Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 672 di mercoledì 25 luglio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 8,35.

GUIDO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a partire dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese (A.C. 5312-A/R).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo delle Commissioni, come ulteriormente modificato, e per le proposte emendative presentate riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A - A.C. 5312-A/R).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5312-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, il gruppo Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia non voterà la questione di fiducia e non voterà il provvedimento. Non voteremo la fiducia perché questo Governo, che avrebbe dovuto risolvere i problemi dell'economia dell'Italia, dell'Europa e del mondo, in realtà, ha fallito: lo spread sale, il PIL arretra, la disoccupazione aumenta, si accentua il divario tra il nord e il sud del Paese.
Prima della caduta del Governo Berlusconi, tanti falsi profeti in quest'Aula e profeti ancora più falsi e interessati al di fuori di essa hanno fatto credere che i problemi dell'Italia si sarebbero risolti se il Governo Berlusconi avesse rassegnato le dimissioni. Questo non è accaduto e non poteva accadere perché la speculazione Pag. 2finanziaria e la debolezza dell'Europa vanno al di là e sono al di sopra delle forze di qualunque Governo.
Noi siamo per ritornare al voto immediatamente, perché tra un Governo di tecnici, senza consenso e senza legittimazione popolare, e un Governo espressione della volontà popolare noi preferiamo quest'ultimo.
Abbiamo letto, nei giorni scorsi, che il Presidente Monti ha dichiarato che « i mercati non ci danno fiducia perché non si sa quello che accadrà dopo il voto, quale Governo ci sarà, se manterrà gli impegni». I mercati non credono a questo Governo tecnico, i mercati non credono alla capacità di Monti e dei suoi Ministri di risolvere i problemi dell'Italia. Per questo, noi non voteremo la fiducia e, successivamente, non voteremo il provvedimento oggetto della nostra discussione.

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Urso e Tabacci, che avevano chiesto di intervenire per dichiarazione di voto; si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la componente politica Grande Sud voterà la fiducia e lo farà in maniera convinta. Per questo motivo, mi piacerebbe che il Governo ascoltasse qual è la situazione politica ed economica che il Paese sta attraversando, anche in base alle ripercussioni della crisi economica che sta attraversando il nostro Paese.
Il Paese è in forte recessione, la pressione fiscale e tributaria in Italia, addirittura, arriva alla soglia del 50 per cento, la disoccupazione giovanile è al 30 per cento, l'aumento del debito pubblico è arrivato a quasi 2 mila miliardi di euro, vi è un calo forte del PIL (il prodotto interno lordo) e i mercati e le Borse diventano sempre più speculativi. A testimonianza di ciò, vi è lo spread, che, a mio avviso, è quel termometro che misura lo stato dell'economia del Paese.
Ieri ha superato, purtroppo, i 500 punti.
Dobbiamo inserire il decreto-legge in esame proprio in questo momento storico del Paese, in questo contesto socio-economico a dir poco catastrofico. È qui che si inserisce il provvedimento in oggetto. Bene ha fatto il Governo con questo decreto-legge n. 83, recante misure urgenti per la crescita e lo sviluppo del Paese.
Mi piacerebbe fare riferimento ai contenuti importanti del decreto-legge in esame, avendo lavorato per quindici giorni, in sede di Commissioni riunite finanze e attività produttive, per migliorarne il testo. Penso ai punti strategici di questo decreto-legge, che toccano tutta l'economia reale del sistema Paese, a partire dal sostegno alle imprese con incentivi al credito, al fondo composto da circa 600 milioni di euro, al fondo per lo sviluppo sostenibile, alle infrastrutture, alle norme per l'attrazione di capitali privati come i project bond, ai bonus per le ristrutturazioni edilizie, a quanto previsto nel settore dell'energia, al rifinanziamento del Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese. Vi è poi l'articolo 67, molto importante in quanto riguarda il terremoto in Abruzzo. Si va a definire, una volta per sempre, una seria e programmatica ricostruzione post terremoto in Abruzzo.
Ma, signori componenti del Governo, credo che, al di là di questo - ripeto - ottimo decreto-legge, si possa e si debba fare di più. Bene ha detto ieri il Presidente dell'ABI, Mussari, secondo cui al Paese non serve più una manovra aggiuntiva o correttiva, ma serve far ripartire la crescita. Lo stesso appello che ha fatto il Presidente Napolitano la settimana scorsa, quando ha detto che il Paese ha bisogno di una forte politica industriale. E bene ha fatto il Ministro Passera a ripristinare l'ICE, l'Istituto per il commercio estero, che sarà l'organismo di attrazione per i capitali e per gli investitori stranieri. Spero che da questo organismo possa ripartire una seria politica industriale per il Paese perché - come ho avuto modo di dire al Ministro Passera in sede di audizione in Commissione finanze - oggi, purtroppo, vi è un altro grave problema che assilla il Paese, ossia quello dell'abbandono da Pag. 3parte di grandi multinazionali e anche di grandi imprese italiane, che lasciano l'Italia per portare lavoro all'estero - come ha fatto la FIAT con gli stabilimenti di Termini Imerese e con la Irisbus di Valle Ufita - abbandonando aziende strategiche per il Paese e lasciando sul territorio disoccupazione e quant'altro.
Mi piacerebbe concludere ricordando al Ministro Passera un testo di Carlo Levi, scritto nel 1945, Cristo si è fermato a Eboli.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pugliese.

MARCO PUGLIESE. Siamo nel 2012, Ministro Passera, e, purtroppo, Ferrovie dello Stato e Autostrade per l'Italia si sono fermate a Salerno, un po' più a nord di Eboli.
Allora, noi della componente politica del gruppo Misto Grande Sud crediamo che il vero sviluppo, la vera crescita per il Paese, sarà investire al sud con infrastrutture e con servizi, perché sono quelli che mancano. Siamo convinti che una vera crescita del sud porterà anche ad una forte crescita di interesse e di attrazione nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, Ministro Passera, abbiamo già avuto modo di confrontarci in sede di discussione sulle linee generali sul provvedimento in esame, per cui lei sa già come la pensiamo io ed il mio gruppo. Abbiamo già parlato del lavoro svolto su questo provvedimento.
Riteniamo di non avere avuto soddisfazione e, in primis, denunciamo il metodo, al di là del fatto che avremmo preferito che il provvedimento in oggetto contenesse risorse e non parole inserite in un volume. Alla fine, come qualcuno ricordava, non vi è un passo o un articolo che non siano stati modificati nelle Commissioni. Questo decreto-legge aveva bisogno di risorse.
Le risorse su questo provvedimento non ci sono. Io avevo fatto una battuta in televisione - il mattino o la sera, non ricordo - a conclusione dei lavori in Commissione, ossia che il Paris Saint-Germain aveva speso di più per comprare i giocatori di quanto voi avevate messo in questo provvedimento. Ma non era una battuta, perché alla fine il risultato è effettivamente questo.
L'approccio che voi avete avuto - lo ripeto - è sbagliato, perché prima dovevate aspettare l'esito dei tagli. Il risultato dei tagli poteva diventare un sicuro investimento che potevate fare su questo provvedimento. Non avete ancora capito dove tagliare, cosa fare, a chi togliere i soldi e dove sono gli sprechi e avete portato il provvedimento in Commissione, dove naturalmente noi siamo rimasti esterrefatti. Non abbiamo potuto fare niente, perché era una sorta di sede legislativa, in quanto sapevamo che poi avreste posto la fiducia. Dunque, dovevamo lavorare su questo provvedimento sapendo che - con i due relatori della maggioranza e i due presidenti, per la verità devo dire soltanto uno, o meglio, uno in parte, l'altro un po' meno - sarebbero stati fatti solo dei giochi e mi riferisco all'ammissione degli emendamenti.
Noi avevamo presentato 300, 400 o 500 emendamenti - non ricordo il numero esatto -, ma erano anche emendamenti seri e di buonsenso. L'ammissibilità, «giocata» dai due presidenti su questa vicenda, ha fatto sì che l'amico dell'amico probabilmente l'emendamento lo ha visto accolto, anche se molto spesso non era inerente al tema. Infatti, abbiamo infilato nel provvedimento delle misure che non c'entrano niente con la crescita. Però in quel caso l'ammissibilità è stata accordata. Se eri amico del presidente o del Ministro o del sottosegretario - perché lì si sono scambiati poi nei giorni e nelle notti sottosegretari e ministri di tutti i tipi -, allora in quel caso andava bene. Questo è successo.
Siamo partiti così, con un provvedimento che doveva dare respiro e fiato a questo Paese, che oramai è dilaniato da Pag. 4tutto e da tutti, e siamo arrivati a questo risultato: non abbiamo portato a casa praticamente niente, o poco e niente. Se devo fare delle critiche - ne abbiamo già fatte abbastanza ieri e ne abbiamo fatte troppe, probabilmente - solo due o tre cose sono state fatte, due o tre.
In tema di edilizia - sul quale ci siamo già scontrati o, comunque, ci siamo chiariti con il Ministro in più di una circostanza - ripeto, signor Ministro: lo sportello unico dell'edilizia è una misura seria e buona, ma sicuramente non funzionerà, perché toglie troppa burocrazia e toglie troppi balzelli. Però bisogna avere il coraggio di portarlo avanti, di farlo approvare, di farlo correre e di farlo camminare. Abbiamo già approvato sportelli e qualcuno si lamenta in giro che non funzionano e non sono mai entrati in funzione. Allora bisogna fare attenzione prima.
Abbiamo un altro problema. Noi aspetteremo da qui a fine anno, probabilmente, perché poi ci saranno gli interventi dei vari ministeri che, per far funzionare questo provvedimento, avranno bisogno di adottare regolamenti e ci vorrà un anno o un anno e mezzo. Ci saranno situazioni da risolvere e probabilmente il Governo Monti non ci sarà più quando il meccanismo andrà in funzione.
Vi è un altro problema e so che la Commissione bilancio ha storto il naso. L'altro provvedimento, forse l'unico sul quale abbiamo puntato, insieme all'amico Lulli, che aveva presentato una proposta di legge insieme a me su questa vicenda, riguarda l'auto elettrica. Siamo l'ultimo Paese al mondo probabilmente - in Europa sicuramente - che non ha ancora adottato questa misura ambientale, forse perché dovevamo difendere la FIAT, solo per questa ragione, solo per questa ragione.
L'altro giorno ho scambiato qualche battuta al bar. Un mio carissimo amico, Dario, un imprenditore, un aitante imprenditore in pensione, che non legge solo i titoli, ma legge anche gli articoli dei giornali, va a fondo e scruta la notizia, mi ha passato un fogliettino, leggendo gli articoli di qualche giornale. Mi ha passato degli appunti e mi ha detto cosa ha fatto Hollande in Francia. Ecco, è da qui bisognava partire.
Ministro Fornero, bisognava sì partire, ma aspettando prima la crescita e poi forse arrivare alle pensioni, ma non nel modo in cui le ha affrontate lei, signor Ministro. Bisognava partire dall'alto, non dal basso: bisognava colpire le pensioni di chi sappiamo, senza fare nomi e cognomi, gente che è seduta nei banchi con voi o che, comunque, voi avete tirato in ballo di nuovo.
Bisognava partire da quelle pensioni per cercare di regolamentare poi quelle più basse, perché quando uno prende una pensione di 2 milioni di lire, ai tempi, che oggi equivalgono a mille euro, essenzialmente non arriva a fine mese e non arriva a sfamare una famiglia.
Allora Hollande che cosa ha fatto? Ha abolito il 100 per cento delle auto blu, le ha messe all'asta e ha distribuito questi introiti. Ha detto ai funzionari di Stato e a chi guadagna più di 650 mila euro all'anno che la macchina, con quei soldi lì, se la può permettere, quindi gliel'ha tolta. Ha detto alle famiglie che guadagnano più di 5 milioni di euro all'anno di pagare il 75 per cento di tasse e sono cifre che poi, alla fine, nel loro complesso, hanno dato dei risultati che vanno da 4 miliardi di risparmio in un caso a 345 milioni, e con questi soldi ha fatto investimenti sui giovani ricercatori e sugli insegnanti: ne ha assunti 2.500, ne assumerà 6.900 a fine luglio, 12.500 il 1o di settembre.
Hollande ha affrontato il problema delle banche in modo diverso dal vostro, in modo più serio. Ha detto alle banche che offrono copertura agli imprenditori che vogliono fare investimenti: vi diamo uno sgravio fiscale. Ha detto alle banche che fanno speculazione finanziaria: voi dovete pagare più tasse. Questo è un modo diverso di affrontare il problema della crisi. Ecco, allora, che il risultato della Francia rispetto allo spread sui bond tedeschi è a 100, noi siamo a più di 500 e questo è il risultato. Pag. 5
Non so come voi possiate affrontare questo problema. Pensavo all'inizio che il Governo tecnico - e avevo espresso anche qualche perplessità rispetto al mio gruppo, che era molto spesso forse più rigido nei vostri confronti - che, forse, il Governo Monti qualche speranza ce la poteva dare e mi ero affidato a voi con un barlume di speranza. Ho sbagliato. Probabilmente ha ragione il mio presidente...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GABRIELE CIMADORO. ...quando dice che ci vuole un Governo politico. Quello di Hollande è un Governo politico. Il Governo politico ci mette l'anima, il cuore: voi ci mettete la tecnica, ma nonostante tutti i professori della Bocconi, con tutto il rispetto, non siete riusciti a portarci fuori dal guado.
Allora speriamo - lo ripeto e torno sulla battuta che ho fatto concludendo ieri il mio intervento in sede di discussione sulle linee generali - che il Governo politico arrivi presto. Spero per l'Italia che il Governo politico non sia quello di Berlusconi, perché avremmo perso qualsiasi e ogni speranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, signori del Governo, il gruppo di Popolo e Territorio è stato in passato critico nei confronti delle continue posizioni della questione di fiducia e molte volte non ha votato i provvedimenti del Governo mentre alcune volte si è astenuto.
Resta, quindi, tutta la nostra perplessità e la nostra contrarietà nei confronti di una metodologia parlamentare che svuota di qualsiasi contenuto il contributo che le forze parlamentari possono dare per migliorare i provvedimenti che il Governo predispone. E non tutto può essere sempre giustificato in virtù dell'urgenza e della contingenza, perché anche per la peritonite ci sono 48 ore di tempo per potere intervenire, così come ci sarebbero tre, quattro, cinque giorni di tempo per convertire in legge questi provvedimenti.
Se questo non lo si vuol fare, perché si preferisce il cerchio ristretto del Governo e delle consultazioni con il trio ABC, non solo si depaupera la funzione del Parlamento ma credo che ci sono intelligenze e capacità in questo consesso parlamentare che bene avrebbero potuto contribuire a migliorare i testi che il Governo propone. Per quanto concerne quindi il voto di fiducia, noi lo daremo con tutte le riserve che qui sommariamente rimarco, in un regime che - ci piace ribadire - è essenzialmente un regime in cui la sovranità popolare è stata espropriata, e ci troviamo quindi in una condizione di democrazia sospesa. Ci troviamo di fronte al Governo del Presidente della Repubblica che, a quanto è dato vedere e sapere in queste ore, credo non abbia centrato l'obiettivo di ricondurre il Paese, la nazione all'interno di margini di una crisi economica più tollerabile e quindi in grado di destare minore preoccupazione nei cittadini italiani che sono stati chiamati - è bene ricordarlo - a dare contributivi onerosissimi per il parziale risanamento del nostro bilancio statale.
Per quanto concerne il provvedimento, noi daremo convinti il nostro voto di fiducia per la conversione del decreto-legge recante misure urgenti per il rilancio dell'economia perché esso contiene una serie di provvedimenti condivisibili ed opportuni: quelli, per esempio, della protezione del made in Italy; gli interventi nel campo dell'agricoltura, delle biomasse per rilanciare la cosiddetta green economy; provvedimenti per il completamento della ricostruzione in Abruzzo, e i primi provvedimenti per fronteggiare il terremoto in Emilia Romagna; l'istituzione di procedure semplificate che sgravino il cittadino dalla pastoia dei mille adempimenti e delle cento autorizzazioni. È il caso quindi di essere oltremodo d'accordo sull'istituzione dello sportello unico dell'edilizia perché - è bene dirlo in quest'Aula - la deresponsabilizzazione degli amministratori e dei sindaci non ha certo migliorato, neanche Pag. 6sotto il profilo morale, certi andazzi che negli uffici tecnici dei comuni, delle province e delle regioni sono tuttora in corso. Avevamo pensato, nell'approvare le leggi sulle semplificazioni amministrative, di dare ai capi degli uffici tecnici il potere di decidere sulla base di un parere evidentemente tecnico, allontanando la politica politicante da pratiche clientelari, ma dobbiamo invece registrare che ci siamo messi nelle mani di tanti mandarini cinesi, i quali, irresponsabili rispetto e di fronte al corpo elettorale, fanno spesso uso dell'aurea massima che Ignazio Silone ci riferisce quando definisce la burocrazia anonima ed irresponsabile, che crea difficoltà per rendere benefici.
Quindi tutto ciò che semplifica, che sgravi, che alleggerisca il peso burocratico in capo ai cittadini che si rivolgono alla pubblica amministrazione è certamente da condividere. Ci sono incentivi per le società costituite da giovani con età inferiore a 35 anni. Ci sono nuove regole per gli appalti perché non sia sempre lo Stato «Pantalone» a pagare le perizie di varianti o tutto ciò che può essere messo a carico di una pubblica amministrazione distratta o collusa a seconda dei casi, quindi con la levitazione senza conto e fine del costo delle opere progettate. Vi sono altri provvedimenti di tenore minore che riguardano finanche il turismo montano e la pratica sportiva.
È un provvedimento, quindi, articolato, che spazia nei vari settori. Consentitemi, però, di dirvi una cosa: non è certo questo pannicello caldo che ci fa uscire dalla crisi o che può rilanciare il Paese. Sì, certo, ci sono, in questo provvedimento, anche importanti passi in avanti nel campo del lavoro, del rapporto tra l'imprenditore e i suoi dipendenti, ma approfitto della presenza del Ministro Fornero per dire una cosa che non mi è dato dire. Non appartengo alle élite che possono interloquire con i Ministri, ma da semplice parlamentare approfitto della circostanza per dirle, signor Ministro, che apprezzo molto quello che lei ha fatto, ma lei, come me, è convinta che l'articolo 18 debba essere essenzialmente inserito all'interno della parte pubblica del comparto lavorativo? Perché se c'è una cosa che in Italia non funziona e rappresenta la prima voce di spesa è la produttività del pubblico impiego che è pieno di camarille e di lacci e lacciuoli sindacali, di menefreghismo, di assenteismo. Se vogliamo ricondurre il debito pubblico ad entità più basse, se vogliamo efficientare il sistema, dobbiamo colpire la prima voce di spesa. Non è più possibile che lo Stato immagini di poter pagare i propri dipendenti in base alla sola presenza a lavoro. Bisogna inserire dei criteri di efficientamento, di misurazione della produttività e premiare chi lavora. L'uguaglianza e la giustizia sono radicalmente opposte, sono concetti che la storia ha spazzato via.
Dobbiamo introdurre nel pubblico impiego i criteri dell'impiego privato, ferma restando la garanzia per i lavoratori, che sono garantiti sia nel privato che nel pubblico. Dobbiamo avere il coraggio di rivoltare l'Italia come un calzino altrimenti non se ne esce e bisogna bisticciare probabilmente con la CGIL, la CISL, la UIL e chiunque altri faccia da sfondo al mantenimento dello status quo ante. Voi non ne uscirete, così come non ne usciranno i Governi politici perché non credo alla natura salvifica della politica solo perché noi siamo delegati dal corpo elettorale. La verità è che in Italia il debito pubblico ha raggiunto la mole che ha raggiunto per compromissioni di carattere politico-clientelare, per una sorta di abitudine a vedere lo Stato accentratore, dirigista e burocratico come perno e cerniera dei diritti.
E, allora, consentitemi di concludere, dicendo che non ci dobbiamo appassionare al Governo dei tecnici, al pre Berlusconi, al post Berlusconi, come pare sia pensiero ricorrente, forse ossessivo, degli amici dell'Italia dei Valori, ma la vera riforma è la riforma liberale che ridefinisca compiti e funzioni dello Stato, senza se e senza ma (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

Pag. 7

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, in un momento di criticità dell'economia europea e di sbandamento dei mercati, in un momento in cui si conviene che la politica di rigore, che è necessaria ed ineludibile, non può essere vincente se non accompagnata da un'adeguata politica di sviluppo, il Governo Monti vara un importante decreto-legge sullo sviluppo che dà segnali importanti e concreti all'economia reale. Quell'economia reale che lo stesso Premier ha definito indispensabile per la crescita per tutta l'Europa. È un ottimo segnale, soprattutto è la miglior risposta che potessimo dare a quegli avvoltoi che, in questi giorni, anche sulle pagine di certi giornali, soprattutto dell'area dell'ex Governo, giocando sulle drammatiche vicende dei mercati internazionali, ritengono esaurite le funzioni di questo Governo.
È la migliore risposta, dicevo, dopo la riforma delle pensioni, che doveva essere fornita almeno 15 anni fa e che questo Governo ha fatto immediatamente dopo il suo insediamento; dopo una riforma del lavoro che, pur tiepida che sia, è la prima riforma del lavoro votata dal Parlamento italiano dopo la morte del compianto professor Biagi, che aveva cominciato una lodevole modernizzazione del mercato del lavoro e che proprio per questo cadde sotto i colpi del terrorismo reazionario e assassino; dopo la legge sulle liberalizzazioni, di cui attendiamo il secondo tempo, come ci ha promesso lo stesso Primo Ministro Monti nel suo intervento in Commissione attività produttive e proprio in occasione del voto alla Camera dei deputati di questo provvedimento.
Colgo l'occasione, visto che è in Aula, di ringraziare il Ministro Fornero per tutto il lavoro che ha svolto fino ad oggi e per queste riforme importantissime per il Paese.
Nel suo articolato il provvedimento coglie alcune debolezze del nostro sistema produttivo e ne dà soluzioni. Ne voglio sottolineare alcuni aspetti: in primo luogo, il supporto dato alle nostre aziende nel contrastare la criticità del loro sistema finanziario, in modo particolare quello delle piccole e medie imprese, attraverso il rafforzamento dell'IVA per cassa: finalmente col provvedimento in esame le piccole e medie imprese non dovranno fare la banca per le grandi aziende e avranno benefici in termini di liquidità. Sullo stesso argomento si inserisce l'ampliamento della deducibilità dei debiti sui crediti e la semplificazione delle cambiali finanziarie, due importanti provvedimenti per la liquidità delle nostre aziende.
Molto importante è l'impulso alla semplificazione in campo autorizzativo, sia per il settore edilizio sia per quello energetico, due realtà, due settori produttivi, due settori trainanti nel complesso del nostro sistema industriale. Io mi permetto di sottolineare l'importanza dello sportello unico edilizio e l'importanza tra l'altro di un passo ulteriore (lo dico con l'esperienza di assessore in una grande città): quello di unificare lo sportello unico edilizio con lo sportello unico delle imprese. Questa è la grande sfida che secondo me la nostra pubblica amministrazione deve portare avanti.
Finalmente un provvedimento importante che investe sulla green economy, sviluppando una rete per la ricarica dei veicoli elettrici che consentirà lo sviluppo di questo settore industriale, che - forse pochi sanno - vede già alcune aziende italiane leader nella produzione di veicoli elettrici, ma che hanno sinora sviluppato paradossalmente solo una rete di vendita estera per gli impedimenti oggettivi del mercato interno. Il fatto di aver preso una serie di provvedimenti per questo innovativi nel settore, dalla facilitazione per la realizzazione delle reti per la ricarica dei veicoli, e aver destinato una linea del fondo rotativo per il sostegno della ricerca in questo settore di tecnologia avanzata, rende l'idea della chiarezza dell'obiettivo e crea una grande opportunità in un settore altamente tecnologico e di grande sviluppo. Finalmente, mi verrebbe da dire. Pag. 8
Ci è piaciuta molto anche la scelta di accorpare 43 sistemi di incentivazione, che erano dispersi in altrettante disposizioni di legge, nel fondo per la crescita sostenibile. Riteniamo infatti che uno dei temi importanti per non disperdere risorse, soprattutto in questo momento delicato per la finanza pubblica, sia proprio quello di evitare dispersioni inutili, concentrare il sistema in termini di erogazione e - aggiungo io - in termini di priorità.
Mi permetto a questo proposito di fare una riflessione ad adiuvandum: dobbiamo rompere la tradizione di tutti i Governi che si sono succeduti in questi ultimi anni, cioè quella di mantenere la politica degli incentivi a pioggia. Dobbiamo tornare ad una seria politica industriale, che indichi le priorità per il sistema produttivo del nostro Paese, stabilire, per intenderci, quali siano i settori industriali su cui puntare. Da questo punto di vista il provvedimento ha fatto un passo in avanti significativo, ma forse ancora non sufficiente. Mi attendo dal Ministro Passera, con il quale non ho avuto modo di confrontarmi in Commissione, durante il dibattito di questo provvedimento, di dare un segnale forte e chiaro. Infatti il rischio, in occasione di provvedimenti come questo, è quello di essere in balia dei rappresentanti delle lobby, presenti in Parlamento attraverso qualche parlamentare compiacente, di dettare la linea e questo non è più accettabile. Troppi emendamenti di alcuni particolari deputati sono stati accettati: uno dei pochi aspetti negativi nel corso del confronto che si è avuto in Commissione. Da un Governo tecnico come questo ci attendiamo la forza di indicare la strada da percorrere per tornare ad avere un sistema produttivo industriale competitivo, non di mantenere quel pessimo momento di concertazione, in questo caso lobbistico-politico, che il Primo Ministro Monti, seppur riferendosi ad altri settori, ha giustamente criticato, chiedendone il superamento. Da montiani convinti e leali diciamo che anche da questo punto di vista ci aspettiamo più coraggio.
Tornando al provvedimento, sottolineiamo anche alcune scelte opportune in campo energetico, un settore strategico che, in Italia, è in una situazione di impasse, dopo il funesto risultato del referendum sul nucleare, che ha cancellato non solo il nucleare, ma tutto il provvedimento concernente il piano energetico per i prossimi anni. Il fatto di aver realizzato, con questo provvedimento, norme di semplificazione per la procedura di realizzazione di infrastrutture energetiche e la liberalizzazione del mercato del gas è stato un segnale molto importante per questo settore strategico nazionale; un passo in avanti dopo quell'impasse che citavo e il caos provocato da quell'autolesionistico referendum a cui accennavo prima.
Sottolineiamo anche alcune norme molto importanti a tutela del made in Italy nel settore agricolo, che vanno a favore della difesa del nostro prodotto, del nostro made in Italy in alcuni settori industriali, come quello alimentare e tutto ciò che implica la nostra creatività, una caratteristica italiana riconosciutaci dal mondo intero.
Last but not least, vorrei ricordare e ringraziare per quella parte del provvedimento che riguarda le misure in favore delle popolazioni terremotate della mia terra, l'Emilia Romagna: un altro bel segnale, dopo il provvedimento votato nelle scorse settimane, sempre a favore dei nostri terremotati, che rappresenta un segnale di discontinuità verso le politiche disastrose fatte in passato, in occasione, purtroppo, dei tanti terremoti che hanno colpito la nostra amata Italia.
Un'ultima nota vorrei farla a conclusione dei lavori delle due Commissioni. Questo Governo ha una maggioranza che, sino ad ora, ha lavorato bene: ha avuto tavoli di confronto in occasioni di provvedimenti importanti, che abbiamo votato, e questo ha consentito, sino ad oggi, un lavoro proficuo e sereno. In occasione di questo dibattito, come ho avuto modo di dichiarare giovedì scorso nelle Commissioni, ho notato che il Governo ha dialogato Pag. 9solo con una parte della maggioranza e che i relatori ben si sono guardati dal coinvolgere tutta la maggioranza.
Non ci è piaciuto: non contestiamo ciò perché avevamo particolari interessi da tutelare - lo abbiamo dimostrato e lo stiamo dimostrando con i nostri voti -, ma perché riteniamo che la partecipazione nei momenti di confronto renda le relazioni più coese e più trasparenti. Infatti, questo atteggiamento ha prodotto paradossi anche negativi, come citavo prima, per cui abbiamo avuto più di una decina di emendamenti di un parlamentare accettati dai relatori e dal Governo e, invece, il respingimento di emendamenti di quella parte della maggioranza che non è stata coinvolta nel confronto politico che ha accompagnato il provvedimento; e quando abbiamo chiesto le motivazioni sui pareri negativi, ho sentito da parte del Governo e dei relatori risposte che, con un eufemismo, direi imbarazzanti.
Non è stato serio, noi siamo responsabili e fedeli alle scelte fatte e convinti sostenitori di questo Governo, che, concretamente, ha dimostrato che avevamo visto giusto. Ma non siamo neanche degli sherpa e credo che sia nell'interesse del Governo mantenere, in queste occasioni, il metodo che ci siamo dati all'inizio, cioè un confronto trasparente e leale con tutte le forze che lo sostengono. Si evitano così anche certi ricorsi a saldi di fine stagione a cui ho assistito durante il confronto nelle Commissioni.
Detto ciò e coerentemente con il giudizio positivo che ho già espresso nella mia illustrazione, daremo, naturalmente, il nostro voto di fiducia, consapevoli che con questo provvedimento si è aggiunto un altro mattone a quell'Italia riformata e moderna per la quale sosteniamo il Governo Monti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, signor Ministro Passera, di qui a poco, voteremo la fiducia su un provvedimento che giunge nel mezzo di una difficile settimana segnata da attacchi speculativi sui mercati finanziari ed europei, che hanno riportato il differenziale tra il rendimento dei nostri titoli e i bund tedeschi a livelli che pensavamo ormai lontani. Oramai, la parola più evocata nel nostro Paese è «spread»: se ne parla ovunque, se ne parla nelle banche, se ne parla nelle case, se ne parla ovunque come un mostro.
La speculazione, oserei dire, non dorme mai e sta affondando i suoi artigli nella carne viva dei Paesi più esposti, sotto lo sguardo quasi compiaciuto di spettatori molto interessati a lucrare su questo momento: Paesi che, purtroppo, hanno dimenticato lo spirito solidaristico che ha animato l'idea europea sin dai suoi albori.
Abbiamo approvato, la settimana scorsa, il fiscal compact ed il Meccanismo europeo di stabilità, che seguono l'accordo per lo scudo anti-spread siglato nell'ultimo Consiglio europeo. Più volte - è stato detto - abbiamo fatto i compiti a casa, impegnandoci con sacrificio per mettere in ordine e in sicurezza i nostri conti, tagliando sprechi e inefficienze.
Nonostante tutto, ci troviamo di nuovo a fare i conti con uno spread che non sembra tener conto di tutto quello che è stato fatto fino ad ora. Siamo convinti anche noi che il grande nervosismo sui mercati e sullo spread abbia poco a che fare con i problemi specifici dell'Italia, quanto, piuttosto, con le notizie, le dichiarazioni e le indiscrezioni sull'applicazione delle decisioni prese nel vertice europeo di fine giugno. Allora, di fronte a questa situazione difficile in Europa, e in particolare nell'Eurozona, bene ha detto il Presidente Monti che si deve puntare sull'economia reale. Abbiamo sostenuto e sosteniamo lealmente l'azione di Governo, improntata a rigore, equità e crescita, e questo provvedimento fa parte di quell'azione, di quel lavoro iniziato nel novembre scorso. Dentro questo provvedimento vi sono interventi che vanno in questa direzione: sono state messe in Pag. 10campo misure che interessano quasi tutti i principali comparti produttivi del sistema Paese. Certo, siamo ben consapevoli che si poteva fare di più, ma la situazione dei nostri conti, questo consente, allo stato attuale. Si è raschiato dove si poteva, ben sapendo che le risorse provenienti dalla spending review erano già appostate e che, anzi, probabilmente, ne seguirà a breve un'altra, per prevenire l'aumento dell'IVA nel 2013. Da un Paese che non cresce da un decennio non ci si può aspettare il miracolo. Si tratta di lavorare su cento tessere per completare un mosaico, utilizzando tutte le leve possibili per favorire la crescita.
Ma veniamo al contenuto del provvedimento, per il quale mi rifarò, ovviamente, alle considerazioni già svolte in sede di discussione sulle linee generali. Il provvedimento, come ha sottolineato il Ministro Passera, è uscito dalle Commissioni migliore di come è entrato, e lo si è migliorato senza stravolgerne l'impianto originario, grazie ad un proficuo confronto nelle Commissioni, che ha consentito di affrontare alcuni argomenti in maniera approfondita e appassionata. Oltre alle novità del decreto-legge introdotte successivamente, desidero soffermarmi su alcuni punti qualificanti. Mi riferisco, per esempio, alla possibilità, per le imprese che assumono persone altamente qualificate a tempo indeterminato, di poter usufruire di un credito d'imposta: una misura che potrà favorire l'inserimento di giovani ricercatori, magari tentando di far rientrare quei famosi «cervelli» che ancora sono all'estero; allo stanziamento di risorse per il fondo di garanzia per i mutui relativi alla costruzione, ampliamento, attrezzature e acquisizione di impianti sportivi, ampliando il novero di soggetti che potranno usufruirne; alle misure riguardanti le aree colpite dal terremoto in Emilia, che prevedono, in particolare, per le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei territori interessati dal sisma, un credito d'imposta per le spese relative al ripristino e alla sostituzione dei beni di lavoro o di impresa distrutti o inagibili a causa del sisma stesso, perché, voglio sottolinearlo, il sistema Emilia, dal punto di vista imprenditoriale, non è fine all'Emilia, ma è il punto di partenza di una filiera molto più lunga, che spesso interessa tutto il Paese. Credo che questo sia un segnale molto importante che abbiamo voluto dare: non i soliti finanziamenti a pioggia, ma finanziamenti mirati a far ripartire l'economia.
Ricordo anche l'importante introduzione di incentivi per le automobili a bassa emissione, le cosiddette auto elettriche: si tratta dell'epilogo di un lungo lavoro parlamentare sulla mobilità sostenibile, su cui ha lavorato a lungo, in primis, la Commissione trasporti. È un testo concordato con il Governo, che pone l'Italia, unico Paese europeo a non avere fino ad oggi una compiuta legislazione che incentivi l'utilizzo dell'auto elettrica, nelle condizioni di colmare questo ritardo, allineandosi con gli altri partner d'Europa. Si tratta di una misura che potrà contribuire alla ripresa economica del Paese, atteso che esiste oggi un'importante filiera di piccole imprese che lavora nel settore e che è fornitrice delle maggiori case automobilistiche europee.
In zona Cesarini è stato poi approvato il potenziamento dello sportello unico per l'edilizia, che diventa l'unico canale cui rivolgersi per tutte le pratiche riguardanti gli interventi edilizi. Si potranno così acquisire tutti gli atti di assenso richiesti direttamente dalle amministrazioni competenti, oppure tramite le conferenze di servizi, il tutto nell'assoluto rispetto dell'ambiente e dei vincoli paesaggistici e culturali.
Ma è ovvio che si potranno finalmente imprimere un'accelerazione e una semplificazione delle procedure che vengono messe in capo con un unico sportello, e chiediamo al Governo, e in particolare al Ministro Passera, una accelerazione anche sullo sportello unico per le attività produttive, richiesto a gran voce soprattutto dalla maggior parte delle imprese (le piccole e medie imprese), che potrà essere - questo sì - un altro volano per attrarre investimenti nel nostro Paese, perché sappiamo tutti benissimo che uno dei freni agli investimenti nel nostro Paese è la Pag. 11lentezza burocratica. Crediamo che questo sia un segnale importante da dover dare in tempi rapidissimi.
Grazie al lavoro delle Commissioni, è stato inserito anche il rafforzamento del criterio dell'IVA per cassa, elevando da 200 mila a 2 milioni di euro la soglia di volume di affari di imprese a partita IVA che possono avvalersi dell'esigibilità dell'IVA all'atto del pagamento della fattura, posticipando il pagamento dell'imposta a tale momento. È una misura che, soprattutto in questo momento, consente alle imprese di avere una maggiore liquidità di cassa.
Onorevoli colleghi, signori del Governo, il provvedimento al nostro esame ha rappresentato anche la prima occasione utile attraverso la quale il Governo ha potuto tener fede agli impegni che aveva preso con le Camere in occasione dell'approvazione della riforma del mercato del lavoro, e di risolvere alcune tematiche poste dai gruppi parlamentari rimaste in sospeso a causa della riunione del Consiglio europeo del 28 giugno.
Il testo recepisce l'accordo sottoscritto dal Ministro Fornero con la maggioranza e prevede, tra le novità, intervalli più brevi tra un contratto stagionale e l'altro e agevolazioni per i contratti di apprendistato. Molto attesi erano anche i nuovi criteri per stabilire se una partita IVA è autentica o meno.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANNA TERESA FORMISANO. Viene poi prorogata a tutto il 2014 la mobilità e sono modificate alcune norme sulla flessibilità in entrata.
Vorrei ricordare anche - ed è una cosa molto importante che desidero sottolineare - l'emendamento che introduce nuove regole sull'attività dei call center, evitando delocalizzazioni e in cui è riconosciuto il diritto del cittadino-cliente di essere informato sul luogo fisico in cui tale attività si svolge. Si tratta di un emendamento che va nella direzione della lotta al mercato nero dei database e dei dati sensibili.
Onorevoli colleghi, per questa ragione, e perché convinti della giustezza dell'operato del Governo, il gruppo dell'UdC voterà la fiducia su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, intanto, vista la situazione drammatica, si evince l'importanza di questo provvedimento e della presenza del Presidente del Consiglio. Avrei voluto riferirmi al Presidente del Consiglio come «il senatore» per ricordare a tutti che, mentre predica e impone sacrifici durissimi ai cittadini della Repubblica, si è assicurato il laticlavio prima ancora di prendere in mano la penna. Non lo farò solo per rispetto a un uomo che veramente aveva a cuore il bene delle future generazioni, il senatore Cesarino Monti e quindi continuerò a riferirmi a lui come al «professor Monti».
Oggi il professore ci chiede nuovamente la fiducia e ormai è diventato un rito settimanale, come la messa domenicale. Peccato che, con la situazione che c'è, più che di incenso sappia di zolfo. Noi continueremo a dire di «no»: non avrà la nostra fiducia, non solo perché questo decreto è sottodimensionato rispetto alle difficoltà del Paese, ma perché tutta l'azione politica di questo Governo è sbagliata.
Abbiamo ricordato, durante la discussione generale in Aula, che la Frankfurter Allgemeine (FAZ), il giorno stesso della discussione, aveva sintetizzato, parlando della crisi della Spagna: la Spagna non è un Paese povero, ma manca di una struttura economicamente consistente come il Nord Italia e quindi probabilmente non ce la farà. Tutti hanno capito che, per salvarsi, lo Stato deve puntare sul traino della Padania.
Tutti tranne questo Governo, che imperterrito continua ad agire come un esercito di ragionieri. Infatti, tutto questo Pag. 12provvedimento, la sua direzione e i suoi contenuti, li ha dati costantemente la Ragioneria generale dello Stato. L'obiettivo non era fare lo sviluppo, diciamocelo sinceramente, l'obiettivo era fare cassa. Allora la domanda che vi pongo è la seguente: ma voi sapete come funziona un'impresa o un sistema economico? Infatti, anche se siete tecnici e professori comincia a venire qualche dubbio. Non è che se uno entra in plancia di comando, vede dei dati e sulla carta raddrizza i conti, magari con tante tasse, tutto si sistema, perché l'economia è dinamica, reagisce, si muove.
Quindi il problema è quello di reindirizzare le risorse, di fare delle scelte, altrimenti crollano i fatturati, come sta succedendo nel nostro Paese. Voi magari non lo sapete, ma stiamo per avere uno tsunami da tutte le nostre imprese. La differenza tra un dirigente bravo e uno non bravo si vede proprio lì, perché tutti sanno imporre i sacrifici, tutti sanno dare gli ordini, ma è definire una strategia che fa la differenza tra un generale e un sergente. Anche un sergente è un tecnico, per carità, nel suo campo.
Pensiamo ai provvedimenti che ha preso il professor Monti, come il taglio delle pensioni di anzianità fatto senza toccare quelle di invalidità - ricordo che gli invalidi civili e quelli del lavoro sono 5 milioni in Italia e, se ci confrontiamo con la Germania e con la Francia, ce ne sono almeno due milioni e mezzo in più, però non si toccano - e la tassa sulla casa, imposta sapendo che metà del territorio della Repubblica non ha un catasto degno di questo nome (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Tutto questo senza una lira vera sullo sviluppo e sul sostegno all'economia padana. Allora la domanda torna: dov'è la strategia? Dov'è la rotta? L'Esecutivo è formato di burocrati dello Stato e, quindi, è inadatto alla situazione attuale, che vuole il rilancio dell'economia. Il professor Monti è di Varese, quindi è lombardo, ma se pensiamo a questi provvedimenti, se pensiamo a questo Governo, sorge veramente il dubbio che lo abbiano scambiato con un altro nella culla. Di pragmatismo e giansenismo lombardo non si vede niente nell'impostazione di questo Governo.
Voi state imponendo pesi enormi ai cittadini, bruciando immense risorse per sostenere l'euro. Ma io vi chiedo, e non è la prima volta: ma l'euro è veramente un interesse della Repubblica? È stato introdotto con grandi sacrifici, dicevamo, perché doveva garantire la stabilità finanziaria e i bassi tassi di interesse, e vediamo cosa sta succedendo. Voi mi direte che nei primi anni il risparmio sugli interessi c'è stato. Però, siccome siete tecnici e professori, io vi rispondo che è vero, ma l'abbiamo fatto perdendo uno o due punti di crescita all'anno e, poiché la crescita ha un andamento geometrico e il risparmio sugli interessi ha un andamento aritmetico, io vi chiedo: ma chi avrebbe fatto questo cambio?
Ci è stato detto che tutti questi sacrifici sono necessari per confortare i partner tedeschi. Allora vi chiedo ancora: ma voi avete chiaro cosa pensano i nostri partner tedeschi? E questo lo voglio dire anche per i colleghi che sono presenti, perché la sentenza della Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe, l'ho ricordato succintamente in Commissione, quella del giugno 2009, recita - la riassumo - che l'Unione europea è un'unione di Stati non di popoli, infatti bastano 67 mila cittadini maltesi per eleggere un deputato all'Europarlamento, mentre ce ne vogliono 857 mila per eleggerne uno tedesco o francese. Di conseguenza, non essendo un'unione di popoli, le sue leggi e i regolamenti hanno rango inferiore a quelli del Parlamento tedesco e sono sottoposti alla Costituzione federale tedesca (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pertanto - e questo lo dice la Corte costituzionale tedesca - qualsiasi atto o legge che il Governo tedesco dovesse sottoscrivere o concordare con la Commissione europea può essere annullato in qualsiasi momento, irgendwann, da un voto del Parlamento tedesco, unico depositario della sovranità popolare per la Repubblica federale Pag. 13tedesca. Questo lo dico anche per i colleghi che hanno sempre paura quando si parla di Unione europea.
Su queste labili basi voi avete impostato il sacrificio dei cittadini della Repubblica. Non mi pare né saggio e nemmeno tanto prudente, infatti mi pare che queste cose che noi diciamo da anni stanno arrivando al pettine. Sempre pensando alla Germania voglio farvi un altro quadretto per dirvi quanto siamo distanti.
A guardar bene, voi avete fatto i famosi Hausaufgaben, i compiti a casa. Li avete fatti, però non avete imparato la lezione. Infatti, il professor Monti ci ha detto pochi giorni fa: «La Sicilia è in bancarotta e va commissariata. Dovremmo dargli 400 milioni di euro perché non riesce a pagare stipendi e pensioni. Lombardo dimettiti». E qualcuno ha avuto il coraggio di dirgli: «Bravo». Ecco, professori, se non l'avete capita ve la spieghiamo noi la lezione della Merkel. Voi dovevate chiamare il presidente Lombardo e dirgli: «Prendi il tempo che vuoi. Convoca l'assise siciliana, fai passare i seguenti provvedimenti: taglio del 10 per cento di tutte le pensioni collegate o riconducibili alla regione e superiori ai 20 mila euro; taglio del 20 per cento di tutte quelle superiori ai 100 mila euro; taglio di tutti gli emolumenti, pensioni e stipendi superiori ai 200 mila euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania); introduzione della cassa integrazione per il 20 per cento delle ore di tutti i dipendenti delle partecipate della regione Sicilia. Quando avrai fatto approvare questi provvedimenti, e saranno entrati in essere, vieni che ti firmiamo l'assegno di cui hai bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)». Questo insegna la signora Merkel.
Invece, non è stato fatto. Tra l'altro, in questo modo avreste recuperato i famosi soldi che servivano per la proposta emendativa più importante, che è stata praticamente affossata, l'articolo aggiuntivo 67.18.075 per il credito di imposta alle imprese delle zone terremotate. Bastava copiare e, a guardare il vostro Governo, sorge il dubbio che per copiare ci vogliono gli studenti somari perché i professori non sono capaci. Ci sono poi le dichiarazioni apocalittiche che spaventano i cittadini e i mercati. Mi avvio a concludere. Vi voglio dire ancora solo una cosa, anzi due. In primo luogo, prima ci voleva la spending review, per cui vi preoccupate per le cose che fate, e poi il decreto-legge sviluppo, quando si sapeva quante erano le risorse e si ha l'impressione che voi non capiate come funziona questa crisi. Allora, vi diamo noi l'indicatore. Prendete una bella cartina dell'Italia, tracciateci i confini delle province, poi prendete i dati per ogni provincia. Al denominatore, che è quello sotto, ci mettete l'insieme di tutti i contributi, spese e aiuti che lo Stato dà a quella provincia e al numeratore, che è quello sopra, ci mettete tutte le tasse che pagano i cittadini e i soldi che queste province in varie forme danno al territorio. Se la ratio è maggiore di uno lo colorate di verde. Se la ratio è minore di uno, lo colorate di rosso. Verde vuol dire che è a posto, rosso significa che siamo nei guai. A quel punto lì, scoprirete due cose: che non è vero, come dice il professor Monti, che abbiamo un cratere che ci insegue, perché i crateri non hanno le gambe. Il problema è che metà del Paese nel cratere c'è dentro in pieno e trascina l'altra metà nel baratro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, la prego di concludere.

ALBERTO TORAZZI. La seconda cosa che scoprirete è quali sono i confini della Padania: l'area verde. Dopodiché, ad ogni provvedimento che fate - e concludo - controllate se le zone rosse diventano verdi. Quelle verdi non toccatele, che è meglio.
Vi dico l'ultima cosa: c'è un provvedimento che farebbe diventare verde la maggior parte della zona rossa: si chiama federalismo, applicate quello fiscale che è stato approvato. Copiare non vi farà male. La fiducia in un'altra vita, forse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

Pag. 14

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, nel dichiarare il voto di fiducia del Partito Democratico sul decreto-legge sviluppo, il pensiero non può che andare alle condizioni di instabilità finanziaria che attraversano l'Europa. Si capisce bene che l'Europa è ad un bivio storico: o prevale al suo interno un gioco a somma positiva, con l'applicazione delle misure stabilite nei vertici del 28 e del 29 giugno - l'avvio dei cantieri dell'unione bancaria di quella fiscale e, in prospettiva, dell'unione politica; la messa in campo, se necessario, di strumenti temporanei ed eccezionali per ripristinare il normale funzionamento della politica monetaria - oppure c'è il rischio per tutti di perdere qualcosa, un rischio non limitato ai soli paesi ad alto indebitamento bancario, come la Spagna, oppure pubblico, come l'Italia. Tutti perderebbero se dovessero prevalere soluzioni non cooperative, non solidali, di ripiegamento nazionalistico.
Il contributo che le proposte e l'azione quotidiana del Governo italiano stanno fornendo per la soluzione della crisi è prezioso, come riconosciuto da tutti gli interlocutori europei e internazionali.
A maggior ragione, il sostegno interno al Governo di emergenza nazionale non è stato mai così importante come in questa settimana, e non tanto perché dobbiamo convincere qualcuno che stiamo facendo bene i compiti a casa: l'Italia ha oggi un deficit pubblico in rapporto al PIL - e ne soffre in termini di recessione interna - inferiore a quasi tutti i Paesi europei che, nonostante ciò, si finanziano a tassi più vantaggiosi e, al tempo spesso stesso, l'Italia mostra una bilancia commerciale che, nel mese di giugno, è tornata in ampio attivo, con un avanzo dell'interscambio di prodotti non energetici al di fuori dell'Unione europea di ben 27 miliardi nel primo semestre dell'anno.
Il punto è che dobbiamo ancora convincere - e, prima di tutti, noi stessi - che l'Italia resterà solida sulla strada del risanamento del debito pubblico e convincere l'Europa a compiere, in questo drammatico tornante storico, le scelte giuste. Tuttavia, la questione dell'instabilità macrofinanziaria non deve farci dimenticare l'importanza di un lavoro parallelo sulle riforme per la crescita e per l'equità: non c'è un prima e un dopo, dobbiamo colmare un ritardo di almeno 12 anni, anni durante i quali, prima, si è colpevolmente trascurata l'opportunità che nasceva dalla conquista di una moneta stabile e di bassi tassi d'interesse, e dopo, a crisi mondiale scoppiata, si è ancor più colpevolmente cercato di illudere il Paese di essere al riparo dalle turbolenze e ci si è limitati al galleggiamento.
Va dato atto al Governo Monti di essere consapevole di questo percorso parallelo. Il decreto-legge su cui oggi è stata posta la questione di fiducia comprende, misurandoli con il numero degli articoli, ben 103 interventi: erano 70 all'inizio e 33 sono stati aggiunti in Commissione. Sono numeri che dicono qualcosa circa la quantità di problemi che, restati troppo tempo sotto il tappeto, oggi chiedono attenzione. Bene ha fatto il Governo ad aprirsi ai contributi delle forze politiche in Parlamento, in molti casi anche su base unitaria, bene hanno lavorato i relatori.
Provo a riassumerli in sette punti. In primo luogo, vi sono misure per le piccole e medie imprese, il cardine del nostro apparato produttivo, grazie alle quali si raggiungono i numeri, sopra citati, della bilancia commerciale. Nel decreto-legge si introducono strumenti di finanziamento innovativi: nuova disciplina delle cambiali finanziarie e delle obbligazioni partecipative, si amplia, in misura rilevante, l'opportunità di optare per la gestione di cassa dell'IVA, si rafforzano gli strumenti per l'internazionalizzazione, si potenziano i contratti di rete, dando loro una più netta configurazione giuridica e patrimoniale. In secondo luogo, green economy, con l'aumento al 55 per cento degli incentivi per l'efficienza energetica, l'inserimento dell'energia geotermica tra le fonti strategiche ed una nuova ed organica normativa per i veicoli a bassa emissione. Pag. 15
In terzo luogo, si prevede l'apertura dei mercati con passi avanti nel gas naturale, a seguito dell'importante decisione di separare SNAM da ENI, presa nel decreto liberalizzazioni.
In quarto luogo, vi è il miglioramento della regolamentazione, con la semplificazione delle procedure per la realizzazione di infrastrutture energetiche e di quelle per le attività edili, con il nuovo sportello unico per l'edilizia e con la riforma delle concessioni idroelettriche, per dare più attenzione agli investimenti.
In quinto luogo, con riguardo al nodo dei rapporti tra il sistema della giustizia e quello dell'economia, vi è l'introduzione di un filtro di ammissibilità agli appelli nelle cause civili, al pari di quanto previsto negli altri ordinamenti europei e con una riforma del diritto fallimentare che dovrebbe migliorare la gestione delle crisi aziendali salvaguardando il patrimonio produttivo.
In sesto luogo, vi sono innovazioni sul project financing per le infrastrutture, una seconda gamba essenziale per limitare i danni che sta producendo sugli investimenti la contrazione della spesa pubblica. I project bond introdotti nel decreto «liberalizzazioni» acquisiscono un trattamento fiscale uguale a quello dei titoli pubblici, viene migliorata la disciplina del contratto di disponibilità, di più si potrà fare riconoscendo un particolare regime di defiscalizzazione ai piani finanziari delle opere che dovessero consentire una sorta di equilibrio nella sostituzione tra contributo pubblico diretto e contributo indiretto via leva fiscale, punto questo che non ha trovato soluzione nel presente decreto, ma su cui il Governo si è impegnato a lavorare fin dai prossimi giorni.
Infine, in settimo luogo sono stati previsti interventi a più marcato carattere congiunturale, con poche risorse, purtroppo, ma con buona efficacia potenziale.
Per il settore dell'edilizia sono previsti la detrazione del 50 per cento sugli interventi di ristrutturazione, l'aumento delle percentuali minime di affidamento dei lavori a terzi nelle concessioni, un regime IVA più favorevole per l'invenduto.
Per le infrastrutture vi sono il piano nazionale per le città, l'aumento dell'autonomia finanziaria delle autorità portuali e lo sblocco di programmi di spesa destinati alle infrastrutture portuali, l'uscita dall'emergenza per il terremoto dell'Abruzzo e la definizione delle modalità di intervento ordinario, un intervento attraverso cui transiterà una cifra oscillante tra 1 e 2 miliardi l'anno per la ricostruzione, alcuni interventi aggiuntivi per i territori colpiti dal terremoto dell'Emilia, su cui sarà inevitabile lavorare ancora.
L'istituzione del Fondo per la crescita sostenibile rende spendibili circa 600 milioni per il rafforzamento della struttura produttiva, il rilancio delle aree di crisi, la ricerca e l'internazionalizzazione, fermi restando i riparti territoriali a cui le risorse erano legate per legge.
Si introduce una normativa più flessibile sulla deducibilità delle perdite sui crediti e, infine, un credito di imposta per le assunzioni a elevata qualificazione e l'intervento su alcune aree problematiche della recente riforma del lavoro, in particolare per le organizzazioni produttive stagionali, l'apprendistato, le partite IVA a monocommittenza e la gestione delle crisi aziendali.
Qualcuno dirà che si tratta di semplice manutenzione straordinaria. E allora? Non andava, forse, fatta, dopo anni di distrazione? Qualcun altro dirà che la crescita non si fa per decreto. E allora? Cominciare a rimuovere quei fattori strutturali della bassa crescita italiana, che derivano da normative inadatte o sorpassate, è forse lavoro inutile, anche se i suoi frutti potranno essere valutati solo nel medio termine e al netto della crisi macroeconomica e macrofinanziaria? E non dimentichiamo, poi, che questo insieme di misure si innesta su importanti scelte di politica fiscale, compiute fin dal decreto «salva Italia»: l'incentivo alla patrimonializzazione delle imprese tramite l'ACE, l'abbattimento del costo del lavoro ai fini IRAP, che avvantaggia soprattutto le imprese esportatrici, lo spostamento del sistema Pag. 16fiscale da lavoro e impresa verso rendite e patrimoni, il rafforzamento degli strumenti di lotta all'evasione.
E ancora, qualcun altro dirà che non basta, ci vuole ben altro. Certo, anche noi del Partito Democratico avremmo voluto e vorremmo di più. Non smetteremo di incalzare il Governo a fare meglio, soprattutto sul fronte dell'occupazione e della tutela delle fasce più deboli.
Non smetteremo di avanzare dubbi sulla conduzione di alcune partite di politica industriale che coinvolgono grandi gruppi, a partire da FIAT e Finmeccanica. Non smetteremo di criticare il Governo...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Causi.

