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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 675 di mercoledì 1 agosto 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,35.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 26 luglio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Caparini, Cicchitto, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Lamorte, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mussolini, Nucara, Pisicchio, Paolo Russo, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 31 luglio 2012, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio):

S. 3396 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini» (Approvato dal Senato) (5389) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea per il 2 agosto 2012, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento, i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo si intendono conseguentemente adeguati.

Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi relativi alla situazione dell'Ilva di Taranto (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Pag. 2Governo sui recenti sviluppi relativi alla situazione dell'Ilva di Taranto.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, cercherò di riferire gli elementi essenziali relativi all'attuale situazione di Ilva in maniera abbastanza schematica, dal momento che potremmo stare qui anche un po'di ore perché è una storia molto lunga, soprattutto in relazione alle procedure che sono state seguite. Mi riservo di dare elementi più puntuali in relazione anche agli interventi.
Prima di tutto vorrei ricordare il contesto. L'Ilva di Taranto, oggi di proprietà del gruppo Riva, è uno stabilimento industriale costruito a Taranto ormai più di cinquant'anni fa; è attualmente il più grande stabilimento siderurgico d'Europa, tra i più grandi del mondo, e l'area a caldo delle produzioni dello stabilimento Ilva di Taranto è il primo step del ciclo di produzione di tutta la siderurgia nazionale, nel senso che è da Taranto che partono i semilavorati che servono all'industria siderurgica nei vari siti e nei vari impianti del nostro Paese. Dunque l'impianto a caldo si può considerare come impianto integrato dal punto di vista del ciclo produttivo per tutto il sistema della siderurgia italiana e non solo per le produzioni localizzate a Taranto. Questo dà il senso anche dell'importanza strategica che ha l'impianto di Taranto nel contesto del sistema industriale italiano.
Va anche detto che Ilva di Taranto rappresenta il 75 per cento del prodotto interno lordo della provincia di Taranto e il 76 per cento della movimentazione del porto. Questo è un altro dato che mette in evidenza dal punto di vista del contesto il ruolo che questo stabilimento ha anche nella regione Puglia e nel Mezzogiorno.
Per l'approvvigionamento di materia prima, l'impianto riceve i materiali attraverso 1.300 navi all'anno che operano nel porto e, nello stesso tempo, il porto è anche l'infrastruttura per il trasferimento dell'85 per cento dei prodotti generati dagli impianti di produzione.
Lo stabilimento è stato progressivamente autorizzato nelle diverse fasi di aggiornamento tecnologico e produttivo, secondo le leggi vigenti. Pertanto, una parte delle problematiche rilevate, per esempio, dalle indagini epidemiologiche che sono state realizzate per conto della magistratura, ma anche da quelle che sono state realizzate dall'Istituto superiore di sanità, dà conto di uno stato della salute della popolazione, con evidenti eccessi di mortalità, che fa riferimento presumibilmente a contaminazioni ambientali derivanti da impianti che a quel tempo operavano nel rispetto delle leggi.
Voglio cioè mettere in evidenza il fatto che siamo in presenza di una situazione che ha avuto nel tempo evidenti impatti ambientali e probabili impatti sulla salute, che vanno però messi in relazione alle normative del tempo e alle autorizzazioni che nel tempo gli impianti stessi hanno ricevuto, come per tutte le tecnologie e per tutti gli impianti che hanno operato in Europa negli ultimi cinquant'anni.
Forse, per spiegarmi, il caso più semplice è quello delle automobili: le emissioni dei veicoli diesel, in particolare per il particolato, all'inizio degli anni Novanta erano circa il 98 per cento superiori alle emissioni che sono autorizzate oggi con i nuovi motori e con le nuove tecnologie. È probabile, dai dati epidemiologici che abbiamo a disposizione, che le emissioni dei motori diesel allora, cioè vent'anni fa o più di vent'anni fa, siano state causa o concausa di malattie dovute all'inquinamento Pag. 3ambientale. Però, quei motori rispettavano gli standard dell'epoca. Lo dico per inquadrare il tema in qualche modo dal punto di vista storico.
L'ultima autorizzazione ambientale che ha ricevuto Ilva è dell'agosto 2011: si chiama «autorizzazione integrata ambientale» in attuazione della direttiva europea del 1996 (integrated pollution prevention control, cioè prevenzione e controllo integrato dell'inquinamento), che prevede che l'autorizzazione per l'esercizio di impianti industriali debba essere finalizzata a minimizzare le emissioni e gli impatti ambientali.
Questa autorizzazione è stata rilasciata, come dicevo prima, nell'agosto 2011 dal Ministro dell'ambiente d'intesa con il presidente della regione Puglia e identifica prescrizioni alle quali, in materia di gestione degli impianti e di monitoraggio delle emissioni, l'impresa deve adeguarsi con un piano di interventi, ovvero di investimenti, che va realizzato in un arco di tempo definito.
Questa autorizzazione ambientale è in fase di aggiornamento perché, tra il febbraio e il marzo del 2012, abbiamo avuto, da un lato, nuove informazioni circa la concentrazione in aria nell'area di Taranto, non tanto specificatamente in Ilva, di un inquinante, il benzopirene, che è un inquinante cancerogeno, e, dall'altro lato, la decisione della Commissione europea dell'8 marzo del 2012, che ha stabilito le migliori tecnologie disponibili nel settore della siderurgia che devono essere adottate dagli impianti industriali in tutta Europa.
Questa decisione prevede che, entro quattro anni, vengano aggiornate le autorizzazioni integrate ambientali, in maniera tale che le imprese aggiornino, poi, le loro tecnologie e i loro impianti secondo le indicazioni di quello che in termine tecnico si chiama BREF, cioè l'inventario delle migliori tecnologie disponibili a livello europeo. Pertanto, l'autorizzazione integrata ambientale già rilasciata è in corso di rivalutazione tenendo conto di questi due elementi.
L'autorizzazione integrata ambientale è stata in parte contestata da Ilva, che ha fatto ricorso al tribunale amministrativo regionale ritenendo che alcune delle prescrizioni fossero eccessive rispetto alla normativa nazionale - cioè più severe - e che, in parte, non fossero corrispondenti all'obiettivo di riduzione dell'inquinamento ambientale. Il tribunale amministrativo regionale ha dato in parte ragione all'Ilva e, in questa fase, stiamo verificando, anche oggi, con Ilva, quali sono i termini che possono superare il contenzioso, ovvero evitare che il Ministero dell'ambiente si costituisca, cioè faccia ricorso al Consiglio di Stato, aprendo un percorso che diventerebbe molto lungo e assolutamente poco efficace rispetto all'urgenza degli interventi di risanamento ambientale.
Fra parentesi, voglio ricordare che siamo in presenza, per effetto anche della normativa italiana, di procedure molto lunghe. La procedura per l'autorizzazione integrata ambientale di Ilva è cominciata nel 2007 e si è conclusa nel 2012: una procedura troppo lunga, se comparata con quella degli altri Paesi europei e, spesso, che rischia di essere fuori fase rispetto anche agli investimenti nelle tecnologie. C'è il rischio di individuare come soluzioni tecnologiche, all'inizio della procedura, soluzioni che alla fine della procedura stessa sono già superate. Da questo punto di vista, il mio impegno è stato subito quello di cercare di verificare, d'accordo con la regione Puglia e con il Ministero dello sviluppo economico, la strada per semplificare tale procedura, entrare direttamente nel merito ed individuare, secondo quanto previsto dalle direttive europee, le misure tecnologiche migliori al costo minore, perché la direttiva europea, naturalmente, prevede che il risanamento ambientale avvenga tenendo conto anche dell'esigenza di sostenibilità economica.
Questo è il lavoro che abbiamo avviato da un mese, più o meno, da quando, cioè, il Presidente del Consiglio Monti ha istituito il tavolo del Governo con la regione e con le autorità locali per affrontare, con una visione integrata, il problema di Taranto e non solo dell'Ilva. Pag. 4
Una seconda questione aperta riguarda la bonifica del sito inquinato dell'Ilva.
Il sito industriale dell'Ilva è inserito all'interno del sito di interesse nazionale di Taranto, che comprende, oltre all'Ilva, altre aree industriali importanti, una parte delle aree portuali e una parte di aree che non sono di pertinenza industriale. Anche a tal riguardo, le procedure per il risanamento dei siti di interesse nazionale sono molto complesse, non sono molto lineari, basti pensare che il Ministero dell'ambiente ha cominciato a negoziare la strategia per il risanamento del sito di Taranto nel 2002 e del sito dell'Ilva nel 2003 e che questa procedura non è ancora conclusa.
Anche in questo caso, la mia considerazione è che procedure di questo tipo non hanno grandi risultati in termini di bonifiche di siti contaminati in Italia: di 57 siti contaminati, abbiamo tre o quattro casi di bonifiche che sono state avviate e due che sono state realizzate. Anche per questo abbiamo promosso a Porto Marghera, a Trieste e poi a Taranto - e ne parlerò tra un attimo - accordi di programma tra le amministrazioni per semplificare le procedure e legare le procedure agli obiettivi e a una tempistica certa.
Il problema della bonifica dell'Ilva di Taranto è rappresentato da due elementi chiave. In primo luogo, la contaminazione del suolo, la quale è certamente e sicuramente connessa alle attività industriali nel sito. Le caratteristiche del sito, che è stato - come si dice in termine tecnico - «caratterizzato», mettono in evidenza un rapporto diretto tra le attività degli impianti siderurgici e la qualità dei suoli. Perciò, l'indicazione che è stata data per affrontare questo tema in parte è condivisa dall'impresa.
L'altro aspetto, invece, riguarda la contaminazione della falda, che rappresenta a Taranto, come in quasi tutti i siti di interesse nazionale, un problema molto complesso, in quanto è abbastanza difficile individuare la sorgente o l'unica sorgente inquinante della falda, per cui le prescrizioni che vengono date per il risanamento della falda nel sito di pertinenza - in questo caso, dell'Ilva - sono contestate dall'impresa, come avviene in altri casi in altre zone d'Italia, perché l'impresa ritiene di non avere la responsabilità dell'inquinamento della falda.
A tale riguardo abbiamo una vertenza aperta con Ilva perché nel 2007 abbiamo dato le prescrizioni per la bonifica del sito. Tali prescrizioni non sono state accettate da Ilva, che ha presentato ricorso al TAR, che ha dato ragione a Ilva. Noi abbiamo presentato ricorso al Consiglio di Stato e ci aspettiamo un suo pronunciamento entro la fine dell'anno. Questo è un altro dato che caratterizza la situazione - potrei dire - di divergenza tra le urgenze di risanamento ambientale e le tempistiche delle procedure amministrative che dovrebbero assicurare interventi urgenti. Perciò, di nuovo, il caso dell'Ilva, come quello di Porto Marghera, come quello di Bagnoli a Napoli o di Napoli-est e altri, richiamano l'esigenza di semplificare in maniera molto rapida queste procedure.
Comunque, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato, ho dato la mia disponibilità alla regione e a Ilva ad esaminare insieme le problematiche nel merito, per capire quali sono le soluzioni che si possono adottare congiuntamente, d'accordo con l'impresa, in modo tale da essere operativi.
Domani a Bari, presso la regione Puglia, si terrà una riunione insieme con l'impresa proprio per affrontare queste tematiche, che riguardano sia le criticità dell'autorizzazione integrata ambientale, sia le criticità relative alla bonifica del sito inquinato.
Abbiamo poi una problematica aperta in fase di definizione, che riguarda l'avvio della procedura di danno ambientale. Cioè, in relazione agli effetti ambientali che sono stati provocati dall'impresa, stiamo esaminando la modalità attraverso la quale si può avviare, nei confronti dell'impresa, una procedura di danno ambientale, che è finalizzata a realizzare il risanamento del sito. Anche su questo aspetto stiamo lavorando con prudenza, perché l'esperienza degli ultimi anni ha generato degli effetti che non sono coerenti con la direttiva europea in materia di Pag. 5danno ambientale, tant'è che abbiamo una procedura di infrazione in merito. Sostanzialmente, avviando la procedura di danno ambientale, il Ministero dell'ambiente ha poi avviato in parallelo procedure di transazione con le imprese, e le stesse, in alcuni casi, hanno transato e perciò hanno versato delle risorse, che il Ministero dell'ambiente ha utilizzato, quando il Ministero dell'economia e delle finanze le ha trasferite, per realizzare interventi di risanamento ambientale.
La direttiva europea dice, invece, che la procedura di danno ambientale serve per assicurare che le imprese realizzino il risanamento dei siti che hanno contaminato, e perciò considera come ultima possibilità quella di avere il riconoscimento di un danno economico e di incassare soldi. Allora, pensando a questo, in questa prospettiva, stiamo lavorando in maniera tale che la procedura di danno ambientale serva per identificare il programma di risanamento che l'azienda deve sostenere e finanziarie per restituire il sito. Questo è un altro degli aspetti che possono essere considerati in un confronto tra istituzioni, Governo, regione e impresa, avendo in mente l'obiettivo della direttiva europea, che è quello del risanamento del sito e non tanto quello di incassare soldi per la pubblica amministrazione.
