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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 633 di mercoledì 16 maggio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 16,30.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 maggio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Boniver, Brugger, Caparini, Cicchitto, Commercio, Gianfranco Conte, De Girolamo, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Lucà, Lupi, Milanato, Misiti, Strizzolo e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data odierna, i deputati Maurizio Grassano e Paolo Guzzanti, già iscritti al gruppo parlamentare Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-ADC, La Discussione), hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3221 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 marzo 2012, n. 29, concernente disposizioni urgenti recanti integrazioni al decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, e al decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 (Approvato dal Senato) (A.C. 5178).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 marzo 2012, n. 29, concernente disposizioni urgenti recanti integrazioni al decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, e al decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (per l'articolo unico del disegno di Pag. 2legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 15 maggio 2012).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5178)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il gruppo che ho l'onore di rappresentare non ha alcuna difficoltà a confermare la fiducia al Governo Monti, ma vuole prendere l'occasione di questo dibattito sulla fiducia per ampliare, dal tema specifico del decreto-legge che stiamo valutando, il discorso alla situazione generale del Paese, nel quadro molto allarmante della situazione europea.
È chiaro che la condizione di emergenza nella quale è nato il Governo Monti non è affatto terminata, anzi - per certi aspetti - oggi ci troviamo in una condizione più difficile che all'inizio, ossia a novembre scorso, sia per la condizione aggravata dell'economia italiana, sia perché la crisi dell'euro, che si pensava in qualche modo posta sotto controllo, sta nuovamente esplodendo sotto i nostri occhi. Immaginiamo cosa può essere il panorama dei mercati finanziari il giorno malaugurato in cui gli errori del mondo politico europeo portino la Grecia fuori dall'euro, pensando che sia un'infezione che si possa limitare e che invece rischia di estendersi.
In queste condizioni noi ci auguriamo che i tre raggruppamenti politici, PdL, PD e Terzo Polo abbiano la forza, la serietà e la capacità di confermare l'impegno a sostenere questo Governo e abbiano anche, nello stesso tempo, l'autorevolezza per dire al Governo - mi rivolgo ai Ministri che lo rappresentano - che non basta il rigore. Ciò che essi hanno fatto fino ad ora può essere approvato, ma può essere approvato solo se contestualmente parte una politica di sostegno alla ripresa economica con l'Europa o, se l'Europa è sorda, senza l'Europa. Non c'è salvezza nel dire che le condizioni generali non consentono questa politica: questa politica, che deve coniugare il necessario risanamento dei conti con il riavvio di una crescita economica, è indispensabile affinché i cittadini confermino la fiducia in questo sistema politico e nell'Europa, che ne costituisce la cornice.
Se questo non avviene, il futuro greco non è un futuro che riguarda soltanto quel nostro caro, disperato e amico Paese, ma può riguardare tutta l'Europa, a cominciare dall'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà, per due minuti.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, solo poche battute, per ribadire la posizione del mio piccolo partito meridionalista contro questo Governo.
Se ci fosse stato qualche dubbio in ordine a chi prevalentemente presta attenzione questo Governo, questo decreto-legge sul quale è stata posta la fiducia la dice lunga, e la prova del nove è ciò che questo Governo, con questo provvedimento modifica, a seguito delle pronunce di questo Parlamento, a favore delle banche, contro la gente, la gente d'Italia, ma principalmente contro la gente del Sud che è affogata dagli istituti di credito.
Molti procedimenti penali sono nati per usura contro il sistema bancario al Sud, è una grande vergogna e io mi auguro che i signori tecnici prendano atto della loro incapacità politica, per quanto bravi possano essere, e che colgano i sentimenti della gente. È tanto tempo che io dico che il Sud è una pentola a pressione che sta Pag. 3per scoppiare, attenzione, la colpa non è poi della gente del Sud, ma è di un Governo che non sta facendo alcunché per rilanciare l'economia del Meridione. L'esasperazione porta poi a posizioni drammatiche e ingiuste, ma che sono la reazione alla fine di una speranza.
Rivolgo ancora una volta l'invito a voi per il tempo che ci sarete, rivolgo l'invito principalmente alla politica e principalmente al Presidente Berlusconi affinché ritorni in campo, che si rimbocchi le maniche! Io mi auguro che oggi all'incontro con Monti abbia dato i consigli giusti e mi auguro che Monti li segua.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà, per tre minuti.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, i Repubblicani osservano intanto che non è la prima volta che il Governo chiede la fiducia alle Camere. Sappiano responsabilmente che dobbiamo riconoscere questa fiducia, dobbiamo farlo al di là del merito, peraltro condivisibile, del provvedimento, per senso di responsabilità verso il Paese. Su questo punto credo che sia bene che l'Esecutivo rifletta adeguatamente. I singoli provvedimenti che sono stati finora presentati potevano e possono essere discussi tutti nel merito e su ognuno possono essere avanzate critiche più o meno condivisibili. Esiste però un rapporto di fiducia tra il Parlamento e questo Governo, il Governo Monti, che va oltre ogni singolo provvedimento e si fonda sulla necessità, sulla responsabilità, su un progetto complessivo che questo Governo sta portando avanti. È un credito di non poco conto, signor Presidente. Ebbene, da diverso tempo dalle Camere sono emerse indicazioni che credo il Governo debba valutare con estrema attenzione. In particolare si chiede, per la verità non solo in sede parlamentare, che l'azione di rigore venga temperata con un'altrettanta efficace azione finalizzata allo sviluppo. I Repubblicani confermano quindi la fiducia al Governo Monti, pongono però la necessità di un reciproco rapporto.
Lo chiediamo per le migliaia di aziende che attendono di poter contare su linee di credito affidabili, per tutti quei cittadini che dalle banche in questi anni e in questi mesi continuano a sentirsi dire «no». Lo chiediamo per quei lavoratori giovani che in attesa di un contratto a tempo indeterminato non riescono ad accedere ad alcuna forma di credito e al mutuo. È giusta dunque, e vado alla conclusione, la correzione contenuta nel provvedimento al nostro esame, che ridefinisce la nullità della clausola che prevede remunerazioni per le banche per la concessione di linee di credito nonché in caso di sconfinamenti limitando alle sole clausole stabilite in relazione alle disposizioni adottate in campo dal Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio.
Sarebbe altrettanto giusto comunque sensibilizzare, con la necessaria incisività e con eventuali interventi normativi, gli istituti bancari a fornire credito ai cittadini italiani, alle famiglie, a quei lavoratori precari che una famiglia non possono farsela e ovviamente alle imprese, dalle quali dipende in definitiva la reale possibilità di ripresa.
Dunque, confermiamo la fiducia al Governo e chiediamo, come Repubblicani, che il rapporto tra Governo e Parlamento si fondi proprio su questa reciproca fiducia.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Ossorio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, come diceva il collega che mi ha preceduto, il decreto-legge che oggi esaminiamo si è reso necessario per modificare una norma, una norma inserita nel decreto sulle liberalizzazioni, una norma che sanciva la Pag. 4nullità delle clausole che prevedevano commissioni a favore delle banche in relazione alla concessione delle linee di credito e del loro utilizzo, anche nel caso di sconfinamento. Le nuove norme hanno reintrodotto, con limiti precisi, la nullità delle sole clausole che siano stipulate in violazione delle disposizioni applicative in materia di remunerazione degli affidamenti e degli sconfinamenti adottate dal Comitato interministeriale del credito e del risparmio.
Non possiamo tuttavia che guardare con favore alla norma introdotta con un emendamento al Senato, che cancella la previsione di una commissione per le famiglie titolari di conto corrente in caso di sforamenti pari o inferiori a 500 euro, di durata non superiore a sette giorni consecutivi in ogni trimestre bancario. Si tratta di un segnale importante, che richiama quel principio di equità che viene sempre invocato, una disposizione posta a tutela del contraente più debole e in grado di cogliere il profondo disagio delle famiglie, oggi più che mai esposte ai rischi di una crisi economica che continua inesorabilmente. I nuovi requisiti patrimoniali imposti alle banche e i conseguenti problemi di liquidità hanno inferto un duro colpo al settore del credito e prodotto effetti devastanti nell'economia reale. Noi pensiamo, tuttavia, che il provvedimento che ci apprestiamo a votare possa essere considerato un buon punto di mediazione tra gli interessi delle aziende creditrici e la difesa delle famiglie, in un momento di estrema difficoltà per i bilanci familiari. Ci sono difficoltà per gli istituti di credito che, da un lato, sono messi in crisi dalle richieste di patrimonializzazione che vengono dalle autorità centrali per rispettare i parametri di Basilea 2 e 3, dall'altro, le banche vedono compromessa la loro affidabilità per mano delle agenzie di rating, che con eccessiva facilità le declassano, come è accaduto a numerose banche italiane, ventisei, nei giorni scorsi.
Detto questo, signor Presidente, l'urgenza è quella di tenere unito il tessuto sociale ed evitare che questa crisi economica venga ancora una volta scaricata sull'anello più debole della società, le famiglie e i settori più in difficoltà. I deputati di Alleanza per l'Italia voteranno la fiducia al Governo, convinti che questo provvedimento riesca a tenere insieme questi due interessi, con la consapevolezza che il Paese potrà uscire dalla crisi solo se riuscirà ad essere unito, e non se ognuno cercherà di salvaguardare il proprio piccolo interesse particolare (Applausi del deputato Cambursano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Grande Sud voterà ancora una volta la fiducia al Governo, sia per ragioni di politica generale, ma anche per i contenuti del provvedimento, su cui è stata posta l'ennesima questione di fiducia.
La proposta in esame risponde all'esigenza di costruire percorsi capaci di determinare un passo in avanti fondamentale nei confronti del sistema produttivo e delle famiglie, ovvero l'accesso al credito, la liquidità e la possibilità che le banche svolgano, soprattutto in una situazione - dobbiamo ammetterlo - di grande criticità, una funzione che va ben oltre quella che normalmente viene loro richiesta. Vede, signor Presidente, secondo noi la ripresa economica sarà favorita se il sostegno al sistema creditizio sarà tale da consentire un flusso di credito a buon mercato verso il sistema produttivo e verso le famiglie.
Grande Sud considera il provvedimento obiettivamente positivo, in quanto si chiede finalmente alle banche di tornare a servire il tessuto produttivo, le famiglie, i pensionati e tutti i soggetti economici e sociali, valutando con attenzione, però, la richiesta di credito che proviene dal territorio ed evitando, in questo modo, un'eccessiva prudenza, che, a volte, rischia di sfociare nella riduzione sproporzionata della circolazione monetaria e nell'impossibilità per le piccole imprese e per i singoli cittadini di effettuare quegli investimenti Pag. 5tanto, ma tanto, necessari al Paese.
Inoltre, i deputati di Grande Sud ritengono condivisibile la scelta di istituire presso il Ministero dell'economia e delle finanze, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento, senza oneri - senza oneri - per la finanza pubblica e avvalendosi delle strutture del Ministero, un Osservatorio sull'erogazione del credito e sulle relative condizioni da parte delle banche alla clientela - consentitemi di dire - con particolare riferimento alle micro, piccole e medie imprese e a quelle giovanili e femminili, nonché sull'attuazione dei protocolli a sostegno dell'accesso al credito delle predette imprese.
L'Osservatorio, cari colleghi, signor Presidente, amici del Governo, potrà rivelarsi utile nel valutare la criticità del procedimento di concessione dei finanziamenti ed effettuerà il monitoraggio sull'andamento dei finanziamenti erogati e delle relative condizioni. Per questo motivo, signor Presidente, l'Osservatorio, dotato di specifiche competenze, potrà rappresentare un primo e importante strumento nel processo di futura e - mi auguro e lo speriamo tutti - immediata crescita dell'economia italiana.
Altra importante proposta del disegno di legge in esame è riportata nel comma 1, lettera b), capoverso 1-quinquies, dell'articolo 1, in cui, su istanza di parte - su istanza di parte - si può attribuire alle imprese operanti sul territorio nazionale, che raggiungano, logicamente, un minimo di fatturato di 2 milioni di euro, nel rispetto - nel rispetto - del regolamento che emanerà l'Antitrust entro 90 giorni dalla data di approvazione del presente disegno di legge, un rating di legalità, che risulta estremamente importante nel Mezzogiorno d'Italia. Tale rating deve essere attribuito dopo indagini approfondite, secondo le modalità stabilite dal Ministero dell'economia e delle finanze e dal Ministero dello sviluppo economico.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Grimaldi.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Signor Presidente, concludo dicendo che i deputati di Grande Sud ritengono molto positivo questo provvedimento. Diamo ancora una volta la fiducia, nella speranza che possa servire alla crescita del Paese, e in particolare del Sud, che rischia di esplodere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rota. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

