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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 689 di giovedì 20 settembre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,30.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Barbieri, Brugger, Bruno, Cenni, Commercio, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Franceschini, La Loggia, Lamorte, Leo, Lucà, Lusetti, Mecacci, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mussolini, Palagiano, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Valducci e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,37).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,38).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, approfittando della presenza del Governo, per ricordare che esiste un obbligo, sancito dal Regolamento della Camera dei deputati, che prevede di fornire celeri risposte alle interrogazioni a risposta scritta che il Governo si vede pervenire da parte dei parlamentari.
Invito pertanto la Presidenza della Camera a vigilare sul rispetto dei termini e faccio presente che il sottoscritto ha interrogazioni che pendono dal 2008, quindi da 4 anni, quando il termine previsto è di pochi giorni. Vi sono parecchie interrogazioni, per cui il Governo deve mantenere questo obbligo.
Di conseguenza, prego la Presidenza della Camera dei deputati di attivarsi in questo senso e il Governo di collaborare nella risposta.

PRESIDENTE. La Presidenza farà presente questo dovere al Governo, ma è presente in Aula il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento che è il destinatario più ovvio ed immediato di questa giusta osservazione.
Sospendo la seduta.

Pag. 2

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012 (A.C. 5325-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012.
Ricordo che nella seduta del 17 settembre 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali congiunta con il disegno di legge recante il rendiconto generale dello Stato ed il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Ricordo inoltre che nella seduta del 19 settembre 2012 è stato approvato il disegno di legge recante il rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011.

(Esame degli articoli - A.C. 5325-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012, nel testo della Commissione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 5325-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, con le annesse tabelle (Vedi l'allegato A - A.C. 5325-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

SANTO DOMENICO VERSACE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Versace, intende intervenire per dichiarazione di voto sull'articolo 1?
Infatti, adesso passeremo alla votazione dell'articolo, non essendo state presentate proposte emendative.

SANTO DOMENICO VERSACE. Signor Presidente, leggendo il resoconto della seduta di ieri - mi scuso che sono arrivato in ritardo - c'è un'imprecisione sulla mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Versace, mi spiace, su questo si deve intervenire all'inizio della seduta o a fine seduta. Se a fine seduta vorrà fare delle dichiarazioni o meglio delle precisazioni relativamente al suo intervento, le potrà fare.
Adesso, invece, possiamo intervenire solo sull'articolo 1. Questo è il Regolamento: dura lex, sed lex.
Nessuno chiedendo di parlare per dichiarazione di voto, pongo in votazione l'articolo 1. Invito i colleghi ad affrettarsi a prendere posto, in modo da potere partecipare alla votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Come ovvio essendo la prima votazione della giornata, avremo un margine di tolleranza più ampio, anche se non infinito.
L'onorevole Malgieri si lamenta? Onorevole Malgieri, lei ha accusato falsamente di inefficienza il sistema meccanico che invece funziona! Ci siamo tutti? Onorevole Delfino, si affretti... tutta l'Aula sta attendendo il suo voto! Invito i colleghi ad affrettarsi, perché non possiamo aspettare indefinitamente. A che punto è la coda? Onorevole Casini, si affretti... ammiriamo tutti il suo scatto! Però devo dire che l'onorevole Torazzi ha lo scatto ancora più Pag. 3bruciante: scatto padano! Bravo, onorevole Torazzi. Onorevole Moffa... coraggio! Anche l'onorevole Rao... onorevole Tommaso Foti... l'onorevole Goisis non riesce a votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 377
Votanti 376
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato
324
Hanno votato
no 52).

Come ovvio, nelle votazioni successive, non aspetteremo tutto questo tempo.
Prendo atto che i deputati Narducci, Speciale, Duilio, D'Antoni, Sposetti e Consolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 5325-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 5325-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garofani... onorevole Veltroni... onorevole Pelino... onorevole Goisis... onorevole Marini... onorevole Duilio... onorevole Zeller... onorevole Lazzari... onorevole Cossiga... onorevole Conte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 385
Maggioranza 193
Hanno votato
333
Hanno votato
no 52).

Prendo atto che i deputati D'Antoni, Sposetti e Consolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 5325-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 5325-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Laboccetta... onorevole Aniello Formisano... onorevole Porcino... onorevole Negro... onorevole Messina... onorevole Marini... onorevole Taddei... onorevole Bosi... onorevole Pionati... onorevole Bocciardo... onorevole Marsilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 399
Maggioranza 200
Hanno votato
345
Hanno votato
no 54).

Prendo atto che i deputati D'Antoni, Sposetti, Biasotti e Consolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 5325-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 5325-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 4

Onorevole Palomba... onorevole Tommaso Foti... onorevole Mazzuca... onorevole Giro... onorevole Giorgio Conte... onorevole Goisis... onorevole Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 396
Maggioranza 199
Hanno votato
342
Hanno votato
no 54).

Prendo atto che i deputati Miglioli, Morassut, D'Antoni, Sposetti, Meta, Biasotti, Livia Turco, Repetti e Simeoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5325-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5325-A).
L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5325-A/4.

FRANCESCO BARBATO. Deputato Presidente, abbiamo iniziato i lavori da circa un'ora e mi sono fatto quattro conticini.
In un'ora la Camera dei deputati costa agli italiani 158.989 euro (Commenti). Infatti, nel bilancio dello Stato abbiamo previsto...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, lasciate parlare il collega che ha la parola. Prego, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Allora, la Camera dei deputati consuma 160 mila euro l'ora. Infatti, sul miliardo di euro l'anno che viene da trasferimenti dello Stato dal primo al secondo titolo, ci sono anche le partite di giro per altri 390 milioni di euro circa e sono un miliardo e 390 milioni di euro circa l'anno. Ciò significa che ogni giorno la Camera dei deputati costa 3 milioni e 815 mila euro. Il Senato, invece, consuma 50 mila euro, circa, l'ora perché costa 526.960 euro l'anno. La Presidenza della Repubblica costa 235 milioni di euro l'anno. A differenza della Presidenza della Repubblica tedesca, che costa ai tedeschi 20 milioni di euro l'anno, anche se i due Presidenti hanno omologhe e identiche funzioni, c'è questo spread molto alto. La Corte costituzionale costa 63 milioni di euro l'anno. Questi sono gli organi costituzionali e abbiamo visto quanto costano. E, allora, è inutile meravigliarsi che poi nelle regioni pullulino tanti «Batman», perché ormai è fin troppo evidente che, se ci saranno questi costi così alti, questi sprechi della politica, di «Batman» ne troveremo quanti ne vogliamo. Infatti, non ci dobbiamo dimenticare che, rispetto a queste spese ormai intollerabili che noi abbiamo, ci sono anche delle tasse occulte che pagano gli italiani. C'è l'addizionale comunale per l'ex ECA, l'Ente comunale di assistenza - vi ricordate? -, che pesa ancora nella misura del 10 per cento sulla TARSU. C'è l'addizionale del consumo elettrico che fu inserita nel 1988 dal Presidente De Mita. Cioè, De Mita faceva guai agli italiani quarant'anni fa e continua a farli oggi, anzi è uno dei protagonisti principali dell'Unione di Centro, è uno che rappresenta il nuovo della politica con Casini e tutti gli altri. Per non parlare delle strane sigle, la TEFA, tributo per l'esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell'ambiente, che fu inserita da Ciampi nel 1992. Quest'ultima tassa occulta è stata inserita da Ciampi nel 1992.
Vi invito, signor sottosegretario, ad evitare, che in estate, sotto la casa di Ciampi, la casa vuota, vi sia una volante dei carabinieri in H24, a guardare le mura vuote e una casa vuota. Le pattuglie dei carabinieri e della polizia servono per strada per fare sicurezza.

Pag. 5

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, posso invitarla ad attenersi all'ordine del giorno? Grazie.

FRANCESCO BARBATO. Questi infatti sono i costi che dobbiamo evitare. Noi lo abbiamo detto con questo ordine del giorno e l'abbiamo fatto l'altro giorno in Friuli Venezia Giulia dove ho visto con piacere il capogruppo del comune di Trieste che, insieme ad un giovane consigliere di 24 anni, ha devoluto la piccola quota del gruppo consiliare al comune per il sociale. Il capogruppo in regione Friuli Venezia Giulia ha detto che rendiconterà in modo analitico e pubblico quello che spende il gruppo regionale dell'Italia dei Valori. Quindi, non c'è bisogno di regole, occorre invece morale. Allora, per questa ragione, e concludo, occorre cambiare mira. Noi vogliamo far cambiare mira con questo ordine del giorno. Bisogna eliminare questi sprechi, di cui ho fatto una breve sintesi, e andare, invece, a ridurre, a diminuire e a riequilibrare la pressione fiscale a favore dei lavoratori dipendenti, soprattutto del privato. Bisogna ridurre la pressione fiscale per i pensionati. Noi siamo a favore di qualcosa, siamo per qualcosa, siamo a favore della riduzione della pressione fiscale per le piccole e piccolissime imprese, per le medie imprese che sono quelle che ci hanno consentito un export ancora favorevole all'estero. Cambiare mira. Noi intanto continueremo a tenere i bazooka puntati sugli sprechi, sulle ruberie e sui costi di una politica oggi insopportabili.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo chiede una riformulazione abbastanza generale di tutti gli ordini del giorno presentati, inserendo - poi vi saranno invece delle modifiche specifiche su alcuni di essi - in linea generale, come cappello al dispositivo...

PRESIDENTE. Scusi signor sottosegretario, devo chiederle di specificare per ciascun ordine del giorno le modifiche richieste, grazie.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Come norma generale mettere su tutti gli ordini del giorno, subito dopo «impegna il Governo», «nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica»: questa è la regola di stile che dobbiamo mettere su tutti gli ordini del giorno. In questo caso c'è un parere favorevole, salvo le eccezioni che dirò adesso, illustrando uno per uno gli ordini del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/5325-A/1; in questo caso la clausola di stile non è necessaria, perché l'argomento dell'ordine del giorno è completamente diverso.
Il Governo accetta l'ordine del giorno n. 9/5325-A/2...

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, può per favore indicare gli ordini del giorno anche con il nome del primo firmatario? Quanto alla clausola di stile: potrebbe essere così gentile da indicare anche dove va apposta?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/5325-A/2, purché riformulato inserendo «impegna il Governo, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, a...».

PRESIDENTE. Benissimo. Può ripetercelo per ogni ordine del giorno in cui sia necessario? Grazie.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, io dirò dove non è necessario, in alcuni casi non è necessario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/5325-A/3. Pag. 6
Sull'ordine del giorno Barbato n. 9/5325-A/4 c'è una contrarietà non tanto sul dispositivo, quanto sui giudizi poco lusinghieri che si esprimono nelle premesse circa l'attività del Governo.
Naturalmente se rimangono quei giudizi il Governo non può accogliere l'ordine del giorno. È difficile poter accettare da parte del Governo la dizione «il bilancio dello stesso Governo Monti è fallimentare»: sarebbe francamente una sorta di autolesionismo. Quindi, se c'è una disponibilità del presentatore a modificare le premesse, c'è un parere favorevole, sempre con la clausola di stile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Miotto n. 9/5325-A/5, purché riformulato con la clausola di stile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Madia n. 9/5325-A/6, purché riformulato con la clausola di stile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/5325-A/7, purché riformulato con la clausola di stile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5325-A/8, purché riformulato con la clausola di stile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/5325-A/9, purché riformulato con la clausola di stile.
Sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5325-A/10, qui piuttosto si chiede una riformulazione nel senso: «impegna il Governo a valutare la possibilità di»; solo in questo caso il parere è favorevole, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Scanderebech n. 9/5325-A/11, purché riformulato con la clausola di stile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Patarino n. 9/5325-A/12, purché riformulato con la clausola di stile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/5325-A/13, purché riformulato con la clausola di stile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/5325-A/14, purché riformulato con la clausola di stile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Calvisi n. 9/5325-A/15.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/5325-A/1, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/5325-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piffari 9/5325-A/3, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ricordo che sull'ordine del giorno Barbato 9/5325-A/4, accettato dal Governo purché riformulato, la riformulazione è però una riformulazione importante, perché oltre alla clausola di stile contiene anche l'eliminazione di tutta una parte motivazionale, quindi rimarrebbe sostanzialmente soltanto il dispositivo.
Prendo atto, dunque, che i presentatori non accettano la riformulazione e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/5325-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/5325-A/4, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Iannarilli... onorevole Di Virgilio... onorevole Sposetti... onorevole Marini... onorevole Castellani... onorevole Porcino... onorevole Santelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 421
Votanti 418
Astenuti 3
Maggioranza 210
Hanno votato
55
Hanno votato
no 363).

Prendo atto che i deputati Meta, Capitanio Santolini, Livia Turco, Simeoni e Pag. 7Granata hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Samperi ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Miotto n. 9/5325-A/5, Madia n. 9/5325-A/6, Evangelisti n. 9/5325-A/7, Scilipoti n. 9/5325-A/8, Borghesi n. 9/5325-A/9, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5325-A/10, accettato dal Governo, purché riformulato. Ricordo che, in questo caso, la riformulazione non è solo una clausola di stile, ma comprende anche la formula «a valutare la possibilità di».
Prendo atto altresì che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Scanderebech n. 9/5325-A/11, Patarino n. 9/5325-A/12, Giorgio Conte n. 9/5325-A/13, Di Biagio n. 9/5325-A/14 e Calvisi n. 9/5325-A/15, accettati dal Governo, purché riformulati.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5325-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che c'è un accordo generale per chiudere alle ore 11 e questo mi induce ad invitare i colleghi ad essere stringati nella loro argomentazione.
Constato l'assenza dell'onorevole Pisicchio, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, io mi richiamo a quanto espresso in sede di discussione sulle linee generali: l'assestamento sta al rendiconto come il Governo Berlusconi sta al Governo Monti. Anche nell'assestamento non abbiamo visto quell'inversione dell'ordine dei fattori che chiedevamo. In altri termini, noi chiedevamo di iniziare a colpire quelli che non hanno mai pagato per questa crisi - gli evasori fiscali, i corruttori, coloro che fanno speculazioni - e solo dopo andare a chiedere nuovi sacrifici agli italiani. Il Governo Monti ha mantenuto lo stesso ordine dei fattori del Governo Berlusconi: per questo, come abbiamo votato contro il rendiconto che rappresentava l'azione del Governo Berlusconi, confermo che voteremo contro l'assestamento che rappresenta l'azione di questi mesi del Governo Monti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti: prendo atto che vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, io mi rimetto alle considerazioni che sono già in gran parte state fatte in occasione dell'esame del rendiconto da parte del mio collega Occhiuto. Se lei mi consente, vorrei consegnare agli atti l'intervento sull'assestamento del bilancio, in cui vengono in qualche modo ricapitolate alcune considerazioni di carattere più strettamente politico.
Signor Presidente, chiedo, dunque, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, oggi abbiamo l'assestamento al bilancio e, quindi, dobbiamo partire dai dati che ci ha fornito il rendiconto dello Stato che Pag. 8abbiamo esaminato ieri. Il rendiconto ci ha detto che il bilancio dello Stato ha tre parti principali: quella dei costi propri dell'amministrazione dello Stato, i trasferimenti ad altri enti e gli oneri finanziari. Queste sono le tre macroaree dei costi.
Nei costi propri dell'amministrazione dello Stato, quello che ci ha detto il rendiconto è che l'incidenza del costo del personale sui costi propri dello Stato è pari mediamente all'86 per cento di tali costi, mentre i costi di gestione dei beni e servizi direttamente impiegati dai vari Ministeri per lo svolgimento dei propri compiti istituzionali rappresentano mediamente l'11 per cento dei costi propri e solo poco più del 2 per cento del totale generale. Quindi, questo è uno dei grossi problemi che noi abbiamo in questo Paese, ossia il fatto che la maggior parte della spesa dei Ministeri è per il personale e non per i servizi e le attività che si svolgono. Quindi, questo era uno dei temi che il Governo sarebbe dovuto andare a toccare per cercare di risolvere le problematiche economiche.
L'altro grande tema è quello relativo agli interessi, agli oneri finanziari, al debito pubblico e agli interessi che si pagano sul debito pubblico. Quindi, noi ci aspettavamo che in questo anno il Governo facesse manovre importanti su questo, perché abbiamo visto che i fondamentali del bilancio non sono poi così negativi, ma quando arrivano gli oneri dovuti agli interessi sul debito pubblico, si sballa tutto, e, quando arrivano i pagamenti del personale, anche lì ci sono i problemi.
Tuttavia, il Governo in questi mesi - ed è testimoniato da questo assestamento che fa un po' il riepilogo delle modifiche che ci sono state quest'anno e dovute all'attività di questo Esecutivo - non ha fatto nulla in questo senso, non ha fatto niente nemmeno nell'altra grande questione che il Governo precedente aveva portato avanti e che era quella del federalismo fiscale. Infatti, era lì che si poteva andare a sistemare i conti dello Stato, era lì che erano inseriti provvedimenti straordinari come quello dei costi standard, che avrebbe permesso di risparmiare centinaia e centinaia e centinaia di milioni di euro, miliardi di euro! Questo è stato fermato e, quindi, il Governo, invece di seguire la linea della correttezza, che era la linea di non tartassare continuamente i cittadini e le imprese, ha seguito un'altra linea, che è quella di continuare in quelle spese e aumentare le tasse. Ma di più: in questo assestamento noi vediamo che sotto l'aspetto del debito pubblico, nulla è stato fatto, e nulla è stato fatto neppure per tener conto di quella scellerata scelta che voi tutti, maggioranza che supporta il Governo Monti, avete fatto nel votare l'istituzione del MES, il meccanismo europeo di stabilità, dove il nostro Paese dovrà partecipare con 14 miliardi di euro e questi soldi non sono ancora coperti se non con la dicitura di emissione di debito pubblico, titoli di Stato. Ma quella emissione di titoli di Stato prevista nel MES non è inserita nell'assestamento e, quindi, noi non sappiamo ancora dove saranno presi questi soldi e come faremo fronte agli interessi che dovremo pagare per ripagare questo debito che si dovrà emettere.
Questo è un dato straordinariamente sconcertante perché non sono pochi soldi, sono miliardi di euro che noi saremo costretti a dare a questo MES e che al momento non trovano riscontro nelle carte dell'assestamento. Questo è sconcertante, ma segue la linea che ha tenuto il Governo in questi mesi: quella di produrre decine, decine e decine di decreti-legge, scritti da questi tecnocrati che ci amministrano, questi burocrati e tecnici che, messi assieme, hanno prodotto cose scritte male, scritte di fretta e sulle quali il Comitato per la legislazione della Camera ha sollevato problematiche in relazione ad ogni decreto, anche solo sull'aspetto formale di come venivano predisposti i documenti.
Ecco, su questo il Governo ha continuato a sbagliare; addirittura siamo arrivati ad avere un Ministro che è venuto in quest'Aula e su un decreto-legge ha detto: sì è vero, la copertura su questa parte non c'è, ma la copriremo con un successivo provvedimento. Quindi, stiamo stravolgendo Pag. 9il dettato della Costituzione e cioè che ogni spesa deve essere coperta e stiamo stravolgendo anche quell'altra regola che stabilisce l'utilizzo di decreti-legge solo per le materie di estrema urgenza e non possono esserci solo decreti-legge; qui invece si sta legiferando solo per decreto-legge e questo è un altro dato assolutamente negativo. Non solo, sono state anche introdotte delle misure pesantissime nei confronti dei cittadini senza invece andare a toccare quei dati che si devono toccare, senza il federalismo; siamo sconcertati nel vedere che anche il leader del maggior partito presente in questo Parlamento che è stato nostro alleato ma che ora supporta il Governo Monti e che ha votato l'IMU, adesso ci dice che è contrario all'IMU. Ma allora perché l'avete votata? Ma allora perché abbiamo fatto questa «porcata» nei confronti dei cittadini e nei confronti degli enti locali? Anche qui, un altro dato assolutamente negativo di questi primi dieci mesi di governo dell'economia da parte di questo Governo e di questa maggioranza è l'assoluto disinteresse per gli enti locali e soprattutto di quelli virtuosi del nord che sono bloccati dal Patto di stabilità e in più si vedono tolti continuamente i trasferimenti. Oggi la Padania ha un titolo straordinario che esemplifica quello che ha fatto Monti in questi anni: «Sul nord l'orgia dei tagli».
Questa è la realtà, questo è quello che sta distruggendo i nostri comuni così come la recessione innescata da queste manovre del Governo. L'ha ammesso il Presidente del Consiglio che è stato colpevole di innescare una recessione; ecco, questa recessione sta penalizzando le imprese, sta penalizzando i cittadini, sta paralizzando il lavoro e, mentre il lavoro non c'è, mentre migliaia e migliaia i cittadini vengono licenziati e vengono qui a Roma a protestare, questo Governo regolarizza altri 500 mila stranieri. Ma cosa ci stanno a fare se ci sono i cittadini italiani, non dico solo padani, ma italiani, che perdono il posto di lavoro? Com'è possibile continuare con queste logiche? Com'è possibile che si sono messe tasse su tutto, volevano anche tassare l'aria che va nella bottigliette e guardate caso una tassa è stata tolta, una, solo una: quella che avevamo messo sui money transfert e quindi quell'euro che pagavano gli extracomunitari quando mandano all'estero i nostri soldi, i soldi prodotti qua! Questo è un altro dei punti che non avete toccato e consentite il fatto che, ogni anno, miliardi di euro prodotti in questo Paese, di stipendi pagati in questo Paese, invece che essere reinvestiti nella nostra economia, vanno all'estero, a mantenere, con queste rimesse degli immigrati, altri Paesi. Non mi dite che gli italiani facevano così quando sono andati in America o in Germania; a quei tempi i Paesi dove gli italiani lavoravano, avevano dei tassi di crescita a due cifre, se lo potevano permettere. Noi non possiamo! Non ci possiamo più permettere queste cose quindi, Governo Monti, questo provvedimento è sbagliato perché riepiloga una serie di errori sconcertanti, disastrosi per tutto il Paese e in modo particolare per il nord. Quindi, la Lega Nord Padania compattamente voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, l'assestamento mostra i risultati conseguiti in questi mesi sul piano del consolidamento dei conti pubblici. Fatta eccezione per il ricorso al mercato abbiamo un miglioramento dei saldi di bilancio rispetto alle previsioni iniziali. Tutto ciò in un quadro difficile per la finanza pubblica e che evidenzia anche le contraddizioni: abbiamo aumenti di entrate la cui voce principale è l'IMU che si è anticipata al 2012 con il cosiddetto «salva Italia», ma le proposte dell'assestamento prevedono anche riduzioni di entrate tributarie ed extratributarie su cui incide la recessione.
C'è un aumento leggero della spesa di investimento, ed è positivo, considerato che è la spesa più tagliata in questi anni; vi è una riduzione della spesa corrente, sia per la spesa per interessi - fatto positivo, derivante da uno spread passato da 575 Pag. 10punti di novembre a 336 di ieri e con interessi calanti nelle aste dei titoli di Stato - oltre ai trasferimenti agli enti locali in base al «salva Italia» che non pochi problemi sta creando. Insomma, si conferma una situazione che deriva da un anno, il 2011, orribile per l'economia e la finanza pubblica, in cui siamo arrivati vicini al punto di non ritorno, cioè al default, al fallimento dello Stato, evitato grazie al cambio di Governo. Un anno in cui è cominciata la recessione - lo dico ai colleghi della Lega Nord -, continuata e appesantita nel 2012, ma iniziata nel 2011 con il Governo Berlusconi, non con l'attuale Governo. Crisi non solo italiana, crisi europea, anche se l'Italia va peggio della media europea, ed è dall'Europa che bisogna cominciare il cambiamento. Noi siamo per il rispetto dei vincoli europei e i Governi di centrosinistra hanno sempre dato attuazione a questo principio. Ma ciò non vuol dire che tali vincoli siano un dato assoluto per sempre, occorrono profondi mutamenti delle politiche europee. I progressisti europei sono impegnati in questo senso, lo dimostra la Francia, da cui è venuto un forte stimolo per il cambiamento dopo la vittoria di Hollande. È bene farsi valere quando le trattative sono ancora aperte. È inutile prendersela dopo con il Governo - come hanno fatto sia la Lega Nord che il precedente Premier - per la ratifica del fiscal compact, approvato già nei punti fondamentali dal precedente Governo. È innegabile che il peso dell'Italia in Europa e la sua credibilità internazionale complessiva siano enormemente cresciuti con il Governo Monti. È proprio su politiche di rigore, insieme a politiche per la crescita, il lavoro e lo sviluppo sostenibile, innanzitutto in Europa, che bisogna insistere, perché altrimenti non migliorano nemmeno i conti pubblici, lo dimostra proprio l'Italia. Lo ricordava ieri il collega Duilio: attualmente abbiamo tra i livelli più bassi di rapporto deficit annuale-PIL, siamo secondi solo alla Germania per il livello di avanzo primario, ma nonostante ciò il rapporto debito pubblico-PIL, lasciato dal centrosinistra al 103,6 per cento, continua a crescere: 118,6 per cento nel 2010, 120,1 per cento nel 2011 e si prevede il 123,5 per cento nel 2012. Perché? Perché il PIL cresce poco o cala. Quindi, il problema principale è la crescita e uscire dalla spirale austerità-recessione, come abbiamo sempre sostenuto in questa legislatura come Partito Democratico. Servono modifiche alle politiche europee, ma anche qui bisogna fare i compiti a casa. Si era cominciato bene con il «salva Italia» (un terzo delle risorse per la crescita, 10 miliardi di euro su 30; riduzioni fiscali per le imprese per la loro ricapitalizzazione, per nuove assunzioni e altri interventi), poi la ripresa delle liberalizzazioni - anche se un po' troppo timidamente -, quindi l'impostazione delle azioni per l'accelerazione dei pagamenti della pubblica amministrazione. Ora bisogna passare ai fatti, perché nel frattempo tante aziende falliscono, con effetti su occupazione, PIL e entrate dello Stato, e altre vengono prese dalle mafie, che non hanno problemi di liquidità. Qualche segnale è venuto sulla green economy, ma ne occorrono dei più forti, così come su credito d'imposta per la ricerca e modifica del Patto di stabilità interno per favorire gli investimenti degli enti locali. Inoltre, occorre chiudere la fase del segno meno sulla spesa per scuola e università. Per la crescita, oltre che per l'equità, occorre qualche riduzione del carico fiscale sul lavoro e i redditi più bassi - per far riprendere i consumi - nonché sulle imprese. Cioè, se si concentra la ricchezza, l'economia si blocca, contrariamente a quanto predicato dalle teorie liberiste. Ho sentito poi la Lega Nord colpevolizzare il Governo Monti per l'arresto del federalismo fiscale. La questione, però, è che il federalismo fiscale l'avevano già fatto «incartare» Calderoli e Tremonti, tra tagli ai trasferimenti e decreti di attuazione sbagliati, difformi dalla legge delega. È però questione, quella del ruolo di regioni e comuni, da riprendere, considerandoli una risorsa per lo sviluppo e non un problema, e occorre in questa legislatura risolvere una questione creata dal «salva Italia» e solo parzialmente corretta, quella degli esodati.
Pag. 11Ho citato alcuni temi sulla crescita, perché nel dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico sul disegno di legge per l'assestamento del bilancio dello Stato, così come abbiamo approvato il Rendiconto, siamo consapevoli del grande lavoro che si sta facendo per migliorare la finanza pubblica, ma anche di quello che occorre fare per dare prospettive e possibilità di lavoro alle persone e alle imprese, per cominciare davvero quella ricostruzione del Paese senza la quale anche il risanamento dei conti pubblici rischia di essere effimero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, per l'occasione dell'approvazione del disegno di legge di assestamento del bilancio 2012 innanzitutto desidero sottolineare la bontà e l'efficacia della legge di riforma di contabilità, la n. 196 del 2009, che abbiamo approvato in questa legislatura, e grazie alla quale è stato possibile effettuare variazioni compensative in corso d'anno, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica e del divieto di utilizzare stanziamenti di conto capitale per finanziare le spese correnti. Si tratta di un'innovazione che è stata assai utile e utilizzata a pieno dal Governo, in quanto ha accresciuto la flessibilità del bilancio e ha reso più agevole e tempestiva la gestione.
Anche l'assestamento di bilancio 2012, in analogia a quanto constatato in sede di Rendiconto 2011, presenta un miglioramento dei saldi di bilancio. Infatti, il saldo netto da finanziare migliora di oltre 5 miliardi di euro rispetto alle previsioni iniziali del 2012. Anche il risparmio pubblico migliora di 7 miliardi. Tuttavia, si deve segnalare che il miglioramento del saldo netto da finanziare è da ascriversi prevalentemente all'aumento delle entrate finali, che deriva dall'aumento delle imposte e dall'introduzione di nuove imposte (ricordo l'IMU sulla prima casa, che ha dato un'entrata di 8,6 miliardi di euro). Se il saldo netto è migliorato di 5 miliardi il merito è di questa imposta nuova, che ha dato un'entrata, al momento, di 8,6 miliardi. Invece, sul versante delle spese si registra una riduzione di soli 4,4 milioni di spese correnti.
Come si vede, l'assestamento sta ad indicare che prosegue con fatica il processo di risanamento della finanza pubblica che appare, però, troppo orientato agli inasprimenti fiscali e troppo poco basato su contenimenti della spesa, specie corrente. Questo è, invece, il fronte principale su cui si deve agire. Bisogna agire più pesantemente sulla spesa corrente. Su questo fronte è necessario fare molto di più, attuando completamente e subito la prima legge di spending review e varandone un'altra ancora più incisiva, per scongiurare l'ipotesi di aumento dell'IVA l'anno prossimo e per reperire, se possibile, lo spazio finanziario per ridurre la pesantissima pressione fiscale che grava sui cittadini e sulle imprese e che ostacola ogni possibilità di ripresa della produzione e dell'occupazione.
Nel giudicare, comunque, positivamente i dati di consuntivo relativi alla riduzione dell'indebitamento e all'aumento dell'avanzo primario, che ammonta a circa l'1 per cento del PIL, non si può tacere come a questi risultati abbia contribuito anche una forte riduzione della spesa per gli investimenti, specialmente quella sostenuta dagli enti territoriali. Però, va sottolineato che una caduta degli investimenti ha effetti di lungo periodo sull'efficienza del sistema produttivo e, con essa, sulle prospettive di crescita dell'economia.
Come sappiamo tutti, l'Italia continua ad attraversare una fase congiunturale particolarmente delicata e le ultime previsioni sull'andamento dell'economia, fornite dall'Istat e dai principali istituti specializzati, non lasciano spazio a grande ottimismo. Da quanto si legge in questi giorni sulla stampa, che fornisce alcune anticipazioni sul contenuto della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza che sarà presentata alle Camere nei prossimi giorni, anche il Governo è orientato a rivedere le stime formulate ad Pag. 12aprile, prevedendo una flessione del PIL, per il 2012, di circa il 2,2 per cento. Si tratta, senza dubbio, di un dato molto preoccupante, che testimonia come la politica di rigore finanziario, sostenuta con forza dall'attuale Governo, non basti, da sola, a risolvere i problemi dell'economia e della finanza pubblica del nostro Paese, se non è accompagnata da misure per la crescita, che sono sempre annunciate e mai portate all'approvazione.
Se non si riesce a rilanciare l'economia, tornando finalmente ad una crescita del prodotto interno lordo, tutti gli sforzi compiuti sul fronte del risanamento rischiano di mostrarsi vani e, in qualche misura, controproducenti, in quanto finiscono per deprimere ulteriormente la vitalità dell'economia, come dimostra anche il peggioramento del rapporto debito-PIL.
La decisione della Banca centrale europea di procedere all'acquisto di titoli di Stato con scadenza da uno a tre anni per i Paesi in difficoltà sui mercati ha determinato un effetto positivo anche per il nostro Paese sullo spread. La Banca d'Italia ha stimato che una riduzione di 200 punti base dello spread tra i rendimenti dei nostri titoli di Stato e gli equivalenti titoli tedeschi, determinerebbe, da qui all'anno prossimo e a parità di altre circostanze, un PIL più elevato di oltre un punto percentuale. Un punto di PIL da solo sarebbe sufficiente a determinare entrate fiscali aggiuntive di importo pari a quelle attese dal previsto innalzamento di due punti dell'aliquota ordinaria IVA. Tali risorse sono sufficienti per aumentare di circa un quarto la spesa per investimenti fissi delle amministrazioni pubbliche. Credo che i risparmi ottenuti da questo provvedimento possano essere destinati e soprattutto utilizzati per rilanciare gli investimenti.
L'altra componente della spesa pubblica alla quale dobbiamo prestare attenzione - perché particolarmente rilevante ai fini della promozione della crescita economica del Paese - è quella destinata alla formazione del capitale umano, ossia alle risorse umane. Occorre rilevare che i numerosi tagli delle risorse destinate ai settori dell'istruzione, dell'università, della ricerca e della cultura appaiono di gran lunga superiori a quelli destinati ad altri settori. Infatti, per quanto riguarda l'istruzione, il rendiconto per il 2011 registra un decremento di 2.270 milioni di euro in termini di competenza e di 3.597 milioni di euro in termini di cassa, che diventano - se paragonati alle risorse disponibili nell'anno 2009 - meno 4.180 milioni e meno 5.502 milioni. Se si considera che nell'assestamento di bilancio per il 2012, le previsioni di competenza, di cui alla legge di stabilità n. 184 del 2011, si assestano a 52.959 milioni e quelle di cassa a 53.941 si vede che le riduzioni di spesa rispetto al 2009 rispettivamente ammontano a 5.349 milioni di euro per competenza e a 7.566 milioni di euro per cassa. Quindi, il 90 per cento delle riduzioni sono a carico del bilancio dell'istruzione. Si evidenzia, quindi, la necessità, per il futuro, di porre in essere per quei settori strategici, come quello dell'istruzione, programmi di investimento e non una riduzione della spesa.
Per concludere, debbo rimproverare il Governo per aver perso tempo prezioso nel predisporre gli atti per consentire l'avvio dei lavori di adeguamento delle norme di sicurezza degli edifici scolastici, indicati nell'elenco della risoluzione Alfano nelle Commissione Bilancio e Cultura di Camera e Senato, pure in presenza di una situazione di sicurezza drammatica, mentre le risorse sono disponibili e giacenti nei residui passivi del bilancio.
Nonostante le assicurazioni del Governo più volte fatte in Aula o in Commissione, i relativi provvedimenti non vedono ancora la luce.
Per concludere, preannunzio, a nome del mio gruppo, il voto favorevole al provvedimento in esame, prendendo atto dello sforzo compiuto dal Governo, ma auspicando una rapida conclusione di questo periodo transitorio, al fine di programmare e dare corso al più presto a quelle misure e a quegli investimenti necessari per riprendere lo sviluppo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 13