L'ultima considerazione riguarda i dati che sono stati raccolti attraverso le indagini epidemiologiche. Come dicevo prima, i dati raccolti dall'Istituto superiore di sanità attraverso un programma che si chiama «Sentieri», che ha considerato i dati di mortalità nelle zone industriali italiane più contaminate e più complesse anche dal punto di vista del rapporto tra ambiente e salute, mettono in evidenza che, a Taranto, nel periodo 2003-2005 e poi 2006-2008, vi è stato un eccesso di mortalità per tumori, che ha una caratteristica abbastanza articolata, cioè non sono identificati in particolare soltanto tumori che possono avere una relazione diretta causa-effetto tra l'ambiente e la salute e perciò tra fattori di rischio ambientale, ma l'analisi ha messo in evidenza che si ha uno spettro più ampio, sia nella popolazione femminile che nella popolazione infantile, il che non esclude che vi sia un rapporto tra rischi ambientali e danno alla salute; però questo richiede un'indagine più complessa. Quello che però emerge anche dall'indagine che è stata effettuata dai periti della procura della Repubblica di Taranto è che siamo in presenza di dati che fanno riferimento a malattie che, comunque, hanno la caratteristica di un decorso, di un'evoluzione lunga, e hanno la caratteristica, quando non sono tumori, della cronicità.
In altre parole, si tratta di patologie che si manifestano nel corso del tempo e nel caso in cui si rilevasse una relazione tra l'ambiente e queste patologie, tra i rischi ambientali e queste patologie, bisogna considerare che i rischi ambientali sono quelli dei decenni passati, mentre potrebbe essere più complesso identificare una relazione diretta, causa-effetto, con la situazione attuale degli stabilimenti Ilva a Taranto che, per effetto delle misure imposte dall'autorizzazione ambientale, per effetto di leggi regionali, per effetto delle leggi nazionali comunque, hanno avuto un'evoluzione. C'è stato, cioè, un aggiornamento delle tecnologie, ci sono stati, dal punto di vista delle performance delle tecnologie, significativi risultati in termini di riduzione delle emissioni. In particolare, le emissioni di diossina sono state abbattute drasticamente, ma c'è stato anche un abbattimento importante delle emissioni delle polveri, delle emissioni del ciclo a caldo anche per quanto riguarda i composti idrocarburi policiclici aromatici.
Dunque, questa è una problematica aperta. Si tratta sostanzialmente di capire se lo stato attuale degli impianti può essere messo in relazione con quel tipo di patologie che si sono verificate nel corso degli anni e se perciò gli impianti attuali costituiscono tuttora una sorgente di rischio. Qui si tratta di distinguere tra le caratteristiche delle tecnologie e l'esercizio. Infatti, capita a volte che si hanno le migliori tecnologie ma i risultati non sono i migliori perché, per esempio, l'esercizio degli impianti avviene in maniera tale da non assicurare il meglio dei risultati o Pag. 6perché, per semplificare le procedure, i tempi e i costi, come si dice, si fanno dei bypass, per cui avviene che la migliore tecnologia può non essere utilizzata.
Questo è oggetto dell'indagine della magistratura, da un lato, ed è anche oggetto delle rilevazioni, delle analisi che noi stiamo facendo congiuntamente con la regione Puglia. Però, dal punto di vista delle tecnologie, non c'è dubbio che un confronto tra le tecnologie negli impianti prima del 2005 e le tecnologie attuali mette in evidenza che le tecnologie attuali hanno performance e risultati ambientali molto migliori.
Detto questo, vorrei concludere presentando il Protocollo di intesa che è stato sottoscritto il 26 luglio tra i Ministeri dell'ambiente, dello sviluppo economico, della coesione territoriale, la regione Puglia, il comune di Taranto e la provincia di Taranto. Il Protocollo, da un lato, ha ripreso tutti i programmi in corso nell'area di Taranto che riguardano aree di pertinenza pubbliche, in particolare il mar grande e il mar piccolo, l'area, il quartiere di Tamburi, a ridosso del parco geominerario dell'Ilva, l'area di Statte, che è anche luogo di una discarica non di pertinenza industriale ovvero una discarica che è stata utilizzata per rifiuti industriali ma non esercìta da impianti industriali. Questo Protocollo di intesa considera poi altre due linee innovative aggiuntive. Una riguarda interventi per il miglioramento delle tecnologie utilizzate negli impianti industriali, non identificate, non attribuibili direttamente ed esclusivamente ad Ilva.
Esse fanno riferimento sostanzialmente alla possibilità che, nell'ambito del risanamento ambientale di Taranto, possano essere adottate nuove tecnologie negli impianti industriali, che rientrano in quelle tipologie che la Commissione europea ritiene finanziabili con risorse pubbliche per il carattere innovativo.
Qui vi è la possibilità - è uno degli oggetti del nostro lavoro - di affrontare in modo innovativo il tema molto critico del parco geominerario di Taranto, che è il più grande al mondo (sono 78 ettari). Non ci sono tecnologie note che possano eliminare la polverosità diffusa. Attualmente c'è una barriera fisica attorno al parco geominerario, che è chiaramente insufficiente. Ci sono (sono state adottate dall'impresa) alcune misure per ridurre la polverosità attraverso anche l'innaffiamento, ma questo è un tema che deve essere oggetto di una ulteriore valutazione tecnologica e organizzativa, per capire se quella logistica deve continuare ad avere le dimensioni attuali (cioè 78 ettari) e se esistono delle condizioni e delle possibilità per utilizzare tecnologie per l'abbattimento o comunque per il confinamento delle emissioni diffuse di polvere.
L'altra linea di lavoro aggiuntiva riguarda il progetto che abbiamo chiamato smart area (area di Taranto intelligente per intenderci) e che è finalizzato ad individuare tutte le soluzioni infrastrutturali e gestionali e tutti gli elementi che consentano nel complesso dell'area di Taranto (dove, come sapete, insistono molti altri stabilimenti e dove è presente un'attività portuale in grande espansione) di razionalizzare da un lato il flusso dei materiali, dall'altro, la gestione della domanda elettrica, la gestione delle acque e dei servizi che possono sostanzialmente essere ottimizzati, riducendo ulteriormente gli impatti ambientali.
Questo Protocollo di intesa si inserisce, peraltro, in un contesto che è già stato definito con un accordo sottoscritto tra il Governo, l'autorità portuale e le autorità locali nel giugno scorso (il 20 o 21 giugno) e che prevede la finalizzazione degli interventi di risanamento ambientale nell'area portuale per favorire l'espansione con investitori stranieri cinesi che hanno identificato Taranto come hub nel Mediterraneo meridionale.
Pertanto, il Protocollo d'intesa fa seguito all'impegno, che il Governo ha già preso, molto importante a favore dello sviluppo di Taranto e soprattutto delle infrastrutture e della logistica portuale di Taranto. Questo Protocollo non è finalizzato a sostenere finanziariamente Ilva, se non nel caso in cui si identificassero soluzioni tecnologiche avanzate e compatibili Pag. 7con le previsioni delle direttive europee dal punto di vista del finanziamento. È un protocollo che serve a velocizzare e a razionalizzare tutti gli interventi nell'area che servono per la riqualificazione e il rilancio di Taranto.
Mentre per quanto riguarda l'Ilva nel Protocollo d'intesa è esplicitamente prevista la possibilità che, per superare il contenzioso tra l'impresa e le amministrazioni pubbliche, possono essere individuate procedure semplificate o riconsiderate prescrizioni già previste e già date soprattutto a fronte, per esempio, delle sentenze del tribunale amministrativo regionale che, entrando nel merito, non soltanto con le sospensive, ha identificato contraddizioni, in qualche modo, tra le prescrizioni date e le leggi esistenti. Questo è quello che posso riferire, in maniera molto sintetica, nel merito delle questioni aperte.
Come sapete, la situazione a Taranto è molto delicata in questo momento, perché soltanto nell'area di Taranto sono circa 20 mila le persone - e perciò le famiglie - che sono, in questo momento, molto preoccupate per un'eventuale chiusura degli impianti. Domani vi sarà una manifestazione organizzata dai sindacati. Nel pomeriggio a Bari incontreremo poi i segretari delle maggiori organizzazioni sindacali, per riferire del lavoro che faremo nel corso della mattinata e anche per proseguire un dialogo che abbiamo avviato nelle settimane scorse con le organizzazioni sindacali e con Confindustria, in maniera tale da cercare di gestire la situazione di Taranto e i programmi che sono in corso e, soprattutto, quelli che abbiamo individuato come programmi da mettere in campo e da sviluppare, in modo tale da gestire questa situazione non dico in maniera concertata ma sicuramente in maniera coordinata tra le diverse componenti.
Ci è stato chiesto se questa iniziativa sia una risposta alla magistratura. Non è una risposta alla magistratura! Questa iniziativa era stata presa prima che la magistratura attivasse le procedure. È una procedura che sta nel solco delle leggi italiane e delle direttive europee, cioè è una procedura per valorizzare il rispetto delle normative esistenti. Questo è un punto molto chiaro e molto fermo. Non ho nulla da dire nel merito dell'iniziativa della magistratura, ma voglio confermare che stiamo lavorando per rafforzare la capacità delle amministrazioni pubbliche e la responsabilità delle imprese a rispettare le leggi esistenti.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fitto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione l'intervento del Ministro Clini e non posso, in via preliminare, che esprimere una condivisione sul lavoro che egli sta portando avanti, inserito in un contesto di grandissima difficoltà che si è determinata sul territorio e, a livello più ampio, nel contesto nazionale, insieme ad una complessità di fronte alla quale ci troviamo da tempo.
Penso che questo sia il momento della responsabilità. Se questa vicenda ha avuto un'evoluzione negli anni che ha portato a delle situazioni così complesse e articolate è anche frutto di una estremizzazione dei due concetti che, in un Paese moderno, devono riuscire a convivere. L'idea della contrapposizione fra il tema della tutela ambientale e della salute pubblica, che non sono e non possono essere messi in alcun modo in discussione e sui quali noi siamo profondamente convinti di dover essere impegnati per le migliori politiche in questa direzione, devono essere rese compatibili con il tema dello sviluppo industriale, perché non stiamo affrontando solo una questione che riguarda una città del Mezzogiorno o una regione, ma stiamo affrontando una questione che riguarda un pezzo di economia nazionale, che riguarda il 50 per cento della produzione nazionale che avviene, appunto, nello stabilimento di Taranto. Pag. 8
Oltre ai 20 mila lavoratori, ai quali lei ha poc'anzi fatto riferimento, ai quali noi esprimiamo vicinanza e solidarietà in questo momento, se ne aggiungono tanti altri collegati ad un indotto che ruota intorno allo stabilimento di Taranto e che riguarda l'intero Paese. È per questo che vogliamo, in modo serio e costruttivo, cogliere in tutti i passaggi un'opportunità per cercare di affrontare un'emergenza, quale quella scoppiata, ed individuare le soluzioni per poter dare risposte concrete in tal senso.
Lei ha accennato ad alcuni passaggi che voglio rapidamente richiamare, con la consapevolezza che il tema della tutela ambientale non può essere attualizzato rispetto ad una storia che pure c'è. Oltre cinquant'anni di presenza industriale dello Stato nel territorio di Taranto, perché non è solamente l'Ilva - una presenza fondamentale ed importante in questo senso - ma anche altre realtà: penso all'arsenale di Taranto, penso ad altre importanti realtà industriali che completano il ruolo di città industriale di Taranto, che certamente costituiscono degli elementi di riflessione ulteriore sul fronte alla tutela ambientale.
Su questo aspetto, ho colto anche alcune considerazioni molto positive e penso che sia necessario individuare, nel rispetto delle leggi e con le competenze costituzionali che gli enti preposti hanno, quali siano i dati realmente derivanti dalla presenza industriale che esiste in quella realtà, e soprattutto cercare di comprendere e completare un passaggio decisivo, quale quello della verifica del collegamento tra l'impatto ambientale ed il danno sanitario provocato.
Questo penso che sia un tema di chiarezza fondamentale, che deve servire - soprattutto in quel territorio - a dare una prospettiva che metta in condizione, nell'azione che si sta portando avanti, di chiedere, in modo sempre più chiaro e convinto, così com'è stato fatto anche nei passaggi ai quali si è fatto riferimento; penso all'ultima autorizzazione assegnata all'azienda di svolgere fino in fondo il proprio compito per investire in modo concreto e per rendere quanto più moderne possibili le indicazioni e gli interventi al proprio interno rispetto alla compatibilità ambientale. Ma è evidente che tutto questo va inserito in un contesto straordinario, al quale noi stiamo cercando di dare un contributo positivo - come lei sa - avendo partecipato a tutti i tavoli che sono stati convocati: dal livello regionale a quello nazionale.
A me piace anche sottolineare e richiamare - come lei ha opportunamente indicato - che, due mesi fa, abbiamo avuto un primo incontro con il Presidente del Consiglio, con lei e con altri Ministri presso la Presidenza del Consiglio, per iniziare un percorso che si è concluso nei giorni scorsi.
Lo voglio ricordare perché sarebbe un errore immaginare l'azione di tutte le istituzioni di questo Paese, in contrapposizione con quella della magistratura. I provvedimenti della magistratura vanno rispettati e vanno colti anche, in questo momento, in termini propositivi rispetto anche ad alcune considerazioni un po' anomale: ci troviamo in presenza di un sequestro richiesto, concesso, non attuato e frutto di una riflessione ampia - e concludo - che, per le stesse considerazioni dei magistrati, indica, nell'attesa del riesame della Cassazione, un ampio margine all'interno del quale individuare le soluzioni.
È questo il terreno, articolato ed anomalo, all'interno del quale dobbiamo muoverci e, su questo, a partire da domani, il nostro gruppo ed il nostro partito, non farà mancare ai tavoli preposti il sostegno pieno per giungere ad una soluzione di buon senso, che faccia uscire da una condizione di angoscia, non solamente i lavoratori, ma che dia una risposta seria, costruttiva e responsabile per un grande Paese industriale, quale il nostro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