MARCO CAUSI... se le direzioni di marcia che intraprende - concludo, signor Presidente - non ci convincono, come accade per alcune norme del decreto sulla revisione della spesa pubblica. Invitiamo, anzi, il Governo a lavorare in Parlamento sulla revisione della spesa con la stessa apertura e disponibilità alle proposte emendative che ha manifestato in occasione di questo decreto sulla crescita, ma rigettiamo con forza il «benaltrismo». Semmai, la consapevolezza che abbiamo è che il lavoro per le riforme e per l'equità è appena cominciato e dovrà durare ancora a lungo, certamente al di là della presente legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, il provvedimento al nostro esame era ed è particolarmente atteso. Si sperava che coincidesse con l'inizio della cosiddetta fase due, quella propedeutica alla ripresa di politiche di sviluppo. Purtroppo, nonostante gli sforzi e i molti sacrifici richiesti in questi mesi ai cittadini italiani, sul nostro Paese e sull'Europa in generale continuano ad addensarsi pesanti dubbi e incertezze.
Nonostante tutto, bisogna dare atto al Governo di essere riuscito a proporre una serie di misure, alcune delle quali risulteranno certamente utili all'economia del sistema Italia. Si sarebbe potuto fare di più e meglio: manca, in particolare, una visione di insieme delle misure prese, una strategia strutturale e complessiva, ma le condizioni date, certo, non facilitano questo compito.
Avremmo avuto bisogno di maggiori risorse, ma la situazione del bilancio pubblico è nota a noi tutti, e quindi maggiori risorse avrebbero potuto significare o un inasprimento fiscale, che è impercorribile, o ulteriori tagli alla spesa pubblica, che rappresentano una strada su cui ci sembra che l'attuale Governo sia fortemente impegnato attraverso il provvedimento di spending review.
Certo, i risultati di questa azione di contenimento della spesa - peraltro tutti da verificare - sono già in larga parte impegnati per evitare l'inasprimento dell'IVA e per coprire altre esigenze improcrastinabili. Dunque, i margini di manovra erano e sono particolarmente angusti. In questo quadro, sono state prese tutta una serie di misure certamente significative, ad esempio è stato introdotto un regime fiscale agevolato per gli interessi delle obbligazioni emesse dalle società di progetto per finanziare investimenti in infrastrutture, è stata riformata e potenziata l'Agenzia digitale, potenziato nel tempo e nel campo di applicazione lo strumento della cambiale finanziaria per agevolare l'accesso ai finanziamenti da parte delle imprese e viene ampliata anche la soglia dell'applicazione dell'IVA per cassa per le piccole imprese, che passa da 200 mila euro di fatturato a 2 milioni.
Inoltre, sono condivisibili le misure prese nel settore delle infrastrutture, come, ad esempio, tra queste, la decisione di elevare dal 50 al 60 per cento la quota di lavori che i concessionari autostradali Pag. 17sono tenuti ad affidare a terzi, ciò al fine di accrescere, nei limiti del possibile, la concorrenza.
Tra le altre cose, vale la pena ricordare la decisione di eliminare il limite massimo di 516 mila euro per la compensazione dei crediti di imposta maturati dagli enti locali in relazione a dividendi distribuiti dalle ex aziende municipalizzate trasformate in società per azioni, con il vincolo, però, di destinare le risorse ottenute alla realizzazione di infrastrutture dirette a migliorare i servizi pubblici. Così come è certamente degna di nota la decisione di innalzare fino al 30 giugno 2013 la detrazione ai fini IRPEF dal 36 al 50 per cento, in relazione alle spese documentate per le ristrutturazioni edilizie. Viene altresì innalzato il limite individuale delle detrazioni stesse, da 48 a 96 mila euro. Viene, inoltre, prorogata fino al 30 giugno 2013 la detrazione per le spese per interventi di riqualificazione energetica degli edifici, abbassando la percentuale dall'attuale 55 al 50 per cento, a partire dal 2013.
Particolarmente utile, ritengo, si rivelerà l'istituzione di un Fondo per l'attuazione di un piano nazionale per le città destinato, in particolare, alla riqualificazione di aree urbane degradate. Questa è una decisione di carattere strategico. Per la nostra storia, le città e i centri storici rappresentano un patrimonio non solo da tutelare, ma su cui investire per produrre nuova ricchezza e sviluppo. In tal senso, appare coerente la decisione di istituire il Comitato interministeriale per le politiche urbane, per coordinare le politiche urbane delle amministrazioni centrali e per concertarle con le regioni e le autonomie locali.
Ma il provvedimento - che è composto da una serie di interventi complessi, variegati e articolati, che rappresentano uno sforzo significativo per dare una «frustata» all'economia del Paese - è stato già esaminato nelle Commissioni e durante la discussione sulle linee generali. Credo, però, che sia necessario soffermarsi, oltre che sui punti già citati, su alcune altre disposizioni che lo caratterizzano. In particolare, mi riferisco agli interventi sul mercato del lavoro, riguardo ai quali siamo certamente soddisfatti del lavoro svolto. Si è compiuto un altro passo in avanti, dopo le prime modifiche del Senato, coerente con quell'impegno di correzione delle norme sulla cosiddetta flessibilità in entrata che il PdL aveva assunto con le forze sociali ingiustamente penalizzate da una impostazione vessatoria nei confronti dei rapporti istituiti dalla legge Biagi, che caratterizzava l'originario disegno di legge Fornero al momento della sua presentazione e che avrebbe determinato pesanti effetti negativi sull'occupazione giovanile. È quasi paradigmatico che, nelle stesse ore in cui entrava in vigore la legge Fornero, il Parlamento approvava le correzioni che abbiamo introdotto con questo provvedimento, quasi a significare il ruolo e la funzione del Parlamento.
Medesima soddisfazione esprimiamo per l'inserimento della cosiddetta IVA per cassa, una scelta, questa, fortemente sostenuta dal PdL. La possibilità di pagare l'IVA solo quando si è effettivamente incassata la fattura interessa 4 milioni 300 mila imprese italiane che fatturano sino a 2 milioni di euro, quasi il 97 per cento delle imprese in Italia. Si tratta di un aiuto concreto a chi è in prima fila a combattere la crisi.
Più in generale, il decreto reca numerose disposizioni per il sostegno alle imprese e per il rilancio della crescita del Paese. In questo senso, il provvedimento fornisce una risposta attesa da molto tempo dal mondo delle micro, piccole e medie imprese che sono realmente la forza e la struttura della nostra economia.
Ci permettiamo qualche considerazione critica. Un primo consiglio, chiamiamolo così, vorremmo che fosse seguito anche ascoltato dal Governo, perché abbiamo avvertito la difficoltà di essere univoci e di essere uniti all'interno della compagine di Governo. Spesso comparti diversi dello stesso Governo hanno parlato con il Parlamento con linguaggi differenziati. Spesso abbiamo visto sottosegretari che dicevano una cosa e altri che citavano l'esatto opposto ed è spettato alle forze parlamentari compensare e armonizzare queste Pag. 18frizioni - chiamiamole in questo modo - per poter condurre in porto il provvedimento.
Vi è una seconda considerazione, se ci è consentito farla. Abbiamo notato più di un Ministro che spesso, più che pensare con i provvedimenti al bene del Paese, forse stava disegnando più una prospettiva soggettiva personale per il dopo Governo. È un segnale estremamente pericoloso, lo abbiamo registrato e indichiamo l'esigenza di correggerlo, specialmente nelle mani del Capo del Governo.
Infine, questa esperienza, ovvero il modo in cui questa legge è stata esaminata all'interno delle Commissioni parlamentari, credo abbia potuto dimostrare che il Parlamento non è solo la palude e non è solo il fastidio per chi intende governare, ma che all'interno del Parlamento vi è lavoro, competenza e dedizione. Penso, ad esempio, all'introduzione delle politiche sulla cosiddetta auto elettrica, dietro alla quale c'era un lavoro lungo condotto dal Parlamento, da tutte le forze politiche. Credo che questo sia il segnale che, quando c'è reciproco rispetto tra Parlamento e Governo, forse il lavoro finale, ovvero la legislazione finale, riesce ad essere sicuramente migliore e più efficace.
Infine, esprimiamo la stessa soddisfazione per l'inserimento di altre norme e - chiedo scusa - concludo subito.
Come detto però, stante i nostri dubbi su questi ultimi esempi che abbiamo portato, il provvedimento nel suo complesso è da ritenersi comunque utile. Sappiamo - lo sapete anche voi - che si dovrà fare di più...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Lazzari.

LUIGI LAZZARI. ...ma sappiamo anche tutti che la congiuntura internazionale continua ad essere particolarmente instabile. È un momento difficile per il nostro Paese, per il suo presente e per il suo futuro, un momento estremamente critico per l'intero vecchio continente.
In questo quadro, diamo atto al Ministro Passera, con il quale concordiamo, di avere riconosciuto che il lavoro parlamentare ha migliorato il testo. Anche per questo motivo e con questa convinzione accordiamo la fiducia richiesta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia abbia inizio a partire dalle ore 10,10, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,10.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5312-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge n. 5312-A/R, di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Sandro Gozi. Pag. 19
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Colleghi, abbiamo qualche problema con il funzionamento dell'impianto. La chiama riprenderà tra pochi minuti, appena avremo provveduto a riparare il guasto.
Invito i deputati segretari a riprendere la chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 10,30)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 10,32)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,30)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 564
Votanti 555
Astenuti 9
Maggioranza 278
Hanno risposto 475
Hanno risposto no 80
La Camera approva.

Si intendono pertanto respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Bersani Pier Luigi
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa Pag. 20
Braga Chiara
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Anna Vincenzo
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato Pag. 21
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Gaglione Antonio
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mannino Calogero
Mannucci Barbara
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo Pag. 22
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Pollastrini Barbara Pag. 23
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vassallo Salvatore
Vatinno Giuseppe
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Viola Rodolfo Giuliano Pag. 24
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Beccalossi Viviana
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Brugger Siegfried
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Grimoldi Paolo
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lo Monte Carmelo
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Martini Francesca
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Mura Silvana
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Stucchi Giacomo
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Vella Paolo
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Si sono astenuti:

Aracri Francesco
Bergamini Deborah
Castiello Giuseppina
Contento Manlio
Laboccetta Amedeo
Martino Antonio
Moles Giuseppe
Paniz Maurizio
Pili Mauro Pag. 25
Sono in missione:

Buonfiglio Antonio
Caparini Davide
Cirielli Edmondo
De Girolamo Nunzia
Lombardo Angelo Salvatore
Mosca Alessia Maria
Pescante Mario

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5312-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5312-A/R).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, in quanto estranei rispetto al contenuto del provvedimento o comunque recanti il contenuto di proposte emendative già dichiarate inammissibili in sede referente, i seguenti ordini del giorno: Madia n. 9/5312-AR/7, recante la previsione di un rimborso spese a favore dei giovani che effettuano stage presso le sedi diplomatiche all'estero; Saglia n. 9/5312-AR/8, concernente un'interpretazione autentica in materia di crediti vantati verso i cessionari dei prodotti dai titolari di licenza per l'esercizio di depositi commerciali di prodotti energetici; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Abrignani n. 9/5312-AR/17, in materia di deducibilità degli interessi passivi per le piccole e medie imprese fornitrici di acqua ed energia; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Boffa n. 9/5312-AR/19, concernente il tavolo di concertazione per evitare la chiusura dello stabilimento Irisbus; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Porfidia n. 9/5312-AR/20, limitatamente al terzo e al quarto impegno del dispositivo, recante iniziative per evitare la chiusura dello stabilimento Irisbus; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Caparini n. 9/5312-AR/28, riguardante la moratoria sulle nuove concessioni per grandi e piccole derivazioni di acque ad uso idroelettrico sul fiume Oglio; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Pini n. 9/5312-AR/30, in materia di cessioni di beni e pertinenze del demanio marittimo; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Consiglio n. 9/5312-AR/35, riguardante la soppressione dei contributi degli enti locali in favore dell'albo dei segretari comunali; tale ordine del giorno tratta materia contenuta in emendamenti già dichiarati inammissibili in sede referente; Rondini n. 9/5312-AR/58, recante esenzione dall'IMU per le associazioni del terzo settore; tale ordine del giorno tratta materia analoga a quella di emendamenti già dichiarati inammissibili in sede referente; Fabi n. 9/5312-AR/63, concernente il controllo della gestione della Croce Rossa Italiana e revisione del relativo progetto di riordino; Montagnoli n. 9/5312-AR/66, recante l'istituzione di un fondo piccole opere presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Allasia n. 9/5312-AR/72, sulla risoluzione dei contenziosi con l'ANAS in materia di aumenti delle tariffe dei passi carrai; Martini n. 9/5312-AR/74, recante l'applicazione dei costi e dei fabbisogni standard in materia sanitaria; Scanderebech n. 9/5312-AR/98, riguardante la riduzione al 10 per cento dell'IVA per i contratti di servizio energia «Plus»; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Taddei n. 9/5312-AR/112, recante l'istituzione dell'Agenzia per le risorse minerarie; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Farina Coscioni n. 9/5312-AR/126, sull'abolizione dell'istituto Pag. 26della separazione legale e procedure di divorzio più semplici, economiche e veloci; Messina n. 9/5312-AR/148, recante la soppressione e messa in liquidazione degli enti vigilati dal Ministero dell'agricoltura; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Paolo Russo n. 9/5312-AR/169, concernente la prosecuzione dell'impianto termovalorizzatore di Acerra e dell'impianto di selezione e trattamento di Caivano; tale ordine dei giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Pugliese n. 9/5312-AR/171, recante un nuovo piano di trasporti nazionale, con il coinvolgimento del gruppo Finmeccanica, al fine di garantire la prosecuzione dell'attività dell'azienda Irisbus (Gruppo Fiat Industrial) di Valle Ufita; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente;
Picierno n. 9/5312-AR/172, sull'assunzione di ricercatori a tempo indeterminato le cui procedure concorsuali siano terminate prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 49 del 2012; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Costa n. 9/5312-AR/185, concernente la promozione di iniziative volte alla eliminazione delle disparità di trattamento tra gli enti locali (in particolare tra le regioni e le province a statuto speciale e le altre regioni e province); Vico n. 9/5312-AR/197, sull'utilizzo da parte del Genio militare di personale qualificato per l'esecuzione di lavori in economia; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente; Tullo n. 9/5312-AR/205, concernente il confronto con le regioni per valutare lo stato della ricostruzione e la situazione delle aziende nei territori colpiti da alluvioni nell'autunno 2011; tale ordine del giorno riproduce peraltro il contenuto di un emendamento già dichiarato inammissibile in sede referente.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,46).

CALOGERO MANNINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, chiedo di parlare in quest'Aula per una ragione che non riguarda, se non indirettamente, la notizia ampiamente riportata dalla stampa e pubblica da ieri, della richiesta di rinvio a giudizio da parte di alcuni pubblici ministeri della procura di Palermo anche del sottoscritto in un contesto molto diverso.
Quando sono stato avvisato - come si dice - per garanzia, io - essendomi avvalso della facoltà di non rispondere - ho spiegato in Aula le ragioni della mia scelta. Adesso non devo ritornare nel merito della vicenda, devo soltanto fare alcune precisazioni. La prima è che da tempo, prima ancora della notizia del mio coinvolgimento nelle indagini sulla cosiddetta «trattativa», avevo presentato al presidente della Commissione antimafia, richiesta per essere sentito sul tema, così come sarebbe stato, ed è, mio dovere raccontare e ricostruire con la memoria, sia pure rispetto a un tempo molto lontano, i fatti del '92, oserei dire il prologo e l'epilogo del '92.
Stamattina, però, leggo che Ingroia, parlando a Reggio Calabria nella rassegna Tabula rasa del quotidiano Strill.it, quindi fuori dalle sedi giudiziarie, parlando tamquam libero cittadino, quindi come un uomo che ha idee, posizioni politiche e caratteri ideologici, afferma: è davvero scandaloso che in Italia non sia mai stata istituita una Commissione di inchiesta sulle stagioni dei primi anni '90, una Commissione seria sul modello di quelle americane (significativa predilezione dell'Ingroia) presieduta da personalità al di sopra di ogni sospetto che mettano con le spalle al muro i responsabili.
Ora, signor Presidente e onorevoli colleghi, affronterò con molta serenità e con Pag. 27la coscienza tranquilla questa richiesta di rinvio a giudizio ed il processo che inevitabilmente ne conseguirà.
Infatti, il punto centrale della contestazione che si rivolge a me è che, dopo l'assassinio di Lima e dopo l'assassinio di Falcone, per paura avrei indotto il ROS ad aprire la trattativa, attraverso un rapporto con un maresciallo dei carabinieri che, guardate il caso, il sabato precedente le elezioni venne assassinato - e sull'assassinio del maresciallo Guazzelli c'è una sentenza passata in giudicato (tale sentenza parla chiaramente sugli autori, sulle cause e sui motivi di quell'assassinio nella giornata elettorale, si trattava delle elezioni del 1992) - portatomi quindi a Menfi, al domicilio della famiglia del maresciallo Guazzelli, ebbi a lungo a parlare con il dottor Paolo Borsellino, che in quel tempo era già aggiunto alla procura della Repubblica di Palermo, in attesa peraltro, in quella giornata, che arrivasse il Presidente Cossiga, Presidente della Repubblica a quel tempo.
Però i magistrati, i pubblici ministeri che curano quest'indagine, ritengono che attraverso il maresciallo Guazzelli io avessi attivato, quindi indotto, appunto, il ROS ad aprire la trattativa. C'è un giornalista del Corriere della Sera che stamattina fa un'osservazione che, per la verità, sfuggiva alla mia memoria, ossia che in quel tempo il generale Mori e il suo capitano De Donno conducevano in Sicilia un'indagine parallela a quella che si svolgeva a Milano per Tangentopoli e che in quell'indagine avevano già inserito il mio nome. Avverrà quindi che io venga processato anche per la Tangentopoli siciliana, e per un verbale del dottor Di Pietro, che aveva ascoltato in tempo utile il segretario amministrativo della Democrazia Cristiana del tempo, onorevole Citaristi, tardivamente pervenuto però al tribunale di Palermo, proprio in ragione di quel verbale, io sono stato totalmente assolto. Chiudo la parentesi.
Allora si dà il caso che io induca il ROS ad aprire una trattativa, sapete con chi? Con Ciancimino, proprio quel Ciancimino che io avevo buttato fuori dalla Democrazia Cristiana nel congresso del 1983.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mannino.

CALOGERO MANNINO. Un attimo, signor Presidente, abbia pazienza. Allora qua siamo in presenza evidentemente di una vicenda, di un processo che non è un polverone, è una fangaia. Ieri sera, rilasciando un'intervista a un giornalista de La Repubblica, ho detto che stasera Provenzano e Riina brinderanno ad Ingroia, che poi li porta in processo assieme a Mannino, che ha buttato fuori Ciancimino dalla Democrazia Cristiana, e a Mori e a Subranni, che l'hanno arrestato.
Signor Presidente, è d'uopo sempre manifestare solidarietà nei confronti dei magistrati. La mia solidarietà è stata data dal fatto che per vent'anni ho sopportato un processo in silenzio, una virgola non mi è mai scappata contro i pubblici ministeri e contro la magistratura.

PRESIDENTE. Onorevole Mannino, deve concludere.

CALOGERO MANNINO. Non mi è scappata neanche il giorno dopo in cui sono stato ampiamente assolto. Non mi è scappato neanche un commento di fronte alla posizione del procuratore generale della Cassazione che, rispetto a quel processo, ha affermato che quel processo era da non farsi ed è l'esempio che bisognerebbe portare ai magistrati che vincono un concorso, per indicare come non si fa un processo. Ingroia rifà un processo e lo dedica a Borsellino.

PRESIDENTE. Onorevole Mannino, le devo chiedere di concludere.

CALOGERO MANNINO. Sì, ho concluso. Io, signor Presidente, non ho mai parlato dei miei rapporti personali né con Borsellino né con Falcone. Basterebbe dire che appartenevamo allo stesso anno e allo stesso corso in giurisprudenza. Vorrei ricordare, Pag. 28sorridendo, ad Ingroia, che si presenta come delfino di Borsellino, che certamente Borsellino lo stimava, ma che non sopportava che Ingroia nel suo ufficio, al posto del crocifisso - ma cosa c'entra il crocifisso - o del Presidente della Repubblica del tempo, ci tenesse Che Guevara (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Mannino, le devo chiedere di concludere.

CALOGERO MANNINO. Allora Ingroia è un politico che va in giro e che si serve di quel processo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mannino. È evidente che il suo intervento con l'ordine dei lavori - lo dico per correttezza da un punto di vista della gestione dell'Aula -, aveva poco a che fare «poco» è un eufenismo; però la sensibilità nei suoi riguardi, visto il momento, ha dato alla Presidenza la possibilità di concederle la parola. Comunque non aprirei un dibattito su questo perché siamo nella fase dell'illustrazione degli ordini del giorno, quindi poi a fine seduta, ci mancherebbe altro, proseguiremo su questo.

BENEDETTO FABIO GRANATA. No Presidente!

ENZO RAISI. I processi non si fanno in Aula!

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 5312-A/R)

IGNAZIO MESSINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, in merito all'inammissibilità dell'ordine del giorno Messina n. 9/5312-AR/148, vorrei sottoporre al Governo l'opportunità di rivalutarlo. È stato detto che c'era un emendamento identico che è stato respinto, io non ho memoria di questo e aggiungo un'altra cosa. Stiamo parlando di un provvedimento sullo sviluppo economico; in questo ordine del giorno noi diciamo che il Ministero delle politiche agricole e forestali, così come tanti altri Ministeri, ha collegato a sé una serie di società, che noi riteniamo in alcuni casi utili, e in altri totalmente inutili. Abbiamo avviato un'indagine su questo, abbiamo presentato al Governo una serie di interrogazioni ed esso ci ha anche dato ragione.
Il tema è essere conseguenti: se in un ordine del giorno noi chiediamo di valutare l'opportunità, con iniziative normative, di sopprimere e mettere in liquidazione gli enti e gli organismi pubblici vigilati dal Ministero delle politiche agricole e forestali, ciò significa razionalizzare. È inutile continuare a creare o tentare di parlare di sviluppo levando dalle tasche dei cittadini gli ultimi spiccioli, e al contrario mantenere in piedi e in vita dei carrozzoni. Quindi non è una provocazione, è una necessità quella che noi chiediamo. Ci sono società, come l'ISA, Istituto sviluppo agroalimentare spa, totalmente partecipato dal Ministero delle politiche agricole e forestali, su cui il Governo ha risposto addirittura in peggio rispetto alle nostre conoscenze dicendo che non svolgeva alcun ruolo utile. C'è un'altra società, ne cito un'altra e concludo: la TELAER, che si occupa di aerofotogrammetria, possiede due aerei, ha dei piloti ma non ha mai fatto un volo e, di contro, si affida ad una società esterna che fa aerofotogrammetria per conto del Ministero.
Noi crediamo che le funzioni attribuite a queste società, collegate al Ministero delle politiche agricole e forestali - l'analisi va fatta anche su tutti gli altri Ministeri - debbano essere razionalizzate o affidandole direttamente al Ministero o accorpando alcune società, cercando così di Pag. 29razionalizzare e contenere i costi. Così si fa sviluppo, si eliminano incrostazioni nella pubblica amministrazione e si va avanti.
Quindi questo è il mio ordine del giorno, credo che il Governo con serietà, se veramente vuol parlare da un lato di spending review, di eliminare costi, e dall'altro di sviluppo economico, debba rivedere la sua posizione. In caso contrario, prenderemo atto che accanto alle belle parole che ogni giorno ci vengono trasmesse, nei fatti non si procede al taglio dei costi veri, e si continuano a mantenere apparati burocratici che sono un peso per la collettività.

PRESIDENTE. Onorevole Messina, innanzitutto la ringrazio dell'intervento e della sua richiesta di chiarimento. In primo luogo è la Presidenza che dichiara l'inammissibilità o meno degli ordini del giorno, quindi in questo caso non c'è assolutamente responsabilità da parte del Governo; in secondo luogo, come è stato detto anche nello speech che il Presidente ha letto sulle inammissibilità degli ordini del giorno, la ragione per cui l'ordine del giorno da lei presentato è stato ritenuto inammissibile è che - e lo sa bene ormai anche lei perché ha esperienza d'Aula - il suo ordine del giorno riproduce un emendamento il cui contenuto è stato dichiarato inammissibile, esattamente l'emendamento 41.01. Pertanto, essendo stato dichiarato inammissibile l'emendamento, per Regolamento, è inammissibile anche l'ordine del giorno che riproduce lo stesso contenuto.
La Presidenza ovviamente non può che ribadire a questo punto l'inammissibilità dell'ordine del giorno. Non aprirei un dibattito su questo, lei ha giustamente esposto le sue ragioni e la Presidenza le ha risposto come da Regolamento.
L'onorevole Marchioni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-A-R/84.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, illustro il mio ordine del giorno, legato all'articolo 67 ed al tema del turismo, un tema che ci sta a cuore e che crediamo molto importante per il nostro Paese, che è un Paese straordinario e, indubbiamente, ad alta vocazione turistica. Non voglio ripetere - l'abbiamo detto tante volte - che è il Paese con il più alto numero dei siti Unesco, con una natura straordinaria ed un patrimonio culturale, artistico e storico eccezionale a tutti gli effetti.
Eppure, il turismo, di cui continuiamo a dire che sia un comparto strategico, non riceve l'attenzione necessaria per poter davvero crescere come potrebbe. Attualmente, rappresenta tra l'11 ed il 12 per cento del PIL nazionale, potrebbe essere davvero uno dei volani di crescita che ci aiuta ad uscire anche da questo periodo di crisi economica; ci troviamo invece ancora a fare i conti con una crisi che grava fortemente anche su questo comparto, in particolare deprimendo la domanda interna.
Secondo la ricerca dell'Osservatorio permanente per le proposte di viaggio dei tour operator, nella prossima estate, ossia in quella in corso, solo il 34 per cento delle famiglie italiane progettano e programmano di potersi permettere più di quattro giorni di vacanza, quindi la classica settimana di ferie: solo il 34 per cento delle famiglie ritiene che essa sia alle proprie possibilità ed accessibile alle proprie finanze. Noi pensiamo che il turismo, non solo sia un grande comparto industriale del Paese capace di crescere, ma anche un elemento di importante sviluppo di opportunità di lavoro per le persone, ed un elemento di qualità della vita per coloro che possono accedere e fruire del turismo da viaggiatori e da utenti.
L'ordine del giorno a mia firma n. 9/5312-A/R/84, in questo contesto, mira a sostenere la domanda interna con lo sviluppo dei buoni-vacanza, che sono già in atto attualmente con un quorum complessivo di circa 5 milioni all'anno di sostegno alla domanda, distribuiti però come sussidi. Noi proponiamo che tale meccanismo diventi stabile in Italia, come sostegno alla domanda, trasformandolo in un meccanismo simile a quello francese, che muove in Francia circa un miliardo e 800 milioni di Pag. 30euro a sostegno del turismo, con un meccanismo di incentivo legato al contratto di lavoro. È un benefit defiscalizzato, conveniente quindi per il datore di lavoro e per il lavoratore. In questo modo, si incentiva e si aggiunge una quota di stipendio proprio per utilizzarla come possibilità di accedere alla vacanza, ed amplia la platea di coloro che se lo possono permettere. Ho ricevuto in queste settimane tante lettere di persone, magari pensionati o famiglie con molti figli, che hanno utilizzato in questi anni proprio il voucher del buono-vacanza, così come pensato, ma, nella forma in cui noi lo proponiamo diventa un'occasione ancora più alta di crescita e di sviluppo economico.
Per questo, nel nostro ordine del giorno, chiediamo al Governo, visto che non ci sono state le condizioni di ampliare in questo decreto lo spazio dedicato al turismo - cosa che ci rammarica profondamente - di utilizzare questo meccanismo nuovo dei buoni-vacanza, non appena sia possibile, per far crescere il turismo.
Chiudo con un cenno a due ordini del giorno che ho firmato con due colleghi: l'ordine del giorno n. 9/5312-AR/85 firmato con il collega Scarpetti e l'ordine del giorno n. 9/5312-AR/107 firmato con il collega Fadda. La crisi può essere una grande opportunità anche per far ripartire e crescere il turismo, se noi sapremo innovare e far crescere la nostra offerta turistica. Con gli altri due ordini del giorno chiediamo di aiutare con incentivi, sia per l'efficientamento energetico, sia per la ristrutturazione delle strutture ricettive, che godono degli stessi sgravi fiscali di cui sono oggetto le abitazioni private, di rilanciare un grande progetto di investimento sulle strutture ricettive del nostro turismo, in modo che sia possibile ripartire dalla crisi con una qualificazione ed un'offerta turistica migliorata.
Sono elementi importanti perché non è vero che il turismo - da cui ci si può attendere davvero che faccia crescere il PIL - ce la può fare sempre da solo. Tutti gli incentivi sulle riqualificazioni sono importanti e fanno crescere soprattutto perché in questa fase abbiamo visto che, altrimenti, per gli imprenditori è complicato investire. Invece, attraverso queste forme di incentivazione, avremmo sicuramente un grande mercato ed un circolo virtuoso che fa ripartire il lavoro e fa lavorare le imprese costruttrici e che, contemporaneamente, innalza la qualità della nostra offerta turistica, che è un grande patrimonio.

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/183.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno riguarda l'introduzione all'articolo 54 del provvedimento del cosiddetto filtro nell'appello civile. È indubbio che con questo articolo si vada, innanzitutto, a inserire in un provvedimento di natura economica, che riguarda la crescita e lo sviluppo, una riforma del processo civile, che, a mio avviso - ma è anche il buonsenso e la logica ad imporlo - dovrebbe essere oggetto di una trattazione organica e compiuta nell'ambito di appositi provvedimenti, ed è questo, poi, che si chiederà con l'ordine del giorno.
Questo sistema, questo filtro in appello è criticabile, almeno, per tre ordini di motivi. In primo luogo, arreca un indubbio pregiudizio alle parti con l'intervento e la discrezionalità ampia che il magistrato dovrebbe esercitare. In secondo luogo, vi è una palese lesione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, in quanto verrebbero scardinate le garanzie previste nella Costituzione. Terzo punto, non è assolutamente vero che vi sarebbe una riduzione del carico di lavoro nelle Corti di appello, in quanto sarebbero tante le previsioni dei ricorsi in Cassazione sul punto e il giudice di appello dovrebbe esaminare due volte lo stesso ricorso. Questi sono, in sintesi, i tre motivi che già sarebbero sufficienti a rendere del tutto inadeguato questo filtro in appello.
Quindi, con questo ordine del giorno, che affronta anche un argomento molto Pag. 31dibattuto in Commissione giustizia, dove altri colleghi hanno presentato analoghi ordini del giorno, e che ha mobilitato tutti gli operatori di giustizia sul punto, si impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della disposizione di cui alla premessa e, inoltre, si invita il Governo a disporre, attraverso un provvedimento normativo di imminente approvazione, l'eliminazione di questo filtro, che dovrebbe essere inserito in una riforma organica del processo civile.
Purtroppo, per quanto riguarda sia la professione di avvocato sia il processo civile, vi è il brutto vizio di infilare queste tematiche e questi argomenti, così importanti, che riguardano i diritti dei cittadini, in provvedimenti che hanno altri oggetti, di altra natura. Lo trovo davvero lesivo verso un campo così delicato come quello della tutela dei diritti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PD) ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/9. Con calma, è pronto per la maratona; le dà consigli l'onorevole Giachetti.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, non sono iscritto alla società dell'onorevole Lupi, ma sono un maratoneta della parola.

PRESIDENTE. Chiariamo che l'onorevole Lupi non ha società, così, in un momento come questo. Prego, onorevole Mario Pepe.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, ringrazio la Presidenza e ringrazio gli autorevoli rappresentanti del Governo. Vorrei fare una premessa di carattere metodologico: in fondo, quando si affronta un provvedimento sostenuto dal voto di fiducia, è chiaro che il dibattito parlamentare risente di alcune difficoltà, perché il Parlamento dovrebbe concorrere all'ideazione della norma legislativa e anche all'applicazione storica della medesima alle questioni che vengono a porsi nel Paese.
Io lo so che il Governo, al di là del tecnicismo egemonico imperante, è costretto, dalle circostanze nazionali ed internazionali, ad assumere atti che possono avere una difficoltà di ordine draconiano, quasi una norma imperativa che si impone al Parlamento, svuotando il Parlamento del suo protagonismo. È chiaro che è giustificato tutto questo, perché guardiamo obiettivamente alle situazioni difficili nelle quali versano i Paesi della Unione europea, ma non impoveriamo il Parlamento. Quindi, molte volte la molteplicità e anche la polivalenza degli ordini del giorno ipotizzano un'istanza di partecipazione incauta. Il parlamentare non partecipa. L'ordine del giorno non è solo uno strumento di proposizione politica ed istituzionale, ma anche una forma di difesa per conservare l'autonomia di un Parlamento che deve concorrere a fare la norma.
La sostanza del mio ordine del giorno, al di là di un'istanza partecipativa, testimonia anche un'esigenza che avvertiamo, signor Presidente, soprattutto adesso che andiamo a ridurre, con provvedimenti sopravvenienti, gli enti che operano sui territori. Mi riferisco alle amministrazioni provinciali che talvolta vengono vituperate e rimosse improvvisamente dall'arco istituzionale e anche dalla concezione costituzionale del nostro Paese. Noi verifichiamo, nell'area interna della Campania, una forte esigenza derivante da precarietà economica, soprattutto nelle aree interne della Campania. Quindi, l'ordine del giorno vuole impegnare il Governo, che in verità già si è orientato nel passato, a costituire un tavolo di negoziato, di contrattazione e di approfondimento delle questioni, in accordo o no con la regione competente. Noi vogliamo richiamare l'attenzione sull'esigenza di un territorio che deve essere riguardato attentamente dal Governo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12,10)

MARIO PEPE (PD). Non possiamo solo correre dietro alle normative di ordine Pag. 32universalistico. Le norme devono vivere una loro vitalità storica e territoriale. Quindi, io mi auguro che il Governo rafforzi questo tavolo di contrattazione a livello del Ministero dell'economia e delle finanze, e di quello dello sviluppo economico, in modo che si possa arrivare ad una proposizione di nuove offerte di lavoro nel territorio interessato.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mario Pepe.

MARIO PEPE (PD). Devo dire con molta tranquillità - e finisco - che noi abbiamo trovato, in questi ultimi tempi, il referente di coordinamento nella provincia di Benevento, da cui io provengo, nella quale vivo e da cui, diciamo, ho ereditato una cultura modificativa della mia personalità. Noi dobbiamo credere, dobbiamo istituire e rafforzare gli enti di coordinamento sui territori, altrimenti rischiamo non solo di non produrre lo sviluppo, ma di eliminare metodologie di approccio al territorio per affrontare, in maniera serena e tranquilla, le problematiche che afferiscono al territorio, per evitare discrasie e caos sociali che potrebbero impoverire la democrazia del nostro Paese. Mi auguro che il Governo lo accolga e possa concretamente, nel tempo, attuarlo.

PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/64.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo appunto per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/5312-AR/64. Richiamo l'attenzione del sottosegretario D'Andrea, che ha condiviso con noi parecchie ore in Commissione in queste settimane, a discutere di alcune questioni che riguardavano il terremoto, non per volontà nostra, ovviamente, perché noi avremmo voluto parlare di sviluppo, di crescita. Avremmo voluto parlare di tutto ciò che nel provvedimento non c'era, ma, in virtù di una sua iniziativa, il Governo - che con l'articolo aggiuntivo 67.018 ha scelto di introdurre il tema del terremoto de L'Aquila in questo provvedimento - ci ha costretto ad una lunga battaglia parlamentare su una serie di questioni.
Il sottosegretario ricorderà che questo ordine del giorno trae proprio spunto da una richiesta specifica che ci è giunta dal Governo, il quale si era detto indisponibile a dare un parere favorevole su un nostro emendamento specifico, che riguardava appunto il Patto di stabilità, ma che sarebbe stato ben disposto ad accogliere un ordine del giorno che normasse la stessa materia.
Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando del tema del Patto di stabilità e di un suo allentamento e, quindi, della possibilità che possano essere escluse dal Patto le spese di investimento da parte dei comuni per la ricostruzione e che ciò avvenga esattamente con le stesse identiche modalità per le quali analoga previsione è inserita nel provvedimento di cui stiamo parlando per quanto riguarda L'Aquila. Noi avevamo sostanzialmente detto al Governo in quella sede: attenzione, perché stiamo compiendo una grave discriminazione, perché noi siamo in presenza di una situazione, nell'ambito della quale voi respingete una nostra proposta emendativa, per quanto riguarda il terremoto dell'Emilia, della Lombardia e del Veneto, che prevede qualcosa che voi, nella vostra formulazione, prevedete analogamente per l'Abruzzo. C'è stato risposto che c'era un tema di differimento dei tempi, ossia che non si poteva prevedere direttamente nell'articolato della norma questo tipo di statuizione, dal momento in cui si partiva dal presupposto che in quel caso l'emergenza fosse ancora in essere. Cioè, nel caso de L'Aquila, l'emergenza è sostanzialmente finita, ma si va avanti con una proroga dell'emergenza e con una serie di interventi; nel caso di specie, invece, per quanto riguarda l'Emilia, la Lombardia e il Veneto, non essendo l'emergenza ultimata, non c'era analogia dal punto di vista della tempistica. Quindi, sarebbe stato meglio chiedere al Governo un impegno affinché nel momento in cui finisca l'emergenza - e io mi auguro finisca in tempi rapidissimi o in tempi Pag. 33brevi - nei territori della Lombardia, dell'Emilia e del Veneto, si possa valutare di destinare, con analoghe modalità, cioè al di fuori del meccanismo del Patto di stabilità, quelle risorse destinate per tali finalità, che sono già previste nei confronti di comuni, province e regioni colpite dal sisma.
Noi tra l'altro prevediamo, così come ci era stato chiesto anche dal Governo, che questo avvenga nel caso in cui vi siano residui di disponibilità. Quindi, non chiediamo impegni di spesa ulteriori. Chiediamo semplicemente che, se vi fossero risorse residue che possono essere impegnate sul versante della ricostruzione di quei territori, anche in un periodo successivo al periodo dell'emergenza, queste possano, in sintesi, beneficiare dell'analogo trattamento di esclusione dal Patto di stabilità.
Mi limito a questo e concludo. Credo che il Governo abbia intenzione di mantenere l'impegno e che quindi mantenga il parere favorevole all'accoglimento di questo ordine del giorno. Ci tengo, però, a ribadire che è un ordine del giorno che crea quantomeno un criterio omogeneo, che rende giustizia a trattamenti analoghi su tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Realacci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/82.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo appunto in merito al mio ordine del giorno, che chiede, come abbiamo proposto tante volte, di stabilizzare il 55 per cento del credito di imposta per l'edilizia.
È un ordine del giorno che hanno sottoscritto anche i colleghi Mariani, Margiotta, Braga ed altri colleghi del Partito Democratico, ma che in realtà riprende anche una risoluzione che è stata approvata all'unanimità dalla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici. Questo ordine del giorno ha molto a che vedere con la filosofia, a mio avviso insufficiente, di questo provvedimento.
Ora, fuori da retorica, sappiamo che la situazione è difficile, che le risorse sono scarse. Sicuramente questo impedisce voli pindarici. Abbiamo visto anche che il Ministro Passera, dopo avere annunciato - perlomeno secondo quanto avevano riportato gli organi di stampa - un investimento che andava verso le decine di miliardi, ha molto ridimensionato, per così dire, le aspettative. Quindi, nessuno chiede che vi siano spese che il nostro Paese, in questo momento di grande difficoltà sui mercati finanziari per il debito e per la crisi economica, non può permettersi. Ma allora, a maggior ragione, è necessario capire qual è la direzione in cui il nostro Paese può svilupparsi, quali sono i fattori competitivi della nostra economia.
Parto da un notizia di attualità, per così dire. I dati del primo semestre appena passato, confermano che nell'export extra Unione europea l'Italia ha avuto, nei primi sei mesi di quest'anno, un lusinghiero incremento del 10 per cento rispetto ai primi sei mesi dell'anno scorso.
Questo conferma una capacità di competere delle imprese italiane in tutti i settori basata innanzitutto sull'innovazione, sulla qualità, sulla green economy, sulle iniziative ambientali. Se si vanno a vedere quali sono le nostre imprese che esportano in tutto il mondo, in tutti i settori, perfino nelle Olimpiadi di Londra che si stanno aprendo adesso ci sono tantissime imprese italiane presenti, spesso in settori fortemente innovativi, si scopre che questi settori sono tutti segnati da una direzione in cui l'innovazione, la ricerca, la conoscenza, la bellezza, la green economy sono il fattore competitivo. Le imprese che hanno investito in ambiente, che sono quasi un quarto delle imprese italiane, negli ultimi anni, secondo l'indagine condotta da Unioncamere e Symbola, sono quelle che hanno esportato il doppio delle altre imprese di settore ed hanno prodotto più occupazione.
Ma allora, se questa è la direzione, pur trattandosi di un provvedimento che prevede molte misure e che è stato anche migliorato nel suo passaggio parlamentare, perché questa direzione è pressoché assente Pag. 34nell'indirizzo di questo provvedimento? In esso ci sono molte misure contraddittorie: io fatico ad immaginare che la nostra economia possa ripartire dalle perforazioni vicino alle coste italiane, perforazioni che peraltro non distinguono neanche tra petrolio e metano e che favoriscono prevalentemente compagnie straniere. È quello il settore in cui l'Italia può essere competitiva? Credo di no. Si parla per quest'anno addirittura di un avanzo positivo della nostra bilancia dei pagamenti, che corrisponde a minori importazioni, ma corrisponde appunto a esportazioni di qualità che ammortizzano persino la bolletta energetica, che ancor più può essere ammortizzata con l'utilizzo delle fonti rinnovabili e con il risparmio energetico. E qui veniamo al punto in questione: negli ultimi anni, nell'edilizia, la misura che di gran lunga ha funzionato di più è stato quella del credito d'imposta del 55 per cento. Questa misura è stata usata da un milione 400 mila famiglie italiane, ha prodotto 17 miliardi di euro di investimenti, 50 mila posti di lavoro l'anno ed ha qualificato un intero comparto produttivo. Non solo l'edilizia, le piccole e medie imprese, ma anche tutto l'indotto: le caldaie, i serramenti, i nuovi materiali, la domotica, le iniziative avanzate nell'utilizzo del solare termico. Ebbene, questa misura doveva essere il cuore di un rilancio dell'edilizia che è fondamentale dal punto di vista dell'economia e dell'occupazione. Si è scelta una strada diversa, invece, si è scelta una mini rottamazione senza qualità e senza futuro, che darà fino a giugno dell'anno prossimo il 50 per cento a qualsiasi tipo di investimento, indipendentemente dalla qualità e indipendentemente dall'utilità, anziché potenziare il 55 per cento ed estenderlo anche alle imprese ed estenderlo soprattutto al consolidamento antisismico.
Perché dobbiamo essere un Paese serio, non dobbiamo essere un Paese che dopo i terremoti richiama la prevenzione e poi se ne dimentica. È chiaro che mettere in ordine le case degli italiani è un percorso lungo e se non si forniscono le risorse per questo percorso ai cittadini e alle imprese questo percorso non sarà mai avviato. Era possibile in questo provvedimento prevedere un investimento maggiore in questa direzione, era possibile capire che l'economia italiana...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Realacci.

ERMETE REALACCI. ...dipende dai territori, dalle comunità, dai comuni, dalla capacità di competere che è basata sulla qualità. È stato fatto poco. Noi chiediamo in questo ordine del giorno che si prenda in considerazione l'idea di stabilizzazione del 55 per cento, di estensione al consolidamento antisismico, ma soprattutto chiediamo al Governo - il sottosegretario D'Andrea ha ascoltato più volte le nostre argomentazioni - che si individui una strada all'altezza della forza del nostro Paese. Diceva Seneca che non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare. Proprio nelle condizioni di difficoltà bisogna avere chiara l'idea di futuro.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Realacci.

ERMETE REALACCI. Questo provvedimento non la esprime in maniera chiara (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/128.

LORENZO RIA. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo esaminando e su cui ci siamo già espressi con il voto di fiducia, ricopre un ruolo significativo nell'ambito delle misure intraprese da questo Governo per affrontare la crisi in cui versa il Paese; reca disposizioni per favorire la crescita, lo sviluppo e la competitività nei settori delle infrastrutture, dell'edilizia e dei trasporti, nonché per il riordino degli incentivi per la crescita e lo sviluppo sostenibile, finalizzate, almeno così speriamo, Pag. 35ad assicurare, nell'attuale situazione di crisi internazionale, un sostegno al sistema produttivo del Paese.
Si segnalano misure nel settore delle infrastrutture, dell'edilizia e dei trasporti (a tal proposito richiamo l'istituzione di un fondo per l'attuazione del Piano nazionale per le città), nel settore dello sviluppo economico con l'istituzione di un credito di imposta a favore di tutte le imprese che effettuano nuove assunzioni a tempo indeterminato di profili altamente qualificati, nel settore energetico, in quello della ricerca scientifica e tecnologica, ed infine nel settore del turismo e dello sport. In questo ultimo ambito è stato istituito un Fondo per lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva a tutte le età e tra tutti gli strati della popolazione finalizzato alla realizzazione di nuovi impianti sportivi ovvero alla ristrutturazione di quelli esistenti con una dotazione finanziaria per il 2012 fino a 23 milioni di euro, prevedendo il riconoscimento alle federazioni sportive nazionali e alle discipline sportive associate svolgenti attività sportive per disabili della natura di associazione con personalità giuridica di diritto privato. Ecco, proprio a tale ultimo ambito si riferisce l'ordine del giorno a mia firma (mi rivolgo ai rappresentanti del Governo, è il n. 9/5312-AR/128) che ha l'obiettivo di impegnare il Governo ad individuare, in sede di attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 64 del decreto crescita, misure rivolte a selezionare le strutture oggetto di investimento dando priorità al completamento delle strutture sportive iniziate e finanziate appunto con fondi pubblici e mai completate, realizzando così un piano di indirizzo della dotazione finanziaria relativa al fondo che valorizzi al massimo le risorse economiche già investite in passato.
Tanto si rende necessario a mio avviso in una più generale ottica di razionalizzazione degli investimenti che rende opportuno che gli stessi siano orientati, prima ancora che alla realizzazione di nuovi impianti, al completamento e alla finitura dei tanti presenti sul territorio ma non ultimati con l'obiettivo evidente di renderli una volta per tutte funzionali allo scopo. Il Fondo per lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva, riferendosi in particolar modo alle attività delle associazioni sportive dilettantistiche operanti nel territorio, vuole infatti favorire l'accesso di tutti agli sport di base (penso per esempio al nuoto, alla atletica leggera). La disposizione contenuta nel decreto crescita raccoglie già le istanze avvertite dal mondo sportivo, specie con riferimento alle carenze delle infrastrutture sportive nelle regioni del sud, e credo che sia opportuno in sede attuativa prevedere un piano di investimenti che tenga conto degli impianti già sorti sul territorio per renderli finalmente fruibili da parte dei cittadini. Per questo auspico che il Governo voglia esprimere parere favorevole sull'ordine del giorno a mia firma che ho illustrato.

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/186.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, innanzitutto desidero aggiungere la mia firma agli ordini del giorno Realacci n. 9/5312-AR/82 e Rubinato n. 9/5312-AR/184, e poi volevo intervenire per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/5312-AR/186, per ribadire ancora una volta che sarebbe importante - ne abbiamo discusso anche nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione - che da parte del Governo ci fosse non solo l'accoglimento come mi auguro di questo ordine del giorno, ma ci sia veramente l'impegno a predisporre un piano, un programma nazionale di sostegno per iniziative che siano finalizzate alla messa in sicurezza e all'adeguamento antisismico non solo degli edifici destinati a civile abitazione ma anche degli immobili destinati ad attività economiche produttive, questo soprattutto nelle zone che sono classificate 1 e 2 come livello di rischio antisismico.
Ed è per questo che ritengo che tali misure - naturalmente c'è sempre il problema, almeno nella fase di avvio, della copertura finanziaria -, così come quelle Pag. 36relative agli interventi per sostenere l'efficientamento ed il contenimento energetico con le detrazioni fiscali, che sono già in parte previste, sono misure che nel medio e lungo periodo si autofinanziano perché producono molteplici effetti e ricadute positivi, prima di tutto dal punto di vista del miglioramento della sicurezza degli edifici che è la cosa più importante perché va a tutela dell'incolumità delle persone, dei cittadini e dei soggetti che utilizzano, sia le strutture destinate a attività economiche e produttive, sia quelle destinate a civile abitazione o ad altri usi di interesse pubblico. Ma sono obiettivi che possono produrre effetti positivi anche dal punto di vista della tutela dell'ambiente, dell'emersione di lavoro e di reddito che oggi sono considerati in nero e, quindi, un recupero di gettito fiscale. Ma si aggiunge a questo anche uno stimolo all'occupazione, agli investimenti, alla ricerca, all'innovazione tecnologica, come tutto il comparto della green economy di cui anche il collega Realacci un momento fa ha parlato.
Ed è per questo che sarebbe importante, come ripeto, l'accoglimento del presente ordine del giorno da parte del Governo mettendo in cantiere, in successivi provvedimenti, delle misure atte a sostenere l'adeguamento antisismico anche per gli immobili destinati ad attività economiche e produttive, soprattutto poi alla luce delle drammatiche vicende sismiche che hanno interessato l'Emilia e una parte della bassa Lombardia e del basso Veneto. E qui vediamo e registriamo il grande lavoro, per il quale esprimo apprezzamento, che si sta svolgendo, con l'impegno delle popolazioni, delle amministrazioni locali, delle associazioni di volontariato, della Protezione civile nazionale, ma anche delle protezioni civili provenienti da altre parti d'Italia, tra cui quella del Friuli Venezia Giulia. Quindi, si sta facendo un lavoro importante. Credo, però, che, accanto alle misure sull'emergenza di adesso, messe in campo in maniera positiva da parte del Governo e degli enti preposti, sarebbe importante si aggiungesse pure un'iniziativa frutto di sensibilizzazione e di attenzione anche da parte di associazioni di categoria. Cito l'esempio di un'industria di Pordenone che, in collaborazione anche con gli ordini delle professioni tecniche, sta svolgendo un monitoraggio per verificare il grado di sicurezza degli edifici destinati ad attività economiche e produttive. Mi auguro e auspico, quindi, che il Governo prenda in considerazione questo problema che con il presente ordine del giorno ho inteso segnalare.

PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/5312-AR/3.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, il presente ordine del giorno riguarda l'articolo 46-bis che contiene le modifiche alla legge Fornero, modifiche che sono state ospitate dal decreto-legge sviluppo. Se dovessi raccontare la storia della legge Fornero, direi che il 90 per cento delle modifiche apportate dal Parlamento al decreto riguardano la cosiddetta flessibilità in entrata, il tema che stava più a cuore alla mia parte politica. Però non canto vittoria, non solo perché queste modifiche, sia al Senato che alla Camera, le abbiamo fatto insieme, ma anche perché ritengo che non è stata una vittoria di una parte politica o di un'altra, bensì è stata una vittoria della ragionevolezza. Infatti, soprattutto sulla flessibilità in entrata, c'erano delle norme che non erano ragionevoli ed oggettivamente si è riconosciuto che non lo fossero. Riguardo ad una di queste, con il presente ordine del giorno, chiedo di considerarne il cambiamento. Mi riferisco alla questione del rapporto fra agenzie di somministrazione e contratti.
Le agenzie di somministrazione che affittano il lavoro assumono a termine, ma assumono anche a tempo indeterminato. Allora, se un'agenzia di somministrazione assume a termine e manda in missione un lavoratore a termine, cioè quindi affitta un lavoratore in un'altra azienda per un rapporto necessariamente limitato nel tempo, la legge Fornero prevede che questo rapporto rientri nei 36 mesi regolati a suo Pag. 37tempo dal Ministro Damiano come il tetto massimo per il lavoro a termine presso un particolare utente. Secondo me la norma è discutibile, però ha una ragion d'essere, nel senso che anche questo lavoro a termine viene ricondotto nel massimale dei 36 mesi previsti. Laddove la norma non ha senso - e qui la legge non è chiara - è questo caso: ci sono tanti lavoratori dipendenti da agenzie di somministrazione che sono stati assunti a tempo indeterminato, quindi hanno già risolto il loro problema di avere un rapporto di lavoro stabile; allora per quale ragione un lavoratore assunto a tempo indeterminato da un'agenzia di somministrazione, che magari è anche una grande multinazionale, che viene mandato in missione - perché è il suo lavoro, è il modo in cui esercita la sua funzione quello di andare in missione presso un cliente dell'agenzia di somministrazione che affitta il lavoro -, il periodo che trascorre presso un'altra azienda deve rientrare nel tetto dei 36 mesi? Non c'è mica nessuna ragione, anche perché se la norma dei 36 mesi è posta per contrastare l'abuso del lavoro a termine, rispetto all'impiego a tempo indeterminato, questo è già assunto a tempo indeterminato, per cui non si capisce perché la sua azienda debba essere penalizzata come un'altra azienda. Mi pare quindi che dare un parere favorevole all'ordine del giorno in esame vorrebbe dire credo anche eliminare un dubbio, un'ombra di ulteriore ragionevolezza che con gli emendamenti non siamo riusciti a togliere alla legge Fornero.
Se ho ancora qualche secondo, signor Presidente, vorrei anche spendere una parola sull'ordine del giorno 9/5312-AR/11 a prima firma Pelino, ma che è sottoscritto anche da chi vi parla, che riguarda la richiesta di interpretare l'articolo 2116 del codice civile a favore dei collaboratori in via esclusiva o in regime di monocommittenza, così come la si interpreta dal 1942 ad oggi per i lavoratori dipendenti. Il codice del 1942 non poteva presumere che nel 2012 ci sarebbero stati dei collaboratori che avrebbero avuto un rapporto previdenziale del tutto simile a quello dei lavoratori dipendenti, e quindi il legislatore di allora si è premurato di stabilire un principio che è un cardine fondamentale del diritto previdenziale: il principio dell'automaticità delle prestazioni, il quale stabilisce che, ove il datore di lavoro, nei limiti della prescrizione ordinaria, non versi i contributi suoi e del lavoratore all'ente previdenziale, la prestazione sia dovuta ugualmente al prestatore. Questa cosa la giurisprudenza ritiene che non sia applicabile ai collaboratori in via esclusiva e questa è una palese ingiustizia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Scandroglio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/5.

MICHELE SCANDROGLIO. Signor Presidente e colleghi, con l'ordine del giorno in esame i partiti della maggioranza intervengono essenzialmente sulla gestione del personale, impegnando il Governo ad un'interpretazione della norma, peraltro modificata con l'articolo 24-bis in tema di misure a sostegno dei dati personali, della sicurezza nazionale e dell'occupazione nelle attività di call center, un'interpretazione tale da non alterare l'equilibrio nel settore, raggiunto positivamente in conseguenza di un confronto fra le parti sociali ed il Governo, che si sostanzia nelle circolari emanate in materia nella scorsa legislatura 2006-2008, circolari che avevano dato un quadro di riferimento condiviso e che ha portato ad uno sviluppo significativo di tutto il settore.

PRESIDENTE. L'onorevole Damiano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/4.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, questo ordine del giorno, come si vede, è sottoscritto dai partiti che sostengono il Governo e prevede come argomento quello relativo alla detassazione delle retribuzioni di produttività che si conseguono attraverso la contrattazione di secondo livello e, cioè, quella territoriale o aziendale. Perché Pag. 38abbiamo presentato questo ordine del giorno? Perché, per motivi di finanza pubblica, sono stati ridotti, come sappiamo, gli stanziamenti a copertura di queste forme di detassazione.
Noi vogliamo impegnare il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con le disponibilità finanziarie, di ripristinare questi previgenti requisiti, perché noi parliamo molto spesso di innovazione contrattuale, ma, in questo caso, non siamo coerenti. Infatti, diamo un colpo all'espansione di quella contrattazione decentrata di produttività verso la quale, negli ultimi anni, abbiamo prestato molta attenzione per spostare l'equilibrio delle risorse erogate fra contratti nazionali e contrattazione di secondo livello maggiormente a favore e a vantaggio della retribuzione di produttività, vale a dire quella che viene corrisposta a seguito dell'accertamento di una crescita concreta di produttività del lavoro. È una tendenza europea, una tendenza che, in Italia, si è consolidata a partire dal protocollo di concertazione del 1993 e nelle successive operazioni di concertazione tra Governi e parti sociali e tra le stesse parti sociali.
Concludo, approfittando, come hanno fatto altri colleghi, del tempo - poco - ancora a mia disposizione, per riprendere un fatto per me importante contenuto nel decreto-legge sullo sviluppo, con la correzione che abbiamo apportato ai temi del mercato del lavoro: sono correzioni in undici punti, anch'esse concordate fra tutti i partiti che sostengono il Governo. Vorrei, in particolare, segnalare quanto segue.
Nelle correzioni che sono state approvate - che verranno, quindi, votate nel voto finale -, noi abbiamo ottenuto un risultato sugli ammortizzatori sociali: abbiamo mantenuto la regola della mobilità - la vecchia regola - a tutto il 2014. In questo modo, abbiamo annullato quella penalizzazione di sei mesi, quella decurtazione di sei mesi di tutela che sarebbe, altrimenti, scattata nel 2014, che avrebbe colpito i lavoratori over 50 del Centro-nord, che avrebbe colpito tutti i lavoratori del Mezzogiorno. Perché abbiamo voluto fare questa correzione? Perché noi, purtroppo, siamo in una situazione di crisi che si prolunga e mantenere le vecchie regole anche per tutto il 2014 rassicura le imprese, rassicura i lavoratori e impedisce che vi sia un'anticipazione dei processi di ristrutturazione che potrebbero causare un aumento della disoccupazione, già così pesante per il nostro Paese.
In secondo luogo, vogliamo anche qui segnalare il fatto che un piccolo passo è stato compiuto a vantaggio delle partite IVA autentiche, perché si congela l'aumento dei contributi che non abbiamo condiviso anche per tutto il 2013, rimanendo, quindi, nella cifra del 27 per cento precedente. Questo va a vantaggio, soprattutto, dei giovani che hanno partite IVA autentiche, che, dall'aumento di questo contributo, potevano avere, ovviamente, un elemento di regresso e di danno.
Infine, voglio anche segnalare che, in questi undici punti, noi abbiamo recepito sostanzialmente l'avviso comune delle parti sociali - CGIL, CISL, UIL e Confindustria - per quanto riguarda i temi della flessibilità. Misure come quelle relative alla proroga fino a tutto il 2015 della cassa integrazione nelle situazioni che hanno un concordato, un fallimento, aziende sequestrate alla mafia, che potranno godere ancora di questo prolungamento, ci paiono anch'esse miglioramenti degni di nota, che vanno a vantaggio dei lavoratori e delle imprese in una situazione così profondamente segnata dalla crisi.

PRESIDENTE. L'onorevole Bobba ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/12.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, questo ordine del giorno, che fa riferimento alle modifiche introdotte in questo provvedimento alla legge 28 giugno 2012, n. 92, non è sottoscritto solo da me ma anche da altri due esponenti delle forze di maggioranza e rappresenta un tentativo di dare, finalmente, una soluzione ad un problema che persiste e permane da diversi anni e per il quale le risposte che finora il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Governo hanno dato sono del Pag. 39tutto insufficienti o, perlomeno, contraddittorie. Mi riferisco al tema che ha a che fare con le cooperative sociali che operano nel campo dell'assistenza domiciliare ed ospedaliera, che più volte hanno posto il tema di quale regime debba effettivamente valere in ordine al corretto inquadramento del personale che coopera con esse. In effetti, nel 2008 venne emanata una circolare dell'INPS che tendeva a dare delle regole precise alle ispezioni che limitavano fortemente la possibilità di utilizzo di collaborazioni coordinate e continuative e che, di fatto, configuravano questi rapporti come mero rapporto di lavoro dipendente subordinato. Successivamente, una direttiva del Ministero faceva, in parte, chiarezza e indicava, invece, la necessità di rivedere quei criteri in ordine, appunto, ai principi contenuti nella legge Biagi. Nonostante questo, e nonostante due atti di sindacato ispettivo presentati negli anni passati, non si è arrivati, ancora, ad una chiarificazione rispetto alla possibilità di definire in modo semplice e lineare la tipologia contrattuale che queste particolari e specifiche cooperative possono effettivamente utilizzare. Anche in una risposta dell'allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Sacconi, si evidenziava la possibilità di utilizzare anche i voucher; sottolineando, però, che i voucher corrispondevano ad una prestazione diretta dell'opera nei confronti del soggetto beneficiario e quindi riducevano il ruolo di queste cooperative a entità meramente di servizio e di promozione. Infine, c'è stato un interpello da parte dell'organo dei consulenti del lavoro al quale il Ministero ha dato una risposta che, per certi versi, apre la possibilità di nuove configurazioni contrattuali ma, per altri, rimanda ai singoli casi. Insomma, siamo tornati, in qualche modo, ad un punto a capo e questa difficile situazione di incertezza fa sì che queste cooperative spesso siano soggette ad ispezioni molto particolareggiate, da un lato, e, dall'altro, che queste incertezze alimentino, di fatto, in questo campo dei servizi di assistenza ospedaliera e domiciliare, il lavoro nero. Si chiedono al Governo due cose: da un lato, di rendere assolutamente chiara e operativa l'attuazione della direttiva del 18 settembre 2008 con la quale il Ministero cercava di eliminare le incertezze contrattuali relativamente ai prestatori d'opera effettivamente subordinati, nell'attesa di una più specifica normativa per il settore; più in particolare, anche qui in attesa che si configuri un modello contrattuale che corrisponda meglio alle caratteristiche di questa tipologia di lavoro e di servizio, si chiede al Governo che venga effettivamente normata e chiarificata la possibilità, per questo tipo di cooperative attive nell'assistenza domiciliare ed ospedaliera, anche in virtù della facoltà concessa agli operatori di non accettare singoli interventi di assistenza proposti dal committente nell'ambito del rapporto contrattuale, del ricorso all'utilizzo dei buoni-lavoro al fine di garantire, nei soli casi di carenza di operatori specializzati, il puntuale espletamento dei servizi di assistenza domiciliare ed ospedaliera.

PRESIDENTE. L'onorevole Froner ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-A/R/127.

LAURA FRONER. Signor Presidente, in merito al mio ordine del giorno n. 9/5312-AR/127 vorrei precisare alcuni aspetti. Le disposizioni normative relative alle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche sono contenute per le province autonome di Trento e di Bolzano nel decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 1977, n. 235 (Norme di attuazione dello Statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige in materie di energie). Il decreto legislativo 7 novembre 2006, n. 289, contenente norme di attuazione dello Statuto speciale della regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di concessioni di grandi derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico, recante modifiche all'articolo 1-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 1977, riconosceva la potestà legislativa provinciale in materia di concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, e rimuoveva conte- stualmente, Pag. 40i profili di incompatibilità con la libertà di stabilimento di cui all'articolo 43 del Trattato CE sollevati dalla Commissione europea nell'ambito della procedura di infrazione n. 4902 del 1999. Analogamente a quanto deciso per la normativa nazionale, in data 27 giugno 2007 venne archiviata la procedura di infrazione con riferimento al decreto legislativo n. 463 del 1999 e, quindi, all'ordinamento provinciale, e si chiuse il contenzioso costituzionale con la sentenza n. 378 del 5 - 14 novembre 2007. In sintesi, la disciplina normativa provinciale delle concessioni idroelettriche contenuta nell'articolo 1-bis della legge provinciale n. 4 del 1998 contiene una disciplina a regime che prevede il rilascio delle concessioni all'esito di procedure di evidenza pubblica.
Riassumendo in alcune considerazioni più generali, le disposizioni normative relative alle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche sono contenute, per le province autonome, nel decreto del Presidente della Repubblica a cui facevo riferimento prima, il n. 235 del 26 marzo 1977, e in particolare nell'articolo 1-bis. Questa disciplina costituisce il punto di arrivo di una complessa vicenda istituzionale-normativa a livello comunitario, nazionale e provinciale, che si è aperta con l'approvazione del decreto legislativo n. 79 del 1999 e l'avvio del processo di liberalizzazione del mercato elettrico. Come dicevo, la vicenda si è conclusa, sul piano comunitario, con l'archiviazione, nel 2006, della procedura di infrazione e, proprio perché l'operazione è stata molto complessa, il mio ordine del giorno è diretto a salvaguardare, nell'ambito della disciplina nazionale sulle gare delle concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, la potestà legislativa delle province autonome secondo quanto riconosciuto nella normativa di attuazione statutaria e le disposizioni legislative emanate dalle medesime province autonome, ai sensi dello statuto speciale e delle relative norme di attuazione cui facevo riferimento all'inizio del mio intervento.

PRESIDENTE. L'onorevole Carella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/111.

RENZO CARELLA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno riguarda l'emergenza abitativa. Credo che in questo momento viviamo un paradosso: nelle città vi sono centinaia e migliaia di appartamenti invenduti, con la crisi evidente di questo settore, e nello stesso momento, le grandi città, le aree di crisi, vivono un'emergenza abitativa, che è tornata ad essere un dramma per migliaia di famiglie e preoccupazione per gli enti locali, i comuni, soprattutto nelle grandi città, in quelle aree dove si è persa occupazione, dove vi sono stati licenziamenti e vi è cassa integrazione.
È chiaro che dobbiamo dare una risposta aggiornata a questo fenomeno. Credo che l'edilizia residenziale che abbiamo conosciuto in questi anni, l'edilizia residenziale pubblica, sia ormai superata. Si è dimostrato che gli istituti autonomi case popolari (o Ater, così come sono stati nelle varie regioni modificati) hanno dei costi di costruzione superiori a quelli di mercato. Conviene acquistare sul mercato, anziché costruire.
Esperienze di partenariato tra pubblico e privato, pure sperimentate in questi ultimi anni, grazie agli ultimi Governi, non hanno affrontato e risolto il fenomeno. Non ci sono stati quei risultati sperati. A fronte della crisi finanziaria degli enti locali, in alcuni momenti, mettendo a disposizione proprie risorse, questo fenomeno è stato fronteggiato parzialmente, ma oggi non sono in grado di poterlo fare. Questo fenomeno riguarda soprattutto le popolazioni medio-basse. Occorrono a questo punto - ed è la sollecitazione dell'ordine del giorno - misure strategiche, ma anche decisioni immediate, per fronteggiare la domanda sociale in materia abitativa. In questo decreto c'è il piano città che affronta il problema in misura parziale.
Chiediamo al Governo un quadro di misure organiche per l'emergenza abitativa nell'ambito di una riforma del governo Pag. 41del territorio che è elemento essenziale per affrontare definitivamente questo fenomeno, da sottoporre urgentemente al Parlamento e, infine, di predisporre un provvedimento per fronteggiare l'emergenza in relazione alla prossima scadenza - perché questo è il fatto grave - degli sfratti, sia per morosità, che per finita locazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/141.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'articolo 15 di questo decreto-legge è veramente una perla tecnico-politica, lo dico ovviamente con malcelata ironia. Questo articolo revoca i finanziamenti già assentiti per opere delle autorità portuali nei porti, addirittura in aree SIN, e le conferma soltanto per quelle autorità portuali che abbiano promanato i bandi di gara. Ora, va considerato che, per quanto riguarda molte autorità portuali, tra le quali quella della mia città, Ancona, non essere pervenuti al bando - come è stato rilevato più volte anche dalla CGIL - non necessariamente dipende dall'autorità portuale medesima, ma, come nella fattispecie, dipende da interlocuzioni, a volte nemmeno totalmente fondate, da parte del Ministero.
Parliamo, tuttavia, di opere - lo ripeto: aree SIN - che nella maggior parte dei casi (non parlo solo di Ancona ma di diverse altre autorità portuali) - hanno superato il vaglio e quindi hanno l'autorizzazione addirittura del Consiglio superiore dei lavori pubblici. L'Italia dei Valori ha presentato in Commissione un emendamento soppressivo all'articolo 15 che è stato respinto unanimemente da tutti (è stato votato solo da noi).
Tuttavia, è stato approvato un emendamento «beffa» - mi sia consentito di chiamarlo così - che dice: togliamo tutti questi soldi alle autorità portuali che non siano arrivate al bando, però li mettiamo in un calderone con cui facciamo mille cose, tra le quali, per esempio, le opere in porti containerizzati che sono prioritarie, e poi voi presentate i progetti. Se ci sono soldi ci sono, altrimenti pace sia.
E così sarà per tantissime opere, tra cui quelle reinserite con questo emendamento, della natura di cui sto parlando, mi riferisco a quelle già finanziate i cui denari sono stati inopinatamente scippati. Teniamo anche presente che si tratta di opere che sono quasi arrivate al bando, sono già state sostenute ingenti spese di denaro pubblico e addirittura, per tantissime di queste, c'è stata una rimodulazione, attraverso un decreto ministeriale, dei finanziamenti pochissimi giorni prima che entrasse in vigore e venisse emanato questo decreto-legge.
Addirittura per alcune autorità portuali, come, ad esempio, quella di Ancona, ci sono dei risparmi rispetto a bandi già assentiti che sono nelle mani, nelle casse, per meglio dire, dell'autorità portuale medesima e sembrerebbe addirittura che, per colloqui intervenuti con i funzionari del Ministero, vi sia incertezza sull'interpretazione di questa normativa in relazione a tutte queste fattispecie di cui ho parlato tanto che, se il sottosegretario mi ascolta...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Favia.

DAVID FAVIA. Sto avanzando una richiesta al sottosegretario.

PRESIDENTE. Se non la vuole ascoltare, non è che possiamo menarlo.

DAVID FAVIA. Non c'è problema. Stavo dicendo che, alla luce di tutte queste incertezze, delle quali, mi giunge notizia, sono coscienti i funzionari e gli uffici del Ministero, noi chiediamo il parere favorevole e l'approvazione dell'ordine del giorno a mia prima firma n. 9/5312-A/R/141, affinché, per le fattispecie di questo genere, cioè aree SIN, autorizzazione già intervenuta da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici, inserimento nella rimodulazione, credo, del 6 luglio da parte del Ministero, risparmi per bandi già effettuati nelle casse dell'autorità portuale medesima, oneri già abbondantemente sostenuti, vi sia l'impegno del Governo a Pag. 42consentire che i denari, di cui ai finanziamenti di cui all'articolo 15, vengano conservati e assentiti alle autorità portuali che li detenevano prima di questo sciagurato decreto-legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/137.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, sottosegretario, parliamo di agricoltura. Infatti, voglio ricordare al Governo che nel 2006 l'organizzazione comune di mercato dello zucchero penalizzò l'Italia, però l'Unione europea dispose l'erogazione per cinque anni di aiuti, sia comunitari che nazionali, per quegli Stati che fossero stati proprio fortemente penalizzati e che avessero ceduto una quota superiore al 50 per cento. Per l'erogazione di quegli aiuti nazionali il Governo Prodi stanziò una somma destinata proprio alla razionalizzazione e alla riconversione poi della produzione del settore bieticolo-saccarifero.
Sempre con lo stesso scopo e per le due campagne produttive del 2009 e del 2010, il CIPE, anche su richiesta del Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, stanziò, con la delibera n. 107 del 2010, ben 64 milioni di euro da destinare a questo comparto. Poi, il 7 maggio 2010, sempre il Ministro delle politiche agricole aveva trasmesso all'AGEA una propria direttiva, con la quale aveva disposto la riprogrammazione di quella somma, che era allora di circa 21 milioni di euro.
In molte occasioni noi dell'Italia dei Valori abbiamo chiesto, con atti di sindacato ispettivo, che queste somme fossero erogate a favore del settore bieticolo-saccarifero, non soltanto per preservare la quota di produzione di questo comparto dell'agricoltura, ma anche per le persone che vi erano e vi sono impegnate, e anche per l'indotto che ruota attorno a questo settore.
Anche in risposta ad una nostra interrogazione, il Governo aveva disposto che venisse definito questo trasferimento nelle casse di AGEA, l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, però il problema è che oggi, in questo provvedimento, all'articolo 59, i commi 1 e 5 hanno disposto che questa quota di 20 milioni di euro - in realtà sono questi gli euro rimasti - fosse attribuita agli interventi a sostegno del comparto agricolo nelle fasi di crisi di mercato.
Il problema è questo: è stato penalizzato ancora una volta il settore bieticolo-saccarifero e noi chiediamo al Governo che almeno una quota di queste risorse - per l'esattezza 19 milioni e 700 mila euro - venga destinata di nuovo al bieticolo-saccarifero, perché tale settore ha il diritto di avere una parte di queste risorse, altrimenti verrebbe ad essere penalizzato ancora una volta e si innescherebbe una guerra fra poveri, perché è come una coperta che se viene tirata da una parte, magari si scopre l'altra parte, ma non è giusto, ripeto, penalizzare il settore bieticolo-saccarifero che aveva già, con altri impegni del Governo, in tasca queste somme.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 13,05)

PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/201.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, abbiamo sottolineato negli interventi del gruppo del Partito Democratico, le novità di questo provvedimento, che abbraccia alcuni settori importanti di intervento, da quello relativo alle piccole e medie imprese, a quello relativo all'edilizia - con interventi per ribadire le agevolazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica degli edifici - al settore delle infrastrutture, con la precisazione, dal punto di vista fiscale, di interventi come quelli previsti con i project bond, e infine, per sottolineare in particolare un aspetto di notevole interesse, l'istituzione dell'Agenzia per l'attuazione dell'Agenda digitale che, insieme al Fondo per la crescita sostenibile e alla novità introdotta durante la discussione relativa Pag. 43all'iter della conversione dei contributi per il settore dell'auto elettrica, segnala un'attenzione particolare, che è stata messa in questo provvedimento, al comparto della crescita sostenibile e dello sviluppo delle infrastrutture materiali e immateriali, anche se questo avviene paradossalmente in una fase in cui, come è noto al Governo, si è creata una situazione per la quale l'istituzione dell'organo di regolazione nel comparto dei trasporti sta subendo un'impasse importante, rispetto alla quale è necessario che il Governo intervenga urgentemente rivalutando le proposte che ha portato all'attenzione della Commissione. Segnalo naturalmente il fatto - su cui avremo opportunità di ritornare nel corso dell'esame del decreto-legge sulla spending review - che rimane aperta la situazione di difficoltà e di disagio del comparto delle autonomie locali, che invece dovrebbero essere un fattore importante per rilanciare un progetto di crescita e sviluppo.
Quindi, questo mi fa dire che siamo ancora nell'ambito pieno dell'emergenza, come naturalmente segnalato, in particolare, dalle vicende sui mercati finanziari e dal contesto europeo di questi giorni, per cui bisogna passare ad una fase di crescita e di sviluppo sostenuto da misure concrete e da progetti di sviluppo chiari e coerenti con le esigenze dei territori. In particolare, per le infrastrutture, queste esigenze territoriali, ed il consenso dei territori, è un aspetto fondamentale, e su questo interviene il mio ordine del giorno n. 9/5312-A/R/201, rispetto al quale avevo già presentato emendamenti nel corso dell'esame parlamentare, che adesso dovranno essere ulteriormente approfonditi.
Mi riferisco, in particolare, ad un'opera infrastrutturale di grande rilievo, come quella costituita dal Terzo valico ferroviario dei Giovi, un'opera che è già in fase attuativa, che è stata discussa e anche contestata, e che è oggetto, in particolare in queste settimane, di una valutazione sul territorio.
Chiedo, con questo ordine del giorno, che il Governo risponda tempestivamente agli interrogativi dei cittadini e degli enti locali, che proceda immediatamente all'istituzione di un Osservatorio ambientale previsto dalla delibera CIPE n. 80 del 2006, che dia vita ad un tavolo istituzionale tra tutti gli enti locali liguri e piemontesi, e che si occupi della problematica delle procedure espropriative in corso, approfittando del fatto che il Consorzio collegamenti integrati veloci COCIV, le ha sospese per le ferie, ed è opportuno che il Governo utilizzi questo tempo per confrontarsi sul territorio con gli enti locali, fare le sue proposte e fare sue le proposte che emergono dagli enti locali e dal territorio interessato.

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/161.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, con il decreto «sviluppo» al nostro esame vi è un'attenzione più forte verso i problemi dell'economia reale, come ha ben sottolineato il Premier Monti e, in questo ambito, è stato responsabilmente collocato anche un intervento normativo dedicato alla ricostruzione, allo sviluppo ed alla fine della fase di emergenza e di commissariamenti, per quanto riguarda la ricostruzione in Abruzzo dei comuni colpiti dal sisma del 6 aprile del 2009.
Con questo ordine del giorno, però, vorremmo stimolare il Governo ad andare con pienezza verso una fase di ritorno ai poteri ordinari di tipo costituzionale, perché la normativa presenta ancora numerose anomalie.
Ne segnaliamo alcune: vengono mantenute in vita le norme speciali relative alle ordinanze, mentre invece ciò dovrebbe essere incompatibile, almeno con principi che sono in contrasto con le nuove norme ordinarie, e quindi dovrebbe essere dichiarata l'abrogazione delle parti contenute in ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri, figlie dell'emergenza. Sono stati posti anche dei tetti piuttosto distorsivi della concorrenza alle imprese ed ai professionisti, nell'ordinaria acquisizione di committenti e clienti. È stata posta una riserva fino al 50 per cento nelle assunzioni, che a nostro avviso dovrebbero avvenire Pag. 44per merito, agli uffici speciali per la ricostruzione. È stata anche prevista una curiosa norma speciale sulle incompatibilità di carica, per la quale chi esercita un'attività professionale, per esempio all'Aquila, debba dimettersi entro 90 giorni dalla carica di consigliere comunale, oppure da qualunque altra carica amministrativa o politica. Questo francamente ci sembra un po' in contrasto con il regime ordinario previsto dal Testo unico degli enti locali sulle incompatibilità di funzione.
È ovvio che non ci si possa esprimere in veste pubblica su affari su cui vi sia un interesse, ma questo non presuppone certo le dimissioni, quanto l'astensione. Viene anche definito contributo quello che è un indennizzo, il che ha effetti pubblicistici piuttosto rilevanti, perché si rischia, in questo modo, di tornare ad un sistema generalizzato di procedura ad evidenza pubblica, che il comune non può sostenere in modo così generalizzato.
Ed ancora, vi sono meccanismi di sostituzione dei lavori affidati ai consorzi dei proprietari privati da parte del comune, anche qui, con effetti assai pericolosi e speciali dal punto di vista della sostenibilità e dell'efficienza. Ci piace ricordare, poi, il fatto che questi uffici speciali della ricostruzione, molto importanti, sono retti da un organo assolutamente assembleare, che, al di là di ogni ragionevolezza, non può garantire l'efficienza.
Vi sono anche norme urbanistiche, il che potrebbe creare un contrasto con l'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, in materia di competenze urbanistiche delle regioni, e non viene neppure previsto l'indennizzo pieno delle abitazioni, diverse da quelle principali, che abbiano pregio storico e artistico.
In sostanza, signor Presidente, chiediamo, nel rilevare queste criticità, con molta pacatezza, ma anche con molta fermezza, che il Governo valuti l'opportunità di assumere tutte le misure utili per tornare ad un vero e pieno regime di legislazione ordinaria, secondo Costituzione e secondo i principi comuni dell'ordinamento. È un auspicio che ci auguriamo, davvero, che il Governo voglia e possa accogliere già con questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Capano ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Bernardini n. 9/5312-AR/125, di cui è cofirmataria.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, questo ordine del giorno chiede al Governo di rivedere, non tanto il filtro in appello, quanto questa disciplina del filtro, per evidenti aspetti di illogicità - aumenta, anziché diminuire, il lavoro dei giudici di appello e aumenta il lavoro dei giudici di Cassazione, prevedendo il ricorso in Cassazione per saltum della sentenza di primo grado - ma anche per quegli elementi di incompatibilità con i principi fondanti dello Stato di diritto e dell'articolo 111 della Costituzione, inserendo, per la prima volta, una omissione di controllo sulla correttezza dei provvedimenti giurisdizionali e caratterizzando il giudizio di appello su criteri di sommarietà, inammissibili in un giudizio di secondo grado.
Peraltro, gli elementi di illogicità erano già stati sottolineati anche dal Consiglio superiore della magistratura nel suo parere, quando aveva scritto che il carico dell'arretrato e il lavoro di smaltimento rende obiettivamente poco plausibile che i collegi di Corte di appello siano in grado di procedere allo scrutinio richiesto dalla norma.
Appare, pertanto, quanto mai strano quello che ha affermato questa mattina il Vicepresidente del CSM sul Corriere della Sera, quando ha detto che il Ministro Severino aveva trovato la soluzione per rendere snelli i procedimenti di appello.
Non è così, come è stato detto da tutta la cultura giuridica nell'ampio dibattito che ha accompagnato questo provvedimento, un dibattito che non poteva che essere, ovviamente, ignorato in Commissioni come quelle finanze e attività produttive, che non potevano certo esaminare nel merito aspetti tecnici come quelli previsti per modificare la disciplina dell'appello. Pag. 45
Certo, questo ci riporta al fatto che non si possono fare le leggi così, non si può intervenire sui codici in questa maniera. L'ultima volta questo lo ha scritto il Presidente della Repubblica, nella sua lettera del 31 marzo 2010, quando, rinviando alle Camere il collegato lavoro, si lamentava di un modo di legiferare con effetti negativi sull'organicità del sistema giuridico e sulla stessa certezza del diritto, perché, pur modificando norme del codice di procedura civile, la Commissione giustizia veniva interessata solo in sede consultiva.
Anche per questo provvedimento è stato seguito lo stesso iter.
Non si dica che questo intervento sul processo è stato inserito nel decreto-legge in materia di sviluppo perché fa bene alle imprese, perché quello che fa bene alle imprese è la prevedibilità delle decisioni e la certezza del diritto.
Il provvedimento in esame, che va, invece, nel senso della arbitrarietà delle decisioni, della irricorribilità in Cassazione, della sommarizzazione del diritto, non farà affatto bene alle imprese, ma produrrà elementi di incertezza giuridica che non vanno nel senso dello sviluppo, ma, piuttosto, della arretratezza.
Del resto, questi aspetti erano stati sottolineati da tutta la cultura giuridica, ma esaminati solo alle due di notte dalle Commissioni referenti, VI Finanze e X Attività produttive. La storia ci insegna quale cattivo destino abbiano avuto interventi frammentari di questo tipo. Ricordo, su tutti, la riforma del processo societario, introdotta nel 2004 e abrogata nel 2006, l'istituto dell'estinzione dei giudizi pendenti, introdotto nel novembre 2011 e abrogato nel febbraio 2012, l'inappellabilità delle sentenze sull'opposizione all'esecuzione, introdotta nel 2006 e abrogata nel 2009.
Insomma, è un teatrino a cui non si può più assistere. La giustizia civile ha bisogno di essere rispettata, non è una storia da avvocati, ma di tutela dei diritti dei cittadini. Dico al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, che la sfida dello stato di diritto è quella di proteggere l'efficienza e, insieme, i diritti dei cittadini, altrimenti è altro (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni Farina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/130.

GIANNI FARINA. Signor Presidente, il provvedimento in discussione oggi, su cui è stata posta la questione di fiducia, affronta una serie di temi e definisce sviluppo e risparmio riguardanti anche molte attività delle nostre strutture italiane all'estero, in particolare delle camere di commercio, dei consigli elettivi e degli enti addetti allo sviluppo del turismo italiano, tra i quali l'Agenzia nazionale del turismo Enit.
L'ordine del giorno sottoscritto dai nostri colleghi, deputati italiani nel mondo, affronta, appunto, la questione dell'Enit e del suo funzionamento. Esso parte da una premessa, ossia dalla considerazione che, nella situazione di crisi che l'Italia attraversa, il turismo è uno dei pochi fattori attivi, come dimostra il fatto che nel nostro Paese, nel corso del 2010, si sono registrati oltre 43 milioni di arrivi internazionali, per un introito pari a circa 30 miliardi di euro.
Il turismo rappresenta quindi - come i dati dimostrano -, per un Paese come il nostro, una via maestra nel suo percorso anche internazionale. Alle ordinarie risorse che il turismo apporta, sono da aggiungere le acquisizioni di natura amministrativa derivanti dalla concessione dei milioni di visti di ingresso a cittadini provenienti da Paesi non comunitari, che hanno avuto un incremento straordinario. Cito come esempio Mosca, che è passata da 100 mila visti del 2007 ai 600 mila visti del 2011, questo per dare una dimostrazione concreta dell'importanza di queste strutture consolari addette alla concessione dei visti per l'ingresso nel nostro Paese.
Il decreto-legge in esame si occupa di turismo razionalizzando la struttura organizzativa del comparto e intervenendo in particolare sull'Enit, che viene collocata logisticamente nell'ambito delle nostre rappresentanze italiane all'estero. Pag. 46
In particolare, la collocazione delle sedi ENIT all'estero presso le strutture delle ambasciate e dei consolati, pur inquadrate - io lo capisco - in una logica di razionalizzazione della spesa, non mi sembra adeguata alla funzione di vetrina del turismo italiano, che una sede ENIT deve realizzare nel mondo.
Con questo ordine del giorno impegniamo quindi il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni in materia di turismo, a rendere più flessibile l'orientamento di collocare le sedi ENIT all'interno della strutture diplomatiche e consolari e a considerare la possibilità, compatibilmente con la disponibilità di ordine finanziario, di favorire la presenza all'estero di un contingente più adeguato al vasto impegno promozionale affidato a queste strutture, favorendo anche l'utilizzo di personale che è altamente professionale italiano e di origine italiana residente sul posto.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gianni Farina.

RENATO FARINA. Sto concludendo, signor Presidente. Impegniamo anche il Governo a fare in modo che si estendano i rapporti di collaborazione tra strutture diplomatiche e consolari e l'ENIT per le attività di raccolta e di istruttoria delle richieste di visti.
L'ultima considerazione è la raccomandazione al Governo perché attraverso una nostra diplomazia, favorisca la collaborazione tra le autorità consolari, l'ente (l'ENIT) e le nostre strutture di carattere elettivo, quali i Comites ed il Consiglio generale degli italiani all'estero.

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/151.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario per parlare di questo ordine del giorno, che fa riferimento al «decreto sviluppo», un nome altisonante, da cui ci saremmo aspettati, per così dire, fuoco e fiamme per fare riprendere il Paese. In realtà, dopo gli annunci di 80 miliardi di euro, stiamo parlando di un provvedimento vuoto, di un provvedimento anche privo di risorse ed in modo particolare nell'unico settore dove lo sviluppo dovrebbe esserci, dove ci potrebbe essere la crescita e il rilancio del Paese in termini di competitività e qualità, cioè innovazione, ricerca e università.
In questo caso mi riferisco agli articoli 60, 61, 62 e 63, che individuano non quante risorse assegnare all'università, come gestirle, per quali finalità e se si intende aumentare la percentuale di investimento sul prodotto interno lordo per quanto riguarda innovazione e ricerca. Si dice semplicemente, prendendo i fondi già esistenti, come utilizzarli, le tipologie di intervento - che risultano ancora abbastanza fumose - e come garantire la competitività attraverso queste risorse.
Voglio ricordare al Governo che questi articoli così non servono assolutamente a nulla, se non si interviene strutturalmente nell'innovazione e nella ricerca, e soprattutto non si fa una scelta politica, che capisco, essendo voi un Governo tecnico, non potete fare. Va fatta una scelta politica su dove debba investire le risorse questo Governo, per comprendere se vuole investire, una volta per tutte, le risorse verso la strada dell'innovazione, della ricerca, dell'università e della cultura, che sono un modo per renderci competitivi nel sistema internazionale. Infatti, tutto ci possono copiare, ci possono copiare le macchine, ci possono copiare i frigoriferi, ci possono copiare la manualità, ma non ci possono copiare, signor sottosegretario, i nostri monumenti, non possono copiare i nostri cervelli, non possono copiarci le nostre capacità. Noi così potremmo essere competitivi con il sistema della Cina.
Ma voi andate in un'altra direzione, che è quella invece di rincorrere, togliendoci diritti.
Voglio solo ricordare al sottosegretario che noi abbiamo ancora percentuali ridicole di investimento sulla ricerca in termini pubblici pari allo 0,5 per cento del prodotto interno lordo mentre lo 0,6 per cento investono i privati. Il Trattato di Pag. 47Lisbona ci chiede di arrivare all'1,8 per cento, Horizon 2020 ci chiede di arrivare al 3 per cento di investimento sull'innovazione e sulla ricerca. L'Italia continua ad investire invece l'1,1 per cento. E allora, cosa chiediamo con questo ordine del giorno al Governo? Di fare una scelta politica chiara, di dire dove vogliono portare lo sviluppo del nostro Paese in termini di risorse, e dove intendono prenderle. Noi abbiamo un'idea...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Zazzera.

PIERFELICE ZAZZERA. ...ve la abbiamo anche detta, e concludo signor Presidente. Si possono trovare le risorse, non è vero che non ci sono. Tagliate le risorse agli armamenti, prendete quello che spendete per gli F35 o quello che spenderete per il Piano della difesa, 230 miliardi di euro in 12 anni, e destinatelo all'università, all'innovazione e alla ricerca. Renderete il Paese migliore e più competitivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Marchignoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/208.

MASSIMO MARCHIGNOLI. Signor Presidente, a proposito di infrastrutture, ho presentato una proposta emendativa dopo avere discusso di questo tema in sede di Commissione sulle infrastrutture e sulla proposta di defiscalizzazione per un particolare tipo di infrastruttura di cui il Paese ha grande bisogno. Peraltro, questo decreto-legge inizia con i suoi articoli parlando dell'infrastrutturazione del Paese come elemento di modernità, come leva fondamentale per lo sviluppo.
La proposta emendativa, come tutte quelle riferite agli articoli 1 e 2, è stata respinta. Ho presentato questo ordine del giorno anche integrando il concetto della proposta che avevo presentata e al riguardo vorrei sottolinearne la particolarità, tralasciando tutto il ragionamento che va fatto, che le infrastrutture sono necessarie, che sono risposte anticicliche rispetto alla crisi che abbiamo in atto, che bisogna dare opportunità di lavoro rimettendo in moto l'economia, in questo modo incrementando il PIL e dando possibilità all'erario di incrementare risorse. Questo è il bisogno che ha il nostro Paese, ma sappiamo che vi sono cause e vincoli anche esterni.
In questo caso, sulle infrastrutture sono previsti finanziamenti pubblici per le infrastrutture già avviate. Io propongo con questo ordine del giorno - mi auguro che il Governo ne tenga conto - di prevedere misure di defiscalizzazione per infrastrutture che prevedano una realizzazione mediante una partecipazione pubblica o privata - e ciò è importante, vista la difficoltà della finanza pubblica - e prevedendo da un lato che questi incentivi di defiscalizzazione possano essere estesi anche alle opere già progettate e ancora da avviare, e non solo quelle già avviate, e prevedendo altresì in particolare la risoluzione del seguente problema. Le società che intervengono in project financing maturano un elevatissimo credito IVA che impone loro di andare in banca a chiederne la copertura, poiché l'erario ci mette molto tempo a rimborsare queste società, riducendo così, stanti gli interessi anche molto elevati, molto spesso l'impatto positivo del finanziamento pubblico. Pertanto, propongo che il Governo prenda in considerazione in questo caso di compensare quel credito, che andrebbe ad annullare il contributo pubblico, e a prevedere misure di defiscalizzazione o quantomeno ad accelerare le procedure per semplificare il rimborso del credito IVA anche nella fase di realizzazione di investimenti inerenti al progetto di partenariato pubblico.
Questo credo che sia un interesse dello Stato e che sia in qualche modo a saldo zero. Per questo mi auguro davvero che il Governo possa accogliere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Granata ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/95.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Pag. 48abbiamo ritenuto, insieme ai colleghi Di Biagio e Muro, che ha seguito in Commissione come relatore la vicenda degli esodati, di volere riproporre un ordine del giorno che tratta di quello che abbiamo a nostro avviso opportunamente definito un limbo previdenziale, la vicenda degli stessi lavoratori all'interno del decreto sviluppo. Può apparire una iniziativa per certi versi provocatoria o comunque non legata strettamente alla ragione sociale del provvedimento, ma invece proprio perché crediamo e ci riconosciamo nelle parole del collega Raisi, che ha sottolineato come con questo decreto il Governo inizi a introdurre misure che sono volte finalmente a favorire la crescita del Paese e lo sviluppo e la ripresa economica, noi riteniamo che di questo argomento il Parlamento debba occuparsi con un impegno solenne da parte del Governo a risolvere la questione in termini definitivi, perché siamo convinti che il lavoro ha una grandissima valenza, anzi il lavoro è un valore in sé proprio per costruire politiche di sviluppo in una nazione.
E se noi crediamo alla necessità di incrementare l'occupazione e incrementare lo sviluppo non possiamo, sul fronte previdenziale, che porre in essere quegli atti che facciano fuoriuscire questi lavoratori da questo limbo previdenziale in cui tantissime famiglie si ritrovano sostanzialmente senza un lavoro e senza una pensione; si trovano cioè a vivere una condizione, anche da un punto di vista esistenziale, soprattutto dal punto di vista esistenziale e psicologica, terribilmente deficitaria. Noi sappiamo che al di là delle polemiche facili a questo punto sui numeri, comunque si tratta di migliaia e migliaia di famiglie e di lavoratori che, attraverso una loro serenità, possono ancora oggi dare un contributo alla crescita complessiva della nazione. Crediamo soprattutto che serva un segnale conclusivo da parte dell'Esecutivo perché il principio secondo il quale lo Stato mantiene i patti con i cittadini è per noi un principio fondamentale, soprattutto con i cittadini lavoratori.
Quegli stessi accordi che sono stati sottoscritti prima dell'entrata in vigore dell'auspicata riforma del lavoro, che tutti speriamo possa portare ad incrementare dinamiche di sviluppo in Italia, sono quindi accordi che vanno salvaguardati e che vanno rispettati. Questi lavoratori, queste decine di migliaia di famiglie hanno il diritto ad una parola definitiva ed il Governo, attraverso il nostro ordine del giorno, anche in sede di politiche di sviluppo, diciamo noi soprattutto in sede di politiche di sviluppo, deve impegnarsi a prevedere tempi certi, con iniziative, se serve anche di natura normativa, che tendano a rettificare la situazione dei lavoratori cosiddetti esodati al fine di riconoscere agli stessi la possibilità di accedere al pensionamento. Anche questo sarà un contributo a far ripartire la nazione.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Renato Farina che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/122: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Briguglio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/105.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, noi siamo molto preoccupati - lo diciamo con molta chiarezza - delle sorti dell'Isfol, ma non per una visione né di bottega né per un'esagerazione del ruolo dell'Isfol. L'Isfol è un ente di ricerca, uno dei pochi che in Italia fa ricerca pubblica. Voglio ricordare che investiamo troppo poco nel settore della ricerca, l'1,26 rispetto al 3 per cento, che dovrebbe essere quello che ci assegna in qualche modo l'Europa, le istituzioni comunitarie. L'Isfol è un ente di grande prestigio, che si è guadagnato questo prestigio sul campo in un'area, in un settore particolarmente delicato che è quello del lavoro, della formazione e dell'inclusione sociale.
Ma parliamo di formazione, di lavoro e di inclusione sociale a livello scientifico e senza che nessuno abbia mai potuto intaccare questo prestigio avvalorato, peraltro, dal fatto che l'Isfol dà consulenza a Pag. 49organismi internazionali che si occupano di questa materia, a cominciare dall'OCSE e dall'OIL.
E, allora, credo che ci sia e c'è sempre un dato occupazionale; ci sono 600 lavoratori tra ricercatori e tecnologi, collaboratori tecnici e via dicendo, il 40 per cento dei quali ha un contratto a tempo determinato. Ma in questa sorta di furia liberista che vorrebbe smantellare, non soltanto privilegi, sacche di parassitismo e pezzi di Stato che non funzionano, noi non vorremmo che si smantelli anche quella parte dello Stato e delle politiche pubbliche, in particolare le politiche pubbliche di ricerca, di cui l'Isfol è un gioiello, perché noi non siamo assolutamente d'accordo. Peraltro, uno dei nostri crucci, come sistema Paese, e anche come sistema regionale, è quello del maggiore utilizzo dei fondi europei. Credo quindi che cadiamo in una contraddizione profonda perché in qualche modo rischiamo di diminuire la capacità di incidenza del Ministero della coesione territoriale se lo priviamo di un apporto, che può essere importante, che è quello dell'Isfol in questo campo. L'Isfol è sempre lì, come servizio di assistenza tecnica neutrale, con un suo valore scientifico che non è di parte, a dare una mano alle regioni che vogliono spendere di più e anche allo stesso Stato nazionale. Noi sottoponiamo al Governo, quindi, la necessità di valorizzare e non diminuire in qualche modo la capacità di stare in campo di questo ente, estremamente importante.

PRESIDENTE. L'onorevole Rubinato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/184.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo per illustrare brevemente il senso del mio ordine del giorno. Siamo di fronte ad un provvedimento che è stato chiamato decreto sviluppo; però questo decreto non presenta alcun elemento in quello che è il secondo comparto del manifatturiero italiano, ossia il comparto dell'elettrodomestico, elettrodomestico che ha, in Italia, 130 mila addetti tra diretti e indiretti ed è, appunto, il settore manifatturiero più importante dopo l'automotive, ma rischia di scomparire. C'è stata un'ondata di delocalizzazioni ed ora è messo alle corde da una crisi economica che sta colpendo quei consumatori su cui le multinazionali italiane e straniere avevano puntato per vendere i prodotti made in Italy.
Sto parlando dei prodotti di gamma medio-alta, che sono fortemente in crisi. Secondo i dati dell'Osservatorio strategico CECED Italia 2012, che è l'associazione che riunisce gli oltre 100 produttori di elettrodomestici che operano nel nostro Paese, in Italia, dai 30 milioni di pezzi del 2002, la produzione di frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, forni e piani cottura è crollata a 15 milioni. La crisi ha costretto le famiglie ad una drastica riduzione degli acquisti di elettrodomestici e in quattro anni la domanda finale è crollata di quasi il 15 per cento. Il calo dei volumi è costante e continuo. Questo calo costante e continuo è stato posto all'attenzione del Governo anche con delle interpellanze in quest'Aula a cui ha risposto il sottosegretario De Vincenti, ammettendo la qualità strategica di questo settore e la crisi, molto preoccupante, che lo sta colpendo, al punto che il Governo, nel rispondere all'interpellanza, ha assicurato che avrebbe aperto un tavolo con i produttori del settore per questa categoria, per improntare una qualche azione strategica di politica industriale, perché non possiamo permetterci di non batter ciglio mentre stiamo parlando di già 5 mila esuberi che, in questo momento, o sono posti di lavoro già persi, o sono posti che sopravvivono, ma con l'aiuto della cassa integrazione.
Questo tavolo non mi risulta sia stato ancora aperto. Era stato promesso addirittura dagli allora Ministri del lavoro e dello sviluppo Sacconi e Romani del Governo Berlusconi; fu garantita questa particolare attenzione, ma non fu mai aperto questo tavolo. La promessa è stata rinnovata dall'attuale Governo. Mi auguro a breve di vedere su questo punto dei fatti concreti. Pag. 50
Allora, partendo da questa straordinaria drammaticità della crisi di questo settore, il mio ordine del giorno impegna il Governo a valutare una serie di misure di effettivo sostegno a questo settore, che non sono aiuti di Stato. In particolare, sul fronte del costo dell'energia, l'articolo 39 del decreto potrebbe dare una mano, se poi i decreti saranno interpretati in modo tale da introdurre regimi tariffari speciali anche per i grandi consumatori industriali di energia elettrica, fra cui vi è l'industria dell'elettrodomestico.
Concludo soltanto ricordando una delle misure di sostegno che propongo nel mio ordine del giorno, cioè che la detrazione per la ristrutturazione edilizia di cui all'articolo 11 del presente decreto sia estesa, con lo stesso plafond, anche all'acquisto di elettrodomestici da incasso di classe energetica non inferiore ad A+, per l'arredo dell'unità immobiliare oggetto degli interventi di ristrutturazione. Questo ed altro si può fare, mi auguro che in un prossimo provvedimento il Governo attenzioni anche questo comparto.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/97.

