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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 725 di mercoledì 28 novembre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,30.

GUIDO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Barbi, Bongiorno, Borghesi, Braga, Brugger, Cicchitto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Lucà, Milanato, Misiti, Moffa, Pianetta, Pisacane, Pisicchio, Tortoli, Valducci, Vitali e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili (Testo risultante dallo stralcio dell'articolo 2 del disegno di legge n. 5019, deliberato dall'Assemblea il 9 ottobre 2012) (A.C. 5019-bis-A); e degli abbinati progetti di legge: Pecorella ed altri; Bernardini ed altri; Vitali e Carlucci; d'iniziativa del Governo; Ferranti ed altri; Ferranti ed altri (A.C. 879-2798-3009-3291-ter-4824-5330).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge A.C. 5019-bis-A: Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili (Testo risultante dallo stralcio dell'articolo 2 del disegno di legge n. 5019, deliberato dall'Assemblea il 9 ottobre 2012); e degli abbinati progetti di legge: Pecorella ed altri; Bernardini ed altri; Vitali e Carlucci; d'iniziativa del Governo; Ferranti ed altri; Ferranti ed altri. (A.C. 879-2798-3009-3291-ter-4824-5330).

Pag. 2

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 5019-bis-A)

PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate la questione pregiudiziale di costituzionalità Dozzo ed altri n. 1 e la questione pregiudiziale di merito Dozzo ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 5019-bis-A), non preannunciate in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, e un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà a due distinte votazioni, una sulla pregiudiziale di costituzionalità ed una su quella di merito.
Prima di passare all'illustrazione della questione pregiudiziale di costituzionalità, desidero annunciare all'Assemblea che, con il Presidente della Camera Gianfranco Fini i e parlamentari del Gruppo di amicizia e cooperazione Italia-Cina, è presente in tribuna l'Alto membro del Comitato permanente del Politburo e quarta carica dello Stato e del partito in Cina, Jia Qinglin, accompagnato da una delegazione di parlamentari e funzionari, che saluto cordialmente (Applausi).
L'onorevole Pastore ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Dozzo ed altri n. 1, di cui è cofirmataria.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, stiamo discutendo di un provvedimento di iniziativa del Governo che prevede una delega per l'introduzione di pene detentive non carcerarie presso l'abitazione, l'istituzione della messa in prova e disposizioni nei confronti degli irreperibili. Questo provvedimento presenta profili di violazione della Costituzione (Commenti)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, so che è mattina presto, onorevoli Rao, Ferranti, Costa, presidente Bongiorno, ma neanche il Presidente riesce a sentire le parole della collega. Quindi chiederei, Ministro Severino, ai colleghi di permettere almeno di ascoltare l'intervento dell'onorevole Pastore.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, dicevo che si tratta di un provvedimento di iniziativa del Governo che presenta profili di violazione della Costituzione. Non è una novità, perché più volte abbiamo contestato come i decreti-legge o i disegni di legge del Governo intervengono adottando iniziative e attuando disposizioni che veramente con la Costituzione poco hanno a che fare, ma anche questo provvedimento presenta rilevanti questioni di costituzionalità.
In particolare, risultano violati i principi di stretta legalità, soggezione del giudice soltanto alla legge e del giusto processo, previsti dagli articoli 25, 101 e 111 della Costituzione, che stabiliscono principi importanti nel nostro ordinamento, vale a dire che nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso, che la giustizia è amministrata in nome del popolo, che i giudici sono soggetti soltanto alla legge, che la giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge e, inoltre, che ogni processo si svolge nel contraddittorio fra le parti in condizioni di parità.
Quindi, risultano violati questi principi in quanto l'istituto della messa in prova demanda non al giudice, ma al pubblico ministero, di stabilire la sussistenza del reato e la responsabilità dell'imputato. Infatti, se l'imputato non procede a chiedere la messa in prova nei termini previsti, rimane escluso dall'applicazione di questo procedimento speciale, senza che sia mai avvenuto nessun esame e nessun giudizio da parte di un giudice terzo e imparziale. È vero che l'istituto della messa in prova esiste già nel processo minorile, ma qui si svolge sentite le parti e la messa in prova è disposta dal giudice. Pag. 3
Le disposizioni di questo provvedimento e, in particolare, l'articolo 3 violano l'articolo 3 della Costituzione sotto il profilo della ragionevolezza, in quanto attribuiscono un'ampia discrezionalità al pubblico ministero in riferimento all'attribuzione o meno del consenso all'applicazione della messa in prova e della conseguente sospensione del procedimento penale.
Ricordo e sottolineo che l'articolo 3 della Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge. Con l'istituto della messa in prova, come disciplinato da questo provvedimento, si determineranno senz'altro delle decisioni difformi su casi simili, con un grave pregiudizio rispetto all'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
Sono poi rilevabili ulteriori censure, sempre rispetto alla messa in prova, con riferimento alla presunzione di non colpevolezza sino a sentenza definitiva di condanna, come stabilito dall'articolo 27 della Costituzione, il quale espressamente statuisce che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. La messa in prova, disciplinata da questo provvedimento, sovverte la regola probatoria contenuta nel principio di non colpevolezza. Quindi, l'indagato nel processo penale non ha l'onere della prova, visto che è presunto innocente fino alla sentenza di condanna definitiva. Attraverso, invece, l'applicazione dell'istituto della messa in prova si elude la previsione di non colpevolezza.
Chiariamo anche cos'è la messa in prova: la messa in prova è un istituto che viene inserito in questo provvedimento, che non presuppone una sentenza di condanna, che costituisce causa estintiva del reato, che si applica a reati puniti con pene pecuniarie o con la reclusione fino a quattro anni e consiste nell'applicazione di un lavoro di pubblica utilità da svolgere presso lo Stato, gli enti locali o le ONLUS, ma - e qui vale la pena sottolinearlo - si applica a reati di grave allarme sociale. Ne cito solo alcuni: prostituzione minorile, abuso d'ufficio, truffa, furto e impiego di minori nell'accattonaggio.
Sempre in base a questo provvedimento del Governo si stabilisce anche che il lavoratore in prova svolgerà un lavoro non retribuito. Questa disposizione contrasta con l'articolo 36 della Costituzione, il quale sancisce che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e, in ogni caso, sufficiente ad assicurare a sé e alla propria famiglia un'esistenza dignitosa. In questo caso, richiamiamo la sentenza della Corte costituzionale n. 1087 del 1988 nella parte in cui, pur riconoscendo la particolarità del lavoro svolto dal detenuto, stabilisce che non può assolutamente affermarsi che non debba essere protetto alla stregua dei principi costituzionali previsti dagli articoli 35 e 36 della Costituzione. Quindi, un lavoro non retribuito di pubblica utilità appare in contrasto con i principi costituzionali.
Inoltre, la prestazione lavorativa non retribuita si inserisce in un programma di trattamento e non può non essere configurata come una pena, proprio perché la messa in prova si inquadra sistematicamente nel codice penale attraverso l'introduzione di una pena alternativa a quella detentiva e, soprattutto, attraverso l'introduzione di un ulteriore procedimento speciale.
L'articolo 3, poi, reca una grave compressione del diritto alla tutela giurisdizionale della persona offesa dal reato, perché non si attribuisce all'opposizione di quest'ultima l'effetto preclusivo dell'applicazione della misura della messa in prova e, quindi, risulta, sotto questo profilo, in contrasto anche con l'articolo 24 della Costituzione.
Per tutti questi motivi e per i richiami effettuati a precise disposizioni costituzionali, ritenendo che anche questo provvedimento violi palesemente la Costituzione, chiediamo, con questa questione pregiudiziale, di non procedere all'esame del disegno di legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolini ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di merito Dozzo ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

Pag. 4

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche sotto il profilo del merito questo provvedimento va assolutamente ritirato per un motivo semplicissimo: in un momento in cui tutti ci chiedono severità e contrasto alla delinquenza, questo provvedimento, invece, rappresenta un'ennesima resa dello Stato. Esso attacca, ancora di più e più fortemente, la funzione general preventiva che dovrebbe esercitare la pena. Con questo provvedimento quel poco che resta di serietà del nostro ordinamento penale viene ulteriormente sminuito. Pensiamo davvero che rimettere in libertà la gente costituisca un deterrente? E questo avviene, addirittura, per reati cosiddetti predatori.
I numeri sono veramente impietosi. Da quando esiste il Governo Monti, le denunce sono aumentate del 5,4 per cento, i furti in casa del 21,1 per cento, i borseggi hanno registrato un più 16 per cento. Voi direte: che c'entra tutto questo? C'entra perché tutti questi reati rientrano nell'applicazione di questo provvedimento e, quindi, gli autori di questi reati godranno dei benefici in esso contenuti.
Tra le altre cose, vi è la misura della sospensione dei procedimenti nei confronti degli irreperibili, che è, in linea di principio, giusta. In Francia lo fanno da sempre. È inutile processare dei «fantasmi». Quello che non va bene è il non aver ancorato la sospensione del procedimento con l'altrettanto sacrosanta sospensione della prescrizione. In poche parole, l'imputato che si sottrae al giudizio e sparisce, facendo perdere le sue tracce, usufruisce della prescrizione. Quindi, se immaginiamo, ad esempio, che la prescrizione sia di sette anni e mezzo, questo signore, una volta che passa questo periodo, è pulito come una rosa bianca. Vi rendete conto di che razza di meccanismo concettuale, più che pratico, stiamo parlando? È vero che magari non si sarebbero presi lo stesso ma, quanto meno, se si fosse celebrato il processo ci sarebbe stata, comunque, una sentenza che, prima o poi, sarebbe diventata esecutiva e sarebbe stata eseguita. Basta invece che questi signori si allontanino per un tempo utile alla prescrizione che poi possono tornare in Italia tranquilli e sereni. Francamente, a me pare una cosa poco convincente e credo anche difficile da spiegare all'opinione pubblica.
Aggiungo anche un altro dettaglio significativo, per cui faccio appello veramente alle coscienze dei deputati, perché poi tutti quanti andremo sul territorio a spiegare questa roba al nostro popolo italiano. Ebbene, abbiamo già introdotto alcune norme che favoriscono la non punibilità: il concetto della irrilevanza del fatto, il concetto della speciale tenuità del fatto, la depenalizzazione e, quindi, già sono stati introdotti dei meccanismi che favoriscono il reo. Ma in questo provvedimento ancora una volta lo favoriamo.
La ragione per cui venne adottato il decreto-legge n. 211 del 2011, convertito dalla legge n 9 del 2012 (il cosiddetto decreto Severino, meglio noto come «svuota carceri»), era la finalità, appunto, di venire incontro ad un problema, che è il sovraffollamento carcerario - problema sacrosanto -, che non può essere affrontato semplicemente mandando tutti a casa e lasciando i delinquenti a casa loro.
Parliamo - lo ripeto - di furti, di reati di grave allarme sociale, che colpiscono direttamente le fasce più povere e più comuni dei cittadini. Parliamo del furto in casa, del furto con violenza o con destrezza, di quello commesso sui mezzi pubblici, di quello commesso nei confronti di gente che sta al bancomat a ritirare i soldi.
Noi mandiamo impuniti i signori che rapinano la vecchietta che ritira la pensione alle poste oppure il giovane che ritira i soldi al bancomat. Questi signori al massimo rischieranno di starsene un pochino a casa loro, magari meditando nuovi colpi, anche perché, grazie alla scandalosa vicenda dei braccialetti elettronici, del famoso esperimento dei braccialetti elettronici, mai entrato in vigore in undici anni, di fatto le forze dell'ordine non sono in grado di sorvegliare adeguatamente questi signori che stanno a casa. Allora, credo che questo Parlamento, nella fase finale del suo percorso legislativo, possa dare Pag. 5almeno questo segno di forza e di coerenza, venendo incontro alle esigenze dei cittadini, che ci chiedono una giustizia più efficiente, più giusta e soprattutto in tempi civili rispetto a quelli che sono comuni nel resto d'Europa, ma non ci chiedono di mandare semplicemente i detenuti a casa loro. Un'ultima battuta: sappiamo che quasi il 50 per cento, in alcuni casi addirittura l'80 per cento, dei residenti delle nostre carceri sono stranieri. Ebbene, mentre il precedente Governo, segnatamente l'allora Ministro dell'interno Maroni, ha fatto il possibile e l'impossibile per stringere accordi bilaterali al grido di: uno sconti la pena a casa sua e i delinquenti stranieri mandiamoli a scontare la pena a casa loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), il Governo attuale su questo tema nell'ultimo anno ha fatto poco o nulla. In altri termini, si stanno sistematicamente cancellando le cose buone che aveva fatto il precedente Governo. Quindi credo sia opportuno che questa Assemblea deliberi di non procedere all'esame del disegno di legge A.C. 5019-bis-A.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, colleghi, sottosegretario, la pregiudiziale di costituzionalità presentata dal gruppo della Lega è del tutto destituita di fondamento. A ben vedere, le presunte violazioni della Costituzione riguardano solo l'istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova, disciplinato dagli articoli da 2 a 6 del disegno di legge, che introducono una nuova causa di estinzione del reato. È su questo istituto, già presente nel processo minorile, che la nuova disciplina estende con importanti differenze al processo penale per adulti, che va focalizzata pertanto la nostra attenzione. Passando alle singole contestazioni, non vi è nessuna violazione degli articoli 25, secondo comma, 101 e 111 della Costituzione. Al di là degli articoli citati, in concreto, come ha confermato oggi in Aula la Lega, si contesta che il disegno di legge affiderebbe al pubblico ministero, anziché ad un giudice terzo, la valutazione, sia pure sommaria, della sussistenza del reato e della responsabilità dell'imputato. A riprova di tale assunto, nella pregiudiziale si sottolinea, con un salto logico che introduce elementi di contraddizione, che all'imputato che non abbia fatto richiesta di messa alla prova nei tempi e con le modalità previste rimane preclusa l'applicazione dell'istituto, al contrario di quanto avviene nel processo minorile, in cui è il giudice che valuta se sussistano le condizioni per la messa alla prova del minore. La normativa in esame smentisce la ricostruzione della fattispecie prospettata dalla pregiudiziale. Dalla semplice lettura dell'articolato, infatti, emerge con evidenza che al pubblico ministero è richiesta la sola espressione di un parere sulla richiesta che compete esclusivamente all'imputato, che, sussistendone i presupposti, la può presentare oralmente o in forma scritta, personalmente o a mezzo di procuratore speciale. Emerge inoltre - ed è questo il punto fondamentale - che sulla richiesta di messa alla prova provvede il giudice con ordinanza, sempre che non ritenga di dover pronunciare sentenza di proscioglimento ai sensi dell'articolo 129 del codice di procedura penale. Quanto al fatto che nel processo minorile il giudice ha il potere di iniziativa, non può non rilevarsi che il differente regime è dovuto al diverso ruolo affidato al giudice, che in tale processo agisce a tutela del minore, mentre ovviamente nel processo penale per adulti è lo stesso interessato a dover valutare se esercitare o meno una facoltà che gli viene offerta. Al secondo punto della pregiudiziale si contesta la violazione del principio di eguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione, sul presupposto che al pubblico ministero sarebbe attribuita ampia discrezionalità nell'espressione del consenso. Non c'è traccia neanche di tale violazione. Si è già rilevato che è il giudice a provvedere sulla richiesta dell'interessato. Si aggiunge che il pubblico ministero, in caso di dissenso, deve enunciarne le ragioni e che, in presenza di una richiesta Pag. 6reiterata dell'imputato, il giudice può comunque disporre la sospensione con messa alla prova, ai sensi dell'articolo 464-ter, quarto comma.
Non è assolutamente violato il principio di non colpevolezza sino a sentenza definitiva di condanna di cui all'articolo 27, secondo comma, della Costituzione (è questa la terza contestazione). La messa alla prova è una causa di estinzione del reato, non una sentenza di condanna, e poco fa la stessa onorevole Pastore lo ha affermato. Alla procedura che attiva la sospensione del processo si arriva a seguito di rituale richiesta dell'imputato, che, con la messa alla prova, accetta un programma di trattamento che prevede obblighi e prescrizioni disposte con il suo espresso consenso.
Si lamenta, ancora, la violazione dell'articolo 36 della Costituzione, per il fatto che il lavoro di pubblica utilità che viene svolto dal soggetto messo alla prova non è retribuito. Anche tale assunto è destituito di fondamento. È chiaro che anche il lavoro dei detenuti è soggetto al precetto di cui all'articolo 36 della Costituzione. Il punto è che il lavoro di pubblica utilità non è riconducibile a un vero e proprio rapporto di lavoro: questo vale dentro e fuori l'ambito penale e anche dentro e fuori dal carcere.
Anche per i detenuti, e non è questo il nostro campo, recentemente sono stati sottoscritti meritoriamente dal Ministro della giustizia e dall'ANCI protocolli per impiegare in lavori socialmente utili i detenuti. Anche in questo caso non è stata prevista alcuna forma di remunerazione.
Si denuncia, infine, la violazione dell'articolo 24 della Costituzione, sul presupposto che la persona offesa resterebbe senza tutela. In realtà, non è così. Per questa causa di estinzione del reato, come per le altre e per gli altri istituti come il patteggiamento, la persona offesa resta fuori dal processo penale, ma, ovviamente, ha a sua disposizione gli strumenti per far valere i suoi diritti.
Passando velocemente alla questione pregiudiziale di merito, da cui emerge che le riserve della Lega sono riconducibili ad un'idea della sicurezza fondata sulla paura, e soprattutto sulla paura del diverso, specie se anche immigrato, ritengo doveroso sottolineare che il provvedimento in esame non è solo conforme alla Costituzione, ma si pone in attuazione di principi fondamentali del nostro ordinamento.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento e comunque annuncio, ovviamente, per le ragioni che ho già esposto, il voto contrario a entrambe le questioni pregiudiziali da parte del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Lo Moro, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Saluto gli studenti della scuola secondaria di I grado Renato Villoresi, classi III C e III H, di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune insieme ai loro docenti (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, l'articolo 27, terzo comma, della Costituzione stabilisce che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Basterebbe leggere questo semplice, antico e saggio comando della Carta costituzionale per convincersi della assoluta infondatezza delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito proposte, pur acutamente, dai colleghi della Lega Nord.
In rapidissima rassegna, dirò che è infondata la pretesa violazione del principio di stretta legalità, laddove si ritiene - non so sulla scorta di quale dato - che il pubblico ministero sarebbe, addirittura, un succedaneo del giudice in questo provvedimento. A me sembra che sia la lamentata esistenza di un giudizio prognostico senza alcun tipo di accertamento sia le valutazioni in ordine all'esclusione dall'applicazione dell'istituto senza alcun vaglio Pag. 7da parte di un giudice terzo ed imparziale siano infondate nel merito. Basterà rileggere più attentamente il provvedimento per convincersi proprio dell'inconsistenza di questo addebito.
Come è anche infondata, sia pur nella limitata accezione della giurisprudenza costituzionale in tema di ragionevolezza connessa all'articolo 3, la critica in ordine al consenso relativo all'applicazione dell'istituto della messa alla prova e della conseguente sospensione del procedimento penale. Si lamenta una non sufficiente oggettivizzazione: basterebbe la genericità di questo addebito per convincersi anche della sua infondatezza.
Si lamenta la violazione dell'articolo 27 della Costituzione sotto il profilo del principio di non colpevolezza, lamentando una pretesa violazione del principio dell'onus probandi, dell'onere della prova, a carico dell'imputato. Mi sembra che anche questa critica sia assolutamente infondata perché si confonde la possibilità di avere accesso a questo beneficio con la presunzione che tante volte abbiamo difeso, e sempre, fino adesso, con grande successo.
Di particolare infondatezza, se posso usare questo termine, è la pretesa violazione dell'articolo 36 della Costituzione quando si fa riferimento alla prestazione non retribuita, di durata non inferiore a 30 giorni, anche non continuativi. È evidente che questo non è possibile, basti pensare all'istituto del lavoro sostitutivo già presente nel nostro sistema. La retribuzione proporzionata alla quantità e qualità, ovviamente, fa salva l'ipotesi in cui questa situazione riguardi un fatto derivante da responsabilità penale e, quindi, connessa ad una diversa realtà rispetto a quella prevista dal citato articolo 36.
Direi che anche il riferimento alla mancanza di tutela giurisdizionale della persona offesa da reato è del tutto privo di pregio, perché si dice che la persona offesa dovrebbe, addirittura, con il suo veto, impedire l'applicazione della misura della messa alla prova. Questo è un istituto non noto al nostro ordinamento e, per fortuna, neanche ad altri ordinamenti. Nessuna persona offesa può mai opporsi ad un trattamento sanzionatorio. È ben noto che anche nel processo penale la persona offesa ha diritto soltanto al risarcimento del danno, per fortuna. Ci mancherebbe che stimolassimo forme di giustizia privata nell'ambito del sistema così da metterlo clamorosamente in crisi.
Credo di avere così esaurito rapidamente i temi della questione pregiudiziale di costituzionalità. Non diversamente, nonostante la qualità del collega Paolini, riesco ad esprimermi sulla questione pregiudiziale di merito.
È evidente che il provvedimento in esame ha anche un effetto deflattivo e si colloca in linea con una serie di altri provvedimenti e con scelte che, oltre ad essere logiche, sono necessitate, perché la situazione delle carceri, da questo punto di vista, non lascia spazio a troppe remore.
Ci si lamenta di un indebolimento del sistema della custodia carceraria dimenticando l'articolo 27, terzo comma, della Costituzione. Una pena disumana non è una pena, è una pena incostituzionale; quindi, stimolare per certi reati delle forme alternative che abbiano la stessa capacità di deterrenza, ma che, in qualche modo, sono capaci di esprimere un know-how di incisività sanzionatoria a me sembra assolutamente corretto.
Come pure non sono giustificate le preoccupazioni in tema di prescrizione e di estinzione del reato, perché a me sembra che non si possa attribuire a questi provvedimenti un aumento della criminalità, anzi è proprio il contrario. Ammesso che vi possa essere, non è certamente con una pena disumana, inaccettabile e con il rifiuto di soluzioni assolutamente ragionevoli che si perseguono questi obiettivi. Il provvedimento in oggetto è civile, evoluto, risponde ad una pena meno criminogena, perché è noto che anche il breve stazionamento nelle carceri è assolutamente criminogeno. Pertanto, mi sembra che le preoccupazioni manifestate da coloro che hanno posto queste questioni siano assolutamente infondate e vadano respinte.

Pag. 8

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, intervengo solo in relazione alla questione pregiudiziale di merito per evidenziare, così come ho cercato di fare in sede di discussione sulle linee generali, che le norme di cui stiamo discutendo non sono misure che aprono all'impunità o che consentono a qualcuno di sottrarsi alla condanna, tutt'altro.
Siamo di fronte ad un provvedimento che ragionevolmente raggiunge insieme due obiettivi, quello della deflazione del processo penale e della riduzione dei carichi pendenti e quello della effettiva prevenzione speciale, se così possiamo intendere il fatto che un inquisito per reati di non rilevante gravità autonomamente richieda la messa in prova, pur senza una condanna da parte dell'autorità giudiziaria, dimostrando di avere effettivamente compreso il disvalore delle proprie azioni.
Insomma, non siamo di fronte ad un provvedimento beneficiale nel solco dell'impunità. L'obiettivo vero è quello di rendere effettiva una sanzione e, in un certo qual modo, un'esigenza rieducativa che l'imputato dimostra di avere e, al contempo, di riconoscere.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Dozzo ed altri n. 1.
(Segue la votazione).

Onorevoli Crosetto, Calabria, Costa, Perina, De Luca, Sani, Cimadoro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 417
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
60
Hanno votato
no 357).

Prendo atto che il deputato D'Antoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Cesaro, Minasso e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 10,35)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di merito Dozzo ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ciccanti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 422
Votanti 418
Astenuti 4
Maggioranza 210
Hanno votato 52
Hanno votato no 366
(La Camera respinge - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Pes e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame degli articoli - A.C. 5019-bis-A)

PRESIDENTE. Essendo state respinte la questione pregiudiziale di costituzionalità Dozzo ed altri n. 1 e la questione pregiudiziale di merito Dozzo ed altri n. 1, passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione. Pag. 9
Ricordo che nella seduta del 23 ottobre 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Lega Nord Padania è stato invitato a segnalare le ottantuno proposte emendative da porre in votazione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 5019-bis-A).
In particolare, nel parere reso in data 27 novembre 2012, la Commissione Bilancio ha subordinato il parere favorevole sugli emendamenti 1.4, 1.44 e 1.200 ad una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, contestualmente revocando il parere contrario espresso il 24 ottobre 2012 sull'emendamento 1.4.
Al fine di recepire la condizione sopramenzionata, la Commissione giustizia ha presentato il subemendamento 0.1.200.200 che è in distribuzione.
Avverto altresì che la Commissione ha presentato l'articolo aggiuntivo 12.0200 che è in distribuzione. Vi prego di prestare un attimo di attenzione colleghi. Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'emendamento Sisto 3.57, già dichiarato inammissibile in sede referente, volto ad escludere dall'applicazione del patteggiamento i procedimenti per il delitto di omicidio colposo, quando tale delitto riguardi la circolazione stradale ovvero la sicurezza sul lavoro.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibile l'emendamento Bernardini 1.20, volto a prevedere la trasformazione in illecito amministrativo del reato di coltivazione domestica di sostanza stupefacente. Tale proposta emendativa, pur essendo stata dichiarata ammissibile in sede referente, risulta estranea rispetto al contenuto del provvedimento in esame che reca disposizioni in materia di detenzione domiciliare, di sospensione del procedimento con messa alla prova, di assenza e contumacia, nonché di prescrizione, e non può quindi essere ammessa all'esame e al voto dell'Assemblea, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, ciò anche in considerazione del fatto che è stato stralciato dal testo del provvedimento l'articolo 2 recante disposizioni in materia di depenalizzazione e che la Commissione Giustizia sta esaminando l'argomento in questi giorni in altra sede.
Avverto infine che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento gli articoli aggiuntivi Sisto 12.0100 e 12.0200 della Commissione, che modificano il termine in cui acquistano efficacia le disposizioni concernenti la nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero di cui al decreto legislativo n. 155 del 2012. Si tratta di materia che non ha costituito oggetto di esame nel corso della sede referente ed è estranea rispetto al contenuto del provvedimento. Osservo anche peraltro che sull'articolo aggiuntivo 12.0100 la Commissione bilancio ha espresso parere contrario, e voglio peraltro aggiungere che non mancheranno nelle prossime settimane occasioni per riproporre la questione oggetto degli emendamenti.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, intervengo sull'inammissibilità di questo articolo aggiuntivo all'articolo 12, l'articolo aggiuntivo 12.0100. Volevo chiarire che questa proposta emendativa si collocava esattamente nell'alveo della applicazione Pag. 10di questa disciplina per consentire che le strutture logistiche ed organizzative della giustizia potessero recepire con maggiore respiro e con maggiore capacità l'impatto di queste modifiche. Da questo punto di vista non solo la connessione mi è sembrata (ed è sembrata alla Commissione che ha votato questo articolo aggiuntivo facendolo suo) assolutamente precisa, ma soprattutto è una norma che consente di evitare questo impatto pesantissimo del provvedimento della geografia giudiziaria sui nostri tribunali e che con un anno in più certamente avrebbe dato alla giustizia la possibilità di adeguarsi su territori così brutalmente privati di presidi giudiziari e - devo dirlo sinceramente - in contrasto con quello che è stato il parere delle Commissioni di Camera e Senato, ed è un dato che noi non possiamo dimenticare: una delega che il Parlamento ha affidato a questo Governo e che il Governo ha esercitato in contrasto con quello che era il parere del Parlamento.
Questo articolo aggiuntivo avrebbe consentito di ridurre questo impatto e di portare all'attenzione dell'Aula la restituzione al consenso del Parlamento di quanto a mio avviso gli è stato ingiustamente sottratto. Insisto pertanto perché la Presidenza possa rivalutare la valutazione di ammissibilità.

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, come lei sa la valutazione di ammissibilità delle proposte emendative fatta dalla Presidenza prescinde sempre dal merito delle medesime. Come ho avuto modo di ricordare poc'anzi, la valutazione è stata fatta unicamente in ragione della estraneità o della attinenza dell'articolo aggiuntivo al merito del provvedimento in esame, e avrà avuto modo di cogliere che ho sottolineato che non mancheranno nelle prossime settimane altre sedi, anche in quest'Aula, per riproporre la questione in presenza in quel caso di un'attinenza di merito con il provvedimento che sarà esaminato dall'Aula stessa.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 5019-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5019-bis-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, le proposte emendative che ci accingiamo ad esaminare sono sì, se così possiamo dire, di stampo compromissorio, ma danno conto del lavoro proficuo svolto dalla Commissione per addivenire, in tempi brevi, ad un testo il più possibile condiviso. In questa logica, ho presentato un emendamento all'articolo 1 che contiene una delega avente ad oggetto l'introduzione delle pene detentive non carcerarie presso l'abitazione. I princìpi e i criteri direttivi della delega prevedono appunto che la detenzione domiciliare diventa la pena detentiva principale per i delitti puniti con la reclusione non superiore nel massimo a quattro anni. L'emendamento a mia firma, inoltre, faceva salve alcune previsioni contenute in un emendamento del collega Contento eliminando, però, l'inapplicabilità delle pene non carcerarie ai recidivi, ai delinquenti abituali, professionali o per tendenza, per non violare il principio penalistico secondo cui non si giudica l'autore, ma il fatto commesso. Distinguere il trattamento sanzionatorio, prima ancora della valutazione del caso, per legge in base all'autore del fatto costituisce, a mio avviso, una vera e propria discriminazione soggettiva che sta nel solco del cosiddetto diritto penale del nemico che, in buona sostanza, peggiora le condizioni di una fascia debole di autori di reati e agevola gli incensurati a priori senza poter valutare il caso concreto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 10,45)

LORENZO RIA. Ciò detto, preannuncio il ritiro del mio emendamento 1.4, ritenendo Pag. 11valida la sintesi proposta infine nel testo attuale con l'emendamento, appunto, 1.200 della Commissione che contiene, tra l'altro, un riferimento ad una soppressione del comma 5 che era contenuto anche nel mio emendamento e che, invece, va eliminato. Quindi, immagino che l'emendamento della Commissione verrà riformulato. Ecco, tutto ciò ad ulteriore conferma di un atteggiamento rivolto ad un sano pragmatismo e per una definitiva approvazione dell'atto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, ancora una volta dobbiamo riconoscere che questo Governo sta facendo una cosa assolutamente contraria agli interessi del nostro ordinamento e del nostro popolo. Noi riteniamo che gli emendamenti che tra poco andremo a votare sono chiaramente migliorativi del danno che sta producendo questa norma all'ordinamento; sono migliorativi, tentano di migliorare. Il complesso di questi emendamenti vuole tentare di introdurre qualche correzione, almeno parziale, per ridurre il danno che andremo a ricevere dall'approvazione di questa norma e, soprattutto, per sollecitare le coscienze di quelli che voteranno. Abbiamo detto poc'anzi che questo provvedimento rappresenta una vera e propria resa dello Stato e, quindi, noi cerchiamo di attenuare gli effetti di questa resa e lo facciamo cercando di far sì che le norme siano meno afflittive nei confronti dei cittadini.
È francamente incredibile pensare che possano andare esenti da pena, o al massimo scontare la loro pena a casa, delle persone che rapinano le vecchiette quando escono dalle poste dopo aver ritirato la pensione oppure delle persone che affrontano e rapinano inermi cittadini che ritirano qualche soldo al bancomat. Ebbene, questi signori non avranno alcuna conseguenza. Altra chicca di questa normativa: introdurre la detenzione domiciliare quale pena principale per reati puniti fino a quattro anni, quindi non per bazzecole, significa sottrarre al giudice la possibilità di distinguere o, comunque, di punire in modo più pesante ed afflittivo determinate figure che commettono appunto i fatti di cui abbiamo poc'anzi parlato.
Vale altresì ricordare che, nel bilanciamento dei costi e dei benefici, chiaramente avremo più costi e meno benefici, perché viene notevolmente attenuata la funzione general preventiva della pena. Di conseguenza noi riteniamo che tutti i colleghi, nell'esaminare questi emendamenti e queste modifiche che noi proponiamo (ma evidentemente non solo noi della Lega Nord) debbano seguire un criterio di attenzione massima e soprattutto di valutazione del merito effettivo delle norme. Quindi riteniamo che si debba non dare un voto in base all'appartenenza politica o peggio ancora ideologica, ma si deve dare un voto, emendamento per emendamento, teso ad evitare che si verifichino gli effetti peggiori. Pensiamo per esempio al subemendamento Lussana 0.1.200.33, pensiamo al subemendamento Paolini 0.1.200.35, pensiamo al subemendamento Follegot 0.1.200.36 e via dicendo, che di qui a poco illustreremo. Quindi noi chiediamo compatti un voto di attenzione alla Camera e chiediamo compatti un voto ponderato su quelle che saranno le valutazioni.
D'altra parte è altrettanto indiscutibile, come dicevamo poc'anzi e come ha ricordato anche qualche collega, un incremento sì della criminalità in generale, ma anche di reati cosiddetti predatori. Io ricordo ancora una volta: più 5,4 per cento di denunce, più 21,1 per cento di furti in casa. Guardate che è una cosa significativa che in solo un anno siano aumentati di un quinto i furti in casa, almeno secondo quelle che sono le statistiche che noi abbiamo esaminato. Più 16 per cento di borseggi. Io mi chiedo se sia ragionevole, in un contesto del genere, aggravato anche dalla crisi, ma soprattutto aggravato dalla progressiva perdita di deterrenza del nostro sistema giudiziario. La deterrenza non si fa svuotando le carceri e depenalizzando i reati, ma migliorando il sistema processuale Pag. 12penale, aumentando i posti in carcere anche al fine di garantire di scontare la pena in modo umano. Quindi siamo di fronte veramente ad un ennesimo indulto mascherato. Siamo di fronte ad un'altra ulteriore serie di norme che surrettiziamente porta quel risultato lì per quel 21 per cento in più di signori che hanno derubato i cittadini in casa dei loro averi (e di solito, attenzione, ricordate che il furto in casa, come tutti sappiamo, va in danno delle persone più povere, più deboli, anche perché di solito le loro abitazioni sono meno protette, non hanno servizi di vigilanza e via dicendo). Quindi noi, eliminando la possibilità di punire in concreto gli autori di questi furti che già raramente vengono presi, diamo un ulteriore schiaffo ai cittadini.
Io immagino cosa diranno le vittime, cosa dirà quel 21 per cento in più di cittadini derubati ogni anno, quando scopriranno che l'autore del furto in casa loro, ove naturalmente preso e condannato, se ne sta qualche mesetto a casa sua ovvero sia stato messo alla prova. Infatti questa è un'altra cosa veramente incredibile. La messa alla prova è un istituto sacrosanto, che nasce come tutti sappiamo nel diritto minorile e viene trasferito, con questo provvedimento, nel diritto per i maggiorenni. Ma la cosa interessante è che bisogna consentire in ogni caso di rivalutare gli istituti nella loro effettiva portata. Allora prevedere la messa alla prova di personaggi che appunto rapinano le vecchiette all'uscita delle poste a me sembra una cosa francamente difficile da digerire, ma soprattutto difficile da far capire ai cittadini. Quindi, quando noi in seguito chiederemo - non solo noi della Lega evidentemente, ma anche altri colleghi che hanno un'evidente coscienza civica nel cercare di attenuare gli effetti negativi di questo provvedimento - e quando questi emendamenti verranno sottoposti alla vostra attenzione, in particolare quelli relative all'articolo 1, io mi auguro che abbiate la compiacenza e la doverosa attenzione di leggerli, valutarne l'impatto sull'ordinamento e ragionare su quello che produrranno in termini di minore sicurezza e maggior danno per le vittime di reati, quello che voi andrete a votare e che noi andremo a votare.
Tuttavia dobbiamo semplicemente ricordare, per esempio, le buone intenzioni che permeano questo provvedimento - e che certamente ci sono, ci mancherebbe! Tutti sanno che le vie dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni - sono destinate poi ad infrangersi contro la cruda realtà dei fatti e delle innovazioni ordinamentali che tali norme introdurranno, poiché porteranno davvero ad una fine della funzione generale preventiva della pena, soprattutto per quei reati - come ricordavo poc'anzi - «predatori», ossia quei reati a larga diffusione e che incidono specie in un momento di particolare difficoltà economica del nostro Paese.
Ma una spia di questo fenomeno la possiamo ricavare indirettamente dal fiorire dei cosiddetti compro oro. Scusate, ma gran parte dei compro oro cos'è che comprano? Comprano oro che il più delle volte proviene da attività criminali. Molto spesso è così. Stiamo parlando - rispetto all'anno scorso, con buona pace dell'ottimo Governo Monti - di un 21 per cento in più di ladri che si infilano prevalentemente nelle case della povera gente, rapinano quello che trovano, in particolare l'oro, poi vanno in un compro oro, evidentemente lo riciclano, poi lo fondono e si garantiscono l'impunità. Laddove venissero presi, potranno comunque sempre puntare sugli arresti domiciliari o sulla messa alla prova.
Ma vi è di più. Pensiamo che addirittura è compresa anche la truffa: cioè, un signore commette truffe anche a mezzo Internet e, nell'ipotesi - malaugurata per lui e beneaugurata per noi - che venga preso, continuerà a starsene tranquillamente a casa.
Inoltre, abbiamo anche la prostituzione minorile, la pedopornografia, insomma una serie di reati anche di elevato impatto sociale e, quindi, davvero ci si stupisce veramente come questo provvedimento - che, ripeto, nasce all'insegna delle buone intenzioni - sia stato poi portato a queste Pag. 13conseguenze estreme, che, evidentemente, ne inficiano quella bontà astratta che, invece, poi, in concreto, viene elisa.
Parliamo, ad esempio, di quegli emendamenti che tendono a ridurre da quattro anni ad un anno il limite per usufruire di questi benefici. Ecco, potrebbe essere molto ragionevole, potrebbe essere un buon principio, d'accordo, applichiamolo, ma non per reati che prevedono una pena fino a quattro anni! Riduciamo: noi proponiamo uno, potrebbe essere ragionevole due, ma quattro sono certamente troppi, perché in quella fascia, in quel range di pena noi abbiamo compreso i reati gravissimi.
La cosa bella è che poi nei comizi e nei dibattiti senti parlare gente che oggi voterà contro i nostri emendamenti, contro gli emendamenti della Lega Nord e poi, magari, questa sera li sentiremo dire, in qualche dibattito, che loro sono per la certezza della pena, per la lotta alla criminalità, per tutto quello che è l'esatto opposto di quello che oggi, magari tra poco, voteranno.
Quindi, siccome io credo che, al di là delle posizioni di partito, vi siano delle coscienze e vi sia qui dentro certamente tantissima gente che sa leggere una norma e che ne capisce la portata, penso che molti di voi, nel momento in cui pigeranno il tasto per votare gli emendamenti che via via andremo ad esaminare, si porranno questo problema: noi lo vedremo dal tabellone elettronico e potremo anche dire, da qui a breve, quando saremo in campagna elettorale, che nonostante appartenga ad un altro movimento, quel deputato lì ha sposato questa determinata tesi, quel deputato lì si è battuto contro una norma che manda a casa i ladri delle pensioni delle vecchiette (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire... Ha chiesto di parlare l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, avevo alzato il braccio, ma essendo piccolo forse non mi si vede, anche perché seduto o in piedi cambia poco.

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la vedo bene ancora, piccolo è bello.

GIANLUCA BUONANNO. Piccolo è bello ha ragione. Signor Presidente, per quanto riguarda questo provvedimento, vorrei fare un intervento dicendo al Ministro che mi sembra un po' che abbia fatto un provvedimento dimenticandosi che i cittadini non hanno le scorte come possono averle i Ministri, i cittadini non hanno la possibilità di difendersi come possono fare i Ministri e i membri del Governo: i cittadini, quando subiscono dei danni, è ovvio che chiedano una tutela. In questo caso mi sembra che, nel nostro Paese, chi si comporta male sia più furbo di chi si comporta bene. Cioè, alla fine, come spesso capita, purtroppo, chi subisce il danno è «cornuto e mazziato».
Io le chiedo, signor Ministro, di fare molta attenzione a quello che lei propone, perché, quando i cittadini capiranno per bene quello che lei propone, ho paura che qualcuno magari le corra dietro per chiederle giustificazioni; qualcuno che subisce un furto, che subisce lo stalking, che subisce comunque qualcosa di non molto piacevole, e vede che la persona responsabile, invece di andare in galera, se ne va tranquillamente a casa sua; tra l'altro la norma che voi avete voluto - che è un'enorme cretinata -, cioè quella relativa al cambio della residenza entro quaront'otto ore, è una cosa che non ha senso, glielo dico da amministratore. Voi fate delle norme non capendo neanche che cosa significa quello che fate. Dovreste fare prima gli amministratori locali e non subito i sapientoni, perché chi fa l'amministratore locale, al di là dei colori politici, capisce quali sono i veri problemi di tutti giorni. Chi sta negli uffici con tutti i maggiordomi intorno, o chi pensa di essere un grandissimo avvocato ma non si confronta mai con la gente, alla fine produce delle norme come queste, che non portano certamente alla difesa del cittadino.
Io capisco, signor Ministro, che le dà fastidio quello che le dico, ma siccome non glielo ha detto il dottore di fare il Ministro, almeno mi ascolti quando parlo, perché lei sarà Pag. 14Ministro, e io sono solo un semplice deputato, però ho il diritto di parlare con lei, e lei mi stia ad ascoltare, visto che è pagata anche per questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non può sempre e solo pensare di andare a fare i convegni dove nessuno le dice mai niente, o nei fori dove va a parlare perché è un grande Ministro e avvocato, e poi fa delle norme che neanche mio figlio sarebbe capace di fare così male.
Quattro anni di detenzione, complimenti! Quindi, i reati in questione sono molto pesanti, e voi cosa fate? Tenete a casa i condannati. Il problema qual è? Il sovraffollamento delle carceri. Benissimo, allora mi rivolgo a lei - e lo dico anche a tutti i miei colleghi - si guardi ogni tanto Striscia la notizia e vedrà, ad esempio, già solo con Striscia la notizia, quante carceri ci sono finite e non aperte, quanti sprechi sono stati fatti in questo Paese, dove ci sono gli spazi per mettere i detenuti; quante volte si possono fare delle cose e questo Stato fa finta di non vederle o di non farle. Se il risultato di questa situazione è il sovraffollamento delle carceri, e si pensa che la soluzione sia quella di non mettere nelle carceri le persone condannate, non mi sembra che si tratti veramente di un grande ragionamento, perché chi è un delinquente deve stare in carcere, deve pagare con il carcere, dal primo all'ultimo giorno di detenzione, non deve poi avere corsie preferenziali che possano permettergli di stare a casa e di continuare a commettere questi reati come prima.
Ciò perché, poi, ed è un dato che ogni tanto la gente si dimentica - e i miei colleghi pure - c'era anche il famoso braccialetto per capire dove stava la gente agli arresti domiciliari e sono stati spesi circa 90 milioni di euro per questo: avete fatto un grande favore alla Telecom e a tutte le società compartecipate per tenere sotto controllo - per così dire - neanche 100 persone in tutto il Paese. Novanta milioni di euro! E poi chiudete i piccoli tribunali e volete che i giudici di pace se li paghino gli amministratori locali, con i comuni ai quali avete tagliato di tutto e di più.
Vi dovete vergognare di queste cose, perché voi fate fare ai sindaci gli esattori per conto dello Stato. I giudici di pace ce li dobbiamo pagare noi, perché altrimenti non ci sono più, i piccoli tribunali devono chiudere, perché altrimenti voi non avete più i soldi e dovete risparmiare. Poi però i tribunali, siccome c'è la mafia, la camorra, la 'ndrangheta, in certe parti del Paese devono rimanere aperti, mentre invece tenere aperti i tribunali al nord non va bene, perché prima dite che non c'è troppa delinquenza, poi ci dice che c'è l'infiltrazione mafiosa, camorristica e della 'ndrangheta al nord; allora ci dovete spiegare qual è la risposta giusta.
Noi abbiamo bisogno di più giustizia, non che di giustizia ce ne sia di meno. E nelle zone disagiate, tipo quelle di montagna, chiudere i tribunali, i piccoli tribunali, le sezioni staccate, è una vergogna, perché ci sono anziani che devono fare centinaia di chilometri per poi andare al tribunale e sentirsi dire: «non deve venire oggi, perché c'è lo sciopero degli avvocati», «non deve venire oggi, perché non c'è il giudice», «guardi, ritorni domani, perché c'è troppa gente», con il risultato che la gente si disaffeziona sempre di più a quello che è lo Stato, uno Stato che lei sta rappresentando in maniera non certo positiva, visto quello che sta dicendo, perché è come se dicesse... Signor Presidente, la prego, il Ministro mi sta ad ascoltare? Se vuol chiacchierare con il sottosegretario...

PRESIDENTE. Mi scusi, lei innanzitutto si rivolga alla Presidenza, in secondo luogo non è che può sindacare l'atteggiamento di ognuno che è qui presente in Aula. Ha ancora a 13 minuti, vada avanti nel suo intervento.

GIANLUCA BUONANNO. Per quanto riguarda i lavori di pubblica utilità, signor Ministro, venga fare un po' un giro nel comune dove io faccio l'amministratore, così le spiego che impiegare in lavori di pubblica utilità uno che fa stalking, che fa le truffe, che commette tanti altri reati, crea molti problemi: innanzi tutto non c'è nessuno che si fida di lui, e poi dove lo si Pag. 15può impiegare? Se poi ruba o va a rompere le scatole agli impiegati o alle impiegate, e quindi bisogna mettere altre persone vicino a lui, i costi si moltiplicano.
E poi la gente che fiducia ha vedendo uno che fa questa serie di reati e poi nello stesso tempo viene anche premiato perché poi la pena gli viene sostanzialmente condonata? Signor Ministro, faccia un po' un giro nelle periferie, non stia solo all'interno dei palazzi e forse capirà, visto che è una persona - immagino - intelligente, che alcune cose che lei scrive sono delle emerite «boiate» sotto l'aspetto poi di quello che avviene nella società normale.
Lo ripeto: la gente vede che chi si comporta male viene sempre premiato, o comunque gli viene detto «vabbè, non importa» e che gli diamo una pena talmente ridicola che gli viene voglia di rifarlo, mentre chi subisce il danno - lo ribadisco - rimane «cornuto e mazziato» su quello che gli è successo. Provi lei a subire lo stalking, il furto in casa o una truffa. Sono cose pesanti che uno si porta dietro per tutta la vita; e se poi si vede che chi ha commesso questi reati rimane in giro o comunque non va neanche in galera, mi chiedo se questa è giustizia; se lo è vedere presso la Croce rossa, piuttosto che nei comuni, piuttosto che in qualche associazione di volontariato queste persone, che magari prendono pure in giro, vanno a rompere le scatole o fanno altre truffe o commettono stalking nei confronti di qualcun altro. Signor Ministro, per cortesia, riveda questo provvedimento. Farebbe un bellissimo regalo di Natale a tutti, se lo ritirasse, o comunque cambiasse diverse norme che vi sono inserite.
La ringrazio, signor Presidente e ribadisco, signor Ministro: si guardi Striscia la notizia, perché se vuole mettere i delinquenti in carcere, di spazi e ce ne sono tanti e di delinquenti, purtroppo, ce ne sono tantissimi giro, mentre la brava gente deve solo subire (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DONATELLA FERRANTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, intervengo anche a nome dell'onorevole Costa, perché siamo correlatori. Riguardo all'articolo 1 formulo un invito al ritiro su tutti gli emendamenti, tranne ovviamente che sull'emendamento 1.200 della Commissione.

