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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 657 di mercoledì 27 giugno 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,35.

MICHELE PISACANE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Dussin, Fava, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Pisicchio, Paolo Russo, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3249 - Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita (Approvato dal Senato) (A.C. 5256).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 5256: Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita.
Ricordo che nella seduta del 26 giugno 2012 sono stati approvati gli articoli 1 e 2 del disegno di legge in esame, sulla cui approvazione il Governo ha posto la questione di fiducia.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 3 - A.C. 5256)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 3, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
Constato l'assenza dell'onorevole Misiti, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Si intende che vi abbia rinunziato. Pag. 2
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, ieri lei ci ha spiegato che le quattro richieste di fiducia su questo disegno di legge di riforma del mercato del lavoro, che per l'ennesima volta si sono imposte al Parlamento, sono funzionali al delicato summit che tra 24 ore la vedrà fra i protagonisti al Consiglio Europeo. Il suo intento dichiarato è dunque quello di esibire a Bruxelles una riforma del mercato del lavoro frettolosamente accettata dal Parlamento e offerta all'Europa come pietra miliare nel processo di risanamento competitivo del sistema Paese.
Ciò che le interessa oggi, signor Presidente del Consiglio, pare non sia tanto l'approfondire e il risolvere i problemi reali degli italiani, i cui salari e stipendi delle classi medie - per non parlare delle pensioni -, oltre ad essere salassati da nuove tasse, sono fra i più bassi in Europa, non sono neppure le decine di migliaia se non centinaia di migliaia di esodati che per ora avete archiviato se non persino negato, né i milioni di disoccupati.
Faccio un breve inciso: l'ISTAT ci dice che la disoccupazione nel primo trimestre del 2012 è volata al 10,9 per cento, è cresciuta di 2,3 punti percentuali su base annua, e - guardate bene - che si tratta del tasso più alto dal 1999, con una perdita di 110 mila posti di lavoro in un mese e di 1 milione e 797 mila posti di lavoro in un anno.
Né, signor Presidente del Consiglio, pare le interessino i precari: i dati ISTAT, anche qui riferiti al primo trimestre del 2012, evidenziano che quasi un milione di lavoratori di età compresa tra i 35 ed i 64 anni ha un impiego con un contratto a tempo determinato.
Per domani - si è detto - la priorità è un'altra: è quella di blandire la Cancelliera Angela Merkel e di riguadagnarne la fiducia, perduta nello scenario europeo e mondiale anche per i comportamenti indecorosi di chi allora ci rappresentava. Già! Sono passati solo otto mesi da quei sorrisetti ironici che si scambiarono la Cancelliera e il Presidente Sarkozy, ve lo ricordate? Era la famosa conferenza stampa del 23 ottobre scorso e alla domanda rivolta loro sulla fiducia nelle promesse dell'allora Premier Berlusconi si sono messi a ridere, ma grazie a lei, professore, quello smacco è solo un ricordo, anche se talvolta è ravvivato dall'eco che ancora rimbalza dall'aula di giustizia di Milano.
Al di là dell'autorevolezza internazionale che le riconosciamo, lei professore, per non far più ridere i tedeschi e i francesi, è disposto a far piangere gli italiani. Infatti, se anche il titolo di questo disegno di legge annuncia in modo altisonante «Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita» - mi verrebbe da dire che è la speranza imposta per legge - la realtà è un'altra. Lasciamo pure che a questa profezia della crescita credano in Europa; qui tra di noi, tra queste mura, diciamoci la verità: nessuno crede che questa legge esaudirà quelle nobili aspettative, anche a tacere nella controriforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Basta leggere ciò che i colleghi della maggioranza, signora Ministro Fornero, hanno detto in Commissione lavoro sul suo disegno di legge. Cito testualmente i resoconti, escludendo gli interventi per nulla «di maniera» sia del nostro gruppo, sia della Lega Nord. Sono stati gli autorevoli relatori della maggioranza che, per esempio, per il Popolo della Libertà hanno appuntato molte critiche non solo con riferimento all'impostazione culturale che lo ha ispirato, ma anche rispetto al mancato equilibrio tra i diversi aspetti: rigidità e flessibilità in entrata e in uscita e le diverse soluzioni di merito contenute nel testo. Questo era il Popolo della Libertà.
Per il Partito Democratico, l'autorevole relatore si è domandato se il disegno di legge in esame sia una vera riforma o solo una manutenzione del sistema e ha ricordato che il suo gruppo è da tempo fortemente critico nei confronti dell'azione portata avanti dal Governo su numerosi temi riguardanti le politiche sociali, evidenziando Pag. 3alcuni errori di impostazione di cui si ritiene che non si possa non tenere conto, ed esprime perplessità sugli interventi relativi al mercato del lavoro.
Altri autorevoli esponenti della maggioranza hanno chi ribadito trattarsi di mera manutenzione normativa, chi di occasione mancata di riforma - cito autorevoli esponenti del Popolo della Libertà - e c'è stato anche chi - lo dico per aiuto alla memoria di chi oggi sembra l'abbia persa - denunciava di rifiutarsi di partecipare ad un iter parlamentare in cui siano soltanto i relatori a decidere quali articoli modificare - voce dell'Unione di Centro - e chi proclamava che avrebbe assicurato il rispetto dei principi di dignità e autonomia del Parlamento.
Ma che strana fiducia allora è mai questa? Sarà che io, come tanti italiani, non capisco l'ABC di questa strana politica, che fa tutto ma dice il contrario di tutto.
Veniamo comunque all'articolo 3. Esso riguarda le tutele dei lavoratori in costanza del rapporto di lavoro. Il nostro voto contrario, che le annuncio signor Ministro, non è preconcetto ed io le evidenzio le criticità per noi dirimenti.
Iniziamo dai cosiddetti fondi di solidarietà bilaterali, che in diversi settori non tutelati dalla cassa integrazione guadagni sono istituiti presso l'INPS, che eroga le prestazioni, e che vengono alimentati dai datori di lavoro e dai lavoratori. Ebbene, per noi è inaccettabile l'esclusione dai benefici di tutti i lavoratori occupati in imprese con meno di quindici dipendenti, sia di quelli istituiti pattiziamente, sia di quelli del fondo residuale. Questa esclusione, signor Ministro, rende l'intero sistema non universale, ma discriminatorio per i lavoratori di quella costellazione di piccole e microimprese che innervano l'economia del Paese.
I commi 17 e 18 ribadiscono che il diritto all'erogazione dell'ammortizzatori pubblico - questa ASPI, Assicurazione sociale per l'impiego - sia subordinato all'avvenuta preventiva erogazione di un intervento integrativo da parte dell'ente bilaterale. È una norma confermativa di un assetto già esistente, di dubbia legittimità costituzionale, tanto che nella causa Benedetti contro INPS è stata sollevata una questione di legittimità costituzionale con ordinanza del 18 giugno 2011 dal tribunale di Lucca, che aspetta una decisione.
Cosa accada poi in caso di inesistenza dell'ente, di mancata adesione dell'impresa, di esaurimento delle risorse e così via, non ci è dato sapere, perché la norma tace.
Altre criticità riguardano il Fondo del trasporto aereo.
Non sono chiarite, ad esempio, le scadenze previste dall'articolo 2, commi 48 e seguenti, che prevedono la confluenza nel regime generale dell'INPS degli importi di cui ai diritti di imbarco, mentre la riconversione del fondo in cui adesso affluiscono tali risorse è prevista per il 1o gennaio 2016, con la conseguenze che il fondo si troverà privo delle risorse necessarie a gestire la ristrutturazione del settore.
Per i fondi da istituire ex novo si pone, in generale, il problema di dotazione di adeguate risorse fin dall'inizio della loro costituzione.
Ancora, l'articolo 3, comma 13, contenente la norma sugli interventi dei fondi interprofessionali, andrebbe soppresso, in primo luogo perché si realizzerebbe un trasferimento di risorse da uno strumento di politica attiva del lavoro ad uno strumento di politica passiva. Inoltre, si verrebbe ad operare lo snaturamento della missione e delle prerogative dei fondi interprofessionali, che riguardano il sostegno, il finanziamento e la programmazione dell'attività formativa professionale dei lavoratori e delle imprese che sono iscritti volontariamente ai fondi stessi.
Ma, a ben vedere, è tutta l'impostazione del sistema dei fondi di solidarietà bilaterali sulla base della classe dimensionale che ingenera storture. In particolare, nel caso di confluenza delle risorse dei fondi interprofessionali nei fondi di solidarietà bilaterali per le aziende con meno di 15 dipendenti, si rischierebbe l'utilizzo dello Pag. 40,30 per cento da queste versato da parte delle aziende beneficiarie del fondo di solidarietà bilaterale.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Monai.

CARLO MONAI. Insomma, con questa riforma del lavoro, che segue i «gradoni pensionistici», l'IMU, le nuove accise, cresce, signor Presidente, la sensazione che il Governo Berlusconi abbia sì cambiato gli attori, ma che il centrodestra condizioni ancora in misura preponderante il copione - lo abbiamo visto anche con le pseudo-liberalizzazioni o con la finta lotta alla corruzione - facendo ora pagare il conto dei proprio errori ai pensionandi...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Monai.

CARLO MONAI. ...agli esodati - ho finito, signor Presidente - agli agricoltori e ai piccoli imprenditori, e oggi anche ai lavoratori.
Insomma, dalle leggi ad personam siamo passati alle leggi contra personas. Allora, forse, è meglio cambiare i legislatori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Negro. Ne ha facoltà.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, siamo al terzo voto di fiducia su una riforma che non piace a nessuno: la bocciano i mercati, perché non vi sono iniziative e proposte per quanto concerne lo sviluppo e gli investimenti; la bocciano le imprese, che non vedono un abbattimento del costo del lavoro; la bocciano i lavoratori, specie i precari over 35-40 anni, quelli che da una vita lavorano con contratti a progetto o di collaborazione coordinata e continuativa, che non vedono alcun miglioramento per quanto concerne le prospettive occupazionali, né alcuna novità per quanto riguarda l'eventuale tutela reddituale in caso di mancato rinnovo del loro contratto.
Ma, soprattutto - e questo sì che è paradossale -, a bocciarla siete proprio voi, cari colleghi che sostenete questo Governo. Già la bocciate dichiarando apertamente di ritenerla insufficiente, in quanto non affronta la gravissima situazione degli esodati, peggiora le garanzie, fino ad ora tutelate, degli ammortizzatori sociali e irrigidisce taluni aspetti della flessibilità in entrata, rischiando di creare nuove sacche di disoccupati.
Però, al contempo, in virtù di uno scellerato patto, la approvate, votando «sì» alla questione di fiducia. Ci riferiamo alla nota della Presidenza del Consiglio diffusa la sera del 20 giugno scorso, che è il caso di citare testualmente: il Governo ha chiesto al Parlamento di accelerare l'esame sulla riforma del mercato del lavoro, contenendolo entro tempi compatibili con l'esigenza che la legge sia approvata entro il 27 giugno, affinché il Consiglio europeo del 28 giugno possa prendere atto del varo di questa importante riforma strutturale. Il Governo si impegna a risolvere tempestivamente, con appropriate iniziative legislative, anche i problemi posti dai gruppi parlamentari: la questione dei cosiddetti esodati ed alcuni aspetti della flessibilità in entrata e degli ammortizzatori sociali.
Ci riferiamo agli interventi dei relatori, a quello dell'onorevole Cazzola, che in quest'Aula, l'altro ieri, ha detto che i gruppi che sostengono il Governo si attendono, subito dopo l'approvazione della riforma, un segnale concreto ed effettivo per affrontare le diverse questioni che avrebbero dovuto essere risolte nel corso della lettura del provvedimento alla Camera e che ora saranno rimesse a successivi interventi normativi; e a quello dell'onorevole Damiano, che ha espressamente dichiarato: «Noi avremmo voluto correggere questo provvedimento per trovare un equilibrio più avanzato, ma abbiamo deciso politicamente di prestare ascolto alla richiesta del Presidente del Consiglio per senso di responsabilità, perché Pag. 5capiamo e comprendiamo la gravità del momento. Lo facciamo anche se nel provvedimento vediamo luci ed ombre», direi molte ombre.
Maurizio Sacconi, ex Ministro del lavoro e delle politiche sociali del PdL, dichiara che la riforma del lavoro va nella direzione opposta alla direttiva adottata quando era Ministro e tendente al controllo della sostanza. Consentirà interventi sanzionatori interpretati e attuati difformemente sul territorio.
Altra bocciatura arriva da Tiziano Treu, ex Ministro del lavoro e delle politiche sociali del PD, che dichiara: «Su come è scritta, nella riforma, la norma dell'articolo 18 sono imbarazzato. È venuta fuori una disposizione pasticciata».
Cari colleghi del PdL e del PD, avete votato e continuate a votare una riforma che non vi piace e che sapete porterà questo Paese al tracollo definitivo, perché le imprese chiuderanno i battenti e delocalizzeranno per sopravvivere alla mannaia di una pressione fiscale insopportabile, i giovani emigreranno chissà dove per cercare lavoro e i meno giovani, espulsi dal circuito lavorativo, finiranno in condizioni di povertà. Siete conniventi di un bluff, questo sì, che il prossimo 28 giugno il Presidente Monti porterà in Europa.
Non è una riforma strutturale, ma una mediazione di richieste, «un'accozzaglia di contentini» da elargire un po' destra e un po' a sinistra, con il ricatto che se non passa altro non sarà concesso.
Ben altra è la nostra idea di riforma strutturale del mercato del lavoro. Bisognava pensare ad una normativa tesa a fare impresa, cioè ad incentivare le imprese a sviluppare le loro attività, a fare nuovi investimenti. Abbiamo bisogno di creare fluidità e non di freni e vincoli come quelli che le nuove norme stanno introducendo. Così sì che si sarebbe creata nuova occupazione, in un circolo virtuoso che avrebbe portato nuovi consumi e, quindi, alla crescita sociale ed economica dell'Italia.
È condivisibile ed apprezzabile la previsione per legge, contenuta nell'articolo 3 del provvedimento in esame su cui voteremo a breve la fiducia, dell'obbligo per le imprese di prevedere la creazione di fondi di solidarietà, previ appositi accordi tra sindacati e imprese, per garantire una tutela ai lavoratori che operano nei settori attualmente non coperti dalla cassa integrazione guadagni. Riteniamo però che, prima di approvare l'articolo 3, dovremmo permettere alla stessa azienda di sopravvivere con riforme strutturali mirate al sostegno e all'incentivazione della piccola e media impresa, che è la struttura portante dell'economia italiana.
Ci dispiace constatare che della compensazione debiti-crediti della pubblica amministrazione e del depotenziamento della burocrazia non vi è traccia. Così gli imprenditori stranieri non investono più in Italia e quelli italiani delocalizzano. Conseguenza di questa scelta è la mancata ripresa dell'occupazione, che deriva dalla chiusura quotidiana di 1.600 imprese, mentre quelle che si iscrivono come nuove aziende hanno dimensioni occupazionali minori di quelle che cessano. Chiediamo a voi, che siete al Governo del Paese, se per prendere delle decisioni su questi temi deve intervenire l'Europa, perché, se così è, chiediamo all'Europa di farlo.
Per questi motivi preannuncio il voto contrario della Lega Nord sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo per segnalare a lei l'imbarazzo di chi vorrebbe esprimersi senza pregiudiziale alcuna, di nessun segno, su un provvedimento così complesso che riguarda milioni di persone.
Signor Presidente, il metodo della fiducia ripetuta - dobbiamo dircelo - è anomalo, altera la dialettica ordinaria, crea un precedente che potrebbe essere impugnato da chiunque nel futuro e produrre frutti avvelenati. Una simile fiducia ci obbliga ad un dato di merito. Per questo, signor Presidente, ho votato «no», Pag. 6nel merito, sulle modifiche introdotte all'articolo 18 e alle norme sugli ammortizzatori sociali, perché ambigue e pasticciate e determineranno un eterno contenzioso.
Voterò invece «sì», sempre nel merito, sull'articolo 3 perché introduce novità positive e prevede una dinamica sociale dal basso verso l'alto. Tuttavia, mi auguro che questo metodo di votazione vada quanto prima nell'armadio dei peggiori ricordi del Parlamento.
Infine, ricordo a tutti noi, signor Presidente, che il 27 giugno del 1980 esplodeva un aereo ad Ustica, con decine di morti.
Oggi Daria Bonfietti, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime di Ustica, ha chiesto a noi e alle istituzioni di non dimenticare, di continuare a ricercare verità e giustizia, di chiedere che sia pubblico ciò che è oscuro, che siano «desecretati» numerosi atti.
Presidente, sino a quando, e non solo su questa vicenda, prevarranno il buio e il segreto, l'ordinamento democratico correrà sempre il rischio di non essere in sicurezza (Applausi di deputati dei gruppi Misto e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 3.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 3 - A.C. 5256)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo 3, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Gianfranco Conte.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione dell'articolo 3, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti, ed e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Presenti 550
Votanti 523
Astenuti 27
Maggioranza 262
Hanno risposto 447
Hanno risposto no 76.

La Camera approva.
Si intendono così respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 3.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Antonione Roberto
Argentin Ileana Pag. 7
Armosino Maria Teresa
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Bersani Pier Luigi
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga Pag. 8
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Gaglione Antonio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lenzi Donata
Leo Maurizio Pag. 9
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mannucci Barbara
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nizzi Settimo
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Ossorio Giuseppe
Pagano Alessandro
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD) Pag. 10
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Roccella Eugenia
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Saglia Stefano
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Santori Angelo
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vassallo Salvatore Pag. 11
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Vernetti Gianni
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zinzi Domenico
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bragantini Matteo
Brunetta Renato
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Negro Giovanna
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pili Mauro
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Simonetti Roberto
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice

Si sono astenuti:

Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Bellotti Luca Pag. 12
Bertolini Isabella
Calearo Ciman Massimo
Castiello Giuseppina
Ciccioli Carlo
Contento Manlio
Cossiga Giuseppe
D'Anna Vincenzo
Fallica Giuseppe
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Lehner Giancarlo
Mancuso Gianni
Martino Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Moles Giuseppe
Nola Carlo
Picchi Guglielmo
Pittelli Giancarlo
Pugliese Marco
Stagno d'Alcontres Francesco
Stracquadanio Giorgio Clelio
Terranova Giacomo
Zeller Karl

Sono in missione:

Barbi Mario
Bergamini Deborah
Brugger Siegfried
Buonfiglio Antonio
Buttiglione Rocco
Caparini Davide
Cirielli Edmondo
Corsini Paolo
De Girolamo Nunzia
Farina Renato
Galli Daniele
Grimoldi Paolo
La Malfa Giorgio
Lombardo Angelo Salvatore
Lupi Maurizio
Malgieri Gennaro
Mogherini Rebesani Federica
Mosca Alessia Maria
Mussolini Alessandra
Nirenstein Fiamma
Orlando Leoluca
Rigoni Andrea
Stefani Stefano
Stucchi Giacomo
Vitali Luigi
Volontè Luca

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 4 - A.C. 5256)

PRESIDENTE. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 4, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, in Aula vi è solo un sottosegretario ai banchi del Governo, e quindi, evidentemente, il ragionamento che sto per fare potrà solo in parte riguardare l'intera compagine governativa. Quando il Presidente del Consiglio, Monti, presentò il suo Governo, onorevole sottosegretario, parlò di un Governo di responsabilità nazionale. In quella occasione ebbi a dire che non ci voleva un Governo di responsabilità nazionale, ma un Governo di unità nazionale, un Governo di solidarietà nazionale, un Governo politico che potesse far fronte all'emergenza economico-finanziaria che riguardava l'Italia, l'Europa ed il mondo. Abbiamo appreso, leggendo le interviste che in questi giorni sono state pubblicate dai giornali, che questo Governo tecnico non è stato capace di risolvere i problemi dell'Italia - e questa riforma li aggraverà -, però ha ottenuto un risultato, perché, come d'incanto, dall'ABC siamo passati al BC, cioè non vi è più il Governo tecnico, ma si prefigura un Governo politico che metterà insieme esperienze diverse. Quindi un risultato lo avete ottenuto: che voi andrete a casa - e vi manderanno a casa quelli che vi sostengono adesso, perché già hanno fatto l'accordo per il dopo -, e che state rovinando l'Italia con le vostre politiche che non hanno assolutamente determinato alcun vantaggio per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

Pag. 13

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, il nostro atteggiamento, in riferimento alla questione del mercato del lavoro, è stato responsabile, per ragioni di carattere politico generale. Nel merito avremmo voluto che il testo fosse diverso, ma non è stato possibile dare alcun contributo in questa Camera - il testo è venuto già preconfezionato dal Senato -, e vi sarà bisogno, quindi, come già promesso pure dal Presidente del Consiglio, di un provvedimento successivo per cercare di correggere quanto di non positivo vi è in questa riforma. In particolare, avremmo avuto necessità di vedere meglio le questioni che riguardano la flessibilità in entrata, e non è stato possibile.
Avremmo voluto inserire altri argomenti di lavoro e qualcosa che riguardasse il rilancio e la crescita nel Mezzogiorno d'Italia con gli argomenti che evidentemente sono stati spesso trattati e con l'obiettivo di far crescere l'occupazione nel campo giovanile e femminile.
Tutto questo non è stato possibile, quindi sia per la sostanza, ma anche per la forma - ossia come siamo arrivati ad approvare questo provvedimento, approvato perché l'esterno ce lo richiede, perché è un compito a casa e non c'è dentro nulla che possa cambiare le sorti dei disoccupati e dei cittadini meridionali senza lavoro che sono costretti ancora ad emigrare (40-50 mila l'anno dal sud verso il nord e il centro Europa, soprattutto diplomati e laureati), non essendoci nulla in un provvedimento sul lavoro che allevi questi disagi del Mezzogiorno, è chiaro che la nostra difficoltà cresce.
Tutti i deputati e i senatori meridionali dovrebbero cominciare a pensarla così, ad andare nel merito e a comprendere fino in fondo che il disagio non può che crescere. Si aggiungono pure i tagli lineari che si fanno nella giustizia, abolendo i tribunali nel Mezzogiorno con effetti estremamente importanti anche sugli investimenti, che non ci saranno se non si combatte la malavita organizzata. Quindi, per tutte queste ragioni, ci asterremo sulla prossima fiducia e ci asterremo anche sul provvedimento complessivo finale che discuteremo nel pomeriggio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, avremmo gradito che anche questa mattina il Ministro fosse con noi a discutere con questo Parlamento del suo provvedimento. Qui partecipiamo alla fiera dell'ipocrisia. In questo austero luogo va in scena sul palcoscenico la rappresentazione dell'ipocrisia. Noi di Italia dei Valori abbiamo ascoltato con attenzione gli interventi dell'onorevole Cazzola e dell'onorevole Damiano e ci siamo chiesti se la maggioranza è andata all'opposizione o se questi colleghi si fossero iscritti al gruppo dell'Italia dei Valori o se invece più semplicemente predicassero bene e razzolassero male, credendo in questa maniera di prendere in giro gli italiani.
Oggi quegli stessi parlamentari piegano il capo, si cospargono di cenere e votano la fiducia al Governo più ipocrita della storia repubblicana. Ministro, sottosegretario, lei fa parte di un Governo sostenuto da forze parlamentari che di giorno vi sostengono e di notte vi tagliano l'erba sotto ai piedi. Ci racconterete le solite storielle, anzi la solita storiella «ce lo chiede l'Europa».
Quale Europa? Quella dei popoli o dei banchieri usurai? Quale Europa? Quella dell'utopia o del cappio al collo? Chissà cosa avrebbe mai scritto oggi Altiero Spinelli guardando questa Europa di banchieri nominati senza alcun mandato popolare. Questa Europa di usurai è lontana dall'unità politica, lontana dall'Europa dei popoli e invece voi sostenete l'Europa della BCE, dei vincoli e del rigore a tutti i costi.
Brandite, come spada di Damocle sulla testa degli italiani, il «se non votiamo questa riforma finiremo come la Grecia». Pag. 14No, state ingannando gli italiani, perché la Grecia è fallita da tempo.
La decisione è stata presa in un consesso ristretto, da un club di persone che periodicamente si riuniscono per decidere le sorti del mondo, a cui partecipa - invitato d'onore - anche il nostro attuale Presidente del Consiglio. Si chiama Bilderberg, che non è un luogo istituzionale, né un Parlamento, ma un luogo extra istituzionale.
Noi italiani siamo già finiti come la Grecia, perché il debito pubblico del nostro Paese non si potrà mai azzerare. State prendendo in giro gli italiani: dovete avere l'onestà di ammetterlo. Signor Presidente, inviterei il Viceministro ad ascoltare almeno quanto per rispetto si deve a questa Camera. Capiamo che non sono stati eletti e non hanno un mandato popolare, ma che almeno ci ascoltino. Ci dite che altrimenti... Ci dite che altrimenti... Attendo che il Viceministro finisca la sua telefonata...
Ci dite che altrimenti finiamo come la Grecia, ma siamo già alla Grecia. Sottosegretario D'Andrea, gli stipendi non crescono: centinaia di migliaia di aziende hanno chiuso, non c'è lavoro, si ruba nei supermercati per fame. State svendendo la sovranità popolare, la democrazia e i diritti dei cittadini. Oggi con questo provvedimento svendete i diritti dei lavoratori. In questo Parlamento ci sono forze politiche che hanno purtroppo abdicato alla difesa della Costituzione e dei diritti. Noi dell'Italia dei Valori non abdichiamo e non svendiamo i diritti. Ci rivolgiamo ai cittadini perché sappiano che non li lasceremo soli e non li lasceremo andare alla deriva.
Siete dei sovrani senza popolo. Siete come i militari in Egitto che calpestano libertà e Costituzione. Noi oggi siamo qui ad approvare in fretta e furia, di nascosto dal popolo, senza una discussione democratica in Parlamento, un provvedimento che cancella i diritti dei lavoratori, toglie le tutele, demolisce lo Statuto dei lavoratori nel segno del ricatto: «Se non votate faremo la fine della Grecia». Chi decide tutto questo? Lo decide forse il popolo sovrano? No, lo decide una plutocrazia di tecnocrati.
Finirete come la Grecia, ci dite. Ma intanto non c'è più lavoro e non ci sono più diritti. Avete una maggioranza mai vista nella storia del Paese, eppure continuate a ricorrere alla questione di fiducia. Non ad una questione di fiducia, ma a quattro in uno stesso provvedimento. Lo dicevano oggi anche in quest'Aula: siete come il film di Tim Robbins, Dead man walking, e vi stanno condannando a morte gli stessi che oggi vi sostengono.
In un Paese normale e liberale un Ministro che non conosce le conseguenze delle leggi che fa approvare - vedi la vicenda esodati - dovrebbe dimettersi prima della mozione di sfiducia. Il Ministro imbroglia. Ha imbrogliato gli italiani e oggi sta imbrogliando i lavoratori, quelli che onestamente si alzano la mattina e vanno a faticare per mantenere una famiglia, un mutuo da pagare, i figli da mandare a scuola. Ma voi avete da far quadrare i conti e i bilanci. Ve lo chiede l'Europa, altrimenti finiremo come la Grecia.
Non ci avete dato la possibilità di confrontarci su un tema cruciale: diritti e lavoro. Tutto viene vanificato dalla testarda lotta ideologica di abrogare l'articolo 18, unica forma di tutela contro i licenziamenti ingiusti, quelli per l'appartenenza sindacale, per le idee politiche, per quelli con la schiena dritta che non si piegano davanti al padrone. Avete perso l'opportunità di aprire, invece, una nuova stagione di confronto sul lavoro nel nostro Paese e in Europa.
Nel provvedimento i pochi incentivi all'articolo 4 sono davvero inutili, quasi ridicoli, di fronte alla devastazione dei diritti dei lavoratori o ai licenziamenti facili. Lo ha detto persino il presidente di Confindustria definendo questo vostro provvedimento una «boiata». Il nostro Paese è in recessione: è un dato diffuso e oggettivo. Ci avete detto che la crisi è stata causata dagli errori del passato. È vero. Ma oggi non avete più scuse. La recessione è frutto anche delle politiche che state proponendo al Paese. Pag. 15
Di troppo rigore si muore e voi state facendo morire i lavoratori e gli imprenditori. Li state istigando al suicidio.
Noi, dell'Italia dei Valori, crediamo che non si possa competere nel mercato della globalizzazione rincorrendo la Cina sulla quantità, sui diritti dei lavoratori, perché in Cina non ci sono diritti e, quindi, per essere competitivi anche noi dobbiamo rinunciare a pezzi di sovranità, di democrazia e di diritti. In questo modo voi portate, però, il nostro Paese nella competizione del mercato globale, riducendo i lavoratori in schiavi, azzerando i diritti e ogni forma di tutela. Lei, Ministro, voi, Governo, siete come i caporali nella mia terra: zero diritti, massimo profitto.
I cittadini, però, devono sapere e, quindi, devono distinguere che in questo Parlamento vi è chi ha ammainato la bandiera dei diritti e ha svenduto lo Stato sociale da chi, invece, come noi, dell'Italia dei Valori, continua, a schiena dritta e a testa alta, a difendere la Costituzione e il patto sociale che in quella Carta è scritto. Noi, dell'Italia dei Valori, continueremo a difendere lo Stato sociale, quella rete di tutele che permettono a un povero Cristo di avere le stesse opportunità di un professore universitario come lei, professore Viceministro, di garantire il diritto alla salute e alla istruzione anche agli operai e di garantire il posto di lavoro anche se ho la tessera di un sindacato scomodo.
Per questo Ministro, Viceministro, sottosegretario, l'Italia dei Valori non voterà a favore sulla questione di fiducia su questo provvedimento e al Governo che lei rappresenta, perché noi, dell'Italia dei Valori, la fiducia la diamo solo al popolo italiano e la chiediamo ai lavoratori, che in queste ore state riducendo in schiavitù (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, la professoressa Fornero, Ministro del lavoro pro tempore, ha da alcuni mesi portato avanti la sua riforma del lavoro. Il Premier pro tempore, il professor Monti, ha chiesto alla Camera o, meglio, alla variegata maggioranza che lo sostiene alla Camera, di votare in pochi giorni il provvedimento, grazie alla posizione di ben quattro questioni di fiducia. Si ritiene che tanta fretta permetterà al professor Monti di presentarsi al prossimo Consiglio europeo con maggior credibilità e autorevolezza, dinanzi alla potente collega Merkel e a tutti i colleghi dell'Europa, un'Europa visibilmente disorientata.
Mi permetta, però, Presidente, di fare preliminarmente alcune considerazioni sul ricorso sistematico alla fiducia da parte del Governo attraverso la sistematica e talvolta imbarazzata richiesta del Ministro pro tempore per i rapporti con il Parlamento, professor Giarda. Certo, lo strumento della fiducia è stato abusato - lo dico per onestà intellettuale - da tutti i Governi che si sono succeduti nelle ultime legislature, ma non ha mai raggiunto i numeri record del Governo Monti, con ben 26 questioni di fiducia in sette mesi. Potremmo dire «sette fiducie in sette giorni». Sembra il titolo di un film o di una dieta. Questo numero rivela la gravità della situazione e la necessità di agire con tempestività, senza perdere tempo. Ma rivela, soprattutto, l'assoluta mancanza di rispetto da parte del Governo nei confronti del Parlamento e dei parlamentari, che non vengono considerati gli interlocutori istituzionali ma un fastidioso ostacolo da superare nel più breve tempo possibile. Dovrebbero valutare, invece, i rappresentanti di questo Governo, che a differenza loro i parlamentari sono stati eletti nelle libere elezioni politiche del 2008, attraverso il suffragio popolare, e sono gli unici veri rappresentanti dei cittadini italiani.
Non posso, poi, non rimarcare l'atteggiamento infastidito e intollerante del Governo rispetto al confronto, spesso aspro, con l'opposizione. Il Governo è abituato a contatti all'esterno sempre e solo in situazioni ben costruite e protette. Non è abituato, come noi parlamentari, a confrontarsi Pag. 16direttamente con le persone, quelle che incontriamo nelle nostre città e che spesso ci fermano per strada per raccontarci tutta la rabbia per essere considerati solo dei numeri e per esprimerci la loro preoccupazione - e spesso anche disperazione - per il futuro per le loro famiglie e per le loro imprese.
Come è possibile poi non rimarcare, di fronte al continuo ricorso alla fiducia da parte del Governo ed alla mortificazione del Parlamento, come il Presidente Fini rimanga impassibile e non faccia le esternazioni che udimmo durante il Governo Berlusconi? Il rispetto della Camera parte, in primo luogo, dal rispetto del suo Presidente.
Ma entriamo nel merito della riforma del lavoro ed, in particolare, dell'articolo 4. La Lega Nord, in ogni sede istituzionale e sui media, ha espresso dubbi e contrarietà sulla riforma Fornero, riforma che non risolve, se non in apparenza, anzi neanche in quella, i problemi che affliggono il mercato del lavoro italiano e che, nonostante il titolo del disegno di legge: «Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita», è ben lontana dall'essere strumento di crescita, equilibrio ed equità. Semplicemente, il professor Monti ha chiesto - ed otterrà - che la sua maggioranza multicolore tra mugugni, precisazioni e molti distinguo approvi, entro la serata di oggi, la legge di riforma del lavoro da portare al Consiglio europeo. Il paradosso però sta nel fatto che, già negli interventi dei molti colleghi di maggioranza intervenuti in discussione sulle linee generali e nelle dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, ma anche negli interventi del Governo stesso, sono emerse molte criticità. Si approverà un testo che, sin d'ora, viene considerato inadeguato ed incompleto, per il quale è già in corso un dibattito per le necessarie modifiche da apportare.
Il professor Monti andrà comunque al Consiglio europeo con la legge di riforma del mercato del lavoro approvata. L'apparenza sarà salvata e speriamo che l'Europa ed i mercati finanziari si accontentino. È una situazione davvero paradossale.
Ci auguriamo che nel Consiglio europeo il professor Monti solleciti aiuti e si decida che le banche devono sostenere le imprese, prima di comprare i titoli di Stato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
MAURIZIO LUPI (ore 11,50)

ERICA RIVOLTA. Sono infatti quelle imprese che, ogni giorno, cercano di stare sul mercato con il loro coraggio e la migliore interpretazione degli articoli 1, 4 e 35 della Costituzione.
Il provvedimento, certo, non farà crescere il Paese, perché non tocca ciò che di fatto ostacola il vero progresso economico e produttivo del Paese, il costo del lavoro, il peso dell'imposizione fiscale e degli adempimenti burocratici e la difficoltà di accesso al credito.
Per quanto riguarda i contratti a tempo determinato, il Governo ha imposto un allungamento dei tempi di rinnovo, ma, così facendo, non incentiverà in questo periodo di crisi il passaggio al tempo indeterminato perché i datori di lavoro non sono in grado di sopportare un costo del lavoro così alto e, quindi, dovranno scegliere se lasciare a casa i lavoratori o rischiare pagandoli in nero ed, a farne le spese, saranno in gran parte i giovani.
Certo, tutti concordiamo sul fatto che vada risolto il problema dei troppi contratti atipici e di un loro utilizzo strumentale per celare altri rapporti di lavoro, ma sono stati sbagliati i tempi e la misura non produrrà l'effetto desiderato. Avremmo anche auspicato maggior coraggio nell'allineare il settore privato a quello pubblico, settore nel quale - anche in presenza di buone professionalità - scontiamo una produttività troppo bassa e tutele ancora troppo diseguali rispetto al privato. Non si comprende, ad esempio, la disparità di ore lavorate: trentasei ore settimanali nel pubblico impiego contro le quaranta del settore privato.
La cosa sconcertante è aver fatto saltare tutto il sistema di regole con assoluta Pag. 17insensibilità verso i progetti di vita pianificati da tanti lavoratori. I numeri sui quali state intervenendo non sono una simulazione accademica, ma la vita di milioni di italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Se continuerete a deprimere il settore delle imprese, troverete il deserto dei tartari, non la base della crescita. Anche la maggior parte degli imprenditori del Nord non riesce a vedere possibilità di ripresa, uomini e donne che cercano di tenere duro ogni giorno, ma fino a quando resisteranno? Ogni imprenditore del privato trova realizzazione nella costruzione della propria impresa, ma c'è un limite. Se è vero che ora paghiamo il tenore troppo alto di vita che non ci saremmo mai potuti permettere, è vero che un giusto e ben ripartito ridimensionamento sarebbe stato accettato, seppure obtorto collo, da tutti. Ma il Governo Monti è intervenuto in modo drastico e anche grossolano.
Riguardo all'articolo 4, sul quale stiamo per votare la questione di fiducia, ed alle misure in esso contenute, le prime a deluderci sono gli interventi a favore delle crescita del mercato femminile, interventi troppo deboli ed inefficaci per dare impulso alla crescita dei tassi occupazionali, come richiesto dal Trattato di Lisbona.
Il tasso di occupazione femminile nel nostro Paese è fermo ad un vergognoso 46,7 per cento. Il contrasto alle dimissioni in bianco, i tre giorni previsti per il congedo di paternità obbligatorio e il bonus per il baby-sitting e l'asilo nido sono strumenti validi solo a metà, infatti ricordiamo al Governo, che forse - e lo ha dimostrato - ignora i numeri della distribuzione degli asili nido nella penisola, che in molte zone del Paese mancano le strutture atte ad accogliere gli infanti e che questa disparità territoriale di fatto limita la possibilità a molte donne di continuare a lavorare dopo la nascita di un figlio.
La Lega Nord Padania ha sempre promosso iniziative normative per incrementare il numero degli asili nido, anche con incentivi economici, e a promuovere gli strumenti per una maggior conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e, di fatto, a sostenere la crescita del Paese attraverso un maggior coinvolgimento delle donne in tutti i settori lavorativi. Sollecitiamo la professoressa Fornero, nel futuro lavoro di revisione alla riforma, di operare per equiparare, per qualifica e compenso, il lavoro femminile a quello maschile, per non parlare delle pari opportunità all'ingresso.
La professoressa Fornero, sempre lei, ha ritenuto indispensabile introdurre nell'articolo 4 anche il contributo di finanziamento per il prepensionamento dei lavoratori anziani, che sarà forse a favore dei lavoratori, ma il problema è che le imprese non hanno liquidità, non hanno soldi, se ce li avessero li investirebbero nelle loro imprese per evadere gli ordini e far fronte agli impegni assunti con le banche ed i debiti verso uno Stato esoso per non dire ladro (sto citando Oscar Giannino).
Forse il Governo non ha capito che le imprese produttive e commerciali stanno arrancando, molte hanno gettato la spugna, hanno chiuso. Altre hanno deciso di andare oltre i confini, in Svizzera e in Slovenia, o comunque dove fare impresa è più semplice sotto il profilo burocratico, meno gravoso sotto quello fiscale e soprattutto è più facile il reperimento di fondi con l'accesso al credito più agile.

PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, la invito a concludere.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. È chiaro che tale previsione del contributo per il prepensionamento dei lavoratori anziani è la conseguenza di un'altra misura voluta dalla professoressa Fornero, ovvero l'allungamento dell'età pensionabile dei lavoratori, misura che ha ristretto e reso meno elastico l'ingresso nel mercato del lavoro e irrigidito i meccanismi di uscita.
Concludo, signor Presidente, dicendo che ci auguriamo che questo modo di governare finisca presto, tanti lavoratori hanno voglia di continuare a combattere per le loro famiglie e le loro imprese sapendo di dover fare ancora sacrifici, ma chiedono che tanti sacrifici abbiano un Pag. 18significato. La Lega Nord Padania, con il deciso voto contrario, chiede al professor Monti e al suo Governo di ascoltare le ragioni di tutti i cittadini italiani e in particolare di quelli del Nord, che noi rappresentiamo orgogliosamente, perché promuova interventi meno grossolani, capaci di ridare speranza e motivazione ai lavoratori, rispettando il valore del lavoro ribadito nella Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 4.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 4 - A.C. 5256)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 4, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Carmen Motta.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione dell'articolo 4, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 541
Votanti 513
Astenuti 28
Maggioranza 257
Hanno risposto 438
Hanno risposto no 75.
La Camera approva.

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 4.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Antonione Roberto
Argentin Ileana
Armosino Maria Teresa
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Bersani Pier Luigi
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi Pag. 19
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Briguglio Carmelo
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi Pag. 20
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Gaglione Antonio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Iannuzzi Tino
Laboccetta Amedeo
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lenzi Donata
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannucci Barbara
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria Pag. 21
Marini Cesare
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nizzi Settimo
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Ossorio Giuseppe
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto Pag. 22
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Roccella Eugenia
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Saglia Stefano
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Santori Angelo
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verini Walter
Vernetti Gianni
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zinzi Domenico
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bragantini Matteo
Brunetta Renato
Buonanno Gianluca Pag. 23
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Negro Giovanna
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Simonetti Roberto
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice

Si sono astenuti:

Aracri Francesco
Bellotti Luca
Bertolini Isabella
Bocciardo Mariella
Calearo Ciman Massimo
Castiello Giuseppina
Cazzola Giuliano
Cesaro Luigi
Ciccioli Carlo
Contento Manlio
Cossiga Giuseppe
D'Anna Vincenzo
De Angelis Marcello
Fallica Giuseppe
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Iapicca Maurizio
Lehner Giancarlo
Mancuso Gianni
Martino Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Moles Giuseppe
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pugliese Marco
Stagno d'Alcontres Francesco
Stracquadanio Giorgio Clelio
Terranova Giacomo
Zeller Karl

Sono in missione:

Barbi Mario
Bergamini Deborah
Brugger Siegfried
Buonfiglio Antonio Pag. 24
Buttiglione Rocco
Caparini Davide
Cirielli Edmondo
Corsini Paolo
De Girolamo Nunzia
Farina Renato
Galli Daniele
Grimoldi Paolo
La Malfa Giorgio
Lombardo Angelo Salvatore
Lupi Maurizio
Malgieri Gennaro
Mogherini Rebesani Federica
Mosca Alessia Maria
Mussolini Alessandra
Nirenstein Fiamma
Orlando Leoluca
Rigoni Andrea
Stefani Stefano
Stucchi Giacomo
Vitali Luigi
Volontè Luca

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5256)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5256). Come da accordi, il Governo esprimerà il parere sugli ordini del giorno e successivamente, alla ripresa, passeremo alle votazioni, in modo che i colleghi possano essere informati.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno: Romano n. 9/5256/13, volto a prevedere deroghe al Patto di stabilità per consentire ai comuni di assumere personale per le scuole d'infanzia; Follegot n. 9/5256/18, concernente il monitoraggio del territorio nazionale al fine di stabilire una nuova dislocazione degli uffici giudiziari; Maurizio Turco n. 9/5256/24, recante misure in favore della professione di infermiere; Farina Coscioni n. 9/5256/25, riguardante la modifica delle competenze e della composizione del Comitato paritetico sul fenomeno del mobbing, con particolare riferimento a tale problema nel settore militare; Rainieri n. 9/5256/28, relativo alla disapplicazione della disciplina degli studi di settore alle imprese ed ai professionisti delle zone colpite dal recente terremoto; Goisis n. 9/5256/31, concernente la revisione dei requisiti di accesso al trattamento pensionistico per il personale della scuola; Torazzi n. 9/5256/42, relativo allo spostamento della riscossione IVA sugli insoluti dall'azienda creditrice a quella debitrice; Dussin n. 9/5256/66, relativo alla semplificazione ed allo snellimento delle procedure di autorizzazione delle opere pubbliche; Rivolta n. 9/5256/70, recante misure in favore dei professori associati ammessi a giudizio di idoneità ai sensi dalla sentenza n. 397 del 1989 della Corte costituzionale; Di Vizia n. 9/5256/73, in materia di controllo e monitoraggio dei trattamenti pensionistici di invalidità e di tetto massimo per le pensioni percepite in base al vecchio sistema retributivo; Cavallotto n. 9/5256/74, riguardante l'attivazione nelle istituzioni scolastiche dei servizi di pedagogia scolastica.
Avverto inoltre che i seguenti ordini del giorno sono stati ritirati dai presentatori: Nizzi n. 9/5256/1, Proietti Cosimi n. 9/5256/5, Di Biagio n. 9/5256/6, Lamorte n. 9/5256/7, Giorgio Conte n. 9/5256/8, Patarino n. 9/5256/9, Scanderebech n. 9/5256/10 e Galli n. 9/5256/11.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/5256/2 a condizione che il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: sopprimere le parole da «ad» fino a «immediatamente» e sostituirle con «ad adoperarsi sollecitamente».
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Ceccacci Rubino n. 9/5256/3 a condizione che sia riformulato il dispositivo nel seguente nuovo: dopo la parola «a» inserire le parole «valutare l'opportunità di», e nella stessa riga, dopo la parola «normativo,» inserire le parole «e all'esito Pag. 25del monitoraggio di cui all'articolo 1, comma 2».
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5256/4 a condizione che il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: dopo le parole «a presentare al Parlamento» sostituire le parole «previa concertazione con le parti sociali» con le parole «previo confronto con le parti sociali».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5256/12, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lussana n. 9/5256/14 limitatamente al dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/5256/15, purché riformulato nell'impegno sostituendo le parole: «ad individuare le risorse necessarie» con la formulazione «a verificare la possibilità di individuare, nell'ambito delle compatibilità finanziarie, risorse adeguate».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Isidori n. 9/5256/16, purché riformulato nell'impegno, sostituendo le parole: «entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge» con le parole «nell'ambito del monitoraggio di cui all'articolo 1, comma 2».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5256/17, purché riformulato nell'impegno in questo modo: «a valutare, nell'ambito dell'attività di monitoraggio di cui all'articolo 1, comma 2, gli effetti applicativi della disposizione in materia di licenziamenti, al fine di adottare ulteriori iniziative emendative».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Santori n. 9/5256/19, purché riformulato nell'impegno sostituendo le parole: «a chiarire che debba considerarsi» con «valutare la possibilità di considerare».
Il Governo invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli ordini del giorno Gava n. 9/5256/20 e Paladini n. 9/5256/21.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Taddei n. 9/5256/22, purché riformulato nell'impegno: dopo la parola «a» aggiungere «valutare la possibilità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/5256/23, purché riformulato nell'impegno: dopo «a intervenire in sede» sostituire la parola «applicativa» con «attuativa» e dopo «al fine di chiarire» sostituire «che» con «se» e, dopo la parola «esame,», sostituire «deve» con «debba».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Paolini n. 9/5256/26, purché riformulato nell'impegno: dopo le parole «a valutare l'opportunità di procedere», sostituire le parole «entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge» con «nell'ambito delle attività di monitoraggio di cui all'articolo 1, comma 2».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/5256/27.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Polledri n. 9/5256/29, purché riformulato nell'impegno: sostituire le parole «ad adottare» con le parole «a valutare l'opportunità di adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/5256/30.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Negro n. 9/5256/32, purché riformulato nell'impegno: dopo le parole «a valutare» aggiungere «nell'ambito dell'attività di monitoraggio di cui all'articolo 1, comma 2, gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa al fine di adottare le opportune iniziative normative volte a».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5256/33.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/5256/34, purché riformulato nell'impegno: dopo la parola «a» aggiungere «valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5256/35, purché riformulato in tutto l'impegno con le parole: «a valutare l'opportunità di rivedere, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, i requisiti anche anagrafici degli istituti volti all'inserimento lavorativo dei giovani, anche creando una relazione più stretta fra il mondo universitario e quello delle imprese, al fine di premiare il merito ed evitare la cosiddetta fuga dei cervelli».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Comaroli n. 9/5256/36, purché riformulato nell'impegno: dopo la parola «a» Pag. 26sostituire le parole «mettere in atto» con «valutare l'opportunità di mettere in atto, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Volpi n. 9/5256/37, purché così riformulato nell'impegno: «a valutare l'opportunità di riformare la disciplina giuslavoristica applicabile al settore del pubblico impiego, conformemente alle previsioni di cui all'articolo 1, comma 7, della presente legge».
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Pastore n. 9/5256/38, mentre accetta i successivi ordini del giorno Meroni n. 9/5256/39 e Bitonci n. 9/5256/40.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Munerato n. 9/5256/41, mentre accetta l'ordine del giorno Bonino n. 9/5256/43, a condizione che il dispositivo si riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad intervenire, nelle more di attuazione del provvedimento», con le parole: «a valutare l'opportunità di intervenire, all'esito dell'attività di monitoraggio di cui all'articolo 1, comma 2». Aggiungere, inoltre, dopo la parola: «continuativi», le parole: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/5256/44, mentre accetta i successivi ordini del giorno Desiderati n. 9/5256/45 e Bragantini n. 9/5256/46.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Buonanno n. 9/5256/47, a condizione che il dispositivo si riformulato nel senso di aggiungere, dopo le parole: «a valutare l'opportunità di adottare», le parole: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica», in sostituzione della locuzione «in forma permanente».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/5256/48, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo, dopo le parole: «a valutare l'opportunità di sostenere», le parole: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Stucchi n. 9/5256/49, a condizione che il dispositivo si riformulato nel senso di impegnare il Governo a valutare l'opportunità di prevedere, nell'ambito del più organico disegno di revisione della normativa pensionistica e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, le disposizioni volte a (...).
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fugatti n. 9/5256/50, mentre accetta l'ordine del giorno Vanalli n. 9/5256/51, a condizione che il dispositivo si riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad assumere», con le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Crosio n. 9/5256/52, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire la parola: «ad», con le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/5256/53, a condizione che il dispositivo si riformulato, aggiungendo, dopo le parole: «a valutare l'opportunità di prevedere», le parole: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».
Il Governo formula un invito al ritiro dei successivi ordini del giorno Consiglio n. 9/5256/54, Nicola Molteni n. 9/5256/55 e Fogliato n. 9/5256/56, mentre accetta l'ordine del giorno Chiappori n. 9/5256/57, a condizione che il dispositivo sia riformulato, nel senso di impegnare il Governo «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Gidoni n. 9/5256/58, mentre accetta l'ordine del giorno Martini n. 9/5256/59, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo, dopo la parola: «introducendo», le parole: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/5256/60, a condizione che il dispositivo sia riformulato, nel senso di premettere alla parola: «considerare», le parole: «valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di».
Il Governo formula un invito al ritiro dei successivi ordini del giorno Pini n. 9/5256/61 e Dal Lago n. 9/5256/62, mentre accetta l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/5256/63, a condizione che il Pag. 27dispositivo sia riformulato, sostituendo, le parole: «a non ricorrere», con le parole: «a valutare l'opportunità di non ricorrere». Inoltre, sopprimere le parole: «in nessun modo».
Il Governo formula un invito al ritiro dei successivi ordini del giorno Lanzarin n. 9/5256/64, Alessandri n. 9/5256/65, Rondini n. 9/5256/67 e Fabi n. 9/5256/68, mentre accetta i successivi ordini del giorno Molgora n. 9/5256/69 e Allasia n. 9/5256/71.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Maggioni n. 9/5256/72, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di aggiungere, dopo la parola: «assumere», le parole: «nel rispetto dei vincoli della finanza pubblica».
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Togni n. 9/5256/75, mentre accetta l'ordine del giorno Milo n. 9/5256/76, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a chiarire che debba considerarsi», con le parole: «a valutare la possibilità di considerare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/5256/77, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a valutare gli effetti applicativi della norma richiamata in premessa al fine di adottare (...)» con le seguenti parole: «a valutare gli impegni applicativi della norma richiamata in premessa nell'ambito dell'attività di monitoraggio di cui all'articolo 1, comma 2, al fine di adottare (...)».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Porcino n. 9/5256/78 ed accetta l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5256/79, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo a monitorare gli effetti applicativi della norma richiamata in premessa al fine di adottare eventuali iniziative volte a (...), Il Governo accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/5256/80, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo a valutare gli effetti applicativi della norma citata in premessa, al fine di (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/5256/81, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad assumere» con le parole: «a valutare la possibilità di assumere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/5256/82 e accetta, altresì, l'ordine del giorno Fedriga n. 9/5256/83, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sopprimere le parole da: «rivedendo (...)» fino alla parola: «disoccupati».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rota n. 9/5256/84, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo a valutare gli effetti applicativi delle norme citate al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/5256/85, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sopprimere le parole da: «circoscrivendo» fino alla parola: «tribunale».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5256/86 ed accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5256/87, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo a monitorare gli effetti applicativi della norma citata in premessa al fine di adottare eventuali provvedimenti (...)».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Messina n. 9/5256/88 ed accetta l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/5256/89, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sopprimere le parole da: «assicurando» fino alla parola: «lavoro».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/5256/90, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo a monitorare gli effetti applicativi della norma richiamata in premessa al fine di adottare eventuali ulteriori iniziative normative (...).
Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Barbato n. 9/5256/91 e Zazzera n. 9/5256/92, ed accetta l'ordine del giorno Donadi n. 9/5256/93, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso Pag. 28di impegnare il Governo ad individuare le risorse necessarie finalizzate all'adozione di iniziative normative volte ad (...); e, in conclusione, aggiungere le parole: «Quanto sopra nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palagiano n. 9/5256/94, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: sostituire le parole «ad individuare» con le parole: «a valutare la possibilità di individuare»; e dopo il punto finale aggiungere le parole: «Quanto sopra compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».
Il Governo accetta, infine, l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/5256/95, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: sostituire le parole: «a convocare un tavolo con le parti sociali» con le parole: «ad avviare un confronto con le parti sociali»; sostituire la parola «norme» con la parola «dimissioni».

PRESIDENTE. Abbiamo, quindi, concluso; ringrazio il Viceministro per la formulazione dei pareri.
Secondo le intese intercorse, come la Presidenza ha già annunziato, riprenderemo la votazione degli ordini del giorno alle ore 15.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,23).

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, oggi è una data che vorrei ricordare in quest'Aula. Sono trascorsi 32 anni dalla strage di Ustica, da quando quel DC-9 è stato abbattuto, partito da Bologna, mai arrivato a Palermo e ottantuno cittadini italiani sono morti. Sono tre decenni, o un po' di più, che si sta cercando di ricostruire responsabilità e di trovare una verità che vada oltre, ovviamente, le ragioni di Stato. È questa una pagina molto dolorosa per l'Italia ma dovrebbe essere una pagina inaccettabile per la politica. È un'indignazione che ancora brucia nei nostri cuori e deve impegnare tutti a riconoscere che c'è questo dovere che ci impone, non soltanto di dare verità ai familiari delle vittime di quei cittadini italiani ma, soprattutto, di ricostruire, in questo Paese, la convinzione che esiste uno Stato che tutela tutti i cittadini. Dobbiamo saper compiere oggi quello che in questi decenni non è stato compiuto fino in fondo; tutti quei passi che portino ad una collaborazione piena e leale con Paesi amici ed alleati, a partire da quelli che, per dispiegamento naturale di forze, sono stati vicini al luogo dell'incidente, come le strutture militari statunitensi, gli aeroporti francesi, le unità di navigazione inglesi, fino a quei Paesi che avevano, invece, presenza occasionale come il Belgio. Come anche ieri su una bella pagina di la Repubblica hanno ricordato il presidente Prodi e l'onorevole Veltroni, all'epoca Presidente del Consiglio e Vicepresidente, è necessario approfondire in sede NATO e attivare una nuova cooperazione con la Libia ricercando sia il contributo dei nuovi governanti sia riaprendo le pagine, ancora opache, dei rapporti tra i due Paesi con l'ausilio di una documentazione che oggi, forse, può essere resa finalmente disponibile. Ritengo che contribuire a raggiungere verità e giustizia su quanto accadde quella sera di 32 anni fa, sopra il cielo di Ustica, rappresenti un dovere politico, morale e civile; un modo giusto e autentico per ricordare le vittime ed essere davvero vicini ai familiari che ancora oggi si sono riuniti a Bologna. È un passo avanti per rimuovere veli ed ombre su uno dei tanti, troppi, misteri che hanno caratterizzato i passaggi più difficili e complessi della storia della nostra Repubblica.
Ancora oggi, anche il Presidente Napolitano ha ricordato che è dovere di tutte le istituzioni fare in modo che questa verità non sia soltanto una verità cercata dalla magistratura ma sia una verità confermata e a cui tutti noi dobbiamo, in qualche modo, riuscire a contribuire. Celebrare nomi, infatti, date e anniversari senza compiere tutto per appurare la verità e le Pag. 29responsabilità rischia di non essere assolutamente altro che un atto di ipocrisia, totalmente improduttivo. Per ricordare è necessario avere anche il coraggio, però, di ricercarla la verità; perché sia di esempio per i più giovani è indispensabile alzare questo velo di ipocrisia, lasciare da parte la retorica. La memoria se vuole essere produttiva di valori non può esimersi dall'analizzare i fatti e tutte le dinamiche che hanno comportato scelte e responsabilità, riconsegnando a un Paese il proprio diritto a fare giustizia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Questo compito è responsabilità della classe politica in primis e non può essere, appunto, delegato solo alle inchieste giudiziarie. Una memoria che rinuncia alla verità è solo un esercizio retorico utile a creare emozioni collettive ma incapace di onorare, come meritano, le vittime e di costruire, nei più giovani, quel senso dello Stato che io credo, per il nostro Paese, sia assolutamente il momento di costruire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Antonione, Bongiorno, Boniver, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Dussin, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Palumbo, Pisicchio, Paolo Russo e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 5256)

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, Atto Camera n. 5256: Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita.
Ricordo che prima della sospensione della seduta il rappresentante del Governo ha espresso i pareri sugli ordini del giorno. Avverto che, per un disguido in sede di espressione dei pareri, il rappresentante del Governo ha subordinato il parere favorevole su alcuni ordini del giorno all'inserimento nell'impegno di parole già contenute nel testo pubblicato. Resta inteso quindi che, qualora la riformulazione proposta coincida con il testo pubblicato, il parere è da considerarsi favorevole.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Beltrandi n. 9/5256/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene, l'ordine del giorno si intende così accettato. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Ceccacci Rubino n. 9/5256/3, accettato dal Governo, purché riformulato.

FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, accetto la riformulazione.

Pag. 30

PRESIDENTE. Sta bene, l'ordine del giorno si intende così accettato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5256/4, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5256/12 formulato dal Governo.

DOMENICO SCILIPOTI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, credo che il mio ordine del giorno non fosse da respingere. Infatti, chiedevo soltanto che, con successivi provvedimenti, fossero tutelati il più possibile i lavoratori che hanno superato i quarant'anni. Come? Attraverso un canale preferenziale, dando la possibilità al Governo di trovare tutte le soluzioni possibili e immaginabili a tutela di questi lavoratori.
Signor rappresentante del Governo, attraverso il mio ordine del giorno non intendo contrastare l'azione dell'Esecutivo creando confusione o difficoltà; il mio obiettivo è quello di favorire i lavoratori che hanno superato la soglia dei quarant'anni e si trovano senza lavoro e in condizioni veramente drammatiche. Perciò, inviterei il Governo a rivedere il parere espresso sul mio ordine del giorno, affinché vi sia la possibilità di accettarlo. Infatti, accettandolo non si farebbe altro che tutelare il più possibile i lavoratori che da domani si troveranno in grande difficoltà, e sono quei lavoratori che hanno superato i quarant'anni e, superata tale età, solo con molta difficoltà potranno ritrovare un lavoro per continuare a mantenere la propria famiglia.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo conferma il parere già espresso sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5256/12.
Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5256/12, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barani, Chiappori, Ciccioli, Mazzuca, Motta, Cesaro, Casini, Sardelli, Nastri, Gottardo... invito i colleghi ad affrettarsi. Sono concessi lunghi tempi, ma è la prima votazione, e quindi aspetteremo. Ovviamente, la prossima volta non aspetteremo altrettanto a lungo. Onorevoli Casini, Castellani, Mura, Germanà, Touadi, Divella, Tabacci, Giulietti, Nannicini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 388
Votanti 377
Astenuti 11
Maggioranza 189
Hanno votato
63
Hanno votato
no 314).

Prendo atto che i deputati Sposetti e Patarino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che il deputato Piffari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lussana n. 9/5256/14, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Mura n. 9/5256/15 non accetta la riformulazione proposta dal Governo e insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mura n. 9/5256/15, non accettato dal Governo. Pag. 31
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ravetto, Gnecchi, Baretta, Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 402
Votanti 392
Astenuti 10
Maggioranza 197
Hanno votato
57
Hanno votato
no 335).

Prendo atto che i deputati Mura e Piffari hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che i deputati Consolo, Sposetti e Ruben hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Isidori n. 9/5256/16, Laura Molteni n. 9/5256/17 e Santori n. 9/5256/19, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Gava n. 9/5256/20 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gava n. 9/5256/20, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Razzi, Scilipoti, Tommaso Foti, Mura, Porfidia, Belcastro, Fitto, Menia, Della Vedova, Lussana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 411
Astenuti 8
Maggioranza 206
Hanno votato
66
Hanno votato
no 345).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Piffari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Nizzi, Consolo e Sposetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo all'onorevole Paladini se accede all'invito al ritiro formulato dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5256/21.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, il problema della riforma del mercato del lavoro, come abbiamo previsto in questo ordine del giorno che contiene la disciplina delle agevolazioni contributive in favore di chi assume lavoratori disoccupati di lungo corso, è un tema che riguarda gli ultracinquantenni disoccupati da almeno 12 mesi, le lavoratrici che vivono in aree svantaggiate e disoccupate da almeno sei mesi, le lavoratrici dovunque residenti che siano disoccupate da almeno 24 mesi. Il beneficio consiste nel riconoscimento al datore di lavoro della riduzione del 50 per cento dei contributi a carico, naturalmente per 12 mesi per quelli che hanno i contratti di lavoro dipendente a tempo determinato o anche in somministrazione e 18 mesi complessivi nei contratti a tempo indeterminato o che verranno trasformati in tali.
Il beneficio deve essere riconosciuto nel rispetto del Regolamento CE n. 800/2008 del 6 agosto 2008 sugli aiuti di Stato. Infatti, dagli ultimi dati, anche dell'ISTAT, emerge che i lavoratori ultraquarantenni esclusi dal mercato del nostro Paese sono oltre un milione e mezzo. Su di essi non si applica nessuna forma di sostegno al reddito, né di facilitazione di assunzione. Non capisco, signor Viceministro, come mai lei abbia voluto esprimersi negativamente su questo ordine del giorno, che riguarda un milione e mezzo di persone Pag. 32che in questa riforma non sono stati previsti da nessuna parte. Non dico di fare qualcosa, ma almeno prendersi un impegno per il futuro per vedere come poter fare per organizzarci anche per misure e incentivi di assunzione per i disoccupati di lungo corso, dove non si escludano questi lavoratori ultraquarantenni.
Non capisco come si possa fare una riforma del mercato del lavoro e lasciare al di fuori, senza nemmeno prendersi un impegno semplicissimo nel senso di dire: «Guardate che nel futuro cercheremo, anche se ora non si può, di trovare una soluzione per gli ultraquarantenni». Quindi, sto parlando di quelli che perdono il lavoro tra i quaranta e i cinquant'anni e che non sono più giovani. In questo Paese sono un milione e mezzo, ma noi diciamo: «Di voi, di questa categoria, non ce ne frega assolutamente niente».
Vi era l'impegno di individuare anche degli strumenti. Non ho scritto nell'ordine del giorno nessun tipo di forzatura né di impegno tale da prendere anche una semplicissima assunzione che è quella di individuare degli strumenti idonei per consentire che le misure dell'incentivo all'assunzione dei disoccupati. Attenzione: stiamo parlando di disoccupati! Quindi, in un Paese ci sono disoccupati e disoccupati.
Quindi, si chiedeva un semplice strumento per consentire che le misure dell'incentivo all'assunzione dei disoccupati di lungo corso - sono disoccupati di lungo corso anche questi - siano godute nel rispetto degli altri requisiti di quelli che naturalmente hanno nella stessa assunzione dei punti, la stessa problematica per chi assume lavoratori ultraquarantenni e non già ultracinquantenni.
Si chiede di fare una valutazione di questo tipo perché sono un milione e mezzo. Non capisco come si possa esprimere in questo Parlamento un parere contrario a questo ordine del giorno. Credo sia una cosa anormale. Signor Viceministro, le chiedo di rivedere la sua posizione, considerato che anche nell'ordine del giorno non c'è nessun impegno formale di nessun tipo, solo di vedere se ci sono gli strumenti idonei a consentire. Se anche questi ordini del giorno vengono bocciati non so cosa dirvi... Votate contro!

ANGELO SANTORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO SANTORI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, propongo una riformulazione che restringa l'ambito, a tener conto nei successivi provvedimenti, della questione dei lavoratori ultraquarantenni.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/5256/21, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro per la comprensione. Il Governo ha fatto un intervento intelligente e accetto pertanto la riformulazione del mio ordine del giorno e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Taddei n. 9/5256/22, Zamparutti n. 9/5256/23 e Paolini n. 9/5256/26 accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/5256/27 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/5256/27, non accettato dal Governo. Pag. 33
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Palmieri, Melandri, Cambursano, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 440
Astenuti 15
Maggioranza 221
Hanno votato
64
Hanno votato
no 376).

Prendo atto che i deputati Argentin, Sposetti e Consolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Polledri n. 9/5256/29, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/5256/30 formulato dal Governo.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere la sua opinione su questo ordine del giorno e chiedo anche a tutti i parlamentari che hanno sostenuto nei tempi passati l'approvazione della cosiddetta legge Bossi-Fini di sostenere questo ordine del giorno.
Vi spiego il perché: la legge che organizza e tiene sotto controllo l'immigrazione è la cosiddetta Bossi-Fini, che fu approvata con la ratio di permettere il lavoro in Italia agli stranieri, nel caso in cui ci fosse necessità di lavoro.
Questa legge fu approvata in un momento storico completamente diverso dall'attuale perché, probabilmente, in quel momento c'era una certa richiesta di lavoro, che poteva essere ricoperta da persone straniere.
Oggi, nel 2012, la situazione è completamente diversa.
Mi scusi, signor Presidente, ma sento un gran brusio in Aula. Quindi chiedo un minimo di attenzione.

PRESIDENTE. Invito i colleghi a ridurre il brusio per permettere il regolare svolgimento dei lavori. Siamo interessati ad ascoltare quello che dice il collega.

CLAUDIO D'AMICO. Quindi, oggi, nel 2012, ci troviamo in una situazione gravissima perché il lavoro diminuisce. Nel solo comune di cui sono sindaco sono stati, da dicembre ad oggi, messi in mobilità 930 persone, cittadini italiani. In un momento come questo è fondamentale che il Governo abbia sott'occhio e faccia un monitoraggio continuo su quanti immigrati presenti sul nostro territorio hanno lavoro e quanti non lo hanno perché, se già gli immigrati regolari hanno perso lavoro o non lo trovano, dobbiamo renderci conto che questo vuol dire che dobbiamo chiudere completamente le porte a nuovi immigrati dall'estero per questioni di lavoro.
Se invece non fosse così e tutti gli stranieri presenti avessero un lavoro, allora potremmo, eventualmente, se ci fosse la domanda, permettere l'arrivo di qualcuno.
Quello che noi con questo ordine del giorno chiediamo è di istituire una commissione, con personale già nell'organico della pubblica amministrazione, per il monitoraggio del fenomeno dell'eventuale disoccupazione di cittadini stranieri nel nostro Paese. Chiediamo solo, quindi senza ulteriori costi, di monitorare: qual è la situazione al momento, quanti sono i cittadini stranieri che sono venuti per lavorare e che ora non lavorano più, quanti di loro hanno necessità di trovare un lavoro? Quanti l'hanno perso? Questo è un dato fondamentale, senza questo dato il Governo non può attuare delle politiche, sia sul lavoro che sull'immigrazione, quindi questo ordine del giorno va a chiedere una cosa che non costa niente e che è fondamentale per l'adozione di politiche nel mercato del lavoro e sull'immigrazione, quindi non capisce perché sia stato espresso un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
Chiedo davvero al Governo di farsi carico di questa cosa, che non costa niente Pag. 34ma che fa bene a chi? Al legislatore, a chi deve prendere poi le decisioni sull'immigrazione e sul mercato del lavoro. Se non si hanno i dati, non si possono decidere le cose, le cose si decidono e le politiche pubbliche si studiano in base ai dati, in base a qual è la situazione del Paese, ma se noi non la conosciamo come facciamo ad adottare delle politiche in questo settore?

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, la invito a concludere.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Per questo chiedo all'Aula, se il Governo dovesse confermare il parere contrario, di votare a favore di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non modifica il parere espresso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Amico n. 9/5256/30, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Minniti, Lusetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 458
Astenuti 13
Maggioranza 230
Hanno votato
57
Hanno votato
no 401).

Prendo atto che i deputati Sposetti, Vessa e Ruben hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Negro n. 9/5256/32, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5256/33 formulato dal Governo.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, trovo inspiegabile questo atteggiamento del Governo su questo ordine del giorno, perché qui adesso Monti va in Europa a trattare e a discutere, vuole allineare il nostro Paese alle esigenze degli altri Paesi come la Germania e la Francia, però quando si tratta di agevolare il settore agricolo, portando le aliquote del lavoro stagionale sugli stessi livelli degli altri Paesi, si schiera contro. Io questo veramente non riesco a capirlo e invito tutti i componenti della Commissione agricoltura a fare un ripensamento e a votare favorevolmente su questo ordine del giorno.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, propongo una riformulazione sostituendo le parole: «ad assumere le iniziative necessarie» con le parole: «a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di assumere le iniziative necessarie» e così di seguito.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5256/33, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordine del giorno Montagnoli n. 9/5256/34, Grimoldi n. 9/5256/35 e Comaroli n. 9/5256/36, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Volpi n. n. 9/5256/37, accettato dal Governo, purché riformulato.

Pag. 35

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, sarò brevissimo (Commenti). Posso anche aspettare, non è un problema.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

RAFFAELE VOLPI. Le chiedo questo, Viceministro, la nostra è una richiesta molto esplicita. Lei stamattina ha proposto una riformulazione di un certo tipo. Le chiedo semplicemente di mantenere il testo così com'è e, quindi, le chiedo: questo Governo ha intenzione di parificare i diritti e i doveri del lavoro pubblico con quello privato, sì o no? Mi dice di no, e abbiamo risolto il problema (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Volpi n. 9/5256/37.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volpi n. 9/5256/37, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giammanco, Gasbarra, Margiotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 446
Astenuti 32
Maggioranza 224
Hanno votato
111
Hanno votato
no 335).

