Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 660 di mercoledì 4 luglio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10,10.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, D'Amico, Della Vedova, Distaso, Donadi, Dozzo, Fava, Ferranti, Gregorio Fontana, Franceschini, Granata, Guzzanti, Iannaccone, Leo, Mecacci, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Pecorella, Picchi, Pisacane, Pisicchio, Rigoni, Stefani e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della mozione Dozzo, Donadi ed altri n. 1-01074, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, professoressa Elsa Fornero (ore 10,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Dozzo, Donadi ed altri n. 1-01074, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, professoressa Elsa Fornero (Vedi l'allegato A - Mozione).
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, personalmente ho sempre avuto molte riserve sullo strumento della sfiducia individuale ai ministri, perché nel nostro ordinamento costituzionale il Governo è costituito su proposta del Presidente del Consiglio, con decreto del Presidente della Repubblica, ed è un fatto unitario. Quindi, la sfiducia a un ministro, di fatto, implica la sfiducia al Governo in quanto tale.
Tuttavia, essa è ammessa dal nostro Regolamento e quindi capisco, specialmente con un Governo di coalizione, che si possa esprimere un giudizio negativo Pag. 2sull'operato di questo o quel ministro. Tanto maggiore è questa mia riserva nel caso di questo Governo, il Governo Monti, che nasce in una situazione di carattere eccezionale, con una procedura che, anche dal punto di vista parlamentare, è diversa. Il giudizio sull'operato di un Ministro del Governo Monti quindi diventa sostanzialmente un giudizio sull'operato del Governo. Del resto, ieri il Governo Monti ha reso chiaro, con le parole del Ministro per i rapporti con il Parlamento, che considera un'eventuale sfiducia che venisse votata a carico del Ministro Fornero come una sfiducia al Governo nel suo complesso.
Nel merito della questione, credo che sia una mozione totalmente infondata: capisco i colleghi dell'Italia dei Valori e della Lega Nord Padania, che si mettono insieme in questa posizione, ma è una mozione totalmente infondata.
Ciò che il Ministro Fornero ha fatto nel corso di questi mesi sul terreno della riforma delle pensioni e della riforma del mercato del lavoro deve essere soltanto apprezzato. È una materia difficilissima, con la quale si sono scontrati decine di Governi e nella quale il Ministro ha dato prova di grande serietà e di grande impegno.
Per questo motivo, il nostro voto sarà fermamente nel senso di respingere la richiesta di dimissioni avanzata attraverso questa mozione di sfiducia (Applausi di deputati dei gruppi Misto e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà per due minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, leggo un SMS che mi ha inviato qualche giorno fa un operaio dell'Irisbus: amico dottor Iannaccone, come va? Io male, senza lavoro, a 44 anni, una famiglia, un mutuo. Come farò a trovare più un lavoro? Firmato: Domenico Delle Grazie, da Castel Baronia, ex operaio Irisbus.
Signor Ministro, lei si sarebbe dovuta occupare dei tanti casi di operai che hanno perso il lavoro, che sono stati licenziati o che stanno per essere licenziati. In questi mesi, la sua ostinata opera è servita solo a creare disagio sociale, difficoltà e preoccupazioni. La riforma delle pensioni è stata una sbagliata, ingiusta e iniqua; la riforma del mercato del lavoro rende solo più facili i licenziamenti. Solo lei può immaginare che, facendo licenziare o consentendo di licenziare gli operai, si può creare più occupazione per i giovani. La risposta gliel'hanno data le cifre della disoccupazione giovanile, che si è impennata nel nostro Paese al 36 per cento e che è concentrata soprattutto nel sud del Paese.
Allora, noi voteremo la mozione di sfiducia, ma non votiamo la mozione di sfiducia contro il Ministro del lavoro, perché noi non abbiamo un Ministro del lavoro.
Noi votiamo la mozione di sfiducia contro il Ministro dei licenziamenti, che sta massacrando i pensionati italiani (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
È per questa ragione che le chiediamo di fare un passo indietro e di liberare l'Italia dalla sua scomoda e non ingombrante presenza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Urso. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ADOLFO URSO. Signor Presidente, signor Ministro, signori colleghi, noi, invece, voteremo a sostegno del Ministro Fornero e, quindi, contro la mozione di sfiducia in esame, per due ordini di ragioni.
In primo luogo, la mozione di sfiducia è chiaramente strumentale. Si vuole colpire il Ministro Fornero per affondare il Governo e impedire quindi che prosegua la sua azione di riforma, che riteniamo necessaria, sino al 2013.
In secondo luogo, lei, signor Ministro, non è affatto la zavorra di questo Governo, ma, a nostro avviso, ha dimostrato, Pag. 3più di altre componenti del Governo stesso, in materie scottanti, come sia possibile un'azione riformatrice proprio sul terreno su cui i Governi di centrodestra sono caduti. Ricordo infatti a tutti i miei colleghi che il primo Governo Berlusconi cadde quando non riuscì a realizzare la riforma delle pensioni, cioè tra la fine del 1994 e i primi mesi del 1995. Ancora, il secondo Governo Berlusconi si impantanò quando non riuscì a realizzare la riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, nei primi anni 2000. Ricordo altresì che il terzo Governo Berlusconi ha dovuto lasciare il campo quando, lo scorso anno, non riuscì a realizzare la riforma delle pensioni.
La riforma delle pensioni, insieme alla riforma del mercato del lavoro, è un architrave della politica riformista che serve a questo Paese per tentare di dare una prospettiva ai più giovani e, quindi, ai disoccupati. Peraltro, questo Governo è nato, giustamente, per la riforma delle pensioni e la riforma del welfare ha consentito al Governo Monti di ottenere un primo - forse insufficiente, ma certamente importante - risultato in sede europea. Anzi, se avesse realizzato la riforma del mercato del lavoro come lei voleva, ossia con decreto-legge, forse sarebbe stata più incisiva e, quindi, più capace di innescare un processo riformatore.
Sto per concludere.
Signor Ministro, ho l'impressione che nel Governo vi siano altri Ministri poco tecnicamente competenti e che lei - non lo dico per galanteria -, con le altre due donne Ministro, rappresenti, in qualche misura, la punta di un'azione riformista. Per questo, con convinzione, le rinnoviamo la fiducia e voteremo contro le mozioni, che riteniamo strumentali e sbagliate (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà, per tre minuti.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signora Ministro, ancora una volta, con forte senso di responsabilità, i repubblicani le confermano la fiducia.
La confermano, in primo luogo, al Governo Monti, di cui lei fa parte. Però, signora Ministro, vogliamo affermare con chiarezza e senza infingimenti che i repubblicani ritengono che si sarebbe dovuto fare un percorso diverso e renderlo, secondo me, più chiaro nella reciproca dialettica. Così avremmo potuto raggiungere obiettivi efficienti, competitivi e di inclusione del ragionamento. Immaginiamo che si sarebbe dovuta coniugare meglio l'equità sociale con le libertà economiche e di impresa. Questo si poteva fare.
Stamani non voglio ricordare il giudizio tranchant del Presidente di Confindustria, Squinzi, ma mi limito a sottolineare ciò che ha affermato il dottor Francesco Rivolta, direttore generale di Confcommercio, quando ha detto che non si creano posti di lavoro a tempo indeterminato disincentivando le assunzioni a termine e non si diminuisce il contenzioso affermando una diffusa presunzione di illegittimità.
In questo modo si rischia di confondere flessibilità e precarietà, due aspetti che devono restare distinti, se si vuole trasformare la precarietà in buona flessibilità. Avremmo voluto parlare di questo, di queste nostre idee, invece si è posta la fiducia ancora una volta, distorcendo il rapporto Governo e Parlamento, al punto che, signora Ministro, un attento osservatore come Michele Ainis, sul Corriere della Sera di domenica, dice che sono forse fin troppe 28 fiducie in sette mesi.
Questo è un momento straordinario della democrazia. Si rischia un momento patologico del rapporto istituzionale. Noi stiamo entrando, signora Ministro - ma mi rivolgo anche al Presidente dell'Aula - in una fase post-democratica. Di questo il Governo deve assumersi la responsabilità. C'è la necessità di un reciproco ascolto, c'è la necessità di convenire sulle linee.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ossorio.

Pag. 4

GIUSEPPE OSSORIO. Comunque, in conclusione, la componente repubblicana, signora Ministro, dà la fiducia a lei e respinge la mozione per le sue dimissioni, perché è fuori dalla nostra storia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repupplicani-Azionisti).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Ossorio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per tre minuti.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, noi deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia e l'onorevole Cambursano siamo fermamente contrari alla mozione di sfiducia individuale al Ministro Fornero, in primo luogo per la consapevolezza che i temi affrontati, perché ereditati dai precedenti Governi - vero, onorevole Fedriga? - sono di estrema delicatezza e complessità, dalla riforma della previdenza al mercato del lavoro, alla fusione degli enti previdenziali.
La condizione in cui sono affrontati, a cominciare dalla riforma delle pensioni, è quella della drammatica crisi di dicembre e dello spettro della Grecia. Noi abbiamo condiviso il complesso dei provvedimenti adottati dal Governo Monti. Ora si tratta di aggiustare il tiro con la misura dell'equità, come richiede la cosiddetta vicenda degli esodati, raccordando al meglio leggi e decreti ministeriali nel quadro della sostenibilità economica e finanziaria. Non abbiamo dubbi sul fatto che il Governo Monti se ne farà carico.
Poi ci è parso troppo strumentale il tentativo di isolare l'azione del Ministro Fornero da quella più complessiva del Governo. Ancora ieri sera il Ministro Giarda ha testimoniato il pieno appoggio del Governo al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Per quel che mi riguarda, non avevo dubbi. Di questo però è necessario prendere atto. Ne deriverebbe, quindi, la sfiducia al Governo Monti, se non se ne prendesse atto.
Consiglio ai proponenti di tenersi alla larga da una simile impostazione. L'Italia, per uscire dalla crisi, ha bisogno di riguadagnare campo sul terreno dell'etica pubblica, che richiede di riconoscere i nostri torti per affermare le nostre speranze. Ognuno vorrebbe promettere meno tasse, più servizi e meno sacrifici, in sintesi, continuare ad ingannare o illudere il Paese, come si è fatto per troppo tempo.
Anche la difesa della spesa meno produttiva di queste ore conferma che abbiamo molta strada da fare. Per questo è necessario e responsabile lasciare lavorare il Ministro Fornero ed il Governo Monti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e del deputato Cambursano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, i dieci deputati di Grande Sud voteranno contro la mozione di sfiducia al Ministro Fornero, per diversi ordini di motivi, primo fra tutti il fatto che siamo contrari alla sfiducia al singolo Ministro e, quindi, per una questione anche di carattere formale.
Tuttavia, dobbiamo essere e siamo conseguenti al nostro comportamento fin qui tenuto, da quando il Governo Monti si è costituito. Noi abbiamo votato sostanzialmente la fiducia su ognuno dei provvedimenti, perché ne condividevamo i contenuti.
Quindi è chiaro che oggi sarebbe contraddittorio rispetto a questo nostro atteggiamento appoggiare una mozione di sfiducia che appare certamente strumentale, quindi non conforme a ciò che andiamo perseguendo, ovvero che il Governo continui la sua opera. Infatti, oltre ad ottenere buoni risultati in riferimento alle questioni internazionali ed europee, di fronte all'Europa ma anche di fronte al mondo, sulle Pag. 5questioni sociali e del lavoro c'è bisogno di continuare, perché occorre inserire anche il tema dell'equità, non solo tra le generazioni e tra le persone, ma anche l'equità territoriale. Noi riteniamo che il lavoro debba essere certamente ripristinato dove si è perduto, ossia nel Centro-nord del Paese, e che bisogna fare provvedimenti speciali ad hoc affinché il lavoro si crei anche nei territori dove non ci sono da recuperare posti di lavoro, ma da inventare di sana pianta il tipo di lavoro, ovvero in tutto il Mezzogiorno d'Italia.
Quindi, abbiamo bisogno della stabilità di questo Governo, che continui per tutta la legislatura e che porti avanti anche innovazioni proprio nel mercato del lavoro, in modo tale che i giovani disoccupati, che sono concentrati soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, abbiano la possibilità e la speranza di rimanere nei propri territori e di utilizzare gli strumenti che vengono messi a disposizione dallo Stato, dalle regioni e dai grandi comuni del Centro e del Mezzogiorno.
Questo non significa essere contro lo sviluppo dell'altra parte del Paese. Noi vogliamo che anche l'altra parte del Paese vada avanti e riprenda il suo cammino, perché, senza la motrice che oggi - va riconosciuto - è proprio il Centro-nord, sarebbe difficile che i convogli, che sono anche rappresentati dalle regioni meridionali, che devono dare il loro contributo però a questo cammino, possano andare in fretta.
Per questo motivo, noi appoggiamo l'opera del Governo, che si sta occupando anche della coesione territoriale, e vogliamo che in questo cammino ci siano tutti i membri del Governo, senza scossoni, in modo tale da presentarci in campo nazionale e internazionale con tutte le carte in regola.
Pertanto, voteremo convintamente «no» alla sfiducia e diremo «no» a questo tipo di mozione, perché abbiamo invece la necessità di dialogare e di aprire un dibattito su come aprire delle possibilità di lavoro nel Mezzogiorno d'Italia, dove le cifre sono veramente allarmanti, soprattutto quelle dell'ultimo anno. Quindi sia chiaro...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. ...che il gruppo Grande Sud vigilerà perché ciò avvenga e, se avviene questo, il nostro appoggio al Governo è scontato fino alla fine della legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente della Camera, signor Ministro, signori del Governo, noi dell'Italia dei Valori siamo tra quelli che hanno chiesto la sfiducia individuale del Ministro Fornero. Proprio perché si tratta della sfiducia individuale, mi sia permesso di fare una premessa.
Signor Ministro, sarò sobrio nella mia dichiarazione di voto illustrando i motivi per cui chiediamo la sfiducia e lo farò mordendomi la lingua per due ragioni: in primo luogo, perché ho rispetto del suo ruolo istituzionale di Ministro; in secondo luogo, perché sono orgoglioso di avere rispetto del suo essere donna.
Ciò premesso, signor Presidente della Camera, mi duole però rammaricarmi - non è una critica né una presa di posizione, ma mi sia permesso di rammaricarmi - che un atto così importante per le istituzioni, la valutazione di una mozione di sfiducia nei confronti di un Ministro in carica, non debba essere messa a conoscenza dei cittadini attraverso la ripresa diretta del sistema televisivo. Ci saranno ragioni formali sicuramente giustificabili, però con un po' di buona volontà si poteva e a mio avviso si doveva fare in modo che i cittadini sapessero le ragioni per cui noi chiediamo una sfiducia individuale di questo Ministro. Veniamo alle ragioni per cui chiediamo questa sfiducia, ragioni di metodo e ragioni di merito, per cui noi chiediamo che lei in Pag. 6quanto tale sia sfiduciata dal ruolo che ricopre - ripeto -, con tutto il rispetto che abbiamo verso la sua persona.
Lei ha commesso innanzitutto un imbroglio gravissimo nel momento in cui ha affermato il falso, mentendo sapendo di mentire (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), e siccome mi immaginavo che - come al solito in questa Aula - appena qualcuno si permette di andare in modo contrario rispetto a quel che la sua maggioranza deve approvare, leggo le sue parole, signor Ministro, rilasciate il 12 aprile (carta canta per quelli che come le tre scimmiotte fanno finta di non sentire, non vedere e di non ascoltare). Ministro Elsa Fornero, lei il 12 aprile ha detto di avere ricevuto in quella data i risultati delle analisi compiute dal tavolo tecnico e quindi di aver accertato che il numero di 65 mila era il numero esatto delle persone esodate, e ha aggiunto: l'importo finanziario è pertanto adeguato a corrispondere a tutte le esigenze senza dover ricorrere a risorse aggiuntive. Ha altresì aggiunto che l'importo di 65 mila era il frutto di stime prudenziali, che hanno reso possibile includere anche quanti, successivamente introdotti da emendamenti parlamentari al decreto milleproroghe, non erano compresi nella platea originariamente prevista. Questo non lo dice il qualunquista Di Pietro, lo dice il Ministro Fornero nell'esercizio delle sue funzioni. Carta canta. Lo stesso Ministro Fornero ammette di aver riportato un dato sbagliato il 19 giugno scorso, laddove dice (dichiarazione del Ministro Fornero): sono circa 55 mila i soggetti da tutelare oltre i 65 mila esodati già individuati. Allora lei stessa ammette che non sono 65 mila ma ce ne sono almeno altri 55 mila. Di più. Vedete, se si fosse trattato solo di un errore, signor Ministro, noi potremmo comprendere. Chi lavora sbaglia. Ma perché noi diciamo che lei mente sapendo di mentire? È questa la grave accusa politica che le facciamo. Perché lei aveva ricevuto, in data antecedente a quando aveva riferito dei 65 mila esodati, una relazione da parte della direzione dell'INPS che fissava in 392 mila e 200 gli esodati. Quindi lei sapeva prima che il dato da lei riferito era falso e ha riferito il falso. Un Ministro in carica che nell'esercizio delle sue funzioni, e che quindi deve essere creduto per ciò che afferma, afferma il falso sapendo di affermare il falso a nostro avviso non merita di fare il Ministro. Questa è la ragione della sfiducia individuale che noi le poniamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Un'altra delle ragioni della sfiducia individuale che noi le poniamo è molto più grave ancora: è la sua arroganza nel violare l'articolo 1 della Costituzione. Lei - non io - ha affermato che il lavoro non è un diritto. Noi riteniamo che non possa fare il Ministro chi afferma, violando la Costituzione, che il lavoro non è un diritto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ancora più grave - noi lo riteniamo gravemente offensivo per gli italiani e per questo Parlamento - non solo questa affermazione, ma la successiva giustificazione che lei ha dato, perché lei ha detto che voleva intendere che i giovani per avere lavoro devono fare sacrifici e avere coraggio. Ma signor Ministro, lei sa meglio di me (perché è più giovane, ma non è nata ieri) che ai nostri tempi chi aveva coraggio poteva saltare sul treno perché passava un treno, ma oggi non basta la meritocrazia, non basta il coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), perché non c'è un treno che passa e perché questo Governo nel merito contribuisce, con i Governi precedenti (ho usato il plurale per non far torto a nessuno), a non dare un treno che passa.
Qual è la ragione, quindi, per cui chiediamo la sua sfiducia individuale? Perché lei, con arroganza e con supponenza, ha inteso violare la Costituzione e ha inteso trattare per qualunquisti e per giustizialisti coloro che richiedono l'applicazione concreta della Costituzione medesima. Noi, signor Ministro, chiediamo la sua sfiducia individuale, non per le politiche generali del Governo - sappiamo bene che c'è una maggioranza, c'è un'opposizione e ci confrontiamo nel merito -, ma proprio per i suoi atti e per i suoi comportamenti individuali che non meritano Pag. 7di rappresentare il Governo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Lei, signor Ministro, il 9 maggio del 2012 ha detto testualmente: «La riforma potrebbe incrementare il sommerso, ma è un rischio che dobbiamo correre». Un Ministro in carica che riconosce che il suo provvedimento aumenta un atto illegale, il sommerso, e accetta che si tratta di un rischio che si può correre, mi ricorda tanto quell'altro Ministro che, nella Prima Repubblica, aveva detto che noi con la mafia ci dobbiamo convivere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Non so se nella Prima o nella Seconda. Questo è il grave delle cose di cui la accusiamo, signor Ministro, con il rispetto che abbiamo per il suo ruolo e con il rispetto che abbiamo del suo essere donna, ma, vivaddio, noi riteniamo che lei non merita di rappresentare il Governo e il Paese per queste determinazioni che ha preso, con sobrietà, per l'amore di Dio, ma è questo che contestiamo.
Quanto poi al fatto che il Presidente del Consiglio ha affermato che quel che fa il Ministro Fornero è come se lo facesse lui, ciò aggrava la situazione. Noi dell'Italia dei Valori veniamo accusati di fare qualunquismo; allora, utilizzo non un mio atto, ma la relazione ufficiale della Corte dei conti che afferma - andatela a leggere - che non l'articolo 18 crea occupazione e lavoro, che non con l'articolo 18 si risolvono i problemi. Ricordo a tutti che già questo, aver tolto i diritti ai lavoratori, è un atto contro la Costituzione e già questo dovrebbe imporre un ripensamento sull'azione complessiva di questo Governo. Sa, inoltre, cosa afferma la Corte dei conti? Che la vera ragione per cui le cose non funzionano nel nostro Paese - e leggo testualmente - è la presenza «di tre grandi fenomeni: la corruzione, l'evasione fiscale e il trasferimento di funzioni a soggetti privati». Se queste sono le ragioni per le quali il nostro Paese non funziona, è di questo che vi dovevate occupare voi Governo tecnico mentre stavate lì e, invece, lei che cosa ha proposto? Il suo Governo che cosa ha posto in essere? Tutti strumenti che, invece, danneggiano il nostro Paese. Lei è intervenuta e ha voluto che si togliesse il reintegro obbligatorio per i licenziamenti illegittimi. Cioè, se si viola la legge, non si viene più a ripristinare quel diritto che c'era prima. Questo è un provvedimento incostituzionale, illegittimo e abnorme per cui chiediamo che lei non rappresenti più il Paese.
Lei ha addirittura previsto, per quanto riguarda le dimissioni in bianco - e ricordo, a lei in quanto donna, che le dimissioni in bianco vanno richieste innanzitutto alle donne quando si devono sposare e quando devono avere figli - l'inversione dell'onere della prova per dimostrare che la firma è estorta, mentre noi dicevamo che doveva essere d'ufficio. Lei ha lasciato i contratti precari così com'erano e così come sono adesso ha addirittura ridotto anche tutto ciò che riguarda la difesa sociale dei soggetti più deboli. Insomma, in conclusione, ragioni personali di comportamenti e di atti suoi impongono che lei lasci questo posto. Ragioni politiche e di merito sostanziali impongono che questo Governo lasci al più presto il posto a un Governo politico che si assuma le responsabilità davanti ai cittadini sulle politiche che vuole fare. Agli amici che mi dicono che qui bisogna fare una coalizione di Governo rispondo: per fare che cosa? Per difendere lo Stato sociale o per difendere le finanziarie? In quel caso noi non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muro. Ne ha facoltà.

LUIGI MURO. Signor Presidente, ancora una volta, a distanza di poco tempo, ci si ritrova ad intervenire sull'operato del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Fornero. È ovvio che ciò avvenga perché è chiaro che l'importanza dell'incarico e la sensibilità dei temi trattati porteranno ancora a discutere del lavoro svolto.
Viene proposta una mozione di sfiducia personale, come l'onorevole Di Pietro ha rimarcato, sulla quale vorrei seguire il suo stesso schema. Vorrei segnalare due tipi di Pag. 8questioni: una di metodo e l'altra di merito. Partiamo da quella di metodo: è evidente che la forma e la questione di metodo non è irrilevante nella democrazia in cui viviamo. Infatti si chiede al Parlamento di valutare negativamente il lavoro di un Ministro non tanto perché si ritrova in condizioni di particolare gravità quali possono essere quella di un conflitto di interessi conclamato, un coinvolgimento in procedure giudiziarie particolarmente rilevanti, in atti o atteggiamenti gravemente lesivi del ruolo istituzionale che ricopre o del Parlamento. Nulla di tutto ciò. Si vuole utilizzare la particolare sensibilità delle azioni proposte dal Ministro - e comunque, sottolineo, approvate dal Parlamento - per introdurre nella migliore delle ipotesi, proprio nella migliore e nella più benevola delle ipotesi, un'azione di disturbo nei confronti dell'azione di governo del Governo Monti. Insomma, un cavallo di Troia, non so se un cavallo di razza o un ronzino, ma comunque un cavallo di Troia che tende a portare avanti una questione politica più ampia.
Poi vi sono le questioni di merito, che sono certamente ancor più importanti, perché attengono alla scelta politica dei gruppi parlamentari e anche dei partiti. Il Parlamento italiano, in questi otto mesi di Governo Monti, ha approvato due riforme, due riforme attese da tanti anni: la riforma della previdenza e la riforma del mercato del lavoro, riforme strutturali, certamente migliorabili, ma certamente non esaustive e da sole risolutive dei problemi italiani. Però le ha approvate. E quindi vogliamo sfiduciare il Ministro che porta il nome di queste importanti riforme? Perché il Parlamento, lo sottolineo ancora una volta, le ha approvate. Come si fa a pensare questo?
Chi ha approvato, come noi, il lavoro del Ministro Fornero, sarebbe tacciabile giustamente di gravissima incoerenza rispetto al proprio comportamento parlamentare. Dopodiché si vuole personalizzare lo scontro. Noi non ci iscriviamo in questa categoria: gli scontri personali fanno male alle istituzioni. Certo qualche disattenzione comunicativa c'è stata, non lo neghiamo. È evidente che però è anche il frutto di un momento politico molto convulso, che porta spesso ad enfatizzare anche una piccola esternazione. Certamente non dimentichiamo che ci sono stati degli errori, certamente in buona fede, certamente volti all'interesse più grande e più generale, che è quello di risanare lo Stato, ma che con l'impegno del Parlamento, del Governo e del Ministro saranno sicuramente sanati (mi riferisco alla vexata quaestio degli esodati, che non si esaurisce a nostro avviso nell'ulteriore decreto dei 55 mila, ma che va inquadrato in un'ottica di collaborazione con le Commissioni e con il lavoro parlamentare che stiamo facendo).
Quindi io credo che su questo punto noi dovremmo essere attenti. Proprio per questo noi non voteremo la mozione di sfiducia, per le questioni, come detto, di metodo e di merito.
Vorrei sottolineare anche che Futuro e Libertà non è solo un gruppo parlamentare: Futuro e Libertà è anche un partito che appoggia questo Governo, un partito nuovo, che proprio per la sua nuova esistenza avrebbe una scorciatoia facile nel rifugiarsi nel populismo, che purtroppo per una serie di ragioni in questo momento sta imperando. Noi abbiamo pressioni dai nostri rappresentanti territoriali, che spesso non comprendono determinati atteggiamenti parlamentari. Ci farebbe piacere se il Governo prendesse atto che questo voto non è solo il voto del gruppo parlamentare, ma è il voto politico di Futuro e Libertà, dei nostri iscritti e della nostra struttura. Infatti - ripeto e ribadisco - noi siamo un gruppo parlamentare che dietro ha un partito, che ha delle idee e delle proposte che vuole che vengano messe in pratica.
Se queste sono le considerazioni che animano il nostro comportamento, è evidente che la posizione del nostro gruppo non può essere quella di rigetto della mozione di sfiducia, sfidando chi ha proposto la mozione di sfiducia a sfidare, a nostra volta, il Governo e il Ministro, su problemi concreti. Noi lo faremo e siamo certi che verremo ascoltati (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

