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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 661 di giovedì 5 luglio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,40.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Castagnetti, Commercio, D'Alema, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Fava, Franceschini, Gidoni, Lucà, Mantini, Melchiorre, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Palumbo, Pisicchio, Paolo Russo, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,44).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,05.

La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 11,05.

Sull'ordine dei lavori.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, forse avrei dovuto farlo prima, e mi scuso, ma durante la pausa, è venuta da me la collega Binetti, che mi ha rappresentato, in effetti, un problema reale. È in corso, in una delle sale di rappresentanza della Camera, un incontro con il vescovo della Nigeria. Noi, in queste settimane, più volte, abbiamo stigmatizzato, commentato e ci siamo preoccupati per i continui attacchi: praticamente ogni domenica c'è un massacro in una chiesa cristiana portato avanti dai fanatici islamici in quel Paese.
Signor Presidente, sarebbe opportuno - mi rendo conto che posso rivolgermi soltanto a lei - sospendere per ulteriori dieci minuti i lavori dell'Aula, in modo che chi intenda farlo, possa partecipare a questo incontro con il vescovo nigeriano; poi, alla ripresa dei lavori, potremo lavorare tutti insieme. Comunque, mi rendo conto che la richiesta che sto facendo è impropria.

Pag. 2

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la ringrazio anche della presa di coscienza che ha in proposito. È chiaro che i lavori sono in itinere e che, dunque, si può agevolare la partecipazione in maniera diversa; altrimenti, dovrei avere il consenso da parte dell'Aula, ma non vedo richieste di intervento in tal senso. Comunque, dieci minuti si ricavano.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera, modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato) (A.C. 2326-E) (ore 11,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera, modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame del disegno di legge è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
Ricordo che nella seduta del 18 giugno si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2326-E)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo delle Commissioni.
Avverto che, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 1, 2, 3, 7, 8, 9 e 10, in quanto non modificati dal Senato.
Saranno, quindi, posti in votazione gli articoli 4, 5 e 6.
Preciso in proposito che, come già chiarito in sede referente, l'articolo 6, sul quale si era da ultimo raggiunta la doppia deliberazione conforme tra Camera e Senato, è stato comunque modificato dalle Commissioni, previo assenso del Presidente della Camera, in quanto recava una novella ad una legge, la n. 1423 del 1956, che risulta abrogata dal decreto legislativo n. 159 del 2011, recante il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-E), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, devo prendere cinque o sei minuti.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, colleghi, ci accingiamo a votare un documento di straordinaria importanza nel lungo cammino che ha caratterizzato gli ultimi decenni nella comunità internazionale in materia di tutela dei diritti dei minori.
Si tratta di una Convenzione che viene dopo altre che la comunità internazionale si è data: tra tutte, la Convenzione di New York del 1989 sulla tutela dei diritti del bambino, ma prima ancora quella svolta a Pechino, che riguardava l'organizzazione della giustizia penale minorile.
La storia dell'umanità non ha sempre conosciuto questi sentimenti di tutela dei minori. La letteratura specializzata ricorda che nella civilissima Parigi del 1700, quella che poi ha avuto un'importanza straordinaria nella costruzione dell'Europa democratica e del mondo occidentale, il prefetto di quella città aveva dato disposizioni Pag. 3ad un uomo perché passasse con il carretto, ogni giorno, per raccogliere bambini abbandonati lungo la strada, con l'unica raccomandazione che cambiasse ogni tanto la paglia. Spesso capitava che i bambini morissero e venissero abbandonati lì, nello stesso luogo dove erano stati presi.
Tuttora, in molte parti del mondo i bambini conoscono ancora patimenti, violenze e sofferenze. Io personalmente ho potuto vedere in Sud America i bambini della guerra, i bambini soldato, con i fucili in mano, scappare agli angoli delle strade quando passavano le camionette, in modo particolare una jeep delle Nazioni Unite sulla quale mi trovavo. Ho visto i bambini vittime della guerra. Ricordo un bambino, Manuelito, sotto una quercia di El Salvador, con il braccio destro tagliato da un ufficiale dell'esercito perché non potesse impugnare le armi.
Sono queste situazioni che inducono la Comunità delle nazioni a dotarsi di strumenti sempre più efficaci per combattere le violenze nei confronti dei bambini e per tutelare il diritto del bambino, come essere originario e irripetibile, a vivere la sua vita, i suoi affetti, la sua cultura e la sua sanità, per diventare un cittadino responsabile.
Il secolo scorso è stato chiamato il secolo dell'infanzia - a me sembra giustamente - perché si sono fatti passi avanti straordinari. In Italia, in modo particolare, c'è una cultura minorile assai sviluppata, che è frutto di una coscienza sociale, degli operatori sociali e degli operatori psicologici, ma anche di una magistratura minorile estremamente avveduta, che ha saputo dare vita ad una legislazione tra le più avanzate in materia di tutela dei diritti dei minori, sia nel campo civile, sia nel campo della rieducazione nel settore penale, secondo la quale ogni bambino possibilmente dev'essere condotto fino al compimento della maggiore età, per essere consegnato ad una società come soggetto capace di vivere autenticamente e autonomamente il suo protagonismo sociale.
Con questa Convenzione facciamo un altro passo importante nella cultura dei diritti dei bambini, perché essa tutela i bambini nella loro sfera più importante: quella dell'emotività, dell'affettività e della sessualità. Si sa che tutti i bambini vivono a modo loro una loro sessualità, ma in questo caso ciò che si vuole punire severamente è l'intrusione degli adulti, che, spesso oltre ogni limite e oltre ogni depravazione, pretendono di asservire creature piccole ai loro desideri e ai loro istinti, neanche definibili bestiali perché le bestie e gli animali non li hanno.
Signor Presidente, colleghi, qui abbiamo un testo di straordinaria importanza, che è stato sapientemente arricchito di molte disposizioni che servono a tutelare i bambini in ciò che hanno di più prezioso. Infatti, l'intrusione nella sfera della sessualità, sia dei bambini sia delle donne - che è fatta attraverso violenza, perché i bambini non possono mai dare il loro consenso - lascia tracce per sempre, lascia ferite nel corpo e nello spirito che non potranno mai essere cancellate. Per tale motivo è importante che la comunità internazionale si mobiliti ancora di più, per tutelare in modo sempre più preciso il diritto all'affettività, all'emotività e alla sessualità corretta del bambino.
Speriamo che a questo apparato normativo molto importante e a questo messaggio molto chiaro di etica e di morale, per cui gli adulti devono essere i primi garanti dei diritti dei bambini, si accompagni un'effettiva capacità della comunità internazionale di difendere i bambini e di applicare con estremo rigore le disposizioni che qui sono previste e che si aggiungono a quelle estremamente precise del nostro ordinamento giuridico interno.
Spero che vi sia una mobilitazione molto forte, perché la lobby dei pedofili è molto potente, ramificata e spesso difficile da individuare. Gli orchi possono essere ovunque e molto spesso per noi è difficile individuare chi sono e dove sono. Spesso questa malattia si annida in persone insospettabili, che tra loro organizzano circuiti riservati e perversi in cui oggetto di violenza sono i bambini.
Noi auspichiamo e invitiamo il Governo italiano ad esercitare tutto ciò che è in suo Pag. 4potere affinché, in ogni ramificazione, sia verificato e si possa verificare, sempre meglio, quali sono e dove sono questi circuiti perversi, per punirli con la severità che un crimine di questo genere merita. Soprattutto, è importante aver puntato l'attenzione, con così tanta cura, sui crimini sessuali nei confronti dei minori commessi attraverso Internet; Internet e questi strumenti di comunicazione sono di straordinaria importanza per la diffusione di conoscenze, ma spesso sono estremamente fragili se arrivano nelle mani di soggetti senza scrupoli che li usano per adescare i bambini, per cercare di convincerli o portarli dalla loro parte e per far circolare immagini che riguardano lo sfruttamento sessuale dei bambini. Abbiamo fatto un passo nella lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, adesso ne dobbiamo fare altri, nel senso che bisogna anche far procedere una profonda cultura del rispetto dei diritti dei bambini, non solo nella sfera sessuale ma in tutte le loro espressioni. Ecco perché il Parlamento, oggi, dovrebbe essere consapevole e approvare non un qualunque disegno di legge, come tanti altri che operano nel campo dell'avere; questo è un provvedimento che incide profondamente sul campo dell'essere delle persone più indifese; è per questo che l'approvazione del disegno di legge in esame meriterebbe una maggiore attenzione da parte di un'Assemblea che invece, purtroppo, vediamo distratta. Speriamo che si tratti soltanto di una distrazione tecnica e che non corrisponda, invece, ad una scarsa sensibilità nei confronti di questi problemi.
Mi auguro che il Parlamento e la Camera dei deputati approvino il provvedimento in esame con la grande attenzione che merita. Io, signor Presidente, ho concluso questo primo intervento, scusandomi con chi magari non lo avrebbe voluto sentire (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, secondo le valutazioni che abbiamo fatto assieme, il collega che mi ha preceduto faceva riferimento al significato e all'importanza di questo disegno di legge di ratifica. Mi rendo conto che tale provvedimento viene, forse, in un momento particolare della vita e dell'attività dell'Assemblea: c'è molta disattenzione, ma io ritengo che questo sia un tema, un argomento che dovrebbe polarizzare non soltanto attenzione, ma anche un grande interesse e occorrerebbe comprendere che non basta, semplicemente, l'approvazione e la ratifica di un accordo a livello internazionale su un problema così delicato e così importante, ma bisogna anche prevedere, da parte nostra e del nostro Paese, delle politiche adeguate. Certamente, con questo accordo si modificano alcune norme del codice penale e di procedura penale; viene ad essere concentrata tutta l'attenzione su un fenomeno estremamente grave, quello dell'abuso dei minori, della tratta dei minori, della pedofilia e di tutti quei reati e comportamenti che avviliscono l'uomo, che avviliscono il cittadino, che offendono l'innocenza e che comprimono ogni possibilità di sviluppo della persona, soprattutto nei confronti dei minori.
Ecco perché l'accordo che noi stiamo ratificando è importante anche se, su questa ratifica, debbo fare una sottolineatura: infatti essa viene ad essere approvata tanto tempo dopo il 2007. Questa Convenzione risale al 2007, perciò da allora è trascorso un grande lasso di tempo e questi argomenti sono stati anche rilevati, in sede di discussione sulle linee generali, da parte della collega D'Ippolito Vitale che ha parlato per conto del nostro gruppo. Per cui, in questo momento, voglio evidenziare che il nostro lavoro, il nostro impegno, come attività parlamentare e, mi auguro, anche come attività del Governo, non può fermarsi a questo aspetto e soprattutto a questo accordo ma deve, come dicevo poc'anzi, adeguare e costruire delle politiche di formazione, di monitoraggio, di attenzione che devono essere, certamente, a presidio di quella che è l'integrità del bambino. Pag. 5
Ma voglio anche fare un riferimento a quello che è il fenomeno criminale. Le organizzazioni criminali e mafiose, attraverso la tratta e le operazioni nefande che fanno, colpiscono sempre di più l'infanzia e i giovani. Ecco perché accanto a questo ci vuole un monitoraggio. Non è sufficiente la previsione di reati o l'aggravamento, come dicevo, delle pene. Bisogna far leva sulle famiglie, sulla scuola, sulla formazione, attraverso un'azione e una sensibilizzazione sempre più diffusa.
Questo non è un argomento, è l'argomento principale! Nel momento in cui una società vuole crescere e vuole avere sempre di più una sua dignità, una sua dimensione e una sua specificità, sul piano etico e morale, deve guardare all'infanzia e ai giovani. Occorre certamente creare un contrasto forte, sul piano della norma e della previsione delle pene, a quelli che sono i reati che si consumano nei confronti dei giovani e dei bambini. Ma bisogna prendere coscienza che si verificano fenomeni giorno per giorno, molte volte nascosti, che avvengono anche nel chiuso delle case, delle abitazioni, e che vengono, ovviamente, occultati.
Ritengo, dunque, che bisogna creare sempre di più una forza e una grande capacità, quindi, di cogliere quello che è un fenomeno che sempre di più fa decadere la nostra società. Chi colpisce i bambini, chi colpisce i giovani certamente non investe nel futuro, come si suole dire. Chi colpisce i giovani (se questo fenomeno si diffonde sempre di più) fa sempre di più aggravare la situazione di questa nostra società, la rende incivile e la mortifica anche nelle sue ansie di sviluppo e di avanzamento umano e civile.
Ecco perché, con la dichiarazione di voto finale che farà l'onorevole D'Ippolito, preannunzieremo il nostro voto favorevole su questo provvedimento, ma con queste raccomandazioni, con queste sollecitazioni. Sarebbe anche bene - lo dico, signor Presidente, senza spirito polemico nei confronti di nessuno - che il Governo dichiarasse anche qualcosa. Alla fine della discussione sulle linee generali il Governo non ha parlato. Sarebbe opportuno avere anche qualche idea del Governo, da parte anche del rappresentante del Governo, che è poi il sottosegretario al Ministero della giustizia. Sarebbe anche bene capire, dopo la ratifica di questa Convenzione, dopo la previsione dei reati, dopo l'aggravamento delle pene, quali siano le politiche che si possono fare e che può fare certamente il Parlamento (noi le stiamo sollecitando e andiamo in questa direzione). Ma cosa ha pensato il Governo? Ritengo che quando parliamo di sviluppo economico, di crescita, di parsimonia nelle nostre attività e nei nostri impegni quotidiani, bisogna guardare a questo dato umano fondamentale, su cui si deve costruire la società del futuro. Non c'è uno sviluppo economico se non c'è una società sana. Altrimenti, non vi può essere una prospettiva nel nostro Paese, né si creano le premesse umane che devono essere sempre di più salvaguardate ed esaltate.
Questa credo che sia la sollecitazione e la raccomandazione che mi sento di fare in questo particolare momento, perché la sfida è soprattutto rivolta alla centralità della persona, alla salvaguardia della centralità della persona sin dall'infanzia. Ritengo che questo sia il dato, la scelta e l'opzione che dobbiamo fare sul piano culturale e su quello della civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame è di particolare importanza. Pregherei i colleghi, anche quelli che non sono interessati, di partecipare, seppure passivamente, al dibattito, anche per dare un segno di civiltà. Questi provvedimenti, quando vengono approvati, soprattutto perché riguardano i minori, cioè i soggetti più deboli di cui molto poco si occupano i potenti, hanno bisogno di trovare ascolto, attenzione e partecipazione.
Ogni nazione misura il proprio grado di civiltà proprio quando si interessa dei Pag. 6problemi dei più deboli e non, come al solito avviene, di banche, di titoli tossici, di poteri forti.
Opportuno sarebbe, signor Presidente, che si regolassero i lavori di quest'Aula anche all'insegna dell'attenzione per dare un segnale esterno perché, se ci fosse la possibilità di farci sentire e di farci seguire in questi lavori dalla televisione, daremmo uno spettacolo davvero poco edificante.

PRESIDENTE. Onorevole Patarino, come vede c'è partecipazione e l'Assemblea risponde al suo appello.
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Giorgio Conte, Pedoto, Crosetto, Mazzuca, Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato
422).

Prendo atto che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-E), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pili, Pugliese, Galletti, Sardelli, Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 423
Maggioranza 212
Hanno votato
423).

Prendo atto che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-E), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Pianetta, Sarubbi, Peluffo, Veltroni, Di Stanislao, Galletti, Margiotta, Giammanco, Calabria, Pagano, Scandroglio, Bocchino...

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,33)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato
431).

Prendo atto che i deputati Adinolfi, Bosi, Cosentino, Maurizio Turco e Beltrandi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pagano ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.

Pag. 7

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2326-E)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-E). Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/2326-E/1?

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/2326-E/1, anche se ho il dovere di precisare che coinvolge anche competenze di Ministeri diversi dal nostro.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/2326-E/1, accettato dal Governo. È così esaurita la trattazione dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2326-E)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, sono trascorsi tre anni da quando il provvedimento di ratifica che ci accingiamo a votare per la terza volta in quest'Aula ha iniziato il suo iter, un tempo lunghissimo se pensiamo che la Convenzione di Lanzarote rappresenta il primo strumento a livello internazionale rivolto alla tutela dei minori da tutte le forme di abuso sessuale.
Parliamo di crimini talmente odiosi - che il collega Palomba ha descritto molto bene in un'Aula un po' distratta ma veramente l'ha fatto con competenza, parliamo di crimini che per le loro possibili declinazioni vanno dallo sfruttamento sessuale alla pornografia infantile, all'adescamento attraverso internet - tali da rendere urgente attivare ogni misura per identificarli, perseguirli e prevenirli. Occorre assicurare la protezione dei minori, che di quei reati terribili sono vittime, anche attraverso una cooperazione internazionale fra gli Stati e, ancora prima, con l'adeguamento dei sistemi penalistici interni.
La Convenzione di Lanzarote è uno strumento di primaria importanza in questo senso, perché prevede, fra le altre cose, l'inasprimento delle pene e il trattamento psico-terapeutico per i pedofili, ed anche l'ampliamento dei crimini sessuali perseguibili con l'introduzione del reato di grooming, ovvero di adescamento attraverso internet, una pratica sempre più diffusa.
Dal 1998 ad oggi su 398 arresti effettuati dalla Polizia postale per reati di abuso su minori commessi attraverso il web, ben 107 sono avvenuti a partire dal 2010, prova questa della crescita allarmante del fenomeno e dunque della tendenza sempre più diffusa ad utilizzare internet come luogo principale dove adescare i minori.
Altri due dati su cui riflettere: nell'ultimo anno in Italia sono stati 2 mila i minori che hanno subito un furto di identità sui social network ed è stata pari al 62 per cento la percentuale di minori che hanno avuto accesso ad Internet senza il controllo di un adulto. I minori che subiscono violenza sono bambini e adolescenti privati della loro dignità, sono persone che porteranno i segni fisici, psicologici ed emotivi di quegli abusi per il resto della loro vita, quando non saranno loro stessi a perpetuare quella violenza nei confronti di altri.
Noi preannunziamo il nostro voto favorevole al provvedimento che riteniamo un atto dovuto e non più rinviabile; la protezione dei minori da reati spregevoli è una priorità cui non possiamo sottrarci, la Convenzione deve essere ratificata e a questo noi daremo tutto il nostro sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