Prendo atto che i deputati Ruben e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Pastore n. 9/5256/38 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pastore n. 9/5256/38, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ciccanti, Scilipoti, Pes, Osvaldo Napoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 444
Astenuti 34
Maggioranza 223
Hanno votato
53
Hanno votato
no 391).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Meroni n. 9/5256/39 e Bitonci n. 9/5256/40, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Munerato n. 9/5256/41 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Munerato n. 9/5256/41, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Pes, Scanderebech, Urso, Holzmann...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 457
Astenuti 16
Maggioranza 229
Hanno votato
63
Hanno votato
no 394). Pag. 36

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bonino n. 9/5256/43, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/5256/44 formulato dal Governo.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, l'ordine del giorno mi trova un po' sconcertato per il fatto che chiediamo la reintroduzione del super bonus in un momento particolarmente difficile per i nostri lavoratori, ma in particolar modo per i datori di lavoro. C'è una situazione che non torna e non è così chiara. Abbiamo dei lavoratori che hanno già maturato l'età pensionabile e possono continuare nel loro ciclo produttivo e, quindi, possono continuare a lavorare con uno stipendio sicuramente maggiore rispetto alla pensione maturata. Abbiamo dei datori di lavoro che sono in forte difficoltà per il costo del lavoro stesso e che, quindi, eviterebbero i contributi da versare per questi lavoratori che hanno già maturato i requisiti e abbiamo uno Stato che non deve più pagare o non deve pagare per il momento la pensione maturata da questo lavoratore che ne avrebbe tutti i requisiti.
Per cui vi sono tre soggetti, il datore di lavoro, il lavoratore e il Governo-Stato centrale che avrebbero dei benefici.
Non capisco come mai vi sia una contrarietà assoluta. Si parla di rivedere, in un prossimo provvedimento, questa questione, ma vi è una contrarietà assoluta. Almeno che vi sia una raccomandazione, perché il tema contenuto nell'ordine del giorno in oggetto è sacrosanto, ripeto, per quanto riguarda sia le nostre imprese in difficoltà, sia i nostri lavoratori che chiedono, laddove c'è un lavoro, di poterlo continuare e di avere una remunerazione sicuramente superiore a quella della pensione stessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo mantiene il parere precedentemente espresso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Forcolin n. 9/5256/44, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scandroglio, Perina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 445
Astenuti 33
Maggioranza 223
Hanno votato
50
Hanno votato
no 395).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Desiderati n. 9/5256/45 e Bragantini n. 9/5256/46, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Buonanno n. 9/5256/47, Reguzzoni n. 9/5256/48 e Stucchi n. 9/5256/49, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fugatti n. 9/5256/50, accolto dal Governo come raccomandazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fugatti n. 9/5256/50, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Roccella, Garagnani, Armosino, Dionisi...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 37
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 473
Astenuti 17
Maggioranza 237
Hanno votato
64
Hanno votato
no 409).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/5256/51, accettato dal Governo, purché riformulato.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame tratta del decreto legislativo n. 165 del 2001, circa la possibilità di collocare in mobilità il personale eccedente nella pubblica amministrazione e dei «decreti Brunetta» successivi, del 2009, che attribuiscono l'obbligo al personale che deve attuare questa norma di farlo, pena responsabilità disciplinari ed erariali all'interno della pubblica amministrazione stessa.
L'ordine del giorno in oggetto chiede al Governo di impegnarsi affinché questa norma - che esiste e che dovrebbe già essere stata applicata da qualche anno, che se applicata come si deve porterebbe a dei risparmi nella pubblica amministrazione, che probabilmente è uno dei cardini della spending review e che farebbe tante belle cose - trovi piena applicazione. Il Governo mi dice però che, semplicemente, intende solamente impegnarsi «a valutare la possibilità di assumere le necessarie iniziative per». Allora potremmo evitare di adottare tutte le norme che adottiamo in quest'Aula, se qualcuno si assumesse semplicemente la valutazione della possibilità di dargli corso.
Domani troviamo qualcuno in una banca, con un cappuccio in testa, magari vogliamo arrestarlo, ma egli ci può sempre dire che sta valutando la possibilità di restituire quello che ha appena preso, facciamo così, in amicizia. Allora, o il Governo dà attuazione e si impegna a dare attuazione alle norme che esistono, o dire che valuterà la possibilità di farlo mi sembra una presa in giro di tutti quelli che queste norme le hanno votate.
Quindi, chiedevo al Governo o di dare un parere pienamente favorevole all'ordine del giorno in esame, oppure lo mettiamo in votazione, così anche i colleghi, che in tutti questi giorni si stanno riempiendo la bocca con la possibilità di risparmiare nella pubblica amministrazione e di renderla più snella semplicemente, si impegneranno a valutare che questo avvenga.
Quindi magari diamo il viatico a Monti per andare in Europa dalla Cancelliera a dire: guarda, mi impegnerò «a valutare» se sono in grado di fare quelle robe lì. Se questo è il tema di quello che stiamo facendo, è il tema del Governo di questi ultimi mesi: andiamo avanti così. Però io, signor Viceministro, la invito ancora: riveda la sua posizione e mi dica: parere favorevole oppure non mi dica niente, tanto poi che lei - lei, Governo - non si dia da fare per applicare delle norme che esistono non sarà il primo e non sarà l'ultimo Governo che lo fa. Però, salviamo almeno l'apparenza e non lo diciamo. Ma dire spudoratamente che il Governo ci penserà se, magari, applicare delle norme, mi sembra eccessivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

NUNZIANTE CONSIGLIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Vanalli n. 9/5256/51.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/5256/51, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Pag. 38
(Segue la votazione).

Onorevole Consolo... onorevole Bonaiuti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 473
Astenuti 18
Maggioranza 237
Hanno votato
76
Hanno votato
no 397).

Prendo atto che i deputati Baretta, Vessa e Berruti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Crosio n. 9/5256/52.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/5256/53.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Consiglio n. 9/5256/54, formulato dal Governo.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, ho imparato un bel po' di cose in questi quattro anni in Aula, però credo che l'intervento dell'onorevole Vanalli prima, sull'ordine del giorno a cui ho aggiunto la firma, abbia fatto un poco di scuola anche oggi.
Credo che vi sia una dicotomia di atteggiamento proprio nelle risposte che vengono date e negli atteggiamenti che vengono presi nei confronti degli ordini del giorno. Io, con questo mio ordine del giorno chiedevo al Governo di «valutare il rischio». Addirittura è venuta meno, quindi, anche una semplice valutazione di questo ordine del giorno.
La nostra preoccupazione, tra le altre cose, era quella di capire in quali termini operava la delega al Governo per far sì che si ovviasse alle procedure di infrazione per mancato recepimento delle direttive che riguardano la direttiva 2009/52/CE e se ne potessero inficiare la capacità. Si rischia di far sì che la denuncia, che i lavoratori extracomunitari rivolgevano ai loro datori di lavoro per ottenere un permesso di soggiorno temporaneo, dia poi luogo ad una sorta di sanatoria. Che il lavoro nero sia una piaga riconosciuta in tutta Europa e che l'Italia abbia probabilmente la maglia nera, questo è risaputo. Sappiamo anche, però, che l'immigrazione clandestina o, per così dire, extracomunitaria irregolare aumenta il fenomeno delle distrazioni dell'economia formale. Tra l'altro, aumenta in dismisura quello che è lo sfruttamento dei lavoratori.
Credo che vi sia un filo conduttore in questi ordini del giorno, partendo da quello dell'onorevole D'Amico e passando per quello dell'onorevole Vanalli, che dimostra come questo Governo non abbia avuto l'attenzione che meritava tale problematica.
Pertanto, insisto per la votazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Consiglio n. 9/5256/54, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Razzi, Murer, Zampa, Marchi, Ferranti... onorevole Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 462
Astenuti 32
Maggioranza 232
Hanno votato
56
Hanno votato
no 406).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Pag. 39
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/5256/55, non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/5256/55, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 460
Astenuti 31
Maggioranza 231
Hanno votato
51
Hanno votato
no 409).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Fogliato n. 9/5256/56, non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fogliato n. 9/5256/56, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova...ha votato...onorevole Garagnani, onorevole Rao, onorevole Servodio, onorevole Veltroni, onorevole La Loggia... si affretti l'onorevole Galletti... anche l'onorevole Baccini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 480
Astenuti 13
Maggioranza 241
Hanno votato
68
Hanno votato
no 412).

Prendo atto che i deputati Vessa e Melandri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/5256/57 accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Gidoni n. 9/5256/58 formulato dal Governo.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, è chiaro che molte volte in quest'Aula e - questa sera tra l'altro avremo anche un appuntamento purtroppo triste con un funerale di un giovane carabiniere - abbiamo asserito la specificità dei comparti difesa e sicurezza anche in tema di contratti di lavoro nel comparto pubblico. È chiaro che noi presentavamo credo un ordine del giorno che andava in questa direzione e chiedevamo al Governo, nell'ambito della riforma, di valutare in sede di applicazione del provvedimento di riforma del lavoro le eventuali conseguenze sul comparto pubblico difesa e sicurezza. Questo è il momento per mostrare sensibilità verso questo comparto, non è un ordine del giorno impegnativo, perché chiede di valutare le conseguenze su un settore delicato della nostra vita quotidiana. Non capisco il parere contrario ad una valutazione di questo tipo pertanto, signor Presidente, chiedo il voto in Aula.

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma a questo ordine del giorno, perché la specificità delle Forze dell'ordine, delle Forze armate, è stata sancita qui in Parlamento, pertanto vi è la necessità di riconoscere Pag. 40questo lavoro gravoso che affrontano e non possiamo pensare che a oltre 60 anni possiamo ancora trovare delle persone in servizio di pattuglia per strada o allo stadio a fare ordine pubblico. Se la Fornero dovesse pensare di modificare il sistema pensionistico delle Forze dell'ordine, delle Forze armate, inizierei dalla sua scorta, ad ammettervi degli ultrasessantenni, così si può accorgere di quale sia la differenza dell'attività che si svolge ogni giorno nelle strade italiane con il suo pensiero, che io non condivido e rimarco in questa Aula.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, inviterei il Governo a riflettere un attimo su questo ordine del giorno (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi esaminiamo sempre con molta attenzione i vostri ordini del giorno e ci sembra sia importante il contenuto, non il proponente. Il contenuto lo condividiamo, per cui chiederei al Governo se è possibile al limite un accantonamento e di esaminarlo alla fine degli ordini del giorno.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo chiede l'accantonamento dell'ordine del giorno in esame.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, ringrazio per l'interessamento, ma noi chiediamo che non ci sia alcun tipo di accantonamento, che si voti immediatamente, e mi permetto - riconoscendo il presentatore in un deputato della Lega - di aggiungere tutte le firme dei deputati della Lega a questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere a questo ordine del giorno le firme di tutto il gruppo del Popolo della Libertà, e chiedendo anche - visto il tema particolarmente delicato - che ci sia il voto dell'Aula. Credo che questo sia di aiuto e di sprone per il Governo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi permetto semplicemente di sottolineare ai colleghi della Lega che la richiesta di accantonamento ha un senso se evidentemente, sulla base delle dichiarazioni che ci sono state, il Governo poi ritiene di rivedere il parere, di valutarlo e poi di esprimersi direttamente. Credo sia legittimo che il Governo prenda qualche minuto per esaminare meglio l'ordine del giorno. Gli accantonamenti sono sempre accaduti. Diversamente - mi permetto di dirlo, signor Presidente, ma mi sembra ridicolo arrivare a questo, salvo che non si voglia raggiungere qualche obiettivo diverso - c'è sempre l'Aula che può decidere sull'accantonamento (non è che lo decide l'onorevole Volpi). Quindi, io suggerirei che, se effettivamente alla Lega interessa che questo ordine del giorno sia approvato o abbia una valutazione positiva da parte dell'Aula, si addivenga all'esigenza di accantonamento, che durerà dieci minuti perché tra dieci minuti avremo finito di votare gli altri.

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

Pag. 41

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, lo ho valutato attentamente e ritengo che la decisione debba essere presa immediatamente come si prende per tutti gli altri ordini del giorno. Credo che chi ha avuto la volontà di guardare questo ordine del giorno non può che non giudicarlo positivamente. Io intendo apporvi la mia firma, e pregherei i colleghi di votare immediatamente a favore su un argomento che interessa tutti i cittadini italiani e in modo particolare le Forze dell'ordine.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, alla luce degli interventi, il Governo si rimette all'Aula.

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere le firme di tutto il gruppo dell'Unione di Centro.

AURELIO SALVATORE MISITI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, anche i deputati di Grande Sud intendono aggiungere la firma sull'ordine del giorno in esame.

LUCIANO ROSSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente avevo da tempo chiesto di poter intervenire, senz'altro per apporre la firma, ma anche come componente della Commissione difesa. La collega Santelli ha fatto molto bene e dunque condivido l'operazione.

PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto inviterei quelli che vogliono apporre le firme semplicemente a farlo, senza dichiararlo in Aula.

GIOVANNI PALADINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, volevo evidenziare una cosa su questo ordine del giorno, che mi sembra importante. Per quanto riguarda la riforma del diritto del lavoro che riguarda in questo caso sia il settore privato sia il settore pubblico, su questo ordine del giorno pongo una questione al collega Gidoni: la sua sottolineatura sulla specificità dei comparti - come quello sia militare che civile delle Forze dell'ordine, quindi della sicurezza - riserva la peculiarità delle attività professionali condotte a favore di società private impegnate nella fornitura di servizi di protezione di varia natura.
Andando avanti, scusatemi, ma prima di essere d'accordo vorrei capire qual è il tema, di cosa stiamo parlando. Ho sentito il collega Ascierto parlare praticamente del riordino del sistema pensionistico delle Forze di polizia. Ma, qui, questo ordine del giorno dice un'altra cosa.
Vorrei assolutamente cercare di comprendere di cosa si sta parlando, perché se si parla del riordino delle Forze di polizia, il riordino medesimo è in Commissione e, naturalmente, c'è un tema complesso che riguarda il sistema delle cinque Forze di polizia tradizionali, della polizia locale e delle guardie giurate. Si tratta di temi molto distanti.
In questo ordine del giorno si evidenzia un aspetto molto particolare, che, al di là dei comparti sicurezza e difesa, si impegna il Governo «a valutare in sede di applicazione Pag. 42del provvedimento di riforma del lavoro le eventuali conseguenze sul comparto pubblico sicurezza e difesa e su quello in cui operano le società di sicurezza privata» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico). Con l'inclusione, cioè, praticamente nel comparto del sistema di modifica della sicurezza privata attraverso il riconoscimento non so di cosa. Della funzione di polizia alle guardie giurate?
L'ordine del giorno è chiaro, si sottolinea una vicinanza alle forze dell'ordine e al comparto sicurezza e difesa sul tema pensionistico con la norma che deve essere evidenziata entro il 30 giugno (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Scusate, se non vi interessa la smetto, però bisognerebbe anche capire per quale motivo uno approva un ordine del giorno prima di dire che siamo tutti d'accordo. Infatti, in questo ordine del giorno le Forze dell'ordine c'entrano ben poco in base a ciò che è scritto. O, altrimenti, se uno non se lo legge l'ordine del giorno perché vogliamo andare a casa, andiamoci pure, però almeno leggete quello che scriviamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Almeno quello, leggetevelo!
Il tema, quindi, concerne le società di sicurezza privata. Allora, non ve lo siete letti, leggetevelo! (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) Leggetevelo prima di dichiararsi a favore delle Forze dell'ordine e di dire anch'io firmo questo ordine del giorno, perché si tratta di un gran guazzabuglio. Affinché poi non andiate a dire, magari a qualcuno amico vostro: guardate che vi abbiamo inserito nell'articolo 16 della legge n. 121 del 1981. Affinché non andiate a dire alle guardie giurate che anche loro sono diventate appartenenti alle Forze dell'ordine!
È questo che volete dire? E, allora, di cosa parlate se non sapete neanche di cosa si sta parlando? Al termine del dispositivo vi è l'inciso «qualora incompatibili con la specificità delle rispettive professioni». Ma di cosa state parlando qui? Il tema è questo, per cui credo che se volete sarà meglio accantonarlo, riscriverlo forse un pochino meglio, perché se vogliamo dare una mano alle Forze dell'ordine sul riordino del comparto e sul sistema pensionistico tutti in quest'Aula siamo d'accordo. Se vogliamo, invece, inserire forze nuove attraverso percorsi o ordini del giorno, forze nuove che sono le guardie giurate, che hanno la massima stima nel nostro Paese, o la polizia locale, credo che i temi siano quelli delle Commissioni e via dicendo e che non si possa, con ordini del giorno così falsati, indurre in errore i colleghi dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevole collega, ho visto che lei si è molto accaldato, ma l'ordine del giorno l'abbiamo letto bene. L'ordine del giorno non è che automaticamente estende le normative, come lei ha detto, alle società private. L'ordine del giorno impegna il Governo «a valutare in sede di applicazione», per cui sarà la valutazione del Governo a definire poi i contorni tra gli uni e gli altri settori. Noi diamo un indirizzo al Governo e gli diciamo di valutare per gli operatori di questo settore come è meglio applicare queste norme, per la specificità del settore. Questo non intende affatto l'automatismo a cui lei fa riferimento, perché questo sarà il compito che noi deleghiamo al Governo con questo ordine del giorno.

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, qui secondo noi c'è un punto politico rilevante che fa sì che il parere del Partito Democratico sarà favorevole, che è quello Pag. 43della salvaguardia della specificità dei comparti in questione. I comparti sicurezza e difesa dello Stato necessitano che il Parlamento ed il Governo salvaguardino la loro specificità.
Però sono state dette in aula in questi minuti cose imprecise. Infatti ho sentito il firmatario di questo ordine del giorno parlare della questione pensionistica mentre il testo dell'ordine del giorno parla della riforma del lavoro. È bene che non ci induciamo a vicenda in errore perché questo testo è impreciso. Infatti anche in questi giorni stavamo per discutere insieme le mozioni sulla riforma del sistema previdenziale di questi comparti. Poiché siamo da sempre per la salvaguardia della specificità di questi comparti, sebbene non condividiamo completamente questo ordine del giorno così com'è stato scritto, esprimiamo comunque una posizione favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Riassumiamo: il Governo si è rimesso all'Assemblea. Chiedono di intervenire gli onorevoli Moffa, Muro, Paglia, Mantovano, Dozzo, Porfidia e Belcastro.
Onorevole Moffa, ha facoltà di parlare.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, ritengo che su questo argomento si rischi di innescare una serie di equivoci dai quali poi è difficile uscir fuori. In linea di principio l'argomento assume i connotati che sono stati testé in qualche modo evidenziati da diversi colleghi. È evidente che qui stiamo parlando di una tutela di un comparto che ha sue specificità. Vorrei far osservare, tuttavia, con tutto il rispetto dovuto alla Presidenza, che, forse, questo ordine del giorno, per quanto possa essere consentito dal punto di vista concettuale, sotto il profilo dell'ammissibilità presenta qualche elemento di lacuna perché stiamo parlando della riforma lavoristica...

GIANPAOLO DOZZO. È un ordine del giorno!

SILVANO MOFFA. È un ordine del giorno, allora se dobbiamo riassumere nell'ordine del giorno quel concetto di difesa della specificità di un comparto siamo tutti assolutamente d'accordo. Non credo che vi sia qui dentro qualcuno in grado di dire il contrario. Ma vorrei far osservare che la riforma complessiva del lavoro non può toccare questo argomento che evidentemente è suscettibile di tutt'altro ambito in sede applicativa. Quindi su questo vorrei rasserenare l'ambiente perché è evidente che, a voler essere sottili nell'interpretazione, forse è scritto male ma se lo scopo è quello di far affermare all'Assemblea che il comparto deve essere salvaguardato, credo che lo potremmo fare all'unanimità. Pertanto anche il gruppo di Popolo e Territorio che rappresento sottoscrive l'ordine del giorno Gidoni n. 9/5256/58.

PRESIDENTE. Sta bene.
Avviso che la Conferenza dei presidenti di gruppo è stata spostata di un quarto d'ora e, quindi, si riunirà alle ore 16,15.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. La invito, onorevole Belcastro, ad attenersi strettamente all'ordine del lavori, altrimenti sarebbe un mezzo per passare avanti ad altri colleghi iscritti come lei.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, le ricordo che ha il dovere dell'imparzialità e del rispetto di tutti i deputati sia che si chiamino Casini e siano i capi del suo partito sia se si chiamano Porfidia e fanno parte di un «partitino» piccolo. Abbiamo chiesto più volte la parola, lei l'ha data per due volte consecutive all'onorevole Casini, facendo finta di non vedere l'onorevole Porfidia. La inviterei ad una maggiore correttezza e le rivolgo questo invito, signor Presidente, nella convinzione che, se non si rispettano le regole, è uno stimolo al mancato rispetto anche da parte delle altre componenti di quest'aula. Pertanto, la invito a prestare maggiore Pag. 44attenzione perché ho visto che più volte l'assistente che sta alle sue spalle le ha segnalato che l'onorevole Porfidia le aveva chiesto la parola.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Belcastro. Le assicuro la massima attenzione. Le faccio presente che, ogni qual volta il Governo prende la parola, riapre la discussione. Osservo inoltre che l'ordine degli interventi, è stabilito dalla Presidenza, valutate tutte le circostanze compresa la possibilità di riuscire ad arrivare ad una rapida soluzione delle questioni che sono state avanzate.

GIANFRANCO PAGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, soltanto per precisare che i gruppi di maggioranza avevano già presentato ordini del giorno inerenti la specificità. In seguito c'erano stati degli accordi e sono stati ritirati.
Vista la tanta demagogia che regna in quest'Aula, anche Futuro e Libertà sottoscriverà l'ordine del giorno della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

ALFREDO MANTOVANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, credo che vi sia la condivisione unanime dell'Aula sull'esistenza del problema e questo problema si ricollega, come è stato ricordato, più che al disegno di legge che sta per essere approvato ad un altro disegno di legge, che è già stato varato dal Parlamento qualche mese fa, che è quello riguardante la riforma dell'intero sistema pensionistico. Quel disegno di legge attende ancora un regolamento di armonizzazione che non può non tener conto della specificità del settore sicurezza, difesa e mi permetto di aggiungere anche soccorso pubblico, che è una voce importantissima (penso ai vigili del fuoco) che manca in questo ordine del giorno. Si tratta di questioni di notevole complessità, che chiamano in causa non soltanto la diversità di età degli operatori del settore rispetto alla media dei lavoratori, ma chiamano in causa anche la recente introduzione della compresenza tra il sistema contributivo e quello retributivo e quindi «armonizzazione» è un termine che deve avere una ricaduta abbastanza articolata e dettagliata.
Questo per dire che cosa? Come è stato ricordato dal collega Fiano e da altri colleghi, già da tempo è all'ordine del giorno di quest'Aula la discussione di una mozione che affronta specificamente le linee guida del regolamento di armonizzazione che attuerà la riforma pensionistica per la parte relativa al settore sicurezza, difesa e soccorso pubblico. Allora delle due l'una: o si indica una data certa per la discussione di queste mozioni (al Senato ricordo che ciò è già avvenuto da oltre un mese e le mozioni sono state approvate con voto unanime da parte di quel ramo del Parlamento) oppure forse è più opportuno - e anche questo è già stato proposto - rimodulare l'ordine del giorno in modo da renderlo più equilibrato e soprattutto più adeguato alla specificità e all'articolazione e complessità del problema, per evitare che un voto della Camera tenga fuori alcuni, comprenda altri e soprattutto non sia confacente ad una materia così delicata e complessa.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare tutti i colleghi degli altri gruppi per aver sottoscritto un nostro emendamento (Commenti). Scusate, è un ordine del giorno: facevo questa confusione perché purtroppo l'ordine del giorno è l'unica cosa che rimane a noi della minoranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Pag. 45Padania), ma spesso purtroppo anche della maggioranza, per dare qualche condizione al Governo.
Signor Viceministro, il Governo può accogliere, non accogliere o rimettersi all'Aula e dato che siamo tutti d'accordo, molto probabilmente la sua rimessione all'Aula è un gesto ancora una volta di non considerazione nei confronti di tutti i parlamentari, visto che tutti i parlamentari di questo consesso sono favorevoli all'ordine del giorno. Quindi la inviterei, per un rispetto reciproco, ad accogliere questo ordine del giorno e non a rimettersi all'Aula, perché, qualora non accettasse questa condizione, come dicevo prima, lei indicherebbe ancora una volta che purtroppo il nostro lavoro si svolge solamente nel dare o non dare la fiducia a questo Governo. E per quanto riguarda le fiducie, avete già un record cospicuo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

AMERICO PORFIDIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, per la verità vi è stato un momento in cui avevo ritenuto di essere diventato invisibile. Poi ho pensato che forse sono troppo basso per quest'aula e finalmente eccomi qua.
Vorrei solo dire che noi del partito del sud, Noi Sud, sottoscriviamo questo ordine del giorno, quanto meno, al di là della precisione di come è scritto, per dare un segnale ad un comparto che, in questo momento, è di grande importanza per la nostra nazione, non solo all'interno dei nostri confini, ma anche all'estero. Quindi, per questo motivo, voteremo a favore.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porfidia. In quest'Aula, siamo tutti uguali e tutti ugualmente visibili. Ci sono molte persone che hanno chiesto di intervenire, anche prima di lei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, a differenza del mio partito, voterò in modo contrario, perché ritengo che non possiamo avere pensionati di serie A e di serie B, e che la forza contrattuale di alcuni non possa prevalere sulla forza contrattuale di altri. Dico questo, perché l'ordine del giorno in oggetto è talmente poco chiaro, che mi sembrerebbe proprio di votare in modo clientelare, e tutto ciò non mi appartiene.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gidoni n. 9/5256/58, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Mura, Duilio, Mario Pepe, Mistrello Destro. Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 423
Astenuti 49
Maggioranza 212
Hanno votato
416
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che i deputati Marini e Tullo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Martini n. 9/5256/59 e Fava n. 9/5256/60, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Pini n. 9/5256/61 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pini n. 9/5256/61, non accettato dal Governo. Pag. 46
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Giorgio Conte, Gatti, Crosio, Zeller e Ventura...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 475
Astenuti 15
Maggioranza 238
Hanno votato
75
Hanno votato
no 400).

Prendo atto che il deputato Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Dal Lago n. 9/5256/62 formulato dal Governo.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, non ritiro questo ordine del giorno: non lo ritiro, signor sottosegretario, perché devo dire che mi meravigliate ogni giorno di più, mi scusi. Voi sareste il cosiddetto Governo tecnico, che si è insediato per portare a questo Paese, insegnare a noi la trasparenza, il taglio alla spesa pubblica assolutamente ridondante, il taglio agli sprechi, il rilancio dell'economia, il benessere e l'equità di questo Paese.
L'ho vista esprimere parere non favorevole su due ordini del giorno. Il primo era quello dell'onorevole Vanalli, che chiedeva semplicemente l'attuazione di una legge già approvata, che prevede che, laddove il pubblico impiegato fosse in esubero, un po' alla volta, fosse possibile mandarlo a casa. Inoltre, l'ho vista, a dispetto dell'uguaglianza, dare un parere non conforme a un ordine del giorno dell'onorevole Volpi... Vedo come sempre che l'educazione dell'ascolto fa parte di questo Governo tecnico, che insegna a noi politici costantemente l'educazione. Io aspetto.

PRESIDENTE. Signor Viceministro, capisco che le consultazioni sono importanti, però l'onorevole Dal Lago sta parlando.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, mi chiedo anche, e lo ha detto l'onorevole Paglia poco fa: che cosa presentiamo a fare gli ordini del giorno? Se voi volete, da domani - perché tanto le opposizioni non servono a niente, ma non serve a niente neanche la maggioranza - facciamo a meno di presentarci in questo Parlamento. Credo vi sia una questione di rispetto nelle cose. Dicevo che l'ho ascoltata prima esprimere un parere non favorevole su un ordine del giorno presentato dall'onorevole Volpi, che ha chiesto semplicemente uguaglianza e parità tra pubblico e privato. Questo mio ordine del giorno chiede una cosa molto semplice al Governo: di predisporre una legge per chiudere un problema italiano antico, che noi politici, negli anni, non siamo riusciti a mettere a posto, ed è il problema di quei molti enti pubblici nei quali si registra un fortissimo esubero di dipendenti pubblici, e quindi un fortissimo esubero di spese inutili, a fronte di un bisogno di questo Paese di utilizzare i fondi per rilanciare l'economia.
Le abbiamo chiesto, quindi, di adottare un provvedimento che faccia sì che si possa rivedere questa grande disparità, che poi, con il Patto di stabilità interno, diventa disparità ogni giorno più grande, per cui in Sicilia si può continuare ad assumere dipendenti ancorché non servono invece di fare progetti veri per il rilancio dell'economia e della Sicilia, e ciò potrebbe valere anche per altre zone. In altre zone, invece, i dipendenti sono assolutamente troppo pochi e, comunque, sanno svolgere meglio il loro lavoro. Questa sarebbe efficienza, ma abbiamo visto che a voi l'efficienza non interessa, continua ad interessare l'assistenzialismo, e forse state andando avanti - mi permetta, Viceministro - sulla più bieca strada del passato, quella del mantenimento dello status quo improduttivo di questo Paese, che lo ha portato alla situazione attuale di oggi. È una strada che parte da lontano, da vecchi governanti che preferivano fare regalie invece che insegnare alla gente come essere produttivi e dare speranze ai cittadini. Pag. 47
Voi state continuando su questa strada, che noi non possiamo accettare. Per questo motivo, non ritiro l'ordine del giorno, e neanche le chiedo di cambiare parere, visti i suoi due pareri precedenti. Pretendo, però, che sia messo in votazione, perché i cittadini devono sapere che il comportamento di questo Parlamento non è un comportamento di supporto ai cittadini, ma di mantenimento delle spese inutili contro i bisogni veri del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo se ha compreso l'impegno, che così recita: «impegna il Governo ad attuare al più presto una riforma del sistema del pubblico impiego che comprenda una riduzione degli organici del settore pubblico nelle aree laddove è maggiore il rapporto tra dipendenti pubblici ed abitanti». Questo ordine del giorno ci fa pensare che in qualche area del Paese vi siano più dipendenti degli abitanti. Infatti, non dice «la media pro capite dei dipendenti per abitanti», che potrebbe essere una cosa complessa, ma dice - e lo chiedo anche ad una professoressa di matematica -: «nelle aree laddove è maggiore il rapporto tra dipendenti pubblici ed abitanti». Quindi ciò vuol dire che vi sono delle aree del Paese in cui si hanno più dipendenti degli abitanti: ma dov'è questo Paese? Me lo insegni, dottoressa Dal Lago. La ringrazio, li scriva meglio gli ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, se in quest'Aula dobbiamo fare lezioni di italiano, anche i rappresentanti della Lega sono in grado di farle.
Infatti, c'è scritto «è maggiore il rapporto», non «è maggiore il numero di dipendenti pubblici rispetto a». Ripeto: «maggiore è il rapporto», così chiariamo a tutti i colleghi che forse leggere con più attenzione potrebbe essere utile per votare meglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, godo di questa dotta disputa, tuttavia forse è il caso di procedere al voto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dal Lago n. 9/5256/62, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Montagnoli... Onorevole Favia... Onorevole Razzi... Onorevole Mura... Onorevole Duilio... Onorevole D'Incecco... Onorevole Capodicasa... Onorevole Froner... Onorevole Calvisi... Onorevole Boccia... Onorevole Porfidia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 462
Astenuti 18
Maggioranza 232
Hanno votato
58
Hanno votato
no 404).

Prendo atto che la deputata Consenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che l'onorevole Giancarlo Giorgetti accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5256/63, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Lanzarin non accetta l'invito al ritiro formulato dal Governo e insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5256/64.
Passiamo ai voti. Pag. 48
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lanzarin n. 9/5256/64, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gatti... Onorevole Touadi... Onorevole Frassinetti... Onorevole Porcu... Onorevole Farina Coscioni... Onorevole Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 465
Astenuti 14
Maggioranza 233
Hanno votato
63
Hanno votato
no 402).

Prendo atto che la deputata Consenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che l'onorevole Alessandri non accetta l'invito al ritiro formulato dal Governo e insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5256/65.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/5256/65, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco... Onorevole Giorgio Conte... Onorevole Sbai... Onorevole Bruno... Onorevole Aniello Formisano... Onorevole Divella... Onorevole Cicu... Onorevole Pugliese... Onorevole Scalera...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 462
Astenuti 18
Maggioranza 232
Hanno votato
65
Hanno votato
no 397).

Prendo atto che la deputata Consenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che l'onorevole Rondini non accetta l'invito al ritiro formulato dal Governo e insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5256/67.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/5256/67, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pianetta... Onorevole Viola... Onorevole Fogliardi... Onorevole Perina... Onorevole Giammanco... Onorevole D'Amico... Onorevole Tanoni... Onorevole Braga... Onorevole Luongo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 474
Astenuti 16
Maggioranza 238
Hanno votato
61
Hanno votato
no 413).

Prendo atto che la deputata Consenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che l'onorevole Fabi non accetta l'invito al ritiro formulato dal Governo e insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5256/68.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabi n. 9/5256/68, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Marchignoli, Pes, Golfo, Gianfranco Conte, Melchiorre, Tanoni, Concia... Si affretti, onorevole Concia... Onorevole Martino...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 49
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492
Votanti 478
Astenuti 14
Maggioranza 240
Hanno votato
63
Hanno votato
no 415).

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Molgora n. 9/5256/69 e Allasia n. 9/5256/71, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Maggioni n. 9/5256/72, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Togni n. 9/5256/75 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Togni n. 9/5256/75, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paolini, Melchiorre... Gli onorevoli Paolini e Melchiorre hanno votato... L'onorevole Romele ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 468
Astenuti 15
Maggioranza 235
Hanno votato
62
Hanno votato
no 406).