Pag. 9

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, la vicenda dell'Ilva di Taranto ha straordinariamente fatto riscoprire agli italiani l'esistenza dei lavoratori siderurgici: essi sono decine e decine di migliaia in Italia, che lavorano il minerale di ferro, lo trasformano in ghisa e, successivamente, in acciaio, negli stabilimenti di Genova, di Novi Ligure, di Piombino, di Trieste, di Paterno, di Pratica, di Brescia e soprattutto di Taranto.
In quest'ultimo, il maggior produttore europeo di laminati piani, si produce il 60 per cento del fabbisogno nazionale.
Signor Ministro, ho ascoltato con molta attenzione la sua informativa: è chiaro a tutti noi che il provvedimento giudiziario è stato adottato dalla magistratura di Taranto in un processo e - come tale - non potrà che svolgersi nello stesso processo. Ovviamente vi porremo tutta la nostra attenzione, già dalla data di venerdì prossimo, giorno in cui è fissato il riesame.
Alle istituzioni e alla politica, invece, compete adottare, per il presente e per il futuro, misure e interventi, azioni ed iniziative di politica industriale, per coniugare anche, e soprattutto in quel sito oggi, l'interesse produttivo nazionale con gli interessi dell'ambiente e della salute dei cittadini.
Signor Ministro, in quel sito occorre assumere un'iniziativa di politica industriale di profilo alto, che si deve riassumere in un piano strategico di risanamento ambientale. Il recente protocollo di cui ella ha parlato, quello di intesa sulle bonifiche, è un tratto importante nell'emergenza, a cui si sommano le altrettanto importanti leggi regionali sulla riduzione dei limiti nazionali riferiti alle diossine e ai furani, e alla più recente legge regionale antinquinamento che introduce la valutazione del danno sanitario.
Il piano strategico di risanamento di cui parlo, si realizza attraverso un accordo di programma che deve diventare lo strumento nel quale devono agire contemporaneamente le bonifiche ed i controlli, il sistema di monitoraggio del benzopirene e dei PM10 e l'ulteriore innovazione tecnologica degli impianti dell'area a caldo. Insomma, uno strumento che è un luogo condiviso - questo accordo, quell'accordo di programma - ove determinare la coesistenza degli interessi sociali, economici e produttivi, non alternativi tra loro.
In questi giorni ricorre una domanda, lì in quella terra ma anche in giro e per il Paese: quello che occorre non si poteva fare prima? La mia risposta è sì, si poteva fare di più negli ultimi decenni, avviando e realizzando molte più cose di quanto si è fatto nell'ultimo biennio.
Signor Ministro, ora mi rivolgo ancora a lei, ma anche al Ministro Passera, per richiedere un impegno congiunto del Governo in direzione della siderurgia italiana con quella europea lì nei lidi di Bruxelles, per definire un piano di azione sull'eccesso di capacità produttiva e di costi energetici, per definire un equilibrio tra competitività e riduzione delle emissioni, per affrontare la competitività globale e l'ingresso del Far East, dell'acciaio che viene dal Far East, e dei prodotti siderurgici che spesso sono privi di qualunque tracciabilità. Mi rivolgo anche ai colleghi che sono qui, al legislatore, a cui io penso che competa predisporre norme in materia ambientale e di controllo dei limiti d'inquinamento, che siano sempre più precise e più certe; anche questo è un problema da risolvere.
Intanto domani, come lei anche ha accennato signor Ministro, i metalmeccanici hanno indetto questa importante manifestazione a Taranto, e ci sarà lo sciopero dell'intero gruppo, che si svolgerà ovviamente anche a Genova e a Novi Ligure, e io vorrei mutuare in piena autonomia le ragioni della convocazione di questa importante manifestazione, secondo cui è necessario ricercare tutte le soluzioni utili al mantenimento dell'attività industriale, salvaguardando sia l'ambiente sia la salute, e in ragione di ciò chiedere che l'Ilva prenda impegni e realizzi investimenti e azioni che vadano nella direzione giusta, compresa quella che lei ha accennato.
Bene, a tutti coloro, onorevoli colleghi e signor Ministro, che investono da tempo, Pag. 10e più recentemente da mesi, sul conflitto per festeggiare immaginarie vittorie, io mi permetto di dire con umiltà: sbagliate, saremo tutti sconfitti se non contribuiremo a percorrere soluzioni emergenziali e soprattutto mirate al futuro, fondate sulla continuità del lavoro ed il diritto alla salute. Concludo così: noi abbiamo bene in testa il senso e il valore del lavoro e della vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

SALVATORE RUGGERI. Signor Presidente, ho ascoltato con piacere le parole del Ministro, e in effetti se esiste una sfida che più di altre merita di essere affrontata e superata, questa è l'emergenza dello stabilimento siderurgico dell'Ilva di Taranto; lo è perché finalmente, dopo anni di finanza globale e di investimenti virtuali, si torna a parlare in quest'Aula di politica industriale e di economia reale del nostro Paese.
Dispiace che si possa dare l'impressione che si sia quasi costretti a farlo sotto la spada di Damocle, rappresentata da una decisione che la magistratura è chiamata a prendere nello svolgimento legittimo della funzione che le è propria. Da tempo ormai si era a conoscenza dei danni arrecati dall'impatto di certe produzioni industriali sui lavoratori stessi e sulle persone che vivono per necessità nel territorio circostante. Troppi uomini e donne si sono ammalati e sono morti per tumori e malattie legate al degrado ambientale, tanto nell'ambiente di lavoro, quanto in quello stesso quartiere Tamburi, che ha visto nascere accanto l'imponente acciaieria, e che oggi è ormai tristemente famoso per quel suo colore rosa pallido, uniforme e opprimente, e per avere provocato tante e tante malattie, senza considerare poi il gravissimo problema della diossina, che anno dopo anno ha avvelenato il mare e la terra, tanto da rendere impossibile in un raggio di venti chilometri produrre mitili o allevare bestiame.
Di fronte a questo disastro, tuttavia, bisogna diffidare di chi troppo semplicisticamente pensa che l'unica risposta sia chiusura dell'Ilva, la chiusura cioè di uno stabilimento che dà lavoro ad oltre 12 mila operai ed impiegati, senza contare il rilevante indotto. Signor Ministro, si verrebbe così a creare un'emergenza sociale senza precedenti, probabilmente la tragedia occupazionale più grande del Paese, con effetti drammatici non solo nella regione, ma per tutto il comparto nazionale, andando a colpire evidentemente l'intera filiera produttiva che fa della lavorazione dei prodotti dell'Ilva un'eccellenza italiana.
Ora è chiaro che l'industria italiana, anche quella siderurgica, deve ovviamente rispettare tutte le leggi, in particolare quelle ambientali e per la sicurezza sul posto di lavoro. Devo dire che negli ultimi anni l'impresa tanto ha fatto, tant'è che ha investito quasi un miliardo di euro per rendere migliore la vita dei cittadini.
Il punto in questione, tuttavia, non si esaurisce nella semplice contrapposizione tra lavoro e salute e tra industria e l'ambiente. L'iniziativa dirompente della magistratura, che ha sospeso la produzione, anche se legittima, appare comunque preoccupante, proprio nel momento in cui tutti gli attori politici ed economici si apprestavano ad assumere ciascuno la propria parte di responsabilità per farsi carico di decisioni compatibili con le esigenze di tutela dei lavoratori, della popolazione e dell'ambiente. La radicalizzazione dello scontro evidentemente nuoce alla serena valutazione dei problemi e alla razionale definizione delle risposte. Occorre piuttosto sostenere l'impegno forte e tempestivo messo in campo dal Governo, dagli enti locali e dalle parti sociali, accompagnandolo con un clima di condivisione e di solidarietà nazionale.
Lo scorso giovedì è stato firmato un protocollo di intesa tra i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dello sviluppo economico e della coesione territoriale e la Regione Puglia, la provincia, il comune di Taranto e il commissario straordinario del porto, con cui si sono stanziati i primi 336 milioni per la bonifica del territorio di Taranto. Credo che questo sia il modo migliore per affrontare Pag. 11il conflitto tra salute, ambiente e lavoro, proseguendo nel miglioramento degli impianti e nell'allineamento alle regole europee. Ora si tratta certamente di offrire garanzie, che anche la magistratura dovrà valutare per la sua parte, affinché già nei prossimi giorni la bonifica cominci e il percorso di risanamento possa andare di pari passo con la salvaguardia dei posti di lavoro nell'azienda, che noi riteniamo debba essere finalmente riaperta, anche perché ne va della stabilità di tutta la regione Puglia, ma anche e soprattutto del comparto in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor Ministro, Taranto e la sua provincia stanno vivendo una delle situazioni più delicate e difficili della loro storia e bene ha fatto, signor Ministro, ad accogliere l'invito di questa Assemblea a riferire in Aula sulla situazione di Taranto.
Io la ringrazio, a nome di Futuro e Libertà per il Terzo Polo e della comunità jonica, di cui ho l'onore di far parte, oltre che per la tempestività con cui ha deciso di affrontare la questione, per i precisi impegni che lei ha assunto, come Governo, in ordine agli interventi che nell'immediato devono essere messi in atto per scongiurare anche la perdita di un solo posto di lavoro, per offrire ogni tipo di garanzia a tutela della salute dei cittadini, per evitare inutili e dannose divisioni tra chi alza barricate per difendere la salute, anche a spese dei livelli occupazionali, e chi agisce in modo contrario, assumendo, in entrambi i casi, una posizione ideologica che non giova in alcun modo alla soluzione del problema, né concorre a creare quel clima di serenità e di fiducia di cui vi è tanto bisogno in tutti gli ambienti della città e della provincia, che da decenni, inascoltate, pagano il prezzo più alto che possa essere chiesto ad una comunità, quello della propria incolumità fisica, spesso quello della vita.
Sia chiaro, signor Presidente, signor Ministro, che un così alto prezzo non viene pagato per cause addebitabili solo al gigante siderurgico, ma anche per la concentrazione massiccia di altri insediamenti industriali pesanti, che vanno dalla raffineria ENI alla Cementir, e i danni di natura economica non riguardano solo i dipendenti dell'Ilva, ma riguardano i mitilicultori, gli allevatori, i commercianti, gli artigiani in generale. A tutti quanti loro va la nostra solidarietà.
Loro per primi devono essere in cima alla graduatoria degli impegni di tutte le parti interessate - Governo, Parlamento, istituzioni locali, sindacati e, per finire, ma non ultima in quanto a responsabilità, la proprietà - perché venga allontanato ogni pericolo per la salute ed ogni preoccupazione per la vita lavorativa.
Io ho tentato più volte di interessare il Governo e il Parlamento a quella che, da tanti anni, viene definita «la questione di Taranto»: l'ho fatto nelle passate legislature, l'ho fatto nel febbraio del 2009, presentando, come primo firmatario, una mozione, l'ho fatto un anno dopo con un'interpellanza urgente, l'ho fatto alcuni giorni fa con un'interrogazione a risposta scritta.
I dati dell'Eurispes, da molto tempo, collocano Taranto tra le 14 aree ad alto rischio ambientale e la procura della Repubblica di Taranto, quella che oggi ha preso quel provvedimento che alcuni vogliono a tutti i costi contestare, quella magistratura alla quale, come ha giustamente dichiarato l'arcivescovo di Taranto, monsignor Santoro, spetta il compito di applicare le leggi, non poteva chiudere gli occhi di fronte alle gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini, non poteva non intervenire per accertare le responsabilità.
Quella procura, da sempre, si occupa dei danni ambientali a Taranto, sostenendo che essi risalgono addirittura agli anni Ottanta, quando l'Ilva si chiamava Italsider ed era di proprietà dello Stato. È noto da decenni che il tasso di incidenza per le malattie neoplastiche a carico dell'apparato respiratorio e per le malattie cardiocircolatorie nella popolazione di Taranto, Pag. 12che nel 1971 era al di sotto della media nazionale, dopo 20 anni di industrializzazione di quel tipo, aveva fatto confinare la città di Taranto tra le aree più a rischio ambientale, ma nessuno ha mai fatto nulla.
Vi è stata una generale colpevole indifferenza. Ora, non tutti i mali vengono per nuocere. La decisione della magistratura deve diventare per tutti, la proprietà, il Governo, le istituzioni, la politica, i sindacati, i cittadini, la grande occasione per entrare concretamente nella fase operativa con scelte chiare, con progetti di accertata validità scientifica, da affidare per la loro realizzazione, con il sistema della contrattazione più rigorosa e trasparente, ad aziende di primo livello, in grado di assicurare tempi definiti...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Patarino.