ENZO RAISI. Signor Presidente, il nostro ordine del giorno sostanzialmente chiede al Governo di impegnarsi per aiutare un settore molto importante di questo Paese, che è quello dei biocarburanti. Infatti, il decreto ministeriale che intendeva attuare la direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, e intendendo recepire questa direttiva, in realtà ha imposto una serie di certificazioni che andrebbero ben oltre quanto richiesto dalla direttiva. Questo settore, che noi consideriamo un settore strategico, un settore importante per lo sviluppo di questo Paese, ovviamente di fronte a questa richiesta di ulteriori certificazioni, tra l'altro molto onerose per il settore stesso, chiede di avviare anche da questo di vista un processo di semplificazione, che poi abbiamo ritrovato in tutto il provvedimento oggi in discussione. Pertanto si chiede sostanzialmente, da parte del Governo, di intervenire con un atto che in qualche modo tenda a semplificare quel processo di certificazioni che con il decreto del gennaio scorso in qualche modo abbiamo - sbagliando, a nostro parere - chiesto a questo settore dei biocarburanti, che in questo momento si trova ultimamente in difficoltà. Già la crisi generale, ma che anche colpisce questo settore in particolare, non aiuta. Se poi noi aumentiamo la burocrazia, chiedendo cose che peraltro non erano espressamente richieste nello stesso provvedimento della direttiva europea, riteniamo che sia cosa buona e giusta ovviare a questo appesantimento burocratico che viene imposto al settore. Speriamo pertanto che il Governo accetti questo nostro ordine del giorno, che va appunto nella direzione della semplificazione di atti di un settore strategico, come ripeto, del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. L'onorevole Galli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/120.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame chiedo al Governo di istituire una commissione di valutazione e di inchiesta rispetto al costo dell'energia elettrica in Italia, un costo che è fortemente aumentato, in maniera abnorme - oltre l'40 per cento in quattro anni - nelle sue varie componenti, tenendo conto che la componente che dipende dal mercato internazionale ha causato solo un aumento del 13 per cento. Tutto il resto è causato dalle componenti che dipendono dalla distribuzione e del GSE, ovvero tutti gli incentivi che vengono dati sui settori elettrici. Io direi, tra le altre cose, che risultano molto interessanti le ultime risposte alle interrogazioni sul piano europeo date dal responsabile di settore Oettinger, il quale afferma che difficilmente è possibile certificare, specie sulle richieste italiane, il certificato di origine dell'energia elettrica che noi importiamo, ma che stranamente viene importato Pag. 51in Italia il certificato come energia prodotta da fonti rinnovabili.
Con riferimento a questo, ritengo che la diffusione della stessa e gli incentivi stiano abnormemente causando una crescita del costo dell'energia in Italia, con la messa in crisi di settori di produzione e l'incidenza fortemente negativa sul bilancio delle famiglie italiane. Ebbene, tutto ciò merita da parte del Governo l'applicazione di una commissione ministeriale d'inchiesta, tale da appurare quanto ciò sia reale e non dipenda da sprechi. Chiediamo che le società, fra cui quelle partecipate, come GSE, gestite direttamente dal Governo, dal Ministro dell'economia e delle finanze, abbiano l'immediata applicazione dei concetti della spending review (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/136.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, questo ordine del giorno fa riferimento ad una discussione che si è svolta presso la Commissione attività produttive durante la votazione del decreto-legge sullo sviluppo, in ordine proprio ad un piano di interventi urgenti per il ripristino degli edifici ad uso pubblico, intendendo, ovviamente, i musei, i comuni, le sedi comunali, le biblioteche, le chiese.
L'ordine del giorno si preoccupa anche di un potere significativo accordato al presidente della regione o ai presidenti delle regioni, nel caso, coinvolte anche parzialmente - come il Veneto e la Lombardia -, ai commissari regionali ed anche ai commissari straordinari per il dopo terremoto, per fare in modo che queste attività, che le convenzioni stipulate per la celere esecuzione delle attività di ricostruzione delle strutture alle quali facevo riferimento, ovvero interventi di riparazione, siano monitorate costantemente.
Chiediamo soprattutto che, per la fruibilità pubblica di questi edifici, il Governo si impegni a considerare la corretta imputazione - leggo testualmente - degli oneri derivanti dalla sottoscrizione delle convenzioni, in quanto tali convenzioni sono destinate a finanziare tutti - e sottolineo tutti - gli interventi previsti dal decreto-legge. Questo a maggiore garanzia dei destinatari, a condizione però che eventuali necessità ed eventuali iniziative non deroghino ad un impegno, assunto esplicitamente in Commissione dai componenti della Commissione medesima e dal Governo, volto a finanziare questa voce particolare che fa riferimento agli edifici ad uso pubblico. Pertanto, credo che un vincolo, una sollecitazione al Governo si giustifichi pienamente anche alla luce di passate esperienze non pienamente esaltanti. Non faccio, ovviamente, di ogni erba un fascio, ma sicuramente l'esperienza passata ci induce, e mi ha indotto, a presentare questo ordine del giorno di richiamo al Governo ad essere particolarmente attento nei confronti delle autorità preposte, perché i finanziamenti stabiliti per legge siano regolarmente destinati a tutte le strutture indicate in questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/157.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, ho ascoltato molto volentieri molti degli ordini del giorno dei miei colleghi che vanno nella stessa direzione, cioè quella di svolgere, in qualche modo, una funzione quasi suppletoria rispetto ai tagli che la spending review sta portando in un'altra sede del Parlamento a tutto quello che potremmo considerare il grande comparto della ricerca.
Il punto è che l'articolo 24 del provvedimento dispone di un contributo sotto forma di credito d'imposta per le imprese che assumono a tempo indeterminato profili altamente qualificati. Una misura analoga era prevista sperimentalmente per gli anni 2011 e 2012 dal decreto-legge n. 70 del 2011 per le imprese che finanziano progetti di ricerca in università o enti pubblici di ricerca. Grazie a tale agevolazione, università ed enti pubblici di ricerca Pag. 52hanno potuto sviluppare progetti anche in associazione, in consorzio o joint venture con altre qualificate strutture di ricerca, anche private, di equivalente livello scientifico.
Qui stiamo parlando, colleghi, signor Presidente, rappresentanti del Governo, di quello che è davvero il centro di propulsione di un Paese; stiamo parlando di quella che è, da un certo punto di vista, la costruzione della società e della conoscenza, così come recita sia il Trattato di Bologna sia, precedentemente, quello di Lisbona; stiamo trattando veramente di ciò che è il futuro di un Paese. L'architrave della conoscenza è quello che costituisce il maggiore e il migliore investimento per il futuro.
Ma lo stiamo facendo partendo dalla risorsa migliore per fare ricerca e per creare conoscenza, e cioè investire sui giovani. Qui, l'articolo 24 del decreto-legge parla di profili altamente qualificati. Vorrei ribadire che c'è un valore aggiunto nell'investire in profili altamente qualificati, ma vorrei sottolineare anche il danno che si creerebbe se noi, su questi profili altamente qualificati, girassimo la testa dall'altra parte e gli permettessimo, o di fuggire all'estero, oppure di accartocciarsi su se stessi, in questa sindrome da inoccupato che è l'anticamera di una depressione giovanile di cui sentiremo, poi, le conseguenze nel tempo.
Quindi, il mio ordine del giorno punta a chiedere e ad impegnare il Governo a prevedere, alla scadenza, una proroga della misura di cui in premessa - misura che, come ricordavo prima, era prevista dal decreto-legge n. 70 del 2011 - in modo da mantenere attivo questo canale di riconoscimento di risorse, anche sotto il profilo economico, che fanno da pendant a quelle risorse sotto il profilo intellettuale che, insisto, hanno, per tutti noi, anche in questo momento francamente buio, francamente difficile - come è quello che la situazione economica, ancora oggi, disegna sui giornali - il significato di permettere invece a questi giovani di guardare al futuro con un po' più di speranza. Si è detto che, in confronto al 3 per cento che investono gli altri, l'Italia investe la metà, forse questa piccola richiesta è una goccia nell'oceano ma potrebbe anche esser una goccia preziosa, in questo momento.

PRESIDENTE. L'onorevole Rigoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/193.

ANDREA RIGONI. Signor Presidente, presentiamo questo ordine del giorno che fa riferimento all'articolo 15 del decreto-legge in oggetto, cosiddetto decreto sviluppo. Questo articolo, al fine di destinare ulteriori risorse agli interventi infrastrutturali nel settore portuale, prevede la revoca dei fondi non utilizzati alla data del decreto-legge e trasferiti alle autorità portuali anche per il finanziamento di opere in scali marittimi da loro amministrati e ricompresi in siti di bonifica di interesse nazionale, le cosiddette aree SIN. Sostanzialmente, si estende anche ai porti SIN, La Spezia, Livorno, Piombino, Marina di Carrara, Ancona, Augusta, la misura di revoca prevista per tutte le altre autorità portuali dal decreto-legge n. 225 del 2010. La norma appare assolutamente condivisibile; la revoca di risorse, che già appariva immotivata per i porti non SIN - atteso che la mancata spesa, nella gran parte dei casi, non è derivata da inerzia delle autorità portuali ma, sostanzialmente, sempre da intoppi, lungaggini, burocrazie e difficoltà procedurali -, è del tutto illogica però per i casi in cui sia prevista per i porti che ricadono nelle aree SIN e per i quali le procedure risultano molto più complesse, molto più lunghe e vengono determinate dal Ministero dell'ambiente. Peraltro, il tempo trascorso dal decreto-legge n. 225 del 2010, che ricordavo, è solo di pochi mesi e solo in pochi casi ha consentito alle autorità portuali in area SIN di bandire i lavori per i quali erano state loro trasferite le risorse.
L'impatto di questa norma, inoltre, per alcune realtà appare effettivamente dirompente - mi riferisco al porto della mia città, Marina di Carrara - perché rischia di vanificare interventi se non, addirittura, piani di potenziamento e di adeguamento Pag. 53dei porti stessi. A proposito dell'autorità portuale di Marina di Carrara è previsto il taglio, secondo la relazione tecnica al provvedimento, di circa 27 milioni di euro, rispetto al taglio complessivo di 115 milioni di euro previsto dall'articolo 15. Solo per Marina di Carrara si va a tagliare quasi il 25 per cento del taglio generale. Qui lo voglio dire, signor Presidente, a me pare che si sia passati dai tagli orizzontali ai tagli alla cieca; infatti, questo taglio rischia, da una parte di vanificare il progetto di collegamento ferroviario tra il porto e la rete ferroviaria nazionale, ma dall'altra di dequalificare l'area portuale e retroportuale intesa come collegamento fra il porto e la realtà cittadina, andando a innescare meccanismi per arrivare a vanificare la vertenza in essere che, all'interno del porto di Marina di Carrara, il Ministero dell'economia e delle finanze sta gestendo come riconversione dei nuovi cantieri Apuania che, lo ricordo, occupano più di 180 lavoratori, dalla metalmeccanica al refitting con annesso progetto di recupero ad uso ricettivo alberghiero delle volumetrie esistenti.
Questo processo di riconversione dovrà avvenire tramite le risorse pubbliche della legge n. 181. Cioè, da una parte si tolgono risorse pubbliche e, dall'altra, le si rimettono. Questo modo di legiferare forse sarà molto semplice, ma alla fine rischia di creare grandi danni alle realtà economiche del nostro Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Rigoni.

ANDREA RIGONI. Concludo, signor Presidente. Tutto ciò tenendo conto che il Ministero ha riconosciuto la provincia di Massa Carrara come area a forte crisi industriale complessa. Quindi, il nostro ordine del giorno, Presidente, tende a ricordare al Governo di reperire, compatibilmente con la situazione generale, ulteriori risorse per le autorità portuali che operino nei siti di bonifica di interesse nazionale, in particolare il porto di Marina di Carrara.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/49.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, interverrò brevemente. A parte le altre questioni, questo provvedimento grida vendetta almeno per quanto riguarda la giustizia, e su alcuni aspetti si è già espressa la collega Capano. Infatti, quando si riduce, praticamente, la possibilità di appello sostanzialmente all'arbitrio o alla sommaria cognizione del giudice ad quem, chiaramente si elide uno dei cardini fondamentali del nostro diritto, e lo si fa - ed è la cosa più incredibile e a mio avviso scorretta - nell'ambito di un procedimento che con la giustizia non c'entra niente e in cui, come detto dalla Capano poco fa, si inserisce surrettiziamente di tutto, così che la gente non se ne accorge. Tralascio i dettagli sull'appello per il brevissimo tempo a disposizione, ma vorrei ricordare, perché resti agli atti, che con questo provvedimento si modifica anche la legge Pinto, cioè quella legge di civiltà che concede ai cittadini un'equa riparazione per le lungaggini giudiziarie, che, come sapete, stanno provocando danni immensi al nostro Stato. Anziché incidere sulle cause e sulla responsabilità della durata del processo, si preferisce far finta di niente e ridurre la giustizia. Nella legge Pinto, così come risulterà dopo queste emende, non solo si introducono i termini del noto processo breve (anni tre, due e uno di durata minima rispettivamente dei gradi primo, secondo e terzo) - aspetto che passa nel totale silenzio, mentre, quando la propose il Governo Berlusconi, per poco non scoppiò la guerra civile -, ma soprattutto, a questa norma si unisce la sostanziale elisione della stragrande maggioranza dei casi di possibilità di appello. Infatti, quando si concede al giudice di appello la possibilità di ammettere lo stesso appello, qualora vi fosse una ragionevole probabilità di essere accolto, quando esistono processi che richiedono la lettura di decine o centinaia di pagine, è chiaro che siamo di fronte ad una giustizia sommaria, che in moltissimi casi non ha Pag. 54quella ponderatezza e quell'approfondimento necessario.
Quindi, unendo la modifica della possibilità di appello con la modifica della legge Pinto si elimina il problema, certamente, perché il povero cittadino l'appello non se lo farà per niente. Quindi: sei anni minimi per chiudere il procedimento diventano sufficienti e, laddove poi, per miracolo, vi fosse davvero la possibilità di un risarcimento, questo sarebbe non più stabilito secondo equità com'era prima, ma ridotto a somme che vanno dai 500 a 1.500 euro per ogni anno di ritardo: parliamo di somme davvero irrisorie. Potrei dire molto altro, ma il tempo è scaduto e ringrazio la Presidenza.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, sospendo a questo punto la discussione per riprenderla alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, per il seguito dell'esame degli ordini del giorno, con l'espressione dei pareri da parte del rappresentante del Governo. Ad ogni modo, dovevo all'onorevole Granata un intervento sull'ordine dei lavori, quindi, come promesso, glielo concedo.

Sull'ordine dei lavori (ore 14,05).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, manterrò la promessa di essere estremamente breve. Innanzitutto voglio ribadire quello che ho già avuto modo di dire: ho compreso il suo imbarazzo nel momento in cui l'onorevole Mannino ha chiesto la parola e ha trasformato l'Aula del Parlamento in un luogo improprio, dove portare avanti la sua difesa, che dovrà avvenire in sede processuale. Tutto ciò accade in una fase delicata, come quella attuale, e in una stagione nella quale tutta la nazione, tutta l'Italia e credo e spero tutto il Parlamento, auspicano finalmente verità e giustizia sulle stragi del 1992, con l'individuazione precisa di responsabilità penali e personali.
Che si usi l'Aula parlamentare in maniera del tutto inopportuna, soprattutto alla luce dello status di imputato che attualmente l'onorevole Mannino riveste nel procedimento che proprio ieri ha visto la formalizzazione della richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Palermo, è un fatto particolarmente grave.
Il tutto viene aggravato anche da alcune considerazioni che sono state espresse in quest'Aula e cioè questo attacco frontale alla procura, in particolar modo al dottor Ingroia, che è il titolare di quell'inchiesta, giustificato dalla richiesta che Ingroia fa - che è una richiesta che in parte condividiamo - di istituire una Commissione d'inchiesta sulle stragi.
Credo che il Parlamento debba sapere che sulle stragi del 1992 la Commissione parlamentare antimafia, presieduta dall'onorevole Pisanu, porta avanti da almeno due anni un'indagine approfondita che sta per concludersi e che porterà, così come stabilito dalla legge istitutiva della Commissione stessa, all'attenzione delle Camere le risultanze dell'inchiesta stessa.
Credo sia assolutamente fuori luogo e politicamente non condivisibile, ma anche, da un punto di vista istituzionale, scorretto, utilizzare l'Aula del Parlamento per amplificare una propria posizione che diventa, a questo punto, una posizione politica, che è anche e contestualmente una posizione processuale per ribadire paradossalmente delle accuse verso la procura che ti accusa.
Io credo che ci sia anche una scelta di fondo, e cioè che le dichiarazioni che si tengono in quest'Aula parlamentare sono insindacabili, così come opportunamente la Costituzione prevede, e quindi tutto ciò che viene detto in questa Aula nei confronti, in questo caso, della procura abbia un'assoluta immunità rispetto alle valutazioni espresse.
Per questo, credevo doveroso da parte del gruppo Futuro e Libertà questo intervento. Riteniamo che l'Aula debba osservare Pag. 55una stretta e rigorosa attenzione e rispetto nei confronti di altri poteri, salvaguardando i propri certamente, ma non trasformarsi in un luogo dove in maniera impropria un imputato in un procedimento gravissimo possa portare avanti accuse ai propri accusatori e difese in un luogo che non è legato a questa finalità.
In questo senso la ringrazio di avermi voluto far precisare questa posizione. Ho evitato di insistere nel chiedere la parola, perché lei saggiamente ha evitato che si aprisse un dibattito sul tema proprio perché avrebbe amplificato la questione che ho voluto stigmatizzare. Con questo spirito credo che sia necessario tornare a ribadire dal banco di quest'Aula che il Parlamento italiano è al fianco della magistratura e pretende verità e giustizia sulle stragi del 1992 e sulla morte di Paolo Borsellino, le cui frequentazioni scolastiche non conosco, ma so certamente che la sua impostazione culturale e la sua impostazione esistenziale erano certamente ben lontane dal concepire un qualsivoglia rapporto con pezzi del potere politico che alla prova dei fatti - e credo che in sede processuale sarà provato - hanno avuto un ruolo nella tragica fine di Borsellino, della sua scorta e in quei fatti drammatici, su cui ancora oggi l'Italia pretende la verità e la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Onorevole Granata, solo una piccola precisazione da parte della Presidenza. Ovviamente l'imbarazzo da parte del Presidente non c'è nel merito degli interventi che vengono svolti, che sono di assoluta e personale responsabilità dei parlamentari che intervengono e che hanno tutto il diritto di poter esprimere la loro opinione.
L'osservazione fatta dal Presidente si riferiva al fatto che era stata richiesta la parola per un intervento sull'ordine dei lavori e che evidentemente l'intervento svolto non si riferiva all'ordine dei lavori in quella fase; avrebbe dovuto essere svolto, come ha fatto lei, a fine seduta. Questa era l'unica precisazione che il Presidente di turno, ma comunque altro Presidente avrebbe fatto, ed era giusto e corretto fare.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro della difesa, il Ministro dell'interno, il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Misure di sostegno al comparto agricolo, con particolare riferimento all'ipotesi di riduzione o esonero del versamento dei contributi per i lavoratori agricoli a tempo determinato - n. 3-02406)

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02406, concernente misure di sostegno al comparto agricolo, con particolare riferimento all'ipotesi di riduzione o esonero del versamento dei contributi per i lavoratori agricoli a tempo determinato (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, signor Ministro, questa interrogazione a risposta immediata parte dal fatto che ci sono circa un milione di lavoratori a tempo determinato nel comparto agricolo su cui i datori di lavoro pagano dei contributi eccessivi rispetto alla media europea. Pag. 56
Nel particolare, voglio ricordare, signor Ministro, il confronto tra i contributi che vengono pagati in Germania, che sono pari allo 0,02 per cento, contro il 35 per cento dei contributi che pagano i datori di lavoro in agricoltura in Italia. Potrei anche citare la Spagna, con il suo 18 per cento, e la Francia, con il 14 per cento.
Rispetto a questo quadro la competitività è davvero ridotta male, tenuto conto di questa disparità di contributi a livello europeo. Chiedo, dunque, cosa intenda fare il Governo nella fattispecie.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, ha facoltà di rispondere.

MARIO CATANIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, in merito all'interrogazione a risposta immediata dell'onorevole Ruvolo ritengo opportuno far presente che la circolare INPS n. 155 del 14 dicembre 2011 ridetermina, a legislazione vigente, le nuove aliquote contributive degli operai agricoli a tempo determinato e a tempo indeterminato. Dette aliquote, per i lavoratori agricoli a tempo determinato, vanno da un minimo del 31,2 per cento, per gli operai agricoli a tempo determinato di cooperative agricole di cui alla legge n. 240 del 1984, a un massimo del 49,1 per cento, per gli operai agricoli a tempo determinato della generalità delle aziende agricole con processi produttivi di tipo industriale. Nella stessa circolare vengono definite le agevolazioni contributive a favore del datore di lavoro che opera in territorio svantaggiato e in territorio particolarmente svantaggiato, che risultano essere del 68 per cento nel primo caso e del 75 nel secondo caso.
È bene ricordare, quindi, che oltre due terzi del territorio italiano è oggetto di significative riduzioni nel pagamento dei contributi agricoli, portando la pressione contributiva in linea con quella di altri Paesi comunitari. Va, inoltre, sottolineato che in alcuni Paesi, tra i quali la Germania citata dall'onorevole interrogante, la parte più consistente dei contributi previdenziali è pagata dal lavoratore e non dal datore di lavoro. Si tratta, quindi, di una scelta di politica sociale che l'Italia da molto tempo ha ritenuto di non seguire.
In conclusione, sono ben conscio delle difficoltà in cui versa il settore agricolo, ma l'ipotesi prospettata, di giungere a una sostanziale riduzione o all'esonero del versamento dei contributi per i lavoratori agricoli a tempo determinato, in linea con quanto sarebbe applicato nell'Unione europea, non appare praticabile nel breve periodo, tenuto anche conto dell'attuale situazione della finanza pubblica.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, ovviamente non mi ritengo soddisfatto della risposta per diverse ragioni. Intanto, comincerei con il dire che le aree svantaggiate, che pure rappresentano i due terzi e pagano certamente una quota inferiore rispetto a quelli che si trovano nelle aree non svantaggiate, non raggiungono certamente e non corrispondono - mi consenta di dissentire - con la linea europea.
Però, vorrei farle anche notare che le aree svantaggiate sono quelle prevalentemente in difficoltà, dove non ci sono certamente le migliori produzioni. Invece, dove sono situate le aree cosiddette normali ci sono delle produzioni di eccellenza.
Oggi più che mai, in una situazione nella quale l'Unione europea - e lei lo sa bene - dà la possibilità al Marocco di potere fare ingresso a tutto spiano soprattutto per i prodotti agroalimentari di area mediterranea, la concorrenza per l'Italia diventa tale, anche per questi parametri pari al 35 per cento, rispetto al 14 per cento della Francia o al 18 per cento della Spagna, da non poter competere.
È per me veramente una concorrenza sleale. Io ritengo che il Governo - comprendendo le difficoltà finanziarie del Paese e della situazione assai difficile - possa davvero attenzionare con molto interesse - sono fiducioso del suo impegno Pag. 57- per poter dare due possibilità: quella di garantire una competitività leale e quella di fare emergere il lavoro nero, che non è cosa da poco nel comparto agricolo.
Ritengo che queste siano le ragioni fondamentali e soprattutto ho voluto presentare questa interrogazione per conoscere il pensiero del Governo e - lo ribadisco ancora una volta - sono molto fiducioso del suo lavoro prossimo futuro.

(Elementi ed iniziative in relazione alla presenza nel manuale della Scuola marescialli e brigadieri dei carabinieri di espressioni in contrasto con il principio di non discriminazione in base all'orientamento sessuale - n. 3-02407)

PRESIDENTE. L'onorevole Concia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02407, concernente elementi ed iniziative in relazione alla presenza nel manuale della Scuola marescialli e brigadieri dei carabinieri di espressioni in contrasto con il principio di non discriminazione in base all'orientamento sessuale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, Ministro Di Paola, ho grandissima stima e riconoscenza per l'Arma dei carabinieri che, con la Polizia di Stato, salvaguardano la sicurezza dei cittadini.
Questo Parlamento è responsabile della mancata approvazione della legge contro l'omofobia e la transfobia. Per questo, il ruolo dell'Arma è ancora più importante: perché funge da supplente anche attraverso l'Osservatorio contro gli atti discriminatori. Per questo, le parole contenute nel manuale per gli aspiranti marescialli, che definisce l'omosessualità come «la prima degenerazione sessuale, insieme a necrofilia, zoofilia ed incesto» fa ancora più male.
Tutte le istituzioni dello Stato, in primis il Parlamento, devono impegnarsi nella lotta contro ogni forma di discriminazione e di lesione della dignità umana di tutti i cittadini.
Le chiedo, Ministro, se le parole scritte sul manuale siano state rimosse, come ha assicurato il comandante capo Gallitelli, e se sia stata avviata un'indagine interna per verificare se esistano ancora documenti lesivi dei diritti costituzionali dei cittadini omosessuali, che sono sicuramente un retaggio del passato, Ministro, ma che tutti abbiamo il dovere di lasciarci alle spalle.

PRESIDENTE. Il Ministro della difesa, Giampaolo Di Paola, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli deputati, la mia risposta sarà semplice, diretta e non leggerò neanche questo testo. La risposta è «sì»: è stato un errore, un errore materiale, ma un errore che abbiamo riconosciuto. L'Arma ha immediatamente sospeso quel manuale e ha dato disposizioni al suo ufficio dell'istruzione, all'ufficio che cura i manuali e le dottrine dell'Arma di rivedere tutti i testi affinché questo riferimento sia eliminato.
Quindi, posso rispondere non solo che l'Arma è in prima fila - come lei stessa ha riconosciuto - nella battaglia contro le discriminazioni di ogni tipo, non solo che l'Arma è membro attivo di parecchi istituti ed istituzioni nazionali ed internazionali in cui si combatte la discriminazione, ma che le disposizioni sono state date e, quindi, si è già proceduto - non si sta procedendo - nel senso dell'interrogazione che lei ha presentato e di questo le do l'assicurazione mia personale, del comandante e di tutta l'Arma.

PRESIDENTE. L'onorevole Concia ha facoltà di replicare.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la risposta e per le rassicurazioni. So di poter contare sull'Arma dei carabinieri: ho parlato personalmente con il comandante capo Gallitelli, che ha una grandissima sensibilità.
Però le dovevo dire che avevo il dovere, come parlamentare della Repubblica, di Pag. 58richiamare tutte le istituzioni - in primis il Parlamento - come ho fatto prima, alle sue responsabilità.
Il contrasto alla violenza omofoba e transfobica, che sono un allarme sociale, è un esercizio quotidiano, che ha innanzitutto bisogno degli strumenti legislativi.
Lo dico da qui dentro, da quattro anni e mezzo. Però ha anche bisogno delle forze dell'ordine che sono in prima fila e sicuramente ne ha bisogno anche attraverso la formazione di tutte le forze dell'ordine perché la violenza si combatte sicuramente con le leggi ma si combatte anche con la cultura e con l'educazione di tutti i cittadini, e con l'educazione anche di tutte le istituzioni, innanzitutto del Parlamento e della scuola, ma anche appunto delle forze dell'ordine.
Per questo le dico che voi continuerete e dovete fare da supplenti finché questo Parlamento non approverà le leggi; di questo vi ringrazio, e sono convinta che dobbiamo continuare a farlo insieme perché è una battaglia importante, di civiltà del nostro Paese, poiché questa battaglia nel nostro Paese è mancante. So di avere le forze dell'ordine accanto e questo sicuramente in qualche modo rassicura me e gli altri cittadini omosessuali e transessuali italiani e io continuo ad essere a disposizione - come ho detto al comandante Gallitelli - per continuare a farla insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Intendimenti del Governo in ordine all'avvio delle procedure necessarie all'indizione delle elezioni regionali in Molise - n. 3-02408)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02408, concernente intendimenti del Governo in ordine all'avvio delle procedure necessarie all'indizione delle elezioni regionali in Molise (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, oggi una domandina semplice, semplice, ma che è una cartina di tornasole per sapere se questo Governo rispetta la legge o fa come il precedente, predica bene e razzola male.
Dal 17 maggio scorso una sentenza del TAR ha sentenziato che sono nulle le elezioni in Molise, questa sentenza è esecutiva, per legge le sentenze esecutive si rispettano, si applicano e si eseguono. Dal 17 maggio ad oggi sono passati due mesi e voi ancora non avete fissato la data delle elezioni. La domanda, quindi, è molto semplice: avete intenzione di rispettare la legge e dare esecuzione alla sentenza fissando il giorno delle elezioni o ancora una volta tirate a campare giocando sull'equivoco e lasciando al governo una persona che illegittimamente in quella regione sta al governo, oltre a non avere nemmeno i meriti etici?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Di Pietro chiede al Governo se si intendano avviare le procedure necessarie all'indizione delle elezioni regionali nel Molise in seguito alla sentenza del TAR che ha annullato le precedenti consultazioni elettorali del 2011.
Al riguardo voglio innanzitutto precisare che il procedimento per l'indizione e lo svolgimento delle elezioni regionali del Molise, allo stato della normativa vigente, non avendo la regione stessa esercitato la potestà legislativa come attribuita dell'articolo 122 primo comma della Costituzione, resta ancora disciplinato dalle norme statali. In particolare l'articolo 1, 6 comma, della legge 17 febbraio 1968, n. 108 (Norme per la elezione dei consigli regionali delle regioni a statuto normale), richiama l'applicabilità delle disposizioni del testo unico per l'elezione degli organi comunali, decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570. Il predetto testo unico stabilisce che nel caso di pronuncia di decisione di annullamento Pag. 59delle elezioni le stesse possono essere rinnovate solo nel momento in cui la decisione di annullamento è divenuta definitiva «articolo 85».
Il principio è stato ribadito anche dal Consiglio di Stato, l'alto consesso ha precisato infatti che ai fini della rinnovata convocazione dei comizi elettorali, all'esito di una pronuncia di annullamento, deve farsi riferimento alla data in cui l'accertamento giudiziario è divenuto incontrovertibile. In altri termini, solo se la sentenza passata in giudicato determina un accertamento irretrattabile della illegittimità, mentre tale non è la sentenza, ancorché esecutiva, soggetta al ricorso di un'istanza superiore.
Nel caso segnalato dall'onorevole Di Pietro la sentenza del TAR per il Molise è stata impugnata innanzi al Consiglio di Stato, il cui giudizio risulta tuttora pendente. Qualora l'esito della decisione definitiva confermi la sentenza del TAR, il rappresentante dello Stato per i rapporti con il sistema delle autonomie della regione Molise potrà adottare i conseguenti provvedimenti di convocazione dei comizi per le elezioni regionali e di determinazione dei seggi spettanti al consiglio regionale. Attendiamo quindi il giudizio del Consiglio di Stato.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, prendo atto della sua risposta e la ringrazio della chiarezza della stessa, che contesto in radice. Se una sentenza è esecutiva, che senso ha dire che è esecutiva se non può essere applicata? È un controsenso dire che è esecutiva se non può essere applicata. Per definizione tutto ciò che è esecutivo deve essere applicato, altrimenti tutto questo è contra legem. Prendo atto che voi fate una scelta pilatesca rifugiandovi dietro ciò che non è previsto e non è detto dalla legge. La legge dice infatti che se c'è un provvedimento esecutivo, questo va eseguito e in questo momento voi state facendo un'omissione di atti di ufficio, perché non date esecuzione ad una sentenza esecutiva. La ringrazio per aver chiarito il suo pensiero, che è un pensiero di complicità rispetto a ciò che sta facendo il presidente della regione Molise. Forse lei non sa che in questo momento, proprio sapendo ciò che gli sta accadendo, questo signore sta emanando una serie infinita di provvedimenti e delibere, all'interno della giunta e suoi personali, che nulla hanno a che fare con gli interessi della regione. Forse lei non sa e le vorrei ricordare che ci sono ragioni di legittimità e di merito che impongono un intervento. Noi siamo già intervenuti con quattro, dico quattro, interrogazioni a risposta immediata e finalmente siamo riusciti ad ottenere la nomina di un commissario ad acta per venire incontro alle gravi omissioni e abusi che questo signore ha commesso. Le ricordo che egli è stato già condannato una volta con sentenza passata in giudicato, che ci sono otto procedimenti penali in corso, che in questo momento il nostro Molise è in stato fallimentare. Quindi c'è una violazione della legge elettorale. Questo signore è abusivo nelle sue funzioni, perché egli è stato eletto presidente della regione violando le regole elettorali. È una ragione per cui il TAR ha già stabilito in via esecutiva che bisogna rifare le elezioni, che voi non volete fare. Ne prendiamo atto e la ringraziamo, perché sappiamo che il Molise per altri tre mesi dovrà subire un'onta di questo genere, e riteniamo colpevoli anche voi di questa commistione di affari che, in Molise, sta portando avanti il presidente della regione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative relative alla condizione dei profughi provenienti dal nord Africa durante l'anno 2011 a cui non è stata riconosciuta la protezione da parte delle commissioni territoriali - n. 3-02409)

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02409, concernente iniziative relative alla condizione dei profughi provenienti dal nord Africa durante l'anno 2011 a cui Pag. 60non è stata riconosciuta la protezione da parte delle commissioni territoriali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro. Come lei saprà, le vicende che sono accadute in Libia nel 2011, hanno provocato un afflusso straordinario di profughi verso il nostro Paese, che aveva reso necessario un programma di accoglienza di emergenza, che è stato affidato alla Protezione civile. La stragrande maggioranza dei profughi ha presentato richiesta di asilo e le loro istanze sono oggetto di valutazione da parte delle competenti commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, ma sulla base dei dati che noi abbiamo, oltre la metà dei richiedenti ha avuto risposta negativa e molti di questi stanno presentando ricorso in tribunale. Vista la situazione della nostra giustizia, questo è un aggravio ulteriore.

PRESIDENTE. Onorevole Pezzotta, la prego di concludere.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, ho già esaurito il tempo a mia disposizione? Non ho ancora cominciato. Chiederò solo due cose.

PRESIDENTE. Dura lex sed lex.

SAVINO PEZZOTTA. Poiché ci costano un bel po' di soldi, e visto che siamo tutti in una fase di restrizioni, vorremmo sapere se è previsto un programma di rimpatrio volontario assistito. Noi avevamo avanzato una proposta per facilitare il rientro di queste persone, ma tuttora non vediamo nessun movimento di questo genere.
Esiste il rischio concreto che oltre 15 mila profughi, provenienti dal nord Africa, entrino in situazione di irregolarità. Ecco, quello che volevo sapere era se c'è un piano di rientro e di accompagnamento che potrebbe anche alleggerirci sul piano economico.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Pezzotta, unitamente ad altri onorevoli, chiede al Governo se sia stato elaborato un piano per superare la situazione di emergenza venutasi a creare in seguito alla fortissima pressione migratoria che ha interessato il nostro Paese nel corso del 2011. Voglio subito ricordare che, fin dalla prima fase di emergenza, sono state ricercate forme integrate di intervento, che hanno fatto perno sulla ricerca di intese con i livelli di governo regionale e locale per un'equilibrata e condivisa ripartizione degli oneri connessi alle misure di accoglienza.
C'è comunque la consapevolezza che il superamento dell'emergenza e il necessario ritorno, entro la fine del 2012, ad un ambito di ordinarietà, debba comportare l'attuazione di articolati interventi di breve e medio periodo. In questa prospettiva continua il dialogo interistituzionale attraverso il lavoro di un tavolo tecnico, a cui partecipano i rappresentanti della Protezione civile, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, delle regioni, delle province e dei comuni, finalizzato all'approvazione di un piano di azione con l'indicazione dei tempi e delle risorse finanziarie per uscire dall'emergenza.
È stata avvertita come esigenza primaria quella di assicurare, in un momento peraltro di severa difficoltà finanziaria del Paese, adeguate risorse per il proseguimento della fase di accoglienza diffusa, tenendo conto delle esperienze positive già maturate nel sistema di protezione dei sistemi dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Al riguardo, con il decreto-legge n. 95 del 6 luglio scorso di revisione della spesa pubblica, sono stati stanziati 500 milioni di euro per la copertura del fabbisogno finanziario legato all'emergenza umanitaria nord africana.
Ricordo, infine, che, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 Pag. 61maggio, è stata prorogata di ulteriori sei mesi la durata dei permessi di soggiorno rilasciati per motivi umanitari ai cittadini appartenenti ai paesi del nord Africa e giunti nel territorio nazionale nei primi mesi del 2011. La decisione, come si legge nelle premesse, è stata adottata per rafforzare il processo di graduale inserimento dei predetti immigrati nel tessuto economico e sociale del Paese, consentendo al contempo di sviluppare anche programmi per il rientro volontario nei Paesi di origine o di provenienza.
A tale ultimo riguardo, il 3 aprile scorso mi sono recata in Libia per sottoscrivere un'intesa con le autorità di quel Paese che, tra i suoi punti cardine, prevede proprio l'avvio di iniziative, con il coinvolgimento dell'Organizzazione internazionale delle immigrazioni, per favorire il rientro volontario degli immigrati. Mi sono, inoltre, fatta parte attiva presso i competenti organismi dell'Unione europea per ottenere il sostegno concreto alla realizzazione di tale iniziativa.
In conclusione, voglio ribadire il mio personale impegno affinché venga dedicata la più grande attenzione al rispetto della dignità degli immigrati. In questo senso assicuro che non esiterò ad intervenire su qualsiasi iniziativa già adottata, o che dovesse essere intrapresa nel futuro, che non rispetti o si discosti da questa linea, e che possa apparire lesiva dei diritti fondamentali della persona.

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di replicare.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, prendo atto di alcune precisazioni che il Ministro ha fatto, ma che complessivamente non mi hanno dato ancora l'idea che noi tentiamo di risolvere questa questione. Come il Ministro saprà forse meglio di me, nei luoghi di accoglienza ci sono delle forti tensioni, c'è l'esigenza di molti di poter rientrare e, inoltre, io credo che noi dovremmo favorire dei processi di rientro perché i costi potrebbero diventare eccessivi. Pertanto, la mia sollecitazione è che si agisca con un po' più di determinazione e di velocità.

(Iniziative a seguito della sentenza di condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo in relazione alla vicenda della mancata attribuzione delle frequenze a favore dell'emittente Europa 7 - n. 3-02410)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02410, concernente iniziative a seguito della sentenza di condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo in relazione alla vicenda della mancata attribuzione delle frequenze a favore dell'emittente Europa 7 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, in effetti, i cittadini italiani debbono sapere che il Governo del nostro Paese è stato condannato a risarcire 10 milioni di euro per aver ritardato negli anni la concessione delle frequenze televisive a Europa 7. Nella motivazione della sentenza si legge: «Le autorità italiane non hanno rispettato l'obbligo previsto dalla Convenzione europea dei diritti umani di mettere in atto un quadro legislativo-amministrativo per garantire l'effettivo pluralismo dei media». Si legge ancora un passaggio molto grave: «Le autorità italiane hanno interferito con i suoi legittimi diritti (di Europa 7, ovviamente) con la continua introduzione di leggi che hanno via via esteso il periodo in cui le televisioni che già trasmettevano potevano mantenere la titolarità di più frequenze.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, la prego di concludere.

ANTONINO LO PRESTI. Quindi, signor Presidente, onorevole Ministro Passera che risponderà all'interrogazione, noi chiediamo che cosa intende fare il Governo di fronte a questa sentenza. 10 milioni dovranno essere rifusi a Europa 7. Chiediamo di sapere se il Governo intende rivalersi di questi 10 milioni di euro nei Pag. 62confronti di coloro i quali in questi anni hanno avuto la responsabilità di questo inammissibile ritardo.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, trattandosi di tematiche precedenti alla mia venuta e abbastanza di tipo legale, leggo questa nota, che naturalmente ho contribuito a preparare. Sulla vicenda segnalata sono intervenute più pronunce, tanto da parte degli organi di giustizia amministrativa sia in primo che in secondo grado, quanto in sede europea. Infine, vi è stata la sentenza del giugno scorso, che ha condannato lo Stato italiano al risarcimento del danno per violazione dell'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo sulla libertà di espressione e di informazione, nonché per violazione delle norme poste a protezione della proprietà privata. Questa è l'ultima decisione resa sulla complessa vicenda processuale che vede coinvolta la società Europa 7.
Tale società, pur essendo divenuta titolare di concessione, in seguito a pubblica gara, non si vedeva assegnati i canali utili ai fini della effettiva trasmissione radiotelevisiva, in attesa del programma di adeguamento degli impianti al piano nazionale di assegnazione delle frequenze. Al riguardo, sottolineo che la richiesta di risarcimento del danno da parte di Centro Europa 7, come evidenziato dal Consiglio di Stato, si inserisce in un contesto «fattuale estremamente complesso, connotato dalla presenza di interessi pubblici senz'altro primari e di correlati interessi privati non meno rilevanti e in un contesto ordinamentale non agevole e condizionato anche da gravi problematiche tecniche».
Le richieste risarcitorie della società in questione sono dirette ad affermare innanzi ai giudici nazionali la responsabilità per fatto illecito dell'allora Ministero delle comunicazioni con riferimento a tutti i danni derivanti dalla mancata tempestiva assegnazione di una rete o di frequenze idonee a consentire l'esercizio dell'attività di radiodiffusione televisiva in ambito nazionale e, innanzi alla Corte europea, la responsabilità del Governo italiano per la violazione sotto vari profili della normativa della Corte europea dei diritti dell'uomo.
Al riguardo, lo stesso Consiglio di Stato, nell'analizzare gli estremi della condotta dell'amministrazione sia dal punto di vista oggettivo che soggettivo, con la sentenza n. 242 del 2009, ha evidenziato la sussistenza di un quadro normativo non chiaro connotato dalla presenza di vincoli, anche normativi, tali da escludere che la condotta posta in essere dall'allora Ministero delle comunicazioni - riferisco le parole dell'alto consesso di giustizia amministrativa - «possa essere connotata da notevole gravità e, tanto meno, da dolo nei confronti di Europa 7, sussistendo esclusivamente la colpa di non eccessiva entità».
La stessa sentenza della Corte dei diritti dell'uomo del 7 giugno 2012, in modo analogo, riconduce ad un quadro normativo non chiaro, né preciso, nonché alla continua introduzione di leggi che hanno via via esteso il periodo in cui le televisioni, che già trasmettevano, potevano mantenere la titolarità di più frequenze, la principale causa del ritardo nell'assegnazione delle frequenze

PRESIDENTE. Ministro Passera, la prego di concludere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Concludo. Alla luce delle argomentazioni che emergono dalle pronunce emesse, tanto dai giudici nazionali, quanto dalla Corte europea, in riferimento a tale complessa vicenda contenziosa, non sembrano emergere responsabilità di tipo individuale quantomeno sul piano della responsabilità amministrativa, fatta salva la valutazione delle autorità competenti specificatamente per tali profili.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di replicare.

Pag. 63

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, signor Ministro, le riconosco una certa pragmaticità. Da tecnico lei avrebbe dovuto rispondere in un altro modo a questa interrogazione a risposta immediata.
Mi permetta di evidenziare come gli uffici abbiano elaborato un testo che non dice assolutamente nulla, in puro «politichese» - assolutamente sì -, che, credo, i cittadini italiani non abbiano compreso perché non date una risposta. Il quadro normativo è talmente complesso che non riusciamo ad individuare i responsabili.
Intanto, vi è una sentenza di condanna e una motivazione chiara, che mi sono permesso di portare con me, dove si dice: «Le autorità italiane hanno interferito con i suoi legittimi diritti» - di Europa 7 - «con la continua introduzione di leggi che hanno via via esteso il periodo in cui le tv che già trasmettevano potevano mantenere la titolarità di più frequenze». Benissimo. Questo è un passaggio grave. Per carità, voi pagherete 10 milioni di euro, su questo non vi è dubbio, perché la sentenza sarà eseguita e lo Stato italiano dovrà onorarla, però è chiaro che conosciamo tutti la storia degli ultimi vent'anni di questo Paese e sappiamo tutti perfettamente come sono andate le cose sul punto specifico.
Allora è ovvio che, al di là delle le leggi «pastrocchiate», di cui è responsabile sicuramente il Parlamento, vi saranno anche responsabilità dirette di coloro i quali avevano l'obbligo di venire comunque incontro alle esigenze di questa emittente televisiva e che non lo hanno fatto, probabilmente approfittando, ingiustamente, di un quadro normativo, come lei stesso ha detto, confuso. Mi aspetterei che il Governo su questo fronte attivasse procedure molto più concrete. Ripeto, la questione non si chiude qui, perché i cittadini hanno diritto di sapere se, in tempi così gravi e di crisi, possiamo permetterci di pagare, doverosamente, un risarcimento di 10 milioni di euro, senza sapere chi è il responsabile di questo danno.

(Iniziative per difendere gli asset industriali strategici, con particolare riferimento al gruppo Finmeccanica - n. 3-02411)

PRESIDENTE. L'onorevole Saglia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02411, concernente iniziative per difendere gli asset industriali strategici, con particolare riferimento al gruppo Finmeccanica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, signor Ministro, vorremmo interrogarla sul tema che riguarda le privatizzazioni, in particolare con riferimento al tempo che stiamo vivendo, una crisi economica e finanziaria preoccupante, alla quale stiamo rispondendo, anche condividendo le misure che il Governo ha avuto modo di intraprendere, soprattutto sotto il profilo del rigore e della crescita.
La nostra preoccupazione è che le privatizzazioni in corso, che sono nel programma del Governo, possano subire un'accelerazione determinata da un lato certamente dal bisogno di ridurre il debito pubblico, ma dall'altro anche dalla necessità che siano orientate ad una politica industriale.
Abbiamo fatto riferimento al tema dell'Ansaldo energia, abbiamo letto che questa società sta per essere ceduta alla Siemens, e quindi vorremmo capire quali sono le linee strategiche che il Governo intende seguire per proteggere l'industria nazionale e salvaguardare i posti di lavoro.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, Finmeccanica, come sappiamo, è un'azienda importante, che opera in parecchi, sicuramente molti, settori globali e competitivi.
Pag. 64
Sta lavorando ad un piano di ristrutturazione e di rilancio per affrontare le situazioni anche critiche che si trova a fronteggiare. Nel piano che ha approvato al suo interno, e che ha presentato ai mercati, vi è anche lo scopo di concentrare i suoi futuri impegni in un numero più limitato di settori, questo anche con l'obiettivo di rendere il suo indebitamento sostenibile.
Ansaldo energia è una buona azienda che va bene, che ha conquistato una nomea ed una posizione importante sul mercato, che ha già aperto il capitale a investitori finanziari e che ha bisogno di un azionista di maggioranza solido, convinto del suo programma di investimenti, in grado di finanziare il suo sviluppo, di aumentare gli investimenti sul territorio, e di aumentare l'occupazione. Se Finmeccanica deciderà di dismettere questo settore, perché non si sentirà in grado di essere questo tipo di azionista, è chiaro che bisognerà seguire nella dismissione il perseguimento di questi obiettivi. Noi seguiremo, per quanto di competenza, questa operazione.
Il senso della mia risposta è che l'importante è che noi troviamo un azionista per Ansaldo energia. Se non fosse Finmeccanica, che sia però convinto, in grado e impegnato ad aumentare non soltanto la possibilità di successo sul mercato, ma anche gli investimenti e l'occupazione in Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Saglia ha facoltà di replicare.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, signor Ministro, noi siamo parzialmente soddisfatti della risposta, nella misura in cui vorremmo confrontarci su questo argomento, ne cogliamo questa occasione, pensiamo che sarebbe utile che vi fosse una cabina di regia nel Governo per affrontare le tematiche che riguardano sia la politica industriale che le privatizzazioni, perché sappiamo quanto talvolta coloro che decidono, con tutta la competenza del caso, ma senza una prospettiva di carattere industriale, risiedono proprio al Ministero dell'economia e delle finanze, essendo poi loro azionisti delle società pubbliche di riferimento.
Quindi, a noi piacerebbe di più un maggiore coinvolgimento ed impegno - che sono certo non mancheranno - anche da parte del Ministero dello sviluppo economico, non certo per difendere i «panettoni di Stato», come si diceva un tempo. Qui non si tratta di essere favorevoli o meno alle privatizzazioni o di dichiararsi favorevoli o meno rispetto alla nazionalità degli acquirenti, ma di avere un disegno industriale - che a noi pare abbia in Ansaldo energia un tassello di questo mosaico - e di essere disponibili a capire se vi sono opportunità migliori, fermo restando che il nostro obiettivo deve essere quello di mantenere aziende che hanno capacità di produrre prodotto interno lordo nel nostro Paese, capacità di tenuta occupazionale e soprattutto qualità ed eccellenza nei prodotti che vengono posti sul mercato.
Si parla anche di Ansaldo STS nel sistema di segnalamento. Ansaldo energia stessa, nelle turbine e nei componenti meccanici delle centrali termoelettriche, ha un'eccellenza e una leadership al livello mondiale.
È chiaro che, se pure il controllo di questa società non deve essere ovviamente statale a tutti costi o partecipato dal pubblico a tutti costi, si tratta di un asset nazionale e, quindi, ci auguriamo che queste competenze non siano poi sottratte al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative di competenza per implementare il controllo sulla gestione delle risorse pubbliche nella regione Sicilia - n. 3-02412)

PRESIDENTE. L'onorevole Simonetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02412, concernente iniziative di competenza per implementare il controllo sulla gestione delle risorse pubbliche nella regione Sicilia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

Pag. 65

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, notizia di questi giorni di dibattito nazionale è la situazione disastrosa dei conti pubblici della regione Sicilia, una regione che spende moltissimo in spesa corrente, in quella spesa improduttiva, clientelare ed assistenziale, tanto che ha 28 mila dipendenti contro i 5 mila della Lombardia, pur avendo la metà dei cittadini, e contro i 3.300 dipendenti del Piemonte.
Ecco, quindi, che in una situazione in cui noi abbiamo votato in Costituzione il pareggio di bilancio è giusto andare a controllare vivacemente quelle realtà che spendono i soldi in maniera appunto assistenziale e clientelare.
Chiediamo, quindi, al Governo se è veramente intervenuto con 400 milioni di finanziamento alla regione Sicilia, con quali modalità, dove sono stati presi questi fondi e se ci saranno ulteriori finanziamenti (si parla di ulteriori 230 milioni per la sanità della Sicilia). Inoltre, chiediamo se il Governo controllerà i bilanci euro per euro di questa regione così spendacciona e se è stato programmato anche un piano di rientro, basato sui costi e fabbisogni standard e non, quindi, su contribuzioni a pioggia e a pie' di lista, come sempre.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, nella risposta all'interrogazione occorre premettere che sono stati avviati i tavoli di confronto con la regione Sicilia, finalizzati ad esaminare la situazione economico-finanziaria della regione stessa.
Per quanto concerne la richiesta di implementare i controlli sulla gestione delle risorse pubbliche, si precisa che tale operazione incontra il limite delle garanzie derivanti dallo Statuto di autonomia, che non consente ingerenze dello Stato oltre i confini stabiliti dalle norme stesse. In particolare l'articolo 28 del regio decreto legislativo 15 maggio 1946 impone termini precisi per il controllo preventivo di legittimità costituzionale delle leggi regionali, mentre allo Stato non sono consentiti controlli di merito sull'efficienza e l'efficacia della spesa.
Ulteriori possibilità di controllo della spesa siciliana sono rinvenibili nelle norme relative ad obblighi derivanti da impegni assunti dall'Italia in sede comunitaria come ad esempio il Patto di stabilità interno, applicabile anche alle autonomie speciali.
In merito alla richiesta di utilizzare i cosiddetti costi e fabbisogni standard nei piani di risanamento regionali, si fa presente che, sulla scorta di recenti sentenze della Corte costituzionale, la determinazione di tali criteri è da ritenersi un passaggio necessario finalizzato anche alla confrontabilità degli ordinamenti finanziari delle autonomie speciali. In particolare, la Corte costituzionale, con sentenza n. 201 del 2010, ha stabilito l'esclusiva applicabilità nei confronti delle autonomie speciali dei principi contenuti negli articoli 15, 22 e 27 della legge n. 42 del 2009. Secondo tale pronuncia si deve ritenere che i principi della legge suddetta non possano essere direttamente desunti dagli articoli cui devono riferirsi i decreti legislativi delegati per l'attuazione del federalismo, ma devono essere definiti nell'ambito più corretto indicato nell'esegesi della norma della Corte costituzionale della normativa di attuazione statutaria. In tale senso, rimane indenne la necessità di una disciplina concreta dei principi che, con specifico riferimento all'articolo 27 citato, riguardano gli obiettivi di perequazione e di solidarietà, l'assolvimento degli obblighi posti dall'ordinamento comunitario, il principio del graduale superamento del criterio della spesa storica...

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento.. .. cui peraltro si lega uno dei punti cardine della riforma, principi - il che è incontestabile - che devono essere recepiti nelle emanande norme di attuazione. Si ritiene pertanto Pag. 66che la sede idonea per definire le modalità applicative dei costi e fabbisogni standard sia rinvenibile nel tavolo di confronto di cui all'articolo 27 della citata legge 5 maggio 2009, n. 42.