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Milo n. 9/5256/76 e Evangelisti n. 9/5256/77, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Porcino n. 9/5256/78 formulato dal Governo.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, volevo invitare il signor Viceministro a rivedere il parere che ha espresso su questo ordine del giorno, perché noi fondamentalmente, signor Viceministro, siamo d'accordo sul disegno di legge e sulla questione che stiamo ponendo, con questo ordine del giorno, di mettere un freno alle finte partite IVA. Però, rileviamo un errore all'articolo 1, comma 26, del provvedimento, dove si dice che i prestatori per le prestazioni lavorative rese da persone con partite IVA, qualora ricorrano due delle tre condizioni che sono elencate alle lettere a), b) e c), devono essere considerate come rapporti di lavoro di collaborazione coordinata e continuativa.
Noi riteniamo che il giudice stesso, nel caso in cui vi sia una finta partita IVA, non possa ricondurre il tutto a una fattispecie di rapporto di collaborazione coordinata e continuativa. Peraltro, riteniamo che non vi sia nessuna connessione tra il rapporto di lavoro subordinato mascherato da una finta partita IVA, così come abbiamo enunciato nell'ordine del giorno.
Pertanto, riteniamo che vi sia un errore e chiediamo sostanzialmente, con questo ordine del giorno, di correggere questo errore. Dunque, invito il Viceministro a rivedere il parere che è stato espresso su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende intervenire.
Passiamo ai voti. Pag. 50
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Porcino n. 9/5256/78, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Misiani, Razzi, Mario Pepe (PD)... L'onorevole Mario Pepe (PD) ha votato... Onorevole Divella... Ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 478
Astenuti 16
Maggioranza 240
Hanno votato
18
Hanno votato
no 460).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Aniello Formisano n. 9/5256/79 e Favia 9/5256/80, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/5256/81, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/5256/82, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/5256/83, accettato dal Governo, purché riformulato.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere al Viceministro - visto che questa mattina ho ascoltato la riformulazione, ma non mi è chiara - un chiarimento per poter decidere se accettarla o meno.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/5256/83 avevo già espresso parere favorevole senza riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo, quindi, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/5256/83, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rota n. 9/5256/84, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/5256/85, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5256/86 formulato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, chiederei davvero anche il sostegno dei colleghi, soprattutto di quelli che sono sensibili al miglioramento delle condizioni in cui operano i lavoratori e delle garanzie che hanno, perché credo che il Governo - che inviterei ad ascoltare, perché se il Governo non ascolta è inutile che parli - dovrebbe rivedere il parere su questo ordine del giorno. Il Governo si potrebbe almeno impegnare «a valutare l'opportunità di (...)»; questa è una riformulazione che accetterei.
Noi, con questa riforma, in realtà, per i lavoratori delle imprese oltre i quindici dipendenti abbiamo ridotto le garanzie che avevano in precedenza e questo mi pare che sia pacifico e che tutti lo riconoscano, tanto che su questo tema si è incentrata la discussione in questi mesi.
Allora, dico - premesso che togliamo qualcosa ai lavoratori delle imprese con più di quindici dipendenti - facciamo almeno in modo che una parte dei lavoratori Pag. 51delle imprese con meno di quindici dipendenti abbia le stesse garanzie che stiamo dando, con questa riduzione, ai lavoratori delle imprese con più di quindici dipendenti.
Allora, diciamo al Governo di provare a valutare se non possa essere opportuno allargare la platea dei soggetti ai quali si applica questa nuova normativa, ad esempio, alle imprese che abbiano più di dieci dipendenti. In definitiva, chiediamo un allargamento di quelle garanzie ad un certo numero di lavoratori. Mi pare che il Governo potrebbe valutarne l'opportunità.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5256/86 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/5256/86, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Razzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 470
Astenuti 14
Maggioranza 236
Hanno votato
18
Hanno votato
no 452).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5256/87, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Messina n. 9/5256/88 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Messina n. 9/5256/88, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Velo, Veltroni, Scandroglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 472
Astenuti 14
Maggioranza 237
Hanno votato
19
Hanno votato
no 453).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/5256/89, accettato dal Governo, purché riformulato.

SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa chiede la parola, onorevole Moffa?

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, vorrei esprimere la posizione della Commissione lavoro su questo ordine del giorno, perché credo che sia importante a questo punto.

PRESIDENTE. Onorevole Moffa, non può intervenire per dichiarazione di voto su questo ordine del giorno perché il presentatore ha accettato la riformulazione e non ha insistito per la votazione.

SILVANO MOFFA. Allora, Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Pag. 52

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, saranno in discussione fra poco ordini del giorno che riguardano argomenti attinenti la questione «esodati»; voglio ricordare all'Aula, a nome dell'intera Commissione che si sta occupando di questa questione, che è stato aperto un tavolo tecnico in seno a quella Commissione di confronto con i sindacati e si sta stilando una proposta di legge che mira a risolvere questa questione molto delicata.
Lo voglio dire perché in questa guisa vorrei che fosse chiaro a tutti che il problema degli esodati non appartiene a nessun partito politico in maniera specifica ma appartiene soprattutto a quei lavoratori ai quali dobbiamo una risposta concreta e tempestiva.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, premesso che stavamo discutendo un ordine del giorno presentato dal collega Di Pietro e sul quale lei ha detto giustamente che c'è una riformulazione accolta, francamente esprimo delle perplessità dal punto di vista regolamentare sul fatto che intervenga il presidente della Commissione in questo momento, quasi che volesse contestare ciò che è un atto che riguardava semplicemente il Governo e semmai l'onorevole Di Pietro che ha presentato l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, comprendo la sua obiezione, mi è stata chiesta la parola sull'ordine dei lavori e sull'ordine dei lavori io l'ho data.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/5256/90, accettato dal Governo, purché riformulato.
Constato l'assenza dell'onorevole Barbato presentatore dell'ordine del giorno n. 9/5256/91: s'intende che vi abbia rinunziato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/5256/92 formulato dal Governo.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, io invito il Governo a ripensare la posizione riguardante questo ordine del giorno, perché tra gli obiettivi di questo disegno di legge vi è proprio una riduzione dei contenziosi, sul piano giudiziario, del lavoro. Ebbene, in questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo di intervenire sull'articolo 412 del codice di procedura civile che, leggendolo bene, così com'è stato modificato, lascia agli arbitri di decidere secondo equità nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento. Questo non significa niente perché è una dicitura generica che, in caso di giudizio, secondo equità, può prevedere che si vada anche contra legem.
Pertanto noi chiediamo al Governo che l'arbitro non esprima in modo generico il giudizio ma, poiché l'arbitro risponde solo al diritto, noi chiediamo che il Governo si adoperi, per cui la nostra richiesta è che quantomeno accolga il suggerimento affinché, se si vuole davvero ridurre il numero dei contenziosi, l'arbitro non si esprima secondo equità, in modo generico e quindi di fatto la parte più debole risulterà sempre soccombente - in questo caso i lavoratori - ma si esprima secondo il diritto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zazzera n. 9/5256/92, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Misiani, Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 53

(Presenti 482
Votanti 469
Astenuti 13
Maggioranza 235
Hanno votato
19
Hanno votato
no 450).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Donadi n. 9/5256/93, Palagiano n. 9/5256/94 e Di Giuseppe n. 9/5256/95, accettati dal Governo, purché riformulati.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Poiché è previsto che lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta, abbia luogo a partire dalle ore 17, sospendo la seduta sino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17,05.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5256)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che, come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tanoni. Ne ha facoltà.

ITALO TANONI. Signor Presidente, onorevole Presidente, signor Ministro, il provvedimento di oggi non è, come da più parti riconosciuto, la migliore riforma possibile, ma è, in ogni caso, un significativo passo in avanti che non credo sia corretto derubricare a mera credenziale nei confronti dell'Europa.
Noi Liberal Democratici ci siamo resi disponibili per un iter accelerato del provvedimento perché condividiamo i presupposti e le linee ispiratrici della riforma senza che questo, per quello che ci riguarda, si traduca in una rinuncia a migliorare il testo, così come promesso dal Governo.
Riteniamo, tuttavia, indispensabili alcune modifiche e ritocchi su alcuni temi. Cito ad esempio le partite IVA, in merito alle quali riconosciamo comunque il meritevole proposito di limitarne l'uso improprio. Sul contratto a progetto avremmo potuto orientare tale tipologia verso attività caratterizzate da maggiori specializzazioni. Un'ultima menzione, inoltre, ma solo per motivi di esiguità di tempo, va fatta anche sul tema del procedimento speciale dei licenziamenti per cui si dispone la riduzione del termine di fissazione della prima udienza da 60 a 40 giorni.
Tanto premesso, noi Liberal Democratici voteremo a favore della riforma del mercato del lavoro, soprattutto nella auspicabile prospettiva di crescita per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guzzanti. Ne ha facoltà.

PAOLO GUZZANTI. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, è la prima volta che prendo la parola come membro della componente Iniziativa Liberale del gruppo Misto. Lo faccio con grande piacere, annunciando il voto favorevole su questo provvedimento.
Non vorrei parlare tanto dell'impianto di questo provvedimento importante, quanto delle conseguenze a lungo respiro, anche di natura geopolitica.
Dico adesso una cosa che c'entra apparentemente poco, ma che invece trovo molto importante. Pochi giorni fa, l'ex storico Segretario di Stato americano Henry Kissinger, che sta per compiere 90 anni, ha 89 anni, dal suo appartamento di Manhattan ha rilasciato un'intervista, che è stata molto sottovalutata, in cui dice che è chiaro che l'Europa, in questo momento, si sta adoperando per riuscire a mettersi insieme e per diventare, per quanto possibile, Pag. 54una entità politica ed economica, possibilmente anche militare, perché ci aspetta una prospettiva di grandi scontri perché non sappiamo quale sarà il destino dei rapporti con la Cina, con l'Iran e con la Russia. Ci sono delle cose in sospeso, nodi che prima o poi verranno al pettine e questa è la ragione per cui l'Europa ha fretta nel raggiungere tutte le forme di unità e rilanciare anche la propria capacità di produrre.
Quindi, oggi credo che, al di là delle utilissime discussioni e anche degli utilissimi dissensi sul merito di questo importante provvedimento, ciò che veramente importa è che l'Italia, andando alla prossima riunione, possa riscuotere quello che si aspetta di riscuotere, che questo possa costituire un impulso importante e che si torni con un «bottino» di realizzazioni utili per fare anche una costruzione europea e politica, che è quello che a chiacchiere tutti dicono di volere, ma che poi è la cosa più difficile da realizzare, ma anche la più importante (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Iniziativa Liberale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, la riforma del mercato del lavoro che il Governo chiede di approvare è certamente una riforma non ideologica ma non è, a nostro giudizio e per riprendere le parole in Aula del Ministro Fornero, nemmeno una riforma pragmatica.
È una riforma condivisibile in alcuni suoi principi riformatori e, tuttavia, meno innovatrice di quanto fosse necessario nel promuovere un'efficace flessibilità in entrata, pur contrastando al tempo stesso gli aspetti più iniqui nell'attuale disciplina di accesso al mercato del lavoro.
Va dato atto al Governo di avere operato per volere introdurre regole del mercato del lavoro più omogenee alle normative europee. Sarebbe stato, però, fondamentale garantire una maggiore flessibilità in entrata, così come intervenire in merito alla disciplina dei licenziamenti per ragioni economiche, con minori vincoli alle libertà delle imprese e, dunque, una più radicale possibilità di distinguere tra impieghi produttivi e posti di lavoro improduttivi per un'efficace flessibilità in uscita.
Abbiamo indicato al Governo gli aspetti a nostro giudizio più controversi di tale riforma e presentato le nostre proposte, in primo luogo in ordine ai contratti a termine ed ai lavori stagionali in alcuni settori vitali, come turismo, commercio e agricoltura, tipologie contrattuali per le quali questa riforma del lavoro introduce, semmai, una più rigida disciplina ai vincoli, che rappresentano un disincentivo ad assumere.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Zeller.

KARL ZELLER. Per queste ragioni i deputati della Südtiroler Volkspartei esprimeranno un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli signori membri del Consiglio dei ministri, i deputati della componente politica del gruppo Misto Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia non possono votare questa riforma del lavoro e dare fiducia a questo Governo, perché con questo provvedimento - e se c'è ne era bisogno - avete sancito definitivamente di essere il Governo del ricatto politico.
Infatti, ancora una volta, per l'ennesima volta - anzi le abbiamo contate: 28 volte in otto mesi - ci avete chiesto di avere la fiducia per presentarvi più forti in Europa. Ed intanto lo spread sale e chiedete di votare una riforma che va contro i lavoratori, che incentiva i licenziamenti e aumenta la disoccupazione, cioè state Pag. 55dando la possibilità alle aziende di epurarsi dei lavoratori che sono scomodi.
Ministro Fornero, lei oggi ha dichiarato al The Wall Street Journal che il lavoro non è un diritto. Lei il suo pensiero lo ha messo in questa riforma e con una frase ha tolto dalla Costituzione l'articolo 4, che al contrario di quello che lei ha dichiarato riconosce a tutti cittadini il diritto al lavoro.
Al Presidente del Consiglio voglio chiedere: non sarebbe stato più qualificante presentarsi in Europa con una riforma che prevedesse il rilancio economico, una riforma che aiuti le famiglie a sopravvivere, che aiuti le piccole e medie imprese in difficoltà, nonostante tutti i soldi che avanzano ancora dallo Stato?
Perché non agite sulle banche, che invece di aiutare le aziende in difficoltà, aiutano quelle che già stanno in salute? Dove sono le manovre che ci avete promesso per il rilancio del Meridione e, quindi, per tutta l'Italia?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Porfidia.

AMERICO PORFIDIA. Noi vogliamo dare un consiglio - ci permettiamo - al Presidente Monti. Signor Presidente del Consiglio, si presenti in Europa dicendo che lei rappresenta il popolo italiano, un popolo lavoratore, che ha dimostrato anche nel passato che riesce da solo a risalire la china e a risolvere i problemi. Noi non vogliamo essere il fanalino di coda di nessuno, tanto meno della Germania.
E lasciatemelo dire, domani sera, - vuole essere un piccolo augurio - i nostri calciatori glielo dimostreranno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, appare sinceramente paradossale dovere ricordare il contenuto dell'articolo 1 della nostra Costituzione in quest'Aula.
Ma, alla luce delle dichiarazioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, alla quale va comunque il sostegno dei Repubblicani, oggi è davvero per noi inevitabile farlo. Quanto ha dichiarato il Ministro Fornero, per la quale il lavoro nel nostro Paese non sarebbe un diritto, contraddice l'intera storia della nostra Repubblica. E non è un fatto paradossale che questo accada e ciò mette in discussione uno dei capisaldi del nostro sistema costituzionale e politico.
Quanto al fatto che gli italiani possano e debbano cambiare le loro abitudini, si può anche essere più o meno d'accordo con il Ministro, ma un Ministro ha il compito di governare, non quello di giudicare il Paese. Al contrario, è il Ministro che deve essere giudicato dagli italiani. A maggior ragione, un Ministro di un esecutivo tecnico non si può sottoporre in questo modo al giudizio del Paese, così come siamo organizzati in questo Parlamento. Né può accadere più, Presidente del Consiglio, che in una Commissione parlamentare un Ministro dica come si deve comportare un parlamentare.
Detto questo, noi repubblicani voteremo questo provvedimento come abbiamo votato la fiducia richiesta dal Governo o meglio le quattro fiducie in questa occasione poc'anzi votate, ma a questo punto è fondamentale chiarire il senso di questa fiducia, che va evidentemente al di là del singolo provvedimento e che appare sempre più come una fiducia obbligata. Il suo Governo, signor Presidente, ha il dovere di invertire questa natura di obbligo e di maturare nei confronti del Parlamento e del Paese un rapporto di fiducia, di reciproco ascolto e di reciproco rispetto. Ai cittadini italiani sono stati chiesti sacrifici ed essi li stanno onorando. Anche il Governo deve onorarli, rappresentando in Europa le esigenze e il comune sentire di un intero popolo. Se decidete di non farlo o se non siete capaci di affrontarlo, il vostro compito è destinato a diventare quello di uno strumento nelle mani di altri e noi Repubblicani non ci staremo, né Pag. 56siamo convinti che questo debba accadere. Noi siamo convinti viceversa che il Governo Monti è forte e potrà rappresentare bene l'interesse degli italiani, ma sempre con il rispetto reciproco nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Repubblicani - Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, signor Ministro, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, i deputati di Alleanza per l'Italia voteranno a favore della riforma del mercato del lavoro nonostante abbiamo espresso più di qualche perplessità nel merito, nei precedenti interventi in sede di discussione sulle linee generali e di dichiarazione di voto sulla fiducia posta dall'Esecutivo sul provvedimento.
Voteremo a favore non solo perché è necessario che il Presidente del Consiglio domani si presenti in Europa con la legge approvata dal Parlamento e non solo perché il Governo si è assunto l'impegno di rivedere a breve i temi della flessibilità in entrata e quello, necessario e sentito in tutto il Paese, della soluzione del problema degli esodati, come hanno chiesto i partiti maggiori, ma anche perché diamo un giudizio positivo per l'approccio sistemico che lei, signor Ministro, ha avuto nei confronti di questa materia, affrontando contemporaneamente alcuni problemi strutturali come il dualismo tra chi lavora con un contratto a tempo indeterminato e chi è precario, l'alto costo della flessibilità in uscita e la necessità del riordino degli ammortizzatori sociali con l'utilizzo improprio e spesso fraudolento dei contratti flessibili.
Le riforme parziali hanno scarsi effetti sulla disoccupazione e lei, Ministro, invece ha cercato di ridurre le rigidità di diversi istituti. Ha cercato anche di intervenire sulla regolamentazione del licenziamento dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato, trovando poi un compromesso condivisibile con le parti sociali. Ha proposto infine una parziale razionalizzazione del sistema degli ammortizzatori sociali, che è molto frammentato, riducendone il numero.
Per la prima volta, con l'assicurazione per l'impiego viene estesa anche agli apprendisti una tutela che oggi non c'è e questo è uno sforzo apprezzabile, anche se i giovani alla ricerca del primo lavoro e le donne che rientrano dopo un lungo periodo ne sono esclusi. Per la prima volta si potrà avere un'assicurazione contro la disoccupazione uguale per tutti i lavoratori dipendenti, riportando la cassa integrazione alla sua funzione originaria, quella di tenere i lavoratori legati all'impresa nelle situazioni di difficoltà temporanea, non quella di sostenere con il danaro pubblico le imprese che ormai sono senza prospettive.
C'è un pericolo, però, cioè che in questa fase di crisi si rischi di dover finanziare i nuovi strumenti non con i contributi degli assicurati, ma con la fiscalità generale. Ma al di là delle critiche che abbiamo mosso e che si possano muovere ai singoli punti, noi apprezziamo l'equilibrio complessivo della riforma e voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santori. Ne ha facoltà.

ANGELO SANTORI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, è evidente a tutti come in momenti di grande difficoltà come quelli che sta vivendo il nostro Paese ognuno debba rinunciare a qualcosa, perché - è bene ricordarlo - in tempi di crisi economica non è solo il benessere ad essere messo in crisi, ma anche la tenuta del tessuto democratico, istituzionale e sociale del nostro Paese.
Questo è un provvedimento che, secondo quanto dichiarato dal Governo, è teso a creare una maggiore mobilità che protegga il lavoratore, ma non renda sclerotico il mercato del lavoro e favorirà la distribuzione più equa delle tutele dell'impiego, Pag. 57contenendo i margini di lavoro flessibile, progressivamente introdotti negli ultimi venti anni, e adeguando anche all'attuale contratto economico la disciplina del licenziamento individuale. Tutti sappiamo benissimo che queste sono sacrosante necessità, ma nella realtà questo disegno di legge poteva e doveva essere certamente diverso. Infatti, in qualche modo quasi tutte le forze politiche sono rimaste insoddisfatte, anche quelle - lo vorrei sottolineare con forza - che ci hanno portato a questa situazione.
Allora, Presidente, il gruppo dei Liberali per l'Italia vota favorevolmente questo provvedimento affinché il Presidente Monti possa andare con le carte in regola al Consiglio europeo di domani e sostenere con forza le proprie proposte, così come lo stesso Presidente Monti ha dichiarato ieri in questa Aula. È ovvio che rimane l'impegno solenne, con l'auspicio che il Ministro Fornero valuti quali saranno i reali benefici per il Paese e, se necessario, predisponga eventuali provvedimenti integrativi alle norme che ci accingiamo a votare, al fine di ridare opportunità concrete ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro, alle donne che continuano a pagare un prezzo troppo alto, ai lavoratori, per usare la definizione dello stesso Ministro, che meritano di essere salvaguardati dagli effetti del recente inasprimento dei requisiti per la pensione. Siamo tutti consapevoli - concludo - dell'importanza di una riforma del mercato del lavoro, ma bisogna preoccuparsi dei contenuti, altrimenti si rischia di deprimere ancora di più la nostra economia e vanificare l'impegno del Governo e del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signori membri del Governo, la componente Grande Sud del gruppo Misto auspica che il Presidente Monti affronti domani gli incontri portando la comune volontà del Parlamento di sostenerlo sui temi generali europei, quelli del debito sovrano, dell'abbassamento dello spread, ed altri. Nelle mozioni che approveremo in serata speriamo che ciò venga espresso con chiarezza.
La legge che il Governo vuole invece sia approvata con la fiducia, riguardante il mercato del lavoro, non ci soddisfa, perché non contiene nulla che possa dare un impulso alla rinascita del Mezzogiorno d'Italia, e non vediamo per quale motivo dovremmo approvarla così velocemente, perché ce lo ordinano dall'esterno. Una legge sul mercato del lavoro riguarda certamente il territorio dove il mercato c'è; una legge sul lavoro invece deve avere come obiettivo di attrarre imprese, imprenditori e capitali nella parte del Paese che può svilupparsi. Altre nazioni che hanno lo stesso PIL della parte del Paese detta Mezzogiorno si sviluppano, in questi anni di crisi, a due cifre.
Il primo articolo del provvedimento riguarda questioni essenziali come la flessibilità all'entrata e all'uscita del lavoro, ma sono questioni che riguardano sempre pochi lavoratori del Mezzogiorno perché la stragrande maggioranza dei lavoratori, chi lavora nel Mezzogiorno, è dipendente pubblico, su cui si vuole anche intervenire.
Abbiamo motivato ieri il nostro atteggiamento benevolo verso il Governo in questa occasione del confronto europeo, ma non possiamo accettare che non ci sia un provvedimento specifico sul lavoro che riguardi il Mezzogiorno d'Italia.
Se si aggiunge a questo disagio del Mezzogiorno anche il taglio lineare sulla giustizia, con gravi ripercussioni negative sulla lotta alle mafie e pure sull'occupazione, il quadro diventa ancora più chiaro. Se queste questioni non vengono affrontate con successo, i nostri parlamentari non possono che collocarsi, in futuro, all'opposizione. Se questo ragionamento lo faranno anche gli altri parlamentari meridionali, il Governo tecnico avrà una durata non lunga. Forse ha ragione chi dice che Monti va bene per l'estero e che per la politica interna ci sia bisogno di un Pag. 58coinvolgimento diretto dei partiti di maggioranza. È così? Lo dicano i diretti interessati.
Il sud ha bisogno di attrarre investimenti e, quindi, ci vuole stabilità politica e ha bisogno, certamente di innovazione, anche contrattuale, ad esempio con i contratti regionali integrativi e di categoria, e di un piano di opere pubbliche piccole, medie e grandi che, sicuramente, avvii la ripresa economica in quel territorio. Abbiamo bisogno di sicurezza in quei territori, abbiamo bisogno di avere qualcosa com'è stato dato alla Germania dell'Est negli anni Novanta. Ecco perché la Germania si è sviluppata così velocemente, perché si è potuta sviluppare la Germania dell'Est.
Se da Bruxelles, quindi, non saranno mandati segnali positivi all'Italia, se il Presidente Monti torna con le mani vuote, è chiaro che non capiamo cosa ci stiamo a fare qui a votare le fiducie ad un Governo che ha basato tutto sul rigore e che non riesce ad ottenere nulla per il territorio, così disagiato, della sua nazione. I deputati di Grande Sud, in questo caso, in attesa di avere questi risultati, intanto annunciano un voto di astensione sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio che non c'è - e già questa è una storia -, lo dicevo al suo predecessore che non veniva mai quando doveva assumersi le proprie responsabilità davanti a questo Parlamento. Eppure, io avrei voluto tanto guardarla negli occhi per dirle francamente cosa penso di lei e del suo Governo. Ritengo che voi sarete pure sobri, ma siete soltanto dei sobri ricattatori politici e truffatori politici (Commenti). E lo dico non per fare populismo, ma semplicemente richiamando le parole che lei stesso e la sua maggioranza parlamentare avete detto in quest'Aula, soltanto che fate finta di non sentire, fate finta di non vedere, fate finta di non ascoltare.
Signor Presidente del Consiglio che non c'è, noi voteremo «no» per ragioni di metodo e di merito. Di metodo semplicemente perché riteniamo del tutto ricattatoria questa idea che, con una maggioranza bulgara che l'appoggia, lei ritorna e ogni volta si presenta con un voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ben quattro questa volta, ben tre l'ultima volta, quando si trattava di approvare il testo sull'anticorruzione. Ma se ha una maggioranza bulgara che così la sostiene, perché non mette ai voti i provvedimenti che pone? Perché ricorre al voto di fiducia? Perché, signor Presidente del Consiglio, lei sa bene che il provvedimento che sta emanando e che stiamo approvando, o meglio che state approvando, è un provvedimento che, per usare un termine di quei poteri forti a lei cari, del presidente di Confindustria Squinzi, è un provvedimento boiata. Non lo diciamo noi, l'ha detto appunto una persona che lei non dice che è un qualunquista.
Se poi vogliamo andare più a fondo, volevo invitarla, signor Presidente del Consiglio che non c'è, a riflettere sulle parole che lei ha detto qui in Aula e vedere chi è più qualunquista, io o lei. Lei sarà sobriamente qualunquista.
Ma lei ieri ha detto: confermo l'impegno dell'Esecutivo ad apportare in tempi rapidi, anche con un emendamento al decreto-legge sviluppo, alcune modifiche alla riforma, sulla flessibilità in entrata, sugli ammortizzatori sociali, sui 55 mila nuovi esodati, o quanti saranno. Insomma, ieri, lei ha detto: votate questo provvedimento che io, immediatamente, lo cambio. Ma allora che lo votiamo a fare, perché non l'ha cambiato immediatamente, perché non ha fatto porre ai voti, oggi, da questa maggioranza, quanto lei dice di voler cambiare, addirittura con un decreto-legge? Perché lei sa che la sua maggioranza non ce l'ha, e lo sanno così bene quelli che appoggiano, che fanno finta di appoggiare il suo Governo. Se andiamo a leggere cosa hanno detto i parlamentari che l'appoggiano e i gruppi politici che Pag. 59l'appoggiano troviamo queste parole. Da parte del centrodestra: una riforma, quella del lavoro, imbarazzante e inutile, una bufala, come l'ha definita Squinzi. Stiamo votando una fiducia farsa. Non si può assecondare tutto, sempre. Monti fa finta di avere una maggioranza parlamentare, ma non ha alcuna maggioranza, nel Paese e in Parlamento. Non è con le riforme bufale che ci salveremo. Ipotizzare, quindi, un cambiamento di strada non è da irresponsabili, è una opzione che va messa con forza sui tavoli di Monti. Non l'ha detto Di Pietro, l'avete detto voi qui.
Quel che voglio denunciare in questa sede è l'irresponsabilità non soltanto del Governo, ma della maggioranza che l'appoggia, di questa anomala maggioranza che nel Paese, di fronte alle masse che stanno reclamando, dice che è una bufala e una riforma truffa e che, poi, qui dentro, la vota. Ripeto, non lo dico solo io, ma c'è un'altra parte della maggioranza, il centrosinistra, che dice che, anzitutto, bisogna affrontare tempestivamente con una modifica questo disegno di legge, il tema dei lavoratori cosiddetti esodati, le correzioni sul mercato del lavoro, i temi che riguardano la flessibilità in entrata e gli ammortizzatori sociali. Bisogna spostare di un anno l'ingresso del nuovo sistema dell'ASPI, bisogna effettuare correzioni immediate, anche attraverso un decreto specifico e utilizzando il primo provvedimento utile.
Denuncio ancora una volta l'irresponsabilità di questi comportamenti. Siamo in un Parlamento che sta approvando un disegno di legge che va a incidere sulle spalle e sulla pelle dei lavoratori, un provvedimento che il Governo e la sua maggioranza dicono che è sbagliato, ma che approvano lo stesso. Perché ho detto che non è soltanto un voto ricattatorio che voi state chiedendo a questo Parlamento, ma è anche un voto truffaldino? Quello che chiediamo è: ma se è vero, com'è vero, che voi stessi dite che questa legge non serve a niente, perché la stiamo approvando? Per un motivo molto semplice: perché voi vi volete presentare in Europa, facendo finta, facendo credere che in Italia abbiamo approvato una legge così come ce l'ha chiesta l'Europa e che insomma noi ci stiamo dando da fare per far quadrare i conti. Si chiama artifizio e raggiro con cui si tende ad indurre in errore chi ci ascolta. Anzitutto il Consiglio europeo, in secondo luogo quella parte di questo Parlamento che, o perché fesso o perché complice, vi continua a votare la fiducia e soprattutto gli italiani, che devono prendere atto, attraverso questo provvedimento, che sta cambiando per loro in meglio la vita e che, invece, voi stessi dite che è un «provvedimento bufala».
Allora, in questo sta la truffa: cioè nell'illudere l'Europa e illudere gli italiani che sta cambiando qualcosa mentre, in realtà, sta semplicemente peggiorando qualcosa. Infatti, cosa avete fatto in pratica? Avete semplicemente fatto un'opera di accanimento contro l'articolo 18, che era l'ultimo baluardo a difesa dei lavoratori, frutto di anni di battaglia sulla pelle degli operai. Vorrei ricordarlo a questa sinistra che la vota dicendo che non va bene. Lei quando ha voluto questo provvedimento, signora Ministro, si è nascosta dietro il dito degli investimenti, sostenendo che gli imprenditori erano frenati da questa norma dello statuto dei lavoratori. Questa è una bufala, questa è una balla colossale mostruosa, perché non è vero che è l'articolo 18 che frena lo sviluppo. L'Italia dei Valori ha provato anch'essa a chiedere in giro se c'è un investitore straniero che non è venuto in Italia perché c'è l'articolo 18. Lei sta tagliando i diritti dei lavoratori e, invece, doveva rilanciare gli investimenti, signor Presidente del Consiglio.
Lei doveva intervenire in un altro modo per permettere un rilancio degli investimenti ed un rilancio dell'economia. Lei doveva intervenire in maniera seria, non a parole come è stato fatto nell'ultimo provvedimento, anch'esso approvato con un voto di fiducia, col trucco del voto di fiducia. Dovevate e dovete intervenire in maniera seria sulla corruzione, sull'evasione fiscale, sulla burocrazia soffocante, sulle infrastrutture necessarie, sull'eccessiva Pag. 60tassazione sul lavoro, che pesa realmente sulle imprese e su chi investe e genera lavoro.
Senza contare poi che ancora oggi intere aree economiche del Paese sono sotto il controllo della mafia e questo Governo ancora una volta non ha fatto nulla al riguardo per arginarlo. Queste sono le ragioni per cui gli stranieri non vengono ad investire in Italia, queste sono le ragioni per cui l'economia soffoca, non l'articolo 18 e i diritti dei lavoratori.
Lei dice che l'articolo 18 è di ostacolo agli investimenti. Non è così. Noi riteniamo che invece l'articolo 18 sia un diritto inalienabile che va tutelato. Per questo le facciamo presente che a partire dal prossimo mese di ottobre noi ci rivolgeremo ai cittadini con un apposito referendum per vedere se avete ragione voi, la vostra nuova maggioranza che predica bene e razzola male o noi dell'Italia dei Valori.
Lei, signor Presidente del Consiglio, ci dice che quello che sta facendo lo sta facendo perché ce lo chiede l'Europa. Ma quando mai l'Europa ci ha chiesto di togliere l'articolo 18? Ma lo sapete che in Germania per le aziende con più di cinque dipendenti c'è il reintegro previsto nel caso di licenziamento ingiustificato?
Lei ci ha detto che questo provvedimento lo fate per i giovani: ma cosa avete fatto, cosa state poi facendo per i giovani? Lo sapete che questa riforma lascia le forme di contratti precari così com'erano prima e così come sono ora? C'erano migliaia e migliaia di partite IVA senza nessuna garanzia e nessuna garanzia c'è ora. C'erano quattro milioni di giovani privi di ammortizzatori sociali e non c'è stato alcun miglioramento. Quindi ai giovani non è stato di nessun aiuto, anzi, sono stati mortificati e condannati ad avere un futuro peggio di prima.
La verità è una ed una sola: che voi, signori professori, professoroni dei miei stivali (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), non siete capaci, non siete stati capaci in sette mesi di affrontare i problemi che realmente ci avete chiesto. Non siete capaci e non siete stati capaci di togliere neppure un euro di tasse.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, per favore, lasci gli stivali fuori da quest'Aula.

