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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 664 di mercoledì 11 luglio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,40.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Boniver, Brugger, Caparini, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Dozzo, Fava, Franceschini, Galletti, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Lamorte, Leo, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Palumbo, Pisicchio, Paolo Russo e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012 (A.C. 5263-A/R) (ore 9,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, n. 5263-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato approvato l'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, su cui il Governo aveva posto la questione di fiducia.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,46).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Pag. 2 TESTO AGGIORNATO AL 12 LUGLIO 2012

Si riprende la discussione.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5263-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5263-A/R).
Avverto che l'ordine del giorno Albonetti n. 9/5263-AR/8 è stato sottoscritto anche dall'onorevole Mura.
L'onorevole Bratti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/1.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda la parte del decreto-legge che comprende i cosiddetti comuni del cratere, in particolar modo l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge indica specificatamente i comuni danneggiati. Da questo elenco vengono esclusi i comuni capoluogo e direi in gran parte a ragion veduta, perché le liste che ricordavo prima, sia nel decreto del Ministero dell'economia e delle finanze sia del decreto-legge, di fatto individuano i comuni che hanno subito ingentissimi danni.
È comunque prevista anche la possibilità - considerato che a suo tempo tutta una serie di analisi dettagliate riguardo al numero di danni e alla loro gravità non era stata effettuata - con ulteriori decreti da parte del Governo di rivedere o di inserire alcuni altri comuni che avessero appunto le caratteristiche per essere inseriti all'interno del novero dei comuni danneggiati.
Da una prima ricognizione, direi anche abbastanza dettagliata, vi sono due comuni capoluogo, in particolar modo i comuni di Mantova e di Ferrara - su quest'ultimo vorrei soffermarmi in quanto ho presente alcuni numeri significativi - di cui si chiede in questo ordine del giorno di poterne rivedere l'inserimento.
Per quanto riguarda infatti il comune di Ferrara, vorrei dare alcuni dati: ci sono circa 32 scuole comunali e 5 palestre danneggiate, una decina di scuole superiori con problemi di agibilità.
Sono state 8.200 le istanze pervenute globalmente, con ormai 6.400 verifiche effettuate e oltre 2 mila verifiche da ripetere, perché, come è noto, il terremoto si è sentito in maniera particolare in questi comuni nei due giorni tristemente noti, quelli del 20 e 29 maggio.
Ora, oltre a questi dati che ho ricordato, vi è un'altra situazione che accomuna fortemente Mantova e Ferrara, ossia gli ingenti danni ricevuti al patrimonio artistico e monumentale. Voglio ricordare che, giustamente, nell'analisi che si è fatta nell'individuazione dei vari comuni che hanno ricevuto ingenti danneggiamenti alle attività produttive e che ne hanno consentito l'inserimento nel cratere, uno dei criteri fondamentali è stato proprio quello del danno alle attività produttive.
Voglio ricordare che per queste due città il cuore produttivo, oltre che culturale, è appunto costituito dal patrimonio artistico, perché sono due città che vivono in maniera fondamentale dell'attività turistica. È evidente che, nel momento in cui una città come Ferrara presenta l'80 per cento delle chiese inagibili, il teatro comunale è chiuso, il Palazzo dei Diamanti (che è il palazzo dove avvengono le maggiori esposizioni culturali del Paese), il Palazzo Massari e il Palazzo Schifanoia hanno diverse inagibilità parziali, questo non è solo un danno al patrimonio culturale in senso generale, ma rappresenta un danno enorme per l'economia di quella città, che - lo ripeto - lo accomuna anche alla città capoluogo di Mantova, il cui patrimonio storico ha subito, più o meno, la stessa tipologia di danni.
Quindi, con questo ordine del giorno - e concludo -, di fatto chiediamo al Governo per queste motivazioni la possibilità di inserire, attraverso un successivo provvedimento legislativo, anche questi due comuni tra quelli del cratere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto, a nome dell'Assemblea, monsignor Ignatius Kaigama, arcivescovo Pag. 3di Jos, Presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, che è appena stato ricevuto dal Presidente Fini, il quale ha espresso la solidarietà di tutta l'Assemblea al vescovo e alla comunità cristiana della Nigeria per i massacri che, anche domenica scorsa, hanno visto molti cristiani morire a seguito di attacchi terroristici (Applausi).
Il Presidente Fini ha rappresentato che la difesa della libertà religiosa di tutte le fedi è la difesa di uno dei principali diritti dell'uomo. L'arcivescovo è accompagnato da monsignor Leuzzi e da suor Caterina, che da trent'anni è missionaria in Nigeria e lavora insieme all'arcivescovo di Jos. Grazie ancora (Applausi).
L'onorevole Marchignoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/5.

MASSIMO MARCHIGNOLI. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda, in particolare, le grandi opere infrastrutturali previste sul nostro Paese. Poiché alcune di queste attraversano o interessano parti del territorio colpito dal terremoto del 20 e 29 maggio, avevamo inizialmente immaginato di proporre un emendamento al decreto-legge sul terremoto.
Poi è uscito il «decreto sviluppo», che riteniamo più appropriato per affrontare la questione, poiché si pone obiettivi di sviluppo, all'interno dei quali punta molto ad opere infrastrutturali come elemento e leva di crescita del Paese e di ammodernamento.
Dunque, proponiamo questo ordine del giorno affinché il Governo si impegni ad estendere i benefici delle defiscalizzazioni in materia di infrastrutture, di cui agli articoli l e 2 del citato «decreto sviluppo», anche alle opere già aggiudicate e non ancora avviate per le aree terremotate previste dal decreto in esame, e a prevedere, per i medesimi ambiti territoriali, la detrazione IVA anche in fase di costruzione.
Vi è, in particolare, una grande infrastruttura, molto importante per l'attraversamento del Paese ovest-est, che lambisce e intercetta le aree delle zone terremotate e per la quale chiediamo una particolare attenzione in questa direzione, ossia quella di estendere i benefici della defiscalizzazione. Tenuto conto che sono opere molto spesso a capitale misto pubblico e privato, con contributi pubblici già previsti, un'eventuale defiscalizzazione, come noi auspichiamo possa avvenire con l'approvazione di questo ordine del giorno e poi discutendone in ambito di «decreto sviluppo», può tradursi anche in una riduzione dei contributi pubblici già previsti, parziale o totale, quindi tornando risorse pubbliche a disposizione della pubblica amministrazione.
Abbiamo, quindi, voluto segnalare con questo ordine del giorno - che io e il Partito Democratico ci auguriamo possa essere accolto dal Governo - questa iniziativa, poiché, da un lato, riguarda grandi infrastrutture che attraversano il territorio dell'Emilia-Romagna terremotato, e, dall'altro lato, però riguarda grandi infrastrutture che servono per lo sviluppo del Paese e noi sappiamo il Governo essere impegnato, anche con il decreto che inizieremo a discutere in Commissione oggi, a promuovere azioni concrete per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mura ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/18.

SILVANA MURA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno siamo al terzo tentativo di destinare le risorse della «legge mancia» alle popolazioni colpite dal sisma del 20 e 29 maggio. Ci abbiamo provato in Commissione, ci abbiamo provato in Aula e adesso ci riproviamo in questa sede con un semplice impegno da parte del Governo.
La situazione è davvero particolare, perché se non ci stessimo occupando di una questione tragica come il terremoto, se non ci fossero migliaia e migliaia di persone che in questo momento sono costrette a vivere sotto le tende, la vicenda Pag. 4avrebbe veramente dei tratti comici. Infatti, da mesi, a causa della crisi economica il problema principale nostro è quello di trovare risorse e qui abbiamo 150 milioni di euro, che sono già disponibili, ma che nessuno utilizza e, dunque, rimangono fermi in attesa di destinazione. Infatti, la Camera non li destina attraverso il solito strumento della «legge mancia», perché ha paura delle ripercussioni che ciò potrebbe causare sull'opinione pubblica. Il Governo fino ad oggi ha fatto finta di nulla, perché non vuole irritare la strana maggioranza che lo sostiene e, dunque, il risultato è che questi soldi rimangono fermi: sono disponibili, ma non si possono utilizzare.
Con questo ordine del giorno proviamo a sbloccare la questione in maniera molto semplice: questi 150 milioni per il Governo sono già spesi, noi li ridiamo indietro, ma con il vincolo di girarli per la ricostruzione.
Mi auguro, signor sottosegretario, che si renda conto che non c'è nessuna ragione, né di natura tecnica né di natura contabile, per la quale questi soldi non possano essere utilizzati in questi modi. Al contrario, mi rimetto anche alla responsabilità del Governo perché, se lei esprimesse un parere contrario al mio ordine del giorno, è chiaro che la responsabilità sarebbe del Governo.
Peraltro, voglio anche smuovere un po' la sensibilità dei colleghi deputati eletti in Emilia, ma anche di quelli eletti in Veneto e in Lombardia, perché abbiamo visto tanti cittadini che, nonostante questo momento di crisi, destinano un sacco di soldi alla solidarietà per le zone colpite dal terremoto.
Noi dell'Italia dei Valori denunciamo sempre che l'uso che fa il Parlamento dei soldi della «legge mancia» è di tipo clientelare, mentre altri colleghi dicono che questi soldi sono spesi a fini utili. Qui adesso non c'è più da vedere chi ha ragione e chi ha torto. Sappiamo che sono disponibili 150 milioni di euro. Sappiamo che il terremoto ha causato danni ingenti per miliardi e miliardi di euro. Pertanto, davvero mi rivolgo ai deputati eletti in Emilia-Romagna. Ci sono anche tre risoluzioni, dell'Italia dei Valori, della Lega e dell'UdC. E mi rivolgo anche ai colleghi del Partito Democratico e del Popolo della Libertà: cerchiamo, almeno in questo momento (in un momento tragico come quello del terremoto), di capire il nostro Paese e quali devono essere le finalità vere della politica. Occorre destinare utilmente questi soldi (per una volta, tutti insieme, con una decisione unanime di quest'Aula). Si parla di 150 milioni di euro - lo ripeto - disponibili subito.
Chiedo davvero attenzione al Governo e comprensione da parte dei colleghi affinché sia approvato questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Benamati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/41.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, questo ordine del giorno non è direttamente collegato ai luttuosi accadimenti della mia regione, ne è una conseguenza. In questi giorni difatti abbiamo discusso in quest'Aula e abbiamo parlato molto dei grandi drammi e delle sofferenze che attraversano le nostre terre. Abbiamo parlato dei 27 morti, dei 397 feriti, delle migliaia di abitazioni inagibili, delle migliaia di aziende in condizione di difficoltà, delle centinaia di scuole non agibili, delle decine e decine di chiese e monumenti artistici che hanno sofferto profondamente i segni di questo terremoto.
Allora, signor Presidente, con questo ordine del giorno vogliamo aprire una riflessione: mai come oggi appare evidente che la prevenzione è la via maestra per sconfiggere gli effetti del terremoto. In questo senso, signor Presidente, proponiamo al Governo di operare una valutazione sua propria sull'opportunità di una specifica iniziativa, anche legislativa, per un piano nazionale teso a limitare gli effetti del rischio sismico nel nostro Paese. Il piano naturalmente, a nostro avviso, dovrebbe contenere un controllo periodico della classificazione sismica del territorio; Pag. 5dovrebbe consentire di concludere il censimento delle opere strutturali e infrastrutturali di particolare significatività per la pubblica incolumità e per gli interventi in fase di emergenza, prevedendo anche, ove opportuno, gli interventi di messa a norma o di completamento; dovrebbe prestare anche particolare attenzione alle condizioni degli impianti industriali a rischio di incidente rilevante.
Il Governo potrebbe anche riflettere sull'opportunità di stabilire un corpo di norme legislative da un punto di vista tecnico e di incentivazioni economiche per promuovere questo percorso virtuoso, che metta la cultura della protezione sismica al centro nel futuro delle attenzioni del nostro Paese.
Infatti, signor Presidente, non è solo un dato economico, perché un'opportunità di questo tipo sarà sicuramente importante per la nostra economia, ma intraprendere la strada della protezione dal rischio sismico, come ci sta insegnando purtroppo l'evento che ha flagellato le mie aree, è sicuramente il modo migliore per limitare non solo, e per fortuna, i danni in termini di vite umane e di vittime, ma anche per limitare i danni al tessuto storico e produttivo del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Albonetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/8.

GABRIELE ALBONETTI. Signor Presidente, il presente ordine del giorno è stato sottoscritto da tutti i deputati delle aree della regione Emilia-Romagna e delle altre aree colpite dal sisma del 20 e del 29 maggio 2012. Gli stessi che hanno sottoscritto questo ordine del giorno, la settimana scorsa hanno sottoscritto una lettera, inviata al Presidente della Camera, perché si faccia interprete presso il Governo dell'utilizzo delle risorse che la Camera stessa ha risparmiato, tagliando la dotazione e finalizzandole alle esigenze delle aree terremotate. Abbiamo poi presentato questo ordine del giorno. Il Presidente Fini ha già inviato la lettera al Presidente Monti. Siamo in attesa che il Governo ci risponda formalmente; mi auguro che già da questa mattina vi sia una prima favorevole accoglienza di questa istanza. Voglio sottolineare che, con la decisione che l'Ufficio di Presidenza della Camera ha assunto il 5 giugno scorso e che lei, signor Presidente, ricorda perfettamente, noi abbiamo, per la prima volta nella storia della Camera dei deputati, provveduto a tagliare le entrate della Camera medesima, il che, naturalmente, ci costringerà a tagliare profondamente anche le spese della Camera. Abbiamo chiesto di tagliare le entrate della Camera e di lasciare, quindi, nelle casse dello Stato risorse per 150 milioni di euro nei prossimi tre anni.
Questa iniziativa ha un valore in sé in tempi di necessaria sobrietà delle istituzioni, di riduzione dei costi della politica, argomenti per i quali vi è una grande e giusta sensibilità da parte dei cittadini. Con questa iniziativa vogliamo aggiungere al valore in sé anche un valore per il Paese e dare il senso che ciò che si risparmia nei costi delle istituzioni e della politica, in questo caso un risparmio ingente, può essere utilizzato per i bisogni, le necessità più urgenti che il Paese ha. Stiamo discutendo il primo decreto-legge circa gli interventi per le aree terremotate dell'Emilia, del mantovano e del basso Veneto, che ha un difetto, che tutti hanno rilevato, cioè la difficoltà di trovare coperture per alcuni interventi che tutti ritengono necessari e urgenti; pertanto, questa nostra iniziativa vuole essere un suggerimento al Governo, ossia la possibilità di trovare altre risorse per dare copertura ad alcuni interventi che in questo decreto-legge non si è trovata. Quindi, mettiamo insieme il risparmio, la sobrietà, il rigore della gestione della macchina di questa istituzione con una finalizzazione, con un valore d'uso di questi risparmi che può restituire un po' di nobiltà e un po' di dignità al nostro lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/2.

Pag. 6

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, colgo l'occasione di questa riflessione comune sul terremoto per enunciare alcuni punti fermi del mio ordine del giorno che fa riferimento, ovviamente, all'Emilia-Romagna e, in particolare, a quei comuni del bolognese e del ferrarese, oltre che di Modena - parlo anche della mia provincia, Bologna, della bassa bolognese - che sono stati toccati in modo significativo, oltre che per quanto riguarda le attività produttive, anche per quanto riguarda i beni culturali. Mi riferisco a chiese, case canoniche, oratori e tutto quanto concerne una specifica identità ed attività religiosa.
A parte il riferimento ai beni culturali, che rappresentano in queste aree, per espressione dello stesso sovrintendente regionale ai beni artistici, oltre l'80 per cento dei beni presenti sul territorio danneggiati (mi riferisco a quadri, statue, oltre all'architettura di chiese che risalgono al Rinascimento come minimo, per non dire all'epoca romanica), sui quali si sta provvedendo (mi riferisco ai beni mobili), mi pare opportuno fare le seguenti precisazioni, anche in riferimento a quanto ribadito dal sottoscritto in Commissione attività produttive e cultura, con assenso anche del rappresentante del Governo e direi anche con il consenso del presidente della Commissione cultura (a cui però non sono seguiti fatti concreti) e con il silenzio del relatore di maggioranza nella Commissione VIII (lo devo dire con estrema chiarezza). Di fronte alla necessità, che ho riconosciuto, di contribuire in modo spedito al finanziamento di determinate attività economiche, prevedendo la ricostruzione ed iniziative di singoli imprenditori con un rimborso immediato, saltando tutta una serie di meccanismi burocratici, che prevedono la certificazione di agibilità e tutto ciò che la legge prevede in modo definitivo, ritengo opportuno, nei casi particolari dove questi edifici culturali e religiosi (mi riferisco soprattutto alle chiese) non sono stati lesi in modo irrimediabile, consentire una ristrutturazione a carico delle singole comunità parrocchiali o delle diocesi, proprio con la garanzia da parte dello Stato degli stessi interventi finalizzati per la ricostruzione del tessuto produttivo presente nel territorio.
Pertanto, il mio ordine del giorno impegna il Governo ad essere conseguente, nel presupposto che, se è vero - e lo sottolineo anch'io e sono d'accordo - che la ripresa economica è finalizzata alla ripresa di tutta una serie di attività, non solo economiche, ma sociali, culturali e in genere alla ripresa del territorio, è altrettanto vero che queste chiese e questi edifici religiosi sono la storia di una comunità, di molte comunità; identificano quelle comunità con il loro modo di essere e credo che le popolazioni, al di là delle convinzioni religiose, si siano sentite particolarmente colpite dalla distruzione o dai danni parziali subiti dai campanili, dalle chiese e dalle opere d'arte. Di conseguenza, credo che il Governo non possa prescindere dal dare un'importanza ed un significato eccezionale o notevole anche a questo aspetto, che come ripeto non può essere considerato soltanto marginalmente un aspetto culturale - e questo fatto già sarebbe significativo - ma è un fatto di vita comune, di vita identitaria, di storia. Io ritengo che una popolazione, un popolo che dimentica le proprie radici non è più tale.
Credo pertanto che l'ordine del giorno in esame si giustifichi pienamente e, nonostante l'indifferenza mostrata nelle Commissioni VIII, VII e X, auspico che il Governo, come ha detto in sede di Commissione, approvi questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Cimadoro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/19.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame - ci riduciamo come sempre agli ordini del giorno, pensando chissà che cosa possiamo risolvere, visto che avete posto l'ennesima fiducia: allora ci si affida agli ordini del giorno, che sono carte che poi andranno ad accumularsi e a fare polvere sugli scaffali probabilmente, perché noi andiamo Pag. 7avanti ancora con il cartaceo - chiediamo una cosa di buonsenso, che è stata applicata a tutti i terremoti e a tutte le zone colpite da emergenze sul nostro territorio nazionale. Io non credo che si faccia un grande sforzo. Già era stato ritoccato: il provvedimento prevedeva all'articolo 8 la sospensione dei termini tributari, assicurativi e quant'altro. Pertanto, nell'emergenza si era portata questa proroga da settembre a novembre, ma capite bene tutti che da settembre a novembre non è che abbiamo risolto il problema del terremoto: non abbiamo ancora cominciato probabilmente a spalare le prime macerie.
Chiediamo, dunque, che venga attuata una proroga, come è sempre stato fatto, anche nei casi delle Marche, dell'Umbria, di Campobasso, di Foggia e de L'Aquila, con riferimento a tutte le emergenze che si sono succedute negli ultimi anni sul nostro territorio nazionale. Chiediamo una proroga al 31 maggio del 2013, non chiediamo tanto: di prevedere con futuri atti normativi - probabilmente, anche allora saremo di fronte ancora ad una mezza emergenza - la risoluzione dell'emergenza dei primi mesi drammatici, in modo da dare dei benefici, sospendendo, da qui ad un anno, quanto meno, questi tributi.

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/16.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei evidenziare al sottosegretario - che anche in Commissione, comunque, ha dato disponibilità e ha dimostrato sensibilità sulle proposte anche dell'Italia dei Valori - la questione del Patto di stabilità, che, nel provvedimento, blocca di fatto le risorse, teoricamente - dico teoricamente, perché adesso sono qui nella cassa unica a Roma -, nelle casse e nella disponibilità, quindi, dei comuni.
Sappiamo che, al di là della quantità prevista nel decreto-legge ed individuata dal Governo, mi riferisco ai 50 milioni di euro, in realtà, sono molti di più i comuni danneggiati. Tuttavia, sappiamo che se utilizzassimo anche solo per il minimo di questa area dei comuni, con i 50 milioni di euro che abbiamo messo a disposizione, in realtà, risolveremmo poco: infatti, essi potrebbero investire dieci volte di più, venti volte di più, se lasciassimo alla loro disponibilità le risorse che hanno nella cassa.
Capiamo l'esigenza di dimostrare che abbiamo bisogno di meno risorse finanziarie e che, quindi, concentrarle e tenerle blindate a Roma può rendere. Quindi, al di là dell'impegno che chiediamo a breve al Governo, di individuare la possibilità di innalzare il limite dei 50 milioni di euro, chiedo un impegno maggiore al Governo stesso, chiedo qualcosa di più, signor sottosegretario: dobbiamo superare la questione del Patto di stabilità, non solo nelle aree, come in questo caso, colpite dal terremoto. Se è necessario, si può trasformare una parte di queste risorse dei comuni in finanziamento allo Stato per coprirgli i debiti, ma l'altra parte bisogna liberarla subito, perché non possiamo continuare a dire: sono risorse vostre, ma non potete usarle. Siamo sostenitori di un falso in bilancio negli enti locali; e il falso in bilancio viene su istigazione del Governo e su istigazione del Parlamento. Non possiamo continuare in questa maniera: quindi, bisogna assolutamente liberare le risorse che sono nella disponibilità dei comuni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/7.

ENZO RAISI. Signor Presidente, colleghi, come avrò modo di dire in dichiarazione di voto, questo provvedimento, che riteniamo molto positivo, presenta indubbiamente alcuni aspetti che si sono potuti inserire per motivazioni tecniche, se vogliamo anche, soprattutto, di copertura economica. Uno di questi, ci sta particolarmente a cuore - lo dico al sottosegretario - e riguarda il tema tributario. Riteniamo, infatti, che sia necessario un impegno da parte del Governo (è stato Pag. 8riconosciuto dallo stesso Governo), visto che, con riferimento alle aree interessate, il Governo stesso ha riconosciuto l'eccezionalità degli eventi sismici, e i territori sono stati ben individuati: Bologna, Modena, Ferrara e Mantova.
Ebbene, crediamo sia opportuno che il Governo valuti l'opportunità - attraverso le modalità previste, ecco perché ciò non poteva essere inserito in questo decreto-legge - di differire i termini per gli adempimenti tributari, fiscali e contributivi. Noi abbiamo proposto la data del 31 maggio 2013, per dare un senso... però, signor Presidente, capisco che c'è un solo rappresentante del Governo, però se tutti i colleghi si mettono a parlare con lui, io parlo al cielo...

PRESIDENTE. Onorevole Mura, l'onorevole Raisi sta parlando al Governo e, quindi, essendoci un solo rappresentante del Governo...

ENZO RAISI. ...io capisco, però se gentilmente i colleghi ci lasciassero parlare... dopodiché, fate quello che volete (Commenti della deputata Mura). Ho capito che state lavorando, anche io sto lavorando per la mia regione, però, visto che ci sono i tempi morti, se uno interviene e si sta rivolgendo al Governo, non credo che questo sia il modo giusto e corretto.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Raisi, vada avanti.

ENZO RAISI. Concludo, signor Presidente. Con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di impegnarsi per adottare un provvedimento ad hoc affinché sia data la certezza - questo è importante - sui tempi di rinvio, dei differimenti degli adempimenti tributari, fiscali e contributivi. Crediamo che la data del 31 maggio 2013 sia idonea a ciò e chiediamo, quindi, al Governo di accogliere questa nostra richiesta, la quale sicuramente darà un ulteriore aiuto alle popolazioni locali, alle nostre imprese e ai nostri lavoratori.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Bratti n. 9/5263-AR/1 e accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/5263-AR/2, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le parole: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accetta, inoltre, l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/5263-AR/3 e accetta l'ordine del giorno Romele n. 9/5263-AR/4, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a provvedere» con le parole: «a valutare l'opportunità di provvedere», in analogia con la riformulazione proposta per il secondo ordine del giorno, il quale concerne più o meno la stessa materia.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Marchignoli n. 9/5263-AR/5, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad estendere» con le parole: «a valutare l'opportunità, nei limiti delle risorse disponibili, di estendere».
Il Governo accetta, quindi, l'ordine del giorno Garofalo n. 9/5263-AR/6, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a prevedere adeguati stanziamenti finalizzati» con le parole: «a valutare l'opportunità di prevedere adeguati stanziamenti finalizzati, nei limiti delle esigenze di finanza pubblica,».
Il Governo accetta, inoltre, gli ordini del giorno Raisi n. 9/5263-AR/7, Albonetti n. 9/5263-AR/8, Cesario n. 9/5263-AR/9, D'Anna n. 9/5263-AR/10, Marmo n. 9/5263-AR/11, Frassinetti n. 9/5263-AR/12 e Bertolini n. 9/5263-AR/13.
Il Governo accetta, quindi, l'ordine del giorno Tommaso Foti n. 9/5263-AR/14, a condizione che l'ultimo capoverso del dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le parole: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Galli n. 9/5263-AR/15 a condizione che il presentatore accolga l'invito a riformulare Pag. 9il dispositivo, inserendo, dopo le parole: «impegna il Governo», la formula: «a valutare l'opportunità di» ed espungendo dopo: «Fondo», la specificazione: «di accantonamento», perché ci sono dei dubbi sulla possibilità tecnica di costituire ormai fondi di questo tipo ed eliminando, per la stessa ragione, dopo le parole: «le calamità naturali» la specificazione: «future» e, quindi, dopo la parola: «ricostruzione» le parole: «che da essi verrà resa». Il senso di questa correzione è che non ci sono difficoltà ad alimentare un Fondo nella maniera in cui viene proposta, ma ci sarebbero difficoltà a considerare congelato il Fondo ai sensi della finanza pubblica e quindi per noi sarebbe un impegno che non potremmo mantenere e che non potrebbe trovare sbocco. Invito quindi l'onorevole Galli ad accogliere questa nostra riformulazione a seguito della quale il parere è favorevole.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/5263-AR/16 e accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/5263-AR/17 a condizione che sia riformulato in un modo che salva quasi integralmente la sostanza dell'invito e cioè, il Governo propone che la parte dispositiva dell'impegno sia così riformulata: «a tenere conto della eccezionale condizione dei comuni interessati dagli eventi sismici di cui al presente decreto, ai fini dell'applicazione delle misure di contenimento della finanza pubblica». Si capisce la ragione di carattere generale per la quale si propone questa riformulazione.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/5263-AR/18. Mi permetterei solo di suggerire, se fosse possibile, di estendere il beneficio anche alle aree di calamità almeno di quest'anno 2012. È ovvio però che questo non è un invito vincolante.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5263-AR/19 a condizione che sia riformulato nel senso di inserire, dopo le parole: «a prevedere con futuri atti normativi», le seguenti: «nei limiti delle risorse disponibili» e proseguire poi con «la possibilità che la sospensione di termini (...)».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Galletti n. 9/5263-AR/20, Lusetti n. 9/5263-AR/21, Bonciani n. 9/5263-AR/22, Libè n. 9/5263-AR/23, Delfino n. 9/5263-AR/24, Dionisi n. 9/5263-AR/25, Binetti n. 9/5263-AR/26, Compagnon n. 9/5263-AR/27 e De Poli n. 9/5263-AR/28.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Miglioli n. 9/5263-AR/29 a condizione che sia riformulato nel senso di inserire la formula: «a valutare l'opportunità di», perché vi è un intervento sul sistema tariffario e questo va fatto con una certa delicatezza, come sa bene l'onorevole presentatore.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bernini Bovicelli n. 9/5263-AR/30 a condizione che sia riformulato nel senso che l'impegno del Governo si fermi al primo periodo e cioè fino a: «31 dicembre 2013» - ciò anche per evitare una ambiguità interpretativa - e si aggiunga poi: «compatibilmente con le esigenze di controllo dei conti pubblici».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Munerato n. 9/5263-AR/31, Fava n. 9/5263-AR/32 e Dussin n. 9/5263-AR/33.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lanzarin n. 9/5263-AR/34 a condizione che sia riformulato nel senso di inserire, là dove si dice: «in sede di applicazione delle norme del decreto-legge, a ritenere possibile per i presidenti delle regioni Emilia-Romagna (....) di avvalersi di soggetti attuatori» le parole: «nell'ambito del sistema normativo vigente».
In questo modo evitiamo una contraddizione rispetto alla legge che oggi il Senato approverà in via definitiva.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Alessandri n. 9/5263-AR/35, Montagnoli n. 9/5263-AR/36, Bragantini n. 9/5263-AR/37, Polledri n. 9/5263-AR/38, Rainieri n. 9/5263-AR/39, Negro n. 9/5263-AR/40 e Benamati n. 9/5263-AR/41.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mazzuca n. 9/5263-AR/42, con la preghiera, però, di escludere dal dispositivo l'ultimo periodo, che potrebbe creare qualche ragione di conflitto normativo.
Infine, il Governo accetta l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/5263-AR/43.

Pag. 10

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bratti n. 9/5263-AR/1, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/5263-AR/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, vorrei chiedere al rappresentante del Governo - perché non intendo fare processi alle intenzioni - cosa significhi l'espressione «a valutare l'opportunità di», perché se è un modo elegante per evitare di dire il contrario, allora non accetto la riformulazione e chiederei al rappresentante del Governo di dire qualcosa in più, tenendo conto, come ha suggerito ad altri colleghi per altri ordini del giorno, delle considerazioni suesposte per la formula «impegna il Governo». Ma una formulazione così banale ed ipocrita - non è rivolta a lei, signor sottosegretario, ma al modo con cui è stata esposta, che dice: «impegna il Governo a valutare» - dice tutto e niente, e nasconde - ripeto - una sostanziale ipocrisia o non volontà di esprimersi. Questo è chiaramente inaccettabile. Per cui, se il Governo aggiunge qualcosa in più rispetto a «impegna il Governo a valutare l'opportunità», per quanto mi concerne, posso accettare questa proposta del sottosegretario D'Andrea, altrimenti mantengo l'ordine del giorno così come scritto e insisto per la votazione.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, vorrei dire all'onorevole Garagnani, e anche agli altri onorevoli parlamentari, che gli ordini del giorno Garagnani n. 9/5263-AR/2 e Romele n. 9/5263-AR/4 pongono entrambi questioni similari circa la possibilità di estendere a strutture educative non di proprietà pubblica - il primo - e a strutture ecclesiastiche - il secondo - le disposizioni che consentono l'utilizzazione dei contributi. È ovvio che, nella fattispecie, l'estensione non può essere automatica, tranne che per alcune materie, per altre bisognerà correlarla alle condizioni di specificità, sia della titolarità, sia della destinazione d'uso.
Allora, il nostro «a valutare l'opportunità di» era nella direzione di consentirci di valutare esattamente la varietà delle condizioni in essere, ai fini di verificare quali e per quali condizioni sia possibile estendere la medesima condizione. Se l'onorevole Garagnani volesse accogliere il nostro invito, dico che esso va in questa direzione, non nella direzione di considerare tutta la materia come secondaria, ma di essere messi in grado di distinguere tra le varie situazioni ai fini di assumere delle decisioni.
In ogni caso, egli stesso ha ricordato che è necessario anche un intervento di carattere normativo. Io, per la verità, per alcuni casi lo riterrei persino superfluo, mentre per altri sarà necessario l'intervento di carattere normativo. Quel «valutare l'opportunità di» serviva a metterci nella condizione di aderire in maniera più flessibile all'impegno proposto dai parlamentari. Questa è la ragione; non so se questa spiegazione possa essere soddisfacente.

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, accetta le spiegazioni che le ha dato il Governo o insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/2?

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, con questa precisazione che impegna il Governo, accetto la riformulazione proposta dal Governo e non insisto per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/5263-AR/2.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/5263-AR/3, accettato dal Governo. Pag. 11
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Romele n. 9/5263-AR/4, accettato dal Governo, purché riformulato. Vale la stessa precisazione, no?

FABIO GARAGNANI. No, signor Presidente, un'altra precisazione. Su questo ordine del giorno, siccome ne sono cofirmatario, mi permetto di rilevare al sottosegretario D'Andrea che c'è la legge Berlinguer, la n. 62 del 2000, che prevede la funzione pubblica delle scuole paritarie in un sistema integrato. Ora, alla luce di quanto sopra, e alla luce della compresenza in molti comuni terremotati di scuole materne e parificate, che svolgono una funzione che il comune non riesce ad assolvere in toto, l'ordine del giorno credo si qualifichi in modo diverso dal precedente, in quanto si connette ad una funzione pubblica riconosciuta da una legge dello Stato. Pertanto, in questo caso, mi pare inaccettabile l'obiezione del sottosegretario a «impegna», perché sono materie completamente diverse. C'è una legge dello Stato che regola ciò.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, non ho difficoltà a riconoscere che questa argomentazione dell'onorevole Garagnani è fondata. Allora ritiro il «a valutare l'opportunità di», però l'onorevole Garagnani vorrà convenire con me che non si potrà più dire «alle scuole paritarie private», ma bisognerà dire tout court «alle scuole paritarie».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione appena detta dal sottosegretario e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/5263-AR/4, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Marchignoli n. 9/5263-AR/5, accettato dal Governo, purché riformulato.

MASSIMO MARCHIGNOLI. Signor Presidente, ringrazio il Governo di aver accettato con riformulazione il mio ordine del giorno, ma vorrei chiedere un'ulteriore riflessione al sottosegretario. Anch'io intervengo sul tema «a valutare l'opportunità», perché proponiamo una defiscalizzazione, con tutta una serie di cose che non sto a ripetere, sulle costruzioni di grandi opere infrastrutturali, per le quali - mi pare, portandola sul decreto-legge cosiddetto «sviluppo» - l'opportunità sia lapalissiana.
Infatti, tale decreto-legge parla esplicitamente di opere infrastrutturali per rilanciare lo sviluppo nel nostro Paese. Non parla solo di opere infrastrutturali, ma ne parla esplicitamente, quindi dire «valutare l'opportunità» mi sembra francamente una banalità. Il resto della riformulazione che ha proposto il sottosegretario lo condivido, ma toglierei il «valutare l'opportunità», visto che il decreto sviluppo parla esplicitamente di nuove infrastrutture da costruire nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Governo modifica il parere?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, posso fare - come ho fatto in altro caso - uno sforzo e togliere il «a valutare l'opportunità di», ma non «nei limiti delle risorse disponibili».

Testo sostituito con l'errata corrige del 12 LUGLIO 2012 PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano questa nuova riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marchignoli n. 9/5263-AR/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Garofalo n. 9/5263-AR/6, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Raisi n. 9/5263-AR/7, Albonetti Pag. 12n. 9/5263-AR/8, Cesario n. 9/5263-AR/9, D'Anna n. 9/5263-AR/10, Marmo n. 9/5263-AR/11, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Frassinetti n. 9/5263-AR/12 e Bertolini n. 9/5263-AR/13, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tommaso Foti n. 9/5263-AR/14, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Galli n. 9/5263-AR/15, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/5263-AR/16; prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5263-AR/17, accettato dal Governo, purché riformulato.
Onorevole Mura, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/18, accettato dal Governo?
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano questa nuova riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marchignoli n. 9/5263-AR/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Garofalo n. 9/5263-AR/6, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Raisi n. 9/5263-AR/7, Albonetti Pag. 12n. 9/5263-AR/8, Cesario n. 9/5263-AR/9, D'Anna n. 9/5263-AR/10, Marmo n. 9/5263-AR/11, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Frassinetti n. 9/5263-AR/12 e Bertolini n. 9/5263-AR/13, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tommaso Foti n. 9/5263-AR/14, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Galli n. 9/5263-AR/15, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/5263-AR/16; prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5263-AR/17, accettato dal Governo, purché riformulato.
Sull'ordine del giorno Mura il parere è favorevole con riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, forse non ho capito bene il parere che ha espresso il Governo. Il Governo accetta lo stesso il mio ordine del giorno n. 9/5263-AR/18? Il Governo ha espresso un invito a riformularlo, altrimenti l'ordine del giorno è accettato così?

PRESIDENTE. Onorevole Mura, sì, nel senso che, da quello che ha capito la Presidenza, per l'ordine del giorno Mura n. 9/5263-AR/18 il parere è favorevole anche senza riformulazione. Può anche accettare la possibilità di riformularlo.

SILVANA MURA. Va bene, allora se il Governo accetta l'ordine del giorno a mia firma n. 9/5263-AR/18, va bene così, va bene senza riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene. L'ordine del giorno Mura n. 9/5263-AR/18 è accettato nel suo testo.

GAETANO PORCINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a tutti gli ordini del giorno dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5263-AR/19, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Galletti n. 9/5263-AR/20, Lusetti n. 9/5263-AR/21, Bonciani n. 9/5263-AR/22, Libè n. 9/5263-AR/23, Delfino n. 9/5263-AR/24, Dionisi n. 9/5263-AR/25, Binetti n. 9/5263-AR/26, Compagnon n. 9/5263-AR/27 e De Poli n. 9/5263-AR/28.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Miglioli n. 9/5263-AR/29 e Bernini Bovicelli n. 9/5263-AR/30, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Munerato n. 9/5263-AR/31, Fava n. 9/5263-AR/32 e Dussin n. 9/5263-AR/33, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/5263-AR/34, accettato dal Governo, purché riformulato.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, accetto la riformulazione. L'ordine del giorno a mia firma n. 9/5263-AR/34, come tutti gli altri ordini del giorno, andava nella direzione di cercare, in un momento così critico di difficoltà, di dare comunque una mano ai paesi che sono stati colpiti e, quindi, mettere in campo tutte quelle che sono non solo agevolazioni burocratiche e fiscali, ma anche di altro tipo, proprio per cercare di superare la fase emergenziale. Pag. 13
In questo caso diamo anche la possibilità di intervenire ai soggetti attuatori e in tal caso ci riferiamo chiaramente alle seconde file, quindi ai sindaci e ai presidenti delle province. Abbiamo visto anche in un altro decreto-legge che il sistema di Protezione civile, così com'è stato formulato, così com'è stato costituito, così come ha funzionato nelle varie calamità, ha funzionato ad alcuni vari livelli.
Anche in questo caso sappiamo che in capo ai presidenti delle regioni, come commissari, vi è però la possibilità poi di far subentrare, per le necessità e per quelle che sono le varie questioni che si incontrano nei vari territori e nei vari comuni colpiti, anche altri soggetti che, come in questi casi, possono essere gli amministratori locali, i sindaci, i presidenti delle province, attuando quella che è quindi sicuramente una filiera virtuosa, ma una filiera che soprattutto guarda ai territori e all'aspetto federalista e di conseguenza al fatto che chi conosce e opera nel proprio territorio, chi governa il proprio territorio, sicuramente sa intervenire in maniera più puntuale dando anche delle risposte in modo più veloce. Per questo motivo, accetto la riformulazione e ringrazio il Governo.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Alessandri n. 9/5263-AR/35, Montagnoli n. 9/5263-AR/36 e Bragantini n. 9/5263-AR/37, accettati dal Governo.
Onorevole Polledri, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5263-AR/38, accettato dal Governo?