PRESIDENTE. L'onorevole Simonetti ha facoltà di replicare.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, sono molto insoddisfatto perché la risposta del Ministro certifica una cosa: una delle poche regioni in Italia che ha la possibilità di autonomia non utilizza la medesima autonomia per essere virtuosa ma, anzi, addirittura la utilizza per non farsi controllare, perché possa essere all'esterno di ogni tipo di controllo, però richiede i fondi e lo Stato supinamente dà questi fondi. Infatti, se il ministro non mi ha risposto è perché ci saranno 400 milioni più 230 milioni di euro a scapito di tutti quegli enti locali del Nord virtuosi che vengono ad essere penalizzati dalla vostra manovra della spending review che va a colpire chi meglio gestisce i fondi pubblici, perché le spese derivanti dai consumi intermedi escludono le spese per il personale, che sono quelle che hanno creato il debito grosso, grossissimo, della regione Sicilia.
Questo è un Governo quindi contro il Nord; contro la questione settentrionale; contro i comuni del Nord; contro le imprese del Nord, perché non diminuisce il loro cuneo fiscale, ma addirittura ne aumenta la pressione fiscale; contro le famiglie del Nord, perché con l'IMU prima casa, con il taglio delle pensioni, con la riforma del lavoro va a colpire tutta quella fascia di società che continua a contribuire a questo Stato che spende i soldi e che non attua le leggi che noi avevamo proposto e che erano quelle appunto del federalismo fiscale, dei costi e fabbisogni standard, dell'eliminazione della spesa storica a favore appunto di una spesa più consapevole e più certificata. Si tratta di cose che il Ministro oggi ci ha detto che non può fare, perché lo Statuto della regione Sicilia la rende autonoma. Piacerebbe a me, come piemontese, come presidente di provincia, avere tutte le possibilità di uno Statuto di autonomia della mia regione e della mia provincia, invece mi trovo a dover certamente certificare il dissesto per i tagli che voi farete con la spending review, che tolgono 500 milioni di euro ulteriori agli enti locali, proprio quegli enti locali virtuosi, che voi colpite costantemente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative volte a riconoscere autonomia gestionale, contabile ed organizzativa alle casse previdenziali degli ordini professionali - n. 3-02413)

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02413, concernente iniziative volte a riconoscere autonomia gestionale, contabile ed organizzativa alle casse previdenziali degli ordini professionali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, parliamo di previdenza e parliamo delle casse di previdenza di alcune categorie: ingegneri, avvocati, medici, geometri, commercialisti. Queste casse hanno un'autonomia gestionale e addirittura contribuiscono, con la tassazione del proprio patrimonio, alla fiscalità generale, quindi danno soldi allo Stato.
A queste casse sono state chieste ultimamente delle condizioni durissime, addirittura una sostenibilità fino a cinquant'anni della previdenza stessa, cosa che non si chiede alla previdenza pubblica o all'INPS. Dall'altra parte, però, si punta, con la spending review e con altri interventi, a sottrarre risorse ed economie e a darle allo Stato. Allora, la domanda che pongo è questa: queste casse non costano niente, assicurano una buona rendita ai loro iscritti, lo Stato le vuole mantenere oppure le vuole buttare nella voragine dell'INPS e dello sperpero pubblico?

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

Pag. 67

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, a proposito dell'autonomia gestionale, contabile e organizzativa degli enti di previdenza privati e privatizzati degli ordini professionali si fa presente che la loro autonomia costituisce tuttora un principio cardine fissato dal decreto legislativo n. 509 del 1994.
Lo stesso articolo 24, comma 24, del decreto «salva Italia», nel delineare l'obiettivo dell'equilibrio tra entrate e spese secondo bilanci tecnici riferiti ad un arco temporale di cinquant'anni, demanda agli enti l'individuazione ed adozione delle misure più idonee per conseguire tale finalità. Si coglie l'occasione per informare che proprio domani il Ministro Fornero incontrerà i predetti enti per fare il punto sulle misure da essi intraprese in tale direzione. Questa riconosciuta autonomia gestionale e contabile deve, d'altra parte, trovare un necessario contemperamento, considerato che la natura pubblica della funzione svolta squilibra la previdenza obbligatoria e, quindi, il primo pilastro del sistema pensionistico. In questo senso, appaiono coerenti quelle forme di contrappeso che circoscrivono l'autonomia piuttosto che a un ambito di effettivo dispiegamento, a garanzia e salvaguardia del più efficace perseguimento delle finalità previdenziali e a tutela delle prestazioni in atto e future degli iscritti.
In tal senso, il rispetto dell'equilibrio del saldo previdenziale nell'arco del cinquantennio, da perseguire attraverso la messa in sicurezza dei conti e l'avvio di riforme strutturali, si inserisce in un sistema già consolidato di controlli e garanzie, di cui costituisce pilastro la legge n. 335 del 1995, con l'individuazione di parametri a cui gli enti previdenziali privati e privatizzati devono uniformarsi.
Quanto all'istituendo fondo gestito dallo Stato, in cui dovrebbero confluire i risparmi ottenuti dalle casse, si fa presente che l'eventuale inclusione degli enti tra i destinatari della norma, comunque ancora in fase di conversione e la cui portata sarà oggetto di prossimi approfondimenti, sembra porsi in linea di continuità con il loro inserimento nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione e, quindi, con l'applicabilità per essi delle disposizioni in materia di finanza pubblica, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge n. 196 del 2009. Per quanto riguarda, infine, l'ipotizzata discrasia che esisterebbe tra la tendenziale intangibilità dei patrimoni delle casse da un lato e l'assoggettamento di tali patrimoni all'ordinario prelievo fiscale dall'altro, si osserva che tale discrasia non sussiste e ciò in quanto la vigente normativa non impedisce alle casse di trarre utilità economica dall'utilizzo del patrimonio, in tal modo determinando capacità reddituale che sarebbe antisistemico sottrarre al generale obbligo impositivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di replicare.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatto per buona parte della risposta del Ministro e torno a dire che le casse previdenziali autonome sono strutture assolutamente valide, funzionanti, che non costano niente allo Stato, che sostengono la fiscalità pubblica, che assicurano e assicureranno ai loro iscritti redditi considerevoli, maggiori di quelli assicurati dalla previdenza pubblica, in rapporto anche alla contribuzione, e, quindi, funzionano meglio della parte pubblica.
Quello che chiedo è che quando si andrà a discutere come utilizzare queste risorse del fondo istituendo, sia considerata la primarietà e l'interesse delle casse a mantenerle in vita, ad assicurare ai loro iscritti e ai loro contribuenti un futuro, affinché la mano della previdenza pubblica, della grande voragine, della grande vora che è l'INPS, non possa in alcuna maniera impossessarsi o danneggiare quella che è una delle eccellenze della previdenza del Paese.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Pag. 68
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16 con il seguito della discussione del decreto-legge recante misure urgenti per la crescita del Paese.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bongiorno, Brugger, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Lucà, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Palumbo, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 5312-A/R.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato approvato l'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, su cui il Governo aveva posto la questione di fiducia, e si sono conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
Avverto che l'ordine del giorno Morassut n. 9/5312-AR/110 è stato ritirato dal presentatore.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 5312-A/R)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere sugli ordini del giorno presentati.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, formulo i pareri sugli ordini del giorno presentati al disegno di legge di conversione del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Moffa n. 9/5312-AR/1 e Bernini Bovicelli n. 9/5312-AR/2.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cazzola n. 9/5312-AR/3, a condizione che sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare, sulla base delle premesse, l'opportunità di adottare, anche attraverso opportuni atti interpretativi (...)» e poi prosegue il testo come indicato dai presentatori dell'ordine del giorno.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Damiano n. 9/5312-AR/4 e Scandroglio n. 9/5312-AR/5 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/5312-AR/6.
Ricordo che gli ordini del giorno Madia n. 9/5312-AR/7 e Saglia n. 9/5312-AR/8 sono stati dichiarati inammissibili.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/5312-AR/9, Giorgio Merlo n. 9/5312-AR/10, Pelino n. 9/5312-AR/11 e Bobba n. 9/5312-AR/12.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Urso n. 9/5312-AR/11 a condizione che sia riformulato il secondo impegno. Il primo impegno è accolto così com'è stato presentato, per quanto riguarda la seconda Pag. 69parte dell'impegno la nostra proposta di riformulazione è la seguente: «a valutare l'opportunità di adottare una normativa che nel rispetto dei limiti previsti dall'ordinamento comunitario preveda procedure specifiche per i rifiuti provenienti dalla frantumazione degli autoveicoli a fine vita e dei rottami ferrosi, anche alla luce delle esperienze sviluppate negli altri Paesi europei e considerate consentite dall'Unione europea».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Milanato n. 9/5312-AR/14 a condizione che sia riformulato inserendo dopo la formula «impegna il Governo» le seguenti parole: «a valutare la possibilità di definire tale particolare condizione e rapporto di lavoro, consentendo (...)» e poi prosegue il testo come presentato dall'onorevole Milanato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mariarosaria Rossi n. 9/5312-AR/15.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/5312-AR/16 solo per il dispositivo e non per le premesse, e il dispositivo con la seguente riformulazione: espungere dall'impegno l'ultimo periodo, che comincia con le parole «al fine di accettare eventuali inerzie e negligenze» fino alle parole «in materia portuale». Proponiamo la soppressione di questa parte essendo stata oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo. L'ordine del giorno Abrignani n. 9/5312-AR/17 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/5312-AR/18 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a riesaminare, nell'ambito della delega fiscale, le agevolazioni sulle accise, a partire da quelle sui combustibili fossili, in accordo con le direttive europee». L'ordine del giorno Boffa n. 9/5312-AR/19 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Porfidia n. 9/5312-AR/20, per la parte ammissibile, purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di:...»; sono poi accettate le lettere a) e b) dell'impegno, mentre le lettere c) e d) dell'impegno sono state dichiarate inammissibili e, quindi, non le possiamo accettare. Il Governo accetta l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/5312-AR/21 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di predisporre, nel più breve tempo possibile, un piano straordinario per l'occupazione giovanile anche al sud del Paese che rappresenta una vera e propria piaga sociale».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Belcastro n. 9/5312-AR/22 e Ventucci n. 9/5312-AR/23. Il Governo accetta l'ordine del giorno Gelmini n. 9/5312-AR/24 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, ad adottare nel più breve tempo possibile» e così via, poi con lo stesso testo proposto dall'onorevole Gelmini.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Romele n. 9/5312-AR/25 limitatamente al dispositivo - mentre non sono accolte le premesse - e con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a monitorare gli effetti applicativi dell'articolo 54». Il Governo accetta l'ordine del giorno Margiotta n. 9/5312-AR/26. Il Governo accetta l'ordine del giorno Cenni n. 9/5312-AR/27 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, nel rispetto delle competenze regionali, di supportare le azioni» e così via, e poi l'impegno prosegue come indicato dall'onorevole Cenni. L'ordine del giorno Caparini n. 9/5312-AR/28 è stato dichiarato inammissibile. Il Governo invita al ritiro l'ordine del giorno Maggioni n. 9/5312-AR/29, altrimenti il parere è contrario. L'ordine del giorno Pini n. 9/5312-AR/30 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Meroni n. 9/5312-AR/31 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare gli effetti delle disposizioni sopra richiamate e ad assumere ulteriori iniziative volte a prevedere l'obbligo» e così via, quindi intendiamo con iniziative non necessariamente normative.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pastore n. 9/5312-AR/32. Il Governo accetta l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/5312-AR/33 purché riformulato Pag. 70nel seguente modo: «impegna il Governo a considerare gli effetti applicativi delle disposizioni soppressive introdotte all'articolo 40 e a valutare l'opportunità di intraprendere ogni iniziativa legislativa», e poi il testo prosegue come indicato dall'onorevole Giorgetti.
Vi è però un'ulteriore proposta del Governo, cioè nelle premesse, alla quarta premessa, togliere quel «in realtà» iniziale. La quarta premessa proponiamo che cominci direttamente con «appare opportuno mantenere». Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/5312-AR/34, mentre l'ordine del giorno Consiglio n. 9/5312-AR/35 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fedriga n. 9/5312-AR/36 solo per quanto riguarda il dispositivo, non le premesse. La nostra proposta è che il dispositivo venga riformulato come segue: «impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a reperire urgentemente le necessarie risorse economiche affinché siano tutelati tutti i lavoratori eventualmente ancora rimasti senza alcuna copertura reddituale e di ammortizzatore sociale e di stipendio a seguito delle nuove norme di accesso alla pensione di cui al decreto-legge n. 201 del 2011».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Torazzi n. 9/5312-AR/37 solo nel dispositivo, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di adottare nelle more di attuazione» e il testo prosegue come proposto dall'onorevole Torazzi.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Munerato n. 9/5312-AR/38 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a mantenere gli impegni assunti lo scorso 20 giugno e a valutare l'opportunità di adottare con celerità» e poi prosegue il testo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Chiappori n. 9/5312-AR/39, mentre accetta l'ordine del giorno Desiderati n. 9/5312-AR/40 con la riformulazione: «impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a tutelare la competitività», e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Vizia n. 9/5312-AR/41 con la riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di predisporre» e prosegue il testo. Il Governo accetta l'ordine del giorno Goisis n. 9/5312-AR/42 con la riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di attivare» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5312-AR/43 con la riformulazione consistente nel sopprimere l'inciso «per l'individuazione di mappe settoriali». In altri termini, la riformulazione, se condivisa, reciterebbe: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di stipulare in sede di Conferenza Stato-regioni accordi programmatici che definiscano le priorità esclusivamente nazionali ed esclusivamente regionali in materia di ricerca, sviluppo e innovazione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rivolta n. 9/5312-AR/44 con la seguente riformulazione che consiste nell'espungere dal dispositivo, dopo le prime quattro righe, i periodi che cominciano con «fra imprese proponenti i progetti innovativi» fino in fondo. In altri termini, resterebbe così nella nostra riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di istituire con modalità e criteri stabiliti con decreto interministeriale dei competenti Ministeri una rete informativa a livello nazionale».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Togni n. 9/5312-AR/45 con la riformulazione iniziale «impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a valutare» e così via. Il Governo accetta l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/5312-AR/46 con la riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare le iniziative» e così via, mentre accetta l'ordine del giorno Dal Lago n. 9/5312-AR/47.
Il Governo accetta solo il dispositivo dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/5312-AR/48, a condizione che sia riformulato Pag. 71nel senso di: «impegna il Governo a monitorare gli effetti applicativi delle norma citata con particolare riferimento alle imprese effettivamente rispettose delle normative italiane in materia di protezione dei dati personali».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Paolini n. 9/5312-AR/49 purché il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di riproporre in aggiunta alle misure già adottate e con le opportune modifiche (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Isidori n. 9/5312-AR/50 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo compatibilmente con le esigenza di finanza pubblica a valutare l'opportunità di adottare (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/5312-AR/51 a condizione che sia effettuata una piccola riformulazione nel senso di sostituire, nella terza e quarta riga del dispositivo, le parole: «ancorare a parametri meno generici», con le parole: «ancorare a parametri più specifici la valutazione (...)».
Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Comaroli n. 9/5312-AR/52 e Volpi n. 9/5312-AR/53.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cavallotto n. 9/5312-AR/54 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di una diminuzione della pressione fiscale (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fogliato n. 9/5312-AR/55 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo compatibilmente con le esigenza di finanza pubblica a valutare (...)».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Gidoni n. 9/5312-AR/56.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5312-AR/57 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica a valutare l'opportunità di intervenire (...)».
Ricordo che l'ordine del giorno Rondini n. 9/5312-AR/58 è inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Follegot n. 9/5312-AR/59.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/5312-AR/60.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Negro n. 9/5312-AR/61.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Callegari n. 9/5312-AR/62 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della disposizione». La restante parte del dispositivo dell'ordine del giorno è espunta.
Ricordo che l'ordine del giorno Fabi n. 9/5312-AR/63 è inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/5312-AR/64 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità che alla fine (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/5312-AR/65 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo nel rispetto dei principi dell'Unione europea, a valutare l'opportunità, in sede di attuazione dell'articolo 37, commi 4 e seguenti, di tener conto delle competenze in materia di grandi derivazioni (...)».
Ricordo che l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/5312-AR/66 è inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Forcolin n. 9/5312-AR/67 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di adottare (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bitonci n. 9/5312-AR/68 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di adottare (...)». Pag. 72
Se posso essere più breve, allo stesso modo il Governo accetta l'ordine del giorno Bragantini n. 9/5312-AR/69 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di prevedere che le risorse recuperate (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rainieri n. 9/5312-AR/70 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Simonetti n. 9/5312-AR/71 a condizione che il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di adottare (...)».
Il Governo ricorda che l'ordine del giorno Allasia n. 9/5312-AR/72 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Molgora n. 9/5312-AR/73, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di istituire un Fondo per le imprese colpite dal terremoto e finalizzato al sostentamento e al supporto di liquidità per le aziende emiliane, venete e lombarde colpite dal terremoto».
Ricordo che l'ordine del giorno Martini n. 9/5312-AR/74 è stato dichiarato inammissibile. Il Governo accetta l'ordine del giorno Alessandri n. 9/5312-AR/75.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Polledri n. 9/5312-AR/76 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di provvedere in caso di definitiva cessazione del Sistri» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dussin n. 9/5312-AR/77 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, ad adottare» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lanzarin n. 9/5312-AR/78 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di una rivisitazione delle norme sui servizi pubblici locali per tener conto della sentenza della Corte costituzionale 20 luglio 2012, n. 199.», con la soppressione della parte restante del dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Amico n. 9/5312-AR/79 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di adottare» e così via. Il Governo accetta l'ordine del giorno Bonino n. 9/5312-AR/80, ed accetta l'ordine del giorno Lussana n. 9/5312-AR/81 con la riformulazione del dispositivo, nel senso di sopprimere l'inciso «oggi diffusamente eluse». Il Governo accetta l'ordine del giorno Realacci n. 9/5312-AR/82 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a valutare» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tommaso Foti n. 9/5312-AR/83. Il Governo accetta l'ordine del giorno Marchioni n. 9/5312-AR/84 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la revisione dell'attuale sistema» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Scarpetti n. 9/5312-AR/85 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'inserimento, tra gli incentivi previsti per la ristrutturazione edilizia, anche delle spese sostenute» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Causi n. 9/5312-AR/86 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di introdurre» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Albini n. 9/5312-AR/87, purché riformulato nel senso di sopprimere il primo ed il secondo impegno. Pertanto, il Governo accetta l'ordine del giorno in oggetto che risulta essere, dopo la riformulazione, il seguente: «impegna il Governo a prevedere di avvalersi per la realizzazione di Pag. 73attività edificatorie sia del contributo del soggetto privato che del cofinanziamento del comune interessato».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Federico Testa n. 9/5312-AR/88. Il Governo accetta l'ordine del giorno Germanà n. 9/5312-AR/89, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della norma richiamata in premessa.», con la soppressione della parte restante del dispositivo. Il Governo accetta l'ordine del giorno Gibiino n. 9/5312-AR/90 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare gli effetti della norma richiamata in premessa.», con la soppressione della parte restante del dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/5312-AR/91 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della norma richiamata in premessa.», facendo cadere il resto del dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marchi n. 9/5312-AR/92 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare iniziative affinché» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pagano n. 9/5312-AR/93, mentre accetta l'ordine del giorno Burtone n. 9/5312-AR/94 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a prevedere in tempi rapidi la convocazione presso il Ministero dello sviluppo economico di un tavolo istituzionale per affrontare il rilancio industriale della Valbasento».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Granata n. 9/5312-AR/95 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e all'esito del processo di verifica del numero di lavoratori interessati, l'opportunità di prevedere in tempi celeri» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lamorte n. 9/5312-AR/96 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a definire, in caso di definitiva cessazione del Sistri, attraverso apposito decreto» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Raisi n. 9/5312-AR/97 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di individuare idonei strumenti, anche normativi, per disciplinare le modalità di funzionamento del Sistema nazionale di certificazione della sostenibilità» e così via. Ricordo che l'ordine del giorno Scanderebech n. 9/5312-AR/98 è inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/5312-AR/99 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di consentire l'applicazione delle disposizioni di cui in premessa» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zeller n. 9/5312-AR/100 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di considerare» e così via.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Crosio n. 9/5312-AR/101 e Berardi n. 9/5312-AR/102, mentre accetta l'ordine del giorno Garofano n. 9/5312-AR/103 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, nell'ambito del contratto di servizio e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, lo stanziamento» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cavallaro n. 9/5312-AR/104 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di adottare iniziative volte a salvaguardare, con successivi provvedimenti, gli interventi i cui progetti definitivi siano stati approvati dal Consiglio superiore dei lavori pubblici».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Briguglio n. 9/5312-AR/105 con riformulazione che consiste nell'espungere dal dispositivo il penultimo e l'ultimo impegno. I primi tre sono accolti pienamente.
Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/5312-AR/106 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a garantire un adeguato flusso di risorse per il Mezzogiorno anche attraverso la concentrazione delle risorse at Pag. 74tribuite al Fondo per la crescita sostenibile in strumenti di rapida ed efficace applicazione». Il motivo della riformulazione è che non possiamo attribuire al Fondo per la crescita sostenibile, che è un fondo rotativo, crediti d'imposta che non possono stare su un fondo rotativo, quindi lo mettiamo in questi termini, e comunque accogliamo ovviamente l'indicazione dell'onorevole D'Antoni e degli altri presentatori.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fadda n. 9/5312-AR/107 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e nel rispetto delle prerogative regionali, l'opportunità di prevedere» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/5312-AR/108 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di ridurre il versamento per il contributo unificato relativo al ricorso straordinario al Presidente della Repubblica».
Il Governo accoglie l'ordine del giorno Rossa n. 9/5312-AR/109 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a verificare la possibilità di erogare» e così via. Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Morassut n. 9/5312-AR/110.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, l'ordine del giorno Morassut n. 9/5312-AR/110 è stato già ritirato.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, chiedo scusa e ringrazio l'onorevole Morassut. Il Governo accetta l'ordine del giorno Carella n. 9/5312-AR/111 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di predisporre un quadro di misure organiche per l'emergenza abitativa inserendolo nel contesto di una organica riforma del Governo del territorio». Qui termina il primo impegno. Il secondo impegno è così riformulato: «a presentare al più presto una proposta efficace per fronteggiare l'emergenza in relazione all'ormai prossima scadenza della proroga della sospensione degli sfratti per le categorie disagiate».
L'ordine del giorno Taddei n. 9/5312-AR/112 è inammissibile.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/5312-AR/113.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gianni n. 9/5312-AR/114.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Polidori n. 9/5312-AR/115 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità con successivi provvedimenti di applicare l'IVA agevolata» e così via.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Braga n. 9/5312-AR/116 e De Pasquale n. 9/5312-AR/117.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Schirru n. 9/5312-AR/118 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare le opportune misure di integrazione» e così via. Il secondo impegno è così riformulato: «a valutare l'opportunità di individuare il poligono» e così via. Il terzo impegno diventa: «a valutare le opportune misure per sostenere i comuni interessati nell'opera di recupero e riuso del territorio per finalità produttive».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Distaso n. 9/5312-AR/119 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a riaprire il tavolo di confronto sulla crisi dell'area murgiana, al fine di individuare idonee misure di intervento, anche attraverso l'utilizzo dello strumento dell'accordo di programma, di cui all'articolo 27 del presente decreto-legge».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Galli n. 9/5312-AR/120 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad effettuare un'attenta analisi delle cause di tale abnorme costo dell'energia elettrica in Italia, al fine di individuare le criticità del sistema di gestione del trasporto e dispacciamento dell'energia, della reale quantità di energia rinnovabile acquistata da Paesi terzi, con particolare attenzione alla garanzia delle fonti; di analizzare e verificare i prezzi di fornitura di energia elettrica Pag. 75per le componenti che esulano dalle norme di libero mercato, dei costi effettivi di gestione comparati ai valori medi europei e delle destinazioni degli investimenti delle società Terna Spa, GSE, Sogin e dei distributori locali». Qui, nella nostra proposta, termina il dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nizzi n. 9/5312-AR/121 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad adottare gli opportuni provvedimenti volti a chiarire», eliminando la parola «legislativi».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Renato Farina n. 9/5312-AR/122.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nastri n. 9/5312-AR/123, nonché l'ordine del giorno Faenzi n. 9/5312-AR/124 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere» e così via. Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Bernardini n. 9/5312-AR/125 solo nel dispositivo e purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo ad assumere ulteriori iniziative normative volte a rivedere la disciplina in materia di regole di impugnazione nel processo civile al fine di garantire a tutti gli utenti della giustizia civile la piena effettività della tutela giurisdizionale».
Ricordo che l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/5312-AR/126 è stato dichiarato inammissibile. Il Governo accetta l'ordine del giorno Froner n. 9/5312-AR/127 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo, nel rispetto dei principi dell'Unione europea, a valutare l'opportunità di tener conto, nell'ambito della disciplina nazionale sulle gare delle concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, della potestà legislativa delle province autonome secondo quanto riconosciuto», e così via.
Il Governo accetta altresì gli ordini del giorno Ria n. 9/5312-AR/128 e Del Tenno n. 9/5312-AR/129, nonché l'ordine del giorno Gianni Farina n. 9/5312-AR/130 purché riformulato nel seguente modo: espungere dal primo impegno la lettera a); resta la lettera b) del primo impegno, che viene accolta appieno; il secondo impegno comincia con: «a valutare la possibilità di estendere i rapporti di collaborazione» (questo secondo impegno per il resto rimane invariato); la nostra proposta di riformulazione è inoltre di espungere l'ultimo impegno, quello che comincia con le parole «a raccomandare, soprattutto ora» e termina con le parole «italiani all'estero».
Il Governo accetta inoltre l'ordine del giorno Garavini n. 9/5312-AR/131, nonché l'ordine del giorno Fedi n. 9/5312-AR/132 purché riformulato nel seguente modo: espungere il primo impegno; gli altri restano come sono tranne l'ultimo che proponiamo di espungere.
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Toto n. 9/5312-AR/133, nonché l'ordine del giorno Palomba n. 9/5312-AR/134 purché riformulato nel seguente modo (è una piccola precisazione più che una riformulazione): nell'ultimo capoverso delle premesse le parole «per 12 anni (6+6)» non sono del tutto corrette, e noi chiediamo di toglierle solo per un motivo, perché il contratto di interconnector prevede che i primi 6 sono certamente assicurati e i secondi 6 dopo verifica, quindi non sono a priori sicuri. Naturalmente l'intenzione del Governo è di garantire il 6+6, però non possiamo darlo per sicuro, quindi proponiamo di togliere le parole «per 12 anni (6+6)»; per il resto è tutto intatto, sia le premesse che il dispositivo ci stanno benissimo e li accogliamo. Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Palagiano n. 9/5312-AR/135 purché riformulato nel seguente modo: alla lettera a): «ad una riduzione degli oneri amministrativi connessi alle richieste», e così via; proponiamo di espungere la lettera b); alla lettera d): «a semplificare e depurare degli oneri amministrativi gli accessi dei cittadini», e così via.
Il Governo accetta inoltra l'ordine del giorno Garagnani n. 9/5312-AR/136, nonché l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/5312-AR/137 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare opportune iniziative volte», e così via. Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5312-AR/138 purché Pag. 76riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a valutare», e così via. Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/5312-AR/139 purché riformulato nel seguente modo: il primo impegno va bene; il secondo: «a valutare l'opportunità di prevedere in successivi provvedimenti misure», e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Porcino n. 9/5312-AR/140 a condizione che venga riformulato nel senso di aggiungere dopo le parole «impegna il Governo» le parole «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo formula un invito al ritiro per l'ordine del giorno Favia n. 9/5312-AR/141, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/5312-AR/142 a condizione che venga riformulato nel senso di aggiungere, dopo le parole «impegna il Governo», le parole «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica», e poi il resto del primo impegno è invariato, mentre del secondo impegno si propone la riformulazione: «a valutare l'opportunità di assumere iniziative volte ad avviare...».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/5312-AR/143.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Donadi n. 9/5312-AR/144 a condizione che venga riformulato nel senso di aggiungere dopo le parole «impegna il Governo» le parole «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica a non aumentare...».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/5312-AR/145.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5312-AR/146, a condizione venga riformulato nel senso di sostituire le parole «a prendere le opportune iniziative normative» con le parole «a valutare l'opportunità di iniziative normative».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rota n. 9/5312-AR/147, a condizione che venga riformulato nel senso di sostituire le parole «a prendere le opportune iniziative» con le parole «a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di prendere iniziative».
L'ordine del giorno Messina n. 9/5312-AR/148 è inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/5312-AR/149 solo nel dispositivo e a condizione che venga così riformulato: «impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a predisporre un piano straordinario finalizzato all'incremento dell'occupazione giovanile e femminile che sia da traino alla ripresa economica dell'intero Paese».
Il Governo si rimette all'Assemblea sull'ordine del giorno Paladini n. 9/5312-AR/150.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/5312-AR/151 solo nel dispositivo, a condizione che venga riformulato nel senso di aggiungere dopo le parole «impegna il Governo» le parole «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5312-AR/152 a condizione che il primo capoverso del dispositivo sia così riformulato: «a prevedere che tutti gli interventi di ricostruzione siano realizzati obbligatoriamente nel rispetto della normativa applicabile».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/5312-AR/153 a condizione che vengano espunti il primo e il secondo capoverso del dispositivo e che il terzo sia riformulato espungendo le parole da «confermare» a «della difesa per», venendo quindi così riscritto: «a tutelare il personale civile e militare che si trova impiegato...». Il quarto capoverso resta invariato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/5312-AR/154 a condizione che venga così riformulato: «impegna il governo a valutare le opportune iniziative per consentire il più funzionale e celere completamento della strada...», espungendo quindi da: «l'opportunità» a: «31 dicembre 2013», mentre il resto del dispositivo resta invariato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Brugger n. 9/5312-AR/155 a condizione Pag. 77che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole da «ripristinare» in poi con le parole «garantire il rispetto dell'autonomia riconosciuta alle province autonome di Trento e Bolzano».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lusetti n. 9/5312-AR/156 a condizione che venga riformulato sostituendo dalle parole «a prevedere» alle parole «l'applicazione delle misure previste dal recente decreto del Ministero...» con le parole «a valutare la possibilità di applicare le misure previste dal recente decreto del Ministero...», e poi prosegue invariato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Binetti n. 9/5312-AR/157 a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole «impegna il Governo» le parole «a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di...».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Delfino n. 9/5312-AR/158.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/5312-AR/159 e Ruggeri n. 9/5312-AR/160.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mantini n. 9/5312-AR/161 solo nel dispositivo con una piccola riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere ulteriori misure coerenti ...».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Poli n. 9/5312-AR/162 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica,», e poi prosegua il testo del dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pezzotta n. 9/5312-AR/163 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, in sede di attuazione dell'articolo 23, l'opportunità di inserire tra le finalità del Fondo...».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cera n. 9/5312-AR/164 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica,» e poi prosegue il testo del dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Contento n. 9/5312-AR/165 solo nel dispositivo e con la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad effettuare una verifica delle nuove disposizioni alla luce dei principi di rango costituzionale che ispirano gli istituti processuali oggetto delle medesime ed eventualmente ad assumere o favorire ogni iniziativa che sia idonea ad eventuali correzioni del contenuto delle stesse.».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Commercio n. 9/5312-AR/166, Alberto Giorgetti n. 9/5312-AR/167 e Ossorio n. 9/5312-AR/168.
L'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/5312-AR/169 è inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fallica n. 9/5312-AR/170 con una piccola riformulazione: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi delle abrogazioni richiamate nel terzo capoverso della premessa, al fine di adottare eventuali ulteriori iniziative normative...».
Gli ordini del giorno Pugliese n. 9/5312-AR/171 e Picierno n. 9/5312-AR/172 sono inammissibili.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/5312-AR/173.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Misiti n. 9/5312-AR/174 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità che:», e qui cominciano gli impegni. Il primo impegno comincia, a questo punto, con: «nell'intesa tra Governo, Regione...», il secondo impegno comincia con: «nell'intesa tra Governo, Regione...», il terzo impegno comincia con: «Nelle due intese...».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lolli n. 9/5312-AR/175 con riformulazione. La riformulazione consiste nel fatto che, al termine dell'impegno, le ultime due righe da «secondo le modalità» fino a «in vigore» vengono sostituite dalle seguenti: «in coerenza con la normativa prevista dal presente decreto e con le ordinanze in vigore in quanto applicabili».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ginoble n. 9/5312-AR/176 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze Pag. 78di finanza pubblica, la possibilità di assicurare la stabilità...» e poi prosegue il testo del dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno De Angelis n. 9/5312-AR/177.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/5312-AR/178 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad adottare opportuni strumenti di indirizzo ai propri uffici vigilati affinché le procedure in essere al momento dell'entrata in vigore dell'articolo 12 del decreto-legge n. 52 del 2012 abbiano comunque un esito conforme al principio di legalità».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lorenzin n. 9/5312-AR/179.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Savino n. 9/5312-AR/180 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare di intervenire, mediante...» e poi prosegue il testo del dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Testoni n. 9/5312-AR/181 solo nel dispositivo, con una piccola riformulazione che consiste nell'espungere, nella seconda e terza riga, l'inciso «nel senso auspicato in premessa».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Murgia n. 9/5312-AR/182, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di destinare adeguate risorse ai settori dell'innovazione...» e via dicendo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/5312-AR/183, purché riformulato come l'ordine del giorno Contento n. 9/5312-AR/165. L'ordine del giorno Frassinetti n. 9/5312-AR/183 è accolto quindi solo nel dispositivo e non nelle premesse, ma il dispositivo viene riformulato, rendendolo uguale a quello dell'ordine del giorno Contento n. 9/5312-AR/165 che rileggo: «ad effettuare una verifica delle nuove disposizioni alla luce dei princìpi di rango costituzionale che ispirano gli istituti processuali oggetto delle medesime ed eventualmente ad assumere o favorire ogni iniziativa che sia idonea ad eventuali correzioni del contenuto delle stesse».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rubinato n. 9/5312-AR/184 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo, nel pieno rispetto degli impegni assunti in sede europea di riequilibrio dei conti pubblici, a valutare l'opportunità di: ...»; si eliminano invece le successive due righe: «a valutare misure di effettivo taglio del cuneo fiscale», che ci sembrano ultronee, o meglio estranee, rispetto al resto del dispositivo; tutto il dispositivo resta com'è, poi. Quindi il dispositivo diventa «impegna il Governo, nel pieno rispetto degli impegni assunti in sede europea di riequilibrio dei conti pubblici, a valutare l'opportunità di: ...» lasciando poi tutto invariato, tranne il primo capoverso che cade.
Ricordo che l'ordine del giorno Costa n. 9/5312-AR/185 è inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/5312-AR/186 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di assumere...» e via dicendo. Poi tutto rimane com'è.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Oliverio n. 9/5312-AR/187 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere adeguate iniziative...» e via dicendo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lazzari n. 9/5312-AR/188 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad accelerare l'impiego delle risorse pari a 20 milioni di euro già previste dall'accordo di programma sottoscritto il 1o aprile 2008 e a monitorare dettagliatamente i successivi sviluppi».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/5312-AR/189 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'adozione di opportuni strumenti e iniziative che consentano, in una fase recessiva quale quella descritta, di preservare il credito...»; il primo capoverso del dispositivo resta poi inalterato; il secondo capoverso diventa: «di favorire l'accesso al credito di strutture produttive ...» e via dicendo; il terzo capoverso diventa: «di continuare a rafforzare il lavoro del tavolo di intesa con ABI, Cdp, le organizzazioni imprenditoriali - con particolare Pag. 79attenzione tra queste ai comitati di base di imprenditori spontaneamente costituitesi con il nascere e l'aggravarsi della crisi economica - per implementare forme di ristrutturazione diffusa di debiti verso le banche». Il resto del dispositivo proponiamo di espungerlo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lulli n. 9/5312-AR/190 con la seguente riformulazione «impegna il Governo a valutare, nell'ambito dei decreti attuativi, l'effetto che la revisione delle accise potrà avere sulle lavorazioni di fissaggio e tintoria dell'industria tessile ovvero della fase di nobilitazione del tessuto».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Narducci n. 9/5312-AR/191 con riformulazione. La riformulazione consiste nel mantenere il testo invariato dall'inizio dell'impegno fino alle parole: «made in Italy» e nell'espungere ciò che segue, cioè da «anche mediante...» fino alla fine.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tempestini n. 9/5312-AR/192.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rigoni n. 9/5312-AR/193 con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di reperire ulteriori risorse per le Autorità portuali che operino in siti di bonifica di interesse nazionale».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zucchi n. 9/5312-AR/194 con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere che la cabina di regia...» restando invariato il resto.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Agostini n. 9/5312-AR/195 con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare se sussistano le condizioni anche di carattere finanziario per estendere ai lavoratori...», lasciando invariato il resto.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Baretta n. 9/5312-AR/196.
Ricordo che l'ordine del giorno Vico n. 9/5312-AR/197 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bratti n. 9/5312-AR/198 purché il dispositivo sia riformulato in modo che inizi con le parole: «impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, ad estendere...».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Velo n. 9/5312-AR/199, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire alle parole «impegna il Governo a» le parole: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di...», restando invariato il seguito.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mattesini n. 9/5312-AR/200, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire alle parole «impegna il Governo a rendere più agevole», le parole: «impegna il Governo a valutare la possibilità di rendere più agevole».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lovelli n. 9/5312-AR/201, con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di:» a cui seguono tutti i punti cominciando con l'infinito del verbo: «adottare..., attivare..., attivare...».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Meta n. 9/5312-AR/202, purché riformulato come segue: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di definire un piano per la radiodiffusione locale al fine di garantire un efficiente servizio di informazione sul territorio, il pluralismo e la libertà d'informazione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Verini n. 9/5312-AR/203 purché il dispositivo venga riformulato nei termini seguenti: «impegna il Governo a convocare entro settembre il tavolo interistituzionale per valutare i diversi profili e criticità connessi al progetto di tracciato del gasdotto della rete nazionale che attraversa il territorio umbro e abruzzese». Proponiamo un'ulteriore riformulazione della premessa. Al riguardo proponiamo di espungere il primo capoverso mentre rimane invariato il secondo. In altri termini l'ordine del giorno dovrebbe avere il seguente tenore: la Camera, premesso che sviluppo, tutela dell'ambiente e delle popolazioni Pag. 80devono, necessariamente, andare di pari passo, impegna il Governo nei termini che ho letto prima.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marco Carra n. 9/5312-AR/204 purché il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo a valutare l'adozione di opportune iniziative per il sostegno alle imprese della filiera dei formaggi DOP nell'ambito delle risorse già stanziate».
Ricordo che l'ordine del giorno Tullo n. 9/5312-AR/205 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Incecco. n. 9/5312-AR/206 purché il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo a presentare al Parlamento informazioni sull'andamento e sulla definizione dei contenziosi pregressi tra i soggetti previsti dall'articolo 31».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Miotto n. 9/5312-AR/207 e Marchignoli n. 9/5312-AR/208. Il Governo accetta l'ordine del giorno Barbato n. 9/5312-AR/209 purché il dispositivo sia riformulato. La riformulazione consiste nell'espungere il secondo capoverso. Rimangono invece il primo e il terzo.
Preciso, poi, che l'ordine giorno Favia n. 9/5312-AR/141 è accettato, con la stessa riformulazione che è stata proposta per l'ordine del giorno Cavallaro n. 9/5312-AR/104, che posso rileggere, così che l'onorevole Favia possa averne contezza: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di adottare iniziative volte a salvaguardare, con successivi provvedimenti, gli interventi i cui progetti definitivi siano stati approvati dal Consiglio superiore dei lavori pubblici». Proponiamo quindi la medesima riformulazione per l'ordine del giorno Favia n. 9/5312-AR/141.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Paladini n. 9/5312-AR/150, mi devo correggere rispetto a ciò che ho comunicato all'Aula precedentemente. Il Governo si era rimesso all'Assemblea e, invece, proponiamo la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare ogni misura, anche di tipo legislativo, per ripristinare la trasformazione in contratto subordinato a tempo indeterminato dei rapporti di lavoro mascherati da false partite IVA, rivedendo le condizioni che determinano la presunzione di falsità, secondo le indicazioni contenute in premessa».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Moffa n. 9/5312-AR/1 e Bernini Bovicelli n. 9/5312-AR/2, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cazzola n. 9/5312-AR/3, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Damiano n. 9/5312-AR/4 e Scandroglio n. 9/5312-AR/5, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/5312-AR/6, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/5312-AR/9, Giorgio Merlo n. 9/5312-AR/10, Pelino n. 9/5312-AR/11 e Bobba n. 9/5312-AR/12, accettati dal Governo.
Onorevole Urso, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/13, accettato dal Governo, purché riformulato?

ADOLFO URSO. Signor Presidente, accolgo la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Milanato n. 9/5312-AR/14, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mariarosaria Rossi n. 9/5312-AR/15, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/5312-AR/16, Pag. 81Zamparutti n. 9/5312-AR/18, Porfidia n. 9/5312-AR/20 e Iannaccone n. 9/5312-AR/21, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Belcastro n. 9/5312-AR/22 e Ventucci n. 9/5312-AR/23, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gelmini n. 9/5312-AR/24 e Romele n. 9/5312-AR/25, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Margiotta n. 9/5312-AR/26, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cenni n. 9/5312-AR/27, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Maggioni n. 9/5312-AR/29, formulato dal Governo.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, vorrei sottolineare al Governo e ai colleghi che questo mio ordine del giorno ha l'obiettivo di tutelare le imprese, in particolare del settore meccano-calzaturiero, ripristinando a livello europeo le politiche antidumping che erano in vigore fino ad un anno fa. Infatti, queste politiche avevano portato dei risultati positivi. Dal 2005 al 2009 vi era stato un calo di oltre il 40 per cento di quelle che erano le importazioni nell'Unione europea di calzature cinesi e vietnamite. Se vogliamo dare una mano al settore produttivo, quindi, che dà posti di lavoro e che in questa fase si trova in difficoltà, non vedo come non si possa accogliere questo ordine del giorno, che chiede semplicemente che il Governo si faccia parte attiva per sollecitare in Europa il ripristino di politiche antidumping.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maggioni n. 9/5312-AR/29, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova... onorevole Cesaro... onorevole Concia... onorevole Perina... onorevole Scilipoti... onorevole Pisicchio... onorevole Giammanco... onorevole Bocchino... onorevole D'Incecco... onorevole Scandroglio... onorevole Meloni... onorevole Aracu... onorevole Monai... onorevole Di Stanislao... onorevole Torazzi... onorevole Gasbarra... onorevole Di Biagio... onorevole Carella... onorevole Moroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 519
Votanti 512
Astenuti 7
Maggioranza 257
Hanno votato
72
Hanno votato
no 440).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Muro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Meroni n. 9/5312-AR/31, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pastore n. 9/5312-AR/32, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/5312-AR/33, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/5312-AR/34, formulato dal Governo.

PIERGUIDO VANALLI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Pag. 82

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, vorrei cercare di convincere il Governo a cambiare opinione su questo ordine del giorno, perché, almeno nelle intenzioni di chi lo ha redatto, cioè il sottoscritto, contiene delle ottime ragioni perché questo avvenga.
In sostanza, è successo che qualche provvedimento fa, nel decreto semplificazioni, con una norma, abbiamo fatto in modo che chi chiede l'iscrizione anagrafica, la ottenga in sole 48 ore, mistificando questo come una semplificazione, come una riduzione dei costi, come una semplificazione, come un andare incontro ai cittadini risolvendogli chissà quale problema. Tuttavia, poiché l'iscrizione anagrafica, fatta in un mese, in quindici giorni o in due giorni al cittadino costa, in termini di tempo e di costi, la stessa cosa, in realtà, abbiamo un aggravio dei costi della pubblica amministrazione che, in un tempo più ridotto, deve svolgere tutti quegli accertamenti e quelle prescrizioni per fare i quali, prima, aveva qualche giorno di tempo in più. Questo, di fatto, rende praticamente impossibile la verifica dell'effettiva residenza da parte di chi chiede questa iscrizione nel luogo in cui la richiede. Poi, sarò particolarmente sfortunato ma, nel mio paese, è già capitato un paio di volte. Giusto la settimana scorsa, una coppia ha chiesto l'iscrizione anagrafica: in due giorni è materialmente impossibile fare ogni verifica, e il terzo giorno, riceviamo la richiesta dall'ospedale vicino dell'iscrizione anche del figlio, che è nato praticamente quel giorno lì. Abbiamo dovuto iscrivere tutti e tre, in questo caso, presso una residenza dichiarata dagli stessi: solo dopo, abbiamo potuto verificare che, in realtà, per la residenza non avevano titolo e, anzi, essa era già abitata da altri. Per cui, adesso, abbiamo una famiglia iscritta nel mio comune che non si sa più dov'è, perché è uscita dall'ospedale con il figlio, e se ne sono andati. Questo è un esempio di quello che succede con questa nuova normativa, senza che - lo ripeto - essa abbia risolto problemi di costi o semplificato la vita ai cittadini. Anche perché l'anagrafe non è una questione di costi o di semplificazione della vita: se volessimo semplificare e rendere meno onerosa l'iscrizione anagrafica, semplicemente la cancelleremmo e, quindi, avremmo risolto il problema.
Il fatto è che, invece, l'iscrizione anagrafica comporta tutta una serie di provvedimenti e di conseguenze che si trascinano lungo tutta la vita naturale e la vita amministrativa della famiglia, dei singoli cittadini, all'interno o meno delle comunità. D'altra parte, se fosse stato così semplice iscriversi all'anagrafe, forse, già circa 2000 anni fa, non avremmo assistito ad un passaggio a dorso dell'asinello per andare ad iscrivere la propria famiglia in un altro luogo, generando così quello che tutti noi conosciamo. Allora, abbiamo venduto questa norma come fumo negli occhi, cercando di far passare per bene una cosa che bene non è: aumenta i costi, le amministrazioni comunali sono impossibilitate a verificare realmente chi si iscrive o meno all'anagrafe; genererà - come è già capitato - ulteriori contenziosi a livello anagrafico e, quindi, non risolve assolutamente i problemi. Nell'impegno che chiediamo al Governo, c'era appunto di valutare la necessità, la possibilità di rivedere questa normativa alla luce di tutte quelle cose che, in questi pochi mesi sono già successe e che sicuramente succederanno nelle prossime settimane.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/5312-AR/34, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gelmini, Baretta, Capodicasa, Mondello, Lazzari, Pes, Castello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 83
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 526
Votanti 515
Astenuti 11
Maggioranza 258
Hanno votato
58
Hanno votato
no 457).

Prendo atto che le deputate De Torre e Froner hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fedriga n. 9/5312-AR/36, Torazzi n. 9/5312-AR/37 e Munerato n. 9/5312-AR/38, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/5312-AR/39, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Desiderati n. 9/5312-AR/40, Di Vizia n. 9/5312-AR/41, Goisis n. 9/5312-AR/42, Grimoldi n. 9/5312-AR/43, Rivolta n. 9/5312-AR/44, Togni n. 9/5312-AR/45, Reguzzoni n. 9/5312-AR/46, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dal Lago n. 9/5312-AR/47, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Buonanno n. 9/5312-AR/48, Paolini n. 9/5312-AR/49, Isidori n. 9/5312-AR/50 e Nicola Molteni n. 9/5312-AR/51, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/5312-AR/52 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Comaroli n. 9/5312-AR/52, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente!...

PRESIDENTE. Onorevole Comaroli ha chiesto la parola? Mi spiace, l'ha chiesta in ritardo o almeno sono stato avvertito in ritardo...

Onorevoli Concia, Crosio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 521
Votanti 512
Astenuti 9
Maggioranza 257
Hanno votato
54
Hanno votato
no 458).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Volpi n. 9/5312-AR/53 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volpi n. 9/5312-AR/53, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Migliavacca, Rao, Pelino, Pagano, Donadi, Mondello, Golfo, Mannino, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 534
Votanti 522
Astenuti 12
Maggioranza 262
Hanno votato
69
Hanno votato
no 453).Pag. 84
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cavallotto n. 9/5312-AR/54 e Fogliato n. 9/5312-AR/55 accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Gidoni n. 9/5312-AR/56 formulato dal Governo.

FRANCO GIDONI. Vorrei richiamare l'attenzione del Governo e dell'Aula su questo mio ordine del giorno rappresentando quello che attualmente sta succedendo nel mondo degli appalti pubblici, laddove parecchie aziende partecipate o controllate dallo Stato hanno preso l'abitudine di chiedere fideiussioni escutibili a prima richiesta. Come lei sa, sottosegretario, queste garanzie incidono direttamente sui castelletti e sugli affidamenti che le aziende hanno presso le banche, di fatto impedendo loro di poter partecipare a gare, dopo avere esaurito il proprio plafond. Questo porta ovviamente a due conseguenze molto pesanti, sia per le piccole e medie industrie, che si vedono dopo un po' limitate la loro possibilità di partecipare alle gare, sia soprattutto per la pubblica amministrazione, che si vede via via diminuire i concorrenti, di fatto poi riducendoli a un numero per cui la trasparenza e la libertà di appalto risulta compromessa.
Pertanto avevamo anche scritto un testo molto ampio, chiedendo di valutare l'opportunità di adottare indirizzi nei confronti delle aziende, ancorché di carattere non vincolante. Chiedo quindi al Governo di rivedere il parere, altrimenti chiedo di porre l'ordine del giorno in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gidoni n. 9/5312-AR/56, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Nizzi, Razzi, Mondello, Malgieri, Cesaro, Adornato, Servodio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 530
Votanti 518
Astenuti 12
Maggioranza 260
Hanno votato
57
Hanno votato
no 461).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5312-AR/57 e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Follegot n. 9/5312-AR/59, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Stucchi, n. 9/5312-AR/60, formulato dal Governo.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, noi, con questo ordine del giorno, abbiamo cercato veramente di riaccendere una luce sul Comune di San Pellegrino Terme, in provincia di Bergamo, che fa parte di una comunità montana che raggruppa 38 Comuni e circa 43 mila abitanti. È un territorio bergamasco che sta sopportando da parecchio tempo una riduzione progressiva dell'area industriale e quindi dell'occupazione e che presenta una delicata situazione socio-economica che la rende non più all'avanguardia come un tempo. Tra gli elementi che maggiormente hanno il paese, e la Val Brembana in generale, ci sono due fabbricati molto belli in stile liberty, il Grand Hotel e il Casinò. In particolare chiediamo con questo ordine del giorno che questo immobile venga riaperto, come altri all'interno del paese, in modo da dare una scossa all'economia e al turismo nella Val Brembana e nella provincia.
Chiediamo quindi che il Governo si impegni ad autorizzare la riapertura al gioco del Casinò municipale di San Pellegrino Terme, in provincia di Bergamo, Pag. 85nonché di altre realtà simili nel resto del paese, consentendo così il raggiungimento, senza costi a carico della finanza pubblica, dell'obiettivo del rilancio economico e dell'occupazione, che non sono più da rinviare, nella provincia di Bergamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/5312-AR/60, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Servodio, Paolini, Mondello, Cesario, Mura, Minniti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 534
Votanti 526
Astenuti 8
Maggioranza 264
Hanno votato
56
Hanno votato
no 470).

Prendo atto che il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Negro n. 9/5312-AR/61, accettato dal Governo e che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5312-AR/62, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Fava n. 9/5312-AR/64, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare un'anomalia che si è registrata. Infatti, non riesco a capire come mai un testo concordato col Governo viene riformulato dallo stesso. Quindi, chiedo se, per caso, non vi sia un errore nella riformulazione che è stata fornita.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, credo che a questo punto debba esprimere un aggiustamento della riformulazione proposta, che è il seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità che alla fine dell'emergenza», e togliere la parola «compatibilmente», perché in effetti credo che l'onorevole Fava abbia ragione, non nel senso che il testo era concordato, ma nel senso che qui è già tutto coperto, perché si dice «ove vi fossero residue disponibilità all'uopo destinate» e, quindi, la finanza pubblica ha posto di per sé delle condizioni. Mi dispiace di aver inserito questo di più.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la nuova riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fava n. 9/5312-AR/64, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fugatti n. 9/5312-AR/65, Forcolin n. 9/5312-AR/67, Bitonci n. 9/5312-AR/68, Bragantini n. 9/5312-AR/69, Rainieri n. 9/5312-AR/70, Simonetti n. 9/5312-AR/71 e Molgora n. 9/5312-AR/73, accettati dal Governo, purché riformulati e prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Alessandri n. 9/5312-AR/75, accettato dal Governo.
Inoltre, prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Polledri n. 9/5312-AR/76, Dussin n. 9/5312-AR/77 e Lanzarin n. 9/5312-AR/78, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/5312-AR/79, accettato dal Governo, purché riformulato.

Pag. 86

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, sul mio ordine del giorno, il Governo, quando ha letto la riformulazione, non è stata molto chiaro. Quindi, vorrei chiedere al Governo di specificare meglio la riformulazione sull'ordine del giorno D'Amico n. 9/5312-AR/79.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, la riformulazione proposta dal Governo è la seguente: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di adottare iniziative normative», e poi si prosegue con il testo del dispositivo proposto dall'onorevole D'Amico.

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, è soddisfatto?