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, dalla relazione del relatore Calvisi, emerge una posta in favore della regione Sardegna in attuazione del nuovo ordinamento finanziario stabilito dalla legge n. 296 del 2006 risalente al Governo Prodi, in conformità al disegno di legge.
Benché si trattasse di atto dovuto, il pregresso non era stato mai saldato dal Governo Berlusconi.
L'impegno unitario dei parlamentari e delle forze sociali della Sardegna ha determinato l'adempimento da parte del Governo Monti. Esprimo apprezzamento per questa linea di responsabilità ma quest'unica doverosa posta non mi consente di votare a favore di tutto il provvedimento, cosicché voterò in conformità al gruppo.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 5325-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5325-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5325-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Porcino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012» (5325-A):

Presenti 434
Votanti 432
Astenuti 2
Maggioranza 217
Hanno votato 373
Hanno votato no 59.
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Simeoni e Scalera hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Secondo le intese intervenute, lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno per i quali sono previste votazioni è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,55).

SANTO DOMENICO VERSACE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANTO DOMENICO VERSACE. Signor Presidente, vorrei correggere, come ho già detto agli uffici, un punto del mio intervento di ieri: «nel 1970, senza le regioni il debito pubblico incideva sul prodotto interno lordo solo per il 40,5 per cento; oggi è stabile oltre il 100 per cento». Intendevo dire «il debito pubblico» e non «la spesa pubblica».

PRESIDENTE. Onorevole Versace, il processo verbale è già stato approvato, però rimarranno agli atti le sue dichiarazioni.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

Pag. 14

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, vorrei segnalare all'Assemblea, perché resti agli atti, che questa mattina ad una trasmissione televisiva il professor Ainis ha fatto una proposta, a mio avviso probabilmente una provocazione, ma sicuramente molto singolare, specie per la qualità della persona che l'ha formulata, cioè che sarebbe addirittura possibile che il Parlamento approvasse una legge elettorale con decreto-legge. Questo mi sembra singolare perché il Governo dovrebbe proporre una legge elettorale e poi magari porre la questione di fiducia.
Vorrei anche ricordare che la vulgata ormai diffusa vede nella legge elettorale le origini di tutti i mali, laddove invece anche l'attuale scandalo che sta sconvolgendo la regione Lazio dimostra che queste persone, elette tutte regolarmente con le preferenze, non sono affatto migliori o più capaci o più oneste o più trasparenti di quelle che sono elette con altri sistemi come la lista bloccata, peraltro presente in tutti i Paesi europei.
Quindi sarebbe opportuno che, quando persone soprattutto di altissimo livello intellettuale come il professor Ainis parlano di questi argomenti, abbiano a mio avviso anche l'onestà intellettuale di dire per quale motivo e perché un'informazione è vera piuttosto che un'altra.
Quindi, sarebbe interessante anche verificare un'altra circostanza, che viene completamente omessa nei dibattiti: tutti gli eletti in regioni, comuni e province d'Europa attualmente sono eletti con le preferenze, ma non mi pare proprio che il livello qualitativo, di onestà, di correttezza e di efficienza di queste persone sia sostanzialmente diverso da quello degli eletti presenti in questo Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Paolini, lei è libero di esporre le sue valutazioni politiche, anche se non riguardavano propriamente l'ordine dei lavori. La discussione continua nelle sedi opportune.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per segnalare all'Aula questo fatto. Giustamente e doverosamente ci occupiamo e seguiamo in Aula e nelle Commissioni le situazioni di crisi economica e sociale di grandi e importanti presidi industriali, commerciali e di servizi del nostro Paese. Nei giorni scorsi ci siamo occupati e continuiamo a farlo, anche attraverso il Governo, per esempio, della crisi dell'Ilva di Taranto. Spesso, anzi quasi mai, in quest'Aula si segnalano le situazioni di crisi di insediamenti di dimensione minore.
In questo momento vorrei esprimere la solidarietà ai lavoratori e ai dipendenti della Conforama di Palmanova, che proprio in questi giorni stanno rischiando il posto di lavoro, ed esprimere non solo la solidarietà, ma il sostegno e l'apprezzamento per l'impegno che stanno profondendo i due sindaci dei comuni più direttamente interessati, quello di Palmanova, Francesco Martines, e quello di Bagnaria Arsa, Cristiano Tiussi, che insieme alle organizzazioni sindacali e alla regione stanno, proprio in questo momento, discutendo con la proprietà, presso il Ministero dello sviluppo economico, circa la possibilità di contrastare o di evitare la chiusura di quel punto di commercio che è stato già oggetto di ridimensionamento occupazionale negli anni scorsi e per il quale, contrariamente agli impegni che la proprietà aveva assunto circa il mantenimento di quel punto commerciale, si prefigura una chiusura.
Quindi, volevo segnalare, signor Presidente, che purtroppo, nel silenzio della grande stampa, in questo momento nel nostro Paese stanno chiudendo molte realtà produttive, commerciali e di servizi di medie e piccole dimensioni. In questa occasione, ringraziando i colleghi per l'attenzione prestata, vorrei segnalare che, tra le tante, c'è anche purtroppo questa situazione che desta preoccupazione.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 15

CARLO MONAI. Signor Presidente, volevo solo sottolineare la bontà del servizio desk deputati SDP, che abbiamo sperimentato, in questi anni, essere molto attivo e preciso nell'erogazione di supporto a tutti i deputati. Io, in particolare, ne ho avuto bisogno diverse volte. Volevo ringraziare il Collegio dei questori per avere attrezzato questo ufficio in maniera molto efficace ed efficiente.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea (ore 11).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'organizzazione dei lavori della prossima settimana è stata rimodulata nel modo seguente:

Lunedì 24 settembre (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna e nella mattina di martedì 25 settembre)

Discussione sulle linee generali della proposta di modificazione al Regolamento concernente la modifica della disciplina relativa ai contributi ai Gruppi parlamentari (Doc. II, n. 24).

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
proposte di legge nn. 2438 e 5382 - Disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori;
proposta di legge costituzionale n. 1698 ed abbinata - Distacco del comune di Lamon dalla regione Veneto e sua aggregazione alla regione Trentino-Alto Adige, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione.

Martedì 25 (ore 14, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 26 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 27 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 28 settembre) (con votazioni)

Seguito dell'esame della proposta di modificazione al Regolamento concernente la modifica della disciplina relativa ai contributi ai Gruppi parlamentari (Doc. II, n. 24).

Seguito dell'esame della mozione Di Pietro ed altri n. 1-1123 in ordine alla costituzione di parte civile dello Stato nel procedimento penale in corso di svolgimento a Palermo relativo alla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge costituzionale n. 1698 ed abbinata - Distacco del comune di Lamon dalla regione Veneto e sua aggregazione alla regione Trentino-Alto Adige, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione;
proposta di legge n. 4041 ed abbinate - Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici (Approvata dal Senato).

Seguito dell'esame delle mozioni Bersani ed altri n. 1-01118, Misiti ed altri n. 1-01124, Angela Napoli e Della Vedova n. 1-01125, Nucara ed altri n. 1-01126, Casini ed altri n. 1-01127, Cicchitto ed altri n. 1-01128, Di Pietro ed altri n. 1-01129, Moffa ed altri n. 1-01132 e Belcastro ed altri n. 1-01133 concernenti iniziative a favore della Calabria.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:
n. 3900 ed abbinate - Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense (Approvata dal Senato);
nn. 2438 e 5382 - Disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori.

L'organizzazione dei tempi per la discussione del Doc. II, n. 24 e delle proposte di legge nn. 2438 e 5382 sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna. Pag. 16
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12,30 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 12,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 12,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito all'attuazione degli obiettivi di cui alla dichiarazione di Tripoli sottoscritta dal Governo italiano e da quello libico - n. 2-01663)

PRESIDENTE. L'onorevole Pianetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01663, concernente chiarimenti in merito all'attuazione degli obiettivi di cui alla dichiarazione di Tripoli sottoscritta dal Governo italiano e da quello libico (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, saluto il sottosegretario De Mistura.
Abbiamo voluto presentare questa interpellanza urgente perché, indubbiamente, la situazione in Libia e negli altri Paesi della sponda sud del Mediterraneo e del Medio Oriente desta preoccupazione, non vi è dubbio. Quella è una zona vitale per l'Europa e, conseguentemente, anche per il nostro Paese.
La «Primavera araba» ha eliminato le dittature che si erano insediate in quei Paesi dopo l'epoca coloniale. Movimenti popolari avevano sviluppato una loro azione con l'obiettivo di percorsi verso democrazia, verso sviluppo economico e sociale, verso lavoro, opportunità per i giovani. Sappiamo che quei Paesi sono, dal punto di vista anagrafico, estremamente giovani e, quindi, vi è il desiderio, appunto, di percorrere queste strade, della democrazia e dello sviluppo economico.
Vi sono state delle elezioni, si sono istituiti Governi, Assemblee costituenti, in alcuni Paesi con accentuazioni più radicali, in altri con posizioni più moderate. Non vi è dubbio che si tratta di percorsi molto delicati. Vi è il pericolo, in questo momento, di derive pericolose, di derive che possono essere spinte verso indirizzi fondamentalisti, indirizzi con un predominio jihadista. L'attacco di Bengasi e ciò che è avvenuto poi anche in contemporanea in Egitto, al Cairo, è l'espressione di queste frange estremiste e anche, in qualche modo, della intervenuta debolezza, diciamo così, di alcuni della parte islamista più moderata che ha responsabilità di Governo e responsabilità istituzionali.
Queste frange estremiste salafite credo che si pongano l'obiettivo di radicalizzare tutta la posizione politica. È un disegno strategico organizzato, non vi è dubbio, in particolare in Libia dove i salafiti radicali sono, per così dire, ancora più determinati perché sono stati sconfitti dalle elezioni dello scorso luglio.
In una audizione presso la Commissione del Senato americano il Centro nazionale antiterrorismo americano ha affermato che si è trattato di un atto terroristico. «Abbiamo indicazioni» - dice il rappresentante Olsen - « secondo le quali individui coinvolti nell'attentato potrebbero avere legami con Al Qaeda e con Al Qaeda nel Maghreb islamico». Da qui tutta la grande preoccupazione a cui, in qualche modo, ha dato adito e ha prestato elementi di opportunità anche il film su Maometto, forse oggetto di pretesto, come pure potrebbero essere oggetto di pretesto le vignette apparse sul periodico francese Charlie Hebdo.
Credo allora che in questa sede dobbiamo riportare le preoccupazioni dei grandi leader. La Casa Bianca ha affermato che sono offensive incendiarie. Opportunamente, il nostro Ministro Terzi di Sant'Agata ha affermato - lo voglio ribadire con grande significato ed importanza - che le religioni sono fondamentali per le Pag. 17coscienze di milioni di persone e nessuno può permettersi di dileggiarle. Anche Benedetto XVI, nel suo viaggio recente, invita i cristiani ed i musulmani a dare testimonianza contro l'odio e la violenza. Riprendo anche quanto detto dal Segretario generale della Lega araba, quando dice appunto: prima il film, ora le vignette, queste cose devono finire.
Dall'altra parte il Primo Ministro francese evidenzia che in Francia è garantita la libertà di caricatura e che c'è la magistratura per fare giustizia, ma intanto chiude 20 ambasciate francesi nel mondo. Credo che questa affermazione non faccia percepire bene qual è la realtà, qual è la provocazione, qual è il possibile utilizzo, anche pretestuoso, di questi atteggiamenti. Credo che ci debba essere rispetto nel merito e che non si debba prestare opportunità, non si debba dare occasioni per manifestazioni radicali, che potrebbero essere circoscritte e che, invece, danno luogo alla possibilità di prendere in mano quello che era il bene della «Primavera araba», ovvero quello che era lo spirito della «Primavera araba». Tra l'altro, questi atteggiamenti, queste vignette e questi film hanno anche la possibilità di promuovere aggregazioni, aggregazioni per ampie fasce popolari, che sono trascinate dal radicalismo. Quindi, da questo punto di vista direi che vi sono elementi di grande preoccupazione. Dunque, occorre evitare di offrire queste occasioni, perché qui non è in gioco, a mio modo di vedere, la libertà di espressione, quanto piuttosto è necessario evidenziare e sottolineare la responsabilità di una stabilità politica, che è difficile, che è precaria, che è delicata e che è in fase di costruzione.
Da questo punto di vista voglio evidenziare anche l'importanza che l'Italia sta dando a questi rapporti, quando proprio ieri a Caserta è stato inaugurato il centro di formazione per i Paesi arabi, un istituto di scuola superiore di pubblica amministrazione, in collaborazione con l'OSCE. Ebbene, è un centro questo che dovrà collaborare per i processi di modernizzazione del settore pubblico di questi Paesi e, quindi, anche favorire il dialogo e la creazione di network per accogliere visite di studio, il tutto con l'intenzione e l'impegno di diffondere le migliori pratiche amministrative per lo scambio ed il confronto di esperienze e sostenere, conseguentemente, anche i piani di riforma di questo Paese.
Credo che debba esservi da parte dell'Italia - e mi permetto di dire da parte del Parlamento e del Governo - questo messaggio forte, un messaggio forte di collaborazione e di impegno reciproco, e questo non per una presunta debolezza, ma con il forte convincimento - e questo il Parlamento lo deve dire con forza e molta determinazione, nel suo impegno costituzionale di indirizzo e di controllo - con la volontà che solo la reciproca collaborazione tra popoli, tra Governi, tra Parlamenti può essere momento fondamentale di costruzione.
E allora è in questo contesto e in questa visione di impegno, un impegno forte che ha origini anche non recenti, che va vista la Tripoli declaration; un impegno che appunto non risale a momenti recenti ma che trova le sue radici in epoche più lontane, perché le due parti - mi avvio a concludere, signor Presidente - hanno concordato di valutare e costruire i loro rapporti a partire dagli accordi già sottoscritti tra loro, andando avanti per la realizzazione di varie attività attraverso commissioni tecniche, specializzazioni nei vari settori, interesse reciproco. È questa la modalità con cui si deve costruire, nella speranza di costruire, da parte dei libici, un nuovo Stato basato sulla democrazia, sui diritti umani, sulla promozione della pace regionale, internazionale, sulla sicurezza e sullo sviluppo.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ENRICO PIANETTA. Finisco dicendo che l'Italia si è impegnata ad aiutare le autorità libiche a fare in modo che ci sia anche la capacità di accordi sulla pesca, la cooperazione economica, la trasformazione e la commercializzazione di prodotti. Mi riferisco al Ministero della difesa per quanto riguarda la cooperazione che Pag. 18prevede la formazione in Italia di 250-300 libici, al contributo italiano alla stabilizzazione del Paese, al controllo delle frontiere, alla formazione, alla sicurezza degli ordigni chimici e convenzionali, alla collaborazione bilaterale, alla quantificazione e gestione dei flussi migratori ed alla cooperazione. Ho citato gli elementi fondamentali su cui i nostri due Paesi devono impegnarsi e collaborare. Questa è la sintesi. Chiediamo al Governo di saperci dire come intenda sviluppare e realizzare questi obiettivi contenuti nella dichiarazione di Tripoli, perché la consideriamo, questa capacità di collaborazione, come un elemento veramente fondamentale in un'area così strategica e così importante come è il Mediterraneo e il Medio Oriente, su cui si cimenta esattamente tutto l'impegno del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Staffan de Mistura, ha facoltà di rispondere.

STAFFAN de MISTURA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, volevo ringraziare l'onorevole Pianetta per aver sollevato questo punto aiutandoci a fare chiarezza e una verifica. Inoltre, voglio ringraziare l'onorevole Pianetta anche per aver di fatto già elencato molti degli argomenti che avrei utilizzato per spiegare la posizione del Governo italiano, quindi sono sicuro - Presidente ne sarà felice - che sarò molto breve proprio grazie al fatto che tale posizione coincide moltissimo, direi perfettamente, con quello che è già stato detto. Prima considerazione politica, la rivolta araba era ed è rimasta spontanea, e di conseguenza era inevitabile che in questo caso noi la sostenessimo. Non potevamo fare altrimenti. D'altra parte andava nella direzione giusta. I giovani chiedevano lavoro, democrazia, fine delle dittature e quindi nulla che potesse in qualche maniera apparire contrario ai nostri principi. La prova era anche che non era stata manipolata, non c'erano bandiere americane, né israeliane o di altri Paesi, bruciate nella rivolta. Volevano semplicemente lavoro e democrazia.
Secondo punto, tutte le rivolte, le rivoluzioni, hanno una transizione, un momento di fragilità, e questa fragilità si manifesta durante un certo periodo. È avvenuto anche da noi, nel nostro continente, in tempi passati. Durante questo periodo di transizione e di fragilità, c'è il pericolo, la probabilità, anzi la certezza in alcuni casi, che frange estremiste tentino di scipparla o di deviarla, ed è esattamente quello che è avvenuto. Certo, hanno bisogno di un piattino d'argento, di un'occasione, e l'occasione purtroppo è avvenuta con questi atti che sono percepiti come altamente offensivi dalla comunità musulmana nel mondo. Ora in questo caso, certo, la libertà di stampa rimane, ma rimane anche la libertà, da parte delle comunità religiose nel mondo, di non essere offese. Questo vale però vicendevolmente, com'è stato detto giustamente dal Santo Padre nell'ottima visita che ha fatto, al momento giusto, in Libano.
Gli incendi quindi sono possibili grazie alle infiltrazioni di Al-Queda, dei salafiti e anche di frange - come è avvenuto - di gruppi di ex gheddafiani.
Ora, è motivo di più, tutto questo, per accompagnare le autorità libiche, le quali hanno dimostrato, con elezioni democratiche, che mirano, tramite l'appoggio della popolazione, ad una posizione più simile al modello turco e, quindi, di moderazione, affinché possano stabilizzare il loro Paese (e non soltanto la Libia). Un motivo di più, dicevo, viste tutte le iniziative, che lei giustamente ha menzionato - le sono grato perché a questo punto non le menziono più io -, che il Governo italiano ha concordato sulla base della Dichiarazione di Tripoli, in occasione della visita del Presidente del Consiglio, seguita poi dalla visita del Ministro degli esteri Terzi di Sant'Agata e del Ministro della difesa Di Paola. Si tratta di una serie di iniziative che l'Italia - proprio perché ha una tradizione particolare di rapporti con la Libia e il Mediterraneo e per questo si è lanciata in prima linea per aiutare questa transizione - è bene continui ad intraprendere.

