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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 637 di mercoledì 23 maggio 2012

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 11,05.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 11,07).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sul processo verbale, ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiarire il mio pensiero sui diversi interventi frammentati di un minuto - il tempo che, naturalmente, ci è regolarmente concesso - per discutere di finanziamento pubblico ai partiti.
Vorrei, intanto, ringraziare il direttore del quotidiano Il Tempo, Mario Sechi, che oggi coglie il punto che abbiamo già posto circa venti giorni fa, quando si voleva chiudere questo dibattito all'interno della Commissione affari costituzionali in sede legislativa. Giustamente, oggi il direttore Sechi dice che il Parlamento dovrebbe avere il coraggio - parola grossa per questo Parlamento - di discutere questo tema con una grande sessione in diretta televisiva. Noi, invece, stasera o, probabilmente, al massimo domattina, chiuderemo questo dibattito. Lo dico tra virgolette perché, in tutta la giornata di ieri, in questa Aula hanno parlato soltanto coloro che sono contrari alla riproposizione del finanziamento pubblico e, a differenza di quello che si legge oggi sui giornali, dove parlano solo quelli favorevoli a questa nuova proposta di legge, non abbiamo sentito in quest'Aula una parola a favore. È chiaro, signor Presidente, che si sta lavorando con un'abile regia.
Leggiamo su tutti i giornali grandi titoli che, nel riassumere i lavori parlamentari di ieri, scrivono: «Il Parlamento dimezza i finanziamenti pubblici», ma non è vero! Non è vero! Il Parlamento dimezza i finanziamenti pubblici rispetto all'aumento esagerato dei finanziamenti stessi.
Ieri, peraltro, il collega D'Anna citava il senatore Luigi Sturzo, che già nel 1957 non solo aveva capito tutto, ma aveva anche visto tutto e scriveva quello che vedeva. Nella sua proposta di legge del 1958 - che anticipava le proposte emendative che voteremo oggi - diceva: «Il problema è più largo di quel che non sia la spesa elettorale. Noi abbiamo ormai una struttura partitica le cui spese aumentano di anno in anno in maniera tale da superare ogni immaginazione. Tali somme possono venire da fonti impure; non sono mai libere e spontanee offerte di soci e simpatizzanti». Pensate un po': il senatore a vita Luigi Sturzo pensava ad un partito di cittadini, non al partito-Stato, che occupa lo Stato, finanziato dallo Stato, mantenuto dallo Stato per occuparlo, dalla RAI, all'ENI, a Finmeccanica. Lo voglio ripetere: siete voi che avete rovinato lo Stato con le vostre politiche, con le vostre organizzazioni che chiamate «partito», ma che sono delle oligarchie di occupazione dello Stato, al di fuori delle regole costituzionali!

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PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Maurizio Turco.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, non possiamo continuare ad accettare questo modo di andare avanti senza che ci si ponga mai - mai!- un attimo il problema di far comprendere ai cittadini cosa state facendo! Prima o poi, queste sono scelte che si pagano!
Voi avete fretta e la fretta non è una buona consigliera.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maurizio Turco.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare sul processo verbale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, non vorrei fosse sfuggita una cosa che ho detto velocemente, quindi volevo ribadirla in questo momento.
La Lega Nord è contraria a qualsiasi tipo di elargizione di soldi pubblici ai partiti, che si chiami rimborso elettorale, finanziamento, cofinanziamento o come si vuole, come lo si sta chiamando nel provvedimento in oggetto.
Premetto che anch'io ho avuto l'impressione di non essere stato chiaro, perché dalla lettura dei giornali questo concetto non è passato, mentre è passato, invece, il pensiero «guarda che bravi i partiti, si stanno dimezzando i rimborsi elettorali». Non è proprio così, quindi gradirei che dal verbale risultasse la nostra posizione, che è nettamente contraria a qualsiasi tipo di finanziamento, rimborso o cofinanziamento pubblico.

PRESIDENTE. Onorevoli Maurizio Turco e Vanalli, la Presidenza prende atto dei vostri chiarimenti che figureranno nel resoconto della seduta odierna.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Antonione, Bongiorno, Brugger, Caparini, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Distaso, Donadi, Dozzo, Fava, Ferranti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Lombardo, Mazzocchi, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Nucara, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 11,30.

La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 11,30.

Nel ventesimo anniversario della strage di Capaci.

WALTER VELTRONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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WALTER VELTRONI. Signor Presidente, venti anni fa, come oggi, alle 17,56...

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di ascoltare e, comunque, di consentire all'onorevole Veltroni di svolgere il suo intervento.

WALTER VELTRONI. ...l'osservatorio scientifico di Erice registrò un piccolo evento sismico, ma non era terremoto, erano i 500 chilogrammi di tritolo che uccisero Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montanaro. Quell'ira di Dio nel cuore della Sicilia, sull'autostrada che congiunge Punta Raisi a Palermo, quello che gli stessi mafiosi definirono «l'attentatuni» fu l'inizio di una nuova fase dell'attacco mafioso allo Stato.
Giovanni Falcone era il nemico numero uno della mafia, perché aveva portato a termine il maxiprocesso e perché dalle sue idee stava nascendo un coordinamento del tutto nuovo dell'iniziativa dello Stato contro la mafia. Avevano già cercato di colpire Giovanni Falcone qualche anno prima all'Addaura, quando quell'attentato fu sventato, a quanto risulta, dall'arrivo di due ragazzi delle forze dell'ordine, gli agenti Agostino e Piazza, ambedue scomparsi subito dopo questo evento, l'uno ucciso insieme alla moglie in un attentato rimasto senza responsabili, l'altro assolutamente scomparso e poi - ora lo sappiamo per le dichiarazioni di un pentito - sciolto nell'acido.
Ci fu allora chi disse che quell'attentato era una montatura, qualcuno attribuì persino a Falcone la responsabilità di quella circostanza. Falcone è stato un uomo anche molto solo, come dimostra il voto del CSM che negò la possibilità a Falcone di andare a capo dell'ufficio istruzione della procura di Palermo e fu anche solo politicamente e credo che tutti, compresa la sinistra, debbano riflettere sulla solitudine di Giovanni Falcone in quel momento.
Falcone per la mafia andava punito. Riina aveva mandato un gruppo di killer a Roma con l'obiettivo di ucciderlo. Poi li richiamò e disse loro di tornare indietro, perché avevano trovato un'altra soluzione. Questa soluzione era «il botto», quello che assomigliava ad un evento sismico.
C'è una circostanza che va ricordata, perché questa parola, «botto», viene usata il giorno prima dell'attentato di Falcone. In quest'Aula si stava votando, Dio solo sa con quanta fatica, per eleggere il Presidente della Repubblica. Il giorno prima un'agenzia che faceva riferimento all'onorevole Sbardella disse che per arrivare ad una soluzione ci voleva un «botto esterno», come ai tempi di Moro, il giorno prima della strage di Capaci.
Se non vogliamo ricordare Giovanni Falcone con le parole della retorica, dobbiamo sapere che il problema fondamentale della presenza della mafia nel nostro Paese è dato dall'intreccio tra mafia e politica, un intreccio perverso: la mafia ha condizionato la politica e la politica ha usato la mafia, l'ha usata per i voti e l'ha usata per l'esercizio del proprio potere. Non ci si spiega altrimenti perché la mafia abbia fatto anche da agenzia per affari sporchi, perché la mafia abbia mandato dei suoi uomini ad uccidere Mino Pecorelli, un uomo legato alle torbide vicende che sono succedute alla morte dell'onorevole Aldo Moro: un intreccio perverso che segna la storia di questo Paese e io voglio dire esplicitamente e chiaramente che per molti momenti della storia italiana i referenti politici della mafia sono stati seduti lì, ai banchi del Governo della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voti, potere e servigi e, mentre una parte dello Stato combatteva contro la mafia - La Torre, Mattarella...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

WALTER VELTRONI. ...Chinnici, Costa, Ciaccio Montalto, Giuliano, Cassarà - un'altra stringeva patti, intavolava trattative, chiedeva voti e servigi.
I misteri di questa storia, il grumo orrendo, l'entità della quale si parla giustamente rispetto alla storia del rapporto tra mafia e terrorismo hanno cercato di Pag. 4incidere sulla vita di questo Paese, soprattutto, cercando di conservare i poteri che esistono.
Sono passati vent'anni da allora, si sono fatti molti passi in avanti, sono stati dati colpi grandi da parte della magistratura e delle forze dell'ordine, è cresciuta la coscienza civile: in queste ore, a Palermo, gli studenti, il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica danno la testimonianza di questo mutamento di coscienza del Paese.
Ma la mafia è potere, è potere finanziario e politico e, oggi, nel nome di Giovanni Falcone, credo che ciascuno di noi, in quest'Aula, dovrebbe assumere un giuramento sincero e severo: Giovanni Falcone era il nemico numero uno della mafia, sia la mafia il nemico numero uno della politica. Chi cerca, contratta, accetta voti, soldi, protezione e potere si rende responsabile di un reato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo), che non è nel nostro codice, ma è un reato morale - il reato di alto tradimento - e sia, dunque, espulso dalla politica e dalla vita civile. Solo così, onoreremo davvero il ricordo e il sacrificio di Giovanni Falcone (Applausi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Veltroni. Altri colleghi hanno chiesto alla Presidenza di intervenire per ricordare il ventesimo anniversario della strage di Capaci. La Presidenza acconsente, visto l'evidente significato civile e anche morale di tale momento. Interverrà, quindi, un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, voglio anch'io associarmi nel ricordo del 23 maggio del 1992, giusto vent'anni fa, oggi.
Una bomba collocata sotto l'autostrada tra Capaci e Palermo, com'è stato ricordato, fece saltare in aria le vetture su cui viaggiava Giovanni Falcone, ma non soltanto. Accanto a lui, c'era Francesca Morvillo e, intorno, gli agenti della scorta, che voglio ricordare: Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Morirono così, insieme, cinque servitori dello Stato; cinque persone che lavoravano per lo Stato nei ruoli del pubblico impiego, assunti per concorso, fedeli soltanto alla Costituzione e alla legge.
Giovanni Falcone, però, indubbiamente, era il simbolo che andava abbattuto, era l'incarnazione di quel modo di essere magistrato e pubblico dipendente, che sa che si deve servire la Cosa pubblica, e non servirsene. La sua cura per gli indizi, quel suo sguardo sornione sui testimoni, il suo accarezzare il dettaglio, la sua lettura della disposizione penale calata nella realtà siciliana, quella sua perenne ricerca del fondo delle cose e della soluzione organizzativa migliore erano i fattori che lo facevano un funzionario dello Stato d'eccellenza, un magistrato che, presto, sarebbe divenuto il mito dei giovani che affollano i concorsi in magistratura e che, ancora oggi, lo eleggono a modello.
Ma Falcone aveva doti straordinarie non solo sul piano tecnico-penalistico e sul piano professionale, ma anche su quello civico e umano. È per questo che era amato e venerato anche fuori dalla magistratura e la sua immagine era potente e riverita tra i normali cittadini, tra coloro che, nel loro piccolo quotidiano, combattevano le battaglie, modeste ma importanti, contro i soprusi, le neghittosità della burocrazia e del potere, le avversità della vita. Dal quartiere popolare de La Kalsa di Palermo a magistrato di punta, con la scorta e con incarichi di rilievo nell'amministrazione dello Stato: egli era visto come l'esempio di come il merito pulito, la pasta dell'uomo semplice e laborioso, potesse ergersi a combattere i potenti e ad affermarsi. Ecco, era quell'esempio che la mafia doveva assolutamente eliminare.
Alla mafia, del resto, le indagini di Falcone avevano fatto male, molto male: ricordo il maxiprocesso apertosi nel 1986 e protrattosi per vari anni dinanzi alla Corte d'assise, presieduta da Alfonso Giordano. Pag. 5In quell'occasione si disse: non si sta processando uomini, ma un fenomeno. Erano i detrattori. «Così si fa storiografia e non giustizia», dicevano. Oggi sappiamo perché lo dicevano e quali danni quelle frasi abbiano fatto a Falcone e a tutti noi, facendo di Falcone la quasi spavalda modalità di esorcizzare il pericolo, con la paura di quel ghigno sarcastico di chi ha letto le carte e ha ascoltato intercettazioni, di chi non si piega perché sa smascherare l'ipocrisia del potere.
Falcone si era permesso di firmare, assieme alla giornalista francese Marcelle Padovani, un libro dal titolo Cose di Cosa nostra, un libro in cui raccontava le vicende di un'organizzazione di uomini malvagi che lavoravano per opprimere il prossimo e che, però, si poteva sconfiggere, se fossero state adoperate coerenza e determinazione.
Ma Falcone faceva una narrazione serena di quel che occorreva non fosse narrato e discusso, ma solo temuto come in un'orrifica leggenda. I mafiosi di Corleone sapevano che uno così si doveva fermare a tutti i costi perché altrimenti, in ciascuno dei quartieri di Palermo, dallo ZEN alla Kalsa, dal Rione Libertà a Mondello, potevano saltare fuori giovanotti e ragazze coraggiosi, con la testa troppo vivace e indipendente, che si sarebbero messi a studiare le lettere o il diritto, e potevano insegnare la libertà, il dovere del lavoro, il diritto ad emanciparsi.
Dunque, non si onora Falcone soltanto ricordandolo oggi, nell'anniversario della sua scomparsa. Lo si onora se si tesaurizza il suo insegnamento. La sua morte non è vana, non è stata vana e non sarà vana, se si pratica lo scrupolo nell'analisi, se non si scelgono le scorciatoie, se non ci si sazia di poco.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la invito a concludere.

FABIO EVANGELISTI. Ho finito, signor Presidente. Falcone era esigente con se stesso prima ancora di esserlo con gli altri.
Mi faccia fare una chiosa. Il diritto penale è un diritto terribile. Prelude ad un giudizio sull'uomo e sulla sua condotta, ma non è rinunciabile. Per adoperarlo bene occorrono impegno, dubbio, verifica, onestà intellettuale, tenacia. Ma il diritto penale non è l'unica arma terribile che si adopera nell'arena pubblica. Anche le dichiarazioni politiche sono pericolose in mano agli scriteriati. Anche le faziosità miopi e grette lo sono. Avere indebolito la legislazione contro i reati della pubblica amministrazione e contro le frodi commerciali, aver messo zeppe infinite nel processo penale è stato un tragico errore.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Ho finito, signor Presidente. Il ricordo di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e della loro scorta ci chiede, dunque, di essere veri, di essere autentici, di sentire la Cosa pubblica come di tutti noi e di ciascuno, e non terra di nessuno da depredare...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, deve concludere.

FABIO EVANGELISTI. Ci chiede di militare per lo Stato e la Costituzione, contro l'individualismo nichilista e relativista di chi mette sullo stesso piano la mafia e l'antimafia. Noi questo sforzo lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo e continueremo a farlo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, Giovanni Falcone merita, da parte della Camera, una commemorazione senza ipocrisia e fatta con grande sincerità. Le ragioni per cui la mafia, il 23 maggio del 1992, operò un salto di qualità anche nella sua azione criminale deriva dal fatto che Falcone rappresentò un punto di svolta, sia rispetto all'azione precedente della magistratura, sia rispetto all'azione di tutte le forze politiche: un punto di svolta nella lotta alla mafia. Pag. 6
La mafia capì benissimo il pericolo e il rischio che rappresentava Falcone e lo stroncò ricorrendo anche a forme straordinarie di tipo militare al di fuori del suo modo tradizionale di fare. Noi non possiamo non fare i conti con il fatto che Falcone andò incontro a due tipi di contestazione nel corso della sua azione.
Egli andò incontro ad una contestazione fatta in modo esplicito e in modo subdolo da quei settori della magistratura e da quei settori delle forze politiche che avevano, per usare un eufemismo, un atteggiamento o di connivenza o di convivenza con la mafia, e andò anche incontro ad una contestazione radicale fatta da forze di sinistra, che non accettavano la sua autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ricordo, per memoria, quello che contro di lui dissero Leoluca Orlando, Pizzorusso su l'Unità e che disse anche Elena Paciotti in quella riunione del Consiglio superiore della magistratura in cui Falcone fu bocciato. Dobbiamo ricordare l'una cosa e l'altra, se vogliamo fare i conti con la storia di Giovanni Falcone (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Ricordo anche, per onestà intellettuale, quello che disse la Bocassini, in un discorso generoso e molto forte, all'assemblea di Magistratura Democratica, guardando in faccia alcuni magistrati del pool di Milano che avevano preso le distanze da lui.
Falcone questo è stato, una personalità al di sopra delle parti, di tutte le parti, che nessuno può annettersi e nessuno può scagliare contro gli altri (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio). Quindi, noi rivendichiamo il riferimento a lui, rivendicando anche quello che ha fatto il Governo Berlusconi contro la mafia, recentemente ricordato e sottolineato dal procuratore Pietro Grasso (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, oggi ricorre l'anniversario dell'attentato di Capaci, ma credo che, oltre alle parole dei colleghi che hanno voluto ricordare e ripercorrere la storia, anche in modo approfondito, di quanto avvenuto, la migliore risposta che si possa dare per commemorare chi si è sacrificato per la lotta alla criminalità organizzata, e in particolar modo alla mafia, sia quella di dare delle risposte concrete con la responsabilità politica che abbiamo e che dobbiamo mettere in atto per combattere tutte quelle forme di criminalità organizzata che mettono in ginocchio il Paese e i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Infatti, ricordare è importante, ma le azioni per ricordare sono quelle che distingueranno, nella storia, chi ha voluto realmente contestare e contrastare la mafia come ha fatto Giovanni Falcone e chi, invece, ha preferito fermarsi a qualche articolo di giornale o a qualche dichiarazione in qualche Aula parlamentare o in qualche consiglio regionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per questo, signor Presidente, vorrei ricordare le parole espresse, proprio pochi giorni fa, dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso che ha ricordato quanto fatto dal Governo precedente, soprattutto per quanto riguarda il «pacchetto sicurezza». Dico ciò orgogliosamente perché il «pacchetto sicurezza», che è riuscito, finalmente, ad andare ad incidere su quello che alla mafia interessa, ovvero i beni economici, è stato fatto da un Ministro che appartiene al gruppo parlamentare della Lega Nord Padania che è Roberto Maroni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo ci dà orgoglio perché, a differenza di quanto si scrive sui giornali, anche in queste settimane e in questi mesi, la Lega ha potuto dimostrare, e speriamo e non vogliamo essere gli unici, che la lotta alla mafia si può fare e la si può fare concretamente. Non a caso, i miliardi Pag. 7sequestrati sono il più grande danno che si possa fare alla criminalità organizzata; i ventinove boss mafiosi e più pericolosi catturati sono il più grave danno che si possa fare alla mafia e alla criminalità organizzata; le migliaia di mafiosi catturati sono il più grave danno che si possa fare alla mafia.
Se continueremo ad agire in questa direzione, e la Lega darà la sua collaborazione a qualsiasi colore politico governi il Paese, il successo sarà nostro e sarà di chi si è battuto, come Falcone, per la lotta alla criminalità organizzata; se invece ci dovessimo fermare alle polemiche o alle posizioni strumentali, signor Presidente, ho l'impressione che l'unico favore sarà a beneficio di chi continua a fare delle dichiarazioni ma dopo lascia perdere e non combatte realmente chi vuole mettere in ginocchio il Paese e i cittadini onesti che vivono quei territori.
Signor Presidente, concludo ricordando l'ultimo attentato, avvenuto proprio in questi giorni a Brindisi, e di cui non si sanno ancora le dinamiche e le motivazioni; però, il segnale è molto grave. È stata colpita proprio una scuola intitolata a Falcone e alla moglie e questo ci deve allarmare; tuttavia, la risposta che dobbiamo dare è una convinzione ancora più seria per continuare l'azione intrapresa dal Governo precedente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carra. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, anche l'UDC ricorda Falcone, sua moglie e gli agenti di scorta. Lo vogliamo ricordare insieme a tutta quella stagione tremenda che si chiuse con la sua morte e con la morte successiva di Paolo Borsellino.
Quelle morti ebbero effetti politici immediati: la Prima Repubblica, che era morta con l'uccisione di Aldo Moro, tirava le cuoia effettivamente con questi due vili attentati della mafia. Questo ebbe l'effetto, però, anche di dimostrare che il nemico principale di questa democrazia era la criminalità organizzata, era la mafia che corrodeva come un cancro i partiti, tutti i partiti della Prima Repubblica, come gli storici hanno appurato e appureranno in futuro.
Falcone fu vittima della mafia e dei suoi complici dentro le istituzioni, non soltanto di Totò Riina. Falcone fu vittima in vita anche di un modo tutto italiano di combattersi tra chi lavora e chi si appassiona, tra chi vive nel campo degli onesti; un campo tutto conflittuale del quale Falcone fu vittima, e infatti non fu mai procuratore a Palermo.
Allora, per citare ancora Falcone: la mafia finirà; ce lo auguriamo tutti. Non è già finita, finirà, come ogni fenomeno umano, e speriamo che finisca presto. Ma soprattutto speriamo che finisca presto questo modo tutto italiano di combattersi anche qui, anche su una cosa che deve essere condivisa, che è la condanna della mafia, il ricordo di Falcone, il ricordo di Borsellino e di tutti quelli che sono stati vittima di questo fenomeno criminale che, purtroppo, ci illustra nella maniera peggiore all'estero e tra di noi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Almeno in questo condividiamo questo sentimento e questo disprezzo per chi odia la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, a vent'anni dalla scomparsa di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo, di Rocco Dicillo, di Vito Schifani e di Antonio Montanaro, il miglior modo per ricordare il loro sacrificio, al di fuori di qualunque retorica e formalismo, è offrire al Paese l'esempio di una classe politica responsabile che faccia il proprio dovere, e che in questo fine legislatura affronti tutte le questioni aperte, per ridare al Paese fiducia e credibilità nelle istituzioni, a cominciare da un serio impegno nella lotta alla corruzione, che è l'anticamera di ogni collusione con la criminalità mafiosa. Pag. 8
Noi oggi possiamo onorare Falcone e i martiri del 23 maggio con questi esempi: alzando la bandiera della legalità senza infingimenti, recuperando e rompendo quel velo di ipocrisia di chi solo oggi, in questa occasione, piange lacrime di coccodrillo o strumentalizza vecchie questioni per nascondere i propri fallimenti.
La lotta all'illegalità deve essere corale e senza divisioni, e stupisce oggi sentire ancora parole di risentimento, che strumentalizzano il profondo dolore di una azione in ginocchio, che pretende pace, giustizia sociale, benessere e sviluppo.
Non sono i risentimenti che ci potranno liberare dal cancro della mafia. Prendiamo esempio dai giovani di tutte le ideologie, che senza distinzioni oggi vogliono proiettare l'Italia verso il futuro, all'insegna del rispetto rigoroso della legge e della dignità delle istituzioni. Combattere la mafia oggi con i comportamenti, con gli esempi, con le buone leggi che noi dobbiamo fare, e con il sostegno senza «ma» e senza «se» alle forze dell'ordine e alla magistratura: solo così oggi avremo reso senza retorica omaggio a quei martiri (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, ho sentito dai colleghi Veltroni e Cicchitto una cosa assolutamente giusta: che Giovanni Falcone fu lasciato solo. Fu lasciato solo e fu anche fortemente avversato e demonizzato. All'epoca leggemmo titoli sui giornali del tipo «Falcone preferì insabbiare tutto» e leggemmo anche che Falcone - e questo apparve su la Repubblica - era da paragonare ai «guitti televisivi». Lo ripeto: ai «guitti televisivi».
Un nostro collega, che adesso è stato eletto sindaco, Leoluca Orlando Cascio, accusò addirittura Falcone di non dare seguito a prove compromettenti sulla politica e sulla mafia. Ma l'avversione fu totale. Il suo progetto di superprocura fu definito, in una lettera di magistrati appartenenti a MD, come un progetto «inadeguato, pericoloso, controproducente».
Ancora: che cosa lo aveva reso così odioso a una certa parte della magistratura? Il fatto che si era schierato apertamente per un controllo istituzionale sull'attività del PM e per la separazione delle carriere, si era impegnato per farla finita con l'obbligatorietà dell'azione penale e con la partitocrazia imperante in magistratura e nel CSM.
In questa canea contro Falcone bisogna dare atto a Giancarlo Caselli e Ilda Boccassini che non si unirono mai a questi insulti e a queste accuse. Anzi, la Boccassini accusò pubblicamente i suoi colleghi di MD, e disse: «Voi avete fatto morire Giovanni... E adesso qualcuno ha pure il coraggio di andare ai suoi funerali... Due mesi fa ero a Palermo in un'assemblea dell'Associazione nazionale magistrati. Non potrò mai dimenticare quel giorno... Le parole più gentili, specie dalla sinistra, da Magistratura Democratica, erano queste: Falcone si è venduto... Mario Almerighi lo ha definito un nemico politico... Tu, Gherardo Colombo, che diffidavi di lui, perché sei andato ai suoi funerali? Giovanni è morto con l'amarezza di sapere che i suoi colleghi lo consideravano un traditore.».
Voglio dire che Giovanni Falcone ebbe un grande merito. A parte le sue inchieste e i suoi processi contro la mafia, egli ebbe il merito di raccontare, con una serie di interventi mirati, la sua riforma della giustizia, a cominciare dal CSM. E disse che, anziché essere organo di autogoverno e garante dell'autonomia, essa era diventata una struttura da cui il magistrato si deve guardare, con le correnti trasformate «in cinghia di trasmissione della lotta politica». E si chiedeva «quanti anni deve ancora durare questa politicizzazione della giustizia?». Io dico che bisogna stare attenti a non confondere la politica con la giustizia penale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANCARLO LEHNER. Insomma, Giovanni Falcone, a parte il suo ruolo di giudice e la sua lotta alla mafia, ci ha dato anche degli insegnamenti attualissimi per Pag. 9una vera e seria riforma della giustizia e ci ricorda, infine - lo vorrei dire a tutto il Parlamento e a tutte le forze politiche - che il garantismo è un valore. Basta con questa cultura poliziesca, giustizialista e forcaiola che ha invaso tutti i nostri partiti politici (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Lehner, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Versace. Ne ha facoltà.

SANTO DOMENICO VERSACE. Signor Presidente, se vogliamo onorare Giovanni Falcone è molto semplice, c'è un modo molto semplice e lineare: approvare una legge sulla corruzione per i tanti corrotti e per chi non rispetta il bene pubblico, cioè il bene e il patrimonio dei cittadini, come e peggio dei mafiosi. La mafia prospera perché esiste la corruzione e l'uso distorto del patrimonio e dei beni pubblici.
Onorare Giovanni Falcone significa fare leggi che portino alla trasparenza assoluta, all'uso corretto del potere politico e della politica. Giovanni Falcone è stato ucciso dalla cattiva politica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, la commemorazione di Giovanni Falcone è un atto importante per il Parlamento in quanto la sua morte, quella di sua moglie e degli agenti della scorta rappresenta un punto di svolta per l'intero Paese. L'opinione pubblica si è resa conto fino in fondo, e anche i parlamentari di allora si sono resi conto fino in fondo, per quell'episodio drammatico, che la mafia era, e purtroppo in qualche misura ancora lo è, il maggiore ostacolo e il maggiore nemico del progresso dell'Italia.
Oggi è ancora più grande il dolore in quanto a quel ricordo si aggiunge la nostra grande tristezza per le vittime del sisma in Emilia Romagna e della bomba di Brindisi. La moglie di un uomo della scorta, l'agente Montanaro, ucciso a Capaci, ha pronunciato in questi giorni cose molto significative. Ha invitato tutti noi ad onorare quei martiri non solo negli anniversari, ma con la lotta continua alla mafia e con l'azione corale di sostegno alle forze dell'ordine e alla magistratura al di là di chi allora ha avversato, anche nello Stato, Falcone e i suoi progetti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).
Credo, infine, che oggi vada superata ogni polemica e si debba invece inquadrare la figura di Falcone come operatore della giustizia, che ha tentato in tutti i modi di far corrispondere alle sue idee quello che lui sentiva per la riforma della giustizia, che è uno dei problemi di fondo rimasto ancora oggi nel nostro Paese e nelle nostre istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, data l'eccezionalità della circostanza, il Governo, mio tramite, non può esimersi dal rappresentare in quest'Aula i sentimenti di piena partecipazione al ricordo delle vittime delle stragi di Capaci e di via d'Amelio. Il sacrificio di Falcone e Borsellino e di quanti con loro caddero vent'anni fa deve essere sempre di più per noi uno sprone alla ripresa di una lotta senza quartiere a Pag. 10tutte le mafie, come ha poco fa ricordato a Palermo il Presidente del Consiglio, alzando ulteriormente l'asticella dell'impegno di tutti (cittadini, istituzioni, responsabili politici), nella consapevolezza delle dimensioni sempre più ampie e meno territorialmente circoscritte e più insidiose che il fenomeno mafioso assume.
Ma il nostro impegno in questa circostanza deve essere rinnovato come un impegno forte, non generico, che si esprima nel contrasto giudiziario e di polizia, nella repressione e nella dissuasione, ma anche nella prevenzione, per far sì sempre più che ci sia un apparato dello Stato, come ha detto il Presidente del Consiglio, «lontano da ogni possibile sospetto di prossimità ad organizzazioni mafiose» e per far sì che tutti i rappresentanti da eleggere nei vari livelli di Governo siano selezionati con grande attenzione e con grande rigore.
Signor Presidente, uno degli striscioni esposti oggi a Palermo dice: «Coltiviamo la speranza». Anche noi questa mattina qui ci permettiamo di dire «coltiviamo la speranza», la speranza che tutti insieme sappiamo fare tesoro delle lezioni di questo triste passato che - ahimè - di tanto in tanto si rinnova e si ripropone, per alzare una barriera che metta la legalità e la democrazia nelle condizioni di vincere e di affermarsi sempre (Applausi).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Iannaccone ed altri; Razzi ed altri; Donadi ed altri; Pionati; Palagiano ed altri; Cambursano ed altri; Briguglio; Baccini; Angelino Alfano ed altri; Giachetti ed altri; Graziano ed altri; Moffa ed altri; Antonione ed altri; Casini ed altri; Rubinato ed altri; Dozzo ed altri; Bersani ed altri; D'iniziativa popolare: Norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al Governo per l'adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e movimenti politici e per l'armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali (A.C. 4826-4953-4954-4985-5032-5063-5098-5114-5123-5127-5134-5136-5138-5142-5144-5147-5176-5198-A) (ore 12,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Iannaccone ed altri; Razzi ed altri; Donadi ed altri; Pionati; Palagiano ed altri; Cambursano ed altri; Briguglio; Baccini; Angelino Alfano ed altri; Giachetti ed altri; Graziano ed altri; Moffa ed altri; Antonione ed altri; Casini ed altri; Rubinato ed altri; Dozzo ed altri; Bersani ed altri; D'iniziativa popolare: Norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al Governo per l'adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e movimenti politici e per l'armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'emendamento 2.503 della Commissione.
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 6.600, 6.601, 6.602, 6.603, 6.604, 6.605, 6.606, 6.607, 6.608, 6.609, 6.610, 6.611 e 6.612, l'articolo aggiuntivo 6.0600, nonché le nuove formulazioni degli emendamenti 6.500, 7.500 e 9.500 che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).
Il termine per la presentazione dei subemendamenti, già comunicato per le vie brevi ai gruppi, è stato fissato alle ore 15 di oggi.
Avverto, inoltre, che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il parere (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate) sui nuovi emendamenti contenuti nel fascicolo n. 3, che è in distribuzione, nell'ambito del quale è stato revocato il parere contrario sull'emendamento Orsini 5.204 espresso in data 22 maggio 2012.

Pag. 11

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Dobbiamo ora passare all'emendamento Maurizio Turco 2.209.
Chiedo all'onorevole Maurizio Turco se intenda accogliere l'invito al ritiro formulato dai relatori.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, ci sono arrivati 17 emendamenti al testo sul quale stiamo discutendo. Lei ci ha detto adesso che, contrariamente alle previsioni, anziché alle 14,15 possiamo presentare subemendamenti entro le ore 15. Ma noi fino a che era lavoreremo? Infatti, il problema è che dovremmo uscire adesso per andare a fare subemendamenti, anche perché ormai è il gioco delle tre carte: sono sempre gli stessi emendamenti che vengono smontati e rimontati per farci perdere tempo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Quindi, noi vogliamo sapere se abbiamo diritto, cioè se il diritto a presentare subemendamenti è un diritto effettivo o nominale. Il diritto c'è, ma non lo possiamo esercitare. Allora, dobbiamo avere il tempo almeno di leggere questi 17 emendamenti e il tempo per fare eventualmente i subemendamenti, anche perché vanno a toccare degli emendamenti già presentati che potrebbero decadere, dover essere riproposti e quant'altro (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, il concetto è chiaro. Comunque confermo che il termine è per le ore 15 di oggi. C'è tutto il tempo necessario, trattandosi...

MAURIZIO TURCO. Ma quando lavoriamo? Quando?

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, la richiamo all'ordine. La richiamo all'ordine! C'è tutto il tempo necessario per prendere visione della formulazione degli emendamenti, anche perché si tratta in molti casi di riformulazioni.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, faccia rispettare il Regolamento!

