attimo prima, dicendo che questa è la proposta che lascia in eredità al Governo che verrà, al Ministro che verrà, si sarebbe fatto un percorso importante, un buon viatico, un buon approfondimento, una bella riflessione, con il coinvolgimento di tutti, con la conoscenza e coscienza dell'intero Parlamento e delle forze politiche, e saremmo arrivati a definire che cosa? Questa è l'ossatura, lo schema di lavoro che diventa pane quotidiano per noi, ma non possiamo andare oltre e dire che l'attiviamo immediatamente, nonostante i decreti delegati che verranno posticipati come dice, con tutto il rispetto, il Ministro. Allora, l'articolo aggiuntivo che proponevo e propongo è l'articolo 6, che dice una cosa semplicissima con cui tutti dovremmo essere d'accordo, soprattutto chi è a sostegno di questo Governo, perché è lapalissiana e dice che il lavoro è stato importante, è stato anche fruttuoso, dal vostro punto di vista, non dal mio, ma per attivare questo meccanismo bisogna fare una cosa semplice, approvare il seguente articolo aggiuntivo: «la presente legge entra in vigore dal 1o giugno 2013»; in che modo? Con la piena legittimazione del Governo che verrà, del Ministro che ci sarà e del Parlamento che ne disporrà, perché in tutte le democrazie parlamentari emancipate succede questo: Pag. 67il Governo propone e il Parlamento dispone, invece in questo caso si mette il carro davanti ai buoi, il Parlamento non conta nulla e anche in questo caso, dove potrebbe recuperare dignità attraverso l'intero provvedimento che ha tanti suoi momenti di cedevolezza, invece va ad abdicare alla propria prerogativa in nome e per conto di qualcosa che non si sa e soprattutto di qualcosa che non sappiamo come verrà, per quantità e anche per qualità di prestazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, intervengo per dire che, purtroppo, la discussione su questo importantissimo provvedimento avviene in un momento molto delicato di questo Paese, e ciò ha spinto il Partito Democratico ad una scelta di responsabilità che è stata quella di non presentare emendamenti, pur se siamo pienamente coscienti che la delega contenuta all'interno del provvedimento è una delega molto ampia. Quindi, siamo assolutamente consapevoli che il Parlamento e il Governo che verranno avranno una grande responsabilità nell'attuare e nello svolgere questa delega. Diciamo ciò perché vogliamo ricordare che in quest'Aula, durante la discussione sulle linee generali, il Ministro Di Paola, in effetti, con grande chiarezza - ed eravamo ancora in una fase precedente, quindi in una fase di normale fine della legislatura - ha detto ai parlamentari che sarebbe avvenuto tutto dopo.
Noi siamo coscienti che ci sono delle grande criticità, in particolare per quanto attiene il personale della difesa, ed è per questo che abbiamo presentato un ordine del giorno ponendo delle condizioni che riguardano proprio l'attuazione della delega in materia di personale, ma tornerò su ciò successivamente, durante l'esame degli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Stanislao 5.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Della Vedova, Landolfi, Pionati, Minniti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 431
Astenuti 17
Maggioranza 216
Hanno votato
31
Hanno votato
no 400).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5569)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5569).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/5569/3.
Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Bruno n. 9/5569/1, non accetta l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5569/2 e accetta gli ordini del giorno Laganà Fortugno n. 9/5569/3 (nuova formulazione) e Vico n. 9/5569/4.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Losacco n. 9/5569/5 purché l'impegno sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di armonizzare preventivamente ogni ipotesi di riorganizzazione della Marina militare sul territorio (...)» e così via. Pag. 68
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gatti n. 9/5569/6 purché l'impegno sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di rifinanziare la legge n. 98/1971».
Inoltre, Il Governo accetta l'ordine del giorno Santelli n. 9/5569/7 e non accetta l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/5569/8.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/5569/9 purché l'impegno sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo alla promozione in sede europea di una iniziativa per il rafforzamento della difesa europea con funzioni e organizzazione subordinate (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bernardini n. 9/5569/10, purché riformulato nel senso di impegnare il Governo ad adottare misure di assistenza in favore delle famiglie dei militari e a valorizzare la professionalità del personale militare, anche attraverso una adeguata revisione della progressione delle carriere dei ruoli non direttivi.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/5569/11, purché l'impegno sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a non emanare i decreti in premessa senza aver acquisito il parere che le organizzazioni sindacali e le rappresentanze militari saranno chiamate ad esprimere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/5569/12.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fiano n. 9/5569/13, purché l'impegno sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo ad assumere ogni iniziativa affinché l'attuazione della delega in esame sia coordinata con l'adozione di iniziative normative per l'adeguamento ordinamentale del personale delle forze di polizia (...)» e, inoltre, il successivo alinea nel seguente modo: «ad assumere ogni iniziativa affinché l'attuazione dei principi di delega concernenti l'assetto ordinamentale dell'Esercito, della Marina militare e dell'Aeronautica sia coordinato con le iniziative normative di cui al periodo precedente per tutte le forze di polizia, comprese quelle ad ordinamento militare (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gianni Farina n. 9/5569/14, purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare adeguate iniziative a carattere normativo affinché in caso di alienazione dell'alloggio (...)» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rigoni n. 9/5569/15, purché l'impegno sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare e ad adottare conseguentemente tutte le adeguate iniziative anche a carattere normativo al fine di (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mogherini Rebesani n. 9/5569/16.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Recchia n. 9/5569/17, purché l'impegno sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo, al fine di valorizzare le professionalità acquisite dal personale, a valutare la possibilità di prevedere la costituzione di un ruolo unico per le carriere iniziali (...)».
Il parere del Governo sull'ordine del giorno Giacomelli n. 9/5569/18 è favorevole, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare la possibilità e l'opportunità di escludere dalla riduzione degli organici (...)».
Il parere del Governo sull'ordine del giorno Rugghia n. 9/5569/19 è favorevole, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo, per l'insieme delle questioni che riguardano il personale, a riconoscere agli organismi di rappresentanza del personale militare e ai sindacati del personale civile un effettivo ruolo negoziale dando luogo, per gli aspetti di competenza degli organismi citati, a una fase di interazione ai sensi di quanto disposto dall'articolo 19, comma 3 della legge 4 novembre (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/5569/20. Il parere del Governo sull'ordine del giorno Bosi n. 9/5569/21 è favorevole con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a riconsiderare l'armonizzazione ai sensi dell'articolo 24, comma 18, a partire dal 31/12/2015 al fine di poter (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cirielli n. 9/5569/22. Il parere del Governo Pag. 69sull'ordine del giorno Di Biagio n. 9/5569/23 è favorevole con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare e adottare conseguentemente ogni opportuna iniziativa volta a garantire, in caso di procedura di alienazione dell'alloggio, il diritto alla continuità nella conduzione nell'alloggio e alla permanenza nell'alloggio stesso fino all'avvenuta alienazione alle medesime condizioni economiche praticate (...)».
Il parere del Governo sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5569/24 è favorevole se la formulazione è del seguente tenore: «impegna il Governo a procedere all'adozione degli schemi di decreto legislativo tenendo conto di una approfondita valutazione degli effetti complessivi della riforma, della verifica della coerenza dei principi di cui ai commi 1 e 2 e della previa definizione dell'entità del blocco del turn over nel comparto sicurezza da cui dipende la possibilità di transitare (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno De Angelis n. 9/5569/25. Il Governo accetta l'ordine del giorno Cossiga n. 9/5569/26. Il parere del Governo sull'ordine del giorno Gidoni n. 9/5569/27 è favorevole, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad assumere ogni iniziativa affinché l'attuazione della delega in esame sia coordinata con l'adozione di iniziative normative per l'adeguamento ordinamentale del personale delle forze di polizia (...)»; al successivo alinea: «assumere ogni iniziativa affinché l'attuazione dei principi di delega concernenti l'assetto ordinamentale dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica sia coordinata con l'attuazione di iniziative normative di cui al periodo precedente per tutte le forze di polizia (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lainati n. 9/5569/28. Il parere del Governo sull'ordine del giorno Braga n. 9/5569/29 è favorevole, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare e conseguentemente adottare tutte le possibili iniziative affinché le nuove procedure di gestione (...), l'applicazione della nuova disciplina (...), le aperture di credito (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Contento n. 9/5569/30. Il parere del Governo sull'ordine del giorno Rosato n. 9/5569/31 è favorevole, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad assicurare una tutela dei vincitori dei concorsi a 1.886 Carabinieri effettivi e a 490 allievi marescialli del ruolo ispettori dell'Arma dei carabinieri presenti nelle rispettive graduatorie, eventualmente anche prorogando la graduatoria».

