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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 629 di mercoledì 9 maggio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 12,30.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bongiorno, Brugger, Castagnetti, Cicchitto, Commercio, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Dussin, Fava, Franceschini, Frassinetti, Iannaccone, Jannone, Lamorte, Lucà, Messina, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Pisicchio, Paolo Russo, Stucchi, Valducci e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sul grave attentato nei confronti dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi (ore 12,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul grave attentato nei confronti dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, ingegnere Roberto Adinolfi.
Dopo l'intervento del Ministro dell'interno interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per non più di cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, corrispondo alla richiesta di informativa urgente formulata dagli onorevoli Giachetti, Evangelisti e Cassinelli, in merito all'attentato avvenuto l'altro ieri a Genova e di cui è stato vittima l'ingegner Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare e vicepresidente della III commissione dell'Associazione italiana nucleare.
Ho dato immediatamente la mia disponibilità a fornire al Parlamento ogni elemento informativo su questo episodio che desta molta preoccupazione per la sua gravità. Non è necessario che io ricordi il valore simbolico che, in passato, l'Ansaldo ha rappresentato nella lotta all'eversione. Voglio innanzitutto, a nome del Governo, e mio personale, esprimere sentimenti di vicinanza e di solidarietà all'ingegnere Roberto Adinolfi, nonché la ferma condanna del vile atto di violenza commesso nei suoi confronti. Pag. 2
Vengo ora alla ricostruzione dei fatti effettuata sulla base degli accertamenti eseguiti. Alle 8,15 del 7 maggio scorso, l'ingegner Roberto Adinolfi è stato vittima di un agguato, in occasione del quale ha riportato la frattura della tibia provocata da un colpo di arma da fuoco. Trasportato all'ospedale di San Martino, dove si trova tuttora ricoverato, è stato sottoposto, con esito positivo, ad intervento chirurgico e giudicato guaribile in quarantacinque giorni.
Secondo quanto riferito dalla stessa vittima ai militari dell'Arma dei carabinieri intervenuti, due persone con il volto coperto da caschi lo hanno aggredito nei pressi della sua abitazione, mentre questi si accingeva a raggiungere la propria autovettura parcheggiata nelle vicinanze.
Dai primi accertamenti è emerso che uno dei due aggressori è rimasto a bordo dello scooter mentre l'altro sopraggiungeva alle spalle dell'ingegnere e, chinatosi, sparava un solo colpo, mirando deliberatamente alla gamba. L'attentatore si dirigeva, quindi, verso il complice ed entrambi si allontanavano con il motoveicolo.
L'ingegnere ed il figlio, che pochi minuti prima, uscendo dall'abitazione, avevano notato i due attentatori, hanno fornito una generica descrizione degli stessi.
Nelle ore successive, in un parcheggio nel centro di Genova, una pattuglia della polizia di Stato ha rinvenuto uno scooter di cui era stato denunciato il furto il 12 febbraio scorso che corrisponde per colore e numero di targa a quello utilizzato dagli aggressori in fuga.
Un primo dato che sta orientando l'attività investigativa riguarda il bossolo di calibro 7,62 con scritte in cirillico rinvenuto sul luogo dell'aggressione. Il proiettile può essere utilizzato solo con pistole semiautomatiche di marca Tokarev di produzione dell'ex Unione Sovietica.
Il Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche sta svolgendo, su delega dell'autorità giudiziaria, accertamenti tecnici sia sul bossolo che sul motociclo. L'azione non è stata finora rivendicata e non risulta che la vittima abbia ricevuto minacce.
Tra l'altro, la società Ansaldo Energia che controlla la Ansaldo Nucleare, allo stato, non soffre di problemi occupazionali, né registra al suo interno contrasti che possano, in qualche modo, alimentare atteggiamenti oltranzisti.
L'attività di indagine, comunque, non trascura alcuna direttrice e si stanno attentamente vagliando tutte le ipotesi investigative comprese quelle ritenute meno probabili e per le quali sono state sempre usate, anche da me, espressioni di grande cautela.
Vengono al momento valutate tre piste: quella vetero-brigatista, quella anarco-insurrezionalista e quella commerciale. Alla prima pista, quella che potrebbe associare l'attentato alla matrice brigatista, possono ascriversi le modalità con le quali è avvenuto l'agguato, in particolare l'uso di un'arma da fuoco, e la preparazione che lo ha preceduto, che sembra dimostrare una certa capacità organizzativa. D'altra parte, non sono mancati in passato episodi intimidatori ascrivibili a soggetti dell'area marxista-leninista in cui ricorrono elementi di affinità e analogia operativa con l'attentato di lunedì scorso, come ad esempio il ricorso a pallottole calibro 7,62 Tokarev.
Per quanto riguarda invece la seconda pista, voglio ricordare che la tematica antinucleare ha sempre rivestito specifico interesse per i gruppi di matrice anarco-insurrezionalista. Nel marzo del 2009 è stato diffuso sul web un documento in cui, pure in completa assenza di minacce specifiche, erano stati indicati numerosi manager di diverse società impegnate nel settore dell'energia nucleare, tra i quali anche Roberto Adinolfi. Nella circostanza sono state opportunamente sensibilizzate le autorità provinciali di pubblica sicurezza per verificare l'eventuale esigenza di misure tutorie, la cui necessità comunque è stata esclusa a seguito di ulteriori approfondimenti.
Va pur detto che l'utilizzo di un'arma da fuoco rappresenterebbe a livello operativo una novità assoluta nella strategia dei gruppi anarco-insurrezionalisti che si affidano a diverse modalità di intervento. Pag. 3
Peraltro, lo stesso tema del nucleare, soprattutto dopo l'esito del referendum dell'anno scorso, non costituisce più argomento al quale le organizzazioni antagoniste locali dedicano particolare attenzione.
In Italia, inoltre, lo stabilimento di Ansaldo nucleare, dove lavorano soltanto tecnici ad alta formazione (circa 200 persone), si occupa esclusivamente dello smantellamento di qualche residuo sito nucleare. Tuttavia, occorre registrare che proprio nella giornata di ieri si è plaudito all'episodio sul sito piemontese indymedia con accenti di stampa anticapitalista che riecheggiano toni e argomenti dell'area antagonista più estrema.
Per quanto attiene, infine, alla terza pista, quella che intravede negli interessi commerciali un verosimile motivo dell'agguato di Genova, si è accertato che l'Ansaldo Nucleare ha recentemente sviluppato la propria attività nell'area dell'Est europeo, con particolare riferimento alla Romania, all'Ucraina e alla Russia, attraverso la costruzione di nuove centrali nucleari e la gestione dei rifiuti radioattivi. In questa ottica, non si può escludere che l'espansione commerciale della società su nuovi mercati possa aver prodotto reazioni di natura violenta indirizzate verso l'amministratore delegato. Tale eventualità potrebbe trovare riscontro nell'uso della pistola Tokarev, diffusa negli ambienti criminali dell'Est Europa.
Per l'esame dei fatti e l'adozione delle conseguenti misure di vigilanza e di protezione, il prefetto di Genova ha immediatamente convocato una riunione di coordinamento tecnico delle forze di polizia alla quale ha partecipato anche l'amministratore delegato di Ansaldo Energia. Nel corso della riunione, in attesa che lo sviluppo delle indagini possa apportare ulteriori elementi di valutazione, sono state analizzate le posizioni di alcuni dirigenti del gruppo Ansaldo ed avviate le procedure per l'attivazione di misure di tutela.
In particolare, è stato disposto un servizio di vigilanza dinamica dedicata agli stabilimenti di Genova e all'abitazione di alcune figure di spicco all'interno del gruppo. Misure di protezione più incisive sono state infine attivate nei confronti dell'amministratore delegato di Ansaldo Energia e dello stesso ingegner Adinolfi.
Proseguono, presso la prefettura di Genova, incontri e riunioni, avvenuti anche ieri, per un costante punto della situazione, a testimonianza dei livelli di attenzione e di operatività che sono certamente massimi in questo delicato momento.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Scandroglio. Ne ha facoltà, per non più di cinque minuti.

MICHELE SCANDROGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, esprimo la solidarietà del Popolo della Libertà e mia personale all'ingegner Roberto Adinolfi, gambizzato lunedì mattina a Genova da un gruppo di fuoco terrorista.
Vorrei far sentire la nostra vicinanza anche al gruppo Finmeccanica per cui lavorava l'ingegner Adinolfi, una realtà industriale che a Genova è una presenza importante per radicamento, per qualità del lavoro, per professionalità, per l'evoluzione industriale che ha dato e che oggi subisce una violenza inaccettabile nella sua interezza, una violenza che, colpendo un suo dirigente, colpisce ogni donna e ogni uomo che fa parte e ha fatto parte della storia di questa grande azienda.
Si tratta di una violenza che colpisce ancora una volta Genova, come spesso in passato era già accaduto, lasciando sull'asfalto il sangue di tanti innocenti.
«Le condizioni oggettive non sono mai state così buone per il rilancio della strategia del terrore». Sono queste le inquietanti parole scritte, bianco su nero in un documento vecchio di sei mesi, da Franco Galloni, brigatista rosso in carcere dagli anni Ottanta. Tali parole sono state riportate dal maggior quotidiano nazionale, ieri l'altro. Sono un avvertimento o una minaccia Pag. 4che si è poi concretizzata? Appare evidente che esistono dei nessi causali tra quello che è accaduto a Genova e tutta una serie di avvenimenti perigliosi che in questi mesi sono stati avvertiti ed è sussurrata la preoccupazione degli ambienti dell'intelligence.
Sono forti, a mio avviso, i pericoli in ordine alla presenza, all'interno dei movimenti di piazza, di elementi antagonisti dei centri sociali nonché di individualità anarco-insurrezionaliste che non possono essere valutate come semplici casualità ma che riportano, senza dubbio, ad una crescente capacità organizzativa, tendente a perdere la peculiarità anarcoide per riposizionarsi in cellule che vivono di vita propria, pur inquadrate in un'organizzazione all'interno della galassia dell'antagonismo e del terrorismo.
Le dichiarazioni del capo della polizia, Manganelli, del 22 febbraio, in I Commissione, confermano che esiste un'area governata dai falchi del dissenso, che si annida all'interno delle aree del disagio e della protesta.
Questo è tanto vero che, come afferma Manganelli, nella manifestazione di Roma del 15 ottobre, su 80 mila partecipanti al corteo, ben 2 mila sono stati identificati come appartenenti all'area antagonista e, di questi 2 mila, 400 all'area anarco-insurrezionalista. Non è un caso, comunque - sottolinea sempre Manganelli - che la Val di Susa ha dato i natali a importanti elementi di Prima Linea ieri e, ad oggi, risiedono stabilmente in quel territorio personaggi di spicco, sia dell'area radicale sia dell'autonomia operaia.
Non vi è, altresì, dubbio che esiste una capacità attrattiva, a livello internazionale, che lega le situazioni locali e nazionali in una prospettiva globale, che ha già trovato conferme nell'offerta di supporto delle organizzazioni greche alla Federazione anarchica informale italiana.
Anche il comandante Gallitelli, nella sua audizione del 14 marzo, ripercorre le preoccupazioni di Manganelli, sottolineando la presenza dei 350 centri sociali italiani, a cui si aggiungono collettivi studenteschi ed altre realtà del mondo della scuola, che formano una galassia eterogenea, che ha fondato la propria azione sulla protesta contro la riforma del sistema universitario e scolastico, saldandosi con la preoccupazione del mondo del precariato.
Non vanno dimenticate neppure le tifoserie violente, ci ricorda Gallitelli, che anche in questo caso coniugano la loro attività con quella degli antagonisti della protesta.
Va sottolineato, ancora una volta, la conferma dell'Arma circa l'esistenza di un processo di internazionalizzazione che prende i suoi passi dalla componente ellenica, cosiddetta «cospirazione delle cellule di fuoco».
Gli episodi di violenza che in questo periodo si sono registrati sono notevoli e sono labili i confini tra delinquenza, area del disagio, movimenti di protesta, centri sociali, antagonismo e, dalle parole del Ministro in questo momento, aggiungo, senza tema di essere, come dire, criticato, anche ambiti che lambiscono, tra virgolette, il settore commerciale, l'est di questa nostra Europa ancora, in un certo senso, poco al riparo dalla trasparenza. Tutto ciò può divenire terreno di coltura per radicalizzare la lotta in forma violenta.
Gli strumenti telematici, inoltre, favoriscono questo percorso e, come già detto, finisce l'era della disorganizzazione anarcoide e si intravedono già formazioni terroristiche che hanno struttura, comunicazione, intelligenza, intese e progetti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Scandroglio.

MICHELE SCANDROGLIO. Un momento, signor Presidente. Sono giunto alle ultime righe del mio intervento.
Le prime affermazioni delle autorità, comunque, lasciano aperte tutte le strade, che non portano solo al terrorismo ma a scenari ancora più complessi. Mi domando: a chi mai potrebbe giovare un nuovo torbido scenario terroristico? Quali ragioni potrebbero celarsi dietro un'eventuale rinnovata strategia del terrore, che si innesta su una rabbia sociale che sta scardinando ogni certezza istituzionale? Pag. 5
In questo quadro allarmante si colloca l'attentato di Genova, città che ha registrato negli ultimi tempi fenomeni preoccupanti. Le minacce...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Scandroglio.

