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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 705 di mercoledì 17 ottobre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 9,35.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Boniver, Brugger, Cicchitto, Gianfranco Conte, Della Vedova, Evangelisti, Tommaso Foti, Franceschini, Leo, Leone, Lucà, Milanato, Misiti, Moffa, Nucara, Pisicchio, Paolo Russo e Stefani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge:
ANDREA CASADIO, da Meldola (Forlì-Cesena), chiede l'istituzione della regione autonoma di Romagna (1645) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
FRANCESCANTONIO CEFALÌ, da Curinga (Catanzaro), chiede: la liberalizzazione delle rivendite di tabacchi e di generi di monopolio (1646) - alla VI Commissione (Finanze); misure per favorire la libera scelta dei medici di base (1647) - alla XII Commissione (Affari sociali); l'introduzione di un'assoluta incompatibilità tra pubblico impiego e attività libero-professionale, nonché nuove norme in materia di tassazione dei redditi e dei lavoratori autonomi (1648) - alle Commissioni riunite VI (Finanze) e XI (Lavoro);
ANGELO ROSSETTI, da Genova, e altri cittadini chiedono la riduzione del numero dei parlamentari (1649) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
RINALDO DI NINO, da Cuneo, chiede che sia introdotto l'obbligo, per i candidati a cariche pubbliche, di rendere pubblico il proprio curriculum, con la specifica evidenziazione anche di eventuali procedimenti penali in corso o conclusi (1650) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
FRANCESCANTONIO GENUA, da Seminara (Reggio Calabria), chiede che sia consentito il cumulo del riscatto dei periodi di congedo parentale e relativi al corso di laurea (1651) - alla XI Commissione (Lavoro); Pag. 2
MARIELLA CAPPAI, da Villasalto (Cagliari), chiede, l'introduzione del reato di tortura (1652) - alla II Commissione (Giustizia);
FRANCESCO CIRO CATANI e ALBERTO MONTANI, da Genova, e numerosissimi altri cittadini chiedono l'introduzione di limiti all'apertura di sale da gioco e ulteriori norme per ridurre i danni sociali del gioco d'azzardo (1653) - alle Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive);
CRISTIAN STEVANATO, da Rubano (Padova), chiede: nuove norme in materia di assistenza legale ai cittadini e per incrementare la produttività degli uffici giudiziari (1654) - alla II Commissione (Giustizia); interventi per migliorare l'efficienza dei termovalorizzatori per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (1655) - alla VIII Commissione (Ambiente); norme per sanzionare la diffusione di idee razziste e omofobe (1656) - alla II Commissione (Giustizia); nuove norme in materia di legittima difesa (1657) - alla II Commissione (Giustizia); la legalizzazione della cannabis indica (1658) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede: provvedimenti a difesa delle barriere coralline (1659) - alla VIII Commissione (Ambiente); agevolazioni fiscali per lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili (1660) - alla VI Commissione (Finanze); iniziative per giungere alla liberazione dei militari italiani detenuti in India (1661) - alla III Commissione (Affari esteri); che la solennità del 4 ottobre sia dedicata alla promozione della buona educazione (1662) - alla I Commissione (Affari costituzionali); il potenziamento dell'insegnamento della religione nelle scuole (1663) - alla VII Commissione (Cultura); l'abrogazione dei limiti per i pagamenti in contanti (1664) - alla VI Commissione (Finanze); la presenza di un dentista all'interno di tutti i reparti di pronto soccorso del Servizio sanitario nazionale (1665) - alla XII Commissione (Affari sociali); iniziative per fermare gli attentati a danni di cristiani in Kenya (1666) - alla III Commissione (Affari esteri).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,05.

La seduta, sospesa alle 9,45 è ripresa alle 10,05.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'India sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Roma il 10 agosto 2012 (A.C. 5521-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'India sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Roma il 10 agosto 2012.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 16 ottobre 2012.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 5521-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Pag. 3
Il relatore, presidente della Commissione, onorevole Stefani, ha facoltà di svolgere la relazione.

STEFANO STEFANI, Relatore. Signor Presidente, l'Accordo in questione, come già ricordato, siglato lo scorso 10 agosto, ha lo scopo di sviluppare la cooperazione tra Italia e India per il trasferimento delle persone condannate, al fine di facilitarne la riabilitazione sociale che, come noto, risulta di più agevole realizzazione nel contesto in cui la persona condannata sia presumibilmente assistita da più saldi legami sociali e familiari (Commenti). Signor Presidente, non si può...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di entrare in Aula e di prendere posto rispettando il relatore, che deve svolgere il suo intervento e avere la tranquillità necessaria, oltre che voi stessi, che dovete avere la possibilità di ascoltarlo. Prego, onorevole Stefani.

STEFANO STEFANI, Relatore. Grazie, signor Presidente.
L'Accordo, che si compone di 20 articoli, prevede che una persona condannata nel territorio di uno Stato contraente possa essere trasferita nel territorio dell'altro al fine di scontare la pena che gli è stata inflitta.
In tal modo, dal nostro punto di vista, sarà possibile che i cittadini italiani reclusi nelle carceri indiane possano tornare in Italia, evitando di essere sottoposti a quella «pena nella pena», rappresentata dalle difficoltà di ambientamento, di comunicazione e di socializzazione che incontra chi è detenuto fuori dal proprio Paese.
Il testo dell'Accordo segue modelli generali internazionalmente applicati in tale materia. L'autorità centrale competente è individuata per l'Italia nella Direzione generale della giustizia penale presso il Ministero della giustizia.
Rilevano, in particolare, le condizioni poste dall'articolo 4, tra cui il consenso volontario ed informato del detenuto da trasferire e l'esigenza che ciascun provvedimento di trasferimento riguardi un caso singolo.
Il trasferimento delle persone condannate implica, comunque, ai sensi dell'articolo 9, la continuazione dell'esecuzione della condanna, salvo l'ipotesi di un'eventuale revisione che resta di competenza dello Stato trasferente, ai sensi dell'articolo 10, ovvero l'ipotesi di concessione di grazia, amnistia e indulto ai sensi dell'articolo 11, riconosciuta a ciascuno Stato.
Quanto alle spese, esse saranno a carico dello Stato ricevente, ad eccezione di quelle sostenute esclusivamente nel territorio dello Stato ricevente.
Per quanto concerne il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica, oltre alle formule di rito, segnalo la quantificazione della copertura finanziaria, a decorrere dall'anno 2012, in euro 94.120, oltre a euro 4.500 per le spese di traduzione. Tale quantificazione è stata effettuata prevedendo un numero massimo di venti detenuti da trasferire annualmente.
Segnalo che, nel corso dell'esame in sede referente, è stato approvato un emendamento, volto a recepire una condizione tecnica posta dalla Commissione bilancio, in relazione alla formulazione della norma relativa alla copertura finanziaria.
Raccomando il celere iter del provvedimento, in quanto l'Accordo in esame può migliorare le condizioni di vita dei concittadini attualmente detenuti nelle carceri indiane, che sono circa venti, nonché agevolare il rientro nel proprio Paese di circa cento detenuti indiani in Italia, il cui trasferimento potrebbe contribuire a diminuire la pressione carceraria.
Queste considerazioni, suggerirebbero di procedere ulteriormente alla ratifica di analoghi accordi già siglati con altri Paesi, con sicuri benefici per la condizione dei nostri concittadini detenuti all'estero, nonché con una probabile riduzione della spesa pubblica.
Ritengo, peraltro, che non possa sfuggire a nessun collega l'importanza di migliorare, in questa materia delicata, il quadro giuridico pattizio bilaterale al fine di accrescere il livello di fiducia reciproca Pag. 4tra i due ordinamenti, chiamati in questa fase a dirimere la nota controversia dei marò italiani sotto processo nello Stato indiano del Kerala, che è seguita con apprensione e partecipazione non solo dal Parlamento, ma da tutta l'opinione pubblica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, sottosegretario Staffan De Mistura.
Colleghi per cortesia... La prego, sottosegretario, penso che quando la ascolteranno ci sarà più silenzio in aula.

STAFFAN de MISTURA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, ringrazio il presidente della Commissione, relatore del provvedimento, per quello che ha detto, perché coincide esattamente con la posizione del Governo.
L'Accordo in questione è stato firmato il 10 agosto dal capo del dipartimento giustizia del nostro Ministero della giustizia e l'ambasciatore indiano a Roma. Vi sono diciotto italiani detenuti nelle carceri indiane e centootto cittadini indiani detenuti nelle carceri italiane. Sono tutti possibilmente interessati da questo Accordo che, come ha detto giustamente il relatore, potrebbe essere molto utile - lo ripeto: molto utile - per risolvere e affrontare casi complessi che ci riguardano da vicino e riguardano tutti gli italiani, quindi anche il Parlamento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, credo che non sia necessario ricordare ai colleghi l'importanza di una veloce approvazione di questa ratifica, perché sono argomenti comprensibili e condivisibili, come dicevano il sottosegretario e il relatore, ma noi auspicheremmo anche che si procedesse con la stessa celerità e la stessa condivisione anche per altre ratifiche di accordi già siglati con altri Paesi. Penso, in generale, ai Paesi dell'America latina, in cui sono detenuti alcuni nostri concittadini che vivono e sopportano gravi disagi a qualsiasi livello.
Certo, deve anche far riflettere che le altrettanto importanti ratifiche inserite all'ordine del giorno - tra le quali mi riferisco evidentemente alla Convenzione dell'ONU sulla tortura, che attende da 25 anni di essere ratificata -, attendono da tempo di essere approvate, ma questo è un discorso che affronteremo in un'altra seduta e in un altro momento.
Tornando alla ratifica al nostro esame, l'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'India sul trasferimento delle persone condannate, fatta a Roma il 10 agosto 2012, è finalizzata allo sviluppo della cooperazione bilaterale per il trasferimento nello Stato di cittadinanza dei cittadini detenuti nel territorio dell'altro Stato contraente, in modo che tali soggetti possano scontare la pena comminata nel proprio Paese.
Si tratta di un provvedimento che consentirà a quanti condannati nei rispettivi Paesi contraenti di scontare la pena in condizioni logisticamente più sopportabili, per ragioni che attengono alla lingua, alla religione, alla possibilità di venire meglio assistiti dai parenti e anche alla socializzazione.
È chiaro ed evidente il richiamo immediato alla vicenda che ha visto e vede ancora coinvolti i nostri due marò per fatti ormai sufficientemente noti a tutti e affrontati più volte in quest'Aula. Ma il provvedimento avrà effetti benefici anche per i circa venti detenuti italiani che si trovano nelle carceri indiane, tra cui figura anche una giovane coppia condannata all'ergastolo di recente, oltre che per gli altri cento cittadini indiani detenuti in Italia.
Rispetto a questa ratifica, l'Italia dei Valori esprime il proprio voto favorevole, ricordando che bisogna lavorare, così come si è già detto in avvio, con la giusta sensibilità, con la giusta determinazione, facendo sì che questa ratifica segni un passo importante nei rapporti tra i due Governi e, soprattutto, che faccia conseguire quel risultato utile che tutti noi Pag. 5auspichiamo. Sono d'accordo con le parole del relatore e con la cautela e anche con il giusto indirizzo che ha dato il sottosegretario, perché in questi casi c'è poco da sbraitare: bisogna, soprattutto, conseguire i risultati. Infatti, credo che nella sensibilità e nell'operato diplomatico si possano raggiungere quei risultati, quegli obiettivi e quei contenuti che, spesso, a livello politico, non riusciamo ad ottenere a livello nazionale.
Quindi, credo che questa sia la traiettoria giusta su cui bisogna lavorare e penso che questa ratifica coglierà nel segno e servirà anche ad accelerare alcuni passaggi importanti tra il Governo indiano e il Governo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 5521-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.

(Esame degli articoli - A.C. 5521-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 5521-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Diamo ai colleghi il tempo di prendere posto. Onorevoli Mondello, Bonaiuti, Golfo, Binetti, Albini, Romani, Damiano, Fabbri, Ciccioli, Costa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 413
Maggioranza 207
Hanno votato
412
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati De Girolamo, Mazzarella, Cosenza, Ginoble, Vessa e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 5521-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Presidente Moffa, onorevoli Tommaso Foti, Cazzola, Centemero, Paladini, Ferranti, Rubinato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato sì 417
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati De Girolamo, Cosenza, Ginoble, Vessa e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 5521-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Carfagna, Cesario, Mondello, Miotto, Lanzarin, Farina, Marchignoli, Servodio, Cesare Marini, Iannarilli... Pag. 6
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 426
Votanti 425
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato
425).

Prendo atto che i deputati Ruben, Palomba, Cosenza, Ginoble, Vessa, Barbareschi e De Girolamo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 5521-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Ruben, Strizzolo, Servodio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 432
Votanti 431
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato
431).

