Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 688 di mercoledì 19 settembre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 10,30.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 13 settembre 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Brugger, Cenni, Cicchitto, Commercio, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Lucà, Mazzocchi, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Pisacane, Pisicchio, Rigoni e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge:
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
l'istituzione di un organismo di controllo sull'erogazione dei contributi all'editoria (1623) - alla VII Commissione (Cultura);
nuove norme per la repressione dei reati commessi da organizzazioni mafiose o terroristiche (1624) - alla II Commissione (Giustizia);
la sollecita approvazione di nuove norme contro la corruzione (1625) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);
MARINO SAVINA, da Roma, chiede:
il rafforzamento dei controlli sanitari sulle bibite gasate e le bevande energizzanti (1626) - alla XII Commissione (Affari sociali);
norme per l'implementazione del telelavoro nelle pubbliche amministrazioni (1627) - alla XI Commissione (Lavoro);
l'inasprimento delle pene previste per i reati di violenza sessuale (1628) - alla II Commissione (Giustizia);
disposizioni per il riordino degli organi di gestione delle aziende sanitarie e degli ospedali (1629) - alla XII Commissione (Affari sociali);
l'istituzione di una Commissione di inchiesta sui rapporti contrattuali tra consumatori e istituti di credito (1630) - alla VI Commissione (Finanze); Pag. 2
iniziative per accertare i rischi derivanti dall'esposizione all'alluminio presente in alimenti, medicinali e altri prodotti e ambienti (1631) - alla XII Commissione (Affari sociali);
MARIELLA CAPPAI, da Villasalto (Cagliari), chiede:
interventi per la realizzazione del collegamento viario tra i comuni di San Nicolò Gerrei e Dolianova (1632) - alla VIII Commissione (Ambiente);
l'innalzamento degli stipendi dei lavoratori del comparto sicurezza (1633) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede misure organiche per la promozione del turismo (1634) - alla X Commissione (Attività produttive);
GIANLUIGI MALLICA, da Gonnosfanadiga (Cagliari), chiede modifiche all'articolo 950 del codice civile in materia di azione di regolamento dei confini (1635) - alla II Commissione (Giustizia);
GIORGIO GAJANI, da Pieve Emanuele (Milano), chiede misure per la rivalutazione del valore degli immobili (1636) - alla VI Commissione (Finanze);
EDMONDO CESARONI, da Roma, chiede:
norme per la tutela dei consumatori nel settore dell'assicurazione obbligatoria per i veicoli, anche tramite la riserva di tale attività a soggetti pubblici (1637) - alla VI Commissione (Finanze);
interventi a tutela dei cittadini che presentano denunce o esposti alle forze dell'ordine (1638) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
che gli interventi dell'Agenzia delle entrate siano preceduti da approfondite attività di indagine (1639) - alla VI Commissione (Finanze);
WANDA GUIDO, da Penna in Teverina (Terni), chiede l'introduzione del divieto di esportazione degli animali d'affezione e altre misure a loro tutela (1640) - alla XII Commissioni (Affari sociali);
MASSIMO PARILLO, da Vitulazio (Caserta), chiede iniziative per garantire la piena applicazione dell'obbligo di pubblicazione informatica degli atti delle istituzioni scolastiche (1641) - alla VII Commissione (Cultura);
SERGIO LUPI, da Colonnella (Teramo), e numerosissimi altri cittadini chiedono l'introduzione del divieto di costruzione di centrali per la produzione di energia da biomasse e di altri impianti nocivi per l'ambiente e la salute (1642) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);
BRUNO DANTE, da Castel del Monte (L'Aquila), e altri cittadini chiedono agevolazioni fiscali per le zone montane (1643) - alla VI Commissione (Finanze);
RITA MANZANI, da Firenze, e numerosissimi altri cittadini chiedono misure per garantire la valorizzazione dei rappresentanti di classe e la promozione del ruolo dei genitori negli organi collegiali delle istituzioni scolastiche (1644) - alla VII Commissione (Cultura).

Discussione delle mozioni Dozzo ed altri n. 1-01117, Messina ed altri n. 1-01131, Oliveri ed altri n. 1-01135 e Lo Presti ed altri n. 1-01137 concernenti iniziative di competenza in relazione alla situazione finanziaria della Regione siciliana (ore 10,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Dozzo ed altri n. 1-01117, Messina ed altri n. 1-01131, Oliveri ed altri n. 1-01135 e Lo Presti ed altri n. 1-01137 concernenti iniziative di competenza in relazione alla situazione finanziaria della Regione siciliana (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione Pag. 3delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Simonetti, che illustrerà anche la mozione Dozzo ed altri n. 1-01117, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Tassone per essere giunto in tempo per ascoltare l'intervento del sottoscritto.
La mozione in oggetto, che abbiamo presentato e che vado ad illustrare, non deve essere letta squisitamente in un contesto regionale, tanto meno nazionale, ma in un contesto più ampio, europeo.
Se ci troviamo in una situazione in cui gli Stati nazionali vivono una difficoltà propria, intrinseca, quali istituzioni capaci di programmazione economica, tale situazione si è determinata a seguito della creazione del mercato unico, della moneta unica e di questa Europa che, per sussistere ed esistere, ha la necessità di creare delle realtà economiche omogenee, in modo tale che tutti gli Stati nazionali si comportino alla stessa maniera.
Perché faccio questa premessa? Perché è essenziale per verificare come ogni singola realtà all'interno degli Stati nazionali si comporta, da un punto di vista economico, in modo tale che gli impegni che il Paese e tutti i territori assumono nei confronti dell'Europa vadano nella stessa direzione, affinché non vi siano delle discrasie fra chi si comporta, come si suol dire, da «formica» e chi, invece, continua a fare «la cicala e a suonare il mandolino».
Cosa significa questo? Significa che - mentre noi abbiamo votato contro - voi avete votato a favore dei provvedimenti sul fiscal compact e sull'introduzione del Meccanismo economico di stabilità (MES). Noi abbiamo combattuto tutte le manovre economiche adottate da questo Governo, dal «salva Italia» al decreto-legge sulla spending review, poiché si tratta di manovre che comportano tagli agli enti locali e fanno sì che il pareggio di bilancio sia raggiunto squisitamente con l'imposizione di nuove tasse e con il taglio dei trasferimenti agli enti locali, facendo partecipare, quindi, i territori al raggiungimento del pareggio di bilancio, nell'ottica di un utilizzo della spesa della pubblica amministrazione molto oculato, preciso e minore rispetto al passato.
Il raggiungimento del pareggio di bilancio è un principio che abbiamo inserito anche nella Costituzione; in questo senso, la Lega Nord ha votato a favore della modifica dell'articolo 81 della Costituzione che prevede, appunto, il raggiungimento del pareggio di bilancio e l'impossibilità di utilizzare l'indebitamento per il raggiungimento del suddetto parametro. A noi sarebbe piaciuto anche inserire la previsione della golden rule per escludere da questo vincolo determinate spese per investimenti, in modo tale da poter implementare indirettamente il volano dell'economia attraverso l'utilizzo dei fondi pubblici dati in contropartita alle imprese per la realizzazione di opere, affinché, quindi, l'economia potesse avere uno stimolo.
Quindi, se la Costituzione prevede che il raggiungimento del pareggio di bilancio deve essere raggiunto sia dallo Stato, sia dagli enti regionali, non capisco perché il mio Piemonte, il nostro nord e le regioni del nord devono raggiungere il suddetto pareggio attraverso tagli agli enti locali e la riorganizzazione del sistema sanitario (che comporta, ovviamente, tagli alle strutture, adeguamento dei piani tariffari e dei trasferimenti al sistema del trasporto pubblico), quindi, partecipando tutti con minori spese al raggiungimento del pareggio nazionale, mentre la Sicilia può «sfondare» allegramente i conti pubblici.
Questo è il contenuto della mia premessa. Noi stiamo discutendo di una regione che, come sempre, ha ricevuto e riceverà dei finanziamenti e non si capisce se questi finanziamenti sono previsti per la Pag. 4realizzazione di piani già precedentemente assunti o per coprire il default che si immagina prossimo, tanto che il Governo ha promesso - non so se li abbia già dati, poi nel prosieguo del dibattito sarebbe interessante capirlo - i famosi 400 milioni di euro alla regione Sicilia.
La regione Sicilia, come dicevo prima, non fa di certo la formica ma la cicala e, purtroppo, ce la fa cantare a noi, nel senso che tocca sempre a Pantalone coprire le sue decisione di «spesa allegra», che si possono anche riassumere in una disinvoltura nell'utilizzo della struttura pubblica come macchina del consenso, che può definirsi «industria del lavoro pubblico». Infatti, quando una realtà istituzionale riesce ad avere circa cinquantamila unità di personale (ho calcolato 54 mila unità complessive, tra rapporti di gestione diretta della regione Sicilia e indiretta attraverso le partecipate: 7 mila persone assunte nelle società partecipate; 24 mila addetti come personale stagionale forestale; 7 mila unità dei servizi antincendio; 18 mila unità direttamente collegabili al lavoro regionale), vuol dire che c'è un'industria del lavoro pubblico che alimenta se stessa, ma che crea spesa pubblica inefficiente.
Parlo di inefficienza ed inefficacia perché, se una regione ha dei residui attivi elevatissimi (si parla di milioni di euro) nei confronti dello Stato e dell'Europa, perché non attua i programmi che le vengono imposti dalle istituzioni europee per riuscire a ottenere i finanziamenti, significa che, oltre ad avere sfondato il costo della spesa pubblica (perché ha numerosi, troppi, moltissimi impiegati in più rispetto ai parametri della normalità e ricordo i 5 mila addetti pubblici della regione Lombardia e i 3.300 della Lombardia, i parametri sono questi e tra l'altro la regione Lombardia ha innumerevoli cittadini in più rispetto alla Sicilia, quindi potrebbero essere veramente meno i dipendenti siciliani) e pur avendo una struttura così cospicua, rimane indietro nell'attuazione della parte burocratica e dei programmi che le vengono affidati per ottenere i finanziamenti. Allora, delle due l'una: o costoro non sono capaci di svolgere i loro compiti o non hanno voglia di farlo, pur essendo in un numero adeguato per riuscire a risolvere queste incombenze (quindi, oltre al danno la beffa).
Vi sono altri dati dai quali emerge una gestione non così efficiente. Mi riferisco, per esempio, al numero dei minuti che vengono concessi per i permessi sindacali. In ambito nazionale il contingente medio è di 76 minuti e 30 secondi ciascuno, mentre in Sicilia il dato si decuplica: 775 minuti e 50 secondi per i permessi sindacali. Significa che, oltre ad essere sul posto di lavoro, mi pare si assentino (ovviamente con diritto, perché la legge glielo permette) in maniera abbastanza anomala e da controllare, perché 775 minuti a fronte dei 76 minuti della media nazionale significa che sono più in permesso sindacale piuttosto sul che sul posto di lavoro.
Io presentai una interrogazione in un question time al Ministro Giarda proprio per chiedere al Governo se intendesse controllare, a fronte di questo ulteriore investimento di 400 milioni di euro, i bilanci della regione Sicilia in maniera attenta, oculata, precisa e pertinente affinché non si continuasse a devolvere soldi in funzione di un costo storico. Mi riferisco al solito metodo del piè di lista, che questo Parlamento ha cercato, iniziato e voluto eliminare quando la Lega sedeva anche in quei banchi (che ora sono desolatamente vuoti), attraverso l'approvazione del federalismo fiscale, la legge n. 42 del 2009, che prevedeva il passaggio epocale dei trasferimenti dello Stato dalla cosiddetta spesa storica ai costi e ai fabbisogni standard.
Quindi la domanda è: questo Governo chiederà indietro questi soldi? Sono un anticipo? Sono a fondo perduto? Sono atti ad essere restituiti? Saranno spesi in funzione della spesa storica o dei costi e fabbisogni standard?
Sarà l'ennesima regalia che viene data al sud a spese del nord o ci saranno dei piani di rientro che porteranno, quindi, la regione Sicilia ad essere maggiormente responsabile nei confronti dei suoi cittadini, che subiscono, purtroppo, questa Pag. 5classe politica, e dei cittadini della restante parte del Paese, soprattutto dei cittadini del nord che pagano attraverso l'IMU, il taglio delle pensioni, il taglio dei posti di lavoro e il cuneo fiscale? Tutti questi soldi poi vanno nel calderone e non vengono spesi al nord. Infatti, abbiamo una devoluzione di fondi decisamente inferiore in confronto alla somma dell'imposizione fiscale che viene data allo Stato. Sono pochi i soldi che vengono ritrasferiti, mentre vediamo che la Sicilia usufruisce di questi continui trasferimenti.
Il Ministro mi rispose che il Governo, in funzione appunto di questa autonomia prevista costituzionalmente per la Sicilia, non può verificare i bilanci. Questo crea un vulnus democratico e soprattutto del buonsenso. Come fa un Governo a dire al Parlamento che non può controllare i conti e continuare a finanziare questi sprechi?
Allora, se non può controllare, o facciamo una volta per tutte una modifica costituzionale affinché vengano eliminate le particolarità e i privilegi che hanno le regioni e le province a statuto speciale - vi sono delle proposte di legge costituzionale in merito e sarebbe bene iniziare ad approfondirle -, oppure anche queste realtà devono partecipare con fondi propri al pareggio di bilancio e al risanamento della finanza pubblica. Oppure, rendiamo tutte le regioni e tutti i territori a statuto speciale uguali, parificando le loro caratteristiche alle nostre.
Se questo non si vuole fare, si finisca di dare soldi alla Sicilia e che si arrangino con le proprie entrate, con i propri redditi, con le proprie commesse. Altrimenti, c'è un cortocircuito che non funziona; non può più funzionare che una regione a statuto speciale non fa i cosiddetti compiti a casa, ma chiede autonomia e non vuole farsi controllare i bilanci. Se tutti questi disinteressamenti da parte di questa istituzione nei confronti della restante parte del Paese non vengono a decadere, è chiaro che abbiamo la possibilità di non finanziare più la regione Sicilia con interventi ad hoc aggiuntivi rispetto a quanto già previsto dalla normativa.
È chiaro che, quindi, non possiamo accettare un lassismo del Governo su questo tema e abbiamo presentato la presente mozione che con forza vogliamo venga approvata dal Parlamento. Essa non fa altro che impegnare il Governo a chiarire innanzitutto se questo trasferimento di 400 milioni di euro è frutto di un accordo precedentemente assunto o conseguente al rischio di default di questa regione. Sarebbe la prima regione che va in default nel Paese. Invitiamo e impegniamo il Governo ad adottare le opportune iniziative per sospendere in modo definitivo, come dicevo, i trasferimenti di risorse a favore della regione siciliana, finalizzati squisitamente a ripianare dei debiti che non ha creato l'Italia, ma che si sono creati loro attraverso delle politiche prettamente assistenziali e clientelari derivanti appunto dalle assunzioni facili. Ricordo, tra l'altro, che i dirigenti sono uno ogni nove rispetto alla media di uno ogni venti delle altre regioni. Ricordo che i dipendenti della presidenza della regione Sicilia sono più di mille, mentre ne hanno duecento per l'assessorato alle attività produttive. È un'industria del lavoro, perché, se i dipendenti sono suddivisi in questo modo, significa che non servono per creare efficienza della macchina amministrativa. Infatti, immagino che ci sia più lavoro da fare nell'assessorato alle attività produttive dell'impresa rispetto alla gestione dell'ufficio di presidenza della regione. Mille contro duecento. Ciò certifica l'effetto clientelare di questa modalità di calcolare i dipendenti pubblici.
Noi chiediamo, quindi, che la regione faccia un piano di aggiustamento economico-finanziario dei propri budget e si prevedano delle politiche di risanamento basate esclusivamente sul principio dei costi e fabbisogni standard e non più sul principio della spesa storica e che si prevedano dei piani di rientro forti, molto precisi, e che questi 400 milioni di euro non siano considerati nuovamente un lascito a fondo perduto, ma un prestito che venga restituito alla collettività (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 6

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Messina, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01131. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, con la mozione presentata l'Italia dei Valori vuole, da una parte, mettere un punto e dare un quadro veritiero della situazione siciliana (situazione siciliana non certo felice per il malgoverno - diciamolo da subito - che la regione ha subito almeno negli ultimi dieci anni), impegnando il Governo, e, dall'altra parte, verificando se il Governo ha la volontà e la capacità di intervenire. Per dare soluzione ai problemi non serve soltanto denunziare, bisogna anche rendersi operativi. Gli industriali siciliani lo hanno fatto, hanno denunziato un rischio default molto forte in Sicilia a causa dei mancati investimenti e a causa del mancato sviluppo dell'isola, ma da anni, non da poco. Infatti, al di là di quegli investimenti che sono stati frutto di clientele e di malaffare e che hanno finito solo per arricchire le tasche della mafia, della criminalità organizzata o comunque di imprenditori disonesti, l'imprenditoria onesta della Sicilia ha cercato in tutti i modi e continua ancora oggi a cercare di resistere, ma tra mille difficoltà.
Quindi l'autonomia siciliana, che noi riteniamo di difendere, è una risorsa che però deve essere utilizzata per il bene e non per il male. Fino ad oggi la risorsa dell'autonomia siciliana mi sembra che sia stata utilizzata dai Governi che si sono succeduti solo ed esclusivamente per impedire che qualcun altro venisse a guardare quello che accadeva in Sicilia. La Sicilia - lo voglio ricordare - proprio per questa sua particolare autonomia è dotata di un patrimonio proprio, è dotata di un'autonomia tributaria speciale e la regione siciliana percepisce dallo Stato un fondo di solidarietà nazionale per adeguare il minor reddito dei siciliani rispetto alla media nazionale. Questo, che tra l'altro dovrebbe essere un elemento standard, è stato invece di volta in volta, ogni anno, nel corso del tempo, concordato con i vari Governi per arrivare poi a qualche soluzione. Devo dire che l'autonomia può essere una risorsa e può essere un limite, proprio perché se impedisce i controlli, alla fine chi governa fa quello che crede ed è chiaro che non è utile ai siciliani. Non è un caso (lo dico in eccesso e in un paradosso): se la Sicilia è ultima in questo momento, nonostante l'autonomia, sarebbe da valutare con attenzione l'utilità dell'autonomia stessa. È chiaro che però non è l'autonomia a dover essere messa in discussione, ma chi ha governato la Sicilia nel corso del tempo. Gli ultimi Governi - solo per ricordare gli ultimi due Governi - si sono conclusi anticipatamente e certamente non nel migliore dei modi per i presidenti che si sono susseguiti, a dimostrazione che certamente, se i presidenti finiscono male, è perché il Governo non va bene, al di là di chi lo sostiene e al di là degli «inciuci» che sono stati fatti politicamente per tenere in vita o in piedi un Governo siciliano che però non ha portato alcun beneficio alla Sicilia.
Il giudizio della Corte dei conti - non ci vogliamo certamente nascondere - e del presidente delle sezioni unite della Corte dei conti è un giudizio pesantissimo sull'economia e sul governo siciliano. Il giudizio sull'esercizio finanziario 2011 espone alla fine un quadro allarmante, con un debito regionale in continua crescita. E nonostante il debito regionale in continua crescita, sono stati attivati nuovi prestiti per 818 milioni, con una cifra finale di 5 miliardi e 300 milioni di esposizione complessiva. Chi, governando un'azienda, governando un territorio o governando un ente locale, pur essendo fortemente indebitato, continuerebbe a fare debiti ed a maggior ragione a fare debiti non per nuovi investimenti, ma per continuare a garantire posizioni di potere? Certamente un Governo che fortunatamente andrà rinnovato ad ottobre - infatti voteremo il 28 di ottobre - non merita alcuna considerazione.
Il bilancio della regione siciliana è stato approvato nel mese di aprile, cioè con quattro mesi di ritardo e questo bilancio certamente non è favorevole allo sviluppo della Sicilia. Ma c'è di più a dimostrare Pag. 7l'inefficienza e l'incapacità di chi ha governato la Sicilia negli ultimi tempi: ben 80 norme della manovra sono state impugnate davanti al commissario dello Stato.
Questo denota un'assoluta incompetenza da parte di chi ha governato la nostra isola. Vi sono tre elementi: dipendenti, dirigenti, consulenti. Anche questo è un elemento fondamentale nella gestione della Sicilia.
La Sicilia - qualcuno lo evidenziava - ha 20 mila dipendenti, ma coloro i quali percepiscono uno stipendio dalla regione, in qualche modo, arrivano addirittura a 140 mila; ha 1.800 dirigenti, che sono un numero elevatissimo e, nonostante tutto - ecco il terzo elemento -, fino all'ultimo giorno, il presidente Lombardo, presidente dimissionario, continua a nominare consulenti. Non è possibile ragionare in questo senso: o i dirigenti non valgono nulla - allora, io credo che per incidere seriamente vada verificata l'attività di questi dirigenti ed eventualmente mandati a casa, c'è poco da fare, perché non possiamo permetterci il lusso di mantenerli - oppure non devono essere nominati i consulenti. Chi sono i consulenti? In Sicilia, abbiamo visto nominare consulenti che avevano meriti solo per aver organizzato feste in discoteca: e sono diventati consulenti del presidente della Regione siciliana. È chiaro che, con questo «andazzo», non può andare avanti una regione.
È colpa dei siciliani? Non credo. È colpa di chi li ha governati, anche se, ovviamente, il governo che ognuno di noi ha se lo sceglie. Quindi, in questo senso, noi ci auguriamo che la Sicilia, il 28 di ottobre, sia in grado, una volta per tutte, di riscattarsi. Io credo che questa volta ce la farà, anche perché lo stato di bisogno e il degrado della Sicilia sono arrivati ad un punto tale, che non credo che i siciliani siano ancora in grado di sopportare e supportare le malefatte di chi si presenta al governo o le promesse, ancora oggi, di coloro i quali sono in campagna elettorale e promettono posti di lavoro e risorse.
Una per tutte sul malgoverno siciliano: la Regione siciliana non ha soldi, si indebita e, di contro, ha perduto un miliardo e 600 milioni di euro di finanziamenti europei. Lo ripeto: un miliardo e 600 milioni di euro. Avremmo potuto mettere in moto la Sicilia. Noi abbiamo parlato con l'Europa per chiedere per quale motivo questi progetti della Regione siciliana non fossero stati approvati. Anche lì, dipendenti, consulenti e dirigenti, per inefficienza dell'apparato burocratico e dell'apparato di Governo della Regione siciliana, ci hanno detto di aver fatto dei rilievi; si sa, in Europa non ci sono raccomandazioni: si manda un progetto entro i termini, se è a posto viene approvato, in caso contrario, viene rimandato indietro. Cos'è accaduto? Sono stati inviati dei progetti dalla Sicilia non per tutti i fondi, ma per alcuni, sono stati mandati indietro con delle prescrizioni; entro un certo termine, il governo avrebbe dovuto dare seguito e, quindi, rispondere. Bene, una parte di essi non è stata nemmeno rinviata, mentre l'altra parte è stata rinviata con gli stessi errori precedenti. Quindi, di fatto, la Sicilia, con una responsabilità politica enorme, ha perduto un miliardo e 600 milioni di euro.
Non voglio dilungarmi molto, perché il senso non è proteggere il malgoverno, ma proteggere la Sicilia dal malgoverno, che è una cosa differente. Qualcuno continua a voler proteggere il malgoverno. Dunque, noi pensiamo, abbiamo chiesto e chiediamo al Governo che faccia e si impegni in ordine ad un controllo su quella che è l'attività dei governi siciliani e della Regione siciliana; che concordi un piano di rientro e lo sottoponga ad un'attenta analisi. Ma deve anche impegnarsi ad accelerare gli impulsi allo sviluppo e, quindi, la «burocrazia zero», per esempio. Bisogna anche verificare cosa sta accadendo e, quindi, lanciare un'idea di «burocrazia zero». Vedete, in Italia, è fonte di corruzione ogni passaggio burocratico, nel migliore dei casi è una perdita di tempo. In Sicilia, nella maggior parte dei casi, è corruzione, nell'altra parte, è mafia. Quindi, in questo senso, credo che intervenire smantellando la burocrazia sia uno Pag. 8degli elementi principali. La Sicilia ce la farà da sola, certamente, ma credo che un controllo serio sia un fatto importante.
Vi sono anche altre fattispecie che vanno riconosciute alla Sicilia, che storicamente sono previste, ma che non sono state mai date, come per esempio gli indennizzi per la raffinazione e le estrazioni petrolifere. Sono dati anche alla Basilicata, la Sicilia non ce l'ha nemmeno: credo che questo vada riconosciuto - attenzione - con un controllo serio delle risorse che vengono affidate.
In una parola, l'ultima delle cose che noi chiediamo al Governo è quella di intervenire anche per garantire una nuova classe dirigente alla Sicilia. Questo è un fatto importante anche politicamente. In questi giorni di campagna elettorale abbiamo dichiarazioni dei vari candidati a presidente della Regione, i quali si alternano nelle dichiarazioni e nelle nuove promesse. Ne voglio citare alcune per dire che non è possibile andare avanti in questo modo se non si riforma profondamente la classe dirigente siciliana.
Una dichiarazione per tutte è quella del candidato del Popolo della Libertà, Musumeci, che ha scelto come slogan «governare con onestà» e poi, alla domanda di un giornalista de la Repubblica del 14 settembre, che gli ha chiesto: «scusi, presidente, nella sua lista probabilmente ci sarà qualcuno che è stato arrestato nel corso dell'ultima legislatura e che si ritrova candidato», la risposta di chi vuol governare con onestà è stata: «dobbiamo fare il pane con la farina che abbiamo». Sostanzialmente: «non è problema mio, se la vedranno i partiti o chi per loro». Capite bene cosa significa questo. Vogliamo riformare ed è chiaro che, a seconda della scelta e dell'attenzione che verrà data a tutto questo, le cose cambieranno o potranno non cambiare assolutamente in Sicilia.
Cito poi un'altra dichiarazione di un altro candidato presidente in un settore diverso. È uscita un'intervista su Sky Tg24 di Gianfranco Miccichè, candidato alla presidenza della Regione siciliana e sostenuto oltre che dal suo partito Grande Sud, anche dal partito di Lombardo. Ebbene, Miccichè ha dichiarato su Sky Tg24 - io me ne dispiaccio fortemente, non lui che lo ha dichiarato evidentemente - in relazione all'intestazione dell'aeroporto di Palermo Falcone-Borsellino: «sono sempre convinto che intestarlo a Falcone e Borsellino sia ricordarsi della mafia; io lo intitolerei ad Archimede e ad altre figure della scienza, figure positive». Come dire, sostanzialmente, che per il candidato alla presidenza Miccichè, Falcone, Borsellino e i tanti martiri che in Sicilia hanno lasciato la vita per combattere la mafia, lasciandoci un patrimonio, siano figure negative. Capite bene cosa significa questo, se al governo non cambiamo la classe dirigente.
Cito un'ultima questione, che è l'ultima richiesta che rivolgiamo al Governo: c'è un ultimo articolo de la Repubblica del giorno 13 che si intitola: «liste pulite alla Regione: si ricandidano anche gli arrestati». Come dicevo prima - e questo viene detto - quattro dei sei deputati uscenti, che durante la legislatura appena conclusa erano finiti in cella, riprovano a riconquistare il seggio. Poi ve ne sono anche altri che hanno avuto problemi con la giustizia, i quali non sono uscenti ma sono comunque candidati e, quindi, li ometto. Tuttavia, proprio per la contraddizione con cui oggi chi si accinge a governare la Sicilia si presenta ai siciliani, vorrei porre l'attenzione del Governo e ne cito soltanto quattro: Cateno De Luca, candidato come presidente addirittura di una sua lista, Rivoluzione Siciliana, il quale è stato arrestato, ingiustamente secondo una sentenza della Corte di cassazione del 2011, ma è ancora indagato per tentata concussione e abuso d'ufficio, e che prova a candidarsi alla presidenza della Regione. Poi vi sono Roberto Corona e Fabio Mancuso: il primo è un esponente del Popolo della Libertà ed è stato arrestato a dicembre nell'ambito di un'inchiesta su polizze fideiussorie false condotta dalla procura di Roma; ebbene, Corona, cui solo tre mesi fa è stato revocato l'obbligo di dimora, si accinge ad affrontare un processo che comincerà il 15 ottobre, cioè dieci giorni prima del voto e si ricandida nella lista del Popolo della Pag. 9Libertà, secondo quanto riportato nell'articolo giornalistico. Speriamo di essere smentiti e di non ritrovarlo in lista: dico questo da siciliano, al di là del colore politico, ma mi pare molto difficile. Nei manifesti di Corona, questa contraddizione in termini o, se vogliamo, questa grande presa in giro ai siciliani, già comparsa in provincia, chiede il voto in nome di una buona politica e se questa è buona politica, c'è da stare veramente allegri. Fabio Mancuso, anche lui candidato, ha subito un provvedimento di custodia cautelare per bancarotta, ha lasciato il Popolo della Libertà e si appresta a candidarsi nel Partito dei Siciliani di Lombardo, dove risulterebbe anche candidato Riccardo Minardo, altro deputato finito agli arresti nella legislatura appena chiusa e che è stato rinviato a giudizio per truffa.
Allora, quello che abbiamo chiesto al Governo, in ultima analisi, è di farsi parte attiva anche in questo, di intervenire. Sappiamo che la competenza può essere solo quella di una moral suasion e non di una competenza giuridicamente rilevante, però credo che il Governo debba anche intervenire invitando tutti i partiti a non candidare, alle prossime elezioni regionali, soggetti imputati o condannati. Noi, con la mozione dell'Italia dei Valori, vogliamo salvare la Sicilia dal malaffare e la criminalità e rilanciare la Sicilia. La nostra proposta di Governo della regione, con Claudio Fava presidente, ha un merito senz'altro: le storie personali devono essere al di sopra di ogni sospetto e mi riferisco anche alle candidature di coloro i quali non hanno mai avuto niente a che fare con la mafia, con la criminalità organizzata e che, per essere nelle nostre liste, devono dimostrarlo con certificati penali, carichi pendenti, nonché con una condotta morale che, credo, bisogna pretendere da tutti quanti. La mozione vuole essere uno stimolo, un impulso al Governo a dare una mano alla Sicilia onesta, se lo vuol fare. Credo che in questo momento ve ne sia veramente bisogno. In un momento di degrado morale assoluto della politica, ciò è la prima reazione importante e l'ultima reazione prima del rinnovo del nostro Parlamento. Credo che dare un segnale forte di quello che vuole essere una politica nuova, che vuole veramente voltare pagina, sia un impegno non solo dell'Italia dei Valori - che lo sta facendo concretamente -, ma credo che il Governo debba intervenire per pretendere da tutti che ciò possa accadere. Solo così la Sicilia eliminerà gli sprechi e, soprattutto, rimetterà in moto una macchina dalla quale l'Italia non può prescindere, perché non è che il Nord senza la Sicilia o il Sud può andare avanti. Se il Nord va avanti è anche perché vi è il Sud. È chiaro che debbono essere efficienti sia il Nord che il Sud. Noi puntiamo a questa efficienza con una classe dirigente e con una politica onesta dell'utilizzo delle risorse della nostra regione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Messina, credo di non venire meno ai doveri di imparzialità della mia carica nel dire che, comunque, la memoria di Falcone e Borsellino sia un punto di riferimento e un segno di speranza per tutti gli italiani onesti.
È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, concordo anch'io su questo suo assunto e su questa valutazione. Svolgerò un intervento breve. Ho ascoltato con molta attenzione gli illustratori delle due mozioni, il collega Simonetti e il collega Messina, e ritorna, ovviamente, questo aspetto e questo dato della Sicilia, mi riferisco ai suoi problemi con le sue esposizioni debitorie, alle sue difficoltà di carattere economico e si ritorna a valutare quella che è stata la gestione ultima, ma anche le altre gestioni. Si tratta un po' di uno sguardo sulla storia della Sicilia, di questa regione a statuto speciale che, come ricordano alcune mozioni, è più speciale delle altre. Però, avremo poi modo di scandagliare questo tema e questo argomento anche in sede di dichiarazione di voto. Il nocciolo del discorso è rappresentato da questi 400 milioni di euro erogati dal Governo alla Pag. 10regione Sicilia. Ci si pone continuamente questa domanda: erano impegni pregressi oppure sono in funzione di un default che coinvolgeva e interessava la regione Sicilia? Ritengo che una valutazione semplicistica non può essere fatta, ma bisogna certamente avere un quadro complessivo, anche della situazione economica della Sicilia. Voglio ricordare che certamente vi è stata anche una valutazione della Corte dei conti, che nella sua relazione registrava e sottolineava una difficile sostenibilità dei conti pubblici regionali. Voglio poi anche fare riferimento a 15 miliardi e 700 milioni di euro che dovrebbero essere incamerati dalla regione Sicilia, ma qui ci vuole un supplemento di indagini, per capire se sono esigibili questi fondi e queste risorse. Poi vi sono stati sempre dei problemi, evidenziati e sottolineati, che sono legati ovviamente agli indennizzi previsti per l'attività di estrazione e raffinazione dei prodotti petroliferi. In Sicilia sono ubicati tre stabilimenti petrolchimici, cinque raffinerie e diversi pozzi.
Altri pozzi e alcuni giacimenti al largo della costa di Agrigento sembra che siano stati scoperti da parte dell'ENI e dell'Edison. Inoltre, c'è stato sempre il problema delle accise e le tasse di aziende che hanno la sede amministrativa e gestionale nel Nord e quindi le pagano al Nord e alla Sicilia non entra nulla.
Poi c'è il problema certamente della gestione siciliana e qualche collega evidenziava il fattore del DDC: dirigenti, dipendenti e consulenti. I consulenti sono un po' un patrimonio acquisito da parte di tutte le regioni. Un «patrimonio», tra virgolette, signor Presidente, ma anche da parte del Governo, visto e considerato che una valutazione complessiva la stiamo facendo insieme al Governo rispetto ai tetti e rispetto all'eliminazione di alcune storture e soprattutto di alcune spese considerate inutili.
C'è dunque un problema che viene fuori su un caso che potrebbe sembrare particolare e mi riferisco, anche per dare una motivazione dell'intervento del Governo, sia all'articolo 120 della Costituzione che all'articolo 8 della legge 5 giugno del 2003, n. 131.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Vado a concludere, perché sono riguardoso e rispettoso della sua sollecitazione, signor Presidente.
Vorrei ricordare amabilmente al collega Messina che non è che i Governi debbono cambiare la classe dirigente, ma i Governi devono essere cambiati dalle forze politiche e dai cittadini. Non è che i cittadini della Calabria e della Sicilia non sono responsabili e sono ininfluenti. Io ritengo che in un sistema democratico i cittadini si devono assumere la loro responsabilità quando parliamo di clientele e di qualche altra cosa.
Certamente la clientela è un tentativo di corruzione e di suggestione e bisogna essere impermeabili a questo tipo di suggestione. Poi vi è tutto il discorso della legalità che veniva ad essere posto in alcune mozioni - lo ha ricordato anche Messina in questo momento - e su di esso mi rifaccio per intero ai reiterati documenti della Commissione antimafia che pongono in essere un codice deontologico affidato alla responsabilità delle forze politiche che si proiettano e si impegnano a confrontarsi elettoralmente nel proprio territorio (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Capodicasa. Ne ha facoltà.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico ha rinunciato a presentare una propria mozione sull'argomento che abbiamo oggi all'ordine del giorno, perché ha ritenuto che i presupposti su cui si fonda la mozione della Lega, che ha dato il via a questo dibattito, siano del tutto infondati e inesistenti.
Il pregiudizio della Lega verso il Meridione, e segnatamente verso la Sicilia, li ha portati fuori strada. Sono vittime della loro stessa propaganda, non riescono Pag. 11neanche a valutare con ragionevolezza quanto, nel corso delle audizioni che si sono tenute presso la Commissione bilancio, sia l'assessore al bilancio della Regione siciliana sia anche il rappresentante della Corte dei conti hanno in proposito detto.
In tale sede sono venuti fuori con maggiore evidenza, e direi con la necessaria precisione rispetto a quanto invece gli organi di stampa in un certo periodo hanno enfatizzato, gli elementi relativi al rischio di default della Regione siciliana. Ci è stato illustrato che il rischio di default, su cui si fonda la mozione della Lega, non c'è se non in modo molto remoto.
Non c'è stato un trasferimento di risorse per questo rischio di default da parte del Governo nazionale a quello regionale. Si tratta di 400 milioni di euro che sono crediti che la regione siciliana aveva nei confronti dello Stato per aver anticipato le somme dei fondi FAS.
Per quanto riguarda una concertazione tra Governo nazionale e quello regionale sulla questione relativa all'andamento dei conti della Regione siciliana e sulla possibilità del risanamento del bilancio, c'era già stato detto in Commissione, da parte dell'assessore, ed è già in atto - già la settimana scorsa ci è stato un ulteriore incontro tra il Ministro Grilli e l'assessore al bilancio con gli apparati amministrativi dell'uno e dell'altro livello di Governo - un tavolo tecnico proprio per discutere di come pianificare un rientro dal debito di bilancio, e comunque per una messa a punto dei conti della Regione siciliana.
Quindi, abbiamo alle spalle di questo dibattito, ma questo era alle spalle anche della stessa mozione della Lega - quindi avrebbero potuto, se fossero stati più attenti, risparmiarsi una mozione concepita in quel modo -, gli elementi necessari per poter dire che il rischio di default non c'è, che il trasferimento, di cui si chiede conto al Governo, è un trasferimento legato a un rientro di crediti anticipati dalla Regione siciliana nei riguardi dello Stato e che il tavolo tecnico è già in atto.
Pertanto - ho visto l'onorevole Simonetti che ha insistito ancora su questo elemento - credo che sia giusto nella sede parlamentare fugare queste preoccupazioni e vanno respinte al mittente le dichiarazioni che egli ha fatto: si arrangino da soli. Bisogna modificare addirittura, secondo loro, la Costituzione per consentire un controllo cogente dei conti della Regione siciliana. Non l'hanno fatto, oserei dire, vorrei dirlo, nel momento in cui hanno discusso con il loro Governo, con il loro Ministro, il provvedimento approvato poi con il titolo di legge sul federalismo fiscale (legge n. 42 del 2009). Vorremmo capire come e perché bisognerebbe farlo adesso.
Basti dire che l'onorevole Simonetti ha parlato dei residui attivi della regione e del bilancio della Regione siciliana, che ammontano, come è stato detto, a oltre 15 miliardi di euro, esattamente 15 miliardi 730 milioni di euro, considerandoli come frutto della mancata spesa, dell'incapacità alla spesa della Regione siciliana. I residui attivi non sono questo, io qui ho la tabella e possiamo leggerla. Per 2 miliardi di euro sono residui attivi che la regione si attende per sanzioni tributarie, accertate dagli uffici finanziari dello Stato, che non sono state incassate. Per un miliardo e mezzo di euro sono residui attivi per trasferimenti non incassati dallo Stato, sostanzialmente riferibili alla quota del Fondo sanitario. In altre parole, lo Stato non corrisponde quanto dovuto alla regione per quanto concerne il Fondo sanitario. Ancora, 7 miliardi 330 milioni di euro per trasferimenti in conto capitale dallo Stato e dall'Unione europea, che ad oggi non sono stati incassati ma sono già stati anticipati dalla regione attraverso i propri fondi.
Questi sono i residui attivi che fanno parte del bilancio della regione. Pertanto, mi pare del tutto evidente che quando si parte da questi presupposti, un attacco insensato e infondato fa scattare il riflesso condizionato delle opposte tifoserie. Per cui, poi, vi sono coloro i quali sostengono che invece no, tutto va bene, i conti sono a posto, il personale della regione va bene, che quindi è colpa degli altri, che è colpa del destino cinico e baro e, soprattutto, della propaganda avversaria. Ambedue Pag. 12queste posizioni fanno male alla Sicilia. Noi non ci schieriamo né dall'una né dall'altra parte, perché ambedue sbagliate; né dalla parte di chi denigra e lancia allarmi infondati né dalla parte di chi dice che tutto va bene e che, invece, non parla il linguaggio della verità all'opinione pubblica nazionale, ma soprattutto ai siciliani.
Lo stesso assessore, in più occasioni, non ha nascosto i rischi che sul medio e lungo periodo possono esserci anche di una crisi grave della finanza della regione, ma, appunto, sul medio e lungo periodo. Invece, non tutto va bene. Noi riteniamo che, anzi, sono più le cose che non vanno che quelle che vanno e le abbiamo sempre enumerate per sommi capi: i fondi strutturali che la regione non è capace di spendere, che spende al 12 per cento, soprattutto nei settori tradizionali.
Non riesce a spendere sulla ricerca e sull'innovazione, cioè sui settori avanzati. Continua a spendere, invece, nei settori tradizionali. È una spesa che non incide sostanzialmente nel meccanismo di produzione della ricchezza.
Vi è poi un alto indebitamento che non è sicuramente l'indebitamento di cui qui si parla. Si tratta di circa sei miliardi di euro (quello diretto e poi vi è il debito allargato, ma questa è un'altra questione) che in percentuale non è un grande debito, perché parliamo del 18-19 per cento sull'intero bilancio della regione, pari in assoluto al debito che ha un comune come la città di Torino, ma che, per quanto riguarda il nostro punto di vista, è esso stesso, però, un indice di qualcosa che non va, che non funziona, perché abbiamo accumulato questo debito in dieci anni. In dieci anni, va detto! In dieci anni, dal 2001 a oggi, è stato accumulato un debito che già nel 2000 non c'era. Nel 2000 la Regione siciliana non aveva alcuna esposizione debitoria apprezzabile e degna, in un certo senso, di un'attenzione.
Quindi, il problema e la cosa che, soprattutto, ci preoccupa è che un terzo circa di questo debito è stato accumulato negli ultimi quattro anni e mezzo, negli ultimi cinque anni. Quindi, la tendenza, ancorché l'assessore dica che si tratta di un debito accumulato per investimenti, per coprire la spesa derivante dal cofinanziamento per i fondi strutturali europei, è un qualcosa di patologico, che in una situazione di crisi non è certamente sopportabile. Abbiamo l'indebitamento del settore rifiuti, che non spunta sulla carta, che è notevole. È di circa un miliardo e riguarda tutti i comuni della regione, con il rischio che il settore si blocchi da qui a breve. Abbiamo un bilancio ingessato, la cui spesa corrente è difficilmente comprimibile proprio per come esso è strutturato e continuiamo, in questo clima, a farci del male da soli, con sprechi che ogni giorno vanno su tutta la stampa nazionale, creando il clima che poi porta alla mozione della Lega. Vi è, sostanzialmente, questo sciupio di denaro, per le consulenze, che è scandaloso. Sono stati fatti circa 1.000 contratti in quattro anni per consulenze di cui non se ne vede assolutamente il bisogno, per i fatti più fantasiosi e più improbabili, e ancora oggi, con il governo regionale in crisi, con lo scioglimento dell'Assemblea regionale siciliana, con il voto per il rinnovo che si avrà tra circa un mese, il governo della regione e il suo presidente continuano a firmare incarichi di consulenza che non si capisce esattamente cosa debbano e vogliano significare.
Mentre, invece, vi è il punto critico vero, che è la mancata spesa. Con la fine del ciclo di programmazione dei fondi europei - si diceva degli strumenti della programmazione, il POR - si attendeva un più 5 per cento di crescita del PIL. Non solo non abbiamo più il 5 per cento di crescita del PIL ma siamo in fase recessiva. Non solo, ma nel 2001 abbiamo avuto un salto della spesa corrente del 41 per cento. Il 41 per cento tra il 2000 e il 2001! Quindi, abbiamo una situazione veramente compromessa e difficile a cui, però, riteniamo bisognerà in qualche modo porre rimedio. La nostra idea è che bisogna andare a varare riforme serie. Non è tanto con le proposte che fa la Lega che si può intervenire. Bisogna toccare il «bubbone» della formazione professionale, riformare profondamente la macchina delle regione Pag. 13attraverso il decentramento, liberare risorse per lo sviluppo e bisogna finirla con l'assistenzialismo. Bisogna, cioè, creare efficienza e fare in modo che riparta la macchina dello sviluppo, perché una situazione di questo genere non serve a nessuno e non serve, soprattutto, ai siciliani. Di un'autonomia che non sia uno strumento e una leva per lo sviluppo, ma uno scudo contro le innovazioni che vengono fuori dalla Regione siciliana, non sappiamo cosa farcene. Sappiamo bene che questa è una strada difficile. Ad ogni passaggio potrebbero restare per strada morti e feriti, ma con gradualità - e sottolineiamo questo termine: gradualità - è necessario che si vada avanti sulla strada delle riforme, che è l'unica strada che ha senso percorrere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