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bruno n. 9/5569/1, accettato dal Governo. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5569/2, non accettato dal Governo.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, il mio ordine del giorno chiedeva solo un impegno al Governo di mettere in atto dei provvedimenti legislativi - ma non immediatamente, anche fra qualche giorno - per un riconoscimento remunerativo per i militari in ferma prefissata quadriennale. Era cioè un piccolo aiuto che veniva dato a questi militari che si trovavano in condizioni particolari e in condizioni di ferma.
Io chiedo al signor Ministro se c'è la possibilità di poter rivedere il parere sul mio ordine del giorno; anche con una riformulazione a giudizio del Governo, per me andrebbe bene.
Nel caso in cui non ci dovesse essere questa disponibilità, chiederei, signor Presidente, che l'ordine del giorno a mia firma n. 9/5569/2 venisse messo ai voti.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, confermo il parere contrario del Governo sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5569/2.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti. Pag. 70
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5569/2, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli La boccetta, Sisto, Marini, Brandolini, Cesario, Scilipoti, Duilio, Zazzera, Concia, Bobba, Stanca, Osvaldo Napoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 412
Votanti 401
Astenuti 11
Maggioranza 201
Hanno votato
13
Hanno votato
no 388).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/5569/3 (nuova formulazione), accettato dal Governo.
Onorevole Vico, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5569/4, accettato dal Governo?

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Ministro per la sua sensibilità, perché il Piano Brin sia portato a compimento al fine di evitare la perenzione dei fondi già stabiliti, alcuni al 2014-2015. Ovviamente ne approfitto perché il Ministro sa anche che lì si pone un problema di turnover per gli arsenali, come, infine, nella gestione ordinaria e minima per le procedure in corso forse servirebbero un po' di ingegneri che da Marinarsen vadano al Genio Militare per la Marina per accelerare le procedure. Quindi, grazie, accetto la riformulazione formulata dal Governo e non insisto per la votazione dell'ordine del giorno a mia firma n. 9/5569/4.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Losacco n. 9/5569/5 e Gatti n. 9/5569/6, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Santelli n. 9/5569/7, accettato dal Governo.
Prendo inoltre atto che i presentatori ritirano l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/5569/8.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/5569/9, accettato dal Governo, purché riformulato.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, davamo per scontato che avremmo aderito a quelle che sono le discussioni in sede di Unione europea sugli strumenti militari. Cercavamo di uscire fuori un po' da quella che è la specializzazione del nostro Paese: da una parte, la violazione della legalità europea e, dall'altra, il subire le norme europee. Cercavamo di dare lo spunto per essere protagonisti in sede di Unione europea rispetto a un dibattito, quello sugli Stati Uniti d'Europa e la creazione di un esercito comune europeo che forse è qualcosa che verrà, ma è sicuramente qualcosa di necessario oggi.
Quindi, ciò sarà l'obiettivo di chi avrà il coraggio, la forza, la visione di andare oltre quelle che sono le convenienze e le aspettative, soprattutto degli altri, da parte dell'Italia, che impongono - io comprendo - di non fare alcun passo avanti, ma di essere lì ad attendere che qualche altro ci trascini in una grande azione europea.
Credo, signor Ministro, che accettare questo nostro ordine del giorno e portarlo avanti potrebbe solo dar lustro al nostro Paese e al Ministro che accettasse di farlo. Non accetto la riformulazione proposta dal Governo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pag. 71Maurizio Turco n. 9/5569/9, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Santori, Cesa, Vella, Lusetti, Marini, Verducci, Barbato, Nola, Costa, Giro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 410
Votanti 399
Astenuti 11
Maggioranza 200
Hanno votato
12
Hanno votato
no 387).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Bernardini n. 9/5569/10 e Farina Coscioni n. 9/5569/11, accettati dal Governo purché riformulati.
Prendo atto che l'onorevole Villecco Calipari non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5569/12, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Fiano n. 9/5569/13, Gianni Farina n. 9/5569/14 e Rigoni n. 9/5569/15, accettati dal Governo purché riformulati.
Prendo atto che l'onorevole Mogherini Rebesani non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5569/16, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Recchia n. 9/5569/17, Giacomelli n. 9/5569/18 e Rugghia n. 9/5569/19, accettati dal Governo purché riformulati.
Prendo atto che l'onorevole Garagnani non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5569/20, accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Bosi se accetta la riformulazione proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5569/21.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, accetto la riformulazione, però per dare più forza al Governo (perché si tratta di ridefinire un decreto, quello dell'armonizzazione) chiedo che si voti in modo che sia più forte la richiesta dell'Aula.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bosi insiste per la votazione del suo ordine del giorno, di cui ha accettato la riformulazione proposta dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bosi n. 9/5569/21, nel testo riformulato accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Granata... Onorevole Proietti Cosimi... Onorevole Nizzi... Onorevole Cesario... Onorevole Giachetti... Onorevole Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 399
Astenuti 20
Maggioranza 200
Hanno votato
356
Hanno votato
no 43).

Chiedo all'onorevole Cirielli se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5569/22, accettato dal Governo.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, questo non è un ordine del giorno personale, ma è della Commissione. Sostanzialmente tutti i gruppi si sono detti d'accordo e credo che qualcuno voglia anche intervenire. Proprio per questo, poiché c'erano delle perplessità della Commissione, la necessità di andare spediti ci ha portato, come Commissione, a presentare Pag. 72un ordine del giorno. Sarebbe opportuno portare al voto l'ordine del giorno stesso.

FRANCO GIDONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche l'onorevole Di Stanislao aggiunge la sua firma.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/5569/22, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vella... Onorevole Calvisi... Onorevole Farina Coscioni... Onorevole Barbato... Onorevole Lusetti... Onorevole De Camillis... Onorevole Marchioni... Onorevole D'Antoni... Onorevole Genovese...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 408
Astenuti 11
Maggioranza 205
Hanno votato
396
Hanno votato
no 12).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/5569/23, e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5569/24, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno De Angelis n. 9/5569/25 e Cossiga n. 9/5569/26, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gidoni n. 9/5569/27, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lainati n. 9/5569/28, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. 9/5569/29, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/5569/30, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Rosato n. 9/5569/31, accettato dal Governo, purché riformulato.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, accetto la riformulazione e voglio ringraziare il Ministro e il sottosegretario che hanno seguito. Sono 2.500 i ragazzi che hanno vinto un concorso - non sono risultati idonei - e che hanno un diritto che devono riscuotere dall'amministrazione pubblica dello Stato, quindi penso che il Ministro, che era stato accusato di non essersi occupato della vicenda, abbia fatto bene a riformulare l'ordine del giorno e ad accoglierlo così.

PRESIDENTE. Ne prendo atto.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5569)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, provo ad argomentare le ultime riflessioni che questo provvedimento ha portato e non mi riferisco solo...