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, la richiamo all'ordine per la seconda volta (Commenti dell'onorevole Maurizio Turco)!
Onorevole Maurizio Turco, non mi costringa ad allontanarla dall'Aula (Commenti dell'onorevole Maurizio Turco).
Onorevole Maurizio Turco, la prego di allontanarsi dall'Aula. Onorevole Maurizio Turco, la prego di allontanarsi dall'Aula.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 12,20.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, quanto diceva poco fa l'onorevole Maurizio Turco ha un suo reale fondamento. Ora non voglio rifare la storia del provvedimento - la farò dopo - ma mi riferirò solo a quello che è successo stamattina. Da ieri ci siamo convocati, noi del Comitato dei nove, alle ore 10 per esaminare i pareri sugli ultimi emendamenti che avevamo tralasciato. Ricordo che sono stati ripresentati ancora una quindicina di emendamenti. Solamente adesso, grazie alla sua sospensione della seduta - e ancora non ho finito e, come me, neanche l'onorevole Bressa - siamo riusciti a ricollocarli esattamente, nel posto dove questi nuovi emendamenti e subemendamenti dovranno essere votati all'interno del fascicolo degli emendamenti. Pag. 12
Solo per metterli dove devono andare abbiamo fatto fatica. Vorremmo, almeno, il tempo necessario per leggerli, in primo luogo, e, in secondo luogo, per presentare i subemendamenti. Ma, se noi siamo qui e continuiamo a votare, dall'articolo 2 in avanti, quando mai riusciremo ad esaminare i subemendamenti eventualmente necessari a modificare questi nuovi emendamenti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)?
Premetto che la Lega Nord Padania non intende presentare alcun subemendamento perché su quasi duecento e oltre emendamenti e subemendamenti sono 6 le nostre proposte emendative. Quindi, alla Lega Nord Padania non si può imputare l'ostruzionismo. Dunque, non abbiamo intenzione di presentare proposte emendative ma i colleghi che, legittimamente, hanno la voglia, la necessità e l'opportunità politica di doverli presentare devono avere il tempo per presentarli. Quindi, o si sospende la seduta per consentire a tutti di lavorare oppure non lo so, ritiriamo le nostre proposte emendative.
Però, ricordo che questo provvedimento è nato e in una settimana bisognava fare tutto, qualcuno diceva, e la colpa era della Lega che non lo voleva varare e non ha concesso l'esame in Commissione in sede legislativa. Non so se ci ricordiamo di questo!
Se fossimo in Commissione in sede legislativa a quest'ora, con tutto questo viavai, forse l'avremmo concluso - effettivamente sì - perché il lavoro, dall'ABC al BC, che ho qui alla mia destra, non è che abbia migliorato la cosa.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, la ringrazio per aver richiamato con grande precisione i termini.
Ricordo a lei e ai colleghi che alle ore 13,30 è prevista la sospensione della seduta. Era inizialmente stato comunicato, per le vie brevi, che il termine era alle ore 14,15. La Presidenza, come ben risulta agli atti, ha autonomamente spostato alle ore 15 il termine per la presentazione. Dalle ore 13,30 alle ore 15 vi è un'ora e trenta minuti e si tratta di nuove formulazioni di emendamenti ampiamente conosciuti. Aggiungo - e concludo, quindi, sul punto - che non si può sostenere che non vi è il tempo materiale per prenderne visione.
In ogni caso, proprio per il rispetto assoluto del Regolamento, nulla osta a spostare dalle ore 15 alle ore 15,30. Ma, è di tutta evidenza che non è certo quella mezz'ora, in più o in meno, che può risolvere la questione. Pertanto, alle ore 15,30 è fissato il termine per la presentazione dei subemendamenti.
Ricordo, comunque, che alle ore 13,30 sospenderò la seduta, come già previsto.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, la ringrazio per aver esplicitamente riconosciuto che questo provvedimento è un «casino galattico» e che facciamo fatica a venirne fuori.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli!

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, vorrei che lei ammettesse che è in atto un ostruzionismo da parte della maggioranza di quest'Aula, perché si lavora su un provvedimento e all'ultimo istante cambia tutto e si presentano 17, 16 (o quanti sono) emendamenti, dando pochissimo tempo ai gruppi e alle delegazioni di potersi organizzare per subemendarli.
Evidentemente è necessario rispetto per il Paese, che ha votato contro il finanziamento pubblico dei partiti. Si è veramente messo in gioco e in atto il solito teatrino, che vede i partiti della partitocrazia riuniti per decidere su come spartirsi il «bottino». Questa è la realtà dei fatti e di fronte a questo ci troviamo ancora una volta.

Pag. 13

TERESA BELLANOVA. Radio radicale!

RITA BERNARDINI. La gente lo sa come fu votato e come votò lei stessa nel 1993. Noi abbiamo avuto una proposta precisa su questo ma voi continuate, ancora una volta, e vi mettete tutti d'accordo, nei comitati ristretti, a cambiare, ancora una volta, le carte in tavola.
Credo non vi stiate rendendo conto di quello che sta accadendo nel nostro Paese (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le dico molto francamente che sta diventando un tantino insopportabile, per quanto mi riguarda, ascoltare le parole dei colleghi radicali, che si rivolgono a tutti facendo finta di non conoscere il dibattito che si svolge all'interno di tutti i partiti su questi argomenti e dando per scontato che chi, a differenza di loro, fa scelte diverse, lo faccia per appropriarsi di un bottino, o per chissà cosa. Magari alcuni di noi - e se ne facciano una ragione anche i colleghi radicali - scelgono la strada di ottenere almeno una riduzione del danno e cioè di portare in porto la riduzione e il dimezzamento del finanziamento ai partiti. I colleghi radicali devono capire che qui dentro la loro posizione, invece di portare al dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti, magari porterebbe a lasciare esattamente le cose come stanno. Ognuno sceglie quello che vuole, ma i colleghi radicali si risparmino di darci patenti di moralità nell'individuale attività di ciascun deputato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

VINCENZO D'ANNA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, credo che qua dentro qualcuno debba avere il coraggio civile di affermare come stanno le cose per evitare che ciò che si afferma qua debba necessariamente essere rivolto a chi qua non c'è, cioè alle piazze, ai movimenti e alla rete, nella quale qualcuno o molti ci hanno dipinti come degli esseri spregevoli, che stanno qui ad arricchirsi o per arricchire i partiti ai quali appartengono.
Indipendentemente da quale sia la posizione dei radicali - che, per alcuni versi, condivido - e da quali siano le posizioni che i gruppi politici in quest'Aula assumono in ordine alla legge sul dimezzamento del finanziamento ai partiti, credo che sia nostro compito morale anche per rispettare la nostra onestà intellettuale, dire qua dentro - salvo poi quello che bisogna dire fuori, visto che c'è bisogno ormai di traduzione simultanea di quelli che sono la logica, il rispetto della Costituzione e della funzione del parlamentare e del Parlamento - che in uno Stato democratico finanziare i partiti politici, poco o molto che sia, rappresenta uno dei capisaldi volti alla tutela dell'esercizio democratico e dell'espressione della sovranità popolare.
Se noi, qua dentro, continuiamo a fare il giochino dell'antipolitica camuffata da posizione politica, saremo tutti quanti, dalla destra alla sinistra, segnati con il marchio dell'infamia. Questo sia chiaro a chi oggi fa questo giochino, non rivendicando le prerogative e le funzioni etiche, giuridiche e costituzionali della politica, dei partiti, del Parlamento e dei parlamentari.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 2.209.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 2.209 formulato dal relatore. L'onorevole Maurizio Turco non è in Aula; onorevole Beltrandi?

MARCO BELTRANDI. No, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 14
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 2.209, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 510
Votanti 500
Astenuti 10
Maggioranza 251
Hanno votato
91
Hanno votato
no 409).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 2.210, formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 2.210, non accettato dalla Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, D'Anna, Galletti, Castellani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 496
Astenuti 12
Maggioranza 249
Hanno votato
31
Hanno votato
no 465).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 2.19, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Zeller, Melandri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 504
Votanti 486
Astenuti 18
Maggioranza 244
Hanno votato
77
Hanno votato
no 409).

Prendo atto che i deputati Oliverio, Scanderebech e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.2.504.1, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Della Vedova, Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 491
Astenuti 17
Maggioranza 246
Hanno votato
74
Hanno votato
no 417). Pag. 15

Prendo atto che il deputato Duilio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.504 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fallica, Fiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 518
Votanti 511
Astenuti 7
Maggioranza 256
Hanno votato
418
Hanno votato
no 93).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Le ricordo che la sua componente ha esaurito i tempi a disposizione. Ne ha facoltà, per un minuto.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, vorrei ribadire che voteremo contro l'articolo 2, perché esso conferma la filosofia dell'articolo 1, con la concessione di un cofinanziamento rispetto al finanziamento pubblico. Noi riteniamo che per ridare slancio, etico e morale, alla politica e al sistema dei partiti bisogna azzerare il finanziamento pubblico, procedere ad un rinnovamento serio ed autentico e recuperare valori.
Quindi ribadiamo, con il voto contrario all'articolo 2, anche la nostra netta contrarietà al finanziamento pubblico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 12,35)

DAVID FAVIA. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro l'approvazione dell'articolo 2, che è corollario dell'articolo 1, soprattutto perché crea un rapporto viziato tra l'impresa e la politica. Infatti, nell'incentivare la raccolta di contribuzioni private - noi saremmo favorevoli alle contribuzioni limitate alle persone fisiche - sostanzialmente incentiva un rapporto, che ieri ho definito e oggi confermo, oscuro tra l'impresa e la politica. Addirittura vedremo successivamente se in questo rapporto è compresa ed è coinvolta, in tutto o in parte, anche l'impresa di Stato. Siamo contrari anche ai 10 mila euro come limite, che consideriamo eccessivo, da sottoporre - lo vedremo successivamente - ad un beneficio fiscale, quando invece lo stesso beneficio fiscale per le ONLUS è di soli 2 mila euro. Tra l'altro, tutto questo sistema di fatto vanifica ogni vantaggio relativo al dimezzamento del contributo. Quindi, essendo l'impianto globalmente sbagliato, voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico su questo articolo, che riteniamo particolarmente innovativo rispetto alla situazione attuale e foriero, secondo noi, di cambiamenti sostanziali, anche nel modo di essere dei partiti. Infatti, in questi ultimi vent'anni, in particolare dopo la fine dei grandi partiti di massa, abbiamo conosciuto una frammentazione della rappresentanza politica e la nascita di partiti spesso privi di un ancoraggio reale con il territorio, di un rapporto vero con la società, partiti che spesso nascevano da frantumazioni di gruppi parlamentari e non avevano quindi una sorta di legittimazione, che viene dalla concreta vita politica costruita con i cittadini nel territorio. Pag. 16
Il fatto di introdurre il meccanismo del cofinanziamento sterza in maniera significativa verso un'idea di politica e dei partiti fatta di concretezza e di lavoro quotidiano, che credo sia uno dei fondamenti sui quali riavviare la faticosa strada della ricostruzione della politica in questo Paese. Parlamento e partiti possono essere i due pilastri attraverso i quali, riformandoli radicalmente, possiamo recuperare il terreno perduto in questi vent'anni, le promesse di innovazione mancate, e possiamo riaprire una pagina nuova, capace di fare rinnamorare la gente della politica.
In questo articolo c'è un altro aspetto che ci deve far riflettere: molto spesso viviamo una politica ricca che si manifesta come tale, anche con fenomeni inaccettabili e degenerativi, a livello dei vertici nazionali ed una politica povera nei territori, con sezioni, circoli e realtà di quartiere lasciati privi di un sostegno. Attraverso questa logica, del cofinanziamento andiamo invece ad incentivare una ripresa di attività della politica nel territorio.
Ecco, sono queste le motivazioni di fondo secondo noi sicuramente pericolose per quelli che hanno un'idea che in questi anni si è fatta una politica molto di immagine, molto poco costruita sulle cose, sulle proposte concrete e sulle battaglie politiche concrete, invece foriera di buoni risultati per chi, come noi, vuole ripartire dal basso a costruire una politica vera, una politica fatta dalla gente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, si vuole ripartire dal basso, ma con i soldi di tutti; quindi, non è che la cosa sia molto onorevole. Noi vorremmo ripartire dal basso, perché il fondo lo abbiamo toccato, solo con i nostri soldi. Quindi, sull'articolo 2 esprimeremo chiaramente voto contrario, anche perché qui si chiarisce definitivamente che dai rimborsi elettorali si passa ai contributi per finanziare l'attività politica.
Quindi, in barba a tutti i referendum che vengono fatti e a tutte le belle dichiarazioni, si reintroduce il finanziamento pubblico ai partiti, legato, sicuramente, in questo caso ad una quota del finanziamento che viene dato dai privati, ma comunque, proprio per quello, vi è una compartecipazione del pubblico a questo finanziamento.
Poi, sull'effettiva formulazione dell'articolo 2, devo essere sincero, credo che qui dentro nessuno l'abbia ancora capita, perché siamo ancora votando i subemendamenti. Quindi, stiamo votando a favore o contro qualcosa che non siamo nemmeno certi di essere in grado di leggere completamente. È più facile votare contro, partendo dal principio che non vogliamo i soldi del finanziamento pubblico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, il gruppo di Futuro e Libertà voterà a favore dell'articolo 2, anche se l'inserimento nel finanziamento privato, nel sistema del cofinanziamento, delle imprese suscita in noi molte riserve e molte perplessità.
Preferiamo, però, comunque guardare alla parte positiva, per cui, accanto al finanziamento pubblico, si è inserita la partecipazione dei privati, pur con il limite che ho testé detto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Follegot, Della Vedova, Martino, Causi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). Pag. 17

(Presenti 521
Votanti 510
Astenuti 11
Maggioranza 256
Hanno votato
410
Hanno votato
no 100).

Prendo atto che i deputati Tocci, Realacci e Vico hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi all'articolo 2 e sui relativi subemendamenti.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Stracquadanio 2.01, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sui subemendamenti Maurizio Turco 0.2.0500.2 e 0.2.0500.3, esprime parere favorevole sul subemendamento Zeller 0.2.0500.1 e raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 2.0500, nuova formulazione.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea su tutti gli articoli aggiuntivi all'articolo 2 e sui relativi subemendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Stracquadanio 2.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, voglio fare una breve dichiarazione di voto di un minuto. Con questo articolo aggiuntivo noi cerchiamo di introdurre un sistema dei controlli più rigoroso e più trasparente indipendentemente dalla fonte del finanziamento, sia che si tratti di finanziamento proveniente da privati sia che si tratti di finanziamento proveniente dallo Stato.
Infatti, riteniamo che il sistema dei controlli previsto da questo provvedimento introduca alcuni elementi di specialità che non sono assolutamente richiesti e che, anzi, rischiano di protrarre un regime particolare per i partiti, che pure riceveranno finanziamento pubblico, così come questa Camera ha sancito con il voto sull'articolo 1.
Per questa ragione questo articolo aggiuntivo, che noi proponiamo, ha maggiori motivazioni proprio perché, per esempio, affida alla Corte dei conti il controllo, appunto, del denaro pubblico e non a quella Commissione che è un unicum nella legislazione, di cui non capiamo il significato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, noi votiamo a favore di questo articolo aggiuntivo perché affidare ad un sistema più rigoroso, qual è quello della Corte dei conti rispetto a quello della Commissione prevista più avanti dall'articolato, ci sembra di maggiore garanzia in termini di trasparenza e di legalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi perdoni e mi perdoni l'onorevole Stracquadanio se mi permetto di esprimere parere favorevole al suo articolo aggiuntivo, capisco che domani pioverà.
Però, a me pare - e in tal senso invito l'Aula a riflettere su questo articolo aggiuntivo -, se ho capito bene, che si introduca la possibilità che anche sui contributi volontari vi sia un'indicazione di chi deve riceverli, di chi deve fare i controlli e come devono essere fatti i controlli. Pag. 18
Noi abbiamo stabilito e stiamo stabilendo tutto ciò che si deve fare in ordine ai finanziamenti pubblici, però tutti sappiamo che esistono anche i finanziamenti privati e che è bene sapere per quale ragione l'imprenditore x mette a bilancio di dare 100 mila euro al partito y. Magari se l'imprenditore x è un imprenditore che ha dieci società, mette a bilancio, per dieci società, che ogni società dia 100 mila euro sempre al politico y. Alla fine della fiera, non è come dare l'elemosina in chiesa al sagrestano che passa. Vi sarà una ragione perché l'imprenditore x dà cento più cento più cento, qualche milione di euro, al partito o al politico y. Sarà sicuramente onesta questa ragione, ma è meglio sapere che vi sia questa relazione e che questa relazione avvenga in modo trasparente e pubblico, per di più che questi fondi, poi, vengono utilizzati per i fini che si dichiarano che siano dati e che non siano, sottobanco, una «mazzetta» occultata.
Per questa ragione, mi permetto di insistere sulla valutazione positiva di questo articolo aggiuntivo, che è una valutazione estremamente delicata. In realtà, è un altro provvedimento nel provvedimento che stiamo approvando e mi meraviglia che noi stessi non lo abbiamo preso in considerazione prima. In questo senso, noi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, solo per un chiarimento all'Aula.
Nel provvedimento in esame tutti i contributi privati non possono essere anonimi e sopra i 5 mila euro sono pubblici, per cui quello che ha detto adesso l'onorevole Di Pietro è già contenuto nel provvedimento che andiamo a votare. Nel provvedimento che andiamo a votare, e che mi auguro diventerà legge, nessuno può nascondersi dietro alcunché: tutte le donazioni private sono pubbliche, nessuno può nascondersi dietro l'anonimato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, preannunzio il nostro voto favorevole su questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, noi del gruppo di Popolo e Territorio guardiamo queste modifiche legislative al finanziamento pubblico dei partiti con molte riserve.
Noi vorremmo associarci, per quanto riguarda l'articolo aggiuntivo a prima firma Stracquadanio, perché siamo intimamente convinti che intanto affrontiamo il tema delle contribuzioni volontarie - e avremmo preferito che il dibattito fosse radicalmente spostato su quel versante, piuttosto che riproporre, sia pure in versione ridotta, un finanziamento pubblico dei partiti - e perché, all'interno di questo articolo aggiuntivo, vi è un riferimento esplicito ad un sistema di controllo e di verifica che deve passare nelle mani della Corte dei conti.
Ecco perché sollecitiamo l'intero Parlamento, indipendentemente dalle considerazioni che da ultimo faceva l'onorevole Bressa, e che sono limitative rispetto alla contribuzione volontaria.
Infatti, ha ragione l'onorevole Di Pietro: attenzione, dobbiamo stare attenti anche alle mistificazioni di una contribuzione volontaria che, parcellizzata, potrebbe sfuggire alle maglie di un controllo severo e trasparente.
Per tali ragioni noi sottoscriviamo questo articolo aggiuntivo a prima firma dell'onorevole Stracquadanio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vorrei far notare ai colleghi che qui Pag. 19si tratta di contributi volontari e che alla prima lettera di questo articolo aggiuntivo si prevede che questi contributi volontari possano essere dati esclusivamente a partiti che hanno eletto o eleggeranno parlamentari nei due rami del Parlamento.
Penso che questa sia una forte limitazione nei confronti dei cittadini che intendono contribuire con versamenti volontari anche a partiti che magari non hanno alcuna intenzione di presentarsi - Di Pietro, leggi bene la lettera a) - alle elezioni politiche. Infatti, ci possono essere dei partiti o dei movimenti che non intendono presentarsi. Quindi questo dispositivo è limitativo - lo legga bene il collega Di Pietro - e si applica esclusivamente per quei partiti che si presentano e che avranno eletto dei parlamentari, dei senatori o dei deputati.
Quindi per questo il nostro movimento, al di là degli articoli 2, 3, 4 e 5 con cui concorda, voterà contro questo articolo aggiuntivo. Riteniamo, infatti, che vi sia anche dal punto di vista costituzionale un'ingerenza e, quindi, la non possibilità per un cittadino di finanziare qualunque esso voglia partito o movimento politico, al di là se questo partito o movimento politico abbia ottenuto poi dei seggi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santori. Ne ha facoltà.

ANGELO SANTORI. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole dei Liberali per l'Italia a questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per dire all'Aula che certamente, come ha detto l'onorevole Bressa, anche nella legge c'è scritto che si saprà a chi sono erogati. Ma non si saprà a quale titolo sono erogati e non ci sarà qualcuno che potrà controllare se quel titolo è stato rispettato.
All'onorevole Dozzo dico che forse dovrebbe leggere anche la lettera b), che prevede che si possano erogare anche a coloro che si presentano in almeno tre regioni. Quindi, non è vero che gli altri restano esclusi oppure che si debba ammettere che in qualunque regione basti presentare una lista soltanto. Non è così.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, non voterò questo articolo aggiuntivo.
Non lo voterò, pur condividendolo, perché non è completo. Infatti, vanno dichiarati tutti i finanziamenti privati che vanno dati ai politici, ma non solo ai politici. Vanno dichiarati anche quelli che vengono dati ai magistrati ancorché, a volte, in fogli di giornale. Vanno dichiarati tutti, non solo quelli della politica! Altrimenti, così, si fa di ogni erba un fascio. Qui bisogna essere certi che vi sia la legalità diffusa nei politici, nei magistrati e in tutti colori che operano in organismi pubblici.
È per questo che non lo voterò, pur condividendolo a metà: deve essere ampliato a tutti (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Stracquadanio 2.01, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea e la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Della Vedova, Sardelli, Siliquini, Cosentino, Desiderati, Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 20

(Presenti 521
Votanti 511
Astenuti 10
Maggioranza 256
Hanno votato
87
Hanno votato
no 424).

Passiamo al subemendamento Maurizio Turco 0.2.0500.2.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.2.0500.2, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Colucci, onorevole Zeller, onorevole Moles, onorevole D'Antoni, onorevole Germanà, onorevole Pelino, onorevole Siliquini, onorevole Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 529
Votanti 516
Astenuti 13
Maggioranza 259
Hanno votato
34
Hanno votato
no 482).

Passiamo al subemendamento Maurizio Turco 0.2.0500.3.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.2.0500.3, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Cesaro, onorevole Vignali, onorevole Siliquini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 523
Votanti 507
Astenuti 16
Maggioranza 254
Hanno votato
32
Hanno votato
no 475).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zeller 0.2.0500.1, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli, onorevole Gava, onorevole Mondello, onorevole Calipari.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 522
Votanti 498
Astenuti 24
Maggioranza 250
Hanno votato
481
Hanno votato
no 17).

Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Gianni Farina ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0500 (Nuova formulazione) della Commissione, nel testo subemendato, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 21

Onorevole Causi, onorevole Tommaso Foti, onorevole Mogherini Rebesani, onorevole Molteni, onorevole Formisano Aniello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 528
Votanti 512
Astenuti 16
Maggioranza 257
Hanno votato
422
Hanno votato
no 90).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se oggi siamo arrivati a questo punto non è certo per un segnale di virtuosismo da parte della politica, ma perché siamo stati e siamo inseguiti da molti settori della società: da imprenditori senza più imprese, da imprenditori che si suicidano, da pensionati senza pensione, da esodati meglio conosciuti come fregati, da disoccupati, inoccupati, sottoccupati e chi più ne ha più ne metta, da demagoghi e personaggi in cerca d'autore e persino dal comico di turno.
Signor Presidente, questa mattina, avremmo dovuto predisporre un articolo unico, concernente l'abrogazione del finanziamento ai partiti. Punto. Senza demagogia, senza voler fare qui nessun atto particolare, disponendo «pannicelli caldi» o provvedimenti che possono sembrare opportuni per andare in piazza e dire che eravamo contrari. No. Serve una consapevolezza: avevamo proposto di utilizzare l'ultima tranche dei finanziamenti ai partiti, pari a 100 milioni di euro, per gli «esodati». Non è stato possibile. Abbiamo proposto più volte, in più riprese, misure che potevano servire a questo nostro Paese, ma il Governo sembra sordo e cieco a questo grido di dolore che, ormai, si alza da tutte le parti.
Gli scandali che hanno segnato, in questi mesi e in questi giorni, l'utilizzo improprio delle risorse pubbliche ci dovevano portare, come conseguenza, ad azzerare il finanziamento. Oggi, non dobbiamo porci il problema di come finanziare i partiti: probabilmente, un modo liberale, che era quello di chiedere ai cittadini di contribuire per la democrazia alla gestione del partito o dei partiti, sarebbe stato più utile. Noi continuiamo ancora a pensare come se questi ultimi dieci anni non fossero passati. Stiamo continuando a pensare come se il terremoto economico, sociale e culturale, che in questo momento viviamo, non ci appartenesse.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che non sempre i radicali abbiano torto, così come oggi. Quindi, l'unica cosa che, oggi, possiamo fare veramente, con serietà, pensando a come occuparci dei disoccupati, degli inoccupati e degli «esodati», sia predisporre un articolo unico, concernente l'azzeramento del finanziamento ai partiti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 3 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Rubinato 3.205 e invita al ritiro dell'emendamento Lenzi 3.203, in quanto è assorbito dalla riformulazione dell'emendamento 3.500 della Commissione.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sui successivi subemendamenti Maurizio Turco 0.3.500.3, Vanalli 0.3.500.1 e Maurizio Pag. 22Turco 0.3.500.2, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.500 (Nuova formulazione).
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sui successivi emendamenti Maurizio Turco 3.202, Iannaccone 3.200, Vanalli 3.201, Rampelli 3.206 e Favia 3.204.
La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Mantini 3.1, in quanto si ritiene più opportuno che questo argomento, anche rispetto ad altre proposte emendative presentate, venga affrontato con riferimento all'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.501.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Rubinato 3.205.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Rubinato 3.205 formulato dal relatore.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, mi permetto, comunque, di spendere due parole su questo emendamento a mia prima firma, sul quale è stato rivolto un invito al ritiro.
Ho già avuto modo di dire e di ricordare ieri come, nella storia della Repubblica italiana, abbia avuto la prevalenza fino ad oggi - e tuttora permane - il fatto che tutti gli interventi legislativi volti a garantire il finanziamento pubblico in favore dei partiti politici hanno posto alla loro base il criterio per cui si finanziano i partiti politici senza riconoscerli, anziché riconoscerli per finanziarli.
Credo che questo ragionamento abbia avuto spiegazioni, anche politiche, nel tempo, ma che oggi non sia più sostenibile. Il finanziamento pubblico dev'essere legato al riconoscimento di una forma giuridica e di alcuni requisiti minimi affinché quel soggetto possa avere il finanziamento pubblico. Ciò proprio perché l'articolo 49, come ho detto ieri, mette al centro della proposizione normativa i cittadini e non i partiti apparato.
A nostro parere, quindi, con questo emendamento, io e i colleghi volevamo legare l'erogazione del finanziamento al fatto che almeno sia reso pubblico, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, l'atto costitutivo, lo statuto della forza politica e del movimento, con un minimo di requisiti di democrazia interna e di forme di trasparenza. Questa ci sembra una precondizione per il finanziamento pubblico.
In qualche modo, il testo della Commissione ha accolto, ma in modo molto riduttivo, questo principio che, inizialmente, non era presente nel testo base della Commissione. Tuttavia, non è il testo che avremmo voluto. Noi, in particolare, riteniamo necessario che nello statuto, oltre agli organi deputati alla gestione contabile del partito, vi debbano essere altre garanzie. Quali in particolare? Gli organi del partito tutti, la loro composizione, la durata in carica dei medesimi, le procedure e le forme di garanzia per le minoranze e per la trasparenza dei bilanci, i diritti e i doveri degli iscritti, nonché i requisiti di onorabilità richiesti per i candidati alle elezioni e le modalità e i criteri della loro selezione.
Per rispetto della richiesta del gruppo, ritiro l'emendamento perché ci è stato detto che, immediatamente dopo questo provvedimento, entreremo nel merito anche di questa disciplina. Tuttavia, annunzio sin da ora il mio voto favorevole sull'emendamento 3.1 del collega Mantini, il quale - pur non avendo ricevuto un parere favorevole da parte della Commissione - in modo sintetico afferma i principi che con questo emendamento noi volevamo entrassero già in questo dispositivo normativo.

PRESIDENTE. Prendo, quindi, atto che l'emendamento Rubinato 3.205 è ritirato.
Passiamo all'emendamento Lenzi 3.203. Pag. 23
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Lenzi 3.203 formulato dal relatore.

DONATA LENZI. Signor Presidente, ringrazio i relatori per lo sforzo fatto, nella riformulazione, di accogliere quello che avevo chiesto. Devo, però, dire che esso non coglie il punto, non risponde appieno a quello che volevo, all'obiettivo che mi ponevo.
All'articolo 3, noi stiamo dicendo che, per avere il finanziamento pubblico, la forza organizzata che lo chiede deve avere un atto costitutivo e uno statuto. Vorrei farvi notare che qualsiasi attività umana organizzata, in un Paese civile, ha bisogno di un minimo di formalizzazione. Un'associazione di volontariato, una polisportiva, un'associazione di promozione sociale, il mettersi insieme per aprire un'attività economica, qualsiasi cosa ha bisogno di un punto di partenza che regoli i rapporti delle parti, come previsto nell'ambito del codice civile, all'articolo 32, neanche nell'ambito del diritto pubblico.
Dunque, mi chiedo: ma noi, in quest'Aula, a maggio del 2012, ci dobbiamo porre il tema di dare un minimo di stabilità solo alle forze politiche che chiedono un finanziamento pubblico, o non sarebbe il caso che ci ponessimo il tema di un minimo di regole anche per le forze politiche che non lo chiedono? O queste debbono continuare ad essere proprietà di un singolo, che, in questo modo, diventa il padrone di un movimento politico? Dobbiamo continuare a fare questo errore oppure possiamo porvi rimedio?
Spero che nella proposta di legge sull'articolo 49 della Costituzione questo tema venga affrontato e venga affrontato dal momento in cui ci si candida alle elezioni o si deposita la lista perché è in quel caso che si pone il problema. Quindi, con l'auspicio che in quella sede si trovi una soluzione, accetto l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Lenzi 3.203 accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo al subemendamento Maurizio Turco 0.3.500.3.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Maurizio Turco 0.3.500.3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.3.500.3, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Gianni, Tanoni, Capodicasa, Minniti, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 498
Votanti 487
Astenuti 11
Maggioranza 244
Hanno votato
43
Hanno votato
no 444).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo al subemendamento Vanalli 0.3.500.1.
Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, l'articolo 3 prevede che i partiti che vogliono concorrere alla ripartizione dei rimborsi elettorali e dei contributi debbano trasmettere, ai Presidenti della Camera o del Senato, lo statuto costitutivo del partito stesso. Partendo sempre dal presupposto che siamo contrari al finanziamento pubblico, non capiamo perché debba essere trasmesso ai Presidenti della Camera e del Senato lo statuto costitutivo del partito. In ogni caso per i contributi privati, e comunque, se anche ci fossero i contributi pubblici, non riesco a capire perché un atto che è già pubblico e Pag. 24depositato come uno statuto costitutivo di un partito debba essere trasmesso ai presidenti della Camera e del Senato quando magari può venire acquisito nel momento in cui serve per erogare qualche contributo. È un articolo, di fatto, ultroneo - ho imparato questo termine - rispetto al problema - pleonastico, mi suggerisce il collega di Bergamo -, serve solo per fare numero però, visti tutti gli altri subemendamenti e articoli, non serviva a niente e abbiamo fatto un emendamento per eliminarlo così cerchiamo di non fare bene le cose che non servono.

PRESIDENTE. Quindi, onorevole Vanalli, insiste per la votazione?

PIERGUIDO VANALLI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Vanalli 0.3.500.1, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Iannaccone, Servodio, Migliavacca, De Micheli, Mosella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 507
Votanti 495
Astenuti 12
Maggioranza 248
Hanno votato
67
Hanno votato
no 428).

Prendo atto che la deputata Servodio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo al subemendamento Maurizio Turco 0.3.500.2.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Maurizio Turco 0.3.500.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.3.500.2, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghizzoni, Cicu, Razzi, Servodio, Cardinale, Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 507
Votanti 500
Astenuti 7
Maggioranza 251
Hanno votato
38
Hanno votato
no 462).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.500 della Commissione (Nuova formulazione), sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Armosino, Pugliese, Minardo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 510
Votanti 496
Astenuti 14
Maggioranza 249
Hanno votato
405
Hanno votato
no 91).

Prendo atto che il deputato Brandolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere Pag. 25voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 3.500 della Commissione (Nuova formulazione), risultano preclusi gli emendamenti Maurizio Turco 3.202, Iannaccone 3.200, Vanalli 3.201 e Rampelli 3.206.
Passiamo all'emendamento Favia 3.204.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Favia 3.204 formulato dal relatore.

DAVID FAVIA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, come è noto è stato separato il percorso dell'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione da quello della modifica della legge sul finanziamento dei partiti.
Noi non eravamo favorevoli, perché crediamo che il finanziamento vada inserito nella «forma partito» codificata sul dettato dell'articolo 49 della Costituzione e, quindi, siamo favorevoli a che, con l'articolo 3 di questo provvedimento, venga in nuce dettata una normativa più o meno conforme al dettato dell'articolo 49 della Costituzione, e quindi voteremo a favore su questo articolo. Noi abbiamo votato tutti gli emendamenti migliorativi nella direzione che ho testé detto, così come ovviamente voteremo a favore su questo emendamento che abbiamo formulato, che tende a rendere un po' più comprensibile l'aggancio con l'articolo 49 della Costituzione. Quindi, chiediamo all'Aula di farsi carico di questo problema e di votare a favore del nostro emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 3.204, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Ronchi, Adornato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 507
Votanti 489
Astenuti 18
Maggioranza 245
Hanno votato
44
Hanno votato
no 445).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che la deputata Servodio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Mantini 3.1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Mantini 3.1 formulato dal relatore.

