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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 722 di giovedì 22 novembre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 9.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Barbieri, Bergamini, Bongiorno, Borghesi, Brugger, Buonfiglio, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Leo, Lombardo, Lucà, Lusetti, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mogherini Rebesani, Mussolini, Nucara, Palumbo, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stucchi, Valducci e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche
(ore 9,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013) (A.C. 5534-bis-A) (ore 9,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013).
Ricordo che, nella seduta di ieri, sono stati approvati gli articoli 1, 2 e 3 del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo aveva posto la questione di fiducia. Si sono poi conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 5534-bis-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5534-bis-A). Invito, quindi, il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno riferiti al disegno di legge di stabilità.

Pag. 2

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, gli ordini del giorno, come si è potuto vedere, sono molto numerosi; sono in totale 206 ordini del giorno sulla legge di stabilità. Sono anche molto eterogenei, nel senso che, in alcuni casi, si impegna il Governo e, in altri casi, nella maggior parte, si impegna il Governo a valutare l'opportunità. La proposta del Governo è di uniformare un po' tutti gli ordini del giorno con la dizione che è un po' diventata un format classico dei lavori parlamentari, cioè, invece di dire «impegna il Governo», si dice «impegna il Governo a valutare l'opportunità di», segue poi il dispositivo e infine la dicitura «nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica». Questa è la formula che potremmo usare. Come torno a dire, per il 70-80 per cento dei casi già c'è, si possono però uniformare tutti gli altri ordini del giorno in cui c'è soltanto un impegno secco nei confronti del Governo, in modo da adoperare questa formula. In questo caso, con questa riformulazione, il Governo accoglierebbe, salvo i casi specifici che dirò dopo, l'ordine del giorno presentato. In alcuni casi, invece, ma sono molto limitati, non siamo riusciti ad accogliere il dispositivo, sia perché era in contrasto con la linea fin qui seguita, sia perché comportava maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Quindi, l'invito che adesso leggerò ai presentatori è di ritirarne alcuni e modificarne altri e, qualora venissero accolte le modifiche, vi sarebbe il parere favorevole del Governo. Se posso procedere, Presidente, mi dica lei.

PRESIDENTE. Certo, numero e nome. Prego.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Allora, circa l'ordine del giorno Santelli n. 9/5534-bis-A/37...

PRESIDENTE. Mi scusi. Il sottosegretario li considera tutti accolti, con la riformulazione, ad eccezione di quelli che ci segnalerà. Penso che questo agevoli lo svolgimento dei nostri lavori.

ANGELO COMPAGNON. La riformulazione!

PRESIDENTE. Sì, certo, la riformulazione la leggiamo alla fine. Prego, sottosegretario.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Santelli n. 9/5534-bis-A/37, a condizione che sia soppressa la seconda disposizione. Il Governo accetta l'ordine del giorno Schirru n. 9/5534-bis-A/49, a condizione che siano soppresse la seconda e la quinta disposizione.

PRESIDENTE. Bisogna procedere più lentamente, sottosegretario. Allora, circa l'ordine del giorno Santelli n. 9/5534-bis-A/37...

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Soppressione della seconda disposizione.

PRESIDENTE. Secondo capoverso del dispositivo. Prego, prosegua.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Circa l'ordine del giorno Schirru n. 9/5534-bis-A/49 chiediamo la soppressione della seconda e della quinta disposizione.
Il Governo invita i presentatori al ritiro - purtroppo - dell'ordine del giorno Iannaccone n. 9/5534-bis-A/75.
Il Governo invita i presentatori alla soppressione della lettera c) del dispositivo dell'ordine del giorno Porta n. 9/5534-bis-A/76.
Il Governo invita i presentatori al ritiro - purtroppo - dell'ordine del giorno Cesario n. 9/5534-bis-A/82.

PRESIDENTE. È inammissibile.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Va bene signor Presidente. Pag. 3
Il Governo condiziona il parere favorevole sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/5534-bis-A/107 alla soppressione dell'inciso «chiaramente sovrastimati»: si fa riferimento alla spesa per interessi e che siano chiaramente sovrastimati è difficilmente sostenibile.
Il Governo propone di cambiare la formulazione dell'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/5534-bis-A/135: sostituire «un significativo ulteriore aumento» con «un eventuale ulteriore aumento». Il Governo invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Togni n. 9/5534-bis-A/138. Il Governo invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Dussin n. 9/5534-bis-A/139. Il Governo invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5534-bis-A/141. Il Governo invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Munerato n. 9/5534-bis-A/150.
Il Governo subordina il parere favorevole sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/5534-bis-A/151 a due modifiche: escludere le parole «definitivamente» e il riferimento al realizzare tutta l'operazione in un anno; se si sopprimono questi incisi, il parere è favorevole.
Il Governo subordina il parere favorevole sull'ordine del giorno Braga n. 9/5534-bis-A/184 ad escludere il riferimento all'esenzione dell'IMU e poi a sopprimere i due capoversi che cominciano con «a favorire» fino alla fine e «ad introdurre» fino alla fine.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Capano n. 9/5534-bis-A/190, il Governo invita i presentatori a sopprimere il capoverso che comincia da «che» fino alla fine.
Questo sarebbe tutto.

PRESIDENTE. Le chiedo se ci può ripetere la formulazione che lei considera indispensabile in tutti gli ordini del giorno sui quali il Governo esprimerebbe parere favorevole, così poi, i colleghi potranno esprimersi.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì signor Presidente, poi ce n'è ancora un altro: il Governo esprime parere contrario «secco», quindi invita i presentatori al ritiro, sull'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/5534-bis-A/86.
Invece, per quanto riguarda l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5534-bis-A/108, il Governo esprime parere contrario al secondo capoverso, quindi con possibilità di modifica. La formula è: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di» poi seguirà il dispositivo «nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica». Oppure possiamo anticipare quest'ultima espressione: «impegna il Governo, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di».

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo solo per rivolgermi al Governo. Ovviamente, data la riformulazione di tutti gli ordini del giorno proposta dal sottosegretario, si tratta di capire quale e in che tempi l'esito della valutazione del Governo si possa determinare, visto che non si tratta di una formula classica per quanto riguarda la redazione degli ordini del giorno.
Gli ordini del giorno possono essere riformulati dal Governo. Spesso, il Governo, da tempo - non solo questo Governo, diciamo i Governi - ci propone una riformulazione che depotenzia in parte gli ordini del giorno, ma non al punto di renderli inutili, solo nel caso in cui il Governo tenga fede all'impegno dell'esito conclusivo della sua valutazione, che deve essere di conoscenza del Parlamento e dei proponenti.
Questa è la cosa che io chiedo al Governo, cioè nessuna contrarietà a prendere atto che il Governo, soprattutto relativamente a ordini del giorno che riguardano il bilancio e la legge di stabilità, chieda una formula prudenziale che si premetta a ciascun ordine del giorno, in modo tale che il Governo possa valutare, ma la valutazione deve essere, poi, messa Pag. 4a disposizione del Parlamento, perché il Parlamento impegna il Governo a valutare e, dunque, esige che il Governo ritorni al Parlamento la medesima valutazione.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, soltanto per ribadire - magari può leggerla lei, non il rappresentante del Governo - la dicitura esatta della richiesta di riformulazione da parte del Governo, in modo tale che si possa dare una valutazione, perché è scappata prima, senza volere, la sua lettura.

PRESIDENTE. La formulazione sarebbe la seguente: «Impegna il Governo, nel rispetto dei vincoli della finanza pubblica, a valutare l'opportunità di».

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, anticipo anch'io la disponibilità, ovviamente, a chiedere il voto unicamente sugli ordini del giorno sui quali è stato dato un parere di non accoglimento da parte del Governo.

PRESIDENTE. Certo, onorevole Volpi. Quindi, la sua proposta è che, una volta accolta la riformulazione che il Governo ci propone, mettiamo in votazione solo gli ordini del giorno che il Governo non accoglie.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, mi si permetta un'unica specificazione. Con riferimento in particolare all'ordine del giorno a firma dell'onorevole Fedriga (del quale ora non ricordo il numero), sul quale è stata espressa una riformulazione, si chiede il voto.

PRESIDENTE. Sta bene.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso per lo svolgimento delle votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,30.

La seduta, sospesa alle 9,20, è ripresa alle 9,30.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta il rappresentante del Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno presentati. In particolare, il parere, sulla quasi totalità degli ordini del giorno, è favorevole a condizione che gli stessi siano riformulati nel senso di premettere, dopo le parole «impegna il Governo», al primo capoverso del dispositivo la seguente locuzione: «Nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di». Con riferimento, invece, a taluni ordini del giorno il rappresentante del Governo ha fornito uno specifico parere.
Passiamo quindi all'ordine del giorno Brambilla n. 9/5534-bis-A/1.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Brambilla n. 9/5534-bis-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.

MICHELA VITTORIA BRAMBILLA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Santori n. 9/5534-bis-A/2, Jannone n. 9/5534-bis-A/3 e Costa n. 9/5534-bis-A/4, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Miserotti n. 9/5534-bis-A/5, accettato dal Governo, purché riformulato.

LINO MISEROTTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione del mio ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/5, ma insisto per la votazione.

Pag. 5

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Miserotti n. 9/5534-bis-A/5, nel testo riformulato accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tortoli, Rigoni, Nicola Molteni, Cenni, Ciccioli, Lussana.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 356
Votanti 354
Astenuti 2
Maggioranza 178
Hanno votato
348
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che i deputati Marchioni, Nirenstein, De Girolamo, Scalera e Rigoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e prendo atto, altresì, che i deputati Paladini, Barbareschi e Porcino hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Scilipoti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Faenzi n. 9/5534-bis-A/6, accettato dal Governo, purché riformulato. Ricordo che l'ordine del giorno Garofalo n. 9/5534-bis-A/7 è inammissibile.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Nastri n. 9/5534-bis-A/8, Minardo n. 9/5534-bis-A/9 e Giorgio Merlo n. 9/5534-bis-A/10, accettati dal Governo, purché riformulati.
Ricordo che l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/5534-bis-A/11 è inammissibile e prendo atto che l'onorevole Scilipoti, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/12, accetta la riformulazione e non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cirielli n. 9/5534-bis-A/13, Moroni n. 9/5534-bis-A/14, Tommaso Foti n. 9/5534-bis-A/15, Speciale n. 9/5534-bis-A/16, Zeller n. 9/5534-bis-A/17, Patarino n. 9/5534-bis-A/18, Barbaro n. 9/5534-bis-A/19, Aracri n. 9/5534-bis-A/22, Alessandri n. 9/5534-bis-A/23, Zampa n. 9/5534-bis-A/24, Ruvolo n. 9/5534-bis-A/25, Fiorio n. 9/5534-bis-A/26, Catanoso n. 9/5534-bis-A/27, Iannuzzi n. 9/5534-bis-A/28, Viola n. 9/5534-bis-A/29, Di Biagio n. 9/5534-bis-A/31, Granata n. 9/5534-bis-A/32, Raisi n. 9/5534-bis-A/33, Giorgio Conte n. 9/5534-bis-A/35, Santelli n. 9/5534-bis-A/37, Di Cagno Abbrescia n. 9/5534-bis-A/38, Bobba n. 9/5534-bis-A/39, Santagata n. 9/5534-bis-A/40, Gatti n. 9/5534-bis-A/41, Codurelli n. 9/5534-bis-A/42, Rampi n. 9/5534-bis-A/43, Boccuzzi n. 9/5534-bis-A/44, Madia n. 9/5534-bis-A/45, Bellanova n. 9/5534-bis-A/46, Miglioli n. 9/5534-bis-A/47, Berretta n. 9/5534-bis-A/48, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Schirru n. 9/5534-bis-A/49, accettato dal Governo, purché riformulato.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, intervengo per chiedere di riconsiderare il parere, magari pensando ad una riformulazione dove si chiarisce - esattamente al secondo punto - che si tratta di programmare al meglio la verifica delle visite di invalidità, privilegiando però le visite di carattere straordinario chiamate «di revisione», al fine di evitare quello che oggi sta succedendo, ossia che queste vengano ritardate, con conseguenze per quanto riguarda l'invalido perché vengono sospese anche le prestazioni. Quindi si tratta di riformularlo, pensando a coordinare al meglio l'attività e i programmi di verifica delle visite di invalidità.

Pag. 6

PRESIDENTE. Il Governo ha qualche cosa da aggiungere? Non cambia il suo parere?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con questa riformulazione va bene.

PRESIDENTE. Va bene con la riformulazione? Allora prendo atto che l'onorevole Schirru accoglie il resto della riformulazione e che il Governo accoglie il suggerimento di riformulazione che viene dall'onorevole Schirru. Con questa formula, l'ordine del giorno Schirru n. 9/5534-bis-A/49 è accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/5534-bis-A/50, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Murer n. 9/5534-bis-A/52, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Incecco n. 9/5534-bis-A/53, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/5534-bis-A/54, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mattesini n. 9/5534-bis-A/55, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bossa n. 9/5534-bis-A/56, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lenzi n. 9/5534-bis-A/57, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pedoto n. 9/5534-bis-A/58, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bucchino n. 9/5534-bis-A/59, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giacomelli n. 9/5534-bis-A/60, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rugghia n. 9/5534-bis-A/61, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ventura n. 9/5534-bis-A/62, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/5534-bis-A/63, accettato dal Governo, purché riformulato.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, visto che questo tema è relativo alla cancellazione - che è rimasta nel testo della legge - per quanto attiene alla non esenzione alle pensioni di guerra a titolo di reversibilità, e vista la rilevanza che in quella notte, durante la Commissione bilancio, tutte le forze politiche hanno dato a questo tema, io chiederei la votazione in Aula.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/5534-bis-A/63 ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/5534-bis-A/63, nel testo riformulato accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Siragusa, Bucchino, Tanoni, Cesario, Vico, Mondello. Pag. 7
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 400
Votanti 398
Astenuti 2
Maggioranza 200
Hanno votato
397
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati De Girolamo, Damiano, Golfo e Scalera hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Scilipoti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

CLAUDIO BARBARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, non ha chiarito il parere del Governo sull'ordine del giorno Perina n. 9/5534-bis-A/20.

PRESIDENTE. Il parere era favorevole, onorevole.

CLAUDIO BARBARO. Non l'ha detto, signor Presidente. Ne prendo atto, la ringrazio.

PRESIDENTE. Mi scusi, l'ordine del giorno Perina n. 9/5534-bis-A/20 era inammissibile, onorevole, lo abbiamo detto ieri. Non è stato dichiarato ammissibile. Ho letto ieri l'elenco degli ordini del giorno inammissibili.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mogherini Rebesani n. 9/5534-bis-A/64, Naccarato n. 9/5534-bis-A/65, Fiano n. 9/5534-bis-A/66 e Rossa n. 9/5534-bis-A/67, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Giulietti n. 9/5534-bis-A/68, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, chiedo scusa al sottosegretario Polillo, ma la riformulazione proposta non c'entra niente con il testo da me presentato. È un ordine del giorno che chiede l'effettuazione dell'asta per le frequenze, come ha chiesto questo Parlamento, e di recepire le indicazioni della Commissione europea, come ci ricorda a giorni alterni il Presidente Monti. Chiede di incassare più soldi, non c'entra niente l'esborso. Chiede allo Stato finalmente di incassare quei soldi, di utilizzarli per le attività sociali e per riportare in equilibrio anche i fondi relativi al pluralismo dell'informazione. Quindi, se la riformulazione resta quella, chiedo che l'ordine del giorno a mia firma venga posto in votazione perché stiamo per votare qualcosa di già deciso e che porta un ulteriore contributo alle casse dello Stato. La riformulazione, come avrebbe detto qualche altro, non c'azzecca nulla con il testo presentato (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, anche alla luce di quello che diceva l'onorevole Quartiani all'inizio della seduta, quando proponiamo delle riformulazioni standard poi è facile anche che incorriamo, a mio avviso, in casi come questo. È evidente che la riformulazione che prevede «compatibilmente con le spese» e compagnia bella è assolutamente fuori luogo, perché non prevede alcun tipo di spese e casomai prevede delle azioni per un'entrata nelle casse dello Stato. A meno che il Governo non ritenga di dover valutare anche la possibilità di avere delle entrate, il che mi sembrerebbe abbastanza irragionevole, pregherei il sottosegretario di rivedere la riformulazione o di accogliere Pag. 8l'ordine del giorno perché - lo ripeto - rispetto a quella riformulazione, come si dice da qualche parte, non c'azzecca niente.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, sì, intervengo sullo stesso ordine del giorno per chiedere di apporre all'ordine del giorno Giulietti n. 9/5534-bis-A/68 la mia firma, dicendo al Governo di fare un passo avanti perché non si può continuare a chiedere soldi ai poveri cristi di questo Paese mentre i furbi, i furboni e i furbetti, senza quei soldi delle frequenze delle aste televisive, dimostrano che questo Governo dove ci sono i soldi non se li va a prendere.

PRESIDENTE. Prendo atto che il sottosegretario Polillo chiede di accantonare l'ordine del giorno Giulietti n. 9/5534-bis-A/68. Onorevole Giulietti, il Governo si è riservato un'ulteriore valutazione, quindi passiamo agli altri ordini del giorno.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Oliveri n. 9/5534-bis-A/69, Lombardo n. 9/5534-bis-A/70, Commercio n. 9/5534-bis-A/71, Mantovano n. 9/5534-bis-A/72, Porfidia n. 9/5534-bis-A/73 e Belcastro n. 9/5534-bis-A/74, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Iannaccone n. 9/5534-bis-A/75 formulato dal Governo. Onorevole Iannaccone, ho precisato che il suo ordine del giorno era ammissibile limitatamente alla parte di competenza del Governo. Il Governo adesso formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, capisco che la materia è delicata e scottante, però non si può continuare a tergiversare rispetto al risparmio che è necessario da parte della pubblica amministrazione. Infatti, assistiamo a tanta demagogia, critiche, assalti che vengono rivolti in modo particolare al Parlamento e agli organi elettivi. Con questo ordine del giorno, che traduce un emendamento che noi avevamo presentato alla legge di stabilità...
Signor presidente, io mi rendo conto che ogni volta che prendo la parola il sottosegretario Polillo abbandona il banco. Lo ha fatto già la volta precedente. Questa è la seconda volta, per cui...

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Iannaccone. Sottosegretario Polillo, la prego di prestare attenzione all'intervento dell'onorevole Iannaccone.

ARTURO IANNACCONE. Nell'occasione precedente andò al banco del Presidente, adesso...
Noi proponiamo con questo ordine del giorno che la pubblica amministrazione non possa erogare più di 5 mila euro netti al mese a qualunque titolo, questo sia agli organi elettivi, sia agli organi costituzionali, sia a tutti coloro che percepiscono centinaia di migliaia di euro annui in una fase in cui, per le scelte di questo Governo, i pensionati e tanti altri dipendenti sia privati che della pubblica amministrazione non arrivano alla fine del mese.
Quindi, io chiedo che questo ordine del giorno venga messo ai voti per verificare se effettivamente ci sia la volontà politica di ridurre drasticamente i costi della pubblica amministrazione, mettendo un tetto di 5 mila euro netti per tutti: pensionati d'oro, eletti, rappresentanti, tutti quelli che in questo periodo stanno agitando polemiche in modo particolare contro il Parlamento. Quindi, le chiedo di mettere ai voti questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iannaccone n. 9/5534-bis-A/75, nella parte ammissibile non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Pag. 9
(Segue la votazione).

Onorevole Cesare Marini... Onorevole Lussana... Onorevole Cesario... Onorevole Giorgio Merlo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 426
Votanti 418
Astenuti 8
Maggioranza 210
Hanno votato
100
Hanno votato
no 318).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo all'onorevole Porta se accetta la riformulazione proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/76.

FABIO PORTA. Signor Presidente, come ho avuto modo di anticipare al sottosegretario, chiedo, anche alla luce della nuova dicitura posta dal Governo a tutti gli ordini del giorno, il mantenimento del punto c), che chiede semplicemente il ripristino di una voce di bilancio opportuna per il normale svolgimento del rinnovo degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero, i COMITES e i CGIE.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, purtroppo la posizione rimane quella che ho già espresso: noi siamo per la soppressione della lettera c).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Porta non accetta la riformulazione e insiste per la votazione del suo ordine del giorno 9/5534-bis-A/76.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Porta n. 9/5534-bis-A/76, non accettato dal Governo. Ricordo che su questo ordine del giorno il Governo ha proposto una riformulazione che il presentatore non accoglie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani... Onorevole Pezzotta... Onorevole Rota...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 429
Votanti 423
Astenuti 6
Maggioranza 212
Hanno votato
219
Hanno votato
no 204).

Prendo atto che il deputato Ricardo Antonio Merlo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che il deputato Scilipoti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Milanese n. 9/5534-bis-A/77, Cazzola n. 9/5534-bis-A/78, Antonino Foti n. 9/5534-bis-A/79 e Garavini n. 9/5534-bis-A/80, accettati dal Governo, purché riformulati. Ricordo che gli ordini del giorno Gianni n. 9/5534-bis-A/81 e Cesario n. 9/5534-bis-A/82 sono inammissibili. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno La Loggia n. 9/5534-bis-A/83, accettato dal Governo, purché riformulato.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine del giorno La Loggia n. 9/5534-bis-A/83.

Pag. 10

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, lei non è firmatario, quindi mi dica su cosa vuole intervenire.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, sì, ma io ho alzato la mano prima che lei chiedesse se la riformulazione veniva accettata.

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, non siamo nella fase delle dichiarazioni di voto, quindi...

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, non è una dichiarazione di voto, se si dovesse procedere con la votazione, voterei anch'io a favore di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Allora perché chiede di intervenire?

GABRIELE CIMADORO. Voglio solo suggerire al Governo...

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, non posso darle la parola. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Marsilio n. 9/5534-bis-A/84 e Cicu n. 9/5534-bis-A/85, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/5534-bis-A/86, non accettato dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/5534-bis-A/86, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calderisi, Moles, Lussana, Adinolfi, Letta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 425
Astenuti 12
Maggioranza 213
Hanno votato
68
Hanno votato
no 357).

Prendo atto che il deputato Rosato ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario, che il deputato Adinolfi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che i deputati Consolo e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Scilipoti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fallica n. 9/5534-bis-A/87, accettato dal Governo, purché riformulato. Ricordo che l'ordine del giorno Fogliardi n. 9/5534-bis-A/88 è inammissibile.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Miotto n. 9/5534-bis-A/89, Trappolino n. 9/5534-bis-A/90, Quartiani n. 9/5534-bis-A/91, Di Pietro n. 9/5534-bis-A/92, Paladini n. 9/5534-bis-A/93, Cimadoro n. 9/5534-bis-A/94, Di Giuseppe n. 9/5534-bis-A/95, Rota n. 9/5534-bis-A/96, Palomba n. 9/5534-bis-A/97, Zazzera n. 9/5534-bis-A/98 e Messina n. 9/5534-bis-A/99, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Porcino n. 9/5534-bis-A/100.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Porcino n. 9/5534-bis-A/100, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Golfo, De Nichilo Rizzoli, Concia, Paolo Russo, Mondello, Landolfi, Verducci, Nola, Polledri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 11

(Presenti 436
Votanti 430
Astenuti 6
Maggioranza 216
Hanno votato
63
Hanno votato
no 367).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Consolo hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Scilipoti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Palagiano n. 9/5534-bis-A/101, Piffari n. 9/5534-bis-A/102, Vatinno n. 9/5534-bis-A/103, Favia n. 9/5534-bis-A/104, Mura n. 9/5534-bis-A/105 e Monai n. 9/5534-bis-A/106, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5534-bis-A/107, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno ciò che chiediamo al Governo è che, quanto prima, stabilisca un collegamento automatico tra il recupero di gettito dalla lotta all'evasione fiscale e la riduzione della pressione fiscale per i lavoratori, le famiglie e le imprese, perché ancora non è stato previsto. C'è solo un fondo che non si sa quando e come sarà utilizzato.
L'automatismo, a nostro giudizio, è necessario perché, altrimenti, le manovre del Governo e di questo Governo continuano ad essere solo all'interno del perimetro di coloro che pagano le tasse e non vanno mai a pescare al di fuori di quel perimetro. Per questo, accolgo la riformulazione con questo spirito e, quindi, non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo, quindi, atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5534-bis-A/107.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5534-bis-A/108, accettato dal Governo, purché riformulato.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, non so in cosa consista la riformulazione.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, la riformulazione consiste nella soppressione del secondo capoverso del dispositivo del suo ordine del giorno, oltre ovviamente nell'introduzione della frase di riformulazione generale che è stata prevista per tutti gli ordini del giorno.
Prendo atto che il rappresentante del Governo conferma.
Onorevole Di Stanislao, accetta la riformulazione del secondo ed ultimo capoverso del dispositivo del suo ordine del giorno?

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, insisto per la votazione e voglio anche spiegare il perché. Chiedo il voto perché il mio ordine del giorno, direttamente collegato non solo al provvedimento sulla stabilità, ma anche soprattutto alla riforma dello strumento militare, individua alcuni elementi che sono di spesa e, quindi, di competenza, quando parliamo di più di 20 miliardi con riferimento al Ministero della difesa, per andare poi a 21 miliardi da qui al 2015. In questo caso e in quest'arco di tempo succede che le spese per l'esercizio vengono ulteriormente ridotte e sono ormai del tutto insufficienti a garantire la piena funzionalità dello strumento militare in termini di formazione e addestramento del personale, nonché di manutenzione ed efficienza dei mezzi e degli equipaggiamenti di sicurezza.
Pertanto, su questo tema diventa inaccettabile poi prevedere che i risparmi sul taglio del personale possano indicare un percorso ed una traiettoria che ci portino, invece, a pagare i nuovi sistemi d'arma, come gli F-35 e la loro manutenzione. A sostegno di questo c'è anche non solo un'ampia letteratura, ma anche impegni di bilancio. Pag. 12
C'è una presa di posizione del Governo americano. Il generale Debertolis ha parlato di quanto ci costa oggi ogni singolo pezzo di questo F-35 e che dagli 80 milioni di dollari a pezzo si passa a 160 milioni, per poi diminuire laddove vi è un'economia di scala, ma se andiamo a 140 o 150 pezzi piuttosto che a 80, come parliamo e come parlate voi.
Pertanto, rispetto a questi dati e rispetto ai tagli che vi sono sulle risorse umane, finanziarie e sulla formazione e sull'addestramento, diciamo che è possibile fare qualcosa di più e di diverso, nel senso che se si passa da un regime di 190 mila uomini a 140 mila uomini mi chiedo come possiamo fare la difesa. Non possiamo più parlare di Forze armate ma dovremmo parlare di «forse armate». Forse, perché è così che la mettete voi!
Credo, dunque, che l'impegno richiesto al Governo sia semplicissimo. Non parlo del primo capoverso del mio ordine del giorno, laddove si dice di mettere in campo la formazione, l'addestramento, la manutenzione e quant'altro, ma quando si dice - e almeno questo fatelo per buon senso, anche perché tutti si sono espressi in questo senso compresi i partiti della maggioranza - «a valutare concretamente l'uscita dal programma (F-35 Jsf), alla luce degli ultimi aggiornamenti in negativo, della mancanza di penali e delle forti perplessità a livello internazionale a cominciare dalla difesa americana considerando che rappresenta l'investimento più ingente con meno garanzia, sicurezza e trasparenza su tutti i fronti» rispetto agli impegni che abbiamo sui sistemi d'arma e sull'acquisizione dei sistemi d'arma.
È possibile che non vi impegnate nemmeno a valutare questo? Se parliamo di spending review, se parliamo di tutti questi elementi tesi a razionalizzare piuttosto che a tagliare le risorse umane, è possibile che nemmeno a valutare vi volete impegnare? Ma di che cosa stiamo parlando in questo Parlamento? Ma perché ci fate passare tutto questo? Perché ci fate passare tutto questo? A valutare! Vi si chiede un impegno con il contributo del Parlamento. Nemmeno a valutare! Allora, dico di guardarvi bene questi atti, che non sono dei pezzi di carta ma impegnano politicamente e istituzionalmente l'intera comunità nazionale.
Stiamo facendo un dibattito sulla riforma dello strumento militare e voi di questo non ne tenete assolutamente conto. Vi è una prospettiva che è fatta di uomini, di persone, di famiglie, che è fatta di qualità e di competenze di cui voi tacete completamente e pensate, invece, che si possano risolvere le ambizioni smodate del Ministero della difesa a diventare potenza militare mondiale attraverso gli F-35. Ma di che cosa parlate? Siete mai stati a Cameri a vedere di che cosa stiamo parlando, di che cosa ci stiamo, invece, infarcendo la vita e le istituzioni?
Non è quella la prospettiva. La sicurezza della difesa non si fa con gli armamenti e con i cacciabombardieri. Bisogna rispettare la comunità nazionale e i bisogni prioritari, in questo momento, della comunità nazionale, e la difesa non si rafforza in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Governo ha qualcosa da aggiungere?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, onorevole Di Stanislao, prendo atto che lei non accetta la riformulazione e insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/108, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, il Partito Democratico non potrà votare a favore di questo ordine del giorno per due ordini di motivi. Il primo è che una riduzione dell'acquisto degli F-35 è stato già ottenuto da questo Governo - da 130 a 90 velivoli - e questa Pag. 13riduzione è stata ottenuta con la nostra determinazione affinché questo avvenisse.
Il secondo punto è che è in corso di esame in questo momento, dopo dieci anni dall'entrata in vigore dell'esercito professionale, un disegno di legge delega del Governo, che il Parlamento tra pochi giorni dovrà votare, in cui si parla di bilancio della difesa, di bilancio consolidato, di risorse e anche, quindi, di revisione per quanto attiene a tutti i 71 programmi di sistemi d'arma, che dovranno essere rivisti nei prossimi 3 anni.
Dunque, mi sembra che questa non sia la sede per discutere di questo tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, vi sono alcune incongruenze in questo dibattito, perché il Governo si era impegnato su un emendamento e su una mozione, che avevamo presentato precedentemente, di rivedere tutta la questione del sistema d'arma e dell'acquisto degli F-35.
Mi sembra che qui questo non sia stato accolto e non sia stato riproposto, pertanto chiedo di poter aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Di Stanislao.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, quest'ordine del giorno non può essere votato in senso positivo. Dico ciò perché - lo ha illustrato prima la collega Villecco Calipari - già sono state apportate delle riduzioni sui sistemi d'arma e sugli stessi aerei e poi anche per un concetto di difesa del nostro Paese. Capisco che nell'utopia di tanti pseudopacifisti e anche illusi la difesa del nostro Paese potrebbe essere attuata attraverso il ricorso agli strumenti del passato, archi, frecce, alabarde e altri strumenti. Chiaramente, bisogna poi vedere quale potrebbe essere l'offesa che si ha di fronte. La nostra è una concezione di difesa del nostro territorio e soprattutto degli italiani e va fatta con le tecnologie che oggi sono a disposizione attraverso l'innovazione e la ricerca. Chiaramente tutto questo non deve confliggere con chi poi fa funzionare lo strumento tecnologico, che è l'uomo e quindi il militare. Sono convinto che da qui a presto noi dovremo stanziare più fondi per il personale, per poter elevare la qualità, anche alla luce di una ristrutturazione delle Forze armate che è in atto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Di Stanislao, complimentandomi, tra l'altro, con il Partito Democratico che si vanta di aver ridotto l'acquisto di F-35 da 130 a 90, però naturalmente spendendo gli stessi soldi. Noi invece pensiamo che sia più opportuno evitare queste politiche guerrafondaie e gli acquisti di F-35 e dirottare invece le risorse verso gli esodati, a risolvere i problemi occupazionali e all'industria e per far crescere il Paese, non per far crescere l'industria della guerra e degli F-35. Complimenti al Partito Democratico che sta seguendo questa strada (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, in realtà l'intervento dell'onorevole Barbato stava per farmi cambiare idea, ma per fortuna non ci è riuscito. Pur essendo d'accordo con le osservazioni e le premesse fatte dall'onorevole Villecco Calipari, devo però ribadire quanto enunciato poco fa dall'onorevole Pezzotta, cioè che gli impegni chiesti dall'ordine del giorno Di Stanislao vanno assolutamente nel senso della risoluzione, a prima firma Pezzotta e a seconda firma mia, che è stata approvata proprio in quest'Aula il 28 Pag. 14marzo di quest'anno. Per questo chiederei, se è possibile, al Governo di rivedere il parere e in ogni caso vorrei apporre la mia firma a quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei dire semplicemente che non condivido la parte finale dell'intervento del collega Barbato. Credo che questo sia un tema che dovrebbe interessare tutto il Parlamento e sul quale credo che una riflessione seria vada fatta. La stessa citazione che ha fatto ora il collega del Partito Democratico sulla risoluzione approvata dovrebbe servire per spingere e per fare un po' di pressione sul Governo perché vada in quella direzione. Mi auguro, quindi, che ci sia un largo consenso su questo ordine del giorno del collega Di Stanislao.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, credo francamente che tutta l'enfasi che viene riservata a questa parte di ordine del giorno sia molto mal riposta, nel senso che noi siamo di fronte a contratti sottoscritti dai vari Governi che si sono succeduti, nel giusto tentativo di diminuire il numero dei velivoli che compongono la nostra Aeronautica, conseguendo un grande risparmio.
Oltretutto, si diminuisce di circa 250 unità la flotta della nostra Aeronautica militare. Voglio anche aggiungere che si tratta di un programma in stato avanzatissimo, che impiega - così riferiscono gli esperti e anche lo stesso Ministro della difesa - circa 15 mila addetti, che lavorano in alta tecnologia e nella ricerca.
Affermare questo con un ordine del giorno, francamente, non significa niente, anche perché, come i colleghi sanno - mi meraviglio che l'onorevole Di Stanislao non lo sappia - il Governo è stato ripetutamente chiamato in Commissione difesa - ieri, per ultimo, non per importanza, anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa - a monitorare, momento per momento, lo stato delle cose, al fine di conseguire tutti i risparmi tecnicamente possibili.
Il resto sono sogni, sono manifestazioni di tipo politico, ma che non hanno un riscontro con le questioni serie amministrative, contrattuali e anche di prospettiva che il nostro sistema della difesa ha di fronte. Sono, ovviamente, contrario a questo ordine del giorno.