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PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

RENATO FARINA. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta al nostro interpello sulla questione dei fatti accaduti di recente, specialmente riguardo alla chiarezza della posizione, che mi sembra manifestare una continuità con quella che è stata la linea di politica estera del Governo italiano da De Gasperi in poi, il quale sosteneva, come ricordo, che «bisogna costruire ponti di fiducia con i nostri vicini con i quali un accordo va sempre trovato attraverso il metodo della franchezza, della mutua attenzione e della inclusione». Cioè, includere e non escludere, non trovare mai pretesti per interrompere una collaborazione. Questa è un po' la nostra vocazione italiana, di Paese inserito nel contesto Mediterraneo e con una responsabilità anche in quanto sede di Pietro, sede della cattolicità - del punto massimo della cattolicità - e, quindi, in questo senso anche molto esposta.
A me, per giudicare questi eventi, vengono in mente due episodi. Il primo è quello del 1914 quando Lenin a Zurigo, pensando a come far passare la rivoluzione in un mondo che sembrava allora ostile, vede muoversi la storia e intuisce che può trasformare questo movimento della storia, nella grande ruota rossa e, allora, sale sul veicolo della guerra per trasformare la guerra in uno strumento per l'affermazione della sua ideologia. Allo stesso modo credo sia accaduto in questi brevi anni nel nord Africa e nel Medio Oriente. I movimenti estremistici, salafiti o comunque prossimi ad Al Qaeda che adesso non si sa più bene come definire, hanno intuito queste rivoluzioni come un veicolo di comodo per islamizzare a tappe, ora morbide ora forzate, tutta la popolazione e poi investire con questa pressione l'Europa. E cosa succede? Cosa fa l'Europa? L'Europa purtroppo appare piegata nelle sue beghe intestine. Questo sarebbe il grande momento per alzare la testa dai nostri gravissimi problemi finanziari per guardare le sfide che ci pongono i grandi accadimenti nel mondo. Purtroppo, nelle scorse settimane, partecipando ad un incontro interparlamentare a Cipro con Lady Ashton, si è visto che le posizioni della stessa Lady Ashton, con tutta la buona volontà, sono praticamente quelle di prendere dei tè e di fare degli incontri con i vari leader senza che ci sia però dietro una vera forza e una vera prospettiva di sostegno e di rinascita.
Il secondo evento che vorrei invece mettere in rilievo è la visita del Papa in Libano.
Ciò non per sottolineare o parlare della missione apostolica e pastorale di Benedetto XVI, quanto per mostrare che esiste un metodo. Il metodo non per superare, ma almeno affrontare con spirito positivo le grandi e gravissime questioni che sono poste oggi da questi tentativi di islamizzazione violenta del mondo, non è quello tanto del confronto armato o ideologico o della dialettica, ma è quello della presenza, di una presenza che sostituisca al concetto di tolleranza quello molto più profondo di rispetto.
Io ho letto tutti gli interventi, non solo del Santo Padre, ma anche dei vari leader sia politici sia religiosi sunniti e sciiti che hanno incontrato il Papa, e la parola che ritorna più spesso è la parola rispetto, è la parola collaborazione. Qui quello che sta accadendo - ed io faccio forza a me stesso per vincere uno spirito polemico - non è un confronto tra le religioni, tra le tre religioni peraltro (Islam, laicismo alla francese e cattolicesimo), ma è un attacco alla pace. Questa è la grande questione che insieme dobbiamo porci noi qui anche nell'affrontare le questioni, come ha già fatto benissimo il mio collega Pianetta. Si tratta di impostare una politica estera e una politica europea sul piano di quei Paesi che, rafforzando i processi democratici, tenda però a tutelare straordinariamente la presenza di una pluriformità di presenze che da duemila anni caratterizzano questa storia, che non vede i cristiani come ospiti e minoranze portati da chissà quali missionari, ma coessenziali all'identità di queste società e di queste civiltà. La violenza è voler estirpare questa Pag. 20presenza, e violenta è anche l'imprudenza di chi, agendo in modo semplicemente militare, ha dato il pretesto per sradicare queste presenze cristiane. Questo è l'invito che io mi sento di fare al Governo italiano: di applicare una politica che intenda la libertà religiosa non semplicemente come diritto di professare la religione, ma libertà religiosa come possibilità di presenze che si rispettino. Questo è, credo, il cuore della nostra proposta, che come Italia dobbiamo fare anche all'Europa. Infatti l'alternativa non è secondo me, come bene ha detto lei, e ha detto prima Pianetta, tra una civiltà che consenta il diritto di essere spiritosi sulle religioni ed un'altra invece severa, ma è veramente in questo rispetto profondo.
Naturalmente senza essere ciechi, perché molto spesso questa sensibilità islamica è montata ad arte, come in questo caso. Il mio amico professore di arabo all'università americana del Cairo, che è stato uno dei primi a scendere in piazza al Cairo, il professor Wael Farouk, mi diceva che questo film famoso e nefasto, era su Internet già dal gennaio di quest'anno e che è stata una televisione salafita dello sceicco Khalad Abdallah a trasmettere questo film, la televisione Al Nas, il 9 settembre. L'ha fatto pour cause, cioè non è stata una scelta così di informazione, ma per mettere in difficoltà proprio il nuovo corso, tanto più che questo Khalad Abdallah è uno sceicco ben conosciuto per le sue relazioni con i servizi segreti egiziani e con il passato regime.
Un'altra cosa che chiedo è attenzione ai rapporti con l'Arabia Saudita. La malattia che c'è nell'islamismo, cioè nell'Islam, che lo trasforma in islamismo, parte dall'ondata missionaria ben foraggiata del wahabismo, che ha radici tra gli stessi governanti sauditi. Dunque non possiamo giocare a non vedere. E la politica dell'Arabia Saudita non è di modernizzare l'Islam, ma di islamizzare la modernità attraverso un ingresso potente, anche economico, di questi Paesi in Europa.
Non dimentico che, in questa ondata, c'è anche il Qatar, che ha mosso e spostato molto queste rivoluzioni in senso estremistico, dando voce agli altri. Non dimentico anche che, di fatto espiantati dall'Afghanistan e dall'Iraq, i terroristi più veementi e più teorizzatori di Al Qaeda, si sono spostati nel Mali. Il Mali è subito dietro questi Paesi e da lì partono ondate e ondate di violenza, che attraversano il sud, con la Nigeria, l'Uganda, la Somalia, e arrivano al nord fino a lambire le nostre coste (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della libertà).

(Chiarimenti circa l'ammontare delle risorse derivanti dalla riduzione dei contributi pubblici alle imprese - n. 2-01621)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01621, concernente chiarimenti circa l'ammontare delle risorse derivanti dalla riduzione dei contributi pubblici alle imprese (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, a fine luglio, mentre qui alla Camera discutevamo di sviluppo - affrontando i temi del relativo «decreto sviluppo» -, attraverso le notizie di stampa, si è aperto nel Paese un dibattito sulle caratteristiche delle nostre politiche industriali e sul rapporto tra l'utilizzo degli incentivi alle imprese e le stesse politiche industriali.
Il gruppo del Partito Democratico pone al Governo alcuni quesiti - ai quali speriamo, oggi, venga in qualche modo data risposta -, che non possono essere più nascosti, rispetto al dibattito che c'è stato a luglio e nelle settimane passate, in ordine anche alle responsabilità che abbiamo da qui ai prossimi mesi, da qui all'approvazione della legge di stabilità e alla discussione di un auspicabile secondo decreto-legge sullo sviluppo.
Come lei sa, signor Presidente, il Consiglio dei ministri, in data 30 aprile 2012, ha conferito al professor Francesco Giavazzi l'incarico di fornire al Presidente del Consiglio e al Ministro dello sviluppo economico, Pag. 21analisi e raccomandazioni sul tema dei contributi pubblici alle imprese. Secondo le dichiarazioni fatte dalla stessa Presidenza del Consiglio dei ministri, le risorse ricavabili dagli interventi dovrebbero consentire la realizzazione di quegli obiettivi di finanza pubblica, rispetto ai quali ci siamo tutti impegnati in quest'Aula nei provvedimenti che abbiamo approvato e che sono indicati nel Documento di economia e finanza, che stiamo - presumo - correggendo.
Dal Consiglio dei ministri di oggi, infatti, emergeranno norme, numeri e proposte che correggono il Documento di economia e finanza dell'aprile scorso, nel quale prevedevamo, per l'anno 2012, una diminuzione, una recessione, pari a meno 1,2 per cento. Oggi, vedremo cosa tirerà fuori il Consiglio dei ministri, ma il Partito Democratico, proprio in quest'Aula, più volte, nei dibattiti che vi sono stati, aveva paventato la necessità di correggere al ribasso - certamente, oltre il 2 per cento - il risultato negativo per il 2012; e quello che continua a preoccuparci è il risultato per il 2013, per il quale oggi ci aspettiamo una parola di chiarezza da parte del Governo.
Tornando al tema principale della nostra interpellanza urgente, secondo le fonti di stampa che a luglio hanno aperto questo dibattito che si è protratto per tutta l'estate, il 23 giugno, il professor Gavazzi avrebbe - utilizziamo il condizionale - trasmesso al Presidente del Consiglio e al Ministro dello sviluppo economico, la versione finale di un rapporto contenente analisi e raccomandazioni sul tema di contributi pubblici alle imprese.
Tale rapporto non è mai stato trasmesso alle Camere. Per questo chiedo al sottosegretario D'Andrea di confermarci che, quindi, questo rapporto in realtà è apparso solo sui giornali e si tratta, probabilmente, di una bozza per gli uffici interni al Governo, ma non è certamente considerabile, altrimenti ce lo saremmo aspettato qui, alla Camera, o al Senato, per le valutazioni del caso.
Sempre secondo le anticipazioni - che hanno spinto il segretario del Partito Democratico Bersani a chiedere lumi sull'ammontare delle risorse - fornite dagli organi di informazione, incrociando diverse stime e dati, il rapporto di stima complessivo dei contributi eliminabili nel lungo periodo aveva un valore pari a circa 10 miliardi di euro. Anche recentemente il professor Giavazzi ha ribadito questa valutazione, considerando esclusivamente i contributi alle imprese in senso stretto ed eliminando dall'oggetto del rapporto sia gli incentivi finanziabili con fondi europei, sia quelli diretti a compensare l'adempimento di obblighi di servizio pubblico (trasporto, sanità e istruzione).
Tuttavia, alcune voci che in linea di principio sono eliminabili prevedono - ed è la prima sottolineatura che abbiamo fatto nella nostra interpellanza urgente - impegni pluriennali delle amministrazioni pubbliche stesse coinvolte. Pertanto, a nostro avviso - ed è il primo tema che abbiamo sottolineato nella nostra interpellanza -, non sarebbe possibile stimare la quota di spesa immediatamente liberabile.
Il rapporto - sempre secondo notizie di stampa, alle quali aggiungerei anche le notizie di rete in quanto, pur non essendo mai arrivato alla Camera, il rapporto è in larga parte riscontrabile in rete, scaricabile e stampabile - conterrebbe anche uno schema di decreto-legge abrogativo di una serie di norme agevolative, alcune delle quali puntualmente elencate. Ebbene, alcune delle quaranta norme indicate da questo lavoro del professor Gavazzi, corrisponderebbero largamente - ed è la cosa che ci ha preoccupato di più - a quelle espressamente abrogate dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, che abbiamo definito «decreto sviluppo» nel dibattito che c'è stato alla Camera.
Secondo la relazione tecnica di tale decreto-legge, «gran parte delle disposizioni inserite nell'elenco, sebbene tuttora formalmente vigenti, sono di fatto da lungo tempo non operative e, pertanto, essendosi conclusi i relativi procedimenti amministrativi» non ci sarebbero, secondo la relazione tecnica di un decreto-legge convertito in legge «stanziamenti di risorse Pag. 22finanziarie né vi è la necessità di erogare somme, salvi gli effetti dei contenziosi pendenti».
Ora, dal momento che abbiamo la necessità di capire quello che è successo e, in sostanza, sempre secondo la relazione tecnica del citato decreto-legge, il nuovo fondo avrà una consistenza iniziale pari solo «alle disponibilità presenti sul FIT, al netto degli impegni, alla data di entrata in vigore del (...) decreto-legge», noi avevamo solo 300 milioni di euro.
Questi sono i numeri che la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica hanno rispetto alla discussione fatta durante il dibattito del decreto-legge sullo sviluppo relativamente a tutte le norme che disciplinano gli incentivi alle imprese.
In sostanza, il rapporto - o la bozza - consegnato dal professor Giavazzi e la relazione tecnica allegata al «decreto sviluppo» offrono un'immagine diversa tra loro delle risorse reperibili nel bilancio dello Stato e, quindi, mobilitabili per altri obiettivi, in particolare per sostenere nel modo migliore l'attività economica.
Pertanto, noi vogliamo sapere quale sia effettivamente l'ammontare delle risorse derivanti dall'eliminazione dei contributi pubblici alle imprese e cosa il Governo ritenga necessario trasmettere alle Camere di questo rapporto e di ragionamenti paralleli che, in qualche modo, poi, saranno incrociati con il confronto parlamentare che presumibilmente dovremo fare nel momento in cui arriverà qui, alla Camera, il secondo decreto per lo sviluppo.
Mi avvio a concludere, signor Presidente, con una valutazione di merito; per il gruppo del Partito democratico, il tema, la filosofia di fondo alla quale si è ispirato il rapporto Giavazzi è sostenibile. Ciò nel senso che se c'è un confronto che il Governo vuol far partire con i due rami del Parlamento che preveda l'abolizione di tutti gli incentivi alle imprese che riguardano i cosiddetti bandi pubblici, noi siamo disposti e disponibili a fare una valutazione insieme. Il tema dell'inutilità degli incentivi quando non si è in presenza di fallimenti specifici dei mercati è un tema che ci trova assolutamente d'accordo; la discussione resta aperta invece sugli incentivi automatici. Tuttavia tutto questo noi abbiamo sempre sperato che fosse parte integrante di un ragionamento parallelo alla discussione sui decreti-legge sullo sviluppo e non una discussione fatta sugli organi di stampa e che solo indirettamente è arrivata qui alla Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, le questioni sollevate nell'interpellanza urgente testé illustrata dall'onorevole Boccia ed in particolare l'effettiva dimensione e tipologia delle erogazioni che potrebbero essere riformate, tra quelle su cui il rapporto Giavazzi si sofferma, sono attualmente oggetto di un approfondimento da parte di un gruppo di esperti della Presidenza del Consiglio, della Ragioneria generale dello Stato e del Ministero dello sviluppo economico cui partecipano anche altri dicasteri competenti, che stanno valutando il perimetro delle risorse effettivamente aggredibili e la fattibilità tecnico-normativa degli interventi. Ad alcune delle riunioni tecniche ha anche partecipato il professor Giavazzi continuando a fornire contributi di analisi e stimoli di riflessione.
Peraltro, come è stato appena ricordato, il Governo ha già cominciato un'opera di razionalizzazione e migliore finalizzazione del sistema degli incentivi alle imprese, in particolare con il decreto-legge n. 83 del 2012, attraverso l'abrogazione formale di circa 40 norme e il riversamento delle relative somme non impegnate al Fondo per la crescita sostenibile. Secondo quanto evidenziato dalla relazione tecnica del suddetto provvedimento si tratterebbe di somme rientranti nella disponibilità esclusiva del Ministero dello sviluppo economico che assommano a circa 630 milioni di euro. Il rapporto Giavazzi, viceversa, evidentemente si sofferma Pag. 23su un insieme più ampio di agevolazioni alle imprese, includendo quelle che vengono erogate attraverso le diverse amministrazioni centrali dello Stato ma anche quelle che vengono erogate dalle regioni e dagli enti locali, quindi, facendo riferimento ad un perimetro più ampio di risorse particolarmente complesso ed articolato.
Con la riforma degli incentivi contenuta nel decreto-legge n. 83 del 2012, come è stato ricordato, il Governo ha intanto inteso raggiungere due obiettivi, che conferma come linea strategica. In primo luogo una drastica semplificazione delle modalità di accesso delle imprese al sistema delle agevolazioni pubbliche: la promozione di progetti di ricerca e sviluppo, l'internalizzazione delle imprese e l'intervento nelle aree di crisi. In secondo luogo il definitivo superamento del regime dei contributi a fondo perduto che restano limitati esclusivamente ai casi in cui c'è un cofinanziamento comunitario, in favore, invece, di finanziamenti agevolati. Ciò al fine di venire incontro alle esigenze delle imprese in una fase di ristrettezza del credito ma anche di aumentare enormemente l'effetto leva ottenibile con le risorse nazionali impiegate.
Si tratta, nel complesso, di un'operazione di riorganizzazione e finalizzazione dell'intervento pubblico volta a massimizzare gli effetti del sistema degli incentivi sulla crescita puntando sui fattori strutturali della competitività - ricerca e innovazione - e sulla riconversione produttiva di quelle aree che sono caratterizzate da specializzazioni produttive non più competitive. Nell'ambito della riforma in essere, in attuazione, resta centrale il ruolo del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese, che ha svolto e continuerà a svolgere un importante ruolo anticongiunturale in una fase di difficoltà nel rapporto tra imprese e sistema creditizio. Già il decreto-legge «salva Italia» ha fortemente potenziato il campo di azione e l'effetto leva di questo strumento di intervento. L'azione del Governo - come dicevo - si svilupperà ulteriormente attraverso interventi finalizzati alla realizzazione dell'Agenda digitale e al sostegno per le start up, che, come è stato già anticipato, sarà oggetto di uno specifico intervento promosso dal Ministero dello sviluppo economico e che verrà sottoposto all'esame del prossimo - non quello di oggi - Consiglio dei Ministri e sui quali è in corso di preparazione, evidentemente, un nuovo provvedimento legislativo. Proprio in questo contesto il Governo sta analizzando il contributo fornito dal rapporto Giavazzi, al fine di valutare l'opportunità di ulteriori interventi di razionalizzazione anche con riferimento al più complesso quadro delle amministrazioni centrali, regionali e locali, ma naturalmente nel rispetto di quanto previsto dal Titolo V della Costituzione, che attribuisce alle regioni ampi poteri in materia di politiche per le imprese. Non appena questo esame di fattibilità sarà concluso, il Governo si riserva di rendere pubblico il rapporto insieme al complesso dei possibili interventi conseguenti all'ampia riflessione in corso che il rapporto stesso ha contribuito ad innescare, al fine di effettuare nelle competenti sedi parlamentari il confronto che è utile si svolga e affinché venga a produrre gli effetti sperati.

PRESIDENTE. L'onorevole Lulli, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, sottosegretario D'Andrea, lei sa la stima che ho per lei e le riconosco anche una professionalità politica sempre rivolta all'interesse generale del Paese, però devo dire che la risposta mi lascia un po' interdetto. Noi sappiamo benissimo cos'è il decreto-legge n. 83 del 2012, il cosiddetto primo decreto sviluppo. L'abbiamo condiviso e credo che abbiamo contribuito ad apportare anche importanti modifiche in sede di dibattito parlamentare. Naturalmente condividiamo il Fondo unico per lo sviluppo sostenibile, sappiamo quali sono le indicazioni e sappiamo anche l'entità delle risorse, appunto, che di questo Fondo sono utilizzabili. Noi, però, avevamo posto un'altra questione. Prendo Pag. 24atto che per la prima volta, formalmente, il Governo ci conferma che esiste il rapporto Giavazzi, perché mi ha detto che state facendo ulteriori riflessioni, anche continuando con la collaborazione del professor Giavazzi, per individuare ulteriori possibili interventi. Tuttavia, credo che, se esiste un rapporto Giavazzi, questo debba essere trasmesso anche alle Camere, in modo che vi possa essere quell'approfondimento necessario e anche un apporto - credo importante - che il dibattito politico parlamentare può svolgere. Infatti, siccome siamo in una situazione molto difficile del Paese, credo che non sia sopportabile, non per la politica o per i politici - come si dice oggi in modo forse improprio -, ma per il Paese e per le sue sorti, leggere che ci sarebbero 10 miliardi di euro a disposizione e seguire un dibattito sugli organi di informazione - tralascio il web, non perché non lo ritenga degno di menzione ma perché lì il dibattito si accende anche di altri toni che non sono troppo riportabili in questa sede - in assenza di un fatto formale che investa le Assemblee legislative di questo Paese, le uniche depositarie a poter fare le leggi e così, in un certo senso, alimentare una sorta di confusione di cui, credo, nel Paese non ve ne sia bisogno.
Il collega Boccia ha detto perfettamente qual è la nostra posizione. Noi non siamo ovviamente contrari a vedere se vi sono ulteriori leggi da tagliare. Non so, però, se tra queste leggi si pensa di intervenire sul Fondo unico o sull'autotrasporto o sul finanziamento delle scuole. Questo dovrebbe essere chiarito per - diciamo - trasparenza del confronto politico. L'unica cosa che non si può fare è discutere in modo virtuale su un possibile taglio di dieci miliardi che, evidentemente, sarebbero utilizzati in modo improprio, perché se esistono questi fondi noi siamo disponibili ovviamente a lavorarci e riteniamo che debbano essere utilizzati per ridurre la pressione fiscale sul lavoro, perché questa sarebbe una misura importantissima non solo per i bilanci delle famiglie che lavorano ma anche per la competitività delle imprese.
Allora, su questo punto non possiamo continuare a giocare! Glielo dico con molta franchezza, perché questo fa il male dell'interesse generale di questo Paese. Non abbiamo bisogno di fare un dibattito surreale su cifre che non sappiamo, se ci sono o se non ci sono. Inoltre, non si saprebbe neanche bene di chi sarebbe la responsabilità se questi dieci miliardi poi non si concretizzassero in misure concrete.
Dunque, non la voglio fare più lunga del necessario. Però, quello che avverto è che questo Paese ha bisogno di stare sulle cose concrete e certamente vi è bisogno di un riordino della spesa pubblica e della sua efficacia. Lei sa che non ci siamo sottratti, anche come gruppo parlamentare del Partito Democratico, pur avendo vissuto questi anni all'opposizione, all'impegno di revisione della spesa pubblica in una situazione di emergenza del Paese, che ha prodotto e che sta producendo anche difficoltà a tanta parte dei nostri concittadini. Però, la cosa che non possiamo sopportare è che vi sia un dibattito virtuale che, in un certo senso, continua alla «fiera degli inganni», tanto più che avremmo bisogno di un dibattito vero sulla politica industriale in questo Paese. Non voglio citare il piano «Fabbrica Italia» di Marchionne che da venti miliardi è quasi scomparso, riducendosi a 800 milioni. Mi permetta di sperare che sabato finalmente il Governo, in qualche modo, voglia non solo capire ma anche dirci in seguito quali sono le sue intenzioni, perché il settore dell'automotive è un patrimonio nazionale importante. Vi è la FIAT, ma ci sono centinaia di imprese dell'automotive che a volte fanno quasi il prodotto delle auto tedesche. È un prodotto quasi made in Italy e il rischio è che vi sia più made in Italy in una macchina tedesca che nella FIAT (per non parlare di altre cose su cui non voglio intervenire).
Quindi, vi sarebbe necessariamente bisogno di un dibattito vero sulla politica industriale e, dunque, di riordinare e di rendere più efficaci gli incentivi e le risorse pubbliche che riusciamo a mettere a disposizione. Però, bisogna farlo nella concretezza. Pag. 25Ribadisco, comunque, che spero che questo rapporto arrivi alle Camere, che sia possibile discuterlo e se quell'entità delle risorse, che vengono scritte sui giornali, fosse realisticamente vera auspichiamo, con molta franchezza, che devono servire per abbattere la pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Tempi e modalità dell'erogazione delle risorse messe a disposizione dallo Stato per il risarcimento dei danni ai privati a seguito dell'alluvione del 7 novembre 2011 a Marina di Campo, sull'Isola d'Elba - n. 2-01653 e n. 2-01654)

PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze urgenti Velo n. 2-01653 e Bosi n. 2-011654, concernenti tempi e modalità dell'erogazione delle risorse messe a disposizione dallo Stato per il risarcimento dei danni ai privati a seguito dell'alluvione del 7 novembre 2011 a Marina di Campo, sull'Isola d'Elba, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
Colleghi, se siete d'accordo, uno di voi due potrebbe illustrare sinteticamente l'interpellanza, mentre entrambi dopo potrete dire se siete più o meno soddisfatti della risposta.

SILVIA VELO. Signor Presidente, procedo io all'illustrazione ed interverrà soltanto il collega Bosi per la replica.