MAURO LIBÈ. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, noi intendiamo mantenere la richiesta di votazione su questo emendamento e, come si può leggere, si tratta di una richiesta minimale. Chiedo anche ai relatori di rivedere il loro parere, perché questo emendamento è molto riduttivo rispetto, per esempio, a quello presentato dalla collega Rubinato, dove si richiede che lo statuto dei partiti debba conformarsi a principi democratici e poco altro. È ovvio! Qualcuno ci ha spiegato che dovremmo andare a rivedere, o almeno a rendere perfettamente applicabile, l'articolo 49 della Costituzione.
Oggi stiamo votando un provvedimento che sarà legge dello Stato, una legge che parla di finanziamenti, e che ne modifica sia l'ammontare che le modalità. Riteniamo che dentro questo provvedimento, visto che l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione non è ancora attuale, si possa Pag. 26prevedere una prima regola di trasparenza e di gestione corretta all'interno dei partiti. Poi, ci auguriamo che fra pochi giorni - e lo ripeto, ci auguriamo -, possa arrivare in Aula il provvedimento sull'articolo 49 della Costituzione ed in quell'occasione entreremo nello specifico in modo ancora più radicale e più incisivo, però oggi riteniamo non si possa non far passare un concetto che almeno pone dei paletti rispetto a cosa deve essere un partito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, anch'io vorrei raccomandare all'Aula una particolare attenzione su questo emendamento, al quale desidero aggiungere anche la mia firma.
In effetti, sarebbe assai deludente che noi ci occupassimo solo dell'aspetto economico del finanziamento ai partiti e non facessimo nemmeno cenno a ciò che l'opinione pubblica chiede oggi a gran voce, anche con forme di protesta che arrivano fino all'antipolitica, ossia ai partiti di disciplinarsi.
Questo emendamento non segna una disciplina; si limita a dire che i partiti dovranno usare il metodo democratico, come dice la Costituzione. Quindi, non si tratta dell'introduzione di una disciplina legislativa sulla vita interna dei partiti, ma è un richiamo ai principi fondamentali della Costituzione sanciti dall'articolo 49.
Per questo invito davvero l'Aula e i colleghi a valutare bene prima di esprimere un voto contrario, perché in questo modo si dà una delusione a quanti si attendono non solo l'aspetto economico ma anche, di converso, e come elemento rafforzativo, un'indicazione su come deve essere regolamentata la vita interna del partito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere che questo voto è importante. Siamo stufi di rinvii, magari nobilmente mascherati da ragioni procedurali o da altra presunta incomprensibile politica. Il principio da affermare è che c'è il finanziamento pubblico per i partiti e i movimenti che hanno uno statuto democratico, il quale si informa al metodo democratico nella vita interna, nella scelta delle candidature e nel rispetto dei diritti delle minoranze.
Questo principio va affermato oggi e non domani. I cittadini ci chiedono una politica aperta, partecipata e responsabile e chiedono al Parlamento capacità riformatrice e responsabilità. È il momento di dimostrarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà per un minuto.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, un minuto basta per invitare i relatori a rivedere il parere su questo emendamento che riteniamo importante, fondamentale e qualificante di tutto l'impianto normativo. Richiamarsi ad una esigenza, quale noi avvertiamo, che lo statuto sia informato a principi democratici e quindi vi sia un controllo nella selezione degli eletti e di coloro che devono essere candidati ed anche il rispetto della minoranza, credo sia un'esigenza che deve essere avvertita da parte di tutti.
Chiediamo controlli e ritengo che uno statuto debba essere certamente informato a principi non soltanto dialettici, ma soprattutto di garanzia e di democrazia. Prevedere semplicemente che lo statuto venga ad essere, ove presentato, accluso anche nell'azione dei partiti e nella presenza dei partiti significa molto e niente.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Lo statuto deve essere democratico. Se può contare questo nostro appello ai due relatori Calderisi e Bressa, noi lo facciamo con forza e soprattutto Pag. 27con grande sollecitazione e con grande fermezza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, credo che questo emendamento, sul quale voteremo a favore come gruppo di Futuro e Libertà, sia importante e vada al di là dello stesso testo che ci accingiamo a valutare. In una buona sintesi, è una sorta di norma che racchiude in sé tutto il valore della futura legge (noi abbiamo presentato una proposta in merito) per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione. Ha il pregio, con pochissime espressioni, di manifestare tutto il valore della necessità che i partiti siano disciplinati e abbiano delle regole precise che disciplinano la loro vita democratica interna.
Credo che abbia anche una connessione con un tema che mi sembra sparito dal Parlamento e dal dibattito politico, che è quello della riforma elettorale. Quando sostanzialmente nell'emendamento si fa riferimento anche alla necessità che i principi democratici ispirino anche la scelta delle candidature comprendiamo che parliamo di finanziamento pubblico dei partiti, ma evochiamo anche temi altrettanto importanti. Per questo motivo il gruppo di Futuro e Libertà voterà a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, su questo provvedimento ne stiamo vedendo un po' di tutti i colori. Era, e mi ricordo bene, proprio l'UdC con Casini, sottoscrittore del primo «ABC», che voleva che in una settimana il provvedimento fosse fatto e finito. E in quel provvedimento non c'era niente che riguardasse l'articolo 49, come continuavamo a chiedere invece noi. Adesso è abbastanza fuori luogo che ci vengono a dire che in questo provvedimento è giusto inserire parte dell'articolo 49.
L'oggetto dell'emendamento ha un senso appunto in un altro provvedimento e non in questo. Noi non siamo contro al senso dell'emendamento stesso, quindi ribadiamo quanto abbiamo sostenuto dall'inizio, ossia che l'inconcludenza di questo provvedimento è evidenziata in ogni intervento dei colleghi. Tuttavia, non possiamo comunque votare contro questo emendamento e, quindi, ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, capisco che in questa proposta di legge stiamo ottenendo un obiettivo importante, che è quello del dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti e che c'è un altro provvedimento che dovrà disciplinare in maniera più rigorosa il funzionamento stesso dei partiti che, mi auguro, presto veda la luce. Devo però dire onestamente che faccio fatica a capire i motivi per cui si debba votare contro un emendamento così formulato. Per questa ragione vorrei pregare anch'io i relatori di rivedere, se possibile, il loro parere, dopodiché, come ho fatto finora, mi attengo agli accordi presi dal mio gruppo. Tuttavia, inviterei i relatori a valutare che questa anticipazione della futura legge è una cosa sicuramente comprensibile per i cittadini italiani.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, noi vorremmo proporle di accantonare il voto dell'emendamento Mantini 3.1.

PRESIDENTE. Sta bene. Pag. 28
Avverto che, non essendovi obiezioni, la votazione dell'emendamento Mantini 3.1 deve intendersi accantonata.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.501 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La Malfa, Cesario, Tortoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 495
Votanti 481
Astenuti 14
Maggioranza 241
Hanno votato
409
Hanno votato
no 72).

Prendo atto che il deputato Lolli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Essendo giunti alle 13,30 dobbiamo sospendere la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, per l'esame delle domande di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti dei deputati Papa e Belcastro. Successivamente riprenderà il seguito dell'esame del testo unificato delle proposte di legge in materia di contributi pubblici ai partiti e trasparenza dei relativi rendiconti.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).

ALESSANDRO BRATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, le chiederei di farsi parte attiva per avere al più presto il Governo in Aula per riferire riguardo alla questione che individua nel sito di Corcolle, dove vi è una importantissima emergenza di carattere storico (Villa Adriana), il posto per la nuova discarica di Roma.
Tale scelta, fortemente voluta dal prefetto Pecoraro, a cui pare che il sottosegretario Catricalà abbia rinnovato la sua fiducia, era stata ampiamente criticata e messa in discussione dal Ministro dell'ambiente. Peraltro, su questo sito ci sono pareri negativi anche del Ministero dei beni culturali e da parte di alcuni organismi tecnici nazionali o interregionali come l'Autorità di bacino del Tevere. Quindi, anche in Commissione bicamerale rifiuti avevamo messo in evidenza che sul percorso della scelta di questi siti vi erano state procedure quantomeno anomale.
Ci chiediamo per quale ragione oggi ci sia stata questa repentina decisione che dà ragione alle indicazioni del prefetto Pecoraro. Quindi, vorremmo capire quale è la posizione del Governo, a meno che di governi ce ne siano due.

ALBERTO TORAZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, intervengo soltanto per una precisazione. Ho controllato il resoconto di ieri e con sorpresa ho visto che non c'era il mio nome tra coloro che ieri hanno votato a favore dell'emendamento del collega Vanalli all'articolo 1 per l'abrogazione dei rimborsi elettorali e la devoluzione dell'ultima rata del rimborso elettorale. Non so come possa essere successo perché ero qui seduto con i colleghi e stavo votando. Forse ho mollato il tasto inavvertitamente.
Comunque volevo solo significare la mia piena adesione ovviamente a questo importante emendamento che avrebbe cambiato il senso della legge e che purtroppo non è stato approvato.

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

Pag. 29

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, giunge dal Sudan un grido di disperazione segnalato in particolare dall'agenzia Habeshia, che ha già dimostrato di essere assolutamente seria. Nel campo profughi di Scegarab sono stati ammazzati a sangue freddo dalla polizia sudanese parecchi profughi eritrei ed etiopi. Si erano assembrati intorno agli uffici dell'UNHCR per chiedere maggiore protezione visto che vengono sistematicamente sequestrati e tradotti nel Sinai da mercanti di schiavi e poi lì assoggettati a richieste di riscatto esosissime.
Ancora questa mattina mi è giunto una appello via mail da parte sempre dell'agenzia Habeshia di padre Mose' Zerai, dove sostiene che ancora ieri si sono verificati episodi simili e i feriti non sono curati. C'è un abbandono anche da parte dell'Agenzia delle Nazioni Unite. Sottopongo all'attenzione dell'Assemblea e del Governo la questione, sicuro di trovare sensibilità da parte del nostro Ministro degli esteri.

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo per richiamare il Governo al rispetto di un ordine del giorno votato all'unanimità dalle Commissioni cultura e infrastrutture della Camera dei deputati.
Mi riferisco all'edilizia scolastica: questo provvedimento fa riferimento alle necessità più che mai urgenti soprattutto nei comuni terremotati delle zone da cui provengo, che è bloccato ancora nonostante le priorità del medesimo e l'interesse che non è puramente elettorale dei parlamentari, ma fa riferimento ad esigenze veramente diffuse. Sembra che tale provvedimento sia bloccato da una decisione del Ministero delle infrastrutture di non concedere il nulla osta per i finanziamenti.
Quindi, colgo l'occasione degli eventi calamitosi che si sono purtroppo verificati in Emilia Romagna per segnalare che questo problema della messa a norma e della difesa degli edifici scolastici è prioritario per sollecitare la Presidenza della Camera a farsi interprete presso il Governo per risolvere questo problema che giace irrisolto da più di un anno.
C'è stato l'impegno di due Governi nell'accogliere questa sollecitazione. Io colgo l'occasione, visto che vi è il parere favorevole del MIUR. Ma, a questo punto, è sorta la difficoltà del Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Credo che sia un problema che riguarda tutti noi e che deve essere affrontato una volta per tutte, sgombrando il campo da illazioni, pure presenti in alcuni settori del Ministero, che trattasi di un provvedimento, in un certo senso, ad usum personale dei parlamentari.
No! È un provvedimento che fa riferimento a necessità urgenti e prioritarie dell'ambito scolastico.

Integrazione nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data odierna, ha reso noto che il deputato Paolo Guzzanti è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica Iniziativa Liberale.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della difesa, il Ministro per la cooperazione Pag. 30internazionale e l'integrazione ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Orientamenti e iniziative del Governo in ordine alla definizione di un nuovo quadro strategico della NATO, con particolare riferimento all'impegno in Afghanistan - n. 3-02278)

PRESIDENTE. L'onorevole Moles ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02278, concernente orientamenti e iniziative del Governo in ordine alla definizione di un nuovo quadro strategico della NATO, con particolare riferimento all'impegno in Afghanistan (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIUSEPPE MOLES. Signor Presidente, signor Ministro, nel vertice della NATO di Chicago, svolto nei giorni scorsi, è stato affrontato il tema di come preservare e sviluppare capacità militari, in un contesto di austerità finanziaria, dei Paesi membri dell'Alleanza. In quella sede, si è sviluppata la riflessione sulle prospettive di implementazione delle capacità militari, in un quadro di progressivo superamento dell'impiego di ingenti forze militari nella missione ISAF in Afghanistan. È stata quindi ribadita la necessità che anche la NATO assicuri un passaggio graduale di consegne alle istituzioni locali e che ciò avvenga assicurando un pieno sostegno della Comunità internazionale sul piano della formazione delle forze di sicurezza afgane.
A partire dal 2014, per la prima volta, l'Alleanza, in realtà, si troverà al termine di una lunga fase di intenso impegno operativo.
Con la nostra interrogazione desideriamo sapere quale approccio il Governo italiano intenda proporre in seno all'Alleanza per gestire il passaggio dalle attuali forme di impegno in Afghanistan sino alla definizione di un nuovo quadro strategico della NATO.

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli interroganti, dal vertice di Chicago è emerso un messaggio chiaro ed univoco. A metà del 2013 verrà raggiunta una pietra miliare nella missione ISAF con l'inizio dell'ultima tranche della transizione. A quella data, ISAF riorienterà il suo sforzo prevalente verso l'assistenza ed il supporto alle forze di sicurezza afgane. Conseguentemente, inizierà un irreversibile processo di graduale e responsabile diminuzione delle forze ISAF fino al completamento della missione il 31 dicembre del 2014.
Alla fine del 2014 quindi le autorità e le forze di sicurezza afgane avranno la piena responsabilità della sicurezza su tutto il territorio afgano. Tuttavia, la comunità internazionale e la NATO continueranno a fornire un sostegno all'autorità afgana attraverso un rapporto di partenariato di lungo periodo con quel Paese. Su richiesta del Governo afgano, la NATO è quindi pronta a studiare una nuova missione post ISAF, non ISAF rivista. Questa nuova missione di natura «no combact» sarà notevolmente più ridotta di ISAF, con il compito di continuare ad addestrare, consigliare ed assistere le forze di sicurezza afgane, incluso anche un sostegno di tipo finanziario.
In questo contesto, l'ordinamento dell'Italia espresso a Chicago è quello di concorrere, nel quadro dell'Alleanza Atlantica e della comunità internazionale, a questa nuova missione a partire dal 2015, sia in termini di addestratori, che di sostegno finanziario, in coerenza con lo sforzo fatto fino adesso per assicurare forze di sicurezza afgane efficaci ed in sintonia con l'accordo bilaterale firmato dal nostro Paese a gennaio a Roma per un partenariato strategico tra Roma e Kabul.
Questo è l'intendimento del Governo, che verrà ovviamente portato alle valutazioni del Parlamento che è coerente con gli sforzi fatti con il ruolo dell'Italia di attore responsabile, insieme alla Comunità internazionale, all'Unione europea ed all'Alleanza atlantica.
Quindi, dal 2015 l'impegno dell'Alleanza e dell'Italia nella gestione della Pag. 31sicurezza internazionale sarà operativamente meno intenso, ma non per questo meno significativo nei Balcani e in Afghanistan con la missione di assistenza e nella sicurezza alle linee di comunicazione marittime. Guardando al futuro dell'Alleanza, Chicago ha riaffermato la visione contenuta nel concetto strategico di Lisbona: un'Alleanza atlantica in grado di assicurare una difesa collettiva, di contribuire alla gestione delle crisi e di impegnarsi nella sicurezza cooperativa attraverso una rete globale di partenariati.
Per dare concretezza a questa visione, a Chicago nella dichiarazione sulla capacità di difesa verso il 2020, i Paesi NATO dovranno sviluppare capacità militari moderne, strettamente interconnesse, bene equipaggiate, addestrate e comandate, così da poter operare insieme e con i partner in ogni ambito operativo anche a distanza.
Questa è la visione della NATO, che l'Italia condivide, questo è il senso profondo della trasformazione dello strumento militare italiano contemplato dal disegno di legge delega attualmente all'esame del Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Moles ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE MOLES. Signor Presidente, signor Ministro, sin dall'inizio del nostro impegno nei teatri internazionali, come lei sa bene, la preoccupazione dell'Italia è stata quella di coniugare l'impegno militare con quello di protezione delle popolazioni e di sostegno alla ricostruzione su basi democratiche delle istituzioni e del Governo. Siamo quindi soddisfatti che in sede NATO anche questo Governo abbia ribadito di non voler lasciare insoddisfatte tali esigenze, confermando il proprio contributo alla ricostruzione anche dopo il disimpegno militare.
Un Paese è grande se è disposto ad assumersi le responsabilità connesse al suo ruolo quindi i prossimi passaggi saranno decisivi per i risultati finali dell'operazione in Afghanistan, anche per non rendere vano il sacrificio dei nostri militari. Ancor più saranno decisivi per l'impostazione delle prospettive strategiche della NATO per la prevenzione e le capacità di risposta alle minacce globali e infine per la definizione degli strumenti che possano assicurare il mantenimento della pace e della sicurezza. Di questo lo ringraziamo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Tempi per l'approvazione e la piena operatività del Piano nazionale per la famiglia - n. 3-02279)

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02279, concernente tempi per l'approvazione e la piena operatività del Piano nazionale per la famiglia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, com'è noto anche al Ministro Riccardi - che ringrazio per la sua presenza qui in Aula - il Piano nazionale per la famiglia è stato presentato in occasione della Conferenza nazionale della famiglia nel novembre 2010 a Milano ed era un piano organico elaborato dall'Osservatorio nazionale sulla famiglia diretto dal professor Pierpaolo Donati.
Questo Piano, visto poi il cambio alla guida del Governo e viste le vicissitudini che sono a tutti note, sembrava aver avuto una battuta d'arresto e invece è stato presentato poi a giugno 2011 al Consiglio dei Ministri ma siamo ormai arrivati a maggio 2012 e riteniamo che sia assolutamente urgente varare questo Piano che sappiamo tra l'altro essere stato un può alleggerito - diciamo così - da tante cose che vi erano scritte. È un Piano molto articolato su interventi a tutto campo e quindi chiediamo al Governo quando intende vararlo e soprattutto quali finanziamenti avrà.

PRESIDENTE. Il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, ha facoltà di rispondere.

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ANDREA RICCARDI, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. Signor Presidente, rispondo volentieri agli onorevoli interroganti. Il Piano, previsto dalla legge finanziaria per il 2007, costituisce il quadro conoscitivo promozionale e orientativo degli interventi relativi all'attuazione dei diritti della famiglia. L'onorevole Capitanio Santolini ha ben ricordato come tale Piano sia stato predisposto dall'Osservatorio nazionale sulla famiglia, frutto del lavoro svolto nel corso del precedente Governo, nato dalla collaborazione e dal dialogo a tutti i livelli della società, istituzioni e società civile.
Sulla bozza di Piano si è svolto un ampio confronto e particolare rilievo ha avuto la Conferenza nazionale della famiglia di Milano del 2010, un confronto serrato e costruttivo che ha migliorato il testo. Le modifiche che sono state introdotte non sono uno snaturamento del Piano ma portano un loro miglioramento e nascono nel confronto, ultimo quello con la Conferenza Stato-regioni.
Desidero sottolineare, signor Presidente, che per la prima volta il nostro Paese adotta uno strumento contenente linee di indirizzo omogenee in materia di politiche familiari e garantisce la centralità e la cittadinanza sociale della famiglia stessa quale l'esistenza di un Ministero, che ha un compito peculiare in questo senso, ha il dovere di portare avanti.
Io sostengo che, in questo momento di crisi economica, vi è una crisi nella crisi, che è la crisi dei legami sfilacciati nella nostra società, e sulla famiglia, considerata il maggiore ammortizzatore sociale, vi è un peso troppo grande.
È necessario riflettere ed agire rispetto alla famiglia. In questa prospettiva, i principi generali su cui il piano si fonda sono: la cittadinanza sociale della famiglia, intendendola quale soggetto di diritti propri, non in confronto, ma in sinergia con quelli degli individui che la compongono; la sussidiarietà, intesa quale strumento indispensabile perché gli interventi siano realizzati, non sostituendo, ma potenziando le capacità; la solidarietà.
L'obiettivo è porre le famiglie al centro dell'azione governativa, un'azione che abbia di mira anche la riconnessione del tessuto sociale del nostro Paese. Per dare un segnale concreto di supporto all'approvazione del piano nazionale sono stati stanziati prima 81 milioni per finanziare due fasce vulnerabili, gli asili nido, l'infanzia e l'assistenza domiciliare degli anziani, e poi, per le regioni obiettivo, sono stati stanziati, come abbiamo annunziato con il Presidente Monti, 700 milioni, mostrando come attraverso la famiglia si tende a raggiungere le fasce più deboli del nostro Paese. È questo un segnale forte che noi intendiamo dare insieme all'approvazione del piano, che sarà portato da me in Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di replicare.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatta della risposta - mi perdoni, signor Ministro - perché condivido in pieno tutta la sua elencazione, esaustiva dei principi generali e dei criteri con cui si vuole agire nei confronti della famiglia, davvero un soggetto sociale indispensabile per la società, ma speravo che lei mi dicesse quando questo piano uscirà effettivamente, perché è stato approvato in Conferenza Stato-Regioni, e, nel complesso, quali scadenze si potranno avere nel finanziamento di tutte le cose che sono state previste in quel piano.
Vi erano gli asili nido - va bene, 700 milioni non sono una cifra piccola, e quindi prendiamo buona nota - ma vorremmo davvero che il piano fosse pubblicato nella sua integrità, fosse reso noto nella sua globalità a tutti noi e avesse anche dei tempi di scansione per la sua realizzazione, perché siamo ormai all'ultimo anno della legislatura.
Sappiamo tutti che abbiamo fretta di concludere le cose che sono ancora in sospeso. Quindi, sono contenta di sentirmi dire che il Governo voglia agire in questa direzione. Spero davvero che il piano venga presentato nella sua completezza quanto prima.

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(Iniziative per garantire la piena e corretta operatività dell'Osservatorio nazionale dell'associazionismo sociale - n. 3-02280)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02280, concernente iniziative per garantire la piena e corretta operatività dell'Osservatorio nazionale dell'associazionismo sociale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, voglio fare soltanto alcune considerazioni di carattere politico in aggiunta a quelle che sono ricomprese all'interno dell'interrogazione che è stata depositata, che riguardano, essenzialmente, la legge istitutiva dell'Osservatorio, l'organo che viene chiamato in causa nell'interrogazione.
Tale legge non è solo istitutiva dell'Osservatorio, ma ha anche inteso conferire totale dignità ad un mondo, quello dell'associazionismo politico, che sino ad allora era misconosciuto. Cosa importante di quanto avvenne allora, nel 2000, fu la totale trasversalità del Parlamento, a dimostrazione di quanto questo tema fosse all'attenzione della Camera in quel periodo.
Quello che avrebbe dovuto fare...

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo, onorevole Barbaro.

CLAUDIO BARBARO. Davvero?

PRESIDENTE. Per illustrare l'interrogazione sì; poi, per replicare, ha due minuti.

CLAUDIO BARBARO. Mi perdoni, signor Presidente.
I presupposti di questa legge sono stati totalmente disattesi non solo perché quello che doveva avvenire secondo le premesse non si è realizzato, ossia il conferimento di una dignità politica e del riconoscimento dell'importanza sociale dell'associazionismo, ma soprattutto perché, attraverso tre passaggi ben precisi che non si sono realizzati all'interno dell'Osservatorio, è venuta meno proprio la funzione stessa dell'Osservatorio.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barbaro.

CLAUDIO BARBARO. Questi tre elementi sono...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Barbaro.

CLAUDIO BARBARO. ...il prolungamento dell'Osservatorio che, nonostante la legge stabilisse vent'anni, è durato, sino ad oggi, per 11 anni e il palese conflitto di interessi dei suoi componenti.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione a risposta immediata sulla base di un testo che mi è stato trasmesso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
È in corso di completamento l'iter di approvazione del Regolamento che disciplina le modalità di elezione dei membri dell'Osservatorio da parte delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionali e regionali.
Segnalo che il Consiglio di Stato, in occasione del parere sul provvedimento, ha rilevato che le funzioni di gran lunga prevalenti dell'Osservatorio hanno natura consultiva e di supporto tecnico all'amministrazione attiva e che le uniche funzioni che, a prima vista, potrebbero apparire di amministrazione attiva, richiamate dall'onorevole interrogante, attengono esclusivamente al mero sostegno di iniziative di formazione, allo svolgimento di attività associative e all'approvazione di progetti sperimentali.
Inoltre, in accoglimento di un parere interlocutorio dello stesso Consiglio di Stato, lo schema di Regolamento è stato modificato, proprio al fine di garantire che Pag. 34la composizione dell'Osservatorio rispondesse in pieno ai principi di pluralismo e rappresentatività richiamati.
Con riferimento al paventato conflitto di interessi in cui opererebbe l'Osservatorio, è opportuno chiarire che i fondi erogati ai sensi della legge n. 383 del 2000 sono attribuiti annualmente al Fondo nazionale dell'associazionismo e che l'Osservatorio procede alla mera approvazione definitiva dei progetti, la cui valutazione è sempre effettuata da una Commissione appositamente designata dai competenti uffici del Ministero, nel rispetto dei principi di evidenza pubblica. Nell'ambito di tali procedure l'Osservatorio non procede all'attribuzione di utilità economiche, ma si limita a svolgere un'attività consultiva e di sostegno alle iniziative degli operatori del settore.
Voglio, quindi, assicurare all'onorevole interrogante che l'attività di valutazione di iniziative e progetti viene effettuata in piena autonomia da una Commissione appositamente designata con decreto direttoriale e costituita interamente da esperti e funzionari del Ministero. In caso di nomina di esperti esterni il Ministero richiede una dichiarazione di assenza di conflitto di interessi con le associazioni che presentano domanda di contributo.
La Commissione di valutazione opera in piena autonomia di giudizio e l'approvazione da parte dell'Osservatorio svolge soltanto una funzione di garanzia, senza che lo stesso possa ingerirsi nel merito tecnico delle scelte operate dalla Commissione.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbaro ha facoltà di replicare.

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, una considerazione velocissima sull'assenza del sottosegretario Guerra. Evidentemente non ha intenzione alcuna di replicare a quelle che sono le questioni poste dagli interroganti. È la seconda volta che, in merito a questioni relative al mondo dell'associazionismo, non si presenta in Aula.
Per quello che attiene alla risposta, mi dispiace signor Ministro dirle che sono completamente insoddisfatto. Non mi aspettavo nulla di diverso rispetto al solito «polpettone» amministrativo che viene comminato dagli uffici e così è stato. Ma io volevo sottolineare - e intendo farlo in questa sede di replica - che vi sono importantissime responsabilità di ordine politico, soprattutto nel momento in cui i cittadini fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e nel momento in cui 110 milioni di euro sono stati distribuiti, in maniera totalmente illegittima, dalle associazioni che fanno parte dell'Osservatorio parlamentare.
Su questo avrei voluto una replica di carattere politico. Vi sono delle grandi responsabilità e mi avrebbe fatto piacere avere delle risposte esaurienti in merito da parte del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Barbaro, le ricordo comunque che lo spazio delle interrogazioni a risposta immediata, detto question time, prevede la presenza dei Ministri e non dei sottosegretari che, invece, possono essere interpellati in sede di Commissione.

(Misure in relazione allo stato di insolvenza della compagnia di navigazione Tirrenia - n. 3-02281)

PRESIDENTE. L'onorevole Ossorio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02281, concernente misure in relazione allo stato di insolvenza della compagnia di navigazione Tirrenia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, la compagnia di navigazione Tirrenia svolge un'attività importante. Purtroppo, come quasi tutte le società a capitale pubblico, versa in condizioni di disequilibrio finanziario, ma non solo, anche di incapacità di recupero di produttività.
Il tribunale fallimentare di Roma, il 12 agosto 2010, ne ha formalizzato quindi lo stato di insolvenza. Il 20 marzo scorso, il Pag. 35presidente della regione Campania, Caldoro, il sindaco di Napoli, De Magistris, il presidente della provincia, Cesaro, in una conferenza stampa hanno chiesto una convocazione istituzionale per chiarire i termini della vicenda.
Le esprimiamo preoccupazione per la precarietà dell'occupazione di circa 3 mila posti di lavoro e chiediamo la convocazione di un tavolo istituzionale per definire una strategia per scongiurare la crisi nella compagnia Tirrenia.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo sulla base di informazione trasmessami dal Ministero dello sviluppo economico. La Tirrenia navigazione è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, e in detto ambito, il 5 agosto 2010, è stato nominato commissario straordinario il dottor Giancarlo D'Andrea. Il tribunale di Roma ha dichiarato lo stato di insolvenza in data 12 agosto 2010. Successivamente, in data 15 settembre, è stato pubblicato sui principali quotidiani nazionali ed esteri, un invito a manifestare l'interesse all'acquisto degli asset di Tirrenia.
Successivamente il Ministro dello sviluppo economico ha autorizzato il commissario ad accettare l'unica offerta pervenuta per l'acquisto del complesso aziendale da parte della Compagnia italiana di navigazione, una cordata composta da tre dei maggiori operatori del settore, in particolare Moby, Grandi Navi Veloci e Grimaldi. L'offerta prevede l'assorbimento dell'intero livello occupazionale della società. In data 25 luglio dello scorso anno è stato stipulato il contratto di cessione dei complessi aziendali la cui efficacia è rimasta condizionata al rilascio del nulla osta da parte dell'Autorità antitrust. A seguito della dichiarazione di incompetenza da parte dell'autorità italiana, la CIN ha notificato l'operazione alla direzione generale della concorrenza presso la Commissione dell'Unione europea, la quale, con decisione del 18 gennaio di quest'anno, ha manifestato dubbi sull'impatto concorrenziale dell'operazione CIN, in ragione delle quote elevate, pari al 100 per cento, che le società della cordata verrebbero a detenere su alcune rotte interessate: tre rotte da e per la Sardegna e la Napoli-Palermo. Sul presupposto della disponibilità manifestata da CIN di adottare misure strutturali al fine di superare le criticità in tema di concorrenza, il commissario è stato autorizzato a concedere una proroga del termine di efficacia del contratto di 90 giorni, a decorrere dal 21 marzo di quest'anno. La CIN ha provveduto alla modifica della compagine sociale in data 17 aprile, mediante la sottoscrizione di un contratto di cessione di quote. Si tratta di una modifica sostanziale della compagine sociale mediante la fuoriuscita di due dei tre soci. A seguito di tale operazione, la società ha comunicato alla direzione generale della concorrenza l'abbandono dell'operazione già notificata. La Commissione europea di conseguenza ha chiuso il relativo procedimento antitrust e la società acquirente ha provveduto a notificare l'operazione all'Autorità antitrust italiana.
Il Governo segue con attenzione tutte le fasi della privatizzazione della Tirrenia, consapevole della rilevanza della vicenda sotto il duplice profilo della salvaguardia occupazionale e della continuità territoriale, confermando al riguardo il personale impegno del Ministro Passera.
Il Ministero dello sviluppo economico pertanto dà la propria disponibilità a convocare un tavolo istituzionale non appena saranno completate le verifiche presso le autorità nazionali e dell'Unione europea.

PRESIDENTE. L'onorevole Ossorio ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, intanto devo ringraziare il Ministro e devo anche dichiararmi soddisfatto, sia pure in parte, comunque soddisfatto, soprattutto Pag. 36per quanto riguarda l'avvenire e il futuro dei dipendenti, dei lavoratori della compagnia Tirrenia. Questo tavolo che noi abbiamo chiesto mi pare che sia nelle corde e nelle prospettive del Ministero e ciò ci rincuora. Ciononostante voglio mettere in rilievo e rappresentare al Governo, signor Ministro, che anche in sede di Consiglio regionale della Sardegna, gli onorevoli Giacomo Sanna, Dessì, Maninchedda e Planetta, hanno risposto a questo problema e soprattutto hanno rappresentato la necessità di porre in essere tutte le procedure necessarie per ottenere il riconoscimento da parte dello Stato della competenza e delle funzioni relative alla continuità territoriale marittima.
Questo mi sembra un dato importante ed io lo sottolineo nuovamente al Governo. La regione Sardegna deve essere tenuta in considerazione per questo problema e noi altri dobbiamo farci carico di rappresentarlo con forza al Governo.
Intanto - e concludo - ringrazio per l'assicurazione che il Governo dà per quanto riguarda il futuro dei lavoratori della Tirrenia.