VINCENZO GAROFALO. Le mozioni in discussione oggi sulla situazione finanziaria della regione siciliana affrontano temi differenti sui quali è necessario fare chiarezza. È già stato detto dai miei colleghi che sono intervenuti prima. Si introducono argomenti inerenti al rapporto tra lo Stato e la regione siciliana e argomenti riguardanti la gestione della stessa regione.
Pertanto, vorrei distinguere questi due aspetti, facendo una piccola considerazione rispetto ai conti, in prima istanza. L'indebitamento della regione siciliana, che spesso viene messo in evidenza che sia uno dei principali, se non il principale, tra le regioni italiane è attualmente pari a 8 miliardi 224 milioni di euro, una cifra che incide per una quota di 1.628 euro per ogni abitante ed è, a questo punto, necessario anche osservare come altre regioni - quali la Campania, il Lazio, la Lombardia ed il Piemonte - abbiano indebitamenti anche superiori.
La Campania ha un indebitamento pari a 11 miliardi 329 milioni di euro, il Lazio di 20 miliardi 902 milioni di euro, la Lombardia di 13 miliardi 612 milioni di euro, il Piemonte di 13 miliardi 872 milioni, quindi anche in queste valutazioni, ritengo sia necessario sottolineare i dati reali. Dovremmo fare altrettanto, se volessimo calcolare l'indebitamento per ogni abitante: potremmo mettere al primo posto la Valle D'Aosta, con 5.841 euro per abitante, il Lazio con 3.620 euro per abitante, il Piemonte con 3.107 euro, il Friuli Venezia Giulia con 2.080, l'Abruzzo con 2.027, la Liguria con 1.972, la Campania con 1.941, le Marche con 1.804, il Molise con 1.791 e la Sardegna con 1.643. Insomma, i casi che ho messo in evidenza credo che si appoggino su dati facilmente controllabili. Peraltro, l'indebitamento, in rapporto al bilancio della regione siciliana, è pari al 19,43 per cento. I residui attivi della regione siciliana, che sono stati messi in evidenza nella mozione della Lega, sono pari a 15 miliardi 730 milioni, i quali per 11 miliardi di euro, e quindi per una cifra non indifferente, a somme non riscosse dovute dallo Stato e dall'Unione europea.
Anche sulla consistenza del personale regionale qualcosa va detta perché - come sanno tutti - i compiti della regione siciliana sono differenti rispetto a quelli delle altre regioni in virtù della propria autonomia. La dotazione è di 17.995 unità di personale, ma, in realtà, il personale di ruolo è leggermente differente, pari a 16.964 e, al netto delle funzioni statali profuse dalla regione siciliana a causa o grazie all'autonomia siciliana - come dicevo prima -, il personale delle funzioni proprie, in analogia alle altre regioni d'Italia, è di 5.148 unità. Anche su questo versante, pertanto, la regione Sicilia non è ai primi posti, anzi si colloca al quarto posto come personale addetto per abitante.
Andiamo ai trasferimenti straordinari, che hanno sollecitato la presentazione della mozione da parte del gruppo della Lega Nord. I 400 milioni di euro che sono stati richiesti dalla regione siciliana non sono assolutamente da porre in relazione alla cosiddetta ipotesi di default della stessa, ma si riferiscono invece al mancato trasferimento del cofinanziamento sanitario a carico del bilancio dello Stato, nonostante Pag. 14il raggiungimento degli obiettivi di riequilibrio del settore in Sicilia. Questo ha generato ovviamente - come avviene in tanti altri enti locali - una situazione di illiquidità che, insieme ad altre partite, rende difficile per la regione far fronte alle esigenze di cassa.
Chiarito il punto sollevato dalla Lega Nord, aggiungiamo che poco si dice sui trasferimenti nella stessa mozione, che vengono collegati alla realizzazione di infrastrutture che - come è noto a tutti - consentono al territorio di essere più o meno competitivo e attraente per gli investimenti e più o meno capace di trattenere i giovani per guardare ad una prospettiva di sviluppo. Suggerirei quindi a tutti i gruppi parlamentari e soprattutto al Governo di fare una ricognizione sulle spese per investimenti fatte negli ultimi venti anni in Sicilia. Troppo spesso, difatti, si parla della Sicilia in termini negativi e si usano dati non realmente obiettivi.
Non credo quindi che ci siano le condizioni per sospendere i trasferimenti di risorse alla regione Sicilia, anzi ribadisco la necessità di imprimere una forte accelerazione alla spesa per investimenti per colmare quel differenziale infrastrutturale che pesa come un macigno sulla testa dei siciliani. Altrettanto necessario però - questo è ovvio - è accentuare tutti quegli strumenti di vigilanza che devono indurre il Governo regionale siciliano a dare segnali definitivi di cambiamento. Sono pertanto d'accordo sulla necessità di affrontare le questioni spinose che si trascinano da tempo e che il Governo Lombardo non ha voluto trattare con il dovuto rigore, necessario per imprimere una svolta visibile a vantaggio di tutti quei siciliani che chiedono una spesa pubblica razionale, una gestione amministrativa efficiente, una seria selezione sugli investimenti necessari e sulle spese finanziate da fondi comunitari. La questione vera è come si utilizzano le risorse. È comprensibile anche la feroce critica di tutti i comparti produttivi dell'isola a partire da Confindustria che hanno assistito, anche dopo le dimissioni del governatore Lombardo, al proliferare di incarichi di consulenza, di avanzamenti di carriera e di una spesa assolutamente improduttiva e forse utile, in questo periodo, soltanto a finanziare una campagna elettorale, cioè a convincere alcuni a seguire una strada piuttosto che un'altra. La questione vera è una seria gestione della Regione siciliana, amici della Lega, e non la situazione finanziaria che, come ho detto all'inizio del mio intervento, non è tanto differente rispetto ad altre regioni. La Sicilia non deve essere vista come un problema di difficile soluzione, ma è un importante e vasto territorio che può contribuire allo sviluppo dell'intero Paese. Per fare ciò, come detto, occorrono alcuni ingredienti indispensabili: un Governo regionale serio e capace ed un occhio diverso da parte del Governo nazionale, che deve pensare a colmare quel deficit che oggi esiste sullo standard di vita, a causa di alcune importanti carenze, come per esempio i trasporti, tra le principali, o la rete Internet, per citare l'ultimo argomento sicuramente sensibile, che diventa una delle infrastrutture più importanti per lo sviluppo. Come si può pretendere uno sviluppo anche in settori tipici per la Sicilia o tali da mettere in risalto le peculiarità della Sicilia, come il turismo e l'agricoltura, se non si eliminano tali carenze? Come si creano posti di lavoro, anzi come si mantengono gli attuali, come si fa a trattenere i giovani che si vedono costretti a lasciare la Sicilia per creare un futuro altrove, creando un impoverimento ulteriore alla Sicilia e ai siciliani, ma anche a tutta l'Italia? La Sicilia - è vero - deve uscire da questa situazione con le proprie forze, dando quei segnali necessari di cambiamento, adeguando le proprie strutture nella direzione dell'efficienza e della spesa utile e facendo tesoro delle migliori esperienze italiane, ma anche lo Stato deve intestarsi un piano di rilancio per il sud.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Pag. 15

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in sede di espressione del parere darò un parere articolato sulle singole mozioni interessate, qui però, in replica, vorrei accennare brevemente ai temi che sono stati sollevati nel corso del dibattito. Devo confessare inizialmente un certo imbarazzo personale nel rispondere, perché le mozioni che sono state presentate, come del resto è emerso chiaramente dal dibattito, presentano indirizzi non solo divergenti, ma addirittura contrapposti. Questo, a mio avviso, non è un dato solo politico, ma ha quasi una intonazione sociologica, che riflette lo stato di insoddisfazione profonda per gli assetti istituzionali complessivi del Paese. Quindi, in un orizzonte più vasto, quale sarà quello della prossima legislatura, credo che su questi temi dovremo avviare una riflessione approfondita che investa anche aspetti di carattere costituzionale, a partire dal titolo V della nostra Costituzione e le contraddizioni che reca in sé, su cui si è da tempo avviato un dibattito nelle sedi scientifiche e anche in quella politiche. Alla luce di queste considerazioni generali, non potrò far altro che dare risposte tenendo conto della legislazione vigente e delle contraddizioni che questa legislazione reca al suo interno.
Vorrei cominciare, innanzitutto, con la mozione dell'onorevole Dozzo ed altri n. 1-01117, intesa a conoscere se il trasferimento di 400 milioni di euro, recentemente erogato a favore della Regione siciliana, sia stato effettuato in ragione di accordi precedentemente assunti o conseguentemente al rischio di default della stessa e, qualora si fosse verificata quest'ultima ipotesi, ad assumere le iniziative di competenza affinché la regione riversi detto importo nelle casse dell'erario. Questo era il dispositivo e un po' la sintesi della mozione.
A tal proposito, si fa presente che la normale dinamica dei flussi finanziari tra lo Stato centrale e i diversi livelli di governo, non può che prevedere trasferimenti di somme a vario titolo. Tuttavia, non risulta chiaro nella mozione, in mancanza di puntuali riferimenti, a quali partite finanziarie si faccia riferimento in relazione all'erogazione di 400 milioni di euro alla regione Sicilia.
Dai dati in possesso del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato risulta che nel corso del corrente anno sono stati trasferiti alla regione, a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, ex Fondo aree sottoutilizzate, già assegnate dal CIPE alla medesima regione per il periodo di programmazione 2007-2013, complessivi euro 698.830.952.
Questa somma viene così ripartita: euro 255.702.178 quale prima quota delle risorse del PAR per l'attuazione degli interventi ivi previsti (la delibera del CIPE è la n. 1 del 2009, Tavola 2, aggiornata dalla Tabella allegata alla delibera n. 1 del 2011), altri 343.128.774 euro sono stati destinati alla copertura del disavanzo sanitario con la delibera CIPE n. 66 del 2011 e 100 milioni di euro, relativi all'OPCM n. 3691 del 2011, per le emergenze delle alluvioni di Messina.
Con riferimento, invece, al secondo capoverso del dispositivo della medesima mozione, con il quale si chiede - riassumo - di «adottare le opportune iniziative al fine di sospendere in modo definitivo i trasferimenti di risorse a favore della regione Sicilia finalizzati al ripiano dell'attuale situazione finanziaria, predisponendo, altresì, con la regione stessa, un piano di aggiustamento economico-finanziario contenente misure di rientro, attraverso l'utilizzo di risorse proprie dell'ente, così da evitare il perdurare di politiche di risanamento basate esclusivamente sul principio della spesa storica», è opportuna una premessa iniziale.
L'adozione di misure volte a limitare l'autonomia della gestione finanziaria della regione Sicilia - sono le considerazioni che facevo in premessa - può avvenire solo nell'ambito delle garanzie Pag. 16derivanti dallo statuto di autonomia, che non consente ingerenze dello Stato oltre i confini stabiliti dalla Carta costituzionale e dalle norme contenute nel medesimo statuto.
In particolare, l'articolo 28 del regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455, impone termini precisi per il controllo preventivo di legittimità costituzionale delle leggi regionali, mentre controlli di merito, sull'efficienza e l'efficacia della spesa e sulla complessiva gestione finanziaria regionale, al momento, non sono consentiti.
Ulteriori possibilità di controllo della spesa siciliana sono rinvenibili nelle norme relative agli obblighi derivanti da impegni assunti dall'Italia in sede comunitaria, come, ad esempio, il Patto di stabilità interno, applicabile anche alle autonomie speciali. In tale contesto, la regione ha, tuttavia, ritenuto opportuno avviare un percorso di collaborazione con lo Stato, finalizzato ad individuare le misure necessarie a ricondurre la gestione finanziaria regionale su binari di risanamento, di eliminazione della spesa improduttiva e di più efficiente acquisizione delle entrate.
A tal fine, sono stati avviati tavoli di confronto con la regione Sicilia finalizzati all'analisi delle principali criticità economico-finanziarie regionali, evidenziate, da ultimo, dalla Corte dei conti in occasione dell'esame del Rendiconto generale relativo all'esercizio 2011, e all'individuazione delle relative soluzioni, in un'ottica di condivisione e di leale collaborazione.
In particolare, risultano costituiti gruppi di lavoro per l'analisi delle tematiche inerenti il personale, la valorizzazione del patrimonio, la sanità e la previdenza, i residui di natura fiscale, i residui di parte capitale e le operazioni finanziarie. Tali gruppi, per ciascun ambito, hanno l'obiettivo di individuare entro il 30 settembre misure che la regione Sicilia dovrà adottare al fine di garantire una sana gestione finanziaria.
Ad oggi si è in attesa del riscontro regionale alle richieste formulate dai rappresentanti statali nell'ambito dei citati gruppi di lavoro e, ove ritenuto opportuno, è stato anche ipotizzato e concordato concordemente con la regione, l'invio di ispettori della Ragioneria generale dello Stato per eventuali approfondimenti in loco, procedura che, come ricorderete, è stata seguita per la prima volta per la regione Campania su richiesta del Presidente della giunta e che ha portato poi alla elaborazione di un piano di risanamento.
Con specifico riferimento alla mozione dell'onorevole Messina, n. 1-01131, in particolare alla richiesta di «concordare con la prossima giunta regionale una tabella di marcia di rientro del debito e di azzeramento del deficit che delinei, tra l'altro, una severa revisione della spesa e una riorganizzazione degli apparati burocratici, nonché meccanismi periodici di controllo e di rendicontazione dei progressi conseguiti, e di valutare, alla luce di tale rendicontazione, le modalità dell'erogazione dei trasferimenti dovuti alla regione», si ribadisce la possibilità di concordare con l'amministrazione statale misure di risanamento e di controllo della spesa regionale. A tal fine sono stati istituiti i citati tavoli di confronto con la regione. Ulteriori possibilità di controllo della spesa siciliana sono rinvenibili nelle norme relative agli obblighi derivanti da impegni assunti dall'Italia in sede comunitaria come, ad esempio, come dicevo prima, il Patto di stabilità.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,45)

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Per quanto concerne la richiesta di «erogare alla regione gli indennizzi previsti per l'attività di estrazione e di raffinazione dei prodotti petroliferi dando attuazione alle disposizioni statutarie», va chiarito che il combinato disposto dell'articolo 36 dello Statuto di autonomia e del comma 2, lettera a), dell'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1074 del 1965, recante norme di attuazione dello Statuto della Regione siciliana in Pag. 17materia finanziaria, riserva allo Stato il gettito delle accise (imposte di produzione). Conseguentemente, eventuali indennizzi per l'attività estrattiva e di raffinazione dei prodotti petroliferi non possono considerarsi attuativi dello Statuto mancando, al riguardo, una disposizione legislativa in tal senso. Va, tuttavia, fatto presente che la citata disposizione statutaria non è ostativa di una eventuale retrocessione del gettito delle accise sui prodotti petroliferi, laddove a livello politico, se ne ravvisi l'opportunità, fatta salva la necessità di trovare una adeguata compensazione finanziaria al fine di garantire la neutralità per il bilancio dello Stato.
Infine, in relazione alla richiesta di «adottare ogni iniziativa di propria competenza affinché tutti i partiti non candidino alle prossime elezioni regionali soggetti imputati o condannati per ogni tipo di reato, in particolar modo per i reati contro la pubblica amministrazione», attesa la particolare valenza politica del quesito posto, si fa comunque presente che, nell'ambito dei provvedimenti attuativi in materia di federalismo fiscale, il decreto legislativo n. 149 del 2011 - le cui disposizioni si applicano alle regioni a statuto speciale e agli enti locali dei rispettivi territori, compatibilmente con i propri statuti di autonomia e con le procedure dell'articolo 27 della legge n. 42 del 2009 - ha previsto meccanismi premiali e sanzionatori, nonché di governance, per la gestione degli enti territoriali, al fine di garantire la massima responsabilizzazione delle rappresentanze politiche elette e l'effettività e la trasparenza del controllo democratico dei cittadini utenti, così da rendere effettivamente possibile l'esercizio di quella funzione di controllo democratico degli eletti che costituisce uno dei fattori essenziale del federalismo fiscale.
Vado rapidamente alle altre mozioni presentate.
Per quanto riguarda la mozione dell'onorevole Olivieri n. 1-01135, con la quale si impegna il Governo ad assicurare «il pieno rispetto dell'autonomia speciale e delle prerogative costituzionali della Regione siciliana», si fa presente che lo Statuto speciale di autonomia risulta completamente rispettato e che in relazione all'applicazione dell'articolo 38 del predetto Statuto non si rinvengono elementi di conflittualità che possano generare dei contenziosi.
Per quanto concerne, poi, l'impegno «a versare con urgenza nelle casse della Regione siciliana i cospicui anticipi sui fondi comunitari e nazionali che la regione medesima è costretta ad effettuare a causa dei notevoli ritardi da parte dello Stato e dell'Unione europea», si fa presente che le risorse a valere sul programma comunitario POR FESR 2007-2013 risultano attualmente bloccate da parte della Commissione europea per effetto delle carenze riscontrate nel sistema di gestione e controllo del programma.
Il ripristino del flusso finanziario è stato subordinato dalla Commissione europea alla completa adozione delle necessarie misure correttive da parte delle regioni, che risultano in corso di attuazione.
Con riferimento al Programma fondi strutturali il Ministero dello sviluppo economico - Dipartimento per le politiche di sviluppo - ha comunicato che alla data del 31 agosto 2012 risultano certificate spese per un ammontare pari a 375 milioni di euro, di cui risultano rimborsate alla regione 346 milioni di euro, essendo la quota residuale pari al cofinanziamento regionale.
Con riferimento al Programma FESR, alla medesima data, risultano certificate spese per 766 milioni, di cui rimborsate alla regione 554, essendo la quota residuale in parte non pagata a causa della sospensione dei pagamenti per un importo pari a 218 milioni di euro attualmente in corso. La restante parte è pari al cofinanziamento regionale (Fonte sistema finanziario IGRUE). Pertanto gli adempimenti a carico dello Stato relativamente ai fondi strutturali risultano essere sostanzialmente assolti.
Con riguardo invece al programma attuativo regionale a valere sul Fondo sviluppo e coesione (già Fondo per le aree sottoutilizzate) si segnala che il Pag. 18CIPE, nella seduta del 3 agosto 2012, ha deliberato sulle proposte di programmazione relative alle risorse del PAR FAS 2007-2013 riguardanti la regione Sicilia, con le seguenti assegnazioni. A valere sulle risorse 2007-2013 sono stati attribuiti 710 milioni di cui: 501,6 milioni di euro sono stati destinati al settore ambiente, finalizzati in particolare a: prevenzione degli incendi e rinaturalizzazione del territorio (442,6 milioni di euro); bonifica del sito di Augusto-Priolo (50 milioni di euro); discariche di Bellolampo e provincia di Palermo (9 milioni di euro). I restanti 208,5 milioni di euro, a parte la quota destinata all'assistenza tecnica per le attività connesse alla realizzazione del programma, sono destinati ai seguenti settori: edilizia scolastica (39,5 milioni di euro, per il potenziamento e miglioramento del patrimonio edilizio scolastico); realizzazione del Centro di protezione civile - recupero edificio Viagrande (18 milioni di euro, per le necessità operative sia dell'Azienda forestale che del Corpo forestale); contratti di sviluppo in aree a fortissima crisi occupazionale/contratti di programma (80 milioni di euro); promozione della legalità (56 milioni di euro, per azioni volte a favorire le condizioni ambientali adatte per fronteggiare la crisi del settore produttivo attraverso la creazione di una zona franca di legalità nella provincia di Caltanissetta di infrastrutture a supporto della legalità).
Oltre ai 710 milioni di cui sopra, 343,129 milioni di euro sono stati destinati all'ulteriore copertura del debito sanitario (articolo 2, comma 90 della legge n. 191 del 2009); tali risorse si aggiungono ai 686 milioni di euro già allo scopo destinati con delibera n. 77 del 2011.
Infine, riferendomi all'ultima mozione dell'onorevole Lo Presti (vorrei ricordare che la mozione impegnava il Governo «a dare attuazione all'articolo 21 dello Statuto di autonomia della regione, invitando costantemente il Presidente della regione Sicilia al Consiglio dei Ministri quando all'ordine del giorno vi sono provvedimenti e materie relative alla regione»), per quanto di competenza si fa presente che l'articolo 21, comma 3, dello Statuto di autonomia, che prevede la partecipazione del Presidente della regione al Consiglio dei ministri con rango di Ministro e con voto deliberativo nelle materie che interessano la regione, risulta rispettato secondo le modalità previste dal decreto legislativo 21 gennaio 2004, n. 5 (Norme di attuazione dello Statuto speciale della regione Sicilia relative alla partecipazione del Presidente della regione alle riunioni del Consiglio dei ministri).
In particolare la Corte costituzionale, con costante giurisprudenza e da ultimo con la sentenza n. 240 del 2009, nel dichiarare la non fondatezza delle questioni di costituzionalità incardinate su tale articolo, ha precisato che il grado di coinvolgimento del Presidente della regione nelle riunioni del Consiglio dei Ministri, nel caso in cui tale organo debba adottare provvedimenti nella materie che interessano la regione, è diverso in ragione del tipo di interessi su cui incidono tali provvedimenti.
La normativa di attuazione dello statuto, infatti, distingue nettamente due ipotesi: quella in cui il Consiglio dei ministri deve deliberare provvedimenti di qualsiasi natura che riguardano la sfera di attribuzioni proprie e peculiari della regione siciliana; ogni altra ipotesi in cui i provvedimenti trattati dal suddetto Consiglio coinvolgono un interesse differenziato, proprio e peculiare della regione siciliana o determinano una rilevante e diretta interferenza sullo specifico indirizzo politico della stessa (comma 2 dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 35 del 2004).
Nella prima ipotesi, l'invito rivolto al presidente della regione a partecipare alle riunioni del Consiglio dei ministri è obbligatorio, come dispone appunto la normativa richiamata; nell'altra ipotesi, invece, il presidente del consiglio della regione ha l'onere di chiedere la partecipazione alle riunioni del Consiglio dei ministri, salva la definitiva determinazione del Presidente del Consiglio, che viene comunicata al presidente della regione Pag. 19stessa, come dispone il comma 2, non evocato a parametro, dello stesso articolo.
Pertanto, la richiesta degli onorevoli firmatari di invitare costantemente il presidente della Regione Sicilia non può che essere oggetto di valutazione politica, atteso che la stessa non risulta fondata sul dettato normativo richiamato.
Mi scuso per la lunghezza, ma le mozioni sono abbastanza rilevanti.