CARMINE SANTO PATARINO. ...e costi certi - ho finito, signor Presidente -, prevedendo da parte dello Stato il diritto di controllo sui lavori, perché, finalmente, a Taranto si creino le migliori condizioni perché la crescita, lo sviluppo e la ripresa economica, siano in grado di viaggiare in piena sintonia con la difesa della salute e dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Catone. Ne ha facoltà.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, all'inizio degli anni Sessanta si indicava nelle acciaierie di Taranto, promosse dal sistema di partecipazioni statali, una delle realizzazioni più significative per imprimere all'economia statica del Mezzogiorno il segno innovativo di una forte e competitiva dimensione industriale. Sempre in quegli anni si tracciava un bilancio fortemente positivo delle mutazioni sociali ed economiche innescate nel Meridione da una politica di intervento promossa dai Governi dell'epoca, che vedeva per protagonista l'intero sistema delle partecipazioni statali, dall'IRI all'ENI. Si crea così una rete di imprese vocate in produzioni strategiche e ad alto contenuto innovativo che, purtroppo, è stata sciaguratamente smantellata. Lo stesso stabilimento di Taranto, ceduto all'Ilva, è stato uno degli asset strategici coinvolti in queste scelte - tanto più rischiose perché già si profilava l'irrompere sul mercato mondiale di nuovi protagonisti, quali la Cina e il Giappone, ora in testa alle classifiche, mentre l'Italia si colloca all'undicesimo posto - processi nei quali si deve inserire un equilibrio positivo fra le capacità produttive e tecniche e la tutela ambientale.
Posto, quindi, che sarebbe catastrofico chiudere le acciaierie di Taranto anziché affinarne i processi di produzione e di innovazione, resta l'evidente contraddizione di uno Stato che ha ceduto i suoi gioielli del sistema industriale, ma che viene evocato ogni volta che occorre risolvere complessi problemi quali l'inquinamento o le crisi produttive. È un tema sul quale riflettere proprio nel momento in cui poste, servizi sanitari, trasporti pubblici mettono in un canto le esigenze delle aree interne dei piccoli centri, aggravando lo squilibrio sociale e la discriminazione fra i cittadini.
Ma tornando all'Ilva - premesso che anche Papa Benedetto XVI ci esorta al senso di responsabilità, incoraggiando le istituzioni nazionali e locali a compiere ogni sforzo per giungere ad un'equa soluzione della questione che tuteli sia il diritto alla salute, sia il diritto al lavoro, soprattutto in questi tempi di crisi economica - noi riteniamo che l'attenzione e l'impegno economico del Governo nazionale devono essere moltiplicati, a garanzia dell'esecuzione di tutti gli interventi che si rendono necessari e le cui specificità dovranno essere previste nel piano di risanamento ambientale collegato a quell'accordo di programma, ricordato dal Ministro Clini, di prossima sottoscrizione, il cui atto dovrà necessariamente avere un impianto e un valore strategico - come è avvenuto nel caso di Marghera, appunto - affinché il risanamento, di cui oggi è stata posta in maniera realistica la premessa, sia garantito e reso effettivo. Potrebbe Pag. 13essere questa anche una buona occasione per far sì che la Puglia utilizzi quei fondi comunitari che ancora ha, che rischia di non spendere mai e che potrebbero andare persi. Potrebbe essere un'ottima occasione di investimento.
Per concludere, immaginare che l'azienda debba essere chiusa per l'inquinamento dei decenni scorsi non ha senso. Noi vogliamo la continuità produttiva dello stabilimento. Mi auguro che ognuno di noi faccia la propria parte, a tutela dei posti di lavoro e della salute dei cittadini di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, signor Ministro, lo dichiariamo subito: Italia dei Valori è al 100 per cento con i lavoratori e al 100 per cento con i magistrati. Ilva smetta di utilizzare la disperazione dei lavoratori per condizionare le decisioni della magistratura e tenere il Paese sotto ricatto.
Quanto emerge - come ha detto lei, nella sua relazione - non accade per fatalità, ma per responsabilità umane ben precise. Chi avrebbe dovuto controllare non ha controllato, chi avrebbe dovuto investire in risorse, in sicurezza e salute non lo ha fatto, chi avrebbe dovuto trovare soluzioni ha preferito tacere o, peggio, acconsentire che si commettessero reati, che si avvelenasse l'ambiente e che si ammalasse Taranto. Certo, a Taranto non inquina solo l'Ilva, ma quanto accade oggi è l'occasione per la rinascita di un intero territorio dove tutti devono sapere - tutti, Ilva compresa - che rispettare la legalità, le regole, le leggi dello Stato, conviene a tutti e, soprattutto, che nessuno può usare il licenziamento come arma di ricatto.
Ilva non può chiederci di scegliere tra il lavoro e la vita. Ilva deve garantire il lavoro rispettando le leggi dello Stato. Siamo con i lavoratori, perché oggi devono chiedere conto all'azienda di come ha utilizzato quei profitti, tanti profitti, e se li ha reinvestiti in sicurezza, in lavoro, in salute.
Taranto per il 90 per cento presenta concentrazione di diossina, la più alta in Italia. A Taranto ogni anno 30 persone muoiono per le emissioni industriali. A Taranto ogni anno 18 persone si ammalano per tumore maligno riconducibile ad emissioni industriali. A Taranto ogni anno 74 persone, per lo più bambini, si ammalano alle vie respiratorie. A Taranto le analisi dicono che le persone hanno nelle urine il piombo. Allora, che senso ha avere un posto di lavoro, se poi devi morire di cancro? Che senso ha sapere che, mentre sei in fabbrica, tua figlia sta morendo per la leucemia? Ecco perché oggi i lavoratori ed i magistrati possono chiedere il riscatto di quel territorio e della città di Taranto.
Ma cosa è stato fatto per Taranto in questi anni? Dal Governo - non certamente solo dal suo, ma anche dai precedenti - che cosa è stato fatto? Taranto ha bisogno di soluzioni che guardano lontano. Il suo intervento manca di speranza per Taranto e non ha soluzioni del momento, non soluzioni dettate dall'emergenza. Signor Ministro, l'Italia non ha ancora una norma nazionale che imponga limiti alle emissioni di diossina, pari a quelle che ci chiede la Comunità europea e l'Organizzazione mondiale della sanità, che è di 0,4 nanogrammi TE/m3. L'Italia è una di quelle nazioni che ha consentito all'Ilva - perché sotto il ricatto dell'Ilva - di emettere al di sopra di quel valore di 0,4. In Puglia abbiamo dovuto fare una legge regionale, perché lo Stato, la nazione, non ha utilizzato quei limiti.
Signor Ministro, cosa intende fare per cancellare quell'emendamento, che solo due anni fa ha permesso all'Ilva di sforare i parametri di emissione di benzopirene, un cancerogeno, uno dei tanti cancerogeni? E, poi, che soluzione intendete adottare per la bonifica dell'area? E se la bonifica la debbano pagare i cittadini di Taranto oppure la debba pagare l'Ilva, con parte di quei profitti che dovrebbe reinvestire?
In questo anno, signor Ministro, le risorse FAS potevano andare nella direzione di Taranto e, invece, sono andate in direzioni diverse. Nel 2010 abbiamo approvato Pag. 14un Piano per il sud con 7 miliardi di euro e nel Piano per il sud erano previste risorse da destinare alla bonifica dei siti inquinati. Che fine hanno fatto quelle risorse, che dovevano servire anche all'utilizzazione di quei lavoratori che oggi protestano per essere riutilizzati e continuare a lavorare, ma per rimettere in salute il territorio dove lavorano?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Zazzera.

PIERFELICE ZAZZERA. Concludo, signor Presidente. Credo che tutti noi qui dentro e lei, signor Ministro - che non è il Ministro oggi, ma è stato il direttore generale del Ministero per tutti questi anni e quindi è la memoria storica dei problemi di Taranto e dell'Ilva - abbiamo un dovere nei confronti dei lavoratori, nei confronti di Taranto, nei confronti dei nostri figli e dei bambini: dare una speranza e liberarli dalla morte per avvelenamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per due minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, ringrazio sentitamente il Ministro Clini, che ha illustrato molto dettagliatamente, sia in quest'Aula sia con i mezzi di comunicazione, la posizione del Ministero con grande dovizia di dettagli.
Non si possono nemmeno non condividere molte delle considerazioni che sono state fatte dai rappresentanti dei gruppi intervenuti, e cioè la difesa del lavoro e la difesa della salute.
Tutti hanno detto una frase però, una frase che io ritengo che sia soltanto di facciata: rispettiamo la magistratura al 100 per cento, ma vogliamo però l'apertura della fabbrica anch'essa al 100 per cento, perché siamo con i lavoratori. Questa contraddizione va superata e dobbiamo porre una domanda, in questo minuto che mi resta: perché la chiusura e gli arresti dei dirigenti? È un fatto gravissimo, che deve essere l'ultimo atto di una procedura. In base a cosa? Le perizie affidate alla magistratura in genere sono perizie affidate a dei professionisti. I magistrati, invece, dovrebbero basarsi su strutture scientifiche e tecniche dello Stato ovvero sulle perizie fatte dall'Istituto superiore della sanità, dall'ISPRA e dal CNR. La magistratura deve agire di conseguenza, senza investirsi del diritto, che è purtroppo previsto dalla legge, di essere il peritus peritorum. Ed è per questo che i magistrati possono intervenire in questa maniera. Io sono con la magistratura se si basa su questi giudizi peritali, e non sull'elenco dei periti, che possono essere molto spesso non a quella altezza che la situazione richiede.
È per questo che ritengo che stia andando bene l'opera del Governo e della regione, sia prima di questa legislatura, sia attualmente. La regione, il Ministero, il comune e la provincia stanno andando bene e devono continuare a portare avanti una procedura semplificata che porti alla verità nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, signor Ministro, voglio ricordare ai colleghi che il benzopirene si conosce da 250 anni - il primo tumore professionale causato proprio dalla professione è quello, descritto in letteratura medica 250 anni fa, degli spazzacamini inglesi - e quindi si sa che è cancerogeno, ma c'è incertezza nonostante questo nelle norme e nella loro applicazione. Ci si domanda come sia possibile che un impianto che dà da vivere a 20 mila persone, dove sono stati investiti 4 miliardi - uno di questi miliardi solo per l'ambiente - possa essere bloccato perché ha violato la normativa ambientale.
Qualunque sia la colpa dei dirigenti dell'Ilva si deve ammettere che operare in un Paese dove la categoria disastro ambientale è demandata all'interpretazione dei magistrati non è facile. Chi commette un reato va sicuramente punito ma è necessario avere certezza di cosa significhi Pag. 15questo concetto e quali siano le norme che lo regolano.
Ilva c'è da 50 anni ma non sono state trovate in tutti questi anni soluzioni che garantiscono la tutela dell'ambiente e la produzione industriale, anche quando l'imprenditore, ahimè, era lo Stato. Questo non è un problema che riguarda soltanto l'Ilva, è il problema del confine tra pubblico e privato. Con ogni probabilità, le industrie ad alto impatto ambientale non possono farsi carico da sole di tutti gli investimenti ambientali necessari, se vogliono competere sul mercato. Certo, non si deve pensare che le regioni dell'economia debbano prevalere sulla dimensione umana: la salute e la vita delle persone sono la cosa più importante. Neanche si deve mettere in discussione il lavoro della magistratura e neppure è possibile affermare che non deve essere giudicato chi fa impresa, se commette reato. Ma disgraziato è sicuramente quel territorio dove in contemporanea precipita la questione industriale, la questione sociale e la questione ambientale.
L'Ilva è un'impresa leader del sistema Paese, che fa profitti e tiene alta l'occupazione e l'indotto e tutto ciò in tempi di crisi, per cui chiuderla sarebbe una follia e altrettanto se si arrestassero pezzi del ciclo produttivo. C'è la questione sociale di una città, di una regione, dell'intero Mezzogiorno. In questo momento c'è bisogno di tutto tranne dei fondamentalismi dall'una e dall'altra parte che, oltre ad aprire una drammatica questione sociale, disincentivano sicuramente gli investimenti industriali. La città e il territorio sono spaccati tra rischi ambientali e la paura di perdere il lavoro. Su queste questioni è inutile sciorinare i dati dei contendenti dell'una e dell'altra parte.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Fabbri.

LUIGI FABBRI. Sto per concludere, signor Previdente. Si sfidano i sostenitori del diritto al lavoro e quelli del diritto alla salute e alla qualità dell'ambiente. Cerchiamo di tenere insieme, come dice il Presidente Napolitano, lavoro e ambiente, intervenendo, signor Ministro - va bene in questo caso il protocollo - dove è necessario per risolvere i problemi, evitando di trasformare la questione sociale aperta in un dramma sociale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, innanzitutto voglio complimentarmi con il Ministro, perché in questi tempi di grigiore e di deresponsabilizzazione, di fuga dai propri ruoli, lei si è assunto la responsabilità politica, in questa Aula, di dare delle affermazioni di certezza e di sicurezza, cosa che non hanno fatto neanche molti gruppi presenti in Aula.
Quindi complimenti, Ministro, per il profilo politico e per il coraggio che lei ha avuto nel dire che non si può affermare, oggi come oggi, che ci sia un rapporto tra l'attività dell'azienda ed alcune patologie. Lo dico io che opero, faccio il medico a 30 chilometri da Taranto, e lo dico nel rispetto della popolazione di Taranto, che va tutelata. Ma qui noi abbiamo un ruolo politico, un ruolo superiore di guida degli interessi collettivi e di mediazione tra interessi contrapposti, perché se è vero che l'ambiente va tutelato, è vero che l'attività industriale è quella che assicura la ricchezza di un Paese, gli ospedali, la protezione sociale, tutto quello che è salute e patrimonio dell'interesse collettivo. Quindi complimenti, Ministro, per questo impegno. Complimenti per il lavoro che state svolgendo. Complimenti - posso dire - anche alla regione Puglia che in questi anni già con il governo Fitto e poi con il governo Vendola ha sempre controllato e seguito l'attività dell'Ilva, cercando di ottimizzare protezione ambientale e territorio stesso.
Però, a questo punto ci rimangono due nodi fondamentali: uno che è quello di procedere, come lei sta procedendo, con tutto il territorio e con l'azienda per Pag. 16migliorare e dare certezza; l'altro è quello di fare attività legislativa in questo Parlamento affinché non sia al ruolo di un giudice, anche in buona fede, affidato il futuro del Paese. Altrimenti - con questo concludo - ci potremmo trovare domani nella condizione in cui qualche pubblico ministero, sempre in buona fede, fa chiudere l'ENEL a Brindisi o sospendere l'uso della penicillina perché c'è un caso di complicanza, semmai anche mortale, e potrebbe succedere qualsiasi cosa se non c'è regola e non c'è governo nel Paese (Applausi del deputato Fabbri).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, signor Ministro, lei ha svolto una relazione più politica che tecnica, e visto che siamo nell'era del Governo dei tecnici avremmo pensato e sperato che la sua relazione fosse più tecnica e meno politica.
Le poche parole che dirò le divido in due parti, una che riguarda la salute, che è prioritaria. Mi sono riletto stamattina, prima di venire qui, il rapporto della regione Puglia, dell'ARPA, un unico rapporto fatto dalla regione Puglia, dall'ARPA, dall'Università di Bari e da altre società scientifiche. Non è vero che a Taranto c'è una mortalità eccessiva di tumori. Taranto viene dopo Bari e Lecce. Per quanto riguarda i tumori al polmone Taranto viene dopo Bari, Brindisi, Lecce e Foggia. Quindi, non vedo la correlazione che ci possa essere tra lo stabilimento dell'Ilva e il tumore ai polmoni. Noi non ci dobbiamo - lei lo sa bene, signor Ministro - fidare delle dichiarazioni di qualche ambientalista da strapazzo che, facendo la guerra al mondo industriale, si è presentato con una lista a Taranto, però nel quartiere Tamburi, che è quello più offeso dalla questione, ha preso 40 voti.
Il quartiere Tamburi non l'ha costruito l'Ilva, è stato costruito quando c'era la Finsider dopo che è nato il centro siderurgico. Quindi, il problema, casomai, è dell'assessore all'urbanistica di Taranto, e poi della regione, se ha approvato quel piano regolatore. Quindi, in Puglia i tassi più elevati per la mortalità - lo ripeto - non sono a Taranto. Lei, signor Ministro, è stato poco chiaro sugli inquinanti dell'Ilva. Lei sa meglio di me certamente che con i fingerprint riesce a sapere di chi è la diossina che c'è in quel posto, quindi può essere che sia dell'Ilva o può essere che non sia dell'Ilva (come io credo). Lei non può pensare di vincere una battaglia al Consiglio di Stato, perché il TAR ha dato ragione all'Ilva per il fatto che la direttiva europea non è stata recepita dal Governo italiano. Quindi, parliamo di cose che dal punto normativo...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Nucara.