IVAN ROTA. Signor Presidente, membri del Governo, annuncio il voto contrario del gruppo dell'Italia dei Valori per oggettive ed evidenti ragioni di metodo e di merito. Per quanto attiene al metodo, reputo offensivo per quest'Aula e per la democrazia il ricorso alla diciassettesima fiducia. Pensavamo che questa pratica arrogante fosse una prerogativa del precedente Governo, ma il vostro clan, scusate, il vostro club - fa più english - dei professori sta facendo di peggio.
Nel merito del decreto-legge in esame, invece, che riguarda le commissioni bancarie, posso comprendere che sia un tema caro a buona parte dei componenti di questo Governo, i quali, grazie a commissioni bancarie, ai massimi scoperti, ai titoli tossici, all'usura legalizzata, ai giochi di Borsa e ad alchimie di vario genere, si sono assicurati emolumenti da nababbi, ricchi benefit e stock option da capogiro, proprio da quelle lobby della finanza a cui oggi dovete rendere conto.
Vedete, signori professori - oggi seduti ai banchi del Governo e fino a ieri sulle comode poltrone dei vostri uffici - ciò che giorno dopo giorno risulta sempre più evidente è che, purtroppo, siete un Governo di professori scollegati dalla realtà della gente normale.
Dopo la disastrosa esperienza del Governo Berlusconi e della maggioranza che lo sosteneva, più attenta ai bisogni ad personam che a quelli della collettività, eco che arrivate voi, con la vostra sobrietà, resa più affascinante dal contrasto con la precedente goliardia. L'incoscienza, l'inconsistenza, Pag. 6l'incapacità e l'inettitudine di chi vi ha preceduto vi hanno fatto apparire, agli occhi dei cittadini, dei giganti abituati al problem solving, a risolvere problemi.
Certo, in questo ha giocato un ruolo fondamentale il sistema mediatico da voi direttamente o indirettamente controllato. Pur essendo, purtroppo, un Governo di professori scollegati dalla realtà della gente normale, avete subdolamente cavalcato le aspettative degli italiani, utilizzandole come argomenti di conquista del consenso (lotta agli sprechi, lotta all'evasione) dicendo che avreste operato con equità, con solidarietà e con giustizia sociale. Che bravi siete stati a carpirne la fiducia! Che cinici vi siete dimostrati con i provvedimenti che avete imposto ad una maggioranza kafkiana incapace di dare risposte politiche!
Anche noi di Italia dei Valori, sentendovi abbracciare il nostro programma, ovvero il nostro programma sui temi che ho prima menzionato, abbiamo dovuto (dovuto!) concedervi la fiducia iniziale affinché metteste in atto quanto enunciato. Purtroppo è bastato poco per capire che premesse e promesse sarebbero stati sostituiti da subdoli slogan quali «salva Italia», «cresci Italia», «semplifica Italia».
Come dire «no» a termini così chiari e perentori? Chi non vuole salvare la nostra Italia? Chi non vuole la crescita dell'Italia? Chi non vuole semplificare il meccanismo che regola la burocrazia dell'Italia? È sempre più evidente come dietro alle belle parole vi sia una continuità nel prendere in giro gli italiani attraverso l'appropriazione indebita del vocabolario italiano ed una martellante pubblicità ingannevole.
È un Governo di professori, purtroppo, scollegato dalla realtà della gente normale, ma abile nel carpirne la fiducia. Avete detto agli italiani: agiremo con rigore. Abbiamo pensato sareste stati rigorosi. E con chi? Con i ladri, con i furbi, con le caste ed i poteri forti, con chi si poteva permettere un aiuto all'Italia. E, invece, eccovi ad applicare il rigore nei confronti dei cittadini onesti, dei lavoratori, dei pensionati o di chi sperava di diventarlo, delle partite IVA alle prese con le difficoltà del mercato e con la recessione. Eccovi buttare nella disperazione milioni di italiani colpiti da gabelle sempre più ingiuste, ingiustificabili, insopportabili.
Noi di Italia dei Valori abbiamo letto le carte, abbiamo capito che poco vi importa della disperazione dei cittadini, abbiamo evidenziato le contraddizioni ed abbiamo votato «no» ai vostri iniqui provvedimenti, mentre altri votavano «sì» a scatola chiusa, salvo poi borbottare e porre distinguo nei talk show.
Purtroppo, siete un Governo di professori scollegati dalla realtà della gente normale.
I pensionati vogliono la pensione? Che aprano un conto corrente a costi zero, salvo poi far marcia indietro perché le banche, poverine, ne sarebbero penalizzate. Sì, le stesse banche dei vostri ex datori di lavoro. Purtroppo siete un Governo di professori scollegati dalla realtà della gente normale.
I giovani vogliono sperare nel futuro, cercano un lavoro? E voi a domandare: ma che dicono questi bambinoni, questi viziati, questi fannulloni? Ragazzi, sveglia! Il lavoro fisso è noioso! Dite grazie a questo Governo che vi garantisce la precarietà! Chiaramente avete ben sistemato i vostri rampolli. Pardon, scusate... È solo merito delle loro geniali capacità se hanno trovato posti dove altri non potevano neanche accedere a fare domanda. Purtroppo siete un Governo di professori scollegati dalla realtà della gente normale.
Le aziende sono alla canna del gas per la troppa burocrazia, per l'inefficienza delle infrastrutture, per il ritardo nei pagamenti, per la pressione fiscale? Per voi quale miglior soluzione che rilanciare gli investimenti attraverso l'abolizione dell'articolo 18 e il conseguente aumento della tensione sociale? Ma anche qui, purtroppo, siete un Governo di professori scollegati dalla realtà della gente normale.
C'è necessità di recuperare i soldi da chi ha enormi patrimoni e potrebbe rinunciare a qualcosa per rilanciare il Pag. 7Paese? La vostra risposta è stata: IMU su tutto, su prime case di pensionati e giovani coppie, case gravate già da mutui nei confronti delle vostre banche, e ancora: IMU su stalle e depositi di trattori. Purtroppo siete un Governo di professori scollegati dalla realtà della gente normale.
Si deve combattere l'evasione? Giustissimo, lo sottoscriviamo noi di Italia dei Valori. E allora avanti Equitalia, colpisci quegli imprenditori che hanno dichiarato il loro debito verso lo Stato ma non sono in grado di pagarlo a causa della crisi, in conseguenza dell'IVA da versare all'erario ma non ancora incassata e alla tassazione su un imponibile non ancora riscosso, penalizzati dai crediti con la pubblica amministrazione, bloccati dal Patto di stabilità, imprenditori impossibilitati a pagare in mancanza di credito dal sistema bancario.
In ultimo, e venendo al provvedimento che ci vede contrari e che senza il nostro intervento al Senato sarebbe stato pure macchiato dal vostro tentativo di salvare le pensioni d'oro dei manager pubblici, proprio sulle banche vado a chiudere. Che senso ha imbavagliare ancora una volta il Parlamento? Che senso ha non cercare almeno di rilanciare l'economia reale imponendo alle banche che hanno preso fior di miliardi all'1 per cento, di rimettere denaro nel ciclo produttivo? Perché non imporre alle banche di riaprire i rubinetti del credito, di sostenere le aziende...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