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Governo e dire che questo ordine del giorno nasce da una considerazione del sindaco di Crevalcore, il quale proprio ieri, in una visita, segnalava come appunto questa massa di rifiuti messi in discarica sarebbe costata molto. Volevo dare pubblico ringraziamento al sindaco di questo suggerimento.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rainieri n. 9/5263-AR/39, Negro n. 9/5263-AR/40 e Benamati n. 9/5263-AR/41, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mazzucca n. 9/5263-AR/42, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/5263-AR/43, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati. Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto finale con ripresa televisiva diretta abbiano inizio a partire dalle ore 12, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 12,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5263-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà, per due minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici esprimiamo innanzitutto la nostra solidarietà e vicinanza alle popolazioni dell'Emilia Romagna, della Lombardia Pag. 14e del Veneto colpite dal sisma del 20 e 29 maggio e annunciamo, pertanto, il nostro voto favorevole al provvedimento odierno, grazie al quale si pongono le basi per consentire alle popolazioni di fare ritorno alle proprie abitazioni e alle imprese di riattivare sollecitamente le proprie attività economiche.
Noi Liberal Democratici, così come successo in occasione del terribile terremoto che ha colpito l'Abruzzo il 6 aprile 2009, intendiamo fare la nostra parte, sia votando ora queste misure sia vigilando affinché esse trovino adeguata e pronta esecuzione, non solo durante tutto il periodo della cosiddetta emergenza, ma anche oltre.
Riteniamo, inoltre, che proprio in occasione - ricordiamolo - del terremoto de L'Aquila, oltre a diverse interrogazioni, avevamo elaborato la proposta per l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sull'applicazione della normativa antisismica degli edifici pubblici di recente costruzione nella provincia de L'Aquila. Purtroppo, quella Commissione d'inchiesta è rimasta lettera morta, nel senso che non ha cominciato nemmeno il proprio iter in Commissione. Essa avrebbe senza dubbio aiutato a comprendere, dalla valutazione degli sbagli commessi in passato, il valore di un concetto che oggi qui nel testo di legge non è contenuto, ma che immaginiamo in ogni caso ne sia il presupposto, ossia quello della prevenzione, soprattutto nella sua accezione di rispetto delle regole, non solo tecniche, ma anche di buonsenso.
Infine, noi Liberal Democratici riteniamo che la forza e la credibilità di un Paese si misurino sulla coesione della sua gente e sulla capacità e la tempestività con cui le sue istituzioni vengono ad esse in soccorso nei momenti di necessità. Ebbene, in questo il nostro Paese sta dimostrando di essere forte e credibile. Ribadiamo, quindi, il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà, per due minuti.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, signori del Governo, è la ventottesima volta che noi non votiamo la fiducia a questo Governo. Abbiamo votato soltanto la prima, perché speravamo che questo Governo accogliesse gli inviti fatti dal nostro Presidente della Repubblica di far ripartire il sud perché - le sue parole erano queste - se il sud non riparte, non riparte l'Italia. Ma vedo, anche dai vostri atteggiamenti in quest'Aula, che del sud ve ne fregate altissimamente.
Non c'è dubbio che noi del Partito del Sud Lega Sud Ausonia portiamo dentro di noi quei valori di solidarietà che sono tipici della gente del sud, ed è questo il motivo per cui, pur non avendo votato la fiducia a questo Governo, voteremo, invece, il provvedimento che dà aiuto alle popolazioni dell'Emilia Romagna che hanno subito la grande disgrazia di questo nuovo terremoto.
Il sud continua a dare: ha dato i suoi fondi FAS, destinati al rilancio di quei territori, anche per il terremoto dell'Abruzzo. Noi continueremo a votare contro questo Governo fino a quando non ci saranno dei segnali chiari di attenzione a quella parte del Paese senza la quale l'Italia va a rotoli.

PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, la prego di concludere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. È questo il motivo per cui vi ribadiamo la nostra disponibilità ad attendere, ma non troppo, i vostri provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Belcastro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il provvedimento al nostro esame è sostanzialmente equilibrato ed ha il voto favorevole della componente dei Repubblicani Azionisti, per diversi ordini di motivi. Pag. 15
È importante tener conto che l'ammontare delle risorse mobilitate nel triennio è di 2 miliardi 500 milioni. È ben vero che tali risorse potrebbero essere insufficienti, non essendo ancora disponibile una quantificazione completa dei danni riportati dalle abitazioni civili, dalle infrastrutture pubbliche e degli insediamenti produttivi.
Vogliamo anche evidenziare che condividiamo la scelta di prorogare fino al 31 maggio 2013 lo stato di emergenza, ben oltre il termine ordinario di durata dell'emergenza stessa. Questa scelta, che la componente dei Repubblicani condivide, dimostra l'attenzione concreta che si è voluta dare alle popolazioni colpite dal terremoto, ma era anche un dovere per il Parlamento e per lo Stato e un dovere non solo legato al fatto che si tratta di un territorio ad alta competitività. Lo Stato deve far sentire la sua presenza nei momenti difficili, ha il dovere di impegnarsi al massimo, è un dovere di solidarietà di tutta la nazione, comunque ed in ogni caso. È significativo che la copertura dei 2 miliardi di finanziamenti provenga dai tagli alla spesa pubblica. È stata utile e importante la decisione di permettere una deroga al Patto di stabilità interno dei comuni colpiti. Questo è un principio che può essere individuato, rappresentanti del Governo, anche come modello per altre criticità. Alla luce di queste considerazioni, come abbiamo preannunciato ieri, in sede di voto sulla questione di fiducia, esprimiamo il nostro convinto sostegno al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per tre minuti.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo sulla conversione di questo decreto-legge, adottato dal Governo a favore delle popolazioni colpite dal recente terremoto, in particolare nelle province di Modena, Ferrara e Mantova, dove si è verificato l'epicentro del sisma in movimento da est verso ovest, e quelle di Bologna, Rovigo e Reggio Emilia. Sono originario di Quistello, dove sono nato, conosco benissimo Mirandola, Cavezzo, Concordia, luoghi della mia giovinezza, conosco il valore civile, l'impegno, la dedizione, l'orgoglio, la fierezza e la compostezza di quelle popolazioni. Da lì sono partiti grandi movimenti sociali di solidarietà, della fine dell'Ottocento. Anche per queste ragioni, mi sento emotivamente vicino alle popolazioni colpite. Credo che il Governo possa serenamente operare sapendo che ogni euro investito in questa parte del nostro Paese avrà un ritorno formidabile. Si può trasformare questo evento drammatico - l'ultimo terremoto importante in quell'area era stato quello di Ferrara di cinquecento anni fa - in una grande opportunità di sviluppo. È importante che Governo e Commissione VIII (Ambiente, territorio e lavori pubblici), abbiano lavorato insieme ed introdotto diversi emendamenti al testo originario.
Si tratta di considerare questo provvedimento come un primo intervento: ne dovrà seguire un altro più organico e strutturale, che guidi la ricostruzione ed il rilancio con iniziative di sostegno alle attività industriali, agricole ed a quelle artigianali e commerciali. Conosciamo l'importanza strategica per l'economia italiana di quelle aree, che incidono in maniera rilevante nella formazione della ricchezza nazionale. Per questo, va dedicata grande attenzione alla fase del rilancio produttivo. La ricostruzione va realizzata con il modello Friuli, avendo come perno istituzionale le regioni e soprattutto i comuni interessati. In questo senso è necessario che il Governo affronti, nell'ambito delle più complessive manovre di politica economica, la questione dell'adeguatezza dei finanziamenti, che vanno posti al di fuori del Patto di stabilità anche per gli effetti sui bilanci degli enti locali. Siamo convinti che da questa durissima prova l'Italia uscirà più unita e più europea.
Per queste ragioni il gruppo Misto-Alleanza per l'Italia vota convintamente a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

Pag. 16

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signori del Governo, il decreto-legge sul terremoto in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto del 20 e 29 maggio è stato opportuno e tempestivo ed ha rappresentato un'ottima base sulla quale ha lavorato la Commissione ambiente, apportando numerosi contributi che avremmo voluto incrementare in Aula se il Governo non avesse posto la questione di fiducia. Tuttavia va dato atto a tutti i gruppi parlamentari, di maggioranza e opposizione, di aver apportato il proprio fattivo contributo, che ha consentito di migliorare il testo in tempo tutto sommato abbastanza breve.
Il decreto-legge che ci accingiamo a votare avrebbe dovuto avere come riferimento la recente legge di riordino della Protezione civile, invece questa legge ha mostrato i suoi limiti, tanto è vero che la Camera approverà un testo che deroga ad articoli di fondamentale importanza della legge sul riordino della Protezione civile, oltre ovviamente alle deroghe sulle procedure per la VAS, per la VIA e per l'autorizzazione ambientale integrata. In particolare, il testo deroga sulla durata del periodo di proroga dell'emergenza e sulle funzioni dei commissari delegati, individuati nei presidenti delle regioni, e non nominati dal capo della Protezione civile. Questo, per noi, è condivisibile.
Sono molto positivi il differimento dei termini tributari e la deroga, anche se modesta, al Patto di stabilità interno. Vi sono poi alcuni buoni temi introdotti dalla Commissione, come la modifica per gli edifici rurali, i capannoni industriali da adeguare solo se c'è reale necessità, e comunque per quelli non danneggiati gravemente va utilizzata la sola certificazione dei tecnici. Altro capitolo importante riguarda gli edifici scolastici e naturalmente la white list contro l'infiltrazione mafiosa negli appalti e nei cantieri. La Commissione ha pure previsto la liquidazione dei crediti alle imprese da parte della pubblica amministrazione almeno per il 60 per cento.
Tutte queste questioni rilevanti, seppure con qualche correzione richiesta dalla Commissione bilancio, rappresentano comunque importanti successi ottenuti dai gruppi parlamentari rispetto all'impostazione governativa del decreto-legge. Tuttavia, signor Presidente, siamo amareggiati per non aver potuto evitare il voto di fiducia, ciò avrebbe consentito sicuramente l'unanimità di questa Camera. Sarebbe stato un messaggio molto positivo per le popolazioni colpite dall'evento disastroso.
Signor Presidente, nel dichiarare il voto favorevole della componente Grande Sud, non posso non ricordare che altre popolazioni aspettano un sostegno dal Parlamento e dal Governo, in particolare i terremotati dell'Abruzzo, che di morti ne ha avuti circa 300. Proprio il timore di nuovi terremoti disastrosi ci inducono a chiedere che finalmente si avvii una nuova fase, quella della concreta prevenzione, con finanziamenti da riservare all'adeguamento e all'isolamento sismico degli edifici e delle infrastrutture strategiche.
Signor Presidente, Misto-Grande Sud ha dato il suo contributo e lo darà ancora a favore della politica della serietà e del rigore, si aspetta ora dal Governo Monti provvedimenti per lo sviluppo, che non può non partire dal Mezzogiorno del Paese, anche attraverso gli adeguamenti sismici, che nel sud sono di importanza capitale. Nessun tribunale o sezione distaccata quindi chiuda al sud, per non lasciare liberi di agire i mafiosi. Su questo, è chiaro, i rappresentanti del sud non possono che fare le barricate. Per avere sviluppo al sud dell'Italia devono essere sconfitte le mafie e quindi ci vogliono più tribunali e più forze dell'ordine, ricorriamo pure ai fondi strutturali ma agiamo, agiamo sul tema anche della manutenzione sismica attraverso il lavoro, la fiscalità di vantaggio, nuovi contratti regionali di lavoro per rendere attrattivi i territori meridionali anche, ripeto, sulla manutenzione e sul recupero antisismico. Pag. 17
Così come solidarizziamo con i fratelli emiliani, pretendiamo sostegno e solidarietà verso i nostri concittadini del Mezzogiorno, che si trovano sempre in continua emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà con convinzione a favore di questo provvedimento, che contiene misure urgenti per contrastare il recente terremoto in Emilia Romagna, ma che ha colpito anche le province di Mantova e Rovigo. Crediamo che sia un fondamentale atto di solidarietà e di unità, non solo di quest'Aula, ma del Paese, dare risposta a queste popolazioni così duramente colpite, a popolazioni così laboriose e così attive, che meritano tutto il rispetto e tutta l'attenzione di questo Parlamento.
Crediamo anche noi che questo provvedimento sia un primo passo. Altro va fatto e va fatto rapidamente, perché noi non crediamo sia possibile che questa gente, che già sta vivendo, in questi giorni, sotto tende a 40 gradi al sole, possa pensare di trascorrere anche un inverno sotto quelle tende. Ma non è solo una questione di condizioni di vita: ci aspettiamo da questo Governo, già nei prossimi giorni, altri provvedimenti concreti, a partire, per esempio, da quella sospensione dei tributi che è stata attuata in tutti i terremoti e in tutte le calamità naturali precedenti e che darebbe respiro a famiglie e imprese. Ma pensiamo anche ad altri provvedimenti, come, per esempio, l'esclusione dei comuni interessati da quei tagli, gli ennesimi tagli, che vi apprestate a fare, perché non può essere che con una mano diamo qualcosa ai comuni colpiti e con l'altra glielo riprendiamo. Non sarebbe davvero né corretto né leale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Detto questo, prevedo che si possa anche pensare oggi, nel momento in cui questo Governo si appresta a vivere il suo nono mese di attività, di fare un po' di bilancio della situazione: è inutile dirlo, per noi è un bilancio totalmente e gravemente negativo. Non credo che sia una questione di opinioni, ma credo che sia una questione di fatti e di numeri, e i fatti e i numeri hanno una loro verità testarda, che va anche al di là della speculazione politica.
Allora, diciamo che in questi nove mesi gli indicatori finanziari, leggi spread per tutti, non sono migliorati, anzi, ci troviamo oggi in uno dei momenti peggiori e le prospettive per il futuro non sembrano migliorare; anzi, vi è il rischio che ci aspetti un'altra estate torrida sotto il profilo finanziario, come quella dell'anno scorso.
Gli indicatori economici e sociali in questi ultimi 9 mesi sono tutti drammaticamente peggiorati: il PIL è crollato, la pressione fiscale è aumentata di tre punti, la disoccupazione è esplosa, per non parlare di quella giovanile e femminile, che ormai hanno raggiunto livelli inaccettabili per un Paese civile.
Dove sta il positivo nel bilancio del vostro Governo? Noi davvero non riusciamo a rendercene conto e devo dire - mi dispiace che non ci sia qui oggi il Presidente Monti - che non si possono mascherare - non è serio, non è leale e, devo dire, anche un po' puerile - e nascondere i pessimi risultati di questo Governo dietro le esternazioni del presidente Squinzi, per cui sarebbe colpa sua se lo spread si alza, o, addirittura, dire che accade perché vi è incertezza sul risultato delle elezioni del 2013. Non solo è una frottola colossale, ma mi pare anche - questo volevo dire al Presidente Monti, se oggi fosse stato qui - una incredibile mancanza di rispetto verso quella maggioranza che comunque, pur tra mille mugugni e mal di pancia, continua a garantirvi i voti e alla quale voi, in questo modo, negate anche, come capacità e come legittimità, di potere aspirare al Governo l'anno prossimo. Non mi pare uno stile molto corretto di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Ma allora vediamo dove stanno le responsabilità vere. Credo che siano, sostanzialmente, Pag. 18due e operano su due livelli. Una sta in Europa, un'Europa divisa, frammentata, incapace di decidere nulla e incapace di ripensare il giorno dopo a quello, poco e insufficiente, che ha deciso il giorno prima. Per quanto riguarda il cosiddetto muro anti spread, è legittimo che il Presidente Monti abbia rivendicato il risultato come un proprio successo. Sì, è stato un successo, rispetto a chi non voleva concedere niente, avere comunque ottenuto qualcosa.
Ma questo strombazzare ogni volta, ad ogni piccolo risultato, come se fosse la panacea di tutti i mali - ve lo do come suggerimento - non conviene a voi per primi, perché poi gli italiani lo capiscono, di lì a tre giorni o ad una settimana, che le cose non stanno come gliele raccontate voi e che ancora si è fatto un provvedimento che non è operativo, che è contrastato all'interno da chi non lo ho voluto dal primo momento e sta cercando ancora di boicottarlo, che ha finanziamenti assolutamente insufficienti e che, guarda caso, a distanza di neanche una settimana, già i mercati hanno bocciato: ancora una volta un topolino che non cambierà le sorti di un'Europa, sempre più frammentata e sempre più incapace di darsi un orizzonte.
Ma l'altro problema, quello che per noi è il vero, grande e inaccettabile problema, sono le vostre scelte di carattere economico e sociale. Noi riteniamo - lo vogliamo dire con serenità, ma anche con grande determinazione - che la vostra politica economica sia fallimentare. State portando il Paese in una delle più gravi recessioni che abbia mai conosciuto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e lo state facendo con le vostre scelte. Vogliamo vederle ad una ad una? Sono scelte che porteranno ad un impoverimento strutturale di questo Paese, che varrà per almeno i prossimi 10-15 anni.
I giovani, di cui vi riempite sempre la bocca: lo sapete che avete creato un muro invalicabile all'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro con la riforma delle pensioni, alzando in un colpo solo, da cinque a sette anni, l'età di pensionamento di chi già stava al lavoro e facendo tutto subito, con un unico scalino?
I dati del Ministero dell'economia e delle finanze - quindi i vostri dati - dicono che per i prossimi sette anni vi saranno 300 mila persone in meno ogni anno che andranno in pensione e, quindi, nei prossimi sette anni, ci saranno quasi 2 milioni di posti di lavoro in meno sul mercato e in meno per i giovani. Questa è la realtà! Voi avete tolto la speranza ai giovani di avere un futuro di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Riforma delle pensioni le hanno fatte anche altri Paesi, ma in orizzonti ben diversi, in quindici o venti anni, dando tempo alle aziende ed al sistema di trovare un nuovo equilibrio. Così, voi avete massacrato le speranze di una generazione e poi lo avete fatto insieme alle norme sui licenziamenti facili. Guardate, io non so se ne avete piena consapevolezza, ma l'insieme delle due cose creerà un altro fenomeno: la perpetuazione del fenomeno degli esodati.
Mi spiego. Voi dite oggi ad un imprenditore, magari un imprenditore edile che lavora al nord, che deve mandare i suoi operai su un'impalcatura a venti metri di altezza, a 5 gradi sotto zero d'inverno, sino a 65 anni. Poi gli dite: però, non preoccuparti, li puoi anche licenziare e puoi assumere qualcuno più giovane che ti costa la metà. Ecco, questa generazione di 55-60enni, che perderanno il posto di lavoro - e purtroppo saranno in tanti con la vostra riforma - saranno una nuova categoria perenne di esodati, ma che non avranno neanche la ribalta della notorietà: saranno sconosciuti, non avranno diritti e non avranno nessuno che li tutela. Questo avete creato.
Poi vogliamo parlare di tasse? In un anno la pressione fiscale è aumentata del 4 per cento e questo sta uccidendo l'economia. Dal 1992 ad oggi la pressione fiscale è aumentata di 8 punti. Oggi sono 160 miliardi di euro, ogni anno in più, di tasse che gli italiani pagano. La vostra via del rigore fine a se stesso, che dovrebbe Pag. 19produrre, per non si sa quale magia, anche la crescita è la via della Grecia. Se non lo capite ancora, non sappiamo cosa farci. Ormai questo Paese è prostrato, è in ginocchio.
Allora dobbiamo essere chiari su un punto. In questo Parlamento non ci sono partiti della spesa facile, non ci sono partiti che non hanno a cuore il futuro dell'Italia, non ci sono dei partiti che non vogliono la prospettiva europea, non ci sono partiti che non sono pronti ad assumersi le proprie responsabilità, ma noi crediamo che la via sia un'altra.
Noi crediamo di sapere fare il rigore molto meglio di voi, un rigore non esclusivamente sulle spalle dei più poveri, dei più deboli e delle fasce sociali più basse. Noi crediamo in un rigore che però non serve per ripagare il debito. Infatti il debito non si ripaga spendendo di meno. Spendere di meno deve servire per ridurre le tasse, per restituire agli italiani, alle famiglie ed alle imprese quella parte di 160 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), che gli abbiamo preso con le tasse. Solo così il Paese ricomincerà a crescere, solo crescendo ripagherà il debito e solo crescendo recupererà l'equilibrio di bilancio.
La vostra strada ci porta in Grecia. La nostra non è un'altra strada: è l'unica strada, è quella che coniuga rigore, equità e sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marmo. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARMO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, permettetemi primariamente di esprimere a nome del gruppo ancora una volta tutta la nostra vicinanza e la nostra solidarietà alle popolazioni che così duramente sono state colpite dalle scosse di terremoto. Nel contempo vorrei manifestare un ringraziamento verso tutti i Corpi dello Stato per la tempestività e la professionalità dimostrate nell'affrontare le prime fasi dell'emergenza. Ancora una volta, nonostante il profondo dolore per le vittime del sisma e per i danni subìti dalle popolazioni, possiamo dirci orgogliosi per la generosità con la quale tantissimi volontari hanno saputo portare sollievo agli italiani così duramente colpiti dalla furia della natura. Uno sforzo notevole per il quale non possiamo che ribadire il nostro ringraziamento nella piena consapevolezza che si tratta di un intervento che scaturisce non solo da un grande slancio di generosità ma anche dall'altissimo livello di professionalità unanimemente riconosciuto anche in ambito internazionale.
Vorrei inoltre sottolineare l'ottimo lavoro svolto sul versante delle verifiche di agibilità. Apprendiamo dal Dipartimento della protezione civile che in poco più di un mese ben oltre 26 mila strutture sono state controllate con sopralluoghi di valutazione dell'agibilità. Un grazie quindi ai vigili del fuoco che non solo hanno salvato tante vite umane nella prima fase, ma hanno anche messo in atto successivamente una serie di verifiche e oltre 50 mila interventi sulle strutture. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati a convertire in legge il decreto varato dall'Esecutivo che ha consentito di affrontare l'emergenza con una certa efficacia. Tuttavia ritengo sia il caso di cogliere questa occasione - se mi permettete - per aprire una parentesi che consenta a tutti noi di ribadire a noi stessi e al Governo l'esigenza di avviare una fase nuova di ricognizione della realtà edilizia del Paese al fine di porre in essere una seria e capillare politica di prevenzione.
Non mi riferisco soltanto all'edilizia privata, ma anche al patrimonio produttivo edificato. Il crollo di alcuni capannoni industriali pone in drammatica maniera questa esigenza che purtroppo interessa tutto il territorio nazionale. Occorre avere un quadro completo degli interventi da operare nella consapevolezza che un'attenta opera di prevenzione può servire innanzitutto a salvare vite umane, ma anche a contenere i costi di lunghe, complicate e dispendiose ricostruzioni. Da ormai tanto tempo il nostro Paese è chiamato Pag. 20ad affrontare numerose emergenze, sobbarcandosi oneri ingentissimi per la ricostruzione delle zone colpite dagli eventi tellurici che si sono susseguiti via via negli anni. Lo so perché l'ho vissuto nel 1994 in prima persona da cittadino e da imprenditore. È chiaro che non possiamo più eludere le esigenze di elaborare e dare attuazione ad un grande, complessivo, capillare, piano di prevenzione. Altrimenti saremo sempre costretti a fare i conti con conseguenze purtroppo ineludibili.
A tal proposito, credo sia il caso di sottolineare l'opera meritevole portata avanti dalla regione Abruzzo, i cui comuni saranno presto dotati di studi di microzonazione sismica che, a quanto ci dicono i geologi, sono indispensabili per una corretta pianificazione territoriale. In virtù di detti strumenti, i comuni potranno migliorare e aggiornare i propri strumenti urbanistici, alla luce di una minuziosa conoscenza geologica e geomorfologica e sismica del proprio territorio.
Non basta limitarsi ai soli interventi strutturali, comunque importantissimi, ma è fondamentale promuovere lo studio della risposta sismica dei terreni, appunto, per conseguentemente inibire l'intensità dei terremoti in quelle zone dove detti studi dimostrano un effetto di enfatizzazione della medesima intensità. Si tratta, dunque, di affermare nel Paese una nuova cultura e un nuovo modo di vivere la cura del territorio scegliendo con intelligenza e partendo dalle decisioni che si ritenga debbano essere applicate al Paese al fine di permettere ad ogni territorio di avere la piena consapevolezza delle proprie criticità. In merito al provvedimento, vorrei fosse subito chiaro che avremmo preferito incidere maggiormente sul dispositivo, magari agevolati da un non ricorso allo strumento di fiducia che, come ben sappiamo, è efficace in questo caso ai fini della celerità, ma sempre mortificante per il pluralismo e per la funzione svolta da chi siede su questi scranni. Tuttavia, comprendiamo le esigenze dell'Esecutivo di convertire le disposizioni nel minor tempo possibile. Sottolineo in questo caso le misure rilevate nel provvedimento a garantire l'Emilia-Romagna e i comuni di Veneto e Lombardia, misure concrete a sostegno di un'economia fortemente caratterizzata da una vivacissima attività produttiva. Per una sottile ironia della sorte, l'area italiana probabilmente più attiva dal punto di vista produttivo è stata duramente colpita e ciò è accaduto in questo contesto economico, in un contesto, cioè, fortemente caratterizzato dalla crisi e dalla scarsità di risorse. Insomma, una catastrofe che si somma alle conseguenze della crisi finanziaria e che si ripercuote su aziende già provate dalla diminuzione della domanda e dalle difficoltà sempre crescenti di accesso al credito. Da qui l'esigenza, non solo di sospendere i processi civili e amministrativi, i termini che attengono al pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali, ma anche di potenziare ulteriormente il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e di incrementare la previsione di contributi in conto interesse per le imprese danneggiate dal sisma.
Apprezziamo, inoltre, le misure a favore delle imprese agricole danneggiate che, come sappiamo, costituiscono l'ossatura dell'economia locale e consideriamo adeguate quelle che puntano al rilancio del settore agroindustriale. Bene, a nostro parere, le disposizioni per il sostegno dei lavoratori delle imprese totalmente rase al suolo o gravemente danneggiate. Interessante e giusta la possibilità di applicare, nei territori delle province terremotate, la disciplina cosiddetta a burocrazia zero. Certamente, si tradurrà in un vantaggio concreto per le aziende che, nonostante tutto, vogliono provare a ripartire e per quelle che vogliono avviare un nuovo insediamento produttivo nelle zone terremotate. Probabilmente insufficienti sono i termini relativi alla deroga al Patto di stabilità, così come fissati nel dispositivo che andremo ad approvare. Anche il nostro gruppo ritiene che occorre andare oltre i milioni fissati per l'Emilia-Romagna e quelli per i comuni danneggiati della Lombardia e del Veneto. Invitiamo, quindi, l'Esecutivo a valutare ulteriormente la posticipazione delle scadenze tributarie che, Pag. 21certamente, possono essere più in linea con le esigenze del territorio e delle aziende, così come ampiamente manifestato dalle organizzazioni sindacali, dalle organizzazioni di categoria e dalle associazioni presenti in loco, oltre che dai sindacati.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, la tragedia che ha colpito l'Emilia e alcuni comuni della Lombardia e del Veneto è di notevole proporzione. Tante e troppe vite perse e ingenti danni subìti dall'economia locale e nazionale. Ci auguriamo che in questo ultimo scorcio di legislatura tutti insieme, senza distinzione di sorta, in pieno concerto con il Governo, possiamo compiere quegli ulteriori passi lungo il sentiero della prevenzione affinché nessun italiano debba più piangere i propri cari ogni qual volta la natura decida di scuoterci con forza. Nel frattempo, non ci sottrarremo a qualsiasi iniziativa che possa alleviare il dolore delle popolazioni colpite nello scorso mese di maggio.
E saremo propositivi, affinché ogni pietra caduta possa tornare rapidamente al suo posto. Pertanto voteremo a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo e colleghi, vogliamo in primo luogo ringraziare i rappresentanti della Commissione ambiente, che hanno lavorato in modo costruttivo, e lo stesso Governo, che ha collaborato pragmaticamente al provvedimento in esame. Io ho trovato strana questa retorica sul voto di fiducia. Avete fatto bene a mettere il voto di fiducia, perché il dibattito in Commissione c'è stato, c'è stato un rapporto concreto con tutti i gruppi parlamentari, il prodotto che è uscito è un prodotto buono, dal territorio ci chiedevano velocità: la polemica sul voto di fiducia è una polemica fuori luogo.
Voglio aggiungere che sicuramente questo ha comportato - ma lo sapevamo - anche alcuni rischi: alcune tematiche si sono dovute lasciare indietro, ma non dimentichiamo che questa velocità che era stata richiesta dai territori è dovuta al fatto che questo terremoto per la prima volta ha investito un'area che rappresenta per l'economia nazionale il 2 per cento del PIL, un'area ad alta densità produttiva. Allora il territorio ci chiedeva questo: velocità nel prendere queste decisioni. Bene ha fatto, ad esempio, il relatore a sottolineare che questa velocità ha comportato sicuramente il limite di dover tener conto da subito del provvedimento sulla riforma della Protezione civile, che è un provvedimento approvato recentemente, la qual cosa può comportare ad esempio che se lì dentro ci sono dei principi tecnici errati, è chiaro che in un provvedimento come questo possono sicuramente avere dei limiti sul piano dell'efficienza del provvedimento stesso. Si sono dovute lasciare indietro anche delle tematiche che per noi sono molto importanti (alcuni colleghi le hanno citate): penso al tema del Patto di stabilità, penso al differimento dei termini sui pagamenti tributari, su cui oggi però il Governo ha dato una risposta votando «no» su un ordine del giorno che chiedeva la proroga al 31 maggio 2013 e di questo vogliamo ringraziare - e colgo l'occasione - il rappresentante del Governo per aver dato parere positivo all'ordine del giorno di Futuro e Libertà che questo chiedeva. Come credo che debba essere tenuta in considerazione la detrazione dell'Ires per la ricostruzione e messa in opera e in sicurezza delle tante aziende che sono state colpite e che sono costrette appunto a compiere questi atti.
Ma io credo che il lavoro svolto sia stato un lavoro importante, perché da subito c'è stata un'interlocuzione con il territorio. Da subito abbiamo ascoltato le categorie ed il mondo delle imprese, per capire da loro quali erano le necessità, e credo che molte di queste siano state raccolte in questo provvedimento. Che cosa chiedevano sostanzialmente le imprese? Poter lavorare subito, il credito (perché molte delle macchine erano andate distrutte), chiedevano di ricostruire Pag. 22con norme semplificate e deroghe, compatibilmente con quelli che sono gli aspetti dei piani comunali e paesaggistici. Bene, credo che buona parte di queste richieste siano contenute nel decreto in esame: deroghe importanti nella ricostruzione, ad esempio, degli edifici rurali, senza costringere a dover ricostruire con vincoli troppo stringenti, pur nel rispetto, come dicevo prima, dei piani urbanistici comunali paesaggistici; possibilità per gli edifici adibiti ad attività economiche industriali, che non hanno avuto lesioni importanti, di poter ottenere certificazioni direttamente da tecnici, evitando le eccessive lungaggini burocratiche previste dall'articolo 8; certezza dei tempi, attraverso l'articolo 3, comma 10, che è stato modificato sostanzialmente proprio nel dibattito in Commissione, sull'adeguamento dell'agibilità sismica, evitando ridondanti interventi, distinguendo gli interventi indifferibili da quelli utili e necessari e quindi con tempistiche diverse (la seconda è uguale ad esempio per il resto del territorio). Altre richieste peraltro sono pervenute proprio nelle audizioni avute nelle Commissioni. Ottima la norma che contrasta i rischi di infiltrazione criminale nella ricostruzione. Voi sapete che purtroppo la mia regione è a grave rischio di infiltrazione criminale, molte sono state le segnalazioni in questo senso, operano già tante organizzazioni criminali, a cominciare dalla camorra e della 'ndrangheta. Credo che questa norma sia molto efficiente ed efficace, quindi bene ha fatto la Commissione ad inserire ciò.
Priorità nei pagamenti dei crediti dell'amministrazione pubblica verso le aziende che sono residenti nelle aree terremotate: questo è un altro elemento di novità importante, questa priorità è significativa per le necessità e le esigenze del territorio. Come è importante il fondo rotativo di 25 milioni di euro per il credito della grande industria: ci sono due importantissimi poli in quel territorio - il polo tecnologico e il polo della farmaceutica -, che sicuramente avranno un ottimo ritorno da questo fondo di garanzia.
Noi crediamo, quindi, che si sia lavorato bene: il provvedimento, sicuramente, ha risposto a quelle aspettative. Dicevamo che vi sono degli aspetti da migliorare, come il Patto di stabilità e il tema della proroga del pagamento dei tributi: su questo, ci auguriamo che il Governo faccia la propria parte. Ma, in sintesi, è un provvedimento in linea con le richieste che ci sono pervenute dal territorio, come tempistica e come contenuti.
A parte i problemi che rimangono aperti, noi voteremo convintamente a favore di questo provvedimento, crediamo che sia un'ottima risposta anche al comportamento che i cittadini della mia regione hanno avuto di fronte a questa tragedia. Un comportamento che è stato un esempio anche per il Paese: non si sono pianti addosso, non hanno chiesto subito aiuti a fondo perduto, ma hanno detto semplicemente e solamente di essere messi nelle condizioni di poter lavorare. Credo che con questo provvedimento, in buona parte, possiamo dire a loro che possono tornare a lavorare, che quella parte del Paese, che tanta ricchezza dà al nostro territorio, può tornare ad essere quell'eccellenza che tutti quanti noi conosciamo.
Continuiamo, quindi, su questa strada, aggiungendo più avanti anche i provvedimenti che devono, in qualche modo, completare l'opera che ci accingiamo a votare. Non deludiamo i miei concittadini, perché si meritano rispetto anche per il comportamento verso tutto il Paese, per come hanno risposto coraggiosamente e con senso di grande responsabilità a questa grande tragedia a cui, purtroppo, non eravamo abituati e che ci ha colpito, per la prima volta, in queste dimensioni tragiche.
In conclusione del mio intervento, voglio ribadire il voto favorevole di Futuro e Libertà per il Terzo Polo su questo provvedimento e ringraziare la mia regione: grande Emilia e grandi gli emiliani; grazie a tutti i volontari che, in queste settimane, ci hanno dato un aiuto incredibile e grazie a tutti gli italiani per quello che ci avete dato in termini di solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, cari colleghi, noi siamo qui oggi a parlare di un provvedimento che riguarda un'altra grande lacerazione del nostro Paese, l'ennesima: un evento sismico, che ha toccato in modo forte la mia regione. Un evento sismico che presenta alcune diversità di cui non possiamo non tenere conto. Insiste in un territorio altamente produttivo, sede di produzioni di eccellenza: ricordo il biomedicale, il ceramico, il meccanico; ho lasciato per ultimo, ma non per importanza, l'agroalimentare, che presenta specificità molto, molto particolari. Tali specificità sono una garanzia per il nostro Paese, perché sapete bene che il settore non può essere delocalizzato e che ha problemi particolari - il parmigiano, l'aceto balsamico, la frutta -, problemi di stoccaggio e di conservazione che, in questi momenti, con l'estate, sono particolarmente gravi.
Come dicevo, è un sistema produttivo d'eccellenza, vocato all'export e caratterizzato non solo per la qualità, ma anche per l'alta competitività. Una situazione territoriale diversa, ma anche una situazione economica diversa: siamo proprio al centro di una grande crisi mondiale, non solo europea, in un momento di cambiamento, in un momento in cui il Paese, guidato dal Presidente Monti, sta dando forti segnali di eticità.
E noi dobbiamo adeguarci, dobbiamo lavorare in questo senso per trovare le risorse e per porre, però, grande attenzione all'utilizzo di queste risorse. Ci vuole grande senso di responsabilità: devo dire con chiarezza che lo ha dimostrato il Governo nel predisporre questo provvedimento, lo ha dimostrato il Parlamento, non solo con i voti che esprimerà in quest'Aula e con gli ordini del giorno che sono stati presentati, ma anche con le iniziative - chiamiamole collaterali - sulla spinta all'utilizzo di risorse che sono state recuperate da risparmi, proprio al fine di aiutare il più possibile la rinascita e la ripresa di questi territori. Ma c'è stata anche una grande solidarietà degli italiani. Vorrei ricordare solo il sindaco di Agrigento, perché è una terra molto lontana, il quale ha dato disponibilità ad accogliere bambini emiliani, ma tante altre sono le iniziative di solidarietà che provengono dalle amministrazioni locali di tutta Italia.
Parlavo di eticità, parlavo di comportamenti: non siamo qui - per fortuna non lo ha fatto nessuno o quasi nessuno - a lanciare e a richiedere effetti di annunci. Chiediamo concretezza e la stiamo vedendo. I fondi sono necessari per dare spinta alle azioni, ma stiamo dimostrando anche che non c'è la fobia della ricerca dei fondi a tutti i costi. Essi, infatti, sono necessari, ma sappiamo che saranno necessari giorno per giorno e man mano potremo mettere mano e dare prosecuzione a tutte le azioni che serviranno. Questa è l'attenzione che chiediamo al Governo: che nel prosieguo della gestione dell'emergenza, nell'affrontare la ricostruzione, in ogni momento, ci sia bisogno di questa presenza con l'erogazione dei fondi. Si tratta di fondi che - lo dico da emiliano - non devono dimenticare i territori di tutte le province, comprese le province delle due regioni limitrofe che hanno sofferto - anche loro - molto insieme a noi.
Abbiamo bisogno di essere seri perché le risorse - come dicevo - servono al momento giusto, ma noi qui dobbiamo metterci, come dire, avanti, per averle quanto sarà necessario. Bisogna mettere in sicurezza. Vorrei ricordare a tutti, al Paese, che abbiamo approvato nei giorni scorsi un'importante riforma sulla Protezione civile, dove si mettono, anche lì, i puntini sulle «i», dove si specifica che c'è il momento dell'emergenza e quello della ricostruzione, e sulla ricostruzione gli enti locali non possono essere lasciati a margine. Lo dico anche ai presidenti di regione che hanno un ruolo importantissimo in questo momento. Bisogna fare tutti questi passi insieme, perché questo Paese, non solo economicamente, ma anche in queste vicende, lo si ricostruisce insieme. Pag. 24
Ho sentito parlare in quest'Aula - e ne abbiamo parlato anche noi - della no tax area. E mi rivolgo al Governo - il quale sa che vi sono problemi europei, ma noi abbiamo dato segnali importanti - per dire che, con tutta una serie di iniziative, possiamo fare in modo che, pur non essendoci la no tax area, si possa dare la possibilità alle nostre imprese di muoversi e muoversi rapidamente.
Come hanno già detto i miei colleghi Dionisi e Lusetti nei giorni scorsi, noi abbiamo fatto proposte concrete - ve le elenco ancora - e crediamo che nei prossimi passaggi parlamentari o in provvedimenti successivi il Governo debba tenerne conto e non dimenticarle: la necessità di istituire - riteniamo fosse un'idea buona - bond di scopo con scadenza al 2022, che avrebbero anche la possibilità di non gravare troppo sui bilanci dei prossimi anni dello Stato; lo slittamento dei termini di pagamento delle imposte, e chiedo al Governo di mettere una mano al cuore e una al portafoglio perché tali termini devono andare per forza a metà dell'anno prossimo; la detrazione del 50 per cento delle spese per la messa a norma, perché anche su questo vorrei dire una cosa: bisogna ricostruire, ricostruire subito e ricostruire bene. Dobbiamo tutti sapere che ci vogliono regole e queste regole vanno rispettate. Quando si verificano questi eventi, tutti insieme dobbiamo aiutare chi ne ha subito le conseguenze, ma poi dobbiamo anche pensare al futuro, non solo nostro e dei nostri giovani, ma di questo Paese nel suo complesso.
Il Governo ha fatto bene ad accettare le sollecitazioni su una certa flessibilità nella messa a norma delle imprese perché queste devono tornare immediatamente competitive; tuttavia, nei tempi che sono stati prefissati, quattro anni, otto anni, come dice il provvedimento, bisogna che ci mettiamo completamente a norma perché dobbiamo evitare che, negli anni prossimi, si debba ancora gridare aiuto, piangere per eventi drammatici e dover mettere, ancora, mano al portafoglio su cose che potremmo evitare e potremmo utilizzare le risorse in altro modo.
Qui, oggi, come Paese, come Parlamento, abbiamo dimostrato di capire cosa vuol dire guardare avanti. Questo provvedimento, lo ripeto, ha dato segnali importanti, è un provvedimento che io chiamo «in itinere» che ha comunque raccolto, totalmente, quella eticità che il Presidente Monti ci ha chiesto da tanto tempo. Le aziende hanno bisogno di ripartire: c'è bisogno di semplificazione e di ridurre al minimo la burocrazia però, come dicevo, dobbiamo dare certezze perché l'emergenza è un fatto contingente che ci deve vedere tutti uniti, ma la ricostruzione deve vedere l'intelligenza di questo Paese e di questi territori e si deve collaborare per guardare veramente al futuro. Questi eventi sono drammatici, lo abbiamo detto, purtroppo abbiamo pianto anche le vittime di questi eventi e soffriamo quando vediamo tante persone, forse ancora di più quando vediamo tanti bambini, sotto le tende, al caldo; ho notato che questi bambini, questi ragazzi hanno sul viso la serenità. Noi quella serenità non dobbiamo tradirla, dobbiamo dargli un futuro! Quando accadono questi eventi, l'intelligenza umana non è quella di ricostruire, è quella di ricostruire meglio e di cogliere l'occasione di un evento così brutto per dare, finalmente, una prospettiva nuova ai nostri giovani e al nostro Paese.
Credo che oggi, in quest'Aula, abbiamo fatto un passo avanti notevole, non fermiamoci perché questo stile, questa modalità devono servire a tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei partire con un ragionamento che potrebbe sembrare strano: da oggi mi sento nordafricano. Sono un parlamentare mantovano che proviene da quei territori, e adesso vi spiego per quale motivo, per questo Governo, quei territori sono uguali Pag. 25al Nord Africa. Abbiamo apprezzato le modalità con le quali la Commissione ha cercato di prendere atto delle osservazioni che abbiamo fornito, degli emendamenti che abbiamo presentato; molti degli emendamenti presentati sono stati accolti, anche molti di quelli sottoscritti da parlamentari della Lega che, essendo tutti emendamenti concernenti il merito, non avevano finalità ostruzionistiche. Non c'è dubbio che il Governo abbia inteso modificare un testo che era profondamente sbagliato fin dall'inizio; tuttavia, il Governo non è riuscito a modificare il tema che più ci stava a cuore e cioè non è riuscito a modificare le entità delle risorse che devono essere destinate a quei territori ed ha fatto un gioco, un artifizio di tipo contabile: ha raccontato ai cittadini che la copertura di questo provvedimento ammonta a circa due miliardi e mezzo di euro ma si è dimenticato di raccontare ai cittadini che, di questi due miliardi e mezzo di euro, solo 500 milioni, in realtà, sono coperti in modo certo dal bilancio di questo esercizio e sono coperti in modo certo con il ricorso all'incremento delle accise sui carburanti. Quindi, questa è stata una finalità buona conseguita con una scelta sbagliata, profondamente ingiusta in un momento come questo in cui di tutto ci sarebbe bisogno tranne che di andare a toccare il prezzo della benzina. Ormai, ci siamo abituati a questo; questo Governo ci ha raccontato che non c'erano risorse, non c'erano fondi e quindi che non si sarebbe potuto fare diversamente. Siamo stati costretti, infatti, a mettere ancora una volta le mani nelle tasche dei cittadini per far fronte ad una emergenza territoriale che riguarda una parte del Paese dove i cittadini per decenni hanno contribuito in modo significativo al benessere del Paese in cui viviamo.
Ebbene, quei cittadini sono stati dimenticati o, perlomeno, sono stati equiparati, come vi dicevo, ad altri cittadini. Io mi sento nordafricano perché leggo che al Senato, in questi giorni, è stato incardinato il decreto-legge sulla spending review, e all'articolo 23, comma 11, di questo decreto-legge, si investono, si utilizzano e si destinano in via definitiva 500 milioni di euro - la stessa cifra che viene destinata ai territori terremotati - per la crisi del Nord Africa. Allora, la crisi nel Nord Africa, per questo Governo, vale quanto le province di Mantova, di Modena, di Ferrara e di Rovigo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per voi l'emergenza è uguale: la crisi nordafricana è identica alla nostra. Quindi, dal momento in cui vedo che un Governo equipara la crisi del mio territorio ad una crisi internazionale fra le tante - perché purtroppo vi fosse solo la crisi nordafricana probabilmente avremmo risolto molti problemi di questo mondo -, allora sorge un dubbio e mi pongo un quesito: avete ben presente cosa è successo lì, o no? Qui qualcuno si è dimenticato un aspetto, che è fondamentale: la ripresa di quei territori. I 500 milioni di euro sono mal distribuiti - ma non voglio entrare nella polemica della distribuzione delle risorse -, perché alla parte lombarda arriva poco più del 4 per cento di queste risorse. Non voglio iniziare una guerra fra poveri; le guerre fra poveri le lasceremo fare a qualcun altro, fra un po', perché se si va avanti così, se si va avanti in questo modo, quei territori sapranno trovare la forza di arrangiarsi da soli e non avranno bisogno delle vostre pelose dimostrazioni di solidarietà, come ho sentito questa mattina in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
A quei territori dite: diamo 500 milioni di euro certi e poi daremo altri 2 miliardi di euro; in che modo non si sa, pare dai risparmi della spending review, comunque è certo che peseranno sui bilanci futuri. Anche questo mi sembra una presa in giro colossale: cioè, da un lato, dobbiamo mettere le mani nelle tasche dei cittadini e far pagare di più anche ai cittadini di quei territori la benzina, dall'altra abbiamo risorse fresche che escono dal bilancio dello Stato sotto forma di maggiori uscite - questa è la definizione che sta in quel provvedimento - per identica e analoga cifra. Allora, credo che, di fronte a questo tipo di discriminazione, il nostro gruppo non potesse fare altro che prendere atto Pag. 26della difficoltà che dovevamo avere nel momento in cui avremmo dovuto votare un provvedimento di questo tipo. Questa difficoltà è accentuata dal fatto che in quest'Aula, ormai, è più facile strumentalizzare che fare proposte politiche, e quindi il nostro voto di ieri contro la fiducia al Governo - ribadisco, la fiducia al Governo - da qualcuno qui dentro è stato strumentalizzato come se fosse un voto contro la fiducia non al Governo, ma contro i fondi che venivano destinati a quei territori. Noi siamo abituati a pensare che poco o tanto che sia prendiamo quello che viene. Certo, ci stiamo accontentando delle briciole, qualcuno dirà. Noi non ci accontentiamo delle briciole e non volevamo l'elemosina di Stato; contestiamo completamente le modalità con le quali voi avete preso parte al banchetto per il quale sono stati tutti pronti ad andare a solidarizzare con i territori, ma nessuno è stato disponibile ad investire un euro vero nella ricostruzione di un territorio che soffre per tanti motivi. Soffre, ovviamente - come qualcuno ci ha già ricordato questa mattina -, per la morte di alcuni nostri concittadini; soffre per le difficoltà che vi sono a riappropriarsi delle proprie cose, dei propri effetti, delle proprie case, delle proprie attività, ma soffre, soprattutto, per un problema di prospettiva. Con un provvedimento e con solo 500 milioni di euro non si offre una prospettiva al Nord, non si offre una prospettiva a quei territori, e si compie una grave discriminazione nei confronti di un'area che ha dato tanto e che non ha avuto il medesimo trattamento che negli anni è stato riservato ad altre aree del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo è un punto fondamentale che deve essere chiaro nella testa di tutti voi. Perché ho citato il nostro voto di sfiducia di ieri al Governo? L'ho citato perché in realtà noi oggi, pur con tutti i distinguo del caso, voteremo a favore di questo provvedimento; voteremo a favore perché vogliamo evitare che le vostre strumentalizzazioni possano ricadere su di noi. Vogliamo evitare che qualcuno possa dire in giro che la Lega Nord si è opposta ai soldi che sarebbero stati destinati al Nord. Noi protestiamo perché quei soldi non sono sufficienti; noi diciamo che i soldi non bastano; noi diciamo che serve altro impegno; noi diciamo che da questo Stato quei territori pretendono giustamente di più, e vogliono avere di più (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Noi li vogliamo rappresentare. Noi abbiamo detto, e continuiamo a ripetere: «prima il nord». Noi ripetiamo «prima il nord» a maggior ragione in questo momento, e lo diciamo a un Governo che, anziché «prima il nord», dice «prima il nordafrica» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi diciamo «prima il nord Italia» e diciamo - attenzione - che questa è una priorità che deve entrare non solo nelle vostre teste, ma nelle teste di tutti quei colleghi che all'interno di questo Parlamento si sono prodigati in questi giorni a fare comunicati stampa, vantandosi di qualche mezzo emendamento accolto, come se fosse stata la conquista della luna, che in realtà non ha cambiato la sostanza delle cose.
Lo diciamo perché credo serva uno sforzo maggiore. Al collega Tabacci, in particolare, che ricordava di essere mantovano quanto me e che ricordava l'orgoglio e la capacità di quei territori di poter ripartire, dico che i tempi sono cambiati anche a quelle latitudini. Non bastano più orgoglio e capacità; siamo in una fase di crisi congiunturale vera e servono risorse. Delle chiacchiere non sappiamo cosa farcene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e della vostra pelosa solidarietà men che meno.
Quindi, noi ci apprestiamo a votare - sicuramente con tutta una serie di mal di pancia - un provvedimento che non abbiamo apprezzato, un provvedimento che avremmo voluto migliore e un provvedimento che, ci auguriamo, possa essere davvero solo l'inizio di una serie di provvedimenti che vadano nella direzione del miglioramento delle condizioni di vita di quelle aree, che vedono seriamente compromesse le prospettive future nel loro Pag. 27cuore pulsante e nella capacità di poter tornare ad avere un sistema imprenditoriale all'altezza della situazione.
Dobbiamo evitare che le aziende, soprattutto del comparto biomedicale, se ne vadano da quei territori, e che qualcuno utilizzi in modo strumentale queste modalità che voi avete anche predisposto, per poter trasferire altrove quelle produzioni e per poter delocalizzare, per usare un termine che ben conoscete.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIOVANNI FAVA. Dobbiamo fare in modo, e daremo battaglia in questo Parlamento affinché ciò avvenga, che quei territori siano tutelati e salvaguardati e che venga rispettato un principio che noi riteniamo sacrosanto, ossia: «prima il nord» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, quello che è accaduto il 20 e il 29 maggio ha segnato la nostre esistenze per sempre. Per chi vive nei comuni dell'Emilia, della Lombardia e del Veneto colpiti dal sisma, questo terremoto è uno spartiacque: ci sarà, d'ora in poi, un prima e un dopo e il dopo non sarà più come il prima.
La prima scossa è arrivata alle 4 del 20 maggio e ci ha colti di notte, quando si è più indifesi. Ha fatto le prime vittime tra i lavoratori, lavoratori italiani e stranieri - lo ricordo al collega Fava - perché le province di Bologna, di Modena, di Reggio Emilia, di Ferrara, di Rovigo e di Mantova sono territori operosi che sull'etica del lavoro hanno costruito il loro diffuso benessere e soprattutto fondano la coesione sociale, lo stesso patto di cittadinanza.
Nove giorni dopo è arrivata la seconda scossa, quella che ci ha tradito davvero, e anche in quel caso le vittime sono state soprattutto nelle imprese (operai, imprenditori e tecnici che stavano facendo i sopralluoghi per riaprire): 27 morti, un tributo di vite umane troppo alto che ci ha messo di fronte alla nostra fragilità e che ora ci impone di rendere il nostro futuro più sicuro, perché è inaccettabile morire per un sisma del sesto grado.
È vero che i terremoti non si possono prevedere, ma ci si può convivere attraverso la prevenzione, il che significa costruire nel rispetto delle norme antisismiche e potenziare la ricerca. Questa è la strada maestra su cui investire per il futuro. Dal dibattito parlamentare è emersa la necessità di approvare una legge quadro, una legge di sistema in grado di definire un modello efficace di intervento per affrontare gli effetti delle calamità naturali e per reperire le risorse.
È giusto, ma non possiamo occuparci sempre del dopo disastro. Per le vittime di questo terremoto e per le vittime - troppe - che il nostro Paese ha avuto, dobbiamo intraprendere ora, senza più deroghe, un programma di prevenzione. Ha ragione il Governatore della Banca d'Italia nel proporre un ampio progetto di manutenzione immobiliare dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e di cura del territorio, una terapia contro il dissesto idrogeologico e aggiunge, inoltre, che i soldi si trovano, che è un concetto che ha espresso anche il Presidente Napolitano in visita sui territori, quando ha detto che è sempre difficile investire mezzi e risorse per prevenire, ma poi arriva il conto delle catastrofi.
E il conto di questa catastrofe è impressionante. Oltre alle vittime, abbiamo oggi 11 mila sfollati e gran parte di loro hanno perso tutto, perché con il terremoto in pochi secondi si perdono tutti i punti di riferimento della vita quotidiana, vanno giù le case, le scuole, le chiese, i centri aggregativi ed i capannoni produttivi, che rappresentano la specificità di questo nostro territorio. Il terremoto ha travolto un'area vasta, intensamente produttiva, ricca di eccellenze del sistema industriale italiano. Le imprese colpite sono più di 5 mila e più di 25 mila i lavoratori coinvolti.
Le sei province producono più del 4 per cento delle esportazioni nazionali. Siamo Pag. 28un pezzo fondamentale del motore produttivo del Paese. Prima potremo riprendere il nostro lavoro e le nostre attività e meglio sarà per il Paese perché la nostra operosità garantisce allo Stato 6 - 7 miliardi di euro di gettito fiscale e 400 milioni di euro di IVA annui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ma certo non ce la possiamo fare da soli. Non ce la possono fare gli amministratori locali che non chiedono miracoli, lo hanno detto anche a noi quando siamo andati in missione sui territori a Cavezzo e nel mantovano, e non chiedono nemmeno privilegi. Ma di fronte ad un'emergenza nazionale, com'è questo terremoto, è il Paese che deve fare fronte alle istanze di aiuto che provengono dalle province colpite.
Noi faremo la nostra parte, come sempre abbiamo fatto, senza perderci d'animo. Lo stanno già facendo i sindaci, i parroci, i giovani e quel volontariato diffuso che è un tratto distintivo delle nostre terre, perché certamente siamo scossi, ma non siamo abbattuti. Non abbiamo affatto perso la volontà di ricominciare, grazie anche all'aiuto portato dalla Protezione civile, dai vigili del fuoco, dalle forze dell'ordine e dai tantissimi gesti di altruismo che abbiamo ricevuto da associazioni e da singoli cittadini italiani e stranieri.
Grazie, inoltre, per l'impegno a non lasciarci soli venuto dal Presidente Napolitano, da Papa Benedetto XVI e dal Dalai Lama, che sono venuti in visita nelle zone terremotate. Un impegno, quello di non lasciarci soli, assunto dal Presidente del Consiglio e tradotto nelle norme del decreto-legge che ci accingiamo a convertire in legge. Un decreto-legge che ha rappresentato un primo importante passo per superare l'emergenza; grazie alla condivisione del suo impianto, con i presidenti delle regioni colpite, a partire dal presidente Errani, che dal 20 maggio ha profuso impegno ed energia a sostegno delle popolazioni più colpite dal sisma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ai presidenti è affidata la funzione di commissari e ai sindaci quella di subcommissari. Si tratta di una scelta di governance della crisi che il Partito Democratico approva perché dispone una catena di comando che permette rapidità decisionale e coinvolgimento diretto dei livelli istituzionali più vicini ai cittadini. In secondo luogo, il decreto-legge ha previsto lo stanziamento di 2,5 miliardi di euro veri, soldi veri, una cifra importante e non scontata nel contesto dell'attuale finanza pubblica, che siamo però tutti, tutti noi, qui parlamentari, chiamati ad incrementare soprattutto perché abbiamo la responsabilità di dare, entro poche settimane, una sistemazione dignitosa ai nostri sfollati. Non possono più stare, infatti, in tende con 40 gradi all'ombra e dobbiamo garantire loro anche un congruo indennizzo per la casa che hanno perduto.
Il secondo passo importante lo ha compiuto il Parlamento e oggi ne stiamo dando una dimostrazione. È un passo che le forze politiche hanno compiuto insieme, mettendo da parte gli interessi elettorali a favore di quelli dei cittadini. Certo, nessuno nega che ci siano delle ombre nel provvedimento. Tra queste c'è, ad esempio, il mancato allentamento del Patto di stabilità che, insieme alle difficoltà di cassa, legano le mani ai sindaci nel rispondere alle istanze dei cittadini.
Tra le ombre c'è anche la sospensione troppo breve degli adempimenti fiscali, tributari e contributivi e già dal prossimo provvedimento dovremo intervenire per dare risposta a queste due questioni. Ma nel testo che ci accingiamo ad approvare ci sono molte misure positive. Si tratta di misure che portano ad esprimere un voto favorevole del Partito Democratico perché sono misure concrete a vantaggio dei terremotati. C'è, ad esempio, il fondo a vantaggio delle imprese, le misure a sostegno della ricerca, affinché le aziende non delocalizzino, ci sono i contributi per il risarcimento danni a vantaggio dei produttori di parmigiano reggiano e di grana padano e anche per i consorzi di bonifica.
Infatti, dopo il terremoto non potremmo sopportare una crisi per siccità o, Pag. 29peggio, un'alluvione. C'è la detassazione dei rimborsi alle imprese per i danni subìti. C'è l'istituzione delle zone a «burocrazia zero». Ci sono condizioni favorevoli per gli incentivi agli impianti a energia rinnovabile e norme di semplificazione amministrativa che consentiranno di riprendere l'attività senza derogare dalla sicurezza.
C'è poi un segno distintivo rispetto a quanto accaduto in altre occasioni che sta nelle norme per impedire che la mafia - già presente e infiltrata nei nostri territori - metta le mani sulla ricostruzione. Poi ci sono 120 milioni in più veri per l'edilizia scolastica. Si tratta di risultato non scontato che consentirà ad oltre ventimila studenti di affrontare con fiducia il prossimo anno scolastico e permetterà a tutte le comunità di ritornare alla normalità, perché la normalità non passa soltanto attraverso il lavoro, ma soprattutto attraverso l'istruzione che è la base del nostro successo economico e della nostra coesione sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Un altro risultato raggiunto sono le risorse per i beni culturali mobili e immobili. Tra questi cinque milioni aggiuntivi ai finanziamenti per l'emergenza da utilizzare per la messa in sicurezza del patrimonio storico-artistico civile e religioso, simbolo della nostra identità. Sono ancora pochi per il tanto da fare, per riaprire tutte le zone rosse dei centri storici che abbiamo ereditato dalle piccole corti padane espressione di una altissima civiltà e forse proprio per scongiurare il crollo di chiese e campanili.

PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, la prego di concludere.

MANUELA GHIZZONI. Ma è un risultato importante che vogliamo e portiamo a casa per i terremotati ed è quello che ci insegna, signor Presidente, la cosa che ci andiamo ripetendo dal 20 maggio: «A ten bota». Vuol dire «teniamo botta», che non è soltanto un invito a resistere, ma è qualcosa di più. È uno sforzo collettivo per fare argine alle avversità, perché solo insieme possiamo farcela (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tempo trascorso dai fatti del 20 e 29 maggio non ci impedisce di avere davanti ai nostri occhi quelle immagini di lutti, di rovine e di distruzione che il terremoto ha provocato in sei province di tre regioni italiane particolarmente evocate sotto il profilo dell'industrializzazione. Quelle immagini, di fronte alle quali siamo rimasti sgomenti, oggi debbono trovare in quest'Aula un'adeguata risposta perché, al di là del cordoglio che rinnoviamo alle famiglie di coloro i quali hanno perso la vita, dobbiamo e abbiamo il dovere, di continuare a coltivare, per chi è rimasto, la speranza di rimettere in moto un sistema produttivo e una qualità di vita come quella dei giorni precedenti al terremoto medesimo.
Quindi, penso di dover dire e dare atto al sottosegretario D'Andrea, di avere collaborato positivamente in Commissione per un testo che è stato notevolmente migliorato, ma al tempo stesso debbo porre al Governo quattro questioni che non possono essere più eluse. Sicuramente il Fondo per la ricostruzione è insufficiente a poter far fronte nel medio e lungo periodo all'attività di ricostruzione. È un fondo che serve per l'emergenza, ma non può pensare di esaurire l'intera attività necessaria alla ricostruzione.
La seconda questione è che il decreto ministeriale ad oggi adottato per il differimento fino al 30 settembre degli obblighi e degli adempimenti tributari, deve essere prorogato tassativamente al 31 maggio 2013. Non è pensabile che uno Stato, di fronte alla distruzione di intere aree, vada da quegli imprenditori e da quei cittadini al 30 settembre e dica loro: «a questo punto dovete pagare le imposte anche per redditi che non sono stati minimamente prodotti» (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Pag. 30
La terza questione, che mi pare fondamentale, è che si deve prevedere tassativamente una detrazione di imposta pari al 50 per cento dei costi che le imprese sostengono per la ricostruzione e per la messa a norma degli impianti industriali.
Ultimo, ma non sicuramente dimenticato, è il tema degli enti locali, che in questa fase, al di là degli amministratori di destra, di centro o di sinistra che si sono impegnati sul territorio, ha avuto la funzione di rappresentare, meglio di ogni altra, lo Stato. Ebbene, questi enti locali, se non viene data una deroga significativa ed importante al Patto di stabilità, paradossalmente saranno i primi a non poter rimettere in moto la macchina della ricostruzione, perché vincolati da gabbie, che sono di tipo strutturale nei bilanci dei comuni, e che vanno necessariamente rotte.
Allora, signor Presidente e colleghi, penso che questo decreto-legge, nato prevalentemente come un'ordinanza trasfusa in un testo legislativo, che non dà mai un prodotto eccellente almeno all'inizio, ha avuto bisogno di numerose correzioni, alcune formali, altre sostanziali, che portano all'Assemblea un testo modificato in oltre ottanta punti, ma che sicuramente ha anche il pregio di essere notevolmente migliorato sotto il profilo della qualità.
Sappiamo bene di avere di fronte un'area che, per il suo sviluppo industriale, ha dei punti di eccellenza in distretti che sono quelli della ceramica, della meccanica, del biomedicale e del tessile. Accanto a ciò vi è un pregevole settore agroalimentare con prodotti di eccellenza. Tutto ciò abitualmente è definito il made in Italy. Noi, del Popolo della Libertà, preferiamo chiamarlo «il fatto in Italia» ed «il prodotto in Italia» perché questo è veramente il risultato della grande fantasia, intelligenza e costanza nella produzione e nella ricerca, che ci contraddistinguono anche a livello di piccole e medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Allora, penso di dovere rivendicare per il Popolo della Libertà alcune modifiche a questo decreto-legge, che sono particolarmente importanti, proprio partendo dal sistema delle imprese e cioè iniziando a dire che, per gli edifici non lesionati ad uso industriale, è stata ridotta, rispetto all'impostazione iniziale, ogni e qualsiasi incombenza e, per gli edifici lesionati, è stato previsto certo il perseguimento e l'ottenimento di una agibilità sismica, ma non con quella burocrazia ossessiva e con quegli interventi invasivi che impedivano al sistema produttivo di poter ripartire.
Ed infine, per quanto riguarda il tema della maggior sicurezza e del miglioramento dei livelli di sicurezza per il futuro, anche a tal proposito il decreto-legge è stato migliorato su impulso del Popolo della Libertà, attraverso un accordo di tipo istituzionale tra commissari, soggetti ed associazioni di categoria, che ha consentito di definire, in un periodo tra i quattro e gli otto anni, il raggiungimento di questi livelli di sicurezza.
Così facendo, non abbiamo strozzato il sistema delle imprese, ma abbiamo consentito al medesimo di poter guardare avanti con fiducia ad un futuro che noi vogliamo, per loro, coltivare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
E poi, ancora, la possibilità per i comuni di concedere un bonus volumetrico, pari al 20 per cento della superficie utile, per quelle attività imprenditoriali, che intendano allargarsi in deroga agli strumenti urbanistici vigenti. Sono 25 milioni di euro i soldi che il Popolo della Libertà ha ottenuto ed ha fatto mettere a disposizione del Fondo rotativo per le grandi imprese, perché in quest'area, oltre ad un sistema di piccole e medie imprese, vi sono anche delle grandi imprese, che meritano di essere assistite, non sotto il profilo della sola ricostruzione, ma anche attraverso il potenziamento di quella attività meritoria di ricerca che già svolgono.
Ed ancora, la locazione ad uso diverso degli immobili che deroga all'attuale vincolistica a disposizione. Ebbene, un'ultima riserva io penso di doverla fare al merito del Popolo della Libertà nel momento in cui sappiamo bene che il terremoto è anche occasione di attività malavitose per avere introdotto quel sistema di white listPag. 31non ancora previsto da un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che non è stato emanato, al fine di rendere trasparenti le operazioni dei lavori pubblici e dei lavori privati in queste aree.
Concludo, signor Presidente, con un'osservazione. In più circostanze è stato detto che questo terremoto non ha - ed è vero - le caratteristiche del terremoto nell'Abruzzo, ma in più occasioni è stato inopinatamente criticato chi in Abruzzo aveva ben lavorato, mettendo nelle case coloro i quali avevano perso la propria abitazione e addirittura organizzando - fatto unico - dopo pochi mesi in quei territori il G8 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Noi questo affronto non lo accettiamo, ma lanciamo la sfida al Governo e diciamo che mentre in Abruzzo l'attività d'emergenza si era chiusa, ormai da nove mesi stiamo aspettando che il Ministro Barca, che forse per non fare torto al suo nome, un giorno cambia la rotta della legge e l'altro giorno imbarca acqua, smetta di fare arenare la legge speciale per l'Abruzzo.
Proprio per questi motivi noi diciamo che vogliamo anche per questi territori colpiti dagli eventi del sisma del 20 e 29 maggio una legge speciale che non sia un pannicello caldo, ma consenta veramente a questi territori, nel periodo più breve, di poter tornare all'originaria situazione, alla situazione antecedente il 20 maggio, a quella situazione di felice produzione e di vivere bene che caratterizza queste zone.
È con questo spirito, è con queste obiezioni, è con queste proposte che annuncio il voto favorevole sul provvedimento del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà, per due minuti.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, vorrei riferire dell'esperienza che noi della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza abbiamo avuto ieri nei campi dove ci sono ancora tanti cittadini, ma soprattutto tanti bambini nei campi di Crevalcore e di Mirandola, con le Forze dell'ordine che svolgono un ruolo eccezionale, con un'organizzazione veramente di eccellenza. Siamo andati al campo di Mirandola, c'era la regione Piemonte che ha organizzato tutto e quindi io mi sentivo, a nome dei rappresentanti del Parlamento...c'era la Lega Nord Padania, l'Italia dei Valori, il Partito Democratico e certamente il Popolo della Libertà. Sentivo alcuni colleghi che dicevano: faranno 40 gradi nelle tende. No, le tende sono invivibili di giorno e ci sono tanti bambini e tante persone che sono certamente fuori, sotto gli alberi, laddove ci sono. Soprattutto a me premeva sottolineare lo sforzo e la novità di una convivenza fra varie etnie, perché ci sono nei campi cittadini italiani che convivono, in serenità, smussando tutte quelle differenze che sono culturali, di tradizione e anche religiose, con popolazioni di altre etnie, e questa è una cosa, a mio modo di vedere, estremamente positiva e che va sottolineata. Loro hanno la preoccupazione dei soldi, tanti o pochi, ma che siano realmente stanziati. Questa è la preoccupazione, certamente le imposte e poi che ci sia una legge per la ricostruzione. Quindi, devo dire che quando si parlava degli standard della regione Emilia Romagna, sono standard di eccellenza.
Quindi, vogliono ritornare alla normalità, ritornare nelle loro case e soprattutto...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mussolini.

ALESSANDRA MUSSOLINI. ...una riflessione per le scuole e per gli asili nido. Un ringraziamento a tutti quelli che collaborano e lavorano ancora in quei campi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 32

(Correzioni di forma - A.C. 5263-A/R)

TOMMASO FOTI, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI, Relatore. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel disegno di legge Atto Camera n. 5263-A/R, il Comitato dei nove, che ha provveduto ad acquisire il consenso dei presidenti dei rispettivi gruppi parlamentari, propone la seguente correzione di forma, che si rende necessaria al fine di evitare equivoci sull'applicazione della disposizione in questione: all'articolo 4, comma 1, lettera a), alle espressioni: «le strutture edilizie», «gli edifici municipali», «le caserme», «gli immobili demaniali» è premessa la preposizione: «di», in quanto le citate espressioni devono intendersi grammaticalmente rette dal sostantivo «ripristino».

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 5263-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5263-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 5263-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Turco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e 29 maggio 2012» (5263-A/R):

Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato 528.
(La Camera approva - Vedi votazioni - Applausi).

Prendo atto che i deputati Pionati, Antonino Russo, Cambursano, Vatinno, Genovese e Distaso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,35).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, se mi è consentito, vorrei ricordare qui, con poche parole, a 33 anni dal suo omicidio, la figura di Giorgio Ambrosoli, che l'11 luglio del 1975 venne ucciso da un sicario, comandato a questo ordine da Michele Sindona, sotto la soglia di casa sua.
Forse, per ricordare Giorgio Ambrosoli non vi sono parole migliori delle righe, Pag. 33drammatiche, che egli stesso ebbe a scrivere nel febbraio del 1975, un anno dopo aver ricevuto l'incarico di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Egli scriveva alla moglie, in una lettera molto famosa: «Anna carissima, è pronto il deposito dello stato passivo della Banca Privata Italiana, atto che, ovviamente, non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me, perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e risma non tranquillizza affatto».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 13,36)

EMANUELE FIANO. «È indubbio che» - dice Ambrosoli, presagio di una sventura - «in ogni caso pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo, e quindi non mi lamento affatto, perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il Paese. Ricordi i giorni dell'Unione Monarchica Italiana, le speranze, mai realizzate, di fare politica per il Paese, non per i partiti?
Ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del Paese, creandomi ovviamente solo nemici, perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti, perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava. Ed hanno ragione: anche se non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.
I nemici comunque non aiutano e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria e, purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto. Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia, nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro. Sarà per te vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere, costi quello che costi».
Grazie, Giorgio, grazie ancora (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fiano, per le sue parole, che ci hanno ricordato uno snodo importante e doloroso della storia nazionale.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori ha votato con convinzione questo provvedimento di aiuti per i danni del terremoto dell'Emilia che, purtroppo, copre soltanto una parte di quelli che sono stati i danni, e questa è materia che conosciamo molto bene.
Mi sia consentito di essere, per così dire, lieto per quest'intervento che viene fatto a favore delle zone terremotate, ma mi sia consentito - e ringrazio la presenza del Governo, attraverso il sottosegretario D'Andrea - ricordare all'Aula ed al Governo stesso che la mia regione - parlo delle Marche - è stata colpita molto recentemente, sia da una alluvione, così come molte altre regioni, che dalla calamità della neve. Per quanto riguarda l'alluvione, sono stati stanziati solamente 25 milioni di euro, contro gli oltre 600 milioni di danni, che non coprono nemmeno i primissimi interventi urgenti anticipati dalle amministrazioni locali, che superano i 100 milioni di euro. Per la neve si parla di un contributo di 3, 5 o 7 milioni di euro, contro oltre 500 milioni di euro di danni. Pag. 34
Io credo che il Governo debba farsi carico di intervenire in maniera più rilevante per aiutare la nostra gente e le nostre amministrazioni, che tra l'altro adesso, come tutte, e come è giusto che sia, vengono colpite dalla spending review. Tuttavia, non è possibile mettere sullo stesso piano chi ha subito danni così recenti e così pesanti, che stanno mettendo a rischio lo stesso tessuto economico. Occorre intervenire - la regione lo ha fatto e lo rifarà sul Patto di stabilità - ma la solidarizzazione, per così dire, del Patto di stabilità regionale non basta per uscire dai problemi. Le nostre amministrazioni locali virtuose, che hanno risorse per pagare gli interventi per i danni dell'alluvione e della neve, ma anche le spese ordinarie, non possono pagare le nostre imprese, che devono avere decine di milioni di euro a causa del Patto di stabilità. Io credo che vada fatto un intervento su questo settore, così come - e presenteremo poi un'apposita interrogazione - chiedo al Governo che fine abbiano fatto i 180 milioni di euro tagliati al finanziamento dei partiti - parliamo della famosa rata di luglio - per i quali c'era l'impegno di intervenire proprio sulle catastrofi naturali, che avevano colpito l'Italia e che possono benissimo essere utilizzati sia per l'Emilia-Romagna, ma anche per la mia regione.
Quindi, spero di avere risposte rapide ed immediate, anche attraverso interrogazioni che presenteremo, perché l'emergenza è assolutamente alta e mi piace ricordarlo proprio in un giorno positivo, in cui si è data una risposta importante all'emergenza dell'Emilia-Romagna (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PAOLO CORSINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per sottoporre alla sua attenzione il fatto che da tempo ho rivolto al Ministro professor Profumo una serie di interrogazioni alle quali non ho avuto alcuna risposta. Le sarei grato se lei potesse sollecitare il signor Ministro ad ottemperare ai propri doveri.

PRESIDENTE. Onorevole Corsini, la Presidenza provvederà a sollecitare la risposta desiderata.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, il Governo ha appena varato un decreto molto corposo sulla razionalizzazione della spesa pubblica e licenziato un decreto legislativo che riguarda la chiusura delle sedi giudiziarie. La richiesta che mi permetto di fare è che la Presidenza operi perché sia dato un tempo necessario per gli approfondimenti su un argomento così delicato, e questo per rappresentare doverosamente le richieste del territorio. È infatti nata una mobilitazione che merita rispetto. Due casi emblematici io qui voglio segnalare, quello di Caltagirone in provincia di Catania, e di Pisticci, in provincia di Matera, due casi localizzati nel Mezzogiorno, un'area oggi in grande difficoltà. Il primo, il tribunale di Caltagirone, è stato ed è un presidio di legalità di un'area molto vasta. Gli ultimi fatti, l'inchiesta Iblis hanno infatti dimostrato che lì ormai si localizza una parte significativa della criminalità organizzata catanese. Eppure quella sede è stata soppressa nel decreto ed accorpato il tribunale di Caltagirone a quello di Ragusa. Pisticci è un tribunale invece con un un'alta produttività, una sede nuovissima, costata milioni di euro. È un paradosso, viene spontaneo infatti chiedersi: si chiudono strutture costate milioni di euro per affittare nuovi locali, in che consisteranno i risparmi? Allora, signor Presidente, l'appello che rivolgo a lei: si dia il tempo necessario per riflettere e razionalizzare seriamente l'organizzazione della giustizia nel nostro Paese. Si seguano meno gli studi di qualche università e si guardi il territorio. Pag. 35Per il Governo tecnico c'è rispetto, ma il voto parlamentare rimane centrale nella nostra democrazia.