PRESIDENTE. Sta bene, ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, già lei ha citato nel titolo il tema dell'interpellanza. Dodici mesi fa, il 7 novembre 2011, a Marina di Campo, nell'Isola d'Elba, si è verificato un fenomeno metereologico eccezionale, relativo a quelle che poi sono state definite le «bombe d'acqua», che ha portato gravissimi danni al comune di Marina di Campo. Si è trattato di un'alluvione che ha danneggiato gravemente il territorio, sia dal punto di vista infrastrutturale, sia dal punto di vista degli edifici privati: strade allagate, infrastrutture idriche inutilizzabili, abitazioni danneggiate e compromesse ed un tessuto produttivo - quello legato all'attività economica fondamentale e principale, cioè all'economia turistica - che ha rischiato di mettere in pericolo il futuro economico-sociale del comune di Marina di Campo.
Undici mesi fa c'è stato l'intervento immediato della regione Toscana, il presidente Rossi è stato allora nominato commissario straordinario e la regione ha messo a disposizione, a suo tempo, dieci milioni di euro provenienti dal bilancio regionale, che sono stati utilizzati - ancora il loro utilizzo è in corso - già dall'inizio, per interventi sulle infrastrutture pubbliche: la messa in sicurezza delle strade, del sistema e delle infrastrutture idriche e la messa in sicurezza dal rischio idrogeologico del territorio.
Il Governo, anche in quel caso tempestivamente, e cioè nel marzo 2012 ha messo a disposizione con un decreto-legge tre milioni di euro necessari, individuati come risorse a vantaggio del risarcimento dei danni dei privati, una cifra che è probabilmente, anzi certamente, largamente insufficiente per coprire i danni dei cittadini, ma una cifra che il territorio si aspetta e si aspettava già perché molte famiglie sono state colpite sia nella civile abitazione, sia nella loro realtà economica e produttiva e si sono trovate, nei mesi successivi, ad affrontare difficoltà assai rilevanti.
Nei giorni scorsi, dalla stampa, abbiamo letto - e da qui è arrivata anche la nostra interpellanza urgente - che si sarebbe dovuta tenere, entro pochi giorni, una riunione a Firenze con la regione e la Protezione civile per definire i criteri per l'erogazione ai privati di queste risorse.
Ad oggi, però, ancora tutto è fermo e soprattutto non è chiaro se questi soldi sono arrivati alla regione - a me risulta informalmente che ancora questa erogazione non c'è stata - e quindi l'interpellanza urgente mira innanzitutto a capire i tempi, i modi e a che punto è l'erogazione di questa cifra stanziata dal Governo alcuni mesi fa, ossia nel marzo del 2012. Pag. 26
Soprattutto vorrei sollecitare il Governo, se non l'ha ancora fatto, a procedere celermente perché tra poco sarà trascorso un anno e quelle famiglie comunque continuano ad essere in difficoltà. Tra l'altro, dai cittadini arrivano anche altre segnalazioni: era stata richiesta una proroga per il pagamento dell'IMU ma anche di altre tasse, come è stato fatto in altre realtà; noi ci rendiamo conto che Marina di Campo è numericamente una realtà di scarse dimensioni rispetto ad eventi tragici di quel mese ma anche eventi successivi, come ad esempio il terremoto in Emilia Romagna; però nel loro piccolo numerico i singoli cittadini, le singole imprese, le singole attività commerciali e turistiche colpite quel giorno all'Isola d'Elba vivono lo stesso dramma rispetto a coloro che si trovano in una realtà più ampia e più vasta.
Quindi, ci rendiamo conto che numericamente fanno meno notizia, però la nostra interpellanza serve a sollecitare e ad evidenziare un dramma che è esattamente identico a quello di altre situazioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, farò una breve ricostruzione di quello che abbiamo fatto in questo campo e comincio con il dire che l'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 4002 del 2012 all'articolo 3, comma 1, ha previsto lo stanziamento a carico della regione Toscana di 5 milioni di euro, oltre a ulteriori risorse finanziarie disponibili sul bilancio regionale o derivanti da economie rivenienti da precedenti ordinanze di Protezione civile.
L'articolo 1 dell'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 4015 del 2012, comma 1, ha destinato all'evento in questione 3 milioni di euro a carico del Fondo per la protezione civile, così come integrato dall'articolo 30, comma 5, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, prevedendo al successivo comma 2 il trasferimento delle risorse sulla contabilità speciale istituita, ai sensi della citata ordinanza n. 4002 del 2012 che ho precedentemente richiamato.
In proposito si precisa che le risorse complessive, ex articolo 30, comma 5, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, pari a 57 milioni di euro, sui quali insistono i 3 milioni destinati all'Isola d'Elba, risultano trasferite con decreto del Ministero del tesoro n. 7911 del 16 marzo 2012 e successivamente ridotti, a seguito dei tagli apportati, a 56,185 milioni di euro; quindi il taglio, come vedete, è stato pari a meno di 1 milione di euro.
Allo stato della contabilità speciale n. 5683, aperta ai sensi della citata ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, sono stati versati in data 9 maggio 2012 soltanto i 5 milioni di euro provenienti da risorse regionali. Sulla questione il Dipartimento della protezione civile, sulla base anche degli elementi trasmessi dalla Regione Toscana, ha comunicato quanto segue.
Con l'ordinanza n. 4002 del 16 febbraio 2012, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza deliberata dal Consiglio dei ministri del 25 novembre 2011, è stato nominato commissario delegato il presidente della regione Toscana e, con successiva ordinanza del 23 marzo 2012, sono state assegnate le risorse statali pari a 3 milioni di euro. La comunicazione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze dell'avvenuta apertura della contabilità speciale n. 5657 presso la Tesoreria dello Stato di Firenze è avvenuta con nota del 2 marzo 2012 (quindi c'è la disponibilità di queste somme presso la Tesoreria dello Stato di Firenze). Quindi un primo problema è già risolto.
Con riferimento ai privati che hanno subito l'evacuazione dalla propria abitazione e per le imprese danneggiate è stata approvata l'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 4024 del 5 luglio 2012, che ha dato attuazione all'articolo 29, comma 15, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, che ha disposto la proroga dei termini in materia fiscale, provvedimento Pag. 27che ha riguardato i danneggiati sia dall'evento dell'Isola d'Elba sia dall'evento in Lunigiana.
Il commissario delegato con l'ordinanza n. 15 del 30 marzo 2012 ha approvato il Piano generale degli interventi, poi modificato con una successiva ordinanza dell'8 maggio 2012.
Le risorse disponibili sulla contabilità speciale n. 5683 sono ad oggi solo cinque milioni di euro, assegnati dalla regione Toscana con delibera della giunta regionale n. 989 del 14 novembre 2011 e poi trasferiti con decreto n. 1638 del 16 aprile 2012. Sulla base delle predette risorse, il commissario delegato ha approvato il primo stralcio degli interventi comprendente: ripristini e manutenzioni straordinarie eseguite dal comune di Campo nell'Elba prima del 24 febbraio 2012 - data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell'ordinanza più volte richiamata - in quanto l'approssimarsi dell'inizio della stagione turistica comportava la necessità di intervenire urgentemente al ripristino almeno di alcune infrastrutture danneggiate; interventi di ripristino e manutenzione straordinaria da eseguire per la messa in sicurezza del territorio.
Gli interventi sono riportati nell'allegato B dell'ordinanza commissariale n. 30 del 2012. Per quanto riguarda i criteri e i tempi di assegnazione degli indennizzi, il Dipartimento della protezione civile ha precisato che, con la citata ordinanza commissariale n. 30, il commissario delegato aveva disposto di rinviare l'avvio delle altre iniziative previste nel piano degli interventi, tra cui anche i contributi ai privati ed imprese, ma nei giorni scorsi, a seguito dell'incontro con il comune di Campo nell'Elba e la provincia di Livorno, è stato concordato, visto il prolungarsi dei tempi, di dare comunque avvio all'attivazione delle procedure amministrative per la presentazione delle domande di contributo. È in corso di predisposizione, da parte del commissario delegato, un primo testo di ordinanza per i contributi ai privati per danni a beni mobili registrati ed immobili, redatto sulla base di quanto predisposto per l'emergenza in Lunigiana, richiamata nella stessa ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 4002 del 2012.

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, signor sottosegretario, credo che se coloro i quali rispondono alle interpellanze facessero anche in modo di rispondere alle domande così come sono state poste, anziché leggere un testo con un'elencazione di decreti, forse sarebbe meglio. Anche io ho fatto il sottosegretario e quando mi capitava ho cercato, pur avendo degli appunti, di rispondere con un maggiore colloquio diretto. Mi riservo poi di leggere meglio e più attentamente il testo, se cortesemente mi verrà fornito, perché anche il modo di leggere a volte non è molto comprensibile. Vorrei fare una considerazione più di carattere generale, considerando che alcune popolazioni, alcuni centri, comuni, sono stati così duramente colpiti, oltretutto anche non per responsabilità locali. Qui c'è stata un'enorme mareggiata, che in contemporanea ad una pioggia fortissima, ha comportato che le acque non riuscissero più a defluire in mare, anzi il mare entrava dentro, distruggendo spiagge e strade e creando veramente una situazione apocalittica. Si parla di danni di circa 60 milioni complessivi solo per la parte privata. Debbo dire che, anche se la mia parte politica fa opposizione in regione Toscana, la presidenza della regione sta spendendo questi primi 10 milioni per rimettere a posto strade, spiagge ed altre infrastrutture, mentre per tutto il resto dei privati mancano i soldi. Le cifre che il Governo ha inserito nel decreto, ancorché largamente insufficienti, dovrebbero essere effettivamente erogate. La regione Toscana, che ha avuto questo stanziamento per il danno ai privati, non ha disponibilità di cassa, pertanto non dà niente ai privati.
Allora, o questi soldi vengono trasferiti nelle casse della regione, come si dice, e messi realmente a disposizione o accadrà esattamente quello che noi lamentiamo. Pag. 28Non vi è dubbio che, purtroppo, coloro i quali sono stati colpiti dall'alluvione dovranno caricarsi di parte dei danni, visto lo sbilanciamento tra quanto si indennizza e quanto effettivamente risulta essere il danno, però, perlomeno, si abbia tempestività.
Noi abbiamo uno Stato che esige massima puntualità da coloro i quali lo devono pagare - basti vedere la storia dell'IVA - ma, quando è lo Stato che deve pagare, i tempi sono biblici. Se questo disturba il nostro sistema economico, credo che tanto più disturbi, anzi, uccida il singolo soggetto privato.
Signor sottosegretario, noi leggeremo più attentamente la sua risposta, però resta la nostra sollecitazione a fare presto e a farsi carico di una situazione gravissima, per cui - ha ragione la collega Velo - mentre in altre zone, attraverso varie forme, sono arrivati davvero importanti contributi e importanti finanziamenti, anche da parti diverse da quelle delle casse dello Stato, in questo caso vi è stato il totale abbandono.
Vi è una sorta di discriminazione che viene a colpire l'Elba rispetto anche ad altri territori della stessa Toscana, della Liguria, dell'Emilia Romagna. Bisogna farsene carico! L'appello che noi rivolgiamo è di farsene carico con urgenza, in collaborazione, naturalmente, con la regione Toscana, ma anche con questo comune, così gravemente colpito.

(Chiarimenti sulla stima del gettito dell'IMU per i comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 e orientamenti in merito alla rimodulazione dei tagli dei trasferimenti a tali comuni - n. 2-01662)

PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01662, concernente chiarimenti sulla stima del gettito dell'IMU per i comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 e orientamenti in merito alla rimodulazione dei tagli dei trasferimenti a tali comuni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DONATA LENZI. Signor Presidente, questa interpellanza, come lei ricordava, tocca il tema dell'IMU, della sua rimodulazione e, in particolare, di quello che è successo nei confronti dei comuni terremotati, nei confronti dei quali, forse, è stato applicato un calcolo con il computer.
I computer, in genere, non possono cogliere le differenze, per cui, automaticamente, tali comuni sono stati messi in una condizione che si è rivelata, alla fine, peggiore di quella degli altri, senza tenere in nessun conto la situazione concreta conseguente al terremoto, che adesso sembra già archiviato, ma è avvenuto solo tre mesi fa, tre mesi fa.
Il 6 agosto il Ministero dell'economia e delle finanze ha pubblicato sul portale del federalismo fiscale le stime relative all'aggiornamento del gettito annuale dell'IMU sulla base dell'acconto versato a giugno. Già tutti i comuni italiani hanno considerato le stime pubblicate non confortate dagli incassi contabilizzati con la prima rata e, in una nota di chiarimento, il Ministero ha affermato che la stima è operata tenendo in considerazione la circostanza che alcuni contribuenti hanno optato per il versamento in tre rate dell'IMU sull'abitazione principale.
Inoltre, per i versamenti relativi ai fabbricati rurali, la prima rata è versata nella misura del 30 per cento dell'imposta. Insomma, si sono cercate le ragioni per giustificare questo aggiornamento verso l'alto delle stime fatte. Ma, a fronte di queste nuove stime, in nessun conto è stata tenuta la situazione dei comuni interessati dal sisma del 20 e 29 maggio 2012. In quei territori era stato sospeso il pagamento dell'IMU e delle altre tasse, che adesso è stato ulteriormente sospeso fino al 20 novembre.
Sospeso - lo dico perché questo sarà oggetto di un ulteriore impegno dei parlamentari dell'Emilia Romagna, del Veneto e della Lombardia - non vuol dire che poi il contribuente non dovrà pagare, magari su una casa non più esistente, l'IMU e le altre tasse. Meglio sarebbe stata una scelta netta verso la rateizzazione, eventualmente, dei pagamenti. Pag. 29
Comunque, abbiamo preso in considerazione alcuni esempi per far comprendere anche a chi ci ascolta qual è la situazione.
Allora, il comune di Minerbio, in provincia di Bologna, uno dei cento comuni terremotati, aveva per il Ministero dell'economia e delle finanze una stima di gettito IMU pari a 2.178.883 euro. Durante l'estate le case devono essere cresciute a dismisura, invece che essere venute giù con il terremoto, per cui, alla fine, viene una previsione, dal MEF, di raddoppio a 4.863.657 euro di maggior gettito previsto che, naturalmente, viene sottratto ai trasferimenti statali e addirittura l'ente è tenuto a restituire per incapienza risorse pari a 2.604.598, 23 euro. Se prendiamo un altro comune, potremmo prendere ad esempio la situazione del comune di San Pietro in Casale, sempre in provincia di Bologna, il gettito previsto era di 2.581.848 euro ed è raddoppiato a 4.068.854 euro, anche qui vi è un raddoppio della situazione. Il comune di Castel maggiore aveva un gettito previsto di in 6.360.125 euro, gli è salito a più del doppio, a 14.079.133 euro.
Voi state dicendo ai comuni terremotati «Date i soldi allo Stato» quando nei Paesi civili succede il contrario. Potrei elencare tutti i comuni, perché abbiamo fatto una ricerca approfondita, vi è stata anche un'interrogazione in Commissione bilancio del mio collega Marchi. Ecco l'elenco: Bentivoglio, Bomporto, Campagnola, Campogalliano, Castelfranco, Castelluccio, Correggio, Malalbergo, Molinella, Nonantola, Roncoferraro, Sala bolognese, Sant'Agata, Sermide, Suzzara e Virgilio. In tutti questi comuni ed altri ancora del reggiano e del modenese si è verificata questa incresciosa situazione. Ci siamo chiesti: ma da dove nasce? Perché ce la si è presa in particolar modo nei confronti dei comuni terremotati? Abbiamo ottenuto che il ragionamento fatto dai dirigenti della Ragioneria dello Stato - non ne conosciamo i volti - sia stato che abbiano dato per scontato che, visto che vi era la sospensione, una parte rilevante dei contribuenti non avesse contribuito e in questo modo calcolato che in un'eventuale seconda fase fosse possibile incassare molto di più. Ci si è dimenticati che la regione Emilia Romagna è, dati noti, la regione con maggior tasso di fedeltà fiscale.
Non si è tenuto conto, non si sapeva, che i sindaci, il presidente della regione, noi stessi, siamo andati in giro sul territorio a dire a tutti quelli che avevano la casa che era rimasta in piedi «siete stati fortunati, è il momento di dimostrare non egoismo, ma solidarietà e quindi pagate l'IMU perché il comune ha bisogno di liquidità e in questo modo date anche un aiuto al vostro vicino la cui casa, invece, è gravemente lesionata». Invece di questo non si è tenuto alcun conto. Noi forse abbiamo sbagliato, dovevamo dire «approfittate dell'occasione». Abbiamo dato per buono quello che ha detto il Presidente Monti, che il 19 agosto ha detto: «Mai più usare la parola furbi per definire gli evasori». Noi siamo assolutamente d'accordo, ma manca metà del discorso: noi non chiameremo furbi gli evasori il giorno in cui gli onesti non saranno considerati fessi dallo Stato! Pretendere dai comuni terremotati, a tre mesi dal sisma, il pagamento, il versamento di milioni di euro alle casse dello Stato a noi sembra un mondo alla rovescia e siamo sicuri che sia così anche per gran parte degli abitanti delle nostre regioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, spero di non deludere neanche l'onorevole interpellante, ma purtroppo non posso fare altro che leggere la nota a tecnica che mi è stata fornita, anche perché lo strumento dell'interpellanza parlamentare, specialmente quando è urgente, spesse volte affronta temi molto specifici e, di conseguenza, le risultanze degli uffici purtroppo - sono il primo a rammaricarmene - risultano determinanti. Pag. 30
Questa è un situazione molto complessa, perché io ho tutta una relazione molto lunga, purtroppo, su quali sono state le metodologie di calcolo che hanno portato alla determinazione del gettito dell'IMU.
Mi fanno osservare, innanzitutto, che la distribuzione attuale della variazione (integrazione-tagli) al Fondo sperimentale di riequilibrio è stata discussa in sede di Conferenza Stato-Città ed autonomie locali, presso il Ministero dell'interno, in data 2 agosto 2012.
Nelle varie riunioni al tavolo tecnico sulla finanza locale, tenutesi quindi nell'ultima decade di luglio, sono stati illustrati i criteri e le metodologie di calcolo delle nuove stime dell'IMU e dell'ICI ed è stato anche discusso il trattamento dei comuni colpiti dal sisma, sulla base della normativa vigente.
A seguito della conferenza del 2 agosto sono state quindi pubblicate, in data 6 agosto 2012, sul portale del federalismo fiscale, per ciascun comune, le nuove stime dell'IMU, dell'ICI e conseguentemente le variazioni del Fondo sperimentale di riequilibrio, nonché la nota metodologica sui criteri seguiti per definire ciascuna delle componenti (IMU, ICI, IRPEF sui redditi fondiari relativi agli immobili non locati) che incidono sulla determinazione della variazione del predetto fondo.
In relazione ai rilevi sulla correttezza della stima del gettito derivate dall'IMU, il Dipartimento mi fa presente che la proiezione annuale degli incassi attesi dall'IMU non si ottiene raddoppiando l'importo della rata incassata a giugno. Siffatta modalità di calcolo porta, ovviamente, alla determinazione di un importo inferiore rispetto alla stima su base annuale. In altri termini, non è corretto calcolare il gettito dell'IMU annuale mediante il semplice raddoppio della rata incassata a giugno ed operare il confronto con la stima effettuata dal Dipartimento delle finanze.
Ai fini di un confronto omogeneo tra i dati in parola occorre, infatti, tenere conto dei seguenti elementi.
In primo luogo, i versamenti relativi all'abitazione principale dei contribuenti che hanno optato per il versamento in tre rate (la prima a giugno e la seconda a settembre, in misura pari ad un terzo dell'imposta, calcolata applicando l'aliquota di base e la detrazione; la terza rata a dicembre, a saldo dell'imposta complessivamente dovuta per l'intero anno con conguaglio sulle precedenti rate). Quindi, nel caso di tre rate ovviamente non si può raddoppiare.
In secondo luogo, i versamenti relativi ai fabbricati rurali per i quali il comma 8 dell'articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2012, dispone che per l'anno 2012, la prima rata è versata nella misura del 30 per cento dell'imposta dovuta applicando l'aliquota di base e la seconda rata è versata a saldo dell'imposta complessivamente dovuta per l'intero anno con conguaglio sulla prima rata.
In terzo luogo, i versamenti relativi ad alcune fattispecie impositive ai fini IMU, indicate nella nota metodologica. Ci sono delle particolarità quindi nel versamento che riguardano i seguenti edifici: fabbricati rurali da accatastare entro novembre che verserebbero il saldo a dicembre; immobili non dichiarati in catasto (a partire dal 3 maggio 2012 e fino al 3 luglio 2012 sono stati pubblicati nell'albo pretorio del comune gli atti relativi all'attribuzione della rendita per i cosiddetti immobili fantasma di diverse tipologie; per questi immobili il versamento è atteso con la rata di dicembre); le quote di gettito derivanti dai contribuenti mancanti, le cosiddette code (si tratta di quei contribuenti che hanno beneficiato dello spostamento dei termini per le imposte sui redditi pagando una sanzione di entità contenuta). Questi sono gli elementi di cui bisogna tenere conto per arrivare ad un'esatta valutazione del gettito dell'IMU.
Tra queste code si annoverano i contribuenti persone fisiche ed i contribuenti soggetti agli studi di settore per i quali anche quest'anno è stato previsto il posticipo della scadenza dei versamenti dell'IRPEF dal 18 giugno al 9 luglio, con la maggiorazione dello 0,4 per cento al 20 agosto 2012. Inoltre, per le società che approvano il bilancio in ritardo, la scadenza Pag. 31per il versamento delle imposte sui redditi è il 16 luglio e il 20 agosto, con lo 0,4 per cento di interesse.
In relazione a quanto su indicato, per l'IMU sono stati stimati ulteriori versamenti - sempre per effetto delle code - su base annua. Peraltro il monitoraggio dei versamenti delle suddette code nei giorni successivi alla scadenza della rata in acconto del 16 giugno sta evidenziando, fino ad oggi, un gettito su base annua di circa 300 milioni di euro, confermando la validità della predetta assunzione.
In quarto luogo, gli effetti relativi all'IMU dovuta sugli immobili di proprietà dei comuni in considerazione del disposto del comma 11 dell'articolo 13 del decreto legge n. 201 del 2011, laddove si prevede che «Non è dovuta la quota di imposta riservata allo Stato per gli immobili posseduti dai comuni nel loro territorio e non si applica il comma 17». Tale disposizione, come peraltro rilevato dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, è in linea con la relazione tecnica, e implica il versamento dell'IMU da parte dei comuni. Solo con riferimento al maggior gettito derivante dal venir meno della riserva statale - 50 per cento del gettito IMU - non si applica la corrispondente riduzione a valere sul fondo sperimentale di riequilibrio. Dal monitoraggio delle deleghe di pagamento con F24 risulta, tuttavia, che la maggior parte dei comuni, pur essendo comunque tenuti a versare tutta l'IMU relativa ai propri immobili, non ha effettuato ancora i relativi versamenti.
La conclusione di questo discorso abbastanza complesso è che la stima del gettito annuale IMU aggiornata dal Dipartimento delle finanze assume come dato di partenza i versamenti effettuati a giugno scorso (che, proiettati su base annuale, nella generalità dei casi costituiscono una quota consistente variabile tra il 90 e il 95 per cento del totale), integrando tali dati con gli ulteriori versamenti attesi per le fattispecie precedentemente indicate. In particolare, tra queste ultime va sottoposta all'attenzione dei comuni l'ipotesi degli immobili cosiddetti fantasma, ai quali è stata attribuita la rendita presunta dall'Agenzia del territorio, sulla base di precise disposizioni di legge. I titolari di diritti reali sugli immobili pubblicati sono tenuti comunque a presentare le relative dichiarazioni di aggiornamento catastale entro 120 giorni dal 3 maggio 2012, data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del comunicato dell'Agenzia del territorio, al fine di evitare ulteriori sanzioni amministrative, che sono addirittura quadruplicate, che sono previste nel caso di mancata presentazione entro tale termine, e sono successivamente tenuti al pagamento dell'IMU.
L'Agenzia del territorio ha infatti reso noto sul proprio sito istituzionale che, a partire dal 3 maggio 2012 e fino al 2 luglio 2012, sono stati pubblicati nell'Albo pretorio dei comuni gli atti relativi all'attribuzione della rendita presunta a tutti gli immobili cosiddetti fantasma, che non sono stati dichiarati spontaneamente dai soggetti interessati. Nello stesso periodo, questi elenchi sono consultabili, oltre che presso i comuni, anche presso gli uffici provinciali dell'Agenzia del territorio, sul sito dell'Agenzia stessa. Sempre sul sito è possibile consultare, per tutti i comuni interessati, l'elenco delle particelle di catasto terreni e le corrispondenti unità immobiliari del catasto edilizio urbano, oggetto di attribuzione di rendita presunta.
Alla luce di quanto suesposto, il dipartimento delle finanze fa presente che l'entità effettiva del gettito sarà nota solo in occasione della contabilizzazione del saldo, a dicembre. A tal proposito, si ricorda che l'Accordo sancito nella Conferenza Stato-Città ed autonomie locali del 1o marzo 2012 prevede che la verifica dell'effettivo gettito dell'IMU si effettui entro il mese di febbraio 2013. Si tratta di un'operazione ex post da correlare alla fase previsionale riguardante l'impostazione e la presentazione del bilancio di previsione, in ordine alla quale si fa presente che l'articolo 13, comma 12-bis, terzo periodo, del decreto-legge n. 201 del 2011, dispone che per l'anno 2012 i comuni iscrivono nel bilancio di previsione l'entrata da imposta municipale propria in Pag. 32base agli importi stimati dal dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze per ciascun comune, e che l'accertamento convenzionale non dà diritto al riconoscimento da parte dello Stato dell'eventuale differenza tra il gettito accertato convenzionalmente e il gettito reale, ed è rivisto, unitamente agli accertamenti relativi al Fondo sperimentale di riequilibrio e ai trasferimenti erariali, in esito a dati aggiornati da parte del medesimo Ministero dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'accordo stabilito in sede di Conferenza Stato-Città.
Per quanto riguarda specificamente la stima del gettito IMU dei comuni colpiti dagli eventi sismici, il dipartimento delle finanze sottolinea che tale stima, rispetto a quella effettuata per gli altri comuni, necessariamente risente di un maggiore grado di aleatorietà, essendo correlata ai mancati versamenti per effetto della sospensione, inizialmente prevista dal decreto ministeriale 30 settembre 2012, e successivamente prorogata fino al 30 novembre dello stesso anno.

PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi ha facoltà di replicare.

DONATA LENZI. Signor Presidente, sottosegretario, ho apprezzato le prime sue due parole, quando ha preso la distanza da una nota tecnica che parla d'altro, cioè parla degli altri 8 mila comuni italiani, dedica tre righe alla risposta di un'interpellanza corposa e documentata, dimostrando di essere totalmente avulsa dalla realtà. Vorrei sapere il nome del dirigente. Gli pago il viaggio, lo porto là, lo sfido a fare l'assessore al bilancio in uno qualunque di questi comuni e se ci riesce, prende il premio di rendimento. In uno di questi comuni sarebbe licenziato il giorno dopo.
Mi permetto di aggiungere - le do io un'informazione - che ad analoga interrogazione, in Commissione, il sottosegretario Vieri Ceriani ha risposto molto più brevemente che «il dipartimento delle finanze riferisce che, in relazione ai riflessi sull'equilibrio finanziario dei comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio, sono in corso una serie di incontri con l'ANCI, anche in sede di tavolo tecnico della finanza locale, onde esaminare i singoli casi».
Ecco, noi ci attaccheremo qui, a questa speranza che un tavolo tecnico possa arrivare a soluzioni più appropriate. Ma le dico che non è che si può aspettare il 3 febbraio, perché con quei soldi vengono fatte delle cose. E lascia sbalorditi la risposta che l'Agenzia delle entrate e quella del demanio sanno a giugno quali immobili sono rimasti su, quali sono venuti giù, quali capannoni industriali sono venuti su, quali sono venuti giù, che noi stessi, con la più grande rapidità con cui ci stiamo impegnando, non siamo ancora in grado di avere la situazione e sapere cosa effettivamente è rimasto in piedi o è, invece, da ricostruire.
Quindi, le chiedo, e glielo chiedo personalmente, che ci sia una disponibilità del Governo a tornare rapidamente, già in sede di legge di stabilità, ad una risposta su questo. Noi lo abbiamo detto sin dall'inizio e glielo ripeto: lasciateci i soldi che abbiamo. Noi siamo a credito tra quello che riceviamo e quello che viene versato. Lasciateci le nostre risorse perché, se dobbiamo far da soli, ci rimbocchiamo le maniche e ce la faremo.

(Elementi ed iniziative in merito agli effetti sulla finanza pubblica della mancata riscossione delle sanzioni relative alle quote latte - n. 2-01668)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01668, concernente elementi ed iniziative in merito agli effetti sulla finanza pubblica della mancata riscossione delle sanzioni relative alle quote latte (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, nel question time del 5 settembre scorso il Ministro Catania ha affermato che in tempi brevi sarebbe stato adottato il decreto del Ministero Pag. 33dell'economia e delle finanze per la riscossione delle somme dovute dai produttori eccedentari e che, comunque, erano già in corso, da parte delle amministrazioni competenti, le procedure attualmente previste e finalizzate al recupero delle somme dovute. Mi auguro che nella sua risposta rispetto a questo impegno ci sia un passo avanti. Francamente, mi attendo oggi anche una risposta puntuale ed efficace su quanto noi domandiamo nell'interpellanza perché siamo davanti ad un Governo che ha promosso una serie di provvedimenti, che noi abbiamo sostenuto, per il riequilibrio dei nostri conti, provvedimenti molto gravosi che hanno inciso sui pensionati e sui pensionandi, sui lavoratori, sulle famiglie, sulle imprese che operano nella legalità. Riteniamo, quindi, incomprensibile - vorrei dire veramente indecente - che questo Governo tecnico, di tecnici non si sia attivato con maggiore puntualità superando quell'atteggiamento inconcludente dei Governi politici precedenti, atteggiamento in base al quale, davanti ad una legge approvata da una maggioranza ben qualificata, praticamente si sono svolte una serie di manfrine rispetto a produttori eccedentari che illegalmente producono oltre quello che è previsto dalla normativa comunitaria e nazionale.
Quindi noi speravamo, con il cambio di Governo, con la grande difficoltà economica, con l'impatto che lei certamente mi dirà e con la carenza di risorse per la finanza pubblica, che avremmo recuperato immediatamente il miliardo e 300 milioni di multe non versate che fanno carico naturalmente al sistema più complessivo della finanza pubblica.
Questo è quanto, perché noi siamo stufi e stanchi - lo ribadiamo anche in questa occasione - di vedere che «i furbetti del latticino» la sfanghino anche con il Governo dei tecnici. I tecnici non hanno vincoli particolari di consenso, hanno la necessità di recuperare tutte le risorse disponibili, hanno la possibilità di applicare una normativa che già esiste.
Tra l'altro, ricordo bene - e lei più di me, signor sottosegretario - che rigore ed equità, insieme alla crescita, erano due fondamentali impegni dell'azione del Governo Monti. Rigore ed equità: perché il rigore va in modo deciso in certi ambiti e quali strane normative o impedimenti ci sono perché, dopo oltre dieci, undici mesi di azione del Governo, non abbiamo visto finora un atto concreto, malgrado le molteplici sollecitazioni (risoluzione in Commissione e ordini del giorno in aula)? È un dato per me ingiustificabile, quindi mi auguro, signor sottosegretario, che lei possa darci oggi qualche notizia più confortante.
Infatti, come dicevo, le leggi ci sono: i decreti attuativi previsti da una legge del 2011 sono di competenza ovviamente del Ministero dell'economia e delle finanze (non so se di concerto con il Ministero dell'agricoltura), dunque sono atti che rientrano nella responsabilità del Governo. Pertanto dico basta con le manfrine e parliamoci con chiarezza: queste multe, che sono dovute, le vogliamo riscuotere o no?
C'era la competenza di Equitalia; una maggioranza, secondo me, assolutamente contraddittoria, rispetto ad un'azione che pure faceva l'ultimo Governo Berlusconi per il recupero dell'evasione e dell'elusione fiscale, ha sottratto alla competenza di Equitalia la riscossione di quelle multe, e intanto paga sempre Pantalone, pagano sempre i soliti noti, pagano sempre i cittadini e, in questo caso, i produttori che si sono messi in regola.
Francamente credo che ciò sia inaccettabile e che si debba andare ad una rapida attuazione della normativa vigente per la dignità della pubblica amministrazione e del Governo Monti, ma anche per un'equità sostanziale verso chi ha rispettato tutte le norme, con oneri - l'abbiamo detto più volte - molto gravosi e rilevanti sia per mettersi in regola sia per acquistare le quote di cui queste aziende magari mancavano. Invece a questi «furbetti del latticino» abbiamo dato pure delle quote gratis: sei o cinque milioni di quote gratuitamente - è una cosa pazzesca! - con l'impegno che si sarebbero regolarizzati. Finora non è successo nulla. Pag. 34
Pertanto, i quesiti dell'interpellanza sono molto chiari. Mi auguro, signor sottosegretario, che anche la sua risposta sia puntuale e che si faccia carico veramente della necessità di superare una situazione sempre più ingiustificata e sempre più iniqua verso quei produttori - lo ribadisco - che hanno invece applicato faticosamente, ma doverosamente, quello che anche in sede comunitaria il nostro Paese si era impegnato ad assolvere, ad adempiere e ad attuare.
Attendo quindi con fiducia la risposta, riservandomi poi dopo di intervenire.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, volevo dire che fino ad ora la giornata per me non è stata molto fortunata...

PRESIDENTE. Capita anche a lei ogni intanto?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Spero di recuperare sulla direttiva di arrivo.

PRESIDENTE. Ne siamo certi. L'onorevole Delfino darà sicuramente il suo contributo.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Volevo subito rispondere all'onorevole interpellante, dicendogli che sulla base della risoluzione approvata dalla Commissione agricoltura mi comunicano che lo schema di decreto è in fase di elaborazione con il Ministero delle politiche agricole e forestali, quindi si sta provvedendo, con i tempi tecnici dovuti.
Invece, per quanto riguarda l'aspetto più sostanziale, la sensazione, che mi viene confermata dagli uffici - leggo e anticipo la conclusione, dopodiché, se vogliamo, facciamo un dotto excursus sul susseguirsi di disposizioni legislative che hanno regolato la materia, ma credo che l'onorevole sia molto più addentro di me - è che una sparuta minoranza rispetto alla maggioranza dei produttori che nel corso di questi anni, pur avendo splafonato rispetto alla quota di produzione loro assegnata hanno regolarmente pagato il prelievo supplementare dovuto o hanno aderito al programma di rientro del debito aderendo alle leggi di rateizzazione sopra menzionate, ha però continuato a non pagare il prelievo dovuto, determinando in tal modo il mancato ripiano delle anticipazioni concesse.
Quindi, avremo una situazione, secondo questa valutazione, in cui la maggior parte dei produttori hanno adempiuto agli obblighi di legge, mentre rimangono ancora delle mele marce che in qualche modo vanno «stanate».
Anticipata la conclusione, se l'onorevole ritiene, darò lettura di tutto il resto di dotte considerazioni contenute nella nota che mi è stata consegnata, che parte un po' dalla società Equitalia che ci ha comunicato che ha ripreso l'attività di riscossione coattiva delle somme in questione relative alle procedure avviate prima del 12 aprile 2009 (data di entrata in vigore della legge n. 33 del 2009, che l'onorevole Delfino ben conosce) e sospese ai sensi del comma 2 dell'articolo 8-quinquies del decreto-legge n. 5 del 2009.
In proposito, la giurisprudenza amministrativa ha ritenuto che, per le procedure avviate successivamente alla predetta data, non trovando applicazione le disposizioni relative alla riscossione mediante ruolo, debba invece essere direttamente l'AGEA a procedere ai sensi del regio decreto n. 639 del 1910, così come stabilito dal comma 10 del richiamato articolo 8-quinquies. Pertanto, il dipartimento delle finanze, con l'apporto di Equitalia, ha predisposto lo schema di decreto previsto dall'articolo 39, comma 13, del decreto-legge n. 98 del 2011, recante disposizioni in materia di riordino della giustizia tributaria.
Tale schema prevede il trasferimento dell'attività di riscossione coattiva del citato Pag. 35 prelievo dal gruppo Equitalia ad AGEA, che provvederà ad affidare, nel rispetto della normativa dell'Unione europea e nel rispetto delle procedure di gara ad evidenza pubblica, la riscossione dell'importo del relativo supplemento dovuto dai produttori di latte a soggetti dotati di idonee risorse umane e strumentali che siano già iscritti nell'albo per l'accertamento e la riscossione delle entrate degli enti locali di cui all'articolo 53, comma 1, del decreto legislativo n. 446 del 1997, o ai soggetti di cui all'articolo 52, sempre del decreto richiamato.
Tale schema di decreto - come dicevo all'inizio - è in fase di elaborazione, quindi c'è un problema di passaggio di consegne che, a quanto sembra di capire, non è del tutto agevole.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 14,15)

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Invece, per quanto riguarda gli aspetti di natura contabile della questione sollevata, si fa presente che il debito complessivo per il prelievo supplementare latte, non pagato dagli allevatori che hanno splafonato rispetto al quantitativo di produzione loro assegnato, è stato detratto dalla Commissione europea, nel corso degli anni di riferimento, dagli anticipi mensili FEOGA assegnati all'Italia in attuazione della politica agricola comune.
Tali detrazioni, unitamente alle correzioni finanziarie comminate dalla Commissione europea per l'illecita corresponsione degli aiuti della Politica agricola comune (PAC), hanno inciso sulla capacità di AGEA di fare fronte ai pagamenti degli aiuti comunitari in favore degli agricoltori, originando di conseguenza corrispondenti anticipazioni da parte della Tesoreria statale. Tali anticipazioni si sono rese necessarie per ottemperare alle norme comunitarie che impongono agli Stati membri di mettere tempestivamente a disposizione degli aventi diritto le risorse necessarie a realizzare gli interventi previsti dalla PAC. Di detta complessiva esposizione, pari a circa 4,5 miliardi di euro, la parte attribuibile ai mancati prelievi delle quote latte ammonta a 1,4 miliardi di euro.
La complessa gestione del recupero del debito latte verso gli allevatori morosi è stata inizialmente affrontata con la legge n. 119 del 2003, con la quale è stata data la possibilità agli allevatori, che nelle campagne lattiere dal 1995 al 2001 hanno prodotto una quantità di latte superiore a quella loro consentita, di regolarizzare la loro posizione attraverso il pagamento, al massimo in quattordici rate annuali, a decorrere dal 2004, del prelievo dovuto ma non pagato.
Non tutti i debitori hanno però accettato di mettersi in regola usufruendo delle opportunità offerte dalla sopra citata legge, anzi, la gran parte di essi ha continuato, nelle campagne successive, a produrre latte in surplus rispetto alla quota assegnata. Per facilitare ulteriormente un percorso di rientro anche da questo debito non pagato nel 2003, con la legge n. 33 del 2009 è stata data la possibilità ai produttori morosi di saldare definitivamente quanto da loro dovuto allo Stato rateizzando l'importo, comprensivo degli interessi maturati, fino ad un massimo di trent' anni.
Il percorso si è ulteriormente arricchito di un'altra norma - l'articolo 1, comma 4, della legge n. 44 del 2012 -, la quale consente ai produttori in questione di richiedere, qualora in situazione di obiettiva difficoltà economica, di modulare il pagamento dovuto in rate variabili. Questa, per la verità, è una regola di carattere generale che vale per tutte le imprese e non soltanto per i produttori di latte.
Ad oggi, gli importi del prelievo supplementare latte rateizzati e riscossi ammontano rispettivamente a 179 milioni di euro, in applicazione della prima legge di rateizzazione n. 119 del 2003, e a circa 4 milioni di euro per quanto riguarda la successiva legge n. 33 del 2009. Detti importi risultano versati al bilancio dello Stato. Faccio presente lo scarto che c'è tra questo prelievo e l'entità, invece, dell'ammontare complessivo che era previsto. Pag. 36
L'intero debito latte è stato interamente sostenuto, per tutte le campagne lattiere decorrenti dall'annualità 1995-1996 e fino all'ultima campagna conclusasi nel 2011, con anticipazioni di tesoreria a valere sul conto disponibilità del Tesoro, in ottemperanza al disposto dell'articolo 5, comma 6, della legge n. 165 del 1999, il quale autorizzava anticipazioni di cassa per fare fronte alle esigenze degli organismi pagatori della PAC. Tali anticipazioni sarebbero state poi man mano ripianate non appena gli allevatori morosi avessero estinto il loro debito, che, come abbiamo visto, sono una sparuta minoranza. Il problema qui non è tanto la rateizzazione che comporta questo squilibrio tra l'entità delle risorse previste e quelle ottenute. Come dicevo, si tratta di una sparuta minoranza e sembrano non avere ottemperato alle facilità accordate dalla legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, ho ascoltato con molta attenzione e, rispetto al quesito fondamentale dell'interpellanza, ossia qual era l'impatto sulla finanza pubblica, la risposta che lei mi ha fornito dice in sostanza che i fondi sono stati detratti a livello europeo dai fondi FEOGA e abbiamo provveduto da sempre con le anticipazioni di tesoreria.
Non ha ovviamente quantificato l'onere di queste anticipazioni, al di là della sua dimensione, perché, se ci fosse stato un flusso ordinario del pagamento delle multe relative alle quote, evidentemente non ci sarebbe stata la necessità di queste anticipazioni.
Altrimenti queste anticipazioni sarebbero state soltanto legate allo sfasamento temporale dell'incasso delle multe.
Tuttavia, mi domando: se continua così l'azione poco incisiva del Governo - che, peraltro, come lei ha ricordato, con la normativa ultima del 2011, sottraendo ad Equitalia la riscossione delle multe, è molto più complicata e complessa e, quindi, fornirà l'occasione ai produttori eccedentari, splafonatori, produttori illegali (chiamateli come volete) di svicolare sempre e non pagare le multe - alla fine di tutto questo, ovvero di un processo che non vedo stringente, le anticipazioni di tesoreria dello Stato saranno un contributo tout court che la collettività dovrà pagare per la mancanza dell'incasso delle quote? Temo di sì e questo sarebbe somma ingiustizia rispetto a quello che questo Parlamento ha fatto non per far chiudere l'azienda (come dicono alcuni propagandisti nel settore lattiero caseario), ma per offrire un'occasione a tutte le aziende che volevano operare di farlo nella legalità, rateizzando le multe che avevano nel tempo accumulato.
Quindi, sotto questo profilo, la sua risposta è puntuale, ma non completa, perché noi chiedevamo e volevano sapere qual è l'impatto vero della mancata riscossione.
La seconda questione che noi sollevavamo era legata al dato fondamentale presente nella legge n. 33 del 2009, cosiddetta «legge Zaia», che sostanzialmente diceva tre cose al Governo: innanzitutto di far pagare le multe e revocare le quote latte che erano state generosamente e ingiustamente assegnate ai produttori eccedentari, sottraendo così la possibilità alle aziende in regola di aumentare la produzione. Infatti, si è detto che se si doveva coprire l'eccedenza di produzione di coloro che producevano illegalmente, si potevano regalare loro le quote - va bene, gli abbiamo regalato le quote - però con l'impegno che si sarebbero messi in regola.
Lei ha testimoniato che abbiamo incassato soltanto 4 milioni di euro con una diversità enorme con quanto avrebbero dovuto versare queste aziende (alcune centinaia rispetto alle migliaia e migliaia di aziende che operano nella legalità e nella regolarità). Quindi, io credo che vi sia necessità di intensificare assolutamente e di revocare le quote. Noi chiediamo - perché lo dice la legge, non perché lo dice chi parla o l'interpellanza - di revocare le quote.
Inoltre, c'era un altro adempimento sul quale non ho sentito rispondere, ma sul Pag. 37quale leggerò più attentamente la risposta. C'è un impegno in quella legge di istituire un fondo per sostenere tutti i produttori che, con grande sforzo finanziario, avevano fatto la regolarizzazione. Secondo la «legge Zaia», per compensare (lo ricordo perché ho partecipato a tutto il dibattito anche in sede di Commissione, oltre che in Assemblea) il fatto che diamo le quote a quelli che le hanno acquistate sarebbe stato istituito un fondo di 45 milioni di euro per aiutare finanziariamente le aziende agricole del settore latte che si erano regolarizzate. Ma anche di tutto questo non c'è traccia.
Quindi, in conclusione, prendo atto positivamente del fatto che oramai il decreto è in dirittura di arrivo. Però, mi consenta, sottosegretario, me lo ha detto il Ministro Catania il 5 settembre scorso e siamo alla solita oramai per me ripetuta risposta. Questo decreto è al Ministero dell'economia e delle finanze. Lo deve firmare il Ministro Grilli.
Ci dica perché non lo firma: è quasi un anno che questo decreto deve essere emanato! Non è possibile, non è accettabile! Lo ripeto: non è accettabile.
Quindi, sotto questo profilo, io sarò soddisfatto quando vedrò il decreto, quando Agea si sarà attivata. Prendo atto con soddisfazione che per tutte le azioni già iniziate da Equitalia prima dell'emanazione del decreto, Equitalia torni ad operare.
Mi viene sicuramente da pensare che c'è qualche difficoltà - non capisco, originata da qualcosa, ma posso immaginarlo -, ma il Ministro Grilli non deve mandare il sottosegretario a dirci che il decreto è in corso di firma. Firmi quest'atto e mandi il sottosegretario a rispondere in Commissione o in Aula, dicendo di averlo fatto partire e che la legalità sarà ripristinata, così come prevede l'impegno del Governo Monti. Così daremo più credibilità all'azione di un Governo che deve risanare l'Italia, perché, rispetto all'obiettivo del risanamento, tutti devono fare la propria parte, soprattutto chi ha preso in giro colleghi, produttori «scassando» la competitività nel settore, se non anche creando situazioni di vera e grande sperequazione, che credo non sia più il caso di tollerare oltre.
Pertanto, signor sottosegretario, mi affido alla sua autorevole presenza qui in Aula e presso il Ministero affinché questo decreto veda la luce, non fra qualche settimana, ma fra qualche giorno, in modo che incontrandoci la prossima settimana in quest'Aula, lei mi possa dire che il decreto è avviato e che, quindi, si può iniziare a dare operatività a tutte le clausole e le norme previste dalla legge.

(Iniziative per la corretta interpretazione delle disposizioni relative all'aumento del contributo integrativo per gli iscritti alle casse e agli enti di previdenza obbligatoria - n. 2-01645)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01645, concernente iniziative per la corretta interpretazione delle disposizioni relative all'aumento del contributo integrativo per gli iscritti alle casse e agli enti di previdenza obbligatoria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, sarò telegrafico, ma intendo fare una premessa. Qui siamo nel Parlamento italiano e approviamo le leggi: una legge è tale perché deve essere rispettata da tutti; una legge è tale perché ha effetti nei confronti delle persone fisiche, ha effetti nei confronti delle persone giuridiche, ha effetti nei confronti della pubblica amministrazione. Questo è uno dei principi cardine del nostro ordinamento: una legge è tale perché va applicata nei confronti di tutti.
L'oggetto dell'interpellanza urgente riguarda proprio l'applicazione di una legge che, secondo le interpretazioni estemporanee di qualche burocrate del Ministero dell'economia e delle finanze e di altri della nostra amministrazione, dovrebbe, invece, essere applicata soltanto nei confronti di alcuni soggetti, piuttosto che di altri. Nello specifico, questa legge, approvata Pag. 38dal Parlamento nel luglio del 2011, dovrebbe essere applicata nei confronti delle persone fisiche, dovrebbe essere applicata nei confronti delle persone giuridiche e non dovrebbe essere applicata nei confronti della pubblica amministrazione. Questa è la premessa e il cappello alla presentazione di questa interpellanza urgente.
La legge di cui parliamo è la legge il 12 luglio 2011, n. 133. Che cosa ha fatto questa legge? Lo dico non certo per il Viceministro Martone, che conosce benissimo il significato e la valenza politica di questa legge, ma lo dico per chi ci ascolta: è una legge che contribuisce o, meglio, dovrebbe contribuire e speriamo contribuirà a rendere migliori e più congrue le pensioni dei giovani professionisti. Quindi, è un obiettivo alto, un obiettivo importante, un obiettivo che viene perseguito da tanti anni dalle casse di previdenza.
Questa legge probabilmente contribuirà a migliorare le prestazioni previdenziali che le Casse pagheranno, a conclusione della carriera, ai professionisti italiani. Quindi, è una legge che va in favore dei giovani. Ebbene, approvata questa legge, sulla quale non vi era alcun tentennamento per quanto riguarda la sfera e l'ambito di applicazione, i nostri bravi burocrati - che se ne inventano una al giorno - hanno deciso che la stessa, in virtù di una dizione contenuta nell'ambito della norma in questione, non dovrebbe applicarsi nei confronti della pubblica amministrazione.
Cosa dice la legge? La legge dice che le Casse di previdenza dei professionisti italiani che hanno applicato, stanno applicando o si stanno avviando verso l'applicazione del sistema contributivo, quindi mettendosi in linea con il nuovo corso della previdenza italiana, possono utilizzare il contributo integrativo. Quest'ultimo, infatti, è una delle leve su cui evidentemente le Casse impostano la loro missione ed è quello che pagano i soggetti destinatari delle prestazioni dei professionisti. Pertanto, tale contributo integrativo, che in precedenza doveva esclusivamente servire per scopi assistenziali, può finalmente essere utilizzato per implementare i montanti contributivi individuali di ogni singolo professionista: una rivoluzione, perché si usa una delle leve che garantiscono la stabilità del sistema previdenziale delle Casse al fine di implementare le future pensioni.
Infatti, signor Presidente, uno dei problemi che angustia il sistema previdenziale italiano, soprattutto quello dei liberi professionisti, ma anche quello più in generale che riguarda tutti i lavoratori, è la congruità delle future prestazioni, in quanto i tassi di sostituzione sono ormai talmente ridotti che è impossibile, con il sistema contributivo, pensare in futuro di avere pensioni che siano pari o quasi a quello che poteva essere l'ultimo stipendio.
Tuttavia, per conciliare stabilità delle Casse e congruità delle prestazioni, occorre fare qualcosa. Le Casse hanno già avviato tutta una serie di processi di riforme che verranno incontro ai desiderata del Parlamento e del Governo, al fine di garantire la stabilità anche nell'arco temporale di cinquant'anni, e hanno fatto tutta una serie di passi avanti. Questa legge si inserisce perfettamente in questo contesto, ma qualche burocrate pensa che essa non debba essere applicata alle pubbliche amministrazioni. Perché? Perché il contributo integrativo aumentato nelle parcelle dei professionisti potrebbe arrecare problemi alla finanza pubblica.
Questa è una assurdità giuridica, non fosse altro perché va contro il principio fondamentale, cardine di qualsiasi ordinamento, che la legge è uguale per tutti, ma altresì perché smentisce anche il contesto normativo complessivo nel quale si inserisce questa norma, nonché la ratio di questa norma, votata dal Parlamento e che si è formata attraverso un dibattito parlamentare che queste cose le ha chiarite, Viceministro Martone, le ha chiarite nel corso del dibattito parlamentare.
La clausola «senza oneri per la finanza pubblica» che la Commissione bilancio del Senato ha voluto inserire, non si riferisce all'onere che potrebbe derivare nei confronti della pubblica amministrazione chiamata a pagare, al pari del cliente Pag. 39privato o della società privata che usufruiscono delle prestazioni del professionista, l'aumento del contributo integrativo. Si riferisce, bensì, a un problema che sta a monte: la norma, che si inserisce nel quadro - come ho detto - più complesso di garanzia della stabilità del sistema previdenziale privato, a monte, vuole porre un argine a quello che potrebbe essere un futuro squilibrio che dovesse verificarsi a carico delle Casse, se, appunto, l'applicazione di questa norma stessa risultasse errata.
Questa, è la semplice interpretazione che va data alla norma. Non si spiegherebbe, altrimenti, un'altra interpretazione, che potrebbe soltanto, a questo punto, stravolgere i cardini fondamentali del nostro ordinamento; ma per quale ragione le pubbliche amministrazioni non dovrebbero pagare, come i cittadini privati, gli aumenti del contributo integrativo che, lo ripeto, assolve a quella che è una missione fondamentale delle Casse dei professionisti? Ma qual è la ragione? Ciò anche perché in passato, e mi riferisco, per esempio, alla riforma, a lei altrettanto nota, del sistema previdenziale della Cassa dei commercialisti, questi ultimi hanno avuto l'autorizzazione ad applicare in via sperimentale - poi la legge lo ha consolidato in via definitiva - l'aumento del contributo integrativo per garantire non soltanto la stabilità del sistema previdenziale della Cassa dei commercialisti, ma anche la congruità delle prestazioni; da quattro anni questo sistema per la Cassa dei commercialisti è in vigore, i commercialisti lavorano con le pubbliche amministrazioni e non è mai successo niente. Allora, per evitare che si creino contenziosi inutili, per evitare che si creino appesantimenti al già gravoso sistema previdenziale privato che sta facendo salti veramente mortali per poter garantire la sostenibilità, la prosecuzione e le future pensioni ai professionisti italiani, mettiamoci un punto su questa vicenda.
La ragione di questa interpellanza urgente è questa; non c'è ragione, non ci sono motivi se non, lo ripeto fino alla noia, smentendo quelli che sono i principali cardini del nostro sistema legislativo e ordinamentale. Quindi, questa è l'illustrazione che ho cercato di fare in modo semplice per evitare tecnicismi perché chi ci ascolta capisca di che cosa stiamo parlando; perché chi ci ascolta comprenda che siamo di fronte ad una assurdità interpretativa che andrebbe, lo ripeto, a penalizzare categorie di professionisti e soprattutto andrebbe a penalizzare i cittadini perché io, cliente privato di un professionista, sono tenuto a pagare questo contributo sulla parcella del professionista e la pubblica amministrazione, no. Ma a quale titolo, per quale ragione, per quale motivo? Spero che la risposta contenga delle rassicurazioni in questo senso perché sennò, diversamente, le Casse dei professionisti dovranno attivare il contenzioso normale, non soltanto le Casse ma anche i singoli professionisti saranno costretti ad attivare dei contenziosi quando presenteranno delle parcelle che si vedranno decurtate della percentuale costruita ad hoc. Soprattutto, dovranno impugnare i provvedimenti che evidentemente il Ministero riserverà nei confronti di quelle modifiche degli ordinamenti previdenziali che avranno purtroppo, sotto questo profilo, la censura del Ministro medesimo.