Pag. 8

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori e mi rifaccio completamente alle cose che ho detto all'inizio. Vorrei dire soltanto una cosa: questo provvedimento ritorna alla Camera in terza lettura per una divergenza di valutazione tra noi e il Senato; infatti la Camera ritiene che questi reati sessuali nei confronti dei minori debbano essere attribuiti alla competenza della direzione distrettuale e non dei singoli tribunali. Noi riteniamo che questa modalità procedimentale o procedurale o di competenza sia assolutamente necessaria, perché si tratta di coordinare indagini spesso anche molto delicate. Molto spesso la pedofilia via Internet si interseca con ramificazioni di potenti organizzazioni criminali che sono anche sovranazionali. Si tratta di potenti lobby che - alcune per propri vizi personali, altre soltanto per fare profitto a danno dei bambini - organizzano queste reti criminali. Perciò noi riteniamo che sia assolutamente necessario che siano le direzioni distrettuali ad occuparsi di questi fatti per le capacità maggiori che hanno di fronteggiare i fenomeni associativi, criminosi e malavitosi che spesso si intersecano. Anche questo infatti è un settore in cui le organizzazioni criminali o la criminalità organizzata si possono intromettere con facilità, perché si tratta di lucrare profitti molto alti. Ecco la ragione per la quale noi abbiamo ritenuto preferibile, piuttosto che lasciar passare il testo del Senato, prendere ancora qualche settimana per riaffermare questa necessità, che ci sembra davvero molto importante. D'altra parte, il tempo perso qui alla Camera è molto relativo, perché la maggior parte del testo era stata approvata al Senato. Ecco quindi le ragioni per le quali noi abbiamo ritenuto preferibile, pur nella ponderazione del criterio temporale, privilegiare il dato procedurale. Il gruppo dell'Italia dei Valori voterà quindi a favore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame, che viaggia dalla Camera al Senato e viceversa da circa tre anni, ha subito una serie di interventi modificatori dovuti, di volta in volta, a ripensamenti ed approfondimenti da parte di senatori e deputati di ogni forza politica che - data l'estrema delicatezza della materia, e considerando che i soggetti dei quali si occupa il provvedimento sono i minori, cioè i cittadini che più degli altri meriterebbero le attenzioni primarie di ogni Stato civile e che invece per lunghissimo tempo sono state trascurati, ignorati e nella migliore delle ipotesi non dovutamente rispettati - hanno nel corso di questi anni voluto approfondire ogni singolo aspetto delle questioni in esame, per avere la certezza di legiferare nel modo migliore e senza lasciare nulla di intentato. Oggi, grazie a Dio, si avverte ovunque una sensibilità diversa. Da parte della comunità internazionale c'è la volontà vera di colmare una lacuna le cui drammatiche, e in molti casi tragiche, conseguenze non possono lasciare ancora indifferenti o distratti i potenti della terra, i quali molto poco si occupano degli esseri umani più deboli come i bambini, utilizzando invece gran parte del loro tempo per parlare quasi esclusivamente di sostegno alle grandi banche, di titoli tossici o addirittura per trovare ragioni o pretesti a favore di guerre (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Guerre che, così come è sempre accaduto, non hanno mai risolto i problemi delle popolazioni coinvolte, non hanno mai migliorato le loro condizioni, ma hanno solo portato ovunque distruzioni, disperazione e miseria, soprattutto a spese dei più deboli, cioè delle donne e dei bambini, che sempre più numerosi finiscono nelle grinfie di gente senza scrupoli, subendo terribili violenze di ogni genere. Pag. 9
Ho voluto allargare l'orizzonte del mio modesto ragionamento richiamando la tragedia e l'assurdità delle guerre non perché esse abbiano un qualche riferimento diretto in ordine allo sfruttamento e all'abuso sessuale dei minori, né perché ad esse si debba fare esplicito riferimento, ma perché, a mio parere strettamente personale, una certa responsabilità morale non va esclusa a carico di chi fa ricorso alle armi prima di fare tutti i tentativi per risolvere diplomaticamente le controversie. Infatti, nel bilancio di ogni guerra, una delle voci sempre più presente e allarmante è quella relativa all'elevato numero di minori rimasti orfani, su cui, spesso, bestie criminali mettono i loro luridi artigli, per poi destinarli all'immondo mercato del turismo e dello sfruttamento sessuale.
C'è voluto un bel po' di tempo e altro ce ne vorrà per arrivare alla definizione finale. Con questa lettura, la Camera offre un altro contributo per migliorare un provvedimento che dà vita ad una normativa all'altezza di una grande nazione, il cui grado di civiltà è dato, innanzitutto, dalla volontà e dalla capacità che tutte le sue istituzioni dimostrano per sconfiggere una delle peggiori piaghe, se non la peggiore, della società, quella della pedofilia e della pedopornografia.
Onorevoli colleghi, ora, se il cammino di questo disegno di legge appare lungo e non ancora concluso, bisogna anche dire che tanti risultati sono stati conseguiti e quasi tutti positivi. Il primo obiettivo, ovviamente, fu centrato con l'entrata in vigore della Convenzione di Lanzarote del 1o luglio 2010, quando si stabilì che gli abusi sessuali contro i bambini venissero considerati reati, e non solo quelli tradizionali più diffusi, come la prostituzione infantile, la pedopornografia, la partecipazione coatta dei bambini a spettacoli pornografici, ma anche quelli di ultima generazione, come l'adescamento attraverso Internet e il turismo sessuale. Dopodiché, l'Italia si è data da fare, come altri Paesi, per dotarsi di un adeguato strumento legislativo.
Tutto faceva pensare, dopo le modifiche apportate quasi all'unanimità, con un solo voto contrario, dal Senato, nella sua seconda lettura, che questo ramo del Parlamento avrebbe confermato quanto modificato dal Senato. È stato necessario, invece, apportare ulteriori correttivi, come ha giustamente sostenuto nel suo intervento la relatrice, onorevole Angela Napoli, perché, sempre in ossequio a quella filosofia che ha guidato entrambe le Camere quando si scoprono degli errori, quando si registrano delle sviste, come è accaduto nell'ultimo passaggio al Senato, non sarebbe stato saggio da parte nostra lasciar correre per raggiungere una conclusione, una qualsiasi. Era doveroso, invece, intervenire ancora per apportare le necessarie correzioni e migliorare il testo della legge.
Credo che, licenziando questo provvedimento con le modifiche condivise dalla stragrande maggioranza dei deputati, anche se viene rinviata ancora - mi auguro, davvero, di pochissimi giorni - la definitiva conclusione di una così importante e non di meno attesa legge, il Parlamento scriva un'altra bella pagina di grande civiltà. E, come dissi in quest'Aula in occasione dell'approvazione della legge sul Garante per l'infanzia, una società civile ed evoluta, come è la nostra, una tra le prime potenze mondiali, come ama definirsi l'Italia, non può fare a meno di pensare continuamente e attentamente al proprio futuro, e il futuro di ogni società umana, piccola o grande che sia, è strettamente legato alla sua capacità di rinnovarsi costantemente, per rispondere ai bisogni sempre emergenti e per realizzare un concreto rinnovamento ed un effettivo progresso della propria comunità.
Tale rinnovamento e tale progresso non possono che essere il compito delle nuove generazioni, che quanto più godranno in ogni fase della loro vita - a partire da quella più delicata, e, quindi, più meritevole di attenzione e di accorgimenti, come è quella dell'infanzia e dell'adolescenza - dei loro diritti, quanto più saranno tutelate da ogni forma di violenza, anche e soprattutto dalla violenza sessuale, tanto Pag. 10più saranno in grado di rinnovare, progettare e costruire meglio ciò che verrà.
Onorevoli colleghi, dedicare l'interesse, le attenzioni e le preoccupazioni verso i bambini, per garantire loro una vita serena in tutte le fasi, per assicurare loro il diritto di crescere potendo coltivare i loro sogni, è dovere fondamentale di ogni legislatore. Pertanto, condividendo le modifiche apportate dalla Camera anche in questa terza lettura, il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo voterà a favore del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, il voto del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo al provvedimento in esame, come già anticipato dal collega Tassone, sarà favorevole.
Ho avuto modo, in sede di discussione sulle linee generali, di ricordare come la Convenzione che ci accingiamo ad approvare costituisca il primo significativo strumento internazionale di qualificazione giuridica di reato di tutti gli abusi sessuali contro i minori, non esclusi quelli commessi in casa o all'interno della famiglia, con minacce, azioni violente e coercitive.
Spiace il ritardo nell'approvazione del testo, più volte oggetto di esame nei due rami del Parlamento. Sicuramente, ciò costituisce il segno di una responsabile attenzione e di una precisa volontà di miglioramento e potenziamento del suo contenuto.
Tuttavia, non possiamo non denunciare questa colpevole lentezza del nostro Paese a fronte della necessità di attivare strumenti efficaci di contrasto immediato ad un gravissimo fenomeno, per di più crescente, in una società chiamata a registrare la globalizzazione come cifra di ogni tipologia di relazione. Non si tratta di stigmatizzare l'utilizzo delle nuove tecnologie che modernità e progresso ci mettono a disposizione come strumenti di arricchimento della conoscenza e della formazione, piuttosto di orientarne e controllarne il corretto utilizzo, al fine di evitare che un'opportunità diventi occasione di danni spesso irreparabili.
L'introduzione di misure preventive quali lo screening, il reclutamento e l'addestramento di personale che lavorino con i bambini, rendendoli consapevoli dei rischi che corrono e degli eventuali strumenti di difesa, l'elaborazione di programmi di supporto alle vittime per incoraggiarne la denuncia di episodi di abuso e di sfruttamento, l'istituzione di centri di aiuto via telefono e via Internet costruiscono, all'interno della Convenzione, un sistema strutturato di attacco e di contenimento di questo deprecabile fenomeno.
Realizzare, dunque, questo livello minimo comune di lotta contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale dei minori, rafforzando la cooperazione tra i Paesi, soprattutto in termini investigativi, non esclude, però, che ogni Stato possa disporre di misure più incisive o restrittive di quelle previste. Rimane, però, fondamentale il recepimento di questo strumento internazionale di lotta comune ad una realtà odiosa, atteso che oggi, nel villaggio globale, l'internazionalità rappresenta la categoria necessaria per inquadrare e affrontare il problema ed elaborarne soluzioni efficaci.
Non è mancata, in passato, l'attenzione e la sensibilità del Parlamento verso i temi riguardanti i minori e la difesa del loro diritto ad un'infanzia felice e, soprattutto, senza abusi.
Tuttavia, il cammino da compiere è ancora lungo e in salita, per la difficoltà di esercitare controlli efficaci rispetto ad un reato complesso, consumato con modalità differenti, il più delle volte non prevedibili proprio con riferimento ai soggetti attori.
La ratifica di questa Convenzione deve costituire un valido strumento per rafforzare l'azione pedagogica a sostegno dei minori e il processo di coscientizzazione delle famiglie, degli educatori e degli operatori sociali. Bisogna avere sempre più consapevolezza che violare l'innocenza dei Pag. 11minori significa pregiudicare non solo il corretto evolversi del processo di crescita delle vittime, ma alterarne anzitutto la capacità di relazionarsi con gli altri, con conseguente oggettivo pregiudizio per le comunità di riferimento. Occorre in altri termini avere presente che il diritto del minore alla salute fisica e psichica, nonché la sua inviolabilità come persona, costituiscono anche un vero e proprio valore sociale da difendere come condizione di equilibrio e di armonia dell'intera collettività, sicuramente esposta a tutte le conseguenze negative di quegli episodi di violenza e di abuso su soggetti deboli e, quindi, in prospettiva, a rischio di comportamenti asociali.
In conclusione, esprimo l'auspicio di una rapida e definitiva approvazione del provvedimento, senza ulteriori modifiche al Senato, per rendere operativa finalmente anche in Italia la Convenzione. Infine, esprimo il mio augurio che Lanzarote rappresenti il primo importante traguardo di un patto sociale internazionale forte e coraggioso a difesa del mondo dell'infanzia, come segno di una conquistata coscienza comune europea che investire sulle nuove generazioni significa investire sul futuro del Paese. Per questo, diventa un dovere garantire una sana crescita ed un armonioso sviluppo dei nostri figli.
Ribadisco, pertanto, il convinto voto favorevole dell'Unione di Centro al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come è stato ricordato, siamo giunti al terzo passaggio parlamentare di questo provvedimento, che è ormai in discussione da due anni ed è molto importante perché affronta un tema delicato.
Noi qui oggi dobbiamo appunto ratificare - non sarà, purtroppo, il passaggio definitivo perché occorrerà un ulteriore esame da parte del Senato - la cosiddetta Convenzione di Lanzarote, che assicurerà finalmente un valido strumento omogeneo tra tutti gli Stati membri dell'Unione, che saranno in grado di fare fronte comune contro uno dei fenomeni più importanti che investono la nostra società - con il contrasto alle forme di sfruttamento e agli abusi sessuali dei minori - che finora a livello internazionale non aveva avuto nessuna considerazione.
È molto importante che proprio oggi il Parlamento sia chiamato a ratificare la Convenzione di Lanzarote all'indomani dell'operazione, della maxiretata che c'è stata a livello internazionale: 141 Paesi coinvolti nella «operazione Carole», altrimenti detta «l'orrore che passa sul web».
È quindi questo un tema di forte attualità, perché appunto riteniamo estremamente gravi e i più odiosi i reati contro i bambini e nei confronti dei minori. Finalmente questa Convenzione dettaglia questi reati (l'abuso sessuale, la prostituzione infantile, la pedopornografia, la partecipazione coatta di bambini a spettacoli pornografici) e arriva anche a disciplinare delle fattispecie che finora non erano previste dagli ordinamenti interni, né dagli ordinamenti internazionali e che quindi risultavano difficili da perseguire. Penso al fenomeno del turismo sessuale, come anche al fenomeno del grooming, il cosiddetto adescamento attraverso Internet.
La Convenzione delinea misure preventive che comprendono lo screening, il reclutamento e l'addestramento di personale che possa lavorare con i bambini, al fine anche di renderli consapevoli dei rischi che possono correre e di insegnare loro a proteggersi. Come è stato già sottolineato dai colleghi, non c'è solo quindi lo strumento di efficacia repressiva, ma con questa Convinzione si tenta di perseguire anche un'efficacia preventiva, in modo che si intervenga prima che sia troppo tardi.
Infatti, purtroppo - lo sappiamo -, i bambini che subiscono degli abusi portano dentro di sé, nella propria anima, delle tracce che risultano essere troppe volte indelebili. Ed è importantissimo - vorrei ricordarlo e ribadirlo -, per rispondere Pag. 12proprio a tutte le sfaccettature del fenomeno, che la Convenzione provveda a definire «bambino» ogni persona al di sotto dei diciotto anni. Questo è un segnale importante che anche il Parlamento italiano ha voluto dare.
È chiaro che lo sfruttamento sessuale dei bambini, la pornografia infantile, la prostituzione minorile e più in generale tutte le forme di abuso sessuale riferite ai minori rappresentano forme molto gravi di delitto e, purtroppo, va anche osservato che le dimensioni del fenomeno degli abusi e dello sfruttamento ormai hanno raggiunto livelli inquietanti, sia a livello nazionale che internazionale.
Magari ci sono Paesi, come Francia ed Inghilterra, che hanno una soglia di guardia più elevata rispetto al nostro Paese, ma se si guardano i dati di «Telefono azzurro» non stiamo molto meglio. Addirittura si ipotizzerebbe che in Europa un bambino su cinque sarebbe vittima di violenza sessuale. Questo è un dato drammatico. È chiaro che non è un dato evidente e oggettivo, perché quando si tratta di questo tipo di reato è difficile una quantificazione e sappiamo benissimo che le denunce purtroppo sono poche e che c'è tantissimo sommerso, anche perché chi subisce questi reati tante volte è in uno stato di soggezione psicologica nei confronti del carnefice.
Oggi sappiamo, purtroppo, che il web è un bellissimo mezzo di comunicazione, però il suo utilizzo da parte dei minori è diventato quotidiano e frequentissimo e ha aumentato il rischio, in modo esponenziale e incontrollabile, della diffusione di questi reati.
Il percorso che ci ha portato all'adozione della Convenzione di Lanzarote è stato condiviso, come si è detto, da tutte le forze politiche e vuole dare un segnale molto importante, che è quello della tolleranza zero di tutto il Paese e di tutte le istituzioni verso la pedofilia e la pedopornografia. Fra le novità - ci sono stati già tre passaggi parlamentari - vorrei ricordare che è molto importante il nuovo articolo 414-bis del codice penale. Ci tengo in modo particolare perché sanziona la cosiddetta istigazione a pratiche di pedofilia e pedopornografia con la pena della reclusione da un anno e sei mesi a cinque anni per chiunque, con qualsiasi mezzo - la parole «con qualsiasi mezzo» sono state introdotte dal Senato, che però ha fatto anche la scelta, che non condivido, di ridurre nel minimo la pena edittale - e con qualsiasi forma di espressione, pubblicamente istiga a commettere reati di prostituzione minorile, di pornografia minorile, di detenzione di materiale pedopornografico, di turismo sessuale, di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenne.
È molto importante che alla medesima pena soggiaccia anche chi pubblicamente fa apologia di questi delitti, in quanto è riprovevole che, come è avvenuto tempo fa in Olanda, le ragioni e le finalità artistiche, letterarie, storiche o di costume possano essere invocate a scusante della condotta. Penso sia uno dei segnali qualificanti di questa proposta quello di voler colpire l'apologia di chi fa o inneggia alla pedofilia.
Tante volte ci siamo trovati anche in Parlamento a discutere dell'orrore della cosiddetta «giornata dell'orgoglio pedofilo», che veniva celebrato annualmente su Internet. Mi auguro che ora ci possa essere uno strumento per contrastare questo tipo di fenomeni. Non è letteratura e non è arte inneggiare al sesso contro i bambini. Ci tengo in modo particolare, anche perché in passato avevo presentato una proposta di legge proprio su questo tema, che mi fa piacere sia stata recepita in questa Convenzione.
Lo ripeto: non ho condiviso la scelta con cui il Senato ha ridotto nel minimo la pena, però ormai è andata in questo modo. Sono tantissime comunque le misure positive. Signor Presidente, mi consenta di fare una sintesi. Verrei poi ad una questione che è stata già dibattuta, ossia quella della competenza. La Camera non ha voluto fare uno «sgambetto» al Senato. Noi non giochiamo agli sgambetti istituzionali sul tema del contrasto alla pedopornografia. Pag. 13
Abbiamo ritenuto di dover accorpare tutte le competenze in materia, come tra l'altro già avviene per i reati esistenti, quindi di accorpare anche i nuovi reati previsti dalla Convenzione alla competenza della procura distrettuale e non circondariale. Questo non è un capriccio della Camera, ma è il frutto di audizioni approfondite che abbiamo voluto ripetere (anche per questo ringrazio il presidente della Commissione) in terza lettura proprio per dare maggiore forza alle nostre idee. Ebbene, tutti gli operatori, dalla polizia postale agli inquirenti, che contrastano questo fenomeno ci hanno confermato l'importanza di avere un unico organismo giudiziario che si occupa di questo fenomeno, di questi nuovi reati, anche per perseguirli con maggiore efficacia. Detto questo, noi oggi ci doteremo (ci doteremo, perché anch'io auspico una passaggio velocissimo al Senato, perché non possiamo perdere ulteriore tempo, dobbiamo reagire) di questi nuovi strumenti per contrastare il fenomeno della violenza e dell'abuso sessuale sui minori. Vorrei però anche sottolineare come la nostra legislazione, la legislazione italiana, sia abbastanza avanzata in questo campo.
Devo dire che quando si parla di violenze abbiamo affrontato tante volte questo tema, dallo stalking alla legge contro l'infibulazione: tutte norme che siamo riusciti ad approvare fra l'altro in maniera condivisa e bipartisan proprio per contrastare il fenomeno della violenza. Adesso avremo uno strumento in più. Ripeto, è importante dotare gli investigatori di questo strumento, ma è importante anche non abbassare la soglia della prevenzione e del contrasto culturale alla pedopornografia. Quindi, annuncio chiaramente, anche per le battaglie che abbiamo da sempre fatto in questa materia, il voto convinto e favorevole del gruppo Lega Nord Padania. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Lussana, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, questo è un disegno di legge voluto da tutte le forze politiche. Anche oggi abbiamo votato all'unanimità. Ma questo provvedimento ha avuto un iter estremamente travagliato: approvato dalla Camera dei deputati il 19 gennaio 2010; modificato dal Senato della Repubblica il 27 ottobre 2010; nuovamente modificato dalla Camera l'11 gennaio 2011 e ancora dal Senato il 16 maggio 2012. Un provvedimento emblematico, se vogliamo, dell'inadeguatezza di un sistema bicamerale perfetto superato dall'urgenza di risposte celeri ed efficaci in una società moderna e dinamica nell'ambito di relazioni sempre più interdipendenti tra gli Stati e l'Unione europea. Se è vero che il lodo Alfano è stato approvato in quattro giorni e altri provvedimenti impegnano i due rami del Parlamento per anni interi, se è vero che ormai i decreti-legge e i voti di fiducia hanno sostituito di fatto il normale iter legislativo, dobbiamo convenire che la Costituzione formale è stata gradualmente sostituita da una Costituzione materiale senza orizzonte e senza respiro. È questo un punto di riflessione ineludibile e non rinviabile di cui lei forze politiche si devono far carico senza tatticismi e senza indugi.
Ma torniamo a questa Convenzione. È già stato detto da tanti interventi (questa è la terza volta che viene alla Camera, è stata già due volte al Senato e ritornerà nuovamente al Senato), che questa Convenzione è entrata in vigore il 1o luglio del 2010, ed è importante perché è il primo strumento internazionale con il quale si prevede che gli abusi sessuali contro i minori siano considerati reato. Ma già da qualche decennio - come è stato ricordato - la Comunità internazionale aveva avvertito la necessità di proteggere il segmento più fragile e più indifeso della società. Pag. 14
Dall'Organizzazione della giustizia minorile penale di Pechino alla Convenzione di New York del 1989 è emersa una nuova consapevolezza, dopo un lungo cammino di negazione della titolarità di diritti in capo ai minori. Questa Convenzione li tutela, nelle loro sfere più sensibili, quelle dell'emotività, dell'affettività e della sessualità. Li tutela dall'intrusione degli adulti. Ma c'è di più in questa Convenzione: il quadro normativo diventa uniforme tra tutti gli Stati membri, per contrastare più efficacemente un fenomeno antico e inquietante, anche alla luce della sua pervasività e complessità. Secondo i dati dell'UNICEF, due milioni di bambini sono utilizzati ogni anno nell'industria del sesso. Sulla rete Internet più di un milione di immagini di bambini abusati. E ancora: ogni sito pedopornografico registra da 7 mila a 20 mila contatti al giorno e l'aumento di questo tipo di siti, solo tra il 1997 ed il 2005, è stato del 1.500 per cento. Gli ultimi dati sono quelli dell'aumento, solo in un anno, del 300 per cento. Il giro d'affari legato allo scambio di materiale pedopornografico in rete si aggira intorno ai 4-5 miliardi di dollari l'anno.
È vero, il legislatore italiano aveva già sanzionato penalmente abusi sessuali sui minori, ma la ratifica della Convenzione di Lanzarote consente oggi di inserire le nuove fattispecie di reato, di istigazione a pratiche di pedofilia, di adescamento attraverso Internet ed estende ai conviventi il reato di maltrattamenti in ambito familiare. La ratifica non incide solo nel campo dei reati penali, ma soprattutto nella politica di prevenzione, delineando misure che comprendono il reclutamento e l'addestramento di personale che possa lavorare con i bambini al fine di renderli consapevoli dei rischi che possono correre ed insegnare loro a difendersi. Il disegno di legge approvato dal Senato modifica - anche questo è stato ricordato - quello approvato dalla Camera. Per alcuni aspetti positivamente, come la graduazione dell'interdizione dai pubblici uffici; per altri peggiora il testo, modificando il catalogo dei delitti attribuiti alla competenza della procura distrettuale per riattribuirla alle procure circondariali. La polizia postale e i magistrati auditi in Commissione hanno segnalato il rischio determinato da questa doppia competenza. Le fattispecie di reato di cui ci stiamo occupando nella quasi totalità si consumano nella rete e, quindi, richiedono personale investigativo altamente specializzato, dotato di mezzi, strumenti e preparazione efficaci, tutti requisiti che è difficile reperire in sede circondariale. Inoltre, avendo questi reati una forte connotazione transnazionale, al fine di un'efficace cooperazione internazionale, è indispensabile che siano affidati alla competenza delle procure distrettuali. Per contrastare nuove forme di criminalità organizzata, come quelle dei crimini informatici relativi alla pedofilia, è indispensabile creare una complessa rete di cooperazione giudiziaria, come dimostra l'ultima recente operazione contro la pedofilia, l'«operazione Carole», che ha coinvolto 141 Paesi, ha visto 670 sospetti identificati e 184 arresti a livello internazionale. Noi ci auguriamo che questa sia l'ultima volta che discutiamo alla Camera questo provvedimento e preannunzio naturalmente il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, noi, con il voto di oggi, ci accingiamo a ratificare la Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale. Un reato odioso e raccapricciante che lascia, come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, un segno permanente e negativo per tutta la vita nel minore violato.
Allora, signor Presidente, recepiamo questa Convenzione per classificare e dare un adeguamento interno al nostro codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario. Infatti, con l'approvazione del disegno di legge in esame si potrà intervenire con strumenti Pag. 15più adeguati per sradicare questo crimine odioso ed esecrabile. Voglio a questo riguardo sottolineare soltanto alcuni punti del provvedimento in esame: mi riferisco all'articolo 4, che novella il codice penale. In particolare, la lettera a) interviene sull'articolo 157 del codice penale e prevede il raddoppio dei termini di prescrizione per i maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli, per i delitti contro la personalità individuale, per la violenza sessuale semplice e di gruppo, per i delitti di atti sessuali con minorenne e corruzione di minorenne, con esclusione delle fattispecie di minore gravità. Anch'io voglio riferirmi all'articolo 414-bis del codice penale, perché il testo approvato dal Senato introduce la nuova fattispecie di reato di istigazione a pratiche di pedofilia e pedopornografia. È stata anche corretta la fattispecie, prevedendo che la pubblica istigazione a commettere in danno di minori uno o più delitti di prostituzione minorile, pornografia minorile, detenzione di materiale pornografico, anche se relativi a materiale pornografico per immagini virtuali, turismo sessuale, violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, corruzione di minorenne, possa essere effettuata con qualsiasi mezzo, cioè sia tale indipendentemente dal mezzo con cui viene effettuata. Le ragioni o finalità artistiche, letterarie, storiche o di costume non possono essere invocate a scusante di questa condotta.
Infine, signora Presidente, come è già stato evidenziato dai colleghi che mi hanno preceduto, l'articolo 5 reca modifiche al codice di procedura penale. Le Commissioni II e III, che tra l'altro hanno fatto un egregio lavoro, considerata la natura dei reati di pedofilia e le modalità con le quali vengono commessi, hanno preferito privilegiare la competenza esclusiva delle procure distrettuali. Infatti, le Commissioni hanno svolto audizioni in cui è stato evidenziato come lo spezzettamento delle competenze e delle indagini tra procure circondariali e distrettuali renderebbe problematico lo svolgimento delle indagini stesse, in quanto, per uno stesso fatto, vi sarebbe la concorrenza di indagini di procure circondariali e distrettuali, sia pure con riferimento a diversi profili strettamente connessi. Allora, considerata la natura dei reati di pedofilia e le modalità con le quali vengono commessi, appare a noi, a questo ramo del Parlamento, preferibile privilegiare la competenza esclusiva delle procure distrettuali.
Concludo, signora Presidente, dicendo che proteggere i minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale è un dovere assoluto di una civile società. Pertanto ci auguriamo che il provvedimento in esame, dopo tanto tempo, sia approvato rapidamente in via definitiva.
Tutto questo, anche perché questo crimine avviene anche a livello transnazionale: dunque, il nostro Paese deve avere tutti gli strumenti per farvi fronte in modo adeguato. Con questo concludo, dichiarando che il gruppo del Popolo della Libertà voterà a favore di questo provvedimento di ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mogherini Rebesani. Ne ha facoltà, per due minuti.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che, nel momento in cui votiamo un disegno di legge di ratifica concernente un'importante Convenzione del Consiglio d'Europa, che speriamo il Senato possa portare a conclusione rapidamente, vi è, però, al tempo stesso, un'altra Convenzione del Consiglio d'Europa, forse altrettanto importante. Mi riferisco alla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, che attende ancora la firma del Governo italiano. Recentemente, il Governo si è impegnato ad apporre tale firma e spero che ciò possa essere fatto dal nostro Paese nei tempi più rapidi possibili, per consentire un'altrettanto rapida ratifica da parte delle Camere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

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(Coordinamento formale - A.C. 2326-E)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2326-E)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2326-E, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pelino e Moles... I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno» (Approvato dalla Camera, modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato) (A.C. 2326-E):

Presenti e votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato 415

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,20).

PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto, dovremmo sospendere la seduta, in quanto lo svolgimento del successivo punto iscritto all'ordine del giorno, recante l'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sugli esiti del Consiglio europeo, è previsto a partire dalle ore 15. Tuttavia, se non vi sono obiezioni, e con l'accordo del Governo e dei presentatori, potremmo ora anticipare lo svolgimento di alcune delle interpellanze urgenti previste al punto 3 dell'ordine del giorno, fermo restando che, alle ore 15, si passerà allo svolgimento dell'informativa urgente e, solo alla conclusione di quest'ultima, si passerà allo svolgimento delle residue interpellanze urgenti.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 12,23).

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, semplicemente colgo l'occasione della conclusione della parte antimeridiana della seduta, e anche del provvedimento che sarà votato dal Parlamento per le zone terremotate, per sottolineare, davanti ai colleghi, all'Ufficio di Presidenza e al rappresentante del Governo che vedo in Aula, la necessità di una migliore armonizzazione degli interventi a livello di zone terremotate, che prevedano non solo l'iniziativa del Governo, tramite la Protezione civile e il commissario di Governo per le zone terremotate, presidente Errani, ma anche momenti istituzionali di coinvolgimento delle minoranze - per minoranze istituzionali intendo a livello di regione, di provincia e di comune - le quali attualmente Pag. 17sono pressoché escluse da ogni fase di gestione della vicenda post terremoto. Dal momento che sono previsti interventi significativi in ambito infrastrutturale, scolastico e culturale, ritengo che sia giusto e doveroso che tutti collaborino alla rinascita di quelle zone, ma nel rispetto della propria dignità istituzionale. Da qui, la ragione del mio intervento e la ringrazio per avermi dato la possibilità di svolgerlo.

LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare una mia interrogazione. Chiedo alla Presidenza che intervenga presso il Governo affinché il Ministro venga a rispondere a uno dei tanti atti di sindacato ispettivo - questa interrogazione, in particolare, sui disservizi postali - che oramai sono numerosissimi.
Mi riferisco all'interrogazione n. 5-06683 dell'aprile scorso, concernente i disservizi, ormai quotidiani, del recapito postale, i quali creano numerosissimi problemi agli utenti in merito al mancato recapito della posta e a quanto ne consegue a fronte di ritardi sulle bollette e sulle fatture.
Ormai, le sollecitazioni che sono state fatte da parte dei sindaci, delle aziende e degli utenti, anche verso il prefetto, sono numerosissime. Non c'è giorno che la stampa quotidiana ripercorra questo assurdo e incredibile disservizio senza che vi sia un'attenzione da parte della dirigenza delle Poste e ancor più oggi che si legge che, da parte di Sarmi, vengono annunziati ulteriori tagli ovunque, senza garantire questo minimo servizio. Ecco perché mi appello alla Presidenza affinché vi sia un intervento per una risposta urgente a questa mia interrogazione.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 12,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti del Governo in merito alla riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari con riferimento alle zone montane - n. 2-01580)

PRESIDENTE. L'onorevole Benamati ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01580, concernente intendimenti del Governo in merito alla riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari con riferimento alle zone montane (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, questa interpellanza prende ad oggetto, il progetto di riorganizzazione della distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio, così come previsto dal decreto-legge n. 138 del 2011 e, nello specifico, dall'articolo 1 della sua legge di conversione 14 settembre 2011, n. 148.
In quella sede, il Governo ha ricevuto delega a riorganizzare gli uffici giudiziari sul territorio utilizzando lo strumento dei decreti legislativi, che poi passeranno, ovviamente, alle Camere, e tale esercizio di delega deve concludersi nel giro di 12 mesi.
La delega, signora Presidente, non è illimitata ma si riferisce sostanzialmente...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Benamati. Signor sottosegretario, la prego di ascoltare l'illustrazione dell'interpellanza.