ANTONIO DI PIETRO. Non c'è un'infrastruttura portuale e aeroportuale che sia migliorata. Per non parlare poi della banda larga, che in Italia è lontanissima dagli standard europei. Questo dovevate fare, questo siete stati chiamati a fare, non ad impoverire ancora di più il Paese, non a raggirarlo facendo credere che state risolvendo i problemi del Paese, non a raggirare l'Unione europea presentandovi con un provvedimento-truffa, che già avete dichiarato che dovete cambiare perché esso è sbagliato. Insomma, la riforma del lavoro che fate è una riforma che per stessa vostra ammissione danneggia imprese e lavoratori, smantella i loro diritti, non serve a niente.
Quindi noi, così come vi abbiamo dato i nostri quattro voti di sfiducia, continuiamo a dirvelo, perché noi abbiamo coraggio, non siamo vigliacchi che ci nascondiamo dietro al voto di fiducia e diciamo che votiamo semplicemente perché siamo obbligati a farlo. Noi ve lo diciamo in modo forte e chiaro: dimettetevi, smettete di giocare sulla pelle degli italiani e ridate agli elettori la possibilità di scegliersi democraticamente da chi farsi rappresentare nelle istituzioni, perché voi siete abusivi, truffatori e ricattatori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la prego di concludere, grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente e signora Ministro, noi oggi ci troviamo in una condizione singolare. Dopo avere in qualche modo, con l'intervento dei tecnici, commissariato il Governo, in qualche misura stiamo sottilmente commissariando anche il Parlamento. Lo dico un po' con il Pag. 61sorriso sulle labbra, perché prima di entrare nel merito del provvedimento mi consentirà, signora Ministro, di fare qualche considerazione di ordine politico. Vede, oggi il Parlamento si trova in quella singolare e non prevedibile situazione di dover esprimere una sorta di silenzio assenso rispetto a questo provvedimento. Allora, le dirò con grande franchezza: l'assenso, almeno per quanto riguarda il gruppo di Popolo e Territorio, è dovuto.
È dovuto, dopo l'intervento del Presidente del Consiglio di ieri che, in maniera molto chiara e molto limpida, ha rappresentato alle Camere l'importanza fondamentale di questo appuntamento del 28 e 29 giugno a Bruxelles. E, quindi, rispetto alla necessità di andare lì, con il titolo di una riforma nelle mani, non potevamo che dire sì e, in qualche modo, mettere anche in subordine, pur con tutti i limiti che noi individuiamo in questo provvedimento, la scelta che è stata adoperata, cioè quella di non far pronunciare sostanzialmente la Camera dei deputati nei termini di una possibile modifica, anche migliorativa, rispetto al testo del Senato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,40)

SILVANO MOFFA. Ma se l'assenso è dovuto, il silenzio no: su quello, noi non ci stiamo. Ecco perché le diciamo con grande franchezza, signor Ministro, che ci aspettavamo una riforma di tipo molto diverso da quella che oggi approviamo: perché c'è molta delusione intorno ad una riforma che, forse, definirla tale significa usare un termine eccessivamente ambizioso.
Diciamolo con franchezza: una riforma vera del mercato del lavoro, che fosse proiettata, così come è detto nel titolo, a creare condizioni di sviluppo, avrebbe dovuto seguire una politica di sviluppo, non anticiparla. Vi è una sorta di inversione che non aiuta a comprendere quale sia la strategia migliorativa e il disegno complessivo che noi vogliamo perseguire come sistema-Paese per rispondere alla grave crisi del momento, ma anche per delineare quel modello di regolamentazione che aiuta la crescita delle imprese e che apre nuove prospettive occupazionali.
La preoccupazione che ci tormenta in queste ore è che da questa riforma, che noi consideriamo deludente, si possano, invece, aprire prospettive di ulteriore pesantezza per i livelli occupazionali. Signora Ministro, se avessimo, in qualche modo, tenuto fede a quello che ci chiedeva la BCE, forse, saremmo stati anche più coerenti con l'impostazione di questo provvedimento. Infatti, la BCE, nella famosa lettera in cui chiedeva di fare i compiti alle tante nazioni che erano insolventi sotto il profilo della riforma del lavoro, e, quindi, all'Italia, ha evidenziato «l'esigenza» - leggo testualmente - «di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi a livello di impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione (...). La lettera richiamava, poi, la necessità - leggo sempre tra virgolette - di »un'accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro, che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi".
Si può dire, con tutta franchezza, che il testo trasmessoci dal Senato, che ci accingiamo a votare, risponde a queste richieste, oppure che abbiamo costruito un sistema che rende ancora più rigido il mercato del lavoro? Abbiamo ridotto in maniera eccessiva quell'area della flessibilità in entrata, che - voglio ricordarlo ai colleghi - è stata l'unica occasione, prima ancora che scoppiasse la crisi del 2008, per immettere nel mondo del lavoro tante giovani energie. Ricordiamo quali erano i tassi di occupazione nel momento in cui fu varato quel provvedimento: si trattava delle famose leggi Biagi e Treu, che aprivano ai cosiddetti contratti atipici, che non Pag. 62possono essere giudicati soltanto sotto il profilo di chi, abusandone, ha creato un precariato di lungo tempo.
Infatti, la verità è che soprattutto in un momento di crisi, quale è quella che stiamo attraversando, con le imprese che chiudono i battenti, con una recessione in atto, che è la più grave dal 1929 a colpire l'Europa e il nostro Paese, non si può chiedere alle imprese di essere ancora obbligate ad occupare, quando, invece, non hanno la possibilità di disporre di una flessibilità di entrata degna di questo nome e di questa aspirazione.
Ma come si fa a prevedere una maggiore occupabilità, se quell'area viene ristretta e se non si va incontro all'esigenza reale delle imprese? Ci rendiamo conto che soltanto il fatto di avere annunciato questo restringimento ha già messo le imprese nelle condizioni di non rinnovare i contratti co.co.co. e i contratti a progetto (Applausi del deputato Brunetta)? Questo è il dato che deve far riflettere, e sul quale noi vogliamo che si torni a discutere in quest'Aula, forti dell'impegno che ha assunto il Presidente del Consiglio quando ha detto che questa riforma va approvata, ma il giorno dopo dobbiamo metterci già nelle condizioni di poter migliorare laddove il testo è migliorabile, e rispondere a quelle domande che sono venute dal mondo produttivo e dal mondo del lavoro.
Voglio ricordare a me stesso e ai colleghi che, tra le tante cose che avremmo dovuto inserire in questa riforma del mercato del lavoro, vi era il tema relativo ai servizi pubblici e privati per l'impiego. Come si fa a concepire - anche se vi è una delega al Governo ancora non esercitata in materia - una riforma organica del mercato del lavoro senza mettere mano ai servizi per l'impiego pubblici e privati? Questo è un passaggio fondamentale, che andava inserito da subito in questo contesto ed in questo provvedimento. Come si fa a non capire che aver introdotto elementi che non chiariscano esattamente quale deve essere l'articolazione nuova dell'articolo 18 - perdonatemi il bisticcio di parole - provocherà soltanto un profluvio di contenziosità, perché andremo ancora a porre nelle mani del giudice quello che doveva essere lasciato alla libera interpretazione delle parti sociali? Qui si misura la differenza di approccio culturale fondamentale, sul quale, onorevole Ministro, dovremo tornare a discutere con grande chiarezza e con grande franchezza.
Vi è chi pensa che il mercato del lavoro debba essere enormemente imbrigliato da un profluvio di regole stringenti che impediscono all'impresa di essere effettivamente libera, e al giovane di poter aspirare anche ad un'occupazione per poi inserirsi a tempo indeterminato in quel processo produttivo; ma mi domando come sia possibile che tutto questo possa avvenire se non attraverso un disegno organico e complessivo, e attraverso anche delle semplificazioni che debbono essere assolutamente fatte. Voglio ricordare che, tra i temi che esploderanno da qui a qualche settimana per effetto di questo decreto, vi è anche il tema delle partite IVA. Si tratta di un tema importante, rispetto al quale, se è giusto intervenire in maniera correttiva in termini di controllo per evitare gli abusi, è anche assolutamente inaccettabile che la determinazione di una qualifica di attività professionale sia ancorata ad un livello reddituale, che è una vera e propria infamia nei confronti di quell'autonomia professionale che deve essere spesa e valorizzata.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Moffa.

SILVANO MOFFA. Concludo, onorevole Presidente, dicendo che questa è una riforma assolutamente perfettibile, rispetto alla quale, signor Ministro, la prego di guardare con attenzione quello che è stato il frutto delle audizioni che abbiamo svolto in Commissione lavoro e di non fare accadere quello che purtroppo è già accaduto con gli esodati. Ci vuole un atto di coraggio: il Parlamento la sua responsabilità la dà, il Ministro dimostri coraggio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà)!

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signori Ministri, membri del Governo, è stato detto che questa è una riforma che ci è stata chiesta dall'Europa. In realtà, è vero a metà: questa riforma è quella che noi ci siamo impegnati a varare con l'Europa, ed è un impegno - lo dico subito parlando a chi parlerà dopo, penso, ad esempio, ai colleghi della Lega - con qualche dettaglio assunto dal Governo precedente il 26 ottobre 2011, con una lettera firmata dal precedente Presidente del Consiglio in cui si diceva all'Unione europea che, entro maggio 2012 - noi ci arriviamo oggi, entro giugno 2012, e credo sia comprensibile -, l'Esecutivo avrebbe approvato una riforma della legislazione sul lavoro.
Si segnavano due punti: una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti a tempo indeterminato e più stringenti condizioni all'uso dei contratti parasubordinati, dato che tali contratti sono spesso utilizzati per lavori formalmente indipendenti, ma sostanzialmente a tempo indeterminato.
Oggi noi rispondiamo all'impegno assunto dal Governo precedente. Lo fa il Governo Monti e rispondiamo a quell'impegno che deve essere chiaro.
Ho sentito anche in questi minuti tanti «soloni», perché in Italia la miglior riforma è sempre quella che non si fa. Mi riferisco a tanti di noi che non hanno fatto riforme, penso all'onorevole Di Pietro che è stato - non io, ma l'onorevole Di Pietro - Ministro di un Governo della Repubblica per due anni. Ebbene, se era così facile fare tutte quelle cose belle, perché non sono state fatte? Questo mi chiedo.
È troppo facile rinviare alla riforma che non c'è quando si critica una riforma che c'è, ma l'efficienza del mercato del lavoro è un'esigenza per il nostro Paese. Abbiamo un mercato del lavoro, nonostante le buone leggi che sono state fatte - penso al pacchetto Treu, penso alla legge Biagi - che è ancora un fattore di debolezza per l'economia italiana.
È un mercato del lavoro che non favorisce la crescita e non favorisce la buona occupazione. Basta guardare i dati del nostro Paese. Sia chiaro: si tratta di dati che rispondono non alla riforma Fornero, ma alla legge che c'è oggi e che noi cerchiamo imperfettamente di cambiare oggi. Abbiamo la maggior percentuale di disoccupati a lungo termine, cioè chi è senza lavoro per più di sei mesi in Italia è il 64 per cento di chi è senza lavoro, in Germania è solo il 47 per cento, in Gran Bretagna ancora meno.
Abbiamo i salari medi orari più bassi e abbiamo la minore occupazione tra le persone che hanno tra i 55 e i 64 anni. In Italia solo il 36 per cento delle persone tra i 55 e i 64 anni lavora. In Germania, per fare un riferimento, sono quasi il 60 per cento. Abbiamo la peggiore disoccupazione giovanile, abbiamo la peggiore disoccupazione femminile, e c'è bisogno di andare avanti? No, questo è il mercato del lavoro che abbiamo oggi.
Questa è la riforma migliore possibile, signor Ministro? No, non è la riforma migliore possibile. Anche chi si occupa di questi temi da tanto tempo aveva delle idee diverse. Noi avevamo e abbiamo presentato un progetto di legge diverso come Futuro e Libertà e il collega Muro, che ha seguito i lavori in Commissione, aveva delle proposte di miglioramento.
Sicuramente non è la migliore delle riforme possibili, ma affronta due problemi e si pone due obiettivi centrali per chi abbia a cuore il mercato del lavoro in Italia. Il primo tema è quello di accorciare le distanze tra i figli e i figliastri del mercato del lavoro italiano, ossia tra chi ha, o si illude di avere, più di quanto hanno i colleghi europei e chi ha poco o nulla. Era un impegno preso con l'Europa.
Un altro obiettivo fondamentale che questa riforma si pone è quello di avere un sistema di sostegno al reddito dei disoccupati che innanzitutto non lasci nulla a qualcuno e dia, come è successo anche di recente, magari sette anni tra Pag. 64cassa integrazione, mobilità, disoccupazione ai lavoratori di serie «A» e zero ai lavoratori di serie «B». Funzionerà? Lo vedremo, ma questo è l'obiettivo.
Un altro obiettivo è che ci faccia fare il salto di qualità. Chi perde il lavoro deve essere sostenuto nel reddito e nella ricerca di una nuova occupazione. Questo non si fa con una legge, ma si fa anche migliorando il funzionamento dei servizi. Ci sono errori o imperfezioni. Questa legge è stata modificata molto profondamente dalle forze parlamentari in Senato.
Ci sono degli errori. Io, a differenza di quanto pensa l'onorevole Di Pietro, credo sia serio e responsabile da parte del Governo aver assunto l'impegno con il Parlamento - che noi monitoreremo - di modificare anche subito alcuni punti (non l'impianto della legge), correggendo alcuni errori che si ritiene già di poter individuare e correggere, senza rifare la riforma.
Parimenti noi apprezziamo l'impegno del Governo su altro e monitoreremo che venga mantenuto sulla vicenda di coloro che, in una riforma delle pensioni che non ci è stata imposta dall'Europa, ma da noi, colleghi, che per tanti anni non abbiamo fatto nulla a questo Governo. È una riforma coraggiosa e drastica, che ha avuto come contropartita per alcune fasce di lavoratori un trattamento iniquo che va sanato. C'è l'impegno del Governo ad estendere la platea dei cosiddetti «esodati». È un impegno serio che noi monitoreremo.
Inoltre, ci sono altri punti di questa legge che voglio sottolineare. C'è un tema che sta particolarmente a cuore a Futuro e Libertà: viene fissato in questa legge, seppure attraverso una delega (e monitoreremo che la delega abbia corso e che l'impegno che il Governo assume con questa delega ci sia e sia fattivo), il principio del coinvolgimento dei lavoratori nella vita delle imprese. Ci sono primi elementi di partecipazione che andranno definiti con la delega. Si parla sempre del modello tedesco. Qui c'è seriamente un'apertura a quel tipo di meccanismo. Nella delega c'è il principio della partecipazione agli utili dell'impresa, c'è nella delega il principio di consentire per le grandi aziende e i lavoratori di avere in via privilegiata delle azioni di quell'azienda. Sono temi importanti e su questi temi c'eravamo impegnati e siamo particolarmente contenti che ci siano.
Certo non è la soluzione dei problemi dell'Italia fatta con la bacchetta magica, ma ci sono degli interventi puntuali sulla genitorialità. Me lo lasci dire - come si dice in questi casi - da papà: ci sono gli impegni non solo per la maternità, ma anche gli impegni paritari previsti per la prima volta (anche se è una norma di principio) in Italia per la paternità. È una norma che dovrà essere attuata, ma che è di grande civiltà.
Quindi, signor Presidente, signori ministri, è chiaro che non è la legge migliore possibile. È chiaro che si poteva fare altro, ma è chiaro che gli obiettivi sono quelli e vi è l'impegno, che il Governo ha preso, a monitorare la legge perché si vada in quella direzione ed eventualmente - lo trovo un dato di serietà - a correggere in corso d'opera nel caso in cui viceversa si veda che, come qualche «solone» suggerisce pensando di avere la sfera di cristallo, gli esiti non saranno quelli.
Crediamo sia importante - noi siamo impegnati su questo - che il Governo possa arrivare domani in Europa avendo assolto non ad una richiesta dell'Europa (ci tengo a ribadirlo), ma ad un preciso impegno con l'Europa assunto dal Governo precedente rispetto ad una riforma del mercato del lavoro. Noi vogliamo che in questo Paese si ritorni il più presto possibile realisticamente ad avere fiducia nel futuro. Vogliamo che i giovani che crescono, si formano e studiano in questo Paese non abbiano più - come troppo spesso accade - come unica prospettiva, se hanno qualità e merito, di andare all'estero.

PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, la prego di concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, signor Presidente. Il nostro spirito Pag. 65repubblicano sta nel sostegno ad un Governo chiamato ad un compito difficile nell'interesse di tutto il Paese. Credo che le forze parlamentari debbano riconoscere questo sforzo che è a termine, eventualmente preparandosi per essere all'altezza, quando cederete la mano, di fare quello che voi state facendo con il nostro sostegno e allora dimostrerete e dimostreremo di sapere fare meglio (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, oggi è una giornata cruciale. Ci apprestiamo a votare una riforma importante che attendiamo da tanto tempo, come quella del mercato del lavoro, e siamo alla vigilia di un vertice che sarà essenziale per la tenuta dell'euro e dell'Unione. Arriviamo a questo appuntamento dopo sette mesi di Governo Monti e dopo sette mesi di intenso lavoro in questo Parlamento. Abbiamo fatto riforme che hanno riammodernato lo Stato e ne abbiamo ancora molte da fare.
Ve le voglio citare, perché non ce le possiamo dimenticare. Si tratta del decreto-legge «salva Italia», di stabilizzazione dei conti pubblici, delle semplificazioni fiscali, delle liberalizzazioni, della riforma della giustizia. Oggi ci apprestiamo a varare la riforma del lavoro e tra un po' affronteremo il decreto-legge sulla crescita. Siamo un Paese profondamente diverso da quello di sette mesi fa. Certo, le riforme sono servite a farci rimanere in Europa, ad andare in Europa con quella autorevolezza che tempo fa non avevamo. Essere noi interpreti di una politica europea ed essere punto di riferimento non solo di leader europei ma di leader mondiali. È un risultato importante. Tuttavia, non mi accontento di questo, noi non ci accontentiamo di questo. Le riforme che abbiamo fatto - sia chiaro ai colleghi e ai cittadini italiani che ci ascoltano - non le abbiamo fatte per rimanere in Europa né le abbiamo fatte perché ce le ha chieste l'Europa. Le abbiamo fatte perché prima di tutto ne ha bisogno il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Vi ricordo che per anni siamo andati in giro per l'Italia e in quest'Aula a predicare l'essenzialità di queste riforme. Allora vi dicevamo che il bipolarismo muscolare del 2006 e del 2008, che ha prodotto un'inconcludente politica, non portava bene all'Italia e che quello era il momento di fare le riforme. Non averle fatte in quel momento ci porta, oggi, a farle in emergenza. Ma queste riforme servono ad attuare quel patto generazionale tra padri e figli, che per anni abbiamo richiesto. È il patto per il quale non possiamo lasciare una condizione peggiore ai nostri figli di quella che abbiamo ereditato dai nostri genitori. Le riforme servono assolutamente a questo, a responsabilizzare il Paese e a renderlo più moderno. Ma non solo. Le riforme servono, in particolare, ad attuare il principio di solidarietà. Ricordatevi, colleghi, che nella crisi i primi a soffrire sono, in particolare, le fasce deboli e dobbiamo evitare questo, dobbiamo evitare che i più deboli siano quelli che pagano di più la crisi. Allora, le riforme servono proprio ad evitare questo, per la responsabilità e per la solidarietà.
Non solo. Per uscire da questa crisi serve anche la solidarietà a livello europeo. Non dobbiamo dimenticarlo. Ho chiaro un elemento: solo con l'economia da questa crisi non si esce! Non pensiamo che la risposta finale alla crisi siano gli eurobond, i project bond o l'unione bancaria. La vera risposta a questa crisi saranno gli Stati uniti federali d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo), che si avranno quando i Paesi più forti si renderanno conto che l'Unione unita è capace di integrare i popoli, di avanzare tutti culturalmente e di evitare le guerre. L'Unione europea serve a questo, non a fare i project bond. La politica in questo deve svolgere un compito fondamentale.
Sono un po' preoccupato, in questo periodo, perché vedo che non solo Grillo Pag. 66ma anche alcuni partiti che sostengono questa maggioranza hanno intrapreso una linea antieuro e antieuropeista. Voglio ricordare a tutti che è ancora il momento della responsabilità e dell'emergenza. Bisogna continuare con quella fase di unità nazionale che ci ha permesso, in questi anni e in questi mesi, di varare le riforme che prima vi ho elencato. Non ci si deve più dividere fra destra e sinistra. Ci si dividerà, in futuro, fra responsabili e non responsabili, fra partiti di buon senso e partiti che non hanno il buon senso. Ci si dividerà fra partiti seri e partiti non seri. È questa la nuova catalogazione della politica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Lo dico, perché sarà importante questo principio anche per le future alleanze che si realizzeranno in questo Paese dopo la scadenza elettorale del 2013 (Applausi dei deputati Di Biagio e Della Vedova).
Oggi approviamo la riforma del lavoro. Smitizziamo un fatto: le riforme del lavoro non producono, di per se stesse, posti di lavoro. Le riforme del lavoro servono a dare più opportunità, soprattutto ai giovani.
Credo che questa riforma, questo obiettivo lo coglie pienamente. Questa riforma combatte, colleghi, quel precariato che noi per anni abbiamo denunciato, combatte quelle forme di lavoro che nascondono lo sfruttamento, come le false partite IVA o le false associazioni in partecipazione, che condannano i nostri giovani a lavorare sottocosto e a non avere alcuna speranza previdenziale per il loro futuro. Questa riforma, con il contratto dell'apprendistato come strumento fondamentale e principale, serve per entrare nel mondo del lavoro e a far sì che i nostri figli possano entrare nel mondo del lavoro e permettersi - badate bene! - non di più di quello che abbiamo avuto noi: sposarsi all'età giusta, formarsi una famiglia, privilegiare il merito rispetto alla raccomandazione. Serve a questo.
Poi, se qualcuno mi dice che questa riforma poteva essere fatta meglio - per l'amor di Dio, tutto può essere fatto meglio (non c'è dubbio) anche questa riforma, come altre che abbiamo realizzato in questo periodo - io però dico - e ricordo a tutti - che di riforme del lavoro in questo Paese se ne è parlato per dieci anni, ma è la prima volta che si realizza. E non è un dato da poco. Dico anche che - come tutte le riforme che incidono profondamente sul tessuto sociale e produttivo di un Paese - avrà bisogno di un rodaggio e di un aggiustamento in corso d'opera - su questo non c'è dubbio - tant'è vero che l'abbiamo detto.
Anche secondo noi ci sono dei punti da mettere a posto: nella flessibilità in entrata, ad esempio, va previsto un contratto di reinserimento - questo è importante - per tutte quelle persone quarantenni e cinquantenni che perdono il posto di lavoro ed hanno una famiglia a carico. Noi ci preoccupiamo di questo, ci preoccupiamo degli esodati: certo, agli esodati bisogna dare una risposta precisa perché, in base ad un contratto con lo Stato, avevano preso degli impegni. C'è molto da mettere a posto e noi siamo in prima linea per far sì che questa riforma, nel suo percorso, possa migliorare e saremo qui in questo Parlamento a farlo.
Allora, signori, per concludere, credo che oggi mettiamo un altro tassello importante nell'azione riformatrice di questo Governo. Noi, fin dall'inizio, abbiamo sostenuto il Governo Monti, siamo orgogliosi di averlo fatto e siamo sicuri che il lavoro sarà ancora lungo, ma che il Governo Monti, con il nostro appoggio, ce la farà (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, devo cambiare l'inizio del mio intervento, in quanto penso che sia doveroso ricordare in quest'Aula, a differenza di quanto dice il Ministro Fornero sulla stampa internazionale, che il lavoro nel nostro Paese è - e rimane - un diritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Pag. 67Padania). Oggi ci troviamo a votare una riforma del mercato del lavoro che non vuole nessuno, che non piace a nessuno, ma che la maggioranza, ligia agli ordini del Governo, voterà.
La scusa addotta è il vertice europeo che si terrà domani. Il Presidente del Consiglio ha ordinato di approvare questo disegno di legge entro oggi, così da raccontare ai colleghi europei che il nostro Paese si sta incamminando verso il periodo delle riforme. Presidente, questa è una scusa, è un bluff, a cui nemmeno gli osservatori meno attenti possono credere. Infatti, come si può pensare di acquisire credibilità internazionale portando al voto una riforma che, ancor prima, si sa che deve essere cambiata per andare a limitare gli enormi danni che può creare nel Paese? Non era più serio forse andare in Europa a dire che, entro una settimana, si poteva realizzare una buona riforma, piuttosto che andare in Europa a presentare una brutta riforma già approvata? Ci avete detto che ne andava della credibilità internazionale del nostro Paese, una credibilità che questo Governo, secondo voi, si è conquistato in questi mesi, ma, Presidente, quale credibilità, quale conquista? I tassi di interesse sono a livelli allarmanti ed il famigerato spread, ad oggi, viaggia tra i 450 ed i 500 punti base. Ministro, siete riusciti - devo dirlo - in un'impresa impossibile: non risolvere i problemi economici del Paese e, al contempo, impoverire i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Da quando c'è il vostro Governo, il Governo dei professori, il tasso di disoccupazione - se non se n'è accorta, non so se si è accorta solamente dei dati sugli esodati, ma la invito a guardare anche il dato della disoccupazione - è passato dal 7,8 per cento al 10,2 per cento, la disoccupazione giovanile addirittura dal 27,4 per cento al 35,2 per cento. Avete voluto aggredire in modo durissimo le pensioni e i soldi che i nostri lavoratori con fatica avevano messo da parte per garantirsi un trattamento previdenziale dignitoso.
La maggioranza del Popolo delle Libertà, del Partito Democratico, dell'Unione di Centro per il Terzo Polo e di Futuro e Libertà per il Terzo Polo ha cercato di parare il colpo di fronte all'opinione pubblica chiedendo al Governo di risolvere la questione degli esodati, della flessibilità in entrata, degli ammortizzatori sociali. Comunico però ai colleghi di maggioranza, se non lo sapessero, che bastava approvassero gli emendamenti della Lega Nord Padania ed oggi finalmente il problema degli esodati si sarebbe risolto e avremmo corretto le storture di questa legge.
Quindi non basta andare in televisione o le dichiarazioni di qualche Tg in prima serata per dire che si vuole affrontare il problema, vi comunico che basta votare gli emendamenti in quest'Aula e nelle Commissioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). I nostri emendamenti avrebbero risolto le storture di questo disegno di legge che invece aumenteranno la disoccupazione e alimenteranno il lavoro nero, dico questo non in qualità di esponente della Lega Nord Padania ma richiamando le parole del Ministro, infatti lei stessa ha dichiarato che questo disegno di legge rischia di aumentare il lavoro nero: incominciamo con ottime premesse, signor Ministro.
Siamo all'assurdo, è evidente che ciò avverrà, che il lavoro nero verrà alimentato perché voi riducete la flessibilità in entrata, quindi date meno opportunità di entrata nel mondo del lavoro ai giovani e aumentate i costi per imprese, professionisti, «Co.Co.Co.» e titolari di partita IVA. State facendo l'esatto opposto di quello che bisognerebbe fare in un periodo di crisi, ovvero aiutare le imprese ad essere competitive. Non si creano posti di lavoro con la riforma del mercato del lavoro ma aiutando le imprese a potere vendere nel mercato internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Solo con lo sviluppo si crea occupazione, non con una riforma pasticciata come quella che ha scritto, signor Ministro, e quindi dica al Presidente Monti che invece di andare in Europa con il compito scritto vada in Europa a chiedere, anzi a pretendere, che i nostri mercati vengano difesi da una concorrenza sleale dei Paesi Pag. 68europei ed extraeuropei. Vada in Europa a chiedere che i soldi dei cittadini che vengono dalla Banca centrale europea vengano utilizzati per garantire liquidità alle imprese e non per speculare sui titoli di Stato tramite le banche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ministro, tengo a ricordare a lei e ai colleghi di maggioranza che Governo e Parlamento non sono al servizio dell'Europa, ma dei cittadini che noi rappresentiamo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). State facendo un grave danno al Paese, avete iniziato con la manovra di dicembre ed ora continuate imperterriti con questo disegno di legge nefasto.
Ministro, si è finalmente resa conto che centinaia di migliaia di lavoratori, dopo la sua riforma delle pensioni, rimarranno senza reddito da lavoro, senza reddito da pensione, senza reddito da ammortizzatori sociali? Sto parlando dei cosiddetti «esodati», Ministro ci dice di cosa dovrebbero vivere queste persone con le loro famiglie? Noi l'avevamo avvisata, la Lega Nord Padania aveva presentato emendamenti per affrontare e risolvere questa drammatica questione, ma lei non ha voluto ascoltare, nascondendo i numeri delle persone coinvolte e addirittura minacciando i vertici INPS in quanto avevano semplicemente fatto il loro dovere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e il loro dovere è stato quello di dire la verità, cosa che lei non ha fatto e continua a non fare.
Ministro, noi le chiediamo la verità, non lacrime (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Voglio ricordare solo alcuni aspetti critici di questa riforma, ad esempio un aumento dei tempi che devono intercorrere per il rinnovo dei contratti a tempo determinato: li riportate a 90 giorni. Sapete cosa significherà? Che i lavoratori, in particolar modo i giovani, staranno a casa tre mesi nella migliore delle ipotesi, nella peggiore non vedranno rinnovato il loro contratto di lavoro. Non solo, avete aumentato il costo del lavoro per tutti quei contratti che non sono a tempo indeterminato, colpendo così ancora una volta imprese e lavoratori.
Avete portato al 33 per cento la contribuzione dovuta da partite IVA e professionisti. Avete detto che ci sarebbe stato l'aumento degli ammortizzatori sociali, un'altra grande bugia, infatti state diminuendo i tempi di durata delle tutele per i lavoratori che vivono un momento di crisi occupazionale. In mezzo a tutto questo, cosa avete pensato di fare approvare? Il prolungamento del permesso di soggiorno per gli immigrati che perdono il lavoro. È una follia, signor Ministro, i nostri cittadini non riescono a trovare un'occupazione e voi pensate a prolungare il permesso di soggiorno per gli immigrati che non ce l'hanno più, creando così una nuova sacca di disoccupazione che permane nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'unico fatto positivo è rappresentato dall'approvazione dell'emendamento della Lega Nord (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Chiedo ai colleghi cortesemente di usare lo stesso rispetto che ho avuto nel sentire le loro voci che prima hanno detto una cosa e poi un'altra. L'unico fatto positivo è rappresentato dall'emendamento della Lega Nord approvato al Senato, che finalmente toglierà la pensione ai condannati per mafia e per atti di terrorismo.
Signor Ministro, si sarebbero dovute fare due cose per attuare una vera riforma del lavoro: la prima, l'equiparazione contrattuale tra dipendenti pubblici e privati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), tagliando gli sprechi nelle aree del Paese dove le amministrazioni hanno un numero di dipendenti superiore di cinque o sei volte rispetto alle regioni del nord. Le ricordo che la regione Sicilia, pochi giorni fa, ha approvato l'assunzione di 20 mila nuovi dipendenti, una vergogna in faccia ai pensionati cui viene tagliata la pensione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
La seconda cosa che doveva essere fatta era la riduzione del cuneo fiscale, ovvero la diminuzione del costo del lavoro. Solo così si possono aiutare le imprese a vendere e, dunque, a creare nuova occupazione. Signor Ministro, lei non ha voluto Pag. 69e non è stata in grado di fare questo, anzi ha drammaticamente aggravato la situazione facendo una riforma delle pensioni che adesso necessiterà di una controriforma e portando all'approvazione di questa riforma del lavoro che necessiterà di un'ulteriore controriforma.
È questo il Governo dei professori? La Lega Nord ha presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti, signor Ministro, che non deve interpretare come un attacco personale, bensì come un attacco all'azione che sta facendo in qualità di Ministro, ma soprattutto come una strenua difesa dei cittadini del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Oggi il Governo riesce a far votare una norma che è riuscita a mettere d'accordo tutte le parti sociali nel contrastarla, dalle parti datoriali a quelle sindacali, una riforma, che si chiama riforma Fornero, che piace esclusivamente al Ministro Fornero. La Lega Nord voterà convintamente contro questo falso e dannoso disegno di legge, non per posizioni preconcette, Ministro, bensì per difendere le nostre imprese, per difendere i nostri pensionati e i nostri lavoratori, insomma per difendere la nostra gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA. Signor Presidente, colleghi, quanto le giovani generazioni hanno atteso questa riforma? Eppure, adesso sento dire da alcuni miei coetanei che l'idea che sta passando è quella che ci sia stata una sorta di scambio, come se si fosse difeso il principio e il diritto dell'articolo 18 a scapito di un'incisività maggiore sui temi della precarietà. Oggi voglio partire proprio da qui: la mia generazione rivendica di avere difeso il principio del diritto a non essere licenziati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo rivendica la mia generazione, che è cresciuta e ha iniziato a lavorare in un'epoca di precarietà. Precario etimologicamente, viene dalla parola prex, che in latino significa preghiera, colui che ottiene per concessione e non per diritto. Noi pensiamo che oggi sia il momento di dire che la flessibilità senza regole, che c'era stata consegnata come un unico modello di sviluppo possibile, ci ha portato fin qui e che non è attraverso il deterioramento dei diritti che si esce da questa crisi e che si intraprende un nuovo percorso duraturo di sviluppo.
Lo abbiamo pagato tutto questo? Forse sì, ma rispetto a che cosa? Forse rispetto alle aspettative che avevamo. Certamente, è vero, rimangono ancora tante tipologie contrattuali, ma è anche vero che il confronto va fatto rispetto al punto di partenza. Se noi guardiamo da dove partivamo prima di questo provvedimento, posso assicurare a tutte le generazioni di precari che i passi avanti ci sono e sono molti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Prima di tutto, il grande passo avanti che noi dobbiamo riconoscere in questa riforma - dobbiamo ringraziare il Governo per questo -, è che si riconosce un eccesso di precarietà nel nostro Paese, si riconosce che non è la flessibilità senza regole che porta crescita e sviluppo e che la precarietà va contrastata.
Poi ci sono tanti altri aspetti positivi. Penso, ad esempio, al riconoscimento del contratto a tempo indeterminato come contratto buono, come contratto da incentivare. Certamente, qui dovremmo poi, noi crediamo con urgenza, trovare delle risorse anche per aiutare chi questi contratti deve farli e oggi in Italia li paga troppo.
Poi ancora tante altre cose positive per chi oggi è precario, un salario di riferimento per i lavoratori a progetto - oggi chi lavora con contratto a progetto non ha un salario di riferimento - l'obbligo per le regioni che ancora non l'avessero fatto di dare un compenso minimo a chi effettua stage o tirocini, e noi sappiamo che lo stage e il tirocinio oggi in Italia sono forme gravissime di sfruttamento del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Pag. 70
Ancora, il riconoscimento che nel nostro Paese esiste la pratica delle dimissioni in bianco, una pratica odiosa che precarizza soprattutto il lavoro delle giovani donne che di solito aspettano un bambino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ebbene, in questo provvedimento si riconosce che questa è una pratica diffusa che va contrastata.
Io credo che, con coraggio, questa è la via sulla quale bisogna continuare per aiutare davvero quella generazione che non è più una generazione di giovanissimi, questo va ricordato. Ormai chi ha iniziato a lavorare, versando i contributi alla gestione separata dell'INPS, ha 34, 35, 36, 37 anni ed aspetta che questo percorso di riforme continui, aspetta che questa sia la direzione verso la quale continuare ad agire, aspetta di avere una politica dalla sua parte, che lo appoggi nelle sue scelte di vita e che non sia invece, come è stato per troppo tempo per riforme anche spesso fatte male da 15 anni a questa parte, contro di loro.
I nodi irrisolti ci sono, rimangono, e sono essenzialmente due. Li ricordo qui, anche davanti al Ministro Fornero, perché il Governo ha assunto degli impegni importanti. Un nodo irrisolto che rimane è, a nostro avviso, quello delle partite IVA perché in questo provvedimento si presume che abbia una vera partita IVA, e a me sembra anche ricca partita IVA, colui che fattura più di 18 mila euro lordi l'anno, sono 800 euro netti al mese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, per quella platea di persone che fattura 18 mila euro lordi l'anno questo disegno di legge dice soltanto «vi alzo i contributi, pagherete il 33 per cento, non vi do nulla in cambio, non vi do ammortizzatori sociali, non vi do la maternità, non vi do malattia, vi do solo l'innalzamento di contribuzione che significa che voi pagherete la riforma». Qui, signora Ministro, rischia di esserci un paradosso perché queste persone fanno parte di quella platea per cui lei voleva fare questa riforma e che rischiano invece, alla fine, se non ci saranno dei correttivi, soltanto di pagare questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
L'altro grande nodo irrisolto, che ci portiamo dietro da veramente da troppi anni, è quello degli ammortizzatori sociali. Io sono cresciuta con l'espressione «in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali» e temo che, se non ci saranno dei correttivi, rimarremo in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali anche, signora Ministro, per le aspettative che legittimamente lei aveva suscitato all'inizio del suo mandato.
Aveva parlato di reddito minimo di cittadinanza, ma noi sappiamo - e lei ce lo ha detto - che c'è un problema di risorse pubbliche. Aveva parlato di ammortizzatori universali, e però, ancora, noi non avremo con l'approvazione di questa legge, un sostegno al reddito per tante persone che lavorano, per i collaboratori a progetto, per le partite IVA. Non c'è Aspi né mini-Aspi e neanche la volontà politica di allargare i criteri per accedere al bonus precari, quel bonus una tantum oggi vigente.
È chiaro che questo problema degli ammortizzatori si lega al tema della crisi, perché la responsabilità della classe dirigente vuole oggi che si sostengano tutte le persone e tutte le generazioni che oggi soffrono per la crisi. E le generazioni soffrono tutte. Penso ai più grandi, penso agli esodati, a quelle persone che si sentono tradite dallo Stato in un patto di fiducia e che urgentemente devono essere ripagati da questo tradimento. Il Governo ha assunto gli impegni concreti: bisognerà ristabilire questo rapporto di fiducia con queste persone.
Poi penso ai trenta-quarantenni incastrati nella trappola della precarietà e poi a quei giovanissimi che non hanno neanche più slanci e passioni, che neanche più lo cercano un lavoro.
Allora è molto importante la posizione del Governo, nella più autorevole espressione, che è quella del Presente del Consiglio che ha detto: queste questioni sono ancora aperte, abbiamo intrapreso un cammino nella direzione giusta, ma dopo Pag. 71il vertice europeo ritorneremo su questi punti e ci ritorneremo con urgenza e con coraggio.
Noi rispettiamo anche la scelta del Governo di chiederci di approvare in fretta questa riforma prima del vertice europeo. La rispettiamo e la condividiamo, perché - e concludo su questo punto - crediamo fermamente che una prospettiva vera per le generazioni possa venire solo da scelte coraggiose in sedi europee.
Domani con il Presidente del Consiglio ci saremo tutti noi con queste istanze, tutti noi a chiedere che sia un investimento, un investimento buono per la crescita, per lo sviluppo, per la creazione di nuova occupazione e che non possa essere impedito da rigide regole di bilancio.
Staremo lì a chiedere con il Presidente del Consiglio che vi sia una tassa sulla finanza locale. Finalmente! Il Presidente Berlusconi non ebbe visioni due anni fa a bloccarla in sede europea.
Staremo lì a chiedere, insomma, di non limitarci più e non accontentarci più di dire: non siamo come la Grecia. Dobbiamo dire: troviamo il modo di salvarci tutti insieme, perché se non ci salviamo tutti insieme saranno i più deboli, e non solo in Grecia, ma in tutti i Paesi europei, a pagare la crisi ed il prezzo più alto.
Per queste ragioni il gruppo del Partito Democratico voterà a favore di questo provvedimento oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, signora Ministro, le devo dire, non per scortesia, ma per l'evidenza politica, che non è lei il punto di interlocuzione del dibattito, ma lo è il Presidente del Consiglio.
Il Presidente del Consiglio, in nome degli impegni europei previsti fra pochi giorni, ci ha invitato, sostanzialmente, ad interrompere il dibattito in Aula ed a votare la fiducia. In secondo luogo, sempre il Presidente del Consiglio, di fronte ai nostri rilievi su questo disegno di legge, si è impegnato a modificarlo su tre punti: quello che riguarda gli esodati - e noi siamo totalmente d'accordo su questo nodo - quello che riguarda la flessibilità in entrata e gli ammortizzatori sociali.
Ricordo - perché qui è stata evocata, anche dal Presidente del Consiglio, l'Europa - che i testi dell'Europa recitano in questo modo.
Mi riferisco alla lettera di Trichet e Draghi del 5 agosto 2011. «C'è anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva permettendo accordi a livello di imprese in modo da adeguare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ai livelli di negoziazione. In secondo luogo, dovrebbe essere adottata un'accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti stabilendo un sistema di assicurazione della disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso l'azienda e verso i settori più competitivi».
Da questa citazione emerge che questo disegno di legge è abbastanza lontano dall'Europa reale, non l'Europa immaginaria. Perché è avvenuto questo, signor Ministro? Perché mentre su due provvedimenti, su due questioni molto dure, che hanno riguardato il passato, cioè l'aumento dell'IMU e la riforma delle pensioni il Governo è intervenuto per decreto-legge, invece per quello che riguarda un'iniziativa che era quella dell'articolo 18 abbiamo avuto una situazione in cui il Governo è partito con il decreto-legge e poi ha cambiato le carte e ha fatto l'unico disegno di legge che abbiamo in campo, perché per quello che riguarda il resto, noi, ossia il Parlamento, siamo sommersi di decreti-legge, ben tredici, (Applausi) rispetto ai quali il bieco Governo Berlusconi era fatto da dilettanti e altrettanto il Governo Prodi. Pag. 72
Perché è avvenuto ciò, ovvero la conversione dal decreto-legge al disegno di legge? Perché c'è stato un intervento politico rilevante e significativo della CGIL, della FIOM e, qui in Parlamento, del Partito Democratico che hanno contestato questo aspetto e contestandolo hanno messo in questione - e questo vale per l'oggi e per il domani - il fatto che ineluttabilmente, qualunque cosa venga da questo Governo, questo Parlamento lo deve accettare supinamente. Quello che vale per il Partito Democratico d'ora in avanti è evidente che vale anche per quello che ci riguarda (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Detto questo, però, è avvenuto un altro fatto: che lei aveva tracciato un modello, diciamo così, assai incisivo, anche se molto discutibile, secondo il quale si faceva una riforma durissima dell'articolo 18 per quello che riguardava la libertà di licenziamento individuale per ragioni economiche e si equilibrava questa operazione con un intervento altrettanto duro contro la flessibilità in entrata e contro, diciamo così, le molteplici forme di contratto a tempo determinato. Ecco, signor Ministro, che cosa è successo? È successo che si è determinata una profonda asimmetria perché per un verso siete intervenuti riducendo l'impatto e l'incisività dell'articolo 18, rispetto al quale noi non ci siamo mai stracciate le vesti, e però avete fatto un'operazione come dire singolarmente iniqua, per cui non avete riequilibrato la prima parte, l'articolo 1 e quello che riguardava la flessibilità in entrata. La flessibilità in entrata è risultata demonizzata secondo un modello culturale che abbiamo sentito esprimere poco fa con lucidità dall'onorevole Madia ma rispetto al quale noi ci collochiamo all'estremo opposto, perché noi riteniamo che nel corso di questi anni proprio la flessibilità in entrata ha salvato l'occupazione nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), battendo uno schematismo che demonizza questo tipo di flessibilità, che poi è nella storia culturale di un pezzo del riformismo del lavoro, di Biagi e di Treu, ebbene, questo pezzo del riformismo del lavoro contrapponendosi allo schematismo della FIOM e della CGIL ha introdotto delle novità e delle innovazioni che sono in coerenza con l'Europa, sono la quintessenza della scelta dell'Europa anche al netto dell'articolo 18.
Quindi noi rileviamo che siete in una contraddizione molto rilevante. Abbiamo cercato di attutire questa contraddizione al Senato, con qualche risultato. Avevamo intenzione di continuare questa battaglia, che è una battaglia non solo politica ma anche culturale, e che è una battaglia che cerca di dare delle risposte non ideologiche ma reali al nodo dell'occupazione e della crescita. Il Presidente del Consiglio ci ha detto che il Governo ha la necessità di presentarsi alla scadenza europea con questo biglietto da visita. Ne abbiamo preso atto. Noi ci auguriamo che in Europa questo biglietto da visita venga letto soltanto nei suoi titoli e non nei suoi contenuti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), ma comunque ci facciamo carico di questo dicendo anche, non solo a lei ma al Governo, che è l'ultima volta che cala la mannaia di una votazione di fiducia che impedisce al Parlamento di potersi misurare, per cui il Parlamento è espropriato due volte: dal meccanismo dei decreti-legge sistematici che espropriano i nostri lavori da qui a settembre, e, per altro verso, dal meccanismo della fiducia che ad un certo punto cala su di noi anche in presenza di dissensi significativi e rilevanti con i quali voi vi dovete misurare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), avete il dovere di misurarvi perché siete un Governo tecnico, non un Governo di consules al di sopra del Parlamento e della legittimità democratica.
Detto questo per chiarezza, voglio anche concludere con sette richieste specifiche, nel senso che noi valuteremo i provvedimenti successivi che devono dare una risposta concreta all'impegno che il Presidente del Consiglio ha preso nella sua dichiarazione, e quindi noi chiediamo queste cose: rafforzare le norme sulla detassazione delle voci retributive contrattate a livello decentrato per migliorare la produttività e la qualità del lavoro; non penalizzare Pag. 73ma valorizzare la somministrazione a tempo indeterminato, perché se un lavoratore è assunto in modo stabile da una agenzia del lavoro non si vede perché non possa svolgere delle missioni a termine presso altre aziende; accorciare il termine intercorrente tra un contratto a termine e l'altro nei settori del lavoro stagionale e turistico; adottare criteri più adeguati per l'individuazione delle partite IVA virtuose (come è adesso la norma, il soggetto rischia a seconda del reddito dell'anno in corso di essere considerato virtuoso un anno e non virtuoso l'anno successivo).
Vogliamo mettere in sicurezza le aziende di call center che oggi, sulla base delle norme Fornero, rischiano di dover assumere 30 mila persone nonostante che gli attuali assetti siano stati definiti sulla base di «circolari Damiano» quando era Ministro (essi hanno minacciato pubblicamente di ricorrere al licenziamento). Per quanto riguarda l'apprendistato, chiediamo di non computare nel vincolo del 50 per cento l'apprendistato di primo livello, quello in sostanza legato al diploma di qualifica, altrimenti questi apprendisti non li assumerebbe nessuno. C'è stato un ampliamento eccessivo della platea su cui si calcola l'assunzione degli invalidi. Vogliamo ripristinare il contratto di inserimento e le agevolazioni a favore dell'assunzione di lavoratori svantaggiati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Queste sono delle proposte e delle richieste specifiche che uno dei maggiori partiti che sta in questo Parlamento e che sostiene il Governo chiede di mettere per sanare una ferita che oggi si apre e che noi adesso mettiamo da parte unicamente per l'impegno che il Governo deve avere in Europa, ma non certamente sul merito di questo problema che rimane per quello che ci riguarda del tutto aperto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali era stata prevista la ripresa televisiva diretta. Prima di passare alla votazione nominale finale, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo in teoria in dissenso dal gruppo, in teoria dopo aver sentito l'intervento del collega Cicchitto. Penso, signor Ministro, che il lavoro si difende innanzitutto creando delle condizioni di confrontabilità e sostenibilità in un mercato del lavoro che è globale e che va al di là dei confini. Questo provvedimento non affronta il tema. Le lascio due suggestioni. La prima è che con l'aumento dei contributi in un Paese che ha i contributi più alti al mondo sicuramente non si creano posti di lavoro. E le lascerò un esempio per i prossimi giorni: qualche decina di migliaia di stagionali il giorno dopo l'approvazione di questa legge perderà il lavoro. Suppongo che il Governo debba intervenire nel giro di una settimana. Ma un disegno di legge nato per creare lavoro che ha queste due conseguenze - ne cito solo due tra le decine che potrei citare - non può essere votato soltanto con la scusa che l'Europa attende una riforma qualunque. La fiducia c'è stata, c'è stata anche dal mio partito, penso sia troppo votare un provvedimento di cui ci pentiremo e ci pentiremo sicuramente tra una settimana, per cui il mio voto sarà in dissenso dal gruppo e sarà contro (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà e dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5256)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 5256, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 74