MICHELE SCANDROGLIO. Mi dia ancora un minuto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Scandroglio, non le posso dare un minuto. Lei ha diritto di parlare fino a un massimo di cinque minuti, come tutti i colleghi.

MICHELE SCANDROGLIO. Concludo subito, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha già concluso, onorevole Scandroglio! Grazie, onorevole Scandroglio.

MICHELE SCANDROGLIO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Scandroglio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro, siamo tutti sgomenti: l'aggressione di Genova, città che pagò un tributo di sangue altissimo al terrorismo, che forse vide il riscatto nella figura di Guido Rossa, sindacalista giustiziato perché dimostrò coraggio e fermezza nel denunciare l'infiltrazione dei terroristi nella propria fabbrica, ha fatto ripiombare tutti noi, quelli che lo avevano già ipotizzato e quelli che lo verificano ora, nella preoccupazione reale e concreta che un insieme di variabili sociali, economiche e politiche attualmente presenti in Italia possa contribuire a ricreare condizioni simili a quelle già vissute in questo Paese - lo diciamo oggi, proprio oggi che celebriamo trentaquattro anni dal ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani, al termine di un terribile rapimento - o comunque condizioni per cui elementi vecchi e/o nuovi del terrorismo possano rialzare la testa e rimettersi ad operare nel nostro Paese, utilizzando la violenza fisica come strumento di azione per la loro folle ideologia politica.
La risposta a tutto questo la conosciamo: fermezza delle istituzioni, intensificazione del lavoro di intelligence e di prevenzione, risposta unitaria della politica, funzionamento della politica, fermezza nell'applicazione della legge. Le ha ripetute poc'anzi il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, proprio nella celebrazione di questo giorno.
La domanda è: esiste in Italia in questo momento un'organizzazione terroristica paragonabile a quelle del passato per strutturazione, articolazione, capacità di reclutamento, forza militare e diffusione sul territorio? La risposta l'hanno data in diverse occasioni formali le autorità di pubblica sicurezza proprio al Parlamento. Probabilmente la risposta è «no», non con quelle modalità che noi abbiamo già conosciuto, non con quella forza, non con quella diffusione.
Pur tuttavia, come è già stato ricordato proprio qui in Parlamento, il capo della polizia, il prefetto Manganelli, ci aveva avvertito poche settimane fa che un salto di qualità verso azioni violente ed omicide era già stato fatto anche da quell'area anarco-insurrezionalista di cui così poco sappiamo e di cui così tanto si parla.
Così, in parte, ci avevano avvertito anche le relazioni che i servizi di informazione e sicurezza dello Stato hanno fatto nella relazione annuale al Parlamento e pure il procuratore capo della procura di Torino, Caselli, aveva avvisato di un pericoloso salto di qualità dalle parole scritte sui muri alla possibilità di azioni violente proprio a proposito di quell'area anarco-insurrezionalista ed antagonista. C'era e c'è la sensazione da parte degli inquirenti e anche da parte delle forze politiche di un aumento preoccupante Pag. 6di tensione violenta. Dunque del pericolo eravamo stati avvertiti ed ora con il fatto concreto ci confrontiamo.
Peraltro, aggiungiamo una domanda a lei, signor Ministro, oggi in questa occasione: se, come pare dalla non rivendicazione o comunque dalla citazione dell'episodio terribile di Genova - per il quale ovviamente facciamo giungere i sensi della nostra vicinanza e partecipazione all'ingegnere Adinolfi - e se come nella pseudorivendicazione apparsa ieri su Internet da parte di un gruppo dell'area antagonista si fa riferimento di nuovo all'episodio che ha visto il consigliere comunale di Torino Musy oggetto di un'aggressione a colpi di pistola, faccia sapere al Parlamento se gli inquirenti ritengano che vi sia nei due episodi un collegamento, che ovviamente aumenterebbe la nostra preoccupazione. Crisi economica e sociale, debolezza della politica e debolezza istituzionale sono sempre stati i migliori alleati del pericolo di un risveglio terroristico.
A noi in questo luogo ed a voi, signor Ministro, al Governo e alle forze dell'ordine, così come alla magistratura, spetta il compito di vigilare perché il Paese non scivoli di nuovo verso anni di piombo che abbiamo già conosciuto e che, proprio oggi, per ironia terribile della sorte, ricordiamo a trentaquattro anni dall'omicidio di Aldo Moro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonino. Ne ha facoltà.

GUIDO BONINO. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, per l'ennesima volta la città di Genova è teatro di fatti estremamente gravi e preoccupanti. Tali fatti ci ripropongono in un attimo gli scenari dei cosiddetti anni di piombo, che videro cadere il procuratore Coco, Guido Rossa, Alessio Floris ed altre numerose persone colpite alle gambe.
Non è nelle nostre competenze indagare su quanto avvenuto, però il Governo, il Parlamento e tutti gli altri organi istituzionali devono dare il massimo sostegno e collaborazione affinché gli organismi preposti possano intervenire per reprimere quanto accaduto. Non vorremmo che la situazione politica ed economica del nostro Paese si proponesse come detonatore per favorire occulte strategie di eversione coadiuvate da un terreno fertile e, tra l'altro, da una componente sociale di persone esaltate che ritengono tali atti risolutivi del malessere socio-economico presenti in più strati della nostra società.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 12,58)

GUIDO BONINO. È dovere delle istituzioni democratiche vigilare e far sì che nessuna indulgenza o comprensione si riproponga, memori di un dramma di un recente passato che noi riteniamo debba essere irripetibile. Riteniamo anche che la presenza ufficiale del Ministro in questi giorni possa essere un segno tangibile della presenza delle istituzioni sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mondello. Ne ha facoltà.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, intervengo per condannare il vile attentato di cui è stato vittima Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, e portare la più sentita solidarietà a nome mio personale e del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo a lui e alla sua famiglia.
Come parlamentare ligure intendo sottolineare come Genova e le sue vicinanze siano state purtroppo negli anni fine Settanta e Ottanta la culla del terrorismo e il teatro di numerosi attentati, alcuni mortali, che ebbero come obiettivi gli uomini della giustizia, delle forze dell'ordine e dell'industria per infine segnare una vera e propria svolta con un operaio sindacalista, Guido Rossa, che ruppe con grande coraggio quel clima di «né con lo Stato, né con le Brigate rosse» che si manifestava in buona parte dell'ambiente operaio genovese. Pag. 7Da quel gesto coraggioso iniziò la reazione che portò al ridimensionamento e alla successiva - almeno apparente - scomparsa del fenomeno terroristico.
Ora riappare questo vile attentato che colpisce un uomo integerrimo, impegnato con la sua famiglia nel sociale, al quale ieri ha fatto visita il cardinale Bagnasco che ben conosce la grave situazione soprattutto nel mondo del lavoro di Genova a proposito della quale spesso interviene sollecitando il mondo politico ed economico della città e non solo nella sua qualifica di presidente della CEI.
Mi rivolgo a lei, signor Ministro, affinché segua con la massima attenzione l'inchiesta, come Ministro dell'interno e come in passato ottimo prefetto di Genova. Non ritengo - saranno gli inquirenti a stabilirlo - che si tratti di una vicenda personale, vista anche la personalità della persona colpita, molto trasparente come pure la sua attività all'interno dell'Ansaldo. Ciò, anche alla luce delle circostanze - la giornata elettorale in cui lo sparo è rimbombato in un clima già teso, la strana provenienza dell'arma usata, la tecnica della gambizzazione che proprio a Genova fece già tantissime vittime proprio all'interno di quelle attività industriali di cui anche il dottor Adinolfi fa parte - che inducono a pensare alla matrice terroristica, non primo segnale però verso un mondo industriale genovese attraversato da tensioni, preoccupazioni, notizie tendenziose. Anche le notizie diffuse su presunte cessioni di parte di Finmeccanica, che fanno subito pensare al pericolo per i posti di lavoro, sicuramente hanno la loro influenza. Viviamo un momento difficile in cui alla crisi economica si collegano un clima di odio ed invidia sociale, spesso alimentata ad arte da certe campagne qualunquistiche.
Auspico che i valori democratici del nostro Paese prevalgano, come sempre sono prevalsi, che si ritrovi un forte spirito di coesione sociale contro i germi, come quelli del terrorismo, che non portano da nessuna parte, ma seminano solo lutti, dolore e distruzione sociale. Il nostro gruppo Unione di Centro, particolarmente sensibile ai valori democratici della trasparenza e dell'onestà, auspica che quanto prima il dottor Adinolfi possa riprendersi e soprattutto che venga fatta chiarezza su questo episodio, che sicuramente ha colpito profondamente noi tutti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, anche io ringrazio il Ministro per il puntuale riscontro offerto al Parlamento, a seguito della richiesta di informativa, su un episodio che, come tutti i colleghi, non esito a definire inquietante, non solo per il fatto in sé, ma tenuto conto in particolare della storia più o meno recente del nostro Paese, che auspicavamo potesse essere relegata ad un triste e drammatico passato. Risuonano ancora nelle orecchie di molti italiani non solo gli slogan di un'area politica, che è passata troppo facilmente in altra epoca dalla contestazione alla lotta armata, ma risuonano nelle nostre orecchie ancora i colpi di quelle armi da fuoco che hanno scandito tutta una stagione politica e hanno versato in passato, e purtroppo ancora nel presente, troppo sangue di vittime innocenti. Non mi soffermo evidentemente sulle dinamiche illustrate dal Ministro sul movente ancora sconosciuto, sulle rivendicazioni che ancora mancano, anche se arriva qualche notizia proprio questa mattina. Questo dibattito deve contribuire invece ad una lucida analisi della situazione e soprattutto deve guardare avanti, nel senso che deve preparare gli antidoti alle potenziali degenerazioni di una stagione difficile come quella che stiamo vivendo. Mi riferisco ovviamente ad una crisi economica e finanziaria senza precedenti, che potrebbe agire anche da detonatore di una più preoccupante stagione di tensioni sociali. Ciò detto, è utile tenere presente che il germe del terrorismo in Italia cova sempre. Non lo dico io, lo dicono i servizi che credo più volte abbiano lanciato qualche segnale di allarme in questo senso. Il Pag. 8pericolo di un'ideologia della violenza, mascherata da lotta politica, forse non è ancora stata definitivamente debellata. Non sappiamo ancora se Roberto Adinolfi sia l'ultimo fotogramma di una lunga e drammatica sequenza di orrore e delirio ideologico, che a Genova in un'altra epoca ha portato al sacrificio del procuratore Francesco Coco, del sindacalista Guido Rossa, al ferimento di altri dirigenti Ansaldo, come Sergio Prandi, Giuseppe Bonzani e Carlo Castellano, ma sappiamo che la procura di Genova ha riconosciuto l'aggravante delle finalità terroristiche e questo è un dato oggettivo e preoccupante. L'Italia, come dicevo, è un Paese in cui i cosiddetti cattivi maestri sono sempre in agguato, in cui il terreno fertile della crisi produce anche allievi stolti, ignari della storia meno recente, che - è utile ricordarlo - ha portato solo a drammatiche conseguenze, senza aver risolto uno solo dei problemi rivendicati a suo tempo. Dicevo che la crisi è un terreno fertile e tutti devono contribuire ad evitare che produca frutti bacati. Il contributo di tutti significa innanzitutto della classe dirigente politica di questo Paese - faccio quindi autocritica - del Parlamento e del Governo, che non deve sottovalutare il passato e fare tesoro evidentemente, ma è una banalità, della sua storia. È necessario quindi alzare il livello della vigilanza dell'azione di intelligence, ma anche i media, se mi è consentito, non devono soffiare sul fuoco della contestazione. Dico questo non per sopprimere per carità l'informazione, ma per garantire un'informazione corretta, sobria e responsabile. La politica ha indubbiamente importanti responsabilità: non ha saputo interpretare le istanze di rinnovamento e la rivendicazione sociale torna attuale e problematica.
Dobbiamo, quindi, debellare i rigurgiti di una stagione mai sopita, non solo con la condanna unanime, ma anche mediante un'incisiva e concreta azione di isolamento politico di quelle frange che intendono la lotta armata come uno strumento di abbattimento di simboli politici.
A Roberto Adinolfi, esponente di un'Italia sana, che produce, che gestisce e crea lavoro, ricerca e sviluppo, va, ovviamente, tutta la piena e totale solidarietà del gruppo di Futuro e Libertà.
Al signor Ministro chiediamo l'impegno di proseguire il percorso di indagine per reprimere ogni rigurgito terroristico, al Governo di proseguire il percorso per portare rapidamente il Paese fuori dalla crisi e dal conseguente disagio, che, come sempre, può rappresentare terreno fertile per una degenerazione violenta, a noi l'impegno, che rivendichiamo per la storia già vissuta, di riempire questo stesso terreno di un progetto utile al progresso e al rinnovo di un Paese che ne ha estremamente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Ministro, intanto consentite anche a noi del gruppo di Popolo e Territorio di esprimere sentimenti di vicinanza, di partecipazione e di solidarietà nei confronti del dottor ingegnere Roberto Adinolfi, oggetto di questo vile attentato. Signor Ministro, la ringraziamo per aver voluto aderire all'invito del Parlamento e avere portato qui i segni di quelle che sono le prime risultanze di un percorso di indagine che, da quello che è possibile desumere dalle sue parole, è certamente non privo di difficoltà.
Il fatto stesso che si ragioni intorno a tre ipotesi dimostra, in qualche misura, la complessità di venire a capo di quelli che sono i responsabili di questo vile attentato.
Pur tuttavia, la voglio ringraziare perché, puntualmente, lei ha dato testimonianza di una grande attenzione rispetto agli scenari possibili nei quali può essere maturata una situazione che lei stessa, e noi concordiamo, ha definito foriera di grave preoccupazione per tutti noi, proprio alla luce delle terribili esperienze del passato, di quel tunnel del terrorismo dal quale l'Italia ha faticato ad uscire, che fu connotato non soltanto da tanti delitti, ma anche da tanti equivoci, da tanti luoghi comuni e da un rituale di parole, che Pag. 9spesso allontanavano sempre più anche la politica dalla capacità di comprendere quello che accadeva.
La stessa definizione delle Brigate rosse, che a suo tempo furono definite «cosiddette», testimoniava una scarsa lungimiranza nel cogliere l'entità di quel fenomeno. Io non so - nessuno di noi lo sa - se quello che è accaduto a Genova, in qualche modo, sia paragonabile a quello che è accaduto in passato, ma il fenomeno terroristico, per come si evidenzia e per come si configura, anche attraverso le ipotesi sulle quali stanno lavorando gli inquirenti, sia esso riconducibile, in riferimento alla pistola che è stata usata, alle mafie albanesi e balcaniche, sia esso in collegamento ai fenomeni anarchico-insurrezionali o, addirittura, a un rigurgito del brigatismo di vecchia maniera, testimonia comunque che noi abbiamo un quadro rispetto al quale io credo, signor Ministro - la invito a farlo nelle prossime settimane, se possibile -, il Parlamento debba essere messo nelle condizioni di conoscere più ampiamente questo fenomeno.
Auspico e le chiedo, fuori dal rituale delle parole, che questa volta, per davvero, le indagini siano condotte con grande solerzia e con grande rapidità, perché la vera risposta che si può dare è quella di cogliere l'efficienza e l'efficacia dell'intelligence nel catturare i responsabili. Infatti, questa è la vera risposta di cui il Paese oggi ha bisogno e di cui abbiamo bisogno tutti per comprendere le dimensioni del fenomeno e, soprattutto, per far capire che non vi è spazio alcuno per chi tenta, in qualche modo, di ripercorre vecchie strade.
Certo, la politica ha le sue responsabilità, la situazione economico-sociale complessiva non aiuta.
Sappiamo che fenomeni di questa natura spesso trovano terreno di coltura proprio nella difficoltà della politica, nel disagio sociale, nelle difficoltà economiche, anche se l'Ansaldo è una di quelle aziende rispetto alle quali non si può certo parlare di fenomeni di crisi occupazionali o industriali. Pur tuttavia, i segnali che emergono incutono, in tutti noi, anche delle paure dalle quali vorremmo uscire quanto prima.
Ecco perché, al di là della retorica e delle parole, auspico che lei possa venire presto in Aula a dire che quei criminali sono stati catturati e consegnati alla giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, signor Ministro, l'Italia dei Valori è un partito che si batte per la legalità, per la giustizia sociale e che considera criminale e nemico della democrazia e dei lavoratori qualsiasi atto eversivo e violento. Affermiamo, quindi, il nostro sdegno, ma anche la nostra solidarietà all'amministratore delegato Adinolfi. Questo è assolutamente importante, però, vede signor Ministro, l'Ansaldo negli anni di piombo fu uno degli obiettivi della colonna genovese delle Brigate rosse, lei lo sa molto bene visto che ha fatto il prefetto in quella città. Quattro dirigenti furono colpiti dai terroristi. Attualmente l'Ansaldo rappresenta la capacità e l'eccellenza nell'impresa e nel lavoro. Sono temi assolutamente importanti in questo clima di tensione sociale e, soprattutto, di strategia della tensione.
È chiaro che la condanna deve esserci, senza distinzioni. È un segnale preoccupante di un salto di qualità delle tensioni e della violenza, è un gravissimo sintomo di un clima saturo di tensioni sociali che rischia di inquinare la storia di civiltà che abbiamo conquistato negli anni, lasciando alle spalle quei periodi che riteniamo bui e che ad oggi non sono dimenticati. La contrapposizione democratica non può e non deve mai sfociare in violenza.
Oggi diventa ancora più importante richiamarsi ai contenuti della Costituzione italiana nell'ambito della democrazia e della partecipazione che essa assegna allo svolgimento della vita politica, questo è essenziale. Però, oggi bisogna svolgere una riflessione molto importante perché l'attacco Pag. 10al cuore dello Stato è avvenuto il 9 maggio del 1978 con l'uccisione, seguita al sequestro, dell'onorevole Moro. La fine del ciclo e il crollo del sostegno delle Brigate rosse vi è stato dopo l'assassinio dell'operaio Guido Rossa che aveva avuto la forza di denunciare un suo collega, sorpreso a distribuire materiale di propaganda delle BR. Questa è una cosa che non va dimenticata, un tema essenziale ed importante.
Oggi cosa si è voluto dire, signor Ministro? Ricominciamo dagli anni Quaranta? Qual è il segnale che si è voluto mandare con gesti folli di ideologia, attraverso taluni fatti di cui non si conoscono, ancora oggi, i mandanti e gli esecutori? Non dimentichiamoci della storia italiana. A tutt'oggi vi sono procedimenti, processi e vittime che non conoscono ancora i loro mandanti e i loro esecutori in questa Italia.
Guardiamo alla tipicità del colpo, della preparazione, della capacità di organizzazione. Cosa è, un gesto altamente simbolico, dovuto a un tema di propaganda politica attraverso capacità organizzative, oppure esiste in Italia oggi una forza che opera con le stesse modalità degli anni Quaranta? Signor Ministro, questo è il vero problema di questa giornata e del suo intervento in Aula. I servizi devono vigilare fortemente, le forze di polizia sono state depotenziate, specialmente in quei settori importanti della politica. Le DIGOS e organizzazioni simili si occupano molto meno dei problemi terroristici perché sono state depotenziate nei loro organici e nella loro tipicità.
Non dimentichiamo poi gli anni Settanta che sono stati il fulcro del tema e degli interventi sulla tensione sociale. Soprattutto, oggi cosa si vuole fare? Si vuole isolare la lotta armata? Cosa si vuole fare per la scarsa lungimiranza? Infatti, questa è anche scarsa lungimiranza. Mi interrogo soprattutto sulle risposte che devono essere date al Paese, al Parlamento, su questo tema che riguarda la strategia della tensione.
È la preoccupazione che non può essere esclusivamente volta al sistema della strategia della tensione, è la preoccupazione per la crisi economica e sociale, che sono elementi essenziali per la crescita di questo modello ideologico, di questo modello che si contrappone al Paese attraverso delle responsabilità, che poi non possono essere date solamente ai più poveri.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Paladini.