GIANLUCA BENAMATI. La ringrazio, signora Presidente. Come dicevo, la delega non è illimitata, ma è contornata, è «perimetrata» da quelle che sono le condizioni e i criteri riportati al comma 2 dell'articolo 1, nelle lettere da a) a q).
In questo senso, ovviamente, la riorganizzazione che deve avvenire deve, oggettivamente, avere dei criteri di convenienza ed economicità per il sistema pubblico ma deve, altresì, risultare benefica e positiva per il Paese e per i cittadini utenti. In questo la lettera b), di questa lista di criteri, indica, cito testualmente: criteri oggettivi e omogenei che devono tenere Pag. 18conto, nella ristrutturazione e riorganizzazione, del numero degli abitanti, dei carichi di lavoro e dell'indice delle sopravvenienze, ma anche della specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale. Quindi, signora Presidente, si tratta di un esercizio di delega che si riferisce sia alle condizioni degli uffici che alla generalità dell'utenza e del territorio servito.
Dico ciò perché la nostra interpellanza urgente si riferisce specificatamente ad aree complesse e difficili del nostro Paese, quali le aree montane, nelle quali i servizi e le infrastrutture, spesso molto carenti, sono essenziali per garantire sviluppo e residenzialità. Come lei sa, signora Presidente, in Italia circa il 43 per cento dei comuni è un comune montano, ma solo 9 milioni di italiani, quindi molto meno del 20 per cento della popolazione, vivono in quelle aree caratterizzate da comuni di piccole dimensioni e con una popolazione relativamente meno giovane del resto del Paese.
Sono queste situazioni complesse che il Costituente già identificò; infatti, nell'articolo 44 della Costituzione indicò, come preminente interesse nazionale per la Repubblica, il sostegno e la valorizzazione delle zone montane. Da allora in poi si sono succedute molte discipline legislative in questo settore, a partire dagli anni Cinquanta; forse il punto più alto è stato toccato con legge n. 97 del 1994 sulla montagna: un complesso organico di provvedimenti a sostegno di quelle realtà che, fra le altre cose, all'articolo 22, allora, prevedeva che, per la riorganizzazione degli uffici statali sul territorio, occorresse anche un parere dei sindaci e dei presidenti delle comunità montane.
Da quell'epoca molta acqua è passata sotto i ponti e molti interventi si sono susseguiti su questo tema però l'impianto delle politiche complessive del nostro Paese di sostegno per le aree montane non è mai venuto meno nel suo concetto di base. Oggi siamo in una situazione, ovviamente, signora Presidente, nella quale affrontiamo una ristrutturazione di presidi giudiziari che, come dice l'ANCI, sono valori sul territorio nazionale perché sono strategici nell'ambito del sistema economico e sociale del Paese. Se questo è vero per la totalità della comunità nazionale, lo è ancora di più per quanto riguarda queste aree montane che soffrono di plurimi svantaggi. In questo senso, alcune persone, alcune associazioni ed enti locali hanno compiuto anche studi di valutazione su quali possano essere le sezioni montane interessate da criteri di forte problematicità infrastrutturale e sociale. Questo studio, da alcuni enti locali, da alcuni comuni è stato trasmesso anche al Ministero e si sono identificate realtà, che ora cito perché rimangano agli atti, quali quelle di Breno, Brunico, Susa, Porretta Terme, ma anche quelle di Fabriano, Gubbio, Pontremoli, Varallo, Cavalese, Silandro, Pieve di Cadore, Bressanone, Pavullo, Domodossola, Clusone, Borgo Val Sugana, Cles e Tione di Trento; realtà che con diverse specificità soffrono di questo problema e alle quali gli interpellanti ritengono si debba prestare una doverosa attenzione.
Mi avvio a concludere, signora Presidente; gli interpellanti non chiedono favori e non chiedono di difendere insostenibili interessi e privilegi di parte; ciò che gli interpellanti chiedono è una seria e severa valutazione economica dei costi di queste realtà che tenga presente, anche, i costi accessori di quelle comunità locali. Noi abbiamo fiducia che il Governo dovrà esercitare questa delega ai sensi dei criteri dell'articolo 1, comma 2, che prima citavo.
Siamo confidenti che il Governo dovrà effettuare delle serie e severe valutazioni economiche di convenienza per ognuna di queste sedi. Vorremmo, però, capire se il Governo, in questa situazione, ritiene che le aree montane, che sono previste e tutelate molto spesso da specifiche legislazioni nel nostro Paese, abbiano diritto a una considerazione di merito senza per questo, come dicevo prima, che si chiedano favori particolari ma un'analisi di merito accurata, che debba evidenziare anche la specificità di questi territori. Questo è il tema che noi poniamo al Governo.

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PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Salvatore Mazzamuto, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, nel rispondere all'interpellanza urgente in discussione, ritengo doveroso riagganciarmi a quanto correttamente segnalato dall'onorevole Benamati il quale, dopo aver richiamato il contenuto dell'articolo 1 del decreto-legge n. 138 del 2011 ed avere sottolineato i criteri individuati dal legislatore, pone l'accento sulle specifiche caratteristiche geografiche, infrastrutturali, demografiche e sociali delle aree montane, auspicando che in sede di attuazione della delega conferita al Governo per la riorganizzazione sul territorio degli uffici giudiziari, venga realizzata un'adeguata combinazione tra le esigenze di contenimento della spesa pubblica e il mantenimento di un numero sufficiente di sezioni distaccate, avendo particolare attenzione alle condizioni di specificità delle aree montane nei termini previsti dalla legislazione vigente.
Ebbene, vorrei precisare che tutte le caratteristiche ora menzionate sono state attentamente valutate dall'amministrazione la quale, nel procedere allo studio e agli approfondimenti necessari all'esercizio della delega, ha tenuto in primaria considerazione, oltre al preminente obiettivo di garantire risparmi di spesa e incremento di efficienza, i principi e i criteri individuati dal legislatore, ivi compresa la necessità di contemperare un'ottimale distribuzione e impiego delle risorse disponibili, con l'esigenza di garantire a tutta l'utenza e, soprattutto, ai cittadini residenti nelle zone più disagiate soddisfacenti condizioni di fruibilità del servizio giustizia.
Fatta tale premessa devo, tuttavia, evidenziare che lo stato di attuazione della delega non mi consente neanche oggi di fornire risposte, con riferimento a specifiche individuate dislocazioni di uffici giudiziari. Sarà, tuttavia, cura dell'amministrazione riporre la massima attenzione sulle ricadute nell'applicazione della legge, ovviamente anche con specifico riferimento alle zone individuate dall'onorevole Benamati.

PRESIDENTE. L'onorevole Benamati ha facoltà di replicare.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, la ringrazio. Sono un po' imbarazzato, lo confesso, nel senso che apprendo con piacere e con favore che il sottosegretario ritiene - non mi sarei atteso nulla di diverso - opportuno che l'esercizio della delega contempli quanto previsto dalla legge. Però, devo dire, apprezzo anche le sue parole positive rispetto alle specificità di queste aree montane che, effettivamente, ricoprono tanta parte del nostro Paese. Quindi, da questo punto di vista leggo le parole del signor sottosegretario come un viatico positivo, se male non ho inteso.
Detto ciò, sono un pochino perplesso - le confesso, Signor Presidente - perché siamo a luglio ed è chiaro che la delega ha dei tempi.
Avrei ritenuto anche possibile che oggi - oltre a questa enunciazione di buone intenzioni che, mi vorrà perdonare il sottosegretario, signora Presidente, spesso lastricano le vie dell'inferno - ci fosse qualche dato di fatto più di dettaglio.
Comunque, mi dichiaro parzialmente soddisfatto perché apprezzo la parte costruttiva dell'intervento del signor sottosegretario e con ciò la ringrazio, Presidente, per avermi concesso la parola.

PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto, dovremmo passare alle successive interpellanze urgenti, ma il cambiamento d'orario non ha consentito ad altri esponenti del Governo di raggiungere l'Aula. Manca la disponibilità degli autorevoli componenti del Governo. Questa volta obiettivamente, il cambiamento dell'orario è dovuto alle esigenze della Camera e non del Governo, quindi la responsabilità non è loro.
Sospendiamo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento dell'informativa urgente del Presidente Pag. 20del Consiglio dei ministri sugli esiti del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno e con lo svolgimento delle residue interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati D'Alema, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Franceschini, Lucà, Melchiorre, Milanato, Misiti, Moffa, Pisicchio e Vitali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sugli esiti del Consiglio europeo del 28-29 giugno (ore 15,01).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sugli esiti del Consiglio europeo del 28-29 giugno.
Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, senatore professor Mario Monti.

MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio per l'opportunità di riferire alla Camera sui risultati del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, così posso chiudere il cerchio che si era aperto con il dibattito di martedì della scorsa settimana sugli obiettivi di politica europea del Governo e l'adozione delle mozioni di indirizzo.
Dai vostri interventi nel dibattito avevo potuto trarre un'indicazione convergente: non doveva essere un Consiglio europeo come gli altri, come i numerosi altri Consigli europei che dall'inizio della crisi non hanno dato risposte risolutive e all'altezza delle aspettative. Credo di poter dire che il Consiglio europeo della settimana scorsa sia stato in effetti un Consiglio diverso da quelli del recente passato per la portata e per la qualità delle decisioni prese.
Ho già avuto modo di dire nel mio intervento al Senato, due giorni fa, che considero i risultati del Consiglio europeo un passo avanti per un'Europa più vicina alle aspirazioni dell'Italia, più orientata cioè alla crescita, più stabile e solidale, dotata di una governance più coerente e più democratica.
Conoscete già le decisioni principali prese dal Consiglio: è stato approvato un Patto per la crescita e l'occupazione che mobiliterà circa 120 miliardi di euro al servizio degli investimenti, delle imprese e dell'occupazione, in particolare dei giovani e delle donne; è stata riconosciuta l'importanza di condurre il risanamento delle finanze pubbliche in modo differenziato e più orientato alla crescita, proteggendo e incentivando gli investimenti pubblici produttivi; è stato confermato il ruolo del mercato unico come motore della crescita.
Il Consiglio ha inoltre preso atto del rapporto intitolato: «Verso un'autentica Unione economica e monetaria», preparato da quattro personalità istituzionali europee - il Presidente del Consiglio Van Rompuy, il Presidente della Commissione Barroso, il Presidente della Banca centrale europea Draghi e il Presidente dell'Eurogruppo Juncker - che ha definito una tabella di marcia per proseguire il percorso Pag. 21verso una maggiore integrazione finanziaria, fiscale e anche democratica in seno all'Unione economica e monetaria.
Infine, i Capi di Stato e di Governo dell'area euro hanno concordato una serie di linee di azione per spezzare il circolo vizioso tra debito sovrano e fragilità del settore bancario, una serie di linee d'azione che sono essenzialmente tre: l'intervento del meccanismo europeo di stabilità in favore della Spagna non avrà lo status di creditore privilegiato (se lo avesse avuto, ci sarebbero state certe conseguenze ostative dell'efficacia dell'intervento); si è aperta la possibilità di usare i fondi del Fondo «salva Stati» e del meccanismo europeo di stabilità per ricapitalizzare direttamente le banche, una volta che si è istituito un meccanismo di vigilanza unico a livello europeo; in terzo luogo, si è infine decisa la possibilità di ricorrere al Fondo «salva Stati» o, successivamente, al meccanismo di stabilità in modo più flessibile ed efficace per evitare differenziali eccessivi fra i tassi di rendimento dei titoli del debito sovrano per quei Paesi della zona euro - vorrei sottolinearlo - che sono in regola con le condizioni poste nel quadro del semestre europeo e del Patto di stabilità e crescita.
L'Italia è stata attiva nel concorrere alle decisioni su molti di questi temi, seguendo l'impulso che veniva anche dal Parlamento, molto dal Parlamento. Questo vale, in particolare, per i temi legati alle politiche per la crescita, dove ci siamo adoperati perché i temi del completamento del mercato unico e del rafforzamento della sua governance avessero un rilievo adeguato.
Inoltre, il Governo italiano si è adoperato perché vi fosse - quante volte il termine è risuonato in quest'Aula, così come in quella del Senato - un riconoscimento del ruolo degli investimenti pubblici produttivi nel sostenere l'attività economica in una fase di consolidamento fiscale e di riforme strutturali. C'è bisogno, infatti, di puntellare nel breve periodo gli interventi destinati ad accrescere, nel medio e lungo termine, la crescita potenziale.
Siamo soddisfatti delle conclusioni del Consiglio europeo su questo punto, perché seguono la trama, se non certamente la lettera, della golden rule e riconoscono la necessità di trattare diversamente la spesa in conto corrente e la spesa in conto capitale quando si esamina la salute dei conti pubblici di uno Stato membro. Quindi, a quattordici anni dalla nascita del Patto di stabilità e di crescita, l'espressione «crescita» nella denominazione del Patto esce dallo stato embrionale e meramente simbolico.
Come è noto, l'Italia si è inoltre adoperata, in modo particolare, perché il Consiglio europeo prendesse misure per la stabilizzazione dei mercati finanziari. Questo è avvenuto anche ponendo una riserva all'adozione delle conclusioni del Consiglio europeo relative alla crescita fino a che non fosse stata trovata un'intesa sugli aspetti relativi alla stabilizzazione a breve termine. Colgo qui l'occasione per illustrare un punto di procedura che ha destato qualche sorpresa e temporanea irritazione in alcuni Capi di Stato e di Governo a ventisette: quando il giovedì sera abbiamo raggiunto facilmente un accordo sull'importantissimo, a nostro parere, Patto per la crescita, io, in primo luogo, e subito dopo il collega Mariano Rajoy abbiamo fatto presente che, pur essendo pienamente soddisfatti di questo importante passo in avanti, non ritenevamo di poterlo in quel momento formalmente approvare in un contesto che richiede il consenso unanime e che avremmo subordinato la nostra adesione piena al Patto all'individuazione concorde di soluzioni ragionevolmente soddisfacenti per quanto riguarda l'altro obiettivo di meccanismi di stabilizzazione dei mercati finanziari della zona euro.
Eravamo consapevoli dell'apparente anomalia, perché il giovedì sera abbiamo condizionato un accordo raggiunto nella sostanza a ventisette ad un altro accordo, che sarebbe stato auspicabilmente da raggiungere il venerdì su un'altra materia e a diciassette.
Ma abbiamo creduto di giocare sul fatto che il documento stesso che era stato Pag. 22messo sul tavolo come bozza delle conclusioni del Consiglio europeo a ventisette sottolineava, proprio nel preambolo, con grande chiarezza, che questo Consiglio europeo sarebbe stato dedicato - finalmente, aggiungo io e aggiungiamo tutti - all'obiettivo della crescita e che, tuttavia, in questa fase, l'ostacolo principale alla crescita è la tuttora percepita instabilità e fragilità dei mercati dei titoli sovrani dei Paesi della zona euro.
Abbiamo, quindi, ritenuto - credo senza forzature - di dire che proprio il dichiarato obiettivo della riunione di questi due giorni non sarebbe conseguito e non sarebbe percepito pienamente né dai nostri cittadini né dai mercati se ci astenessimo, dopo avere individuato due problemi legati, dal dare almeno un principio di soluzione anche al secondo, che viene dichiarato ostativo rispetto ad una proficua soluzione sul primo.
Questo poi - devo dire - ha ritardato un pochino il rientro in patria degli altri dieci Capi di Stato e di Governo, che, però, sono stati poi lieti di poter dichiarare alle loro opinioni pubbliche un patto e un risultato complessivo sulla crescita più robusto, perché anche i Paesi non della zona euro vedono benissimo come la crisi della zona euro sia un inciampo per le politiche di crescita dell'Europa tutta. Come sappiamo, anche il Governo americano ha questo punto di vista. Abbiamo, quindi, in definitiva, contribuito a qualcosa che non è assolutamente perfetto, ma che è un passo avanti credo significativo.
Crediamo di avere così collocato nella decisione complessiva del Consiglio europeo pressappoco tutti gli obiettivi che, con varia forza, dall'uno e dall'altro settore del Parlamento italiano, ma, complessivamente, con un alto tasso di consenso, ci erano stati da voi rappresentati e da noi, in qualche modo, anche sollecitati nel Parlamento.
Rispetto alla ricorrente espressione di andare a Bruxelles a «battere i pugni sul tavolo», devo confermare che non l'ho mai fatto in tutti questi mesi preparatori al vertice di giovedì e venerdì e che non l'ho fatto neanche nel vertice di giovedì e venerdì, ma credo di avere fatto in quei mesi e giovedì e venerdì l'equivalente, in termini proficuamente diplomatici, di quella più genuina espressione, spesso usata nel contesto italiano, ma che, indubbiamente, rende l'idea.
Siccome si può essere tanto più assertivi quanto più si hanno le carte in regola, devo sottolineare la grande coerenza che esiste tra ciò che insieme, con il vostro appoggio e affrontando tutti insieme, spesso, l'impopolarità, abbiamo fatto in questi mesi in Italia per cercare di migliorare la complessa navigazione dell'economia italiana e quello che abbiamo fatto sul piano europeo.
Lasciatemi esprimere, quindi, un ringraziamento molto vivo al Parlamento - questo l'ho già fatto varie volte - ma, in Parlamento, anche al Governo, in particolare nella persona del Ministro per gli affari europei Enzo Moavero Milanesi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Misto-Alleanza per l'Italia e Misto-Liberali per l'Italia-PLI), che, con una tessitura paziente e forte, ha veramente aiutato moltissimo a conseguire questi risultati, così come, per la filiera delicata e importante dei ministri economici e finanziari, il Viceministro Grilli, ma, più in generale, tutta la struttura che a Roma e a Bruxelles lavora per l'Italia in Europa.
Vorrei concludere osservando che vi sono state - come è naturale dopo eventi, per carità, non storici, ma di una certa importanza - letture diverse dei risultati del Consiglio, con interpretazioni anche contrapposte su presunti vincitori e presunti vinti.
Io credo che il Consiglio europeo non sia un gioco. Per la verità, non è neanche un gioco e, comunque, è un gioco che dura intere giornate e notti. Comunque non è un gioco e non è a «somma zero», per cui se lavoriamo bene, sia pure dopo dibattiti a volte molto serrati, la somma è positiva, ci guadagna l'Europa in prospettiva e ci guadagniamo tutti. Credo che questo sia stato un caso appartenente a tale categoria, Pag. 23così come anche ieri quando, nel corso dell'incontro bilaterale governativo con la Germania, abbiamo potuto convenire con la Cancelliera Merkel che la cultura della stabilità e della disciplina delle finanze pubbliche resta la base per impostare la crescita e la crescita è una base fondamentale e indispensabile perché la cultura della stabilità non sia velleitaria e di breve momento e ceda poi, alle prime difficoltà, alla cultura del disordine nella gestione dell'economia.
Sono convinto che questo Consiglio europeo segni una svolta positiva, perché ha dato un segnale di dinamismo politico che non ci si attendeva alla vigilia del Consiglio stesso. Io considero dinamismo politico - forse sono il meno qualificato in quest'Aula per dirlo - anche il fatto che si lavori partendo da testi base ben preparati dalle competenti istituzioni comunitarie, ma poi ci si metta del valore aggiunto che deriva dalla discussione politica, anche vivace, come sicuramente è avvenuto in queste due giornate.
Si è detto molto anche sul fatto che restano incertezze riguardo all'applicazione delle conclusioni del Consiglio europeo. Credo che su questo punto possiamo essere sereni, ma sempre con gli occhi molto aperti. Le conclusioni del Consiglio europeo non cambiano il giorno dopo o tre giorni dopo, non sono - trovo scritta un'espressione troppo letteraria - qualcosa che rischia di arrivare al porto ormai ridotto allo scheletro, come accade ne «Il vecchio e il mare» di Hemingway. Sono lieto che ieri il Parlamento europeo, con un voto a larga maggioranza, si sia compiaciuto per «La possibilità del ricorso, in modo flessibile ed efficace, agli strumenti del Fondo salva-Stati e del meccanismo di stabilità per gli Stati membri che rispettano le raccomandazioni specifiche per Paese», e così via.
Nella prospettiva italiana, infine, credo che questo Consiglio sia stato importante. Vi è una connessione sempre più stretta tra vicende europee e vicende italiane. Se l'Italia ha giocato - come quanto meno gli osservatori internazionali hanno creduto di rilevare - un ruolo da protagonista nel negoziato comunitario, prima e durante l'incontro di Bruxelles, è stato anche perché ha potuto contare su risorse fondamentali di coesione politica e di credibilità: coesione politica e credibilità. La condivisione di responsabilità politica tra le forze che, con costi e sofferenze, ma sempre dando il loro contributo, sorreggono l'attività di questo Governo e la coesione, che sempre, soprattutto nei momenti più difficili, è avvenuta, sono state per noi un carburante essenziale.
Sono anche grato al Parlamento - ed alla Camera in particolare, data la dinamica che si è verificata - per avere accelerato l'adozione della riforma del mercato del lavoro, votandola il 27 giugno, come avete fatto, una riforma accolta - lo sappiamo - con molte riserve in Italia, ma che osservatori attenti e severi, come le istituzioni internazionali, hanno giudicato in modo molto positivo.
Il Presidente della Commissione europea, Barroso, proprio il giorno 27 sera, ha salutato l'approvazione della riforma con grande soddisfazione in quanto - sono sue parole - «manda un segnale forte della determinazione dell'Italia ad affrontare i seri problemi strutturali che hanno a lungo impedito al Paese di raggiungere il suo pieno potenziale».
È importante, chiuso questo percorso che è giunto al Consiglio europeo, che, da un lato, noi ci accingiamo, come stiamo facendo, a sorvegliare e a valorizzare il risultato del Consiglio nelle sedi più tecniche, che sicuramente saranno molto impegnative, a partire dall'Eurogruppo di lunedì e, d'altro lato, per quanto riguarda il Parlamento, che il Parlamento, direi con la mente sgombra da possibili impreviste difficoltà del quadro complessivo europeo, proceda rapidamente alla ratifica del fiscal compact e del trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità, consentendo di concludere l'iter di approvazione entro la fine del mese.
So bene quanto la Camera e il Senato hanno lavorato approfonditamente su questo tema. Lasciatemi dire che ormai, doppiato il capo del Consiglio europeo, la «tabellina» che sta nelle tasche dei Capi Pag. 24di Governo che vogliono stimolarsi gli uni con gli altri, è quella della data di ratifica prevista o avvenuta, in certi casi, nel proprio Paese, di questi due fondamentali passi. Naturalmente il cammino della politica economica interna - e questo è compito primario del Governo - deve tenere il passo con questa accelerata - speriamo davvero - dinamica europea.
Per questo intendo a breve presentare al Parlamento i provvedimenti per la riqualificazione e la riduzione della spesa pubblica, che siamo soliti chiamare spending review, ma che, come è stato fatto autorevolmente osservare qualche ora fa, rappresenta uno di quei concetti, che, quasi tutti, se non proprio tutti, possono agevolmente essere espressi anche nella lingua italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro per il Terzo Polo) e, quindi, non sempre per capirli meglio è necessario tradurli in inglese.
Vi ringrazio molto per il sostegno che ci avete dato in tutti questi mesi e per la vostra attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Popolo e Territorio, Misto-Alleanza per l'Italia e Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche sulla base dell'intervento del Presidente del Consiglio, bisogna misurarsi con un quadro che presenta indubbie novità.
La prima novità è che il dinamismo a cui lei si riferiva, è stato in certo senso di tipo geopolitico. Diversamente dal passato, in cui la scena era dominata dal binomio Germania-Francia, si è formato uno schieramento fuori da ogni schema. Ricordo sia all'onorevole D'Alema, che vede ovunque il ruolo salvifico del Partito socialista europeo, sia all'onorevole Bersani che questo schieramento è stato al di fuori di ogni schema.
È vero, onorevole Bersani, che in campo c'era Hollande e non più Sarkozy, ma insieme a Monti c'era anche lo spagnolo Rajoy, che non mi risulta essere un militante del socialismo europeo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo delle Libertà). Il punto è che si è fatto sentire uno schieramento atipico e nuovo: Obama (gli USA), la Francia, l'Italia e la Spagna.
I risultati conseguiti devono essere valutati con obiettività. Il Presidente Monti ha potuto giocare la partita grazia al prestigio di cui gode in campo internazionale, ma tutto sarebbe stato più difficile se i conti pubblici dell'Italia non fossero stati in linea con gli impegni presi a livello europeo, impegni assunti anche dal precedente Governo e da questi rispettati. In passato si sono molto criticati i tagli di spese effettuati, tagli lineari si è detto, il che era indubbiamente un limite. Sta però il fatto che essi hanno consentito di fermare la deriva della crescita incontrollata della spesa, arrestando per la prima volta e per due anni consecutivi la sua dinamica. Grazie a questo retroterra adesso il Presidente Monti è riuscito, con i suoi «compiti a casa» fondati sulla riforma delle pensioni e sull'aumento della pressione fiscale, a completare l'opera e a presentarsi al vertice europeo in una posizione di relativa forza.
Detto questo, è bene soffermarsi sulle luci ma anche sui limiti del Consiglio europeo, un passo in avanti certamente, onorevole Presidente del Consiglio, sul terreno del dinamismo politico ma non, a nostro avviso, una svolta sul terreno dei contenuti. Sulle misure anti-spread, così come su quelle riguardanti la crescita, è importante che i problemi siano stati posti e che su di essi sia stata aperta una battaglia politica da parte dello schieramento di nazioni prima richiamate.
Sulle modalità di intervento anti-spread ci sono dei limiti indubbi: le linee guida dei due fondi salva-Stati sono fortemente condizionate, il nuovo Fondo potrà intervenire Pag. 25direttamente all'emissione di titoli di Stato, mentre la BCE e il Fondo attuale possono comprare titoli solo sul mercato secondario. Di conseguenza, il nuovo fondo può consentire ad un Paese attaccato dalla speculazione di non essere costretto a finanziarsi alle condizioni del mercato. Però non ci sarà automatismo nell'intervento: il Paese dovrà avanzare richieste di aiuto, ci sarà una procedura da avviare, un'intesa da sottoscrivere, quindi un prezzo politico ed economico da pagare anche sul terreno dei rating. Fortunatamente non interverrà più la temibile troika. Il punto importante è che 100 miliardi sono stati stanziati per la ricapitalizzazione delle banche spagnole e questa è stata la misura più incisiva per evitare la crisi dell'Eurozona. Insieme al salvataggio delle banche spagnole sono stati fatti dei reali passi in avanti per l'unione bancaria europea, e questo è uno dei risultati più significativi anche se è del tutto aperto poi il ruolo che le banche svolgeranno rispetto ai settori produttivi. Qualche ora fa Draghi ha fatto qualche riflessione su questo punto.
In questo quadro il Fondo salva-Stati diventa un elemento centrale della lotta contro le speculazioni e le crisi bancarie. Ha armi a sufficienza? È sufficientemente forte dal punto di vista finanziario per sostenere questo ruolo? Credo che nessuno sia in grado di rispondere in questo momento. Risponderanno i mercati nei prossimi giorni e mesi. Sarebbe auspicabile che l'Europa giocasse fin da ora di anticipo dicendo che le risorse non mancheranno.
A parte questo limite quantitativo, c'è un limite politico grande quanto una casa ed è costituito dal ruolo della BCE: non si può gestire un'area monetaria estesa come quella dell'Eurozona senza avere nella banca centrale e federale un punto di riferimento indispensabile, e su questo nodo decisivo dobbiamo dire che non si è fatto nessun passo in avanti sostanziale. Anche per quel che riguarda la crescita, il pacchetto pro-sviluppo presenta limiti assai evidenti, certamente meglio di niente, ma non è un salto di qualità.
Allora bisogna partire da tutte queste luci e anche ombre e prendere il toro per le corna qui nel nostro Paese. Sul piano interno ciò che condiziona in modo determinante una politica per la crescita e che ci espone sul terreno dell'andamento degli spread è la dimensione del nostro debito pubblico, addirittura aumentato per far fronte ai recenti impegni comunitari inerenti alla ricapitalizzazione del Fondo salva-Stati. Esso ci costringe ad avere un avanzo primario di bilancio che rende ben più stringente il vincolo del fiscal compact: di conseguenza, signor Presidente del Consiglio, noi dobbiamo misurarci con due nodi: il taglio della spesa pubblica e l'abbattimento del debito. A nostro avviso questi due elementi devono essere la nuova fase della politica economica del Governo.
Sul nodo della spending review la partita è aperta e noi siamo impegnati a sostenere il Governo su questo terreno, ma un'operazione di grande rilievo va fatta per ciò che riguarda l'abbattimento del debito. Di proposte in campo - come lei sa - ce sono diverse, l'ultima è quella lanciata dal presidente della CONSOB Giuseppe Vegas: creare un fondo di stabilizzazione finanziaria ove conferire immobili pubblici, partecipazioni di società quotate, riserve auree e valutarie eccedenti i vincoli dell'euro, che emetta bond con un rating tripla A e la cui raccolta serva a riacquistare titoli del debito pubblico emessi a tasso di rendimento elevato (un vero scudo con risorse nostre, tutte italiane). Esistono anche altre proposte. Tutte quante vogliono implicare - come è stato detto - più mercato, nuovi investimenti, più capitalisti, più produttività, più crescita, più occupazione. È evidente, onorevole Presidente del Consiglio, che questa è l'unica scelta strategica di fondo che può raggiungere due obiettivi: quello di essere il vero scudo anti-spread e quello di creare le condizioni strutturali di bilancio insieme ai tagli di spesa per poter davvero ridurre la pressione fiscale e quindi far decollare una vera politica della crescita.
Questo avrebbe anche un'implicazione politica che credo che a lei non sfugga. In Pag. 26questo modo, signor Presidente del Consiglio, se il Governo si misurasse con questa seconda fase si potrebbe aprire un percorso politico che giustificherebbe l'esistenza del Governo di qui alla fine della legislatura in termini dinamici e positivi e non puramente emergenziali. Questo è un appuntamento al quale noi ci auguriamo di poterla trovare sulla base di proposte positive che faremo. Sullo sfondo resta un problema irrisolto, quello della costruzione di una autentica Europa politica che ancora non c'è, anche per l'esistenza di uno squilibrio colto qualche giorno fa anche dal socialdemocratico Schulz: l'esistenza di un grande squilibrio sul terreno del potere tra il Parlamento europeo eletto dai popoli, che conta pochissimo, e le altre strutture comunitarie, in primis quelle tecnocratiche, bancarie e monetarie, che invece contano moltissimo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). O questa contraddizione viene superata, o essa alla lunga, insieme con i limiti del ruolo della BCE e con l'inesistenza degli eurobond, è destinata a provocare una crisi dell'Unione europea.
Noi ci auguriamo che questa crisi non avvenga e ci auguriamo che gli elementi potenzialmente positivi (elementi potenzialmente positivi che implicano un passo in avanti ma non una svolta) presenti nella riunione del Consiglio europeo, che lei ci ha presentato, possano appunto rappresentare un salto di qualità che ancora l'Unione europea deve fare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Veltroni. Ne ha facoltà.