Pag. 9

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, signor Ministro, signori del Governo, colleghi, a volte, nel seguire in questi mesi il dibattito che si è sviluppato attorno alla riforma del mercato del lavoro, e vi aggiungerei anche il tema ad esso strettamente legato della riforma delle pensioni, ho avuto l'impressione che forse si faccia fatica a comprendere fino in fondo la portata delle trasformazioni che stanno investendo le nostre società e di come i processi di interdipendenza a livello planetario stiano cambiando il mercato del lavoro, che sarà sempre meno nazionale e locale.
Molte volte non teniamo conto di come l'introduzione del processo economico e produttivo delle nuove tecnologie infotelematiche stia incidendo sui modelli organizzativi e localizzativi dei sistemi lavorativi e produttivi. Siamo di fronte a cambiamenti tali da rendere obsoleta la nostra tradizionale idea di mercato del lavoro, la quale tendeva a circoscriverlo su un livello locale e nazionale. La nostra è stata la società del lavoro. Molti di noi sono cresciuti, si sono formati e impegnati a una visione di questo genere, e il lavoro, per molti di noi, ha rappresentato un valore. Il lavoro produttivo ha assunto, nelle nostre società, un'importanza sociale tale che il diritto stesso di cittadinanza si è ritenuto indissolubilmente legato al diritto del lavoro.
La realtà di oggi si presenta, invece, con modelli, schemi e paradigmi molto diversi, che tante volte fatichiamo a comprendere e a interpretare, e che ha generato una forte problematicità del rapporto tra regole del lavoro, processi di globalizzazione e interazione economica. In altri termini, si assiste ad una nuova divisione internazionale del lavoro e all'emergere di una concorrenza nel mercato del lavoro, che non si contiene entro i confini, che è in una sorta di contrasto con gli standard che abbiamo elaborato in questi anni e che entra in una collisione, una dialettica con forme di lavoro non protette che si determinano in coloro i quali competono nei nostri confronti.
Noi dobbiamo essere molto attenti a ciò che sta avvenendo a questo livello e dobbiamo avere la capacità e la volontà di adeguare le nostre forme al principio della tutela e della garanzia del lavoro, ma non volgendo lo sguardo indietro e facendo del nostro passato una sorta di mito. Io avverto che c'è una mitologia del passato che ho vissuto, mentre il passato dovrebbe aiutare a mantenere una visione di valori, di principi e di elementi. Se non facciamo questa operazione, se non cambiamo il nostro modo di pensare, non faremo l'interesse di chi pretendiamo oggi di tutelare.
Mi si chiederà: cosa c'entra tutto questo con la mozione che stiamo discutendo? C'entra eccome, perché intendo sottolineare la debolezza di una mozione che vuole sfiduciare un Ministro quasi fosse imputabile a lui l'insieme di una politica del lavoro del Governo e di questa maggioranza. Fare l'elenco della dialettica che è intercorsa in questi mesi, usare termini che non accetto sul piano umano e che hanno caratterizzato il dibattito, mi sembra rispondere più a una vis polemica propria dell'opposizione, che non alla concretezza delle risoluzioni che si sono adottate e che si intendono adottare.
Viene posta la questione degli esodati: termine che continuo a considerare estremamente generico per descrivere la situazione e che non rende conto della diversità delle situazioni da affrontare.
Infatti, un conto è parlare di esodati, un altro di mobilitati, un altro di parcheggiati, un altro di coloro che si sono visti mutare, attraverso la nuova riforma delle pensioni, i percorsi di ricongiungimento. Non possiamo fare di ogni erba un fascio perché ogni categoria ha bisogno di una risposta precisa, particolareggiata, che risponda ai propri bisogni e alle proprie difficoltà. Pag. 10
Più volte il mio gruppo ha sollecitato il Governo a ricercare una soluzione; presentammo un'interpellanza, lo ricorderà il Ministro, il 4 di aprile, raccomandando di avere attenzione, di valutare con attenzione le differenze che sotto il termine esodati cercavamo di prevedere. Ma se la mia premessa ha qualche fondamento, non possiamo, per onestà intellettuale, fermarci a questo pur importante tema. Dobbiamo chiederci se la riforma del mercato del lavoro fosse necessaria o meno; noi crediamo di sì. Non tanto per una volontà di contrarre tutele e diritti, come si dice da alcune parti e come ho sentito in quest' Aula, ma per avere una capacità di tutelare e di difendere in una situazione nuova le persone alle quali noi facciamo riferimento. Dobbiamo avere sempre presente che, molte volte, la difesa dell'esistente a cui, per tante ragioni anagrafiche e di impegno, di esperienza di vita, siamo legati, ha finito per creare nel nostro Paese profonde disuguaglianze. Basterebbe andare a guardare con attenzione per capire che tante volte la nostra difesa quasi corporativa, la nostra interpretazione corporativa del diritto ha reso diseguali gli italiani, diseguali i lavoratori. Sono convinto che vi sia l'esigenza di un impianto organico per il nostro mercato del lavoro dopo che per quindici anni l'abbiamo massacrato con leggi, leggine che invece di renderlo flessibile lo hanno reso precario e non tutelato come proponeva il compianto Enzo Biagi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)! Si è generato un livello di precarietà insostenibile che ha dato vita al culto di «san precario». Non possiamo dimenticare che questa era la situazione esistente prima di questo decreto! Se lo dimentichiamo non siamo onesti con noi stessi, neghiamo le parole che abbiamo detto, non rispondiamo alle esigenze che invece sono in campo. Noi abbiamo oggi, una riforma che razionalizza le tipologie contrattuali, che dice che il contratto a tempo indeterminato è preminente sulle altre forme contrattuali; è la prima volta che affermiamo, in termini normativi, una dichiarazione di questo genere che è foriera di sviluppi, anche contrattuali, estremamente interessanti. Ma perché non è stato fatto nella precedente legislatura? Dov'erano i critici di questa mattina e di ieri? Dov'erano? Al Governo e al suo Ministero, e ce lo dobbiamo dire con chiarezza, con onestà (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo)! Altrimenti ci raccontiamo bugie, e noi le bugie non le vogliamo raccontare (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Abbiamo introdotto il contratto di apprendistato come capacità di formazione, di professionalizzazione, come approccio all'ingresso nel mercato del lavoro dei giovani; abbiamo salvaguardato la possibilità del reintegro sull'articolo 18, che qualcun altro voleva abolire! Non dimentichiamolo! Perché la storia è storia, quello che si è detto, è stato detto! Noi invece abbiamo salvaguardato questa possibilità; certo, abbiamo creato qualche elemento di flessibilità, lo valuteremo quando andremo avanti ma abbiamo fatto un'operazione che dovevamo fare venticinque anni fa. È inutile parlare, oggi, di ammortizzatori sociali quando, avendo fatto la riforma delle pensioni nel 1995, dal 1995 ad oggi non siamo stati in grado, e ne dobbiamo fare ammenda, di introdurre un sistema di protezione, di tutela, di ammortizzatori sociali moderno e responsabile. Questo è quello che è stato fatto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SAVINO PEZZOTTA. Allora, credo che, proprio partendo da queste cose, dobbiamo prendere atto di quello che ha detto il Presidente del Consiglio, confermato dal Ministro Fornero, che ha assicurato un nuovo provvedimento che verrà deliberato in tempi brevi ed ha dato vita ad una Commissione d'inchiesta per valutare i numeri e le tipologie.

PRESIDENTE. Deve concludere.

SAVINO PEZZOTTA. Concludo, signor Presidente. Siamo di fronte ad una volontà Pag. 11di affrontare questo problema, non alla negazione del problema. E proprio per questo, perché siamo convinti, rinnoviamo la nostra fiducia al Ministro Fornero e a questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel guardare i numeri iniziali, l'esito di questa votazione ormai sembra scontato. La mozione di sfiducia individuale che abbiamo presentato nei confronti del Ministro Fornero porta le firme dell'intero gruppo della Lega Nord, di quello dell'Italia dei Valori e di due deputati del Popolo della Libertà: in totale 78 firme.
Si tratta di 78 deputati che chiedono di sfiduciare un Ministro che ritengono non all'altezza del proprio compito, a fronte dei restanti 552 che, molto probabilmente, la ritengono capace e meritevole di essere alla guida di un Dicastero, come quella del Welfare, così delicato in un momento così tragico per l'economia e la vita del nostro Paese.
Onorevoli colleghi, di fronte a questa sproporzione di forze in campo, mi sono chiesto quali potessero essere gli argomenti più opportuni per convincervi della necessità di approvare la nostra mozione di sfiducia. Del resto, le nostre motivazioni le conoscete bene. Sono state ieri brillantemente espresse dal nostro collega Massimiliano Fedriga in sede di discussione sulle linee generali.
Mi sono chiesto, dunque, quali parole adoperare per essere così persuasivo per farvi cambiare idea e alla fine, onorevoli colleghi, le ho trovate e non avrei potuto trovarne di migliori. Non avrei potuto trovare parole e ragionamenti più idonei per voi perché, colleghi, sono le vostre parole e i vostri ragionamenti che avete usato dentro e fuori quest'Aula nei confronti del Ministro Fornero e del suo operato.
Quindi, non vi chiedo di dare ragione a noi della Lega, perché non vorremmo sembrare troppo presuntuosi, ma vi chiediamo semplicemente di ascoltare voi stessi, ciò che avete detto e pensato nei riguardi del Ministro Fornero e della sua riforma del lavoro.
Inizio con l'onorevole Renato Brunetta, che ha affermato: voterò quattro volte «no» alla fiducia sulla Fornero perché è una cattiva riforma, un cattivo compromesso, una riforma che non serve al nostro mercato del lavoro, che non serve a dare un segnale all'Europa; è un pasticcio inaccettabile e non serve a nessuno. Io voto in dissenso dal mio gruppo, però, da vecchio professore di economia del lavoro, le ho detto: Elsa, questa riforma non te la voto perché è una cattiva riforma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'onorevole Fabio Granata ha affermato: «l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, ma la Fornero non conosce la Costituzione. Su che cosa ha giurato?». Questa dichiarazione era in risposta all'affermazione del Ministro che il lavoro non è un diritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'onorevole Giorgio Merlo si è così espresso: «sulla vicenda degli esodati è grave il comportamento del Ministro Fornero. Non si può non condividere la vibrata protesta contro il Ministro per come è stata gestita la questione degli esodati. Se è vero, come è vero, che la stragrande maggioranza degli esodati risiede al nord, e in particolare in Piemonte, è indispensabile attivare subito una iniziativa concertata tra le istituzioni per evitare che questa brutta vicenda, gestita in modo pessimo dalla Ministra Fornero, avrebbe risvolti gravi e drammatici» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
E ancora, l'onorevole Carmelo Briguglio: «sugli esodati in un Paese normale non va a casa il vertice dell'INPS, ma la Fornero. Andrebbe esodata lei (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!».
Onorevole Antonio Leone: «dato che il Governo dei tecnici è stato costretto a chiamare Pag. 12altri tecnici in soccorso di alcuni Ministri, non sarebbe inopportuno se Monti prendesse in considerazione la nomina di un nuovo consulente da affiancare, questa volta al Ministro Fornero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La aiuterebbe a trovare finalmente una soluzione al problema degli esodati. Ancora più grave è che la Fornero, in costante contrasto con l'INPS, non conosca ancora il numero preciso degli esodati.
A questo punto è tutto da decidere chi andrebbe sfiduciato, se i vertici dell'INPS, come sollecitato dal Ministro, o non piuttosto il Ministro stesso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)».
Onorevole Cesare Damiano: «le scelte della Fornero sugli esodati e sulla riforma del lavoro - a parlare è l'ex Ministro del lavoro, Damiano - sono profondamente sbagliate e vanno modificate e il Ministro deve cambiare direzione. Il guaio è che il Ministro non ha ascoltato abbastanza le parti sociali, tant'è vero che la sua riforma del lavoro non piace né a Confindustria né ai sindacati e ha finito per lasciare nell'incertezza centinaia di migliaia di lavoratori. Noi chiediamo solo la verità sui numeri, l'abolizione dell'anzianità si sta traducendo in un gigantesco pasticcio e in un'inaccettabile ingiustizia per moltissime persone» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
E veniamo al capogruppo del Popolo della Libertà, il collega onorevole Cicchitto: «esistono alcune questioni aperte che chiediamo vengano risolte, non formalizziamoci sullo strumento legislativo da utilizzare. La prima questione riguarda l'esistenza di limiti inaccettabili alla flessibilità in entrata per ciò che riguarda il mercato del lavoro; la seconda questione è quella dei cosiddetti esodati. Per superare questi vincoli abbiamo consegnato al Ministro Fornero precise proposte da cui ci aspettiamo precise risposte. Ci aspettiamo che nella giornata di domani il Governo trovi il modo di dare risposte positive ai problemi da noi posti».
Onorevole Cicchitto, lei ha pronunciato queste parole il 19 giugno, oggi siamo al 4 luglio e non mi pare che le vostre richieste perentorie alla Fornero abbiano sortito buon esito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Diciamo pure che la Fornero non vi ha tenuto minimamente in considerazione e siete stati costretti a votare la riforma così com'era. E cosa fate oggi? Votate di nuovo la fiducia alla Fornero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Onorevole Beppe Fioroni: «gli interventi sulla questione esodati e le critiche delle parti sociali impongono al Governo e al Ministro Fornero una profonda riflessione su come modificare sostanzialmente alcuni indirizzi e interventi oppure trarne le conseguenze. La responsabilità impone fatti, non parole».
Onorevole Fioroni, non mi pare che la Fornero abbia modificato alcunché e abbia tratto alcuna conseguenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Onorevole Pierluigi Bersani: «noi siamo disposti ad accelerare l'approvazione della legge, ma siamo determinati ad ottenere risposte concrete. Dal Ministro Fornero sul disegno di legge sul lavoro si sono sentite parole chiare, vediamo nelle prossime ore quali sono i fatti».
Beato lei, onorevole Bersani, che si accontenta delle parole, ma vada a chiedere agli esodati se bastano le parole visto che non hanno né stipendio né pensione. Lei si aspettava risposte in poche ore, ma forse l'hanno presa in giro visto che il suo ultimatum dato alla Fornero è datato 20 giugno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Inoltre, stendo un velo pietoso, visto che non ho citato nessuno dell'Unione di Centro, sull'intervento del collega Pezzotta. Stendo un velo pietoso su chi è stato a capo del sindacato per tanti anni e adesso perora la riforma che ha affossato migliaia e migliaia di lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ministro Fornero, prendo atto che in quest'Aula, così come nel Paese, lei non gode di alcuna stima, considerazione e fiducia. È un Ministro che ha un solo record negativo: non è un Ministro del lavoro Pag. 13ma è quello della disoccupazione, purtroppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È stata arrogante con i sindacati, superficiale con il Parlamento, contraddittoria con l'INPS e colpevolmente indifferente verso i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Lei forse non può fare a meno della sua sedia, ma mi creda che il Paese può fare benissimo a meno di lei (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Quanto ai colleghi della maggioranza, le loro critiche, che ho citato poc'anzi, sono eloquenti. Chiediamo loro solo di essere consequenziali, null'altro, e di votare secondo quello che pensano; altrimenti, che abbiano almeno la dignità e il buon gusto di tacere perché è inammissibile che vi siano tanti deputati che sfiduciano la Fornero nei giornali e poi le votano la fiducia in Parlamento: o l'una o l'altra cosa, entrambi non sono possibili.
In conclusione, onorevoli colleghi, sul piatto della bilancia davanti a noi ci sono: da una parte i lavoratori e dall'altra parte i professori; da una parte gli esodati, dall'altra parte la Fornero. Noi sappiamo già con chi stare. Non so voi con chi starete (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Partito Democratico è una grande forza popolare vicina alla gente, alle persone in carne ed ossa e, in particolare, a quelle in difficoltà. Sappiamo con chi stare sempre, colleghi della Lega, sia quando stiamo all'opposizione che quando stiamo in maggioranza (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sempre: anche quando i più deboli hanno la pelle nera, anche quando parlano con gli accenti del sud del Paese e indipendentemente dalle loro preferenze sessuali. Sempre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Non per caso, è stato il Partito Democratico per primo con i colleghi della Commissione lavoro a sollevare il problema degli esodati, che comprensibilmente ha suscitato e suscita grande apprensione tra i lavoratori. Non per caso, il Partito Democratico ha lavorato per rimediare agli errori che ci sono stati e si batte per trovare una soluzione ai problemi ancora aperti. Si tratta di una necessità riconosciuta dal Ministro Fornero che, proprio nel corso dello svolgimento dell'informativa alla Camera, ha confermato l'esigenza di un confronto serrato con i diversi interlocutori, a cominciare dalla Commissione lavoro di questa Camera, che ha già promosso iniziative condivise da tutti i gruppi della maggioranza per individuare gli interventi più appropriati.
Come è stato detto da più parti, l'errore è stato quello di sottovalutare e trascurare la necessità di garantire un adeguato periodo di transizione e ora dobbiamo rimediare. Il Ministro ha prospettato delle ipotesi di soluzione e di lavoro sulle quali - ha assicurato - il Governo vuole confrontarsi con il Parlamento e con le parti sociali.
Qualche idea in testa per metterci una pezza l'abbiamo anche noi e crediamo che il confronto parlamentare non sia solo un atto dovuto, una fastidiosa necessità procedurale, ma sia un occasione di confronto produttiva dalla quale può derivare un contributo utile. Come tutti gli esseri umani, anche i tecnici e i politici fanno degli errori, ma sia il metodo scientifico che il procedimento legislativo sono pensati proprio per scovarli e per correggerli e questo noi ci attendiamo.
Detto questo, il Partito Democratico voterà contro la mozione proposta dalla Lega e dall'Italia dei Valori, innanzitutto perché riteniamo che, se c'è una materia che nel nostro Paese dovremmo guardarci bene dal personalizzare, questa è proprio il diritto del lavoro. In Italia chi si occupa di lavoro corre più pericoli di quanti ne affronta chi si occupa del contrasto alla criminalità comune (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'ex Ministro Pag. 14dell'interno della Lega Maroni questa cosa dovrebbe saperla molto bene.
Contro il Ministro Fornero, come contro il senatore Pietro Ichino e molti altri, si sono sprecate le compagnie personali: inviti a tacere, minacce di vario ordine e grado, isolamento politico. È un motivo in più per costringerci a discutere della materia come si fa in tutta Europa, al di fuori delle personalizzazioni, anche perché si tratta di decisioni assunte collegialmente dal Governo cui non è estranea la Ragioneria dello Stato (è lecito il sospetto che le esigenze di cassa abbiano avuto spesso il sopravvento sul merito), ma soprattutto perché il Paese ha già pagato un tributo di sangue assurdo e intollerabile. Non devo ricordare qui Bachelet, Ruffilli, D'Antona, Marco Biagi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ma c'è, onorevoli colleghi, un'altra ragione: vi sono momenti nella storia di un Paese nei quali un partito guadagna i suoi galloni di grande forza nazionale. Per il Partito comunista italiano, la Democrazia cristiana, il Partito socialista italiano uno di questi momenti è rappresentato dalla Resistenza, dalla ricostruzione. Un altro è stato il periodo di solidarietà nazionale dal 1976 al 1979. Si tratta di momenti duri e costosi nei quali bisogna abbandonare ogni furberia da piccola organizzazione come quella di evitare l'impopolarità per lasciarli ad altri: è troppo facile, onorevole Di Pietro.
Ci sono momenti nei quali bisogna saper procrastinare anche molte delle domande legittime che identificano una forza politica per subordinarle ad una valutazione realistica della gravità della situazione e dell'interesse complessivo del Paese. Quello che stiamo vivendo è uno di questi periodi. Lo scorso anno è stato messo alla prova e scosso come non mai il progetto europeo e si sono concretizzati per il nostro Paese rischi gravissimi, di fronte ai quali non hanno retto gli equilibri politici preesistenti e si sono fatte sempre più pressanti le contraddizioni, quelle antiche e quelle recenti e le insufficienze del Paese. Come ha sottolineato il Presidente Napolitano, aver dato fiducia a questo Governo è segno di consapevolezza della estrema difficoltà del momento ed è - per i partiti che lo hanno deciso - titolo di merito e non di imbarazzo. Non abbiamo cambiato idea e anche per questo non voteremo la mozione.
Il giudizio più indulgente che si può dare di quanti pensano di lucrare sul disagio e la disaffezione dei cittadini, è che non hanno capito nulla della crisi drammatica in cui versiamo. Non stupisce che stenta a comprenderlo chi, come la Lega, ha sostenuto Tremonti senza accorgersi di nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Si tratta di una crisi finanziaria sconvolgente, che ha investito l'Europa, che incombe sulle nostre economie e sulle nostre società, una crisi che ha indotto il Governo non soltanto a proporre misure severe ma anche a farlo in tempi rapidi, in fretta, come ha ammesso lo stesso Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Molti appassionati di cinema ricorderanno il commercial della Chrysler, durante l'intervallo del superbowl di Indianapolis: «It's halftime in America». Il protagonista del cortometraggio non sono le automobili della casa di Detroit ma gli Stati Uniti. Nello spot Clint Eastwood in due momenti riassume così lo stato delle cose: «Stiamo decadendo come Paese, ma abbiamo tutte le risorse e le capacità per risorgere. Lo abbiamo fatto in passato e possiamo rifarlo, ma solo se lavoriamo tutti insieme e facciamo ciò che allo stesso tempo è giusto e difficile. Siamo alla fine del primo tempo e il secondo tempo sta per cominciare». Da noi le cose non stanno diversamente. In Italia sta per cominciare il secondo tempo ed è ora di porsi all'altezza delle sfide, delle opportunità che decideranno se rimarremo un Paese in grado di trasmettere prosperità da una generazione alla successiva, come abbiamo fatto in passato, e in grado di contribuire alla stabilizzazione globale, come dovremo fare sempre più in futuro. Senza un'azione collettiva, senza una straordinaria coesione sociale nazionale non possiamo sistemare quel che ha bisogno di essere sistemato. Nel nostro Paese vi Pag. 15è l'urgenza di due azioni di politica economica obbligate e legate tra di loro: mettere il bilancio pubblico su una dinamica sostenibile e rianimare la capacità di crescita dell'economia, attraverso incisive riforme strutturali. Questo è chiaro da parecchio tempo, anche se Tremonti non se n'era accorto. Il Governo Monti le ha intraprese entrambe e ha aperto un vasto cantiere, i cui lavori vanno proseguiti, con energia accresciuta e visione ampia. Il Governo Monti ha anche assunto un ruolo da protagonista in Europa e una volta tanto - ed erano anni che non succedeva - sono le proposte e le iniziative italiane a condizionare il confronto in Europa e a indicare le possibili soluzioni e le tappe di un percorso credibile di avvicinamento agli obiettivi.
Domani il Presidente del Consiglio verrà in Aula a riferire e avremo un'altra occasione per precisare quegli obiettivi. Il Partito Democratico ha concorso in modo determinante a questa decisiva svolta politica. Oggi il Ministro Fornero ha un compito difficile, perché la parte più rilevante della manovre messe in campo dal Governo in questi mesi ha riguardato i temi di sua competenza: la riforma della previdenza, il mercato del lavoro, la fusione degli enti previdenziali. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha un compito difficile e non solo e non tanto perché, come si dice, «nessuno nasce imparato» e perché anche i tecnici non sono infallibili. Un politico sarebbe molto più attento alle parole che usa. Ma ha un compito difficile anche perché si è presa la briga e l'onere di ricordare che l'attitudine della gente deve cambiare, che bisogna cambiare molte cose nel modo di governare, nel modo di produrre e di lavorare, nel modo di vivere e di comportarsi di tutti noi e che saranno indispensabili spirito di sacrificio, ma anche slancio innovativo.
Ma non devo ricordare che non è Lord Beveridge il padre dello Stato assistenziale all'italiana. Non devo ricordare che dopo 16 anni di Thatcher in Gran Bretagna il sostegno ai giovani in cerca di lavoro, la cura degli anziani, dei malati di mente e dei bambini è compito dello Stato e che in Italia sono, invece, compiti della famiglia. Non devo ricordare che, come dicono da tempo studiosi e osservatori, così non si può andare avanti, perché le famiglie diventano più piccole e la rapida riduzione del nucleo familiare, delle dimensioni, rende sempre più marginale il ruolo della redistribuzione operata dalla famiglia, perché la distribuzione all'interno della famiglia è resa sempre più difficile dall'aumento della disoccupazione fra gli adulti, perché la famiglia, usata come ammortizzatore sociale, comporta dei costi in termini di efficienza, uno su tutti è la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro, perché sono le mamme e le mogli che svolgono quelle funzioni di cura importantissime (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ma il lavoro delle donne è un fattore decisivo di crescita. Nell'ultimo decennio l'incremento dell'occupazione femminile ha contribuito alla crescita globale più dell'economia cinese. Non devo ricordare che il nostro sistema di protezione sociale, come è stato ampiamente documentato, è fra quelli che meno contribuiscono a ridurre le disuguaglianze in Europa. Insomma, l'ha ricordato ieri l'onorevole Santagata: sugli ammortizzatori abbiamo applaudito il Ministro Fornero quando è venuta in Commissione a dirci che gli ammortizzatori sociali universali sono l'elemento che renderà chiara la tenuta di tutta l'operazione, che va dalla riforma delle pensioni a quella del mercato del lavoro. Siamo rimasti in mezzo, signora Ministro, e non siamo riusciti ad arrivare ad un risultato. Ma a quel risultato noi vogliamo arrivarci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Come Paese abbiamo affrontato sfide ben più impegnative di quelle che affrontiamo oggi, ma sta per cominciare il secondo tempo.
La società italiana non può non confrontarsi con un mondo cambiato, che non concede rendite di posizione e, al tempo stesso, la politica deve assicurare la prospettiva di un rinnovamento profondo, che coltivi la speranza e vada incontro alle Pag. 16aspirazioni dei giovani. Noi, per far questo, sosteniamo il Governo Monti ed il lavoro del Ministro. Per far questo votiamo contro la mozione proposta dall'Italia dei Valori e dalla Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, signora Ministro, lei sa che stamane avrei potuto presentarmi in quest'Aula portando con me, se gli assistenti parlamentari me l'avessero consentito, un metro cubo di saggi e articoli contenenti una serie di critiche all'attività legislativa che lei ha promosso. Ho fatto bene a non farlo perché nemmeno l'onorevole Dozzo se ne era accorto, visto che non sono tra i citati di incoerenza, nel cui richiamo è stato così ampio e magnanimo.
Ho ampiamente criticato in questi mesi sia la riforma delle pensioni e, soprattutto, la riforma del lavoro, eppure voglio rassicurare il Presidente, lei, i colleghi e l'onorevole Dozzo sul fatto che non ho provato né imbarazzo, né esitazione alcuna ad accettare l'invito del mio gruppo a motivare, con questa dichiarazione, il perché il Popolo della Libertà voterà contro la mozione presentata dalla Lega Nord e dall'Italia dei Valori. Sì, noi voteremo contro con convinzione. In primo luogo, perché siamo leali con il Governo, di cui lei, signora Ministro, fa parte, un Governo che avrebbe dei problemi in caso di un voto di sfiducia ad un Ministro importante come lei, i cui atti hanno assai caratterizzato le politiche e l'immagine del Governo nel suo complesso. In secondo luogo, perché ci fidiamo dell'impegno solenne del Presidente del Consiglio, che ha voluto riconfermare in quest'Aula, un impegno che dice che la legge sul lavoro sarà modificata tempestivamente sulla base delle note richieste della maggioranza.
Ma c'è anche tanto di più per spiegare il nostro voto negativo alla mozione ad personam. Noi, onorevoli colleghi, la mia parte politica, ha subito questa pratica nei confronti di propri esponenti per motivi visibilmente strumentali ed ha tanto criticato questa pratica e questo modo di fare politica che, coerentemente, si rifiuta di avvalersene una volta che la sua posizione parlamentare è cambiata. Un conto è la polemica politica - polemica politica che va fatta a testa alta -, un conto è il dissenso, che non mancheranno mai da parte nostra ogniqualvolta lo riterremo necessario, e tutto un altro paio di maniche è l'attacco personale nei confronti di un Ministro particolarmente esposto verso l'opinione pubblica, un attacco fatto apposta per creare difficoltà al Governo nel suo insieme.
Poi c'è un altro problema che voglio denunciare qui, in quest'Aula, che è un presidio della libertà e della democrazia in questo Paese. Non è ulteriormente tollerabile che lei, signora Ministro, sia diventata una sorta di saracino della giostra, che lei debba subire, in ogni sua uscita pubblica, ogni tipo di insulto e di villania, come se fosse diventata il catalizzatore di quell'odio in libera uscita che circola per il Paese, un odio sempre alla ricerca di nemici e di simboli da abbattere e che avvelena la vita pubblica di questo Paese. Non è ulteriormente tollerabile, onorevoli colleghi, che ogni attività del Ministro Fornero, ogni attività istituzionale del Ministro Fornero si traduca in una questione di ordine pubblico e che la violenza verbale non diventi anche violenza fisica grazie all'intervento delle forze dell'ordine (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Quanto poi ai contenuti della mozione, c'è da non credere a quanto abbiamo letto. Perché si chiede la sfiducia? Perché si chiede di votare una mozione di sfiducia ad un Ministro della Repubblica? Torna alla ribalta la guerra dei numeri, che ha accompagnato tutto quel tormentone degli esodati, fino a farne un dramma nazionale. Ma chi ha detto, chi ha detto, onorevoli colleghi, che i soggetti da salvaguardare sono 390.200? Chi ha visto il Pag. 17documento dell'INPS, passato in maniera veramente singolare, visto il momento in cui è stato trasmesso alle agenzie?
Con quali criteri è stato compilato quel documento? A quanti anni si riferisce? Quali platee considera? In quale misura quella stima si iscrive nei requisiti che la legge per ora ritiene meritevoli di tutela? C'è qualcuno, onorevoli colleghi, di coloro che hanno sottoscritto la mozione che è in grado di rispondere con sicurezza a queste domande? Se c'è lo faccia, perché seguirà il nostro voto. Il fatto è che queste cose sono state scritte per sentito dire, perché nessuno ha avuto modo di vedere come stanno queste cose, perché è difficile, molto difficile, arrivare ad avere un computo serio e definito di casi molto particolari, che spesso si giocano sul terreno individuale e che sono molto difficili da monitorare e da ricevere (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Onorevole Fornero, professoressa Fornero, la politica è proprio strana. Se lo ricorda lo scorso 9 maggio, quando tutta la Camera si sbracciava a contrastare l'idea che nel palazzo di via Ciro il Grande dove ha sede l'INPS e il «super INPS» ci fosse «un uomo solo al comando», fino a votare un documento in cui si chiedeva una direzione collegiale, come se quell'istituto fosse in balia di chissà chi, come se quell'istituto non avesse più organi e organismi istituzionali a vigilare sulla correttezza della sua gestione? Ebbene, oggi tutti quanti sono pronti a giurare qui che i numeri dell'INPS sono quelli giusti e corretti, quando prima ancora si criticava l'istituto per non essere ancora riuscito a contabilizzare la platea di cui oggettivamente è difficile venire a capo.
Ecco perché, concludo, onorevoli colleghi, signor Presidente, signora Ministro, con un'ultima considerazione: credo di non aver altro da aggiungere, salvo che per noi del Popolo della Libertà lei può continuare il suo lavoro, magari con più attenzione e gradualità, ma può continuare il lavoro che ha iniziato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), e soprattutto, signora Ministro, visto anche alcune disavventure in cui è incorsa in questi mesi e rispetto a dichiarazioni che sono state spesso strumentalizzate come è capitato a tante persone prima di lei, io la prego, e la prego caldamente di continuare con quelle sue dichiarazioni, apparentemente estemporanee (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), male interpretate, ma dichiarazioni che sono capaci di tirare sassate nella piccionaia dei luoghi comuni e dei miti di un Paese come il nostro, malato di retorica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà, per due minuti.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, caro Ministro Fornero, lei finora ha dato i numeri, allora diamoli questi numeri: 65 mila gli esodati che lei aveva detto quando i numeri sono stati dati dalla Ragioneria generale dello Stato, 55 mila quelli nuovi, 90, che nella smorfia, Ministro, è la paura e la disperazione, 36, le lacrime, che non ha versato lei ma che lei fa versare agli italiani, 77, i disoccupati, perché è vero che lei non è il Ministro del lavoro, ma è il Ministro della disoccupazione! Come si fa a dire, avendo giurato sulla Costituzione, che il lavoro non è un diritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Guardate, io ne ho sentite molte e non voglio ripetermi, ma con piacere voto contro, perché lei è un Ministro che si deve dimettere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Golfo. Ne ha facoltà.