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario Polillo, anche per la completezza della sua replica.
Il seguito della discussione è rinviato al prosieguo della seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Chiarimenti in ordine al pagamento dei crediti IVA annunciato a maggio 2012 dall'Agenzia delle entrate - n. 3-02477)

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccanti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Galletti n. 3-02477, concernente chiarimenti in ordine al pagamento dei crediti IVA annunciato a maggio 2012 dall'Agenzia delle entrate (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

AMEDEO CICCANTI. Signor Ministro, lo scorso 4 maggio l'Agenzia delle entrate annunciava lo sblocco dei rimborsi IVA in due fasi per complessivi 2 miliardi 200 milioni, che riguardavano 11 mila imprese. Si sa, oggi le imprese soffrono di una crisi di liquidità anche a causa della riduzione e dei maggiori costi degli affidamenti bancari. La recessione morde i bilanci delle imprese e delle famiglie. Nell'interrogazione, signor Ministro, si chiede se è stato effettuato il rimborso promesso, a quanto ammontano i crediti delle imprese maturati e in maturazione per il 2012, la stima del numero delle imprese creditrici IVA per il 2012, e, infine, se occorrono ulteriori stanziamenti nel bilancio dello Stato.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Vittorio Grilli, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO UMBERTO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Ciccanti, che pone domande brevi ma ben precise. Alla prima domanda la risposta è affermativa, infatti tra il 4 e il 17 maggio 2012 sono stati trasferiti agli agenti della riscossione fondi per circa 2,2 miliardi, di cui lei ha chiesto. Ciò perché gli agenti provvedessero poi alla loro erogazione in conto fiscale agli aventi titolo. L'erogazione risulta completata nel mese di giugno di quest'anno.
Per quanto riguarda la seconda domanda, si può riferire che l'Agenzia delle entrate ha accertato, come effettivamente dovuti entro la fine di quest'anno, ulteriori crediti per un totale di 4,3 miliardi di euro. I corrispondenti stanziamenti di competenza sono già stati iscritti in bilancio. Al pagamento si provvederà secondo le effettive disponibilità di cassa di fine d'anno. Tuttavia, nell'eventualità che una quota di crediti, per ragioni come detto di cassa, non fosse tutta disponibile entro la fine dell'anno, e, quindi, tali crediti non dovessero essere rimborsati entro il 2012, lo saranno quanto prima all'inizio del nuovo anno.

Pag. 20

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccanti ha facoltà di replicare.

AMEDEO CICCANTI. Signor Ministro, in base alle domande che ho fatto ovviamente mi ritengo moderatamente soddisfatto, perché per la prima parte prendo atto con grande soddisfazione che è stata completata questa prima tranche in due fasi. Prendo atto che ammontano a 4 miliardi 300 milioni i crediti complessivi che devono essere dati alle imprese. Avevo anche chiesto a quanto ammonti il numero dei creditori, perché se si stimano 4 miliardi 300 milioni vuol dire che dietro ci sono altrettante partita IVA da soddisfare.
Gli ulteriori finanziamenti, lei mi dice, sono stati già stanziati, però ci sono eventualmente da valutare i problemi di cassa, perché scivolerebbero eventualmente nel 2013. Questa è una preoccupazione ed essa, signor Ministro, nasce anche dalla considerazione che già dal primo gennaio 2011 doveva essere emanato il decreto attuativo della previsione, nella manovra estiva del luglio 2010, di fare le compensazioni in automatico, i rimborsi in automatico crediti-debiti tra imprese e pubblica amministrazione. Purtroppo su questo decreto per un anno è rimasto silente il Governo Berlusconi, ma dobbiamo dire che questi otto mesi sono passati anche invano per questo Governo. Io avrei anche cercato di capire, se ci fosse stata una precisazione su questo punto, perché ritarda questo decreto. Grazie, signor Ministro, comunque della risposta che ha dato, perché soddisferà anche le attese di molte imprese che aspettano rimborsi e crediti IVA.

(Elementi e iniziative in relazione ai rischi derivanti dalla sanatoria per i lavoratori stranieri irregolari prevista dal decreto legislativo 16 luglio 2012, n. 109 - n. 3-02478)

PRESIDENTE. L'onorevole Comaroli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02478, concernente elementi e iniziative in relazione ai rischi derivanti dalla sanatoria per i lavoratori stranieri irregolari prevista dal decreto legislativo 16 luglio 2012, n. 109 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, con il decreto legislativo n. 109 del 16 luglio 2012 il Governo vuole consentire una sanatoria per i lavoratori stranieri irregolari. A parte che la sanatoria, come prevista dal Governo, è censurabile sotto diversi aspetti, ma essa genera anche, nei nuovi in arrivo, la speranza che una volta giunti in Italia da clandestini comunque si venga regolarizzati, contando sulla tolleranza, e questa è una delle numerose cause dei nuovi sbarchi di extracomunitari. Facendo così non si gestisce il fenomeno dell'immigrazione, ma anzi, in momenti come questi di crisi economica, nei quali il lavoro non c'è e molti italiani vengono licenziati perché le aziende chiudono, si genera solo potenziali autori di attività illecite. Chiediamo, quindi, al Governo se ha valutato le controindicazioni e che cosa vuole fare per evitare quello che ho esposto.

PRESIDENTE. Il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, ha facoltà di rispondere.

ANDREA RICCARDI, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo per la seconda volta a una questione sul ravvedimento operoso dei datori di lavoro che impiegano in nero gli immigrati. Qui non parliamo di una sanatoria come è accaduto negli anni passati, ma dell'opportunità offerta per un mese, dal 15 settembre al 15 ottobre prossimo, ai datori di lavoro di potersi mettere in regola prima dell'entrata in vigore di nuove ferree regole dell'Unione europea contro il lavoro nero degli immigrati. All'artigiano, al piccolo imprenditore e ai singoli cittadini viene concessa, per un brevissimo periodo, la possibilità di rientrare nella legalità piuttosto che rischiare di essere denunciati. Pag. 21È un'unica opportunità e si ricorderà che in Italia accade così - ravvedimento operoso - anche nel settore tributario e fiscale. Voglio ricordare che il ravvedimento operoso è stato inviato in base ad una richiesta della Camera e del Senato nei modi e i tempi che il Parlamento aveva ritenuto giusti. Le regole e i requisiti sono quelli votati dal Senato lo scorso 5 giugno con il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania. Deve trattarsi di immigrati che debbono documentare la presenza nel Paese dallo scorso anno. Credo sia interessante sapere che alle ore 13 di oggi, a cinque giorni dall'inizio, risultano presentate 12.274 domande. Nell'interrogazione viene prospettato il paragone con i lavoratori italiani e l'esistenza di rischi, come se l'azione del Governo e le decisioni del Parlamento volessero creare danno alla comunità nazionale. Tale giudizio è irricevibile, dal momento che gli italiani possono diventare regolari mentre agli stranieri, irregolari e clandestini, questo non è concesso. Tra i vari requisiti necessari vi è poi dover versare tutte le somme dovute per almeno sei mesi (retribuzione, contribuzione, fisco e oneri accessori); ciò che non è stato pagato in precedenza va oggi corrisposto.
Per ogni pratica è necessario versare la somma di 1.000 euro per le coperture delle spese dello Stato e delle amministrazioni. In questo modo è stato calcolato che il datore di lavoro dovrà versare dai 4.300 ai 14 mila euro. Mi permetto di ricordare - e concludo, Presidente - che le due sanatorie Bossi-Fini hanno riguardato 700 mila immigrati ed era sufficiente versare 290 euro, mentre la sanatoria del Ministro dell'interno Maroni ha coinvolto 300 mila persone ed era sufficiente il contributo forfetario onnicomprensivo di 500 euro e null'altro. Vi ringrazio per l'attenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Comaroli ha facoltà di replicare.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, ovviamente non ci riteniamo soddisfatti della risposta, perché per la seconda volta noi ribadiamo il concetto che le sanatorie, così come sono state fatte, come ha fatto questo Governo, non vanno bene. È vero che il Governo dice di far emergere il lavoro nero.
Innanzitutto, come ha citato lei, nella sanatoria con il ravvedimento operoso con il fisco, chissà perché, gli italiani devono pagare fior di soldi per fare il ravvedimento, invece in questo caso il ravvedimento è minimo. Poi, con le associazioni clandestine che ci sono - perché non nascondiamoci: questo sistema verrà usufruito dalle associazioni clandestine per regolarizzare i clandestini - verrà detto ai clandestini: venite qua, tanto c'è tutta la struttura, noi vi facciamo figurare che lavorate per un mese, e così via, vi regolarizziamo e poi avrete il permesso di soggiorno.
Noi dobbiamo ricordarci che è ora di finirla di ricordare che servono questi lavoratori per fare i lavori che gli italiani non vogliono fare. Andate a chiedere a un disoccupato, a un padre di famiglia, a un licenziato se non andrebbe a fare questi lavori che fanno i clandestini. Devono portare a casa i soldi per la propria famiglia e per i propri figli!
Quindi noi non riteniamo corretto, come ha fatto questo Governo, questo genere di sanatoria inserita in un provvedimento legislativo che recepiva una normativa europea. Noi siamo completamente insoddisfatti, perché noi riteniamo che prima vengano gli italiani e poi gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per calmierare il prezzo dei carburanti, anche tramite la riduzione delle accise statali - n. 3-02479)

PRESIDENTE. L'onorevole Grassano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02479, concernente iniziative per calmierare il prezzo dei carburanti, anche tramite la riduzione delle accise statali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MAURIZIO GRASSANO. Signor Presidente, signor Ministro, l'interrogazione è Pag. 22molto semplice, al di là del fatto che il costo delle auto, e sono dati vostri... Signor Ministro, se mi vuole ascoltare un attimo, per cortesia. Grazie. Al di là del fatto che il costo delle auto - e sono dati vostri - in vent'anni è più che raddoppiato (è passato da 47 miliardi a 103 miliardi di euro) e che di tale spesa il costo è praticamente quasi a carico del carburante perché negli ultimi vent'anni è aumentato del 170 per cento; al di là degli altri dati tecnici (il prezzo del barile di petrolio è passato da 30 a 100 euro) la domanda, signor Ministro, è una ed è secca: nel 2008 il prezzo del barile di petrolio era di 146 euro e la benzina super costava 1,50 euro. Adesso il prezzo del barile di petrolio è di 95 euro e la benzina super costa 2 euro.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO GRASSANO. Mi dia una risposta, grazie.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il tema della riduzione dei prezzi dei carburanti per autotrazione è oggetto di un costante monitoraggio da parte del Ministero dello sviluppo economico che ha costituito un tavolo permanente al quale partecipano tutti i protagonisti del settore. Nel confrontare la dinamica dei prezzi al consumo registrati nel 2012 con quelli del 2008, bisogna ricordare che, sebbene gli stessi siano cresciuti nonostante una differente dinamica del petrolio greggio di riferimento qualità Brent, nell'attività di monitoraggio periodica effettuata dal Ministero sono presenti due ulteriori variabili che pure hanno influenzato la crescita dei prezzi industriali dei carburanti: dinamica del cambio euro-dollaro e la quotazione dei prodotti raffinati scambiati sui mercati internazionali.
In particolare, sebbene il valore del petrolio Brent sia passato dai 144 dollari al barile del luglio 2008 ai 112 dollari al barile dell'agosto 2012 (meno il 22 per cento), il valore del cambio si è ridotto di circa il 21 per cento, passando da 1.589 a 1.254 dollari. Con riferimento poi al solo valore in euro del prodotto raffinato le quotazioni, almeno per la benzina, risultano cresciute del 17 per cento.
Come è noto, con il decreto-legge n. 1 del 2012 è stata operata una riforma del mercato dei carburanti diretta ad aumentare la concorrenza nel settore ed incidere sul livello dei prezzi. Si è anche intervenuti per una più efficace disciplina della pubblicazione dei prezzi dei prodotti petroliferi attraverso la cartellonistica, in modo da assicurare la massima trasparenza e semplicità di informazione.
Nello stesso tempo è stata garantita la massima confrontabilità dei prezzi praticati alla pompa con una preferenza per le modalità di vendita con un prezzo minore, cioè i prezzi in modalità self service. Attraverso la modifica dell'articolo 83-bis della legge n. 133 del 2008 si è superato il vincolo all'entrata nel mercato di nuovi impianti, tra cui quelli della grande distribuzione, attraverso il superamento della presenza obbligatoria di più tipologie di carburanti, ivi inclusi quelli ecocompatibili come il metano e il GPL, promuovendo contemporaneamente una maggiore diffusione di carburanti ecocompatibili su tutto il territorio nazionale.
Quanto alla possibile riduzione del peso dell'accisa sul prezzo dei carburanti per autotrazione, il Governo monitora le condizioni per l'applicazione della legge finanziaria per l'anno 2008, commi 290 e 291 dell'articolo 1, e sono allo studio ipotesi di sterilizzazione della componente fiscale, che dovranno essere vagliate naturalmente d'intesa tra il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'economia e delle finanze.

PRESIDENTE. L'onorevole Grassano ha facoltà di replicare.

MAURIZIO GRASSANO. Signor Presidente, signor Ministro, abbia pazienza, ma sono totalmente insoddisfatto della sua risposta. Mi sembra che lei stia Pag. 23facendo orecchie da mercante di fronte a tutto il popolo italiano. È sulle pagine di tutti i giornali che noi paghiamo 27 centesimi, non uno, 27 centesimi in più della media europea. Se lei prende i giornali di oggi, lo legge anche lei. Ventisette centesimi sono tanti per la gente che deve fare il pieno alla pompa di carburante.
A me sembra, invece, che questo decreto-legge che avete approvato è servito solamente a coalizzare ancora di più i petrolieri, a fare ancora di più dei cartelli, magari per pagarsi dei giocatori di calcio a fior di milioni di euro a nostre spese. Così non andiamo da nessuna parte, signor Ministro, perché i cittadini italiani - e le do un dato - hanno speso di gasolio 41 miliardi di euro nel 2010, mentre nel 1990 ne spendevano 15.
Perciò, non è che aumentando il prezzo alla fine si aumenta di più. Aumentando il prezzo il cittadino italiano non va più in macchina, cerca di spendere di meno, tanto gli introiti per lo Stato sono uguali, per i petrolieri anche, se non maggiori. Anzi, l'unica cosa che siete riusciti ad ottenere è quella, magari, di fare licenziare i benzinai proponendo il self service e così creando ancora meno posti di lavoro. Quindi, per questo motivo, signor Ministro, io sono totalmente insoddisfatto e credo che anche tutto il popolo italiano sia insoddisfatto. Le pecore, una volta che sono state tosate, non ce ne sono più.

(Iniziative per la modifica della normativa vigente in materia di limiti antitrust relativi alla proprietà dei mezzi di informazione, al fine di evitare ulteriori processi di concentrazione - n. 3-02480)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02480, concernente iniziative per la modifica della normativa vigente in materia di limiti antitrust relativi alla proprietà dei mezzi di informazione, al fine di evitare ulteriori processi di concentrazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signori del Governo, la questione che l'Italia dei Valori intende presentarvi prima delle prossime elezioni è se intendete cambiare o no la famigerata «legge Gasparri», quella legge che è stata costruita apposta per favorire gli interessi politici e personali dell'ex Presidente del Consiglio Berlusconi, laddove è stato previsto un sistema integrato di comunicazione per non fare apparire ciò che effettivamente è, cioè l'aumento del 20 per cento del sistema di comunicazione in mano alla concentrazione di una sola persona. In secondo luogo, non è stata inserita l'incompatibilità tra il titolare delle cariche pubbliche e il proprietario delle reti televisive.
Noi riteniamo che, prima della prossime elezioni, voi, che siete un Governo tecnico, abbiate il dovere di proporre, con decreto-legge o con disegno di legge, la modifica della «legge Gasparri», sennò che tecnici siete (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in merito alla questione sollevata dagli interroganti, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fatto presente che, nell'eventualità in cui le citate operazioni di acquisizione fossero confermate, la stessa sarebbe chiamata ad intervenire nell'esercizio delle proprie competenze, effettuando le verifiche sulla compatibilità dell'operazione con la disciplina vigente sulle posizioni dominanti nel sistema integrato delle comunicazioni.
Sarebbe, inoltre, tenuta alla formulazione di pareri all'Autorità garante della concorrenza e del mercato in relazione alle due operazioni di concentrazione cui darebbe luogo l'operazione, ovvero l'acquisizione possibile delle emittenti La7 e MTV e l'acquisizione di tre mux di Telecom Italia Media Broadcaster.
Inoltre, si rappresenta che, ai sensi dell'attuale normativa, l'Autorità per le Pag. 24garanzie nelle comunicazioni può in ogni caso verificare il rispetto dei limiti anticoncentrativi nel settore televisivo. Con specifico riguardo ai limiti sulle risorse del SIC, spetta a tale autorità di verificare: che i soggetti operanti nel SIC non conseguano, direttamente o attraverso società controllate o collegate, ricavi superiori al 20 per cento dei ricavi complessivi; che non si costituiscano posizioni dominanti nei singoli mercati che compongono il SIC, individuati nella delibera n. 555/10, ovvero il mercato della televisione in chiaro, il mercato della televisione a pagamento, il mercato radiofonico, il mercato dell'editoria quotidiana e il mercato dell'editoria periodica.
Per quanto concerne i limiti relativi al 20 per cento dei programmi irradiati, uno stesso fornitore di contenuti, anche attraverso società controllate o collegate, non può essere titolare di autorizzazioni che consentano di diffondere più del 20 per cento del totale dei programmi televisivi o più del 20 per cento dei programmi radiofonici irradiabili su frequenze terrestri in ambito nazionale.
Infine, con riferimento alla gara per l'assegnazione delle frequenze digitali terrestri, il cosiddetto «dividendo digitale», si comunica che il relativo regolamento è in fase di approvazione da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha annunciato che il testo prevede il limite dei 5 mux sulle frequenze nazionali di cui ciascun operatore può disporre in esito alla gara.
Quanto alla necessità di intervenire legislativamente in materia, è da ricordare che le eventuali iniziative normative possono anche originare direttamente in Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor sottosegretario Giarda, la ritengo talmente onesto che dopo la ...

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, è il Ministro Giarda non il sottosegretario!

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro Giarda, ritengo che lei, come me, non ha capito né qual'era la domanda, né la risposta che lei ha dato, per un motivo molto serio. Noi non le abbiamo chiesto come è finita o come finirà la gara tra Telecom e Mediaset. Noi le stiamo chiedendo, posto che vi è una legge Gasparri che è stata costruita ad hoc per favorire un imprenditore che si è messo a fare politica per sistemare gli affari suoi, e posto che vi è la necessità, adesso, urgente, prima delle elezioni, di assicurare una pluralità nell'informazione, di assicurare una libera concorrenza nell'informazione, di prevedere un'incompatibilità di chi è titolare di mezzi di informazione così elevati, nel senso che non possa anche candidarsi se prima non si libera della relativa concessione o titolarità; lei mi ha risposto: «lo potete fare voi anche in Parlamento». Ma, proprio qua sta la «fregatura»! In questo Parlamento quelli che dovrebbero fare questo provvedimento non lo fanno perché hanno un interesse diretto a che questa legge resti. Mi appello a voi, come Governo tecnico e proprio perché siete tecnici, per dire: ma ne sentite la responsabilità o no? Sentite o no l'urgenza di modificare questa «legge Gasparri» prima che produca ulteriori danni?
Questo è il tema che le proponiamo. Questa legge prevede due anomalie. Una è grossa come una casa e, cioè, quella secondo la quale per raggiungere il 20 per cento, su cui poi scattano tutte le regole e i divieti previsti, sono stati inseriti anche sistemi di comunicazione che non c'entrano niente con quello radiotelevisivo: Internet, pubblicità, sponsorizzazioni e quant'altro. Inoltre, questa legge non prevede la incompatibilità fra la carica pubblica e la carica privata. È, quindi, un conflitto di interesse evidente. Prendo atto che questo Governo, rispetto a questa materia, ha deciso di fare Ponzio Pilato e me ne dispiace, perché così il Governo non è tecnico, ma è politico e di parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 25

(Iniziative di competenza per il recupero e la messa in sicurezza del territorio di Lipari in relazione ai danni provocati da recenti eccezionali precipitazioni - n. 3-02481)

PRESIDENTE. L'onorevole Briguglio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02481, concernente iniziative di competenza per il recupero e la messa in sicurezza del territorio di Lipari in relazione ai danni provocati da recenti eccezionali precipitazioni (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FABIO MERONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Meroni, potrà intervenire a fine seduta.
Prego, onorevole Briguglio, può illustrare la sua interrogazione.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, il 14 settembre un violento nubifragio ha colpito l'isola di Lipari: una bomba d'acqua che, in poco tempo, ha provocato smottamenti, allagamenti e danni calcolati per circa 30 milioni di euro.
C'è stata un'efficiente risposta da parte dello Stato, con le forze dell'ordine, con la Protezione civile e con la stessa amministrazione comunale. Non vogliamo drammatizzare la questione, però occorre che il Governo intervenga per far fronte a questa situazione, soprattutto sul piano della prevenzione, con investimenti adeguati che facciano sì che non si possano più ripetere, o che comunque si faccia fronte al meglio a questioni analoghe.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, con riferimento al violento nubifragio, che si è abbattuto il 14 e 15 settembre scorsi sull'isola di Lipari, in base alle notizie rese dal Servizio di Protezione civile regionale, si è registrato uno scenario di danno territorialmente diffuso e caratterizzato da numerosi allagamenti di piani interrati, abitazioni ed attività commerciali e da numerose richieste di intervento dei vigili del fuoco.
Dai versanti sovrastanti il centro abitato e la frazione di Canneto si sono mobilizzati ingenti volumi di fango che, percorrendo gli impluvi ivi esistenti, hanno successivamente invaso strade e abitazioni, generando allagamenti e interrompendo la viabilità locale, ponendo anche a rischio l'incolumità dei cittadini. Sono in corso gli interventi di ripristino. L'appuntamento con eventi climatici estremi ad ogni cambio di stagione è ormai prevedibile e pone sistematicamente la questione della difesa del suolo. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva stimato una spesa pari a circa 40 miliardi di euro per gli interventi strutturali, oltre alla mitigazione del rischio idrogeologico sul territorio nazionale.
Una parte degli interventi più urgenti è stata finanziata: dal 1998 al 2008 più di 3 mila interventi urgenti in tutto il territorio nazionale per un importo complessivo di 2, 4 miliardi di euro. Attualmente, con il Piano per il Sud, approvato con delibera CIPE del 20 gennaio 2012, sono stati previsti i finanziamenti necessari a coprire tutti gli interventi programmati negli accordi di programma siglati con le regione e recentemente aggiornati nell'agosto scorso. Si sta completando la preparazione del piano nazionale per la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio dai rischi idrogeologici e sismici, non solo necessario per prevenire i danni ed i costi del dissesto, ma strategico anche per la crescita perché muove risorse e investimenti con occupazione aggiuntiva. Nell'ambito del piano saranno individuati anche gli strumenti finanziari da utilizzare. Tra questi va anche considerata la riduzione dei vincoli del Patto di stabilità per gli investimenti finalizzati alla manutenzione ed alla salvaguardia del territorio, in particolare a favore dei comuni e degli altri enti locali che portano in bilancio avanzi di gestione e non riescono ad utilizzarli per i vincoli suddetti.

Pag. 26

PRESIDENTE. L'onorevole Briguglio ha facoltà di replicare.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro soddisfatto perché ci ha evitato la litania per la quale questi eventi dipendono sempre da fenomeni di abusivismo e così via.
Nell'arcipelago delle Eolie e, in particolare, nell'isola di Lipari non ci sono fenomeni di questo genere perché c'è un piano paesaggistico e ci sono dei vincoli e delle verifiche molto stringenti. Quindi, credo che bisogna evitare dei luoghi comuni anche da un punto di vista mediatico. Diciamo anche che, di questo nubifragio, la ricettività turistica - e comunque l'accoglienza turistica dell'isola - non ne ha risentito: oggi l'arcipelago delle Eolie è accogliente come prima del nubifragio.
Non vorremmo che da un evento dannoso ne nascesse un altro improprio, però ci conforta la risposta del Governo e vogliamo segnalare che Lipari è un'isola, che l'arcipelago delle Eolie è patrimonio dell'umanità, ed è quindi necessario che l'intervento del Governo, anche se dal punto di vista dei prossimi interventi finanziari, in qualche modo si faccia carico dei problemi dell'isola per la prevenzione, in particolare per quanto riguarda per esempio i torrenti.
Quindi credo e voglio sperare - anzi, la sollecitiamo in tal senso come gruppo parlamentare di Futuro e Libertà per il Terzo Polo - che il Governo si faccia carico di questo genere di problemi, in modo che in futuro si possa far fronte con efficienza a certi fenomeni in modo che comunque, anche se imprevedibili, essi non abbiano effetti devastanti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Chiarimenti in merito al ritardo nell'emanazione dei decreti attuativi del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, in materia di liberalizzazioni - n. 3-02482)

PRESIDENTE. L'onorevole Froner ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lulli n. 3-02482, concernente chiarimenti in merito al ritardo nell'emanazione dei decreti attuativi del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, in materia di liberalizzazioni (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

LAURA FRONER. Signor Presidente, con la nostra interrogazione chiediamo al Governo di dare conto del ritardo nell'attuazione delle misure di liberalizzazione contenute nel cosiddetto decreto-legge «cresci Italia», convertito in legge da almeno sei mesi. Il mio gruppo lo aveva approvato considerandolo un importante tassello nella direzione di un mercato più libero ed equo.
Delle 53 norme attuative previste nel decreto-legge, solo 11 sono state effettivamente emanate, mentre ne mancano ancora 42 e si tratta di liberalizzazioni importanti ed attese, si va dall'istituzione dell'Autorità per i trasporti, all'ampliamento del numero delle farmacie, dalle nuove tipologie contrattuali che riguardano i rivenditori di carburante, alle norme in campo assicurativo, che dovrebbero contribuire a contenere i premi della responsabilità civile auto; nel campo delle professioni manca il regolamento che disciplini le società fra professionisti, ma anche il decreto di revisione in aumento della pianta organica dei notai. Infine non sono state ancora definite le regole per le riduzioni delle commissioni per i pagamenti effettuati con bancomat e carta di credito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli interroganti, l'interrogazione posta è molto articolata e riguarda diverse amministrazioni dello Stato. Visto il tempo a disposizione procedo quindi in modo molto schematico.
Quanto all'Autorità per i trasporti, nella riunione dell'8 giugno 2012 il Consiglio Pag. 27dei Ministri ha avviato la procedura per la nomina del presidente e dei componenti dell'autorità di regolazione dei trasporti, inviando al Parlamento la richiesta di parere prevista dalla norma.
Per quanto riguarda l'ampliamento del numero delle farmacie, il Ministero della salute e le regioni stanno elaborando uno schema unico di bando di concorso; il Ministero in particolare sta ultimando una piattaforma informatica unica per la gestione dei concorsi, che sarà rilasciata alle regioni nella prima decade di ottobre e subito dopo potranno essere banditi i concorsi regionali. In ogni caso il dato di circa 4.500 esercizi riferito a suo tempo dal Governo, scaturiva dalla somma delle farmacie che saranno messe a concorso - circa 3.500 - con le oltre mille farmacie che potrebbero essere aperte nei centri commerciali, nelle stazioni di servizio autostradale e in altri analoghi posti di rilevante concentrazione giornaliera della popolazione. Quanto agli sconti sui prezzi dei medicinali, considerato il breve tempo trascorso dall'entrata in vigore della norma, è in corso un monitoraggio per verificare i concreti effetti della stessa.
Per quanto riguarda le nuove tipologie contrattuali in materia di carburanti, la norma prevede, in mancanza di accordo fra le compagnie petrolifere ed i distributori, un intervento surrogatorio del Ministero dello sviluppo economico, che finora non è stato richiesto dalle parti.
Quanto al contenimento dei premi RC-auto, sono stati trasmessi alla Commissione europea i provvedimenti attuativi della cosiddetta «scatola nera», ed è in corso una riflessione sugli ulteriori interventi diretti al contenimento dei premi.
Per quanto riguarda i costi delle transazioni elettroniche di moneta, il tavolo previsto dalle norme vigenti deve concludere i propri lavori entro il 30 settembre. Comunico che è allo studio una modifica normativa per estendere l'utilizzo di tale forma di pagamento.
Quanto al decreto di revisione della pianta organica dei notai ed al regolamento concernente la disciplina delle società tra professionisti, tali provvedimenti sono in corso di elaborazione. Ricordo in chiusura l'attenzione del Governo verso l'effettiva emanazione dei decreti attuativi dei provvedimenti approvati su iniziativa del Governo Monti. In proposito, ricordo che il 5 settembre scorso è stata portata all'attenzione del Consiglio dei ministri la relazione sullo stato di avanzamento dei provvedimenti attuativi delle sette principali riforme adottate dal Governo e che, in quella stessa sede, è stato avviato l'esame del cronoprogramma delle misure da adottare entro il termine della legislatura, per la realizzazione degli obiettivi indicati nell'agenda per la crescita.