WALTER VELTRONI. Signor Presidente, due cose non abbiamo il diritto di permetterci in questo dibattito: il provinciale trionfalismo nazionalista, con la conta arrogante e rischiosa dei vincitori e dei vinti, e il tentativo di inscrivere a questo o a quello schieramento europeo o italiano il grande risultato che lei ha ottenuto a Bruxelles. Non ha vinto l'Italia e non ha perso la Germania o il contrario. Ha fatto un passo in avanti l'Europa. Dal vertice è uscita rafforzata l'idea di un continente fatto non di sole necessarie regole e prescrizioni ma di impegno per la crescita e sostegno agli investimenti, come dimostra la decisione di oggi della BCE. Molti gufi volavano nel cielo di Bruxelles, sperando che anche questo incontro, come molti, troppi altri, finisse lasciando sul campo delusione e frustrazione. I mercati del lunedì mattina si sarebbero poi incaricati di trasformare i sentimenti malinconici in rischio, timore e forse panico. C'era chi voleva speculare per arricchirsi di soldi, ma qualcuno forse anche di voti, perché in questo tempo dannatamente complesso, in cui a nessuna persona dotata di amore per il proprio Paese dovrebbe essere consentito di giocare con la demagogia ed il populismo, c'è chi scommette contro la propria comunità.
Pensare di far cadere lei e di precipitare verso elezioni anticipate avrebbe riportato l'Italia alla scarsa considerazione di cui godevamo fino a qualche mese fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi abbiamo dimostrato di poter essere non un problema per l'Europa ma un soggetto decisivo per tenere unite le diverse culture e - perché no - i diversi interessi che legano nazioni così dissimili. Siamo stati il Paese di De Gasperi, di Spinelli, di Ernesto Rossi. Oggi siamo l'Italia che può dialogare con il Governo dei Popolari di Merkel o Rajoy, o con quello dei Socialisti di Hollande o di Elio Di Rupo.
Lo facciamo e lei l'ha fatto, forte non solo del suo prestigio personale e della sua autorevolezza, quella che anche il Presidente Obama le ha più volte riconosciuto, ma del coraggio che la politica dovrebbe rivendicare con maggiore forza, di un Parlamento e di partiti che hanno saputo fare un passo indietro per farne fare uno in avanti al proprio Paese. E molto dobbiamo tutti all'infaticabile lavoro e all'amore per l'Italia del Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia). L'Italia ha aiutato Pag. 27l'Europa, per questo il vertice non è stato un fallimento, come molti pronosticavano e molti speravano. Non sono morti né l'Euro né Schengen, le maggiori conquiste della nostra generazione di cittadini di un continente che, proprio in questi giorni, 72 anni fa, precipitava nella guerra che avrebbe costretto al dolore, al sangue e alla miseria milioni di europei. Ma l'Europa non può restare un'opera incompiuta. Senza gli Stati Uniti d'Europa, senza una vera unità politica e monetaria, il volo cominciato dopo Auschwitz e accelerato dopo la caduta del Muro di Berlino può restare in stallo. Il vertice non ha risolto e non poteva farlo i complessi problemi legati a questo tempo della storia. È la prima volta, nella vicenda delle nostre generazioni, che siamo esposti a pericoli molteplici, immersi in un'inedita e pericolosissima crisi sistemica. La recessione è il mostro più pericoloso che le democrazie debbano fronteggiare. Quella del 1929 in Europa significò l'avvento del nazismo e la fiammata successiva del 1937 fu superata solo con la sciagura della guerra. Viviamo in una condizione certo inedita, ma la storia ci dovrebbe aver ammaestrato sui rischi di declino di nazioni e civiltà. Lo ha riassunto bene Romano Prodi in questa frase: «L'Europa si trova in una condizione simile a quella dell'Italia del Rinascimento che era prima in tutto: nell'economia, nell'arte, nella cultura e nella strategia militare. Poi è arrivata la prima globalizzazione (la scoperta dell'America), non ha saputo unirsi ed è sparita dalla carta geografica. Oggi, di fronte alla seconda globalizzazione, l'Europa rischia di fare la stessa fine».
Lei, Presidente Monti, ha detto dal canto suo parole giuste di accorata preoccupazione circa lo stato della democrazia in Europa. Le nostre istituzioni nazionali e comunitarie faticano a decidere, zavorrate da lentezze intollerabili agli occhi di cittadini scossi dalla prospettiva di un'inaspettata retrocessione sociale e, peraltro, abituati ad una società veloce in tutto, dalle tecnologie alla comunicazione. Per questo vorrei dire oggi che il principale contributo al veleno dell'antipolitica, laboratorio di populismi e demagogie devastanti, spesso viene proprio dalle furbizie e dalle ipocrisie della politica. Nel momento in cui il vostro lavoro è iniziato, le regole di ingaggio prevedevano che il Governo cercasse di arrestare il rischio del declino e del tracollo del Paese e che i partiti facessero due cose: la riforma istituzionale e quella elettorale. Si può discutere la qualità dell'azione del Governo ed è legittimo farlo, ma non che abbia provato e in parte sia riuscito. È la politica in ritardo, in grave ritardo. Un accordo sulla riduzione del numero dei parlamentari e sul miglior funzionamento dell'Esecutivo e delle Camere è stato stracciato in nome di una manovra propagandistica volta a riagganciare vecchi schieramenti politici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo dico con dolore perché penso che una seria discussione sul modello istituzionale ed elettorale francese sarebbe stata legittima, ma com'è evidente non si passa da un sistema parlamentare ad uno semipresidenziale con un emendamento, tanto più se esso viene illustrato unilateralmente in una conferenza stampa prima di essere discusso in Parlamento e con le altre forze politiche. È materia da affrontare in una sede costituente ormai necessaria. Il risultato è che l'accordo raggiunto è stato fatto irresponsabilmente saltare e i cittadini saranno legittimati a pensare che ciò sia accaduto per evitare la riduzione del numero dei parlamentari e lo stesso è con la legge elettorale. Le soluzioni sono lì, di fronte a noi: collegi uninominali e garanzie di governabilità in un sistema bipolare. Non si riporti il Paese tra un anno a votare con un sistema incivile come il «porcellum» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il tempo sta scadendo e chi ritarda se ne assumerà la responsabilità, ma è il contrario di quello che il Partito Democratico auspica. Questo è un tempo di decisioni difficili, non di slogan, ed è un tempo nuovo, davvero nuovo. Viverlo e affrontarlo con il bagaglio o la rassicurante corazza delle ideologie non aiuta nessuno. Per questo vorrei che abbandonassimo le due che più danneggiano il Pag. 28nostro Paese oggi. La prima è quella di un liberismo che poco ha a che fare, davvero poco, con la cultura liberale. È l'ideologia dello Stato minimo, della deregulation esasperata, del liberi tutti. È l'ideologia della finanza che sovrasta l'economia reale, la fatica, il talento, il coraggio di chi intraprende e lavora, roba vecchia ormai. Un'idea della modernità che, per dirla con Calvino, assomiglia a un cimitero di macchine arrugginite.
È di ieri la notizia che una grande e storica banca inglese ha accettato di pagare una multa di 451 milioni di dollari per aver manipolato il Libor, uno dei tassi decisivi per il sistema finanziario mondiale: così sono stati ingannati migliaia di operatori e grandi economie, compresa la nostra, sono state attaccate dalla speculazione. Non può accadere e non deve mai più accadere. Le democrazie non possono essere minacciate da poteri invisibili e sottratti ad ogni controllo. Banchieri disonesti, spesso con buonuscite superiori al reddito di tutta la vita di ricercatori e scienziati, non possono essere liberi di manipolare con i dati finanziari la vita di imprese, famiglie e Stati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
La seconda ideologia è quella della conservazione sociale: nulla si può mai toccare, neanche per fare efficienza, per combattere sprechi e disonestà, per tutelare i meno protetti. Ci si scaglia contro il lavoro di chi contrasta l'evasione fiscale, dimenticando che solo se pagheremo tutti pagheremo meno. Si difende l'esistente in un legittimo ma devastante esercizio di particolarismi che per me è il contrario di ciò di cui l'Italia ha bisogno: riformismo, equità, opportunità, innovazione. Non dobbiamo aver paura del nuovo, specie noi. Sarebbe paradossale se proprio le culture progressiste finissero magari involontariamente col difendere l'esistente e col sostenere sempre involontariamente che questa società è in fondo la migliore possibile e che è meglio non cambiarla. No: questo Paese è un pozzo senza fondo di diseguaglianza e di ingiustizia sociale, di corruzione e di immobilismo. È un Paese devastato più di ogni altro dalla criminalità organizzata, che è sempre più forte e controlla affari e politica in misura sempre crescente. È un Paese cattivo con i suoi giovani. Non si può continuare ad aumentare le tasse e l'IVA non può crescere, come invece aveva deciso il precedente Governo. Allora bisogna tagliare. I lavoratori che faticano sanno che gli sprechi sono il loro peggior nemico. Se la presidenza della regione Sicilia ha più dipendenti di Downing Street è evidente che c'è qualcosa che non va (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo).
E così per mille altri casi di improduttività. Ricordo quello che diceva un grande sindacalista, un grande e coraggioso italiano come Luciano Lama: i lavoratori sono parte di un tutto, una parte che lotta, che si batte, ma che è pur sempre collocata all'interno di quella cornice che è l'interesse generale del nostro Paese. Lo dico in primo luogo a me stesso e alle culture della mia vita, ma lo dico anche al Governo, che si appresta, solo nell'interesse del Paese, a nuovi tagli. A voi dico: pensate agli ultimi. Pensate ai ragazzi che non trovano lavoro, ai cinquantenni che lo perdono, ai piccoli imprenditori che stanno decidendo se chiudere l'impresa di famiglia.
So che il tempo che ci è dato di vivere è il più difficile dal dopoguerra e so anche che forse dovremmo rivedere in Occidente standard che si sono ininterrottamente espansi per decenni. Altrove si comincia a mangiare del riso in più e a non vivere la metà del tempo che noi viviamo. Il mondo sta conoscendo un nuovo equilibrio e noi dovremo accettarlo, ma rinunci per primo chi ha, non chi sta al confine con la sopravvivenza, non chi deve costruire il Paese del futuro, non chi rischia con il proprio lavoro o con il proprio talento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Tagliate sprechi e privilegi ovunque li troviate. Abolite carrozzoni e snellite le istituzioni, senza esitazioni, ma Pag. 29salvate e migliorate lo Stato sociale, salvate le più grande conquista del secolo scorso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E se ieri dominava la cecità dei tagli lineari, voi invece potete optare per l'intelligenza delle scelte che descrivono un Paese più moderno: potenziate la scuola, l'università, la ricerca, la cultura, l'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ho finito: una società dinamica, equa, aperta. Ci vorrà tempo, fatica e coraggio. Ci vorrà di ritrovare le parole sepolte sotto la polvere di quelle troppo usate, parole come solidarietà, comunità, sussidiarietà. L'Italia è un grande Paese e lei a Bruxelles lo ha fatto pesare. Alla politica il compito di sostenere oggi lealmente e unitariamente questo lavoro e domani di indicare, ciascuno per la sua parte, un cammino di vero, radicale cambiamento dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Pol, Misto-API e Misto-PLI - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, aspirante futuro Presidente del Consiglio, onorevoli colleghe e colleghi, banchieri sostenuti dall'ex partito comunista, statalisti, professori, figli di professori, salvatori della Patria, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Italia dei Valori).
Ho apprezzato molte parole e abbiamo tifato per le lei, professore; abbiamo tifato, perché tifiamo per il nostro Paese. Alla fine della battaglia, dall'alto dei monti, si aspetta di vedere quando si diradano i fumi della battaglia; così abbiamo sentito una grancassa mediatica, che all'inizio, ci aveva anche favorevolmente impressionati: forse abbiamo vinto; poi abbiamo aspettato. Lei ha criticato il Financial Times, ma ognuno, poi, giustamente, tirava l'acqua al proprio mulino. Il Financial Times, e non il perfido quotidiano leghista, l'ha detto: è stato intelligente, forse abbiamo tirato a campare - di vecchia memoria -, piuttosto che tirare le cuoia. Per l'Italia non è cambiato assolutamente niente.
Ho sentito l'intervento accorato di Veltroni. Questo è stato il fine - non l'Europa dei popoli, o l'Europa delle civiltà o l'Europa di Adenauer -, questo è stato il fine per cui ci hanno incontrati: l'euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Una moneta nata dai professori - lo ricordiamo, nel 1996, il professor Monti criticò l'allora professor Prodi, dicendo che ci voleva qualcosa di stringente -, nata da un inganno, come è emerso recentemente. È emerso su Der Spiegel, che ci dice come, in qualche modo, l'Italia non avesse i conti in regola. L'Italia non poteva ed è arrivata con alcuni trucchi ben pagati dal contribuente italiano, come la svalutazione - per carità - dei titoli di Stato, per cui si prendeva meno; sono entrati sui rendimenti delle banche; sono entrati con una maggiore tassazione; e siamo entrati per ciò che dice Visco, onorevole Veltroni, il quale dice che l'Italia è stata studiata dalla Germania per indebolire l'euro, per permettere alla stessa di non rallentare l'export. Giusto, la Germania ha fatto i propri interessi: ora, noi non possiamo pensare che faccia i nostri.
Ma cosa cambia? Cosa cambia per i nostri cittadini quando questo patto di tre paginette, che viene detto, entrerà in vigore? Non si sa. Sicuramente, dopo che cadrà questo Governo: dieci giorni per l'Ecofin, il Consiglio, forse, a fine anno, potrà deliberare, e avanti. Ma le prime misure chi riguardano? Le banche, non i popoli e quant'altro. Il primo punto riguardava una vigilanza delle banche. Abbiamo sostenuto la vigilanza delle banche, che significa Basilea. Ma di quali banche stiamo parlando? Quanto abbiamo già dato alle banche? Circa 4.500 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E cosa chiediamo alle banche? Perché alla Grecia sono state chiese delle cose e all'Italia sono state chieste delle cose: abbiamo, forse, chiesto alle banche di ridursi le stock options, amico Veltroni? Abbiamo, forse, chiesto alle banche di Pag. 30ridistribuire, in qualche modo, tutti quei flussi di miliardi dei pubblici contribuenti che sono arrivati, e che andassero ai nostri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Non glielo abbiamo chiesto. Mi riferisco anche alla ricapitalizzazione delle banche spagnole, con cui, tra l'altro, oserei dire, «mazziati», pagheranno i soldi e gli stipendi per la nazionale che ci ha battuto poco tempo fa. Sono 4.500 miliardi. Non ho visto l'Europa intervenire sulla Parmalat, non ho visto l'Europa intervenire sulla Cirio! Perché con le nostre banche - con una delle poche sane in Europa - dobbiamo intervenire in queste cose?
Anche con riferimento alla stabilità finanziaria, abbiamo detto che, forse, poteva influire per ridurre lo spread. Oggi, lo spread sta salendo, evidentemente. Manca il meccanismo dell'automatismo: come facciamo ad intervenire? Vi sono delle condizioni - Ministro Monti, lei lo sa -, dovremo negoziare, dovremo passare ancora dalle banche, che ci chiederanno cose ben precise: ci diranno di fare la riforma delle pensioni, ci diranno di fare la riforma del lavoro. E lo sviluppo: questi famosi 120 miliardi, in parte strutturali, che già ci sono, e altri che non sappiamo se impatteranno sul debito pubblico.
Alla fine, ci sarà un programma di austerità: abbiamo già dato, abbiamo già dato nel 1996, abbiamo dato aumentando la tassazione a livelli impensabili. E cosa succederà? Quale austerità chiederemo ancora? Chiederemo ancora un aumento delle tasse? Chiederemo una riduzione delle spese? Come faremo a pagare il conto dell'Europa? Dopo aver salassato con l'IMU e con tasse nuove, andremo ancora a tagliare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Lo dico agli amici della sinistra, visto che si sta già verificando in ordine alla spending review: andremo a toccare l'impalcatura dello Stato sociale?
Adesso dite di no, ma è evidente che, in qualche modo, si andrà a tagliare laddove è sempre stato tagliato. Si taglierà ancora sulle pensioni, si taglierà, ancora, sulla sicurezza sociale, si taglierà sulla sanità; questo è evidente. Tuttavia, oggi, dietro le parole che abbiamo sentito, quasi di investitura, leggermente arcigne, c'è un nuovo professore che sta venendo avanti, un nuovo effetto Prodi, quasi una nuova investitura, un nuovo accordo con un nuovo Prodi del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Come il Prodi di prima, in qualche modo, ha fatto pagare e ha rappresentato un determinato blocco sociale, così il nuovo Prodi, forse Monti, potrà godere di un futuro appoggio da parte di qualcuno che non per 30 denari ma per una poltrona più importante potrà rappresentarlo, con la solita operazione di inclusione, di divorazione del centro. Chi è il grande assente? Qual è il blocco sociale che rappresentava Prodi, e che rappresenta il centrosinistra? È evidente che è un blocco improduttivo, che è un blocco intellettuale non produttivo. Ultimamente abbiamo parlato di parassiti; certo, c'è una quota di parassiti sociali che si può sostenere, che il nord può sostenere, oltre al quale, questo parassitismo porta di sicuro alla morte dell'animale. Queste erano parole di Miglio, di ieri, ma sono parole anche di oggi e quindi c'è una parte del Paese che è tirata dalla carretta, un gruppo intellettuale non produttivo, un ceto parassitario, ci sono grandi gruppi! Trovatemi qualcuno di Bankitalia che non sia di sinistra! Lo ripeto, trovatemi uno di Bankitalia che non sia di sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Ci sono i gruppi sindacalisti; abbiamo goduto di un silenzio sindacale meraviglioso, abbiamo tagliato le pensioni di sei anni, abbiamo trovato gli esodati e fuori, quattro fischetti! Lo ripeto, quattro fischetti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Il nuovo Prodi, è il nuovo Prodi! Ci sono i grandi gruppi finanziari, la Bocconi, le banche e quant'altro, gruppi di consulenza! Questo, è un gruppo sociale ben preciso, che è rappresentato, che vota e che voterà sempre per un certo centrosinistra e adesso per i nuovi fautori del posto da Presidente della Repubblica.
C'è, invece, un altro blocco sociale che si aggira per le urne suonato come un pugile e che sceglie la strada dell'improperio, Pag. 31sceglie la strada della sbronza grillesca perché non si sente più rappresentato, perché non ha più una classe politica che, in qualche modo, lo difenda in quest'Aula, venendo a mancare l'asse tra Lega e PdL. È un gruppo che conta 17 mila fallimenti nel nord che hanno pagato le vostre manovre. Milano è la capitale dei fallimenti, colpita da 7.535 fallimenti, una ecatombe sociale, una ecatombe umana!
Allora, deve essere chiaro che questa Europa, è vero, non deve essere solamente l'Europa dell'euro. Ci dica, professor Monti, che cosa rispondiamo nel futuro? Certo tiriamo a campare. Che cosa possiamo rispondere a Christine Lagarde che ci dice che l'euro ha tre mesi, cosa possiamo dirle? Possiamo immaginare anche un atteggiamento diverso per venirne fuori o quant'altro? Ecco, Presidente, queste sono le nostre considerazioni. Vogliamo continuare a lottare per rappresentare un'Europa diversa, un'Europa dei popoli, un'Europa che, in qualche modo, abbia a cuore non solo gli interessi dell'euro ma che possa avere a cuore l'interesse generale e, soprattutto, abbiamo la pretesa di chiedere a questa nuova classe sociale di trovare una nuova rappresentanza, di trovare una rappresentanza che possa vedere nella Lega un motore fondamentale per il nord e per tutta la classe produttiva del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è per me sempre un grande dolore sentire, dentro quest'Aula, qualcuno che fa il tifo contro l'Italia, qualcuno che fa il tifo contro il proprio Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Mi consola un poco sentire l'accento rabbioso di chi ha perduto, perché, in questo Paese, in quest'Aula, qualcuno ha scommesso contro l'Italia, in occasione del recente appuntamento di Bruxelles, e chi ha scommesso contro l'Italia, in quest'Aula e di fuori di quest'Aula, in questo Paese e fuori di questo Paese, ha perduto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Ha perduto chi ha fatto una scommessa politica, come hanno perduto quelli che sui mercati hanno scommesso per il crollo del debito pubblico italiano, e non vorrei non passasse sotto inosservanza questo fatto: esiste un'alleanza oggettiva tra chi fa certi discorsi in quest'Aula e chi specula contro il debito pubblico italiano e contro l'Italia sui mercati finanziari. È una cosa su cui gli amici della Lega Nord dovrebbero riflettere. Dovrebbero riflettere anche sul fatto che la loro esperienza bancaria, non tanto lontana, non li abilità a discettare in materia di banche (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).
Perché tutti ricordiamo quello che è accaduto con la banca Edilnord, tutti ricordiamo quello che è accaduto nell'amministrazione interna della Lega Nord, dove qualcuno ha messo in tasca i soldi che lo Stato italiano aveva dato per finanziare la politica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti del deputato Dozzo). Mi spiace, perché vi è stato un tempo in cui la Lega Nord era l'espressione di un blocco sociale che non aveva paura della competizione.