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, volevo solo associarmi alle parole, molto appropriate, che ha detto l'onorevole Fiano a proposito della ricorrenza dell'uccisione dell'avvocato Giorgio Ambrosoli. Egli ha letto una lettera molto toccante che l'Ambrosoli stesso scrisse alla moglie, in cui si ricapitolava il senso del compito difficile a cui era stato chiamato dalla Banca d'Italia e il modo scrupoloso in cui egli lo assolse, fino alla sua uccisione da parte di un sicario del banchiere Sindona. Voglio anche aggiungere, associandomi pienamente a queste parole e a questo ricordo, che altre furono le vittime di quel sistema sindoniano. In particolare, dobbiamo ricordare la figura straordinaria del Governatore della Banca d'Italia Baffi, che fu inseguito da una accusa tanto pretestuosa quanto infondata, perché ebbe a cadere, ma che era quasi certamente collegata alle manovre, anche politiche e al sostegno anche politico - ahimè - che aveva il banchiere Sindona in ambienti romani, e che poi portarono all'arresto altrettanto ingiustificato, ma che inferse una ferita non risanata alla Banca d'Italia, di un uomo straordinario come Mario Sarcinelli, che ha pagato personalmente ovviamente per aver fatto pienamente il suo dovere, e così via. Tutta questa vicenda, per la quale le Camere hanno anche disposto la costituzione di Commissioni di inchiesta, ha avuto un chiarimento nei suoi aspetti esecutivi. Si sa chi fu l'esecutore dell'uccisione, si sa chi fu il mandante, Sindona, ma non si sanno molte altre cose, compreso qualche mistero relativo alla morte del Sindona stesso.
Ma è stato opportuno da parte dell'onorevole Fiano ricordare tutto questo e adesso mi voglio associare.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, poco fa abbiamo parlato di emergenza per quanto riguarda il terremoto. Qui ci troviamo di fronte a un'ennesima emergenza in Calabria, a Catanzaro, per quanto riguarda la sanità. Nei giorni scorsi ho presentato un'interrogazione e, quindi, ne sollecito anche la risposta, per quanto riguarda una convenzione che sarebbe intervenuta tra il policlinico Umberto I di Roma e l'ASP di Cosenza circa dei corsi di facoltà universitaria di medicina, pur in presenza di una struttura universitaria che funziona a Catanzaro. Inoltre, abbiamo un'altra vicenda che si inserisce in questo quadro che credo sia e vada nella direzione di uno smantellamento e di un depauperamento delle risorse universitarie nella regione calabrese, soprattutto nella facoltà di medicina. Mi riferisco al protocollo d'intesa tra l'università «Magna Grecia» e la regione che è scaduto ormai da tempo. Questo protocollo si doveva rinnovare, ma il rettore dell'università, il professore Quattrone, non ha inteso apporre la sua firma con delle precise motivazioni. Il rettore ha detto che non ci sono le condizioni per sottoscrivere il nuovo protocollo di intesa tra università e regione e che le proposte della regione non sono accettabili perché penalizzano, non solo l'ateneo, ma tutta la sanità catanzarese. Ritengo che siano parole molto gravi. Certamente non mi si può rispondere che questa è competenza delle regioni; qui ne vanno sicuramente la sicurezza e la sanità nazionali. Ecco perché mi appello al Governo affinché, nel rispondere alla mia interrogazione, tenga presente questa assenza di una programmazione da parte della regione in materia di sanità, ma deve tener pure presente che c'è un tentativo di smantellare tutte le strutture che esistono nella realtà catanzarese. C'è un tentativo di smantellare l'ospedale «Pugliese Ciaccio» attribuendo dei posti all'università in assenza di posti. C'è il tentativo di smantellare la fondazione «Campanella» che è Pag. 36impegnata nell'oncologia. Ma poi c'è anche il tentativo di svuotare la struttura di cardiologia e cardiochirurgia dell'università e di svuotarla nel senso che dovrebbe essere tolta dalla rete dell'emergenza sanitaria calabrese.
C'è molto, signor Presidente, per capire e per comprendere che c'è bisogno di un intervento in nome dei principi fondamentali su cui si regge la nostra Costituzione e il nostro Paese, come la tutela del debole, soprattutto per assicurare la salute e per intraprendere, quindi, un percorso di intervento e di sollecitazione. Credo che questo sia il compito del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ma credo che sia questo il compito di tutto il Governo. La sensibilità deve coinvolgere tutto il Governo nel suo complesso. Ecco perché mi sono permesso di richiamare l'attenzione della Presidenza su questa vicenda che ha dell'inquietante. Credo che si stia andando avanti per approssimazione, si stia andando avanti nel tentativo di svuotare la facoltà di medicina di Catanzaro, soprattutto con ricadute estremamente negative su tutte le strutture sanitarie della regione calabrese. Credo che sia questo un fatto negativo, ma più che un fatto negativo è un delitto che è misto ad ottusità e miopia. Ritengo che l'ottusità e la miopia, quando si tratta della salute del cittadino, quando si tratta della difesa della persona umana, vadano rimosse con grande decisione attraverso interventi energici e certamente non di mediazione, ma con interventi, appunto, molto energici, molto forti e molto coraggiosi. In questo caso credo ci voglia grande coraggio e lo Stato, attraverso il Governo della Repubblica, si deve assumere delle precise responsabilità.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la Presidenza provvederà a sollecitare le risposte che lei giustamente richiede.

PIPPO GIANNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, sarò brevissimo: mi volevo ricollegare all'intervento dell'onorevole Burtone in ordine a questi tagli orizzontali, che sono fatti in maniera indiscriminata, specialmente per quanto riguarda la giustizia e la sanità. La giustizia non può essere certamente pensata o alleggerita con i tagli orizzontali. Ci stiamo crogiolando con questi inglesismi, come la spending review, questi termini che poi sono di un Paese che non fa nemmeno parte dell'Unione economica e monetaria europea. Noi abbiamo in provincia di Siracusa, signor Presidente, la possibilità di avere tre tribunali in meno, tre sedi distaccate in meno, le uniche tre sedi in tre posti strategici per la responsabilità locale e per la criminalità, che a volte è anche pesante, come a Lentini, dove c'è un tribunale dove si sono spesi diversi miliardi, inaugurato appena qualche anno fa in pompa magna e che ad esso deve chiudere. Così come ad Avola, una zona abbastanza «calda».
Ora io, signor Presidente, capisco che dobbiamo risparmiare: lo capisco, per carità, ci mancherebbe. Non capisco perché si debba risparmiare con i tagli orizzontali senza se e senza ma, senza capire e senza percepire quali danni ulteriori si possono fare. Questo è un finto risparmio. È un finto risparmio perché si spendono diversi miliardi per mettere su una struttura come il tribunale di Lentini e poi lo si deve chiudere o lo si deve affittare: quanti miliardi di anni dobbiamo aspettare per recuperare quello che abbiamo speso? O come la sede di Avola, dove c'è un lavoro intenso, che sovraccaricherebbe il tribunale di Siracusa, già sovraccarico, perché è una provincia, come lei sa benissimo, a forte sviluppo industriale, dove ci sono presenze criminali abbastanza delicate che determinano uno squilibrio nella società. Quindi, signor Presidente e Governo, io la conosco e so quando c'è la sensibilità da parte vostra di farvi carico affinché il Ministro possa rivedere e anziché usare la sciabola per tagliare, magari possa utilizzare Pag. 37un bisturi per enucleare meglio quello che deve enucleare e per risparmiare.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, non le rubo molto tempo, data l'ora, ma vorrei che per suo tramite si facesse presente, ancora sullo stesso tema della chiusura degli uffici giudiziari, l'erroneità del metodo usato, nel senso che è vero, bisogna risparmiare. Io prendo ad esempio attualmente la provincia di Pesaro, da cui vengo, ma chiudere praticamente due tribunali su tre, mandare tutti in una sede che non ha notoriamente la possibilità fisica di recepire gli spazi necessari, vorrà dire necessariamente, a parte i trasferimenti del personale e del contenzioso e via dicendo, affittare altre sedi: ciò appare già di per sé una cosa sbagliata nel metodo. Apparirebbe più logico - e su questo il Governo e lei, per suo tramite, ci auguriamo possa farlo presente - che il Governo adottasse un altro criterio, una gradualità, una programmazione che non può prescindere prima di tutto dalla digitalizzazione del processo. Dopodiché, una volta che questo sia fatto, chiuda le sedi meno utilizzate, predisponendo prima il terreno dove mandare questa gente e soprattutto su cui far confluire le domanda di giustizia. Viceversa, questo metodo appare a mio avviso velleitario e probabilmente non darà frutto, ma soprattutto è destinato a non produrre, almeno per i prossimi due o tre anni, gli auspicati benefici sia in termini economici sia in termini di funzionalità, oltre che provocare gravi disagi anche al personale, che naturalmente, dovendosi spostare in qualche caso di 70, 80 o 100 chilometri rispetto a dove vive, credo che avrà qualche problema e ciò genererà anche qualche contenzioso.

MARCO MAGGIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, anch'io voglio associarmi a quanto poc'anzi esponeva il collega Paolini.
Infatti, il provvedimento che ha adottato il Governo di chiusura dei tribunali, che va a colpire in particolare la mia provincia - cioè, la provincia di Pavia - con la chiusura dei tribunali di Vigevano e di Voghera, rischia davvero di bloccare l'attività della giustizia sul territorio della provincia di Pavia.
Questo perché il tribunale di Pavia, proprio a livello strutturale, non è in grado di recepire le necessità in termini di spazio e in termini di funzionalità necessarie in seguito alla chiusura di questi due importanti tribunali, cioè quello di Vigevano e quello di Voghera. In particolare, il tribunale di Vigevano ha una sua storia, una sua specificità, un bacino di utenza importantissimo, essendo Vigevano la seconda città della provincia, con importanti industrie nel settore meccano-calzaturiero di rilevanza internazionale.
Quindi, io chiedo che la Presidenza si faccia carico di segnalare come sia necessario rivedere questo provvedimento; un provvedimento che ha l'obiettivo di rimodulare e di ristrutturare la giustizia e non di procedere con tagli drastici, che rischiano soltanto di minare la struttura socio-economica di un importante territorio della Lombardia.

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e, a partire delle ore 16, con il seguito dell'esame del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale.

La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

Pag. 38

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Chiarimenti in ordine agli adempimenti contributivi derivanti dall'interpretazione del contratto collettivo provinciale di lavoro per gli operai agricoli e florovivaisti della provincia di Agrigento - n. 3-02378)

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Moffa n. 3-02378, concernente chiarimenti in ordine agli adempimenti contributivi derivanti dall'interpretazione del contratto collettivo provinciale di lavoro per gli operai agricoli e florovivaisti della provincia di Agrigento (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario. Ricordo a lei ma anche ai colleghi che seguiranno che ha un minuto di tempo per illustrare la sua interrogazione.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, signora Ministro, abbiamo voluto presentare questa interrogazione a risposta immediata perché alcune aziende agricole sono state pesantemente sanzionate dagli ispettori dell'INPS per una pura interpretazione del contratto collettivo di lavoro provinciale. Sono state erogate delle pesantissime sanzioni e mi aspettavo che l'INPS e gli ispettori facessero un'opera di controllo soprattutto di coloro i quali non mettono in regola i propri lavoratori. Vorrei vivere in un Paese così sereno e tranquillo in cui coloro i quali pagano regolarmente le tasse, non vengono martoriati né sanzionati, diversamente da quelli che utilizzano il lavoro nero, di cui, invece, non si occupa nessuno. Peraltro, risulta agli atti, con nota del 30 marzo, che il direttore generale Crudo abbia emesso una circolare per bloccare sostanzialmente il provvedimento.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il problema sollevato dall'onorevole Moffa e dai colleghi, attiene alle risultanze ispettive dell'INPS nei confronti di alcune ditte dell'agrigentino, operanti nel settore agricolo e florovivaistico che hanno applicato, in modo difforme da quanto previsto dal contratto provinciale di lavoro, le disposizioni in materia di programmi di adeguamento contrattuale. In particolare, le contestazioni degli ispettori dell'INPS riguardano il versamento di una contribuzione inferiore a quanto dovuto, con conseguente richiesta di pagamento della differenza, e applicazione delle prescritte sanzioni civili. In proposito, confermo quanto già emerso nel corso della discussione della risoluzione nella XI Commissione (Lavoro), di analogo contenuto, ossia che tali attività di controllo hanno ad oggetto fatti estranei a quelli per i quali l'INPS, con il messaggio richiamato dall'onorevole interrogante, ha disposto la sospensione cautelare. Infatti, le attività ispettive richiamate dall'onorevole interrogante, hanno avuto ad oggetto la verifica del rispetto dei contratti di riallineamento nella provincia di Agrigento, mentre il messaggio è relativo ad altra fattispecie, ossia agli atti di accertamento automatizzato che l'INPS effettua allo scopo di verificare il rispetto del pagamento dei contributi da parte delle aziende sulle retribuzioni contrattuali.
In conclusione, a seguito degli ulteriori accertamenti effettuati presso l'INPS, come da impegno preso in occasione dell'ultima seduta in Commissione in cui è stata seduta la risoluzione citata, non posso che ribadire le conclusioni di cui sopra.

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PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di replicare.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signora Ministro, la ringrazio per la risposta, anche se le debbo dire con grande franchezza che non ci soddisfa pienamente. Qui ci troviamo di fronte ad un caso un po' particolare; mi verrebbe da chiedere chi controlla i controllori, nel senso che siamo di fronte ad un'iniziativa molto chiara da parte della direzione generale dell'INPS, che individua anche elementi di cautela per lo stesso istituto, che in questo caso si esporrebbe, come avvenuto anche in passato, a non pochi contenziosi, con risultati che molto spesso hanno dato torto proprio all'istituto. Quindi, un elemento di cautela, richiesto anche dalla direzione generale, avrebbe implicato, da parte degli ispettori, una sospensione dell'attività ai fini di una verifica e di un accertamento, perché non siamo nel campo di un'evasione, ma siamo nel campo di una interpretazione rispetto ad accordi contrattuali in sede provinciale, tant'è che vi sono aziende che li hanno interpretati in una maniera e aziende che le hanno interpretati diversamente.
Di fronte a questo equivoco, che evidentemente deve essere in qualche modo risolto, è evidente che il buon padre di famiglia tenderebbe generalmente a sospendere cautelativamente le ispezioni o, almeno, l'irrogazione delle sanzioni, perché stiamo parlando di sanzioni pesantissime e di decurtazione della possibilità di accedere a contributi per aziende agricole che, voglio sottolineare, sono tra le più qualificate nel nostro Paese e non hanno mai violato le norme contrattuali. Mi chiedo se non sia il caso di intervenire con una sanzione nei confronti dei controllori, che non hanno rispettato le indicazioni che venivano dalla direzione generale dell'INPS.

(Elementi in merito all'andamento del risparmio derivante dalla riforma del sistema previdenziale - n. 3-02379)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Antoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02379 concernente elementi in merito all'andamento del risparmio derivante dalla riforma del sistema previdenziale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, signora Ministro, è noto che abbiamo varato una riforma del sistema pensionistico molto dura e anche pesante, pur coerente al suo interno e alla sua logica. Quando si calcolano i risparmi di questa riforma, soprattutto nei primi anni, a nostro giudizio si calcolano in maniera molto riduttiva; in particolare: 280 milioni di euro nel 2012 e 315 milioni di euro nel 2013. Questo è confermato dal fatto che, invece, quando bisogna coprire la spesa per i cosiddetti esodati, per 120 mila persone, a fronte di milioni di persone che non vanno in pensione, il calcolo porta a 10 miliardi di spesa. Quindi, a nostro giudizio vi è una contraddizione palese. Da qui la richiesta di sapere esattamente anno per anno, il risparmio della riforma pensionistica, per avere contezza e potersi muovere in coerenza.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole D'Antoni per l'interrogazione, nella quale si chiede al Governo di fornire chiarimenti circa l'apparente discrasia che sussisterebbe tra i risparmi di spesa connessi alla recente riforma pensionistica e gli oneri conseguenti alla necessità di fornire salvaguardia a talune platee di lavoratori, riconoscendo loro l'applicabilità della disciplina pensionistica pre-riforma. In particolare, gli interroganti chiedono al Governo di chiarire se sussista in concreto un'antinomia tra la stima relativa ai risparmi connessi alla riforma, che risulterebbero più esigui di quanto inizialmente preventivato, e la stima relativa ai costi connessi all'adozione dei decreti di salvaguardia, che invece paleserebbero oneri molto rilevanti. In merito, Pag. 40sulla base dei dati contabili in possesso delle amministrazioni competenti, e debitamente riportati nelle relazioni tecniche a corredo dei diversi testi normativi, posso affermare che le ipotizzate discrasie non sembrano sussistere.
In particolare, dalla relazione tecnica posta a corredo del decreto-legge «salva Italia», nella sua formulazione iniziale, emerge che i risparmi associati all'attuazione della riforma, vanno da circa 2,76 miliardi di euro a circa 22 miliardi nell'anno 2020. Queste stime sono state effettuate dalla Ragioneria generale dello Stato e ovviamente il Ministro vi si deve attenere.
Al riguardo, è importante sottolineare che le cifre in questione sono su base annua, quindi sono flussi annui, mentre quelle riferite dagli interroganti in relazione all'applicazione dei decreti cosiddetti «di salvaguardia», hanno carattere cumulativo e quindi fanno riferimento all'insieme dei costi che queste salvaguardie comportano. Quindi, i due ordini di grandezza non sono strettamente comparabili perché, in un caso, si hanno flussi annuali e, nell'altro, si ha sommatoria di costi che dipendono dall'intera applicazione della clausola di salvaguardia.
Vorrei, però, anche sottolineare un aspetto che mi sembra sia sotteso alla domanda degli interroganti, e cioè il fatto che è vero che la riforma genera nel complesso risparmi molto cospicui, ma questi risparmi sono stati interamente contabilizzati a riduzione del disavanzo pubblico e del debito, e quindi ogni ulteriore procedimento di spesa necessita di un finanziamento.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. In definitiva, non possono essere quindi utilizzati quei risparmi, perché sono stati utilizzati per la salvaguardia della sostenibilità finanziaria del nostro debito pubblico.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Antoni ha facoltà di replicare.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, ringrazio la signora Ministra perché finalmente abbiamo avuto qualche risposta più chiara, nel senso che, almeno per l'anno che è stato citato (cioè il 2012) il risparmio sarebbe di oltre due miliardi, a fronte di poste che invece risultavano diverse e più basse. Il secondo problema è: se così stanno le cose, e come io penso anche da calcoli che noi abbiamo fatto, questo poi porta a 6 miliardi il secondo anno e poi a seguire fino a 25 nel 2020, si ha un bel risparmio da parte di questa riforma.
Quindi in questo senso è chiaro che c'è un problema di copertura del debito, ma qui c'è anche un altro problema che bisognerà aprire, ed è il problema che, nel momento in cui si chiede ai lavoratori di lavorare di più, bisogna innescare un patto generazionale nuovo tra generazioni anziane e generazioni giovani.
Una parte di questo risparmio andrebbe dedicato alle generazioni nuove. Basta fare tutto il ragionamento sulla copertura degli ammortizzatori sociali e le difficoltà che ci sono per coprire i nuovi ammortizzatori sociali, per capire come questo problema di un sistema tra generazioni, che si è sempre tenuto nel nostro Paese, fondato sulla solidarietà, debba essere confermato, anche attraverso questa riforma.
Ci vuole l'apertura di un dibattito, e approfitto proprio di questa occasione, perché finalmente si possa dire che una parte di quel risparmio deve essere dedicata alle giovani generazioni, proprio perché i padri - si è detto tante volte - lavorano di più ma una parte di quel lavoro deve andare anche ai figli. Se va tutto a debito, commetteremo, a mio giudizio, un'ingiustizia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Ho finito, signor Presidente. Non daremmo un elemento di solidarietà di cui abbiamo tanto bisogno in questo momento.

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PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che bisogna attenersi al tempo, perché siamo anche in diretta televisiva.

(Iniziative per chiarire gli ambiti di competenza dello Stato e quelli propri delle regioni in materia di istruzione - n. 3-02380)

PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02380, concernente iniziative per chiarire gli ambiti di competenza dello Stato e quelli propri delle regioni in materia di istruzione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, signor Ministro, stiamo qui trattando un tema particolarmente sensibile che riguarda il titolo V della Costituzione e, in modo particolare, l'articolo 117, laddove si distingue la parte relativa alle norme generali di legislazione esclusiva dello Stato, dalla parte residuale, sempre relativa all'istruzione, che appunto è di legislazione concorrente tra Stato e regioni.
Questo ha dato vita a tutta una serie di difficoltà e di interventi anche da parte della Corte costituzionale. Da ultimo, appunto, la sentenza sul dimensionamento scolastico, che ha dichiarato illegittimo l'intervento dello Stato, ma anche la sentenza del 2009, dove si mette in luce proprio come ci sia un complesso intrecciarsi di norme generali e di principi fondamentali.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Centemero.

ELENA CENTEMERO. Ecco, noi siamo proprio qui a chiedere di chiarire quali siano, quali saranno, e quali sono le competenze specifiche legate alle regioni nel campo dell'istruzione, e le materie di competenza dello Stato, anche in relazione all'articolo 137 del decreto legislativo n. 112 del 1998.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Francesco Profumo, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO PROFUMO, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, l'onorevole interrogante chiede quali iniziative si intendano assumere per rendere più chiara la distinzione tra gli ambiti di competenza della legislazione e delle funzioni amministrative dello Stato e delle regioni in materia di istruzione, richiamando anche il recente decreto-legge sulla spending review, che ha previsto un servizio di tesoreria unica per le scuole dove confluiranno le risorse finanziarie attualmente depositate presso gli istituti bancari privati.
A proposito, si rappresenta che il Ministero ha avviato un confronto con le amministrazioni regionali per raggiungere un'ampia condivisione su criteri certi, chiari, coerenti e ragionevoli per la riorganizzazione della rete scolastica, onde attuare al tempo stesso obiettivi di risparmio di spesa e di definizione di una solida struttura organizzativa e didattica delle istituzioni.
In tal senso, è stata elaborata una bozza di accordo tra Governo, regioni e province autonome di Trento e Bolzano, che sarà a breve sottoposta all'esame della Conferenza Stato-Regioni, concernente finalità, tempi e modalità di attuazione del Titolo V, parte seconda, della Costituzione, per quanto attiene alla materia dell'istruzione e sperimentazione di interventi condivisi per la migliore allocazione delle risorse umane, strumentali ed economiche, al fine di elevare la qualità del servizio.
Ovviamente, nel prosieguo dell'iter di perfezionamento della bozza di accordo, saranno coinvolte anche l'ANCI e l'UPI per l'esame congiunto delle ricadute sugli enti locali dell'effettiva attuazione del trasferimento alle regioni delle funzioni amministrative in materia di istruzione. Tra gli obiettivi dell'accordo, vi è il completamento del trasferimento delle funzioni amministrative alle regioni, alla luce dei Pag. 42recenti costituzionali di riparto della funzione legislativa e dell'articolazione delle funzioni amministrative.
Per conseguire questo obiettivo, le parti coinvolte assumono, tra l'altro, l'impegno di definire in modo definitivo le relative competenze in materia, evitando duplicazioni e cercando di prevenire l'insorgere di contenziosi; di semplificare la rispettiva normazione, chiarendo i livelli di responsabilità sulle singole materie degli enti locali; di individuare, sempre attraverso un percorso comune, i livelli essenziali delle prestazioni, che sono garantite su tutto il territorio nazionale, secondo il criterio della sostenibilità ed eleggibilità.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Profumo.

FRANCESCO PROFUMO, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Quanto al richiamo operato nell'atto parlamentare alle disposizioni della spending review, si sottolinea che il servizio di tesoreria alle scuole statali è stato fino ad oggi realizzato attraverso convenzioni che ciascuna scuola stipula con un determinato istituto bancario. È emerso che tale sistema ha creato situazioni molto differenziate a seconda del territorio e della capacità negoziale delle scuole, con elevata dispersione del fondo di cassa.
Queste circostanze, unitamente alla rilevanza della giacenza, hanno consigliato un intervento volto ad assoggettare le scuole statali al sistema di tesoreria unica con il deposito delle disponibilità liquide presso la tesoreria statale. Resta fermo che le risorse economiche rimangono nella disponibilità delle scuole.

PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di replicare.

ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro parzialmente soddisfatta dalla sua risposta anche se ha messo in luce come sia già in atto un percorso, un iter, che coinvolge le realtà istituzionali, quindi il Governo, i governi delle regioni, e poi verranno anche coinvolti province e comuni, all'interno di una definizione di un tema così importante, che richiede anche il contributo delle parti politiche. Infatti, qui stiamo parlando di un tema essenziale come l'istruzione, che è un livello essenziale di prestazione nazionale, la cui uniformità deve essere garantita su tutto quello che è il nostro territorio.
Accanto a questo va, invece, messo in luce un aspetto importante che lei ha rilevato e cioè l'attenzione alla semplificazione amministrativa e normativa, ma anche - alla luce della razionalizzazione della spesa pubblica nel campo dell'istruzione - occorre considerare che il 97 per cento viene allocato dallo Stato, e questo è importante che rimanga tale nell'ottica di un controllo di gestione dei corsi e delle spese, le spese del personale.
Quindi, credo che sia necessario, anche nell'ambito di questo lavoro di intesa tra livelli di governo - nazionale, regionali e quant'altro - e le parti politiche, che venga presa in particolare considerazione l'autonomia, le scuole autonome per la loro reale autonomia, e soprattutto un tema molto sensibile per la semplificazione, il contenimento della spesa pubblica, la razionalizzazione e un miglior servizio come il reclutamento, cioè le risorse non solo finanziarie, ma essenzialmente umane (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per garantire la continuità della produzione nello stabilimento Alcoa di Portovesme e per salvaguardare i livelli occupazionali - n. 3-02381)

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-02381, concernente iniziative per garantire la continuità della produzione nello stabilimento Alcoa di Portovesme e per salvaguardare i livelli occupazionali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, la questione dell'Alcoa è terribilmente Pag. 43seria e non avrebbe meritato l'assenza del Ministro dello sviluppo economico. Speriamo che questo non sia un segno di sottovalutazione del problema. Infatti, Italia dei Valori è di nuovo qui dopo la recente ultima interrogazione. Avevamo detto che avremmo vigilato sui passi del Governo affinché fosse definitivamente confermata la continuazione della produzione di alluminio negli stabilimenti della Alcoa da parte del nuovo soggetto industriale, evitandosi una catastrofe sociale.
Non abbiamo mollato, abbiamo seguito passo passo l'evoluzione della situazione insieme alle rappresentanze sindacali ed abbiamo incalzato l'azione di Governo. Oggi, a poco più di un mese dalla fatidica data del 31 agosto, Italia dei Valori è ancora qui con preoccupazione, visto l'inesorabile scorrere del tempo, per chiedere al Governo a che punto sono la pratica per la proroga di tre anni delle tariffe concorrenziali, la soluzione strutturale attraverso l'autorizzazione interconnessione e la possibilità di esonero dagli oneri di dispacciamento.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la prego di concludere.

FEDERICO PALOMBA. Vorremmo, infine, sapere a che punto è la lettera di intenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporto con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole interrogante, il Ministero dello sviluppo economico ha respinto la decisione della multinazionale di Pittsburgh di chiusura dello stabilimento di Portovesme e il licenziamento di tutti i lavoratori. Sapendo che la decisione di Alcoa sarebbe stata irreversibile, ha operato con la regione Sardegna e le altre istituzioni territoriali per realizzare due presupposti: da un lato, condizioni economiche adeguate all'attrazione di nuovi investitori - ciò ha significato ricercare delle condizioni normative per una riduzione strutturale del costo dell'energia elettrica per adeguare le infrastrutture e per ottenere un maggiore efficienza degli impianti e del lavoro - e dall'altro, evitare la sospensione della produzione.
Dopo un confronto difficile, il 27 marzo scorso è stato sottoscritto un accordo tra MISE, regione, provincia, Alcoa e sindacati che prevede il mantenimento degli impianti fino al 31 ottobre nel caso non ci siano manifestazioni di interesse per rilevare lo stabilimento e fino al 31 dicembre 2012 nel caso di interesse manifestato da un nuovo investitore che sottoscriva entro questo mese di luglio una prima lettera di intenti. Dalla firma dell'accordo è continuato lo stimolo sia verso la proprietà, sia verso le multinazionali interessate.
Sono proseguiti sia col Ministero dell'ambiente che con Alcoa gli incontri sulle questioni delle bonifiche ambientali. Con la regione sono state concretamente avviate le procedure per la sistemazione delle infrastrutture portuali e per il funzionamento degli stabilimenti ed i sindacati sono sempre stati aggiornati sulla vicenda. Si sta definendo, inoltre, una lettera di intenti tra Alcoa e la società con la quale ha avviato in esclusiva la trattativa per l'eventuale cessione dello smelter e verrà riconvocato il tavolo di confronto per ridefinire le prossime tappe di lavoro.
Per le problematiche energetiche, Alcoa è già titolare di un contratto di interrompibilità con Terna per una potenza superiore ai 40 megawatt e ha diritto all'esenzione del pagamento di alcuni corrispettivi di dispacciamento, come disposto dalla legge n. 99 del 2009.

PRESIDENTE. Signor Ministro, la prego di concludere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Se anche in futuro lo stabilimento continuerà a fornire il servizio di interrompibilità, potrà continuare a godere dell'esonero previsto dalla legge. Il regime di superinterrompibilità Pag. 44per le isole maggiori è stato autorizzato dalla Commissione europea fino al 31 dicembre 2012.
Si osserva infine che, se i regimi richiamati fornissero garanzie per una fornitura energetica a condizioni competitive per un periodo determinato, occorrerebbe pensare ad una soluzione a regime di carattere strutturale. In questo senso, ci si sta muovendo verso la realizzazione di un nuovo interconnector anche senza escludere altre soluzioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di replicare.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signor Ministro, noi abbiamo seguito passo passo l'evoluzione degli accordi e dei rapporti e lei ci farebbe sperare che siamo ad un passo dalla definizione. Noi questo chiediamo: chiediamo al Governo un passo molto più deciso, in quest'ultimo periodo che manca fino al 31 agosto, con la lettera definitiva di intenti, perché solo il Governo è titolare del potere di intervenire presso l'Unione europea e presso l'ENEL perché non metta in atto i temuti ostacoli.
La Sardegna vi sta guardando: non soltanto i lavoratori dell'Alcoa, ma tutti coloro che dipendono da questa filiera. D'altra parte, voi avete dichiarato che quello dell'alluminio è un intervento strategico, perciò se malauguratamente le cose dovessero interrompersi sul finale la responsabilità non può essere attribuita ad altri. Però, noi confidiamo vivamente e non vogliamo creare allarmi. Saremo i primi, se la cosa andrà a buon fine, come tutti noi auspichiamo, a darvi il riconoscimento, però davvero il Governo faccia un ultimo sforzo finale, molto forte perché questa lettera di intenti arrivi finalmente entro il 31 agosto e l'intero territorio, oltre che l'intera Sardegna, possano guardare con fiducia alla ripresa di uno sviluppo industriale che è determinante non solo per l'intero territorio, di cui rappresenta il 15 per cento del PIL, ma anche per lo sviluppo strategico dell'intera nazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Intendimenti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in relazione alla revoca dell'attuale commissario straordinario dell'Aero Club d'Italia alla luce di presunte irregolarità nella gestione dell'ente - n. 3-02382)

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02382, concernente intendimenti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in relazione alla revoca dell'attuale commissario straordinario dell'Aero Club d'Italia alla luce di presunte irregolarità nella gestione dell'ente (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ENZO RAISI. Signor Presidente, signor Ministro, lei conosce molto bene l'argomento perché è la terza volta che propongo un question time sulla stessa materia: è sempre la questione del commissario dell'Aero Club d'Italia che, in barba al fatto che sia incompatibile in quanto senatore, in barba al fatto che la legge n. 340 del 1954 prevede che non possa restare commissario per più di un anno, mentre esercita tale ruolo da 18 mesi, in barba al fatto che gli era stato dato quale unico compito, di adottare un nuovo statuto, che gli è stato bocciato dal Consiglio di Stato nell'aprile scorso, dimostrando che la sua volontà non era quella - come previsto dalla sua nomina di commissario - di rivedere lo statuto in base alla legge Brunetta, ma di adottare uno statuto pro domo sua, nonostante ci siano denunce in campo penale, denunce in campo amministrativo e numerose inchieste mediatiche su di lui, ancora questo commissario rimane al suo posto.
Allora, vorremmo capire finalmente se il Governo è deciso a dare un carattere di legittimità al vertice di questo ente, che è un ente glorioso per il nostro Paese, e che sta finendo veramente in una barzelletta, cosa di cui tutti noi ci scusiamo.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Raisi. Pag. 45
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, all'insediamento del Governo, il senatore Leoni risultava già nominato commissario straordinario per l'Aero Club d'Italia.
Per consentire il completamento della revisione dello statuto dell'ente, i diversi Ministri concertanti hanno provveduto a prorogare tale incarico. Con il coinvolgimento delle amministrazioni interessate, ivi comprese Presidente del Consiglio e CONI, si è effettuata l'istruttoria in ordine alla proposta di statuto presentata dal commissario e si è chiesto il parere del Consiglio di Stato, che si è espresso, dapprima in via interlocutoria e, poi, definitivamente.
In tale parere si rileva che l'esclusione delle federazioni sportive aeronautiche dall'organizzazione dell'ente, come previsto nella proposta di statuto, ha formato oggetto di valutazione favorevole da parte del CONI. Tale valutazione, a parere del Consiglio di Stato «è certamente significativa perché basata sull'asserito mancato riconoscimento da parte del CONI ai fini sportivi delle medesime federazioni, ma non è sufficiente per giustificare una modifica normativa di così forte impatto». Il parere definitivo è stato trasmesso al commissario per i successivi adempimenti.
Circa le presunte irregolarità nella gestione si sono disposti gli accertamenti del caso, la Corte dei conti, in sede di controllo del bilancio, non ha segnalato tali irregolarità. Successivamente al parere del Consiglio di Stato, il CONI ha ribadito la posizione espressa in precedenza, secondo la quale l'Aero Club d'Italia è l'unica federazione sportiva nazionale riconosciuta dal CONI che, ai sensi dello statuto della carta olimpica, riconosce una sola federazione sportiva nazionale per ciascuno sport e l'Aero Club d'Italia è l'unico ente nazionale che rappresenta l'Italia presso la federazione aeronautica internazionale e l'unico rappresentante di tale federazione nel territorio dello Stato, ai sensi della legge 29 maggio 1954, n. 340.
Il CONI ha eliminato dal registro nazionale delle società sportive dilettantistiche delle pseudo-federazioni sportive aeronautiche perché prive dei necessari requisiti, lo stesso CONI ha raccomandato di provvedere in sede di revisione dello statuto alla cancellazione di dette federazioni quale presupposto essenziale ed imprescindibile per l'approvazione da parte del CONI nel nuovo testo statutario.
Il commissario, nel prendere atto del parere dello Stato, ha comunicato di essersi attenuto alle direttive del CONI. Alla luce della situazione venutasi a creare, che si sostanzia obiettivamente in una diversa interpretazione del ruolo che deve assumere nell'ordinamento giuridico generale e in quello sportivo, le amministrazioni vigilanti stanno valutando le iniziative da assumere per risolvere tale problematica.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor Presidente, devo dire che sono sbalordito da questa risposta, innanzitutto la prossima volta mandatemi una foto del Ministro Passera, perché è la terza volta che faccio un'interrogazione su questo e il Ministro competente ancora non si è presentato. Noto che questa volta si parla solamente di sport, nelle altre risposte non si parlava mai di sport, vuol dire che ha fatto effetto la lettera che Petrucci ha mandato al Ministro Passera, fra l'altro all'insaputa del Ministro Gnudi, che non viene mai coinvolto in questi atti, infatti il Ministro Gnudi è il Ministro competente in materia ma mi risulta che non venga mai coinvolto.
Se Petrucci per qualche voto in più alla sua elezione ha bisogno di fare queste «marchette» le faccia da un'altra parte, anche rispetto alla risposta che ci è stata data oggi. Non solo, io le ricordo che c'è una richiesta del direttore generale del Ministero dei trasporti, dottor Gerardo Maria Pelosi, che ha chiesto un'ispezione della Guardia di finanza. È da tempo che Pag. 46il commissario è oggetto di gravi accuse e denunce, e voi continuate a girare attorno al problema che quando siete arrivati era già stato nominato, ma l'avete riconfermato voi, Ministro, e lei lo sa perché ne abbiamo parlato anche in camera caritatis.
Non è possibile che si mantenga in piedi un commissario che per statuto non ne ha diritto, che è incompatibile in quanto senatore della Repubblica: quando mai si è visto che un senatore della Repubblica è commissario in un ente controllato dal Ministero? Mai! È incompatibile, e voi continuate a tenerlo lì. Prima c'era un Governo in cui i suoi amici lo tenevano in piedi, oggi non c'è più neanche questa scusa, siete dei tecnici, dovete intervenire per ripristinare la legalità, state ammazzando un ente storico come l'Aero Club d'Italia. Allora, dite al Ministro Passera che ogni tanto si assuma delle responsabilità, oltre a fare delle belle conferenze, e venga qui a rimettere in piedi la legittimità sull'ente Aero Club d'Italia. Non pensiate che finisca qua (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) sento dei ruggiti leghisti...

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, la invito a concludere.

ENZO RAISI. ...a questi fatti, perché li riguardano.

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, la invito, anche per la prossima volta, ad usare un linguaggio consono all'Aula, anche perché siamo in diretta e sono certo, onorevole Raisi, che quando lei ha parlato di «marchette» si riferiva a una nota trasmissione televisiva, ovviamente. Dobbiamo, però, tenere tutti, anche nel linguaggio, un comportamento consono all'istituzione in cui siamo.

(Dati relativi al gettito incassato per effetto dell'applicazione dell'IMU con la prima rata di giugno 2012 - n. 3-02383)

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02383, concernente dati relativi al gettito incassato per effetto dell'applicazione dell'IMU con la prima rata di giugno 2012 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, signor Ministro, l'interrogazione verte proprio sull'IMU e sui dati che sono stati diramati dal Governo in questi giorni circa il gettito incassato con la prima rata del 18 giugno scorso.
Premesso, quindi, che dalle stime e dalle prime proiezioni governative, la somma introitata si attesta intorno ai 9,5 miliardi di euro e che lo stesso Governo si riserva la facoltà di rivedere, entro dicembre, entro il 10 dicembre, in particolare, ovvero solo una settimana prima del termine previsto per il pagamento del saldo dell'imposta municipale propria, le aliquote di base stesse, mettendo in seria difficoltà gli enti locali e gli stessi contribuenti, che dovranno rifare, eventualmente, tutti i conteggi a pochi giorni dalla scadenza, chiediamo al Governo quale sia il gettito incassato con la prima rata dell'IMU di giugno, ripartito regione per regione, in quali regioni siano stati registrati i maggiori scostamenti rispetto ai gettiti stimati dal Governo stesso e, infine, se gli eventuali differenziali si riferiscano maggiormente al gettito atteso dall'imposizione sulla prima casa rispetto alla seconda casa.