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5534-bis-A/108.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Esposito. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, interverrò molto brevemente. Sento parlare, in particolare l'onorevole Barbato, di risorse che andrebbero destinate agli esodati e a coloro che il lavoro non ce l'hanno. Voglio semplicemente segnalare che la questione degli F35 ha attinenza con il lavoro: solo in Piemonte sono circa 2.500 gli operai dell'Alenia che possono sperare di continuare ad avere una prospettiva attraverso questo programma.
Quindi, grande rispetto per le posizioni dei colleghi Pezzotta e Sarubbi e per la cultura pacifista. Detto che nessuno di noi è un guerrafondaio, prima di riempirsi la bocca di lavoro, disoccupati ed esodati, inviterei l'onorevole Barbato a farsi un giro davanti ai cancelli dell'Alenia in Piemonte Pag. 15e a spiegare che l'F35 non bisogna farlo e che cosa dovrebbero fare questi lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, vi sono molti interventi che non hanno nulla a che fare con il testo dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5534-bis-A/108. Ma, attenendomi al suo testo, preannunzio che lo voterò. Vorrei semplicemente segnalare che, fuori da quest'Aula, a livello europeo vi è un dibattito non solo sull'esercito europeo, ma sull'unificazione dei sistemi d'arma. Stiamo continuando ad investire su una strada destinata a morire, mentre vi è una prospettiva alla quale dovremmo guardare.
Tra parentesi, forse le cronache di questi giorni dovrebbero indurci a interrogarci e a impegnarci sulla fase della vendita dei sistemi d'arma all'interno e all'esterno del Paese da parte di industrie nazionali, dove vi è la golden share dello Stato, visto che la cronaca ci parla di qualcosa che la mancanza di trasparenza porta con sé, e cioè la corruzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, anche io preannunzio voto favorevole sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5534-bis-A/108, soprattutto per i temi che stiamo affrontando in questo momento e per la disoccupazione giovanile. Siamo in presenza di una situazione drammatica, ormai, per le famiglie, che non riescono ad arrivare a fine mese.
Quindi, non siamo assolutamente d'accordo nello spendere questi soldi in attività che assolutamente non sono vicine ai problemi delle persone e attraverso le quali non si riescono a risolvere tali problemi.
Tra l'altro, siamo sempre stati i fautori, anche attraverso le mozioni, della richiesta al Governo di ridurre quanto più possibile le spese per le attività belliche. L'Italia non si può permettere, in una situazione così particolare, di grande difficoltà economica, di grande disoccupazione, con le famiglie che non riescono ad arrivare più a fine mese, di spendere questi soldi. Quindi, noi vogliamo anche sottoscrivere questo ordine del giorno e votiamo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Adinolfi. Ne ha facoltà.

MARIO ADINOLFI. Signor Presidente, ho sentito dire in quest'Aula - è stato detto da un collega - che l'indicazione sulla riduzione del programma degli F35 sarebbe un libro dei sogni, un mero indirizzo politico. Ebbene no, l'indirizzo politico è un dato precipuo di quest'Aula, un dato evidentemente importante. Ovviamente anche il collega Esposito ha posto un problema sicuramente rilevante del tema dei lavoratori dell'Alenia, ma l'indirizzo politico che quest'Aula darà ha un'importanza significativa sebbene ci troviamo non in tema di una norma di legge, ma di un semplice ordine del giorno. Per questo chiedo con forza al Governo di rivedere il parere rispetto a questo ordine del giorno; chiedo al Governo di rivedere il parere sull'ordine del giorno, preannunzio il mio voto favorevole e appongo la firma all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5534-bis-A/108, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Iannuzzi, Barbareschi, Barbato, Rugghia, Santori, Pili...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 16

(Presenti 457
Votanti 403
Astenuti 54
Maggioranza 202
Hanno votato
56
Hanno votato
no 347).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che la deputata Bossa ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Evangelisti n. 9/5534-bis-A/109, Beltrandi n. 9/5534-bis-A/110 e Pastore n. 9/5534-bis-A/112, accettati dal Governo, purché riformulati.
Onorevole Meroni, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/113, accettato dal Governo, purché riformulato?

FABIO MERONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'ordine del giorno impegna il Governo ad assumere tutte le iniziative di competenza volte ad un progressivo e generale trasferimento degli uffici pubblici delle amministrazioni centrali in sedi meno dispendiose rispetto a quelle attualmente in uso. Quindi, non riesco a capire perché si debba riformulare un ordine del giorno in base al quale, mal che vada, la spesa resta invariata perché le sedi non le troviamo e non spostiamo le sedi di competenza. Ecco perché al sottoscritto non sta bene la riformulazione e chiedo al sottosegretario di valutare.

PRESIDENTE. Sottosegretario, intende valutare la richiesta del collega Meroni? Intanto, mentre il sottosegretario riflette, ne approfitto per dire all'onorevole Rondini che il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/111 è stato dichiarato inammissibile già nella seduta di ieri.
Prego, sottosegretario.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in questo caso va bene anche la formulazione proposta.

PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, viene accettato senza riformulazione. A questo punto, prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Meroni n. 9/5534-bis-A/113, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Volpi n. 9/5534-bis-A/114, Follegot n. 9/5534-bis-A/115, Di Vizia n. 9/5534-bis-A/116, Paolini n. 9/5534-bis-A/117, Isidori n. 9/5534-bis-A/118, Lussana n. 9/5534-bis-A/119 e Barbato n. 9/5534-bis-A/120, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Chiappori n. 9/5534-bis-A/121 e Goisis n. 9/5534-bis-A/122, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/5534-bis-A/123, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, io insisto per la votazione perché il tema è quello importante del patto di stabilità e degli enti locali. Quindi voglio proprio vedere, di fronte alle dichiarazioni che sono state fatte ieri sulla questione di fiducia e su questo tema importante degli investimenti e della piccola e media impresa, che svolge regolarmente i lavori per conto dei comuni e poi non viene pagata o regolarmente pagata proprio per questo vincolo, e nei vari dibattiti e nei vari convegni si cercano di trovare strade e aperture per una soluzione; oggi voglio proprio vedere, di fronte a questo ordine del giorno che impegna il Governo ad aprire appunto le porte affinché chi ha contratto dei mutui entro il 31 dicembre di quest'anno possa comunque compiere e ultimare i lavori e soprattutto pagare le imprese. È un tema veramente importante, che accende i dibattiti politici di questi mesi. Il tema è questo, l'ordine del giorno è molto chiaro, quindi chiedo che venga Pag. 17posto in votazione per capire se questo Parlamento, a parole, predica bene ma poi, nei fatti, si vedono i risultati.

PRESIDENTE. Onorevole Forcolin, lo poniamo in votazione e lei accoglie la riformulazione del Governo?

GIANLUCA FORCOLIN. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Quindi «no», neanche quella di carattere generale.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non ho compreso se si voterà l'ordine del giorno sulla base della riformulazione del Governo, tenendo conto della possibilità di valutare, da parte del Governo, l'esclusione dal patto di stabilità di tutti quei mutui contratti dai comuni oppure se dobbiamo prendere atto che il proponente chiede di votare il suo testo senza accettare la riformulazione del Governo, il che renderebbe difficile la compatibilità dell'ordine del giorno con le condizioni complessive del bilancio dello Stato. Quindi chiederei anche al proponente, se possibile...

PRESIDENTE. L'ho già fatto onorevole Quartiani e lui ha detto che non accetta la riformulazione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Posso chiedere al proponente: nel caso in cui accettasse la riformulazione del Governo, votando e rafforzando l'indirizzo del Parlamento, anche il Partito Democratico in quel caso voterebbe, perché ci sarebbero le compatibilità con le condizioni di bilancio. Diversamente dovremmo votare contro.

PRESIDENTE. Onorevole Forcolin, ha sentito anche l'intervento dell'onorevole Quartiani? Chiede di accogliere la riformulazione del Governo ed è condizione per il voto del suo gruppo.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, la riformulazione non ci convince e soprattutto non dà dei tempi certi per rispondere alle esigenze del Paese, dei comuni e degli enti locali. Altrimenti è stata inutile la manifestazione di ieri e inutile quella dei sindaci. Io vorrei rimanere fermamente sul testo che ho presentato.

PRESIDENTE. Allora è chiaro: l'onorevole Forcolin chiede di porre in votazione l'ordine del giorno proprio perché non accoglie la riformulazione di carattere generale proposta dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Forcolin n. 9/5534-bis-A/123, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, Moffa, Pianetta, Mondello, Mantini, Tabacci, Orlando, Tortoli?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 457
Astenuti 15
Maggioranza 229
Hanno votato
91
Hanno votato
no 366).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/5534-bis-A/124, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/5534-bis-A/125, accettato dal Governo, purché riformulato. Pag. 18
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dozzo n. 9/5534-bis-A/126, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/5534-bis-A/127, accettato dal Governo, purché riformulato.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, non accettiamo la riformulazione del Governo perché, come ha spiegato or ora il collega Forcolin e come avevo cercato di convincere la settimana scorsa i colleghi sullo stesso tema del Patto di stabilità, qui abbiamo la proposta di impegnare il Governo affinché le risorse che il Governo stesso ha dato ai comuni sotto i 5 mila abitanti per opere pubbliche, per interventi di governo del territorio e per risoluzione di problemi relativi a calamità naturali, possano essere impiegate; risorse che, con un altro provvedimento, il Governo ha dato ai comuni.
Non credo che sia logico, con una mano, dare soldi ai comuni per poterli utilizzare per opere necessarie e, con l'altra mano, tenerli bloccati perché non è giusto che li spendano. Allora, o eliminiamo tutte le leggi che danno soldi ai comuni, così evitiamo di far girare della carta inutilmente, oppure, se questi comuni hanno ormai nella loro disponibilità questi soldi che gli sono stati dati - perché esistono leggi in questo senso -, che sia giusto, per lo meno per i piccoli comuni, che queste somme possano essere spese. Quindi, chiedo di votare questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, sappiamo che il tema del Patto di stabilità interno è, forse, il tema più importante che non siamo riusciti ad affrontare nel lavoro della Commissione bilancio sul disegno di legge di stabilità. Credo e auspico che il Senato lo affronti ed anche che corregga il Patto di stabilità e i vari interventi sugli enti locali, ma non credo che possiamo, adesso, con un ordine del giorno, fare forzature rispetto ad un dibattito che dovrà avvenire in quella sede. Credo che possiamo ribadire - negli interventi, nelle dichiarazioni di voto e nel dibattito lo abbiamo espresso - che questo è un tema sul quale chiediamo al Governo una forte sensibilità nel passaggio al Senato, perché il problema non è stato affrontato: esso va affrontato, ci saranno modifiche da introdurre, ma non credo che già possiamo definire quali con gli ordini del giorno.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 10,35)

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei appunto confermare che il Governo, nel dibattito al Senato, intende presentare una riflessione molto attenta sulle contraddizioni interne all'attuale Patto di stabilità e cercare, pur nei limiti delle risorse finanziarie che abbiamo, di introdurre modifiche di carattere sostanziale nell'architettura, almeno, del Patto stesso.
Quindi, pregherei i presentatori di tener conto di questo panorama e di questa evoluzione che si sta verificando e, dunque, consentire alla modifica come avevamo indicato e non insistere per la votazione del testo così come è stato formulato.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli?

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, io non metto in dubbio le parole del sottosegretario, però metto in dubbio l'operato del Governo, perché, fino ad ora, a parole, ha sempre detto ciò che adesso ci ha ricordato il sottosegretario; ma nei fatti non è mai successo niente. Quindi, nel dubbio, io mantengo la mia posizione e chiedo che l'ordine del giorno venga Pag. 19votato. Se, poi, domani, dopodomani o, magari, oggi, al Senato, la questione si risolverà, sarò ben felice, sarò il primo io ad essere felice. Tuttavia, signor sottosegretario, in questo momento, con tutto il rispetto per lei, non ho fiducia, invece, nell'operato del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/5534-bis-A/127, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Scilipoti. I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 459
Astenuti 15
Maggioranza 230
Hanno votato
84
Hanno votato
no 375).

Prendo atto che il deputato De Pasquale ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bitonci n. 9/5534-bis-A/129, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Molgora n. 9/5534-bis-A/130.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molgora n. 9/5534-bis-A/130, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Girolamo, Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 465
Astenuti 10
Maggioranza 233
Hanno votato
66
Hanno votato
no 399).

Prendo atto che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fabi n. 9/5534-bis-A/131, Grimoldi n. 9/5534-bis-A/132, Fava n. 9/5534-bis-A/133, Bragantini n. 9/5534-bis-A/134, Nicola Molteni n. 9/5534-bis-A/135, Comaroli n. 9/5534-bis-A/136 e Rivolta n. 9/5534-bis-A/137, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Togni n. 9/5534-bis-A/138.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda l'articolo 2, comma 13, dove, praticamente, si autorizza un contributo di 10 milioni di euro per l'anno 2013 per il terremoto del Belice.
Capisco che vi sono solo quarantaquattro anni di distanza da quando si è verificato il sisma e non hanno ancora avuto il tempo, magari, di intervenire fattivamente su tutte le questioni da affrontare, però è uno schiaffo morale, secondo me, che, dopo quarantaquattro anni, si pensi ancora di foraggiare questo disastro che sicuramente ha causato tanti morti, 370 morti nel 1968, però, abbiate pazienza - mi rivolgo veramente al Governo -, se voi date parere contrario anche a questo piccolo ordine del giorno non fate altro che confermare quello che abbiamo scritto in premessa, cioè siete conniventi e rappresentate anche voi l'esempio negativo per eccellenza della cattiva amministrazione e dello sperpero delle risorse pubbliche. Pag. 20
Quindi, gradirei che ci ripensaste un attimo, perché è uno schiaffo morale per quelli che oggi devono affrontare le emergenze, come in Emilia-Romagna, in Lombardia, con l'ultimo sisma e poi anche quelli delle ultime alluvioni. Non abbiamo fondi per loro, mi sembra assolutamente assurdo pensare ad un sisma di quarantaquattro anni fa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Togni n. 9/5534-bis-A/138, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 463
Astenuti 12
Maggioranza 232
Hanno votato
69
Hanno votato
no 394).

Prendo atto che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata De Pasquale ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dussin n. 9/5534-bis-A/139, non accettato dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/5534-bis-A/139, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 466
Astenuti 9
Maggioranza 234
Hanno votato
76
Hanno votato
no 390).

Prendo atto che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/5534-bis-A/140, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5534-bis-A/141, non accettato dal Governo.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, inviterei il Governo, se possibile, a rivedere il suo parere su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in questo caso il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Callegari n. 9/5534-bis-A/141, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vanalli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 443
Astenuti 35
Maggioranza 222
Hanno votato
235
Hanno votato
no 208). Pag. 21

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Desiderati n. 9/5534-bis-A/142, Montagnoli n. 9/5534-bis-A/143, Dal Lago n. 9/5534-bis-A/144, Cavallotto n. 9/5534-bis-A/145 e Crosio n. 9/5534-bis-A/146, accettati dal Governo, purché riformulati. Ricordo che gli ordini del giorno Buonanno n. 9/5534-bis-A/147 e Fugatti n. 9/5534-bis-A/148 sono inammissibili.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bonino n. 9/5534-bis-A/149, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Munerato n. 9/5534-bis-A/150, formulato dal Governo.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente vorrei ricordare al Governo e ai colleghi che, proprio in Commissione lavoro, stiamo discutendo, in comitato ristretto, delle proposte di legge riunite in un testo unificato, per risolvere il problema delle ricongiunzioni onerose. Questo ordine del giorno va in quella direzione, ovvero per dare una risposta definitiva - voglio ricordarlo ai colleghi - a persone che sono nella stessa identica situazione di loro colleghi, ma che semplicemente sono dovuti passare, nella loro vita lavorativa, da un fondo all'altro, e per accedere ai benefici previdenziali devono pagare anche 150-160 mila euro. In questo ordine del giorno chiediamo semplicemente che se viene ricongiunta la pensione nel fondo che dà il trattamento meno vantaggioso - si tratta, quindi, anche di una misura di equità - il lavoratore non deve pagare per ricongiungere la pensione stessa. Chiedo, quindi, ovviamente, che l'ordine del giorno venga votato, e anche senza alcun tipo di riformulazione, ma perlomeno con una posizione precisa di quest'Aula, che deve dare una risposta a questi lavoratori.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, su questo argomento vi sono altri ordini del giorno simili, come gli ordini del giorno Boccuzzi n. 9/5534-bis-A/44, Antonino Foti n. 9/5534-bis-A/79, Porcino n. 9/5534-bis-A/100 e Gnecchi n. 9/5534-bis-A/196, su cui il Governo aveva già espresso parere favorevole. Alla luce di questa considerazione, quindi, esprimiamo parere favorevole anche su quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Quindi il parere è favorevole. Onorevole Fedriga, insiste perché l'ordine del giorno venga votato?

MASSIMILIANO FEDRIGA. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/5534-bis-A/151, accettato dal Governo, purché riformulato.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, mi scusi se intervengo su un ordine del giorno dietro l'altro, però su questo non possiamo accettare la riformulazione, perché si parla della questione esodati. Ricordo che, rispetto ai dati INPS che ci sono stati forniti qualche mese fa, ci sono ancora 250 mila persone scoperte. Noi non possiamo accettare che il Governo riformuli l'ordine del giorno togliendo la parola «definitivamente», ovvero che non accetti di risolvere definitivamente la questione esodati. Potrei capire se il Governo, invece di chiedere di risolvere la questione definitivamente entro fine anno, chiedesse di risolverla entro un'altra data, come gennaio o febbraio del prossimo anno. Però dire che bisogna togliere la data e anche la parola «definitivamente», mi sembra l'ennesima presa in giro (Applausi Pag. 22dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È la stessa presa in giro con i 10 mila salvaguardati che sono ricompresi in questa legge di stabilità lasciandone fuori 250 mila.
Quindi, insisto per la votazione e, se nemmeno un ordine del giorno può essere accolto dal Governo in questa direzione, vuol dire allora che non è più un problema di coperture - e lo dico al Governo -, ma di volontà politica, che si vuole lasciare scoperte 250 mila persone.

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, vorrei conoscere la riformulazione del Governo su questo testo, anche perché concordo con l'onorevole Fedriga che noi dobbiamo risolvere il problema degli esodati.
Lo abbiamo posto con forza e abbiamo fatto dei passi in avanti. Credo anche che possa reggere una riformulazione che contiene la parola «definitivamente», in modo tale che si dia il senso di una volontà. È evidente che, come tutti sanno, a partire dall'onorevole Fedriga, fissare una data tipo «entro la fine dell'anno» è irrealistico, è una propaganda, perché dovremmo risolvere il problema - come dice l'onorevole Fedriga, secondo i suoi calcoli - di 250 mila persone con una copertura di 12 miliardi, che non vedo come siamo in grado di reperire, anche se mi piacerebbe reperirli e risolvere il problema. Quindi, se la riformulazione del Governo contiene ancora la parola «definitivamente» secondo me si accoglie lo spirito che viene sollevato, di andare nella direzione di una soluzione e io sarei favorevole a questa riformulazione, nel caso il Governo la confermasse.

PRESIDENTE. Sentiamo il sottosegretario.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, durante i lavori della Commissione su questo argomento si è discusso a lungo. C'è una volontà assoluta da parte del Governo di risolvere, con la necessaria gradualità, definitivamente il problema, quindi io non ho nessuna remora ad accogliere il suggerimento che adesso veniva proposto dall'onorevole Damiano.
Tuttavia, risolverlo entro l'anno è una situazione assolutamente irrealistica, ed è confliggente con le modalità che ci siamo dati nella discussione in Commissione bilancio. Abbiamo previsto un fondo e questo fondo deve servire per risolvere progressivamente il problema del numero di tutti gli esodati, che si manifesterà nel corso dei prossimi anni. Quindi, è una soluzione dinamica, è una soluzione che assicura la soluzione definitiva, come veniva suggerito, ma non certo si può fare entro l'anno. Infatti, se dovessimo accedere al contenuto letterale dell'ordine del giorno, la complicazione sarebbe che noi dovremmo mettere a bilancio una cifra «x», della dimensione che è stata appena accennata, sulla base di un numero stimato di esodati che nessuno è ancora in grado di conoscere nella sua esatta determinazione, quindi avremmo un costo virtuale per la finanza pubblica che probabilmente non corrisponderebbe poi all'effettivo onere quando questo si manifesterà.
Pertanto, sarebbe tutto un gioco a somma negativa e quindi, per questo motivo, mentre accolgo l'ipotesi di considerare il «definitivamente», credo sia assolutamente impossibile accogliere la proposta di risolvere tutto entro l'anno. Quindi, la proposta del Governo è di sopprimere le parole «entro la fine dell'anno».

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la nuova riformulazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/5534-bis-A/151, accettato dal Governo, purché riformulato.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, la nuova riformulazione la accetto, però chiedo che venga messo ai voti comunque per esprimere la volontà dell'Aula. Pag. 23Se mi permette, dire che dopo più di un anno è propaganda che venga risolta la questione degli esodati entro l'anno, però, è inaccettabile, anche detto da alcuni colleghi, visto che questa riforma delle pensioni è stata decisa nella scorsa legge di stabilità, la cosiddetta «salva Italia» nel dicembre dello scorso anno. Un anno dopo diciamo che è propaganda avere i dati e risolvere la questione: direi che non è propaganda, ma sarebbe senso di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Comunque, chiedo che venga messo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/5534-bis-A/151, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 481
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato
480
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Allasia n. 9/5534-bis-A/152, Laura Molteni n. 9/5534-bis-A/153, Fogliato n. 9/5534-bis-A/154, Negro n. 9/5534-bis-A/155, Rainieri n. 9/5534-bis-A/156 e Caparini n. 9/5534-bis-A/157, accettati dal Governo, purché riformulati.
Ricordo che gli ordini del giorno Maggioni n. 9/5534-bis-A/158 e Stucchi n. 9/5534-bis-A/159 sono stati dichiarati inammissibili.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Consiglio n. 9/5534-bis-A/160, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ricordo che l'ordine del giorno Pini n. 9/5534-bis-A/161 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Contento n. 9/5534-bis-A/162, Lovelli n. 9/5534-bis-A/163 e Mariani n. 9/5534-bis-A/164, accettati dal Governo, purché riformulati.
Ricordo che l'ordine del giorno Oliverio n. 9/5534-bis-A/165 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bratti n. 9/5534-bis-A/166, Sani n. 9/5534-bis-A/167 e Motta n. 9/5534-bis-A/168, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/5534-bis-A/169, accettato dal Governo, purché riformulato.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi ci rivolgiamo al sottosegretario Polillo per dire che accogliamo la riformulazione ma vogliamo il voto perché, come specifica il nostro ordine del giorno, siamo davanti ad una pubblica amministrazione che, come Ministero della funzione pubblica, esprime un indirizzo su coloro che hanno ottenuto in base alla legge cosiddetta Brunetta l'esonero e poi un altro Ministero, nelle direzioni territoriali del lavoro, quindi il Ministero del lavoro, non accoglie quel tipo di interpretazione.
Quindi, bisogna almeno che il Governo, nei suoi Ministeri competenti, esprima elementi univoci sulla possibilità, come dice la Funzione pubblica, che coloro che hanno ottenuto e hanno presentato domanda per l'esonero possano beneficiare delle norme che la legge di stabilità e la legislazione precedente prevedeva, considerando anche questi tra gli esodati. Per cui il voto dell'Aula, che chiediamo accogliendo la riformulazione, è soprattutto un invito al Governo di esprimere anche attraverso Pag. 24atti amministrativi, le famose direttive e circolari, un indirizzo univoco. Per cui chiediamo il voto, pur accogliendo la riformulazione del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Delfino n. 9/5534-bis-A/169, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 457
Astenuti 10
Maggioranza 229
Hanno votato
456
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Raisi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bosi n. 9/5534-bis-A/170, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/5534-bis-A/171, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, accolgo la riformulazione formulata dal Governo, però con qualche commento e aggiunta anche alla luce di ciò che ho ascoltato da parte del Governo stesso. Non so se è stato colto il senso e il significato di questo nostro ordine del giorno. Noi invitiamo il Governo a prevedere in prospettiva futura un piano strategico nazionale di riconversione, riqualificazione e innovazione industriale. Questo proprio per evitare interventi episodici a sostegno di crisi delle industrie, utilizzando dei fondi, anche strutturali, che fuoriescono anche dal Patto di stabilità.
Non c'è dubbio che questa indicazione, questo orientamento e questo indirizzo che proponiamo, signor Presidente, agevolerebbe certamente un intervento economico e finanziario sul piano, quindi, nazionale e ridurrebbe le dispersioni, anche economiche, utilizzate soprattutto inseguendo le crisi, ma soprattutto prevenendo ed evitando le crisi stesse. Detto questo, signor Presidente, accogliendo anche la riformulazione, se questo è il dato, chiedo però il voto dell'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tassone n. 9/5534-bis-A/171, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 457
Astenuti 8
Maggioranza 229
Hanno votato
451
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Carlucci n. 9/5534-bis-A/172, Galletti n. 9/5534-bis-A/173, Poli n. 9/5534-bis-A/174, Ciccanti n. 9/5534-bis-A/175, Cesa n. 9/5534-bis-A/176, Compagnon n. 9/5534-bis-A/177 e D'Ippolito Vitale n. 9/5534-bis-A/178 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Chiedo all'onorevole Brunetta se accetta la riformulazione proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/179.

Pag. 25

RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, accettando la riformulazione proposta dal Governo, chiederei che si potesse comunque votare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brunetta n. 9/5534-bis-A/179, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 461
Astenuti 5
Maggioranza 231
Hanno votato
456
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Cosentino non è riuscito a votare e che la deputata Golfo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo all'onorevole Baretta se accetta la riformulazione proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5534-bis-A/180.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, accettando la riformulazione proposta dal Governo, chiedo la votazione.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, colgo l'occasione rappresentata dall'ordine del giorno in materia di pensioni di guerra, sottoscritto dai relatori e dai rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, per fare il punto su alcune questioni ancora aperte ovvero rispetto alle quali, nel corso dell'esame in sede referente della legge di stabilità, sono state definite soluzioni solo parziali.
Ricordo come la Commissione bilancio abbia rivisto integralmente la legge di stabilità, definendo una diversa impostazione della stessa. Ciò ha richiesto un impegno eccezionale e ha inevitabilmente determinato l'impossibilità di affrontare compiutamente alcune questioni poste dagli emendamenti presentati. La Commissione mi ha incaricato di rappresentare all'Assemblea tali questioni e gli impegni assunti a riguardo dal Governo.
Il Governo si è innanzitutto impegnato a completare il lavoro avviato in Commissione in merito alle pensioni di guerra, ripristinando l'esenzione IRPEF anche riguardo alle pensioni di reversibilità percepite dai titolari di redditi complessivi superiori a 15 mila euro.
In secondo luogo, vi è stato un preciso impegno del Governo ed è stato presentato anche in questo caso un apposito ordine del giorno supportato dal consenso unanime della Commissione ad escludere l'ulteriore riduzione per il 2013 delle agevolazioni fiscali per i prodotti petroliferi impiegati in agricoltura, individuando una copertura finanziaria alternativa. Desidero, inoltre, ricordare come la Commissione, a motivo della richiesta del Governo di poter procedere ad ulteriori approfondimenti, non sia stata in grado di definire misure in materia di Patto di stabilità interno, oggetto peraltro di numerose proposte emendative.
Analogamente, non vi è stata la possibilità di esaminare le proposte di modifica della disciplina dell'imposta sulle transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin tax), rispetto alla quale lo stesso Governo si è riservato di presentare una propria proposta nel corso dell'esame presso il Senato. Entrambe tali questioni dovranno essere compiutamente affrontate e risolte nel corso dell'esame del disegno di legge di stabilità presso l'altro ramo del Parlamento al fine di fornire risposte adeguate alle criticità emerse nel corso dell'esame in sede referente.
Infine, per quanto riguarda il comparto sicurezza, la Commissione ha approvato un emendamento che amplia la possibilità per le amministrazioni interessate di ricorrere Pag. 26al turnover, lo schema della disposizione è ampiamente condiviso e offre una risposta adeguata alle esigenze del comparto, tuttavia le risorse aggiuntive che è stato possibile individuare sono di importo modesto e dovrà essere valutata la possibilità di incrementarle al fine di assicurare una quota di assunzioni idonea a salvaguardare le esigenze operative del comparto sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, colgo l'occasione per riconfermare gli impegni assunti dal Governo sui temi appena indicati dal presidente della Commissione bilancio e ringraziare anche la Commissione, specialmente per quanto riguarda le pensioni di guerra, per aver rinunciato in una fase critica dal punto di vista procedurale della Commissione stessa a formalizzare un voto che sarebbe stato unanime perché lo stesso Governo si sarebbe rimesso al volere della Commissione.
Con grande senso di responsabilità la Commissione bilancio ha accettato questa sorta di sospensiva richiesta dal Governo, che non era riferita tanto all'argomento delle pensioni di guerra quanto alla fase in cui ci trovavamo nella discussione di tutto il provvedimento e l'impegno che il Governo ha assunto, sia in Commissione bilancio, sia nel corso della discussione sulle linee generali in Aula, e che io qui riconfermo, è di affrontare direttamente e immediatamente i due argomenti - pensioni di guerra e il problema dell'agricoltura - secondo i desiderati espressi dalla Commissione bilancio e, nello stesso tempo, di affrontare al Senato questi argomenti che non siamo riusciti a completare nella discussione di carattere generale che ricordava prima il Presidente, che sono il Patto di stabilità interno, la Tobin tax e il comparto sicurezza.
Su questo il Governo si impegnerà, fermo restando ovviamente il fatto che il Senato rimane sovrano per decidere sulla valutazione complessiva della manovra. Quindi, vorrei riconfermare un impegno già assunto.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baretta n. 9/5534-bis-A/180 nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 468
Astenuti 3
Maggioranza 235
Hanno votato
468).