Prendo atto che i deputati Cosenza, Ginoble, Vessa, Barbareschi e De Girolamo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5521-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Prendo atto che l'onorevole Di Stanislao rinunzia ad intervenire per dichiarazione di voto, rimettendosi all'intervento svolto nel corso della discussione sulle linee generali.
Saluto gli studenti e i docenti del liceo europeo dell'Istituto Gonzaga di Milano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, ci troviamo a ratificare un Accordo fatto a Roma lo scorso 10 agosto ed è del tutto evidente che di questo Accordo non si può parlare solo in termini generali.
In termini generali, l'Accordo ha lo scopo di sviluppare la cooperazione bilaterale tra Italia e India; si occupa, nello specifico, di consentire il trasferimento nel proprio Stato di cittadinanza dei cittadini detenuti nel territorio dell'altro Stato contraente. In questo modo, com'è evidente, i cittadini italiani reclusi in carceri indiane potranno tornare in Italia, evitando di essere, verosimilmente, sottoposti a condizioni detentive particolarmente dure. Con il presente Accordo possiamo dire, sempre in termini generali, che l'Italia vuole mirare soprattutto al raggiungimento dello scopo sostanziale della pena, almeno per quelli che sono i nostri parametri giuridici, e quindi al reinserimento sociale della persona condannata, e questo in maniera più agevole. Va evidenziato, in termini statistici e sempre per capirci, che attualmente i cittadini detenuti in India sono venti; sono il doppio, anzi sono quarantadue, gli indiani detenuti in Italia ma, come dicevo, è del tutto evidente che di questo Accordo sarebbe illogico parlare solo in termini generali.
Esso si inserisce, tra l'altro, con la rapidità del suo iter - come facevo notare l'Accordo è stato sottoscritto nello scorso mese di agosto -, ed ha una chiarissima connessione con la vicenda dei due marò italiani detenuti in India: Salvatore Girone e Massimiliano La Torre. Debbo dire che è giusto rendere apprezzamento al Governo, al Ministro degli esteri e al sottosegretario qui presente, per tutti i passi che hanno fin qui compiuto verso la Pag. 7liberazione o comunque verso la restituzione al Paese d'origine dei nostri due marò. Ciò perché noi sappiamo che una vicenda così complicata, così difficile, non si risolve certo né con gli appelli, né con gli slogan, né con la propaganda da due soldi. Sappiamo, tra l'altro, che il processo che li vede coinvolti è stato rinviato al prossimo 8 novembre e, per quanto ci riguarda, è giusto e opportuno ribadire, da un lato, la solidarietà nostra, del Parlamento e dell'intero Paese, verso i due marò, ma, dall'altro, va anche detto a chiare lettere che, su questa vicenda, essendo essa imperniata su fatti avvenuti in acque internazionali, l'India in realtà non avrebbe alcuna giurisdizione. È giusto rivendicare la giurisdizione italiana, è giusto che i due, ammesso che abbiano davvero commesso un errore e siano i responsabili della morte dei due pescatori indiani, siano giudicati ed eventualmente condannati da tribunali italiani. Tuttavia, ciò detto e preso atto di quella che è la situazione di fatto, se sciaguratamente dovessero andare male le cose, è del tutto evidente che questo Accordo, in qualche maniera, prepara una strada. Allora, con estremo realismo e credo con la concretezza e l'intelligenza di cui deve essere dotata questa Assemblea legislativa, noi voteremo con convinzione per la ratifica dell'Accordo in esame, ribadendo una volta di più la nostra solidarietà ai due marò italiani, che vogliamo testimoniare a nome non soltanto della parte che rappresentiamo ma dell'intero popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, credo che questa ratifica segni il primo record, perché l'Accordo in esame è stato stipulato il 10 agosto e lo ratifichiamo oggi. È un Accordo importante in sé, come tutti gli altri - l'abbiamo detto anche ieri - ma anche perché racchiude un momento di preoccupazione e di ansia di tutto il nostro Paese rispetto ai fatti che succedono in India. Questo record dimostra che, se vi è la volontà politica di ratificare gli accordi, ciò si può fare in tempi brevi. In generale, questo Accordo, le cui trattative probabilmente erano già partite da più tempo, concerne, come è stato detto, un rapporto reciproco fra Italia e India rispetto ai detenuti che sono nelle carceri dei due Paesi. Esso riguarda un numero magari apparentemente esiguo - credo alle parole del sottosegretario e non a dati delle statistiche -, cioè 18 italiani sono detenuti in India e 108 indiani sono detenuti in Italia. Si tratta di un numero sufficiente per creare condizioni anche umane diverse rispetto a quelli che sono i trattamenti nelle varie carceri. Certamente, le condizioni detentive di quel Paese sono particolarmente dure, e quindi pensare che i nostri concittadini possano comunque espiare la pena in Italia è una cosa giusta. Un reinserimento sociale della persona condannata è l'aspetto principale, oltretutto anche con la possibilità di avere un'assistenza più vicina con i legami familiari e sociali della persona detenuta. Ma è evidente che questo Accordo va oltre queste giuste situazioni che si sono create, queste giuste preoccupazioni rispetto alle persone detenute e va verso quella che è la vicenda che tutta l'Italia sta guardando con molta apprensione. Non mi è sfuggita la sottolineatura del sottosegretario quando, alla fine, nel ringraziare, ha detto che questo Accordo potrebbe essere molto utile per la situazione che tutti noi conosciamo.
Questo «molto utile» testimonia che il Governo credo abbia svolto il lavoro necessario per arrivare in fondo a riportare, nei tempi più brevi possibili, i due marò in Italia.
Su questo una riflessione va svolta, perché il diritto internazionale è stato violato palesemente dall'India. Sappiamo tutti che, al di là di quanto è successo, i due marò non potevano, non dovevano e non dovranno essere processati, secondo il diritto internazionale, in India, bensì in Italia. Pag. 8
Ma vorrei anche ricordare - qui lo faccio per stimolare ancora di più non solo il Parlamento, ma anche il Governo - che in quest'Aula più volte, e a 360 gradi, sono stati richiamati i vari Governi quando molte navi italiane venivano sequestrate dai pirati e prendevamo ad esempio i blitz dell'Inghilterra e degli Stati Uniti per liberare i loro uomini, cercando di individuare una strada, che noi abbiamo voluto, che era quella di portare sulle navi dei militari per difendere non solo i marittimi, ma anche i cargo italiani.
Lo abbiamo chiesto, lo abbiamo voluto fortemente in quest'Aula e poi è successo tutto quello che è successo. Quindi, noi siamo in debito con quelle persone che abbiamo mandato a difendere la bandiera italiana, gli uomini italiani, le merci italiane e i cargo italiani. Ecco allora che il nostro Governo deve mettere tutto il peso necessario per arrivare fino in fondo.
Mi rendo conto delle difficoltà. So che certe volte è meglio non parlare e agire per ottenere dei risultati. Credo comunque che, con questo accordo ratificato in tempi così stretti, si dia un segnale umanitario e si migliori il rapporto Italia-India (che in questo momento ha bisogno di essere migliorato). Si passi anche sopra alle cose che non funzionano, anche quelle di aver rinviato la vicenda del processo all'8 novembre, fatto ingiustificabile, ma speriamo che, come ha detto il sottosegretario, questa ratifica possa essere molto utile e sia utile in via definitiva.
Il nostro Paese rivuole in Italia i due marò, perché questi due marò hanno fatto solo il loro dovere e in più li abbiamo mandati noi. Pertanto, nel dichiarare il voto favorevole dell'UdC a questo disegno di legge di ratifica, voglio ancora spingere il Governo italiano ad andare fino in fondo nei tempi più brevi possibili (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, indubbiamente fa specie vedere in quest'Aula da questo Governo una così solerte velocità a discutere di una proposta, senza apporre la questione di fiducia, come avverrà nelle ore successive, su un disegno di legge che passerà all'unanimità, perché c'è l'assoluta volontà e certezza da parte del Parlamento, del popolo italiano, di fare in modo che questa vicenda spiacevolissima per i due marò venga a finire.
Ci domandiamo, tuttavia, le motivazioni per le quali solo dopo l'arresto e la detenzione di questi due marò in India, si venga a scoprire che ci sono altri 18 detenuti in India di cui per decenni nessuno ha mai parlato, né il popolo italiano, né il Governo, né tanto meno tanti parlamentari che si sono fatti promotori del ritorno a casa dei marò.
Così avviene costantemente ogni giorno per tanti nostri concittadini italiani che sono detenuti nelle carceri estere. Si contano circa tremila persone. Si tratta di tremila detenuti, tremila italiani che si son persi. Si sono persi nelle pieghe della giustizia dei vari Paesi. Faccio alcuni casi emblematici: Enrico Forti, Fernando Nardini, Mariano Pasqualin, Carlo Parlanti, Derek Rocco Barnabei. Sono tutti italiani - come definite voi - tutti vostri concittadini, nostri concittadini, che dovrebbero avere gli stessi diritti dei due marò, oppure degli oltre 20 detenuti nelle carceri indiane.
Altro aspetto negativo - perché indubbiamente, trattandosi di una ratifica di un accordo internazionale, ci deve essere, con un'azione propositiva, assolutamente una volontà da parte di tutti di approvare velocemente questo disegno di legge - è che non capiamo le motivazioni in ragione delle quali il Governo e il Parlamento non assicurino la stessa solerzia nel cercare un accordo con il Brasile per far ritornare un vostro concittadino, Cesare Battisti. Questo è inconcepibile, a mio modesto avviso, perché, se bisogna fare discriminazioni tra concittadini, queste sono discriminazioni di cui abbiamo già discusso e che vedremo in successive discussioni.
Oggi come oggi c'è la necessità e la volontà da parte del Governo di intervenire, e ritengo assolutamente positivo che Pag. 9vi sia stata una tale velocità di esecuzione, perché in questi mesi in cui sono componente della III Commissione (Affari esteri) ho sempre discusso di provvedimenti decennali, che avevano datazioni molto vecchie, forse per volontà politica, forse per negligenza dei Governo o del Governo. Però, oggi come oggi, in pochi mesi si sta andando a concludere una brutta pagina di questa storia e avremo la possibilità di fare in modo di chiudere un accordo bilaterale con un Paese estero come l'India.
Avremo, inoltre, la necessità di trovare con l'India degli accordi anche economici, considerato che vediamo sempre di più l'India sovrastare sull'economia italiana, in particolare sulle materie prime. Avremo poi la necessità in futuro di discutere, soprattutto con la speranza che anche al Senato passi in modo molto celere questo provvedimento. Con questo concludo e dichiaro il voto favorevole del gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, espongo brevissime note intanto per condividere la relazione del collega, il presidente della Commissione Affari esteri Stefani, e per ricordare a noi tutti che vi è un precedente importante che fa parte della civiltà del diritto ed è la Convenzione del Consiglio d'Europa sul trasferimento dei detenuti, che è stata firmata da un gran numero di Paesi. Quindi, credo che il cuore vero di questa Convenzione sia proprio questo scopo alto, nobile di consentire di riportare nella società i detenuti, quelli che hanno commesso un reato, nel proprio Paese di origine e, quindi, di poter assolvere a questo compito.
Credo che Italia e India si stiano in qualche modo, e con questa Convenzione soprattutto, allineando alla citata Convenzione del Consiglio d'Europa sul trasferimento dei detenuti, che è già operante, e per questo motivo il Partito Democratico, con largo consenso e con convinzione profonda, voterà a favore di questa Convenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, anch'io rilevo che la relazione del presidente della III Commissione, onorevole Stefani, è stata ampia ed esaustiva, come pure l'insieme dei chiarimenti che il Governo ha voluto dare su questo provvedimento. Si tratta, infatti, di un Accordo che ha lo scopo di sviluppare la cooperazione tra l'Italia e l'India per il trasferimento delle persone condannate, al fine di facilitarne la riabilitazione sociale.
Come è noto, essa risulta di più agevole realizzazione nel contesto in cui la persona condannata sia presumibilmente assistita da più saldi legami sociali e familiari, nel contesto nazionale.
L'accordo prevede che una persona condannata nel territorio di uno Stato contraente possa essere trasferita nel territorio dell'altro Stato, al fine di scontare la pena inflitta. In tal modo, sarà possibile che i cittadini italiani reclusi in carceri indiane (che, come il sottosegretario ha evidenziato, sono attualmente 18) possano tornare in Italia e che, per converso, anche i cittadini indiani che sono nelle carceri italiane possano rientrare in India. Il testo dell'accordo naturalmente segue i modelli generali internazionalmente applicati in tale materia, e l'autorità centrale competente è individuata per l'Italia nella Direzione generale della giustizia penale presso il Ministero della giustizia.
L'accordo - mi avvio a concludere - prevede che si pongano delle condizioni, tra cui il consenso volontario ed informato del detenuto da trasferire, e l'esigenza che ciascun provvedimento di trasferimento riguardi un caso singolo. Il trasferimento delle persone condannate implica comunque la continuazione dell'esecuzione della condanna, salvo l'ipotesi di un'eventuale revisione che resta di competenza dello Stato Pag. 10trasferente, ovvero l'ipotesi di concessione di grazia, amnistia o indulto riconosciuta a ciascuno Stato. Quanto alle spese, esse saranno a carico dello Stato ricevente, ad eccezione di quelle sostenute esclusivamente nel territorio dello Stato trasferente.
Come il sottosegretario ha evidenziato, questo provvedimento potrà affrontare e risolvere casi complessi e anche delicati, ma io credo, e voglio sottolineare, che l'Italia e l'India, che sono due grandi democrazie, due grandi Paesi basati sullo Stato di diritto, potranno veramente far tesoro di questo provvedimento per agevolare, affrontare e risolvere i temi delicati che il provvedimento stesso affronta.
Questo accordo, quindi, conferma e rafforza i rapporti e la collaborazione tra l'Italia e l'India e quindi, anche per queste ragioni, oltre che per il merito del provvedimento stesso, dichiaro il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 5521-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5521-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5521-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Luca... Onorevole Girlanda... Presidente Moffa... Onorevole Mazzarella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'India sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Roma il 10 agosto 2012» (5521-A):

Presenti 459
Votanti 458
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato 458
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,45).

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione del disegno di legge n. 5440-A/R, di conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute.
Ricordo che nella seduta di ieri il provvedimento è stato rinviato in Commissione.
Chiedo al presidente della XII Commissione (Affari sociali), onorevole Palumbo, di riferire all'Assemblea circa il successivo iter del provvedimento.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, come lei saprà, la Commissione ha concluso i lavori questa mattina alle 9,30 recependo, appunto, i rilievi fatti dalla V Commissione (Bilancio) in altrettanti emendamenti.
Dunque, il testo è stato mandato, evidentemente, in stampa e penso che la sua pubblicazione sarà pronta all'incirca verso Pag. 11le ore 12. Pertanto, chiedo alla Presidenza di rinviare a quell'ora il seguito della discussione di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Quindi il presidente Palumbo ci dice che potremmo passare all'esame di questo punto all'ordine del giorno intorno alle ore 12, evidentemente per problemi tecnici.
Quindi, a questo punto o sospendiamo la seduta oppure passiamo a prendere in esame i punti 3 e 4 dell'ordine del giorno.

DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, quello che ha dichiarato il presidente della Commissione affari sociali è la sacrosanta verità.
Però, le faccio presente che il Comitato dei nove non si è riunito, sebbene mi risulti che vi siano degli emendamenti su questo decreto-legge. Le chiedo perché il Comitato dei nove non si è riunito e perché non sono stati esaminati questi emendamenti.

PRESIDENTE. Onorevole Di Virgilio, abbia pazienza. Questa domanda la deve rivolgere al presidente Palumbo, che è anche suo vicino di banco. Mi dispiace.
Prego, presidente Palumbo, ha facoltà di parlare.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, il Comitato dei nove, se la seduta viene sospesa, può anche riunirsi. Non si è riunito - e tutti i componenti lo sanno - perché il Ministro ha più volte manifestato l'intenzione di porre la questione di fiducia.
Tuttavia, una volta che il testo sarà pronto, se i componenti della Commissione - se vi sarà il tempo in una sospensione della seduta - volessero procedere alle riunione del Comitato dei nove non ho niente in contrario.

PRESIDENTE. A questo punto, propongo all'Assemblea di prendere in esame i punti 3 e 4 all'ordine del giorno. Dopo sospenderemo la seduta e in quel tempo la Commissione avrà la possibilità di prendere in esame il testo. Anche la V Commissione (Bilancio) potrà fare le eventuali, ulteriori osservazioni.
Se non ci sono obiezioni rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3286 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Roma il 21 dicembre 2009 (Approvato dal Senato) (A.C. 5422) (ore 10,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Roma il 21 dicembre 2009.
Ricordo che nella seduta del 15 ottobre 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il vicepresidente della III Commissione ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 5422)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 5422), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 12

Onorevoli Patarino, Ronchi, Moroni, Sposetti, Mondello, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Le chiedo scusa, onorevole Zinzi, non l'avevo visto.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato
452).

Prendo atto che i deputati Ruben e Zinzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 5422), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Zinzi, Granata, Cesare Marini, Rossomando, Antonino Russo, Verducci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato
451).

Prendo atto che il deputato Consolo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 5422), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Cesare Marini, Cesareo, Mazzarella, Sardelli, Tanoni, De Poli, Mosella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
456).

Prendo atto che i deputati Consolo, e Gelmini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 5422), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gelmini, Mazzuca, Cesare Marini, Rampelli, Veltroni, Sardelli, Strizzolo, Barbareschi, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
454).

Prendo atto che i deputati Damiano e Consolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5422)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Pag. 13
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, vorrei dare un contributo in nome e per conto del gruppo dell'Italia dei Valori su questo provvedimento, significando che il 10 luglio del 1980 tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dell'allora Repubblica socialista federativa di Jugoslavia, fu sottoscritto un accordo di cooperazione scientifica e tecnologica che, come nel caso dell'accordo appena esaminato, è stato necessario rivedere ed aggiornare per gli ovvi motivi già accennati.
L'accordo in esame, dunque, sostituisce il precedente e risulta necessario per ovviare alla mancanza di ogni riferimento pattizio in materia, creatosi proprio a seguito dei ben noti cambiamenti storici e politici e per realizzare un nuovo quadro normativo di riferimento, volto a disciplinare ogni forma di collaborazione scientifica e tecnologica tra i Governi della Repubblica italiana e della Serbia.
L'accordo in questione contiene delle previsioni secondo le quali le parti si impegneranno ad aumentare la cooperazione nel campo dei progetti di ricerca, dei programmi di studio e di scambio di docenti e discenti, nell'organizzazione congiunta di seminari e conferenze e, non per ultimo, nell'attivazione di borse di studio. Sono tutti elementi essenziali per ottenere un efficace rapporto collaborativo, soprattutto se con il Paese in questione sono già in essere rapporti proficui o di buon vicinato, sia per la collocazione geografica, sia per affinità culturali.
Anche il Ministro Terzi di Sant'Agata, nelle sue recenti visite a Belgrado, ha più volte ribadito che per l'Italia i rapporti con la Serbia e con il resto dei Balcani, hanno assoluta priorità, soprattutto da quando, il 1o marzo, dal Consiglio europeo, è giunto il via libera alla concessione alla Serbia dello status di Paese candidato; certamente un passo storico considerando il ruolo di Belgrado nelle guerre balcaniche degli anni Novanta.
In questo contesto, non va dimenticato che l'Italia è stata sin dal primo momento a favore, e sostenitore instancabile, della concessione alla Serbia dello status di Paese candidato a far parte dell'Unione europea, come già ricordato.
Anche l'accordo alla nostra attenzione contiene dunque disposizioni e valide forme di cooperazione, che potranno contribuire a segnare un iter di crescita e di sviluppo, soprattutto se teniamo conto, in materia di collaborazione scientifica e tecnologica, che proprio lo scorso giugno, a margine di un convegno organizzato dall'ambasciata italiana in collaborazione con l'università della capitale serba, ha visto la partecipazione di numerosi esponenti istituzionali del mondo scientifico dei due Paesi.
In questo contesto è stato dato avvio ad una neonata associazione di ricercatori italiani e serbi, l'Ais, impegnati in ambito scientifico e tecnologico al fine di aggiungere un ulteriore tassello alle relazioni bilaterali tra i due Paesi, le relazioni politiche, economiche e culturali che meritano di essere anche valorizzate nel campo scientifico e tecnologico.
È noto che molte aziende italiane che operano in Serbia lo fanno in comparti ad alto contenuto tecnologico; si tratta di aziende che fanno ricerca, che assumono personale specializzato - ingegneri, tecnici ed esperti - e pertanto mi sembra evidente che anche rafforzare la collaborazione in questi settori possa agevolmente contribuire a creare sempre nuove opportunità di crescita per le rispettive economie, o per dare anche strumenti validi ai giovani che intendono essere impiegati in settori ad alto contenuto tecnologico, dove la competizione è già ad alti livelli, ma dove forse vi è ancora la possibilità di formarsi e ricevere gratificazioni.
Per tutti questi motivi, nonché per un'oggettiva necessità di colmare ogni vuoto, che possa permettere efficaci azioni di piena integrazione europea, preannuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori anche sulla ratifica di questo Accordo con la Serbia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 14

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, l'Accordo in esame è praticamente connesso e legato a quello che abbiamo detto ieri sull'altro con la Serbia concernente la lingua e cultura italiana, dove avevamo potuto capire quanto sia interessata la Serbia ad avere una maggiore conoscenza della nostra lingua, mentre sappiamo benissimo che purtroppo in Europa questa viene sempre più emarginata. Comunque ne costituisce in un certo senso il naturale completamento, poiché delinea la cornice giuridica necessaria per qualsiasi iniziativa e progetto di scambio scientifico e tecnologico fra i due Paesi.
L'impegno italiano nei confronti della Repubblica di Serbia, già particolarmente dinamico, vive oggi una fase di grande espansione anche in considerazione del forte partenariato commerciale; pensiamo che nel 2011 l'Italia è il terzo Paese partner commerciale di Belgrado, con un interscambio che supera i 2.200 milioni di euro e con un saldo a favore dell'Italia di oltre 350 milioni di euro.
Tenendo presente la necessità di consolidare sempre di più i rapporti, laddove funzionano, anche nell'interesse non solo prettamente culturale ma economico del nostro Paese, questi sono elementi sufficienti per dichiarare il voto favorevole dell'Unione di Centro per il Terzo Polo a questa ratifica, che è stata fatta nel 2009 e che quindi è, tra le tante ratifiche, né tanto vicina né tanto lontana, ma comunque porta a, e fa intravedere, un migliore rapporto fra i due Paesi dal punto di vista - come è stato detto ieri e oggi - culturale ed economico (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, al pari di quanto già espresso in merito alla ratifica precedente sui Governi italiano e serbo, anche in campo tecnologico e scientifico, è necessario approvare al più presto un Accordo bilaterale con la Serbia che superi l'attuale situazione di incertezza dovuta al venir meno della Jugoslavia; come quello culturale, forse ancor di più il campo tecnologico è fondamentale per sostenere il partenariato economico e commerciale con Belgrado, che richiede tecnologie italiane ed investimenti.
L'Accordo rappresenta inoltre un valido strumento per assicurare la protezione della proprietà intellettuale in ottemperanza alle norme internazionali e nazionali, come previsto dall'Allegato che è parte integrante dell'Accordo. In merito all'Accordo, detto questo, la Lega Nord Padania è assolutamente favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, nella seduta di ieri abbiamo svolto considerazioni sull'importanza della cooperazione strategica tra l'Italia e la Serbia; oggi entriamo nello specifico di un Accordo che prevede un accrescimento delle relazioni a livello tecnologico e scientifico. Come è stato rilevato dal relatore, offre ai nostri operatori presenti in questo scenario economico importante, una cornice di certezza per operare sia come aziende private, sia negli interscambi pubblici. Noi sappiamo che la Serbia è un partner importante, è il terzo partner commerciale, cioè noi siamo il terzo partner commerciale di questo Paese.
Gli scambi sono intensi e favorevoli al nostro Paese. Quindi, questo Accordo è accolto da noi nel modo più favorevole possibile, perché aggiunge un tassello in più, accanto all'Accordo culturale ratificato ieri, ai nostri rapporti, che potranno svilupparsi in un quadro di certezze per i nostri operatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