PRESIDENTE. E il subemendamento 0.1.200.200 della Commissione?

DONATELLA FERRANTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.1.200.200 che abbiamo assunto proprio in relazione al parere della V Commissione (Bilancio).

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Angela Napoli se accede all'invito al ritiro formulato dai relatori per il suo emendamento 1.2.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, intervengo solo per ritirare il mio emendamento, alla luce dell'emendamento della Commissione.

PRESIDENTE. Da un punto di vista procedurale, evidentemente, abbiamo anche un relatore di minoranza che tuttavia non ha chiesto di intervenire sui pareri, e quindi possiamo procedere.
Prendo atto che l'onorevole Dozzo, a nome del gruppo Lega Nord Padania, ha fatto proprio l'emendamento Angela Napoli 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

Pag. 16

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo con riferimento all'articolo 1 e all'emendamento della collega Angela Napoli 1.2, che abbiamo fatto nostro. Questo è un emendamento fondamentale. Direi che è uno degli emendamenti cardine di questo provvedimento. Si tratta di un provvedimento, signor Ministro, che è sbagliato, inutile e soprattutto dannoso, in modo particolare con riferimento all'articolo 1.
L'articolo 1, lo vedremo poi successivamente nel corso dell'esame del testo, è stato modificato da parte della Commissione, che era completamente consapevole del fatto che, così com'era formulato, ovvero con la possibilità di poter prevedere per i reati con pene inferiori a quattro anni la detenzione domiciliare come pena detentiva principale, sarebbe stato ritenuto anticostituzionale. Quindi, la Commissione ha ritenuto - lo vedremo poi successivamente - di apportare una modifica tale per cui la detenzione domiciliare rimane una pena detentiva principale unitamente al carcere, però applicata in via alternativa. Viene applicata la detenzione domiciliare alternativa al carcere, sulla base di una valutazione discrezionale da parte del giudice ai sensi dell'articolo 133, che richiama l'articolo 132 del codice penale, basandosi unicamente sulla gravità del reato.
Questo provvedimento, signor Ministro, e in modo particolare questo articolo, sono la conferma del fallimento del Governo sulle politiche carcerarie. Non mettiamo in discussione il fatto che vi sia un problema legato al sovraffollamento delle carceri, ma si tratta di un problema che non si può affrontare, come lei in questo anno ha continuato a fare, ovvero con politiche indultive, ovvero con indulti mascherati, ovvero con processi di depenalizzazione, oppure con misure alternative alla detenzione.
Non è certamente incrementando la possibilità di poter far scontare la pena agli arresti domiciliari ai detenuti e a coloro i quali hanno commesso reati, rispetto ai quali il principio della certezza della pena dovrebbe valere ed essere vigente, che lei risolve il tema del sovraffollamento delle carceri. L'abbiamo visto, signor Ministro, nel provvedimento votato a febbraio del 2012 e portato in Aula nel dicembre 2011, quando lei ha voluto modificare il precedente disegno di legge del Ministro Alfano portando da 12 a 18 mesi la possibilità di scontare la pena non più in carcere, ma ai domiciliari.
Abbiamo visto che quel provvedimento non è servito e non ha prodotto alcun effetto in merito al problema del sovraffollamento delle carceri, tant'è che oggi, a meno di un anno di distanza, lei si trova costretta, per volontà altrui, a ripetere e a portare quest'altro provvedimento. Il fatto grave, che l'Assemblea deve sapere, è che con questo articolo, con le pene detentive alternative al carcere, voi non escludete l'applicazione di questa norma a tutta una serie di reati estremamente gravi.
Nella prima formulazione opportunamente voi escludevate ad esempio il reato di stalking - l'articolo 612 bis, gli atti persecutori - ed io voglio ricordare all'interno di quest'Aula ai deputati, e soprattutto ai deputati donna che si sono battute affinché il reato di stalking venisse introdotto e avesse una giusta sanzione, che oggi per il reato di stalking si prevede una pena da sei mesi a quattro anni; si prevede quindi, giustamente nei confronti ad esempio, in modo particolare, delle donne che subiscono questo grave reato, anche la possibilità, per chi lo commette, di andare in carcere, mentre oggi questa possibilità, con la formulazione di questo articolo, potrebbe venire meno, quindi mi auguro che su questo tema, nel prosieguo, con i prossimi emendamenti, ci sia un sussulto di orgoglio e di dignità da parte di coloro i quali hanno voluto introdurre il reato di stalking.
Quindi questo emendamento va a sopprimere questa norma, che è una legge delega che prevede otto mesi per l'emanazione dei decreti legislativi, e ciò vuol dire che questa delega non solo non sapremo se verrà approvata da questo Parlamento nel corso di questa legislatura, ma non sapremo nemmeno se entrerà in vigore, e questo significa che l'effetto deflattivo, Pag. 17non solo sui processi ma soprattutto sul tema del sovraffollamento delle carceri, non troverà risultanze. È un provvedimento sbagliato e inutile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Di Pietro, ricordo all'onorevole Nicola Molteni ma anche al presidente di gruppo, onorevole Dozzo, considerato che adesso il gruppo della Lega Nord Padania ha fatto proprio l'emendamento Angela Napoli 1.2, essendo in regime di segnalazioni, ovviamente nel prosieguo, occorre segnalarne uno che non sarà posto in votazione. So che l'onorevole Dozzo ne era informato e quindi non c'è problema, andiamo avanti, e segnalate alla Presidenza qual è l'emendamento che intendete ritirare.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, anch'io, con tutto il rispetto per il lavoro svolto, a nome dell'Italia dei Valori, intendo fare nostro l'emendamento già presentato dall'onorevole Angela Napoli, e che intendiamo ripresentare anche noi e apporvi la nostra firma. La ragione è di principio. Riteniamo che effettivamente ci siano due problemi di fondo: in primo luogo le carceri sono sovraffollate, in secondo luogo è necessario anche che la pena abbia una funzione di riabilitazione; riteniamo però che negli ultimi trent'anni ogni volta che c'è stato da affrontare questo tema esso è stato affrontato sempre cercando, ora con un'amnistia, ora con un indulto, ora con una normativa così farraginosa come quella che si propone ora, di bypassare il problema vero, cioè che in primo luogo c'è bisogno di un provvedimento radicale di depenalizzazione e quindi bisogna andare a vedere nel merito quale provvedimento, quale tipo di reato può prevedere la non detenzione in carcere e non a forfait e globalizzando tutti quelli fino ai 4 anni, perché all'interno di questo sistema di pene dove si prevede fino a quattro anni di pena detentiva, ci sono anche reati gravissimi che, specie se reiterati, creano dei grossi problemi di allarme sociale. Si è parlato di truffa, di stalking, ma potremmo fare un elenco infinito, metà del codice penale prevede questa possibilità. Quindi bisognerebbe andare a vedere in concreto, di volta in volta, attraverso la depenalizzazione: è questo che noi abbiamo sempre professato come proposta di soluzione.
In secondo luogo non c'è niente da fare, se un albergo ha 80 posti e ci sono 100 prenotazioni, bisogna prevedere un albergo più grande. Allora, l'idea che, siccome non abbiamo strutture carcerarie a sufficienza, quando il giudice, rispettando le norme di legge, prevede che una persona è bene che stia in carcere e che gli si dia una pena che è per stare in carcere - non dimenticatevi che già adesso, quando in concreto si dà una pena inferiore ad una certa entità, è prevista una serie di agevolazioni e di realtà alternative - bene, il giudice ha fatto già una valutazione di merito del caso concreto.
L'idea di prevedere che, invece, si possa non stare in carcere quando, esaminando il fascicolo, il procedimento e il caso concreto, il giudice ritiene, nella sua responsabilità, che è meglio che si sconti la pena in carcere, mi pare che sia un atto di rispetto verso la collettività, perché - lo ripeto - non è mettendo fuori quelli che devono stare in carcere, perché così prevede la legge, che ricreiamo uno Stato di diritto. Noi creiamo soltanto una grande possibilità in più per coloro che vogliono commettere dei reati, ossia di sapere che la possono fare franca, perché, tanto, tra un cavillo e l'altro, riusciranno sempre a stare fuori dal carcere. Quindi, si spingono i cittadini, sempre di più, a commettere reati assicurandosi l'impunità. Quindi, noi contestiamo proprio il principio fondamentale su cui si basa questo disegno di legge.
Pertanto, facciamo proprio l'emendamento soppressivo 1.2 e riteniamo, invece, che il Parlamento, nella sua responsabilità, debba assumere una decisione completa e corretta ed una soluzione definitiva, e non ricorrere - come da una decina d'anni a Pag. 18questa parte - ad un condono, ad un'amnistia o ad un'amnistia mascherata e ad una serie di favoritismi, con l'unico obiettivo di fare fronte all'emergenza carceri. L'emergenza carceri sia affrontata nel modo dovuto e nel rispetto dei diritti dei cittadini e soprattutto delle parti lese!
Per queste ragioni, chiedo - a nome mio e del gruppo dell'Italia dei Valori - che su questo emendamento si possa anche esprimere il Parlamento.

DONATELLA FERRANTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, vorrei dare un chiarimento, a nome dei relatori perché, in realtà, ho sentito degli interventi sostanzialmente fermi all'ipotesi iniziale di delega al Governo.
In realtà, la Commissione, proprio con l'emendamento 1.200, interamente sostitutivo della delega, ha tenuto conto del dibattito svolto sia in Commissione che in seno al Comitato dei nove, quindi non c'è alcuna automatica sostituzione della pena della reclusione, prevista in astratto per i reati puniti, sempre in astratto, fino ad un massimo di quattro anni, ma è prevista la pena della reclusione e, in alternativa, quella della detenzione domiciliare. Sarà il giudice, in relazione alla pericolosità concreta e agli elementi previsti dall'articolo 133 del codice penale, a valutare la tipologia di pena da applicare nel caso concreto.
Quindi, vorrei sgombrare il campo anche per i colleghi che devono votare e sottolineare che, in realtà, l'emendamento 1.200 della Commissione ha tenuto conto anche dei rilievi che sono venuti dalle forze dell'opposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Ferranti per questa precisazione. È chiaro che la Commissione ha dovuto tenere conto dei rilievi che, come gruppo della Lega Nord, avevamo sollevato perché, altrimenti, questo provvedimento, signor Ministro, sarebbe stato anticostituzionale, ma dico ai colleghi che ieri c'è stato un dibattito nel quale abbiamo sentito una questione di coscienza importante e molte voci anche isolate si sono sollevate.
Come mai adesso, i colleghi che hanno tanto a cuore la legalità, non dicono niente? Qui stiamo dando la possibilità ai giudici di non irrogare più la misura della detenzione in carcere a chi commette dei reati che hanno un'offensività forte, fortemente sentita dai cittadini (come il furto in abitazione e lo stalking). Sappiamo, per quello che avviene nelle aule giudiziarie, che i magistrati non decideranno per la detenzione in carcere, ma per gli arresti domiciliari.
Allora, quando qualcuno rapina la vecchietta in strada o entra in casa vostra e fa una rapina, non lamentiamoci che i cittadini vengano a chiedere conto a noi di quello che stiamo approvando in quest'Aula, perché siamo sicuri, per il buonismo imperante nelle aule giudiziarie, che finirà così: i magistrati irrogheranno sempre e comunque la misura degli arresti domiciliari.
Ecco, perché noi, come gruppo della Lega Nord, ci opponiamo fortemente a questo provvedimento e lo definiamo il «liberi tutti». Attenzione, noi non facciamo la faccia feroce: ci rendiamo conto, Ministro Severino, della situazione delle nostre carceri...

PRESIDENTE. Onorevole Lussana, la prego di concludere.

CAROLINA LUSSANA. ...ma non si può scaricare la vostra responsabilità sulle vittime dei reati. Riflettete!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, prima di tutto, vorrei, se è possibile tecnicamente, Pag. 19apporre la mia firma all'emendamento Angela Napoli 1.2 e annunciare che voterò ovviamente a favore.
Volevo chiarire brevemente che l'impianto complessivo della norma va esattamente in controtendenza innanzitutto rispetto agli interessi dei cittadini normali, quelli più umili, che non ne possono più di essere taglieggiati, truffati, rapinati o di subire altre forme di reati gravi, tra cui sicuramente quello del furto in abitazione, che rappresenta una delle violenze più gravi che un cittadino possa subire, così come quella dello stalking, che proprio nell'interruzione del comportamento persecutorio vede la sua leva maggiore. Sappiamo, inoltre, che tante volte lo stalking è poi sfociato nell'omicidio.
Oltretutto, questa norma non è soltanto un'amnistia mascherata, che segue già il decreto Severino n. 211 del 2011 che, di fatto, ha quasi eliminato il carcere per i reati contro il patrimonio. In realtà, il carcere è stato eliminato anche per i reati contro la persona, perché sappiamo che tipo di violenza psicologica sia un furto e, in particolare, il furto in abitazione. Non è solo l'aspetto dell'amnistia mascherata, ma vi è anche il danno grave che si fa alle forze dell'ordine, che si dovranno sobbarcare miriadi di controlli che si aggiungono già a quelli che lei ha imposto con il suo decreto, Ministro.
Allora, il punto qual è? Non si è in grado di intervenire in maniera seria per risolvere il sovraffollamento carcerario, perché non si mandano avanti gli accordi con i Paesi extracomunitari per far scontare la pena in carcere a questi stranieri nel loro Paese d'origine. Non si avvia un piano serio di ristrutturazione delle carceri. Non avete fatto nulla per la rieducazione dei detenuti in carcere, che, effettivamente per colpa del Governo, vivono in una condizione subumana. Però, volete scaricare sui cittadini l'inefficienza dello Stato. Ecco perché poi i cittadini non vanno a votare! Ecco perché poi tanti cittadini ritengono che le tasse non siano un giusto obolo che si paga per fare stare meglio tutti, ma soltanto un furto da parte dello Stato.
State sprecando tanti soldi, state distruggendo la giustizia e la legalità in questo Paese e, ovviamente, il mio voto non lo potrete avere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, scusate se interrompo questa specie di sceneggiata che sta andando in onda, perché, da una parte, si dice che si vuole l'amnistia mascherata e, dall'altra, si dice che vogliamo fare degli interventi che siano efficaci sul numero spropositato di detenuti che ci sono nelle nostre carceri.
Vi chiedo scusa perché, in realtà, questo provvedimento non serve allo scopo di diminuire la popolazione che si trova attualmente nelle nostre carceri. Lo ha detto la relatrice per la maggioranza quando, per tranquillizzare la Lega, ha detto di stare tranquilli, perché per quei reati attualmente, nelle nostre carceri, vi sono poco più di mille detenuti su 68 mila. Dobbiamo dire anche questo, vale a dire che i detenuti, nel frattempo, sono aumentati, perché il dato del 31 ottobre ci dice che erano più di 68 mila.
Si è parlato di criminali, ma non si è parlato di uno Stato che si comporta come un criminale, che è criminale nella detenzione. In Germania, per esempio, la Corte costituzionale ha detto che non vi possono essere più detenuti rispetto alla capienza regolamentare. Lo stesso è avvenuto negli Stati Uniti. Invece, qui ammassiamo, torturandoli con trattamenti inumani e degradanti, 68 mila detenuti in 45 mila posti, ma di tutto questo non si tiene conto. Facciamo un provvedimento che ha solo un titolo buono. Il problema è che manca il contenuto dell'efficacia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà, per un minuto.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, quanto ha detto poc'anzi la collega Pag. 20Ferranti corrisponde al vero, ovvero che una parziale attenuazione è stata introdotta. Ma, a seguito di che cosa? A seguito della strenua opposizione della Lega Nord, perché questo è il punto vero.
Di fronte ad un provvedimento che era chiaramente scandaloso, si è cercato di opporci e qualche cosa si è ottenuta, appunto con l'emendamento 1.200 della Commissione, che i nostri subemendamenti vogliono ancora migliorare.
Ma il problema grave e vero è che è certo che nell'applicazione pratica questa è né più né meno che una foglia di fico, cioè, in poche parole, nell'applicazione pratica questi signori - tra cui quelli che rubano alle vecchiette quando ritirano la pensione o quando vanno a ritirare al bancomat i loro poveri averi - andranno a casa. Questo è il punto, perché la pena in via alternativa significa che poi di fatto, non essendoci notoriamente posti in carcere, il giudice potrà anche fare questo. Per cui certamente è una riduzione del danno, ma sempre danno è.
Credo, quindi, che occorra parlarci chiaro, signori. Noi possiamo, approvando i nostri subemendamenti, migliorare ancora questo emendamento, già migliorativo ma sempre ancora inadeguato alla realtà, e ridurremo ancora quei margini di discrezionalità, riconducendo il provvedimento alle sue vere finalità, cioè mandare a casa chi commette reati minimi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, noi crediamo che da parte di chi sta approvando questo provvedimento non ci sia consapevolezza delle problematiche che vivono alcuni territori del nostro Paese. Se volete, oggi vi porto i quotidiani del mio territorio. Vengo da Trento e vi porto i quotidiani del mio territorio, che oggi, su ogni pagina di ogni valle, parlano di microcriminalità, di furti, di violenze, di bar dove entrano criminali e commettono dei furti. Queste situazioni sono in continuo aumento negli ultimi mesi e nelle ultime settimane.
Ora, l'approvazione di un provvedimento di questo tipo, senza entrare nelle formalità legislative, sicuramente agli occhi dell'opinione pubblica creerà ancora maggiore insicurezza, maggiore paura e anche una sensazione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fugatti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vorrei un attimo l'attenzione dei colleghi, perché vorrei fare presente a tutti i colleghi, sia del Partito Democratico che del Popolo della Libertà, che stanno votando una pena alternativa, per esempio, per chi commette reati che riguardano la pornografia minorile, per la violenza privata, per la truffa, per il furto. Pensate che all'articolo 2 ci sarà invece la possibilità di lavori di pubblica utilità per chi ha commesso corruzione per atto d'ufficio, abuso d'ufficio, prodotto il falso, per la prostituzione minorile. State votando un provvedimento di questo tipo!
Sappiate colleghi che voi state dando questo voto, dopodiché fate come credete, però se pensate di dover delegare al Governo anche decisioni che hanno una rilevanza politica così importante, credo che allora alla prossima tornata elettorale giustamente i cittadini si domanderanno perché votare PD e PdL e non votare direttamente la lista Monti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, sottoscrivo questo emendamento e non potrei fare altrimenti, perché - mi creda - sto vivendo un attimo di disorientamento.
Ho passato una parte della mia vita ad arrestare persone e a portarle in carcere e da quando sto in Parlamento mi tocca assistere a provvedimenti che, caso mai, rimettono fuori quelli che ho arrestato. Pag. 21
Allora, non è pensabile che si possa dire, in modo superficiale, che la pena alternativa di un reato può essere l'arresto presso il proprio domicilio. Guardate che chi subisce un reato - parlo delle vittime del crimine - ha a un trauma talmente profondo che talvolta non si riprende per tutta la vita. Quando parliamo di rispetto dell'essere umano, comprendo perfettamente che si possa e si debba rispettare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ascierto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, fino a qualche giorno fa abbiamo approvato delle norme per reprimere certi reati, come il traffico di influenze illecite nel provvedimento anticorruzione; abbiamo riempito pagine di giornali per dire che è giusto che la politica intervenga e colpisca queste cose; poi, il giorno dopo, lasciamo andare via le cose così, lisce, rimandiamo tutti a casa, depenalizziamo quasi, di fatto, questo tipo di violazioni, dando la possibilità a chi ha intenzione di commettere questi reati di essere sicuro di scontare una pena minima e di passare quasi le vacanze a casa. Anzi, è una buona scusa, magari, per le mogli, per riavere i mariti a casa a rompere le scatole.
Tra i reati per cui vi sarà la possibilità di non andare in carcere...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vanalli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, è veramente incredibile che, dopo che questo Governo si è detto pronto a dare esecuzione ad un provvedimento importante che abbiamo approvato neanche tanto tempo fa sulla corruzione (sul quale, grazie a questo Governo, abbiamo perso sette mesi e in cui abbiamo previsto nuovi reati, come il traffico di influenze illecite, introducendo misure per contrastare la corruzione), adesso si approvi un provvedimento dove, anche per questi reati, si prevede che uno non deve andare in carcere, ma che bisogna semplicemente dargli un buffetto e dirgli di non farlo più, dandolo in prova ai servizi sociali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,35)

MATTEO BRAGANTINI. Così non si va a cambiare e a contrastare veramente la delinquenza di questo Stato, soprattutto quei reati indecenti e incredibili che vi sono in questo Stato italiano, come la corruzione.
Ci abbiamo messo più di un anno per approvare una legge sulla corruzione e adesso andiamo ad inficiare tutto il lavoro svolto perché bisogna svuotare le carceri. È una cosa veramente indecente!
Credete veramente che una persona normale, un corrotto, avrà paura perché penserà «se mi beccano, rischierò di andare ai servizi sociali»? Una pena seria è quella che fa dire: «se mi beccano, mi mandano in galera e, se mi mandano in galera, rimarrò là a scontare tutta la mia pena, non certo a farmi qualche giorno».

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bragantini.

MATTEO BRAGANTINI. Questa è una cosa incredibile ed è per questo che noi faremo un'opposizione dura, convinta e forte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, oggi quello che chiedono i cittadini è avere maggiore sicurezza, ma, al tempo stesso, avere anche la certezza della pena. Ora, pensare che un delinquente, anziché andare in galera, sia libero di girare e resti, sostanzialmente, Pag. 22impunito rispetto a quanto si aspetterebbero i cittadini, è qualcosa che davvero urla vendetta.
I cittadini che parlano con noi - perché la Lega incontra i cittadini e parla con i cittadini, diversamente dagli esponenti del Governo - si sentono in pericolo. Non passa giorno che non vi siano fatti efferati, anche drammatici, che davvero minano la sicurezza della propria casa, dei propri figli e dei propri cari.
Quindi, dinanzi a questa emergenza, il Governo deve dare una risposta e la risposta che sta dando va veramente nella direzione opposta rispetto a quello che è necessario fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo perché sono estremamente scandalizzata dal fatto che questo emendamento non venga votato da tutta l'Aula. Perché dico questo? Per carità, non mi interessa tanto il furto o che entrino in casa le persone. Mi interessa una fattispecie di reato che è prevista all'articolo 1 e che riguarda gli atti più terribili che una persona possa compiere, ossia la pornografia minorile.
Mi chiedo - e voglio guardare in faccia tutti i parlamentari che non voteranno questo emendamento - come questi colleghi, una volta che andranno a casa, potranno guardare in faccia i loro figli, guardare in faccia con tranquillità e con serenità tutti i bambini, pensando che gente che potrebbe svolgere reati così terribili come la pedopornografia possa girare tranquillamente per le strade e a casa propria continuare con questi delitti, che veramente non trovano alcuna possibilità di accettazione. Quindi - ripeto - colleghi, votate tutti questo emendamento!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consiglio. Ne ha facoltà.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, quello in oggetto è un emendamento sacrosanto, che è in linea con l'attenzione che la Lega Nord ha avuto in tutti questi anni per quanto riguarda la sicurezza.
Proprio ieri sera ho svolto un intervento ricordando all'Aula la problematica che ha riguardato l'incidente avvenuto a Caravaggio, con il morto che ci è scappato.
Siamo in contrapposizione netta con questo provvedimento. Stiamo andando da tutt'altra parte. Non vi è alcuna attenzione alla sicurezza dei cittadini, a chi dovrebbe far sì che la pena fosse certa e nei confronti di un popolo che, comunque, avrebbe bisogno di serenità quando è a casa con la propria famiglia.
Le attività vengono continuamente messe sotto pressione da furti che avvengono in continuazione, mentre abbiamo una parte di quest'Aula sorda ad un'attenzione che noi abbiamo messo nella redazione dell'emendamento. Quindi saremo ligi nel votarlo. Ci appelliamo all'Aula in modo che questo possa avvenire in modo generale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cavallotto. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAVALLOTTO. Grazie, signor Presidente.
Ministro Severino, non so se lei si rende conto di ciò che ha scritto in questo provvedimento. Se ha una dignità, in qualche modo, se ne renda conto, lo rilegga. Si parla di pornografia minorile, Ministro Severino! Si parla di violenza privata, come lo stalking! Ministro Severino, le chiedo cortesemente di rileggere quello che ha fatto perché non posso credere che lei non abbia un minimo di dignità! Un articolo di questo tipo non può essere approvato!
Chiedo anche ai colleghi di rendersi conto che il Ministro Severino non dovrà andare davanti al popolo per essere rieletta, ma vi sono colleghi che dovranno tornare davanti alla gente, davanti al popolo, per prendere voti! Qui si tratta di violenza minorile, di pornografia! Ma come caspita può fare una cosa del genere, Ministro? Si rende conto?

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PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cavalletto.

DAVIDE CAVALLOTTO. Le chiedo cortesemente di stare attenta, magari di guardare anche chi sta parlando. Capisco che tiene gli occhi bassi perché è pazzesco che si possa inserire un articolo di questo tipo! Va contro la dignità degli uomini, delle donne e, soprattutto, dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, sicuramente si tratta di un provvedimento indecente, vergognoso, fatto dal Governo, ma di cui il Parlamento si deve assumere la responsabilità.
Uno dei punti principali riguarda i furti. Vi è un'antipolitica che imperversa, ma guardiamo cosa sta succedendo nei nostri territori! Bande di delinquenti, quasi sempre stranieri, albanesi e rumeni, che vengono in Italia a rubare perché sanno che restano impuniti! Tutti voi vi assumete la responsabilità se questo provvedimento verrà adottato!
La gente ha paura, sta spendendo un sacco di soldi per proteggere e mettere in sicurezza i propri domicili, i sindaci stanno facendo il massimo per difendere il territorio e qual è la risposta che diamo? L'impunità! Ve ne assumete la responsabilità. La Lega Nord è l'unica, sul territorio, che difenderà i cittadini e che farà una battaglia. Ve ne assumete la responsabilità.
La gente ci chiede sicurezza, le forze dell'ordine ci chiedono sicurezza e voi invece cosa fate? Mandate fuori tutti i delinquenti! Avete una grandissima responsabilità, pensateci bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beccalossi. Ne ha facoltà.

VIVIANA BECCALOSSI. Signor Presidente, intervengo per dire che voterò contro questo provvedimento e, quindi, a favore dell'emendamento in questione, soppressivo dell'articolo 1, perché faccio politica da quasi trent'anni parlando di certezza della pena, di sicurezza per i cittadini, di garanzia per i cittadini più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e non posso pensare di approvare una sorta di amnistia mascherata sotto il nome simpatico di «svuota carceri».
Mi dispiace, in tutta coscienza, al di là di quello che voterà il mio partito, non potrò votare a favore.
Ogni giorno leggiamo sulla cronaca nera dei nostri giornali, dalle Alpi alla Sicilia, di persone che si sono macchiate di reato, perché erano fuori dal carcere, invece di essere dentro a pagare le loro pene.
Credo sia fondamentale fare questa battaglia di civiltà, perché i delinquenti stiano in galera e le persone per bene tutelate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, voglio preannunziare che voterò contro questo provvedimento.
Di fatto è un'amnistia mascherata, di fatto va contro le esigenze delle Forze dell'ordine, di fatto diventerà un boomerang nei confronti del cittadino, che è già vessato ogni giorno nel silenzio della pubblica opinione dalla microcriminalità.
Credo che sia, signor Ministro, un grandissimo errore questo provvedimento, un grandissimo errore che va sulle spalle della cittadinanza, che renderà la città e la vita delle nostre famiglie più insicura e, soprattutto, arriveremo ad una sorta, non soltanto di amnistia, ma ad una depenalizzazione di certi reati. Se non fosse un'Aula così importante, questa sarebbe un'altra legge truffa.
Quindi, voterò «no» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, intervengo per preannunziare che a titolo personale voterò contro questo provvedimento assurdo, iniquo, penalizzante per l'attività quotidiana delle Forze dell'ordine, che vedranno ulteriormente vanificati i loro sforzi nella repressione di reati particolarmente gravi e disgustosi.
Non credo sia il momento di dare questi segnali alla nazione. Ritengo profondamente sbagliato ed avvilente un provvedimento di questa fattura, per cui mi augurerei - ma so che non capiterà - la resipiscenza del Governo per tornarci sopra e ritirarlo. In caso contrario, sarà poco, ma il mio voto è assolutamente, irreversibilmente, contrario a questo provvedimento vergogna.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anch'io esprimo il mio voto contrario a titolo personale a questo provvedimento, proprio in presenza di trattamenti diversificati che la magistratura ha applicato nella mia regione in diversi casi, con motivazioni che ritengo politiche.
Oltretutto, avendo parlato anche con alcuni responsabili delle Forze dell'ordine che si sono trovati di fronte a scarcerazioni immotivate, credo che questo ulteriore provvedimento non tenga conto della situazione reale del Paese, della diversa applicazione della legge da parte di settori della magistratura e soprattutto del diverso trattamento riservato a delinquenti comuni e della mancanza di attenzione alle esigenze delle forze di polizia e carabinieri, alla prese costantemente con episodi di microcriminalità, che vengono reiterati proprio da coloro che sono usciti dalle carceri.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Garagnani.

FABIO GARAGNANI. Credo allora che un'ulteriore riflessione sarebbe stata opportuna. Questo provvedimento non trova, pertanto, la mia approvazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, trovo questo provvedimento non solo iniquo, ma totalmente decontestualizzato dalla realtà, da quella realtà che vivono i cittadini in prima persona nella loro quotidianità, quella realtà che vede vittime i minori, le famiglie e quant'altro.
Voi siete qui al Governo, signor Ministro, ma siete qui con un mandato, che non è solo quello di fare provvedimenti di questo tipo, ma è anche quello di capire quali sono le esigenze dei paesi, le esigenze dei cittadini, partendo dai cittadini e non dal fatto che le carceri sono piene e che i delinquenti, perché le carceri sono piene, devono essere rilasciati, perché così si svuotano un po' le carceri.
Il provvedimento precedente che è stato approvato in quest'Aula, quello svuota carceri, è stato un vero fallimento. Questo provvedimento lo sarà altrettanto e non risponderà neanche alle esigenze dei cittadini che vogliono avere la certezza della pena. Pene giuste, ma pene sicure! Così viene a mancare la sicurezza delle famiglie!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, io invece voterò a favore di questo provvedimento, e voglio ricordare a noi tutti, visto che qualche collega ha affermato che, votando l'emendamento, si andrebbero a punire quelli che si rendono responsabili di corruzione tra privati e di traffico di influenze presentati qui come grande innovazione giuridica in questo Paese, che l'Ufficio studi della suprema Corte di Cassazione, a proposito di questi reati, Pag. 25ha scritto quanto segue: il traffico di influenze finirebbe per ritenere sanzionate condotte che in altri Paesi sono ritenute del tutto lecite; quanto invece alla corruzione tra privati l'Ufficio studi della Cassazione ha scritto che il modo con cui è stata prevista la fattispecie di reato appare difficilmente coincidere con gli obiettivi delle convenzioni internazionali. Quindi anche proprio per questi motivi, proprio per questo spirito forcaiolo che anima questo dibattito, voterò a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa vicenda non deve sorprendere che crei delle valutazioni anche diverse, perché attiene al concetto di sicurezza che tante volte ha diviso questa Aula e che all'interno della nostra comunità nazionale è fortemente avvertita dall'opinione pubblica. A me è capitato, anche da capogruppo, più volte di ricordare e ritenere che la sicurezza non è uno dei tanti diritti da esercitare ma è una precondizione di libertà, e senza un concetto di sicurezza non è possibile esercitare nessuno dei diritti garantiti dalla Costituzione. E la sicurezza, oltre a misure preventive, comporta che sia chiaro a chi intende violare la legge che quando sbaglia, e quando dopo i tre gradi di giudizio arriva una condanna, vi sia una pena anche afflittiva, non solo tesa al recupero del condannato ma anche retributiva, come i maestri del diritto ci hanno sempre insegnato.
Questa norma che l'emendamento in questione vorrebbe cancellare sostanzialmente finisce per ridurre al minimo l'afflittività di condanne fino a quattro anni, per reati di una gravità enorme, anche per reati che magari qualcuno considera meno gravi (penso allo stalking) che invece tante volte ho visto anche dalla sinistra giustamente considerare prioritari e che finalmente, grazie all'azione del Ministro Carfagna, sono diventati nell'opinione pubblica un comportamento lesivo del diritto da condannare col carcere. In questo modo no. Allora io so che si è cercato di lavorare, che ci hanno lavorato tanti colleghi - concludo -, ma io credo che non ci sia niente di male se preannunzio il mio voto personale (non impegno nessuno) contrario al provvedimento e quindi favorevole all'emendamento, perché credo che quando il carcere è pieno si rimedia costruendo le carceri, non liberando i detenuti (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori...

PRESIDENTE. No, scusi, le tolgo la parola. In questo momento non si interviene sull'ordine dei lavori, ma appena concluso l'esame dell'articolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, qualche anno fa, quando questa Camera ha votato l'indulto, sono stato credo l'unico parlamentare di Forza Italia a non aver condiviso la scelta e non l'ho votato. La mia storia, pertanto, parla in termini molto chiari. Però penso che la giustizia non debba essere emotiva, debba essere equilibrata e ragionata. È per questo che io voterò questo provvedimento e lo voterò nei termini che sono stati proposti dalla Commissione e dal Governo. Lo voto con piena consapevolezza anche delle considerazioni che i colleghi che sono intervenuti hanno svolto a proposito del rispetto che è dovuto alle ragioni di sicurezza e alle spinte che derivano dalla volontà dei cittadini di assicurare alla giustizia i colpevoli. Ma penso che non ci sia in questo provvedimento alcuna mancanza di rispetto verso le forze dell'ordine e il loro modo di fare bene il loro dovere. Penso che Pag. 26non vi sia alcuna mancanza di rispetto nei confronti di quei cittadini che chiedono giustizia e chiedono rispetto per il loro ruolo di persone danneggiate. Credo che questa funzione di rispetto della sicurezza si possa ottenere anche attraverso gli arresti domiciliari che costituiscono comunque una seria privazione della libertà e un serio deterrente. Sta alla giustizia poi intervenire nei casi in cui è opportuno il carcere e nei casi in cui è opportuno l'arresto domiciliare...(Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico). Ma credo che non si debba intervenire con emotività...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paniz.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, siccome gli interventi si sono accesi sull'emendamento che ho ritirato, l'emendamento soppressivo, credo che sia giunto il momento di fare estrema chiarezza sul provvedimento che quest'Aula è chiamata ad approvare. Una chiarezza che reputo necessaria su un argomento sul quale il legislatore non può fare né strumentalizzazione né demagogia alcuna. È in gioco la sicurezza dei cittadini e il legislatore ha il dovere di non fare alcuna strumentalizzazione. In questo momento la campagna elettorale e le spaccature tra i partiti vanno lasciate fuori, soprattutto su argomenti di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). La Commissione per intero, quindi i rappresentanti di tutti i gruppi politici, ha lavorato veramente all'insegna della correttezza, ad iniziare dalla guida dei due relatori. Io stessa, che avevo presentato l'emendamento soppressivo sulla delega, ho ritenuto e ritengo di ritirarlo alla luce dell'emendamento della Commissione che è frutto di lavoro oculato. E non deve essere valutato il discorso della delega rispetto al contesto dell'intero provvedimento. Non veniamo qui a raccontare storie che non sono assolutamente veritiere. Qui non abbiamo in gioco la diminuzione delle pene. Diciamolo, perché questo è il punto. La gente all'esterno vuole sapere che le pene che vengono inflitte non vengono diminuite e non vengono diminuite con questo emendamento.
Vengono solo previste delle pene alternative, peraltro per reati le cui condanne sono inferiori ai quattro anni. Allora tanti reati che ho sentito citare, per favore: prendete il codice penale esistente e dite la verità ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico). Qui abbiamo l'obbligo di essere veritieri e di far capire all'esterno che in questo momento, in cui la sicurezza del Paese è in gioco e in cui il legislatore ha il dovere da una parte di garantire la sicurezza del Paese e dall'altro di riprendere anche in esame ciò che è la situazione delle carceri italiane, abbiamo il dovere di prestarci ad esaminare i provvedimenti senza demagogia e senza strumentalizzazioni. I cittadini questo lo devono sapere. Le battaglie elettorali e di appartenenza su chi è giustizialista o su chi non lo è fatele fuori, non nel Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, se per la collega reati minori si intendono lo stalking, la prostituzione minorile, il furto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), la violazione di domicilio, allora non so di cosa stiamo parlando. E non è demagogia. Io parlo di un fatto avvenuto due mesi fa, a Quinto di Treviso: un extracomunitario si trovava agli arresti domiciliari per spaccio di stupefacenti e i carabinieri lo andavano a trovare due volte al giorno per effettuare la verifica. Su segnalazione di cittadini, poiché il soggetto continuava a spacciare, i carabinieri hanno fatto irruzione nella Pag. 27sua abitazione, hanno trovato della droga e portato l'extracomunitario in carcere. Dopo due giorni l'extracomunitario era di nuovo agli arresti domiciliari, che continuava a spacciare. Questa è la situazione in cui ci troviamo. Quindi, se andiamo avanti con questi indulti mascherati, ci ritroveremo altri 26 mila delinquenti a delinquere per le strade, questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ricordare che il nostro gruppo da sempre si è battuto contro l'indulto, contro ogni forma di condono e contro forme che comunque mitigano la situazione e lasciano a rischio, come si è sentito, per reati che sono comunque reati gravi. Noi avevamo proposto di depenalizzare i reati minori, come formula invece più indicata. Pertanto a questo punto noi ribadiamo il nostro «sì» all'emendamento in esame e ricordiamo a tutti che, più che votare contro il provvedimento, dovrebbero votare «sì» all'emendamento in esame per fermare il provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, vorrei fosse ben chiaro che questo è un provvedimento che non è affatto mortificatorio di quelli che sono i principi della nostra Costituzione. Che la pena debba essere non contraria al senso di umanità è pacifico e che il carcere breve produca più delinquenti che soggetti che possono essere comunque rieducati è altrettanto pacifico. E se questi dati sono pacifici, mi si deve spiegare perché prevedere un meccanismo che consenta al giudice di attribuire una detenzione domiciliare, su cui poi può intervenire (questo è scritto, bisogna leggerlo) per la tutela della vittima del reato, perché questo è un dato che fa scandalizzare. In altre parole, sostanzialmente si tratta di rendere la pena più efficace, più commisurata al reato commesso, in un sistema che finalmente si deve liberare dell'alternativa carcere-libertà. Infatti questa è un'alternativa superata, è un'alternativa che tutti i Paesi d'Europa hanno abbandonato.
Noi siamo clamorosamente indietro. Cerchiamo di recuperare un concetto di garanzia che non sia assoluto, ma sia flessibile e commisurato al reato che si è commesso.

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, la invito concludere.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Non è giusto che il soggetto che ha commesso un reato di poco conto o di medio conto, debba essere trattato carcerariamente come un soggetto che ha commesso reati più gravi. Questo è un provvedimento di civiltà che va votato e va appoggiato per un sistema penale più razionale e meno lontano dalla Costituzione (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, l'onorevole Napoli ha spiegato efficacemente il perché del suo emendamento e il perché del ritiro dello stesso emendamento. Perché la Commissione ha modificato il testo proprio a seguito del dibattito che c'è stato in Commissione relativamente a questo articolo e ha rafforzato tutte le misure a favore della sicurezza sociale, ha modificato, quindi, il provvedimento nell'esigenza di rafforzare il profilo della sicurezza sociale. Allora, ha dato maggiori tutele alle persone offese e ha eliminato ogni automatismo nell'applicazione della pena, rendendo necessaria la specifica ponderazione effettuata dal giudice.

PRESIDENTE. Onorevole Samperi, la invito concludere.

Pag. 28

MARILENA SAMPERI. Concludo, signor Presidente. Ma vorrei dire che il furto in appartamento è fino a 6 anni e quindi non rientra in questa ipotesi...

PRESIDENTE. Onorevole Samperi, deve concludere.

MARILENA SAMPERI. ...la rapina è fino a dieci anni e non vi rientra, la pornografia minorile è colpita con una pena sino a dodici anni e non vi rientra, i maltrattamenti in famiglia fino a cinque anni e non vi rientrano, l'estorsione fino a dodici, la truffa aggravata fino a cinque, la corruzione fino a otto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Samperi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, io credo che bisognerebbe fare delle considerazioni di carattere generale, perché, se entrano i giuristi all'interno di questa materia, poi è materia complessa e, quindi, va dibattuta in un lasso di tempo che è ben lungi dall'essere ridotto ad un minuto.
Io volevo rispondere a chi fa richiami pressanti perché sia garantita la sicurezza dei cittadini. Io credo che, quando ci si trova al confine tra due diritti, tra la dignità della persona umana e la sicurezza dei cittadini, si sceglie prima la dignità delle persone e poi la loro sicurezza.
Questo, infatti, è un problema che «ricade» perché a monte ce n'è un altro, ed è lo stato di bestialità a cui sono soggetti i detenuti italiani che continuano ad essere privati di qualsiasi dignità, ristretti, otto persone, in pochi metri quadrati. Se tutti i colleghi avessero l'amabilità e la buona volontà di visitare una qualsiasi delle carceri italiane, noi qui non staremmo a discutere di questo.
Infatti, è vero che c'è bisogno della sicurezza, ma è anche vero che noi facciamo questi provvedimenti perché non abbiamo le risorse per riformare il sistema carcerario. Allora, egregi signori, io non sono nessuno per richiamare altri al senso di responsabilità. Se noi sfrondassimo questo Stato così come è costruito, vero e proprio leviatano che divora le risorse perché svolge compiti, ruoli e sperpera denari, noi avremmo uno Stato che può dedicare alla persona umana e ai suoi diritti anche delle carceri che siano fatte a misura d'uomo.
E non va dimenticato, come qui fino a questo momento si è fatto, che il 55-60 per cento dei detenuti che sono nelle carceri italiane sono ancora in attesa di giudizio e, quindi, dal punto di vista costituzionale, dovrebbero essere, fino a prova contraria, considerate persone che non delinquono o che non hanno commesso reati.
La verità è, quindi, che quando si intersecano i diritti fondamentali, quali quello della sicurezza del cittadino e della dignità del cittadino, perché il detenuto è un cittadino e non è merce da ammassare nelle vecchie miniere di sale, va preferita prima la dignità e poi la sicurezza.
Quindi, noi voteremo il testo così come proposto dalla Commissione, che certamente ha fatto valutazioni più ponderate e meno appariscenti, meno elettoralistiche di quelle che qui, con toni piuttosto accorati e qualche volta melodrammatici, abbiamo testé ascoltato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gottardo. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, milito in un partito che ha nel proprio statuto, come punto essenziale, come centralità, il rispetto della persona umana. Questo appartiene profondamente alla mia cultura, quindi credo sempre che l'uomo, anche quando ha sbagliato, abbia la possibilità di redimersi e di essere aiutato a diventare una persona che ha convivenza civile. Conosciamo tutti, perché viviamo tutti nella realtà difficile, il problema della sicurezza, il problema di come aiutare queste persone, e mi rifaccio alla mia esperienza di sindaco, nella quale posso con orgoglio pensare a quante persone Pag. 29abbiano potuto recuperare in una situazione difficile, di esperienza anche carceraria o post carceraria. Per questa ragione io voterò convintamente la norma che è stata proposta dalla Commissione (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe, lei ha chiesto la parola, però sull'ordine dei lavori, quindi gliela daremo successivamente. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantovano. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, la mia non sarà una dichiarazione di voto, perché francamente, sentendo i pro e i contro, non ho ancora deciso che cosa votare, ma sarà una richiesta di informazioni, di chiarimenti al Governo, in particolare al Ministro della giustizia, perché il voto sia il più consapevole possibile. Se l'obiettivo di questo intervento normativo è, fra gli altri, quello di rendere le carceri più vivibili attraverso la deflazione delle presenze carcerarie, credo sia indispensabile, da parte del Governo... Signor Presidente, vorrei che il Ministro ascoltasse, perché sto chiedendo delle informazioni.

PRESIDENTE. Signor Ministro, per favore, posso chiedere la sua attenzione? Grazie.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, sto ascoltando.

ALFREDO MANTOVANO. Allora, le richieste, se mi è possibile, sono queste: un terzo della popolazione carceraria è costituita da stranieri: a che punto sono gli accordi e soprattutto a che punto è l'applicazione degli accordi per far sì che gli stranieri detenuti in Italia possano essere consegnati nei Paesi di origine così come questi accordi prescrivono? Seconda richiesta: il braccialetto elettronico di cui si parla in questo primo articolo ha già avuto un'esperienza purtroppo negativa, in virtù del suo lancio, nel 2000, da parte dei Ministri dell'epoca: per 91 milioni di euro di spesa, l'applicazione dei braccialetti è avvenuta nei confronti di 14 detenuti, lo ripeto, 14 detenuti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Allora, poiché noi, nel precedente Governo, abbiamo finalmente disdetto questa convenzione con Telecom, vorrei capire su quali nuove basi si può introdurre una convenzione che sia efficace. Terza richiesta, e concludo signor Presidente...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO. Concludo in un secondo, signor Presidente. La detenzione domiciliare prevista dalla lettera a) comunque richiede controlli da parte delle forze di polizia: è stato appena votato un turnover rigorosissimo, vorrei capire come il Governo intende garantire questi accordi.

PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare l'onorevole Mario Pepe: io pensavo fosse sull'ordine dei lavori, invece è sul tema. Ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, vorrei ricordare all'Aula e all'amico La Russa che c'è un equivoco di fondo sulla sicurezza dei cittadini. La sicurezza dei cittadini e dei loro beni passa anche attraverso la somministrazione giusta delle pene e attraverso le carceri. Incrudelire le pene nei confronti dei detenuti, far sopportare loro delle pene aggiuntive - perché nelle carceri si somministrano pene aggiuntive - significa creare dei nemici dello Stato che, una volta fuori, si macchieranno di delitti più gravi di quelli per i quali erano stati scarcerati, per cui parlare di sicurezza significa anche rendere più umane le pene e le carceri. Vorrei dire quello che disse il cardinal Martini alla vigilia del Giubileo: io vado oltre. Per molti non servono pene alternative, ma alternative alla pena (Applausi di deputati del gruppo Misto).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marsilio. Ne ha facoltà.