(Iniziative per incentivare la ricerca nel campo della fusione nucleare fredda - n. 3-02282)

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02282, concernente iniziative per incentivare la ricerca nel campo della fusione nucleare fredda (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, apprendiamo dai giornali che il 6 ottobre 2011 l'ingegner Andrea Rossi, a Bologna, ha condotto un esperimento relativo alla scoperta rivoluzionaria di una nuova sorgente di energia nucleare, chiamata fusione a freddo.
L'esperimento è basato sulla fusione nucleare dell'idrogeno con il nickel, cioè a dire un esperimento a costo quasi zero e che potrebbe produrre energia elettrica, tantissima energia elettrica, a costo bassissimo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Scilipoti.

DOMENICO SCILIPOTI. Noi che cosa chiediamo con questa interrogazione? Chiediamo che il Governo verifichi se effettivamente quanto detto dai giornali corrisponde al vero ed inizi una serie di sperimentazioni al fine di realizzare questa fusione a freddo e, conseguentemente, di produrre energia a bassissimo costo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo a questa interrogazione sulla base di elementi che sono stati forniti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
In merito a quanto rappresentato dall'onorevole interrogante si sottolinea che gli esperimenti condotti da alcuni anni dall'ingegner Andrea Rossi e dal professor Sergio Focardi dell'università di Bologna si inquadrano nella lista dei numerosi tentativi avviati nel recente passato - ed ancora oggi in vita nel nostro Paese - orientati all'estrazione a basso costo di energia dalla materia in condizioni di bassa temperatura. Si parla di fusione fredda in quanto le temperature in gioco sono molto inferiori a quelle rilevanti nei processi nucleari standard.
In Italia sono attualmente attivi esperimenti volti a valutare procedimenti di produzione di calore impiegando componenti solide e gassose - tipo palladio e idrogeno oppure palladio e deuterio - o da azioni di compressione dette pulsion nuclear reactions. Questi tentativi hanno visto produzioni di calore per brevi durate, con bassa affidabilità e notevoli incomprensioni sul tipo di intrinseco funzionamento. Pag. 37
L'esperimento dell'ingegner Rossi sembra impiegare il nickel come elemento base in presenza di un flusso di idrogeno. L'idrogeno che sembra trasformarsi, in virtù dell'azione catalitica del nickel, viene inviato, sollecitato da energia a radiofrequenza, verso i nuclei di nickel. La bassissima probabilità di impatto con detti nuclei, ancorché diversa da zero, sembra rappresentare una delle ragioni per lo sviluppo di raggi gamma di energia media, tali da riscaldare il reattore. Tale calore viene rimosso con un flusso d'acqua che esce calda dal reattore stesso.
Riguardo alle richieste formulate nel testo dall'interrogante si rappresenta che sarebbe anzitutto necessario avere piena cognizione dei risultati di questa tipologia di ricerche, soprattutto in termini di applicabilità concreta ed economicità, aspetti che allo stato non possono considerarsi univocamente assunti.
Una volta che saranno conosciuti i suddetti risultati e accertati i conseguenti risvolti in merito alla loro applicazione, potrebbe essere valutata la possibilità di attivare finanziamenti di progetti di ricerca, sviluppati in tale ambito dagli enti pubblici di ricerca, vigilati dal MIUR, anche attraverso le future assegnazioni del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca.

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di replicare.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor Ministro, mi dispiace ma io non mi ritengo soddisfatto della sua risposta, anche perché la sua risposta è una risposta più di prassi, ma nel contenuto della mia interrogazione francamente non siamo entrati. Chiedevo alla fine della mia interrogazione di voler verificare, e quello che lei ha riportato qui sono delle verifiche parziali, perciò si dovrebbero fare altre verifiche, si dovrebbe dare la possibilità di fare la sperimentazione a tutti gli effetti per poter poi decidere se effettivamente questa fusione potrebbe essere la rivoluzione copernicana nell'interesse del Paese, nell'interesse dell'Europa e del mondo.
Veda, quando lei parla di costi ritengo che lei sappia che un grammo di nichel costa qualche centesimo e che l'idrogeno non costi niente, cioè a dire questi due elementi - un grammo di nichel e l'idrogeno, che hanno un costo bassissimo - potrebbero produrre energia elettrica pari a quattro barili di petrolio. Questo significa rivoluzione copernicana, questo significa parlare un linguaggio nuovo, questo significa aprire una strada che potrebbe cambiare il vecchio paradigma della logica dell'energetica, aprire una strada completamente nuova che potrebbe dare veramente un risvolto nell'interesse dell'umanità.
Ci vuole volontà, signor Ministro, la volontà - credo - che attraverso la sua risposta non è individuata, cioè non si riesce a individuare, e me ne dispiace. Mi auguro che ci possa essere al più presto una presa di coscienza e il far sì che le nuove frontiere si aprano attraverso nuove strade, il che significa anche cambiare il paradigma della visione meccanicistica cartesiana che molte volte i professori universitari hanno.

(Orientamenti del Governo in merito ad una moratoria dei debiti tributari per le imprese in crisi - n. 3-02283)

PRESIDENTE. L'onorevole Bragantini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02283, concernente orientamenti del Governo in merito ad una moratoria dei debiti tributari per le imprese in crisi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, questa è un'interrogazione a nostro avviso molto importante, una tematica che abbiamo affrontano anche in altri provvedimenti (ci avete accolto anche un ordine del giorno non tanto tempo fa, il 17 maggio), una tematica importante perché in una situazione di crisi come sta succedendo in questo Stato vediamo un organismo dello Stato come Pag. 38Equitalia che si sta accanendo contro le imprese che purtroppo, magari per motivi di liquidità, per motivi contingenti, non sono riuscite a pagare alcune tasse, alcuni importi, e aggrava questa situazione emettendo provvedimenti molto pesanti, mettendo le imprese in mora, fermando gli impianti, facendo delle cose veramente assurde contro i nostri imprenditori (soprattutto quelli piccoli che non riescono neanche a farsi finanziare dalle banche).
Chiediamo, con questa interrogazione, anche in vista di quello che avete approvato nell'ordine del giorno, una moratoria di almeno 360 giorni per quanto riguarda i debiti tributari di alcune aziende che se lo meritano semplicemente perché sono in un periodo di crisi e non vogliono evadere, semplicemente hanno una problematica di liquidità contingente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Ministro dell'economia e delle finanze chiede di leggere il seguente appunto. Il Governo di recente ha favorito l'approvazione di alcune modifiche normative specificamente volte ad agevolare i contribuenti temporaneamente in difficoltà a causa della congiuntura economica nell'assolvimento dei loro obblighi tributari.
Si può richiamare l'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre del 1973, n. 602, che dopo gli interventi del decreto-legge in materia di semplificazione tributaria, prevede al comma 1-ter la possibilità per il debitore di chiedere che il piano di rateazione sia organizzato su rate variabili di importo crescente per ciascun anno, e che dispone al comma 1-quater che l'agente della riscossione può iscrivere ipoteca solo in caso di mancato accoglimento della rateazione ovvero di decadenza della stessa. Nella medesima ottica può vedersi anche l'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 16 del 2012, ai sensi del quale per i crediti di natura patrimoniale gli enti pubblici dello Stato possono riconoscere al debitore in situazione di difficoltà economica la ripartizione del pagamento delle somme dovute in rate o costanti o variabili.
Il successivo comma 4-bis dell'articolo 1 del citato decreto-legge, inoltre, dispone che il soggetto pubblico è comunque obbligato a pagare le somme che eccedono l'ammontare del debito per cui si è verificato l'adempimento da parte dei contribuenti. Inoltre, l'articolo 28-quater del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 prevede la possibilità di compensare i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle regioni, enti locali e enti del Servizio sanitario nazionale per somministrazione, fornitura e appalti, con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo. Le modalità di attuazione di tale disposizione saranno stabilite con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze di imminente emanazione.
Quanto, infine, alla richiesta di una moratoria per le imprese in difficoltà, si può osservare che è indispensabile preliminarmente individuare la platea dei possibili contribuenti interessati e su questa stimare gli effetti finanziari che la scelta determinerebbe. Equitalia Spa è a disposizione per collaborare ad iniziative volte alla mappatura delle posizioni a rischio, sollecitata dagli onorevoli interroganti, sulla scorta dei dati dei contribuenti e delle imprese in suo possesso. È opportuno rilevare che il Governo segue con la massima attenzione le proposte degli onorevoli interroganti nell'ottica di alleggerire le posizioni più a rischio relative a quelle imprese effettivamente ed oggettivamente colpite dalla crisi che non sono in grado di far fronte ai debiti nei confronti del fisco.

PRESIDENTE. L'onorevole Bragantini ha facoltà di replicare.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, ritengo la risposta del Ministro non sufficiente. Per carità, sono partite delle iniziative, anche importanti, ma, a nostro avviso, sono dei palliativi e non vanno a Pag. 39risolvere veramente il problema. Bisogna che Equitalia si attivi immediatamente e certifichi immediatamente quali sono queste aziende in crisi e immediatamente si faccia questa moratoria, di almeno 365 giorni. Questo per un motivo molto importante, perché finché aspettiamo, finché parliamo, finché cerchiamo di fare mappatura, rispettare decreti e rispettare che ci siano delle soluzioni possibili, intanto ci sono delle aziende che stanno chiudendo e delle persone che si stanno togliendo la vita. Veramente, dunque, invito il Governo ad attivarsi il prima possibile, già ieri, non domani o ci stiamo attivando. Infatti, andare e vedere che ci sono delle persone, dei nostri artigiani, degli imprenditori che si tolgono la vita perché non riescono a portare avanti la loro azienda, per motivi contingenti e perché lo Stato continua a chiedere tasse su tasse, anche quando sa che la situazione non è rosea e, soprattutto, non è voluta, fa veramente piangere il cuore. Veramente invitiamo il Governo ad attivarsi immediatamente con Equitalia e di fare immediatamente questa mappatura, in modo che da domani, o al massimo dopodomani, ci sia tale moratoria. Infatti, dire che ci sono le rateizzazioni possibili non è sufficiente per i nostri imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Elementi ed iniziative in merito agli oneri finanziari a carico delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese coinvolte nell'opera di assistenza dei territori colpiti dalle straordinarie nevicate del febbraio 2012 - n. 3-02284)

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PD) ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02284, concernente elementi ed iniziative in merito agli oneri finanziari a carico delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese coinvolte nell'opera di assistenza dei territori colpiti dalle straordinarie nevicate del febbraio 2012 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per aver messo a fuoco una tematica interessantissima che riguarda le calamità nevose che colpirono molte realtà del nostro Paese e in modo particolare il Mezzogiorno. Si chiede al Governo, alla Protezione Civile e, quindi, anche all'autorevole Ministro Giarda un quadro riassuntivo degli oneri sostenuti dalle imprese che hanno provveduto alla liberazione e alla messa in sicurezza delle comunità e anche la possibilità di avere tempi certi nella erogazione delle risorse per sostenere e ripianare le spese che le imprese hanno sostenuto a vantaggio delle nostre comunità.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Dipartimento per la protezione civile della Presidenza del Consiglio mi chiede di trasmettere i seguenti elementi informativi. La gestione delle criticità in atto nel territorio nazionale è avvenuta in due fasi temporali distinte nel recente passato. In una prima fase, dal 3 al 7 febbraio ultimo scorso, il Dipartimento ha allertato le regioni per le criticità in atto e convocato il comitato operativo di protezione civile; ha monitorato la situazione sul territorio e ha fornito il supporto alle regioni rendendo disponibili le risorse pubbliche del sistema, quando richiesto. Nella seconda fase, dall'8 al 20 febbraio, il Presidente del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto, ha dichiarato l'eccezionale rischio di compromissione degli interessi primari ai sensi della normativa vigente e ha incaricato il capo del Dipartimento della protezione civile di coordinare gli interventi e autorizzare le regioni al reperimento dei beni, mezzi e materiali, pubblici e privati, necessari attraverso i sindaci e i centri di coordinamento istituiti a livello provinciale.
A seguito della nomina si è provveduto a convocare il comitato operativo e impartire indicazioni per il coordinamento e per l'attivazione di risorse pubbliche e private nelle sole regioni interessate dai Pag. 40fenomeni. Nelle ipotesi di indisponibilità di risorse pubbliche a livello nazionale, il direttore del Dipartimento ha autorizzato il noleggio di mezzi privati e l'acquisto di sale ed altri materiali necessari. Si comunica che gli oneri sostenuti sul territorio nazionale assommano a circa 391 milioni di euro di cui circa 375 sono riferiti all'attività di gestione dell'emergenza non coordinate dal Dipartimento e circa 16 milioni gli interventi autorizzati dal Dipartimento a seguito del decreto che abbiamo ricordato. Nello specifico, per quanto riguarda la regione Campania, le spese totali sostenute dall'amministrazione regionale sono state pari a 19 milioni di cui circa 2,7 coordinate e, quindi, autorizzate dal Dipartimento. Le imprese impegnate nell'opera di assistenza in Campania, nello specifico per la fornitura di mezzi e personale qualificato, sale e attrezzature, sono state circa in numero di 1.700. Si tratta di valori significativi a dimostrazione del fatto che la condizione unitaria dell'emergenza sul territorio nazionale ha indubbiamente evitato sprechi, sovrapposizioni e dispersioni di risorse economiche. Si comunica, infine, che il Dipartimento della protezione civile ha avviato l'istruttoria per la richiesta al Ministero dell'economia e delle finanze di un'integrazione straordinaria del Fondo nazionale di protezione civile per 16 milioni di euro per la copertura delle spese che il Dipartimento ha autorizzato.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PD) ha facoltà di replicare.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, ho seguito con molta attenzione la relazione dettagliata che il Dipartimento della protezione civile, per le competenze ovvie, ha rimesso all'attenzione del Ministro per i rapporti con il Parlamento. In sintesi, signor Ministro, si tratta di recuperare alla salute economico-finanziaria il sistema delle imprese che ha operato all'interno delle regioni. Si tratta di accelerare la erogazione, se vogliamo porre il sistema delle imprese al centro dello sviluppo economico del nostro Paese e delle aree più disagiate, sostenere e ristorare le medesime perché possano esse stesse risanare il bilancio e attivarsi per altri interventi previsti dalla normativa privatistica. Quindi, sono soddisfatto concettualmente per le considerazioni che ha svolto; abbiamo rimosso e superato le criticità territoriali in quella data. Restano le criticità finanziarie, per le quali mi auguro che il Ministro possa sollecitamente dare una mano perché siano risolte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza per la tutela dei risparmiatori in relazione al fallimento del gruppo Deiulemar - n. 3-02285)

PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02285, concernente iniziative di competenza per la tutela dei risparmiatori in relazione al fallimento del gruppo Deiulemar (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente e signor Ministro, oggi noi abbiamo 100.000 telespettatori in più, che sono gli abitanti di Torre del Greco, la città che più di tutti paga questa vicenda, vicenda alquanto strana, vicenda che parte dal colosso del trasporto marittimo italiano che, nel giro di qualche mese e di qualche anno, improvvisamente mette a terra qualche cosa come 800 o 900 milioni di euro, frutto dei prestiti obbligazionari dei risparmiatori, come ripeto soprattutto di quelli di Torre del Greco, cosa della quale nessuno degli organi di controllo aveva avuto mai il sentore e rispetto alla quale nessuno era mai intervenuto per capire cosa stesse succedendo.
Signor Ministro, noi abbiamo il dovere di essere vicini a questa città, una città che 15 giorni fa ha saputo scegliere finalmente persone perbene alla propria guida e noi abbiamo il dovere, come deputati, e voi come Governo, di essere all'altezza di questa situazione. Non è la prima che capita in Italia di queste dimensioni, non vorremmo che fosse quella che poi non Pag. 41riesce ad entrare nel circuito virtuoso di quello che può essere un intervento governativo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ho una risposta un po' più lunga dei tempi e la prego di consentirmi di leggerla per intero. La segreteria del Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio ha comunicato che sin dal 2000 la società Deiulemar risulta essere stata sottoposta ad indagini giudiziarie per abusivo esercizio dell'attività finanziaria a seguito dell'emissione di prestiti obbligazionari. Nel 2002 la Banca d'Italia ha inviato all'autorità giudiziaria una segnalazione ai sensi dell'articolo 331 del codice di procedura penale, denunciando l'anomalo volume dei prestiti obbligazionari iscritti a bilancio negli esercizi 1999 e 2000.
Nel 2006 sempre la Banca d'Italia ha negato alla Deiulemar l'autorizzazione, all'epoca necessaria ai sensi dell'articolo 129 del T.U.B., ad emettere un prestito obbligazionario di 50 milioni destinato ad un'offerta pubblica di sottoscrizione presso il pubblico indistinto. Sulla questione la Commissione nazionale per la società e la borsa ha comunicato che, in data 18 aprile 2012, il tribunale di Torre Annunziata ha dichiarato con sentenza il fallimento della società. Dalla sentenza emerge tra l'altro che diversi obbligazionisti hanno presentato denuncia alla locale procura della Repubblica sin dallo scorso anno, non avendo ottenuto il rimborso e il pagamento degli interessi sui titoli. In merito a tale denuncia, la Consob ha precisato che non risulta essere pervenuta alla stessa alcun tipo di segnalazione né da parte dei soggetti interessati né da parte dell'autorità giudiziaria competente.
Le obbligazioni emesse dalla Deiulemar non sono negoziate sui mercati regolamentati. Dall'esercizio sociale 2004 la società è emittente di obbligazioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante. Quale emittente di obbligazioni diffuse, la società è comunque tenuta al rispetto delle relative disposizioni legislative regolamentari, tra le quali una generale informativa nei confronti del pubblico. Con riguardo invece alla diffusione di titoli irregolari, in data 23 gennaio 2012 il socio unico dell'emittente ha presentato un esposto all'autorità giudiziaria in merito alla messa in circolazione di certificati irregolari di tipo obbligazionario al portatore intestati alla Deiulemar compagnia di navigazione e, a seguito della denuncia della società e dei successivi accertamenti avviati da quest'ultima sulla controllata, è stata attivata una procedura di verifica dei titoli irregolari in circolazione, i cui esiti sono stati resi noti in un comunicato stampa diffuso dalla società in data 27 marzo scorso.
Sulla base di quanto dichiarato dalla società, l'importo complessivo delle obbligazioni irregolari in circolazione sarebbe pari a circa 684 milioni di euro, mentre i portatori delle stesse risulterebbero nel numero di circa 10.500. Sempre secondo quanto sinora emerso, i sottoscrittori delle obbligazioni irregolari versavano gli importi relativi alle sottoscrizioni per contanti o per assegno intestato all'amministratore unico o ancora mediante bonifico bancario su conti intestati al medesimo. I debiti in questione infatti erano contratti direttamente dall'amministratore unico. Tale dato risulta confermato dalle indagini da ultimo svolte dalla società di revisione Kpmg, la quale, nell'ambito della nota del 16 aprile scorso, ha rappresentato che alla data attuale non sono emersi elementi che portino a ritenere che la gestione delle obbligazioni irregolari sia transitata nella contabilità della società e nei conti bancari ad essa intestati.
La Consob ha, infine, precisato che è tuttora in corso l'attività istruttoria svolta dalla stessa e, in particolare, attende le risposte alle richieste di collaborazione trasmesse alla Guardia di finanza e alla Banca d'Italia. Qualora dovessero emergere profili di criticità rilevanti per gli Pag. 42aspetti di competenza, essa adotterà ogni opportuna iniziativa. Naturalmente, occorrerà anche, come evidenziato dall'interrogante, attendere che l'autorità giudiziaria concluda i procedimenti in corso.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, mi dispiace prendermela con lei, ma lei, qui, viene a rappresentare un Governo che ci ha proposto un «compitino» che conoscevamo già. Noi siamo qui a chiedere che cosa intenda fare il Governo, non che cosa sia successo. Le diecimila famiglie sanno benissimo che cosa è successo: loro sono rimasti senza soldi e un migliaio di persone sono rimaste senza lavoro. La questione è molto semplice, la Deiulemar è una realtà che ha una ventina di navi in proprietà, una quarantina di navi in noleggio, ci lavorano migliaia di persone; la società ha chiesto alla Consob di avere l'autorizzazione a fare delle obbligazioni, l'hanno avuta per 42 milioni, hanno messo all'incasso circa 750 milioni, fregandosi tutti gli altri soldi. L'autorità giudiziaria deve fare e fa quello che sta facendo, ma il Governo che cosa deve fare? Deve farsi promotore, attraverso la legge Marzano, per trovare una soluzione; un minuto fa lei, rispondendo a un altro nostro collega parlamentare, ha detto in ordine alla Tirrenia che una soluzione l'avete trovata. Perché a quelli sì e a questi no? Vi sono soci di serie A e soci di serie B? Quelli rispondono a voi e questi non rispondono a voi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Qual è il problema?
A voi non chiediamo di dirci che cosa sia successo, quelli lo sanno già; a voi chiediamo di dirci quale è la soluzione che intendete adottare, a proposito di quei 10 mila obbligazionisti rimasti senza una lira, a proposito di quei miliardi di euro che qualcuno si è fregato (ma che possiede in termini di mobili e immobili sparsi per il mondo), a proposito di quel migliaio di persone che sono senza lavoro: la soluzione c'è, si chiama legge Marzano, così è stato fatto quando Tanzi si è fregato i soldi della Parmalat ed anche con riferimento alla Tirrenia. Voi professori, ma volete almeno per una volta fare i professori? La volete smettere di fare soltanto i «guardoni» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta è sospesa. Riprenderà alle ore 16 con l'esame di una domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Papa.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Brugger, Buttiglione, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, Della Vedova, Distaso, Donadi, Dozzo, Fava, Ferranti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Mantini, Mazzocchi, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Pecorella, Pisicchio, Valducci e Zaccaria sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,11).

PRESIDENTE. Avverto che l'esclusione dall'Aula del deputato Maurizio Turco è stata limitata alla sola parte antimeridiana della seduta.

Pag. 43

Discussione di una domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Papa (Doc. IV, n. 23-A) (ore 16,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di una domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Papa.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione - Doc. IV, n. 23-A).

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione della relazione della Giunta che propone di concedere l'autorizzazione.
Ha facoltà di parlare il relatore e Presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Castagnetti.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione che ho presentato a nome della Giunta sul caso dei tabulati dell'onorevole Alfonso Papa, oggi al nostro esame, è a disposizione dei colleghi tra gli stampati già distribuiti. A essa mi riporto per una più dettagliata cognizione delle questioni insorte. Vorrei in questa sede offrire a quanti intendono ascoltarmi soltanto pochi sintetici ragguagli di metodo e di merito.
La Giunta si è accostata alla domanda della procura di Napoli di acquisire i tabulati telefonici del collega Papa con la dovuta cautela e senza precipitose valutazioni di carattere politico. Ne è dimostrazione evidente il fatto che la domanda stessa sia pervenuta nell'agosto del 2011 e la stiamo esaminando ora. La Giunta, cioè, non ha voluto artatamente perdere tempo, ma neanche assecondare emozioni e umori contrastanti suscitati dalla vicenda che ha coinvolto l'onorevole Papa. La valutazione condotta dalla Giunta è stata, almeno nelle mie intenzioni di relatore, di carattere squisitamente tecnico, impostata secondo le regole istituzionali desumibili dalla Costituzione, dalla legge, dai precedenti e dalla giurisprudenza della Corte costituzionale.
Venendo al merito sottolineo che intestate all'onorevole Papa - e oggetto della nostra discussione odierna - sono sette utenze cellulari, che egli non ha disconosciuto, e rispetto alle quali la magistratura ritiene rilevante verificare il traffico di dati. In questa richiesta non sono emersi elementi di pretestuosa interferenza dell'attività giurisdizionale con l'attività legislativa del collega Papa e con l'indipendenza di questa Assemblea. L'acquisizione dei tabulati serve all'ufficio del pubblico ministero solo per condurre una verifica sul quadro, limitato al periodo di legge, dei contatti del Papa con le persone asseritamente concorrenti nei reati che gli vengono ascritti e per i quali è già in corso il processo dinanzi al tribunale di Napoli.
Ricordo che si tratta di sette diverse imputazioni per concussione e rivelazione di segreti d'ufficio. Preciso, altresì, che la Corte di cassazione ha ritenuto non sussistenti, ma limitatamente alla custodia cautelare, i gravi indizi per il solo reato di associazione a delinquere. Ripeto: la Cassazione si è pronunciata sull'associazione per delinquere solo nell'occasione cautelare, e questo non ha a che fare con la richiesta di utilizzazione dei tabulati di cui ci occupiamo ora.
Come è noto, infatti, il tabulato telefonico è elemento investigativo del tutto diverso dall'intercettazione, perché non rivela il contenuto delle conversazioni e non è svolto in contemporanea con le conversazioni stesse. L'acquisizione di tabulati non è vincolata dal punto di vista normativo dall'indagine su specifici reati. Per inciso si può aggiungere anche che i tabulati, per tali motivi, non sono compresi nelle previsioni costituzionali dell'articolo 68, terza comma. Durante la sua audizione nella seduta del 15 febbraio scorso, il collega Papa ha evidenziato una serie di episodi che, a suo Pag. 44avviso, dimostrerebbero la scorrettezza della procura della Repubblica, ma le informazioni che egli ha offerto alla Giunta si sono successivamente rivelate in parte inesatte e in parte incomplete.
Peraltro, nella stessa audizione del 15 febbraio egli ha affermato di essere in definitiva indifferente rispetto all'esito del voto che andremo ad esprimere, volendo intendere, a suo avviso, che anche il diniego dell'autorizzazione non sanerebbe gli abusi che egli ritiene di aver subito, abusi negati attraverso un comunicato stampa dalla procura di Napoli.
In conclusione, pur preoccupato di non essere e non apparire insensibile alle ragioni di sofferenza soggettiva per la detenzione cautelare del nostro collega Alfonso Papa, con il massimo senso di responsabilità affermo che nel voto che dobbiamo esprimere non appare che il diritto di difesa del collega Papa sia in alcun modo conculcato, che all'indipendenza del suo mandato parlamentare si voglia pretestuosamente attentare, che alla libertà politica di questa Assemblea si stia portando un attacco insidioso. Per questo la Giunta per le autorizzazioni propone a maggioranza di concedere l'autorizzazione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, coerentemente con quanto abbiamo già esposto in Giunta, la Lega Nord assentirà, darà il proprio parere favorevole a questa autorizzazione, pur facendo osservare che in effetti, a processo già iniziato e su alcune utenze che lo stesso Papa ha dichiarato di non aver disconosciuto, francamente si era posto in esame di atti una valutazione sulla necessità e opportunità che questa acquisizione postuma, cioè a processo iniziato e ad istruttoria già conclusa, avesse ancora senso. Tant'è vero che correttamente il presidente Castagnetti ha rivolto un'esplicita domanda in tal senso alla procura, la quale ha confermato l'interesse a questa acquisizione sostanzialmente documentale.
Va anche detto che lo stesso onorevole Papa ha esplicitamente dichiarato la propria indifferenza e, quindi, il proprio sostanziale «assenso morale», a questa acquisizione, anche se il diritto, com'è noto, non è disponibile dai singoli. Pertanto, anche la Lega Nord voterà a favore della relazione e, quindi, in senso favorevole all'autorizzazione.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Prendo atto che il relatore, onorevole Castagnetti, non intende replicare.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 23-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per dire che l'Italia dei Valori voterà convintamente a favore della posizione della Giunta espressa nella relazione del relatore, il presidente Castagnetti. Noi riteniamo che non ci sia neanche in questo caso, e ancora di più in questo caso, alcun fumus persecutionis, come risulta anche dal fatto che c'è stato uno «scarto» di numerosi capi di imputazione che erano stati elevati a carico dell'onorevole Papa, cioè c'è stata una scrematura rilevante da parte della magistratura e quindi non c'è alcun intento persecutorio.
Si tratta di un esame assolutamente accurato dei capi di imputazione, alcuni dei quali sono stati esclusi. Né si può accedere a quanto prospettato dal collega, onorevole Papa, nel corso della sua audizione in quanto egli ha sostenuto che la signora Sperandio sarebbe stata bersaglio solo indiretto delle intercettazioni mentre, in realtà, queste erano volte a colpire lui stesso. In realtà, invece, la signora Sperandio risulta indagata a sua volta nell'ambito di un diverso procedimento. Pag. 45
Conclusivamente, ritengo quindi che correttamente la Giunta abbia acceduto alla richiesta di acquisire ulteriori elementi. Sulla base anche di questa richiesta e di questa acquisizione, è rimasta ancora confermata l'ipotesi, che la Giunta ha formulato a maggioranza abbastanza larga, e cioè dell'autorizzazione all'acquisizione dei tabulati, e in tal senso l'Italia dei Valori voterà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Futuro e Libertà voterà a favore della proposta della Giunta, così come aveva fatto durante l'esame in sede referente. Si tratta poi di un problema - se concedere o no l'acquisizione dei tabulati - al quale lo stesso onorevole Papa si è dichiarato indifferente.
L'odierna autorizzazione concerne un aspetto assai meno incisivo della libertà personale rispetto alle pregresse vicende di cui ci siamo occupati sia in Aula che con la Giunta. Del resto, questa stessa Assemblea ha concesso l'autorizzazione per acquisire altri tabulati di altri colleghi e, quindi, negare oggi quello dell'onorevole Papa costituirebbe, a mio avviso, un arbitrio incomprensibile. Desidero sottolineare, signora Presidente, che il gruppo che mi onoro di rappresentare non voterà a favore della concessione dell'autorizzazione per motivi politici (assolutamente no), ma per una convinzione radicata espressa assai bene nella relazione del presidente Castagnetti.
Tale convinzione si basa sulla documentazione disponibile che dimostra che nel comportamento della procura di Napoli, salvo quei punti su cui la Cassazione ha fatto poi chiarezza, non vi sono elementi di persecuzione. Il processo di cui si parla non trova la sua genesi nella attività politica dell'onorevole Papa (per le proposte di legge o per i suoi emendamenti o per i suoi interventi in Commissione).
L'inchiesta ha una base fattuale ampia, che è stata comunque ridimensionata - e bisogna darne atto - dall'intervento della Corte di cassazione e, in parte, vi è stata poi una definizione del procedimento penale a carico di altri indagati attraverso lo strumento del patteggiamento. Non è il caso in questa sede di vagliare alcune lamentele portate avanti dall'onorevole Papa, perché sarà poi compito dei magistrati (e la Cassazione - lo ripeto - su questo ha fatto chiarezza) stabilire effettivamente come stiano le cose.
Concludo, facendo mia e richiamando, come ho già esposto in precedenza, la relazione dell'onorevole Castagnetti che ha sottolineato - e questo, colleghi, mi sta particolarmente a cuore - come si tratta di una decisione presa sulla base esclusiva del diritto. Ecco perché Futuro e Libertà voterà in conformità alla conclusione assunta dalla Giunta (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro nella Giunta per le autorizzazioni ha votato a favore della proposta del presidente e relatore Castagnetti. Il voto favorevole deriva dall'opinione che non vi siano elementi persecutori nella richiesta di tabulati da parte dei magistrati di Napoli. Altra questione, completamente diversa, è la valutazione, che qui esprimo a titolo solo personale, di un eccesso di custodia cautelare di cui è stato oggetto probabilmente il collega Papa, che ho avuto anche modo di visitare nel corso della detenzione a Napoli. Ma è questione del tutto diversa, perché in Italia vi è oggettivamente un abuso della carcerazione preventiva.
L'inchiesta però si limita qui alla richiesta di tabulati, che è cosa ben diversa dalle intercettazioni. Non risultano aspetti abnormi, supposizioni illogiche, teoremi stravaganti. Si tratta della stessa inchiesta sulla quale questa Assemblea ha votato nel luglio 2011 e che ha retto il vaglio della Corte di cassazione. Pag. 46
Mi sembra che questo ultimo punto sia importante. La Corte di cassazione ha ritenuto non fondate alcune impugnazioni della procura di Napoli nei confronti della decisione del tribunale del riesame il quale, a sua volta, aveva deciso in senso favorevole al deputato Papa. Tuttavia, sulla specifica materia trattata dall'Assemblea nella seduta, appunto, del 20 luglio 2011 la Cassazione ha interamente confermato l'impianto accusatorio e cautelare prospettato dal GIP di Napoli.
Si tratta, come detto, di richiesta di tabulati e non di intercettazioni. È un atto istruttorio, diciamo, non così significativo, tanto che lo stesso collega Papa, nell'audizione presso la Giunta per le autorizzazioni, in un primo tempo ha dichiarato tutta la sua indifferenza rispetto alla decisione perché trattasi, appunto, di un elemento istruttorio del tutto secondario.
Noi rinviamo, per maggior dettaglio, alla relazione svolta dal presidente e relatore. È chiaro che su queste materie è consolidato il principio di una certa libertà di opinione da parte dei deputati, che decidono secondo coscienza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, poiché mi sono già espresso prima, preannunzio il nostro voto favorevole all'autorizzazione all'acquisizione dei tabulati telefonici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, riteniamo fondata la richiesta di autorizzazione all'utilizzo di tabulati che la procura di Napoli ha avanzato e riteniamo insussistente il fumus persecutionis per almeno tre motivi. Il primo è che dagli atti processuali si evince l'osservanza delle norme che sovrintendono le prerogative alle immunità parlamentari, cioè il sostanziale rispetto dell'articolo 4 della legge n. 140 del 2003, che accomuna nella medesima disciplina i tabulati alle intercettazioni telefoniche.
Il secondo è che la Corte di cassazione ha ritenuto fondata l'ordinanza di custodia cautelare, confermando così indirettamente la decisione della Camera sull'assenza di intento persecutorio. Sarebbe ragionevole ritenere che la Camera per una misura ancora più grave, come quella della custodia cautelare, abbia ritenuto insussistente il fumus persecutionis e poi, invece, nell'ambito dello stesso procedimento, per la più modesta utilizzazione dei tabulati, lo ritenga invece sussistente? Infine, l'onorevole Papa si è detto indifferente all'esito dell'esame della Giunta.
L'acquisizione di elementi probatori, come in questo caso, non può essere confusa né equiparata all'accanimento giudiziario. Piuttosto, è solo l'interesse istruttorio dell'autorità procedente che intende tracciare, in questo caso, un quadro di contatti dell'onorevole Papa, cosa che potrebbe portare anche a conclusioni a lui favorevoli.
Il voto del Parlamento oggi, signor Presidente, non può essere motivato da ragioni di solidarietà, ostilità o affinità politica nei confronti di un collega, né possiamo esprimere un giudizio di irrilevanza rispetto ad atti istruttori sui quali non spetta alla Camera, ma agli organismi inquirenti e giudicanti, trarre conclusioni in sede giudiziaria. Piuttosto, l'inconsistenza delle accuse che l'onorevole Papa denuncia non potrà che emergere ancora più chiaramente se l'autorità giudiziaria potrà procedere utilizzando tutti i mezzi istruttori che essa ritiene rilevanti.
Non è questa la sede per dibattere sui rapporti tra politica e magistratura né sulla decisione assunta dalla Camera nel luglio scorso, né sulla colpevolezza o sull'innocenza dell'onorevole Papa. Ci possiamo solo augurare che, nell'ambito del giudizio immediato che è in corso, l'onorevole Papa possa fare valere le proprie ragioni e dimostrare la sua estraneità ai fatti.
È diffuso - questo sì che posso affermarlo - il sentimento di umana solidarietà Pag. 47nei confronti del collega, ma questo non può alterare, né influenzare l'applicazione delle norme che regolano le prerogative e le immunità dei parlamentari. Oggi la Camera ha il compito di valutare il fumus e di decidere se autorizzare, o meno, l'utilizzo dei tabulati, delle utenze intestate all'onorevole Papa.
Colleghi, vorrei da ultimo ricordare che tra poco voteremo un altro provvedimento: si tratta di un'altra autorizzazione all'utilizzo di tabulati. La Giunta, in questo caso, ossia nel caso dell'onorevole Belcastro, che affronteremo subito dopo questo provvedimento, si è espressa all'unanimità per l'autorizzazione all'utilizzo. Non vorrei tuttavia che diventasse prassi di questa Camera che, nel momento in cui un parlamentare è parte offesa, si conceda l'autorizzazione e, nel momento in cui il parlamentare è indagato, non si conceda: sarebbe una brutta prassi parlamentare perché gli elementi di valutazione che dobbiamo tenere presenti sono invece di tutt'altra natura e debbono essere di tutt'altra natura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, è bene che questa Camera abbia le idee chiare su ciò che stiamo affrontando e su ciò che stiamo decidendo. Il tribunale di Napoli, alla fine dello scorso mese di dicembre, nel corso del processo a carico dell'onorevole Papa, ha stabilito la totale inutilizzabilità di tutte le intercettazioni telefoniche che erano state disposte, e nel tempo eseguite, nei confronti dell'onorevole Papa. Il tribunale di Napoli ha deciso che tutte le intercettazioni erano state fatte indebitamente, in violazione delle norme in vigore.
La procura della Repubblica, attraverso qualcuno dei suoi magistrati, chiede di poter avere i tabulati telefonici. Chiunque capisce quanto questa richiesta sia umiliante e prevaricante perché la procura ha già in mano tutto, non solo l'elenco delle telefonate, ma addirittura il loro contenuto che ha versato in atti, ricevendo lo schiaffo del tribunale che ha detto: «No, queste intercettazioni non possono essere utilizzate». Ed allora perché ce le chiede ancora? Ce le chiede per sottoporre, una volta di più, l'onorevole Papa ad un atto di umiliazione, ad un atto di prevaricazione e - se permettete - per sottoporre anche questo Parlamento allo stesso atto di umiliazione e allo stesso atto di prevaricazione.
Queste mie affermazioni sono corroborate da due considerazioni. La prima: la Corte di cassazione ha già stabilito in maniera inequivoca che il più grave dei reati che erano stati contestati all'onorevole Papa, l'associazione a delinquere, non esiste. Nessuno può mettere in dubbio questa decisione che, nel percorso giudiziale, è ormai diventata un postulato. Seconda considerazione: questa Camera è stata chiamata a decidere se autorizzare, o meno, l'arresto dell'onorevole Papa sulla base della prospettazione di ben ventisei capi di imputazione. L'onorevole Papa è andato a giudizio per sette capi di imputazione: nel frattempo, senza che sia stato celebrato in via completa alcun giudizio, una buona ventina delle imputazioni che erano state contestate sono state progressivamente eliminate dal tribunale del riesame, dal GIP, dal GUP e dalla stessa Corte di cassazione.
Credo che aver prospettato a questa Camera un quadro accusatorio costituito da 26 imputazioni, per avere poi oggi una valutazione dibattimentale di poche unità di imputazioni, rappresenti un indice chiaro del comportamento prevaricante dell'accusa nei confronti non tanto e non solo dell'onorevole Papa ma anche e soprattutto di tutti noi. Noi siamo stati tratti in inganno da una prospettazione accusatoria volutamente accentuata, volutamente aggravata, volutamente esposta soprattutto a fini mediatici, per aggredire una volta di più la politica.
È vero che per l'onorevole Papa, che si è già visto spiattellato al mondo intero il contenuto di tutte le intercettazioni, è sostanzialmente indifferente che si aggiunga anche l'elenco di tutto ciò che la Pag. 48procura ha già a disposizione, ma per noi no, non dovrebbe essere indifferente. Per noi dovrebbe essere molto chiaro che accettare questa richiesta, significa subire, una volta di più, un atto di prevaricazione della magistratura, o meglio, di una piccolissima parte della magistratura nei confronti della politica e del Parlamento.
L'antipolitica si alimenta anche lanciando messaggi volutamente fuorvianti, esagerati e sbagliati, e a questa forma di diffusione di notizie, vieppiù se fatta da chi dovrebbe essere garante degli strumenti fondamentali dettati dalla nostra Carta costituzionale, noi non ci dobbiamo prestare. È per questo che il nostro «no» all'utilizzazione di questi tabulati è chiaro, inequivoco e preciso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Rivolgo il saluto personale, a nome della Presidenza e di tutta l'Assemblea, a un gruppo di docenti e studenti dell'istituto Tarantelli di Sant'Elpidio a Mare, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, i deputati radicali condividono la relazione tecnica del presidente Castagnetti che è relativa al singolo atto di richiesta di utilizzazione dei tabulati. Se oggi dovessimo esprimerci sull'indirizzo generale del caso, e in particolare sulla pubblica accusa napoletana, che ben conosciamo da tempo, e così come ci viene confermato dalle cronache di Radio Radicale, che anche su questo caso, offre a tutti la possibilità di farsi un'impressione più diretta, fondata sul processo in corso, il nostro voto sarebbe probabilmente ben diverso (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV, n. 23-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, e dell'articolo 51, comma 2, ultimo periodo, del Regolamento, è stata richiesta dal gruppo Popolo della Libertà la votazione mediante scrutinio segreto sulla proposta della Giunta. Secondo la prassi interpretativa consolidata, cristallizzata nella riunione della Giunta per il Regolamento del 7 marzo 2002, è concessa, e ricordo che chi intende concedere l'autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici dovrà votare «sì», mentre chi intende negare la suddetta autorizzazione dovrà votare «no».
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Papa.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paolo Russo, Cesario, Scilipoti, Mazzarella, Franceschini, Adornato, Monai, Ciccanti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Voti favorevoli 284
Voti contrari 215
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Discussione di una domanda di autorizzazione a procedere all'acquisizione di tabulati telefonici del deputato Belcastro (Doc. IV, n. 27-A) (ore 16,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione di una domanda di autorizzazione a procedere all'acquisizione di tabulati telefonici dell'onorevole Belcastro (Doc. IV, n. 27-A).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è Pag. 49pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 17 maggio 2012.