FRANCESCO NUCARA. Poi lei dice - concludo - anche che per quanto riguarda il problema degli impianti non gestiti bene (dice una cosa giusta), ci può essere la migliore tecnologia perché si può fare il by-pass e altre cose, però se lei lo dice in quel contesto fa immaginare al sottoscritto che l'Ilva ha fatto questo, e sarebbe un fatto gravissimo.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Nucara.

FRANCESCO NUCARA. Non buttiamo il bambino con l'acqua sporca, buttiamo solo l'acqua sporca, ma teniamo il bambino perché la fame della gente produce effetti sociali più pericolosi di quelli per la salute (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 11).

MARIO ADINOLFI. Chiedo di parlare.

Pag. 17

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO ADINOLFI. Signor Presidente, oggi non è il 2 agosto. Parlerò della strage di Bologna, ma non è il 2 agosto. Lo faccio quindi in maniera non rituale.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, veniamo da una settimana incredibile, a mio avviso, per l'insulto continuo che è stato rivolto ai familiari delle vittime e alle vittime stesse in termini mediatici e, purtroppo, persino da un membro di quest'Aula.
Anche chi come me non è bolognese ed era davvero bambino quando è accaduta la strage, ha assistito ad un'oscena presa di posizione del terrorista condannato come esecutore materiale della strage - si chiama Giusva Fioravanti -, il quale ha negato perfino l'onore della memoria e il rispetto minimo nei confronti di una vittima della strage, Vincenzina Sala. Vincenzina Sala aveva 50 anni. È morta decapitata nella strage di Bologna, mentre accompagnava il nipotino di sei anni, Marco Bolognesi, il figlio del presidente dell'associazione delle vittime.
Ebbene, in un impeto violento, davvero incredibilmente fuori posto e oltraggioso perfino se fosse stato compiuto in un bar, il condannato per strage Giusva Fioravanti ha pensato di insultare Paolo Bolognesi, dicendo: «Ha perso solo la suocera nella strage. La suocera non è una gran perdita». Sono parole testuali e ripetute in interviste, a mio avviso improvvide, condotte giornalisticamente in maniera molto superficiale e in cui ha avuto modo di ripetere questi concetti.
Questi concetti sono stati persino ripresi da un deputato di quest'Aula, il quale ha affermato l'incredibile, cioè che Vincenzina Sala non fosse morta nella strage di Bologna, bensì tre anni dopo per le ferite riportate nella strage, con un côté grottesco di questa affermazione. Tutto questo è avvenuto per mettere in mora il presidente dell'associazione familiari delle vittime della strage di Bologna, Paolo Bolognesi, che viene ogni anno votato e rieletto, assolutamente all'unanimità, dai membri dell'associazione.
Insomma, l'oltraggio più incredibile è avvenuto nel silenzio dei media sostanzialmente, perché si è discusso molto poco di tutto questo fatto, e, purtroppo, anche nel silenzio di quest'Aula, che oggi vado a rompere - ripeto - in modo non rituale, in un giorno che non è quello dei riti.
Oggi non è questione di riti: è questione di verità e giustizia, che ovviamente rimane ancora da compiere in termini pieni su quel fatto, ma non può l'Aula del Parlamento lasciar passare un oltraggio di questo genere nei confronti della memoria più dolorosa e della ferita più dolorosa che questo Paese porta ancora sul proprio corpo, ancora non cicatrizzata.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, insieme ai colleghi Roberto Occhiuto e Ida D'Ippolito Vitale abbiamo presentato un'interrogazione per evidenziare una situazione estremamente grave, sulla quale richiamo la sua attenzione. È la situazione del comune di Amantea.
Si è riunito nei giorni scorsi un consiglio comunale aperto. Erano presenti altri colleghi, come il collega Laratta, ma anche altri sindaci (il sindaco di Rogliano, il sindaco di Falerna, il sindaco di Acquaformosa), per sottolineare ed evidenziare la situazione degli immigrati, ossia di una presenza enorme di immigrati che sta creando delle situazioni a mio avviso estremamente pericolose in quel comune.
A fronte di una capienza di 36 unità, ci sono oltre 160 immigrati, con tutte quelle che possono essere le conseguenze anche di una permanenza, ma soprattutto di un'assistenza e di un'integrazione nell'ambito di quel comune. Ci sono state proteste, ci sono stati blocchi anche di servizi pubblici e c'è una situazione di grande tensione.
Il comune di Amantea ha assunto l'iniziativa: la relazione è stata fatta dal consigliere comunale Ruggiero ed era presente, ovviamente, il sindaco Tonnara, il quale è intervenuto. In quell'occasione, è Pag. 18stata sottolineata l'urgenza di un intervento da parte dello Stato e degli organi preposti: credo che sia interessata e coinvolta anche la regione. È, dunque, una situazione di grande difficoltà per quanto concerne il problema degli immigrati, che non riguarda semplicemente il comune di Amantea, ma anche altri comuni: ho citato comuni del catanzarese e del cosentino, ma vi sono anche comuni del reggino.
Signor Presidente, ricorderemo tutti quanti ciò che è successo, qualche tempo fa, a Rosarno. Io ritengo che su queste vicende bisogna intervenire: non basta semplicemente lo strumento di sindacato ispettivo che abbiamo innescato. Quindi, ho voluto prendere la parola in questo frangente proprio perché, poi, il Governo possa raccogliere, attraverso il resoconto e le iniziative che la Presidenza vorrà assumere, la situazione di allarme e, soprattutto, una sollecitazione pressante.
Il consiglio comunale di Amantea ha votato all'unanimità un documento in cui viene descritta tutta la situazione e in cui, soprattutto, si chiede un intervento più volte sollecitato. A queste sollecitazioni, però, non è stata data alcuna risposta: ecco perché mi sono permesso, signor Presidente, di richiamare, come dicevo poc'anzi, l'attenzione dell'Aula, l'attenzione soprattutto sua e quella del Governo.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 11,08).

AMALIA SCHIRRU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta del Ministro della salute ad un'interrogazione presentata il 14 ottobre del 2011, con la quale chiedevo al Ministro di avere una risposta riguardo ai ritardi nella corresponsione delle provvidenze in favore dei soggetti talidomidici e quali iniziative si intendessero adottare per accelerare i pagamenti e l'accoglimento anche delle nuove istanze che sono pervenute al Ministero. A distanza di mesi, dopo diverse sollecitazioni, fatte anche per iscritto attraverso la Presidenza della Camera, non abbiamo ancora alcuna risposta, tant'è che sono stata costretta, oggi, a ripresentare un'ennesima interrogazione.
Chiedo, pertanto, un vostro interessamento, anche perché stiamo parlando di persone che versano in serie difficoltà economiche e che necessitano perciò di avere il riconoscimento dovuto. Continuano, infatti, le segnalazioni da parte di diversi soggetti riconosciuti come superstiti, che, però, vengono esclusi continuamente, con cavilli burocratici ed anche valutazioni errate, dall'assegno vitalizio e dai benefici. Altre persone sono costrette a rivolgersi ai legali per far valere i propri diritti. Quindi, data la delicatezza di questa materia - perché stiamo parlando di disabili molto gravi -, confido, attraverso il vostro intervento, in un riscontro positivo che sblocchi tale situazione.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Dussin è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro Pag. 19del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della giustizia, il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, il Ministro della salute e il Ministro dell'interno.

(Misure volte a favorire la ripresa dei livelli di occupazione, con particolare riferimento allo sviluppo della cosiddetta imprenditorialità diffusa - n. 3-02422)

PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Foti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02422, concernente misure volte a favorire la ripresa dei livelli di occupazione, con particolare riferimento allo sviluppo della cosiddetta imprenditorialità diffusa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONINO FOTI. Signor Presidente, signor Ministro del lavoro e delle politiche sociali, anche oggi, i dati ISTAT, che sono stati diffusi questa mattina, confermano un'emergenza assoluta sul piano occupazionale nel nostro Paese. Nella nostra interrogazione a risposta immediata di oggi abbiamo ritenuto di occuparci proprio di questo tema, in particolare dell'autoimprenditorialità, con particolare riferimento, naturalmente, al lavoro giovanile e femminile. Ricordo che in questa legislatura sono state presentate due proposte di legge proprio in questi due settori: una riguardava il sostegno al reddito, cioè su come si possa trasformare un investimento improduttivo, come la cassa integrazione, in uno produttivo, consentendo ai lavoratori espulsi dal sistema al lavoro di entrarvi come lavoratori autonomi; la seconda, come dicevo, è proprio inerente al settore femminile e giovanile. Chiediamo, pertanto, al Governo, se ritiene opportuno, alla luce di queste iniziative, sostenere il lavoro già intrapreso dal Parlamento, per accelerare l'approvazione di provvedimenti che favoriscano un regime speciale e siano tesi a sviluppare la cosiddetta imprenditorialità diffusa.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio l'interrogante. Sono perfettamente consapevole della difficile situazione occupazionale del nostro Paese, che riguarda sia l'occupazione dipendente, sia l'occupazione autonoma - il lavoro autonomo - che riguarda, in particolare, i giovani nell'uno e nell'altro settore occupazionale. In un certo senso è vero che la crisi spinge i giovani a cercare di inventarsi un lavoro, e quindi li spinge verso l'autoimprenditorialità e verso il lavoro autonomo. Qualche volta i giovani mostrano una preferenza verso il lavoro autonomo, e questo Governo, certamente, non vuole scoraggiarlo, perché cercare di accondiscendere alle preferenze dei giovani sembra una buona cosa.
Sicuramente, il migliore ausilio alle politiche occupazionali, dopo la riforma del mercato del lavoro - che credo abbia molti elementi positivi anche a favore dell'occupazione dipendente e autonoma - credo che consista nel continuare il risanamento del quadro macroeconomico e finanziario del Paese. Però, vi sono delle iniziative più micro, più specifiche che sono state prese, e che riguardano esattamente l'imprenditorialità giovanile. Alludo al decreto-legge «cresci Italia», con il quale è stata introdotta la possibilità per i giovani che non abbiano ancora compiuto 35 anni, di costituire società semplificate a responsabilità limitata, con un minimo di incombenze di tipo burocratico e con un capitale che può arrivare fino ad un euro.
Abbiamo anche ben presente le difficoltà per i giovani di ottenere credito. Lo Stato non può sostituirsi al sistema bancario e creditizio, ma, per esempio, nell'ambito della riforma del mercato del lavoro, vi è la possibilità di ottenere - e questo va esattamente incontro alle sollecitazioni presenti nella sua interrogazione -, Pag. 20in un'unica soluzione, le rate dell'ASPI, cioè dell'assicurazione sociale per l'impiego, non ancora percepite. Questo finisce per essere una piccolissima dote che potrebbe aiutare i giovani esattamente nella costituzione di un'iniziativa di lavoro autonomo.
Abbiamo poi alcuni progetti, come il Progetto Apprendistato e mestieri a vocazione artigianale AMVA, che è gestito da Italia lavoro e finanziato con 98 milioni di euro, volto a favorire il lavoro autonomo artigianale. Infine, abbiamo il Progetto Incentivi all'autoimprenditorialità, che è cominciato già con il precedente Governo, e che il Governo attuale ha rifinanziato con 60 milioni di euro. Sono azioni macro e azioni micro che noi speriamo diano risultati già a partire dal breve termine.

PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Foti ha facoltà di replicare.

ANTONINO FOTI. Signor Presidente, signor Ministro, proprio con riferimento all'ultima norma che riguarda, mi sembra, l'articolo 2, comma 19, relativa a questo prestito cumulativo dell'ASPI di tre anni, che è stato replicato anche dal Governo precedente, è da sottolineare che non va, signor Ministro. Infatti, i nostri giovani, i nostri lavoratori, che vengono espulsi dal sistema produttivo, hanno necessità di avere un percorso protetto con una serie di legislazioni leggere, come quella che noi abbiamo proposto nella proposta di legge che è stata approvata alla Camera con ben 93 voti di scarto, proprio qui a Montecitorio, che è bloccata in Commissione al Senato - le chiedo ufficialmente se può interessarsene - e che prevedeva un percorso protetto con una legislazione leggera sempre nella legalità nel lavoro, nell'ambiente, nei rifiuti, con un credito agevolato, utilizzando i fondi anti-usura, con una serie di vantaggi anche sull'IRAP e altro.
Per questo provvedimento sono state investite delle somme, che peraltro non sono poche, lei ha detto pochine (20, 20 e 20), sono esattamente cinque volte di più quello che è stato previsto per la nostra iniziativa che costituiva un principio sul quale bisognava investire. Infatti, insegnare adesso, e lei lo ha fatto molto bene, che l'ammortizzatore sociale può anche essere un investimento produttivo per il nostro Paese, io ritengo sia molto importante e questa nostra iniziativa dava proprio questo lancio. Per cui ritengo sia offensivo che la presidenza della Commissione al Senato tenga fermo da diciannove mesi un progetto di legge su un argomento così emergenziale per il nostro Paese.

(Chiarimenti ed iniziative in ordine a lamentate irregolarità relative allo svolgimento delle elezioni per il rinnovo del consiglio dell'Ordine e del Consiglio nazionale dei biologi - n. 3-02428)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02428, concernente chiarimenti ed iniziative in ordine a lamentate irregolarità relative allo svolgimento delle elezioni per il rinnovo del consiglio dell'Ordine e del Consiglio nazionale dei biologi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro della giustizia, sono particolarmente grato che lei sia qui perché la questione è molto delicata. Riguarda il rinnovo del Consiglio dell'ordine nazionale dei biologi, già avvenuto nel 2011, già dichiarato illegittimo, per il quale già si sono scoperte una marea di illegittimità, per cui è stata rifatta la relativa tornata elettorale.
Ebbene, lei sa più di me e meglio di me, perché è stata avvertita ed è documentato ciò che affermo, che risulta che hanno votato persone che hanno dichiarato di non aver votato e che non hanno votato persone che hanno dichiarato di aver votato. Risulta documentalmente provato che avrebbero votato dei morti, morti che stanno in cimitero. Risulta che schede elettorali sono state inviate a persone che non ne hanno fatto richiesta. Risulta, Pag. 21infine, che schede elettorali non sono state inviate a persone che ne hanno fatto richiesta. Ciò premesso, le chiedo, in quanto pubblico ufficiale, cosa fa lei come Ministro?