IVAN ROTA. ... sto per concludere signor Presidente ... e le famiglie, perché non imporre loro tassi di interesse equi? In poche parole, perché non dire alle banche di fare le banche? Questo è il ruolo della politica e questo è il motivo per cui vi rimandiamo a settembre, non per un esame di riparazione ma per mandarvi a casa per manifesta incapacità. Pure voi lo avete attestato, prendendo altri professori a fare quanto vi era stato affidato non dai cittadini ma da coloro che hanno buttato l'Italia e l'Europa in disgrazia. Purtroppo la sobrietà si è trasformata in supponenza, purtroppo siete un Governo di professori scollegati dalla realtà della gente normale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, mi viene in mente la riflessione che ha fatto ieri sera l'onorevole Bersani a Porta a Porta, dicendo che l'Italia non può essere tenuta sotto scacco dalle agenzie di rating.
Ma questo era un argomento di cui noi avevamo tentato di parlare a gran voce all'interno di questo Parlamento quasi un anno fa, cercando di far capire le difficoltà che il Paese stava attraversando, e cercando di dare forza ad una immagine di un'Italia compatta con un Governo con un'opposizione e una maggioranza, che doveva stare unito per difendere lo Stato italiano. Detto questo, su questo argomento francamente ho qualche difficoltà a dare inizio al mio discorso perché sono tantissimi gli argomenti che potrebbero essere trattati, ma mi soffermo soltanto su una riflessione, una riflessione che ha fatto sempre il Partito Democratico nei confronti di una senatrice, Anna Rita Fioroni, che ha presentato un emendamento al Senato che ha permesso di eliminare quelle commissioni bancarie che venivano applicate con grande superficialità e scorrettezza.
Eppure il PD in quel caso è intervenuto, ha bacchettato la senatrice, e coloro i quali rappresentavano le associazioni bancarie si sono messi a piangere, dicendo che si trovavano in difficoltà, e si trovavano in grande difficoltà perché le commissioni bancarie erano importanti e dovevano essere presenti, perché la mancanza di commissioni bancarie poteva comportare un disastro in Italia e - guarda caso - questo disastro veniva immediatamente - a loro dire - a colpire le banche e conseguenzialmente tutti i cittadini italiani. Però signor Presidente lei lo Pag. 8sa meglio di me, e mi auguro, perché è l'unico che ci resta come Presidente della Camera dei deputati, a tutelarci nei confronti di questo Governo, insieme ai parlamentari all'interno di quest'Aula che ancora hanno a cuore le piccole e medie imprese e le famiglie. Per tornare alla riflessione che facevo, chi si ricorda all'interno di quest'Aula parlamentare di gridare a grande forza che dobbiamo difendere le banche e dobbiamo reintrodurre le commissioni bancarie, quando le banche applicavano tassi di interesse che venivano definiti tassi d'interesse uso piazza che sforavano del 7-8-9-10 per cento e costruendo la loro fortuna sulle disgrazie delle imprese che andavano a chiudere, a fallire (e molti imprenditori si suicidavano)?
Interveniva un Governo, faceva una modifica al Testo unico bancario (all'articolo 50) dicendo alle banche che dovevano immediatamente rivedere la loro posizione nei confronti delle imprese, nei confronti di quei tassi ingiusti che loro applicavano, ma - guarda caso - queste banche non si accorgevano di questa circolare mandata dal Governo, non prendevano in seria considerazione quanto diceva il Governo e continuavano ad applicare tassi di interesse usurari nei confronti delle piccole e medie imprese e delle famiglie, comportando che cosa? La loro distruzione. Comportando il fallimento di molte delle imprese e il suicidio di molti dei loro capitani. Dovevano restituire dei soldi e non li hanno mai restituiti. Allora oggi come si fa a venire in Aula e sentire alcuni colleghi parlamentari, che sono da diversi anni all'interno di questo Parlamento, che gridano a gran forza: dobbiamo sostenere le banche, perché sostenere le banche è un fatto importante, perché se non dovessimo sostenere le banche chi è che avrà le conseguenze più drammatiche? Il popolo italiano e i cittadini.
Non è vero, non è vero, e voi lo sapete. Signor Presidente, lei lo sa meglio di me che il comportamento delle banche nei nostri confronti è sempre stato un comportamento scorretto. Veda quello che era stato inserito all'interno del decreto-legge cosiddetto milleproroghe a proposito dell'anatocismo l'anno scorso (poi da noi criticato aspramente), sotto pressione dell'ABI e delle banche. Cosa è successo? La norma è stata inserita ma la Corte costituzionale l'ha dichiarata illegittima qualche giorno fa, quindi quello che noi dicevamo allora corrispondeva perfettamente alla realtà. Non mi riferisco solo al tasso anatocistico che le banche applicavano, con tassi di interesse di due punti fuori dalla norma, cosa su cui nessuno si ribellava e che tutti facevano finta di non capire.
Ma non è finita. Che cosa succede in questi giorni all'interno di quest'Aula? Succede che molti parlamentari non si accorgono che la Banca centrale europea, per dare liquidità alle banche italiane, in modo particolare, fa aggiudicare un finanziamento ad esse di 116 miliardi di euro, e questi 116 miliardi di euro che le banche aggiudicano, e che dovrebbero essere utilizzati per aiutare le piccole e medie imprese - questa liquidità aggiudicata all'uno per cento - non la investono per dare forza alle piccole e medie imprese e alle famiglie, ma la reinvestono comprando obbligazioni al 7 per cento, cioè facendo i loro interessi e non gli interessi degli italiani né gli interessi dello Stato Italia.
Ma c'è un fatto ancora più grave, signor Presidente: lei è stato, nel passato, un personaggio importante della vita politica di questo Paese e non può permettere che passi, quasi senza colpo ferire, ciò che è accaduto negli ultimi quindici anni all'interno di questo Paese e, cioè, il fatto che sia stata regalata la Banca d'Italia ai banchieri italiani. Voglio dirlo con molta chiarezza, perché i colleghi all'interno di quest'Aula lo sanno perfettamente.
Una volta, lo Stato italiano aveva due possibilità per avere entrate: una era rappresentata dalle tasse e un'altra dal fatto che batteva moneta. Lo Stato batteva moneta a un euro e la rimetteva in circolazione a 500 euro: si tratta della differenza tra il costo reale e il costo commerciale. In altri termini, la moneta aveva un costo reale, cioè il costo della carta e della Pag. 9filigrana, che ammontava ad una percentuale: il costo reale di una moneta di 500 euro è pari a 0,30 centesimi, mentre il costo commerciale è pari a 500. Pertanto, 499,70 è la differenza che esiste fra il costo reale e il costo commerciale.
Questo denaro una volta andava nelle casse dello Stato e nelle casse dei cittadini italiani, e lo Stato lo utilizzava per dare aiuto alle piccole e medie imprese e alle famiglie bisognose, per fare opere nell'interesse della collettività. Oggi, non è possibile, perché quel denaro va nelle casse dei banchieri (Commenti). Non c'è niente da commentare, è la verità e la realtà: la cosa che mi dispiace è che qualche parlamentare conosce l'argomento ed è complice di questo comportamento sciagurato e scellerato da parte delle banche.
Vorrei portare un dato, signor Presidente. Al 31 dicembre 2011, il circolante monetario del bilancio dell'istituto centrale ammontava a 146 miliardi di euro e, poiché il suo costo di produzione non superava, e non supera, l'1 per cento, se ne deduce che, all'entrata in circolo dell'euro, le banche partner avrebbero lucrato un signoraggio di circa 145 miliardi di euro, che se fossero stati incamerati dallo Stato avrebbero consentito agli italiani un ingente alleggerimento del carico fiscale. Lei sa perfettamente, come lo sanno coloro i quali rappresentano il Governo in quest'Aula, di cosa stiamo parlando. Chi sono le banche che, in questo momento, sono artefici di questa operazione? Il gruppo Intesa San Paolo per il 44 per cento, il gruppo Unicredito, il Monte dei Paschi di Siena, la Cassa di risparmio di Firenze, cioè le banche che possiedono le azioni della Banca d'Italia. La Banca d'Italia non è più proprietaria del proprio denaro: il denaro degli italiani e dello Stato è dei banchieri.
Dunque, signor Presidente, colleghi presenti in Aula, cosa dobbiamo dire alle banche? Cosa dovremmo fare nei confronti delle banche, se già si prendono ciò che è nostro? Cosa dovremmo fare nei confronti delle banche, se già si sono appropriate di quella che è la nostra moneta? Questa si chiama perdita di sovranità monetaria; questo si chiama signoraggio primario. Poi, c'è il signoreggio secondario, che è un fatto ancora più grave: la Banca d'Italia presta denaro allo Stato italiano e si fa pagare i tassi d'interesse. Questo è veramente vergognoso, è vergognoso per chi lo sa e non lo denuncia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Mi avvio a concludere, signor Presidente, mi dia soltanto trenta secondi. Il problema oggi è delicatissimo, perché abbiamo anche un Governo che non permette la discussione all'interno dell'Aula. Noi avevamo presentato alcune proposte emendative per cercare di trovare una soluzione che potesse essere migliorativa di ciò che era stato presentato all'interno di questo Parlamento, ma non ce ne è stata data la possibilità.
Questo Governo continua ad andare avanti a colpi di fiducia; noi come gruppo Popolo e Territorio ci asteniamo, cioè non esprimiamo il nostro voto, perché sul voto di fiducia non siamo d'accordo.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Scilipoti.

DOMENICO SCILIPOTI. Pensavamo che il Governo dovesse dare la possibilità di discutere e, in conclusione, pregherei, ancora, il Presidente della Camera di intervenire; so che non è possibile, ma vorrei che lei rivolgesse al Governo la raccomandazione di porre il meno possibile queste questioni di fiducia e di permettere al Parlamento di dibattere e di discutere. Visto che lei è anche leader di un partito politico presente all'interno di quest'Aula, la pregherei di assumere, con il suo partito, un atteggiamento per dire «no» al voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