LELLA GOLFO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, prendo la parola...

Pag. 18

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di consentire alla collega di svolgere il suo intervento, peraltro breve.

LELLA GOLFO. Dicevo che prendo la parola per esprimere il mio appoggio, convinto, motivato e sincero, al Ministro Fornero.
La mia fiducia di oggi al Ministro è la fiducia alle sue riforme e al suo operato, come la riforma sulle pensioni, che andava fatta e che lei ha fatto, e sappiamo che porterà grandi benefici in futuro al nostro Paese e che ci ha messo al riparo da gravi rischi per i nostri conti pubblici; come la riforma del lavoro, che, pur nelle imperfezioni che lo stesso Ministro ha ammesso e riconosciuto, introduce importanti novità nel nostro sistema.
La mia fiducia al Ministro Fornero è la fiducia ad una donna che sta lavorando con onestà e grande passione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Martino. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, sul metodo, e non nel merito, quella che si sta perpetrando in quest'Aula, oggi, è un'ennesima violazione della nostra Costituzione. Vorrei ricordare che nello Statuto albertino esisteva la revoca del ministro. Il Presidente del Consiglio proponeva al re di revocare un ministro e, se il re controfirmava, il ministro veniva revocato.
I padri fondatori della nostra Costituzione dibatterono se mantenere la revoca o meno: decisero di non mantenerla, perché volevano sottolineare che la responsabilità deve essere collegiale dell'intero Governo, e non può essere mai individuale del singolo ministro. La decisione della Corte costituzionale sul caso Mancuso ha aperto un vergognoso vaso di Pandora, consentendo queste sceneggiate anticostituzionali (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Elsa Fornero non ha bisogno della mia fiducia; il suo Governo non l'ha mai avuta, però. Stimo moltissimo Elsa Fornero e la conosco da molti anni. Il problema che io pongo è un altro: non dobbiamo più consentire che vengano presentate mozioni di sfiducia individuali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Miserotti. Ne ha facoltà.

LINO MISEROTTI. Signor Presidente, io rappresento il Partito Pensionati, dell'onorevole Fatuzzo. Chiedo al signor Ministro di scusarmi, ma non potrò votarle la fiducia. Voterò, naturalmente, a favore della mozione di sfiducia. Comunque, voglio dire che l'articolo 24 è anticostituzionale, e glielo proveremo. Vi è una sentenza della Corte costituzionale, la n. 822 del 1988, che afferma che ai lavoratori che stanno per andare in pensione non si possono cambiare le carte in tavola.
Signor Ministro, i pensionati la stanno guardando (Espone una bandiera recante la scritta: «PARTITO PENSIONATI»).

PRESIDENTE. Onorevole Miserotti, tolga quella bandiera!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, signor Ministro, la mia posizione è a favore della sfiducia, anche se concordo con l'onorevole Antonio Martino quando ha detto che il voto di sfiducia dovrebbe essere rivolto nei confronti del Governo, e non del singolo ministro. Io, fin dall'inizio, ho sempre manifestato le mie idee, affermando che questo Governo era illegittimo e, consequenzialmente, non poteva rappresentare il Paese. Ma oggi vengo chiamato a prendere una decisione e a votare un «sì» o un «no» nei confronti del Ministro Fornero.
Non ho niente di personale, ma ritengo che, come Ministro, non abbia fatto un buon lavoro e sicuramente non potrà farlo in futuro. Questo mio comportamento, che è in dissenso da quello del gruppo di Pag. 19Popolo e Territorio, mi porterà anche ad assumere degli atteggiamenti che potrebbero essere di rottura all'interno del mio gruppo (Commenti), perché ritengo che non si possa criticare un ministro fuori di qui e poi, all'interno di quest'Aula, votargli la fiducia. Questo significa tradire gli elettori, questo significa tradire il popolo italiano. Perciò, chi ha il coraggio di sostenere le proprie idee è veramente una persona da rispettare, a differenza di molti che fuori da quest'Aula dicono una cosa e al suo interno, invece, ne dicono un'altra. Lo dimostreranno tra qualche minuto, votando contro la mozione di sfiducia e mantenendo il Ministro Fornero nella sua posizione di Governo.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sulla mozione Dozzo, Donadi ed altri n. 1-01074, con la quale si chiedono le dimissioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, professoressa Elsa Fornero.
Ricordo che chi è d'accordo con la richiesta di dimissioni dovrà rispondere «sì», chi invece è contrario alla richiesta contenuta nella mozione dovrà rispondere «no».
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama inizierà dall'onorevole Rota.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,45)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo un attimo di attenzione, per cortesia. Siccome alcuni colleghi si stanno sbagliando e questo comporta la ripetizione del voto, come ha già detto il Presidente, vi ricordo che chi è d'accordo con la richiesta di dimissioni dovrà votare «sì», chi invece è contrario alla richiesta dovrà votare «no».
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 541
Votanti 523
Astenuti 18
Maggioranza 262
Hanno risposto 88
Hanno risposto no 435.

(La Camera respinge - vedi votazioni)

Hanno risposto sì:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Barbato Francesco
Belcastro Elio Vittorio
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Caparini Davide
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Cimadoro Gabriele
Cirielli Edmondo
Comaroli Silvana Andreina Pag. 20
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grimoldi Paolo
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lo Monte Carmelo
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Maroni Roberto
Martini Francesca
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Pepe Mario (Misto-R-A)
Piffari Sergio Michele
Pili Mauro
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rampelli Fabio
Reguzzoni Marco Giovanni
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Stucchi Giacomo
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice

Hanno risposto no:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Antonione Roberto
Argentin Ileana
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe Pag. 21
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella
Biava Francesco
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Bocciardo Mariella
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Cicu Salvatore
Ciriello Pasquale
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida Pag. 22
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Gaglione Antonio
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella Pag. 23
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martinelli Marco
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto Pag. 24
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Roccella Eugenia
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Si sono astenuti:

Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Ascierto Filippo
Bergamini Deborah
Biancofiore Michaela
Castiello Giuseppina
Cesaro Luigi Pag. 25
Ciccioli Carlo
Cossiga Giuseppe
De Angelis Marcello
De Corato Riccardo
Di Centa Manuela
Iannarilli Antonello
Mancuso Gianni
Martino Antonio
Moles Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Zeller Karl

Sono in missione:

Bindi Rosy
Boniver Margherita
Brugger Siegfried
Buonfiglio Antonio
Colucci Francesco
De Girolamo Nunzia
Distaso Antonio
Granata Benedetto Fabio
Guzzanti Paolo
Jannone Giorgio
Leone Antonio
Lombardo Angelo Salvatore
Mecacci Matteo
Migliori Riccardo
Mosca Alessia Maria
Nucara Francesco
Orlando Leoluca
Pecorella Gaetano
Picchi Guglielmo
Rigoni Andrea

Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge A.C. 5284.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 5284.
A norma del comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento, propongo alla Camera che la seguente proposta di legge si assegnata, in sede legislativa, alla I Commissione (Affari costituzionali): D'Alema ed altri: «Modifiche alla legge 3 agosto 2007, n. 124, concernente il sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e la disciplina del segreto» (5284) - Parere delle Commissioni II, III, IV (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V e IX.
Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 12,45).

ANITA DI GIUSEPPE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, intervengo solo per sollecitare la risposta ad una mia interrogazione del 17 maggio, per l'esattezza la n. 4/16125, che riguarda il gruppo Poste Italiane, che ha presentato un piano di ristrutturazione aziendale. Purtroppo questa razionalizzazione delle zone di recapito, una razionalizzazione che dal 2013 in poi dovrebbe investire tutta l'Italia, porterà al licenziamento di 12 mila dipendenti. Veramente in Molise sono già 800 i dipendenti che hanno perso il lavoro e saranno ancora 7 gli uffici che verranno chiusi: 4 nella provincia di Campobasso e 3 nella provincia di Isernia. Come se non bastasse, ci saranno 20 uffici nella provincia di Campobasso e 17 nella provincia di Isernia che rimarranno aperti soltanto alcuni giorni della settimana.
Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che tutto questo sia assurdo, visto che il gruppo Poste Italiane vanta un bilancio per il 2011 con un utile netto di 846 milioni di euro. Nella mia regione, il Molise, vi saranno dei disservizi dopo questa razionalizzazione e sarà evidente purtroppo la penalizzazione nei riguardi dei cittadini e dei lavoratori molisani. Ecco perché noi dell'Italia dei Valori chiediamo che il Governo risponda a questa interrogazione.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 26

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, volevo sollecitare la risposta del Governo ad un'interrogazione che abbiamo presentato con la collega Samperi e che riguarda la condizione di difficoltà che vivono i lavoratori della Nokia e della Siemens di Catania. Proprio ieri è stata avviata la procedura di mobilità, l'azienda ha scritto ai sindacati e rischiano di essere licenziati 35 ingegneri ad alta professionalità. Noi chiediamo un intervento del Governo. Si tratta di una multinazionale che in altre parti del Paese è allocata, ci sono difficoltà diffuse, però in altre regioni l'azienda sta mantenendo la condizione lavorativa, mentre in Sicilia ci sono forti rischi.
Tra l'altro il Governo regionale è assolutamente assente: dopo le promesse del presidente della regione non c'è stata alcuna seria iniziativa. Ecco perché sollecitiamo il Governo a venire in aula e a dare una risposta che sia rassicurante per i lavoratori della Nokia, in una realtà in grande difficoltà qual è la Sicilia.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, intervengo per segnalare alla sua attenzione il fatto che il Governo si sottrae alle risposte a nostre interrogazioni e interpellanze, le quali, se fatte con ritardo, perdono la loro attualità.
Ho presentato un'interrogazione al Ministro dell'interno Cancellieri sui presunti brogli elettorali che sarebbero accaduti alle ultime elezioni amministrative nel comune di Limatola, dove, da un'indagine dei carabinieri, si sarebbe appurato che molti residenti falsi abbiano votato. È evidente che una risposta sollecita a questa interrogazione avrebbe potuto avere sviluppi che ancora non vi sono stati.
L'altro mio atto di sindacato ispettivo, un'interpellanza presentata ormai da molte settimane e rivolta al Ministro di grazia e giustizia, riguarda la possibile soppressione dei tribunali minori e degli uffici dei giudici di pace.
Ebbene, il Governo - come leggiamo dai giornali, perché ormai la nostra funzione è quella di essere informati dai giornali sulle attività del Governo - nel prossimo Consiglio dei ministri, venerdì, dovrebbe decidere sulla soppressione dei tribunali minori: ciò senza che io abbia avuto chiaramente alcuna informazione sull'orientamento del Governo stesso ed essendo completamente all'oscuro, ad esempio, di quello che accadrà nella mia provincia - la provincia di Avellino - dove sono a rischio soppressione i tribunali di Ariano Irpino e di Sant'Angelo dei Lombardi.
Si tratta di una decisione che, se eventualmente dovesse essere presa, non solo vedrà la mia ferma opposizione, ma produrrà danni notevoli ad un territorio - quello della provincia di Avellino - il quale, proprio in virtù della presenza di tribunali che sono presidio di legalità, continua ad essere, in una realtà difficile come la Campania, un'isola felice.
Pertanto, voglio sottolineare a lei questi ritardi intollerabili e inaccettabili da parte del Governo e, soprattutto, di alcuni Ministri.

GIANNI MANCUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, anche io desidero richiamare l'attenzione su di un atto di sindacato ispettivo presentato da me e da altri colleghi il 12 gennaio 2012, l'interrogazione a risposta in commissione n. 5/05910, relativo a finanziamenti alla FIAT di Verrone, una località in provincia di Biella, per un investimento iniziato nel 2008 che riguarda la costruzione di un nuovo tipo di cambio per auto. A fronte di questo investimento, la FIAT si era impegnata ad assumere seicento operai ma le assunzioni, a distanza di ormai due anni, sono state soltanto un centinaio, e quindi, spero si possa avere presto risposta a questo atto di sindacato ispettivo.
Ne approfitto anch'io per richiamare la vexata quaestio, come hanno fatto altri Pag. 27colleghi prima di me, sul cronico ritardo con cui il Governo risponde agli atti di sindacato ispettivo. Devo dire, avendone presentati all'incirca poco più di 200, di aver avuto, in questi anni, la risposta, forse, al 30 per cento degli stessi, eccettuato il Ministero della salute che ha una certa attenzione e cadenza nelle risposte. Per tutti gli altri ministeri, purtroppo non si può dire bene; quindi, rivolgo la preghiera anche da parte mia, alla Presidenza perché faccia arrivare queste nostre lamentazioni al Governo.

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e a partire dalle ore 16 per l'esame dei restanti punti iscritti all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative in materia di politiche giovanili alla luce delle conclusioni del rapporto dell'Assemblea plenaria del Consiglio d'Europa ed in vista dell'incontro di San Pietroburgo di settembre 2012 - n. 3-02363)

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02363 concernente iniziative in materia di politiche giovanili alla luce delle conclusioni del rapporto dell'Assemblea plenaria del Consiglio d'Europa ed in vista dell'incontro di San Pietroburgo di settembre 2012 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, signor Ministro, come lei sa, i dati dell'OSCE, dell'Eurostat, dell'Organizzazione internazionale del lavoro e dell'ISTAT di ieri ci dimostrano come la situazione dei giovani sia drammatica in tutta Europa e anche nel nostro Paese. Il punto di partenza del nostro rapporto, di cui ho avuto l'onore di essere relatore, è la domanda di fondo: possono l'Europa e l'Italia crescere senza il protagonismo dei giovani? La risposta che abbiamo voluto dare è «no», con una serie di dettagliate iniziative a cui invitare i Governi. Oggi chiedo a lei quali iniziative il Governo intenda adottare davanti ad un'emergenza che è anche una perdita di opportunità netta per il futuro del nostro Paese e del nostro continente.

PRESIDENTE. Il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ANDREA RICCARDI, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. Signor Presidente, onorevole deputati, rispondo volentieri all'interrogazione degli onorevoli Volontè ed altri sulle politiche del Governo nei confronti dei giovani, alla luce dell'importante rapporto dal titolo: «La giovane generazione sacrificata: conseguenze sociali, economiche e politiche della crisi finanziaria», approvata dall'Assemblea plenaria del Consiglio d'Europa. Saranno esaminate strategie innovative che supportino gli Stati membri nel definire le politiche giovanili. Tra esse va ricordata la partecipazione alla vita socio-politica, l'occupazione, l'istruzione formale e non formale, l'informazione. L'evento prossimo offrirà l'opportunità di scambiare buone prassi ed esperienze, analizzare i progressi compiuti dopo l'adozione della strategia «Agenda 2020» a seguito della conferenza interministeriale di Kiev. Pag. 28
Il rapporto base è stato discusso e approvato il 26 giugno dal Consiglio d'Europa. Il Governo ritiene condivisibili le conclusioni di quel documento di cui l'onorevole Volontè è stato relatore ufficiale. Sì, condivisibili, le riflessioni riguardo all'impatto che la crisi ha sull'effettivo esercizio dei diritti da parte dei giovani, che hanno limitate le loro opportunità da crescenti disuguaglianze sociali. Non si può negare che la recessione danneggia i giovani. L'Europa, però, ha bisogno dei giovani in un ruolo concreto nel processo decisionale, per rafforzare la democrazia e creare il futuro. Questo è di primaria importanza, e siamo molto attenti all'integrazione sociale dei giovani, come già il Presidente del Consiglio dei ministri ha messo in evidenza fin dal suo primo discorso, sottolineando la necessità di intervenire con una serie di provvedimenti per rendere meno ingessata l'economia, facilitare nuove imprese, migliorare l'efficienza dei servizi offerti e favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Mi sembra che in tali espressioni possa cogliersi la nostra aderenza alle conclusioni del rapporto. Sono state inserite nell'azione del nostro Governo misure per valorizzare le capacità individuali e promuovere la mobilità, sociale e geografica. Oggi ai giovani spetta ridare dignità al lavoro, ma noi dobbiamo dar loro la possibilità di fare questa esperienza. Le politiche giovanili sono, onorevole Presidente, in cima all'agenda politica del nostro Governo, e recentemente il Presidente lo ha detto al Forum dei giovani. È un investimento di fiducia verso la giovane generazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro.

ANDREA RICCARDI, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. La Conferenza approfondirà questo tema in tre gruppi. Il nostro Governo ha messo in campo politiche concrete in questo senso e con questo spirito.

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, ringrazio lei, eccellenza, signor Ministro, per l'apprezzamento del nostro lavoro e per l'impegno che in parte è già stato messo in campo dal nostro Esecutivo, da lei stesso e dai Ministri che si occupano di questa straordinaria risorsa, come lei ha citato e come è al cuore del nostro rapporto. Si tratta di una risorsa che l'Europa e l'Italia non possono perdere, una risorsa che prevede - anche nelle indicazioni di questo rapporto - alcune misure a costo zero, ma ad impatto possibilmente molto alto.
Da questo punto di vista, essendo io anche nelle prossime settimane colui che rappresenterà l'Assemblea parlamentare alla riunione dei 47 Ministri delle politiche giovanili a San Pietroburgo, sono assolutamente a disposizione dell'Esecutivo per approfondire eventualmente quelle misure che hanno un minore impatto finanziario, ma un'utilità possibilmente molto importante per dare rilancio non ad una politica dei giovani, ma ad un'opportunità che i giovani rappresentano per il nostro Paese e per il nostro continente.
Concludo dicendo, eccellenza, che questa disponibilità è una disponibilità per un interesse comune, un interesse che va al cuore del futuro del nostro Paese. Troppo spesso l'Italia è ricordata come il Paese che ha il maggior numero di anziani e tutti noi facciamo parte di questa categoria, più o meno. Troppo spesso siamo ricordati come il Paese che guarda le politiche familiari con miopia, soprattutto le politiche per la natalità.
Dobbiamo considerare tutte le personalità dei giovani: giovani che vogliono studiare meglio e avere più opportunità e chance di lavoro, giovani che vogliono mettere i propri talenti in gioco per il proprio destino e per il proprio Paese dentro la società civile, dentro i partiti, dentro il mondo del lavoro, dentro la propria famiglia, giovani che hanno l'opportunità di darci molto e a cui guardiamo - lo diciamo con grande consapevolezza tutti noi, senza puntare il dito nei confronti Pag. 29di alcuno - solo esclusivamente quando escono dati, purtroppo, drammatici.
Siamo abituati a guardare i giovani come un problema e non come una opportunità. Per lo scambio di vedute e punti di vista diversi occorre considerarli come la più grande opportunità del nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

(Gestione delle donazioni effettuate via sms in favore dei territori dell'Emilia colpiti dagli eventi sismici del maggio 2012 - n. 3-02364)

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02364, concernente gestione delle donazioni effettuate via sms in favore dei territori dell'Emilia colpiti dagli eventi sismici del maggio 2012 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il Ministro sa - e lo sappiamo tutti - quanto siano generosi e solidali gli italiani. Lo manifestano in tante occasioni, da ultimo quando c'è stata l'alluvione in Liguria ed anche un mese fa di fronte al tragico terremoto del 20 e del 29 maggio in Emilia Romagna. Come rispondono? Ad esempio, con riferimento agli input che provengono dalla televisione, dai giornali e dai messaggi radio, inviando un semplicissimo sms con il quale è possibile donare due euro alla Protezione civile (così viene assicurato).
Però c'è una domanda che aleggia e che circola soprattutto su Internet e che scuote il popolo dei blog, dei post, dei twitter: che fine fanno questi due euro che ciascuno di noi ha donato? Faccio un esempio: in occasione del terremoto de L'Aquila del 2009 sono stati raccolti, attraverso gli sms, ben cinque milioni di euro, però ad oggi non è ancora ben chiaro come siano stati utilizzati questi fondi e quanti effettivamente siano andati per gli abitanti, i cittadini e per il recupero della città de L'Aquila.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo in conformità a quanto mi è stato comunicato dal Dipartimento della Protezione civile e dal Ministero dello sviluppo economico. A seguito dell'evento sismico del 29 maggio, il Dipartimento della Protezione civile, sollecitato dagli operatori del mondo della comunicazione, dei media, delle telecomunicazioni e dalla cittadinanza, ha attivato una campagna di raccolta fondi tramite invio di sms solidali e telefonate da rete fissa e mobile al numero 45500.
Questa iniziativa è stata regolamentata dall'ordinanza del capo del Dipartimento della Protezione civile del 6 giugno 2012 n. 004, con successive integrazioni.
In proposito, si precisa che, precedentemente alla modifica approvata dalla suddetta ordinanza, le risorse ricavate dalla raccolta di fondi privati tramite l'invio di sms dalle rete di telefonia mobile fissa venivano trasferite dal fondo per la Protezione civile alle contabilità speciali, aperte, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, dell'ordinanza n. 1 e dell'articolo 7, comma 2, dell'ordinanza n. 3, al direttore dell'agenzia regionale di Protezione civile dell'Emilia Romagna, al direttore generale della direzione generale della Protezione civile, polizia locale e sicurezza della regione Lombardia e al dirigente regionale dell'unità di progetto Protezione civile della regione Veneto.
A precisazione di quanto rappresentato, si evidenzia che il progetto di microcredito per l'Abruzzo ha previsto l'impiego di 5 milioni di euro complessivi per favorire il rilancio delle attività socio-economiche delle aree del territorio dell'Abruzzo colpite dagli eventi sismici del 6 aprile 2009. Le risorse in questione hanno consentito l'attivazione di linee di credito per complessivi 45 milioni di euro a condizioni di assoluto vantaggio per le categorie sociali che hanno subito dal terremoto le più gravi conseguenze finanziarie. Pag. 30
Tale progetto è stato approvato dal comitato dei garanti, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 2784 del 29 maggio 2009, nella seduta del 3 dicembre 2009 e la conseguente convenzione, sottoscritta con la fondazione Etimos, è stata registrata dalla Corte dei conti in data 4 agosto 2010.
Si rappresenta, infine, che il progetto microcredito per l'Abruzzo ha ottenuto lusinghieri risultati e che ulteriori elementi di dettaglio sono disponibili sul sito del dipartimento della Protezione civile e sul sito www.etimedia.it. Analoga procedura verrà effettuata per i fondi in favore delle popolazioni terremotate di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, purtroppo non posso dichiararmi soddisfatto della risposta perché è una risposta burocratica, è una risposta parziale. A me interessava evidenziare due aspetti. L'ho fatto, l'ho scritto e il Ministro ha letto senz'altro l'interrogazione. Alla Tim, alla Vodafone, alla Wind e alla Tre dicono che quei soldi intanto non sono immediatamente disponibili perché devono aspettare di incassare le bollette, quando sappiamo benissimo che quasi tutti usano le schede prepagate, per cui i soldi sono già arrivati a queste e potrebbero essere immediatamente girati alla Protezione civile. Pertanto bisogna aspettare. Ancora bisogna aspettare anche che arrivino i soldi dei rimborsi elettorali, ma questa è anche una responsabilità di tutti noi.
Dico però che, proprio in relazione a quella convenzione con Etimos, il consorzio finanziario internazionale per il microcredito che opera in molte realtà del mondo, noi vogliamo sapere perché dei 5 milioni di euro raccolti con gli sms per L'Aquila ben 470 mila euro, ovvero il 10 per cento della cifra raccolta, è stato impegnato per oneri riferiti alla gestione operativa del progetto per tre anni, a far data da dicembre 2009.
Se questo stesso meccanismo, come ha confermato ora il Ministro, si utilizza anche per i terremotati dell'Emilia Romagna - la dico la parola, è brutta - vuol dire che qualcuno «ci fa la cresta» perché non è possibile che, per gestire 5 milioni di euro, 500 mila euro siano impegnati per oneri di gestione. Allora noi su questo faremo attenzione, vigileremo, perché non vogliamo che i terremotati dell'Emilia Romagna finiscano come i terremotati dell'Aquila, in qualche modo dimenticati e in qualche modo abbandonati a loro stessi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Intendimenti del Governo in merito all'utilizzo dello strumento del project financing per il completamento del sistema autostradale, al fine di colmare il divario infrastrutturale tra il Sud e il Centro-Nord dell'Italia - n. 3-02365)

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02365, concernente intendimenti del Governo in merito all'utilizzo dello strumento del project financing per il completamento del sistema autostradale, al fine di colmare il divario infrastrutturale tra il Sud e il Centro-Nord dell'Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, sappiamo che il sistema autostradale italiano è stato costruito dall'IRI e poi gli utenti, in più generazioni in cinquant'anni, hanno pagato il capitale, gli interessi e le manutenzioni necessarie. Fanno eccezione due regioni: in Calabria (e in parte anche in Campania) e in Sicilia, dove le autostrade A3, la Catania-Palermo e la Palermo-Trapani sono state costruite con finanziamenti a fondo perduto da parte dello Stato.
Questo problema evidentemente ha portato ad una gestione miserevole e poco incisiva. È evidente che il sud ha bisogno di essere messo alla pari con il resto del Paese e bisogna, quindi, costruire la SS106 jonica Pag. 31nuova, la Palermo-Agrigento, la Gela-Castelvetrano, Trapani-Marsala e Mazara del Vallo, ricorrendo anche al project financing. Ci rendiamo benissimo conto. Quando è «bancabile» un progetto al sud? Quando lo Stato ci mette almeno il 50 per cento (progetto di nuova opera).