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Paola Severino Di Benedetto, ha facoltà di rispondere.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, grazie onorevole, ho voluto essere personalmente qui perché credo che parlare tra persone che hanno frequentato il mondo della giustizia, seppure in ruoli diversi, ci consenta di dire ad entrambi che a volte le cose rappresentate vanno approfondite prima di formarsi un giudizio definitivo sulla loro verità. Io sono qui per darle alcune informazioni in risposta alla sua richiesta, e sono tutte informazioni ovviamente veritiere e documentate proprio perché vorrei metterle a disposizione tutti gli elementi per poter valutare poi la situazione.
Corrisponde sicuramente al vero l'informazione riferita da lei sia in merito all'annullamento delle pregresse operazioni elettorali (tale annullamento è stato confermato dall'autorità giudiziaria TAR Lazio all'esito del giudizio di merito), sia con riguardo alla nomina del nuovo commissario straordinario dottor Giampaolo Leccisi, già sostituto procuratore generale presso la Corte di cassazione. Onorevole, si tratta di una nomina che ho fortemente voluto, proprio perché la situazione dell'ordine era diventata assolutamente ingovernabile: due gruppi in totale contrapposizione tra di loro continuavano a denunciarsi gli uni con gli altri e occorreva arrivare a nuove elezioni.
Allora, egli ha assunto questo incarico proprio per dar luogo alle elezioni. Risulta, invece, del tutto divergente dalla realtà, la prospettazione dei fatti relativa all'andamento delle votazioni per il rinnovo delle cariche ordinistiche, almeno per quello che è a conoscenza, ed è l'intera parte, a conoscenza del Ministero. Le attività elettorali sono iniziate, infatti, normalmente il 21 giugno scorso e sono attualmente in fase di ultimazione, nonostante la presenza di grande agitazione rispetto alla quale ho dovuto chiedere che il seggio venisse comunque presidiato in qualche modo, naturalmente dall'esterno, per garantire lo svolgimento di votazioni indispensabili al seggio per il rinnovo delle cariche ordinistiche.
Le attività elettorali sono normalmente iniziate il 21 giugno scorso e sono in fase di ultimazione, dopo l'avvenuta consegna delle schede elettorali al presidente del seggio incaricato dello spoglio. In particolare, va segnalata la correttezza dell'attività posta in essere dal commissario straordinario, il quale ha costantemente aggiornato il Ministro in merito al proprio operato, inviando dettagliate relazioni circa la tipologia delle misure prescelte e portate ad esecuzione al fine di assicurare il rispetto delle previsioni di legge e la regolarità delle operazioni elettorali.

PRESIDENTE. Ministro Severino, la prego di concludere.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Tra queste vi è l'istituzione di un registro di protocollo in entrata e in uscita che ha consentito di censire tutte le istanze degli elettori che hanno richiesto di esercitare il diritto di voto a mezzo posta e ha permesso di monitorare anche il successivo inoltro ai richiedenti a mezzo posta delle schede da utilizzare per il voto.
Tutte le richieste pervenute da parte degli elettori sono state evase con la massima sollecitudine.

PRESIDENTE. Ministro Severino, deve concludere...

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Dagli accertamenti a campione disposti dal commissario Leccisi, proprio per controllare la regolarità Pag. 22della procedura elettorale, risulta altresì che le operazioni si sono svolte nel rispetto dei criteri di legge. Ci sono state, invece, e qui le sintetizzo la risposta, delle disfunzioni nella fase di trasmissione demandata ai locali uffici postali. Lì si sono radicate le disfunzioni e di questo le do testimonianza.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la chiarezza dell'esposizione, a cui però mi permetta di aggiungere qualche altra cosa. Lei dice bene: «Dobbiamo fare nuove elezioni». Se però, nel mentre ci attiviamo per fare nuove elezioni, scopriamo fatti che possono costituire reato, continuando ad arrivare al risultato di nuove elezioni, conseguiamo il profitto e il prodotto del reato. Quel che stiamo dicendo - e lei me ne ha dato pure atto, ma comunque lei, come me, ha i documenti - è che lei ha in mano circa 200 dichiarazioni di persone che risultano aver votato e che hanno dichiarato di non aver votato.
Questo si chiama falso ideologico, per chi ha fatto risultare che ha votato e non ha votato, e poi chi ha falsificato la scheda e quindi vi è anche un falso materiale. Risulta che abbia votato una persona che è morta e manco il Padreterno, forse solo lui, riesce a far votare una persona deceduta.
Allora, rispetto a questi fatti-reato noi abbiamo bisogno che lei ci dica se ha segnalato i fatti alla procura della Repubblica. Non ce lo ha detto, ma io credo e sono convinto di sì. In secondo luogo, sta assicurando il corpo del reato alla procura della Repubblica, perché quando arriva altrimenti non lo trova più? È qui che casca l'asino: se noi facciamo la procedura elettorale e nominiamo il nuovo organismo, abbiamo fatto conseguire il prodotto del reato a quelli che lo stanno conseguendo.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Allora, quello che noi le chiediamo è nell'immediatezza dei fatti di bloccare lo scrutinio.
Trasmetta gli atti alla procura della Repubblica e consegni il corpo del reato a chi io e lei abbiamo già accertato, perché, soprattutto, è già documentalmente accertato che un reato lo ha commesso, posto - e sfido chiunque tra chi ci ascolta - che il morto in terra non può votare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per un giusto ed equo compenso per l'attività formativa svolta nell'ambito della pubblica amministrazione, alla luce delle disposizioni della recente riforma del mercato del lavoro in materia di stage e tirocini - n. 3-02423)

PRESIDENTE. L'onorevole Perina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02423, concernente iniziative per un giusto ed equo compenso per l'attività formativa svolta nell'ambito della pubblica amministrazione, alla luce delle disposizioni della recente riforma del mercato del lavoro in materia di stage e tirocini (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FLAVIA PERINA. Signor Presidente, signor Ministro, cari colleghi, questa interrogazione a risposta immediata nasce da una segnalazione della «Repubblica degli stagisti», un gruppo che raccoglie informazioni, denunce ed esperienze dal mondo degli stage. È un mondo molto vasto e non rappresentato in ambito sindacale. In Italia - ed è un dato che ha stupito anche me - il 56 per cento degli studenti universitari fa almeno uno stage e il 52 per cento degli stagisti non riceve alcun rimborso spese per il lavoro svolto.
La riforma Fornero avrebbe dovuto mettere un punto a tutto ciò, perché uno dei suoi aspetti più qualificanti era, appunto, l'abolizione degli stage gratuiti e l'obbligo, per i privati e per il pubblico, di retribuire ogni forma di tirocinio. In realtà, il combinato disposto di due Pag. 23commi dell'articolo 1 della legge n. 92 del 2012 ha vanificato questo obiettivo, almeno per quello che riguarda la pubblica amministrazione e, quindi, i Ministeri, le regioni, gli enti locali e altro ancora. Al comma 34, lettera d), dell'articolo 1 della legge n. 92 del 2012 si afferma, come criterio fondante delle linee guida sui tirocini, il «riconoscimento di una congrua indennità». Al comma 36 dell'articolo 1 della citata legge si specifica poi che dall'applicazione del comma 34 non devono derivare maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Perina.

FLAVIA PERINA. È evidente che i due concetti si elidono a vicenda, perché non si può pagare qualcuno, vietando a chi deve farlo di spendere quattrini.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Perina!

FLAVIA PERINA. Per questo spero che il Governo voglia intervenire nel più rapido tempo possibile per sanare questa situazione.

PRESIDENTE. Il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Filippo Patroni Griffi, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, la ricostruzione normativa dell'onorevole interrogante è precisa. Come è noto, il tirocinio formativo, realizzando momenti di alternanza tra studio e lavoro, ha lo scopo di agevolare le scelte professionali di soggetti che hanno assolto l'obbligo scolastico, mediante la conoscenza diretta del mercato del lavoro. I tirocini, infatti, non sono riservati solo a studenti, ma sono finalizzati anche ad agevolare l'inserimento o il reinserimento lavorativo di soggetti che incontrano particolari difficoltà nella ricerca di un'occupazione.
È proprio con l'intento di prevenire gli abusi e l'eccessivo ricorso a tale forma contrattuale che il Governo è intervenuto, attraverso i commi da 34 a 36 dell'articolo 1 della legge n. 92 del 2012, a rivedere la materia. È stato introdotto un percorso, mediante l'adozione di linee guida in sede di Conferenza Stato-regioni, volto a definire un quadro regolatorio più razionale ed efficiente per i tirocini formativi. Naturalmente, fino alla data di emanazione delle predette linee guida continueranno a trovare applicazione o le discipline regionali, ove esistenti, o la normativa statale, di cui alla legge precedente, la n. 196 del 1997.
Ciò premesso, vorrei precisare che la riforma del mercato del lavoro non si applica direttamente alle pubbliche amministrazioni, in quanto i commi 7 e 8 dell'articolo 1 della legge n. 92 del 2012 prevedono che le disposizioni della legge costituiscono principi e criteri per la regolazione dei rapporti di lavoro dei dipendenti pubblici, mentre l'armonizzazione tra le nuove regole introdotte dalla riforma del mercato del lavoro e la disciplina del lavoro pubblico è demandata a successivi atti, anche di carattere normativo, adottati su iniziativa del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione.
Pertanto, la norma che prevede il riconoscimento di una congrua indennità, anche in forma forfettaria, non è oggi immediatamente riferibile, anche per quel combinato disposto che lei richiamava, ai tirocini che si svolgono presso le pubbliche amministrazioni. Tuttavia, la relativa valutazione circa la configurazione dell'istituto potrà e dovrà essere effettuata in sede di adozione del provvedimento di armonizzazione, di cui al citato articolo 1, in cui ci dovremo far carico del problema da lei segnalato.
Per quanto poi riguarda le perplessità espresse dalla CRUI in relazione ai tirocini del programma «Esteri-CRUI», una volta Pag. 24emanate le predette linee guida potrà essere valutato se, ferme restando le risorse finanziarie ordinariamente disponibili, si potranno eventualmente operare le opportune rimodulazioni di bilancio, al fine di liberare risorse da destinare all'attivazione di tirocini formativi che siano rispettosi del criterio introdotto dalla legge di riforma del mercato del lavoro. Tuttavia, questa è una valutazione che andrà fatta in concreto.

PRESIDENTE. L'onorevole Perina ha facoltà di replicare.

FLAVIA PERINA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio dell'attenzione e anche di alcune rassicurazioni che, peraltro, non posso fare a meno di definire generiche, perché ovviamente il compito che penso spetti a questo Governo in particolare, che è un Governo che ha acceso le speranze di larghe fasce di non garantiti, per soluzioni che troncassero delle prassi ormai inammissibili esistenti in Italia, sarebbe, a mio giudizio, quello di allontanare il sospetto che nella pubblica amministrazione si possa lavorare gratis, cosa che ormai è vietata.
Questo lo dico perché una delle segnalazioni che noi abbiamo ricevuto proviene proprio da un ente pubblico che dovrebbe essere al top della trasparenza in questa materia, cioè dall'Avvocatura dello Stato, che si è dichiarata esonerata dal dover dare seguito a questo tipo di previsioni normative, di fatto, mantenendo la posizione dei giovani avvocati che lavorano là dentro, in una posizione incompatibile non soltanto con la logica, ma anche con un principio fondante del nostro diritto del lavoro, cioè l'onerosità della prestazione lavorativa, che è stabilita in tante sentenze di Cassazione e che, in questa fase, in una fase in cui c'è un Governo che ha il coraggio di mettere le mani nel mondo del lavoro, dovrebbe essere riconosciuta.
Non possiamo dire ai giovani che, se vanno a lavorare da un privato, forse se la possono cavare, ma nei settori della pubblica amministrazione è lo spazio pubblico che dovrebbe dare l'esempio e che dovrebbe essere la punta avanzata della realizzazione del diritto quantomeno a ricevere un rimborso spese. Per orari che spesso equivalgono a quelli di un lavoratore contrattualizzato, non possiamo dire al lavoratore che, nello spazio pubblico e nello spazio dello Stato, la regola è più tenue che nello spazio privato. A me questa sembra una contraddizione e penso davvero che sarebbe nell'interesse di questo Governo sanarla in una maniera trasparente e chiara per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Intendimenti del Governo in relazione alla disposizione transitoria prevista dal decreto legislativo n. 109 del 2012, finalizzata a consentire una sanatoria per i lavoratori stranieri irregolari - n. 3-02424)

PRESIDENTE. L'onorevole Paolini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02424, concernente intendimenti del Governo in relazione alla disposizione transitoria prevista dal decreto legislativo n. 109 del 2012, finalizzata a consentire una sanatoria per i lavoratori stranieri irregolari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, signor Ministro, il decreto legislativo 16 luglio 2012, n. 109, dà attuazione alla direttiva 2009/52/CE ed introduce norme minime relative a sanzioni e provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.
È prevista al suo interno una disposizione transitoria che si traduce in una sostanziale sanatoria che consente di regolarizzare quegli stranieri irregolari che prestano lavoro in nero e quindi in modo irregolare. Il costo di tale regolarizzazione è soltanto attorno ai mille euro, ma il problema che noi sottoponiamo - tra gli altri - è l'evidente discriminazione che si realizza con i lavoratori italiani che si Pag. 25trovino in una posizione di irregolarità ai quali non è consentito utilizzare un analogo meccanismo.
Quindi, vogliamo sapere quali sono le vere finalità e gli intendimenti del Governo e cosa si intenda realmente perseguire con questa sanatoria.