PRESIDENTE. Sempre il Ministro Dino Piero Giarda, che - lo ricordo a tutti - è il Ministro per i rapporti con il Parlamento, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la ringrazio di avere ricordato la mia funzione di attento lettore. La stima relativa al gettito dell'IMU, quantificata in sede di predisposizione del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, era di circa 21,4 miliardi di euro per l'anno 2012, di cui 3,4 miliardi riferibili alle abitazioni principali e alle relative pertinenze. Pag. 47
Le modifiche normative introdotte in materia di IMU dal decreto-legge n. 16 del 2012 hanno comportato una riduzione della stima originaria di circa 438 milioni di euro. Tra le modifiche introdotte dal suddetto decreto-legge, gli effetti prevalenti sul gettito derivano dalla rinuncia della quota erariale dell'IMU sugli immobili di proprietà dei comuni, la maggior parte dei quali, come verificato in sede di monitoraggio dei versamenti, non hanno effettuato alcun versamento a proprio favore, generando un'ulteriore riduzione della stima del gettito IMU di circa 300 milioni.
Inoltre, un decreto ministeriale del 1o giugno ha disposto la sospensione dei versamenti IMU per i fabbricati situati nelle zone interessate dagli eventi sismici in Emilia, comportando un mancato versamento stimato in circa 560 milioni di euro.
Pertanto, la stima del gettito IMU 2012 si attesta a circa 20,1 miliardi di euro. Il gettito atteso per la rata di giugno era previsto in 9,7 miliardi, per effetto sia della possibilità concessa ai contribuenti di realizzare l'acconto dell'IMU sull'abitazione principale in due rate, giugno e settembre, anziché in una sola, giugno, sia dell'acquisizione a dicembre di talune quote di IMU, cosiddetti «immobili fantasma», e versamenti relativi a fabbricati rurali accatastati entro novembre.
Attualmente, i versamenti ammontano a oltre 9,5 miliardi di euro, relativi alla prima scadenza del 18 giugno. Hanno operato i versamenti circa 23,8 milioni di contribuenti su una platea potenziale di 25,5 milioni. Sulla base di quanto versato fino ad ora, si può proiettare a fine anno un gettito teorico pari a 19,2 miliardi di euro.
A questo importo occorre aggiungere la stima del gettito IMU che entrerà nei prossimi mesi: primo, versamenti relativi a fabbricati rurali da accatastare entro novembre, 70 milioni; secondo, versamenti per immobili non dichiarati in catasto, 356 milioni; terzo, versamenti relativi ai contribuenti che non hanno ancora pagato la prima rata, 500 milioni.
Pertanto, il gettito complessivo atteso è di 20,1 miliardi di euro, in linea con le stime. Da ultimo, il Dipartimento delle finanze, entro il 13 luglio 2012, avrà disponibile la distribuzione su base comunale e provinciale del gettito effettivo dell'IMU sulla base dell'elaborazione delle deleghe di versamento F24 presentate dai contribuenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di replicare.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto relativamente ai dati, nel senso che almeno il Governo ha elaborato e dato una serie di importi significativi ed importanti. Lo sono meno con riferimento al concetto generale della riforma IMU che, ricordiamo, è stata strampalata, stravolta, dalle disposizioni in materia di federalismo volute dalla Lega Nord che aveva predisposto e previsto un IMU dal 2014, senza l'attribuzione dell'IMU stessa sulla prima casa e senza una serie di imposte che andavano sostituite proprio con questa nuova imposta municipale. Questo non è avvenuto.
Avete copiato una norma, anche male, avete anticipato i tempi al 2012, non avete sostituito alcuna imposta in quanto è solo sulla casa, avete aumentato le rendite del 60 per cento, avete inserito l'abitazione principale e le relative pertinenze e, soprattutto, avete dirottato il 50 per cento dei proventi delle seconde abitazioni allo Stato, cosa assolutamente contraria a tutti i principi federalisti. Per cui, su questa base, non possiamo sicuramente essere d'accordo con il Governo.
Abbiamo recepito i suoi dati. Non ci ha dato la differenza regionale dell'introito dell'IMU. Noi crediamo che a pagare siano stati sempre gli stessi, sempre le regioni del Nord e, per questo, vorremmo avere dai primi dati, signor Ministro, queste risposte, perché crediamo che le rendite catastali e gli aumenti siano stati prodotti solo al Nord e a pagare siano stati solo i contribuenti del Nord.
Ricordiamo che la Corte dei conti ha segnalato che oltre 2 milioni di immobili Pag. 48risultano essere fantasma in questo Paese. Sappiamo bene dove si trovano, non sicuramente al Nord. Per cui le chiediamo, per una questione di equità, di giustizia e di solidarietà, di lavorare su questo sistema perché la Corte dei conti stessa diceva che da questi possiamo recuperare 3 miliardi di euro. Potremo abbassare notevolmente l'imposizione IMU per i nostri cittadini e, soprattutto, per la prima abitazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Chiarimenti in merito all'esenzione delle scuole paritarie dal pagamento dell'IMU - n. 3-02384)

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-02384, concernente chiarimenti in merito all'esenzione delle scuole paritarie dal pagamento dell'IMU (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, questa interrogazione a risposta immediata è quanto mai urgente proprio perché le scuole cattoliche hanno il problema dell'IMU in quanto il Presidente Monti aveva precisato che le scuole cattoliche esenti dall'ICI-IMU saranno quelle che svolgono la propria attività con modalità concretamente ed effettivamente non commerciali.
A questo, però, non è seguita poi una decisione chiara del Governo. Alcune scuole non hanno pagato l'IMU perché si ritengono servizio pubblico e, dunque, hanno ricevuto una cartella di sollecito di pagamento. La legge n. 62 del 2000 dichiara che le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico e quindi, in quanto servizio pubblico, non dovrebbero pagare l'IMU, esattamente come le scuole statali.
Chiediamo al Governo chiarimenti in questo senso, perché urge saperlo anche alle famiglie.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, affinché sia applicabile l'esenzione ai fini dell'ICI a favore degli enti non commerciali, nella circolare n. 2 del 26 gennaio 2009 del Dipartimento delle finanze si richiede che venga rispettato, in primo luogo, un requisito di carattere soggettivo, rappresentato dal fatto che l'immobile deve essere utilizzato da un ente non commerciale, ai sensi dell'articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi e, in secondo luogo, un requisito di carattere oggettivo, in base al quale gli immobili utilizzati devono essere destinati esclusivamente allo svolgimento delle attività tassativamente elencate dalla norma. Inoltre, in base alla modifica apportata dall'articolo 91-bis del decreto-legge n. 1 del 2012, dette attività devono essere svolte con modalità non commerciali.
Questo intervento del legislatore è finalizzato a chiarire, in modo più preciso, l'ambito di applicazione della disposizione di esenzione, a seguito dell'abrogazione, ad opera del comma 3 dell'articolo 91-bis del citato decreto-legge, dell'articolo 7, comma 2-bis, del decreto-legge n. 203 del 30 settembre 2005, il quale prevedeva che l'esenzione in discorso si applicasse solo qualora l'attività svolta negli immobili oggetto dell'esenzione fosse di natura non esclusivamente commerciale.
Questo stesso intervento è stato anche ritenuto utile al fine di superare le criticità sollevate dalla Commissione europea, come chiarito dal Presidente del Consiglio con il suo intervento alla Commissione industria del Senato del 27 febbraio scorso, individuando gli enti non commerciali attraverso il doppio criterio soggettivo ed oggettivo.
Con specifico riferimento alle istituzioni scolastiche paritarie, il Dipartimento delle finanze ha evidenziato che, se le medesime rispettano il doppio criterio, continuano a godere dell'esenzione dall'IMU, in quanto la modifica apportata dal comma 1 dell'articolo 91-bis del decreto-legge n. 1 del 2012 all'articolo 7, comma 1, lettera i) del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, non comporta nulla di Pag. 49nuovo nel panorama delle esenzioni sia dell'ICI che dell'IMU. In questo contesto deve essere, quindi, indirizzata l'eventuale attività dei comuni diretta a richiedere il pagamento del nuovo tributo locale.
Occorre rilevare, infine, che nelle more della definizione del regolamento, finalizzato a disciplinare modalità e procedure concernenti l'applicazione di detta disposizione, mantengono la loro validità le istruzioni fornite con la richiamata circolare n. 2 del Dipartimento delle finanze del 2009, che ha illustrato compiutamente gli aspetti relativi all'applicazione dell'esenzione prevista dal citato articolo 7, comma 1, lettera i) del decreto legislativo n. 504 del 1992 nel senso sopra indicato.

PRESIDENTE. L'onorevole Galletti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, non è molto semplice interpretare la risposta del Ministro Giarda. Dico una cosa: stiamo parlando di scuole pubbliche, che sono inserite nel sistema integrato di istruzione nazionale.
Non possono, quindi, essere enti commerciali. Sono per forza enti non commerciali, perché sennò, signor Ministro, è come sostenere che un ospedale è un ente commerciale, perché riscuote il ticket. Possiamo dire una cosa del genere? Sarebbe un'aberrazione. L'ospedale è un ospedale pubblico e come tale non può essere un ente commerciale.
La stessa cosa capita per le scuole paritarie. Le scuole paritarie svolgono una funzione pubblica, sono nel sistema integrato nazionale e, quindi, non possono essere interpretate come enti commerciali.
Stiamo attenti su questo punto, perché stiamo parlando dell'affermazione di un principio costituzionalmente riconosciuto, che è la libertà di educazione, e stiamo soprattutto parlando di un sistema, quello delle scuole paritarie, che ogni anno fa risparmiare allo Stato 6 miliardi di euro, vuole dire un importo molto più elevato di tutta la spending review che voi state facendo sull'anno 2012. Stiamo parlando di questa roba qui.
Quindi io chiedo al Ministro di approfondire ancora l'argomento e, se non abbiamo una scappatoia con l'attuale normativa per non fare pagare alle scuole paritarie l'IMU, di intervenire immediatamente dal punto di vista legislativo, nel primo provvedimento utile, perché venga chiarito in maniera definitiva che le scuole paritarie non debbono pagare l'IMU.

(Chiarimenti sulla possibilità per i comuni con popolazione inferiore ai mille abitanti di gestire il servizio di segreteria comunale in forma associata con l'unione di comuni di cui fanno parte - n. 3-02385)

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02385, concernente chiarimenti sulla possibilità per i comuni con popolazione inferiore ai mille abitanti di gestire il servizio di segreteria comunale in forma associata con l'unione di comuni di cui fanno parte (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, il comune di Castellar Guidobono, in provincia di Alessandria, dal 2 luglio scorso è rimasto sede vacante di segreteria comunale, a seguito della scadenza dell'incarico di reggenza a scavalco svolto dall'ultimo segretario comunale.
Per ovviare a tale mancanza il suddetto comune di Castellar Guidobono, in ragione della propria appartenenza sin dal 2006 all'Unione comunità collinare Basso Grue-Curone, ha chiesto alla competente ex agenzia dei segretari comunali presso la prefettura di Torino di poter stipulare una convenzione direttamente con la citata unione dei comuni, al fine di poter concentrare in un'unica figura professionale la funzione di segreteria, per un evidente e consistente contenimento delle spese del comune relative al personale.
Ad oggi la prefettura di Torino non ha consentito questo risparmio di spesa così significativo per un piccolo comune, che altrimenti si vedrebbe obbligato ad assumere un segretario a tempo pieno con una spesa pressoché insostenibile.

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PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Melchiorre.
Chiediamo quindi al signor Ministro di sapere perché un comune con popolazione inferiore a mille abitanti qual è il comune di Castellar Guidobono non possa avvalersi del segretario comunale dell'unione di comuni di cui esso fa parte.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione in esame gli onorevoli Melchiorre e Tanoni chiedono di conoscere se sussistano ragioni ostative alla stipula di una convenzione tra il comune di Castellar Guidobono in provincia di Alessandria e l'unione di comuni di cui il predetto ente fa parte, al fine di assumere in forma associata il servizio di segreteria comunale. Al riguardo si osserva che in base alle vigenti disposizioni in materia di ordinamento dei segretari comunali e provinciali i comuni, a determinate condizioni, hanno la facoltà di stipulare convenzioni per l'ufficio di segreteria. La soppressa Agenzia nazionale dei segretari comunali e provinciali, con deliberazione del Consiglio nazionale di amministrazione del 2 maggio 2001, si è espressa in senso negativo a fronte di richieste di contenuto analogo a quella formulata dall'interrogante. Con la predetta delibera è stato infatti stabilito che il segretario comunale e provinciale come figura professionale esercita le proprie attribuzioni in conformità con quanto previsto dal proprio ordinamento e dal testo unico degli enti locali, che come è noto origina dalla legge comunale e provinciale del 1865, solo presso i comuni e le province, ovvero presso le convenzioni di segreteria, le quali tuttavia non riguardano né le unioni di comuni né le comunità montane. Queste ultime infatti hanno facoltà di avvalersi per i servizi di segreteria di personale non iscritto all'apposito albo.
Il quadro normativo di riferimento non contempla dunque la possibilità di stipulare una convenzione con l'unione per il servizio di segreteria, restando invece aperto alla diversa possibilità di una convenzione tra i comuni della stessa unione. Tuttavia le recenti norme inserite nel decreto-legge n. 95 del 6 luglio in materia di revisione della spesa pubblica (che tra l'altro prevedono modifiche in tema di unione di comuni) costituiscono uno spunto di riflessione per approfondire la questione sollevata anche nel senso auspicato dagli onorevoli interroganti, nell'ottica della razionalizzazione delle risorse e della ottimizzazione dell'esercizio delle funzioni degli enti locali.

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di replicare.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Ministro, la ringrazio innanzitutto per averci dato la possibilità di sperare che in un prossimo futuro, anche alla luce dell'ultima normativa che ha ad oggetto la spending review e quindi i tagli e l'ottimizzazione delle spese delle enti pubblici, finalmente anche i comuni con abitanti inferiori al numero di 5 mila possano avere un unico segretario comunale soprattutto se, come nel caso del comune di Castellar Guidobono, effettivamente avere un unico segretario comunale per più comuni comporterebbe un notevole risparmio di spese. Questo ci conforta, quindi noi confidiamo nella possibilità di una revisione, anche di una risposta della prefettura successiva al comune di Castellar Guidobonon che possa andare in questa direzione, anche perché lei ha fornito un quadro normativo che mi permetto di dire non completo, cioè non contempla l'articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010 che agli articoli 28 e 29 dispone l'obbligatorietà della forma associata, cioè dell'accorpamento delle funzioni per i comuni fino a 5 mila abitanti per ovvi motivi di risparmio.
La normativa di riferimento è quella relativa esclusivamente all'ordinamento dei segretari comunali che sì, va bene, ma va evidentemente coordinata da un insieme di norme che qui lasciano ad intendere Pag. 51un'interpretazione che non soltanto è estensiva, ma anche forse autentica di una norma successiva. Sappiamo, quindi, essere la mancata osservazione di questa norma comunque una palese violazione di legge da parte della stessa prefettura di Torino nel voler negare questa possibilità. Riguardo poi alla specificità del ruolo di segretario comunale e della necessità che ad esercitare tale funzione presso il comune, in questo caso di Castellar di Guidobono o anche di altri, sia un soggetto che sia iscritto all'agenzia, benissimo, con una convenzione, alla quale il comune Castellar di Guidobono si è detto disponibile peraltro, è possibile anche stabilire, come prevede la legge, attraverso un rapporto di convenzione, che il soggetto che svolga la funzione di segretario comunale sia iscritto all'albo. Credo, quindi, che questo si possa superare anche evitando di violare la legge, quindi una legge successiva rispetto a quella che viene citata dalla prefettura di Torino.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Brugger, Caparini, Cicchitto, Commercio, D'Alema, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Fava, Franceschini, Galletti, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Lucà, Lusetti, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Palumbo, Pisacane, Pisicchio, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3305 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale (Approvato dal Senato) (A.C. 5322) (ore 16,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale.
Ricordo che nella seduta del 9 luglio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 5322)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 5322), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato.
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 5322).
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno Pag. 52espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 5322), che sono distribuiti in fotocopia.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, tutti gli emendamenti a prima firma dell'onorevole Girlanda sono stati ritirati dal presentatore.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articolo 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto estranei rispetto al contenuto del provvedimento in esame, i seguenti articoli aggiuntivi, non previamente presentati Commissione: Caparini 1-bis.050, volto ad estendere l'aliquota IVA del 4% ai libri su supporto elettronico; Caparini 3-bis.050, volto ad escludere dal limite massimo degli sconti di cui all'articolo 2 della legge n. 128 del 2011 i libri in formato digitale; Caparini 4.050, volto ad individuare ulteriori casi di rimozione delle misure tecnologiche di protezione delle opere tutelate dal diritto d'autore di cui alla legge n. 633 del 1941; Caparini 4.051, volto a modificare le modalità della destinazione degli introiti delle emittenti televisive alla produzione e all'acquisto di opere cinematografiche recenti; Caparini 4.052, volto ad individuare i requisiti per la definizione di opera cinematografica e audiovisiva di espressione originale italiana, ai fini degli obblighi di produzione, acquisto e diffusione di cui all'articolo 44 del decreto legislativo n. 177 del 2005; Caparini 4.053, volto ad integrare l'articolo 2 del decreto legislativo n. 177 del 2005 con le definizioni di opera cinematografica e audiovisiva; Caparini 5-bis.050, che prevede la soppressione dell'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori ed il trasferimento delle relative competenze alla Società italiana degli autori ed editori; Caparini 5-bis.051, volto a consentire la pubblicazione attraverso la rete Internet di immagini e musica a bassa risoluzione per uso didattico e scientifico; Caparini 5-bis.052, volto a modificare i criteri per il riconoscimento dell'interesse culturale di opere cinematografiche da parte della competente Commissione istituita presso il Ministero per i beni e le attività culturali.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, a prima vista il decreto-legge in esame parrebbe un decreto restrittivo, parrebbe un decreto con pochi elementi di innovazione. Io devo subito dire che non è così: quello che è contenuto in questo decreto è propedeutico a ciò che ci sarà poi nel disegno di legge di delega al Governo e che esamineremo in un secondo momento. Vi era un tema di urgenza e il tema di urgenza era quello di non far chiudere moltissime testate. Devo dire che da questo punto di vista il lavoro svolto dal Governo è stato un lavoro importante, dopo anni di incertezza: questo va detto, perché ogni anno la necessità di una stabilizzazione quanto meno dei contributi è stato tema di straordinaria importanza. Oltre a questo - alcuni colleghi hanno seguito il lungo iter negli anni anche del regolamento - finalmente alcune norme del regolamento sono diventate legge e segnatamente l'idea che si cominci a fare pulizia in un settore non solo deregolamentato, ma un settore in cui direi che vigeva un arbitrio che era davvero molto pericoloso rispetto alle finalità stesse dell'intervento pubblico nel campo dell'editoria. Si introducono parametri nuovi per il finanziamento.
Si definisce, finalmente, il numero di addetti, anche per poter ottenere il finanziamento. Al riguardo, va detto che noi chiediamo al Governo - e mi sembra che vi sia un impegno in questo senso da parte del sottosegretario - una maggiore flessibilità per quel che concerne i 5 addetti: se uno, per esempio, va via durante l'anno, non è che debba significare che non vi siano più i finanziamenti.
Vi è una modifica molto importante nel calcolo delle copie, perché non si ragiona più, come succedeva una volta, sullo stampato e neanche più soltanto sul distribuito, ma effettivamente sulle copie vendute. Quindi, credo che questo sia un elemento di moralizzazione di cui non possiamo che essere lieti e che - voglio dirlo - il Partito Pag. 53Democratico, in questi anni, ha portato avanti con determinazione e forza. Certo, ci sarà, poi, il problema di equilibrare i forti e i deboli, ci sarà il problema di contemperare le diverse esigenze nelle diverse tipologie delle testate. Tuttavia, quello che mi preme dire è che io trovo che questo decreto-legge abbia sostanzialmente tre elementi, che rappresentano tre forme di transizione.
La prima forma di transizione è quella che ci porterà, nel 2014, al superamento del contributo diretto. La prima domanda che emerge è come ciò si concilierà con l'articolo 21 della Costituzione: infatti, non credo sia giusto avere un'antinomia fra libertà di espressione e di opinione, da una parte, e libertà di concorrenza, dall'altra. L'Europa ci invita in questa direzione, ma io credo che siano due valori e due forme di libertà che vanno contemperate.
Sempre all'interno di questa transizione, si pone il tema della riforma del credito bancario e il tema più grande del rapporto fra imprese e banche, che, ormai, sta diventando, non solo per il settore dell'editoria, ma anche per il settore dell'editoria, uno dei grandi nodi. Penso a tutto il tema della cultura, in cui l'editoria si trova inevitabilmente: è una forma d'impresa, ma molto particolare, perché è il mercato che attiene alle idee e alle opinioni e, quindi, è un mercato che attiene a forme di libertà.
Infine, sempre in questa prima grande transizione, vi è il tema del rapporto fra l'esigenza di contrazione della spesa pubblica, gli investimenti e la crescita. Non vi è dubbio che, nel disegno di legge che affronteremo dopo il decreto-legge in esame, questo tema andrà affrontato, perché è evidente che è necessario contrarre la spesa pubblica per via del debito e dei noti motivi che non sto qui ad elencare, tuttavia, nel contempo, sappiamo anche che, senza un intervento pubblico, è molto più complicato garantire alle imprese investimenti e crescita. Quindi, questo è un nodo mondiale, che non attiene esclusivamente al nostro Paese, ma che andrà affrontato.
Il secondo elemento di transizione è quello che riguarda la transizione al digitale e, quindi, la digitalizzazione, che io trovo di straordinario rilievo. Trovo che sia una delle parti migliori di questo decreto-legge, perché non si limita semplicemente al sostegno delle imprese nella fase di modernizzazione, ma interviene direttamente, e già, sull'editoria on line, garantendo ad essa un'identità ed una possibilità di esistenza attraverso il finanziamento. Quindi, non solo un ammodernamento, ma un riconoscimento.
Vorrei dire al sottosegretario e al Governo che vi è un punto che io penso dovrà essere messo a posto ed è quello che riguarda lo start up, le nuove imprese, il tema, appunto, dell'economia digitale. Credo che una relazione importante potrà esserci fra editoria e agenda digitale nel suo complesso: credo che dovremmo anche riuscire a superare il lavoro per compartimenti stagni e arrivare ad una fluidità che consenta non più un'edizione on line del cartaceo, ma una nuova forma, che è anche una nuova forma di pensiero.
Certo, poi, esiste - e lo dico al Governo - il tema, che è stato sollevato anche nel dibattito generale, del diritto d'autore e del web. Su questo punto, naturalmente, signor sottosegretario, bisognerà lavorare in modo molto forte, in collegamento con l'Europa. Tuttavia, quello del rapporto fra il diritto d'autore e la rete è un tema che non liquiderei frettolosamente, come ha fatto qualcuno, sotto il termine «libertà».
Infatti, credo si debba fare un ragionamento serio perché le esigenze sono fra loro molto diverse e vanno tutte contemperate e tutelate, come è del tutto evidente. Oltre a ciò, naturalmente, c'è sempre il tema che riguarda la modernizzazione e quindi il cambiamento di relazione, se non vogliamo che l'ultima copia del The New York Times diventi l'ultima copia cartacea; credo che ci sia, anche, un problema di ammodernamento del sistema di distribuzione e di vendita, che riguarda, quindi, gli edicolanti e le forme che l'onorevole Levi ha così ben citato nel suo intervento, facendo riferimento ad una Pag. 54sorta di carta di credito editoriale che consenta una nuova relazione fra gli utenti e i distributori.
La terza e ultima transizione è quella che riguarda i lavoratori. Ecco, vorrei dire al Governo che questo è il punto più delicato. Quello dell'equo compenso è un tema che credo fosse difficile esaminare in questo decreto-legge per le caratteristiche stesse del provvedimento ma è un tema molto importante che riguarda il cambiamento della modalità di lavoro, il cambiamento della natura del lavoratore nell'informazione, al tempo del digitale. Ciò riguarda la carta stampata, riguarda la digitalizzazione ma riguarda anche, mi permetto di dirlo, tutto quel sistema di televisioni, anche locali, in cui assistiamo a un vero e proprio sfruttamento e a un non riconoscimento della professione del giornalista che viene confusa, molto spesso, con altre professioni, per non parlare appunto di tutto il sistema on line della rete che richiede un riconoscimento nuovo in termini di diritto del lavoro.
Ci sarà la legge e io do un giudizio positivo su questo decreto-legge; il Partito Democratico dà un giudizio positivo sul provvedimento, vorrei però dire che l'importanza di questo decreto-legge e del tema che stiamo trattando non sta nel risparmio economico, non sta solo nel tema della distribuzione delle risorse, che pure è fondamentale, ma sta in qualcosa di più e cioè nel garantire che ci sia e possa continuare ad esserci la narrazione del Paese, l'articolazione delle diversità del Paese e, devo dire, a costo, anche, di una certa impopolarità, della politica di questo Paese. Non credo, infatti, che l'editoria politica possa essere considerata come un valore minore; tutto ciò che fa parte del pluralismo nel campo dell'informazione aiuta la libertà e il confronto e se vogliamo che in questo Paese ci sia maggiore coesione sociale bisogna anche che gli obiettivi siano comuni e che non si consideri tutto ciò che appartiene alla politica come privo di qualunque fondamento civile. Riuscire a ricucire, anche nel campo dell'editoria, questi campi diversi di informazione, e cioè il Paese, la politica e le istituzioni, credo che sia uno dei compiti che si è dato il Governo è che noi non possiamo che appoggiare con convinzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, credo che il nostro gruppo rispetto a questo provvedimento abbia un atteggiamento critico. Non mi sono confrontato con i colleghi ma avevo chiesto di poter intervenire sul complesso degli emendamenti proprio per dare un anticipo di segnale rispetto alla nostra posizione e rispetto a questo provvedimento. Siamo in un momento di crisi che tutti riscontriamo, siamo in un momento di disagio, siamo alle solite, e siamo a rifinanziare un settore che è giusto che venga assistito - perché mi pare che in tutte le nazioni civili, dove esiste un po' di cultura e dove esiste un po' di sforzo per la diffusione della cultura, si abbiano dei soldi pubblici per far fronte ad un'emergenza, diciamo così culturale, del nostro Paese - però non va bene rispetto alla cifra che il mondo dell'editoria ha sempre preso, ha sempre preso in modo disinvolto, diciamo noi o, perlomeno, dico io, ma soprattutto non avendo riscontri nelle cifre, non avendo riscontri nei numeri.
Allora noi non riusciamo a capire, o meglio, io non sono riuscito a capire, e in Commissione attività produttive abbiamo dovuto esprimere solo un parere rispetto a questo provvedimento, che non era di nostra competenza. Ho scoperto lì che vi sono dei finanziamenti pubblici all'editoria, ma vi sono anche dei finanziamenti indiretti, e i colleghi più informati di me, ai quali ho posto delle domande, non sono riusciti a quantificarmi questo finanziamento indiretto.
Non riusciamo a capire, oppure sono riuscito solo a percepire, che vi sono grandi testate giornalistiche che ricevono cifre altissime come finanziamento indiretto per le spedizioni, per la commercializzazione, delle prebende che non riesco a concepire. Allora, siccome l'editoria qui dentro regna sovrana - perché se è vero Pag. 55che noi siamo 600 e oltre ai parlamentari è vero anche che i giornalisti qui fuori accreditati sono più di 500 - vi è un esercito di giornalisti che è riuscito negli anni a contestare la classe politica e a farla diventare il male da combattere, come la causa di tutti i mali dell'Italia affermando così apertamente che la responsabilità di tutto è stata solo ed esclusivamente della classe politica, e oggi andiamo a premiare tutto questo mondo dando 120 milioni di euro di finanziamento pubblico diretto all'editoria.
Non so quanto sarà quello indiretto, vorrei che qualcuno del Comitato dei nove me lo dicesse, o riuscisse a far capire all'Assemblea quanti sono i soldi che diamo all'editoria in modo indiretto, pare sia qualche milione di euro, perché non sono riusciti a quantificarmelo; occorre, inoltre, far chiarezza rispetto ad un certo meccanismo. Infatti vi è un meccanismo che ci dice «rispetto alle copie vendute»; prima era «rispetto alle copie stampate», e allora si stampava per bollettini parrocchiali quasi dimenticati o, comunque, di partiti in disuso, partiti che, probabilmente, hanno dieci iscritti su tutto il territorio nazionale, e costoro riescono ad avere ancora oggi, purtroppo, un finanziamento.
Noi dobbiamo tagliare alla radice. Vi è in discussione al Senato un provvedimento con il quale stanno cercando di tagliare, o vedere dove si può tagliare, e noi avevamo un'opportunità, finalmente, di tagliare sul serio; le furbate non vanno più bene. Molto spesso troviamo in aeroporti, in stazioni e in biblioteche giornali regalati: questi giornali sono quelli che poi fanno aumentare il finanziamento, e allora vorrei avere la certezza di questi numeri. Questi dati devono essere certi, e vorrei sperare - non sono informato in tal senso - se il finanziamento, dal 2012 in avanti, rimarrà quello diretto di 120 milioni di euro. Credo sia una cifra enorme. Abbiamo parlato di terremoti questa mattina, probabilmente 120 milioni di euro farebbero molto più comodo ai colpiti dal terremoto che all'editoria. Se qualcuno non è in grado di produrre un giornale, che produca quanto meno il pareggio di bilancio, non produca lo stesso giornale, non lo faccia più! Oggi la politica doveva dare un segnale a questo mondo, non voglio dire dovesse arrivare da chi dirige l'orchestra, ma siccome «partono» da qui le leggi, siamo noi i legislatori, e per una volta potevamo dare un segnale serio e tagliare veramente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANCARLO MAZZUCA, Relatore. Signor Presidente, prima di esprimere il parere sugli emendamenti, debbo confessare, come relatore alla Camera di questo provvedimento, di essermi trovato di fronte ad un grosso dilemma: da una parte la necessità di varare il più rapidamente possibile misure che serviranno alla sopravvivenza stessa dell'editoria e a moralizzare il settore, come ha chiesto precedentemente l'onorevole Cimadoro; dall'altra, vi era invece l'esigenza di emendare alcuni punti del testo, che solo dieci giorni fa è stato licenziato dal Senato, di fronte allo stato di emergenza e al limite del 20 luglio per cui deve essere approvato definitivamente il decreto-legge. Quindi, mi sono trovato di fronte a questa emergenza e mi rammarico per questa scelta obbligata.
Debbo qui rilevare un diverso atteggiamento da parte del Senato nei confronti di alcuni provvedimenti licenziati dalla Camera. È il caso della legge di riforma dell'ordine dei giornalisti e della legge sull'equo compenso, varate dalla Camera e che da mesi sono insabbiate a Palazzo Madama. Il sottosegretario all'editoria, Paolo Peluffo, si è formalmente impegnato ad attivarsi per cercare di sveltire l'iter di questi provvedimenti.
A questo punto, proprio per cercare di venire incontro alle esigenze del settore, e considerando che dopo questo decreto-legge ci sarà una legge delega, con cui si potrà affrontare in modo serio e approfondito la riforma dell'editoria, chiedo ai Pag. 56presentatori degli emendamenti di ritirarli. Formulo quindi un invito al ritiro, altrimenti il voto è contrario.

PRESIDENTE. Quindi il relatore formula un invito al ritiro su tutti gli emendamenti, altrimenti il parere è contrario. Il Governo?

PAOLO PELUFFO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Dobbiamo quindi passare al voto sugli emendamenti. Chiedo ai colleghi di prendere posto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantovano 1.6. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Mantovano 1.6 formulato dal relatore.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, condividendo lo stesso rammarico espresso dal relatore, ritiro anche a nome dei colleghi gli emendamenti che portano per prima la mia firma. Ho già presentato degli ordini del giorno (Mantovano n. 9/5322/19, n. 9/5322/20 e n. 9/5322/21) che nella sostanza recepiscono, senza ovviamente gli elementi di dettaglio contenuti nella norma, gli emendamenti stessi, confidando ovviamente in una valutazione positiva, quando sarà il momento, da parte del Governo.

PRESIDENTE. Sta bene. A questo punto tutti gli emendamenti a prima firma Mantovano si intendono ritirati.
Passiamo all'emendamento Catone 1.9. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Catone 1.9 formulato dal relatore.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, si intendono anche questi ritirati, perché saranno convertiti in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene, quindi anche tutti gli emendamenti a prima firma Catone si intendono ritirati. Passiamo all'emendamento Zazzera 1.24. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Zazzera 1.24 formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, vorrei porre all'attenzione di quest'Aula la discussione di questo provvedimento, su come ci arriva e sul ruolo che questa Aula svolge nel ratificare un provvedimento che arriva come decreto-legge e che di fatto quest'Aula non potrà modificare, perché è stato modificato al Senato.
Il compito dei deputati oggi di questa Camera è quello di alzare la manina, spingere il bottone verde per approvarlo, senza possibilità di emendarlo, senza un confronto, senza avere la possibilità di migliorare un testo. Lo ha detto l'onorevole Cimadoro: noi su questo provvedimento abbiamo le idee molto chiare. Credo che sia una anomalia tutta italiana.
Signor sottosegretario, Governo, voi che siete tecnici di estrazione liberale, state proponendo un provvedimento di assistenzialismo ad attività di impresa, pur legittima, e state proponendo attività di assistenzialismo a imprese editoriali di partito. Infatti, questo provvedimento nasce dalla questione morale relativa a Lavitola e dei 23 milioni di euro presi in 12 anni di contributi a un giornale fantasma ma, in realtà, il cuore del problema, cioè il finanziamento all'editoria di partito, non scompare, ma resta.
Resta sotto mentite spoglie, ma ci resta, e si tratta di milioni di euro che vengono dati come finanziamento occulto ai partiti. Circa l'emendamento che oggi proponiamo, ci direte che in fondo questo provvedimento, proprio perché parte dalla richiesta di maggiore trasparenza sulla vicenda Lavitola, mette dei paletti, anzi mette delle soglie. Pag. 57
Nel caso specifico dell'emendamento, il comma 2 dell'articolo 1 mette la soglia del 25 per cento per la distribuzione delle testate nazionali. In altre parole, una testata nazionale che viene distribuita al 25 per cento ha diritto ad accedere a contributi pubblici per l'editoria. Noi partiamo dal principio che i contributi pubblici all'editoria e a un'impresa sono un errore, perché quei finanziamenti possono esser utilizzati in modo migliore.
Infatti, per esempio, sul mercato e sul sistema dell'editoria voi avete da risolvere un problema, che è quello di rimuovere i conflitti di interesse sul mercato dell'editoria, che è quello di rimuovere i monopoli di gestione sull'editoria prima di dire se date o non date i finanziamenti. Senza risolvere i problemi a monte, voi avete approvato una legge di proroga di finanziamento rimandando poi ad una legge delega, che sarà quella che sarà, ossia una delega in bianco.
Voi stabilite il 25 per cento come soglia delle aziende e delle imprese editoriali per accedere al finanziamento pubblico. Noi dell'Italia dei Valori vi proponiamo di aumentare questa soglia di selettività al 90 per cento, cioè di dare il contributo a quelle aziende e a quelle imprese editoriali che però abbiano un livello di distribuzione del 90 per cento. Pertanto, chiediamo di porre in votazione l'emendamento a mia firma 1.24.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vaccaro, Crosetto, Giammanco, Calabria, Cera, Bergamini, Cicu, Bruno, Germanà, Casero, Brandolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 470
Astenuti 7
Maggioranza 236
Hanno votato
17
Hanno votato
no 453).

Prendo atto che i deputati Cosenza, Pionati, Cuperlo e Nirenstein hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Zazzera 1.17.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Zazzera 1.17 formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, capisco che siamo da soli in quest'Aula a difendere che i soldi pubblici vadano nelle mani giuste e non nelle mani di partito...

PRESIDENTE. Ma è un suo diritto.

PIERFELICE ZAZZERA. Entro nel merito dell'emendamento in questione perché al sottosegretario dico che noi dell'Italia dei Valori siamo disposti al confronto e non partiamo dal pregiudizio che tutto sia da accettare e tutto sia sbagliato. Poiché ci avete detto di «no» alla soglia del 90 per cento di distribuzione, in questo emendamento noi proponiamo la soglia del 30 per cento. Il testo del provvedimento prevede la soglia del 25 per cento di distribuzione, noi proponiamo il 30 per cento, che però è la proposta del Governo, cioè: il testo iniziale che è arrivato al Senato, e che poi è stato modificato, prevedeva appunto il 30 per cento. Pag. 58
A me farebbe piacere conoscere il pensiero del Governo al riguardo, perché evidentemente ha proposto un testo, che doveva essere immodificabile e prevedeva la soglia del 30 per cento, che poi è stato modificato con la previsione del 25 per cento, andando contro l'idea stessa di questo provvedimento, che era quella di aumentare la selezione per affidare i contributi. Noi chiediamo di ritornare a quel testo.
In questo emendamento noi chiediamo di ritornare al testo del Governo, cioè al testo che almeno porta dal 25 al 30 per cento le copie distribuite per le testate nazionali, affinché queste possano accedere ad un contributo pubblico che richiede sicuramente selettività, ma richiede anche garanzie di controllo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Briguglio... Onorevole Sbai... Onorevole Vaccaro... Onorevole Ronchi... Onorevole Cosenza... Onorevole Pisicchio... Onorevole Pini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 475
Astenuti 7
Maggioranza 238
Hanno votato
16
Hanno votato
no 459).