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, la prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. Lo Stato potrebbe finanziare, secondo noi, questo 50 per cento attraverso la messa a disposizione sia delle autostrade esistenti, per cui ha investito, e sia con l'abbattimento del canone dell'IRAP e dell'IRES.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole interrogante, le rispondo dandole lettura di un testo ricevuto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Come noto, fino alla fine degli anni Novanta lo Stato ha garantito la copertura quasi integrale degli investimenti di infrastrutture. Invece, a partire dal 2001, con la legge obiettivo, la quota pubblica nella realizzazione delle infrastrutture strategiche si è ridotta al 50 per cento, fino ad arrivare dal 2008 in poi, con l'attuale legislatura, al 20-30 per cento.
La scelta di coinvolgere capitali privati nella realizzazione di nuovi assi autostradali è diventata un riferimento portante dell'attuale Governo. Si ricorda, a tale proposito, il decreto-legge n. 83 del 2012, il quale - oltre a sostenere la rilevanza della defiscalizzazione nella realizzazione delle opere - ha migliorato le condizioni di accesso del capitale privato, prevedendo un trattamento fiscale agevolato per i project bond, al fine di renderli effettivi ed appetibili. La lista degli interventi supportati parzialmente o totalmente da capitali privati e destinata ad infrastrutture autostradali del Mezzogiorno è caratterizzata da due distinti ambiti funzionali: il primo Caianello-Benevento e Catania-Ragusa ubicati nel Mezzogiorno e il secondo comprendente gli assi autostradali Termoli-San Vittore - Pontida funzionali alla fluidificazione del traffico del Mezzogiorno continentale.
Per gli interventi agli assi autostradali citati, la quota pubblica, su un costo globale di 4.065 milioni (cioè 4,06 miliardi) di euro, supera di poco 1,4 miliardi di euro. Anche altri sistemi autostradali oggetto di project financing già definiti nel centro-nord del Paese (come quelli relativi agli assi Cecina-Civitavecchia, Orte-Mestre, Porto di Ancona-autostrada adriatica, Pedemontana lombarda, Pedemontana piemontese, Bre-Be-Mi, tangenziale esterna est di Milano e nodo autostradale di Bologna) fanno registrare, su un valore globale degli interventi di 22,9 miliardi di euro, una quota pubblica che supera di poco gli 1,4 miliardi. È evidente, pertanto, l'intenzione del Governo di coinvolgere capitali privati in modo da salvaguardare la quota pubblica di investimenti in infrastrutture per interventi a bassa redditività.

PRESIDENTE. Signor Ministro, la prego di concludere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Si è provveduto a garantire tempi certi e costi certi sia nell'approvazione che nella realizzazione delle opere attraverso una serie di appositi provvedimenti normativi.

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di replicare.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, mi dispiace per la risposta, che è del tutto burocratica e conosciuta.
Il problema è che ho fatto una domanda precisa, a cui non si è voluto rispondere. Tra l'altro, nella risposta del Ministro abbiamo visto che dice che al posto del 50 per cento, il contributo pubblico si deve ridurre al 20-30 per cento, il che significa che le opere con il project financing saranno appetibili da parte dei privati, dai fondi e da altri ancora, soltanto Pag. 32nel centro-nord. Quindi, lo sappiamo benissimo. Vi è una lunga fila di grandi opere nel centro-nord che hanno 20-30 per cento di capitale pubblico mentre il resto è privato. Nel sud nessuna, a parte queste citate che sono, evidentemente, una piccolissima parte rispetto alle esigenze - diciamo il 5 per cento - del Mezzogiorno. Pertanto, nella risposta data dal Ministro alla mia interrogazione a risposta immediata non è stato detto se nell'agenda del Governo vi sia o non vi sia la posizione che dice che bisogna costruire la nuova ionica, la Palermo-Agrigento, la Gela-Castelvetrano e altre ancora. Avevo fatto delle domande precise, ma vi è stata una risposta estremamente burocratica.
Devo dire, dunque, di essere profondamente insoddisfatto dalla risposta.

(Iniziative in relazione all'emergenza sfratti - n. 3-02366)

PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02366 concernente iniziative in relazione all'emergenza sfratti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, premesso che: nel corso del 2011 sono state emesse circa 56 mila sentenze di sfratto per morosità e richieste di esecuzione per oltre 120 mila, che testimoniano il profondo disagio economico e abitativo di decine di migliaia di famiglie in Italia; che la situazione diventerà ancora più preoccupante per il completo azzeramento del Fondo contributo affitto, previsto dall'articolo 11 della legge n. 431 del 1998, al quale avevano diritto circa 300 mila famiglie; che tra le città più colpite dagli sfratti figurano Roma, Napoli, Torino, Milano e Bari, ma preoccupanti sono anche i dati relativi ai comuni piccoli e medi,vorremmo sapere quali iniziative sono state avviate dal Governo affinché si trovi una soluzione al problema sociale degli sfratti e alle oltre 650 mila richieste di alloggi popolari già presenti nelle graduatorie comunali, onde evitare che la tematica ricada solo su comuni e regioni e che possa diventare anche una questione di ordine pubblico, come è accaduto a Firenze.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, non so se rientra nelle procedure parlamentari, ma se mi potesse concedere 30 secondi aggiuntivi vorrei precisare la nature delle risposte che vengono date ai signori interroganti.

PRESIDENTE. Non è possibile. Li ha già impiegati nel chiedermeli. Prego, signor Ministro.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Leggo l'appunto che mi è stato trasmesso dal Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, ufficio legislativo, servizio di sindacato ispettivo parlamentare, classifica 6331CQA.
L'incremento del numero dei procedimenti di rilascio soprattutto per morosità incolpevole, dovuto essenzialmente alla riduzione del reddito per perdita del posto di lavoro, quale conseguenza anche dell'attuale congiuntura economica non favorevole, sta assumendo dimensioni, in effetti, preoccupanti. Al riguardo vanno evidenziate le recenti iniziative assunte dal citato Ministero in materia di politiche abitative, con riferimento essenzialmente alle linee di attività contenute nel piano nazionale di edilizia abitativa, approvato con il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il 16 luglio 2009. Il piano nazionale ha consentito, in particolare, l'attivazione di risorse per complessivi 830 milioni di euro, 200 milioni per interventi sul patrimonio di comuni ed ex IACP, 490 milioni circa per accordi di programma, in parte già sottoscritti, con le singole regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, 140 milioni come quota di partecipazione al Fondo nazionale gestito dalla Pag. 33Cassa Depositi e Prestiti CDP Investimenti SGR, società di gestione del risparmio, dedicato all'housing sociale. In totale, saranno realizzati alloggi sociali pari a circa 72 mila unità.
Dunque, non può essere sottovalutata la valenza sociale del suddetto programma, che individua come fruitori finali i cittadini in possesso di redditi medio-bassi e favorisce, oltre a canoni di locazione particolarmente vantaggiosi, anche l'accesso alla proprietà della casa.
Altro aspetto rilevante riguarda gli sfratti per finita locazione, che interessano quei nuclei familiari che si trovano nelle condizioni di particolare disagio abitativo previste dalla legge 8 febbraio 2007 n. 9, circa 1.700 famiglie. Tali sfratti attualmente sono sospesi fino al 31 dicembre 2012. Al riguardo, il Ministero comunica di essere intenzionato ad attivare un programma di recupero alloggi di proprietà degli ex IACP, che risultano privi di assegnatari da destinare ai soggetti beneficiari della citata sospensione. In tal modo, si prevede di rendere possibile il passaggio da casa a casa di tutte le suddette famiglie, in quanto gli interventi edilizi previsti, essendo relativi a manutenzione e recupero, dovrebbero definirsi in tempi compatibili con la scadenza della sospensione.
Per garantire la dotazione finanziaria di tale programma, per il quale si prevede di utilizzare risorse per circa 70 milioni di euro provenienti dall'economia e realizzati su precedenti programmi edilizi non completati, si intende procedere attraverso apposito strumento normativo in via di predisposizione, per la creazione di un fondo ad hoc.

PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di replicare.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, capisco il suo imbarazzo ed indubbiamente capisco la sua richiesta di voler avere 30 secondi per spiegare che fondamentalmente lei non c'entra niente con queste risposte, che vogliono dire tutto, ma che sostanzialmente, anche per gli altri colleghi, non dicono assolutamente nulla. Non dicono assolutamente nulla - e parlo per me: non posso parlare per gli altri colleghi e per i quesiti precedentemente esposti - perché lei, per conto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, mi parla di ingenti somme stanziate nell'anno 2009, ma non mi specifica che, nell'anno 2011, sono state revocate.
Quindi, noi siamo nell'anno 2012, abbiamo 650 mila richieste di alloggio, abbiamo 56 mila sfratti eseguiti, abbiamo 131 mila richieste di sfratto con forza pubblica, però sostanzialmente non abbiamo nessun fondo per l'assistenza - perché è stato totalmente azzerato - non abbiamo un piano di recupero di immobili, non abbiamo nuove disposizioni per l'edilizia popolare, per recupero di quartieri e per rendere effettivamente vivibili quelli che giustamente lei mi ha detto sono gli immobili degli enti locali e comunali.
Allora, mi chiedo: non potremmo cogliere l'occasione, visto che siamo in una situazione di enorme difficoltà, soprattutto per le famiglie meno abbienti, per il riordino dei conti che stiamo facendo, cercando di dare un respiro di sollievo almeno a quelle 650 mila famiglie? Guarda un po', non solo tagliando i costi, ma magari avviando un po' di lavoro, che servirebbe, perché sa la spending review è bella, ma se non si fanno nuovi investimenti e se lo Stato non investe, non arriveremo mai da nessuna parte.

(Iniziative di competenza, anche normative, in relazione alla vicenda di un contenzioso sviluppatosi tra Equitalia Pragma ed un'azienda abruzzese - n. 3-02367)

PRESIDENTE. L'onorevole Toto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02367, concernente iniziative di competenza, anche normative, in relazione alla vicenda di un contenzioso sviluppatosi tra Equitalia Pragma ed un'azienda abruzzese (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DANIELE TOTO. Signor Presidente, la ratio dell'interrogazione è presto detta, Pag. 34perché è molto semplice, ancorché - secondo noi - molto grave: si tratta di far conoscere la questione al Governo e di sapere quali siano gli intendimenti del Governo rispetto ad un comportamento dell'agente della riscossione, Equitalia Pragma che, secondo l'interrogante, è assolutamente posto in essere in violazione del diritto e delle statuizione della certezza del diritto. Trattasi, in effetti, di comportamento assolutamente vessatorio. Quindi, vogliamo sapere cosa il Governo ha intenzione di fare in questo caso.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Pietro Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, leggo all'interrogante un appunto che ho ricevuto dal Ministero dell'economia e delle finanze. L'onorevole interrogante...

PRESIDENTE. Ministro Giarda, scusi se la interrompo, tuttavia, anche in relazione a quanto richiestomi prima, prendo atto delle sue precisazioni, ma non posso non farle notare che è il Governo, qui da lei rappresentato, che deve farsi carico delle risposte e che ha la responsabilità politica delle risposte che dà.
Ecco perché anche prima il collega le ha detto...capisco che non è colpa sua tuttavia lei qui rappresenta il Governo e le risposte sono date per conto del Governo.
Prego prosegua.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. L'onorevole interrogante, interessandosi di una azienda - virgolette - «azienda abruzzese» localizzata in provincia di Pescara, la quale, con inizio dall'anno 2009 si è vista iscrivere ipoteche sul compendio immobiliare di sua proprietà dal concessionario Equitalia Pragma Spa, elenca circostanze per cui a suo avviso sarebbe - virgolette - «incontrovertibile» l'attitudine della condotta di Equitalia Pragma a ignorare la certezza e le statuizioni di diritto. Gli uffici interessati riferiscono che a fronte di tre casi di ineludibile iscrizione ipotecaria, imprevedibilmente la locale giustizia tributaria si è discostata da consolidati orientamenti giurisprudenziali cui l'amministrazione finanziaria si era ispirata.
In particolare, una prima ipoteca del 16 luglio 2009 per cartelle di circa 460 mila euro è stata contestata sul presupposto che prima della relativa iscrizione occorresse la notifica di avvisi di intimazione; inaspettatamente la commissione ha accolto il ricorso, con compensazione delle spese. È stato poi proposto appello, con cancellazione dell'ipoteca, in esecuzione della sentenza di primo grado. Dato ciò, la commissione di secondo grado, compensando le spese, ha dichiarato cessata la materia, sottraendo così le parti ad una pronuncia di merito che si sarebbe dovuta far carico del diverso orientamento rispetto alla giurisprudenza dominante.
Una seconda ipoteca, del 10 giugno 2010, per una cappella di 54 mila euro, è stata pure impugnata con separati ricorsi avverso cartella e iscrizione ipotecaria. Di nuovo inaspettatamente, divergendo da un consolidato orientamento della Cassazione e della stessa sede giudiziaria di Pescara, la commissione, compensando le spese, ha annullato la cartella, per nullità della notifica a mezzo posta e così l'iscrizione ipotecaria.
Una terza ipoteca è del 12 agosto 2010, a fronte di due cartelle, per complessivi 264 mila euro. Nuovamente la commissione tributaria, su ricorso della società, ha rilevato la nullità della notifica a mezzo posta della cartella, compensando le spese. Il giudizio contro l'ipoteca è ancora pendente.
In merito alla presunta mancata attivazione dell'agente della riscossione al recupero di somme della società in questione, detenute da terzi, l'Agenzia ed Equitalia riferiscono quanto segue. Il 14 dicembre 2011 la società ha intimato a Equitalia un atto di notifica e costituzione in Pag. 35mora per una non meglio definita transazione da attuarsi mediante compensazione di presunti crediti nei confronti di enti, ministeri ed ex esattori della riscossione. Essendo una proposta del tutto inidonea, non recante l'indicazione di crediti certi, liquidi ed esigibili, il 3 gennaio 2012 è stata inviata dichiarazione stragiudiziale a tre soggetti...

PRESIDENTE. Ministro Giarda, la invito a concludere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, finisco la frase...indicati dalla società per verificare l'esistenza di crediti della stessa. Due enti non hanno risposto, mentre il terzo ha risposto negativamente, evidenziando che il credito in questione era già stato assegnato in sede di pignoramento e portato avanti ad altri creditori innanzi al tribunale di Parma.
La nota continua, ma non ho il tempo di leggerla tutta.

PRESIDENTE. L'onorevole Toto ha facoltà di replicare.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, il Ministro mi perdonerà se faccio una piccola premessa che può apparire una digressione, ma io so che lui non la prenderà come tale. Mi sono laureato all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove mi hanno insegnato che l'uomo viene prima del giurista, che l'etica viene prima del diritto. Ebbene Ministro, non è etico che lo Stato iscriva ipoteche su beni di un'azienda; non è etico che la commissione provinciale dia ragione all'azienda, costringendo lo Stato, come lei ha puntualmente detto, ad annullare; non è etico che lo Stato, a fronte di ciò mandi due cartelle e che le commissioni provinciali tributarie annullino quelle cartelle.
Non è etico che il debitore offra di pagare, non già come è stato fornito nella risposta, ma decida di pagare attraverso la cessione di un credito di un proprio cliente e lo Stato, attraverso l'agente di riscossione, invece di prendere i soldi, preferisca iscrivere un'ipoteca o un gravame su di un bene che è di proprietà dell'azienda e che serve a farla funzionare. Non è etico, ed è una violazione di legge, Ministro, che lo Stato, scaduti i 120 giorni che la legge impone perché quel bene sia venduto, non ottemperi a cancellare l'iscrizione ipotecaria. Questo presenta profili di responsabilità patrimoniale notevole e non è giusto e non etico. Questo è quello che mi hanno insegnato all'università e questo è quello che noi tutti dovremmo ricordare qui dentro, in un momento di grande criticità tra lo Stato riscossore, che non può essere lo sceriffo di Nottingham, e il cittadino. Lo Stato non può essere forte con i deboli e debole con i forti. Deve essere giusto e chi sbaglia deve pagare, anche se è un funzionario dello Stato e non già perché è giusto il Dio dell'Antico Testamento, ma per rispetto nei confronti di chi non ha sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Chiarimenti in merito agli orientamenti manifestati dal Governo in relazione alla proposta di introdurre un tetto di 6000 euro netti al mese per le pensioni erogate in base al sistema retributivo - n. 3-02368)

PRESIDENTE. L'onorevole Follegot ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02368, concernente chiarimenti in merito agli orientamenti manifestati dal Governo in relazione alla proposta di introdurre un tetto di 6000 euro netti al mese per le pensioni erogate in base al sistema retributivo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, è notizia di questi giorni, riportata da vari articoli di stampa e quotidiani on line, quella riguardante la pressione esercitata dall'attuale Esecutivo su un articolo aggiuntivo cosiddetto taglia pensioni d'oro, presentato al disegno di legge cosiddetto spending review. Si tratta di una proposta finalizzata a porre il tetto di 6 mila euro netti Pag. 36al mese sulle pensioni erogate in base al sistema retributivo. In particolare, si legge che se tale proposta fosse passata, alcuni membri dell'attuale compagine governativa si sarebbero trovati decurtata la propria pensione in modo consistente. Il tetto alle cosiddette pensioni d'oro avrebbe consentito un notevole risparmio, invece il Governo ha preferito tagliare sui buoni pasto per 450 mila dipendenti pubblici, per un risparmio di soli 10 milioni di euro. Si chiede se sia stato quantificato il risparmio derivante dall'applicazione di una simile misura di contenimento della spesa pubblica ed a quanto ammonti e se il parere contrario del Governo alla proposta emendativa suddetta non derivi da un evidente conflitto di interessi per alcuni componenti dell'Esecutivo titolari di trattamenti pensionistici di importo superiore ai 6 mila euro netti mensili.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, con l'interrogazione a risposta immediata l'onorevole Dozzo ed altri chiedono al Governo se sia quantificato il risparmio derivante dall'emendamento taglia pensioni d'oro. In particolare, nell'interrogazione si fa riferimento ad una proposta emendativa di iniziativa parlamentare finalizzato a fissare il tetto massimo di 6 mila euro netti al mese sulle pensioni erogate in base al sistema retributivo. Si chiede quindi al Governo se sia stato quantificato il risparmio derivante dall'eventuale applicazione della suddetta misura di contenimento della spesa pubblica e quale sia il suo ammontare.
Tenuto conto dei riferimenti contenuti nell'interrogazione, il suddetto emendamento potrebbe essere individuato nell'articolo aggiuntivo Crosetto 6.07, atto Camera n. 5273, poi ritirato. Al riguardo, occorre premettere che, ai sensi dell'articolo 17, comma 5, della legge n. 196 del 2009, sugli emendamenti di iniziativa parlamentare è prevista la predisposizione della relazione tecnica in seguito ad espressa richiesta delle competenti Commissioni parlamentari. Pertanto, secondo il procedimento stabilito dalla legge, le predette Commissioni possono richiedere la relazione tecnica sugli emendamenti in questione, che dovrà eventualmente essere predisposta dal competente Ministero del lavoro e delle politiche sociali e verificata dal Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato. Nel caso di specie, la Commissione bilancio non ha richiesto la predisposizione di una relazione tecnica, che pertanto non risulta essere stata approvata dal competente Dicastero.
Sotto il profilo del merito, si precisa che nel sistema contributivo, la normativa vigente già prevede un massimale contributivo, ai sensi dell'articolo 2, comma 18, della legge n. 335 del 1995, pari, nel 2012, a 96.149 euro annui.
Per quanto concerne le pensioni liquidate con il sistema retributivo, non può non rilevarsi che l'ipotesi di riduzione delle prestazioni fino a un limite massimo, qualora fosse riferita alle pensioni attualmente in argomento, sembrerebbe non tenere conto dei diritti acquisiti in conseguenza del rapporto assicurativo obbligatorio che determina, nel corso della vita lavorativa, il versamento di contributi calcolati su una base imponibile non sottoposta ad alcun massimale, con conseguenti possibili profili di illegittimità costituzionale.
Qualora la disposizione, invece, dovesse intendersi come limitata alle sole pensioni di nuova liquidazione, salvo le considerazioni di merito, ne conseguirebbero economie di entità irrilevante, almeno nei primi anni di applicazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Follegot, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, la risposta all'interrogazione a risposta immediata in esame - risposta che, peraltro, Pag. 37non vi è stata - ci lascia del tutto insoddisfatti, soprattutto perché il Governo non ha fatto alcuna analisi critica sulle scelte fin qui adottate.
Il Ministro non ha assolutamente risposto, ha parlato di diritti acquisiti, ma non parla dei diritti acquisiti da parte dei lavoratori e degli esodati. Quelli sì che sono diritti acquisiti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Finora il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno drenato risorse dal territorio, dalle fasce più deboli della popolazione, colpendo, in particolare, lavoratori dipendenti e pensionati. Ricordo la reintroduzione della tassa sulla prima casa, l'ex ICI, l'aumento del prezzo dei carburanti, l'allungamento dei tempi per andare in pensione - lì, signor Ministro, non vi sono diritti acquisiti - il blocco delle indicizzazioni delle pensioni, il possibile aumento dell'IVA. Rammento il problema degli esodati, persone che non percepiscono più lo stipendio, che non percepiscono ancora la pensione e che non sanno come andare avanti, come pagare le bollette e come arrivare alla fine del mese. Altro che i diritti acquisiti delle pensioni d'oro.
In una situazione economica drammatica come quella in cui viviamo il Governo aumenta la tassazione a chi ha già dato, a chi ha difficoltà a tirare avanti, colpendo indiscriminatamente famiglie e piccole e medie imprese.
Il Governo ha dato parere negativo all'emendamento che intendeva mettere un tetto massimo alle pensioni d'oro che, in questo momento, sono uno schiaffo per chi non è più in grado di garantire alla propria famiglia una vita dignitosa ed è costretto a tagliare anche le spese necessarie, come quelle mediche e alimentari. Un Governo, quindi, che si è dimostrato forte con i deboli e debole con i forti, un Governo composto di membri che non vivono e non capiscono i problemi dei cittadini, un Governo lontano dalla gente. Il mettere un tetto alle pensioni d'oro sarebbe stata una scelta di buonsenso e di equità sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Interventi a favore dei minori stranieri non accompagnati e chiarimenti in ordine al mancato rifinanziamento del relativo programma nazionale di protezione - n. 3-02369)

PRESIDENTE. L'onorevole Livia Turco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02369 concernente interventi a favore dei minori stranieri non accompagnati e chiarimenti in ordine al mancato rifinanziamento del relativo programma nazionale di protezione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LIVIA TURCO. Signor Presidente, nel 2011 sono stati 7.400 i minori stranieri non accompagnati giunti in Italia.
È un fenomeno che riguarda il nostro Paese da oltre un decennio, fenomeno al quale il nostro Paese ha saputo rispondere positivamente. Infatti, tra le eccellenze di questo nostro Paese vi è proprio la rete di accoglienza dei minori non accompagnati, che si costituisce a partire dalla legge del 1996 che istituisce il Comitato minori stranieri, e che si avvale di un'importante collaborazione dei comuni e delle ONG.
Nel 2008 vi è stato un finanziamento, che si è poi interrotto. Vorremmo sapere dal Governo se questo finanziamento verrà ripristinato. Lo dico avendo presente le forti sollecitazioni dei comuni e lo stato di grave disagio in cui versano i comuni stessi, su tutti i problemi sociali, ma anche su questo aspetto particolarmente rilevante anche da un punto di vista umano.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Turco, sono sicuro di non riuscire a leggere tutto il testo e ne sono molto dispiaciuto. La questione evidenziata dall'onorevole Turco concerne il fenomeno migratorio che da anni interessa il nostro Paese con particolare riferimento ai minori stranieri non accompagnati che Pag. 38raggiungono prevalentemente le nostre ragioni meridionali. Come è stato evidenziato nel Piano per l'integrazione, l'identità e l'incontro, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 10 giugno, i minori in questione necessitano di particolari forme di tutela, trovandosi sul territorio nazionale privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili. Nonostante la necessità di doversi confrontare con la sensibile riduzione di risorse finanziarie che ha determinato il mancato finanziamento del Programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati, faccio presente che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha assicurato la piena ed efficace gestione delle procedure di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati attraverso il coinvolgimento di 235 comuni sull'intero territorio nazionale, ben più numerosi dei 32 comuni coinvolti dal precedente Programma nazionale di protezione minori stranieri non accompagnati.
Come è noto, a partire dal gennaio 2011, la situazione di instabilità che si è determinata nei Paesi nel nord Africa, ha causato un afflusso eccezionale di minori stranieri non accompagnati. Per rispondere a tale emergenza, è stata predisposta una apposita procedura di accoglienza che ha visto l'individuazione e l'organizzazione, nell'ambito della rete dei comuni coinvolti, di strutture anche temporanee destinate all'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. In particolare si è ravvisata la necessità di promuovere il massimo livello di collaborazione con le altre istituzioni e le organizzazioni della società civile, al fine di garantire adeguata protezione e tutela dei minori stranieri, per scongiurare i rischi di un loro coinvolgimento in circuiti di sfruttamento e di degrado. Sono state inoltre definite procedure standardizzate per l'accoglienza dei minori, che hanno favorito la piena cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti a vario titolo e la fissazione di un costo medio pro capite giornaliero inferiore a quello registrato nell'anno dal precedente Programma nazionale di protezione. Inoltre, per la gestione della procedura di accoglienza e per il monitoraggio continuo del percorso dei minori, è stata elaborato un sistema informativo in grado di contenere e gestire le informazioni raccolte. In tal senso è in corso di realizzazione, in collaborazione con il Comitato per i minori stranieri non accompagnati, un sistema formativo on line...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. ... che consentirà a tutti i soggetti coinvolti di accedere ad una base dati condivisa nella quale ciascuno per le proprie competenze potrà inserire e visualizzare le informazioni sul minore presente sul nostro territorio. Chiedo alla Presidenza di poter consegnare il testo scritto della risposta.