(Esame - Doc. IV, n. 27-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione della relazione della Giunta che propone di concedere l'autorizzazione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Lo Presti.

ANTONINO LO PRESTI, Relatore. Signor Presidente, brevemente, la Giunta riferisce su una richiesta di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici avanzata dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palmi, e pervenuta alla Presidenza della Camera in data 27 aprile 2012, nell'ambito di un procedimento penale per minacce telefoniche aggravate.
Il fatto è stato denunciato, per conto del deputato Elio Vittorio Belcastro, dalla sorella Marcella Belcastro, il 14 aprile 2012. Nella denunzia, i fatti sono stati rappresentati come da documentazione allegata agli atti della Camera.
A seguito dell'assegnazione della domanda alla Giunta per le autorizzazioni, l'esame si è svolto e concluso nella seduta del 16 maggio 2012. L'onorevole Belcastro è stato regolarmente informato della convocazione della seduta e dell'inserimento all'ordine del giorno della richiesta ed è stato invitato a intervenire o a inviare memorie; pur tuttavia, egli non si è avvalso di tali facoltà.
Ci sono dei precedenti che confortano la Giunta nel proporre oggi all'Aula l'autorizzazione alla richiesta di acquisizione di questi tabulati, anche e soprattutto nell'interesse dell'onorevole Belcastro, che è stato oggetto di queste minacce telefoniche.
Pertanto, la Giunta, nella seduta del 16 maggio, all'unanimità, ha deliberato di proporre all'Assemblea che l'autorizzazione richiesta sia concessa.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba; prendo atto che vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarò telegrafico, tanto è palese l'orientamento della Giunta, che non a caso, all'unanimità, ha votato per la concessione dell'autorizzazione, e così farà il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo.
Le guarentigie della Costituzione non possono coprire un caso del genere, nel quale è nell'interesse dell'onorevole Belcastro l'acquisizione dei tabulati, essendo stato minacciati lui ed un suo familiare stretto, la sorella. Quindi, è indispensabile seguire l'iter che viene normalmente seguito per qualsiasi cittadino. Ecco perché il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo voterà conformemente a quanto ha fatto la Giunta per le autorizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, votiamo sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione dei tabulati telefonici dell'onorevole Belcastro, nella sua qualità di persona offesa. Il relatore ha già narrato i fatti accaduti: la sorella del deputato Belcastro ha ricevuto una telefonata intimidatoria dove l'onorevole veniva minacciato di morte. Tale telefonata è stata preceduta da un'altra anonima, diretta a Belcastro, alla quale non era stata data risposta.
La domanda di autorizzazione riguarda, ovviamente, i tabulati del parlamentare. In casi analoghi è sempre stata data l'autorizzazione, e quindi la Lega Nord Padania è a favore dell'autorizzazione all'acquisizione dei tabulati.

Pag. 50

(Votazione - Doc. IV, n. 27-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione a procedere all'acquisizione di tabulati telefonici del deputato Belcastro.
Ricordo ancora una volta che chi intende concederla voterà «sì» e chi intende negarla voterà «no».
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rampi, Pippo Gianni, La Malfa, Bianconi, Golfo, Paglia, Della Vedova, Paolo Russo, Crosetto, Mondello, Simonetti, Cera, La Malfa, Laura Molteni, Fucci, Miglioli, Bocci, Fioroni, Bachelet...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 486
Votanti 480
Astenuti 6
Maggioranza 241
Hanno votato 477
Hanno votato no 3

La Camera approva - (Vedi votazioni)

Prendo atto che i deputati Zaccaria, Castiello, Marantelli, Mario Pepe (PD) hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.

Si riprende la discussione del testo unico unificato delle proposte di legge A.C. 4826-A ed abbinate (ore 16,45).

(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il parere sul testo degli articoli da 6 a 9 del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate). In particolare, la Commissione bilancio ha espresso parere favorevole, ponendo due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, e consistenti nell'approvazione degli emendamenti 6.604 e 9.500 (Nuova formulazione) della Commissione.
Conseguentemente si intendono revocate le condizioni, contenute nel parere espresso dalla Commissione bilancio in data 17 maggio 2012, che prevedevano l'approvazione degli emendamenti 6.502 e 9.500, nonché la condizione relativa alle modifiche da apportare all'emendamento 9.500.
Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato una nuova formulazione dell'articolo aggiuntivo 6.0600 che è in distribuzione.
Ricordo infine che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo approvato l'emendamento 3.501 della Commissione ed è stato accantonato l'emendamento Mantini 3.1.
Ha facoltà di parlare il relatore, a cui chiedo se intenda riprendere l'esame del provvedimento da tale proposta emendativa.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, vorrei solo brevissimamente ricostruire la motivazione che aveva portato il sottoscritto ed il collega Calderisi a formulare un invito al ritiro.
Quando abbiamo illustrato i parere dei relatori, non a caso abbiamo invitato solo al ritiro e non abbiamo espresso parere contrario. Infatti, è del tutto evidente che non può esservi contrarietà a un emendamento che recita: «Lo statuto deve essere conformato a principi democratici nella vita interna, con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze, ai diritti degli iscritti».
La nostra richiesta di ritiro nasceva dal fatto che anche rispetto ad altri emendamenti che affrontavano questo tema, seppure senza una previsione di principio come quella dell'emendamento Mantini Pag. 513.1, ma con norme dispositive più puntuali, avevamo sostenuto che queste sono materia propria dell'articolo 49 e che, pertanto, ne appariva in qualche modo problematica un'anticipazione parziale in questo provvedimento.
Non sfugge a nessuno che la materia di cui stiamo discutendo è sicuramente parte dell'articolo 49, ma - come è del tutto altrettanto evidente - che non è tutto l'articolo 49. Per cui la logica che avevamo seguito, il sottoscritto ed il collega Calderisi, era quella di poter procedere con un'analisi puntuale e precisa dei singoli punti.
Ricordo che c'erano emendamenti anche dei colleghi Vassallo, Stracquadanio, Rampelli, Rubinato, Lenzi e Maurizio Turco che affrontavano, seppure - ripeto - con norme per così dire più di dettaglio, la stessa questione, rispetto ai quali avevamo formulato un invito al ritiro, a cui molti di questi colleghi hanno acceduto.
Noi vorremmo che l'Aula riflettesse ancora su questo, in quanto non si tratta di bocciare un contenuto, ma si tratta di non fare deragliare per così dire una linea logica, che fino a questo momento è stata sostenuta dall'Aula, che credo sia un valore che vada preservato fino in fondo.
Ciò detto, io ed il collega Calderisi ci rimettiamo a quella che sarà la decisione dell'Aula, comunque confermando che sarebbe preferibile che questa materia venisse propriamente e compiutamente affrontata tra qualche settimana, quando quest'Aula affronterà l'attuazione dell'articolo 49.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Mantini 3.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, ci eravamo già espressi su questo emendamento, sollevando tutto il nostro stupore che fosse proprio l'Unione di Centro per il Terzo Polo a presentarlo, dopo che aveva sostenuto con tanto vigore il fatto che non bisognasse, per così dire, mischiare l'articolo 49 con il provvedimento in esame.
Adesso tutti gli altri partiti che sostengono la maggioranza si accodano a questa richiesta, ed i relatori, forse per non fare brutta figura, perché hanno capito che comunque se andiamo a votazione il loro parere verrà sconfessato, si rimettono anche loro all'Assemblea, pur motivando adesso il perché avevano dato un parere contrario.
Noi ci siamo e abbiamo dichiarato l'astensione su questo emendamento, non perché siamo contrari al contenuto, ma proprio perché è un emendamento che va in un altro provvedimento, a meno che quest'altro provvedimento non lo si voglia convogliare tutto all'interno di questo o viceversa. Siccome quest'impostazione era stata scartata e ci era stato detto che non doveva essere così, noi siamo rimasti fermi a quest'indicazione. Se voi continuate a cambiare idea, contenti voi, contenti tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, adesso anche formalmente stiamo lavorando con tre carte, cioè abbiamo tre blocchi di emendamenti sui quali naturalmente non è possibile lavorare.
Ma, signor Presidente, noi abbiamo fatto tutto un discorso sul perché era necessario amputare il dibattito sull'articolo 49 dal dibattito sul finanziamento pubblico. Non vi è dubbio che tutto ciò che riguarda gli statuti dei partiti e dei movimenti politici abbia un'intima attinenza con l'articolo 49. Parlo in generale, a prescindere da questo emendamento.
È evidente che si sta facendo un'operazione senza capo né coda, perché la via logica era quella di discutere l'articolo 49, compresi gli statuti dei partiti ed il finanziamento pubblico degli stessi.
Adesso approviamo alcune norme sugli statuti dei partiti ma lasciamo fuori completamente la concezione e la disposizione di legge su cosa sono i partiti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

Pag. 52

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, francamente vorrei esprimere una non meraviglia perché il collega Vanalli venga qui a meravigliarsi: dopo che con le loro azioni hanno contribuito in modo brutale a screditare questo Parlamento, le lezioni dovete farle a qualcun altro. La meraviglia invece mi viene dal comportamento un po' della maggioranza e dell'Aula, perché vorrei rileggere un attimo l'emendamento in esame. Noi chiediamo di aggiungere al comma 1, in fine, il seguente periodo: «Lo statuto deve essere conformato a principi democratici nella vita interna, con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze, ai diritti degli iscritti».
Mi sembra che sia una banalissima richiesta che ogni partito e ogni lista che si presenta alle elezioni deve rispettare. Non capisco da dove viene la meraviglia e perché ci incartiamo per un'ora su un emendamento che mi sembra banalissimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo conferma il suo voto favorevole sull'emendamento in esame. Sì, ho ascoltato il relatore, le sue non sono delle considerazioni del tutto peregrine, però credo che, data l'importanza dell'emendamento in esame, che richiama veri e propri valori quando parliamo di minoranze, diritti degli iscritti e scelta dei candidati rispetto a principi democratici, sia nostro dovere fare prevalere la sostanza sulla forma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole e sottolineare all'Aula quanto sia opportuno votare questo emendamento adesso, perché la difficoltà con cui viene accettata questa disposizione, che è addirittura banale, la dice lunga sulla difficoltà e la problematicità che avremo nell'affrontare effettivamente l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione. Quindi la proposta di rinvio rischia di essere un modo elusivo per affrontare il problema. È bene votare almeno questa norma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, di fronte alla «banalità» appena richiamata di questa formulazione mi permetto soltanto di proporre alcune considerazioni. La prima riflessione è la seguente; quando si parla di ordinamento interno a base democratica - basta guardare il testo che noi abbiamo all'esame in I Commissione - sono compresi in quel principio molti altri elementi per misurare la democraticità interna: tanto per fare degli esempi, anche il concorso paritario dei generi nelle cariche interne ed esterne, il problema relativo alle primarie e tanti altri aspetti molto importanti. Quindi, quando si parla di democraticità non ci si limita a questa affermazione. Questo è l'incipit, è la premessa di un complesso discorso; la democraticità è un risultato che discende da tutta una serie di parametri. Quindi, ai colleghi che dicono che la disposizione è banale, vorrei dire che invece il problema sottostante è un poco più complesso.
Il secondo problema che non vorrei fosse trascurato è quello che invece si discusse in Assemblea Costituente a proposito di questi problemi. Si disse allora in maniera molto chiara: è giusto anche inserire il principio di democraticità interno, però poi si deve stabilire chi controlla se quella democraticità è effettiva o meno. Vi faccio un esempio molto pratico. Qui stiamo discutendo di un provvedimento sul finanziamento pubblico dei partiti. Vengono configurati dei diritti ad avere un finanziamento. Se questo finanziamento viene negato da una minoranza interna in base ad una non democraticità, può darsi che quel gruppo minoritario si ritenga Pag. 53ingiustamente escluso. Chi credete voi che in questo caso giudicherà? Non ho dubbi, in questo caso il giudice competente è il giudice ordinario, perché si tratta di diritti soggettivi.
Questa premessa vuol dire che domani di fronte alle richieste di finanziamento, se qualcuno le contesta, sarà il giudice ordinario, attraverso i vari gradi di giurisdizione, a stabilire se c'è o non c'è democraticità. Quindi, io non sono contrario al principio, ma sono contrario a questa modalità di attuazione. Non a caso in alcune norme attuative dell'articolo 49 si distingue: alcune materie sono controllate da organi di garanzia interni ed altre sono controllate dal giudice. Così come è formulata oggi la norma presenta più rischi di quanti sono i problemi che vuole risolvere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che, così come ho fatto in Commissione, voterò a favore di questo emendamento ma segnalando ai colleghi che questo rende evidente come non si possa non considerare questo aspetto nell'approvazione di una nuova disciplina del finanziamento pubblico, e che d'altro canto approvare una norma così apparentemente più tenue, ma generica è più problematico di quanto non sarebbe stato approvare una norma analitica, perché approvando una norma analitica che avesse determinato quali sono gli elementi degli statuti che definiscono la loro democraticità avremmo lasciato un margine molto minore all'interpretazione dei giudici (come ha in questo senso opportunamente rilevato l'onorevole Zaccaria).
Quindi, siccome non abbiamo voluto, per una sbagliata determinazione iniziale, affrontare la questione degli elementi di democraticità che vanno posti a condizione per il finanziamento pubblico, ci ritroviamo ora nella condizione che l'unica chance che abbiamo sia quella di approvare una norma più generica - per la quale voterò a favore - che creerà probabilmente più problemi interpretativi di quelli che avremmo avuto altrimenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Martino. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, con crescente imbarazzo ho partecipato alle votazioni e assistito alla discussione di questo provvedimento intitolato «riduzione dei contributi pubblici ai partiti e ai movimenti politici». Dovrebbe essere invece intitolato «prosecuzione del finanziamento coatto dell'esistente, in spregio della sovranità popolare». Perché il finanziamento pubblico ai partiti è anzitutto un metodo attraverso il quale i partiti esistenti si proteggono dalla concorrenza potenziale di nuovi partiti, attraverso il quale i partiti grandi si proteggono dalla concorrenza dei partiti piccoli, ed è coatto. La differenza tra pubblico e privato è tra volontario e coercitivo. Non ho nulla contro nessuna opinione, perché credo nel pluralismo delle opinioni ma ritengo, con Jefferson, che costringere qualcuno a finanziare opinioni che non condivide sia immorale e tirannico. Per questo, Presidente, non potrò più partecipare a questa discussione (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, ho preso la parola solo per ringraziare i relatori e per dare atto una volta in più che il confronto parlamentare, ove approfondito con serietà, porta dei risultati utili. Naturalmente noi siamo consapevoli che occorre una riforma più analitica e dettagliata della disciplina dei partiti, anche per sostanziare il principio di metodo democratico interno alla vita dei Pag. 54partiti politici che qui è solo affermato nel modo essenziale. Tuttavia, ci accontentiamo di un principio chiaro, oggi, in attesa di una riforma più compiuta, domani, sulla quale siamo certamente impegnati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, siamo giunti alla dichiarazione di voto su un emendamento dei colleghi dell'UdC, su cui i relatori si rimettono all'Aula, frutto di una discussione che in Commissione aveva convinto gran parte degli altri gruppi, ad iniziare dal Partito Democratico, a ritirarlo, essendo consapevoli che la definizione esatta delle funzioni di un partito, e anche della sua democraticità interna, doveva essere inserita nell'articolo 49 della Costituzione. L'insistenza dei colleghi dell'UdC oggi porta ad una formulazione, sulla quale noi voteremo ovviamente a favore, ma che è del tutto insoddisfacente, non solo perché limita la caratteristica di uno statuto ai livelli della democrazia interna. C'è il rispetto delle minoranze ma, ad esempio, in questa minima elencazione dei livelli di democraticità di un partito viene meno uno dei criteri che, secondo me, invece, è la parte più innovativa nella definizione degli statuti, ossia il criterio della presenza equilibrata dei due generi, così come altri emendamenti avevano proposto.
Credo proprio per questo i colleghi dell'UdC insistano nel sottoporlo al voto. Comunque, essendo la materia nei suoi contenuti chiaramente condivisibile, noi oggi votiamo a favore, ma rimarchiamo il senso limitato di questa discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare che su questo emendamento il gruppo del PdL lascia libertà di voto ai propri deputati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, questo emendamento tocca un punto cruciale, molto delicato di questa impostazione. Ho seguito fin dall'inizio il discorso; hanno ragione l'onorevole Vassallo ed altri nel dire che la disciplina del finanziamento ai partiti richiederebbe di essere accompagnata anche da una disciplina del partito politico in quanto tale. Capisco le obiezioni e le preoccupazioni che muovono l'onorevole Zaccaria a dire che quell'articolo è così breve che può creare molti problemi che naturalmente egli ha elencato. Tuttavia, l'emendamento che è stato proposto dai colleghi dell'UdC, e che mi appresto a votare favorevolmente, introduce un collegamento con l'altro provvedimento che, quindi, sarà bene che la Camera dei deputati continui ad esaminare molto rapidamente perché, nel momento in cui decidiamo di confermare il finanziamento pubblico dell'attività politica, al quale sono totalmente favorevole, in polemica cortese con il mio amico Martino, dobbiamo anche altresì regolare la vita interna dei partiti e dargli delle regole di trasparenza, altrimenti l'opinione pubblica non l'accetterebbe più. Per queste ragioni, spero che l'Aula voti favorevolmente sul presente testo e che questo acceleri il cammino dell'altro provvedimento legislativo, quello sulle regole della vita interna dei partiti, a cui il Parlamento sta lavorando.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 3.1, sul quale la Commissione e il Governo si sono rimessi all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Pietro, Nannicini, Santoro, Boccuzzi, Pisicchio, D'Antoni, Berretta, Boccia, Formisano, Dal Lago, Ruvolo... Pag. 55
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 396
Astenuti 104
Maggioranza 199
Hanno votato
342
Hanno votato
no 54).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo per la dichiarazione di voto sull'articolo 3, così come risulta nel suo complesso.
Annuncio il voto favorevole del Partito Democratico sull'articolo 3. Infatti esso sia nella configurazione iniziale sia nella configurazione che è risultata dagli emendamenti apre la strada ad un'altra riflessione più ampia che, a mio modo di vedere, è indispensabile, cioè quella relativa all'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione. Su questo vorrei dire che vedremo presto, tra qualche settimana, qual è l'idea più organica che i vari gruppi sosterranno sul principio di democrazia interna. L'ho detto prima che si possono avere diverse idee di democrazia interna: qualcuno può accontentarsi del fatto che vi sia il riconoscimento della personalità giuridica dei partiti, qualcuno pretenderà qualcosa di più per quanto riguarda le decisioni degli organi collegiali, qualcuno chiederà qualcosa - mi auguro che siano i più in quest'Aula - sull'equilibrio tra i generi e, infine, il precipuo criterio delle primarie.
Tuttavia vorrei, signor Presidente, soltanto soffermarmi su una questione che ritengo molto importante in relazione ad alcuni interventi che ho sentito svolgere sulla natura dei partiti, sull'articolo 49. Alcuni colleghi, anche autorevoli, hanno letto l'articolo 49, dicendo in maniera molto secca che vengono prima i cittadini e, poi, ci sono i partiti, che sono soltanto strumento per lo svolgimento dei diritti dei cittadini. Vorrei soltanto ricordare - infatti questo mi pare che sia un argomento importante anche se naturalmente più di principio - che l'articolo 49 viene dopo l'articolo 2 della Costituzione. Lo dico perché dire che i partiti sono strumenti è un'espressione che potrebbe anche andar bene, ma potrebbe anche indurre a ritenere che i partiti siano una formazione in qualche modo facoltativa.
Invece, l'articolo 49 deve essere letto con l'articolo 2 della Costituzione. Lo dico perché l'articolo 2, che hanno voluto i costituenti, che ha voluto La Pira, che ha voluto Dossetti, che ha voluto Lelio Basso, è una norma che vorrei non dimenticassimo mai quando parliamo di associazioni. «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo» e parla di uomo e non solo di cittadino: infatti sia chiaro che i partiti sono strumenti per partecipare alla vita politica non solo dei cittadini - vorrei sottolinearlo - ma dell'uomo «sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (...)». Lo dico a tutti i colleghi che vogliono fare graduatorie all'interno dell'articolo 49, che le formazioni sociali di cui parla la nostra Costituzione e tra le quali è compreso il partito politico, è compresa la famiglia, sono comprese le confessioni religiose, queste formazioni sono concepite come momenti di formazione della personalità degli individui. Lo ripeto: rientrano tra queste anche i partiti politici. Non usiamo espressioni sommarie in questo campo perché finiamo con l'amplificare un dibattito pericoloso sull'essenzialità o meno dei partiti politici. Dicono tutti i costituzionalisti che i partiti politici sono essenziali perché ci sia democrazia in un Paese. Dunque ricordo che chi vuole capire l'articolo 49 della Costituzione è meglio che legga prima bene l'articolo 2 della Costituzione. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enzo Carra. Ne ha facoltà.

Pag. 56

ENZO CARRA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo dell'UdC a questo articolo 3 e naturalmente mi rallegro anche perché subito prima è stato approvato un emendamento da noi sottoscritto. Soltanto mi meraviglia, da un costituzionalista come il professor Zaccaria, il fatto che questo articolo sugli statuti necessari dei partiti e sulla loro democrazia interna sia l'articolo 3 e non l'articolo 1. Non capisco questo testo unificato in cui il requisito essenziale, decisivo, fondamentale viene relegato un po' in avanti, anzi un po' indietro. Mi sembra che questo dia già una fisionomia sbagliata a questo utilissimo, ma non definitivo, atto legislativo.
Infatti, dobbiamo uscire, anche attraverso il provvedimento in esame, da un'epoca della transizione, della transizione eterna, dall'emergenza vista come un fondamento della nostra vita, dalla spoliticizzazione che ha portato a statuti di partiti approvati nella fretta, con la pistola alla tempia e con le mani sugli occhi, statuti che poco o nulla hanno di democratico, statuti di partiti che sono partiti personali, statuti di partiti come un partito, che si chiamava Democrazia e Libertà, che prendeva le decisioni all'insaputa dei suoi associati. Si dice: era la transizione. Ma la transizione era eterna. E noi sappiamo che transizione vuol dire, in generale, passare dall'ordine al disordine e poi, hegelianamente, ritornare all'ordine, ma in fondo si è scambiato il transitorio, che è sinonimo di provvisorio, con l'eterno, perché questo faceva comodo a qualcuno. Perché cambiare, passare dal disordine magari ad un ordine, non dico ad un ordine nuovo, perché forse è troppo, ma ad un altro ordine? Chi ce lo fa fare? È tanto comodo stare qui. E sono vent'anni che siamo qui.
Prima i partiti certo, nella prima Repubblica avevano un finanziamento debole e dei finanziamenti occulti forti, però è anche vero che era epoca di partitocrazia ed i partiti avevano una struttura possente, una possente organizzazione e grandi eventi. I partiti attuali sono partiti liquidi, leggeri, sono leggeri ma non leggermente finanziati, anche troppo finanziati. Sono partiti essenziali nella struttura, ma con controlli «aerei» e forse inesistenti. Allora, si dice, si rubava per i partiti, adesso si ruba nei partiti... Nella transizione i partiti sono diventati sempre di più personali e si è dimenticato che i partiti non sono delle persone che li guidano, ma degli elettori che li votano. Allora con questo articolo, anche se relegato al n, 3 del provvedimento in esame, aspettiamo finalmente una nuova regolamentazione per dare seguito all'articolo 49 della Costituzione e per riflettere anche seriamente sugli articoli 39 e 40 della Costituzione relativi ai sindacati. Io vorrei che su questo ci fosse una riflessione serena, non per inseguire qualcuno o per fare qualcosa di rivoluzionario, ma qualcosa che serva alla nostra Costituzione (Applausi del deputato Brunetta), perché finalmente democrazia sia trasparenza, come per anni transizione ha voluto dire spoliticizzazione e ruberia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, Italia dei Valori, pur contraria al provvedimento in esame e all'impianto del provvedimento in esame, voterà a favore dell'articolo 3, come migliorato dalla recente approvazione dell'emendamento Mantini 3.1, in quanto noi ritenevamo più giusto lavorare prima sull'attuazione dell'articolo 49 e poi sul finanziamento, però ovviamente, essendovi stata l'urgenza di lavorare sul finanziamento, abbiamo accettato questo «spacchettamento»; tuttavia riteniamo molto positivo che alcuni semi dell'attuazione della normazione relativa all'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione ci siano. Questo è il motivo per cui votiamo a favore, ma crediamo altresì che sia talmente insufficiente e talmente incompleta questa normazione relativa all'articolo 49 che auspichiamo che sia stimolo ad una rapida approvazione, in Commissione e poi in Aula, come già stiamo Pag. 57facendo, della completa e piena attuazione dell'articolo 49.
Infatti, è chiaro che poco è meglio di niente, ma questa normazione è insufficiente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, noi voteremo contro l'articolo, però devo rilevare come gli ultimi minuti di questa discussione siano stati abbastanza surreali. Adesso, tutti si stupiscono di che piega stia prendendo il provvedimento; tutti ritengono che prima dovesse essere fatta l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione e adesso tutti stanno disconoscendo la paternità di questo provvedimento. Non è un caso se lo avevano chiamato «ABC», perché, in realtà, ormai, è figlio di «N.N.».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, intervengo per confermare il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia nei confronti dell'articolo 3 che è l'articolo che più ci convince di questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, ho letto una notizia ANSA secondo cui, quello dell'UdC, era un emendamento anti Grillo. Allora, vorrei rendere noto all'Assemblea che, come ho tentato di spiegare quando ho illustrato il mio emendamento, che da bolognese era un emendamento che aveva presente quel fenomeno, questo non serve assolutamente a nulla. Infatti, per la sua collocazione, alla fine dell'articolo, si limita a regolare la democrazia interna dei partiti che chiedono il finanziamento pubblico. Noi non siamo solo alla fine della transizione della seconda Repubblica; siamo all'inizio di una nuova fase; sarebbe meglio che cominciassimo a guardare al futuro e a smettere di regolare i conti del passato. Si tratta di un emendamento e di un articolo sui vecchi partiti. Non serve a nulla per regolare il nuovo che avanza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, anche noi abbiamo letto l'ANSA ma quella interpretazione è del tutto sbagliata; noi non demonizziamo, né esaltiamo il MoVimento 5 Stelle; questo è un movimento radicale e di protesta che dice cose condivisibili e cose sbagliate. Certo, non possiamo condividere quando si propone l'uscita dell'Italia dall'euro o il diniego della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, ma alcune istanze di politica ambientale, di democrazia e di legalità possono essere anche condivise. Ora, il punto è che questo principio che oggi abbiamo votato è un principio che aumenta e rafforza la democrazia nella politica e credo che debba essere interesse di tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, avendo preso la parola per sostenere e sottoscrivere l'emendamento dell'UdC, vorrei semplicemente replicare alla collega del Partito Democratico quando ha fatto riferimento alla vecchia Repubblica e ai vecchi partiti: qui non ci sono né vecchi, né nuovi, ci sono i partiti così come li ha definiti la nostra Carta costituzionale, come luogo di partecipazione democratica. Il resto sono favole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato. Pag. 58
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Di Virgilio, Nizzi, Biasotti, Ferranti, Martella, Barani, Siliquini, Pedoto, Colucci, Girlanda, De Luca, Cesario, Testoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 473
Astenuti 23
Maggioranza 237
Hanno votato
417
Hanno votato
no 56).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Rampelli 3.0200.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro dell'articolo aggiuntivo Rampelli 3.0200, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si rimette all'Assemblea.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Rampelli 3.0200.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Rampelli 3.0200 formulato dal relatore.