PRESIDENTE. L'onorevole Lulli ha facoltà di replicare.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la puntualità con cui ha voluto ripercorrere i temi dell'interrogazione, però noi non siamo soddisfatti dei tempi lunghi che abbiamo di fronte. Il provvedimento legislativo è del mese di gennaio. È chiaro che il lavoro - lo sappiamo - non è semplice. Vorrei ricordare che in realtà con le liberalizzazioni («lenzuolate») del Ministro Bersani abbiamo fatto molto più in fretta e in modo più incisivo in difesa del potere d'acquisto dei cittadini. Noi vi chiediamo di fare più in fretta perché i prezzi corrono: l'RC auto è una montagna molto difficile da scalare per tante famiglie e non si vedono inversioni di tendenza; sui farmaci siamo allo stesso punto; sulle commissioni bancarie siamo assolutamente d'accordo nell'andare verso l'utilizzo più ampio della moneta elettronica, però non è accettabile il livello di commissioni bancarie, che sono troppo alte, penalizzano commercianti, artigiani e cittadini, e questo non è possibile e non è accettabile vista la situazione che stiamo vivendo. Per cui vi chiediamo davvero di intervenire in fretta. Anche sui carburanti - mi perdoni - capisco tutto, capisco l'apertura dei tavoli, ma non ci si può limitare solo ai tavoli. Qui c'è una falcidia continua del potere d'acquisto delle famiglie, ma anche un elemento che frena la competitività Pag. 28delle imprese, perché il prezzo del carburante non incide solo sul portafoglio delle famiglie, ma anche sulla competitività dei prodotti delle piccole e delle grandi imprese. C'è una norma che risale al 2007, la si applichi. È una norma introdotta dal Governo Prodi. È vero che il Governo precedente non l'ha mai attuata, ma con quella norma si può intervenire subito e magari con decreto ministeriale ridurre le accise di 3 centesimi, che sarebbe un sollievo concreto e immediato per le famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Intendimenti del Governo in merito all'ipotesi di impugnazione della legge recentemente approvata dal consiglio provinciale di Bolzano in materia di toponomastica - n. 3-02483)

PRESIDENTE. L'onorevole Holzmann ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02483, concernente intendimenti del Governo in merito all'ipotesi di impugnazione della legge recentemente approvata dal consiglio provinciale di Bolzano in materia di toponomastica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, signor Ministro, nei giorni scorsi il consiglio provinciale di Bolzano ha approvato un disegno di legge che punta alla cancellazione della toponomastica di lingua italiana dalla provincia di Bolzano. Chi le parla è un convinto sostenitore dell'autonomia dell'Alto Adige, che si è sviluppata in questi anni creando un clima di pacifica convivenza, passando sopra anni di diffidenza reciproca. Questo clima può essere avvelenato da un'iniziativa seconda me improvvida, intempestiva e assolutamente ingiusta. La toponomastica di lingua italiana è in vigore dal 1923, ha quindi novant'anni ed è utilizzata abitualmente dai cittadini di lingua italiana della provincia di Bolzano. Con questa iniziativa la si vorrebbe sostanzialmente cancellare, lasciando il lavoro sporco ai comprensori e ad una cosiddetta commissione che verrebbe nominata da una maggioranza politica e linguistica in consiglio provinciale. Chiedo quindi al Governo di intervenire con un'impugnativa alla Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la notizia relativa alla recente approvazione da parte del consiglio provinciale di Bolzano di un disegno di legge in materia di toponomastica locale è già all'attenzione del dipartimento del Ministero per gli affari regionali, il turismo e lo sport.
Il riferimento normativo è al riguardo rappresentato dall'articolo 8 dello statuto di autonomia della regione Trentino-Alto Adige, il decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 1972, in base al quale le province autonome hanno la potestà di emanare norme legislative, tra l'altro, in materia di toponomastica. Secondo quanto precisato dallo stesso statuto, l'esercizio di siffatto potere normativo deve rispettare alcuni limiti, tra cui, precisamente, la Costituzione e i principi dell'ordinamento giuridico della Repubblica, il rispetto degli interessi nazionali, tra cui la tutela delle minoranze linguistiche locali, e l'obbligo della bilinguità nel territorio della provincia di Bolzano.
È alla luce di questi criteri che l'annunciato intervento normativo della provincia di Bolzano verrà attentamente vagliato ed esaminato dal Dipartimento per gli affari regionali, il turismo e lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri. D'altra parte, è necessario attendere, al fine di effettuare l'istruttoria al riguardo, che l'intervento normativo di cui trattasi venga pubblicato sul Bollettino ufficiale della regione, tenendo presente che è dalla data di tale adempimento di pubblicità che decorrono i termini per l'eventuale impugnativa costituzionale.

Pag. 29

PRESIDENTE. L'onorevole Holzmann ha facoltà di replicare.

GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro soddisfatto della sua risposta. Vorrei richiamare anche l'articolo 101 dello statuto, oltre all'articolo 8, che recita testualmente: nella provincia di Bolzano le amministrazioni pubbliche devono usare nei riguardi dei cittadini di lingua tedesca anche la toponomastica tedesca, se la legge provinciale ne abbia accertata l'esistenza ed approvata la dizione. Su questo, ovviamente, sono d'accordo. Quando ero nel consiglio provinciale ho più volte presentato un disegno di legge per l'accertamento e l'ufficializzazione della toponomastica in lingua tedesca. Nulla, però, è stato fatto.
Con questa iniziativa il consiglio provinciale, invece, dà la possibilità ai comprensori di intervenire in questa materia e demanda, poi, le decisioni a un comitato di sei membri, dove gli italiani sarebbero soltanto due. Tutti i membri, comunque, verrebbero nominati dalla giunta e dal consiglio provinciale, dove abbiamo una maggioranza politica ed etnica. Quindi, il gruppo linguistico italiano non avrebbe alcuna tutela, se questa legge non venisse impugnata, e si assisterebbe a una «pulizia linguistica», che è un po' un sogno nel cassetto dell'estremismo che, comunque, ancora oggi, in Alto Adige si può riscontrare.
Colgo l'occasione per fare un breve accenno storico: la toponomastica di lingua italiana è stata introdotta con un regio decreto del marzo del 1923: il fascismo era al potere da soltanto 5 mesi. Infatti, l'incarico venne dato al presidente dell'Istituto geografico italiano dal Governo Giolitti, che era un Governo democratico. Quindi, quando si parla di toponomastica fascista, si equivoca sul fatto che il primo decreto l'abbia introdotta durante l'avvento del fascismo, ma, in realtà, l'incarico era stato assegnato da un Governo democratico, di cui faceva parte proprio il Partito Popolare. Credo che, a distanza di tanti anni, la toponomastica in lingua italiana abbia piena legittimità e non si possa avvelenare il clima di convivenza tra i gruppi linguistici con iniziative di questa natura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per lo sviluppo della previdenza complementare, anche in relazione alla prossima presentazione del disegno di legge di stabilità - n. 3-02484)

PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02484, concernente iniziative per lo sviluppo della previdenza complementare, anche in relazione alla prossima presentazione del disegno di legge di stabilità (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Ministro, in questa interrogazione noi proponiamo all'attenzione del Governo un tema di cui si è occupata nei mesi scorsi la Commissione lavoro della Camera, che ho l'onore di presiedere. È un tema centrale, perché, in qualche misura, individua un percorso per creare le condizioni di sviluppo nel nostro Paese, ed è il corretto e diverso utilizzo di una parte dei fondi della previdenza complementare per innervare sviluppo, per aiutare le imprese, per formare una gradualità consistente nella infrastrutturazione del nostro Paese.
Noi vorremmo sapere se il Governo ha nella dovuta considerazione il lavoro svolto dal Parlamento e se non ritiene urgente e necessario inserire in uno dei prossimi provvedimenti che attengono lo sviluppo un'iniziativa di questa natura.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, con la presente interrogazione a risposta immediata l'onorevole Moffa sollecita Pag. 30il Governo ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, destinate allo sviluppo dei fondi pensione.
Come è noto, la previdenza complementare è disciplinata dal decreto legislativo n. 252 del 2005 allo scopo di integrare la previdenza di base obbligatoria, assicurando al lavoratore, per il futuro, un tenore di vita che si discosti il meno possibile da quello mantenuto fino al pensionamento, garantendo, nel contempo, la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico. In tal senso va considerato che le recenti iniziative del Governo in ordine alla modifica dei requisiti di accesso e dei criteri di calcolo delle prestazioni del primo pilastro possono rappresentare un valido incentivo all'operatività dei fondi pensione.
Nel condividere, pertanto, l'opportunità di analizzare tutte le possibili iniziative, regolamentari e non, finalizzate a rilanciare la previdenza complementare, visto il ruolo fondamentale che la stessa riveste nell'ambito del sistema pensionistico italiano, pare utile approfondire e valutare, insieme al Ministero dell'economia e delle finanze, tutti i possibili interventi normativi che, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e in coerenza con la riforma del sistema pensionistico del primo pilastro, possono rafforzare la previdenza complementare e la sua attrattività.
Tuttavia, la proposta delineata dall'onorevole interrogante, volta a stabilizzare i redditi finanziari ottenibili dall'investimento dei fondi pensione in infrastrutture, opere di pubblica utilità o nel capitale delle piccole e medie imprese tramite la previsione di una garanzia pubblica sul capitale investito e su una quota dei rendimenti attesi, potrebbe portare ad una - uso questa parola - deresponsabilizzazione da parte dei fondi pensione in termini di analisi e di gestione del rischio, oltre che comportare, potenzialmente, un impatto negativo sui conti pubblici in caso di escussione.
Faccio presente, infine, che le proposte richiamate dal Presidente Moffa andrebbero attentamente valutate anche in relazione alla loro compatibilità con la disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato.

PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di replicare.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per aver ricordato l'importanza delle modifiche che hanno riguardato il secondo pilastro del sistema pensionistico italiano attraverso l'introduzione dei fondi complementari.
Devo, però, osservare due questioni in particolare. Intanto stiamo parlando di un sistema - sul quale, come dicevo prima, si è soffermata la Commissione lavoro della Camera - che è molto attento a garantire la redditività del sistema ai fini della garanzia che deve essere data a chi sottoscrive un fondo di questa natura, ma, nello stesso tempo, si è soffermata su considerazioni che sono emerse da una serie di audizioni che abbiamo fatto con tutti i fondi che esistono in Italia, anche di natura privatistica. Ci siamo resi conto che la raccolta di risorse, che ormai viaggia intorno ai 100 miliardi di euro, per il 60-65 per cento viene impiegata sui mercati internazionali attraverso l'utilizzo di strumenti finanziari di altri Paesi che finanziano le imprese che fanno concorrenza alle imprese italiane.
Quindi, il richiamo alla compatibilità europea, evidentemente, in questo caso, va inserito in un contesto che è di questa natura. Qui non si tratta, come dire, di creare condizioni che mettano a rischio la pensione per chi ha sottoscritto un fondo complementare, ma si tratta di vedere quali sono gli ambiti entro i quali lo Stato può intervenire, svolgendo unicamente una funzione di garanzia.
Voglio ricordare al Ministro che i fondi di garanzia già esistono: il fondo di garanzia delle opere pubbliche, il fondo di garanzia del credito delle piccole e medie imprese. Allora, vogliamo continuare a far sì che questi fondi siano utilizzati dagli altri per alimentare la concorrenza nei confronti delle imprese italiane o vogliamo creare sviluppo nel nostro Paese? Io credo Pag. 31che sia arrivato il momento di aggredire concretamente questa questione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,53).

FABIO MERONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO MERONI. Signor Presidente, mi scuso per prima, ma un'unica cosa vorrei chiedere. Visto che era interessante l'interrogazione dell'onorevole Di Pietro, chiederei che la risposta del Ministro Giarda venga comunicata ai singoli parlamentari nel più breve tempo possibile - perché così almeno avremo un testo su cui qualcuno si prenderà le responsabilità - e che venga consegnata ai singoli parlamentari del PdL, del PD e della Lega.

PRESIDENTE. Onorevole Meroni, le faccio presente che è già comunicata a tutti i parlamentari, perché la risposta viene pubblicata negli atti della seduta: tra qualche minuto la troverà nel resoconto stenografico in corso di seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con esame della relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Narducci.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Leo, Lusetti, Palumbo e Pescante sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,25.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,25.

Convalida di deputati.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta odierna, ha verificato non essere contestabili le elezioni dei seguenti deputati: Giuseppe Vatinno, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 10 luglio 2012, in sostituzione del dimissionario deputato Leoluca Orlando per la lista n. 12 - Di Pietro Italia dei Valori nella XV Circoscrizione Lazio 1; Ezio Zani, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 7 agosto 2012, in sostituzione della dimissionaria deputata Marilena Parenti per la lista n. 12 - Partito Democratico nella V circoscrizione Lombardia 3.
Concorrendo negli eletti le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida. Il Presidente della Camera dà atto alla Giunta di questa proposta e dichiara convalidate le suddette elezioni.

Pag. 32

Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Narducci (Doc. IV-quater, n. 22) (ore 16,27).

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Narducci (Doc. IV-quater, n. 22).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Franco Narducci nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione - Doc. IV-quater, n. 22)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore e presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Castagnetti.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Relatore. Signor Presidente, l'onorevole Franco Narducci è chiamato a rispondere per danni in sede civile, quantificati in 300 mila euro, dall'avvocato Gaetano Longo, in ragione di un messaggio di posta elettronica da lui inviato ai patronati ACLI della Svizzera italiana e ad altri destinatari nell'aprile 2009. Vale la pena considerare il fatto che il collega Narducci è eletto all'estero, abita in Svizzera e da sempre tiene relazioni con i patronati ACLI di quel Paese. Il messaggio che ha provocato questa reazione da parte dell'avvocato Longo lo possiamo riassumere brevemente ed è testualmente questo: «L'avvocato Longo - questo è il messaggio inviato alle sedi ACLI della Svizzera dall'onorevole Narducci -, quel soggetto noto in Svizzera per la campagna stampa contro il consolato di Zurigo e contro l'agenzia consolare di Wettingen, durata vari mesi». Allora, in questa affermazione si ravvedono, da parte dell'avvocato Longo, degli elementi di offesa e per questo ha avviato un processo sul piano civile e sul piano penale. Anche la querela in sede penale. Ovviamente, la querela in sede penale ha già avuto una brillante archiviazione da parte del giudice delle indagini preliminari di Roma perché ha rilevato, il giudice, che non sussistevano ragioni di questa querela. Rimane in piedi ancora, invece, la causa civile e il collega Narducci ha chiesto alla Camera di dichiarare l'insindacabilità con una lettera in data 4 settembre 2012. Si tratta di un'iniziativa che il collega Narducci ha preso, come dice lui, addirittura come extrema ratio giacché questo cumulo di iniziative giudiziarie contro di lui risalgono a ben tre anni fa e assumono oggi un carattere oggettivamente pretestuoso e persecutorio.
Vale la pena ricordare e sottolineare il dato che il collega Narducci non intende avanzare rimostranze nei confronti del magistrato, ma semplicemente nei confronti della controparte accusata di mettere in atto iniziative dilatorie. Per questa ragione, l'onorevole Narducci chiede che gli venga riconosciuta, da parte di questa Camera, l'insindacabilità. L'onorevole Narducci, tra l'altro, ha assunto diverse iniziative, dopo aver fatto degli accertamenti; ad esempio, questo avvocato Longo ha subito delle sentenze di condanna definitiva da parte della Corte d'appello di Trieste e una da parte del tribunale di Udine.
Quindi si è documentato e peraltro ha utilizzato anche notizie di stampa ampiamente diffuse (non ad opera dell'onorevole Narducci, che non ha fatto altro che raccoglierle). Ha presentato un'interrogazione al Ministro degli esteri, a cui ha risposto il sottosegretario Mantica il 16 dicembre del 2009 e in cui lo stesso sottosegretario dichiara che in effetti la condanna definitiva a carico dell'avvocato Longo pone un problema di opportunità nell'ambito della rete consolare italiana-svizzera. Pag. 33
Va bene, mi pare che possiamo farla breve, come è stata la discussione - veramente rapida - da parte della Giunta per le autorizzazioni. Rispetto a questo atto di citazione civile, all'unanimità la Giunta per le autorizzazioni ha espresso il parere di insindacabilità riguardo al collega Narducci, nel senso che gli è stato riconosciuto il valore di questa iniziativa, tesa a tutelare la potenziale clientela degli avvocati attraverso un documentato avviso inviato proprio alla Camera dei deputati. Noi possiamo quindi ribadire qua la conclusione della Giunta, che all'unanimità ha dichiarato che l'e-mail inviata dall'onorevole Narducci alle sedi ACLI della Svizzera e contestatagli pretestuosamente in giudizio non solo sia priva di ogni e qualsiasi portata offensiva, ma sia anche ben calata nel solco delle attività parlamentari del collega convenuto e che quindi sia sussistente quel nesso funzionale con il mandato elettivo che la Corte costituzionale richiede per configurare l'insindacabilità parlamentare e che pertanto i fatti oggetto del procedimento civile in corso presso il tribunale di Roma rientrano nelle opinioni espresse nell'esercizio delle funzioni parlamentari del deputato Franco Narducci e non possono pertanto essere sindacate in giudizio (Applausi del deputato Consolo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Deputato Presidente, io ritengo che la richiesta del deputato Narducci sia legittima e trovi piena applicazione nell'articolo 68 della Costituzione. Tuttavia ho da fare alcune precisazioni, in questo particolare momento storico che sta vivendo il nostro Paese, rispetto alle posizioni della politica e dei parlamentari.
Signor Presidente, io ho ricevuto un atto di citazione, la cui prima udienza è fissata per il 15 ottobre prossimo, per una situazione analoga. Infatti presentai un'interrogazione a difesa di un libro che è stato pubblicato - era intitolato «Il casalese» ed era dedicato al nostro collega onorevole Cosentino - ed ho avuto un atto di citazione dai suoi avvocati per l'udienza civile, con la quale mi chiedono danni per le espressioni che ho usato in un'interrogazione, per aver utilizzato il sindacato ispettivo e per aver dichiarato delle cose che secondo loro sono lesive ed offensive. Signor Presidente, io per questa udienza che verrà non mi avvarrò dell'articolo 68, ovvero non utilizzerò il potere, che noi pure abbiamo, dell'insindacabilità delle nostre opinioni espresse. E non è neanche la prima volta: io non l'ho neanche detto, ma mi è già capitato un altro caso analogo, quando ebbi un atto di citazione davanti al tribunale di Milano da parte dell'onorevole Landolfi, il quale mi fece un atto di citazione perché si riteneva offeso per le dichiarazioni che avevo reso. Allora io ritengo di dover essere come tutti i cittadini e quindi, se vengo chiamato davanti ad un giudice, devo andare nel processo e lì far valere le mie ragioni.
Così è stato: il tribunale di Milano mi ha dato ragione e, quindi, la richiesta di citazione rivoltami dall'onorevole Landolfi è decaduta, senza che io mi sia avvalso dell'insindacabilità e senza aver chiesto l'attivazione dell'articolo 68 della Costituzione. Farò allo stesso modo anche per l'atto di citazione che ho avuto per il libro Il casalese, che riguarda l'onorevole Cosentino. Ciò perché, in questo modo, la politica dà dei segnali forti al Paese. In questo modo ci si smarca dal concetto della casta, perché se io ho leso un'altro cittadino e vengo chiamato in giudizio, naturalmente devo andare nel giudizio, non mi devo avvalere delle guarentigie parlamentari e dei miei poteri di insindacabilità. Allora, in questo modo ritengo che noi siamo diversi, perché vogliamo essere eguali davanti a tutti i cittadini e vogliamo essere come tutti i cittadini. Questa è la mia posizione per la quale io voterò contro la proposta della Giunta sul deputato Narducci, non per lui, né perché non trovo l'applicabilità dell'articolo 68, ma per i motivi di casta di cui vi ho parlato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

Pag. 34

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, io mi sono già sottoposto a giudizio con piena fiducia nella magistratura. A mie spese, senza ricorrere all'insindacabilità, ho affrontato un processo a livello penale: il giudice ha archiviato questa accusa infondata e assurda da parte di un pregiudicato, che è stato condannato con sentenza passata in giudicato per essersi appropriato del risarcimento danni a seguito di un incidente d'auto di una sua cliente, ed è stato condannato in prima istanza per lo stesso motivo. Non in Italia, ma in Svizzera, con una campagna diffamatoria nei confronti dell'articolazione dello Stato, ha tentato di entrare come avvocato di fiducia nella rete consolare. Credo che come parlamentare ho esercitato il mio potere di difesa dei cittadini, per quel poco che può contare un parlamentare, e di difesa del buon nome e della dignità dello Stato, ma soprattutto dei miei connazionali e concittadini, spesso non molto avveduti, per certi versi, di fronte a questi affari.
Quindi, volevo precisare, dopo aver ascoltato il collega Barbato, che mi sono già difeso nel processo e che ora sono andato davanti al giudice anche a livello civile. Ma di fronte all'atteggiamento vessatorio di questo pregiudicato, avvocato Longo, che continua a produrre documenti inutili e supplementi d'indagine, credo che io debba dedicare le mie energie all'attività parlamentare in una circoscrizione che è grande come un continente e, soprattutto, continuare a difendere l'onorabilità della nostra amministrazione e a condannarla quando sbaglia. Quindi, signor Presidente, ho piena fiducia - e l'ho dimostrato - nella magistratura, e anche in questo caso non ho assolutamente alcun modo di non avere fiducia nel giudice. La mia richiesta è proprio per mettere fine a questo atteggiamento vessatorio dell'avvocato Longo nei miei confronti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Saluto il presidente Joseph Del Raso, presidente della NIAF, National italian american foundation, che è una fondazione che ha meriti straordinari nel ricordare ai cittadini americani di origine italiana, ma anche a tutti gli americani, il grande contributo che gli italiani hanno dato alla costruzione degli Stati Uniti. Lieti di averla qui con noi, signor presidente. Benvenuto (Applausi).
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-quater n. 22).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole dell'Italia dei Valori alla proposta del presidente e della Giunta assunta all'unanimità. Come già la settimana scorsa per il collega Antonino Lo Presti, siamo di fronte ad un'attività posta in essere dal collega deputato che è coperta pienamente da un atto tipico parlamentare quale una interrogazione. Inoltre aggiungo, a titolo personale, che il collega Narducci è un galantuomo, così come lo è l'onorevole Lo Presti. Voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Futuro e Libertà voterà a favore della proposta del relatore perché sono i fatti che impongono tale soluzione. Signor Presidente, io purtroppo ho poca voce...

PRESIDENTE. Invito per favore ad abbassare il brusio per permettere a tutti noi di ascoltare le sagge parole del collega Consolo.

GIUSEPPE CONSOLO. Grazie, signor Presidente. L'onorevole Narducci, come abbiamo sentito, è stato citato per danni. Il motivo? Semplicemente per aver fatto quello che ciascuno di noi assai spesso fa nel Pag. 35corso del mandato parlamentare, vale a dire inviare e-mail dal nostro ufficio della Camera, interloquire con gli elettori, inviare messaggi, segnalare iniziative e comunicare i contenuti dell'attività legislativa.
Dove sta la violazione del precetto penale o civile, che dir si voglia, da parte dell'onorevole Narducci, che io non conosco, ma le carte parlano per lui a suo favore? Io non riesco a comprenderlo. Addirittura l'onorevole Narducci è stato chiamato in giudizio in sede civile per la modica cifra di 300 mila euro perché avrebbe informato la rete consolare italiana in Svizzera. Di che? Di alcune condanne subite proprio dall'odierno denunciante.
Mi domando: se coloro che hanno riposto fiducia in noi, in voi e che seguono l'attività parlamentare corrono il pericolo di essere raggirati o di incorrere in qualche disavventura professionale, noi, voi, che faremmo, se non metterli sull'avviso? Ci avvarremmo di quello che è previsto da una disposizione legislativa, vale a dire la legge n. 140 del 2003.
Credo che tutti noi ci saremmo comportati come si è legittimamente comportato l'onorevole Narducci. Dimenticavo: su questo argomento l'onorevole Narducci, nel rispetto delle previsioni del giudice delle leggi, ha anche presentato una interrogazione parlamentare, interrogazione che ha avuto la risposta favorevole, tra l'altro, del Governo attraverso il sottosegretario Mantica.
Viene detto da qualcuno che è intervenuto prima che avrebbe dovuto difendersi nel processo. Ebbene colleghi, sappiate che l'onorevole Narducci è stato davanti al giudice ordinario, il GIP di Roma, che lo ha ampiamente prosciolto, archiviando la querela che era stata temerariamente aggiunta alla citazione civile. Ce n'è che basti: ça suffit, direbbe Sarkozy.
Chiediamo, quindi, che le conclusioni unanimi della Giunta vengano recepite dall'Aula. Il gruppo di Futuro e Libertà voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, c'è pochissimo da aggiungere alle parole già espresse nella relazione del presidente Castagnetti. Il caso relativo al collega Narducci potremmo dire che è tipico, scolastico, per la concessione della insindacabilità, poiché altro non è che l'estensione, il riferimento esterno, di un'attività parlamentare tipica, che ha sempre visto il collega Narducci impegnato sui temi e i problemi della Svizzera italiana e non solo.
Quindi, confermiamo il voto favorevole alla relazione per l'insindacabilità, aggiungendo un encomio nei confronti del collega Narducci, che ha dimostrato, anche in questa circostanza, preoccupazione e vigilanza nei confronti del corretto andamento delle attività consolari e della correttezza delle informazioni nei confronti delle ambizioni di soggetti esterni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, la Giunta ha approvato all'unanimità la proposta di insindacabilità nei confronti delle opinioni espresse dall'onorevole Narducci. Il collega ha prodotto una copiosa attività legislativa e ispettiva e si è speso a difesa dei suoi concittadini svizzeri, impegnandosi costantemente sui problemi della Svizzera. Ha affrontato un processo, è stato assolto e questa richiesta di risarcimento danni non ha assolutamente alcun fondamento ed è applicabile l'articolo 68 della Costituzione. Ecco perché all'unanimità la Giunta ha espresso questo parere che ha rassegnato all'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

Pag. 36

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, il Popolo della Libertà accoglie la proposta del relatore, naturalmente prendendo atto con piacere dell'apertura di orientamento alla quale si sono allineati tutti gli altri gruppi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, anche la Lega Nord concorda con la relazione del presidente, facendo rilevare peraltro un'altra cosa, ossia che il deputato Narducci è venuto in Giunta e, addirittura, non volendosi sin da subito avvalere della prerogativa parlamentare, ci ha comunicato che si è dapprima persino difeso nel giudizio civile, conscio delle proprie buone ragioni. Nonostante questo, vedendo alla fine la pretesa risarcitoria, che, a mio avviso, ha finalità puramente intimidatorie perché non c'è altra ragione nel chiedere somme così ingenti a fronte di una situazione del genere, ha deciso di avvalersi, a nostro avviso giustamente, della prerogativa parlamentare. Quindi, annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, a nome del gruppo di Popolo e Territorio, annuncio il voto favorevole. Io conosco personalmente tutti e due, sia il collega Narducci che l'avvocato Longo, e per questo motivo posso esprimere il voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, intervengo per fare una considerazione. Stiamo qui a discutere di una situazione, di una condizione, che è nello status parlamentare. Stiamo quasi a giustificare quella che, invece, è una nostra assoluta prerogativa di libertà e di esercizio della democrazia rispetto a qualche esempio di volgare antipolitica che ci portiamo in Parlamento. Quindi, esprimo la solidarietà e l'apprezzamento per l'onorevole Narducci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Tuttavia, non gli concederò la parola perché, a termini di Regolamento, ogni gruppo, in questo tipo di discussioni, ha titolo a un tempo contingentato di dieci minuti che il gruppo dell'onorevole Barbato ha ampiamente superato.
Indìco, quindi, la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 22 ...

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, vorrei parlare in dissenso dal mio gruppo. Mi faccia parlare in dissenso!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, lei vuole parlare in dissenso ma il tempo del suo gruppo è esaurito!

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Onorevole Barbato, le concedo trenta secondi per le sue dichiarazioni in dissenso.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, mi dispiace dover annunciare il voto in dissenso dal mio gruppo perché, come feci con l'onorevole Lo Presti dove pure espressi voto contrario, esprimo voto contrario anche ora non per mancanza di rispetto per i due egregi colleghi, che hanno sacrosante ragioni da rappresentare sulla insindacabilità, ma per essere coerente con il mio comportamento.
Non attendo le modifiche della Costituzione o delle leggi per dire che non Pag. 37appartengo alla casta. Con degli esempi dico che sono uguale davanti a tutti i cittadini, come tutti gli altri cittadini. Anche il giudizio civile è ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. La sua posizione è chiarissima.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vatinno. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VATINNO. Signor Presidente, volevo annunziare il voto favorevole della componente politica del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 22)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 22 concernono opinioni espresse dal deputato Franco Narducci nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Bocci, Porcino, Marini, Moles, Margiotta, Zinzi, Ferranti, Mondello... Onorevole Mondello, anche oggi? Ieri era sempre in difficoltà e oggi pure. Ecco, l'onorevole Mondello ha votato. Si affretti, onorevole Bressa! Onorevole Leo. Ammiriamo lo scatto dell'onorevole Dionisi. Si affretti, onorevole Dionisi! Onorevole Paolo Russo. Onorevole Zinzi, ancora non è riuscito a votare? Non riesco a vedere se l'onorevole Zinzi è riuscito a votare. Qualcuno lo vede? Ecco, ha votato anche l'onorevole Zinzi. L'onorevole Gava ancora non riesce a votare? Onorevole Gava, si affretti! Ci siamo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva.
(Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
468
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Monai e Adinolfi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione delle mozioni Dozzo ed altri n. 1-01117, Messina ed altri n. 1-01131, Oliveri ed altri n. 1-01135 e Lo Presti ed altri n. 1-01137 concernenti iniziative di competenza in relazione alla situazione finanziaria della Regione siciliana (ore 16,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Dozzo ed altri n. 1-01117, Messina ed altri n. 1-01131, Oliveri ed altri n. 1-01135 e Lo Presti ed altri n. 1-01137 concernenti iniziative di competenza in relazione alla situazione finanziaria della Regione siciliana (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta odierna si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, comincerei ad esprimere il parere sulla mozione Dozzo ed altri n. 1-01117. Il Governo invita a riformulare il testo della mozione, eliminando il primo capoverso del dispositivo perché, Pag. 38come abbiamo visto e chiarito nel corso della discussione sulle linee generali, vi era un'imprecisione nella formulazione della mozione stessa, alla quale ha fatto seguito un chiarimento da parte del Governo.
Per quanto riguarda il secondo capoverso del dispositivo, propongo di riformularlo nel seguente modo: «impegna il Governo ad accelerare le procedure discusse nell'ambito di gruppi di lavoro Stato-regione Sicilia per giungere alle necessarie verifiche contabili e quindi alle conseguenti decisioni». Questa formulazione riflette meglio della precedente lo stato attuale dell'arte; ne consegue la proposta di riformulazione. Con queste due eventuali modifiche il parere del Governo sarebbe favorevole.
Anche in relazione alla mozione Messina ed altri n. 1-01131 vi è una proposta di riformulazione. Il Governo esprime parere favorevole sul primo, sul secondo e sul terzo capoverso del dispositivo. Proporrei la soppressione del quarto capoverso perché concerne un problema che abbiamo già discusso in precedenza e, quello espresso, è il punto di approdo della posizione del Governo, mentre, per quanto riguarda l'ultimo capoverso, mi rimetterei alla valutazione dell'Assemblea. Con queste modifiche, e salvo che per l'ultimo capoverso per il quale, come detto, ci si rimette all'Assemblea, il Governo esprime parere favorevole.
Per quanto riguarda la mozione Oliveri ed altri n. 1-01135, il Governo esprime parere contrario non tanto sul dispositivo, ma sulle premesse della mozione stessa che danno una rappresentazione dei rapporti tra lo Stato e la regione Sicilia che, ad avviso del Governo, non risponde alla reale situazione in essere.
Infine, per quanto riguarda la mozione Lo Presti ed altri n. 1-01137, il Governo propone una riformulazione con la soppressione del primo capoverso del dispositivo. Con la suddetta riformulazione, il parere del Governo sarebbe favorevole.
Se non venissero accolte le proposte di riformulazione, mi vedrei costretto ad esprimere un parere contrario su tutte le mozioni.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, in relazione al parere che il sottosegretario ha espresso con riferimento alla nostra mozione, a mia prima firma, la n. 1-01137, chiedo se, al posto di sopprimere il primo capoverso del dispositivo...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Lo Presti, lei potrà giustamente svolgere questi rilievi nell'ambito della sua dichiarazione di voto. In quell'ambito, dirà se intende accettare la proposta di riformulazione del Governo e svolgerà il suo dialogo con il Governo.
Adesso siamo nella fase delle dichiarazioni di voto, che dovranno svolgersi secondo l'ordine prescritto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, mi è sembrato di capire, dalle parole del sottosegretario, che - per quanto riguarda la mozione a prima firma Oliveri la n. 1-01135 - il Governo potrebbe esprimere parere favorevole sulla parte dispositiva, mentre sulla parte motiva vi sono delle perplessità.
Vorrei chiedere al sottosegretario, laddove fosse possibile, se siamo nelle condizioni di modificare la parte motiva.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario? Signor sottosegretario, cosa ne pensa?
Colleghi, evitate di stare attorno al sottosegretario, soprattutto quando il Presidente chiede la sua attenzione (Applausi)!
Signor sottosegretario, esiste un ordine dei lavori e all'interno di questo ordine dei Pag. 39lavori l'onorevole Commercio chiede se riformulando la mozione 1-01135 a prima firma Oliveri togliendo la parte delle motivazioni e limitandola alla parte del dispositivo, il Governo potrà esprimere un parere favorevole. Poiché è iscritto a parlare l'onorevole Commercio, la sua richiesta ha precedenza sulle «trattative private» che i presentatori delle mozioni possono condurre con il sottosegretario. Signor sottosegretario, prego.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, modificando tutta la parte descrittiva, il parere è favorevole. In particolare per quanto riguarda il primo capoverso va bene, per il secondo proporrei una soppressione.

PRESIDENTE. Onorevole Commercio, accetta questa riformulazione?

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, sì. Signor sottosegretario, nella riformulazione della parte dispositiva credo che lei intendesse dire «considerare», giusto? Vorrei capire qual è la riformulazione.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la modifica consiste nel sopprimere il secondo capoverso del dispositivo, delle parole: «a versare con urgenza nelle casse della regione...» fino alla fine.

PRESIDENTE. Quindi la soppressione di questa parte oltre che della premessa. Onorevole Commercio?