Pag. 73

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

AUGUSTO DI STANISLAO. ...alla mia idea di riforma, ma soprattutto a quella idea che hanno portato e che hanno maturato tutte quelle persone che fanno parte del comparto difesa. Io credo che comunque sia, chi vi parla e il gruppo che rappresento hanno contribuito a dare una voce diversa, ma non una voce dissonante, una voce certamente diversa che può aiutare da oggi in poi coloro i quali prenderanno in mano le sorti del Governo e del Parlamento, perché credo che poi la grande partita a questo punto dovrà essere messa nelle mani dei decreti delegati; credo inoltre che, se i decreti delegati non sono già stati scritti e non sono già pronti per essere posti all'attenzione di un Governo o di un Parlamento, che adesso non esistono più, evidentemente si dovrà trovare diversa accoglienza anche in base soprattutto agli ordini del giorno ma anche in base agli emendamenti proposti che magari troveranno diversa dignità e diversa accoglienza all'interno dei decreti delegati.
C'è qualcosa che non convince nella proposta e nell'impostazione messa in campo dal Ministro Di Paola, perché, nei ragionamenti e non nelle filosofie di chi vi parla, questo provvedimento, che è un disegno di legge delega - insisto nel dire che, essendo una delega ad un Governo che non c'è più, non andava attivato soprattutto per rispetto nei confronti di chi la propone, perché ha fatto un lavoro che lo stesso ritiene giusto e adeguato, non chi vi parla - avrebbe dovuto essere consegnato così com'è per lasciarlo nelle mani di un Governo pienamente legittimato dal voto popolare e di un Parlamento altrettanto in grado di reggere l'urto di questa sfida che è prorompente, epocale per quello che produrrà e per quello che proporrà all'intero comparto.
È un provvedimento che andrà ad impattare con la spending review, con l'armonizzazione pensionistica. Questo provvedimento, che impegna in dodici anni una somma enorme - 230 miliardi di euro - toglierà non poco ma tanto alle risorse legate alla formazione, all'addestramento, all'equipaggiamento e alla sicurezza del personale e a questo punto non porterà nessun tipo di riduzione all'interno del bilancio della difesa ma, e non paradossalmente, porterà un aumento delle spese che andranno nel versante degli armamenti.
In questa proposta il Ministro della difesa descrive apertamente, senza farne mistero, uno strumento sempre meno legato alla funzione costituzionale di difesa della patria ma sempre più aggressivo, capace di intervenire anche a distanza dal nostro territorio e questo ci pone al di fuori del dettato costituzionale dell'articolo 11 e non ci fa recuperare quella credibilità che ha fatto di noi una capacità e una forza che ha portato la pace, non mi riferisco solo all'Afghanistan ma anche al Libano e a tutti quei territori e a quegli Stati che ci hanno visti protagonisti in termini di missioni di pace.
Cosa avrebbe dovuto fare un Parlamento all'altezza di questo ruolo, soprattutto in questa fase così delicata sotto il profilo economico-finanziario, ma altrettanto delicata sotto il profilo etico, politico e istituzionale? Intanto, avrebbe dovuto sottoporre il bilancio della difesa ad un'attenta revisione, con particolare attenzione agli sprechi perché, dato che parliamo di 71 programmi di acquisti d'arma in corso e di tutte quelle misure che possono portare ad un'immediata riduzione della spesa - e di questo non abbiamo parlato assolutamente, ma abbiamo taciuto - avrebbe dovuto fare, all'interno di questo provvedimento, un'analisi aggiornata sui problemi della sicurezza dell'Italia, con particolare focalizzazione sul Mediterraneo e sui temi europei, di politica estera, politica europea, politica di sviluppo, politica di cooperazione, politica di sicurezza e politica militare, e indicare gli strumenti più appropriati per affrontarli. Evidentemente, qui siete fortemente deficitari.
E ancora un punto importante: come ridefinire coerentemente gli obiettivi dello strumento militare e incaricare i tecnici di proporre una sua riorganizzazione, anche alla luce delle necessità di contenimento Pag. 74della spesa pubblica? Credo che, rispetto a questo, non ci siano stati attenzione, accordo, riflessione, non c'è stato il necessario approfondimento perché, altrimenti, questi avrebbero dato ben altre risultanze all'interno del provvedimento.
Voglio anche dire qualcosa di più che è in linea anche con alcune aspettative che erano intraviste e generate all'interno del provvedimento: le criticità presenti nel provvedimento che sono - penso - veramente dei punti neri, dei buchi neri sono quelle legate alla mancata inclusione della riforma all'interno di un più ampio processo di riflessione sulla politica italiana di difesa. Invece di partire dagli obiettivi della nostra politica e poi commisurare, rispetto a questi, lo strumento dei necessari finanziamenti, si è partiti dai fondi disponibili, per poi «cucire» lo strumento sulla misura di questi ed è evidente che poi si dà un'idea strabica dei bisogni del comparto e dei nostri rapporti con i problemi ed i modelli di difesa europei. Evidentemente, sono questi ed altri elementi assolutamente non condivisibili, perché ci pongono una situazione in cui arranchiamo sempre di più e siamo al di fuori di un contesto che vede come protagonista la politica e le istituzioni che sono delegate. Mi riferisco ai partiti e mi riferisco al Parlamento.
Il tema della flessibilità di bilancio introduce un elemento inquietante perché dà la possibilità di operare a mani aperte ed a mani libere su uno strumento che, invece, ha la necessità di essere fortemente bloccato e irreggimentato verso una revisione della spesa che monitori costantemente l'utilizzo di queste risorse e che se ne faccia buon uso.
Poi ancora il tema che è sempre stato caro al Ministro e dal quale è partito, come incipit, con l'articolo 1 del provvedimento. Noi rispetto a questo avremmo dovuto fare una riforma certamente, non dico armonizzata, ma concordata con gli altri Paesi dell'Unione europea perché si coordinassero tutti gli interventi e tutte le azioni affinché ogni Stato sapesse cosa sta facendo e cosa sta facendo l'altro, in modo che si rendano complementari gli strumenti che vengono rivisitati o riformati in qualche modo. Credo che questo sia un passo che indebolisce fortemente la proposta del Ministro De Paola, che è venuta meno a questo dato, perché credo che, rispetto a questo dato, evidentemente avremmo bisogno di raccordarci sempre di più e di essere sempre più complementari con un'idea di difesa e di sicurezza europea, piuttosto che partire e tener conto delle esigenze del nostro territorio e della nostra situazione nazionale.
Sottolineo anche un altro aspetto, signor Ministro: ho visto sempre di più che, rispetto a questa proposta, si è ampi e anche nebulosi rispetto agli impegni che riguardano i sistemi d'arma e gli investimenti, e si è, invece, diretti e puntuali sulla declinazione per quanto riguarda il personale. Io sono giunto alla conclusione che lei conosce e che rappresento al Parlamento.
L'equazione è semplice: tagliare il personale per comprare gli F-35. Per semplificarla, dico gli F-35, così gli italiani capiscono, ma mi riferisco ai sistemi d'arma e mi riferisco a tutto ciò che può comportare un utilizzo delle risorse non nel senso delle spese di esercizio, ma un utilizzo delle risorse che stanno fortemente a indebolire il comparto, lo demotivano, lo terrorizzano, lo fanno diventare, come dire, preda e ostaggio di un qualcosa, di un destino che, invece, deve essere accompagnato, seguito e che deve trovare il modo, attraverso il Governo e attraverso il Ministro, per trovare la tutela e la valorizzazione necessaria e giusta. Infatti, vi è un dato che dovremmo sapere tutti quanti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Stanislao.