PRESIDENTE. Non è possibile che io la autorizzi. Poi magari brevi manu lo farà avere alla collega interrogante, ma non è possibile pubblicarlo in calce al resoconto stenografico.
L'onorevole Livia Turco ha facoltà di replicare.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, sono in imbarazzo nel senso che noi abbiamo posto un problema riguardante le risorse e il Ministro ci ha parlato delle procedure. Ora, per quanto riguarda l'accoglienza dei minori stranieri, il rispetto delle procedure è sicuramente importante, ma ciò che stanno vivendo, devo dire drammaticamente, tanti comuni - lei ha parlato di duecentotrentadue comuni, la rete si è allargata - è la totale mancanza di risorse, è la situazione di abbandono rispetto alla gestione di un fenomeno che, come ha detto il Ministro, è altamente delicato.
Quindi, noi siamo molto preoccupati di dover constatare che un sistema, che è un'eccellenza del nostro Paese, basato proprio sulla collaborazione tra Governo nazionale, Comitato per i minori stranieri, comuni e realtà del volontariato, sia privato delle risorse essenziali - perché stiamo parlando di risorse essenziali - e sicuramente Pag. 39vivrà grandi difficoltà nella propria azione quotidiana. Sottolineo che noi esprimiamo oggi questa preoccupazione in un question-time presentato parecchio tempo fa, ma l'hanno espressa in modo corale ripetutamente i comuni, la ha espressa la Commissione bicamerale per l'infanzia in una importante relazione votata all'unanimità e quindi il nostro non è soltanto disappunto, è una viva preoccupazione rispetto ad un'emergenza importante del nostro Paese.
Non posso poi anche non dire - mi sia consentito di fare questa considerazione - che noi da questo Governo non pretendiamo, sul tema dell'immigrazione, che cambi le norme, le norme che non ci piacciono, ma che faccia della buona amministrazione si, che garantisca il finanziamento di progetti essenziali si, e che mantenga gli impegni pubblicamente assunti, come ad esempio la riduzione della tassa del permesso di soggiorno, questo si. Quindi purtroppo devo esprimere imbarazzo e anche grande preoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Problematiche riguardanti il corso concorso per dirigente scolastico indetto con determinazione del direttore generale del 22 novembre 2004 - n. 3-02370)

PRESIDENTE. L'onorevole Pelino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02370 concernente problematiche riguardanti il corso concorso per dirigente scolastico indetto con determinazione del direttore generale del 22 novembre 2004 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PAOLA PELINO. Signor Presidente, signor Ministro, le chiedo di porre rimedio con immediatezza all'ingiustizia subita dai ricorrenti del corso concorso a dirigente scolastico bandito dal Ministero dell'istruzione, università e ricerca nel 2004, e che tuttora hanno un contenzioso pendente con il Ministero, in quanto sono stati penalizzati sia in Parlamento, con il comma 619 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, ché escludeva coloro per i quali i TAR non si erano ancora pronunciati, dalla legge n. 202 del 2010, che provvedeva a risolvere il problema solo per la regione Sicilia, dal decreto-legge cosiddetto milleproroghe del febbraio 2008, che stravolgeva le norme del bando di concorso, appunto, del 2004, e sia dallo stesso Ministero che ha introdotto nel bando di concorso attuale, una riserva di legge a favore dei soli candidati siciliani, e ha disposto un trattamento di favore per i candidati del Trentino, lasciando da parte i candidati di altre 11 regioni. Le chiedo quindi come intende porre rimedio a queste iniquità.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, l'onorevole interrogante richiede l'adozione di opportune iniziative finalizzate a definire le questioni inerenti al corso-concorso per dirigente scolastico indetto con decreto direttoriale del 22 novembre 2004. Come è noto, il suddetto concorso è stato oggetto di numerosi ricorsi a livello regionale presentati da candidati nelle diverse regioni presso i rispettivi TAR, i quali si sono espressi in maniera difforme, concedendo in taluni casi la sospensiva, in altri, più numerosi, negandola. Con la legge n. 206 del 2006 è stato previsto l'inserimento in graduatoria dei soli candidati che avevano ottenuto il provvedimento cautelare in proprio favore.
Conseguentemente sono state sanate le situazioni di coloro i quali, rientrando nelle ipotesi previste dalla legge, ed essendo in possesso dei requisiti prescritti dalla stessa, hanno avuto titolo alla nomina, con le modalità e nei termini stabiliti.
Diversa è la situazione riguardante la Sicilia, ricordata dall'onorevole interrogante, in cui si è proceduto alla rinnovazione della procedura concorsuale in applicazione della legge n. 202 del 2010. Allo stato Pag. 40sono in corso le operazioni relative alle correzioni delle prove scritte.
In considerazione del fatto che i TAR non si sono pronunciati in modo omogeneo, sono state assunte diverse iniziative parlamentari per affrontare la situazione dei candidati ricorrenti delle regioni in cui il TAR non ha disposto il provvedimento cautelare. Si ricordano in particolare gli ordini del giorno approvati alla Camera dei deputati nella seduta del 20 febbraio 2008, che impegnavano il Governo ad adottare atti urgenti volti a consentire che i soggetti che avessero superato a qualsiasi titolo le fasi iniziali del suddetto corso concorso potessero completare il percorso formativo, ed essere inseriti nelle graduatorie regionali anche nel caso in cui fosse pendente il ricorso giurisdizionale. Si rammenta altresì l'emendamento n. 50.01 proposto dall'onorevole interrogante in sede di conversione del decreto-legge n. 5 del 2012, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo. Detto emendamento era stato approvato dalle Commissioni riunite I e X della Camera in data 6 marzo 2012, con parere favorevole dei relatori e con parere conforme a quello dei relatori dichiarato dal Governo. Successivamente la V Commissione (Bilancio) della Camera dei deputati in sede consultiva, ha espresso parere contrario all'emendamento per motivi di mancanza di copertura finanziaria.
Tali motivi hanno finora impedito l'approvazione di un provvedimento risolutore nel senso auspicato dall'interrogante. La notoria situazione di crisi economica in atto, purtroppo, impedisce, al momento, di corrispondere alle aspettative degli interessati, fermo restando che, a seguito dell'auspicato mutamento del quadro congiunturale, il Governo potrà tornare sulla questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Pelino ha facoltà di replicare.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, signor Ministro, mi ritengo in parte soddisfatta, anche perché questa è un'annosa vicenda che io speravo oggi, attraverso le sue parole, potesse trovare una risoluzione. È stato un iter lungo, come lei ha appunto accennato, al cui interno una proposta emendativa al decreto-legge n. 5 del 9 febbraio 2012, era stata approvata all'unanimità da tutte le Commissioni, ma soltanto la V Commissione (Bilancio) aveva sollevato un problema di copertura finanziaria. Devo ricordarle che nel settembre del 2011 lo stesso MIUR aveva presentato alla Presidenza del Consiglio, tutta una documentazione dicendo che assolutamente questo provvedimento non avrebbe comportato oneri di spesa aggiuntivi. E parliamo del settembre 2011. Mi sembra, quindi, di capire che se non c'è da parte dello stesso Ministero nessun altro motivo che ostruisca la regolarizzazione di questi dirigenti e penso che si potrà definire al più presto la questione, tenendo conto che la platea, quando è iniziato l'iter, era costituita da più di 100 aspiranti dirigenti scolastici, mentre oggi ne sono rimasti forse circa neanche 80, che fanno parte di 11 regioni italiane. È un problema di iniquità che spero venga risolto al più presto.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, riprenderà alle ore 16,05 con il seguito della discussione del decreto-legge recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alla missione di osservatori militari delle Nazioni Unite denominata United Nations Supervision Mission in Syria.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bongiorno, Caparini, Chiappori, Cicchitto, Cirielli, Commercio Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, D'Amico, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Ferranti, Pag. 41Gregorio Fontana, Franceschini, Ghizzoni, Giancarlo Giorgetti, Holzmann, Iannaccone, Leo, Lusetti, Mantini, Antonio Martino, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Paniz, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Valducci e Zaccaria sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,16).

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, sarò breve come è mio uso. Il question time, signor Presidente, è stato introdotto da un po' di anni in questa Camera e credo che, almeno nelle sue origini, fosse stato uno strumento importante per far recepire anche al di fuori di quest'aula quello che è il lavoro parlamentare, che fanno i parlamentari e in un certo modo anche il Governo.
Ora signor Presidente, lei sa che abbiamo avuto modo di discutere anche in Giunta per il Regolamento sull'istituto del question time, però, vede, è diventata abitudine un po' di tutti i Governi far rispondere ai quesiti del question time il Ministro per i rapporti con il Parlamento.
Vi è però un aspetto che mi sembra sia assolutamente peggiorativo, tanto è vero che ella, proprio come Presidente, ha dovuto oggi richiamare il Ministro Giarda, perché continuava a dire che era qua a leggere quello che gli era stato scritto da qualcun altro. Ora io penso che vi siano degli aspetti che debbano avere almeno un minimo di rispetto per il Parlamento e per i cittadini che guardano in quel momento la seduta di question time.
Peraltro c'è un secondo aspetto: la continua richiesta di poter consegnare dei testi che non sono consegnabili durante il question time diventa un aspetto limitativo per il lavoro dei colleghi che pongono i quesiti. Infatti è evidente che se la risposta è incompleta diventa impossibile per il collega fare le sue considerazioni su quanto espresso durante il question time dal Governo.
Volevo anche dire, signor Presidente, che le devo chiedere scusa perché oggi mi sono per un attimo irritato durante il question time e chiedo scusa anche ai colleghi, ma ho visto anche un atteggiamento di superficialità nel momento in cui lei ha voluto richiamare il Ministro. C'era una richiesta, da parte del collega Toto, che parlava di una particolare situazione e lei ha voluto richiamare il Ministro, dicendogli che la sua presenza era quella di rappresentanza collegiale del Governo. Il Ministro, quasi prendendoci in giro, a quel punto ha aperto le virgolette, ha detto proprio «virgolette», si è messo a leggere e ha chiuso le virgolette.
Signor Presidente, io penso che una riflessione comune sul question time dovremo continuare a farla. Credo anche che vi sia un aspetto che non è legato... (Commenti della deputata Bossa) Collega, guardi che sto parlando anche per lei, perché guardi che il rispetto comune vale per me come per lei da parte del Governo, sa? Non sto contestando così, sto contestando una situazione che è imbarazzante per tutto il Parlamento.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

RAFFAELE VOLPI. Concludo brevemente: io le chiedo se è possibile ricordare innanzitutto al Governo quali sono i tempi per rispondere al question time, in modo tale che ci sia la possibilità per i colleghi di poter replicare. Seconda cosa: credo che sentirsi presi in giro non sia bello, ma sia ancora peggio quando cerchiamo di dare un'immagine esterna del Parlamento di un certo tipo e il Governo non ci aiuta. La ringrazio, signor Presidente.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

Pag. 42

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo sullo stesso argomento perché penso che abbia ragione il collega Volpi a ricordare che il question time non è un momento secondario dell'attività dell'aula parlamentare. Vorrei anche ricordare che sono centinaia di migliaia i cittadini che settimanalmente seguono i lavori del question time in diretta televisiva.
Ora, è evidente che essendoci anche una regolamentazione è invalsa la prassi per la quale diminuisce sempre il numero dei ministri disponibili a partecipare alle interrogazioni a risposta immediata e spesso viene affidato al Ministro per i rapporti con il Parlamento o al Ministro responsabile del programma, se questo è previsto dalla compagine governativa, il compito di rispondere ai quesiti sottoposti al Governo dai colleghi. Signor Presidente, è evidente che occorre fare in modo che anche la Presidenza intervenga perché il Governo metta una maggiore disponibilità alla presenza dei propri ministri. Tuttavia, vorrei anche ricordare, quanto a prassi, che il question time è sempre più scaduto in funzione del fatto che, ad esempio dal 2008 al 2011, non vi ha mai partecipato, una volta, il Presidente del Consiglio in carica pro tempore. Questa è una questione vera, perché secondo il regolamento delle interrogazioni a risposta immediata, almeno una volta al mese, dovrebbe partecipare il Presidente del Consiglio o un suo delegato, se la Presidenza del Consiglio ha, all'interno della compagine governativa, un Vicepresidente del Consiglio. Così è stato nei periodi in cui ha governato il centrosinistra, così non è mai stato nei periodi in cui ha governato il centrodestra. Poiché negli ultimi dieci anni abbiamo preso atto del fatto che una parte politica ha sempre considerato il question time un problema secondario, una questione di cui bisognava sbrigarsi burocraticamente e non invece un momento di incontro con il Parlamento e di relazione con i cittadini attorno alle questioni più urgenti del Paese, è a questo indirizzo che noi dobbiamo far tornare il nostro question time.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, credo che fra le poche cose di scarso buonsenso che si possano fare di fronte alla questione sollevata dall'onorevole Volpi, una di queste sia quella di farne un caso di polemica politica, peraltro tra forze che, in questo momento, compongono la stessa maggioranza, onorevole Quartiani. Quindi, credo che sarebbe più opportuno occuparci del merito della questione anche perché è vero che c'è un progressivo assottigliarsi delle disponibilità dei ministri, in alcuni casi ciò è dovuto anche ad impegni di Governo ed è vero, inoltre, che spesse volte la figura del Ministro per i rapporti con il Parlamento che pure, come giustamente ha sottolineato il Presidente, rappresenta il Governo nella sua collegialità, è vittima e non artefice di questa strana circostanza per la quale lo stesso Ministro per i rapporti con il Parlamento si trova a dover rispondere a quesiti sulle più disparate materie e in realtà indirizzati ai diversi dicasteri; pur tuttavia è vero quanto dice l'onorevole Volpi che si tratta di quesiti che meritano risposta, rispetto ai quali l'interrogante può dichiararsi più o meno soddisfatto.
È di tutta evidenza che se nei tre minuti che il Governo ha a disposizione il tempo viene utilizzato in parte per fare la sintesi o la ripetizione del contenuto della domanda, in parte per raccontare la storia di quella che è stata l'origine o lo sviluppo della vicenda, ebbene, poca parte resta per la risposta concreta al quesito posto. Quindi, al netto di tutto ciò, credo che vi sia, in primis, una riflessione di carattere generale su un question time che nasce come tentativo di recuperare un istituto del Parlamento anglosassone di cui il nostro, a mio avviso, è una brutta copia rivista e scorretta che, credo, in un quadro di riforma generale del Regolamento dovremo Pag. 43rivedere. In secondo luogo, segnalo il fatto che pur avendo dedicato a questo istituto la diretta televisiva sulle nostre reti pubbliche nel nobile, a mio avviso, tentativo di dare un'immagine di un Parlamento efficace, efficiente, che lavora, che si confronta, di fatto, avendolo poi collocato in un orario che è contemporaneo a quello della riunione delle Commissioni, si ottiene un effetto esattamente opposto, cioè quello di dare a chi ci guarda da casa l'immagine di un Parlamento vuoto. Infatti, pur essendo noi consapevoli del fatto che molti colleghi sono impegnati nelle Commissioni parlamentari permanenti per l'esame di provvedimenti di legge o lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo in Commissione, l'immagine che se ne ha a casa è quella di un Parlamento in cui vanno in Aula soltanto coloro che sono interessati alle interrogazioni a risposta immediata.
Quindi, in tutta sintesi: occorre uno sforzo aggiuntivo da parte del Governo, in termini di una raccolta maggiore di disponibilità dei Ministri; un ringraziamento va anche nei confronti del Ministro per i rapporti con il Parlamento, che porta la voce dei Dicasteri che gli forniscono le risposte, ma egli stesso, poi, ci mette la faccia. Credo, Presidente, che ciò dovrà essere oggetto di una riflessione generale, in un quadro di riforma regolamentare in cui il question time, paradossalmente, anziché nobilitare l'immagine del Parlamento ed essere strumento di confronto tra Parlamento e Governo, in questo momento, rischia di dare un'immagine peggiore del Parlamento all'esterno, ed è poco utile in termini di risoluzione di questioni poste attraverso lo strumento del sindacato ispettivo, seppur a risposta orale ed in diretta televisiva.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, credo che fra le poche cose di scarso buonsenso che si possano fare di fronte alla questione sollevata dall'onorevole Volpi, una di queste sia quella di farne un caso di polemica politica, peraltro tra forze che, in questo momento, compongono la stessa maggioranza, onorevole Quartiani. Quindi, credo che sarebbe più opportuno occuparci del merito della questione anche perché è vero che c'è un progressivo assottigliarsi delle disponibilità dei ministri, in alcuni casi ciò è dovuto anche ad impegni di Governo ed è vero, inoltre, che spesse volte la figura del Ministro per i rapporti con il Parlamento che pure, come giustamente ha sottolineato il Presidente, rappresenta il Governo nella sua collegialità, è vittima e non artefice di questa strana circostanza per la quale lo stesso Ministro per i rapporti con il Parlamento si trova a dover rispondere a quesiti sulle più disparate materie e in realtà indirizzati ai diversi dicasteri; pur tuttavia è vero quanto dice l'onorevole Volpi che si tratta di quesiti che meritano risposta, rispetto ai quali l'interrogante può dichiararsi più o meno soddisfatto.
È di tutta evidenza che se nei tre minuti che il Governo ha a disposizione il tempo viene utilizzato in parte per fare la sintesi o la ripetizione del contenuto della domanda, in parte per raccontare la storia di quella che è stata l'origine o lo sviluppo della vicenda, ebbene, poca parte resta per la risposta concreta al quesito posto. Quindi, al netto di tutto ciò, credo che vi sia, in primis, una riflessione di carattere generale su un question time che nasce come tentativo di recuperare un istituto del Parlamento anglosassone di cui il nostro, a mio avviso, è una brutta copia rivista e scorretta che, credo, in un quadro di riforma generale del Regolamento dovremo Pag. 43rivedere. In secondo luogo, segnalo il fatto che pur avendo dedicato a questo istituto la diretta televisiva sulle nostre reti pubbliche nel nobile tentativo di dare un'immagine di un Parlamento efficace, efficiente, che lavora, che si confronta, di fatto, avendolo poi collocato in un orario che è contemporaneo a quello della riunione delle Commissioni, si ottiene un effetto esattamente opposto: cioè quello di dare a chi ci guarda da casa l'immagine di un Parlamento vuoto. Infatti, pur essendo noi consapevoli del fatto che molti colleghi sono impegnati nelle Commissioni parlamentari permanenti per l'esame di provvedimenti di legge o lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo in Commissione, l'immagine che se ne ha a casa è quella di un Parlamento in cui vanno in Aula soltanto coloro che sono interessati alle interrogazioni a risposta immediata.
Quindi, in sintesi: occorre uno sforzo aggiuntivo da parte del Governo, in termini di una raccolta maggiore di disponibilità dei Ministri; un ringraziamento va anche nei confronti del Ministro per i rapporti con il Parlamento, che porta la voce dei Dicasteri che gli forniscono le risposte, ma egli stesso, poi, ci mette la faccia. Credo, Presidente, che ciò dovrà essere oggetto di una riflessione generale, in un quadro di riforma regolamentare in cui il question time, paradossalmente, anziché nobilitare l'immagine del Parlamento ed essere strumento di confronto tra Parlamento e Governo, in questo momento, rischia di dare un'immagine peggiore del Parlamento all'esterno, ed è poco utile in termini di risoluzione di questioni poste attraverso lo strumento del sindacato ispettivo, seppur a risposta orale ed in diretta televisiva.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, vorrei contraddire il collega Baldelli, grande «gestore» del question time, che, nato sul modello anglosassone, è diventato un'inutile vetrina gestita tirannicamente dai partiti, e in cui il Governo è più preoccupato di schivare i colpi che accendere un dibattito serio davanti al Paese. Approfitto per dire che anche gli strumenti di sindacato ispettivo (le interpellanze e le interrogazioni) stanno assumendo un carattere inutile, per un motivo molto semplice: nella scorsa legislatura il Governo ha risposto alla metà delle interrogazioni presentate dai deputati, e questo perché ogni deputato può presentare un numero illimitato di interrogazioni. Allora, mi chiedo, signor Presidente: perché la Giunta per il Regolamento non si riunisce mai? Perché non poniamo mai mano agli strumenti di sindacato ispettivo e anche al question time, in modo da restituire a quest'ultimo, sul modello anglosassone, un dibattito franco e chiaro davanti al Paese?

PRESIDENTE. Prendo atto delle osservazioni che sono state svolte, ma voglio chiarire che lo sforzo che bisogna fare - e la questione sarà portata in Giunta per il Regolamento, visto che è stata sollevata in Aula a seguito del question time odierno - si basa sul fatto che il Governo, tra l'altro, fornisce ai gruppi l'elenco dei Ministri disponibili. Per cui, se vi fosse uno sforzo anche da parte dei gruppi nell'indirizzare le interrogazioni a quei Ministri che sono disponibili, forse il Ministro Giarda non sarebbe costretto a rispondere a dieci interrogazioni. Questo per un verso. Per quanto riguarda tutto il resto, è chiaro che una riflessione va fatta, anche in ordine al fatto che la natura del question time non consentirebbe neanche di presentare interrogazioni di quattro pagine, visto che i quesiti dovrebbero essere veramente «secchi» con risposte altrettanto «secche».
Poi, in merito alla prassi che si è instaurata - e sicuramente ciò sarà oggetto di riflessione della Giunta per il Regolamento, perché tale questione sarà sollevata -, dovremmo tornare a quella che è l'iniziale ragione, la ratio del question time, non omettendo di ricordare che la prassi instauratasi, per quanto riguarda la Pag. 44mancanza del Premier al question time, viene seguita anche da questo Premier, che ancora non è venuto mai in quest'Aula a rispondere.

CARLO CICCIOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, vorrei che la Presidenza esprimesse richiamo e censura nei confronti del comportamento del Ministro della salute, Balduzzi, che oggi non si è presentato in Commissione, non ha dato delega al sottosegretario che era presente in Commissione, né si è giustificato in merito alla discussione degli emendamenti sulle nuove norme in materia di assistenza psichiatrica. A me pare un comportamento lesivo ed inammissibile da parte del Ministro nei confronti dell'attività parlamentare. Su questo sono particolarmente severo, perché ritengo che un Ministro non possa eludere di presentarsi quando viene convocato con ampio anticipo (due settimane), e sostanzialmente sostiene un'azione di boicottaggio nei confronti di un provvedimento il cui testo base e già stato approvato dalla Commissione. Quindi, chiederei che la Presidenza intervenisse in materia.

PRESIDENTE. Sarà sicuramente fatto. Tra l'altro, risulta alla Presidenza che il presidente Palumbo ha già inoltrato rimostranze nei confronti del Governo per quello che è accaduto.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo per accodarmi alle argomentazioni del collega Ciccioli non solo sull'episodio, ma perché analoghi episodi - che credo siano stati già segnalati dall'ottimo presidente Giorgetti - avvengono ormai quasi quotidianamente ed interferiscono sull'andamento dei lavori in Commissione bilancio. Ora, capisco che il numero è limitato. Ma allora, se il numero è limitato, che li rimettano. I lavori delle Commissioni sono programmati settimanalmente. È evidente che il Governo deve essere rappresentato e rispettare il lavoro dei commissari.

PRESIDENTE. Tra l'altro è presente anche il Ministro per i rapporti con il Parlamento che ne prende atto.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, direbbe il collega Baldelli che non è il caso di fare polemica politica a basso costo. In effetti, lo è, perché i colleghi che mi hanno preceduto hanno posto un problema che in altre circostanze andrebbe definito come un caso davvero da trattare per l'appunto a livello psichiatrico. Mi scuseranno i colleghi psichiatri presenti.
Infatti, il provvedimento del quale si parla ha la bellezza di quattro anni di vita. In tre anni e mezzo il Governo sostenuto dai colleghi che hanno così vivacemente protestato è stato assente in più occasioni quando si dovevano discutere e trattare gli emendamenti al progetto di legge Ciccioli che tende, più o meno, a riaprire i manicomi.

MASSIMO POLLEDRI. Cosa c'entra questo?

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Per tre anni e mezzo sono stati assenti...

CARLO CICCIOLI. Questa è una sciocchezza assurda! Basta dire falsità!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Onorevole Ciccioli...