PRESIDENTE. Il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, ha facoltà di rispondere.

ANDREA RICCARDI, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. Signor Presidente, onorevole deputato, l'interpellanza urgente appena illustrata richiede una risposta articolata, nonostante il ristretto tempo assegnatomi.
Devo far presente, in primo luogo, che stiamo discutendo di una norma di legge pretesa come condizione dalla Camera dei deputati e dal Senato nei modi ritenuti giusti dal Parlamento. In particolare, il Governo ha fatto proprio e trascritto integralmente il parere espresso dal Senato il 5 giugno, votato all'unanimità e dunque anche dal gruppo della Lega Nord Padania. Ciò è stato sicuramente un fatto positivo, perché il Parlamento ha preteso una norma transitoria a favore dei datori di lavoro per consentire un ravvedimento operoso prima dell'entrata in vigore delle regole dell'Unione europea contro il lavoro nero degli immigrati irregolari o clandestini.
Al Parlamento ed al Governo è parso ragionevole offrire a tali datori di lavoro la possibilità di scegliere e di mettersi subito in regola, piuttosto che rischiare pesanti conseguenze.
Se si riflette un attimo, siamo in presenza dell'offerta di un'unica opportunità e si ricorderà che in Italia accade in altri selettori, come tributario e fiscale. Si tratta di una vicenda che non può essere paragonata alle questioni legate ai lavoratori italiani, anche in nero, che in qualunque momento possono diventare regolari, mentre gli stranieri, irregolari o clandestini, sono privi di permesso di soggiorno e privi di protezione. Inoltre, deve trattarsi di condizioni di lavoro particolarmente caratterizzate dallo sfruttamento. Il ravvedimento operoso del datore di lavoro, per evitare gravi sanzioni, riguarda solo le persone già presenti in Italia prima del 31 dicembre 2011, in condizione di dimostrare tale presenza con documentazione di organismi pubblici. Saranno esclusi datori di lavoro condannati per favoreggiamento all'immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione e del lavoro minorile, nonché i datori di lavoro coinvolti in imbrogli nelle procedure relative ai flussi di ingresso degli immigrati. Sarà poi necessario versare le somme dovute per previdenza, assistenza e contribuzione, oltre a 1.000 euro a copertura delle spese necessarie, ad iniziare dal contributo al Servizio sanitario nazionale.
Il Sole 24 Ore ha calcolato che il datore di lavoro, se vuole evitare le sanzioni previste dall'Unione europea, dovrà versare da 4.302 euro per una colf con paga pari all'assegno sociale ad oltre 14 mila euro per un manovale edile o di un'azienda artigiana. Questa è un'opportunità possibile solo per determinante settimane, dopo le quali non sarà più possibile. In base ai dati in possesso, compresi quelli del censimento...

PRESIDENTE. Ministro Riccardi, la invito a concludere.

ANDREA RICCARDI, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Il Governo ha stimato in 150 mila la platea dei possibili lavoratori interessati. Mi permetto di ricordare invece che nel 2009 la sanatoria, quella sì, promossa dall'allora Ministro dell'interno, ha riguardato circa 300 mila persone, con un pagamento di 500 euro.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolini ha facoltà di replicare.

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LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro insoddisfatto per il fatto che non mi risulta che la Lega al Senato avrebbe votato favorevolmente a questo provvedimento, ma al di là di questo, che è una cosa che non ho potuto verificare immediatamente, di persona, ricordo anche che la questione fondamentale a cui lei non mi pare abbia risposto è la disparità di trattamento tra costo della sanatoria di uno straniero e di un italiano.
Inoltre, lei ha citato delle cifre tratte da Il Sole 24 Ore su cui non ho motivo di dubitare della veridicità, però ricordo anche che il provvedimento prevede la sua applicabilità a soggetti che dimostrino di essere da almeno tre mesi in Italia, da tre al massimo sei, quindi anche i contributi omessi e, quindi, le somme da pagare in sanatoria saranno inevitabilmente parametrati su questo numero. Mi sembra inverosimile che uno che si vuole regolarizzare dichiarerà poi di essere qui da vent'anni e quindi arrivare a spendere quelle cifre che lei ha citato, da 4.302 euro a 14 mila, quindi evidentemente laddove le cose emergano non credo che saranno fatte in modo tale da danneggiare il datore di lavoro che indebitamente si è avvalso dell'opera di questi soggetti che sono appunto clandestini.
Inoltre, è l'impianto generale quello che noi contestiamo fondamentalmente, cioè ancora una volta si innesca un meccanismo che non solo induce, illude, favorisce ulteriori ingressi clandestini, nella consapevolezza che tanto in Italia prima o poi una sanatoria te la fanno. È questo secondo noi, secondo me, l'aspetto filosoficamente meno pregevole di questo provvedimento che, come tutti gli altri viene giustificato con «ce lo chiede l'Europa», però c'è modo e modo.
L'ultimo dettaglio: non mi risulta che lo schema di decreto legislativo inviato alle Camere contenesse questa norma, in pratica il Governo ha fatto esprimere il parere alle Commissioni su una questione diversa e che poi ha inserito surrettiziamente in questo provvedimento.

(Tempi per l'emanazione delle nuove linee guida in materia di procreazione medicalmente assistita - n. 3-02425)

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02425, concernente tempi per l'emanazione delle nuove linee guida in materia di procreazione medicalmente assistita (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, signor Ministro, come tutti sappiamo, a seguito della sentenza n. 151 del 2009 della Corte costituzionale, risulta modificata la legge n. 40 del 2004, nel senso dell'eliminazione del limite massimo di tre embrioni da produrre e impiantare in utero. È affidata alla responsabilità, in scienza e coscienza, del medico decidere caso per caso il numero di embrioni da impiantare a seconda appunto dei casi. Tuttavia, dai dati relativi al 2010 sulla procreazione medicalmente assistita, resi noti in questi giorni dal Ministero della salute e riportati nella relazione al Parlamento, si vede che è aumentato in maniera straordinaria il numero degli embrioni crioconservati, ma nello stesso tempo, come era logico che fosse e anche scontato sul piano scientifico, non c'è stato un incremento di natalità. Questo in disapplicazione totale dell'articolo 13 della legge n. 40 del 2004, che invece tutela l'embrione. La richiesta è molto semplice e diretta: è urgente che il Ministro emani quelle linee guida già approvate dal Consiglio superiore di sanità, nel mese di febbraio 2012, che attendono solo la sua firma, caro Ministro.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Volontè e gli altri interroganti che mi Pag. 27consentono di fare il punto sull'attuazione della legge n. 40 del 2004 per quanto riguarda le responsabilità del Ministero della salute.
Anzitutto, preciso che nel mese di marzo è stato sancito un accordo in Conferenza Stato-regioni sui requisiti di qualità, sicurezza e tracciabilità del trattamento di gameti e zigoti in applicazione della normativa europea. Inoltre, volendo disporre di dati certi e non di sole sensazioni per quanto riguarda l'attuazione della legge n. 40 del 2004, ho potuto soltanto recentemente, perché il procedimento in ordine a questi dati richiede tempi un po' più lunghi di quelli normalmente utilizzati in sanità, disporre dei dati relativi al 2010, cioè al primo anno di applicazione dopo la sentenza n. 151 del 2009. Si tratta di dati, come ha ricordato l'interrogante, da cui emerge un fortissimo aumento del numero di embrioni crioconservati. C'è dunque un problema di interpretazione della nozione di numero strettamente necessario, in ordine al quale le linee guida presentate e preparate dalla precedente amministrazione, a seguito di un importante lavoro, non dicono in proposito, né potevano farlo, nulla. Allora, c'è la necessità di disporre di un approfondimento, in ordine al quale è mio intendimento chiedere al Consiglio superiore di sanità, prorogato grazie ad un decreto-legge in fase di completamento e di conversione, un orientamento sul punto specifico.
Ugualmente, per quanto riguarda la questione del congelamento degli ovociti, quei dati danno un'indicazione esattamente contraria, cioè vi è una diminuzione del numero di ovociti crioconservati, rispetto alla quale condivido le argomentazioni e le valutazioni degli onorevoli interroganti. Direi che anche qui c'è da fare un approfondimento, che chiederò al Consiglio superiore di sanità, perché si tratta di valutare la tendenza e l'opinione tra gli specialisti secondo cui la tecnica di congelamento degli ovociti sarebbe meno utile, perché non farebbe da sufficiente argine contro il rischio di gravidanze trigemine e quadrigemine. Su questo credo che il Ministro della salute debba necessariamente, prima di poter esprimere in modo ufficiale e con degli atti una valutazione, fare un approfondimento, perché il punto mi sembra abbastanza importante, proprio per la premessa che ho fatto sulla condivisione della valutazione fatta nell'interrogazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio della risposta, ma ovviamente mi aspettavo un'altra risposta.
Mi aspettavo una risposta affermativa o contraria ad una firma da parte sua su linee guida che sono già state approvate, non anni fa, ma qualche mese fa, dal Consiglio superiore di sanità, che possono essere, a suo avviso, ancora oggetto di ulteriori approfondimenti da parte del Ministero, attraverso, come lei ha detto giustamente, pareri ulteriori, ma che sono un atto a sé stante rispetto alla legge n. 40 del 2004.
Quindi, lei, giustamente, ci ha annunciato di voler approfondire alcuni pareri specifici su cosa significhi «numero strettamente necessario», sulla tecnica del congelamento degli ovociti, che pure in quest'Aula abbiamo approfondito per 9 anni, come lei sa, durante la discussione sulla legge n. 40 del 2004 e che pure può meritare altri approfondimenti.
Tuttavia, penso che rimanga di una certa urgenza la firma da parte sua di linee guida che chiariscano l'ampio spettro delle tematiche conseguenti alla sentenza n. 151 del 2009 della Corte costituzionale, che, come ho detto e riaffermo, sono state approvate da un organo indipendente, il Consiglio superiore di sanità, che ha avuto il tempo di rifletterci e di approfondirle per molti anni, dal 2009 fino al 2012, e che meritano una rapida attuazione grazie alla sua firma, come meritano altrettanta attenzione Pag. 28le iniziative che lei prenderà a seguito di questa firma e che oggi ci ha annunziato, che io condivido: ulteriori approfondimenti rispetto ad alcune specifiche questioni.
Quindi, mi aspetto nelle prossime settimane - se non prima delle ferie, immediatamente al nostro rientro - che queste linee guida vedano la luce nella loro efficacia grazie alla sua firma e che, contemporaneamente, grazie alla sua iniziativa, altri aspetti altrettanto importanti possano diventare oggetto di ulteriori riflessioni da parte del Ministero e del Parlamento, ma le due cose non possono attendersi reciprocamente: l'una cosa può essere fatta subito, l'altra può essere oggetto condiviso di approfondimento.

(Iniziative di competenza per il monitoraggio della pianificazione sanitaria del Piemonte sud orientale - n. 3-02426)

PRESIDENTE. L'onorevole Marmo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02426, concernente iniziative di competenza per il monitoraggio della pianificazione sanitaria del Piemonte sud orientale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTO MARMO. Signor Presidente, signor Ministro, è noto che la pianificazione dei presidi sanitari è uno degli elementi che sta alla base del complesso dell'offerta sanitaria ed è uno dei risparmi per una delle voci, o meglio la voce principale, dei bilanci pubblici. Sulla base di questo, sappiamo che la pianificazione è di competenza regionale, ma pensiamo, proprio in questo periodo, in un periodo dove occorre limitare le spese e guardare ai risparmi, che occorra monitorare questa pianificazione maggiormente e con maggior costanza da parte del Governo centrale, al fine di rendere efficace la spesa che abbiamo citato e, nel contempo, offrire efficienza nella qualità dell'offerta sanitaria.
Nell'interrogazione domandiamo se il monitoraggio della pianificazione sanitaria del Piemonte, nello specifico della parte sud orientale, sia nell'agenda ministeriale e quale sia il suo futuro assetto organizzativo.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio l'interrogante.
La regione Piemonte sta attuando un profondo processo di riorganizzazione del proprio servizio sanitario regionale, che il Ministero segue con interesse e attenzione, anche perché si tratta di una regione impegnata in un piano di rientro, e nei confronti delle regioni impegnate in piani di rientro, e ancor più in quelle commissariate, vi è, evidentemente, un'attenzione importante del Ministero.
Il consiglio regionale ha approvato alcuni atti di programmazione, oltre che dei provvedimenti legislativi, che, per quanto riguarda l'area di riferimento individuata dall'interrogante, possono essere così sintetizzati: la costituzione dei centri di assistenza primaria come strutture polifunzionali che raggruppano professionalità e servizi dei distretti e rappresentano il fulcro dell'organizzazione dell'assistenza primaria e, connesso, un programma di investimenti in edilizia e tecnologia, a seguito dell'accordo di programma del 2008; gli interventi denominati «lavori di nuova costruzione di una casa della salute presso il comune di Canelli e realizzazione di due case della salute presso i comuni di San Damiano e Villafranca» sono stati destinati ad assumere le funzioni di CAP, cioè di centri di assistenza primaria.
Risultano in corso, presso la regione, le procedure per la rimodulazione funzionale di queste strutture. Gli interventi denominati «Lavori di realizzazione di una casa della salute» presso il comune di Castello d'Annone e «Lavori di realizzazione di due case della salute» presso i comuni di Calliano e Villanova d'Asti sono in corso di Pag. 29realizzazione, ma, per quanto riguarda il comune di Villanova d'Asti, la decisione di non realizzare una casa della salute è stata dettata dalla scelta di razionalizzare l'esistente sede del distretto socio-sanitario - questo è il punto di vista della regione Piemonte - che potrà, opportunamente potenziato, offrire ai cittadini le stesse risposte a costi sostenibili.
Per quanto riguarda, infine, il presidio di Valle Belbo, questo non sarà un presidio ospedaliero, ma una struttura più simile ad un CAP, con una parte di locali adibiti alle cure della post acuzie. Questo perché a pochi chilometri di distanza, come l'interrogante sa benissimo, vi è un notissimo ospedale, quello di Asti, che è evidentemente in grado di rispondere alle necessità sanitarie del territorio.
Con riferimento poi al quesito specifico, rassicuro l'interrogante che il Ministero, soprattutto per quanto attiene ai periodici tavoli di verifica degli adempimenti per le regioni in piano di rientro, ma anche al monitoraggio sull'attuazione del piano socio-sanitario regionale - tutte competenze che spettano al Ministero - è assolutamente attento alla dimensione di un territorio di interesse non soltanto regionale, ma, per alcune realizzazioni in corso, che può essere anche utile in altri contesti regionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Marmo ha facoltà di replicare.