Prendo atto che la deputata Pedoto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione dell'ordine del giorno Giammanco n. 9/5534-bis-A/181, accettato dal Governo, purché riformulato.

GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, vorrei chiedere semplicemente al Governo la cortesia di poter riascoltare la riformulazione.

PRESIDENTE. La riformulazione prevede che dopo le parole «impegna il Governo», al primo capoverso del dispositivo, si aggiunga la seguente locuzione: «Nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di». Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Giammanco n. 9/5534-bis-A/181 e Cenni n. 9/5534-bis-A/182, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/5534-bis-A/183, accettato dal Governo, purché riformulato.

Pag. 27

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, molti ordini del giorno su questo tema sono stati già accettati e hanno avuto il parere favorevole del Governo ma anche e soprattutto hanno espresso una sensibilità generalmente diffusa nell'Aula, però ieri proprio il sottosegretario ha incontrato i pazienti e si è impegnato praticamente a raddoppiare il fondo che era a disposizione.
Pertanto su questa linea non ho bisogno della conferma del voto dell'Aula, mi piacerebbe soltanto che il sottosegretario confermasse all'Aula, così come ha espresso ai pazienti che ha incontrato, la disponibilità del Governo a raddoppiare questo fondo per loro perché non c'è dubbio che, nonostante il tentativo fatto per venire incontro ai bisogni non solo dei pazienti malati di SLA ma di tutti i pazienti non autosufficienti, il fondo disponibile è veramente molto limitato.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Binetti n. 9/5534-bis-A/183.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, noi valutiamo positivamente questo ordine del giorno, come, del resto, è stato già dato parere favorevole al precedente, all'inizio della seduta odierna, presentato da tutti i presidenti dei gruppi della maggioranza.
Su questo punto, che riguarda le gravi non autosufficienze, abbiamo appreso anche noi le dichiarazioni del sottosegretario di ieri e la sua conferma in Aula per raddoppiare il Fondo per le gravi non autosufficienze, ivi compresa la SLA, credo sarebbe auspicabile.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Binetti, che ha sollevato la questione, e voglio qui riconfermare che la situazione è ben più drammatica perché eravamo di fronte a molti esponenti e a molti malati purtroppo. Abbiamo detto, cioè, che è intenzione del Governo aumentare la dotazione per tutti i non autosufficienti fino a 400 milioni: 200 milioni li abbiamo già stanziati a valere sul fondo dei 900 milioni previsti dal provvedimento.
Discutendo, però, con i malati stessi ieri è emerso un problema che vorrei qui richiamare all'Assemblea: i soldi che verranno stanziati per far fronte a condizioni disperate dei malati devono andare ai malati (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo la sensazione, invece, che, negli anni passati, una parte di queste risorse siano state disperse in una serie di rivoli di cui non riusciamo a valutare la portata ed il modo in cui sono stati spesi. Per cui, abbiamo chiesto alle associazioni di fornirci una serie di informazioni che il Ministero dell'economia e delle finanze non ha perché la gestione di questi fondi non spetta al Ministero dell'economia e delle finanze. Però, il Ministero dell'economia e delle finanze, in questo momento, ha intenzione di utilizzare tutti gli strumenti di indagine a sua disposizione per verificare che i soldi che stanziamo vadano effettivamente a favore di persone che sono nelle condizioni che voi tutti conoscete e che quindi cessino alcuni aspetti oscuri, per così dire, che negli anni passati hanno ruotato intorno a questa vicenda (Applausi).

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, sottosegretario, intervengo per ringraziarla Pag. 28per questa apertura economica verso i malati di gravi e gravissime non autosufficienze. Credo, però, che - più che controllare dove finiscono questi soldi - sia necessario anche aver presenti i criteri per i quali vengono dati questi soldi. Forse, più che mai, dovrebbe essere proprio il Governo che, non solo demanda alle regioni la necessità di un controllo vero e proprio - quindi non solo alle associazioni, ma alle regioni che sono le istituzioni competenti - a istituire un osservatorio dei numeri di questi pazienti, non escludendo tutto il resto del mondo che non è autosufficiente, come ad esempio coloro che sono colpiti da gravi malattie psichiatriche, o comunque psicologiche, che creano grossissime difficoltà, esattamente come per quegli utenti immobili.
Per cui, anch'io aggiungo la mia firma all'ordine del giorno Binetti n. 9/5534-bis-A/183, ma ci tengo a dire che, quando parliamo di non autosufficienze, non dovremmo costringere barellati e carrozzati ad arrivare in piazza e, tanto più, dovrebbe essere opportuno ricordarci di quelli che non hanno l'assistenza neanche per arrivare in piazza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, accogliamo con grande interesse e con grande favore la riflessione del Governo, anche perché accoglie il contenuto della discussione avvenuta in Commissione. Però, abbiamo un piccolo rammarico: che tutto questo non si sia potuto già perfezionare in sede di Commissione.
Pertanto, accettiamo la valutazione del Governo ma, forse, questo si poteva fare già in Commissione e prima.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, vorrei sommessamente suggerire al sottosegretario che per evitare che le risorse siano disperse in rivoli impropri è sufficiente fare ciò che da dieci anni si sta aspettando, cioè i livelli essenziali di assistenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che erano stati già varati dal Governo di centrosinistra e che poi sono stati revocati all'inizio della legislatura.
Nei livelli essenziali di assistenza si potrà recepire quanto scritto nell'ordine del Miotto n. 9/5534-bis-A/89, in modo che questi LEA prevedano piani personalizzati di assistenza, cioè il modo per arrivare direttamente alle persone. Inoltre, sarebbe bene che queste risorse confluissero nella sede propria, che è il Fondo sociale che è stato, invece, distrutto in questi anni. I dati ci sono e basta che ci si riferisca alla sedi competenti, che sono i Ministeri della salute e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, dopo le precisazioni della collega Livia Turco, che certamente è una persona competente ma, forse, ha scelto il momento sbagliato per fare queste sottolineature, aggiungo la mia firma e quella di tutti i membri del gruppo Lega Nord Padania a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente anch'io intervengo per apporre la mia firma a questo ordine del giorno. Dopo avere ovviamente ringraziato il Governo per l'apertura e condividendo quello che ha detto prima il collega Brunetta, sottolineo che forse il Governo si doveva svegliare prima e, appunto, poteva dire prima che vi erano le risorse e che, quindi, il Fondo poteva essere ampliato.
Però, condividiamo le preoccupazioni del Governo quando avverte che gli enti attuatori finali sono le regioni. Come spendono le regioni? Vi posso garantire - e lo potete andare a vedere - che con questo Pag. 29Fondo le regioni pagano anche il personale, dipendenti regionali e delle ASL, compreso il personale amministrativo, che segue la non autosufficienza. Credo che questa sia una vergogna perché, alla fine, non sono più 400 milioni ma si riducono a 200, 300 milioni, perché 100 milioni sono spesi in altro modo. Il mio intervento è per dirvi che, comunque, questa è la vergogna di chi ha modificato il Titolo V della Costituzione. Questa attribuzione non può che ritornare al Governo (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà), alla sede centrale, perché altrimenti stiamo qui per l'aria fritta!
La collega Livia Turco sa perfettamente che nel disegno di legge «Balduzzi», dove eravamo correlatori, abbiamo detto che i LEA questo Governo li deve varare e li deve aggiornare entro il 31 dicembre e ci aspettiamo che questo venga fatto. Qui noi, come Parlamento, il nostro dovere lo stiamo facendo, ma le regioni no!

MARIA TERESA ARMOSINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno Binetti n. 9/5534-bis-A/183.

CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, anche noi del gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo vogliamo sottoscrivere questo ordine del giorno, pur ricordando che io, in qualità di capogruppo presso la XII Commissione (Affari sociali), sono già sottoscrittore di un altro ordine del giorno che parla dello stesso argomento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, aggiungo la mia firma a questo ordine del giorno, precisando che da anni mi batto perché il Fondo nazionale per le non autosufficienze sia realmente un fatto acquisito avvertendo, però, che occorrono molti più soldi rispetto a quelli che il Governo ha trovato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la firma, anche a nome del gruppo Partito Democratico, all'ordine del giorno Binetti, perché si chiude con una riflessione di carattere generale sul sistema di welfare. Il sottosegretario Polillo dovrebbe però dirci, per rassicurarci, da dove prende le ulteriori risorse. La nostra preoccupazione, infatti, è che si instauri una guerra tra poveri, togliendo risorse che vanno all'assistenza domiciliare agli anziani, alla rete degli asili nido ed altro, e concentrandosi su una situazione emergenziale, il che è vero, ma instaura una guerra tra situazioni difficili. Per questo l'ordine del giorno Binetti, che fa una riflessione generale sul welfare, è condivisibile, ma il Governo dovrebbe anche dirci da dove vengono prese le risorse e naturalmente senza prevedere ulteriori tagli al sociale. Aggiungo che ai Ministeri della salute e del lavoro e delle politiche sociali sono noti sia i numeri, sia cosa è stato fatto finora dalle singole regioni sul tema che è stato sollevato.

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la firma dei componenti del gruppo Misto-Grande Sud-PPA all'ordine del giorno Binetti.

Pag. 30

RAFFAELE FITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, intervengo non solo per aggiungere la firma all'ordine del giorno Binetti, ma anche per chiarire, senza alcuno spirito di polemica, un elemento fondamentale. È vero che il precedente Governo ha rivisto, sospendendoli, i livelli essenziali di assistenza, ma è pur vero, onorevole Turco, che quei livelli essenziali di assistenza avrebbero bisogno di almeno un miliardo e mezzo di risorse aggiuntive. Quindi, siamo d'accordo sul merito, ma dobbiamo dire e sostenere le cose che realmente sono possibili. Sarebbe utile chiedere questo, ma dando anche una copertura adeguata alla richiesta importante che viene fatta. Questo per mettere insieme un elemento decisivo, serio e credibile che possa farci sostenere alcune considerazioni utili anche rispetto ai temi di cui parliamo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANTONIO PALAGIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, è una bella cosa che tutti i gruppi si associno e dimostrino sensibilità rispetto al problema dei non autosufficienti che - lo ricordo - interessa circa un milione e mezzo di famiglie, cioè il 7 per cento di tutte le famiglie italiane. Ricordo di essere stato ieri, purtroppo, sotto la sede il Ministero dell'economia e delle finanze a solidarizzare con questi malati, che davvero sono meritevoli dell'attenzione di tutto il Parlamento. Credo che il Governo dovrebbe davvero impegnarsi in questa maniera e quindi, anche se il Governo ha approvato l'ordine del giorno dell'Italia dei Valori, mi fa piacere aggiungere la nostra firma, a nome di tutto il gruppo, interpretando anche le intenzioni del mio capogruppo, Antonio Borghesi, proprio come un elemento di pressione ulteriore affinché si possa andare in questa direzione ed applicare quella norma che è stata auspicata e poi approvata in Commissione affari sociali, relativa all'aggiornamento del nomenclatore tariffario nazionale, che sarà o dovrebbe essere comunque rivisto a maggio del prossimo anno, quindi con la prossima legislatura. Chiedo perciò di aggiungere, a nome di tutta l'Italia dei Valori, la nostra firma a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Pregherei i numerosi colleghi che hanno chiesto di intervenire su questo ordine del giorno di consegnare eventualmente il testo scritto del loro intervento, per consentire di rispettare i tempi che abbiamo fissato nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Ricordo che alle ore 12 sono previste le dichiarazioni di voto finale con diretta televisiva, mentre alle ore 11,30 vi sarà la commemorazione dell'onorevole Barca.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. 9/5534-bis-A/184, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Boccia n. 9/5534-bis-A/185, accettato dal Governo, purché riformulato.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, molto velocemente chiedo al Governo di stralciare questo ordine del giorno dalla riformulazione classica - sottosegretario Polillo e sottosegretario D'Andrea - fatta facendo riferimento a «compatibilmente ai saldi di finanza pubblica», perché con questo ordine del giorno, in realtà, facciamo riferimento al ragionamento fatto dal presidente della Commissione Bilancio Giorgetti, ripreso dal sottosegretario Polillo, dunque fa riferimento alla discussione non avvenuta sulla Tobin tax in Commissione Bilancio e purtroppo nemmeno in Aula.
Noi chiediamo espressamente al Governo di non esentare nessun soggetto, quindi di ampliare la base imponibile, ecco perché non c'entra nulla il vincolo di Pag. 31finanza pubblica. Purtroppo ci spiace constatare che sugli organi di stampa (e non in Commissione dove noi avremmo voluto aprire un dibattito, e agli atti c'è per il Partito Democratico la relazione e l'intervento del collega Causi) da qualche giorno riscontriamo che ci sarebbe un accordo - se così fosse sarebbe gravissimo - tra una Autorità indipendente che dovrebbe essere la Consob, il Ministero dell'economia e alcuni soggetti che difendono alcuni operatori.
La posizione del Partito democratica è chiara. Noi chiediamo al Governo di non esentare nessuno. La tassa può essere anche minore ma deve essere pagata da tutti e ci riferiamo soprattutto in questo ordine del giorno all'impegno del Governo a non esentare di pagare la Tobin tax sui derivati. Per questa ragione chiediamo che il sottosegretario Polillo rimuova il vincolo di finanza pubblica che francamente non c'entra nulla, perché può solo esserci maggior gettito che noi nelle varie discussioni fatte (anche in Commissione) abbiamo detto che indirizzeremo esclusivamente all'abbassamento del cuneo fiscale, quindi, all'abbassamento dell'imposta sul lavoro.

PRESIDENTE. Il Governo accetta l'ordine del giorno in esame senza riformulazione?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, «a valutare l'opportunità» rimane però.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, va bene, viene tolto il riferimento al vincolo di finanza pubblica, rimane «a valutare l'opportunità». Se non va bene lo votiamo col parere contrario del Governo.

FRANCESCO BOCCIA. Non possiamo accettarlo perché non c'è nulla da valutare.

PRESIDENTE. Sta bene, allora lo porrò in votazione.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere questo ordine del giorno, e ritorno al discorso che ho già fatto. Questo Governo continua a muoversi nel perimetro di chi le tasse le paga già e quando può si prepara ad esentare il sistema bancario da questa tassa che devono pagare persino quelli che hanno meno di mille euro di titoli di qualche...

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boccia n. 9/5534-bis-A/185, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Presidente!

PRESIDENTE. Che c'è onorevole Quartiani? Ho già dichiarato aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 447
Votanti 441
Astenuti 6
Maggioranza 221
Hanno votato
433
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che i deputati Gianni Farina, Zaccaria e Misuraca hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Franceschini n. 9/5534-bis-A/186, Pes n. 9/5534-bis-A/187 e Orlando n. 9/5534-bis-A/188, Pag. 32accettati dal Governo, purché riformulati. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Damiano n. 9/5534-bis-A/189, accettato dal Governo, purché riformulato.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, accetto la riformulazione del Governo ma chiedo la votazione dell'ordine del giorno.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, chiedo di sottoscriverlo perché la mia firma è saltata per un errore tecnico.

NEDO LORENZO POLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, chiedo di sottoscriverlo anch'io perché è stata...

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Damiano n. 9/5534-bis-A/189, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Crosetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
454
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Capano n. 9/5534-bis-A/190, Albini n. 9/5534-bis-A/191, Marco Carra n. 9/5534-bis-A/192 e Froner n. 9/5534-bis-A/193, accettati dal Governo, purché riformulati.
Ricordo che l'ordine del giorno Samperi n. 9/5534-bis-A/194 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Rigoni n. 9/5534-bis-A/195 e Gnecchi n. 9/5534-bis-A/196, accettati dal Governo, purché riformulati.
Ricordo che l'ordine del giorno De Torre n. 9/5534-bis-A/197 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ghizzoni n. 9/5534-bis-A/198, De Biasi n. 9/5534-bis-A/199, Verducci n. 9/5534-bis-A/200, Siragusa n. 9/5534-bis-A/201, De Pasquale n. 9/5534-bis-A/202, Coscia n. 9/5534-bis-A/203, Bachelet n. 9/5534-bis-A/204, Antonino Russo n. 9/5534-bis-A/205 e Cardinale n. 9/5534-bis-A/206, accettati dal Governo, purché riformulati.
Dobbiamo ora recuperare gli ordini del giorno Giulietti n. 9/5534-bis-A/68 e Polledri n. 9/5534-bis-A/128, che erano stati accantonati, alla luce di una più approfondita valutazione della Presidenza.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno Giulietti n. 9/5534-bis-A/68 e Polledri n. 9/5534-bis-A/128?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi sembra che abbiamo trovato un'intesa e, quindi, siamo d'accordo sulla riformulazione.

PRESIDENTE. Per entrambi gli ordini del giorno, sia l'ordine del giorno Giulietti n. 9/5534-bis-A/68 che l'ordine del giorno Polledri n. 9/5534-bis-A/128?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente, proponiamo come riformulazione Pag. 33soltanto di aggiungere, dopo le parole: «impegna il Governo» la formula: «a valutare l'opportunità di».

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, sono d'accordo, aggiungo solo un'informazione per il Governo. Valutate tutto, ma l'asta l'avete già decisa voi per le frequenze, non dovete valutarla ma solo effettuarla.

JONNY CROSIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, chiedo semplicemente di sottoscrivere a nome del gruppo Lega Nord Padania questo ordine del giorno Giulietti n. 9/5534-bis-A/68 precisando che da diverso tempo stiamo chiedendo al Governo di assegnare queste frequenze e di fare l'asta. È un anno che il Ministro Passera tergiversa su questa questione; le ricordo, sottosegretario, e chiudo, signor Presidente, che anche la Commissione europea sta stimolando il Governo affinché si proceda dando prevalenza a non evitare di favorire...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Crosio. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Giulietti n. 9/5534-bis-A/68 e Polledri n. 9/5534-bis-A/128.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Commemorazione dell'onorevole Luciano Barca (ore 11,30).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Onorevoli colleghi, come è già noto, lo scorso 7 novembre è venuto a mancare all'età di 92 anni l'onorevole Luciano Barca, già membro della Camera dei deputati dalla IV alla IX legislatura e membro del Senato della Repubblica nella X legislatura.
Nato a Roma il 21 novembre 1920, uomo politico, giornalista, economista, in qualità di ufficiale della Marina militare fu protagonista, durante la seconda guerra mondiale, di valorose azioni a bordo del sommergibile Ambra per le quali fu decorato con medaglia d'argento al valor militare per poi partecipare, dando prova di grande coraggio e passione civile, alla lotta di Resistenza. Dopo la Resistenza iniziò, inviato a seguire i lavori dell'Assemblea costituente per il giornale l'Unità, la sua lunga e brillante carriera giornalistica che l'avrebbe portato dal 1953 al 1957 alla direzione dell'edizione torinese del quotidiano, poi dal 1957 a quella di politica ed economia e dal 1979 al 1983 alla direzione di Rinascita.
La sua attività giornalistica fu sempre connessa al suo impegno politico. Iscritto dal 1945 al Partito Comunista italiano fu tra i protagonisti più acuti e competenti del dibattito interno al suo partito e del confronto con le altre forze politiche, in particolar modo sui temi della politica economica e dello sviluppo del Mezzogiorno. Membro del comitato centrale a partire dal 1956, poi della segreteria nazionale dal 1960 al 1963 e, infine, della direzione del PCI dal 1972 al 1986, Barca fu uno dei più influenti e ascoltati dirigenti nazionali del partito. Eletto nel 1963 alla Camera dei deputati, iscritto al gruppo comunista, ne divenne vicepresidente nel 1966, carica che mantenne poi anche per tutta la V legislatura. Sempre alla Camera fu componente della Commissione agricoltura e foreste, della Commissione parlamentare per la ristrutturazione e riconversione industriale e per i programmi delle partecipazioni statali, nonché autorevole vicepresidente della Commissione bilancio e presidente della Commissione parlamentare per l'esercizio dei poteri di controllo sulla programmazione e sull'attuazione degli interventi ordinari e straordinari Pag. 34nel Mezzogiorno, incarico, quest'ultimo, che ricoprì anche da senatore nel corso della X legislatura.
Profondo conoscitore dei problemi e dei meccanismi economici e finanziari e acuto interprete dei cambiamenti sociali in atto, l'onorevole Barca ha sempre saputo coniugare il rigore dell'economista e dello studioso con una spiccata sensibilità nei confronti delle difficoltà delle aree più svantaggiate del Paese, facendosi promotore di iniziative legislative, poi diventate leggi, in materia, tra l'altro, di provvidenze a favore delle zone devastate dalla catastrofe del Vajont del 9 ottobre 1963, di interventi per i danni causati dalle eccezionali calamità naturali ed avversità atmosferiche nei mesi di dicembre 1984 e gennaio 1985, di edilizia economica e popolare, di interventi pubblici nel Mezzogiorno. Nel 1990 fondò, assieme a Gaetano Arfè, Adalberto Minucci, Diego Novelli, Paolo Volponi e altri giovani studiosi il centro di studi sociali ed economici «Etica ed Economia». Oltre ad una vasta produzione giornalistica, Luciano Barca è stato autore di numerosi saggi e pubblicazioni in materia di politica e di economia, tra cui il «Dizionario di politica economica», «L'economia della corruzione», «Del capitalismo e dell'arte di costruire ponti», «La cittadinanza difficile. Diritti e Welfare», «Legittimare l'Europa. Diritti sociali e crescita economica».
Luciano Barca è stato un protagonista della vita democratica italiana, un uomo di grande generosità, coraggio e coerenza, un intellettuale che, durante tutto il corso della sua vita, ha sostenuto la causa della libertà e della democrazia e ha dato un fondamentale contributo al dialogo tra le differenti culture presenti nel nostro Paese. Com'è noto, Luciano Barca è padre di Fabrizio, il Ministro per lo sviluppo e la coesione territoriale, che oggi è presente in Aula e al quale rinnovo, così come ai suoi familiari, a nome mio e dell'intera Assemblea, le più sincere condoglianze.
Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, a cui si associano i membri del Governo).

MICHELE VENTURA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, Luciano Barca è stato, come ricordato, un partigiano, un economista, un politico, un giornalista e uno scrittore. Nel 1944 si avvicinò ai comunisti e partecipò alla Resistenza. Partecipò all'esperienza della sinistra cristiana con Marisa Rodano, Giglia Tedesco, Tonino Tatò, che vedeva Franco Rodano come intellettuale esterno. Cito da uno scritto autobiografico di Luciano: «Novembre 1945 (...) finalmente la tesi prevale.
A maggioranza, dopo ripetuti ed appassionati interventi di Rodano, viene approvata la mozione favorevole allo scioglimento del movimento dei cattolici comunisti firmata da Franco Rodano, Felice Balbo, Luciano Barca, Gabriele De Rosa, Mario Motta, Filippo Sacconi. Ognuno sceglierà il futuro secondo coscienza. Io mi reco alla sezione salario, in via Sebino e presento domanda di iscrizione al PCI, sottolineando nel testo della domanda che lo faccio anche grazie al nuovo statuto, che assicura libertà filosofica e religiosa».
Inizia in quel momento il suo percorso nel partito nuovo di Togliatti. Membro del comitato centrale del PCI dal 1956, Barca è stato uno degli economisti di riferimento del partito: dal 1963 deputato comunista per sei legislature e quindi senatore del collegio di Melfi dal 1987 al 1992.
Come ella ha ricordato, signor Presidente, nel 1946 Barca ha intrapreso la sua attività giornalistica, prima con una sostituzione nella redazione romana de L'Unità, fino a divenire direttore dell'edizione torinese. Ha seguito personaggi e fatti dal transatlantico, da Brera a Milano, dalla FIAT e dall'Einaudi a Torino. Inoltre, è stato direttore della prima serie di politica ed economia di Rinascita e del Menabò di etica ed economia.
Durante la sua attività parlamentare è stato vicepresidente della Commissione bilancio della Camera, presidente della Commissione bicamerale per il Mezzogiorno Pag. 35nei difficili anni del passaggio dalla Cassa all'intervento ordinario e dal 1965 al 1970 vicepresidente del gruppo del PCI alla Camera.
Quanto agli incarichi di partito, è stato nella segreteria nazionale dal 1960 al 1963 e nella direzione dal 1972 al 1986, ricoprendo incarichi a fianco di Togliatti, Longo e Berlinguer. Importante la sua produzione di scritti a contenuto politico ed economico. Tra i molti citati, merita a mio avviso ricordare, nel 2005, con l'editore Rubbettino: «Cronache dall'interno del vertice del PCI», una vera miniera di notizie e di un'intelligente diplomazia, che lì viene disvelata, di cui si dà testimonianza, che serviva a mantenere aperte relazioni con forze politiche, intellettuali ed economiche.
La ricostruzione della sua storia politico-sociale è utile per comprendere qualche aspetto di un personaggio come Luciano Barca, che da sempre ha saputo coniugare riflessione teorica, in particolare sui temi economici, e militanza partitica ai massimi livelli. Era stato tra i collaboratori più vicini ad Enrico Berlinguer negli anni Settanta, anni difficili dal punto di vista politico, economico e sociale. Luciano Barca fu tra i dirigenti che più si impegnarono, nel sorgere di un'emergenza democratica, a favorire l'incontro con la Democrazia Cristiana di Moro e di Zaccagnini. Anzi, svolse il ruolo di ambasciatore privilegiato, da parte di Berlinguer, presso Moro. Uomo di partito ma anche di relazioni: ricordava spesso le sue amicizie non di partito. Era un uomo capace di dialogare, sempre attento alle ragioni degli altri, pur mantenendo viva e vitale quella scelta di fondo, imprescindibile da qualsiasi altra. La militanza era una scelta di vita. Apparteneva a quella categoria di persone che in gioventù avevano creduto che fosse un dovere civico impegnarsi nelle file di un partito ed in età adulta ritenevano di avere una testimonianza da passare alle nuove generazioni, una testimonianza fatta del proprio personale vissuto e di quello che avevano ricevuto in eredità.
Persone come Luciano, con una storia come la sua - e concludo, signor Presidente - sono un seme da piantare nelle nuove generazioni, in quelle nuove leve, che sono il futuro di questa nazione, ma che rischiano di non conoscere a fondo quale sia la nostra storia, quella vera, fatta di dibattiti, incontri, discussioni e discussioni, prima di arrivare ad una decisione, che però usciva condivisa, e ciò per capire cosa sia stata l'Italia del dopoguerra, della Resistenza e della ricostruzione, degli anni di piombo e degli anni successivi.
Parlare con Luciano e con persone che con lui hanno condiviso quella direzione di un PCI fatto di circa trenta persone - il vero rammarico è che a quelle discussioni non sia stata data la giusta pubblicità - avrebbe portato a comprendere come in quel partito, in cui non mancavano anche atteggiamenti ideologici e chiusure, tuttavia, vi fosse un'apertura e una ricchezza politica, umana ed intellettuale di figure che lottavano per, e non semplicemente immaginavano, una società più giusta da realizzare nella democrazia, un senso profondo delle istituzioni, una forma di assoluta dedizione alla Repubblica e alla Costituzione, la consapevolezza di un cammino non semplice da percorrere, ma necessario per arrivare ad un'Italia migliore. A Fabrizio e a tutta la famiglia, un abbraccio affettuoso dei deputati del Partito Democratico (Applausi).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, io davvero non saprei e non potrei trovare espressioni e parole migliori di quelle che ha pronunciato lei e di quelle che ha pronunciato un minuto fa il collega Ventura. Mi permetta, però, in questo momento, di esprimere due sole considerazioni.
Metto in campo, prima di tutto, un ricordo di carattere personale. Luciano Barca è stato per me il primo vero autorevole dirigente politico dell'allora Partito comunista italiano che ho avuto modo di incontrare nel mio percorso politico. Ed Pag. 36ho una data ben precisa, scolpita nella memoria: era il 7 novembre del 1977. All'epoca, in quella giornata, il Partito comunista italiano ricordava l'anniversario della Rivoluzione d'ottobre. Quanta acqua è passata sotto quei ponti, sotto i nostri ponti, sotto i nostri occhi e nella nostra mente. L'altro ricordo è la considerazione, invece, tutta politica, perché, da quel primo incontro, ho poi potuto seguire l'impegno, la militanza, la capacità di direzione politica di Luciano Barca attraverso alcune espressioni che vorrei qui ricordare. E sono le espressioni dell'impegno, della serietà e della capacità di analisi che vorrei riassumere nella parola «studio».
Luciano Barca faceva parte di una leva di dirigenti politici non inventata: era il risultato di una selezione che i grandi partiti popolari di massa di quella che oggi consideriamo, a torto, la «prima Repubblica», davvero, sapeva marcare di sé il confronto e il dibattito politico. In particolare, di Luciano Barca voglio ricordare la fermezza negli anni del terrorismo, voglio ricordare il rigore morale. Dicevo, appunto, una generazione di dirigenti politici e, se mi è permesso dirlo, una generazione di dirigenti politici che, a buon titolo, può stare nel Pantheon di ogni sincero democratico e di un nuovo profilo del centrosinistra.
Per questo, signor Presidente, a titolo mio personale e a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, mi permetta di esprimere un sincero cordoglio e la vicinanza in questo momento al Ministro Barca, che combattiamo ogni giorno politicamente, ma che, dal punto di vista umano e personale, non possiamo davvero che abbracciare forte in questo momento (Applausi).

FERDINANDO ADORNATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, caro Fabrizio, prendo la parola a nome del mio gruppo, ovviamente, ma anche motivato da un forte sentimento personale di dispiacere profondo, anche di commozione, per la perdita di un uomo che ho conosciuto da ragazzino, sgambettando a casa sua, insieme a Fabrizio, del quale ricordo e voglio ricordare oggi soprattutto la vivacità intellettuale, la grande simpatia e la grande carica di umanità.
Penso con nostalgia al tempo in cui la politica era anche e soprattutto pensiero - visto che questa caratteristica, credo, si vada, purtroppo, lentamente smarrendo - e grandi uomini politici erano anche grandi uomini di pensiero. Questo era il caso di Luciano Barca.
Inseguiva un sogno per la sua formazione che veniva chiamato, all'epoca, e poi lo è stato per tanti anni, nuovo modello di sviluppo. Era un sogno che cercava di mettere insieme il superamento delle contraddizioni del comunismo, quella parte del mondo di cui Luciano faceva parte, e del capitalismo, giudicato allora alienante e del quale certamente si vedevano tutti i limiti ed i difetti. Era un sogno probabilmente impossibile, forse non condivisibile, però oggi, nel mondo in cui viviamo, non si può certo dire che, superata una certa fase della storia del comunismo, non siano rimaste nel mondo tutte le contraddizioni dei sistemi collettivisti e dei sistemi che negano la libertà e la dignità dell'uomo. D'altra parte, però, non si può dire che anche nei sistemi capitalisti la libertà e la dignità dell'uomo vengano interamente valorizzate, come dovrebbe essere, nei grandi principi e nei grandi valori di chi crede nella società del libero mercato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,48)

FERDINANDO ADORNATO. Quel sogno che allora si chiamava nuovo modello di sviluppo e che, ripeto, forse era impossibile, che univa personalità del mondo cattolico e del mondo della sinistra, oggi, in altre forme, si presenta a noi come il grande traguardo della società globale, Pag. 37ossia quello di riuscire a rendere il primato della libertà e della dignità dell'uomo, valido universalmente.
Purtroppo anche oggi la società globale rischia di muoversi in senso opposto, perciò penso che questo nostro ricordo non sia solo alla memoria, ma anche alla forza, allo stimolo e alla vivacità del nostro pensiero. Se l'umanità non sarà in grado di trovare un nuovo pensiero per il XXI secolo, molte delle cose che sono state da noi pensate non vedranno mai la luce. Il mondo della sinistra, il mondo dell'ispirazione cristiana e il mondo dell'ispirazione liberale, oggi si trovano tutti di fronte agli stessi problemi, ma non hanno la forza del pensiero che allora si aveva, la grande fame di inseguire il pensiero ed elaborazioni nuove che oggi, credo, si sia andata lentamente smarrendo.
Perciò la figura di Luciano Barca, credo, rimarrà, per Fabrizio e per la sua famiglia - a cui vanno il saluto e la vicinanza dell'Unione di Centro -, nella memoria della storia politica italiana come uno dei rappresentanti di quelle grandi tradizioni politiche che devono lottare per non essere battute dall'anarchia del pensiero, dall'assenza della morale e dalla perdita dei valori principali di quella che abbiamo chiamato politica quando eravamo ragazzi e che vorremmo continuare a chiamare politica nella stessa maniera, senza vergognarcene, ma con la dignità di rappresentare progetti per il futuro (Applausi).