Onorevoli Laboccetta, Crimi, Amici, Mura, Santori, De Angelis, Tabacci, Iapicca, Ruben...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 3249 - «Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita» (Approvato dal Senato) (5256):

Presenti 513
Votanti 467
Astenuti 46
Maggioranza 234
Hanno votato 393
Hanno votato no 74.
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale ordinario di Bergamo di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 147 del 2011 (ore 18,43).

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 20 giugno 2012, preso atto dell'orientamento espresso dalla Giunta per le autorizzazioni nella seduta del 23 maggio 2012, ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale ordinario di Bergamo, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 147 del 2011, in relazione alla deliberazione della Camera del 23 settembre 2010, con la quale è stata dichiarata, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Silvio Berlusconi nei confronti dell'onorevole Antonio Di Pietro.
Essendo pervenute alla Presidenza diverse richieste di intervento, concederò la parola, ai sensi degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento, ad un deputato per ognuno dei gruppi che ne faccia richiesta, per non più di cinque minuti ciascuno. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia dei Valori voterà contro la costituzione della Camera nel giudizio costituzionale così come l'Ufficio di Presidenza la propone.
Il nostro gruppo aveva votato contro la deliberazione a suo tempo assunta dalla Camera, a stretta maggioranza e in netto contrasto con l'orientamento consolidato della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo, che dichiarava l'insindacabilità delle offese dell'onorevole Berlusconi nei confronti del parlamentare, onorevole Antonio Di Pietro. Si trattava di una deliberazione assolutamente illegittima e dimostrativa delle pulsioni eversive dell'allora Presidente del Consiglio, assecondate da un voto antidemocratico, con il quale al dottor Di Pietro veniva brutalmente, con la sola forza dei numeri, impedito di avere giustizia contro la violenta accusa di non avere la laurea. È stato un gravissimo atto, contrario alla Costituzione ed anche ad un elementare sentimento di giustizia.
Sul conflitto di attribuzioni elevato dall'autorità giudiziaria contro tale odiosa insindacabilità contra personam pronunciata da questa Camera, la Corte costituzionale dichiarò l'ammissibilità. Però purtroppo la cancelleria del tribunale di Bergamo non ha provveduto tempestivamente alle necessarie notifiche. Questo conflitto pertanto non poté avere un ulteriore corso, sennonché in occasione dell'espressione del parere della Giunta, richiesto dal Presidente della Camera in vista dell'esame referente presso l'Ufficio di Presidenza, era stata raggiunta un'intesa unanime sul fatto che il conflitto di cui stiamo discorrendo è tardivo, sicché il Presidente Castagnetti aveva saggiamente proposto di costituirci, ma solo al fine di rilevare Pag. 75questo inopinato profilo procedurale che spiacevolmente impediva al parlamentare Di Pietro di avere giustizia da un giudice contro offensive e temerarie, prepotenti e false insinuazioni. Su questa proposta la Giunta aveva raggiunto l'unanimità.
Inopinatamente però presso l'Ufficio di Presidenza si è verificata una forzatura. C'è stato un voto a maggioranza - 8 a 7 e 2 astenuti - per smentire la Giunta e per giungere con argomenti capziosi e del tutto infondati a proporre la resistenza in giudizio senza limitazioni. L'Ufficio di Presidenza della Camera non ha voluto valorizzare lo sforzo di mediazione compiuto nella Giunta. Allora, in questa situazione, Italia dei Valori voterà contro: primo perché non vuole che si difenda lo stravolgimento della Costituzione trasformando l'insindacabilità da immunità a impunità, da prerogativa a privilegio, solo per garantire ai politici di farla franca sfuggendo alla giustizia. Secondo, perché protesta contro chi non rispetta gli accordi e tende imboscate basate sulla forza e non sulla ragione. Terzo, perché vuole comunque evitare l'ulteriore spreco ignominioso di pubbliche risorse, e qui non vale l'osservazione che sarà l'Avvocatura interna a difendere la Camera, giacché i pur valenti funzionari parlamentari sono pur sempre pagati da tutti noi e non da Berlusconi. Insomma, l'Italia dei Valori lotta per evitare che, come maramaldi, dopo aver votato per togliere giustizia al deputato Di Pietro, ora vi possiate sentire legittimati a difendere di fronte alla Corte costituzionale una decisione assurda ed ingiusta solo perché una svista ha impedito che la Consulta desse torto marcio a voi - come è avvenuto purtroppo nel 90 per cento dei casi, in cui avete dichiarato inesistenti insindacabilità - e ragione a lui che l'avrebbe meritata.
Ecco perché voteremo contro la delibera della maggioranza risicata dell'Ufficio di Presidenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Il gruppo Lega Nord Padania voterà contro questa costituzione in giudizio, per il semplice motivo che è una questione puramente procedurale che riteniamo che non possa non essere risolta in senso conforme al diritto e in senso conforme alla richiesta della Corte costituzionale. Il ritardo, a titolo di curiosità, è di oltre 340 giorni, non è di un giorno. Quindi voto negativo del gruppo Lega Nord.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro si atterrà alla decisione all'unanimità assunta della Giunta, relativa alla costituzione in giudizio ai fini del rilevare la tardività e l'inammissibilità di questo conflitto di attribuzione. Naturalmente è un fatto piuttosto censurabile, perché la tardività è stata commessa dal tribunale di Bergamo e invece bisognerebbe che tutti fossero più attenti anche ai termini processuali. Però nel merito, che come è stato sommariamente ricordato, riguarda i rilievi sulla presunta illegittima acquisizione del titolo di studio dell'onorevole Di Pietro, votammo a suo tempo in modo contrario alla insindacabilità e quel giudizio è ovvio che lo manteniamo. Perciò riteniamo che questa costituzione, così come deciso all'unanimità in Giunta, vada fatta solo ai fini del rilevare la tardività, e non di difendere un voto che invece ci vede contrari e ci vedrebbe sicuramente soccombenti in un giudizio innanzi alla Corte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, la Giunta aveva raggiunto un voto unanime su questo parere da dare all'Ufficio di Presidenza, poiché la cancelleria del tribunale di Bergamo aveva notificato tardivamente l'ordinanza di ammissibilità del ricorso presentato dal tribunale di Bergamo. Quindi era inevitabile una dichiarazione di improcedibilità da parte della Corte costituzionale e ci sembrava l'atteggiamento più sensato quello di costituirci Pag. 76solo per eccepire questo profilo procedurale. Questa era stata la mediazione raggiunta dalla Giunta per le autorizzazioni, anche su suggerimento saggio del presidente Castagnetti. La Giunta si era espressa unanimemente proprio per evitare che vi fossero parti in conflitto sul merito, quando la questione sul merito non sarebbe stata mai affrontata nel giudizio davanti la Corte di cassazione. L'ufficio di Presidenza ha invece stravolto questo parere ed ha votato a maggioranza per la costituzione in giudizio anche sul merito. Noi non possiamo accettare questo, proprio perché ci è sembrato uno stravolgimento anche del parere di un organismo che si era manifestato all'unanimità e quindi noi riteniamo, a questo punto, che sulla proposta dell'Ufficio di Presidenza noi voteremo contro. Io vi ricordo soltanto che c'è una giurisprudenza costante nella dichiarazione di improcedibilità per tardività della notifica dell'ordinanza di ammissibilità del conflitto di attribuzione e del deposito degli atti notificati. Circa il 40 per cento dei ricorsi per conflitto viene dichiarato improcedibile dalla Corte costituzionale e quindi anche questo farà la stessa fine. Proprio per questo il Partito Democratico voterà contro la decisione assunta dall'Ufficio di Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo soltanto perché resti agli atti che, benché presente, mi asterrò dal partecipare al voto, in quanto diretto interessato e ritengo che sia giusto che i diretti interessati non partecipino al voto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di costituzione in giudizio della Camera innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale ordinario di Bergamo, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 147 del 2011.
Dichiaro aperta la votazione.
Ricordo che chi vota «sì», vota a favore della proposta dell'Ufficio di Presidenza di costituzione in giudizio, mentre chi vota «no», vota contro la proposta di costituzione in giudizio.
Dichiaro chiusa la votazione.

(È respinta - Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

La Camera respinge per 108 voti di differenza.
La Camera ha pertanto deliberato di non costituirsi in giudizio innanzi alla Corte costituzionale.

Seguito della discussione delle mozioni: Franceschini ed altri n. 1-01075, Cicchitto ed altri n. 1-01076, Moffa ed altri n. 1-01088, Nucara ed altri n. 1-01089, Cambursano e Brugger n. 1-01092, Donadi ed altri n. 1-01095, Dozzo ed altri n. 1-01096, Pisicchio ed altri n. 1-01097 e Galletti, Della Vedova e Ciccanti n. 1-01098 sulla politica europea dell'Italia in vista del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2012; Dozzo ed altri n. 1-01065 concernente iniziative di competenza per l'indizione di un referendum consultivo sulla adesione al trattato di stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria, noto come «fiscal compact» (ore 18,56).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni: Franceschini ed altri n. 1-01075, Cicchitto ed altri n. 1-01076, Moffa ed altri n. 1-01088, Nucara ed altri n. 1-01089, Cambursano Pag. 77e Brugger n. 1-01092, Donadi ed altri n. 1-01095, Dozzo ed altri n. 1-01096, Pisicchio ed altri n. 1-01097 e Galletti, Della Vedova e Ciccanti n. 1-01098 sulla politica europea dell'Italia in vista del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2012; Dozzo ed altri n. 1-01065 concernente iniziative di competenza per l'indizione di un referendum consultivo sulla adesione al trattato di stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria, noto come «fiscal compact» (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 26 giugno 2012 si è conclusa la discussione congiunta sulle linee generali ed è intervenuto il Presidente del Consiglio dei ministri.
Avverto che sono state presentate una nuova formulazione della mozione Donadi ed altri n. 1-01095 e una nuova formulazione della mozione Moffa ed altri n. 1-01088. I relativi testi sono in distribuzione.
Avverto altresì che è stata presentata la mozione Franceschini, Galletti, Della Vedova, Pisicchio, Nucara, Cambursano, Brugger e Melchiorre n. 1-01101, il cui testo è in distribuzione, e contestualmente, sono state ritirate le mozioni Franceschini ed altri n. 1-01075 (Nuova formulazione), Nucara ed altri n. 1-01089, Cambursano e Brugger n. 1-01092, Pisicchio ed altri n. 1-01097 e Galletti, Della Vedova e Ciccanti n. 1-01098.
Avverto infine che è stata presentata la risoluzione Iannaccone ed altri n. 6-00111, il cui testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni e sulla risoluzione presentate.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, vorrei innanzitutto sottolineare che la lettura attenta che abbiamo fatto delle diverse mozioni mostra che, nella quasi totalità, esse corrispondono nella sostanza e danno, quindi, il mandato forte al Governo del Paese a rappresentare, in sede del Consiglio europeo, nei prossimi giorni, il mandato parlamentare. Ciò è molto importante in questo momento cruciale sia per l'Unione europea che per la nostra Italia, nell'interesse dei cittadini.
Per quanto riguarda i pareri sulle diverse mozioni, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Cicchitto ed altri n. 1-01076, a condizione che vengano adottate alcune riformulazioni che avremmo suggerito. In particolare, se posso menzionarle, alla lettera a), dove si fa riferimento alla creazione di un'agenzia europea di rating, il Governo propone l'inserimento dell'avverbio «eventualmente».
E per quanto riguarda la lettera g) della medesima mozione, che fa riferimento allo scorporo strutturale di alcune categorie di investimenti, la proposta è di riformularla nel senso di: «reiterare la proposta di definire dei criteri valutativi europei che consentano la definizione di alcune categorie di investimento di interesse comune europeo al fine della valutazione del rapporto deficit-PIL dei Paesi membri». Si tratta di una formulazione aderente alla sostanza di quanto proposto, ma forse tecnicamente più corretta rispetto alla domanda che possiamo porre in sede europea. Per il resto, sulla mozione - ripeto -, esprimo parere favorevole.
Per quanto riguarda la mozione n. 1-01088, il parere è favorevole, purché riformulata al terzo capoverso, per lo stesso motivo che ho appena detto e con la stessa...

PRESIDENTE. Mi scusi, Ministro, stiamo parlando della mozione Moffa ed altri n. 1-01088, bisogna dire anche il nome.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Sì, signor Presidente, ma mi dicono che tale mozione è già stata presentata con una nuova formulazione. La richiesta di riformulazione era analoga, per quel punto relativo agli investimenti pubblici.

PRESIDENTE. Signor Ministro, quindi la nuova formulazione già prevede le richieste Pag. 78del Governo e quindi esprime parere favorevole?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Sì, signor Presidente, il parere sulla mozione Moffa ed altri n. 1-01088, nel testo riformulato, è favorevole.
Per quanto per riguarda la mozione Donadi ed altri n. 1-01095, il parere è favorevole nel testo così come riformulato nell'ultima versione. Per quanto riguarda la mozione Dozzo ed altri n. 1-01096 formulo un invito al ritiro, e la ragione principale è dovuta alla presentazione dei vari punti, alla loro tonalità. Infatti, non necessariamente i nostri intenti sono diversi, però non ci riconosciamo nella tonalità, e quindi formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Per quanto riguarda la mozione Franceschini, Galletti, Della Vedova, Pisicchio, Nucara, Cambursano, Brugger e Melchiorre n. 1-01101, il parere è favorevole in base all'ultima formulazione. Infine, per quanto riguarda la mozione Dozzo ed altri 1-01065, formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Infatti, riteniamo che quanto domandato non corrisponda alla visione che come Governo proponiamo. Per quanto riguarda la risoluzione Iannaccone ed altri n. 6-00111, la richiesta è per una riformulazione alla lettera a), dove si chiederebbe di inserire l'inciso: «a valutare l'opportunità di», e per quanto riguarda la lettera d) formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, in quanto questo non corrisponde alla linea del Governo.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà per due minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole Ministro, la componente politica di Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia ha un unico obiettivo: che l'Italia, in Europa, recuperi il suo ruolo, e che a livello europeo vengano prese misure che possano consentire di uscire da questa crisi economica e finanziaria, che riguarda non solo l'Europa ma l'intero pianeta. Noi riteniamo che bisogna avere più coraggio.
Non può esistere una moneta unica, se non c'è una banca centrale che faccia da prestatore e da garante di ultima istanza; non esiste la possibilità per una moneta unica di sopravvivere, se i titoli di Stato dei debiti dei vari Paesi non abbiano un unico garante.
Quindi noi riteniamo, onorevole Ministro, che la linea del Governo italiano debba essere più coraggiosa. Se la Merkel può dire: «non ci saranno gli eurobond fino a quando io vivrò» noi dobbiamo dire, invece che occorre rafforzare il ruolo della Banca Centrale Europea e che bisogna dar vita agli eurobond. È per questa ragione che noi chiaramente, accettando le indicazioni del Governo, voteremo la nostra mozione e valuteremo le mozioni presentate dagli altri gruppi.

PRESIDENTE. Invito i colleghi a non voltare le spalle alla Presidenza. Onorevole Fitto, mi raccomando. Onorevole La Loggia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, noi liberaldemocratici condividiamo da tempo la lettura della situazione economica e finanziaria del Paese che il Premier Monti ha ieri esposto in quest'Aula, così come siamo favorevoli nei confronti delle sue proposte, in particolare quella di un potenziale utilizzo dei firewall per controllare e contenere i differenziali tra i tassi di interesse dei Paesi in regola con le finanze pubbliche.
Sappiamo bene che queste iniziative ed altre ci faranno prendere tempo, ma certo da sole non basteranno. Siamo sotto attacco, non come Italia, bensì come «Eurolandia». L'Italia, grazie al Governo Monti, sta facendo bene il proprio compito, Pag. 79ma ora è chiamata a fare molto di più, recitando un ruolo propulsivo sui decisivi dossier legati alla crescita economica, così come sulla integrazione politica, fiscale e bancaria dell'Unione stessa, senza i quali - è bene ripetercelo - ogni sforzo compiuto rischierà di essere vano.
La sottoscrizione del fiscal compact è stata una doverosa assunzione di responsabilità da parte dei Paesi che lo hanno sottoscritto, ma ora quell'accordo richiede di essere completato attraverso interventi mirati per favorire investimenti degli Stati membri in opere produttive e che siano in grado di attrarre investimenti privati.
Faccio un'ultima considerazione che al tempo stesso è anche un appello. Vorremmo che il nostro Governo si dedicasse a quel sogno di una comune Costituzione europea che ad oggi manca, indebolendo tutti noi. Noi Liberal-Democratici, sottoscrittori della mozione unitaria Franceschini, Galletti, Della Vedova, Pisicchio, Nucara, Cambursano, Brugger e Melchiorre n. 1-1101 vogliamo quindi un Governo in trincea su questi punti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELA MELCHIORRE. L'obiettivo che ci prefiggiamo è prettamente politico e consiste nel convincere chi siede accanto al nostro Paese nel Consiglio europeo che non si tratta di pagare per l'Europa, bensì di credere nell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, d'intesa con l'onorevole Nucara, segretario nazionale del Partito Repubblicano e primo firmatario della mozione n. 1-01089, abbiamo ritirato la mozione e abbiamo sottoscritto e voteremo la mozione di cui è primo firmatario l'onorevole Dario Franceschini.
L'interesse nazionale è probabilmente un elemento centrale intorno al quale ruota la concreta possibilità di affrontare e superare la crisi. Non basta, però, un generico richiamo al bene del Paese per dare corpo a questo elemento. Oggi siamo chiamati tutti a verificare davvero la nostra capacità di declinare e tutelare l'interesse dell'Italia.
Signor Ministro, è evidente a tutti - lei stesso ha avuto modo di dichiararlo, il Presidente del Consiglio lo ha dichiarato anche altre volte - che il rapporto tra l'Esecutivo Monti e il Parlamento e il Paese deve essere rafforzato, senza iattanza - me lo consenta - con reciproco rispetto e reciproco ascolto.
Come già detto precedentemente in un'altra occasione, i repubblicani azionisti ritengono che bisogna riprendere con urgenza il rapporto proficuo tra il Governo, il Paese e il Parlamento.
Il Governo Monti, in quanto tecnico, non è legato ad alcuna rappresentanza specifica, non ha obblighi di rappresentanza, ma chi - come i partiti politici e i gruppi rappresentati in Parlamento - è legato, invece, ad un rapporto di rappresentanza deve, quindi, avvertire l'esigenza dell'intero Paese.
Di fronte a tale scenario, se riuscissimo a declinare l'interesse nazionale nel modo corretto, se riuscissimo cioè a comprendere che oggi è fondamentale sostenere l'azione del nostro Governo in Europa, perché è lì che si gioca il bene del nostro Paese e il destino dell'Italia, faremo davvero l'interesse degli italiani.
Può sembrare un paradosso, ma bisogna chiedere più Europa nell'interesse nazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Ossorio, la prego di concludere.

GIUSEPPE OSSORIO. Mi avvio a concludere, signor Presidente. L'interesse nazionale dei nostri partner continentali coincide con una maggiore cessione di sovranità nella chiarezza dei costi di cessione di sovranità e dei ricavi che provengono da quella cessione di sovranità.

PRESIDENTE. Onorevole Ossorio, la ringrazio...

Pag. 80

GIUSEPPE OSSORIO. Ecco perché votiamo la mozione Franceschini n. 1-01101 e riteniamo che insieme dobbiamo fare questa lotta per l'Europa, ma soprattutto per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Ossorio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Onorevole Angelino Alfano, anche se rimpiange di non essere Ministro, dovrebbe spostarsi dal banco del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, come gruppo Fareitalia votiamo convintamente le mozioni, in quanto riteniamo che sia un passaggio cruciale non soltanto per la credibilità della nostra Nazione, ma per il futuro stesso dell'Europa. Nelle prossime ore il Governo italiano ha bisogno dell'appoggio di questo Parlamento, convinto e pieno come si dimostrerà dai voti, proprio perché il Presidente del Consiglio e questo Governo hanno un grande compito.
Il Presidente Monti ieri in Aula ha detto due cose che condividiamo profondamente: la prima è che l'asse franco-tedesco certamente ha fatto male all'Europa, rompendo quel patto comunitario che certamente avrebbe portato - soprattutto in una grande crisi economica - più equilibrio e soprattutto decisioni più concrete. La seconda cosa è che l'asse Parlamento-Governo oggi è una dimostrazione di quanto l'Italia creda profondamente in questo processo dell'Europa e di quanto l'Italia oggi possa giocare, con la grande credibilità del Presidente Monti e con la forza unita di questo Parlamento, nelle prossime ore una partita importante: coniugare il rigore con la crescita, ma soprattutto non piegare le esigenze nazionali a quella grande necessità di credibilità della politica europea.
Non c'è economia se non c'è una grande guida politica. Non c'è una soluzione di questa grande crisi economica se non la si risolve tutti insieme e non si può, caro signor Ministro, pensare di poter avere del tempo. Il tempo non c'è. Oggi il Governo italiano ha la forza per poter non battere i pugni, ma mettere la credibilità di una grande azione di risanamento per frenare questa grande speculazione e per dire che l'Europa non può essere costretta alla recessione per colpa di una speculazione che non ha colore, ma che ha soltanto un grande obiettivo: impoverire non soltanto l'occidente, ma il mondo intero.
Oggi il Governo Monti ha una grande chance: portare a casa non per l'Italia, ma per l'Europa, una soluzione concreta di futuro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).

PRESIDENTE. Chiederei una cortesia all'onorevole Brunetta, se potesse... La ringrazio molto...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo accettato di ritirare la nostra mozione per condividere unitariamente una mozione di sostegno convinto all'azione del Governo in Europa. Tale mozione muove le sue ragioni dall'idea dell'ineluttabilità della costruzione europea.
Si tratta dell'utopia felice di un'Europa federale, elemento costitutivo della cultura politica condivisa degli italiani, trasferita ad ognuno di noi attraverso europeisti del calibro di De Gasperi e di Spinelli. Avvertiamo, Pag. 81signor Presidente, tutta la gravità del momento e la tentazione, che affiora da più parti, di sciogliere il vincolo dell'euro che, in qualche modo, rappresenterebbe la decomposizione stessa dell'Unione europea.
Siamo convinti, invece, che alla grande difficoltà che oggi vive l'Europa non potrà essere data risposta se non con un di più di Europa, con un rafforzamento delle ragioni della politica rispetto ad una finanza che non avverte il dovere della responsabilità nei confronti dei popoli e con il superamento di un qualche miope egoismo nazionale. L'incontro di Roma, dei quattro maggiori leader europei, ha rappresentato un gesto, carico anche di simbolo, che si muove nella direzione giusta. Roma è il luogo dei trattati europei, è la capitale di uno dei grandi Paesi europeisti, che sta dando prova di straordinaria capacità di sacrificio.
Deve essere chiaro, tuttavia, che gli italiani hanno fatto quel che dovevano e, forse, anche di più di quel che potevano. Dopo il tempo dell'austerità deve scoccare il tempo dello sviluppo, l'orizzonte della crescita, dell'occupazione, del ritorno alla dignità costituzionale dello Stato sociale. È questo che gli italiani si aspettano dal vertice del 28 giugno: una nuova stagione di speranza per i nostri figli, per le nostre imprese, per la nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taddei. Ne ha facoltà.