MARCO MARSILIO. Signor Presidente, io penso che la sicurezza sia un'esigenza prioritaria e che dovere dello Stato sia quello di proteggere i cittadini, i più deboli, contro i violenti e contro le prevaricazioni dei più forti. Sono sempre stato contro amnistie e indulti e ho manifestato in piazza quando il Parlamento li approvava, svuotando le carceri e rimettendo in strada i delinquenti.
Ho sempre sostenuto che, se necessario, si costruiscono piuttosto nuove carceri, invece di lasciare i delinquenti a piede libero e nel programma del PdL oggi, e di Alleanza Nazionale ieri, ci sono pagine e pagine di proposte per prevedere pene alternative al carcere, a partire dai lavori di pubblica utilità non retribuiti, previsti dall'articolo 2 di questo disegno di legge, che una certa cultura di sinistra respingeva, chiamandoli sprezzantemente «lavori forzati».

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCO MARSILIO. Ai cittadini dobbiamo garantire che le pene siano scontate e che il reo risarcisca il danno. Non è sempre necessario che questa pena sia scontata in carcere. Con le dovute garanzie e il giusto equilibrio il magistrato può disporre i domiciliari o altri provvedimenti.
Dichiaro il voto favorevole sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il dibattito ha assunto un carattere più politico e generale. Io dico solo due parole, ma devo dire che dovremmo tutti uscire da una certa ipocrisia. Qui non è in discussione il principio dell'efficienza della giustizia penale e della necessità che chi sbaglia paghi. È in discussione, invece, una lotta alla illegalità di Stato, quella che si consuma tutti i giorni nelle carceri italiane e su cui sono state spese parole alte dal Capo dello Stato. Pochi giorni fa abbiamo commemorato la presenza di Giovanni Paolo II in quest'Aula e i riferimenti sono moltissimi.
Non è un problema che non riguardi l'ordine pubblico, perché sappiamo che da una condizione carceraria disumana e incivile sorgono fattori criminogeni, di criminalità. Le persone che non hanno un rapporto equo con la pena e con il reinserimento sociale sono portate a delinquere nuovamente, dunque in condizioni di emergenza cosa dobbiamo fare, collega La Russa, collega Dozzo?
Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo fare probabilmente quello che non si è riusciti a fare nei molti anni in cui avete governato e promesso carceri nuove che non abbiamo mai visto, depenalizzazioni che non abbiamo mai visto, misure efficienti, come le ronde, che non hanno portato ad alcun risultato.
Dobbiamo, piano piano, fare più carceri, certamente recuperando magari gli edifici dismessi e facendo anche un carcere duale - come abbiamo proposto più volte - cioè di sicurezza per i reati più gravi e carceri un po' «alla spagnola», recuperando le caserme dismesse. Inoltre, abbiamo bisogno di misure alternative alla pena, laddove è possibile avere misure più adeguate, alternative alla pena carceraria.
Nel nostro sistema - lo dico anche ai colleghi della Lega Nord Padania e della destra storica - abbiamo una legge, che nasce anche dal collega Simeoni, di AN, per cui da oltre trent'anni non si va in carcere per condanne inferiori ai tre anni.

GIANPAOLO DOZZO. Guarda che abbiamo votato contro!

PIERLUIGI MANTINI. Allora, mi chiedo come ci si possa davvero meravigliare del fatto che si prevede una misura, che è sempre gestita dal giudice (e, quindi, passa per il giudice) che è solo per reati con una pena edittale fino a quattro anni (quindi sono assolutamente esclusi tutti i reati più gravi) Pag. 31e che prevede comunque una sanzione costituita dagli arresti domiciliari e anche dalla necessità di svolgere dei lavori socialmente utili, cioè delle sanzioni alternative date, comunque, irrogate a seguito di una misura che consente una leggera deflazione delle carceri, mantenendo però un sistema sanzionatorio.
Dobbiamo fare di più? Sì, certo, dovremo fare di più e spero che la stagione della giustizia sequestrata dal giustizialismo da una parte e da un certo garantismo peloso (che ha portato a tante inique leggi e anche a ridurre i tempi di prescrizione dei reati) sia alle nostre spalle...

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, la prego di concludere.

PIERLUIGI MANTINI. ...e che possiamo riprendere un cammino di efficienza, ma diffidando - come diceva Nietzsche - da chi ha troppo forte l'istinto di punire e, invece, produce poi leggi di ben altro tenore e natura, e riprendendo insieme il cammino dell'efficienza e di un diritto mite ed efficiente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, sappiamo tutti che in questo Paese - è un dato di fatto da nessuno contestato - la somministrazione della pena avviene in condizioni di illegalità assoluta e di violazione, pure, della Costituzione. A fronte di questo dato di fatto, mi stupisco che ci sia qualcuno che possa pensare che, laddove le istituzioni non rispettano le proprie leggi persino nella somministrazione della pena, si possa parlare di sicurezza per i cittadini. È cioè evidente che, se non esiste nessuno Stato di diritto, perché lo Stato stesso non rispetta il diritto, non si può parlare di nessuna sicurezza dei cittadini.

PRESIDENTE. Onorevole Beltrandi, la prego di concludere.

MARCO BELTRANDI. Questo è il dato di fatto vero e mi sorprende che, anche solo culturalmente, questo non si riesca a capirlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, intervengo per dire alcune cose che credo siano importanti. Stiamo affrontando un tema molto grave e serio e che - attenzione - attiene anche al ritardo intellettuale che la classe politica, e anche i professori, hanno mostrato in questi anni: non siamo stati capaci di ripensare la pena. Noi siamo un Paese dove a stento si applicano le teorie di Beccaria, ma siamo fermi al '700. Anche Beccaria diceva che «questa inutile prodigalità di supplicii non ha mai resi migliori gli uomini».
Voglio dire che, invece di pensare a recuperare voti con posizioni forcaiole e poliziesche (tanto l'antipolitica c'è e non la si batte inseguendola) dovremmo cercare di ragionare sulle nostre carceri, che sono un cassonetto indifferenziato. Pensate noi siamo arrivati a distinguere i rifiuti (la plastica dalla carta e dagli altri rifiuti), mentre il carcere per noi è un cassonetto indifferenziato dove finisce tutto e il contrario di tutto: gente non dovrebbe andare in carcere, gente malata, gente che un tempo era rinchiusa in un manicomio.
Abbiamo soppresso queste istituzioni e le abbiamo sostitute in realtà con il carcere, dove finiscono malati di mente, drogati - ce n'è una percentuale altissima -, dove finiscono extracomunitari che non riescono ad integrarsi e noi, attenzione, ancora pensiamo che il carcere sia l'unica soluzione e l'unica pena possibile. Io penso che la strada seria sia ripensare la pena e ripensare alle pene alternative (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.

MARCELLO DE ANGELIS. Signor Presidente, considero il carcere un luogo di Pag. 32sofferenza e mai un luogo di rieducazione, ma è anche vero che il carcere è l'unico strumento che attualmente è a disposizione dello Stato per rispondere all'insicurezza; sarebbe bello - avremmo dovuto farlo prima - concepire altri strumenti, ma attualmente c'è questo.
Quello che non va in questo provvedimento - in questo caso devo dissentire da quanto affermato dall'onorevole Mantini - è che in realtà stiamo veramente riflettendo sull'inefficienza del sistema giudiziario, perché questo provvedimento interviene sugli effetti e non sulle cause. È stato detto, da alcuni relatori, che queste misure vanno applicate a reati per i quali ci sono pene lievi, e per lievi si intende al di sotto dei quattro anni. Io ritengo che un anno scontato in carcere sia tutt'altro che una pena lieve, è una pena gravissima, quindi se si vogliono svuotare le carceri, veramente bisogna intervenire su due punti: dare delle pene più lievi, se vengono considerate eccessive, ma che vengano scontate, ma soprattutto intervenire sui tempi del processo perché le carceri non siano ingolfate da persone che sono in attesa di processo per anni, e che probabilmente alla fine non meritano il carcere.

PRESIDENTE. Onorevole De Angelis, la invito a concludere.

MARCELLO DE ANGELIS. In carcere ci devono andare meno persone e quando è accertato che siano colpevoli, cioè dopo il terzo grado, e possibilmente con delle pene inferiori. Cercare semplicemente di fare un salasso al carcere, significa semplicemente ritrovarsi con lo stesso problema tra un anno, perché non è in questa maniera che si svuotano le carceri, ma imponendo ai magistrati di fare il loro lavoro in maniera più efficiente e puntuale.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Angelis. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, ho sentito tanta gente intervenire a favore di Caino, vorrei che questo Parlamento ogni tanto si ricordasse anche di Abele, e vorrei dire, signor Presidente, ai colleghi che sono intervenuti - l'amica Napoli, l'amico Mantini - che i quattro anni non sono bruscolini, ricordo che i quattro anni vengono dati per prostituzione minorile; allora andateci voi da quei genitori, da quei padri che hanno avuto un'esperienza di questo tipo. Andate voi, dopo aver firmato la Convenzione di Lanzarote, dopo esserci riempiti la bocca qui ieri con i figli naturali, a dire che chi si è macchiato di un reato grave come la pedopornografia o come la prostituzione minorile, deve stare a casa. Portateveli a casa voi! Andate voi a dire ai genitori che liberiamo queste bestie! Noi non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, devo salutare Radio Padania? Vorrei salutare Radio Padania e tutti i cittadini che vogliono il rispetto del Parlamento. Ho sentito parlare di rispetto della persona umana, del Capo dello Stato che ha posto il problema dei carcerati, ho sentito parlare di giustizia non emotiva, ma in realtà non ho mai sentito parlare, da molti presenti in quest'Aula, dei diritti di sicurezza dei cittadini. Credo che sia ora che vi vergogniate tutti quanti, perché se preferite il buon pasto caldo, il letto, la televisione e la cella singola per il detenuto, alla sicurezza dei cittadini, per tutto quello che in questi vent'anni non avete fatto per i carcerati, io credo che sia ora e che sia giusto che i cittadini vi mandino a casa tutti e che in questo Parlamento venga detto chiaro e tondo, e che poi venga detto alla cittadinanza, chi è con il territorio e con la gente e chi è invece, come voi, con i delinquenti, Governo compreso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laboccetta. Ne ha facoltà.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, un Parlamento, dal mio punto di vista, deve avere il coraggio di affrontare anche quei temi che sono apparentemente scomodi, soprattutto quando ne parla da anni, da troppi anni, e rinvia sempre ogni decisione. Noi non possiamo rinviare anche oggi una decisione su questo tema. Oggi si tratta di scegliere - mi richiamo alla sensibilità culturale del Parlamento - tra chi vuole attribuire una responsabilità sui reati minori al magistrato chiamato a giudicare, e chi vuole lasciare le cose come stanno. Noi non possiamo lasciare le cose come stanno.
Io, signor Presidente, so cos'è il carcere, l'ho provato e non ho paura a votare a favore di un provvedimento che può evitare quella terribile esperienza quando la sicurezza dei cittadini è comunque garantita.
Poi il tema della sicurezza va affrontato in un momento - a mio avviso - diverso dall'attuale perché non c'entra nulla.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Laboccetta. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, qui il problema non è nel provvedimento in sé, che non sarebbe neanche così inaccettabile, il problema è che, con questo provvedimento, si eludono i problemi veri. In primo luogo, quanta gente c'è in carcerazione preventiva e quanta in carcerazione definitiva. In secondo luogo, perché non si affronta seriamente il problema della depenalizzazione dei reati. In terzo luogo, perché non si affronta il problema della certezza della pena: è inutile irrogare tre, quattro, sei o otto anni e poi studiare il rimedio per non farli scontare. Si irroghino sei mesi e si facciano, però, scontare. La certezza della pena vale sotto il profilo affittivo, riabilitativo e sotto il profilo della certezza per la comunità. In quarto luogo, basta con il potere discrezionale dato ai magistrati sull'esercizio delle modalità della pena, perché essi hanno già troppi poteri (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, quando si dà disco verde a delinquenti che mettono a repentaglio la sicurezza dei cittadini, davvero è terribile che la politica faccia queste cose e, quando addirittura la politica chiude un occhio o tutti e due rispetto a delitti efferati ed a quella criminalità che si avvale di prostituzione minorile, significa che davvero questa politica «va a puttana». Se questa politica vuole continuare ad «andare a puttana» ci andasse (Commenti). Voi state «portando a puttana» la politica (Commenti)!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la richiamo all'ordine e le tolgo la parola.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Angela Napoli 1.2, interamente soppressivo dell'articolo 1, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo Lega Nord Padania, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Poli, Lusetti, Cesa, Cimadoro, D'Anna, Pili, D'Antoni, Zinzi, Evangelisti, Meta, Carella, Santori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 462
Astenuti 26
Maggioranza 232
Hanno votato
85
Hanno votato
no 377).

Pag. 34

Prendo atto che i deputati Laratta, Ceccacci Rubino, La Loggia e Cesare Marini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Di Pietro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Poiché l'ordine del giorno prevedeva che alle ore 12 l'Assemblea esaminasse un documento di insindacabilità nei confronti del deputato Barani, dobbiamo interrompere, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella parte pomeridiana della seduta, a partire dalle ore 16.
Ricordo che alle ore 12,30 è anche previsto lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi relativi alla situazione dell'Ilva di Taranto.
Poiché è già presente in Aula il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini, chiedo se vi sia l'accordo di tutti i gruppi a passare direttamente allo svolgimento dell'informativa urgente del Governo e a differire l'esame del documento di insindacabilità alle ore 16 della seduta odierna.
Vi sono obiezioni?
Onorevole Baldelli intende chiedere la parola? No? Non ha chiesto la parola.
Dunque, se non vi sono obiezioni così rimane stabilito.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,35).

LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole Vico, la invito, comunque, ad essere breve perché siamo in grave ritardo sui lavori.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo per chiedere a lei che nelle prossime ore, con una qualche urgenza, la Presidenza del Consiglio e il Dipartimento della protezione civile possano tenerci aggiornati sulla tromba d'aria che, circa un'ora fa, ha colpito lo stabilimento Ilva di Taranto. Allo stato risulta che un camino delle batterie 1 e 3 è crollato e che vi è un black out delle acciaierie e di tutta l'area ghisa. Necessariamente lo stabilimento va messo in sicurezza, dato che vi sono impianti delicati, come la fabbrica di ossigeno, e che, allo stato, tutto lo stabilimento è stato evacuato dai lavoratori. Vi sono, comunque, dei feriti e vi sono dei dispersi.
Voglio far fede che nelle prossime ore si possa avere un primo bilancio di ciò che è avvenuto.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. La prego, comunque, di essere breve.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, ovviamente dirò le stesse cose che ha detto l'onorevole Vico riguardo a quanto sta accadendo, in queste ore, a Taranto.
È nostra intenzione conoscere e sapere dal Governo come stanno realmente le cose, riguardo alle notizie che arrivano dall'ufficio stampa. Mi rivolgo, ovviamente, al Ministro Clini, che vedo impegnato a discutere di altro, evidentemente poco interessato a quanto sta accadendo, invece, a Taranto, dove sarebbero cadute, per il maltempo e per una tromba d'aria, delle ciminiere. Inoltre, sarebbe in corso l'evacuazione del siderurgico. Vi sarebbe, Ministro Clini, l'evacuazione dei cittadini del quartiere Tamburi di Taranto.
Dunque, vorremmo sapere da lei che cosa sta accadendo a Taranto - più che occuparsi dei rapporti con l'Ilva e con Archinà - e se vi sono feriti, perché vi è qualcuno che dice che vi sono e vi sono informative stampa dell'azienda che dicono, invece, che non vi sono.
Siccome piove sul bagnato, vorremmo avere chiarezza da lei una volta per tutte.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Devo scusarmi con l'onorevole Baldelli, perché prima ha chiesto la parola. Poi non ci siamo Pag. 35capiti e ha fatto un segno che a noi è sembrato volesse dire che rinunciava a parlare. Invece, voleva parlare.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, era un gesto di disapprovazione verso la Presidenza, ma non era una rinuncia a parlare.
A questo punto, signor Presidente, apprezzate le circostanze, direi che è evidente che si andrà alle ore 16 con l'esame del documento relativo all'insindacabilità dell'onorevole Barani, sebbene in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo si fosse stabilito diversamente. Infatti, per un verso si è protratta la votazione e poi si sono susseguiti, giustamente, gli interventi dei colleghi, che hanno inteso intervenire su un tema che è stato vissuto molto vivacemente dall'Aula.
Per contro, non vi è stata una promozione di un'intesa da parte della Presidenza e, quindi, non mi sembra il caso di aprire adesso un dibattito sull'ordine dei lavori, visto che il Ministro Clini è già presente in Aula. Quindi, credo che sia di buon senso aggiornarci, per quanto riguarda il documento relativo all'insindacabilità dell'onorevole Barani, alle ore 16, e credo che su questo vi sia una convergenza di buon senso da parte dei gruppi.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, mi spiace, perché il linguaggio dei segni questa volta non ha funzionato.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Invito anche lei ad essere breve, perché siamo in forte ritardo sull'ordine dei lavori.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, volevo richiamare una questione che ho posto all'attenzione della Presidenza e anche dei colleghi. Si tratta di sollecitare il seguito della discussione - la discussione sulle linee generali c'è già stata - e quindi la conclusione dell'esame della mozione sulla Calabria. Viene messa ogni volta all'ordine del giorno, la Conferenza dei presidenti di gruppo ne prende atto, ma, per come si stanno svolgendo i nostri lavori da qualche tempo, ritengo che non ci sia una prospettiva seria perché questa mozione sia discussa e definita.
Siccome i problemi che riguardano la regione Calabria sono gravi e impellenti - anche perché bisognerebbe dare qualche risposta a temi e argomenti che riguardano, ad esempio, le infrastrutture, non ultimo anche il problema dell'attraversamento stabile dello Stretto di Messina, per capire che prospettiva c'è e che fine faranno questi fondi, ma soprattutto come si andranno a recuperare eventualmente alcuni fondi per impiegarli nella regione calabrese -, ritengo che ci sia l'urgenza.
Certamente altri temi sono urgenti. In questo momento il Ministro dell'ambiente viene a riferire sull'Ilva, che è un problema gravissimo, così come hanno ricordato i colleghi, ma io ritengo che la situazione calabrese non possa attendere ancora. Chiedo quindi che ci sia quanto meno un'indicazione o un orientamento da parte del Parlamento, visto e considerato che si è lavorato anche con il Governo e che l'onorevole Occhiuto ha rappresentato il nostro gruppo in un comitato ristretto per definire alcuni aspetti e alcuni passaggi di questa mozione.
Signor Presidente, ritengo che questa mozione non possa essere inserita ogni volta all'ordine del giorno e non avere nessuna prospettiva. Se c'è qualche gruppo parlamentare in quest'Aula che non la vuole far discutere, ci si dica chiaramente e non ci prendiamo in giro mettendola ogni volta all'ordine del giorno per non andare avanti e non definirla.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, deve proprio parlare adesso? Non potrebbe farlo a fine seduta? È molto urgente?

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, è più urgente quello che deve fare lei.

Pag. 36

PRESIDENTE. Allora, la ringrazio.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, prego anche lei. Abbiamo l'informativa urgente del Governo sugli sviluppi gravi della situazione a Taranto. Quindi, ascoltiamo il Governo.

Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi relativi alla situazione dell'Ilva di Taranto (ore 12,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi relativi alla situazione dell'Ilva di Taranto.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ho già riferito in Aula sull'Ilva e cercherò di evitare di ripetere cose che dovrebbero essere già note, anche se devo dire che leggo dichiarazioni che hanno come riferimento vicende che non riguardano sicuramente l'Ilva di Taranto e interpretazioni di fatti che sono pubblici e che, purtroppo, mi costringono a ripuntualizzare alcune delle questioni aperte, in maniera molto breve, ma vi chiedo di avere un attimo di attenzione e di pazienza.
L'Ilva di Taranto è stata sottoposta, per iniziativa di chi vi parla, alla revisione della procedura di autorizzazione integrata ambientale, rilasciata il 4 agosto 2011 dall'allora Ministro Prestigiacomo, di concerto con il presidente della regione Puglia e con gli altri Ministri competenti ai sensi della legge.
Ho riaperto la procedura di autorizzazione dopo che l'8 marzo 2012 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea la decisione della Commissione europea che ha indicato le migliori tecnologie disponibili da impiegare nel settore della siderurgia a livello europeo per assicurare la protezione dell'ambiente e la protezione della salute.
Secondo la decisione della Commissione europea, queste tecnologie vanno applicate a partire dal 2016, ma, avendo ricevuto, nel febbraio 2012, da parte del procuratore capo della Repubblica di Taranto, il dottor Sebastio, le perizie epidemiologica e chimico-fisica ordinate dalla procura sullo stabilimento di Taranto - perizie arrivate al Ministro nel febbraio 2012 - e avendo ricevuto dalla regione Puglia una lettera che comunicava gli ultimi dati sulle concentrazioni in atmosfera di benzo(a)pirene, una sostanza chimica pericolosa cancerogena sicuramente prodotta dalle attività dello stabilimento Ilva di Taranto, ho disposto la revisione e il riesame della procedura di autorizzazione integrata ambientale, al fine di adeguare le prescrizioni dello stabilimento Ilva di Taranto ai migliori standard e alle migliori tecnologie disponibili indicate dalla Commissione europea, ancorché in anticipo di quattro anni rispetto alla scadenza stabilita dalla Commissione europea stessa.
A questo punto, abbiamo avviato la procedura di riesame a metà marzo del 2012. Il 25 luglio 2012 - perciò ben dopo l'avvio della procedura di riesame - con ordinanza del GIP di Taranto, su proposta della procura, è stato disposto il sequestro degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento, con la motivazione del rischio ambientale incombente determinato dalle Pag. 37attività dell'area a caldo di Taranto, che era oggetto del riesame dell'autorizzazione integrata ambientale.
Perciò, la sequenza è questa: il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare decide la riapertura della procedura di autorizzazione integrata ambientale a metà marzo 2012 e il 25 luglio 2012 il GIP di Taranto decide il sequestro degli impianti. Il tribunale del riesame, poi, modifica in parte le decisioni del GIP.
Noi abbiamo continuato la nostra attività: ho avuto anche un lungo incontro con il procuratore capo della Repubblica, manifestando la massima disponibilità alla collaborazione. Abbiamo chiuso, in tempi molto brevi, la procedura di autorizzazione integrata ambientale, recuperando nelle prescrizioni che abbiamo dato tutti gli obiettivi e tutte le indicazioni che erano stati forniti dal GIP in merito alla sicurezza degli impianti e al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale.
Queste prescrizioni sono state ulteriormente rafforzate con alcune indicazioni tecnologiche puntuali e con la previsione di attivare un sistema di monitoraggio e di valutazione del danno sanitario in relazione alle emissioni inquinanti.
La procedura è stata chiusa il 26 ottobre 2012 e l'autorizzazione integrata ambientale è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 27 ottobre 2012.
Abbiamo richiesto ad Ilva, in base alla procedura, di presentare il piano degli interventi per rispettare le prescrizioni previste nella procedura di autorizzazione, che prevedono il risanamento progressivo degli impianti dell'area a caldo (cokerie, altoforno e agglomerato) sulla base di un indice di priorità finalizzato a rendere immediatamente eseguite le attività più urgenti per salvaguardare la salute dei lavoratori e della popolazione.
Inoltre, le prescrizioni riguardano anche il parco minerario di Taranto, che ha un'estensione di 72 ettari - il parco minerario di questo tipo più grande al mondo -, finalizzate ad allontanare i margini del parco dal confine, che è contiguo con il quartiere Tamburi (cresciuto attaccato all'Ilva, con autorizzazioni rilasciate dal comune di Taranto e che hanno portato questo quartiere in vent'anni a crescere da 6 mila a 23 mila abitanti), parco geominerario - confinante con il quartiere Tamburi - autorizzato anch'esso, nella sua espansione e nel suo allargamento, dalle autorità competenti locali negli anni precedenti.
Dunque, siamo intervenuti su una situazione legittimamente costituita sulla base delle leggi, ma assolutamente irrazionale dal punto di vista della protezione dell'ambiente e della salute, per fare in modo che i margini del parco venissero allontanati almeno di 80 metri dal quartiere Tamburi, mentre il quartiere stesso è oggetto delle misure previste dal decreto-legge per Taranto, che prevedono investimenti immediati per il risanamento di quel nucleo abitato.
Questo è il pacchetto delle misure che abbiamo inserito nell'autorizzazione integrata ambientale e che fanno tutte riferimento all'uso delle migliori tecniche disponibili indicate dalla Commissione europea l'8 marzo 2012.
L'Ilva ha presentato il piano degli interventi, che è stato osservato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ossia abbiamo presentato delle nostre osservazioni e valutazioni, chiedendo che venisse migliorato. Il piano è stato migliorato ed è stato considerato adeguato alle prescrizioni dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, congiuntamente al Ministero dello sviluppo economico, al Ministero della salute, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alla regione Puglia, alla provincia e al comune di Taranto e al comune di Statte.
Questo piano di interventi comporta, secondo valutazioni dell'Ilva, ma anche secondo le nostre valutazioni, investimenti per circa 3 miliardi di euro. Il piano degli interventi è stato presentato da Ilva e l'impegno è quello di investire le risorse necessarie per realizzare il risanamento dello stabilimento secondo le prescrizioni che abbiamo dato.
Voglio sottolineare che questo fatto non era per nulla scontato. Negli anni scorsi, fino Pag. 38alla riapertura della procedura, Ilva aveva sempre contestato le prescrizioni presso il TAR, ottenendo, fra l'altro, risultati positivi, nel senso che il TAR generalmente le ha dato ragione. Ilva contestava le prescrizioni che venivano date, perché le considerava troppo stringenti rispetto alle normative europee, e aveva anche contestato la mia disposizione di riapertura della procedura di autorizzazione a metà marzo.
Ilva non ha presentato nessuna contestazione. Ha accettato, con un documento approvato dal suo consiglio di amministrazione, il piano di interventi relativo alle prescrizioni che abbiamo dato.
Tutto questo (la nostra autorizzazione del 26 ottobre e l'approvazione del piano degli interventi il 15 novembre) ha portato, secondo un percorso logico, a predisporre l'organizzazione, da parte del Ministero, che deve vigilare sulla realizzazione degli interventi, di un sistema di monitoraggio che doveva essere efficace da lunedì scorso, cioè dal 26 novembre, perché il 26 novembre dovevano avere inizio nello stabilimento di Taranto le operazioni di risanamento ambientale stabilite sulla base dell'autorizzazione integrata ambientale.
Invece, il 26 novembre la procura della Repubblica e il GIP, accogliendo la richiesta della procura della Repubblica, hanno disposto il sequestro dell'area a freddo dello stabilimento, ovvero hanno disposto il blocco delle attività a valle dell'area a caldo, che da un punto di vista tecnico vuol dire il blocco delle attività di produzione.
È come - per spiegarmi - se avessimo un impianto di imbottigliamento dell'acqua minerale con le bottiglie che girano nel binario di caricamento e l'acqua che non viene. Sostanzialmente l'intervento sull'area a freddo blocca lo stabilimento, ovvero blocca la possibilità che vengano avviate le iniziative stabilite dall'autorizzazione integrata ambientale per il risanamento dell'area a caldo dell'Ilva di Taranto.
Questo è quello che si può descrivere in due parole. I dettagli sono molti, ma insomma è per essere molto sintetici.
Questa situazione ha degli effetti importanti dal punto di vista ambientale, perché, per esempio, ritarda tutti gli interventi già previsti per eliminare ora, cioè nel mese di novembre e nel mese di dicembre 2012, le sorgenti di rischio più immediate, per chiudere un altoforno che doveva essere chiuso e per cominciare a chiudere alcune delle batterie della cokeria. Infatti, nella nostra autorizzazione integrata ambientale sono individuate, in maniera puntuale, le iniziative che devono essere svolte e il tempo entro il quale devono essere svolte, che prevedono la chiusura progressiva di impianti che vanno risanati, senza chiudere il ciclo di produzione, ma chiudendo progressivamente gli impianti che devono essere assoggettati al risanamento, partendo da quelli più pericolosi. Questo è impedito in questo momento.
Ora vi è la preoccupazione del Governo, devo dire, peraltro, sollecitato dalla stragrande maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento, dalle organizzazioni sindacali, dai rappresentanti della regione Puglia, dai rappresentanti della regione Liguria, che è particolarmente colpita nel ciclo di produzione dal blocco della produzione dell'Ilva di Taranto per gli impianti che ci sono a Genova.
Il Governo, raccogliendo queste preoccupazioni, ma anche di iniziativa diretta, sta esaminando le modalità per rendere efficace l'autorizzazione integrata ambientale e cioè fare in modo che le operazioni di risanamento prescritte dall'autorizzazione integrata ambientale possano essere effettuate e, affinché siano effettuate, bisogna superare la situazione di blocco che si è determinata negli ultimi giorni.
Stiamo lavorando su questo, avendo in mente, da un lato, che senza la realizzazione di queste operazioni la situazione ambientale di Taranto peggiora, perché lo strumento che abbiamo individuato attraverso l'autorizzazione integrata ambientale è l'unico strumento possibile per risanare.
Non ci sono altre possibilità, la chiusura degli impianti non migliora la situazione. Bisogna conoscere un poco come è il ciclo di produzione nella siderurgia, in Pag. 39particolare in quel centro siderurgico per avere chiaro questo punto, e, dall'altro lato, il rischio enorme di fronte al quale ci troviamo è quello che si verifichi a Taranto quello che si è verificato in altri siti industriali nel nostro Paese, che sono stati abbandonati e non sono stati gestiti, con effetti diretti sulla qualità dell'ambiente, sulla qualità delle acque, e perciò con la possibile moltiplicazione di effetti dannosi sulla salute. Non dimentichiamoci poi gli aspetti produttivi, che cosa vuol dire per il sistema e per l'industria italiana la chiusura dello stabilimento siderurgico di Taranto. C'è qualche spiritoso che dice che il Ministro dell'ambiente fa il Ministro dell'industria. Io sono Ministro di un Governo che si assume la responsabilità di avere una visione integrata dei problemi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo), e non è possibile immaginare che si possa considerare separatamente la problematica ambientale con quella sociale e con quella economica.
Questo è contrario alla decisione presa dall'Unione europea con la strategia dello sviluppo sostenibile che lega insieme gli obiettivi della protezione dell'ambiente e gli obiettivi della crescita sostenibile della nostra economia. E dunque è veramente sorprendente che non si considerino gli effetti economici che determina l'eventuale chiusura di questo stabilimento non soltanto in termini di costi ma anche in termini di depauperamento dell'industria nazionale, dell'industria primaria che ha base soprattutto a Taranto, delle lavorazioni a valle, delle lavorazioni in tutti i settori che usufruiscono delle produzioni primarie di Taranto. E poi non si può far finta di essere Alice nel paese delle meraviglie e non capire che la chiusura dello stabilimento di Taranto ha effetti positivi sui concorrenti internazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo) che non usano e che non sono vincolati agli stessi limiti ambientali che noi stiamo ponendo a Taranto, perché i concorrenti che vengono dalla Cina, piuttosto che dalla Corea e piuttosto che dal Sudamerica non sono sottoposti agli stessi stringenti obiettivi ambientali ma non lo sono neanche i concorrenti europei perché noi applichiamo a Taranto per la prima volta i limiti ambientali che in Europa entreranno in vigore a partire dal 2016. Perciò chiudere l'ILVA di Taranto fa un grande favore a concorrenti internazionali che continueranno a produrre in condizioni ambientali molto peggiori di quelle che noi stiamo imponendo allo stabilimento di Taranto.
E poi c'è l'ultima cosa che va considerata, l'effetto sociale, perché immaginare che una crisi che si determinerebbe per effetto della chiusura dello stabilimento di Taranto non abbia effetti sulla qualità della vita e sull'ambiente è da irresponsabili. Lasciare a casa 20 mila persone, ovvero lasciare senza reddito in questo momento 20 mila famiglie italiane, la maggior parte nelle regioni del sud, vuol dire assumersi la responsabilità di conseguenze sul piano sociale che non sono stimabili. Allora nel momento in cui noi ci apprestiamo ad affrontare la situazione di Taranto abbiamo in mente la priorità della difesa della salute, la priorità della protezione dell'ambiente, la priorità della continuità produttiva dello stabilimento di Taranto e la salvaguardia di un patrimonio sociale che altrimenti verrebbe messo in grave crisi. Su questo vorrei anche aggiungere due ultime considerazioni. La prima, è stato detto che la tutela della salute non è negoziabile. Assolutamente vero.
La tutela della salute, infatti, è l'obiettivo principale delle direttive europee e delle leggi nazionali che stabiliscono i limiti alle emissioni inquinanti delle automobili, delle centrali termoelettriche, degli impianti siderurgici, della chimica, di tutte le attività. È ormai da venticinque anni che le tecnologie di produzione industriale in Europa sono stabilite sulla base degli obiettivi di protezione della salute che sono identificati a livello europeo d'accordo con l'Organizzazione mondiale della sanità. Perciò, bisogna assumere come criterio Pag. 40di riferimento che le direttive europee e le leggi nazionali che stabiliscono obiettivi di protezione della salute e dell'ambiente li garantiscono questi obiettivi, altrimenti noi dobbiamo aprire un altro discorso, ovvero dobbiamo assumere che le leggi nazionali e le direttive europee non sono adeguate a proteggere l'ambiente e la salute. Il rischio di questa chiave di lettura è devastante perché il sistema industriale europeo è regolato in maniera tale che la certezza dell'autorizzazione e la certezza del rispetto della legge sono fissate nel rispetto dei limiti stabiliti dalle direttive e dalle leggi nazionali. Se si assume come criterio che questi limiti non valgono perché, comunque, non tutelano abbastanza l'ambiente e la salute, allora non abbiamo più nessun riferimento ovvero, per dirla in altri termini, chi vuole investire, costruire una fabbrica, avviare un'attività produttiva, non sa qual è il riferimento al quale deve attenersi.
E questo deve essere chiaro perché l'industria automobilistica europea è stata costretta, in vent'anni, a cambiare drasticamente le tecnologie motoristiche e l'industria della raffinazione a cambiare i combustibili, con l'obiettivo di proteggere la qualità dell'ambiente e tutelare la salute delle popolazioni. Ma se qualcuno oggi assumesse che semplicemente il fatto che un'automobile circoli rappresenta un danno alla salute, questo vorrebbe dire automaticamente che noi dovremmo vietare, indipendentemente dalle leggi nazionali e dalle direttive europee, la circolazione delle automobili. In altre parole, voglio essere molto chiaro su questo: noi a Taranto stiamo difendendo la legalità. Infatti, se non riusciamo a tenere su questo punto, non c'è più nessun punto di riferimento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo) che possa garantire la sicurezza degli investimenti e la certezza delle regole. Questo è l'impegno che noi abbiamo.
La seconda considerazione ed ultima riguarda le connessioni tra la strategia di risanamento dello stabilimento Ilva di Taranto e quella della città di Taranto. Noi abbiamo adottato un decreto-legge, che è stato convertito, che immobilizza risorse e identifica puntualmente progetti e obiettivi che devono essere realizzati nell'area di Taranto per risanare un ambiente contaminato da oltre cinquant'anni di attività produttive. Questo non ha niente a che vedere con la situazione attuale dell'Ilva e degli altri stabilimenti che sono presenti a Taranto. È un piano di risanamento che cerca di recuperare la qualità ambientale di un territorio che è stato utilizzato con criteri, almeno fino alla fine degli anni ottanta, non certamente orientati alla protezione dell'ambiente. È un'operazione complessa, importante, che abbiamo attivato d'accordo con la regione Puglia, che ha la cabina di regia di questa operazione, ma è un'operazione che non fa riferimento all'inquinamento attuale dello stabilimento di Taranto. Noi dobbiamo risanare suoli contaminati dalle diossine. L'Ilva di Taranto è stato il più grande «mietitore» europeo di diossina fino a tre anni fa, dopodiché sono intervenute le norme e le leggi e oggi le emissioni delle diossine sono al di sotto dei limiti più restrittivi stabiliti dalle regole europee, il che vuol dire che l'accumulo delle diossine nei suoli, che si verifica ancora oggi, non è il risultato delle attuali attività industriali, ma è il risultato di decenni di inquinamento.
L'operazione di risanamento che facciamo su Taranto serve a recuperare l'ambiente, dopo decenni di attività industriali che hanno fortemente contaminato e compromesso quella realtà, anche con gli effetti che sono già stati stimati sulla qualità della salute delle popolazioni. Ma è un tema diverso da quello del risanamento dell'ILVA: sono due temi urgenti, pressanti, ma non sono la stessa cosa e sovrapporli e dire, come qualche mascalzone ha scritto oggi sulla stampa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo), che con il decreto-legge il Governo legittima gli omicidi a Taranto vuol dire semplicemente raccontare, con toni che sono al di fuori di ogni legalità e di ogni legittimità, Pag. 41delle storie che non servono ad affrontare la crisi ambientale di Taranto, ma che servono, in un momento così difficile, a far crescere tensione sociale e angoscia, sulla base di informazioni che sono totalmente false (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fitto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, svolgerò poche considerazioni, perché penso di poter dire a nome del gruppo del Popolo della Libertà che vi è una piena condivisione della sua impostazione ed un apprezzamento per il suo lavoro, signor Ministro, anche alla luce del confronto che non è mai mancato in questi mesi e del supporto che abbiamo nelle diverse occasioni dato.
Io penso che sia molto importante quello che lei ha detto su diversi piani. Il primo (mi piace sottolinearlo, anche per evitare confusioni, equivoci e strumentalizzazioni): lei ha ricostruito questa mattina puntualmente quello che è stato il percorso della prima autorizzazione integrata ambientale, le sue modalità e soprattutto anche i riferimenti legislativi che la accompagnavano e poi anche la necessità di mettere in campo l'iter di una seconda autorizzazione, che tenesse conto di ulteriori obiettivi che in Europa entreranno in vigore dal 2016. Questo fa anche giustizia della sovrapposizione, come lei ha detto, ed anche delle strumentalizzazioni rispetto ai diversi ruoli. L'autorizzazione integrata ambientale che è stata approvata precedentemente a quella di cui si sta discutendo, è stata approvata seguendo perfettamente l'iter previsto dalle disposizioni europee, in perfetta sintonia con i diversi livelli istituzionali e soprattutto avendo ben chiaro l'obiettivo di tutela ambientale, che è un obiettivo fondamentale, insieme alla necessità di compiere uno sforzo industriale all'interno dello stabilimento.
La seconda considerazione che vorrei richiamare è quella collegata ai contenuti, all'iter ed al percorso del decreto-legge che è stato messo in campo, uno sforzo che certamente deve essere ulteriormente implementato dal punto di vista delle risorse, perché noi condividiamo le considerazioni che lei ha svolto sul fatto che l'impatto ambientale e le problematiche di carattere ambientale, che sono emerse in modo chiaro in questa direzione, sono difficoltà strutturate da decenni, da quando, alla fine degli anni Ottanta o fino alla fine degli anni Ottanta, non c'era la cultura della tutela dell'ambiente che c'è oggi. E chi oggi ragiona con una modalità differente, giustamente, ma guardando all'applicazione di questa modalità nel passato, mischia, confonde, crea un polverone che non serve a nulla e che non aiuta, anche alla luce delle drammatiche notizie che giungono in questo momento da Taranto rispetto agli accadimenti di queste ore, non aiuta la soluzione del problema.
La terza considerazione è quella collegata alle modalità di intervento dal punto di vista ambientale. Qui non l'ho mai fatto, ma lo voglio fare oggi, visto che il decreto contiene un intervento sul rione Tamburi, che è il rione immediatamente attiguo all'impianto dell'ILVA e visto che lei ha richiamato la logica con la quale negli anni sono stati autorizzati gli interventi di costruzione, perfettamente regolari, che hanno fatto crescere da 6.000 a 25.000 gli abitanti di un rione quale quello Tamburi, legato ed immediatamente collegato allo stabilimento dell'ILVA. Penso che sia importante ricordare che il lavoro che doveva essere fatto oggi poteva essere fatto - questo lo dico senza polemica, ma come considerazione - attuando quanto previsto nel 2004. Infatti esattamente nel 2004 si erano previste le risorse e gli interventi da realizzare proprio per fare ciò che si dovrebbe fare e che io mi auguro e sono certo che si farà in questa fase. Pag. 42
L'ultima considerazione che vorrei fare è quella collegata a cosa fare al punto in cui siamo. E qui lei deve sapere di avere il pieno sostegno nello sforzo che il Governo porterà avanti, non per creare contrapposizioni inutili con la magistratura, ma per evitare che il nostro Paese possa essere considerato nel mondo, in uno dei settori produttivi più importanti, come un Paese da guardare con sorrisi ironici o come un Paese che lavora alla sua autodistruzione. Il comparto produttivo dell'ILVA, il comparto dell'acciaio, nel nostro Paese è fondamentale e tutto ciò che potrebbe accadere alla luce di quanto si vuol far prefigurare è una sciagura che noi, in questo momento, non possiamo permetterci.

PRESIDENTE. Onorevole Fitto, la invito a concludere.

RAFFAELE FITTO. Confondere la tutela dell'ambiente con la necessità di chiudere lo stabilimento è un errore che non possiamo compiere. Quindi, il provvedimento al quale il Governo sta pensando è necessario, non per alzare contrasti con altri livelli istituzionali, ma per evitare che nel nostro Paese quei provvedimenti - che sono nella fase assolutamente preliminare e che meritano rispetto, dobbiamo dirlo con molta chiarezza - vengano poi puntualmente smentiti nel corso del percorso che giudiziariamente sarà portato avanti. Bisogna usare molta prudenza, evitare gli estremismi e mettere in campo il buon senso: quel buon senso che lei oggi ha richiamato in modo molto chiaro e che noi auspichiamo possa essere attualizzato e attuato nelle prossime ore rispetto alle necessità di cui lo stabilimento ILVA e il sistema produttivo dell'acciaio italiano hanno bisogno: ossia, avere un Governo che su questo punto sia nelle condizioni, col supporto del Parlamento, di dare una risposta immediata.

PRESIDENTE. Onorevole Fitto, deve concludere.