Si riprende la discussione (ore 11,49).

PRESIDENTE. Poiché la Conferenza dei Presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto finale sul disegno di legge di stabilità, con ripresa televisiva diretta, abbiano inizio a partire dalle ore 12, sospendo la seduta fino a tale ora.
La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5534-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che, come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà, per due minuti.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, egregi colleghi, ancora una volta noi di Autonomia Sud, in coerenza e nell'interesse dei cittadini italiani, ieri non abbiamo accordato l'ennesima fiducia che è stata chiesta a questo Parlamento e non voteremo questo provvedimento.
Oramai noi riteniamo che il Governo sia diventato soltanto un cinico ed insensibile sportello esattoriale che vede in Equitalia il braccio armato, soprattutto nei confronti di quei cittadini onesti che hanno sempre pagato le tasse e che vorrebbero continuare a pagarle, ma hanno difficoltà economiche. Avevamo ragione, quindi, nel passato, quando dicevamo, Presidente, che i vostri provvedimenti avrebbero aggravato ancora di più la situazione economica del nostro Paese, sia sul piano occupazionale sia sull'attività produttiva. E mi riferisco a dati che sono recenti, di poco tempo fa, riferiti dall'ISTAT e dallo Svimez: si prevede un incremento del tasso della disoccupazione, il PIL è in calo, nessuna previsione di crescita e di sviluppo, il Sud è la parte d'Italia maggiormente colpita, e questo provvedimento non prevede alcun rimedio. Vi rendete conto che disagio si sta determinando in Italia? Gli ultimi avvenimenti sociali che abbiamo visto in piazza lo documentano. L'industria del Sud in quattro anni ha perso ben 140 mila posti. Pag. 38
Alle vostre belle parole, Presidente, che sentiamo da vari mesi (crescita, risanamento, sviluppo, stabilità), purtroppo le devo dire che fa eco un aumento delle famiglie che si avvicinano sempre più alla povertà. Speravamo che il vostro Governo, Presidente, risanasse i conti attraverso una lotta alle lobby, ai poteri forti e alle banche, ma invece vediamo sempre un maggior impoverimento delle classi deboli.
È per questi motivi e nell'interesse dei cittadini italiani che noi non voteremo questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Autonomia Sud-Lega Sud Ausonia-Popoli sovrani d'Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà, per due minuti

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici ieri non abbiamo esitato a rinnovare con convinzione la fiducia richiesta dal Governo sulla cosiddetta legge di stabilità. Infatti, nonostante recenti dati dell'ISTAT ci rappresentino un'Italia colpita da una recessione in fase di rallentamento, non possiamo ignorare che tale legge è chiamata a finanziare lo Stato in una delle più difficili congiunture economiche e sociali dal dopoguerra. Il provvedimento che oggi ci accingiamo a licenziare non è ancora il miglior testo possibile, se è vero com'è vero che temi significativi quali la scuola, sicurezza, le pensioni di guerra e l'amministrazione penitenziaria attendono misure che garantiscano maggiore equità ed efficienza. Nonostante ciò, noi Liberal Democratici, riteniamo che il testo attuale, grazie al comune lavoro di Parlamento e Governo, rientri a pieno titolo in quel percorso di ristrutturazione dei conti pubblici difficile, doloroso, ma imprescindibile per il nostro Paese, per realizzare gli obiettivi del pareggio di bilancio nel 2014 e della riduzione del debito pubblico stabilita dal fiscal compact. Abbiamo poi ribadito il nostro apprezzamento per il cambio di impostazione della legge così come approvata dalla Commissione bilancio, che ha messo al primo posto la tutela del reddito della famiglia, operata attraverso la detrazione di imposta per i figli a carico e la riduzione IRPEF delle aliquote più basse combinato all'innalzamento della franchigia oneri deducibili e detraibili. È una scelta, questa, più equa e più efficace per la società italiana, che ha trovato ancora una volta nel nucleo familiare una struttura forte per sopravvivere alla crisi economica. In questa direzione abbiamo condiviso la scelta di istituire un apposito fondo costituito per ridurre il carico fiscale per le famiglie e le imprese già dal 2013, alimentato dalle risorse recuperate dall'evasione fiscale e contributiva e da eventuali risparmi dovuti all'abbassamento dello spread.
Questo è un segnale forte, un cambio di mentalità rispetto a un'Italia da dimenticare, in cui il contrasto all'evasione era un torto fatto a qualcuno piuttosto che un favore fatto a tanti. È per questo motivo che voteremo a favore della legge di stabilità 2013 (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliveri. Ne ha facoltà, per due minuti.

SANDRO OLIVERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo tutti consapevoli che ci troviamo davanti alla più seria crisi economica e sociale dal dopoguerra e che è stato certo necessario adottare con determinazione misure gravose e impopolari per porre in sicurezza il Paese, ma dopo anni di stagnazione, che hanno visto l'Italia perdere posizioni tra i grandi Paesi avanzati, occorre aprire una nuova fase e varare misure rivolte alla crescita del Paese. Ogni ulteriore misura recessiva, infatti, strangolerebbe la nostra economia, impedendone lo sviluppo, e aggraverebbe la crisi e la disperazione della parte più povera degli italiani. Continuare con un rigore cieco e vantarsi del conseguente risanamento avrebbe conseguenze simili a quelle che ebbe il famoso contadino contento di aver insegnato al suo asino a non mangiare, ma che ovviamente poco dopo lo vide morire. Pag. 39
Qualsiasi percorso di ripresa non deve, però, prescindere dalla crescita economica del Sud nel quale - lo voglio ricordare - vive oltre un terzo degli italiani e che, pur producendo un quarto del PIL, è ancora ben lontano dal tasso potenziale di crescita che potrebbe esprimere un'area così ricca di risorse sottoutilizzate in tema di collocazione geografica e logistica, potenziale energetico, patrimonio culturale e ambientale, di know-how diffuso in agricoltura e nel campo manifatturiero.
Su fronte migratorio, purtroppo, il Sud dopo cinquant'anni torna ad essere per il Nord un fornitore di risorse umane, soprattutto giovani, che emigrano per realizzare altrove le loro speranze di valorizzazione professionale di lavoro, fenomeno questo che, da una parte, segna il fallimento dell'investimento formativo di famiglie e società e, dall'altra, priva le regioni meridionali di competenze e di energie vitali. In tale drammatico contesto appare velleitario qualsiasi obiettivo di uscire dalla crisi nazionale, se non si abbatte il cronico sottoutilizzo delle aree meridionali e, di più, nessuna politica per il Sud può essere credibile ed efficace se non viene concepita come parte di un disegno riformatore nazionale in grado di affrontare i nodi della crisi economica.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Oliveri.

SANDRO OLIVERI. A questo punto la legge di stabilità continua a penalizzare, anche nella sua componente di spesa ordinaria, il Sud e le istituzioni locali. Per tali motivi, il nostro odierno voto favorevole al provvedimento lo esprimiamo per senso di responsabilità, ma ci teniamo a dire con chiarezza che, in assenza di chiare scelte...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Oliveri.

SANDRO OLIVERI. ... l'obiettivo della stabilità rischia di tradursi in una semplice scelta ragionieristica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà, per tre minuti.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, la componente dei Repubblicani Azionisti ha votato le tre fiducie - ieri il collega Mario Pepe lo ha ben illustrato - e oggi vota a favore della legge di stabilità che ritiene sia strettamente collegata alla legge sul bilancio. Sono due punti che si tengono insieme. Un articolo di stamani sul Corriere della Sera di Luigi Offeddu ci indica come il tema del rigore e quello della coesione, anche nella Comunità europea a proposito della formazione del bilancio, attraversando trasversalmente, periodicamente e continuamente l'azione dei gruppi politici. Evidentemente questo è un tema che riguarda anche l'azione del Governo qui in Italia. Il momento del rigore deve coniugarsi al momento della coesione sociale. Noi abbiamo sempre appoggiato il Governo Monti, perché la condizione in cui versa la finanza pubblica lo impone. Abbiamo sostenuto la necessità del risanamento, anche se molti provvedimenti, signor Presidente del Governo, li abbiamo accolti con qualche dubbio, con qualche dubbio perché a noi è sembrato che l'azione del Governo, molto efficace per quanto riguarda il risanamento dei conti pubblici, per quanto riguarda invece l'azione tesa alla coesione abbia avuto qualche momento di disattenzione, vogliamo dire.
Al centro della riflessione dei Repubblicani è il lavoro, in questo momento. Il Sud non può essere tenuto ancora ai margini: è una grossa potenzialità. Anche il Presidente Monti lo ha detto più volte, ma vorremmo che queste aspettative fossero tradotte in azioni concrete. Il ceto medio, che pure costituiva e costituisce ancora il nerbo della nazione, oggi è impoverito. Noi non possiamo più rivolgere la nostra azione tartassando questo ceto, che è stato, è, e dovrà essere il punto di riferimento per il risorgimento economico del Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ossorio.

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GIUSEPPE OSSORIO. Vogliamo aggiungere anche - e concludo, signor Presidente - che noi terremo in grande considerazione l'azione che il Governo vorrà svolgere nei prossimi mesi a proposito dei tre punti che abbiamo indicato, e siamo certi che il Presidente Monti, il punto di riferimento essenziale per i repubblicani di questo Governo, saprà certamente attrarre l'attenzione dei giovani per superare questo momento di grande precarietà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà, per tre minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, voteremo a favore del provvedimento, come abbiamo fatto con la questione di fiducia motivata dal collega Tabacci, compiendo un gesto di coerenza con le scelte da noi effettuate, a partire dal 16 novembre 2011, a sostegno del Governo Monti. In questo gesto convergono due ordini di ragioni: una prima è il valore di una scelta politica, una seconda riguarda invece il merito del complesso provvedimento.
La nostra scelta politica intende confermare una fiducia nei confronti del Governo che ha saputo amministrare il Paese in un passaggio cruciale della sua storia, restituendo ad esso dignità sulla scena internazionale ed affermandone lo standing di protagonista nel consesso europeo. Un Governo a cui era stato affidato un duplice obiettivo: portare l'Italia fuori dall'emergenza economica, finanziaria e sociale in cui era precipitata e offrire alla politica un'occasione per rigenerarsi, per rifiatare, per riformare se stessa.
L'eccezionale circostanza che ha segnato la vita di questo Esecutivo, il più tecnico della storia d'Italia e al tempo stesso il più suffragato da consensi parlamentari, lo ha condotto a navigare in questo anno di attività con l'intelligenza delle cose possibili, che non sempre hanno potuto corrispondere alle cose ottimali naturalmente. Tuttavia si è fatta una strada importante, compiendo scelte, anche dolorose, che i cittadini hanno saputo comprendere.
Quanto alla politica e alle sue capacità di autorigenerazione, sarebbe fin troppo facile levare critiche trancianti al mondo dei partiti e al loro distacco dal mondo dei cittadini, ma sarebbe ingeneroso non riconoscere che è cambiato un clima in quest'Aula, che il rapporto tra le forze politiche antagoniste si è fatto più civile, meno belligerante anche nelle forme, più aperto. Questo anche in un clima elettorale, a soli pochi mesi dal voto. E se questo è uno degli effetti collaterali dell'esperienza del Governo Monti, ebbene dobbiamo esserne grati e sperare che si tratti di un effetto destinato a permanere.
Nel merito, vogliamo apprezzare l'inversione di tendenza sulla pressione fiscale, che rappresenta un messaggio nuovo al Paese, soprattutto con riferimento al reddito delle famiglie, colpite duramente dalla crisi, così come abbiamo potuto apprezzare segnali significativi lanciati al mondo delle piccole imprese, dei lavoratori autonomi, con la predisposizione del fondo per l'esclusione dall'IRAP.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pisicchio.

PINO PISICCHIO. Né è da trascurare, anche per il significato simbolico che assume in questo contesto - mi avvio alla conclusione -, il recupero dei 300 milioni di euro destinati alle penali per la mancata costruzione del ponte sullo Stretto. Certo, potrà dirsi che si tratta di interventi insufficienti a fronte di un allarmante catalogo di bisogni, ma questi interventi sono stati compiuti grazie anche ad una positiva dialettica con il Parlamento, circostanza che non va trascurata. Anche per questo voteremo il provvedimento che viene posto alla nostra attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