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GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge di conversione al nostro esame - bisogna essere franchi e dire quello che pensiamo - contiene alcuni elementi che ci consentono una valutazione, tutto sommato, non negativa. Tale valutazione ci porterà a votare favorevolmente la questione di fiducia nuovamente posta dal Governo Monti.
Il provvedimento, recependo quanto indicato nell'ordine del giorno Fluvi, accolto dal Governo nella seduta del 22 marzo, mira a completare e a rendere funzionale la disciplina in materia di nullità delle clausole dei contratti bancari; in particolare di quelle che prevedono commissioni a favore di istituti di credito a fronte di concessione di linee creditizie, limitando, però, detta nullità alle sole clausole stipulate in violazione delle disposizioni adottate in materia dal Comitato interministeriale per il credito e il risparmio. Tale nuova disciplina è stata introdotta, speriamo, con il fine di rendere i costi trasparenti e immediatamente comparabili.
Ci sono degli aspetti degni di nota ma, colleghi, ci sono anche ombre in questo provvedimento. Un altro aspetto degno di nota, per poter cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno anziché il bicchiere mezzo vuoto, è rappresentato dalla creazione dell'Osservatorio sull'erogazione del credito, un nuovo organismo che ha l'obiettivo di attivare interventi atti a contrastare l'ingiustificata restrizione creditizia ai danni del mondo imprenditoriale con particolare riferimento alle imprese micro, piccole e medie. Per voler sempre vedere il bicchiere mezzo pieno, ritengo opportuno sottolineare come l'Osservatorio sia stato costituito senza oneri di sorta per la finanza pubblica. Ci si è avvalsi, infatti, delle strutture del Ministero dell'economia e delle finanze; si tratta di una struttura che fra i suoi svariati compiti ha quello di tenere sotto costante controllo l'andamento dei finanziamenti erogati e delle condizioni effettivamente applicate dalle banche, nonché promuovere le migliori condizioni per la gestione delle pratiche di finanziamento.
Tuttavia, non vediamo luce in relazione a specifiche situazioni locali, specie nelle aree del Mezzogiorno, il nostro sud; aree alle quali, da sempre, Futuro e Libertà per l'Italia presta una particolare attenzione. Vi sono punti, è bene sottolinearli, che meritano la nostra fiducia, ma vi sono norme non definitive che devono essere, ancora, migliorate e devono essere integrate alla costante ricerca atta a favorire i ceti meno abbienti; la protezione di quei ceti è, infatti, nel DNA di Futuro e Libertà come suggerito, non a caso, dal nostro partito, negli interventi dei suoi esponenti in Commissione e in Aula.
Tutto ciò premesso e considerato, cosa aggiungere, signor Presidente, onorevoli colleghi? Il gruppo di Futuro e Libertà voterà - come ho detto - la fiducia, ma non può nascondere uno scarso entusiasmo di fronte ad un nuovo ricorso a questo strumento, che dovrebbe costituire l'eccezione, mentre, ahimè, è diventato un pochino la prassi, la regola: dal patologico dovremmo essere passati al fisiologico. Rinnoveremo, comunque, secondo le intese intercorse nel gruppo, la nostra posizione favorevole alla fiducia, così come richiestaci dal Governo Monti, con la lealtà che ci ha sempre contraddistinti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, questo provvedimento nasce da una particolare vicenda normativa che ha interessato il Senato della Repubblica: vi era stata una norma inserita con leggerezza, nel decreto-legge sulle liberalizzazioni, secondo cui le pensioni dei manager pubblici rimanevano svincolate dall'abbassamento del tetto previsto anche per gli stessi manager. Si trattava certamente di un'ingiustizia, non comprensibile, e colgo l'occasione perché l'azione del Governo sia Pag. 11sempre più intensa, sempre più incisiva a garantire il tetto stabilito per i manager pubblici, visto e considerato che in questo settore vi è un combinato disposto, di emolumenti e di stipendi, che molte volte sfugge, come è sfuggito, in un primo momento, durante i lavori parlamentari delle Commissioni congiunte Lavoro e Affari costituzionali, allo stesso Ministro Patroni Griffi, che ha certamente lavorato con grande impegno e con grande dedizione.
Vi è poi una valutazione da fare: certo, quando discutiamo e soprattutto esprimiamo un giudizio sul ricorso alla fiducia - in questo momento siamo in sede di dichiarazione di voto - dobbiamo dire che la viviamo non in termini esaltanti, ma questo momento credo vada vissuto in termini diversi, visto e considerato che molti dei temi che sono racchiusi in questo provvedimento recepiscono un atto di indirizzo parlamentare. È una delle pochissime volte che un atto di indirizzo parlamentare ha la sua dignità e viene recepito attraverso un provvedimento di urgenza, attraverso un disegno di legge di conversione di un decreto-legge presentato da parte del Governo.
Vorrei ricordare che quest'atto di indirizzo parlamentare era stato firmato dall'onorevole Fluvi e dal nostro amico di gruppo onorevole Angelo Cera. Qual è il tema? Qual è l'argomento? L'argomento è il credito, l'argomento sono le imprese, l'argomento è, ovviamente, lo sviluppo, svincolato da quella che è una visione di stagnazione, ma soprattutto una separazione da una realtà che più volte abbiamo chiamato ed indicato come «del rigore». Si tratta, perciò, di un'azione che vogliamo portare avanti sul terreno dello sviluppo economico e, soprattutto, dello sviluppo sociale.
Per quanto riguarda il rapporto tra imprese e banche, tra imprese e credito, ritengo vi sia un dato significativo: più volte abbiamo dovuto lamentare - certamente non soltanto in alcune regioni del nostro Paese - una reticenza, ma soprattutto una stagnazione, un'azione quasi egoistica degli istituti di credito, per quanto riguarda l'aiuto all'accesso al credito delle piccole e medie imprese.
Qui c'è un discorso di fondo da fare, ossia quello del primato della politica sull'economia, del primato della politica su quella che è l'azione e soprattutto l'attività del credito che più volte non ha corrisposto alle ansie, attese e sollecitazioni che venivano dal territorio.
Ma c'è un'altra considerazione da fare: nel momento in cui c'è un accesso al credito che deve essere facilitato dal punto di vista tecnico con un sostegno, un indirizzo e una trasparenza, si dà fiato e si dà da una dignità ad una pluralità di iniziative economiche che sono il momento fondamentale del nostro Paese, ma soprattutto si dà una centralità alla persona umana come momento di raccolta e di recupero di quelle che sono le creatività che vanno ad essere incoraggiate e sollecitate all'interno del nostro Paese.
Allora, non c'è dubbio che questo provvedimento, nel momento in cui prevede l'Osservatorio, inserisce un dato, a mio avviso, qualificante rispetto a quanto previsto nel 2009 quando c'era un'impostazione prefettizia e statalista che l'UdC aveva condannato, votando anche contro questo tipo di soluzione che si dava e che certamente non era appagante. Poi, quel provvedimento fu caldeggiato da alcune forze politiche presenti in Parlamento (da alcuni gruppi parlamentari) che con i prefetti non avevano una grande dimestichezza ed anzi, in un particolare periodo della nostra attività parlamentare, ne avevano indicato l'abolizione.
L'Osservatorio è un fatto importante e, a mio avviso, significativo che va visto con estrema importanza, considerato che l'accesso al credito è un problema anche di carattere tecnico, nel senso di aiutare le imprese, di dare risposte a quelle che possono essere delle opacità anche rispetto al rapporto tra le imprese e gli istituti di credito. Tuttavia, questo varrebbe poco se non fosse proiettato verso un processo, come dicevo poc'anzi, di sviluppo economico e di crescita. Pag. 12
Come si dice oggi continuamente, se non ci sono sviluppo economico e crescita, il rigore non ha significato. Ritengo che il Governo, anche attraverso questo provvedimento, abbia voluto indicare un percorso con il quale ci troviamo d'accordo e che condividiamo pienamente. Dopo questo provvedimento ci sono anche altri atti conseguenziali da portare avanti.
Inoltre, bisogna anche dire che si è superato un po' un impasse che era venuto fuori nei giorni precedenti al decreto sulle liberalizzazioni per quanto riguarda le commissioni ed i servizi gratuiti da parte delle banche. Questo fu condannato anche dalle banche, ma c'è anche un dato che si recupera in tutto questo e che, a mio avviso, è importante e riguarda il credito a carico delle famiglie. Si prevede un alleggerimento per quanto riguarda le commissioni e gli sconfinamenti di 500 euro per sette giorni.
Questo è un dato non esaustivo, però è un segnale molto eloquente rispetto ad un indirizzo ed una scelta di campo che abbiamo fatto e sostenuto come partito che viene ad essere accolto da parte del Governo. Ma ci sono anche altri problemi che voglio indicare e che ripropongo all'attenzione del Governo: i pagamenti della pubblica amministrazione per i servizi alle imprese.
C'è uno studio secondo cui, se si fosse andati in questa direzione, anche il PIL sarebbe aumentato in termini esponenziali e ciò avrebbe creato anche le condizioni di crescita, come certamente ci sono delle disparità e delle discrepanze di vita delle imprese italiane rispetto ad altre imprese per quanto riguarda anche il PIL.
Al di fuori, e al di là di quelli che possono essere i costi dei servizi bancari, nei Paesi europei si registra lo 0,81 rispetto allo 0,5.
Nel nostro Paese, cioè, è pari allo 0,81 rispetto allo 0,5 dei Paesi europei. Quindi, vi è ovviamente uno squilibrio dei costi rispetto al credito e rispetto all'accesso. Vi è il problema - e, quindi, vado a concludere, signor Presidente -, che è stato anche evocato, indicato e richiamato da parte di alcuni colleghi, per quanto riguarda il Mezzogiorno d'Italia. Vi sono state differenti situazioni, differenti trattamenti, soprattutto diversi tassi per quanto riguarda il credito in varie regioni del nostro Paese.
Io ritengo che questo provvedimento debba farci riflettere. Se fosse un provvedimento fine a se stesso, al di là dei fatti positivi, però sarebbe certamente asfittico e insufficiente e non dispiegherebbe quelle che possono essere delle energie che, invece, noi vogliamo recuperare.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. Concludo, signor Presidente. Se questo provvedimento, rispetto ad altri provvedimenti - e lo ribadisco ancora una volta -, va nella direzione della crescita e dello sviluppo, allora certamente si possono valorizzare quelle indicazioni e soprattutto quelle soluzioni, ma soprattutto si possono valorizzare certamente in termini più forti e in termini decisivi. Per questa ragione, signor Presidente, diamo il voto di fiducia al Governo rispetto alle considerazioni che abbiamo fatto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, con quella di oggi siamo arrivati alla quindicesima questione di fiducia chiesta dal Governo dal suo insediamento, pochi mesi fa. Si tratta di una cosa deplorevole, che annulla la sovranità del Parlamento e dei propri rappresentanti. Ma perché ancora viene posta la questione di fiducia nonostante una maggioranza di 500 parlamentari?
Il decreto-legge in esame scadeva il 23 maggio e, quindi, c'era tutto il tempo necessario per intervenire e fare quelle modifiche a favore delle famiglie e delle imprese. È presto detto: anche in questo Pag. 13provvedimento, come nei precedenti, ci sono emendamenti, e molti a firma della Lega Nord, che avrebbero fatto modificare il testo. Ma non è pensabile che il Governo dei banchieri non dia una mano alle banche.
Il presente decreto-legge, infatti, si è reso necessario al fine di modificare l'articolo 27-bis del decreto-legge n. 1 del 2012, che nella sua formulazione sanciva la nullità di tutte quelle clausole inserite nei contratti bancari che prevedono commissioni delle banche a fronte di concessioni di linee di credito, sconfinamenti o utilizzo di credito oltre il fido. Era una norma giusta, che però ha visto subito la levata di scudi dell'ABI che ha minacciato le dimissioni. E cosa ha fatto questo Governo, forte con i deboli e debole con i forti? Nello stesso giorno di entrata in vigore del decreto-legge ha proposto questa modifica che annulla tutti i benefici che sarebbero arrivati alle famiglie e alle imprese.
Mi chiedo come soprattutto il PD, che aveva fatto approvare quell'emendamento, oggi si pieghi allo strapotere delle banche. Non si può andare in piazza, e questo vale anche per il PdL e anche per l'UdC, a criticare le banche e poi, quando siamo qui in Parlamento, ci si comporta in maniera completamente opposta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vi erano degli emendamenti della Lega Nord che davano risposte alle richieste e alle difficoltà delle famiglie e delle imprese. Avevamo proposto di elevare il tetto su cui non si pagano le commissioni in caso di sconfinamento dai 500 euro ai 5 mila euro, avevamo proposto di estendere queste norme anche alle imprese e soprattutto avevamo presentato un emendamento, a firma del collega Fugatti, per una moratoria dei debiti tributari delle imprese identificate dal Ministero dell'economia e delle finanze senza gravi interessi e sanzioni. Ma nulla di ciò è stato recepito. Date ancora un aiuto alle banche, ma di certo state affondando il Paese che non ce la fa più.
È stato delegittimato un Governo eletto regolarmente dal popolo e il sistema ha imposto il vostro Governo. Avevate un programma: crescita, equità e sviluppo. Dove sono finite queste parole? L'unica cosa che tutti hanno capito è tasse, tasse e ancora tasse. Con il primo provvedimento, cosiddetto salva Italia, avete aumentato le addizionali, modificato in modo indegno le pensioni spostando in avanti il pensionamento di milioni di persone e soprattutto sbagliando completamente i conti sui famosi esodati, che dovevano essere 60 mila e invece sono 300-350 mila.
Si tratta di persone che ora, per vostra colpa, sono disperate.
Poi c'è l'IMU, che doveva rappresentare il principio cardine del federalismo fiscale. Finalmente si davano risposte ai territori, soprattutto a quelli che in questi anni hanno sempre pagato di più per il Paese. In un colpo solo avete creato un mostro, aumentando le rendite e inserendo la compartecipazione dello Stato del 50 per cento. In un solo colpo, avete tagliato i fondi degli enti locali con un aumento insostenibile alle attività. I trasferimenti provvisori che il Ministero dell'interno ha comunicato agli enti locali riguardano tagli dal 40 all'80 per cento e avete pensato bene di compensare questi tagli con un presunto maggiore incasso da parte dei comuni.
Ma non sarà così: nonostante vi dichiariate professori o tecnici avete sbagliato completamente i conti e soprattutto creato una tale confusione che nessuno - e dico nessuno - oggi sa quanto e come deve pagare. Avete inserito le due o tre rate di versamento, obbligando i cittadini intanto all'aliquota del 4 o del 7,6 per cento in attesa di vedere gli incassi. Ma voi pensate che gli enti locali il giorno dopo sappiano veramente l'incasso dell'IMU?
Fate pagare l'IMU agli invalidi, ai pensionati e ai disoccupati, sugli alloggi popolari, sugli immobili invenduti e poi vi è la botta fortissima sui terreni e sulle aziende agricole. L'IMU sarà la vostra tomba e anche i provvedimenti successivi non hanno dato nessuna risposta alle Pag. 14esigenze e ai problemi del Paese. Il bilancio di quest'anno aumenta di 45 miliardi ma di questi 35 - visto che siamo forti - li diamo alla Grecia e al Portogallo e, visto che siamo talmente bravi, anticipiamo anche il fondo «salva Stati» di 14 miliardi con 6 miliardi già a settembre.
Bisogna, invece, assolutamente intervenire sui crediti delle aziende verso la pubblica amministrazione e modificare fin da subito il Patto di stabilità soprattutto per i comuni virtuosi. Ma questo non lo avete fatto. Cari membri del Governo, c'era e c'è un'unica soluzione ed è quella proposta dalla Lega Nord: l'applicazione immediata e piena del federalismo fiscale e il passaggio dalla spesa storica ai costi standard (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
State cercando in modo grossolano 4,2 miliardi di euro. Andate a vedere gli studi che già ci sono. Prendete, per esempio, quello della CGIA di Mestre che mi sembra che i conti non li sbagli di tanto. Applicando sin da subito i costi standard, si avrebbe un risparmio di 80 miliardi di euro, ma questo non lo fate perché non volete tagliare la spesa pubblica soprattutto in determinate zone (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Anzi, l'altro giorno abbiamo visto un ulteriore aiuto per la nuova occupazione al Sud di 2,2 miliardi di euro. Bene: ma ai giovani del resto del Paese chi ci pensa? È stato mandato a casa un Governo perché si diceva che i livelli degli spread erano ormai diventati insostenibili. In questi giorni mi sembra che si sia di nuovo toccata quota 450: dov'è l'effetto Monti? Siete solo stati aiutati e finché la BCE rimetteva liquidità sul mercato gli spread sono calati. L'hanno capito tutti. I cittadini poi non sono così stupidi anche se la stampa e le televisioni vi danno molto credito.
Ma, visto che parliamo di un decreto-legge sulle commissioni bancarie, è anche giusto richiamare l'obbligo delle banche e l'impegno di un Governo (che non c'è): quei mille miliardi che la BCE tra novembre e febbraio ha messo a disposizione delle banche all'1 per cento per tre anni vadano alle imprese. Quindi, volete inserire e dare qualche aiuto al sistema bancario? Li dovete obbligare a dare sostegno alle aziende e alle famiglie. Così si salva il Paese, altrimenti salta tutto.
Non vi rendete conto della situazione drammatica che c'è. Quanti sono oramai gli imprenditori che hanno deciso di togliersi la vita? Si tratta di un gesto estremo di gente disperata che non ce l'ha più fatta. Di persone che non hanno visto un futuro né per i propri collaboratori, né per le proprie famiglie. Non possiamo accettare immobili questa situazione. State considerando gli imprenditori come nemici da combattere. Invece, noi li consideriamo degli eroi, soprattutto in questa situazione economica. Li state scagliando contro Equitalia. È una lotta all'evasione che sembra colpire solo determinate zone. Se qualcuno però arriva a dei gesti estremi, la responsabilità è vostra.
Oggi sono usciti i dati dell'ISTAT sul PIL, che danno un segno negativo - meno 0,8 per cento - rispetto al trimestre precedente e segnano una diminuzione dell'1,3 per cento rispetto allo stesso trimestre dell'anno scorso. Anzi, a detta delle associazioni dei consumatori, il dato reale sarà ancora più negativo. Dov'è la crescita? Dov'è la crescita? Avete innalzato la pressione fiscale a un livello mai visto fino ad ora. Il prezzo dei carburanti è cresciuto del 20 per cento. Il tasso di disoccupazione dei giovani è al 35 per cento. Il debito pubblico, nonostante le vostre manovre, sta viaggiando verso 1.950 miliardi di euro. Di ogni provvedimento ci dite che è indispensabile per non fare la fine della Grecia. Siamo messi molto peggio della Grecia. In questo modo ci porterete al disastro, per vostra colpa e dei partiti che in quest'Aula vi sostengono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ma, vi è un'area di questo Paese, che è la Padania, che reclama da anni l'autonomia, l'indipendenza, e i cittadini, anche per questa gravissima crisi, si prenderanno quella libertà che voi gli state negando.
Per tutti questi motivi, Signor Presidente, preannunzio il voto contrario del gruppo Lega Nord Padania su questo provvedimento Pag. 15e a questo Governo, che è a favore dei poteri forti ed è contro i cittadini e le aziende che sono in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Signor Presidente, il nostro gruppo, il gruppo del Partito Democratico, accorderà la fiducia che il Governo ha posto sul provvedimento in discussione. Lo farà per motivi di merito e per motivi più generali. Questo decreto-legge nasce dopo le contraddittorie votazioni che ci sono state su questo provvedimento, ma che sono state superate nell'altro ramo del Parlamento, e chiarisce e circoscrive gli ambiti di applicazione delle norme contenute nella legge sulle liberalizzazioni in materia di commissioni bancarie.
Un annullamento integrale avrebbe, come è noto, determinato nuovi pesanti aumenti dei tassi di interesse e ulteriori restrizioni del credito. Per questo pensiamo che non possa e non debba essere consentito a nessuno, su questo, fare demagogie e populismo, soffiando sul fuoco della drammatica situazione che si sta vivendo. Questo è irresponsabile, perché aumento di interessi e restrizione ulteriore del credito sarebbero un colpo mortale per migliaia di imprese in sofferenza e per milioni di famiglie italiane.
Il provvedimento, come ha detto il relatore Strizzolo, rappresenta, dunque, un punto di equilibrio ragionevole, un primo passo al quale ne potranno e ne dovranno seguire altri. Ricordo, soltanto per titoli e en passant, alcuni aspetti significativi di questo testo che prevede, innanzitutto, che la nullità delle clausole che assegnano alle banche remunerazioni per linee di credito concesse o per sconfinamenti si applica solo alle previsioni contrattuali stipulate in violazione delle disposizioni del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio.
Si assegna, poi, un ruolo importante all'Osservatorio sull'erogazione del credito, istituito senza oneri per la finanza pubblica, che prevede, oltre alla presenza dei soggetti istituzionali, anche quella delle associazioni dei consumatori, di quella delle imprese e delle stesse finanziarie regionali.
Insomma, sulla carta - e, vogliamo sperare, anche nei fatti - si tratta di garanzie per i cittadini e per le imprese. Inoltre, è anche contenuta la possibilità, per queste e per le famiglie, di fare ricorso al prefetto in caso di mancata concessione del credito. Questi dovrà chiedere le motivazioni di questo diniego e potrà girare la pratica all'arbitro bancario-finanziario che dovrà, entro 30 giorni, pronunciarsi. Un'altra misura riguarda la cancellazione di commissioni relative a sconfinamenti fino a 500 euro oltre il limite del fido entro sette giorni.
Si poteva fare di più? Certamente! Ma si tratta, comunque, di una tutela per le fasce più deboli costrette a sconfinare, per stato di necessità e non certamente per altri motivi. Vi è, poi, l'istituzione del rating di legalità per le imprese con fatturato di almeno 2 milioni di euro, che sarà regolato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato e che si propone di sostenere, con trasparenza, imprese la cui attività ha un impatto significativo sulle dinamiche economiche, sui territori e sul mercato.
In definitiva, questo decreto-legge è legato alla necessità di ridefinire al più presto un rapporto tra le banche, le imprese e le famiglie.
Per questo, il tema del credito è fondamentale. Il sistema bancario è stato giustamente sostenuto dall'Europa, con l'assegnazione di risorse a bassissimo tasso di interesse. È però necessario che questo sistema sia messo nelle condizioni di operare, per il sostegno della crescita, l'allentamento delle restrizioni creditizie alle piccole e medie imprese e ciò deve avvenire collaborando anche con le iniziative in atto che il Governo sta assumendo con l'annunciato decreto-legge sulle compensazioni tra debiti e crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione, una misura ogni ora più urgente per allentare Pag. 16almeno in parte la morsa della crisi che investe, da troppi mesi, tante imprese disperate che vantano oltre 60 miliardi di crediti nei confronti dello Stato.
Questa discussione - e mi avvio alla conclusione - si svolge, come sappiamo, in un momento drammatico per l'Europa e per l'Italia: il declassamento di 26 istituti bancari del nostro Paese da parte dell'agenzia Moody's rappresenta un vero e proprio attacco all'Italia e all'Europa, in un quadro di difficoltà senza precedenti per l'intero continente europeo in cui l'incubo Grecia costituisce un nuovo allarme rosso, un attacco da parte di soggetti spesso portatori di palesi conflitti di interesse, che operano con poca trasparenza e che non hanno abbassato i rating quando i mercati venivano invasi dai titoli tossici e che rendono per questo urgente l'istituzione di una agenzia europea pubblica, come chiede il Partito Democratico, valutando anche l'ipotesi di passi della stessa Consob a tutela del mercato e del sistema Italia.
Occorre difendere l'autonomia, la trasparenza e la competitività del sistema bancario, ma occorre farlo perché questo è decisivo per avviare da subito quelle politiche di crescita che non debbono - e non possono - più attendere e che vanno definite a livello europeo, come anche il Governo italiano è impegnato a sostenere e come il Partito Democratico chiede da tempo, affiancando alla linea di rigore e di rientro del debito dei Paesi più esposti, quella di politiche indirizzate alla creazione di investimenti, sviluppo, lavoro e crescita.
Infine, difendere il sistema bancario per noi significa questo: favorire strumenti al servizio del Paese e non il contrario. Significa un sistema meno oligarchico, significa un argine ad operazioni speculative e non l'opposto, significa concreta verifica dello stato della concorrenza tra operatori del grado di trasparenza nell'offerta dei servizi bancari e finanziari. È necessario quindi preservare l'attività commerciale del sistema, è necessaria un'evoluzione tecnologica dello stesso sistema bancario e destinare i risparmi alla clientela.
Non c'è tempo da perdere: lo dicono le turbolenze dei mercati, la ripresa del differenziale tra rendimento dei titoli italiani e tedeschi e lo dice la vita quotidiana dell'Italia. Alla fase del rigore - che noi vogliamo però equo, che colpisca innanzitutto privilegi, sprechi, grandi patrimoni, rendite finanziarie e che aggredisca anche culturalmente l'evasione fiscale per dare segnali di giustizia ad un Paese che soffre - è ora il momento di affiancare quella della crescita, del lavoro e del sostegno ad imprese e famiglie ed ai giovani precari disoccupati.
Fiducia al Governo allora per noi significa anche questo: condividiamo le parole pronunciate ad Arezzo dal Presidente Monti circa l'allarme sociale, i rischi di rottura della coesione sociale, rottura nella quale si potrebbero inserire le provocazioni terroristiche. A questo proposito dico che è giusto criticare alcuni atteggiamenti, perché non si può mettere sullo stesso piano l'evasore professionale ed il povero disgraziato che non riesce a pagare la bolletta. Tuttavia, è del tutto inaccettabile e vanno isolati anche gli atti di intimidazione nei confronti del personale di Equitalia a cui va la nostra solidarietà.
Ecco, allora tutti dobbiamo compiere la nostra parte ed il Partito Democratico lo sta facendo, guardando al Paese, all'Europa, al futuro e non ai propri interessi. È necessario ed auspicabile che tutti facciano altrettanto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventucci. Ne ha facoltà.