RAFFAELE FITTO. È quello di cui c'è bisogno, non solamente per i 20 mila dipendenti dell'ILVA e dell'indotto di Taranto, ma per tutti quei dipendenti e per tutto quel sistema produttivo che ruota intorno allo stabilimento di Taranto, che non si chiude a Taranto, ma che riguarda Genova e molte altre realtà del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, signor Ministro, noi abbiamo apprezzato la ricostruzione che ha offerto alla nostra riflessione e anche alcuni passaggi di questa vicenda, che ha visto l'Aula più volte impegnata, sono per noi convincenti.
Voglio spiegarmi e iniziare su un punto: quello che si preannuncia, ossia un decreto-legge da parte del Governo, per consentire l'attività produttiva di ILVA, è possibile per la tempestività - noi spesso siamo stati critici, ma in questo caso dobbiamo darne atto - con la quale si è operato sull'autorizzazione integrata ambientale, ossia su una revisione, e sul fatto che nel giro di pochi mesi si è arrivati all'approvazione di questa revisione e a questo nuovo testo.
Io vorrei ricordare che questa autorizzazione rilasciata a ottobre è l'unico strumento, è lo strumento più efficace per attivare le prescrizioni sulle fonti di inquinamento esistenti e rilevate, e, quindi, per risanare lo stabilimento e ripristinare condizioni ambientalmente sostenibili e sanitarie a tutela dei lavoratori e dei cittadini. Al di fuori di questo, francamente, non si è capito quale altro strumento sarebbe stato possibile attivare. Si tratta, infatti, peraltro, di investimenti che riguardano una mole ingente di risorse.
A ciò desidero aggiungere - e approfitto di quello che lei ha detto sulle direttive comunitarie e sulle leggi nazionali, essendo lei al tavolo di Taranto quello che presiede e dal momento che si è fatto un gran discutere sulle questioni relative alle perizie epidemiologiche - una sollecitazione Pag. 43al Ministro Balduzzi, affinché su questo sia fatta chiarezza, non dico una volta per tutte, ma, insomma, in modo da mettere un punto fermo.
Aggiungo che qui non è neanche il discussione, come leggo in alcune agenzie, il ruolo della magistratura. La magistratura farà il suo corso nell'accertamento delle responsabilità. Un Governo e un Parlamento si devono preoccupare di tenere insieme lavoro, salute e ambiente e non possono rinunciare a cuor leggero, non solo a un settore strategico in Italia, ma su scala mondiale, di fronte a quelle che lei ha anche definito come le manovre che già si erano aperte sui mercati mondiali di gruppi asiatici ed europei.
Stiamo parlando di un insediamento che riguarda Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera, gli impianti di Verona e Vicenza, forni elettrici e piccoli impianti siderurgici in molte aree del nord.. È chiaro che però per quello che ci riguarda occorre questa congiunzione lavoro-salute.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MICHELE VENTURA. Quello che però sicuramente occorre fare è dare certezza e sicurezza affinché nessuno di questi due elementi verrà smarrito né nell'azione del Governo né da parte del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, signor Ministro, noi condividiamo gran parte dell'intervento e l'abbiamo ribadito anche in altre sedi ossia ci siamo sempre espressi per la tutela della salute, per la tutela dell'occupazione e per il risanamento ambientale. Questi sono dei principi che devono essere sacrosanti e rispettati per tutti i siti che versano in condizioni di questo tipo. Pertanto non solo nei confronti di un sito importante come quello dell'Ilva di cui stiamo parlando oggi i cui problemi sicuramente devono essere risolti e deve trovare una sua risoluzione proprio per permettere ai lavoratori di vedersi garantito il proprio posto di lavoro, per poter permettere ai cittadini che abitano e gravitano nelle zone circostanti di poter vivere in un ambiente sano. Pertanto condividiamo tutte quelle che sono le iniziative messe in atto e che devono essere messe in atto per la bonifica e per il ripristino. Condividiamo dunque l'impostazione secondo cui la nuova autorizzazione integrata ambientale deve essere applicata, però al tempo stesso devono essere applicate delle nuove disposizioni che vadano a salvaguardare tutti i siti per quanto riguarda la tutela della salute e soprattutto il rispetto ambientale.
Quindi vorremmo mettere in campo delle iniziative che risolvano tutte le questioni che sono in itinere e che sono tante, lo sappiamo, nel nostro Paese.
Noi sicuramente condividiamo questa impostazione, ma non condividiamo interventi di altro tipo, qualora ci fossero, ossia eventuali contributi, finanziamenti da parte dello Stato e anche altre misure perché crediamo che non siano modi per risolvere un problema. L'unico modo per risolvere il problema è una politica industriale seria e un piano di interventi straordinario da parte della ditta che deve intervenire e deve fare quegli interventi, tutti gli interventi necessari, per mettere in sicurezza il sito e per mettere in sicurezza i lavoratori che lavorano lì e le persone che abitano nelle vicinanze.
Dobbiamo sicuramente agire in questa direzione e non in altre perché questa è la forma più giusta e non sperequativa rispetto ad altre situazioni.
Crediamo debba essere sicuramente salvaguardato un comparto importante come questo e anche qui bisogna capire qual è la politica di questo Governo rispetto ad un settore importante come quello dell'acciaio.
Lei nel suo intervento ha parlato giustamente di visione integrata dei problemi rispetto ai problemi ambientali, industriali e dello sviluppo, però al tempo stesso, se dobbiamo avere una visione integrata dei problemi, dobbiamo anche salvaguardare le realtà. Pag. 44Mi riferisco alla questione dei dazi e dei prezzi che non sono competitivi rispetto ad altre realtà. Anche su questo credo che il Governo debba mettere mano e debba portare avanti una politica industriale, puntuale e specifica e al tempo stesso una politica ambientale che vada nella stessa direzione.
Quindi, dobbiamo mettere in campo tutte le iniziative possibili. Gli enti locali devono assolutamente rispondere delle proprie responsabilità, dal comune, dalla provincia, da chi, nel corso degli anni, ha anche visto crescere questa situazione, ma non ha fatto niente per risolvere la problematica. La nuova autorizzazione integrata, sicuramente, con tutte le prescrizioni che sono state messe in atto, andrà a risolvere problematiche ambientali e di salute, ma in seguito dovrà essere trasferita a tutte le realtà. Ci deve essere, quindi, una politica chiara, una politica che vada a investire sulle misure ambientali rispetto anche ad altri siti che gravitano nel Paese e che si trovano nelle stesse condizioni. Nel mese di agosto e di settembre vi è stato il famoso decreto-legge che, lo abbiamo ripetuto, non voleva parlare assolutamente di bonifica o di occupazione o di tutela dei lavoratori, ma era un decreto-legge che secondo noi andava solo a risolvere la questione delle aree demaniali e, quindi, a iniziare quel protocollo di intesa che doveva già essere attuativo. Quindi, non c'era bisogno di quel protocollo di intesa. Nuovamente, adesso si annuncia un nuovo decreto-legge, che dovrebbe rafforzare l'autorizzazione integrata ambientale. Sicuramente non si va nella direzione giusta. Bisogna, lo ripeto, salvaguardare la salute, bisogna salvaguardare l'occupazione, ma bisogna soprattutto mettere in campo delle politiche industriali e ambientali che valgano per tutti i territori e per tutti i siti di questo tipo, ma soprattutto la proprietà deve avere coscienza e mettere in atto un piano degli interventi che vada in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

SALVATORE RUGGERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, credo sia superfluo ricordare in questa sede la complessità e la drammaticità della vicenda dell'Ilva di Taranto, soprattutto per le sue ricadute sanitarie, ambientali e occupazionali e per le sue conseguenze concrete sul destino di decine di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie, ma anche della intera città pugliese, né credo ci sia bisogno di ricordare il contributo dell'Ilva sul futuro della siderurgia in Italia e, dunque, sull'economia italiana. Tutti noi in questi mesi di dibattito parlamentare in quest'Aula abbiamo appreso come l'Ilva rappresenti un asset strategico nazionale, che soddisfa il 40 per cento del fabbisogno di acciaio del Paese, un polo industriale la cui chiusura avrebbe come effetto un danno di quasi 9 miliardi di euro e la perdita di decide di migliaia di posti di lavoro, senza contare i riflessi su tutta la filiera dell'acciaio e quelli più generali su tutta l'economia nazionale, in un momento di così grave crisi.
Il Parlamento si era già occupato con solerzia e rigore per trovare insieme al Governo un percorso che portasse al risanamento della situazione ambientale, nel pieno rispetto delle esigenze dell'economia. Solo il 26 ottobre scorso era stata approvata l'autorizzazione AIA dal Ministero, la quale contemperava l'esigenza di mantenere gli stabilimenti in funzione con l'obbligo di iniziare un percorso di risanamento. Eppure, oggi tutto questo rischia di essere vanificato, dopo il nuovo intervento della magistratura, che ha disposto il sequestro preventivo dei prodotti finiti e semilavorati destinati alla vendita. Io mi chiedo: cosa inquina, il processo o il prodotto finale? Perché se oggi andiamo a sequestrare anche il prodotto finale c'è qualcosa che non mi convince. In effetti, l'Ilva ha comunicato ai sindacati la chiusura pressoché immediata di tutta l'area attualmente non sottoposta a sequestro, non potendo attuare e portare avanti la necessaria virtù di un'azienda, quella di poter vendere il proprio prodotto. Questa comunicazione già investe oltre 5 mila lavoratori pugliesi, ai quali, nel giro di Pag. 45pochi giorni, è probabile che si aggiungeranno a cascata tantissimi lavoratori di Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica. Ci troviamo così di fronte ad una situazione paradossale: abbiamo un'AIA (autorizzazione integrata ambientale), che è l'unico testo normativo a contenere le prescrizioni ambientali e la previsione dei rischi sanitari connessi all'attività industriale, ma questa non può avere luogo né quindi la norma essere rispettata, perché l'impianto è ormai sotto sequestro e chiuso.
Non credo sia il caso di esprimere un giudizio sul provvedimento della magistratura, né sulle conseguenti decisioni dei vertici dell'azienda, ma mi sembra evidente che in questo modo si creano le premesse perché al problema ambientale e a quello economico si aggiunga anche quello di ordine pubblico. Che le istanze economiche debbano commisurarsi con la tutela della salute è fuori discussione e, tuttavia, quello che ci teniamo a precisare sono i nostri dubbi in merito alla soluzione prevista dalla magistratura.
Siamo proprio sicuri che il blocco totale dell'attività possa rappresentare l'unica strada perseguibile per contemperare il diritto dei cittadini di Taranto a vivere in una città salubre e quella dei lavoratori - che in massima parte sono gli stessi cittadini - a mantenere una dignitosa occupazione? Di fatto, ci stiamo avviando alla paralisi del piano di risanamento e alla chiusura dell'impianto, riuscendo a negare entrambi.
Grazie all'AIA, infatti, nel giro di pochi anni l'Ilva sarebbe diventato il polo siderurgico più moderno e pulito d'Europa e lo abbiamo detto: noi con l'AIA e con le prescrizioni stavamo mettendo l'Ilva a iniziare quel processo di risanamento prima degli altri Paesi d'Europa. Oggi tutto questo può essere vanificato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SALVATORE RUGGERI. Infine, mentre si sta profilando un pericoloso conflitto tra poteri dello Stato, tra Governo e magistratura, del quale proprio non si sentiva la mancanza, vorrei notare che c'è chi, per soli fini di visibilità elettorale (ieri sera ne abbiamo avuto un'altra riprova) cavalca questa crisi con affermazioni inopportune e critiche del tutto strumentali.
Certo, questo è un paradosso tutto italiano, che questa volta rischia di costarci veramente molto caro. Invitiamo, intanto, il Governo a prendere i provvedimenti necessari - anche con un decreto d'urgenza - per far sì che Taranto possa avere un futuro certo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro, a nome di Futuro e Libertà e come tarantino per la relazione che abbiamo condiviso e abbiamo apprezzato e anche per il taglio che ha voluto dare alla questione Ilva, che non è questione di Taranto, né è questione della Puglia, ma è questione nazionale e oserei dire anche questione internazionale.
È una questione che va attentamente osservata e, dopo l'attenzione che - lo dobbiamo dire - ha avuto in questi ultimi mesi dal Governo, non può essere ignorata e non può essere trascurata, perché rischia di innescare in tutto il Paese una catena di reazioni talmente pericolose ed imprevedibili che trovare rimedi sarà sempre più difficile ed evitare conseguenze disastrose sarà il vero e più serio problema che la politica e le istituzioni dovranno affrontare.
Bisogna fare presto, bisogna fare in fretta, bisogna agire con attenzione e occorrono scelte appropriate. Ciò che più conta in questo momento è che la realizzazione di ogni opera cui lei ha fatto riferimento e che riguarda il piano che è stato messo su dal Governo, di ogni minimo programma, di ogni progetto deve essere fatta con l'attenzione dovuta e deve essere affidata a gente e aziende che meritano la più totale fiducia e sotto il Pag. 46controllo continuo da parte delle istituzioni.
Quello che sta accadendo non riguarda soltanto, signor Ministro, la storia delle emissioni e dei danni che possono essere arrecati all'ambiente e alla salute. Sta accadendo anche qualcosa di più, per cui la magistratura sta intervenendo ed è obbligo e dovere del Governo intervenire perché tutto venga fatto a regola d'arte, con i controlli dovuti. Ora più che mai occorre dare dei segnali, segnali forti ed inequivocabili. Bisogna dimostrare con i fatti e con i comportamenti che lo Stato c'è, che le istituzioni ci sono e che sanno e vogliono assumersi tutte le responsabilità che loro competono.
Devono, adottando il metodo della più leale e costruttiva collaborazione di tutti quanti i soggetti, compresa la proprietà, rendersi parte attiva perché nei tempi più brevi vengano avviati i lavori necessari per assicurare la ripresa e il rilancio della produzione dell'acciaio a Taranto e nel resto d'Italia.
La questione dell'acciaio - è stato ricordato da tutti e non possiamo dimenticarlo - non riguarda soltanto Taranto, ma è una questione di interesse nazionale. Si tratta di un interesse primario. Se noi perdiamo anche il treno dell'acciaio, dopo aver perso diversi altri treni, corriamo il rischio di precipitare ancora di più dal punto di vista economico con i danni irreparabili non soltanto per Taranto e per il Sud, ma anche per il Nord. Mi dispiace che alcuni colleghi della Lega non se ne vogliano rendere conto continuando a dire sempre che bisogna farlo a Taranto, ma bisogna farlo ovunque, non bisogna dare finanziamenti e bisogna intervenire senza i finanziamenti.
Non entrerò, signor Ministro, onorevoli colleghi, nel merito dell'ultima ordinanza della magistratura di cui tutta la stampa si sta occupando in queste ore. Non parlerò di certi coinvolgimenti che Il Fatto Quotidiano definisce sistema gelatinoso dell'Ilva, i cui tentacoli avvinghiano politici, sindacalisti e giornalisti. Avrei anche il diritto di farlo per mettere in evidenza la nostra estraneità.

PRESIDENTE. Onorevole Patarino, la prego di concludere.

CARMINE SANTO PATARINO. Non lo faccio perché la preoccupazione primaria per noi è che si avvii finalmente quel processo che conduca, come lei ha detto, alla realizzazione di tutto ciò che è necessario per difendere e tutelare la salute, per difendere e tutelare l'ambiente, per difendere e tutelare il lavoro, per difendere e tutelare una grande massa sociale che, se si vedesse privata anche dell'Ilva a Taranto, andrebbe per davvero in crisi con tutte le conseguenze negative che si possono immaginare (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signor Presidente, signor Ministro, penso che il suo intervento non possa che essere condiviso da tutta questa Assemblea e da tutti gli italiani che hanno a cuore le sorti del Paese. La difesa della nostra prima industria nazionale e della produzione industriale del Paese soprattutto in un momento drammatico come questo, non può che essere obiettivo di tutti noi, così non può non essere un obiettivo di tutti noi la difesa della salute e dei cittadini in una città importante come Taranto.
Però, in questa vicenda ci sono molti punti oscuri su come è stata condotta per tanti anni la materia, da quando è nato quello stabilimento, da quando fu venduto dallo Stato, da quando fu privatizzato, da quando fu per mille motivi ritardata la bonifica degli impianti. Tante vicende sono state fatte in maniera non chiara, però tutto questo oggi non può e non ci deve interessare. Ciò che ci deve interessare adesso è uscire da questa situazione, riprendere la produzione di questo stabilimento e bonificarlo.
Per fare questo mi lasci dire che l'azione del Governo, che era partita in maniera decisa all'inizio, poi è andata un Pag. 47po' rallentandosi e perdendosi un po' per strada, mentre, invece, sembra prendere sempre più forza quella della magistratura. Mentre ci dovrebbe essere in un Paese democratico, evoluto e civile una collaborazione tra poteri dello Stato. In questo caso sembra quasi che ci sia concorrenza.
Come lei prima ha fatto notare, nel momento stesso in cui doveva avviarsi il piano di risanamento, è scattato invece il provvedimento giudiziario e, se ci mettiamo un po' nella testa di chi sta conducendo evidentemente un'altra battaglia, vediamo che questa battaglia ha una sua logica e delle sue strategie. Per esempio, prima veniva fatto notare il sequestro della produzione già finita. È una prova del reato e, quindi, va sequestrata immediatamente. Questo lascia presumere che non siamo che all'inizio di una battaglia giudiziaria che noi stiamo affrontando e non so se la stiamo affrontando nella maniera giusta, perché in fondo il provvedimento che vuole adottare il Governo e che tutti condividiamo fino in fondo sarà il punto di finale di questa vicenda.
Ritengo che forse alla fine bisognerà ricorrere a quello che fu già fatto per lo stabilimento di Acerra: indicare questo territorio come zona di interesse nazionale e imporre anche alla magistratura di dover lasciar perdere il suo interesse su questo provvedimento e fare questi lavori necessari per la produzione, necessari per l'interesse del Paese e necessari anche per gli abitanti di Taranto.
Occorre far capire che quello che è successo in altre zone del Paese, basta andare a Pozzuoli per vedere quello che succede quando uno stabilimento viene abbandonato, non bisogna fare molta strada, eppure evidentemente c'è ancora qualcuno che in questo Paese lo ignora e non è mai passato da quelle parti. Questa gente dovrebbe capire cosa succede quando si chiude un altoforno, un altoforno non si riaccende come il fornello di casa, eppure questa gente continua a prendere dei provvedimenti che possono portare al disastro, al disastro totale di un impianto.
Ho visto in tempi recenti anche in televisione dei programmi che lasciavano intendere situazioni diverse, senza che venisse affrontato da parte del Governo e della società un ruolo attivo, in modo da dare delle immagini diverse su quello che veniva fatto e su quello che si poteva fare, trasmissioni giornalistiche della televisione di Stato in cui veniva data un'immagine devastante di un'azienda nazionale senza che venisse sentita una controparte per poter replicare. Questo ruolo che la televisione di Stato sta assumendo spesso nelle vicende nazionali, nelle vicende importanti nazionali, è una cosa che andrebbe fatta notare, e il Governo dovrebbe farsi carico di intervenire per replicare su queste vicende e assumersi le sue responsabilità fino in fondo in questa storia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, poiché il Governo non ha aggiunto, oltre a quello che già sapevamo, notizie su quanto sta accadendo in questi minuti a Taranto, ve le diamo noi: ci sono venti feriti, Ministro, fra cui bambini, un disperso, il sindaco di Taranto parla di tre morti e ci sono danni che l'azienda dice non quantificabili. È in corso l'evacuazione del siderurgico e ci sarebbero incendi nella zona dove sarebbero caduti i camini delle batterie 1 e 3.
Le correggo una cosa che continua a dire: il quartiere Tamburi c'era prima che arrivasse l'Ilva, quindi non è una colpa di Taranto, ma l'errore è aver messo l'azienda nei pressi di Taranto. Lo dico perché qualcuno pensa che il quartiere Tamburi sia nato dopo l'installazione dell'azienda.
Nel suo intervento io leggo, Ministro, un teorema. Lei ci ha raccontato un teorema: il 26 novembre sarebbe dovuta partire l'AIA, e sempre il 26 novembre intervengono i magistrati; quindi secondo il suo teorema la colpa è dei magistrati. Cominciamo con il chiarire che non è colpa dei magistrati se l'Ilva chiude e licenzia e non Pag. 48è colpa della stampa, non è mascalzona la stampa se racconta la verità, Ministro. È mascalzone chi ha violato in questi anni la legge, chi ha inquinato Taranto, chi non ha investito. È mascalzone chi ha consentito all'Ilva di inquinare, di violare la legge, di non fare investimenti (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori), è mascalzone il Governo che ha lasciato soli i tarantini ed i lavoratori dell'Ilva.
Intervenite ora che è troppo tardi, ma lei, Ministro, è in quel Ministero da vent'anni; ci dica cosa ha fatto per impedire i guai che oggi Taranto, l'Ilva ed i lavoratori stanno subendo (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori)! Quindi lei è moralmente responsabile di quei licenziamenti e per dignità di Taranto e dei lavoratori lei dovrebbe oggi dimettersi (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).
Noi dell'Italia dei Valori vi chiediamo di non interferire con l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, non fate invasioni di campo, guai a mettere i lavoratori contro i magistrati, guai a considerare la questione di Taranto una questione di ordine pubblico, perché le sue dichiarazioni, anche qui oggi, servono solo a delegittimare l'operato dei magistrati, ad isolare l'azione della magistratura.
Il Governo, se vuole garantire posti di lavoro, deve imporre all'Ilva il rispetto della legge, il rispetto della legalità e deve chiedere a Riva quello che non ha mai fatto: un piano industriale.
Noi vogliamo sapere quanto Riva vuole investire per adeguare l'azienda e renderla a norma di legge, quanto e con quali tempi. L'AIA, che lei ha sbandierato come un successo - le ricordo -, non è stata firmata dall'Ilva e l'Ilva non ci ha detto neppure quanto intende investire per metterla a norma, e servirebbero non meno di tre miliardi e mezzo, che Riva non ha. Quindi, prima di approvare un decreto-legge, Riva deve dirci se vuole rimanere qui oppure vuole dismettere e andare via.
Concludo, perché credo che il Governo abbia una sola strada, quella di prendere in mano questa vicenda, assumendosi la responsabilità di certificare gli interventi sugli stabilimenti e sulle bonifiche. Il Governo, per esempio, potrebbe pretendere dall'Ilva le fideiussioni di garanzia per la copertura di quelle spese che Riva si deve caricare e che non possono essere caricate su uno scontro sociale a Taranto, su Taranto e sugli italiani (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori per un chiarimento.

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, sull'ordine dei lavori le darò la parola a fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, i deputati di Grande Sud condividono la relazione molto dettagliata e puntuale del Ministro Clini.
Riteniamo che il Governo, in tutta questa fase, abbia avuto un atteggiamento costruttivo e positivo, sia nei confronti della magistratura, sia nei confronti dei cittadini di Taranto, e soprattutto puntato alla difesa dei lavoratori dello stabilimento perché è giusto salvaguardare - come è stato detto più volte, e come ha affermato ripetutamente il Governo - sia la qualità dell'ambiente, sia il lavoro.
Naturalmente, ci sono evidentemente delle osservazioni da fare, ma esclusivamente sul fatto che l'Ilva, in passato, contestava le indicazioni del Governo. Questa può essere assolutamente una ragione di critica a coloro i quali l'hanno gestita ultimamente, ma non si può dimenticare il fatto che quella era Italsider e Italsider non solo inquinava, ma perdeva e poi, passata al privato, fortunatamente è diventata una struttura che ha guadagnato, si è sviluppata e, nello stesso tempo, non perdeva più.
Dico che nel decreto-legge del Consiglio dei ministri di domani, ci debbano essere due previsioni: in primo luogo, occorre dichiarare la zona un sito strategico; in secondo luogo, il decreto-legge deve contenere al suo interno un risarcimento dei Pag. 49danni, o meglio un investimento per i danni che sono stati causati oggi all'impianto dalla pioggia, dal vento e dall'intensa tromba d'aria (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, tutte le nostre parole si sono consumate di fronte alla tragedia dell'ILVA, che, in qualche modo, si rappresenta come la triste metafora di un'Italia imprigionata dentro una ragnatela di omissioni, di ingiustificate indulgenze e di girare la testa dall'altra parte, cercando sempre qualche buon alibi personale ed un altrove per scaricare le responsabilità.
In questa vicenda c'è tutta la mancanza di visione strategica che la politica, nazionale e locale, e noi tutti abbiamo dimostrato in questi anni, e ci sono i ritardi ed i deficit di consapevolezza che ogni attore di questo dramma collettivo ha evidenziato. Tutti gli attori, nessuno escluso.
Alla resa dei conti, dunque, sull'orlo del precipizio si allineano tre inquietanti fattori: lo spettro della disoccupazione per 20 mila famiglie, perché tanti sono i lavoratori impegnati nel siderurgico e nell'indotto; lo smantellamento del settore portante dell'industria italiana, capace di cancellare il nostro Paese dal novero delle nazioni industrializzate; la conclamata nocività dei veleni immessi nel corpo dei tarantini.
Non è retorica, non è letteratura, il grido di protesta che si leva dalla popolazione di quella sfortunata e bella città, il grido che rifiuta la ignobile alternativa «o lavoro o veleno». Siamo, però, al giro finale. Se entro poche ore non vi sarà un intervento del Governo per l'Ilva, salterà anche Genova e, con Genova, si chiuderà il capitolo della presenza italiana nel settore siderurgico, come ricordava il Ministro.
Ancora una volta la decisione politica sarà nelle mani del Governo tecnico. Ma il Governo sa che il Parlamento dovrà farsi carico della scelta che si andrà ad assumere nelle prossime ore, che dovrà condividerne fino in fondo le responsabilità, perché non possiamo accettare che Taranto diventi un teatro di guerra, di una guerra, poi, in cui saremmo tutti sconfitti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signor Ministro, stamane su La Stampa di Torino il professor Mario Deaglio ha scritto un articolo che sicuramente lei avrà letto: «La doppia miopia dalla noncuranza all'iper-rigore». Questo articolo così conclude: «Per un'amarissima ironia - dice il professore Deaglio -, quest'Italia, che pare proprio volersi privare dell'acciaio, si terrà una città fortemente inquinata che solo dalla continuazione di un'efficiente produzione all'Ilva (e dall'uso dei relativi profitti per rimediare ai mali passati) può sperare di trovare le risorse per riportare a normalità un ambiente sconvolto da un'irresponsabile mancanza di controlli. Dopo decenni - conclude il professor Deaglio - di grande noncuranza della società proprietaria e di assenza di controlli da parte pubblica, oggi lo Stato, mediante l'azione della magistratura, va all'estremo opposto: quello di un iper-rigore miope che potrebbe risultare altrettanto dannoso».
Lo scrive, quindi, un economista cui va l'apprezzamento non solo dei repubblicani, a nome dei quali intervengo. Ma, è mai possibile, signor Ministro, che nel nostro Paese tutto debba finire al vaglio della magistratura? Non prendete queste parole, signori colleghi, come un attacco all'operato della magistratura. Non lo è né vuole esserlo, perché come siamo garantisti, siamo pronti a tenere ben presente il rispetto per l'azione dei giudici.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ossorio.

GIUSEPPE OSSORIO. È solo una constatazione - e concludo - di un Paese sempre più aggrovigliato su sé stesso, aggrovigliato, Pag. 50litigioso e confuso. Un Paese dove tutto, ogni aspetto della vita sociale, finisce in tribunale.
Concludo, Signor Presidente. Ecco perché i repubblicani, signor Ministro, chiedono un provvedimento urgente del Governo per risolvere l'aspetto della produzione aziendale, che non può trovare soluzioni di continuità, per affrontare il problema dell'occupazione e per tener conto del risanamento ambientale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, esprimo apprezzamento per le parole, ferme e precise, che ha espresso il Ministro, a nome del Governo, su questa delicatissima condizione. Mi pare che il punto fondamentale sia in che modo intervenire per assicurare la continuità aziendale dell'impianto. Mi pare che sia questo il punto, anche perché questo delicato aspetto riguarda il rapporto con la magistratura che è un tema, ovviamente, molto delicato.
A questo punto vi sono due strade. Vi è quella che il Governo ha delineato stamattina, che è quella di dire che la continuità aziendale deve essere figlia - e, quindi, ecco la straordinaria necessità e urgenza di un provvedimento - della necessità del risanamento ambientale, con la continuità aziendale posta come base per il risanamento ambientale. Ve ne è un'altra, poi, che mi permetto di suggerire al Governo: in un'indagine che la Fondazione La Malfa fece lo scorso anno, relativa ad un censimento degli impianti con più di 500 dipendenti nel Mezzogiorno, risulta che in tutto il Mezzogiorno vi sono un po' meno di 50 grandi stabilimenti con più di 500 dipendenti, con un totale di 80 mila dipendenti.
I dodicimila dell'Ilva di Taranto rappresentano il 15 per cento dell'occupazione in tutto il Mezzogiorno (20 milioni di abitanti) in stabilimenti di grandi dimensioni. Ora c'è una condizione di straordinaria necessità e urgenza, quella di non depauperare una parte, che è metà o un quarto del Paese, di quel po' di attività industriale manifatturiera che esiste. Suggerisco al Governo, con questo provvedimento, di dire alla magistratura e al Paese, che l'esigenza della difesa dell'occupazione va contemperata con i problemi dell'ambiente e non il contrario, perché - ho ascoltato le dichiarazioni del procuratore della Repubblica di Taranto, che mi sono parse di singolare cecità rispetto ai problemi del Paese e di una zona nella quale vive - non ci può essere la difesa della salute senza tener conto che alle basi della salute c'è anche la sicurezza del posto di lavoro e della vita delle famiglie e dei cittadini.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,55).

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, vorrei esprimere - ho ascoltato il Ministro - la mia contrarietà alla soluzione politica che si prefigura, che va ad interferire su un operato, a mio giudizio corretto, della magistratura. Lo dico anche perché ho visto in questa legislatura quali sono state le soluzioni politiche per l'Ilva, l'aver acconsentito a sforamenti sul benzopirene, che come ci ricordava continua a costituire un problema, l'inadeguatezza dell'AIA del 2011, ma voglio anche dire l'inadeguatezza dell'ultima AIA, perché, se pur si attiene alle migliori tecnologie disponibili secondo le ultime prescrizioni europee, non chiede l'adozione delle migliori tecnologie in assoluto. La credibilità della soluzione politica, a mio giudizio, è minata anche da non verità che ci sono state riferite dal Ministro. Mi riferisco al fatto che non è vero che l'Ilva e i Riva hanno accettato di investire 3 Pag. 51miliardi e mezzo per il risanamento dello stabilimento. Queste sono solo stime, ma sul piatto la società non ha messo questa cifra e non è neanche vero che l'AIA adottata recentemente abbia recepito tutte le prescrizioni della magistratura. Io ho il timore che questo decreto in realtà contribuirà ad alimentare problemi di ordine pubblico, perché non è una soluzione plausibile quella che si prefigura, mentre il problema di ordine pubblico lo si potrà risolvere solo se agli operai dell'Ilva chiaramente si proporrà un impiego in un'opera di bonifica di quel territorio. Questa è la soluzione, tutto il resto è qualcosa che non ha futuro in questo Paese.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, vorrei chiarire la posizione del mio gruppo. Le dichiarazioni fatte in Aula dall'onorevole Zazzera, non so se sono rappresentative di tutto il gruppo; io credo di no. Io e l'onorevole Piffari siamo qui in Aula oggi - intanto ringrazio il Ministro che si è fermato anche dopo gli interventi - proprio per testimoniare che non è così. L'onorevole Piffari, pur essendo membro della Commissione ambiente, non è stato neanche consultato e non è stato chiesto il suo parere. Per cui, intanto esprimo il ringraziamento al Ministro per il suo preciso e puntuale intervento, prima degli interventi dei rappresentanti dei gruppi, e spero che la sua opera continui e vada avanti in questa direzione.

DANIELE GALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, vorrei intervenire su un altro problema, che riguarda il settore industriale italiano, quello dell'energia. Ci sono tredici atti di sindacato ispettivo depositati a mio nome e c'è una mozione che la Conferenza dei presidenti di gruppo non ha ancora messo in oggetto di discussione.
Il sistema energetico italiano, signor Presidente, deve essere reso finalmente libero e competitivo ai sensi delle norme europee e si deve evitare che le aziende partecipate dallo Stato, quindi Enel e similari, operino in un regime di non libertà e di condizionamento assoluto del sistema. A tale proposito, volevo citare - mi concederà qualche secondo - una lettera che è stata mandata alla stampa dalla Confindustria Ceramica, che è estremamente esplicativa e che voglio sia posta all'interesse del Governo.
Essa dice: «La competitività delle imprese è un tema che implica anche una coerente politica industriale del Paese. La tabella - che ovviamente non posso allegare - che presentiamo è un esempio eclatante di trave pesante conficcata nella competitività delle imprese manifatturiere, specie quelle che usano l'energia come fattore costitutivo del prodotto. Mostra una crescita del costo dell'energia per usi industriali al di fuori di ogni logica economica e di mercato. Mentre, infatti, il puro costo dell'energia in anno cresce del 13 per cento, che è già un'enormità per i tempi di crisi, la voce denominata dispacciamento è addirittura cresciuta del 50 per cento e quella relativa alla componente A3 per gli incentivi alle fonti rinnovabili è cresciuta del 54 per cento. La crescita in un anno risulta quindi essere del 25 per cento, con un costo complessivo di 150 euro per MWh, che è più del doppio di quanto paga un'analoga impresa tedesca. Noi ci aspettiamo che il Governo metta subito in atto i dovuti correttivi, che in questo caso non sarebbero comunque a carico delle finanze dello Stato, perché è sufficiente adottare le stesse modalità applicate in altri Paesi della Comunità europea. Ciò che chiediamo è un semplice, logico provvedimento che aiuterebbe concretamente, già da subito, a non peggiorare la già preoccupante situazione economica del nostro Paese, preservando la competitività di imprese che, come l'industria ceramica, ma in generale tutto il Pag. 52settore manifatturiero, non possono più sopportare pesi e oneri che distorcono pesantemente le regole del mercato».
Sto concludendo, ancora pochi secondi: «Di tutto ciò è bene sia informata anche l'opinione pubblica, perché gli oneri impropri caricati sulle imprese non sono neutrali per i cittadini. In realtà questi finiscono per subirne doppiamente le conseguenze, poiché questi costi aggiuntivi verranno scaricati sui prezzi dei prodotti e la perdita di competitività toglie alle imprese stesse la capacità di creare valore, di fare nuovi investimenti, di creare nuovi posti di lavoro, anziché pregiudicare quelli in essere».
Ringrazio dell'attenzione e ringrazio il Governo dell'informativa sull'Ilva, che è stata estremamente puntuale.

Annunzio della formazione di una componente politica nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che è stata autorizzata, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, secondo periodo, del Regolamento, e sulla base della richiesta pervenuta in data 27 novembre 2012, la formazione, nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, della componente politica denominata «Diritti e Libertà», alla quale aderiscono i deputati Massimo Donadi, Aniello Formisano, Giovanni Paladini e Gaetano Porcino.
Comunico, inoltre, che il deputato Aniello Formisano è stato designato quale rappresentante della nuova componente.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, per l'esame di un documento di insindacabilità nei confronti del deputato Barani e, successivamente, per il seguito della discussione del disegno di legge n. 5019-bis-A, recante delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il Ministro dell'interno.

(Misure urgenti per assicurare la continuità dell'attività del Centro educazione motoria della Croce rossa italiana a Roma, nonché di altre analoghe strutture dedite all'assistenza ai disabili - n. 3-02623)

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-02623, concernente misure urgenti per assicurare la continuità dell'attività del Centro educazione motoria della Croce rossa italiana a Roma, nonché di altre analoghe strutture dedite all'assistenza ai disabili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, come ben conosce il Ministro, in questa situazione di grandi difficoltà economiche, che sta attraversando un po' tutto il mondo della sanità, soprattutto quando le sue interfacce con le politiche sociali sono più rilevanti, i centri che maggiormente sono dedicati alla tutela di ragazzi - non solo di ragazzi ma nel caso specifico che stiamo prendendo in considerazione ragazzi con difficoltà, difficoltà sul piano motorio, difficoltà che caratterizzano un ritardo ciclico e quindi anche una sorta di disabilità sociale a svolgere attività di lavoro professionale - sono veramente i centri in grave difficoltà. Pag. 53
Sono in grave difficoltà questi ragazzi e sono in gravissima difficoltà anche le loro famiglie, perché si trovano nell'impossibilità di trovare una collocazione adeguata che dia senso al tempo di queste persone, per fare in modo che si costituisca quell'humus all'interno del quale si possano ancora sviluppare talenti e capacità, per quanto è possibile, o comunque si possano quantomeno conservare.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Binetti.

PAOLA BINETTI. L'interrogazione è al Ministro perché dica cosa fare di questo centro.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole interrogante, il Centro di educazione motoria rappresenta sicuramente un momento importante, anche un momento di eccellenza, nell'ambito dei servizi gestiti dal comitato provinciale della CRI di Roma e lo rappresenta da anni, dal 1956.
Purtroppo, negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un disavanzo gestionale significativo dell'ordine di 2,5 milioni di euro all'anno. Il percorso di risanamento che è stato avviato e le misure adottate hanno consentito in sei mesi di arrivare ad un risparmio di oltre un milione, ma è chiaro che, ove non arrivi un'iniziativa regionale adeguata, dal 1o gennaio 2013, il perdurante deficit potrebbe mettere a serio rischio la continuazione del centro stesso.
In più occasioni queste criticità sono state rappresentate dal Ministero della salute - che è evidentemente attento a questa situazione - alla competente ASL RMD, proprio per ridefinire il corrispettivo a fronte dell'attività di riabilitazione che viene erogata.
Di tale situazione nel mese di ottobre sono stati informati anche i genitori degli assistiti. Da ultimo, proprio a seguito della gravità della situazione esposta, la Croce rossa ha rassicurato il Ministero che porrà in essere ogni tentativo con gli interlocutori istituzionali per definire un percorso assistenziale capace di tutelare gli utenti e le loro famiglie.
In proposito so che sono in corso rapporti con il commissario della regione Lazio e la ASL per addivenire ad una soluzione che al tempo stesso salvaguardi la continuità assistenziale e i posti di lavoro.
Di questa rassicurazione, che mi ha fatto la Croce rossa, io vorrei fare partecipe naturalmente anzitutto l'onorevole interrogante, confermando anche il ringraziamento per aver potuto in questa sede rappresentare quanto ho appena detto.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare, per due minuti.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, non c'è chi non veda come, al di là delle parole in qualche modo rassicuranti del Ministro, dietro queste parole si profili una situazione in cui la responsabilità concreta viene riconosciuta, in primo luogo, alla Croce rossa (sezione romana che gestisce il CEM) e, poi, in maniera immediatamente articolata, alla regione che è quella da cui dovrebbero in primo luogo a sua volta arrivare le risorse per il funzionamento del centro.
Il punto vero, però, che tutti quanti noi non possiamo non rappresentarci è in primo luogo che questo Governo si trova in pratica anche lui a una manciata di settimane, di mesi, dalla chiusura, esattamente come tutti noi parlamentari. Quindi ci troviamo davanti ad un Governo e ad un Parlamento che stanno in qualche modo ponendo la parola fine al lavoro svolto finora. Un Governo che ci ha dato prova, in queste ultime settimane, anche attraverso il disegno di legge di stabilità e quello sul bilancio, di come la logica che pilota la maggioranza delle decisioni prese sia una logica che ha come obiettivo dominante il risanamento dei conti, il rigore nei conti, il rigore nella gestione. Credo che per tutti noi risuonino ancora nelle orecchie le parole dette ieri dal Pag. 54Presidente del Consiglio, Mario Monti a proposito delle condizioni in cui versa la sanità che rendono tutt'altro che rassicuranti queste affermazioni.
D'altra parte la regione si trova in una situazione in cui obiettivamente è praticamente inesistente e in qualche modo totalmente coinvolta nel tema «chi succederà alla regione». Quindi non sappiamo ancora neppure quando saranno le prossime elezioni regionali, quindi quando potremo contare su un assetto istituzionale chiaro, definito e prevedibile nelle sue decisioni.
Il commissario Bondi è venuto in audizione su da noi in commissione a proposito di un'altra questione altrettanto grave e complessa quale era quella dell'Idi e ci ha detto che lui stesso sta in qualche modo concludendo il suo mandato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLA BINETTI. Quello di cui ho paura, signor Ministro, è che al di là delle buone parole e delle note a tutti noi eccellenti disposizioni con cui affronta sempre questi problemi, ho paura che il vuoto istituzionale con cui ci stiamo confrontando, che non è un vuoto sostanziale ma sicuramente un vuoto di tempo, non possa dare la necessaria rassicurazione a questi ragazzi e alle loro famiglie, quindi io resto preoccupata.

(Iniziative per la revisione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Lazio, al fine di salvaguardare le strutture di eccellenza e la qualità delle prestazioni - n. 3-02624)

PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02624 concernente iniziative per la revisione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Lazio, al fine di salvaguardare le strutture di eccellenza e la qualità delle prestazioni (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Ministro, in questa interrogazione riprendiamo le denunce correnti sulla situazione della sanità nel Lazio. Debbo dire che, da ultimo, anche le dichiarazioni del Presidente del Consiglio sul problema sanitario del nostro Paese e questi annunci che stanno ancora di più drammatizzando la questione incutono non poche preoccupazioni atteso che il Governo tecnico è ricorso ad un ulteriore commissario - in questo caso un eccellente commissario, il dottor Bondi - il quale ha annunciato dei tagli drastici nel settore sanitario nel Lazio. Noi non siamo contrari alla razionalizzazione della spesa pubblica però vorremmo che questa razionalizzazione fosse orientata a criteri che non mettano in discussione l'efficienza e l'eccellenza di alcuni nosocomi importanti del nostro territorio...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SILVANO MOFFA. ...e che consentano, non di fare tagli lineari, ma tagli selezionati, per evitare che ci siano conseguenze negative in termini di servizi resi al cittadino e di qualità delle prestazioni.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Moffa ringrazio lei e gli altri interroganti per l'opportunità datami di precisare alcune cose alla luce altresì delle vicende di questi giorni.
Innanzitutto per la sanità sarebbe opportuno non parlare mai di tagli anche se la parola è comoda perché breve. Va bene nei titoli dei giornali e nei notiziari televisivi, ma quello che abbiamo cercato di fare in quest'anno è, come l'onorevole Moffa sa bene, un'operazione di riorganizzazione e di ristrutturazione.
Sotto questo profilo per passare ai contenuti specifici dell'interrogazione vorrei precisare che, per quanto attiene alla riduzione del budget assegnato agli accreditati e agli ospedali classificati questo segue le disposizioni della spending review e dunque la riduzione dello 0,5 sulla spesa lorda Pag. 55consuntivata 2011. Questa del 7 per cento mi sembra una di quelle leggende, essendo in una metropoli adeguate alla città stessa, come leggendarie sono anche le interpretazioni date ieri di un passaggio del videomessaggio del Presidente del Consiglio Mario Monti alla fondazione Rimed di Palermo.
Che cosa c'è di vero in tutto questo per quanto riguarda la regione Lazio? C'è di vero che sicuramente siamo in presenza di una regione che ha bisogno di rientrare, e presto, dentro dei parametri, degli standard che la sanità dovrebbe cercare sempre e comunque di avere; dunque una regione dove se ci sono inefficienze e sprechi vanno immediatamente, e con un programma preciso, rimediati. Per quanto riguarda poi la situazione degli ospedali classificati e di alcuni ospedali a ispirazione religiosa, vorrei dire che questi costituiscono un momento importante della sanità non soltanto del Lazio ma dell'Italia intera, anche in qualche caso riconosciuti a livello mondiale, quindi per essi vale il binomio sostegno e rigore. Molti di questi ospedali hanno già avviato un piano di ristrutturazione e di rientro molto impegnativo, sto pensando soprattutto in questo momento (ma non è l'unico) all'Ospedale policlinico Agostino Gemelli, e questo potrà dare nel tempo delle buone soddisfazioni probabilmente, ma appunto, sostegno e rigore.
Quanto poi al riferimento alle dichiarazione del Presidente del Consiglio inviterei l'onorevole Moffa, ma non soltanto lui, ad andarle a leggere non sono proprio dichiarazioni che tendono a dare preoccupazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di replicare.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, noi preferiremmo sempre che il Presidente del Consiglio venisse qui in Parlamento a dirci le cose che invece vengono esternate alla stampa e probabilmente vengono in qualche modo anche alterate. Per quanto ci riguarda, signor Ministro, e per quanto riguarda specificamente il Lazio quello che a noi preoccupa sostanzialmente è un dato. È evidente che si sta operando una riorganizzazione del sistema sanitario e una sua sostanziale razionalizzazione per rientrare nei parametri prefissati, ma vorremmo che questo fosse fatto non sulla base di una analisi generalizzata ma di un'analisi puntuale rispetto alle qualità prestative dei singoli presidi ospedalieri.
Quello che a noi preoccupa invece in qualche modo è un intervento che assuma poi la caratteristica di quella linearità che non aiuta a risolvere il problema, perché nel Lazio ci sono - come lei sa benissimo - dei settori di assoluta eccellenza che, ove l'intervento fosse fatto nella guisa che è stata annunciata, rischierebbero di chiudere sostanzialmente. Alcuni sono citati evidentemente nell'interrogazione, ma io mi riferisco anche alle strutture private accreditate. Nel dispositivo noi avanziamo un'ipotesi, che penso possa essere oggetto di riflessione da parte del Ministero, quella cioè di andare verso la costruzione di un patto tra strutture private, tra imprenditori privati, e strutture pubbliche, perché la parola chiave per risolvere i problemi della sanità, ivi compreso il grave problema di rischio default di cui ha parlato il Presidente del Consiglio, è la parola integrazione, ma l'integrazione significa salvaguardia delle eccellenze e capacità di leggere esattamente la qualità delle prestazioni che vengono date da questi nosocomi, altrimenti rischiamo di gettare il bambino con l'acqua sporca.

(Iniziative normative in merito ai rischi per la salute derivanti dalla esposizione ai campi elettromagnetici - n. 3-02625)

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Miotto n. 3-02625 concernente iniziative normative in merito ai rischi per la salute derivanti dalla esposizione ai campi elettromagnetici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, signor Ministro, la Pag. 56nostra interrogazione prende origine dalla decisione assunta dalla Cassazione di confermare la sentenza della Corte d'appello di Brescia del 22 dicembre del 2009 che ha condannato l'INAIL a corrispondere ad un manager la rendita per la malattia professionale legata all'uso di telefonini cellulari per motivi professionali. È noto inoltre, signor Ministro, che l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, l'Organizzazione mondiale della sanità, il Consiglio d'Europa, indicano le radiofrequenze e l'esposizione ai campi elettromagnetici come possibili agenti cancerogeni. Noi, signor Ministro, le riconosciamo una grande attenzione su questi temi. Vogliamo ricordare la Conferenza nazionale sull'amianto che lei ha voluto. Ecco perché le chiediamo di conoscere quale è la linea del Governo visto che alcuni Ministri, in modo particolare quello sullo sviluppo economico, su questo tema vanno avanti con una deregolazione.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Burtone e altri onorevoli interroganti, anzitutto credo che si tratti di precisare lo stato della questione e anche i riferimenti all'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Credo di dover precisare che lo IARC ha classificato queste potenzialità, in termini di rischio cancerogeno, come agenti possibilmente cancerogeni per l'uomo e non come agenti probabilmente cancerogeni per l'uomo. Nella classificazione internazionale si tratta del cosiddetto gruppo 2B, invece che del gruppo 2A. Non è una precisazione di lana caprina perché, chiaramente, dà l'idea della diversa evidenza dei rischi. Dico evidenza perché, com'è noto agli onorevoli interroganti, per quanto attiene al nesso di causalità tra esposizione a campi elettromagnetici e a radiofrequenza, chiamiamoli RF, e insorgenza di patologie tumorali nell'uomo o negli animali da esperimento, non abbiamo evidenze scientifiche e non sono noti neanche meccanismi di interazione che potrebbero conferire una plausibilità biologica all'ipotesi di un rischio cancerogeno associato all'esposizione RF. Questo non vuol dire che il Ministero e l'autorità sanitaria non siano attentissimi; anzitutto, noi abbiamo sempre sollecitato a seguire le istruzioni, che significano, per quanto riguarda i cosiddetti telefonini, un uso moderato, gli auricolari, attenzione per la fasce minori. Seguiamo ciò che c'è scritto nelle istruzioni dei telefonini. E, dal punto di vista dell'autorità sanitaria, anche qualcosa di più, cioè un'attenzione ulteriore. Posso dire, e ho il piacere di dirlo in questa sede, che ho richiesto all'Istituto superiore di sanità un approfondimento ulteriore. Sono in attesa di ricevere i risultati di questo approfondimento ulteriore.
Più in generale, per quanto riguarda proprio le misurazioni dell'esposizione a campi elettromagnetici, il problema più in generale dell'elettromagnetismo e la misurazione della frequenza relativa, il Ministero della salute non defletterà dall'impegno che ha già svolto di trovare degli accorgimenti normativi il più possibile rispettosi del principio di precauzione. Lo sta facendo, ha provato a farlo al Senato della Repubblica, lo riproporrà quando il decreto-legge sull'Agenda digitale arriverà alla Camera dei deputati.