AUGUSTO DI STANISLAO. Concludo, signor Presidente. Vi è un dato: quando noi parliamo dello 0,84 per cento del PIL, rispetto agli interventi che riguardano la difesa, stiamo dicendo qualcosa che non è così, perché la Ragioneria generale dello Stato - ma anche lei - ci ha detto che noi utilizziamo l'1,4 per cento del PIL rispetto Pag. 75agli interventi sulla difesa e siamo secondi in Europa, dietro la Gran Bretagna e prima della Spagna. Quindi, evidentemente vi è qualcosa che non riporta e su questo dato bisogna fare qualcosa.
Una riforma andava fatta, va fatta. Io ne sono convinto e noi ne siamo convinti. Ma, Ministro, mi creda, non in questo modo, non con questa velocità, non con questa poca attenzione al personale, se è il punto di snodo e di valorizzazione dell'intera proposta che viene messa in campo. Evidentemente, abbiamo fatto un lavoro a metà, avete fatto un lavoro a metà. Da parte mia, per quello che è stato possibile, ho dato un contributo, convinto, convinto e convinto dei miei ragionamenti e delle cose che ho sentito. La mia battaglia non finirà qui e cercherò di dare un contributo ulteriore all'interno di quelli che saranno i decreti delegati, cercando di fare vivere di più e meglio quelle esigenze e quelle istanze che in questa occasione non hanno trovato accoglimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, su questo provvedimento ho ascoltato tantissimo e si è detto veramente molto. Noi della Commissione difesa siamo stati definiti dei soldatini, degli yes man al comando del Ministro Di Paola. Allora, io vorrei rispondere dicendo che magari fossi stato uno yes man. Oggi, molto probabilmente, non avrei avuto problemi di deambulazione.
Io capisco il compito e il ruolo dell'opposizione, che ha criticato aspramente questo provvedimento. Sarebbe stato bello sicuramente cercare di apportare delle migliorie, però questo avrebbe significato, per noi, affossare il provvedimento, perché mandandolo al Senato non avrebbe mai visto la luce e saremmo stati degli irresponsabili. Ma quello che più ferisce sono le critiche giunte da chi indossa l'uniforme. Alcuni di essi molto probabilmente indossano l'uniforme, ma da troppo tempo siedono dietro una scrivania e non conoscono i veri problemi che hanno le Forze armate italiane.
Io lo dico da soldato, non da deputato. Per quanto mi riguarda, preferisco avere un soldato in meno e avere l'opportunità di andare dalla mia amministrazione e dire: «Mi si è strappata la mimetica. Me ne serve una nuova!». Oppure, preferisco avere una brigata in meno e avere l'opportunità, in esercitazione, di poter sparare senza problemi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo), indipendentemente se sono esercitazioni a fuoco o in bianco, e avere tutto il munizionamento che mi serve, non come avviene oggi. Credetemi: preferisco avere un F-35 in più, ma avere l'opportunità di intervenire a salvaguardia dei miei uomini sul terreno, quando sono sotto il fuoco nemico (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo) e dare la possibilità, ad ognuno di loro, di poter rientrare, con le proprie gambe, nelle rispettive basi e di poter tornare a casa. Ecco perché un Paese serio, leale e onesto ha il dovere sacrosanto di investire nei sistemi d'arma, perché dà la possibilità - o almeno prova - ad evitare che i nostri soldati possano rientrare dalle missioni in una bara avvolta dal tricolore.
È per questo motivo e non solo, anche per la parola data dal Ministro della difesa, il quale ha detto, in Commissione, che i decreti attuativi verranno adottati dal prossimo Governo e dal prossimo Ministro - e visto che, prima di essere un Ministro, è un ammiraglio e quando dà la parola sono convinto che la mantiene -, che Futuro e Libertà voterà convintamente a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, mi rivolgo anche al Ministro, oltre che a tutti i colleghi, per dire che noi oggi portiamo in fondo un provvedimento sicuramente importante, destinato a impegnare Pag. 76il Parlamento e il Governo per molti anni. Infatti, pensiamo a questo periodo, previsto al 2024, per ristrutturare completamente il sistema delle nostre Forze armate.
Io insisto nel dire che questo progetto, pur perfettibile - ma noi abbiamo voluto non apportare modifiche proprio perché siamo a fine legislatura - richiede una grande capacità di gestione, perché la posta in gioco è davvero altissima, soprattutto tenendo conto che, dovendo ridurre il numero degli effettivi a 150 mila e contemporaneamente dovendo scontare provvedimenti quali sono quelli della spending review, la diminuzione dei turnover, dobbiamo assolutamente evitare di far calare l'efficienza e la funzionalità delle nostre Forze armate, che altrimenti andrebbero incontro, fatalmente, ad un invecchiamento che ne minerebbe alla base l'efficienza e la capacità operativa.
Allora, noi abbiamo voluto presentare anche ordini del giorno impegnativi che sono stati votati - uno quello della Commissione, elaborato all'unanimità da tutte le forze politiche, voglio in questo sottolinearne l'importanza - laddove si danno alcuni suggerimenti e, direi di più, alcune sollecitazioni, alcuni inviti, alcuni vincoli, come quello, per esempio, di non prescindere dal coinvolgimento del Consiglio centrale di rappresentanza militare, dei sindacati, cioè portare avanti un procedimento che possa garantire anche a coloro i quali già hanno una grande esperienza militare - si pensi ai volontari in ferma prefissata a quattro anni - di poter rimanere come forza viva, centrale, delle Forze armate, così come anche il non considerare negli organici, per esempio, tutto quel personale che è addetto alla formazione, ed altri punti che non sto qui a ricordare.
In modo particolare, voglio far riferimento a quell'ordine del giorno che porta la mia firma, insieme a quella del presidente Cirielli e del capogruppo del PD nella Commissione, Rugghia, che è quello di una revisione sulla quale invitiamo il Governo a questo decreto sulla armonizzazione, che in realtà non armonizza i nostri problemi di efficienza e di funzionalità operativa delle Forze armate, ma semmai li disarmonizza, perché allungando l'età pensionabile crea un invecchiamento di questa popolazione militare che non può essere superiore a quello della media europea, quello di altri Paesi, soprattutto nel mentre puntiamo a Forze armate europee, rispetto a questi Paesi che con noi dovrebbero confluire in una sinergica organizzazione militare.
Dunque, signor Ministro, colleghi, noi abbiamo dato un voto di fiducia a ciò che farà questo Governo e a quello che faranno i Governi che succederanno a questo, e allo stesso ruolo delle Commissioni parlamentari. Questo è molto importante, considerata la crucialità e la essenzialità di questo provvedimento. Vogliamo anche che siano Forze armate nelle quali i mezzi, vale a dire gli investimenti, non calino, così come siano adeguate le spese di esercizio e ritorni il costo del personale entro questa media del 50 per cento, che è tipica di una struttura militare sana.
Dunque, il voto favorevole del gruppo dell'UdC, con l'augurio che le nostre Forze armate possano, da questo provvedimento, trovare più forza, più efficienza e più capacità operativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, se lei mi autorizza io consegnerò il testo integrale e taglio sui tempi dell'intervento.
Signor Ministro, la ringrazio. È chiaro che anche oggi abbiamo assistito ad un provvedimento lampo, nel senso che, dopo quello che avevamo già visto in Commissione, anche in Aula siamo andati con passo celere, proprio a dimostrazione dell'importanza del provvedimento.
Tante volte, facendo politica, vi è anche soddisfazione nel vedere che certe cose alla fine arrivano a compimento. Mi riferisco, ad esempio, ad un mio intervento, nel lontano giugno 2008 quando, in replica alla presentazione delle linee programmatiche del Dicastero dell'allora Ministro La Pag. 77Russa, avevo sollevato il problema di fare chiarezza sul nostro modello, di chiedere una riflessione interna ad ampio raggio - e, quindi, ad una commissione - e di arrivare ad un nuovo modello di difesa da discutere poi qua.
Devo dire che le risultanze degli studi della commissione di consulenza non ci sono mai state rese in note. Prendo atto, dopo quattro anni e mezzo, che sono state la base per questo lavoro e questo mi fa piacere, anche se ovviamente avrei gradito conoscere le risultanze di tale studio, anche perché restano sempre in sospeso alcune domande; ad esempio, quanti uomini ci servono, quante navi, quanti aerei e di che tipo.