GIOVANNI PALADINI. Noi, quindi, le chiediamo questo, signor Ministro: vigilanza forte sui servizi, potenziamento delle forze dell'ordine, ma anche, assolutamente, l'intervento sulla crescita economica al fine di un miglioramento sociale del nostro Paese, che in questo momento sta pagando un'essenzialità. Quindi, condanniamo comunque, senza distinzioni, questo salto di tensione e soprattutto di violenza, a nome del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per due minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, a nome della componente Grande Sud esprimo un sentito ringraziamento al Ministro Cancellieri, che ha informato il Parlamento nel dettaglio, per quanto possibile alla data odierna.
Esprimo la più completa solidarietà al collega ingegnere Adinolfi, uomo buono e grande esperto in un settore delicato della vita economica e sociale del Paese.
Purtroppo il quadro sociale viene ritenuto da alcuni favorevole ad imprese criminali e terrorismo, ma è ovvio che, essendo Genova luogo da dove è cominciato proprio il terrorismo degli anni Settanta, bisogna esprimere una particolare attenzione e, quindi, dare immediatamente una risposta unitaria e senza tentennamenti, prima che sia troppo tardi, da parte del Parlamento, del Governo, della magistratura e delle forze dell'ordine.
La strategia della tensione è sempre in agguato e si concretizza in azioni violente, Pag. 11quando essa trova il terreno fertile. Noi auspichiamo che si trovino immediatamente i due responsabili ed i mandanti dei responsabili, per stroncare sul nascere qualunque velleità di rinascita del terrorismo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro, se quel particolare galateo delle ricorrenze ha mai avuto qualche senso, ebbene oggi, 9 maggio, anniversario del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, giornata della memoria delle vittime del terrorismo, è una circostanza in cui ricorrono le comunicazioni che abbiamo ascoltato, il gesto a cui ha assistito una Genova, che fu sfortunato teatro delle epifanie del terrorismo più feroce. Ebbene, tutto questo ha gettato un'aura gelata su quest'Assemblea.
È come un incubo, è come l'eterno ritorno di fantasmi che avevamo pensato di avere scacciato per sempre, la condanna di una storia che forse non è mai passata e che forse è solo rimasta sottotraccia, quiescente, anestetizzata da una pratica della politica, che nell'ultimo ventennio è sembrato riponesse sotto il tappeto tutta la polvere, tutte le sporcizie, tutte le più violente lacerazioni che hanno attraversato la società italiana, nell'illusione che non vedere fungesse da esorcismo.
L'attentato all'ingegnere Adinolfi - cui va naturalmente la nostra solidarietà, quella della mia componente, Alleanza per l'Italia - che ripropone simboli e riti meticolosamente e, per così dire, «calligraficamente» uguali a se stessi, è un risveglio allucinato in quella che si presenta come la peggiore stagione della storia della Repubblica dopo quegli anni di piombo, cui somiglia per l'aspetto della crisi economica e del disagio sociale, ma non, purtroppo, per la capacità di tenuta della politica e dei partiti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pisicchio.

PINO PISICCHIO. In questo momento credo che non abbia molto senso il rito maldestro di una politica delle parole gonfie di sdegno, ma occorre che si svolga, così come si sta svolgendo, un'indagine tempestiva ed accurata, cui va assicurato il sostegno del Parlamento. Sono grato alle parole del Ministro.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pisicchio.

PINO PISICCHIO. Concludo, signor Presidente. Ai partiti ed alla politica dobbiamo chiedere un gesto di coesione, di massima responsabilità, di adesione all'identità collettiva rappresentata dalla democrazia costituzionale.

MICHELE SCANDROGLIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per cosa, onorevole Scandroglio?

MICHELE SCANDROGLIO. Per un allarme bomba a Genova, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE SCANDROGLIO. Signor Presidente, a Genova, è stata evacuata la sede di Equitalia, direi non a caso, quindi mi permettevo di farlo sapere in diretta anche al signor Ministro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, Signor Ministro, la sua informativa ci ha messo in evidenza i dubbi degli inquirenti circa la matrice terroristica dell'attentato, anche se i riti ed anche la notizia che adesso ha dato il collega Scandroglio ci ricorda e ci riporta a una stagione buia, che l'Italia non ha dimenticato. Però, signor Ministro, non le sarà sfuggito il cartello che è comparso all'indomani dell'attentato: gambizzate anche gli scrutatori, un invito a sabotare anche il Pag. 12voto democratico. Un attentato che ci preoccupa, signor Ministro, perché avviene in un momento in cui la fiducia nei partiti è ai minimi storici, in un momento in cui è aumentata l'astensione, il voto bianco, il voto nullo, in cui il voto viene dato ma vilipeso, con frasi di scherno, è aumentato il voto antisistema e un momento in cui intere fasce della popolazione si allontanano per questa crisi di fiducia dalla vita democratica. Allora, io vorrei consegnare a lei questa riflessione: lo Stato vinse la battaglia contro il terrorismo, perché il terrorismo era un nemico esterno allo Stato, e da esso lo Stato si difese con la forza della legge. Oggi, che intere fasce della popolazione si allontanano dalla vita democratica, il nemico è all'interno dello Stato e contro di esso non c'è difesa. Per cui rivolgo un invito ad avvicinare le istituzioni allo Stato, a renderle efficienti e amiche, perché quando le istituzioni sono efficienti, le libertà dei cittadini non sono in pericolo, così pure la loro sicurezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole Ministro, la ringraziamo per l'informativa che ha reso in questa Aula. Esprimo a nome del mio gruppo Misto-Noi per partito del Sud, Lega Sud Ausonia, la solidarietà all'ingegnere Adinolfi, vittima di questo attentato e un incoraggiamento forte agli organi inquirenti, alle forze dell'ordine, di agire con rapidità ed efficienza per assicurare presto i responsabili di questo vile atto alla giustizia.
Signor Ministro, la inviterei, però, a riflettere su un dato: ci sono stati vari episodi in questo ultimo periodo di attentati di varia natura, e però ancora i responsabili non sono stati assicurati alla giustizia. Le forze dell'ordine e la magistratura ancora non sono riusciti ad individuare i responsabili di questi attentati. Allora, noi le chiediamo: cosa non sta funzionando e se non sta funzionando e cosa lei propone di fare affinché ci sia una risposta all'altezza di questa nuova sfida che viene fatta al nostro sistema democratico. Noi riteniamo che un sistema democratico sano debba combattere con energia il terrorismo, quindi esprimiamo a lei e alle forze dell'ordine la nostra solidarietà e il nostro impegno in Parlamento ad agire affinché ci sia il concorso, anche politico, da parte nostra per una lotta così impegnativa e così difficile.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti ed il Viceministro dell'economia e delle finanze.