PRESIDENTE. L'onorevole Bratti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, signor Ministro, intanto la ringraziamo per queste sue precisazioni e per l'attenzione che, come si evince dalle sue parole, mostra sul tema. Nonostante questo, comunque, noi le suggeriamo, se possiamo permettercelo, di stare molto all'erta, nel senso che oggi ci sono dei provvedimenti in corso e uno che riguarda, appunto, il decreto sviluppo il quale mira molto a semplificare e, a nostro parere, anche un po' a stravolgere quelle che erano le operazioni di fissazione dei limiti, i valori di attenzione, gli obiettivi di qualità, le tecniche di misurazione, così come Pag. 57erano previste nel DM credo del 2003 e che rischiano di essere messe fortemente in discussione, in una situazione, come sappiamo, dove nuovi sistemi tecnologici stanno arrivando, le fonti di esposizione elettromagnetica nelle città stanno aumentando e stanno arrivando anche ai limiti di quello che oggi è consentito. Ci sono diverse riconfigurazioni, soprattutto di ripetitori, ma anche nuove installazioni. C'è la necessità di stare molto accorti rispetto a quello che sta capitando e, quindi, il problema dei controlli diventa assolutamente fondamentale, anche per rassicurare e dare informazioni corrette ai cittadini che sono ovviamente e giustamente preoccupati per la propria salute.
Quindi, è necessario davvero rivedere quelle norme e tenere insomma conto del principio di precauzione che è assolutamente fondamentale, anche - ed è una discussione che abbiamo avuto in sede di un decreto ambientale - rispetto a chi deve finanziare i controlli che oggi vengono realizzati.
Noi abbiamo insistito perché i gestori si facciano carico, così come su altre matrici ambientali, di pagare questi controlli. Quindi benissimo le semplificazioni, ma attenzione a non abbassare la guardia, anzi ad incrementare le misurazioni ed i controlli: solo in questo modo si riuscirà davvero a dare quella fiducia ai cittadini che oggi probabilmente in tante situazioni manca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per la proroga del termine per l'adeguamento a carico dei datori di lavoro che occupano fino a 10 dipendenti alle procedure standardizzate per la valutazione dei rischi previste dal decreto legislativo n. 81 del 2012 - n. 3-02629)

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02629, concernente iniziative per la proroga del termine per l'adeguamento a carico dei datori di lavoro che occupano fino a 10 dipendenti alle procedure standardizzate per la valutazione dei rischi previste dal decreto legislativo n. 81 del 2012 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

KARL ZELLER. Signor Presidente, con la nostra interrogazione vorremmo ottenere un chiarimento da parte del Governo sulla materia degli adempimenti dei datori di lavoro fino a 10 dipendenti, in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro. Come sappiamo, entro la fine dell'anno, entro il 31 dicembre 2012, scade il regime dell'autocertificazione, che fino a quella data consente ai datori di lavoro di procedere con forme semplificate. Allo stato però non sussistono i presupposti per applicare le procedure standardizzate, in quanto non entrate in vigore, e non sono nemmeno state approvate le misure semplificate per le attività a basso rischio.
Pertanto si rende opportuna una proroga di questo termine, e vorremmo sapere dal Governo quali iniziative vuole prendere.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, l'onorevole interrogante richiama l'attenzione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sulla possibilità di introdurre una proroga del termine per l'adeguamento della valutazione dei rischi sulla base di procedure standardizzate da parte dei datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori, consentendo loro di continuare ad autocertificare l'effettuazione della valutazione dei rischi. Ricordo che il decreto legislativo n. 81 del 2008, il cosiddetto testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ha attribuito alla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, il compito di elaborare procedure standardizzate di effettuazione della valutazione dei rischi, tenendo conto dei profili di rischio e degli indici infortunistici di settore, e che tali procedure devono essere recepite con decreto Pag. 58interministeriale dei Ministri del lavoro e delle politiche sociali, nonché dei Ministri della salute e dell'interno, sentita la Conferenza Stato-regioni.
L'adozione del provvedimento, che è attualmente alla firma dei Ministri competenti, rappresenta un ulteriore avanzamento nell'attuazione della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Lo schema di decreto fissa l'entrata in vigore del decreto interministeriale nel sessantesimo giorno successivo alla notizia della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, fermi restando però i termini introdotti dal decreto-legge n. 57 del 12 maggio 2012, per i quali dal 31 dicembre di quest'anno i datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori non potranno più autocertificare l'effettuazione della valutazione dei rischi.
Con riferimento alle preoccupazioni degli onorevoli interroganti, si può fin d'ora assicurare l'impegno del Governo ad accelerare la conclusione dell'iter per l'adozione del decreto interministeriale, riservandosi la possibilità di valutare, qualora ciò si rendesse in concreto necessario, l'adozione di una breve proroga finalizzata a regolare il periodo strettamente necessario, che, successivamente al 31 dicembre 2012, dovesse risultare non coperto dalle disposizioni in corso di adozione.
Nel compiere tale valutazione, il Governo terrà conto dell'esistenza, a livello comunitario, di una procedura di infrazione nell'ambito della quale è stato contestato all'Italia, tra l'altro, proprio l'utilizzo dell'istituto dell'autocertificazione in materia di rischi infortunistici e delle eventuali sanzioni comunitarie che potrebbero derivare da una proroga.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Signor Presidente, ringrazio il Governo, e il Ministro Giarda, per questa informazione. Auspichiamo che queste procedure, anche quelle semplificate, per le attività a basso rischio vengano adottate entro breve, proprio per non gravare soprattutto le piccole imprese di questi ulteriori oneri burocratici, che non consentono di rimanere concorrenziali rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea.

(Iniziative per prorogare il termine relativo all'obbligo di dichiarare al catasto urbano i fabbricati rurali iscritti nel catasto dei terreni agricoli - n. 3-02630)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare l'interrogazione Messina n. 3-02630, concernente iniziative per prorogare il termine relativo all'obbligo di dichiarare al catasto urbano i fabbricati rurali iscritti nel catasto dei terreni agricoli (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, il nostro gruppo ha sempre lamentato l'assenza in Aula del Ministro Catania e, invece, l'assidua presenza del sottosegretario Braga, che se le è sempre prese tutte. Oggi, c'è lei, Ministro Giarda e, comunque, dovrebbe sapere che, lo scorso 14 novembre, la VI Commissione (Finanze) della Camera ha approvato, con il parere contrario però del Governo, una risoluzione che impegnava il Governo stesso a disporre un'ulteriore proroga del termine previsto per il 30 novembre 2012 della dichiarazione al catasto urbano dei fabbricati rurali iscritti nel catasto dei terreni agricoli o, per lo meno, a prevedere la non applicazione delle sanzioni attese. Il termine previsto da quella risoluzione è il 30 maggio 2013.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANITA DI GIUSEPPE. Visto che il settore dell'agricoltura è in grande difficoltà, noi vogliamo sapere quali sono le intenzioni del Governo, se intende portare avanti quelle richieste che la risoluzione del 14 novembre aveva fatto al Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

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DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, l'interrogante cita un documento di sindacato ispettivo in relazione al quale preciso che, con quanto è già stato rappresentato dal Governo in occasione di una recente discussione di risoluzioni di analogo contenuto, si evidenzia che l'accoglimento di quanto richiesto dagli onorevoli interroganti comporterebbe, evidentemente in via automatica, effetti finanziari negativi.
In particolare, la risoluzione richiamata anche dall'onorevole Messina, primo firmatario, approvata lo scorso 14 novembre 2012, ha impegnato il Governo ad assumere in ogni caso iniziative volte a disporre una breve proroga, comunque, fino a data ricadente nell'esercizio finanziario 2013, dei termini per la dichiarazione al catasto edilizio urbano dei fabbricati rurali iscritti nel catasto dei terreni, e per la presentazione degli atti di aggiornamento catastale relativi alle unità immobiliari per le quali è stata attribuita la rendita presunta, ovvero, in subordine, a prevedere la non applicazione, fino alla nuova data, delle sanzioni previste dall'articolo 1, comma 336, della legge n. 311 del 2004. Conseguentemente, il Governo, per venire incontro agli impegni posti dal Parlamento, sta concretamente valutando quali utili iniziative possano essere assunte compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, eventualmente, anche solo in relazione ai fabbricati rurali.

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di replicare.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro, credo che ci siano cose da chiarire, perché questo Governo non ha capito, a mio modo di vedere, la questione.
Innanzitutto, c'è un decreto-legge che dice che vanno catastati al catasto urbano gli immobili catastati al catasto rurale, cioè non immobili abusivi, ma già accatastati. Ci sono difficoltà oggettive per la catastazione, per altro segnalate da agronomi, geometri, ingegneri e tecnici, e questi sono dovuti alla incorporazione nell'Agenzia delle entrate dell'Agenzia del territorio, che non consente agli agricoltori, anche se avessero i soldi per farlo, e ai tecnici di procedere. C'è una risoluzione approvata all'unanimità in VI Commissione (Finanze) che vi dice di prorogare al 30 maggio, o quanto meno togliere, sospendere le sanzioni. Anche lei qui ha ribadito, come il sottosegretario Vieri Ceriani, che vi sarebbe un danno: è falso, Ministro, perché noi abbiamo detto con chiarezza che si paga, siccome sono immobili già catastati, in acconto, salvo conguaglio fino a quando non verrà consentita la catastazione; non c'è alcun danno. Questo interessa oltre 870 mila immobili di agricoltori.
Aggiungo che vi è una disparità di trattamento al limite della costituzionalità rispetto alle «case fantasma», perché per le «case fantasma» non catastate, voi avete previsto una riduzione della sanzione a un decimo del minimo edittale, nel caso in cui ci sia ravvedimento operoso. Cioè, la casa non dichiarata, non pagherà il massimo ma un decimo. In questo caso avete quadruplicato la sanzione per gli agricoltori, portandola da un minimo di 1.000 euro a un massimo di 8 mila euro a unità immobiliare. Se questa è giustizia, signor Ministro, credo che abbiate capito poco. Per concludere, le dico che a questo punto dovete decidere se prorogare il termine o eliminare le sanzioni, decidere se volete penalizzare gli agricoltori a vantaggio degli evasori, decidere, in una parola, signor Ministro, se essere statisti o usurai (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per la transizione nel Corpo della polizia di Stato dei vincitori dei concorsi rientranti nelle cosiddette seconde aliquote, anche alla luce di possibili modifiche normative - n. 3-02626)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02626, concernente iniziative per la transizione nel Corpo della polizia di Stato dei vincitori dei concorsi rientranti nelle Pag. 60cosiddette seconde aliquote, anche alla luce di possibili modifiche normative (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, gentile Ministro, sono lieto di confrontarmi con lei sull'annosa questione dei giovani vincitori di concorso per la polizia di Stato, all'indomani anche dell'evoluzione normativa che abbiamo sostenuto in V Commissione (Bilancio) nell'ambito dell'esame del disegno di legge di stabilità. Come lei stessa, Ministro, ha evidenziato in un precedente confronto parlamentare, la revisione del blocco del turnover nel comparto difesa, sicurezza e vigili del fuoco, rappresenta una condizione necessaria per valutare l'immissione in servizio delle cosiddette secondo aliquote, una volta terminato il periodo di ferma. Sarebbe quindi indispensabile, a questo punto, ragionare su una razionalizzazione reale del comparto, magari valutando di attingere, dalle graduatorie già esistenti relative a concorsi già espletati, il personale già vincitore, evitando così dire avviare nuovi concorsi e quindi sprecare altre risorse.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevole deputati, sulla disciplina dell'assunzione di personale nel ruolo degli agenti e assistenti della Polizia di Stato, ho già riferito in quest'Aula rispondendo il 26 settembre scorso ad una precedente interrogazione dello stesso onorevole Di Biagio. Nel frattempo, come ha pure ricordato l'onorevole interrogante, sono intervenute significative indicazioni normative in sede di approvazione del disegno di legge di stabilità 2013. Al riguardo, voglio subito precisare che l'attenzione verso la funzionalità delle forze di polizia ha rappresentato per il Governo e per la mia azione di Ministro una costante bussola, che mi ha orientato a comportamenti di impegni, anche se le difficoltà di bilancio non hanno consentito di porre il comparto sicurezza del tutto al di fuori del processo di revisione della spesa pubblica, come del resto è accaduto per tutte le componenti dell'amministrazione dello Stato. È in questa logica di riforma che si iscrive la vicenda connessa al blocco del turnover. Devo dire che ho registrato con favore l'iniziativa parlamentare che ha portato, in occasione dell'esame alla Camera dei deputati della legge di stabilità, all'approvazione di un emendamento all'articolo 14 del decreto-legge n. 95 del 2012 sulla spending review, con la quale si incide significativamente sul blocco del turnover limitandone l'impatto. La modifica normativa, che mi auguro trovi la condivisione del Senato, metterà le amministrazioni interessate nella condizione di vedersi restituito un margine più agevole di manovra nelle facoltà assunzionali.
L'intervento è finanziato con risorse allocate in un apposito fondo, nonché attraverso la rimodulazione dei programmi di spesa delle singole amministrazioni interessate, chiamandole quindi ad un significativo sforzo di autolimitazione, che comporterà comunque dei sacrifici. Le assunzioni della Polizia di Stato potranno ricevere nuovo impulso dall'iniziativa legislativa che consente di mitigare gli effetti delle rigorose misure di spending review, in un comparto di delicatissima rilevanza per la sicurezza del Paese.
In questo contesto, viene ad ampliarsi, secondo l'auspicio dell'interrogante, anche la possibilità di attingere risorse da coloro i quali hanno terminato il servizio nelle Forze armate in qualità di volontari in ferma permanente quadriennale.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro, al quale voglio rinnovare ancora una volta il mio ringraziamento per l'attenzione che sta riservando alla questione in oggetto, di cui avrei il piacere di discutere in un tavolo tecnico presso il Ministero, così come le ho chiesto Pag. 61attraverso una nota ufficiale, al fine di poter ragionare su tutti gli aspetti della questione, ben oltre i limiti regolamentari di un question-time.
Mi rendo conto che la questione dei concorsi per la Polizia di Stato, così come ogni altro settore del comparto, rappresenta un tema complesso sotto il profilo della gestione amministrativa, ma ritengo che in questo momento bisognerebbe dare priorità alle scelte di buonsenso, e sono certo che lei condivida ciò con me. Ho avuto modo di apprendere che a breve verrà indetto un nuovo concorso per l'assunzione di addirittura 1600 nuovi operatori nei Corpi di polizia dello Stato e di questo ci compiacciamo.
Si tratta di un'indiscrezione, ma una conferma di questo dato potrebbe presentarsi come un paradosso rispetto a quanto finora auspicato. Il principio di economicità, efficacia ed efficienza della pubblica amministrazione dovrebbe essere una priorità e, in questo caso, equivarrebbe a procedere con la transizione nella polizia di giovani ancora stanziati nell'esercito e che comunque hanno finito la ferma di quattro anni prevista dalla legge.
Indire un altro megaconcorso equivale a un dispendio notevole per le casse dello Stato in questo momento complesso, quindi, da un lato, abbiamo il diritto violato di giovani cittadini vincitori di concorso che attendono di essere integrati, dall'altro, abbiamo un'amministrazione che ha giustamente bisogno di personale, ma che lo cerca in nuovi concorsi piuttosto che attingerlo da una categoria in esaurimento di 1700 persone.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALDO DI BIAGIO. Termino, signor Presidente. Esiste una soluzione, signor Ministro: quella di tagliare il dovuto e ottimizzare le risorse che si hanno. Non si può più pensare di tagliare le risorse strategiche e, nel contempo, spendere milioni di euro per i nuovi concorsi. Noi chiediamo solo buon senso amministrativo e istituzionale, di cui l'Italia sembra sempre avere più bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Iniziative per una corretta interpretazione della normativa in materia di iscrizioni anagrafiche, con riferimento ai requisiti di abitabilità delle dimore - n. 3-02627)

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallotto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02627, concernente iniziative per una corretta interpretazione della normativa in materia di iscrizioni anagrafiche, con riferimento ai requisiti di abitabilità delle dimore (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, signor Ministro, le iscrizioni delle richieste di variazione anagrafica possono dare luogo alla verifica da parte dei competenti uffici comunali delle condizioni igienico-sanitarie dell'immobile in cui il richiedente intende fissare la propria residenza, ai sensi delle vigenti norme sanitarie.
Si riscontra, da parte di alcune prefetture, un'erronea interpretazione della norma citata, nel senso di ritenere che le risultanze delle certificazioni di carattere tecnico attinenti all'abitabilità, non possono essere di ostacolo alla iscrizione anagrafica, in quanto la valutazione delle medesime esulerebbe dalla sfera delle competenze proprie dell'ufficio dell'anagrafe.
Una siffatta interpretazione produrrebbe l'effetto di vanificare qualsiasi controllo sull'abitabilità in occasione dell'esame delle richieste di iscrizione anagrafica. Vorrei sapere se il Ministro interrogato non ritenga opportuno indirizzare agli uffici anagrafici dei comuni una circolare al fine di chiarire la corretta interpretazione della norma in esame, in conformità all'intenzione del legislatore illustrata in premessa.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

Pag. 62

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Dozzo ed altri chiedono che il Governo emani precise direttive agli uffici anagrafici dei comuni per chiarire quale sia l'interpretazione da dare all'articolo 1, comma 18, della legge 15 luglio 2009 n. 94.
Con tale norma è stato previsto che, in sede di iscrizione anagrafica, gli uffici comunali possono verificare le condizioni igienico-sanitarie dell'immobile. Voglio subito precisare che la disposizione deve essere letta nel contesto della complessiva disciplina anagrafica, nonché della giurisprudenza consolidata che ha riconosciuto la natura di diritto soggettivo alla relativa iscrizione.
Il Ministero dell'interno, subito dopo l'approvazione della legge, ha fornito indicazioni sul contenuto della norma, chiarendo che il comune ha facoltà di esercitare le proprie competenze in materia sanitaria in occasione delle richieste di iscrizione e di variazione anagrafica. La disposizione, inoltre, non incide sull'obbligo di chiedere la medesima iscrizione o variazione. La formulazione della norma, infatti, esclude l'ipotesi di subordinare l'iscrizione anagrafica al possesso del requisito dell'idoneità dell'immobile.
Per dissipare, comunque, ogni incertezza interpretativa sull'argomento, il mio Dicastero ha recentemente acquisito il parere del Consiglio di Stato. L'Alto consesso ha ritenuto che la mancanza dei requisiti igienico-sanitari non precluda astrattamente la fissazione della residenza anagrafica in un luogo inidoneo. Tale parere è in via di diramazione ai prefetti per i seguiti.
L'articolo 2 della legge 24 dicembre 1954, n. 1228, stabilisce che, ai fini dell'assolvimento dell'obbligo di iscrizione anagrafica, le persone prive di un luogo di dimora abituale si considerano residenti nel comune dove hanno stabilito il domicilio. Da ciò consegue che un eventuale rifiuto dell'iscrizione anagrafica per motivi legati alla condizione degli immobili non esclude la registrazione in anagrafe dei richiedenti senza fissa dimora, con evidenti ricadute negative sotto il profilo della reperibilità degli stessi.
In ogni caso, deve essere sempre valutata con estrema prudenza l'ipotesi del rigetto delle domande di iscrizione anagrafica essendo produttive di danni risarcibili. D'altra parte, le amministrazioni locali dovranno adottare i necessari provvedimenti per il risanamento o l'eventuale sgombero degli immobili che dovessero risultare non conformi ai requisiti igienico-sanitari richiesti.

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallotto ha facoltà di replicare.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, signor Ministro, non siamo assolutamente d'accordo con quello che dice e non siamo soddisfatti della sua risposta. Glielo dico soprattutto rileggendo l'articolo 1 della Costituzione italiana: «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Su questo già eliminerei il problema, visti tutti i provvedimenti fatti dalla sua collega Fornero. Ma è il secondo comma di tale articolo che mi interessa di più e riguarda la sovranità la quale «appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
Proprio su questo vorrei soffermarmi, perché il 15 luglio 2009 è stata approvata una norma, contenuta nel decreto Maroni, formulata da un deputato democraticamente eletto, che dava la possibilità ai sindaci (anch'essi democraticamente eletti) di poter decidere se concedere la residenza a seconda dell'esistenza dei requisiti minimi igienico-sanitari. Con questo Governo, invece, durante proprio questo momento di mancanza di democrazia, commissariata, di fatto, con un Governo tecnico non eletto dal popolo, è stata approvata una norma, che si definisce «residenza in un giorno», per la quale, di fatto, si toglie la possibilità ai sindaci di concedere o meno la residenza a seconda appunto dei problemi legati alle condizioni igienico-sanitarie.
Di fatto, si annulla un'attribuzione di un organo elettivo quale è il sindaco. Pag. 63Allora è proprio questo il punto collegato all'articolo 1 della Costituzione: il paradosso è che un deputato eletto dal popolo, dai cittadini, fa una legge ma non può essere portata avanti dai sindaci - i sindaci stessi potevano fare quel tipo di soluzione - in quanto a questi si toglie il relativo potere di farlo.

PRESIDENTE. Onorevole Cavallotto, la prego di concludere.

DAVIDE CAVALLOTTO. Questa secondo me - concludo, Presidente - è una mancanza altissima di democrazia. Allora, io credo, signor Ministro, che sia venuto il momento che questo Governo si tolga immediatamente dall'occupare quelle poltrone che voi state occupando, perché bisogna ridare il più in fretta possibile la parola al popolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Problematiche riguardanti il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria - n. 3-02628)

PRESIDENTE. L'onorevole Santelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02628, concernente problematiche riguardanti il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, signor Ministro, lo scorso 9 ottobre il Consiglio dei ministri ha approvato, su sua proposta, lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria e, per sua stessa ammissione, signor Ministro, tale provvedimento è stata una decisione estremamente sofferta per due motivi: il primo perché l'amministrazione di Reggio Calabria era insediata da soli sei mesi quando si è insediata la commissione di accesso, cioè i cittadini avevano votato quell'amministrazione solo sei mesi prima e con una vasta maggioranza; il secondo motivo è perché ovviamente ella conosceva bene quali sarebbero state le inevitabili ripercussioni sull'immagine della città e dei cittadini.
Da un attento esame della relazione della commissione di accesso si evincono numerosi errori, inesattezze ed omissioni. Per esempio, ricordo che sono state segnalate come sospette imprese che lavoravano per il comune ma che, contemporaneamente, erano appaltatrici di lavoro per questura e prefettura, così come molti cittadini dipendenti o consiglieri comunali sono stati segnalati nella relazione esclusivamente magari per casi di omonimia, e così via.
Vorrei sapere se lei, signor Ministro, ha chiesto riscontro di questa relazione, e quali sono gli atti, nei riguardi soprattutto di questi cittadini che sono stati coinvolti, da parte del Viminale.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole Santelli ed altri chiedono che vengano effettuati riscontri sul contenuto della relazione della commissione di accesso che ha effettuato accertamenti presso il comune di Reggio Calabria, sostenendo che la stessa relazione sia affetta da asserite inesattezze tali da inficiare il successivo provvedimento di scioglimento del consiglio comunale.
Com'è noto, il 20 gennaio scorso il prefetto di Reggio Calabria, esercitando i poteri di delega conferitigli dal Ministro dell'interno, ha disposto l'accesso presso l'amministrazione comunale del capoluogo. Il procedimento di accesso ha seguito l'iter procedurale di cui all'articolo 143 del testo unico sugli enti locali. La commissione, esauriti nel termine prescritto i suoi lavori, ha consegnato gli atti al prefetto. Sulla questione è stato sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica, che si è pronunciato all'unanimità. Mi è stata, quindi, inviata la prescritta Pag. 64relazione prefettizia, predisposta oltre che sulla documentazione fornita dalla commissione di accesso anche su ulteriori elementi di valutazione.
L'ampio materiale relativo all'attività di indagine pertanto è stato oggetto di attento e approfondito esame da parte degli organi dell'amministrazione periferica e centrale. Il provvedimento di scioglimento si è basato su una serie di circostanze significative e rilevanti, valutate singolarmente nel loro complesso secondo canoni giurisprudenziali, diverse peraltro da quelle indicate nell'interrogazione.
Voglio anche aggiungere che, in relazione al predetto atto istruttorio del provvedimento di scioglimento, che trova la sua motivazione nella relazione del Ministro, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, è dunque il complesso delle situazioni rappresentate dalla relazione ministeriale e non il singolo elemento - peraltro riconducibile alla fase istruttoria - a costituire il quadro valutativo del condizionamento della criminalità organizzata nell'attività dell'ente, ed è a questo criterio che ci si è attenuti nel procedimento di scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria.

PRESIDENTE. L'onorevole Santelli ha facoltà di replicare.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, signor Ministro, non ho dubbi che lei ha preso il provvedimento sulla base della relazione che le è stata inviata, un provvedimento che ovviamente di per sé, come la legge dice, è discrezionale. Quello che le sto dicendo è che nella relazione stessa una serie di fatti, che a lei sono stati dati per scontati, si sono rivelati di fatto sbagliati.
Ci sono cittadini, dipendenti del comune, che sono stati considerati nella relazione come pericolosi boss della 'ndrangheta solo per casi di omonimia. Di questi, signor Ministro, ce ne sono a valanghe. Signor Ministro, i cittadini di Reggio Calabria oggi leggono di una dipendente del comune, che è stata pluricitata in quella relazione nel settore appalti, e che è stata anche causa di una delle sue decisioni soltanto per il fatto di essere sposata con una persona che aveva delle parentele con un boss della criminalità. Oggi, proprio il marito di quella signora, con provvedimento di questo Governo, è stato nominato commissario straordinario. Signor Ministro, cosa dobbiamo capire da ciò? Io le sto dicendo esclusivamente di controllare bene quello che a lei è stato mandato, perché quello che a lei è stato mandato forse - come avrà visto da varie denunce che le sono prevenute - in gran parte, non corrisponde a verità.
Soprattutto, le chiedo - perché questo sì che ci ha inquietato moltissimo - come mai siano stati segnalati centinaia di cittadini, dipendenti e consiglieri comunali, mentre, stranamente, non vengano segnalati i due massimi esponenti del Partito Democratico reggino che ben altri motivi avevano per essere segnalati in questa relazione.
Signor Ministro, noi ci crediamo, noi lo sappiamo che c'è la 'ndrangheta in Calabria, i calabresi sono vittime di questa, ma, signor Ministro, noi abbiamo diritto di credere nelle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Boniver, Borghesi, Brugger, Cicchitto, Cirielli, Gianfranco Conte, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, La Loggia, Lucà, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Nucara, Pescante, Pisacane, Pisicchio e Paolo Russo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. Pag. 65
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,06).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei mi perdonerà se mi permetto di rappresentare, a lei e all'Aula, quello che sta succedendo in Ungheria dove nei giorni scorsi il partito neonazista ungherese, che fiancheggia Orbán, il leader di quel Paese, ha chiesto ufficialmente il censimento degli ebrei ungheresi.
Per me questo rappresenta l'anticamera di una nuova pulizia etnica nel cuore dell'Europa, che si vuole civile e democratica. Prendo la parola per ricordare anche che su questi temi e su queste preoccupazioni nel corso degli ultimi due anni ho presentato ben quattro interrogazioni sulla situazione dell'Ungheria, in cui vi è il totalitarismo di Viktor Orbán, che pare piacere anche a tanti giovani del centrodestra che sono andati a rendergli visita la scorsa estate; dico anche che a tali interrogazioni non sono mai arrivate risposte, se non una per la penna dell'ex sottosegretario Mantica, che ha risposto in maniera assolutamente risibile.
Leggo oggi che finalmente anche la collega Nirenstein si è accorta di quello che sta succedendo e si scandalizza. Benvenuta, collega Nirenstein! Forse, però, valeva la pena di dire qualcosa quando al Governo vi erano i suoi colleghi di partito e quando i giovani del suo stesso partito, il PdL, andavano a rendere omaggio al dittatore Orbán (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e della deputata Sbai).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, ho apprezzato le considerazioni che ha fatto il collega che ha parlato prima, l'onorevole Evangelisti. Però, voglio ricordare al collega in questione che non dobbiamo scappare in Ungheria per vedere fatti contro gli ebrei. Ricordo che la settimana scorsa o nelle settimane scorse, nelle manifestazioni che si svolte in Italia, vi sono stati slogan contro gli ebrei e contro Israele e anche oltraggi alla sinagoga di Roma.
Quindi, facciamo bene a guardare a quello che sta nascendo nel cuore d'Europa, ma dovremmo guardare anche a quello che succede in casa nostra.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, prima che si entri in medias res con la questione che riguarda l'insindacabilità dell'onorevole Barani, invito la Presidenza, nel frattempo, a verificare che tutte le Commissioni abbiano effettivamente terminato i propri lavori, giacché ci giunge notizia che alcune Commissioni sono o sarebbero ancora riunite.

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato subito, al volo, la parola, che prendo volentieri, dicendo che già ieri ho fatto un lungo comunicato nel quale denunciavo, come uno dei fatti più gravi avvenuto in Europa negli ultimi anni, la richiesta da parte del partito neofascista e anche neonazista, Jobbik, di ricevere la lista di tutti gli ebrei residenti in Ungheria.
Si sa che gli ebrei che furono deportati, in Ungheria, furono più di mezzo milione, durante il nazismo. Vi assicuro che le ragioni con le quali vennero «rastrellati» Pag. 66erano molto simili a quelle che sono state portate oggi dal partito Jobbik nel richiedere la lista, ovvero il sospetto che possano turbare l'ordine pubblico.
Qui, appunto, vi è uno dei soliti blood libel, delle solite teorie del sangue e della cospirazione che coprono gli ebrei in ogni parte d'Europa di nuovo, come allora, e rispetto alle quali la guardia va alzata moltissimo.
Bisogna quindi sapere che sia Europa sia l'Italia, per la sua parte, sia il Governo ungherese stesso devono essere richiesti di sanzionare questa mosse in maniera inequivoca e definitiva. C'è un'altra cosa importante che intendo dire, ossia che la novità di questo tipo di azioni è sempre collegata a Israele, perché la richiesta da parte del Jobbik di ricevere le liste di tutti gli ebrei residenti in Ungheria deriva dal fatto che gli ebrei comportano un pericolo pubblico per l'Ungheria in quanto collegati con Israele. Non so se mi spiego. A quelli che dicono che la libera critica allo Stato di Israele è un fatto politico a sé stante, io dico e ripeto - l'ho detto già molte volte - che è collegata a puri fenomeni di antisemitismo.

ANDREA RONCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, anche io mi associo a quanto detto poc'anzi dai colleghi su questo doloroso e assurdo argomento e tema. Ciclicamente si pone il problema di un antisemitismo strisciante, che prima di essere politico è un fenomeno orribile da un punto di vista culturale. Purtroppo, in un momento di decadenza e di un crescente relativismo, ma soprattutto per una mancanza di tenuta europea a livello di valori, sta un'altra volta riemergendo in fenomeni non soltanto in Ungheria, ma via via nei vari Paesi europei.
Affinché questo non sia l'ennesimo, sterile ed inutile dibattito, chiedo formalmente, signor Presidente, che ci sia da parte del Governo e del Ministro per gli affari europei Moavero Milanesi, che è sensibile su questi argomenti, una presa di posizione dura, che richiami anche una politica europea troppo spesso colpevolmente assente. Mi domando dove sia lady Ashton e su quale argomento desideri esprimere una ferma posizione della politica europea. Chiedo che il Ministro Moavero Milanesi venga in Parlamento e si faccia portatore, visto che questo Parlamento sarà ancora una volta all'unanimità su questi temi, di un'iniziativa forte, perché l'Europa su questi temi, su un tema così importante come il valore della libertà, della democrazia e della lotta all'antisemitismo e all'intolleranza, possa esprimere una parola netta, chiara di condanna.

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, non possiamo andare avanti in maniera schizofrenica. Deve chiederlo prima. Comunque, ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, io ho fatto il segnale ben prima, forse sono troppo piccolo e nessuno mi vede, non lo so.
Sarò molto breve. Voglio dire una cosa importante: gli ebrei fino agli anni Cinquanta nei territori arabi contavano circa un milione di esseri umani. Adesso sono ridotti a meno di 50 mila e laddove non ci sono più gli ebrei in questi Paesi si attaccano e si colpiscono i cristiani. C'è la notizia di oggi di sei condanne a morte in Egitto a carico di cristiani copti (Applausi dell'onorevole Sbai) che per fortuna vivono all'estero. Voglio dire che, siccome l'unico Paese in Medio Oriente dove i cristiani trovano rifugio e crescono - pensate che i cristiani a Betlemme erano l'80 per cento e adesso sono ridotti al 20 per cento, perché molti di loro si sono trasferiti in Israele - è Israele. Quindi, voglio dire che difendere Israele significa difendere anche i cristiani di quell'area geografica.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei chiarire due punti, associandomi naturalmente a ciò che i colleghi hanno detto finora. Il primo è l'appello di quest'Aula a lei, affinché lo rappresenti al Presidente e perché il Presidente si faccia nostra voce presso il Governo, affinché il Ministro degli affari esteri, oltre che il Ministro per gli affari europei, si facciano portavoce e rappresentanti di questo allarme, di questo segnale inaccettabile che avviene nel cuore dell'Europa fra la disattenzione più grande e più straordinaria.
Il secondo punto, signor Presidente, è di ricordare a tutti noi che manifestazioni di intollerabile e inaccettabile antisemitismo continuano ad avvenire negli stadi, dove i giocatori continuano la partita, dove gli arbitri non sospendono la partita, dove le forze di polizia non intervengono. Questo accade nelle nostre domeniche e nei giorni in cui vi sono le partite, accade in questa Italia.
Noi sappiamo, dalla letteratura del prenazismo e del prefascismo, che anche piccole cose, che appaiono soltanto stupide e volgari, possono annunciare una tragedia. È bene stare molto attenti, e quindi il messaggio, se la Presidenza di questa Camera lo vorrà, e dovrebbe, va fatto pervenire al Ministro degli affari esteri per quanto sta avvenendo in modo incredibile in Europa, vergognoso, inaccettabile, umiliante per noi come cittadini europei, e va fatto pervenire al Ministro dell'interno per quanto sta avvenendo e continua ad avvenire negli stadi e nelle manifestazioni sportive italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la Presidenza farà la sua parte. Peraltro, è presente il Governo; spero che abbia preso buona nota degli appelli che sono stati fatti in quest'Aula.

Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Barani (Doc. IV-quater, n. 23) (ore 16,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Lucio Barani (tribunale di Prato, atto di citazione del SIOR, della USL n. 1-Massa Carrara, della USL n. 2-Lucca, della USL n. 3-Pistoia, della USL n. 4-Prato - Doc. IV-quater, n. 23).

(Esame - Doc. IV-quater, n. 23)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione della relazione.
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Lucio Barani nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Cassinelli.

ROBERTO CASSINELLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Giunta riferisce su una domanda di deliberazione d'insindacabilità avanzata da Lucio Barani in ragione di un'azione civile intentata per 300 mila euro da quattro direttori generali di 4 ASL della Toscana, associatesi in un cosiddetto Sistema integrato degli ospedali regionali.
Il processo civile pende innanzi al tribunale di Prato. Il SIOR, che è la sigla di questa associazione, conviene il deputato Barani innanzi al tribunale e gli chiede i danni perché, in ipotesi, questi avrebbe offeso le varie ASL e i relativi dirigenti con una nutrita serie di dichiarazioni alla stampa, risalenti alla primavera del 2011. In tali dichiarazioni, raggruppate dall'atto di citazione in tre serie distinte, Lucio Pag. 68Barani accuserebbe i dirigenti sanitari di aver fatto un uso spropositato della tecnica del project financing sia per aggirare le regole dei pubblici incanti nell'affidamento dei lavori di costruzione di vari ospedali sia per consentire le infiltrazioni mafiose. Secondo Barani, in sostanza, le ASL afferenti al SIOR sarebbero incorse in una mala gestio che non solo avrebbe causato un pesante deficit nell'ASL 1 di Massa, ma avrebbe anche favorito le infiltrazioni criminali. Le precise frasi per cui il deputato Barani è chiamato a rispondere nell'atto di citazione notificatogli si intendono qui riportate per intero.
Alla Giunta per le autorizzazioni è stata resa disponibile un'ampia documentazione. Essa ha esaminato il caso in due sedute, nella prima anche ascoltando il deputato Barani e nella seconda pervenendo alla deliberazione, come risulta dagli allegati ai resoconti.
In ordine alla possibile riconduzione delle frasi per cui è processo all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, si osserva che la giurisprudenza della Corte costituzionale è nel senso che, per riconoscere l'insindacabilità parlamentare, occorre che le dichiarazioni extra moenia contestate in giudizio abbiano una corrispondenza sostanziale con pregresse affermazioni o atti parlamentari resi intra moenia. Questo requisito è sostanzialmente soddisfatto in questa fattispecie. Deve, infatti, essere sottolineato che il collega Barani è membro della Commissione monocamerale d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.
Il 17 novembre 2009, la Commissione d'inchiesta ha ascoltato il dottor Enrico Rossi in qualità sia di assessore della regione Toscana sia di coordinatore degli assessori regionali alla sanità. In quella sede, se dapprima il dibattito è stato improntato alla correttezza e alla reciproca intesa, successivamente, invece, sono emerse delle marcate diversità di vedute, tanto che, addirittura, il collega Barani ha sostenuto di essere stato oggetto di un avvertimento mafioso.
Si riferiva probabilmente a un passaggio del dottor Rossi in cui questi gli contestava di approfittare dello scudo dell'immunità parlamentare.
La situazione della ASL di Massa e Carrara n. 1 è stata oggetto di una specifica relazione, approvata da ultimo il 15 febbraio 2012. In quella sede il deputato Barani ha svolto una dichiarazione di voto, depositata in atti e allegata al resoconto stenografico della citata seduta.
In precedenza, il 13 ottobre 2010, il deputato Barani aveva presentato un'interrogazione a risposta scritta nella quale sollevava il problema del deficit della ASL di Massa e Carrara, che a suo avviso si aggirava tra i 40 e 60 milioni euro, cifra considerevole per una provincia di dimensioni medio-piccole.
Ma, in chiave decisiva, occorre riferire che il 12 aprile 2011, il deputato Barani depositava presso varie procure della Repubblica della Toscana e poi anche presso la predetta Commissione d'inchiesta un esposto - acquisito agli atti dell'inchiesta parlamentare medesima - in cui denunziava quelle che sono, a suo avviso, le criticità e le opacità della gestione del SIOR e - soprattutto, nelle pagine dell'esposto - ipotizzava la possibilità di infiltrazioni mafiose.
Pur non essendo un atto parlamentare tipico, l'atto depositato presso gli uffici della Commissione d'inchiesta, per sottoporlo all'attenzione del suo presidente e della Commissione nel suo insieme, è certamente un atto parlamentare cosiddetto atipico, idoneo ad offrire la copertura dell'insindacabilità parlamentare. In tal senso la giurisprudenza costituzionale è assai chiara, a partire dalla sentenza n. 219 del 2003 e poi con le sentenze 298 del 2004 e 223 del 2005.
In conclusione, la Giunta, a maggioranza, ha deliberato per l'insindacabilità, non solo per la comunanza d'argomento tra le dichiarazioni rese alla stampa e contestate al deputato Barani e le discussioni alla Camera, ma anche per l'identità di contenuto tra le dichiarazioni contestate in giudizio e l'atto parlamentare cui Pag. 69si è fatto riferimento. Pertanto, in tal senso, sottopone la propria proposta alla deliberazione dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
Constato l'assenza dell'onorevole Monai, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Si intende che vi abbia rinunziato.
Assiste ai nostri lavori dalla tribuna una delegazione della Commissione esteri del Sabor, il Parlamento della Repubblica di Croazia, che è in visita a Roma. Saluto, a nome di tutti i colleghi, i componenti della delegazione croata, ricordando che il 1o luglio 2013 la Croazia entrerà ufficialmente a far parte dell'Unione europea (Applausi).
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarò assai sintetico, perché le dichiarazioni del relatore sono del tutto esaustive e il gruppo di Futuro e Libertà concluderà in questo senso per l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Lucio Barani. È un caso di scuola di applicabilità dell'articolo 68 della nostra Carta costituzionale. Ecco il motivo per cui noi voteremo, con la stragrande maggioranza dell'Aula, per la insindacabilità (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, intervengo solo per motivare il voto di astensione del Partito Democratico.
In effetti l'onorevole Barani non ha depositato un atto tipico. Si tratta di un atto atipico, una relazione che è stata depositata presso la Commissione di inchiesta per gli errori sanitari. In effetti questo atto contiene dichiarazioni corrispondenti a quelle per cui l'onorevole Barani è stato citato in giudizio. Ecco perché il Partito Democratico si asterrà.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 23)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Documento IV-quater, n. 23, concernono opinioni espresse dal deputato Lucio Barani nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, la inviterei, magari nel frattempo che entrano i colleghi, a precisare il significato della votazione, poiché si vota non sull'onorevole Barani, ma sulla relazione della Giunta per le autorizzazioni, quindi se lei potesse spendere due parole di spiegazione questo permetterebbe una votazione chiara e consapevole.

PRESIDENTE. La Giunta per le autorizzazioni ha deciso che le espressioni dell'onorevole Barani sono insindacabili, per cui se si vuole ritenere che le espressioni dell'onorevole Barani siano da non sindacare, va espresso voto favorevole sulla relazione della Giunta, che io vi sottopongo. Aggiungo anche che le Commissioni sono state sconvocate tutte e la sua richiesta è stata esaudita.
Onorevole Abrignani cosa fa? Raggiunge la sua postazione?
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Realacci, onorevole Pierdomenico Martino, onorevole Stradella, onorevole Pionati... l'onorevole Ferranti non riesce a votare... ancora l'onorevole Realacci... onorevole Cimadoro, onorevole Formisano Aniello, onorevole Traversa, onorevole Pizzolante, l'onorevole Stradella Pag. 70non riesce a votare... ancora gli onorevoli Formisano Aniello e l'onorevole Ferranti... onorevole Girlanda, ancora l'onorevole Ferranti e l'onorevole Realacci... onorevole Samperi... un attimo di pazienza, per cortesia, colleghi.... l'onorevole Aniello Formisano ancora non riesce a votare, onorevole Samperi, onorevole De Girolamo, onorevole Aniello Formisano, onorevole Mosella, onorevole Pili... colleghi onorevole Delfino... è il primo voto del pomeriggio scusate colleghi... onorevole Bressa... l'onorevole Aniello Formisano ha votato? Onorevole Menia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 426
Votanti 253
Astenuti 173
Maggioranza 127
Hanno votato
240
Hanno votato
no 13).

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 5019-bis-A (ore 16,30).

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 5019-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardini 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Quanto tempo ho, Presidente?

PRESIDENTE. Parla a nome del gruppo o a titolo personale?

RITA BERNARDINI. Spero di parlare a nome del gruppo.

PRESIDENTE. Lo deve dire il suo capogruppo, comunque se parla a nome del gruppo ha cinque minuti.

RITA BERNARDINI. Altrimenti?

PRESIDENTE. Altrimenti uno. Sono cinque, vada avanti, ho avuto l'assenso...

RITA BERNARDINI. Con questo emendamento ci proponiamo di introdurre un istituto, un nuovo istituto nel nostro ordinamento, affinché il giudice possa astenersi dall'infliggere la pena allorché il reo abbia già subito una cosiddetta «pena naturale» tale da rendere ingiustificata la sanzione sia in rapporto alla colpevolezza che in rapporto alla esigenze di prevenzione speciale. Ciò dovrebbe valere innanzitutto per i reati colposi. Siccome in Commissione quando è stato bocciato questo emendamento qualcuno ha ironizzato, voglio ricordare che di astensione dalla pena (perché è questo l'istituto che intendiamo introdurre con questo emendamento, e intanto è nell'ordinamento tedesco, questo istituto) hanno già parlato qualche anno fa i professori giuristi cattedratici del diritto che facevano parte della Commissione Grosso, quella per la riforma del codice penale. Oggi abbiamo avuto il professor Grosso in audizione proprio sulla parte del disegno di legge Severino che riguarda le depenalizzazioni, quindi non stiamo parlando di qualcosa di assurdo, stiamo parlando di qualcosa di concreto che potrebbe ridurre in modo sensibile il contenzioso ed evitare la galera quando non è necessaria. Tra l'altro voglio ricordare che questa mattina si è parlato molto di scippi delle pensioni alle vecchiette, di furti in appartamento che con questo primo articolo verrebbero praticamente non sanzionati con il carcere ma con la carcerazione domiciliare. Ecco, chi ha detto queste cose o è in malafede (sembrava che stavamo discutendo stamattina il provvedimento di amnistia) o non sa che il furto semplice (perché di questo si parla quando parliamo di una pena edittale nel massimo di quattro anni) nella realtà dei fatti non esiste, perché nello scippo c'è sempre la violenza, se è fatto con destrezza c'è sempre un'aggravante, e per andare a rubare negli appartamenti sappiamo che bisogna scassinare le porte o le finestre. Pag. 71
Quindi si sono dette questa mattina un sacco di balle alle quali però nessuno ha ritenuto di dovere replicare, e questa cosa mi dispiace anche perché passa che stiamo discutendo di qualcosa di efficace (non dico adesso ma nemmeno nel futuro) per poter avere delle carceri non sovraffollate mentre stiamo parlando di un provvedimento che questo scopo non raggiunge minimamente e continua a tenere in condizioni completamente illegali, di trattamenti disumani e degradanti, i nostri detenuti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Carfagna, onorevole Osvaldo Napoli, onorevole Rossomando, onorevole Verducci, onorevole Mondello, onorevole Pedoto, onorevole Scalera, onorevole Biancofiore, onorevole Zamparutti, onorevole Pizzolante, onorevole Bernardo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 434
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato
12
Hanno votato
no 422).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Laura Molteni, Ciccanti, De Angelis, Razzi, Veltroni, Capodicasa, Santelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 438
Votanti 433
Astenuti 5
Maggioranza 217
Hanno votato
11
Hanno votato
no 422).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Molgora 1.70.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, stiamo iniziando ad esaminare degli emendamenti della Lega Nord Padania che sono numerosi e che vanno in un senso ben chiaro, che non è quello che ci dicono gli amici radicali, in quanto vorrei semplicemente ricordare a tutti che la Dichiarazione dei diritti dell'uomo, approvata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, all'articolo 3, quindi dopo le premesse e le norme generali, dice che ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona. Questi emendamenti vanno nel senso della sicurezza della persona e, quindi, vi chiedo di approvarli, perché andrebbero a migliorare un testo che è assolutamente negativo e che va contro la Dichiarazione dei diritti dell'uomo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ribadire l'importanza e la centralità di questo emendamento con riferimento all'articolo 1 della legge delega relativa alle pene detentive alternative al carcere. Questo ha, unitamente all'emendamento iniziale che abbiamo votato, una centralità fondamentale, proprio perché prevede la possibilità di poter sopprimere il cuore sostanziale di questo provvedimento. È un provvedimento sbagliato, è un provvedimento ingiusto, è un provvedimento inutile, è un provvedimento che ha, ovviamente, una natura indultiva grave tale per cui noi Pag. 72riteniamo che, votando questo emendamento, si riesca a poter salvare la bontà di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti dell'istituto tecnico-commerciale «Leonardo Da Vinci» di Acerenza (Potenza), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, stamattina, purtroppo, abbiamo assistito ad una maggioranza PD, PdL e UdC che ha dato il suo assenso a questo provvedimento, e adesso noi speriamo, con questo emendamento, in un ravvedimento tardivo dei colleghi perché, in effetti, quello che stiamo andando ad approvare è quello che noi abbiamo definito un autentico «liberi tutti». D'ora in poi la misura del carcere non verrà di fatto più applicata per chi commette reati per i quali è prevista una pena fino a quattro anni.
Quindi, onorevole Bernardini, se lei probabilmente ritiene il furto, punito con quattro anni, una pena di poco conto, si assume la responsabilità delle parole che in questo momento ha pronunciato. Secondo noi il carcere deve rimanere come deterrente per reati come furto, prostituzione minorile, utilizzo di materiale pedopornografico, stalking, che hanno una forte offensività sociale, offensività sociale percepita dai cittadini al di fuori dell'Aula, ma ancora una volta non ascoltati. Ecco perché ci chiamano la casta: perché non sappiamo interpretare il comune sentire dei cittadini onesti, che sono stufi dei «salvadelinquenti».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ovviamente come gruppo abbiamo preso atto che qualsiasi posizione espressa in passato da diversi rappresentanti seduti in quest'Aula oggi viene totalmente sconfessata per un appoggio incondizionato ad un Governo. Vi sono esponenti della maggioranza le cui parole sono molto critiche, ma nella sostanza vengono qua e votano sempre favorevolmente.
Voglio ricordare all'onorevole Angela Napoli, che prima è intervenuta in modo molto veemente per difendere le ragioni di questo disegno di legge, che stiamo parlando di reati quali prostituzione minorile, pornografia minorile, impiego di minori nell'accattonaggio, violenza privata, attentato ad impianti di pubblica utilità, commercio di prodotti falsi, truffa, omissione di soccorso stradale, traffico di influenze illecite. Stiamo votando questo. Questa è la legalità che oggi sta votando questo Parlamento: salvare i delinquenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, volevo dire che mi ha colpito molto la dichiarazione dell'onorevole Lussana, perché essendo avvocato credo sappia che nella realtà dei fatti il furto semplice, che è quello che è punito con la pena edittale massima di quattro anni, non esiste, perché c'è sempre lo scasso. Così come quando avete parlato dello scippo delle vecchiette c'è sempre violenza e quando il furto è fatto con destrezza ci sono le aggravanti. Lo sapete benissimo, però vi serve fare questa sceneggiata elettorale per un provvedimento che purtroppo non servirà a niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, prendo la parola per la prima volta in occasione di questo emendamento per riassumere all'Aula il confronto che vi è stato in Commissione giustizia su questo provvedimento. Il testo che oggi è all'esame dell'Assemblea e in particolare l'articolo 1 Pag. 73è un testo su cui, in sede di Commissione, vennero presentati tre emendamenti soppressivi: uno era della Lega Nord, uno era di Angela Napoli, l'altro era del Popolo della Libertà. Presentammo questo emendamento soppressivo perché non condividevamo e non condividiamo il testo che è uscito dalla Commissione. Chiedemmo cioè al Governo di cambiare orientamento rispetto a quel testo, che prevedeva che la sanzione principale sotto il profilo penale per i cosiddetti reati minori, cioè quelli puniti con la reclusione fino a quattro anni, fosse appunto quella degli arresti domiciliari. Aggiungemmo che saremmo stati disponibili ad accogliere una modifica normativa che ristabilisse due principi. Il primo, riguardante la pena alternativa, doveva mettere sullo stesso piano reclusione e arresti domiciliari. Il secondo chiedeva che la responsabilità di ordinare una piuttosto che l'altra sanzione fosse affidata al magistrato giudicante, sulla base dei parametri dell'articolo 133 e degli altri, che chi è interessato può leggere a pagina 11 del fascicolo degli emendamenti, che tutelano tra l'altro anche la persona offesa. Abbiamo aggiunto che saremmo stati disponibili al dialogo, allorché il Ministro si fosse impegnato al trasferimento ed alla postazione in bilancio, per quello del 2013, delle risorse relative all'esecuzione dei quattro nuovi istituti carcerari previsti nel Piano straordinario di edilizia penitenziaria voluto dal Governo di centrodestra.
Ebbene, signor Presidente, le posso tranquillamente dire, anche a garanzia di molti colleghi che hanno espresso dubbi questa mattina, che, anche con il consenso del relatore del Partito Democratico, abbiamo ottenuto ciò che abbiamo chiesto: sarà la responsabilità del magistrato a decidere quando e, quindi, senza automatismi, potrà ricorrere agli arresti domiciliari per i reati, altrimenti la sanzione sarà quella della reclusione. Abbiamo, quindi, rovesciato quel concetto, abbiamo ottenuto l'appostazione delle risorse nel 2013 di oltre 77 milioni di euro per proseguire nel programma di edilizia penitenziaria e abbiamo inserito - ma su questo tornerò - altre condizioni per quanto riguarda questo aspetto.
Noi crediamo, signor Presidente, che non sia più il tempo del giustizialismo, ma della giustizia, e riteniamo che la polemica non vada più scatenata nei confronti del Parlamento ma, semmai, quando sbaglia, nei confronti del magistrato. Assistiamo da troppo tempo, signor Presidente, a provvedimenti - e l'Aula questa mattina ne ha affrontata un'altra di questione, quella dell'Ilva di Taranto - in cui nessuno risponde nonostante le conseguenze di questi atteggiamenti.
E, allora, domani, con questo testo, su cui tornerò, si rivolgeranno al magistrato se ha adottato dei provvedimenti contro il sentire non tanto, ovviamente, dell'opinione pubblica, quanto del senso della giustizia a cui guardiamo tutti, e per il quale abbiamo istituito i tribunali e delegato queste responsabilità alla magistratura giudicante (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, certe volte, davvero, qui mi sembra di essere sul pianeta Marte, perché parlano persone che, evidentemente, non vivono la società e non parlano con la gente: probabilmente, o sono in giro o vivono nei palazzi, pensando ad altro. Infatti, uno che vive normalmente e vede quelle che sono le decisioni proposte dal Governo e che vengono votate da tutta questa Camera, cioè, da PdL, UdC, PD, FLI... Non si rendono conto che la gente vuole giustizia e non vuole baldrascani in giro. Infatti, se qualcuno che è qui dentro subisse un furto in casa, avesse qualcuno che fa stalking, oppure avesse anche la prostituzione minorile, e così via, e, poi, si ritrovasse colui che compie il reato dentro casa tranquillo e beato, con le forze dell'ordine che, in più, vengono anche prese in giro, perché oltre a rischiare la vita si ritrovano, poi, i delinquenti o fuori il mattino dopo o, Pag. 74addirittura, in casa tranquilli e beati, ebbene, io mi chiederei: è, forse, meglio mettere il direttore de Il Giornale agli arresti domiciliari o sono i delinquenti che devono stare in galera?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, veramente non riteniamo corretta questa impostazione: per liberare e fare un po' di spazio nelle carceri, lasciamo liberi tutti, diamo modo che, automaticamente, per alcuni reati, per i quali è prevista una pena inferiore ai quattro anni, si attui la pena detentiva. Vorrei ricordare, invece, cosa succede negli altri Paesi, negli altri Stati, negli Stati occidentali, dove c'è un diritto, come ad esempio negli Stati Uniti. Ho ricordato già un'altra volta, in Aula, lo sceriffo di Phoenix: quando ha visto che le carceri erano piene, cosa ha fatto? Semplicemente, ha fatto una bella tendopoli in mezzo al deserto, ha messo tutti i delinquenti lì e, ogni giorno, gli ricordava che se stavano male, quando sarebbero tornati nella vita civile dopo aver scontato la giusta pena, dovevano fare in modo di non delinquere più.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MATTEO BRAGANTINI. Questo è quello che bisogna fare: la certezza della pena, e non dire ad uno, dandogli un buffetto, di non farlo più e ricorrere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bragantini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, con riferimento all'intervento del collega Contento, che è corretto, vorrei dire, però, che noi stiamo parlando dell'emendamento Molgora 1.70, se non ho capito male. Quindi, è vero che nell'emendamento 1.200 della Commissione vi sarà ciò che egli dice, ma ancora non c'è: quindi, questo emendamento va comunque accolto, nel senso che sarebbe opportuno che l'Aula votasse a favore dell'emendamento Molgora, con cui si chiede la soppressione della lettera a) del comma 1 dell'articolo 1, salvo poi, nel prosieguo dell'esame del provvedimento, approvare qualcosa di migliorativo.
Certo è che il principio fondamentale che noi vogliamo combattere è che viene meno qualsiasi efficacia general preventiva della pena. Questo è il punto. Nel momento in cui uno sa che, male che gli vada, finisce a casa sua, è chiaramente più incentivato a commettere reati. Parliamo di personaggi che non hanno nulla da perdere, di solito.
Quindi, accogliamo questo emendamento, che è assolutamente necessario ed utile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Vizia. Ne ha facoltà.