MARCO MARSILIO. Signor Presidente, sono cofirmatario di questo articolo aggiuntivo e accolgo l'invito al ritiro, però vorrei svolgere una riflessione. Motivo il ritiro con l'approvazione dell'emendamento Mantini, che contiene una parte di ciò che con questo articolo aggiuntivo si aveva intenzione di proporre all'Aula e alla riflessione del Parlamento e delle forze politiche. Certo, l'emendamento Mantini introduce dei principi sacrosanti come il rispetto della democrazia, delle minoranze, dei diritti degli iscritti e della selezione delle candidature nei partiti politici, ma manca un aspetto che, almeno nel primo comma del nostro articolo aggiuntivo era esplicitato, e cioè che chi non rispetta questi statuti e chi non inserisce negli statuti questi principi deve essere escluso dal finanziamento.
Credo sia, comunque, un aspetto implicito, perché nel momento in cui la legge prescrive di adottare degli statuti, e nello stesso tempo dice anche che questi statuti devono avere determinate caratteristiche, starà poi ai Presidenti di Camera e Senato evidenziare se ciò verrà rispettato o meno. In ogni caso, aver inserito l'emendamento Mantini nel testo del provvedimento, in seguito alla sua approvazione, rende ancora più urgente l'approvazione di una legge sull'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, alla quale rinviamo per la discussione sui contenuti di questo articolo aggiuntivo, che a questo punto ritiriamo.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato e ascoltiamo con grande interesse questo dibattito. Certamente qualche riflessione, qualcuno all'interno del Parlamento, la dovrebbe fare, in maniera molto più forte di come è stata fatta sino a questo momento. Cioè dire che, se oggi ci troviamo in questa situazione e se siamo quasi rincorsi dai cittadini, per quanto riguarda il finanziamento pubblico ai partiti, lo dobbiamo sicuramente ad alcuni che all'interno di quest'Aula parlavano e indicavano gli altri come non corretti e privi di compartimenti giusti. Ciò cosa significa e cosa ha significato? Significa cercare di delegittimare a tutti i costi l'avversario politico, distruggere quella che era la politica, non rispettare l'avversario politico e, ad ogni costo, cercare la delegittimazione. Pag. 59
Ciò ha portato lentamente e progressivamente ad una ribellione da parte dei cittadini italiani, indicando e indirizzandosi verso tutti i parlamentari, sia di destra che di sinistra, che danno solo ed esclusivamente delle indicazioni non utili ed interessanti per il Paese. Quando si parla di finanziamento pubblico noi vogliamo essere chiari, almeno per quanto mi riguarda, ma credo e spero di poter parlare a nome o in parte del gruppo Popolo e Territorio. Noi siamo chiari: siamo contro il finanziamento pubblico ai partiti.
Tutte le altre questioni servono a giustificare determinati atteggiamenti, come non avere il coraggio di prendere la situazione in mano e di dire con grande chiarezza che sarebbe opportuno far sì che i finanziamenti ai partiti non vi fossero. Questo è quello che si dovrebbe dire all'interno di quest'Aula, e questo è quello che ogni parlamentare dovrebbe dire in un momento particolare come questo, dove i cittadini italiani, a prescindere da dove si sono collocati, ci vedono come una casta a prescindere dal ruolo che ognuno di noi rappresenta all'interno del Parlamento, e a prescindere da quello che si è fatto. Qualcuno che grida - e grida anche mentre noi parliamo - sicuramente è qualcuno che non ha costruito niente all'interno del Parlamento, che ha cercato soltanto di dire e di portare all'attenzione parole vuote e prive di significato.
Io, invece, a differenza di questo qualcuno, a differenza di quelli che gridano all'interno di quest'Aula, che dicono di essere punti di riferimento della società, dico e mi permetto di invitare, non soltanto i parlamentari ma coloro i quali ci ascoltano, ad andare a visionare il sito della Camera dei deputati e mettere sul piatto della bilancia questi personaggi che parlano senza avere capito il significato vero del politico all'interno di questo Parlamento e invece il ruolo del parlamentare vero, serio, concreto, che ha lavorato e lavora all'interno di questo Parlamento nell'interesse del Paese (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

TERESA BELLANOVA. Basta!

EMANUELE FIANO. Finiscila!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

DOMENICO SCILIPOTI. Ma qual è la colpa di Popolo e Territorio? Quella di aver difeso un Paese? Quella di avere difeso uno Stato? Qual è la colpa di Popolo e Territorio? Quella di aver avuto il coraggio di votare in libertà? Quella di aver avuto il coraggio di ribellarsi ai partiti e di dire che lo Stato e il Paese venivano prima dei partiti? È questo il rimprovero che si fa a Popolo e Territorio? È questo il rimprovero che si fa a parlamentari come l'onorevole Scilipoti? Quello di aver avuto il coraggio di ribellarsi ai partiti che hanno solo ed esclusivamente dettato delle regole nell'interesse di lobby e di gruppi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

DOMENICO SCILIPOTI. Allora, cari amici, ma perché non rispondete voi della Margherita? Non voglio colpevolizzare nessuno.

LAPO PISTELLI. Vergogna!

DOMENICO SCILIPOTI. Buffone sei tu perché l'hai dimostrato non una volta, ma cento volte.

PRESIDENTE. Per cortesia!

DOMENICO SCILIPOTI. Perché non dimostrate quello che era il vostro segretario e punto di riferimento, coinvolto negli scandali di partito per avere preso milioni di euro e che dice di non sapere niente? Oggi ci ritroviamo in questa situazione perché noi di Popolo e Territorio, perché noi, uomini liberi all'interno di quest'Aula, abbiamo avuto il coraggio di difendere il Paese. Sì, di difendere il Paese, grandi mediocri, che sapete solo ingiuriare e delegittimare, ma non avete il coraggio del confronto perché siete dei mediocri. Pag. 60
In conclusione, voglio dire, signor Presidente, che noi siamo contro il finanziamento ai partiti e chiediamo ai partiti di utilizzare l'ultima tranche che dovrebbero ricevere per darla alle famiglie, ai lavoratori, alle piccole e medie imprese che si trovano in difficoltà. Dimostrate di avere veramente qualcosa di concreto all'interno della testa e del cuore, perché gente che grida nella massa e nella grande confusione dimostra mediocrità. Io sono orgoglioso di essere un parlamentare libero e di servire il popolo e lo Stato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà).

GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale solo per dire alla collega Lenzi che possiamo fare tutti gli emendamenti che vogliamo, tagliare tutti gli emolumenti che vogliamo e tutti i contributi che vogliamo, ma dopo che sentiamo interventi di colleghi di questo livello è inutile.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale perché, dopo aver sentito alcune considerazioni, me n'è venuta una spontanea e credo non solo mia personale. Se in quest'Aula c'è una persona che non può parlare di coerenza, di rispetto dei partiti e di rispetto del territorio, quello è Scilipoti. Allora o è lui o è il suo sosia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 4 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Cambursano 4.2, Pastore 4.3, Iannaccone 4.200.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Maurizio Turco 4.4 e Lanzillotta 4.201.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.500.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cambursano 4.2, Pastore 4.3 e Iannaccone 4.200.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, volevo illustrare brevemente questo emendamento con il quale chiediamo di sopprimere l'articolo 4 per diversi motivi, innanzitutto perché ha per oggetto la fissazione di un criterio comune a tutti i tipi di elezione per l'accesso ai contributi elettorali. In realtà, il contenuto riguarda solo il rimborso delle spese elettorali per il rinnovo della Camera e del Senato, mentre il provvedimento riguarda quattro tipi di elezioni, quello della Camera, del Senato, del Parlamento europeo e dei consigli regionali. Poi abbiamo presentato un preciso e chiaro disegno di legge contro il contributo pubblico ai partiti in cui diamo la facoltà di finanziare i partiti solo in base alla libera sovvenzione degli iscritti o alla scelta che i contribuenti fanno in sede di dichiarazione Irpef.
Ci rammarichiamo che, durante la breve discussione di una settimana in Commissione, nessuna delle proposte contenute Pag. 61nella nostra proposta di legge sia stata presa in considerazione, così come nessuno dei nostri emendamenti. Ma anche questo articolo 4 non ha alcuna attinenza con il provvedimento presentato dalla Lega Nord e non corrisponde a quanto la Lega Nord vuole. Infatti, nel complesso questo provvedimento si limita a dimezzare il contributo ai partiti. Noi siamo contro il contributo pubblico ai partiti per cui chiediamo la soppressione dell'articolo 4.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cambursano 4.2, Pastore 4.3 e Iannaccone 4.200, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Nicola Molteni... Onorevole Mondello... Onorevole Laura Molteni... Onorevole Cesare Marini... Onorevole Andrea Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 473
Astenuti 23
Maggioranza 237
Hanno votato
84
Hanno votato
no 389).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 4.4.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, con questo emendamento cerchiamo di restituire il loro significato alle parole e, quindi, di prevedere che per «rimborso elettorale» si intende un contributo a fronte del numero di voti ottenuti e per spese effettivamente sostenute e documentate. Mi pare che, come è stato più volte sostenuto, con questa legge si vorrebbe togliere quel velo di ipocrisia che è stato messo a seguito del referendum del 1993 con la legge sui finti o falsi rimborsi elettorali.
Quindi, mi pare che questa sia una buona occasione per tenere separati i finanziamenti pubblici attraverso le diverse forme da quelli che possono essere dei rimborsi elettorali.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.4, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea e la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 471
Astenuti 19
Maggioranza 236
Hanno votato
35
Hanno votato
no 436).

Prendo atto che il deputato Berruti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'emendamento Lanzillotta 4.201 non è segnalato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.500 della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 62

Si tratta di un emendamento proposto dalla Commissione. È un emendamento della Commissione... Onorevoli Martinelli, Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 497
Votanti 468
Astenuti 29
Maggioranza 235
Hanno votato
383
Hanno votato
no 85).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a esprimere il voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Stiamo votando l'articolo 4... Onorevole Moffa, ha votato? Onorevoli Gianni, Moles... Presidente Pecorella... Onorevoli Nirenstein, Binetti... Si affretti, onorevole Bobba!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 505
Votanti 480
Astenuti 25
Maggioranza 241
Hanno votato
398
Hanno votato
no 82).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, il provvedimento al nostro esame riguarda uno dei temi più caldi, se non il più caldo, che investe il Parlamento e le forze politiche che lo rappresentano. Il tema, caldo in partenza, è diventato, con il passare del tempo, sempre più scottante, perché tratta di denaro pubblico utilizzato non per fornire servizi più adeguati alle esigenze delle comunità, non per dare sostegno alle famiglie o ai giovani in cerca di lavoro o alle imprese, ma per finanziare i partiti.
Mentre le condizioni economiche sempre più difficili rendono impossibile la vita alla stragrande maggioranza degli italiani, i partiti bruciano montagne di denaro, non per perseguire - lo ripeto - gli scopi di pubblico interesse prima ricordati e neppure per fare fronte alle spese del loro ordinario mantenimento, ma in operazioni che non c'entrano affatto né con gli interessi della nazione e neanche con l'efficienza delle strutture della propria organizzazione. Ancor peggio, come è accaduto ultimamente, quel denaro della collettività viene sperperato per consentire ad alcuni potenti di soddisfare esigenze personali, non di rado capricciose, che non conciliandosi in alcun modo con la natura del finanziamento pubblico, spingono qualsiasi cittadino a una legittima reazione di rabbia, di disprezzo e, qualche volta, anche di odio nei confronti dei partiti e dei politici in generale.
Se poi si continua ad assistere, senza prendere alcun provvedimento, all'avanzata sempre più minacciosa e distruttrice del fiume di corruzione che, partendo dall'estremo Nord, attraversa tutte le regioni e i comuni d'Italia (anche i più piccoli), non risparmiando alcun partito e travolgendo cariche politiche e istituzionali di ogni livello, allora come si fa, onorevoli colleghi, a non comprendere quel sentimento popolare verso quella che sempre più frequentemente viene definita casta? Pag. 63
Oggi con questo provvedimento stiamo decidendo di ridurre i contributi pubblici ai partiti e di disciplinare le modalità sia del finanziamento sia del controllo, nella speranza di arrestare il malcostume dilagante.
Quando, circa 40 anni fa e precisamente con la legge 2 maggio 1974, n. 195, i colleghi parlamentari che occupavano questi banchi decisero, per la prima volta, di assegnare finanziamenti pubblici ai partiti, lo fecero perché il Paese anche allora veniva attraversato in lungo e in largo da una bufera di scandali dovuti ad illeciti passaggi di danaro da privati a politici, che minacciavano di inquinare gravemente le istituzioni. Se allora provvedimenti economici a favore di partiti politici venivano accolti con una certa contrarietà da parte dell'opinione pubblica che non sembrava essere molto amica del Parlamento e dei partiti politici figuriamoci oggi, che considera l'uno e gli altri come veri e propri nemici.
Dopo il terremoto di Tangentopoli del 1992 ed il moltiplicarsi, da quel momento in poi, dei casi di corruzione e di malaffare ad opera di uomini e partiti politici, c'è qualcuno tra noi tanto ingenuo da pensare che esista anche un solo cittadino disposto a dare un minimo di credito e un briciolo di fiducia ai partiti ed alla politica? Tutti uguali i politici, tutti poco di buono, tutti nullafacenti, tutti ignoranti strapagati che non meriterebbero affatto di occupare questo o altro incarico istituzionale. I partiti sono dei carrozzoni che servono solo a tenere in vita costose oligarchie e che badano esclusivamente ai propri interessi, ai propri affari e a quelli di qualche famiglia. Questo è il pensiero dominante. Così appare purtroppo la realtà: una realtà certamente distorta, molto parziale, ma, onorevoli colleghi, è quella legata all'immagine che è riuscita finora a dare di sé la politica, che è poi l'immagine vera ed autentica della mala politica che - a giusta ragione - fa dire generalmente che la politica è sporca.
Autorevoli osservatori sostengono che quello che attraversiamo sarà ricordato come il più lungo e difficile periodo di crisi degli ultimi cento anni. Viviamo - sarebbe sciocco far finta di niente - in un clima di sfiducia collettiva e di generale avversione nei confronti del potere, ovunque e da chiunque venga esercitato. Commetterebbe un grave errore, peccherebbe di presunzione e darebbe prova di scarsa sensibilità riguardo alle difficoltà con cui è costretta a fare i conti la nostra gente chi ritenesse di poter liquidare il fenomeno come fatto passeggero limitato alla protesta messa, di tanto in tanto, in piedi da personaggi più o meno discutibili. È vero: c'è anche quella strumentale, sospetta e poco credibile, dato il pulpito da cui proviene e la generalizzazione delle accuse rivolte a destra e a manca, ma ciò che deve preoccupare di più è lo stato di malessere molto diffuso tra gli italiani, tra i giovani - giustamente arrabbiati - e tra i tanti cittadini perbene che fanno quotidianamente il loro dovere e che, a causa dello spettacolo poco edificante offerto sovente da certi rappresentanti del popolo, vedono crescere in loro, giorno dopo giorno, una sensazione di fastidio nei confronti delle istituzioni e di disistima verso tutti i politici, senza nessuna eccezione.
Per vincere la sfida dell'antipolitica nelle menti e nei cuori dei cittadini di ogni parte d'Italia ci vuole una grande rivoluzione culturale, che rinnovi, ammoderni e semplifichi l'offerta della politica, superando l'opaca confusione che la caratterizza, per concentrare l'interesse sulle grandi opzioni ideali e programmatiche nelle quali realmente si riconoscono e si dividono gli italiani che amano la democrazia e vorrebbero continuare ad avere fiducia nella politica. Infatti, la politica sta alla democrazia come l'aria sta alla vita, ed è dovere di ognuno di noi mantenere pulite l'una e l'altra. Va da sé dunque che chi crede nella democrazia e chi sente ed esercita la politica con vero spirito di servizio non può restarsene fermo aspettando che la nottata passi senza reagire neanche quando - come sta accadendo ora - il Paese rischia il tracollo.
Chi ha ricevuto un mandato popolare non solo deve fare il proprio dovere di parlamentare o di amministratore producendo Pag. 64atti legislativi o amministrativi utili ed ineccepibili sul piano della correttezza formale e giuridica, ma deve sapersi guadagnare il rispetto e la stima dei cittadini, anche di quelli che non lo hanno votato, non compiacendosi di mostrare la propria bravura nel saper sistemare abilmente le carte per fare apparire corretto anche quel provvedimento che corretto non è sul piano etico e morale, e ciò vale anche e soprattutto per il bilancio del proprio partito, ma distinguendosi per la trasparenza e l'onestà delle sue scelte, per la serietà dei sui comportamenti e per il rigore della sua condotta pubblica e privata. Solo così l'antipolitica e il qualunquismo demagogico vengono sconfitti, le istituzioni riconquistano la fiducia della gente e la politica riguadagna dignità e torna al centro della società italiana meritandosi anche i sacrifici che si addossa l'intera collettività per sostenerne i costi.
A meritare quei sacrifici, onorevoli colleghi, dobbiamo essere soprattutto noi, utilizzando il denaro pubblico con assoluta parsimonia, nella maniera più trasparente e per fini rigidamente connessi all'attività che i nostri partiti, nel pieno rispetto delle regole, devono svolgere nell'interesse del Paese, dando continuamente conto del loro operato come spero possa accadere, anche se nutro forti dubbi a partire da domani dopo l'approvazione di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 5 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Borghesi 5.1, Bragantini 5.2 e Lanzillotta 5.16.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Borghesi 5.7, Stracquadanio 5.3, Rubinato 5.205, Cambursano 5.5, Vassallo 5.203, Maurizio Turco 5.8 e sugli identici emendamenti Lanzillotta 5.202 e Maurizio Turco 5.301. L'emendamento Libè 5.300 è stato ritirato.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 5.600, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 5.12.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 5.610, mentre l'emendamento Orsini 5.204 è assorbito dall'emendamento 5.610 della Commissione.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Maurizio Turco 5.201, Stracquadanio 5.14 e 5.15 e sul subemendamento Maurizio Turco 0.5.500.1.
La Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 5.500, 5.602 e 5.502.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Borghesi 5.1, Bragantini 5.2 e Lanzillotta 5.16. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, noi chiediamo l'abrogazione di questo articolo perché siamo contrari per i motivi che dirò e perché è bene fare un po' la storia di questo articolo 5 che ancora nel testo reca una detrazione del 38 per cento per chi effettua donazioni ai partiti tra i 50 ed i 10.000 euro.
Ovviamente siamo consapevoli che per la nostra opposizione, l'opposizione di molti, con un successivo emendamento questa detrazione verrà portata al 24 e al 26 per cento, ma vogliamo far presente che noi abbiamo protestato perché le ONLUS rimanevano al 19 per cento.
A seguito di questa protesta, anche le ONLUS sono state portate al 26 per cento Pag. 65con emendamenti che vedremo, ma chi dona soldi ai partiti può avere la detrazione fino a 10 mila euro, chi li dà alle ONLUS, fino a duemila euro. Ciononostante, il risparmio di 90 milioni di euro viene praticamente riassorbito tutto con questi due tipi di detrazione.
Ovviamente, siamo contenti che la gran parte di questo risparmio non vada più ai partiti, ma vada alle ONLUS, ma è singolare come tutto ciò si sia sviluppato. Ciò avviene, ovviamente, non per volontà di chi ha presentato questo provvedimento, ma per l'opposizione di chi non l'ha condiviso. Per questi motivi, insistiamo per l'abolizione di questo articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, noi siamo contrari a questo articolo, e dunque abbiamo presentato un emendamento soppressivo, appunto perché ci sembra veramente assurdo che si sta parlando di tagliare i soldi che si danno ai partiti e intanto si aumentano le detrazioni per i partiti dal 19 per cento, come è attualmente, al 38 per cento (dopo arriverà al 24 e al 26 nei prossimi due anni). Quindi, ciò ci sembra veramente incredibile ed assurdo.
Noi siamo - ribadiamo il concetto - totalmente contrari al finanziamento pubblico ai partiti in qualsiasi forma e in qualsiasi misura. Abbiamo fatto degli errori come Lega Nord Padania, e dunque, per questo, siamo consapevoli che forse bisogna ritornare a come eravamo una volta - almeno parlo per il mio movimento - all'autofinanziamento dei cittadini e dei militanti, e a lavorare per un ideale.
Basta soldi pubblici, perché non servono assolutamente a niente. Forse, servono solo ad alcune persone per ingrassare i loro vantaggi da tutti i punti di vista. Dunque, noi siamo totalmente contrari a questo articolo e speriamo che anche gli altri partiti ci diano una mano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, intervengo per dare conto all'Aula di un'inesattezza che potrebbe anche fuorviare l'intera discussione su questo articolato, soprattutto sull'articolo 5, che riguarda le detrazioni. Il collega Favia ne chiede la soppressione perché dice che nel testo permane una discrepanza, che apparirebbe del tutto ovvia e naturale, così ineguale, tra l'erogazione data da un privato cittadino ai partiti e quella invece data alle ONLUS.
È una cosa non vera, perché nel testo che noi votiamo, al punto 9, vi è una delega, che è semplicemente ricostruttiva, al Governo, in cui si chiedeva già sin dall'inizio l'armonizzazione della stessa aliquota di detrazione sia per i partiti sia per le ONLUS.
Ancora, a regime, per quanto riguarda la detrazione, che viene stabilita tra il 24 e il 26 per cento in termini di quantificazione dell'importo, ricordo a tutti che noi stiamo parlando di un dimezzamento dei rimborsi, e quindi stiamo parlando di una cifra di 91 milioni di euro: per i partiti la detrazione ammonterebbe ad una quantificazione, nelle stime effettuate, intorno ai 6 milioni di euro, mentre sarebbe di 33 milioni di euro per le ONLUS.
Non mi pare che vi sia, come dire, un vantaggio nei confronti dei partiti, ma vi è un elemento che tiene conto che nell'erogazione non ci possono essere elementi di disuguaglianza. Credo che questo fosse un atto doveroso di precisazione, per dare un'indicazione contraria a questa idea della soppressione dell'articolo 5.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo per un minuto per dire che mi asterrò da questo voto, e lo faccio convintamente. Credo che sia vergognoso immaginare che, lì dove parliamo di Pag. 66ONLUS, vi debbano essere dei privilegi. Non ci vuole nulla a divenire ONLUS, chi vive nel nostro Paese lo sa: è una strumentalizzazione ed è una negazione delle ONLUS vere e concrete.
Se a qualcuno seduto in quest'Aula servono dei voti che portano le ONLUS, io lo comprendo, ma, credetemi, state facendo un gioco sporco che insudicia terribilmente le persone che lavorano, parlando realmente di ONLUS e di sociale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, in seguito alle considerazioni dell'onorevole Argentin, vorrei fare presente che, per dare, con questo meccanismo, 6 milioni di euro ai partiti, aggiungiamo circa 40 milioni di euro alle ONLUS - come diceva esattamente l'onorevole Argentin - che hanno già un plafond di 260 milioni di euro e non lo hanno neppure chiesto.
In periodi di restrizione finanziaria, questo mi sembra un po' forte.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Borghesi 5.1 e Bragantini 5.2, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Raisi, Ventura, Gianni, Moles, Villecco Calidari, Presidente Pecorella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 484
Astenuti 16
Maggioranza 243
Hanno votato
95
Hanno votato
no 389).

Prendo atto che il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Borghesi 5.7.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Borghesi 5.7 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 5.7, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barani, Esposito, Motta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 506
Votanti 485
Astenuti 21
Maggioranza 243
Hanno votato
33
Hanno votato
no 452).

Passiamo all'emendamento Stracquadanio 5.3.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Stracquadanio 5.3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stracquadanio 5.3, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea e la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 67

Onorevoli Cassinelli, Madia, Fioroni, Melandri, Perina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 501
Votanti 440
Astenuti 61
Maggioranza 221
Hanno votato
27
Hanno votato
no 413).

Passiamo all'emendamento Rubinato 5.205.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Rubinato 5.205 formulato dal relatore.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, chiedo di parlare per lasciare agli atti la motivazione che ha ispirato l'emendamento in oggetto, mio e di altri colleghi, sulla questione delle detrazioni fiscali.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. La motivazione parte sempre dalla considerazione dell'articolo 49 della Costituzione e dalla discussione che vi è stata, anche qui in Aula, sul significato da attribuire al fatto che i cittadini siano al centro di questa disposizione costituzionale.
La norma di cui ci viene proposta l'approvazione oggi, se non ho inteso male - eventualmente mi correggeranno i relatori - stabilisce un aumento della percentuale della detrazione per le erogazioni liberali dei cittadini, delle persone fisiche, imponendo, tuttavia, un limite agli importi, riducendo in questo modo l'importo detraibile fiscalmente rispetto alla disciplina attualmente vigente e dispone, poi, una parificazione in prospettiva alle erogazioni liberali dei cittadini anche alle ONLUS.
Non mi pare che in tutto il provvedimento venga mai toccata, invece, la norma che riguarda il trattamento fiscale delle erogazioni delle società, degli enti giuridici, che siccome non vedo appunto essere stata trattata in questo provvedimento, deduco rimanga quella prevista dalla legislazione attualmente vigente, di cui all'articolo 78 del Testo unico delle imposte sui redditi, la quale prevede la medesima detrazione e il trattamento fiscale fino ad oggi previsto per i cittadini.
Ora prendo atto che nel lavoro della Commissione è stata fatta una scelta che è quella di attenzionare le erogazioni liberali dei cittadini e delle ONLUS e di non considerare - sempre che io non mi sbagli - il trattamento delle erogazioni liberali delle persone giuridiche, ovvero delle società.
Io, tuttavia - lo dico perché rimanga agli atti - ho una mia idea sul punto: se sono i cittadini che si possono organizzare in partiti per concorrere a determinare la vita nazionale, a mio parere, i soldi pubblici vanno messi per le detrazioni fiscali delle erogazioni liberali dei cittadini, più che per quelle delle persone giuridiche, che poi potranno, nelle persone fisiche che ne guidano gli ordini, fare delle donazioni di tipo liberale come persone fisiche.
Per cui il mio emendamento proponeva sostanzialmente di mantenere l'erogazione liberale per le persone fisiche alla percentuale del 19 per cento, limitando l'importo detraibile a 10 mila euro. Paradossalmente la norma oggi approvata è più rigorosa di quella che proponevo, ma nella mia proposta veniva anche eliminata la possibilità delle detrazioni fiscali per le persone giuridiche proprio, a mio parere e a mia modesta opinione, nel rispetto dell'articolo 49 della Costituzione.
Ritiro il mio emendamento 5.205 per disciplina di gruppo.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Vassallo 5.203.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Vassallo 5.203 accedono all'invito al ritiro.
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 5.8.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 5.8 formulato dal relatore.

Pag. 68

MAURIZIO TURCO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, nell'attesa che l'entità dei versamenti e delle detrazioni delle ONLUS siano equiparate a quelle dei partiti politici, noi per il momento proponiamo che quelle dei partiti politici siano equiparate alle ONLUS.
Ci sarà sempre tempo per fare l'inverso. Nel frattempo noi crediamo che sia corretto, ed anche in linea con quanto è sempre stato detto rispetto a questa disparità di trattamento, e quindi, insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 5.8, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Chi è che non ha votato? Onorevoli Gelmini, Maurizio Turco, Mecacci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 506
Votanti 487
Astenuti 19
Maggioranza 244
Hanno votato
37
Hanno votato
no 450).

Passiamo agli identici emendamenti Lanzillotta 5.202 e Maurizio Turco 5.301.
Prendo atto che i rispettivi presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lanzillotta 5.202 e Maurizio Turco 5.301, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Touadi, Esposito... ancora l'onorevole Touadi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 499
Votanti 479
Astenuti 20
Maggioranza 240
Hanno votato
38
Hanno votato
no 441).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale...

MAURIZIO TURCO. Presidente! Presidente! Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sta bene. Revoco l'indizione della votazione. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 5.600 della Commissione. Prego, onorevole Turco, ha facoltà di svolgere la dichiarazione di voto, ma lo segnali prima.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, potremmo capire dai relatori questi soldi quali sono? È paradossale! Stiamo votando un provvedimento per ridurre i contributi pubblici e, dalla parte ridotta, prendiamo i soldi per pagare il cofinanziamento dell'autofinanziamento. Sbaglio? Lo chiedo. Nel momento in cui voi scrivete che alla copertura di 8,7 milioni di euro per il 2014, 7 milioni di euro per il 2015 e 6,1 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 9 della legge 3 giugno 1999, n. 157, la legge che parla delle nuove norme in materia di rimborso delle spese, andate a riprendere la parte tagliata. Immagino che non state tagliando ulteriormente, più o meno, conoscendo la politica Pag. 69portata avanti con questo provvedimento. Quindi se si può avere un chiarimento in questo senso ve ne sarei grato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, noi siamo contrari a questo emendamento per un motivo molto semplice: stiamo parlando di tagliare i soldi ai partiti, ma voi con questa norma dovete trovare una copertura aggiuntiva. Dunque questo vuol dire che stiamo votando un emendamento che comporta una spesa maggiore per lo Stato, e dunque siete delle persone, permettetemi la parola, politicamente ipocrite, che tagliate da una parte, ma dopo vi riprendete i soldi. Questo deve essere chiaro a tutti i cittadini: state facendo una farsa per avere gli stessi soldi di prima in un'altra maniera. Gli unici contrari, e lo ribadisco, sono i deputati della Lega Nord Padania, che non vogliono più soldi pubblici, in qualsiasi misura e in qualsiasi forma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, vi prego, ha chiesto di parlare il relatore.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, è del tutto evidente il senso di questa norma. Noi procediamo ad un taglio di 91 milioni e ad un dimezzamento delle risorse e, se ci saranno detrazioni, queste vengono stimate per un importo che, a regime, sarà pari a 6 milioni. Novantuno milioni e sei milioni sono due cifre che si commentano da sole. Mentre il taglio di 91 milioni è un taglio certo, che entrerà in vigore nel momento in cui questa legge verrà approvata - e vedremo chi avrà il coraggio di approvare questo provvedimento e chi invece voterà contro, perché la coerenza si dimostra nel momento in cui le intenzioni si trasformano in norme di legge - i 6 milioni di detrazioni sono una quantità ipotetica e comunque il massimo esborsabile. Più avanti troverete infatti una clausola di copertura e di garanzia che prevede che se dovessero essere più di 6 milioni, la quota parte del 30 per cento dei 91 milioni, cioè 27 milioni e 200 mila euro, verrà decurtata del maggiore importo. Pertanto chi sostiene che si toglie da una parte e si prende dall'altra è in malafede, fa della demagogia, ed è giusto che in quest'Aula lo si dichiari apertamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, volevo ricordare al collega della Lega Nord Padania, che interviene con queste continue dichiarazione roboanti, come: «non vogliamo i soldi pubblici» - mi sembra un po' come faceva quella signora, «vorrei ma non posso» - che, a prescindere dalle mie sensazioni, i partiti devono avanzare richiesta per avere questo contributo pubblico.
Verificheremo se la Lega rinuncerà a richiederli, e spero di si - tutto qui - però vi si consiglio di non azzardarvi troppo e non di sperticarvi troppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, intervengo per dire che comunque chiunque prende la parola in quest'Aula può dire qualunque tipo di numero, perché tanto nessuno sa esattamente di cosa stiamo parlando. Quindi, sei milioni, saranno di più, saranno di meno, sono comunque milioni di euro aggiuntivi rispetto alle detrazioni che già ci sono adesso e rispetto a chi paga le tasse, quindi non è che tutto il 19 o il 26 per cento verrà coperto con questa norma. In quanto alla coerenza, abbiamo già detto cosa voteremo. Posso solo far notare a Pag. 70tutti che, coerentemente con quello che è stato detto da quando è stata depositata questa norma, ne stiamo approvando un'altra.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, affermare che non sappiamo quello che votiamo è francamente un po' grave. Ricordo che il parere della Commissione bilancio sul testo dell'articolo 5 del provvedimento è favorevole, appunto, a condizione che venga approvato, per garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, l'emendamento 5.600 della Commissione, proprio a dimostrazione di quello che abbiamo ascoltato dal relatore. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.600 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina, onorevole Cesario, onorevole Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 507
Votanti 483
Astenuti 24
Maggioranza 242
Hanno votato
396
Hanno votato
no 87).