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, la questione sollevata dall'onorevole Lo Presti concerne la nuova formulazione dell'articolo 8, comma 3, del decreto legislativo n. 103 del 1996 disposto dalla legge n. 133 del 2011 il quale prevede che gli enti di previdenza di diritto privato possano incrementare il contributo integrativo al fine di consentire l'incremento dei montanti individuali, introducendo, altresì, la clausola di invarianza da nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica. Tale questione è già nota al Governo, come ben sa l'onorevole interpellante, ed è stata anche affrontata in Pag. 40occasione della discussione di altri atti di sindacato ispettivo.
In primo luogo osservo che dal momento che la questione interpretativa richiamata dagli onorevoli interpellanti concerne aspetti finanziari e di invarianza di oneri a carico delle finanze pubbliche, nell'esame della questione ha assunto un ruolo del tutto centrale la posizione espressa dal Ministero dell'economia e delle finanze che è stata molto ferma.
Ribadendo in questa sede quanto già espresso in sede di risposta ad un'interpellanza dello scorso mese di maggio, confermo che la questione centrale è rappresentata dall'interpretazione che si intende conferire alla clausola di invarianza finanziaria di cui al richiamato articolo 8, comma 3, e agli effetti che essa è in grado di sortire sulle determinazioni relative all'incremento del contributo integrativo da parte delle Casse e degli enti in parola.
Interpretando la richiamata clausola di invarianza, i Ministeri vigilanti hanno condizionato l'approvazione delle modifiche regolamentari adottate dagli enti in questione alla circostanza che l'incremento delle aliquote contributive non fosse applicato nel caso di servizi resi alle pubbliche amministrazioni, al fine di evitare l'insorgenza di effetti negativi per la finanza pubblica. Pertanto, il contributo integrativo a carico delle pubbliche amministrazioni che si avvalgano delle prestazioni di liberi professionisti iscritti alle Casse rimane, nell'interpretazione del Ministero dell'economia, fissato nella misura del 2 per cento.
Sempre come ritenuto dallo stesso Ministero, l'opzione interpretativa in parola si fonda sul fatto che detto contributo, per sua stessa natura, non grava sul professionista, ma sul committente, e il suo eventuale incremento determinerebbe effetti negativi sui saldi di finanza pubblica, nei casi in cui un'amministrazione pubblica si dovesse avvalere delle prestazioni professionali di un professionista iscritto ad un ente previdenziale il quale avesse adottato l'aumento della relativa aliquota del contributo integrativo.
Il Ministero dell'economia e delle finanze ha inoltre evidenziato che gli incrementi del contributo integrativo previsti per gli enti di cui al decreto legislativo n. 103 del 1996 dalla legge n. 133 del 2011 hanno finalità differenti da quelli finora adottati con modifiche regolamentari, dirette alla stabilità finanziaria delle gestioni e non all'incremento delle prestazioni individuali, dagli enti previdenziali di cui al decreto legislativo n. 509 del 1994, per i quali il contributo integrativo è stato introdotto da disposizioni di legge precedenti alla privatizzazione degli enti medesimi. Per i predetti enti le leggi istitutive già prevedevano la possibilità di variazioni dell'aliquota, e in passato sono stati approvati in alcuni casi incrementi del contributo integrativo, senza effetti di incremento sulle prestazioni erogate, nell'ambito del procedimento conseguente alla verifica dei risultati dei bilanci tecnici di cui all'articolo 3, comma 12, della legge n. 335 del 1995, concernente la stabilità di lungo periodo delle gestioni previdenziali.
Tutto ciò premesso, tuttavia segnalo che in tempi recenti, anche ad opera dell'interesse del Ministero che rappresento, sono intervenute due novità in particolare, le quali hanno indotto il Ministero che rappresento a ritornare sulla questione, senza precludere in via di principio un esito diverso da quello a suo tempo rappresentato. Al riguardo, si è ritenuto di valutare in modo adeguato: in primo luogo le recenti novità normative in tema di abolizione dei minimi tariffari e, più in generale, dello stesso sistema di parametrazione dei compensi professionali fondato sul sistema delle tariffe; questa circostanza consente di ipotizzare una soluzione la quale coniughi nel modo più adeguato le prerogative delle Casse ed enti in questione con la salvaguardia degli equilibri di bilancio. In secondo luogo, la consapevolezza che l'instaurazione di un diverso trattamento contributivo fra professionisti che rendono servizi in tutto assimilabili, e per i quali il discrimen sarebbe rappresentato unicamente dal committente del servizio, pone alcuni problemi di tenuta costituzionale, cui il Governo Pag. 41non può essere indifferente anche alla luce dei ripetuti interventi da parte del Ministero del lavoro. Questa è la ragione per cui di recente gli uffici del Ministero che rappresento hanno chiesto ai competenti uffici del MEF di rivalutare con attenzione la questione nel suo complesso, senza precludere un esito interpretativo diverso da quello a suo tempo rappresentato.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di replicare.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, signor Viceministro, da come era iniziata la sua risposta mi ero un po' preoccupato, perché mi sono detto: qui il solito burocrate ci ha messo le mani, la risposta è sempre nel solito stile, non c'è niente da fare, si avanti così. Quindi, già ero pronto a dichiarare la mia insoddisfazione e, soprattutto, a preannunziare iniziative pesantemente impostate dal punto di vista legale, perché lei ha ricordato, in chiusura del suo intervento, proprio come vi sia un vulnus di costituzionalità in questa interpretazione. Infatti, non ha senso che una legge valga soltanto per una parte dei cittadini o soggetti giuridici e non per la pubblica amministrazione. È una follia, soprattutto quando la pubblica amministrazione interloquisce con i privati nell'ambito, appunto, di rapporti di natura privatistica.
Poi, la conclusione del suo intervento lascia uno spazio che credo sarà evidentemente percorso fino in fondo perché, in un certo senso, questa discrasia interpretativa venga eliminata. Quindi, fa piacere sentire soprattutto questo.
Per carità! Se l'aggancio che lei ha richiamato è quello che offre la stura per poter modificare la interpretazione del Ministero mi sta bene. Tuttavia, comprendo poco l'aggancio con la modifica dei minimi tariffari, con l'abolizione dei minimi tariffari. Però, se queste serve, magari in un momento diverso, per motivare meglio il re melius perpensa tutto fa brodo! Sono contento e, anzi, se potrò darò il mio modesto contributo, visto che ho personalmente proposto questa legge e la ho personalmente seguita in due anni di intenso lavoro.
Quindi, la ringrazio per la risposta che, lo ripeto, fa ben sperare, ma le chiedo su quale tavolo tecnico il Ministero potrà confrontarsi con le Casse o, comunque, anche con il Parlamento, perché questa interpretazione abbia un immediato sviluppo e consenta alle Casse, che già stanno varando altri provvedimenti di riforma del loro sistema, di poter affrontare un dialogo con il Ministero nel modo più sereno possibile.

(Problematiche riguardanti la realizzazione di un deposito temporaneo di scorie radioattive nel territorio di Saluggia (Vercelli) - n. 2-01655)

PRESIDENTE. L'onorevole Bobba ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01655, concernente problematiche riguardanti la realizzazione di un deposito temporaneo di scorie radioattive nel territorio di Saluggia (Vercelli) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, sarò sufficientemente breve andando al cuore della questione, perché è un tema che ho già trattato in altre interrogazioni, in Commissione e anche in Aula con alcuni ordini del giorno, nelle occasioni appropriate.
In buona sostanza, la domanda e la questione che pongo è la seguente. Il nostro Paese, come tutti gli altri Paesi europei, è tenuto, da una direttiva europea, a realizzare un sito unico per le scorie nucleari. Di fatto, è una vicenda che si trascina da lunghissimo tempo - ricorderà sicuramente, il sottosegretario, la vicenda di Scanzano - e che a oggi - era il 2003 e siamo nel 2012 - non ha trovato alcuna soluzione.
Per altro verso, ci si era incamminati sulla strada giusta quando, con il Governo Prodi e con l'allora Ministro Bersani, venne istituita una commissione per individuare i criteri essenziali dove allocare questo deposito unico delle scorie nucleari. Pag. 42In effetti, la commissione, istituita con decreto ministeriale, concluse i suoi lavori prima della fine del 2008. Ma, dal 2008 ad oggi il silenzio è calato sulla vicenda. Proprio nel corso di questi anni, nel 2009, nel 2010 e nel 2011, ho svolto diversi atti parlamentari, proprio per sollecitare la decisione da parte del Governo.
Il Governo Monti è nato anche per riparare alle molte inadempienze, a cominciare da quelle sul piano economico-finanziario, che riguardano il nostro Paese. Ma una delle tante inadempienze del precedente Governo riguarda proprio questa questione. Allora, mi rivolgo adesso al Governo Monti perché, se ha preso decisioni anche importanti e magari difficili in questi mesi, faccia la stessa cosa anche rispetto a questa vicenda.
Perché dico questo? Perché conosco bene il problema, essendo parlamentare di un territorio dove appunto vi è questo comune di Saluggia, nel quale sono ospitate il 65 per cento (i due terzi del totale) delle scorie nucleari presenti nel nostro Paese e l'85 per cento di quelle liquide, cioè di quelle più difficilmente trattabili e, comunque, più pericolose e difficili da maneggiare.
In questo comune, anziché procedere, come sarebbe ragionevole e di buonsenso, cioè trasferire interamente queste scorie in un sito appropriato, ossia in un sito unico nazionale, si vanno costruendo una serie di depositi temporanei. Questo per l'assenza della decisione del Governo di scegliere dove farlo e dare indicazioni o istruzioni precise alla Sogin, società a capitale interamente pubblico sotto il controllo della Corte dei conti, di realizzare quest'opera. Invece, le decisioni latitano da diversi anni e, nel frattempo, Sogin comincia a costruire il D2, un deposito temporaneo, poi il D3 e così via, enumerando. La stessa commissione, che aveva istituito allora Bersani, e anche la stessa delibera del 2006 della regione Piemonte avevano chiaramente escluso Saluggia come sito adatto ad ospitare scorie nucleari perché si trova vicino ad un fiume, la Dora Baltea, perché è una zona intensamente popolata, perché c'è un'area industriale e per tutto un insieme di ragioni.
Le due domande che pongo sono: il Governo Monti si vuole decidere a prendere finalmente il toro per le corna e, sulla base dei criteri che la commissione ha già indicato, trovare il sito unico nazionale nel luogo più adatto per ospitare queste scorie, dando così seguito alla direttiva europea e soprattutto dando finalmente una risposta, non di continui rinvii, come è stato, di fatto, negli ultimi dieci anni?
In secondo luogo, domando anche al Governo se la costruzione di questi depositi, cosiddetti temporanei che, alla fin fine, appaiono essere di una temporaneità un po' labile, sia una buona iniziativa. Infatti, anche l'amministratore delegato di Sogin ha detto che, per quanto riguarda il cosiddetto D2 si pensa di utilizzarlo fino al 2025 per ospitare parte delle scorie nucleari già presenti in quel territorio. Dunque, si tratta di una temporaneità che ha, perlomeno, qualche durata. Ci sono molti dubbi che questa temporaneità sia effettiva: siccome la gran parte - come ho detto prima - delle scorie nucleari sono lì, molti fanno un ragionamento: due più due fa ancora quattro, le scorie rimarranno lì ed i depositi temporanei diventeranno depositi definitivi. È un'illazione, un'insinuazione - se volete - ma, alla fine, il buon senso ci porta a domandarci come mai bisogna spendere - come in questo caso - più di 15 milioni di euro per costruire questo deposito temporaneo e non ci si accinge a prendere la decisione, unica e necessaria, di trovare finalmente un sito unico nazionale e di dare mandato a Sogin di costruire questo deposito. È un costo che grava sulle spalle dei cittadini per 3 mila euro al giorno: il costo di questo deposito temporaneo, che dovrebbe durare fino al 2025, ogni giorno, costa 3 mila euro. Non si capisce perché si debba fare una spesa che, di fatto, non dovrebbe essere fatta se fosse stata presa l'unica decisione necessaria.
Chiedo al Governo se, in questo, non si ravvisi anche un danno all'erario perché, se si fa un'opera, ma se ne dovrebbe fare un'altra, che dovrebbe essere quella definitiva Pag. 43che ci garantisce il massimo di sicurezza, se la si costruisce in un luogo inadatto in via temporanea, di fatto - detto in modo grezzo - si buttano via i soldi dalla finestra.
Allora, pongo al Governo queste due questioni, soprattutto la prima, se effettivamente siamo alle viste di una decisione relativamente alla scelta del sito in cui collocare il deposito unico nazionale.

PRESIDENTE. Il viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, e successive modifiche e integrazioni prevede, all'articolo 25, la costruzione di un deposito unico nazionale quale struttura per lo smaltimento, a titolo definitivo, di tutti i rifiuti radioattivi a bassa e media attività e per l'immagazzinamento, a titolo provvisorio, dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato proveniente dall'esercizio degli impianti nucleari. La stessa norma dispone che il deposito nazionale sia collocato all'interno di un parco tecnologico concepito come un centro di eccellenza, in particolar modo nel settore della gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile irraggiato.
Ai fini della localizzazione del parco, l'articolo 27 del citato decreto legislativo ha affidato alla Sogin Spa la definizione di una proposta di carta delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del parco, tenendo conto dei criteri indicati dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica e dall'Agenzia per la sicurezza nucleare. Senonché la Sogin non è stata in grado di avviare il processo di localizzazione del parco tecnologico a causa dei ritardi nell'operatività dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, la cui istituzione era stata prevista dall'articolo 20 della legge 23 luglio 2009, n. 99, ritardi derivati sia dalle difficoltà politiche nell'effettuazione delle nomine dei vertici dell'Agenzia sia dalla lentezza del processo di definizione dello statuto e del regolamento dell'ente, che ha coinvolto 4 amministrazioni e sia dalla mancanza di sufficienti risorse necessarie per far decollare la nuova struttura.
Alla fine dello scorso anno il decreto-legge «salva Italia», 6 dicembre 2011, n. 201, nell'ambito delle misure di razionalizzazione degli apparati amministrativi ha disposto la soppressione dell'Agenzia e la contestuale definizione di un diverso assetto organizzativo per l'esercizio delle competenze già demandate alla stessa. Al tempo stesso, il predetto decreto-legge ha previsto che le competenze in questione, in via transitoria fossero affidate all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Sulla base di questa normativa il Ministero dello sviluppo economico ha proposto, da un canto, agli altri Ministeri interessati uno schema di decreto finalizzato a definire il nuovo assetto organizzativo delle competenze della materia e, dall'altro, ha chiesto all'ISPRA di procedere alla definizione dei criteri di idoneità territoriale, in considerazione dell'urgenza di avviare i lavori per la costruzione del deposito nazionale. In riscontro a tale richiesta il predetto istituto ha preannunziato che avrebbe avviato nel mese di settembre i lavori di elaborazione dei suddetti criteri, in modo da completare tale attività entro il 30 dicembre 2012.
Per quanto concerne in particolare il deposito temporaneo denominato D2, localizzato nell'impianto Eurex di Saluggia, si evidenzia che lo stesso è stato autorizzato con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 25 giugno 2008, in considerazione del fatto che: l'unica struttura di deposito disponibile sul sito è vetusta e presenta un elevato grado di riempimento di manufatti; la sistemazione in un nuovo deposito di gran parte dei rifiuti pregressi presenti sul sito consente di migliorare l'assetto dell'impianto in termini di riduzione del rischio radiologico per l'uomo e per l'ambiente e di maggiore protezione dei rifiuti stessi dagli agenti meteorici e dagli eventi esterni naturali; la realizzazione di un nuovo deposito temporaneo consente di ospitare in sicurezza Pag. 44i manufatti che deriveranno dal condizionamento dei rifiuti liquidi a bassa e media attività presenti nell'impianto Eurex.
I lavori di costruzione del deposito D2 sono attualmente in corso, entro il 31 dicembre 2012 si prevede che venga conclusa la costruzione delle opere civili, mentre entro il 2013 saranno completate le installazioni dei sistemi ausiliari (carri-ponte, impianti elettrici, impianti di ventilazione, eccetera). A seguito del completamento dell'opera, Sogin Spa inizierà l'iter per l'ottenimento della licenza di esercizio da parte dell'autorità di controllo.
Si precisa che la destinazione d'uso del deposito D2 non è quella di deposito definitivo, né tantomeno di deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Si tratta piuttosto di un'infrastruttura temporanea per custodire in sicurezza sia i rifiuti radioattivi, attualmente stoccati nel sito, sia quelli che saranno generati dallo smantellamento dell'impianto Eurex, fino al loro trasferimento definitivo nel deposito nazionale. Va da sé che al termine di tali operazioni di trasferimento il deposito D2 sarà demolito.
In merito alle questioni conclusivamente poste dagli interpellanti, la cronistoria fatta in premessa evidenzia le difficoltà incontrate nell'attuazione del progetto di cui si discute. Si può constatare tuttavia come il Governo si stia attivando al fine di recuperare i ritardi e dare una sistemazione definitiva al problema dei rifiuti nucleari nel quadro degli obblighi posti dalle normative comunitarie in materia.
Va da sé, per rispondere all'ultimo quesito che veniva posto dall'onorevole interpellante nel corso del suo intervento, che non si mancherà anche di valutare, per quanto di competenza, l'esistenza di profili di responsabilità per l'eventuale danno erariale.

PRESIDENTE. L'onorevole Bobba ha facoltà di replicare.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, apprendo ora che per Natale dovremmo avere perlomeno le carte che ISPRA deve produrre per la localizzazione di questo deposito unico nazionale.
Lei, signor viceministro, ha ricostruito tutta la vicenda, ma di fatto tra decreti vari, l'Agenzia per la sicurezza nucleare e così via, si sono persi praticamente quattro anni, perché i lavori della commissione istituita dall'allora Ministro Bersani erano già conclusi ed avevano indicato i criteri con cui individuare la località prima della fine del 2008. Quindi, abbiamo sostanzialmente buttato via quattro anni per non voler prendere una decisione.
Adesso il Governo annuncia che l'ISPRA, che è stata incaricata di realizzare queste carte, che Sogin non ha effettuato, ci darà un risultato entro la fine del 2012. Speriamo così di mangiare il panettone insieme con la definizione del sito delle scorie nucleari e che non sia ancora l'ennesimo annuncio che si ripete di anno in anno, ma sia finalmente una decisione seria, visto che questo Governo ha assunto il carattere di un Governo serio e responsabile.
In secondo luogo, per quanto riguarda il deposito cosiddetto temporaneo D2, voglio fare un'osservazione al viceministro, che giustamente ha ricordato che la costruzione di questo deposito è stata autorizzata con un decreto del 2008. Mi domando che cosa abbia fatto Sogin dall'emanazione del decreto sino a più della metà del 2011, perché i lavori di cui adesso si annuncia il termine entro la fine del 2012 sono cominciati praticamente con quasi tre anni di ritardo, gli anni per cui era stata data dal comune di Saluggia una proroga nella realizzazione di questi lavori e che di fatto non erano mai cominciati. Se la questione era così urgente - e sicuramente il luogo e la struttura fisica dove adesso sono collocati questi rifiuti sono inadatti - mi chiedo perché si siano persi tranquillamente tre anni, senza muovere un pennino... Mi riferisco al dato contenuto nell'ultima domanda per cui ho interpellato il Governo e che è stato richiamato dal sottosegretario, cioè se ci siano anche dei profili di responsabilità, essendo la Sogin anche un ente vigilato Pag. 45dalla Corte dei conti. C'è da domandarsi che cosa abbia fatto in tutto quel tempo e perché non abbia provveduto a realizzare quanto era determinato nel decreto del 2008.
Insomma, è una vicenda che si trascina da troppo tempo in cui il rinvio delle responsabilità, il gioco a nascondino, le interpretazioni forzose o forzate anche delle norme di legge lasciano un'immagine poco responsabile e poco seria di un Paese che dovrebbe trattare la materia nucleare, in questo caso la materia della sicurezza del deposito, dello stoccaggio, della conservazione delle scorie nucleari, in altro modo. Per questo voglio sperare, da un lato, che l'annuncio fatto dal Governo sia il passo per arrivare, nel gennaio del 2013, ad una decisione sulla localizzazione e, dall'altro, che il Governo voglia effettivamente rivalutare cosa è accaduto in questi anni di totale inerzia da parte della Sogin, che di fatto ha prodotto in qualche modo un danno che riguarda l'intera collettività.
La ringrazio per la risposta, in cui mi ritrovo solo parzialmente, ma, soprattutto, spero che nella prima parte sia non una promessa da marinaio, una delle tante che sono state fatte, ma sia, invece, la promessa di un Governo serio e responsabile, che, se annuncia in quest'Aula qualcosa, poi la realizza.

(Elementi e iniziative in relazione a visite in carcere a boss mafiosi effettuate da un parlamentare nazionale e da una parlamentare europea - n. 2-01648)

PRESIDENTE. L'onorevole Mantovano ha facoltà di illustrare l'interpellanza Cicchitto ed altri n. 2-01648, concernente elementi e iniziative in relazione a visite in carcere a boss mafiosi effettuate da un parlamentare nazionale e da una parlamentare europea (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, do per scontata l'illustrazione dei fatti ampiamente riportati sui media e non li riassumo, per economia di tempo. La vicenda riguarda le singolari e plurime visite compiute dal senatore Lumia e dall'onorevole Sonia Alfano, da maggio a luglio 2012, a detenuti in regime di 41-bis, per indurli - così è stato detto dagli stessi parlamentari - al «pentimento», cioè a condotte di collaborazione con la giustizia, una sorta di colloqui investigativi sui generis.
Non è questa - lo dico subito al rappresentante del Governo - la sede e il momento per qualificare politicamente la condotta dei due parlamentari. Peraltro, dai mezzi di informazione abbiamo appreso e apprezzato il tratto di censura per quanto accaduto espresso dal Ministro della giustizia, che ha provveduto - anche questo lo abbiamo appreso dai giornali - a trasmettere all'autorità giudiziaria le relazioni di servizio relative a questi colloqui. Quello che interessa, invece, è quanto segue, ed è riassunto nel testo dell'interpellanza urgente. Anzitutto, esistono delle regole chiare sui limiti per l'esercizio delle prerogative dei parlamentari nell'accesso agli istituti di pena. L'accesso, lo sappiamo tutti, è permesso a fini esclusivi di accertamento delle condizioni dei detenuti e deve avvenire in presenza di un dipendente dell'amministrazione penitenziaria, proprio perché il rispetto di questa regola sia garantito. Con queste disposizioni, come è possibile che l'interlocuzione abbia riguardato altro e che, quando è passata a questi temi, peraltro descritti dai media e dalla stampa, non sia stata immediatamente bloccata?
Ancora, come è possibile che ciò sia accaduto più volte - la prima volta può esserci stato l'effetto sorpresa, ma qui siamo in presenza di una sorta di serial tour per penitenziari, per reparti 41-bis, per colloqui con detenuti di un certo spessore: Bernardo Provenzano, Filippo Graviano, Francesco Bidognetti e Antonino Cinà - e non sia stato stroncato?
Tutto ciò, anche alla luce della decisione manifestata dal Ministro Severino, farebbe dubitare della tempestività dell'informazione resa su queste vicende allo stesso Ministro. In altri termini, se il Ministro fosse stato informato subito, Pag. 46dopo il primo singolare meeting tra questa selezione dell'antimafia e questa selezione della mafia, probabilmente avrebbe bloccato la sequenza.
Qual è stata, allora, la scansione temporale della catena informativa interna al Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria? Vi sono stati dei ritardi? E, in caso affermativo, perché?
Ultima questione: alla stregua della gravità di quanto accaduto, quali misure sono state adottate perché fatti simili non accadano più?
Confido in una risposta che sia, ovviamente, la più precisa e la meno formale possibile.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Sabato Malinconico, ha facoltà di rispondere.