Pag. 15

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, come hanno ricordato i colleghi, questo è il secondo Accordo con la Serbia che ci accingiamo a ratificare, dopo quello che abbiamo ratificato ieri sulla cooperazione culturale. Questo conferma l'impegno italiano nei confronti della Serbia, un impegno di primaria importanza strategica, sia dal punto di vista politico che commerciale. Tra l'altro, la cooperazione culturale e scientifica è una delle chiavi di volta di questa collaborazione.
La Serbia considera l'Italia un punto di riferimento nel suo percorso di avvicinamento all'Unione europea. Proprio la settimana scorsa lo stesso Presidente Nikolic, durante la sua visita in Italia, ha definito molto solidi gli investimenti italiani in Serbia, citando la Fiat, il gruppo Maccaferri, Benetton e anche Banca Intesa Sanpaolo e Unicredit e ha ricordato di aver firmato anche l'accordo energetico, dichiarando di essere aperto e disponibile ad entrare con l'Italia in una «fase superiore», sottolineando che gli scambi con l'Italia ormai sono pari a quelli che la Serbia effettua con la Russia.
Voglio ricordare e sottolineare il fatto che la Serbia è un Paese ufficialmente candidato all'adesione all'Unione europea dal 1o marzo 2012 e, secondo la valutazione della Commissione europea, deve continuare a svolgere questo suo impegno affrontando tutti i temi e gli argomenti che devono essere superati per poter entrare proficuamente nell'ambito dell'Unione europea. Noi riteniamo che l'entrata della Serbia nell'Unione europea sia da promuovere con molta determinazione da parte nostra, perché entrare nell'ambito dell'Unione europea significa affrontare e risolvere tutta una serie di problemi che hanno caratterizzato la storia di un'area così tribolata e difficile come quella dei Balcani. Quindi, credo che dovremo lavorare, insistere e contribuire a fare in modo che la Serbia possa risolvere i problemi interni e i problemi di vicinato. Pertanto, in ragione dello specifico argomento che è al nostro esame, ma anche nella prospettiva di un allargamento di un'Europa che possa essere area di pace e di sviluppo complessivo - credo siano questi obiettivi altrettanto importanti e convergenti - riconfermo il voto favorevole del gruppo Popolo della Libertà su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5422)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5422, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tommaso Foti, Romani, Cesario, Zinzi, Mondello, Rampi, Fogliardi, Pagano, Laboccetta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 3286 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Roma il 21 dicembre 2009» (approvato dal Senato) (5422):

Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato 451
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che il deputato Consolo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Pag. 16 TESTO AGGIORNATO AL 18 OTTOBRE 2012

Testo sostituito con l'errata corrige del 18 OTTOBRE 2012 Discussione della proposta di legge: S. 3086 - D'iniziativa dei senatori: Peterlini ed altri: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi del 1991 nell'ambito dei trasporti, fatto a Lucerna il 31 ottobre 2000 (Approvata dal Senato) (A.C. 5465); e degli abbinati progetti di legge: Brugger ed altri; d'iniziativa del Governo (A.C. 5086-5420) (ore 11,06). Discussione della proposta di legge: S. 3086 - D'iniziativa dei senatori: Peterlini ed altri: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi del 1991 nell'ambito dei trasporti, fatto a Lucerna il 31 ottobre 2000 (Approvata dal Senato) (A.C. 5465); e della abbinata proposta di legge: Brugger ed altri (A.C. 5086) (ore 11,06).

Testo sostituito con l'errata corrige del 18 OTTOBRE 2012 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, d'iniziativa dei senatori Peterlini ed altri: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi del 1991 nell'ambito dei trasporti, fatto a Lucerna il 31 ottobre 2000; e degli abbinati progetti di legge d'iniziativa dei deputati Brugger ed altri e d'iniziativa del Governo.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per l'esame di tale proposta di legge è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 12 ottobre 2012.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, d'iniziativa dei senatori Peterlini ed altri: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi del 1991 nell'ambito dei trasporti, fatto a Lucerna il 31 ottobre 2000; e della abbinata proposta di legge d'iniziativa dei deputati Brugger ed altri.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per l'esame di tale proposta di legge è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 12 ottobre 2012.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 5465)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Narducci, ha facoltà di svolgere la relazione.

FRANCO NARDUCCI, Relatore. Signor Presidente, se lei mi autorizza, consegnerò il testo integrale della mia relazione. Mi limiterò ad alcuni accenni, ad alcune note e ad alcune sottolineature importanti su questa proposta di legge di ratifica ed esecuzione del Protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi.
Ricordo che il Protocollo sui trasporti, le cui trattative sono iniziate nel 1994, ha presentato particolari difficoltà nella messa a punto del testo in considerazione della delicatezza degli aspetti economici e ambientali che esso riveste, concernendo una regione di passaggio come quella alpina.
Per quanto attiene ai trasporti pubblici, il Protocollo prevede, innanzitutto, il potenziamento di sistemi di trasporto ecocompatibili. Pertanto, le strutture e le infrastrutture ferroviarie devono essere migliorate intorno a grandi progetti transalpini, che, oltre agli assi principali, terranno nel debito conto anche gli altri punti della rete e i vari terminali.
Di vitale importanza ecologica è, ovviamente, il passaggio su rotaia del trasporto merci nell'arco alpino. In materia di trasporti stradali, l'articolo 11 del Protocollo, quello che si è prestato a discussioni, talvolta anche molto accese, e che ha sempre costituito il profilo di maggiore criticità nel corso dell'esame parlamentare, fissa l'impegno delle parti contraenti ad astenersi dalla costruzione di strade di grande comunicazione per il trasporto transalpino, mentre solo ad alcune condizioni è consentita la realizzazione di progetti stradali di grande comunicazione per il trasporto intralpino.
Tengo a sottolineare che la materia in questione è stata oramai oggetto di una disamina in sede parlamentare particolarmente approfondita, come hanno confermato le audizioni svolte in Commissione affari esteri sia di soggetti istituzionali sia delle categorie interessate. A questo punto, assume rilievo prioritario l'esigenza di completare una procedura di ratifica che data ormai dal 31 ottobre 2000, la cui mancanza mette in grave difficoltà il nostro Paese, che, come noto, ospita - questo mi pare degno di rilievo - la segreteria della Convenzione per la protezione delle Alpi e ne ha appena assunto, con il Ministro Clini, la presidenza.
Ritengo, quindi, signor Presidente, che i delicati profili emersi nel corso dell'esame in sede referente ed evidenziati anche nelle condizioni espresse in sede Pag. 17consultiva possano trovare soluzione in un apposito ordine del giorno, che è stato predisposto all'uopo insieme al presidente della III Commissione.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Narducci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo ritiene che, grazie all'attività svolta in questo ramo del Parlamento, si sia riusciti efficacemente, con la soluzione dell'ordine del giorno, a contemperare l'esigenza di pervenire alla ratifica anche del Protocollo trasporti - che, a differenza degli altri 11 protocolli di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi, era stato stralciato in occasione dell'approvazione del disegno di legge di ratifica nel 2009 - con l'opportunità di fugare ogni dubbio sul fatto che questo Protocollo potesse rappresentare per l'Italia - unico Paese per il quale l'attraversamento delle Alpi è vitale, essendo la sola via terrestre di collegamento con il mercato unico europeo internazionale - un ulteriore fattore ostativo per la propria competitività.
Due, in particolare, gli ambiti rispetto ai quali le norme pattizie destavano le maggiori preoccupazioni per i loro potenziali effetti distorsivi e asimmetrici: l'impossibilità di costruire nuovi assi stradali transalpini e intralpini e l'internalizzazione dei costi esterni.
Riteniamo utile ovviare a questi profili di incertezza con la soluzione proposta dalla Camera e, quindi, manifestiamo il nostro assenso nell'accogliere l'ordine del giorno proposto.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, consegnerò certamente il testo integrale del mio intervento, ma vorrei svolgere brevemente alcune considerazioni in Aula, solo per significare che questa Convenzione ha l'obiettivo di promuovere misure volte allo sviluppo sostenibile del territorio alpino, nonché alla tutela degli interessi economici, sociali e ambientali delle popolazioni che qui vivono e lavorano.
Vi è il tema del ritardo, che riguarda sempre queste ratifiche; basti pensare che sono trascorsi venti anni di «balletti parlamentari», e ciò, certo, non aiuta a trarne giudizi positivi.
Il tema che rimane, in questo momento, riguarda il fatto che, finalmente, chiudiamo una partita che ci vede protagonisti e che tiene in giusta considerazione lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia del territorio alpino. Credo che, all'interno di questi temi e di questi interessi, l'economia, gli aspetti sociali e ambientali delle popolazioni finalmente troveranno la giusta dignità e collocazione, nonché la giusta valorizzazione.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, se già era stata lunga la fase negoziale del Protocollo - iniziata nel lontano 1994 e conclusasi con la firma da parte dell'Italia nel corso della VI Conferenza delle Alpi nel 2000 - la successiva vicenda parlamentare che si è snodata attraverso ben tre legislature, dodici anni, rappresenta un caso da manuale, a dimostrazione della necessità ed urgenza di procedere ad una radicale riforma dell'attuale sistema bicamerale. Pag. 18
La componente delle minoranze linguistiche, in quanto rappresentante di due importanti realtà alpine quali le regioni Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige, ha espresso, sin dall'inizio, convinto sostegno alla Convenzione per la protezione delle Alpi e ai suoi protocolli attuativi.
La suddetta Convenzione pone al centro del suo interesse la salvaguardia del patrimonio paesaggistico, ambientale e naturalistico che costituisce una fonte di ricchezza essenziale per le comunità alpine. Il Protocollo trasporti ne è una naturale logica conseguenza operativa con l'impegno, contenuto nell'articolo 1, ad attuare una politica sostenibile dei trasporti tesa a ridurre gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico eccessivo, attuando, in particolare, un significativo trasferimento su rotaia dei trasporti, specie del trasporto merci, puntando, come recita espressamente l'articolo 10, sul miglioramento dell'infrastruttura ferroviaria. Tutto ciò in piena sintonia con le linee direttrici dell'Unione europea che pone tra i propri obiettivi la riduzione delle emissioni nel settore trasporti del 60 per cento entro il 2050 ed il potenziamento per le merci di soluzioni multimodali basate sui trasporti marittimi e ferroviari.
In questi anni il confronto di merito ha fatto emergere perplessità e preoccupazioni legittime, ma anche posizioni preconcette e strumentali, giunte fino ad affermare che con l'approvazione del Protocollo trasporti - cito e concludo, signor Presidente - di fatto le nostre splendide Alpi costituirebbero confini invalicabili per la nostra economia. Ciò è francamente eccessivo.
Ci auguriamo, dunque, che l'Aula voglia, infine, esprimersi favorevolmente su questa ratifica troppo a lungo attesa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 5465)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.

(Esame degli articoli - A.C. 5465)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 5465), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Ravetto, Carfagna, Ghizzoni, Porcino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 443
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato
403
Hanno votato
no 40).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 5465), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Verducci, Marini, Sardelli, Benamati, Paladini...

Pag. 19

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato
400
Hanno votato
no 41).

Prendo atto che il deputato Scalera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 5465), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moffa, Cesario, Damiano, Carfagna, Galletti, Cosenza... ancora l'onorevole Damiano... onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 436
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato
396
Hanno votato
no 40).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 5465)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 5465).
Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare l'unico ordine del giorno presentato, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Stefani n. 9/5465/1.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Stefani n. 9/5465/1, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5465)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, abbiamo sempre considerato il Protocollo trasporti un atto fondamentale, forse più importante della Convenzione delle Alpi.
Per questa ragione abbiamo giudicato a suo tempo negativamente la ratifica separata dagli altri protocolli, approvati nel mese di aprile di quest'anno; separazione determinata da interessi corporativi e da una politica debole, che ha avuto conseguenze negative nei rapporti dell'Italia con altri Paesi europei, in modo particolare con quelli che hanno già firmato tutti i protocolli.
Ripetiamo anche oggi che era e rimane senza fondamento la preoccupazione che l'entrata in vigore del Protocollo possa pregiudicare la possibilità di realizzare infrastrutture stradali sul territorio italiano.
L'articolo 11 del Protocollo trasporti - basta leggerlo - non legittima né dubbi né ragioni di opposizione, perché pone vincoli ostativi non ad infrastrutture sul territorio italiano, ma alla realizzazione di nuove opere stradali transalpine a tutela dei Pag. 20territori alpini, un obiettivo tra l'altro condiviso da tutti i Paesi che hanno firmato e ratificato la Convenzione.
L'ipotesi di una clausola interpretativa di salvaguardia allegata allo strumento di ratifica, sostenuta dal Governo e richiesta dall'ordine del giorno approvato dall'Aula, con cui si impegna l'Esecutivo a chiarire che le disposizioni dell'articolo 11 non pregiudicano la possibilità di realizzare progetti stradali di grande comunicazione sul territorio italiano; ci sembra sostanzialmente ininfluente, perché, a nostro giudizio, non vi erano e non vi sono profili di incertezza.
Con questo voto, che avviene tra l'altro in un momento importante, perché l'Italia ha attualmente la Presidenza della Convenzione, si conclude positivamente un iter iniziato diverse legislature fa e atteso dalle regioni alpine da molto tempo. Per questi motivi, in coerenza, voteremo «sì» alla ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Di Stanislao, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toto. Ne ha facoltà.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, il Protocollo dei trasporti è uno dei nove protocolli che compongono la Convenzione per la protezione delle Alpi del 1991, approvato a Lucerna nel 2000. Esso prevede un coordinamento dello sviluppo integrato dei sistemi di trasporto, la diffusione di mezzi di trasporto a basso impatto ambientale, la realizzazione di opere di protezione delle vie di trasporto contro i rischi naturali e, più in generale, la tutela dell'ambiente per quanto riguarda i rischi del trasporto.
Particolare difficoltà il Protocollo ha avuto nell'ambito dell'applicazione, in particolare dell'articolo 11 - ma soprattutto per la complessità della faccenda -, che prevedeva l'impegno delle parti ad astenersi dalla costruzione di nuove strade di grande comunicazione: l'impatto dell'articolo è di facile immaginazione. Ricordiamo, però, che già nella discussione in sede comunitaria il Governo italiano aveva ottenuto una dichiarazione interpretativa volta a chiarire la portata degli articoli più controversi.
Ricordiamo inoltre che nella IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati è stato espresso parere favorevole, con la condizione che il Governo allegasse allo strumento di ratifica del Protocollo una dichiarazione interpretativa che escludesse dai divieti imposti la realizzazione di opere ricadenti esclusivamente nel territorio nazionale e che, conformemente alla direttiva 2011/76/UE, prevedesse la facoltà di internalizzare le esternalità di costo.
Per questi motivi, esprimendo il parere del gruppo di Futuro e Libertà come senza dubbio favorevole, esprimiamo anche soddisfazione per essere arrivati finalmente ad una definizione della questione, che meritava comunque di essere approvata più celermente (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche da parte dell'Unione di Centro si esprime la soddisfazione per essere finalmente arrivati in fondo alla ratifica di un Protocollo estremamente importante e anche molto complesso, se pensiamo che oggi ratifichiamo una parte di questo Protocollo, che è quella che riguarda i trasporti.
Nella sua complessità questo Protocollo praticamente ha come obiettivo la salvaguardia dell'ecosistema naturale delle Alpi, lo sviluppo sostenibile e gli interessi evidentemente economici delle popolazioni residenti. A questo Protocollo aderiscono ben otto Paesi, quindi è una parte importante dell'Europa, molto significativa.
Per quanto attiene a questo ultimo stralcio del Protocollo complessivo che riguarda i trasporti che - lo ricordiamo bene - in questa Aula alcuni mesi fa erano stati estrapolati, perché ritenuti bisognosi Pag. 21di maggiore approfondimento, nella sua stesura mira più che altro all'attuazione di una politica sostenibile dei trasporti tesa a ridurre gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico intralpino e transalpino ad un livello che sia tollerabile per le persone umane, ma anche per la fauna, la flora e il loro habitat.
Se pensiamo che tutti gli altri Paesi hanno già da tempo ratificato complessivamente questo Protocollo, al di là delle rispettive posizioni, dobbiamo assolutamente dirci che il nostro ritardo non fa bene, perché fino a quando tutti i Paesi non abbiano ratificato un qualsiasi Protocollo, l'attuazione dello stesso evidentemente non può essere avviata.
Pertanto, al di là di tutto, credo che con soddisfazione si possa dire che siamo arrivati in fondo. Spero che quest'Aula approvi il provvedimento in oggetto: so che vi sono sensibilità diverse, ma indubbiamente, per le Alpi, per questi Paesi, per ciò che rappresenta questo Protocollo, è un dato positivo. Quindi, esprimo il voto favorevole dell'Unione di Centro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Protocollo relativo alla Convenzione delle Alpi ha avuto un percorso difficile, a cui qui, oggi, si vuole porre fine con una forzatura, nonostante permangano tutte le perplessità - certo, non solo della Lega Nord - che lo hanno accompagnato, ormai, da dieci anni.
Abbiamo condiviso tutto della Convenzione per la tutela delle Alpi, tutto l'approccio culturale che lo ha voluto e concepito per riconoscere al territorio alpino un valore non solo naturalistico, ma anche quello di un patrimonio culturale e umano tradizionale che ne ha forgiato il carattere e il sistema economico. Solo i superficiali possono pensare che la catena montuosa centrale dell'Europa abbia costituito una barriera, un muro da valicare. Le Alpi sono sempre state luogo di incontro, di scambio e di passaggio dei popoli europei: tutelarlo è giusto e importante, ma, purtroppo, con questo Protocollo relativo ai trasporti, temo che l'entusiasmo abbia avuto il sopravvento, portando a scrivere un testo fuori dalla realtà.
L'articolo 11 del Protocollo, infatti, vieta chiaramente e categoricamente la costruzione di qualsiasi strada nell'arco alpino. Scritto così, il provvedimento non ha niente di ecologico né di ambientalista e l'esperienza di questi dieci anni dalla firma del Protocollo ha già dimostrato che, di per sé, non sarà questo a favorire lo sviluppo di forme di trasporto alternative, come quello ferroviario. Così è solo un diktat e, come tutti i diktat, è stupido e ottuso e non favorisce alcun effetto positivo.
La tutela dell'ambiente alpino passa per uno sviluppo compatibile con l'ambiente naturale, non con la negazione di ogni sviluppo, che può favorire solo l'abbandono di questo territorio, anziché una rinnovata centralità. Lo diciamo da dieci anni: si è compiuto un errore scrivendo il Protocollo in questo modo e un errore si può riparare rivedendo e rinegoziando il testo, non imponendo al Parlamento di ratificare il provvedimento, chiudendo gli occhi, e poi si vedrà. Questo atto di ratifica è stato esaminato dalla Commissione affari esteri in sede referente, mentre sarebbe stato giusto, a mio avviso, che la Commissione trasporti ne avesse avuto la responsabilità: anche in questa scelta, è stato compiuto un errore di prospettiva.
Ci avete chiesto di ratificare questo provvedimento per onorare un impegno internazionale: richiesta legittima, ma viene prima il prestigio internazionale o il contenuto che vincolerà la nostra politica dei trasporti nel nord del Paese per i prossimi anni? Infatti, il sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, interpellato in Commissione al Senato, ma poi non ascoltato, ha manifestato tutte le sue perplessità ad assumersi un simile impegno, proprio in un Paese come il nostro, Pag. 22che già sconta ritardi penalizzanti dello sviluppo infrastrutturale. Nel nostro Paese, infatti, circa l'80 per cento della logistica è legato al trasporto su strada, in un settore nel quale la maggior parte delle imprese conta un solo addetto, e non un numero limitato di addetti.
Di tutto questo contesto, il Protocollo trasporti non tiene assolutamente conto. L'obiettivo di trasferire tutto il trasporto su ferrovia è certamente nobile, ma del tutto utopistico, mancando completamente le infrastrutture necessarie e, oggi più che mai, mancando le risorse anche solo per avviare la costruzione.
Riporto le parole testuali del sottosegretario Improta in Commissione esteri al Senato, quando si è tentato, con un blitz, di approvare questo Protocollo nell'ultimo giorno dell'ultima seduta di agosto dell'Aula, per nascondere ai mass media distratti le critiche sostanziali e motivate che solo la Lega ha lanciato in un'Aula semivuota. Riporto le parole del sottosegretario Improta per evidenziare che un esponente di questo Governo e questa maggioranza, non un oscurantista padano, ritiene che: «(...) La situazione italiana di oggi impone un'estrema cautela onde tutelare il ruolo strategico del Paese in ambito europeo, anche rispetto al sistema portuale e alla piattaforma logistica. Il principio per cui chi più inquina più paga potrebbe danneggiare gli interessi nazionali».
Presentare, dunque, questo atto di ratifica dopo lo stralcio deciso alla Camera, senza affrontare i problemi che potrebbero derivare dall'applicazione del Protocollo, mi sembra un gesto autoritario e insensato. Invito ancora, per l'ennesima volta, tutti i colleghi a riflettere profondamente prima di votare questo Protocollo.
Indubbiamente esprimiamo soddisfazione per il parere favorevole all'ordine del giorno che è stato approvato con un colpo di reni dall'Aula, grazie al buon testo che è stato presentato, però, purtroppo, mi dichiaro sfavorevole alla ratifica del Protocollo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,31)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, votiamo questo che, come ha detto il collega Brugger, è il Protocollo forse più importante tra quelli che fanno parte del complesso che riguarda le attività transfrontaliere dell'arco alpino.
Sarebbe stato possibile votarlo anche prima, poiché non c'erano motivi di alcun tipo che ne ostacolassero l'approvazione già nel corso dell'esame degli altri Protocolli. Abbiamo perso tempo, questa è la sostanza. Abbiamo perso tempo perché si è costruita una resistenza che non fa i conti con la realtà dei fatti, cioè che dall'Europa vengono sfide che il mondo del trasporto italiano deve inevitabilmente accettare. Se c'è una responsabilità della politica, sta nel fatto che, nel corso degli anni, non si sono accompagnate le legittime e giuste preoccupazioni con politiche che dessero strutturalmente una svolta innovativa a un sistema che non regge più.
Non c'è niente da fare, il trasporto transalpino non avverrà più attraverso un incremento di quello su gomma; non c'è più la cultura di base nelle popolazioni perché questo tipo di sviluppo e questo tipo di crescita possano ancora determinarsi (parlo del trasporto su gomma). Quindi, siamo tutti chiamati - Governo, associazioni e imprese - ad una coraggiosa, se volete, ma inevitabile modificazione dei comportamenti e delle politiche.
Naturalmente si è insistito sul fatto che ci potessero essere dei rischi nell'articolo 11. Ebbene, ritengo che abbiamo ovviato, in via definitiva, a questi rischi con l'approvazione, da parte del Parlamento, di un ordine del giorno che si fa carico di queste preoccupazioni. Lo abbiamo fatto volentieri, perché l'importante è che chiudiamo questo capitolo e che cerchiamo, tutti insieme, di procedere in avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 23