GIAN CARLO DI VIZIA. Signor Presidente, dobbiamo dire «poveri noi», perché meglio di così non può andare. Questo Governo, oltre regalarci miseria, ci vuole dare anche un po' di insicurezza. L'inclusione sociale, signor Presidente, non è possibile quando mancano le giuste risorse: l'unica strada è la certezza della pena. Allora, noi vogliamo coniugare, con questo Governo, la crisi economica con l'insicurezza sociale. Abbiamo un'economia - ormai lo dicono tutti i giornali - che è pari a quella dell'immediato dopoguerra. I dati di oggi dicono che una famiglia su tre è schiacciata dai debiti, i redditi sono a picco, gli acquisti sono ai minimi, per 900 mila famiglie il debito supera il 30 per cento del bilancio, e noi vogliamo risparmiare anche sulle spese di polizia. Vogliamo introdurre gli arresti domiciliari: chi paga le spese? Abbiamo le risorse sufficienti? È una follia!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Pag. 75l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, questo provvedimento, che prevede la reclusione e l'arresto a domicilio è, da un lato un indulto mascherato, una nuova immunità, ma dall'altro lato è un vero e proprio patentino con licenza di delinquere per i delinquenti, la cui tassa è pagata dai cittadini in termini di sicurezza. L'emendamento di cui parla l'onorevole Contento deve ancora venire, nel frattempo c'è l'emendamento Molgora 1.70, sul quale è opportuno riflettere attentamente, perché questo emendamento va a modificare il provvedimento, che va in una direzione che non è condivisibile, non solo da noi come parlamentari, ma dai cittadini tutti, che devono essere rispettati nel loro diritto alla sicurezza, nel sentirsi sicuri in un Paese che va verso derive sempre più legate ai temi della giustizia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cavallotto. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, a me sembra veramente di sognare, abbia pazienza. Io qui leggo «violenza privata» e mi metto nei panni di una donna che è rimasta contenta che il Parlamento abbia approvato il provvedimento sul reato di stalking. Allora, mi immagino una donna che magari viene «stalkerizzata» dal suo vicino di casa, che finalmente trova il coraggio e la volontà di andare dalle forze dell'ordine per denunciare il suo aguzzino e, cosa succede? Succede che, invece di rinchiudere in carcere una persona di questo tipo, questa magari viene messa agli arresti domiciliari. Questa persona potrebbe essere il dirimpettaio o il vicino di casa e questa ragazza, che subisce continuamente la «stalkerizzazione» da parte di questo individuo, si ritroverà, proprio di fronte al pianerottolo, tranquillo a casa sua questo personaggio, che continuerà a fare quello che faceva prima. Ma allora mi domando: le donne che hanno giustamente voluto le norme su quel tipo di reato, perché adesso, in questo Parlamento, non si arrabbiano e non vanno contro questo tipo di...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cavallotto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, l'emendamento che ho presentato riguarda una questione fondamentale, cioè quella delle pene detentive fino a quattro anni. Invito i colleghi a verificare qual è la tipologia dei crimini che vengono ricompresi in questo ambito. Il fatto di stabilire d'ufficio arresti domiciliari per alcuni reati che sono particolarmente pesanti, mi pare una questione contraddittoria. Si parla sempre di sicurezza, si parla di tutela dei minori, si parla di tutela delle donne, si parla di tutela dei soggetti deboli e, alla fine, cosa succede? Succede che chi commette questi reati si trova ancora a casa sua. Ciò mi sembra una contraddizione che va oltre ogni limite pensabile, oltre ogni limite costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, ritengo veramente indecente questo disegno di legge, con questi assurdi aiuti a chi delinque, e sappiamo tutti quelli che sono i reati per i quali sarà cancellato il carcere. La Lega Nord è l'unica realtà che conosce il territorio e che è presente sul territorio, ma io vi invito a fermarci dieci minuti e ad uscire tutti insieme dal palazzo, per chiedere alla gente cosa ne pensa.
Dell'approvazione di questo decreto, in cui dite che chi fa il furbo sarà libero, voi vi assumete la responsabilità. E se, usciti da qui, la gente vi prende a calci nel culo, ha ragione. Allora, dobbiamo difendere la buona gente, difendere i cittadini e mandare in carcere i delinquenti. Vi assumete Pag. 76una responsabilità gravissima (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, oggi non è stata data risposta a un quesito che un collega ha posto in Aula, ovvero: le carceri vanno svuotate, ma a che punto sono gli accordi con gli altri Paesi per rispedire i molti rei, che stanno nelle nostre carceri, nelle carceri dei loro Paesi? Questo è uno dei grossi problemi che vanno risolti. Allora noi, all'interno di questo dibattito, certamente stiamo da una parte, dalla parte di Abele.
Soprattutto, parlando di reati odiosi come quelli della pornografia minorile o della violenza privata, penso soprattutto alle donne e questo provvedimento, che comunque concede i domiciliari a coloro che si sono macchiati di queste colpe, fa sì che il seme dell'insicurezza e dell'odio possa comunque crescere nelle persone che innanzitutto ne sono state vittime. Una donna, un minore che abbia subito queste cose non ha un effetto che termina in quel momento, ma che si può riprodurre per anni e generazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, io vorrei sapere se in qualche modo la vicinanza del Natale fa scattare nel centrodestra un meccanismo di regalo alla sinistra come questo, perché io vorrei sapere da tutti gli amici che stanno da questa parte, come andranno a spiegare - tolti i principi di liberalità - o a tradurre alla nostra gente, come questo Parlamento abbia liberato veramente i pochi che riescono ad andare in galera. Pochi responsabili di furti vanno in galera (due su cento) e questi due su cento noi li liberiamo. Voglio sapere come andremo a spiegare ai carabinieri che non potranno andare in mezzo alle strade a tutelare l'ordine pubblico, ma dovranno andare a fare i postini e a controllare nelle varie case chi c'è o chi non c'è. Voglio sapere come andremo a spiegare a quelle donne...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Polledri. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, colleghi, vedendo quello che si sta per votare o, meglio, quello che la maggioranza sta per votare, viene da chiedersi se davvero non ci sia un disegno che ha l'obiettivo di scardinare quelli che sono i principi fondativi di uno Stato. E tra questi dobbiamo ricordare come deve esserci la certezza della pena e come tra questi principi ci sia la sicurezza dei cittadini. Ora, vedete, se un cittadino non si sente più sicuro a casa propria, se un cittadino vede che il delinquente che lo ha colpito è libero di circolare, o comunque non è in galera, fate attenzione, perché qui si sta creando una base per cui poi non dobbiamo stupirci se abbiamo situazioni dove la giustizia diventa una giustizia fai da te e non demandata allo Stato. Attenzione, colleghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, io vorrei che ci fosse qui il Ministro, oggi, perché deve sentire tutte le nostre considerazioni. Io vorrei chiederle come è possibile avere scritto ciò che c'è scritto in questo disegno di legge, laddove si dice, per esempio per il reato di violenza - supponiamo un marito violento nei confronti della moglie e dei figli - che si sconti la pena magari per 15 giorni da un amico, e magari anche per fasce orarie. Il che significa che magari, dopo essere stato cinque ore in casa, o magari in una casa di cura, questo possa poi alla sera ripresentarsi fuori dall'abitazione, o anche attraverso i vetri della casa della moglie e dei figli, a minacciare ancora, facendo Pag. 77queste azioni violente. E mi chiedo anche come sia possibile pensare e dove debbano andare per quindici giorni, magari...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, stiamo esaminando l'ennesimo provvedimento «svuota carceri», che renderà sicuramente le nostre strade più insicure. Chi vota questo provvedimento porterà, e porta, la responsabilità morale dei crimini che saranno commessi da chi avrà goduto di questa forma di indulto. Con quale coraggio vi presentate al Paese (l'invito è rivolto ai colleghi che voteranno a favore del provvedimento in esame), con quale coraggio potrete tornare a casa sereni come se nulla fosse?
Come si fa a parlare di equità della pena rispetto a reati che liquidate come minori? Le vostre belle parole mascherano un indulto, il cui conto lo pagheranno sulla propria pelle i cittadini comuni e onesti. Scontare la pena con la reclusione a domicilio per chi è stato condannato per un reato che prevede una reclusione inferiore a quattro anni per i reati che fate rientrare nel provvedimento, è un insulto per le vittime di questi reati.

PRESIDENTE. Onorevole Rondini, la prego di concludere.

MARCO RONDINI. Per questo, con il nostro emendamento chiediamo di sopprimere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rondini...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, alla lettera a) si prevede che sia la reclusione presso l'abitazione la pena detentiva principale, dando per scontato forse che tutti abbiano un'abitazione, perché chi non è ammalato e, quindi, ha necessità di essere in una casa di cura pubblica o privata (e, quindi, non è ricoverato lì) dovrebbe avere questa abitazione. Però, leggendo i giornali, sappiamo che chi commette questi reati principalmente lo fa perché non ha una casa, non ha un lavoro e, quindi, purtroppo per lui, è incentivato anche a commettere questi reati, a meno che tutto questo provvedimento lo si leghi a quello delle residenze in due giorni: un condannato si sceglie un paese a caso, chiede la residenza, e gliela devono dare per forza, e poi magari il comune, il sindaco e i cittadini di quel paese lo devono pure mantenere a vita nonostante abbia fatto anche dei danni ad altre persone.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, la prego di concludere.

PIERGUIDO VANALLI. Quindi non vorrei che questa norma andasse a confliggere poi con questi problemi seri che hanno in questo momento i sindaci di tanti piccoli paesi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo a sostegno dell'emendamento di Molgora. C'è la necessità di far capire in concreto che cosa si sta facendo, che sicuramente si può anche definire ostruzionismo, ma si sta cercando di far capire al Parlamento e ai parlamentari di tutti gli schieramenti, che questa legge «non s'ha da fare».
Indubbiamente il Governo pone una legge cosiddetta «svuota carceri», come diciamo noi, per evitarsi il carcere nel futuro, dato che sta violentando i cittadini, sta truffando i propri compaesani con delle leggi abnormi che nessun Governo avrebbe mai osato pensare e attuare, con la compiacenza poi dei vari schieramenti di questa maggioranza.

PRESIDENTE. Onorevole Allasia, la prego di concludere.

Pag. 78

STEFANO ALLASIA. Continuiamo a rimanere saldi nelle nostre idee facendo in modo tale che chi ha «toppato»...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Allasia...
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molgora 1.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sbai... Onorevole Patarino... Onorevole D'Antoni... Onorevole Causi... Onorevole Morassut... Onorevole Vignali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 425
Astenuti 14
Maggioranza 213
Hanno votato
57
Hanno votato
no 368).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cirielli 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovano. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, questo provvedimento ha una particolare delicatezza, coinvolge, come leggiamo dalle norme e come ascoltiamo dagli interventi, la tutela dei diritti. Credo che ci debba essere da parte dell'Aula il massimo della consapevolezza dei vari risvolti posti dalle norme stesse. Non dubito che in sede di II Commissione (Giustizia) sia stato fatto tutto il necessario approfondimento, però qui siamo in Assemblea e questa consapevolezza deve essere diffusa.
Proprio per questo stamattina mi ero permesso di formulare al Governo delle richieste che non credo siano provocatorie o ostruzionistiche, ma puntano ad avere elementi cognitivi tali da mettere in condizione ogni appartenente a questa Assemblea di poter valutare meglio. Quali sono le richieste formulate questa mattina? Le ripeto perché stamattina c'era il Ministro, ma non so se c'erano i sottosegretari. La prima è che, come è stato appena ricordato, proprio perché la popolazione penitenziaria per una parte significativa - all'incirca un terzo - è costituita da persone straniere, si chiarisca per quale motivo queste persone sono detenute negli istituti di pena italiani e non negli istituti di pena di quegli Stati con i quali l'Italia ha un accordo. Penso per esempio alla Romania, che è partner dell'Unione europea e quindi non dovrebbe esserci problema di tutela dei diritti; penso all'Albania, che ha avviato un cammino di adesione all'Unione europea. Poiché uno degli intenti di questo intervento normativo è quello di deflazionare la popolazione penitenziaria, questo potrebbe essere un rimedio forse meno traumatico rispetto alle norme che sono in discussione.
La seconda richiesta istruttoria - se così si può dire - è che alla lettera c) di questo articolo 1 si parla, a proposito della detenzione domiciliare, della possibilità di renderla più efficace con l'uso di strumenti elettronici. Poiché conosciamo la «resa», per usare un eufemismo, non ottimale dell'esperimento fatto per dieci anni, dal 2000 al 2010, che è costato 91 milioni di euro ed è stato applicato soltanto a 14 - non 14 mila, ma 14 - detenuti, sarebbe interessante capire quali misure intenda predisporre il Governo, che eserciterà una delega in base a queste norme, per renderlo un po' più efficace nella sua applicazione concreta.
La terza richiesta è che comunque la detenzione domiciliare richiede il controllo delle forze di polizia, che non sarà così assiduo come quando non c'è il braccialetto, ma il controllo in ogni caso è necessario. Questo esige un maggiore impiego di unità di polizia, e allora vorrei capire come questo sia conciliabile con il turnover appena deciso dal Governo e ratificato dal Parlamento con il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95. Pag. 79
Io credo che il Governo debba dire - se è possibile adesso - se intende rispondere, e quale risposta intende dare, ed entro quali tempi, certamente prima che si voti nel suo insieme l'articolo 1 di questo provvedimento, perché altrimenti questi chiarimenti, che io ritengo assolutamente necessari per la consapevolezza dell'Assemblea, saranno assolutamente inutili, per cui attendo fiducioso quella risposta che stamattina non c'è stata.

PRESIDENTE. Onorevole Mantovano, naturalmente come lei ben sa il Governo può prendere la parola in qualsiasi momento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Casini, Marini, Carfagna, Veltroni, Razzi, Sposetti, Pippo Gianni, Mondello, Santagata, Distaso, Damiano, Velo, Servodio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 433
Astenuti 17
Maggioranza 217
Hanno votato
58
Hanno votato
no 375).

Prendo atto che i deputati De Torre, Pionati e Baretta hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonino 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, ascoltavo con grande attenzione, nell'intervento precedente dell'onorevole Mantovano, le richieste che ha testé formulato al Governo, però penso, onorevole Mantovano, che queste sue domande non troveranno risposta anche perché lei dice che questo provvedimento serve, o servirebbe, per abbattere e per avere un effetto deflattivo sulla popolazione carceraria, ma, in realtà, questo è un assioma che non sta in piedi perché - lo diceva prima l'onorevole Bernardini - si tratta di un provvedimento assolutamente inutile. L'ha detto questa mattina la collega, l'onorevole Ferranti, ha detto a noi della Lega: «Ma cosa state dicendo? Chi è in carcere per reati per i quali è prevista una pena fino a quattro anni sono solo mille persone», quindi non saranno certo queste mille persone rimesse in libertà che potranno risolvere il problema del sovraffollamento carcerario.
Quindi, il Governo non le potrà rispondere perché è chiara e palese l'inutilità di questo provvedimento per abbattere la popolazione carceraria. Noi, come gruppo della Lega Nord, da sempre diciamo che bisogna andare in un'altra direzione. A me dispiace, tutte le volte, fare la faccia feroce, anch'io ho a cuore la condizione di molti detenuti che sono nei nostri penitenziari e, forse, bisognerebbe ripensare il nostro sistema carcerario in chiave più moderna. Da troppo tempo parliamo, ad esempio, di circuiti differenziati per far scontare la pena ai detenuti però, purtroppo, mancano le risorse e non si ha magari la volontà di adottare quelle misure che servirebbero a migliorare la situazione attuale.
Adesso l'onorevole Contento diceva che i finanziamenti per il «Piano carceri» non verranno spalmati nel triennio, ma si troveranno subito. Speriamo! Costruiamoli finalmente questi nuovi penitenziari. Mi ricordo che quando è arrivato l'ingegnere Castelli a fare il Ministro della giustizia qualcuno lo prendeva in giro perché ha parlato della costruzione di nuovi penitenziari perché il precedente Governo di sinistra aveva chiuso, invece, i penitenziari. Forse preferiva indulti, indultini ed amnistie. Adesso siete tornati sui vostri passi dopo le lacrime di coccodrillo di Fassino e compagni. Pag. 80
Comunque, questo provvedimento non servirà. Per abbattere veramente la popolazione carceraria bisogna andare nella direzione, ad esempio, di far scontare ai detenuti extracomunitari la pena a casa propria. E allora bisogna veramente essere decisi e determinati nell'azione con gli altri Paesi per fare approvare gli accordi bilaterali. Certo, se aspettiamo il consenso del detenuto - come qualcuno vorrebbe fare - questi accordi non avranno mai vita ed è chiaro che gli extracomunitari, piuttosto che tornare a casa loro, preferiranno continuare a riempire le nostre patrie galere. Allora, questo, dal punto vista deflattivo, è un provvedimento inutile.
Pertanto, mi chiedo - e vorrei chiedere al Ministro Severino - a che cosa serve questo provvedimento. Serve semplicemente a dare la percezione che, ormai, anche se si commette un reato, non c'è nessun problema perché non si andrà in carcere. Diceva l'onorevole Contento che deciderà il magistrato e che la responsabilità sarà del magistrato. Ebbene, noi della Lega Nord, vorremmo limitare proprio questa eccessiva discrezionalità del magistrato perché vediamo come decidono i magistrati: rimettono troppo spesso in libertà dei delinquenti e chi commette dei reati.
E poi ci lamentiamo quando magari chi è in libertà, invece di essere in carcere, commette un nuovo reato. Ancora le lacrime di coccodrillo!
E poi, onorevole Contento, se il magistrato sbaglia noi, come Parlamento, ce ne saremmo lavati le mani. Tuttavia, il magistrato non risponde di fronte ai cittadini, perché in questo Parlamento non abbiamo avuto il coraggio di approvare una legge come quella per la responsabilità civile dei magistrati. Ne abbiamo tanto parlato ma non siamo riusciti ad approvarla.
È un tema spinoso, un tema delicato, ma che i cittadini fuori di qui ci chiedono (e lo dico anche ai colleghi radicali che si sono impegnati con un referendum). Se il magistrato sbaglia non paga. Allora gabbati, ancora una volta, saranno i cittadini onesti e le vittime dei reati.
Per questo noi ci opponiamo e continuiamo ad opporci a un provvedimento del genere che ormai, appunto, darà la percezione, a chi commette un reato, che se gli va male viene assicurato alla giustizia - e oggi il 90 per cento dei furti resta impunito - ma se anche viene «beccato» se ne starà comodamente ai domiciliari a casa sua.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà per un minuto.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, ho molta simpatia per l'onorevole Lussana però vorrei farle una domanda: negli anni in cui avete governato, i detenuti stranieri li avete mandati nel loro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Che cosa avete fatto in tutti gli anni in cui avete governato? Io ho un elenco di detenuti che vogliono andare a scontare la pena nel loro Paese e non ce li mandano perché non hanno i soldi - l'amministrazione penitenziaria - per il biglietto. Capito? Noi siamo in questa situazione di totale sfacelo della giustizia.
Sulla responsabilità civile del magistrato, vi avevamo servito su un piatto d'argento una risoluzione, all'inizio della legislatura, ma anche questo non l'avete voluto fare (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, onorevole Bernardini, so che lei è molto protesa a difendere i detenuti e, quindi, comprendo che lei non ricorda, ad esempio, l'accordo fatto con l'Albania, che ha consentito di poter trasferire in Albania tutti gli albanesi che commettono reati in Italia e che, quindi, oggi scontano la pena in quel Paese. Ma, vi sono anche tutta una serie di accordi che il Governo di centrodestra ha fatto con alcuni Paesi e noi ci Pag. 81aspettiamo che, poi, vengano portati a compimento questi accordi già avviati.
Ma, intervengo per poter sensibilizzare il Governo su quanto affermato prima dal collega Mantovano. Non è una questione da poco, credetemi! Già oggi gli arresti domiciliari impegnano per un numero di ore molto elevato gli operatori delle forze dell'ordine. Pensate che in alcuni comuni, dove vi è solo la stazione dei carabinieri composta da 8-9 unità, difficilmente si riesce a mettere nel territorio una pattuglia. Quindi, questa pattuglia non solo già oggi ha un onere lavorativo molto elevato, per i controlli degli arresti domiciliari, ma domani l'avrà ancora di più e, quindi, sottrae il suo tempo a quelli che sono poi gli interventi istituzionali a difesa del cittadino.
Con la spending review abbiamo tagliato le assunzioni nelle forze dell'ordine e, quindi, oggi gli diamo un onere maggiore, a fronte di vacanze organiche che non verranno colmate. Dunque, stiamo chiedendo di fare i miracoli alle persone che oggi danno sicurezza a tutti quanti noi. Sarebbe il caso che il Governo ci dicesse, visto che vi sarà un risparmio perché ho sentito dire che per ogni detenuto in meno si risparmieranno 250 euro al giorno, se questi milioni di euro, che probabilmente e ipoteticamente saranno risparmiati, saranno destinati all'assunzione di nuovo personale delle forze dell'ordine o, quanto meno, a migliorare l'attività delle forze dell'ordine attraverso mezzi e strumenti. Mi auguro, però, che non sia questo famoso braccialetto, quei 18 braccialetti che abbiamo sperimentato, perché se avessimo regalato a quelli che sono usciti un braccialetto di Bulgari avremmo speso di meno.
Non è servito a nulla. Io spero che attraverso la tecnologia e l'innovazione, che ogni giorno dà i suoi frutti, si possa arrivare ad un controllo tecnologico migliore, ma l'attuale braccialetto che state sperimentando non serve assolutamente a nulla. L'unico sistema è l'uomo, gli uomini sono pochi, stanziate fondi per più uomini alle forze dell'ordine.

PRESIDENTE. Siamo in presenza di una serie a scalare composta di tre emendamenti, che si differenziano tra di loro esclusivamente per una cifra, perciò in base all'articolo 85, comma 8, del Regolamento, come applicato nella prassi assolutamente costante, la Presidenza porrà in votazione il primo emendamento, Bonino 1.9, e l'ultimo emendamento, Allasia 1.7, della serie, dichiarando assorbito quello intermedio.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, per una breve replica alla collega Bernardini, che stimo, ma ricordiamoci...

PRESIDENTE. Stiamo già passando al voto, ma perché non chiedete di intervenire prima?

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, perché non mi aveva visto. Comunque non importa, replicherò dopo. Va bene lo stesso.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonino 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Agostini, Verducci, Rossomando, Pelino, Simeoni, Orlando, Speciale, Adornato, Aniello Formisano, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 82

(Presenti 457
Votanti 434
Astenuti 23
Maggioranza 218
Hanno votato
50
Hanno votato
no 384).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
L'emendamento Bitonci 1.8 è pertanto assorbito.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Allasia 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, con questo emendamento, come con i precedenti, noi sostanzialmente chiediamo, sempre con riferimento all'articolo 1, quindi al disegno di legge delega, che per poter scontare la pena non più nelle carceri, ma in via alternativa ai domiciliari, che questo tipo di provvedimento non venga applicato ai reati con pena fino a quattro anni.
Proprio perché abbiamo fatto presente prima quanti e quali sono i reati con pena fino a quattro anni, che sono anche di particolare impatto sociale e di particolare gravità sociale. Ci dispiace, tra l'altro, che siano stati ritenuti invece da alcuni esponenti della maggioranza reati non particolarmente allarmanti. Invece per noi il furto, la truffa e i reati a sfondo sessuale sono reati particolarmente gravi, così come lo stalking, sul quale successivamente ritorneremo. Bisognava prevedere, come era stato previsto tra l'altro nella formulazione iniziale dell'articolo 1, una deroga tale per cui per determinati tipi di reati di particolare impatto sociale e di particolare gravità sociale l'applicazione dell'articolo 1 viene esclusa. Si è scelta una strada diversa, si è scelto di fare riferimento all'articolo 132 del codice penale, quindi di richiamarsi alla discrezionalità del magistrato. Crediamo che con questo emendamento si possa lenire fortemente il grave impatto che questa normativa avrà soprattutto sul tema della sicurezza. Quindi noi chiediamo che, anziché applicarlo ai reati con pena fino a quattro anni, questo tipo di provvedimento venga applicato almeno ai reati con pena fino a tre anni, almeno per escludere alcune fattispecie di reato.
Credo che sia un emendamento di buonsenso, e quando vengono presentati emendamenti di buonsenso, chiediamo che il Parlamento e le forze politiche possano fare uno sforzo ulteriore rispetto a quanto è stato fatto finora. Vediamo, tra l'altro, che il Ministro della giustizia è assente: questo è un provvedimento rispetto al quale il Ministro sono mesi che dichiara la necessità di arrivare ad un'approvazione rapida.
Avremmo voluto e ci saremmo aspettati che il Ministro fosse presente in Aula, fosse in Aula a difendere la bontà di questo provvedimento; invece, vediamo che il Ministro, probabilmente, ha qualcosa di più importante e di più interessante da fare. Il collega Contento, prima, poneva una domanda e una richiesta al Ministro, richiesta che per mesi abbiamo perorato all'interno della Commissione.
È presente il sottosegretario: credo che debba dare una risposta al Parlamento e dire, prima che venga approvato questo provvedimento di natura indultiva e clemenziale, qual è lo stato dell'arte rispetto ai 675 milioni di euro che il precedente Governo ha stanziato per poter risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri.
Noi crediamo che il problema del sovraffollamento delle carceri, che è una realtà persistente - nessuno lo vuole negare - non vada affrontato, gestito e risolto - cosa che poi, tra l'altro, non avviene, come abbiamo visto nella sequenza di provvedimenti che in questo periodo abbiamo approvato sul tema delle carceri - in modo occasionale, non tramite provvedimenti tampone, come può essere questo, non in modo approssimativo o con improvvisazione, come dimostrano questi provvedimenti, ma in modo organico e sistematico, ovvero attraverso la costruzione di nuove carceri e l'implementazione Pag. 83e il miglioramento dei padiglioni degli istituti penitenziari presenti nel nostro Paese.
Sono stati stanziati, abbiamo stanziato, come maggioranza che sosteneva il Governo precedente, meritoriamente - ricordiamolo, prendiamoci il merito - 675 milioni di euro per il piano carceri. Abbiamo più volte chiesto informazioni al riguardo all'attuale Governo e all'attuale Ministro, il quale, con fare reticente, non ha mai rendicontato in merito a questo tipo di stanziamento.
È presente il sottosegretario: chiediamo a lui che fine hanno fatto questi 675 milioni di euro per l'edilizia carceraria, se sono stati spesi, come sono stati spesi, oppure che altri tipi di interventi possono essere fatti. Solo alla luce di queste verifiche credo che si possano prendere in considerazione misure diverse e alternative.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, penso che bisogna prendere una posizione forte: i reati per i quali si prevede l'arresto ai domiciliari, cioè, praticamente, l'impunità, sono tanti e dobbiamo ricordare che le forze dell'ordine, che non sono in numero sufficiente per seguire tutti i delinquenti che ci sono in giro, devono lavorare anche per arrestare queste persone. Ma cosa succede? Adesso le forze dell'ordine lavorano, riescono a catturare qualcuno di questi delinquenti, e poi il delinquente è libero, perché l'arresto domiciliare, come tutti sapete, non è possibile da controllare, non è possibile controllare tutte le persone che sono agli arresti domiciliari.
Quindi, queste persone poi escono e continuano a fare quello che stavano facendo prima. Dobbiamo decidere se siamo dalla parte delle guardie o se siamo dalla parte dei ladri. La Lega è dalla parte delle guardie e dalla parte dei cittadini; chi vota, invece, a favore di questo provvedimento, è dalla parte dei ladri!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, ci stupisce rilevare che alle politiche buoniste della sinistra faccia eco il centrodestra, con una sorta di «politica alla Ponzio Pilato», dove, praticamente, ci si distacca, si lascia ai giudici decidere se mandare qualcuno agli arresti domiciliari o meno.
Intanto, le carceri sono comunque sempre piene. Dopo il provvedimento «svuota carceri» le carceri si sono riempite di nuovo. Questo vuole dire che è stata portata avanti, finora, una politica fallimentare sulla giustizia. In un ordine di valori, il diritto alla sicurezza dei cittadini deve essere anteposto a qualsiasi ipotesi buonista di sconto della pena a domicilio.
Infatti abbiamo già avuto prova provata che questo sistema non funziona, così come ha detto anche nella mattinata il nostro capogruppo, Dozzo, proprio con quell'esempio di quella persona, di quello che era a scontare le pene a domicilio e che invece interagiva ancora...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Laura Molteni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, veramente troviamo assurdo questo provvedimento.
Io mi immagino il magistrato, quando viene al cospetto di un delinquente che deve mandare agli arresti domiciliari, perché ha una pena inferiore ai quattro anni, che gli dà un buffetto sulla guancia e gli dice: cattivone, adesso ti manderò agli arresti domiciliari, dopo forse ti manderò a raccogliere la spazzatura dei giardinetti e, se sarai tanto cattivo, ti chiederò anche di tagliare l'erba. Questo è quello che state facendo con questa norma. Questa non è una norma che andrà a impaurire i delinquenti. Io mi immagino già quel delinquente, quel pedofilo che è stato incastrato Pag. 84con le foto dei bambini, che viene mandato nei giardinetti a tirar su le cartacce, magari cercando le nuove vittime. Questo voi state facendo! Una cosa indegna!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, vorrei un attimo replicare alla collega Bernardini perché prima non ho fatto in tempo. La norma veramente c'era, perché la pena fino a due anni poteva essere convertita praticamente dal magistrato nella espulsione, solo che non veniva mai applicata. Questo è il punto.
In secondo luogo, nonostante gli immensi sforzi che ha fatto l'allora Ministro dell'interno Maroni per stringere accordi con Paesi limitrofi, anche mediterranei, questi applicavano le riammissioni con il contagocce: sette a settimana. Praticamente noi ne dovevamo mandare di là duecento e di conseguenza il flusso di entrata era maggiore di quello di uscita. E quindi non ci si può certo incolpare di non aver fatto qualcosa in quel senso. Certo sarebbe ora che tutta l'Europa obbligasse i Paesi - a questo ci serve una norma europea utile - a che i criminali stranieri scontino le pene a casa loro. Punto.

PRESIDENTE. Avverto che sono esauriti i tempi assegnati dal contingentamento per gli interventi a titolo personale. La Presidenza su richiesta del gruppo Lega Nord Padania, come già fatto in numerose analoghe circostanze, concede l'ampliamento di un terzo di tale tempo che, come è noto, è comune a tutti i gruppi e fino ad ora è stato quasi esclusivamente utilizzato dal gruppo della Lega Nord Padania.
Siccome è evidente e implicito nella natura stessa del contingentamento che il tempo a disposizione sia limitato e che ad un certo punto sia destinato ad esaurirsi, avverto fin d'ora che, una volta esaurito tale tempo, la Presidenza non concederà ulteriori ampliamenti e si riserva di consentire brevi interventi a titolo personale soltanto a deputati di altri gruppi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo non solo perché l'emendamento porta la mia firma - dato che il collega Molteni ha già illustrato splendidamente la fattispecie dell'emendamento stesso - ma per ricordare a tutti a quelli che hanno votato favorevolmente alla soppressione dell'articolo 1, con l'emendamento della Lega Nord, che stiamo continuando ad abrogare e a cercare di eliminare e scardinare il complesso del provvedimento con questi emendamenti.
Perciò chiederei, cortesemente, una linearità di pensiero, continuando a votare gli emendamenti che abbiamo proposto, perché non è solo con un emendamento che si cerca di modificare un progetto di legge nel suo complesso.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,35).

STEFANO ALLASIA. Noi costantemente abbiamo una linea di pensiero unica e cerchiamo di mantenerla, facendo in modo che chi delinque rimanga in carcere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Isidori. Ne ha facoltà.

ERALDO ISIDORI. Signor Presidente, il carcere è un penitenziario, non è un villaggio di vacanza.
Chi delinque deve scontare la pena prescritta che gli spetta. Lo sapeva prima di fare il reato. Io ritengo, come Lega, che non debba uscire prima di aver scontato la pena erogata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento. Vorrei sollevare questa questione: il Vicepresidente Leone, Pag. 85che è appena uscito, ci ha ricordato che avremmo finito il nostro tempo a disposizione per interventi a titolo personale e ci concedeva, non bontà sua, ma perché lo prevede il Regolamento, un terzo ancora del tempo. Ora io faccio sommessamente presente a lei, che so che è sensibile a questi temi, che noi siamo l'unica forza presente in Parlamento che si sta opponendo a questa norma e quindi vorremmo avere la possibilità di argomentare bene questa nostra opposizione. Visto che il 90 per cento dell'Aula praticamente è contro di noi, le chiedevamo di trovare, non a sua discrezione personale, ma sicuramente nelle pieghe del Regolamento, che lei conosce meglio di me, la disposizione per la quale ci può consentire un po' più di tempo negli interventi. Quindi, la pregherei di valutare questa richiesta e magari di farci sapere qualcosa a breve giro di posta.

PRESIDENTE. Caro onorevole Vanalli, io sono autorizzato, sulla base della prassi vigente, ad aumentare i tempi di un terzo. Questa sua richiesta va oltre la prassi vigente. La trasmetterò immediatamente al Presidente della Camera e vediamo cosa il Presidente della Camera riterrà opportuno decidere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, da sinistra vorremmo gli indirizzi per qualche girotondo perché io ricordo che sul falso in bilancio avete fatto molti girotondi. Ora quello che voi invece non punite è l'evasione, diciamolo chiaro sulla nuova disciplina dei reati tributari, la legge che stiamo approvando. Quanto alla dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per cui prima si andava in galera, adesso se uno ci mette 300 milioni di euro, prima andava in galera da sei mesi a due anni, ora, grazie al vostro voto, sarà fuori. Andiamo poi sulle cosiddette cartiere, quelli che stampano fatture o documenti falsi. Una volta andavano in galera, ora se la cartiera è sui 300 milioni, l'articolo 8, che prevede la reclusione da sei mesi a due anni, non sarà applicato, quindi gli evasori ringraziano gli amici del PD. Quanto alla dichiarazione infedele, imposta evasa, ovvero agli eredi degli evasori, se l'imposta è superiore a 200 milioni di euro, grazie a voi non si andrà in galera. Quanto all'omessa dichiarazione, se qualcuno non dichiara fino a 150 milioni di euro, sappiano gli evasori che dovranno ringraziare perché non andranno in galera.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Polledri.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Veltroni... onorevole De Nichilo Rizzoli... onorevole Fogliardi... onorevole Roccella... onorevole Carfagna... onorevole Mondello... onorevole Scalia... onorevole Scilipoti... onorevole Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 431
Votanti 418
Astenuti 13
Maggioranza 210
Hanno votato
59
Hanno votato
no 359).

Passiamo all'emendamento Ria 1.4. Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro.

LORENZO RIA. Signor Presidente, intervengo per motivare il ritiro di questo emendamento, perché mi ritrovo pienamente nell'emendamento presentato dalla Commissione e che saremmo chiamati successivamente ad approvare, emendamento che dà Pag. 86conto del lavoro serio, proficuo ed utile che è stato fatto in Commissione giustizia.
Si tratta di un lavoro che ha portato a prevedere ciò di cui molti colleghi della Lega continuano a non volere tenere conto, cioè che queste norme, le norme che stiamo approvando, non sono applicabili ove risultino inidonee ad evitare che il condannato commetta altri reati, ovvero quando possono ledere le esigenze di tutela della persona offesa. Questi principi li ha richiamati questa mattina la collega Napoli, poco fa, qualche minuto fa, anche il collega Contento, ed è proprio sulla base di queste valutazioni che abbiamo fatto in Commissione che il provvedimento ha potuto trovare una sintesi utile, almeno per ciò che riguarda appunto l'articolo 1 e la delega di cui ci stiamo occupando. Ma ancora con riferimento alla discussione che si sta sviluppando in questa Aula, vorrei dire ancora ai colleghi della Lega ed anche ad autorevoli colleghi del PdL che la detenzione domiciliare di cui ci stiamo occupando con questo provvedimento non è una novità in questa legislatura. Vorrei ricordare che il Ministro Alfano ha presentato, e l'Aula, se non ricordo male quasi all'unanimità, ha approvato, una proposta di legge che prevedeva che l'ultimo anno di pena venisse appunto scontato presso il domicilio, cioè come detenzione domiciliare. Vorrei ricordare ai colleghi della Lega che quella previsione era concettualmente più grave di quello che stiamo prevedendo oggi, perché si riferiva a reati per i quali c'era stata già una condanna, e si trattava di reati di rapina, di estorsione, quindi era un novero di reati gravi e per soggetti già condannati. Allora non vi siete posti questo problema, era un provvedimento della vostra maggioranza, peraltro condiviso, oggi state continuando in questa azione di ostruzionismo, ostruzionistica rispetto a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Ria ha ritirato l'emendamento in esame a sua prima firma. Passiamo dunque alla votazione del subemendamento Lussana 0.1.200.7.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lussana 0.1.200.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Verducci... onorevole Testa... onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 443
Votanti 436
Astenuti 7
Maggioranza 219
Hanno votato
65
Hanno votato
no 371).

Prendo atto che i deputati Gava e Ruben hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Nicola Molteni 0.1.200.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello... onorevole Binetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 445
Votanti 435
Astenuti 10
Maggioranza 218
Hanno votato
61
Hanno votato
no 374).

Passiamo adesso ad una serie a scalare composta da cinque subemendamenti che si differenziano tra loro esclusivamente per una cifra. In base all'articolo 85, comma 8, del Regolamento, come applicato nella prassi assolutamente costante, la Presidenza porrà in votazione il primo subemendamento, un subemendamento Pag. 87intermedio e l'ultimo subemendamento nella serie, dichiarando assorbiti gli altri.
Passiamo dunque alla votazione del subemendamento Follegot 0.1.200.9 e dei successivi per i quali i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Follegot 0.1.200.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Razzi, Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 442
Votanti 433
Astenuti 9
Maggioranza 217
Hanno votato
60
Hanno votato
no 373).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lussana 0.1.200.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 437
Astenuti 7
Maggioranza 219
Hanno votato
63
Hanno votato
no 374).

Prendo atto che i deputati Raisi, Zaccaria e Verducci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Paolini 0.1.200.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Casini, Granata, Mondello, Goisis, Cassinelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 438
Astenuti 10
Maggioranza 220
Hanno votato
62
Hanno votato
no 376).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Paolini 0.1.200.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Granata, Traversa, Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 448
Astenuti 9
Maggioranza 225
Hanno votato
63
Hanno votato
no 385).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lussana 0.1.200.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Stanca, Tommaso Foti, Villecco Calipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 443
Astenuti 8
Maggioranza 222
Hanno votato
62
Hanno votato
no 381).

Prendo atto che il deputato Montagnoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Pag. 88
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Follegot 0.1.200.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Landolfi, Lo Monte, Granata, Mottola, Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 446
Astenuti 7
Maggioranza 224
Hanno votato
63
Hanno votato
no 383).