(Iniziative di competenza volte a consentire la proroga delle rappresentanze dei Comitati degli italiani residenti all'estero e del Consiglio generale degli italiani all'estero - n. 3-02255)

PRESIDENTE. L'onorevole Razzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02255, concernente iniziative di competenza volte a consentire la proroga delle rappresentanze dei Comitati degli italiani residenti all'estero e del Consiglio generale degli italiani all'estero (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

Pag. 13

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, i rinnovi degli organismi Comites - Comitati degli italiani residenti all'estero e CGIE - Consiglio generale degli italiani all'estero - sono stati effettuati nel 2004. I fondi già stanziati per queste operazioni ammontano a circa otto milioni di euro. Comites e CGIE non sono più operativi proprio per mancanza di fondi che consentono loro di proseguire nell'opera di soccorso, di aiuto e di offerta del loro servizio agli italiani residenti all'estero.
Se si procedesse in questo momento al rinnovo di tali organismi gli stessi non potrebbero in ogni caso adempiere ai loro compiti in quanto la cifra stanziata sarebbe appena sufficiente allo svolgimento e all'organizzazione delle operazioni di voto.
Chiedo al Governo di prorogare in via del tutto eccezionale la validità delle attuali rappresentanze dei Comites e CGIE al fine di evitare sperperi di denaro per il loro rinnovo, decidendo di conseguenza di destinare i fondi disponibili per ristabilire la piena operatività degli stessi organismi, che potrebbero finalmente tornare a svolgere la loro funzione naturale di servizio a favore degli italiani all'estero.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Ministero degli affari esteri mi ha chiesto di rispondere a nome del Ministro; attribuisce la massima attenzione ai Comitati degli italiani all'estero e al Consiglio generale degli italiani all'estero che sono organismi rappresentativi delle nostre collettività nel mondo. La proroga delle attuali rappresentanze dei Comites e CGIE eletti nel 2004 è stata disposta per via normativa nel 2009 e nel 2010 per consentire al Parlamento di varare una possibile riforma di tali organismi alla luce delle numerose proposte parlamentari di riforma presentate in materia. In questo contesto un disegno di legge di riforma di iniziativa parlamentare è stato approvato in prima lettura dall'Assemblea del Senato nel maggio 2011 ed è attualmente all'esame della Camera dei deputati in seconda lettura.
Non essendo mutato il quadro normativo, al momento attuale le operazioni di elezioni all'estero delle nuove rappresentanze dei Comites e CGIE dovrebbero svolgersi entro il 30 dicembre di quest'anno. Al riguardo va sottolineato che sulla base di una rilevazione effettuata presso le sedi della rete diplomatico-consolare i costi stimati per organizzare tali operazioni di voto sarebbero pari a circa 20 milioni di euro. I fondi attualmente a disposizione del Ministero degli affari esteri per queste finalità risultano insufficienti perché sono pari solo a 6,7 milioni di euro. Sarebbe quindi necessaria un'integrazione finanziaria di circa 13 milioni di euro, il che costituisce indubbiamente un impegno considerevole nella attuale delicata congiuntura di bilancio pubblico (come attesta anche la presenza del Viceministro Vittorio Grilli al mio fianco). La proposta avanzata dagli onorevoli interroganti di una proroga dei Comites e CGIE appare quindi condivisibile ed è all'attenzione del Governo. Al riguardo si fa presente tuttavia che un'apposita disposizione normativa di rinvio delle consultazioni elettorali dovrebbe essere approvata entro giugno per scongiurare la necessità di avviare le previste procedure elettorali. In tale prospettiva le competenti amministrazioni potranno approfondire la possibilità malgrado gli stringenti vincoli finanziari e contabili oggi rilevati, ed utilizzare eventualmente i fondi disponibili, come richiesto dagli onorevoli interroganti.

PRESIDENTE. L'onorevole Razzi ha facoltà di replicare.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio. Sono parzialmente soddisfatto perché credo che spendere oggi 20 milioni di euro per rinnovare tutti i Comites e il CGIE rappresenti una somma molto alta. Ci sono molti Comites che chiudono per mancanza Pag. 14di fondi. Ci sono dei consolati che lavorano con poco personale. Oggi, facendo una votazione - si svolge anche presso i consolati - non sarebbe idoneo rinnovare, come avevo detto prima, i Comites. Oggi bisogna guardare, come il Governo guarda, al risparmio. Bisogna risparmiare senza dimenticare che gli italiani all'estero hanno anch'essi le loro esigenze perché credono nell'italianità e credono di portare avanti la questione della lingua e della cultura italiane. Penso sia un buon segno se il Governo dà ancora dei fondi ai Comites e al CGIE in modo che possano degnamente rappresentare tutta l'emigrazione italiana e svolgere il loro compito a favore del medesimo Governo italiano.

(Chiarimenti in merito all'applicazione della disciplina relativa all'autocertificazione - n. 3-02256)

PRESIDENTE. L'onorevole Muro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02256, concernente chiarimenti in merito all'applicazione della disciplina relativa all'autocertificazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUIGI MURO. Signor Presidente, sarò brevissimo perché il quesito è molto semplice, anche se sta procurando una situazione, che, appunto, noi mettiamo in evidenza, di grave disagio ai cittadini. La recente legge di stabilità ha reso più efficaci le norme del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 in tema di autocertificazione e ha stabilito che la pubblica amministrazione non rilascia più certificazioni se il procedimento è incardinato presso un'altra pubblica amministrazione. Viceversa, può rilasciarle in caso di rapporti tra privati. La norma afferma anche che sulla certificazione va chiaramente indicato che la certificazione rilasciata per privati non può essere usata per la pubblica amministrazione. Sembrerebbe tutto semplice; che cosa accade, invece, soprattutto per alcune categorie deboli, coloro che sono costretti a rivolgersi al giudice per esigenze di natura previdenziale? Che i comuni, in particolare conosco il comune di Napoli, e le agenzie delle entrate, ritenendo il giudice pubblica amministrazione, non rilasciano le certificazioni.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Muro.

LUIGI MURO. Solo un attimo. Il giudice, che non è pubblica amministrazione, non accetta l'autocertificazione, per cui da un lato non ti rilascia il certificato e dall'altro non si accetta l'autocertificazione.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo concorda pienamente con le osservazioni e le valutazioni svolte dall'onorevole interrogante. In effetti, le disposizioni introdotte dalla legge di stabilità per il 2012 sanciscono l'impossibilità di produrre certificati agli organi della pubblica amministrazione, tra i quali, com'è pacificamente riconosciuto da sempre, non rientra l'autorità giudiziaria nell'esercizio delle sue funzioni giurisdizionali. Sotto questo aspetto la nuova normativa non ha introdotto alcuna novità sicché non ci sarebbe alcuna ragione per mutare ciò che è stato fatto finora. Le amministrazioni dovranno, quindi, continuare a rilasciare su semplice domanda i certificati con la dicitura prescritta dalla legge e tali certificati potranno essere richiesti dai giudici e prodotti dagli interessati nei procedimenti giurisdizionali. In merito alle iniziative volte ad evitare ulteriori interpretazioni distorte della legge da parte di taluni pubblici uffici e per riaffermare quanto già chiarito nella nota del 31 gennaio di quest'anno del Dipartimento della funzione pubblica, citata dall'onorevole interrogante, si fa presente che, a seguito di segnalazioni di cittadini, sono già stati compiuti dal medesimo Dipartimento interventi di sensibilizzazione nei Pag. 15confronti dell'Agenzia delle entrate e della Direzione generale per i servizi demografici del Ministero dell'interno.
Infine, tenendo conto della necessità di assicurare una univoca applicazione della legge, sarà cura del Governo promuovere ulteriori iniziative al riguardo tra le quali, in particolare nel senso auspicato dall'interrogante, la pubblicazione sul sito istituzionale del Dipartimento della funzione pubblica della risposta ai quesiti pervenuti in materia e l'emanazione di un'apposita circolare interpretativa.

PRESIDENTE. L'onorevole Muro ha facoltà di replicare.

LUIGI MURO. Signor Presidente, ovviamente la risposta del signor Ministro ci soddisfa perché accoglie in pieno la nostra sollecitazione e dimostra come spesso stare attenti alle esigenze del territorio può essere utile. Ovviamente non basta perché in questo anno praticamente non era necessario assolutamente l'intervento né dell'interrogazione né dei cittadini né del Ministro. Aspettiamo la circolare e la pubblicazione, ovviamente vigileremo e segnaleremo eventuali abusi.

(Chiarimenti in merito all'attività svolta dalla SACE Spa ed iniziative volte a garantire che operazioni di assicurazione non favoriscano processi di delocalizzazione delle imprese - n. 3-02257)

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare l'interrogazione Donadi n. 3-02257, concernente chiarimenti in merito all'attività svolta dalla SACE Spa ed iniziative volte a garantire che operazioni di assicurazione non favoriscano processi di delocalizzazione delle imprese (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

CARLO MONAI. Signor Presidente, signor Ministro, hic et nunc, qui ed ora, senza tanti giri di parole poniamo un'enorme questione di politica industriale ben più grave dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. È il problema delle delocalizzazioni e del nostro sistema industriale all'estero, foriero di licenziamenti collettivi, dei conseguenti costi sociali e degli ammortizzatori pubblici nonché del depauperamento dell'economia manifatturiera nazionale. È giusto che il Governo, anziché introdurre incentivi per attrarre investimenti produttivi dall'estero faccia ponti d'oro e sostenga con la SACE, cioè con una società privata ma totalmente in mano al Ministero dell'economia e delle finanze, l'esportazione delle nostre fabbriche all'estero? Un caso su tutti: la FIAT ha chiesto e ottenuto dalla SACE la garanzia del 100 per cento dei propri investimenti in Serbia con un impegno assicurativo di ben 230 milioni di euro per ammodernare ed ampliare quel suo stabilimento. Di fatto, grazie a questa operazione, abbiamo poi assistito alla chiusura di Termini Imerese e al trasferimento del segmento compact della gamma FIAT di Mirafiori, attività delocalizzata dei Balcani. Quanti casi ancora come quello che ho citato di eutanasia industriale all'italiana dobbiamo ancora attenderci (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti citano l'operazione FIAT-Serbia quale esempio di un intervento attuato tramite SACE volto a favorire la delocalizzazione delle imprese italiane all'estero. Rispetto a tale operazione si precisa che SACE non ha assicurato né garantito l'investimento in Serbia di FIAT. SACE ha invece rilasciato in favore di BEI, Banca europea degli investimenti, una garanzia di tipo export credit per un ammontare massimo di quota capitale di 200 milioni di euro a fronte del rischio di mancato rimborso del finanziamento BEI, destinato a finanziare esportazioni eseguite da una pluralità di imprese italiane. In altre parole FIAT, oltre a non essere un Pag. 16assicurato di SACE, non risulta nemmeno beneficiario indiretto della copertura SACE e destinata invece a consentire il finanziamento di esportazioni realizzate da società italiane diverse dalla FIAT. Rispetto a tali esportazioni pertanto non si pone alcuna questione di compatibilità con il decreto-legge n. 35 del 2005. Inoltre preme rilevare che l'istruttoria condotta da SACE sulle singole operazioni non si limita ad accertare la sostenibilità delle stesse sotto il profilo economico-finanziario né si basa sulle mere dichiarazioni dell'assicurato. In presenza, infatti, della previsione di cui al citato decreto-legge, SACE, diversamente dalle altre società private non destinatarie di tale previsione normativa è tenuta a verificare che i benefici e le agevolazioni previsti dal decreto legislativo n. 143 del 1998 non si applicano a progetti delle imprese che investendo all'estero non prevedano il mantenimento sul territorio nazionale di attività di ricerca, sviluppo, direzione commerciale nonché di una parte sostanziale delle attività produttive.
A tal fine l'istruttoria condotta da SACE viene realizzata, oltre che mediante l'esame di documentazione tecnico-finanziaria, anche mediante l'analisi delle ulteriori informazioni fornite su richiesta della stessa SACE quale ad esempio il piano industriale, il business plan e quant'altro. Per quanto riguarda invece l'esperienza specifica di SACE si fa presente che il decreto-legge n. 35 del 2005 ha costituito fino ad oggi un valido deterrente per contrastare eventuali fenomeni di delocalizzazione che potessero determinare impatti negativi sulla capacità produttiva del nostro Paese.
Da ultimo, con riferimento alla richiesta di conoscere i dati relativi alle operazioni di delocalizzazione garantite da SACE, si segnala che non siamo a conoscenza di operazioni garantite da SACE che abbiano comportato il trasferimento all'estero della parte sostanziale della produzione italiana, nonché delle attività di ricerca, sviluppo e direzione commerciale e che pertanto in tal senso non abbiamo disposizioni e dati a riguardo. È un tema molto importante, a cui presteremo la massima attenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di replicare.