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, le finalità di questo Protocollo, indubbiamente, sono valide e condivisibili, perché si tratta di realizzare e attuare una politica sostenibile dei trasporti, tollerabile per l'uomo, per la fauna, per la flora e per il loro habitat e anche per contribuire allo sviluppo sostenibile dello spazio vitale e delle attività economiche, collegandole anche alla conservazione dei paesaggi naturali e culturali, nell'ambito della possibilità di garantire il traffico sia intra-alpino che transalpino, incrementando l'efficacia e l'efficienza dei sistemi di trasporto.
Naturalmente tutto questo ha creato delle condizioni per cui anche da parte nostra, come Italia, come Paese che ha una sua particolare caratteristica per quanto riguarda la realtà alpina, c'è il bisogno di infrastrutture stradali, portuali, ferroviarie e logistiche adeguate alle nostre esigenze, per sostenere lo sviluppo e la competitività, tenendo conto, naturalmente, delle caratteristiche geomorfologiche del nostro territorio e, appunto, come ho detto prima, della particolare condizione del nostro Paese.
Allora, da questo punto di vista, per contemperare le esigenze che ho citato, mi pare che la posizione del Governo sia estremamente condivisibile. Anche in considerazione della circostanza che l'Italia ospita - lo voglio sottolineare - gli uffici del segretariato permanente della Convenzione delle Alpi e avendo assunto la presidenza della Convenzione a partire dallo scorso mese, il Governo ha valutato positivamente l'esigenza di procedere alla ratifica di questo Protocollo e si è impegnato a chiarire, all'atto di deposito dello strumento di ratifica, eventualmente anche attraverso la formulazione di una dichiarazione interpretativa, che le disposizioni dell'articolo 11 non pregiudicano la possibilità di realizzare progetti stradali di grande comunicazione sul territorio italiano, comprese le infrastrutture necessarie per sviluppo degli scambi con i Paesi situati a nord dell'arco alpino, e che - cito proprio il testo dell'ordine del giorno - le disposizione relative all'internalizzazione dei costi esterni, di cui agli articoli 3, comma 1, 7, comma 1, e 14, sono da riferirsi all'acquis comunitario.
Credo si tratti di una posizione estremamente condivisibile, che rende merito anche - lo devo sottolineare - al lavoro assiduo e complesso, ma anche completo, che la III Commissione della Camera, con il contributo delle altre Commissioni, in particolare della Commissione trasporti, ha svolto.
Credo anche che quando si realizzano queste condizioni ciò rappresenti un successo che va sottolineato e quindi, da questo punto di vista, preannunzio, proprio in ragione di questo risultato positivo, il voto favorevole del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5465)

Testo sostituito con l'errata corrige del 18 OTTOBRE 2012 PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 5465, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Crosetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3086 - «Ratifica ed esecuzione del Protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi del 1991 nell'ambito dei trasporti, fatto a Lucerna il 31 ottobre 2000») (Approvata dal Senato) (5465):

(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato
383
Hanno votato
no 39).

Pag. 24

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Dichiaro così assorbiti i progetti di legge nn. 5086 e 5420.
Si è così concluso l'esame dei punti nn. 3 e 4 all'ordine del giorno. Come precedentemente comunicato, sospenderemo la seduta.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 5465, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Crosetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3086 - «Ratifica ed esecuzione del Protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi del 1991 nell'ambito dei trasporti, fatto a Lucerna il 31 ottobre 2000») (Approvata dal Senato) (5465):

(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato
383
Hanno votato
no 39).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 5086.
Si è così concluso l'esame dei punti nn. 3 e 4 all'ordine del giorno. Come precedentemente comunicato, sospenderemo la seduta.

Pag. 24

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 11,40).

LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad una interrogazione a mia prima firma dell'11 giugno scorso, la n. 5-07046, in merito al testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia.
Lo faccio in quest'Aula dopo averlo fatto numerose volte per iscritto, ma senza assolutamente ottenere una risposta da parte del Governo.
Signor Presidente, visto che il Ministero della giustizia, con la circolare n. 28 dell'11 maggio del 2012, ha inteso fornire chiarimenti in merito all'ordine di interpretazione da attribuire ad alcuni aspetti relativi al contributo unificato nelle cause di lavoro e previdenza, crediamo sia utile e sollecito una risposta, perché si parla di una circolare del maggio scorso sul provvedimento approvato nel 2011.
Per questo, signor Presidente, sollecito la calendarizzazione di questa interrogazione al più presto possibile, perché l'anno prossimo sicuramente sarebbe veramente troppo tardi e non rispettoso delle prerogative parlamentari da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, abbiamo registrato che ieri, 16 ottobre, a Palazzo Chigi non si è svolto il vertice di Finmeccanica convocato dal Presidente Monti alla presenza dei Ministri dell'economia e della difesa e che lo stesso è stato rinviato a data da destinarsi.
Avevamo apprezzato l'iniziativa del Presidente Monti per le ragioni che finalmente includeva formalmente e pubblicamente il dossier Finmeccanica nella sua agenda. Ritenevamo, e riteniamo, che il problema Finmeccanica debba assumere la dignità di una questione nazionale di rango governativo, dal momento che fino ad ora abbiamo assistito ad un processo di non decisione governativa e manageriale.
In più circostanze, abbiamo richiesto il rovesciamento dell'attuale strategia manageriale, a nostro parere erronea, erratica, inconcludente ed incapace di realizzare gli stessi obiettivi dichiarati, da Super Selex alle vicende Ansaldo STS, Ansaldo Energia, Ansaldo Breda secondo la filosofia di vendere alcuni oggetti preziosi per pagare l'affitto, come dal miglioramento dei risultati economici alla valorizzazione della posizione competitiva globale sulla vicenda Eads-Bae e l'alta tecnologia del core business aerospaziale, della difesa e della sicurezza.
Signor Presidente, intendo ricordare all'Aula che il gruppo Finmeccanica vale un punto abbondante di prodotto interno lordo e che questo valore è per l'80 per cento realizzato fuori dal contesto nazionale e impegna in Italia 75 mila dipendenti. Signor Presidente, chiediamo che il Governo venga a riferire in Parlamento su quale indirizzo intenda dare di politica industriale a Finmeccanica e quali iniziative intenda assumere nel breve e rapido periodo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 25

PRESIDENTE. Ovviamente, nonostante una piccola disattenzione del Presidente, comunicheremo la sua richiesta al Governo. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12,30.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 12,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute (A.C. 5440-A/R).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute.
Ricordo che nella seduta di ieri il provvedimento è stato rinviato in Commissione. Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il parere sul nuovo testo della Commissione. (Vedi l'allegato A - A.C. 5440-A/R).
Chiedo al presidente della XII Commissione (Affari sociali), onorevole Palumbo, se intende illustrare all'Assemblea le modifiche contenute nel nuovo testo della Commissione.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, vorrei svolgere una piccola premessa e affermare che questo è stato un testo su cui si è lavorato molto in Commissione sempre con la presenza costante del Governo e del Ministro in particolare. Abbiamo concluso stamattina i lavori, come voi sapete, con l'approvazione degli emendamenti della Commissione bilancio che evidentemente ci permettono di portare avanti il testo senza recare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, perché altrimenti evidentemente non sarebbe stato possibile portare il testo in Aula.
È ovvio che non tutte le cose sono state accettate e possono essere accettate, anche e soprattutto per i rilievi che ha avanzato la Commissione bilancio. Tuttavia posso dire sinceramente che moltissimi degli emendamenti, oltre settecento, che erano stati presentati sono stati accolti, anche rielaborati e rivisti per cercare di rendere il testo quanto più consono possibile alle esigenze di una gestione migliore della salute nel nostro Paese. Le ultime variazioni che abbiamo approvato sono state dovute, come dicevano i relatori, ai rilievi della Commissione bilancio. Purtroppo questa è la legge; l'articolo 81, quarto comma, della Costituzione ci impone questo e non potevamo fare altrimenti. Speriamo che nei provvedimenti futuri anche queste cose che non sono state accolte adesso lo potranno essere, sempre per poter migliorare la gestione della salute nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della quinta classe del Liceo Rosmini di Trento e gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico commerciale di Roccasecca, dell'Istituto tecnico industriale di Cassino e dell'Istituto tecnico per geometri di Cassino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5440-A/R)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro della Salute, Renato Balduzzi. Ne ha facoltà.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012 n. 158, recante disposizioni urgenti per Pag. 26promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute, come modificato da ultimo dalla XII Commissione (Affari sociali), al fine di tenere conto delle condizioni poste ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione dalla V Commissione (Bilancio).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, cosa posso dire? Non se ne può più, signor Presidente. Non se ne può più di un Parlamento che quotidianamente viene esautorato dalle sue funzioni, che si trova in una condizione per cui deve accettare di decidere se dare la fiducia o meno ad un Governo perché, altrimenti, i provvedimenti non vanno avanti e non possano essere discussi all'interno dell'Aula come dovrebbe essere normalmente. Vorrei fare davvero un richiamo anche al Presidente della Repubblica perché non è possibile che ci troviamo di fronte settimanalmente alla posizione di questioni di fiducia: oggi sarà questa, la settimana prossima ci sarà quella relativa agli enti territoriali e poi ancora così.
Infatti, credo che siamo di fronte ad un cambiamento reale della nostra Costituzione, perché viene impedito davvero al Parlamento di svolgere la sua funzione.
Io non so se questo Governo si sia mai posto da questo punto di vista il problema di quello che sta facendo, ma chiedo a lei, signor Presidente, di farsi parte attiva perché cessi questo modo di legiferare con un Governo che, come la settimana scorsa, attribuisce deleghe a se stesso (che è il massimo dell'improntitudine), a fronte di situazioni in cui comunque, anche al di là della delega a se stesso, continua ad approvare provvedimenti solo grazie alla posizione di questioni di fiducia.
Vorrei anche richiamarmi a tutti coloro che sostengono questo Governo qui dentro e che nelle Commissioni, fuori dall'Aula e nei comunicati stampa, continuano a dire che sta facendo delle cose sbagliate, però poi quando arriviamo qui dicono semplicemente «sì» al momento della fiducia.
Credo che sia ora che questo Governo, invece, se ne vada a casa e che si vada rapidamente, non in marzo, ma a dicembre, ad elezioni perché finalmente il nostro Paese abbia un Governo regolarmente e democraticamente eletto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, a questo punto è quasi imbarazzante anche dover intervenire e dover far presente ogni settimana, perché ormai si viaggia quasi ad una fiducia a settimana. Su qualsiasi tipo di decreto e di provvedimento questa maggioranza non trova i numeri per portare in Aula un provvedimento serio e poi poterlo portare a termine senza porre la questione di fiducia. È a termini di Regolamento, lo sappiamo, però crediamo che possa servire anche un richiamo a questo Governo e a questo modo di operare.
Infatti, non si possono esautorare in questo modo le prerogative del Parlamento e dell'Aula perché ogni volta che arriva un provvedimento serio, ecco che il Governo pone la questione di fiducia. Inoltre, questo Governo deve avere anche un po' la franchezza di non dover pensare di cambiare il mondo, perché viene qua, pone la fiducia su una questione come un decreto-legge sulla salute e poi vende all'opinione pubblica che riuscirà a fare una riforma della Costituzione, come quella che ha varato nelle scorse settimane, per cui servono quattro passaggi in pochi mesi.
Almeno abbia la decenza di non prendere in giro i cittadini: non è in grado nemmeno di fare un decreto-legge sulla salute eppure vende al Paese che farà una riforma costituzionale sui poteri delle regioni. Ecco, signor Presidente, magari la settimana prossima ci ritroveremo qui un'altra volta a dover criticare la posizione della questione di fiducia. Questo è il Pag. 27nostro ruolo, non ci resta che fare questo, anche se francamente ormai è quasi senza senso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

LUCIO BARANI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI, Relatore. Signor Presidente, ovviamente come relatore, vorrei dire ai colleghi che sono intervenuti che il Ministro ci ha detto che ha posto la questione di fiducia sul testo uscito dalla Commissione. La Commissione ha affrontato mille emendamenti, li ha discussi, ne ha approvati tanti e al dibattito hanno partecipato sia i colleghi Palagiano che Molteni, che sono i rappresentanti in Commissione dei gruppi (Italia dei Valori e Lega Nord) a cui appartengono i colleghi che sono intervenuti. Molti di questi emendamenti sono stati approvati.
Certo, dopo la nostra Costituzione con l'articolo 81, comma quarto, dice che ci deve essere copertura e la tagliola della Commissione bilancio è prevista dalla Costituzione. Noi, come Commissione, abbiamo pedissequamente recepito senza commentare le condizioni poste dalla V Commissione. Per questo, noi ringraziamo il Ministro, che ha voluto dirci che la fiducia è posta su quel testo su cui, per oltre un mese, la Commissione ha lavorato, giorno e notte, e, quindi, noi lo ringraziamo dell'attenzione che ha posto al Parlamento, perché la XII Commissione rappresenta l'intero Parlamento sulle questioni concernenti gli affari sociali.