Passiamo alla votazione del subemendamento Paolini 0.1.200.25 per il quale i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo con riferimento al subemendamento Paolini 0.1.200.25, perché adesso entriamo in un ambito di subemendamenti importanti e significativi con riferimento all'emendamento 1.200 della Commissione. L'emendamento 1.200 della Commissione modifica sì in parte la formulazione iniziale dell'articolo 1 sulla legge delega relativa alle pene detentive alternative al carcere, in quanto i componenti della Commissione giustizia e i componenti di maggioranza della Commissione giustizia si sono accorti della possibile e probabile incostituzionalità della formulazione, così come era stata precedentemente formulata. Quindi hanno optato per una soluzione e per una nuova definizione, che formalmente non cambia la sostanza pratica e pragmatica dell'intervento. Ovvero, con l'emendamento della Commissione si prevede che la pena principale detentiva sia alternativamente il carcere o la detenzione domiciliare. Viene lasciata alla discrezionalità del magistrato, ai sensi dell'articolo 133, quindi facendo riferimento alla gravità del reato ed alla pericolosità del soggetto e quindi agli elementi soggettivi del reato, la possibilità di poter determinare e scegliere se, con riferimento ai reati con pena non inferiore a quattro anni, applicare la detenzione domiciliare o il carcere. Noi sappiamo che questa discrezionalità che viene attribuita al magistrato si tradurrà purtroppo o quanto meno potrebbe tradursi nell'applicazione, nella stragrande maggioranza dei casi, non della pena carceraria detentiva, bensì dei domiciliari. Quindi crediamo che l'applicazione dei domiciliare per soggetti che hanno commesso reati con pena fino a quattro anni significhi sostanzialmente, come è stato detto, come è stato ripetuto e come verrà ripetuto anche successivamente, dare avvio ad un vero e proprio indulto mascherato, ad un provvedimento indultizio in maniera fittizia e in maniera mascherata, che riguarderà soggetti che hanno commesso reati anche di particolare allarme sociale. Infatti vogliamo ricordare - e lo ricorderemo ancora successivamente con gli emendamenti che abbiamo presentato - che all'interno dei reati con pena fino a quattro anni sono inclusi e sono previsti non solo i reati di natura finanziaria che il collega Polledri prima ricordava, ma anche altri reati di particolare impatto sociale e di particolare gravità sociale, che definire come qualcuno, ad esempio come la collega Bernardini, ha definito, cioè reati semplicemente bagatellari, è un insulto ed è un'offesa nei confronti di coloro i quali questi reati li hanno subiti.
Con questo provvedimento il Governo dimostra che cosa? Continua a dimostrare di avere a cuore ed avere un'attenzione Pag. 89particolare, anzi io direi di avere un'attenzione quasi esclusiva nei confronti di coloro i quali i reati li commettono. Invece l'attenzione, un'attenzione particolare, dev'essere rivolta nei confronti di coloro i quali i reati li subiscono, nei confronti di coloro i quali sono vittime del reato, vittime del reato che, tanto in questa parte del provvedimento relativo alle pene detentive alternative al carcere, quanto nella parte successiva, relativa alla sospensione del procedimento con messa alla prova e successiva estinzione del reato, sono dei convitati di pietra: non hanno voce in capitolo, non hanno la possibilità di poter condizionare le scelte del magistrato e quindi dell'imputato.
Con questo subemendamento chiediamo un atto di sensibilità al Parlamento, ovvero quantomeno, visto che l'emendamento soppressivo dell'articolo 1 è stato bocciato, chiediamo che questo tipo di applicazione - cioè, la detenzione domiciliare come pena principale alternativa al carcere - venga applicata non solo e non più ai reati con pena fino a quattro anni, ma almeno ai reati con pena fino a due anni e, quindi, per alleggerire il carico dei reati rispetto al quale la portata di questo provvedimento va ad applicarsi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, per la serie «gli evasori ringraziano il Partito Democratico», vorrei citare il reato tributario di cui all'articolo 11: sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Vorrei dare un consiglio ai mafiosi, che già lo usano, ed anche gli evasori, che intestano di solito i patrimoni a delle «teste di legno», a degli anziani, e dirgli che da oggi non rischiano più niente. Infatti, una volta, chi intestava questi patrimoni, anche per un ammontare sopra i 100 milioni di euro, rischiava la galera da sei mesi a quattro anni, mentre adesso non rischia più neanche la galera.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MASSIMO POLLEDRI. Ma vorrei dare un altro consiglio: non conviene neanche alienarli, perché, qualora fossero ritenuti responsabili, sarebbero messi agli arresti domiciliari nelle proprie abitazioni. Quindi, non fanno neanche la fatica di andare dal notaio o al commercialista (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, sottoscrivendo quanto ha detto poc'anzi il collega Polledri, vorrei dire che effettivamente è paradossale, ma è esattamente così: se uno non ha la casa non può andare ai domiciliari, se invece ha case intestate a lui può andarci, in teoria, più facilmente. Ma il succo del subemendamento è appunto - come ha detto poc'anzi anche il collega Nicola Molteni - ridurre la discrezionalità del magistrato. Infatti, purtroppo, in certi casi, assistiamo ad una clemenza ingiustificata e, in altri casi, invece, ad una addirittura esagerata puntualità nell'applicazione della pena. Penso al giornalista Sallusti che, grazie a Dio - questo è uno dei pochi effetti positivi di questa norma -, almeno non marcirà in carcere per un reato che, tra l'altro, non ha neanche commesso personalmente.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Ridurre la pena da tre a due anni è una cosa utile per ridurre questa discrezionalità: mandiamo in galera chi merita di andare in galera e diamo una mano a chi commette reati per cui è prevista una pena inferiore. Quindi, chiedo veramente un «sì» convinto all'Aula su questo subemendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, credo - mi riferisco al Governo, ma anche Pag. 90agli onorevoli di maggioranza - che qui non ci si renda conto di quello che sta succedendo nel Paese e si continuano a portare avanti provvedimenti a favore dei detenuti, a favore dei delinquenti, e non a favore dei cittadini. Ma sapete cosa succedendo nel Paese? Io mi riferisco solo alla mia zona, la zona dell'est milanese, la provincia di Milano: ho con me un giornalino della Martesana, che esce ogni settimana con la cronaca dei paesi. Prendetelo, è un bollettino di guerra: ci sono 17 pagine di furti, latrocinii, reati, spaccio, di tutto; furti dalla borsetta della vecchietta al furto nell'abitazione, al furto della macchina, con inseguimenti in mezzo alle strade e cappottamenti della macchina con i carabinieri dietro.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CLAUDIO D'AMICO. E qui sono segnati solo quelli che sono stati presi dai carabinieri, pensate quelli che non sono stati presi. E cosa facciamo? Provvedimenti per lasciare liberi questi delinquenti? Ma siamo impazziti o si è perso davvero il senso di quello che bisogna fare? Qui dobbiamo rappresentare i nostri cittadini, non i delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, basta con le politiche buoniste orientate a sinistra, basta con questi provvedimenti che non tutelano i cittadini nel loro diritto alla sicurezza. Faccio presente due dati con riferimento ai circondariali: San Vittore, Milano: punte del 70 per cento di stranieri; Poggioreale, Napoli: punte del 10 per cento di stranieri.
Con questo provvedimento, che prevede la reclusione e l'arresto a domicilio, è ancora una volta il Nord che paga per tutti, e noi non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, volevo ricordare ai colleghi della Lega, che parlano tanto di sicurezza, che secondo studi scientifici che sono stati fatti, come quello del professor Torrente, chi sconta tutta la pena in carcere e non accede alle misure alternative ha una recidiva pari all'85 per cento, mentre chi accede alle misure alternative ha una recidiva pari al 20 per cento. Ma allora, di quale sicurezza state parlando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, gli studi scientifici sono tantissimi, noi vediamo i fatti, noi vediamo che sul nostro territorio stanno aumentando i furti, sta aumentando la delinquenza, anche quella più becera, quella più schifosa, quella più bestiale, quella verso i bambini; e voi cosa state facendo? Dite che volete essere buoni, volete dare un'altra possibilità a queste persone che, in fondo, hanno rubato un po' di rame, non è successo niente, che, in fondo, sono persone che avevano un po' di foto di bambini nudi, non succede niente. Dite: mettiamoli alla prova, portiamoli ai giardini; ma voi avrete sulla coscienza tutti quei bambini morti, perché avete lasciato libere delle bestie (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, volevo intervenire rispetto all'intervento della collega Bernardini, che indicava, appunto, che con gli arresti domiciliari vi era comunque un'incidenza minore di recidiva. Ma io le chiedo: per quale tipo di reati? Perché non penso che per una Pag. 91persona dedita allo pornografia minorile, solo per il fatto di essere ai domiciliari, cambi la cosa. Anzi, avrà maggior comodità per poter continuare a perpetrare questa insana passione, e la stessa cosa è per i violenti, per chi esercita violenza privata, sia per chi la esercita nei confronti delle donne che per chi la esercita nei confronti dei minori. Quindi, dubito fortemente che, per questo tipo di reati particolarmente odiosi - come dicevo prima -, che si insinuano profondamente nelle pieghe della mente delle vittime, possa cambiare qualcosa. Quindi, convintamente andiamo avanti con la nostra azione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cavallotto. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, ci sono anche altri dati rispetto a quello che succede nelle carceri. Quando è stato approvato lo «svuotacarceri» precedente, nell'arco di pochi minuti, coloro che erano stati arrestati e che sono stati messi fuori hanno continuato di nuovo a delinquere, e l'80 per cento di coloro che avevano commesso reati e che sono stati messi in libertà hanno ricominciato a commettere gli stessi tipi di reati. Credo sia giusto dire alla gente, al popolo, chiaramente, chi è a favore e chi è contrario a questo «svuotacarceri»; dire chiaramente al popolo che c'è una parte di parlamentari eletti che continuano a voler svuotare le carceri e dare la possibilità a coloro che truffano, a coloro che rubano, a coloro che fanno violenza nei confronti delle donne e dei minori di poter stare a spasso, a casa, tranquillamente tra cuscini d'oro.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola l'onorevole Paolini, ma non posso dargliela, perché è già intervenuto sul medesimo subemendamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Paolini 0.1.200.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Castagnetti... Bernardini... Causi... Taddei... Mottola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 430
Votanti 421
Astenuti 9
Maggioranza 211
Hanno votato
60
Hanno votato
no 361).

Passiamo al subemendamento Nicola Molteni 0.1.200.26. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Nicola Molteni 0.1.200.26 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'Aula a una attenzione su questo subemendamento, perché è il primo di una serie con la quale il gruppo della Lega Nord tenta di escludere dall'applicazione di questa nuova misura tutta una serie di reati che, a nostro giudizio, sono quelli che destano maggiore allarme sociale.
Abbiamo cercato di spiegare negli interventi la pericolosità del provvedimento che oggi si sottopone alla nostra attenzione. Consentire al magistrato la possibilità di concedere gli arresti domiciliari in luogo della detenzione, quasi come via principale, perché poi di fatto questo avverrà, porta - a nostro giudizio - a una sorta di depenalizzazione di questi reati. Forse dovevate avere il coraggio di andare oltre e addirittura di depenalizzarli.
Tanto, parliamoci chiaro: qui è vero che si prevede una misura alternativa alla detenzione e si prevede la detenzione domiciliare, ma questo è un provvedimento che mina profondamente la sicurezza Pag. 92dei cittadini, perché noi non saremo in grado - con quello che è l'attuale sistema di utilizzo delle nostre forze dell'ordine - di poter controllare effettivamente che la misura della detenzione domiciliare venga pienamente rispettata.
Abbiamo già, purtroppo, pochi uomini delle forze dell'ordine - fra l'altro sottopagati -impiegati in quella che è l'attività loro prevalente, ossia quella della prevenzione dei reati, e sappiamo che per molti di questi reati, in modo particolare per i furti, purtroppo, c'è un aumento. Siamo in un periodo di crisi, io non voglio legarlo a questo, però il 20 per cento di furti in più deve destare preoccupazione.
Allora, noi che cosa pensiamo di fare? Invece di destinare le forze dell'ordine - senza mezzi e sottopagate - alla prevenzione dei reati, dovremmo impiegarle per andare a controllare che mille detenuti agli arresti domiciliari siano effettivamente a casa loro. Quindi, questa è l'assurdità di questa disposizione. Altra assurdità, che è stata richiamata negli interventi dei colleghi, è il braccialetto elettronico, perché voi dite che non ci dobbiamo preoccupare: non ci sarà più la detenzione in carcere, ci saranno gli arresti domiciliari, ma noi li controlleremo. Non è possibile con le forze dell'ordine? Bene, attueremo la misura del braccialetto elettronico.
Ci vogliamo prendere in giro? Avevamo chiesto - lo dico anche ai relatori - di togliere il richiamo al braccialetto elettronico, perché è una presa in giro, perché è una misura che - come è stato dichiarato anche in alcuni interventi, come quello del collega Mantovano, che è stato sottosegretario all'interno e lo sa bene - è stato un autentico fallimento. Abbiamo speso milioni di euro di denaro pubblico dei cittadini. Forse avremmo fatto meglio ad impiegarli per aumentare gli stipendi delle forze dell'ordine e non abbiamo ottenuto niente. E ancora una volta ritiriamo fuori il discorso del braccialetto elettronico.
Allora noi, con queste proposte emendative, vorremmo almeno sottrarre dalla detenzione domiciliare quei reati che hanno un'offensività sociale maggiore e maggiormente sentita dai cittadini, come la truffa e il furto, però non mi sembra che ci sia molto ascolto di queste nostre proposte in quest'Aula. Abbiamo già detto che in questo elenco di reati fino a quattro anni ce ne sono molti che non possono essere inseriti.
Abbiamo fatto tante battaglie, ad esempio per la corruzione e i reati dei colletti bianchi. Il ministro Severino ha introdotto - ci sono state anche delle polemiche PD-PdL - il nuovo reato del traffico di influenze, ma cosa c'è allora? Di là si approva il nuovo reato di traffico di influenze, e poi qui PD e PdL si fanno lo scambio, perché sanno che quel reato di fatto non verrà mai punito?
Infatti, chiaramente, se lo si commette, quando mai si verrà condannati, ci saranno gli arresti domiciliari oppure ci sarà anche la messa alla prova. Quindi, alla fine si avrà un'impunità. Ci siamo fatti belli nei confronti del Paese e poi, invece, di fatto il risultato è quello che dicevo: l'impunità.
Ma ci sono altri reati che mi stanno particolarmente a cuore, in modo particolare lo stalking. Lo dico alle colleghe donne, ma anche ai colleghi uomini che sono sensibili su questo tema. C'è stata la ricorrenza della giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne e abbiamo fatto proclami e poi consentiamo che per gli stalker ci siano gli arresti domiciliari. Ma come possiamo pensare che le donne abbiano il coraggio di denunciare il loro aggressore se siamo noi stessi incoerenti?
E questi messaggi di incoerenza mi portano a dire che in questo Parlamento facciamo tanta demagogia. Parliamo tanto, ci riempiamo la bocca con la tutela delle vittime e con la sicurezza dei cittadini e poi, però, portiamo avanti provvedimenti come questo che vanno nella direzione opposta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Pag. 93Nicola Molteni 0.1.200.26 , non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Luciano Rossi... Onorevole Polledri... Onorevole Razzi... Onorevole Cesario... Onorevole Donadi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 432
Votanti 426
Astenuti 6
Maggioranza 214
Hanno votato
71
Hanno votato
no 355).

Passiamo alla votazione del subemendamento Lussana 0.1.200.27, per il quale i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, anche questa proposta emendativa si inserisce nel filone dei subemendamenti, come illustrava prima la collega Lussana, in cui vengono indicati i reati con pena fino a quattro anni che non vengono esclusi dall'applicazione dell'articolo 1, che sono reati particolarmente gravi. La collega Lussana ne ha indicati alcuni, ma credo che sia opportuno (anche per conoscenza rispetto all'esterno e a colori i quali ci ascoltano magari alla radio o ci stanno vedendo in televisione) fare l'elenco completo e dettagliato dei reati rispetto ai quali la pena detentiva principale sarà la detenzione domiciliare. Quindi, con riferimento a questi reati che - lo ripeto - sono particolarmente gravi e di particolare allarme sociale, seppure in via alternativa, la detenzione domiciliare viene vista come pena principale.
Oltre ai reati citati prima dalla collega Lussana, vi sono altri reati per noi particolarmente gravi, che non sono reati «bagatellari», ma vanno ad incidere in maniera sensibile sulla vita delle persone. Sono il peculato mediante profitto dell'errore altrui e la corruzione per atto d'ufficio, che è una delle forme più lievi e più semplici di corruzione. Ma il tema dell'anticorruzione è stato uno dei temi dominanti del dibattito politico degli ultimi mesi e soprattutto è stato uno di quei temi rispetto al quale proprio il Governo e il Ministro Severino hanno chiesto una partecipazione e un'incidenza particolare da parte del Parlamento e delle forze politiche di maggioranza e di opposizione. Voglio ricordare che sull'anticorruzione la Lega non ha fatto ostruzionismo, ma abbiamo approvato quel provvedimento; e vedere che tra i reati con pena inferiore ai quattro anni che possono prevedere non più il carcere, ma la detenzione domiciliare, c'è anche la corruzione per atti d'ufficio, credo che rappresenti la mistificazione di quanto avete detto e di quanto soprattutto il Governo ha voluto perorare sul tema della corruzione.
Vi è il tema del reato di falsità materiale. Vi è il reato della prostituzione minorile, di cui abbiamo già abbondantemente parlato. Vi è il reato della pornografia minorile. Vi è il reato della detenzione di materiale pornografico. Vi è il reato (e oggi è uno dei casi che spesso vediamo all'interno delle nostre città) relativo all'impiego dei minori nell'accattonaggio, rispetto al quale il Ministro Maroni da Ministro dell'interno fece molto nel pacchetto sicurezza.
Vi è la violenza privata, vi è lo stalking - ne ha parlato poc'anzi la collega Lussana - ed io credo che un sussulto di dignità e di orgoglio da parte di coloro i quali, soprattutto da parte delle deputate che anni fa sostenevano giustamente la necessità di introdurre e di meglio specificare gli atti persecutori a carico di coloro i quali subivano molestie, - in modo particolare l'85 per cento sono donne - e che hanno portato all'introduzione, grazie anche alla battaglia che fece all'epoca l'ex Ministro delle pari opportunità Carfagna, per l'introduzione del 612 bis, il reato di stalking, rispetto a questo reato vada portato Pag. 94e manifestato in quest'Aula parlamentare. Vi è la violazione di domicilio, il furto - ovviamente il furto semplice, è la forma semplice, non aggravata del furto, ma il furto rimane comunque ricompreso tra i reati rispetto ai quali il magistrato potrà decidere discrezionalmente se applicare il carcere o, come noi crediamo avverrà, la detenzione domiciliare; il traffico di influenze illecite, l'ha citato prima la collega Lussana, la truffa; il caso della vecchietta che viene truffata io credo che debba per forza e necessariamente sensibilizzare le coscienze di tutti quanti noi.
Quindi questo per dire che questo provvedimento va esattamente nella direzione opposta rispetto a ciò che oggi i nostri cittadini chiedono alla politica e al legislatore e noi oggi non stiamo facendo delle buone leggi, non stiamo dando un esempio di attenzione rispetto soprattutto alle fasce più deboli e alle fasce che maggiormente vengono colpite da questi reati di particolare gravità sociale. È quindi un elenco di reati importanti rispetto ai quali, voglio ricordarlo per l'ennesima volta, la formulazione iniziale dell'articolo 1 della delega per l'applicazione delle misure alternative alla detenzione, prevedeva la detenzione domiciliare come misura detentiva principale, ma prevedeva anche una deroga, cioè l'esclusione dall'applicazione della detenzione domiciliare dello stalking; perché avete tolto questo reato tra i reati derogabili? Io credo che questa sia una domanda che ognuno di noi, ogni parlamentare deve farsi in modo tale da poter votare con coscienza rispetto a questo nostro subemendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lussana 0.1.200.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lusetti, Gianni, Froner, Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 443
Votanti 433
Astenuti 10
Maggioranza 217
Hanno votato
66
Hanno votato
no 367).

Prendo atto che i deputati Misuraca e Graziano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento Paolini 0.1.200.28, per il quale i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, qui abbiamo un'elencazione di reati che attengono comunque a delitti quali la violenza ai minori, la pedo-pornografia, eccetera. Estendere i benefici anche a questa tipologia di reati, a me pare francamente contraddittorio con quello che molti, che magari voteranno questo provvedimento, vanno a dire nelle piazze, perché da un lato ci mettiamo contro questa tipologia di reati, e poi ammettiamo la possibilità per chi li commette di avere dei benefici e soprattutto di andare agli arresti domiciliari. È evidente che nelle prescrizioni domiciliari non ci sarà certamente la possibilità di andare in internet e fare ancora adescamento o cose di questo genere, però mi pare francamente logico evitare anche in nuce tale possibilità, anche perché oggi sappiamo tutti che con i dispositivi portatili di connessione, si può tranquillamente non avere nessuna linea ufficiale, ma utilizzare un dispositivo messo lì a disposizione da qualcun altro per compiere le stesse fattispecie criminose.
Quindi, sarebbe, a mio avviso, logico non applicare questi benefici a questa tipologia di reati, perché è una contraddizione in termini rispetto alle finalità che questo Parlamento si è più volte proposto di conseguire. Pag. 95
Quindi, chiedo che anche questo subemendamento venga approvato a larga maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, un altro effetto perverso che avrà questa legge è quello di attirare delinquenti da tutte le parti del mondo, perché negli altri Paesi le pene ci sono. Le faccio l'esempio di un cittadino italiano che è stato trovato in Romania in possesso di 11 grammi di hashish: qui gli avrebbero fatto ben poco, ma lì è stato condannato a cinque anni e sconterà cinque anni in galera. Capite perché poi tanti nomadi di cittadinanza rumena vengono colti sul fatto a rubare qui da noi? Perché qui non gli si fa niente, qui gli si dice: «eh, sei stato cattivo, vai a casa, in castigo a casa per qualche tempo». Negli altri Paesi, dove le leggi ci sono, si beccano anni e anni di galera quando sbagliano e quando commettono reati. E noi, facendo questo, permettiamo a quella gente di venire via dai loro Paesi per venire a delinquere qui, perché non gli si farà mai niente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, dico, da cittadino, non solo da cittadino, ma anche da parlamentare, che questo è un provvedimento che porta ancora più demoralizzazione per quei cittadini onesti che non si vedono tutelati da uno Stato che dovrebbe occuparsi di loro e neanche, secondo me, dal provvedimento che uscirà da quest'Aula e che consentirà a questi cittadini di subire furto semplice, violenza a domicilio, stalking e truffa, e di trovarsi a rincontrare per strada questi delinquenti, magari, dopo due giorni. Ma non solo: mette anche a dura prova le forze dell'ordine, la Polizia di Stato ed i carabinieri, per le condizioni economiche pesanti, ma anche motivazionali, nelle quali sono costretti a portare avanti il loro lavoro. Da una parte, arrestano i delinquenti e, dall'altra parte, due giorni dopo, quelli sono liberi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, veramente mi chiedo dove vivano il Ministro ed i sottosegretari, e dove vivano i miei colleghi. Infatti, in questo periodo, stanno aumentando tantissimo i reati: proprio tre settimane fa, davanti casa mia, hanno tentato di entrare dentro il portone e sono dovuti intervenire i carabinieri; due mesi fa sono venuti a rubare in cantiere mentre stavamo facendo dei lavori di ristrutturazione. Questo succede a me, come succede a qualsiasi cittadino normale in questo periodo: ogni giorno c'è l'aumento dei furti e degli scippi nelle nostre strade. E voi cosa state facendo? State dicendo a questi delinquenti ed a queste persone: «Non preoccupatevi, se venite trovati. Semplicemente, vi manderemo a casa vostra a scontare la pena, magari faremo in modo che andiate a raccogliere le cartacce dei giardini». Voi siete complici di tutta questa delinquenza, perché un vero Paese civile i delinquenti li manda in carcere a scontare tutta la pena.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bragantini
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Paolini 0.1.200.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 96

(Presenti 424
Votanti 416
Astenuti 8
Maggioranza 209
Hanno votato
62
Hanno votato
no 354).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Nicola Molteni 0.1.200.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Paniz, Binetti, Monai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 422
Votanti 412
Astenuti 10
Maggioranza 207
Hanno votato
64
Hanno votato
no 348).

Prendo atto che il deputato Agostini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento Lussana 0.1.200.30, per il quale i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, veramente chiederei un attimo di seria attenzione su questa proposta emendativa, che limita e circoscrive l'esclusione della misura degli arresti domiciliari ai reati di prostituzione minorile, pedopornografia minorile e stalking. Chiederei veramente una riflessione a tutti quei colleghi e colleghe che in quest'Aula hanno dato un contributo significativo per l'approvazione di leggi innovative, per contrastare il fenomeno della violenza sui minori e la violenza alle donne. Dunque, non capisco perché nel testo iniziale della Commissione, probabilmente anche il Governo stesso si era posto questo problema, al punto che il reato di stalking era escluso, mentre adesso, nel pur rinnovato, modificato e - voglio dire - anche migliorato emendamento della Commissione, l'esclusione oggettiva di questi reati è stata tolta.
Dunque, lo dico alle colleghe, che so essere attente su questo tema. Visto che siamo in prima lettura alla Camera, perché non vogliamo approvare queste proposte emendative? Onorevole Angela Napoli, lei è stata anche relatrice del provvedimento relativo alla Convenzione di Lanzarote e, quindi, è chiaro e so che lei ha a cuore il contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia. Lei ha fatto un accorato intervento stamattina, dicendo che qui non stiamo diminuendo le pene. Ma noi stiamo dando una percezione d'impunità per reati odiosissimi, come quelli che toccano i minori, come quelli che riguardano la violenza alle donne. È questa la percezione che stiamo dando per reati molto gravi, per i quali tutti, invece, professiamo che occorre non solo la repressione penale ma anche, per contrastarli, una profonda azione culturale. Allora, che messaggio stiamo dando all'esterno? Non stiamo dando il messaggio della repressione penale, ma stiamo dando, piuttosto, il messaggio che quando si commettono questi tipi di reati si va agli arresti domiciliari e si va alla messa alla prova.
Allora, riferendomi al discorso che avevo fatto prima, dico che ci riempiamo la bocca di belle parole. Parliamo della giornata dell'infanzia, di tanti begli impegni che rimangono, purtroppo, troppe volte sulla carta. Parliamo della giornata contro la violenza sulle donne. Collega Bongiorno, collega Carfagna, avete presentato una proposta di legge che prevede l'ergastolo per chi commette il reato di stalking e, poi, uccide una donna. Presidente Bongiorno, la Camera aveva approvato, tre anni fa, una proposta di legge contro la violenza sessuale approvandola, tra l'altro, all'unanimità. Ebbene, è rimasta ferma al Senato. Lei ha mai sollecitato Pag. 97il suo collega, presidente della Commissione del Senato, a calendarizzare quella proposta?
Un'altra cosa, presidente Bongiorno. Si parla tanto di ergastolo. Ma, perché non abbiamo approvato e non siamo riusciti ad approvare definitivamente la mia proposta di legge che escludeva il rito abbreviato e, quindi, lo sconto di un terzo secco della pena per chi commette il reato di omicidio? È inutile che usiamo il parolone ergastolo quando dopo sappiamo benissimo che chi accede al rito abbreviato può ottenere uno sconto pari a un terzo secco della pena e, quindi, non verrà mai condannato all'ergastolo.
Allora io vi dico: non riempiamoci la bocca di belle parole. Siete tutte brave ad andare nei talk show, ad andare in televisione, ma quando votate in quest'Aula votate in maniera incoerente. Adesso avete la possibilità di essere coerenti di fronte agli elettori, di fronte al Paese e di fronte a tutti. Voglio vedere come voterete. Vi guarderò, care colleghe, su questo voto. Metteteci la faccia, se avete il coraggio, e poi dopo andate ancora in televisione a dire che siete contro la violenza alle donne, che le donne devono denunciare. Lanciamo un messaggio culturale importante. Lo possiamo fare. Siamo in prima lettura alla Camera, ma dov'è il vostro coraggio? (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Poli. Ne ha facoltà.

ANTONIO DE POLI. Signor Presidente, sto vedendo in queste ultime ore qui in Parlamento un vecchio film, che è quello intitolato ET, cioè extraterrestri. Mi sembra di essere ritornati sulla Luna. Gli amici della Lega hanno governato per quattro anni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo) con il loro Ministro Maroni. Avevano il Ministro dell'interno e non mi sembra che oggi sia possibile attribuire la criminalità e tutto ciò che stiamo dicendo a questo Governo. Credo quindi, per onor di cronaca, che bisogna realmente e concretamente essere pacati e ragionare rispetto alle situazioni in essere e non fare, come sempre, demagogia rispetto a tutte le cose che si fanno in quest'Aula. (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, al partito di Monti ricordo una dichiarazione. Monti: per l'evasione fiscale, Italia come in stato di guerra. E anche due giorni fa, sempre il partito di Monti e di De Poli: contro le evasioni è guerra. Poco tempo fa è stata proclamata la lista Falcetti con 5.396 evasori per 5 miliardi e mezzo. A quelli che fanno piangere i ricchi ricordo che questi fino a ieri, prima di questa legge, rischiavano la galera. Oggi, grazie al vostro voto, si elimina completamente l'articolo 4, che prevedeva per la dichiarazione infedele di chi evitava di dichiarare fino a 200 milioni la pena da uno a tre anni. Da oggi, da quest'anno, caro amico De Poli, la guerra all'evasione fiscale la fate con le pistoline ad acqua (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lussana 0.1.200.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Proietti Cosimi, Fioroni, Carfagna, Verducci, Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 426
Votanti 416
Astenuti 10
Maggioranza 209
Hanno votato
72
Hanno votato
no 344).

Passiamo alla votazione del subemendamento Lussana 0.1.200.31, per il quale i presentatori non accedono all'invito al ritiro. Pag. 98
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, in modo pacato e anche riflessivo, visto che il tema è politico, ma è anche un tema di natura giuridica, rispetto al quale credo che gli interventi debbano anche essere dettati dalla conoscenza del provvedimento. Capiamo l'imbarazzo dei colleghi dell'UdC e, in particolare, del collega De Poli, che da un anno stanno sostenendo provvedimenti, quelli sì, imbarazzanti del Governo Monti, non solo in materia fiscale, economica e del lavoro, ma anche in materia carceraria, visto che questo provvedimento, che noi abbiamo definito «salva delinquenti» o «impunità garantita per legge», non è il primo esempio di cattiva o inutile politica carceraria per affrontare e risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri.
Vogliamo ricordare che, esattamente un anno fa, nel dicembre del 2011, il Ministro Severino decise di affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri con un altro provvedimento. Non è stato un provvedimento «svuota carceri», perché, se fosse stato tale, oggi non ci troveremmo esattamente nelle condizioni di dover approvare un altro provvedimento indultivo per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri.
Se tale problema fosse stato risolto un anno fa con il provvedimento «svuota carceri», oggi non ci troveremmo nelle condizioni di dover utilizzare e applicare un altro provvedimento emergenziale, per risolvere un problema, quale è quello del sovraffollamento delle carceri, che esiste, ma che non si risolve con questi tipi di provvedimenti occasionali e approssimativi, che hanno dimostrato, nella storia e nel corso del tempo, di non migliorare assolutamente il problema del sovraffollamento delle carceri.
Ribadiamo che tale problema si risolve solo ed unicamente attraverso delle misure e degli interventi di natura strutturale, attraverso interventi di edilizia carceraria e di costruzione e implementazione delle carceri. Vedo che il sottosegretario sta prendendo appunti: attendiamo da lui ancora una risposta in merito ai 675 milioni di euro che il Governo precedente, che noi, ex maggioranza Lega-PdL, avevamo stanziato per poter affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri.
Si tratta di una somma che non abbiamo ancora capito, poiché il Governo non ci ha ancora risposto, che fine abbia fatto, se questi fondi siano stati utilizzati oppure siano ancora fondi pendenti, pronti ad essere utilizzati. Credo che la risposta a questo quesito non sia secondaria rispetto alla possibilità di provvedere o di non intervenire rispetto a questo tipo di provvedimento.
Mi rivolgo al collega dell'UdC e alla collega Bernardini, la quale faceva riferimento all'altro grave problema delle carceri, ovvero la presenza di detenuti stranieri, che raggiungono punte, picchi, in alcuni istituti penitenziari al Nord, del 70-80 per cento: siccome chiedeva all'ex maggioranza che tipo di provvedimento avesse adottato per poter dare corso e dare atto alle intese tra i vari Paesi per poter far scontare la pena nei Paesi di origine, rammento e invito la collega Bernardini ad andare a prendersi un decreto legislativo approvato il 9 settembre 2010 dall'ex Governo, dalla Lega e dal PdL, dall'ex Ministro Alfano e dall'ex Ministro Maroni, con cui, dando attuazione a una direttiva europea del 27 novembre 2008, si è consentito di far scontare la pena nei Paesi di origine ai detenuti stranieri senza passare attraverso il consenso dei detenuti stessi e senza l'accordo preventivo con gli altri Stati europei.
Questo decreto legislativo, presentato dal Ministro Alfano e dal Ministro Maroni e sostenuto dal precedente Governo, ha portato, in pochi mesi, ben 1.214 detenuti stranieri a scontare la pena nei propri Pag. 99Paesi di origine. Questi dati credo che non siano chiacchiere, ma fatti concreti, e credo che, rispetto a questi fatti concreti, dobbiate meditare prima di parlare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, intanto, su quest'ultima cosa, vorrei ricordare all'onorevole Nicola Molteni che, quando si governa, si governa: non è che si approvano provvedimenti che poi sono inefficaci. Ripeto, gli porterò la lista di tutti gli stranieri che vogliono andare a scontare la pena nel loro Paese e non ci possono andare. Poi, l'onorevole Nicola Molteni ripete come un mantra che per risolvere il problema del sovraffollamento bisogna costruire nuove carceri.
Scusate, ma quando era Ministro Castelli, quante carceri ha costruito?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bernardini.

RITA BERNARDINI. Si può sapere quante carceri ha costruito? Le ultime carceri costruite in Italia sono le «carceri d'oro» sulle quali la politica ci ha guadagnato qualche tangente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, molto pacatamente, noi capiamo benissimo che la Lega stia cercando di utilizzare questi pochi giorni per rifarsi una verginità (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La cosa è sicuramente molto difficile (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Guardate, non ci date fastidio, perché ormai sono i cittadini che capiscono. La gente sta capendo bene che con l'introduzione del reato (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Potrei citarne duemila, da Belsito ad altri: quella è una verginità da rifarsi. Un'introduzione del reato penale sull'immigrazione che, anziché permettere di mandare a casa quelli che realmente offendevano le leggi italiane ed i cittadini italiani, ha permesso solo di riempire le carceri, finché era possibile, altrimenti lasciarli per le strade.
Vorrei ricordare le tante ronde annunciate e mai istituite. Non ne abbiamo vista una in giro per l'Italia, tranne qualche maglietta verde che girava da un bar all'altro.
Vorrei ricordare in fatto di evasione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... in fatto di evasione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Colleghi! Lasciate parlare l'onorevole Libè. Prego, onorevole Libè, non si faccia intimorire.

MAURO LIBÈ. Vorrei ricordare che, in tema di evasione, sono degli esperti, perché tutti i voti a tutela dei truffatori delle quote latte sono stati guidati dalla Lega (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ci sono stati (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... ci sono stati tanti voti sui decreti e sulle leggi «salva processi».
Non abbiamo bisogno di aggiungere tanto di più. I cittadini lo hanno capito. Hanno visto che alle tante dichiarazioni non hanno fatto seguito dei comportamenti. I comportamenti dovrebbero insegnare qualcosa. Oggi la Lega ci fa delle prediche gratuite che non servono a niente (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà (Commenti). Onorevole Dozzo, le ho dato la parola. Prenda la parola. Pag. 100
Per favore, per favore, colleghi! Contegno per favore (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Onorevole Dozzo, prenda la parola, la prego. Lasciate parlare l'onorevole Dozzo.

GIANPAOLO DOZZO. Grazie, signor Presidente. Calma ragazzi, non accettiamo le provocazioni (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo). Signor Presidente, io vorrei ricordare che in quest'Aula un noto esponente dell'UdC aveva detto che, se il signor Totò Cuffaro veniva condannato, lui si dimetteva. Domando: è ancora presente in quest'Aula il presidente Casini?Allora, non facciamo veramente demagogia, come ha fatto adesso il collega dell'UdC.
Sia coerente, presidente Casini, con quello che ha detto. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lussana 0.1.200.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calderisi... onorevole Pelino... onorevole De Angelis... onorevole Ciccanti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 428
Votanti 412
Astenuti 16
Maggioranza 207
Hanno votato
66
Hanno votato
no 346).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lussana 0.1.200.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesa... onorevole Veltroni... onorevole Rossomando... onorevole Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 424
Votanti 412
Astenuti 12
Maggioranza 207
Hanno votato
63
Hanno votato
no 349).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Paolini 0.1.200.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, anche questo subemendamento è fondamentale e sarebbe opportuno che venisse approvato. Praticamente parliamo di stalking; qui abbiamo delle belle anime che vanno in televisione per fare grandi discorsi sullo stalking, sulla necessità di tutelare le donne, giustamente, non solo le donne, ovviamente, ma principalmente loro, e poi andiamo a vedere cosa c'è dentro questo emendamento.
Il molestatore seriale, come si suol dire, una volta che viene preso e condannato, con tutta la fatica che ha fatto la vittima o hanno fatto le vittime per portarlo davanti ad un giudice, dimostrarne la colpevolezza e finalmente ottenerne la condanna, ebbene questo signore rischia di finire tranquillamente nel salotto di casa, magari a molestare per via informatica qualche altra signorina o magari adescare qualche minore, perché tanto sa che la pena è questa.
Io mi chiedo francamente che necessità ci sia di introdurre anche questi reati. Eliminiamolo, non mi pare che rappresenti una grossa avulsione dal complesso della norma eliminare questa possibilità. Pag. 101Voglio vedere qualche deputata, che vedo spesso in TV, alla prossima trasmissione. Guarderò come vota oggi, poi le manderò un tweet, le telefonerò e le dirò: cara collega che oggi parli così, ma ti ricordi come hai votato quel giorno? Allora, almeno abbiate il coraggio civile di difendere la posizione che avrete oggi anche in contesti ben più pubblici, perché i nostri lavori li segue pochissima gente, mentre le trasmissioni la domenica pomeriggio sono seguite da tanta gente. Ecco, invece sono convinto che molte deputate, soprattutto in quanto donne, avranno la sensibilità di far approvare questo subemendamento ed eliminare quella previsione all'emendamento 1.200 della Commissione che rappresenta comunque, come è stato ricordato, un passo avanti rispetto al testo, un passo avanti che non è avvenuto gratis, come si dice, ma è avvenuto grazie al lavoro di opposizione principalmente della Lega Nord ma anche di alcuni validi esponenti del Popolo della Libertà, i quali hanno reso migliore questo testo perché, se fosse uscito come era uscito dalla prima stesura, sarebbe stato veramente indigeribile.
Credo che non ci voglia molto a convenire che questo subemendamento proposto dalla Lega Nord sia giusto, che non toglie nulla al complesso di validità del provvedimento ma che dà un segnale politico importante. Signori, non possiamo da un lato parlare tutto il giorno contro lo stalking e poi, dall'altro, quando si tratta di punire concretamente, con il carcere, con misura soprattutto generalpreventiva e dissuasiva chi commette questo reato, non possiamo dargli, sotto sotto, perché la gente non lo sa ma glielo spiegheremo noi nelle piazze e nelle radio, la possibilità di finire tranquillamente nel salotto di casa a scontare la pena.
Lo vogliamo spiegare alle vittime? Ebbene, aspetto una bella trasmissione in cui qualche collega deputata parlerà di questa cosa, e se mi daranno voce interverrò e le ricorderò come ha votato. Quindi, confido almeno sulle donne che votino a favore di questa proposta emendativa indipendentemente dalla loro appartenenza politica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, rispondo alla collega Bernardini, che doveva essere qui nella scorsa legislatura, ma probabilmente sarà stata distratta da qualche digiuno, e vorrei ricordarle che i risultati delle carceri del Ministro Castelli sono questi, onorevole collega, e dovrebbe interessarla, perché se lei sta girando per le carceri dovrebbe saperlo: 6 mila posti - 6 mila posti - carcerari fatti durante l'amministrazione Castelli, e fatti con il recupero di reparti dismessi che c'erano. Quindi, 6 mila posti sono cinque carceri fatti da un Ministro leghista. Non solo, c'erano due carceri che erano pronti, c'erano già i lavori, il leasing, erano stati già stanziati 90 milioni, progetti che dovevano partire, e ai vostri amici magistrati ricorsi del TAR, ricorsi dell'ANCE, comitati vari, e in Europa interrogazioni dei vostri amici deputati del PD, e Mastella li ha cancellati. Quindi, prima di parlare almeno documentatevi e date i numeri corretti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, a proposito di verginità, noi le nostre battaglie le portiamo sempre avanti con coerenza, non sempre riusciamo a raggiungere il fine che ci siamo prefissi, quando ci riusciamo ci pensate voi comunque a cancellare tutto quello che di buono abbiano fatto, anche cambiando i Governi, però lo facciamo sempre con coerenza e con uno spirito di modifica di questo Stato. A noi non interessa dimostrare che siamo vergini oppure no, però il collega probabilmente neanche con la chirurgia plastica riuscirà a dimostrare di essere ancora vergine, perché ne hanno combinate di tutti i colori in questi ultimi anni. Hanno cambiato tutte le posizione, quindi ricostruire la propria verginità presumo che gli sarà molto difficile, anche Pag. 102con la chirurgia plastica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, rimango un po' stupito veramente dell'atteggiamento di tante donne qui all'interno dell'Aula, perché non tanto tempo fa io mi ricordo che hanno anche coniato una parola, il femminicidio. Addirittura il Ministro della giustizia è donna. Allora io mi chiedo, i girotondi «se non ora quando», ma voi votate delle norme dove violentatori, molestatori, tutti quelli che sono contro le donne, non sono magari con gente come voi che hanno la scorta o il maggiordomo, quelli che vi curano, c'è tanta gente tante donne che rischiano la vita, e votate delle norme insieme a un Ministro della giustizia donna, che in realtà sono un insulto a quello che fate? Voi che vi dite ancora comuniste e che avete ancora questo grande piacere di sentirvi di sinistra, ma cosa fate, se non ora quando? Quando è adesso! Votate contro queste norme, altrimenti nascondetevi. Ipocrite (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, l'onorevole Polledri ha avuto l'onestà di dire che Castelli non ha fatto le carceri, ha fatto i reparti detentivi: 6 mila posti in più. Cosa vuol dire questo? Che nelle stesse carceri ha ricavato altri posti, togliendo questi posti dalla socialità, così come sta avvenendo nel carcere di Vicenza - domani ne parleremo -, dove nel campo sportivo attualmente pascolano tre capre, ma presto verrà costruito una reparto detentivo. È così che fate, non era Castelli che definiva le carceri italiani alberghi a 5 stelle? Ma voi l'avete mai visitato un carcere italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, qui bisogna anche rendersi conto che ci sono dei reati che magari non sono delle cose gravissime, però sono delle cose che toccano molti cittadini. Sempre in questo bollettino di guerra, che è il giornale La Gazzetta della Martesana, guardate i titoli quali sono in prima pagina: «Fermiamo ladri di biciclette». In uno dei paesi, a Cernusco sul Naviglio. E si dice: «Il furto di una cosa personale dà sempre molto fastidio. L'opinione pubblica si sente sempre meno sicura e meno protetta. È necessario porre rimedio al dilagare di questo fenomeno delinquenziale». Bene, oggi il Parlamento come fa a mettere un freno al dilagare di questi furti? Dicendo che colui che semmai sarà preso sarà libero perché potrà andarsene a casa e riposarsi un po' dopo la sfuriata in bicicletta per poi riprendere a rubare. Vergogna.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Paolini 0.1.200.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bonciani, Bonaiuti, Landolfi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 405
Votanti 392
Astenuti 13
Maggioranza 197
Hanno votato
65
Hanno votato
no 327).

Prendo atto che la deputata Servodio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Pag. 103Franceschini ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Follegot 0.1.200.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Anna Teresa Formisano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 408
Votanti 397
Astenuti 11
Maggioranza 199
Hanno votato
66
Hanno votato
no 331).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Nicola Molteni 0.1.200.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Gasbarra, Garagnani, Calderisi, Pezzotta, Agostini, Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 409
Votanti 397
Astenuti 12
Maggioranza 199
Hanno votato
65
Hanno votato
no 332).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lussana 0.1.200.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

ALFREDO MANTOVANO. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Mantovano, aveva chiesto di parlare? Mi dispiace, mi è stato segnalato in ritardo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 402
Votanti 391
Astenuti 11
Maggioranza 196
Hanno votato
60
Hanno votato
no 331).

Prendo atto che il deputato Castagnetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.200.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovano. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, mi chiedevo cosa fare per poter intervenire.

PRESIDENTE. Avevo capito che voleva intervenire prima, ma non adesso. Prego, onorevole Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO. Infatti io volevo intervenire sulla precedente proposta emendativa, ma va bene lo stesso anche su questa.
Signor Presidente, siamo sostanzialmente, con i subemendamenti della Commissione, alla riscrittura dell'articolo 1. Allora, io continuo a non entrare nel merito, ma ritengo francamente offensivo che da parte dell'Assemblea, per due volte, non soltanto da parte mia, ma anche di altri colleghi, sia stata formulata al Governo una richiesta di informazioni funzionali all'applicazione delle norme che stiamo esaminando e il Governo non senta il dovere di dire neanche: «Non voglio rispondere». Noi vorremmo capire come il Pag. 104Governo intende far funzionare la detenzione domiciliare, se con il braccialetto o no, con quale tipo di convenzione, posto che quella che è stata applicata purtroppo per dieci anni è stato uno spreco di quasi 100 milioni di euro, se rinunciando al braccialetto e ovviamente dovendo impegnare le forze di polizia si immagina una deroga alla spending review.
Io non so, signor Presidente, ed è la terza volta e mi spiace, perché sono certamente noioso ripetendolo, ma se non ho risposta sono costretto ogni due ore a ripeterlo, come si faccia a votare queste disposizioni e a non avere un brandello di risposta da parte del Governo. Poi, se il Governo ritiene che siano cose ininfluenti, abbia la compiacenza di alzarsi e di dire: «Non voglio rispondere». Però non ci può essere questa assoluta indifferenza rispetto a richieste che non sono campate in aria, ma si fondano sulle articolazioni di queste norme.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, intende prendere la parola? Prendo atto che non intende prendere la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, io mi associo alla richiesta del collega Mantovano e sottolineo che mi rendo conto che il Governo ha responsabilità collegiale, e probabilmente non è il Dicastero giusto ad essere ascoltato, ma questo provvedimento forse è la sede idonea a far comprendere al Parlamento cosa è accaduto su questo punto. Sul braccialetto elettronico si è consumata una delle più gravi liti all'interno del Governo, con il Ministro Severino che ha giustamente rivendicato il suo diritto di verificare la storia del braccialetto elettronico ed il Viminale che nonostante tutto è andato avanti, facendo una commessa e un contratto con Telecom, ricordandolo come una proroga. In tutto ciò, signor Presidente, e forse per questo chiedo di nuovo al Governo di intervenire, è intervenuta la Corte dei conti, dicendo che questa proroga non si può chiamare proroga e tutto ciò è assolutamente illegittimo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, volevo dire due cose. Innanzitutto sul braccialetto elettronico adesso tutti cadono dalle nuvole, ma mi risulta che sono più di 10 anni che la convenzione viene rinnovata e quindi è stata rinnovata da tutti i Governi, centrodestra, centrosinistra, che hanno dato alla Telecom questi 110 milioni di euro, cioè più di 200 miliardi di vecchie lire, per non fare niente. Insomma, io non so se ci sono di mezzo delle tangenti, ma per quattordici braccialetti... E poi uno che se lo era messo glielo ha restituito perché suonava in continuazione e non riusciva a dormire...
Adesso ve la prendete; anche io ho attaccato il Governo di cui fa parte la Severino su questa storia dei braccialetti, ma voi, quando stavate al Governo, cosa avete fatto con la Telecom? L'avete rinnovata o no la convenzione?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, infatti, la vicenda dei braccialetti grida veramente vendetta, perché va avanti da undici anni. Ma, soprattutto, la cosa più incredibile è che, nonostante i denari spesi, di cui oggi finalmente abbiamo la quantificazione esatta della Corte dei conti - io sapevo 110 milioni, mi dicono che sono solo 89, ma non cambia la sostanza, è l'assoluta mancanza di sperimentazione -, come dicevo, la cosa più incredibile in questa vicenda è che non si capisce perché in tutto il mondo funzionano e in Italia no. Questa è la cosa, a mio avviso, più incredibile, perché posso anche arrivare ad immaginare che i soldi possono essere - mi pare molto difficile - adeguati, ma Pag. 105almeno sorvegliamo questa gente. Io vorrei che qualcuno dei signori dirigenti del Ministero andasse con la pattuglia dei carabinieri a Scampia, a «Le vele», a sorvegliare un detenuto ai domiciliari, per vedere quanto è facile, quanto è poco rischioso e quanto, soprattutto, è efficiente.
Questa è una cosa sulla quale veramente il Governo tecnico dovrebbe provvedere immediatamente - qui sì con un decreto-legge -, ma, soprattutto, procedere ad accertare le responsabilità, perché in undici anni appare inverosimile che di questa storia non sia venuto fuori uno che sia uno responsabile, e poi spiegarci, e spiegare soprattutto alla Corte dei conti, come è possibile che questa cosa non funzioni. Questa è una cosa che noi dicemmo anche durante il precedente Governo, ma dato che questo è un Governo tecnico che ha poteri assoluti, che ha la facoltà di decidere e le competenze, faccia almeno sapere al Parlamento quale è la verità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beccalossi. Ne ha facoltà.