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Ciccioli, il tuo Governo è stato assente per tre anni e mezzo ed ora, con un Governo che ha un sottosegretario in meno, pretendi il dono Pag. 45dell'ubiquità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il dono dell'ubiquità non sei in grado nemmeno tu di somministrarlo, di prescriverlo. Provaci. Provaci, se ce la fai.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3304 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 58, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alla missione di osservatori militari delle Nazioni Unite, denominata United Nations Supervision Mission in Syria (UNSMIS), di cui alla Risoluzione 2043 (2012), adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Approvato dal Senato) (A.C. 5287) (ore 16,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 58, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alla missione di osservatori militari delle Nazioni Unite, denominata United Nations Supervision Mission in Syria (UNSMIS), di cui alla Risoluzione 2043 (2012), adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Ricordo che nella seduta del 3 luglio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 5287)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 5287).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 5287).
Ricordo che la I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 5287).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,32).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 5287)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, siamo chiamati in Aula a convertire il decreto-legge approvato dal Governo per la partecipazione italiana alla missione in Siria sulla base di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, una missione che prevede l'invio nella regione di osservatori non armati.
Ancora una volta il nostro Paese si assume le proprie responsabilità di fronte alla comunità internazionale per poter partecipare alla soluzione di crisi internazionali e per poter manifestare il suo impegno per la pace, inviando uomini e trovando risorse come in questo caso. Lo facciamo in un'area, quella del Mediterraneo, che è al centro della nostra attenzione e rispetto alla quale dobbiamo concentrare le nostre forze e la nostra presenza diplomatica, perché il Mediterraneo naturalmente è al centro del nostro interesse geopolitico e della nostra sicurezza.
Gli uomini che abbiamo destinato alla missione in Siria - e questo non è un caso - provengono dalle truppe di stanza in Libano e la ripercussione della crisi siriana si avverte in quel Paese, dove noi partecipiamo alla missione di peacekeeping e partecipiamo, assumendoci il comando Pag. 46della missione Unifil. In Siria, purtroppo, siamo in presenza di un tragico numero di vittime e di uccisioni, soprattutto di civili, da parte del presidente Assad.
Abbiamo visto in Siria quello che si è manifestato in altri contesti. Abbiamo visto in Siria quello che è capitato, ad esempio, in Libia e in Egitto. Ancora una volta un tiranno contro il proprio popolo che protesta, che chiede il cambiamento, la libertà e la democrazia, esercita una folle e cieca violenza. Contro questa repressione è necessario rispondere ed intervenire per porre fine ad una violazione così intollerabile dei diritti dell'uomo, ad una violenza così indiscriminata.
Eppure noi dobbiamo avere la responsabilità di intervenire e, allo stesso tempo, di dimostrare, nei confronti di una situazione così complicata come quella siriana e come quella della regione medio-orientale, equilibrio e capacità di risolvere, in termini politici e in termini diplomatici, la crisi che è presente. Noi sappiamo benissimo che ciò che è stato possibile fare in un luogo, non sarebbe replicabile in un altro luogo.
Noi sappiamo bene che la Siria non è la Libia, intanto perché l'opposizione al regime di Assad è altamente frazionata e priva di basi territoriali, perché nessun tipo di intervento poi sarebbe approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il veto della Russia e della Cina e, inoltre, perché in questo caso, per una missione come quella della Libia, non ci sarebbe il sostegno neppure della Lega araba.
In ogni caso, la via maestra che bisogna seguire di fronte a questa crisi, anche di fronte a queste violenze, è quella dell'iniziativa diplomatica, del tentativo di isolare i regimi che tirannicamente assumono questi atteggiamenti e assumono questa violenza contro il proprio popolo. La crisi siriana si iscrive in un contesto molto critico. Noi abbiamo presente le ripercussioni che si sono determinate in Libano, dove siamo impegnati - come dicevo - in una missione assumendone il comando, la missione Unifil.
Noi abbiamo presente nella regione quali sono le ripercussioni che si determinano per il conflitto israelo-palestinese, la tensione tra sunniti e sciiti. Sappiamo che in questo contesto possono determinarsi anche effetti negativi dopo i rivolgimenti politici epocali che si sono manifestati nei Paesi arabi e in Egitto. Noi abbiamo discusso della Siria non più di due settimane fa, prima della discussione che stiamo facendo per convertire il decreto-legge per la partecipazione del nostro Paese alla missione internazionale. Abbiamo parlato due settimane fa, quando sono state presentate le mozioni di tutti i partiti.
Dopo queste due settimane sono purtroppo avvenuti altri fatti che hanno aggravato ancora di più la situazione. Sono continuati i massacri, c'è stato l'abbattimento del caccia turco che ha reso ancora più incandescente la situazione già difficile dei rapporti tra i due Paesi al punto che il premier Erdogan ha valutato l'ipotesi di creare una zona cuscinetto al confine con la Siria anche per contrastare la presenza di un consistente flusso di immigrazione e anche per contrastare il rischio, sempre presente, di vedere rilanciato nel proprio Paese, in Turchia, il terrorismo secessionista del PKK.
In Libano dal mese di maggio - e anche nel mese di giugno - si sono verificati più episodi di propagazione del conflitto siriano. Nello scorso mese di giugno a Tripoli ci sono stati 14 morti e più di 30 feriti in scontri tra gruppi sunniti e alawiti. La crisi siriana ha un'influenza diretta sulla stabilità interna palestinese dove Hezbollah non ha mai fatto mancare il proprio sostegno al regime di Assad, ma dove parte del Free Syrian Army ha trovato nella regione settentrionale un retroterra logistico dal quale far partire gli attacchi nei confronti dei lealisti e per ottenere armi attraverso le vie del contrabbando.
In Giordania la presenza dei profughi siriani ormai è enorme; hanno toccato le 100 mila unità, mettendo a repentaglio gli equilibri in quella regione del Medio Oriente, dove è molto presente la pressione Pag. 47democratica della popolazione palestinese. Insomma, lo scontro tra il regime di Assad, il Consiglio nazionale siriano e il Free syrian army condiziona la dialettica politica di tutti i paesi della regione mediorientale e questo può portare a complicazioni per la ricerca di una soluzione diplomatica che non veda una presenza significativa dei paesi occidentali, ma che veda soprattutto l'intervento dei paesi della regione.
Qualsiasi intervento internazionale altererà le forze nel grande scenario mediorientale. Per affrontare la crisi siriana è necessario costruire una compattezza della comunità internazionale, a partire dal coinvolgimento di tutti gli attori presenti nello scenario, compresa la Russia, ma anche impegnando direttamente in una soluzione che garantisca la stabilità dell'area anche l'Iran, perché dobbiamo fare in modo di separare Assad dai suoi alleati. L'Iran, inoltre, deve dimostrare di poter contribuire a riequilibrare le forze in gioco nel grande confronto tra sunniti e sciiti senza destabilizzare ulteriormente l'area mediorientale. Infatti, la politica, l'iniziativa diplomatica e la compattezza del fronte democratico possono assolutamente risolvere questa crisi in uno scenario complicatissimo.
In questo scenario la mossa che ha giocato la politica è quello dell'inviato speciale Kofi Annan, ex segretario delle Nazioni unite, che ha provato a stilare un piano di sei punti per congelare il conflitto e per dare più spazio alla diplomazia. La missione degli osservatori, che oggi noi approviamo, è sempre sul punto di fallire definitivamente e comunque non è la misura che ci vorrebbe per risolvere questa crisi.
È necessario mantenere ancora una chance per la pace. Il 30 giugno a Ginevra per la prima volta nell'incontro tra i cinque paesi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite più la Turchia, il Qatar, il Kuwait, le Nazioni unite, la Lega araba e l'Unione europea si è affermata l'esigenza di realizzare in Siria la transizione politica per porre fine alle violenze e agli scontri. Anche questo vertice ha avuto un esito contraddittorio, del quale ciascuno dei protagonisti ha voluto dare un'interpretazione diversa e più confacente alla propria politica estera.
Abbiamo sentito le dichiarazioni del Governo degli Stati Uniti d'America. Abbiamo sentito le dichiarazioni che sono state date sull'esito dell'incontro da parte dei rappresentanti della Russia. Da una parte si cerca di sottolineare il fatto che, con questo vertice, si sia aperta la strada per porre fine al regime di Assad. Da un'altra parte si è detto che, invece, nella risoluzione del vertice è prevista la possibilità di un Governo di transizione anche con gli esponenti dell'attuale Governo. Ciò che però è importante è che, tra profonde divergenze, ancora il filo della trattativa e della diplomazia continui ad essere tessuto. La missione dei nostri osservatori, fino a quando avrà il consenso e il sostegno delle Nazioni unite, aiuterà a raggiungere questo scopo.
Darà forza alla diplomazia e alla politica e contribuirà a risolvere una crisi che minaccia di destabilizzare ulteriormente la già difficile situazione del Medio Oriente, con riferimento alla quale questa crisi, che getta la Siria in una situazione di guerra civile, si rischia assolutamente di aggravare.
Per questo esprimiamo il nostro favore alla conversione in legge del decreto-legge sulla partecipazione del nostro Paese alla missione delle Nazioni Unite.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti relativi a questo decreto-legge che, ancora una volta, conferma l'impegno italiano in aree complesse e difficili come, in questo caso, la situazione siriana. Questo decreto-legge risponde, appunto, alla sollecitazione, alla risoluzione n. 2043 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che, appunto, è stata approvata il 21 aprile 2012 e che prevede il dispiegamento in territorio siriano di 300 osservatori militari non armati. L'Italia, con questo decreto-legge, Pag. 48si impegna a fare in modo che vi sia una presenza media di proprio personale di 10 militari italiani fino alla fine del 2012.
Non vi è dubbio che la situazione in Siria è estremamente difficile, complicata e direi addirittura drammatica. A questo riguardo le recenti dichiarazioni del comandante della missione ONU esprimono molto bene questa situazione perché il comandante, qualche giorno, fa ebbe a dire che negli ultimi giorni vi era stata e vi è un'intensificazione delle violenze armate, una escalation che mina addirittura e riduce la capacità di osservare, di verificare e di riferire, come pure - dice lo stesso comandante - vi è una limitata possibilità di fornire assistenza per il dialogo e per i piani di stabilità. Quindi, vi è una situazione indubbiamente complessa, difficile, problematica. Aggiunge, inoltre, che ogni giorno sono uccisi civili inermi, donne, anziani, bambini, e gli stessi osservatori possono trovarsi in difficoltà.
Del resto, questa è una situazione che, a distanza di 16 mesi dall'inizio della protesta, è una realtà che ha raggiunto livelli di violenza veramente inauditi. Non vi è dubbio che si tratta di una vera e propria guerra civile e lo stesso esercito di Assad usa l'artiglieria fino addirittura alle porte di Damasco. Oltre tutto vi è anche una realtà che suscita non solo perplessità ma che fa anche rabbrividire le coscienze, perché vi sono uccisioni che ormai hanno raggiunto, secondo le stesse valutazioni delle Nazioni Unite, circa 16 mila, 16.500 vittime.
Peraltro, il bilancio delle ultime settimane è veramente pesante, ma c'è qualcosa di più, nel senso che - e i giornali di questi giorni lo riportano - un rapporto di Human Rights Watch afferma che la Siria è un arcipelago della tortura ed un regime di crimini contro l'umanità. Se questa è la situazione, che indubbiamente fa rabbrividire dal punto di vista dei rapporti e delle contrapposizioni militari e fa rabbrividire dal punto di vista di questi centri di tortura - ne hanno contati addirittura ventisette - anche la situazione politica e diplomatica è in una condizione precaria e di empasse.
Già i sei punti di Kofi Annan stanno attraversando un momento di empasse e di difficoltà e sembrano addirittura incapaci di incidere sulla realtà, ma anche la definizione degli impegni che sono stati oggetto dell'azione diplomatica del gruppo di azione sulla Siria, che si è svolto lo scorso 30 giugno a Ginevra e che, tra l'altro, aveva fatto sperare. Infatti, lo stesso Kofi Annan - ricordiamolo - il rappresentante speciale sia delle Nazioni Unite, che della Lega Araba, aveva annunciato che l'esito dei lavori del gruppo di azione era interessante, nel senso che prevedeva la formazione di un Governo di transizione, che, diceva Kofi Annan, potrà includere anche i membri dell'attuale Governo, dell'opposizione e di altre formazioni e che sarà formato sulla base del reciproco consenso delle parti in tempi prefissati.
Ma - attenzione - ricordiamo che la bozza iniziale di questo gruppo di lavoro prevedeva l'esclusione dei rappresentanti dell'attuale regime, ma sappiamo anche che una eventualità di questo tipo avrebbe determinato la deterrenza del veto da parte della Russia che, indubbiamente, ha imposto questa modifica e, così facendo, di fatto, questo accordo non implica le dimissioni di Assad. È pur vero che, nella giornata di ieri, lo stesso Segretario generale delle Nazione Unite, in una nota, ha cercato di rilanciare gli accordi di Ginevra, sottolineando che quegli impegni contenuti nel testo dell'accordo vanno rispettati e che bisogna lavorare per una vera transizione politica in Siria ed evitare un'ulteriore militarizzazione del conflitto, anche se poi lo stesso segretario Kofi Annan ha aggiunto nella sua nota di essere preoccupato per l'escalation delle violenze e si augurava anche che la riunione della Lega Araba con le forze d'opposizione, in corso al Cairo, potesse raggiungere un risultato positivo per una transizione significativa nella realtà siriana.
Da questo punto di vista, bisogna però evidenziare che l'opposizione siriana salafita Pag. 49è divisa tra le correnti che hanno base all'estero e le realtà di attivisti che operano sul territorio.
Tra l'altro, questi ultimi hanno anche boicottato la riunione a cui facevo riferimento poc'anzi, quella del 2 luglio del Consiglio nazionale siriano che si è svolta a Il Cairo. Quindi, l'Accordo di Ginevra è anche osteggiato da tutta l'opposizione siriana, sia quella - come detto un attimo fa - che si trova all'estero, sia quella che opera in territorio siriano, perché, dice l'opposizione, questo Accordo consente al regime di Assad di avere tempo a disposizione per reprimere la rivoluzione popolare e farla tacere con violenza e uccisioni.
In tutto questo contesto, estremamente complesso, difficile e farraginoso di contrapposizioni reciproche si è inserita anche recentemente, lo sappiamo, il 22 giugno, la questione dell'abbattimento dell'aereo turco, anche se ieri lo stesso Assad, in un'intervista ad un quotidiano turco, ha cercato di giocare la carta della distensione con la Turchia dicendosi dispiaciuto per il fatto accaduto, cioè per l'abbattimento dell'aereo, ed esprimendo anche le proprie condoglianze nei confronti delle famiglie dei piloti turchi. Indubbiamente la questione era dibattuta, ha sconfinato, non ha sconfinato, la Russia da parte sua proprio nei giorni scorsi ha affermato di avere le prove che l'aereo aveva violato lo spazio aereo siriano e la stessa Russia - e qui sta il nodo politico, perché indubbiamente credo che bisogna mettere in atto tutta una serie di valutazioni e circostanze per coinvolgere costruttivamente la Russia a compartecipare ad una soluzione di questo problema siriano - ha annunciato che in occasione del prossimo incontro a Parigi degli «Amici della Siria» non vorrà partecipare. Del resto, anche la Repubblica popolare cinese che, come sappiamo, ha assunto in seno al Consiglio di sicurezza, un atteggiamento di veto - come da parte della stessa Russia - ha auspicato la fine delle violenze, ma ha sottolineato che nessuno dall'esterno può prendere le decisioni che spettano al popolo sovrano.
Qui voglio anche ricordare l'atteggiamento americano, perché successivamente alle conclusioni dei lavori del Gruppo d'azione sulla Siria il Segretario di Stato Hillary Clinton ha sottolineato con molta decisione e con la frase «Assad ha i giorni contati» quella che poteva essere una soluzione, ma proprio l'altro ieri la stessa Hillary Clinton ha detto, con molto rammarico che non c'è garanzia che il nuovo accordo relativo alla transizione politica possa porre fine alle violenze.
Dunque, siamo veramente in una situazione complessa, cui bisogna anche aggiungere, proprio per valutare ancora di più la complessità di questa realtà siriana, l'eterogeneità dei vari soggetti siriani, la complessità etnico-religiosa fa sunniti e alawiti e il fatto che la stessa Siria rappresenta, per la configurazione geografica e per la realtà geo-strategica, un crocevia di scontro tra il mondo arabo-sunnita e il mondo sciita. Vi è anche un complessa rete di relazioni che vedono in Damasco proprio la pietra angolare di tutto questo mondo.
Inoltre, ho citato poc'anzi la Russia: ebbene anche la Russia ha nel porto di Tartous il punto di riferimento e di approdo nel Mediterraneo. Vi è anche, all'interno della Siria, una realtà sociale estremamente complessa e preoccupante. Ricordo, per esempio, che esistono due milioni di rifugiati alla periferia di Damasco successivi alla diaspora palestinese ed anche una realtà di un milione di rifugiati sunniti, che si sono trasferiti in Siria successivamente alla guerra in Iraq.
Dunque, questa è la complessità e concludo, signor Presidente, ricordando che, da questo punto di vista, bisogna richiamare l'Europa ad una maggiore capacità di avere intenti coesi. Da questo punto di vista, c'è una carenza europea di non avere voluto assumere ancora una politica globale per seguire i complessi fenomeni sociali e politici che si manifestano nei Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente, in particolare anche in Siria. Signor Presidente, questo è il punto fondamentale: questa carenza europea deve essere colmata, l'Unione europea deve poter Pag. 50agire in modo coeso in uno scacchiere strategico e vitale, qual è il Mediterraneo, attraverso intese capaci di affrontare le sfide della sicurezza, dello sviluppo, dell'arricchimento culturale e dell'evoluzione democratica nelle istituzioni e nella società.
L'Italia, che vive immersa nel Mediterraneo, ha il dovere di promuovere nelle sedi competenti una serie di iniziative che dimostrano la coesa volontà dell'Europa. Abbiamo il dovere di pretendere, così come siamo stati richiesti di affrontare sacrifici economici, l'affermazione di una politica estera e di difesa a tutti gli effetti comune.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mogherini Rebesani. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, è ormai quasi un anno e mezzo che la comunità internazionale assiste ad un massacro di civili in Siria che non ha probabilmente precedenti nella storia recente. È un massacro di civili che cresce giorno dopo giorno e davanti al quale il rischio più grande che abbiamo è di percepire sempre più un senso di impotenza, di frustrazione e di inefficacia, che può sfociare facilmente nella rassegnazione, nell'assuefazione e nell'oblio, come se vedere ogni giorno alla televisione decine o centinaia di bambini, di donne o di civili uccisi nelle strade dei paesi e delle città della Siria sia diventata una cosa normale, rispetto alla quale non si può fare nulla. Invece effettivamente l'Italia qualcosa può fare. Credo che il voto che avremo questo pomeriggio sarà un piccolo segnale di quello che l'Italia può fare. È un segnale piccolo, senza illudersi di poter risolvere la questione in questo modo, ma sicuramente se c'è una cosa che si può fare in questo momento è dare tutto il sostegno politico che possiamo dare allo sforzo diplomatico delle Nazioni Unite e dell'inviato speciale Kofi Annan.
L'Italia può agire effettivamente su tre versanti: quello del sostegno al Piano di Kofi Annan che, come è stato ricordato più volte, è un piano che sembra arenato prima ancora di vedere la luce, che però continua ad essere l'unica strada possibile, l'unica strada esistente al momento, per cercare di avviare una transizione in quel Paese e porre fine alla strage. Ricordo brevemente i punti del Piano, perché credo che sia utile farlo anche in questa sede: riconoscimento delle aspirazioni del popolo siriano, come primo punto fondamentale e imprescindibile; la cessazione delle violenze; l'assistenza umanitaria; il rilascio delle persone arbitrariamente arrestate; la libertà di movimento dei giornalisti; la libertà di associazione e manifestazione pacifica. È tutto molto lontano dall'avverarsi e dal diventare realtà in quel Paese, come stiamo vedendo in questi mesi.
Eppure il sostegno politico a quel Piano è l'unica strada che l'Italia può percorrere con una piena disponibilità, da parte del nostro Paese verso le Nazioni Unite, delle proprie forze, di tutte le proprie forze, quelle politiche, quelle diplomatiche, quelle militari.
Secondo, l'Italia può agire, per quello che può, nell'altra sede multilaterale che effettivamente in questa partita ha giocato un ruolo al di sotto delle proprie possibilità, quella dell'Unione europea. Se c'è un assente nella gestione di questa crisi, probabilmente è l'Unione europea, che avrebbe potuto e avrebbe dovuto fare di più.
Vi è un terzo scenario in cui l'Italia ha un valore aggiunto che non sfugge anche ai nostri partner internazionali e alle organizzazioni multilaterali di cui facciamo parte: il Mediterraneo e il Medio Oriente. Non a caso gli osservatori che partecipano a questa missione da parte italiana provengono dalla missione UNIFIL in Libano, non a caso per il nostro Paese è strategico confermare la presenza in questa missione da un punto di vista della rilevanza del nostro Paese in questa area, area che conosciamo e comprendiamo, probabilmente, molto meglio di altri attori internazionali, anche se non sempre il grado della nostra azione nello scenario mediterraneo Pag. 51e mediorientale è stato all'altezza di queste aspirazioni. Alcune volte però è successo.
Ecco, l'Italia può portare, probabilmente, alla comprensione delle dinamiche della crisi siriana qualche elemento in più, a partire proprio dall'esperienza del Libano, perché è evidente - lo dicevano altri colleghi prima di me - che la Siria ha non solo il tratto drammatico e la specificità drammatica di una crisi che ha raggiunto livelli di sanguinosità veramente inauditi, ma è anche chiaro che vi è una specificità del panorama politico siriano che non sfugge a nessuno. È come un tassello di un domino, inserito tra il Libano, l'Iran, Israele, i territori palestinesi, la Giordania, la Turchia e in cui la Lega araba ha giocato, gioca e può giocare un ruolo fondamentale. Non a caso Kofi Annan è, al tempo stesso, inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega araba, cosa che dà sicuramente alla sua azione una potenzialità ed un valore molto elevati. Ma è chiaro che lì viviamo questa contraddizione: da una parte, la necessità di non restare spettatori indifferenti, impotenti, frustrati; dall'altra, quella di muoversi con la saggezza necessaria a chi sa che lo scenario è complesso, complicato e che un errore, soprattutto sul versante militare, in quella zona, potrebbe scatenare una serie di effetti a catena il cui governo sarebbe ancora più complicato.
Le priorità sono tre, quindi, per l'azione del nostro Paese e per l'azione della comunità internazionale rispetto alla crisi siriana. Innanzitutto, come dicevo, sostenere il più possibile, con tutti gli strumenti che abbiamo, la diplomazia e l'attività delle Nazioni Unite e del suo inviato speciale Kofi Annan. Secondo, incrementare gli sforzi perché la Russia e la Cina siano parte di questa partita e non attori esterni, come invece sono state finora. Credo che sia importante ricordare che la missione, di cui stiamo per accingerci a votare la partecipazione italiana, è composta da 300 osservatori non armati provenienti da 37 Paesi, inclusi la Russia e la Cina, elemento, credo, non secondario e non indifferente. Terzo, aiutare il quadro politico dell'opposizione siriana a superare la frammentazione - che prima di me, ricordava bene l'onorevole Pianetta - che è davvero, in questo momento, oltre alla posizione della Russia e della Cina, uno degli ostacoli principali alla risoluzione della crisi in modo pacifico, direi tout court della soluzione della crisi, dell'andare avanti rispetto alla situazione di stallo sanguinoso che si è prodotta nel Paese e che rischia di debordare nel resto dell'area. Anzi, vorrei citare il fatto - che non è stato menzionato fin qui, ma che ha un impatto estremamente rilevante per i Paesi vicini alla Siria, che sono appunto a loro volta Paesi complicati - del dramma dei profughi siriani che si riversano su Paesi che già conoscono situazioni molto pesanti e molto complesse, e che rischiano, quindi, di alimentare anche un problema di diritti umani, di sopravvivenza, di gestione non soltanto della crisi dentro la Siria, ma della crisi al di fuori della Siria. Per questo credo che sia importante che la partecipazione italiana alla missione avvenga oggi, innanzitutto senza modifiche rispetto al decreto che ci accingiamo a trasformare in legge.
Per questo penso sia opportuno effettivamente respingere le proposte emendative presentate dal collega Scilipoti, che, oltretutto, mi sembrano anche abbastanza bizzarre nella loro formulazione e soprattutto che quest'Aula lo faccia, dopo che lo ha fatto già il Senato, con il più ampio sostegno parlamentare, proprio per dare un segnale politico forte, che è l'unica cosa che possiamo fare in questo momento, di pieno sostegno all'attività delle Nazione Unite e dell'inviato Kofi Annan in questo scenario, perché non sfugge a nessuno - veniva ricordato negli interventi precedenti - che questa è una missione particolare, che ha più una valenza politica che militare, perché si tratta di osservatori, non molti, trecento, non armati, in una situazione di conflitto aperto ormai, che quindi interviene ad uno stadio molto avanzato e forse con strumenti che non sono propriamente quelli chiave per fermare, dal punto di vista concreto, le violenze sul terreno. Ma si tratta di una missione che oltretutto è Pag. 52stata anche di fatto sospesa immediatamente per ovvie impossibilità di azione sul terreno, per l'assenza delle condizioni di sicurezza.
Quindi, è chiaro che se da una parte ci troviamo a trasformare in legge un decreto-legge che è l'indispensabile segnale della non indifferenza della comunità nazionale e del suo riporre una speranza nella politica e nella diplomazia, nell'unico canale che, a quel livello, può operare efficacemente in quella regione particolarmente complessa, più di ogni altra regione del mondo, quella del Medio Oriente - e che quindi dà piena delega alle Nazioni Unite e pieno sostegno della sua attività - e dall'altra ci troviamo a dover riconoscere anche che effettivamente questo stesso strumento, che pure è indispensabile politicamente e diplomaticamente, appare di per sé già abbondantemente inadeguato e superato dalla drammaticità i fatti.
E comunque, pur sapendo che non è sufficiente quello che stiamo facendo, sappiamo bene che è necessario e urgente, drammaticamente urgente man mano che le ore passano, i giorni passano e il numero dei morti in Siria aumenta. L'unica strada che abbiamo per fermare quel massacro, per fare in modo che il regime si fermi e che anche in quel Paese, come è successo in altri Paesi molto diversi dalla Siria - non facciamo paragoni - nell'anno passato, si aprano spiragli di democrazia e di riconoscimento di legittimità politica a una differenziazione di forze sociali e politiche che sono presenti in quella società, nonostante anni, decenni di regime, l'unico strumento che abbiamo è quello della diplomazia a livello internazionale, più ampia possibile. L'unico strumento possibile per includere tutti gli interlocutori rilevanti nell'area è appunto quello di dare forza al piano di Kofi Annan e agli sforzi che le Nazioni Unite stanno compiendo in quell'area (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, ho ascoltato in quest'Aula varie argomentazioni sulla Siria. Io chiedo a tutti voi, in luogo di leggere compitini politicamente corretti, di ricordarvi che noi per molto meno abbiamo aggredito, bombardato la Libia e abbiamo distrutto, devastato quel Paese, che adesso si trova in una condizione veramente tragica, di anarchia. Come potete ancora credere che la democrazia si possa esportare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Quelli sono Paesi che hanno la loro cultura e la loro storia. Noi siamo stati complici di una tragedia internazionale in Libia e vorrei che quando si parla della Siria si fosse perlomeno più informati. Non ci sono accordi, non c'è nessun trattato, non c'è, al momento, nessuna speranza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

FRANCESCO TEMPESTINI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su entrambi gli emendamenti presentati, Scilipoti 1.10 e 2.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Scilipoti 1.10. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il mio emendamento, respinto sia dalle Commissioni che dal Governo, prevede: «Al comma 2 lettera a) sostituire le parole se non usufruisce con le seguenti: anche se usufruisce». Cosa significa? Pag. 53Significa che l'indennità di missione, che viene data al personale che partecipa alla missione chiamata United Nations Supervision Mission in Siria, dovrebbe essere utilizzata nella stessa misura e alla stessa stregua sia per il personale che abbia alloggio e vitto gratuito, sia per il personale che non abbia alloggio e vitto gratuito. Questo potrebbe essere utile a far sì che queste persone che rischiano giornalmente la vita, siano trattate alla pari e alla stessa stregua. Non chiedevo altro che mettere sullo stesso piano i militari e tutti gli osservatori che sono su quel territorio, in modo che abbiano lo stesso trattamento, cioè a dire che l'indennità di missione, che dovrebbe essere corrisposta con l'incremento del 30 per cento, venga utilizzata sia per il personale che usufruisce di vitto e alloggio, sia per il personale che non ne usufruisce. Spero che lei, signor rappresentante del Governo, prenda atto di quello che le sto dicendo all'interno di quest'Aula e possa rivedere la sua posizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scilipoti 1.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole D'Antoni, onorevole Sardelli, onorevole Moffa, onorevole Codurelli, onorevole Concia, onorevole D'Ippolito Vitale, onorevole Franceschini, onorevole Romele, onorevole Lorenzin, onorevole Marinello, onorevole Ferranti, onorevole Morassut, onorevole Giorgio Conte, onorevole Minniti, onorevole Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 469
Astenuti 6
Maggioranza 235
Hanno votato
7
Hanno votato
no 462).

Prendo atto che i deputati Valentini, Pionati e Rosato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Passiamo alla votazione dell'emendamento Scilipoti 2.10. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, questo emendamento, in parole povere, che cosa dice? Di ridurre le spese per il supporto logistico e aumentare invece le spese medie annuali per quanto riguarda il personale, cioè a dire dare un aiuto in più al personale e diminuire le spese che verrebbero utilizzate, o che dovrebbero essere utilizzate, come spese logistiche (soltanto questo). Pensavo fosse un emendamento di buon senso a tutela e a salvaguardia di quelle persone che danno la vita in quei territori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scilipoti 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Sardelli, D'Antona, Amici, Ferranti, Commercio, Fitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 485
Votanti 481
Astenuti 4
Maggioranza 241
Hanno votato
7
Hanno votato
no 474).

Pag. 54

Prendo atto che i deputati Valentini e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Avverto che, recando il disegno di legge un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, ai sensi dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5287)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5287).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.

FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Gidoni n. 9/5287/1, purché il dispositivo sia così riformulato: dopo «a monitorare gli effetti applicativi del provvedimento in esame, al fine di valutare l'opportunità di», inserire, sostituendolo al seguito: «assumere le più appropriate determinazioni circa l'impiego del nostro contingente di osservatori in linea con le decisioni dell'ONU».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5287/2, purché nel dispositivo sia inserito l'inciso: «compatibilmente con la situazione della sicurezza, nel quadro del coordinamento assicurato dall'ONU» e cancellando l'inciso precedente all'ultimo.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Gidoni n. 9/5287/1, accettato dal Governo, purché riformulato.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi sarei aspettato magari che l'ordine del giorno venisse accolto, anche perché fissava un impegno certo del nostro Governo a fronte di un eventuale fallimento, anzi di un fallimento che ormai è palese a tutti, di questa missione degli osservatori; un impegno preciso sul ritiro e nel dichiarare chiusa la missione. Comunque capisco le esigenze di stemperare i toni e accolgo la riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5287/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5287)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, questo provvedimento tratta di una situazione diventata molto imbarazzante e preoccupante, non solo per l'ONU, ma per il mondo intero, soprattutto nell'ultimo periodo, che ha subito un'accelerazione ed è stata caratterizzata da numerose stragi le cui vittime sono soprattutto dei bambini. Stiamo parlando della questione siriana.
Molti provvedimenti sono stati assunti per cercare di risolvere questo problema, con l'espulsione addirittura di rappresentanti di Damasco da Paesi occidentali. Oggi andiamo invece ad esprimerci sulla continuità della partecipazione anche dell'Italia alla missione degli osservatori militari delle Nazioni Unite. Dobbiamo purtroppo prendere atto che le misure finora adottate non hanno dato l'esito né hanno avuto le conseguenze che noi speravamo. Anzi, possiamo e dobbiamo dire che c'è stato un aumento delle vittime. A ciò aggiungiamo - e questo è uno dei punti più preoccupanti per noi - che due nazioni basilari dell'ONU, la Cina e la Russia, hanno lasciato palesemente intendere che loro sono Pag. 55vicine politicamente e strategicamente alla Siria. Questa chiaramente per noi è una grande preoccupazione.
Allora questo fatto chiaramente va solo a rafforzare anche l'attività di governo della stessa Siria e soprattutto il regime, che sta facendo queste verificate azioni antidemocratiche all'interno del Paese.
Precisando che altre missioni similari sono fallite, noi riteniamo che contingentemente, per quello che sta accadendo in Italia, anche il fattore economico pesa notevolmente su quella che sarà la nostra decisione, ripeto, rispetto anche ad un'inutilità che si è dimostrata nelle altre missioni. Pertanto noi del Partito del Sud Lega Sud Ausonia, riteniamo di votare contro il provvedimento in esame. Riteniamo però che l'Italia debba continuare in questa attività in modo più incisivo, soprattutto con la diplomazia, per cercare di portare tutte le nazioni ad un coinvolgimento unico.
Quindi, per quanto ci riguarda, la proposta è quella di intervenire non dal punto di vista bellico, ma attraverso delle azioni diplomatiche, affinché si possano coinvolgere tutte le nazioni in modo che si possano evitare questi spargimenti di sangue innocente (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, la partecipazione italiana alla missione degli osservatori ONU in Siria è un dovere, non un obbligo, al quale non solo non dobbiamo sottrarci, ma che dobbiamo sostenere con la massima convinzione, nei prossimi tempi. In queste settimane stiamo parlando molto di Europa e della necessità che essa diventi sempre più un soggetto politico. Ebbene, diciamolo con chiarezza: questo processo passa anche dalla capacità di ogni suo singolo membro di essere partecipe e responsabile dei propri impegni.
L'escalation della crisi siriana impone un'azione coordinata da parte della comunità internazionale, un'azione che finora ha visto l'Europa nel suo complesso debole e carente di iniziativa. La nostra partecipazione è stata varata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che, lo scorso 21 aprile, con la risoluzione 2043, ha dato mandato di monitorare la cessazione della violenza armata. Purtroppo, come sappiamo, le operazioni sul campo sono state sospese ed il comandante norvegese dei caschi blu ne ha riferito gli esiti a New York, dove si starebbe valutando la possibilità che la missione, al momento autorizzata fino al 20 luglio prossimo, non sia prorogata. Se fosse vero sarebbe un segnale estremamente negativo, anche perché alla debolezza di iniziativa dimostrata dall'Europa si aggiungerebbe il ritiro degli osservatori ONU. Lasciare che la crisi siriana si regionalizzi potrebbe provocare effetti negativi. Il nostro Paese a Pratica di Mare è riuscito ad ottenere un risultato storico, coinvolgendo la Federazione russa all'interno delle azioni della NATO. Appare del tutto evidente che l'impegno dell'Italia dovrà essere molto incisivo e forte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, io vorrei prima di tutto invitare i colleghi, ma anche chi magari ci ascolta da casa, a riaprire il Corriere della Sera di questa mattina e vedere, a pagina 17, l'articolo-denuncia, una testimonianza shock di circa 200 ex detenuti del regime siriano, raccolta da Human Right Watch,, in cui si parla di bastoni, scosse elettriche, abusi.
Il catalogo degli orrori di Damasco. Se a questo aggiungiamo quello che, ad esempio, ha ricordato, ieri, nel corso della discussione sulle linee generali, il collega Di Stanislao: il massacro di Hula, i massacri di Aleppo, di Djlib, di Homs, un calcolo sommario parla di 16 mila e 500 morti dall'inizio dell'anno nella realtà siriana. Allora, di fronte a questi numeri, di fronte a questa tragedia, non credo ci sia molto spazio per la propaganda e per le iniziative Pag. 56sporadiche. Oggi noi siamo chiamati a ratificare, ad avallare l'approvazione di un decreto-legge che di fatto è già scaduto, ha già esaurito tutti i suoi effetti; infatti, stiamo convertendo in legge una indicazione che è già esaurita nella sua prima parte di operatività ma non ancora per quanto riguarda lo stanziamento che durerà fino alla fine dell'anno. Perché questo? Perché con tutta probabilità dovremo tornare sul tema Siria nelle prossime settimane e probabilmente ci saranno nuove discussioni in questa Camera e nuovi provvedimenti legislativi, se non veri e propri decreti-legge.
Quella che è nata come una protesta ispirata alla primavera araba infatti si è trasformata in una violenta guerra civile alla quale il regime di Assad ha deciso rispondere con inaudita violenza. I fatti che sono avvenuti e che continuano ad aver luogo in Siria non riguardano soltanto quel Paese; il fatto è che rischiano di avere pesanti ricadute su tutta la regione; pensiamo soltanto alla tensione della scorsa settimana quando un aereo turco è stato abbattuto da elicotteri siriani. Non solo perché la Siria ha una collocazione geografica strategica all'interno dello scacchiere mediorientale, ma soprattutto perché, questa guerra, non rappresenta esclusivamente la ribellione di un popolo verso il suo regime; nello scontro, infatti, sono intervenuti anche due gruppi religiosi, quello sunnita e quello sciita e, come ho già avuto modo di argomentare nella discussione sulle linee generali riguardante la nostra mozione - quella che abbiamo presentato a prima firma Antonio Di Pietro sulla questione siriana e che forse voteremo, incomprensibilmente, alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva - se si fa riferimento anche a questo, ci si rende conto della complessità. Di conseguenza, il voto che oggi ci apprestiamo a dare, non può che essere favorevole, ma non può non rappresentare che un atto dovuto, alla luce degli accadimenti occorsi nell'ultimo anno in Siria, senza dimenticare i tradizionali legami che il nostro Paese ha con gli Stati e tutte le popolazioni del Medio Oriente, e non soltanto con la Siria.
Non posso, però, esimermi dal ricordare e condannare un comportamento altalenante dei nostri governi nei confronti del regime siriano, sia nei rapporti bilaterali che sullo scenario internazionale, passando purtroppo, anche, lo voglio ricordare, per il conferimento al dittatore siriano Bashar Assad, in data 11 marzo 2010, cioè soltanto due anni fa, dell'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica italiana e che noi abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere venga revocata per indegnità, così come previsto dalla stessa nostra legislazione. Dico ciò a maggior ragione perché credo che non possiamo sopportare, in nome della realpolitik, quello che appunto, prima, ho letto sul Corriere della Sera, ovvero che questo dittatore consenta che vengano brutalizzate, sistematicamente, le decine di migliaia di persone detenute nelle prigioni segrete che il regime ha allestito dall'inizio delle proteste di piazza, in quello che può definirsi un vero e proprio arcipelago della tortura. In questo rapporto si parla di unghie strappate, violenze sessuali, chiodi elettrificati piantati nelle orecchie, elettroshock, abusi sessuali, ustioni con gli acidi e costrizioni, per molte ore, del detenuto in posizioni dolorose e umilianti. La denuncia, come dicevo, arriva dall'organizzazione Human Rights Watch che ha documentato l'esistenza di ben 27 centri di detenzione nel Paese, tutti gestiti dalle agenzie di intelligence siriane; questa agenzia accusa il regime di Bashar Assad di crimini contro l'umanità.
Tornando al decreto-legge: certo, è superato; certo, non è bastato; certo, è nei fatti già superato dagli eventi che, in situazioni come queste, sono destinati, come in altre occasioni simili, ad evolversi non sempre positivamente, di ora in ora, di giorno in giorno. Certo, la comunità internazionale ha continuato ad assistere impotente, divisa, incapace di scegliere una strada per reagire, anche per i veti importanti e determinanti di Paesi come la Cina Pag. 57e la Russia. L'Italia dei Valori ha sempre richiesto con forza che si procedesse ad un coinvolgimento dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, al fine di stigmatizzare gli accadimenti siriani. Già tempo addietro abbiamo chiesto una risoluzione ferma, non annacquata dalla minaccia dei veti di regimi come quello russo o cinese, che prevedesse l'invio di osservatori, il cessate il fuoco, il sostegno alla popolazione civile, l'intavolarsi di rapporti con l'opposizione siriana, ancorché divisa al suo interno, purtroppo.
Lo chiedevamo proprio perché eravamo fortemente contrari al metodo adoperato con la Libia, per non parlare poi dell'Afghanistan, ma questo è un altro discorso, che riprenderemo, purtroppo. Come sappiamo, a Ginevra lo scorso 30 giugno, la riunione dei Ministri degli affari esteri del gruppo di azione, incaricato dell'attuazione del piano Annan e delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, non sembra aver partorito significative risoluzioni. Anzi, come al solito, sempre grazie agli auspici russi, appare evidente la solita ambiguità di fondo relativa all'ipotesi di un non meglio specificato Governo di transizione, ma anche l'assenza di chiarezza sul futuro ruolo ipotizzato per la famiglia Assad. Kofi Annan, inviato delle Nazioni Unite e anche della Lega araba, leggendo il comunicato finale della riunione di Ginevra, ha dichiarato che l'accordo prevede che il Governo di transizione possa includere membri dell'attuale Governo siriano e dell'opposizione, mentre la bozza iniziale prevedeva l'esplicita esclusione di esponenti dell'attuale regime: un'espressione che automaticamente avrebbe previsto la deposizione di Assad, contrastata, manco a dirlo, da Cina e Russia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,35)

FABIO EVANGELISTI. Non si può dunque che convenire con - e vado a concludere - ciò che ha dichiarato il Ministro degli affari esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata, quando ha ribadito il pieno sostegno dell'Italia all'inviato dell'ONU e della Lega araba - appunto, Kofi Annan - anche per la fase di attuazione dei principi concordati a Ginevra, e quando ha sottolineato l'importanza che la comunità internazionale, anzitutto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, si mantenga coesa e continui a tenere alta la pressione per favorire l'applicazione dell'intesa raggiunta, a cominciare dalla cessazione delle inaccettabili violenze.
Vorrei quindi concludere ricordando che, probabilmente, ci troveremo di fronte di nuovo a dover convertire in legge un nuovo decreto-legge sulla Siria, in considerazione delle dichiarazioni del Segretario di Stato statunitense, Hillary Clinton, la quale ha anticipato che si lavorerà ad una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza che appoggi la dichiarazione di Ginevra e preveda conseguenze vere e leali sulla questione. Ovviamente ci riserviamo di valutare attentamente a quali conseguenze vere e leali si riferisse Hillary Clinton. Il Parlamento - lo diciamo da subito - ovviamente dovrà essere investito tempestivamente della questione, non potrà limitarsi soltanto a ratificare decisioni prese in altra sede. Tuttavia, questo non impedisce al gruppo dell'Italia dei Valori di votare oggi favorevolmente sul decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, la comunità internazionale guarda con sgomento quello che sta accadendo in queste ultime settimane ed in questi ultimi mesi in Siria. L'escalation della crisi ha imposto una reazione immediata da parte della comunità internazionale. Non a caso, proprio per questo, nelle settimane scorse tutte le Cancellerie occidentali, sostanzialmente, hanno provveduto ad espellere e a dichiarare non graditi i diplomatici di Damasco. In seguito al massacro di Hula, quello in cui - ricordiamo - il 25 maggio scorso, Pag. 58nella cittadina in provincia di Homs, pesanti bombardamenti hanno causato la morte di oltre 100 persone, e tra questi molti bambini, la pressione nei confronti del regime di Assad ha registrato un'ulteriore accelerazione.
Sono state inasprite le sanzioni nei confronti del regime e si è trattato sicuramente di azioni importanti, azioni che hanno previsto, tra l'altro, il congelamento delle attività finanziarie della Banca centrale siriana, il divieto di commercio di metalli preziosi e di diamanti, l'interdizione dei voli effettuati da compagnie siriane, l'embargo sull'import-export a proposito del petrolio siriano, il congelamento di beni di oltre 150 personalità ed enti siriani, inclusi tra l'altro alcuni Ministri del Governo di Assad.
Ciò nonostante, nulla è cambiato e anzi, se possibile, la reazione di Assad è stata ancora più pesante. Lo stesso Kofi Annan ha dovuto ammettere che i sei punti del piano da lui inizialmente elaborato hanno riportato un bilancio sostanzialmente fallimentare, basti pensare in proposito che - sulla base degli accordi previsti dal piano Annan - entro l'inizio dello scorso mese di aprile il regime siriano avrebbe dovuto non solo aderire al cessate il fuoco, ma anche ritirare completamente le truppe regolari dalle città.
Abbiamo dovuto, invece e purtroppo, constatare che dalla formulazione del piano Annan si sono contate oltre 3 mila vittime, su una stima complessiva che ormai ha superato le 10 mila unità dall'inizio della crisi che ormai ha assunto contorni sostanzialmente da guerra civile. La reazione dell'Unione europea di fronte a questa terribile situazione è stata in fin dei conti abbastanza flebile. Si è chiesto, attraverso l'Alto rappresentante, la fine delle violenze, il ritiro dell'esercito siriano dalle città e dai villaggi occupati, ma tutto ciò è stato circoscritto all'adozione di misure di embargo come si diceva e al sostegno delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU.
Va ammesso, poi, che le misure finora adottate dalla comunità internazionale sono state assolutamente inefficaci, mentre si registrano reazioni tra i principali player dell'area, dalla Turchia - che ospita 30 mila profughi siriani e sta sostenendo attivamente l'esercito di liberazione - oppure l'Arabia Saudita o il Qatar che appoggiano apertamente gli insorti con ingenti risorse finanziarie e militari.
Ma, venendo allo specifico del bilancio della missione ONU, che è anche l'oggetto di questo decreto-legge, anche su questo fronte il bilancio non è che sia un granché incoraggiante. Le operazioni sul campo sono state sospese e a New York si sta - come è noto - persino valutando la possibilità che la missione stessa - che al momento è autorizzata fino al prossimo 20 luglio - non sia prorogata. L'ex Segretario delle Nazioni Unite aveva immaginato si potesse avviare, sotto la supervisione dell'ONU, un processo di transizione politica del Paese verso un Governo pluralista.
A tal fine, un ristretto gruppo di osservatori internazionali è a Damasco già dallo scorso aprile con l'incarico di valutare sul campo la fattibilità del piano e conferire credibilità all'impegno dell'ONU per la Siria, ma questa strategia - come si diceva - unitamente a tutto il resto, non è servita certo a far cessare la repressione del regime di Assad nei confronti dell'opposizione, né a far cessare i combattimenti tra i due fronti.
Neppure la missione esplorativa disposta dal Consiglio di sicurezza con la risoluzione n. 2042 del 14 aprile 2012, che prevedeva l'invio di 30 osservatori incaricati di controllare il rispetto del cessate il fuoco, il ritiro delle truppe dalle città e il libero accesso del personale sanitario, ha sortito gli effetti sperati. La tregua, come è noto, ha funzionato solo in brevi periodi e in modo comunque parziale.
Con la nuova risoluzione n. 2043 il Consiglio di sicurezza ha quindi approvato con urgenza l'invio di cui oggi discutiamo. In realtà, è un fatto che si riferisce già a due mesi fa, perché convertiamo un decreto-legge che è stato immediatamente operativo. Quanto sta accadendo comunque in Siria - questo va detto e va sottolineato - riguarda prioritariamente una Pag. 59grande ineludibile questione di diritti umani brutalmente calpestati, riguarda il mantenimento della stabilità della sicurezza nell'area mediterranea e rappresenta per noi una regione chiave che non può essere trascurata.
È necessario, dunque, che vi sia e che sia anche rafforzata la presenza degli osservatori, tanto quanto strumento di pressione e di equilibrio, quanto perché senza di essi probabilmente nemmeno si avrebbero notizie riguardo a quello che sta accadendo. Mi preme in questo frangente ricordare che la giornalista Marie Colvin del Sunday Times è stata uccisa proprio dopo aver parlato dei bombardamenti senza pietà operati sulle città dalle truppe di Assad.
Bisogna, peraltro, scongiurare pesanti scenari di contagio e di allargamento della crisi ai Paesi limitrofi alla Siria ed, assodata dunque l'importanza di questa missione, è ora necessario affrontare il problema di rafforzarne l'ampiezza operativa, la consistenza e la capacità difensiva.
Anche perché, come ha ricordato lo scorso 13 giugno lo stesso Ministro Terzi in un colloquio con il Segretario generale della Lega araba El-Araby, l'opzione militare continua al momento a non essere in discussione.
L'Italia, per la sua presenza nel vicino Libano, per i suoi tradizionali legami con gli Stati e le popolazioni del Mediterraneo e del Medio Oriente, non può non aderire ad una così delicata ed importante missione delle Nazioni Unite. Dunque, il contributo italiano deve servire a rendere più credibile la nostra posizione internazionale di fronte alla crisi siriana (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di rivolgere un saluto ai giovani del comune di Novedrate, in provincia di Como, quelli che hanno compiuto diciotto anni quest'anno e sono in visita, insieme al loro sindaco, alla Camera dei deputati e stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, signori colleghi, rappresentante del Governo, per la verità sono già intervenuto nella discussione sulle linee generali che si è tenuta ieri sera ed ho ascoltato volentieri anche gli interventi che oggi si sono susseguiti, con i quali i colleghi hanno cercato di fornire una loro interpretazione di quello che noi stiamo facendo. Io vorrei però richiamare l'attenzione di taluni, non sto a citarli, i quali tendono a rappresentare la situazione che ci preoccupa per questo grande disastro umanitario in Siria in maniera molto, se vogliamo, schematica, laddove sembra che vi sia un tiranno che uccide e distrugge la popolazione inerme e, quindi, quasi come a dire: noi facciamo fuori il tiranno e risolviamo il problema della Siria.
Credo che questa missione non a caso si chiami missione di osservazione e di supervisione, alla quale l'Italia legittimamente partecipa come Paese impegnato nelle vicende del Mediterraneo, della parte orientale del nostro pianeta, soprattutto anche nei Paesi arabi, per la stabilità, per la pace e soprattutto per l'affermazione dei diritti della persona umana. Quindi, noi diamo l'assenso a questa missione di militari, si badi bene, non armati proprio per un corso che è stato avviato con la risoluzione delle Nazioni Unite di aprile scorso, la n. 2043, il cosiddetto piano Kofi Annan.
Questo è un piano che tende prima a osservare, a capire e poi dovremo riparlarne, discutere e vedere cosa il mondo, la comunità internazionale può fare per mettere fine a questo disastro umanitario. Credo che sicuramente si possa affermare - e chi l'ha detto ha ragione - che c'è una delegittimazione di Assad. Però è anche vero, ricordiamoci bene, che etnie, gruppi religiosi, gruppi integralisti si stanno misurando con le forze del regime in maniera molto dura con armamenti sofisticati e con strategie precise.
Quindi, il compito della comunità internazionale non è creare l'aspettativa di un Pag. 60conflitto, come accaduto in altre parti del mondo e in altri Paesi (pensiamo alla Libia), dove l'intervento armato è riuscito a risolvere il problema. Noi dobbiamo prudentemente, così come stiamo facendo, osservare, valutare e capire in che modo si può uscire da questa situazione.
Voglio anche citare la prova elettorale. Qui nessuno lo ha detto, ma in Siria si sono tenute delle elezioni. Saranno state condizionate, avranno un valore parziale, si tenta anche un rimpasto governativo per coinvolgere le fazioni che si stanno scontrando. In altre parole, tentativi di conciliazione sono, a mio giudizio, la strada maestra ed è quella su cui si muovono l'Unione europea (se ne è discusso a Ginevra) e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Noi partecipiamo con molta convinzione come Paese a questa missione di osservazione proprio per poi avere nelle sedi internazionali la voce in capitolo per dire: «Adesso cosa facciamo?». Quindi, colleghi, noi stiamo vivendo una fase sicuramente in progress nella quale l'importante è capire che cosa fare per evitare una ulteriore, peggiore e più catastrofica soluzione come qualche Paese - senza specificarne il nome - forse vorrebbe. Infatti, c'è anche chi, per avere l'influenza politica in quell'area (e magari non solo politica), preferirebbe un intervento armato subito.
Questo è il problema che la comunità internazionale si trova a dover affrontare e a dovere vivere. Credo che l'Italia, che ha proprio questa grande vocazione (pensiamo ai nostri padri costituenti, ai primi Governi della Repubblica, laddove l'Italia scelse proprio questa vocazione di avere un ruolo importante in quelle aree geografiche), debba assecondare questo corso di prudenza, di vigilanza e di osservazione per cercare alla fine l'emergere di una soluzione, la più pacifica. Infatti, poi alla fine, colleghi, dobbiamo anche pensare che qui deve essere rispettata la volontà del popolo sovrano di una Nazione. Qual è la volontà di un popolo sovrano? Certo non è sicuramente quella dei massacri o di ciò che sta accadendo in questo momento, ma probabilmente non è nemmeno quella di un'invasione militare esterna di altri Paesi della comunità internazionale per mettere poi una pace fatta manu militari.
Credo che i nostri militari, che andranno lì disarmati, sapranno rappresentarci e fornire, insieme agli altri 300, una rappresentanza globale di 37 Paesi. Vigileranno, controlleranno, forniranno ulteriori informazioni. Questo è quello che noi ci attendiamo e sul quale noi dovremo rimisurarci nel Parlamento e nella Camera dei deputati. Non ci sono, caro collega Evangelisti e altri colleghi che ho sentito, soluzioni facili. Qui si legge il giornali e si dice: «Che facciamo?». C'è da lavorare con pazienza, con attenzione e con accortezza sperando che emerga una soluzione, la meno disastrosa possibile.
Ecco perché, signor Presidente, noi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo approviamo con convinzione questo atto. Forse arriva un po' tardi nell'Aula parlamentare, ma vi arriva nella speranza che sia l'inizio di una fase che ci veda più attenti e più protagonisti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, la Lega Nord Padania non voterà a favore della conversione di questo decreto-legge, con il quale il nostro Paese ha sensibilmente accresciuto il profilo del proprio coinvolgimento nella gestione della crisi insorta in Siria circa 17 mesi fa. Non lo fa non perché non condivida la finalità originaria dell'intervento promosso dalle Nazioni Unite, in seguito al tentativo dell'ex segretario generale Kofi Annan di negoziare una tregua tra le parti in lotta, quanto perché preoccupata dell'eventualità che l'Italia faccia ulteriori passi sulla via che porta al coinvolgimento delle sue Forze armate in un eventuale conflitto con il regime di Damasco.
Colleghi, uno sviluppo del genere non è pura ipotesi, anche se vi si oppongono Russia e Cina, dal momento che sono favorevoli Pag. 61ad un cambio di leadership in Siria diversi importanti Paesi occidentali come gli Stati Uniti, in primo luogo, ma anche Turchia, Francia ed altri. Di per sé l'invio di dieci osservatori italiani disarmati alla missione UNSMIS non è certo motivo di scandalo, tanto più che non contempla neanche oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, dato che per avviare la missione si è deciso di ridurre contestualmente l'intervento in Libano, tant'è che al Senato il disegno di legge è stato approvato all'unanimità e, quindi, anche con i nostri voti, con i voti del nostro gruppo.
Ma, nel frattempo, in seguito all'aggravarsi della situazione sul terreno, l'attività dei monitors è stata interrotta, suscitando anche nelle Commissioni esteri e difesa della Camera dei malumori e dei dubbi circa l'opportunità di andare avanti. È proprio per questo motivo la Lega Nord Padania aveva presentato in Commissione un emendamento, teso proprio ad accorciare alla metà di questo mese la durata dell'autorizzazione chiesta dal Governo. Ovviamente, l'emendamento è stato bocciato da questa maggioranza. Ma vi chiedo e mi chiedo: siete proprio sicuri che questa missione, di fatto fallita, debba proseguire, seppure sulla carta, sino al prossimo 31 dicembre?
Come abbiamo già sottolineato, è evidente che per la Lega Nord Padania il problema non è costituito dai tre articoli che compongono questo decreto-legge né dagli 826 mila euro circa di spesa prevista. No, certamente no! Il nodo vero è rappresentato dalle effettive intenzioni del vostro Governo in rapporto agli sviluppi del conflitto in atto, che sono motivo per noi di viva preoccupazione. La Farnesina ha, in effetti, dimostrato in più circostanze le proprie inclinazioni interventiste. Proprio mentre veniva varata questa missione, ad esempio, il Ministro Terzi di Sant'Agata preannunziava l'invio di un ospedale da campo in Giordania, proprio a ridosso della frontiera siriana, zona dove, tra l'altro, venivano inviati anche i 47 militari delle forze speciali italiane, con lo scopo di partecipare ad una complessa esercitazione internazionale, la «Lion Eagar» svoltasi in maggio, la quale, secondo diversi analisti stranieri, sarebbe servita a preparare un futuro attacco contro Damasco.
Sempre il Ministro degli affari esteri, all'indomani della visita a Roma del Premier turco Erdogan, aveva addirittura chiesto l'aumento degli osservatori dai 300 previsti ad almeno 3.000 nonché, contestualmente, di armarli, così da consentirne l'utilizzo, anche per creare dei corridoi umanitari o delle zone rifugio in favore degli insorti che combattono contro Assad. Anche in questi giorni, specialmente a ridosso della conferenza internazionale convocata da Kofi Annan a Ginevra lo scorso 30 giugno, la Farnesina non ha certo perso tempo né occasione per ribadire l'orientamento dell'Italia a schierarsi tra i Paesi favorevoli alla defenestrazione del Presidente siriano Assad. Evidentemente, signor Presidente, è un sentiero assai pericoloso, che potrebbe preludere, qualora se ne determinino le condizioni nel più ampio contesto internazionale, anche ad una partecipazione italiana alle operazioni che fossero decise per proteggere l'insurrezione in atto contro il regime di Damasco, come avvenne lo scorso anno per la Libia.
Oggi, come allora, noi della Lega nutriamo dubbi e perplessità nella guerra in corso. Si riscontrano certamente violenze ed abusi gravissimi che, tuttavia, non possono essere ricondotti ad una sola delle parti in lotta, al contrario di quanto si vorrebbe far credere.
Pensiamo, altresì, che sia tempo di riflettere e che un incondizionato sostegno occidentale, europeo ed italiano alle ultime manifestazioni e derive della cosiddetta Primavera araba vada ben valutato, soprattutto alla luce di quanto sta accadendo in Egitto, dove il neo eletto Presidente Mohamed Morsi, esponente della fratellanza musulmana, nel presentarsi ai suoi elettori ed al mondo, non ha trovato nulla di meglio da fare che promettere il proprio impegno per ottenere la scarcerazione Pag. 62del jihadista che, per primo, nel 1993, tentò di abbattere le torri gemelle di New York.
Colleghi, possiamo forse ritenerci tranquilli? La crisi in atto in Siria sta certamente aggravandosi progressivamente, come prova il recente e controverso episodio culminato nell'abbattimento, da parte della contraerea di Damasco, di un caccia ricognitore Phantom, penetrato nello spazio aereo siriano e le continue schermaglie a cui si è assistito successivamente. È in ragione delle inquietudini suscitate da questi sviluppi che noi non riteniamo opportuno che la missione dei nostri ispettori disarmati prosegua fino alla fine dell'anno ed in tal senso abbiamo anche presentato un ordine del giorno accolto, seppur riformulato. Non vorremmo infatti che attraverso gli osservatori si aprisse la porta ad un successivo impegno militare italiano nei confronti della Siria, che sarebbe verosimilmente assai più gravoso ed incerto di quello sostenuto lo scorso anno contro il regime libico del colonnello Gheddafi e, dunque, diremo «no».
Tra l'altro - e vogliamo ricordarlo oggi anche in quest'Aula - la scelta di partecipare alla missione UNSMIS non risulta neanche essere stata preventivamente discussa con il Parlamento, che è stato invece interessato soltanto a decisione ormai assunta dal Consiglio dei ministri, contrariamente alla prassi in uso sin dal 2001 e finora rispettata tanto dai Governi di centrodestra, quanto da quelli di centrosinistra in aderenza ad una risoluzione, varata proprio dalla Commissione difesa di questo ramo del Parlamento alla fine della XIII legislatura.
Dunque, mentre dichiariamo il nostro voto contrario alla conversione del decreto, chiediamo comunque al Governo di informare tempestivamente il Parlamento di qualsiasi novità rilevante si verifichi in relazione al conflitto civile in atto in Siria, soprattutto se dovesse derivarne un orientamento ad intraprendere nuovi impegni militari.
Signor sottosegretario, non vogliamo altri blitz: lo abbiamo detto e lo ripetiamo oggi. Siano le Camere ad autorizzare preventivamente l'Esecutivo nel caso in cui questo decida per il ricorso alla forza anche se nel contesto di iniziative assunte dalle Nazioni Unite o dalle alleanze di cui l'Italia fa parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, l'appoggio ed il voto favorevole del Partito Democratico a questo provvedimento sono stati illustrati dalle dichiarazioni dell'onorevole Rugghia e da quelle dell'onorevole Mogherini Rebesani. C'è però lo spazio per ulteriori considerazioni. Parto dalla dichiarazione del dittatore Bashar al-Assad che, in una lunga intervista recentemente rilasciata ad un'emittente turca, ha dichiarato quanto segue: «Non si deve restare in carica nemmeno un solo giorno se il popolo non lo vuole».
Queste parole suonano davvero drammaticamente paradossali perché pronunciate da un leader che quel popolo ha massacrato: si parla di ben 15 mila morti, vittime di una violenza spietata di questo regime. La spietata repressione di Bashar al-Assad non ha risparmiato i bambini e le donne, vittime di stupro. Anche in questo scenario lo stupro è diventato, a tutti gli effetti, un'arma di guerra e di conflitto. Vi sono stati arresti arbitrari ed una sistematica distruzione delle città, dei reperti archeologici e delle bellezze artistiche, patrimonio dell'umanità. Apro una parentesi per dire che queste bellezze artistiche e questi reperti archeologici dicono molto della nostra storia. Le propaggini romane nel Medio Oriente, ma anche gli albori ed i primi secoli del cristianesimo, trovano in questo Paese alcuni resti molto importanti.
Sono nella mente di tutti le immagini dei massacri di Aleppo, il massacro di Hula, cittadina della provincia di Homs dove pesanti bombardamenti di artiglieria attribuiti dagli osservatori dell'ONU alle forze governative hanno massacrato tante persone; e come dimenticare il massacro Pag. 63del 6 giugno scorso, con una nuova strage di civili ad opera dell'artiglieria governativa, delle milizie lealiste alla periferia di Hama: anche qui il bilancio è pesantissimo, 100 morti e 20 bambini.
Lo voglio dire con forza, signor Presidente e cari colleghi, dobbiamo e abbiamo il dovere morale di fermare la via crucis del popolo siriano, tante e troppi sono stati nella storia recente i gironi infernali che avremmo potuto fermare, che avremmo dovuto fermare e che non abbiamo fermato. Vorrei citarne solo alcuni: il genocidio armeno, l'immane tragedia della Shoha, il genocidio ruandese, il massacro di Srebrenica, il lungo assedio di Sarajevo e l'elenco potrebbe continuare. In nome del ricordo di queste vittime, dell'impotenza geopolitica della nostra contemporaneità, in nome di queste vittime abbiamo il dovere morale di fermare la mano di Assad; eppure, nonostante la tragedia sotto i nostri occhi, gli sforzi della diplomazia non riescono a produrre i loro effetti.
È stato citato dalla collega Mogherini Rebesani il piano Annan che è naufragato come ha ammesso lo stesso Annan, e il Segretario generale dell'ONU che ha ammesso che quella ormai in corso in Siria è una vera e propria guerra civile. Noi abbiamo presentato una mozione sulla Siria in un contesto regionale critico, con rischi evidenti per il Libano dove sono ancora presenti i nostri soldati, con i rischi del fondamentalismo qaedista che è innato, con un grave conflitto tra sunniti e sciiti e sullo sfondo il tentativo di coinvolgere l'Iran non come una forza di destabilizzazione ma possibilmente come una forza costruttiva. Noi chiediamo al Governo con la nostra mozione - e lo ribadiamo adesso - di continuare l'azione svolta per favorire il rafforzamento dell'opposizione siriana e per garantirne una maggiore unità e legittimazione, di adottare ogni iniziativa utile nelle opportune sedi internazionali ed europee per un efficace rilancio del piano di Annan attraverso un rafforzamento delle pressioni internazionali volte alla sua compiuta messa in opera al fine di garantire il ripristino delle condizioni minime per alleviare le sofferenze e preparare le strade per un dialogo politico.
Dobbiamo assolutamente agire con un coinvolgimento non solo degli attori regionali ma degli attori anche internazionali. Si è parlato della Russia e del ruolo importante di Israele, dobbiamo farlo perché la posta in gioco geopolitica per la stabilità regionale e mondiale della Siria è una posta in gioco tremendamente importante.
Vorrei citare per questo un esperto, una giovane ricercatrice della Fondazione Italianieuropi, che a proposito della Siria ha scritto: «la Siria è il più importante laboratorio arabo: se in qualche modo le etnie del Paese troveranno un accordo di convivenza civile e democratica, il Paese sarà di nuovo, come è stato per lunga parte della sua millenaria storia, un esempio ed un apripista per il mondo arabo». Per adesso non siamo ancora a questo punto, la Siria deve essere aiutata a uscire da questa drammatica impasse, a cominciare dal freno ai massacri dei civili. Ecco perché noi sosteniamo questa missione nella speranza operante che la stabilità della Siria garantisca a questa regione, dove sono in gioco i nostri interessi strategici, oltre che legami storico-culturali fondamentali, e contribuisca alla pace e alla stabilità mondiale.
Signor Presidente, se me lo permette, attraverso lei, vorrei rispondere brevemente al collega Lehner, che parlava del tentativo di ripetere l'operazione in Libia. Possiamo pensare quello che vogliamo sull'operazione Libia, ma c'è un principio del diritto internazionale che ha fatto ormai strada nella coscienza collettiva internazionale: il principio del diritto di ingerenza umanitaria di fronte ad una popolazione inerme che viene quotidianamente bombardata. Abbiamo il dovere morale di intervenire, proprio in nome del passato recente. Noi quindi sosteniamo questa operazione, chiedendo evidentemente che vengano garantite le condizioni di sicurezza per i nostri soldati, che ci siano delle regole di ingaggio molto chiare e che questa operazione sia solo propedeutica Pag. 64per l'avvio di un dialogo intra-siriano e per la stabilità di tutta l'area mediorientale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, anche il Popolo della Libertà ha già dato il suo contributo ieri approfondendo le ragioni della condivisione di questa missione. Però vorrei riconsiderare l'entità della partecipazione e gli scopi e gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Noi stiamo inviando cinque uomini, selezionati tra diciassette uomini, che hanno una missione umanitaria, cioè è una missione dove vanno non armati e in veste solo ed esclusivamente di osservatori, per cercare di capire meglio l'evoluzione, o meglio l'involuzione, di una situazione che sempre più, come è stato sottolineato dai diversi colleghi, sta assumendo toni drammatici.
Le stragi esistono, le morti dei bambini, delle donne e dei civili sono sotto gli occhi di tutti e quotidianamente si verifica questo tipo di dramma. Quindi, ci vuole un'attenzione particolare e precisa, che però tenga conto anche di quello che si muove negli stessi confini, in maniera particolare quelli del Libano, dove noi abbiamo invece un contingente di uomini molto più importante con obiettivi che sono sempre quelli di intermediazione, che guardano comunque ad un processo di pacificazione. Allora, è evidente che i termini sono sempre quelli dell'enfasi: si vuole cercare di rappresentare la dura realtà, ma cerchiamo anche di rappresentare la misura, la dimensione e la vera entità di questa missione. È un inizio di percorso, è una verifica che andiamo a realizzare e lo facciamo con tantissimi altri Paesi, comprese la Russia e la Cina. Certo ci sono le pressioni della Francia e dell'Inghilterra, ma noi siamo lì come osservatori non armati insieme all'ONU ed inseriti in un mandato delle Nazioni Unite. Quindi credo che le polemiche sterili debbano essere abbandonate. Ci vuole unità. Il Parlamento ha dato sempre continuità a questi temi, anche in situazioni molto più complesse e difficili, in missioni che sicuramente hanno avuto esiti ben più complessi. Allora, credo che occorra fare una valutazione serena, che dia l'esatta dimensione di quello che occorre. C'è un regime - questo non lo dice il sottoscritto, ma è una valutazione che il mondo internazionale ha già fatto - sicuramente c'è la complessità che riguarda un fattore religioso, di cultura e di rispetto di un sistema che naturalmente noi italiani siamo abituati prima di tutto a realizzare, ma c'è anche la necessità di porre fine al dramma delle stragi, al dramma delle morti dei bambini e delle donne, al dramma delle uccisioni innocenti. Allora, in questa logica il Popolo della Libertà oggi dà la sua valutazione positiva - lo ripeto - all'invio come osservatori non armati che vanno a verificare la situazione e soprattutto a cercare di capire in che modo intervenire successivamente. Noi siamo per l'azione diplomatica e per l'azione politica, non siamo per la militarizzazione.
Non crediamo che in questo momento si possa trasferire, in quel tipo di contesto, nessun esercizio di ruolo di questo genere. Crediamo fortemente che l'azione diplomatica debba però coinvolgere sempre di più anche Russia e Cina, che debbono considerare e valutare meglio quale sia la situazione.
Quindi, io confermo il voto favorevole del Popolo della Libertà a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sbai. Ne ha facoltà per due minuti.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, cari colleghi, vista la conoscenza del mondo arabo e anche del Medio Oriente, in questo momento soprattutto il territorio siriano è sottoposto a forti pressioni di stampo estremistico, terroristico e qaedista. Pag. 65Voterò «no» al provvedimento in questione in quanto ritengo che l'unica via percorribile per la Siria sia una transizione diplomatica, evitando che la porta estrema salafita, integralista e qaedista - ripeto - possa divenire interlocutore politico, come è successo in Libia e in altre parti.
Sono state raccontate tante bugie sulla Libia, sull'Egitto e anche sulla Siria. Nessuno ha mai parlato dell'Algeria, dove sono morte 380 mila donne, sgozzate! 380 mila persone, senza che nessuno abbia alzato una mano! Cari colleghi, ma quale Paese arabo è democratico? In quale Paese arabo vi è la libertà? In quale Paese arabo le donne sono rispettate (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro per il Terzo Polo)? In quale Paese arabo vi è la libertà (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio)?