SABATO MALINCONICO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Leggo il riscontro all'interpellanza urgente n. 2-01648 presentata dagli onorevoli Cicchitto, Corsaro, Costa e Mantovano relativa alla notizia, pubblicata dal quotidiano Corriere della Sera lo scorso 9 agosto, delle ripetute visite ai detenuti in regime di 41-bis presso l'istituto penitenziario di Parma da parte dell'europarlamentare Sonia Alfano e del senatore Giuseppe Lumia. Si adombra il sospetto che le visite, consentite ai parlamentari soltanto ai fini di verifica delle condizioni detentive, siano state in realtà finalizzate a provocare la collaborazione dei detenuti.
Sulle specifiche circostanze indicate nell'atto di sindacato ispettivo riferisco sulla base di quanto risulta dalla documentazione nella disponibilità degli uffici del Ministero e della relazione inviata dal capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
In data 28 maggio 2012 la direzione della casa di reclusione di Parma ha dato comunicazione della visita del 26 maggio, ex articolo 67 dell'ordinamento penitenziario, dei citati parlamentari alla Direzione generale dei detenuti e del trattamento settore MS/41-bis di Roma, all'Ufficio per le attività ispettive del controllo di Roma del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, alla Direzione del gruppo operativo mobile di Roma, nonché alle diverse autorità giudiziarie competenti per ciascun detenuto. In allegato alla nota informativa è stato trasmesso il rapporto del 26 maggio, estratto dal registro «Diversi detenuti 41-bis», riportante, in forma necessariamente sintetica, la durata e il tenore letterale dei colloqui intrattenuti con i detenuti Bernardo Provenzano, Filippo Graviano e Giuseppe Gullotti in regime di 41-bis.
In data 30 maggio 2012 la relativa informazione è stata integrata dalla Direzione generale dei detenuti e del trattamento che, dopo aver preso visione in data 29 maggio 2012 della comunicazione di cui sopra, ha provveduto a trasmettere il citato rapporto anche al procuratore nazionale antimafia e ai procuratori della Repubblica di Firenze, Caltanissetta e Messina, quest'ultima interessata in merito al detenuto 41-bis Giuseppe Gullotti.
Il 4 luglio 2012 viene inviata dalla direzione della casa di reclusione di Parma comunicazione della ulteriore visita del 3 luglio 2012 dei parlamentari Lumia ed Alfano ai detenuti Bernardo Provenzano, Francesco Bidognetti e Antonino Cinà, ivi ristretti in regime di 41-bis, alla Direzione generale dei detenuti e del trattamento settore MS/41-bis di Roma, al direttore del gruppo operativo mobile di Roma, nonché alle procure di Napoli, Palermo, Bologna e Parma.
Nella medesima data del 4 luglio 2012 l'informazione è stata ulteriormente integrata dalla Direzione generale dei detenuti e del trattamento di Roma che, nel relazionare al capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in merito alla visita del 3 luglio 2012, ha, come riferito dallo stesso capo dipartimento, per la prima volta in questa occasione, allegato il rapporto del 26 maggio 2012 riguardante la prima visita dei due parlamentari.
Durata e contenuto della visita del 3 luglio 2012 sono stati, altresì, portati a conoscenza del procuratore nazionale antimafia e dei procuratori della Repubblica di Caltanissetta, Firenze, Palermo e Napoli, quest'ultimo competente in relazione Pag. 47al detenuto 41-bis Francesco Bidognetti. Nella relazione del funzionario della polizia penitenziaria presente alla visita viene rappresentato che buona parte del colloquio del detenuto Provenzano con l'onorevole Alfano si svolge in dialetto siciliano, ma questo comunque non impedisce al funzionario, come risulta dalla medesima relazione, di riportare quanto detto nel corso della visita.
Sulla base della nota informativa del 4 luglio il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha quindi provveduto, con nota del 5 luglio 2012, ad informare l'ufficio di Gabinetto del Ministero. Il capo di gabinetto, al fine di acquisire ulteriori elementi conoscitivi sulla vicenda segnalata e di avere un quadro ricognitivo delle disposizioni interne che regolano l'istituto della visita ai detenuti, a norma dell'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario, ha richiesto un appunto esplicativo al capo dell'amministrazione penitenziaria.
Da quanto prima precisato, risulta quindi documentalmente che l'ufficio di gabinetto del Ministro è stato informato, per la prima volta, delle visite dei due parlamentari con il citato appunto in data 5 luglio 2012, al quale sono stati allegati i rapporti informativi relativi alle visite dei suddetti parlamentari del 26 maggio del 3 luglio 2012.
In data 13 luglio 2012, a seguito della suddetta richiesta, il capo del DAP ha inviato al gabinetto un appunto integrativo, dove sono chiariti gli aspetti salienti riferibili alle visite dei due parlamentari. Di qui l'esigenza, comunicata in data 3 agosto 2012, con nota a firma del capo di gabinetto, di un'integrazione esplicativa della già emanata circolare del 31 dicembre 2009, in materia di visite ai detenuti, in ossequio a specifica direttiva del Ministro.
Il 10 agosto 2012, è stata, infatti, emanata dal capo del DAP ed immediatamente diramata a tutti gli uffici competenti una circolare diretta a ribadire e, ove possibile, integrare ed esplicitare i contenuti della precedente circolare. Con l'occasione si è voluto dare risalto - come in seguito precisato - al comportamento che il direttore dell'istituto o suo delegato, titolare della vigilanza sulla visita, dovrà tenere nei casi in cui siano superati i limiti alle facoltà consentite.
Ciò posto, il capo Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, interpellato al riguardo, ha inteso precisare che non sono state intraprese iniziative dirette al personale di polizia penitenziaria o alla direzione della casa di reclusione di Parma, valutandosi esaustiva dell'obbligo informativo gravante sugli stessi l'avvenuta comunicazione alla direzione generale dei detenuti e del trattamento, oltre che alle menzionate autorità giudiziarie competenti.
Inoltre, sempre il capo Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha segnalato che, nel corso della visita, non si è dato corso da parte degli operatori ad interventi di natura diversa da quelli di tipo informativo poi attuati nel concreto, in considerazione del doveroso rispetto delle prerogative proprie dei parlamentari.
Peraltro, proprio siffatta circostanza - che più rileva per le potenziali finalità di futura prevenzione di episodi similari - è la ragione della citata circolare n. 3640/6090 del 10 agosto 2012, che è stata diramata dal capo Dipartimento per rendere ancora più operativa la precedente circolare del 30 dicembre 2009 e per integrare la norma primaria di cui all'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario e la norma secondaria di cui all'articolo 117 del regolamento penitenziario.
La precedente circolare, infatti, pur tratteggiando le condotte da osservare durante la visita, non specificava in concreto le modalità di comportamento che l'Autorità penitenziaria è chiamata a tenere circa le attività da porre in essere per impedire violazioni della prescrizione inerente il contenuto dell'interlocuzione che si svolge tra parlamentare e detenuto nel corso della visita.
Con la recente circolare si è così voluto precisare per il futuro il comportamento della direzione penitenziaria, che, in caso Pag. 48di irregolarità e violazioni accertate, dovrà allontanare il detenuto dal rapporto interlocutorio con i parlamentari.
Si è ritenuto, pertanto, di identificare, con il necessario equilibrio, una modalità di intervento rispettosa della qualità dell'interlocutore parlamentare, titolare di una potestà di natura pubblicistica e, al tempo stesso, dell'esigenza di evitare eventuali improprie estensioni del colloquio o addirittura eventuali attività che trasmodino nell'illecito.
A completezza di quanto riferito e per una visione piena della vicenda, anche in relazione ad altre interrogazioni riferibili al medesimo fatto, va aggiunto che i procuratori aggiunti della procura di Palermo Antonio Ingroia e Ignazio De Francisci, come risulta dagli atti dell'amministrazione penitenziaria da una comunicazione trasmessa dall'ufficio della procura palermitana alla casa di reclusione di Parma, hanno proceduto a sentire, in data 31 maggio 2012, il detenuto Provenzano.
Sono state chieste notizie sul punto alla procura di Palermo, che con nota del 12 settembre 2012 ha risposto che l'incontro dei due magistrati con il Provenzano è stato disposto in seguito alla notizia loro pervenuta dall'istituto penitenziario di Parma circa un'ipotesi di tentato suicidio del suddetto detenuto.
Risulta, infatti, agli atti dell'amministrazione penitenziaria che, tra la notte del 9 e 10 maggio 2012, vi sia stato un tentativo di suicidio del Provenzano, ritenuto simulato dalla direzione penitenziaria e così comunicato con la predetta nota del 12 settembre 2012 dalla procura di Palermo. La stessa procura ha chiarito che si è trattato di attività non giurisdizionale e perciò non assistita dalla presenza del difensore.
In ogni caso, come riferito dalla medesima procura, l'atto è stato integralmente audio-registrato ed è stato redatto verbale nell'ambito del fascicolo n. 20474/2012 (Modello 45), iscritto tra i fatti non costituenti notizia di reato.

PRESIDENTE. L'onorevole Mantovano ha facoltà di replicare.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, quanto è accaduto ed è stato ripreso analiticamente nella risposta del sottosegretario Malinconico è gravissimo sotto vari profili: sotto il profilo del rispetto delle regole degli accessi ad istituti di pena da parte di esponenti del Parlamento; sotto il profilo delle regole, che sono ancora più strette, relative alle modalità dei colloqui investigativi; sotto il profilo anche della tempestività della segnalazione all'autorità di Governo di un fatto così strano e così anomalo.
Dalle parole del sottosegretario abbiamo avuto conferma che è trascorso un mese e mezzo. Che adesso sia stata inviata una nota per ricordare che esiste la circolare del dicembre 2009 è una cosa che ovviamente ci può far piacere (ricorda quei cartelli in cui si dice non soltanto che è vietato, ma che è «severamente» vietato fare qualcosa), ma non ci tranquillizza, sia perché è stata esclusa qualsiasi ipotesi di responsabilità disciplinare relativamente a questo ritardo, sia perché, tutto sommato, il comportamento dei due parlamentari, da parte non dell'autorità di Governo ma da parte di chi ha gestito questa singolare vicenda all'interno dell'istituto di pena, viene giustificato all'insegna dell'esercizio di prerogative che prevedono tutt'altro, cioè - come tutti sappiamo - l'accertamento delle condizioni di vita all'interno delle carceri.
Non è solo un dato formale la violazione di queste regole. Con una certa frequenza si assiste a magistrati - qualcuno è stato nominato prima - che sconfinano in attività propriamente politiche e anche nelle prerogative e nella sfera di riservatezza istituzionale delle massime autorità dello Stato. Proprio oggi la Corte costituzionale ha detto qualcosa di significativo sia pure nel giudizio di mera ammissibilità del conflitto a proposito di certi straripamenti.
La singolarità di questo caso è che lo sconfinamento qui è avvenuto da parte di esponenti della politica in attività propria di magistrati, e neanche di tutti i magistrati, ma di quei pochi magistrati appartenenti a ben individuati uffici (la Procura Pag. 49nazionale antimafia o le direzioni distrettuali antimafia) che devono rispettare delle procedure rigorosissime e che per questi colloqui sono circondati da cautele. C'è per esempio la non verbalizzazione a garanzia dell'assoluta riservatezza dei colloqui medesimi, quella riservatezza che evidentemente - come è accaduto - non può essere garantita se qualcuno si sostituisce a loro avendo dei ruoli politici.
Il Ministro della giustizia ha ritenuto di segnalare tutto questo all'autorità giudiziaria e bene ha fatto, perché si configura un'ipotesi di comportamenti al limite dell'usurpazione di funzioni. Ma tutto ciò è molto grave anche perché, se il regime del 41-bis, che oggi è stato finalmente da anni, da qualche anno stabilizzato, è stato introdotto, ciò è avvenuto fra l'altro per evitare ai boss mafiosi o camorristi comunicazioni all'esterno, per evitare che mandino messaggi a soggetti che si trovano al di fuori del circuito penitenziario, messaggi che chi si fa da tramite, magari inconsapevole, può anche ritenere neutri, ma chi li manda e chi li riceve può darne una lettura completamente diversa.
Certamente riferire fuori del carcere parole ascoltate dentro, come è avvenuto nel caso specifico relativo alla sorte dei figli e a tante altre belle cose, ha un tasso di pericolosità che nessuno è in grado di valutare fino in fondo, tranne il mittente e il destinatario del messaggio stesso.
Ulteriore elemento di gravità: mettendo a fianco, nelle dichiarazioni pubblicate sui media, le parole dei due parlamentari e quelle rese sulla stessa vicenda dall'ancora per poco procuratore aggiunto di Palermo, dottor Ingroia, quest'ultimo pare che dia quasi una sorta di avallo a questo assurdo giro di penitenziari. Pare di capire - e la sequenza delle date orienta in questa direzione - che gli pseudo-colloqui investigativi dei due parlamentari abbiano fatto da sondaggio preventivo e da apripista rispetto al colloquio investigativo vero e proprio tentato cinque giorni dopo dallo stesso dottor Ingroia.
Per concludere, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, un pasticcio del genere non deve più accadere. I magistrati, in uno Stato di diritto, non hanno bisogno di mediatori, a qualunque partito appartengano. Lo dico con riferimento, in modo particolare, a qualche magistrato della procura di Palermo che orienta le informazioni da dare sulla stampa a seconda delle testate giornalistiche e del loro orientamento. Hanno bisogno di una compattezza politica e istituzionale che Parlamento e Governo, anche di diversi orientamenti, hanno dato negli ultimi anni con risposte più decise in termini di legislazione sul 41-bis, sul sequestro e sulla confisca di beni di provenienza illecita, sullo scioglimento per infiltrazioni mafiose, sull'attività di prevenzione nei cantieri.
Tutto il resto non è cattiva politica: tutto il resto è una sovrapposizione che può provocare soltanto dei danni rispetto ai quali ci auguriamo tutti che condotte del genere non avvengano più, ma ci permettiamo di esortare a maglie più strette rispetto a quelle enunciate, perché realmente non avvengano.

(Elementi in merito ad un recente bollettino meteo diramato dalla Protezione civile della regione Toscana - n. 2-01657)

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01657, concernente elementi in merito ad un recente bollettino meteo diramato dalla Protezione civile della regione Toscana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti). Non nascondo all'onorevole Barani di essere animato da una certa curiosità. Prego, ci spieghi.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, cercherò di soddisfare la sua curiosità.
Nella notte tra il 30 ed il 31 agosto del 2012 è stato diramato dalla Protezione civile della regione Toscana un bollettino informativo che prevedeva qualche millimetro d'acqua. Cioè, invece di annaffiare gli orti individualmente, ci avrebbe pensato il Padre Eterno ad ovviare a questa incombenza ai cittadini. Pag. 50
Ebbene, a fronte di questo bollettino meteo che annunciava lievi precipitazioni, il comune di Aulla ha cercato di giocare d'anticipo e il sindaco ha ritenuto di procedere ad una sorta di preallarme. Senza nessuna ordinanza sindacale, ma con la trasmissione orale degli ordini, sono stati avvisati tutti i cittadini di spostare le macchine perché sarebbe uscito il fiume.
Le ricordo, signor Presidente, che nel 2011 Aulla è stata colpita da una tragedia. Ci sono stati due morti e devastazioni perché era uscito il fiume veramente e quel giorno la popolazione non ha avuto nessun preavviso di allarme. Non è stato neanche sentito il grido del sindaco di Pontremoli, che è a monte della città di Aulla, che continuava a mandare sms e telefonate alla Protezione civile, alla prefettura, alla comunità montana e alla provincia dicendo che stava per succedere una tragedia. Lì, ovviamente, la popolazione non è stata avvertita.
Il problema è che con la trasmissione orale quel giorno i cittadini si sono mossi e per l'80-90 per cento hanno spostato le macchine. Il fiume era in secca, c'era un rigagnolo d'acqua. La telefonata è arrivata anche alle popolazioni delle frazioni che sono a 200 metri di altezza dal fiume. Se arriva una telefonata della Protezione civile per dire di spostare le macchine che si trovano a 200 metri, altro che tsunami, (sono «appena» 10-15 m)!
Se l'acqua fosse arrivata a 200 metri, l'arca di Noè non sarebbe stata ancora sufficiente. Ma ciò ha riguardato anche le frazioni più periferiche, che distano 10 o 15 chilometri dal fiume. Quindi, si è procurato un allarmismo ingiustificato, non supportato dal preservare la pubblica incolumità e senza avvertire la prefettura. Il fatto si è ripetuto; si è ripetuto i primi di settembre. E qui ovviamente a spostare le macchine è stato solamente il 20 o il 30 per cento della popolazione. Con altoparlanti della Protezione civile si viaggiava per le strade a dire: «Via, via, che sta per uscire il fiume».
Ora, alla storiella o favola del lupo, che tutti noi conosciamo, prima o poi la gente non ci crede più. A forza di dare questa trasmissione orale di ordinanze sindacali, senza essere scritte, senza informare la prefettura o il coordinamento provinciale, prima o poi nessuno ci crede più, quando poi succede - noi auspichiamo fra decine o centinaia di anni - che si abbia un'allerta come quella del 25 ottobre scorso. Ma questo ingiustificato procurato allarmismo è al limite dell'abuso d'ufficio, dell'usurpazione di funzioni. C'è qualcosa che non funziona, anche perché - e mi avvio alle conclusioni - non possiamo continuare a chiamare la popolazione che sta a 200 metri di altezza, che sta a 20 chilometri e dirle: «Via, via, che sta per uscire il fiume». Non possiamo continuare a far sì che prima o poi la popolazione venga assuefatta, non ci crede più, e se dovesse avere risuccedere dopo ovviamente non ci crede più nessuno, come rappresenta la storiella del pastore che per proteggere il proprio gregge chiama sempre ad accorrere i vari abitanti e quando arriva il lupo ovviamente non ci hanno più creduto e non ci sono andati.
Quindi sto chiedendo al Governo che cosa intende fare, perché non possiamo lasciare una popolazione a cui ogni volta che qualcuno decide di annaffiare gli orti arriva una sorta di allarme, di procurato allarme e devono tutti scappare e togliere le macchine e si crea ovviamente un caos incredibile. La prefettura ovviamente noi sappiamo che ha dei compiti ben precisi e deve essere informata, perché un'ordinanza sindacale è tale perché viene fatta in nome e per conto del Governo da parte del sindaco e che la trasmissione di questi ordini non può essere fatta in maniera orale. Credo di ricordare che solamente in caso di guerra o nel codice militare si possano dare ordini verbali, altrimenti devono essere sempre scritti e un sindaco, per compiti, lo può fare solo con ordinanza o con delibere di giunta o di consiglio.
Poi, per terminare: perché c'è ancora questa necessità, dopo un anno, di allarme? Il commissario governativo non ha ancora fatto nulla per la messa in sicurezza di quel fiume. I cumuli di ghiaia sono sempre i soliti 5, 6 o 7 metri rispetto Pag. 51a qualche anno fa, gli argini sono sempre i soliti, le piante nel fiume sono aumentate in quanto, arrivando il cosiddetto limo dell'alluvione, in quest'anno sono rigogliosamente ricresciute e la vegetazione abbonda, tant'è che il fiume è ritornato un vero e proprio bosco. Quindi le domande sono due che si pongono al Governo: quella del procurato allarme, al limite dell'abuso d'atti d'ufficio, e perché questo commissario ancora non ha fatto nulla, nonostante i proclami. Se dovesse ritornare una botta d'acqua, come è avvenuta il 25 ottobre dello scorso anno, le condizioni sono le medesime.
Anzi, sono peggiorate, perché nel frattempo il riporto di ghiaia è aumentato come la vegetazione. Ricordo che sono andati giù cinque o sei ponti. Ci sono stati allagamenti ovunque: nelle Cinque Terre e a Bocca di Magra. Insomma, abbiamo avuto una disgrazia di un certo rilievo che potremmo definire una tragedia incredibile che avrà forse un ritorno duecentennale.
Noi ci auguriamo che non succeda più, ma per le condizioni meteoriche ed i cambiamenti di questi anni potrebbe anche risuccedere. Mi chiedo perché questo commissario governativo, al di là dei proclami, non abbia ancora fatto assolutamente nulla e qui ascolterò le osservazioni del rappresentante del Governo. Credo di aver ovviamente colto quelle che erano anche le curiosità del Presidente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'atto di sindacato ispettivo che è stato testè illustrato dall'onorevole Barani pone in particolare al Governo, come è stato ricordato, due quesiti: se il prefetto fosse a conoscenza di un reale rischio per la pubblica incolumità e se sia conforme alla normativa vigente ed alla prassi l'allarme posto in essere dal sindaco di Aulla senza una comunicazione alla prefettura ed una ordinanza.
In merito, rispondo sulla base degli elementi inviati dal Dipartimento della protezione civile e dal Ministero dell'interno che sono in questo caso evocati per la rispettiva competenza. Cosa è in realtà accaduto? Che, preso atto delle previsioni e valutazioni effettuate dal Centro funzionale della regione toscana, ai sensi della direttiva del 27 febbraio 2004, il suddetto Centro, in data 30 agosto 2012, ha emesso un avviso di criticità idrogeologica ed idraulica, che prevedeva, tra l'altro, un possibile livello di moderata criticità idrogeologica localizzata su tutte le zone d'allerta della regione Toscana per il giorno seguente, il 31 agosto 2012.
La regione Toscana - sala operativa unificata permanente - ha dichiarato lo stato di allerta 1 per tutte le zone. Lo scenario di criticità moderata, così come definito dalla regione, prevedeva tra l'altro (leggo testualmente quello che è riferito) «la possibilità di innalzamento dei livelli idrici nei corsi d'acqua con conseguenti possibili inondazioni localizzata nelle aree contigue all'alveo».
La dichiarazione circa l'adozione dello stato d'allerta è stata diramata tempestivamente il 30 agosto alle ore 13 dalla regione, in conformità alle proprie procedure, alle province, alle prefetture, ai comuni capoluogo e a tutte le altre strutture operative ed enti regionali. D'altra parte, il Dipartimento di protezione civile il 30 agosto ha emesso un avviso meteo nazionale in cui, preso atto dell'emissione di avvisi meteo regionali da parte delle regioni interessate dagli eventi, segnalava che, anche qui riporto testualmente: «dalle prime ore di domani 31 agosto e per le successive 18-24 ore si prevedono diffuse precipitazioni, a prevalente carattere di rovescio o temporale su Liguria, Veneto, Friuli, Emilia, Toscana, Umbria e Lazio».
In considerazione della particolare vulnerabilità del territorio della provincia di Massa Carrara - di cui abbiamo anche in quest'Aula esaminato gli effetti disastrosi di altri eventi alluvionali - il prefetto ha ritenuto opportuno richiamare l'attenzione, Pag. 52sui previsti fenomeni metereologici, dei sindaci, delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco.
Pur evidenziando il carattere moderato dei fenomeni previsti, il prefetto ha invitato i sindaci a monitorare, nell'ambito delle rispettive e autonome competenze, l'evolversi della situazione, al fine di assumere, ove del caso, ogni necessaria misura a salvaguardia della pubblica incolumità. Quanto alla questione se sia conforme alla normativa vigente l'allarme posto in essere dal sindaco di Aulla senza una comunicazione alla prefettura, l'Ufficio territoriale del Governo medesimo non è stato informato riguardo alle iniziative adottate autonomamente dal sindaco del comune di Aulla, che però, com'è noto, essendo autorità di protezione civile, ai sensi dell'articolo 15 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, identifica in modo preciso e definitivo la figura del responsabile per il proprio territorio di tutte le attività in questa complessa materia.
La norma richiamata precisa, infatti, che, al verificarsi dell'emergenza nell'ambito del territorio comunale, il sindaco assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso ed assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari. Per quanto riguarda l'attività specifica di informazione alle popolazioni, anche questa responsabilità ricade interamente sul sindaco, ai sensi della legge 3 agosto 1999, n. 265, che concerne «Disposizioni in materia di autonomia e ordinamento degli enti locali», e delle modifiche introdotte dalla legge 8 giugno 1990, n. 142. Lo stesso, peraltro, è stato allertato dalla regione con la comunicazione precedente.
Lo stato di allerta 1, definito nelle procedure regionali, prevede il compito per il comune - cito letteralmente - di attivare le procedure per la salvaguardia della popolazione ritenute opportune in rapporto alla criticità prevista e, in genere, tutte le altre procedure previste nel piano comunale di protezione civile in caso di allerta. Il sindaco, secondo lo stato di allerta 1 delle procedure regionali, ha il dovere di informare tempestivamente le popolazioni sulle situazioni di pericolo o comunque connesse con esigenze di protezione civile, secondo i sistemi e mezzi che ritiene più opportuni ed efficaci e in dipendenza delle situazioni specifiche di rischio note per il proprio territorio.
In merito alle ulteriori questioni poste nell'interpellanza, si fa presente che nelle ordinanze n. 3973 del 5 novembre 2011, concernente «Primi interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare i danni conseguenti alle eccezionali avversità atmosferiche verificatisi nel mese di ottobre 2011 nel territorio della provincia di La Spezia», e n. 3974 del 5 novembre 2011, recante «Primi interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare i danni conseguenti alle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel mese di ottobre 2011 nel territorio della provincia di Massa Carrara», non è prevista l'approvazione o il parere da parte del Dipartimento della protezione civile dei programmi di interventi nell'ambito delle attività svolte dai commissari delegati. Quindi, al Dipartimento della protezione civile, allo stato, non risulta il merito della realizzazione degli interventi suddetti, sui quali evidentemente ora attiveremo una procedura informativa interna.
Si rappresenta, inoltre, che in ottemperanza alla legge 12 luglio 2012, n. 100, concernente «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile», tutte le gestioni commissariali che operano ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, concernente «Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile», dalla data di entrata in vigore del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, non sono di norma suscettibili di proroga, rinnovo e comunque non possono essere estese oltre il 31 dicembre 2012.
In vista di tale scadenza è stato già richiesto al commissario delegato di elaborare entro il 30 settembre prossimo venturo una proposta di piano di rientro all'ordinario ai fini della successiva emissione dell'ordinanza del capo del Dipartimento Pag. 53della protezione civile prevista dall'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, così come modificata dalla citata legge 12 luglio 2012, n. 100. Quella sarà evidentemente anche la sede per valutare l'operato fin qui svolto dal commissario.
In conclusione, sulla base delle informative ricevute risulta che le procedure di allertamento previste dalla normativa vigente del sistema nazionale distribuito statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2004, poste in atto da parte di tutti i livelli del sistema di protezione civile siano state adottate nell'ambito ed entro i limiti delle rispettive competenze. Tuttavia, mi rendo conto, dalla descrizione che l'onorevole Barani ha fatto dell'accaduto nel territorio di Aulla, che questo può dare origine a valutazioni di merito diverse per le quali bisognerebbe naturalmente avere a disposizione elementi di conoscenza circoscritta che dalla nostra ricognizione non sono emersi.