È chiaro che a tutto ciò una risposta ancora non c'è o quantomeno non l'abbiamo dibattuta all'interno di quest'Aula, per cui ci resterà sempre il dubbio di sapere se dobbiamo costruire delle flotte di tipo oceanico per andare nel Pacifico insieme agli americani e non perdere prestigio ai loro occhi oppure se dovremo concentrarci a fare ordine a casa nostra e, quindi, con altro tipo di difesa intervenire in Africa, nel Mediterraneo o nel Medio Oriente più vicino. Questi sono dubbi che il provvedimento non ci risolve e che resteranno poi alla futura legislatura da risolvere.
Resta ancora in piedi il problema degli ex militari volontari cessati dal servizio ovvero il blocco del turnover verso le forze di sicurezza e la possibilità di transito all'interno della polizia, piuttosto che dei carabinieri o dei vigili del fuoco. Questo ovviamente è un problema che non risolviamo, anche se un timido passo è stato fatto in questo provvedimento.
Restano irrisolti i tempi lunghi, previsti fino al 2024, e resta ovviamente il timore di un invecchiamento progressivo delle nostre Forze armate e, quindi, il problema di dare sempre nuova implementazione con dei giovani al nostro strumento.
Concludo ringraziandola, signor Ministro, perché, come ha già detto il collega Paglia, lei, da ammiraglio, ha preso una parola nei confronti di questo Parlamento e, quindi, ci ha garantito che i decreti delegati non saranno varati mentre il Parlamento è sciolto o comunque in fase inattiva, e di questo le siamo grati.
Ci resta, come abbiamo già detto, l'amaro che se il dibattito fosse stato più ampio, avremmo potuto migliorare il provvedimento. Come ho già detto in sede di discussione sulle linee generali, è meglio di niente, ma si poteva fare di più. È per questo che optiamo oggi per un'astensione. È un'astensione, signor Ministro, che media tra il giudizio favorevole nei confronti degli aspetti positivi, che questo provvedimento comunque mostra, e l'obiezione concernente il metodo prescelto per condurlo in porto, che riteniamo verso questo ramo del Parlamento non sia stato molto rispettoso.
Preannunziando il nostro voto di astensione, ci auguriamo che questo sia solo il punto di partenza per un'azione più ampia ed organica che lasciamo a chi sarà qui nella prossima legislatura e possibilmente - e sottolineo «possibilmente» - sotto la responsabilità di un Governo pienamente legittimato questa volta dal voto popolare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Gidoni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo condiviso le scelte di fondo che hanno portato il Governo a presentare il disegno di legge delega di revisione dello strumento militare e, come abbiamo sempre fatto per i provvedimenti del Governo Monti, abbiamo prodotto tutti gli sforzi necessari per migliorare il testo originario, correggendone parti che non ci sono sembrate condivisibili e proponendo misure che abbiamo ritenuto necessarie.
L'obiettivo fondamentale è quello della riqualificazione della spesa destinata dallo Pag. 78Stato al funzionamento delle Forze armate, sulla base delle risorse attualmente disponibili, che sono il risultato di quattro anni di tagli successivi operati dal Governo Berlusconi.
Anno 2009, per la funzione difesa in rapporto al prodotto interno lordo, meno 3,3 per cento; anno 2010, meno 4,4 per cento; anno 2011, meno 5,4 per cento. A questi tagli vanno aggiunti quelli della spending review che hanno colpito la difesa come tutta la pubblica amministrazione con una riduzione del 10 per cento sul personale da attuare entro il 2015 ed un'ulteriore compressione delle risorse per l'esercizio.
Quindi, non più soldi alla difesa, semplicemente si cerca di salvaguardare l'efficienza facendo i conti con la realtà e con la situazione che era stata lasciata in eredità dal Governo Berlusconi. Su questa pesante eredità un'inchiesta de l'Espresso del 2011 ha avuto il merito di far conoscere ad una larga parte di opinione pubblica quanto noi abbiamo sempre denunciato dall'inizio della legislatura in questa Aula e in Commissione, contestando scelte a nostro avviso irresponsabili: i due terzi della spesa impegnati solo per pagare stipendi; tagli sulla carne viva, sulla formazione, l'addestramento, la sicurezza, il dimezzamento delle ore di volo, sui pezzi di ricambio, sulla manutenzione; tagli sul mantenimento dei mezzi e dell'equipaggiamento, e persino sul carburante. Tagli che nessuno può considerare risparmi, perché producono con il progressivo deterioramento delle Forze armate una montagna di sprechi.
Inoltre, il piano di dismissione del patrimonio della difesa bloccato, nessuna caserma o infrastruttura, tra quelle considerate non più utili, è stata venduta. Nessun alloggio dei 54 mila considerati necessari per le esigenze dei militari è stato costruito. Non sono stati contrastati gli squilibri tra le diverse categorie del personale: il numero eccessivo di generali e colonnelli, il rapporto tra quadri e truppa, quello tra ufficiali e marescialli. Non è stata data alcuna risposta alle richieste del personale attraverso il piano di riordino delle carriere, con il fondo disponibile completamente svuotato per altri scopi. Sono stati, però, quelli del Governo Berlusconi, gli anni della propaganda, della retorica, degli sperperi, della «mini naja», delle ronde inutili per contrastare l'insicurezza della città, dell'aumento esponenziale del costo dei voli di Stato, della fantomatica Difesa servizi Spa costituita per privatizzare pubbliche funzioni. Con la legge delega finalmente si torna ad affrontare con serietà e responsabilità il tema del funzionamento dello strumento militare, la riorganizzazione delle strutture, l'obbiettivo di renderle moderne ed efficienti. Noi riteniamo condivisibile il fine di riqualificare la spesa attualmente sbilanciata, com'è stato ricordato, con il settore del personale che assorbe il 70 per cento delle risorse, il 12 per cento all'esercizio, il 18 per cento agli investimenti. La ripartizione che si vuole raggiungere (50-25-25) non è stata inventata dal Ministro Di Paola, corrisponde a consolidati standard di efficienza. Un'efficienza che è stata garantita fino al 2002, quando la spesa per il personale era al 48 per cento e al 26 per cento sia la spesa d'esercizio sia la spesa per investimenti. Un'efficienza che è stata fatta saltare con i Governi Berlusconi, duramente riconquistata dal Governo Prodi negli anni 2006 e 2007.
Affermare che vengono spostati soldi dal personale agli investimenti per comprare F-35 o altri armamenti non corrisponde alla realtà. Già nel prossimo 2013 la spesa per gli investimenti nei sistemi d'arma supererà il 25 per cento del totale e quindi sarà in equilibrio con gli obiettivi fissati dalla riforma. Invece la riduzione a 150 mila unità del personale militare dagli attuali 183 mila, e a 20 mila di personale civile dagli attuali 30 mila, da raggiungere gradualmente entro l'anno 2024, è la condizione dolorosa ma necessaria per salvaguardare con l'esercizio la funzionalità di Esercito, Aeronautica e Marina.
In tema di riduzione del personale è apprezzabile il taglio del 30 per cento sul numero di ufficiali, generali e ammiragli, colonnelli e capitani di vascello, perché tende Pag. 79a correggere uno squilibrio presente nelle nostre Forze armate rispetto a quello di altre nazioni. Il passaggio del Senato ha corretto il testo, lo ha migliorato con il nostro contributo. Nei criteri direttivi è stata introdotta la previsione di garantire l'interoperabilità dello strumento militare nei contesti internazionali nella prospettiva di una politica comune di difesa europea. È stata introdotta una norma che consente l'apertura a tutti i cittadini del Servizio sanitario militare.
Sono state approvate misure, anche se non del tutto risolutive, a favore del personale per agevolare il trasferimento verso altre amministrazioni, per l'assistenza alle famiglie dei militari, per il reinserimento dei volontari di truppa e la stabilizzazione dei militari in ferma quadriennale. Noi comprendiamo le preoccupazioni dei Co.Ce.R., condividiamo gran parte delle loro richieste, che potranno trovare soluzione nei decreti successivi e attraverso il ruolo negoziale che è giusto riconoscere alla rappresentanza militare.