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5287)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 5287, già approvato dal Senato, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Laboccetta, Di Stanislao, Mattesini, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 3304 - «Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 58, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alla missione di osservatori militari delle Nazioni Unite, denominata United Nations Supervision Mission in Syria (UNSMIS), di cui alla Risoluzione 2043 (2012), adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.» (Approvato dal Senato) (5287):

Presenti 458
Votanti 447
Astenuti 11
Maggioranza 224
Hanno votato 384
Hanno votato no 63
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che le deputate Ferranti e Samperi hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.

In ricordo dell'onorevole Michele Abbate.

PRESIDENTE. Comunico all'Assemblea che il 2 luglio scorso è venuto a mancare, all'età di 78 anni, l'onorevole Michele Abbate, già membro della Camera dei deputati nella XIII legislatura (L'Assemblea e il rappresentante del Governo si levano in piedi).
Nato ad Airola, in provincia di Benevento, il 3 luglio 1934, magistrato, ha ricoperto l'incarico di presidente di collegio presso la Corte di appello di Napoli per poi dedicarsi alla professione forense.
Iscritto al gruppo dei Popolari e Democratici per l'Ulivo, è stato componente della Commissione giustizia, della Giunta per le autorizzazioni a procedere in giudizio, del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa, del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato e ha ricoperto l'incarico di segretario della Commissione parlamentare di inchiesta sul dissesto della Federazione italiana dei consorzi agrari.
Ha contribuito attivamente all'elaborazione e all'approvazione di proposte di legge in materia, tra l'altro, di procedimento penale e di riforma degli istituti di patronato Pag. 66ed assistenza sociale. Con la morte di Michele Abbate scompare un magistrato di valore ed un uomo politico onesto e rigoroso che ha servito lo Stato con grande passione e competenza giuridica. La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

MARIO PEPE (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, colleghi, desidero riassumere brevemente, al di là delle considerazioni molto significative espresse dalla Presidenza, il valore dell'uomo, del collega onorevole Abbate, un uomo probo, che riusciva a coniugare insieme i valori della famiglia, i valori della giurisdizione e i valori dell'incarico di parlamentare, un uomo che viveva intensamente la vita della comunità e della provincia, un magistrato di grande livello, sobrio, sereno, scevro da ogni nota di rancore e di iracondia, che ha sempre improntato la sua condotta ai canoni ed ai principi della giustizia, quella giustizia che è l'asse portante della nostra democrazia. Potremmo definirlo come un candidus iudex, un giudice sereno, uno di quei giudici che sanno amministrare la giustizia anche nei processi difficili, un parlamentare attento, che ebbe un grande successo elettorale con il sistema maggioritario uninominale nel collegio di Sant'Agata dei Goti, in provincia di Benevento, sortendo un risultato imprevedibile, inimmaginabile. Era rappresentante di quel partito dei Popolari democratici, ispirando la sua cultura al popolarismo democratico e ai sentimenti della cultura cristiana. Visse con grande dignità l'attività parlamentare. Gli atti testimoniano che è stato un rappresentante dignitoso delle nostre comunità e del nostro Parlamento. A lui l'ossequio, l'amicizia e il ricordo del Parlamento italiano (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, lo svolgimento degli ulteriori punti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle 10,30.

Su un lutto della deputata Rosa De Pasquale.

PRESIDENTE. Comunico che la collega Rosa De Pasquale è stata colpita da un grave lutto: la perdita del padre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire alla collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 18,20).

MARCO CARRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signor Presidente, si è appreso dalla stampa che è stato firmato il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri sulla ripartizione dei fondi destinati alle popolazioni dei territori colpiti dal terremoto il 20 e il 29 maggio scorso. Si tratta ovviamente di fondi - 2 miliardi e mezzo di euro - che noi recuperiamo nel decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, all'esame della Camera proprio in questi giorni. Ebbene, la ripartizione prevede che il 95 per cento di questi fondi sia assegnato all'Emilia Romagna, il 4 per cento alla Lombardia, quindi a Mantova e l'1 per cento al Veneto, quindi a Rovigo. Al di là, da un lato, della colpevole latitanza del Presidente Formigoni, che ha immaginato di risolvere i nostri problemi facendo qualche passerella in terra mantovana e dall'altro lato, della conferma, che noi troviamo anche in questo atto, della irrilevanza della regione Lombardia nelle Pag. 67relazioni istituzionali, ritengo fondamentale che si comprendano i criteri attraverso i quali si è giunti alla definizione di tale percentuale.
Se, cioè, tutto è avvenuto sulla base di rilevazioni oggettive, quantificazioni dei danni, scuole, monumenti e infrastrutture, o se al contrario, si è proceduto sulla base di altre valutazioni. Mi pare del tutto evidente che questa suddivisione, pur comprendendo che il decreto-legge n. 74 del 2012 sarà o dovrebbe essere il primo di una serie di provvedimenti su questa emergenza e per la ricostruzione, e comprendendo altresì che il sisma ha colpito innanzitutto l'Emilia, ebbene dicevo che questa suddivisione non è particolarmente soddisfacente per quei territori come il mantovano - sono 100 milioni di euro - o per la provincia di Rovigo - 25 milioni di euro - che pure sono stati colpiti.
In questo quadro desidero preannunciare la presentazione di un atto di sindacato ispettivo da parte dei deputati lombardi e veneti del Partito Democratico affinché si possa avere risposta a quei quesiti che ho posto. Peraltro, devo rilevare che proprio qualche ora fa - qui c'è una parte della risposta, sembra un po' surreale ma è così - il presidente Formigoni ha dichiarato che le quote indicate da questo decreto sono provvisorie, poiché a fine anno si farà un conguaglio, e questa è una rivendicazione del presidente rispetto alle proteste che ha inteso evidenziare in questa giornata. Naturalmente arriva fuori tempo massimo. A questo punto, se così stanno le cose, se cioè questi criteri sono così elastici, evidentemente auspichiamo che possa esserci da questo punto di vista una risposta definitiva, chiarificatrice da parte del Governo, naturalmente avendo chiaro che il sisma ha colpito anche il territorio mantovano e anche quello della provincia di Rovigo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, ho provato a correggere l'interpretazione del mio voto sulla mozione di sfiducia indirizzata al Ministro Fornero. Non so se ci siamo capiti male quando sono passato sotto il banco dei deputati segretari e non ho visionato lo schermo e comunque è emerso un voto diverso rispetto alla mia intenzione reale. Volevo che rimanesse agli atti il fatto. So che non ha valore particolare da un punto di vista formale e ufficiale, il voto è registrato e quindi non c'è molto da fare. Però, avendo anche fatto la correzione a mezzo stampa, ci tengo a precisare che il mio voto è da interpretarsi come un voto contrario alla mozione di sfiducia e non contrario al Ministro Fornero, per quanto i giudizi sono stati espressi più volte sia in sedi pubbliche che qui in Aula relativamente a questo Governo e al ministro Fornero, e non intendo ritrattarli. Il mio gruppo ha comunque delineato il suo percorso, preso una decisione, e ritenendo la politica non un fatto individuale, ma un fatto collegiale mi sono attenuto anche questa volta, come in altre circostanze, al volere del mio gruppo. Quindi, il voto è da intendersi comunque come voto omogeneo rispetto a quello espresso dal gruppo del Popolo della Libertà, contrario alla mozione di sfiducia verso il Ministro Fornero.

PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, come lei sa, il voto è già stato proclamato, tuttavia la sua dichiarazione resterà agli atti e come tale, pur non avendo influenza sul risultato, ha sicuramente un valore e un significato politico.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, volevo soltanto sollecitare la risposta ad un'interrogazione, la n. 4-13977, che ho presentato il 22 novembre dell'anno scorso. In pratica, in questa interrogazione chiedevo di sapere che fine avesse fatto il concorso pubblico per esami Pag. 68su base circoscrizionale a 230 posti per l'accesso a profili professionali di funzionario amministrativo giuridico, legale e contabile per quanto riguarda il personale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Infatti, le ultime assunzioni effettuate di cui si ha notizia riguardano la sola Emilia Romagna, mentre per la regione Toscana, cui spettano 16 posti, come stabilito dal citato concorso, non si hanno notizie. Perciò la pregherei, signora Presidente, di voler sollecitare il Ministero interessato perché possa dare risposta a questo quesito, che non interessa la mia persona ma ovviamente interessa coloro che hanno partecipato lodevolmente al concorso stesso.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, sarà cura della Presidenza attivarsi in tal senso.

CARLO NOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO NOLA. Signor Presidente, solamente pochi secondi per segnalare all'Aula e, soprattutto, al Governo un grave problema che si verifica in questi giorni nella mia provincia, la provincia di Pavia. In provincia di Pavia vi è un'azienda, una società industriale - sembra ridicolo, ma esistono ancora questi soggetti strani - che occupa oltre 310 dipendenti. Si chiama Valvitalia. È una società leader nel mondo della produzione di valvole per la distribuzione dell'acqua, del gas e per gli impianti petroliferi. In maniera strana, quasi farsesca, il giorno 27 del mese scorso l'Agenzia delle dogane di Pavia ha comunicato a questa società che erano state bloccate in dogana 40 milioni di valvole destinate all'Iran a causa dell'embargo, senza che ci fosse stato assolutamente, nell'istruttoria della presentazione della pratica, alcun sentore di ciò. E, in contemporanea, il giorno dopo, il Comitato per la sicurezza finanziaria bloccava ben 17 milioni di euro in un conto corrente della società Valvitalia. Questo ha comportato immediatamente la chiusura delle linee di produzione, grande preoccupazione nella nostra provincia, soprattutto perché sembra essere un errore burocratico, sembra essere un formalismo strano, in un momento di crisi dove una società produce, il nostro Governo e il nostro Paese, che si dice abbiano recuperato credibilità internazionale, non sono in grado di difendere i diritti delle proprie aziende. Anche perché a pensar male si fa sempre in tempo, ma sembra che ci sia qualche «soffiata» di qualche concorrente realizzatore degli stessi tipi di prodotti i quali potrebbero arrivare, per altri canali, all'Iran.
Siccome è acclarato che non si tratta di materiale coperto da nessun tipo di embargo, con tutte le autorizzazioni possibili e immaginabili, la sollecitazione che oggi mi permetto di fare è a tutela dei 310 dipendenti dello stabilimento di Retorbido e di tutti quegli altri che sono pronti a partire per l'Iran per installare queste valvole. Si tratta di famiglie e posti di lavoro a rischio. Infatti, è un mercato emergente, di grande tecnologia e chi perde la commessa, chi perde il treno resta indietro e arrivano i nostri concorrenti esteri, pronti a soffiarci il prodotto. L'appello che io faccio, quindi, è che intervenga rapidissimamente il Governo a far sì che quella che è stata un'applicazione burocratica, rigida e miope di regolamenti, senza alcuna richiesta di chiarimento e senza alcun approfondimento, che ha bloccato la produzione di una società di questo tipo, venga meno e si ripristini l'ordinarietà delle cose.

AMEDEO LABOCCETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, speravo che oggi potesse essere qui con noi il Ministro Severino. Purtroppo, ho atteso invano, ma non è stata presente alla nostra seduta. Avrei gradito questa presenza - mi permetto di sollecitare la Presidenza e sarò telegrafico - per la problematica delle sedi distaccate dei tribunali. Pag. 69Quando questo problema investe un'isola è una problematica ancora più pesante. Mi riferisco alla questione dell'isola d'Ischia dove vi sono sei comuni. Tutti i sindaci dell'isola d'Ischia hanno rappresentato con forza al Governo questa necessità di guardare con estrema attenzione una decisione che creerà, se venisse applicata, un problema straordinario. Consideri, signor Presidente, che sull'isola d'Ischia operano oltre 300 avvocati. Il consiglio dell'ordine degli avvocati ha mandato documenti, ha chiesto incontri, ha cercato di far riflettere il Governo, ma finora il Governo su questa specifica questione non ha fatto marcia indietro. Vorrei pregare lei, signora Presidente, perché potesse rivolgere un garbato, ma fermo appello al Governo su questo tema specifico dei tribunali e, in particolare, su quello dell'isola d'Ischia.

PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, a parte che oggi non c'erano argomenti di competenza del Ministro Severino, il tema che lei ha posto all'attenzione sarà credo esaminato dal Parlamento in relazione agli annunciati provvedimenti di revisione e controllo della spesa.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 5 luglio 2012, alle 10,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera, modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato) (C. 2326-E).
- Relatori: Angela Napoli, per la II Commissione; Mecacci, per la III Commissione.

(ore 15)

2. - Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sugli esiti del Consiglio europeo del 28-29 giugno.

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18,35.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GIUSEPPE OSSORIO SULLA MOZIONE DOZZO, DONADI ED ALTRI N. 1-01074

GIUSEPPE OSSORIO. Grazie Signor Presidente, Signora Ministro, ancora una volta con forte senso di responsabilità i repubblicani le confermano la fiducia. La confermano in primo luogo al Governo di cui lei fa parte. Però, signora Ministro, vogliamo affermare con chiarezza e senza infingimenti che abbiamo un'idea diversa da lei delle esigenze del nostro mercato del lavoro, e di quello che si sarebbe dovuto fare per renderlo efficiente, competitivo ed inclusivo. I Repubblicani affermano nuovamente che la riforma sul lavoro avrebbe dovuto coniugare l'equità sociale con le libertà economiche e in particolare delle imprese. Stamani non voglio ricordare il giudizio tranchant del presidente di Confindustria Squinzi. Mi limito a sottolineare ciò che ha affermato il dottor Francesco Rivolta, direttore generale di Confcommercio, quando ha affermato che non si creano posti a tempo indeterminato disincentivando le assunzioni a termine. E non diminuisce il contenzioso affermando una diffusa presunzione di illegittimità, in questo modo si rischia di confondere flessibilità e precarietà. Due aspetti che devono restare distinti se si vuole trasformare la Pag. 70precarietà in buona flessibilità; avremmo voluto parlare di queste nostre idee, invece si è posta la fiducia ancora una volta, distorcendo il rapporto Governo-Parlamento al punto che un attento osservatore come Michele Ainis l'altro ieri sul Corriere della Sera ha indicato le 28 fiducie in 7 mesi come un momento straordinario (e noi aggiungiamo patologico) del nostro sistema istituzionale. Questa fase di fiducia obbligata avete il dovere di accantonarla per superarla. E ciò nell'interesse della corretta dialettica costituzionale: siamo ad un passo, signora Ministra, da un Governo post democratico. Un Ministro non può giudicare e dare giudizi sui cittadini. Non giudichi il Paese, lo governi. Ci vuole garbo istituzionale nell'esercizio delle funzioni pubbliche, ripeto, reciproco rispetto e soprattutto reciproco ascolto. Se la segretaria della CGIL Susanna Camusso esprime un giudizio duro sulla sua riforma, glielo dico come Repubblicano, qualche ragione potrebbe pure averla. Comunque, signora Ministra, le confermiamo la nostra fiducia anche perché la confermiamo alla politica complessiva del Governo Monti.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 3)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5287 - em. 1.10 475 469 6 235 7 462 50 Resp.
2 Nom. em. 2.10 485 481 4 241 7 474 49 Resp.
3 Nom. Ddl 5287 - voto finale 458 447 11 224 384 63 47 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.