ROBERTO MARMO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro.
Mi ritengo parzialmente soddisfatto anche perché, sulla scorta della sua risposta, vi sono da puntualizzare alcuni aspetti importanti. Alcune case della salute sono state preventivamente pubblicizzate come realizzande. La regione Piemonte ha fatto una scelta non solo strutturale, ma riterrei una scelta dovuta anche ad una situazione finanziaria pesante.
Vorrei ricordare anche il presidio, che non sarà più un presidio ospedaliero, come lei ha detto, ma una struttura maggiore rispetto ad una casa della salute. L'ex ospedale in costruzione della Valle Belbo è in una fase di stallo, doveva essere concluso a gennaio 2012, siamo in ritardo con i tempi. Ci auguriamo che questo ritardo sia strutturale, di carattere organizzativo, dovuto alla difficoltà della realizzazione e non, per contro, un elemento negativo dovuto, anche in questo caso, ad una carenza finanziaria, anche per le note difficoltà della regione Piemonte che non sono di oggi e che derivano dal tempo.
La ringrazio signor Ministro, perché nella risposta ho notato un'attenzione e una sensibilità verso un territorio che lei ben conosce, come me. Ricorderà che quell'accordo di programma io lo sottoscrissi in qualità di presidente della provincia. Volevo sottolineare l'esigenza di un territorio che ha bisogno di attenzione anche da parte del Governo centrale e del Ministro.

(Iniziative in ordine all'incremento di malattie tumorali nelle province di Caserta e Napoli in relazione alla presenza di discariche illegali di rifiuti tossici - n. 3-02427)

PRESIDENTE. L'onorevole Picierno ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02427 concernente iniziative in ordine all'incremento di malattie tumorali nelle province di Caserta e Napoli in relazione alla presenza di discariche illegali di rifiuti tossici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PINA PICIERNO. Signor Presidente, signor Ministro, da anni nella mia regione, in Campania, si consuma la più grande devastazione ambientale e territoriale che l'Italia abbia mai conosciuto, almeno in tempi moderni, nell'indifferenza totale delle istituzioni locali e nazionali.
Dagli anni Novanta, criminali senza scrupoli, camorristi, hanno utilizzato il territorio compreso nell'area nord di Napoli e nel casertano come enorme sversatoio per rifiuti tossici illegali, creando anche le condizioni per la più grande mattanza di vittime innocenti mai realizzata in questo Paese, come del resto testimoniano Pag. 30studi realizzati. Penso a quello realizzato dalla Protezione civile e a quello realizzato dall'università Federico II. Cito qui soltanto i numeri resi noti dalla procura di Santa Maria Capua Vetere...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Picierno.

PINA PICIERNO. Concludo, signor Presidente. Si tratta di una ricerca che evidenzia che le esenzioni ticket per malattie tumorali sono aumentate del 400 per cento.
Per questo, signor Ministro, le chiedo quali azioni intenda assumere per porre fine a questo scandalo, che si protrae da anni nell'indifferenza di tutti.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, il Ministero della salute segue da anni questa situazione e fa un monitoraggio attento, anche in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, il cui Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute ha proprio recentemente rilevato una mortalità molto elevata per tutte le cause, rispetto al resto d'Italia, in Campania.
L'attesa di vita alla nascita è di circa di due anni inferiore rispetto alla regione Marche, che è in testa da questo punto di vista. La maggior parte dell'eccesso di mortalità è per malattie cardiovascolari. La mortalità per tumori dipende dall'incidenza e dalla sopravvivenza.
L'Istituto superiore di sanità sottolinea che, oltre ai fattori ambientali, vanno considerati anche altri fattori, come stili di vita e accesso a diagnosi precoci. I dati del sistema di sorveglianza - si chiama PASSI - indicano come in molte province della Campania si fumi di più, ci sia più sovrappeso, più obesità, più sedentarietà, meno adesione agli screening oncologici e che il profilo di salute della regione è stato riportato nell'analisi di contesto del piano regionale di prevenzione.
Ciò premesso e proprio per rispondere a che cosa si farà - non solo a cosa si è fatto - in data 24 luglio si è insediato un gruppo di lavoro per fare il punto insieme con la regione e l'Istituto superiore di sanità su quale sia esattamente la situazione epidemiologica, per evitare da una parte il panico e l'allarmismo e dall'altra parte l'inerzia o, eventualmente, il perdurare di un'inerzia. Mentre siamo noi qui riuniti, in tempo reale, mi arriva la prima riunione del tavolo di lavoro e entro il 28 settembre sarà presentata al Ministro una relazione sulla situazione epidemiologica, a valle della quale potremo sapere - io spero esattamente e con quella definitività che è propria delle cose umane ma almeno avendo un pochino di più contezza della situazione - in raccordo con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dove intervenire esattamente e con quali modalità.
Infatti non ho difficoltà a dire che la riflessione scientifica manifesta qualche non coincidenza in ordine alla valutazione sul rapporto causale tra inquinamento da rifiuti e patologie tumorali. Su questo, per intervenire, è necessario avere una maggiore contezza, perché diversamente interverremo in direzioni che potrebbero non avere un'efficacia.
Ciò detto, confermo, per quanto riguarda il Ministero della salute, sia l'attenzione fortissima - con cui si è sempre seguito e si segue questa particolare e molto travagliata parte del territorio - sia il raccordo stretto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

PRESIDENTE. L'onorevole Picierno ha facoltà di replicare.

PINA PICIERNO. Signor Presidente, non solo non sono per niente soddisfatta, signor Ministro, ma sono davvero dispiaciuta per la sua risposta e lo dico pensando a quei cittadini che abitano quel territorio. Pag. 31
Si tratta di cittadini che non hanno scelto dove nascere e che, però, hanno imparato sulla loro pelle che la camorra ammazza non solo con le pistole e con le armi, ma ammazza anche con i rifiuti tossici.
Per questo noi non abbiamo più nulla da accertare: ci sono già tantissimi studi che testimoniano che esiste una correlazione forte tra incremento di mortalità tumorale e sversamento illegale di rifiuti tossici. E allora è arrivato il tempo di agire, non più di accertare cose che conosciamo già!
Mi sarei aspettata da lei, per esempio, la richiesta o l'annuncio di una bonifica immediata di quel territorio. Ci sono riscontri dei pentiti, Di Caterino, Vargas, e sono stati individuati i luoghi nei quali hanno sversato i veleni tossici. E allora è il momento di avviare una bonifica immediata di quel territorio per evitare che altre persone innocenti muoiano. È arrivato il momento di presidiare quel territorio. È di oggi un articolo di Avvenire - che vorrei ringraziare per il lavoro di testimonianza e di informazione su questo argomento - secondo cui il presidio di quel territorio non esiste più per mancanza di fondi. Allora, signor Ministro, noi abbiamo bisogno di mettere dei soldi per presidiare quel territorio, per evitare che continuino gli sversamenti di veleni tossici. È di ieri la notizia dell'ultimo rogo avvenuto in quel territorio. Ed allora sensibilizziamo le forze di polizia a presidiare quel territorio, diamo l'idea che lo Stato è accanto a quei cittadini che non possono più sentirsi abbandonati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PINA PICIERNO. Diamo l'idea che lo Stato c'è - ho concluso, signor Presidente - soprattutto quando si tratta di contrastare le azioni di criminali senza scrupoli che continuano da anni, da decenni a violentare la mia terra, la provincia di Caserta, l'alto casertano e il territorio al confine con la zona nord di Napoli.

(Misure di contrasto alla 'ndrangheta e iniziative di competenza per porre fine a fenomeni di connivenza tra politica e 'ndrangheta - n. 3-02429)

PRESIDENTE. L'onorevole Belcastro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02429 concernente iniziative di contrasto alla 'ndrangheta e iniziative di competenza per porre fine a fenomeni di connivenza tra politica e 'ndrangheta (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio di essere presente. Mi avevano preannunciato una sua assenza e, devo dirle la verità, ne ero rimasto male. Io sono orgogliosamente calabrese e la mia Calabria sta vivendo dei momenti drammatici così come quella parte del Paese che viene denominata «sud». Stanno spuntando le punte degli iceberg ma la cosa peggiore è che sta venendo fuori una situazione in cui politica e mafia sono quasi la stessa cosa. E allora chiedo a lei, signor Ministro, di mettere in atto le iniziative necessarie per prevenire - probabilmente si andrà alla riforma di una legge elettorale, saranno giustamente inserite le preferenze - ma in Calabria bisogna ristabilire le regole. Chiedo a lei che intenzioni abbia.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero premettere che la lotta alla criminalità organizzata rappresenta un obiettivo primario e strategico dell'azione di Governo, perseguito con fermezza e determinazione sull'intero territorio nazionale. Con particolare riferimento alla regione Calabria è ben noto come la 'ndrangheta, l'organizzazione criminale tradizionalmente operante in quel contesto, si muova con particolare dinamicità e capacità operativa, giungendo a forme egemoniche nel settore del traffico della droga, delle armi, del riciclaggio di denaro sporco, potendo anche contare su evidenti connessioni con altre potenti organizzazioni Pag. 32criminali nazionali e straniere. È inoltre innegabile la capacità della 'ndrangheta di insinuarsi nei gangli della vita pubblica, in particolare degli enti di Governo locale nel settore degli appalti di opere, servizi e forniture. Con riguardo ai due fronti d'azione, l'uno rappresentato dalla necessità di contrastare e destrutturare sul piano militare le compagini 'ndranghetiste, l'altro dalla correlata esigenza di contenerne le potenzialità espansive e di inquinamento dell'economia locale, i fatti dimostrano come siano stati raggiunti risultati di grande rilievo. Basterebbe qui ricordare le note operazioni il «Crimine» e «Minotauro» e quelle più recenti «Falsa politica» e «Reale 5» che si sono concluse rispettivamente il 21 maggio e il 16 luglio scorso, con l'arresto di numerosi elementi di spicco delle cosche locali. Le inchieste hanno fatto emergere diversificati interessi illeciti, soprattutto in relazione ad appalti pubblici, all'estorsione, al voto di scambio e al tentativo di penetrazione nell'amministrazione locali calabresi.
Per quanto riguarda poi l'azione di risanamento delle amministrazioni locali, numerosi sono stati gli scioglimenti intervenuti in Calabria: ben dieci consigli comunali su un totale nazionale di ventidue nel corso di questo anno. L'opera di risanamento ha anche riguardato un'azienda sanitaria, quella di Vibo Valentia, e prosegue con altri accertamenti in corso che riguardano lo stesso capoluogo di Reggio Calabria sottoposto ad accesso. Non posso dunque che concludere assicurando che l'impegno fermo e deciso contro la 'ndrangheta e ogni altra forma di mafia continuerà ad essere portato avanti con uguale e costante determinazione, ben consapevole che nel Mezzogiorno si gioca una partita decisiva per lo sviluppo dell'intero Paese.

PRESIDENTE. Prima di passare alla replica - onorevole Belcastro - debbo precisare che il Ministro dell'interno non era nell'elenco dei Ministri disponibili ad essere presenti in questa seduta. Ciononostante, vista la sua interrogazione, ha ritenuto di essere presente, ma non ha mai comunicato di dare forfait. L'onorevole Belcastro ha facoltà di replicare.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, è un motivo di più per apprezzare il signor Ministro e per avere una speranza per il futuro per la mia gente. Qualche giorno fa abbiamo sentito in Commissione antimafia i nostri valorosi magistrati di Reggio Calabria, e tra loro Nicola Gratteri ha detto che noi sbagliamo quando definiamo zona grigia quella parte di criminalità politica che di fatto sostiene e si fa sostenere dalla mafia. Quella è zona nera ed è questo l'accento che io voglio porre a lei, signor Ministro, conoscendo le sue qualità, le sue capacità. Si ha la sensazione spesso che non si vuole affondare il bisturi. Spesso nella mia terra si ha la sensazione di prendersela con i «piccoli», nel senso che lo scioglimento dei piccoli comuni contribuisce a creare l'immagine di uno Stato presente.
Bisogna andare oltre, signor Ministro. Di questo sono fermamente convinto e spesso anche lì nei piccoli comuni - io vivo in uno di questi - si fa di ogni erba un fascio. Se c'è una mela marcia credo che vada buttata via solo la mela e non tutto il cesto. Bisogna invece approfondire là, nelle istituzioni più alte, dove in buona sostanza si determinano le sorti della nostra terra e si toglie il futuro ai nostri ragazzi perché dove c'è prepotenza, arroganza, dove c'è mafia non c'è concorrenza, non c'è possibilità di sviluppo, e non c'è futuro per i nostri giovani.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Convalida di deputati.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta odierna, ha verificato non essere contestabili le elezioni dei seguenti deputati: Marilena Parenti, proclamata dal Presidente della Camera Pag. 33nella seduta del 7 giugno 2012, in sostituzione del dimissionario deputato Antonello Soro per la lista n. 12 - Partito Democratico nella V Circoscrizione Lombardia 3; Mario Adinolfi, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 13 giugno 2012, in sostituzione del dimissionario deputato Pietro Tidei per la lista n. 11 - Partito Democratico nella XV Circoscrizione Lazio 1. Concorrendo negli eletti le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida. Do atto alla giunta di questa proposta e dichiaro convalidate le suddette elezioni.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 2 agosto 2012, alle 9,30:

1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 3396 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (Approvato dal Senato) (C. 5389).
- Relatore: Nannicini.

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 16.