Prendo atto che il deputato Berardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Maurizio Turco 5.12. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, noi stiamo votando le detrazioni per le erogazioni liberali in favore di partiti e movimenti politici. Con questo emendamento chiariamo che i movimenti e i partiti politici sono quei soggetti che intendano partecipare alla vita democratica del Paese (Commenti del deputato Calderisi). Onorevole Calderisi, non ho capito che c'è, se me lo dice mi risparmia l'intervento e facciamo prima. Non si sente, ci sono cento metri in linea d'aria.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, la prego di rivolgersi...

MAURIZIO TURCO. Se è già assorbito da un altro emendamento della Commissione, lo ritiro.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, la prego di rivolgersi alla Presidenza. Mi dica cosa dovrei chiedere al relatore.

MAURIZIO TURCO. Se è già assorbito da un altro emendamento successivo, se posso saperlo così lo ritiro.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, adesso si può sedere, anche perché è scaduto il suo tempo. Chiedo al relatore di dare una risposta.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, semplicemente l'emendamento 5.610 della Commissione precisa che i soggetti che possono usufruire delle erogazioni liberali soggette a detrazione sono tutti i soggetti che presentano liste per l'elezione della Camera, del Senato, e del Parlamento europeo...

MAURIZIO TURCO. Non è vero, non è uguale al mio!

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, per cortesia.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Oppure i soggetti che hanno un consigliere regionale, quindi è accolta la preoccupazione di evitare discriminazioni (Commenti) nei confronti dei soggetti che non hanno degli eletti ma che si presentano semplicemente alle elezioni della Camera, del Senato e del Parlamento europeo.

Pag. 71

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 5.12, non accettato dalla Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 503
Votanti 483
Astenuti 20
Maggioranza 242
Hanno votato
24
Hanno votato
no 459).

Prendo atto che l'onorevole Giachetti ha segnalato di avere erroneamente votato a favore, mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.610 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 481
Astenuti 27
Maggioranza 241
Hanno votato
387
Hanno votato
no 94).

L'emendamento Orsini 5.204 è dunque assorbito dall'approvazione del precedente.
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 5.201. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Maurizio Turco 5.201 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 5.201, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giachetti, Brandolini, Gasbarra, Cardinale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 479
Astenuti 29
Maggioranza 240
Hanno votato
41
Hanno votato
no 438).

Passiamo all'emendamento Stracquadanio 5.14. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Stracquadanio 5.14 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stracquadanio 5.14, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Raisi, Porfidia, Oliverio, Gava, Scandroglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 72
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 512
Votanti 493
Astenuti 19
Maggioranza 247
Hanno votato
94
Hanno votato
no 399).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stracquadanio 5.15, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Carfagna, Cesario, Proietti Cosimi, Mondello, Brandolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 502
Votanti 437
Astenuti 65
Maggioranza 219
Hanno votato
41
Hanno votato
no 396).

Prendo atto che il deputato Proietti Cosimi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo al subemendamento Maurizio Turco 0.5.500.1. Prendo atto che i presentatori del subemendamento Maurizio Turco 0.5.500.1 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.5.500.1, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vignali, Garagnani, Tanoni, Gianni, Benamati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 437
Astenuti 71
Maggioranza 219
Hanno votato
33
Hanno votato
no 404).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.500 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rampi, Brandolini, Fiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 481
Astenuti 27
Maggioranza 241
Hanno votato
386
Hanno votato
no 95).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.602 della Commissione. Ricordo che il parere della Commissione bilancio sul testo dell'articolo 5 del provvedimento è favorevole, a condizione che venga approvato, per garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, l'emendamento 5.602 della Commissione.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, soltanto per sottolineare all'Aula che questa è la clausola di salvaguardia, per cui quei 6 milioni ipotetici non potranno mai incidere di più sul bilancio dello Stato perché, se dovesse essere una cifra superiore, si va ad incidere sul 30 per cento del cofinanziamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.

Pag. 73

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, soltanto per ricordare al relatore che ci è servita la Commissione bilancio per regolarizzare questo emendamento. Quindi, Bressa, ogni tanto se la tiri un po' meno!

PRESIDENTE. In quanto al linguaggio...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Sull'emendamento 5.602 della Commissione, vorrei evidenziare quanto si diceva in precedenza. È talmente poco chiara la questione che in esso si afferma che il Ministro dell'economia e delle finanze accerterà quando si verifichino o quando siano in procinto di verificarsi scostamenti alla previsione delle entrate. Vorrei sapere come farà mai a sapere quando saranno in procinto di verificarsi degli scostamenti delle entrate rispetto a questa norma. Quindi, quando anche riuscirà a fare questo, dovrà prevedere una copertura ulteriore in quanto non sarà sufficiente il cofinanziamento dell'emendamento stesso. Sarà pure una norma di salvaguardia che dà la possibilità di approvare l'emendamento di prima, tuttavia è un artifizio contabile per dire che i soldi sono sempre quelli, li facciamo girare, ma alla fine ai partiti resteranno in tasca quelli del finanziamento pubblico e sempre meno quelli della contribuzione privata, esattamente il contrario di quanto vogliamo fare noi.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, per amore di verità, al collega Volpi, la Commissione bilancio si è mossa dopo che il Comitato dei nove aveva accolto e approvato un emendamento dei due relatori che, poi, la Commissione bilancio ha posto come vincolo. Pertanto è partito da noi e poi la Commissione bilancio ha accettato questa norma di chiusura.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.602 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Grassi...onorevole Vignali...onorevole Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 509
Votanti 488
Astenuti 21
Maggioranza 245
Hanno votato
422
Hanno votato
no 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.502 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani...onorevole Tommaso Foti...onorevole Repetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 505
Votanti 488
Astenuti 17
Maggioranza 245
Hanno votato
483
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che i deputati Paladini e De Nichilo Rizzoli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 5. Pag. 74
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, non avendo potuto intervenire sul mio emendamento perché ne ho potuto segnalare soltanto uno, credo doveroso dovermi esprimere su questo articolo 5, dicendo che voterò contro, anche perché l'emendamento 5.5 a mia prima firma andava in direzione esattamente opposta, e cioè abbassava ancora ulteriormente la soglia della deducibilità. Ma la motivazione principale del mio voto contrario sta nelle affermazioni fatte dal relatore in base alle quali chi vota contro questo provvedimento è contro il taglio dei costi della politica.
Mi pare un'affermazione un po' azzardata, che si commenta da sola, soprattutto nei confronti di chi, come me ed altri, ha proposto altre leggi ed altri emendamenti, che andavano nella direzione davvero di non gravare sulle casse dell'erario e quindi non avere più un finanziamento pubblico della politica, mentre invece qui si tratta semplicemente di una riduzione. È tutto poi ancora da verificare quanto sarà per davvero tale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, intanto volevo replicare al collega Bressa: allora, se già esiste una legge per la detrazione del 19 per cento, vuol dire che c'è già una copertura e se c'è una copertura vuol dire che ci sono già dei soldi che vanno su quella norma al 19 per cento. Questi soldi, questi 6 milioni in più, aggiuntivi, sono soldi nuovi, sono soldi che vengono rigirati ai partiti. Dunque, per questo motivo noi siamo contrari all'articolo in esame, perché voi tagliate da una parte, riprendete i soldi e li rimettete lì. Al collega dell'UdC che mi chiede perché mi scaldo: perché noi siamo contro il finanziamento pubblico ai partiti in tutte le forme. Mi scaldo perché noi della Lega siamo stati scottati, abbiamo visto che coi soldi pubblici alcune delle nostre persone hanno sbagliato ed hanno infangato il nostro movimento e dunque per questo siamo ancora più incavolati. Dunque, per questo non vogliamo mai più soldi pubblici, perché noi abbiamo un ideale forte e non vogliamo più infangarci con queste persone e con questi soldi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome come ripeto e ribadisco, poi è anche noto tra di noi quali sono le posizioni riguardo al tema del finanziamento pubblico, vorrei spiegare ancora una volta che non è che necessariamente il tema è: i fondi pubblici. Il tema è: come vengono spesi i fondi pubblici, che controlli si fanno sui fondi pubblici che sono assegnati.
Allora, semplicemente per spiegare al collega della Lega che mi ha appena preceduto, non c'è dubbio che le cose sono andate, per quanto li riguarda, in quel modo, ma per anni il Partito Democratico - che peraltro ha inserito il controllo sui bilanci da parte di un'agenzia esterna: unico che lo ha fatto - è sotto gli occhi di tutti che ha speso i soldi del finanziamento pubblico per attività politiche, per rimborsi, per quello che sappiamo, e non per altre cose, che hanno fatto altri partiti. È un dato di fatto. Ora, il vizio non sta nel fatto che sono pubblici, sta nel come si sono utilizzati i fondi pubblici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà, per un minuto.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, l'unica cosa che certamente questo provvedimento non fa è chiarire come vengono spesi i soldi, perché sicuramente Pag. 75questo affare qui che state per approvare non lo chiarisce assolutamente. Farà delle altre cose interessanti sotto profili giuridici, ma chiarire come vengono spesi i soldi assolutamente no, quello rimarrà sempre, finché non daremo attuazione all'articolo 49, una cosa indefinita. Proprio per questo si ribadisce che siamo contrari al finanziamento pubblico, perché con questo provvedimento comunque non si chiarisce com'è che i partiti, movimenti o chiunque prenderà questi soldi ha la possibilità di spenderli. Non potendolo sapere e non potendolo definire adesso, difficilmente si potrà contestare come sono stati spesi anche fino adesso questi soldi. Noi riteniamo che in molti casi, compreso il nostro, siano stati spesi male, però dopo averlo ritenuto ed averlo accettato, abbiamo preso anche le contromisure, gli altri invece vogliono continuare a spenderli male i soldi pubblici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, io apprezzo molto il mea culpa che la Lega da due giorni fa in quest'Aula. Penso che sia apprezzabile e che sia dovuto ai cittadini italiani. Non vorrei però che passasse un concetto; voi state dicendo: se ci date dei soldi noi li rubiamo, quindi preferiamo non averli più. Questo discorso può valere per voi, ma non può valere per tutti, perché noi abbiamo dimostrato di avere i soldi e di poterli gestire (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). È come se chiedessimo di chiudere tutte le banche perché c'è stata una rapina in banca. Non è la stessa roba: ci sono banche che si sanno difendere e banche che non si sanno difendere.
Allora, noi oggi chiediamo il dimezzamento dei rimborsi pubblici ai partiti perché ci rendiamo conto delle difficoltà che il Paese sta vivendo e vogliamo dare un esempio. Non lo facciamo perché altri hanno sbagliato; non stiamo pagando per voi, state tranquilli. Noi stiamo dando un segnale importante al Paese, punto. Però, siamo anche convinti che i partiti, per vivere in maniera democratica, abbiano bisogno dei finanziamenti; faremo dei sacrifici, perché noi con quei soldi facevamo attività politica e dovremo farla con meno soldi; ci rimboccheremo ancora di più le maniche e andremo avanti, ma non ci fate la morale voi, per favore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghizzoni, Corsaro, Crosetto, Portas, Scilipoti, Evangelisti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 492
Votanti 471
Astenuti 21
Maggioranza 236
Hanno votato
390
Hanno votato
no 81).

Prendo atto che i deputati Ruben e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 che pone una questione estremamente seria; si propone, cioè, di regolamentare le erogazioni e i contributi in favore di associazioni, fondazioni, enti o altri soggetti presieduti da personalità politiche. L'ipotesi prospettata dall'onorevole Lanzillotta prevede il divieto. Noi riteniamo che questa sia una delle soluzioni possibili ma che altre soluzioni potrebbero intervenire; si potrebbe, per esempio, lavorare, Pag. 76anziché sul divieto delle erogazioni, sulla trasparenza delle stesse e porvi dei tetti e dei limiti. La complessità della materia ci ha portato ad immaginare che sia preferibile rinviare all'attuazione dell'articolo 49 il complesso tema delle fondazioni che hanno a che fare con la vita politica, perché sarebbe quanto mai, in qualche modo, problematico intervenire con un unico articolo e prevedere un'unica forma di intervento, cioè quella del divieto. Pertanto, chiediamo alla collega Lanzillotta di ritirarlo.
La Commissione formula, altresì, un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'articolo aggiuntivo Volpi 5.01 mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Lanzillotta 5.04 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: «Gli enti locali, previa disciplina della materia e con apposito regolamento, anche attraverso convenzioni con gli istituti scolastici e con altre istituzioni pubbliche e private, possono mettere a disposizione dei partiti e dei movimenti politici di cui alla presente legge, locali per lo svolgimento di riunioni, assemblee, convegni o altre iniziative finalizzate allo svolgimento dell'attività politica. I partiti rimborsano, secondo tariffari definiti dalle amministrazioni locali, le spese di manutenzione e di funzionamento dei locali utilizzati per lo svolgimento di attività politiche per il tempo per il quale essi se ne avvalgono».

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si rimette all'Assemblea. Passiamo all'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 formulato dal relatore.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, insisto per la votazione di questa proposta emendativa, sottolineando che essa è all'attenzione della Commissione dall'inizio della discussione e quindi c'era tutto il tempo per trovare soluzioni più puntuali che io sarei stata assolutamente disponibile a valutare e a prendere in considerazione. Ritengo che il rinvio all'attuazione dell'articolo 49 sia assolutamente elusivo perché, come abbiamo visto, è del tutto incerto che questo provvedimento venga mai adottato.
Non si può varare una normativa sul finanziamento pubblico dei partiti, senza, nel contempo, disciplinare il finanziamento a tutto quel pulviscolo di istituzioni, associazioni e fondazioni presiedute da personalità politiche e da loro dirette, che non hanno alcun limite. Abbiamo limiti al finanziamento dei partiti da parte delle società pubbliche, che anzi dovrebbe essere esteso anche ai concessionari di servizi pubblici, mentre a fondazioni e associazioni chiunque potrebbe dare qualsiasi contributo senza limite e senza vincoli, con conflitti di interesse spaventosi, perché chi presiede e dirige queste fondazioni potrà poi esercitare una pressione sia sugli amministratori, sui manager che sulla regolazione da cui dipende l'attività e il funzionamento delle società e degli organismi. Quindi, insisto per la votazione e faccio appello ai colleghi perché valutino con estrema serietà questo punto, senza il quale questo provvedimento davvero non starebbe in piedi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei chiedere alla collega Lanzillotta se accetta le firme, su questo articolo aggiuntivo, di tutto il gruppo della Lega Nord, perché, veramente, si tratta di un articolo aggiuntivo non solo di buonsenso, ma che va - come diceva nel precedente intervento la collega Lanzillotta - a sciogliere un nodo che, in questo momento, sappiamo benissimo essere veramente forte, per quanto riguarda alcuni finanziamenti a fondazioni presiedute, per esempio, da parlamentari da parte di enti pubblici o da società pubbliche, perché questo è il dato di fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Allora noi riteniamo - e guarda caso capisco perché la maggioranza abbia invitato Pag. 77la collega Lanzillotta a ritirare questo articolo aggiuntivo; lo capiamo benissimo - che, se non poniamo tale questione all'interno, non solo del finanziamento pubblico ai partiti, ma di tutte quelle pseudo-associazioni o presunte tali che attengono a personaggi politici, allora vuol dire che facciamo le cose a metà. Quindi noi voteremo a favore di questo articolo aggiuntivo ed invito tutti i colleghi che, per esempio, non appartengono a fondazioni presiedute da colleghi parlamentari, di votare a favore di questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo pone un problema molto, molto serio, su cui vorrei richiamare l'attenzione del Parlamento. Non solo l'articolo aggiuntivo della collega Lanzillotta va votato - e noi lo voteremo -, ma si tratta di una di quelle proposte emendative che, se bocceremo, daremo spazio all'idea che, in qualche modo, questa sarà una legge specchietto per le allodole, che si cercano sempre strade per eludere divieti, controlli e regole, e credo non faremo un buon servizio alla riforma che noi vogliamo attuare dei finanziamenti e dei contributi pubblici ai partiti politici e ad altre formazioni sociali. Per cui, intanto chiedo formalmente di poter apporre la mia firma su questo articolo aggiuntivo e chiederei ai relatori di riconsiderare, veramente, il parere espresso (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà convintamente a favore di questo articolo aggiuntivo. Abbiamo già detto in giornata che siamo contrari al rapporto fra imprese e politica, a maggior ragione nel caso in cui, come detto in questo articolo aggiuntivo, si tratti di società e di imprese controllate dallo Stato. Ma c'è altro, la collega Lanzillotta, con il suo articolo aggiuntivo, vorrebbe vietare anche agli amministratori di queste società di dare contributi, proprio per spezzare quella catena in base alla quale i partiti nominano nelle società controllate dallo Stato gli amministratori e costoro, con gli stipendi che prendono a titolo personale, finanziano magari la fondazione presieduta dal politico che li ha fatti nominare.
Non crediamo, come è stato detto, che vi sia la necessità di rinviare la discussione di questa materia all'attuazione dell'articolo 49. È una materia che ictu oculi va regolamentata nel modo in cui propone la collega Lanzillotta e credo che faremo un buon servizio, anche a seguito del risultato elettorale di domenica scorsa, del segnale che gli elettori ci hanno dato, approvando il provvedimento immediatamente stasera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, il tema è molto importante, vorrei invitare i colleghi a leggere a pagina 41 l'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03. Io ho presente la situazione di molti, avendo avuto occasione di valutarla come componente della Giunta delle elezioni. Ci saranno circa 200 colleghi che presiedono enti di beneficenza! Vi faccio un nome, perché sta nell'altro ramo del Parlamento: Veronesi presiede ancora l'Istituto oncologico europeo, che è una grande e importante fondazione di beneficenza.
Noi qui diciamo che questi enti non possono più ricevere finanziamenti in quanto presieduti da un parlamentare. Sinceramente, per carità, possiamo anche accettare una cosa così, però mi sembra un po' eccessivo, anche criminalizzante, perché in genere un'associazione che cerca un parlamentare lo fa perché cerca fondi e te lo chiede in quanto sei un personaggio pubblico e visibile.
In secondo luogo, pensiamo invece a tutte le fondazioni politiche che l'onorevole Pag. 78Lanzillotta ha in mente, ossia quelle fondazioni che sono collegate a forze politiche. A queste, che, mi permetto di dire, sono probabilmente attente anche a queste cose, gli basta cambiare presidente e mettere come presidente un portaborse, un'altra persona conosciuta, chi si vuole, per ottenere il finanziamento. Quindi, mi permetto di dire che l'intenzione è la migliore del mondo, l'esito è un può discutibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di poter apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo e dichiarare che lo voterò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, credo che le finalità dell'onorevole Lanzillotta siano condivisibili. Ritengo, però, che ci sia un problema anche regolamentare, Presidente, circa lo status dei parlamentari, perché qui ogni volta che c'è un problema giusto andiamo a legiferare togliendo quel minimo di sovranità popolare che ogni parlamentare senza vincolo di mandato ha. Questa norma limita le attività sociali e politiche di un parlamentare, come se i parlamentari non fossero rappresentanti del popolo ma rappresentanti di non so quale lobby di malaffare.
Quindi, capiamoci bene: le ONLUS, le associazioni, le fondazioni che fanno beneficenza, che fanno attività sociale, che tutelano valori e promuovono altri valori, a mio parere vanno tutelate e vanno onorate anche con le presidenze di parlamentari o politici di diversa natura. Infatti, i politici e i parlamentari non sono una categoria di malfattori che si aggirano nottetempo per maturare qualche affare particolare.
Allora, distinguiamo le due cose: chi fa, onorevole Lanzillotta, una fondazione o un'associazione per sostenere attività politiche e parlamentari mi sembra giusto distinguerla da chi, invece, fa attività di beneficenza, di sostegno e di lotta alla povertà. Sono cose completamente diverse. Se vogliamo continuare a farci male senza distinguere quello a cui veramente dobbiamo arrivare, allora facciamolo pure, ma non facciamo un buon servizio alla democrazia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che aggiungo la mia firma a questo articolo aggiuntivo, anche a nome di tutto il gruppo di Italia dei Valori. Noi crediamo che lo spirito e la lettera della proposta emendativa in esame siano positivi ed eventualmente, se qualcuno vorrà ulteriormente intervenire, lo potremo fare al Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, premetto che non sono presidente di nessuna fondazione e di niente. Però questo emendamento, ancorché comprensibile rispetto ad una buona volontà, non è altro che sparare ancora sui parlamentari. Il discorso che ha fatto prima il collega Galletti sulla questione del finanziamento e di come si utilizzano i fondi vale anche per questo.
Quindi, tutti noi dobbiamo andare veramente a casa: se un parlamentare non è corretto, non è onesto e presiede una fondazione o qualcos'altro verrà perseguito in qualche modo. Ma che un parlamentare per principio e per legge non possa assolutamente essere definito un onesto e buon presidente di una fondazione mi pare veramente volersi fare del male e dare ragione a chi cavalca l'antipolitica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico). Pag. 79
Distinguiamo queste cose. Cominciamo a vedere chi fa che cosa. Siccome mi stavano dicendo dal mio gruppo che, per una questione di motivi particolari, bisognava votare questo articolo aggiuntivo, spero che venga ritirato e riformulato (perché sarebbe serio), diversamente voterò contro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, su questa materia vorrei fare semplicemente qualche breve osservazione per l'Assemblea. Già la collega Lenzi ha detto delle cose che mi sembrano molto ragionevoli, nel senso che il problema certamente esiste e, a mio avviso, quello delle fondazioni è un problema che dovrebbe essere affrontato insieme alla disciplina dei partiti sull'articolo 49 della Costituzione. Sarebbe quella la sede più propria. Ma non si può approvare una norma di questo tipo di carattere generale che in primo luogo è aggirabile (come è stato detto), perché un parlamentare può affidare la presidenza ad un'altra persona, quindi la norma è aggirabile.
In secondo luogo, può colpire, ad esempio, delle fondazioni come quella che è stata ricordata di Veronesi. Quindi, la norma va riscritta. Vanno poste, come diceva il collega Bressa, delle norme che assicurino la trasparenza, dei limiti e dei tetti, ma una norma che escluda in via generalizzata dei contributi per iniziative, anche scientifiche e culturali, non ci sembra la cosa più adeguata.
Quindi, questa formulazione assolutamente non è condivisibile e non è condivisa dai relatori e su di essa non possiamo esprimere un parere favorevole. Se venisse trovata un'altra diversa formulazione, sarebbe un'altra cosa. Ma non siamo riusciti a trovarla nello spazio di tempo che abbiamo dedicato fin qui ai lavori di questo complesso provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, o i relatori propongono un'altra formulazione o chiedono l'accantonamento o altrimenti si passa ai voti.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, come ha fatto presente il collega Calderisi, il problema riguarda la delicatissima relazione che intercorre tra i partiti e le fondazioni. Si tratta di un tema straordinariamente delicato, interessante e decisivo. Ricordo che nel testo iniziale che abbiamo presentato c'era una norma che riguardava le fondazioni e i rapporti tra i partiti e le fondazioni.
In sede di discussione e di valutazione, è stata proposta la soppressione di questo articolo, perché abbiamo verificato l'estrema e assoluta complessità degli intrecci che ci sono tra partiti e fondazioni. Credo che non ci sia nulla di strano se il Parlamento, che fa proprio il tema posto dalla collega Lanzillotta, dedica il tempo necessario per risolvere in maniera razionale e definitiva questa delicatissima questione.
Approvare una norma così come è stata presentata è estremamente pericoloso per le ragioni che sono state qui ricordate da molti colleghi.
Come ha appena detto il collega Calderisi, abbiamo cercato di trovare una soluzione ponte, che garantisse la possibilità di votare questo articolo aggiuntivo, ma non ci siamo riusciti. Sarà stato un limite mio e di Calderisi ma non vogliamo, su un tema così delicato, essere portati dalle emozioni e non dalla razionalità. È un tema delicatissimo. Non serve fare un titolo sui giornali di domani. È necessario risolvere, invece, questo delicatissimo problema. Con questo articolo aggiuntivo non lo si fa.

PRESIDENTE. Pertanto, la Commissione non chiede l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03.

Pag. 80

LINDA LANZILLOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Lanzillotta, non le posso concedere nuovamente la parola perché lei ha già parlato. Non ci sono gli spazi regolamentari per poterlo fare. Le chiedo scusa. Potrei farlo se vi fosse un intervento del Governo ma, in caso contrario, non posso ridarle la parola. Tuttavia, non credo che il Governo voglia intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, le rubo solo un secondo per sottolineare l'intervento del collega Bressa, che ha usato più volte l'espressione «è un problema delicato». Non so cosa egli intenda per «delicato» o «delicatezza». Qui è un problema di trasparenza, punto e a capo! La delicatezza è un'altra cosa.
Si tratta di un articolo aggiuntivo in cui si chiede unicamente di fare trasparenza su degli organismi che, come tutti sappiamo, sono comunque vincolati al tema che stiamo discutendo. Pertanto, voteremo convintamente questo articolo aggiuntivo, non considerando la delicatezza o meno. Lo voteremo nell'ottica della trasparenza, che è il termine da usare in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, ho ascoltato l'ultimo intervento del relatore Bressa. A me pare che abbia colto il problema dicendo che la questione posta dall'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 è seria ma è formulata in modo da presentare dei limiti oggettivi, che appaiono oggettivamente.
Dunque, mi sembra che vi siano tutte le condizioni perché la Commissione chieda l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 e proponga una riformulazione, perché la questione posta è seria e non può essere liquidata così, con questa disinvoltura. Chiedo alla Commissione di accantonare l'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 e di riformulare il testo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo ad adiuvandum di ciò che ha detto adesso il collega Castagnetti, con il quale concordo sul punto di verificare se vi sono le condizioni e il tempo per riscrivere il testo, in modo che sia contenuto in maniera chiara, senza nessuna possibilità di doppia lettura o di compromissione dell'attività positiva di fondazioni che non sono solo politiche ma hanno anche carattere sociale. Questo è auspicabile, se i relatori sono in grado di farlo, benché ci sia stato detto che dopo più di un mese di discussione questa cosa non ha avuto un esito positivo, cioè non si è riusciti a tenere insieme il ragionamento relativo ai rapporti tra fondazioni e partiti ed enti pubblici riguardo al finanziamento.
Signor Presidente, molto probabilmente qui entriamo nel campo dell'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione. Quindi, penso che la questione del rapporto tra partiti, fondazioni ed enti pubblici debba essere trattata in quella sede. Pertanto, potremmo eventualmente, se non siamo in grado di utilizzare il tempo dell'accantonamento, lavorare su un ordine del giorno che impegni, in questo caso più che il Governo il Parlamento, a fare in modo che, in sede di discussione del provvedimento relativo all'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, questo tema sia esplicitamente trattato e risolto.

PRESIDENTE. Onorevole Bressa, anche il Presidente si chiede se la Commissione accetti o non accetti la proposta dell'accantonamento dell'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03.

Pag. 81

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, le rispondo. Ci proviamo. Accantoniamo l'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 e vediamo se riusciamo a fare, questa notte, quello che non siamo riusciti a fare in questi dieci giorni.

PRESIDENTE. Sta bene. Avverto che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame dell'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03.
L'onorevole Lanzillotta avrà modo di intervenire quando, dopo l'accantonamento, la sua proposta emendativa avrà una nuova riformulazione.
Onorevole Contento, lei aveva chiesto di parlare. Tuttavia, poiché l'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 è stato accantonato, non le posso più concedere la parola.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Volpi 5.01.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Volpi 5.01 formulato dal relatore.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, la ringrazio molto. Rubo all'Assemblea pochi attimi per illustrare un articolo aggiuntivo presentato dal mio gruppo, di cui sono il primo firmatario. Devo dire la verità: a prescindere dalla nostra posizione ampiamente illustrata, abbiamo chiesto ai colleghi almeno l'attenzione sui pochi emendamenti ed articoli aggiuntivi che abbiamo presentato.
Mi permetto di sollecitare - e spiego adesso il perché - anche i relatori, che non vedo più al banco del Comitato dei nove - ma non importa -, affinché facciano un ragionamento su questa proposta. In fin dei conti, in questo articolo aggiuntivo, non proponiamo nient'altro che una forma di trasparenza volta semplicemente a prescrivere che chi fa donazioni o erogazioni liberali ai partiti venga iscritto in un registro particolare dove vi sia la massima trasparenza.
Mi permetto anche di fare un breve ragionamento sulla seconda parte: avendo noi chiesto di passare ad un sistema interamente costituito da erogazioni esterne al pubblico, ci siamo anche posti un problema, peraltro molto ragionato, laddove siamo abituati ad avere un finanziamento non pubblico e quindi proveniente interamente dal privato. Proponiamo semplicemente che si ponga un limite proporzionale sul bilancio precedente.
Sono state dette a noi, come appartenenti al gruppo della Lega, molte cose in questi giorni anche in quest'Aula, alcune molto dure: vorrei dire che questo tema, Presidente Bindi, è stato sollevato da un grande democratico a livello mondiale - o almeno lo è stato ed ora non lo è più - perché il limite di come proporsi nell'accettare i finanziamenti esterni e quindi dal libero cittadino viene posto nel suo libro dal senatore Ted Kennedy. Questi ci ha lasciato in eredità un bellissimo libro, con delle grandi posizioni ideali. Anche lui si pone il problema dicendo che è una cosa buona il finanziamento libero, ma forse l'eccesso produce condizionamento. Vogliamo un finanziamento libero dei cittadini, ma non vogliamo un condizionamento, ossia situazioni prevedibili che possano derivare da questo, come per esempio forme di lobbismo, che peraltro non sono regolamentate in Italia, o per esempio le pressioni che portano dietro interessi troppo forti.
Chiediamo che queste vengano limitate. Non capisco perché i relatori non abbiano voluto appoggiare forme di trasparenza, a meno che non vi siano dei limiti dei relatori o dei grossi pregiudizi sulle poche proposte emendative che abbiamo presentato.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Volpi 5.01 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Volpi 5.01, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 82

Onorevoli Catone, Martella, Nola, Graziano, Terranova, Mazzarella, Sereni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 443
Astenuti 37
Maggioranza 222
Hanno votato
70
Hanno votato
no 373).

Prendo atto che il deputato Oliviero ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore dell'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.04 accetta la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.04, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Antonino Foti, Tommaso Foti, Galletti, Mondello, Capodicasa, Della Vedova, Colucci, Rao, Beretta, Cuomo, Dal Lago...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 462
Astenuti 20
Maggioranza 232
Hanno votato
412
Hanno votato
no 50).

Prendo atto che la deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).
Nessun chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Vanalli 6.1, Cambursano 6.3 e sul subemendamento Maurizio Turco 0.6.500.1.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.500 (Nuova formulazione) mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Maurizio Turco 6.210, Razzi 6.6, Contento 6.208 perché le questioni da lui poste sono contenute nei successivi emendamenti della Commissione 6.600 e 6.601 dei quali la Commissione raccomanda l'approvazione.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sul subemendamento Maurizio Turco 0.6.501.1, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.501.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Maurizio Turco 6.11, 6.12, 6.13, 6.14 e 6.7.
L'emendamento 6.502 della Commissione è stato ritirato, per cui evidentemente decadono tutti i subemendamenti ad esso riferiti.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Favia 6.15, Rubinato 6.209, Mantini 6.17, Stracquadanio 6.18, Di Pietro 6.211, Vassallo 6.212, Maurizio Turco 6.20, Lanzillotta 6.50, Mura 6.213 e Vassallo 6.223.
La Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 6.602 e 6.603 che è identico all'emendamento Vassallo 6.214.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.604, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti Pag. 83il parere è contrario, sull'emendamento Favia 6.215.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.605, mentre formula un invito al ritiro del subemendamento Contento 0.6.605.1 perché assorbito. Sull'emendamento Contento 6.224, infine, si formula un invito al ritiro.
Qui mi fermo, signor Presidente, perché poi, per quanto riguarda gli emendamenti relativi al comma 5 e ai successivi, il Comitato dei nove deve ancora valutare dei testi. Ci fermiamo con l'emendamento Favia 6.217, relativo al comma 4, sul quale la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Va bene, anche perché penso che non ci arriveremo.
Qual è il parere del Governo?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Vanalli 6.1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Vanalli 6.1 formulato dal relatore.