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AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, la componente Grande Sud ha votato già le tre questioni di fiducia poste dal Governo e abbiamo valutato positivamente anche il merito della proposta che è stata approvata dalla V Commissione e portata all'Aula con profonde modifiche rispetto alla proposta iniziale, tant'è vero che vi è stata una lunghissima e tormentata seduta della Commissione bilancio prima che il testo venisse approvato. Il via libera, infatti, è arrivato dopo anche un braccio di ferro tra il Governo e la maggioranza, che ha visto il parere contrario su due importanti emendamenti anche dell'Esecutivo.
Certo, c'è stata una grande collaborazione con il rappresentante del Governo in Commissione, in quanto senza questa collaborazione forse non avremmo potuto modificare il testo iniziale. Infatti, questo testo iniziale era stato criticato da destra e da sinistra e dal centro su alcuni aspetti particolari, non certo sugli aspetti fondamentali, che riguardano gli investimenti complessivi, il costo complessivo quindi della manovra. Molti colleghi si sono soffermati sui principali emendamenti, soprattutto su quello fiscale, che i relatori Brunetta e Baretta, ai quali vanno tutta la nostra riconoscenza e ringraziamento, hanno insieme proposto alla Commissione che ne ha preso atto a stragrande maggioranza e lo ha approvato. Tale emendamento fiscale ha abrogato il tetto e la franchigia su deduzioni e detrazioni, ha soppresso l'aumento dell'IVA previsto dal 10 all'11 per cento, ha incrementato le detrazioni fiscali per i figli a carico - 180 euro per ciascun figlio - con una spesa prevista di un miliardo di euro. È stato previsto un incremento dei fondi destinati alla produttività. È stato costituito un fondo per l'eliminazione dell'IRAP per i lavoratori autonomi, con una spesa di 300 milioni di euro, mentre 700 milioni sono stati investiti per l'IRAP sul lavoro.
La norma sulle cooperative sociali ha comportato anche 153 milioni di euro di spesa. Ciò costituisce, come notava qualcuno, un'inversione di tendenza proprio sul punto più delicato, quello delle imposte. Inoltre, è stata eliminata la retroattività delle norme che prevedevano la rivalutazione dei redditi dominicali ed agrari, la regola del regime fiscale favorevole per le società agricole con 97 milioni di spesa. È stata reintrodotta l'esenzione IRPEF per le pensioni di guerra e ripristinata la clausola di salvaguardia sul calcolo del TFR con altri 170 milioni.
La cosa importante, anche se programmatoria, ma importantissima, è l'istituzione di due fondi, uno per le famiglie e uno per le imprese. Di particolare rilievo è l'istituzione del Fondo famiglie finalizzato alla riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e che viene finanziato da proventi derivanti dalla lotta all'evasione fiscale (è un fatto, anche qualitativamente, importante), dalla riduzione della spesa per interessi sul debito pubblico e da eventuali operazioni on/off. Il fondo delle imprese è anch'esso finalizzato alla riduzione del cuneo fiscale e alla concessione di un credito di imposta per la ricerca e lo sviluppo delle imprese.
In definitiva, mi avvio a concludere, signor presidente. Il Governo, quindi, ha posto tra fiducie sulla nuova versione della legge di stabilità, che presenta modifiche sostanziali rispetto alla versione originale e il passaggio, quindi, della fiducia è stato così superato. Per questi motivi, i dieci deputati di Grande Sud, che hanno contribuito e vogliono continuare a contribuire a migliorare il rapporto tra il Parlamento e Governo, approvano con convinzione la legge di stabilità, auspicando che in Senato trovino accoglimento alcune proposte migliorative per andare incontro alle aspettative dei comuni italiani a cui il Parlamento non può che inviare un messaggio positivo e di solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, Italia dei Valori c'è e continua la sua battaglia con determinazione per migliorare Pag. 42il nostro Paese. Lo fa fuori di quest'Aula, dove continua la raccolta delle firme per due referendum a favore e a tutela dei diritti dei lavoratori e per due referendum contro i costi della politica e, in particolare, per la totale abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Lo fa dentro quest'Aula opponendosi a questo Governo, che ha promesso rigore, equità e sviluppo e finora ha dato solo rigore e, quindi, lo fa contro questa legge di stabilità, perché come se Monti dicesse: «Colpiamo chi paga le tasse».
Tra Berlusconi e Monti sono state fatte svariate manovre che oggi fanno sì che dalle tasche degli italiani tutti gli anni escano circa 100 miliardi di euro in più, ma lo hanno fatto entrambi su chi le tasse le paga: lavoratori e pensionati dai quali lo Stato incassa ben l'80 per cento delle imposte sul reddito. Il vero problema della mancanza di equità sta proprio qui perché si continua ad agire solo all'interno del perimetro di chi le tasse le paga, mentre per dare equità bisognerebbe agire fuori da quel perimetro e pescare tra coloro che non le pagano, per abbassare direttamente la pressione a chi invece già paga. Di contro, anche nella legge di stabilità il Governo ha rifiutato il meccanismo e automatismo che avrebbe portato a stimare e predeterminare il gettito fiscale della lotta all'evasione fiscale riducendo immediatamente la pressione fiscale ai lavoratori onesti e a quelli che pagano.
Eppure, Presidente, da un'inchiesta de l'Espresso risulta che numerosi istituti di credito avrebbero evaso il fisco per una somma complessiva di 3 miliardi di euro e tra le banche accusate di aver organizzato architetture finanziarie ci sono nomi importanti come Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Intesa Sanpaolo e Banca popolare di Milano che sarebbero riusciti a frodare i controlli attraverso triangolazioni con l'estero ed è per queste operazioni che l'allora amministratore delegato di Unicredit, Profumo, è stato rinviato a giudizio ed un illustre Ministro di questo Governo, Passera, è indagato e dunque si trova di per sé stesso in pieno conflitto di interessi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Allora è vero che Monti è come dicesse: colpiamo chi paga le tasse.
Per altre vicende il Monte dei Paschi di Siena patteggia 260 milioni a fronte di oltre 1 miliardo di contenzioso, Intesa Sanpaolo 270 milioni a fronte di 1 miliardo 650 milioni, Banca Popolare di Milano 186 milioni per sanare una pendenza di oltre 300 milioni. Questi pagamenti possono essere considerati un vero e proprio condono tombale e, mentre il cittadino in caso di dichiarazione fraudolenta rischia il carcere, la banca viene sanzionata ma poi patteggia. E ancora, state pensando di esonerare dalla nuova imposta di bollo i derivati e quindi in larga parte le banche, mentre persino chi ha poche centinaia di euro di titoli sarà costretto d'ora in avanti a pagare un'imposta di bollo fissa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Allora è vero che Monti è come dicesse: colpiamo chi paga le tasse.
Milano, 24 agosto, dalla procura che si è allargata ormai a Milano da Verbania, un'inchiesta per riciclaggio che vede coinvolta Intesa Sanpaolo con la famiglia Giacomini, specializzata nella produzione di rubinetti, anche qui parliamo di una frode fiscale di 200 milioni. Allora è vero, Presidente Monti, è come dicesse: colpiamo solo chi paga le tasse. Vogliamo parlare dello scandalo Banco Desio? Una banca che per anni ha impostato sul territorio, cioè a livello di filiali, un sistema per riciclare denaro e consentire ai propri clienti di evadere il fisco in quantità industriale, come è stato anche chiarito da inchieste molto approfondite. Anche qui siamo in zona di piena evasione fiscale, allora è vero, senza quell'automatismo, Presidente Monti, è come se lei dicesse: colpiamo solo chi paga le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Il 26 maggio è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Frosinone un'evasione realizzata da un professionista: l'uomo e la moglie avrebbero creato fondi per oltre 30 milioni di euro in banche sammarinesi, mai dichiarati. Il 4 ottobre, la Guardia di finanza ha sollevato il velo su un giro di fatture false tra Rimini e San Pag. 43Marino con evasione di imposte per 1 milione e mezzo di euro. Il 9 agosto, operazione «night and day», 32 persone denunciate per una maxi frode di oltre 100 milioni di euro con operatori di diverse aziende del settore pellame. Il 22 giugno, a Cesena la Guardia di finanza scopre una maxi frode fiscale con fatture false di oltre 15 milioni di euro e 3 milioni di imposta evasa, utilizzate da 18 società che operano nel settore degli imballaggi. Il 12 giugno, ingente frode fiscale scoperta dalla Guardia di finanza di Cremona, illeciti per circa 100 milioni di euro. Se non creiamo quell'automatismo, Presidente Monti, è come se dicesse: colpiamo solo chi paga le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Tra i professionisti che hanno percepito consulenze da oltre 100 mila euro, uno su tre le ha nascoste al fisco e negli ultimi anni non ha presentato la dichiarazione dei redditi, è quanto emerge da un'analisi mirata condotta dai nuclei speciali della Guardia di finanza.
Il 78 per cento delle società di capitale italiane dichiara redditi negativi, o meno di 10 mila euro l'anno e non versa imposte. Molte di queste chiudono entro cinque anni per evitare accertamenti fiscali. Queste aziende evitano di pagare 22 miliardi di euro l'anno di tasse, un terzo delle grandi aziende italiane ha chiuso il bilancio in perdita e non ha pagato le tasse, il 94 per cento abusa del transfer pricing per spostare costi, ricavi e redditi dove non ci sono controlli fiscali e ogni anno sottraggono al fisco quasi 38 miliardi di euro. Ci sono oltre 500 proprietari di aeroplani che dichiarano 20 mila euro di reddito l'anno, 42 mila contribuenti che dichiarano 1.600 euro al mese di incasso e sono proprietari di banche, 188.000 suv e macchine di grandi cilindrata a contribuenti che dichiarano uno stipendio inferiore a quello di un metalmeccanico, oltre 200 mila proprietari di auto di grande cilindrata che dichiara tra i 20 ed i 50 mila euro. Sono state vendute, signor Presidente, 206 mila auto di lusso che costano più di 100 mila euro, ma ci sono solo 72 mila contribuenti che dichiarano un reddito superiore a 200 mila euro. Allora, è vero che, signor Presidente, senza quell'automatismo che lega la lotta all'evasione fiscale all'immediata riduzione della pressione fiscale di chi le tasse le paga, è come se lei, Presidente Monti, dicesse: colpiamo solo chi paga le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). C'era un solo modo per trasferire queste risorse dal perimetro di quelli che non le pagano a quello di coloro che le pagano riducendo la pressione fiscale, ma voi avete rifiutato le nostre proposte perché questo avvenisse e perché ci fosse un immediato riflesso positivo nella riduzione della pressione ai lavoratori, alle famiglie ed alle imprese, a lavoratori e famiglie che avrebbero alimentato la domanda interna e a imprese che, di fronte all'incertezza, non investono più e non creano occupazione, che ora è oltre l'11 per cento. Non farlo, signor Presidente, glielo dico per l'ultima volta, sarebbe come dire: colpiamo solo chi paga le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, l'intervento dell'onorevole Borghesi credo che possa dare spunto anche al mio intervento, nel senso che, in quest'Aula, noi da legislatori, dovremmo trovare il nesso di causalità, l'αρχη, l'origine delle cose, che mettono una società come quella italiana, che dovrebbe essere una società emancipata e post industriale, ancora nelle condizioni di dare l'opportunità all'onorevole Borghesi di fare il suo racconto scandalistico, estrapolando una serie di dati che sono veri ed ineccepibili, ma che partono invece da un altro dato. Uno Stato come quello italiano, prende il peggio del socialismo ed il peggio del capitalismo perché non ha ancora scelto quale sia la strada maestra che in economia e nelle istituzioni vuol percorrere: se una economia di mercato vera e propria, se istituzioni liberali vere e proprie o Pag. 44abbiamo ancora un criptosocialismo di stato, con un mercato narcotizzato, con un capitalismo di Stato assistito. Quindi, alla base di quelle furbizie, che pure vanno ricondotte a ragione, c'è uno Stato leviatano, uno Stato pervasivo, uno Stato che ha bisogno di un'ingente quantità di danaro e, quando non riesce a procurarsela, deve portare la tassazione a livelli insopportabili. Per cui, il vero criminale è lo Stato che impone al cittadino queste gabelle e tasse di questa entità, tanto da espropriarlo di più della metà del proprio guadagno.
Ed allora, signor Presidente, non intervengo sui punti buoni o meno buoni del provvedimento perché tutte le leggi hanno aspetti positivi e aspetti negativi.
Potrei qui polemizzare, da meridionale quale sono, che vi è uno stanziamento per il Mose di 1,15 miliardi di euro ma non sappiamo se la Salerno-Reggio Calabria vedrà l'alba di essere completata. Potrei polemizzare sul fatto, essendo un professionista ed un imprenditore, che manteniamo ancora l'IRAP, che è una vera e propria «imposta rapina» per i professionisti e gli imprenditori che hanno dipendenti e che pagano le tasse - pagano l'IRAP - anche sull'ammontare degli stipendi dei dipendenti che hanno assunto, con buona pace dei livelli occupazionali. Ricordo, poi, che abbiamo tassato l'IRPEF per le pensioni di guerra. Più leviatano di così uno Stato non è possibile concepirlo. Financo i mutilati e gli invalidi di guerra! E consentitemi la grevità dell'espressione: le prostitute quando pagheranno l'IRPEF? Fanno commerci ben più lucrosi e sono meno onuste di onori e di cariche rispetto a un mutilato di guerra.
Signor Presidente del Consiglio, in questo contesto, dove ci affanniamo a fare i grillini, perché il comizio di prima non era rivolto a lei ma era rivolto alla televisione che qui ci inquadra, mi è venuto in mente un passo del giudizio universale, nella parte in cui dice «Iudex ergo cum sedebit, quidquid latet apparebit». Alla fine, quando il giudice supremo si siederà, ogni cosa dev'essere disvelata. Allora, mi consenta di dirlo: lei, che da più parti è accreditato come il futuro Presidente del Consiglio - e io non ho niente in contrario -, potrebbe fare un piccolo promemoria in questo ultimo scorcio di legislatura e fare in modo che scompaia la golden share e l'alienazione di tutte le quote statali in tutte le partecipate, l'alienazione dei beni e delle proprietà inutili dello Stato, l'introduzione dell'articolo 18 nel pubblico impiego, introducendo criteri di terzietà per i controllori che vanno a valutare la produttività dei vari progetti obiettivo che la pubblica amministrazione strumentalmente così chiama per elargire ulteriori straordinari ai propri dipendenti e che sono, essi stessi, giudici e controllori del risultato che quel progetto intende raggiungere.
Chiedo, poi, che vi sia l'introduzione dei criteri di competizione in sanità, nella scuola, nei trasporti e nel campo energetico. Inoltre, dobbiamo fare in modo che le aziende sanitarie, signor Presidente Monti, dispongano finalmente di programmi per bilanci analitici, perché non sono in grado neanche di calcolare il costo della singola prestazione. Lei immagini un'impresa, che non sa il costo di quel che produce singolarmente. Come si fa, allora, a contenere il deficit che grava da anni su di una sanità che è partita, venti anni fa, da 30 miliardi di euro e che oggi viaggia a 120 miliardi di euro, senza aver raggiunto alcuna grande efficienza?
Vi è tanta gente in questi giorni, signor Presidente del Consiglio, che si affanna per farsi indicare dal popolo dei propri iscritti o dal popolo, nell'accezione più generale, alla guida di questo Paese, ma pochi ci dicono che cosa vogliono fare di questo Paese, di un Paese con una vera economia di mercato, con istituzioni veramente libere, in cui i criteri della competizione, dell'efficienza e del merito siano statuiti e verificati o, ancora, un Paese in cui la leva della spesa pubblica continui ad alimentare greppie e clientele, per poi dar luogo ad un regime di tassazione e di vessazione della povera gente. Sono queste le cose sulle quali si dovrebbe svolgere un dibattito che, invece, è alieno e incomprensibile. Ecco perché i comici alla Grillo riscuotono Pag. 45successo, perché pur non dicendo niente continuano, almeno, a dare ascolto alle lamentele della povera gente.
E allora, signor Presidente del Consiglio, mi scusi se ho avuto l'ardire di indicarle una serie di fatti che lei, da emerito professore e da uomo che si definisce liberale molto meglio di me conosce, così come la conoscono i suoi Ministri. Stia attento, signor Presidente del Consiglio, perché c'è stato un altro liberale in questo Parlamento, che aveva ampi margini per poter fare la riforma liberale, ed è stata affogata dal teatrino della politica e dalla palude della partitocrazia. Quelli che oggi la invitano a scendere in campo le dicono che tipo di politica vogliono da lei. Le dicano se vogliono veramente che l'Italia cambi la sua Costituzione, le sue leggi, la natura, la funzione e il ruolo che lo Stato deve svolgere, che non può continuare ad essere assistenzialismo ed uso del pubblico denaro per poter promettere ai cittadini cose per le quali non esistono le risorse economiche. Signor Presidente, negli ultimi quarant'anni in questo Paese si sono promessi benefici ai contemporanei per addossarne il costo ai posteri, che come tali non votano e non protestano. Ora i posteri sono arrivati, quindi non faccia anche lei questa operazione demagogica, perché i posteri sono i nostri figli ed i nostri nipoti, senza pensione e senza prospettive di lavoro, perché c'è stata la politica politicante, che ha dissanguato le casse dello Stato per comprare consensi e favori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, da un po' di tempo si sente parlare di ripresa a portata di mano per il nostro Paese. L'Italia - ha detto lei, signor Presidente del Consiglio - può farcela e ce la farà; le condizioni ci sono e si comincia a vedere ben distinta una luce in fondo al tunnel. Le fanno eco anche altri Ministri del suo Governo, diffondendo essi pure elementi di speranza, di fiducia e di ottimismo, ed il cittadino comune non può non credere e non può mettere in dubbio quanto sostengono il Presidente del Consiglio e quei Ministri che - dobbiamo ricordarlo - furono chiamati apposta per tirare il Paese fuori dalla pesante crisi in cui era da tempo precipitato, commissariando di fatto la politica, che più o meno colpevolmente o più o meno meritatamente accettò di farsi da parte. Io ho il dovere di aggiungere che dalla maggior parte di noi fu riposta molta fiducia nel suo Governo, che preannunciava grandi cambiamenti, con concrete possibilità di successo, partendo principalmente dal recupero della credibilità dell'Italia a livello internazionale, fortemente compromessa non per colpa - lo dico con tutta onestà - dei Ministri del passato Governo, i quali, chi più chi meno, hanno fatto ogni sforzo per guidare con dignità e decoro i propri Dicasteri, ma a causa delle scelte sovente capricciose e dei comportamenti assai censurabili dell'ex Presidente del Consiglio, soprattutto ultima edizione. Non c'è chi non riconosca che, grazie al suo Governo, Presidente, quell'obiettivo sia stato raggiunto in pieno. L'Italia ora gode di prestigio e autorevolezza in ogni sede internazionale. Ha trovato anzi la maniera, in diverse circostanze, di diventare un sicuro punto di riferimento, un interlocutore autorevole, ascoltato e rispettato, come non accadeva da tempo. Anche qui in casa non sono mancate scelte importanti e qualche buon risultato che hanno determinato il salto di qualità. Non nascondo tuttavia che ci saremmo aspettati di più, soprattutto riguardo alle scelte di politica economica e sociale. Ci saremmo aspettati, per esempio, come Parlamento, di essere chiamati a discutere, a condividere e ad approvare, piuttosto che a subire, a colpi di fiducia, come sta accadendo sempre più frequentemente, provvedimenti legislativi peraltro caratterizzati esclusivamente dall'eccessivo e, in troppi casi oppressivo, rigore. Pag. 46
Noi avremmo preferito molto più volentieri progetti e proposte improntati maggiormente sull'equità. Fu quella dell'equità la parola chiave che lei, signor Presidente del Consiglio, pronunciò anche in questa Aula quando illustrò il suo programma di Governo un anno fa. Fu quella parola, equità, signor Presidente, con la quale riuscì a far leva e attirare su di sé, come mi faceva notare proprio ieri il collega Consolo, le simpatie della stragrande maggioranza degli italiani compresa la nostra. Ed è proprio quello dell'equità, oltre che quello del rigore e della crescita, il tema su cui sta tornando spesso in questi giorni. Noi di Futuro e Libertà, come molti osservatori nazionali e stranieri, siamo convinti che il suo Governo non deluderà, siamo convinti che continuerà a fare ogni sforzo, a prendere tutte le iniziative più appropriate per centrare l'obiettivo, l'obiettivo della ripresa e della crescita del nostro Paese.
Per questo noi continuiamo a crederle e a rinnovarle la fiducia così come abbiamo fatto ieri. Siamo convinti che i provvedimenti varati finora, compreso quello al nostro esame, saranno in grado di dimostrare che in ogni latitudine geografica dell'intera penisola e in ogni settore della nostra società la politica del rigore non toccherà alcuni escludendone altri. Vorremmo però, con segnali più forti e più chiari, vedere viaggiare quella politica del rigore con maggiore e più evidente sintonia con quella dell'equità. Certo, a nessuno può sfuggire che quando un Governo deve decidere, come è tenuto a decidere il suo Governo, secondo un preciso mandato conferito dal Capo dello Stato e dal Parlamento di fare tutte le riforme che servono per avviare concretamente e nei tempi più brevi possibili la già citata fase della ripresa e della crescita, può, anzi, deve prevedere anche tagli, tagli dolorosi, insomma pesanti sacrifici per trovare le risorse necessarie.
Ed è proprio qui, signor Presidente, sul terreno dei tagli che avremmo voluto qualcosa di diverso dal suo Governo. È il terreno sul quale avremmo immaginato una maggiore abilità nella guida, una maggiore destrezza nelle manovre, ed invece - mi spiace dirlo - è proprio qui che è arrivata qualche delusione; i tagli, pensavamo, non potranno essere come in passato tagli orizzontali, tagli decisi dai soliti calcoli ragionieristici, da fredde operazioni di quadratura di bilancio, da semplici e in diversi casi indiscriminate riduzioni di fondi. Da tecnici di così alto e riconosciuto livello di competenza e di esperienza non ci aspettavamo certamente dei miracoli ma alcune novità sì, qualche decisione più che originale - perché no? - un paio di scelte rivoluzionare che sarebbero potute e che sarebbero dovute diventare per la loro valenza ed efficacia scientifica validi punti di riferimento, esempi da seguire anche per i futuri Governi.
Purtroppo così non è. I conti certamente quadrano, non è mancato l'approfondimento, non è mancata l'attenzione verso le proposte, anche quelle del Parlamento, e di conseguenza non sono mancati cambiamenti anche migliorativi. Ci voleva un po' di coraggio in più. È mancata forse «l'anima» soprattutto riguardo alla sanità, alla ricerca e alla produttività per le quali, secondo un nostro modesto parere, sarebbe stato più conveniente attivare il risparmio adottando il metodo del rigore nella spesa, combattendo con ogni mezzo e senza sosta la corruzione e il malaffare, e lasciando intatti o migliorando il numero e la qualità dei servizi e delle prestazioni su tutto il territorio nazionale, chiedendo anche ai cittadini di contribuire al mantenimento dello Stato sociale e agli investimenti per l'incremento della produttività e della ricerca, esonerando totalmente le fasce più deboli e distribuendo il carico secondo il più elementare e democratico dei principi: chi più ha più deve dare.
Signor Presidente del Consiglio, in tutto il Paese c'è la piena consapevolezza della necessità di fare i sacrifici e tanti se ne stanno compiendo anche da parte dei più deboli; non tutti riescono a farcela alla stessa maniera, ce ne sono molti che non riescono a farcela in alcun modo. Particolarmente a questi ultimi, noi di Futuro e Libertà vogliamo che lei e il suo Governo dedichiate maggiore attenzione e assicuriate Pag. 47concreto sostegno, partendo non dal taglio dei bisogni e dei servizi ma da quello, certo meno facile ma più giusto e nel tempo più conveniente, degli sprechi e delle ruberie che, se sarà praticato con fermezza e costanza, oltre a rappresentare un capiente serbatoio da cui attingere risorse fresche per contribuire a superare la crisi e ad avviare la ripresa, avrà un grande valore morale che potrà servire per riavvicinare i cittadini alle istituzioni e, soprattutto, i giovani alla politica. Noi di Futuro e Libertà voteremo a favore del provvedimento, come abbiamo detto e come abbiamo fatto votando la questione di fiducia, invitandola, signor Presidente del Consiglio, a non sottovalutare lo stato di disagio e di malessere che serpeggia sempre di più nel Paese e non di meno anche tra i partiti che sostengono questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, un anno fa eravamo sull'orlo del baratro, rischiavamo una deriva greca: lo spread era fuori controllo, a quota 575, e le casse dello Stato erano vuote. Rischiavamo, alla fine dell'anno, di non pagare le tredicesime ai dipendenti pubblici e forse neanche gli stipendi. Chiedemmo a Monti e chiamammo Monti a guidare il Paese. Dicemmo allora, lo dissi anch'io, da questi banchi, di non illudere gli italiani. Monti poteva salvarci ma il costo per il Paese sarebbe stato pesante, in termini di sacrifici, e il percorso lungo e doloroso. Nessuno ha la bacchetta magica. Facemmo in gran fretta una manovra, cosiddetta «salva Italia», che conteneva l'introduzione dell'IMU, la riforma delle pensioni e altri provvedimenti che hanno permesso, immediatamente, di mettere in sicurezza i nostri conti pubblici a fronte, certo, di pesanti sacrifici.
A quella riforma ne sono seguite altre: liberalizzazioni, semplificazioni, riforma della giustizia, provvedimenti per la crescita, riforma del fisco. In questi mesi alcune forze politiche che hanno governato fino a qualche mese fa e che hanno contribuito a causare questa situazione cavalcano il malcontento con populismo e demagogia e si contendono l'irresponsabilità con il partito di Grillo; altri riesumano una politica in voga nella «prima Repubblica», quella della forza di lotta e di Governo, per cui si vara un provvedimento, la mattina, in Parlamento e lo si critica, la sera, nelle piazze.
Noi rimaniamo convinti che la responsabilità e la serietà che in questi mesi abbiamo praticato sia quella di cui il Paese ha bisogno, oggi forse più di ieri. Sì, oggi più di ieri, perché interrompere, ora, il percorso avviato dal Governo Monti con il consenso pieno ed attivo dell'Unione di Centro vorrebbe dire rendere vani tutti i sacrifici fatti fino ad ora, come nel gioco dell'oca, tornare al punto di partenza, cioè, non dimentichiamolo mai, sull'orlo del baratro. D'altra parte da questi banchi, noi prima di altri, abbiamo votato contro l'abrogazione dell'ICI, capendo quale voragine si sarebbe aperta nelle casse degli enti locali e dello Stato, e poi contro il federalismo fiscale, prevedendo che sarebbe stato un disastro se prima non avessimo abrogato le province, rivisto le regioni e unificato i piccoli comuni.
Siamo stati facili profeti: dopo alcuni mesi abbiamo dovuto introdurre l'IMU, di fatto una super ICI, e il federalismo fiscale, prima di arenarsi, ha prodotto solo danni, confusioni, moltiplicazioni di responsabilità. Niente scorciatoie, dunque, ma provvedimenti che servono in maniera strutturale e duratura a ridurre la spesa pubblica nel tempo, anche a costo di imporre sacrifici immediati per avvantaggiare le future generazioni, cioè i nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Questo stiamo facendo. Certo, gli effetti si vedranno nel tempo e ne beneficeranno, in termini di minori tasse e più servizi, i nostri figli, quelli che oggi hanno dodici anni e che nel 2020 si ritroveranno con 20 Pag. 48miliardi di euro in meno di spesa pubblica, grazie proprio ai provvedimenti che stiamo attuando oggi.
Vorrei anche ricordare ai cittadini che ci ascoltano alla televisione che aver ridotto lo spread di oltre duecento punti non significa solo aver ridato credibilità internazionale all'Italia, ma ha prodotto molti miliardi di euro di risparmio di interessi sulle emissioni del nuovo debito pubblico, interessi che i nostri figli avrebbero dovuto pagare e che, grazie ai provvedimenti realizzati in questi mesi, non pagheranno. A chi gli chiedeva previsioni economiche di lungo periodo, Keynes rispondeva ironicamente: «Nel lungo periodo siamo tutti morti». Noi, al contrario, vogliamo che nel lungo periodo i nostri figli, non solo siano vivi, ma possano almeno vivere bene quanto abbiamo vissuto noi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Nella legge di stabilità che approviamo oggi si coniugano rigore, equità e crescita. Certo, ancora poco rispetto a quella scossa di cui avrebbe bisogno il Paese, ma siamo arrivati a distribuire un po' di risorse a famiglie, lavoratori e imprese dopo un percorso virtuoso di risanamento duraturo dei conti pubblici. Dopo anni di leggi finanziarie e di stabilità che comportavano solo maggiori tasse, oggi possiamo abbassarle in maniera selettiva, provando a costruire una politica diversa. Equità per noi vuol dire aiutare le famiglie in base al reddito e al numero dei figli: chi ha meno reddito e più figli deve pagare meno tasse (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Vorrei ringraziare a questo proposito l'onorevole Ciccanti, relatore del nostro gruppo. Così come, da nostra proposta, con la legge di stabilità, dal prossimo anno, ad esempio, una famiglia con un reddito di circa 30 mila euro con due figli, attraverso il meccanismo delle detrazioni per carichi fiscali, avrà un vantaggio di circa 400 euro. Vantaggi meno rilevanti avranno le famiglie con redditi più alti e un figlio unico, maggiori vantaggi a quelle famiglie con tre o più figli.
Equità significa pensare ai più deboli, quelli che hanno pagato il prezzo più duro di questa crisi, rifinanziando il Fondo per le politiche sociali e quello per la non autosufficienza con 500 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo), fondi, colleghi - perché qui siamo un po' «smemoratelli» -, che i Governi precedenti non avevano ridotto, ma di fatto azzerato. Equità si fa non aumentando l'imposizione fiscale sui prodotti di prima necessità che, secondo le previsioni del precedente Governo, avrebbero dovuto scontare un aumento dell'IVA di un punto percentuale passando dal 10 all'11 per cento. Crescita significa aiutare le imprese, anche quelle piccole, che hanno contribuito in maniera determinante durante questa crisi a mantenere coeso il Paese, attraverso uno stanziamento dal 2014 di oltre 2 miliardi di euro per la riduzione strutturale dell'IRAP e un incentivo per l'assunzione di lavoratori giovani e donne.
Crescita significa detassare il salario di produttività per aiutare lavoratori e imprese. L'Italia non genera aumenti di produttività da oltre vent'anni, ma, contestualmente, ha il peso fiscale sulle imprese tra i più alti del mondo: 68 per cento.
Con questi dati è impossibile innescare un processo di crescita produttiva. Ieri sera è stato firmato il patto sulla produttività che impiega i fondi stanziati con la legge di stabilità. Si tratta di un primo segnale importante di fiducia che viene dato alle imprese, ai lavoratori e al mercato, innova il mondo del lavoro e lo rende meno ideologizzato. E vorrei dire subito...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIER FERDINANDO CASINI. ... che non siamo tra coloro che non si rammaricano per la mancata firma della CGIL. Noi ci rammarichiamo di questo, speriamo che si possa associare in un secondo tempo perché è miope sogghignare soddisfatti per la divisione del mondo della rappresentanza dei lavoratori.
Signor Presidente, vorrei dire anche altre cose su alcuni aspetti da correggere Pag. 49al Senato, ma lei, giustamente, mi richiama al rispetto del tempo. Vorrei comunque esprimere, in conclusione, solamente l'opinione del mio gruppo: i sacrifici di questi mesi non sono stati vani e da oggi, con la legge di stabilità, le imprese e soprattutto le famiglie che hanno bambini o che convivono con drammi come quello della disabilità beneficeranno di un alleggerimento della pressione fiscale. Non è un miracolo, ma solo il primo risultato di una politica di serietà: continuando così ce la potremo fare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, questo provvedimento è l'occasione per chiedersi cosa abbia fatto questo Governo e cosa abbiano prodotto in termini concreti e reali i decreti fin qui emanati. In altre parole, è un bilancio consuntivo ad un anno dall'insediamento del Governo Monti a palazzo Chigi.
Ebbene, analizzati i fatti, nonostante la sistematica presenza del Premier e dei Ministri su tutti i media per dirci che le cose vanno bene, davvero non riusciamo a comprendere come mai sia ancora in carica e come mai la stragrande maggioranza delle forze politiche in quest'Aula gli dia ancora la fiducia, viste anche le dichiarazioni di alcuni leader di partito rese in questi ultimi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
In questo palazzo voi avete dalla vostra parte i numeri e vi fate forti di ciò, ma fuori di qui, Presidente Monti, c'è un Paese allo stremo e voi ne siete in parte responsabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sono queste le opinioni solo della Lega? Sono opinioni personali di parte? No, signori del Governo, parliamo di dati certificati, ufficiali, e ovunque guardiamo non vi è un solo numero positivo dalla vostra parte.
Partiamo dal lavoro: 2.774.000 disoccupati, record storico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Si tratta di un livello mai raggiunto e mai registrato, un record assoluto in negativo. Il tasso di disoccupazione giovanile a settembre è del 35,1 per cento: 608 mila giovani disoccupati, questo è il dato, questo è il vostro record (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ma non abbiamo visto il peggio: si stima che il prossimo anno la disoccupazione sarà all'11,4 per cento. L'unico che ha un lavoro fisso in quest'Aula vita natural durante è lei, senatore a vita, Mario Monti, e le chiedo - e mi creda, non è una provocazione la mia - se non sente il disagio di ricoprire questa carica lautamente retribuita e a vita mentre i nostri giovani non riescono a trovare nemmeno un lavoro precario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La propensione al risparmio delle famiglie ha toccato il minimo storico assoluto e il potere d'acquisto è calato del 3,5 per cento rispetto ai primi sei mesi dell'anno 2011. Si stima che quattro milioni e mezzo di famiglie non arrivi a fine mese e non riesca cioè a far fronte a tutti i pagamenti.
Secondo l'ISTAT sono aumentate le famiglie che dichiarano di non potersi permettere una settimana di ferie all'anno, un pasto con carne o pesce ogni due giorni e, finanche, di riscaldare adeguatamente l'abitazione. Vorrei chiedere al Ministro Fornero se giudica schizzinosi - choosy, come usa dire la Ministra Fornero - queste persone. È schizzinoso chi vorrebbe vivere in una casa riscaldata? Lo chiedo a lei, signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Presidente Monti, non so lei in che tunnel sia, visto che ogni tanto dice di vedere la luce. Forse, è un'illusione ottica perché, nel tunnel dove ha portato i cittadini, la luce non c'è e neppure si intravede qualcosa di positivo: purtroppo, è buio pesto. Questa è la vera situazione.
Di fronte a questi dati - che, lo ripeto, sono ufficiali e sotto gli occhi di tutti -, qualcuno però, come una sorta di premio di consolazione, sostiene che con il Governo Monti il nostro Paese abbia acquisito Pag. 50maggiore credibilità internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Allora, le chiedo, signor Presidente: se è davvero migliorata la nostra credibilità internazionale, se siamo più affidabili, come lei sostiene, come mai il rating del nostro Paese non è migliorato? Me lo può spiegare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Se davvero, Premier Monti, lei è così stimato nel mondo, come mai il Presidente Obama, ottenuto il secondo mandato presidenziale, ha ritenuto di dover discutere e telefonare a tredici Capi di Stato e di Governo, ma non a lei? Come mai ha chiamato, fra gli altri, i Governi europei di Germania, Francia, Gran Bretagna, e Paesi come la Turchia e l'Egitto e, appunto, non l'Italia? È in grado di spiegarcelo? Vi dirò di più... Vedo che si sta un po' alterando: sta perdendo il suo solito aplomb, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Vi dirò di più. Io non credo neppure che il vostro sia un Governo tecnico, non solo perché ogni decisione è sempre politica, in quanto è una scelta tra opzioni diverse e non è mai una scelta obbligata, ma perché diversi Ministri attuali - il più attivo mi sembra il Ministro Riccardi - si stanno già posizionando per la prossima legislatura. Quindi, non è assolutamente un Governo tecnico, ma è prettamente un Governo politico: questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Anche lei, Presidente Monti, se all'inizio del suo mandato escluse nettamente un suo ulteriore coinvolgimento politico per il futuro, ora noto che dalle sue ultime dichiarazioni è diventato più possibilista: molto probabilmente, le piace esercitare il potere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Avete da subito cominciato a propagandare la vostra personale e non veritiera opinione, sostenuti peraltro da alcuni partiti - lo abbiamo sentito prima da Casini -, che se le cose non vanno è colpa del federalismo, è colpa delle regioni. Ma di quale federalismo parlate, se lo avete affossato? È per colpa vostra che non siamo arrivati ai costi standard, che avrebbero potuto azzerare gli sprechi e tenere la spesa pubblica sotto controllo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! La Lega Nord è l'unica forza politica che ha sostenuto, e che continua a sostenere, le ragioni del federalismo costituzionale e fiscale, unici strumenti in grado di rendere il nostro Paese più moderno e meno ingiusto. Siamo gli unici a difendere le ragioni della nostra terra, le ragioni del Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ma, signor Presidente, non siamo gli unici in Europa: infatti, guardiamo con estremo interesse ai referendum che si terranno in Scozia e in Catalogna, per l'indipendenza del popolo scozzese da Londra e, in special modo, di quello catalano da Madrid. Il popolo catalano, da tanti anni, rivendica autonomia e ha scelto come ultima e, forse, unica possibile strada da percorrere quella di un referendum per l'indipendenza dalla Spagna. Questo apre uno scenario nuovo e molto interessante anche per il nostro Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La verità è che il federalismo è tirato in ballo solo a pretesto: se siamo arrivati a 2 mila miliardi di debito pubblico, lo dobbiamo ad una certa spesa centralistica del «tassa e spendi», oggi rappresentata dai partiti eredi della vecchia partitocrazia, che si ripropone ad ogni legislatura, cambiando magari nome e simbolo, ma è la stessa da sempre, con le sue radici elettorali soprattutto in alcune zone del Paese e una lunga storia di clientela e guai giudiziari.
Ha scritto bene Luca Ricolfi su La Stampa qualche giorno fa: «Prima di ascoltare ogni sorta di lodevoli intenzioni per il futuro ci piacerebbe ascoltare, per esempio dall'UdC, due parole chiare sul proprio passato», e, aggiungo, su tutti i guai che avete fatto a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Di questo tipo di politica non se ne può più. Noi abbiamo presentato due proposte di legge, quella sul dimezzamento dei parlamentari, di portare a 200 senatori e a 200 deputati il numero dei parlamentari, Pag. 51e quella per eliminare il finanziamento pubblico ai partiti. Ovviamente, lo dico a chi ci ascolta da casa, la maggioranza non ha assolutamente accolto le nostre proposte.
Il provvedimento che oggi il Governo e la maggioranza si apprestano a votare non cambia certo il giudizio negativo che la Lega Nord ha sempre espresso sul Governo Monti, fin dal primo periodo di insediamento, anzi, la legge di stabilità è sintomatica dell'immobilismo del Governo.
Vi era un problema che dovevate urgentemente risolvere, era quello degli esodati, ma non lo avete fatto, eppure, onorevole Bersani, il PD votò la riforma del lavoro proprio perché lei credeva di aver ottenuto sugli esodati fatti concreti da parte del Governo. Sono parole sue, non mi pare però che da giugno lei abbia ottenuto un granché e, soprattutto, non lo hanno ottenuto gli esodati che sono senza lavoro e senza pensione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Dozzo.

GIANPAOLO DOZZO. Ma il prezzo più pesante lo hanno pagato gli enti locali con i tagli che sono stati effettuati e che ricadranno sui cittadini in termini di minori servizi e maggiore tassazione. Avete trasformato i sindaci in esattori, costringendoli ad alzare le aliquote come ultimo atto della vostra rapacità centralista! Avete perpetrato un vero e proprio saccheggio di fronte ai comuni e portato a Roma i soldi dei nostri cittadini, i soldi del Nord! Per questo noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, noi voteremo a favore della legge di stabilità, una legge che approviamo ad un anno esatto dalla nascita del Governo Monti e a pochi mesi dalla conclusione della legislatura, quindi, è effettivamente il momento di fare un bilancio.
Noi abbiamo affidato a lei, Presidente Monti, la missione di salvare il Paese che - lo ha ricordato il Presidente Casini - nel novembre di un anno fa era sull'orlo del baratro, con lo spread a 575, con i rischi della speculazione internazionale, e in quel momento abbiamo responsabilmente scelto di non andare ad elezioni anticipate, ma di dare la priorità agli interessi del Paese rispetto all'interesse del nostro partito. La ringraziamo oggi per la credibilità personale che ha messo a disposizione del Paese, per le competenze, per il lavoro difficile di questo anno.
Sapevamo che era un lavoro difficile trovarci tra avversari politici a sostenere lo stesso Governo, sapendo che siamo avversari e che saremo avversari alle prossime elezioni politiche, venendo dalla durezza di uno scontro passato, con distanze molto forti su molti punti di programma. Sapevamo che era una sfida difficile, ma tutti i partiti che hanno deciso di sostenerla l'hanno accettata. Noi del PD abbiamo scelto la strada del sostegno leale.
Ora, da lontano, dalle cancellerie più lontane, si può immaginare, sbagliando, che l'Italia sia un sistema presidenziale in cui si mette una persona a guidare il Governo che decide. Noi sappiamo, lei sa, che ogni norma, ogni proposta emendativa, ogni virgola di qualsiasi provvedimento è stata proposta dal Governo, nei decreti-legge, e approvata qui e al Senato attraverso una sintesi, attraverso una mediazione tra i gruppi, quasi mai siamo arrivati ad uno scontro sui voti, sempre nella ricerca di un miglioramento, per noi, per il Partito Democratico, sempre cercando di correggere e di migliorare ogni vostra proposta nel senso dell'equità e della giustizia sociale. Lo abbiamo fatto dall'inizio, sul «salva Italia», salvando l'indicizzazione delle pensioni, difendendo l'articolo 18 sul mercato del lavoro, sulla spending review, e così abbiamo fatto su questa legge di stabilità. Abbiamo detto che non andava bene, che andava cambiata e che andava migliorata. Voglio ringraziare Pag. 52davvero i due relatori, la Commissione bilancio e il suo Presidente che l'hanno migliorata nel senso dell'equità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Certo, ci sono cose da cambiare al Senato, cito soltanto la non autosufficienza, i malati di SLA, ma è soprattutto il Patto di stabilità interno che va cambiato. Vogliamo dirlo: noi stiamo, senza esitazione, a fianco dei sindaci italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Abbiamo migliorato il testo in moltissimi punti e, come avevamo detto, senza toccare i saldi di bilancio. Abbiamo evitato l'aumento dell'IVA su i beni di prima necessità, che avrebbe colpito la povera gente. Abbiamo evitato il taglio dell'IRPEF anche sui redditi alti e altissimi. Abbiamo abolito la franchigia di 250 euro sulle spese deducibili, comprese quelle sanitarie, e il tetto di 3 mila euro, compresi i mutui. Abbiamo reintrodotto l'esenzione IRPEF sulle pensioni di guerra, c'è da fare adesso quella sulla reversibilità. Abbiamo incrementato le detrazioni per i figli a carico da 150 a 500 euro in più. Abbiamo ridotto l'IRAP attraverso le deduzioni e effettuato molti interventi sociali: rifinanziato il fondo per le politiche sociali di 300 milioni di euro; aumentato il fondo per la non autosufficienza, compresi i malati di SLA; stanziati 50 milioni di euro per le borse di studio; salvaguardati altri 10 mila esodati, e proseguiremo; abrogato l'aumento delle ventiquattr'ore ai docenti della scuola, un'altra botta sbagliata al modo della scuola che avrebbe portato a meno qualità dell'insegnamento e a trasformare 50 mila precari in altrettanti disoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo rifinanziato la cooperazione internazionale, riaperto il turnover delle Forze armate e delle forze dell'ordine, aumentato il fondo di produttività, evitato l'aumento dell'IVA alle cooperative sociali e il taglio ai patronati sindacali. E poi, all'ultimo momento, abbiamo stanziato i primi - solo i primi - 300 milioni di euro per le calamità naturali, compresa la Toscana. Altro che assalto alla diligenza, io penso che la Camera, tutta la Camera, debba essere orgogliosa del lavoro che è stato fatto sulla legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il limite di questo anno è quella rappresentazione: tecnici bravi da una parte e politici dall'altra. A parte che, dopo un anno, è finito il periodo di apprendistato, il periodo di prova e siete politici come noi a tutti gli effetti, avendo fatto i Ministri e guidato il Governo, ma soprattutto su questa rappresentazione forzata: Governo virtuoso-Parlamento ozioso, noi qui rivendichiamo il ruolo del Parlamento. Ricordiamo che il Governo nel nostro sistema è espressione delle Camere e vive nel rapporto fiduciario con il Parlamento e soltanto al Parlamento risponde. Per questo abbiamo il dovere di reagire a quella rappresentazione del Parlamento che frena su tutto. È importante non per noi, ma per la Costituzione, perché noi singoli deputati possiamo anche vivere come un dolore la mortificazione individuale, ma è il Parlamento che non può essere mortificato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Un prezzo di questo lavoro di ricostruzione della credibilità delle istituzioni sarà nella prossima legislatura, ma passa anche attraverso questo anno. In un anno abbiamo approvato 90 leggi, abbiamo convertito, migliorandoli, 27 decreti-legge. È un lavoro talmente ampio che il Governo - sono dati de Il Sole 24 Ore, di quell'indagine semestrale molto interessante che fa -, di fronte a questa mole di norme, a novembre aveva trasformato in provvedimenti applicativi dovuti soltanto il 17,4 per cento delle leggi approvate, e il lavoro dell'Esecutivo non è soltanto produrre norme, ma anche applicarle dopo che il Parlamento le ha approvate. Ma oltre a questo, oltre al ruolo parlamentare di tutti i gruppi di maggioranza, c'è il ruolo e il lavoro dei partiti. Io credo che nelle cancellerie più lontane dal nostro Paese, e molti editorialisti nostrani, si dovranno pur chiedere perché in Grecia e in Spagna, di fronte a misure adottate magari meno difficili e meno dolorose delle nostre, sono scoppiate tensioni e Pag. 53conflitti sociali di ogni tipo, e in Italia no. Ciò perché i partiti che sostengono il Governo e le forze sindacali, responsabilmente si sono fatti carico di spiegare al Paese, pur avendo il problema del consenso, il perché di tante scelte difficili ed inevitabili, e hanno fatto opera di filtro e di mediazione sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E il PD ha fatto prima di tutto questo.
Allora, e concludo, la risposta all'antipolitica non è rinunciare alla politica, la risposta all'antipolitica è la buona politica. Io spero che le primarie del Partito Democratico, domenica prossima, e spero in dicembre quelle del PdL, siano una risposta proprio in questo senso: buona politica, partecipazione e ascolto. E buona politica è anche e soprattutto restituire le scelte ai cittadini. L'articolo 1 della nostra Costituzione dice: «La sovranità appartiene al popolo». Al popolo, non ai mercati e ai grandi interessi finanziari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Alle prossime elezioni la parola tornerà ai cittadini. Finirà la transizione. Ci sarà chi vince e governerà, e chi perde e farà l'opposizione e, comunque vada, chiunque vinca, sarà una bella giornata per la democrazia italiana, un nuovo inizio per la democrazia italiana che noi vogliamo torni ad essere orgogliosa delle proprie istituzioni repubblicane, a cominciare dal Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in primo luogo alcune riflessioni sul passato e sul presente. Non è vera la leggenda metropolitana, narrata anche poco fa, secondo la quale il Governo Berlusconi sottovalutò l'entità della crisi. Parlano le cifre: in tre anni il Governo Berlusconi ha varato quattro manovre di 265 miliardi, prevalentemente orientate sul lato del taglio della spesa, per cui non è affatto vero, cifre alla mano, che nel 2011 il Paese fosse nelle condizioni tragiche descritte dagli onorevoli Casini e Franceschini.
D'altra parte, la linea della sinistra in quegli anni è stata caratterizzata da una singolare doppiezza: per un verso si chiedeva di finanziare la crescita con un punto di PIL in deficit - il che ci avrebbe portato diritto ad una situazione simile a quella greca - per altro verso essa faceva da sponda alle posizioni ultra rigoriste della Merkel e di Sarkozy per mettere in difficoltà il Governo. Fra luglio e agosto del 2011 la crisi finanziaria fece un salto di qualità, ma ci furono anche un uso politico e mediatico degli spread per far cadere il Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Successivamente poi, il Governo Monti, nato anche per il nostro senso di responsabilità, che ci portò ad evitare di andare ad elezioni anticipate, ha fatto una manovra di 65 miliardi, fondamentalmente aumentando la pressione fiscale, portata fino all'attuale livello intorno ad un 45 per cento formale e un 55 per cento sostanziale. Certamente questa manovra ha tamponato la situazione, ma non la risolse, per cui poi gli spread tornarono ad aumentare. Essi sono realmente discesi solo quando, a un certo punto, c'è stato l'intervento della BCE sui mercati secondari.
Sul piano politico, rispetto al Governo Monti, noi sosteniamo una linea che possiamo definire quella di una terza via, distinta rispetto a due posizioni di segno contrario: da un lato, c'è la posizione di chi contesta alla radice l'esperienza del Governo Monti e anche i meccanismi europei in nome di un ritorno al deficit spending. Non è una posizione di poco conto, perché è la linea del principale alleato del Partito Democratico, cioè di Vendola e di SEL.
La posizione di segno diametralmente opposto, invece, è quella di chi si riconosce totalmente nel Governo Monti «senza se e senza ma». È il caso degli amici dell'UdC. Noi, come si è visto in questo anno, abbiamo avuto una posizione costruttiva e responsabile rispetto all'attuale Governo, onorevole Presidente del Consiglio, ma ciò Pag. 54non ci impedisce di rilevare che nella sua linea, insieme al giusto impegno nell'Europa, c'è un eccesso di rigorismo per cui il Paese oggi è in una situazione recessiva.
Tutti gli indicatori economici segnano l'esistenza di una recessione assai dura che non solo rischia di far saltare la coesione sociale, ma che rischia anche di mettere in questione la tenuta dei conti proprio rispetto ai parametri europei. È quindi indispensabile, onorevole Presidente del Consiglio, non il rovesciamento, ma una correzione significativa della politica economica sul terreno della crescita. L'approvazione di questa legge di stabilità è stata un'occasione assai significativa proprio su questo terreno.
Infatti il Parlamento, con il lavoro in Commissione e con l'apporto decisivo dei relatori, dell'onorevole Brunetta per il PdL e dell'onorevole Baretta, l'ha sostanzialmente riscritta, una riscrittura intelligente che non ha riguardato i saldi, rimasti invariati, ma che è intervenuta sulla qualità delle misure proposte, misure che nella versione del Governo talora erano sbagliate e che nel testo modificato dalla Commissione bilancio si presentano invece come misure strutturali e avendo lo sguardo rivolto al futuro. Provvedimenti finalmente orientati alle famiglie e al loro potere d'acquisto, alla riduzione della pressione fiscale, alla produttività e al recupero di competitività delle imprese e dell'intero sistema Paese, un cambio di prospettiva nella politica economica avvenuto ad opera del Parlamento e peraltro con un'apertura e disponibilità del Governo della quale gli va dato atto, perché ha accettato che un provvedimento economico da esso proposto venisse profondamente cambiato.
In sostanza, questa volta la politica ha svolto il suo ruolo e la tecnica ha intelligentemente capito, assecondato e accettato il cambiamento. In particolare, abbiamo ritenuto essere una scelta di buonsenso eliminare l'inutile riduzione di un punto percentuale delle aliquote IRPEF sui due scaglioni dei redditi più bassi e utilizzare le risorse così derivanti per alcune finalità fondamentali: in primo luogo incrementare le detrazioni per figli a carico; in secondo luogo incrementare di 800 milioni di euro il Fondo di produttività al fine di colmare il gap di competitività che separa il nostro Paese dalle principali realtà europee, al riguardo salutiamo con favore l'accordo che la maggioranza delle parti sociali ha realizzato; in terzo luogo, ridurre l'incidenza delle spese per il personale sulla base imponibile IRAP, con particolare riferimento alle piccole imprese, circa un miliardo l'anno.
Sono stati realizzati due grandi fondi - il primo relativo al contenimento degli oneri fiscali gravanti sulla famiglia e il secondo finalizzato alla concessione di un credito di imposta per la ricerca e lo sviluppo nonché alla riduzione del cuneo fiscale - finanziati con delle indicazioni precise. Si è intervenuti sul comparto sicurezza, riconoscendone innanzitutto la specificità e introducendo nella normativa vigente meccanismi di flessibilità. Infine, abbiamo avviato a soluzione con una copertura reale i problemi lasciati aperti dalla gravissima sfasatura presente nella riforma delle pensioni, che ha creato il drammatico problema degli esodati.
Insomma, abbiamo affrontato la discussione sul disegno di legge di stabilità guardando al futuro e avendo riguardo alla crescita, che è la sola che può consentirci credibilità nei confronti dei mercati. Il significato politico di quello che è stato fatto è quello di ridare un ruolo significativo al Parlamento e alla buona politica. In questo modo abbiamo dato una prova concreta di ciò che noi intendiamo sul terreno concreto quando sosteniamo l'esigenza di affermare una terza via tra chi rifiuta totalmente la linea del rigore e chi invece sostiene acriticamente quella di un rigorismo assoluto. Invece, la nostra terza via cerca di coniugare insieme rigore e crescita. Non a caso abbiamo parlato della contestualità tra l'abbattimento del debito e la riduzione della pressione fiscale. Si tratta di un'operazione difficilissima, ma essa è l'unica che può portare ad un superamento della crisi che sta strangolando la società italiana e della sua traduzione su un altro piano, Pag. 55quello etico-politico, che si esprime in quella disperazione sociale, psicologica e culturale che, se non viene superata, può minare nel profondo la democrazia italiana. Il nostro impegno è appunto quello di aprire una nuova fase nella politica economica e sociale del Paese e nella politica tout court (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale dei rappresenti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, per le quali era stata disposta la ripresa televisiva diretta. Non risultano dichiarazioni di voto a titolo personale.