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, non si è sentito nulla. Credo di aver capito che il riferimento è alla seconda parte del dispositivo?

PRESIDENTE. Esatto, oltre alla premessa. Onorevole Commercio, aspettiamo di sapere se lei accetta la riformulazione proposta dal Governo. Vuole rispondere l'onorevole La Malfa? La parola all'onorevole La Malfa.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, leggendo il testo della mozione, il secondo capoverso del dispositivo effettivamente contiene due diverse affermazioni, vedo, la prima in cui i firmatari chiedono che vengano versati «con urgenza nelle casse...», e allora qui il Governo può dire giustamente «a considerare l'opportunità o la possibilità» di versare questi soldi perché è giusto chiederli, poi se il Governo deve contemperarlo si può attenuare. Sulla seconda parte ha ragione il Governo perché quando...

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, questo modo di procedere è del tutto irrituale. Lei non è iscritto a parlare, io le ho dato parola immaginando che, per conto dell'onorevole Commercio, potesse comunicarci se accettasse o no la riformulazione. Quello che adesso vogliamo sapere è se la riformulazione è accettata o no, e vogliamo saperlo dall'onorevole Commercio, che è iscritto a parlare.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, stavo rileggendo il testo della mozione per capire come alla fine si giustificava tutto l'impianto. Signor Presidente, così com'è, non accettiamo la riformulazione e chiediamo che la mozione venga posta in votazione nel testo presentato.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, noi abbiamo presentato la mozione 1-01131 per chiarire una cosa fondamentale (ne abbiamo già parlato stamattina): non si può penalizzare la Sicilia ed i siciliani a causa della responsabilità di una classe politica siciliana inadeguata che ha portato la regione al dissesto economico e politico. La mozione vuole essere questo in Pag. 40buona sostanza, nella motivazione e nella presentazione, fare in modo che il Governo possa essere nelle condizioni di intervenire per concordare un piano di rientro delle passività della regione, ma al contempo consentendo alla regione, ai siciliani e alle imprese siciliane serie, di poter andare avanti.
Certamente non siamo contenti della non accettazione del passaggio sui proventi derivanti dalla raffinazione e quindi sull'indennizzo per la raffinazione e l'estrazione in Sicilia, ma prendiamo atto che il Governo su questo non intende intervenire.
Accogliamo al contrario positivamente il fatto che il Governo abbia accolto l'intervento per invitare i partiti a non candidare nelle proprie liste soggetti con precedenti penali. Se noi vogliamo una Sicilia diversa, una Sicilia non affidata alle clientele e alla mafia, questo è un passaggio fondamentale. È quello che vogliono i siciliani onesti. Non voglio ripetere il discorso fatto stamattina, ma certamente la Sicilia non può essere affidata ad una nuova classe politica che dichiara che Falcone e Borsellino non sono simboli positivi per la Sicilia e che l'aeroporto di Palermo andrebbe intestato ad Archimede, come dire che Falcone e Borsellino sono persone da dimenticare e non, al contrario, da portare a simbolo di una rinascita di una regione.
Così come non possiamo ammettere che ci sia in corsa un candidato presidente che dica che alla fine della moralità non se ne può fare niente e che si deve cuocere, cioè fare il pane, con la farina che si ha. Mi riferisco al candidato Musumeci.
Noi riteniamo che al contrario bisogna cambiare radicalmente la Sicilia per fare in modo che ci sia una nuova classe politica e una nuova classe dirigente, e quella sigla che stamattina ho citato, dipendenti, dirigenti e consulenti, diventi un fatto virtuoso e non dannoso per la nostra terra. Certamente ci sono troppi dipendenti, troppi dirigenti e troppi consulenti. A questo punto riduciamo tutto questo e rendiamo più efficiente la nostra terra.
Un supporto in questo senso parte necessariamente da liste pulite alle prossime elezioni regionali. Manca meno di un mese al voto, le liste si depositeranno mercoledì prossimo e l'Italia dei Valori, la coalizione che sostiene Claudio Fava, lo ha fatto, chiedendo tutti i certificati penali ed i carichi pendenti perché non ci siano soggetti con precedenti penali, come i quattro arrestati durante questa legislatura, che si ripresentano candidamente alle prossime elezioni. È per questo motivo che accogliamo, comunque la riformulazione del Governo, sperando che ci sia successivamente un impegno vero ad intervenire prima che scada il termine di legge.

PRESIDENTE. Prendo atto quindi che l'onorevole Messina accetta la riformulazione proposta dal Governo della mozione Messina ed altri n. 1-01131.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo in dichiarazione di voto sulle diverse mozioni. Il Governo ha espresso - mi sembra - parere favorevole sulla mozione Lo Presti ed altri n. 1-01137, che io mi appresto a votare seguendo le indicazioni del Governo. Faccio solo due osservazioni. La prima riguarda la mozione a firma anche dell'onorevole Commercio, la n. 1-01135 a prima firma Oliveri, sulla quale mi permettevo di dire - l'ho detto prima e mi rivolgo al rappresentante del Governo - che penso che i firmatari...

PRESIDENTE. Invito i colleghi a non distrarre il sottosegretario che è qui per ascoltare l'Assemblea, quindi ognuno di voi, ma nel momento in cui ha titolo per parlare.

GIORGIO LA MALFA. Per quanto riguarda, dicevo, la mozione n. 1-01135, il Governo ha espresso parere favorevole sul primo punto del dispositivo. Il secondo punto del dispositivo contiene due diversi Pag. 41argomenti: uno è una sollecitazione al Governo a versare alla Regione siciliana delle somme cui essa ritiene di avere diritto; il secondo risolve uno storico contenzioso, che è aperto da quarant'anni. Secondo me è giusto che quest'ultima parte venga eliminata, perché il contenzioso è storico e si risolverà in tempi storici, ma è altrettanto giusto che il Governo proponga una riformulazione che dica: consideri il Governo di dare alla Regione siciliana i soldi di cui essa ha bisogno. Questa mi sembrerebbe una soluzione.
Infine, signor Presidente, rivolgendomi all'Aula, mi domando se il Parlamento non dovrebbe esaminare l'ipotesi di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato della finanza regionale e sullo stato più in generale delle autonomie regionali, perché effettivamente oggi ci occupiamo della Sicilia, ma ci siamo dovuti occupare di molte altre regioni; quindi chiedo se questa non possa essere una proposta di carattere più generale, che noi dovremmo considerare con una certa attenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati a discutere alcune mozioni che riguardano la situazione finanziaria della Regione siciliana. Credo che sia proprio una discussione appropriata, anche perché può servire a tutti per capire lo stato della situazione reale e rispondere anche ad inappropriate affermazioni che ho sentito e che ho letto, specialmente nella mozione della Lega Nord Padania.
Voglio ricordare in questa occasione che l'articolo 116 della Costituzione italiana prevede per la Sicilia e le altre regioni a statuto speciale delle forme e delle condizioni particolari di autonomia, secondo quanto stabilito nei rispettivi statuti speciali, adottati con legge costituzionale.
Ricordo la legge n. 42 del 2009, che, all'articolo 9, dispone obiettivi di perequazione e di solidarietà per le regioni a statuto speciale e per le province autonome di Trento e Bolzano. In merito alla situazione finanziaria della regione Sicilia, abbiamo assistito a interventi di parlamentari e a proposte normative che testimoniano l'assoluta disconoscenza dei ranghi costituzionali che regolamentano il trasferimento delle risorse dallo Stato alla regione.
Quindi, oggi, signor Presidente, abbiamo l'occasione appropriata per approfondire e proporre eventuali interventi in relazione alla situazione finanziaria della Sicilia. L'accusa che viene rivolta, anche con mozioni parlamentari, di un trasferimento illecito di 400 milioni di euro per scongiurare il rischio di default, è assolutamente inverosimile e, devo dire, anche mistificatrice.
Infatti, come da parifica del bilancio 2011 effettuata dalla Corte dei conti, la regione Sicilia vanta crediti per 15 miliardi di euro, dei quali soltanto il 10 per cento potrebbe risultare inesigibile, se e qualora ne fosse accertato l'impiego per spese correnti. Voglio in questa occasione - lo ritengo necessario - ricordare il sistema di trasferimento dei gettiti fiscali vigenti per le regioni a statuto ordinario, le quali trattengono direttamente gli introiti dovuti, cosa che non avviene per la Regione siciliana, che li trasferisce totalmente allo Stato, nella speranza che, poi, la parte che la riguarda possa ritornarle, cosa che spesso non avviene.
Lo scorso 1o agosto la Corte dei conti, sezione di controllo della regione, ha dichiarato, in audizione alla Camera dei deputati, in merito ai residui attivi della regione, che questi ammontano a 15 miliardi e 700 milioni al 31 dicembre 2011.
Erroneamente, o forse anche volutamente, qualcuno si è confuso, dicendo che questi erano i debiti della regione, quando sono, in effetti, dei crediti. I debiti, invece, ammontano a 5,6 miliardi. Signor Presidente, colleghi, per quanto riguarda gli oltre 15 miliardi di residui attivi vantati dalla regione Sicilia, si tratta di somme Pag. 42rimaste da riscuotere, che si dividono in parte corrente per circa 8 miliardi e in parte di conto capitale per 7,3 miliardi.
Le due componenti, parte corrente e in conto capitale, risultano in aumento, rispettivamente, del 3 per cento e dello 0,19 per cento. Non voglio essere ancora tecnico nel dirvi cosa accade, ma voglio ricordare ai colleghi della Lega Nord Padania e a tutti gli altri colleghi alcune cose fondamentali.
La prima: il Governo deve sapere, signor sottosegretario, che la regione Sicilia raffina e trasforma oltre il 70 per cento del fabbisogno nazionale di benzina, del quale nulla resta alla Sicilia né in termini di trattenute né in termini di abbattimento del costo del carburante.
Signor sottosegretario, lei deve sapere che la regione Sicilia è l'unica regione in Italia che contribuisce per il 49 per cento alla spesa sanitaria. Signor sottosegretario, lei e i colleghi della Lega Nord Padania dovete sapere che la Sicilia e le altre regioni dell'Obiettivo convergenza assistono allo storno di ingenti risorse. Per esempio, in Sicilia le risorse del Programma attuativo regionale del. Fondo aree sottoutilizzate PAR-FAS sono state utilizzate in maniera continuativa per coprire l'eliminazione dell'ICI e per altri interventi, in particolare al nord, come il sostegno alla cassa integrazione. Evidentemente, tali interventi sono maggiori dove, pur in presenza di una feroce crisi recessiva, vi è un tessuto produttivo, quasi inesistente in Sicilia e al sud.
Quindi, nonostante sia risaputo che i fondi FAS dovrebbero essere impiegati per soli investimenti, di fatto ingenti risorse, destinate alla Sicilia e alle altre regioni dell'Obiettivo convergenza, signor sottosegretario, sono usate come un bancomat!
È oggettivamente evidente, in ogni caso, come ogni amministrazione pubblica, e quindi anche la regione Sicilia - in particolare oggi, a fronte di una crisi economica recessiva - deve procedere ad una razionalizzazione della spesa, eliminando sprechi ed inefficienze. Purtroppo, l'ultimo Governo Lombardo, sostenuto dal partito comunista e dal PD, ha pesantemente agito sulla situazione finanziaria in relazione alla quale sono evidenti le responsabilità politiche e amministrative di chi ha governato la Sicilia!
Per quanto riguarda il cosiddetto elefantiaco numero di personale regionale, di cui ormai da decenni si discute, è d'obbligo ricordare che la regione Sicilia, sin dall'inizio della propria storia, assolve alle funzioni previste dagli articoli 14 e 17 del suo Statuto, funzioni costituzionali, con personale proprio, anziché usare quello dello Stato come fanno le altre regioni italiane!
Ritengo, signor Presidente, che, invece di parlare di presunti rimborsi - sto per concludere - e di somme ricevute dallo Stato, sia necessario attivare un confronto, in tempi brevi, fra la regione Sicilia e lo Stato stesso per l'attivazione delle modalità di recupero a favore della regione Sicilia dei 15 miliardi di euro di residui attivi che garantirebbero, sicuramente, la stabilità finanziaria della regione stessa.
Questo però non basta. Bisogna prevedere, con un provvedimento normativo, un atto di tutela socio-economica, sotto il profilo dell'abbattimento del costo del carburante, un introito reale delle accise a favore della Sicilia - questo ci aspettiamo dal Governo - e l'attivazione delle iniziative necessarie al monitoraggio e alla quantificazione ai fini del rimborso dei fondi FAS utilizzati impropriamente per fini non attinenti agli investimenti, così come previsto dalla legge e come previsto dall'obiettivo convergenza. Infine, anche se non di minore importanza, il Governo deve concordare con la regione un piano di intervento straordinario che, a partire dal rimborso dei fondi FAS e dal loro corretto e trasparente utilizzo, punti ad annullare il gap attualmente esistente tra la Sicilia e il resto del Paese, attraverso un'adeguata dotazione infrastrutturale tale da garantire l'accesso alla banda larga, la promozione e l'innovazione delle imprese, il sostegno della ricerca, la valorizzazione del turismo, la promozione dell'autoimprenditorialità giovanile, garantendo, altresì, condizioni di accesso al credito, quel credito che viene negato, perché in questo Pag. 43momento le banche continuano a stringere i cordoni per asfissiare la micro e piccola impresa. Contestualmente, richiamo il Governo a contrastare in maniera sempre più efficace la grande criminalità organizzata, la mafia, la 'ndrangheta, e quant'altro rappresenti un ostacolo a qualsiasi processo di crescita economica e di sviluppo regionale!
Signor Presidente, Governo, la Sicilia è una risorsa per l'Italia, è fondamentale per la ripresa economica e per la crescita. Tutti gli studi più accreditati dicono che ormai senza il sud, e senza la Sicilia, non esiste alcuna base di crescita. Voglio augurarmi, per il bene della Sicilia e dell'Italia tutta, che il Governo se ne ricordi.
Per queste ragioni va respinta con fermezza la mozione n. 1-01117 presentata dalla Lega Nord Padania e da quanti hanno parlato in maniera distorta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, abbiamo deciso di presentare una mozione autonoma sulla situazione economica e finanziaria della Sicilia, la n. 1-01137, per contrastare, con chiarezza, il tentativo della Lega Nord Padania - che è notoriamente una forza antinazionale ed antieuropea - di portare un attacco immotivato e pretestuoso nei confronti della Sicilia, una tra le regioni più popolose d'Italia, che si accinge, nei prossimi mesi, ad affrontare un importante impegno elettorale.
Pur essendo critica la situazione finanziaria della Sicilia, come quella di altre regioni e di tutto il Paese, non c'è tuttavia alcun rischio di default. Nessuna regione, signor Presidente, onorevoli colleghi, naviga in buone acque ed, anzi, vi sono degli sperperi, con punte comiche o drammatiche, secondo i punti di vista, di cui parlano le cronache di questi giorni. Mi riferisco alle indagini in Lombardia su sperperi, tangenti e quant'altro e a quello che sta emergendo di veramente disdicevole nella regione Lazio. Nessuna regione - ripeto - è immune, purtroppo, dal problema delle difficoltà di bilancio.
Il bilancio della Regione siciliana è stato in attivo nel 2010 e nel 2011. La Sicilia ha conti solidi, una finanza sostenibile ed un debito che ha onorato il 30 giugno, pagando proprio la rata di mutuo, che incide per il 7 per cento del PIL regionale. È in grado di pagare gli stipendi del personale e, quindi, non è vero che questi stipendi non sono stati pagati. Esiste, invece, una criticità temporale, legata alla liquidità. È un fattore causato dalla riduzione delle entrate tributarie e dai crediti che la Regione vanta, alcuni anche nei confronti dello Stato, ma di questo parlerò a breve.
La situazione finanziaria della Regione siciliana si presenta difficile, è vero, e a tal proposito va detto con forza, e per affermare la verità, che si tratta di una situazione storicamente caratterizzata da un livello di spesa consolidata, nettamente superiore alle risorse effettivamente acquisibili, come del resto dimostrano i dati relativi all'arco temporale che va dal 1965 al 2008. Fatta eccezione per qualche anno, i livelli degli impegni sono sempre stati superiori alle somme accertate, una condizione che ha generato il carattere strutturale del deficit di competenza.
In verità, sulla condizione debitoria della Sicilia ha influito anche il divario tra l'andamento delle spese correnti e quelle in conto capitale, maturato tra gli anni 1985 e 2009. Ma in questo caso la Regione siciliana è responsabile solo a metà, dato che la forte contrazione dei trasferimenti statali l'ha costretta, a partire dal 1990, a sopperire con fondi propri ai mancati trasferimenti, fondi propri che sono impegnati in settori importanti come la sanità pubblica. Anche su questo punto fra poco dirò qualcosa, a proposito dei residui attivi di cui tanto si va parlando.
La Sicilia sta scontando ancora oggi politiche nazionali, che hanno devastato e saccheggiato il territorio dell'isola, con iniziative industriali che hanno, di fatto, favorito le industrie del nord Italia e la Pag. 44nazione intera, grazie ai meccanismi di un sistema fiscale che ha lasciato al nord le tasse, che avrebbero dovuto essere pagate in Sicilia e lì rimanere.
La Sicilia sconta, altresì, un handicap storico sul fronte dei trasferimenti dello Stato in suo favore, dovuto soprattutto all'annoso contenzioso sull'articolo 38 dello Statuto regionale, che - voglio ricordarlo a tutti - è norma di rango costituzionale. Si tratta di un contenzioso che di fatto ha accumulato un forte debito dello Stato nei confronti della regione.
Questo aspetto è chiarito in modo esaustivo nella relazione redatta dagli uffici del bilancio, dove si legge e cito testualmente: dalla seconda metà degli anni Novanta sono cessati, inoltre, gli ingenti trasferimenti effettuati dallo Stato a titolo di contributo di solidarietà nazionale, ex articolo 38 dello Statuto, destinati a finanziare spese in conto capitale al fine di incrementare il PIL regionale. La drastica riduzione si evince dai valori sulle risorse effettivamente trasferite ed accertate al 2009, trasmesse dagli uffici del bilancio dell'assessorato all'economia.
Nel periodo che va dal 1985 al 1989 i trasferimenti medi annui erano di circa 1.800 milioni di euro. Le risorse, però, con il susseguirsi degli anni, sono confluite nelle casse regionali sempre più parcellizzate, tanto da raggiungere la soglia di 404 mila euro nel 1998.
Dal 1999 le risorse si azzerano, per quattro anni di seguito influendo notevolmente sui valori medi annui, che dal 1990 al 2010 si sono ridotti di circa un sesto, fermandosi a 268 milioni di euro. Per quanto poi concerne la polemica sui residui attivi, che ammontano o ammonterebbero a 15 miliardi di euro, va detto a chiare lettere che si tratta di somme reali. Sono somme di cui la regione è a credito nei confronti dello Stato dell'Unione europea e che ancora non si riescono a riscuotere, e che riguardano: quanto a 2 miliardi, sanzioni tributarie accertate dallo Stato e non versate alla regione; 2 miliardi e mezzo di trasferimenti non ancora incassati dallo Stato relativi alla quota del Fondo sanitario (cosa aspetta lo Stato a darci questi soldi, onorevole sottosegretario, soldi che evidentemente abbiamo poi dovuto anticipare in regione?); 7,5 miliardi di trasferimenti in conto capitale che la regione ha anticipato e che sono soldi dello Stato e dell'Unione europea e che ancora non ha incassato.
Allora, di cosa parliamo, cari colleghi della Lega? Vi siete lanciati in questo attacco nei confronti della regione Sicilia nel tentativo forse di rifarvi una verginità politica, legalitaria e identitaria, che tuttavia avete irrimediabilmente perduto. I 400 milioni che lo Stato ha trasferito alla Sicilia sono una goccia nel mare dei soldi che lo Stato ci deve ancora. Sono soldi nostri, non sono un prestito e non sono un'elemosina. Vi siete uniti, cari colleghi della Lega, al coro di coloro i quali hanno gettato fango sul Governo regionale per le scelte costose e coraggiose compiute in questa legislatura, a partire dalla cancellazione dell'affare tangentistico-mafioso dei termovalorizzatori, dal blocco della costruzione del rigassificatore nel bel mezzo di una raffineria, o dallo stop imposto all'affare dell'eolico che ha deturpato il paesaggio a tutto vantaggio degli speculatori, o ancora interrompendo lo sperpero della sanità, di cui abbiamo ridotto e quasi azzerato il debito con soldi nostri, smantellando un sistema clientelare, sedimentato in decenni, di una politica complice e subalterna a interessi che è eufemistico definire di parte, e ancora bloccando le assunzioni nella pubblica amministrazione, riducendo da 34 a una dozzina le società partecipate, a un terzo gli amministratori, al 50 per cento il loro costo, o addirittura riportando la spesa corrente ai livelli del 2001.
Sarebbe facile, ma altrettanto demagogico prendere spunto dai recentissimi fatti di cronaca che hanno investito la credibilità di altre regioni per ribaltare il disdoro che avete voluto gettare sulla Sicilia. Non è con le rappresaglie o con il campanilismo esacerbato che si può costruire un Paese lacerato da una mala politica che purtroppo, al di là di qualche sprazzo positivo, lo governa da oltre un cinquantennio. Pag. 45
La Sicilia non è in default e sarà tra le prime regioni d'Italia ad intercettare la ripresa, quando ci sarà. La ripresa economica del Paese non può procedere solo per una parte del territorio e per un altra no. L'alta velocità non si può fermare a Napoli e non può essere prevista fino a Bari. La Sicilia non può continuare a rimanere fuori dalle scelte strategiche per lo sviluppo del Paese, come voi vorreste. Con la vostra mozione - mi avvio alla conclusione - cari colleghi della Lega, voi volete ancora una volta marcare la linea di secessione del Paese ed il passo successivo sarà di proiettare in Europa la minaccia dell'uscita dall'euro e la frantumazione dell'unità europea.
La storia però è contro di voi, la vostra ormai consolidata marginalità nel panorama politico italiano produrrà solo un fuoco di paglia. Per queste ragioni voteremo contro la vostra mozione e a favore di quella presentata dal gruppo di Futuro e Libertà, e chiediamo a tutte le forze politiche autenticamente patriottiche ed europeiste di schierarsi senza tentennamenti a difesa dell'unità nazionale e dell'Europa intera, dimostrando chiaramente agli italiani quale sia la strada per un nuovo risorgimento politico, economico e culturale del nostro popolo e della nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che si debba, dopo l'intervento dell'onorevole Lo Presti, aggiungere qualche considerazione politica, ma anche qualche riflessione culturale su ciò che ha mosso il gruppo di Futuro e Libertà a presentare questa mozione e a meravigliarsi sinceramente nei confronti di altre mozioni che sono state presentate, proprio perché chi parla, e non è il solo nel gruppo di Futuro e Libertà, ha sempre guardato con grande attenzione e con grande rispetto a una cultura federalista che riesca ad esaltare le specificità di una nazione come quella italiana, che è proprio grande e straordinaria perché, rappresentando la più importante stratificazione storico-culturale del pianeta, è intrisa di differenze e queste differenze ne fanno la forza, la peculiarità, ne fanno per certi versi un'infrastruttura immateriale legata alla differenza.
Allora, se, fuori dei luoghi comuni, si riuscisse a ragionare in termini corretti delle questioni che, invece, Lo Presti con grande efficacia ha voluto ribadire nei termini anche economico-finanziari, contabili, di organizzazione della struttura burocratica e politica della regione, dovremmo dire che la Lega dovrebbe avere come ragione sociale massima quella di ottenere, per i territori che rappresenta politicamente, un sistema di rappresentanza federale analogo, nel senso che dovrebbe chiedere la partecipazione dei propri rappresentanti territoriali ai Consigli dei ministri dove si decidono questioni che fanno parte degli equilibri territoriali di quei territori. Ma questo discorso porterebbe troppo lontano e non c'è alcuna venatura polemica nei confronti di nessuno. È soltanto una riflessione sulla quale una volta o l'altra questo Parlamento, interrogandosi profondamente sull'assetto e sulla necessità di modernizzazione dello Stato, si dovrebbe esprimere in termini chiari sulla possibilità di coniugare e di sintetizzare una grande istanza patriottica e repubblicana con il rispetto delle differenze dei territori e delle peculiarità degli stessi.
Quindi, dobbiamo, a mio avviso, fare una grande operazione culturale, che è un'operazione che in Parlamento va fatta, non soltanto nei convegni. Dire con forza che noi chiediamo la partecipazione del presidente della regione così come sancita dallo statuto, che, come voglio ricordare, ha valenza e valore costituzionale essendo nato ben prima, qualche mese prima, qualche tempo prima, della Costituzione italiana e con questa formula pattizia che il Presidente Buttiglione ben conosce, alla materia che è chiamato a rappresentare al Pag. 46Consiglio dei ministri. È materia incontrovertibile su cui il Governo farebbe bene a salvaguardare un'applicazione pratica sempre puntuale, perché serve anche quello a smontare alcune questioni, dal suo nascere.
E, allora, voglio in questo mio intervento lasciare agli atti questo tipo di riflessione. Mi rivolgo in modo particolare agli amici della Lega: voi fate bene a criticare una logica assistenziale, a dire con forza che il rivendicazionismo assistenzialista del Sud deve finire, perché è ciò che ha ucciso innanzitutto i territori del Sud medesimo e che serve una presa di coscienza culturale, da classi dirigenti consapevoli di quelle che sono le peculiarità del territorio e questo non vale soltanto per la Sicilia, ma vale per il grande patrimonio legato al Mezzogiorno d'Italia. Ma proprio per questo dobbiamo capire anche di che cosa stiamo ragionando e parlando. Noi ci troviamo in una situazione nella quale altro che default rispetto ai conti della regione. Ci sono state delle operazioni che, anche politicamente, hanno avuto un prezzo molto pesante in termini di consenso. Infatti, saper governare significa a volte anche saper dire dei «no» chiari e netti. Parlo, ad esempio, del settore della sanità e nel settore della sanità si è portata avanti una riforma che ha oggettivamente, non soltanto tagliato, ma decimato l'esposizione debitoria della Sicilia rispetto al Fondo sanitario nazionale.
E ci sono tante altre questioni che interessano tutte le regioni. Ne cito una: che senso ha, da parte delle regioni - e può essere questa materia di riflessione da parte del Governo -, che sui fondi comunitari, che sono indispensabili per creare le condizioni per ripensare il modello di sviluppo, ci sia un'applicazione rigida del modello di stabilità di bilancio e, quindi, del Patto di stabilità?
Oggi noi ci troviamo nell'impossibilità di utilizzare milioni e milioni di euro perché vanno a sforare il Patto di stabilità, ma con il risultato che questi milioni di euro ritornano alla Comunità europea e vengono utilizzati su altri territori.
Allora, concludendo, Presidente Buttiglione e colleghi, credo che ci siano stati dei segnali importanti che vanno nella direzione di una percezione effettiva di quella che deve essere una cultura federalista, ma legata al dato patriottico e repubblicano, da parte anche delle classi dirigenti siciliane. Le citava prima Lo Presti: quando la Sicilia, per la prima volta, si dota di un piano regionale paesaggistico da cui fare scaturire dei piani regolatori che si pongono l'obiettivo di limitare l'uso del territorio indiscriminato, soprattutto in termini di abusivismo edilizio; quando il tema del consumo del territorio viene posto solamente all'attenzione delle classi dirigenti meridionali. Infatti, possiamo lamentarci di Lipari o dei disastri di Messina, ma quei disastri nascono sempre dall'abusivismo, dalle discariche abusive e da tutto ciò che, in maniera oggettivamente criminale, dei gruppi dirigenti hanno permesso sul territorio. Il ripensamento culturale così profondo che vogliamo rappresentare al Governo è questa necessità di rappresentanza di questa nuova idea, in questo caso della Sicilia, che deve trovare spazio nelle rappresentanze dei propri interessi legittimi e non delle proprie rivendicazioni.
Concludendo, signor Presidente, ammiro molto uno studioso pugliese, non è siciliano. Si chiama Franco Cassano e in quel libro, Il pensiero meridiano, che credo che tutti dovrebbero leggere e sul quale tutti dovrebbero riflettere (non soltanto le classi dirigenti del Sud), traccia la possibilità di intravedere uno sviluppo diverso per il Meridione d'Italia, uno sviluppo che non si aspetti l'elemosina né da Roma, né dal Nord, che sappia valorizzare le proprie peculiarità. Occorre uno sviluppo che sappia parlare una lingua in cui, se esistono in Sicilia cinque siti inseriti nella World Heritage List (ma, a differenza della Toscana, sono inseriti tutti per peculiarità differenziate, come lei ben potrebbe insegnarmi), significa che parliamo probabilmente di uno dei più grandi esempi di stratificazione storica, culturale, paesaggistica, archeologica e monumentale del pianeta. Pag. 47
Su questo noi vogliamo costruire uno sviluppo diverso da quello passato basato sull'assistenzialismo e sull'elemosina da parte dello Stato, ma ciò non significa che, per costruire questo, noi si debba rinunciare a quei fondi necessari per equilibrare ciò che la grande e la pesante industria del Nord ha determinato in termini di attacco al territorio, di devastazione ambientale, di problemi alla salute e di bonifiche ambientali.
Io non ho gradito i toni con cui si è ragionato, ad esempio, del decreto-legge sull'Ilva quando se ne parlava in termini di collocazione geografica. La più grande opera che un Governo, non tecnico, ma politico, dovrebbe porre in essere è una grande opera di bonifica idrogeologica, industriale, ambientale, paesaggistica su tutto il territorio nazionale. Su quello si rimetterebbe realmente in moto l'economia.
Allora, il senso di questa nostra mozione è quello di ridare la parola e la possibilità di rappresentanza ad una nuova idea della Sicilia, non alla Sicilia delle decine e decine di migliaia di assunzioni e di precariato, ma alla Sicilia che guarda al proprio patrimonio per riscrivere la propria storia, una storia all'altezza della propria tradizione culturale e di tutto ciò che, in termini di specificità, può dare all'unità nazionale e alla Patria (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'UdC è molto attenta all'equilibrio dei conti pubblici ed è la ragione per la quale sosteniamo con convinzione l'azione del Governo Monti ed abbiamo sostenuto con altrettanta convinzione la riforma dell'articolo 81 della Costituzione, che detta regole più stringenti sul pareggio di bilancio. Stiamo lavorando sulla legge di attuazione dell'articolo 81 e tra le disposizioni più impegnative vi è quella, attualmente in discussione, sul concorso di regioni ed enti locali al mantenimento degli equilibri di bilancio. Le norme sull'armonizzazione della contabilità pubblica, approvate in attuazione del federalismo fiscale, riportano ad unità il sistema di controllo e gestione della finanza pubblica.
Questo obiettivo, tra l'altro, ci è stato richiesto anche dai regolamenti europei sul cosiddetto Semestre europeo, che dopo l'esperienza dei conti taroccati del bilancio dello Stato greco ha omologato ai parametri Eurostat tutti gli indicatori statistici nazionali. L'armonizzazione delle norme di contabilità interne dei Paesi europei, soprattutto dell'Eurogruppo, è condizione necessaria per quell'unità fiscale richiesta per costruire l'unità politica europea, il cui sbocco auspicato è quello degli Stati uniti d'Europa. A piccoli passi, con la logica gradualista di Schumann, questo si sta facendo, grazie anche all'accelerazione imposta dalla crisi dell'euro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,40)