GIANPAOLO DOZZO. Non accettiamo lezioni da te!

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la prego.

ROCCO BUTTIGLIONE. È stata l'espressione di un blocco sociale che voleva affrontare la competizione in Europa e con l'Europa, e adesso è diventata l'espressione dei frustrati, di quelli che non hanno il coraggio di affrontare le competizioni, di quelli che non hanno fiducia in se stessi e questa sfiducia vogliono diffondere in tutto il Paese (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Iannaccone). Noi non facciamo parte di questo gruppo: noi crediamo nell'Italia e nel futuro dell'Italia Pag. 32(Commenti del deputato Volpi), e proprio per questo la ringraziamo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Volpi, la richiamo all'ordine.

ROCCO BUTTIGLIONE. Li lasci schiamazzare, signor Presidente, devono pur sfogarsi in qualche modo. Caro Presidente, io invece voglio esprimere la gratitudine mia, del mio partito e di tutti gli italiani, perché per una volta noi abbiamo perso - ahimè - nel gioco del pallone, ma abbiamo vinto nel gioco della vita (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Troppe altre volte ci è toccato di perdere nel gioco della vita e consolarci con i risultati del gioco del pallone. Questa volta è andata al contrario. Sarebbe meglio vincere tutte e due le partite, però, dovendo scegliere, meglio così. Lei ha portato l'Italia a vincere nel gioco della vita, e ha mostrato che quando gli italiani sono uniti sono in grado di vincere le sfide più difficili. Se lei permette, però, oltre lei, prima ancora di lei, credo dobbiamo ringraziare tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo), che hanno affrontato sacrifici straordinari, pesanti, dolorosi - che lei e noi siamo stati costretti a infliggere loro - con grande disciplina, con grande senso del realismo, e le hanno dato quel patrimonio di credibilità che lei così bene ha saputo spendere al tavolo della trattativa. Inoltre, credo dobbiamo ringraziare il Presidente Napolitano, che è stato, in qualche modo, l'architetto di una formula politica che ha aiutato a tirare il Paese fuori da una straordinaria difficoltà e, accanto a lei, il Ministro Moavero Milanesi, che ha condotto impeccabilmente una difficile pretrattativa tecnica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
L'Unione europea è una comunità di eguali, è un aspetto che spesso si dimentica, anche in quest'Aula. Si parla come se la capitale dell'Europa fosse Berlino, ma non è Berlino, è Bruxelles, come se la Germania comandasse in Europa. La Germania forse può guidare, ma certo non comanda, perché anche la Germania può essere messa in minoranza. Voi avete avuto l'intelligenza di non mettere in minoranza la Germania, ma il semplice fatto che sia balenata, in un certo momento della trattativa, la possibilità che ad essere isolata fosse non l'Italia, ma la Germania, ha permesso di arrivare ad un accordo veramente europeo, che ha tenuto in conto in modo equilibrato le sensibilità e le esigenze di tutti, e vi siete riusciti con uno straordinario lavoro, che ha saputo cogliere il massimo che la signora Merkel poteva dare senza entrare in contraddizione con la Corte Costituzionale tedesca, forse accettando una qualche contraddizione con l'alleato minore della coalizione di Governo. Questo è importante, perché è cambiata la struttura dei processi decisionali in Europa. Una volta l'asse franco-tedesco faceva maggioranza - maggioranza demografica, maggioranza economica, maggioranza politica -, oggi non è più così.
Siamo arrivati a questo risultato anche attraverso un processo di preparazione che ha visto consultazioni a tre e poi anche a quattro, in cui l'Italia si è affermata, come per la verità da tempo meritava di affermarsi, come un partner ineludibile, non solo nella difesa del proprio interesse particolare, ma anche nella definizione di una strategia comune per il bene dell'Europa. Infatti, non si costruisce il bene dell'Europa senza l'Italia e senza integrare ragionevolmente nel bene comune dell'Europa anche le legittime attese e aspettative degli italiani.
Voglio ringraziarla anche per la recente intervista alla Frankfurter Allgemeine. C'è un passaggio che mi ha colpito: gli italiani non sono dei mendicanti, non chiedono i denari dei tedeschi. Contrariamente a quello che qualche giornale in Germania continua a ripetere, noi non abbiamo avuto dalla Germania un euro, che sia uno, e abbiamo dato garanzie per diverse decine di miliardi di euro a sostegno di Paesi in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Pag. 33
Quello che noi vogliamo è affermare un principio, che è un principio di responsabilità e di solidarietà. Responsabilità: i nostri debiti li paghiamo noi e abbiamo preso con fatica, ma con decisione, le misure necessarie per pagare i nostri debiti. Tuttavia, quando un Paese è aggredito dalla speculazione internazionale, da una speculazione che non è causata dai mercati, ma dai mercati non regolati, i mercati abbandonati al predominio di chi scommette contro il bene futuro dell'Europa, che sono i mercati in cui pochi speculatori con enormi leve finanziarie possono mettere in crisi un intero Paese, quando avvengono aggressioni di questo tipo si ha diritto a chiedere la solidarietà degli altri Paesi. Chi compra titoli di Stato italiani, domani attraverso i meccanismi che verranno decisi o anche oggi normalmente in borsa, fa un buon affare, non butta via i suoi soldi. Non è chiedere l'elemosina dire: abbiate fiducia nell'Italia e nel debito pubblico di questo Stato.
Responsabilità e solidarietà. I tedeschi ci dicono una cosa che è vera, non dovremmo mai dimenticarla: il problema ultimo non è lo spread, il problema vero è la differenza di produttività. Onorevole Cicchitto, potremmo anche ottenere una banca europea che stampa, stampa e stampa denaro e inonda il mercato di liquidità, ma senza affrontare la questione radicale, che è quella della produttività, genereremmo soltanto inflazione e, alla lunga, la rovina dell'Italia e dell'Europa. (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Bene, quindi, per il piano per la crescita. Dobbiamo tornare a Lisbona, ma la Lisbona del marzo 2000, un grande progetto per fare dell'Europa l'economia della conoscenza più forte del mondo. Non possiamo fare concorrenza alla Cina su produzioni a basso contenuto di sapere, dobbiamo fare concorrenza agli americani su produzioni ad alto contenuto di sapere. Per fare questo occorre un grande piano europeo, ma anche una grande capacità italiana di affrontare i problemi che ci stanno davanti, perché nel lungo periodo i mercati guarderanno di più alla produttività e di meno alle circostanze più immediate.
Bisogna, inoltre, tagliare la spesa pubblica. Bisogna tagliare la spesa pubblica, perché il peso fiscale è diventato così grande che non è possibile aumentarlo ulteriormente. Bisogna tagliare la spesa pubblica e bene state facendo. Certo è doloroso, è difficile. Bisogna cercare di tagliarla salvaguardando gli ultimi, salvaguardando i disabili, salvaguardando quelli che più sono in difficoltà, salvaguardando i redditi più bassi, ma bisogna sapere che tagliare la spesa pubblica è interesse di tutti. Si taglia la spesa pubblica non per tagliare posti di lavoro nel settore pubblico, ma per generare posti di lavoro nel settore privato, perché la diminuzione della spesa pubblica, insieme con l'investimento, soprattutto l'investimento in conoscenza, è ciò che genera nuovi posti di lavoro.
Io ho paura, signor Presidente, a volte, di una certa aria che sento anche all'interno della maggioranza, come se qualcuno fosse stanco dei sacrifici, avendo appena iniziato a farli.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Buttiglione.

ROCCO BUTTIGLIONE. Infine, l'obiettivo sono gli Stati Uniti d'Europa. Alzi la bandiera degli Stati Uniti d'Europa. Dobbiamo creare un'autorità capace di dire a chi fa debiti di smettere di fare debiti, di riscrivere i bilanci degli Stati. Ma può essere un alto funzionario di Bruxelles? No, deve essere un organo legittimato democraticamente. Gli Stati Uniti d'Europa ci danno la forza per restituire alla politica il comando del mercato, per restituire alla politica la possibilità di ridurre il mercato all'interno di una visione di bene comune. Ci danno la possibilità di essere fedeli al mandato che il popolo italiano ci ha dato, quello di costruire benessere, una società migliore, più civile, più degna di essere vissuta per noi stessi e per le generazioni future (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Pag. 34Terzo Polo, Partito Democratico, Misto-Liberali per l'Italia-PLI - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, in quest'Aula, mi sembra che oggi - tranne coloro che avevano scommesso e forse ancora scommettono sul «tanto peggio, tanto meglio»- tutti meritatamente e legittimamente respiriamo finalmente un po' di fiducia. Credo che sia importante farne tesoro per i momenti di nuovo difficili che, in questo processo difficoltoso di uscita dalla crisi, torneranno. Torneranno in parte perché - come ben sappiamo - le variabili che determinano questa crisi non sono solo variabili italiane e nemmeno europee. È una crisi che incrocia mutazioni di equilibri demografici ed economici che hanno fatto irruzione in modo potente nella vita di ciascuno di noi, e anche perché il successo che abbiamo tutti salutato dell'Italia e dell'Europa nell'ultimo vertice, e in qualche modo quello scatto di reni va parametrato ad una governance, quella europea, che resta farraginosa, difficile. Un giornale americano, commentando il vertice, visto dall'America, diceva che ad un analista americano normale - se si leggono i risultati - potrebbe sembrare che non sia successo un granché, ma chi conosce le questioni europee sa che invece il risultato è straordinario, e sono due cose vere.
Il dato della governance europea - non potremo certo riformarlo nei trimestri che abbiamo davanti e che saranno trimestri di scelte necessariamente coraggiose e difficili in Aula - sullo sfondo resta questo. Ieri mi sembra che dall'incontro che lei ha avuto con la Cancelliera Merkel, al di là delle divagazione giornalistiche, agonistiche su chi vince e chi perde, nel vertice, si sia concretizzata non solo la fiducia sulle decisioni che seguiranno il Consiglio europeo e che - mi auguro - saranno un'ulteriore sorpresa ed un passo ulteriore in avanti rispetto all'accordo, piuttosto che il suo contrario; si è consolidata una convergenza innanzitutto su un indirizzo federalista, per il futuro e non per il domani. Ma già questo è un segnale, visto che i titoli del debito pubblico sui quali misuriamo i differenziali del tasso d'interesse sono i titoli decennali. Quando quei titoli saranno in scadenza, chi li compra oggi deve sapere che la governance europea sarà il più possibile all'altezza delle sfide che abbiamo.
C'è poi la consapevolezza dell'intimo rapporto tra responsabilità nazionale e solidarietà europea perché non ci sono soluzioni miracolistiche, ma non ci sono nemmeno scorciatoie. Se magari qualcuno - lo dico dal punto di vista di chi fa un mestiere più facile del suo in questo momento, ossia quello di dare suggerimenti, di criticare e di proporre obiettivi - ha pensato che la soluzione ai nostri problemi possa arrivare dall'esterno e non partire dall'interno, credo che necessariamente nei prossimi mesi si ricrederà.
Un'altra profonda convinzione riguarda il legame decisivo tra la politica del rigore e la politica della crescita, non per vendere illusioni, ma speranze concrete di un futuro migliore di quello che abbiamo davanti. L'Europa ha le sue disfunzioni istituzionali che conosciamo e che vanno superate, ma deve essere chiaro che non è l'Europa - né tanto meno la Germania - che ha creato le difficoltà in cui ci troviamo come Paese e che ha rallentato la crescita e la modernizzazione del Paese. Dobbiamo - ma mi sembra che in questi sei mesi abbiamo dimostrato di aver fatto tesoro degli ultimi dieci anni - riconoscere che uno dei dilemmi che lei deve cercare di risolvere è quello, per cui diciamo giustamente: «Diamoci tutti quanti una mano perché l'Italia che fa le riforme, l'Italia che avrà nel 2012 un avanzo primario straordinario in tempi di recessione - del 3 o del 4 per cento - non può vedere vanificato il suo sforzo di riforma dalla corsa dei tassi di interesse».
L'altro lato del dilemma è chi ci risponde: «Cari amici e cugini italiani, avete avuto per dieci anni tassi di interesse a livello quasi tedesco, con 100 basis point sopra il bund tedesco, e queste riforme Pag. 35non le avete fatte». Ecco, questo è un crinale sottile che io credo lei abbia saputo percorrere con rara efficacia, quello di dire che siamo in un paradigma diverso, finalmente, in questo Paese, come dimostrano questi sei mesi straordinari - vedo il Ministro Fornero - che hanno dato al Paese una riforma strutturale della previdenza e una riforma strutturale del lavoro che sicuramente conterrà gli errori che abbiamo sentito denunciare, ma che vale soprattutto per il metodo riformatore, per la capacità e il coraggio di avere un disegno riformatore e portarlo fino in fondo.
Questo ci consente e ci deve consentire di superare quel dilemma e di poter ottenere, come abbiamo ottenuto, e dobbiamo vigilare che nei prossimi giorni i dettagli non siano il diavolo, ma siano casomai il rafforzamento della decisione presa. Abbiamo in questi sei mesi ribaltato il paradigma e potuto dire che i Paesi virtuosi vanno aiutati nell'interesse generale, perché i tassi di interesse sul debito non si mangino i risultati virtuosi che altrimenti ci sarebbero. Io credo che - questo lo dico perché poi quotidianamente vediamo che anche oggi il livello dei differenziali dei tassi di interesse non cala come ciascuno di noi desidererebbe - quello resta un obiettivo primario.
Credo che se l'Europa si muove nella direzione giusta - lo dico con senso di misura, e si è mossa nella direzione giusta - dobbiamo rivendicare il fatto che si è potuta muovere nella direzione giusta perché l'Italia si è mossa in questi mesi nella direzione giusta. Lo dico con la misura di chi sa che questo merito, oltre che al Governo, va riconosciuto innanzitutto alle forze parlamentari maggiori che hanno scelto di sostenere convintamente questo Governo, ma con l'orgoglio nostro, di Futuro e Libertà, e non solo, di aver lottato politicamente nei mesi che abbiamo alle spalle perché qui si arrivasse. Certo, noi da soli non avremmo potuto farlo, ripeto che il merito è anzitutto delle forze parlamentari più grosse, ma noi rivendichiamo di aver lavorato e lottato politicamente perché si arrivasse a questo risultato.
Quindi, è chiaro che la riunione dell'Eurogruppo del prossimo 9 luglio non dovrà riservare sorprese, anzi dovrà sorprendere possibilmente i mercati, non entro in un'analisi di dettaglio sui meccanismi, è chiaro che ci muoviamo nel campo dell'opinabile, la licenza bancaria o no, il ruolo della Banca centrale europea oppure no, ma è importante che si siano prese strade che io ritengo ormai senza ritorno, quella ad esempio, comunque verrà definita, dello scudo per gli spread eccessivi.
Quello che sta avvenendo segna una svolta indubbia nel meccanismo di funzionamento della costruzione europea, ma dev'essere un processo esponenziale, anche nelle velocità, anche nei tempi. Noi abbiamo buttato tempi migliori - ricordiamo la Convenzione europea, vedo il Presidente Fini che ne fu protagonista per l'Italia - abbiamo fatto tanto lavoro che è andato perduto, dobbiamo recuperare il tempo perduto e accelerare su questo. Poi dobbiamo essere consapevoli tutti quanti, è questione di queste ore, che per l'Italia non solo non sarà possibile, non sarebbe utile venire meno al rigore e alla disciplina di bilancio e nemmeno, men che meno, abbandonare la via delle riforme.
Abbiamo l'appuntamento della revisione della spesa, che significa incidere in modo concreto e diretto nella spesa pubblica, non rinviare i tagli a una data successiva.

PRESIDENTE. Onorevole Della vedova, la invito a concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Dobbiamo farlo per convinzione, sapendo che in un periodo di recessione la spesa pubblica andrebbe tagliata per tagliare le tasse, sapendo però che se noi tagliamo la spesa pubblica e otteniamo il risparmio sui tassi di interesse abbiamo comunque compiuto un passo avanti anche in termini di prospettiva di crescita. Pag. 36
Non illudiamoci, nessuno si illuda, forse nessuno lo fa, che questa possa essere una parentesi.
Oggi essere patrioti significa essere riformatori ed europei. Il passato non tornerà. Rigore economico, riforme, impegno europeista non sono il nostro presente, necessariamente saranno il nostro futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 16,20)

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente Monti, noi prendiamo atto delle sue dichiarazioni. L'Italia dei Valori non gioca contro l'Italia e non gioca contro l'Europa, anzi è consapevole che da questa crisi si esce solo con più Europa. Prendiamo quindi atto anche del ruolo che, come lei dice, ha giocato il nostro Paese e lei personalmente e ovviamente ci auguriamo che i risultati siano conseguenti. Se posso sintetizzare, lei ci ha detto che i principali tra questi risultati sono i 120 miliardi destinati agli investimenti, una tabella di marcia anche di natura politica, l'uso del meccanismo europeo di stabilità per la Spagna e lo scudo per lo spread.
Sicuramente la sua figura ci ha ben rappresentati in quel quadro. Non oso pensare che cosa sarebbe successo se a quel vertice fosse andato il suo predecessore, ma preferisco non dilungarmi su questo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). È certo però che i 120 miliardi di investimenti rischiano di arrivare al nostro Paese, dati i tempi europei, in limine mortis. Spero di no naturalmente, spero che ci risolleveremo prima, però certamente i tempi sono lunghi. Anche la tabella di marcia prevede tempi lunghi proprio per la parte politica, perché il vero risultato sarebbe dovuto essere un'Europa più politica, che invece è all'ultimo punto di questa tabella di marcia.
Va bene l'uso del meccanismo europeo di stabilità per la Spagna, ma sullo spread, Presidente, qualcuno aveva detto che il solo annuncio di questo scudo avrebbe contribuito a calmierarlo. Non mi pare che stia avvenendo questo. Oggi di nuovo lo spread è in salita ed io non vorrei che dietro l'angolo ci fosse la speculazione internazionale, pronta comunque ad aggredirci. Quindi, non sarei così sicuro che la richiesta d'aiuto non sia, prima o poi, necessaria. Però, quello che dobbiamo chiederci è qual è l'effetto di queste misure sui nostri cittadini. Mi risulta che lei, finito questo incontro, andrà a prendere le decisioni finali per quanto riguarda la spending review. Stamattina leggevo comunicati delle agenzie - non so se sono veri - ma questa fase della spending review parte senza il taglio delle province, senza la sforbiciata agli enti pubblici e senza il riordino dei piccoli comuni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Allora, incomincio già a preoccuparmi, perché ho cercato di raccogliere in una tabella cosa ci doveva stare ed io trovo che, tra le misure rilevanti, ci sono i tagli, che per forza di cose sono lineari, agli enti locali - stiamo parlando di parecchi miliardi a regioni, comuni e province - i tagli alla sanità, che solo in parte sono dovuti ad un effetto della spending review e in parte sono anche questi tagli lineari, e soprattutto il taglio dei dipendenti pubblici.
Allora, vede Presidente, ritorno indietro nel tempo, al momento in cui noi, da un orientamento alla fiducia verso il suo Governo, quando avevamo chiesto di incominciare a far pagare chi non ha mai pagato in questo Paese e poi abbiamo scoperto che invece a pagare sono stati soprattutto i pensionati e i lavoratori dipendenti, abbiamo tolto la fiducia al Governo. Noi vi avevamo chiesto di partire dai tagli ai costi della politica, dai tagli alle spese inutili dello Stato e della pubblica amministrazione e dopo, caso mai, di andare a toccare le fasce deboli della popolazione, i pensionati e i lavoratori. Pag. 37
Invece, il processo è partito, già con il primo decreto «salva Italia», esattamente al contrario.
Allora, noi non vorremmo che la spending review si risolvesse esattamente e specularmente in una manovra simile a quella del decreto «salva Italia», dove, ancora una volta, ad essere colpiti sono i lavoratori, in questo caso i dipendenti pubblici, persino l'università, dove pure vi è un taglio lineare, e non si vanno, invece, a colpire i costi della politica, perché quelli - abbiamo letto, se è vero - saranno rinviati. Ma non vi erano solo quelli, signor Presidente del Consiglio: ve ne erano molti, noi glieli abbiamo ricordati.
Lei non obietti che, siccome il Parlamento è un organo costituzionale, non può fare niente, perché, quando ha posto il Parlamento di fronte alle sue responsabilità, ha ottenuto cose che, magari, il Parlamento da solo non avrebbe fatto. Parlo dei vitalizi dei parlamentari, che sono ancora presenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), parlo dei rimborsi elettorali ai partiti, che sono ancora presenti, parlo del dimezzamento dei parlamentari, di cui abbiamo sentito che non si parlerà più, parlo dell'abolizione delle province - l'ho appena detto - ancora rinviata, delle circoscrizioni comunali, ancora presenti, dei consorzi di bonifica, delle comunità montane, di tutte queste cose, che sono costi della politica inutili, eppure stanno ancora lì, stanno ancora lì, signor Presidente del Consiglio.
Allora, vorrei ricordare che quasi sempre i tagli agli enti locali poi ricadono ancora sulle tasche dei cittadini. Vorrei ricordarle che tutte le città, a partire da Roma, hanno praticamente aumentato del 50 per cento il costo del biglietto dei trasporti e quel biglietto lo pagano i pendolari, i lavoratori, la gente comune e i cittadini, non lo paga chi gira nelle «auto blu» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
L'altro giorno, in questa città, vi era un'«auto blu» - non so con chi a bordo, ma vorrei capirlo - che sfrecciava a una velocità pazzesca, rischiando di investire persino le persone presenti. Credo che i cittadini non lo tollerino e non basta il dimezzamento futuro: ci voleva un'azione più forte.
Per non parlare, poi, della razionalizzazione e della riduzione delle spese militari. Noi tagliamo i dipendenti pubblici e non tocchiamo le spese militari. Continuiamo a investire un miliardo all'anno nel programma dei cacciabombardieri e non andiamo a toccarlo. Questo è quello che a noi risulta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Allora, signor Presidente del Consiglio, questo è il rischio. Vi è un suo collega spagnolo che ha stabilito che tutte le banche che chiedono aiuti di Stato non possano pagare gli amministratori delegati più di 600 mila euro all'anno. Lei prenda e - la prego - confronti questi dati con ciò che percepiscono gli amministratori delegati delle nostre banche, che in parte hanno aiutato a causare il disastro nel quale noi oggi ci troviamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Sono sempre gli stessi, non cambiano mai! Escono dalla porta e rientrano dalla finestra.
Il suo collega francese Hollande, tanto per dare il buon esempio, alla prima riunione del Consiglio dei ministri ha ridotto a se stesso e ai Ministri lo stipendio del 30 per cento e lo ha fatto anche per i grandi dirigenti dello Stato. In questi giorni, per far quadrare i conti, sa dove sta prendendo qualche miliardo di euro? Lo sta prendendo ai titolari dei grandi patrimoni superiori ad un milione e 200 mila euro. Lì va a prenderli!
Presidente Monti, la differenza tra lei e il suo collega francese è che lui va a farsi dare i soldi dai ricchi, noi andiamo, purtroppo, a colpire, ancora una volta, e a tagliare i dipendenti pubblici e rinviamo - a quando non si sa - i tagli ai costi della politica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, le diciamo Pag. 38con grande franchezza che abbiamo oggi apprezzato la sua prudenza, il tono con il quale lei si è presentato in Aula a ripercorrere le tappe importanti di un appuntamento, quale quello del 28 e 29 giugno, ricostruendo in maniera certosina, ma con grande pacatezza, anche il momento degli impegni assunti dal Parlamento italiano, che hanno dato forza alla sua posizione a Bruxelles.
Dico che abbiamo apprezzato il suo tono prudente, esattamente in linea con quello che noi, forse gli unici, le avevamo chiesto, rispetto a chi invece le chiedeva, in quella famosa sessione del Parlamento nazionale, di «vibrare i pugni sul tavolo» a Bruxelles. Noi, molto più semplicemente, le chiedevamo di essere espressione di un profondo malessere e di una profonda istanza italiana e di usare quella intelligente prudenza e quella caparbia tenacia che accompagnano le persone nel momento in cui debbono affrontare dei rischi, ma debbono anche far vincere la coerenza per impostare una politica diversa in Europa.
Questa sua prudenza - usata anche oggi, lo sottolineo di nuovo - è un po' in contrasto con i toni di questo dibattito - lo dico senza iattanza nei confronti dei colleghi -, perché ho quasi sentito riecheggiare i toni da campagna elettorale, mentre mi sembra che questa si allontani enormemente e vada esattamente lì dove è la scadenza di questa legislatura.
Non credo neppure che la comunicazione che ella, molto cortesemente, ha voluto oggi fornire alla Camera, replicando l'intervento svolto al Senato, debba essere accolta con il tentativo, un po' surreale, vista la circostanza, di costruire il nuovo manifesto della socialdemocrazia, magari di stampo veltroniano, rispetto ai problemi che lei ha posto molto correttamente in quest'Aula in riferimento ai piccoli, ma importanti, passi avanti fatti in Europa.
Lei ha detto - usando, anche in questo caso, un'espressione che condivido - che rifugge dalle acclamazioni di vittoria di stampo giornalistico o, in qualche modo, dalle bivalenti interpretazioni per cui vi è chi dice che il bicchiere è mezzo pieno e chi dice che il bicchiere è mezzo vuoto.
Ha voluto richiamare noi tutti al senso di responsabilità sul fatto che in Europa qualcosa sta cambiando, ma che per uscire dalla crisi ancora vi è un lungo tragitto da percorrere. Credo che questo sia il senso di responsabilità da trarre dalle sue parole, altrimenti non avrebbe senso quel richiamo all'impegno ad una coesione politica che in questa fase è più necessaria, rispetto a quella che c'è stata finora, per uscire dalla crisi.
Mi permetterà di sottolineare qualche aspetto, senza entrare nei tecnicismi. Lei stesso ha detto che bisognerà verificare, da qui a qualche settimana, nelle sedi tecniche opportune, se le decisioni europee troveranno lo sbocco che tutti auspichiamo sul piano operativo concreto. Vi è ancora una fase molto delicata, molto complessa, che dobbiamo costruire, rispetto alla quale lei è chiamato ad assumere un ruolo di grande responsabilità. Ecco perché la coesione, in questo momento, è più importante rispetto al passato, perché dalla crisi ancora non siamo usciti.
Mi permetta di considerare alcuni elementi. Questa idea di un'Europa profondamente ancorata ai principi monetaristi, in qualche modo, viene superata proprio dal tentativo italiano - non completamente riuscito, ma sicuramente impostato per la prima volta con grande decisione - di costruire un tragitto diverso, di spostare l'asse rispetto ad una politica di rigore basata sull'elemento fiscale e della tassazione, per imboccare, finalmente, la strada della creazione delle condizioni di sviluppo e di crescita. Non a caso, lei ha sottolineato fortemente un aspetto emerso da quel consesso, da quel vertice, che riguarda l'impiego di 120 miliardi di euro per imprimere un'accelerazione alle politiche di sviluppo. Su questo le forze politiche dovrebbero interrogarsi. Quali sono gli ambiti entro i quali incanalare lo sviluppo nel nostro Paese per uscire dalla crisi?
Io sono assolutamente d'accordo sul fatto che oggi ci si debba interrogare - lo Pag. 39dico con grande rispetto verso le considerazione in particolare esposte dall'onorevole Veltroni - sulla riforma della politica, la riforma del sistema istituzionale, il tentativo di ridurre la rappresentanza elettiva, magari riqualificandola attraverso forme diverse e circuiti selettivi diversi.
Tuttavia, nello stesso tempo mi domando: le forze politiche quale contributo possono dare in questo momento al Governo per indirizzarlo verso una coerente e positiva politica di sviluppo, che faccia definitivamente uscire il Paese dalla crisi nella quale annaspa, una politica industriale non etero-diretta, ma che in qualche modo colga le criticità del territorio, le opportunità e le capacità di impresa economica, che pure esistono, perché un potenziale il nostro Paese lo ha e spesso lo dimentichiamo? Dove debbono innervare le loro energie? Dove debbono indirizzare il solco degli interventi, pur nella ristrettezza delle risorse che sono disponibili?
È questo il grande dibattito che mi aspetterei dalle forze politiche in quest'Aula per dare un supporto che non deve essere enfatico, ma deve essere coerente con una politica che aggancia l'Europa per risolvere anche e soprattutto i problemi del nostro Paese.
Ecco perché mi permetto di sottolineare un aspetto sul quale più volte ci siamo soffermati. Non tutto di quello che oggi l'Europa sta decidendo in qualche misura ci sembra coerente con la possibilità di rilancio del nostro sistema economico. Mi riferisco a quanto dicono alcuni economisti, tra l'altro potrei citare Masera. Qualche giorno fa in un'intervista egli ha voluto ricordare che le difficoltà e le tensioni che esistono sui mercati e anche alcune politiche di non intervento - finora almeno tali sono state registrate - della BCE nei confronti del sistema creditizio, non solo di quello che rischia la sua criticità, ma anche di quello che presenta condizioni di tenuta, ma che non riesce ad erogare credito sufficiente alle imprese per rimetterle in marcia, probabilmente derivano anche dal fatto che, nella tensione, l'investimento del capitale è debole, scompare, non è sufficientemente garantito. Probabilmente intorno a questo c'è un pensiero economico diverso, rispetto al quale bisognerebbe riposizionarsi per superare un po' il pensiero unico e teutonico, che finora ha dettato le regole dei mercati europei e in qualche misura ha condizionato anche i destini degli Stati, anche di quelli che si sono trovati in forte difficoltà.
Può darsi che non abbia perfettamente colto questo aspetto, però io ho intravisto e intravedo, invece, in questa sua azione portata avanti a Bruxelles, il tentativo - per così dire - di spostare l'asse. Se questo è, evidentemente incominciamo a stare su una strada proficua, su una strada positiva.
Allora, credo che lì noi dovremo misurarci sulla capacità anche di supportare il Governo nella misura in cui il Governo è aperto anche alle indicazioni che il Parlamento può dare in tema di decreto sullo sviluppo e di revisione della spesa. Sarebbe davvero singolare - voglio anticipare questa riflessione avendo letto qualcosa sui giornali, perché noi parlamentari siamo un po' in questa condizione singolare, per cui spesso dobbiamo leggere sui giornali alcune notizie che trapelano dal Governo e poi magari non sono completamente esatte...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Moffa.