(Coordinamento formale - A.C. 5534-bis-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Ricordo che dopo il voto la seduta sarà sospesa e che alla ripresa sono previste ulteriori votazioni nominali.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5534-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5534-bis-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Alfano... onorevole Menia... onorevole Cicchitto... onorevole Formisano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013)» (5534-bis-A):

Presenti 461
Votanti 445
Astenuti 16
Maggioranza 223
Hanno votato 372
Hanno votato no 73

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Com'è noto, dopo l'approvazione del disegno di legge di stabilità, il Governo dovrà ora presentare una o più note di variazioni al disegno di legge di bilancio, che saranno successivamente votate dalla Camera, previo esame da parte della Commissione bilancio.
Per permettere la trasmissione della Nota da parte del Governo ed il suo esame da parte della Commissione bilancio, ai sensi dell'articolo 120, comma 7, del Regolamento, sospendiamo ora la seduta, per trenta minuti. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 14,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Seguito della discussione del disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015 (A.C. 5535-A); Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di Pag. 56legge: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015; Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.
Avverto che il Governo ha trasmesso una Nota di variazioni al bilancio, a seguito delle modifiche introdotte dalla legge di stabilità, che è in corso di esame presso la Commissione bilancio, ai sensi dell'articolo 120, comma 7, del Regolamento.
Do la parola al presidente della V Commissione (Bilancio), onorevole Giancarlo Giorgetti.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, purtroppo la Nota di variazioni è arrivata leggermente più tardi rispetto a quello che ci aspettavamo, pertanto possiamo cominciare laddove avremmo dovuto finire. Quindi, Presidente, le chiederei un'altra mezz'ora di tempo per poterla esaminare.

PRESIDENTE. Ne prendiamo atto. Sospendo, quindi, la seduta fino alle ore 14,45.

La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 14,50.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, purtroppo la Commissione non ha ancora potuto cominciare i suoi lavori perché il Governo sta rifinendo gli ultimi dati sulla Nota di variazioni, cosa questa che succede praticamente ogni anno - da quando sono qui, è sempre stato così - e credo che ci voglia almeno un'altra ora (Commenti).
Colleghi, non è che ci divertiamo, ma, se non ci sono le carte, come facciamo a lavorare?

PRESIDENTE. Presidente Giorgetti, mi pare di capire che la Nota di variazioni ancora non sia arrivata.

GIANCARLO GIORGETTI. Sì, di fatto, non abbiamo ancora potuto cominciare i nostri lavori (Commenti del deputato Manlio Contento).

PRESIDENTE. Onorevole Contento, noi riceviamo quello che ci viene trasmesso dalla Commissione bilancio. Lei sa che noi ci riuniamo quando la Commissione bilancio ci porta un testo, quindi per noi qualunque cosa stia circolando non è quella sulla quale l'Assemblea dovrà svolgere il proprio esame.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Vorrei fare una brevissima considerazione: comprendiamo che, quando ci sono delle modifiche ai testi della legge di stabilità, come ora si chiama, il Governo possa avere bisogno di qualche tempo per fare la Nota di variazioni, ma in questo caso sono intervenute tre questioni di fiducia; si sapeva da tempo che sarebbero state poste e che non ci sarebbe stata nessuna variazione.
Quindi, il Governo avrebbe potuto da tempo avere pronta la proposta di Nota di variazioni e farla avere alla Camera per tempo. Noi consideriamo il comportamento del Governo come un ulteriore sgarbo al Parlamento.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che sia quasi nella normalità del funzionamento dei lavori, quando si tratta di discutere e di votare sulla legge di stabilità, la vecchia legge Pag. 57finanziaria e di bilancio, che l'attenzione del Governo sia volta alla verifica di tutti i numeri, soprattutto in una fase nella quale si è fatto un cambiamento abbastanza radicale del testo della norma, rispetto a come la stessa era arrivata alla Camera. Quindi, è evidente che devono contemperarsi le due verifiche: quella del Governo, che ovviamente non può formalmente presentare al Parlamento una Nota di variazioni, se non dopo il voto finale; non può farlo con il voto di fiducia. Qui il voto finale conta, non siamo al Senato. Quindi, il Governo alle 13,30 ha potuto presentare la Nota di variazioni o lavorare sulla Nota di variazioni per presentarla.
La Commissione bilancio, quando sarà nelle condizioni di poterla verificare, evidentemente deve garantire al Parlamento e all'Assemblea che, quando si torna in Aula, si voti su un documento esatto su cui sono stati scritti esattamente i numeri che corrispondono anche alle modifiche della norma, così come questo Parlamento ha fatto nel lavoro di questo mese.

MASSIMO BITONCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, vorrei chiarire - perché mi pare che non si sia stati chiari soprattutto negli ultimi cinque minuti - che qui non c'è nessuna responsabilità della Commissione bilancio e della Presidenza. Che sia chiaro questo. Il Governo aveva tutto il tempo per predisporre una Nota di variazioni in quanto in Aula non c'è stata alcuna variazione della legge di stabilità.
Quindi, la responsabilità va addebitata, in maniera non strumentale, certamente solo a quello che non ha fatto il Governo in questi giorni, perché è passata quasi una settimana dal lavoro della V Commissione (Bilancio) e da quella data non vi è stata nessuna variazione sul disegno di legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Bitonci, nessuno ha inteso attribuire responsabilità alla Commissione Bilancio.
Alla domanda di quale significato avesse un plico che mi è stato, come dire, mostrato dall'onorevole Contento, ho detto che il Governo ha presentato un testo ma l'Assemblea si può riunire soltanto nel momento in cui la V Commissione (Bilancio) ha istruito, per l'Assemblea, il suo lavoro. Quindi, nessuna responsabilità a nessuno. È normale che vi sia, da questo punto di vista, del tempo. Tutti i Governi hanno avuto la possibilità di esaminare e di fare la Nota di variazioni. La V Commissione la deve prendere in esame e noi voteremo sul testo che la V Commissione ci porterà.

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Gentile Presidente, nessun dubbio sul fatto che si voti dopo che la V Commissione ha espresso il parere. Ma il parere della Commissione Bilancio è espresso esattamente sulla Nota di variazioni che, come è consuetudine, prassi e anche impegno legislativo, viene sottoposta all'esame della stessa Commissione.
Quando lei ha aperto la seduta ha ricordato che in distribuzione vi era esattamente questo stampato: Camera dei Deputati, XVI legislatura, Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015, presentata dal Ministro dell'economia e delle finanze, Grilli. Delle due l'una: o questo documento è falso - e suppongo di no -, oppure questo documento è sbagliato. Probabilmente è sbagliato. La responsabilità non è del Parlamento ma è di chi ci ha portato questa Nota. Credo che questa chiarezza sia indispensabile anche nei confronti dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Penso che se il presidente della V Commissione ci ha detto che ha bisogno almeno di un'ora, realisticamente ritengo che ci possiamo convocare Pag. 58dopo le ore 16, non prima. Da parte mia, suggerirei le 16,30, così abbiamo la possibilità...

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, come sa ho sempre chiesto che ci dessimo un tempo un po' più largo. Vista la situazione, però, penso che sarebbe meglio anticipare - essendo convinto che probabilmente ha ragione lei - perché se la Commissione ce la facesse per le ore 16 tutto sommato, essendo l'Assemblea convocata per le ore 16,30, rischieremmo di trovarci in questa condizione inutilmente per mezz'ora.
Direi, se lei è d'accordo, di convocarci per le ore 16, se ce la facciamo, sapendo perfettamente che siamo in una condizione per la quale potremmo trovarci, in un certo senso, a dover ulteriormente rinviare, a meno che il presidente della Commissione, invece, già non sappia che ci vuole un'ora e mezza o più di un'ora. Lo ripeto: so perfettamente che lei ha ragione a prendersi un po' di tempo. Magari se, in un certo senso, riusciamo a compiere il miracolo che il Governo riesce a metterci in condizione di poter riprendere i nostri lavori alle ore 16 forse sarebbe meglio. Però, decida lei, ovviamente! Era semplicemente per avere un po' più di certezza.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, mi sembrava che il termine delle 16,30 avesse avuto una certa accoglienza.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. È fuori tempo massimo, ma le diamo la parola!

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il problema, tanto per essere chiari, è che vi sono dati con la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato che sono sbagliati e questo, permettetemi di dirlo, è un fatto di una gravità assoluta. Che la sesta, settima potenza del mondo si trovi, in sede di approvazione del bilancio dello Stato, in una situazione di questo genere è un fatto gravissimo, perché la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato è stata da sempre considerata come una specie di Vangelo sui conti pubblici. Questo mi pare un fatto degno di nota che non credo si possa risolvere nel giro di un'ora.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Ci illumini ancora, presidente Giorgetti!

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, le versioni possono essere le più diverse. Voglio soltanto informare l'Assemblea che io non ho ancora cominciato l'esame in Commissione bilancio perché il Governo non è, in questo momento, alle ore 15 meno 2 minuti, nelle condizioni di dire una parola chiara rispetto alla Nota di variazioni che è stata presentata.
Quando il Governo sarà sicuro rispetto alla Nota di variazioni, ovviamente approvata dal Consiglio dei Ministri, con tutti i crismi della regolarità e la bollinatura della Ragioneria, cominceremo l'esame. L'esame che poteva essere soltanto formale ed esaurirsi nell'arco di dieci minuti a questo punto ritengo che, sentiti gli interventi di diversi colleghi, potrebbe richiedere anche più di dieci minuti; è evidente. Quindi, le ho detto che meno di un'ora lo ritengo impossibile, lei valuti oltre l'ora.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vista l'incertezza sulla prosecuzione dei nostri lavori, credo che forse sarebbe opportuno sospendere per un attimo la nostra seduta, riunire i presidenti di gruppo e verificare il da farsi.

Pag. 59

PRESIDENTE. Confermerei le 16,30, anche perché il Presidente ha convocato la Conferenza dei presidenti di gruppo per le 16,30 (Commenti). La Conferenza dei presidenti di gruppo è già stata convocata per le 16,30. Non dipende da me, abbiate pazienza.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, abbia pazienza. Questa non è una Conferenza dei presidenti di gruppo per definire il calendario di dicembre e, nell'imminenza di eventuali decisioni che si prenderanno, proprio in relazione ai lavori d'Aula, forse ha poco senso che si tenga al momento della ripresa dell'Assemblea. A questo punto infatti, Presidente, la Capigruppo servirebbe per consultare e avere contezza dal Governo della propria posizione, dai gruppi sull'opportunità o meno di affrontare nella giornata di oggi oppure nella prossima settimana la Nota di variazioni e il conseguente voto sul bilancio, atteso che, Presidente, si rischia di scadenzarci ogni due ore con i lavori d'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, credo che se il Presidente ha convocato la Conferenza dei presidenti di gruppo per le 16,30 sia perché intende avvalersi dell'esame che presumibilmente per quell'ora la Commissione bilancio avrà quanto meno iniziato. Questa mi sembra la ragione e francamente trovo razionalità in questa decisione del Presidente. Quindi, io confermerei le 16,30 e, nel frattempo, nulla toglie che i presidenti di gruppo si possano preparare per la Capigruppo delle 16,30 e arrivare preparati alla riunione.
Facendo un'ulteriore riflessione - prego il presidente Casini, il presidente Cicchitto e gli altri di prestare un attimo di attenzione - se la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle 16,30, forse quella può essere la sede nella quale il presidente della Commissione bilancio riferisca sullo stato dei lavori. Pertanto, convochiamo l'Assemblea per le 17, in maniera tale che, al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo, vi sarà almeno un'istruttoria pressoché completa. La seduta è sospesa e riprenderà alle 17.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 17.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che l'esame della Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015 ed il seguito dell'esame del disegno di legge n. 5535 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015, avranno luogo lunedì 26 novembre, dalle ore 18 (con votazioni).
La discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2519-B e abbinati - Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato), del disegno di legge n. 2854-B e abbinati - Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) e della proposta di legge n. 4432 e abbinate - Disposizioni in materia di insequestrabilità delle opere d'arte prestate da uno Stato, da un ente o da un'istituzione culturale stranieri, durante la permanenza in Italia per l'esposizione al pubblico (Approvato dal Senato), già prevista in calendario a partire dalle ore 15, avrà inizio alle ore 14 e, ove non conclusa entro le ore 18, proseguirà al termine delle votazioni, con eventuale prosecuzione notturna, e nella mattina di martedì 27 novembre, prima delle votazioni.

Pag. 60

Sull'ordine dei lavori.

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, voglio chiedere, a nome del gruppo del Partito Democratico, che il Governo venga a riferire in Aula sul bruttissimo episodio che ha visto questa notte protagonista un gruppo di violenti, probabilmente tifosi di qualche squadra di calcio romana, che ha aggredito un gruppo di ospiti inglesi della città di Roma, con un episodio dai caratteri violenti, squadristi e, forse, anche razzisti. Per questo, chiediamo che su questo episodio il Governo venga a riferire in Aula.

PRESIDENTE. Non so se il Ministro Giarda ha ascoltato... Ministro Giarda, ha ascoltato l'onorevole Fiano? Si è rivolto a lei. La preghiera che ha fatto l'onorevole Fiano al Governo è di riferire in Aula prima possibile sugli episodi teppistici di ieri sera a Roma ai danni di un gruppo di tifosi di una squadra di calcio inglese.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge A.C. 4771 (ore 17,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la XII Commissione permanente (Affari sociali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla XII Commissione (Affari sociali):
DI VIRGILIO: «Modifica dell'articolo 157 del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, in materia di raccolta di medicinali inutilizzati o scaduti, e altre disposizioni concernenti la donazione di medicinali e la loro utilizzazione e distribuzione da parte di organizzazioni senza fini di lucro» (4771).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,07).

GABRIELLA MONDELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, visto l'andamento dei lavori di questa giornata, desidero intervenire, nel senso che possono sempre accadere dei contrattempi, e di questo siamo consapevoli. Visto, però, che cosa si va dicendo contro la classe dei deputati e contro la casta, mi raccomando a lei affinché oggi non passi il messaggio che i deputati non erano in Aula e si erano allontanati. È pur vero che molti si sono allontanati, ma molti, che hanno il senso del dovere e della responsabilità, hanno annullato gli impegni che avevano, sono rimasti e mantengono alto il prestigio di questa Aula (Applausi).

CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, è giusto intervenire - intervengo come componente della Commissione bilancio - per sottolineare un dato importante. Lei ha appena detto che quello si doveva fare oggi - la Nota di variazioni doveva essere votata oggi, a seguito dell'approvazione della legge di stabilità - non viene fatto, ma viene rinviato a lunedì.
Non è una cosa da niente! È una cosa importante. Ma perché viene rinviato a Pag. 61lunedì? Dobbiamo dirlo: perché in Commissione bilancio i lavori sono fermi. Il Governo è arrivato in stato completamente confusionale, con dei numeri diversi, con delle tabelle che hanno numeri diversi, sui quali non ci si trova.
Alle richieste di spiegazioni non solo dell'opposizione, ma anche degli stessi relatori di maggioranza, il Governo non è stato in grado di chiarire ciò che stava avvenendo.
Ci sono dei documenti, delle tabelle - lo devo dire perché, signor Presidente, non è così che un Governo può pensare di portare avanti un documento così importante per la vita del Paese -, che ci sono arrivati alle 14,51 via fax, totalmente illeggibili. Noi dovremmo lavorare su queste cose? Non è possibile. Per questo tutto è stato rinviato a lunedì prossimo.
Non solo. Non si capisce più se in questo documento vi sono o meno i 160 milioni di euro per i forestali calabri. Vi sono dei dati che ci lasciano veramente sbigottiti e che dimostrano che questo Governo tecnico non è riuscito e non riesce a stare dietro neanche alle tabelle con i numeri. La settimana scorsa, nelle settimane passate, abbiamo svolto un grande lavoro in Commissione bilancio, anche con la Lega Nord parte attiva, che ha visto approvare emendamenti, anche se non tutti quelli che avremmo voluto - certamente questa manovra non rispecchia quello che avremmo fatto noi -, ma abbiamo cercato di partecipare per migliorarla e ora ci troviamo a non avere la certezza di quello che è stato fatto e che la Nota di variazioni del bilancio risponda realmente a ciò che è stato fatto.
Questo è un dubbio molto grave che è giusto sottolineare, come è giusto sottolineare il problema politico che abbiamo. Un problema politico del Governo che si è trovato in una situazione di enorme difficoltà. Devo dire che sono rimasto colpito anche nel vedere che il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Polillo, non ha avuto il supporto neanche del Ministro dell'economia e delle finanze la cui presenza, in una situazione così grave, forse sarebbe stata utile.
Questo ha portato ad un rinvio di qualche giorno dell'approvazione della Nota di variazioni che normalmente viene svolta immediatamente dopo l'approvazione della cosiddetta legge finanziaria. È un dato molto grave quello di questo rinvio. Non si sa neanche se lunedì si potrà fare, perché le risposte alle nostre domande non sono state date e non possiamo neanche sapere, al momento, se vi sono delle risposte plausibili o meno.
Era giusto, quindi, sottolineare questo fatto perché non può passare inosservato. Anche se vi è una enorme maggioranza che supporta questo Governo, abbiamo notato che questa stessa maggioranza, anche in Commissione, è rimasta molto colpita da quello che è successo. Credo che la necessità di avere delle spiegazioni non sia solo nostra, del gruppo della Lega Nord, ma sia di tutto il Parlamento, perché di fronte a questi fatti non si può far finta di niente.

ROLANDO NANNICINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, non è la prima volta. Vorrei precisare, e vorrei che rimanesse a verbale, che stiamo lavorando sull'allegato 4, ossia quello del bilancio di competenza, il bilancio vero, non il bilancio di cassa, non il saldo, non l'indebitamento, non il fabbisogno.
Quando il provvedimento è arrivato in Aula l'allegato 4 prevedeva 514 miliardi di euro del bilancio integrato dello Stato come entrate e come effetto la manovra del Governo aveva una riduzione fiscale di 2 miliardi di euro. Poiché il lavoro coerente della Commissione non ha aggravato la pressione fiscale, non può uscire una tabella secondo cui le entrate dello Stato sono aumentate a 516 miliardi di euro. Poi la stampa scrive: «Guardate il Parlamento cosa ha fatto, ha aumentato l'entrata tributaria». Perché la Ragioneria, nel presentare la tabella di ottobre, aveva inserito le accise nel bilancio delle regioni, quindi Pag. 62non nel bilancio di competenza dello Stato. Lo doveva sapere ad ottobre come lo sa oggi, quindi ci vuole una Nota. Però questo mi dimostra che in questo ambiente, quando si discute di contabilità - questo richiama anche un po' il Regolamento -, sarebbe più corretta una lettura precisa, perché si ha sempre preoccupazione che la stampa strumentalizzi i lavori, ossia il Governo è bravo ed il Parlamento non è bravo. Le posso dire che il Parlamento ha ridotto di 350 milioni di euro la pressione fiscale, perché ha messo 250 e 300 milioni di euro del Fondo affitti a disposizione per eliminare tutti i limini inizialmente previsti per le detrazioni, il tetto di 3 mila euro per i mutui e tutte le altre cose, quindi ha lavorato bene ed è coerente che il Parlamento lo faccia sapere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, devo innanzitutto tranquillizzare tutti i presenti su una parte fondamentale della discussione degli eventi di oggi, che è il testo della Nota di variazioni.
Il testo della Nota di variazioni che è stato sottoposto per l'approvazione a quest'Assemblea non conteneva e non ha mai contenuto alcun errore. Il testo del disegno di legge definito Nota di variazioni era esatto inizialmente ed è rimasto esatto per tutto il pomeriggio senza modifiche.
Devo ammettere che una tabella illustrativa dei contenuti della Nota di variazioni, conteneva due imprecisioni (solo la tabella illustrativa e quella originaria). Era come se io, compilatore della tabella, non avessi letto attentamente il testo del disegno di legge. Per questo errore di lettura che ho fatto sono a chiedere scusa.
Poi c'è stata una riclassificazione di una voce di bilancio, una mera riclassificazione, che ha spostato un conto, che stava sotto la linea, in una gestione di trasparenza, per rettificare una prassi che era rimasta in vigore da circa diciassette anni, e questo Governo ha rimesso ordine nella presentazione dei conti, portando le erogazioni al finanziamento del trasporto pubblico locale, che erano in parte gestite sotto la linea, sopra la linea.
Nella tabella illustrativa dei contenuti della legge di stabilità, abbiamo omesso di mettere una nota a piè di pagina, che spiegasse che, nella prima riga della tabella, una certa cifra era stata modificata, perché era stata compiuta questa riclassificazione delle fonti di entrata, che aveva anche una conseguenza poi sulle spese. È pura riclassificazione contabile, nessun intervento sostanziale.
Quindi, per avere omesso la nota a piè di pagina, che dava spiegazione di questo cambiamento nella tabella illustrativa presentata in ottobre rispetto alla tabella illustrativa presentata adesso ad novembre, e per avere letto in modo incompiuto il testo della legge di stabilità ed avere, quindi, omesso un addendo in questa tabella io, come autore di questi - non so come chiamarli - errori sono a chiedere scusa alla Parlamento che è qui rappresentato (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie. Non credo che ci siano altri interventi.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 17,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Misure volte a garantire il pagamento degli scatti di anzianità al personale della scuola - n. 2-01743)

PRESIDENTE. L'onorevole De Pasquale...

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

Pag. 63

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, al termine le darò la parola, ma avevo chiesto apertamente se ci fossero interventi. È sufficiente alzare la mano in modo tale che la Presidenza possa vedere, non alzare la mano tenendola abbassata. Le darò la parola sull'ordine dei lavori al termine almeno della lettura di quello che avevo già cominciato a leggere.
La prima interpellanza è l'interpellanza Coscia n. 2-01743 concernente misure volte a garantire il pagamento degli scatti di anzianità al personale della scuola.
Prima di chiedere all'onorevole De Pasquale se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riserva di intervenire in sede di replica, darò la parola all'onorevole Polledri sull'ordine dei lavori.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, mi scuso, ma con lo stesso garbo che il Ministro ha usato prima, credo che una puntualizzazione vada fatta. Accettiamo le sue scuse, per carità, ma non mi sembra che stia parlando di una svista, di una cosa personale. Noi stiamo parlando di una variazione tra le entrate e le spese di 1 miliardo e 700 milioni e quindi non sono una righetta e un numerino, non è solo questo, per cui cambia, sarebbe cambiato il tenore politico dell'intervento in sede di Commissione e il tenore politico anche della manovra se avessimo saputo che le entrate variavano dai 2 miliardi e 400 milioni a 700 milioni, sicuramente anche l'effetto psicologico avrebbe portato un determinato orientamento politico. Ma il dato di fatto, Ministro, è che alla fine con questa righetta noi abbiamo una maggiore spesa di 2 miliardi - vada a vedere - e una maggiore tassazione di 2 miliardi (da 514 miliardi a 516 miliardi). Per un Governo così impegnato nella comunicazione, questo errore di comunicazione - su cui non mettiamo un accento esagerato, ma è evidente - sposta l'asse della manovra ed anche della comunicazione, quindi più tasse e dall'altra parte più spese.
In secondo luogo, lei si è dimenticato quel piccolo numerino che in qualche modo è il risparmio della manovra. Avete portato un risparmio della manovra di più di 250 milioni, ma peccato che vi siate dimenticati dei 160 milioni dei forestali calabri. Non era un risparmio ma era un costo. Forse ad un Governo di professori consiglieremmo qualche volta di reclutare qualche ragioniere.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'onorevole De Pasquale ha dunque facoltà di illustrare l'interpellanza Coscia n. 2-01743, concernente misure volte a garantire il pagamento degli scatti di anzianità al personale della scuola (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questa interpellanza facciamo una richiesta per l'ennesima volta, e qui domando anzi la possibilità al Presidente di depositare gli atti con i quali diversi deputati del Partito Democratico solo negli ultimi due anni - quelli degli anni precedenti li tralascio vista la mole - hanno chiesto al Governo di tener fede agli impegni assunti per il pagamento al personale della scuola degli scatti di anzianità maturati nel triennio 2010-2011-2012.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,20)