AMEDEO CICCANTI. Come dicono i cinesi, ogni crisi può essere un'opportunità. In tale contesto vanno riportate ad unità non solo le norme di contabilità pubblica delle regioni a statuto speciale, a cominciare dalla regione Sicilia, ma anche il concorso di queste Regioni agli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea. È in tale ambito pertanto che vanno salvaguardati i principi di autonomia previsti dallo statuto della Regione siciliana. Posto che la gestione del denaro pubblico è condizionata da un'azione amministrativa informata all'imparzialità e al buon andamento della pubblica amministrazione, come ci insegna l'articolo 97 della Costituzione, le mozioni di cui si sta discutendo vanno lette in quest'ambito. L'UdC quindi non intende discutere o ridiscutere i principi di autonomia che stanno alla base dell'autonomia siciliana. Anzi, questi principi li sosteniamo e li difendiamo. Interveniamo su queste mozioni invece per discutere solo sulla gestione Pag. 48del denaro pubblico da parte del Governo siciliano. Non condividiamo pertanto la mozione della Lega Nord nel metodo e nella sostanza. Chiedere al Governo se l'erogazione di 400 milioni di euro prevista a favore della regione Sicilia sia dovuta o meno, ben sapendo che attiene alla restituzione di anticipazioni fatte dalla regione di fondi per le aree sottoutilizzate, è ingiusto e politicamente immorale. Si sarebbe potuta fare un'interrogazione oppure un approfondimento. Imbastire una campagna denigratoria contro la Sicilia, imputandole addirittura il rischio fallimento, ci sembra scorretto da parte di una forza politica che è stata al Governo, in Ministeri chiave come quello dell'interno, dove si poteva e doveva controllare e prevenire.
Non va sottaciuto che la regione Sicilia vanta nei confronti dello Stato un consistente credito di circa un miliardo, tra cui va ricordato quello di quei 240 milioni da destinare alla spesa sanitaria. Sono crediti maturati durante il Governo Berlusconi, quei crediti cioè che si aggiungono ai 60-70 miliardi di debiti lasciati qua e là in tutta Italia, con fornitori e imprese appaltatrici che hanno lavorato per la pubblica amministrazione e non sono mai stati pagati.
Detto questo, non ignoriamo le criticità della gestione. Il ritardo nella realizzazione dei programmi comunitari inerenti i fondi strutturali, a causa di rendicontazioni inaffidabili dovute ad una frantumazione di progetti disorganica ed incapace a generare sviluppo è un dato inquietante. La riprogrammazione delle risorse comunitarie ottenuta dal Presidente Monti per 120 miliardi a favore delle aree svantaggiate, soprattutto del Sud, rischia di essere compromessa da dissipazioni burocratiche e finanziarie. È inquietante anche il dato che assegna alla Sicilia 1.836 dirigenti della regione. Più inquietante però è l'affidamento di consulenze esterne ed incarichi dirigenziali esterni, non ritenendo utili le professionalità dei 1.836 dirigenti in carica. Assurdo, dannoso, inaccettabile, soprattutto se si pensa che tra maggio e dicembre 2011 per tali spese sono stati autorizzati ben 653 mila euro e da gennaio ad aprile 2012 ben 74.572 euro.
Ben poca cosa di fronte a un bilancio di previsione 2012 di 27 miliardi di euro, di cui 1 miliardo e 600 milioni destinati al pagamento di stipendi e salari, però danno il segno di una tendenza che non si vuole cambiare. Il rendiconto finanziario regionale, secondo la Corte dei conti siciliana, registra una situazione di notevole e preoccupante deterioramento: tutti o quasi i saldi fondamentali presentano valori negativi. I volumi dei residui passivi sono cresciuti da 5 a 7 miliardi di euro, denunciando un ritardo di efficienza nella spesa che danneggia l'economia locale; il debito regionale è arrivato a 5 miliardi e 300 milioni di euro, con un nuovo prestito di 818 milioni di euro acceso a novembre 2011; l'accertamento delle entrate è disastroso, la riscossione peggiore: 15 miliardi e 700 milioni di euro sono ancora da incassare; l'indebitamento, al 31 dicembre 2011, è di oltre 17 miliardi di euro a causa di residui attivi - ritenuti di dubbia esigibilità -, che danno entrate fittizie poi coperte da prestiti. Bisogna risanare il bilancio della Regione siciliana, è in pericolo la coesione sociale e lo sviluppo della Sicilia. Bisogna garantire stipendi, pensioni, pagamenti a fornitori ed imprese, oltre agli investimenti per lo sviluppo. Bisogna garantire la tutela dei livelli essenziali e delle prestazioni concernenti i diritti sociali e civili. Questi sono i temi della campagna elettorale. La lotta alla criminalità e alla corruzione si fa anche e soprattutto con la qualità politica della buona amministrazione. Questo è l'impegno dell'UdC che, con il senatore Giampiero D'Alia, nostro riferimento politico di primo piano in Sicilia, intendiamo proporre ai siciliani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, aggiungerò poche cose a quanto detto dal Pag. 49collega Ciccanti, e voglio recuperare in parte anche quanto ho detto questa mattina in sede di discussione sulle linee generali.
Le mozioni, atti di indirizzo parlamentare, sono occasioni per una perlustrazione dei problemi, e queste mozioni incentrano l'attenzione soprattutto sulla situazione siciliana, in riferimento a un dato, a un fatto: la remissione da parte del Governo di 400 milioni di euro. Su questa somma e su questo provvedimento del Governo si è concentrata - si diceva poc'anzi - una serie di attenzioni; vi sono state delle polemiche e poi si è andati avanti rispetto a considerazioni e a valutazioni più varie, plurime, che hanno riguardato certamente il presente e il futuro della Sicilia, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista politico e gestionale e, quindi, di carattere amministrativo. Sui 400 milioni di euro credo che Ciccanti abbia chiarito, come ha chiarito il volume della somma di 15 miliardi di euro che dovrebbero essere acquisiti dalla Regione siciliana, anche se vi è un dubbio sulla loro esigibilità, e ha chiarito anche altri problemi, sia riguardo a quello che è l'articolo 120 della Costituzione, a quella che è una legge dello Stato e, aggiungerei, anche a quello che è un giudizio della Corte dei conti, che non è un giudizio tranquillizzante rispetto a quella che è stata la gestione amministrativa, tecnica, del bilancio da parte della regione Sicilia. Ritengo che questo sia un momento di fare una valutazione complessiva, perché sarebbe certamente non utile per nessuno schierarsi a favore della Sicilia o contro la Sicilia per fini di carattere politico e per fini di carattere strumentale.
Siccome c'è questa venatura strumentale in alcune mozioni, noi non siamo interessati ad entrare nel merito rispetto ad un voto e ad una presa di posizione. Siamo invece interessati a capire e a cogliere quello che vi è di nuovo, il nuovo che può venire in termini forti nella misura in cui il Parlamento prende coscienza di questo non per una valutazione semplicemente tecnica, non per mettere lo spolverino su un atto del Governo che, a nostro avviso, è giusto, ma per ricondurre anche tutta la problematica che riguarda la Sicilia, che riguarda il Mezzogiorno e il nostro Paese ad una considerazione molto più alta che attiene certamente al livello della politica e all'impegno di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Sarebbe poca cosa, signor Presidente, se i gruppi parlamentari in questo momento avessero semplicemente una visione minimale, particolare e parziale anche dei problemi della Sicilia. Diciamo con molta chiarezza che vogliamo andare avanti. Anche il sottosegretario questa mattina, in sede di replica, ci ha intrattenuto sui limiti dello Statuto siciliano per quanto riguarda i recuperi e gli indennizzi di tutte le attività petrolifere e dei giacimenti petroliferi che ci sono in Sicilia.
Allora qual è la mia considerazione di fondo? Noi stiamo discutendo, continuamente, dei problemi del Mezzogiorno. L'altra settimana abbiamo discusso della Calabria, la prossima settimana andremo ad esprimere un giudizio e un voto sulle mozioni sulla regione calabrese, ma c'è un dato forte che è emerso durante i lavori della I Commissione: oggi bisogna avere una visione e soprattutto un atteggiamento costruttivo rispetto al recupero e rispetto all'identità di questo nostro Paese.
Non c'è dubbio, signor Presidente, che quando si parla di riforme dobbiamo avere ben chiara una visione rispetto alle regioni. Allora, faccio una domanda alla quale non so dare una risposta, ma la faccio: se siamo in termini e in sede politica e parlamentare, è giusto ancora mantenere regioni a statuto speciale diversificate dalle regioni a statuto ordinario, oppure bisogna rivedere tutto alla luce di quel federalismo a cui faceva riferimento l'onorevole Ciccanti per evitare squilibri sul piano territoriale e per avere un'unitarietà di bilancio, di gestione e di controllo per quanto riguarda la spesa?
Un'altra considerazione che faccio, e poi mi taccio, signor Presidente: è giusto avere differenti sistemi elettorali - non parlo ovviamente di questo nostro sistema elettorale che interesserà il Parlamento Pag. 50nelle prossime elezioni che ancora è in fieri - per quanto riguarda l'elezione del Parlamento e dei consigli regionali?
È giusto avere un presidenzialismo non bilanciato da un ruolo del consiglio regionale? È giusto avere un presidenzialismo per quanto riguarda i comuni ed eventualmente le province? Se invece venisse considerata anche la peculiarità di un ruolo di bilanciamento e quindi di controllo, come possiamo controllare i bilanci effettivi rispetto a una mala gestione, se non abbiamo una platea ed una partecipazione alle scelte di carattere economico?
Sono interrogativi, ma l'interrogativo si pone soprattutto per le regioni, perché qualcuno mi potrebbe dire: i comuni sono un fatto amministrativo, ma le regioni hanno un potere legislativo. Allora le Camere hanno potere legislativo, le regioni hanno potere legislativo e non si capisce perché ci deve essere una differenza sostanziale rispetto all'impianto dell'Esecutivo ed il ruolo tra consiglio regionale o assemblea regionale rispetto a chi detiene la responsabilità della guida dell'amministrazione.
Ecco, signor Presidente, io ritengo che questi siano i dati. Quando Ciccanti diceva - sto finendo - che non riusciamo a capire la mozione della Lega Nord, lo diciamo con molta chiarezza: c'è qualcosa che sfugge sul piano culturale, sul piano della storia, sul piano di come si è articolato questo nostro mondo e questo nostro Paese. Rischiate di avere una visione minimale e parziale e non un respiro alto che la politica richiede oggi a noi impegnati in questa Assemblea. Non c'è dubbio che questo è un momento difficile per tutti noi.
Allora dobbiamo avere una visione che riguardi il nostro Paese senza fughe in avanti e indietro, ma avendo ben saldo e soprattutto avendo ben chiaro il nostro impegno, che dobbiamo portare avanti con grande determinazione, con grande civiltà, ma soprattutto con grande passione politica e civica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per una discussione approfondita e puntuale della mozione presentata è assolutamente necessario partire dal giudizio della sezione della Corte dei conti della regione siciliana. Tra la di fine luglio e i primi di agosto, infatti, come tutti voi ricordate, i rappresentanti della Corte dei conti della Sicilia sono stati auditi in Commissione bilancio alla Camera per cercare di spiegare la notizia dell'enorme buco di bilancio, avvalorata dai numeri del rendiconto della regione. Un deficit, un default, che ha costretto il governatore Lombardo alle dimissioni.
In realtà, al di là di quanto riportano i media nazionali, pochi hanno avuto il piacere di conoscere nel dettaglio le magie contabili della regione siciliana. Allora mi permetto io di dare qualche numero presentato nel corso dell'audizione. Il Governo, invece di sprecare i nostri soldi in surreali spot di pubblicità progresso sull'evasione fiscale, facendo figurare i nostri artigiani e imprenditori del nord come dei parassiti evasori da annientare, dovrebbe stampare in milioni di copie questo best seller della Corte dei conti siciliana, intitolandolo «Ecco perché il nord vuole la secessione» e inserendolo magari anche nel piano di studi obbligatorio per le scuole elementari e medie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Sicilia risulta, infatti, esposta finanziariamente per più di 5 miliardi di euro, mentre la spesa regionale complessiva è incrementata di quasi 300 milioni di euro dal 2010 al 2011, che, tra l'altro, è lo stesso importo che regalate a Taranto per la vertenza Ilva. La stessa regione evidenzia l'immensa cifra di oltre 15,3 miliardi di euro di residui attivi, di cui ben 14 risalenti ad anni precedenti al 2001. A questo punto appare assai chiaro come sia molto improbabile l'esigibilità di questa montagna di denaro pubblico, pari a tre volte la Pag. 51tanto acclamata spending review di Monti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È una manovra presentata come la panacea di tutti gli sprechi della pubblica amministrazione, ma la cui utilità è risultata pari all'aspirina prescritta dal medico per un malato terminale di cancro. In verità questi soldi non verranno mai incassati, anche a giudizio della Corte, consolidando quindi un buco miliardario che alla fine dovremo pagare sempre noi del nord. Si tratta di 15 miliardi di euro, signor Presidente, solo 3 miliardi in meno dell'intero gettito IMU delle seconde abitazioni stimato dal Governo per l'intera Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ma attenzione, onorevoli colleghi, il peggio della finanza della regione siciliana deve ancora arrivare, perché il punto più oscuro e diabolico dei conti della regione siciliana si annida nelle spese per il personale. I dipendenti della regione siciliana sono oggi 20 mila, anche perché nel 2011 ne sono stati stabilizzati 4.900. Sì, stabilizzati, perché questo è il vero tumore dell'assistenzialismo meridionalista: dare un qualsiasi posto di lavoro, indennità, pensione, falsa invalidità a tutti.
È quasi come se fosse stato assunto in un colpo solo tutto il personale della regione Veneto e Piemonte. Poi, però, nel conto dobbiamo mettere anche i 31 mila forestali, sempre a carico della regione, senza dimenticare gli altri 7 mila dipendenti delle società in generale e i 1.600 dirigenti, e così arriviamo alla modica cifra di 58 mila persone.
Giusto per dare un termine di confronto, in Lombardia vi sono 5 mila dipendenti regionali con una popolazione di dieci milioni di abitanti, il doppio degli abitanti della Sicilia.
Ora, in periodi di risparmi di spesa, di tagli e di spending review, qualcuno certo si porrà un'altra domanda: quanto spende la regione Sicilia per questo vero e proprio e, soprattutto, efficiente ed efficace esercito? Ebbene, nel 2011 la regione Sicilia ha evidenziato una spesa per stipendi del personale, tra retribuzione e voci ad essa collegate, per un ammontare pari a 1 miliardo 700 milioni. Di fronte a cifre simili, l'imprenditore del nord, che non può essere pagato dalla pubblica amministrazione, piuttosto che il sindaco bloccato sul Patto di stabilità, avrebbe tutti i sacrosanti diritti - e lo dico con convinzione - di non pagare più le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! La rivolta fiscale è l'unica soluzione a tutto ciò. Drastica, dolorosa, ma sicuramente più efficace e legittima delle aspirine di Monti per curare il cancro dell'assistenzialismo.
Il problema è che la risposta di oggi, di chi amministra il Paese, è che l'unica cosa che il Governo ha pensato bene di fare, per sospendere questa nefandezza, è stata quella di elargire ulteriori 400 milioni alla regione Sicilia. Complimenti allora! Mentre vi è un Paese che sta affondando, mentre le nostre aziende chiudono ci sono 150 i tavoli aperti al Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, caro sottosegretario. Sono 180 mila i lavoratori coinvolti e 30 mila gli esuberi in corso. Non esiste solo l'Ilva di Taranto, ma ci sono anche molte altre realtà produttive del nord: Fincantieri, Lucchini, Merloni, Elettrolux, Indesit, tutto il settore tessile, tutto il settore delle costruzioni. Pure il turismo è in crisi e i nostri giovani scappano per cercare lavoro! Sono 200 mila i giovani che sono emigrati in Germania per trovare un posto di lavoro e non sono i famosi «cervelli in fuga», ma sono artigiani e operai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Cosa sta facendo il Governo per loro? Dà ancora soldi a chi i nostri soldi li ha sperperati da sempre! Se credete che le mie affermazioni siano faziose sappiate che la stessa Corte dei conti parla di un ricorso a un numero di assunzioni, da parte del settore pubblico, in misura superiore alle effettive esigenze. Questo lo ha detto la Corte dei conti siciliana, signor sottosegretario, e non la Lega. Lo ha detto la sezione regionale della Sicilia della Corte dei Conti!
C'è bisogno di altro per convincervi che questa storia del continuare a mantenere Pag. 52certe regioni deve assolutamente finire? Qui vi è tutto un Paese che sta affondando, ci sono giovani che non trovano lavoro ed aziende che chiudono, imprenditori che si suicidano (ben 50 suicidi in Veneto negli ultimi due anni). E cosa dire dei sindaci, che non riusciranno a chiudere i bilanci e saranno costretti, per mantenere gli stessi servizi ai cittadini, ad aumentare l'IMU oppure l'addizionale Irpef comunale?
Sono di questi giorni i dati aggiornati del Ministero sui trasferimenti ai comuni. I tagli ai nostri municipi sono così drammatici da arrivare, in molti casi, al completo azzeramento dei trasferimenti erariali dovuti. Questo capita ai comuni virtuosi del nord e non ai comuni del sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È avvilente assistere al fatto che il Governo, di fronte a cotanto spreco di risorse pubbliche, invece di punire i responsabili e dare così prova di saper gestire e adeguare correttamente la situazione così drammatica, non trova niente di meglio da fare che mandare altri soldi e altre risorse. Siamo stanchi e lo diciamo soprattutto ai colleghi settentrionali degli altri partiti, che silenti e ubbidienti agli ordini dei propri partiti romanocentrici, continuano ad avallare le scelte contro il territorio dove sono nati e cresciuti. Ma dove siete? Non potete più avallare questo furto, perché di furto si tratta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Come spiegherete, cari colleghi, al nostro nord che più del 60 per cento dell'IMU viene pagato sempre dai soliti «polentoni»? Che ci sono ancora due milioni di fabbricati non censiti al sud e che non pagheranno mai l'IMU (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Cosa direte agli operai veneti, che stanno perdendo il lavoro a Marghera, mentre a Taranto avete concesso gli aiuti di Stato?
C'è infine - e concludo, signor Presidente - un aspetto quasi tragico in tutta questa vicenda. L'assurdo è che lo sperpero che sta avvenendo in Sicilia si sta consumando in una regione autonoma, una regione quindi che gode di un regime fiscale particolare e agevolato, di diritti più che di doveri, di benefici più che di aggravi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), ma che riesce, nonostante tutto, a gettare i soldi pubblici delle proprie casse e che, quando arriva con l'acqua alla gola, non trova di meglio che chiedere aiuto al Governo. Un bel modo davvero per dirsi autonomi!
Signor Presidente, la Sicilia ha questa indipendenza, per la quale noi da anni ci battiamo tutti i giorni. Continuate così e vedrete che scenderanno in piazza milioni di persone per l'indipendenza del nord, come è successo a Barcellona per la Catalogna o come sarà ad Edimburgo sabato prossimo per la libertà del popolo scozzese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, non abbiamo presentato come gruppo del Partito Democratico una mozione perché abbiamo visto nella iniziativa della Lega Nord, che è stata la protagonista di questa vicenda con la presentazione di una mozione specifica sulla Sicilia, tutta la strumentalità e l'incapacità di affrontare i problemi del Paese, scaricandoli in una bassa propaganda, che veramente, in questo caso, si può dire di «bassa lega» ...

RAFFAELE VOLPI. Non vogliamo più mantenervi!

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Voglio chiedere all'onorevole Bitonci, che ha fatto questo numero così approssimativo e anche assolutamente non vero della situazione, dove è stato in tutti questi anni. Onorevole Bitonci, chi era il Ministro dell'interno del Governo Berlusconi per quattro anni, dal 2008 al 2011? Era il suo leader attuale! Chi era il Ministro delle riforme? Era il suo leader precedente! Chi era il Ministro della semplificazione che, a braccetto con il governo siciliano, ha fatto tutti i pasticci sul federalismo? Era il senatore Calderoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Ma Pag. 53dove siete stati? Siete stati a passeggio? Quando dovevate usare i soldi del Mezzogiorno per eliminare l'ICI dalla prima casa per i ricchi del nord l'avete fatto senza nessun problema! Quando avete usato i voti dei meridionali e dei siciliani per andare al Governo, perché con i voti del nord non sareste mai andati al Governo, l'avete fatto. Siete andati al Governo con i voti dei meridionali e dei siciliani ed avete usato quei voti contro la Sicilia e contro il Mezzogiorno e, quindi, contro il Paese. È per questo che dovete guardarvi allo specchio e rendervi conto degli errori profondi, dell'incapacità di Governo e del modo in cui avete ridotto l'Italia, vicina al fallimento! Ciò è frutto di una concezione assurda e sbagliata che parte dal principio che, se abbandoni i deboli, i forti si salvano (Commenti del deputato Meroni)...

PRESIDENTE. Onorevole Meroni!

SERGIO ANTONIO D'ANTONI.... Se abbandoni i deboli, i forti non si salvano ma vanno in crisi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole D'Antoni, mi scusi se la interrompo. Innanzitutto, le chiedo cortesemente di rivolgersi alla Presidenza e poi chiedo ai colleghi della Lega Nord Padania di permettere all'onorevole D'Antoni di svolgere la sua dichiarazione di voto, come hanno fatto gli altri colleghi.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, la ringrazio perché lei è puntuale, ma loro non sono abituati al confronto, quindi, loro parlano a loro stessi e poi non vogliono sentire ragioni su quello che hanno fatto.

PRESIDENTE. Onorevole D'Antoni, lei si rivolga alla Presidenza e vada avanti con il suo intervento.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Cito qui una dichiarazione del presidente di Confindustria Squinzi che avete invitato il 28 e il 29 settembre ai vostri stati generali del nord. Il presidente di Confindustria ha dichiarato una settimana fa queste testuali parole: «il Mezzogiorno e la Sicilia si trovano nel mezzo di una tempesta perfetta. Il tracollo della spesa pubblica è meno il 19 per cento.
La dinamica del PIL è inferiore a quella del resto del Paese. Solo 6,2 milioni lavorano e in questi anni di crisi 300 mila lavoratori hanno perso il posto di lavoro. In Sicilia il tasso di occupazione è calato al 41,9 per cento, si prevede una riduzione nel prossimo anno di un altro punto e mezzo, 14 mila persone perderanno il posto di lavoro. Il PIL è sceso del 2,8 per cento. È la regione, insieme alla Campania, che ha la perdita maggiore in tutta l'Italia».
Ecco, questa è la condizione di tutto quello che voi ci avete lasciato, dobbiamo ripartire da qui, dobbiamo ripartire da questa condizione se vogliamo dare una prospettiva alla Sicilia, al Mezzogiorno e all'intero Paese. Mettetevi bene in testa che solo se ci sarà un progetto serio di legalità, di sviluppo, di lavoro, di risanamento della finanza pubblica in Sicilia come in tutto il Paese noi avremo la possibilità di uscire come Italia dalla crisi.
Guardate i dati sulle esportazioni, guardate i dati che sono stati resi pubblici recentemente dall'ISTAT: abbiamo avuto un incremento delle esportazioni di 4 miliardi e mezzo, vuol dire che l'esportazione sta tenendo in Italia perché ci sono le imprese che lo fanno. È la domanda interna che non funziona e la domanda interna parte da chi ha più bisogno, se voi, come avete fatto in questi anni, abbandonate i deboli che non consumano, sono le imprese che producono che vanno in crisi, e le imprese che vanno in crisi sono al nord. È questo il vostro errore tragico (Commenti dei deputati dei gruppo Lega Nord Padania)! Se noi vogliamo uscire dalla crisi - il Partito Democratico lo sostiene con grande forza - si deve partire dai deboli, dovunque essi siano. Se si parte da lì, ci sarà la possibilità di avere un futuro per i deboli ma anche al nord ci si Pag. 54riprenderà, perché noi amiamo l'Italia, al nord, al sud e in tutta la sua dimensione.
Solo così si può andare avanti, è chiaro che ci vuole una capacità nuova, una nuova capacità di risanamento, un nuovo Governo che nasca da queste prossime elezioni regionali siciliane, un Governo in grado di affrontare questa situazione, di essere aiutato dal Governo nazionale e di essere in regola con tutta l'impostazione europea. Questa è la nostra proposta, è la proposta che facciamo in campagna elettorale e ci candidiamo, dopo anni, a guidare la Sicilia perché tutti i vostri - colleghi della Lega Nord Padania - compagni, chiamiamoli così, amici, tutti i vostri alleati di questi anni hanno ridotto la Sicilia come è ridotta, in una condizione assolutamente drammatica.
Allora noi ci candidiamo attraverso un progetto serio, che riduca il peso elefantiaco delle spese di gestione, che attivi la mobilità contrattuale seriamente, che cancelli in maniera assoluta tutte le consulenze. Ecco la strumentalità, ecco perché non abbiamo presentato mozioni, ecco perché noi ci misuriamo con il popolo siciliano attraverso una proposta che possa vincere in Sicilia per preparare una vittoria nazionale.
Per quel che riguarda poi la questione dei 400 milioni di euro, questa è veramente ridicola. I 400 milioni sono dati dallo Stato alla Sicilia per soldi già spesi di fondi FAS, di quel residuo che è rimasto dopo il «bancomat» che ne avete fatto negli anni passati. La Sicilia ha speso un miliardo 200 milioni di fondi FAS (Commenti del deputato Meroni), e qui si tratta solo di 400 milioni. Vengo al nord, vengo... Lo dico al nord che è interesse del nord avere un sud che cresca, non gli raccontate frottole, non vi credono più perché avete ridotto il nord così com'è, in piena crisi. Quindi glielo dico con chiarezza: non vi preoccupate, siamo in grado di fornire strumenti, valutazioni, capacità.
La nostra forza è la possibilità di avere argomenti tali da produrre un risultato concreto e vero, che serve alla popolazione siciliana, ma serve all'intero Paese. I 400 milioni, come dicevo, sono stati versati per soldi già spesi, quindi non c'è da riconteggiarli; la questione semmai è di fare un piano preciso che usi i fondi comunitari per scopi selettivi e seri, che punti al lavoro produttivo, che eviti chiusure come quelle della FIAT di Termini Imerese, che impediscono di proporre una formula di avanzamento se paghiamo un prezzo sul lavoro produttivo. Dobbiamo ribaltare tutto questo, puntare sull'impresa, sul lavoro produttivo, sulla legalità e su un vero futuro per la regione Sicilia e contemporaneamente per tutto il Paese. Per questa ragione noi voteremo contro la mozione della Lega e ci asterremo sulle altre mozioni, perché riteniamo che questo dibattito strumentale vada ripreso dopo le elezioni, quando avremo vinto in Sicilia per vincere in tutta Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, premetto affermando che queste mozioni nascono in maniera perlomeno singolare. Ci sorprendiamo non poco, per esempio, degli amici della Lega, sul contenuto del dispositivo, quando affermano: «riversare l'importo nelle casse dell'erario». Ci mancherebbe altro. Cosa dovrebbe accadere a fronte di tali cifre, se non la sua restituzione. Ormai questo rientra nell'ambito dell'etica non solo politica, ma anche contabile, ed è accettato a tutti i livelli.
Ancora peggio quando parlano di «spesa storica», perché non ci sono dubbi che ormai coloro che hanno buona volontà e vedono le cose dal giusto punto di vista non possono che accettare la logica «dei costi standard». Tutti in questo Parlamento siamo stati protagonisti nel far passare il principio dei costi standard. Quindi rievocare e rivangare logiche di un certo tipo, che appartengono alla preistoria della politica economica, non c'è dubbio che sono da condannare e francamente, Pag. 55da un certo punto di vista, ci siamo sorpresi.
Noi conosciamo anche la qualità degli amici della Lega e francamente in questo momento storico non ci è sembrato opportuno tirare fuori questo argomento, non fosse altro perché forse è bene che certi argomenti vengano concordati anche con altri partiti e altri uomini che la pensano in una certa maniera. Anche perché non si può fare di tutta un'erba a un fascio, addebitando le responsabilità di questo governo regionale a tutti. Mi riferisco ovviamente a questo governo Lombardo che tra qualche giorno finirà finalmente di stressare, colpire, limitare e uccidere la Sicilia; finalmente questa esperienza fra qualche settimana finirà.
Ebbene, dicevo, non si può fare di tutta un'erba un fascio. Sarebbe stato quindi opportuno concordare certe cose, anche perché abbiamo colto molte imprecisioni. L'intervento dello stimato collega Bitonci ha assunto un tono esilarante. Non abbiamo colto elementi positivi, vi era anche una retorica di vecchio stampo padano, che francamente ormai penso che appartenga, anche per quanto vi riguarda, al passato. Meno che meno possiamo accettare la mozione dell'MpA, che mi pare che da questo punto di vista sia veramente l'ultimo che possa parlare, al di là delle talvolta giuste ragioni. Nella loro premessa ci sono degli elementi oggettivamente giusti. Però francamente questo tipo di impulso da parte dell'MpA lascia veramente il tempo che trova. L'MpA si sta cominciando tra l'altro a dedicare da un po' di tempo alla «pesca della trota» ed anche alla «coltivazione delle trote». Vedo che si è lanciato in un nepotismo esplicito, quindi non accettiamo lezioni di sorta nemmeno da questo punto di vista. Allora come impostare questa mozione? Entriamo nel vivo, non ci sono dubbi che la Sicilia ha accusato entrate per meno 13 per cento.
Dovete convenire, amici della Lega Nord Padania, amici del Parlamento, che non si può dire che, se arriva il 13 per cento di entrate in meno, questo possa essere il frutto di una situazione di incoscienza economica, finanziaria e contabile. Mi pare proprio di no! Vuole dire che, forse, vi è una crisi conclamata. Sappiamo tutti che così stanno le cose, o pensate che, forse, le entrate siano inferiori solo in alcune parti d'Italia? Mi pare ovvio, quindi, che questo non possa essere addebitato ad una situazione derivante dalla caduta del PIL.
Riguardo alla spesa che aumenta, questa è da condannare e noi abbiamo il dovere di redarguirla, ma dobbiamo anche dare a Cesare quel che è di Cesare: mi riferisco alla programmazione sanitaria degli anni 2006-2008, stiamo parlando della gestione pre Lombardo, governo a guida MpA, UdC, Partito Democratico. L'allora assessore alla sanità Lagalla presentò un piano di risanamento della sanità, che è stato perfettamente rispettato.
In questi sei anni sono state portati avanti le relative linee e la Corte dei conti ha assolutamente dato pieno riscontro di un risanamento nella sanità, che, ricordo a tutti, vale il 50 per cento del bilancio della nostra regione. Eppure, nonostante tutto questo, lo Stato, che si era impegnato a dare ristoro delle somme con la puntualità che era dovuta, non ha fatto tutto ciò. Quindi, vi è una crisi finanziaria che è stata realizzata, in termini di flussi finanziari, dallo Stato che, invece, doveva mantenere i propri impegni.
Badate che questa non è una cosa di poco conto. Ecco perché dico alla Lega Nord Padania: prima di scrivere certe cose, concordatele con gli uomini di buona volontà, che la pensano alla stessa maniera, che hanno con voi una comunanza di valori, principi ed ideali, perché, probabilmente, le cose, quando vengono lette bene, assumono una valenza diversa rispetto a come sono state impostate e rispetto alla figura, certamente non edificante, che, secondo il mio modesto parere, oggi ha fatto il vostro gruppo.
E lo dico con grande rispetto, perché voi sapete l'amicizia politica che ci lega. Da questo punto di vista, il fatto stesso che la regione siciliana abbia il 50 per cento del bilancio, sanità che grava sulle risorse proprie, vi deve far pensare che cosa Pag. 56significa avere rispettato il Patto di stabilità della sanità. Vi ricordo che di queste risorse, il 51 per cento ce lo mette lo Stato e il 49 per cento ce lo mette la Regione siciliana.
Vi ricordo che nessuna regione in Italia contribuisce in questo modo. Non è uno scherzo di poco conto: stiamo parlando di 9 miliardi di euro! Se già vi è un processo di risanamento all'interno della voce più importante, mi pare di poter dire che, forse, tutti questi potevano essere dei segnali colti in maniera positiva. Ma non è neanche questo il punto centrale del mio intervento, che vuole puntare su ben altro e attiene ad un livello culturale, oltre che politico.
Noi non possiamo pensare che la Sicilia - in generale, questo vale per il sud - possa essere abbandonata a se stessa. È un modo sbagliato di affrontare le cose: siamo in presenza di un contenitore che va riempito in termini di ricchezza, di produttività, di sviluppo, perché lo sviluppo delle regioni del nord ha raggiunto ormai un livello notevole, ma la misura è difficile da colmare e da aumentare.
È molto più facile, invece, creare PIL e ricchezza dove vi sono le opportunità. Qualche anno fa Panebianco, che certamente non è tenero nei confronti del sud, ebbe modo di scrivere sul Corriere della Sera che «60 anni di democrazia non avevano portato doni al Mezzogiorno». Aveva ragione, perché in Sicilia doveva esserci sviluppo autentico per tutti, e non solo per il ceto medio. Qui entro nel vivo del ragionamento e vi spiego anche un passaggio, amici della Lega Nord Padania.
Quello che si sta subendo, in questo momento, in Sicilia è frutto delle politiche economiche sbagliate degli anni Cinquanta e Sessanta. Politiche economiche in malafede, attenzione, di chi allora decise tutto ciò. Infatti, il ceto medio e i cortigiani delle corporazioni, degli apparati, della politica dovevano stare bene, dovevano ingrassare, perché non si dovevano lamentare; il ceto medio che da sempre, in Italia, e a maggior in ragione in Sicilia, ha un ruolo, non si doveva lamentare.
Di conseguenza, tenuti buoni loro, si teneva buona la stragrande maggioranza di coloro che contavano. Tutto il resto della popolazione, invece, doveva emigrare, per diventare forza lavoro, braccia necessarie per sostenere il boom economico di quegli anni nel nord-ovest del Paese, Torino in testa. Non si può pensare che 60 anni di assistenzialismo scientifico, voluto per mantenere una popolazione in difficoltà, in modo che doveva emigrare e andare al nord a sostenere lo sviluppo di quelle aree del Paese, passino così, come se fossero un venticello.
Noi pensiamo e siamo convinti che tutto questo, e voi lo sapete, ha inciso profondamente sugli usi, sulle abitudini, sugli stili di vita della gente del Sud e della Sicilia, tant'è che quando i siciliani vanno fuori «danno i punti» a tutti. Da questo punto di vista non abbiamo bisogno di fare retorica sulla bontà, l'intelligenza e la preparazione dei siciliani che decidono di rischiare e di uscire fuori dai confini ottenendo successi lavorativi e professionali conclamati. L'assistenzialismo è il vero cancro culturale - mi rivolgo, a questo punto, ai banchi della sinistra - che uccide i neuroni e che sviluppa una capacità mostruosa nell'evitare le fatiche ed i sacrifici e nel ricercare il facile guadagno.
Quando la Germania festeggiò il decennale della sua unificazione, il 3 ottobre del 2000, i tedeschi erano disperati perché dopo due lustri di investimenti, dal 1990 al 2000, i panzer teutonici si sentivano quasi frustrati per i pessimi risultati che avevano raggiunto fino a quel momento, perché l'unificazione non aveva prodotto praticamente nulla e la Germania dell'est continuava ad arrancare, anche se unita ad una locomotiva, ossia alla Germania federale.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pagano.