VINCENZO TADDEI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, i prossimi 28 e 29 giugno si riunirà un Consiglio europeo che non potrà essere definito rituale. La drammaticità della situazione è davanti agli occhi di tutti. Siamo di fronte ad un bivio storico in cui o l'Europa, come soggetto politico e istituzionale, sarà in grado di rispondere all'attuale crisi, dandosi strumenti atti al rilancio della sua economia o, altrimenti, la stessa rischia di restare ostaggio dei mercati e delle operazioni speculative.
Nella nostra mozione, come in buona parte anche in quelle di altri per la verità, vi è un tentativo molto concreto di dare concrete risposte alla crisi attuale. Non solo vogliamo rendere più forte il nostro Governo nella trattativa a livello europeo, come abbiamo fatto votando un disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro che poteva essere ampiamente migliorato se solo i tempi parlamentari fossero stati più adeguati, ma vogliamo collaborare fattivamente sul terreno delle proposte politiche. Siamo convinti che sia assolutamente opportuno che il Presidente del Consiglio si rechi in Europa con un mandato pieno, esplicito e forte da parte del Parlamento, un mandato che evidentemente potrà essere più forte solo nella misura in cui sia foriero di contenuti che, in qualche misura, possano contribuire a cambiare il corso della crisi economica nella quale ormai ci troviamo e nella quale tragicamente ci muoviamo da troppo tempo.
Oggi ci troviamo in una condizione davvero incredibile, dove il rischio del fallimento degli Stati scuote terribilmente l'Europa e mette in crisi la stessa Unione europea. Questo ha messo in evidenza il difetto di fondo su cui è nata l'Europa, che non è mai stata politicamente coesa e che ha costruito la sua unità soprattutto e prevalentemente sul piano economico e monetario. È questo tipo di Europa che oggi rischia di crollare sotto i colpi della speculazione finanziaria. Oggi abbiamo bisogno di un'Europa diversa, un'Europa che sappia recuperare quello che era il sentimento profondo che fu ispirato dai padri fondatori come De Gasperi, Schuman, Adenauer, cioè l'Europa dei popoli, l'Europa capace di difendere i suoi interessi in una coesione politica e che sia in grado di costruire istituzioni aderenti alle esigenze dei popoli.
Abbiamo davanti a noi un bivio. O cogliamo, in questa ultima importante occasione del ventiseiesimo vertice tra i leader europei, l'opportunità di mettere in campo delle politiche assolutamente diverse, che cambino il volto di questa Europa e la rimettano in un circuito di Pag. 82rilancio produttivo e di crescita, o, altrimenti, non solo fallirà la moneta unica ma la stessa idea di Europa.
Il 28 ed il 29 giugno si dovranno prendere decisioni, tra le altre, in materia di stabilizzazione dell'Eurozona, iniziative in materia di crescita, di rafforzamento dell'Unione europea e della sua integrazione politica e del quadro finanziario pluriennale 2014-2020. Su questi temi, non si può più tergiversare. Per questo, le indicazioni politiche che usciranno da quest'Aula avranno una valenza politica straordinaria perché le proposte sono state articolate, possono e devono rappresentare i passaggi politici forti su cui il Parlamento darà mandato pieno al Presidente del Consiglio per imporre un confronto serio sugli strumenti più idonei a portare l'Europa fuori dall'attuale crisi.
Non possiamo più assistere inermi al fatto che i fondi transitati attraverso la Banca centrale europea, e che avrebbero dovuto aiutare gli Stati in difficoltà, siano finiti invece solo nel circuito creditizio, con nessuna possibilità di trasformarsi in fondi destinati al sistema produttivo e alle famiglie, con il risultato che l'economia reale rischia lentamente di affondare. Il nostro Paese e la stessa Europa non possono più sopportare una recessione così elevata, con un sistema fiscale che pesa sempre di più sulle famiglie e le imprese, già duramente colpite dagli effetti dell'attuale crisi economica.
Se non arriveremo all'Europa politica e ad una Banca centrale al servizio dei cittadini e delle piccole e medie imprese - e non solo del circuito creditizio - non usciremo da questa crisi. Bisogna avere il coraggio politico di superare l'attuale Unione europea, fondata solo sul monetarismo e unificata dai mercati, che ci sta portando ad una recessione senza precedenti. Dobbiamo costruire l'Unione europea dei popoli, politica e solidale, che risponda alle esigenze di crescita e di sviluppo delle imprese e delle famiglie, con una Banca centrale al servizio degli Stati e dei programmi di ricerca e di sviluppo che determinano flussi di credito per il sostegno all'economia reale e delle famiglie.
Il Presidente del Consiglio deve arrivare al Consiglio europeo forte delle proposte e dei suggerimenti che le forze politiche anche in quest'Aula, con queste mozioni, hanno voluto dare. Siamo convinti che lo stesso Presidente si rende conto che nei prossimi giorni si giocherà una partita importante per il futuro dell'Europa. Non è più tempo di egoismi e di tentennamenti: o l'Europa, ripartendo dalla solidarietà tra gli Stati, si rifonda, o l'Europa è destinata al declino (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il Presidente del Consiglio ha dichiarato ieri che tratterà ad oltranza e noi crediamo che lo debba fare con tutte le capacità e tutti gli elementi di cui è in possesso perché abbiamo la consapevolezza che questo vertice sarà decisivo per il futuro dell'euro e per il futuro dell'Europa.
Noi siamo in questo Parlamento all'opposizione, ma non siamo per il «tanto peggio, tanto meglio», noi riteniamo che la rottura dell'euro sarebbe una disgrazia, non solo per il nostro Paese, ma per tutta l'Europa e che, da una questione come questa, non potremmo che trovare una maggiore povertà per il nostro popolo e soprattutto per le fasce più deboli.
Per questo, pensiamo che il primo tema che dovrà affrontare il Presidente del Consiglio è quello dell'Unione politica. L'avvio dell'Unione politica è la vera chiave di volta - riteniamo - per affrontare e risolvere il problema. Ove mancasse quella, credo che tutto il resto non potrebbe che risolversi in un palliativo che magari sposta in avanti per un po' il venire al pettine dei nodi, ma non li risolve definitivamente.
Per questo, chiediamo anche che il Governo avvii azioni concrete per rilanciare Pag. 83l'ideale europeo. Chiediamo al Governo anche che si presenti per chiedere la revisione dell'Agenda di Lisbona, che è stata fatta in epoca ormai molto lontana rispetto alla situazione reale, ma soprattutto che si intervenga sul mandato della Banca centrale europea, per darle prerogative simili a quelle delle Banche centrali mondiali, per consentirle di concedere prestiti agli Stati e di acquistare titoli di Stato direttamente sul mercato.
Crediamo poi che vada sostenuta la costituzione di un fondo europeo di redenzione per la parte degli stock dei debiti accumulati nel passato oltre il 60 per cento e inoltre bisognerà avviarsi davvero verso un'unione bancaria, attraverso una vigilanza europea nel settore del credito, un fondo europeo di garanzia dei depositi e un'autorità europea per la liquidazione degli istituti di credito insolventi.
Pensiamo che il Presidente del Consiglio debba anche agire, anche se qualche volta su questo argomento l'abbiamo sentito tiepido, sulla tassazione delle transazioni finanziarie che da un lato porrebbe dei vincoli e dei limiti alla speculazione e dall'altro permetterebbe anche di avere un 50-55 miliardi di euro da destinare a infrastrutture e quindi creare occasioni di occupazione in Europa. Anche l'istituzione di un'agenzia di rating europea probabilmente è un qualcosa di maturo e il Presidente del Consiglio dovrebbe auspicarne la costituzione.
C'è poi però un'altra questione che a noi sta a cuore e che chiediamo al Presidente del Consiglio di affrontare in sede europea, la riforma delle regole della finanza introducendo trasparenza, limitando i conflitti di interesse e gli accumuli di potere eccessivo. In altre parole risolvendo il problema degli istituti di credito troppo grandi per fallire, regolando meglio le banche e gli operatori, in particolare ripensando la distinzione fra banca commerciale e banca d'affari, e valutando l'abolizione anche di alcuni strumenti finanziari come alcuni derivati.
Credo che questi siano i principi ai quali dovrebbe attenersi il Presidente del Consiglio nel prossimo vertice, ma ribadisco, il primo vero problema è quello dell'avvio di una vera unione politica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo sottoscritto insieme ad altri gruppi - l'Unione di Centro per il Terzo Polo, il Partito Democratico, il gruppo Misto-Alleanza per l'Italia - una mozione che per noi è importante, è una mozione di grande politica e ci dispiace che non si sia potuto arrivare al risultato di una mozione unitaria. C'è una certa preoccupazione dell'Europa e quindi anche del nostro Paese e dell'opinione pubblica nazionale, non soltanto delle classi dirigenti del nostro Paese, per questo Consiglio Europeo. C'è anche una certa ansia rispetto alla quale però, come Parlamento, dobbiamo sentire il dovere di accompagnare il Governo a questo appuntamento certi intanto di un motivo di orgoglio nazionale, cioè la credibilità e la portata delle misure di politica fiscale e regolatoria adottate finora dall'Italia, gli impegni assunti per il prossimo futuro che danno al Governo Monti autorevolezza e credito, necessari per ribadire in seno alle istituzioni europee una risposta efficace.
Certo che per noi, senza alleggerire la linea del rigore nazionale, è il momento però che l'Europa guardi in faccia la realtà e può anche considerare il caso virtuoso italiano di cui tutti, al di là delle appartenenze, come Parlamento dobbiamo andare orgogliosi: gli sforzi di razionalizzazione della spesa pubblica e la stretta fiscale ci portano oggi a poter vantare un avanzo primario del 4-5 per cento nonostante un calo del PIL del 3 per cento. Il nostro disavanzo pubblico è migliore di quello medio dell'area Euro tuttavia è ormai evidente - questo è il dato popolare - che la stabilizzazione dei conti pubblici e l'alleggerimento della tensione sui tassi di interesse non può più passare esclusivamente per manovre di finanza pubblica. Pag. 84
L'Italia si presenta al Consiglio europeo dimostrando che i compiti a casa non bastano, perché noi li abbiamo fatti, e che occorre adesso che i compiti a casa li faccia l'intera causa europea. Sono compiti che dal punto di vista sociale costano sacrifici enormi alle famiglie e alle imprese. Siamo stati tutti impegnati, come comunità nazionale, in un grande sforzo che ha coinvolto tutti, anche i giovani e le donne senza lavoro, anche le aree deboli del Paese, a cominciare dal Mezzogiorno. Allora, ha fatto bene il Presidente del Consiglio a ricordare che gli errori di disegno istituzionale e soprattutto la disapplicazione discrezionale delle regole che l'Unione monetaria si era data non sono state un monopolio esclusivo della Grecia o dei Paesi dell'Europa del sud. Non oggi ma nel 2003 - va ricordato - si è consentito, anche grazie al consenso dell'Italia, alla violazione del Patto di stabilità sostanziale da parte dei Paesi più forti, con Germania e Francia in testa. Quantomeno nel caso tedesco quell'allentamento fiscale ha permesso a Berlino di realizzare riforme importanti. Allora, noi crediamo che realizzare oggi la convergenza di competitività fra Paesi del nord Europa e Paesi meridionali, in una fase di recessione e di strette fiscali, appare velleitario, come ha segnalato in un suo recente studio il Fondo monetario internazionale. Noi siamo convinti di questa mozione e del contenuto che abbiamo sottoscritto, perché riteniamo che ci sia una drammatica esperienza, che viviamo in questo tempo, di deficit politico dell'Unione. C'è un contenuto politico importante nella mission del Governo italiano che noi vogliamo accompagnare, sottolineandone l'importanza, che è quella dell'integrazione politica, dell'integrazione fiscale, della modernizzazione della governance dell'Unione europea. Sono i primi passi di questo percorso verso un'Europa politica e non soltanto, dal nostro punto di vista, mercatista o bancaria. C'è un problema serio di democrazia politica in Europa, di divergenza fra la democrazia e i problemi di stabilizzazione finanziaria, di cui si fa carico il Governo e di cui si fa carico anche il documento che abbiamo sottoscritto. Non dobbiamo sottovalutare il problema di progressiva divergenza fra le opinioni pubbliche europee e le esigenze di bilancio, fra il consenso e le misure gravose che vengono prese perché imposte ai popoli dalle istituzioni europee. Allora, ci dovrà essere uno scambio fra una cessione di sovranità fiscale a vantaggio di una nuova architettura istituzionale. Questa è la grande sfida in cui il Parlamento italiano si deve sentire pienamente coinvolto. Per concludere, svolgo qualche riflessione ancora più politica. Credo che in questo caso ci sia un valore guida che ci deve in qualche modo orientare, che è quello dell'interesse nazionale. Ne parliamo spesso in modo astratto e, quando invece si presenta dinanzi alla nostra valutazione, alla nostra responsabilità e anche al nostro voto, rischiamo di non riconoscerlo. Credo che si possa sostenere un Governo in Parlamento sulle questioni interne, sulle questioni di settore e sulle grandi riforme con una lealtà complessiva, ma anche con l'impegno a modificare, a mettere anche i «se» e i «ma» nei provvedimenti. Ma quando c'è l'interesse nazionale, quando il Governo italiano si presenta nei vertici internazionali, credo che il patriottismo repubblicano, in cui noi profondamente crediamo, si dimostra dando un'adesione totale senza «se» e senza «ma» (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
È quello che noi oggi facciamo con la mozione in oggetto, signor Presidente, con un'assunzione di responsabilità, con uno sguardo che va veramente avanti, che guarda al futuro, agli Stati uniti d'Europa! Forse mai in un documento parlamentare si è fatto ricorso così esplicitamente a questa nozione che è una nozione politica, di grande politica. Direi che ci richiama alla civiltà europea, al di là del dato economico e finanziario.
Forse bisognava fare qualche sforzo in più - noi lo abbiamo fatto, al di là anche delle singole appartenenze - per raggiungere il consenso massimo sulla mozione in esame, dove non possono prevalere - sto per concludere, signor Presidente - gli Pag. 85interessi di bottega politica e ancora meno i calcoli di prospettiva elettorale. L'interesse nazionale è qualcosa che coinvolge tutti e di cui, per quanto ci riguarda, abbiamo voluto dare concreta prova con il nostro voto favorevole sulla mozione di cui siamo firmatari (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro Governo si presenta domani al Consiglio europeo avendo rimesso sotto controllo il bilancio dello Stato e avendo avviato il processo di riduzione del debito pubblico a partire dal 2013, anno nel quale dovrebbe essere azzerato anche il deficit. Nonostante tutto questo, lo spread tra titoli italiani e titoli tedeschi rimane alto, anche se è notevolmente inferiore ai massimi registrati circa sette mesi fa. Perché? Ci sono tre ragioni che elencherò in ordine di importanza, cominciando dalla meno importante, ma tuttavia importante.
Non giova la rissosità interna della maggioranza, non giova il clima di congiura che si respira talvolta nelle nostre cronache politiche, e non per colpa dei giornalisti, non giova l'evocazione ricorrente di elezioni ad ottobre e non giovano gli appelli per il ritorno alla lira. Non giova tutto ciò che dà l'impressione che la vecchia politica sia in agguato, fremente e pronta a tutto per riprendere il posto di comando. I mercati vogliono sapere chi governerà in Italia dopo l'estate e anche chi governerà dopo le elezioni della primavera del 2013. I mercati vogliono sapere se la politica della serietà e del rigore continuerà o invece sarà interrotta. Fino ad ora a queste domande la politica italiana non ha saputo dare una risposta univoca e convincente. Non si intravede nelle forze politiche l'inizio di una nuova politica di cui non i mercati solo, ma anche i cittadini, l'Europa e l'Italia si possano fidare.
Il secondo motivo della difficoltà riguarda il ritardo della crescita. Nel lungo periodo il rigore senza crescita è insostenibile. Molto a questo fine bisogna fare sul piano interno e molto il Governo sta facendo. L'impulso della crescita, tuttavia, deve venire anche, e forse soprattutto, dall'Europa, come dall'Europa è venuto l'impulso al rigore. La discussione sulla crescita si è aperta, ma di misure concrete sino ad ora non se ne sono viste. Invitiamo il Presidente del Consiglio, in questo Consiglio europeo, ad insistere sui project bond per la crescita. La cifra di 130 miliardi di euro di investimenti di cui si parla potrebbe essere ulteriormente aumentata se si decidesse di computare in modo differenziato nei deficit nazionali il cofinanziamento dei progetti europei. Insista il Governo anche sulla tassazione delle transazioni finanziarie. Essa riduce il potenziale a disposizione della speculazione e può fornire risorse importanti per lo sviluppo.
Il terzo e fondamentale motivo della turbolenza è che non è chiaro se di qui a cinque anni l'euro ci sarà ancora. Alcuni dicono: la BCE dovrebbe fare come la Federal Reserve e sostenere il debito degli Stati con risorse illimitate. La signora Merkel saviamente - so che è impopolare prendere posizione a favore della signora Merkel ma lo farò - obietta che la Federal Reserve non compra il debito della California o dell'Idaho, o dell'Iowa, ma quello degli Stati Uniti d'America. Bisogna prenderla in parola e dirle: facciamo gli Stati uniti d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Il gruppo dei quattro, incaricato di formulare proposte per stabilizzare i mercati, propone la mutualizzazione del debito accompagnata dall'istituzione di un'autorità di controllo, il Ministro delle finanze europeo, con il potere di riscrivere i bilanci degli Stati, cancellando l'indebitamento eccessivo e, magari, imponendo i necessari aumenti delle entrate.
A questo punto, però, si pone chiaramente un problema di legittimazione democratica: gli Stati possono cedere di potere sul bilancio solo ad un'autorità politica democraticamente eletta. Quest'autorità sono gli Stati uniti d'Europa. Pag. 86
Chieda il Governo che il Consiglio europeo dia mandato al gruppo di quattro di preparare le indicazioni di un percorso, che consenta di eleggere alle prossime elezioni europee un Parlamento con poteri costituenti.
Nel frattempo colga il Governo l'occasione per ricordare agli amici tedeschi che, contrariamente a quello che dice qualche quotidiano tedesco a larga tiratura, noi non abbiamo ricevuto un euro dai contribuenti tedeschi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo) e abbiamo dato più di 48 miliardi di euro di garanzia a sostegno di Paesi dell'Unione in difficoltà.
Dica loro che noi chiediamo solo che la questione della speculazione contro il debito pubblico degli Stati sia affrontata con due criteri fondamentali: un criterio di responsabilità (nessuno deve pagare i debiti di un'altro e non chiediamo che altri paghino i debiti nostri), ma anche un criterio di solidarietà (chi è aggredito senza regioni dalla speculazione, ha diritto al sostegno degli altri Stati dell'Unione). Oggi chi compra titoli italiani fa un gesto di solidarietà verso l'Italia, ma contemporaneamente fa un buon affare di cui non si pentirà.
Noi in questa occasione avremmo voluto votare una mozione unitaria del Parlamento italiano. Lo ha chiesto insistentemente in diverse occasioni l'onorevole Casini ed anche io ho ripetuto la stessa proposta nella giornata di ieri in pubblico ed in privato, incoraggiato dalla forte concordanza riscontrata sia nel testo delle mozioni depositate dalle principali forze politiche sia negli interventi in Aula, dei quali ricordo in particolare con ammirazione e approvazione quello dell'onorevole Frattini, quello dell'onorevole Gozi e quello dell'onorevole Galletti.
La nostra iniziativa ha avuto un successo solo parziale. Il PdL per ragioni che noi rispettiamo, anche se forse non arriviamo a comprenderle, ha preferito mantenere la propria mozione che noi comunque voteremo, come li invitiamo a votare la mozione che abbiamo concordato con il PD.
In tutta Europa i sistemi politici si vanno ristrutturando. L'Europa ci unisce, ma sull'Europa anche ci si divide: da un lato quelli che credono negli Stati uniti d'Europa e vogliono governare attraverso gli Stati uniti d'Europa la globalizzazione; dall'altro lato quelli che sognano un impossibile ritorno al mondo di ieri, dove la competizione era meno intensa e la vita forse era più facile, i cinesi morivano di fame agitando il libretto rosso e la competizione sui mercati internazionali era molto dura.
Il mondo di ieri non esiste più e chi ci vuole tornare cade nell'abisso del sottosviluppo e della povertà. Lasciate che vi dica che non ho apprezzato alcuni interventi che ho sentito in Aula, nei quali si è parlato nella giornata di oggi, a proposito per esempio della riforma del mercato del lavoro, come se vivessimo in mondo in cui c'è un'indefinita abbondanza di risorse. Viviamo, invece, in un mondo in cui le risorse sono scarse e in cui ciò che viene dato va misurato severamente, perché non siamo sicuri di poterlo dare domani, se oggi non lavoreremo di più, non ci impegneremo di più e non faremo di più.
Noi possiamo consegnare ai nostri figli benessere, possibilità di costruzione e di crescita economica, sociale e morale, ma per farlo dobbiamo accettare la sfida dell'Europa, la sfida di essere protagonisti, attraverso l'Europa, di una fase nuova e più giusta della storia dell'umanità.
Chiediamo al Governo di guidarci senza paura per questo cammino, il cammino degli uomini liberi, il cammino degli uomini forti. Il nostro sostegno, il sostegno degli italiani, il sostegno convinto e determinato di quelli che credono nella libertà e nel destino dell'Italia non mancherà e aiuterà a vincere difficoltà e pericoli (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

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MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, il Presidente Monti è partito per l'ennesimo summit europeo sulla questione della moneta unica. È il venticinquesimo summit e ad ogni summit pareva si dovesse salvare la moneta, pareva che si dovesse trovare la crescita, l'occupazione e ogni volta era il momento buono per cambiare pagina. Ogni volta, purtroppo, vista la situazione odierna, dobbiamo dire che è stato un fallimento e speriamo e auspichiamo non sia un fallimento anche quello dei prossimi giorni.
Quando questo Governo si è insediato, il livello dello spread andava a 550 punti base, oggi viaggia tra i 460 e i 470 punti base. Si doveva fare presto, si diceva, il Governo dobbiamo insediarlo, questo nuovo Governo che ha credibilità sui mercati internazionali, insediamolo presto, «Fate presto»! diceva un importante giornale italiano. Ebbene, il Governo si è insediato e tutto quello che viene portato a casa sono 80 punti di spread, questa la differenza tra un Governo e l'altro. Nel frattempo è stata introdotta l'IMU, sono state tagliate le pensioni di anzianità, vi sono decine di migliaia di esodati che non hanno reddito e non hanno una pensione, è aumentata la benzina, è aumentata l'addizionale regionale. Ottanta punti base valgono l'impoverimento degli italiani che voi con le vostre manovre avete creato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Ecco qua tutto quello che avete creato: ottanta punti base. È il fallimento del vostro sogno, del suo sogno, signor Ministro, del sogno di tante persone che credono nella costruzione europea, abbiamo appena sentito il Presidente Buttiglione, di tanti politici che hanno preceduto questo Governo, parliamo di Prodi, di Ciampi, parliamo dello stesso Monti.
È il fallimento del sogno europeo e voi, pur di tenere in piedi il vostro sogno, pur di non far credere che sia fallito, siete disposti ad impoverire, come state facendo, gli italiani. Il Trattato di Maastricht è stato sottoscritto nel 1992. Se leggevamo i libri dell'epoca si diceva che chi entrava nell'euro sarebbe cresciuto dal 4 al 6 per cento in termini di crescita percentuale del PIL ogni anno. Oggi questo vediamo che non è accaduto: il Trattato di Lisbona, che lei conosce benissimo, diceva che nel 2010 ci doveva essere la piena occupazione in Europa. Poi nel 2010 si sono accorti che la disoccupazione era aumentata ed allora hanno spostato l'obiettivo al 2020. L'economia della conoscenza, lei si ricorda benissimo di cosa stiamo parlando: 21 milioni di disoccupati in più, due milioni di disoccupati all'anno, questo è il dato occupazionale da quando si parla di euro e di Europa, per l'Europa e anche per il nostro Paese.
È troppo facile oggi per noi dire che la Lega Nord Padania lo aveva detto, perché quando si diceva di entrare nell'euro, noi dicevamo che il nostro Paese non aveva le condizioni per farlo e entrando nell'euro con questo Paese, con una parte che produce, la Padania, e una parte che ha difficoltà, diciamo così, il Mezzogiorno, non saremmo stati in grado di restare nell'euro, e oggi vediamo la verità. All'epoca dicevamo che sarebbero servite due monete: la moneta in Padania, ancorata all'euro, e una moneta nell'altra parte del Paese. Oggi è il Financial Times che dice che se salta l'euro la Padania sta nella parte alta dell'Europa, perché ha le caratteristiche per farlo. Poi dicevamo che l'Europa non poteva farsi invadere dai prodotti a basso costo provenienti dalla Cina e dai Paesi orientali.
Lo dicevamo 10-15 anni fa, dicevamo che servivano i dazi, servivano le quote, servivano le protezioni. Ci avevate detto che eravamo retrogradi, medievali e ignoranti. Ieri sul Corriere della sera il professor Sartori ha detto che l'Europa, se si salva, si salva con i dazi messi ai suoi confini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Lo avevamo detto 15 anni fa e purtroppo oggi è troppo facile per noi dire queste cose.
Le proposte per salvare l'Europa. Va bene, l'austerità: l'austerità come avete fatto con la Grecia, nuove tasse, recessione, taglio della spesa pubblica. I piani di aiuto alla Grecia ormai non si contano più, eppure la Grecia non è stata salvata e non si salverà, e l'Europa non è stata in Pag. 88grado di salvare la Grecia che rappresenta il 3 per cento del PIL europeo. Ma cosa pensiamo di salvare, la Spagna, l'Italia, tutti gli altri, se non siamo stati in grado di salvare la Grecia? E l'Italia sta facendo le stesse politiche che sono state fatte per la Grecia: aumento di tasse, austerità, pareggio di bilancio, tutte cose che hanno portato alla recessione là e stanno portando alla recessione qua.
Quindi crediamo che quando si dice che l'Italia non finirà come la Grecia nessuno ovviamente lo auspica, però i dati cominciano purtroppo a dire questo, se non si cambia l'impostazione economica. Si parla di cessione di sovranità nelle varie mozioni. La sovranità monetaria ormai non ce l'abbiamo più. La sovranità di bilancio anche meno. Si parla di sovranità fiscale. Noi crediamo che la cessione di sovranità è un concetto che può piacere o può non piacere, però se dobbiamo farlo solo noi per decidere che i nostri bilanci devono essere decisi a Bruxelles e quindi a Berlino, crediamo che non sia proprio una cosa giusta. Un commissariamento totale della nostra economia per far piacere a Berlino e alla Merkel crediamo non sia giusto, soprattutto se loro poi non fanno nulla nei confronti delle cose che noi chiediamo per sostenere l'Europa.
Si parla addirittura di un contratto politico, un political compact che vorrebbe dire un commissariamento totale del nostro Governo e del nostro Parlamento. Stiamo parlando di cose importanti. In cambio di cosa? In cambio dell'impoverimento della gente? Il fatto è che oggi dobbiamo cominciare a chiederci se il costo del rimanere nell'euro, che stiamo pagando tutti i giorni, è maggiore o minore del costo che si avrebbe se il sistema saltasse.
Se il sistema salta e non siamo più in grado di gestirlo, e l'Europa non è in grado di gestire l'eventuale effetto domino, siamo sicuri che il costo che noi paghiamo oggi d'impoverimento è per forza minore di quello che pagheremmo se il sistema saltasse? Questo è un dubbio che noi abbiamo posto nella nostra mozione e se oggi abbiamo letto che la carta di credito Visa Europa ha fatto un piano strategico nel caso saltasse il sistema dell'euro (lo fanno le carte di credito), siamo sicuri allora che non sia il caso che cominci a farlo anche un nostro Governo?
Perché comunque la situazione non è più gestibile e a volte nemmeno l'Europa - come purtroppo è stato - riesce a gestirla. L'Unione bancaria: vorrebbe dire che la BCE controlla tutto il sistema bancario europeo. Noi abbiamo le migliori banche in Europa, forse anche meglio di quelle tedesche. Non abbiamo avuto bisogno di fondi pubblici per salvare le banche, non ci sono banche che sono fallite in Italia durante il periodo della crisi. Noi abbiamo paura che questa unione bancaria porti ad un innalzamento della burocratizzazione. Non è che con le varie Basilea 1, Basilea 2, Basilea 3 che ci sono state, e con questa nuova unione bancaria per caso aumenta la burocrazia e le nostre imprese avrebbero maggiore difficoltà a trovare credito?
Soprattutto le piccole banche, le nostre banche minori, che sono state le uniche che hanno risposto nel momento della crisi nel dare risorse alle imprese, le banche cooperative, le banche popolari, che fine farebbero all'interno di questa unione bancaria? Le nostre banche che sono sane andrebbero a salvare le altre banche europee che sono meno sane? Questi sono dubbi che abbiamo e che abbiamo inserito nella nostra mozione. Abbiamo visto che è stato espresso un invito al ritiro per la nostra mozione per la sua tonalità, anche se pare che i contenuti siano interessanti. Non si è mai sentito che per la tonalità di una mozione vi sia l'invito al ritiro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fugatti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, signor Ministro, ieri gli onorevoli Letta e Gozi hanno illustrato i contenuti della mozione a prima firma Franceschini Pag. 89che oggi vede anche le firme degli onorevoli Galletti, Della Vedova, Pisicchio, Nucara, Cambursano, Brugger e Melchiorre. Cito questi nomi e, quindi, i gruppi politici che rappresentano perché a questo insieme di nomi manca, a nostro giudizio, inspiegabilmente, anche quello del rappresentante del partito del Popolo delle Libertà. Rispettiamo la loro scelta, ma la consideriamo una scelta che va in una direzione sbagliata. Oggi, infatti, siamo profondamente convinti che l'interesse nazionale ci deve guidare nel ricercare posizioni di equilibrio, posizioni di convergenza e a questa ispirazione ci siamo sempre rimessi nel corso di questi mesi, quando abbiamo affrontato tematiche difficili che riguardavano il percorso europeo, quando abbiamo affrontato la discussione sul fiscal compact, consapevoli che non si trattasse di un pranzo di gala, consapevoli che con il fiscal compact si determinassero scelte e regole ancora più rigorose per l'economia europea e, quindi, per l'economia del nostro Paese, ma che tutto questo rientrasse in una visione più complessiva nella quale la tutela dell'interesse nazionale si esplicitava e si rendeva possibile attraverso il mantenimento e il rafforzamento dei legami europei.
A questa regola ci ispiriamo ancora oggi. Noi siamo con Monti nel passaggio difficile e complesso. Il Presidente del Consiglio ieri a questi due aggettivi ha dato la lettura superlativa; ha parlato di un appuntamento complicatissimo e assai drammatico. Noi siamo con lui perché il ragionamento di ieri del Presidente del Consiglio è stato convincente dal punto di vista dell'interesse nazionale che si tutela, com'è stato fatto nel corso di questi mesi, con un'Italia la quale ha scelto la strada del risanamento, non per compiacere qualcuno, ma consapevole che questa fosse la strada unica per poter stare sul terreno della concorrenza che la globalizzazione impone a noi, impone al Paese e impone all'Europa.
Ebbene, questo passaggio drammatico che aspetta il consesso dei Paesi dell'Eurozona domani e dopodomani è un passaggio gravido, com'è stato detto - ricordo l'intervento dell'onorevole Letta ieri -, nel quale si può mettere in discussione un'intera generazione che ha costruito l'Europa, il risultato del lavoro di un'intera generazione che ci ha condotto sin qui. Ma noi abbiamo anche il dovere di guardare con ottimismo l'altra faccia della medaglia, perché penso che quello del Consiglio europeo è pure, per qualche verso, un crinale difficilissimo, ma anche un crinale che dobbiamo guardare per le sue potenzialità. Infatti, è vera una cosa, onorevoli colleghi, signor Ministro, che l'Europa di Maastricht, l'Europa delle regole e l'Europa dell'intergovernatività non ce la fa più e, quindi, non noi, non l'Italia che ha difficoltà con lo spread, ma l'Europa nel suo complesso, a cominciare dalla Germania, ha a che fare con questo dato. L'Europa di Maastricht, l'Europa delle responsabilità singole, dei singoli Paesi, l'Europa dell'intergovernatività, quella che richiamava poi i Paesi ad un concerto di regole tetragone e ferree, quell'Europa ha dimostrato di non farcela più.
Non è un'Europa in grado di tenersi dentro la globalizzazione, di reggere la sfida della globalizzazione e della concorrenza. Per far questo occorre un di più, occorre passare dall'Europa di Maastricht, che ha dato quello che poteva dare, all'Europa della responsabilità comune, all'Europa della responsabilità.
Dicevo che il Presidente del Consiglio ieri ci ha convinto, e ci ha convinto perché andiamo sostanzialmente tenendo ben fermi due filoni fondamentali di ragionamento: anzitutto quello di un Paese che sta facendo, pur con tutte le difficoltà che esistono e pur con gli errori che abbiamo sotto gli occhi, ma sta facendo il percorso del risanamento e che, quindi, ha il dovere e il diritto di porre la questione della stabilizzazione degli spread, ha il diritto di porre nel consesso europeo quello che ieri Monti ha definito il premio che deve andare ai Paesi che si muovono in termini di virtuosità, che hanno cioè accettato la sfida che ha lanciato la Merkel, che ha lanciato la Germania, vincendola quando negli anni passati - se lo ricordi bene la Pag. 90Lega - abbiamo perso questa occasione, per trovarci qui, in queste condizioni drammatiche.
Ebbene andiamo con questa opportunità che ci proviene da ciò che abbiamo fatto e chiediamo che i Paesi virtuosi possano avere la possibilità di non vedere cadere il senso, il significato di quegli sforzi, di quelle iniziative che hanno saputo, nel corso di questi mesi difficilissimi, portare avanti. Naturalmente questo «calma-spread», questo livello che vogliamo introdurre e che non ha niente a che fare - anche qui Monti l'ha detto bene rivolgendosi a Widmann - con un'idea di soccorso del Paese più forte nei nostri confronti ma che, anzi, va nel senso di quella corsa verso la virtuosità, è uno degli aspetti.
Non c'è dubbio che l'altro è quello che riguarda la possibilità di frenare i Paesi che sono più esposti, che sono esposti prima di noi, Grecia, Spagna, per fermare il fatto, drammatico, che i debiti nazionali e gli equilibri delle banche siano in un rapporto più che incestuoso, in un rapporto drammaticamente negativo per gli interessi di quelle comunità ma, più in generale, per gli interessi delle economie. Da questo punto di vista, l'idea che la BCE riassuma in sé vigilanza bancaria e, quindi, un controllo che va in questa direzione delle banche europee è qualcosa di assolutamente strategico, perché dà il segno che si va nella direzione non in termini, per così dire, di reclamazione puramente retorica, ma in termini seri di un lavoro che deve portare la BCE ad essere quello che in parte già è: per alcuni versi prestatore di ultima istanza, ma attraverso un percorso serio, un percorso che non salta gli ostacoli, anche istituzionali, che ci sono lungo questo percorso.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tempestini.