Testo sostituito con errata corrige volante ROSA DE PASQUALE. Infatti, come anche precisiamo nella presente interpellanza, tutti i comparti che prevedono scatti automatici di anzianità sono stati oggetto del blocco degli scatti per un triennio, ai sensi del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla Pag. 64legge n. 122 del 2010. Detta misura nel comparto scuola unitamente al blocco dei contratti realizzava un taglio di spesa superiore al miliardo di euro nel triennio 2011-2013, taglio che si andava a sommare a quelli già operati dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008. Anche per quest'ultimo motivo, cioè il cumulo spropositato dei tagli al settore dell'istruzione, siamo riusciti a far in modo che gli articoli 8 e 9 del medesimo decreto-legge n. 78 del 2010 prevedessero solo per il personale della scuola una specifica modalità di pagamento degli scatti maturati nel triennio 2010-2012.
Ora, le motivazioni che ci hanno spinto e che ci spingono ad insistere sulla strada della richiesta al Governo di dare esecuzione ad un dettato normativo non sono solamente quelle legalitarie secondo cui le norme vanno osservate, ma anche il principio pacta sunt servanda, visto che il Ministro Profumo, interpellato all'inizio del suo mandato, si era espresso nel senso di voler onorare l'impegno di un celere e completo pagamento degli scatti di anzianità al personale della scuola, che, comunque, non vede crescere il proprio stipendio a causa del blocco contrattuale sopramenzionato.
A questo proposito voglio qui ricordare che se, da un lato, gli stipendi del personale scolastico risultano essere nel nostro Paese sotto la media europea, dall'altro, il costo della vita, sempre nel nostro Paese, non risulta essere inferiore rispetto agli altri Paesi dell'Europa stessa.
Inoltre, è essenziale a questo punto evidenziare che lo stato giuridico dei docenti non prevede una modalità di avanzamento di carriera né automatica né volontaria e, di conseguenza, l'unico modo per vedere via via aumentare negli anni lo stipendio del personale della scuola, indipendentemente dagli aumenti contrattuali uguali per tutti ed in ogni caso finché il contratto rimane bloccato, è quello di uno sviluppo stipendiale legato ad una maggiore esperienza lavorativa maturata sul campo.
Un notevole peggioramento già il detto sviluppo lo aveva subito negli anni precedenti, quando dagli scatti biennali si era passati agli scatti ogni sei anni. Ma ora il blocco degli stessi, con la conseguente immobilizzazione della progressione di carriera del personale scolastico, sembra davvero troppo.
Certo, siamo ben consapevoli che non basta restituire le somme relative agli scatti di anzianità per dare vita ad una ampia prospettiva di crescita professionale del personale scolastico, ma che occorre porre in essere riforme costruttive e lungimiranti nei confronti dello stesso: ad esempio (lo dico solo per fare un esempio), prevedere una reale e approfondita formazione in servizio per i docenti, rimodulare il reclutamento e la formazione iniziale degli stessi, potenziare la funzione docente con riforme che, mutuate dall'esperienza europea, collochino il nostro Paese a pieno titolo nell'Unione europea stessa, anche nel campo del sapere e della formazione.
È indispensabile, in cinque parole, rimettere al centro l'istruzione. Ed è per questo che non servono tanti altri discorsi. Già ne abbiamo dovuti, in questi anni e in quest'Aula, pronunciare troppi a difesa e per rilanciare la scuola. Ora occorrono fatti, ed è per tale motivo che chiediamo al Ministro interpellato quali misure intenda assumere per consentire in tempi rapidi il pagamento degli scatti di anzianità a tutti i lavoratori della scuola che li hanno maturati nel corso degli anni 2011-2012.
Solo un'ultima raccomandazione, signor Ministro, o meglio un ultimo auspicio: che, da qualsiasi parte il Governo intenda reperire le risorse per il pagamento di quanto dovuto al personale scolastico, non ricorra per l'ennesima volta a decurtare risorse già previste per la scuola. Non solo non sarebbe giusto, visti i tagli sin qui operati, ma anche e soprattutto provocherebbe il definitivo collasso della scuola pubblica autonoma in questo Paese. D'altra parte, già la norma che all'inizio del mio intervento ho rammentato indica con chiarezza dove le risorse Pag. 65dovevano essere reperite. Infatti, il pagamento degli scatti maturati nel triennio deve essere garantito ai sensi degli articoli 9, comma 23, e 8, comma 14, del decreto-legge n. 78 del 2010, con il fondo costituito nello stesso bilancio dalle risorse derivanti da quel 30 per cento dei tagli destinato al merito, secondo quanto stabilito dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008.
Questo per concludere naturalmente, a meno che il Governo non sia finalmente in grado di reperire risorse in spazi diversi dal bilancio dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
ROSA DE PASQUALE. Infatti, come anche precisiamo nella presente interpellanza, tutti i comparti che prevedono scatti automatici di anzianità sono stati oggetto del blocco degli scatti per un triennio, ai sensi del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla Pag. 64legge n. 122 del 2010. Detta misura nel comparto scuola unitamente al blocco dei contratti realizzava un taglio di spesa superiore al miliardo di euro nel triennio 2010-2012, taglio che si andava a sommare a quelli già operati dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008. Anche per quest'ultimo motivo, cioè il cumulo spropositato dei tagli al settore dell'istruzione, siamo riusciti a far in modo che gli articoli 8 e 9 del medesimo decreto-legge n. 78 del 2010 prevedessero solo per il personale della scuola una specifica modalità di pagamento degli scatti maturati nel triennio 2010-2012.
Ora, le motivazioni che ci hanno spinto e che ci spingono ad insistere sulla strada della richiesta al Governo di dare esecuzione ad un dettato normativo non sono solamente quelle legalitarie secondo cui le norme vanno osservate, ma anche il principio pacta sunt servanda, visto che il Ministro Profumo, interpellato all'inizio del suo mandato, si era espresso nel senso di voler onorare l'impegno di un celere e completo pagamento degli scatti di anzianità al personale della scuola, che, comunque, non vede crescere il proprio stipendio a causa del blocco contrattuale sopramenzionato.
A questo proposito voglio qui ricordare che se, da un lato, gli stipendi del personale scolastico risultano essere nel nostro Paese sotto la media europea, dall'altro, il costo della vita, sempre nel nostro Paese, non risulta essere inferiore rispetto agli altri Paesi dell'Europa stessa.
Inoltre, è essenziale a questo punto evidenziare che lo stato giuridico dei docenti non prevede una modalità di avanzamento di carriera né automatica né volontaria e, di conseguenza, l'unico modo per vedere via via aumentare negli anni lo stipendio del personale della scuola, indipendentemente dagli aumenti contrattuali uguali per tutti ed in ogni caso finché il contratto rimane bloccato, è quello di uno sviluppo stipendiale legato ad una maggiore esperienza lavorativa maturata sul campo.
Un notevole peggioramento già il detto sviluppo lo aveva subito negli anni precedenti, quando dagli scatti biennali si era passati agli scatti ogni sei anni. Ma ora il blocco degli stessi, con la conseguente immobilizzazione della progressione di carriera del personale scolastico, sembra davvero troppo.
Certo, siamo ben consapevoli che non basta restituire le somme relative agli scatti di anzianità per dare vita ad una ampia prospettiva di crescita professionale del personale scolastico, ma che occorre porre in essere riforme costruttive e lungimiranti nei confronti dello stesso: ad esempio (lo dico solo per fare un esempio), prevedere una reale e approfondita formazione in servizio per i docenti, rimodulare il reclutamento e la formazione iniziale degli stessi, potenziare la funzione docente con riforme che, mutuate dall'esperienza europea, collochino il nostro Paese a pieno titolo nell'Unione europea stessa, anche nel campo del sapere e della formazione.
È indispensabile, in cinque parole, rimettere al centro l'istruzione. Ed è per questo che non servono tanti altri discorsi. Già ne abbiamo dovuti, in questi anni e in quest'Aula, pronunciare troppi a difesa e per rilanciare la scuola. Ora occorrono fatti, ed è per tale motivo che chiediamo al Ministro interpellato quali misure intenda assumere per consentire in tempi rapidi il pagamento degli scatti di anzianità a tutti i lavoratori della scuola che li hanno maturati nel corso degli anni 2011-2012.
Solo un'ultima raccomandazione, signor Ministro, o meglio un ultimo auspicio: che, da qualsiasi parte il Governo intenda reperire le risorse per il pagamento di quanto dovuto al personale scolastico, non ricorra per l'ennesima volta a decurtare risorse già previste per la scuola. Non solo non sarebbe giusto, visti i tagli sin qui operati, ma anche e soprattutto provocherebbe il definitivo collasso della scuola pubblica autonoma in questo Paese. D'altra parte, già la norma che all'inizio del mio intervento ho rammentato indica con chiarezza dove le risorse Pag. 65dovevano essere reperite. Infatti, il pagamento degli scatti maturati nel triennio deve essere garantito ai sensi degli articoli 9, comma 23, e 8, comma 14, del decreto-legge n. 78 del 2010, con il fondo costituito nello stesso bilancio dalle risorse derivanti da quel 30 per cento dei tagli destinato al merito, secondo quanto stabilito dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008.
Questo per concludere naturalmente, a meno che il Governo non sia finalmente in grado di reperire risorse in spazi diversi dal bilancio dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Francesco Profumo, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO PROFUMO, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, con l'atto parlamentare in discussione viene richiesta l'adozione di iniziative finalizzate al pagamento degli scatti di anzianità maturati dal personale della scuola negli anni 2011 e 2012.
Com'è noto agli onorevoli interpellanti, il decreto-legge n. 78 del 2010 ha previsto che negli anni scolastici 2010, 2011 e 2012 il personale scolastico non maturi anzianità ai fini economici. Tuttavia, lo stesso decreto-legge, all'articolo 8, comma 14, ha previsto che le risorse di cui all'articolo 64, comma 9, della legge n. 133 del 2008, sono comunque destinate al settore scolastico con le modalità indicate con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
Sulla base di tale normativa e del decreto interministeriale attuativo, sono state recuperate le utilità (cioè gli scatti) 2010, riducendo permanentemente di 320 milioni di euro le risorse derivanti dal fondo costituito dalle economie generatesi a seguito dell'applicazione degli interventi di razionalizzazione del sistema scolastico di cui all'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008.
Relativamente all'anno 2011, sono state conseguite economie di spesa inferiori rispetto agli obiettivi prefissati in ragione di una riduzione dell'organico della scuola più contenuta del previsto e, soprattutto, di un incremento dei posti di sostegno determinato dalla ben nota sentenza della Corte costituzionale n. 80 del 2010. Pertanto, per il recupero degli scatti di anzianità del personale della scuola nel 2011, la quota del 30 per cento delle economie certificate, pari a euro 55 milioni di euro, non è sufficiente.
Così, a seguito di un confronto con i sindacati del comparto scuola aperto al Ministero nel giugno 2012 e conclusosi con un tavolo a Palazzo Chigi, svoltosi questa mattina, e tenuto conto che il citato articolo 8 del decreto-legge n. 78 del 2010 prevede la possibilità di destinare a tali finalità anche risorse individuate a seguito di un'apposita sessione negoziale, il Ministero, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e il Dipartimento della funzione pubblica, ha predisposto una bozza di atto di indirizzo per l'ARAN per il reperimento delle risorse da destinare a detta finalità. Tale schema di atto di indirizzo prevede che, per il recupero delle utilità 2011, sono necessarie, per il 2011, risorse pari a 93 milioni di euro, che sono state così coperte: 31 milioni di euro derivanti dalla certificazione delle economie per l'anno scolastico 2009/2010; 55 milioni di euro derivanti dalla certificazione delle economie per l'anno scolastico 2010/2011; i restanti 7 milioni di euro derivanti dalla mancata distribuzione di economie FIS per l'anno scolastico 2011/2012.
Per gli anni successivi, a decorrere dal 2012, l'importo necessario per coprire gli scatti è ben più alto ed è pari a 384 milioni di euro. Pertanto, al fine di reperire le risorse necessarie ulteriori, l'apposita sessione negoziale presso l'ARAN consentirà alle organizzazioni sindacali di attingere risorse dal MOF, che è il Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, su cui si effettua la contrattazione integrativa Pag. 66di istituto. La sessione negoziale presso l'ARAN consentirà appunto la verifica puntuale della sostenibilità della capienza finanziaria del fondo stesso rispetto agli istituti contrattuali del trattamento accessorio del personale ritenuti incomprimibili.
A seguito dell'accordo raggiunto nella giornata di oggi, quattro dei cinque sindacati del comparto scuola si sono dichiarati soddisfatti e hanno revocato lo sciopero previsto per sabato 24 novembre. Ovviamente, mi auguro che tutte le forze sindacali del comparto possano e vogliano fornire il loro apporto costruttivo nel futuro confronto sul tema di un nuovo modello di scuola del futuro.

PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di replicare.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, anche per il tempo breve che ha avuto per la risposta e anch'io con lei, Ministro, mi auguro che si recuperi un percorso unitario delle organizzazioni sindacali su un tema così importante e rilevante. In questo tema, non c'è dubbio che occorre una maggiore chiarezza rispetto alle risorse che si mettono in campo per dare finalmente una risposta alle attese dei lavoratori.
Ora, Ministro, noi abbiamo chiesto - e speriamo che questo avvenga, perché è già un po' di tempo che lo abbiamo fatto - di audire il MEF per fare chiarezza definitivamente per quanto riguarda i 900 milioni di euro - tanti dovrebbero essere - di risparmi che si sono ottenuti con i tagli del precedente Governo (il famoso 30 per cento), rispetto ai quali francamente continuiamo a non capire per quale motivo siano stati certificati poco più di 400 milioni, e non i 900. Infatti, è ovvio che, se da questo punto di vista si facesse finalmente chiarezza, ci sarebbero le risorse e la capienza necessarie per dare una risposta anche per quanto riguarda le disponibilità per il 2012 e per gli anni a seguire.
Quindi, mi sembra di capire che nella direttiva che viene data all'ARAN per avviare la trattativa in sede negoziale, si parla - lo colgo come un possibile punto di ragionamento con tutte le organizzazioni sindacali - di verificare la compatibilità con le finalità cui è destinato il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, che, come lei sa, è assolutamente fondamentale per il miglioramento della qualità dell'offerta, ma anche per il funzionamento ordinario delle scuole. Da quel fondo, infatti, si attingono risorse per le funzioni obiettivo, per dare la possibilità di coprire le supplenze e per una serie di attività che le scuole spesso svolgono per migliorare l'offerta, ma anche per il proprio funzionamento quotidiano. Quindi, rimane assolutamente fondamentale e prioritaria la finalità di questo fondo.
Dunque, quando si dice, nella risposta che lei ha dato, di verificare la sostenibilità, la prendiamo come una verifica puntuale da fare nell'intento di lavorare soprattutto per fare chiarezza sul fondo del 30 per cento e, se è necessario, noi sosteniamo la necessità di reperire finalmente fondi per la scuola, anche aggiuntivi, perché la scuola sta soffrendo da troppi anni e ormai non ce la fa più.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Borghesi, Brugger, Bruno, Calderisi, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Duilio, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Leo, Lo Moro, Lucà, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Moffa, Nucara, Mario Pepe (PD), Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stucchi, Valducci, Volontè e Zeller sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 67

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti (ore 17,35).

(Iniziative per il contrasto alla violenza sulle donne, con particolare riferimento al Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking - nn. 2-01740 e 2-01746)

PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze urgenti Villecco Calipari n. 2-01740 e Carlucci n. 2-01746, concernenti iniziative per il contrasto alla violenza sulle donne, con particolare riferimento al piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
Le interpellanze vertendo sullo stesso argomento verranno svolte congiuntamente.
L'onorevole Villecco Calipari ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01740.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare il sottosegretario Guerra, che è qui a rispondere a questa nostra interpellanza urgente. Ci aspettavamo ovviamente il Ministro, ma siamo contenti di avere il sottosegretario.
Questa discussione avremmo voluta farla già lo scorso anno, quando l'emergenza della violenza sulle donne aveva raggiunto una quota piuttosto significativa (si parlava di 120 femminicidi), ma purtroppo dalla data dell'insediamento del Governo Monti questa occasione non si è presentata e le nostre interrogazioni, come le nostre mozioni, non hanno mai avuto risposta e nessuna possibilità di essere discusse.
Il risultato è che oggi, ad un anno dal vostro insediamento, il dato delle vittime è di 105, quindi siamo molto vicini a quello dell'anno scorso. Da qui la scelta di presentare questa interpellanza, contestualmente allo svolgimento della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, che è appunto una giornata internazionale e che - voglio solo ricordarlo in quest'aula - fu scelta in memoria delle tre sorelle Mirabal, le tre donne domenicane che nel 1960, mentre si recavano a fare visita ai loro mariti prigionieri politici, furono bloccate sulla strada da agenti del servizio di informazione militare, furono torturate, massacrate, strangolate e poi gettate in un precipizio.
Per noi, che per fortuna viviamo in una democrazia, il 25 novembre quindi è una giornata importante non solo per ricordare gli omicidi di donne che avvengono in tutto il mondo, ma per anche ribadire che questa grave ingiuria, purtroppo, è ancora presente nel nostro Paese.
Credo sia innegabile che l'Italia, in questi anni, stia vivendo una vera e propria emergenza sociale e che ci sia una violazione quotidiana dei diritti umani. Infatti, ogni giorno, donne vengono uccise, maltrattate; sono violenze che avvengono, per lo più, tra le mura domestiche, all'interno dei nuclei familiari e nella sfera degli affetti. Dal 2006 ad oggi i femminicidi sono stati 791; questo è un dato che, onestamente, ci lascia fortemente allibiti; è un dato riportato dall'ultimo rapporto ISTAT, che era una raccolti di dati ufficiali; da quel momento ad oggi tutti questi dati, che noi abbiamo, sono dati raccolti dai centri anti-violenza, da coloro che accolgono, ascoltano e cercano di tutelare le donne che denunciano le violenze subite. Il problema, in effetti, e questo è uno dei punti trattati dalla nostra interpellanza, è che non c'è un sistema integrato, sottosegretario, di raccolta dei dati da parte dei diversi ministeri, da quello dell'interno a quello della giustizia, da quello dell'istruzione, dell'università e della ricerca a quello della salute, con il risultato che il problema viene sottovalutato, spesso taciuto e che, alla fine, nessuno è in grado di scegliere le politiche più efficaci e di verificarne, ovviamente, i risultati. Questa ci sembra una gravissima e inaccettabile mancanza.
È per questo che chiediamo con insistenza di avviare un coordinamento tra i diversi ministeri nella raccolta dei dati Pag. 68statistici sulla violenza sulle donne e di attivarsi affinché l'ISTAT coordini ed elabori un rapporto statistico periodico, non solo campionario, ma anche sulla base delle schede predisposte da ogni amministrazione periferica, oltre che da quelle centrali. Questo, al fine di avere un quadro dettagliato, specifico e organico sulla base del quale poter prendere decisioni per prevenire e per reprimere il femminicidio in maniera più efficace. So che oggi il ministro Fornero, partecipando ad un convegno che la mia collega, onorevole Mogherini Rebesani, aveva organizzato, ha dichiarato di essere favorevole ad una forma di aggravante per i reati di femminicidio. Vorrei dire a tal proposito che se i dati non sono tutto, anche le norme, a volte, non bastano; ci vuole anche un'applicazione severa e costante delle norme stesse ma, soprattutto, ci vuole un cambiamento culturale. Non è un caso che all'interno di questa interpellanza urgente sono stati raccolti i nomi di tutte le 105 donne che sono state uccise finora, vittime di mariti, di fidanzati, di ex fidanzati, di parenti o del troppo amore come a qualcuno, in preda alla più macabra retorica, piace dire.
Noi del Partito Democratico siamo profondamente preoccupati dello stato delle cose, ma questa preoccupazione è stata già espressa dal Comitato SIDAU nel rapporto indirizzato all'Italia nel 2011 e dalla stessa Rashida Manjoo relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne che hanno convenuto che gli sforzi che sono stati intrapresi e le politiche che sono state messe in atto dal Governo, non sono risultati sufficienti ad arginare il fenomeno ed hanno messo questo in relazione alla crescente riduzione delle risorse messe a disposizione e dei servizi diretti e indiretti per la prevenzione, per la protezione e per il contrasto alla violenza. Noi siamo molto soddisfatti che tutte le azioni che abbiamo messo in campo abbiano portato poi alla firma della Convenzione di Istanbul, che noi riteniamo essenziale per costruire un quadro vincolante sul piano internazionale; sappiamo anche, però, che ci vorrà la ratifica di otto Stati membri del Consiglio d'Europa perché questa sia poi effettiva. Abbiamo lavorato e abbiamo presentato un disegno di legge, sia alla Camera che al Senato, perché questa ratifica avvenga; so che, sempre in questo convegno, il Ministro ha sostenuto che questo avverrà in questa legislatura; mi auguro che questo sia possibile e che il Governo faccia di tutto perché ciò avvenga.
Accogliamo anche con grande favore il lancio del nuovo servizio telefonico a sostegno delle donne, il «1522» anche se con un budget dimezzato ma, per quanto utile, ci sembra davvero troppo poco rispetto a quanto servirebbe.
In sintesi e per punti, voglio ricordare che, oltre a ratificare la convenzione di Istanbul, occorrerebbe: monitorare e revisionare il piano nazionale antiviolenza, che ad oggi è abbastanza inutile così com'è stato soltanto scritto; dare una definizione univoca di violenza contro le donne; rifinanziare, tramite le regioni, i centri antiviolenza, in un'ottica di lungo periodo e non come una tantum; darsi l'obiettivo che almeno in ogni provincia ci sia un centro antiviolenza; entrare nelle scuole non solo il 25 novembre, ma intervenire sui testi e sui programmi; istituire l'osservatorio nazionale sulla violenza di genere; predisporre dei corsi di formazione rivolti a tutti i soggetti (forze di sicurezza, personale sanitario, insegnanti, giudici, media) che operano con le vittime; verificare e valutare gli effetti delle politiche che sono state intraprese in questi anni per vedere se vi è necessità di altre norme o se invece c'è necessità di buone politiche; strutturare azioni di prevenzione volte a contrastare la formazione del pregiudizio.
Siamo consapevoli che il Governo, a fine legislatura, non possa fare tutto ciò. Siamo consapevoli che ci vuole ancora del tempo per fare un'azione così complessiva, ma al Governo oggi abbiamo chiesto due cose: quali misure urgenti intenda prendere in relazione a questo fenomeno sociale così grave, che ha risvegliato l'attenzione anche dei livelli internazionali, e se c'è, appunto, la volontà di affrontare questo problema nell'immediato con una Pag. 69banca dati coordinata dall'ISTAT (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01746.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori sottosegretari, ogni tre giorni, come abbiamo sentito, viene uccisa una donna. Le colleghe del PD hanno fatto bene a indicare nome per nome tutte le donne che sono state uccise solo nell'ultimo anno e le ragioni per cui queste donne sono state uccise. Per cui, non mi scandalizzerei tanto, come invece oggi ho letto sui giornali, se si pensasse ad un reato - quello del femminicidio -, perché evidentemente vi è un'emergenza in questo senso: non vengono uccisi così tanti uomini come invece vengono uccise così tante donne, la maggior parte delle quali, tra l'altro, da familiari, da persone del loro nucleo familiare, cioè da persone che, invece, dovrebbero volergli bene e proteggerle. Quindi, sono contenta che finalmente si discuta di questi argomenti, e ciò indubbiamente perché c'è una scadenza: domenica ci sarà questa giornata dedicata al contrasto della violenza sulle donne e quindi è opportuno richiamare alla coscienza di tutti quali siano i dati del problema.
Io vorrei appuntare invece la mia attenzione sui centri antiviolenza, perché le richieste di aiuto delle donne ai centri antiviolenza aumentano di anno in anno, data anche l'escalation delle morti, delle uccisioni, ma la capacità di ospitalità ed accoglienza diminuiscono a causa della riduzione, ahinoi, dei fondi messi a disposizione dagli enti locali per la protezione delle vittime. Non c'è un'equa distribuzione di queste strutture su tutto il territorio nazionale, nonostante il Consiglio d'Europa raccomandi un centro antiviolenza ogni 10 mila persone ed un centro d'emergenza ogni 50 mila abitanti.
Mancano dati aggiornati, periodici e sistematici relativi alle varie forme di violenza di genere e in particolare l'Italia rimane uno dei pochissimi Paesi europei nei quali non viene effettuata sistematicamente un'analisi dei costi sociali della violenza in termini di sofferenza umana e perdita economica che ricade sulla collettività nel settore sociale, sanitario e giudiziario. Non è stato effettuato mai, inoltre, un monitoraggio attento sul numero di ordini di protezione richiesti ed emessi a tutela delle vittime su denuncia e sull'esito dei processi. Sono passati ormai dieci anni dalla promulgazione della legge n. 154 del 2001 e quindi è assolutamente impossibile valutarne l'efficacia, visto che non c'è mai stato un monitoraggio dei dati relativi all'applicazione di questa legge.
La legge n. 54 del 2006 ha introdotto l'affido condiviso, che prevede esplicitamente l'esclusione nei casi di violenze fisiche e psicologiche e forme di maltrattamento sottovalutate, tra cui viene segnalata la violenza assistita intrafamiliare, e anche in questo caso questa legge non viene applicata. Il primo Piano nazionale antiviolenza, approvato nel 2010, è rimasto un documento di buone intenzioni, cui non sono seguite azioni concrete, quali la realizzazione di un osservatorio e di un comitato di monitoraggio, il coinvolgimento degli enti locali deputati a svolgere un lavoro programmatico, operativo, di verifica e valutazione, ma, soprattutto, la definizione dei centri antiviolenza.
Questi ultimi, affiancati da altri servizi di assistenza pubblici e privati, di protezione e reinserimento delle vittime, sono luoghi nati con lo scopo esclusivo di aiutare le donne ad uscire dalla violenza, attraverso percorsi individualizzati e con l'apporto di operatrici specializzate. Per tale motivo, i centri antiviolenza non coincidono con qualsiasi altro modello di carattere assistenziale: l'apertura di altre strutture non ben identificate per l'accoglienza delle donne ne svilisce e disconosce il ruolo peculiare ed unico.
Secondo il rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità, la violenza maschile nei confronti delle donne, rappresenta la prima causa di morte per le donne in Europa e nel mondo. Nonostante Pag. 70ciò, l'ordinamento italiano è ancora privo di una definizione normativa di violenza di genere. Nel nostro Paese, l'approccio alla questione ha un carattere di emergenza e viene considerata all'interno di provvedimenti di ordine pubblico, ma la violenza sulle donne costituisce, all'opposto, una costante strutturale di tutta la nostra società.
Un altro problema è costituito dall'eccessiva durata dei processi, a causa dell'assenza di risorse economiche destinate all'apparato giudiziario, oltre al fatto che non sono incentivati il coordinamento tra gli uffici e la celerità dell'attività di indagine e di accertamento di responsabilità, così come accade in materia di criminalità organizzata. L'Italia non ha sottoscritto la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la tutela nei confronti delle donne e sulla violenza domestica, adottata ad Istanbul l'11 maggio 2011.
Quindi, noi chiediamo al Governo se non intenda adottare, in tempi rapidi, iniziative tese al recupero di risorse per sostenere i centri antiviolenza, avviare indagini e rilevazioni di tutti i dati relativi al numero di donne che subiscono violenza, in coordinamento naturalmente tra di loro, e garantire la formazione sistematica a tutti gli operatori dei settori interessati. Ancora, chiediamo se il Governo non ritenga opportuno assicurare una più efficace tutela normativa alle donne vittime di violenza, anche attraverso l'introduzione della violenza intrafamiliare come causa di esclusione di affidamento condiviso.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Cecilia Guerra, ha facoltà di rispondere.

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio innanzitutto le onorevoli interpellanti per avere posto all'attenzione del Parlamento e del Governo questo tema così importante per il nostro Paese, proprio nell'imminenza della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Il Parlamento e questo Governo si sono già confrontati su questo tema nella XII Commissione (Affari sociali), in cui si è arrivati ad una risoluzione unica, di tutte le parti, con l'assunzione di impegni da parte del Governo, che andranno ovviamente monitorati.
Venendo adesso agli atti parlamentari che sono stati illustrati, tra l'altro congiuntamente per identità di materia, questi atti sollecitano l'attenzione sul fenomeno drammatico appunto della violenza sulle donne, che ha raggiunto dei livelli che ovviamente, dalle presentazioni che sono state fatte, non possono che essere anche definiti allarmanti. Mi sembra importante in primo luogo fare il punto, nell'ambito degli interventi governativi posti in essere per fronteggiare questa vera e propria emergenza, come l'avete chiamata, sul Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking, che avete richiamato entrambe, di durata triennale, approvato con il parere favorevole della Conferenza unificata alla fine del 2010 e che affronta il fenomeno della violenza contro le donne in modo organico e in stretto contatto con le diverse istituzioni coinvolte a livello territoriale.
Il Piano, tuttora in corso di attuazione, costituisce lo strumento principale per l'elaborazione e lo sviluppo di azioni coordinate per la prevenzione e il contrasto alla violenza ed insieme per il sostegno alle vittime. Per l'attuazione e lo sviluppo delle finalità del Piano, è stata prevista, per il biennio 2010-2011, una dotazione finanziaria di 18,6 milioni di euro, mentre per l'anno 2012 un ulteriore stanziamento di 1,5 milioni di euro. Di seguito specifico, a titolo informativo, gli interventi fin qui posti in essere.
In particolare, con un primo avviso pubblico da 3 milioni di euro, pubblicato in data 3 agosto 2011, sono stati concessi contributi di valore unitario fino a 140 mila euro per progetto per il finanziamento di 24 progetti presentati dai comuni in partenariato con enti pubblici e organizzazioni del terzo settore per la costituzione e il potenziamento delle reti antiviolenza locali. Pag. 71
Un secondo avviso, pubblicato in data 11 novembre 2011, è stato invece specificamente rivolto ai centri antiviolenza che accolgono le donne vittime di abusi e i loro figli minori. Al riguardo, dei complessivi 10 milioni di euro stanziati, 6 milioni sono stati destinati ad interventi di sostegno a centri antiviolenza pubblici e privati già operativi; sono stati ammessi al finanziamento 34 centri antiviolenza (il valore unitario del contributo assegnato ad ogni centro antiviolenza è pari a 200 mila euro). In particolare, le risorse stanziate sono state destinate all'aumento dei servizi offerti alle vittime, nonché alla riapertura di alcune strutture costrette a chiudere per mancanza di risorse.
Gli ulteriori 4 milioni sono stati destinati all'apertura di nuovi centri antiviolenza a carattere residenziale nelle seguenti città: Torino, Padova, Cossato (in provincia di Biella), Cremona, Roma, San Miniato (in provincia di Pisa), Viterbo, Bari, Catanzaro, Reggio Calabria, Teramo, Caserta. Il valore unitario del contributo assegnato per l'apertura di un nuovo centro antiviolenza è stato pari a 400 mila euro. Con queste risorse si provvederà, inoltre, anche all'apertura di 12 nuovi centri di cui 4 al nord, 3 al centro e 5 al sud.
Un terzo avviso, del valore di 1 milione 700 mila euro, pubblicato in data 21 novembre 2011, è stato invece dedicato alla formazione degli operatori sanitari che svolgono attività di prima accoglienza alle vittime di violenza sessuale e domestica. Ciò renderà possibile l'attivazione, su tutto il territorio, di 27 strutture di pronto soccorso in grado di fornire un'assistenza specialistica alle donne vittime di violenza, che si aggiungeranno alle 15 già operanti a livello nazionale, allo scopo di fornire un'assistenza specialistica alle donne vittime della violenza.
Per il 2012 sono state destinate risorse ulteriori per 3 milioni di euro, a cui si aggiungeranno, per il 2013, 1,5 milioni. Nei prossimi mesi sarà avviato il monitoraggio sull'andamento degli interventi previsti nel Piano nazionale, da realizzarsi mediante il Comitato previsto dal Piano stesso e composto da rappresentanti delle amministrazioni statali coinvolte, delle regioni e delle autonomie locali. Tale monitoraggio, che comprenderà anche momenti di confronto con i centri antiviolenza, consentirà di acquisire una conoscenza completa degli interventi di contrasto alla violenza posti in essere sul territorio nazionale, favorendo l'individuazione di possibili sinergie tra i soggetti pubblici e privati impegnati nell'erogazione di servizi. Le risultanze del monitoraggio permetteranno altresì di iniziare i lavori per la predisposizione del successivo Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking.
Nell'ambito delle ulteriori iniziative dedicate alla prevenzione e al contrasto di tutte le forme di violenza nei confronti delle donne, vorrei ricordare - è stato anche già ricordato - il servizio di pubblica utilità «1522», attivo 24 ore su 24, per 365 giorni l'anno, accessibile gratuitamente da rete fissa e mobile, che ha fornito, in sei anni di attività, assistenza ed orientamento a oltre 80 mila donne vittime di violenza, il 10 per cento delle quali di nazionalità straniera. Il servizio è stato ultimamente ottimizzato mediante la realizzazione di un raccordo tra il call center e le Forze di polizia e la specifica formazione del personale delle Forze di polizia.
È stata inoltre recentemente realizzata una riprogettazione del servizio offerto dal numero 1522 finalizzata all'individuazione, tramite gara europea, di un fornitore in grado di garantire nel tempo l'operatività del numero con servizi potenziati e costi più contenuti del 30 per cento. Al termine di tale progettazione, il numero 1522 sarà pienamente in grado di informare gli utenti sulla possibilità di accesso ai servizi di tutela giuridica, sanitaria specializzata e sostegno psicologico esistenti sul territorio nazionale e attivare la procedura di raccordo con le Forze dell'ordine laddove si ravvisi una situazione di emergenza. Informo, a quest'ultimo proposito, che è in corso di realizzazione un progetto di formazione specifica per il personale appartenente alle forze dell'ordine Pag. 72(carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di finanza) che presta soccorso alle vittime di violenza di genere.
Il Ministero, recependo una richiesta proveniente dalle principali associazioni, si sta inoltre attivando per un formale riconoscimento del ruolo dei Centri nazionali antiviolenza, attraverso l'istituzione del registro nazionale delle associazioni, degli enti e degli organismi che svolgono attività di assistenza, sostegno, protezione e reinserimento sociale a favore delle vittime di violenza di genere e stalking, con la duplice finalità di tutelare le associazioni e le vittime che si rivolgono a queste strutture.
Un'ulteriore iniziativa pilota, realizzata all'inizio dell'anno in corso, è rappresentata dalla realizzazione di un percorso formativo multidisciplinare per giovani avvocati residenti nelle regioni della convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) che intendano conseguire una specifica competenza nelle materie attinenti a tutte le forme di violenza contro le donne. Il percorso, in particolare, è finalizzato alla creazione di vere e proprie «task force» legali, costituite da professionisti competenti, in grado di offrire un valido sostegno alle donne vittime di violenza.
Con specifico riferimento alla richiesta in ordine ai dati sul fenomeno della violenza sulle donne, faccio presente che, lo scorso mese di aprile, il Dipartimento per le pari opportunità ha stipulato una Convenzione con l'ISTAT per la realizzazione di una nuova indagine nazionale sulla sicurezza delle donne.
L'indagine è volta a fornire, a cinque anni di distanza dalla prima pubblicazione dei dati sul tema della violenza di genere, stime aggiornate sulla violenza fisica e sessuale, sulla dinamica della violenza, sulle conseguenze e sui fattori di rischio, con particolare attenzione alla violenza perpetrata dal partner. Devo dire che, nel confronto con la rapporteur dell'ONU su questo tema, la nostra prima iniziativa era stata molto apprezzata e l'idea della ripetizione di questa rilevazione pure perché l'idea della rapporteur era che si dovesse arrivare a rilevazioni possibilmente contestuali su un insieme ampio di Paesi.
La nuova indagine permetterà, altresì, di evidenziare gli elementi utili al monitoraggio della legge sullo stalking dal punto di vista delle vittime, nonché di individuare i differenziali di violenza per le donne affette da disabilità o da problemi di salute.
Nell'ambito delle azioni di informazione e di sensibilizzazione, mi sembra importante citare la «Settimana contro la violenza», iniziativa - giunta ormai alla sua IV edizione - fondata sul presupposto che la scuola può e deve contribuire a rimuovere ogni forma di intolleranza, di violenza e pregiudizio, promuovendo la crescita comune dei giovani.
In proposito, vorrei informare che il Ministero che rappresento - Dipartimento per le pari opportunità - è attualmente impegnato nella realizzazione di una specifica campagna di sensibilizzazione contro la violenza nelle scuole. Informo inoltre che il 25 novembre prossimo, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, verrà mandato in onda, alle ore 15,55, su RAI 1, il cortometraggio «Giulia ha picchiato Filippo», di Francesca Archibugi - in collaborazione con la Rai e l'associazione Differenza Donna e finanziato dal Ministero con le risorse del Fondo sociale europeo, pari a circa 112.800 euro.
Per quanto concerne l'ipotesi di introdurre nell'ordinamento disposizioni volte ad escludere la possibilità di riconoscere l'affidamento condiviso dei figli, nel caso di violenza intrafamiliare nei confronti delle donne, va detto che una proposta così rilevante, inserita nell'ambito di situazioni dolorosissime, non può essere affrontata in questa sede come semplice impegno, ma deve essere valutata, a fronte di una riflessione complessiva con le diverse parti coinvolte per competenza, tenendo anche conto dei fondamentali ed imprescindibili diritti ed interessi del minore al centro di vicende così drammatiche.
Riguardo alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e la violenza domestica, che è stata sottoscritta Pag. 73dal nostro Paese lo scorso 27 settembre, come veniva ricordato, il Ministro Fornero, nel corso del seminario tenutosi questa mattina presso Palazzo Montecitorio, ha annunciato che la Convenzione sarà ratificata - almeno questo è l'impegno del Ministro - entro la corrente legislatura ed in questo senso gli uffici del Ministero stanno lavorando d'intesa con le altre amministrazioni interessate.