VINCENZO D'ANNA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, credo di dover riprendere le eccezioni di chi poc'anzi ha invocato una constatazione che ormai dovrebbe essere più che evidente, cioè che il Parlamento è completamente esautorato, nella buona sostanza, dall'esprimersi su provvedimenti che, alla fine, dovrebbero interessare quest'Aula e non il surrogato di quest'Aula all'interno di una Commissione.
Do atto al Ministro dell'attenzione, della presenza, della disponibilità e di quant'altro egli ha mostrato nel corso delle numerose sedute che si sono svolte nell'ambito della XII Commissione (Affari sociali) e anche del fatto che siano stati accolti molti emendamenti, cambiando in alcuni aspetti il decreto-legge iniziale, così come era stato adottato dal Consiglio dei Ministri.
Ma, stamattina ho dovuto votare contro su tutte le disposizioni che la Commissione bilancio ha voluto far pervenire alla XII Commissione (Affari sociali). La questione è molto semplice. Vi è il MEF che interviene, con una serie di considerazioni che spesso non attengono assolutamente agli aspetti economici e finanziari dei provvedimenti. Non credo sia competenza del MEF, ma sia competenza della Commissione bilancio, stabilire la percentuale di succo d'arancia che deve esservi nelle aranciate. Né questo viola o mette in discussione minimamente le sorti delle finanze del Governo italiano.
Pertanto, se il procedimento si inverte, ovverosia che vi è un Ministro che propone un decreto, vi è una Commissione che va ad esaminare circa 900 emendamenti e, alla fine di questa defatigante opera, vi è poi la Commissione bilancio che pedissequamente esegue quello che il MEF suggerisce, allora noi dobbiamo fare un cambio dei Regolamenti parlamentari e dobbiamo, per qualsiasi proposta del Governo, inviarla al MEF, in modo che qualcuno ci dica quello che è possibile fare e quello che non è possibile fare. Invertiamo il procedimento applicando qualcosa che, tra l'altro, i giuristi ben conoscono, che è il contrarius actus e, cioè, facciamo l'inversione delle procedure e arriviamo in quest'Aula in modo che almeno ci farete discutere delle cose che pare non minaccino la stabilità economica e finanziaria della nazione.
Se queste cose non vengono dette qua dentro, al di là delle discussioni di merito Pag. 28rispetto ad un Governo, che è bene ricordarlo, è il Governo della Presidenza della Repubblica e non del popolo italiano, ad un Parlamento che viene a sua volta esautorato dai funzionari del Ministero dell'economia e delle finanze, ad una Commissione bilancio che è succube e prona a queste indicazioni che si ribaltano poi sulla Commissione di merito, talché da questo «intruglio da alchimista» viene fuori il testo del maxiemendamento che il buon Ministro, senza alcuna colpa, è costretto poi a presentare al Parlamento, apponendo la questione di fiducia e non consentendo al Parlamento di esprimersi sul provvedimento stesso, allora vi sono due condizioni di subalternità del Parlamento. La prima è rispetto ai burocrati del Ministero dell'economia e delle finanze, i quali ben farebbero ad accorpare a sé il Ministero della salute.

LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, difendo gli interventi che sono stati fatti dai colleghi, dal collega Fugatti in particolare, proprio perché, come ha detto il Ministro, il testo sul quale verrà posta la questione di fiducia è il testo che esce da una Commissione in cui circa il 90 per cento sono quasi tutti medici. È un testo che parla e che tratta proprio delle questioni legate ai medici, dai pensionamenti alla depenalizzazione della colpa lieve, ad esempio, e dico che tra queste vi sono argomenti che dovrebbero essere sottoposti all'attenzione dell'Assemblea proprio perché potrebbe esservi, magari, qualche conflitto di interesse.
È per questo che sostengo l'intervento che ha fatto il collega contro la questione di fiducia, proprio perché in quella Commissione sono prevalentemente tutti medici. Quindi, ci mancherebbe che i medici non possano legiferare sulla loro materia quando le questioni sono di carattere collettivo, ma ove queste questioni di carattere collettivo potessero essere avvicinate a questioni che potrebbero suscitare anche lontanamente qualche ipotesi di conflitto di interesse di settore, in senso generale, sinceramente - secondo me - a questo punto, è meglio che sia l'Assemblea ad esprimersi e non tramite la votazione di una questione di fiducia, ma anche con il voto dei singoli emendamenti. È vero che ne sono stati presentati circa 350 ed è vero che il nostro gruppo ne ha presentati quasi quanti sono i componenti del gruppo, ma ciò perché si toccano materie molto particolari, materie che riguardano il titolo V della Costituzione, ovvero il ruolo e le competenze delle regioni, materie che, secondo me, sono oggetto di un più ampio dibattito parlamentare, non legate al mero voto della questione di fiducia, nell'ambito del quale i colleghi si troveranno a dover rispondere con un «sì» o con un «no», senza poter intervenire nel merito personalmente, con la propria competenza, con la propria professionalità e con la propria esperienza parlamentare.

PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, vorrei dire che in questo contesto ci stiamo abituando un po' troppo ad un uso eccessivamente frequente delle questioni di fiducia, e in questo caso specifico si tratta di una questione di fiducia posta su un decreto-legge così com'è uscito dal dibattito delle Commissioni, cosa che è già comunque una garanzia sufficiente di democrazia perché, chi ha partecipato al dibattito in tutte le discussioni, sa quanto esso è stato animato e vivace, e come, in certi punti, si sia raggiunta anche una soglia di tensione che rispecchia la sensibilità, la passione ed i modelli relativi alla sanità che ci sono in tutti noi.
Voglio dire una cosa però: ciò che più mi interessa, in questo momento, mettere in evidenza, è come si siano confrontati questi due modelli di sanità: il primo, pone al centro dell'attenzione, in qualche modo, i bisogni dei pazienti e dei cittadini, letti in chiave di salute; il secondo si inquadra Pag. 29in una logica che pone al centro dell'attenzione del dibattito un mero criterio economicistico.
Da questo punto di vista, lo scontro vero è stato tra un'assoluta mancanza di risorse e, comunque, una certa chiusura da parte della V Commissione (Bilancio) a leggere, in chiave di sviluppo, questo decreto-legge, e la considerazione dello stesso quasi esclusivamente come un costo. In realtà, il titolo stesso di questo decreto-legge è molto interessante e molto importante perché guarda alla sanità come ad un volano di sviluppo. Viceversa, è sembrato che la V Commissione (Bilancio) lo considerasse esclusivamente un centro di costo. Credo che, su questo punto, anche nel dibattito sui prossimi disegni di legge e sui prossimi decreti-legge che dovremo affrontare, dovremmo fare dei passi in avanti. Non è possibile che le esigenze della salute vengano sempre subordinate ad una visione dell'economia che considera la salute nella sfera dei costi e non in quella degli investimenti.
Valga per tutti solo un esempio, signor Presidente: quello che è successo anche ieri sera - ero presente anch'io in V Commissione (Bilancio) - in un dibattito su un articolo che riguardava il tema «concreto» del gioco d'azzardo, quando il sottosegretario presente, che rappresentava il Governo, davanti alle insistenze con cui noi intendevamo affermare la difesa della tutela dei giocatori e delle fasce più fragili e giovani, è sembrato quasi che quella riduzione proposta potesse, in qualche modo, far saltare l'intero dibattito, perché evidentemente su una misura di prevenzione, che riduceva quello che potenzialmente poteva essere un gettito fiscale, la lettura del problema era esclusivamente in termini di gettito fiscale e non in termini di tutela della salute e di prevenzione del disagio.
Quindi, il problema vero che vogliamo porre è un problema che riguarda i modelli di salute che vogliamo in questo Paese, il valore che la tutela della salute deve occupare all'interno dell'intero dibattito del Governo e non soltanto - per quello che vale, credo che lo stia facendo anche con molta tenacia e determinazione - del Ministro della salute (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, molto brevemente, mi è venuta voglia di commentare un po' questo dibattito. Io voglio ricordare ai colleghi che sono intervenuti, che la XI Commissione (Lavoro) aveva, all'unanimità nel suo parere, espresso addirittura delle condizioni in un giudizio molto critico rispetto ad alcune soluzioni che si venivano prefigurando nel decreto-legge sulla salute sulla questione delle pensioni. Se vogliamo fare tra di noi un discorso da persone di questo mondo, quando una Commissione lavoro si pronuncia su una materia di sua competenza con una condizione, un'altra Commissione ne tiene conto. Questa norma, che noi avevamo criticato, se ho ben capito è stata espunta dal testo grazie all'intervento del Ministero dell'economia e delle finanze, grazie al parere dato a norma del quarto comma dell'articolo 81 della Costituzione, altrimenti la XII Commissione (Affari sociali) non avrebbe tenuto in considerazione che un'altra Commissione competente in quella materia aveva espresso delle critiche molto severe.
Quindi, signor Presidente, se lei me lo consente, visto che io e lei ci conosciamo da tanto tempo, mi lasci dire in quest'Aula: Dio benedica la Ragioneria generale dello Stato (Applausi di deputati dei gruppi Popolo delle Libertà e Partito Democratico).

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, io penso che la Ragioneria generale dello Stato talvolta, riguardo a Pag. 30questo decreto-legge, abbia un po' esagerato e sia uscita dalle proprie competenze, perché ci sono norme che sono state cancellate, ma che non hanno nessun contenuto economico. Io aggiungo che la Ragioneria generale dello Stato, in questo caso, e la V Commissione (Bilancio) mancano entrambe di uno «sguardo lungo». Faccio due esempi: norme che tendono ad efficientare il sistema, a renderlo più efficace e a introdurre elementi di innovazione, consentono di spendere meno, consentono di evitare gli sprechi in sanità; quando invece ci si attarda nel difendere l'esistente, si tira il freno a mano rispetto all'innovazione, non si fa un buon servizio al Servizio sanitario nazionale, ma non si fa un buon servizio nemmeno agli equilibri di finanza pubblica. Faccio anch'io due esempi: sul gioco, aver tolto norme importanti che in XII Commissione (Affari sociali) erano state approvate, significa difendere pochi spiccioli oggi e non farsi carico delle migliaia di euro da spendere domani per contrastare la dipendenza da gioco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e questa è cecità. Faccio un secondo esempio, sul rischio clinico: ho sentito dalla collega Molteni avanzare una critica bruttissima, ha detto che molti componenti della Commissione affari sociali sarebbero in conflitto di interessi...

LAURA MOLTENI. No, non è così!

ANNA MARGHERITA MIOTTO. ...perché sono medici. Avendo lei approvato per tre anni molte leggi a difesa degli interessi di un singolo, ha fatto un po' di confusione con professionisti e con parlamentari che sono medici, ma che difendono la specificità della professione medica all'interno del Servizio sanitario nazionale.
Anche qui c'è uno sguardo corto, miope. Impedire alle aziende, o meglio impedire l'obbligo dell'assicurazione obbligatoria, significa non fare passi avanti nel contrastare la medicina difensiva che fa sprecare soldi per prestazioni che sono perfettamente inutili, ritarda la non appropriatezza delle prestazioni perché tutti sappiamo che più farmaci non significa più salute, che più specialistica non significa più salute, che più indagini diagnostiche non significano più salute. Talora è vero il contrario, anzi sicuramente è vero il contrario per quanto riguarda la sostenibilità finanziaria del Servizio sanitario nazionale.
In questo senso, credo che occorra uno sguardo diverso quando si esaminano queste norme. Mi dispiace che siano state tolte norme importanti, tuttavia il decreto-legge conserva grande rilievo e grande importanza per quello spazio di innovazione che è stato consentito. Pertanto, non possiamo che condividere la posizione della questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare per fatto personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, innanzitutto voglio spiegare all'onorevole Miotto che, quando ho parlato di conflitto, non mi riferivo al singolo, a questo o a quel collega, ma intendevo in senso più ampio un conflitto rispetto alla materia trattata. (Commenti dell'onorevole Miotto). Ovviamente, infatti, se da un lato è bene che chi è dentro la materia, perché esercita una professione, porti tutto quello che può portare, su alcuni punti delicati del decreto-legge però - quando si parlava ad esempio della depenalizzazione della colpa lieve - mi riferivo ad una ipotesi di conflitto esclusivamente per la materia trattata, rivolta al settore, non a questioni personali, da nessun punto di vista. È un discorso diverso, intendevo un conflitto in quel senso. Per quanto riguarda gli interessi, ricordo all'onorevole Miotto che la Lega Nord si è sempre battuta in quest'Aula perché fossero tutelati gli interessi dei cittadini e non gli interessi del singolo, perché fossero tutelati gli interessi del nord.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, le ricordo - se mi fa parlare per favore - Pag. 31che ai sensi del Regolamento le ho dato la parola per fatto personale, dopodiché non può svolgere nuovamente un intervento; ha già parlato sulla stessa questione un quarto d'ora fa.

CARLA CASTELLANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, anche io vorrei confutare un po' le dichiarazioni della collega Laura Molteni, che stimo, quando parla di conflitto di interessi da parte della classe medica nella Commissione di merito. Cara collega, non credo che aver proposto un emendamento per la copertura dell'inserimento della ludopatia nei Lea, o aver proposto un emendamento che istituiva un fondo che avrebbe dovuto attingere dai proventi del gioco d'azzardo, che è stato approvato all'unanimità, tocchi argomenti da conflitto di interessi. Qual era la filosofia? Lo Stato produce una patologia sociale, che non è una patologia sanitaria, e nell'ambito di chi incassa denaro producendo una patologia sociale, bisognerebbe trovare le risorse per coprire le esigenze che poi si creeranno, per curare questa patologia.
Allo stesso modo, è stato dato parere contrario all'emendamento che prevedeva la diffusione dei defibrillatori in molte strutture, che potevano essere necessari per salvare la vita dei giovani, un emendamento approvato anch'esso in Commissione, che aveva trovato la copertura di 40 milioni di euro aumentando le accise sul tabacco. Accettando questo emendamento, che quindi non era scoperto, si sarebbero prodotti due effetti positivi: uno era quello di prevenire ancora di più le patologie da tabacco, perché costando i pacchetti 5 euro, che tanto sarebbero arrivati a costare, si sarebbe fatta un'opera buona di prevenzione dal fumo; l'altro effetto è che si sarebbe potuto concedere a diverse strutture sportive, e anche universitarie, di attrezzarsi con strumenti che - è dimostrato - possono salvare la vita.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo perché ieri ho appreso dalla stampa che è stata commissariata la sanità della regione Lazio, con il dottor Bondi in sostituzione del presidente Polverini. In Italia abbiamo cinque regioni - oltre al Lazio, ci sono la Campania, la Calabria, l'Abruzzo e il Molise - che si trovano nelle medesime condizioni, cioè sono regioni commissariate, però per il Lazio c'è stata la sostituzione del presidente, mentre solitamente si nomina il presidente come commissario. La medesima operazione era stata fatta in Molise, dove anche era stato «eliminato» il presidente Michele Iorio e nominato un commissario dal Governo.
Ribadisco la necessità di dover commissariare la regione Calabria per la sanità, «eliminando» il presidente Scopelliti, perché la sanità è un vero disastro in quella regione. In Calabria hanno sciolto il consiglio comunale di Reggio Calabria, non per colpa degli attuali amministratori, nessuno dei quali è indagato, ma perché hanno trovato l'humus precedente, l'humus Scopelliti. E questa è una ragione in più per cui Scopelliti non può continuare a fare il commissario in una regione dove non vi sono i bilanci nelle ASL, dove non vi è tracciabilità della contabilità e dove addirittura 5 ASL su 11 neanche danno giustificazioni. Con l'occasione, signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, le ho dato la parola sull'ordine dei lavori. Cerchi almeno di trovare un collegamento tra quello che dice e la ragione per cui ha chiesto di parlare, perché mette in difficoltà la Presidenza.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo che il Governo intervenga, come ha fatto per la regione Lazio ieri, commissariandola e mandando Bondi in sostituzione della Polverini. Pag. 32È avvenuto anche per il Molise. Voglio solo concludere con una precisazione, che ritengo d'obbligo.
Ieri è stata strumentalizzata una mia metafora, forte e incisiva, con la quale attaccavo i Fiorito, i Formigoni e gli Scopelliti, dicendo che questa gente non può stare nelle istituzioni, bensì altrove. Voglio precisare che non vi è alcun accostamento o relazione con il popolo ebreo: io amo il popolo ebreo e rispetto ancora di più quel popolo ebreo, deportato. Amo tutti i popoli del mondo e mi batto in Parlamento e fuori del Parlamento perché voglio cittadini e popoli liberi.
Però, ribadisco che bisogna essere spietati e inesorabili con i Fiorito, gli Scopelliti, i Formigoni, e così via.

PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, è convocata immediatamente la Conferenza dei presidenti di gruppo al piano Aula per definire l'articolazione del dibattito fiduciario.
Sospendo la seduta, che riprenderà subito dopo la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 13,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che, avendo il Governo posto la questione di fiducia sul mantenimento dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione in legge n. 5440 - Conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute, come stabilito a seguito della odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la votazione per appello nominale avrà inizio domani, giovedì 18 ottobre, alle ore 9,30, previe dichiarazioni di voto.
La seduta inizierà pertanto alle ore 8.
Seguirà l'esame degli ordini del giorno (il termine per la presentazione dei quali è fissata alle ore 18 di oggi). La votazione finale avrà luogo nella mattinata di domani.
Lo svolgimento del question time previsto per le ore 15 di oggi, avrà regolarmente luogo.
Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo nel pomeriggio di domani, dopo la conclusione dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge.
Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Dal Lago, Della Vedova, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Leo, Lucà, Milanato, Misiti, Moffa, Pisacane, Pisicchio e Stefani sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro Pag. 33dell'interno, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative per incrementare e migliorare l'impiego delle forze di polizia nel contrasto allo sfruttamento dei disabili a scopo di accattonaggio - n. 3-02537)

PRESIDENTE. L'onorevole Porcu ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02537, concernente iniziative per incrementare e migliorare l'impiego delle forze di polizia nel contrasto allo sfruttamento dei disabili a scopo di accattonaggio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CARMELO PORCU. Signor Presidente, ringraziamo il signor Ministro per la cortesia che ha avuto a venire qua in Aula a rispondere a questa nostra interrogazione.
Con il collega Baldelli, abbiamo presentato questo atto di sindacato ispettivo per chiedere al Governo di stroncare in maniera proprio decisa questa nuova drammatica forma di schiavitù moderna, che vede disabili gravi, provenienti soprattutto dai Paesi dell'Est, sbattuti agli angoli delle strade e delle piazze delle città italiane per chiedere l'elemosina.
Si tratta di un racket a fini di accattonaggio che colpisce le persone più deboli nella scala sociale delle nostre comunità, una forma di schiavitù moderna assolutamente inaccettabile. Signor Ministro, bisogna fare qualche cosa. Questi poveri cristi sono portati da bande criminali internazionali che, sulla loro sofferenza, sulla loro malattia e sulla loro incapacità di difendersi, lucrano in maniera vergognosa.
Si tratta di un fatto gravissimo, che non è degno di nessuna comunità civile. La magistratura sta facendo il suo dovere e ha sgominato assieme alle Forze di polizia molte di queste bande. È bene che il Governo prenda in esame la situazione e faccia qualcosa di più affinché questo fenomeno sia stroncato su tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione iscritta all'ordine del giorno gli onorevoli Porcu e Baldelli chiedono di conoscere in che modo il Governo intenda intervenire per contrastare il preoccupante fenomeno dello sfruttamento dell'accattonaggio che, con riferimento a Milano e più in generale al Nord Italia, ha fatto registrare situazioni di particolare allarme, con esiti anche sul piano investigativo e giudiziario.
Premetto che l'autorità di Governo ha una piena consapevolezza del fatto che dietro questo fenomeno si celano interessi criminali che finiscono per colpire le persone più fragili ed indifese, portatrici di handicap, ma anche minori di varie nazionalità ed etnie, coinvolti fino al loro inserimento nei circuiti del lavoro forzato.
L'esigenza di prevenire e di reprimere ogni forma di sfruttamento, costituisce una priorità a cui viene dedicata particolare attenzione dal Governo e dal Ministero dell'interno. A questo proposito, ricordo che la questione è stata affrontata fin dall'inizio della legislatura con interventi diretti a colpire, come gli stessi interroganti mettono in evidenza, la filiera criminale che alimenta questo odioso fenomeno, traendone cospicui profitti. Mi riferisco in particolare alle iniziative, che hanno portato all'approvazione della legge 15 luglio 2009, n. 94, con la quale è stata prevista la pena della reclusione per coloro che per mendicare si avvalgono di persone al di sotto di quattordici anni o comunque non imputabili.
Voglio assicurare che il fenomeno è costantemente monitorato dalle Forze di polizia, sia sotto il profilo della prevenzione generale del controllo del territorio, sia sotto quello investigativo. Oltre alle risposte delle istituzioni in termini di sicurezza pubblica, sono indispensabili interventi e misure finalizzati al recupero delle vittime mediante attività di assistenza sociale, psicologica e legale. Alla realizzazione Pag. 34di tali obiettivi è dedicato, peraltro, l'impegno da parte dei servizi sociali dei comuni e anche di numerose associazioni di volontariato. Le stesse prefetture in quest'ambito contribuiscono a sviluppare una rete di interventi assistenziali, in alcuni casi anche sotto il profilo sanitario, promuovendo iniziative di prossimità in collaborazione con le altre istituzioni del territorio.
Lo sfruttamento dell'accattonaggio potrà essere contrastato anche con specifiche ordinanze adottate dai sindaci in base all'articolo 54 del testo unico degli enti locali, dando attuazione al decreto ministeriale che, nel contesto della sicurezza urbana, fa esplicito riferimento a tale fenomeno.

PRESIDENTE. L'onorevole Porcu ha facoltà di replicare.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la sua risposta e le sue rassicurazioni. Devo dire che l'Italia ha ratificato un paio di anni fa la Convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità, e quindi si è messa all'unisono con le altre nazioni civili per garantire dignità di vita alle persone che soffrono qualsiasi tipo di handicap, ed è giusto quindi che vi sia una particolare attenzione su questi temi. Oltre che richiamare l'importanza del coordinamento dell'azione del Governo con gli enti locali, oltre che richiamare l'attenzione della magistratura e delle forze dell'ordine sugli aspetti criminali di questo problema, mi pare giusto ringraziare in questa occasione le forze del volontariato e del non profit, che spesso e volentieri assicurano una tutela a questo tipo di emergenza sociale che le istituzioni, soprattutto quelle locali, qualche volta lesinano o che non riescono a garantire. Mi sembra che sia opportuno dire al Governo che venga istituita proprio una task force, sia nazionale che locale, perché con la partecipazione anche del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, si possa garantire una piena e penetrante azione sia di prevenzione che di repressione di questo tristissimo fenomeno.
Voglio concludere, signora Presidente, richiamando un fatto che mi sembra antropologicamente e culturalmente importante: questa forma di schiavitù moderna è diversa dalle antiche forme di schiavitù. Anticamente gli schiavi erano prestanti, erano quelli che offrivano una forza lavoro, una capacità di lavoro importante. Adesso invece sono i più deboli, quelli che in ragione della loro sofferenza e della loro malattia sono diventati schiavi. Questa è una contraddizione moderna che si deve sottolineare e che non si può accettare nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Problematiche riguardanti una gara di appalto indetta dalla Consip relativa alla piattaforma Internet dell'INAIL - n. 3-02538)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-02538, concernente problematiche riguardanti una gara di appalto indetta dalla Consip relativa alla piattaforma Internet dell'INAIL (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, se la signora Ministro potesse ascoltare, Presidente, è a lei che mi rivolgo...

PRESIDENTE. Signor Ministro, bisognerebbe ascoltare l'interrogante...

ANTONIO BORGHESI. Signora Ministro, siamo qui per interrogare lei, gradiremmo che gentilmente ci ascoltasse. Nel mese di settembre l'INAIL (Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro) ha pubblicato una gara di appalto relativa al rifacimento della piattaforma Internet dell'INAIL, prevedendo una base d'asta di oltre 20 milioni di euro, più cinque milioni di euro previsti per i contenuti. Agli occhi del mondo, signora Ministro, questi importi sembrano del tutto spropositati e richiamano un altro caso in cui a posteriori si è verificato uno spreco enorme di denaro pubblico, quello relativo al sito Pag. 35www.italia.it, voluto dall'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Noi le chiediamo, essendo già state aperte le buste, se non sia il caso, poiché mancano o non si conoscono gli studi di fattibilità dell'INAIL per determinare quella cifra, se non ritenga, in via cautelativa, di dover sospendere questa procedura per acquisire gli elementi necessari ad una valutazione seria di quanto avvenuto.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogante richiama l'attenzione sulla gara a procedura aperta, ai sensi del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modifiche, in due lotti, indetta lo scorso agosto dalla Consip Spa, per l'affidamento di servizi di sviluppo software, gestione di siti web (lotto 1) e di publishing redazionale (lotto 2) dell'INAIL. La gara in questione ha rappresentato la prima procedura ad evidenza pubblica indetta dalla Consip a seguito dell'attivazione della convenzione tra INAIL e Consip siglata lo scorso 13 luglio. Secondo quanto riferito dall'istituto, l'appalto in questione è finalizzato alla razionalizzazione, al potenziamento e all'ulteriore sviluppo del complesso sistema di comunicazione e di servizi all'utenza, con integrazione delle diverse piattaforme attraverso cui vengono veicolate le informazioni e i servizi resi dall'INAIL agli utenti, inglobando altresì contenuti e servizi di pertinenza degli enti recentemente incorporati, Ipsema e ISPESL. In particolare si risponde a quanto disposto dal DPCM del 22 luglio 2011 in materia di comunicazioni con strumenti informatici tra imprese e amministrazioni pubbliche che, a partire da luglio 2013, richiede il trasferimento su canale telematico di tutte le relazioni amministrative tra imprese e amministrazioni pubbliche.
L'Istituto ha riferito che l'architettura del sistema attualmente in servizio risale a circa dodici anni fa e risulta inadeguata sotto il profilo infrastrutturale e tecnologico. L'Istituto sottolinea inoltre che la procedura in parola ha consentito di ottenere una significativa riduzione dei costi certamente superiore agli 8 milioni di euro, circa 4 milioni se non si considerano i risparmi collegati all'incorporazione dei siti ISPESL e Ipsema come segnalato nel comunicato stampa del 2 agosto ultimo scorso.
Si sottolinea, inoltre, che dagli oltre 33 milioni di euro spesi complessivamente per servizi analoghi nel quadriennio 2009-2013, si è passati ad una base d'asta di circa 25 milioni di euro per la nuova gara. Dal raffronto tra gli importi economici presunti per il calcolo della base d'asta della gara, circa 26,5 milioni, e quelli del vecchio contratto, emergono risparmi economici per circa 6,4 milioni. Infine va precisato che quando si parla di attività redazionali, non ci si riferisce alle attività di tipo giornalistico, ma si tratta piuttosto della redazione di documenti tecnici che entrano nei processi gestionali, nelle procedure amministrative, e nei servizi che INAIL deve fornire. Il confronto con dati temporalmente omogenei evidenzia quindi un risparmio di circa due milioni di euro.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signora Ministro, non siamo soddisfatti della sua risposta, è una risposta un po' burocratica. Capisco che lei abbia dovuto - come del resto anch'io - far riferimento a dei tecnici, però devo anche dire che le parole che hanno usato sono parole magari difficili da capire per il cittadino comune, ma molto semplici da comprendere, invece, per i tecnici del settore. Anch'io ho consultato un po' di tecnici del settore i quali dicono - signora Ministro - che quella attività potrebbe essere svolta benissimo con un decimo di quella cifra di 25 milioni di euro a cui è stata o sarà aggiudicata. Vede signora Ministro, il rapporto di uno a dieci è un rapporto troppo rilevante per poter essere accettato o accettabile, ed anche il confronto con il passato non Pag. 36serve, perché questo è ciò che dicono i tecnici, e credo che una buona gestione dovrebbe prima di tutto prevedere di andare a fare delle verifiche.
Anche perché c'è un altro particolare, signora Ministro, che le sottolineo, ed è il fatto che è stato stabilito che per partecipare a questa gara bisogna avere un fatturato di almeno 10 milioni di euro in siti web. Lei vada, e si faccia dire quante aziende in Italia rientrano in tale limite, e vedrà che forse questo bando è stato fatto per una azienda sola, e questo sarebbe gravissimo. Incombe a lei l'onere di sospendere questa gara per fare queste verifiche, perché intanto per alcune persone, morte recentemente in infortuni sul lavoro, l'INAIL ha pagato mille e 900 euro in tutto, e questa è una vergogna rispetto a questa spesa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per anticipare al 2013 l'applicazione della disciplina ordinaria in materia di rivalutazione automatica a favore delle pensioni comprese nella fascia tra 1.500 e 1.999 euro - n. 3-02539)

PRESIDENTE. L'onorevole Poli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02539, concernente iniziative per anticipare al 2013 l'applicazione della disciplina ordinaria in materia di rivalutazione automatica a favore delle pensioni comprese nella fascia tra 1.500 e 1.999 euro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, tra le misure previste dal provvedimento cosiddetto «salva Italia», si è introdotto il blocco della rivalutazione automatica per gli anni 2012 e 2013 per le pensioni di importo complessivo superiore a tre volte il trattamento minimo INPS. Comprendiamo le ragioni di risanamento delle finanze pubbliche che erano sottese alle norme contenute nel decreto, e tuttavia dobbiamo evidenziare che con questa norma si privano milioni di persone di una piccola somma che avrebbe potuto invece rappresentare un modesto contributo al mantenimento del potere d'acquisto delle proprie pensioni. Un potere d'acquisto oggi fortemente eroso da tutta una serie di aumenti del costo della vita, della sanità, dei servizi e delle tariffe. Le rivolgo pertanto questa interrogazione al fine di chiederle se non ritenga opportuno elevare la soglia di inclusione dei trattamenti pensionistici per favorire una platea più ampia di pensionati.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Poli fa riferimento all'intervento operato con il comma 25 dell'articolo 24 del decreto-legge «salva Italia» che limita l'applicazione dell'istituto della rivalutazione automatica per il biennio 2012-2013 nella misura del 100 per cento ai soli trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a 3 volte il trattamento minimo INPS e stabilisce, per le pensioni di importo compreso tra il triplo del trattamento minimo e tale valore rivalutato, che la perequazione è comunque dovuta fino alla concorrenza di quest'ultimo importo. Riconosco apertamente che la questione sollevata dagli interroganti, che, peraltro, mi ha personalmente coinvolta nel momento in cui il Governo è stato chiamato a compiere scelte particolarmente sofferte, merita la necessaria attenzione in quanto coinvolge fasce di popolazione già pesantemente colpite dalla grave crisi in corso. Tuttavia, vorrei ricordare che le misure adottate dal Governo in materia di rivalutazione delle pensioni sono state dettate, nel rispetto del principio di equità e, quindi, salvaguardando le pensioni più basse, dalla necessità di assicurare il consolidamento dei conti pubblici al fine di garantire la stabilità economico-finanziaria del Paese nell'ambito di un'eccezionale crisi finanziaria di portata internazionale.
Nel ribadire, peraltro, la natura transitoria di questa misura, occorre considerare Pag. 37che eventuali iniziative, che vadano nella direzione auspicata dagli interroganti, di limitare gli effetti del contenimento prodotti dalle disposizioni del decreto-legge n. 201 del 2011 determinerebbero rilevanti oneri a carico della finanza pubblica con conseguente necessità di idonea copertura nella riduzione di altre voce di spesa. Ricordo, da ultimo, che il Governo, proprio al fine di dare una risposta alle fasce più deboli della popolazione, ha previsto, con il disegno di legge di stabilità appena presentato in Parlamento, la riduzione di un punto percentuale, da 23 a 22 e da 27 a 26, dell'aliquota IRPEF sui primi due scaglioni di reddito, da zero a 15 mila euro e da 15 mila a 28 mila euro. Comprendo che questa possa non essere considerata una misura compensativa, ma confido che questa misura possa dare il segno della sensibilità di questo Governo ai problemi delle fasce deboli della popolazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Poli ha facoltà di replicare.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, signor Ministro, al di là della sua risposta, che capisco e comprendo perché abbiamo vissuto insieme quei momenti del decreto-legge «salva-Italia», nel disegno di legge di stabilità, come lei ha detto, c'è l'abbattimento delle prime due aliquote, ma c'è anche l'aumento dell'IVA dell'1 per cento. Quindi, sui redditi bassi incide molto poco l'abbattimento di un punto dell'aliquota minima. Sa benissimo che in questo Paese ad oggi ci sono circa 8 milioni di pensionati che percepiscono 1.000 euro al mese; in gran parte si tratta di donne e la maggioranza di queste non arriva a 500 euro al mese. L'abbattimento di un punto sull'aliquota IRPEF non le tocca minimamente.
Noi volevamo inserire nel decreto-legge «salva-Italia» questa fascia di quattro volte il minimo; si tratta di pensioni che vanno da 1.200, 1.300 o 1.350 euro netti. Si trattava, forse, di comprendere ancora maggiormente quella fascia medio-bassa attraverso la rivalutazione con la quale, anche se si tratta di pochi euro, si cerca perlomeno di tenere il valore della pensione più adeguato all'aumento del costo della vita. Abbiamo presentato questa interrogazione per chiedere se fosse possibile dal 2013, quindi un anno prima, includere il quarto scaglione, cioè quattro volte il minimo. Il costo complessivo, dai dati che mi sono stati forniti, è di circa 400 milioni di euro appunto di svalutazione, per cui dovrebbero essere intorno agli 800 milioni di euro per un anno. Forse, anche se si tratta di pochi euro, essi potrebbero incidere di più che quei provvedimenti che lei ha detto presenti nel disegno di legge di stabilità.
Noi proporremo degli emendamenti anche al disegno di legge di stabilità e vedremo se riusciremo a trovare un equilibrio migliore di quello che la legge stessa prevede (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Iniziative per la piena efficacia dell'articolo 33, comma 28, della legge n. 183 del 2011 in materia di sospensione dei contributi previdenziali a favore del territorio abruzzese colpito dal sisma dell'aprile 2009 - n. 3-02540)

PRESIDENTE. L'onorevole Lolli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02540, concernente iniziative per la piena efficacia dell'articolo 33, comma 28, della legge n. 183 del 2011 in materia di sospensione dei contributi previdenziali a favore del territorio abruzzese colpito dal sisma dell'aprile 2009 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIOVANNI LOLLI. Signor Ministro, la legge n. 183 del 2011 ha stabilito che la restituzione dei tributi e contributi non versati dai terremotati abruzzesi dovesse avvenire in 120 rate, con l'abbattimento al 40 per cento, analogamente a quanto avvenuto per i terremoti delle regioni Marche, Umbria e Molise. L'Unione europea ha chiesto chiarimenti al Governo italiano su tutte e tre queste vicende che riguardano le tre regioni citate. Il Governo Pag. 38italiano si è attivato per dare risposte. Nell'attesa dell'esito di questa procedura, l'INPS e l'INAIL - badi bene - solo nei confronti dell'Abruzzo, hanno chiesto ai contribuenti autonomi la restituzione del 100 per cento di quanto dovuto e lo hanno richiesto offrendo la possibilità di utilizzare, a chi ne ha i requisiti, il de minimis. Le chiedo cosa intende fare lei personalmente, come Ministro vigilante, affinché l'INPS e l'INAIL osservino le leggi che questo Parlamento vota.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogazione si riferisce alle circolari INPS e INAIL che prevedono la ripresa dei versamenti fiscali e contributivi da parte delle imprese abruzzesi, precedentemente sospesi a seguito del sisma del 6 aprile 2009. Si lamenta che queste circolari comporterebbero una sostanziale modificazione della legge da parte di organi amministrativi e chiedono al Governo di attivarsi.
Al riguardo devo far presente che il carattere di aiuti di Stato di tali agevolazioni è ormai pacifico e che esso non è stato affermato soltanto con le circolari in esame. Al contrario, la loro natura di aiuti di Stato è confermata dapprima con una nota del Dipartimento per le politiche comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri, ma anche con una lettera della Commissione europea dello scorso mese di agosto, con la quale le misure, di cui al presente atto, sono state iscritte nel registro comunitario degli atti illegali. Quindi, se per un verso devo confermare che gli uffici del Ministero hanno provveduto a notificare questa misura, devo anche ribadire che la notifica costituisce atto dovuto, ai sensi del diritto comunitario, e che essa è finalizzata ad evitare che l'Italia sia assoggettata a pesanti sanzioni finanziarie, come è di recente avvenuto nel caso degli aiuti di Stato per i contratti di formazione lavoro. Preciso che la scelta di sospendere l'erogazione dei benefici in questione discende quindi da puntuali disposizioni di diritto comunitario direttamente applicabili e prevalenti sul diritto nazionale, cui l'Amministrazione è tenuta a conformarsi.
Peraltro, la decisione di sospendere i benefici è anche dettata dalla volontà di salvaguardare i soggetti interessati, che sarebbero stati esposti alla restituzione dei benefici concessi nel momento in cui fosse intervenuta la pronuncia contraria delle istituzioni comunitarie, come già avvenuto per altri casi. Infine, la scelta di far salva l'erogazione degli aiuti in questione, nel limite del cosiddetto de minimis, rappresenta certamente una scelta di vantaggio per le piccole e medie imprese. Faccio da ultimo presente che, proprio per superare le difficoltà rappresentate in relazione al rilascio del DURC, gli uffici del Ministero hanno concordato con l'INPS che, al fine della verifica della regolarità contributiva, potranno essere considerati regolari, fino alla data del 16 dicembre 2012, tutti i soggetti interessati che abbiano avviato il versamento delle rate previste almeno nella misura del 40 per cento.