CLAUDIO D'AMICO. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, non sono totalmente soddisfatto, perché ritengo che questo sia un argomento importantissimo, e lo dico magari chiedendo al Governo di rivedere il proprio parere, accettando in pieno l'ordine del giorno. Infatti, di cosa si sta parlando? Delle coperture date al provvedimento in questione.
Lo dico a tutti i colleghi: si parla di sicurezza per i cittadini, Ministero dell'interno e sicurezza. Quindi si parla di sicurezza e quando si parla di sicurezza nelle coperture si è detto - vi leggo - che si vanno a tagliare determinati capitoli e determinate voci di spesa del Ministero dell'interno. Tra l'altro si taglia indiscriminatamente, in modo orizzontale, un po' tutti i Ministeri. Nella lista dei tagli c'è una lunga serie di tagli per la sicurezza. Vi leggo solo alcune cose: spese di carattere riservato per la lotta alla delinquenza organizzata ed altre inerenti alla prevenzione e repressione dei reati, nonché alla ricerca ed estradizione degli imputati o condannati rifugiati all'estero; fondo per il contrasto della pedopornografia su Internet e per la protezione delle infrastrutture informatiche di interesse nazionale; spese di funzionamento della Direzione Investigativa Antimafia; fondo a disposizione per l'efficienza nei capitoli relativi all'amministrazione della pubblica sicurezza; spese per la gestione e manutenzione del sistema di informatizzazione visti finalizzata al contrasto della criminalità organizzata e dell'immigrazione illegale; spese per il potenziamento dei servizi dell'amministrazione della pubblica sicurezza.
Ecco, di fronte a questi tagli noi abbiamo chiesto al Governo di prendere un impegno a rivedere i tagli per la sicurezza. Quindi chiediamo solo che si rimodulino i tagli senza tagliare questi capitoli, che sono voci fondamentali. Per questo chiedo al Governo di non annacquare in questo modo così, come ha proposto, questo ordine del giorno. In fondo, signor sottosegretario, è un ordine del giorno, non è una legge, però è almeno un impegno per la sicurezza: che sia un può più forte. Signor sotto segretario, va bene tutto, ma un impegno un po' più forte per la sicurezza, per favore, ce lo dia (Commenti).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo mantiene la sua posizione. Quindi, accetta o meno? Onorevole, ci deve dire se accetta o meno la riformulazione.

GIANPAOLO DOZZO. Presidente, vogliamo che sia votato.

PRESIDENTE. Me lo dovete dire che lo volete votare.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento. Se Pag. 87ad ogni ordine del giorno consentiamo l'illustrazione, noi ne abbiamo altri 130: mi permetto di chiederle e di verificare se questo sia corretto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, io ritengo che il punto che ha toccato il collega sia un punto interessante e credo che nell'aula di questo Parlamento, come nell'altra aula del nostro Parlamento, tutti noi siamo impegnati - in particolare in queste ore al Senato, dove è in corso la discussione sul decreto sulla spending review - per limitare ed evitare al massimo i tagli che questi provvedimenti potrebbero portare o portano ai comparti di sicurezza e difesa del nostro Paese. Peraltro secondo me il contenuto di questo ordine del giorno avrebbe dovuto prevedere, per coerenza, che esso fosse portato ad un altro provvedimento. Io riterrei che sarebbe più giusto, in questo momento, non votare su questo tema, perché sullo stesso argomento c'è esattamente il medesimo proposito del collega della Lega Nord, quello di evitare i tagli al comparto sicurezza e difesa. Stiamo discutendo al Senato e riproporremo i temi anche alla Camera dei deputati, nel merito della spending review, cioè del provvedimento del Governo che comporta tagli alla spesa pubblica. Il merito ci convince, ma la critica che il Governo pone alla formulazione prevederebbe o di non farlo votare e di accettare la riformulazione, cosa che mi sento di chiedere al collega, per riprendere questa discussione tutti insieme e coerentemente sul prossimo provvedimento, oppure evidentemente di accettare la proposta di riformulazione del Governo.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Non voglio disturbare ulteriormente il dibattito, che si potrà fare in altra sede. Io come sa sono qui da qualche anno.
Volevo solo sapere, dopo la richiesta ufficiale del capogruppo della Lega Nord Padania di votare questo ordine del giorno, che senso ha riaprire il dibattito. Si può intervenire dicendo che si vuole apporre la propria firma a questo ordine del giorno e la cosa finisce lì. Non si può proseguire, signor Presidente. Mi permetto di dirglielo.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, comprendo il suo intervento. Tuttavia, in questa Assemblea ci comportiamo secondo un Regolamento, il quale afferma che ogni deputato ha diritto a intervenire per dichiarazione di voto. Quindi, non possiamo negare la parola a chi interviene per dichiarazione di voto.
Sarà un modo di comportarsi ostruzionistico, meriterà un biasimo politico ma questa è una cosa che riguarda voi. Quello che riguarda la Presidenza è di applicare puntigliosamente il Regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, volevo solamente chiedere per avere certezza che noi, nel caso dovessimo votarlo, votiamo un ordine del giorno che non ha contenuti di inammissibilità. Non credo si possa facilmente accettare un ordine del giorno che chiede di rimodulare una copertura contenuta in una legge e in un decreto-legge che noi abbiamo prima sottoposto a fiducia e che ora andiamo a votare.
Quindi, la richiesta è di sapere se viene mantenuto l'orientamento della Presidenza per cui l'ordine del giorno viene ammesso e, quindi, sottoposto eventualmente al voto dell'Assemblea. Nel caso in cui fosse sottoposto al voto dell'Assemblea mi permetto solo di dire, a chi lo ha presentato, che il parere del Governo, se tutti ne siamo avvertiti, sarebbe contrario e, quindi, noi faremmo esattamente il contrario di quello che si chiede qui, cioè Pag. 88voteremmo in modo tale che rimane solo una «francobollatura» propagandistica di una parte limitata del Parlamento e non, invece, una volontà complessiva, che è già stata manifestata dai colleghi, intorno alle questioni della sicurezza.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, lei ha posto una domanda ma si è già dato anche la risposta.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, noi abbiamo chiesto, ormai da dieci minuti, che si votasse questo ordine del giorno. Questa è la prima cosa. Inoltre, ricordo che questo ordine del giorno è ammissibile, visto che il Governo si è già pronunciato su di esso. In secondo luogo, signor Presidente, noi non facciamo nessun ostruzionismo. Quindi, moderi le parole quando formula qualche allusione nei nostri confronti (Commenti)!
Pertanto, le chiedo formalmente di porre subito in votazione questo ordine del giorno (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, porrò in votazione questo ordine del giorno a termini di Regolamento quando nessun deputato chiederà di intervenire ulteriormente sull'ordine del giorno.
Quanto al riferimento all'ostruzionismo, le ho detto chiaramente che questa è una valutazione politica che può fare l'Assemblea e che io non faccio. Quello che faccio è applicare puntigliosamente il Regolamento.
Ciò detto, forse sarà bene rileggere il Regolamento (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). L'articolo 88 del Regolamento dice: «Ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso per non più di cinque minuti o con non più di due interventi distinti per una durata complessivamente non superiore».
A questo punto passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Amico n. 9/5312-AR/79, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ci siamo tutti? Onorevole Castagnetti. Onorevole Margiotta si affretti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 529
Votanti 513
Astenuti 16
Maggioranza 257
Hanno votato
88
Hanno votato
no 425).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,40)

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bonino n. 9/5312-AR/80, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Lussana n. 9/5312-AR/81 e Realacci 9/5312-AR/82, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tommaso Foti 9/5312-AR/83, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Marchioni n. 9/5312-AR/84, Scarpetti n. 9/5312-AR/85, Causi n. 9/5312-AR/86 e Albini n. 9/5312-AR/87. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Federico Testa n. 9/5312-AR/88, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Pag. 89Germanà n. 9/5312-AR/89, Gibiino n. 9/5312-AR/90, Vincenzo Antonio Fontana n. 9/5312-AR/91 e Marchi n. 9/5312-AR/92, accettati dal Governo, purché riformulati.
Onorevole Pagano, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. n. 9/5312-AR/93, accettato dal Governo?

ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, intervengo velocemente per dire che sono molto soddisfatto per il fatto che il Governo abbia accettato l'ordine del giorno da me sottoscritto, ma l'argomento è molto delicato perché le inefficienze che derivano dalla mancanza di coordinamento delle autorità portuali e di tutte le autorità legate al mondo dei porti produce, secondo uno studio della Cassa depositi e prestiti, un danno di 12 miliardi di euro annui.
Pertanto, per dare forza al Governo verso questo indirizzo, forse il voto - mai come in questo momento - sarebbe opportuno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pagano n. 9/5312-AR/93, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Castagnetti, Traversa, Catone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 528
Votanti 515
Astenuti 13
Maggioranza 258
Hanno votato
417
Hanno votato
no 98).

Prendo atto che i deputati Golfo, De Pasquale e Minasso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Burtone n. 9/5312-AR/94, Granata n. 9/5312-AR/95, La Morte n. 9/5312-AR/96, Raisi n. 9/5312-AR/97, Di Biagio n. 9/5312-AR/99 e Zeller n. 9/5312-AR/100, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Crosio n. 9/5312-AR/101, accettato dal Governo.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma e quella del collega Cimadoro sull'ordine del giorno Crosio n. 9/5312-AR/101.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Berardi n. 9/5312-AR/102, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Garofalo n. 9/5312-AR/103 e Cavallaro n. 9/5312-AR/104, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Briguglio n. 9/5312-AR/105, accettato dal Governo, purché riformulato.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'ordine del giorno da me sottoscritto perché si tratta - vorrei spiegarlo ai colleghi - di un ente di ricerca molto importante, l'Isfol. Nella riformulazione, sostanzialmente, si elude totalmente la finalità dell'ordine del giorno, che è quella di preservarlo e di preservarne la natura pubblica e di utilizzazione dei fondi comunitari sul monitoraggio del sistema del lavoro.

Pag. 90

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Briguglio n. 9/5312-AR/105, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Castagnetti, Carfagna, Siragusa, Mura, Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 530
Votanti 523
Astenuti 7
Maggioranza 262
Hanno votato
51
Hanno votato
no 472).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno D'Antoni n. 9/5312-AR/106, Fadda n. 9/5312-AR/107, Maurizio Turco n. 9/5312-AR/108, Rossa n. 9/5312-AR/109 e Carella n. 9/5312-AR/111, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/5312-AR/113 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gianni n. 9/5312-AR/114, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Polidori n. 9/5312-AR/115, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Braga n. 9/5312-AR/116 e De Pasquale n. 9/5312-AR/117, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Schirru n. 9/5312-AR/118 e Distaso n. 9/5312-AR/119, accettati dal Governo, purché riformulati. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Galli n. 9/5312-AR/120, accettato dal Governo, purché riformulato.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, accetto la riformulazione e ringrazio il Governo ma, essendo estremamente importante la materia perché si tratta di una commissione di inchiesta ministeriale sul costo dell'energia elettrica in Italia, chiedo il conforto del voto del Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Galli, quindi accetta la riformulazione e insiste per la votazione?

DANIELE GALLI. Signor Presidente, sì pienamente.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galli n. 9/5312-AR/120, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Mura, Alessandri, Crosetto, Melchiorre...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 523
Votanti 513
Astenuti 10
Maggioranza 257
Hanno votato
492
Hanno votato
no 21).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nizzi n. 9/5312-AR/121, accettato dal Governo, purché riformulato. Onorevole Renato Farina, Pag. 91insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/122, accettato dal Governo?

RENATO FARINA. Signor Presidente, non insisto per la votazione ma vorrei sottolineare l'importanza di questo ordine del giorno che è firmato con me anche dall'onorevole Mosca e che è espressione dell'Intergruppo per la sussidiarietà. Tratta del lavoro per i detenuti; cosa c'entrano i detenuti con lo sviluppo? C'entrano, sono cittadini italiani o comunque ospiti del nostro Paese a pieno titolo, il loro lavoro e l'aiuto al loro lavoro - che è anche aiuto alla rieducazione - può dare un contributo forte alla crescita, non solo economica ma anche civile, di questo Paese. Il Governo si impegna a sostenere la presenza di imprese di chi voglia entrare nel carcere a portare lavoro e quindi formazione, rieducazione e anche una caduta della recidiva, come è stato dimostrato ampiamente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nastri n. 9/5312-AR/123, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Faenzi n. 9/5312-AR/124, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/5312-AR/125, accettato dal Governo, purché riformulato.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, mi rivolgo al Governo e a coloro che sono presenti in quest'Aula. In questo decreto-legge omnibus fra le tante cose c'è sostanzialmente l'abolizione dell'appello nel processo civile, perché di questo fondamentalmente si tratta, con il filtro, così come è stato congegnato. Quindi il cittadino non avrà alcuna tutela dal punto di vista giurisdizionale.
Questo ordine del giorno è stato abbondantemente illustrato dalla collega, onorevole Cinzia Capano, d'altra parte il Governo cosa ha proposto con la riformulazione? Di abolire tutta la premessa in cui si spiegano le ragioni che ci hanno portato a presentare questo ordine del giorno e riformula il dispositivo rendendolo oltremodo blando.
Proprio per richiamare l'attenzione e il senso di responsabilità di quest'Aula, vista la gravissima azione che possiamo fare con l'approvazione alla cieca di quanto previsto nel decreto-legge sul processo civile, chiedo che sia messo in votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, insiste per la votazione dell'ordine del giorno nel testo riformulato o in quello originale?

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, nel testo originario, perché già gli ordini del giorno non valgono niente, figuriamoci quando sono riformulati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, tra gli ordini del giorno presentati su questo argomento, oltre al n. 9/5312-AR/125 a prima firma Bernardini, c'è il n. 9/5312-AR/165 a mia prima firma e il n. 9/5312-AR/183 a firma della collega Frassinetti.
Questo per segnalare quello che è accaduto durante il percorso parlamentare. La Commissione giustizia era intervenuta con un parere condizionato che aveva chiesto la soppressione dell'articolo 54 oppure l'approvazione di un emendamento, allora sottoscritto dal Popolo della Libertà, da alcuni esponenti del Partito Democratico, da alcuni di Futuro e Libertà e anche dell'Unione di Centro, che rilevavano come la formulazione del Governo portasse sostanzialmente ad un filtro discrezionale di inammissibilità.
La norma infatti recita: «consentendo al giudice di appello di dichiarare inammissibile l'appello quando lo stesso non abbia ragionevoli probabilità di essere accolto». Credo di non dover spiegare che Pag. 92cosa questo significhi. Significa mettere completamente nelle mani del giudice di appello una valutazione di ragionevole probabilità che può cambiare da un giudice all'altro, perché i parametri di ragionevolezza possono essere diversi e non sono ancorati ad elementi oggettivi. L'emendamento che noi avevamo presentato consentiva invece un'anticipazione del contraddittorio e, attraverso una sentenza, obbligava il giudice di appello ad eliminare sin da subito gli appelli manifestamente fondati o quelli manifestamente infondati. Credo che la Camera si debba esprimere su questi ordini del giorno, che tra l'altro delegano il Governo ad una valutazione di coerenza con i principi costituzionali. Quando si toglie la motivazione, ad esempio, si può andare in collisione con l'articolo 111 della Carta costituzionale. Credo che rafforzare questi ordini del giorno non sia una rinuncia alle prerogative parlamentari, ma sia - e concludo - un'investitura di responsabilità nei confronti del Governo, che ha posto la fiducia, tanto per cambiare, su un provvedimento che contiene una norma delicata per i diritti delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/5312-AR/125. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma e per annunciare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord all'ordine del giorno Bernardini n. 9/5312-AR/125, perché riteniamo che la riformulazione in effetti ne abbia vanificato i contenuti. Molti dei contenuti che si è cercato in qualche modo di cassare sono assolutamente condivisi. Abbiamo fatto battaglie insieme su questo in Commissione in questi giorni e riteniamo che sia un ordine del giorno assolutamente condivisibile. Sappiamo della rigidità del Governo per le modalità con le quali siamo arrivati alla votazione di questo provvedimento. È già intervenuto il collega Contento in modo esaustivo e penso di poter condividere buona parte delle riflessioni effettuate.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche gli onorevoli Castiello e Sisto appongono la loro firma all'ordine del giorno Bernardini n. 9/5312-AR/125. Chiunque voglia apporla può rivolgersi al banco della Presidenza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo affinché resti agli atti la posizione dell'Italia dei Valori su questa questione di principio. Stiamo votando un provvedimento, peraltro a seguito di fiducia al Governo, perché il Governo ha fatto un decreto-legge su cui ha posto la questione di fiducia e questo provvedimento contiene una norma specifica, vale a dire il filtro di ammissibilità nelle cause civili per l'appello. È una scelta del Governo su cui ha posto la fiducia e voi avete dato la fiducia votandola (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Io a questo Governo non ho dato la fiducia, non vi confondete. Stabilito questo, credo che qui dobbiamo uscire dall'ambiguità, dagli equivoci e anche dalla presa in giro, perché non si può chiedere di votare, di impegnare il Governo a modificare l'atto che in questo momento stiamo votando esattamente al contrario di come impegniamo il Governo a modificarlo. Delle due l'una: o si dice al Governo che non si può fare quel provvedimento che ha chiesto di fare e su cui ha posto la fiducia - l'ha detto prima il collega Quartiani - oppure non si dà la fiducia al Governo.
Ma non si può prendere in giro il Parlamento, le istituzioni e il Paese votando ad un tempo la fiducia al Governo su un provvedimento su cui non si è d'accordo e sul quale poi si deve fare la faccia bella di fronte ai cittadini dicendogli che si è ottenuto un ordine del giorno per fare cambiare parere, dopo che nello stesso tempo si vota il provvedimento. Chiedo che venga dichiarato inammissibile questo ordine del giorno perché non si Pag. 93può fare un ordine del giorno per impegnare il Governo a fare esattamente il contrario di quello su cui è stata data la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la dichiarazione di inammissibilità della Presidenza c'è già stata, quindi poi sarà l'Aula a decidere se votare a favore o meno. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, anche alla luce delle considerazioni svolte dal collega Di Pietro l'Unione di Centro voterà contro questo ordine del giorno in coerenza con il testo emerso dal faticoso lavoro delle Commissioni e proposto dal Governo. Ci saranno altre sedi ed altri momenti per migliorare anche questa riforma, perciò il parere favorevole dato dal Governo al dispositivo ha una sua logica e noi non neghiamo che altre misure e ritocchi alla luce dell'esperienza siano possibili. Però la nostra giustizia civile non funziona, i tempi dei processi non sono ragionevoli. Non ricorderò qui le cifre e i numeri ma basti pensare che sono pendenti più di 450 mila appelli solo come arretrato delle corti di appello in secondo grado. Questa riforma è un atto di coraggio ed è anche un atto di coraggio necessario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, credo che stiamo affrontando uno dei nodi a cui questo Governo ci sta purtroppo abituando, cioè una serie di provvedimenti che improvvisamente contengono temi che nulla hanno a che spartire con lo stesso titolo del provvedimento. Si tratta di misure per la crescita del Paese che non possono coincidere con una decrescita verticale e rovinosa delle garanzie della giustizia civile. Invito il Parlamento a leggere soltanto questa parte della formulazione dell'articolo 348-bis per stabilire se un cittadino può esser esposto a quanto vi sto per leggere. Altro che necessità di una giustizia civile, questa è una giustizia per quello che vi dirò assolutamente incivile. Si dice che l'impugnazione è dichiarata inammissibile dal giudice competente quando - udite, udite - non ha una ragionevole probabilità di essere accolta. Vi prego, riflettete per un cittadino che cosa vuol dire «ragionevole probabilità di essere accolta» affidata al giudice.
Significa che il secondo grado di giudizio fatalmente è cancellato e questo non è un rimedio di giustizia, non è crescita, significa semplicemente approfittare di un momento di difficoltà del Paese per introdurre riforme che mai sarebbero entrate in questo Parlamento. Questo non è né di un Governo tecnico né di un Governo politico. Riflettete su questo ordine del giorno, giuristi e non giuristi. Cercate di fare il vostro dovere e di dire che «ragionevole probabilità» non ha nessun significato giuridico. Presidente, mi associo a questo ordine del giorno e appongo la mia firma (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà, di deputati del gruppo Partito Democratico e dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Il Presidente l'aveva intuito. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, a prescindere dalla notazione generale sul paradosso di aver votato la fiducia, sostenere il testo complessivo del provvedimento e poi chiedere un ordine del giorno che nella sua completezza era totalmente demolitivo del principio introdotto dalla norma, credo che si debba intanto esprimere un rammarico perché il parere favorevole parzialmente sul dispositivo da parte del Governo avrebbe dovuto essere, a mio giudizio, apprezzato perché si tratta appunto di sperimentare un istituto che viene introdotto nel nostro sistema processuale ma che in realtà mutua un istituto per esempio tipico del diritto Pag. 94tedesco (quindi è tutt'altro che un istituto del tutto improprio o liberticida).
Soprattutto si trattava di verificare, attraverso quel monitoraggio previsto, quali possano essere gli effetti che sicuramente ben difficilmente possono essere negativi tenuto conto che le corti d'appello sono un imbuto sostanzialmente denegatorio di giustizia nel nostro Paese.
Inoltre, va ricordato che - del tutto diversamente da quanto è stato qui sommariamente esposto - il tema è stato oggetto di un lungo dibattito prima nella Commissione giustizia e poi nelle Commissioni competenti e il Governo ha presentato delle modifiche abbastanza consistenti al testo originario che prevedono che il provvedimento sia succintamente motivato e prevedono una serie di riordini, la comparizione e la presenza delle parti e, quindi, tendono già ad aggiustare il procedimento.
Ritengo che questo procedimento vada sperimentato sul campo e che vada verificato se ed in quale misura può produrre positivamente una deflazione dei procedimenti in appello. Inoltre, non dobbiamo ignorare che per oltre il 68 per cento vedevano la conferma della sentenza di primo grado, ma a distanza di anni e anni dalla pronuncia di prima cura.
Quindi, mi pare che è un istituto che tenda non tanto a filtrare, ma a deflazionare, soprattutto quando gli appelli non sono particolarmente fondati, e che quindi sia comunque da verificare e da sperimentare con favore e positività nel nostro ordinamento.

PRESIDENTE. Onorevole Cavallaro, la prego di concludere.

MARIO CAVALLARO. Il principio della ricorribilità per Cassazione è rimasto seppure per saltum e, quindi, credo che, semmai nel futuro dovremo, come è stato annunziato da altri gruppi parlamentari, rivedere complessivamente tutto il tema delle impugnazioni, sia civili che penali, per rendere il nostro ordinamento sicuramente più europeo di quanto non lo sia attualmente. È per questo che noi, rammaricati che non si sia accettata la riformulazione, se votiamo il testo integrale, voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà per un minuto.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, è bene che sia chiaro ciò che nella norma che approveremo è contenuto. Oggi esistono tre gradi di giudizio: il primo, il secondo e il terzo grado. Nel quadro statistico presente dal 30 al 40 per cento dei gradi d'appello vengono accolti e dal 15 al 20 per cento del grado di Cassazione c'è accoglimento. Con questa riforma viene di fatto eliminato il grado d'appello e viene sicuramente eliminato totalmente il grado di Cassazione. Il grado d'appello è limitato a una valutazione discrezionale di un unico magistrato sulla probabilità di accoglimento dello stesso.
La sostanza è che il 50 per cento delle sentenze che vengono modificate non potranno più essere modificate nel nostro ordinamento e allora suggerisco al Governo di mettere in un contenitore i nomi delle due parti, di trovare una persona che peschi il nome di quello che vince o di quello che perde: eviteremo di avere giudici, costi e tanta fatica per niente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, intervengo solo per fare una precisazione. Si parla spesso del fatto che questo serve ad avvicinare di più l'ordinamento giuridico italiano a quello europeo. Intanto, vorrei ricordare che l'ordinamento giuridico italiano ha una cosa che gli altri ordinamenti non hanno e che è anche la più bella del mondo: la nostra Costituzione repubblicana. Poi vorrei anche ricordare a chi parla del diritto tedesco che l'Alta corte tedesca è intervenuta sul filtro Pag. 95e ne ha dichiarato l'incostituzionalità, imponendo al provvedimento che decide sul filtro di essere a sua volta ricorribile, mentre l'emendamento del Governo preserva la pronuncia del giudice da ogni forma di controllo. È la prima volta che nello stato di diritto si inserisce un vulnus di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Papa. Ne ha facoltà per un minuto.

ALFONSO PAPA. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma, anche perché - come è noto al Governo e ai tecnici che hanno redatto questo provvedimento - per tre volte nel corso della precedente legislatura la Commissione Mirabelli, che all'epoca si occupava di questo, una norma analoga non la inserì perché si evidenziava che tale norma avesse profili notevoli di incostituzionalità, come, per la verità, sta accadendo spesso e magari vedremo in futuro con provvedimenti in questa materia che questo Governo sta licenziando. Quindi, mi associo a questo ordine del giorno e chiedo che venga apposta la mia firma per ragioni di economia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, avendo solo un minuto a disposizione, penso di dovermi fermare solo agli aspetti generali della questione di cui ci stiamo occupando, ma ho il dovere di farlo perché anch'io ho sottoscritto l'emendamento a cui hanno fatto riferimento i colleghi, soprattutto il collega Contento.
È anche vero, però, che in Commissione, nell'esprimere il voto dell'Unione di Centro sul parere che abbiamo reso, ho votato favorevolmente al parere, ma, nello stesso tempo, ho anche dichiarato che, come gruppo, saremmo stati attenti alla posizione che poi avrebbe assunto il Governo, cioè ai passi avanti che avrebbe potuto fare il Governo. Rispetto al testo originario i passi avanti vi sono stati per cui io, coerentemente, voto contro l'ordine del giorno che è stato presentato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/5312-AR/125, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Lorenzin, Concia, Della Vedova, De Angelis, Rampelli, Servodio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 533
Votanti 523
Astenuti 10
Maggioranza 262
Hanno votato
258
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Froner n. 9/5312-AR/127, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Ria n. 9/5312-AR/128 e Del Tenno n. 9/5312-AR/129, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gianni Farina n. 9/5312-AR/130, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Garavini n. 9/5312-AR/131, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per Pag. 96la votazione dell'ordine del giorno Fedi n. 9/5312-AR/132, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Toto n. 9/5312-AR/133, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/5312-AR/134, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/5312-AR/135, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, era sull'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5312-AR/146 che volevo intervenire!

PRESIDENTE. Onorevole Palagiano, ho segnato il suo intervento per l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5312-AR/146 e infatti mi sarei fermato. Ora siamo sull'ordine del giorno Palagiano n. 9/5312-AR/135. Poi ve ne sono altri, il vostro gruppo vi ha già iscritto. Andiamo veloci in modo che poi possiate intervenire.
Quindi, prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/5312-AR/135, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/5312-AR/136, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Giuseppe n. 9/5312-AR/137, Cimadoro n. 9/5312-AR/138, Piffari n. 9/5312-AR/139 e Porcino n. 9/5312-AR/140, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/5312-AR/141, accettato dal Governo, purché riformulato.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, la ringrazio di avermi concesso la parola.
Questo articolo 15 scippa, di fatto, milioni di euro ad opere già finanziate a favore di autorità portuali italiane in zone SIN che hanno addirittura avuto l'OK da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici.
Questi soldi - essendo stato respinto in Commissione un emendamento soppressivo dell'articolo 15 presentato da Italia dei Valori e approvato altro che non posso definire per paura di censure - finiscono in un calderone indistinto che va a finanziare opere che già sappiamo quali sono. Si tratta di opere di varie autorità portuali, già autorizzate dal Consiglio superiore dei lavori pubblici e per le quali già sono stati spesi denari a profusione, che sono inserite in un decreto ministeriale che ha riformulato e risistemato poco prima, due o tre giorni prima dalla promanazione di questo decreto-legge, appunto le opere per varie autorità portuali italiane. Tutti questi soldi andranno dispersi. Andranno dispersi anche denari che le autorità portuali attualmente detengono, avendo risparmiato su aste che già ci sono state.
Il Governo ha accettato un ordine del giorno del collega Cavallaro, riformulandolo in politichese, in maniera estremamente vaga, impegnandosi ad esaminare le opportunità, fatti salvi gli equilibri di finanza pubblica. È cioè acqua fresca: questi soldi sono, purtroppo, definitivamente persi. Ragion per cui io credo che non sia giusto che questi soldi vengano tolti ad opere già di fatto quasi cantierabili per darli a soliti noti, che sono ben noti. Quindi, chiedo che l'impegno pieno, di cui all'ordine del giorno dell'Italia dei Valori a mia prima firma, sia approvato ed insisto pertanto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Favia n. 9/5312-AR/141, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Pag. 97
(Segue la votazione).

Onorevoli Gelmini, Bruno, Mondello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 515
Votanti 503
Astenuti 12
Maggioranza 252
Hanno votato
29
Hanno votato
no 474).

Prendo atto che la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5312-AR/142, accettato dal Governo, purché riformulato.
Onorevole Di Pietro, insiste per la votazione del suo ordine del giorno Di Pietro n. 9/5312-AR/143, accettato dal Governo?

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, signor rappresentante del Governo, che ha espresso la propria approvazione a questo ordine del giorno. Mi sta seguendo, per favore? Vorrei che mi seguisse perché lei ha detto che ha accolto questo ordine del giorno (Commenti di deputati dei gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro vada avanti. Tre sottosegretari la stanno seguendo. Prego, abbiamo già poco tempo.

ANTONIO DI PIETRO. Ma sa che io mi muoio di paura, quando... (Commenti di deputati dei gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, lasci perdere, vada avanti.

ANTONIO DI PIETRO. Mi perdoni. Lei, sottosegretario, ha detto che ha accolto questo ordine del giorno. Ma lei sa cosa ha accolto? Glielo chiedo perché sono due le questioni che intendo porre, una di merito ed una di metodo. Il merito è ciò che c'è scritto qui, stiamo cioè parlando, signori della Camera, della situazione di crisi delle imprese agricole, di una grave situazione di crisi, tanto che negli ultimi dieci anni il 30 per cento delle imprese agricole hanno chiuso, 700 mila aziende agricole hanno chiuso anch'esse: il 30 per cento in meno di produzione.
Stabilito quindi che il settore più danneggiato da questa crisi è quello agricolo, si tratta di vedere cosa può fare il Governo. Quindi, noi abbiamo chiesto al Governo, con questo ordine del giorno, l'adozione di una moratoria dei debiti per le aziende delle imprese agricole. Nei confronti di chi? Dell'amministrazione finanziaria, dell'INPS e degli istituti di credito. Voi mi dite: e allora? Signori del Governo, questo stesso ordine del giorno io lo ho già formulato il 26 gennaio 2012, quando avevate appena preso possesso, con il vostro Governo, del vostro potere. Ebbene, il 26 gennaio lei ha detto: «accolto». Allora io vorrei sapere del suo accoglimento che ci faccio anche oggi, se dal 26 gennaio ad oggi non ha fatto nulla in tal senso, se non è previsto nulla per venire incontro a quest'esigenza specifica?
Allora, nel porre il problema a lei, pongo un problema a quest'Aula affinché resti nero su bianco: a che servono questi ordini del giorno, se non a lavarsi la coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO... se non a farsi la bocca grande, quando si esce fuori di qui, quando in realtà questi ordini del giorno...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO... nessuno li ascolta, men che meno il Governo? Lei mi ha detto: «accolto». Ma io mi sento preso in giro da quel suo accoglimento. Per questo chiedo il voto!

Pag. 98

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Pietro n. 9/5312-AR/143, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Calderisi, Bruno, Carfagna... l'onorevole Carfagna ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Commenti - Vedi votazioni).

(Presenti 504
Votanti 424
Astenuti 80
Maggioranza 213
Hanno votato
202
Hanno votato
no 222).

Prendo atto che i deputati Lamorte, Golfo e Abrignani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che il deputato Lulli ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Giachetti ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/5312-AR/144, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/5312-AR/145, accettato dal Governo.

ANTONIO PALAGIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, intervengo solo per apporre la mia firma all'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5312-AR/146.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo dunque ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5312-AR/146, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, accetto la riformulazione così come dal sottosegretario De Vincenti illustrata in precedenza e dal momento che trattiamo di una questione che riguarda oltre 12 mila cittadini, vorrei che non ci fosse sottovalutazione. Parliamo dei truffati della Deiulemar Shipping, i cui amministratori sono stati arrestati per bancarotta fraudolenta dieci giorni fa e tentiamo di rimettere le cose a posto, cercando di poter rendere applicabile anche agli oltre 10 mila azionisti la cosiddetta legge Marzano.
Proprio perché parliamo di queste questioni e proprio perché è importante che ciò non sia un vuoto impegno, ma diventi un vincolo per il Governo, chiedo la solennità dell'Aula - ovviamente ringraziando tutti i colleghi che intendono sottoscrivere, e so che ce ne sono, questo ordine del giorno - affinché il voto dell'Aula vincoli il Governo.

PRESIDENTE. Dunque, chi intende sottoscrivere l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5312-AR/146, potrà farlo.

MARCO PUGLIESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per sottoscrivere l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5312-AR/146, onorevole Pugliese?

MARCO PUGLIESE. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Aiutatemi ad essere rapido.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5312-AR/146, nel testo riformulato, accettato dal Governo. Pag. 99
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello, voti pure!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 497
Astenuti 11
Maggioranza 249
Hanno votato
426
Hanno votato
no 71).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Raisi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Bachelet ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rota n. 9/5312-AR/147, Mura n. 9/5312-AR/149, Paladini n. 9/5312-AR/150, Zazzera n. 9/5312-AR/151 e Di Stanislao n. 9/5312-AR/152.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/5312-AR/153 - la scrittura dell'onorevole Buttiglione ogni tanto è un po' criptica - accettato dal Governo, purché riformulato.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, preferirei un voto per far capire all'Aula e soprattutto ai colleghi della Sardegna di che cosa stiamo parlando. Un anno fa, in Commissione difesa, all'unanimità, era stata approvata una risoluzione del collega Di Stanislao in cui si impegnava il Governo ad affrontare le problematiche connesse ai gravi danni alla salute subiti dal personale militare e dalle popolazioni civili soprattutto per quanto riguarda l'area di Quirra, ovvero un'area demaniale interessata da esercitazioni e da una dispersione sul terreno di grossi quantitativi di metalli tossici e sostanze chimiche: alluminio, arsenico, bario, cadmio, cobalto, cromo, rame, piombo, ferro, nichel, antimonio, zirconio e zinco, nonché da sostanze radioattive tipo torio ed uranio. Ebbene, con questo articoletto che è stato introdotto cosa succede? Che le aree civili devono essere bonificate, mentre le aree militari interessate possono non essere bonificate, ma il tutto è rimandato alla discrezione di due soli Ministri, quello della difesa e quello dell'ambiente. L'ordine del giorno in qualche modo impegna il Governo in questa direzione, a tutelare le popolazioni sia civili che militari, per cui non posso accettare la riformulazione, che annulla l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Bene, onorevole Evangelisti. La ringrazio, anche per la cortesia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/5312-AR/153, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Raisi... chiedo ai colleghi di stare a posto, abbiamo una commemorazione e poi la diretta televisiva e dunque dovete seguirmi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 507
Votanti 493
Astenuti 14
Maggioranza 247
Hanno votato
84
Hanno votato
no 409).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato di non essere riuscito a votare e che la deputata Pes ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Iannuzzi n. 9/5312-AR/154, Brugger n. 9/5312-AR/155, Lusetti n. 9/5312-AR/156 e Binetti n. 9/5312-AR/157, accettati dal Pag. 100Governo, purché riformulati. Onorevole Delfino, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/158, accolto dal Governo come raccomandazione?

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, solo per segnalare al sottosegretario De Vincenti una nostra raccomandazione e dico nostra perché in sede di Commissione agricoltura alla Camera e in sede di Commissione agricoltura al Senato sono stati approvati risoluzioni, ordini del giorno e quant'altro che sottolineano proprio il contenuto di questo ordine del giorno, cioè la necessità di assicurare continuità alle attività di promozione del prodotto agroalimentare nel mondo e a trasferire alla nuova Agenzia per la promozione all'estero e all'internazionalizzazione le risorse umane che già erano impegnate in Buonitalia. Il mio, quindi, è un accoglimento della raccomandazione, ma a mia volta faccio una raccomandazione al Governo.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Delfino. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/5312-AR/159 e Ruggeri n. 9/5312-AR/160, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mantini n. 9/5312-AR/161, Poli n. 9/5312-AR/162, Pezzotta n. 9/5312-AR/163 e Cera n. 9/5312-AR/164, accettati dal Governo, purché riformulati. Onorevole Contento, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/5312-AR/165, accettato dal Governo, purché riformulato?

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo soltanto perché siamo di fronte all'altro ordine del giorno che chiedo venga posto in votazione. Noi non chiediamo di modificare direttamente le disposizioni approvate, ma chiediamo che venga effettuata una verifica delle nuove disposizioni con i principi costituzionali.
Onorevole Di Pietro, qui non si tratta soltanto di aver votato la fiducia, perché la fiducia si giustifica con diverse altre disposizioni: penso, ad esempio, a quella che va a favore delle imprese, voluta dal PdL, per l'IVA di cassa. È evidente, quindi, che nel voto intervengono altri fattori e aver inserito una nota come questa all'interno di un provvedimento che riguarda altro, è più che pericoloso, perché questa non introduce soltanto il filtro di inammissibilità di cui abbiamo parlato, ma elimina anche il ricorso per Cassazione per ragioni che attengono alla motivazione. Con l'approvazione di questo provvedimento, quindi, lei non potrà più censurare, come accade oggi, la motivazione dei provvedimenti. Noi riteniamo che sia incostituzionale, facciamo la nostra battaglia, speriamo che la faccia anche lei con noi.

AMEDEO LABOCCETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, intervengo solo per apporre la mia firma a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà, per 30 secondi.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, segnalo che questo ordine del giorno, scritto in maniera davvero magistrale, mette a nudo un'altra delle tecniche che, secondo me, noi dobbiamo immediatamente esorcizzare e denunciare, cioè quella di costringerci a un voto di fiducia su argomenti di grande rilevanza inserendo una nota dissonante che, invece, nulla ha a che spartire con questa fiducia. Segnalo ancora che non si può predicare una giustizia rapida mediante una giustizia sommaria. In altri termini, non si può risparmiare sul bisogno ammazzando il bisogno. Si ammazza il bisogno dei cittadini del secondo grado di giudizio in sede civile.

Pag. 101

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Castiello appone la propria firma. Chi vuole apporre la propria firma si rivolga al banco della Presidenza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, innanzitutto, per apporre la mia firma, augurando all'ordine del giorno Contento maggiore fortuna rispetto all'ordine del giorno Bernardini. Colleghi, tutti concordiamo sulla necessità di ridurre i tempi di durata dei processi. La stessa Costituzione raccomanda che la durata dei processi deve essere ragionevole, ma una cosa è ridurre la durata dei processi e altra cosa è eliminare addirittura uno o due gradi di giudizio, peraltro affidando tutto ciò ad un'ordinanza di inammissibilità, una decisione, peraltro, che di fatto e di merito è una decisione che contravviene anche all'obbligo di motivazione. Non si può sacrificare, eliminare o ridurre, quindi, sull'altare della necessità di abbattere i tempi di durata dei processi, una tutela che i cittadini devono sicuramente avere in tema di giustizia e in tema di giustizia civile. Ecco perché mi auguro che il Governo, facendo proprie anche tutte le osservazioni che sono state fatte dal Consiglio nazionale forense e dai giuristi in tema in materia di diritto processuale, torni sul tema e modifichi la sua posizione.

PRESIDENTE. Ricordo solo che dobbiamo porre in votazione l'ordine del giorno Contento n. 9/5312-AR/165.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà, per un minuto. Sa che, poi, abbiamo la diretta.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, sarò velocissimo. Vorrei ricordare che il grado di appello non è assistito da garanzia né da tutela costituzionale: noi ce l'abbiamo e dobbiamo mantenerlo, perché è importante. Tuttavia, vorrei dire che il grado dell'appello non si cancella, perché il procedimento di filtro è assistito dalla garanzia giurisdizionale ed anche dalla garanzia del contraddittorio.
Ciò detto, vorrei dire una cosa: per coerenza, l'Assemblea, avendo respinto l'altro ordine del giorno, dovrebbe respingere anche questo. Su questo, poi, noi verificheremo.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Contento n. 9/5312-AR/165, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Chiedo ai colleghi di stare al posto, adesso chiudiamo la votazione. Onorevole Martinelli... onorevole Golfo... onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
248
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che il deputato Granata ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario e che i deputati Mattesini e Mazzarella hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto votare a favore.
Prendo atto che i deputati Melandri e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto, che il deputato Baccini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Commercio n. 9/5312-AR/166 e Alberto Giorgetti n. 9/5312-AR/167, accettati dal Governo.

Pag. 102

GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. No, onorevole Fava, ha già parlato due volte, non posso darle la parola, le chiedo scusa.

GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, qui si fanno valutazioni diverse sui singoli ordini del giorno, come se nulla fosse. L'onorevole Di Pietro ha avuto, giustamente, la possibilità di intervenire prima, reclamando in termini, dal suo punto di vista, probabilmente, condivisibili, sulla congruità del fatto che sia stato accolto un ordine del giorno che rivoluzionava qualcosa che era già scritto nel provvedimento. Noi diciamo che voi avete accolto l'ordine del giorno Commercio n. 9/5312-AR/166, che di fatto impegna il Governo a vanificare un ordine del giorno accolto della Lega Nord. Questa è una cosa incomprensibile, signor Presidente, non si può!

PRESIDENTE. Non è sull'ordine dei lavori. Onorevole Fava, gli ordini del giorno sono già stati valutati per la loro ammissibilità.
Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Commercio n. 9/5312-AR/166, Alberto Giorgetti n. 9/5312-AR/167 e Ossorio n. 9/5312-AR/168, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fallica n. 9/5312-AR/170, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/5312-AR/173, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Misiti n. 9/5312-AR/174, Lolli n. 9/5312-AR/175 e Ginoble n. 9/5312-AR/176, accettati dal Governo purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Angelis n. 9/5312-AR/177, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/5312-AR/178, accettato dal Governo e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lorenzin n. 9/5312-AR/179, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Savino n. 9/5312-AR/180, Testoni n. 9/5312-AR/181, Murgia n. 9/5312-AR/182, Frassinetti n. 9/5312-AR/183, Rubinato n. 9/5312-AR/184, Strizzolo n. 9/5312-AR/186, Oliverio n. 9/5312-AR/187, Lazzari n. 9/5312-AR/188, Beltrandi n. 9/5312-AR/189, Lulli n. 9/5312-AR/190 e Narducci n. 9/5312-AR/191, accettati dal Governo purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tempestini n. 9/5312-AR/192, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rigoni n. 9/5312-AR/193, Zucchi n. 9/5312-AR/194 e Agostini n. 9/5312-AR/195, accettati dal Governo purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Baretta n. 9/5312-AR/196, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bratti n. 9/5312-AR/198, Velo n. 9/5312-AR/199, Mattesini n. 9/5312-AR/200, Lovelli n. 9/5312-AR/201, Meta n. 9/5312-AR/202, Verini n. 9/5312-AR/203, Marco Carra n. 9/5312-AR/204 e D'Incecco n. 9/5312-AR/206, accettati dal Governo purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del Pag. 103giorno Miotto n. 9/5312-AR/207 e Marchignoli n. 9/5312-AR/208, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/5312-AR/209, accettato dal Governo purché riformulato.

IGNAZIO MESSINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori?.

IGNAZIO MESSINA. No, signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine del giorno Barbato n. 5312-AR/209 che porta anche la mia firma. In assenza dell'onorevole Barbato vorrei intervenire, signor Presidente.

PRESIDENTE. Mi dispiace, ma ormai ho preso atto che era stato accettata la riformulazione.

IGNAZIO MESSINA. Non l'ha accettata nessuno, la riformulazione.

PRESIDENTE. Nessuno ha segnalato questa cosa... Ormai, i colleghi stanno uscendo.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, mi faccia intervenire, non scherziamo con le cose serie.

PRESIDENTE. Sta bene; ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Per quanto riguarda la riformulazione, noi stiamo parlando di attività di ricerca e prospezione di idrocarburi. Credo che il Governo abbia preso un abbaglio. La prospezione di idrocarburi ha un impatto straordinariamente importante. Il Governo accoglie il primo e il terzo punto dell'ordine del giorno, cosa che noi condividiamo ovviamente, e ne toglie uno, in totale contraddizione con quello che il Governo ha fatto fino ad oggi. Al secondo punto dell'impegno, infatti, noi chiediamo al Governo di valutare, per il forte impatto che hanno le ricerche e le coltivazioni di idrocarburi in Italia, se è possibile aumentare le royalties in Italia considerando che voi state bocciando tutto perché non c'è copertura e quando vi diciamo: valutate se è meglio o se è opportuno aumentare le royalties ai petrolieri, voi dite «no». Riteniamo che il Governo debba rivalutare questa posizione perché deve dirlo con chiarezza; il Governo vuole tutelare i petrolieri e mantenere le royalties basse oppure...

PRESIDENTE. Onorevole Messina, mi scusi se la interrompo ma lei è già intervenuto un'altra volta. Le chiedo solo se accetta la riformulazione oppure insiste per la votazione?

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, non accetto la riformulazione, chiedo al Governo di rivederla, in caso contrario insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo mantiene il parere espresso.
Passiamo quindi ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 5312-AR/209, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 18,30).

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 395
Votanti 390
Astenuti 5
Maggioranza 196
Hanno votato
20
Hanno votato
no 370).

Prendo atto che i deputati Pionati e Melandri hanno segnalato che non sono Pag. 104riusciti a votare e che il deputato Ruvolo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Commemorazione della strage alle olimpiadi di Monaco del 1972 (ore 18,30).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Onorevoli colleghi, l'imminente apertura della trentesima edizione dei giochi olimpici che avrà luogo a Londra venerdì prossimo alla presenza per l'Italia del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, riporta alla nostra memoria, nel quarantesimo anniversario, l'efferato attentato terroristico del settembre 1972 di cui fu vittima la rappresentativa israeliana a Monaco di Baviera e in cui persero la vita undici atleti di Tel Aviv e un agente della polizia tedesca.
Ancora oggi è profonda, nonostante il tempo trascorso, la commozione dell'opinione pubblica mondiale per la ferita che i terroristi palestinesi di Settembre Nero infersero ai valori di pace e di fratellanza propri degli ideali olimpici, stroncando tante vite umane innocenti e riportando, nel cuore dell'Europa, il fantasma dell'odio antisemita. L'Italia di allora che cominciava a vivere i cosiddetti anni di piombo e a sperimentare gli effetti destabilizzanti del terrorismo si strinse compatta intorno alla comunità ebraica e allo Stato di Israele.
So quindi di interpretare il sentimento di tutti i colleghi nel riaffermare, oggi, la più ferma e sentita condanna del ricorso al terrorismo come arma di azione politica. Con l'occasione desidero rinnovare la solidarietà della Camera dei deputati ai familiari degli atleti israeliani uccisi che ancora oggi continuano a testimoniare con rigore e compostezza le ragioni pubbliche di un lutto privato richiamando alla nostra coscienza il primo dovere della memoria cioè il dovere di impedire che simili atti possano ripetersi.
Purtroppo il recente e gravissimo attentato ai turisti israeliani sul Mar Nero, compiuto proprio nel giorno in cui ricorreva il diciottesimo anniversario dell'orribile eccidio di Buenos Aires, ci ricorda come occorra sempre tenere alta la guardia contro il ripetersi di simili efferati atti di violenza e di odio nei confronti del popolo ebraico.
L'odio di cui il terrorismo è portatore va combattuto innanzitutto sul piano morale non facendo mancare la voce dei cittadini e delle istituzioni. Esprimere pubblicamente indignazione e condanna significa infatti isolare dal contesto civile i terroristi e sconfiggere il loro disegno di diffondere paura e tensione. È la ragione per la quale al pari di quanto già avvenuto in altre Assemblee, tra cui la Camera dei comuni di Bundestag e il Senato statunitense, deputati di vari gruppi parlamentari hanno presentato, presso le competenti Commissioni della Camera, una risoluzione per invitare il Comitato olimpico internazionale ad esprimere con un alto gesto simbolico il ripudio del terrorismo. E credo che il minuto del silenzio osservato dal Presidente del Comitato olimpico internazionale nel corso della sua visita al villaggio olimpico sia un riflesso di questi sentiti auspici. Da parte nostra è doveroso manifestare pieno apprezzamento per la scelta degli atleti italiani di osservare un minuto di silenzio a Londra in ricordo delle vittime di Monaco. È il modo migliore per interpretare lo spirito della Carta olimpica che pone lo sport al servizio dello sviluppo armonioso dell'umanità, in vista della promozione di una società pacifica in cui sia tutelata la dignità. Con questo spirito, in occasione dell'inaugurazione dei giochi olimpici invernali ospitati a Torino nel 2006, la squadra israeliana volle inviare un messaggio di pace al mondo intero, con il linguaggio internazionale dello sport e lo fece lanciando simbolicamente in volo una colomba. Confidiamo pertanto che le Olimpiadi di Londra 2012 siano come da tradizione una grande festa dello sport e della libertà. Nel ricordo delle vittime di Monaco, l'affratellamento fra gli atleti sarà un esempio per far riscoprire a tutti i popoli, ed in particolar modo ai più giovani, le ragioni del comune destino dell'umanità Pag. 105a prescindere dalla etnia, dalla lingua e dalla religione. In questo spirito, nel commosso ricordo delle vittime della strage di Monaco di Baviera, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
Essendovi numerosi iscritti a parlare, ricordo che alle ore 19 è prevista la ripresa televisiva diretta per le dichiarazioni di voto. Quindi prego i colleghi di attenersi scrupolosamente al tempo a loro disposizione.

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FIAMMA NIRENSTEIN. Prendo la parola, anche se non c'è molto da aggiungere al nobile discorso del Presidente Fini, prima di tutto per dire che sono fiera del mio Parlamento che ha osservato oggi questo minuto di silenzio che invece il Comitato olimpico internazionale ha rifiutato non soltanto ai parenti delle vittime, ma a tante istanze internazionali di prima grandezza, compreso il presidente Obama, che l'ha richiesto insieme a noi e a tutti i vari Parlamenti citati dal Presidente Fini. Sono fiera delle 150 firme che tanto rapidamente abbiamo raccolto tra i nostri parlamentari di tutte le parti politiche, sono fiera della risoluzione che domani mattina la Commissione cultura e la Commissione esteri voteranno insieme sempre con questo medesimo intento.
Non so quanti hanno l'età per ricordare quel 5 settembre, quell'Olimpiade del 1972 - molti anni sono passati - e quelle orribili immagini dei primi due cadaveri gettati di fronte al pubblico per ricattare l'opinione pubblica internazionale e farle sapere con questo gesto così spaventosamente violento che il terrorismo internazionale, nell'ambito di una trama che fino ad oggi è rimasta in parte oscura, rifiutava agli ebrei e agli israeliani il diritto stesso di vivere.
Infatti, non si trattava di una guerra, ma di impedire a dei civili, che erano là soltanto per affermare la loro meravigliosa decisione, in quanto giovani sportivi, di battersi nell'ambito dei giochi olimpici, così com'è vi è stato nei giorni scorsi la volontà di affermare che i giovani israeliani non possono viaggiare in vacanza all'estero, facendo esplodere l'autobus a Burgas. Inoltre, così come mille volte sugli autobus in Israele, nelle scuole, nei supermarket e nei ristoranti vi è un'unica e medesima intenzione, quella di affermare che con la prepotenza e la violenza si vuole impedire agli ebrei e agli israeliani di vivere la loro vita liberamente. È dunque contro la libertà, non soltanto degli israeliani, ma di tutti i cittadini che si oppongono al terrorismo, che avvenne questo gesto di terrore spaventevole che vi fu in quell'anno 1972, ed è contro questo atto di terrore che noi, Parlamento italiano, insieme a tutto il popolo italiano che qui rappresentiamo, abbiamo preso posizione insieme alle vedove che si trovano adesso a Londra per chiedere ancora e di nuovo questo gesto di memoria, di pietà, di comprensione e di lotta contro il terrorismo.
Noi siamo insieme a Ilana Romano, noi siamo insieme a Ankie Spitzer: le due vedove che per quarant'anni hanno richiesto al Comitato olimpico internazionale di rispettare un minuto di silenzio, che gli è stato sempre rifiutato. Noi, Parlamento italiano, abbiamo osservato questo minuto di silenzio per tutti loro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

CLAUDIO BARBARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per tre minuti.