CARLO MONAI. Signor Ministro, la sua risposta non è molto convincente, perché il fatto che i soldi di SACE, cioè i soldi pubblici, siano destinati direttamente alla FIAT per questa operazione di investimento all'estero, piuttosto che attraverso la BEI, non cambia la sostanza. Non siamo qui a giocare con le tre carte e penso che i nostri cittadini abbiano invece interesse ad iniziative del Governo e del Parlamento tese a mantenere e a radicare in Italia, nelle nostre fabbriche, piuttosto che ad incentivare anche indirettamente l'esportazione. Ma certo è che nell'esempio del bastone e della carota che Marchionne ha usato, vuoi per inculcare ai suoi lavoratori e ai sindacati l'approvazione di quel referendum aziendale sul nuovo contratto di lavoro in deroga ai diritti dei lavoratori, manifestando l'intenzione di investimenti per 20 miliardi di euro che poi non si sono materializzati, vuoi perché insieme a questa operazione ce ne potrebbero essere tante altre, si impone a nostro giudizio una modifica di questa normativa, che stabilisca una politica assolutamente contraria a quella che abbiamo paventato e che abbiamo verificato. Pertanto, visto che vi piacciono i titoli ad effetto, dopo il decreto «salva Italia», dopo il decreto «cresci Italia» e «semplifica Italia», caro Ministro, noi ci attendiamo da subito un'inversione di queste politiche, che non portino al suicidio il nostro sistema produttivo. Fatte subito un decreto «produci in Italia» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

(Iniziative di competenza per garantire la corretta erogazione dei servizi all'utenza da parte di Poste Italiane Spa, con particolare riguardo agli uffici postali del Friuli Venezia Giulia e delle aree montane - n. 3-02258)

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 17n. 3-02258, concernente iniziative di competenza per garantire la corretta erogazione dei servizi all'utenza da parte di Poste Italiane Spa, con particolare riguardo agli uffici postali del Friuli Venezia Giulia e delle aree montane (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANGELO COMPAGNON. Signor Ministro, l'interrogazione in esame - che riguarda specificatamente il Friuli Venezia Giulia, ma che interessa tutta l'Italia - è stata presentata poiché nel ponte del 1o maggio 56 sportelli postali sono stati chiusi per tutto il giorno. Già questo ha creato un disagio comunque in una zona già delicata. Quello che noi vogliamo sapere è se questa chiusura è stata casuale o se le Poste hanno fatto un test per ridimensionare ulteriormente e in via definitiva eventualmente queste zone e questi sportelli. Sappiamo che è successo in tutta Italia. Quindi noi chiediamo al Ministro se e cosa intende fare per assicurare la continuità di un servizio pubblico essenziale come quello delle poste, tenendo conto che lei, signor Ministro, è stato il padre di Poste Italiane Spa e quando lo è stato ha lavorato anche bene: credo che forse più di altri potrà darci una risposta chiara.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, le problematiche riportate dagli onorevoli interroganti, oggetto anche di altre interrogazioni parlamentari, sono alla nostra attenzione. In merito evidenzio in primo luogo che l'articolo 21 del decreto-legge n. 201 del 2011 ha previsto l'attribuzione delle funzioni di vigilanza nel settore postale all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Per quanto riguarda i disagi verificatisi durante il ponte del 1o maggio, la società Poste Italiane ha comunicato che le chiusure occasionali degli uffici postali effettuate in concomitanza dei cosiddetti ponti non preludono ad interventi definitivi sulla rete postale stessa. Tali chiusure infatti sono state motivate soltanto dalla necessità di allineare l'offerta di servizi all'effettiva domanda della clientela durante tali giorni, ove i dati registrati nel tempo, attraverso uno specifico e continuo monitoraggio, hanno indicato una sensibile flessione dei volumi di traffico e dell'affluenza di clientela. Poste Italiane ha precisato inoltre che mediamente, per ogni ufficio chiuso, è stata assicurata alla clientela la disponibilità di un altro ufficio regolarmente aperto entro un raggio massimo di circa quattro chilometri.
Per quanto riguarda la rimodulazione degli orari degli uffici postali nel periodo estivo, Poste Italiane ha, poi, evidenziato che il decreto ministeriale del 28 giugno 2007 prevede che per i comuni con popolazione uguale o inferiore a 5 mila abitanti non è consentita alcuna rimodulazione oraria e giornaliera dell'apertura al pubblico, pur in presenza di drastica diminuzione della domanda.
In ogni caso, al fine di verificare l'effettiva funzionalità degli uffici postali e del servizio di recapito nelle zone segnalate dagli onorevoli interroganti, il Ministero ha già segnalato all'Agcom, in uno spirito di collaborazione, la necessità di raggiungere a breve la piena operatività dei controlli, anche ai fini di verificare la regolarità del servizio di recapito sulla rete postale.
Sarà mia cura, in ogni caso, in questa fase di transizione, sollecitare ulteriormente l'Autorità affinché attui la vigilanza sul corretto svolgimento del servizio universale ai sensi della vigente normativa.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, signor Ministro, devo dire che la risposta principale, cioè quella relativa al fatto che questa chiusura è stata occasionale e, quindi, non in previsione di altro, mi soddisfa; anzi, più che soddisfarmi, che è relativo, mi tranquillizza, perché tranquillizza tutte quelle zone del Friuli Venezia Giulia e dell'Italia che sono già di Pag. 18per sé arretrate, con difficoltà soprattutto per gli anziani, che potranno avere la certezza dell'apertura degli sportelli.
Vorrei, inoltre, sottolineare che il fatto che l'Agcom, insieme al Ministero, continui a controllare è una cosa giusta e doverosa; tuttavia, questo Governo, che è un Governo tecnico sostenuto dal Parlamento e, quindi, dalla politica - e noi crediamo che dobbiamo continuare a sostenerlo perché deve fare bene -, ha fatto delle scelte importanti per il rigore: ebbene, deve fare anche quelle per l'equità e per l'aiuto. Ad esempio, è di ieri la notizia che questo Governo, ad alta voce, attraverso la sua persona, ha detto che è necessario abbassare il costo della benzina: quando cala il costo del petrolio, bisogna abbassare anche il costo della benzina alla pompa. È una cosa giusta.
Pertanto, anche a Poste Italiane Spa, ancorché private, ma con la presenza autorevole dello Stato, bisogna dire che, in certe zone del Paese, dove vi sono gli anziani e le persone più in difficoltà, non bisogna creare ansia, non bisogna creare altre difficoltà. I conti vanno bene, ma non si può solo fare un volume d'affari, più o meno. Ci sono situazioni nel nostro Paese alle quali bisogna dare, con coraggio, una risposta, perché sono le zone più difficili e più delicate, con le persone più in difficoltà.
Mi sembra che questa risposta vada in questo senso; vorrei avere - come ho avuto - la garanzia che, anche in futuro, Poste Italiane terrà conto veramente della presa di posizione di questo Governo e di questo Ministro in particolare, che, come dicevo prima, essendo stato il «papà» di Poste Italiane Spa, indubbiamente, ha un peso maggiore anche nel rappresentare i problemi del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

(Iniziative volte ad includere il cosiddetto corridoio Adriatico, compreso il tratto dalle Marche fino alla Puglia, tra i progetti prioritari europei - n. 3-02259)

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccioli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02259, concernente iniziative volte ad includere il cosiddetto corridoio Adriatico, compreso il tratto dalle Marche fino alla Puglia, tra i progetti prioritari europei (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, signor Ministro, con questa interrogazione vogliamo sapere qual è stato il seguito alla mozione unitaria approvata dal Parlamento, in data 20 dicembre 2011, con cui si chiedeva la modifica degli Accordi per quanto riguarda il sistema dei trasporti europei, in particolare quello Baltico-Adriatico. Infatti, la decisione della Commissione europea è di far terminare gli investimenti alla città di Ravenna.
Tutti sanno che la rete dei trasporti comprende trasporti terrestri, aerei, marittimi e ferroviari, che sono essenziali, oggi, alla movimentazione delle merci. Dal 2014, probabilmente, non ci saranno più possibilità di finanziamento e, quindi, essere esclusi da questa fase delle decisioni significa, sostanzialmente, che la rete dei trasporti europea per l'Italia si ferma, per l'Adriatico, alla città di Ravenna e, per il Tirreno, alla città di Livorno. Si chiede, dunque, che il corridoio Adriatico sia completato almeno fino alla Puglia, con i porti di Ancona, di Taranto e le infrastrutture relative.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, com'è noto, nella nuova programmazione TEN-T del 2014-2020, sono previsti dieci corridoi prioritari, i cosiddetti core corridors; oltre a tali corridoi, sono previsti due distinti livelli di reti TEN-T, con funzioni diverse tra di loro.
La rete cosiddetta globale (comprehensive network) che ha lo scopo di consentire obiettivi di coesione territoriale ed economica, ed è pertanto diffusa capillarmente Pag. 19su tutto il territorio nazionale, tiene conto in larga misura delle reti di trasporto ferroviario, stradale, portuale e aeroportuale di ogni singolo Paese. Poi, c'è una rete centrale, cosiddetta core network, che comprende i principali assi di trasporto transeuropeo, i quali rivestono un ruolo strategico per la libera circolazione di merci e passeggeri, ed è finalizzata alla piena realizzazione del mercato unico.
Ciò premesso, in merito al prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico fino al territorio pugliese, occorre evidenziare quanto è stato ottenuto in ambito comunitario in termini di corridoi all'interno delle reti TEN-T. A tale riguardo è necessario distinguere le funzioni del corridoio Baltico-Adriatico e del corridoio Helsinki-La Valletta: sono diversi ma, alla fine, si congiungono per certi versi. Il primo dei due collega il sistema portuale del nord Helsinki-Tallinn-Riga e così via con il sistema adriatico fino a Ravenna; il secondo parte sempre da Helsinki, passa attraverso il Brennero e, a Napoli, si biforca verso Palermo e verso Bari e Taranto; quindi, il sistema logistico pugliese è garantito da questo secondo corridoio. Il collegamento dei due corridoi avviene attraverso il sistema plurimodale adriatico, asse ferroviario e stradale, che fa parte sempre delle reti TEN-T, pur come comprehensive network e non come core network. Dunque, con i predetti collegamenti viene garantita la massima presenza del sistema Paese all'interno delle reti TEN-T.
Aggiungo, inoltre, che a partire dal 19 ottobre 2011, data di avvio del processo di codecisione in ambito europeo e di presentazione della proposta della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo, cui fa riferimento anche l'onorevole interrogante, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha proposto, mediante la formulazione di diverse richieste di emendamento, l'ampliamento massimo del corridoio Baltico-Adriatico sul territorio nazionale, compatibilmente con la rigorosa metodologia che gli stessi Stati membri hanno concorso a definire, d'intesa con le istituzioni europee. Pertanto, occorre preventivamente conoscere la posizione della Commissione europea sulle proposte avanzate, nonché l'orientamento generale sullo strumento Connecting Europe Facility, previsto con la citata proposta dalla Commissione europea, che potrà essere assunto in occasione del consiglio trasporti telecomunicazioni ed energia in programma per il prossimo giugno. Il tema è sicuramente alla nostra evidenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccioli ha facoltà di replicare.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, signor Ministro, mi permetta di essere insoddisfatto per ciò che ha detto; basta un minimo di ragionamento logico ed è evidente che le merci che giungerebbero dal nord Europa sul versante adriatico poi dovrebbero spostarsi nell'area della Campania per ritornare in Puglia. La logica dice che il corridoio adriatico è quello che costeggia il mare e quindi dall'attuale terminale di Ravenna dovrebbe passare ai porti di Ancona, poi successivamente di Brindisi e di Taranto. Mi sento di dire questa cosa, brevissimamente: l'Italia rappresenta, come penisola, il porto naturale del Mediterraneo; i grandi Paesi produttori e manifatturieri oggi sono in estremo oriente; le merci arrivano attraverso il canale di Suez e vedrebbero nell'Italia, nel versante tirrenico e nel versante adriatico, il logico sistema dei trasporti. Riporto i dati trovati: le navi, oggi, impiegano circa trenta ore in più per arrivare ai porti del nord Adriatico e del nord Tirreno e sette o nove giorni in più di navigazione, e quindi con un aggravio dei costi, per andare ai grandi porti del nord Europa. Tra l'altro esiste un problema di gettito, nel senso che l'export in queste regioni è di circa 10,5 miliardi di euro i cui proventi delle dogane andrebbero a beneficio dello Stato e delle regioni; lo sdoganamento in Italia, invece che nei porti del nord Europa, porterebbe un beneficio di 3,110 miliardi di euro per l'Italia, di cui il 20 per cento andrebbe alle regioni; in particolare, in questo caso, 620 milioni di euro andrebbero alle regioni adriatiche. Quindi, è Pag. 20un grosso errore non puntare, invece, sul fatto che l'import e l'export, invece di raggiungere altri porti, abbiano come ragionevole e logico sistema il sistema dell'Adriatico e ovviamente anche quello del Tirreno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative volte a chiarire la natura patrimoniale della tariffa di igiene ambientale, anche ai fini dell'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto - n. 3-02260)

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02260, concernente iniziative volte a chiarire la natura patrimoniale della tariffa di igiene ambientale, anche ai fini dell'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

KARL ZELLER. Signor Presidente, la presente interrogazione è volta ad ottenere un chiarimento dal Governo in merito all'applicazione dell'IVA sulla tariffa per la gestione dei rifiuti solidi urbani, la cosiddetta tariffa Ronchi. Siamo in presenza di una situazione piuttosto delicata, perché in seguito alle sentenze della Corte di cassazione, che ha stabilito la non assoggettabilità all'IVA di questa tariffa, tanti cittadini hanno presentato istanza di rimborso ai comuni o ai soggetti gestori. Per cui, si rende urgente o un chiarimento legislativo da parte del Governo in merito a questa assoggettabilità, o un indirizzo ai comuni su come comportarsi nella redazione dei bilanci di previsione per il 2012.

PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Vittorio Umberto Grilli, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO UMBERTO GRILLI, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Zeller per la sua interrogazione. Innanzitutto il tenore delle questioni poste è sintomo della conoscenza, da parte degli interroganti, della storia interpretativa, alquanto lunga e tormentata, della natura giuridica della tariffa sui rifiuti, comunemente nota come TIA1. Non vale perciò la pena attardarsi sulla ricostruzione dell'intera vicenda, se non per ricordare che la Corte costituzionale ha affermato, alcuni anni fa, la natura tributaria di quella tariffa, un'affermazione la cui tenuta in termini assoluti è stata però messa in forse da una norma interpretativa sopravvenuta, pur se la stessa era da riferire alla non identica tariffa comunemente nota come TIA2.
Gli uffici dell'amministrazione finanziaria hanno nel tempo seguito la tesi della natura non tributaria della TIA1. Come ricordato, però, dall'onorevole Zeller, ora una recente sentenza della Corte di cassazione sembra rimettere in discussione interpretazioni e prassi, nel senso della natura non tributaria della tariffa, che si sono ampiamente accreditate, specie in considerazione del più diffuso modello organizzativo della gestione dei rifiuti da parte degli enti locali, per esempio l'affidamento da parte dei comuni a società private della gestione ed erogazione ai cittadini dei servizi di raccolta e smaltimento rifiuti.
Il problema, innanzitutto, non si presenterà - riteniamo - in futuro. Infatti, l'articolo 14 del decreto-legge n. 201 del 2011 ha abrogato, a decorrere dal 1o gennaio 2013, i prelievi sui rifiuti attualmente in vigore ed ha istituito il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, destinato a coprire i costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani avviati allo smaltimento. Lo stesso articolo, al comma 29, stabilisce che i comuni che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale della quantità dei rifiuti conferiti, possano, con regolamento, prevedere in luogo di tale tributo, l'applicazione di una tariffa avente natura corrispettiva e, come tale, soggetta ad IVA.
L'introduzione del nuovo tributo comporterà, quindi, una razionalizzazione del sistema ed il superamento delle questioni in termini di smaltimento rifiuti ed IVA, atteso che quest'imposta sarà applicabile solo nel caso in cui il comune si avvalga Pag. 21della facoltà di istituire la tariffa corrispettiva in luogo dell'apposito tributo locale. Il Governo, tuttavia, è consapevole che il nuovo regime, che opererà dal 1o gennaio 2013, non risolve la questione riapertasi di recente - come ho detto - con la sentenza della Corte di cassazione riguardante i rapporti pregressi. Lo stesso Governo è già impegnato in un'attività di approfondimento dei diversi aspetti della questione così determinatasi (ricordiamo che la sentenza della Cassazione è recentissima, dello scorso marzo); si tratta di un approfondimento che necessita un minimo di tempo per stimare sia l'esatta entità da parte degli enti locali, sia per vedere quale sia l'effettivo modello utilizzato ora dai comuni che hanno questo problema. Quindi, non manca l'impegno ad identificare nel più breve tempo possibile la soluzione più appropriata, tenendo conto delle diverse variabili che occorre prendere in attenta considerazione per evitare che il problema si ripresenti in futuro.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per questa risposta, auspicando, chiaramente, che questa soluzione per i rapporti pregressi, cioè anche per il 2012, venga presentata dal Governo entro termini brevi, per risolvere definitivamente questo problema, non solo per il 2013 in poi, ma anche per quest'anno e gli anni pregressi.

(Iniziative normative volte ad escludere l'applicazione dell'imposta municipale unica alla prima casa - n. 3-02261)

PRESIDENTE. L'onorevole Volpi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02261, concernente iniziative normative volte ad escludere l'applicazione dell'imposta municipale unica alla prima casa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, parliamo di IMU, signor Viceministro Grilli, ormai un'imposta che lei sa benissimo è falsa anche nel nome, perché con i comuni e con le amministrazioni municipali non c'entra più nulla, ma è un altro bancomat, guardi caso, di questo Governo dei banchieri.
Noi le facciamo una domanda molto secca e molto semplice: a fronte di tutte le incertezze applicative che lei sa ci sono, a fronte delle critiche e delle preoccupazioni che ormai pervadono il cuore di tutti gli italiani (pensando a quello che dovranno pagare in maniera sperequativa peraltro e in maniera ingiusta), a fronte di una protesta così ferma e vibrante che viene dagli enti locali che pensano addirittura di addivenire a delle azioni di protesta fiscale, noi le chiediamo: ma non è il caso che questo Governo prenda in considerazione almeno la disapplicazione dell'IMU per la prima casa, patrimonio degli italiani? State facendo una patrimoniale, e lo sapete benissimo, perché lei poi se ne intende bene di queste cose: volete toglierla, o no, l'IMU alla prima casa?

PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Vittorio Umberto Grilli, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO UMBERTO GRILLI, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Volpi per la sua domanda. Ovviamente siamo ben consapevoli della difficoltà della crisi economica e dei sacrifici che sono stati chiesti a tutti noi nel tentativo di risolverla. Ricordo, però, che l'abitazione principale è stata soggetta all'ICI - imposizione per corrispondente - dall'anno 1993 all'anno 2007 e solo con il decreto-legge n. 93 del 2008 è stata disposta la sua esenzione. La scelta ha determinato una singolarità del nostro sistema tributario rispetto a quello degli altri Paesi. In molti è previsto un trattamento preferenziale a favore dell'acquisto o della locazione della prima casa, ma in nessuno dei principali Paesi dell'OCSE vige una completa esenzione da fiscalità dell'abitazione principale.
Inoltre, l'Italia è il Paese con la più bassa tassazione della proprietà immobiliare Pag. 22negli stessi paesi OCSE. Dai dati emerge che il prelievo immobiliare in Italia sia inferiore rispetto agli altri Paesi nostri concorrenti. Se vogliamo guardare alla globalità dell'imposizione, in Italia l'imposizione sugli immobili è circa lo 0,6 per cento del PIL, contro una media dell'1,1 dell'OCSE, ma se guardiamo a nostri Paesi vicini, la Francia è al 2,4, il Regno Unito al 3,5 e il Canada e gli Stati Uniti oltre il 3 per cento.
In nessuno - come ho detto - di questi Paesi è esclusa la prima casa e sappiamo che la ricchezza immobiliare degli italiani è molto diffusa e rappresenta il 70 per cento del totale degli investimenti mobiliari e immobiliari degli italiani. Quindi, la tassazione della prima casa, pur con le mitigazioni stabilite dalla disciplina IMU, esprime poi uno dei punti cardine del nostro sistema federale. Il gettito che ne deriva, quello della prima casa, è destinato ai comuni ed alla copertura degli oneri per servizi indivisibili di cui usufruisce, in primo luogo, chi con l'abitazione principale risiede in un determinato comune.
Il prelievo della prima casa offre poi ai comuni un'importante leva di autonomia fiscale, in quanto gli stessi possono manovrare, aumentando o diminuendo fino a 0,2 punti percentuali, l'aliquota dello 0,4 per cento. Si aggiunga poi che per l'IMU sull'abitazione principale non è prevista riserva di imposta a favore dello Stato. Il comune, perciò, può destinare l'intero gettito relativo a tale immobile al finanziamento dei propri servizi.
Focalizzando poi sul quesito posto dagli interroganti, si deve osservare che, in base alla disciplina della manovra di fine 2011, i comuni, nell'esercizio della propria potestà regolamentare, possono disporre incrementi della detrazione per abitazione principale, già pari dal punto di vista statale a 200 euro, fino alla concorrenza dell'imposta dovuta, esentando nei fatti l'immobile da imposizione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Viceministro.

VITTORIO UMBERTO GRILLI, Viceministro dell'economia e delle finanze. Ricordo, come ultimo dato, che se guardiamo all'ICI che c'era fino al 2007, il gettito previsto da quella imposta era di circa tre miliardi di euro e la previsione per le entrate di questa IMU sulla prima casa è sostanzialmente equivalente e pari a 3,4 miliardi di euro.

PRESIDENTE. L'onorevole Volpi ha facoltà di replicare.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, grazie Viceministro, ovviamente noi ci dichiariamo assolutamente insoddisfatti. Ma c'è un dato politico, ossia che questo Governo deve cambiare un po' atteggiamento. Questo non è un romanzo giallo dove il colpevole è sempre il maggiordomo. In questo caso il colpevole è il padrone di casa, il Governo Monti. Voi continuate a dare colpe ad altri rispetto a situazioni che ci sono. Prendetevi le vostre responsabilità.
Ciò detto, oggi è successa una cosa, ossia che il suo Governo, il Governo Monti, ha dichiarato in Commissione il pieno sostegno al finanziamento pubblico dei partiti. Un Governo che dovrebbe sistemare le cose continua ad essere assolutamente appiattito su posizioni di sistema e non si può permettere di chiedere ai cittadini ulteriori sacrifici.
Vorrei ricordarle, Viceministro, che il nostro è il Paese più tartassato d'Europa. Abbiamo la pressione fiscale più alta. Io credo che bisogna essere anche responsabili nel momento in cui si danno risposte. Le ho fatto una domanda chiarissima, lei ha risposto che non farete nulla per modulare il sistema dell'IMU sulla casa dei cittadini. Questa è una cosa - le voglio ricordare anche questo in maniera molto ferma - anticostituzionale. Peccato che voi abbiate anche un paracadute molto alto che vi consente di fare un po' tutto quello che volete.
Credo che la responsabilità politica sia vostra, sarà vostra quando succederanno ancora cose peggiori. State facendo una patrimoniale dicendo che non è una patrimoniale. Credo che l'onestà intellettuale sia una cosa importante anche per un Pag. 23Governo di tecnici che deve smetterla di andare in televisione a bacchettare la politica e non ha il coraggio di dire la verità in Aula, davanti al Parlamento che rappresenta il cittadino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Intendimenti in ordine alla stipula di un accordo con la Confederazione elvetica per l'introduzione di un meccanismo di prelievo da applicare ai cittadini italiani non residenti in Svizzera che vi detengano capitali o beni patrimoniali - n. 3-02262)

PRESIDENTE. L'onorevole Gozi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02262, concernente intendimenti in ordine alla stipula di un accordo con la Confederazione elvetica per l'introduzione di un meccanismo di prelievo da applicare ai cittadini italiani non residenti in Svizzera che vi detengano capitali o beni patrimoniali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SANDRO GOZI. Signor Presidente, com'è noto alcuni Stati membri dell'Unione europea, Germania, Regno Unito e Austria, hanno negoziato e concluso degli accordi bilaterali con la Confederazione elvetica relativi alle attività finanziarie dei loro cittadini o dei residenti in quegli Stati con la Svizzera. Ci sono delle stime internazionali che indicano che la metà dei capitali depositati in Svizzera sarebbe di origine non svizzera e alcune stime dicono che ammonterebbero a 120 miliardi di euro i capitali e le attività finanziarie riferibili agli italiani. Ma su questo sarebbe interessante sapere se il Governo ha delle stime al riguardo.
Di recente ci sono stati due sviluppi importanti a livello comunitario. Da una parte, la Commissione europea ha chiesto di modificare la direttiva 2003/48/CE, relativa proprio alla tassazione dei redditi da risparmio; dall'altra, ha considerato compatibili i possibili accordi bilaterali.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gozi.

SANDRO GOZI. Vista la compatibilità e visto che la Commissione europea ha rimosso qualsiasi ostacolo al negoziato di un accordo bilaterale, vogliamo sapere se il Governo ha intenzione, in attesa della modifica della direttiva europea, di avviare con urgenza un accordo bilaterale sul modello tedesco e britannico, con le autorità elvetiche.

PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Vittorio Umberto Grilli, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO UMBERTO GRILLI, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, grazie onorevole Gozi per la sua interrogazione che mi sembra che sia, anche dal punto di vista temporale, particolarmente benvenuta. Innanzitutto vale premettere, nel rispondere alla sua interrogazione, che negli ultimi anni le relazioni tra l'Italia e la Svizzera sono state contrassegnate da visioni non sempre condivise in materia di rapporti reciproci in campo fiscale. Tuttavia il dialogo e il confronto tra i due Paesi non è mai venuto meno e questo ha permesso nel più recente passato una progressiva e costruttiva convergenza.
L'Italia comunque ha posto come condizione preliminare, rispetto ad ogni utile tentativo, obiettivo di comune convergenza, la risoluzione di controversie aperte e, in particolare, quella relativa al blocco, da parte svizzera, dei ristorni dei nostri lavoratori frontalieri. A seguito di intenso lavoro negoziale, oggi sono particolarmente lieto di confermare che questa vertenza si è risolta e che la Svizzera ha oggi effettuato l'ordine di pagamento a favore dell'Italia e su questo rimando al comunicato stampa che abbiamo emesso stamattina. Sussistono quindi, ora che questa nostra pregiudiziale è stata risolta, i presupposti perché il confronto si sviluppi ora verso obiettivi ulteriori.
Si è in particolare confidenti nel fatto che vi siano basi concrete per il conseguimento di risultati positivi nei rapporti tra Italia e Svizzera anche sul fronte della maturazione, alla luce del dibattito in Pag. 24corso in sede europea, che è stato da lei ricordato, in ordine ad un modello convenzionale standardizzato nei rapporti con il Paese elvetico, di un regime convenzionale condiviso in tema di regolarizzazione dei valori patrimoniali detenuti in Svizzera da contribuenti italiani.
Testimonianza di tutto questo, come ho detto, è il comunicato stampa in data odierna, che rende conto dei colloqui appena conclusi positivamente, e si ritiene utile depositare agli atti tale comunicato.

PRESIDENTE. L'onorevole Gozi ha facoltà di replicare.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, sono soddisfatto, anche perché prendo atto che questo Governo è stato molto più efficace del precedente Governo e del Ministro Tremonti (Applausi del deputato Cambursano), che ha sempre posto degli ostacoli, sia a livello bilaterale sia a livello comunitario, a sbloccare questa situazione. È un bene, quindi, che non vi siano ostacoli.
Aspettiamo, adesso, che sia avviato con urgenza il negoziato con le autorità elvetiche. Avremmo bisogno di sapere prossimamente dal Governo, prima di tutto, se ha una stima dei capitali italiani in Svizzera e, in secondo luogo, attorno a quale aliquota, che dovrebbe essere corrispondente a quella italiana, potrebbe attestarsi l'accordo di tassazione sulle attività finanziarie degli italiani portate in Svizzera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Cambursano).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con l'esame di un documento in materia di insindacabilità nei confronti del deputato Barani.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati De Biasi e Palumbo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Convalida di deputati.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta odierna, ha verificato non essere contestabili le elezioni dei seguenti deputati: Giuseppe Ossorio, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 23 febbraio 2012, in sostituzione del dimissionario deputato Luigi Nicolais per la lista n. 8 - Partito Democratico nella XIX Circoscrizione Campania 1; Simone Andrea Crolla, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 3 aprile 2012, in sostituzione della dimissionaria deputata Valentina Aprea per la lista n. 7 - Il Popolo della Libertà nella III Circoscrizione Lombardia 1; Lino Miserotti, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 4 aprile 2012, in sostituzione del dimissionario deputato Marco Airaghi per la lista n. 8 - Il Popolo della Libertà nella IV Circoscrizione Lombardia 2.
Concorrendo negli eletti le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida. Pag. 25
Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidate le suddette elezioni.
Saluto cordialmente, a nome dell'Assemblea, gli insegnanti e gli studenti della high school Daley college della città indiana di Indore, nello Stato di Madhya Pradesh, ospiti del liceo Farnesina di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 16,12).

GERO GRASSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GERO GRASSI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo, non solo per una virtuale commemorazione, sia nostro dovere ricordare oggi il trentaquattresimo anniversario della morte di Aldo Moro.
Il 1978 viene ricordato in Italia per l'elezione di un grande Presidente della Repubblica, il socialista Sandro Pertini, per la morte e l'elezione di due Papi, ma, soprattutto, perché il 16 marzo fu rapito Aldo Moro e fu uccisa la sua scorta e il 9 maggio, a pochi passi da questo luogo, ne fu ritrovata la salma, inerme, in una Renault rossa.
Chi non ricorda deve vedere le immagini di quel 9 maggio: la televisione era in bianco e nero, vi fu un'edizione straordinaria del telegiornale, il Paese si fermò in segno di lutto nel vedere l'onorevole, l'uomo, Aldo Moro, racchiuso in un bagagliaio di una piccola automobile dopo essere stato tenuto per 55 giorni in luogo angusto. L'Italia aveva sofferto e trepidato per la sua vita e per la vita degli uomini della sua scorta.
Credo sia giusto ricordare, perché questi episodi non si ripetano. Credo sia giusto ricordare anche la risposta che l'Italia tutta seppe dare a quel barbaro omicidio, una risposta di democrazia, di compattezza e di libertà perché al terrorismo l'Italia oppose solo la democrazia.
Moro diceva: «Questo Paese non si salverà. La stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera se non nascerà un nuovo senso del dovere». Io auspico che il senso del dovere rinasca in tutti noi.
Ricordo anche, prima di concludere il mio intervento, che il 9 maggio del 1978, a 500 chilometri da Roma, fu ucciso dalla mafia Peppino Impastato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

ENZO CARRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, il ricordo del collega Grassi fa ricordare a quest'Assemblea, a quest'Aula, una vicenda che ha segnato pesantemente la nostra democrazia, perché quel ritrovamento, di cui ha parlato adesso l'onorevole Grassi, non fu soltanto il ritrovamento in una Renault rossa di un cadavere, ma la fine di un ciclo storico di questo nostro Paese.
Non è così facile che si ripetano quegli episodi, anche perché purtroppo non è tanto facile che vi sia un momento di progresso del Paese, come era quello che segna la fine di Aldo Moro. Da questo punto di vista c'è quasi da pensare che il terrorismo oggi abbia degli obiettivi molto più infimi, molto più banali. Quello fu, invece, un obiettivo importante e che, purtroppo, ha segnato davvero la fine di una rincorsa che l'Italia aveva cominciato appena nell'immediato dopoguerra sulle macerie e sul crollo del fascismo e sulla fine della guerra.
Ecco, quel cadavere segnò anche la fine di una speranza. Oggi io penso che la speranza debba ritornare anche pensando a quel cadavere e ricordiamo così anche Aldo Moro (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

MARINA SERENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, intervengo su un altro argomento. Colgo però l'occasione di intervenire sull'ordine Pag. 26dei lavori per chiedere alla Presidenza di sollecitare e sensibilizzare il Governo su una situazione molto dura, che si è verificata questa notte nella città capoluogo della mia regione.
A Perugia, nella serata di ieri, anzi, nella nottata, in pieno centro, nel centro della città, due bande di delinquenti - e non mi interessa la nazionalità di queste persone - hanno praticamente preso in ostaggio il centro della città, sviluppando un'azione di vera e propria guerriglia urbana con i cittadini costretti a rifugiarsi nei bar o nei locali per potersi proteggere.
Questa mattina il sindaco della città, Wladimiro Boccali, ha tenuto una conferenza stampa dicendo che la città vuole liberarsi di quella feccia. Ha ragione ed io credo che dobbiamo chiedere al Governo nazionale di essere vicini a quegli amministratori, che in questo momento devono combattere fenomeni di violenza, di delinquenza, di disordine, che non sono più tollerabili.
Perugia è una città civile, piena di giovani, di grande tradizione universitaria. Troppo spesso, troppe volte, è stata costretta in questi anni ad essere al centro della cronaca nera. Credo che da quest'Aula - chiedo alla Presidenza di sensibilizzare per questo il Governo - dobbiamo tutti fare sentire alle città del nostro Paese, medie e grandi, la vicinanza delle istituzioni nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, le chiedo che mi sia consentito di associarmi alle parole dell'onorevole Grassi e dell'onorevole Enzo Carra, i quali hanno ricordato che 34 anni fa fu ritrovato in questa città il corpo dell'onorevole Aldo Moro.
Io ho avuto la ventura di essere presente in quel Parlamento e ricordo l'emozione, lo smarrimento che ci fu prima, il 16 marzo, alla notizia del rapimento dell'onorevole Moro e dell'uccisione della sua scorta e, poi, a maggio, quando, venendo meno le poche speranze di poterlo liberare e di vederlo vivo, si ebbe quella notizia.
Non possiamo non ricordare oggi questa vicenda, quando nei giorni scorsi abbiamo avuto un atto di terrorismo, come quello che ha visto ferito alle gambe un dirigente dell'Ansaldo Nucleare a Genova. Speriamo che questo episodio non sia l'inizio di una nuova stagione così dolorosa.
Dobbiamo ricordare, onorevoli colleghi, sarò brevissimo, che quell'atto che colpì l'onorevole Moro e gli uomini della sua scorta, quell'atto così vile, fu indirizzato lucidamente contro una scelta delle grandi forze politiche democratiche dell'Italia che, di fronte ai problemi dell'inflazione, di una crisi economica devastante, così come ai problemi del terrorismo, avevano deciso di mettere da parte i contrasti, le distanze ideologiche e politiche che le separavano e trovare un terreno comune. Moro fu rapito e ucciso perché egli era il simbolo della solidarietà nazionale cioè della capacità delle forze politiche di mettersi insieme di fronte alla gravità dei problemi del nostro Paese. Trentaquattro anni dopo, in condizioni molto diverse, noi sosteniamo, con uno sforzo di unità nazionale, un Governo che è chiamato ad affrontare i problemi drammatici che la condizione finanziaria internazionale scarica in particolare sul nostro Paese; è bene ricordare che lo stesso senso di responsabilità dovrebbe guidare le determinazioni delle forze politiche di fronte ai problemi del Paese e alla possibilità di dare ad essi una risposta positiva (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE e Unione di Centro per il Terzo Polo).

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, avevo chiesto la parola non su questo argomento ma ne approfitto per associarmi, in questo momento così drammatico Pag. 27per il Paese, e ricordare la figura di Aldo Moro che ha pagato un prezzo altissimo e su questo, come ricordava adesso già Giorgio La Malfa, tutte le forze politiche, quelle più responsabili si sono unite per dare una risposta forte a quello che stava accadendo.
Ma la richiesta di intervento sull'ordine dei lavori riguarda invece, signor Presidente, un compito che mi auguro spetti a questo Parlamento e solo a questo Parlamento: tra due settimane quest'Aula sarà chiamata a votare per il rinnovo dei membri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dell'Autorità per la privacy e del consiglio di amministrazione RAI. Questo non può avvenire in clandestinità, non può avvenire all'insaputa di questo Parlamento, non si possono ripetere errori del passato. Questo naturalmente vale anche per la RAI. Le chiedo quindi, signor Presidente, e per suo tramite al Governo, che si individui, ma non può che essere questo Parlamento, il luogo presso il quale le candidature di alto profilo, che vengono proposte e che si autopropongono, siano esaminate; le chiedo, quindi, che siano esaminate da questo Parlamento se vogliamo aprirlo ad un ruolo che spetta ad esso e ad esso soltanto: non possiamo delegare ad altri la scelta che compete solo a noi.

LAURA GARAVINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, ricorrono oggi trentaquattro anni da quel lontano 1978 in cui venne ucciso e fatto esplodere Peppino Impastato, un giovane impegnato per il bene della sua terra, candidato consigliere comunale della sua piccola città, Cinisi, e la sua morte avvenne solo pochi giorni prima delle elezioni.
La sua colpa era solo una, quella di aver avuto il coraggio di denunciare i nomi dei mafiosi e dei politici collusi che stavano abusando del suo territorio. Già da ragazzino Peppino Impastato aveva avuto il coraggio di rompere i rapporti con il padre, amico del più potente boss della zona, Tano Badalamenti, ma Peppino aveva scelto di stare contro la mafia perché aveva capito che quella era la strada giusta, la sua strada, e aveva fondato una radio locale, Radio Aut, dalle cui frequenze aveva il coraggio non soltanto di denunciare le malefatte, ma aveva il coraggio addirittura di prendersi gioco di quei mafiosi, di quei politici collusi di cui tutti avevano paura. Ecco perché, signor Presidente, mi preme qui portare all'attenzione di quest'Aula il ricordo di Peppino Impastato, il ricordo di un uomo dalla schiena dritta, un uomo che non ha esitato a compiere scelte nette di verità e di denuncia, un uomo che si è impegnato in prima persona, mettendosi a fare politica, candidandosi per l'amministrazione del suo comune per cercare di difendere la sua terra e gli interessi della sua gente, quella gente che lo ha votato nonostante lui fosse stato ucciso solo pochi giorni prima dalle elezioni.
Ma mi preme, signor Presidente, raccontare qui oggi, in Aula, quelle iniziative di tanti amministratori che anche stamani, in ricordo di Peppino Impastato, continuano a portare avanti la lezione che Peppino Impastato ci ha lasciato.
Tanti amministratori, sindaci, assessori, consiglieri comunali provenienti da tutta Italia si sono dati stamane appuntamento proprio lì, a Cinisi, per sfilare per la cittadina percorrendo quegli stessi cento passi dalla casa di Impastato fino a quella del boss per tenere alto il ricordo di Peppino Impastato. Ecco allora Presidente che mi preme ancora ricordare questo uomo che non si è piegato, non si è voltato dall'altra parte, non ha accettato compromessi ma ha avuto il coraggio di parlare, di denunciare e anche di impegnarsi politicamente per combattere per il bene del suo territorio (Applausi).