SILVANO MOFFA. ... quindi ci scuserà qualche imprecisione - se nell'azione di risanamento e di risparmio di spesa, soprattutto nel settore pubblico, perché è il settore più immediatamente esposto, si cercasse un elemento di copertura, ci sarebbe qualcosa che non funziona nel meccanismo. Infatti, se si risparmia, evidentemente coperture non ci dovrebbero essere. Non vorremmo trovarci nella singolare situazione che denunciava Churchill qualche decennio fa, perché avvisava un po' tutti gli economisti e i governanti dei vari Paesi.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Moffa.

Pag. 40

SILVANO MOFFA. Diceva Churchill: una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico. Ecco, questa è una condizione nella quale non vorremmo trovarci (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, lei ci ha presentato i risultati del Consiglio europeo della scorsa settimana assolutamente positivi: si riconosce un marcato passo in avanti dell'Europa. Lei ha avuto la perseveranza di vincere questa sfida, lo ha rivendicato con stile e con misura e gliene diamo volentieri atto.
Ne sono usciti con evidenza il Patto per la crescita e l'occupazione, la conferma del ruolo del mercato unico, una tabella di marcia per l'integrazione economica, fiscale e anche democratica: in una parola, l'approdo verso un federalismo europeo, quello giusto, non quello padano, che ci mette fuori gioco.
È positiva l'idea di porre le banche in un quadro di vigilanza europea, così com'è necessario evitare lo spread eccessivo sui titoli del debito di quei Paesi che sono in regola con il Patto di stabilità e di crescita.
È stato riconosciuto il ruolo degli investimenti pubblici, trattando in maniera diversa spesa corrente e spesa in conto capitale, perché incide diversamente sul Patto di stabilità. Sono stati così collocati tutti gli obiettivi che erano stati assegnati al Consiglio europeo per parte italiana.
L'Italia ha fatto interamente la sua parte e lei l'ha compiutamente rappresentata. Il risultato nel Consiglio europeo non è stato un gioco a somma zero, come lei ha avuto l'amabilità di ricordare prima, almeno stavolta. Anche con la Cancelliera Merkel abbiamo convenuto che la cultura di Governo del rigore e del risanamento è la premessa per la crescita e ieri lo avete confermato. Non ci sono incertezze sulle conclusioni, e lo stesso Parlamento europeo ieri ha convenuto sul Fondo salva-Stati.
Le vicende italiane sono sempre più intrecciate con quelle europee e viceversa, come dimostra la storia di questi decenni e come dimostra l'idea che ci ha portati fuori dalle maree di Alcide De Gasperi. Di questo la sua consapevolezza è una piena garanzia. Da noi, purtroppo, ancora non lo è: basta guardare la vicenda dell'analisi della spesa e i provvedimenti necessari di queste ore. Abbiamo visto quanti paladini ci sono contro i tagli, come se la spesa fosse tutta virtuosa, così come abbiamo visto i tifosi di meno tasse, della conservazione del patrimonio pubblico, anche se gestito in maniera inefficiente, dei servizi pubblici locali in regime di monopolio, di più servizi anche se dequalificati, del pubblico impiego come paracadute sociale. Dobbiamo vincere la rassegnazione a galleggiare.
Al suo Governo, purtroppo, non basta vincere in Europa, dobbiamo insieme vincere lo scetticismo, il fatalismo e le furbizie disseminate nel nostro Paese. Per questo noi la sosteniamo, nella convinzione che lei sta aprendo la via della nostra speranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio Monti, anche appellandomi a quello che ha detto chi mi ha preceduto, anche la componente politica Grande Sud ha scommesso su di lei e ha scommesso sull'Italia e credo che, a nome del mio gruppo, posso dire che l'accordo raggiunto nella notte tra giovedì e venerdì tra i leader europei rafforza non solo l'Eurozona, ma soprattutto il nostro Paese.
La nostra componente politica, Grande Sud, ha apprezzato molto la strategia diplomatica adottata da lei, che ha sortito l'avvio, a mio avviso, di un rapido processo di stabilizzazione dell'intera Europa. In questo vertice l'Italia ha sicuramente ricoperto un ruolo determinante e incisivo, Pag. 41dando un segnale politico forte e chiaro ed esprimendo la volontà di andare avanti e percorrere la strada che porterà, tra qualche tempo, ad una vera e propria unione politica economica europea.
I Paesi sotto attacco della speculazione sui titoli del debito pubblico saranno automaticamente aiutati dall'ESM (European Stability Mechanism), la nuova versione del Fondo salva-Stati. In questo modo - credo - la pressione fiscale che fino ad oggi ha spinto verso l'alto gli spread sarà immediatamente riequilibrata dal denaro investito dai Paesi membri del firewall, il cosiddetto muro di fuoco.
Abbiamo ascoltato attentamente il suo discorso in Aula, ma abbiamo seguito, parlando in termini di scommesse, live, quindi in diretta, i suoi lavori al Consiglio europeo e la notizia del Patto di crescita, ossia dei 120 miliardi di euro mobilitati dai 27 Paesi membri, non ci fa altro che inorgoglire. La percentuale maggiore arriverà dal recupero dei Fondi europei strutturali non spesi e la restante parte di questo denaro si sommerà con quello che si raccoglierà sui mercati tramite i project bond.
Inoltre è di qualche ora fa la notizia che la Banca centrale europea ha ridotto il tasso di riferimento dell'Eurozona di 0,25 punti base, portandolo dall'1 per cento allo 0,75. Speriamo che questo sia anche di buon auspicio per una ripresa dei mercati. Presidente, quello che adesso le voglio dire riguarda la politica economica nazionale, perché credo, al di là della celerità e della bravura con la quale lei si sta muovendo in Europa, vi sia bisogno di un po' più di calma e attenzione rispetto a ciò che sta succedendo in Italia. Credo che ci troviamo in un momento di forte confusione (il provvedimento sulla spending review, il decreto sullo sviluppo, stiamo lavorando in Commissione, in Aula), e credo che vi siano molti paradossi. Innanzitutto il decreto sulla crescita e sullo sviluppo va sicuramente migliorato da questa Camera, nei contenuti in termini di sviluppo, per quanto riguarda gli incentivi alle imprese, e va sicuramente migliorato nei contenuti con riferimento all'aiuto all'occupazione.
Allo stesso modo, il provvedimento sulla spending review: non si può, a prescindere dagli sprechi, fare dei tagli lineari. Faccio un esempio su tutti, che poi è la legge delega sui tribunali, che cronologicamente coincide con il provvedimento sulla spending review. Non si possono tagliare i tribunali se si parla di liberalizzazioni, perché al di là del presidio di legalità - Presidente Monti - credo che i tribunali nelle piccole province rappresentino anche una fonte di indotto, un riferimento per tanti consulenti, per tanti avvocati che quotidianamente mantengono attiva questa macchina dello Stato. Allora Grande Sud, Presidente, così come ha scommesso su di lei e sull'Italia, chiede che anche lei scommetta più sul Sud.
È una forza politica del Sud che da sempre è stata al suo fianco, da sempre ha votato le sue fiducie, e da sempre sul territorio si impegna, pur condividendo i tagli forti alla spesa pubblica, i tagli forti soprattutto agli sprechi; ma sicuramente, vista la disoccupazione giovanile che aumenta, visto soprattutto il depauperamento delle aree interne rispetto alle aree metropolitane, Grande Sud vuole essere al suo fianco per migliorare la qualità della vita dei cittadini del Meridione; inoltre vuole far sì che tanti cittadini del Sud, tanti giovani non lascino più il Sud per trovare lavoro al Nord o in Europa, ma prendano le redini in mano e che siano la nuova classe dirigente del Meridione e che ci sia una ripresa, un riscatto non solo economico ma anche sociale per l'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mistrello Destro. Ne ha facoltà.

GIUSTINA MISTRELLO DESTRO. Signor Presidente, signor Presidente Monti, innanzitutto riconosciamo il grandissimo contributo alla credibilità dell'Italia che lei ha dato in questi mesi. Certo, il Parlamento di suo non le ha mai fatto mancare Pag. 42la fiducia sostenendo il Governo. Le scelte coraggiose e difficili nell'interesse del Paese hanno giustamente prevalso sul «tanto peggio tanto meglio», tipico della becera antipolitica. In questa ottica, soprattutto grazie alla sua sensibilità istituzionale, è stato possibile rendere costante e proficua la collaborazione tra Governo e Parlamento e tra istituzioni italiane ed europee. La stragrande maggioranza, infatti, degli italiani è decisa a restare nell'Unione europea per i valori di civiltà e di libertà nei quali essa si riconosce. Certo, sappiamo bene che occorrono decine di anni per realizzare una autentica unione monetaria e politica, ma va riconosciuto al suo prestigio e alla sua competenza l'inizio del rilancio del progetto europeista. Pertanto, con giudizio sereno e severo, noi Liberali per l'Italia ci dichiariamo soddisfatti del suo operato.
La fiducia nostra e del Paese è riposta in buone mani. La sosterremo ancora affinché il rigore degli ultimi mesi sia coniugato ad un programma di più ampio respiro che garantisca crescita e ripresa dell'occupazione. In tal senso, oltre alla politica di contenimento della spesa della quale si discute in questi giorni, la invitiamo a considerare con attenzione un ampio progetto di dismissione dei beni pubblici. Tutto ciò per ridurre la massa del debito pubblico, da un lato, e recuperare risorse per il rilancio dell'economia dall'altro. Le chiediamo infatti un'attenzione particolare alle famiglie e ai giovani, che devono essere aiutati ad uscire dalla crisi magari recuperando risorse dagli sprechi e dai privilegi di tutte le caste.
Abbiamo bisogno di un'Europa forte e unita per tornare ad essere una delle regioni più competitive in un mondo multipolare. Riteniamo che la strada da lei intrapresa, signor Presidente del Consiglio, sia quella giusta. Pertanto, a nome dei Liberali per l'Italia, la invitiamo a proseguire in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, lei oggi pomeriggio ancora una volta ha rappresentato con - mi passi il termine - umiltà, ma con grande sostanza il lavoro svolto in questi mesi. Lei ha parlato di un passo avanti, ha parlato anche di un'azione a livello europeo che andava incontro ai desiderata dell'Italia ed è vero. Ricordo, nell'ultimo intervento svolto da lei qui in Aula, che le dissi, se lei ben ricorda, che il Governo aveva la forza di un Parlamento che, tranne qualche rara, ma per fortuna isolata eccezione, era non soltanto idealmente, ma concretamente per un'azione di una persona di grande prestigio come lei. Nella mia passata esperienza avevo intuito che avevamo lavorato contro, non l'Europa a due velocità o un asse franco-tedesco, ma per ritornare a quello che era lo spirito comunitario. Lei prima con umiltà, ma ci ha fatto anche sorridere tutti, ha detto: «non ho battuto i pugni sul tavolo». Lei non ha fatto questo, ma ha fatto molto di più, ha detto: «penso che non si possa fare crescita se non andiamo a spezzare l'asse della speculazione e non mettiamo in piedi ciò che si doveva e non si poteva fare con il Fondo salva-Stati». Oggi, però, noi abbiamo un momento di grande riflessione. Ciò che i Governi olandese e finlandese hanno detto in queste ore ieri, a me non è piaciuto. Non vorrei che qualcuno parlasse per conto e per nome di altri. Già lunedì l'Eurogruppo sarà un momento molto importante.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 16,50)

ANDREA RONCHI. Lei prima ha detto che certamente non è tutto facile e bisogna aprire gli occhi. Non soltanto bisogna aprire gli occhi, signor Presidente del Consiglio, ma, con la forza di questo Parlamento, è necessario far sì che la premessa di quel vertice molto molto positivo, grazie anche alla sua azione, ma pure al sostegno del Parlamento, non sia soltanto una copertina, ma cominci a diventare sostanza. Pag. 43Quella sostanza che può portare veramente ad un grande sviluppo di crescita e può portare veramente a bloccare questa grande speculazione. E bene oggi hanno fatto il presidente Draghi e la BCE ad abbassare i tassi, a dare un segnale di fiducia. Ultima considerazione: si parla molto di Europa e mi dispiace che in un dibattito così importante oggi qualche partito, come l'amico Veltroni, abbia usato toni da campagna elettorale. Poteva fare questo discorso in ben altra sede o in ben altro momento. Le dico soltanto, signor Presidente, in chiusura, di guardare anche a ciò che accade in Italia. Ho letto prima in un'agenzia di stampa che, soltanto nel Lazio, la spending review porterà via 600 posti letto. Vada a vedere, signor Presidente, cosa accade ogni giorno nelle corsie degli ospedali d'Italia. Non si tratta di tagliare un posto, si tratta di capire perché una siringa ad Aosta costa tot e in un altro paese costa tot più tot. La centrale unica degli acquisti, l'ex CONSIP, che non si sa per quale motivo dopo diciotto mesi morì, è basilare che riprenda pieno potere perché la razionalizzazione del costo e della spesa è fondamentale per abbattere la spesa pubblica e per portare in Italia la moralizzazione della burocrazia che tanta parte ha avuto anche nella scarsa credibilità di questo Paese. Grazie, signor Presidente del Consiglio, per quello che ha fatto per l'Italia in questi giorni.

PRESIDENTE. Saluto una delegazione della Commissione giustizia dell'Assemblea nazionale della Repubblica Popolare Cinese, guidata dal vicepresidente Zhang Bailin, che è in visita alla Camera dei deputati e che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, nel brevissimo tempo a mia disposizione è difficile entrare nello specifico delle cose che lei ha fatto a Bruxelles. Le scriverò una lettera per entrare nello specifico delle argomentazioni che lei ha svolto oggi in quest'Aula; lei probabilmente non la leggerà, ma è bene che la riceva, in quanto la lettera esprimerà le posizioni dei repubblicani. Noi ci congratuliamo con lei per il brillante risultato che ha ottenuto in questi giorni, merito anche della sua pazienza che, come lei stesso ha sottolineato, è molto più produttiva dei pugni sul tavolo.
Il tavolo trema, ma i problemi rimangono irrisolti. Già il 3 novembre 2011, vigente il Governo Berlusconi, avevamo scritto su la Voce Repubblicana che sarebbe stato bene affidare a lei il coordinamento delle politiche dell'Europa e il Governo dell'economia di questo Paese. Il nostro sostegno a lei, signor Presidente, è pieno e totale e sarebbe meglio per il suo Governo se i Ministri fossero meno arroganti e meno ciarlieri. Il sostegno che davamo alla sua persona si è trasferito anche al suo Governo. Con la sua missione ha convinto qualche euroscettico, anche se qualcuno strumentalmente sperava in un miracolo che non è arrivato e non poteva arrivare. Il miracolo sarebbe stato quello del fallimento della sua missione, per poi metterla sotto processo in Italia.
Fa piacere sapere che il presidente D'Alema la indica come soggetto liberaldemocratico. Noi l'avevamo indicata come un repubblicano senza tessera e tuttavia sabato 7 luglio, a pochi passi da Montecitorio, diamo avvio alla costituente liberaldemocratica. Se D'Alema avesse ragione, la considereremmo idealmente fra i partecipanti. Signor Presidente, lo slogan del nostro convegno è derivato da una frase di Ugo La Malfa: «Senza l'Europa avrete il deserto». Vada avanti senza remore, tanto nessuno ha il coraggio e la forza di sfiduciarla, e ci eviti il deserto. Continui per la strada intrapresa. Se le forze politiche avessero a cuore le sorti del Paese, dovrebbero confermarla alla guida del Governo anche dopo il risultato elettorale del 2013. Noi, per quello che possiamo, siamo pronti a recitare, pur nella nostra piccola dimensione, il nostro ruolo di sostegno alla sua persona, come incaricato alla Presidenza del Consiglio del Pag. 44Governo che verrà dopo le elezioni del 2013 (Applausi dei deputati del gruppo Misto-R-A).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervenendo immediatamente all'indomani della conclusione del vertice, in un'intervista a La stampa di Torino, ero rimasto molto sorpreso dalla risposta dell'Europa alla serie di problemi che doveva affrontare. Ho anche aggiunto che, al di là degli aspetti generali di questo risultato del Consiglio europeo, quello che mi sembrava molto importante è il ritorno dell'Italia in una posizione di prestigio internazionale, dopo anni di marginalità se non di derisione. Quindi mi fa molto piacere dare atto al Governo e al Presidente del Consiglio sia di aver contribuito a quei risultati di carattere generale, sia di aver restituito - cosa che per me è molto più importante - al nostro Paese quella dignità e quel prestigio che poi sono parte della possibilità di affrontare seriamente i problemi.
In che cosa consiste, signor Presidente Monti, il passo avanti dell'Europa? Infatti questo è il problema di fondo. In questo dibattito di oggi lei ha accennato alle questioni bancarie, ha accennato alla politica della crescita, ha accennato alla questione dello spread, ma tutto questo è declinato ancora una volta al futuro dell'Europa, sperando che non vengano fatti passi indietro nella trasformazione di queste impostazioni generali e nella realizzazione. A me pare che il passo avanti del Consiglio europeo sia semplicemente uno, e cioè che l'euro non è più candidato ad un crollo immediato. Non possiamo dimenticare che la signora Lagarde aveva parlato di tre mesi per salvare l'euro e il commissario Rehn aveva detto: «Andiamo verso la disintegrazione dell'euro e dell'Europa». Questo è quello che è avvenuto, cioè è stata rinviata una difficoltà, speriamo rinviata a lungo.
All'Italia la crisi avrebbe aggravato i nostri problemi, ma questo rinvio non risolve i nostri problemi, signor Presidente. Lei ha davanti a sé il problema della crisi italiana. Il Governo si prepara a riconoscere una caduta del reddito non dell'1,2, ma forse dell'1,5, forse del 2 per cento. Io le chiedo di disegnare al più presto una politica di ripresa dell'economia italiana, che non può essere solo una politica di risanamento finanziario. Ciò perché siamo in questo soli e non sarà l'Europa a darci una mano per poter uscire dalla profonda crisi in cui ci troviamo, con disoccupazione e via dicendo. Questo è il compito prossimo che assegnerei al Governo, se potessi: disegnare una politica nazionale che consenta di uscire dalla crisi in cui siamo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, Presidente Monti, lei, qualche giorno fa, ha espresso due concetti, evidentemente con riferimento ai due periodi fondamentali della nostra vicenda politica nazionale: è estremamente grave illudere, dare false speranze, e non si deve tirare a campare. Sa qual è il paradosso? Che proprio lei sta creando false illusioni per tirare a campare. Ascoltando la sua relazione di oggi e leggendo sul sito del Consiglio europeo gli esiti del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, si capisce chiaramente che lei, al di là del favore della stampa, al di là degli interessati discorsi che ha ascoltato al Senato e anche qui alla Camera, non porta a casa nulla, tant'è vero che lei ha detto alla Merkel: c'è il Fondo, ma noi non lo utilizzeremo. Infatti, lei sa che il fondo non c'è: non c'è un fondo che possa calmierare il differenziale tra gli interessi del debito pubblico italiano e quello tedesco, perché questo fondo si potrà utilizzare solo quando ci sarà il controllo della Banca centrale europea, quando si realizzerà l'unione bancaria europea.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

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ARTURO IANNACCONE. Quindi lei ha il dovere, Presidente Monti, di andare - questo è il consiglio che le do - meno in Europa, dove non ottiene alcun risultato, e di stare più in Italia; di rendersi conto delle difficoltà in cui oggi è il nostro Paese: il Sud, i giovani disoccupati, le carceri italiane, dove non c'è il minimo per garantire dignità ai detenuti. Faccia questa opera di grande responsabilità, andando meno in Europa, avendo meno finti apprezzamenti, ma facendo qualcosa di più utile per il nostro Paese. Questo è l'auspicio che, per il Partito del Sud, fa Noi Sud e, in questo senso, se sarà più presente in Italia, potremo anche guardare con un giudizio diverso l'azione sua e del suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Ringraziamo il Presidente del Consiglio dei ministri.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti (ore 17).