VIVIANA BECCALOSSI. Signor Presidente, vedo il Governo qui rappresentato, credo, da un sottosegretario alla giustizia un po' disattento e poco incline a rispondere alle tante domande che i deputati vogliono fare, e che fanno non perché hanno fantasia da spendere, ma perché vogliono lavorare per dare vita ad un provvedimento migliore di come è entrato in Parlamento.
Credo che già questo che stiamo approvando sia un provvedimento che esula molto rispetto al mandato di questo Governo, che era un Governo tecnico nato per affrontare l'emergenza economica, e non certo per l'emergenza carceraria; ma, a maggior ragione, visto che - e io non sono d'accordo - ha deciso di intervenire su una materia come questa, credo che dovrebbero essere presenti almeno i Ministri alla partita e, quindi, il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia, e non lasciare, con tutto il rispetto, un povero sottosegretario, che mi sembra non abbia quasi neanche il diritto di parola, perché non la chiede e, anche quando gli viene proposta, non ne approfitta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.200.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Sammarco... onorevole Mondello... onorevole Ciccioli... onorevole Callegari... onorevole Bobba...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 383
Votanti 360
Astenuti 23
Maggioranza 181
Hanno votato
297
Hanno votato
no 63).

Prendo atto che il deputato Verducci ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario e che la deputata Laura Molteni ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovano. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, l'onorevole Bernardini ha posto una domanda più che legittima e credo che sia doveroso dare una risposta. Il braccialetto elettronico è stato introdotto con una convenzione stipulata dall'ultimo Governo della XIII legislatura, dai Ministri dell'interno, Enzo Bianco, e della giustizia, Fassino. La convenzione fatta con Telecom Pag. 106era per dieci anni e tutti i Governi successivi hanno cercato disperatamente, visto il fallimento dell'applicazione di questa convenzione, di denunciare la stessa, ma sono stati bloccati da penali che erano state concordate per un'entità superiore al risparmio che si poteva ottenere.
Siamo riusciti, alla scadenza decennale, quindi alla fine del 2010, a non rinnovarla. Adesso ce la ritroviamo rinnovata, con le caratteristiche prima enunciate dall'onorevole Santelli, con un giudizio negativo da parte della Corte dei conti e con il Governo che continua a non dirci che cosa vuole o non vuole fare sul punto (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Avviso che, essendo esauriti i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza per gli interventi a titolo personale, ed essendo tali tempi, per la quasi totalità, utilizzati dai deputati appartenenti al gruppo della Lega Nord Padania, come già preannunziato, la Presidenza non consentirà più lo svolgimento di tali interventi a titolo personale agli appartenenti a tale gruppo.
Onorevoli Scilipoti, Concia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 384
Votanti 361
Astenuti 23
Maggioranza 181
Hanno votato
300
Hanno votato
no 61).

Prendo atto che il deputato Verducci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.200 della Commissione, nel testo risultante dall'approvazione del subemendamento 0.1.200.200 della Commissione, risultano preclusi tutti i successivi emendamenti ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo 1.
Passiamo dunque all'emendamento Polledri 1.86.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polledri 1.86, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Speciale, Miotto, Osvaldo Napoli, D'Anna, Menia, Favia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 394
Votanti 382
Astenuti 12
Maggioranza 192
Hanno votato
67
Hanno votato
no 315).

Passiamo all'emendamento Rainieri 1.75.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rainieri 1.75, non accettato...scusate, revoco l'indizione della votazione. Mi scusi, onorevole Crosetto, non l'avevo visto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, mi scuso con l'Aula, ma il tema posto dagli Pag. 107onorevoli Santelli e Mantovano non è irrilevante. Ricordo esponenti di tutti i partiti presenti in quest'Aula - l'ultima, la ricordo, era con me, l'onorevole Livia Turco - scagliarsi contro questi braccialetti che erano diventati uno degli esempi delle stupidaggini che il Parlamento ed il Governo riuscivano fare. Tutti noi siamo stati attaccati sui giornali, tutti noi ci siamo difesi dicendo che si trattava di una cosa che dovrà finire.
La settimana scorsa abbiamo discusso e siamo riusciti a trovare e a mettere assieme, giorno dopo giorno, pochi spiccioli per cose importanti, come i disabili e la SLA, e oggi ci troviamo di fronte a un Governo che non risponde per un impegno preso per 10 milioni all'anno, per dieci anni, di una cosa di cui tutti abbiamo detto e abbiamo riconosciuto pubblicamente l'inutilità. Eppure, quando qualcuno si alza e chiede al Governo una risposta che spieghi perché questa cosa inutile va avanti, il Governo non risponde, e quest'Aula non si scandalizza. Allora, non dovremmo scandalizzarci tutti assieme - perché lo abbiamo fatto tutti fuori di quest'Aula, dicendo che non sapevamo perché si formino queste cose, che ci vergogniamo e che non le faremo più -, perché adesso stiamo ripetendo l'errore?
Cioè, stiamo ripetendo un errore che abbiamo fatto per dieci anni, di cui ci siamo vergognati pubblicamente e non chiediamo al Governo una spiegazione? Il sottosegretario forse non è egli stesso in grado di rispondere, ma ci sarà un rappresentante del Governo che spieghi a quest'Aula le motivazioni con cui ci difenderemo quando fuori ci prenderanno a calci dicendo: avete ripetuto un errore, dopo aver detto per dieci anni che era un errore (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà)?
È una domanda che non ha colore politico, per cui io non so se il sottosegretario sia in grado, ma ci sarà qualcuno dell'interno, della giustizia, dell'economia che ci spieghi perché un errore viene prorogato per altri dieci anni. Chiederlo non significa fare opposizione, significa evitarci, tutti assieme, un po' di discredito rispetto al molto che abbiamo già per molte stupidaggini che abbiamo fatto (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, io non mi voglio ergere - ci mancherebbe - ad avvocato difensore del sottosegretario che oggi difende il Governo, ma la posizione in cui si trova il sottosegretario alla giustizia è oggettivamente difficile, in quanto il Ministero della giustizia si è dichiarato ufficialmente contrario a questa convenzione. Il tema vero è capire non perché il Ministero della giustizia la vuole, perché non la voleva. La Corte dei conti dice: perché non avete chiesto a giustizia? Giustizia non è stato interpellato. Il Ministero dell'interno deve venire a spiegare perché ha rinnovato una convenzione che, in realtà, è un nuovo contratto e che doveva essere fatto a norma di gara - dice la Corte dei conti - e che ha fatto senza neanche sentire il Ministero competente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, volevo chiedere se il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento Santelli può informare il Governo e ci manda un altro sottosegretario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà. Colgo l'occasione, peraltro, per ricordare che il sottosegretario presente rappresenta a pieno titolo il Governo.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, infatti è per questo che cerchiamo di chiedergli, se cortesemente ci può prestare attenzione, se è in grado caso mai di fare Pag. 108una telefonata in Inghilterra e capire perché lì funziona il braccialetto e in Italia non ha mai funzionato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nola. Ne ha facoltà.

CARLO NOLA. Signor Presidente, mi sembra che, alla luce delle considerazioni svolte dai colleghi, sia il caso che il Governo e il suo rappresentante - che, come lei ha ribadito, ha tutti i poteri e la competenza necessari - valutino se sia il caso di sospendere la discussione, perché questo Parlamento non è in grado assolutamente di proseguire sull'argomento, in quanto non abbiamo dati di fatto ed elementi che sono indispensabili per decidere e votare, se siamo persone che votano con coscienza.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, faccio la seguente osservazione. Stiamo discutendo - dopo aver votato l'emendamento della Commissione che rispondeva all'esigenza di una sintesi complessiva di quanto si era discusso sull'articolo 1 e su cui c'è stata la convergenza di tutti i gruppi, non solo della maggioranza - adesso di un emendamento che nel merito sopprime il comma 5 dell'articolo 1 il quale recita così: le amministrazioni pubbliche interessate provvedono ai compiti derivanti dall'attuazione della delega che viene data al Governo con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Quindi, di questo dobbiamo discutere. La Camera è pienamente in grado di discutere e votare questo emendamento. Se ci si attiene al merito di questa discussione, ci si metterà il tempo dovuto. Il tempo è contingentato: ogni gruppo, ogni parlamentare interviene, dopo di che si passa alla votazione, ma sul merito di questo emendamento, non attorno ad altre questioni che sono già state discusse, superate e votate negli emendamenti precedenti.

PRESIDENTE. In effetti la Camera è perfettamente in grado di proseguire i suoi lavori e di decidere su ciò che è in questo momento in esame. L'unica cosa che posso aggiungere è che la Presidenza provvederà a chiedere al Governo una risposta sollecita ai numerosi atti di sindacato ispettivo che su questo tema sono stati presentati da diversi gruppi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, io non sono d'accordo con quanto l'onorevole Quartiani ha detto e mi spiego: questo provvedimento si basa anche sui controlli che vengono fatti nel caso in cui il giudice disponga gli arresti al domicilio. Credo che la questione sollevata sia tutt'altro che indifferente. Ritengo inoltre, siccome non voteremo l'articolo 1, che il sottosegretario di Stato presente possa riferire al Ministro che, almeno per quanto riguarda le funzioni del Ministero della giustizia, prima del voto all'articolo 1, riteniamo di avere diritto ad avere quelle informazioni (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Infatti, io ritengo, signor Presidente, che qui dentro abbiamo lavorato seriamente anche sulla base di un dettato che ci è stato suggerito per alcune parti, in relazione soprattutto a quei passaggi, dal Governo. Quindi, ritengo che il Parlamento abbia fatto e stia facendo una cosa correttissima in relazione a ricevere informazioni, se non spiegazioni, su quanto è accaduto e su come quell'aspetto non indifferente e non secondario verrà affrontato - non importa se a risorse vigenti o meno - sulla scorta di elementi fondamentali alla luce di quanto abbiamo discusso fin qui (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Procederemo adesso nel modo seguente: metteremo ai voti l'emendamento Pag. 109Rainieri 1.75. Dopodiché, rinvieremo alla prossima seduta la votazione dell'articolo 1, in modo da dare anche al Governo, se lo riterrà opportuno, la possibilità di presentarsi domani mattina con i chiarimenti richiesti. In ogni caso, la Presidenza si farà carico di chiedere al Governo di rispondere in altra sede agli atti di sindacato ispettivo già presentati.

CAROLINA LUSSANA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, visto che in quest'Aula abbiamo posto diverse domande al Governo, però il Governo è rimasto assolutamente silente, forse penserà di parlare domani mattina, dove vedo che il Ministro Severino parteciperà al convegno «Sovraffollamento delle carceri: una proposta per affrontare l'emergenza» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ecco, forse preferisce parlare ai convegni piuttosto che venirci a raccontare le cose come stanno in quest'Aula e questo, signor Presidente, non è rispetto del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Onorevole Lussana, forse sì e forse no: lo saprà domani mattina quando riprenderemo i lavori e voteremo l'articolo 1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rainieri 1.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello... Onorevole Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 373
Votanti 364
Astenuti 9
Maggioranza 183
Hanno votato
69
Hanno votato
no 295).

Prendo atto che il deputato Zucchi ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 10.
Lo svolgimento degli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19,30)

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo anch'io per sollecitare la risposta ad una interrogazione a risposta scritta, visto che spesso questo Governo ripete le stesse gesta del precedente relativamente ai tempi di risposta agli atti di sindacato ispettivo dei colleghi della Camera e, quindi, anche il mio (io non faccio eccezione).
Attendo una risposta all'interrogazione a mia prima firma, la n. 4/18458, che riguarda le modalità con le quali RFI sta gestendo tutta la partita dei parcheggi di attestazione, in particolare in Lombardia e sulla linea ferroviaria Milano-Piacenza e Milano-Lodi.
Si sta infatti determinando una condizione difficile nella gestione da parte dei comuni delle aree di parcheggio di attestazione di una linea metropolitana che Pag. 110gestisce il servizio ferroviario in comproprietà tra Trenord, cioè tra le ferrovie nord e le Ferrovie dello Stato. Poiché RFI da tempo non dà risposte ai comuni e alle organizzazioni dei pendolari, è bene sapere qual è l'orientamento del Governo intorno a questa questione che rischia sostanzialmente di far raddoppiare il costo degli abbonamenti che i pendolari pagano mensilmente sulle tratte in questione.
Se i parcheggi gestiti dai comuni e da altre società, che sono di proprietà di RFI, comportano sostanzialmente il pagamento di prezzi di parcheggio eguali al costo dell'abbonamento si capisce evidentemente che non si dà un contributo a migliorare le condizioni dell'economia italiana, ma sostanzialmente si mette in difficoltà sia il servizio ferroviario sia le condizioni economiche dei pendolari che si servono di questo servizio per recarsi al lavoro o a scuola.
Quindi, mi rivolgo nuovamente alla Presidenza affinché intervenga presso il Governo per avere risposta immediata ad una risposta scritta, che peraltro il nostro Regolamento prevede sia data entro 15 giorni.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la Presidenza si farà, come si usa dire, parte diligente presso il Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 19.30).

JEAN LEONARD TOUADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, vorrei approfittare di questa opportunità per fare a voce alta una riflessione che mi è venuta ascoltando gli amici, i colleghi della Lega. È riecheggiata ancora una volta in quest'Aula la dannosa equazione tra immigrazione e criminalità che tanto male ha fatto al nostro approccio nazionale al tema importante dell'immigrazione. Vorrei ricordare gli amici della Lega, alcuni dei quali sono dei giuristi, sono degli avvocati, l'articolo 27 della nostra Costituzione, secondo il quale la responsabilità penale è personale e non è estendibile ad una categoria sociale, ad un'etnia ed è la persona che risponde di fronte alla legge dei crimini commessi.
Con questo approccio, voi della Lega, dell'equazione tra immigrazione e criminalità, voi avete, con l'imprenditoria della paura, lucrato e per fortuna siete stati sconfitti, anche alle elezioni amministrative scorse, dove questo motore dell'imprenditoria della paura ha funzionato a pieno regime. Intendiamoci, signor Presidente, noi non siamo il partito dell'anarchia, del laissez faire, del laissez aller, siamo per la legalità anche perché sappiamo che dove c'è legalità le fasce più deboli sono meglio protette.
Infine, signor Presidente, siamo sicuri che la diffusa illegalità del nostro Paese affondi le sue radici nell'immigrazione? Le mafie, l'evasione fiscale, la corruzione - voi della Lega ne sapete qualcosa - sono pesante illegalità che non è di origine straniera. Noi siamo quindi, anche di fronte alla legge, per l'articolo 3 della Costituzione, l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, l'uguaglianza dei cittadini, anche stranieri, di fronte al giudice (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, innanzitutto prendo atto di un Regolamento di questa Camera che permette alla fine della seduta di fare domande al Governo in sua assenza, non sapevo che fosse possibile, evidentemente è possibile non solo farle in assenza del Governo, ma anche in assenza dell'attenzione del Presidente della Camera, che non mi ascolta. Però, signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la sto ascoltando.

Pag. 111

ANTONIO DI PIETRO. No, signor Presidente, lei non mi stava ascoltando, non racconti bugie!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la sto ascoltando.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, non racconti bugie!

PRESIDENTE. Non racconto bugie e lei non offenda, e prosegua il suo intervento senza offendere i colleghi e, meno che mai, la Presidenza!

ANTONIO DI PIETRO. Non offendo nessuno. Lei sta offendendo me, mentre io sto parlando.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, proceda con il suo intervento.

ANTONIO DI PIETRO. Poi, vorrei sapere, prima di poter fare il mio intervento, quando noi parliamo in queste condizioni, ci deve essere o no un membro del Governo?

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, in questo momento il Governo non è tenuto ad essere presente perché sono interventi svolti a fine seduta, i quali non toccano direttamente la responsabilità del Governo. Questo lo dice il nostro Regolamento, che credo i deputati dovrebbero conoscere.

ANTONIO DI PIETRO. Per questo, le chiedo, signor Presidente, di farsi parte diligente e di informare il Governo di un fatto importante che riguarda la democrazia di questo Paese, vale a dire le elezioni regionali. Deve sapere, signor Presidente, e informare il Governo che già sono intervenuti in due occasioni, per quanto riguarda il Lazio e per quanto riguarda il Molise, le autorità giudiziarie di primo e secondo grado per dire che quelle elezioni, essendo avvenute in modo illegittimo, si devono rifare.
Personalmente ho presentato già due interrogazioni al Governo e mi ha risposto entrambe le volte il Ministro con riferimento a quel che è accaduto al consiglio regionale del Molise. Il consiglio regionale del Molise ed il presidente della regione Molise sono stati dichiarati decaduti dall'incarico, dal TAR prima e dal Consiglio di Stato poi perché le procedure relative alle modalità delle elezioni non sono state rispettate. È quasi un anno che siamo senza possibilità di svolgere quelle elezioni. L'ultima volta - ed è questo il quesito che pongo, ed è importante - che ho presentato un'interrogazione al Governo, il mese scorso, il Governo ha risposto: certamente è arrivata la decisione del giudice che bisogna fare le elezioni in Molise, però, siccome è sub iudice anche la questione che riguarda le elezioni in Lazio, noi del Governo intendiamo aspettare la decisione del Consiglio di Stato del Lazio per poterle indire insieme.
Ebbene, come sapete, l'altro ieri, il Consiglio di Stato del Lazio ha detto al presidente della regione, anzi ha intimato al presidente della regione uscente, Polverini, di indire le elezioni entro cinque giorni, vale a dire entro questa settimana.
Cosa voglio chiedere al Governo e cosa la prego di chiedere al Governo? Siccome formalmente in quest'Aula, rispetto ad un'interrogazione, il Governo ha detto: «non faccio le elezioni in Molise», nonostante che è da un anno che non si rispetta una sentenza della magistratura, ed ha giustificato questa sua assenza con il fatto che, fino ad oggi, non c'era una decisione che riguardava il Lazio, chiedo a lei, Presidente, di chiedere al Governo con urgenza, nelle prossime ore, di far rispettare sia la sentenza dei giudici che hanno deciso sul Lazio, sia quella del Molise, facendo in modo che si indicano le elezioni e che si ritorni alla democrazia che prevede che chi governa le regioni, così come chi governa il Paese, debba essere eletto dal popolo.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Pietro. La Presidenza provvederà a portare la sua sollecitazione a conoscenza del Governo. Esistono, peraltro, atti di sindacato ispettivo a cui il parlamentare Pag. 112può ricorrere. Come l'ha fatto in passato, può farlo anche in questa occasione.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, vorrei uscire un pochino dalla Camera per raccontare quello che succede nel mondo. Oggi gli occhi del mondo devono più che mai essere fissi su piazza Tahrir, la vera piazza Tahrir in cui i moderati finalmente gridano il loro «no», «no» all'estremismo e «no» ai Fratelli Musulmani, «no» all'oscurantismo e «no» al fondamentalismo. Non possiamo lasciarli soli.
Il mio appello è rivolto ai mass media italiani e al Ministro Terzi di Sant'Agata affinché spingano, con tutte le proprie forze, la comunità internazionale a intervenire contro il massacro dei moderati per mano dei Fratelli Musulmani. Adesso o mai più, cari colleghi, visto che il popolo egiziano ha avuto il coraggio - quel popolo moderato, quel popolo degli intellettuali, quel popolo che non ama la violenza - di alzare la testa.
La prima rivoluzione, l'altra rivoluzione cosiddetta «Primavera araba», la rivoluzione di piazza Tahrir, era una rivoluzione forzata, aiutata dalla wahabizzazione, aiutata dai salafiti e dagli estremisti, aiutata anche dall'esterno, sicuramente anche dall'Europa e dalla Francia, in particolare. Come abbiamo sempre denunciato qui, in quest'Aula e al di fuori di essa, noi chiediamo di dare uno sguardo. Sì, stiamo attenti a quello che avviene qui, ma dobbiamo avere anche un'attenzione a quello che succede dall'altra parte del Mediterraneo, dove sta cambiando qualcosa. I moderati musulmani stanno reagendo all'estremismo, stanno dicendo di no all'oscurantismo, stanno cercando di farlo da soli, senza nessun aiuto, senza la Francia, senza la fly zone, senza armi, ma con la parola. Però, vengono massacrati insieme ai copti e insieme a tutte le minoranze. Perciò, uno sguardo dall'altra parte non ci fa male.
Voglio, poi, riportare un'altra piccola notizia anche se penso sia molto importante, visto che solo qualche giorno fa è stata celebrata la giornata per i diritti delle donne. In Afghanistan, oggi, una ragazzina di 15 anni è stata decapitata per aver rifiutato il matrimonio con il cugino. Questa ragazza - ragazzina la definirei - si chiama Gisa. Ricordiamo almeno Gisa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Ma, signor Presidente, anche io avevo chiesto di parlare. Devo rinunciare?

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, non rinunci. Però, devo seguire l'ordine delle richieste. Prego, onorevole Nirenstein.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, domani per il nostro Paese, così come per l'insieme dei Paesi appartenenti all'ONU, si apre una scadenza veramente molto drammatica, alla quale il mondo sinceramente mi sembra che non sia preparato a rispondere nella maniera che potrebbe veramente aiutare la pace, il progresso e la democrazia.
L'ONU ha commesso mille errori e noi lo sappiamo, perché ne seguiamo il lavoro. D'altra parte, pensiamo che stia per compiere un altro errore, questa volta veramente capitale. Voi sapete che sono da anni in corso trattative tra Israele e i palestinesi per raggiungere un accordo per due Stati e per due popoli. Ma, domani, questo processo, che ha contato decine di migliaia di incontri, di road maps e un lavorio incessante del quartetto e di varie commissioni dell'ONU, sta per essere spezzato. Sta per essere spezzata tutta la traiettoria che la trattativa di pace ha compiuto fino a questo punto. In sostanza, quello che sta per accadere è che l'autorità palestinese, per bocca di Abu Mazen, domani porrà unilateralmente alle Nazioni Pag. 113Unite la sua richiesta di uno Stato che non deve trattare nulla, né i confini, né la sicurezza dei due Paesi che dovrebbero nascere, né la narrativa che i due popoli hanno l'uno sull'altro. Niente di tutto questo! Si tratterebbe di nuovo di un rifiuto da parte dei palestinesi, così come è già avvenuto tante volte, di trattare con Israele, come se non esistesse ogni possibile futuro comune nella medesima area, con l'intenzione di stabilire unilateralmente, senza nulla concedere né sul terreno della sicurezza né su quello territoriale, uno Stato palestinese.
Purtroppo la cosa passerà, perché all'ONU esistono delle maggioranze automatiche che hanno un carattere ormai delimitato non soltanto dal mondo islamico, ma da tutta una serie di altri Paesi che lo affiancano per dubbi motivi. Per esempio, Chàvez è un loro alleato fisso, ma ce ne sono molti altri e non si sa che atteggiamento prenderà l'Europa.
Quello che l'Europa sta cercando di fare in queste ore è trovare un atteggiamento comune, ma questo atteggiamento comune non si trova. Si sa che l'Inghilterra e la Germania, per esempio, sono contrarie a questa ipotesi, ma invece la Francia ha proclamato urbi et orbi che è dalla parte dei palestinesi, come peraltro dai tempi di De Gaulle. Persino durante la guerra dei sei giorni questo avvenne con grande scandalo internazionale, mentre Israele rischiava la vita. La Francia si sa che è per una parte, così anche la Spagna, mentre gli altri sono per quell'altra parte.
In generale, tuttavia, quello che accade oggi è che il nostro Paese è chiamato ad una prova molto importante sul terreno internazionale. Come voterà il nostro Paese? Non lo sappiamo. L'ho chiesto anche in una interrogazione che non ha avuto il tempo di essere calendarizzata. Quello che voglio ricordare è che nel luglio del 2010, quando la questione fu già posta alle Nazioni Unite, il nostro Paese votò contro. In quest'Aula abbiamo raccolto 150 firme di parlamentari che chiedevano, contro l'unilateralismo, sia da parte palestinese che da parte israeliana, di proseguire nelle trattative di pace. Questo è quello che secondo me ogni mente chiara, ogni politico e ogni cittadino che sia capace di mantenere una condotta di buon senso dovrebbe richiedere oggi: la prosecuzione delle trattative contro ogni e qualsiasi unilateralismo.
Spero che questo sarà l'atteggiamento del nostro Paese. Io qui pongo questa questione in maniera solenne e molto sentita. So che sono tanti i parlamentari insieme a me. Perlomeno quei 150 che appartenevano a tutte le parti politiche e che l'altra volta insieme a me firmarono quel documento (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Dal luogo che occupo l'unica cosa che le posso dire, senza intervenire sulla questione politica che lei pone, è che la sicurezza dello Stato di Israele e dei suoi cittadini, e anche degli ebrei in tutte le parti del mondo, sta profondamente a cuore a questa Assemblea e a tutto il popolo italiano.
Visto che ho preso la parola, vorrei dire una cosa anche all'onorevole Touadi. Credo di interpretare anche il sentimento del popolo italiano e di questa Assemblea dicendole che nessuno di noi dimentica che gli italiani sono un popolo di emigranti, che molte discriminazioni, molte umiliazioni e molte ingiustizie hanno sofferto nel corso della loro storia. Credo che nessuno voglia infliggere le stesse umiliazioni e le stesse ingiustizie a coloro che oggi sono in Italia cercando un lavoro e una vita migliore.

ERICA RIVOLTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per ricordare che il nostro collega Fabio Meroni sta continuando il suo sciopero della fame incatenato alla cancellata della provincia di Monza, che il Ministro Cancellieri ignora completamente, cioè non esiste per il Ministro dell'interno, che non ha neanche sentito il dovere di fare una visita per Pag. 114condividere i contenuti del decreto. Questo vuol dire - e lo abbiamo detto in molte altre occasioni - che esistono cittadini di «serie A» e cittadini di «serie B».
I cittadini della provincia di Monza non sono una realtà minima. Si parla di 800 mila abitanti, di 55 comuni, spazzati via senza la minima considerazione. Quindi, da questa Aula, da queste scranni, mandiamo un saluto al nostro collega che sta combattendo per la sua terra e per i diritti dei suoi cittadini e rimarchiamo quanto sia vergognoso il comportamento del Ministro dell'interno, che continua a ignorare questa situazione e la protesta del nostro collega Meroni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, certamente riuscire a intervenire dopo l'intervento del collega Touadi mi avrebbe dato modo di rispondere con miglior prontezza, anche perché, nel frattempo, mi sono anche un po' dimenticato quello che ha detto. Però, ho notato che lei ha già risposto, in parte, per conto mio.
Il collega Touadi dice che noi oggi qui abbiamo enfatizzato, con i nostri interventi, una questione che non esiste. Potrà anche essere che non esista; intanto, il collega Touadi - mi permetto di dirlo, ci conosciamo - ha avuto anche una vita, in qualche modo, favorevole, ha avuto una possibilità di vita diversa da tanti suoi conterranei, ha avuto la possibilità di girare il mondo, ha avuto la possibilità di scegliere tanti posti dove poter trovare casa e dove poter trovare residenza. Se ha scelto di vivere e chiedere la cittadinanza italiana e ha avuto possibilità di essere qui in Parlamento, penso che lo abbia fatto perché, valutando tutti i posti che ha frequentato, ha ritenuto l'Italia un Paese civile e degno di dare accoglienza a tutti quelli che la chiedono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sono sicuro che questo è uno dei principali motivi per i quali il collega è qui con noi.
Noi ci intendiamo di corruzione? Sì, può essere, ci intendiamo di corruzione al pari di tanti altri partiti e al pari anche del collega Touadi, che conosce, penso, di persona degli individui che con la corruzione hanno avuto a che fare e che, diversamente dal nostro gruppo, hanno ancora a che fare con il suo partito. Invece, quelli che, in qualche modo, qualcuno ha additato come autori di corruzione o comunque di pratiche poco chiare, da noi sono stati prontamente allontanati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quindi, ci permettiamo, non dico di dare lezioni agli altri, però di poter dire ad alta voce che gli affari nostri li abbiamo risolti allontanando le persone che hanno sbagliato. Tra parentesi, abbiamo anche recuperato tutte le somme distratte, cosa che mi sembra difficile possa avvenire per gli altri partiti, perché le somme sono «leggermente» molto più alte.
Poi, il collega Touadi, forse distratto dalla benevolenza del nostro Paese, avendo trascorso qualche anno anche come assessore del comune di Roma, non ha fatto caso da chi veniva circondato e ha anche lui consentito, comunque, che il comune di Roma, allegramente, accumulasse 10, 11, 12 - nessuno sa neanche bene quanti - miliardi di euro di debito.
Il fatto che egli venga qui oggi a dirci che noi siamo distratti e ci interessiamo di altro che del bene dell'Italia, in qualche modo, non è che mi fa piacere o dispiacere, però penso che sia stato fuori luogo. Comunque, nonostante l'Italia sia un Paese accogliente, come egli stesso può testimoniare e come altri colleghi, non nati italiani, ma che, comunque, sono, per esempio, qui in questo Parlamento, possono testimoniare, nonostante questo, sfortunatamente, il 40 per cento degli abitanti delle carceri italiane sono extracomunitari, non sono italiani. Ora, i casi sono due: o noi trattiamo bene quelli che hanno i soldi e trattiamo male quelli che non li hanno oppure quelli che sono in carcere hanno trattato male i cittadini italiani che li hanno accolti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pag. 115
E per cercare di risolvere questo problema, cosa facciamo? Abbassiamo la percentuale dei delinquenti che sono in carcere, giustamente, come abbiamo visto oggi, rimandandoli a casa. Oggi il Ministro Cancellieri è venuta a dirci che la residenza la si concede in qualunque momento e in qualunque luogo, ovunque uno elegga il proprio domicilio. Osservo che un extracomunitario, in questo caso, che, non essendo nato in Italia e non avendo, magari, parenti in Italia, non ha la possibilità di avere una residenza presso i parenti, elegge il domicilio da qualunque parte e quella qualunque parte diventa il suo luogo di detenzione. Non mi sembra che questo sia enfatizzare un problema. Noi abbiamo posto il problema perché siamo sicuri che questo provvedimento ne porterà a catena tantissimi altri. Ripeto, mi sono anche dimenticato parte di quello che il collega ha detto, ma sono sicuro che non aveva intenzione di dirlo con malevolenza, ma lo ha detto solamente perché ha poche occasioni di parlare in quest'Aula. Infatti, il suo gruppo lo tiene conculcato, perché, magari, potrebbe dire delle cose intelligenti rispetto a tanti altri suoi colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 37, comma 1. Parlo a lei e parlo al Governo, e quindi parlo a quella seggiola, perché tanto vi è la stessa soddisfazione a parlare con quella seggiola che a parlare con il rappresentante del Governo che c'era (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Anzi, le chiederei, magari, per la prossima volta, di avere una pianta grassa, perché almeno è qualcosa di umano con cui possiamo interloquire

DAVID FAVIA. Qualcosa di vivo!

MASSIMO POLLEDRI. Vivo è anche il sottosegretario.
Signor Presidente, è vero che l'articolo 37, comma 1, prevede che il Governo ha diritto di parlare ogni volta che lo richiede, ma questo, signor Presidente, è il Parlamento della Repubblica italiana. Io rispetto chiunque sieda in questo Parlamento. Chiedo scusa, perché conosco la sensibilità democratica del Presidente e l'attenzione che ha dimostrato. Noi rispettiamo chiunque sta in questo Parlamento, sia per il suo profilo umano e anche di rappresentanza, ma soprattutto perché è stato voluto da dei cittadini, che sono i nostri datori di lavoro e sono parte del popolo.
Questo Parlamento è un bene preziosissimo, noi siamo onorati di appartenervi. È una gioia e un privilegio farne parte, un privilegio che dobbiamo anche ai nostri genitori, storie di sacrifici, storie di persone che ci hanno lasciato la vita. Personalmente sono onorato di avere avuto un padre partigiano.
Io oggi mi sento offeso, signor Presidente, non perché molte volte noi tiriamo in ballo il Governo in modo strumentale - ci sta, nel gioco delle parti - ma oggi è stato interrogato dal collega Mantovano e da altri che hanno, a mio giudizio, una credibilità che va al di là delle parti e il diritto di avere un'interlocuzione. Se il Governo non voleva parlare, cortesia istituzionale era dire: signori, oggi sarà mia cura premurarmi di avere le informazioni per la prossima volta. Il Parlamento della Repubblica non ha avuto il beneficio di una parola da quel signore, non eletto dal popolo. Io parlerò con quella seggiola, pensando che sia il Governo, con la stessa soddisfazione che abbiamo avuto oggi. Però mi consenta, signor Presidente, di lasciare queste parole alla sensibilità democratica che so esserle propria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Polledri.
Per chiarire un punto, leggo per mia conoscenza l'articolo 37: «I rappresentanti del Governo, anche se non fanno parte della Camera, hanno diritto e, se richiesti, Pag. 116obbligo di assistere alle sedute dell'Assemblea e delle Commissioni». «Hanno diritto» poi «di parlare ogni volta che lo richiedono».
Qual è la prassi attraverso la quale noi abbiamo interpretato questo articolo? Ogni volta che la Camera vuole un rappresentante del Governo glielo dice e lui deve venire. Deve venire per partecipare ad una seduta che ha un tema specifico, che ha un qualcosa all'ordine del giorno.
Gli interventi che noi facciamo a fine seduta, non previsti dal Regolamento, e che passano sotto il titolo di interventi sull'ordine dei lavori, anche se poi non sono in realtà sull'ordine dei lavori previsti dall'ordine del giorno, sono una prassi interna della Camera. Se la Camera vuole la presenza di un Ministro, la chiede nella forma dovuta, mette all'ordine del giorno la presenza del Ministro ed il Ministro viene.
L'onorevole Di Pietro riteneva che il Governo dovesse essere presente anche se non richiesto. In questo caso la presenza del Governo non era stata richiesta nell'ordine dovuto e quindi non era tenuto ad essere presente. Questo è quanto ho l'obbligo di precisare.
Quanto alle sue valutazioni politiche, lei sa che io devo regolare il gioco e osservare che sia corretto, non posso entrare nel gioco esprimendo una valutazione politica su quello che è accaduto nel corso della seduta. Noto, comunque, e credo che il sottosegretario abbia riportato al Ministro un messaggio chiaro. Vedremo domani come il Governo risponderà a questo messaggio.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 29 novembre 2012, alle 10:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili (Testo risultante dallo stralcio dell'articolo 2 del disegno di legge n. 5019, deliberato dall'Assemblea il 9 ottobre 2012) (C. 5019-bis-A).
e degli abbinati progetti di legge: PECORELLA ed altri; BERNARDINI ed altri; VITALI e CARLUCCI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; FERRANTI ed altri; FERRANTI ed altri (C. 879-2798-3009-3291-ter-4824-5330).
- Relatori: Costa e Ferranti, per la maggioranza; Nicola Molteni, di minoranza.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Dozzo ed altri n. 1-01146, Misiti ed altri n. 1-01158, Aniello Formisano ed altri n. 1-01159, Ossorio ed altri n. 1-01162, Fitto ed altri n. 1-01164, Boccia ed altri n. 1-01165 e Iannaccone ed altri n. 1-01167 concernenti criteri di riparto delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Fiano ed altri n. 1-01140, Di Pietro ed altri n. 1-01147, Di Biagio ed altri n. 1-01157, Galletti ed altri n. 1-01160, Gidoni ed altri n. 1-01161 e Mantovano ed altri n. 1-01163 concernenti iniziative per garantire adeguate risorse ai comparti della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico, con particolare riferimento all'assunzione di nuovo personale.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Mantovano ed altri n. 1-00983, Fiano ed altri n. 1-01007, Di Biagio ed altri n. 1-01018, Bosi ed altri n. 1-01052, Dozzo ed altri n. 1-01053, Paladini ed altri n. 1-01055, Misiti ed altri n. 1-01057, Moffa ed altri n. 1-01059 e Cirielli ed altri n. 1-01091 concernenti iniziative in materia Pag. 117previdenziale per il personale dei comparti della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico.

5. - Seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00866, Terranova ed altri n. 1-00990, Rao, Briguglio ed altri n. 1-00991, Romani ed altri n. 1-00992, Caparini ed altri n. 1-00994, Oliveri ed altri n. 1-00995, Pionati ed altri n. 1-01002 e Peluffo ed altri n. 1-01005 concernenti iniziative in relazione al piano nazionale di assegnazione delle frequenze, con particolare riferimento all'emittenza locale.

6. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 996 - D'iniziativa dei senatori: MALAN ed altri: Disposizioni in materia di temporanea insequestrabilità delle opere d'arte prestate da uno Stato, da un ente pubblico o da un'istituzione di rilevante interesse culturale o scientifico stranieri, durante la permanenza in Italia per l'esposizione al pubblico (Approvata dal Senato) (C. 4432-A).

e delle abbinate proposte di legge: ROSSO ed altri; CARLUCCI (C. 1937-3832).
- Relatore: Barbieri.

7. - Seguito della discussione delle mozioni Bersani, Cicchitto, Casini, Misiti, Angela Napoli, Moffa, Belcastro e Mosella n. 1-01118, Di Pietro ed altri n. 1-01129 e Nucara ed altri n. 1-01170 concernenti iniziative a favore della Calabria.

(al termine delle votazioni)

8. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO DORIS LO MORO IN SEDE DI ESAME DI QUESTIONI PREGIUDIZIALI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 5019-bis-A

DORIS LO MORO. La pregiudiziale di costituzionalità presentata dal gruppo della Lega è del tutto destituita di fondamento.
A ben vedere le presunte violazioni della Costituzione riguardano solo l'istituto della «sospensione del procedimento con messa alla prova» disciplinato dagli articoli da 2 a 6 del disegno di legge che introducono una nuova causa di estinzione del reato.
È su quest'istituto, già presente nel processo minorile, che la nuova disciplina estende, con importanti differenze, al processo penale per adulti, che va focalizzata, pertanto, l'attenzione.
Passando alle singole contestazioni, non vi è nessuna violazione degli artt. 25, secondo comma, 101 e 111 della Costituzione.
Al di là degli articoli citati, in concreto si contesta che il disegno di legge affiderebbe al pubblico ministero anziché ad un giudice terzo la valutazione (sia pure sommaria) della sussistenza del reato e della responsabilità dell'imputato.
A riprova di tale assunto, nella pregiudiziale si sottolinea, con un salto logico che introduce elementi di contraddizione, che all'imputato che non abbia fatto richiesta di messa alla prova nei tempi e con le modalità previste rimane preclusa l'applicazione dell'istituto al contrario di quanto avviene nel processo minorile in cui è il giudice che valuta se sussistono le condizioni per la messa alla prova del minore.
La normativa in esame smentisce la ricostruzione della fattispecie prospettata nella pregiudiziale.
Dalla semplice lettura dell'articolato, infatti, emerge con evidenza che al pubblico ministero è richiesta la sola espressione di un parere su una richiesta che compete esclusivamente all'imputato (che, Pag. 118sussistendone i presupposti, la può presentare oralmente o in forma scritta, personalmente o a mezzo di procuratore speciale). Emerge inoltre - ed è questo il punto fondamentale - che sulla richiesta di messa alla prova provvede il giudice con ordinanza, sempreché non ritenga di dover pronunciare sentenza di proscioglimento ex articolo 129 c.p.p.
Quanto al fatto che nel processo minorile il giudice ha il potere di iniziativa, non può non rilevarsi che il differente regime è dovuto al diverso ruolo affidato al giudice che, in tale processo, agisce a tutela del minore mentre ovviamente nel processo penale per adulti è lo stesso interessato a dover valutare se esercitare o meno una facoltà che gli viene offerta.
Al secondo punto della pregiudiziale si contesta la violazione del principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione sul presupposto che al pubblico ministero sarebbe attribuita ampia discrezionalità nell'espressione del consenso.
Non c'è traccia neanche di tale violazione. Si è già rilevato che è il giudice a provvedere sulla richiesta dell'interessato. Si aggiunge che il pubblico ministero, in caso di dissenso, deve enunciarne le ragioni e che, in presenza di una richiesta reiterata dell'imputato, il giudice può comunque disporre la sospensione con messa alla prova, ai sensi dell'articolo 464-ter, quarto comma.
Non è assolutamente violato il principio di non colpevolezza sino a sentenza definitiva di condanna, di cui all'articolo 27 secondo comma, della Costituzione.
La messa alla prova è una causa di estinzione del reato e non una sentenza di condanna. Alla procedura che attiva la sospensione del processo si arriva a seguito di rituale richiesta dell'imputato che, con la messa alla prova, accetta un programma di trattamento che prevede obblighi e prescrizioni disposte con il suo espresso consenso.
Si lamenta ancora la violazione dell'articolo 36 della Costituzione per il fatto che il lavoro di pubblica utilità che viene svolto dal soggetto messo alla prova non è retribuito. Anche tale assunto è destituito di fondamento. È chiaro che anche il lavoro dei detenuto è soggetto al precetto di cui all'articolo 36 della Costituzione. Il punto è che il lavoro di pubblica utilità non è riconducibile ad un vero e proprio rapporto di lavoro e questo vale dentro e fuori dall'ambito penale ed anche dentro e fuori dal carcere. Anche per i detenuti recentemente sono stati sottoscritti meritoriamente tra il Ministero della Giustizia e l'ANCI protocolli per impiegare in lavori socialmente utili i detenuti e anche in questo caso non è stata prevista alcuna forma di remunerazione.
Si denuncia infine la violazione dell'articolo 24 della Costituzione sul presupposto che la persona offesa resterebbe senza tutela giurisdizionale. In realtà non è così. Per questa causa di estinzione del reato, come per le altre e come per altri istituti, penso per esempio al patteggiamento, la persona offesa resta fuori dal processo penale ma ovviamente ha a sua disposizione gli strumenti per far valere i suoi diritti.
Passando velocemente alla pregiudiziale di merito, da cui emerge che le riserve della Lega sono riconducibili ad una idea della sicurezza fondata sulla paura, e soprattutto sulla paura del diverso, specie se anche immigrato, ritengo doveroso sottolineare che il provvedimento in esame non è solo conforme alla Costituzione ma si pone in attuazione di principi fondamentali del nostro ordinamento.
Varare misure contro il sovraffollamento delle carceri significa costruire garanzie che le pene, quando sono inflitte e limitano la libertà personale tendano sul serio alla rieducazione del cittadino, come prescritto dall'articolo 27, terzo comma, della Costituzione.
Prevedere misure alternative alla detenzione significa anche amplificare la tutela della libertà personale.
La normativa oggi all'esame della Camera è sulla strada giusta, sullo stesso Pag. 119percorso delineato dal progetto di legge in materia di particolare tenuità del fatto che attende di essere approvato e dalle proposte in materia di depenalizzazioni.
Per tutte queste ragioni, nella consapevolezza che la Costituzione va rispettata ed attuata e non utilizzata come scudo contro legislazioni innovative come il disegno di legge oggi all'esame della Camera, il gruppo del Pd voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità e di merito presentate dal gruppo della Lega.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5019-bis-A - ques. preg. cost. 419 417 2 209 60 357 41 Resp.
2 Nom. quest. preg. merito 422 418 4 210 52 366 42 Resp.
3 Nom. Ddl 5019-bis e ab-A - em. 1.2 488 462 26 232 85 377 33 Resp.
4 Nom. Doc. IV-quater n. 23 426 253 173 127 240 13 48 Appr.
5 Nom. em. 1.5 437 434 3 218 12 422 47 Resp.
6 Nom. em. 1.21 438 433 5 217 11 422 47 Resp.
7 Nom. em. 1.70 439 425 14 213 57 368 44 Resp.
8 Nom. em. 1.6 450 433 17 217 58 375 44 Resp.
9 Nom. em. 1.9 457 434 23 218 50 384 44 Resp.
10 Nom. em. 1.7 431 418 13 210 59 359 44 Resp.
11 Nom. subem. 0.1.200.7 443 436 7 219 65 371 44 Resp.
12 Nom. subem. 0.1.200.8 445 435 10 218 61 374 44 Resp.
13 Nom. subem. 0.1.200.9 442 433 9 217 60 373 44 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. subem. 0.1.200.11 444 437 7 219 63 374 44 Resp.
15 Nom. subem. 0.1.200.14 448 438 10 220 62 376 44 Resp.
16 Nom. subem. 0.1.200.21 457 448 9 225 63 385 44 Resp.
17 Nom. subem. 0.1.200.22 451 443 8 222 62 381 44 Resp.
18 Nom. subem. 0.1.200.24 453 446 7 224 63 383 44 Resp.
19 Nom. subem. 0.1.200.25 430 421 9 211 60 361 44 Resp.
20 Nom. subem. 0.1.200.26 432 426 6 214 71 355 44 Resp.
21 Nom. subem. 0.1.200.27 443 433 10 217 66 367 44 Resp.
22 Nom. subem. 0.1.200.28 424 416 8 209 62 354 43 Resp.
23 Nom. subem. 0.1.200.29 422 412 10 207 64 348 43 Resp.
24 Nom. subem. 0.1.200.30 426 416 10 209 72 344 43 Resp.
25 Nom. subem. 0.1.200.31 428 412 16 207 66 346 43 Resp.
26 Nom. subem. 0.1.200.32 424 412 12 207 63 349 43 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 34)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. subem. 0.1.200.35 405 392 13 197 65 327 43 Resp.
28 Nom. subem. 0.1.200.36 408 397 11 199 66 331 43 Resp.
29 Nom. subem. 0.1.200.37 409 397 12 199 65 332 43 Resp.
30 Nom. subem. 0.1.200.38 402 391 11 196 60 331 43 Resp.
31 Nom. subem. 0.1.200.200 383 360 23 181 297 63 43 Appr.
32 Nom. em. 1.200 384 361 23 181 300 61 43 Appr.
33 Nom. em. 1.86 394 382 12 192 67 315 43 Resp.
34 Nom. em. 1.75 373 364 9 183 69 295 43 Resp.