Prendo atto che i deputati Pionati, Cuperlo e Farina Coscioni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, e che il deputato Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Zazzera 1.25 se accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per provare a convincere quest'Aula, anche se mi rendo conto delle difficoltà. In questo emendamento, che riguarda sempre il comma 2 dell'articolo 1, noi proponiamo di aumentare la soglia che interessa l'accesso al finanziamento pubblico per le imprese che, in questo caso, fanno editoria per le testate locali e, quindi, con una distribuzione più limitata. Voi proponete un limite del 35 per cento di distribuzione.
Per lo stesso principio detto prima, se noi dobbiamo dare soldi pubblici, è bene che vengano controllati, che i criteri siano per davvero selettivi e, quindi, che quelle imprese siano meritevoli di questi soldi pubblici. Noi proponiamo che questa soglia sia aumentata al 90 per cento di distribuzione. In altre parole, se tu vuoi avere i soldi pubblici devi dimostrare di esistere. Per esistere devi avere una distribuzione sul territorio, anche come testata locale, del 90 per cento e non, come proponete voi, di un 35 per cento, laddove potrebbero attingere a finanziamenti pubblici anche organi parrocchiali o di associazioni.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Zazzera 1.25 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ria... Onorevole Concia... Onorevole Tanoni... Onorevole Pezzotta... Onorevole Nizzi... Pag. 59
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492
Votanti 486
Astenuti 6
Maggioranza 244
Hanno votato
20
Hanno votato
no 466).

Prendo atto che i deputati Pionati e Cuperlo hanno segnalato che non sono riusciti a votare ad esprimere voto contrario e che il deputato Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Zazzera 1.18 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Melchiorre... Onorevole Calderisi... Onorevole Gava... Onorevole Piccolo... Onorevole Paglia... Onorevole Nizzi... Onorevole Zampa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 487
Astenuti 6
Maggioranza 244
Hanno votato
18
Hanno votato
no 469).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Zazzera 1.26 se accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, con questo emendamento, che riguarda il comma 2 dell'articolo 1, noi vi chiediamo di modificare i criteri con cui riconoscete il finanziamento pubblico a testate editoriali nazionali.
Vi dico questo perché in questo provvedimento, il criterio per essere una testata nazionale, e quindi per accedere ai finanziamenti pubblici, è quasi ridicolo, perché una testata nazionale, per definirsi tale, deve essere distribuita in almeno tre regioni. Voi del Governo, vi eravate spinti oltre: avevate previsto cinque regioni; poi al Senato hanno modificato il testo in peggio, portando il numero delle regioni da cinque a tre.
Noi crediamo invece che proprio su questo aspetto non si debba scherzare. Una testata nazionale è una testata che si diffonde sul territorio nazionale e noi proponiamo che neppure si diffonda su tutto, ma almeno su otto regioni del territorio nazionale. Capisco che questo testo è inemendabile: è come se vi fosse stata posta la questione di fiducia, anche se non è stata posta, e quindi non potete modificarlo; però vorrei mettervi in guardia dai rischi di ciò: ciò significa che voi fate proliferare testate che diventeranno nazionali solo perché vengono distribuite in tre regioni, magari in tre piccole regioni, e in questa maniera sarete costretti a dare finanziamenti pubblici solamente perché anche un giornaletto distribuito in tre piccole regioni potrà attingere, secondo i criteri di questa legge, appunto a finanziamenti pubblici, che oggi sono 120 milioni, ma che non sappiamo quali saranno con la legge delega che voi andrete a proporre a questo Parlamento, ancora una volta, senza la discussione perché, trattandosi di una legge delega, è una delega al Governo e quindi il Governo già ha detto che vuole decidere lui prima tutti i criteri, e magari verrà qui a proporci il piatto pronto senza possibilità di modifica da parte del Parlamento.
Per cui, noi insistiamo per la votazione dell'emendamento 1.26 a mia prima firma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 60
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Casero, Consolo, Vaccaro, De Micheli, Gibiino, Abrignani, Golfo, Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 498
Votanti 490
Astenuti 8
Maggioranza 246
Hanno votato
23
Hanno votato
no 467).

Prendo atto che il deputato Marini ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Pionati e Golfo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Zazzera 1.19 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Prestigiacomo, Martino, Romani, Pelino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 489
Astenuti 7
Maggioranza 245
Hanno votato
21
Hanno votato
no 468).

Prendo atto che i deputati Nirenstein, Sposetti, Baretta, Pionati e Patarino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Zazzera 1.27 formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, con questo emendamento, noi, ancora una volta, interveniamo sul comma 2 dell'articolo 1, laddove sono scritti i criteri che vengono individuati da questo decreto-legge, perché un'impresa editoriale possa accedere al finanziamento pubblico, cosa che è già, di per sé, un'anomalia.
Tra i criteri - lo abbiamo detto - si prevede che la testata nazionale debba distribuire il suo prodotto almeno per il 30 per cento, le testate locali almeno per il 35 per cento, che una testata nazionale sia presente in almeno tre regioni e si prevede di più: che la distribuzione in tre regioni non sia inferiore al 5 per cento. Stiamo parlando di numeri ridicoli se pensate alla distribuzione di giornali, forse anche meno importanti di quelli italiani, ma all'estero, che hanno numeri molto più grandi dei nostri.
Significa anche in questo caso che voi predicare bene ma razzolate male, cioè volete mettere dei criteri selettivi e in realtà questi criteri selettivi non ci sono perché potranno attingere ai finanziamenti pubblici imprese editoriali che hanno testate nazionali in almeno tre regioni e che abbiano un livello di distribuzione almeno del 5 per cento, capite bene cosa significa. Dietro la sua porta, dietro la porta del sottosegretario, si presenterà una marea - come al solito - di imprese buone, ma anche meno buone che chiederanno il finanziamento pubblico, magari lo avranno facendo lievitare quel finanziamento che voi volete ridurre, quindi innescando quel meccanismo che servirà ancora una volta ad aumentare il debito pubblico, perché questo significa bloccare il debito pubblico, cioè ridurre gli sprechi e ridurre le risorse pubbliche da Pag. 61destinare in questo caso all'assistenza a imprese private e in modo particolare, spesso nella gran parte, a imprese editoriali di partito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Cera, Alberto Giorgetti, Calgaro, Negro, Mondello, Murer, Zeller...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 499
Votanti 492
Astenuti 7
Maggioranza 247
Hanno votato
19
Hanno votato
no 473).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Zeller 1.11, formulato dal relatore.

KARL ZELLER. Signor Presidente, ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 1.14, formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, vorrei confrontarmi su questo emendamento con il Governo, perché credo che il Governo sia d'accordo sull'idea di questo emendamento, solo che è impossibilitato ad accoglierlo perché vi è stato dato il compito di non modificarlo e quindi è una buona intenzione.
In questa emendamento noi cosa diciamo? Tra i criteri da individuare nella selezione delle cooperative editrici che possono accedere al finanziamento pubblico, il disegno di legge prevede che siano composte esclusivamente da giornalisti, poligrafici, grafici, editoriali con prevalenza di giornalisti. Noi invece diciamo, oltre a questo, che bisogna tutelare quei lavoratori che pure stanno nelle cooperative editoriali perché non basta dire giornalisti, poligrafici, grafici ed editoriali, bisogna anche inserire «nel rispetto delle norme dei contratti collettivi di lavoro che trovano applicazione per le specifiche categorie», perché a questo punto su questa norma molti potrebbero avere quei criteri, ma non avere il rispetto di quei contratti collettivi nazionali, cioè possono attingere al finanziamento pubblico apparentemente rispettando i criteri della legge ma di fatto violando le norme di contrattazione collettiva per quanto riguarda i loro dipendenti e i lavoratori.
Quindi è una norma su cui si difende il diritto di chi lavora in queste cooperative editoriali; a me interesserebbe conoscere il pensiero e il parere, se è confermato, del Governo che ha tenuto in Commissione chiedendone il ritiro per trasformarlo in ordine del giorno. A questo punto noi lo recepiremmo come un elemento positivo per poterlo eventualmente ritirare e trasformarlo così com'è richiesto dal Governo in Commissione.

PAOLO PELUFFO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO PELUFFO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevole Zazzera, come le ho detto nella discussione in Commissione, in quanto emendamento, il parere è contrario, ma accetteremo volentieri, se venisse ritirato, un ordine del giorno di identico contenuto.

Pag. 62

PRESIDENTE. Chiedo dunque ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 1.14, formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, apprezziamo l'impegno del Governo e ritiriamo l'emendamento Borghesi 1.14.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Zazzera 1.20, formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, credo che anche in questo caso il Governo possa comportarsi come con il precedente emendamento. In questo caso, ci riferiamo al comma 4, lettera a), laddove noi chiediamo che, dopo le parole «con prevalenza di giornalisti», venga specificato che si tratta di giornalisti professionisti nelle cooperative editrici.

PRESIDENTE. Prendo atto dell'impegno del Governo ad accettare un ordine del giorno di identico contenuto e che i presentatori, conseguentemente, accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Zazzera 1.20.
Sottosegretario Peluffo, questo vale anche per il successivo emendamento Zazzera 1.21?

PAOLO PELUFFO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, accede all'invito al ritiro del suo emendamento 1.21, visto l'impegno del Governo ad accettare un ordine del giorno di identico contenuto?

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro del mio emendamento 1.21, considerate le intenzioni, confermate in Aula, del Governo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 1.15, formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, in questo caso si fa riferimento ad un criterio relativo alle imprese, in questo caso non cooperative, ma editrici, che abbiano un minimo di cinque dipendenti, con prevalenza di giornalisti, regolarmente assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato.
È uno dei criteri che noi apprezziamo nella scelta di affidare finanziamenti pubblici alle imprese, perché si prevede un criterio per cui, in cambio di soldi pubblici, si richiede un'assunzione a tempo indeterminato. Chiediamo, però, di essere completi nel provvedimento, perché noi riteniamo che questo non basti. Dire che l'assunzione deve essere a tempo indeterminato non è sufficiente, ma noi chiediamo che l'assunzione avvenga nel rispetto delle norme dei contratti collettivi di lavoro che trovano applicazione per le specifiche categorie...

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, mi scusi se la interrompo. Il Governo ha già ribadito che, in particolare, immagino, per quegli emendamenti che non sostituiscono una parola ad un'altra, ma sono emendamenti, come il sottosegretario ha spiegato - credo questo valga per gli emendamenti Borghesi 1.15 e 1.16 - che introducono elementi di contenuto, migliorativi o di precisazione, se fossero ritirati, verrebbero accettati dal Governo come ordini del giorno.
Con riferimento all'emendamento Borghesi 1.15, lo ritira o chiede di porlo in votazione?

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, lo volevo illustrare e spiegare.

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, vi sarà lo spazio per farlo, in sede di esame degli ordini del giorno. Adesso siamo in fase di votazione degli emendamenti.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, attendevo di conoscere dal Governo Pag. 63se conferma la disponibilità ad accettare degli ordini del giorno di identico contenuto agli emendamenti Borghesi 1.15 e 1.16.

PRESIDENTE. Pensavo di avere interpretato il pensiero del Governo, ma chiedo al sottosegretario Peluffo di essere più esplicito.

PAOLO PELUFFO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ribadisco che questa è tutta una materia omogenea, che può essere trasformata in unico ordine del giorno, che noi accetteremo volentieri.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Borghesi 1.15 e 1.16 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo all'emendamento Zazzera 1.28. Prendo atto che i presentatori di tale emendamento non accedono all'invito al ritiro e insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Cesaro, Golfo, Costa, Giacomoni, De Micheli, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 503
Votanti 495
Astenuti 8
Maggioranza 248
Hanno votato
18
Hanno votato
no 477).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti Zeller 1.12 e Zazzera 1.22 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, credo che su questo emendamento sia opportuno che l'Aula rifletta perché il comma 7-bis è stato introdotto nella discussione al Senato, quindi il Governo non mi sembrava fosse intenzionato a sostenerlo. È il frutto della discussione al Senato, però è anche una proposta che allarga i criteri di selezione per chi deve attingere al finanziamento pubblico in quanto, in pratica, le cooperative editoriali potranno attingere al finanziamento pubblico anche se non rispetteranno il requisito dei cinque anni dalla loro costituzione, così come previsto per norma. Capisco che questa proposta potrebbe avere il nome e cognome di un quotidiano, capisco anche che forse è un quotidiano meritevole per il lavoro che svolge, però attenti, bisogna uscire da questa spirale, per cui il pubblico salva i giornali che sono in difficoltà economica, perché in questa maniera continueremo a creare assistenza e parliamo a chiacchiere di libero mercato, quando poi, invece, andiamo sempre da «mamma Stato», quando siamo in difficoltà, a chiedere l'aiuto.
Questo comma, il 7-bis, questa integrazione, modifica, che è stata fatta al Senato riguarda, nello specifico, un giornale che, ovviamente, è meritevole, forse, di essere aiutato. Ritengo però che gli aiuti statali, in un momento così difficile per il Paese, debbano essere utilizzati per l'interesse generale, per la crescita del Paese, perché vengano affrontati i problemi occupazionali e di sviluppo, per affrontare emergenze come quella del sisma in Emilia-Romagna. Probabilmente, si sarebbe potuto affrontare alla stessa maniera, con Pag. 64strumenti diversi, e salvaguardare la libertà di espressione e di mercato anche di un giornale meritevole.
Per cui noi chiediamo, con questo emendamento, che il comma 7-bis dell'articolo 1, introdotto al Senato, venga annullato, bocciato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Zeller 1.12 e Zazzera 1.22, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tommaso Foti, Cera, De Micheli, Amici...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 503
Votanti 496
Astenuti 7
Maggioranza 249
Hanno votato
19
Hanno votato
no 477).

Prendo atto che i deputati Pionati e Goisis hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti Zeller 1.13 e Zazzera 1.23 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, anche questo è un comma, il 7-ter, introdotto nella discussione al Senato che, a differenza della Camera, ha potuto emendare il testo in discussione.
Io vi invito a guardare con molta attenzione al comma 7-ter, che noi chiediamo di abrogare, perché introduce una materia estremamente delicata, cioè interviene in materia di fondazioni bancarie - quindi, non stiamo parlando più neanche di editoria - andando in deroga alla legge e, quindi, ampliando i confini di applicazione da parte delle fondazioni bancarie che potranno finanziare enti quali le cooperative che operano nel settore dell'informazione, dello spettacolo e del tempo libero.
Stiamo consegnando nelle mani delle fondazioni bancarie la possibilità di finanziarie i giornali e, tra l'altro, trattandosi di materia non attinente, è stata fatta una deroga sulla legge competente, dando ampi poteri ancora una volta, voglio dirlo, alle banche. Credo che su questo voi, come Governo, continuate sulla strada di aiutare il sistema bancario, il sistema delle banche, in questo Paese.
Quindi noi insistiamo per la votazione per sopprimere il comma 7-ter.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Zeller 1.13 e Zazzera 1.23, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sisto, Vaccaro, Murer, Pizzolante... ancora l'onorevole Murer... onorevoli Damiano, Scanderebech... l'onorevole Damiano ha votato? L'onorevole Scanderebech ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 500
Astenuti 8
Maggioranza 251
Hanno votato
19
Hanno votato
no 481).

Pag. 65

Chiedo ai presentatori dell'emendamento Borghesi 1-bis.2 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, anche su questo emendamento noi vi invitiamo a riflettere con attenzione, perché è stato introdotto un articolo 1-bis nella discussione al Senato, che riguarda un impegno di spesa di 2 milioni e mezzo di euro per finanziarie i periodici pubblicati all'estero o prodotti nel nostro Paese e, comunque, diffusi all'estero. Non solo. Nella lettura attenta dell'intero articolo 1-bis potrete vedere che si possono riservare questi finanziamenti pubblici anche a testate che esprimono specifiche appartenenze politiche, culturali e religiose. Ancora una volta state cioè prendendo soldi pubblici da dare a giornali che saranno diffusi all'estero, ma che probabilmente saranno, per così dire, prodotti in Italia dietro le mentite spoglie di qualche partito, che vorrà attingere ancora una volta a finanziamenti pubblici. Noi vi invitiamo a ripensarci ed a sopprimere tale articolo. D'altronde, il Governo non lo aveva neanche inserito nel testo originario.
Anche nell'individuazione della commissione che dovrà accertare i criteri, certo, c'è l'impegno che si farà con un successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ma ribadiamo intanto che non si capisce mai come questa commissione di valutazione sarà nominata, sarà costituita e da chi sarà costituita.
È quindi un articolo 1-bis che serve solo a finanziare giornali di partito e giornali diffusi all'estero. Noi chiediamo di sopprimere l'articolo 1-bis, con il nostro emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1-bis.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, De Micheli, Vaccaro, Conte, Sposetti, Negro, Corsaro... onorevole Crosetto, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 485
Astenuti 11
Maggioranza 243
Hanno votato
59
Hanno votato
no 426).

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Borghesi 1-bis.3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1-bis.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Zaccaria, Brugger, Brandolini... mancano gli onorevoli Brugger e Strizzolo... onorevoli Sbai, Pezzotta, Paglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 479
Astenuti 10
Maggioranza 240
Hanno votato
60
Hanno votato
no 419).

Prendo atto che il deputato Morassut ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Zazzera 1-bis.5 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo ai voti. Pag. 66
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1-bis.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pezzotta... onorevole Giorgio Conte... onorevole Cesaro... onorevole Carfagna... onorevole Gava... onorevole Lussana... onorevole Mistrello Destro... onorevole Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 482
Astenuti 11
Maggioranza 242
Hanno votato
58
Hanno votato
no 424).

Prendo atto che la deputata Golfo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Borghesi 1-bis.4. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 1-bis.4, formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, con questo emendamento vi invitiamo a leggere bene il comma 1 dell'articolo 1-bis anche sul modo con cui utilizzate le parole. Infatti quando parlate dei periodici pubblicati, prodotti, diffusi all'estero voi non dite «esclusivamente all'estero» ma dite «prevalentemente all'estero», quindi di fatto voi state dando finanziamenti pubblici ad un giornale che potrebbe essere diffuso in Italia per il 40 per cento e trovarsi una nicchia di diffusione all'estero per il 50-60 per cento. Noi chiediamo di togliere questo termine «prevalentemente» perché «prevalentemente» non significa nulla, è molto generico e lascia spazio a quelle operazioni che hanno infangato il modo di utilizzare i finanziamenti pubblici sull'editoria nel nostro Paese, con i Lavitola di turno. Infatti è chiaro che se io di utilizzo «prevalentemente» non sarà difficile, fatta la legge, creare l'inganno. Faccio il giornale qui, lo diffondo per il 30 per cento qua in Italia e per il 70 per cento all'estero: ho ottenuto il finanziamento pubblico e ingannato lo Stato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1-bis.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giachetti... onorevole Corsaro... onorevole La Russa... onorevole Landolfi... onorevole Frassinetti... onorevole Garagnani... onorevole Piso... onorevole Vaccaro... onorevole Abrignani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 490
Astenuti 10
Maggioranza 246
Hanno votato
64
Hanno votato
no 426).

Prendo atto che il deputato Tocci ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Zazzera 1-bis.6. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Zazzera 1-bis.6, formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per fare capire qual è il significato di questo decreto-legge anche all'esterno di quest'Aula, dove i cittadini stanno facendo tanti sacrifici per andare avanti giorno per giorno. Però bisogna dire ai cittadini che cosa facciamo noi in questa Aula con questo provvedimento. Mentre noi tagliamo con la spending review 26 miliardi in tre anni costringendo i cittadini Pag. 67ad ulteriori sacrifici, noi oggi stiamo regalando 120 milioni di euro. Non solo, li regaliamo nell'articolo 1-bis con una quota parte dell'importo complessivo alle testate che esprimono appartenenze politiche, culturali e religiose. Questo significa che voi state ancora una volta non finanziando il settore dell'editoria, non state finanziando per esempio lo start up di un'impresa di giovani che vuole mettersi nel mercato dell'editoria, ma state facendo un finanziamento ad un giornale che dovrà essere diffuso all'estero e che ha appartenenze politiche.
Cioè fuori da questo Palazzo dobbiamo dire che, ancora una volta, non abbiamo capito quello che sta succedendo e che continuiamo a dare finanziamenti ai partiti attraverso i loro giornali. Per cui chiediamo di abrogare le parole da: «, e riservando una apposita quota parte» fino alla fine del comma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1-bis.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Vaccaro, Sanga, Cesaro, Federico Testa, Saltamartini, Mantini, Razzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 504
Votanti 494
Astenuti 10
Maggioranza 248
Hanno votato
64
Hanno votato
no 430).

Ricordo che i successivi emendamenti Mantovano 2,6 e 2.7, Catone 2.9 e 2.10 e Zeller 2.11 sono stati ritirati.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Borghesi 2.13 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, Veltroni, Ceccacci Rubino, Cera, Belcastro, Distaso, Lazzari, De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 505
Votanti 497
Astenuti 8
Maggioranza 249
Hanno votato
17
Hanno votato
no 480).

Prendo atto che il deputato Brandolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Zazzera 2.16 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, Calearo Ciman, D'Antoni, Ginoble, Borghesi, Saltamartini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 485
Astenuti 9
Maggioranza 243
Hanno votato
18
Hanno votato
no 467).

Pag. 68

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, vorrei riferirmi a questo emendamento che interviene sul comma 2, lettera a), dell'articolo 2 dove vengono indicati i criteri per attingere ai finanziamenti pubblici e anche l'importo complessivo che un periodico, un giornale può ottenere. In questi emendamenti, e anche nei precedenti due, abbiamo cercato di dirvi che, proprio perché non siamo pregiudiziali, non solo non ve lo annulliamo completamente, ma vi chiediamo quanto meno, in una logica di risparmi e di riduzione degli sprechi - e questi sono sprechi -, di ridurre almeno la quota a cui un giornale può attingere e che voi individuate in 2 milioni e mezzo di euro, mentre noi vi chiediamo appunto di ridurla. Inoltre, voi fissate la quota per i quotidiani nazionali e per le testate locali a un milione e mezzo di euro, mentre noi vi chiediamo di ridurla a 100 mila euro.
In altre parole, se una testata locale deve proprio prendere un contributo pubblico - noi dell'Italia dei Valori siamo contrari a che si diano contributi pubblici all'editoria ed in modo particolare all'editoria di partito -, quantomeno deve essere individuata una soglia più bassa. Due milioni e mezzo credo siano tanti, un milione e mezzo sono tanti anche per giornali che hanno diffusioni limitate. Anche gli emendamenti successivi (Zazzera 2.17, Borghesi 2.15 e Zazzera 2.18), che certamente non esporrò, signor Presidente, vanno nella direzione di ridurre proprio quella quota, per cui si possa attingere poi ad un finanziamento pubblico. Quest'Aula deve dare un segnale all'esterno, la politica deve dare un segnale all'esterno: deve tagliare gli specchi ed i finanziamenti. Finanziare giornali di partito, finanziare - come leggiamo - i giornali quali il Romanista, che prende centinaia di migliaia di euro pubblici, credo che sia un'offesa a quegli italiani che stanno facendo sacrifici enormi nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Micheli? Onorevole Marchioni? Onorevole Paglia? Onorevole Pianetta?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 502
Votanti 493
Astenuti 9
Maggioranza 247
Hanno votato
20
Hanno votato
no 473).

Prendo atto che il deputato Marchioni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Marchioni? Onorevole De Micheli? Onorevole Vaccaro? Onorevole Dionisi? Onorevole Calearo? Onorevole La Russa?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 486
Astenuti 7
Maggioranza 244
Hanno votato
18
Hanno votato
no 468).

Pag. 69

Prendo atto che il deputato Lulli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tommaso Foti? Onorevole Madia? Onorevole Veltroni? Onorevole Dionisi? Onorevole Pes? Onorevole Mistrello Destro?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 493
Astenuti 7
Maggioranza 247
Hanno votato
18
Hanno votato
no 475).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La Russa? Onorevole Cardinale? Onorevole Fogliardi? Onorevole Brugger? Onorevole Mastromauro?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 503
Votanti 496
Astenuti 7
Maggioranza 249
Hanno votato
17
Hanno votato
no 479).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 2.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, l'emendamento Zazzera 2.19 - interverrò anche per i successivi: Zazzera 2.20 e Zazzera 2.21 - interessa anche in questo caso la lettera b) del comma 2, in cui vengono individuati altri criteri per l'affidamento di risorse pubbliche all'editoria ed in modo particolare - voglio ricordarlo - anche all'editoria di partito. In questo caso voi individuate, con modifiche apportate al Senato e quindi anche diversamente dal testo iniziale proposto dal Governo, che per le testate ed i quotidiani nazionali vi sia una sorta di rimborso di 0,25 euro per ogni copia venduta, di 0,20 euro per i quotidiani locali e di 0,40 per i periodici.
Noi, attraverso gli emendamenti a mia prima firma 2.19, 2.20 ed anche 2.21, vi chiediamo, quanto meno, di ridurre questa quota, che è stata aumentata al Senato con emendamenti trasversali - dobbiamo dirlo -, ma che non vanno nella direzione dell'interesse dei cittadini. Infatti, ancora una volta, sono quote che vanno a finanziare sulla base delle copie vendute. Mi riferisco alla quota sulla singola copia: sono, comunque, soldi pubblici che dovremmo risparmiare ed indirizzare verso altre direzioni, in un Paese che vive un momento di grande difficoltà.
Noi vi chiediamo, quanto meno, di ridurre la quota per i quotidiani nazionali da 0,25 euro a 0,15 euro, come si chiede nell'emendamento in oggetto; da 0,20 euro a 0,10 euro per le testate locali; e da 0,40 euro a 0,20 euro per i periodici.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione). Pag. 70
Onorevole Mazzarella... onorevole Pianetta... onorevole Frassinetti... in seguito, ci sono altre due votazioni, se restiamo al posto le facciamo velocemente... onorevole Distaso... onorevole Scanderebech... onorevole Napoli... onorevole Mondello... onorevole Orsini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 481
Astenuti 10
Maggioranza 241
Hanno votato
20
Hanno votato
no 461).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Zazzera 2.20.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Zazzera 2.20 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vaccaro... onorevole Gelmini... onorevole Crosetto... onorevole Pili... onorevole Adornato... onorevole Raisi... onorevole Galletti... onorevole Zunino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 485
Astenuti 9
Maggioranza 243
Hanno votato
18
Hanno votato
no 467).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Zazzera 2.21.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Zazzera 2.21 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Iannuzzi... onorevole Gianni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 479
Astenuti 8
Maggioranza 240
Hanno votato
19
Hanno votato
no 460).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Zazzera 2.22.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Zazzera 2.22 formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per proporre la riduzione della quota complessiva per i quotidiani e i periodici. La quota prevista nel decreto-legge è di tre milioni e mezzo di Pag. 71euro per i quotidiani e di 200 mila euro per i periodici. Noi proponiamo di ridurre la quota complessiva a cui possono attingere i quotidiani nazionali e i periodici, quanto meno, a un milione e mezzo di euro per i quotidiani nazionali, che sono comunque tanti, e a 50 mila euro per i periodici.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gelmini... onorevole Saltamartini... onorevole Corsaro... onorevole Razzi... onorevole Murer... onorevole Fedriga... onorevole Rossomando... onorevole Centemero... onorevole Leo... onorevole Della Vedova... onorevole Franceschini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 485
Astenuti 9
Maggioranza 243
Hanno votato
17
Hanno votato
no 468).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Zazzera 2.25.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Zazzera 2.25 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Garagnani... onorevole Giammanco... onorevole Galletti... onorevole Borghesi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 499
Votanti 489
Astenuti 10
Maggioranza 245
Hanno votato
18
Hanno votato
no 471).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Zeller 2.12.
Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo all'emendamento Zazzera 2.23.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, con questo emendamento interveniamo sul comma 5 dell'articolo 2 dove chiediamo di sostituire alle parole: «per il personale», le seguenti: «per i giornalisti e i poligrafici assunti» - anche in questo caso - «con contratto di lavoro a tempo indeterminato» e nel rispetto delle norme della contrattazione collettiva; in altre parole, il comma che si intende modificare prevede la concessione di contributi alle sole agenzie di informazione radiofonica costituite in forma di cooperative di giornalisti e non più anche alle agenzie di stampa costituite come cooperative giornalistiche. Con riferimento alle agenzie di informazione radiofonica costituite in forma di cooperativa si conferma la previsione di un contributo annuo rapportato ai costi ma la sua misura percentuale, sempre pari al 30 per cento, è rapportata, ora, ai costi sostenuti per la diffusione e per il personale. Su questo vi diciamo va bene, volete rapportare tale misura anche ai costi per il personale, ma quanto meno metteteci dentro le tutele per il personale Pag. 72a tempo indeterminato nel rispetto della contrattazione collettiva. Insistiamo, quindi, per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene, intanto avverto che la Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata per le ore 17, 30, è differita alle ore 18.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 476
Astenuti 8
Maggioranza 239
Hanno votato
19
Hanno votato
no 457).

Prendo atto che i deputati Capitanio Santolini, Levi e Mistrello Destro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ORE 17,30).

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Zazzera 2.24.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, se mi dà la parola esprimerò il pensiero sull'articolo 2 dove, con questo emendamento, chiediamo la soppressione del comma 5-bis. Anche questo, come uno dei precedenti commi, serve a confermare il finanziamento pubblico ad una emittente radiofonica seppure lodevole per le informazioni che dà e per il lavoro che svolge, ma ancora una volta noi, con questo comma introdotto al Senato, confermiamo i finanziamenti pubblici all'emittente radiofonica di Radio Radicale.
Capisco che bisogna riconoscere i meriti di una radio ma, o parliamo di libero mercato per principio, oppure lo applichiamo e quindi prima o poi bisognerà uscire dalla spirale del finanziamento pubblico dove i soldi sono tanti e credo che possano essere utilizzati per un obiettivo che è quello di migliorare il mercato delle imprese consentendo anche a radio importanti come Radio Radicale di vivere in un mercato più regolato dove ci sia più spazio per ottenere anche della pubblicità, cosa che oggi queste emittenti non possono avere in quanto esse sono in mano a monopoli editoriali dove il titolare di imprese radiotelevisive è anche, allo stesso tempo, titolare di imprese di stampa. Se non risolviamo questi problemi, non rendiamo un servizio al Paese e soprattutto non rendiamo libertà all'interno dell'editoria e della stampa. Con questo emendamento chiediamo, appunto, di sopprimere il comma 5-bis e, quindi, insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Froner...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 456
Astenuti 16
Maggioranza 229
Hanno votato
18
Hanno votato
no 438).

Prendo atto che i deputati Fluvi ed Oliverio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Pag. 73
Ricordo che l'emendamento Catone 3.3 è stato ritirato. Passiamo identici emendamenti Barbaro 3.2 e Zazzera 3.4.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, con questo emendamento entriamo nella questione che riguarda l'editoria digitale. Noi chiediamo di sopprimere i commi 5-bis e 5-ter dell'articolo 3. Vi invitiamo a riflettere su questi due commi dell'articolo 3, perché si rischia l'inserimento anche per le piattaforme Internet, i social network - tanto per intenderci, Facebook -, che fanno attività di pubblicità, all'interno del SIC (Sistema integrato delle comunicazioni), attraverso cui si valuta il tetto del 20 per cento per il contrasto a fenomeni di dominanza di mercato e, inoltre l'iscrizione al ROC. Sono tentativi non certamente per ingabbiare la libertà di Internet e della rete che, come dimostra anche la recente approvazione di una norma comunitaria, è difficile fare, ma voi, in questa maniera, mettete sicuramente in difficoltà soggetti, quali motori di ricerca e social network, che non fanno editoria, perché loro diffondono informazioni di terzi. Trattarli alla stessa maniera di editori che fanno stampa o attività radiofonica è un errore. Non solo, l'inserimento nel Sistema integrato delle comunicazioni vi impedirà di conoscere anche posizioni di dominanza sui mercati.
Quindi, noi vi invitiamo a rivedere questa posizione, perché è un freno alle attività di rete e di Internet, che non vi è legge che potrà fermare, perché è una rete libera. Attraverso i motori di ricerca noi diffondiamo informazioni che non sono di quel motore di ricerca, ma di terzi, e noi, di fatto, diciamo ai motori di ricerca di inserirsi all'interno dell'area SIC per poter essere trattati come una qualunque impresa editoriale. Vi invito a rivedere il vostro parere e insisto per la votazione dell'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Barbaro 3.2 e Zazzera 3.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pelino, Sereni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 474
Astenuti 10
Maggioranza 238
Hanno votato
29
Hanno votato
no 445).

Prendo atto che la deputata Golfo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Proietti Cosimi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Zazzera 4.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, concludiamo con quest'ultimo emendamento presentato da noi dell'Italia dei Valori per provare a modificare questo provvedimento, che il Governo, ovviamente, non intende modificare, e che quest'Aula ha accettato di subire passivamente, facendo da «sgabello» ad un provvedimento già modificato al Senato.
Nell'emendamento in questione solleviamo un problema che sta agitando la filiera della distribuzione e della vendita dei periodici - mi rivolgo al sottosegretario - sulla tracciabilità. Voi avete inserito, tra i criteri per l'accessibilità al finanziamento - ed è giusto - che si giudichi sulle copie vendute. Per fare questo proponete alla parte finale della filiera, cioè a chi vende il giornale, di tracciare le vendite. E come lo fate? Imponendogli, attraverso un credito di imposta di 10 milioni di euro di finanziamento, di farlo attraverso i POS, ossia attraverso un sistema di tracciabilità. Pag. 74
Ovviamente troverete grandi difficoltà perché, se ricevete le e-mail, così come le riceviamo noi, ci sono già tanti venditori che hanno detto di avere esposizioni con le banche in questo momento e che non potranno avere neanche la possibilità di utilizzare il POS per tracciare quei giornali.
Vi chiediamo, con questo emendamento, di rivedere la discussione sulla tracciabilità. Come ci viene suggerito dagli stessi venditori, la tracciabilità di quei giornali si può fare a monte, senza interessare i 33 mila venditori, ma intervenendo sui 200 distributori. È praticamente a costo zero. Voi oggi invece impegnate, in termini di spesa, 10 milioni come credito di imposta. Per questi motivi chiediamo la modifica del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, trovo strano che nel 2012 si facciano ancora queste battaglie di retroguardia. Quando diventai amministratore di un giornale, notai che c'era per me l'obbligo di mettere il codice a barre, che mi costava. Chiesi a cosa serviva e nessuno me lo seppe spiegare, perché non c'era un'edicola che avesse il lettore del codice a barre, per cui dovevo comunque per legge mettere il codice a barre, sennò venivo multato, ma non c'era nessuno che utilizzava questo codice a barre messo così, tanto per fare della burocrazia.
Allora credo che chiedere a chi vende questo prodotto di mettere uno strumento che legga questo benedetto codice a barre, probabilmente possa finalmente far calare i costi incredibili della distribuzione dei giornali che in questo Paese sono il vero grande danno all'editoria italiana.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 4.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta... Casini... Osvaldo Napoli... Veltroni... Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 481
Astenuti 7
Maggioranza 241
Hanno votato
19
Hanno votato
no 462).

Prendo atto che il deputato Fadda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Proietti Cosimi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Le successive proposte emendative risultano inammissibili o ritirate.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5322)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5322).
L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5322/3.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, quanto introdotto in questo provvedimento in materia di contributi ai periodici italiani pubblicati all'estero nonché alle pubblicazioni con periodicità almeno trimestrali, edite in Italia e diffuse prevalentemente all'estero, rappresenta un importante passo avanti nella direzione di un riconoscimento dovuto e più volte auspicato, perché i prodotti editoriali, indipendentemente dalla loro configurazione cartacea Pag. 75o digitale, che siano editi o diffusi oltre il confine, mantengono una fondamentale e riconosciuta funzione in sede internazionale.
Infatti, oltre ad essere essenziale veicolo dell'informazione ampia e pluralista che garantisce il buon funzionamento delle istituzioni democratiche, rappresentano il principale riferimento culturale informativo delle comunità italiane oltre confine. Sono, di fatto, un indiscusso veicolo di promozione della lingua e cultura italiana e della crescita e valorizzazione del made in Italy.
Ma i nostri quotidiani all'estero risentono in maniera vistosa di eventuali ritardi o di impasse varie sul versante dei contributi sia in termini di tagli che di ritardi logistici e amministrativi nell'erogazione. Ad esempio, un ritardo nella convocazione della commissione tecnica per l'erogazione del contributo del 2010 ha determinato una situazione di grave crisi per le nostre testate all'estero, mettendole a rischio di chiusura. Non dimentichiamo che la sopravvivenza di queste dipende dal credito finanziario delle banche e, in caso di mancata erogazione dei contributi pubblici, possiamo immaginare cosa si crea per le società editrici.
Per tale ragione, chiediamo al Governo di procedere con il reintegro del 15 per cento del contributo non erogato per il 2010, nonché con il riconoscimento della garanzia che il prossimo contributo, che verrà erogato nel 2012, venga corrisposto pienamente e senza ritardi al fine di garantire la piena operatività delle società interessate.