COSIMO VENTUCCI. Signor Presidente, c'è spesso la fretta di avallare proposte che appaiono necessarie per il Paese, ma che, nella pratica, invece possono rivelarsi inopportune ed incrinare il rapporto tra cittadini e strutture economico-finanziarie.
Un corto circuito che si crea fra le scelte di assecondare legittime esigenze delle classi meno abbienti, a volte incapaci di darsi una minima autotutela, scelte che Pag. 17sono poi supportate da una mera demagogia sempre pronta a creare situazioni inquietanti laddove è scarsa, spesso anche da parte del Parlamento, la giusta riflessione sull'oggettiva osservanza dei parametri per una corretta gestione del rapporto fra banche e cliente come nel caso del decreto-legge in esame.
Ne è ulteriore esempio la situazione che si è venuta a creare con il tetto dei grandi pensionati per cui, mentre appare ovvio il tetto massimo disposto dal Parlamento, è addirittura rozza la modalità con la quale si interrompe bruscamente la legittima aspettativa degli aventi causa così come diventa inaccettabile in situazioni economicamente del tutto diverse una disposizione che mette in discussione l'esistenza economica di 300 mila esodati.
Il rapporto bancario inerente il provvedimento al nostro esame riguarda l'introduzione operata durante l'esame al Senato dell'articolo 27-bis del cosiddetto decreto-legge sulle liberalizzazioni riguardante la nullità di clausole nei contratti bancari che non specifica la nullità o meno dell'articolo 117-bis del Testo unico bancario. L'articolo 1 specifica con chiarezza la nullità delle clausole che prevedono commissioni per le banche a fronte di concessione di linee di credito anche in caso di sconfinamento e che non siano conformi a quanto dettato dal Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio, la cui azione è tesa a rendere i costi trasparenti e immediatamente confrontabili, giusto un emendamento approvato al Senato e quindi di iniziativa parlamentare.
Nel corso della discussione sulle linee generali svoltasi ieri abbiamo accennato agli altri provvedimenti introdotti con l'approvazione di emendamenti parlamentari, avallati dai gruppi ed accolti dal Governo, che introducono il rating di qualità per le imprese e lo sconfinamento di importo pari o inferiore a 500 euro in assenza di affidamento ovvero oltre il limite del fido, senza oneri bancari con la sola condizione della durata di non più di sette giorni consecutivi al trimestre bancario. Inoltre, sempre su proposta parlamentare è istituito l'Osservatorio sull'erogazione del credito e sulle condizioni applicate dalle banche alla clientela che dovrebbe nelle intenzioni garantire il cittadino-consumatore con particolare riferimento alle imprese micro, piccole, medie e a quelle dei giovani, sia di sesso maschile che femminile.
L'ultima novità del decreto-legge riguarda la possibilità, in casa di mancata concessione del credito da parte di una banca, di poter adire il prefetto che può attivare l'arbitro bancario finanziario che a sua volta si pronuncerà non oltre 30 giorni dalla segnalazione di parte (arbitrato anche questo istituto dal Governo Berlusconi nel 2005 con la legge sul risparmio).
È doveroso riconoscere che il Senato ha profuso energie nell'iter parlamentare con l'intenzione sempre pregevole di incidere in misura rilevante sulla struttura bancaria del nostro Paese e nello specifico in favore delle piccole e medie imprese, asse portante della nostra economia, ma, come scriveva Keynes a Bernard Shaw circa la sua teoria economica, forse gli effetti si vedranno nel corso dei prossimi dieci anni. Ciò perché è bene rammentare che, sulla materia dei costi nei rapporti bancari, già nel 2008 con il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185 fu prevista la nullità a determinate condizioni di alcune clausole bancarie particolarmente onerose per il cliente, tra cui quelle del massimo scoperto, mentre con il decreto-legge 1 luglio 2009, n. 78 si interveniva sui rapporti affidati stabilendo che l'ammontare del corrispettivo onnicomprensivo non potesse superare lo 0,50 per cento per trimestre dell'importo dell'affidamento. Successivamente, con il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 è stata introdotta la nuova disciplina della remunerazione degli affidamenti e degli sconfinamenti inserita nel testo unico bancario con il nuovo articolo 117-bis.
L'attuale Governo è intervenuto con il decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 sulla materia e l'altro ramo del Parlamento con l'articolo 27-bis ha generato il problema cui abbiamo accennato, per cui la necessità del presente provvedimento di entrare Pag. 18in vigore contemporaneamente alla legge di conversione del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 in modo da annullare l'efficacia della norma contenuta nell'articolo 27-bis oggetto di modifica.
Da quanto ho sinteticamente accennato appare chiaro l'accavallarsi di una normativa piuttosto confusa che l'intervento del Parlamento ha reso possibile dipanare anche attraverso i suggerimenti che massimi esponenti del mondo bancario hanno offerto durante le audizioni tenute nei due rami del Parlamento. Tuttavia non si può non sottolineare l'incertezza governativa nell'emettere un provvedimento in grado di minimizzare gli effetti del suddetto articolo 27-bis, sollecitato poi da un ordine del giorno a firma dei capigruppo della VI Commissione (Finanze) della Camera che aveva segnalato la discrasia con quanto già previsto dall'articolo 117-bis del testo unico bancario.
Quanto sopra detto è una breve cronaca degli interventi legislativi che poco incidono sulla gravità dell'attuale crisi in cui questo Governo si muove con fatica, probabilmente frastornato anche da quanto sta accadendo in Europa, i cui referenti politici stanno repentinamente cambiando, anche a causa delle recenti consultazioni politiche, e vuoi anche amministrative, in alcuni stati dell'Unione europea, oltre all'evidenziarsi dei ben noti errori che sono all'origine del Trattato di Maastricht. Al nostro Paese non occorre una decretazione d'urgenza per mettere toppe ad un tessuto ormai liso, se solo pensiamo che il nostro sistema bancario risale ai primi anni Trenta dello scorso secolo e che l'attuale moneta europea è priva di una banca che possa tutelarla come prestatore di ultima istanza. Ci rendiamo conto quindi che il problema non è solo italiano, ma inerisce a tutto l'arco finanziario internazionale. Tuttavia, di fronte all'atteggiamento delle società di rating americane e alla rigidità di certa filosofia economica della Germania, si sta creando una cristallizzazione finanziaria europea che richiama il sottotitolo di un datato libro di Sergio Ricossa su «Le idiozie di una scienza inesistente», riferito ovviamente con un paradosso a quella economica, il cui sottotitolo ci ricorda l'anno 2006, quando insieme alla senatrice Bonfrisco, con un atto di sindacato ispettivo, interrogammo l'allora Ministro dell'economia e delle finanze. Rispose in Commissione finanze al Senato un giovane e valido sottosegretario, che ci rassicurò che il sistema dei derivati era poco rilevante nell'economia italiana e soprattutto in quella locale dei comuni, mentre nel merito leggiamo oggi su Il Sole 24 ore un accorato intervento del senatore Ciampi, che ci conferma i dubbi che sei anni or sono apparivano di già molto chiari, ma probabilmente sottovalutati.
Il Governo ci chiede l'ennesima fiducia, che come principio nell'attuale contingenza è un mezzo forzoso che serve solo a superare una stucchevole liturgia parlamentare, ormai troppo vecchia, ma che i gruppi parlamentari non hanno la forza di modificare per renderla più celere, meno tortuosa e ridondante, basata sulla stantia idea della contrapposizione, da cui non nasce certo il divenire. Ma al di là dell'odierna fiducia, come già espresso dal nostro presidente del gruppo del PdL, se la crisi finanziaria internazionale non è finita - e ciò è un fattore contrario a crisi di Governo - nondimeno il PdL può accettare un immobilismo del Governo Monti nei confronti della linea rigorista della Merkel, del ruolo della BCE, sugli eurobond, sull'approvazione sic et simpliciter del fiscal compact. È necessario un atto di coraggio da chi rappresenta una nazione di circa 60 milioni di abitanti, con proposte al tavolo di Bruxelles che possano consentire di creare le condizioni per il superamento dell'attuale situazione di criticità ed una maggiore facilità nel traghettare le imprese verso un'inversione del ciclo economico.
Conosciamo le regole contabili dell'Unione europea e quella che impedisce il pagamento del dovuto alle imprese creditrici dello Stato, le cui fatture non vengono iscritte nel bilancio pubblico fino a che non siano state pagate. Con tale procedura, a differenza dei rapporti del privato, il dovuto della pubblica amministrazione Pag. 19apparentemente non entra nella contabilità di Stato e non aumenta l'ammontare del debito pubblico e si rimane nei parametri di Maastricht. Ma è uno stupido sotterfugio contabile, che dobbiamo chiedere all'Unione di modificare per consentire un minimo di ripresa interna, con lo sblocco di più di 70 miliardi. L'economia italiana è in netta fase recessiva. I dati ISTAT giornalmente ci affliggono con il calo della domanda dei consumi e degli investimenti. Le tensioni sociali vanno di pari passo con quelle sui mercati finanziari ed in particolare sui mercati del debito sovrano, cui si aggiunge la negativa tendenza della domanda aggregata, che incide con forza sulla struttura produttiva del nostro Paese ed in special modo sulle piccole e medie imprese, che rappresentano l'asse portante della nostra industria manifatturiera.
L'annus horribilis che si legge sulla relazione Consob del nostro ex collega Vegas non appare nella sua dimensione temporale, perché alla luce dell'esperienza acquisita ogni provvedimento preannunciato sulla crescita avrà bisogno di un tempo di dodici mesi, più lungo dei dodici mesi orribili che stiamo attraversando, ma è necessario agire con immediatezza e non filosofare come se fossimo in un convegno. Solo allora potremmo avere una prospettiva almeno più rosea per essere invogliati a credere nel domani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5178)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 24 marzo 2012, n. 29, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti, ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando, quindi, di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Pezzotta.
Invito dunque i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 18)
(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 5178, di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 551
Votanti 520
Astenuti 31
Maggioranza 261
Hanno risposto 447
Hanno risposto no 73.