ALESSANDRO PAGANO. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente.
Ma non si arresero. Sapevano che dovevano cambiare una mentalità e che le caratteristiche antropologiche si modificano Pag. 57solo dopo tempo, in positivo come in negativo. «Le nazioni non nascono ricche» - diceva Marshall - «le nazioni diventano ricche». Così i tedeschi continuarono con gli investimenti in infrastrutture e formazione e con una stretta regia dello Stato centrale, arrivarono investimenti, udite udite, di 1.300 miliardi di euro nella Germania dell'est! 1.300 miliardi di euro! Da noi si continua a discutere sul fatto se si debba realizzare o meno l'autostrada Catania-Ragusa, fondamentale, che vale un miliardo scarso di euro. Da noi si continua a parlare del ponte sullo Stretto, che è l'unico sistema per poter collegare nord e sud e fare arrivare le merci dal Canale di Suez nei nostri porti e fare risparmiare 10 giorni di trasporto al sistema Italia, rendendola competitiva con i porti di Rotterdam e dell'Europa del nord! Queste sono le follie italiane! Si continua a sragionare, quando invece bisogna fare come gli altri: investire!
Allora il ragionamento è un altro. Quando vorrete, Sinistra, Lega, Destra, parleremo insieme compiendo così un vero salto qualitativo. L'importante è, però, che si capisca che noi abbiamo una Sicilia da riempire economicamente, non da distruggere.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pagano.

ALESSANDRO PAGANO. Sto concludendo, signor Presidente.
Una Sicilia da riempire è un'opportunità straordinaria. È follia pura abbandonarla. Da questo punto di vista noi siamo fortemente convinti - non solo per il dato antropologico, che spero di aver spiegato bene - che con le sue risorse umane, materiali e morali, il popolo siciliano, e non una scellerata parte della classe dirigente che ha governato il Paese, ce la possa fare complessiva.
Per quanto riguarda il voto sulla mozione in oggetto, personalmente mi asterrò, lasciando poi al gruppo la valutazione complessiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Versace. Ne ha facoltà.

SANTO DOMENICO VERSACE. Signor Presidente, cari colleghi, si parla della Sicilia, ma il vero problema è rappresentato da tutte le regioni.
Nel 1970, senza le regioni, la spesa pubblica incideva sul prodotto interno lordo solo per il 40,5 per cento; oggi è stabile oltre il 100 per cento. Il vero problema su cui riflettere consiste nel decidere di abolire tutte le regioni che, nella realtà attuale, sono delle autentiche associazioni criminali di stampo politico. Questa è la realtà, il resto sono favole.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei soltanto verificare se le proposte di modifica che ho illustrato precedentemente vengono accettate, in particolare dalla Lega Nord Padania. Mi pare di capire di no. Allora il parere nei confronti della mozione n. 01117 presentata dalla Lega Nord Padania rimane contrario, mentre per quanto riguarda le mozioni presentate dagli altri gruppi mi sembra che i presentatori abbiano accettato tutte le modifiche proposte.
Devo fare una precisazione soltanto in relazione alla mozione Olivieri.

PRESIDENTE. Sì, sottosegretario, la mozione Olivieri n. 1-01135. Qual'è la precisazione?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La precisazione è che il dispositivo, su richiesta dei presentatori della mozione, al secondo capoverso, si deve leggere: «a versare con urgenza nelle casse della Regione siciliana quanto anticipato dalla stessa per Pag. 58conto dello Stato secondo le risultanze che emergeranno dai lavori del tavolo tecnico stabilito tra il Governo e la Regione Sicilia».
Con queste ulteriori modifiche il parere, anche in questo caso, è favorevole.

PRESIDENTE. Mi scusi, signor sottosegretario Polillo, il Governo esprime parere favorevole sulla premessa o la premessa va modificata?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La premessa deve essere completamente eliminata.

PRESIDENTE. Quindi la riformulazione è nel senso di eliminare la premessa e se i presentatori della mozione, eliminata la premessa, accettano la riformulazione, il parere si intende favorevole.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, abbiamo approfondito con il sottosegretario alcuni aspetti della mozione, e accettiamo tale riformulazione.

IGNAZIO MESSINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che il parere del Governo sulla nostra mozione n. 1-01131, era quello di rimettersi all'Assemblea per l'ultimo capoverso. Vorrei sapere se ciò è confermato o se invece il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Messina, prendo atto che il Governo ha confermato che il parere su una parte è favorevole, mentre su un'altra si rimette all'Aula.

IGNAZIO MESSINA. Allora chiedo, signor Presidente, di votarla per parti separate.

PRESIDENTE. Sì, ovviamente. Quando arriveremo alla votazione della sua mozione, la Presidenza avrà esattamente precisato e chiarito quanto da lei chiesto.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dozzo ed altri n. 1-01117, non accettata dal Governo; infatti i presentatori della mozione non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo e, pertanto, il parere del Governo deve intendersi contrario sull'intera mozione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli colleghi, se rimanete al posto, riusciamo a svolgere tutte le votazioni ed a passare anche all'altro punto all'ordine del giorno. Onorevoli Garagnani, Leo, Bossa, Mondello, Fitto, Anna Teresa Formisano, Rao, Fiano... di nuovo l'onorevole Bossa. Se gli onorevoli Rao e Bossa hanno votato possiamo chiudere. L'onorevole Bossa ha votato, l'onorevole Rao ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge
(Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 457
Astenuti 15
Maggioranza 229
Hanno votato
46
Hanno votato
no 411).

Pag. 59

Prendo atto che il deputato Malgieri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.
Passiamo alla mozione Messina ed altri n. 1-01131.
Avverto che ne è stata richiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quella su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Messina ed altri n. 1-01131, ad eccezione dell'ultimo capoverso del dispositivo, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Malgieri, Leo, Farina Coscioni, Cesaro, Fitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.

(Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 116
Astenuti 355
Maggioranza 59
Hanno votato
50
Hanno votato
no 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Messina ed altri n. 1-01131, limitatamente all'ultimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gatti, Cicchitto, Fitto, Vella, Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 213
Astenuti 258
Maggioranza 107
Hanno votato
26
Hanno votato
no 187).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Oliveri ed altri n. 1-01135, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli, onorevole Speciale, onorevole Cesaro, onorevole Letta, onorevole Migliavacca, onorevole Leo, onorevole Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 102
Astenuti 370
Maggioranza 52
Hanno votato
40
Hanno votato
no 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Presti ed altri n. 1-01137, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Nichilo Rizzoli, onorevole Cesaro, onorevole Iannarilli, Orlando, onorevole Carfagna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 130
Astenuti 342
Maggioranza 66
Hanno votato
56
Hanno votato
no 74).

Pag. 60

Seguito della discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011. (A.C. 5324) Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012.(A.C. 5325-A) (Ore 18,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012. Ricordo che nella seduta del 17 settembre 2012 si è conclusa la discussione generale congiunta, e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 5324)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante il Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 5324), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Veltroni, onorevole Calgaro, onorevole Berardi, onorevole Cesaro, onorevole Zunino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 450
Astenuti 21
Maggioranza 226
Hanno votato sì 408
Hanno votato
no 42).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 5324), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Fitto, onorevole Sposetti, onorevole Centemero, onorevole Razzi, onorevole Cesario, onorevole Cesare Marini, onorevole Giammanco, onorevole Fioroni, onorevole Russo, onorevole Froner, onorevole Crosetto, onorevole Mussolini, onorevole Cardinale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 466
Astenuti 4
Maggioranza 234
Hanno votato
410
Hanno votato
no 56).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 5324), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco, onorevole Bocciardo, onorevole Leo, onorevole Farina, onorevole Grassi, onorevole Farina Coscioni, D'Antoni, onorevole Mantini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 467
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato sì 410
Hanno votato
no 57). Pag. 61

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 5324), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gatti, Veltroni, Vignali, Villecco Calipari, Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 465
Astenuti 4
Maggioranza 233
Hanno votato
409
Hanno votato
no56).

Passiamo all'esame dell'articolo 5, con i relativi allegati (Vedi l'allegato A - A.C. 5324), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, con i relativi allegati.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Brugger, Frassinetti, Malgieri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 469
Astenuti 3
Maggioranza 235
Hanno votato sì411
Hanno votato
no58).

Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 5324), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Bonciani, Cesare Marini, Andrea Orlando, Duilio, La Malfa, Lussana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 461
Astenuti 4
Maggioranza 231
Hanno votato
404
Hanno votato
no57).

Prendo atto che il deputato Vignali ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 5324), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vignali, Gelmini, Crosetto, De Nichilo Rizzoli, Fitto, Gatti, Casini, Cesa, Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 467
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato
409
Hanno votato
no 58).

Pag. 62

Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 5324), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vignali, Cesare Marini, Sardelli, Fiano, Casini, Fioroni, Paolini, Granata, Gava, Mosella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 469
Astenuti 3
Maggioranza 235
Hanno votato
410
Hanno votato
no 59).

Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 5324), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Lussana, Sardelli, Della Vedova...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 463
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato
404
Hanno votato
no 59).

Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A - A.C. 5324), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Sardelli, Veltroni, Santori, Lussana, Garofalo, Cesa, Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 465
Astenuti 4
Maggioranza 233
Hanno votato
407
Hanno votato
no 58).

Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 5324), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Cesa, Pionati, Mottola, Mondello, Sardelli, Duilio, Tabacci, Franceschini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 466
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato
408
Hanno votato
no 58).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5324)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, terrò la parola solo per tre minuti, quindi credo che non sarà una grande sofferenza Pag. 63per i colleghi. Intervengo non per assolvere ad un obbligo rituale, ma per consegnare all'Assemblea alcune scarne considerazioni, insieme con la dichiarazione di voto favorevole dei deputati di Alleanza per l'Italia. In termini di competenza, il rendiconto ha presentato saldi di bilancio che a consuntivo si sono rivelati migliori delle previsioni, mentre così non è stato in termini di cassa. Il dato saliente, pertanto, è rappresentato dal fatto che i tagli lineari introdotti con provvedimenti adottati dal 2008 al 2010 risultano aver ridotto del 29 per cento le spese in conto capitale e solo del 2 per cento le spese correnti. Così, con riferimento ai residui passivi, è segnalato un aumento di quelli provenienti dagli esercizi precedenti pari a 1,6 miliardi di euro.
Secondo la Corte dei conti, questa perdurante anomalia dei residui passivi è legata a più cause. Tra queste, le misure di contenimento della spesa orientate allo slittamento dei pagamenti, ma anche una inadeguata qualità della legislazione; spesso carente di specifici progetti di fattibilità e gli schemi contabili obsoleti. Questo stato di cose evidenzia la condizione di difficoltà del controllo della spesa corrente, che si tenta di riequilibrare attraverso le forti riduzioni delle spese in conto capitale, che, invece, rappresentano il vero motore della crescita. Non si deve nemmeno trascurare il rilievo fatto dalla Ragioneria generale dello Stato sulla concentrazione delle spese in quattro Ministeri, che assorbono da soli l'87 per cento del totale, con l'effetto di trascurare settori strategici come l'istruzione, la cultura, la ricerca, l'ambiente e il territorio, settori su cui si gioca lo sviluppo del Paese.
Certo, sul rendiconto pesa l'effetto derivante dal durissimo contesto europeo (il flagello della speculazione finanziaria e la crisi greca), ma pesa anche l'azione dei Governi passati cui massimamente questo rendiconto si riferisce. Pesano le politiche dei tagli lineari, le inattendibilità di manovre che mettono nel conto entrate future ed eventuali, che poi mancano sempre all'appello.
Il rendiconto reca in sé tutto questo, ma reca un monito avanti a tutto: è arrivata l'ora della crescita e dello sviluppo, poiché non è più pensabile di poter procedere ulteriormente nella contrazione della spesa per investimenti necessari alla ripresa dell'economia di un Paese che da troppo tempo attende e soffre (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro questo provvedimento. Mi sia consentito in questa sede richiamare integralmente l'intervento dell'onorevole Borghesi in sede discussione sulle linee generali, al quale noi ci rifacciamo. In questa fase di dichiarazioni di voto voglio solo ribadire la parte relativa alla parte di bilancio concernente il Governo Berlusconi: dal rendiconto emerge che si è trattato di un bilancio da 145 miliardi di tasse. E il punto è: chi ha pagato queste tasse? È evidente che, contrariamente a quanto noi suggeriamo da tempo, a pagarle sono stati sempre i soliti: sono stati i lavoratori, le famiglie, i pensionati. In realtà, non abbiamo visto toccare gli evasori fiscali, i corruttori, gli speculatori, non abbiamo visto toccare i proprietari dei grandi patrimoni. In ciò sta il nostro giudizio negativo che è un giudizio negativo che si estende anche al Governo Monti, perché il Governo Monti ha aumentato queste tasse, le ha consolidate e le incrementate di altri 63 miliardi, senza invertire l'ordine dei fattori, come noi inizialmente avevamo chiesto. Ragion per cui ribadisco che il voto dell'Italia dei Valori sarà negativo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, io intervengo per l'Unione di Centro Pag. 64sul rendiconto che oggi siamo chiamati ad approvare. I dati contenuti in questo documento, che eviterò di citare, descrivono un Paese che già nel 2011 e prima del Governo Monti aveva cominciato a fare sacrifici per migliorare i propri fondamentali. Nel 2011 l'indebitamento delle pubbliche amministrazioni è sceso al 3,9 per cento del PIL ed il saldo primario è tornato in avanzo per oltre 15 miliardi. Tale miglioramento è stato in linea con una tendenza che ha riguardato tutti i principali Paesi europei e quindi va riconosciuto al Governo precedente e gli va dato atto che questa opera di rigore sui conti era di fatto già iniziata.
Certamente quindi questo è un dato che va riconosciuto, ma bisogna anche evidenziare che la riduzione della spesa pubblica e l'aumento della pressione fiscale, necessari a centrare gli obiettivi di bilancio in tempi brevi, non sono stati solo prerogative del Governo Monti quindi, ma l'aumento della pressione fiscale e la contrazione della spesa pubblica erano stati caratteristici anche del Governo Berlusconi. Anche gli effetti recessivi di queste manovre, che oggi molti, anche tra quelli che erano stati protagonisti delle scelte di politica economica del precedente Governo, vorrebbero addossare per intero al Governo attuale, andrebbero invece assolutamente condivisi.
Per inciso vorrei ricordare che proprio esaminando questo atto, proprio esaminando il rendiconto, la Corte dei conti ha stimato la percentuale di impatto delle varie manovre sui conti ed ha affermato che sui saldi al 2011 l'effetto delle manovre dello stesso anno, quelle più dure, quelle appunto predisposte dal Governo precedente, si riverbera per solo il 18 per cento. Questo vuol dire che la maggior parte di quegli effetti, la maggior parte degli effetti della manovra del Governo precedente, sta riverberandosi in questo esercizio. Allora, se volessimo continuare a svolgere il gioco inutile del rimpallo delle responsabilità, dovremmo rispondere a quelli che oggi criticano il Governo attuale per la recessione in corso che farebbero bene a prendersela con loro stessi e che la pressione fiscale è aumentata soprattutto negli anni in cui ha governato Berlusconi e nei quali le manovre le faceva Tremonti. Invece occorre essere onesti e dire che il vecchio Governo, per la spinta dell'Europa, ed il nuovo Governo, con più autorevolezza e più credibilità internazionale, hanno fatto soltanto ciò che era indispensabile fare, perché altrimenti il nostro debito pubblico sarebbe stato la palla al piede che ci avrebbe fatto sprofondare nell'abisso del default e del disastro della Grecia.
Ecco, con questo spirito noi esprimiamo il voto favorevole sul rendiconto del 2011, quindi sul rendiconto del precedente Governo, guardando alle luci e nonostante le ombre. Esprimiamo apprezzamento per il miglioramento dei saldi in termini di competenza e preoccupazione però, perché invece in termini di cassa tutti i saldi risultano peggiorati.
Esprimiamo il nostro voto favorevole nonostante nel rendiconto del 2011 sia scritta la sentenza più chiara sui tagli lineari di Berlusconi e di Tremonti. Il rendiconto dello Stato e le audizioni della Corte dei conti su questo documento, infatti, testimoniano che i tagli lineari contenuti nei provvedimenti adottati dal Governo precedente, dal 2008 al 2012, hanno ridotto la spesa pubblica, sì, ma come l'hanno ridotta? Hanno ridotto del 29 per cento la spesa in conto capitale, quella che serve allo sviluppo ed alla crescita, e soltanto del 2 per cento la spesa corrente, quella che invece si sta tentando di ridurre con queste manovre di revisione della spesa. I tagli lineari, che tante volte abbiamo contestato in passato, hanno ridotto dunque soltanto la spesa per la crescita, quella in conto capitale, e poi la spesa per l'istruzione, che si è ridotta del 2,8 per cento, per l'università, per la ricerca, per i servizi erogati dalle amministrazioni locali. Esprimiamo il nostro voto favorevole nonostante queste cose, nonostante permangano problemi rilevanti sulla gestione dei residui della pubblica amministrazione, come ha rilevato la Corte dei conti proprio sull'audizione al rendiconto. Pag. 65
Invece, potremmo concentrare la nostra attenzione su questi problemi, appunto sulle ombre contenute in questo documento, per addossare le responsabilità su chi ha governato prima dell'attuale Governo, ma non lo facciamo, perché la situazione del Paese è ancora grave e merita una comune assunzione di responsabilità. Come è noto, con l'approvazione del rendiconto si apre la nuova sessione di bilancio, allora vorremmo considerare l'approvazione di questo documento come un nuovo avvio e i problemi che nel rendiconto si evidenziano come temi di impegni per il futuro. Per esempio: dovremmo considerare l'insuccesso dei tagli lineari come la conferma, che da tutti deve essere condivisa, della necessità di proseguire sulla strada intrapresa dal Governo con la spending review, per separare la spesa improduttiva da quella per la crescita, per ridurre effettivamente i consumi dello Stato non attraverso tagli inefficaci, ma piuttosto accentrando le procedure di spesa nella stazione unica appaltante.
Inoltre, considerare la gestione dei residui e la dimensione dei debiti della pubblica amministrazione come un incentivo a recepire la direttiva dell'Unione europea sui pagamenti; se non sui pagamenti derivanti dai debiti pregressi - perché questi andrebbero coperti - almeno sui pagamenti che le pubbliche amministrazioni dovranno fare da qui in poi, perché su questo si può operare senza cercare necessariamente una copertura.
La situazione del Paese descritta nel rendiconto, ma sopratutto quella che ognuno di noi percepisce nella sua esperienza, devono essere l'occasione per pensare insieme al futuro, perché tirarsi addosso responsabilità del passato sarebbe soltanto un pericoloso salto all'indietro che non possiamo permetterci e che, soprattutto, non può permettersi l'Italia. Abbiamo scelto nei mesi passati l'impopolarità, costringendo gli italiani a sacrifici, che erano inevitabili per salvare il Paese. Stiamo facendo le riforme per consegnare ai nostri figli un Paese migliore; stiamo migliorando i nostri fondamentali economici per presentarci in Europa senza vergogna, ma con autorevolezza e dignità, e per giocare in questo modo nella discussione sulle prospettive dell'Europa, sulla riforma dei trattati, un ruolo che negli ultimi anni mai eravamo riusciti a svolgere. Ora bisogna mettere mano alla crescita; è una strada in salita che solo una politica autorevole, una politica capace di produrre Governi che abbiano il coraggio anche dell'impopolarità e delle riforme può realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto

PRESIDENTE. Onorevole Occhiuto, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, questo provvedimento è un provvedimento che a volte viene considerato tecnico, perché è quasi un atto dovuto approvare il rendiconto, ma non è così. È un provvedimento importante perché il rendiconto testimonia un po' tutto quello è stato fatto in un anno. Dobbiamo dire che nel 2011 molte cose sono state fatte dal Governo - che non era questo -, e quelle tante cose che sono state fatte sono state fatte sulla base delle disposizioni per la formazione del bilancio che furono approvate da quest'Aula nel novembre 2010. Era un momento difficile, era un momento nel quale il Governo subiva il primo forte attacco da una parte della sua stessa maggioranza, dal Presidente Fini e da questo nuovo gruppo parlamentare che a lui si riferiva, che iniziò un'operazione di attacco alla maggioranza, cercando di detronizzare il Presente il Consiglio e porre fine a un legittimo Governo eletto dagli elettori. In quel caso vi fu un voto di fiducia che per poco diede comunque la possibilità di continuare nell'operazione di Governo, e abbiamo avuto la possibilità di andare avanti ancora un anno. Nel 2011, Pag. 66grazie alla forza della Lega, molte cose sono state fatte, molte cose sono state portate avanti.
Devo dire che quel bilancio che noi adesso andiamo con questo rendiconto ad approvare ha portato degli effetti positivi, fino a quando il Governo legittimo uscito dalle elezioni ha avuto la possibilità di andare avanti.
In effetti, noi possiamo verificare che la gestione di competenza ha fatto conseguire nel 2011 un miglioramento di tutti i saldi. Il ricorso al mercato è risultato inferiore al previsto, mentre gli altri saldi sono risultati tutti migliori delle previsioni e positivi. In particolare, il valore positivo del risparmio pubblico denota un percorso in atto di risanamento finanziario non solo quantitativo, ma anche qualitativo.
C'è stato anche un avanzo primario consistente e quindi questo testimonia che per i dieci mesi e mezzo di Governo di una maggioranza Lega-PdL legittimamente votata dai cittadini le cose si erano fatte bene e questo rendiconto testimonia, almeno fino a quando c'è stato il Governo legittimo, che le cose si stavano facendo bene e che quindi quell'operazione di far cadere il Governo non fu un'operazione dovuta a un problema economico di dover salvare l'Italia, perché l'Italia la stavamo salvando, cari colleghi, e in modo particolare noi della Lega Nord stavamo salvando il nord da quella deriva che ha ripreso dopo la caduta del Governo Berlusconi di stillicidio di provvedimenti contro il nord.
Quindi, noi il nord lo stavamo salvando, come stavamo salvando tutto il Paese. Quella manovra di cambio di Governo fu una manovra di palazzo, perché una parte di deputati eletti con la maggioranza uscì dalla maggioranza, ma non fu una manovra per salvare il Paese. I numeri di questo bilancio lo dicono. Anzi, quello che è avvenuto dopo ha fatto sì che la situazione peggiorasse, perché dietro questi numeri dobbiamo renderci conto che ci sono delle politiche e ci sono delle persone.
Noi non possiamo guardare il bilancio solo sotto l'aspetto contabile con una calcolatrice, dobbiamo guardarlo anche con il cuore, perché il cuore significa che ci sono delle persone vive dietro questi numeri. Ci sono i cittadini che hanno bisogno di risposte, ci sono i cittadini del nord che continuano a pagare balzelli che hanno creato una recessione.
Ci sono cittadini del nord che in quel mese e mezzo di Governo Monti nel 2011 hanno subito delle bastonate incredibili, ed è per questo che noi voteremo contro questo rendiconto, perché se per i primi dieci mesi e mezzo il trend è stato ottimo - e lo testimoniano poi i risultati - nell'ultimo mese e mezzo di Governo Monti sono state effettuate delle operazione sconsiderate.
È stata inserita l'IMU, sono state toccate le pensioni, è stata aumentata l'IVA, le accise sulla benzina. Ma perché questo? Perché i tedeschi ce lo chiedevano? Ricordiamoci quando i tedeschi ci chiedevano di partecipare a qualcosa insieme a loro. Erano gli anni Trenta e sappiamo come è andata a finire. Quindi, forse sarebbe ora che questo Governo si rendesse conto che non può continuare in questo modo. I dati sono scritti su questi documenti.
Il Governo legittimo di questo Paese era un Governo Lega Nord-PdL, era un Governo dove il nord aveva la sua rappresentanza, era un Governo con quel sogno di libertà che noi cittadini padani abbiamo e che non è contro nessun altro, ma è un sogno di libertà per ognuno, un sogno di valorizzazione delle tante peculiarità dei popoli che compongono questo Paese. Questo sogno noi lo stavamo portando avanti con il federalismo fiscale e questo era un bilancio propedeutico al federalismo fiscale.
Non si doveva continuare con queste misure e questi balzelli di tasse, ma si doveva continuare con il federalismo fiscale, perché questo avrebbe portato quei risparmi di spese e quella maggiore valorizzazione di ogni parte del territorio che avrebbe potuto far superare la crisi senza recessione.
Quindi, dietro a questi numeri - lo ricordi, Ministro che non è presente, lo Pag. 67ricordi, sottosegretario - ci sono i cuori di milioni di persone, che sono stati distrutti da un Governo che gli ha tolto ogni speranza. E sappiate che quando le speranze cadono, quando il popolo non ha più un sogno, non ha più niente in cui credere, poi il popolo si arrabbia. Infatti, è quello che sta succedendo.
Ricordiamo che tutti i dittatori sono stati detronizzati da rivolte traumatiche perché, dopo anni e anni di vessazioni, il popolo stremato, perso ogni sogno, persa ogni possibilità di visione positiva del futuro, si è ribellato. Quindi, Governo Monti, attenzione, perché il popolo del nord è stufo di continuare a pagare, pagare e tacere. Per questo la Lega Nord voterà contro questo provvedimento che è stato «danneggiato» e questo testimonia la negatività di solo un mese e mezzo di Governo Monti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, noi esprimiamo un giudizio favorevole sul rendiconto 2011 perché, esaminandolo con attenzione e con oggettività di giudizio, esso contiene degli elementi di qualità e di quantità che non possono che portare ad esprimere un giudizio di accoglimento, quindi un giudizio positivo, su questo bilancio, che rende conto di quello che è accaduto.
Ovviamente in questo giudizio positivo, che contempla elementi di qualità, elementi di quantità, ma anche elementi problematici, si debbono individuare le caratteristiche che ci consentono di dire che esso rappresenta l'inizio di un percorso anche per una mutazione, diciamo così, della qualità intrinseca del redigere il bilancio e del metterlo a disposizione del Parlamento affinché lo possa utilizzare come uno strumento che permetta di meglio governare i grandi processi, i grandi flussi, relativi alle spese e alle entrate e permetta, nello stesso tempo, di esercitare quella che sempre più sarà la funzione di programmazione ex ante e di controllo ex post che sarà richiesta verosimilmente ai Parlamenti relativamente alle competenze che si stanno sempre più spostando a livello europeo.
Un giudizio positivo, intanto, per la strumentazione che abbiamo a disposizione, che dal 2011, grazie alle premesse che erano state scritte nella legislatura precedente - lo vorrei ricordare anche a qualche collega che ha omesso di dare questa indicazione - vede il bilancio 2011 costruito, come si dice, per missioni e per programmi e, quindi, secondo una impostazione, un approccio funzionale, con 34 missioni e 143 programmi, che consentono a ciascuno di noi, se si vuole, di entrare dentro, di scendere sotto il pelo dell'acqua, diciamo così, per avere contezza delle politiche qualitative che vengono realizzate nel nostro Paese e adottare le decisioni di eventuali cambiamenti che si ritenga di introdurre.
Se a questo si uniscono le note integrative che accompagnano le missioni, che danno conto dei risultati ottenuti, degli scostamenti rispetto ai preventivi che erano stati fatti e delle ragioni, dunque, che si possono dedurre perché si possa cambiare la situazione e si unisce, poi, anche l'analisi delle tabelle comparative delle diverse amministrazioni, noi saremo sempre di più in condizione - come diceva, io amo ricordarlo sempre, l'ho già detto in sede di discussione sulle linee generali, il compianto Ministro Padoa Schioppa - come Parlamento di concentrarci sui muri maestri della finanza pubblica e non di disperderci in politiche sterili, che riguardano gli stucchi e i gessi.
Infatti, il compito del Parlamento è quello, appunto, di definire i grandi affreschi, le grandi potenzialità di Governo della finanza pubblica che riguardano gli anni a venire, insomma di perseguire e di conseguire la democrazia di bilancio. Il bilancio, infatti, non è solamente uno strumento tecnico, ma è uno strumento che permette alla politica, appunto, di disporre degli elementi che consentono di meglio affrontare le questioni che riguardano la giustizia della distribuzione del Pag. 68reddito e, più complessivamente, la giustizia sociale di un Paese. Ma il nostro giudizio favorevole attiene anche ai contenuti, che sono stati peraltro ricordati e quindi non debbo spendere molte parole.
Mi riferisco ai dati economico-finanziari sintetici e aggregati. Abbiamo saldi di bilancio che sono migliorati, peraltro in presenza di una situazione economica che nel 2011 registrava già il primo appannamento. Voglio ricordare che l'anno si chiude con una crescita del PIL di appena lo 0,4 per cento, rispetto ad una crescita dell'1,5 per cento dell'area euro. Vi è poi una situazione di indebitamento netto - è già stato detto anche questo - del 3,9 per cento, ma è una situazione migliore di quella dell'anno precedente, che era del 4,6 per cento. Vi è un avanzo primario di 15 miliardi, cioè l'1 per cento circa del PIL contro lo 0 per cento - cioè nulla - dell'anno precedente. Sinteticamente e, in un certo senso, con una frase che forse ci può anche dare qualche elemento di speranza, dopo la Germania questi sono i risultati migliori che un Paese abbia ottenuto in Europa sui dati di bilancio, di economia e di finanza.
Concludo, signor Presidente, semplicemente sottolineando, come dicevo prima, che è chiaro che vi sono anche elementi problematici, perché qui noi vediamo, come abbiamo detto più volte, quali sono gli effetti un po' perversi dei tagli lineari dei precedenti Governi, che sono stati - lo dico all'onorevole D'Amico - detronizzati (lui ha in testa il trono, in un certo senso, come modalità di governo di un Paese). Ma, il trono è un'altra cosa, onorevole D'Amico. Quindi, questi tagli lineari hanno prodotto delle conseguenze negative nel nostro Paese, perché hanno provocato il fatto che la spesa primaria corrente è diminuita. Ma, la diminuzione della spesa primaria corrente è stata mangiata da un andamento per interessi passivi che ha assorbito quasi il 40 per cento della riduzione della spesa. Peraltro, lo stesso andamento delle entrate è stato positivo, con l'1,7 per cento, ma rispetto ad un'attesa del 2,7 per cento.
In questo quadro, però, abbiamo segnali positivi, lo dice anche la Corte dei Conti. Vi sono prelievi strutturali e non una tantum, onorevole D'Amico, rispetto al trono di cui lei parlava prima. Se lo ricorda tutto il discorso che abbiamo fatto negli anni sui prelievi una tantum, mentre bisognava fare interventi di natura strutturale? Ebbene, si è cominciato! Così come abbiamo abolito, onorevole D'Amico - l'assumo simpaticamente come referente dialettico - l'abitudine cattiva di scrivere nei bilanci le entrate attese dalla cosiddetta lotta all'evasione fiscale, perché correttezza contabile vuole che quei dati si inseriscano quando si hanno i risultati, perché altrimenti diventano delle speranze e spesso delle illusioni, come è capitato negli anni precedenti, e così drogando, quindi, i dati del bilancio stesso. È in via di miglioramento, in un certo senso, anche la compliance fiscale.
In questo quadro, però, vi sono anche ombre rispetto alle luci e, cioè, quelli che sono stati i tagli lineari, di cui parlavo prima, che si sono scaricati fondamentalmente sugli enti locali, sui trasferimenti alle famiglie e alle istituzioni sociali private, e che hanno determinato una caduta degli investimenti, cioè delle spese in conto capitale. Insomma, vi è un problema di equità sociale che bisognerà affrontare.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Duilio.