(Iniziative in merito alla questione dei lavoratori socialmente utili in Calabria - n. 2-01573)

PRESIDENTE. L'onorevole Laganà Fortugno ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01573, concernente iniziative in merito alla questione dei lavoratori socialmente utili in Calabria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, con questa mia interpellanza urgente vorrei focalizzare l'attenzione del Governo su quanto sta accadendo da decenni in Calabria, dove un'ampia platea di lavoratori, pur lavorando ormai continuativamente all'interno della pubblica amministrazione, è di fatto precaria. Mi riferisco ai lavoratori socialmente utili e ai lavoratori di pubblica utilità, che ammontano ad oltre 5 mila unità e che svolgono principalmente mansioni all'interno delle amministrazioni locali comunali e, in misura minore, in altri enti, quali le comunità montane e le cooperative sociali.
Come ho scritto nella mia interpellanza urgente, si era iniziato questo percorso nel 2008 grazie alla finanziaria del Governo Prodi; un percorso di stabilizzazione in grado di portare al progressivo assorbimento dei lavoratori. Il decreto-legge n. 159 approvato dal Consiglio dei ministri, all'articolo 27, infatti, attribuiva alla regione Calabria 60 milioni di euro per sostenere i percorsi di stabilizzazione e di equiparazione dei lavoratori LSU e LPU, con la possibilità per i comuni, con popolazione fino a 5 mila abitanti, di assumerli in attuazione degli interventi previsti dalla stessa legge finanziaria. Tale cifra permise di mettere la parola «fine» al precariato di un ampio numero di lavoratori.
L'accordo con l'allora Ministro del lavoro, Cesare Damiano, prevedeva, inoltre, di stabilire una sede di confronto permanente per seguire tutti i passaggi necessari, complessi ed utili a risolvere definitivamente il problema attraverso una programmazione pluriennale.
Tale confronto avrebbe visto impegnati anche i Ministeri dell'economia e della pubblica amministrazione e della semplificazione per ricercare, così, le risorse finanziarie essenziali al processo di stabilizzazione. Ad oggi, però, tale percorso virtuoso sembra essersi arrestato ed i lavoratori sono posti, nuovamente, di fronte all'incertezza del loro futuro occupazionale. Certo anche quest'anno, in data 20 giugno 2012, il Ministro firmava con l'assessore regionale con delega al lavoro una convenzione nella quale si assegnano risorse finanziarie di circa 20 milioni di euro a copertura dell'assegno per le attività socialmente utili per l'annualità 2012 e nella quale, inoltre, si accenna ad un impegno della regione, in sinergia con il Ministero, con il fine dello svuotamento del bacino regionale in relazione alle possibilità Pag. 46offerte dall'attuale legislazione. Non vi è, tuttavia, alcun accenno a quale percorso intraprendere e soprattutto verso quale direzione procedere. Non si può non apprezzare lo sforzo del Governo nell'erogare tali risorse finanziarie; siamo tutti consapevoli delle difficoltà del momento e dei sacrifici che tutti gli italiani sono chiamati ad affrontare, ma ancora una volta si è optato per una situazione tampone che definisce solo temporaneamente la soluzione del problema. Nel 2013 i lavoratori si troveranno nuovamente di fronte alla necessità di trovare fondi per coprire i loro stipendi; quindici anni sono troppi, non si doveva lasciar correre tanto tempo e non si doveva portare tale situazione fino a questo punto. Ma ormai questa è la realtà ed è nostra precisa responsabilità affrontarla. Chiedo ciò ad un Governo che basa la sua azione proprio sulla lettura della realtà. La stabilizzazione dei lavoratori dovrebbe vedere impegnati prioritariamente gli enti locali presso i quali hanno prestato servizio. È però evidente che trattandosi, spesso, di piccole e medie realtà, difficilmente saranno in grado di reperire le risorse necessarie per la stabilizzazione occupazionale, ancor di più alla luce dei tagli che finora hanno subito e di quelli che subiranno in seguito all'approvazione della spending review. Inoltre, i vincoli del Patto di stabilità impediscono, anche laddove vi siano le risorse, di procedere alla stabilizzazione del personale precario. Tutti noi siamo consapevoli di quanto tali situazioni creino un clima di tensione e quanto minaccino la coesione sociale di una regione che, voglio affermare, da anni ormai è immersa in una profonda crisi occupazionale ed economica e dove si rischia di alimentare la platea di coloro che si rivolgono alla criminalità organizzata non per arricchirsi, sia ben chiaro, ma per poter avere i mezzi minimi necessari per condurre una vita dignitosa. Ora, non sono qui a chiedere che lo Stato si faccia garante di posti di lavoro, anche se lo Stato ha il compito di creare le condizioni affinché a tutti sia garantita la possibilità di lavorare, e che, di conseguenza, elargisca finanziamenti a tal fine. Signor Viceministro, sono consapevole che gli anni dell'impiego pubblico per tutti sono passati; quello che le chiedo è programmazione; le chiedo analisi e definizione di quelle azioni necessarie a risolvere il problema, e credo che questo sia possibile solo riunendo attorno ad un tavolo tutti gli attori coinvolti. Dobbiamo dare risposte e se queste, poi, richiederanno fondi non ora disponibili, ciò non toglie l'importanza di una pianificazione dei passi da attuare nel momento in cui tali risorse saranno disponibili.
L'Italia tornerà a crescere, ne sono fiduciosa, come sono fiduciosa del fatto che anche la Calabria potrà uscire da questa situazione di stallo in cui è immersa. Quello che chiedo è di non farci trovare impreparati. Tracciare ora gli interventi idonei permetterà di essere tempestivi ed immediati quando le mutate condizioni economiche lo permetteranno. Per questo, oggi, sono qui per chiederle con forza di convocare, quanto prima, un tavolo di confronto con le istituzioni della regione Calabria, le organizzazioni sindacali, le forze sociali, affinché si cominci a porre seriamente l'attenzione sulla drammatica situazione che vede coinvolti, lo voglio ribadire, oltre 5 mila lavoratori e le loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interpellanza urgente dell'onorevole Laganà Fortugno concerne la vicenda dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità della regione Calabria.
In proposito è anzitutto necessario precisare che la competenza dell'amministrazione che rappresento è circoscritta all'assegnazione delle risorse del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione necessarie a garantire, ogni anno, la copertura degli assegni per le attività socialmente utili nonché l'attuazione, in favore dei Pag. 47lavoratori socialmente utili, di misure di politica attiva del lavoro.
Tale assegnazione, in particolare, si realizza mediante apposite convenzioni sottoscritte dall'amministrazione che rappresento, ai sensi dell'articolo 78, comma 2, lettere a) e b), e del comma 3, della legge n. 388 del 2000, con le regioni nel cui territorio sono stati utilizzati i lavoratori socialmente utili. Rientrano, invece, nelle funzioni e nei compiti espressamente conferiti dalla legge alle regioni in materia di politica attiva del lavoro l'indirizzo, la programmazione e la verifica dei lavori socialmente utili. Con specifico riferimento al territorio della regione Calabria, tengo inoltre a precisare che, alla data del 1o gennaio 2012, il cosiddetto bacino LSU a carico del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione comprendeva 2.687 soggetti.
Come peraltro è già noto all'interpellante, le risorse per assicurare, nell'anno 2012, a questi lavoratori, gli assegni per le attività socialmente utili e per il nucleo familiare, sono state oggetto di una apposita convenzione stipulata in data 20 giugno 2012 dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dalla regione Calabria, convenzione tutt'ora in fase di approvazione.
L'importo complessivo di tali risorse, in particolare, è di poco superiore a 20 milioni 170 mila euro, di cui circa 20 milioni destinati agli assegni per le attività socialmente utili e per il nucleo familiare e circa 90 mila euro per i costi di gestione dell'INPS, che provvede alla materiale erogazione degli assegni.
Preciso che la medesima convenzione ha inoltre previsto, in coerenza con la legislazione regionale, nazionale e comunitaria in materia, l'utilizzo delle eventuali risorse residue per agevolare i processi di stabilizzazione e di fuoriuscita dal bacino regionale dei medesimi soggetti, anche incentivando la loro assunzione con contributi a valere su risorse proprie della regione Calabria.
Riguardo a questi processi di stabilizzazione e di fuoriuscita dal bacino regionale dei lavoratori socialmente utili della regione Calabria, occorre rilevare che la loro realizzazione non può prescindere dall'adozione di provvedimenti che richiederebbero interventi normativi speciali, la cui adozione, in ragione delle diverse materie interessate (ad esempio: dotazioni organiche degli enti locali, contenimento della spesa pubblica per il personale, deroghe al Patto di stabilità interno) andrebbe necessariamente rimessa alla collegiale valutazione del Governo.
In ogni caso, tengo a precisare che la Regione Calabria è attualmente interessata da una serie di misure di stabilizzazione e di politica attiva del lavoro in favore dei lavoratori socialmente utili. In particolare, rientrando la Calabria tra le regioni dell'obiettivo convergenza dei fondi strutturali europei, beneficia di una quota parte delle risorse nazionali del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione (complessivamente pari a 50 milioni di euro), destinate annualmente, a decorrere dal 2008, sia alla stabilizzazione di lavoratori socialmente utili che a misure di politica attiva del lavoro. A questo titolo, l'ultima assegnazione disposta in favore della regione Calabria è relativa all'annualità 2009, ed è pari a 12.417.250 euro. Per l'annualità 2010, i competenti uffici del Ministero che rappresento sono tuttora in attesa di avere dalla stessa regione conferma dei dati occorrenti alla ripartizione e alla successiva assegnazione della quota di risorse di competenza.
Inoltre, a decorrere dal 2008, lo stesso Ministero del lavoro e delle politiche sociali provvede ad erogare ai comuni della regione Calabria con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti gli incentivi relativi alle assunzioni effettuate di circa 1.000 lavoratori socialmente utili e lavoratori di pubblica utilità.
Infine, faccio presente che norme speciali hanno destinato specificamente alla stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e dei lavoratori di pubblica utilità nel territorio calabrese risorse del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione pari a 60 milioni di euro, trasferiti alla regione mediante apposita convenzione nel 2008.

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PRESIDENTE. L'onorevole Laganà Fortugno ha facoltà di replicare.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, signor Viceministro, ho ascoltato con molta attenzione la risposta che lei gentilmente mi ha riferito, ma, probabilmente, penso io debba ribadire quello che chiedevo con questa mia interpellanza urgente, perché siamo convinti tutti quanti e ben consapevoli della pochezza e della mancanza di risorse che vi è in questo momento.
Quello che ho chiesto e chiedo fortemente, a gran voce, è un inizio di tavolo di concertazione con la regione Calabria. Lei nella sua risposta ne ha fatto cenno, però non mi ha risposto esattamente se questo Governo, il Ministero competente, intende avviare un tavolo di concertazione e cominciare una programmazione. Infatti, noi sappiamo benissimo in questo momento che tutto quello che è stato fatto fino ad ora dal 2008, dal Governo Prodi, e sono stata io nella mia interpellanza ad aver ripercorso la storia di questa situazione, lo conosciamo benissimo fino alle ultime risorse erogate il 20 giugno 2012 dal Ministro Fornero alla regione Calabria per i lavoratori. Si tratta di 5 mila lavoratori.
Io chiedo un tavolo di programmazione affinché quando, speriamo al più presto possibile, ci saranno le risorse sapremo come impiegarle e che fine faranno. Signor Viceministro, questi lavoratori sono dei lavoratori che ormai percorrono questa via crucis da quindici anni in Calabria e come in Calabria anche in altre regioni. Però da noi, tra le altre cose, c'è anche l'aggravante, che sono venuta a sapere anche dai sindacati, che non sono mai stati stabilizzati neanche con l'assistenza sanitaria nazionale. Non hanno l'assistenza dovuta, ma soprattutto sono delle persone ormai troppo vecchie per andare a trovare altri sbocchi lavorativi e troppo giovani per andare in pensione.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Marmo n. 2-01538)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Marmo n. 2-01538 è rinviato ad altra seduta.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Moffa n. 2-01572)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Moffa n. 2-01572 è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative per assicurare il rispetto della normativa europea in relazione alle multe sulle quote latte al fine di evitare l'applicazione di nuove ed ulteriori sanzioni nei confronti dell'Italia - n. 2-01566)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01566, concernente iniziative per assicurare il rispetto della normativa europea in relazione alle multe sulle quote latte al fine di evitare l'applicazione di nuove ed ulteriori sanzioni nei confronti dell'Italia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il tema di questa interpellanza è talmente noto che potrei anche rinunciare all'illustrazione, però lo ritengo doveroso per l'aspettativa che il mondo lattiero-caseario ha nei confronti delle decisioni che il Parlamento e il Governo hanno nel tempo assunto per far sì che veramente la legge fosse uguale per tutti, che veramente non ci fossero i furbetti dei latticini, che veramente ci fosse una volontà di dare esecuzione alle normative che quest'Aula, il Parlamento, Camera e Senato, hanno ripetutamente deliberato e approvato per cercare di recuperare anche tutto il mondo produttivo in condizioni però di uguale osservanza della normativa europea.
Questa è una questione che si trascina da anni. Con la legge del Governo Berlusconi, Pag. 49la legge sulle quote latte, il Ministro Alemanno aveva avviato a soluzione un percorso, il processo di pagamento dei prelievi supplementari. Poi è intervenuta una fortissima opposizione, qualcuno dice di molti, io dico di pochi, sempre in relazione a quella che è stata l'adesione che migliaia e migliaia di produttori lattiero-caseari avevano fatto rispetto alla normativa.
Ebbene, è stata approvata una nuova legge, la legge n. 33, promossa dal Ministro Zaia, che riteneva di porre una serie di ulteriori facilitazioni rispetto al pagamento dei prelievi supplementari; tale legge si è dimostrata non adeguata a raggiungere lo scopo: per un certo verso, coloro che avevano tenuto comportamenti contra legem hanno continuato a perpetrarli. Quindi, ci troviamo nella necessità oggi di constatare il rischio vero di un procedimento di infrazione comunitario perché questi prelievi supplementari non vengono già versati dai produttori, ma esiste un trattenimento alla fonte da parte dell'Unione europea di risorse che invece dovrebbero essere nella disponibilità dei nostri produttori agricoli.
Anche la Corte dei conti in una sua recente relazione sui prelievi supplementari invita il Governo ad applicare una politica - sono parole sue - di rigore e di rispetto delle regole attraverso norme nuove e risolutive, in grado di rendere efficaci le riscossioni coattive. Ahimè, è successo con il precedente Governo che abbiamo assistito ad una norma dell'allora maggioranza, che ha tolto ad Equitalia, individuata come soggetto capace di recuperare questi benedetti prelievi supplementari, la possibilità di agire. Non solo: Agea si trova, di fatto, nell'impossibilità di procedere.
Per cui, da quella norma, che risale - mi pare - al luglio dello scorso anno, sostanzialmente, su questo tema non abbiamo compiuto alcun passo in avanti. È del tutto evidente l'insostenibilità di mantenere a carico dello Stato, e quindi della comunità nazionale, gli oneri derivanti dal comportamento contra legem di alcuni ben individuati produttori del settore lattiero-caseario. Le organizzazioni professionali del settore, in particolare Confagricoltura, Coldiretti e CIA, hanno più volte richiesto in modo deciso e puntuale un percorso di recupero per mettere fine alle forme discriminatorie verso chi ha osservato puntualmente tutte le disposizioni di legge.
Quindi, praticamente, oggi siamo in una situazione - e concludo, signor Presidente - nella quale gli allevatori onesti hanno subìto tutti gli oneri conseguenti all'osservanza di norme comunitarie e nazionali, mentre abbiamo altri allevatori che continuano bellamente, sulla base di una serie di rinvii, prima, e, poi, del trasferimento di competenze da Equitalia ad Agea, a non subire alcuna conseguenza rispetto al loro atteggiamento di illegalità e di non osservanza della legge.
Per cui, poiché c'è - come ho già detto - anche questa annunciata iniziativa della Commissione europea di portare avanti una procedura di infrazione, la nostra interpellanza urgente tende a capire da parte del Governo cosa si intende fare per superare questa situazione.
Soprattutto cosa si intende fare per avere quelle norme nuove e risolutive, che a nostro avviso non possono che consistere nel ridare la competenza all'esazione di questa riscossione dei prelievi supplementari a Equitalia. Ma se il Governo è in grado di indicare altre vie più efficaci certamente da un Governo tecnico, da un Governo che si presenta in Europa con autorevolezza, come abbiamo sentito anche prima, nella relazione del Presidente Monti, non può rimanere questa situazione, che è una situazione che non fa onore all'Italia ma soprattutto che non rende giustizia ai nostri produttori che sono in regola con la normativa vigente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Franco Braga, ha facoltà di rispondere.

FRANCO BRAGA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, riguardo l'articolo 40-bis della legge Pag. 5030 luglio 2010, n. 122, intendo precisare che gli aiuti derivanti dall'applicazione della proroga sono stati imputati all'aiuto de minimis previsto dal Regolamento CE n. 1535/2007. Non si ritiene che tali aiuti, ove non superino le soglie di cui al Regolamento stesso, incidano sul commercio intracomunitario e, per questa ragione, non si ritiene che debbano essere considerati aiuti di Stato. La Commissione europea ha formulato osservazioni in merito alla classificazione di detti interventi come sotto soglia e minimali. Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e l'Agea hanno ottemperato a quanto richiesto rispettivamente in data 20 aprile 2011 e 16 marzo 2011. Ad oggi non è pervenuta alcuna replica da parte dell'istituzione comunitaria.
Per quanto riguarda l'articolo 2, comma 12-duodecies, della legge 26 febbraio 2011, n. 10, è stato chiesto di imputare l'aiuto al de minimis analogamente a quanto fatto per l'articolo 40-bis. La Commissione, tuttavia, ritenendo che ciò non fosse compatibile con il diritto comunitario, ha pubblicato una nota di invito a presentare osservazioni nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea n. 37 del 10 febbraio 2012. Le osservazioni anche in questo caso sono state puntualmente fornite e si è in attesa della definizione del caso. Ritengo tuttavia opportuno sottolineare come la proroga di cui trattasi abbia avuto uno scarso impatto sulla gestione del regime e come l'aiuto complessivo, anche calcolando gli interessi per il periodo di effettivo ritardo di ogni singolo soggetto, ammonti a circa 52 mila euro. In effetti, la maggior parte degli allevatori interessati hanno pagato regolarmente e su 11.271 produttori solo 1.291 hanno adempiuto successivamente alla decorrenza della proroga.
Secondo l'ultimo riscontro fornito da Agea solamente 15 soggetti non avevano effettuato il versamento. Nella maggior parte dei casi inoltre ci si trova di fronte a cifre irrisorie, a volte inferiori a 1 euro.
In relazione alle iniziative del Governo su tale aspetto è evidente che nulla può essere fatto sul piano prettamente normativo, al contrario, verrà praticato ogni possibile sforzo per chiarire con la Commissione europea la questione relativa al presunto aiuto di Stato, concesso in violazione della normativa comunitaria, con l'obiettivo di classificare lo stesso come aiuto de minimis.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi non siamo ovviamente soddisfatti della risposta. Noi riteniamo che c'è un problema forte, di sostanza, relativamente alla questione della legalità connessa all'incapacità da parte dello Stato italiano, nelle responsabilità di Governo e di Parlamento, di far sì che gli operatori che hanno operato con grande senso di osservanza della norma non finiscano per essere dileggiati.
Noi riteniamo che sia un interesse vero del Paese superare e chiudere questa vicenda nella logica degli impegni assunti dal Governo con una eventuale nuova normativa, che consenta a questo di essere attuato in tempi rapidi, con una risoluzione completa della vicenda. Se questo non sarà, evidentemente la fiducia verso il Parlamento e soprattutto verso il Governo certamente calerà ancora, e questa non è una buona prospettiva per un Paese che deve affrontare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi altri onerosi sacrifici per ridare una possibilità di crescita e di sviluppo alle nostre imprese, una speranza alle nostre famiglie, una possibilità di aumento della produttività alle nostre aziende del settore.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Di Biagio n. 2-01545)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso del presentatore, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Di Biagio n. 2-01545 è rinviato ad altra seduta.

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(Iniziative per la corretta interpretazione della categoria di attività «non commerciale» riferita ad enti no profit e ONLUS, ai fini dell'esenzione IMU - n. 2-01575)

PRESIDENTE. L'onorevole Toccafondi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01575, concernente iniziative per la corretta interpretazione della categoria di attività «non commerciale» riferita ad enti no profit e ONLUS, ai fini dell'esenzione IMU (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GABRIELE TOCCAFONDI. Signor Presidente, con l'interpellanza in oggetto si ricorda che, con l'articolo 91-bis del decreto cosiddetto liberalizzazioni, si prevede che dal 2013 l'esenzione IMU per gli immobili di enti non commerciali adibiti a specifiche attività venga applicata solo nel caso in cui le predette siano svolte con modalità non commerciali. Su questo concetto di attività non commerciale vi fu un acceso dibattito pubblico, tanto che il Presidente del Consiglio Monti, a fine febbraio, in Commissione bilancio del Senato, dichiarò l'esclusione dell'imposta per le scuole statutariamente senza fini di lucro, paritarie, che accolgono gli alunni senza discriminazioni ed applicano ai dipendenti regolari contratti collettivi nazionali, e tutto ruotava intorno al concetto di attività non commerciale. È un concetto di difficile interpretazione, tanto che lo stesso Presidente del Consiglio e poi un emendamento all'interno dell'articolo 91-bis specificò che, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, il Ministro dell'economia e delle finanze avrebbe emanato un decreto stabilendo le modalità e le procedure delle esenzioni IMU, ma soprattutto stabilendo l'interpretazione delle parole «attività non commerciale».
Questo decreto o circolare interpretativa entro 60 giorni non è stata ancora emanata; è stata però emanata dal Ministero dell'economia e delle finanze una circolare in data 18 maggio 2012, interpretativa complessivamente dei cambiamenti del pagamento IMU. In questa circolare si ricorda tutto quello che ho appena ricordato e anche le parole del Presidente Monti, ma non si può chiaramente interpretare il concetto di attività non commerciale. Questa non interpretazione e questo non chiarimento è stato a sua volta interpretato da molti comuni italiani con il concetto: anche le scuole paritarie, le fondazioni e le ONLUS da quest'anno pagano l'imposta municipale.
È, quindi, urgente un chiarimento interpretativo del Governo, così come lo stesso Presidente del Consiglio aveva annunziato, e con l'interpellanza urgente noi chiediamo: se sia previsto che il Governo intervenga con chiarificazioni, stabilendo l'interpretazione del concetto di attività «non commerciale», riferita, soprattutto, agli enti no profit e ONLUS; se gli enti no profit, ONLUS e fondazioni, per i quali era prevista l'esenzione dalla vecchia legge, il decreto legislativo n. 504 del 1992, debbano attualmente versare l'imposta; se l'imposta debba essere versata già nel 2012, come molti comuni pretendono, quando l'emendamento al decreto liberalizzazioni, semmai, prevedeva l'imposta per il 2013; infine, se la dizione «con modalità non commerciali» sia da intendersi quale previsione di assenza di lucratività dell'ente e delle attività esercitate nell'immobile, nel senso che l'ente e, conseguentemente, le attività non devono comportare alcuna distribuzione di utili.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Vieri Ceriani, ha facoltà di rispondere.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in merito a questa interpellanza urgente, che concerne l'applicazione dell'esenzione dall'imposta municipale propria, si rappresenta quanto segue. Innanzitutto, è utile precisare che, in materia di esenzioni, la disciplina dell'IMU ha tracciato compiutamente il quadro normativo di riferimento, delineato in maniera espressa dalle disposizioni recate dall'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre Pag. 522011, n. 201, dagli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, dall'articolo 91-bis del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 e dal decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16. Queste disposizioni richiamano specificatamente solo alcune delle agevolazioni già previste per l'imposta comunale sugli immobili (ICI), tra le quali rientra quella di cui al citato articolo 7, il quale stabilisce che sono esenti dal tributo locale gli immobili utilizzati dagli enti non commerciali destinati esclusivamente allo svolgimento, con modalità non commerciali, di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di cui all'articolo 16, lettera a), della legge 20 maggio 1985, n. 222.
Come precisato nella circolare n. 2 del 26 gennaio 2009 del Dipartimento delle finanze, si richiede, affinché sia applicabile l'esenzione, che venga rispettato, in primo luogo, un requisito di carattere soggettivo, rappresentato dal fatto che l'immobile deve essere utilizzato da un ente non commerciale ai sensi del testo unico delle imposte sui redditi, articolo 73; in secondo luogo, un requisito di carattere oggettivo, in base al quale gli immobili utilizzati devono essere destinati esclusivamente allo svolgimento delle attività tassativamente elencate dalla norma. Inoltre, in base alla modifica apportata dall'articolo 91-bis del decreto-legge n. 1 del 2012, dette attività devono essere svolte con modalità non commerciali. Questo intervento del legislatore è finalizzato a chiarire in modo più preciso l'ambito di applicazione della disposizione di esenzione a seguito dell'abrogazione dell'articolo 7, comma 2-bis, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, il quale prevedeva che l'esenzione in discorso si applicasse solo qualora l'attività svolta negli immobili oggetto di esenzione fosse di natura non esclusivamente commerciale.
Questo stesso intervento chiarificatore è stato anche ritenuto utile al fine di superare le criticità sollevate dalla Commissione europea, come chiarito dal Presidente del Consiglio con il suo intervento alla Commissione industria del Senato del 27 febbraio 2012, individuando gli enti non commerciali «attraverso un doppio criterio, soggettivo ed oggettivo: il primo, la natura e il fine non lucrativo perseguito dagli stessi enti; il secondo, lo svolgimento da parte dell'ente di attività al di fuori del regime della libera concorrenza di mercato».
È in corso di definizione il regolamento previsto dal ricordato articolo 91-bis del decreto-legge n. 1 del 2012, che deve disciplinare le modalità e le procedure concernenti l'applicazione di questa disposizione a decorrere dal 1o gennaio 2013.
Nelle more della definizione mantengono la loro validità le istruzioni fornite con la circolare n. 2 del Dipartimento delle finanze del 2009, che ha illustrato compiutamente gli aspetti relativi all'applicazione dell'esenzione prevista dall'articolo 7 del decreto legislativo n. 504 del 1992.
Diversamente da quanto affermato nell'interpellanza urgente in esame, la circolare n. 3 del Dipartimento delle finanze del 18 maggio 2012 non effettua alcun riferimento ai requisiti che le scuole paritarie devono possedere per il riconoscimento dell'esenzione, ma nel paragrafo 8, «Le agevolazioni e le esenzioni», si limita semplicemente a riportare il testo dell'articolo 91-bis del decreto-legge n. 1 del 2012.
Nell'interpellanza urgente viene evidenziato, peraltro, che le istituzioni scolastiche paritarie, in quanto scuole e non enti non assistenziali, sono considerate fiscalmente enti commerciali. Questo ha significato che le scuole dell'infanzia paritarie, anche se senza scopo di lucro, avrebbero dovuto pagare. A questo proposito, si deve precisare che nel caso in cui dette istituzioni fossero effettivamente enti commerciali, questa circostanza non comporterebbe nulla di nuovo nel panorama delle esenzioni sia dell'ICI, sia dell'IMU, giacché sin dall'istituzione dell'ICI la natura di ente non commerciale ha costituito il requisito soggettivo necessario per godere dell'esenzione in questione. Pertanto, la Pag. 53mancanza di detto requisito ha sempre determinato la non applicabilità dell'esenzione.
Per quanto concerne, infine, la richiesta di precisare se le ONLUS, comprese quelle di diritto di cui all'articolo 10, comma 8, e il ramo ONLUS di cui all'articolo 10, comma 9, del decreto legislativo n. 460 del 1997, indipendentemente dalla forma giuridica, in virtù della non lucratività sancita dalla norma istitutiva, siano considerate esenti da IMU, si ribadisce che l'esenzione in parola può essere accordata esclusivamente nel caso in cui vengano rispettati entrambi i requisiti previsti dall'articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo n. 504 del 1992. Giova ricordare che i comuni, in base all'articolo 21 del decreto legislativo 4 dicembre 1997 n. 460, possono deliberare nei confronti delle ONLUS la riduzione o l'esenzione dal pagamento dei tributi di loro pertinenza e dai connessi adempimenti. Questa disposizione, come precisato nella ricordata circolare n. 3 del 18 maggio 2012, è applicabile anche all'IMU in virtù del richiamo generale ai tributi locali contenuto nella norma e non può operare nei confronti della quota di imposta riservata allo Stato di cui all'articolo 13, comma 11, del decreto-legge n. 201 del 2011, perché l'articolo 21 in commento si riferisce espressamente ai tributi di pertinenza degli enti locali.