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Pag. 20

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Antonione Roberto
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbareschi Luca Giorgio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Berlusconi Silvio
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Catanoso Basilio
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola Pag. 21
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Corsaro Massimo Enrico
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Gaglione Antonio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Germanà Antonino Salvatore
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio Pag. 22
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mancuso Gianni
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Miserotti Lino
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Ossorio Giuseppe
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Papa Alfonso Pag. 23
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (Pd)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Santori Angelo
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Soglia Gerardo
Soro Antonello
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stasi Maria Elena
Stradella Franco
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Tortoli Roberto Pag. 24
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vito Elio
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo
Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Aracri Francesco
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bianconi Maurizio
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Castellani Carla
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grimoldi Paolo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Maggioni Marco
Martini Francesca
Meroni Fabio
Molteni Laura
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rota Ivan
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Stucchi Giacomo
Togni Renato Walter Pag. 25
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice

Si sono astenuti:

Bergamini Deborah
Brugger Siegfried
Calearo Ciman Massimo
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Cesario Bruno
Contento Manlio
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
D'Anna Vincenzo
Gianni Giuseppe
Giulietti Giuseppe
Lehner Giancarlo
Martino Antonio
Milo Antonio
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nola Carlo
Paniz Maurizio
Picchi Guglielmo
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Romano Francesco Saverio
Ronchi Andrea
Scalia Giuseppe
Scilipoti Domenico
Sisto Francesco Paolo
Stracquadanio Giorgio Clelio
Vitali Luigi
Zeller Karl

Sono in missione:

Bindi Rosy
Boniver Margherita
Buonfiglio Antonio
Caparini Davide
Cirielli Edmondo
De Girolamo Nunzia
Foti Tommaso
Gidoni Franco
Iannaccone Arturo
Jannone Giorgio
Lombardo Angelo Salvatore
Lussana Carolina
Mecacci Matteo
Migliori Riccardo
Nucara Francesco
Orlando Leoluca
Strizzolo Ivano

PRESIDENTE. Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.
Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che, come stabilito dalla Conferenza dei Presidenti di gruppo, riprenderà nella seduta di domani, giovedì 17 maggio, a partire dalle ore 9, per l'esame degli ordini del giorno. A partire dalle ore 12 avranno luogo le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta. Seguirà la votazione finale.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge (ore 19).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali la VII Commissione (Cultura), cui erano state assegnate in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
Alla VII Commissione (Cultura):
Frassinetti ed altri: «Disposizioni per l'insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole del primo ciclo di istruzione » (4117);
Coscia ed altri: «Modifica dell'articolo 1 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, per la promozione dei valori costituzionali nella scuola, e istituzione della Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione e della bandiera» (2135)
(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Pag. 26

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,05).