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, dalle ultime parole del sottosegretario D'Andrea non posso che essere soddisfatto e d'accordo, perché anche il modo in cui ha illustrato faceva trasparire un certo sorriso che credo sia stato più espressivo delle parole e le conclusioni ovviamente non possono che essere condivise. Se non ci fosse stata una tragedia c'era proprio da ritenere la questione abbastanza comica.
Ripeto e sarò brevissimo: «allerta zero» è quando ci sono il sole e le stelle. «Allerta uno» è quando il Padre Eterno innaffia gli orti. Ne avremo forse centinaia in un anno di episodi in cui c'è un po' d'acqua e non si può allertare la popolazione. Addirittura quelli posti a 200 metri d'altezza, che si sentono una telefonata in cui si dice di spostare le macchine perché esce il fiume e, guardando giù, lo vedono in secca, pensano che c'è qualcosa che non funziona.
L'unica questione che ritengo di non condividere è che il sindaco deve emettere ordinanza scritta. Solo nel codice militare e in tempo di guerra ci sono gli ordini orali, perché credo che le delibere orali di lavori pubblici e di appalti non si possano fare. Quindi, credo che anche gli ordini debbano essere dati ovviamente per iscritto. Il procurato allarme della popolazione porta ovviamente a far sì che quando arriva veramente l'emergenza non ci crede più nessuno. Infatti, «allerta uno» significa che ci sono un po' di nubi e basta. Altrimenti è «allerta zero» quando ci sono il sole, le stelle e la luna.
Ovviamente non posso che condividere la data del 31/12/2012. Almeno si dovrebbe tornare alla normalità. Questo commissario se ne deve andare perché non ha fatto nulla. Le situazioni sono quelle di un anno fa, anzi aggravate. Peraltro, nell'interpellanza urgente non ho avuto modo di inserirlo, ma le telefonate si sono susseguite anche i primi di settembre. Alla fine di settembre è prevista un po' d'acqua sull'Italia e, quindi, ci sarà un'altra allerta meteo e così di mese in mese. È, quindi, sperabile che sopraggiungano il buonsenso, il prefetto, il Ministero dell'interno e il Governo stesso che ho sentito, e apprezzo il sottosegretario e condivido ciò che ha detto. Infatti, mi sono dichiarato soddisfatto della risposta del sottosegretario.
Non sono soddisfatto di quello che fanno il sindaco e il commissario di Governo, che proprio queste popolazioni non meritano. C'è da valutare lo stato dei lavori e dell'arte e cosa veramente si sia realizzato. C'è grande confusione e ci auguriamo che qualcuno riesca a mettere il seme della responsabilità a questi due soggetti: che facciano veramente il loro dovere e il compito per cui sono chiamati, che siano veramente al servizio delle popolazioni e non di quel caos che stanno procurando, ivi compresi il procurato allarme e gli interventi ancora a livello zero, solamente progettati, declarati, annunciati, ma mai ancora realizzati.

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(Tempi per la deliberazione dello stato di emergenza nel territorio di Lipari e per l'emanazione della relativa ordinanza della Protezione civile - n. 2-01667)

PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01667, concernente tempi per la deliberazione dello stato di emergenza nel territorio di Lipari e per l'emanazione della relativa ordinanza della Protezione civile (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'interpellanza urgente che abbiamo presentato in questi giorni riguarda il violento nubifragio che si è abbattuto il 15 settembre sull'isola di Lipari, dove ci sono stati notevoli danni, che ancora sono in fase di stima. Come è già avvenuto in altre simili situazioni accadute nella provincia di Messina, la risposta dello Stato - con tutte le sue strutture: Protezione civile, forestali, forze dell'ordine in genere -, del comune stesso ed anche della popolazione, è stata tempestiva ed efficiente, consentendo il quasi immediato ripristino delle normali condizioni di vita.
Ma, ancora una volta, devo lamentare che si sono registrate frettolose dichiarazioni da parte di qualche componente del Governo, che, senza conoscere bene i luoghi e le situazioni, ha attribuito la colpa del danno ad una cattiva gestione del territorio. È avvenuto ieri, attraverso una radio, che il Ministro Catania abbia detto che si stavano accertando i danni e che questi danni, comunque, erano causati anche da una cattiva gestione del territorio. Suggerisco, quindi, allo stesso Ministro e a chiunque si permetta di fare simili dichiarazioni, errate, di essere più prudente in futuro - tra l'altro, sarebbe anche gradita una smentita immediata - e approfondire le conoscenze prima di parlare. Nelle isole Eolie, è possibile costruire soltanto dopo aver rispettato rigidissimi vincoli paesaggistici ed ambientali, che garantiscono, pertanto, un risultato assolutamente idoneo a garantire proprio la sicurezza.
Questa interpellanza urgente ha lo scopo di chiedere al Governo un tempestivo intervento a sostegno della popolazione e di tutte le attività danneggiate. E questo mio intervento tempestivo in Aula, appunto, si rende necessario per evitare che avvenga quanto si è già ripetuto, anzi, quanto è avvenuto in un precedente caso, ancora più grave sotto il profilo dei danni prodotti, verificatosi nel novembre 2011 nella provincia di Messina, nella zona tirrenica. Per quell'evento disastroso, i tempi di emanazione dell'ordinanza di Protezione civile, con la quale venivano destinati gli aiuti necessari e doverosi, a mio giudizio, sono stati così lunghi da creare una seria diffidenza da parte della popolazione.
Tornando a Lipari, desidero sostenere la necessità di un intervento anche a favore delle attività turistiche che, a causa del nubifragio, hanno subito l'annullamento di presenze di turisti, perché preoccupati dagli effetti messi in evidenza anche dai media e dalla situazione così descritta. Chiedo, pertanto, al Governo di prendere in considerazione tale richiesta, insieme alla necessità di rivedere la posizione rigida sul Patto di stabilità. Difatti, anche il comune di Lipari si trova nelle condizioni di non poter spendere somme destinate già proprio alla messa in sicurezza di parte del proprio territorio.
Una deroga specifica a tutti i comuni interessati dal dissesto idrogeologico appare, pertanto, indispensabile e ragionevole. Qualunque spesa per la prevenzione è sempre più utile e produttiva rispetto alle spese causate dai danni delle catastrofi, che, comunque, incidono ugualmente sul bilancio dello Stato, senza però salvaguardare la popolazione in termini di sicurezza.
Concludo questa breve illustrazione chiedendo pertanto al Governo quali atti abbia messo in atto e quali interventi abbia programmato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

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GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'interpellanza urgente illustrata dall'onorevole Garofalo fa riferimento, come è stato ricordato, agli eventi che hanno interessato l'isola di Lipari giovedì 13 e, soprattutto, venerdì 14 scorso. Del tema, tra l'altro, il Governo si è già occupato nella giornata di ieri, in risposta ad una interrogazione a risposta immediata; alcuni dei temi sono stati ripresi anche oggi dall'interpellante e sono quelli, e questo lo registriamo con particolare favore, relativi alla tempestività con la quale il sistema di Protezione civile generale ha operato.
Tutti ricordiamo che il particolare fenomeno temporalesco che ha interessato le isole Eolie si inserisce in un quadro previsionale meteorologico che nella scorsa settimana evidenziava l'attività di un importante vortice depressionario responsabile di elevate precipitazioni su gran parte delle regioni italiane dal giorno 12 settembre al nord e nelle giornate di giovedì 13 e venerdì 14 al centro-sud. In tale contesto, il centro funzionale centrale del Dipartimento della protezione civile ha provveduto ad emanare, il 12 settembre, un avviso di condizioni meteorologiche avverse, seguito, il giorno 14 settembre, da un secondo bollettino di allerta che, stante il persistere di importanti fenomeni temporaleschi, faceva specifico riferimento all'interessamento, nelle ventiquattro ore successive, delle regioni centrali e meridionali del Paese. Sempre il giorno 14 un avviso di criticità nazionale elaborato attraverso l'integrazione degli avvisi meteo regionali e le valutazioni effettuate dal Dipartimento della protezione civile relativamente alle regioni presso le quali il centro funzionale decentrato non sia stato ancora attivato o non sia autonomo nei riguardi delle previsioni meteorologiche come, appunto, la regione siciliana, veniva emanato.
Nello specifico, l'attività convettiva sulle isole Eolie è iniziata durante le prime ore di sabato 15 settembre e proseguita con una cellula più intensa che ha interessato Lipari nella mattinata intorno alle ore 9 locali e per circa un ora e mezzo con la caduta di circa 60 millimetri di pioggia. Le conseguenze sul territorio interessato dai violenti fenomeni temporaleschi sono state immediatamente e costantemente monitorate dalla sala situazione Italia del Dipartimento della protezione civile in stretto collegamento con la sala operativa del Dipartimento regionale della protezione civile della regione Sicilia, la prefettura di Messina, il comune di Lipari e le componenti del servizio nazionale di protezione civile presenti sull'isola: Vigili del fuoco, Carabinieri, Capitaneria di porto, volontari della Protezione civile comunale.
Le segnalazioni pervenute nella prima mattinata di sabato 15 hanno da subito evidenziato allagamenti diffusi e colate di acqua e fango nelle località di Canneto e San Donato, escludendo il coinvolgimento di persone e la necessità di evacuazioni. Successivamente veniva segnalata l'esondazione dei torrenti Calandra, Aurora, zona Canneto, Boccetta e Valle, centro abitato, oltre alla presenza di numerosi detriti in mare che comunque non pregiudicavano la normale attività marittima.
Il comune di Lipari nella circostanza ha prontamente attivato la propria struttura di protezione civile, con l'intervento di personale e mezzi presenti in loco e procedendo alla rimozione di detriti da alcune abitazioni e locali posti al livello stradale ed al ripristino della viabilità, avviando nel contempo le iniziative per la messa in sicurezza dei luoghi. Inoltre, già nella giornata di domenica 16 sono state avviate, con il supporto di tecnici e geologi del Dipartimento regionale della protezione civile della regione siciliana, mirate verifiche lungo l'asse dei torrenti interessati dalle esondazioni, da sempre utilizzati come viabilità di accesso alle abitazioni, al fine di valutare lo stato dei versanti e le conseguenti iniziative da intraprendere.
Nell'illustrazione dell'interpellanza testé fatta, l'onorevole Garofalo allarga la riflessione anche agli strumenti di cui possono ulteriormente disporre i comuni interessati, con riferimento ai vincoli previsti dal Patto di stabilità. Sull'argomento è in corso una riflessione, anche in considerazione, Pag. 56peraltro, delle deroghe già previste dalla normativa vigente in materia. Circa, poi, l'eventuale deliberazione da parte del Consiglio dei ministri della decadenza dello stato di emergenza nel territorio di Lipari, si evidenzia che, in queste ore, sono in corso le necessarie attività di verifica sul territorio e le conseguenti valutazioni necessarie per le successive eventuali determinazioni sulla sussistenza o meno dei presupposti imprescindibili - sulla base della normativa in vigore - per la successiva deliberazione dello stato d'emergenza, in ordine alla quale, però, allo stato, non è pervenuta alcuna richiesta da parte della regione siciliana.
La medesima regione, con nota del 17 settembre, ha reso noto che, a quarantotto ore dall'evento, le criticità manifestatesi sul territorio erano in avanzata fase di risoluzione e che si faceva riserva di riferire più compiutamente al riguardo all'esito delle citate verifiche tecniche sulle aree vulnerate. All'esito di queste ricerche e sulla base dello scioglimento della riserva da parte della regione il Governo si riserva di adottare le proprie determinazioni di competenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo ha facoltà di replicare.

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio il sottosegretario, che ancora volta è stato attento agli interessi di una parte importante della popolazione, che in un momento così particolare, ovviamente, vuole vedere lo Stato presente, così come lo è stato, è giusto riconoscerlo - e l'ho fatto nella mia illustrazione -, attraverso il sistema così denominato della Protezione civile. Ciò è sempre stato un elemento di forza del nostro Paese e credo che anche in quest'occasione non possa esimermi dal ringraziare tutti i suoi componenti, sia dipendenti che volontari, che contribuiscono, con la loro attività e soprattutto con la loro passione e generosità, ad alleviare anche situazioni molto critiche, ed essere sempre presenti e tempestivamente in grado di risolvere problematiche che causano lo sconforto delle famiglie.
Lei è stato chiaro, signor sottosegretario, anche nell'illustrare il quadro meteorologico e del sistema che è in atto, che sicuramente riporta a un grado di efficienza sempre più consolidato lo Stato ad affrontare anche le previsioni meteorologiche e che, ovviamente, è necessario ad evitare ulteriori danni. Tuttavia, come è successo in questo caso e in tutti i casi precedenti, nonostante si cerchi di mitigare nella migliore maniera l'evento meteorologico, poi gli effetti non sempre sono azzerabili e, quindi, alcune situazioni causano i danni che lei ha citato.
Infatti, se in un'ora e mezza 60 millimetri di pioggia investono un territorio - un territorio, tra l'altro, che in un certo periodo dell'anno, quale quello estivo, è secco, e quindi poco umido - è chiaro che, improvvisamente, arriva una massa d'acqua tale che il territorio, ovviamente, con la propria reazione, non riesce a sostenere. È anche giusto, quindi, da questo punto di vista, secondo me, mettere in campo ormai un sistema di prevenzione ancora più scientificamente conosciuto. Ormai le esperienze fatte da tanti anni, purtroppo anche con varie situazioni che colpiscono il nostro Paese e che lo hanno colpito anche nell'anno in corso, ci consentono di studiare una metodologia più efficace e sempre più in grado di fronteggiare questo mutamento del clima, che ormai è avvenuto ed è presente in tutta Italia: dalla Liguria alla Sicilia sappiamo i danni che sono stati prodotti.
Tra l'altro, a mio giudizio - e sottolineo questo aspetto, perché credo sia di carattere sistemico - gli investimenti, come detto nell'illustrazione della mia interpellanza urgente, fatti per opere di prevenzione e, quindi, di sicurezza e, quindi, a salvaguardia anche delle vite umane, non sono spese ma investimenti e, cioè, servono ad accrescere il patrimonio del Paese. Un Paese più sicuro è un Paese che vale di più, che dà ai cittadini una maggiore serenità e, soprattutto, così si evita che il nostro Paese improvvisamente si trovi con delle spese, come è avvenuto in questi anni, difficili da sostenere - con una difficoltà finanziaria che è conosciuta, Pag. 57come mi rendo conto - ma che, in ogni caso, è necessario fare e spesso con l'aumento di accise e con strumenti che sono poco popolari, che risolvono solo il danno procurato ma che non danno una prospettiva di sicurezza qual è quella necessaria.
Ecco perché ho inteso, in questa occasione, parlare di - come ha già detto lei - modifiche al vincolo del Patto di stabilità. È giunto il momento in cui questo segno di rigore, che è stato utile anche per dimostrare all'intera Unione europea che il nostro è un Paese in grado di fare sacrifici, debba fare posto ad una situazione in cui il nostro Paese debba essere in grado di fare gli investimenti necessari, perché altrimenti, come ho già detto prima, si provocano danni alla nostra finanza che sono alla fine ancora maggiori. Quindi, sono ben lieto di aver sentito dire che sarà sempre più considerata l'opportunità di modificare questo regime di vincoli che subiscono gli enti locali che, tra l'altro, causa anche tanti altri problemi che lei ben conosce, signor sottosegretario, e che non è necessario che io illustri.
Sullo stato di emergenza mi permetto di fare a lei una raccomandazione che, se ho capito bene, è da rivolgere prima di tutto alla regione Sicilia, cui spero giunga anche questa nostra conversazione odierna. I tempi nei quali una popolazione, qualunque sia, desidera una risposta devono essere uguali, in qualunque zona del nostro Paese. Lei sa che noi ci siamo già incontrati altre volte e ci siamo confrontati su tutte queste situazioni. Penso che, purtroppo, andando a guardare il passato si trovano risposte non sempre uguali. Ritengo che questo senso di equità sia un senso di civiltà per il nostro Paese.
Un italiano, ovunque abiti, deve ricevere lo stesso trattamento, prescindendo da quelle che possono essere anche le valutazioni dei singoli, ma realizzando sistemi obiettivi di valutazione, sia dei disastri sia, soprattutto, dell'effetto di questi disastri. Il settore turistico, per esempio, delle nostre isole è un settore trainante per l'economia di tutte quelle famiglie che hanno deciso di mantenere la loro residenza lì e di garantire, anche attraverso la loro presenza, le bellezze che sono patrimonio di tutti gli italiani (e non solo).
Allora, a tal proposito spero che nelle valutazioni che il Consiglio dei ministri farà e nell'attenzione che vorrà dedicare si tenga conto di questo comparto così importante, oltre a tutti quelli che sono presenti nell'isola, affinché si dia una risposta seria, determinata e incoraggiante per il futuro dell'economia anche di quel territorio.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 24 settembre 2012, alle 16:

1. - Discussione del documento:
Proposta di modificazione al Regolamento (Articoli 14, 15, 15-ter e 153-quater: Modifica della disciplina relativa ai contributi ai Gruppi parlamentari) (Doc. II, n. 24).
- Relatori: Bressa e Leone.

2. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
CODURELLI ed altri; CAZZOLA ed altri: Disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori (C. 2438-5382-A).
- Relatore: Moffa.

3. - Discussione della proposta di legge costituzionale:
LUCIANO DUSSIN: Distacco del comune di Lamon dalla regione Veneto e sua Pag. 58aggregazione alla regione Trentino-Alto Adige, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (C. 1698).
e dell'abbinata proposta di legge costituzionale: BRESSA (C. 455).
- Relatore: Pastore.

La seduta termina alle 16,10.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO AMEDEO CICCANTI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 5325-A

AMEDEO CICCANTI. Va detto che l'assestamento di bilancio per il 90 per cento riproduce la legge di bilancio e la legge di stabilità della precedente gestione del Governo Berlusconi, ossia della maggioranza PdL-Lega Nord.
Le asimmetrie, le incoerenze e i ritardi di decisione sono ancora per gran parte per le responsabilità PdL-Lega Nord.
L'attuale recessione deriva da una crisi economica e finanziaria che affonda le sue radici nel precedente Governo.
Non va dimenticato che il 2011 è stato anche un anno di crisi politica. Il Governo Monti è subentrato in quest'Aula il 16 novembre 2011, non per un «colpo di Stato», ma a causa delle dimissioni del Presidente Berlusconi, il quale non era più in grado di gestire la crisi del nostro debito sovrano.
C'è quindi una nuova maggioranza UDC-PD-PdL-FLI, che sostiene questo Governo in carica, seppur con molte difficoltà.
Si tratta di una maggioranza di emergenza, nata per evitare il declino dell'Italia verso un fallimento finanziario, che avrebbe travolto l'euro e l'Europa con un effetto trascinamento dell'economia mondiale.
Questa crisi a catena l'abbiamo vista nel 2008 quando il fallimento della Lehman Brothers trascinò con sé altre banche americane ed europee.
La internazionalizzazione della finanza mondiale rende vulnerabile il sistema, per cui una crisi di settore, di una banca o di un debito sovrano si ripercuote sul sistema stesso, stante la sua forte integrazione economica e commerciale.
Se salta il sistema a rimetterci saranno le economie più deboli e l'Italia non è più la forte del mondo!
Quindi questa maggioranza e questo Governo Monti, stanno qui per raddrizzare la barca, pur tra mille difficoltà.
In dieci mesi di Governo non è stata ancora invertita la rotta, ma è stato fermato il declino!
È stata riconquistata la fiducia internazionale, a cominciare da quella delle istituzioni politiche e finanziarie europee, mettendo i conti pubblici a posto sia in termini di credibilità che di sostenibilità.
Manca la crescita!
Ne sono stati rafforzati i presidi economici più sensibili con le norme sulle liberalizzazioni e semplificazioni e i presupposti finanziari eliminando le distorsioni che alimentavano il debito pubblico.
Si sta cercando adesso di incidere sulla modernizzazione del sistema Italia attraverso riforme strutturali.
La riforma del mercato del lavoro, la digitalizzazione della PA e del sistema economico anche attraverso il potenziamento delle reti di connessione e la riforma fiscale, sono punti fondamentali per migliorare i livelli di competitività.
Ma non bastano!
Il peso del debito pubblico è enorme!
Attraverso l'azzeramento dell'indebitamento nel 2013 con il pareggio di bilancio inserito in Costituzione, è stata azzerata la sua principale fonte di alimentazione.
È stata posta fine a questa logica perversa di fare debiti per pagare debiti!
Nel frattempo è stato però approvato il Trattato sul fiscal compact, che ripropone il pacchetto dei Regolamenti comunitari cosiddetto six pack, approvato dal Presidente Berlusconi nel marzo 2011.
Con questi accordi dobbiamo rispettare un indice numerico che dal 1/1/2015 ci dice di ridurre il debito pubblico di 1/20 l'anno del PIL.
Ci dice cioè che in 20 anni dobbiamo trasferire una parte della spesa pubblica, Pag. 59cioè il 60 per cento del PIL, ossia 1.000 miliardi di euro, dalle «tasche dello Stato» alle «tasche degli italiani».
Questo lavoro di revisione della spesa pubblica è stato iniziato con la cosiddetta spending review. Ossia con una riduzione della spesa Ministero per Ministero, voce per voce, diversamente dai tagli lineari dell'ex Ministro Tremonti, che tagliava spesa buona e spesa cattiva.
Quindi riforma di strutture della PA e riforma di funzionamento.
Si tratta per ora di fare buona manutenzione, ma il futuro Parlamento dovrà farsi carico di proseguire la linea riformista del Governo Monti.
Intendiamo fare riferimento al monocameralismo, al federalismo fiscale ed istituzionale, macroregioni, razionalizzazione di comuni e province, dismissione delle partecipazioni degli enti locali e regioni nelle società pubbliche, dismissione del patrimonio pubblico non utile alle funzioni istituzionali.
Intendiamo anche parlare della riforma della giustizia civile e penale, dell'istruzione e della modernizzazione delle infrastrutture.
Queste riforme richiedono un governo politico, che si potrà avere nella prossima legislatura.
Su questo disegno di legge si è provato a trovare un equilibrio tra riduzione della spesa pubblica e conseguente riduzione del debito pubblico con la crescita.
L'assestamento 2012 tiene conto di questo equilibrio.
Molti reclamano la crescita, dimenticando che non si fa per legge e che il PIL degli ultimi dieci anni è cresciuto con una media dello 0,2 per cento su una media europea superiore all'1,3 per cento.
La riduzione dello spread tornato sotto a 400 pb e gli interventi previsti dalla BCE, favoriranno una liberazione di risorse delle banche per la crescita.
È con questa consapevolezza che approviamo l'assestamento per preparare meglio la legge di stabilità tra qualche settimana.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLE PROPOSTE DI LEGGE NN. 2438 E 5382 E DEL DOC. II, N. 24

Pdl nn. 2438 e 5382 - Collaboratori parlamentari

Tempo complessivo: 12 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 6 ore.
  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   20 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 56 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 22 minuti 4 ore e 4 minuti
Popolo della Libertà 38 minuti 57 minuti
Partito Democratico 37 minuti 56 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti 27 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 20 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 19 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 19 minuti
Misto: 31 minuti 23 minuti
Grande Sud-PPA 7 minuti 5 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti 2 minuti
Movimento per le Autonomie- Alleati per il Sud 2 minuti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti 2 minuti
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Doc. II, n. 24 - Modifica del regolamento concernente i contributi ai gruppi parlamentari

Tempo complessivo: 11 ore, di cui:

  • discussione generale: 5 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 5 ore e 30 minuti.
  Discussione generale Seguito esame
Relatori 30 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti 5 minuti
Tempi tecnici   10 minuti
Interventi a titolo personale 53 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 54 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 2 minuti 4 ore e 1 minuto
Popolo della Libertà 31 minuti 56 minuti
Partito Democratico 31 minuti 55 minuti
Lega Nord Padania 30 minuti 27 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 30 minuti 22 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 30 minuti 20 minuti
Popolo e Territorio 30 minuti 19 minuti
Italia dei Valori 30 minuti 19 minuti
Misto: 30 minuti 23 minuti
Grande Sud-PPA 8 minuti 5 minuti
Alleanza per l'Italia 3 minuti 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti 2 minuti
Movimento per le Autonomie- Alleati per il Sud 2 minuti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5325-A - articolo 1 377 376 1 189 324 52 50 Appr.
2 Nom. articolo 2 385 385 193 333 52 50 Appr.
3 Nom. articolo 3 399 399 200 345 54 49 Appr.
4 Nom. articolo 4 396 396 199 342 54 49 Appr.
5 Nom. odg 9/5325-A/4 421 418 3 210 55 363 48 Resp.
6 Nom. ddl 5325-A - voto finale 434 432 2 217 373 59 47 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.