PRESIDENTE. L'onorevole Toccafondi ha facoltà di replicare.

GABRIELE TOCCAFONDI. Signor Presidente, sono soddisfatto soprattutto del fatto che il Governo, come sapevo, attraverso il sottosegretario Vieri Ceriani, si sta occupando della questione.
Penso che, nell'attesa del decreto interpretativo di tutta la vicenda, sia utile questa risposta all'interpellanza urgente perché può essere interpretativa per molte amministrazioni comunali, perché un dato è certo: molti comuni stanno facendo richieste di pagamento dell'imposta anche ad enti no profit, ad ONLUS, a fondazioni, interpretando in maniera molto estensiva l'articolo 91-bis e la circolare di maggio del Ministero dell'economia e delle finanze, come lei, sottosegretario, ha ricordato. Oggi, invece, sempre lei, signor sottosegretario, ha detto cose importanti. In attesa della circolare è bene che il Governo acceleri la circolare o il decreto. È utile la risposta all'interpellanza urgente perché aiuterà molto scuole a sciogliere dubbi interpretativi e anche a mandare indietro cartelle e, leggo da molti giornali, addirittura molti solleciti.
Tutto, però, ruota sempre intorno al concetto di attività non commerciale. Su questo, sottosegretario, lei sa benissimo che l'interpretazione è immensa, perché una scuola ONLUS che non distribuisce utili, percepisce, come ovvio, una retta, stipula contratti di lavoro e quindi, secondo una certa interpretazione, svolge attività commerciale. Addirittura una mensa di una semplice Caritas può svolgere benissimo un'attività commerciale in quanto magari ha una piccola convenzione con il comune oppure ha un contratto part-time con un cuoco. È attività commerciale o no?
Quasi tutti i professori del settore ammettono che in effetti quella può essere benissimo interpretata come un'attività commerciale e quindi si rischia di fare quello che nessuno vuole, né il Parlamento né il Governo. Per questo sollecito ancora una volta un'interpretazione definitiva da parte del Governo, anche perché - ritorno in conclusione sulla questione delle scuole, che è forse la questione più delicata in questo momento - la legge Amato del 1992, istitutiva dell'ICI, prevedeva l'esenzione per le scuole non statali senza fini di lucro perché operavano come scuole pubbliche. Anche la legge Berlinguer sulla parità riconosce definitivamente che le scuole si differenziano tra statali e non statali, ma sia le une che le altre svolgono attività pubblica.
Quindi, come era esente dall'ICI prima e dall'IMU ora la scuola pubblica statale, ha un senso che continui ad essere esente dall'IMU la scuola pubblica non statale adesso, anche perché sono scuole vere: si trovano in tutto il territorio, nei piccoli Pag. 54paesi come nelle periferie delle grandi città, non sono dei collegi esclusivi ed è sbagliato parlare di scuola privata, come qualche giornale anche oggi continua a fare. Sono realtà frequentante da oltre un milione di alunni dove lavorano migliaia di persone con regolari contratti e le famiglie pagano una retta. Far pagare a queste scuole in media circa 20-25 mila euro di IMU all'anno significa due cose: o vederle chiudere oppure vedere raddoppiare la retta per le famiglie che mandano i propri figli in queste scuole.
Se quest'ultimo è lo scopo, in fondo il nostro Paese lascerà migliaia di famiglie senza un servizio pubblico oggi indispensabile e chiuderà realtà storiche di cui il nostro Paese deve andare solo fiero.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Cicu n. 2-01578)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Cicu n. 2-01578.
Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso del presentatore, lo svolgimento dell'interpellanza urgente è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,45).

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, intervengo per due minuti solo per portare a conoscenza la Presidenza di un fatto che a me sembra significativo che venga conosciuto.
Oggi avevamo in Commissione giustizia una delegazione dell'omonima Commissione giustizia del Parlamento della Repubblica popolare cinese. Faccio osservare che su 45 membri erano presenti in sei, laddove la delegazione era di nove membri. Non citerò le delegazioni completamente assenti. Dirò che la Lega Nord era rappresentata da tre rappresentanti, il Partito Democratico anche da tre e FLI da un rappresentante.
Non è la prima volta che succede un fatto del genere e credo che ne faccia una cattiva figura l'intero Parlamento nel vedere delegazioni anche di magistrati, anche di importanti istituzioni internazionali venire ricevute nelle Commissioni e trovare un numero di auditori inferiore al numero degli auditi.
Chiedo, quindi, che per suo tramite si sensibilizzi la Presidenza della Camera affinché tutti i gruppi siano rappresentati in una delegazione che consenta appunto di accogliere queste persone che vengono a portarci il loro saluto e, a volte, la loro esperienza, in modo credo degno di quest'Assemblea.

PRESIDENTE. Onorevole Paolini, la sua preoccupazione è condivisa dalla Presidenza.

Trasmissione dal Senato di disegni di legge di conversione e loro assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 17.45).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza i seguenti disegni di legge, che sono stati assegnati, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni:
alla VIII Commissione (Ambiente):
S. 3349 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di qualificazione delle imprese e di garanzia globale di esecuzione» (Approvato dal Senato) (5341) - Parere delle Commissioni I, V e VII;

alla III Commissione (Affari esteri):
S. 3331 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 maggio 2012, n. 67, recante disposizioni urgenti Pag. 55per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero» (Approvato dal Senato) (5342) - Parere delle Commissioni I, V e VII.

I suddetti disegni di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, sono stati altresì assegnati al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il senatore Pasquale Viespoli in sostituzione del senatore Paolo Amato.
In attesa di conoscere l'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo e di poter quindi dare lettura dell'ordine del giorno della prossima seduta, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,50, è ripresa alle 19,25.

Modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'attuale calendario dei lavori dell'Assemblea è stato così rimodulato:

Lunedì 9 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 5322 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale (Approvato dal Senato - Scadenza: 20 luglio 2012);
n. 5263 - Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012 (da inviare al Senato - Scadenza: 6 agosto 2012).

Martedì 10, mercoledì 11 e giovedì 12 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 13 luglio) (con votazioni)

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 5263 - Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012 (da inviare al Senato - Scadenza: 6 agosto 2012);
n. 5322 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale (Approvato dal Senato - Scadenza: 20 luglio 2012).

Esame del disegno di legge n. 5342 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 maggio 2012, n. 67, recante disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero (Approvato dal Senato - Scadenza: 30 luglio 2012).

Pag. 56

Lunedì 16 luglio (antimeridiana)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 5341 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di qualificazione delle imprese e di garanzia globale di esecuzione (Approvato dal Senato - Scadenza: 6 agosto 2012).

Lunedì 16 (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna) e martedì 17 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Eventuale seguito dell'esame di decreti-legge previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 5341 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di qualificazione delle imprese e di garanzia globale di esecuzione (Approvato dal Senato - Scadenza: 6 agosto 2012).

Mercoledì 18 e giovedì 19 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 20 luglio) (con votazioni)

Esame del disegno di legge n. 5312 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese (da inviare al Senato - Scadenza: 25 agosto 2012).

Lunedì 23 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 5323 - Conversione in legge del decreto-legge 28 giugno 2012, n. 89, recante proroga di termini in materia sanitaria (da inviare al Senato - Scadenza: 27 agosto 2012).

Nel pomeriggio, a partire dalle ore 16, potrà avere luogo, con votazioni, l'eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 5312 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese, ove non concluso nella settimana precedente, e l'eventuale seguito di decreti-legge previsti nella settimana precedente e non conclusi, nonché del decreto-legge previsto per la mattina e non concluso.

Martedì 24, mercoledì 25, giovedì 26 e venerdì 27 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 5323 - Conversione in legge del decreto-legge 28 giugno 2012, n. 89, recante proroga di termini in materia sanitaria (da inviare al Senato - Scadenza: 27 agosto 2012).

Esame del disegno di legge S. 3365 - Conversione in legge del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, recante misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile (ove trasmesso dal Senato - Scadenza: 19 agosto 2012).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 30 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con possibili votazioni a partire dalle ore 16)

Esame del disegno di legge S. 3382 - Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2012, n.87 recante misure urgenti in materia di efficientamento, valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico, di razionalizzazione dell'amministrazione economico-finanziaria, nonché Pag. 57misure di rafforzamento del patrimonio delle imprese del settore bancario (ove trasmesso dal Senato - Scadenza: 26 agosto 2012).

Martedì 31 luglio, mercoledì 1o, giovedì 2 e venerdì 3 agosto (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nei giorni successivi) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 3382 - Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2012, n.87 recante misure urgenti in materia di efficientamento, valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico, di razionalizzazione dell'amministrazione economico-finanziaria, nonché misure di rafforzamento del patrimonio delle imprese del settore bancario (ove trasmesso dal Senato - Scadenza: 26 agosto 2012).

Esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante razionalizzazione della spesa pubblica (in relazione ai tempi di presentazione e di trasmissione dal Senato)

Nel corso della settimana potrà avere luogo l'esame dei decreti-legge previsti nella settimana precedente e non conclusi, nonché dei disegni di legge di ratifica concernenti il cosiddetto «fiscal compact» (S. 2914, 3239 e 3240), ove trasmessi in tempo utile dal Senato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 9 luglio 2012, alle 16:

1. - Discussione del disegno di legge:
S. 3305 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale (Approvato dal Senato) (C. 5322).
- Relatore: Mazzuca.

2. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012 (C. 5263-A).
- Relatore: Tommaso Foti.

La seduta termina alle 19,30.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO CAROLINA LUSSANA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2326-E

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo giunti al sesto passaggio parlamentare di un provvedimento che è in discussione ormai da due anni e che affronta un tema delicato ed importante.
Oggi in Aula esaminiamo un provvedimento che porterà l'Italia a ratificare la Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, sottoscritta a Lanzarote il 25 ottobre 2007. Il provvedimento, approvato - quasi all'unanimità - dal Senato, torna alla Camera in terza lettura, dopo essere stato esaminato in prima lettura il 19 gennaio 2010.
Ricordo che la Convenzione di Lanzarote rappresenta il primo strumento internazionale con il quale si prevede che gli abusi sessuali contro i bambini siano considerati reati e, per tale ragione, oltre ai reati più frequenti che vengono commessi nei confronti dei minori (come abuso sessuale, prostituzione infantile, pedopornografia, partecipazione coatta di bambini Pag. 58a spettacoli pornografici) la Convenzione disciplina anche i casi più difficili da perseguire come quello di grooming (adescamento attraverso internet) e di turismo sessuale.
La Convenzione delinea misure preventive che comprendono lo screening, il reclutamento e l'addestramento di personale che possa lavorare con i bambini al fine di renderli consapevoli dei rischi che possono correre e di insegnare loro a proteggersi. Stabilisce inoltre programmi di supporto alle vittime, incoraggia la denuncia di presunti abusi e di episodi di sfruttamento e prevede l'istituzione di centri di aiuto via telefono o via internet.
È parimenti importante sottolineare come, proprio per rispondere in maniera esaustiva a tutte le sfaccettature del fenomeno, la Convenzione provveda a definire «bambino» ogni persona sotto i 18 anni, comprendendo così tutti color che hanno la minore età.
Da quanto premesso, risulta evidente come il tema trattato oggi in questa sede sia molto delicato e molto importante, dato che lo sfruttamento sessuale dei bambini, la pornografia infantile, la prostituzione minorile e più in generale tutte le forme di abuso sessuale riferite ai minori, rappresentano sicuramente forme molto gravi di delitti, anche per le ripercussioni sulla salute e sullo sviluppo dei bambini, mettendo gravemente in pericolo anche il futuro di tutta una comunità.
Purtroppo va osservato, con profondo rammarico, come le dimensioni (considerato che non sempre gli abusi vengono denunciati) del fenomeno degli abusi e dello sfruttamento riferiti ai bambini ormai abbiano raggiunto livelli inquietanti, sia a livello nazionale che internazionale (solo in Europa un bambino su cinque sarebbe vittima di violenza sessuale!), ovviamente anche perché oggigiorno esiste un utilizzo sempre più diffuso delle tecnologie di comunicazione e di informazione da parte dei bambini. Sappiamo tutti che l'utilizzo del web da parte di minori è diventato quotidiano e frequentissimo e, conseguentemente, il rischio ovviamente aumenta in modo esponenziale e spesso incontrollabile. Avvenendo molto spesso in condizione di sofferenza e soggezione da parte di chi subisce violenza.
Come detto, detto, il percorso che ha condotto alla elaborazione di questo testo è stato caratterizzato da una pressoché totale convergenza tra le diverse forze politiche (salvo alcuni aspetti relativi alla competenza tra procura distrettuale e circondariale che vedremo più avanti), consapevoli della necessità di tutelare i bambini, salvaguardando il loro sviluppo fisico, psicologico e spirituale, a fronte del fenomeno dello sfruttamento ed abuso sessuale dei minori.
Nel testo vanno sottolineati i due aspetti educativo-culturale e giuridico, che si completano a vicenda. Questo perché, innanzitutto, la Convenzione ha un grande impatto etico e sociale, imponendo un atteggiamento di «tolleranza zero» delle Istituzioni e del Paese verso la pedofilia e la pedopornografia. Ed impegna anche il nostro Paese, oltre a tutti gli Stati aderenti, ad armonizzare con la Convenzione gli ordinamenti nazionali.
Come già detto, abbiamo introdotto nuove fattispecie di reato. Tra queste, riveste ruolo primario il nuovo articolo 414-bis del codice penale riguardante la «Istigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografia» che punisce con la reclusione da un anno e sei mesi a cinque anni chiunque, con qualsiasi mezzo e con qualsiasi forma di espressione, pubblicamente istiga a commettere reati di prostituzione minorile, di pornografia minorile, di detenzione di materiale pedopornografico, di turismo sessuale, di violenza sessuale, di atti sessuali con minorenne. Alla medesima pena è sottoposto anche chi, pubblicamente, fa apologia di questi delitti, in quanto è riprovevole che - come avvenuto tempo fa in Olanda - le ragioni o finalità artistiche, letterarie, storiche o di costume possano essere invocate a scusante della condotta.
Va sottolineato, come la costruzione di questa nuova fattispecie di reato sia delineata in modo da considerare gli strumenti (informatici o stampa eccetera) per Pag. 59la commissione del fatto come elementi costitutivi del reato anziché come circostanze aggravanti.
Si vuole garantire una maggiore tutela dei minori sulla base della considerazione che la rete è utilizzata non solo per la divulgazione di materiale pedopornografico, ma anche per la diffusione di una vera e propria apologia del reato di pedofilia. Infatti, la fattispecie dell'apologia della pedofilia non è espressamente prevista nella nostra legislazione vigente.
A questo proposito, vorrei anche ricordare che da parte mia era stata avvertita l'importanza di introdurre tale nuovo reato e me ne sono fatta portavoce con la proposta di legge A.C. 665, dove, peraltro, avevo proposto la pena della reclusione da tre a cinque anni - quindi più alta nel minimo rispetto a quella prevista dall'articolo 414 del codice penale per l'istigazione a commettere delitti e per l'apologia di reato che è stabilita nella reclusione da uno a cinque anni - ritenendo di dover sanzionare più gravemente le condotte volte alla pubblica legittimazione e alla diffusione di opinioni che legittimino la pedofilia e la pedopornografia.
La reclusione da tre a cinque anni era stata anche la pena originariamente prevista dalla Camera nella lettura precedente, mentre il Senato ha scelto di ridurre il minimo edittale ad un anno e sei mesi, valutando (a mio giudizio in maniera discutibile e poco convincente) che l'inasprimento sanzionatorio nel minimo di per sé non assicurasse una maggiore perseguibilità del reato e rischiasse di colpire anche condotte di minore gravità sociale pur sempre riconducibili nel reato di pubblica istigazione.
Dal punto di vista penale, il provvedimento contiene anche altre misure parimenti importanti come l'aumento delle pene nel caso di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati a sfondo sessuale commessi nei confronti dei minori; oppure come la riscrittura della fattispecie di maltrattamenti in famiglia, di cui all'articolo 572 del codice penale, in particolare con la estensione dell'applicazione della fattispecie al caso di convivenza, con l'innalzamento delle pene e con la previsione dell'aggravante del fatto commesso in danno di bambino infra quattordicenne; o ancora prevedendo, quali ulteriori aggravanti dell'omicidio, la circostanza che il fatto sia commesso in occasione della commissione dei reati di prostituzione minorile, pornografia minorile, maltrattamenti contro familiari e conviventi; o come la modifica alle mutilazioni genitali femminili, diretta ad introdurre ulteriori pene accessorie per colpire questo reato odioso, che sempre più frequentemente viene commesso nei confronti delle donne: ecco allora la previsione di altre pene accessorie come la decadenza dalla patria potestà, la interdizione perpetua da uffici di tutela, curatela e amministrazione di sostegno per l'ipotesi in cui il delitto sia commesso dal genitore o dal tutore.
Non va tralasciata nemmeno l'importanza dell'aumento dei termini di prescrizione, che vengono esattamente raddoppiati per i delitti di maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli, per i delitti contro la personalità individuale, per la violenza sessuale sia semplice che di gruppo.
In materia di prostituzione minorile, oltre ad un generale inasprimento del quadro sanzionatorio, sono state individuate ulteriori condotte sanzionabili, mentre è stata soppressa la circostanza attenuante della minore età dell'autore del fatto, in quanto si è ritenuto che una violenza commessa da minore su un minore non diminuisca certamente il disvalore del fatto.
In tema di pornografia minorile, sono state integrate le condotte riconducibili a tale delitto e introducendo una nuova fattispecie penale a carico di colui che assiste a esibizioni o spettacoli pornografici in cui siano coinvolti minorenni (reclusione fino a tre anni e multa da 1.500 a 6.000 euro) e definendo il concetto di pornografia minorile (ogni rappresentazione, con qualunque mezzo, di un minore di anni diciotto coinvolto in attività sessuali esplicite, reali o simulate, o qualunque Pag. 60rappresentazione degli organi sessuali di un minore di anni diciotto per scopi sessuali).
Preme anche segnalare come oltre a prevedere un aumento dei termini di durata massima delle indagini preliminari anche per i reati di prostituzione minorile e di pornografia minorile e l'estensione dell'istituto dell'incidente probatorio per l'assunzione della testimonianza di persona minorenne nei procedimenti per i delitti in questione, il testo introduce nel procedimento penale la figura del consulente tecnico esperto in psicologia e psichiatria infantile.
Il provvedimento, inoltre, interviene anche in materia di gratuito patrocinio, ammettendovi, anche in deroga ai limiti di reddito, le persone offese dai delitti di sfruttamento sessuale di minori, di corruzione di minorenne, di adescamento di minorenne, di tratta di persone eccetera.
Altrettanto importante è stato aver previsto pene accessorie ulteriori per la condanna o il patteggiamento per uno dei delitti contro la personalità individuale e per il delitto di istigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografia. Così come aver stabilito l'interdizione dai pubblici uffici, ulteriormente dettagliate a seconda dell'entità della pena inflitta nella versione arrivata dal Senato.
Da ultimo, vorrei ricordare la questione della competenza sui reati ai danni dei minori della procura distrettuale o circondariale che ha rappresentato il vero motivo di difformità tra la scelta effettuata dal Senato rispetto a quella della Camera. In quest'ultima sede, si è optato per il mantenimento del quadro vigente, che consente alle procure distrettuali di indagare su tutti i reati di pedofilia, e per l'assegnazione alle medesime procure distrettuali anche della competenza a indagare sul nuovo delitto di adescamento di minorenne.
Conseguentemente è stata soppressa la norma transitoria (che disponeva la applicabilità successiva della legge), dettata dal Senato per disciplinare il previsto mutamento del quadro delle competenze.
Il Senato, infatti, aveva fatto una scelta diversa, inserendo tra i delitti di competenza della procura distrettuale l'istigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografia, ma limitandone al contempo la competenza all'ipotesi di pornografia minorile mediante divulgazione di materiale o notizie volte all'adescamento o sfruttamento sessuale di minori, mentre le restanti ipotesi di questa fattispecie venivano riportate alla competenza della procura circondariale.
Per converso, il Senato aveva sostituito l'attuale competenza della procura distrettuale con la competenza della procura circondariale per il delitto di detenzione di materiale pedopornografico e il nuovo delitto di adescamento di minorenne, motivando l'eccessivo intasamento della prima.
La scelta delle Commissioni Giustizia e Affari esteri di mantenere in ogni caso la competenza delle procure distrettuali senza distinguere il catalogo dei delitti, deriva dal fatto di considerare problematico l'eventuale frazionamento di competenze per lo svolgimento delle indagini stesse, in quanto per uno stesso fatto vi sarebbe stata la concorrenza di indagini di procure circondariali e distrettuali sia pure con riferimento a diversi profili strettamente connessi. Considerata la natura dei reati di pedofilia e le modalità con le quali vengono commessi, le Commissioni hanno ritenuto preferibile privilegiare la competenza esclusiva delle procure distrettuali.
Oltretutto in tal senso hanno deposto numerose audizioni svolte.
In conclusione, vorrei sottolineare come la legislazione italiana sia già molto avanzata e il recepimento della convenzione renderà sicuramente più efficace questo contrasto allo sfruttamento e l'abuso sessuale dei minori, in quanto la solidarietà e la compartecipazione sono fondamentali per tentare di arginare questo fenomeno aberrante. Solo coinvolgendo il singolo cittadino, il singolo utente di internet potrà essere possibile riuscire a combattere lo sfregio della pedofilia, anche perché la rete ha reso maggiormente fruibile la pedopornografia e ha consentito ai Pag. 61pedofili di aggregarsi in comunità, che di per sé già rappresenta un fattore di rischio maggiore. È anche importante registrare come l'attività investigativa abbia registrato un costante e significativo aumento nel corso degli ultimi anni, attraverso il crescente impegno degli investigatori nel contrasto al fenomeno.
Siamo perciò consapevoli che anche l'approvazione di questa legge rappresenti un passo importante per combattere un reato tanto aberrante, quale la violenza sui minori ed auspichiamo che vi sia un rapido passaggio anche al Senato.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2326-E - articolo 4 422 422 212 422 50 Appr.
2 Nom. articolo 5 423 423 212 423 48 Appr.
3 Nom. articolo 6 431 431 216 431 48 Appr.
4 Nom. Ddl 2326-E - voto finale 415 415 208 415 47 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.