PRESIDENTE. L'onorevole Amici ha facoltà di replicare per l'interpellanza Villecco Calipari n. 2-01740, di cui è cofirmataria.

SESA AMICI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Cecilia Guerra perché ha dato conto nella sua risposta, con un tentativo veramente pregevole, di una questione relativa alla violenza con un approccio molto organico e molto sistemico. Abbiamo avuto occasione, per la prima volta, dopo tanto tempo, di avere in fila una serie di impegni su alcune questioni che più volte avevamo sollevato con la discussione di mozioni, mentre oggi abbiamo esattamente la percezione che qualcosa si è mosso.
Non siamo ovviamente del tutto soddisfatti, ma questo non è tanto legato alla risposta del sottosegretario, quanto piuttosto al fatto che la questione che vogliamo affrontare a ridosso della giornata internazionale della violenza, testimonia di un impegno forse un po' più coraggioso - voglio usare questa parola - da parte non solo delle forze politiche, ma, in primo luogo, del Governo. Per noi è importantissimo l'impegno, che intanto oggi, in primo luogo, è stato sancito da parte del Ministro Fornero, a che, entro la fine di questa legislatura, che ormai si avvia verso la sua naturale scadenza, il Parlamento sia chiamato alla ratifica immediata della Convenzione di Istanbul e questa ratifica possa essere approvata velocemente anche sulla base dell'impegno dei gruppi parlamentari. Quindi, sta a noi, potremmo dire, elaborare da subito proposte di legge, come noi abbiamo richiesto, perché la Convenzione venga velocemente ratificata perché affronta uno dei nodi culturali e strutturali, che riguarda la questione della violenza di genere.
Signor sottosegretario, lo dico anche alle colleghe che sono più sensibili a questo tema, noi siamo di fronte ad un salto di qualità.
Il salto di qualità è testimoniato dal fatto che, proprio grazie a questa Convenzione, noi equipariamo la violenza di genere alla violazione dei diritti umani. Credo che sia un punto decisivo nella cultura di questo Paese, perché le 105 donne uccise nel corso dell'anno - che ancora non è finito - testimoniano che non vi è solo la violenza perpetrata nei confronti di una donna, ma nel momento in cui si commette quella violenza, si sta mettendo in discussione l'inviolabilità di un diritto umano della persona, perché dietro quegli omicidi, a volte, vi è esattamente l'odio o l'idea di possesso del corpo femminile. Da qui la definizione di diritti umani violati, di una violenza compiuta in maniera troppo violenta. È un elemento anche di discriminazione che avviene non solo nell'Occidente così molto emancipato, ma che guarda, con un occhio molto attento, alla violenza compiuta - e storicamente è sempre stato così - anche nella definizione di tanti conflitti di guerra nel mondo.
Potremmo fare di più? Sì, sottosegretario, io credo che potremmo fare di più togliendoci anche l'idea che la questione della violenza, in termini di prevenzione, possa essere considerata semplicemente una questione di assistenza. Non è un'assistenza. Ricomporre la vita di una donna violentata o di una donna che ha dovuto subire minacce o persecuzioni è qualcosa di più di un'assistenza. È riconoscere che, dietro quella rottura della personalità femminile, vi è anche l'idea di non riconoscere la sua soggettività.
Credo che nella discussione e, soprattutto, nella parte finale, in cui vi sono una serie di pronunciamenti importanti da parte del Ministero delle pari opportunità, nel senso di riaprire un tavolo, che questa volta non deve essere semplicemente l'ascolto delle associazioni che da anni Pag. 74lavorano su questo terreno, vi sia anche la definizione univoca di cosa significa ricondurre le donne ad una vita normale quando hanno subito violenza e, proprio perché hanno semplicemente subito la violenza, non sono state assassinate.
La prevenzione e la battaglia culturale contro gli stereotipi vanno di pari passo. Guai ad ipotizzare su tali questioni la parcellizzazione delle politiche tipicamente assistenziali. Credo che questa sia la richiesta che viene fortemente dai centri antiviolenza e l'idea - come noi abbiamo nella nostra interpellanza urgente e così come in quella della collega Carlucci - è che sulla questione dei centri vi sia un punto importante, ossia che i finanziamenti non vengano semplicemente attivati nei momenti alti dell'emergenza. È un servizio vero, non di assistenza, che rimette al centro questa idea di unitarietà del genere umano e, soprattutto, del genere femminile.
Quindi, io ringrazio le colleghe che su tale questione hanno voluto che, proprio a ridosso del 25, affrontassimo questo tema. Ci sarebbe piaciuta un'Aula più attenta. Ritorneremo sull'argomento perché la ratifica sarà un'occasione straordinaria.
Ricordo al Governo che forse è arrivato il momento, anche negli sgoccioli di questa legislatura, di affrontare la questione, non ipotizzando timidezze rispetto a un'idea che nell'emergenza sempre prevale. Le donne vogliono la certezza della pena e non l'aumento della pena, perché su questo non si costruisce né una società più eguale né, tanto meno, una società che guardi alle donne in maniera non compassionevole, ma considerandole portatrici di diritti e di personalità giuridica, politica e sociale. La ringrazio sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di replicare per la sua interpellanza urgente n. 2-01746.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, voglio ringraziare la sottosegretario perché ha dato ed enumerato una serie di elementi e di dati confortanti, anche se va sottolineato che questi centri antiviolenza, che sono importantissimi - e i soldi che voi avete messo a bando testimoniano che avete avuto un interesse specifico nel rifinanziare, con questi vostri bandi, i centri antiviolenza -, sono, però, diffusi in maniera non omogenea in Italia. Sostanzialmente, sono molto ben organizzate le associazioni che aprono i centri antiviolenza nel Nord e nel Centro d'Italia, ma molto di meno nel Sud.
Quindi, da una parte, ci vorrebbe un'attenzione, appunto, con uno specifico richiamo anche agli enti locali del Sud, perché si attivino per utilizzare questi fondi che sono a disposizione di tutti e non solamente del Nord e del Centro.
E poi per quanto riguarda il coordinamento dei dati, trovo che bisognerebbe coinvolgere le questure, perché sono una fonte immediata di informazioni. Lei ha parlato di ISTAT e va benissimo, ma l'ISTAT fa un controllo ex post. La questura è il centro che immediatamente si rende conto di quello che sta avvenendo.
Allora, bisognerebbe fare un raccordo con i dati che ci arrivino nel momento in cui le cose accadono, perché solo così si può verificare anche l'efficacia dei centri antiviolenza e capire dove c'è bisogno di aprirne altri, dove ci sono delle carenze. Le ho detto che non sono diffusi in maniera capillare ed è vero. Basta andare a guardare - io l'ho fatto - l'elenco di tutti i centri antiviolenza in Italia ed è spaventoso il vuoto che c'è in alcune regioni.
Quindi, dato che avete detto di volere coordinare questi dati attraverso il Ministero delle pari opportunità, forse bisognerebbe cercare di costruire una rete di informazioni che parta proprio dal territorio e, in particolare, dalle questure, che hanno il polso immediato della situazione e di quello che succede. In questo modo, visto che il vostro interesse c'è e che avete destinato i soldi, con un maggiore coordinamento si possono coinvolgere maggiormente gli enti locali, che sono tenuti, perché è l'ente locale che ha il contatto diretto con la persona che ha bisogno di Pag. 75aiuto e quindi prima di tutti può identificare e mettere a bando in maniera più capillare i fondi che voi avete messo in dotazione.
Quindi, la ringrazio per quello che ci ha detto, però le chiedo, anche in questo piccolo scorcio di legislatura, di proseguire in questo lavoro di monitoraggio e di acquisizione dei dati perché forse per il prossimo Governo si può lasciare un lavoro consolidato, un lavoro che può proseguire per cercare di dare una risposta a queste incredibili violenze, che accadono ormai ogni tre giorni, perché questi sono i dati. Quindi, noi vogliamo fortemente l'impegno anche del Governo che verrà, per cercare di trovare una soluzione.

(Iniziative volte a garantire la riapertura dell'istituto penitenziario «Luigi Daga» nel comune di Laureana di Borrello (Reggio Calabria) - n. 2-01745)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01745, concernente iniziative volte a garantire la riapertura dell'istituto penitenziario Luigi Daga nel comune di Laureana di Borrello, in provincia di Reggio Calabria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, questa è un'interpellanza di qualche tempo fa. Ho presentato anche un'interrogazione. Credo che le cose che vengono esposte siano abbastanza chiare e a conoscenza del Governo, anche del sottosegretario.
Nel mese di settembre del 2012 vi è stato un provvedimento di chiusura temporanea dell'istituto penitenziario Luigi Daga. Voglio soffermarmi brevemente su questo. Questo istituto penitenziario porta il nome di un magistrato illustre, che io ho conosciuto nel tempo. Vivevamo a Catanzaro insieme, da ragazzi ci siamo cresciuti, ed è stato ucciso da un folle a Il Cairo durante la sua permanenza in quella città, dopo una relazione fatta da lui proprio perché mandato dal Ministero della giustizia. Fu ucciso da questo folle, che nella hall dell'albergo, con una sventagliata di mitraglia, uccise lui e un'altra persona.
Questo istituto penitenziario è all'avanguardia in un processo di riqualificazione e rieducazione del detenuto. Possiamo dire che è un carcere di sperimentazione, che ha una sua sperimentalità rispetto all'esigenza di reinserimento del detenuto nella società civile, ma è un istituto penitenziario che sorge in una realtà particolare, nella regione calabrese, dove è presente in termini molto forti e accentrati una criminalità organizzata che crea sempre di più drammi e tragedie, dove ci sono ampie realtà sempre più appannaggio e dominate dalla criminalità organizzata.
Questo carcere, che cerca di rieducare e di riqualificare soprattutto i giovani dai 18 ai 34 anni, come dicevo, è emblematico del reinserimento. Il reinserimento e la riqualificazione dei giovani avviene attraverso una serie di attività nel mondo del lavoro, attività culturali, attività sociali, attraverso, ovviamente, un'intensa attività, soprattutto, di ricollocazione sul piano sociale e della scuola.
Non si è capito perché questo carcere, inavvertitamente, sia stato temporaneamente chiuso. Anzi, si parlava chiaramente di una chiusura vera e propria, non temporanea, forse per mancanza di personale, forse perché gli agenti di polizia penitenziaria sono insufficienti, forse perché vi sono stati molti maxiprocessi e sulla polizia penitenziaria incombono alcuni compiti. Essa ha un ruolo importante, fondamentale, nella gestione dei detenuti, ma certamente tutto questo non si riesce a spiegare, anche perché - lo ripeto - questo istituto penitenziario ha rappresentato una rottura rispetto alla situazione carceraria del nostro Paese, che certamente è drammatica e penosa.
Vi sono delle situazioni, signor Presidente - il signor sottosegretario ne è a conoscenza -, che non sono più tollerabili, anche sul piano umano, del rispetto dei diritti civili, dei diritti naturali e della dignità dell'uomo. Non vi è dubbio che, in Pag. 76riferimento a questo dato, a questo aspetto, la decisione del Ministero della giustizia ha preoccupato moltissimi.
Oggi si parla della riapertura del carcere, però vorremmo capire perché il carcere è stato chiuso senza comunicare niente al comune di Laureana di Borrello. Vi sono state delle manifestazioni, delle iniziative da parte della chiesa e dell'amministrazione comunale di Laureana di Borrello e non soltanto, perché anche altri cittadini e amministratori si sono associati a questa manifestazione e, soprattutto, a questa richiesta e a questa esigenza.
Quando parliamo di sperimentazione, vogliamo capire se vi è una linea politica da parte del Governo, e in particolare da parte del Ministero della giustizia, di creare delle situazioni analoghe a quella che si è sperimentata a Laureana di Borrello. Il sovraffollamento delle carceri, ovviamente, fa pensare a pene e a sanzioni alternative rispetto alla reclusione.
Questo credo che sia un dato che oggi è all'attenzione del Paese, delle forze politiche e del Parlamento. Vi sono dei percorsi e anche degli iter legislativi che vanno in questa direzione, ma non vi è dubbio che una sperimentazione così importante e fondamentale non poteva avere una battuta di arresto.
Lo dico con estrema chiarezza: questa è stata una vicenda molto grave, perché ha mandato un messaggio negativo in tutta la regione calabrese; in un territorio dominato e soggiogato dalla criminalità organizzata, dove vi è una realtà carceraria che cerca di legare i detenuti con il mondo esterno, reinserendoli attraverso una serie di attività che sono state da me richiamate all'inizio, ha certamente trasmesso un messaggio non esaltante e non qualificante, ma negativo. Perché il Governo ha fatto questa scelta? Non si è capito.
Poi, vi è un altro dato, che non è contenuto nella mia interpellanza urgente: non è possibile che non vi sia un titolare al vertice dell'amministrazione penitenziaria della Calabria, che vi sia un provveditore ad interim. Tutti bravi quelli che sono ad interim, anche questo. Non è possibile!
Qualche tempo fa si è ucciso il provveditore Quattrone e poi abbiamo avuto semplicemente dei provveditori ad interim. Credo che questo sia un dato assolutamente negativo, un messaggio negativo. Lo dobbiamo dire con estrema chiarezza: questi comportamenti del Governo non ci soddisfano; questi comportamenti - e lo dice un gruppo parlamentare che sostiene questo Governo - hanno un significato e non ci soddisfano.
Perché questo vuoto in una regione come la Calabria dove il responsabile dei problemi e delle attività penitenziarie viene spostato da una parte all'altra? Il titolare non c'è, non esiste. Ritengo che questo sia un vulnus e, ovviamente, un atto di debolezza.
Detto questo, signor Presidente, ascolterò con molta attenzione quanto ci vorrà dire il sottosegretario - che ringrazio sin d'ora -, ma non si tratta soltanto dell'episodio di Laureana di Borrello. Vorrei capire - mi auguro che riesca a chiarirlo - se vi è un'indicazione, un percorso, per quanto riguarda il futuro, se verranno moltiplicate altre sperimentazioni come quella di Laureana di Borrello non soltanto in Calabria, ma nel resto del territorio nazionale, se si porrà mano a tutta la problematica delle situazioni che emergono all'interno delle strutture penitenziarie per umanizzare la sanzione e la pena. Senza richiamare Cesare Beccaria o quant'altro, bisogna certamente richiamare una cultura, valori e principi che rappresentano un patrimonio del nostro Paese, una cultura che riguarda l'uomo, la sua dignità, come dicevo prima, e il suo rafforzamento.
Ritengo che sia in discussione non una singola vicenda carceraria, quella di un istituto penitenziario, ma tutto lo sforzo e un processo che il Governo e il Parlamento, come espressione del Paese, debbono fare per dare una fisionomia diversa, una prospettiva diversa, una capacità diversa nel fornire delle risposte ad un'umanità dolente, che deve certamente essere ricollocata e riqualificata, dove si può, in termini di civiltà e di umanità. Pag. 77
Ritengo che questi siano il senso e il significato della mia interpellanza urgente, partendo proprio da un episodio, per attirare l'attenzione del Governo sull'esigenza di far sì che ciò che è avvenuto nell'istituto penitenziario Luigi Daga di Laureana di Borrello possa essere un modello per altri tipi di sperimentazione e - perché no? - per altri tipi di comportamento e di modo di essere per quanto riguarda la sanzione, ma, soprattutto, lo sconto delle pene.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Sabato Malinconico, ha facoltà di rispondere.

SABATO MALINCONICO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, prima di entrare nel merito della problematica segnalata dall'onorevole Tassone nel presente atto di sindacato ispettivo, ritengo opportuno ribadire che la chiusura dell'istituto penitenziario di Laureana di Borrello è stata disposta con provvedimento avente carattere del tutto temporaneo. Tale operazione si inserisce, peraltro, nell'ambito di un'iniziativa di più ampio respiro, che interessa tutti i penitenziari del Paese e che è diretta a rimodulare l'assetto organizzativo degli istituti secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità, che tengano conto della diffusa condizione di sovraffollamento e dell'attuale riduzione di risorse, anche al fine di predisporre nuovi modelli gestionali e custodiali.
Nell'ambito, quindi, di una tendenziale rimodulazione dei circuiti penitenziari sono stati interessati tutti i provveditorati regionali con l'intento di programmare una più razionale distribuzione della popolazione detenuta ed ottenere un'ottimizzazione delle offerte trattamentali.
Nel caso in esame, la situazione di antieconomicità riscontrata ha determinato la chiusura in via del tutto temporanea dell'istituto, in modo da procedere al necessario rilancio della struttura e della sua alta valenza trattamentale e, contemporaneamente, recuperare risorse utili per fronteggiare situazioni emergenziali medio tempore verificatesi. Nel caso dell'istituto di Laureana di Borrello è stato, infatti, utilizzato il personale del locale nucleo traduzioni, che è stato impegnato per l'accompagnamento in udienza di numerosi detenuti imputati in maxiprocessi.
Pertanto, per dare attuazione ad una custodia attenuata che sia realmente rispondente agli obiettivi che l'amministrazione intende perseguire con alcune tipologie di strutture, si è pensato, nell'ambito del discorso riguardante l'intera regione Calabria, di rivedere completamente l'organizzazione dell'istituto di Laureana di Borrello, le cui potenzialità, notoriamente conosciute, sono state per il momento condizionate da circostanze che ne hanno fortemente compromesso la corretta funzionalità sotto il profilo gestionale.
Basti infatti pensare che, al momento della temporanea chiusura, il suddetto istituto ospitava 19 detenuti a fronte di 23 unità di polizia penitenziaria presenti in servizio.
Per procedere, quindi, alla riapertura dell'istituto, secondo i predetti criteri di funzionalità, sono stati individuati alcun passaggi propedeutici.
In prima battuta è stata decisa una diversa definizione della pianta organica dell'istituto. Attualmente la competente amministrazione è in attesa di ricevere la proposta del provveditore regionale che riguarderà anche gli altri istituti calabresi, attesa la necessità di rimodulare le piante organiche delle singole strutture del territorio, pur mantenendo ferma la dotazione organica complessiva definita con decreto ministeriale del 2001.
Una volta stimato l'organico necessario, che dovrebbe aggirarsi secondo una stima presunta sulle 25-30 unità, si provvederà, attraverso lo strumento dell'interpello, ad individuare il personale che sarà inviato all'istituto con provvedimento di assegnazione definitiva e non più di distacco.
In secondo luogo si è deciso di individuare in modo preciso e rigoroso i criteri per l'assegnazione dei detenuti, che dovrebbero essere previsti in numero di almeno 80 unità e che dovranno essere Pag. 78appositamente selezionati in base alla posizione giuridica, al percorso trattamentale intrapreso, essendo l'istituto di Laureana di Borrello, una struttura a custodia attenuata.
Infine è stata programmata una sensibilizzazione della comunità locale per realizzare iniziative ad alto contenuto risocializzante che siano connaturate alle caratteristiche dell'istituto ed alla filosofia che ne ha ispirato la nascita.
Una volta realizzati i citati passaggi funzionali e strutturali, che si ritiene possano concretizzarsi entro la fine del primo trimestre del prossimo anno, l'istituto di Laureana di Borrello potrà tornare ad operare a pieno regime.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare, se ritiene di farlo.

MARIO TASSONE. Se lei me lo consente, Signor Presidente, perché so che è molto generoso e magnanimo.

PRESIDENTE. Ne ha diritto. Prego.

MARIO TASSONE. La ringrazio Signor Presidente. Io ho ascoltato l'esposizione del sottosegretario.
Signor sottosegretario, lei ha detto, se non ho capito male che, verso la fine dell'anno, questa struttura dovrebbe essere riaperta. Non so se ho raccolto questa sua notizia, ovvero la notizia che lei ha dato: almeno a tempo breve dovrebbe essere riaperta.

SABATO MALINCONICO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Nel primo trimestre dell'anno prossimo.

MARIO TASSONE. Nel primo trimestre dell'anno prossimo. Signor Presidente, va bene, va molto bene, soltanto che non ci siamo sul senso e sul significato della mia interpellanza urgente, perché il Ministero della giustizia, tramite il sottosegretario Malinconico - che io ringrazio per la cortesia, per carità - ha preso questa vicenda come un fatto di ordinaria amministrazione.
Questo mi dispiace moltissimo. Io ho tentato di fare capire, anche nella mia illustrazione, che cosa significasse e cosa possa significare una struttura carceraria o un istituto penitenziario per quanto riguarda l'inserimento ovviamente dei detenuti. Mi si dice che si è bloccato temporaneamente perché c'era, come avevo già indicato, la traduzione di detenuti nei maxiprocessi per incombenza della Polizia di Stato.
Allora c'è certamente un problema di organico della Polizia di Stato. Della Polizia penitenziaria, non della Polizia di Stato, chiedo scusa e correggo. Ma questo ovviamente è un fatto che non giustifica nulla. Non giustifica nulla, non perché voglio dire che sono sufficienti gli agenti di polizia penitenziaria, ma nel passato la traduzione veniva ad essere affidata ai carabinieri. Poi quando abbiamo istituito la polizia penitenziaria, ovviamente si sono perse queste competenze. Ai carabinieri rimangono anche, nell'ambito giudiziario, delle attività giudiziarie, delle altre competenze residue, molte volte anche sostitutive per quanto riguarda la traduzione.
Io questo dato non lo capisco, perché si è interrotta una sperimentazione e soprattutto si è dato un messaggio, come dicevo prima, negativo, rispetto ad un istituto penitenziario che doveva essere emblematico. Io prendo atto che c'è un interpello. Sono fatti tecnici certamente che riguardano la vita di un'amministrazione.
Però il vero problema è stato un po' coperto da vicende burocratiche e tecniche. Mi auguro che ci possa essere, in questa ultima coda di legislatura, qualche altra possibilità di interlocuzione con il Governo, per capire come si vuole muovere il Governo per quanto riguarda una politica carceraria, all'interno delle strutture carcerarie, e anche per quanto riguarda questa custodia attenuata, come viene ad essere definita tecnicamente da parte del rappresentante del Governo.
C'è una vicenda Calabria che certamente non è stata nemmeno attenzionata da parte del Governo e nemmeno nella sua risposta, e anche questo mi dispiace. Non si è detto perché è nato il «Luigi Daga», Pag. 79con quali prospettive, ma il «Luigi Daga» fa parte... con tutte le difficoltà amministrative e di contenimento dei costi; ma questi contenimenti dei costi sono reali? Certamente, ma nessuno ha avuto mai il pensiero che ci sono dei benefici più avanti nel tempo, che ci sono dei ritorni anche sul piano dei benefici morali, sociali e anche economici. Se lo Stato e se un Governo, in questo momento, dice che ci sono stati problemi di carattere tecnico e di organizzazione e quindi bisogna riorganizzare, forse qualcosa non andava proprio all'interno delle strutture che fanno capo al Ministero della giustizia.
Forse non si è detto tutto in questa risposta, signor sottosegretario. Al Parlamento qualche parola in più la si deve dire, la si deve dire a qualsiasi parlamentare. Si deve dire il perché. Perché era temporanea, però come ci si è comportati poi? Perché sono andati via gli agenti, è stato svuotato anche l'istituto, era temporanea però con l'intenzione e con l'intendimento di chiuderlo in termini definitivi? Questo lo si deve dire. Allora io dico: perché lo si voleva chiudere in termini definitivi? Poi c'è stata la mobilitazione da parte delle forze sociali, degli amministratori, del mondo della cultura, dei religiosi, anche perché (questo lo ripeterò fino alla noia) ha un grande significato anche sul piano sociale, per quanto riguarda quella regione. Poi si ritorna indietro e poi si dice che si aspetta che il provveditore regionale faccia il piano. Certamente deve fare il piano, il provveditore regionale, c'è anche un altro bravo dirigente che ne fa le veci (Tortorella), per carità, però il Ministero della giustizia tenga anche conto che lì c'è un provveditore ad interim, bravissimo, un ottimo funzionario dello Stato, cui va dato merito e ringraziamento, che però non può avere due o tre incombenze; e questo non lo si dice. Poi mi si dice che bisogna fare un piano, che lo fa il provveditore, e però non mi si dice che c'è questo vulnus, questo vuoto in termini forti e drammatici. Come se la realtà calabrese fosse tutta tranquilla, tutta serena e quando un istituto penitenziario che rappresenta un fiore all'occhiello, ma soprattutto una prospettiva e si crea questa prospettiva, molte volte essa viene meno, o quanto meno viene coperta da una valutazione, da un ragionamento tecnicistico degli elementi dati dagli uffici del Ministero della giustizia.
Questo non è giusto, questo non l'accettiamo, signor Presidente. Prendo atto che si parla del primo trimestre, ma quando? Dopo che si saranno fatte le elezioni e ci sarà un nuovo Governo? Che cosa significa primo trimestre? Si rende conto, professor Malinconico, che l'indicazione temporale è po' aleatoria, un po' generica, un po' duttile, un po' elastica? Non ci si può accontentare di questo. Mi riferisco al primo trimestre: gennaio-febbraio-marzo. A marzo ci sono le elezioni e poi si può avere un nuovo Governo? Non c'è più la polizia penitenziaria?
Io ritengo che uno sforzo in più era da aspettarselo veramente e lo pensavo. Il Ministero della giustizia lo avrebbe potuto fare, anche per quanto riguarda date certe. Ma, soprattutto, anche le procedure che lei ha riferito e a cui lei si è richiamato nella sua risposta, sono un po' defatiganti. Noi conosciamo un po' le procedure dei Ministeri e chi c'è stato nei Ministeri e chi ha avuto responsabilità lo sa anche direttamente. Che significa il primo trimestre? Ogni giorno che passa è veramente una perdita secca di credibilità delle istituzioni rispetto ad una politica delle istituzioni e del Governo.
Allora, signor Presidente, se serve lo strumento del sindacato ispettivo, delle interpellanze che noi stiamo svolgendo in questo momento, inviterei, ovviamente affidandomi alla cortesia del sottosegretario, a richiamare il DAP che non può essere sempre il dominus di tutto. Il DAP non può essere il dominus del Ministero della giustizia. Il DAP deve soggiacere a quelle regole, alle norme e alle leggi dello Stato! Non può, ovviamente, pensare e immaginare che ci sia e che ci possa essere sempre di più una qualche iniziativa che va oltre gli elementi di razionalità e, soprattutto, di rispetto dei principi che noi vogliamo sempre di più affermare e difendere. Qui c'è un percorso che riguarda i diritti umani e i diritti civili: la custodia attutita, attenuata, come lei la vuole chiamare, Pag. 80l'inserimento di giovani dai 18 ai 34 anni, il loro lavoro manuale nella scuola, nella formazione e nel sociale.
Un'ultima battuta e poi concludo, signor Presidente: perché lei si affida al comune di Laureana di Borrello per una struttura sociale? E se non c'è questa struttura sociale? Intanto lei faccia il suo adempimento, lo dico al Ministero della giustizia. È un fatto serio quello che dice ovviamente perché ci siano delle strutture sociali importanti e fondamentali e mi va bene anche che sia aumentata la popolazione dei detenuti (mi pare che lei parlava di un certo numero che va al di sopra di quello che è stato ovviamente fino ad adesso).
Detto questo, Presidente, nel ringraziare il sottosegretario per la giustizia in questo particolare momento, lo ringrazio certamente anche per la cortesia e per l'amabilità, ma lei ovviamente si renderà conto, sottosegretario, con tutta la buona predisposizione, con tutta la simpatia, con tutta l'amicizia, che, se lei fosse da questa parte, quando mi si legge un foglietto tecnico-burocratico, senza nessuno slancio e senza nessun respiro, uno non può rimanere lieto e non può nemmeno brindare. Io, ovviamente, sono preoccupato e mi auguro che i tempi che lei ha indicato siano certi e che ci sia una soluzione ad un problema che non riguarda un comune, che non riguarda un istituto penitenziario, ma un modo di essere rispetto ad una politica carceraria che questo nostro Paese dovrebbe iniziare a fare.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta del 22 novembre 2012, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato in sede legislativa la seguente proposta di legge:
Senatori Possa ed altri: «Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei festival musicali ed operistici italiani di assoluto prestigio internazionale» (5419).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico, altresì, che, con lettere pervenute in data odierna, i deputati Isabella Bertolini, Gaetano Pecorella, Franco Stradella e Roberto Tortoli, già iscritti al gruppo parlamentare Popolo della Libertà, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 26 novembre 2012, alle 14:

(ore 14 e al termine del punto 4).

1. - Discussione del testo unificato dei progetti di legge (per la discussione sulle linee generali):
MUSSOLINI e CARLUCCI; BINDI ed altri; PALOMBA e BORGHESI; CAPANO e FERRANTI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; BINETTI ed altri; BRUGGER e ZELLER: Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali (Approvati, in un testo unificato, dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 2519-3184-3247-3516-3915-4007-4054-B).
- Relatore: Mussolini.

2. - Discussione del testo unificato dei progetti di legge (per la discussione sulle linee generali):
BUTTIGLIONE ed altri; STUCCHI ed altri; GOZI ed altri; PESCANTE ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa Pag. 81e delle politiche dell'Unione europea (Approvati, in un testo unificato, dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 2854-2862-2888-3055-3866-B).
- Relatore: Gottardo.

3. - Discussione della proposta di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 996 - D'iniziativa dei senatori: MALAN ed altri: Disposizioni in materia di temporanea insequestrabilità delle opere d'arte prestate da uno Stato, da un ente pubblico o da un'istituzione di rilevante interesse culturale o scientifico stranieri, durante la permanenza in Italia per l'esposizione al pubblico (Approvata dal Senato) (C. 4432-A).
e delle abbinate proposte di legge: ROSSO ed altri; CARLUCCI (C. 1937-3832).
- Relatore: Barbieri.

(ore 18).

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015 (C. 5535-A).
Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (C. 5535-bis).
- Relatore: Ciccanti.

La seduta termina alle 18,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5534-bis-A - odg 9/5 rif. 356 354 2 178 348 6 46 Appr.
2 Nom. odg 9/5534-bis-A/63 rif. 400 398 2 200 397 1 42 Appr.
3 Nom. odg 9/5534-bis-A/75 426 418 8 210 100 318 40 Resp.
4 Nom. odg 9/5534-bis-A/76 429 423 6 212 219 204 40 Appr.
5 Nom. odg 9/5534-bis-A/86 437 425 12 213 68 357 39 Resp.
6 Nom. odg 9/5534-bis-A/100 436 430 6 216 63 367 39 Resp.
7 Nom. odg 9/5534-bis-A/108 457 403 54 202 56 347 37 Resp.
8 Nom. odg 9/5534-bis-A/123 472 457 15 229 91 366 37 Resp.
9 Nom. odg 9/5534-bis-A/127 474 459 15 230 84 375 37 Resp.
10 Nom. odg 9/5534-bis-A/130 475 465 10 233 66 399 37 Resp.
11 Nom. odg 9/5534-bis-A/138 475 463 12 232 69 394 37 Resp.
12 Nom. odg 9/5534-bis-A/139 475 466 9 234 76 390 37 Resp.
13 Nom. odg 9/5534-bis-A/141 478 443 35 222 235 208 36 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/5534-bis-A/151 rif. 483 481 2 241 480 1 36 Appr.
15 Nom. odg 9/5534-bis-A/169 rif. 467 457 10 229 456 1 37 Appr.
16 Nom. odg 9/5534-bis-A/171 rif. 465 457 8 229 451 6 37 Appr.
17 Nom. odg 9/5534-bis-A/179 rif. 466 461 5 231 456 5 37 Appr.
18 Nom. odg 9/5534-bis-A/180 rif. 471 468 3 235 468 35 Appr.
19 Nom. odg 9/5534-bis-A/185 447 441 6 221 433 8 35 Appr.
20 Nom. odg 9/5534-bis-A/189 rif. 456 455 1 228 454 1 35 Appr.
21 Nom. Ddl 5534-bis-A - voto finale 461 445 16 223 372 73 24 Appr.