PRESIDENTE. L'onorevole Giulietti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5322/10.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario Peluffo. Questo provvedimento è sicuramente un passo in avanti perché raccoglie alcuni elementi di moralizzazione che abbiamo chiesto per lungo tempo. Naturalmente è legato strettamente al provvedimento successivo, ossia alla riforma dell'editoria, perché questo è un provvedimento che guarda al passato, a chi c'è, ma non affronta il grande tema delle modifiche, dell'on line, delle nuove forme della multimedialità, dello spostamento di risorse, sottosegretario.
Tuttavia c'è un problema. Questo provvedimento ha problemi di copertura, c'è un rischio, ossia che si applichi retroattivamente, anche involontariamente, ai bilanci in corso e che possa dopo alcuni mesi non avere più la copertura della platea dei soggetti emittenti e giornali. Non solo i giornali di partito, qui parliamo di una platea enorme, di giornali che rappresentano punti di vista diversi, molto spesso delle minoranze, a cui ha fatto riferimento il Presidente Napolitano nella sua lettera, quando ci ha richiamato ad una grande attenzione di rigore e di bonifica, che oggi si avvia, ma anche di mantenimento della ratio dell'articolo 21 della Costituzione, la grande platea di soggetti diversificati.
L'ordine del giorno presentato, che non è solo un mio ordine del giorno - è condiviso dai colleghi di ogni schieramento politico, è firmato anche dai colleghi della Lega e dai colleghi delle diverse forze politiche -, le pone una domanda: come, dove e quando si affronta il tema di una copertura sostanziale. Certo che c'è un problema di grandi sacrifici in questa fase, ma un provvedimento semicoperto finanziariamente rischia, da una parte, di dire che avviamo la riforma e, dall'altra, di non poterla completare.
Ecco perché questo è un ordine del giorno che sostanzialmente è un emendamento, una dichiarazione di impegno politico, sottosegretario, che non può essere cancellata. Mi permetto, inoltre, di ricordare a lei e a me stesso che qualche mese fa questa Assemblea, con un ordine del giorno largamente condiviso, chiedeva al Governo di fare rapidamente l'asta per le frequenze televisive. In queste ore si legge di ritardi, si legge di uno spostamento nel tempo dell'asta, di modalità da definire, per non parlare delle concessioni televisive. Pag. 76
Senza riaprire vecchie polemiche, vorrei ricordare al Governo e a me stesso che con una quota bassissima di queste risorse, non solo si affronterebbe il tema dell'editoria e dell'emittenza, ma anche i pesantissimi tagli in altri settori.
Vorrei che al Governo questo fosse chiaro. Non si tratta di penalizzare le grandi imprese, ma di ricordarci che nel settore c'è un mercato anomalo, segnalato come tale dalla Commissione europea. C'è una distribuzione di risorse pubblicitarie che non ha eguali in Europa. Ci sono conflitti di interesse irrisolti.
La richiesta non è, dunque, di punire qualcuno, ma di avere lo stesso atteggiamento verso ogni impresa, a prescindere dal nome e cognome del proprietario, di ricordarsi che le voci hanno eguali dignità, di porre fine a condizioni di privilegio. Credo che, lavorando con intelligenza e sapendo che dentro il tema dell'asta e delle concessioni c'è una possibilità di ritorno ad un mercato anomalo, mi rivolgo al Governo perché porti a compimento quegli ordini del giorno e recepisca questo come un impegno unanime dell'Assemblea. Però credo che su questo sia bene che ci siano parole chiare e impegnative da parte del sottosegretario Peluffo (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5322/2.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, ho chiesto la parola per illustrare brevemente l'ordine del giorno n. 9/5322/2, che è stato sottoscritto anche da colleghi di tutto lo schieramento parlamentare e, in particolare, dagli onorevoli Enzo Carra e Giulietti. In particolare, il collega Enzo Carra è stato relatore, in seno alla VII Commissione (Cultura) della Camera, di un disegno di legge relativo all'equo compenso per i giornalisti e i dipendenti del settore editoriale.
Questo è un ordine del giorno che noi abbiamo proposto all'Assemblea e sul quale vorrei che il sottosegretario Peluffo dedicasse un attimo di attenzione... La ringrazio. Ho seguito con grande attenzione il dibattito che si è svolto in Aula sulla riforma dell'editoria. Con riferimento al tema dell'equo compenso - che vorremmo risolvere, per quanto ci riguarda, con la proposta di legge che, come lei sa sottosegretario, anche con il suo parere favorevole, è stata approvata da questo ramo del Parlamento attraverso l'iter legislativo in Commissione, e oggi giace al Senato, dove ugualmente la strada legislativa è stata adottata - l'esito ancora non si vede.
Allora vorrei che, con estrema chiarezza e serenità, visto che questa sera ci stiamo impegnando ad approvare un complesso normativo riguardante il riordino per il settore dell'editoria, ci sia un chiaro pronunciamento da parte del Governo. Infatti, è assolutamente intollerabile - e uso un eufemismo - che il Senato in questo momento ritardi l'approvazione di una norma di sostanziale giustizia, perché va ad intervenire laddove gli editori di giornali, anche grandi, utilizzano dipendenti e, quindi, redattori addirittura al di fuori di qualunque regola contrattuale.
Stiamo parlando di qualcosa come diecimila redattori il cui guadagno massimo è nell'ordine di 7 mila euro l'anno, e rispetto ai quali è intollerabile che non ci sia un rispetto delle norme contrattuali. Quindi, questa sera il sottosegretario ci dovrebbe dire qualcosa di più rispetto a quello che ha detto all'interno del dibattito che si è sviluppato in quest'Aula, dove ha richiamato alla necessità di un nuovo tavolo di confronto. Non riesco a capire - e credo di interpretare anche il sentimento, il parere e le opinioni degli altri colleghi che hanno sottoscritto questo ordine del giorno - di quale tavolo dobbiamo parlare.
C'è un Parlamento che, attraverso i suoi deputati, si è espresso in quest'Aula è c'è un Senato che in qualche modo è chiamato a rispettare alcune regole che sono soprattutto di giustizia e di equità. Vorrei che il Governo dicesse con chiarezza qual è il suo intendimento, perché se ci sono manovre che in qualche modo Pag. 77mirano a dilazionare i tempi e a non creare le condizioni di rispetto di norme contrattuali basilari perché ci sia una corretto rapporto per i lavoratori dell'editoria, mi domando con quali criterio e con quale animo noi ci apprestiamo a fare una riforma che riguarda contribuzioni pubbliche rispetto a un dato che dovrebbe significare un cambiamento d'atteggiamento.
Infatti, certamente, il contributo pubblico ci può stare, ma soltanto per quei giornali che rispettano le norme contrattuali.
Non si può speculare e sfruttare la gente e chiedere poi allo Stato di intervenire in maniera diretta. Allora, su questo aspetto chiedo che ci sia una dichiarazione chiara da parte del Governo, non solo accettando il nostro ordine del giorno, ma dicendo qualcosa di più, perché quel tavolo che lei ha annunciato, caro sottosegretario, non ci soddisfa e rischia di essere un'altra presa in giro.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17,50)

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nella riunione odierna ha preso in esame le espressioni ed il comportamento dell'onorevole Francesco Barbato nel corso della seduta dell'Assemblea del 3 luglio 2012.
L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60 del Regolamento della Camera dei deputati - considerata, in particolare, la reiterazione da parte del deputato Francesco Barbato, nel corso della corrente legislatura, di comportamenti rilevanti sul piano disciplinare, di volta in volta lesivi del regolare svolgimento dei lavori parlamentari o comunque tali da recare offese ed ingiurie nei confronti di colleghi o di istituzioni e di gettare quindi, in via generale, discredito sul decoro e l'immagine della Camera dei deputati - ha deliberato di irrogare al medesimo deputato la massima sanzione possibile ai sensi del Regolamento, consistente nella censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 15 giorni di seduta, con decorrenza immediata dalla giornata di oggi (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
Invito, pertanto, l'onorevole Francesco Barbato, che è presente in Aula, a lasciare l'Aula in ottemperanza alla decisione adottata dall'Ufficio di Presidenza.

FRANCESCO BARBATO. Espellete il popolo italiano! Espellete la nazione!

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 5322)

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,55)

PAOLO PELUFFO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo accetta tutti gli ordini del giorno, nell'intendimento - come ho già detto nel dibattito in Commissione - che alcuni di essi troveranno applicazione in strumenti di normazione secondaria, come il decreto del Presidente della Repubblica di delegificazione ed i previsti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri ed altri, invece, troveranno applicazione nel disegno di legge delega che domani comincia il suo percorso qui alla Camera. Pag. 78
Vorrei soltanto dire brevemente, rispetto ai due problemi posti dall'onorevole Giulietti e dall'onorevole Moffa che, per quanto riguarda la copertura in senso tecnico, questo decreto-legge non ha problemi di copertura nel senso che, per definizione, con il meccanismo di riparto previsto dall'articolo 2, esso è assolutamente coperto.
Le aspettative legittime delle imprese, che emergono da questo decreto-legge che rappresenta una forte restrizione ed una forte moralizzazione e semplificazione dei contributi all'editoria, sono sicuramente vicine ai cento milioni di euro e noi, per gli anni prossimi, abbiamo circa 60 milioni di euro.
Quindi, ove non ci sia un'integrazione che voi auspicate, ed io accetto nell'ordine del giorno presentato in materia, indubbiamente si andrà ad un riparto, cosa che, di per sé, non è auspicabile, ma che sarà una conseguenza necessaria se non c'è una forma di integrazione in corso d'anno, che io spero possibile.
Per quanto riguarda l'equo compenso, tutto l'impianto del decreto-legge spinge gli editori ad essere editori di veri giornali, il che vuol dire editori di giornali che vengono venduti e letti da qualcuno, ed editori che impiegano dei giornalisti, quindi io ho non solo accettato volentieri l'ordine del giorno presentato in materia anche dall'onorevole Zazzera e da altri per meglio definire la composizione del numero minimo di giornalisti - che è un minimo, perché noi avevamo dei giornali senza giornalisti, che portavano via dalle casse dello Stato 1 milione-1 milione e mezzo di contributi, cosa che non potrà più accadere - ma questa è una forte spinta alla regolarizzazione, tenendo presente che stiamo parlando di 260 giornali con 1.600 giornalisti già impiegati a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda l'equo compenso, io ho già espresso il mio parere favorevole in sede legislativa alla VII Commissione (Cultura) della Camera, ho detto però che siccome nel frattempo è intervenuta una riforma importante del mercato del lavoro, è semplicemente necessario, a livello tecnico, valutare esattamente il testo, se è conforme a questa riforma, o se bisogna fare qualche riformulazione, ma sicuramente verrà sbloccato in tempi brevi.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, dovrebbe esprimere però i prescritti pareri.

PAOLO PELUFFO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo accetta tutti gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fedi n. 9/5322/1, Moffa n. 9/5322/2, Di Biagio n. 9/5322/3, Menia n. 9/5322/4, Caparini n. 9/5322/5, Razzi n. 9/5322/6, Catone n. 9/5322/7, D'Anna n. 9/5322/8, Scilipoti n. 9/5322/9, Giulietti n. 9/5322/10, Barbieri n. 9/5322/11, Ceroni n. 9/5322/12, Mazzuca n. 9/5322/13, Levi n. 9/5322/14, Esposito n. 9/5322/15, Portas n. 9/5322/16, Boccuzzi n. 9/5322/17 e Bucchino n. 9/5322/18, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/5322/19, accettato dal Governo.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/5322/19.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Frassinetti n. 9/5322/19, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 432
Votanti 415
Astenuti 17
Maggioranza 208
Hanno votato
370
Hanno votato
no 45).

Pag. 79

Prendo atto che il deputato Misuraca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Murgia n. 9/5322/20, accettato dal Governo.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'ordine del giorno Murgia n. 9/5322/20.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Murgia n. 9/5322/20, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Nichilo Rizzoli, Peluffo, Moles, Fallica, Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 446
Votanti 424
Astenuti 22
Maggioranza 213
Hanno votato
385
Hanno votato
no 39).

Prendo atto che la deputata De Nichilo Rizzoli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mantovano n. 9/5322/21, accettato dal Governo.

ALFREDO MANTOVANO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantovano n. 9/5322/21, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, Pelino, Casini, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 441
Votanti 421
Astenuti 20
Maggioranza 211
Hanno votato
375
Hanno votato
no 46).

Prendo atto che il deputato Misuraca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Dal Moro ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori dei restanti ordini del giorno, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 10, per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e della votazione finale.

Discussione del disegno di legge: S. 3331 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 maggio 2012, n. 67, recante disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero (Approvato dal Senato) (A.C. 5342) (ore 18,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 maggio 2012, n. 67, recante disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero.

Pag. 80

(Discussione sulle linee generali - A.C. 5342)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Galli, ha facoltà di svolgere la relazione. Invito i colleghi a liberare il banco del Comitato dei nove in modo che possano prendere posto i colleghi che sono responsabili per il disegno di legge in esame.
Onorevole Barbieri, onorevole Capitanio Santolini, ho invitato a liberare il banco per permettere ai colleghi che devono riferire su questo provvedimento di sedersi e di intervenire. Invito i colleghi a defluire ordinatamente dall'Aula, se non intendono ascoltare il prosieguo del dibattito. Adesso, forse, si può cominciare. Prego, onorevole Galli.

DANIELE GALLI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame è un provvedimento importante, con carattere anche di giustificata urgenza, in quanto incide sulle procedure di rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero (Comites) e del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE) che avrebbe dovuto già svolgersi nel marzo del 2009, alla naturale scadenza quinquennale, ed è stato invece prorogato inizialmente al 2010 e poi successivamente al 2012. Un'ulteriore proroga viene disposta a tutto il 2014 con questo provvedimento, dal momento che non è stata ancora adottata una riforma di tali organismi, anche a seguito della sopravvenuta elezione dei parlamentari della Circoscrizione estero.
Più in dettaglio, il comma 1 dell'articolo 1 del testo trasmesso dal Senato posticipa per la terza volta il rinnovo dei Comites e, conseguentemente, anche il rinnovo del CGIE. Il comma 2 del provvedimento proroga il mandato degli attuali componenti dei Comites e del CGIE, prevedendone la permanenza in carica sino al momento dell'insediamento dei nuovi comitati, successivamente alle elezioni il cui termine viene prorogato dal presente provvedimento. Il comma 3 autorizza, per le finalità di cui al comma 1 che ho citato prima, la spesa di 2 milioni di euro, la cui copertura finanziaria si rinviene mediante corrispondente riduzione della proiezione per il 2014 dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente, con parziale utilizzazione dell'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
Si precisa che, in sede di conversione, il Senato ha provveduto a rimaneggiare largamente il comma 1 dell'articolo, al quale sono stati aggiunti due ulteriori commi, l'1-bis e l'1-ter, ed è stato, infine, inserito il comma 3-bis. Su tali modifiche relazionerà a seguire il collega Barbi, correlatore.
In ogni caso, il testo trasmesso alla Camera mantiene salva la ratio iniziale del decreto-legge che mira alla razionalizzazione della spesa pubblica finalizzata all'operatività degli organismi di rappresentanza delle comunità italiane all'estero, attraverso l'introduzione anche del voto informatico. Gli oneri finanziari che deriverebbero dall'utilizzazione delle procedure in vigore, quali il voto per corrispondenza, risultano infatti particolarmente difficili da sostenere sul piano finanziario, anche a causa dell'intervenuto incremento del numero di cittadini italiani all'estero iscritti all'AIRE.
Ricordo che, a seguito dell'elezione del 2004, operano oggi 126 comitati in 38 Paesi. Quanto alle aree geografiche in cui sono presenti, 69 sono in Europa, 23 in America latina, 4 in America centrale, 16 in Nordamerica, 7 in Asia e Oceania e 7 in Africa.
Ricordo, altresì, che il CGIE è composto da 94 membri, di cui 65 eletti direttamente dagli italiani all'estero e 29 nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Il CGIE è stato completamente rinnovato l'ultima volta il Pag. 8126 giugno 2004, mentre le elezioni alle cariche interne elettive sono state effettuate il 27 luglio 2004.
Come ho accennato, è all'ordine del giorno della Commissione affari esteri l'esame del testo unificato trasmesso dal Senato e di una serie di progetti di legge abbinati che recano nuove disposizioni sulla composizione e le modalità di elezione degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero. L'adozione del presente decreto-legge dovrebbe indurre, a mio avviso, ad accelerare l'iter del provvedimento di riforma, al fine di sfruttare al meglio i mesi che ci separano dalla conclusione della legislatura, anche in quanto gli italiani all'estero rappresentano un valore insostituibile, la cui importanza, dal punto di vista umano, culturale ed economico, è primaria per la nazione. Essi ci rappresentano, rappresentano la nostra nazione al meglio e, a tale proposito, non possono che essere urgentemente dotati di quella rappresentanza efficace ed efficiente come strumento di democrazia.

PRESIDENTE. Il relatore, onorevole Barbi, ha facoltà di svolgere la relazione.

MARIO BARBI, Relatore. Signor Presidente, mi collego alla relazione testé tenuta dal collega Galli per fare presente che il testo trasmesso dal Senato è significativamente diverso rispetto a quello iniziale predisposto dal Governo e su questo intendo soffermarmi.
Questo risultato è il frutto di una discussione approfondita, che ha evidenziato diversi problemi sottesi a questa ennesima proroga, che incide negativamente sulla rappresentatività ed operatività degli organismi elettivi degli italiani all'estero, che avviene nel quadro di una riduzione delle risorse finanziarie disponibili.
Il testo è stato senz'altro migliorato, innanzitutto sotto il profilo della tecnica legislativa, in ordine alla previsione del regolamento, da adottare entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame ai sensi dell'articolo 17 della legge n. 400 del 1988.
Tale regolamento, la cui adozione avverrà su proposta del Ministro degli affari esteri di concerto con il Ministro dell'economia delle finanze e con il Ministero delegato all'innovazione tecnologica e allo sviluppo della società dell'informazione, sarà volto a stabilire le modalità di votazione e scrutinio nei seggi costituiti presso la sede dell'ufficio consolare e, se possibile, anche in ulteriori locali individuati dal comitato elettorale, tenendo conto del numero degli elettori, della loro dislocazione e della disponibilità di personale, anche servendosi di tecnologie informatiche.
È interessante notare come questo inciso, che or ora ho citato, sia stato aggiunto durante l'iter di conversione presso il Senato, integrando la formulazione originaria del comma che prevedeva il ricorso a modalità di votazione basate esclusivamente sull'impiego di tecnologie informatiche. Con la medesima proposta emendativa sono stati disciplinati con maggiore dettaglio i principi ed i criteri direttivi per la definizione delle nuove modalità del voto informatico, facendo espresso riferimento al rispetto dei principi di personalità e segretezza del voto.
Si dovrà, inoltre, assicurare che le tecnologie informatiche utilizzate per le procedure elettorali siano al sicuro da attacchi e da intrusioni, nonché prive di problemi tecnici nei materiali e nei programmi informatici, garantendo altresì che l'elettore possa ottenere conferma del voto espresso.
Il regolamento dovrà inoltre dettare disposizioni per la partecipazione al voto mediante tecnologie informatiche degli elettori che non siano in possesso di un personal computer o che si trovino in Paesi nei quali non è possibile la trasmissione cifrata dei dati elettorali.
Sottolineo che l'emanazione del regolamento è stata subordinata all'espressione del parere delle competenti Commissioni parlamentari, da esprimere entro trenta giorni dalla richiesta. Tale parere appare particolarmente significativo in considerazione della sperimentazione del voto informatico che è una novità per il nostro ordinamento e che è da valutare attentamente Pag. 82perché, pur essendo ritenuta meno costosa, deve essere impostata in modo tale da garantire i principi costituzionali dell'esercizio del diritto di voto.
L'altra importante novità, sulla quale mi soffermo, inserita nel testo approvato dal Senato, riguarda il recupero, almeno parziale, a favore degli italiani all'estero dei fondi previsti nel bilancio del corrente anno per lo svolgimento delle elezioni oggetto della proroga.
Il comma 3-bis è stato introdotto al fine di stabilire la destinazione di parte di tale risparmi di spesa. L'entità è valutata complessivamente in 3 milioni 539 mila euro. Tale ammontare, diverso da quello complessivo riportato nella relazione tecnica allegata al provvedimento, che stimava tale risparmio, come ho accennato, in 6,7 milioni di euro, è stato indicato in una comunicazione inviata dalla Ragioneria generale dello Stato in data 4 luglio, in esito ad una richiesta formulata dalla Commissione bilancio del Senato. La disponibilità effettiva delle risorse sui capitoli di spesa 3081 (Spese per le elezione dei Comites) e 3091 (Spese per le elezioni del CGIE) risulterebbe pari a circa 3,5 milioni di euro, al netto delle rimodulazioni di spesa disposte dal decreto-legge n. 16 del 2012 e dal disegno di legge di assestamento di bilancio. Tale somma verrà utilizzata nel 2012: per un importo di 2 milioni, per interventi di sostegno agli enti che gestiscono corsi di lingua e cultura italiana all'estero (lettera a) del comma 3-bis); per un ammontare di 1 milione 339 mila euro nel 2012, per il rifinanziamento delle attività assistenziali a favore degli italiani all'estero che versano in condizioni di indigenza (lettera b) del comma 3-bis); infine, per un importo pari a 200 mila euro nel 2012, per le spese di funzionamento dei Comites (lettera c) del comma 3-bis).
Concludo rilevando che il decreto, come modificato dal Senato, segna un punto di mediazione tra diverse esigenze: da un lato, chiede ancora un impegno ai rappresentanti già eletti, il cui mandato viene ad essere sostanzialmente raddoppiato nel tempo, dall'altro, si fa carico di sovvenire, almeno in parte, le comunità italiane all'estero in alcuni settori decisivi sul piano sociale e culturale; in ogni caso - ultima osservazione - pone le premesse perché l'ulteriore proroga possa comunque essere l'ultima, ed offre al Governo e al Parlamento l'opportunità di razionalizzare finalmente la materia.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei può immaginare quanto sia imbarazzante ripetere nell'Aula di Montecitorio le considerazioni svolte nel dibattito in Commissione di fronte allo stesso rappresentante del Governo, di fronte ai colleghi del Comitato dei nove, però francamente ci vorrebbe una grande fantasia per andare oltre il solco tracciato già nel dibattito in Commissione, perché si tratta in verità di un piccolo provvedimento che in qualsiasi altro momento della nostra storia avrebbe potuto trovare spazio in uno dei tanti milleproroghe, i tanti provvedimenti omnibus di rinvio di una scadenza. Sennonché si sta parlando della scadenza di un organismo democraticamente eletto. Non sto qui a discutere l'importanza, il valore dei Comites e del CGIE ma sicuramente sono organismi rappresentativi, organismi eletti democraticamente. Allora, qui c'è un problema, si crea un vulnus. C'era una scadenza, questi organismi dovevano essere rinnovati nel 2009, si è rinviato una prima volta, una seconda volta, una terza volta, e quest'anno si dice: non ci sono le condizioni - si badi bene, non politiche - economiche e finanziarie per esercitare questo passaggio di democrazia, per cui si rinvia la scadenza elettorale al 2014.
Di fatto c'è una sorta di prorogatio che dura dal 2009. Quindi, chi era stato eletto per svolgere una funzione per cinque anni si ritrova a svolgere quella stessa funzione per dieci anni. La dico così, ma soltanto per essere paradossale, ma anche caricaturale, Pag. 83per capire di cosa si sta discutendo. Sarebbe come se arrivati, magari a gennaio dell'anno prossimo, nell'appropinquarsi della scadenza elettorale per Camera e Senato si dovessero registrare che abbiamo delle difficoltà ulteriori di bilancio, e allora perché votare a marzo-aprile per la Camera e il Senato? Una bella leggina di prorogatio e andiamo tutti avanti per altri tre o quattro anni. Ripeto, è un concetto paradossale quello che metto in campo, ma si tratta di far capire cosa stiamo decidendo e cosa stiamo votando.
In verità stiamo parlando di organismi importanti di rappresentanza dei nostri italiani all'estero, che per molto tempo hanno rappresentato l'unico momento assembleare e di relazione con il nostro Paese, ma che hanno avuto uno sviluppo ulteriore. In che modo? Con una legge costituzionale che qualche anno fa ha reso possibile l'elezione diretta nella Camera dei deputati e nel Senato della Repubblica dei rappresentanti degli italiani all'estero. Noi abbiamo in questa Assemblea 12 deputati eletti nelle circoscrizioni all'estero, nel Senato abbiamo 6 colleghi parlamentari eletti all'estero, quindi loro la loro presenza, la loro funzione in qualche modo è andata oltre in termini di rappresentanza, di rappresentatività, di potere reale, di quella che poteva essere la funzione dei Comites o del CGIE.
Per questo noi volevamo che il presente documento, visto che si è approntato un decreto-legge, potesse prendere chiaramente posizione e dire che da questo momento la legge istitutiva del CGIE, del Consiglio generale degli italiani all'estero è superata di fatto dalla rappresentanza parlamentare; invece abbiamo una duplicazione del lavoro del CGIE e dei Comites. Ma se non fosse questo sufficientemente paradossale, andiamo dentro, nel merito del provvedimento.
Nel provvedimento si afferma, all'inizio, che erano stanziati circa 20-21 milioni di euro per questo appuntamento, per questa scadenza elettorale. Siccome questi 20 milioni di euro non ci sono più, in cassa abbiamo soltanto 2 milioni di euro, allora vediamo se possiamo fare un'operazione di democrazia con soli 2 milioni di euro. In verità, non erano 2 milioni, erano 1 milione 539 mila euro, poi, con vari aggiustamenti, erano diventati 6,7 milioni di euro. In seguito, si è visto che questi 6,7 milioni di euro non c'erano e si sono fatte delle operazioni di maquillage contabile su cui lo stesso presidente della Commissione bilancio al Senato ha espresso non pochi dubbi. Alla fine si è stabilito che esiste oggi stanziata a bilancio la cifra di 3.539.464 euro per l'elezione, nel 2014, dei rappresentanti dei Comites e del CGIE.
Ho fatto una battuta in Commissione e la ripropongo qui: è la democrazia un tanto al chilo? Ci servirebbe un chilo di democrazia, non abbiamo i soldi sufficienti, ci accontentiamo di tre etti. Cosa sono questi tre etti di democrazia? Non si passa più attraverso il voto tradizionale, ma si inventa il voto elettronico, ovvero si immagina che tutti i 4 milioni 300 mila italiani all'estero possano avere la disponibilità, attraverso magari un codice criptato individuale per ciascuno, di un token come l'abbiamo noi qui a Montecitorio, per poter esprimere un voto unico, personale, segreto e diretto. Qualcuno ha fatto osservare che magari non proprio tutti, anche fra i nostri straordinari italiani all'estero, soprattutto quelli over 70, possano essere nelle condizioni di avere un tablet o un PC a portata di mano e allora si pensa che bisogna trovare una qualche cosa che possa mescolare un tanto di voto elettronico e un po' di voto di corrispondenza.
Insomma, quello che viene fuori è che, anche in questo caso, il Governo dei tecnici tecnicamente non è che ci abbia fatto una grande figura. Uso, anche in questo caso, le espressioni non di un estremista dell'Italia dei Valori, ma del relatore al Senato, che ha definito il provvedimento «sgradevole nella sostanza e sgraziato nella forma». In Commissione esteri, nella discussione e nel dibattito, i relatori e lo stesso rappresentante del Governo non hanno potuto che prendere Pag. 84atto di un provvedimento non fatto proprio ad opera d'arte, però oggi il provvedimento è alla nostra attenzione.
Come facciamo noi a votare a favore di questo provvedimento così sgangherato? Un maestro diventato scrittore direbbe così «sgarrupato». Questi sono i motivi delle nostre osservazioni critiche; sappiamo perfettamente che queste nostre osservazioni critiche sono largamente condivise dai gruppi e da quanti hanno partecipato alla discussione, ma le nostre osservazioni non sono state sufficienti, né in Commissione né al Senato a far ritirare questo provvedimento sghembo che oggi è alla nostra attenzione. Per cui non ho nessuna difficoltà ad annunciare che il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro questo provvedimento. Lo anticipo oggi, ma, ovviamente, dovrò ripetermi, e chiedo scusa anticipatamente, domani al momento della dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, stiamo attraversando un momento particolarmente impegnativo nella storia del nostro Paese. La crisi economica ancora davanti a noi è vissuta con analoga preoccupazione dai cittadini italiani nel mondo. In questi mesi, con senso di responsabilità, gli italiani all'estero hanno compreso le ragioni delle riforme urgenti ed improrogabili che hanno modificato, anche per loro, condizioni ed aspettative di vita: dalle modifiche in campo pensionistico a quelle sull'IMU o sulle detrazioni fiscali per carichi di famiglia prorogate solo di 12 mesi e tra poco nuovamente in scadenza. Dobbiamo ricordare che anche per gli italiani all'estero le riforme Monti sono arrivate dopo i tagli lineari Tremonti. Le riforme Monti sono arrivate dopo tre anni durissimi di tagli ai capitoli di bilancio della Farnesina. In altre parole le comunità italiane nel mondo hanno sofferto una serie di tagli che hanno gravemente penalizzato l'insegnamento della lingua italiana - ed è per questo che una parte del recupero delle risorse va in quella direzione - l'assistenza ai connazionali indigenti - anche qui una parte delle risorse va in quella direzione - la rete consolare nel mondo e quindi i servizi, la rete della rappresentanza.
Nonostante tutto ciò la rappresentanza, Comites e CGIE, ha garantito l'informazione alla comunità, ha consentito di mantenere saldo il rapporto con le comunità, nonostante i tagli, nonostante le palesi discriminazioni. Basti ricordare l'esonero sulla prima casa dell'ICI, che ha riguardato tutti fuorché i residenti all'estero, nonostante i ritardi del sistema pensionistico, le lungaggini burocratiche, le lentezze per avere o rinnovare un passaporto. Nonostante tutto ciò la rappresentanza ha continuato a tenere alto il nome dell'Italia, anche quando l'immagine dell'Italia nel mondo non era certamente quella di oggi ed avrebbe giustificato arretramenti, tentennamenti, ripiegamenti che invece non vi sono stati. Anche in quei momenti il senso dello Stato ha consentito a tanti di continuare a rappresentare a tanti diversi livelli l'Italia e le sue articolazioni istituzionali, anche regionali e comunali.
È questa la rappresentanza di cui oggi il decreto in esame si occupa. Devo dire che il testo originale del decreto - poi sistemato con qualche pezza, dobbiamo riconoscerlo, al Senato - della rappresentanza si occupava poco, tardi e male. Poco per carenza di ascolto, una carenza di ascolto strutturale. Il Governo Berlusconi, ad esempio, per aver predisposto una riforma incapace di innovare. Basti pensare che se l'avessimo approvata, quella riforma a cui pure qualcuno fa ancora riferimento, se avessimo approvato quella pessima riforma oggi saremmo comunque qui a rinviare le elezioni per carenza di risorse. Infatti quella riforma non innovava proprio nulla sul piano delle modalità di elezione. Devo dire che se avessimo avuto quella riforma approvata avremmo ora difficoltà doppie, perché ci troveremmo ad avere approvato una riforma e a non poterla attuare.
Poco, perché anche il nuovo Governo se ne è occupato davvero poco, tant'è vero che il decreto non è stato anticipato da Pag. 85una vera discussione e questa è una critica politica che abbiamo già rivolto al Governo. Tardi, perché la questione era nota ed avremmo potuto occuparcene prima e sicuramente meglio se semplicemente ci avessero prestato ascolto. Male, perché nel decreto sono state dettate alcune condizioni essenziali per una riforma, le modalità di elezione, ma partendo dal come anziché dal per cosa e con quali strumenti. In altre parole il decreto, nella sua forma originale, apriva la porta ad un'ipotesi di riforma mascherata da un decreto di rinvio, tant'è vero che uno dei relatori al Senato ha provato proprio a far questo. Allora, anche dopo le modifiche al Senato, sappiamo che non si potranno spendere 21 milioni di euro: giusto a nostro avviso, perché in questo momento di crisi economica le risorse sono poche e limitate e dobbiamo dare priorità, ma sappiamo anche che si dovranno eleggere i Comites con metodo elettronico, quale si vedrà. Con quali costi ancora non sappiamo. Prima si diceva: non più di 2 milioni di euro; ora quella dimensione restrittiva è sparita, perché quei 2 milioni non sarebbero stati sufficienti neanche ad informare con una letterina gli oltre 4 milioni - in crescita rapida e continua - di elettori iscritti all'AIRE.
Vedete, un conto è far partire una discussione, anche urgente, su una riforma che parta da compiti, funzioni e composizione per passare attraverso le modalità di elezione, e non il contrario; un conto è farlo con serietà, ripensando al ruolo di questi organismi e tenendo conto della limitatezza delle risorse; altro conto è l'agire frammentato di questi ultimi anni. Dunque, un decreto-legge necessario in questo momento, ma sbagliato, modificato dal Senato, che ora siamo costretti ad accettare. Siamo pronti ad avviare una vera discussione con il Governo ed il Parlamento sull'impianto innovativo per avere una rete di rappresentanza efficiente ed efficace in grado di garantire collaborazione e sostegno, ma anche controllo democratico sull'azione della nostra rete diplomatico-consolare.
Infine, la questione delle risorse. Riteniamo che il recupero modesto al Senato non sia ancora sufficiente: inviteremo la Farnesina, con un apposito ordine del giorno, a rivalutare anche questa dimensione di investimento per le nostre comunità italiane nel mondo. Abbiamo il forte sospetto che, dal momento in cui è nato il decreto-legge, presentato ed approvato, una parte di quelle risorse siano state destinate dalla Farnesina ad altri capitoli. Crediamo che la rimodulazione della spesa con la spending review sia importante anche per il Ministero degli affari esteri: dobbiamo avere il coraggio anche in questo dicastero.
Signor Presidente, sottoponiamo queste preoccupazioni al Governo e all'Aula, e voteremo a favore di questo provvedimento, con le critiche che abbiamo espresso con grande apertura e chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, cari colleghi, purtroppo, ancora una volta, ci troviamo a dover scegliere tra il bere e l'affogare, quando le condizioni date sono quelle che ci propone il Governo, ossia questa vera e propria chiamata alle armi in fretta e furia, dovuta al fatto che non si è voluto, come sarebbe stato possibile, con le modalità, che abbiamo già sottolineato in quest'Aula, assumersi una responsabilità riformatrice o, quanto meno, farsi carico delle responsabilità di una decisione nel merito della rappresentanza e del voto degli italiani all'estero.
Stretti in questa morsa paradossale, noi della Lega, coerentemente, vediamo in modo positivo la proroga dei termini per l'elezione dei Comites. Stabilita, comunque, la proroga, resta questa nuova prospettiva di investire alcuni di quei milioni di euro in una funzione che, così com'è ormai ridotta allo stato attuale, non svolge il ruolo che le è stato conferito per legge. Quindi, noi della Lega, a questo secondo Pag. 86discorso, a questa seconda parte, non ci stiamo.
Subito fuori da questo palazzo, cari colleghi, come ormai non mancano di ricordarci ogni giorno le cronache, ma anche i racconti che direttamente sentiamo dai territori, quei milioni di euro - che siano 6, 7 o 8 - sono merce preziosa per chi, a causa di una politica di tagli selvaggi e di tassazione aggressiva, ai limiti di un sistema quasi punitivo nei confronti dei nostri concittadini affaticati dalla crisi economica, deve rinunciare ad una parte della propria pensione di anzianità o, come in alcuni casi - e come lo stesso Governo ha finito per ammettere - deve essere espulso dal mondo del lavoro in anticipo, senza la possibilità di potervi rientrare, rimanendo per un tempo indeterminato in un limbo, che lo collega al terribile purgatorio dei cosiddetti esodati.
Ogni euro speso per una funzione esautorata e svuotata di significato, come sono oggi le rappresentanze degli italiani all'estero siffatte - e sottolineo siffatte -, è un euro speso male. Quindi, nel proporre una riforma radicale e completa del sistema che, ormai, evidentemente, la necessita, noi ci opponiamo a questo inutile spreco di risorse, che meglio potrebbero essere investite qui da noi direttamente, piuttosto che per un mero contentino di compromesso, ed essere inviate all'estero per essere poi sottoutilizzate e, addirittura, sprecate.
Mentre, infatti, per i residenti in Italia cade la scure della revisione della spesa pubblica, non si capisce bene perché questa restrizione non debba essere estesa anche a tutto l'apparato che riguarda gli italiani residenti all'estero. Tale disparità di trattamento non si giustifica, infatti, se non con una scelta clientelare della maggioranza in prossimità del prossimo momento elettorale. E a questo, noi non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei rassicurare lei e qualche amabile collega che sarò molto breve. Prendo la parola per commentare questo provvedimento e per introdurre o reintrodurre, come si suol dire, alcuni argomenti che sono stati oggetto anche di valutazione da parte di quest'Aula. Mi rivolgo a lei signor Presidente ed al sottosegretario per gli affari esteri che saluto con molta cordialità. Mi scusi, signor Presidente, ma nel frattempo stavo ascoltando anche una telefonata della collega accanto a me, non è questione di intercettazioni perché questo ci porrebbe altri problemi...

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, mi meraviglio, un gentiluomo come lei non ascolta le telefonate delle signore.