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, devo purtroppo fare riferimento alle polemiche che vi sono state all'interno del mondo dello sport, che sono già state citate dall'onorevole Nirenstein. Infatti, purtroppo, questa importante ricorrenza è stata preceduta da alcune polemiche che Pag. 106riguardano essenzialmente il comportamento del CIO. Però, ritengo altrettanto opportuno ricollegarmi idealmente alla decisione assunta dal presidente del nostro Comitato olimpico, Petrucci, che invece ha ritenuto opportuno, attraverso la delegazione italiana, rendere omaggio alle vittime di quel famoso e tragico avvenimento di quarant'anni fa.
Signor Presidente, vi sono due Olimpiadi che hanno contrassegnato in particolare la storia dello sport moderno: quelle di Roma, per i motivi che tutti noi conosciamo, ma soprattutto quelle di Monaco, perché hanno fatto diventare un elemento, come quello della sicurezza, centrale, rispetto a quello della competizione stessa, senza che però ciò andasse in qualche modo a svilirne i valori, a diminuire la portata dei principi che il mondo dello sport, attraverso l'appuntamento olimpico, aveva saputo esprimere fino a quel momento. Quel massacro, avvenuto tra il 5 e il 6 settembre di quell'anno, è ancora impresso nella memoria di tutti noi: una carneficina che sconvolse il villaggio olimpico con il suo triste bilancio di morte dove 11 israeliani, 5 terroristi e 1 poliziotto tedesco persero la vita. I Giochi furono allora sospesi per un giorno, per poi riprendere. Fu una scelta, questa, che destò non poche perplessità e attirò agli organizzatori non poche critiche, ma credo, forse, non intendesse essere una mancanza di rispetto e una forma di superficiale sottovalutazione della gravità dell'episodio che macchiò la manifestazione e sconvolse gli animi di quanti, pieni di speranze, sognavano di lasciarsi definitivamente alle spalle la violenza degli anni passati, nonostante le evidenti rivendicazioni politiche legate alla ridefinizione degli assetti geopolitici e dei rispettivi rapporti di forza fra le nazioni. L'episodio, senza alcun dubbio, segna una dolorosa pagina della storia sportiva internazionale, che ancora oggi ci fa riflettere e addolorare. Fu, però, una decisione tesa a riaffermare, nei fatti, il rifiuto della violenza e l'essenza dello sport come produttore di valori e strumento di integrazione tra i popoli, per la sua natura sideralmente lontana da forme alternative di competizione e di confronto alternative a quelle di gara. Se non fosse passato quel messaggio, lo sport sarebbe stato travolto ed esposto ad ogni tipo di condizionamento.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barbaro.

CLAUDIO BARBARO. Vogliamo oggi ricordare le vittime di quel massacro, che portò con prepotenza alla violenza e all'odio di matrice politica dentro il più importante e seguito appuntamento sportivo. Vogliamo ricordare quegli 11 atleti israeliani per ribadire con forza, non solo l'autonomia dello sport e il suo essere al di sopra e oltre le divisioni e le conflittualità storiche, in quanto trasversale, ma anche e soprattutto per esaltare l'universalità del linguaggio sportivo, a prescindere dalla propria nazionalità, dal proprio credo religioso e da ogni altro fattore discriminante (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

GIOVANNI LOLLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per tre minuti.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, bisogna valutare e ricordare questo episodio orribile al di là della retorica.
Bisogna inoltre associarsi alla tenacia e al coraggio dei parenti di quelle vittime, che stanno chiedendo, ahimè invano, che ci sia il minuto di silenzio nel momento della celebrazione delle Olimpiadi. Guardate, fare una graduatoria fra gli atti di terrorismo è impossibile. Dovunque, sempre, quando si colpisce una persona innocente e inerme si fa un'azione orrenda. Ci sono stati però atti, nella storia, che più di altri hanno colpito l'opinione pubblica. In particolare nel 1972 una parte dell'opinione pubblica faceva fatica a riconoscere una verità, che è semplicemente questa: non c'è causa, per quanto riconducibile a ragioni sacrosante, che possa giustificare un atto di aggressione nei confronti di persone inermi. Pag. 107
All'epoca, tra l'altro, una parte di questa opinione pubblica, anche italiana, era particolarmente propensa a riconoscere le ragioni del popolo palestinese, colpito proprio in quel periodo anche dalla Giordania del re Hussein, che lo costrinse a una nuova diaspora. Quella parte di opinione pubblica fu particolarmente colpita e inorridì di fronte a quell'atto e cominciò allora a considerare diversamente, insieme alle sacrosante ragioni del popolo palestinese, le altrettanto sacrosante ragioni del popolo e dello Stato di Israele e della sua difesa. Infatti, sempre il terrorismo è il peggiore nemico della causa dei popoli, quando presume di parlare in suo nome.
Ma poi si colpirono le Olimpiadi: anche qua, senza retorica, ma le Olimpiadi sono davvero un'occasione di condivisione, di vicinanza tra i popoli. Uno dei più grandi lasciti della grande cultura greca è stata proprio questa grande straordinaria invenzione, cioè quella di ritualizzare la guerra tra città-stato attraverso la rappresentazione che se ne fa nel gioco olimpico. Le Olimpiadi poi sono diventate ancora di più, nell'epoca moderna, il più grande evento seguito da miliardi di persone. Proprio per questo - e concludo - ritengo inaccettabile il comportamento del CIO, che tuttora si rifiuta di riconoscere il minuto di silenzio. Bene ha fatto il Comitato olimpico italiano, invece, ad agire per proprio conto e ha dato un bel segnale.
Guardi, signor Presidente, c'è un altro segnale in queste Olimpiadi che a me piace: ci sono per la prima volta 5 atleti palestinesi che parteciperanno alle Olimpiadi. Se insieme a questo il Comitato olimpico avesse il coraggio di osservare, all'atto della presentazione, il minuto di silenzio, le Olimpiadi avrebbero dato ancora una volta la dimostrazione e il segnale a tutta l'umanità di che cosa vuol dire un processo di pace (Applausi dei deputati del gruppo Partito democratico).

ROBERTO RAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, quelle di Monaco 1972 furono le prime Olimpiadi che ricordo e forse, nella mente del bambino, vedere in televisione quei volti incappucciati, quei mitra che venivano sbandierati nel villaggio olimpico, mi fece ancor più impressione di quanto si possa immaginare. I bambini di oggi crescono evidentemente guardando forse un altro tipo di televisione. A me avevano raccontato che le Olimpiadi erano un'altra cosa. Non compresi subito l'incubo, ma sicuramente, sotto il profilo della sicurezza, quella volta andò male tutto quello che poteva andare male. Per il terrorismo fu una grande vittoria, una vittoria che fece scuola purtroppo, perché oggi anche le Olimpiadi sono diventate un luogo da blindare, come tutti i luoghi che sono ripresi da telecamere, dove ogni attentato sui media viene moltiplicato nei suoi effetti per milioni di volte.
Quindi, a maggior ragione, ricordare quegli 11 atleti, quelle 11 vittime - non soldati, atleti - come non si farà a Londra, proprio nel momento di massima attenzione, cioè durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi, significa perdere una grande occasione. Significa non portare lo spirito olimpico, di pace e di fratellanza, che le Olimpiadi dovrebbero portare. Ricordarli avrebbe significato sconfiggere la paura e l'omertà che troppe volte nella storia anche recente hanno offuscato drammi e persino genocidi.
Signor Presidente, noi ci riconosciamo nelle parole che lei ha detto e non vorremmo aggiungere molto di più. In Grecia, il mondo si fermava durante le Olimpiadi antiche per guardare gli atleti confrontarsi in una sana competizione. Oggi il mondo, come ha fatto la Camera dei deputati, dovrebbe fermarsi per ricordare quegli 11 uomini che sotto i cerchi olimpici persero la vita, avendo la sola colpa di gareggiare sotto la bandiera sbagliata, sbagliata evidentemente per i loro assassini e per chi condivide la loro folle idea. La bandiera era quella di Israele. Ricordiamoli anche per quello (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

Pag. 108

DAVIDE CAVALLOTTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, la pagina più nera delle Olimpiadi moderne è sicuramente quella scritta il 5 settembre 1972 a Monaco di Baviera, da un commando palestinese dell'organizzazione «Settembre Nero», che penetrò nel villaggio olimpico riuscendo, dopo ore di estenuanti trattative e di un tentativo di liberazione da parte della polizia tedesca, a sterminare undici atleti israeliani. Quel giorno il terrorismo si impadronì della vita di quegli uomini ma anche dello sport, insanguinandone la liturgia più alta e nobile, quella dei giochi olimpici.
L'ideazione di questo atto criminale dimostrativo ebbe origine a Roma, il 15 luglio 1972, quando due esponenti dell'organizzazione criminale si incontrarono uniti dalla volontà di porre la questione palestinese all'attenzione del mondo. Il commando terroristico entrò nel villaggio olimpico la notte tra il 4 e il 5 settembre. Due atleti israeliani furono subito uccisi, a sangue freddo, quando si svegliarono per l'irruzione dei terroristi nell'appartamento, mentre gli altri divennero ostaggi. Il resto è storia; il fiato sospeso del mondo intero incollato per un giorno a seguire le trattative tra «Settembre Nero» e la polizia tedesca per cercare una soluzione al caso; il pugno fermo del Primo Ministro israeliano contro i terroristi, con cui non volle trattare; poi il precipitare degli eventi, la fuga in elicottero, il piano fallito delle forze di polizia e i terroristi che uccisero gli ostaggi quando la fuga era ormai saltata.
Oggi come allora l'Occidente sembra vittima di un ricatto, più o meno esplicito, da parte delle nazioni arabe. Nel 1972 nessuna nazione araba, tranne la Giordania, partecipò alla commemorazione e mise le bandiere a mezz'asta. Oggi più o meno gli stessi Paesi minacciano ritorsioni nel caso si decidesse di procedere con un gesto, a dimostrazione di valori di cui lo sport dovrebbe farsi portavoce. Ci chiediamo perché mai i Paesi arabi dovrebbero prendersela se qualcuno commemora undici vittime del terrorismo internazionale. E se domani si chiedesse una commemorazione dei 3 mila morti dell'11 settembre 2001, durante i mondiali di calcio, queste stesse delegazioni dei Paesi arabi e islamici come si comporterebbero? Sono domande che la politica ha il dovere di porsi per non dimenticare e affinché non vengano commessi, oggi come allora, gli stessi errori di sottovalutazione, di superficialità, di lettura sbagliata degli eventi.
Purtroppo, questo vile attentato è oggi più che mai attuale perché i terroristi del mondo continuano a proliferare, a inserirsi nella nostra cultura e nella nostra società al solo scopo di distruggerla. Non possiamo permettere che questo accada né dobbiamo farci intimorire, perché il più grande bene di cui dispone l'essere umano è la libertà, quella religiosa, quella di opinione, la libertà di vivere come meglio si crede nel rispetto dell'altro. Ma la libertà è un bene che deve essere conquistato e mantenuto ogni giorno, lottando contro chi vuole togliere agli altri il proprio diritto di vivere liberamente.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DAVIDE CAVALLOTTO. La politica ha il dovere di tutelare la libertà dei cittadini, proteggendoli dal terrorismo tramite una politica di prevenzione e di sicurezza. Non possiamo apprezzare chi allarga le maglie della legge permettendo di fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cavallotto.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per confermare quanto avevamo già anticipato nella Conferenza Pag. 109dei presidenti di gruppo. Noi apprezziamo molto la sua sensibilità, le espressioni che lei ha voluto utilizzare in quest'Aula per ricordare quei tragici avvenimenti.
Quindi, ci riconosciamo nelle sue parole e per questo la ringraziamo e ci uniamo alle sue espressioni di cordoglio e di solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIULIOMARIA TERZI di SANT'AGATA, Ministro degli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIOMARIA TERZI di SANT'AGATA, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, a nome del Governo desidero esprimere un fortissimo apprezzamento e una forte condivisione della sua iniziativa e delle parole toccanti che lei ha voluto oggi riservare a questa ricorrenza del quarantesimo anniversario di quella strage assurda, inconcepibile, inumana, che ha toccato il team israeliano alle Olimpiadi del 1972.
L'attualità della minaccia e del disprezzo assoluto dei più fondamentali valori dell'umanità è stata ancora ripresa e riportata alla coscienza del mondo e soprattutto alla coscienza della società italiana, così attenta a questi valori, con l'attacco, violento e crudele, alle personalità israeliane pochi giorni fa in Bulgaria, proprio per risottolineare nuovamente quanto il fondo di violento antisemitismo e di negazione dei fondamentali valori della persona sia ancora presente, dopo 40 anni da quella tragedia, nel nostro mondo.
Il Governo italiano, in una linea di assoluta continuità con la politica estera italiana, ma anche con l'affermazione, sul piano nazionale ed internazionale, dei valori dell'uomo, prende costantemente una posizione assolutamente di condanna e di contrasto delle forme, di tutte le forme, di terrorismo, ma, in questo particolare caso, quello che intendo ribadire - a nome del Governo - è un impegno forte nel contrastare tutte le forme di intolleranza e di antisemitismo che ancora oggi gravano sul nostro mondo e anche sui Paesi europei.
È quindi questo l'impegno che intendo oggi riaffermare in questa Assemblea, dove si sono levate voci così significative ed importanti da parte di tutti i gruppi parlamentari per partecipare al dolore delle famiglie che sono state, quarant'anni fa e ancora pochi giorni fa, colpite e per riaffermare un comune impegno di solidarietà, ma anche un impegno politico a portare avanti una lotta che non deve mai cessare di spegnersi.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 5312-A/R (ore 18,55).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5312-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il voto dei deputati della componente politica Liberal Democratici-MAIE del gruppo Misto sarà favorevole sul provvedimento per la ripresa economica perché, pur nell'assoluta modestia dei mezzi che il Governo ha reperito per questo scopo indispensabile, va comunque nella giusta direzione di stimolare le attività produttive, ma soprattutto per un giudizio politico di carattere generale.
L'Europa è in una crisi drammatica, onorevoli colleghi. Su tutti i giornali italiani e stranieri si parla di una crisi dell'euro che potrebbe avere esiti estremamente negativi e, dentro questa crisi, noi rischiamo - per la debolezza e per gli errori accumulati nel passato - di pagare un prezzo particolarmente elevato. Pag. 110
Abbiamo poco con cui opporci a questa situazione: quello che abbiamo avuto in questi mesi è stato un Governo che ha goduto di un ampio sostegno parlamentare - dal PdL, al PD, al Terzo Polo - e che ha chiesto agli italiani sacrifici molto pesanti, ma che sono l'unico scudo che noi abbiamo di fronte ad una situazione di estrema gravità.
Questo di adesso è un voto per dire al Paese ed agli italiani che dobbiamo tenere duro e che il Governo Monti ha la solidarietà delle grandi forze politiche. Questa solidarietà, onorevoli colleghi, dovrà continuare anche nella prossima legislatura. Ma se nella Germania - anche la Germania ha avuto un Governo di unità nazionale - se nella Spagna si parla oggi, dopo le elezioni politiche, di un Governo di unità nazionale, se l'Italia affrontò negli anni Settanta il terrorismo e l'inflazione con un Governo di unità nazionale, cosa c'è di male, colleghi del Popolo della Libertà e del Partito Democratico, cosa c'è di negativo nel dire agli italiani che, per il tempo necessario per uscire da questa drammatica crisi dell'Europa e dell'Italia, noi collaboriamo? Naturalmente, ciascuno con le sue idee e pronti a riprendere la normale dialettica politica non appena questa crisi sarà finita. Questo, signor Presidente, è l'appello che mi permetto di fare, questa sera, nell'Aula del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, nei confronti di questo Governo, fin dall'inizio del suo mandato, abbiamo avuto una posizione aperta, condividendo gli sforzi per il risanamento dello Stato e della crescita economica e, coerentemente, all'insediamento del Governo Monti, abbiamo votato la fiducia.
Dobbiamo però constatare che questo Governo, nonostante la nostra dichiarata disponibilità a contribuire al risanamento, sta reiteratamente violando le prerogative costituzionali delle nostre autonomie speciali con l'imposizione degli obiettivi di spesa in modo iniquo e sproporzionato per le nostre autonomie, non rispettando il principio dell'intesa e, cosa particolarmente grave, invadendo le nostre competenze garantite dagli statuti come avviene anche in questo decreto-legge. Così negli ultimi mesi il Governo ha svuotato le nostre competenze in materie importanti, come le concessioni idroelettriche, gli appalti pubblici, la tutela del paesaggio e ultimamente anche l'urbanistica, e faccio solo esempi.
Dall'altra parte è rimasta senza risposta persino un'offerta concreta nostra, formulata con lettera del 2 febbraio dai nostri presidenti delle province autonome, nella quale si proponeva al Governo di assumere noi competenze statali, dunque determinare risparmi per lo Stato, pari a quasi un miliardo di euro. Questo è molto grave perché noi proponiamo risparmi allo Stato e il Governo, a distanza di sei mesi, non si degna neanche di una risposta. È in atto una non considerazione delle nostre autonomie speciali e un nuovo centralismo che noi non condividiamo e anzi contestiamo in modo radicale.
Per queste ragioni, fino a che il confronto non sarà accolto e avrà risultati evidenti, saremo all'opposizione e voteremo contro questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per due minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, ho difficoltà ad intervenire sull'oggetto della discussione di questa sera perché avremmo dovuto discutere delle dimissioni del Governo, non avremmo dovuto discutere di un decreto-legge sulla crescita che in realtà non produrrà alcun effetto.
Nel novembre scorso il Governo Berlusconi venne costretto alle dimissioni da spinte interne al Parlamento, ma soprattutto da spinte esterne, perché c'era la Pag. 111crisi economica e finanziaria, lo spread al di sopra dei 500 punti e quindi venne fatta una valutazione errata, che ci fosse una responsabilità di quel Governo rispetto a quello che stava accadendo in Italia. In realtà i fatti poi hanno dimostrato il contrario, questo Governo ha fallito, non è stato raggiunto nessun obiettivo, sono state aumentate le tasse, è stata reintrodotta l'IMU, è stata approvata con il nostro voto contrario, proposta dal Governo, una riforma del mercato del lavoro che riduce le garanzie dei lavoratori e che non produrrà posti di lavoro, e questo decreto-legge sulla crescita penalizza il Sud.
Io ho ricordato nel corso della discussione sulle linee generali che sono stati sottratti fondi per i porti del Sud per darli ai porti del Nord, c'è un finanziamento di 5 milioni di euro per il restauro del Duomo di Milano - che noi condividiamo -, ma possibile che non c'è una misura analoga per nessuna opera nel sud del nostro Paese?
Quindi voteremo contro, contro il Governo, contro questo provvedimento perché questo Governo sta accrescendo le difficoltà dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà, per tre minuti.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signori Ministri, i repubblicani voteranno a favore del decreto-legge. Esso prevede alcuni punti che possono aiutare, a nostro avviso, la nostra economia. Avremmo voluto che il decreto-legge iniziasse a pensare che accanto alle regioni forti del Nord, verso le quali è giusto e opportuno avere attenzione e sostenerle nello sforzo di competere in un'economia globalizzata, vi sono anche le condizioni precarie delle regioni del Sud. È verso il Sud che noi avvertiamo una politica sbagliata, assente, oserei dire miope. Non aiuterà l'Italia a uscire dal declino economico una politica che abbandona il Sud, non c'è la coesione che pure questo Governo aveva pensato di sottolineare, tenuto conto che un Ministero si riferisce proprio a questa opportunità.
Il Mezzogiorno è in una condizione di abbandono e perfino i Fondi per le aree sottoutilizzate sono costantemente sottratti. Nel decreto-legge, invero, vi è un punto qualificante, di riqualificazione e anche di opportunità per il Mezzogiorno, quello che si riferisce all'opportunità che si dà alle aree metropolitane e anche alla riqualificazione delle città. Noi, nella mozione che abbiamo presentato sul Mezzogiorno abbiamo posto questo come punto importante e rileviamo favorevolmente il fatto che il Governo su questo argomento tenterà di incidere nel prossimo futuro. Così come abbiamo apprezzato dal Governo che la soglia dell'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto per cassa per le piccole imprese passa da 200 mila euro di fatturato a 2 milioni di fatturato; è un fatto positivo.

PRESIDENTE. Onorevole Ossorio, dovrebbe concludere.

GIUSEPPE OSSORIO. Concludo, signor Presidente, il momento è difficilissimo: il Governo è impegnato - lo riconosciamo - sul fronte di una pressione esterna iniqua quanto pericolosa, pericolosa per la stabilità democratica, e la componente dei Repubblicani Azionisti sa di dover essere leale innanzitutto con l'Italia. Ecco perché voteremo a favore del provvedimento.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Ossorio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gava. Ne ha facoltà, per tre minuti.

FABIO GAVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'economia italiana sta attraversando una delle fasi più difficili della sua storia, stretta come è tra la crisi Pag. 112economica internazionale, la crisi finanziaria, la crisi dei debiti sovrani, la recessione economica e il conseguente drammatico aumento della disoccupazione. Il ciclo economico si prospetta negativo e molto difficile. Nel 2012 il prodotto interno lordo italiano diminuirà di oltre due punti percentuali, secondo le più autorevoli previsioni di tutti i principali organismi internazionali, e un'altra contrazione, più ridimensionata, del PIL ci sarà quasi certamente nel 2013. Con questo grado tendenziale le prospettive del Paese nei prossimi quindici o diciotto mesi saranno molto difficili.
L'autunno prossimo si presenta molto pesante in termini di licenziamenti e chiusure di aziende. Andiamo purtroppo incontro ad un'ulteriore perdita di 400 mila o 500 mila posti di lavoro. Per queste ragioni, anche se approveremo questo decreto sviluppo, noi da questo provvedimento non ci aspettiamo miracoli, sia perché nessuna legge può avere effetti miracolistici, sia anche perché lo sviluppo ha sostanzialmente bisogno di due precondizioni: la stabilità e la fiducia nel futuro. Entrambe queste due precondizioni attualmente non sussistono. Infatti, non si vede, nonostante gli sforzi e i sacrifici, la possibilità di chiudere la falla del debito pubblico, che continua a crescere almeno in rapporto al PIL, mentre la pressione fiscale ha raggiunto ormai livelli elevatissimi. I compiti a casa, per usare un termine ormai molto utilizzato dal punto di vista giornalistico, sono stati diligentemente svolti, ma tutto sembra essere insufficiente.
Non voglio parlare ora dell'affanno con cui si stanno affrontando i tagli di spesa - ne parleremo a tempo debito nell'ambito della discussione sul provvedimento relativo alla cosiddetta spending review - ma è evidente che, per consentire alle due citate precondizioni di sussistere, sarà necessario raggiungere rapidamente, a nostro avviso, tre obiettivi insieme politici, amministrativi e anche psicologici: chiudere la falla della spesa; ridurre almeno del 25-30 per cento lo stock del debito pubblico vendendo patrimonio pubblico attraverso una società-veicolo da gestire come un fondo; destinare una parte delle risorse recuperate dalla vendita di quote di tale fondo, oltre che dal recupero dell'evasione fiscale, alla riduzione della pressione fiscale per famiglie, imprese e lavoro autonomo.

PRESIDENTE. Onorevole Gava, dovrebbe concludere.

FABIO GAVA. Concludo dicendo che voteremo quindi a favore del decreto sviluppo, ma nel contempo sollecitiamo, quale forza liberale, di intraprendere subito la strada indicata per raggiungere quegli obiettivi di stabilità e fiducia, fondamentali per creare un clima realmente favorevole allo sviluppo e alla crescita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà, per tre minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signori Ministri, onorevoli colleghi, ieri un autorevole editorialista di un grande quotidiano faceva riferimento ad un atteggiamento, tutto italiano, per cui fino al brusco risveglio dovuto alla crisi avremmo coltivato la certezza di un nostro diritto naturale al lieto fine. Ma, ahimè, è risultato presto molto chiaro che questa volta non c'erano stelloni di sorta che potessero aiutarci, ma solo una forte, netta, inedita prova di lungimiranza da parte di un'Europa che invece ancora stenta a tracciare un orizzonte strategico per il proprio futuro e resta intrappolata nei tatticismi elettoralistici dei suoi protagonisti.
L'Italia, signori Ministri, ha già dato prova di grande disponibilità, ha fatto la sua parte: undici manovre nel giro di un paio di anni, con un gettito complessivo garantito di 300 miliardi di euro, un livello di tassazione che è salito al 55 per cento, e quel che più conta, l'allargamento dell'area dei disoccupati, il sistematico depauperamento del ceto medio, che è anche l'asse portante della democrazia moderna, Pag. 113l'ingresso di nuovi italiani nell'area della povertà. Rappresentano, tutti questi elementi, un tributo troppo oneroso per il nostro Paese.
Abbiamo apprezzato e sostenuto gli sforzi di questo Governo e francamente non comprendiamo quale bizzarria si celi dietro le voci che nelle ultime ore stanno gonfiando i boatos secondo cui dovremmo andare alle elezioni anticipate in autunno. Tre mesi di assoluta resa agli speculatori non appaiono davvero un progetto sano, sopratutto guardando a chi, come la Spagna e la Grecia, le elezioni le ha già fatte, con gli esiti che sono gli occhi di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Alleanza per l'Italia).
Abbiamo sostenuto il Governo e ancora lo sosteniamo dando, come deputati di Alleanza per l'Italia, voto favorevole al provvedimento, ma mentre ci apprestiamo ad innestare qualche germe di fiducia nel tessuto produttivo del Paese dobbiamo anche chiederci qual è l'idea dell'Italia che noi abbiamo per il nostro futuro, se intendiamo investire nella ricerca, nella formazione, nella cultura, nella creatività, nelle infrastrutture, o vogliamo continuare a procrastinare scelte in attesa di momenti migliori, che non arrivano da soli. Allora, signori Ministri, noi abbiamo la necessità di rimettere in mano al nostro destino la partita dell'Italia.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Pisicchio.

PINO PISICCHIO. Concludo Presidente, l'Europa è spezzata, dobbiamo riannodarla, dobbiamo richiuderla. No, non sarà il diritto naturale a lieto fine a salvare l'Italia, ma sarà la politica, solo la politica (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, i deputati di Grande Sud hanno già votato la fiducia e voteranno anche sul provvedimento favorevolmente.
Finalmente la Camera si occupa di sviluppo economico dopo circa due anni in cui ha discusso e approvato manovre finanziarie e tagli come prima difesa dalle ondate della crisi che hanno rischiato di travolgerci. Questo atteso decreto-legge, pur rappresentando un parziale piano per la crescita, è sempre positivo perché tende ad aiutare le piccole imprese, a facilitare l'accesso al credito, a ridurre i tempi burocratici, e fa un serio tentativo per incrementare la realizzazione di infrastrutture utilizzando nuovi strumenti messi a disposizione come i project bond. Nel Capo IX, con l'articolo 60, si affronta anche un tema decisivo per il futuro del Paese, cioè le misure per la ricerca scientifica e tecnologica, che riguardano la ricerca fondamentale di base, la ricerca industriale, e anche lo sviluppo sperimentale.
Il decreto-legge interviene nel settore energetico, sia per la realizzazione infrastrutturale, sia per la regolazione del mercato. In particolare, va segnalata l'importanza strategica delle facilitazioni introdotte dalle Commissioni riunite nella realizzazione dei rigassificatori, che ci daranno non solo il gas di cui abbiamo bisogno a più buon mercato, ma ci renderanno meno dipendenti e meno vulnerabili dai Paesi fornitori attraverso gasdotti fissi.
Va segnalato, inoltre, il potere sanzionatorio in materia di made in Italy, al fine di prevenire le frodi, soprattutto nel campo alimentare, dove più forte è la concorrenza con i paesi del sud del Mediterraneo e con la Cina.
Signor Presidente, voglio sottolineare con forza la positività del Capo 10-bis, che introduce misure per la ricostruzione de L'Aquila, martoriata, e i paesi del cratere, anch'essi colpiti dal terremoto del 2009. Con questo decreto-legge, L'Aquila e gli altri comuni colpiti possono avviare la ricostruzione dei centri storici. In particolare, quello de L'Aquila è unico per la valenza monumentale e per la vastità del necessario intervento. Dopo tre anni preparatori, Pag. 114abbiamo oggi la possibilità di chiudere lo stato d'emergenza e avviare finalmente la reale ricostruzione. La norma precedente risentiva della criticità del post terremoto di fatto non ha consentito, nonostante il Governo di allora avesse stanziato cospicui fondi, di ricostruire il grande centro storico, di 70 ettari. C'è da ricordare che una città come L'Aquila non era stata mai colpita da un simile sisma, dopo Reggio Calabria e Messina, nel 1908. Quindi, ci troviamo in una posizione particolare, che spiega anche i ritardi. Da oggi in poi, dopo l'approvazione definitiva di questo provvedimento, saremo di fronte al più grande cantiere edile del Paese, con effetti estremamente positivi sull'economia dell'Abruzzo e delle zone limitrofe.
Come ho detto prima, noi voteremo questa legge di conversione. Caro Presidente, il Governo va sostenuto, non va tenuto isolato dal Paese e va anche rafforzato, proprio per gli attacchi speculativi sull'Italia e, se è necessario, la politica ci deve mettere le mani direttamente attraverso anche, come un tempo si faceva, l'immissione di personaggi politici che possano collegare il Governo al Parlamento, ai sindacati, al territorio, ai comuni, all'associazione dei comuni e alle regioni. Quindi, noi abbiamo bisogno di un Governo forte che porti l'Italia fuori da questa situazione di crisi...

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, la prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. ... e possa portare gli italiani al voto nel tempo stabilito e cioè ad aprile 2013 (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signori del Governo, Italia dei Valori voterà in maniera netta, chiara e convinta in modo contrario a questo decreto-legge che voi avete chiamato «misure urgenti per la crescita». Votiamo in modo netto, in modo contrario per molte ragioni, di metodo e di merito. Innanzitutto per il titolo stesso che gli avete dato. Infatti, riteniamo che già il titolo sia una autentica truffa. Voi dite che sono misure urgenti per la crescita. Se poi andiamo a vedere il merito del provvedimento, i tempi di attuazione sono lunghissimi. Vi sono oltre 40 provvedimenti attuativi che andranno a regime dopo la fine della legislatura. Quindi, questa idea di far credere ai cittadini che in via d'urgenza vi state occupando di loro è una presa in giro. Ancor più presa in giro, sempre riguardando il merito del provvedimento, è il volere far credere ai cittadini che state movimentando oltre 80 miliardi di risorse per incentivare la ripresa e lo sviluppo del Paese. Se andate a vedere la norma che, in concreto, è inserita dentro il provvedimento, si tratta di appena un miliardo in sei anni, mentre il resto, che anch'esso è di qualche miliardo soltanto e non di 80, è un riorientamento di spese già assegnate. Quindi, in realtà è un'altra presa in giro.
Nel merito - al di là della propaganda che state facendo, grazie anche ad un sistema di informazione sempre più asservito a questa maggioranza parlamentare finta e falsa che vi sostiene - state facendo credere al Paese che «tutto va bene, madama la marchesa» e che avete rilanciato l'economia del Paese. Forse fareste bene a vedere oggi qual è la realtà. Oggi lo spread è a oltre 530 punti, il rendimento sui titoli decennali è oltre il 6,5 per cento, il deficit è aumentato, il debito pure, ogni giorno stanno chiudendo migliaia di fabbriche e centinaia di migliaia di persone stanno andando in licenziamento. La verità, cioè, è l'esatto contrario di quello che voi dite (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Ecco perché noi, nel merito, votiamo contro questo provvedimento e non vi diamo in alcun modo la fiducia perché, con artifizi e raggiri, grazie ad un concorso di artifizi e raggiri che questo Parlamento sta realizzando e ha realizzato anche oggi, state facendo credere ai cittadini Pag. 115che state risolvendo i loro problemi. La realtà non è così e vorrei far sapere a chi ci ascolta fuori di qui che proprio oggi ne abbiamo avuto la riprova. I cittadini non sanno che nelle due ore precedenti a quello che sta succedendo in questo momento abbiamo votato 160 ordini del giorno circa. Ebbene, l'ordine del giorno - lo dico a chi ci ascolta fuori di qui - una volta votato, una volta approvato dal Governo, è un impegno del Governo a fare ciò che si chiede. Bene, è stato votato un insieme di ordini del giorno che, messo tutto insieme, vuol dire un altro provvedimento, l'esatto opposto di quello che è stato votato e per cui è stata data la fiducia oggi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Oggi sono stati votati degli ordini del giorno in cui il Governo si è impegnato a modificare la legge che oggi stiamo approvando e per cui oggi il Governo ha chiesto e ottenuto la fiducia da questa Camera! Ci siamo resi conto a che punto siamo arrivati di ipocrisia, di falsità e di presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Ancor più grave e amara è questa situazione, perché sappiamo che questa vicenda non sarà risolta, come dovrebbe essere risolta, da chi è garante della Costituzione, da chi dovrebbe verificare che queste prese in giro non devono essere fatte, né dal Parlamento, né dal Governo, rispetto ai cittadini. Mi riferisco al Presidente della Repubblica.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, lei sa che alcune espressioni non sono consentite.

ANTONIO DI PIETRO. Non ho detto nulla.

PRESIDENTE. Ho ascoltato perfettamente le sue parole e per questo la richiamo.

ANTONIO DI PIETRO. Che lei mi faccia l'avvertimento preventivo, prendo atto, ma non avevo detto nulla nei confronti...

PRESIDENTE. Ho detto «la richiamo», non «la avverto», la lingua italiana è unica.

ANTONIO DI PIETRO. Prendo atto che a lei interessa tutelare un organo dello Stato che anch'io intendo tutelare e da cui mi aspetto di essere tutelato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Allora, signor Presidente, mi spiega per quale ragione la Presidenza della Camera oggi ha lasciato che avvenisse un fatto gravissimo? Per questo mi appello io al Capo dello Stato, di cui voglio avere fiducia. Questa mattina un imputato per fatti di mafia ha offeso la reputazione dei magistrati che lo stanno inquisendo! Questa mattina (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! La Presidenza della Camera cosa fa? E cosa farà, chiedo io formalmente al Presidente della Repubblica, quando leggerà ciò che questa mattina è stato detto qui, in quest'Aula, da un imputato per fatti di mafia che ha offeso e ingiuriato i magistrati che stanno indagando nei suoi confronti (Commenti del deputato Quartiani)? Questo lo chiedo a lei, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole, lei sa che non è un dialogo tra l'onorevole Di Pietro e il Presidente della Camera. La prego di attenersi al tema e di continuare il suo intervento.

ANTONIO DI PIETRO. Non credo che voglia anche impedirmi di dire ciò che ritengo di poter dire e come impostare il mio discorso.

PRESIDENTE. Vale per lei come per il collega che ha citato poc'anzi.

ANTONIO DI PIETRO. Si ricordi, però, che il Presidente della Camera deve difendere le prerogative di tutte le istituzioni, anche dei magistrati, anche quando vengono offesi qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), perché adesso sta accadendo quello che è accaduto nel 1992, e poi sono arrivate le stragi.
I magistrati vengono isolati, denigrati, offesi, derisi, ingiuriati (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il Pag. 116risultato è stato che poi sono arrivate anche le bombe, perché si sono sentiti delegittimati.
Io sento il dovere in quest'Aula di richiamare ciò che sta accadendo in queste ore, in questo Paese, dove la colpa di quel che accade è dei magistrati che cercano di scoprire la verità e non di coloro che commettono fatti gravissimi, addirittura (addirittura!) gli accordi fra mafia e istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Stabilito quindi che nel merito questo provvedimento è una presa in giro, vorrei aggiungere che tutto ciò che sta accadendo in questo momento da parte di istituzioni fondamentali, quali la Camera dei deputati ed il Governo, sta diventando una presa in giro. Ecco perché io mi appello al Capo dello Stato, perché deve evitare che avvengano queste prese in giro.
È vero o non è vero che qui i provvedimenti di merito vengono presi solo con voto di fiducia? Senza poterli discutere nonostante vi sia una maggioranza bulgara? Che ragione c'è di porre la questione di fiducia? Glielo dico io, signor Presidente. Perché in realtà la maggioranza non esiste: è una finzione, è una presa in giro. Fanno finta che esiste, semplicemente perché non sanno come risolvere il problema della legge elettorale in un modo tale da garantire sé stessi, quelli che stanno qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e mortificare quelli che non si adeguano alle regole non scritte, che stanno qui dentro. Si tratta cioè di salvare sé stessi e la propria poltrona.
Dico questo, perché non capisco la ragione, per cui anche lei, signor Presidente della Camera, fa incontri riservati, non capisco come anche il Governo, soprattutto, faccia incontri riservati con i singoli segretari dei partiti sulle questioni che attengono alla legge elettorale e, invece, la legge elettorale non venga discussa serenamente e pubblicamente nelle Commissioni e non nelle segreterie dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
La verità è una e una sola. È perché voi non sapete come risolvere un problema, quello di fare rimanere questa anomala maggioranza, che il popolo italiano aveva votato in contrapposizione - una coalizione rispetto all'altra - e che voi avete messo insieme in modo anomalo e che dovete e volete mettere insieme anche dopo le prossime elezioni. Allora dovete trovare la giustificazione per poter fare una legge elettorale, facendo credere, turlupinando ancora i cittadini, che chiedete il loro voto su un programma vostro, salvo poi il giorno dopo, Monti dopo Monti, riconfermare questo Governo con una maggioranza trasversale, non voluta, non votata e non accettata dai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Questo è abuso delle proprie funzioni, questa è falsità nell'esercizio delle proprie attribuzioni, questa è omissione. Se davvero vogliamo fare l'interesse dei cittadini, signori del Governo, signori del Parlamento, perché ancora non approviamo la legge anticorruzione? Perché quella giace e, invece, qui si approvano altre leggi, che non nulla hanno a che fare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Perché, signor Presidente della Camera, da un anno lei pur avendo in quota dell'Italia dei Valori un provvedimento da mettere all'ordine del giorno del lavoro in Aula, il falso in bilancio, non lo mette all'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Perché?

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Pietro...

ANTONIO DI PIETRO. Perché? Glielo dico io! Lo so che non vuole sentirle queste voci. Lo so che non le vorrebbe sentire...

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, ho il dovere di fare rispettare il Regolamento ed anche il tempo. Le comunico che il suo tempo è terminato. E le ricordo anche, in modo amabile e senza alcuna polemica, che il semplice fatto che lei...

Pag. 117

ANTONIO DI PIETRO. Le fa comodo!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro! Il suo tempo è scaduto!

ANTONIO DI PIETRO. Le fa comodo!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, il tempo è scaduto, il suo tempo è scaduto.

ANTONIO DI PIETRO. No il tempo di questo... (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, le tolgo la parola. Procediamo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente della Camera, signori rappresentanti del Governo, signor Ministro dello sviluppo economico, Popolo e Territorio, come già annunciato in sede di dichiarazione di voto di fiducia dal collega D'Anna, voterà a favore di questo provvedimento.
Votiamo favorevolmente perché è un provvedimento che riteniamo assolutamente utile e necessario, in un momento particolare della crisi economica, che attraversa il nostro Paese, e perché contiene, indubbiamente, degli elementi sui quali mi sembra si possa registrare un cambiamento di rotta da parte del Governo.
Voglio darle atto, signor Ministro - cosa per la verità non comune nella compagine nella quale lei milita - che lei è stato molto disponibile ad accettare il lavoro parlamentare da parte delle Commissioni e a modificare il testo originario, cercando di migliorarlo in molte sue parti. E questo è un testo che presenta anche una modifica rispetto alla quale - anche qui ne diamo atto al Presidente del Consiglio - si è rispettato l'impegno assunto con questa Camera all'atto della votazione sulla riforma del mercato del lavoro, quando il Presidente del Consiglio chiese al Parlamento e alla Camera dei deputati di soprassedere rispetto ad alcune modifiche che pure erano necessarie a quel testo perché bisognava andare nel Consiglio europeo e mostrare in quel Consiglio la capacità del nostro Paese di garantire alcune riforme che erano state annunciate. Oggi noi possiamo salutare positivamente il fatto e devo ringraziare, lo voglio fare esplicitamente, anche il lavoro che ha svolto in maniera molto attenta e silenziosa il Ministro Giarda che ha dato una mano anche a rimuovere come dire alcune resistenze che venivano nei confronti della XI Commissione (Lavoro) che ho l'onore di presiedere e che ha portato a termine, credo, un'attività molto positiva, correggendo alcune parti di quel provvedimento che ci sembravano, come era stato denunciato a suo tempo, molto lesive rispetto agli interessi che sono in campo e in gioco nel mercato del lavoro, in particolare con riferimento all'eccessiva contrazione della flessibilità in entrata, per esempio, una particolarità che colpiva le partite IVA, la necessità di allungare i tempi della mobilità dando maggior sicurezza di tutela a quei lavoratori che si vedevano esposti rispetto ad una riforma anche di natura pensionistica che colpiva i diritti acquisiti e potrei citare anche altri aspetti di quella riforma della riforma che noi abbiamo ottenuto. Pur tuttavia, mi consenta di fare qualche riflessione aggiuntiva. Vede, noi - l'ho detto poc'anzi - riteniamo utile il provvedimento in esame. Sicuramente si tratta di un provvedimento anche correttivo in alcune sue parti perché dà il segno di una discontinuità rispetto al passato. Però con grande franchezza voglio dirle che dal nostro punto di vista affrontare il tema dello sviluppo richiede qualche cosa in più e mi auguro che, davvero, superata questa fase, ci possa essere un dibattito serio su come impostare lo sviluppo nel nostro Paese. Io credo che per l'esperienza che lei ha, consumata soprattutto nella sua vita professionale, nella sua attività, non le sfugge qual è oggi il dramma rispetto al quale si trova il Paese. Credo che in questo decreto-legge, pure importante, manchi quella visione di fondo, quella visione di insieme, quell'idea di sviluppo sulla quale noi dovremmo in qualche modo posizionare il nostro Paese, perché quella terribile crisi finanziaria che sconvolge i mercati, Pag. 118che annichilisce l'economia, che riduce alla povertà il Paese, che impedisce alle imprese di tornare ad essere competitive, si scontra con alcuni fattori che certamente derivano dal passato, ma che richiedono un salto di qualità in termini di visione complessiva di sviluppo. Mi domando, e lo domando anche alle forze politiche che come noi sorreggono il Governo, se non sia necessario in questo momento un dibattito serio per capire quale sarà il livello e l'assetto del nostro sistema produttivo per tornare ad essere competitivo nella nuova competizione globale quando finalmente usciremo da questa terribile crisi. È questo il dibattito che in qualche misura manca, questa filosofia di fondo che manca evidentemente in questo momento e che in qualche misura non dà una risposta a quello che oggi io credo debba essere al centro di un grande dibattito, di vision, ma anche per capire dove bisogna intervenire per consentire alle imprese di innervare sviluppo e di crescere. Quello che manca, per esempio, lo voglio dire sottovoce ma anche con grande determinazione, è l'idea di una riforma fiscale di cui abbiamo necessità e urgenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio) perché il peso della pressione fiscale nei confronti delle imprese e delle famiglie ha ormai abbondantemente superato il 55 per cento. Se persino un uomo come Befera ci viene a dire che si raggiungono punte anche del 70 per cento di pressione fiscale, com'è possibile innervare sviluppo in queste condizioni?
Siamo in una condizione di recessione dove ci sono settori che chiedono di essere trainati nella competizione internazionale, ma rispetto ai quali non siamo riusciti neanche a fare una selezione per capire quali sono le opportunità e i fattori di vantaggio sui quali insistere. Credo che oggi le imprese, oltre ad una possibilità di accesso al credito facilitato - e ne parlerò tra poco e c'è qualche elemento nel suo provvedimento che apre finalmente la finestra su questo versante -, chiedono di essere sostenute, soprattutto nella formazione e nell'innovazione tecnologica. È qui che si misura la grande sfida della modernizzazione di un sistema perché non è vero che in questa pur durissima crisi non ci sono state imprese in grado di tornare, con una loro capacità competitiva, sui mercati interni e internazionali. Sono quelle imprese che hanno scommesso sul futuro, che hanno investito sull'innovazione e che devono essere sorrette da un Governo che abbia a cuore i destini della nostra nazione. Ecco perché manca, come dicevo prima, una visione d'insieme e manca anche - mi consenta di dire - un'attenzione a quello che De Rita giustamente, qualche settimana fa, sul Corriere della Sera ha indicato come un evento sul quale la politica deve interrogarsi, anche un Governo tecnico, che è quello di una sorta di desertificazione della orizzontalità nel nostro Paese, di una scarsa attenzione rispetto alla dimensione territoriale che è importante per creare sviluppo. E qui non si tratta di ricordare qual è stata la nostra grande capacità di riscatto come sistema imprenditoriale quando, all'indomani della Grande Guerra, ci fu la capacità di mettere in piedi un sistema di piccole e medie imprese produttive che sono state anche in qualche modo oggetto di santificazione da parte di tutti nel corso degli anni, ma che poi abbiamo sostanzialmente abbandonato nel nome di un grande capitalismo familiare, di un oligopolio che sostanzialmente è stato drenante di tutte le risorse che venivano messe in campo e si dimenticava, invece, la specificità che riguardava il settore delle piccole e medie imprese.
E abbiamo scontato, perché non dirlo, anche l'idea del bello e piccolo, senza capire che una politica industriale, che non deve essere eterodiretta dall'alto, ma che deve fotografare e leggere le potenzialità e le criticità del territorio e deve dare un indirizzo chiaro per il rilancio produttivo, ha bisogno di leggere anche la capacità di integrazione del sistema imprenditoriale fatto di una miriade di piccole e medie imprese. Infatti, oggi i giornali ci dicono che, in questa grave crisi finanziaria nella quale siamo coinvolti, c'è un dato estremamente preoccupante che si aggiunge e aggrava le nostre preoccupazioni Pag. 119ed è quello dell'export che, per la prima volta dal 2000, segna un elemento negativo nei primi quattro mesi dell'anno, il che significa che stiamo perdendo terreno anche laddove avevamo un fattore di vantaggio. Ciò è estremamente preoccupante perché oggi, quando si parla con gli imprenditori, soprattutto con gli artigiani, i commercianti e le piccole e medie imprese, ci dicono che stanno perdendo fiducia e non c'è niente di peggio che passare dal declino alla decadenza, alla rassegnazione. Abbiamo bisogno di recuperare fiducia al Paese e di dare fiducia alle imprese. Coraggio, allora, si lavori in futuro su questo asse (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scanderebech. Ne ha facoltà.

DEODATO SCANDEREBECH. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, dopo il collasso del Governo Berlusconi, vittima del suo populismo e del suo immobilismo, più che dello spread l'Italia ha innegabilmente vissuto un periodo di forme concrete e di serietà dell'azione di Governo adottando scelte che i Governi del passato avevano continuamente rimandato e che gli altri membri nell'area Euro non hanno assunto con la stessa determinazione ed efficacia. La riforma delle pensioni, la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, il primo piano di liberalizzazioni, i tagli alla spesa pubblica, il riordino del fisco e la lotta all'evasione fiscale. La solida reputazione di Mario Monti rappresenta il capitale politico più importante di cui gode il nostro Paese, all'esterno e all'interno dall'Italia.
Le forze politiche che lo hanno sostenuto fin dal principio - tutte, esclusa la Lega Nord - possono rivendicare il coraggio della scelta. Tra queste, permettetemi di dirlo, Futuro e Libertà si è distinta per la sua coerenza e per il rifiuto di distinguo tattici dall'Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Il provvedimento che ci apprestiamo a votare coniuga finalmente l'obiettivo del rigore con quello della crescita. La solvibilità dello Stato italiano, cioè la sua capacità di ripagare il debito pubblico ai suoi creditori, passa inevitabilmente attraverso la capacità dell'economia italiana di riprendere il suo sentiero di sviluppo e di creazione di ricchezza, perché il rigore - come lo stesso Premier ha ricordato, in più occasioni, nei vertici internazionali - è condizione necessaria, ma non sufficiente.
Il decreto-legge sullo sviluppo comprende misure concrete: il trattamento fiscale agevolato per il project bond, che permetterà di attirare capitali i privati nazionali ed esteri per finanziare le infrastrutture; il bonus fiscale alle famiglie per le ristrutturazioni edili; le misure per le semplificazioni burocratiche; lo snellimento delle pressioni e le agevolazioni alle imprese; le misure volte ad accelerare i processi civili. Positivo è che le imprese colpite dalla crisi non siano più obbligate a dichiarare il fallimento, ma potranno ricorrere direttamente al concordato preventivo. Importante è l'inserimento della norma che impone alla pubblica amministrazione e alle società municipalizzate di rendere pubblici tutti i pagamenti superiori a mille euro. Da evidenziare, poi, l'inserimento del credito d'imposta alle imprese che assumono personale qualificato e la promozione dell'occupazione giovanile nella green economy.
Il complesso normativo arrivato in Commissione è stato migliorato grazie alla fattiva collaborazione tra le forze politiche. Oltre agli articoli che modificano e migliorano la riforma del lavoro, è stato inserito lo sportello unico per l'edilizia e l'estensione dell'IVA per cassa a beneficio delle piccole e medie imprese.
Certo, oggi l'Italia è un Paese in ginocchio: il debito pubblico è arrivato al 123,3 per cento del PIL, la disoccupazione giovanile è al 34,2 per cento; la richiesta dei mutui per la casa è dimezzata negli ultimi mesi. I dati ISTAT sulla povertà sono allarmanti: nel 2011, 8 milioni di persone risultano relativamente povere e 3,4 lo sono in termini assoluti. Se non interverremo Pag. 120in maniera decisa, ci troveremo di fronte al rischio che molti cittadini italiani passino dalla povertà alla miseria assoluta. Questa situazione dimostra quanto importante sia l'istituzione del Fondo nazionale di distribuzione di derrate alimentari agli indigenti, sebbene, signor Ministro, a nostro parere, in questa direzione si poteva fare di più, gliel'ho detto anche nell'altro intervento.
Cari colleghi, chiudono le imprese: drammaticamente, nei soli settori del commercio e del turismo ben 132 mila imprese nel 2011 ed oltre 79 mila nel primo semestre del 2012. Si distruggono lavoro e imprenditorialità ed emergono migliaia di nuovi disoccupati, con i loro bisogni individuali e familiari. Nel settore del turismo, in particolare, vero volano portante della nostra società, dobbiamo pensare di fare molto di più e meglio per sfruttare le nostre bellezze naturali ed artistiche. Il patrimonio artistico rende meno delle sue potenzialità, per miopia gestionale e scarsità degli investimenti pubblici e privati. Si potrebbe attuare un sistema di concessione a privati di pezzi del patrimonio, quelli con valore commerciale, in cambio di un canone di concessione, oppure altre soluzioni.
Altro problema irrisolto ad oggi è l'accesso al credito. Le ricerche condotte negli ultimi diciotto mesi hanno documentato che un italiano su quattro non gode di accesso al credito. Lo stimolo alla crescita deve poter valorizzare le eccellenze che caratterizzano la nostra nazione. Come più volte evidenziato dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un'epoca di globalizzazione è difficile competere in termini di quantità; in futuro, si farà competizione con la qualità. Per questo dobbiamo ridare linfa e speranza a quei progetti di migliaia di cittadini che, oggi, sono esclusi dalla possibilità di creare ricchezza. La mancata concessione di credito da parte delle banche impone di istituzionalizzare il microcredito, utile per lo sviluppo locale e il contrasto al fenomeno dell'usura, che non è un semplice aiuto a fondo perduto, ma uno strumento di lotta alla povertà e all'esclusione sociale, in grado di incoraggiare lo sviluppo a favore di categorie svantaggiate.
Siamo di fronte ad una tempesta perfetta, con un circolo vizioso fatto di emergenza debiti, crisi bancaria, recessione e austerità. Dopo una paralisi di tre anni, a fine giugno si è trovata una vera soluzione per adottare diversi meccanismi anti-spread e per la ricapitalizzazione degli istituti bancari, utilizzando le risorse del Fondo «salva Stati» che dovrebbero calmierare le impennate dei mercati finanziari e frenare le speculazioni sulla moneta unica, dando una boccata di ossigeno in termini di stabilità.
Siamo molto preoccupati per quello che sta accadendo sui mercati finanziari; non c'è rapporto tra quello che il Governo ha fatto e la reazione dei mercati. Lo ripeto, l'Italia ha fatto molto, abbiamo raggiunto un avanzo primario tra i primi in Europa; nessuno ha fatto come noi; eppure l'incertezza europea fa sì che i mercati brucino, in poche ore, settimane di sacrifici dei nostri cittadini. L'Italia sta facendo i suoi compiti a casa, da studente modello potremmo dire; noi continueremo a farli ma tocca, ora, alla casa europea assumersi le sue responsabilità, a cominciare dalla Germania alla cui classe politica sarebbe bene lanciare un appello: nell'Europa del «si salvi chi può» alla fine non si salva nessuno, nemmeno la Germania, le sue banche e le sue imprese!
Il Ministro Corrado Passera, qui presente, l'altro ieri ha precisato che non si può fare sviluppo con misure a deficit e che non si può mettere a rischio il primo impegno del Governo, quello di fare dell'Italia un Paese che abbia i conti a posto; cosa che è il presupposto di ogni azione di crescita. Noi concordiamo, anche perché riteniamo che la crescita sia la condizione imprescindibile perché l'Europa possa conservare il suo stato sociale, i servizi sanitari, le scuole, le università pubbliche, l'assistenza agli anziani e ai disoccupati che sono conquiste che il mondo ci invidia. Ma perché la crescita riparta, e non si finisca, invece, succubi di un rigore che determina stagnazione e recessione, c'è Pag. 121bisogno di una massiccia dose di pragmatismo e di coraggio, ma anche di solidarietà a livello europeo; solo così l'euro potrà salvarsi.
Mi avvio a concludere con una riflessione di carattere politico; Monti in questi giorni è in giro per il mondo per attrarre investimenti in Italia e per convincere gli analisti finanziari che l'Italia è solida politicamente ed economicamente; ma come si può pretendere che gli investitori e i mercati ripongano la fiducia nel nostro Paese quando Beppe Grillo alla porta e Silvio Berlusconi alla finestra, irresponsabilmente, hanno già iniziato una campagna elettorale all'insegna del «no euro» soffiando sul fuoco della paura della gente? Per questo, Mario Monti deve poter continuare a governare per salvare il Paese. L'esperienza del Governo Monti non può andare dispersa.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DEODATO SCANDEREBECH. I partiti che con responsabilità, come Futuro e Libertà, ne hanno consentito l'azione devono impegnarsi anche, dopo le elezioni politiche, a mantenere il senso di responsabilità e la spinta riformatrice; è l'unico modo per rassicurare i mercati ma soprattutto per dare agli italiani una speranza di futuro.
Infine, e concludo, non ci può essere crescita e non ci può essere sviluppo economico senza politiche di giustizia sociale per le quali diritti e doveri viaggino insieme per un nuovo concetto di cittadinanza.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Scanderebech.