PRESIDENTE. L'onorevole Lolli ha facoltà di replicare.

GIOVANNI LOLLI. Signor Ministro, mi scusi, non voglio essere scortese, ma io non sono solo insoddisfatto, sono anche un po' indignato, perché quello che lei ci ha detto è ancora più grave del quadro che conoscevamo. Lei ci ha detto che l'INPS e l'INAIL hanno operato sulla base anche di una disposizione data dal Ministero.
Le vorrei ricordare sommessamente che le leggi le fa questo Parlamento; Ministeri, INPS e INAIL le debbono applicare. Inoltre, lei mi ha detto che lo debbono fare in applicazione della norma comunitaria: ma come mai in Abruzzo sì e nelle Marche, nell'Umbria e nel Molise no? Come mai, signor Ministro, questa cosa si è applicata agli enti previdenziali e, per esempio, all'Agenzia delle entrate no, la quale sta continuando ad applicare la riduzione del 40 per cento? Lei poi mi Pag. 39parla del de minimis: lei non può ignorare che il suo Governo - grazie al suo Governo - noi abbiamo un'altra norma sul terremoto dell'Abruzzo, che si chiama «zona franca urbana», che permette alle aziende di utilizzare il de minimis, naturalmente a quelle che ne hanno i requisiti, e, tra l'altro, solo quelle del comune de L'Aquila.
Ma lei sa anche che, qualora si utilizzasse il de minimis per abbattere la restituzione degli oneri contributivi, questo non si potrebbe riutilizzare nel triennio per le altre misure. Guardi, lasciare quelle popolazioni in questa incertezza e confusione, addirittura rimangiandosi conquiste avvenute con tanto sacrificio, è una cosa - mi scusi la parola un po' forte - poco degna. Le debbo annunciare, purtroppo, che vi saranno proteste vibrate da quelle popolazioni, già il consiglio comunale de L'Aquila all'unanimità le ha presentate. Abbiamo tanti di quei problemi che l'ultima delle cose che vorremmo fare è ricominciare a protestare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi ed iniziative in relazione ai problemi occupazionali presso il gruppo Monte dei Paschi di Siena - n. 3-02541)

PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02541, concernente elementi ed iniziative in relazione ai problemi occupazionali presso il gruppo Monte dei Paschi di Siena (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, Ministro Fornero, la ringrazio della sua presenza e devo dire che sono anche particolarmente grato della presenza, oggi, della Presidente Bindi: credo che nessuno meglio di lei in quest'Aula conosca bene quali e quante siano le responsabilità di una certa parte politica rispetto alla vicenda che si è creata in quel di Siena intorno al Monte dei Paschi, ma non solo a Siena. Stiamo parlando di una delle peggiori pagine di lottizzazione politica nel mondo della finanza e nel mondo del credito che si siano mai potute registrare negli ultimi trent'anni in questo Paese; una delle pagine più nere che oggi comincia a dare delle conseguenze negative non più e non solo sul versante del mercato classico del credito, cioè non più e non solo nei confronti dei correntisti, degli azionisti e dei soggetti che in tutti questi anni hanno avuto interesse e hanno fatto ruotare i propri interessi legittimi intorno a questa banca, ma anche dal punto di vista dell'impatto sui lavoratori.

PRESIDENTE. Onorevole Fava, la prego di concludere.

GIOVANNI FAVA. Stiamo parlando di una vicenda che riguarda 4.600 lavoratori, prevalentemente concentrati nelle regioni del Nord, e che rischiano il posto di lavoro da un giorno all'altro in virtù di un piano industriale che non ci ha ancora detto esattamente quali...

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, devo dire che rispondo a questa interrogazione da una prospettiva che è quella che riguarda non tanto le vicende della banca in quanto tale, sulle quali io non ho informazioni che mi potrebbero consentire di dare una risposta adeguata, ma invece rispondo dal punto di vista delle vicende, forse anche più cariche di sofferenza umana, che riguardano il lavoro e, quindi, l'occupazione presso Monte dei Paschi.
Devo anche dire che ad oggi non è stato richiesto alcun intervento del Ministero e non è stata neanche richiesta l'apertura di un tavolo. So che, trattandosi di settore bancario, vi è la possibilità di usare fondi per gli esuberi e che vi sono ipotesi sulle quali io credo il Monte dei Paschi stia lavorando intensamente anche in termini di solidarietà espansiva. Debbo dire che il Ministero segue molto da vicino la vicenda, Pag. 40però al momento il Ministero non ha avuto alcuna richiesta diretta da parte del Monte dei Paschi e, quindi, al di là di questa vigilanza attenta non credo vi sia altro che noi possiamo fare ora.

PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di replicare.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, devo dire che la risposta che mi ha dato il Ministro aggrava ulteriormente la questione, cioè che si debba attendere che arrivi una richiesta dal Monte dei Paschi per risolvere il problema dei 4.600 esuberi o cosiddetti tali, dei quali 2.300 rischieranno a breve il posto di lavoro, e che poi potrebbero diventare anche 1.600, in realtà, se alla fine la politica che ha generato questo disastro, cioè il Partito Democratico, decidesse di salvare Siena, visto che a Siena vi sono le elezioni.
Ma, in assenza di questo scenario, in ogni caso io credo che sia un suo dovere convocare il Monte dei Paschi di Siena quanto prima per capire quali siano le intenzioni reali e per capire quali siano le vere ricadute occupazionali.
Stiamo parlando di un mucchio di persone che domani potrebbero rischiare di trovarsi in strada, in virtù di un meccanismo di cosiddetta «esternalizzazione» e che potrebbero trovarsi per strada magari in età e in condizioni tali da non poter trovare un altro lavoro, perché oggi un quaranta-cinquantenne che per tutta la vita ha lavorato nel back office di una banca non è facilmente reimpiegabile da altre parti in un momento come questo.
Quindi io credo - al contrario rispetto a quanto lei ci ha detto - che sia dovere vostro convocare il Monte dei Paschi e che dobbiate aprire voi un tavolo, a prescindere dal fatto che loro lo richiedano o meno, e a prescindere dal fatto che il Monte dei Paschi intenda porre in essere - in qualsiasi momento lo potrebbe fare - i meccanismi di solidarietà che gli sono propri e che discendono da scelte autonome e indipendenti dell'istituto stesso.
Allora, lungi da noi l'idea di entrare nelle dinamiche di un'azienda che intende ristrutturarsi, ci mancherebbe altro: ce ne sono tante aziende di questo tipo. Però, vorrei ricordare i fatti riguardanti il Monte dei Paschi in determinati territori, in particolare in quello dal quale io provengo. Io vengo dalla provincia di Mantova e ricordo che la Banca Agricola Mantovana ha subìto anni fa (nel 2008) - io andai in assemblea a dire che stavamo rischiando grosso - una fusione per incorporazione. Ebbene, ha svenduto, di fatto, il proprio patrimonio, in virtù di una dinamica aziendale scellerata che ha portato i vertici di Monte dei Paschi a fare una operazione che è assolutamente contraria a qualsiasi logica di mercato e che ha portato - pare lo dica anche qualche magistrato in questi giorni - a far sì che si pagasse la partecipazione in Banca Antonveneta due o forse tre volte quello che era il valore reale di mercato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIOVANNI FAVA. Allora, in una situazione di questo tipo, io mi chiedo: se non si muove il Governo, chi dobbiamo aspettare che si muova (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?

PRESIDENTE. Onorevole Fava, non posso non precisare che ogni riferimento alle origini senesi e all'appartenenza politica del Presidente di turno è del tutto improprio in questa sede.

(Iniziative in relazione ai problemi occupazionali presso lo stabilimento della Evotape packaging sito nel comune di Santi Cosma e Damiano (Latina) - n. 3-02542)

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02542, concernente iniziative in relazione ai problemi occupazionali presso lo stabilimento della Evotape packaging sito nel comune di Santi Cosma e Damiano (Latina) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

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DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signora Ministro, la Evotape packaging, società che opera nel campo della produzione di nastri adesivi con sede operativa nel comune di Santi Cosma e Damiano, è stata dichiarata fallita dal tribunale di Latina lo scorso aprile, sebbene l'azienda, già dai primi mesi del 2011, abbia cessato la propria attività.
Il 4 giugno molti degli ex lavoratori della Evotape packaging, azienda che impiegava 131 lavoratori (oltre all'occupazione rappresentata dall'indotto) hanno costituito la cooperativa Manucoop con lo scopo di predisporre un progetto per l'utilizzo di una parte dello stabilimento e la ricollocazione dei lavoratori.
Il giudice del fallimento, su parere negativo del curatore fallimentare, ha tuttavia respinto la proposta di affitto d'azienda avanzata dalla Manucoop, di fatto cancellando una concreta possibilità per un numero elevato di lavoratori di tornare al lavoro.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Chiediamo pertanto al signor Ministro se intenda supportare le iniziative degli ex lavoratori dello stabilimento, contestualmente predisponendo strumenti più efficaci, affinché la diretta assunzione di responsabilità da parte dei lavoratori licenziati sia sempre privilegiata rispetto alla semplice dismissione del patrimonio aziendale.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, la questione relativa alle prospettive industriali e occupazionali dello stabilimento di Santi Cosma e Damiano della Evotape packaging è ben nota agli uffici del Ministero che, a seguito del fallimento, hanno concesso la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale per 136 unità lavorative per il periodo dal 3 gennaio del 2011 al 15 giugno 2012.
Per il periodo successivo (16 giugno 2012 al 31 dicembre corrente anno) la regione Lazio ha concesso l'erogazione del trattamento di cassa integrazione in deroga. Purtroppo, nonostante l'attivazione delle suddette misure, la crisi aziendale che ha coinvolto la società non ha sinora trovato esito favorevole.
I lavoratori della Evotape packaging hanno costituito la società cooperativa Manucoop e hanno proposto l'affitto del ramo di azienda del reparto taglio, proposta questa che tuttavia non ha trovato accoglimento nell'ambito della procedura fallimentare in corso. La regione Lazio ha fatto sapere che i lavoratori costituiti in società cooperativa, per superare il mancato accoglimento della proposta iniziale, hanno intenzione di proporre un piano industriale che prevede l'acquisizione del ramo d'azienda in luogo dell'affitto.
Al riguardo la regione, unitamente alla provincia di Latina e al comune di Santi Cosma e Damiano, ha intenzione di supportare tali proposte e a tal fine convocherà a breve uno specifico tavolo tra le parti coinvolte. Seguiremo con attenzione la vicenda, auspicando che quest'ultima iniziativa possa essere ritenuta accoglibile e possa rappresentare una sintesi adeguata tra la corretta tutela dei creditori e le giuste aspettative dei lavoratori coinvolti. In tal senso, il Ministero guarda con favore alle ipotesi in cui il futuro di aziende in crisi possa essere salvaguardato anche con il diretto coinvolgimento dei lavoratori interessati.

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di replicare.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signora Ministro, grazie per questa risposta, per questo interessamento e per questa vicinanza del Ministero alla vicenda della Manucoop e dei suoi lavoratori. Vorrei fare presente come qui ci troviamo di fronte a due questioni. La prima è quella dell'Italia migliore, cioè quella di impiegati, di dipendenti di una società che hanno deciso di rimboccarsi le maniche. Di fronte alla possibilità di integrazione Pag. 42salariale e cassa integrazione, hanno deciso di assumersi il rischio dell'azienda, di andare avanti con coraggio e determinazione in una delle più importanti realtà produttive del distretto di Latina, che sappiamo essere un distretto dove c'è un alto tasso di disoccupazione e, aggiungo anche, un alto tasso di criminalità.
Faccio questo riferimento perché colgo l'occasione, signora Ministro, per chiedere di farsi da latrice presso il Ministro della giustizia Severino della possibilità di utilizzare anche il suo potere di vigilanza per verificare se la procedura di fallimento, che ha visto la negazione del contratto di affitto alla Manucoop sulla base di una perizia, o meglio sulla base di un parere negativo del curatore fallimentare, sia stata una procedura perfettamente conforme a quelli che devono essere i canoni seguiti e previsti dall'articolo 104 della legge fallimentare, dal momento che mi sembra che in questo parere del curatore fallimentare non si sia assolutamente dato peso non soltanto alla parte in cui si dice di avere riguardo alla conservazione dei livelli occupazionali, ma soprattutto sembra che non ci siano stati «cavilli da leguleio», utilizzati eventualmente per emettere un parere favorevole.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Melchiorre.

DANIELA MELCHIORRE. Ma che invece si voglia in qualche modo - il sospetto è legittimo, mi consenta - fare una vendita molto veloce, o meglio una svendita dei macchinari. Siccome non possiamo approfondire in questa sede la questione, le chiedo ufficialmente se lei si possa fare latrice presso il Ministro della giustizia competente anche di verificare, attraverso il suo potere di vigilanza, se in questa procedura siano stati rispettati i canoni previsti dall'articolo 104, dal momento che si dice anche che non è stato fatto un corretto piano finanziario e industriale.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Melchiorre.

DANIELA MELCHIORRE. Voglio solo ricordare che i lavoratori hanno fatto assumere delle commesse alla Vibac che è la più importante azienda...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Melchiorre.

(Effetti del prolungamento dell'orario di servizio del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado previsto dal disegno di legge di stabilità per l'anno 2013 - n. 3-02543)

PRESIDENTE. L'onorevole Granata ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02543, concernente effetti del prolungamento dell'orario di servizio del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado previsto dal disegno di legge di stabilità per l'anno 2013 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, signora Ministro, insieme all'onorevole Di Biagio, all'onorevole Muro, all'onorevole Lo Presti e a tutto il gruppo di Futuro e Libertà, intendiamo interrogare il Ministro per comprendere se sono vere le notizie di stampa che ritengono inserito nel disegno di legge di stabilità per l'anno 2013 un prolungamento dell'orario di servizio degli insegnanti di primo e secondo grado, inclusi quelli di sostegno, che passerebbe dalle 18 ore attuali alle 24 previste.
Si tratta di un'idea e di un percorso assolutamente contrari sul piano delle normative vigenti e sul piano contrattuale, che determinerebbero un esubero di almeno 20, 30 mila posti legati alla supplenza. Tutto ciò in questa tormentata stagione della scuola pubblica italiana, in cui, tra i concorsi, i TFA e altre questioni, questa ipotesi determinerebbe un autentico caos nel settore senza che sia neanche percorribile dal punto di vista della normativa. Mi dispiace che si sia allontanato il Ministro Fornero perché questa vicenda rischia di generare un ulteriore incidente, Pag. 43analogo a quello degli esodati, perché forse non ci si rende conto della dimensione delle questioni che questo Governo a volte affronta.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli interroganti, in riferimento all'interrogazione relativa all'articolazione dell'orario di servizio del personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado e sul numero di ore settimanali maggiore delle attuali diciotto, preciso che, rispetto al testo contenuto nel disegno di legge di stabilità, il Ministro Profumo ha ieri dichiarato la sua disponibilità a rivedere, d'accordo con i gruppi parlamentari, la proposta contenuta nel disegno di legge. L'eventuale revisione dovrà naturalmente indicare soluzioni alternative, nel rispetto dei vincoli finanziari previsti dalla legge n. 135 del 2012, che stabilisce, all'allegato 2, per il MIUR, il conseguimento di un obiettivo di risparmio per il 2013 di 183 milioni di euro, per il 2014 di 173 milioni e per il 2015 di 237 milioni di euro. L'ispirazione della proposta contenuta nel disegno di legge muove dal dibattito culturale nel Paese sulla centralità della scuola. È evidente ed emerge da tutta la letteratura pedagogica ed organizzativa, nonché dai confronti con le scuole europee che il nostro sistema di istruzione e formazione ha un bisogno profondo di innovazione.
Sarebbe, ed è, importante riflettere sulla possibilità di considerare l'orario di lavoro dei docenti in modo nuovo, flessibile e capace di rispondere alle esigenze formative di tutti e di programmare ed autovalutare azioni innovative e molteplici, di progettare percorsi di recupero e di valorizzazione e dell'inclinazione dei talenti di ciascuno. Si tratta di una prospettiva culturale e politica seria, sulla quale il Ministro auspica che, a prescindere dalle soluzioni - anche diverse - che si potranno trovare per rispondere alle esigenze di bilancio, si possano confrontare le diverse opzioni miranti a costruire una scuola più equa, più solidale e più moderna.