La modifica più importante introdotta dal Senato è quella che riguarda il rapporto Governo-Parlamento in tema di acquisizione dei sistemi d'arma. È una modifica che abbiamo voluto fortemente e che recepisce le conclusioni dell'indagine conoscitiva condotta dalla IV Commissione della Camera sulla «legge Giacché». Finora il contributo del Parlamento sull'attività di controllo, indirizzo e programmazione dei sistemi d'arma si limitava all'espressione di un parere obbligatorio, ma non vincolante. Con la nuova formulazione vengono rafforzati i poteri del Parlamento, non solo quelli di controllo, fino a prevedere che il Governo non possa procedere all'acquisizione di un sistema d'arma se le Commissioni competenti esprimono, sullo schema di decreto, parere contrario a maggioranza assoluta dei componenti. Quindi, non è vero che la riforma consegna al Ministro della difesa più libertà nell'acquisto delle armi. Su questi temi, invece, si assegna al Parlamento una inedita centralità come luogo della responsabilità politica.
La legge di revisione dello strumento militare non risolve tutte le questioni da affrontare in modo organico per definire una nuova strategia di difesa nazionale nel contesto europeo e nel quadro delle alleanze del nostro Paese. Noi abbiamo proposto di impegnare l'Aula della Camera su questi temi, attraverso una specifica sessione dei lavori, quando erano già evidenti gli effetti del taglio operato sullo strumento militare. Successivamente, abbiamo chiesto di discutere, attraverso una bicamerale, gli interessi dell'Italia in termini di sicurezza, a partire dalle minacce, per definire obiettivi, tra i quali quelli di rafforzare la cooperazione e l'integrazione europee. La maggioranza PdL-Lega Nord non ha permesso un confronto su questi argomenti, così decisivi.
Non approvare questo provvedimento, che prende atto dei tagli e delle risorse destinate alla difesa per salvare dal collasso le Forze armate attraverso una più adeguata ripartizione della spesa, rappresenterebbe una fuga dalla realtà e dalle responsabilità.
Attraverso i decreti delegati sarà possibile, per il nuovo Parlamento e per il nuovo Governo, completare la riforma verificando preliminarmente l'impatto del regolamento di armonizzazione del regime previdenziale sul personale militare e gli effetti della spending review. Attraverso l'emanazione dei decreti noi siamo convinti che sarà possibile accogliere le giuste richieste che nel corso delle audizioni sono state presentate dai Co.Ce.R. e che noi sosteniamo con specifici ordini del giorno. Esprimiamo, quindi, il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, rubo pochissimi minuti. Credo che l'intervento del collega che mi ha preceduto ha fatto insorgere nei parlamentari che, come me, erano abbastanza distratti, il dubbio che il Governo Berlusconi sia stato Pag. 80causa di ogni nequizia e di ogni spesa. Credo che un approfondimento sui costi della spedizione in Crimea del generale La Marmora potesse aiutare il quadro complessivo delle spese militari che diligentemente l'esponente del PD ci ha testé fatto. Una cosa, però, mi sembra di poter ricordare, che il Governo Berlusconi non è stato responsabile dei costi dei bombardamenti in Kosovo, ordinati dal Governo D'Alema. Questo mi pare pacifico, così com'è pacifico che è fallimentare ogni attività che lo Stato presume di dover gestire che comporti un costo del 60 per cento solo della spesa del personale, così come in ogni altra attività che lo Stato mette in essere, dalla sanità, al pubblico impiego, alla scuola. Per cui, non ho capito bene quale nequizia e quale colpa si voglia addossare al Governo che ci ha preceduti, che pare sia stata poi recuperata dal Governo Monti.
Senza offesa per chi mi ha preceduto, credo che si possa concludere questo mio intervento citando quella frase che dice che tra il sublime ed il ridicolo non c'è che un passo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, signor Ministro, sottosegretari e colleghi, non mi soffermo sui precedenti Governi, perché dovrei citare quello di Prodi, dove una maggioranza che non riusciva neanche a definire e a delineare una programmazione di presenza militare è implosa e implodeva soprattutto sulla questione militare. Quindi, auspico che non si arrivi ad uno di questi Governi o di questo tipo di Governi, perché con le dichiarazioni che poco fa ha fatto anche Vendola noi ci troveremmo veramente, per quanto riguarda questa riforma, ma anche per tutto il resto, con un PD che sicuramente non potrebbe delineare nessuna programmazione rispetto allo strumento militare. Dico questo giusto per rispondere al collega Rugghia, che sicuramente è stato influenzato negativamente dalla presenza del collega dell'Italia dei Valori, che in qualche modo lo ha forgiato, ma a mio giudizio stasera in maniera fortemente negativa.
Ma detto questo, io credo che su questa riforma il dato politico sia quello che debba prevalere. Il dato politico è che è una riforma che va verso l'integrazione europea, è una riforma che guarda ad una ripartizione di investimenti e che soprattutto privilegia la risorsa umana, privilegia la professionalità, privilegia la competenza e la capacità di poter stare all'interno di missioni internazionali che sempre di più diventano delicate e sempre di più hanno bisogno di un supporto di legittimazione da parte delle nazioni, dell'opinione pubblica.
Considerato il lavoro fatto in questi ultimi dieci anni e gli obiettivi conseguiti attraverso lo strumento militare, come credibilità del sistema Italia, come nazione Italia, come possibilità di essere comunque inserita in un contesto che vede le grandi nazioni protagoniste di una presenza di pace, io credo che questa riforma vada nella giusta direzione e riesca a contemperare diverse esigenze: dà un equilibrio complessivo e globale. Infatti è vero che in tempi di crisi e in tempi di razionalizzazione bisogna sicuramente cercare di tutelare e garantire un processo che in qualche modo taglia, ma credo che questa riforma nei tagli non sia andata a caso, così come è avvenuto in qualche altro contesto. In questa riforma i tagli significano vera razionalizzazione, significano vera produzione di effetti, significano miglioramento e crescita di uno strumento. Credo che in questa direzione obiettivamente bisogna guardare. Aggiungo anche che il PdL al Senato si è battuto perché venissero riconosciute soprattutto delle tutele che riguardano in qualche modo la risorsa umana e che devono sempre di più guardare, nel processo da qui al 2024, la possibilità di una garanzia sia per quanto riguarda i militari sia per quanto riguarda i civili.
Ma non possiamo assolutamente non soffermarci sull'aspetto che è centrale e che Pag. 81vede finalmente la possibilità che non vi sia più confusione rispetto alla divisione delle risorse. Le risorse hanno bisogno di essere destinate alla risorsa umana per la parte più importante, ma nello stesso tempo il nostro sistema industriale e il nostro sistema di efficienza militare ha bisogno, nel confronto di integrazione europea e nella partecipazione alle missioni internazionali a qualsiasi livello, della possibilità di essere efficiente. Abbiamo sempre parlato di linguaggio: noi abbiamo necessità che questo linguaggio si sposi e si inserisca in un contesto che sia il più produttivo possibile.
Allora, detto questo, siccome sono sollecitato anche dai colleghi, che vorrebbero che io approfondissi di più la materia, non voglio deluderli sotto questo aspetto, quindi, signor Ministro, il PdL in maniera convinta sostiene questa riforma, in maniera convinta ritiene che la delega non sia una fiducia cieca, ma sia un rapporto che deve essere costruito e, così come lei si è impegnato a dichiarare, verrà costruito anche nella fase successiva e nella successiva legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, in realtà, le ragioni e i miei dubbi li ho già esposti nella discussione sulle linee generali, pertanto, non userò questo spazio per spiegarli ulteriormente. Le chiederò soltanto di poter consegnare il mio intervento scritto e di poterlo pubblicare nel resoconto della seduta di oggi.
Detto questo, la cosa che mi suona più strana e che faccio fatica a spiegare, prima a me stesso, e poi anche ai cittadini che ce lo chiedono, è come mai una delega importante come quella fiscale sia saltata, ormai, per ciò che sta accadendo al Governo, mentre, invece, una di cui si sentiva meno la necessità, come quella militare, vada avanti. Per questi motivi, signor Presidente, annuncio il mio voto di astensione, in dissenso dal gruppo.
Signor Presidente, chiedo dunque che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Sarubbi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5569)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 5569, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Marini, Mazzuca, Servodio, Garagnani, Capodicasa, Baretta, Rossomando, Beccalossi, Corsini, Sereni, Damiano, Zaccaria.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 3271 - «Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale e norme sulla medesima materia» (Approvato dal Senato) (A.C. 5569):