MARIO TASSONE. Mi chiedevo se la telefonata fosse relativa alla materia che ci interessa e non un fatto privatistico per cui in questo momento mi sono astenuto e continuo, ovviamente, il mio intervento. Mi fa piacere che ci sia il sottosegretario non perché è sottosegretario agli affari esteri, ma perché è un uomo che ha maturato una lunghissima esperienza in questo campo. La vicenda dei Comites è una vicenda strana e non la stiamo trattando con assoluta linearità; oserei dire, anzi, che non c'è una grande consapevolezza della problematica. Infatti, il rinnovo si sta tramandando, come si suol dire, da stagione in stagione - stavo per dire da padre in figlio, ma in realtà si sta prorogando di stagione in stagione - e anche con questo provvedimento si rinvia ad un nuovo regolamento il generale riordino della materia, con la motivazione della razionalizzazione della spesa pubblica, e si rinvia quindi il rinnovo di questi organismi. È previsto uno scadenzario per cui, perlomeno, in questo momento, è sospeso il diritto, da parte dei nostri connazionali, di rinnovare questi organismi. Questo non è un bene! Voglio introdurre anche questo tema signor Presidente e signor rappresentante del Governo: ma tutto questo per un risparmio di qualche milione di euro? È la razionalizzazione dell'organismo, il potenziamento dell'organismo oppure è un risparmio? E questo si rinvia. C'è poi la Pag. 87questione del sistema elettorale sul piano delle tecnologie per quanto riguarda l'esercizio di questo diritto attraverso il computer. Questo è un fatto importante, fondamentale, però ritengo che qua ci sia un dato importante che va visto e su questo provvedimento nutro grandissime riserve. Ve lo dico con estrema chiarezza, signor Presidente e signor sottosegretario, come voi sapete, il mio partito sta dando forza e soprattutto sostegno a questo Governo però veramente questo provvedimento è incomprensibile e non c'è dubbio che esiste un problema sul funzionamento di questi nostri organismi di rappresentanza dei nostri connazionali all'estero; così collocati nel risparmio della spesa, nella proroga, qualcosa non va. Avrei capito se ci fosse stato un provvedimento per una rivisitazione di carattere generale; avrei capito se ci fosse stato un provvedimento per una rivisitazione di carattere generale rispetto al funzionamento dei consolati, alcuni dei quali non funzionano, lo dico con estrema chiarezza; avrei capito se questa problematica fosse stata inserita in termini più complessivi e più vasti per una riforma dell'esercizio del voto degli italiani all'estero. Ci sono rappresentanti votati all'estero, miei colleghi, che meritano dignità, stima ed apprezzamento per quello che stanno facendo, qualcuno di loro è qui, ma il sistema non funziona, non è esaustivo.
Quando noi abbiamo votato questa parte di riforma elettorale vi era un diffuso entusiasmo in quest'Aula, lo ricordo, ero presente, ma grande entusiasmo non l'ho verificato in me stesso, l'ho verificato moltissimo in termini formali. Tuttavia, vi era la consapevolezza che il congegno non funzionasse e che non vi fosse un pieno rispetto dei cardini e dei principi della democrazia, attraverso un esercizio elettorale che dava forza e grande capacità di collegamento tra i nostri connazionali e le istituzioni del nostro Paese a livello parlamentare. Eppure vi sono parlamentari che stanno facendo veramente il loro dovere, ma vi è, ovviamente, una diffusa consapevolezza che qualche cosa non funzioni e non ha funzionato nella linearità e nella trasparenza delle votazioni all'estero. Forse bisogna rivedere qualcosa. Vi è qualche collega - ma anche altri all'interno del nostro Paese - che ci dice e ci sollecita che questo esercizio dovrebbe essere abolito. Io non sono per la sua abolizione, sono per riformarlo, ma questa risposta è una risposta modesta. Questa è una risposta modesta!
Ho preso la parola semplicemente per verificare queste cose e non voterò contro il provvedimento. Ma se è soltanto un provvedimento di risparmio di spesa è veramente modesto e mediocre! Non perché si deludono le aspettative dei nostri cittadini e così via, ma vi sono orpelli, enfatizzazioni, pennacchi e tutto quello che vogliamo, e riprendiamo i pennacchi e gli orpelli quando dobbiamo sostenere una tesi e dobbiamo incamminarci lungo un percorso. Ma non è questo il problema, il fatto vero è che non funziona, si dilapida il tutto, e saremo certamente molto lieti di capire qual è lo scacchiere a livello internazionale, perché, ovviamente, l'interfaccia dei Comites in questi nostri organismi sono ovviamente gli uffici consolari all'estero. Vorrei sapere, in merito, cosa funziona, cosa non funziona e quali risposte si danno, se sono sufficienti le spese in favore delle nostre rappresentanze all'estero, oppure se queste sono ormai sulla difensiva o alcune volte sulla resa per mancanza di strutture, per mancanza di uomini, per mancanza di mezzi e di elementi.
Noi indichiamo con questo provvedimento il percorso e diamo il voto attraverso il sistema informatico, attraverso il computer, quando sappiamo che vi sono delle strutture consolari e delle nostre rappresentanze diplomatiche che vivono veramente una vita di grande incertezza e di grande mediocrità. Non si può adottare un provvedimento di questo genere se non si delinea qual è la politica estera di questo Governo, e sarei lieto che il Ministro degli affari esteri finalmente venisse in questo nostro Paese e facesse, dopo sei mesi, il punto della nostra politica estera e, soprattutto, sul funzionamento della rappresentanza consolare e diplomatica. Pag. 88
Con queste parole, signor Presidente, che sono un po' accese, vivaci, ma esprimono preoccupazione, sto cercando di dare un contributo costruttivo. Ovviamente, con grande fede, che è diffusa anche in quest'Aula, cerchiamo di aspettare quello che può essere anche un intervento conclusivo del Governo. Se verrà il Ministro ci farà tanto piacere e tanto onore, quel giorno lo ricorderemo come un momento importante della storia di Montecitorio; non ci sono forse spazi per le targhe, però qualche piccolo metro quadro lo troveremo. Anche lei, signor sottosegretario, può dire qualcosa con molta autenticità e con molta verità, perché non si può imputare a questo Governo responsabilità pregresse. Perciò, avete molta più possibilità, soprattutto perché non avete - come dicevo - responsabilità pregresse, di dire qual è la situazione, qual è la verità, da cosa nasce questo tipo di provvedimento e quali sono le prospettive sia dei Comites sia del nostro CGIE, di questo tipo di rappresentanza e, soprattutto, mi auguro che questa proroga non sia semplicemente un escamotage, un semplice escamotage, per prendere tempo, non so per che cosa e non so per quale finalità. Ritengo che questi interrogativi e questi nodi debbano essere sciolti per la nostra tranquillità. Inoltre, affrontiamo questi temi - signor Presidente e signor sottosegretario -, visto e considerato che siamo in una fase di riforma elettorale, e questo certamente non è compito principale del Governo, ma delle forze politiche.
Stiamo parlando in quest'Aula di rivedere anche la parte del sistema elettorale che riguarda il voto dei nostri connazionali all'estero. Con queste parole, signor Presidente, non do un giudizio negativo - anche se nell'altro ramo del Parlamento il nostro gruppo ha avuto qualche valutazione dissonante rispetto alle posizioni assunte da parte del Governo -, ma certamente è pieno di grande preoccupazione, perché il provvedimento si carica di una serie di elementi ed è molto irto di nodi che sembrano oggi inestricabili.
Mi auguro che nel proseguo del dibattito, anche nella fase di approvazione di questo provvedimento, il Governo e i colleghi - molto più bravi di me - riusciranno a dare qualche certezza e qualche percorso più limpido, meno opaco, meno confuso e soprattutto un intreccio meno articolato e meno complicato.
Ecco, ritengo che questo sia oggi il desiderio nostro e che questa sia la sollecitazione che mi permetto di fare, dopo aver certamente ringraziato lei, signor Presidente, i colleghi per la loro pazienza, ed aver rinnovato il mio saluto al sottosegretario agli affari esteri per le cose che è riuscito ad ascoltare e capire dalle mie parole. Spero che possa collezionare quanto ha udito come momento importante della sua iniziativa e della sua attività di Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, con questo decreto-legge il Governo ha spostato la data per le elezioni dei Comites e del CGIE. Io voglio ricordare che i Comites sono organi di rappresentanza degli italiani all'estero nei rapporti con le rappresentanze diplomatico-consolari. In tal modo, valorizzano il loro ruolo, tanto nei confronti delle collettività di cui sono espressione, tanto dell'attività consolare, e contribuiscono ad individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile delle comunità di riferimento.
Ho voluto ricordare questo per apprezzare le funzioni e le attività dei Comites. Dicevo che la data è spostata dal 2012. In questo decreto-legge è scritto che le elezioni dovranno avvenire entro la fine del 2014. Si tratta, senz'altro, di un argomento non facile, perché era la volontà del Governo, ma credo che quando si modifica l'attuazione di un evento democratico come sono le elezioni vi sia sempre un disagio, un disagio da parte di tutti, come è stato evidenziato dai colleghi, sia qui alla Camera e da parte dei colleghi del Senato, di cui ho letto gli interventi. Pag. 89
La motivazione addotta dal Governo ha una derivazione di natura economica, come del resto è stato evidenziato anche dai relatori. Infatti, per le elezioni nel 2012 sarebbero stati necessari 20 milioni di euro, mentre la disponibilità per effettuare queste elezioni nel 2012 era soltanto di 6,7 milioni. Il Governo, nello spostare le elezioni in maniera che possano essere effettuate entro il 2014, ha anche proposto e messo in atto una modalità secondo la quale queste elezioni potranno avvenire con un sistema elettronico e questa modalità costerà un decimo, con una spesa pari a 2 milioni di euro e quindi con un risparmio di 18 milioni.
Tra l'altro, è anche vero che è in atto un piano di razionalizzazione e di informatizzazione dei consolati.
Tale piano dovrebbe consentire entro quella data del 2014 di poter permettere appunto agli italiani che sono residenti all'estero di votare con il sistema elettronico. A questo riguardo, voglio sottolineare il fatto che già oggi 700 mila italiani residenti all'estero potrebbero effettuare la votazione con il sistema elettronico.
Ma, al tempo stesso, in questo provvedimento è anche previsto il fatto che, ove non fosse completata l'informatizzazione, si deve prevedere la possibilità di effettuare votazioni presso gli uffici consolari o anche presso altri locali predisposti dal comitato elettorale. Quindi, quella che era una previsione nel testo del Governo è stata modificata dal Senato permettendo, qualora non fosse completata l'informatizzazione a favore di tutti gli italiani, anche l'effettuazione di votazioni presso gli uffici consolari. Tra l'altro, un apposito regolamento definirà le modalità nel rispetto del principio di segretezza del voto.
Come ho detto, lo spostamento di un evento elettorale offre sempre elementi di perplessità. Il Senato, peraltro, ha trovato anche una soluzione a favore di tutta una serie di misure per gli italiani all'estero, a valere sui risparmi derivanti dalla mancata effettuazione delle elezioni previste nel 2012. Direi che, da questo punto di vista, le discussioni che sono avvenute al Senato hanno avuto un esito tendenzialmente positivo - lo definisco così -, perché a favore degli enti gestori di corsi di lingua e cultura italiana all'estero sono messi a disposizione 2 milioni di euro per l'anno 2012.
Anche a favore degli italiani residenti all'estero che si trovano in condizione di indigenza questo provvedimento mette a disposizione 1 milione e 339 mila euro per l'anno 2012. Infine, per un totale complessivo di queste tre voci che ammonta a 3 milioni e 539 mila euro, ci sono 200 mila euro per l'anno 2012 che possono essere messi a disposizione per un migliore funzionamento dei Comites.
Ecco, questo nelle sue linee generali è il provvedimento. Credo che si tratti di un argomento non facile - questo l'ho detto già per la terza volta -, ma credo che inserito in una possibile riforma dei Comites questo provvedimento possa essere accettato - e sappiamo che stiamo discutendo tutta una serie di provvedimenti di riduzione della spesa qui nel nostro Paese - anche in relazione alla situazione economica del nostro Paese e, quindi, credo che debba essere valutato positivamente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, per motivi di salute ho difficoltà a svolgere il mio intervento, dunque chiedo l'autorizzazione a consegnare il manoscritto e chiedo che venga verbalizzato. Mi preme però essere qui, e ho approfittato della possibilità nonostante il mio stato di salute, per esprimere il mio dissenso nei confronti del provvedimento in questione.
Io rispetto quelle che sono le indicazioni del mio gruppo, mi atterrò e dunque voterò a favore, ma ciò nonostante vorrei appunto approfittare dell'occasione per esprimere la mia totale contrarietà a questo provvedimento. Se si trattasse del rinnovo di una tornata amministrativa in Italia nessuno si sognerebbe di prevedere il congelamento della democrazia per questioni di risparmio economico. È possibile Pag. 90solo ed esclusivamente perché si tratta di una tornata elettorale che riguarda i nostri connazionali all'estero.
Dunque, ancora una volta purtroppo i nostri connazionali vengono trattati come cittadini di «serie B».
Rinvio al mio manoscritto, ma mi premeva, signor Presidente, che queste mie parole rimanessero agli atti, proprio perché reputo una profonda ingiustizia che, attraverso questo provvedimento, si proceda presumibilmente alla fine di questi importanti organi di rappresentanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Garavini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge del Governo, molto breve nella forma, ma denso di significato e di conseguenze per gli italiani che vivono all'estero, ha subito diversi cambiamenti durante il suo iter in Senato con l'inserimento di previsioni riguardanti le procedure di elezione degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero, che tuttavia sono ancora migliorabili nel garantire un'effettiva partecipazione agli aventi diritto al voto in un contesto di regolarità dell'esercizio di tale diritto, come peraltro è emerso anche dalle relazioni dei due relatori.
Credo che, sul piano del contenuto politico, dobbiamo partire ancora una volta da una sottolineatura inevitabile (signor Presidente, lei conosce bene anche il mondo degli italiani all'estero): in nessuna democrazia che meriti tale nome si procederebbe ad una triplice proroga di un organismo eletto a suffragio universale secondo una legge dello Stato che ne fissa in cinque anni la durata del mandato. E, invece, le stesse persone, se nel frattempo non hanno gettato la spugna, resteranno in carica 10 anni.
Francamente è una vergogna, un fatto grave, poiché il mancato rinnovo va ad incidere sulla qualità delle funzioni esercitate come previsto dall'articolo 1 della legge n. 286 del 2003, che definisce i Comites come organi di rappresentanza degli italiani all'estero nei rapporti con le rappresentanze diplomatico-consolari. E Dio sa se ve n'è bisogno in questo momento che vede l'amministrazione dello Stato sempre più lontana per le note ragioni dai cittadini italiani emigrati!
Voglio citare qualche esempio, come la disarticolazione dei corsi di lingua e cultura italiana oppure il fatto che occorrano fino a cinque anni per rilasciare la cittadinanza al coniuge che ha sposato un cittadino italiano. Veramente stiamo arretrando anche da questo punto di vista non verso i Paesi moderni, ma verso i Paesi che, invece, ci rincorrono e rincorrono il mondo moderno.
Gli organismi di rappresentanza hanno un ruolo importante, perché si sono sempre occupati di tenere insieme le comunità, di mantenere vivo questo legame con l'Italia, di costruire o, più che altro, di mantenere quel sistema Paese che ovunque andiamo promuovendo e cerchiamo di rendere attivo nell'interesse del nostro Paese.
Nel testo licenziato dal Senato si prevede un ulteriore rinvio del termine (è stato già detto), ma sappiamo tutti che la società cambia, si fanno strada i giovani che sono sottorappresentati in questi organismi e, quindi, si nega loro la possibilità di entrarvi, soprattutto ora che sono tantissimi quelli che vanno all'estero.
Insomma, tutti dovremmo chiederci: «Ma se non si celebrano le elezioni, come faremo ad assicurare il ricambio necessario?» È come se si prorogasse la vita di un comune da cinque a dieci anni con un decreto del Governo, tra l'altro tre volte. Quindi, si assiste in questo ad un deficit veramente di democrazia, che mina alle radici l'autorevolezza di tali organi di rappresentanza, che rischiano di perdere così la corrispondenza con la fotografia Pag. 91sociale delle comunità italiane all'estero che chiedono una adeguata rappresentanza aggiornata all'oggi. La democrazia, in effetti, signor Presidente, non può attendere.
Colleghi, parliamo di 126 Comites, in ben 38 Paesi, da rinnovare dopo le elezioni del 2004, e credo che in un momento in cui assistiamo nel cosiddetto decreto-legge «crescita», che discuteremo prossimamente, alla riformulazione del sistema di promozione dell'imprenditoria italiana nel mondo, non possiamo dimenticare il ruolo che possono avere in un contesto sinergico ed efficiente organismi di rappresentanza degli italiani all'estero cioè i Comites e i CGIE.
Parliamo di strutture che legano assieme a noi, eletti in Parlamento, le nostre comunità italiane sparse nel mondo, alla loro terra di origine, tramite una fattiva e costruttiva collaborazione con le autorità diplomatico-consolari, che non sempre è facile perché - diciamolo - spesso consoli e diplomatici vedono i Comites, vedono questi organismi come qualcosa di intrusivo, come qualcosa che tende ad occuparsi di cose che non li riguardano. Eppure, noi sappiamo che ci troviamo di fronte ad un provvedimento economico, quello del decreto cosiddetto crescita, che ci spinge a fare ancora di più per utilizzare tutte le sinergie possibili anche se questo provvedimento probabilmente passerà anzi, con sicurezza, passerà. Infatti, abbiamo visto quello che è stato fatto al Senato e ritengo che il sottosegretario Staffan de Mistura abbia lavorato molto, quanto meno - e lo ringraziamo - per questo, ossia per recuperare risorse proprio per quegli aspetti più colpiti dalle politiche che sono state messe in atto, per esempio con la legge di stabilità per i corsi di lingua e cultura italiana. Quindi, noi probabilmente vedremo che questo provvedimento passerà alla Camera e quindi sancirà ulteriormente questa proroga.
Non so se, personalmente, voterò questo provvedimento perché ritengo, per le ragioni etiche che ho espresso e che vengono da una profonda convinzione e dal rispetto della democrazia, che nessun parlamentare in questo Parlamento possa dire che qui non è stata offesa la democrazia, perché si costringono delle persone a rimanere in carica per ulteriori cinque anni. Questo veramente non è il senso della legge e non è il senso dell'impegno che queste persone hanno liberamente scelto nel volontariato, pensando di dare un contributo al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la conversione in legge del decreto-legge relativo al rinnovo dei Comitati per gli italiani all'estero e del Consiglio generale degli italiani all'estero costituisce l'ultimo triste capitolo di una vicenda iniziata male, qualche anno fa, quando fu inopinatamente deciso il primo rinvio del naturale rinnovo degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero, in ragione - si disse allora - del contestuale avvio al Senato dell'iter di un pessimo disegno di riforma degli stessi. Non sto qui a ripetere quanto i miei colleghi hanno avuto modo di esprimere anche al Governo in Aula, oggi, ed in Commissione nei giorni scorsi.
A distanza di qualche anno, a distanza dal 2009, data che avrebbe registrato questa celebrazione, con il rinnovo della elezione di Comites e CGIE, è ancora più evidente quel grave errore di valutazione. La forzatura che fu operata a suo tempo dal precedente Governo, che già denunciammo chiedendo il rinnovo immediato degli organismi, impedì allora agli italiani all'estero di votare quando avremmo avuto, sì, le risorse necessarie e sufficienti. Da tale scelta infausta derivò una concentrazione esagerata - direi quasi esclusiva - anche del dibattito politico e parlamentare sulla questione degli italiani all'estero attorno al tema della rappresentanza, tema sicuramente importante, ma non prioritario rispetto alle complesse problematiche delle quali sono portatrici le nostre collettività residenti nel mondo.
Voglio dire che avremmo dovuto dedicarci con maggiore attenzione alle questioni Pag. 92centrali della promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, al dibattito sulla piena cittadinanza dei nostri concittadini residenti all'estero ed al contributo all'internazionalizzazione che può - o che potrebbe - derivare da una specifica e intelligente valorizzazione delle nostre collettività all'estero - Dio sa quanto ne avrebbe bisogno il nostro Paese in questo momento -, alla stessa questione delicata dell'assistenza agli indigenti che vivano all'estero, come infine al complesso comparto della tutela socio-previdenziale degli italiani espatriati e degli immigrati in Italia, una questione che da anni, ormai da decenni attende un aggiornamento anche sul versante legislativo; e potrei ovviamente continuare, non lo faccio, ripeto, rimandando a quanto già detto in Commissione.
Non si è fatto tutto questo, si è preferito qualche anno fa insistere sull'urgenza di una riforma che andava e anzi andrà sicuramente fatta, la riforma degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero, ma con tempi e soprattutto con modalità di ascolto e di condivisione - in questo senso faccio un ulteriore richiamo al nuovo Governo e al signor sottosegretario - decisamente diverse da quelle che si seguirono a suo tempo dalla maggioranza al Senato con il consenso - e direi la complicità - del Governo Berlusconi.
Oggi, colleghi, siamo di fronte al terzo rinvio, che avrà come probabile risultato un raddoppio del mandato dei consiglieri dei Comites e del CGIE, organismi che soffrono non soltanto di gravissimi problemi di sostenibilità economica a causa dei ripetuti tagli operati negli scorsi anni, ma anche di una sopraggiunta sfiducia per la stanchezza causata proprio da questo anomalo protrarsi della loro esistenza ben al di là di ogni ragionevole periodo di tempo. Da questo punto di vista permettetemi da quest'Aula di esprimere anche un plauso e un ringraziamento a persone che dedicano tempo in maniera volontaria all'organizzazione di questi organismi.

PRESIDENTE. Onorevole Porta, la invito a concludere.

FABIO PORTA. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. In Commissione affari esteri, assieme ad altri colleghi, ho presentato degli emendamenti per migliorare questo decreto-legge che in parte il Senato ha modificato proprio nei punti che gli emendamenti avrebbero contribuito a dettagliare e integrare, mi riferisco da un lato alla dotazione finanziaria dei 6,7 milioni di euro che il Senato è riuscito a recuperare fino a un importo di 3 milioni e mezzo circa da destinare a lingua, cultura, assistenza e al funzionamento dei Comites e dall'altro lato alle modalità di voto che il Senato ha ampliato, aggiungendo a un non ben definito voto elettronico la possibilità di allestire seggi presso i consolati.
Adesso, relativamente alla dotazione, mi preme ribadire anche in questa sede, al Governo in particolare, la preoccupazione che parte delle somme destinate alle elezioni vadano a sostenere spese relative a indennità, benefici propri dell'apparato diplomatico del Ministero degli affari esteri che in questo momento dovrebbe concorrere ai sacrifici che tutti gli italiani stanno facendo. Sulle modalità, infine, ribadisco come il vero sistema per risparmiare soldi sulle elezioni degli eletti all'estero e anche per garantire trasparenza e controllo di queste votazioni sia un'esplicita richiesta degli interessati, mantenendo il voto per corrispondenza.
Concludo sperando che il Governo che ha seguito - voglio anch'io dare atto al sottosegretario Staffan de Mistura di averlo fatto con attenzione - questa discussione in Commissione possa essere parte diligente accogliendo queste nostre richieste, che noi tradurremo anche in ordini del giorno, e sperando, che da questo triste epilogo possa scaturire ormai nella prossima legislatura una nuova fase che saprà affrontare con maggiore serietà e tempestività questa importante tematica relativa al rinnovo della rappresentanza degli italiani eletti all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 93

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 5342)

PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori, onorevole Barbi e onorevole Galli, rinunciano alle repliche. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

STAFFAN de MISTURA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, io ho passato 42 anni della mia vita in 19 Paesi, e quindi mi ritengo, francamente, un italiano all'estero. Quindi, ho avuto grande difficoltà ad affrontare questo dibattito, perché mi sono reso conto delle sensibilità e delle difficoltà che venivano portate avanti sia da senatori sia da onorevoli deputati e anche dai rappresentanti dei Comites e del CGIE che ho incontrato.
Detto questo, al Senato, signor Presidente, vi è stato un dibattito faticoso, difficile, complicato, ma che ha contribuito, francamente, a migliorare quello che era un decreto-legge da migliorare. Il risultato, nonostante sia stato ottenuto in un momento in cui si va di fretta, è comunque molto migliore di quello che temevo potesse uscire.
Gli stessi italiani all'estero, se glielo avessimo chiesto, ci avrebbero detto, con riferimento a 21 milioni di euro: «per favore, non è il momento di spenderli per un'elezione», anche se è sempre difficile, faticoso, a volte francamente ingiusto, rinviare delle elezioni. Ma sono stati i primi a dircelo - io lo so e lo sapete anche voi - in questo momento in particolare.
Quindi, la questione era: se le elezioni vengono rinviate, vi è una non spesa di 21 milioni di euro. Possiamo trovare qualche formula, nonostante tutto, per arrivare ad almeno quasi 3,6 milioni di euro per attività in favore di italiani all'estero, di italiani indigenti, della lingua italiana e anche dei Comites, ai quali è stato chiesto questo sforzo ulteriore di restare a fare il loro lavoro volontario.
Credo che questo sia il risultato di un dibattito difficile, utile, costruttivo, a mio parere, nonostante tutto, avvenuto al Senato e che spero e sento che sta avvenendo anche qui. Quindi, il Governo sostiene la posizione che è stata proposta al Senato, affinché, con il nostro augurio, venga fatta propria anche dalla Camera dei deputati.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, mercoledì 11 luglio 2012, la IX Commissione permanente (Trasporti, poste e telecomunicazioni) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:

DELFINO ed altri: «Modifica all'articolo 1 della legge 5 febbraio 1992, n. 122, concernente la disciplina dell'attività di autoriparazione» (4574).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali e nomina del relativo presidente.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali il deputato Antonio Palagiano, in sostituzione del deputato Leoluca Orlando, cessato dal mandato parlamentare.
Comunico, altresì, che il medesimo Presidente della Camera ha nominato presidente della suddetta Commissione, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della relativa deliberazione istitutiva del 5 novembre 2008, il deputato Antonio Palagiano, in sostituzione del deputato Leoluca Orlando. Pag. 94
I migliori auguri ai due colleghi, ad uno per il compito di sindaco di Palermo, nel quale è impegnato, e all'altro per l'impegnativa presidenza di questa importante Commissione (Applausi).

Modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'attuale calendario dei lavori dell'Assemblea è stato così rimodulato:

Lunedì 16 luglio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

n. 5341 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di qualificazione delle imprese e di garanzia globale di esecuzione (approvato dal Senato - Scadenza: 6 agosto 2012);

n. 5323 - Conversione in legge del decreto-legge 28 giugno 2012, n. 89, recante proroga di termini in materia sanitaria (da inviare al Senato - Scadenza: 27 agosto 2012).

Martedì 17 (ore 12,30 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 18 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Seguito dell'esame dei disegni di legge:

n. 5341 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di qualificazione delle imprese e di garanzia globale di esecuzione (approvato dal Senato - Scadenza: 6 agosto 2012);

n. 5323 - Conversione in legge del decreto-legge 28 giugno 2012, n. 89, recante proroga di termini in materia sanitaria (da inviare al Senato - Scadenza: 27 agosto 2012).

Mercoledì 18 luglio avrà luogo la deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal giudice della I sezione civile del Tribunale di Roma, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 97 del 2012.

Nel corso della settimana potrà aver luogo l'eventuale seguito dell'esame di decreti-legge previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Giovedì 19 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 20 luglio) (con votazioni)

Esame dei disegni di legge:

S. 2914 - Ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE che modifica l'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità per gli Stati membri la cui moneta è l'euro, fatta a Bruxelles il 25 marzo 2011 (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);

S. 3239 - Ratifica ed esecuzione del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria tra il Regno del Belgio, la Repubblica di Bulgaria, il Regno di Danimarca, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica di Estonia, l'Irlanda, la Repubblica ellenica, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, la Repubblica di Cipro, la repubblica di Lettonia, la Repubblica di Lituania, il Granducato di Lussemburgo, l'Ungheria, Pag. 95Malta, il regno dei Paesi Bassi, la Repubblica d'Austria, la Repubblica di Polonia, la Repubblica portoghese, la Romania, la Repubblica di Slovenia, la Repubblica slovacca, la Repubblica di Finlandia e il Regno di Svezia, con Allegati, fatto a Bruxelles il 2 marzo 2012 (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);

S. 3240 - Ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), con Allegati, fatto a Bruxelles il 2 febbraio 2012 (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione).

Lunedì 23, martedì 24, mercoledì 25 e giovedì 26 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 luglio) (con votazioni)

Esame dei disegni di legge:

n. 5312 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese (da inviare al Senato - Scadenza: 25 agosto 2012) (salvo anticipazione a venerdì 20 luglio, ove le Commissioni ne concludano l'esame giovedì 19 luglio);

S. 3365 - Conversione in legge del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, recante misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile (ove trasmesso dal Senato - Scadenza: 19 agosto 2012).

Lunedì 30 e martedì 31 luglio, mercoledì 1o, giovedì 2 e venerdì 3 agosto (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nei giorni successivi) (con votazioni)

Esame dei disegni di legge:

S. 3382 - Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2012, n.87, recante misure urgenti in materia di efficientamento, valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico, di razionalizzazione dell'amministrazione economico-finanziaria, nonché misure di rafforzamento del patrimonio delle imprese del settore bancario (ove trasmesso dal Senato - Scadenza: 26 agosto 2012);

S. 3396 - Conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (ove trasmesso dal Senato - Scadenza: 4 settembre 2012).

L'organizzazione dei tempi dei disegni di legge di ratifica S. 2914, S. 3239 e S. 3240 sarà definita successivamente alla loro trasmissione dal Senato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 12 luglio 2012, alle 10:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3305 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale (Approvato dal Senato) (C. 5322).
- Relatore: Mazzuca.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3331 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 maggio 2012, n. 67, recante disposizioni urgenti Pag. 96per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero (Approvato dal Senato) (C. 5342).
- Relatori: Barbi e Galli.

(al termine delle votazioni)

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,20.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LAURA GARAVINI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 5342

LAURA GARAVINI. Grazie Presidente, è un errore rinviare per la terza volta le elezioni per il rinnovo di Comites e Cgie.
Non si è mai visto che si congeli la democrazia perché non si hanno le risorse per votare. E questo invece è proprio quello che stiamo facendo con questo decreto.
A nessuno verrebbe mai in mente di rinviare le elezioni amministrative comunali o regionali, per mancanza di fondi. Farlo, significa non avere nessun rispetto di questi importanti organi di rappresentanza, istituti che tutto sommato sono del tutto paragonabili ai consigli comunali.
Dunque, ancora una volta, si trasmette l'impressione che gli italiani all'estero siano cittadini di serie B.
O pensate che sia immaginabile dire ai cittadini di Milano, Napoli, Torino e Genova che le elezioni amministrative la prossima volta non si faranno perché vogliamo risparmiare soldi? La dimensione è la stessa; la popolazione di queste grandi città corrisponde al numero degli italiani all'estero. Ma il trattamento che si riserva agli uni o agli altri è diverso. A nessuno verrebbe mai l'idea di togliere il diritto di eleggere i loro rappresentanti locali per una questione economica ai milanesi, ai napoletani, ai torinesi, ai genovesi. Ma allora perché osiamo farlo con gli italiani all'estero? Evidentemente perché qualcuno ci considera veramente italiani di serie B.
E siamo sinceri: obbligare Comites e Cgie ad una durata doppia rispetto al mandato naturale, dopo che li si è costretti a disdire le sedi e ad interrompere le loro attività in corso d'opera, a seguito degli improvvisi tagli apportati negli anni passati, significa di fatto decretare la fine di questi organi di rappresentanza.
Sarebbe grave perché i Comites e i Cgie sono una parte importante della struttura democratica per gli italiani nel mondo.
I Comites vengono eletti direttamente a livello di circoscrizione consolare dagli italiani lì residenti. Si presentano liste contrapposte, spesso legate alla società civile presenti sui territori. Compito dei Comites è di individuare le esigenze sociali, culturali e civili della comunità di riferimento e sono chiamati a cooperare con l'Autorità consolare nella tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani residenti nella Circoscrizione consolare.
Sostanzialmente Comites e Cgie sono gli organi di rappresentanza più direttamente a contatto con gli italiani all'estero, a tutela dei bisogni e delle esigenze dei connazionali nel mondo.
La figura del parlamentare eletto all'estero non si sostituisce con quella dei Comites e del Cgie. Sono funzioni diverse. Il parlamentare eletto all'estero sta a Comites e Cgie come il parlamentare nazionale sta a consiglieri comunali e regionali.
Inoltre con questo decreto si rimette in discussione un'ulteriore importante conquista degli italiani all'estero: il voto per corrispondenza. Si prevede infatti che alla prossima tornata elettorale, nel 2014, non si possa più votare per corrispondenza ma venga previsto un sistema pastrocchio, costituito dalla somma di voto al seggio e voto telematico.
Il voto al seggio lo abbiamo sperimentato per anni all'estero e l'abbiamo cancellato a suo tempo per buoni motivi. È un sistema costoso, che richiede un grande sforzo logistico, ed è poco democratico perché penalizza le persone che vivono lontano dai seggi ed all'estero ciò rappresenta Pag. 97la maggior parte della gente. So bene di cosa parlo: 15 anni fa ho fatto la presidente di seggio mi ricordo bene la gente che veniva a sgoccioli e le tante pagine che rimanevano vuote perché gli elettori non venivano a votare al seggio.
È chiaro. Anche qua vale la pena di cercare di immaginarsi una situazione simile in Italia. Sarebbe come chiedere ai cittadini di Civitavecchia di spostarsi su Roma per eleggere i propri rappresentanti in Provincia. Quante persone sarebbero disposte a farlo? Quasi nessuno. La partecipazione sarebbe ridicola, vincerebbero le cricche che riescono a mobilitare una manciata di fedelissimi. Eppure, se un'ipotesi del genere sarebbe impensabile in Italia, invece è proprio quello che si sta proponendo agli italiani all'estero, e questo nonostante le distanze siano due, tre volte superiori rispetto alla Roma-Civitavecchia.
Ma qualcuno obietterà: rimane comunque a disposizione il voto telematico. Il che significa, replico io, non conoscere affatto la situazione degli italiani nel mondo: la maggioranza degli italiani all'estero non è il banchiere di Londra o lo scienziato al Cern. La maggior parte dei nostri connazionali all'estero è ancora espressione della prima e seconda emigrazione: gente onesta e bravissima, ma per la quale il computer non fa parte della vita quotidiana. Ed è spesso gente che vive lontano dai grandi centri, lontano quindi anche dai seggi elettorali. E proprio questi vogliamo costringerli ad usare il voto telematico? Non è altro che una foglia di fico, per non dover ammettere che con la reintroduzione del voto al seggio si ripristina un modo antidemocratico di elezione all'estero perché esclude dal voto una grandissima parte della popolazione.
«Voto telematico» suona moderno e conveniente. Nella realtà degli italiani all'estero è uno schiaffo a centinaia di migliaia di connazionali e uno schiaffo alla democrazia. Il voto telematico può andare bene lì dove c'è un seggio dietro l'angolo, dove uno può scegliere liberamente se votare da casa o recarsi al seggio. Ma la situazione degli italiani all'estero è l'esatto contrario e per questo, se si è interessati a prevedere un sistema democratico e giusto, quella degli italiani nel mondo è la situazione meno indicata per sperimentare il sistema telematico.
A proposito di soldi: se si fosse voluto introdurre un sistema economicamente conveniente si sarebbe dovuta accettare la proposta del PD, avanzata al Senato, di introdurre la preiscrizione alle liste elettorali, riducendo così consistentemente il numero dei plichi da inviare (e dunque la spesa di spedizione) e garantendo la messa in sicurezza del voto. In questo modo si sarebbe garantita anche una certa omogeneità nelle modalità dei diversi appuntamenti elettorali (politiche, Comites, referendum), facilitando così le operazioni di voto all'elettore e favorendo una maggiore partecipazione al voto da parte dei connazionali all'estero.
Introducendo invece un miscuglio, tra voto al seggio e voto telematico, si creano soltanto effetti negativi: i fondi stanziati, appena 2 milioni, difficilmente saranno sufficienti a coprire le operazioni di voto; il voto telematico esclude di fatto numerosissimi concittadini dal voto; la diversa metodologia di voto in uso nei vari appuntamenti elettorali produrrà un generale aumento dell'astensionismo.
Per finire, signor Presidente, è positivo che si sia dato ascolto a quanto il Partito Democratico sta chiedendo da mesi e cioè: che si destinino ulteriori risorse agli enti gestori per l'offerta di corsi di lingua e cultura italiana all'estero; che si ripristinino fondi per l'assistenza agli indigenti; che si dia ai Comites la possibilità di fare fronte ai radicali tagli subiti.
Ma le cifre stanziate sono fortemente insufficienti a risolvere i problemi che si sono venuti a creare negli ultimi 4 anni.
Questo vale per i 2 milioni che verranno stanziati per gli enti gestori.
Basti pensare infatti che gli enti gestori, a seguito delle misure deliberate dal Governo Berlusconi, hanno riscontrato decurtazioni dell'80 per cento passando dai 34 milioni di euro del 2008 ai poco più di 6 milioni di euro del 2012. Pag. 98
Stessa cosa dicasi per i 200.000 euro che verranno assegnati ai Comites. Si tratta di cifre irrisorie se si pensa che i fondi per i Comites negli ultimi 4 anni sono stati più che dimezzati, passando dai 3.300.000 euro nel 2008 ai 1.356.000 euro nel 2012.
Ecco che, alla luce di queste cifre, risulta ancora più grave che i fondi già accantonati per il rinnovo di Comites e Cgie non vengano assegnati, nella loro interezza agli italiani all'estero, ma in parte siano spariti senza lasciare traccia. E qua mi preme ancora una volta sottolineare l'esigenza assolutamente più importante: mettere a disposizione risorse per i figli dei nostri connazionali all'estero. I soldi che vengono assegnati adesso per i corsi e gli enti gestori sono assolutamente insufficienti. Se non vogliamo stroncare l'esperienza scolastica di decine di migliaia di ragazze e ragazzi e mantenere questa esperienza anche per le giovani generazioni dobbiamo stanziare i soldi che servono. È un investimento importante, non soltanto per la loro crescita, ma anche per la crescita dell'Italia, di cui questi giovani italiani all'estero sono una parte integrante.
Ecco, signor Presidente, mi avvio a conclusione.
Compatibilmente con le richieste del mio gruppo, voterò a favore di questo decreto-legge. Ma con il mio intervento vorrei esprimere tutto il mio dissenso al provvedimento in esame, perché si tratta di una profonda ingiustizia perpetrata nei confronti degli italiani all'estero.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5263-A/R - voto finale 528 528 265 528 26 Appr.
2 Nom. Ddl 5322 - em.1.24 477 470 7 236 17 453 37 Resp.
3 Nom. em.1.17 482 475 7 238 16 459 37 Resp.
4 Nom. em.1.25 492 486 6 244 20 466 36 Resp.
5 Nom. em.1.18 493 487 6 244 18 469 36 Resp.
6 Nom. em.1.26 498 490 8 246 23 467 36 Resp.
7 Nom. em.1.19 496 489 7 245 21 468 36 Resp.
8 Nom. em.1.27 499 492 7 247 19 473 36 Resp.
9 Nom. em.1.28 503 495 8 248 18 477 36 Resp.
10 Nom. em. 1.12, 1.22 503 496 7 249 19 477 36 Resp.
11 Nom. em. 1.13, 1.23 508 500 8 251 19 481 35 Resp.
12 Nom. em. 1-bis.2 496 485 11 243 59 426 35 Resp.
13 Nom. em. 1-bis.3 489 479 10 240 60 419 35 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1-bis.5 493 482 11 242 58 424 35 Resp.
15 Nom. em. 1-bis.4 500 490 10 246 64 426 35 Resp.
16 Nom. em. 1-bis.6 504 494 10 248 64 430 35 Resp.
17 Nom. em. 2.13 505 497 8 249 17 480 35 Resp.
18 Nom. em. 2.16 494 485 9 243 18 467 35 Resp.
19 Nom. em. 2.14 502 493 9 247 20 473 35 Resp.
20 Nom. em. 2.17 493 486 7 244 18 468 35 Resp.
21 Nom. em. 2.15 500 493 7 247 18 475 35 Resp.
22 Nom. em. 2.18 503 496 7 249 17 479 35 Resp.
23 Nom. em. 2.19 491 481 10 241 20 461 35 Resp.
24 Nom. em. 2.20 494 485 9 243 18 467 35 Resp.
25 Nom. em. 2.21 487 479 8 240 19 460 35 Resp.
26 Nom. em. 2.22 494 485 9 243 17 468 35 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 34)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.25 499 489 10 245 18 471 35 Resp.
28 Nom. em. 2.23 484 476 8 239 19 457 35 Resp.
29 Nom. em. 2.24 472 456 16 229 18 438 35 Resp.
30 Nom. em. 3.2, 3.4 484 474 10 238 29 445 35 Resp.
31 Nom. em. 4.2 488 481 7 241 19 462 35 Resp.
32 Nom. odg 9/5322/19 432 415 17 208 370 45 33 Appr.
33 Nom. odg 9/5322/20 446 424 22 213 385 39 33 Appr.
34 Nom. odg 9/5322/21 441 421 20 211 375 46 33 Appr.