FABIO MERONI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO MERONI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo che i bilanci siano certificati da una società iscritta alla Consob. Ma non è questo che mi interessava dire al sottosegretario. Signor sottosegretario, in questi due giorni abbiamo sentito da parte sua solo «il Governo si rimette all'Assemblea».
Non so se il suo sia un timore, visto e considerato che ultimamente, mentre erano riunite le Commissioni affari costituzionali e giustizia, un sottosegretario è capitato lì per caso, ha fatto una dichiarazione e poi è stato smentito dal suo Ministro.
Non so se il suo Ministro di riferimento, il Ministro Giarda, è quello che di solito arriva in Aula solo per chiedere la fiducia. Quello che noi vogliamo capire è: il Governo ha una sua idea o un suo proposito o qualcosa per dire a quei partiti che lo stanno sostenendo «siamo d'accordo sul finanziamento pubblico ai partiti»?
Oggi, ieri, noi abbiamo sentito tantissime cose. Abbiamo sentito dire che qualcuno ha utilizzato i soldi male, abbiamo sentito dire di tutto e di più. Io penso che noi, con la nostra proposta, siamo in linea con gli elettori che nel 1993 hanno votato il referendum. Penso che noi siamo in linea anche con quello che si aspetta la gente che è fuori da questo Parlamento, perché noi eventualmente - lo dico forte e chiaro - noi, caro amico Giachetti, quello delle «doppie razioni,» dovremo senz'altro giustificare qualche centinaio di migliaia di euro, se sono provenuti dal finanziamento pubblico o da contributi volontari.
Per voi sarà un po' più difficile dimostrare che 20 milioni sono contributi volontari! Ascoltate bene quello che chiede la gente: fate un atto di dignità e domani, sull'ordine del giorno che prevede che metà di questo finanziamento vada alle zone terremotate, ragionateci, pensateci questa notte. Vi aspetto domani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vanalli 6.1, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Tommaso Foti, Vignali....
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 84
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 441
Astenuti 19
Maggioranza 221
Hanno votato
59
Hanno votato
no 382).

Prendo atto che le deputate Nirenstein e Servodio hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario.
Ricordo che l'emendamento Cambursano 6.3 non è stato segnalato.
Dovremmo adesso passare all'emendamento 6.500 della Commissione e al subemendamento ad esso riferito.
Ricordo che è stata presentata una nuova formulazione dell'emendamento 6.500 della Commissione.
Chiedo ai presentatori del subemendamento Maurizio Turco 0.6.500.1 se intendano riferirlo al nuovo testo della Commissione.

MAURIZIO TURCO. Sì, signor Presidente. Vorrei anche intervenire per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, noi chiediamo che i controlli siano estesi non solo ai partiti che godono del finanziamento pubblico, ma a tutti quei soggetti politici, che chiamiamo partiti, che godono di qualsiasi tipo di provvidenza pubblica, non necessariamente direttamente statale, ma anche controllata dallo Stato, ossia quella pletora di società che, magari, hanno nei consigli di amministrazione i nominati che poi dovranno contribuire all'autofinanziamento cofinanziato dallo Stato.
Questo semplicemente per una questione di chiarezza e per togliere la cappa che avete messo al concetto di partito di Stato, che è unicamente quello elettorale con gli eletti, e per riportarlo ad un senso più vasto, che è quello previsto dalla Costituzione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.6.500.1, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Scarpetti, Carfagna, Follegot... onorevole Follegot, se anziché telefonare pensasse a votare forse riusciremmo... è una strana coincidenza, ma di solito è quando si fanno altre cose che si ha difficoltà a votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 439
Astenuti 21
Maggioranza 220
Hanno votato
35
Hanno votato
no 404).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento della Commissione 6.500 (Nuova formulazione) e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gatti, Benamati, Pes, Duilio, Chiara Braga, Nannicini, Castagnetti, Lanzillotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 445
Astenuti 24
Maggioranza 223
Hanno votato
373
Hanno votato
no 72). Pag. 85

Ricordo che l'emendamento Maurizio Turco 6.210 è precluso.
Passiamo all'emendamento Razzi 6.6.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Razzi 6.6 formulato dal relatore.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, da parte mia credo che l'emendamento in esame sia perfetto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vorrei ripetere che i bilanci dei partiti politici sono sottoposti al controllo annuale da parte della Corte dei conti. In caso di accertate violazioni delle disposizioni sulla trasparenza, l'intero importo del bilancio viene confiscato dallo Stato. Ecco perché insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Razzi 6.6, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La boccetta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 434
Astenuti 29
Maggioranza 218
Hanno votato
39
Hanno votato
no 395).

Prendo atto che il deputato Franceschini ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario mentre ha erroneamente espresso voto favorevole e che il deputato Minniti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Contento 6.208.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Contento 6.208 formulato dal relatore.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo per aderire all'invito dei relatori, dal momento che, come gli stessi hanno affermato, alcune considerazioni prese in esame da questo emendamento sono state poi ricollocate in altra sede.
In verità vi erano due strade per operare sotto il profilo della società di revisione nel controllo dei conti dei partiti. Una, quella scelta nel provvedimento in esame, prevede che ogni partito politico abbia la sua società di revisione. A fronte di questa, vi era una proposta che consigliava l'esistenza di un'unica società di revisione, scelta con procedure di evidenza pubblica, che eseguisse i controlli nei confronti di tutti i partiti politici destinatari dei contributi o, naturalmente, dei rimborsi.
Questa ultima soluzione, a nostro avviso, poteva fare risparmiare probabilmente qualche soldo ai partiti politici e, visto che c'era una riduzione in questo senso, sembrava anche opportuna. Credo tuttavia che il lavoro svolto dai relatori meriti la giusta considerazione e, quindi, accedo all'invito e ritiro il mio emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento della Commissione 6.600.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, come è noto, essendo noi contrari al finanziamento pubblico dei partiti, non vediamo la necessità di avere questa commissione che verifichi la regolarità delle contribuzioni pubbliche.
Però, a parte questo, la commissione, come era stata costituita nel provvedimento originario, si prevedeva certificasse la regolarità del rendiconto, che è già una cosa di per sé strana. Adesso si propone di sostituire la certificazione della regolarità, Pag. 86con la formulazione: esprime con apposita relazione un giudizio sul rendiconto di esercizio.
Quindi, nella sostanza, che ci sia o no la commissione, è rilevante. Tanto non può fare altro che esprimere un giudizio sul rendiconto di esercizio. Quindi, stiamo prendendo in giro non solo gli italiani che pensano che con questa norma i partiti non piglino più un soldo pubblico. Stiamo prendendo in giro anche quelli che stanno lavorando in quest'Aula, e che stanno cercando di rendere questa norma attuabile. Noi alla presa in giro con ci stiamo e, ribadendo la contrarietà all'intera norma, voteremo contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.600 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Gasbarra, Sereni, Morassut...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 437
Astenuti 25
Maggioranza 219
Hanno votato
339
Hanno votato
no 98).

Prendo atto che il deputato Minniti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento della Commissione 6.601.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, nello stesso spirito di prima, e visto il lavoro che facciamo fare alla Commissione, forse se prendevamo un ragioniere, uno appena diplomato, avrebbe potuto fare benissimo il lavoro per la formulazione dell'emendamento di prima e di questo, in base al quale la commissione controllerà che il rendiconto di esercizio sia conforme alle scritture contabili.
Quindi andiamo avanti di questo passo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.601 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghizzoni, Brandolini, Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 446
Astenuti 23
Maggioranza 224
Hanno votato
388
Hanno votato
no 58).

Passiamo alla votazione del subemendamento Maurizio Turco 0.6.501.1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro del subemendamento Maurizio Turco 0.6.501.1 formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, noi chiediamo che, oltre alle società di revisione, possano fare la revisione anche dei revisori legali iscritti nell'apposito registro.
Io capisco tutto, però va anche detto, per esempio, che la Parmalat era controllata da una società di revisione. Allora non si capisce perché la società di revisione Pag. 87debba offrire più garanzie di revisori legali, iscritti in un albo professionale. Vuol dire che, se non sono società, non ci fidiamo?
Non ho capito qual è problema da parte dei relatori ad accettare il fatto che la revisione possa essere fatta o da una società di revisione o da revisori legali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.6.501.1, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Follegot non riesce a votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 417
Astenuti 48
Maggioranza 209
Hanno votato
96
Hanno votato
no 321).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.501 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pes, onorevole Scanderebech, onorevole Dima, onorevole Pes.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 430
Astenuti 30
Maggioranza 216
Hanno votato
370
Hanno votato
no 60).

Passiamo al subemendamento Maurizio Turco 6.11.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo che ci siano delle pene effettive per i responsabili di omissione di iscrizione di voci obbligatorie nel bilancio, oppure che espongono fraudolentemente fatti non veri. È inutile che faccia esempi relativi all'attualità. Noi chiediamo che per questo ci sia la condanna all'interdizione temporanea dai pubblici uffici.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 6.11, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Franceschini, onorevole Centemero, onorevole Mattesini... ancora l'onorevole Centemero e l'onorevole Mattesini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 437
Astenuti 26
Maggioranza 219
Hanno votato
85
Hanno votato
no 352).

Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 6.12.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. In realtà, signor Presidente, confesso: questo emendamento l'ho copiato dalla proposta di legge n. 124 del 1958 del senatore Luigi Sturzo. Esso prevede, contro la centralizzazione dei partiti e soprattutto delle finanze dei partiti, Pag. 88che vi sia anche una predisposizione di una rendicontazione per quello che riguarda le uscite delle sezioni periferiche, distinguendo quelle che sono le entrate dell'amministrazione centrale, da quelle del partito ottenute localmente. Evidentemente qui si vede che il senatore Sturzo era un uninominalista americano, che però si rifiutava di fare, come spesso accade in Italia, le americanate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, noi non voteremo questo emendamento, ma ciò non vuol dire affatto che non condividiamo questo principio. Questo vale, per il vero, anche per il precedente emendamento Maurizio Turco 6.11, che responsabilizza in termini personali i rappresentanti legali e i responsabili amministrativi per gravi omissioni di controllo nei bilanci. C'è una sistematica che un po' ci sfugge. Noi siamo tutti impegnati a farle, queste riforme.
Non sempre vengono perfette, ma questa è una materia (quella del finanziamento) da dare e riconoscere anche ai livelli regionali e territoriali. La cassa dei partiti non può essere unica e accentrata a Roma, perché la politica si fa su livelli territoriali e, pur non essendo un federalista DOC, basta guardare la realtà in cui viviamo e la Costituzione, per capire che abbiamo più livelli di governo territoriale. È un tema che dovremo riprendere nella disciplina dei partiti politici, dove si dovrà prevedere (abbiamo già presentato un emendamento in questo senso) che esiste una responsabilità almeno regionale negli statuti da parte dei partiti nella gestione finanziaria e quindi di conseguenza nei finanziamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti..
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 6.12, non accettato dalla Commissione, e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte, onorevole Madia, onorevole Ruvolo, onorevole Crosetto, onorevole Tanoni, onorevole De Nichilo Rizzoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 390
Astenuti 76
Maggioranza 196
Hanno votato
55
Hanno votato
no 335).

Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9,30.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,30).

SANDRO GOZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per tre minuti.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, lo scorso 3 maggio ha visitato la Camera dei deputati, il presidente della Corte europea diritti dell'uomo, Nicolas Bratza; due giorni fa si è tenuta la riunione della Commissione giuridica dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, e in entrambe le occasioni, le credenziali dell'Italia in materia di diritti umani e di rispetto delle sentenze della Corte, sono state messe a dura prova. A dura prova, perché le questioni sul tappeto, Presidente, non sono semplici, né riducibili ad una semplicistica invocazione dell'adempimento delle pronunce della Corte. Vorrei ricordare, proprio dopo la visita del presidente della Corte europea dei diritti Pag. 89umani, che quando la Convenzione europea fu firmata (e con essa istituita la Corte europea dei diritti) l'idea che i Capi di Stato e di Governo dei Paesi sottoscrittori avevano in mente, era quella di rimettere al centro la dignità della persona umana (eravamo a cinque anni dalla fine della seconda guerra mondiale), ma la storia del secolo XX e dei primi anni del XXI ci insegna che quella dignità non si tutela solo con l'affermazione formale di principi giuridici e di richiami ideali, che pure sono importanti. La dignità dell'uomo e il suo corredo di diritti, devono trovare riscontro nelle politiche concrete che gli Stati adottano sul terreno anche economico e sociale.
Signor Presidente, per essere chiaro le faccio due banali esempi del nesso tra diritti formalmente assegnati dalla Convenzione ed aspetto economico. L'articolo 6 prevede il diritto ad un processo equo e in tempi ragionevoli. L'Italia lo ha violato tantissime volte. La lunghezza dei processi in Italia non è solo lesione di un diritto formalmente sancito sulla Carta, ma è anche un motivo di zoppìa economica, sociale, e culturale del nostro Paese, e giustamente il Governo Monti si è impegnato a tentare di trovare rimedi a questo problema, che non è solo un problema di diritti, ma è anche un problema economico.
Un altro esempio: l'articolo 3 prevede il divieto di tortura e di trattamenti disumani e degradanti. La Corte dei diritti di Strasburgo ci ha condannato molte volte per il nostro trattamento nei confronti dei migranti. Violare i diritti dei migranti non è solo contrario ai loro formali diritti di dignità, ma è anche miope e sbagliato sotto il profilo economico. Ce lo ha ricordato il presidente della Corte europea, e su questi temi annuncio con altri colleghi che presenterò due interpellanze al Governo, per attirare l'attenzione di questo Paese sulle sue violazioni costanti della legalità (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

SANDRO OLIVERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRO OLIVERI. Signor Presidente, il mio intervento è per sollecitare la risposta a due interrogazioni rivolte al Ministero dell'interno, esattamente la n. 4-15489 del 27 marzo e la n. 4-15516 del 28 marzo. Da ben due mesi si stanno richiedendo queste interrogazioni. La prima riguarda il dramma che stanno vivendo le Chiese cristiane non cattoliche residenti in Lombardia le quali si stanno vedendo, da circa sei mesi, chiudere i locali di culto in virtù di una legge che definire incostituzionale è eufemistico.
In pratica tutto ciò a norma di una legge regionale della Lombardia del 2005 che prevede che i mutamenti di destinazione d'uso di immobili non comportanti la realizzazione di opere edilizie necessitano soltanto di preventiva comunicazione. Nel 2006 ci ripensa la Lombardia e decide che i mutamenti di destinazione di uso di immobili, anche non comportanti la realizzazione di opere edilizie, ma finalizzati alla creazione di luoghi di culto, sono soggetti a permesso di costruire, quindi creando una chiara discriminazione, se non addirittura persecuzione, nei confronti delle libertà religiose. Credo che, quindi, questo sia un fatto che assolutamente richieda una spiegazione, un chiarimento e un attivarsi per le soluzioni. La seconda, invece, riguarda la nomina a ministri di culto esercenti la funzione per le Chiese cristiane non cattoliche le quali vengono riconosciute a norma di una legge del 1929, di epoca fascista quindi, che prevede, già nel suo titolo, un qualcosa che va assolutamente rivisto perché parla di culti ammessi e di riconoscimento dei ministri di culto diversi da quelli della religione di Stato.
Già queste due definizioni ci richiamano all'attenzione del problema e di come necessita effettivamente ed urgentemente di una nuova legge. Ma se noi consideriamo che da ben due anni non si rilasciano più autorizzazioni, questa realtà fa piombare a un'epoca addirittura precedente a quella dell'epoca fascista. Si evidenzia, quindi, in maniera significativa come siano necessari e urgenti un chiarimento e delle soluzioni.

Pag. 90

ROCCO GIRLANDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, è mia intenzione prendere qualche secondo per portare a conoscenza di quest'Aula la situazione surreale sul fronte della sicurezza che sta vivendo la città di Perugia, capoluogo della mia regione, l'Umbria. La situazione sta diventando una vera e propria emergenza a cui i media nazionali non stanno dando il dovuto rilievo e il necessario approfondimento. Perugia è ormai da qualche tempo la capitale europea di morti per overdose in relazione alla percentuale della popolazione totale, nonché vero e proprio mercato a cielo aperto di sostanze stupefacenti il cui traffico è gestito da tre etnie principali, quella nigeriana, quella albanese e quella maghrebina. Nei giorni scorsi si è verificata addirittura una sparatoria nelle vie del centro poco dopo le ore 22, nonché si sono verificati diversi episodi di risse, accoltellamenti e regolamenti di conti tra bande dedite a questi traffici in pieno centro storico. Lo fanno in modo indisturbato ormai. Perugia è una città che conta ben due università i cui iscritti sono calati di 4 mila unità negli ultimi cinque anni, un dato negativo che affossa il tessuto economico e sociale di una città splendida che pure sta vivendo uno spopolamento del centro, una crescita esponenziale dei reati connessi alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione e furti e che sta provocando un senso di insicurezza e frustrazione da parte della popolazione che lamenta la lontananza delle istituzioni e della legalità.
L'atteggiamento buonista e attendista dell'amministrazione comunale, malgrado le disposizioni già contenute nel Patto Perugia città sicura, firmato dall'allora Ministro dell'interno Roberto Maroni, ha esasperato la popolazione e non si è rilevato in grado di fronteggiare con misure energiche la degenerazione del fenomeno, come la parziale chiusura del centro dalla circolazione delle auto e il divieto di vendita di alcolici nelle ore notturne, malgrado comunque gli ottimi risultati conseguiti dalle forze dell'ordine, risultati che ho documentato in modo netto, rispetto agli anni 2010-2011, in due atti di sindacato ispettivo riguardo ai quali, purtroppo, ancora attendo la risposta. A fronte della visita del Ministro Cancellieri nel capoluogo umbro dello scorso 16 maggio e dell'incontro con i vertici delle istituzioni locali, ritengo opportuno sollecitare la Presidenza affinché inviti il Ministro a riferire in Aula circa le misure che il Governo intende adottare per recuperare la città alla legalità e alla sicurezza, nonché l'eventuale adozione di iniziative eccezionali per debellare il fenomeno, cosa questa che ho ripetuto in un altro atto di sindacato ispettivo che ho presentato questa mattina.

DEBORAH BERGAMINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, intervengo per rivolgerle una richiesta ed è quella di sollecitare la risposta all'interrogazione a risposta scritta n. 4-16042 da me presentata, destinata al Presidente del Consiglio e al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, che riguarda un tema di grandissima urgenza: quello relativo alla detassazione dei premi di produttività per il 2012. È un tema che riguarda centinaia di migliaia di dipendenti del settore privato del nostro Paese. Manca un decreto attuativo e questa è la sostanza della mia interrogazione. Sollecito il Governo a procedere all'emanazione del decreto attuativo senza il quale la detassazione non potrà avere luogo. Nello stesso momento in cui parliamo di coniugare alle necessarie politiche di rigore un'importante opera di sviluppo della produttività e della crescita del nostro Paese, non possiamo permettere che alle parole non seguano i fatti. Pertanto ritengo importante e urgente che il Governo risponda in modo concreto a questo problema, che a quasi metà dell'anno in corso non ha ancora trovato attuazione. Pertanto Pag. 91la prego di sollecitarlo nella speranza che questo possa portare un contributo concreto ai nostri dipendenti del settore privato che lo stanno attendendo ovviamente con ragionevole e giustificabile ansia.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 24 maggio 2012, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
IANNACCONE ed altri; RAZZI ed altri; DONADI ed altri; PIONATI; PALAGIANO ed altri; CAMBURSANO ed altri; BRIGUGLIO; BACCINI; ANGELINO ALFANO ed altri; GIACHETTI ed altri; GRAZIANO ed altri; MOFFA ed altri; ANTONIONE ed altri; CASINI ed altri; RUBINATO ed altri; DOZZO ed altri; BERSANI ed altri; D'INIZIATIVA POPOLARE: Norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al Governo per l'adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e movimenti politici e per l'armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali (C. 4826-4953-4954-4985-5032-5063-5098-5114-5123-5127-5134-5136-5138-5142-5144-5147-5176-5198-A).
- Relatori: Bressa e Calderisi.

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
SCHIRRU ed altri; CICU e FALLICA; DI STANISLAO: Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di nuovi parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate (C. 3160-4084-4113-A).
- Relatore: Cicu.

3. - Discussione dei progetti di legge:
ROSATO ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia in materia di cooperazione culturale e d'istruzione, fatto a Zagabria il 16 ottobre 2008 (C. 3744-5057-A).
- Relatore: Stefani.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione sul diritto relativo alle utilizzazioni dei corsi d'acqua internazionali per scopi diversi dalla navigazione, con annesso, fatta a New York il 21 maggio 1997 (C. 4975).
- Relatore: Stefani.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Singapore per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 29 gennaio 1977, fatto a Singapore il 24 maggio 2011 (C. 5018).
- Relatore: Allasia.

4. - Discussione del disegno di legge:
Partecipazione italiana al sesto aumento di capitale della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa (C. 5044-A).
- Relatore: Pianetta.

Pag. 92

5. - Seguito della discussione della proposta di legge:
TENAGLIA ed altri: Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto (C. 2094-A).
- Relatore: Tenaglia.

6. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
PANIZ e CARLUCCI; DE ANGELIS ed altri; AMICI e GIACHETTI; BORGHESI ed altri: Modifiche all'articolo 191 del codice civile e all'articolo 3 della legge 1o dicembre 1970, n. 898, in materia di scioglimento del matrimonio e della comunione tra i coniugi (C. 749-1556-2325-3248-A).
- Relatore: Paniz.

7. - Seguito della discussione delle mozioni Volontè, Fioroni, Roccella, Polledri, Commercio ed altri n. 1-00922, Farina Coscioni ed altri n. 1-01016, Palagiano ed altri n. 1-01036, Miotto ed altri n. 1-01038, Stagno d'Alcontres ed altri n. 1-01042 e Barani ed altri n. 1-01046 concernenti iniziative per la tutela del diritto all'obiezione di coscienza in campo medico e paramedico.

8. - Seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00898, Narducci ed altri n. 1-01037, Miccichè ed altri n. 1-01039, Crosio ed altri n. 1-01040, Bernardo ed altri n. 1-01041 e Moffa ed altri n. 1-01043 concernenti iniziative per la negoziazione di accordi bilaterali con Paesi non appartenenti all'Unione europea in materia di tassazione del risparmio, con particolare riferimento alla Confederazione elvetica.

(al termine delle votazioni)

9. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,40.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIANCARLO LEHNER NEL VENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI CAPACI

GIANCARLO LEHNER. Giovanni fu demonizzato e lasciato solo.
L'Unità risuonò: «Falcone preferì insabbiare tutto».
La Repubblica passò alle ingiurie: Falcone è un vanitoso, un montato, uno che assomiglia ai «guitti televisivi».
Leoluca Orlando Cascio accusò Falcone di nascondere prove compromettenti.
Il Notiziario di Magistratura democratica pubblicò una lettera, firmata, fra gli altri, da Antonino Caponnetto, decisamente ostile al suo progetto di Superprocura, definendolo «inadeguato, pericoloso, controproducente». Infine, come preannunciato da L'Unità e dal professor Pizzorusso, il CSM lo bocciò per la carica di Superprocuratore.
Fu il sigillo finale del rigetto dell'uomo, non solo del magistrato, che si era schierato per un controllo istituzionale sull'attività del pm, per la separazione delle carriere, per farla finita con l'obbligatorietà dell'azione penale e con la partitocrazia del CSM.
Dall'indegna canéa, Falcone che tiene carte compromettenti nel cassetto, Falcone guitto, Falcone venduto, si dissociarono, va detto a loro merito, Giancarlo Caselli e Ilda Boccassini, la quale, anzi, accusò i colleghi di Md: «Voi avete fatto morire Giovanni... Adesso qualcuno ha pure il coraggio di andare ai suoi funerali... Due mesi fa ero a Palermo in un'assemblea dell'Associazione nazionale magistrati. Non potrò mai dimenticare quel giorno. Le parole più gentili, specie dalla sinistra, da Md, erano queste: Falcone si è venduto al potere politico. Mario Almerighi lo ha definito nemico politico... Tu, Gherardo Colombo, che diffidavi di Giovanni, perché sei andato al funerale? Giovanni è morto con l'amarezza di sapere che i suoi colleghi lo consideravano un traditore. E l'ultima ingiustizia l'ha subita proprio da quelli di Milano, che gli hanno mandato Pag. 93una richiesta di rogatoria in Svizzera senza gli allegati. Mi ha telefonato e mi ha detto: "Non si fidano neppure del direttore degli Affari Penali"...».
Qual era il peccato corporativo di Falcone?
A Milano il 5 novembre 1988, nel corso di una conferenza pubblica, denunciò i danni professionali della progressione automatica di carriera, nonché la subbiettività della sezione disciplinare del CSM.:
«...occorre rendersi conto...che l'indipendenza e l'autonomia della magistratura rischia di essere gravemente compromessa se l'azione dei giudici non è assicurata da una robusta e responsabile professionalità al servizio del cittadino. Ora, certi automatismi di carriera e la pretesa inconfessata di considerare il magistrato - solo perché ha vinto un concorso di ammissione in carriera - come idoneo a svolgere qualsiasi funzione (una specie di superuomo infallibile ed incensurabile) sono causa non secondaria della grave situazione in cui versa attualmente la magistratura. La inefficienza dei controlli sulla professionalità, cui dovrebbero provvedere il CSM ed i consigli giudiziari, ha prodotto un livellamento dei magistrati verso il basso». Fu immediatamente richiesta nei suoi confronti una mozione di censura da parte di esponenti dell'Anm.
Fu costretto a difendersi da accuse demenziali, davanti al CSM (15 ottobre 1991), perché aveva criticato un certo «modo di far politica attraverso il sistema giudiziario».
Avendo capito quello che stava montando, profetizzò: «L'Italia pretesa culla del diritto, rischia di diventarne la tomba».
Infatti, lo diventò.
Brani della «riforma» Falcone
Ecco, di seguito, un'antologia del suo attualissimo ragionamento sui mali della giustizia:
- «Il CSM è diventato anziché organo di autogoverno e garante dell'autonomia della magistratura, una struttura da cui il magistrato si deve guardare... (con) le correnti trasformate in cinghia di trasmissione della lotta politica». (La Repubblica, 20 maggio 1990)
- «Quanti altri danni deve produrre questa politicizzazione della giustizia?». (La Stampa, 6 settembre 1991)
- «Io dico che bisogna stare attenti a non confondere la politica con la giustizia penale». (La Stampa, 6 settembre 1991)
- «Non si può investire della cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura del sospetto non è l'anticamera della verità. La cultura del sospetto è l'anticamera del Khomeinismo». (citato in Mario Patrono, Il cono d'ombra)
- «Dopo tanto tempo e tanti sforzi spesi per far riconoscere i connotati dell'organizzazione mafiosa, si finisce col mescolare nel calderone di "Cosa Nostra" tutto ciò che può assomigliargli». (La Stampa, 30 luglio 1989)
- «Al di sopra dei vertici organizzativi di Cosa Nostra non esistono terzi livelli di alcun genere». (La Stampa, 30 luglio 1989)
- «L'idea del terzo livello prende le mosse... da una relazione svolta da me e dal collega Giuliano Turone a un seminario del 1982 a Castelgandolfo... Attraverso un percorso misterioso, per non so quale rozzezza intellettuale, il nostro terzo livello è diventato il "grande vecchio", il "burattinaio", che, dall'alto della sfera politica, tira le fila della mafia. Non esiste ombra di prova o di indizio che suffraghi l'ipotesi di un vertice segreto che si serve della mafia, trasformata in semplice braccio armato di trame politiche». (Marcelle Padovani, Cose di Cosa Nostra)
- «Mi sento di condividere l'analisi secondo cui, in mancanza di controlli istituzionali sull'attività del Pm, saranno sempre più gravi i pericoli che influenze informali e collegamenti occulti con centri occulti di potere possano influenzare l'esercizio di tale attività... Mi sembra giunto il momento di razionalizzare e coordinare l'attività del Pm finora reso praticamente irresponsabile da una visione feticistica della obbligatorietà dell'azione Pag. 94penale e dalla mancanza di efficaci controlli della sua attività». (Convegno di Senigallia, 15 marzo 1990)
- «[il Pm] non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non essere, come invece oggi è, una specie di paragiudice... Chi, come me, richiede che siano, invece, [giudice e Pm] due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell'indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell'azione penale, desideroso di porre il Pm sotto il controllo dell'Esecutivo». (La Repubblica, 3 ottobre 1991)

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. 4826 - A - em. 2.209 510 500 10 251 91 409 33 Resp.
2 Nom. em. 2.210 508 496 12 249 31 465 33 Resp.
3 Nom. em. 2.19 504 486 18 244 77 409 33 Resp.
4 Nom. subem. 0.2.504.1 508 491 17 246 74 417 33 Resp.
5 Nom. em. 2.504 518 511 7 256 418 93 32 Appr.
6 Nom. articolo 2 521 510 11 256 410 100 30 Appr.
7 Nom. articolo agg. 2.01 521 511 10 256 87 424 28 Resp.
8 Nom. subem. 0.2.0500.2 529 516 13 259 34 482 28 Resp.
9 Nom. subem. 0.2.0500.3 523 507 16 254 32 475 28 Resp.
10 Nom. subem. 0.2.0500.1 522 498 24 250 481 17 28 Appr.
11 Nom. articolo agg. 2.0500 n.f. 528 512 16 257 422 90 28 Appr.
12 Nom. subem. 0.3.500.3 498 487 11 244 43 444 28 Resp.
13 Nom. subem. 0.3.500.1 507 495 12 248 67 428 28 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. subem. 0.3.500.2 507 500 7 251 38 462 28 Resp.
15 Nom. em. 3.500 n.f. 510 496 14 249 405 91 28 Appr.
16 Nom. em. 3.204 507 489 18 245 44 445 28 Resp.
17 Nom. em. 3.501 495 481 14 241 409 72 28 Appr.
18 Segr Doc. IV, n. 23-A 499 499 250 284 215 34 Appr.
19 Nom. Doc. IV, n. 27-A 486 480 6 241 477 3 33 Appr.
20 Nom. em. 3.1 500 396 104 199 342 54 32 Appr.
21 Nom. articolo 3 496 473 23 237 417 56 29 Appr.
22 Nom. em. 4.2, 4.3, 4.200 496 473 23 237 84 389 28 Resp.
23 Nom. em. 4.4 490 471 19 236 35 436 28 Resp.
24 Nom. em. 4.500 497 468 29 235 383 85 28 Appr.
25 Nom. articolo 4 505 480 25 241 398 82 28 Appr.
26 Nom. em. 5.1, 5.2 500 484 16 243 95 389 28 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 5.7 506 485 21 243 33 452 28 Resp.
28 Nom. em. 5.3 501 440 61 221 27 413 28 Resp.
29 Nom. em. 5.8 506 487 19 244 37 450 28 Resp.
30 Nom. em. 5.202, 5.301 499 479 20 240 38 441 28 Resp.
31 Nom. em. 5.600 507 483 24 242 396 87 28 Appr.
32 Nom. em. 5.12 503 483 20 242 24 459 28 Resp.
33 Nom. em. 5.610 508 481 27 241 387 94 28 Appr.
34 Nom. em. 5.201 508 479 29 240 41 438 28 Resp.
35 Nom. em. 5.14 512 493 19 247 94 399 28 Resp.
36 Nom. em. 5.15 502 437 65 219 41 396 28 Resp.
37 Nom. subem. 0.5.500.1 508 437 71 219 33 404 28 Resp.
38 Nom. em. 5.500 508 481 27 241 386 95 28 Appr.
39 Nom. em. 5.602 509 488 21 245 422 66 28 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 5.502 505 488 17 245 483 5 28 Appr.
41 Nom. articolo 5 492 471 21 236 390 81 28 Appr.
42 Nom. articolo agg. 5.01 480 443 37 222 70 373 28 Resp.
43 Nom. articolo agg. 5.04 rif. 482 462 20 232 412 50 28 Appr.
44 Nom. em. 6.1 460 441 19 221 59 382 28 Resp.
45 Nom. subem. 0.6.500.1 460 439 21 220 35 404 28 Resp.
46 Nom. em. 6.500 n.f. 469 445 24 223 373 72 28 Appr.
47 Nom. em. 6.6 463 434 29 218 39 395 28 Resp.
48 Nom. em. 6.600 462 437 25 219 339 98 28 Appr.
49 Nom. em. 6.601 469 446 23 224 388 58 28 Appr.
50 Nom. subem. 0.6.501.1 465 417 48 209 96 321 28 Resp.
51 Nom. em. 6.501 460 430 30 216 370 60 28 Appr.
52 Nom. em. 6.11 463 437 26 219 85 352 28 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 53)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 6.12 466 390 76 196 55 335 28 Resp.