FRANCESCO TEMPESTINI. Ma naturalmente questo ragionamento, queste tematiche sulla stabilizzazione - lo sappiamo tutti - hanno una seconda parte che è altrettanto, forse negli stessi termini decisiva. Vanno insieme le questioni della crescita. La questione della crescita nel suo senso essenziale consiste nel fatto che i Paesi che sono in surplus devono garantire una spinta in più perché questa crescita europea si rimetta in moto. Questo è il tema politico di fondo al quale la Germania non si può sottrarre, perché la Germania ha beneficiato della solidarietà dell'Europa, perché essa potesse consentirsi questo percorso.
Che poi noi non si sia stati in grado di farlo, avendo avuto le occasioni, è solo colpa nostra e noi ci assumiamo, dobbiamo assumerci - e concludo - le nostre responsabilità, ma lo facciamo, credo, con le carte in regola. Voglio dire: se quello che deve uscire dal Consiglio europeo è il dopo Maastricht, forse, onorevoli colleghi e signor Ministro, noi possiamo prepararci, se le cose andranno come auspichiamo, a segnare i primi passi di una nuova Europa e questo è il nostro auspicio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo e onorevoli colleghi, il Popolo della Libertà si accinge a sostenere e a votare questa mozione per dare tutto l'appoggio al Governo, perché ritiene che il prossimo passaggio sia un passaggio strategico per l'Europa, per l'euro e per il Paese, due o più giorni in cui si giocheranno le sorti del nostro continente, ma si giocheranno anche le sorti di un Paese che oggi vuole guardare al futuro con maggiore solidità.
Il Popolo della Libertà ha deciso di mantenere la propria mozione. L'ha deciso - lo dico al collega Buttiglione e ad altri colleghi - consapevole dell'importanza della scelta. Con responsabilità voterà la mozione unitaria, ma allo stesso tempo ha ritenuto di mantenere la propria mozione perché troviamo e abbiamo scritto questa mozione sulla base di due elementi fondamentali. Un primo elemento è quello dei Pag. 91valori di riferimento, a cui vogliamo ispirarci e che vogliamo ribadire con chiarezza al Governo, nel momento in cui si dà un mandato così importante. L'altro elemento è quello degli obiettivi analitici, obiettivi analitici che noi abbiamo declinato all'interno nella mozione, che il Governo ha deciso di fare propri (e invito ovviamente anche sugli aspetti formali, che abbiamo ascoltato nella proposta del Ministro, magari di porre una riflessione in più, essendo sostanzialmente interventi di natura lessicale e che non stravolgono l'aspetto politico per un'eventuale rivalutazione); ma al di là di questo, come dicevo, l'abbiamo voluta mantenere per dare un messaggio forte al Governo di chiarezza su ciò che si dovrà fare nei prossimi giorni.
Vorrei innanzitutto citare quella che per noi è la cornice di riferimento dell'azione politica, signor Ministro, più che tecnica, che il Governo Monti dovrà adottare e svolgere nei prossimi giorni. Ci rifacciamo alla conversazione tenuta il 5 gennaio del 1952 da parte di Alcide De Gasperi sulla Comunità europea di difesa e sull'ordinamento federale o confederale dell'Europa. De Gasperi disse: «non vi parlerò dell'Italia, ma dell'Europa e non dell'Europa di ieri e di oggi, ma dell'Europa di domani, di quell'Europa che vogliamo costruire, che è la costituzione di una federazione europea. La vera difficoltà di questa grossa impresa è quella economico-finanziaria, poiché una vita comune federativa si fonda soprattutto su un principio, che è quello di pagare in proporzione alle proprie possibilità. Non si può fare un'eguaglianza assoluta in base al numero, ma bisogna contribuire proporzionalmente alle proprie possibilità, cioè alla propria ricchezza. Naturalmente qualche popolo che si sente più in arnese, che ha più esperienze e meriti e che ha guadagnato una posizione più prospera è portato a difendere quel privilegio storico, ma nella federazione, allargandosi la possibilità, c'è un certo livello della fonte delle ricchezze e della possibilità di goderne».
Quindi, ribadiamo che noi vogliamo dare mandato al Governo Monti sul fatto che non ci devono essere Paesi che si sentono privilegiati in questo momento, che questi privilegi devono essere comunque condivisi all'interno di uno spirito europeo che è prima di tutto politico e che si realizza con una saggia politica economica e finanziaria, che l'Italia deve svolgere e che deve richiamare sia la Francia sia la Germania in particolar modo.
È per questo, onorevole Buttiglione, che noi abbiamo mantenuto la nostra mozione, per ribadire l'importanza di questo momento, e anche perché, cari colleghi - lo dico soprattutto ai colleghi del Partito Democratico -, se oggi il Governo Monti può presentarsi con grande forza, io credo, con l'appoggio che gli dà il Parlamento a questo appuntamento, lo può fare grazie al fatto che quello che è avvenuto dall'estate 2011 ad oggi è stato un poderoso intervento di natura economico-finanziaria, in particolar modo di rigore sui conti pubblici, che ha consentito all'Italia, ha consentito a Monti di dire in quest'Aula, ieri, che il Governo italiano si presenta con uno Stato con i conti a posto. E i conti a posto vengono dalle tre manovre, quelle che sono state approvate prima dal Governo Berlusconi e, successivamente, dal Governo Monti tra i mesi di luglio e dicembre scorsi, che hanno prodotto una correzione dei saldi, colleghi, senza precedenti: 48,9 miliardi di euro nel 2012, 75,7 miliardi di euro nel 2013 e 81,3 miliardi di euro nel 2014. Un impatto di 5 punti di PIL, che ci consente oggi di presentarci con un rapporto deficit-PIL tra l'1,7 e il 2 per cento.
È sulla base di questi elementi che il Governo Monti potrà andare a trattare in sede europea quelli che sono temi di interesse strategico per il nostro Paese. E noi, onorevole Buttiglione, colleghi del Partito Democratico, siamo convinti di essere stati parte protagonista importante nella definizione di questa tenuta complessiva dei conti pubblici, che ci consente di poter trattare, in quella sede, nuovi regimi che riguardano la vita del debito, il futuro delle famiglie italiane e delle imprese. Pag. 92
Allora, vi è l'aspetto della parte propositiva, che, dicevo, è molto analitica. Noi abbiamo radunato le questioni in tre aree: l'area che riguarda, ovviamente, l'aspetto connesso direttamente al controllo del debito, a quelle iniziative che sono funzionali alla riduzione della speculazione sullo spread, l'azione connessa al sostegno delle imprese, le azioni che fanno riferimento al sostegno delle famiglie. Tre aree di intervento, che consideriamo assolutamente fondamentali per il futuro del Paese.
Il primo intervento, che riguarda, ovviamente, la questione del debito, è un intervento che noi sosteniamo integralmente: quello di riuscire, quindi, a creare le condizioni per costruire una nuova iniziativa di carattere finanziario europea che vada a prendere circa la metà del debito pubblico italiano, che gli consenta, in questo modo, di essere messo in sicurezza, come il restante debito che l'Italia, ovviamente, manterrà attraverso i propri titoli; le iniziative connesse a quella che è una facilitazione maggiore di recupero di risorse nei confronti della Banca centrale europea e nei confronti del Fondo «salva Stati», che viene reso, di fatto, permanente, con la possibilità, quindi, di intervenire non solo sui titoli di Stato, ma anche nei confronti delle difficoltà connesse alle banche.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Alberto Giorgetti.

ALBERTO GIORGETTI. La terza grande area - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente - è quella della garanzia del credito per le imprese e per le famiglie. L'Italia ha bisogno di un intervento di liberazione di risorse aggiuntive, di deroga nei confronti di alcuni elementi virtuosi del Patto di stabilità degli enti locali, di risorse che possano essere recuperate per investimenti che oggi sono presenti nel Paese, ma che i vincoli del Patto di stabilità rinviano.
È con queste missioni, signor Ministro, che il Popolo della Libertà dà il proprio sostegno al Governo, un sostegno determinato, ma funzionale al rilancio del Paese, allo sviluppo, a una maggiore serenità delle famiglie e di messa in sicurezza dei conti pubblici. Questi sono gli aspetti su cui ci attendiamo risultati importanti. Buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Martino. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, sono quasi esattamente cinquant'anni che mi occupo di moneta comune per l'Europa.
Il mio primo scritto in materia apparve sulla rivista di politica economica nel giugno del 1972 con il titolo La politica monetaria e il piano Werner. Sono sempre stato critico dei tentativi di introduzione di una moneta unica europea, non perché sia antieuropeo né perché non ritenga che a certe condizioni una moneta comune per l'Europa non sia desiderabile, ma per il modo in cui era stata introdotta. Essendomi ripetuto più volte su questo argomento, non insisterò, dirò soltanto che quando ero un economista accademico nessuno mi mosse critiche per le mie posizioni, quando ripetei le stesse idee da Ministro degli affari esteri l'attuale sindaco di Torino - che non è purtroppo qui fra poi per confermarlo - disse che ero euroscettico ed antieuropeo, io, che ero figlio di uno dei fondatori dell'Europa unita, di uno dei firmatari dei Trattati di Roma, del promotore della Conferenza di Messina, che avviò il processo di unificazione dell'Europa. Questa moneta europea farebbe inorridire i padri dell'Europa (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà e dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Essa è sbagliata per il modo di introduzione, è sbagliata perché manca di una credibile costituzione monetaria, è sbagliata perché manca di una credibile costituzione fiscale. Il fiscal compact, elogiato dall'onorevole Tempestini, non è un progetto in base al quale i Paesi in surplus debbano pagare i debiti dei Paesi in deficit Pag. 93per aiutarne la crescita: in quale mondo vive, onorevole Tempestini? Esiste un modo perché si possa avere sovranità nazionale e al tempo stesso una moneta unica e responsabilità nella gestione dei bilanci: sono gli Stati Uniti d'America. I cinquanta Stati usano tutti il dollaro, ma non è mai venuto in mente a nessuno che lo Stato federale dovesse intervenire per salvare Stati che avevano condotto una politica di bilancio fallimentare. Gli Stati degli Stati Uniti d'America possono fallire, non li aiuterà né il Governo federale né la Federal Reserve, prestatore di ultima istanza (lender of last resort)!

ANDREA LULLI. Torna a scuola!

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Martino.

ANTONIO MARTINO. Non significa che la Banca centrale europea debba comprare i debiti degli Stati sovrani, che è stato fatto divieto del Trattato di Maastricht, ma significa solo che deve evitare una serie di fallimenti bancari; deve essere prestatore di ultima istanza nei confronti delle banche (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà e dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Martino.

ANTONIO MARTINO. Onorevole Tempestini, ma di cosa state parlando! L'Italia e l'Europa si stanno avviando verso...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Martino (Commenti del deputato Antonio Martino).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Prima di passare ai voti, chiedo al Governo di chiarire il parere sulla mozione Cicchitto ed altri 1-01076, se è favorevole nel testo così com'è, anche dopo l'intervento svolto dal collega rappresentante del gruppo del PdL. Conferma, signor Ministro, che non ci sono riformulazioni?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Sì, signor Presidente, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto ed altri n. 1-01076, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Paolini, Speciale, Meroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 420
Votanti 360
Astenuti 60
Maggioranza 181
Hanno votato
359
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Moffa ed altri n. 1-01088 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calderisi, Sardelli, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 416
Votanti 352
Astenuti 64
Maggioranza 177
Hanno votato
352).

Prendo atto che il deputato Lulli ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. Pag. 94
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Donadi ed altri n. 1-01095 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Sardelli, Lussana, Bruno, Pianetta, Crosetto, Abrignani, Goisis, Binetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 361
Astenuti 57
Maggioranza 181
Hanno votato
351
Hanno votato
no 10).

Passiamo alla mozione Dozzo ed altri n. 1-01096.
Ricordo che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dozzo ed altri n. 1-01096, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sani, Mistrello Destro, Giorgio Conte, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 379
Astenuti 39
Maggioranza 190
Hanno votato
50
Hanno votato
no 329).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini, Galletti, Della Vedova, Pisicchio, Nucara, Cambursano, Brugger e Melchiorre ed altri n. 1-01101, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Della Vedova, Murer, Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 421
Votanti 371
Astenuti 50
Maggioranza 186
Hanno votato
357
Hanno votato
no 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Iannaccone ed altri n. 6-00111, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Caterina, Galletti, Goisis, Meroni, Giorgio Conte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 415
Votanti 354
Astenuti 61
Maggioranza 178
Hanno votato
339
Hanno votato
no 15).

Passiamo alla mozione Dozzo ed altri n. 1-01065.
Ricordo che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dozzo ed altri n. 1-01065, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 95

Onorevoli Sardelli, Pianetta, Casini, Giachetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 398
Astenuti 20
Maggioranza 200
Hanno votato
55
Hanno votato
no 343).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale il deputato Tino Iannuzzi, in sostituzione del deputato Antonello Soro, cessato dal mandato parlamentare.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il periodo 3 luglio-3 agosto 2012 (ore 20,25)

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il periodo dal 3 luglio al 3 agosto 2012, fermo restando che i lavori proseguiranno nelle giornate successive, se necessario, fino alla conclusione dell'esame dei disegni di legge di conversione pendenti.

Martedì 3 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con prosecuzione notturna) (con votazioni).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 5273 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica (Approvato dal Senato - scadenza: 7 luglio 2012).

Discussione sulle linee generali della mozione Dozzo, Donadi ed altri n. 1-01074 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del regolamento, nei confronti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, professoressa Elsa Fornero.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 5287 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 58, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alla missione di osservatori militari delle Nazioni Unite, denominata United Nations Supervision Mission in Syria (UNSMIS), di cui alla Risoluzione 2043 (2012), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Approvato dal Senato - scadenza: 14 luglio 2012).

Mercoledì 4 e giovedì 5 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 6 luglio) (con votazioni).

Seguito dell'esame della mozione Dozzo, Donadi ed altri n. 1-01074 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del regolamento, nei confronti del Ministro del lavoro e politiche sociali, professoressa Elsa Fornero.

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 5287 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 58, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alla missione di osservatori militari delle Nazioni Unite, denominata United Nations Supervision Mission in Syria (UNSMIS), di cui alla Risoluzione 2043 (2012), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Approvato dal Senato - scadenza: 14 luglio 2012);
n. 2326-D - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa Pag. 96per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera, modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e ulteriormente modificato dal Senato).

Lunedì 9 luglio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 5263 - Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012 (da inviare al Senato - scadenza: 6 agosto 2012);
S. 3305 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 20 luglio 2012);
S. 3349 - Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di qualificazione delle imprese e di garanzia globale di esecuzione (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 6 agosto 2012).

Martedì 10, mercoledì 11 e giovedì 12 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 13 luglio) (con votazioni).

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 5263 - Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012 (da inviare al Senato - scadenza: 6 agosto 2012);
S. 3305 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 20 luglio 2012);
S. 3349 - Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di qualificazione delle imprese e di garanzia globale di esecuzione (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 6 agosto 2012).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 16 luglio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 5312 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese (da inviare al Senato - scadenza: 25 agosto 2012).

Martedì 17, mercoledì 18 e giovedì 19 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 20 luglio) (con votazioni).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 5312 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante Pag. 97misure urgenti per la crescita del Paese (da inviare al Senato - scadenza: 25 agosto 2012).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 23 luglio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 3331 - Conversione in legge del decreto-legge 30 maggio 2012, n. 67, recante disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 30 luglio 2012).

Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge di rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011 e disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012.

Martedì 24, mercoledì 25 e giovedì 26 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 luglio) (con votazioni).

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 3331 - Conversione in legge del decreto-legge 30 maggio 2012, n. 67, recante disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 30 luglio 2012).

Seguito dell'esame dei disegni di legge di rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011 e disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012.

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 30 luglio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
S. 3365 - Conversione in legge del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, recante misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 19 agosto 2012);
S. 2914 - Ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE che modifica l'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità per gli Stati membri la cui moneta è l'euro, fatta a Bruxelles il 25 marzo 2011 (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);
S. 3239 - Ratifica ed esecuzione del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria tra il Regno del Belgio, la Repubblica di Bulgaria, il Regno di Danimarca, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica di Estonia, l'Irlanda, la Repubblica ellenica, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, la Repubblica di Cipro, la repubblica di Lettonia, la Repubblica di Lituania, il Granducato di Lussemburgo, l'Ungheria, Malta, il regno dei Paesi Bassi, la Repubblica d'Austria, la Repubblica di Polonia, la Repubblica portoghese, la Romania, la Repubblica di Slovenia, la Repubblica slovacca, la Repubblica di Finlandia e il Regno di Svezia, con Allegati, fatto a Bruxelles il 2 marzo 2012 (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);Pag. 98
S. 3240 - Ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), con Allegati, fatto a Bruxelles il 2 febbraio 2012 (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione).

Martedì 31 luglio, mercoledì 1o, giovedì 2 e venerdì 3 agosto (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni).

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
S. 3365 - Conversione in legge del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, recante misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - Scadenza: 19 agosto 2012);
S. 2914 - Ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE che modifica l'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità per gli Stati membri la cui moneta è l'euro, fatta a Bruxelles il 25 marzo 2011 (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);
S. 3239 - Ratifica ed esecuzione del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria tra il Regno del Belgio, la Repubblica di Bulgaria, il Regno di Danimarca, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica di Estonia, l'Irlanda, la Repubblica ellenica, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, la Repubblica di Cipro, la repubblica di Lettonia, la Repubblica di Lituania, il Granducato di Lussemburgo, l'Ungheria, Malta, il regno dei Paesi Bassi, la Repubblica d'Austria, la Repubblica di Polonia, la Repubblica portoghese, la Romania, la Repubblica di Slovenia, la Repubblica slovacca, la Repubblica di Finlandia e il Regno di Svezia, con Allegati, fatto a Bruxelles il 2 marzo 2012 (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);
S. 3240 - Ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), con Allegati, fatto a Bruxelles il 2 febbraio 2012 (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione).

Nel corso della settimana avrà luogo l'esame di disegni di legge di conversione trasmessi dal Senato, nonché il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Nel corso del mese di luglio sarà possibile che si svolgano sedute con votazioni anche nel pomeriggio di lunedì, previo preannunzio nella settimana precedente.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda la discussione dei disegni di legge S. 2914, S. 3239 e S. 3240 l'organizzazione dei tempi sarà valutata successivamente alla loro eventuale trasmissione dal Senato.

Pag. 99

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 28 giugno 2012, alle 9,30:

1. - Discussione del disegno di legge:
S. 3284 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica (Approvato dal Senato) (C. 5273-A).
- Relatori: Bernini, per la I Commissione; Occhiuto, per la V Commissione.

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,30.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO ERICA RIVOLTA SULLA QUESTIONE DI FIDUCIA - ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE N. 5256

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, signora ministro, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, la professoressa Fornero, Ministro del lavoro pro tempore, ha da alcuni mesi portato avanti la sua riforma del lavoro.
Il Premier pro tempore, il professor Monti, ha chiesto alla Camera, o meglio alla variegata maggioranza che lo sostiene alla Camera, di votare in pochi giorni il provvedimento grazie alla posizione di ben quattro questioni di fiducia.
Si ritiene che tanta fretta permetterà al professor Monti di presentarsi al prossimo Consiglio europeo con maggior credibilità e autorevolezza dinnanzi alla potente collega Merkel e a tutti i colleghi dell'Europa, un'Europa visibilmente «disorientata». Mi permetta però, Presidente, di fare preliminarmente alcune considerazioni sul ricorso sistematico alla fiducia da parte del Governo attraverso la sistematica, talvolta imbarazzata, richiesta del Ministro pro tempore per i rapporti con il Parlamento, il professor Giarda.
Certo lo strumento della fiducia è stato abusato, lo dico per onestà intellettuale, da tutti i Governi che si sono succeduti nelle ultime legislature, ma non ha mai raggiunto i numeri record del Governo Monti con ben 26 fiducie in 7 mesi, sette in sette giorni sembra il titolo di un film o di una dieta che rileva la gravità della situazione e la necessità di agire con tempestività senza perdere tempo, ma rileva soprattutto l'assoluta mancanza di rispetto da parte del Governo nei confronti del Parlamento e dei parlamentari che non vengono considerati gli interlocutori istituzionali ma un fastidioso ostacolo da superare nel più breve tempo possibile.
Dovrebbero valutare, invece, i rappresentanti di questo Governo, che a differenza loro i parlamentari sono stati eletti nelle libere elezioni politiche del 2008 attraverso il suffragio popolare e sono gli unici veri rappresentanti dei cittadini italiani.
Non posso poi non rimarcare l'atteggiamento infastidito e intollerante del Governo rispetto al confronto spesso aspro con l'opposizione; il Governo è abituato a contatti all'esterno sempre e solo in situazioni ben costruite e protette, non è abituato come noi parlamentari a confrontarsi direttamente con le persone, quelle che incontriamo nelle nostre città e che spesso ci fermano per strada per raccontarci tutta la rabbia per essere considerati solo numeri e per esprimerci la loro preoccupazione e spesso anche disperazione per il futuro delle loro famiglie e delle loro imprese.
Come è possibile poi non rimarcare, di fronte al continuo ricorso alla fiducia da parte del Governo e alla mortificazione del Parlamento, come il Presidente Fini rimanga impassibile e non faccia le esternazioni che udimmo durante il Governo Berlusconi?
Il rispetto della Camera parte in primo luogo dal rispetto dal suo Presidente. Ma Pag. 100entriamo nel merito della riforma del lavoro ed in particolare dell'articolo 4.
La Lega Nord, in ogni sede istituzionale e sui media, ha espresso dubbi e contrarietà sulla riforma Fornero, riforma che non risolve, se non in apparenza, anzi neanche in quella, i problemi che affliggono il mercato del lavoro italiano, e che nonostante il titolo del disegno di legge «disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita», è ben lontana dall'essere strumento di crescita, equilibrio ed equità.
Semplicemente il professor Monti ha chiesto ed otterrà che la sua maggioranza multicolore, tra mugugni, precisazioni e molti distinguo, approvi entro la serata di oggi la legge di riforma del lavoro da portare al Consiglio europeo.
Il paradosso però sta nel fatto che già negli interventi dei molti colleghi di maggioranza intervenuti in discussione generale e nelle dichiarazioni di voto alle fiducie, ma anche negli interventi del Governo sono emerse molte criticità, si approverà un testo che sin d'ora viene considerato inadeguato e incompleto, per il quale è già in corso un dibattito per le necessarie modifiche da apportare.
Il professor Monti andrà comunque al Consiglio europeo con la legge di riforma del mercato del lavoro approvata. L'apparenza sarà salvata e speriamo che in Europa e nei mercati finanziari si accontentino.
È una situazione davvero paradossale!
Noi ci auguriamo che nel Consiglio europeo il professor Monti solleciti aiuti e si decida che le banche devono sostenere le imprese prima di comprare i titoli di Stato; sono infatti quelle imprese che ogni giorno cercano di stare sul mercato con il loro coraggio la miglior interpretazione degli articoli 1, 4 e 35 della Costituzione.
Il provvedimento certo non farà crescere il Paese perché non tocca ciò che di fatto ostacola il vero progresso economico e produttivo del Paese, il costo del lavoro, il peso dell'imposizione fiscale e degli adempimenti burocratici, la difficoltà di accesso al credito.
Per quanto riguarda i contratti a tempo determinato il Governo ha imposto un allungamento dei tempi di rinnovo, ma così facendo non incentiverà in questo periodo di crisi il passaggio al tempo indeterminato, perché i datori di lavori non sono in grado di sopportare un costo del lavoro così alto e, quindi, dovranno scegliere se lasciare a casa i lavoratori o rischiare pagandoli in nero. Ed a farne le spese saranno in gran parte i giovani.
Certo. Tutti concordiamo sul fatto che vada risolto il problema dei troppi contratti atipici e di un loro utilizzo strumentale per celare altri rapporti di lavoro ma sono stati sbagliati i tempi e la misura non produrrà l'effetto desiderato.
Avremmo anche auspicato maggior coraggio nell'allineare il settore privato a quello pubblico, settore nel quale anche in presenza di buone professionalità scontiamo una produttività troppo bassa e tutele ancora troppo disuguali rispetto al privato. Non si comprende ad esempio la disparità di ore lavorate, 36 ore settimanali nel pubblico impiego contro le 40 del settore privato.
La cosa sconcertante è aver fatto saltare tutto il sistema di regole con l'assoluta insensibilità verso i progetti di vita pianificati da tanti lavoratori. I numeri sui quali state intervenendo non sono una simulazione accademica, sono la vita di milioni di italiani. Se continuerete a deprimere il settore delle imprese, troverete il deserto dei tartari, non la base per la crescita. Anche la maggior parte degli imprenditori del Nord non riesce a vedere possibilità di ripresa: uomini e donne che cercano di tenere duro ogni giorno ma fino a quando resisteranno?
Ogni imprenditore del privato trova realizzazione nella costruzione della propria impresa, ma c'è un limite.
Se è vero che ora paghiamo il tenore troppo alto di vita che non ci saremmo mai potuti permettere, è vero che un giusto e ben ripartito ridimensionamento sarebbe stato accettato, seppure obtorto collo da tutti. Ma il Governo Monti è intervenuto in modo drastico e anche grossolano. Pag. 101
Riguardo all'articolo 4 sul quale stiamo per votare la fiducia, e alle misure in esso contenute, i primi a deluderci sono gli interventi a favore della crescita del mercato femminile, interventi troppo deboli e inefficaci per dare l'impulso alla crescita del tassi occupazionali come richiesto dal Trattato di Lisbona. Il tasso di occupazione femminile del nostro paese è fermo al 46,7 per cento.
Il contrasto alle dimissioni in bianco, i tre giorni previsti per il congedo di paternità obbligatorio e il bonus per il baby sitting e l'asilo nido sono strumenti validi solo a metà. Infatti ricordiamo al Governo - che forse ignora i numeri e la distribuzione degli asili nido nella penisola - che in molte zone del paese mancano le strutture atte ad accogliere gli infanti, e che questa disparità territoriale di fatto limita la possibilità per molte donne di continuare a lavorare dopo la nascita di un figlio.
La Lega Nord ha sempre promosso iniziative normative per incrementare il numero degli asili nido anche con incentivi economici e a promuovere gli strumenti per una maggiore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, e di fatto, a sostenere la crescita del paese attraverso un maggior coinvolgimento delle donne in tutti i settori lavorativi.
Sollecitiamo la professoressa Fornero nel futuro lavoro di revisione della riforma di operare per equiparare per qualifica e compenso il lavoro femminile a quello maschile, per non parlare delle pari opportunità all'ingresso.
La professoressa Fornero ha ritenuto indispensabile introdurre nell'articolo 4 anche « il contributo di finanziamento per il prepensionamento dei lavoratori anziani» che sarà forse a favore dei lavoratori ma il problema è che le imprese non hanno liquidità, non hanno soldi, se ce li avessero li investirebbero nelle loro imprese per evadere gli ordini e far fronte agli impegni assunti con le banche e i debiti verso uno Stato esoso per non dire ladro, per citare Oscar Giannino.
Forse il Governo non ha capito che le imprese produttive e commerciali stanno arrancando. Molte hanno gettato la spugna, hanno chiuso. Altre hanno deciso di andare oltre confine, in Svizzera, in Slovenia, o comunque dove fare impresa è più semplice sotto il profilo burocratico, meno gravoso sotto quello fiscale e soprattutto è più facile il reperimento di fondi con l'accesso al credito più agile.
È chiaro che tale previsione del contributo per il prepensionamento dei lavoratori anziani è la conseguenza di un'altra misura voluta dalla professoressa Fornero ovvero l'allungamento dell'età pensionabile dei lavoratori, misura che ha ristretto e reso meno elastico l'ingresso nel mercato del lavoro e irrigidito i meccanismi d'uscita.
Ci lascia infine molto perplessi anche il prolungamento della durata del permesso di soggiorno al lavoratore extracomunitario dopo la perdita del lavoro.
Vediamo infatti il rischio che possano comunque sussistere i requisiti per i ricongiungimenti dei familiari nonostante la modificata capacità reddituale. Inoltre la norma rischia di scardinare il principio ispiratore su cui si fonda la Bossi-Fini. Le conseguenze di questa decisione potrebbero comportare nuovi costi sociali, posto che non riusciamo a garantire i servizi ai nostri cittadini. Ricordo che in questi mesi molti lavoratori extracomunitari hanno lasciato l'Italia per cercare lavoro in paesi dove ci sia più possibilità e garanzia di lavoro. Molti di loro, cioè, non credono nel nostro sistema.
Un ultimo, brevissimo passaggio voglio farlo sulla copertura finanziaria. Caro Governo di professori e tecnici, tutti sarebbero stati in grado di fare riforme con nuove tasse.
In conclusione, signor Presidente, ci auguriamo che questo modo di governare finisca presto, tanti lavoratori hanno voglia di continuare a combattere per le loro famiglie e le loro imprese sapendo di dover ancora fare sacrifici, ma chiedono che tanti sacrifici abbiano un significato. La Lega Nord con il deciso voto contrario chiede al professor Monti e al suo Governo di ascoltare le ragioni di tutti i cittadini italiani e in particolare di quelli del Nord, Pag. 102che noi rappresentiamo orgogliosamente, perché promuova interventi meno grossolani capaci, di ridare speranza e motivazione ai lavoratori rispettando i valore del lavoro ribadito nella Costituzione.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI GIUSEPPE OSSORIO E LUCIANO MARIO SARDELLI CONCERNENTI LA POLITICA EUROPEA DELL'ITALIA IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 28-29 GIUGNO 2012 E L'INDIZIONE DI UN REFERENDUM CONSULTIVO SUL TRATTATO NOTO COME «FISCAL COMPACT»

GIUSEPPE OSSORIO. D'Intesa con l'onorevole Nucara, segretario nazionale del partito repubblicano italiano e primo firmatario della mozione 1-01095 dei repubblicani abbiamo ritirato la nostra mozione e abbiamo sottoscritto e voteremo la mozione di cui è primo firmatario l'onorevole Dario Franceschini.
L'interesse nazionale è probabilmente l'elemento centrale intorno al quale ruota la concreta possibilità di affrontare e superare la crisi; non basta però un generico richiamo al bene del Paese, per dare corpo a questo elemento.
Oggi siamo chiamati tutti a verificare davvero la nostra capacità di declinare e tutelare l'interesse dell'Italia.
È evidente a tutti, lei stesso ha avuto modo di dichiararlo: il rapporto fra il suo Esecutivo, il Parlamento e il Paese deve essere rafforzato, senza iattanza - me lo consenta - con reciproco rispetto e reciproco ascolto.
I repubblicani ritengono che bisogna riprendere con urgenza il rapporto proficuo fra il Governo, il Paese e il Parlamento. Il suo Governo, in quanto tecnico non è legato a nessuna rappresentanza specifica, non ha obblighi di rappresentanza. Ma chi come i partiti è legato ad un rapporto di rappresentanza deve avvertire e rappresentare le esigenze dell'intero Paese. Di fronte a tale scenario, se riuscissimo a declinare l'interesse nazionale nel modo corretto, se riuscissimo cioè a comprendere che oggi è fondamentale sostenere l'azione del nostro Governo in Europa (perché è lì, in Europa che si gioca il bene del nostro Paese, il destino dell'Italia), faremmo davvero l'interesse degli italiani. Può sembrare un paradosso, ma bisogna chiedere più Europa nell'interesse nazionale.
L'interesse nazionale e dei nostri partners continentali coincide con una maggiore cessione di sovranità, nella chiarezza dei costi di cessione di sovranità e dei ricavi che provengono da quella cessione di sovranità. Bisogna dire con forza che gli egoismi dei singoli Stati hanno un limite. Solo questo ci salverà da una crisi che sarebbe irreversibile per tutti gli Stati nazionali.
L'Europa è una comune ancora di salvezza e penso, ora, innanzitutto alla Grecia che è Europa! Ma i Repubblicani azionisti vogliono più Europa politica. Le decisioni, fin quando resteranno nell'alveo della sola sfera finanziaria ed economica, saranno sempre percepite come estranee dai cittadini.
Abbiamo bisogno, signor Presidente, di una Europa che dia senso ai sacrifici che si richiedono.
Concludo, signor Presidente: per tutto ciò avremmo voluto che fosse promossa e votata una mozione parlamentare di tutte le forze politiche rappresentate alla Camera, in Parlamento, per presentare una posizione unitaria. Ciò avrebbe rafforzato il Presidente del Consiglio.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Egregio Presidente, comincio ponendo una domanda, un piccolo esercizio di logica.
Quale presupposto si nasconde dietro l'affermazione della signora Merkel, «niente eurobond finché sarò viva»?
La Cancelliera presuppone (e pretende) di decidere le sorti della Germania e di riflesso dell'Europa vita natural durante, privilegio dei regimi monarchici e dittatoriali.
Non mi pare, tuttavia, che l'Europa sia una dittatura tedesca, né una monarchia (d'altronde la Merkel della regina Elisabetta, per esempio, non ha né i tratti né Pag. 103l'eleganza e la compostezza), pertanto lei ha una mission, caro Presidente: ancor prima di ricordare alla Cancelliera i valori fondanti dell'Unione Europea, la sussidiarietà, la pace, la condivisione, quei valori positivi che hanno promosso i governi europei nel secondo dopoguerra, dovrà far eliminare alla signora Merkel questo pregiudizio.
Le spieghi che il suo comportamento sta determinando la diffusione di un sentimento, nel contesto europeo, antitedesco. In mancanza di risposte adeguate, lunedì mattina, la speculazione aggredirà selvaggiamente l'euro, l'Europa, così come è stata concepita, si dissolverà e la signora dall'ego dilatato e vorace, non solo non sarà più Cancelliere, non verrà mai ricandidata alle prossime elezioni e verrà ricordata nei libri di storia come uno dei peggiori esempi di incapacità politica.
Da europeista convinto, con onestà devo dirle che gli italiani sono stanchi di avere una moneta forte e di contro un'economia debole; i nostri imprenditori non possono competere con i loro colleghi tedeschi, che pagano il denaro all'1 per cento. Gli imprenditori italiani concorrono sul mercato con un handicap: pagano il denaro con un tasso di otto, nove punti percentuali in più e sopportano un carico fiscale e burocratico superiore rispetto a chiunque altro nell'eurozona.
«Ai prepotenti si risponde con la durezza e con la fermezza», come Churchill ci ha insegnato, e i ragionamenti servono a poco. Questo le chiediamo.

Pag. 104

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-01074 - Sfiducia al ministro del lavoro e delle politiche sociali

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 21 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 26 minuti
Grande Sud-PPA 6 minuti
Alleanza per l'Italia 3 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 105

Ddl n. 2326-D - Ratifica Convenzione Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale

Seguito esame: 7 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 51 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 49 minuti
Popolo della Libertà 51 minuti
Partito Democratico 50 minuti
Lega Nord Padania 56 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 21 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 19 minuti
Popolo e Territorio 18 minuti
Italia dei Valori 53 minuti
Misto: 21 minuti
Grande Sud-PPA 3 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Pag. 106

Ddl Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per il 2011 e ddl Assestamento del bilancio dello Stato per il 2012

Tempo complessivo: 13 ore, di cui: discussione generale: 7 ore; seguito dell'esame: 6 ore.

Discussione generale Seguito esame
Relatori di maggioranza 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 3 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 45 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 17 minuti 4 ore e 25 minuti
Popolo della Libertà 46 minuti 47 minuti
Partito Democratico 46 minuti 46 minuti
Lega Nord Padania 51 minuti 52 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 32 minuti 19 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 17 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 16 minuti
Italia dei Valori 47 minuti 48 minuti
Misto: 33 minuti 20 minuti
Grande Sud-PPA 9 minuti 2 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti 2 minuti
Movimento per le Autonomie- Alleati per il Sud 2 minuti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5256 - odg n. 12 388 377 11 189 63 314 52 Resp.
2 Nom. odg 9/5256/15 402 392 10 197 57 335 51 Resp.
3 Nom. odg 9/5256/20 419 411 8 206 66 345 48 Resp.
4 Nom. odg 9/5256/27 455 440 15 221 64 376 46 Resp.
5 Nom. odg 9/5256/30 471 458 13 230 57 401 44 Resp.
6 Nom. odg 9/5256/37 478 446 32 224 111 335 44 Resp.
7 Nom. odg 9/5256/38 478 444 34 223 53 391 44 Resp.
8 Nom. odg 9/5256/41 473 457 16 229 63 394 44 Resp.
9 Nom. odg 9/5256/44 478 445 33 223 50 395 44 Resp.
10 Nom. odg 9/5256/50 490 473 17 237 64 409 44 Resp.
11 Nom. odg 9/5256/51 491 473 18 237 76 397 43 Resp.
12 Nom. odg 9/5256/54 494 462 32 232 56 406 43 Resp.
13 Nom. odg 9/5256/55 491 460 31 231 51 409 43 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/5256/56 493 480 13 241 68 412 43 Resp.
15 Nom. odg 9/5256/58 472 423 49 212 416 7 41 Appr.
16 Nom. odg 9/5256/61 490 475 15 238 75 400 41 Resp.
17 Nom. odg 9/5256/62 480 462 18 232 58 404 40 Resp.
18 Nom. odg 9/5256/64 479 465 14 233 63 402 40 Resp.
19 Nom. odg 9/5256/65 480 462 18 232 65 397 40 Resp.
20 Nom. odg 9/5256/67 490 474 16 238 61 413 40 Resp.
21 Nom. odg 9/5256/68 492 478 14 240 63 415 40 Resp.
22 Nom. odg 9/5256/75 483 468 15 235 62 406 40 Resp.
23 Nom. odg 9/5256/78 494 478 16 240 18 460 40 Resp.
24 Nom. odg 9/5256/86 484 470 14 236 18 452 40 Resp.
25 Nom. odg 9/5256/88 486 472 14 237 19 453 40 Resp.
26 Nom. odg 9/5256/92 482 469 13 235 19 450 40 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 34)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Ddl 5256 - voto finale 513 467 46 234 393 74 30 Appr.
28 Nom. Moz. Cicchitto e a 1-1076 420 360 60 181 359 1 31 Appr.
29 Nom. Moz. Moffa e a 1-1088 n.f. 416 352 64 177 352 31 Appr.
30 Nom. Moz. Donadi e a 1-1095 n.f. 418 361 57 181 351 10 31 Appr.
31 Nom. Moz. Dozzo e a 1-1096 418 379 39 190 50 329 31 Resp.
32 Nom. Moz. Franceschini e a 1-1101 421 371 50 186 357 14 31 Appr.
33 Nom. Ris. Iannaccone e a 6-111 rif. 415 354 61 178 339 15 32 Appr.
34 Nom. Moz. Dozzo e a 1-1065 418 398 20 200 55 343 31 Resp.