DEODATO SCANDEREBECH. Per questo noi di Futuro e Libertà voteremo a favore di questo decreto-legge e non faremo mancare il nostro appoggio al Governo che sollecitiamo ad andare avanti, a non fermarsi per il bene dell'Italia e di tutti gli italiani nel mondo.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scanderebech.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, non mi soffermerò sui contenuti del decreto-legge in esame che tutti in quest'Aula conoscono e che abbiamo già visto analizzare con dovizia di particolari nelle Commissioni - a cui va sicuramente un apprezzamento - e con competenza nel corso della discussione sulle linee generali. Vorrei invece, a nome del mio gruppo, cercare di presentare le ragioni politiche che ci portano a votarlo. Ci rendiamo conto tutti - spero almeno, ogni tanto ho qualche dubbio sentendo qualche intervento - che il nostro Paese ed il continente europeo stanno attraversando una delle fasi più difficili dal secondo dopoguerra ad oggi; oserei dire una fase estremamente pericolosa.
La crisi è profonda, coinvolge le questioni finanziarie ma anche quelle sociali e fa scaturire, per come è nata e per come si dipana, delle riflessioni anche sul piano morale e sul piano etico. Non credo che non possiamo avere questa consapevolezza, rispetto a quello che ogni giorno è sotto i nostri occhi e che sta trasformando, mutando e cambiando l'ambiente in cui noi viviamo.
Mai come ora la politica e i politici sono chiamati a dare prova di responsabilità, in una visione più ampia e capace di andare oltre gli interessi della propria parte.
Solo così riusciremo ad uscire da questa situazione, quando lasceremo alle nostre spalle gli interessi della nostra parte politica e degli interessi corporativi che hanno rovinato e minato questo Paese. Non voglio dimenticare e sottovalutare le questioni economico-finanziarie che ci angustiano e ci tormentano e che fanno soffrire molti dei nostri concittadini, no, non le voglio sottovalutare; ma soprattutto pagano quelli che hanno meno. Vorrei solo evidenziare che esse ormai non sono più pure questioni tecniche. I ragionieri fanno il loro lavoro, gli economisti pure, ma definire i fini cui deve tendere l'economia Pag. 122è compito della politica, per individuarli e raggiungerli, sapendo - perché questo è il compito della politica - che anche l'economia deve tendere ad affermare l'uso morale dei mezzi e degli strumenti e che questi dipendono da una visione etica e umanistica.
Infatti solo questo può creare quella reazione allo strapotere della finanza che ogni giorno ci mette in apprensione. Ed è questa impostazione che ci consente di affermare che negli ultimi tempi, in questi giorni, il moderno sistema finanziario ha fornito una cattiva prova di sé. Dietro tutto questo c'è una finanza globale fortemente squilibrata e senza regole e molte delle responsabilità sono da addossare agli Stati Uniti. Certamente anche l'Europa ha le sue colpe, ma credo che non sia condivisibile l'opinione del Presidente Obama quando assolve il suo Paese e scarica sulle europei tutte le sue responsabilità, né credo abbia aiutato ad affrontare le questioni più urgenti la presa di posizione del Fondo monetario internazionale quando si è schierato con i pessimisti sul futuro dell'euro.
C'è un problema proprio di rapporti internazionali che dobbiamo rivedere e rivalutare. Di fronte a noi, nell'immediato presente, ci sono almeno tre situazioni, condizioni molto delicate che dovremo tenere presenti come bussole per intervenire, perché da come le risolveremo dipenderà molto del nostro futuro. La prima questione è quella di questi giorni, è l'assenza operativa dello scudo anti-spread, negoziato al vertice di giugno, che crea problemi e lascia aperti e esposti alle incursioni speculative. Si deve aspettare la decisione che la Corte costituzionale tedesca deve prendere a settembre e le conseguenti prese di decisione del Parlamento tedesco senza le quali la difesa dell'Europa dagli assalti speculativi presenta delle problematicità. Tuttavia dobbiamo cominciare a dire con forza nei confronti della Germania e dell'Europa che non esiste una questione Italia, semmai esiste una questione Europa, e che la questione Europa non consente a nessuno di sottrarsi e di far finta che le questioni degli altri non siano proprie. È questa la questione che dobbiamo mettere in campo, perché si deve proprio iniziare a dire che la Merkel non ha ragione.
Troppe volte diciamo che ha ragione la Merkel quando assume certe posizioni, perché la Germania è un grande Paese, che non può chiudersi in sé, perché tutte le volte che si è separata dall'Europa ne sono sempre sorti dei guasti, per loro e per tutti noi. Toccherebbe anche ai partiti europei di essere un po' più incisivi; questi partiti europei che ogni tanto vengono evocati e richiamati. Dovremmo ripetere in Italia: «calma»; perché da come si stanno comportando mi sembrano abbastanza mosci e incapaci di esercitare una pressione europea. Questo è un problema che dovremmo affrontare. Fa bene, allora, il Presidente Monti a dire che l'Italia ha i fondamentali per resistere, ma la situazione, dobbiamo esserne coscienti, mantiene, nonostante tutto, un elevato grado di criticità e di pericolosità. Quello che diventa incomprensibile è che non si tenga conto degli sforzi e dei sacrifici che il nostro Paese e gli italiani si sono assunti, ma questo richiede che anche noi siamo più coscienti della situazione; richiede che anche noi abbiamo più rispetto delle istituzioni, a cominciare dal grande rispetto che noi dobbiamo al Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Non è possibile che siamo noi a sbeffeggiare ciò che ci deve tutelare: non andremo molto lontano così. Ma chi si fida di un Paese dove il Presidente della Repubblica viene preso a suon di sberleffi? Stiamo attenti! Stiamo attenti! Per carità, libertà di opinione, libertà di pareri, ma stiamo attenti a quello che diciamo e a quello che facciamo. Dallo spread economico, però, credo che la nostra attenzione debba oggi rivolgersi, con molta più determinazione, allo spread sociale. I dati che ogni giorno ci vengono propinati sono molto pesanti: alta disoccupazione, soprattutto tra i giovani; crescita delle disuguaglianze sociali; aumento della povertà; mutamento verso il basso dei consumi e restrizioni negli stili familiari. I tagli alla Pag. 123spesa pubblica significano, molte volte, riduzioni delle prestazioni gratuite e, secondo una recente indagine del Censis, circa 9 milioni di persone non sono in grado di accedere alle cure sanitarie per mancanza di mezzi.
Se si vuole uscire dalla crisi, la questione del malessere sociale va tenuta in più alta considerazione. Sono convinto che siamo arrivati, su questo terreno, a un punto limite, che potrebbe anche scoppiare, e che noi non possiamo permetterci che scoppi. Da un questo punto di vista il dialogo sociale è essenziale, necessario, fondamentale. Non possiamo pensare di salvare tutto da soli, occorre che l'insieme del Paese trovi una sua coesione e una sua determinazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SAVINO PEZZOTTA. Mi avvio a concludere, signor Presidente. Credo che nell'insieme, il provvedimento, sia estremamente interessante. Concordo con quanto ha detto ieri il Ministro Passera, cioè che non siamo alla «fase due», ma nella continuità di una parte integrante della politica di salvataggio dell'Italia che è iniziata con il Governo Monti. Il decreto-legge va inquadrato, nei nostri giudizi, dentro la politica generale di risanamento. Esso serve per creare un ambiente favorevole e le condizioni necessarie per ulteriori avanzamenti. Sono certo che serve un disegno progressivo. Credo che questo provvedimento, per le cose che dice, abbia la capacità di mobilitare delle risorse e di creare delle possibilità aggiuntive. Certo, i soldi sono pochi, ma le creerà.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pezzotta, il tempo a sua disposizione è terminato.

SAVINO PEZZOTTA. Per questi motivi noi voteremo a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori Ministri, la crisi economica e finanziaria di questi giorni ha fatto capire che il Governo Monti ha fallito, che il Governo dei professori ha fallito e che il Governo di questa strana maggioranza ha fallito. Il nostro Governo fu mandato a casa, in modo autoritario, con lo spread a 570, oggi lo spread è a 530. Si diceva che il Governo Monti avrebbe portato un calo dello spread di 200 punti: questo non è successo.
Nel frattempo però è stata tolta la democrazia in questo Paese, perché voi non avete una legittimazione popolare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Avete tagliato le pensioni di anzianità perché lo diceva l'Europa e se lo diceva l'Europa dobbiamo farlo per salvare il Paese, ed oggi abbiamo decine di migliaia di esodati senza pensione e senza reddito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Avete voluto mettere l'IMU perché dovevamo salvare il Paese: ha impoverito le famiglie e le imprese. Avete aumentato la benzina, avete aumentato l'addizionale regionale, la pressione fiscale è oltre il 45 per cento, la crescita del PIL sarà meno 2,5 per cento quest'anno, le banche non danno più credito alle imprese perché questo Governo non fa gli interessi delle imprese, ma fa gli interessi delle banche e forse è il caso che il Governo cominci a pensare a «pubblicizzare» una banca perché dia credito alle piccole e medie imprese, che oggi sono strozzate dalle banche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
I professori sono stati bocciati: siete stati bocciati. Non servono i titoli: una qualsiasi massaia del nostro Paese che sa far di conto a casa sua, nella propria famiglia, avrebbe fatto meglio di quanto avete fatto voi. Chi ci ha portato a questa situazione? Politici illuminati che volevano l'Europa unita (Prodi, Ciampi, ce li ricordiamo), tecnici illuminati ancora: il professor Monti, che ha costruito questa Europa fatta così male e che oggi, pur di difendere le loro idee, la loro costruzione Pag. 124europea, fanno un accanimento terapeutico contro i cittadini, impoverendo le famiglie e impoverendo le imprese, solo per difendere la loro idea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Ci avevate detto che con l'Europa saremmo diventati tutti più ricchi, il nostro Paese si sarebbe salvato. In quest'Aula, erano gli anni Novanta, solo la Lega disse che non avevamo i numeri per entrare in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Solo la Lega lo disse, disse che questo Paese, che è diviso in due, non sarebbe riuscito a tenere sotto controllo i conti pubblici come ce lo imponeva l'Europa. Oggi purtroppo la storia dà ragione a quanto diceva la Lega. Avete fatto delle analisi superficiali sull'Europa, avete dimenticato la debolezza genetica dell'Europa, un'Europa burocratica, tecnocratica, non politica, non un'Europa dei popoli, ma un'Europa fatta a Bruxelles. Noi non siamo contro l'Europa: noi siamo per un'Europa dei popoli, dove i popoli devono poter decidere e dire la loro sulle decisioni che vengono imposte dall'alto. Non come viene fatto in queste settimane, in cui in modo carbonaro, signor Presidente, in modo carbonaro qua dentro è passato il MES, il Meccanismo europeo di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non avete detto nulla ai cittadini italiani, non avete chiesto nulla ai cittadini italiani. I cittadini non sanno che in sette giorni il MES può richiedere 110 miliardi al nostro Paese e non li abbiamo questi 110 miliardi. Lo sapete benissimo che non siamo in grado di garantirli. E allora vorrà dire che, se ci verranno richiesti, saremo commissariati dal Fondo Monetario Internazionale. Lo vogliamo dire agli italiani o fate la democrazia carbonara che siete in grado di fare solo voi? E si dice che dobbiamo aspettare la Germania. La Germania, signor Presidente, nella storia, ha sempre fatto i suoi interessi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E non è detto che oggi stia sbagliando a fare i suoi interessi. Perché - ci chiediamo - la Germania dovrebbe pagare le inefficienze del nostro Paese? L'ha fatto per tanti anni il Nord: ha pagato le inefficienze del meridione di questo Paese. Perché dovrebbe farlo la Germania oggi? Se ha visto che il Nord non ce l'ha fatta, perché dovrebbe farlo la Germania? La Germania probabilmente non è così generosa come lo sono stati i cittadini del Nord in questi decenni nei confronti di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Prendiamo il decreto sviluppo: Ministro Passera, lei è un uomo del Nord, dovrebbe avere l'onestà intellettuale di dire che questo è un decreto che, siccome non c'è un euro dentro, non porterà né crescita né sviluppo. Lei questo lo sa, deve dirlo, perché è inutile che ci giochiamo e creiamo false aspettative nei confronti dei cittadini. Alcune cose importanti grazie alla Lega sono state introdotte in questo decreto: il credito di imposta per il terremoto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi volevamo 300 milioni, ne sono stati messi molti meno, però intanto abbiamo messo un passaggio, magari in futuro lo rimpingueremo. La questione dell'idroelettrico: per quelle regioni che hanno gli impianti idroelettrici è giusto che vengano riconosciute delle risorse che poi magari saranno riconosciute anche in bolletta.
Poi vi sono le delocalizzazioni. È passato un emendamento della Lega che dice che le imprese che prendono i benefici dallo Stato poi non possono chiudere e andarsene dal nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quei benefici devono tornare, ma solo la Lega ha avuto questa idea. Poi lei, Ministro Passera, ha scritto un decreto-legge senza ricordarsi di questo ed è stato un grave errore, perché in questo momento i nostri cittadini vedono che le imprese se ne vanno e noi gli diamo anche i benefici.
Poi vi è la questione Nord-Sud. Noi mettiamo in discussione che vi sia oggi solo una zona sottoutilizzata o sottosviluppata in questo Paese. La desertificazione delle industrie nel nord del Paese è sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo dire che i fondi devono andare tanto al Sud quanto Pag. 125al Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non più 85 per cento e 15 per cento! Non più, perché i cancelli delle fabbriche chiudono al Nord quotidianamente. Deve finire questa discriminazione e noi abbiamo posto il problema, però, ovviamente, questo è un Governo ancora figlio di un'Italia che stava in piedi grazie al Nord. Oggi l'Italia non sta più in piedi perché il Nord non ce la fa più.
E i 400 milioni della Sicilia? Cosa diciamo? In più, vi sono i 230 milioni che sono stati garantiti perché altrimenti la Sicilia rischia il default. Quattro numeri, signor Presidente: i dipendenti della regione Sicilia sono 20 mila. Nel 2011 ne sono stati stabilizzati 4.900. Questo è successo l'altro ieri! Vi sono state 4.900 stabilizzazioni. Poi vi sono 31 mila forestali, sempre a carico della regione. Poi vi sono altri 7 mila dipendenti delle società regionali: in totale, 58 mila dipendenti che fanno capo alla regione. In Lombardia vi sono 5 mila dipendenti regionali e ha il doppio degli abitanti della Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, qui bisogna tornare a parlare di lavoro. Una volta c'era il PD che faceva gli interessi dei lavoratori, che parlava dei temi del lavoro in quest'Aula. I cancelli delle fabbriche devono tornare a riaprirsi, perché se non riaprono le fabbriche e il manifatturiero il nostro Paese, la nostra realtà industriale, non ce la può fare. Quindi, dobbiamo parlare di competitività. E la competitività non è che la possiamo inventare la mattina. La competitività ha vari strumenti. O si diminuisce del 15 per cento la tassazione sulle piccole e medie imprese - e noi lo abbiamo chiesto e non è stato approvato - o si mettono i dazi e le quote a livello europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Una volta lo dicevamo noi, quindici anni fa. Nei giorni scorsi lo ha detto il professor Sartori, sul Corriere della Sera. Fra cinque anni lo direte voi, ma sarà troppo tardi, ma sarà troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Oggi lo dicono i vostri professori, che servono le quote e i dazi per difendere le nostre imprese.
Poi, si può fare concorrenza anche agendo sui salari e sugli stipendi. È questo il disegno dell'Europa, è questo il suo disegno: far cadere i diritti sindacali dei lavoratori europei e anche, quindi, di quelli italiani, così si crea competitività sul costo del lavoro. Una forma di cinesizzazione dei lavoratori, signor Presidente, e dei loro diritti è in corso in questa Europa ed anche in Italia. Volete creare la competitività agendo sui salari e sugli stipendi dei lavoratori. Questa è la verità! Oppure si fa la svalutazione. Lo sappiamo benissimo. Però, in questo caso siamo legati alla moneta europea e la svalutazione non la si può fare.
Signor Presidente, per questi motivi la Lega voterà contro il decreto sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO. Signor Presidente, signori Ministri, colleghi deputati, il Partito Democratico voterà a favore del decreto-legge per la crescita del Paese. Il nostro voto di oggi è un aiuto all'Italia, come d'altronde ha sempre fatto il Partito Democratico, mettendo l'Italia prima di tutto. Lo abbiamo fatto da lontano, lo abbiamo fatto nel mettere in guardia il precedente Governo dall'arrivo di una crisi micidiale dell'economia, nell'offrire soluzioni e correzioni a una politica economica sbagliata. Lo abbiamo fatto nella lettura e nell'analisi della questione industriale e delle imprese italiane che sprofondavano nella crisi e lo abbiamo fatto, infine, nella nascita di questo Governo, con la fine del Governo Berlusconi, dando quindi una chance, un'opportunità all'Italia, dando nuova credibilità internazionale e affidabilità in una situazione difficilissima della nostra Italia.
Ho ascoltato con attenzione l'onorevole Fugatti, della Lega. Cari amici della Lega: no, Pag. 126non ci siamo proprio. Non potete venire qui oggi a farci una lezioncina svegliandovi oggi e dimenticandovi che avete governato otto degli ultimi dieci anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti di deputati del gruppo Lega Nord Padania), votando praticamente tutto, ogni legge ed ogni provvedimento; dopo venite qui e fate i candidi di fronte al Paese. Non ci siamo! Avete raccontato un sacco di favole: che la crisi non c'era, che i ristoranti erano pieni, che noi avevamo gli incubi della crisi. No, avete votato per otto anni e siete responsabili.
Signor Presidente, signori Ministri, il voto a questo provvedimento è un atto fondamentale. Si compie un nuovo passo importante, di misure di politica industriale e di crescita. Condivido le parole del Ministro Passera: la crescita è un continuum, è un'azione in continuità, dovrebbe essere l'ossessione di tutti i Governi. Non solo quindi misure per tamponare l'emergenza delle imprese, ma anche una politica industriale, piani di medio o lungo termine in grado di aiutare le imprese a riposizionarsi di fronte ad una crisi senza precedenti, di fronte ad una nuova e difficile era della globalizzazione, dove dapprima abbiamo visto spostarsi il baricentro dell'economia dall'occidente all'oriente ed oggi tutto ciò si complica perché questo spostamento di asse avviene in un momento in cui l'intera economia del mondo sembra raffreddarsi di fronte alla crisi dell'euro.
Signor Ministro, non posso qui non sottolineare il grande lavoro ed il contributo dei parlamentari del Partito Democratico, nelle Commissioni attività produttive e finanze, anche per irrobustire il provvedimento.
Nel merito, il provvedimento innalza dal 36 al 50 per cento la detrazione sulle ristrutturazioni edilizie. Per un cittadino italiano questo significa che beneficia, nella propria dichiarazione dei redditi, di una detrazione ancora più consistente e di un raddoppiamento del plafond nell'intervento di ristrutturazione della sua casa. Abbiamo fatto una grande battaglia che abbiamo portato a casa - come Partito Democratico - nell'ottenere, per la prima volta, e superare un gap che ci teneva lontani dall'economia europea per quanto riguarda la mobilità e l'auto elettrica. Abbiamo portato a casa 190 milioni in tre anni anche per rinnovare le flotte pubbliche, sempre nella green economy, abbiamo prorogato la detrazione al 55 per cento sulla riqualificazione energetica degli edifici. L'IVA per cassa: mi spiego, per quelle imprese sotto i 2 milioni di euro di fatturato, l'imprenditore e le imprese dovranno pagare l'IVA solo nel momento in cui incasseranno e vedranno riconosciuto il proprio credito e questo è un fatto di grande novità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ancora: la semplificazione per le attività edilizie, un passo ritenuto fondamentale per sbloccare le burocrazie, che erano dei veri e propri percorsi ad ostacoli per chi vuole intraprendere, per chi vuole innovare, per chi vuole rischiare ed il credito di imposta per le assunzioni a tempo indeterminato per profili altamente qualificati e, quindi, aiuti alla ricerca. E ancora: riorganizzazione di fondi per la ricerca, l'innovazione, il rafforzamento della struttura produttiva delle imprese e aiuti all'internazionalizzazione delle imprese.
Tutto questo, signori del Governo, basta? No, non basta, ma è un passo importante. Noi vi terremo il fiato sul collo, per esempio per quanto riguarda il pagamento dei crediti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, che non può più proseguire in questa situazione di grave asfissia finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È ferma, quindi, la nostra volontà politica del Partito Democratico di tenere sempre centrali le questioni del lavoro, dell'economia e dell'impresa, perché solo in questo modo l'Italia è in grado di uscire dai guai.
Signor Presidente, Ministri, colleghi, l'Europa è malata e l'Italia rischia di subire più di altri la crisi dell'euro. A novembre dello scorso anno registravamo, accanto a spread elevatissimi, soprattutto le curve dei rendimenti dei tassi a breve Pag. 127termine che superavano quelli a lungo termine. Mi spiego: ciò significava che l'accesso al rifinanziamento del nostro debito pubblico si stava chiudendo. Per un cittadino ciò cosa avrebbe significato? L'incapacità dello Stato di pagare stipendi, di avere ospedali funzionanti, di erogare pensioni, insomma, di tenere in piedi lo Stato.
Siamo consapevoli del disagio e del dissenso degli italiani verso provvedimenti molto pesanti che in questi mesi il Governo ha dovuto adottare, ma attenzione, la colpa non è del pompiere che tenta di spegnere l'incendio mentre la casa brucia.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo voto rinnoviamo la nostra lealtà al Governo, lealtà è innanzitutto per noi dire sempre la verità ai cittadini italiani; lealtà è sempre dire al Governo i provvedimenti che a nostro giudizio vanno bene e vanno nell'interesse generale del Paese, ma lealtà è anche dire al Governo quando i provvedimenti a nostro giudizio non vanno bene e devono essere modificati. Lealtà è dire al Governo quando ci troviamo d'accordo e lealtà è anche dire al Governo quando non ci troviamo d'accordo.
Le rinnoviamo, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, questa sera la nostra fiducia avendo di fronte e avendo la consapevolezza che il Paese ha di fronte a sé mesi complessi e difficili. La crisi sarà ancora più profonda sull'economia reale, le chiediamo quindi, signor Presidente del Consiglio, atteggiamenti in Europa ancora più determinanti e più severi perché l'Europa prenda e concretizzi immediatamente gli impegni che sono stati all'unanimità deliberati. Alludo in modo particolare al cosiddetto «scudo anti-spread» in grado di calmierare la speculazione sui differenziali dei tassi che su un debito così rilevante come quello che abbiamo, nella sua dimensione di stock, non ha sostenibilità a livelli di tassi come i correnti.
Le chiediamo anche una costante attenzione ai grandi problemi sociali del Paese e quindi un coinvolgimento sempre più attento dei comuni, delle regioni, degli enti locali e delle parti sociali: è impossibile gestire una crisi senza precedenti come questa senza il coinvolgimento del Paese, il coinvolgimento delle forze del volontariato, così essenziali nella sussidiarietà di momenti così difficili.

PRESIDENTE. Onorevole Colaninno, la invito a concludere.

MATTEO COLANINNO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Cari colleghi, non possiamo dimenticare mai che possiamo uscire da questa grande crisi solo se il Paese riuscirà a rimanere unito, coeso e animato da solidarietà. Al Governo spetta anche e soprattutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, siamo su una nave in tempesta, dobbiamo remare insieme. Questa è la frase che oggi il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha voluto offrire alle agenzie di stampa. Inizio da questo, perché per troppo tempo abbiamo alimentato la polemica tra le forze politiche senza fissare il punto sulle iniziative di carattere economico che abbiamo la necessità di intraprendere. Un mare in tempesta dicevamo, che va affrontato insieme; non sempre questo insieme si riesce a declinarlo nell'attività legislativa e di Governo.
Credo che in questo provvedimento si sia riusciti a declinarlo meglio. Lo ha ammesso anche il Ministro Passera e quindi gli va riconosciuta onestà intellettuale. La Camera dei deputati ha migliorato il provvedimento che le era stato consegnato e oggi il decreto-legge sullo sviluppo è più robusto ed è più incisivo rispetto alle sfide che ci attendono.
Non possiamo però non sottolineare che dispiace che il collega Colaninno, che è persona che stimiamo, abbia voluto aprire il suo ragionamento ancora con la vecchia polemica cosiddetta antiberlusconiana. Pag. 128Secondo noi, la sinistra vive una sindrome antiberlusconiana e non riesce a liberarsene. Evidentemente non ha altri argomenti. Questo non è un Governo che si insedia contro l'esperienza precedente, ma in continuità con essa. Permettetemi di citare il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che nel corso dell'ultima relazione ha voluto testimoniare come il fatidico spread per una parte significativa è da attribuire ai nostri errori e alle nostre manchevolezze, ma per la stragrande parte di questo valore e di questo indicatore si tratta di un problema che riguarda l'intera area dell'euro. Lo spread è alto soprattutto perché c'è una crisi all'interno del nostro continente. Noi su questo, sulla base di autorevoli fonti, come il centro studi della Banca d'Italia, la Confindustria e il sindacato, ci chiediamo se questo tipo di politica del gioco della responsabilità possa essere una effettiva risposta ai bisogni del nostro Paese.
Guardate, stiamo avviando un processo di risanamento e di riforme strutturali, dove certo, c'è un Governo tecnico che in talune occasioni detta l'agenda, ma al tempo stesso ci sono forze politiche che sono capaci di interpretare questi bisogni pur essendo in trincea nel confronto continuo con le parti sociali e con il Paese. Ed è per questo che noi speriamo e auspichiamo che questa condivisione possa rafforzare l'azione del Presidente Monti in Europa e soprattutto possa fare in modo che Monti abbia la schiena dritta anche nel negoziato nei confronti dei Paesi più forti, a cominciare dalla Germania.
Lo scudo anti spread - è stato detto - non è un elemento che utilizzeremo, ma è indispensabile per fare in modo che vi sia un'effettiva lotta alla speculazione internazionale, perché anche quelle suggestioni sulle quali la finanza internazionale attua le proprie azioni possano essere contrastate e difese. La Germania quindi non è l'azionista di maggioranza di questo continente. L'Italia ha contribuito nei fondi di salvataggio, a cominciare dalla Grecia, per continuare con le banche spagnole, per il 18 per cento, la Francia per il 20 per cento e la Germania per il 27 per cento. Ci siamo fatti carico di 45 miliardi di euro di iniziative e fondi per salvare altri Paesi, abbiamo il diritto, abbiamo il dovere di proteggere la nostra economia e di non farlo con il cappello in mano (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), ma di farlo con la dignità e con la forza che stanno in Roma, nell'Italia, nella sede dei Trattati europei, laddove quei Trattati sono stati firmati. Pertanto, non dobbiamo chiedere qualcosa a qualcuno, ma dobbiamo far rispettare quello che viviamo, quello che proponiamo e quello che rappresentiamo. Non è vero, infatti, che c'è un'economia reale in difficoltà strategica; c'è un'economia reale sicuramente in difficoltà, ma che ha i presupposti per poter reagire.
Allora, dentro questo provvedimento abbiamo voluto partire da un presupposto. Ad esempio, sul tema dell'edilizia e delle costruzioni, per intervenire bisogna conoscere la struttura del nostro apparato industriale e l'edilizia e le costruzioni sono un elemento fondamentale del prodotto interno lordo. Ed allora, con le detrazioni fiscali, con gli interventi sul risparmio energetico e con l'introduzione dello sportello unico per l'edilizia siamo convinti che ci possano essere segnali confortanti su questo punto. È facile criticare e lanciare strali.
Noi siamo per quelle aziende e quegli imprenditori, noi siamo al fianco delle imprese che non delocalizzano, che non cercano altrove la propria fortuna ma hanno la capacità di mantenere in questo Paese la produzione e la manifattura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Siamo la seconda potenza industriale del continente ed allora talvolta certe polemiche, anche alimentate dai giornali tedeschi, non ci devono far pensare ad una reazione nostra di esterofilia ma ad una reazione d'orgoglio, perché siamo i principali competitori di quel Paese sui principali mercati internazionali, ed allora dentro al rispetto dei Trattati dobbiamo far valere le nostre ragioni. Dicevamo dell'edilizia, ma potremmo dire dell'IVA per cassa. Il nostro relatore, l'onorevole Vignali, si è battuto su questo Pag. 129punto. Abbiamo ottenuto un risultato importante, il Governo ha compreso che bisognava alzare l'asticella fino a 2 milioni di euro, cioè vi sarà una contabilità separata, la possibilità di versare all'erario l'IVA nel momento in cui vengono pagate le fatture (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questo è un elemento fondamentale perché non siano le imprese a fare da banca ai loro fornitori e viceversa. Abbiamo bisogno di un fondo per la crescita, è opportuno che siano state unificate tutte le misure di sostegno alle imprese in un unico fondo, ma qui noi sfidiamo il Governo sulle priorità, sulla selezione degli interventi, perché come ci è stato un confronto parlamentare franco nelle Commissioni sul decreto sviluppo, anche sulla programmazione dei fondi non per dare aiuti a pioggia, ma per selezionare gli interventi secondo le innovazioni alla ricerca noi siamo pronti a dare il nostro contributo. Infine consentitemi due passaggi, uno riguarda il lavoro. Il segretario Alfano aveva detto con chiarezza che la riforma del mercato del lavoro noi la approvavamo per senso di responsabilità, ma che non ci piaceva tutta e non ci piaceva così com'era.
Le modifiche che dentro il decreto sviluppo sono state apportate, anche con il consenso del Governo, la rendono migliore soprattutto per le partite IVA, per l'apprendistato ed anche per fare in modo che la flessibilità non sia demonizzata, ma che sia un elemento per creare nuova occupazione. Allora accanto alle riforme economiche - per dirla con il Presidente Napoletano - servono anche le riforme istituzionali. Le riforme istituzionali sono un aspetto fondamentale della crescita del Paese e anche se siamo a pochi mesi dalla fine di questa legislatura noi abbiamo il dovere, assieme al rigore e alla crescita, di mettere al primo posto l'agenda delle riforme, fare le riforme che possiamo fare ancora in questo scorcio di legislatura e ringraziare il lavoro che ha svolto l'altro ramo del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) laddove vi è stata una convergenza tra il Popolo della Libertà, la Lega e altri soggetti politici per l'introduzione del semipresidenzialismo. E - mi consenta Presidente, ci ha stupito - noi stigmatizziamo come Popolo della Libertà le dichiarazioni che ella ha voluto rassegnare a proposito di questa riforma, perché se il rigore e la crescita sono un elemento di sviluppo fondamentale, le riforme istituzionali danno la coesione nazionale, danno cioè la possibilità di tenere insieme la società, di restituire alla società la possibilità di esprimere anche la più alta carica dello Stato con l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Quindi credo che, insieme all'approvazione del decreto-legge sullo sviluppo, noi abbiamo il dovere di ribadire che quelle riforme sono importanti e che quindi non è corretto che il Presidente della Camera giudichi prima ancora che sia arrivata all'esame di questa Camera questa riforma, perché è una riforma importante per la coesione sociale e per la tenuta del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Portas. Ne ha facoltà.

GIACOMO ANTONIO PORTAS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, cercherò di essere più breve possibile. Ho deciso di votare per la prima volta rispetto ad un provvedimento così importante in maniera differente dal mio gruppo di appartenenza, il PD. Le motivazioni provo a spiegarle davvero in un minuto prendendo in esame questo provvedimento all'articolo 24-bis, comma 7, il quale recita in sostanza che i lavoratori dei call center, i famosi co.co.pro possono da domani essere inquadrati con contratti a progetto.
Ritengo sbagliata questa norma, posto che considero che in Italia ci siano persone e imprenditori che questi contratti non li hanno mai fatti e che puntano, oltre che all'innovazione e alla ricerca, sulle persone e sui lavoratori. In questo settore, Pag. 130lo dico qui che si parla di crescita, ci sono due miliardi di fatturato possibile, se si punta davvero però sulla ricerca.

PRESIDENTE. Onorevole Portas, la prego di concludere.

GIACOMO ANTONIO PORTAS. Credo e sono convinto che tutto il Partito Democratico, come ha fatto in altre occasioni, modificherà questo provvedimento perché è una questione di civiltà, di umanità e di persone che, come noi, hanno il diritto di sposarsi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Portas.

(Coordinamento formale - A.C. 5312-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5312-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5312-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese» (5312-A/R):

Presenti 454
Votanti 450
Astenuti 4
Maggioranza 226
Hanno votato 382
Hanno votato no 68
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,30).

RAFFAELLO VIGNALI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, si è spento questa mattina all'ospedale civile di Brescia il dottor Giuseppe Camadini, presidente della fondazione Tovini e dell'istituto Paolo VI. Giuseppe Camadini è stato figura di rilievo nella vita bresciana e nazionale dell'ultimo mezzo secolo. Laureato in giurisprudenza, ha ricoperto ruoli istituzionali in aziende e istituti di credito, continuando comunque a esercitare l'attività di notaio fino al 2006.
Nato nel '31, negli anni '50 e '60 era stato presidente della FUCI di Brescia e presidente dell'Azione cattolica diocesana. È stato presidente della Banca San Paolo, della Società cattolica di assicurazioni e, fino a pochi mesi fa, era consigliere di amministrazione dell'Università cattolica del Sacro cuore. Attualmente era consigliere di UBI Banca e presidente dell'Opera per l'educazione cristiana e vicepresidente de La Scuola editrice.
Tutte queste realtà sono l'eredità di Giuseppe Tovini, opere di cui Camadini è stato il prosecutore. Ho avuto la fortuna di conoscere il dottor Camadini alcuni anni fa, mentre stavo lavorando proprio su una mostra su Tovini, straordinaria figura del movimento cattolico di fine '800: un avvocato, padre di dieci figli, beatificato da Giovanni Paolo II, vicepresidente dell'Opera dei congressi e fondatore di banche, mutue, giornali, editrici scolastiche, fondatore della FUCI e ideatore della Cattolica. Pag. 131Svolse anche l'attività politica, come sindaco giovanissimo del suo paese Cividate Camuno e, in seguito, come consigliere provinciale e comunale di Brescia.
Questo impegno contribuì non poco allo sviluppo di Brescia, della Lombardia e dell'Italia. Di Tovini, Giuseppe Camadini è stata la più autentica continuità, un uomo mosso in tutto da una fede autentica e profonda, non come semplice ispirazione, ma come origine continua e come criterio di conoscenza e di azione. Lo è stato nelle attività economiche e in quelle creditizie. Camadini considerava le banche istituzioni al servizio dell'economia reale e del sostegno alle opere sociali, in particolare di quelle educative, nelle quali lui stesso era impegnato in prima persona.
Tuttavia, non è stato solo il continuatore storico delle molteplici opere, ne è stato l'autentico erede molto più in profondità. Lo è stato nel punto sorgivo, tanto che non è azzardato affermare che il cuore di Camadini e quello di Tovini, pur a distanza di decenni, battessero all'unisono: un cuore indomito e aperto al bisogno di tutti.
Nell'ultimo incontro con lui, pochi mesi fa, parlammo a lungo della crisi, che considerava morale, prima che economica, e venne naturale ricordarci a vicenda una frase di Tovini pronunciata in occasione dell'approvazione del primo bilancio della Banca San Paolo di cui era stato fondatore e che è registrata nel verbale, una frase che è di una attualità straordinaria.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 20,34).

RAFFAELLO VIGNALI. Diciamola ad alta voce: «Finché - o signori - Iddio non avrà ripreso il suo dominio anche nel cuore degli uomini d'affari invano si lavorerà per sciogliere la crisi economica che ci travaglia». Sono le stesse parole che il notaio Camadini direbbe oggi qui a ciascuno di noi. Che dal cielo guardi l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, piango con la scomparsa di Giuseppe Camadini la scomparsa di un amico che ha avuto un ruolo molto importante nella mia vita come in quella di tanti giovani della mia generazione. Io lo ricordo come l'ho visto la prima volta, arrivare alla casa editrice Studium, che è stata un pilastro della cultura cattolica italiana. Versava in cattive acque e Paolo VI disse a Camadini che Studium non doveva morire. Ricordo che allora lui mise insieme un gruppo di giovani studiosi, arrivava insieme con quell'altra indimenticabile figura che è Don Enzo Giammancheri, per dare sostegno, consiglio. Arrivava in seconda classe perché risparmiava su tutto, lasciava quanto serviva perché la casa editrice potesse andare avanti - erano somme rilevanti - perché potesse essere rilanciata, con un'esemplare probità.
Un uomo che viveva da povero, ma aveva nelle mani un potere economico straordinariamente grande, un banchiere, uno che aveva l'idea che la banca si fonda sulla conoscenza degli uomini, serve per portare risorse a chi deve investire, per creare posti di lavoro e il banchiere deve essere un uomo che sa prima di tutto valutare le persone, prima ancora che le garanzie reali, capire che tipo di uomo è, se merita fiducia e dare la fiducia che l'uomo merita.
Un uomo che aveva molto chiaro il sentimento del bene e del male. Chi fa bene deve essere premiato, chi fa male deve essere punito. Se non viene punito come fa a sapere che ha sbagliato? Il che non toglie nulla all'etica del perdono, ma il perdono arriva sempre sulla chiarezza della verità intorno al bene e al male.
È stato formato alla scuola del cardinale Bevilacqua ed è stato particolarmente vicino al pontificato di Paolo VI, come tutte le grandi famiglie bresciane che, in qualche modo, solidali che hanno costruito quella cosa straordinaria che è la Brescia di oggi, una città che è cresciuta sulle iniziative di uomini animati dalla fede e che Pag. 132dalla fede hanno tratto slancio per creare imprese, le banche, ma tante altre imprese che poi a loro volta hanno trattenuto sul territorio il capitale, hanno investito a sostegno di quelle che erano piccole imprese artigianali e che sono diventate progressivamente grandi imprese industriali e che hanno usato i profitti per reinvestire e creare lavoro oppure per sostenere opere di carità e di cultura. Pensiamo alle case editrici La Scuola, Studium, la Morcelliana e a tante altre cose.
Un uomo che dalla fede traeva l'energia per costruire opere nella vita. Credo che mancherà molto non alla Chiesa italiana, ma alla nazione italiana. È stato anche uno dei protagonisti del regolamento che si è raggiunto alla fine per il sostegno del clero in Italia e ha sempre avuto molto forte il sentimento dell'unità fra la causa della libertà, affermare la verità con il metodo della libertà, e la causa della nazione; l'esigenza di una presenza dei cattolici nella vita italiana, nella politica italiana non da soli, sempre con altri per cementare quell'unità così forte, e tuttavia così fragile, della nazione italiana costituitasi come Stato nazionale contro i cattolici, ma che progressivamente è venuta a trarre, dalla presenza e dalla testimonianza dei cattolici e dei cristiani della nostra società l'humus, la forza, l'energia, la capacità di tenere insieme gli uomini, di creare quella realtà che è una comunità umana, si chiami famiglia o nazione. Che rimanga nella memoria della Camera e dell'Italia la figura di questo grande credente, di questo grande italiano (Applausi).

PAOLO CORSINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, sento di dovermi associare alle espressioni di cordoglio e insieme di apprezzamento che i colleghi, onorevole Vignali e onorevole Buttiglione, hanno voluto esprimere a ricordo dell'indimenticabile figura del notaio, dottor Giuseppe Camadini, mio concittadino.
Ho avuto in più di un'occasione la possibilità di stringere rapporti di amicizia e di vivere occasioni di frequentazione con la sua persona. In modo particolare - e cito questo avvenimento non per una evocazione di tipo personale, ma perché mi serve per illustrare ulteriormente la poliedrica personalità dell'illustre scomparso - ho avuto occasione di trascorrere con lui alcune giornate, allorquando insieme partecipammo all'università di Cracovia ad un seminario di approfondimento sui fattori di continuità tra il pontificato di Paolo VI ed il pontificato di Giovanni Paolo II.
In quell'occasione Giuseppe Camadini, che era cresciuto con una sensibilità politica diversa dalla mia, manifestò un'attitudine ed una disposizione al dialogo ed al confronto, che fu per me ragione di grande nutrimento e di vivo apprezzamento. Allora voglio proporre due semplici considerazioni, non voglio aggiungere riferimenti biografici rispetto a quelli già ampiamente illustrati dai colleghi che mi hanno proceduto, che hanno passato in rassegna momenti significativi ed aspetti salienti della sua biografia umana. Si tratta di due semplici annotazioni.
La prima. C'è indubbiamente una verità nell'osservazione di uno studioso della statura di Piero Scoppola, quando osserva che c'è un tratto peculiare caratterizzante la vicenda della storia italiana del Novecento e cioè il nesso forte che intercorre tra sviluppo e affermazione della coscienza religiosa e crescita della democrazia.
Credo che, sotto questo profilo e da questo punto di vista riguardata, la biografia di Camadini sia per molti versi esemplare. Infatti le molte opere, le opere e i giorni, di cui Camadini è stato protagonista, depongono per una certificazione della verità di questo assunto, che trascende certamente la sua persona ma che dice - e questa è la seconda osservazione - di una qualità specifica del cattolicesimo bresciano e che in Giuseppe Camadini certamente si riflette.
Si tratta di quella sorta di sintesi, di commistione, tra l'ispirazione cattolico-liberale, l'ispirazione cattolico-sociale e l'ispirazione cattolico-democratica, che in lui emergevano con accenti e profondità Pag. 133certamente diverse, ma che per molti versi ispiravano la sua attività e le sue opere.
C'è infine un'ultima considerazione, che mi sento di aggiungere sulla linea delle osservazioni conclusive dell'intervento del collega Buttiglione. Certamente l'eredità di Paolo VI è un'eredità che credo appartenga a molti, che non può essere dissipata o negletta. Non c'è dubbio, tra i molti meriti che attribuisco alla biografia del notaio Camadini, l'impegno che ha profuso presso l'istituto Paolo VI, cioè l'istituto che istituzionalmente è preposto alla perpetuazione del magistero della tradizione e dell'insegnamento montiniano.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Corsini.

PAOLO CORSINI. Anche in quest'occasione ho avuto con lui dei rapporti personali, quando ad esempio gli ho consegnato un plico/carteggio intrattenuto tra una mia parente ed il pontefice bresciano, il grande pontefice scomparso. Giuseppe Camadini accolse la consegna di quelle lettere con una profonda devozione, quasi con un'attitudine religiosa, quasi come qualcosa che gli permetteva di entrare in possesso di una dimensione sacrale. Era questa la dimensione con la quale Camadini si accostava alla grande figura del pontefice Paolo VI.
Credo che l'organizzazione dei grandi convegni internazionali, la pubblicazione della rivista e degli atti dell'istituto attestino non soltanto una disposizione volta alla perpetuazione di una memoria e di una tradizione, ma anche uno spirito critico, che lo ha portato, per così dire, a farsi protagonista di momenti di approfondimento scientifico, che appartengono, direi, all'alta cultura italiana

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Corsini.

PAOLO CORSINI. Giuseppe Camadini è stato un uomo di opere sociali, di banca, di cultura e di ricerca. Credo che la comunità della mia città ma anche l'intera comunità nazionale debbano essergli profondamente grate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare al Governo che avrei necessità di avere risposta a tre interrogazioni che abbiamo presentato in passato. Una, la più risalente, addirittura del 21 luglio 2010, riguarda le modalità di assegnazione degli alloggi per gli esuli istriano-dalmati che vedono ancora oggi delle applicazioni quanto mai peregrine di questa normativa, soprattutto in Toscana e in Lazio.
Una seconda interrogazione, l'interrogazione n. 4-16060, riguarda la possibilità di estendere il range temporaneo per le persone affette dalle conseguenze del talidomide. La legge finanziaria 2008 aveva stabilito alcune tutele e si tratterebbe di rispondere a queste sollecitazioni. Non meno importante ma anzi molto interessante per le circa 80 mila imprese degli NCC è la risposta all'interrogazione 5-07178 che riguarda le difficoltà applicative di questa normativa che ha visto una reiterata proroga di provvedimenti poco coerenti, che ha creato grande imbarazzo, disapplicazione e difficoltà interpretative da parte degli enti locali.

PRESIDENTE. Devo dire che la presenza in Aula - e mi permetto di ringraziarlo - del sottosegretario D'Andrea, che è sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri incaricato dei rapporti con il Parlamento, permette immediatamente alla Presidenza di sollecitare quanto da lei appena richiesto.

STEFANO SAGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, non ho fatto in tempo ad intervenire prima. Volevo unirmi al cordoglio che Pag. 134hanno voluto testimoniare i colleghi a proposito della scomparsa del dottor Giuseppe Camadini, sia per una conoscenza personale che per la possibilità di testimoniare le tante opere che è riuscito nelle sua vita a realizzare. Formulo solo due considerazioni.
La prima riguarda la sua visione di banca: egli è stato sicuramente un uomo della finanza, ma di una finanza mite, legata al territorio, certamente estranea a certe cattive abitudini che in questi anni abbiamo visto da parte della finanza internazionale. Il suo non era un problema di crescita dimensionale dell'azienda, ma di corrispondenza alle radici e ai valori che avevano contraddistinto i fondatori. Erede quindi di un pensiero, quello del beato Tovini, poi custode del Centro Studi «Paolo VI» è stato una figura di straordinaria importanza nella nostra comunità, nella comunità bresciana e nella comunità italiana tutta. Credo davvero che oggi manchi qualcosa, soprattutto - mi avvio a concludere - per l'educazione dei giovani, perché proprio negli ultimi anni egli ha delicato moltissimo tempo all'educazione e alla voglia di incontrare i giovani, di spiegare loro quale era stata la storia gloriosa di coloro che avevano fondato una città e che avevano reso prospera una provincia. Quindi anche da parte mia e da parte della nostra forza politica si esprime il riconoscimento di questa straordinaria figura (Applausi).

FABIO PORTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, intervengo due minuti per ricordare un nostro ex collega, Alberto Tridente, sindacalista, che è morto la scorsa notte a Torino in una clinica. Sindacalista della a FIM-CISL e della FIM nazionale, Tridente aveva compiuto ottant'anni il 29 giugno scorso ed era malato da tempo. Iscritto alla FIM dal 1959 entra due anni dopo, nel 1961, nella segreteria dei metalmeccanici della CISL, di cui diventa segretario generale dal 1968 al 1973. Dopo l'incarico torinese assume quello di segretario nazionale della FIM e poi della FLM con delega alle politiche internazionali. Al congresso nazionale della FIM-CISL del 1981 lascia ogni incarico e tre anni dopo, nel 1984, viene eletto consigliere regionale del Piemonte e successivamente, nel 1989, parlamentare europeo e poi nostro collega qui alla Camera dei deputati.
Negli anni '90 ha svolto prevalentemente attività di volontariato con ONG, in particolare l'ONG Re.Te. di Torino e altre istituzioni. Dal 2003 promuove e assume il coordinamento, per conto del comune di Torino, della regione e dell'ANCI del progetto denominato «100 città per 100 progetti per il Brasile», un programma concordato con il Presidente della Repubblica del Brasile in occasione di una visita della municipalità di Torino, con obiettivi di cooperazione bilaterale. Recentemente era stato nominato presidente di Hydroaid, un'associazione senza fini di lucro il cui compito è formare specialisti e quadri per la gestione delle risorse idriche e del risanamento ambientale e del trattamento rifiuti provenienti dai Paesi emergenti e in via di sviluppo.
Tridente si è sempre distinto per una particolare attenzione ai temi internazionali. Nel 1966 è negli Stati Uniti d'America, nel 1967 in Francia per seguire da osservatore della FIM nazionale il maggio francese. Tra il 1975 ed il 1982 ha visitato tutti i Paesi dell'Europa occidentale e orientale, il Medio Oriente, l'Asia e l'America latina; durante tali visite conosce e avvia una lunga collaborazione con l'ex Presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, come lui dirigente metalmeccanico di San Paolo. Voglio ricordarlo con il titolo dell'autobiografia che è uscita poche settimane fa, «Dalla parte dei diritti», che bene riassume il senso della sua vita di uomo, di sindacalista e di politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 135

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 26 luglio 2012, alle 9,30:

1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 3365 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, recante misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile. Differimento di termine per l'esercizio di delega legislativa (Approvato dal Senato) (C. 5369).
- Relatore: Stasi.

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIUSEPPE OSSORIO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 5312-A/R

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signori Ministri, i repubblicani votano a favore del decreto. Esso prevede alcuni punti che possono aiutare la nostra economia; avremmo voluto che il decreto iniziasse a pensare che accanto alle regioni forti del Nord, verso le quali è giusto avere attenzione e sostenerle nello sforzo di competere in una economia globalizzata, vi sono anche le condizioni precarie delle regioni deboli del Sud; e verso queste regioni non troviamo nulla nel decreto. Questa politica distratta verso il Sud è sbagliata e miope. Non aiuterà l'Italia ad uscire dal declino economico.
Il Mezzogiorno è in una condizione di abbandono e perfino i fondi per le aree sotto utilizzate sono costantemente sottratti. Nel decreto vi è un punto che deve essere valorizzato: è la istituzione di un Fondo per la riqualificazione delle aree urbane degradate.
Questo punto è stato avanzato nella nostra mozione inerente il rilancio del Mezzogiorno. Così come abbiamo apprezzato la scelta di ampliare la soglia dell'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto per cassa per le piccole imprese, che passa da 200 mila euro di fatturato a 2 milioni di fatturato.
Votiamo a favore del provvedimento anche per due motivi: intanto, chiediamo che i provvedimenti per lo sviluppo non si fermino con questo decreto. Chiediamo al Governo di impegnarsi di più su questo fronte e vorremmo che altri provvedimenti fossero preceduti da un confronto in aula. Ma c'è un secondo motivo, e concludo. Questo è un momento difficilissimo, il Governo è impegnato sul fronte di una pressione esterna iniqua, quanto pericolosa per la stabilità democratica. E questa componente dei repubblicani-azionisti sa di dover essere leale, innanzitutto con l'Italia.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5312-A/R - odg 9/5312-A/R/29 519 512 7 257 72 440 24 Resp.
2 Nom. odg 9/5312-A/R/34 526 515 11 258 58 457 21 Resp.
3 Nom. odg 9/5312-A/R/52 521 512 9 257 54 458 21 Resp.
4 Nom. odg 9/5312-A/R/53 534 522 12 262 69 453 20 Resp.
5 Nom. odg 9/5312-A/R/56 530 518 12 260 57 461 20 Resp.
6 Nom. odg 9/5312-A/R/60 534 526 8 264 56 470 20 Resp.
7 Nom. odg 9/5312-A/R/79 529 513 16 257 88 425 20 Resp.
8 Nom. odg 9/5312-A/R/93 528 515 13 258 417 98 20 Appr.
9 Nom. odg 9/5312-A/R/105 530 523 7 262 51 472 20 Resp.
10 Nom. odg 9/5312-A/R/120 rif. 523 513 10 257 492 21 19 Appr.
11 Nom. odg 9/5312-A/R/125 533 523 10 262 258 265 17 Resp.
12 Nom. odg 9/5312-A/R/141 515 503 12 252 29 474 17 Resp.
13 Nom. odg 9/5312-A/R/143 504 424 80 213 202 222 17 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 18)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/5312-A/R/146 rif. 508 497 11 249 426 71 17 Appr.
15 Nom. odg 9/5312-A/R/153 507 493 14 247 84 409 16 Resp.
16 Nom. odg 9/5312-A/R/165 495 493 2 247 248 245 16 Appr.
17 Nom. odg 9/5312-A/R/209 395 390 5 196 20 370 17 Resp.
18 Nom. Ddl 5312-A/R - voto finale 454 450 4 226 382 68 13 Appr.