Presenti 372
Votanti 319
Astenuti 53
Maggioranza 160
Hanno votato 294
Hanno votato no 25

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Mariani e Duilio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Bobba ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi. Pag. 82
Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 4740.

Approvazioni in Commissione (ore 19,55).

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi martedì 11 dicembre 2012, la I Commissione permanente (Affari costituzionali) ha approvato, in sede legislativa, i seguenti progetti di legge:

Veltroni ed altri: «Istituzione del "Giorno della memoria dei bambini di Bullenhuser Damm", in ricordo dei venti bambini ebrei della scuola Bullenhuser Damm, utilizzati in esperimenti medici nel campo di sterminio di Neuengamme», con il seguente nuovo titolo: «Celebrazione, nell'ambito del "Giorno della memoria", istituito con la legge 20 luglio 2000, n. 211, del ricordo dei venti bambini ebrei della scuola di Bullenhuser Damm, utilizzati in esperimenti medici nel campo di sterminio di Neuengamme e di tutti i bambini vittime di guerre e di persecuzioni» (4195);

«Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione Induista Italiana, Sanatana Dharma Samgha, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione». (Approvato dalla 1a Commissione del Senato) (5457);

«Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione Buddhista Italiana, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma della Costituzione». (Approvato dalla 1a Commissione del Senato) (5458).

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea (ore 19,57)

PRESIDENTE. Avverto che, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, nella seduta di domani, mercoledì 12 dicembre, dopo la conclusione dell'esame della proposta di legge n. 5603, recante disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione, si procederà all'esame e alla votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge n. 5617, di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, e successivamente, della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge n. 5626, di conversione del decreto-legge recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese.
Seguirà l'esame di tale disegno di legge di conversione.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,59).

LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, intervengo per sottoporre alla sua attenzione un'interrogazione presentata con i colleghi, che è molto importante, perché richiama un'inadempienza del Governo in merito all'articolo 22 del decreto-legge n. 95 - il famoso spending review -, che ha disposto l'ampliamento di 55 mila unità della platea dei lavoratori salvaguardati.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, doveva, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, a partire quindi dal 15 agosto, definire le modalità di attuazione della disposizione. Nonostante le reiterate rassicurazioni date dal Ministro stesso, abbiamo notizie dalla Corte dei conti, che ha dato risposta a sollecitazioni pervenute dai rappresentanti dei comitati, che il decreto è ancora fermo alla Corte in attesa di chiarimenti da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Per questo ritengo importante questa interrogazione alla luce anche dell'annunciata fine di questa legislatura; infatti questa è un'inadempienza Pag. 83perché quanto detto doveva assolutamente essere fatto entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, cari colleghi, il quotidiano Avvenire ha pubblicato sabato 8 dicembre una lettera-appello di Asia Bibi, in carcere da ormai 1.280 giorni con l'accusa di blasfemia. Asia, cristiana che ha rifiutato la conversione all'islam che gli è stata proposta dal giudice, rimane in carcere e rischia la pena di morte. Raccogliendo il suo appello è possibile inviare e-mail all'indirizzo Asiabibi@avvenire.it che verranno consegnate al Governo pakistano per chiederne la liberazione da una prigionia che ormai sta durando tantissimo.
Faccio poi presente, contrariamente a quanto mi venne risposto dal Governo qualche settimana fa in merito ai finanziamenti che arrivavano dall'estero, che anche armi e fondi girano nel nostro Paese, come testimoniano i fatti del porto di Napoli e di Malpensa con cinque, e non tre, container pieni di armi dirette non si sa dove e centinaia di migliaia di euro intercettati, oggi, questa mattina, mentre entravano illegalmente nel nostro Paese a finanziare non si sa chi. Per questo ho presentato la mia interrogazione e spero che qualcuno venga a rispondere su questi temi importanti perché ci sono milioni e milioni di euro e anche di armi che entrano nel nostro Paese e questo non è accettabile. Comunque, un plauso va alle forze dell'ordine che hanno fatto un lavoro meraviglioso e che hanno preso queste persone.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 12 dicembre 2012, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione della proposta di legge:
GIANCARLO GIORGETTI ed altri: Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione (C. 5603-A).
- Relatori: Duilio e Alberto Giorgetti.

2. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (C. 5617).

3. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione della questione pregiudiziale presentata):
S. 3533 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese (Approvato dal Senato) (C. 5626).
- Relatori: Velo, per la IX Commissione; Raisi, per la X Commissione.

4. - Discussione del disegno di legge:
S. 3533 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese (Approvato dal Senato) (C. 5626).
- Relatori: Velo, per la IX Commissione; Raisi, per la X Commissione.

(ore 15)

5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20.

Pag. 84

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FRANCO GIDONI E ANDREA SARUBBI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 5569

FRANCO GIDONI. Onorevoli colleghi, signor Presidente, rappresentanti del Governo, dopo la fase «lampo» vissuta in Commissione, anche l'approvazione di questo disegno di legge delega oggi qui in Assemblea è stata caratterizzata dalla velocità dei tempi e dalla netta chiusura a qualsiasi ipotesi di modifica.
Ci direte che questa è una conseguenza del mutato clima politico e dell'imminente conclusione di questa esperienza di Governo e della legislatura, elementi che noi consideriamo positivamente. E forse avete ragione, ma ci pare comunque una giustificazione assai tardiva.
Limitiamoci a qualche constatazione.
In sede di valutazione complessiva, il dibattito al Senato è stato decisamente più aperto ed inclusivo di quello che abbiamo tenuto qui. È soprattutto per questo motivo che il nostro atteggiamento in questo ramo del Parlamento sarà differente rispetto a quello tenuto a Palazzo Madama. Non voteremo a favore, infatti, ma ci asterremo.
Vogliamo in questo modo rimarcare sia il fatto di considerare comunque un passo in avanti alcuni interventi che verranno operati con questa riforma - pensiamo in particolare alla sforbiciata data agli alti gradi - sia la circostanza che avremmo apprezzato un metodo differente.
È questo anche il momento per fare un bilancio della legislatura, che ci ha visto per molto tempo in maggioranza, ma sempre fuori dall'Amministrazione della Difesa, in qualche modo relegati alla condizione di spettatori. Vorrei però ricordare che sin dal lontano giugno 2008, con il mio intervento in replica alle linee programmatiche illustrate dal Ministro La Russa, abbiamo sempre auspicato che il dicastero militare intraprendesse un esercizio indispensabile di chiarezza, avviando una riflessione interna ad ampio raggio che sfociasse nella redazione di un nuovo modello di difesa, da discutere poi in queste nostre Aule.
Abbiamo invece avuto solo un'Alta commissione di consulenza, i cui lavori sono stati posti alla base del provvedimento che stiamo licenziando, ma senza che vi potesse essere un confronto. Così, sappiamo oggi di quanto occorrerà ridurre la struttura militare nazionale, ma non sappiamo cosa contiamo di fare con le nostre Forze armate, in vista di quali obiettivi ed in funzione di quale livello di ambizione politica del Paese sulla scena internazionale.
Non possiamo considerare il Parlamento tanto immaturo da non dover sapere e non poter dar vita ad un confronto su temi tanto impegnativi, anche se l'antipolitica dilagante e l'idea della supplenza tecnocratica hanno fatto talmente tanta strada da farlo pensare a tanti.
Quanti uomini ci servono? Quante navi? Quanti aerei e di che tipo?
Come facciamo a saperlo e decidere in coscienza? Dobbiamo avere informazioni di contesto. Se alla Nato ritengono che il futuro della sicurezza mondiale si gioca in Asia, che l'America è lì che vuole concentrare i suoi sforzi, che dovremo fare noi europei e noi italiani in particolare?
Costruire flotte oceaniche per andare nel Pacifico con gli americani per rimanere in qualche modo «rilevanti» a Washington? Oppure, magari per la stessa ragione, prepararci a far ordine a casa nostra, cioè in Africa, nel Mediterraneo, nel Medio Oriente a noi più vicino?
Questo deve essere chiarito e discusso, per dare alla riforma della Difesa più solide fondamenta.
Tutto il resto è secondario. Ben vengano i tagli, dato che bisogna risparmiare. Ma che li si faccia con un metodo diverso da quello che si è scelto apparentemente questa volta.
Forte è infatti la sensazione che si sia semplicemente ridimensionato l'esistente, senza cambiare nulla o cambiando poco, nelle proporzioni della spesa, solo per centrare un obiettivo finanziario assegnato dal Consiglio dei Ministri ed in particolare dal Ministro dell'Economia e delle Finanze, Pag. 85magari con qualche concessione di facciata alla narrativa della lotta «alla casta».
Anche i segnali che vengono dalla manovra di bilancio paiono poco rassicuranti. Conserviamo spazi per gli investimenti, ma colpiamo l'esercizio, rendendo così difficile assicurare la manutenzione dei mezzi e delle armi che compriamo o costruiamo, ed ancora più complesso addestrare coloro che li utilizzeranno, salvo ricorrere per questo alla dilatazione degli stanziamenti per le missioni all'estero.
Ci sono dei progressi, comunque.
Apprezziamo ad esempio le disposizioni, in verità introdotte al Senato, che all'articolo 4 conferiscono al Parlamento più penetranti poteri di controllo sul processo di acquisizione degli armamenti, oggi in realtà piuttosto opaco, giacché i pareri delle Commissioni sui vari programmi di procurement diventeranno obbligatori e vincolanti, sia per la parte finanziata dalla Difesa che per quella che ricade nel bilancio dello Sviluppo Economico.
Tutto ciò rappresenta anche l'origine di sfide nuove, giacché, come ci è stato spiegato in Commissione dal dr. Kington, giornalista britannico, noi parlamentari saremo molto probabilmente chiamati a dare il massimo nel resistere alle pressioni delle lobby, che si faranno certamente più intense, come peraltro già succede all'estero.
Alcuni temi continuano però a generare delle perplessità. Pensiamo ad esempio alla debolezza delle tutele accordate agli ex militari volontari cessati dal servizio, che potranno vedersi negare il posto promesso nelle forze dell'ordine perché queste hanno visto strozzato ad un quinto fino al 2015 il turn over dei propri organici. Qui è lo Stato che viene meno ad una sua promessa, per giunta in un momento in cui vengono chiesti maggiori sacrifici a tutti. Che segnale viene dato?
Temiamo inoltre che i lunghi tempi previsti per il ridimensionamento - che sarà completato solo nel 2024, se non più tardi - implichi un sensibile invecchiamento degli effettivi, mentre pare rimanere irrisolto uno dei nodi che sono al cuore dello squilibrio della macchina militare italiana, in cui i comandanti prevalgono largamente sui comandati: la persistenza di un sistema di avanzamento «normalizzato» per anzianità, che determina fatalmente l'affollamento dei ruoli marescialli e nei gradi di colonnello e tenente colonnello, lasciando scoperte posizioni cruciali ai livelli inferiori.
Tale fenomeno è negativo per lo stesso prestigio della professione militare, giacché l'inflazione negli alti gradi diminuisce il loro valore oggettivo. Questa esigenza rimane sul terreno ed occorre che il prossimo Governo vi dia una qualche risposta.
Prendiamo invece atto, con soddisfazione, dell'impegno solenne assunto in quest'Aula dal Ministro Di Paola, che ci ha garantito che i decreti delegati non saranno varati mentre il Parlamento è sciolto o comunque di fatto inattivo.
Concludendo, lo stato d'animo con il quale ci presentiamo a questo confronto è quello del: «meglio di niente, ma si poteva fare di più». Lo abbiamo detto in discussione generale e lo ripetiamo oggi.
Optiamo perciò per un'astensione.
Astensione che media tra il giudizio favorevole nei confronti degli aspetti positivi che questo provvedimento comunque mostra e le obiezioni concernenti il metodo prescelto per condurlo in porto, non molto rispettoso di questo ramo del potere legislativo.
Ci auguriamo che questo sia solo il punto di partenza di un'azione più ampia ed organica, da sviluppare nella prossima legislatura, possibilmente e sottolineo possibilmente sotto la responsabilità di un Governo questa volta pienamente legittimato dal voto popolare.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, nella discussione generale di lunedì scorso - invero piuttosto rapida, con la partecipazione di un numero esiguo di deputati rispetto all'importanza della questione - avevo avuto già modo di illustrare i miei dubbi sulla delega al Governo che oggi ci viene richiesto di votare. Ne avevo fatto anche una questione di merito, definendomi «obiettore di coscienza a mani nude», ma oggi vorrei mettere il merito da Pag. 86parte e concentrarmi sul metodo. Perché mentre in questo ramo del Parlamento si sta approvando la delega militare, nell'altro ramo si decide di far saltare il taglio delle Province, e la stessa delega fiscale sembra non abbia i tempi di essere approvata entro fine legislatura. Non dipende certo dal Partito democratico, d'accordo, perché non è stato il Pd a innescare una crisi ormai inevitabile; ma come parlamentare della Repubblica mi sento a disagio: non solo di fronte alla mia coscienza, ripeto, ma anche e soprattutto di fronte ai cittadini. E per questo motivo non voterò il provvedimento.
Come ha scritto Flavio Lotti, coordinatore della Tavola per la pace, in una lettera toccante inviata a tutti noi deputati, «non sono d'accordo. E non mi serve di invocare le ragioni del pacifismo. Mi basta prendere atto del reale». Credo che la riforma delle forze armate, definita da alcuni «indispensabile, essenziale ed epocale» sia in realtà frutto di un grande equivoco, perché in realtà - nonostante rafforzi il controllo parlamentare sul bilancio della Difesa e sull'acquisto di armi - finisce soltanto per tagliare la quota del bilancio relativa ai costi del personale, ma non quella relativa agli armamenti: si liberano soldi per l'acquisto dei cacciabombardieri (che nella risoluzione da me sottoscritta insieme all'onorevole Pezzotta veniva subordinata appunto a una riforma complessiva dello strumento militare, condivisa da tutto il Parlamento) e di altri 70 programmi d'armamento, in un momento in cui si chiedono alle famiglie sacrifici. Se davvero questa fosse una revisione (peraltro attesa da molti) dello strumento militare, affronterebbe parecchi temi che invece vengono lasciati da parte: «i criteri - cito ancora il documento della Tavola della pace - che dovrebbero guidare una riforma coerente e motivata da un'aggiornata analisi geopolitica delle minacce, del ruolo che vuole svolgere il nostro Paese e dalle missioni da realizzare, i criteri che dovrebbero comportare una vera riqualificazione della spesa, la cancellazione degli sprechi e dei privilegi di cui ancora godono le alte gerarchie, la revisione dell'intreccio perverso di rapporti con l'industria militare». E questo silenzio, per me rumorosissimo, è un altro dei motivi che mi impediscono di votare il provvedimento in esame.
Infine, signor presidente, mi si consenta una digressione da addetto ai lavori nel campo dell'informazione: è scandaloso che ad occuparsi di questi temi siano stati solo Famiglia Cristiana, l'Unità e il Manifesto. È insopportabile la censura nella televisione pubblica di tutte le voci che esprimono un punto di vista diverso dalla lobby militare-industriale. Ed è inaccettabile che questi temi siano ancora una volta esclusi dalla campagna elettorale. Per dirla ancora con Flavio Lotti, «forse non è ancora venuto il tempo di abolire gli eserciti (anche se nessuno può disprezzare il nostro diritto di sognarlo). Ma tra le guerre ad alta densità inseguite dall'ammiraglio Di Paola sul modello dell'ultima guerra a Gaza e gli interventi di polizia internazionale iscritti nella Carta dell'Onu (modello Libano, per intenderci) c'è una gran differenza». Per tutti questi motivi, signor Presidente, annuncio il mio voto di astensione, in dissenso dal mio gruppo parlamentare.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 7 dicembre 2012:
a pagina 33, prima colonna, ultima riga, dopo il numero «(5626)» aggiungere «- Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), III, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5569 e abb. - em. 1.5 439 435 4 218 25 410 45 Resp.
2 Nom. em. 1.7 470 467 3 234 29 438 44 Resp.
3 Nom. em. 1.8 483 480 3 241 27 453 44 Resp.
4 Nom. em. 1.9 482 478 4 240 67 411 44 Resp.
5 Nom. em. 1.10 486 483 3 242 67 416 44 Resp.
6 Nom. em. 1.11 487 481 6 241 63 418 44 Resp.
7 Nom. articolo 1 480 421 59 211 395 26 40 Appr.
8 Nom. articolo agg. 1.02 477 468 9 235 33 435 40 Resp.
9 Nom. articolo agg. 1.03 478 470 8 236 28 442 40 Resp.
10 Nom. articolo agg. 1.01 471 465 6 233 25 440 40 Resp.
11 Nom. em. 2.2 489 482 7 242 36 446 40 Resp.
12 Nom. articolo 2 481 427 54 214 395 32 40 Appr.
13 Nom. em. 3.1 486 475 11 238 55 420 40 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.3 483 471 12 236 66 405 40 Resp.
15 Nom. em. 3.20 487 476 11 239 51 425 40 Resp.
16 Nom. em. 3.21 488 477 11 239 52 425 40 Resp.
17 Nom. em. 3.4 487 476 11 239 12 464 40 Resp.
18 Nom. em. 3.5 475 464 11 233 26 438 40 Resp.
19 Nom. em. 3.6 478 465 13 233 52 413 40 Resp.
20 Nom. em. 3.8 474 462 12 232 56 406 40 Resp.
21 Nom. em. 3.23 479 469 10 235 52 417 40 Resp.
22 Nom. articolo 3 476 415 61 208 383 32 40 Appr.
23 Nom. em. 4.21 472 461 11 231 50 411 40 Resp.
24 Nom. em. 4.1 470 458 12 230 10 448 40 Resp.
25 Nom. em. 4.22 454 442 12 222 21 421 40 Resp.
26 Nom. em. 4.2 459 448 11 225 9 439 40 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 4.24 474 461 13 231 27 434 40 Resp.
28 Nom. em. 4.3 454 440 14 221 8 432 40 Resp.
29 Nom. em. 4.13 474 461 13 231 9 452 40 Resp.
30 Nom. em. 4.20 476 464 12 233 32 432 40 Resp.
31 Nom. em. 4.7 470 456 14 229 10 446 40 Resp.
32 Nom. em. 4.10 475 461 14 231 11 450 40 Resp.
33 Nom. em. 4.5 475 461 14 231 9 452 40 Resp.
34 Nom. em. 4.4 474 459 15 230 9 450 40 Resp.
35 Nom. em. 4.12 480 465 15 233 9 456 39 Resp.
36 Nom. em. 4.11 482 469 13 235 9 460 39 Resp.
37 Nom. em. 4.9 482 471 11 236 9 462 39 Resp.
38 Nom. em. 4.8 480 467 13 234 10 457 39 Resp.
39 Nom. articolo 4 457 396 61 199 358 38 39 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 49)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 5.20 459 445 14 223 44 401 39 Resp.
41 Nom. em. 5.21 458 446 12 224 44 402 39 Resp.
42 Nom. em. 5.22 457 443 14 222 49 394 39 Resp.
43 Nom. articolo 5 460 402 58 202 377 25 39 Appr.
44 Nom. articolo agg. 5.01 448 431 17 216 31 400 39 Resp.
45 Nom. odg 9/5569/2 412 401 11 201 13 388 39 Resp.
46 Nom. odg 9/5569/9 410 399 11 200 12 387 39 Resp.
47 Nom. odg 9/5569/21 rif. 419 399 20 200 356 43 39 Appr.
48 Nom. odg 9/5569/22 419 408 11 205 396 12 39 Appr.
49 Nom. Ddl 5569 e abb. - voto finale 372 319 53 160 294 25 39 Appr.