ROCCO GIRLANDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, sono davvero soddisfatto che, improvvisamente, tutte le forze politiche e le categorie economiche e produttive si stiano rendendo conto della gravità e della parzialità dei giudizi di merito delle agenzie di rating, dal momento che, appena un anno fa, sembrava che fosse una questione legata, unicamente, alla presenza del Presidente Berlusconi sulla scena politica internazionale. Adesso, tutti stanno dando addosso a Moody's, compresa la Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob), che ha convocato i rappresentanti italiani dell'agenzia di rating per avere delucidazioni sul declassamento di ventisei banche italiane. L'Associazione bancaria italiana (ABI) scriverà formalmente alle autorità di vigilanza italiane ed europee, vale a dire alla Banca d'Italia, alla Banca centrale europea (BCE) e alla European banking authority (EBA), per chiedere che non tengano conto dei giudizi delle agenzie di rating nella valutazione della stabilità e del merito creditizio degli intermediari. Questo lo ha detto poco fa alle agenzie di stampa il presidente dell'ABI Giuseppe Mussari, al termine della riunione dell'esecutivo. Il termine vero, ha spiegato Mussari, è aprire una discussione sugli effetti che questi giudizi determinano e sulla tempestività e trasparenza del loro percorso valutativo. Il presidente dell'ABI ha inoltre ricordato che quella di ieri non è stata la prima critica dell'associazione alle agenzie di rating.
Alla luce di tutto questo volevo ricordarle, signor Presidente, che lo scorso 18 ottobre, ho presentato, come primo firmatario, l'Atto Camera n. 4695, avente ad oggetto l'istituzione di una Commissione di inchiesta sull'operato e sulla effettiva indipendenza delle agenzie di rating. La proposta di legge ha trovato la condivisione di oltre ottanta colleghi di tutti gli schieramenti e questo evidenzia l'attenzione che il Parlamento italiano, per primo e in modo tempestivo, ha rivolto nei confronti della problematica che oggi è all'attenzione del mondo economico e finanziario del Paese. Per questo, volevo pregarla di intercedere presso il Presidente della Camera affinché, dalle sue ovattate stanze, possa, a sua volta, intercedere - e può darsi che con tutte queste intercessioni arriveremo alla soluzione del problema - presso il presidente della Commissione competente, affinché possa accelerare l'iter di questa proposta di legge, che credo sia assolutamente indispensabile, in un momento come questo di crisi economica e finanziaria mondiale, per dare il suo contributo a ridare stabilità ai mercati.

PRESIDENTE. Onorevole Girlanda, in genere intercedo solo presso i santi, presso i Presidenti della Camera potrò comunicare che un collega ha chiesto, come è giusto e doveroso, un intervento presso il Governo per realizzare un elementare diritto di informazione e controllo parlamentare.

GIUSEPPE FALLICA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, intervengo esclusivamente per sollecitare la risposta ad alcune mie interrogazioni a risposta scritta, che così elenco: la n. 4/14000, la n. 4/13695, la n. 4/14138, la n. 4/14829 e la n. 4/14496.
Signor Presidente, le chiedo di intervenire presso il Governo per ottenere più celermente le risposte a queste mie interrogazioni.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

Pag. 27

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non so quali siano i suoi poteri, al di là di quelli che le competono in virtù del ruolo che in questo momento ricopre, ma so che poi, personalmente, ha addentellati ad alto livello, e spero possa in qualche modo aiutarmi. Infatti, non vorrei porre niente di straordinario, ma vorrei intervenire perché ha destato un certo scalpore in queste settimane - e ha destato critiche e curiosità - la decisione del Governo - e sono contento che sia rimasto in Aula un suo rappresentante, il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, che ringrazio - di adottare un decreto-legge in materia di revisione della spesa, la cosiddetta spending review, e di indicare in Enrico Bondi il super tecnico, la persona dotata delle giuste competenze per svolgere l'incarico di «tagliaspese».
All'atto di esaminare il disegno di legge di conversione di questo decreto-legge, quando sarà il momento, approfondiremo la questione, e l'Assemblea avrà modo di esprimersi al riguardo e di discutere come tutte le amministrazioni pubbliche, compresi gli organi costituzionali e le authority, dovranno procedere ad una seria verifica delle varie necessità di impiego delle risorse. È del tutto evidente, infatti, che la spending review non potrà essere la scusa per spendere di più per consulenze, incarichi di studio e approfondimenti di vario genere.
Lo dico, signor Presidente, perché tra pochi giorni dovremo eleggere i membri di una serie di authority, tra le quali - ne segnalo una - il Garante per la protezione dei dati personali, sul quale il collega Lannutti, al Senato, ha presentato un atto di sindacato ispettivo sul bilancio dell'Authority stessa, evidenziando quelle che, a suo avviso, sono delle incongruenze.
Per rispetto di un'Autorità indipendente, appunto, ritengo di non avere lo strumento dell'atto di sindacato ispettivo da poter utilizzare in questa sede, ed ecco perché affido a questa riflessione e al suo aiuto la mia considerazione. Risulterebbe, infatti, che l'Authority in questione spenda molto per contratti di vario genere, rimborsi spese per i componenti, per l'affitto della sede ed altre voci. Mi pare chiaro che l'indipendenza dell'organismo non ci consenta - come dicevo - un sindacato di merito specifico su queste voci, della cui formale legittimità voglio augurarmi che nessuno possa e debba dubitare.
La questione che si pone, invece, nell'immediato è relativa alla sobrietà e all'oculatezza di gestione che deve caratterizzare tutti i titolari di poteri pubblici, i quali devono fare lo sforzo di rispettare rigorosamente le procedure di valorizzazione del personale interno assunto per concorso, di svolgere procedure concorsuali con la massima correttezza e imparzialità sin dal momento del bando, di impiegare le risorse finanziare nel modo più trasparente e proficuo possibile, orientandosi al relativo contenimento e ad evitare l'impressione che in queste Autorità vengano collocate persone che non hanno magari trovato posizioni in Parlamento, nel Governo o da qualche altra parte.
Vorrei partire da ciò per porre una questione a lei signor Presidente, ma anche ai gruppi che concorrono a formare la cosiddetta maggioranza in questo Parlamento, perché la riflessione che ho appena posto per il Garante della privacy vale anche per altre Autorità: per l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e per lo stesso consiglio di amministrazione della RAI. Insomma, vorrei che davvero il Governo, che pure non ha una competenza diretta - e la responsabilità ultima sta su chi, in quest'Aula, andrà a votare la prossima settimana, mercoledì - faccia in modo che all'esterno arrivi un messaggio per cui sia il Governo che il Parlamento hanno capito il disagio che pervade la nostra società.
Hanno capito, inoltre, il segnale politico che è venuto anche dalle ultime elezioni amministrative e mi auguro possano dare un'indicazione che punti sulla qualità, sulle competenze, sui curricula di coloro che verranno chiamati a ricoprire incarichi tanto delicati, perché in questi organismi c'è bisogno di tanta serietà e sobrietà di quanto ce n'è bisogno in quest'Aula Pag. 28e al Governo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Come lei ha giustamente notato, le Autorità indipendenti sono, per l'appunto, indipendenti. Condivido, peraltro, il suo appello alla responsabilità del Parlamento nel votare nomi che siano all'altezza del compito delicatissimo che, proprio perché indipendenti, queste Autorità hanno e che lo siano per le competenze specifiche ed anche per la saldezza del carattere che, in un luogo del genere, è ancora più importante, se fosse possibile, della competenza specifica.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo non solo per associarmi alle parole dell'onorevole Evangelisti, ma per rivolgermi a lei e al Governo perché è vero che ci vuole un grande rispetto per le procedure di nomina delle Authority, ma è vero - ed ancora non è stata data una risposta formale dal Governo - che il Governo correttamente nelle scorse settimane, a un certo punto, ha detto di voler rompere un meccanismo chiuso, raccogliendo anche proposte di candidature ed autocandidature per gli arbitri di settori chiave della vita pubblica.
Non è una questione privata, non è delegabile a poche persone. Si tratta dell'arbitraggio di settori chiave che riguardano la vita dei cittadini: i mercati, la concorrenza, il pluralismo e la riservatezza. Sono questioni molto delicate che non si possono affrontare in modo semi-clandestino.
Allora riformulo la domanda: qual è il luogo formale nel quale si possono presentare, per esempio, le candidature al Governo? È giusto indicarlo, indicarlo in Parlamento e farlo sapere ai cittadini e alle associazioni. Ci sono grandi associazioni, come Open Media Coalition ed altre, che hanno raccolto migliaia di indicazioni per professionisti di valore assoluto.
Signor Presidente, è vero che la legge non fa obbligo di presentare le candidature in precedenza alle Commissioni, ed è vero che questo metodo è già stato utilizzato, ma è vero che quella volta, tutti assieme, sottosegretario D'Andrea, dicemmo che bisognava cambiare tale metodo. La legge non fa divieto di presentare candidature alle Camere e alle Commissioni e non fa divieto alle Commissioni di merito, signor Presidente, di valutare in modo comparato i profili biografici. Non lo afferma e non lo nega: è una libera scelta del Parlamento che possono assumere i capigruppo.
Tutto questo per dire - perché condivido la sua preoccupazione - che si eviti di andare a votare per le Autorità al buio, si eviti di arrivare in Aula senza una discussione preventiva, si eviti di arrivare con un nome secco da votare senza conoscerne la biografia e le competenze, ma non per una questione di parte, ma proprio per rispetto del Parlamento, per dare un segnale che, quando si formula una critica, la volta dopo si compie un passo verso la trasparenza e la serietà.
È una tipica materia liberale e che riguarda le regole e le procedure. Vorrei che non si procedesse con il pilota automatico nella prossima settimana perché «s'ha da fare», perché è una tipica questione che, una volta che si è fatta male, crea elementi di sospetto, di tensione, di ulteriori polemiche che diventerà poi difficile gestire.
L'ho detto non come una minaccia, per quanto mi riguarda, ma so che molti altri parlamentari potrebbero decidere di non votare e di dirlo collettivamente in assenza di una procedura di trasparenza discussa e concordata, e credo che l'Aula possa essere il luogo (o le Commissioni) per una discussione serena e forte su un tema delicatissimo che va affrontato con grandissima serietà.