PRESIDENTE. L'onorevole Granata ha facoltà di replicare.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, signor Ministro, sono parzialmente soddisfatto soltanto dell'apertura che il Ministro Giarda, a nome del Governo e quindi del Ministro Profumo, ha voluto sottolineare e cioè che il Ministro Profumo ascolterà le forze di maggioranza e di opposizione e le parti sociali. Quindi, auspico che sia impercorribile, nel contesto in cui è stata presentata, questa ipotesi che non è - lo ripeto - neanche alla luce dei contratti vigenti, possibile.
Voglio dire che siamo assolutamente favorevoli - ci mancherebbe altro - ad una grande spinta di innovazione e di modernizzazione del sistema formativo della scuola pubblica italiana. Partiamo, però, dal presupposto che la scuola pubblica italiana ha i docenti meno retribuiti d'Europa e il patrimonio di edilizia scolastica più vetusto è più carente dell'intera Europa. Allora il Governo, se vuole individuare delle priorità, inizi ad intervenire sull'edilizia scolastica, sul reclutamento degli insegnanti, chiarisca le questioni legate ai concorsi e agli attuali TFA, che tanta confusione hanno ingenerato, definisca in maniera assoluta un punto di partenza di inserimento nel sistema produttivo di quei precari che rappresentano la sostanza e la struttura materiale della scuola italiana. Infatti, da oltre 360 giorni, dopo anni e anni di insegnamento, sempre lasciati nella condizione di precari, non sono mai inseriti nelle piante organiche. Quindi, Ministro Profumo, una innovazione di questo genere può essere comprensibile soltanto se si aumenta il livello retributivo rispetto alla qualità dell'offerta formativa dei docenti. Quindi, in questo senso è auspicabile, ma estraniandosi dal contesto complessivo della scuola.

PRESIDENTE. Onorevole Granata, la prego di concludere.

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BENEDETTO FABIO GRANATA. Alla scuola italiana, prima ancora che il tablet e la modernizzazione, servono delle aule solide e la serenità per i docenti, che sono i peggio pagati e certamente non i peggiori d'Europa, forse migliori (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Iniziative in materia di politica monetaria in relazione alla crisi economica in corso - n. 3-02544)

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02544, concernente iniziative in materia di politica monetaria in relazione alla crisi economica in corso (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor Ministro, vista la crisi economica che ha investito il nostro Paese, a nostro giudizio sarebbe opportuno prevedere, attraverso un idoneo strumento legislativo, il ripristino del controllo e dell'acquisizione della rendita da emissione monetaria da parte dello Stato italiano, istituendo una nuova zecca di Stato incaricata, nel rispetto degli accordi internazionali sottoscritti dal nostro Paese in materia di BCE, di gestire le quote assegnate al nostro Paese dalla Banca centrale europea.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole interrogante, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno della Comunità da parte della Banca centrale europea e delle Banche centrali nazionali.
A livello nazionale, l'attribuzione alla Banca d'Italia del diritto di emissione è sancita dall'articolo 4 del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43, e ribadita dall'articolo 1 dello statuto. In attuazione di tale disposizione, il Consiglio direttivo della BCE ha stabilito un preciso schema di ripartizione delle banconote in euro, emesse dall'eurosistema, in base al quale alla Banca centrale europea è attribuita, in via convenzionale, una quota fissa dell'8 per cento della circolazione, mentre il restante 92 per cento viene ripartito tra le Banche centrali nazionali, in proporzione alle rispettive quote di partecipazione al capitale.
In contropartita della quota di circolazione ad essa assegnata, la BCE iscrive nel proprio bilancio un credito di pari importo verso le Banche centrali nazionali, che è remunerato al tasso marginale delle operazioni di rifinanziamento principale. Tale remunerazione costituisce il reddito cosiddetto da signoraggio della BCE. Quest'ultimo è poi ridistribuito alle Banche centrali nazionali in proporzione alle rispettive quote di capitale, a meno che il Consiglio direttivo decida di trattenerne, in tutto o in parte, un ammontare a causa di una perdita di esercizio della BCE o di un utile netto inferiore all'importo del signoraggio, con un'assegnazione al Fondo di accantonamento a fronte dei rischi di cambio, di tasso di interesse e di prezzo sull'oro.
D'altro canto, il reddito da signoraggio, percepito dalle Banche centrali nazionali sul restante 92 per cento delle banconote in circolazione, contribuisce alla formazione del reddito monetario, disciplinato dall'articolo 32 dello statuto del Sistema europeo di banche centrali che prevede, ai fini della relativa ripartizione tra le Banche centrali nazionali, un processo di accentramento e successiva redistribuzione in base alle quote di capitale.
Pertanto, alla luce di quanto esposto, la proposta formulata con l'interrogazione a risposta immediata non può essere positivamente accolta, perché si porrebbe in contrasto con gli accordi sottoscritti con l'Unione europea.

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di replicare.

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DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, ho ascoltato con attenzione la sua relazione. Però, la sua relazione, che è bella da ascoltare, nei contenuti ha qualcosa che non quadra.
Per parlare in termini semplici, lei sa benissimo, signor Ministro, che la stampa della cartamoneta - ad esempio, una cartamoneta da 500 euro - ha un costo di 10 centesimi, che è chiamato costo reale. Il costo commerciale è di 500. La differenza fra 10 centesimi e 500 una volta era dello Stato italiano e della Banca d'Italia, perché la Banca d'Italia era degli italiani, del popolo italiano. Una notte, con la Presidenza del Consiglio Amato, è stata privatizzata.
Consequenzialmente, questa differenza tra il costo reale ed il costo commerciale va nelle tasche dei banchieri. Allora, signor Ministro, sono d'accordo con lei: non vogliamo ripristinare la sovranità monetaria del Paese Italia, ma la sovranità monetaria dovrebbe essere dell'Unione europea. Pertanto, se questo denaro non dovesse essere degli italiani, per una serie di circostanze che lei in parte ha citato, dovrebbe essere degli europei, dei cittadini europei, cioè a dire anche degli italiani.
Vede, quando lei parla di signoraggio, sa benissimo che il signoraggio è un comportamento altamente scorretto da parte di chi lo applica, perché non fanno altro, le banche, che prestare soldi che non sono loro, che sono del popolo italiano, ad un tasso di interesse che è fuori dalla norma e non dovrebbe esistere, quel tasso di interesse.
Concludo, signor Presidente, per quanto riguarda l'ultima riflessione sulla Banca d'Italia. La Banca d'Italia deve ritornare agli italiani perché, con il suo ritorno agli italiani e ripristinando la sovranità monetaria, il popolo italiano non avrebbe più la necessità di pagare tasse in continuazione per arricchire i banchieri di questo Paese (Applausi del deputato Antonio Razzi).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 18 ottobre 2012, alle 8.

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute (C. 5440-A/R).
- Relatori: Barani e Livia Turco.

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,50.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DELL'ONOREVOLE FRANCO NARDUCCI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA PROPOSTA DI LEGGE DI RATIFICA N. 5465

FRANCO NARDUCCI, Relatore. Il Parlamento si è occupato più volte della Convenzione sulle Alpi e segnatamente del suo Protocollo sui trasporti, risalente a oltre vent'anni fa. Un progetto di legge di autorizzazione alla ratifica dei nove protocolli allegati alla Convenzione era già stato presentato, infatti, nella XIV e nella XV legislatura, senza riuscire ad ottenere l'approvazione definitiva che è invece intervenuta - con l'esclusione dell'atto al nostro esame - con la legge 5 aprile 2012, n. 50.
Infatti, in questa legislatura, dopo l'approvazione al Senato, il 14 maggio 2009, il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dei Protocolli alla Convenzione Pag. 46delle Alpi ha iniziato il 15 luglio 2009 il suo iter alla Camera, ove un emendamento approvato dalla Commissione Affari esteri ha espunto il Protocollo trasporti dal novero degli atti oggetto di autorizzazione alla ratifica.
Successivamente, il Senato ha approvato in via definitiva (21 marzo 2012) il nuovo testo trasmesso da Montecitorio.
È stata contestualmente avviata un'iniziativa parlamentare per la ratifica separata del Protocollo sui trasporti, sia al Senato che alla Camera. L'Assemblea di Palazzo Madama ha approvato il 18 settembre scorso la proposta di legge attualmente al nostro esame.
Ricordo che il Protocollo sui trasporti, le cui trattative sono iniziate nel 1994, ha presentato particolari difficoltà nella messa a punto del testo, in considerazione della delicatezza degli aspetti economici e ambientali che esso riveste, concernendo una regione di passaggio come quella alpina.
Per quanto attiene ai trasporti pubblici, il Protocollo prevede innanzitutto il potenziamento di sistemi di trasporto eco-compatibili: pertanto le strutture e le infrastrutture ferroviarie devono essere migliorate intorno a grandi progetti transalpini, che oltre agli assi principali terranno nel debito conto anche gli altri punti della rete e i vari terminali. Di vitale importanza ecologica è ovviamente il passaggio su rotaia del trasporto merci nell'arco alpino.
In materia di trasporti stradali, l'articolo l1 del Protocollo, che ha sempre costituito il profilo di maggiore criticità nel corso dell'esame parlamentare, fissa l'impegno delle Parti contraenti ad astenersi dalla costruzione di strade di grande comunicazione per il trasporto transalpino, mentre solo ad alcune condizioni è consentita la realizzazione di progetti stradali di grande comunicazione per il trasporto intra-alpino.
I trasporti pubblici dovranno essere privilegiati per i collegamenti con le numerosissime stazioni turistiche della regione alpina, mentre si contempla anche la creazione di zone a bassa intensità di traffico o perfino vietate al traffico.
Il Protocollo auspica infine lo stabilimento di un sistema di monitoraggio dell'interazione trasporti-ambiente.
Tengo a sottolineare che la materia in questione è stata ormai oggetto di una disamina in sede parlamentare particolarmente approfondita, come hanno confermato le audizioni svolte dalla Commissione Affari esteri, sia di soggetti istituzionali che delle categorie interessate.
Segnalo che nel corso dell'esame in sede consultiva le Commissioni Ambiente, Trasporti ed Attività produttive hanno formulato un parere con condizione, volta a impegnare il Governo a chiarire l'interpretazione degli articoli 8 e 11, precisando da un lato la possibilità di realizzare infrastrutture di comunicazione sul territorio nazionale e, dall'altro, che l'internalizzazione dei costi di cui all'articolo 14 deve intendersi come mera facoltà che non impone obblighi giuridici aggiuntivi.
A questo punto, assume rilievo prioritario l'esigenza di completare una procedura di ratifica che data ormai dal 31 ottobre 2000, la cui mancanza mette in grave difficoltà il nostro Paese che, come noto, ospita la segreteria della Convenzione delle Alpi e ne ha appena assunto con il Ministro Clini la presidenza.
Ritengo che i delicati profili emersi nel corso dell'esame in sede referente ed evidenziati anche nelle condizioni espresse in sede consultiva possano trovare soluzione in un apposito ordine del giorno che ho predisposto all'uopo insieme al Presidente della III Commissione.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO AUGUSTO DI STANISLAO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA PROPOSTA DI LEGGE DI RATIFICA N. 5465

AUGUSTO DI STANISLAO. La Convenzione delle Alpi è un Trattato internazionale stipulato tra gli otto Paesi dell'arco alpino e la Comunità europea, con l'obiettivo Pag. 47di promuovere misure volte allo sviluppo sostenibile del territorio alpino, nonché alla tutela degli interessi economici, sociali e ambientali delle popolazioni che qui vivono e lavorano. Letta così suonerebbe come la più sottoscrivibile delle leggi, eppure ci sono voluti 20 anni di balletti parlamentari per farla diventare finalmente legge dello Stato, la legge n. 50 del 5 aprile 2012. Tranne però il protocollo oggetto del provvedimento al nostro esame. Si, perché, come sappiamo bene, dopo la sottoscrizione della Convenzione sono stati firmati otto Protocolli tematici, ma nel 2010 la Commissione affari esteri della Camera ha approvato lo stralcio del Protocollo trasporti, accolto precedentemente con favore dall'altro ramo del Parlamento. Il Protocollo sui trasporti, le cui trattative sono iniziate nel 1994, ha presentato particolari difficoltà nella messa a punto del testo, in considerazione della delicatezza degli aspetti economici e ambientali che esso riveste, concernendo una regione di passaggio come quella alpina. Il suo aspetto positivo è quello di mirare a un coordinamento dello sviluppo integrato dei sistemi di trasporto transfrontalieri nell'arco alpino; un particolare rilievo assume lo sviluppo del trasporto intermodale, giacché esso permette anche un maggior rispetto dell'ambiente, adattando i trasporti a quest'ultimo e non viceversa.
E per sostenerne queste ragioni, si era proceduto - anche al fine di chiarire la compatibilità di tale protocollo con la rete dei corridoi europei - a svolgere in III Commissione audizioni che avevano in qualche modo contribuito a fare chiarezza sulle perplessità emerse all'inizio facendo venir meno le argomentazioni che avevano impedito fino ad allora la ratifica del Protocollo. Ma non sono bastate! Si, perché, la scorsa settimana in Commissione sono di nuovo stati auditi il dottor Onida, i rappresentanti della Confetra (Confederazione dei trasporti e della logistica) e di Confcommercio, procedura-tormentone come è stato giustamente evidenziato da un collega in Commissione.
Inutile dire che, in relazione all'intero contenuto della Convenzione stessa, la mancata ratifica del Protocollo sui trasporti da parte italiana costituisce un grave vulnus agli obiettivi dalla stessa perseguiti, da un lato, esponendo il nostro Paese alle critiche della comunità internazionale, dall'altro, determinando gravi conseguenze sia sulla tutela ambientale dell'arco alpino, sia sulla popolazione ivi residente.
Credo infatti sia innegabile che tale atto assuma rilevanza sia per la tutela stessa della salute e dell'ambiente, sia per il fatto che avrebbe dovuto rappresentare un valido punto di partenza per una nuova impostazione del sistema nazionale dei trasporti, che andasse a invertire l'attuale impostazione basata su una sostanziale prevalenza del volume dei trasporti via strada rispetto a quello di tipo ferroviario.
Questa ratifica, infatti, metterebbe la parola fine alla realizzazione di trasversali alpine per il traffico motorizzato, ma è proprio questo aspetto ad aver alimentato numerose critiche basate sul presupposto che un accordo simile, restringendo le opere di intervento nei settori delle massime infrastrutture e dei trasporti, lederebbe il grado di competitività del nostro Paese rispetto ai vicini ugualmente interessati.
Ma, mi chiedo e vi chiedo, a cosa servirà costruire nuove autostrade fino al nostro confine alpino se l'Austria, così come gli altri Paesi che hanno sottoscritto questo Protocollo, non penserà mai a costruirne il proseguimento? Non crediamo affatto che costruire sempre nuove autostrade possa aiutare a risolvere i problemi degli autotrasportatori. Le nuove autostrade, infatti, andranno a vantaggio dei costruttori e dei gestori delle infrastrutture, ma la situazione critica dell'autotrasporto in sé, di certo, non cambierebbe.
Per questo motivo, tengo fortemente a ribadire il concetto che, proprio tramite questa ratifica, così come previsto dal comma 3 dell'articolo 23 del Protocollo, lo Stato italiano potrà dire la sua propria su un'eventuale non corrispondenza tra gli obiettivi che la Convenzione che si prefigge Pag. 48(ovvero tutelare l'ambiente alpino) e il Protocollo medesimo, ergo l'eventuale realizzazione di grandi assi ferroviari.
Riteniamo importante autorizzare la ratifica di questo Protocollo proprio perché esso intende tutelare l'ecosistema alpino, cosa che attualmente non accade e che, invece, potrebbe permetterci di affrontare, non a caso, anche le criticità del progetto attuale dell'alta velocità in Val di Susa, verso la cui realizzazione rimaniamo fortemente contrari. Un voto favorevole sul provvedimento, in ogni caso, permetterebbe alle popolazioni oggi interessate dalla TAV di poter invocare tutti gli strumenti di tutela previsti da questo Protocollo: strumenti che oggi, per una lacuna legislativa, non possono essere utilizzati, e neppure invocati.
Concentriamoci, quindi, sul fatto che il Protocollo prende le mosse dall'impatto ambientale del trasporto su strada nelle Alpi particolarmente grave: a detta di numerosi esperti, la conformazione delle vallate impedisce la dispersione degli inquinanti, che si concentrano sui fondovalle dove vive la maggior parte della popolazione.
La ratifica di questo Protocollo non prevede, tout court, la rinuncia alla costruzione di nuove opere: qui le parti si impegnano soprattutto a ridurre effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico nelle Alpi, fino a un livello tollerabile per l'uomo, per la fauna, la flora e l'habitat naturale, proprio attraverso l'obiettivo di una maggiore efficienza dei sistemi di trasporto, del passaggio a vettori con minore impatto ambientale, della promozione del trasporto pubblico locale e del trasferimento del trasporto merci da strada a rotaia. Pertanto, il Protocollo trasporti non impedisce la realizzazione di infrastrutture stradali per migliorare le reti di trasporto in territorio nazionale, purché vengano però rispettate le condizioni di precauzione, sostenibilità ambientale ed economicità.
Senza voler considerare il fatto che la Svizzera si è rifiutata di sottoscrivere questo Protocollo, perché - è bene ricordarlo - la Svizzera non è parte dell'Unione europea e perché la sua legislazione in materia appare senz'altro più rigida della nostra, tanto che nella Costituzione elvetica si stabilisce che il traffico merci transalpino attraverso la Svizzera deve avvenire per ferrovia. Infatti, a partire dal 2017 sarà obbligatorio l'attraversamento della Svizzera su rotaia per il traffico commerciale.
Per tutti questi motivi, colleghi, nella certezza che non sarà di certo la ratifica di questo atto a bloccare lo sviluppo del Paese (al contrario, esso potrà garantire qualche strumento aggiuntivo di tutela dei diritti delle popolazioni che insistono nelle aree interessate da questi progetti), annuncio il voto favorevole del Gruppo dell'Italia dei Valori.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5521-A - articolo 1 413 413   207 412 1 46 Appr.
2 Nom. articolo 2 418 418   210 417 1 45 Appr.
3 Nom. articolo 3 426 425 1 213 425   45 Appr.
4 Nom. articolo 4 432 431 1 216 431   45 Appr.
5 Nom. Ddl 5521-A - voto finale 459 458 1 230 458   45 Appr.
6 Nom. Ddl 5422 - articolo 1 454 452 2 227 452   45 Appr.
7 Nom. articolo 2 452 451 1 226 451   45 Appr.
8 Nom. articolo 3 457 456 1 229 456   45 Appr.
9 Nom. articolo 4 455 454 1 228 454   45 Appr.
10 Nom. Ddl 5422 - voto finale 452 451 1 226 451   44 Appr.
11 Nom. Pdl 5465 e abb. - articolo 1 444 443 1 222 403 40 44 Appr.
12 Nom. articolo 2 442 441 1 221 400 41 44 Appr.
13 Nom. articolo 3 437 436 1 219 396 40 44 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Pdl 5465 e abb. - voto finale 423 422 1 212 383 39 44 Appr.