LINO DUILIO. Concludo veramente, signor Presidente. Bisognerà affrontarlo ovviamente rimettendo mano alla strumentazione e puntando soprattutto alla crescita, con le risorse che potremo recuperare e che consentiranno, se, come spero, andremo noi al governo di questo Paese, di uscire dal tunnel in cui, grazie a voi, siamo sprofondati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi prendiamo atto e ci Pag. 69accingiamo a votare il Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011. Il Rendiconto registra chiaramente gli effetti delle azioni di risanamento della finanza pubblica concretamente avviate dal quarto Governo Berlusconi e poi proseguite dal Governo attuale, con la stessa efficacia. Infatti, si registrano segnali di miglioramento dei saldi di bilancio anche in un contesto economico sfavorevole, caratterizzato dall'attenuarsi della recessione nell'area europea.
Non starò qui a ripetere i dati, che condivido e che abbiamo analizzato insieme anche durante questo dibattito, sulle considerazioni sul PIL e su tutte le risultanze delle percentuali. Voglio solo fare alcune considerazioni di natura politica, perché il problema per l'Italia e per l'Europa rimane certamente la crescita, senza la quale il debito aumenta in percentuale sul PIL.
Se non c'è crescita economica, non c'è lavoro ed occupazione: questa è la vera emergenza italiana e, per affrontare ciò, è necessario ridurre la pressione fiscale a favore delle imprese, particolarmente quelle piccole e medie, che rappresentano la colonna portante del sistema produttivo italiano. Va anche detto che siamo alla fine di un'epoca, di un momento storico, non solo economico, ma anche alla fine di un'epoca culturale ed abbiamo anche maturato la consapevolezza che ormai il tessuto socio-economico è cambiato e che il PIL non può - e non potrà più essere - l'unico metro per misurare la credibilità di un Paese e, in particolare, di un Paese come l'Italia.
Finora, il nostro Paese è stato valutato da non meglio identificate agenzie di rating sulla base della crescita e del profitto, senza considerare il valore del no profit e delle numerose conquiste sociali, finora garantite. È evidente che, nel prossimo futuro, sarà necessario riparametrare il benessere, senza lasciarci ingannare dalle grandi campagne pubblicitarie tese a creare un mondo fittizio, fatto di valori consumistici a danno di una comunità reale fondata su valori tradizionali, senza i quali, peraltro, non si può guardare a nessun futuro. Viviamo in un'epoca votata al giustizialismo, in una guerra reale e mediatica. La finanza predomina sullo Stato e sull'economia reale con la connivenza, a volte inconsapevole, di alcuni partiti politici che hanno perso negli anni il loro ruolo snaturandosi e sgretolandosi sotto i colpi di questa guerra che, negli ultimi vent'anni, ha sconvolto la politica del nostro Paese. La guerra che deve concludersi, se si vuole evitare la distruzione di tutte le risorse umane e materiali del Paese, deve essere un fatto reale.
In questa condizione, infatti, non è possibile attuare quel cambiamento indispensabile del sistema. I protagonisti del conflitto appaiono però inadeguati a comporre un tavolo di pacificazione e ad ottemperare, con la progettualità e la discontinuità necessarie, ad individuare lo scenario interno ed internazionale in cui collocare un nuovo sistema di Stato.
I tempi esigono un cambiamento reale per evitare che il conflitto sfoci in una violenta rappresentazione tragicomica. Il fatto è che le attuali classi dirigenti si ostinano a conservare il loro potere, basandolo sulle categorie logiche che si riferiscono ai quattro cardini del conflitto sopra descritti, oggi largamente superati e strumentalizzati a danno dei cittadini. Il giustizialismo, o meglio il ruolo della giustizia che nei suoi aspetti migliori doveva punire il male per far trionfare il bene, è finito nel ridicolo e tutti hanno capito che risponde a criteri diversi, in quanto è stato strumentalizzato da diversi poteri, non distinguendo più ciò che è giusto e ciò che non lo è, ma trasformandosi per tutelare interessi di parte e disattendendo al suo ruolo primario di difesa dei cittadini che non trovano più la tutela giurisdizionale nelle loro azioni quotidiane. La finanza, a sua volta, ha perduto la sua caratteristica di traino del sistema economico e sociale e ha occupato, con le sue regole, lo Stato e l'economia, utilizzandoli per una speculazione che ha colpito l'economia reale determinando una crisi forse irreversibile e comunque non ancora risolta. Pag. 70
L'informazione, signor Presidente, ha portato anch'essa il suo contributo alla guerra, trasformando talvolta i giornali in partiti pur non dichiarati e non rendendosi conto che stava perdendo di incidenza e di credibilità anche per l'affermarsi di nuovi strumenti di comunicazione che indirizzano la formazione dei giovani e ne determinano i comportamenti. Tutto ciò senza contare la persuasione occulta data dalle nuove tecnologie non ancora conosciute, ma in via di sperimentazione applicativa, in grado di determinare un nuovo assetto dei servizi ed una diversa ricerca del benessere.
Solo un'adeguata cultura sociale, non avulsa dalla necessaria trasformazione delle istituzioni, consentirà di comprendere la rivoluzione in atto e di avere una corretta lettura attraverso una mediazione politica verificata e sostenuta.
Per concludere, signor Presidente, le convivenze improprie hanno infine composto un mosaico estremamente negativo, giungendo a conflitti istituzionali che questa lunga guerra non solo non è riuscita a risolvere, ma in molti casi ha addirittura aggravato, determinando nello Stato anche persistenti zone d'ombra che vanno risolte. Tale azione, signor Presidente, mi sembra un'azione importante, e in un rendiconto - anche un rendiconto come il nostro - dobbiamo passare ad un'azione molto più forte di quanto non abbiamo fatto fino ad ora. L'automatismo del mercato deve essere sostituito da un'economia sociale di mercato per rimettere insieme alle nostre politiche la persona. Ugualmente importante è che il nostro Paese assuma una presenza attiva e non subalterna nel processo di trasformazione dell'Unione europea teso a sostituire il suo ruolo internazionale, basato su fattori etici e sociali e non solo finanziari che ribadisco oggi risultano largamente insufficienti a governare i processi di cambiamento a livello globale.
In questo contesto occorre vigilare in sede comunitaria su tutte le violazione dei dettati relativi ai diritti dei cittadini, e non solo a quelle di natura finanziaria, come quelle relative ai sistemi tariffari. Con l'approvazione di questo rendiconto dunque si apre una strada in salita che presuppone la radicale trasformazione del concetto di politica finanziaria, che deve rimettere al centro l'individuo e le sue necessità come fulcro del benessere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Baccini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5324)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5324, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Marini, Monai, Bonaiuti, Fitto, Portas, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011» (5324):

Presenti 399
Votanti 396
Astenuti 3
Maggioranza 199
Hanno votato 342
Hanno votato no 54.
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Gli ulteriori argomenti all'ordine del giorno sono rinviati alla seduta di domani.

Pag. 71

In morte dell'onorevole Giovanni Porcellana.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giovanni Porcellana, già membro della Camera dei deputati dalla VII alla VIII legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Onorevoli deputati, chiedo a chi vuole uscire che lo faccia davvero in silenzio.

MARCO CALGARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, Giovanni Porcellana è morto nella notte a Torino, all'età di 83 anni. È stato sindaco della nostra città dal 1970 al 1973, gli anni nei quali il miracolo economico e il grande sviluppo dell'industria automobilistica hanno determinato un'immigrazione soprattutto di origine meridionale di proporzioni bibliche. La gente arrivava a Torino con valigie di cartone e un po' di vestiario e, a differenza di oggi, i problemi principali dell'amministrazione locale non erano il debito e il lavoro, ma piuttosto la casa ed i servizi.
Giovanni Porcellana affrontò con decisione e pragmatismo vere e proprie emergenze: la casa, approntando il nuovo piano regolatore e dando il via ad un imponente progetto di edilizia pubblica; la scuola, dove si rischiavano i tripli turni; l'acqua, costruendo il depuratore del Po; i collegamenti con le nuove periferie e tanto altro ancora. Insieme ai sindaci che lo hanno seguito è stato l'artefice di una di quelle imprese che in Italia è poco ricordata, ma che numerosi ricercatori stranieri vengono a studiare a Torino: la completa integrazione in una sola generazione di una immigrazione di enormi proporzioni. L'amore per la città ha improntato tutta la sua attività politica. Infatti è stato consigliere poi capogruppo, assessore e sindaco, con la sola interruzione di quattro anni, dal 1960 al 2001, sempre militando nella Democrazia Cristiana e negli ultimi quattro anni nel Partito Popolare. Come è stato ricordato, è stato parlamentare per la Democrazia Cristiana nella VII e VIII legislatura, facendo parte della Commissione lavori pubblici e della Commissione trasporti. All'interno del suo partito ha sempre militato nella corrente di Forze Nuove, ricambiando la stima e l'amicizia che per lui nutriva Carlo Donat-Cattin e, dopo la sua scomparsa, è stato a lungo il presidente della fondazione torinese a lui intitolata. Nel 2001 ha concluso il suo lungo impegno politico, ma la statura morale e il profondo radicamento nel tessuto cittadino hanno fatto sì che continuasse ad essere una figura di riferimento per la vita dell'intera città. Per me, come per altri giovani che iniziavano il loro impegno politico negli anni Novanta, ha rappresentato un riferimento autorevole e discreto. Non ci vedevamo con grandissima frequenza, ma quando ci serviva un consiglio sapevamo di trovarlo sempre preparatissimo, informato e disponibile. Di lui mi hanno colpito fin da subito la profonda e intransigente onestà, il rigore, la sobrietà, una fede cristiana profondamente vissuta e il grandissimo amore per Torino. Conserverò gelosamente il ricordo della premurosa e amichevole accoglienza che lui e sua moglie riservavano a me e ad altri amici quando andavamo a trovarli e spero che in questo tempo di grande smarrimento della politica, di accuse urlate e di leaderismo imperante il suo esempio di un uomo politico competente e sobrio, deciso e a volte burbero, ma profondamente buono e dedito al bene comune, rimanga nel cuore di quelli che lo hanno conosciuto e li stimoli a non deluderlo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 72

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, era giusto che fosse il collega Calgaro, già vicesindaco della città di Torino, a ricordare l'onorevole Giovanni Porcellana, già sindaco a sua volta, come è appena stato ricordato, nei primi anni Settanta. Per me è stato sicuramente, insieme a Carlo Donat-Cattin e a Guido Bodrato un maestro, prima ancora che di politica, di vita. Quindi devo sicuramente a lui molto di quel poco che personalmente sono riuscito ad apprendere. Sicuramente gli insegnamenti di Giovanni rimangono in me pietre miliari per quanto ha fatto e per quanto ha dedicato soprattutto ai più bisognosi nei momenti più delicati della crescita esponenziale in termini abitativi della città di Torino. Non posso quindi che associarmi alle condoglianze che sono state fatte prima alla sua famiglia e alla politica torinese, ricordando poi anche che è stato un grande parlamentare, membro della Commissione lavori pubblici, ma soprattutto un grande uomo ed è questo l'insegnamento più importante che ci lascia.

GIORGIO MERLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO MERLO. Signor Presidente, ricordo anche io la figura di Giovanni Porcellana, che è stato per noi giovani della sinistra democristiana ad inizio anni Ottanta un punto di riferimento politico, culturale e morale, come hanno già evidenziato i colleghi Calgaro e Cambursano. Lo ricordo in particolare perché Porcellana è stato uno dei pochi testimoni del cattolicesimo democratico e sociale della città di Torino, che ha saputo ancorare profondamente la sua ispirazione cristiana al radicamento sociale e territoriale in città attraverso le vesti dell'amministratore locale, rigoroso, equilibrato e responsabile, ma profondamente inserito nella società, in questo caso nella città di Torino.
È stato uno stretto collaboratore del Ministro Carlo Donat-Cattin e un esponente di punta della sinistra sociale democristiana torinese e piemontese. Noi siamo consapevoli e siamo anche responsabili sotto questo aspetto, perché la scomparsa di Giovanni Porcellana significa anche un passaggio di testimone per chi continua a credere nei valori, nella testimonianza e nella cultura democratico-cristiana, anche in una società profondamente diversa, come quella contemporanea, rispetto a quella che lo ha visto come protagonista.
È per questo che il magistero politico, sociale, culturale e, oserei dire, anche spirituale di Giovanni Porcellana non passerà invano. Tocca a noi, molto più modestamente e molto più sommessamente, recuperare e tradurre quel magistero nella società contemporanea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

OSVALDO NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, sarò estremamente veloce, perché ripeterei le stesse parole che i colleghi amici piemontesi hanno detto nei confronti dell'amico Porcellana. Posso soltanto dire una cosa: più che un grande politico, è stato un grande sindaco e un grande amministratore. Termino il mio intervento in questa maniera, ricordandolo veramente come un uomo retto, sincero e abituato a confrontarsi con la gente. Credo che questa sia la cosa migliore che io possa dire nei suoi confronti.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 20 settembre 2012, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012 (C. 5325-A).
- Relatore: Calvisi.

Pag. 73

2. - Seguito della discussione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-01123 in ordine alla costituzione di parte civile dello Stato nel procedimento penale in corso di svolgimento a Palermo relativo alla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 71-355-399-1119-1283 - D'iniziativa dei senatori: LEGNINI ed altri; PASTORE ed altri; MUGNAI; CARRARA ed altri; VALENTINO: Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 4041-A).
e delle abbinate proposte di legge: VITALI; GALATI; TORRISI e SISTO; DUILIO ed altri; MAGGIONI ed altri; GIAMMANCO ed altri (C. 541-2514-2608-3682-4139-4168).
- Relatore: Torrisi.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Bersani ed altri n. 1-01118, Misiti ed altri n. 1-01124, Angela Napoli e Della Vedova n. 1-01125, Nucara ed altri n. 1-01126, Casini ed altri n. 1-01127, Cicchitto ed altri n. 1-01128, Di Pietro ed altri n. 1-01129, Moffa ed altri n. 1-01132 e Belcastro ed altri n. 1-01133 concernenti iniziative a favore della Calabria.

(al termine delle votazioni)

5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,35.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI ROBERTO OCCHIUTO E MARIO BACCINI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 5324

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare il voto favorevole dell'UDC sul rendiconto, che oggi siamo chiamati ad approvare.
Per la prima volta, quest'anno, l'esame del rendiconto è avvenuto secondo le regole stabilite dalla nuova legge di bilancio che dovrebbero consentire alle Camere di svolgere un controllo assai più efficace e puntale sulla gestione finanziaria e sul conseguimento degli obiettivi di bilancio dei singoli comparti dell'amministrazione.
E così è stato quest'anno: le diverse Commissioni hanno avuto tempo e modo di esprimersi sulle note integrative del rendiconto che riguardavano le loro materie e la Commissione Bilancio ha avuto tempo e modo di svolgere un'opportuna indagine conoscitiva sull'argomento confrontandosi (sulle dinamiche e sulle problematicità della spesa pubblica e delle entrate, sul problema dei residui attivi e passivi, sul debito) col Presidente della Corte dei conti e con i responsabili dei nuclei di valutazione della spesa istituiti presso i singoli ministeri.
Insomma, signor Presidente, è stato fatto un buon lavoro evitando quest'anno di ripetere l'errore praticato l'anno scorso, quando la mancata approvazione del rendiconto per il 2010 provocò importanti conseguenze politiche e istituzionali.
I dati contenuti nel rendiconto, che eviterò di citare, descrivono un Paese che già nel 2011, e prima del Governo Monti, aveva cominciato a fare sacrifici, per migliorare i propri fondamentali. Nel 2011 l'indebitamento delle pubbliche amministrazioni è sceso al 3,9 per cento del PIL e il saldo primario è tornato in avanzo per oltre 15 miliardi. Tale miglioramento ha riflettuto una tendenza che ha riguardato tutti i principali Paesi dell'Unione Europea ma che ha posto il nostro Paese in una condizione di tutto rispetto perché l'Italia (insieme alla Germania) ha registrato il valore più elevato di avanzo primario tra i maggiori Paesi europei.
Ciò va riconosciuto, va dato atto al Governo precedente, ma significa anche un'altra cosa: significa che la riduzione della spesa pubblica e l'aumento della pressione fiscale necessarie a centrare gli Pag. 74obiettivi di bilancio in tempi brevi non sono stati prerogative del Governo Monti, ma (l'aumento della pressione fiscale e la contrazione della spesa pubblica) erano stati caratteristici anche del Governo Berlusconi-Tremonti.
E anche gli effetti recessivi di queste manovre, che oggi in molti (anche tra quelli che sono stati protagonisti delle scelte di politica economica del precedente Governo) vorrebbero addossare per intero al governo attuale, vanno invece assolutamente condivisi.
Per inciso vorrei ricordare che proprio esaminando questo rendiconto, la Corte dei conti ha stimato la percentuale d'impatto delle varie manovre sui conti; e ha affermato che sui saldi del 2011 l'effetto delle manovre dello stesso anno (quelle più dure) si riverbera soltanto per il 18 per cento. Questo vuol dire che la maggior parte della manovra più impattante del vecchio governo, quella dell'estate dello scorso anno, sta riverberando i suoi effetti in questo esercizio. Allora, se volessimo continuare a svolgere il gioco inutile del rimpallo delle responsabilità, dovremmo rispondere a quelli che oggi criticano il governo attuale per la recessione in corso che farebbero bene a prendersela con loro stessi.
Che la pressione fiscale è aumentata soprattutto negli anni in cui hanno governato Berlusconi e Tremonti.
Occorre, invece, essere onesti: dire che il vecchio governo (per la spinta dell'Europa) e il nuovo governo (con più autorevolezza e credibilità internazionale) hanno fatto soltanto ciò che era indispensabile fare perché altrimenti il nostro debito pubblico sarebbe stata la palla al piede che ci avrebbe fatto sprofondare nell'abisso del default o nel disastro della Grecia.
Ecco. Con questo spirito noi esprimiamo il voto favorevole sul rendiconto del 2011, quindi sul rendiconto del precedente governo. Guardando alle luci e nonostante le ombre.
Esprimendo apprezzamento per il miglioramento dei saldi in termini di competenza.
E preoccupazione perché, invece, in termini di cassa tutti i saldi risultano peggiorati.
Esprimiamo il nostro voto favorevole, nonostante nel rendiconto del 2011 sia scritta la sentenza più chiara sull'inutilità dei tagli lineari di Berlusconi e di Tremonti.
Il rendiconto dello Stato e le audizioni della Corte dei conti su questo documento, infatti, testimoniano che i tagli lineari, contenuti nei provvedimenti adottati dal 2008 al 2010, hanno ridotto la spesa pubblica (sì!), ma come? Hanno ridotto del 29 per cento la spesa in conto capitale (quella che serve allo sviluppo) e soltanto del 2 per cento quella corrente (spesso improduttiva).
I tagli lineari, che tante volte abbiamo contestato in passato, hanno ridotto dunque soltanto la spesa per la crescita, quella in conto capitale; e poi, la spesa per l'istruzione che si è contratta del 2,8 per cento, per l'università (ridotta del 5,5 per cento) e per l'ambiente. Hanno prodotto effetti, infine, specialmente attraverso la contrazione dei trasferimenti agli enti locali e degli investimenti da parte di questi ultimi.
Esprimiamo il nostro voto favorevole nonostante permangano problemi rilevanti sulla gestione dei residui della pubblica amministrazione, come ha rilevato la Corte dei conti.
Potremmo concentrare la nostra attenzione sui problemi, sulle ombre, contenute in questo rendiconto, per addossare responsabilità su chi ha governato prima di questo Governo.
Invece non lo facciamo. Perché la situazione del Paese è ancora grave e merita una comune assunzione di responsabilità.
Com'è noto, con l'approvazione del rendiconto si apre la sessione di bilancio.
E allora, vorremmo considerare l'approvazione di questo documento come un nuovo avvio; e i problemi che nel rendiconto si evidenziano come temi di impegno per il futuro.
Per esempio: l'insuccesso dei tagli lineari come una conferma da tutti condivisa della necessità di proseguire sulla Pag. 75strada intrapresa dal Governo della revisione della spesa, per separare la spesa improduttiva da quella per la crescita. Per ridurre effettivamente i consumi dello Stato, non attraverso tagli inefficaci, ma piuttosto accentrando le procedure di spesa nella stazione unica appaltante.
Per esempio: la gestione dei residui e la dimensione dei debiti della PA come un incentivo a recepire la direttiva dell'Unione Europea sui pagamenti (se non sui pregressi, almeno su quelli che da qui in poi si dovranno fare, perché su questi non dovrebbero esserci problemi di copertura).
Ecco. La situazione del Paese descritta nel rendiconto, ma soprattutto quella che ognuno di noi percepisce nella sua esperienza devono essere l'occasione per pensare insieme al futuro, perché tirarsi addosso responsabilità del passato sarebbe soltanto un pericoloso salto all'indietro, che non possiamo permetterci, ma che innanzitutto non può permettersi l'Italia.
Abbiamo scelto l'impopolarità, costringendo gli italiani a sacrifici inevitabili per salvare il Paese. Stiamo facendo le riforme per consegnare ai nostri figli un Paese migliore. Stiamo migliorando i nostri fondamentali economici, per presentarci in Europa senza pudore, ma con autorevolezza e dignità; e per giocare in questo modo, nella discussione sulle prospettive dell'Europa e sulla riforma dei trattati, un ruolo che negli ultimi anni mai eravamo riusciti a svolgere.
Ora bisogna mettere mano alla crescita.
È una strada in salita per un paese che cresceva poco anche prima della crisi, che ha sempre rimandato le riforme necessarie ad accrescere il suo grado di competitività ed il livello di efficienza e di produttività delle sue aziende.
È una strada in salita per un Paese che da tempo ha rinunciato ad avere una sua politica industriale, come dimostrano i casi del Sulcis, dell'Ilva e più recentemente ancora dell'industria automobilistica.
È una strada in salita soprattutto perché non ci sono e non ci saranno risorse sufficienti per stimolare la crescita, per incentivare i consumi privati e gli investimenti da parte delle imprese, per manovre espansive dal lato della spesa in infrastrutture materiali e immateriali.
E proprio perché è una strada in salita, non è il tempo degli annunci impossibili (riduzione delle tasse, IMU) o di ostacolare le riforme (magari raccogliendo le firme per cancellarne qualcuna).
Occorre spendere meglio le risorse dello Stato.
Attraverso la spending review, per liberare risorse utili a ridurre la pressione fiscale.
Attraverso la riforma degli incentivi alle imprese, verso un sistema più automatico di crediti d'imposta.
Attraverso la riforma fiscale e la revisione delle agevolazioni e delle tutele, perché forse è giusto che chi ha redditi più elevati possa acquistare le tutele che invece vanno assicurate a chi non potrebbe acquistarle.
Attraverso il riordino dei livelli di governo (province).
L'armonizzazione della disciplina del lavoro pubblico e di quello privato, la finalizzazione della Strategia Energetica nazionale (costo energia) l'internazionalizzazione delle nostre imprese e l'attrazione di IDE.
L'agenda digitale, per ammodernare Io Stato e velocizzare tutti i rapporti...
Si tratta di tante cose. Difficili, alcune impopolari.
Che solo un governo autorevole potrà fare.

MARIO BACCINI. Cari colleghi, oggi prendiamo atto e ci accingiamo a votare il rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per il 2011. Il rendiconto 2011 registra chiaramente gli effetti delle azioni di risanamento della finanza pubblica, concretamente avviate dal IV Governo Berlusconi e poi proseguite dal Governo attualmente in carica. Infatti, si registrano segnali di miglioramento dei saldi di bilancio anche in un contesto economico sfavorevole caratterizzato dall'accentuarsi della recessione nell'area europea.
Nel 2011, il tasso di crescita del PIL italiano si è assestato allo 0,4 per cento Pag. 76rispetto all'1,8 per cento del 2010, malgrado ciò, in un quadro evidentemente non favorevole, nel 2011 l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni è sceso al 3,9 per cento del PIL, con un significativo miglioramento rispetto al 4,6 per cento del PIL registrato nel 2010; anche il saldo primario, pressoché nullo nel 2010, è tornato in avanzo nel 2011 per circa 15 miliardi (1 per cento del PIL), rispettando così gli obiettivi del DEF per il 2011. Il problema per l'Italia e per l'Europa rimane la crescita, senza la quale il debito aumenta in percentuale sul PIL.
Se non c'è crescita economica non c'è lavoro ed occupazione. Questa è la vera emergenza italiana. Per affrontare ciò è necessario ridurre la pressione fiscale a favore delle imprese in particolare piccole e medie che rappresentano la colonna portante del sistema produttivo italiano. Per questo dobbiamo spezzare una lancia a favore del Governo che ha sostenuto le politiche di microfinanza volte alla prosecuzione della via italiana per il microcredito come strumento per lo sviluppo.
Va anche detto, che siamo alla fine di un'epoca e che abbiamo anche maturato la consapevolezza, che ormai il tessuto socio-economico è cambiato e che il PIL non può e non potrà più essere l'unico metro per misurare la credibilità di un Paese ed in particolare dell'Italia. Finora il nostro Paese è stato valutato da non meglio identificate agenzie di rating sulla base della crescita e del profitto senza considerare il valore del no profit e delle numerose conquiste sociali finora garantite. È evidente che nel prossimo futuro sarà necessario riparametrare il benessere senza lasciarsi ingannare dalle grandi campagne pubblicitarie tese a creare un mondo fittizio; fatto di valori consumistici a danno di una comunità reale fondata sui valori tradizionali senza i quali, peraltro, non si può guardare a nessun futuro.
Viviamo in un epoca votata al giustizialismo, una «guerra» reale e mediatica. La finanza predomina sullo Stato e sull'economia reale con la connivenza, a volte inconsapevole, dei partiti politici che hanno perso negli anni il loro ruolo, snaturandosi e sgretolandosi sotto i colpi della «guerra» che, negli ultimi vent'anni, ha sconvolto la politica e il Paese.
Una «guerra» che deve concludersi se si vuol evitare la distruzione di tutte le risorse umane e materiali del Paese. In questa condizione, infatti, non è possibile attuare quel cambiamento indispensabile del sistema.
I protagonisti del conflitto appaiono, però, inadeguati a comporre un tavolo di pacificazione e ad operare con la progettualità e la discontinuità necessaria per individuare lo scenario interno ed internazionale in cui collocare il nuovo Stato. I tempi esigono un cambiamento reale per evitare che il conflitto sfoci in una violenta rappresentazione tragicomica.
Il fatto è che le attuali classi dirigenti si ostinano a conservare il loro potere, basandolo sulle categorie logiche che si riferiscono ai quattro cardini del conflitto, sopra descritti, oggi largamente superati e strumentalizzati a danno dei cittadini.
Il giustizialismo, o meglio il ruolo della giustizia che nei suoi aspetti migliori doveva punire il male per far trionfare il bene, è finito nel ridicolo e tutti hanno capito che risponde a criteri diversi in quanto è stato strumentalizzato da diversi poteri, non distinguendo più ciò che è giusto e ciò che non lo è, ma trasformandosi per tutelare interessi di parte e disattendendo al suo ruolo primario di difesa dei cittadini che non trovano più la tutela giurisdizionale nelle loro azioni quotidiane.
La finanza, a sua volta, ha perduto la sua caratteristica di traino del sistema economico e sociale ed ha occupato, con le sue regole, lo stato e l'economia, utilizzandoli per una speculazione che ha colpito l'economia reale, determinando una crisi, forse irreversibile, e comunque non ancora risolta.
L'informazione ha portato anch'essa il suo contributo alla «guerra», trasformando, talvolta, giornali in partiti, pur non dichiarati, e non rendendosi conto che stava perdendo di incidenza e di credibilità anche per l'affermarsi di nuovi strumenti di comunicazione che indirizzano la formazione Pag. 77dei giovani e ne determinano i comportamenti. Tutto ciò senza contare la persuasione occulta data dalle nuove tecnologie non ancora conosciute, ma in via di sperimentazione applicativa, in grado di determinare un nuovo assetto dei servizi ed una diversa ricerca del benessere. Solo un'adeguata cultura sociale, non avulsa dalla necessaria trasformazione delle istituzioni, consentirà di comprendere la rivoluzione in atto e di avere una corretta lettura attraverso una mediazione politica verificata e sostenuta.
Le connivenze improprie hanno, infine, composto un mosaico estremamente negativo, giungendo a conflitti istituzionali che la lunga «guerra» non solo non è riuscita a risolvere, ma, in molti casi, ha addirittura aggravato, determinando nello stato anche persistenti zone d'ombra che vanno dissolte.
Le nuove strutture organizzative dello Stato, non legate alla gestione delle istituzioni per come sono oggi, potranno essere modulate ad intercettare i fenomeni di cambiamento legati alla giustizia sociale, alla politica, all'informazione e all'economia, consentendo lo snellimento di costi e procedure tese al benessere dei cittadini e non alla difesa di inutili privilegi.
In un tale contesto è necessario individuare da subito le possibili azioni che rendano credibile ed efficace il nostro percorso e le strutture in grado di supportarlo.
Prima tra esse il risveglio politico dell'attuale Parlamento oggi depotenziato nel suo ruolo.
In particolare, è necessario dar vita a una «legge pulizia» collegata, come nel sistema tedesco, all'approvazione del documento di programmazione economica. Con essa si elimineranno tutte quelle norme che non consentono la libera espressione delle vitalità esistenti nel sistema sociale e sul territorio e che sostengono strutture inutili di governo del Paese.
La forte azione di delegificazione e di reale semplificazione del sistema amministrativo abbatterà i costi dello Stato e consentirà di realizzare una rappresentanza locale - comunale e regionale - non succedanea a quella nazionale, ma libera di sviluppare le risposte più idonee all'evoluzione del sistema.
Tale azione è propedeutica anche alla liberalizzazione di risorse finanziarie dello Stato, oggi incapsulate nella difesa di un sistema socio- produttivo obsoleto ed inadeguato.
Questo per consentire sia i pagamenti di prestazioni al settore pubblico, sia per cambiare un sistema fiscale ingiusto e contrario alla vitalità del sistema Paese.
Egualmente va presentata una legge che attribuisca al Parlamento un controllo sulle spese dello Stato non solo di natura formale, ma valutandone gli effetti sociali. I tempi e la storia ci impongono di trasformare il bilancio consuntivo in bilancio sociale.
Egualmente importante è che il nostro Paese assuma una presenza attiva e non subalterna nel processo di trasformazione dell'Unione europea, teso a restituirle il suo ruolo internazionale, basato su fattori etici e sociali e non solo finanziari, che ribadisco, oggi risultano largamente insufficienti a governare i processi di cambiamento a livello globale. In questo contesto occorre vigilare, in sede comunitaria, su tutte le violazioni dei dettati relative ai diritti dei cittadini e non solo a quelle di natura finanziaria come quelle relative ai sistemi tariffari.
Con l'approvazione di questo rendiconto, dunque, si apre una strada in salita che presuppone la radicale trasformazione del concetto di politica finanziaria che deve rimettere al centro l'individuo e le sue necessità come fulcro del benessere.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. IV-quater, n. 22 471 470 1 236 468 2 42 Appr.
2 Nom. Moz. Dozzo e a n. 1-1117 472 457 15 229 46 411 41 Resp.
3 Nom. Moz. Messina e a n. 1-1131 I p.rif 471 116 355 59 50 66 41 Resp.
4 Nom. Moz. Messina e a n.1-1131 II p. 471 213 258 107 26 187 41 Resp.
5 Nom. Moz. Oliveri e a n. 1-1135 rif. 472 102 370 52 40 62 41 Resp.
6 Nom. Moz. Lo Presti e a n. 1-1137 rif. 472 130 342 66 56 74 41 Resp.
7 Nom. Ddl 5324 - articolo 1 471 450 21 226 408 42 41 Appr.
8 Nom. articolo 2 470 466 4 234 410 56 41 Appr.
9 Nom. articolo 3 469 467 2 234 410 57 41 Appr.
10 Nom. articolo 4 469 465 4 233 409 56 41 Appr.
11 Nom. articolo 5 472 469 3 235 411 58 41 Appr.
12 Nom. articolo 6 465 461 4 231 404 57 41 Appr.
13 Nom. articolo 7 470 467 3 234 409 58 41 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 18)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 8 472 469 3 235 410 59 41 Appr.
15 Nom. articolo 9 466 463 3 232 404 59 41 Appr.
16 Nom. articolo 10 469 465 4 233 407 58 41 Appr.
17 Nom. articolo 11 469 466 3 234 408 58 41 Appr.
18 Nom. ddl 5324 - voto finale 399 396 3 199 342 54 40 Appr.