PRESIDENTE. Onorevole Giulietti, prendo atto delle sue osservazioni. Evidentemente le votazioni avranno luogo secondo le decisioni prese dalla Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri (alla Pag. 29quale purtroppo non sono potuto essere presente), a meno che altra Conferenza dei presidenti di gruppo non modifichi queste decisioni. Posso impegnarmi a portare le sue osservazioni all'attenzione del Presidente della Camera, ma devono essere i capigruppo, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, ad assumersi le proprie responsabilità, come peraltro già hanno fatto, stabilendo le modalità di voto previsto, secondo il Regolamento, per mercoledì 23 maggio alle ore 11.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, sono costretto a chiedere che la Presidenza intervenga perché il Governo in modo sollecito dia attuazione e comunque dia risposta relativamente agli impegni assunti ed accolti nell'ordine del giorno a mia prima firma, presentato in prima lettura sul decreto cosiddetto proroga termini, relativo alla vicenda del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico del club alpino italiano, che ha la responsabilità civile e penale, oltre che organizzativa, di garantire il soccorso alpino in ambiente impervio, oltre che in grotta, in tutto il Paese e che è vigilato dal Ministero del turismo che, come sappiamo, ha un bilancio che è determinato all'interno del bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Poiché non ho ricevuto notizie relativamente all'attuazione di questo ordine del giorno e poiché è stata anche, nelle scorse settimane, presentata dalla collega Froner un'interrogazione in merito, sempre su questa vicenda, che reca anche la mia firma, quindi il sollecito al Governo è anche eventualmente a rispondere a questa interrogazione, oltre che a dare attuazione all'ordine del giorno. Reputo la questione di una certa rilevanza, signor Presidente, perché ci avviciniamo alla stagione estiva, ci avviciniamo alla stagione tardo primaverile, nella quale le attività escursionistiche, alpinistiche, di conclusione anche dello sci alpino, ma di avvio dell'escursionismo, della presenza di scuole in settimane verdi e così via hanno bisogno della presenza, della garanzia e anche della prevenzione che viene esercitata dalla presenza di 8 mila volontari del Corpo nazionale del soccorso alpino, i quali, poiché lo debbono fare per legge, tra l'altro, oltre che volerlo fare volontariamente, quando sono chiamati rischiano di essere denunciati per omissione di soccorso nel caso in cui non intervengano.
Il caso, signor Presidente, è esattamente questo, perché il taglio operato dentro il bilancio della Presidenza del Consiglio per il pagamento delle assicurazioni sulla vita e sugli infortuni obbligatorie, che devono essere pagate per gli 8 mila volontari, costano esattamente quel milione che non è più in bilancio e che è stato spostato dalla Presidenza del Consiglio sulla piattaforma informatica del turismo, che già ha due milioni e mezzo di euro di residui passivi non utilizzati. Questa cosa, tra l'altro, contravviene al taglio lineare, che in genere è stato operato, del 30 per cento, e quindi vorrebbe dire che, se proprio bisogna operare un taglio, questo viene eventualmente apportato al Corpo nazionale del soccorso alpino, relativamente ad un'attività sussidiaria che fa risparmiare allo Stato milioni e milioni e che è riconosciuta in tutto il mondo, non solo per la professionalità, ma che è anche copiata in tutto il mondo, persino negli Stati Uniti e in tutte quelle realtà più avanzate in cui si fa alpinismo a un certo livello. Signor Presidente, quel milione è stato di fatto riconosciuto anche dalla Ragioneria dello Stato che è stato, diciamo così, spostato compiendo un'operazione probabilmente oggettivamente erronea, cioè non vi è stata una volontà del Governo di spostare su altre poste di bilancio questo stanziamento.
Tuttavia, signor Presidente, bisogna disporne perché gli uomini e le donne del soccorso alpino, le squadre del soccorso alpino non possono più uscire perché non dispongono dell'assicurazione obbligatoria e, però, se non escono per intervenire rischiano di subire l'azione penale per Pag. 30omissione di soccorso. Quindi, bisogna assolutamente risolvere questa questione.
Chiedo di nuovo alla Presidenza di intervenire sul Governo perché risolva questa questione che è di facile soluzione e non ha bisogno di alcuna copertura finanziaria perché già è coperta. Basta spostare alcune poste di bilancio di nuovo da una parte all'altra, dando al Corpo nazionale del soccorso alpino la responsabilità e la possibilità di intervenire visto che glielo abbiamo chiesto e visto che esercita questo ruolo anche per legge.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, certamente farò quanto possibile per sottoporre queste sue giuste osservazioni al Ministero competente e sollecitare una soluzione adeguata di questo problema.

LINDA LANZILLOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei brevemente tornare sulla questione posta dall'onorevole Giulietti e cioè sulla trasparenza dei criteri di selezione dei componenti dell'Autorità per le telecomunicazioni che il Parlamento si accinge a designare la prossima settimana. Noi siamo in una fase delicatissima: il settore delle telecomunicazioni - non solo dell'informazione ma di tutte le telecomunicazioni - è un settore strategico. È stato un tema molto controverso negli anni passati e credo che su questa materia il Parlamento debba evitare di perdere ulteriore credibilità dando l'immagine di una spartizione priva di trasparenza e di criteri.
Paradossalmente, peraltro, faccio presente che sulle nomine governative - compreso il presidente dell'Autorità - si svolge uno scrutinio in Commissione. Infatti, c'è un voto della Commissione con un parere e, quindi, si valutano i titoli e si fa anche una cross examination attraverso un'audizione. Il Parlamento, per quanto lo riguarda, invece, vota insindacabilmente senza valutazione e senza motivazione delle persone che vanno poi a svolgere funzioni delicatissime.
Quindi, poiché la garanzia della trasparenza è qualcosa che il Parlamento può costruire anche con procedure informali, la pregherei di chiedere al Presidente della Camera di sottoporre la questione con urgenza alla Giunta per il Regolamento per valutare se possa essere esperita una fase «referente» della Commissione di cui possa poi avvalersi nella sua fase di votazione l'Assemblea nella scelta.
Invito caldamente a considerare quanto sia delicato questo passaggio per evitare un ulteriore discredito del Parlamento e dei partiti nei confronti dell'opinione pubblica perché penso che non ce ne sia bisogno (Applausi del deputato Giulietti).

PRESIDENTE. Onorevole Lanzillotta, sottoporrò al Presidente anche questa sua richiesta. Mi consenta di fare un'osservazione: le procedure del voto sono fissate nel Regolamento della Camera. Propriamente voi state chiedendo una revisione del Regolamento, che peraltro è bisognoso di aggiornamento anche su altri punti. Possiamo procedere in via urgente ad una revisione parziale soltanto su questo tema? È certamente possibile. Della questione va però investita la Giunta per il Regolamento.

LINDA LANZILLOTTA. È quello che ho detto!

PRESIDENTE. Quello è l'unica sede. Forse potrebbe essere la Conferenza dei presidenti di gruppo ad investire la Giunta, a sollevare la questione, a dare alcune indicazioni e chiedere alla Giunta di intervenire. Ma il luogo appropriato è la Giunta per il Regolamento e a questo proposito il Parlamento deve fare anche un po' di autocritica e considerare le proprie responsabilità in materia. Infatti, la Giunta per il Regolamento e la Conferenza dei presidenti di gruppo sono comunque espressione del Parlamento stesso e dei gruppi parlamentari. Pag. 31
Quindi, vorrei invitare anche a svolgere un'azione all'interno dei gruppi parlamentari affinché i presidenti di gruppo siano sensibilizzati a questo problema e ugualmente i membri dei diversi gruppi che compongono la Giunta per il Regolamento.

Ordine del giorno della seduta di domani

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 17 maggio 2012, alle 9:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3221 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 marzo 2012, n. 29, concernente disposizioni urgenti recanti integrazioni al decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, e al decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 (Approvato dal Senato) (C. 5178).
- Relatore: Strizzolo.

2. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge C. 4117 e C. 2135.
(al termine delle votazioni).

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

PROPOSTE DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

VII Commissione (Cultura):
FRASSINETTI ed altri: «Disposizioni per l'insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole del primo ciclo dell'istruzione» (C. 4117).
COSCIA ed altri: «Modifica dell'articolo 1 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, per la promozione dei valori costituzionali nella scuola, e istituzione della Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione e della bandiera» (C. 2135).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

La seduta termina alle 19,30.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GIUSEPPE OSSORIO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 5178

GIUSEPPE OSSORIO. Grazie signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, i Repubblicani osservano che non è la prima volta che il Governo decide di chiedere la fiducia alle Camere. Sappiamo responsabilmente che dobbiamo riconoscere questa fiducia, dobbiamo farlo al di là del merito, peraltro condivisibile, del provvedimento per senso di responsabilità verso il Paese.
Su questo punto credo sia bene che l'Esecutivo rifletta adeguatamente. I singoli provvedimenti che sono stati finora presentati potevano e possono essere discussi tutti nel merito, e su ognuno possono essere avanzate critiche più o meno condivisibili. Esiste però un rapporto di fiducia tra il Parlamento e questo Governo che va oltre ogni singolo provvedimento e si fonda sulla necessità, sulla responsabilità, sul progetto complessivo che questo Governo sta portando avanti. È un credito di non poco conto.
Ebbene da diverso tempo, dalle Camere sono emerse indicazioni che credo il Governo debba valutare con estrema attenzione. In particolare si chiede, per la verità non solo in sede parlamentare, che l'azione di rigore venga temperata con un'altrettanto efficace azione finalizzata allo sviluppo. Pag. 32
I Repubblicani confermano la fiducia al Governo Monti. Pongono però la necessità di un reciproco rapporto. Lo chiediamo per le migliaia di aziende che attendono di poter contare su linee di credito affidabili; per tutti quei cittadini che dalle banche in questi anni ed in questi mesi continuano a sentirsi dire di no; lo chiediamo per quei lavoratori giovani che in attesa di un contratto a tempo determinato non riescono ad accedere ad alcuna forma di credito e mutuo, perché le banche non lo concedono.
È giusta, dunque, la correzione contenuta nel provvedimento al nostro esame, che ridefinisce la nullità della clausola che prevede remunerazioni per le banche per la concessione di linee di credito nonché in caso di sconfinamenti, limitandole alle sole clausole stabilite in violazione delle disposizioni adottate in tale campo dal Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio (CICR).
Sarebbe altrettanto giusto sensibilizzare con la necessaria incisività e con eventuali interventi normativi gli istituti bancari a fornire credito ai cittadini italiani, alle famiglie, ai quei lavoratori precari che una famiglia non possono farsela, ed ovviamente alle imprese da cui dipende in definitiva la reale possibilità di ripresa economica del Paese.
Non è un'opzione possibile, è una precisa indicazione politica alla quale il Governo deve rispondere. Anche e forse soprattutto in virtù della fiducia, di quel tipo di fiducia a cui ho accennato, di cui gode.
Il Governo italiano deve assumersi la responsabilità su mandato delle Camere di sostenere in sede europea con la massima decisione un graduale ma efficace cambio di rotta. La politica di esclusivo rigore imposta, specie da alcuni Stati europei, da sola non basta; quello che sta avvenendo in Grecia, deve farci riflettere.
Non solo i risultati elettorali francesi come quelli tedeschi hanno offerto sul punto un'indicazione chiara.
Concludo, signor Presidente, dunque, confermando la fiducia al Governo. Chiediamo come Repubblicani che il rapporto tra Governo e Parlamento si fondi proprio su questa fiducia vicendevole, sull'assunzione di responsabilità comune.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 15 maggio 2012, a pagina 49, prima colonna, diciottesima riga, le parole: «Westfalia tedesca e» si intendono sostituite dalle seguenti: «vestale tedesca».