DONATA LENZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, mi scuseranno i colleghi se sono un attimo Pag. 28commossa ma vorrei ricordare in questa Aula un consigliere regionale che si è ucciso questa mattina, Maurizio Cevenini. So che non si ricordano di solito coloro che non sono stati parlamentari, ma Maurizio ha dedicato tutta la sua vita e tutto il suo impegno alla politica, in modo volontario, sacrificando se stesso e la sua famiglia a tutte le ore del giorno, dando una grande disponibilità ad incontrare la gente, le persone, allo stadio, al bar, nelle associazioni di volontariato, in qualsiasi luogo, ed è stato per tutti noi che facciamo politica a Bologna un grande esempio e un grande amico. Mi sembrava giusto ricordarlo (Applausi).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, intervengo brevemente per associarmi alle parole molto belle che ha detto l'onorevole Lenzi. Le condivido perché sia io che l'onorevole Galletti abbiamo conosciuto molto intimamente il «Cev», come lo abbiamo sempre chiamato, un grande amico, un bolognese doc, un uomo molto popolare nella nostra città, che era molto amato, da tutti, indipendentemente dalle parti politiche. È stato anche lì lì per fare il sindaco, fu fermato dalla malattia; è stato - diciamo - il capofila dei tifosi del Bologna e, in fondo, è sempre stato a disposizione della sua città. Una bella pagina di interpretazione della politica.
Credo che sia giusto che anche qui, dagli alti banchi della Camera dei deputati ci sia questo ricordo che viene da tutti, non solo dalla sua parte politica, dal PD cui voglio rivolgere naturalmente l'espressione del nostro cordoglio, ma da tutti coloro che hanno amato la politica e che lo hanno conosciuto (Applausi).

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma siccome gli interventi sull'ordine dei lavori li avevamo predisposti per giungere a coprire l'eventuale sospensione della seduta, io ho ancora un po' di richieste di parola. Se i tempi degli interventi sono contenuti va bene, altrimenti andremo a fine seduta.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, i tempi resteranno certamente contenuti ma da parte di Futuro e Libertà vi è la piena consapevolezza della necessità da parte del Parlamento di ricordare in maniera unitaria (quindi da parte anche della destra che noi amiamo chiamare legalitaria e repubblicana di Futuro e Libertà) la figura di Peppino Impastato. Il senso di questo ricordo è proprio quello di una memoria condivisa di personaggi che hanno attraversato la storia dell'Italia.
Sembrano personaggi minori ma non sono personaggi minori. Non abbiamo alcun imbarazzo a ricordare il combattente politico Peppino Impastato, ovviamente per scelta politica, comunista, ma certamente deve essere iscritto nella memoria collettiva di tutti gli italiani perché sono segni importanti, segnali di vita per la definitiva sconfitta delle mafie. Quindi, onore e memoria a Peppino Impastato (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

LUCIANO ROSSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, anch'io intendo intervenire su quello che già la collega Sereni così bene ha voluto rappresentare, vale a dire su queste reiterate azioni criminose che vedono il nostro capoluogo di regione, Perugia, purtroppo attenzionato da questi fatti.
Il Governo deve riservare maggiore attenzione e anche dare delle risposte a delle iniziative - peraltro anche con la mia sottoscrizione, primo firmatario Laffranco - su situazioni che da troppo tempo sono state sottovalutate, sia dal nuovo Governo, Pag. 29sia pure dall'amministrazione comunale di Perugia. Una concreta attenzione, dunque, su questi fatti che, purtroppo, stanno caratterizzando la cronaca nazionale.

SILVANA MURA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, voglio anch'io commemorare Maurizio Cevenini perché tutti coloro che come me l'hanno conosciuto sanno che se lo merita davvero. Io che sono diventata bolognese per adozione politica, ancora ricordo con affetto e gratitudine il sorriso e la cordialità umana che Maurizio non ha mai lesinato nei miei confronti. L'improvvisa, sconvolgente e tragica scomparsa di Maurizio Cevenini è una perdita enorme per la città di Bologna, per l'Emilia-Romagna, ma anche per la politica italiana. La mia non è retorica e tutti i deputati bolognesi lo sanno bene. In questi giorni si è molto discusso sui giornali della grande sfiducia che colpisce i partiti e la politica tradizionale. Ebbene, Maurizio Cevenini era un politico di lunga esperienza che, però, era ed è rimasto immune da questa sfiducia. Maurizio Cevenini, ma sarebbe più opportuno dire «il Cev», è stato fino a questa mattina alle otto, e continuerà ad essere, il migliore esempio di come la politica, quella vera, quella tradizionale, possa essere popolare e amata dalle persone. Un saluto davvero grande: ciao Cev (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

ENZO RAISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, con Maurizio ho passato tanti anni in consiglio comunale e chiaramente quando ho appreso la notizia questa mattina anch'io sono rimasto abbastanza sconvolto. Maurizio era un amico, un avversario, ma era anzitutto un amico, con il quale era bello confrontarsi, persona leale, perbene, onesta, una persona che amava moltissimo la sua città, i suoi concittadini. Ho un ricordo splendido e devo dire che questa mattina sono rimasto sconvolto e quel gesto deve fare riflettere anche tutti noi sugli stress di questo mestiere che svolgiamo. Posso solamente dire che rappresentava per me quello che è la politica, cioè la passione, l'onestà, per questo lavoro, per questo mestiere, la voglia di star sempre di fianco ai cittadini e a quelli che ci danno il voto e che credono in quello che noi facciamo. Per questo Maurizio, al di là del gesto, rimarrà sempre nei nostri cuori e rimarrà anche nel mio cuore (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

GIANCARLO MAZZUCA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO MAZZUCA. Signor Presidente, anch'io mi vorrei associare ai colleghi per la perdita dell'amico «Cev» Cevenini. È stato un grande personaggio; Bologna ha perso forse il bolognese più bolognese di tutti. Ho avuto la fortuna di essere suo avversario politico per sei mesi come candidato sindaco del centrodestra, mentre lui era candidato sindaco del centrosinistra. Ebbene, in quei sei mesi c'è stato un rapporto molto molto profondo, ci siamo sempre sentiti, eravamo avversari, ma eravamo comunque amici e, quindi, anch'io, come Bologna, ho perso un grande amico. Ciao Cev (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anch'io desidero associarmi, a nome della mia parte politica, alle espressioni che sono emerse in questa sede molto opportunamente. La figura di Cevenini è già stata illustrata. L'ho conosciuto nel suo ruolo di presidente del consiglio comunale, Pag. 30anche come avversario politico, però devo dargli atto che ha sempre rispettato l'avversario, ha sempre privilegiato un confronto pacato da vero gentiluomo e si è reso interprete della sensibilità bolognese tout court, sia nel campo sportivo, che nel campo politico. In tal senso credo sia stato molto opportuno e doveroso ricordarlo in questa sede perché ciò che ha fatto, ciò che ha espresso, i sentimenti dei quali si è fatto carico, meritano un'attenzione anche dal Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, hanno già parlato tanti colleghi di Bologna. Non voglio dire molto di più di Maurizio Cevenini, se non che lo conoscevo e lo stimavo e voglio salutarlo in quest'Aula con pochissime parole, quelle che ho messo in un breve comunicato questa mattina, e che sono le stesse parole di una vecchia canzone che un grande artista come Fabrizio De André ha dedicato a tutti i suicidi: «Lascia che sia fiorito, Signore, il suo sentiero» (Applausi).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, per associarmi alle parole dei colleghi e per esprimere ai familiari le condoglianze del movimento e per condividere un sentimento di stima e un sentimento di apprezzamento per l'uomo, per un agire politico che era improntato a un contatto diretto con le persone. Era sicuramente un avversario ma non sarebbe mai stato un nemico. Una persona cui va tributato un sincero apprezzamento e un sentimento di leale collaborazione. Lo piangono in parecchi bolognesi, anche da parte nostra il sentimento di apprezzamento e di stima.

Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione (Doc. IV-quater, n. 20) (ore 16,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta relativa all'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti dell'onorevole Barani (Doc. IV-quater, n. 20).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dall'onorevole Barani nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Ricordo che a ciascun gruppo, per l'esame del documento, è assegnato un tempo di cinque minuti (dieci minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato). A questo tempo si aggiungono cinque minuti per il relatore, cinque minuti per richiami al Regolamento e dieci minuti per interventi a titolo personale.

(Esame - Doc. IV-quater, n. 20)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Cassinelli.

ROBERTO CASSINELLI, Relatore. Signor Presidente, la Giunta riferisce su una domanda di deliberazione d'insindacabilità avanzata da Lucio Barani, in ragione di un'azione civile intentata per 300 mila euro da Enrico Rossi, già assessore alla sanità della regione Toscana e oggi presidente della giunta della stessa regione. Il processo civile pende innanzi al tribunale di Firenze.
Il dottor Rossi conviene il deputato Barani innanzi al tribunale e gli chiede i danni perché - a suo avviso - questi lo avrebbe offeso con una nutrita serie di dichiarazioni alla stampa, risalenti all'autunno del 2010. In tali dichiarazioni, Lucio Pag. 31Barani accusa Rossi di essere stato quantomeno inerte rispetto a palesi irregolarità avutesi nella gestione della ASL di Massa e Carrara n. 1. Più in particolare, il deputato Barani avrebbe accusato Enrico Rossi, su varie testate giornalistiche, di aver dolosamente occultato e taciuto le perdite di bilancio verificatasi nell'ASL 1 al fine di procedere ad assunzioni clientelari; aver commissariato l'ASL n. 1 di Massa e Carrara non già per la perdita di bilancio, ma per il «giro di subappalti che esiste sui 4 ospedali unici» aggiungendo il Barani «magari qualche dirigente all'interno della società che raggruppa le 4 ASL interessate si è opposto ed è stato punito».
Secondo Barani, in sostanza, Enrico Rossi conosceva (o comunque avrebbe a tutti gli effetti dovuto conoscere) la situazione di estrema opacità dei conti dell'ASL e avrebbe tollerato una mala gestio che poi ha portato all'accumulo di un deficit di bilancio di molti milioni di euro.
Il Rossi, secondo Barani, è stato assessore per dieci anni e, quindi, sarebbe quantomeno biasimevole per omissione di controllo. Alla Giunta per le autorizzazioni è stata resa disponibile ampia documentazione.
In ordine alla possibile riconduzione delle frasi per cui è processo all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, si osserva che la giurisprudenza della Corte costituzionale è nel senso che - per riconoscere l'insindacabilità parlamentare - occorre che le dichiarazioni extra moenia contestate in giudizio abbiano una corrispondenza sostanziale con pregresse affermazioni o atti parlamentari resi intra moenia. In questa fattispecie - a parere della larga maggioranza della Giunta - tale requisito può ritenersi sostanzialmente soddisfatto.
Deve infatti essere sottolineato che il collega Barani è membro della Commissione d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.
Il 17 novembre 2009, la Commissione d'inchiesta ha ascoltato il dottor Rossi. Sono emerse tra i due delle marcate diversità di vedute tanto che addirittura il collega Barani ha sostenuto di essere stato oggetto di un avvertimento mafioso. Egli si riferiva probabilmente a un passaggio del dottor Rossi in cui questi contestava di approfittare dello scudo dell'immunità parlamentare.
Inoltre, la situazione della ASL di Massa è stata oggetto di una specifica relazione, approvata da ultimo il 15 febbraio 2012. In quella sede il deputato Barani ha svolto una dichiarazione di voto molto significativa. In precedenza, il 13 ottobre 2010, il deputato Barani aveva presentato anche un'interrogazione a risposta scritta, nella quale non soltanto sollevava il problema del deficit della ASL di Massa, che a suo avviso si aggirava tra i 40 e i 60 milioni di euro, cifra considerevole per una provincia di piccole e medie dimensioni. Non valgono a smentire queste osservazioni l'insieme dei documenti fatti pervenire in extremis dal dottor Rossi. Tali documenti infatti attengono al merito tecnico e amministrativo della disputa tra Barani e Rossi e non al carattere parlamentare delle dichiarazioni rese dal collega Barani. Alla Giunta per le autorizzazioni non spetta di affermare chi dei due abbia ragione e se la giunta regionale toscana abbia fatto tutto il possibile per evitare il disavanzo di gestione. In conclusione è prevalso un orientamento volto a ravvisare una comunanza di argomento tra le dichiarazioni rese alla stampa e contestate al deputato Barani e la discussione alla Camera e dunque un chiaro radicamento parlamentare della vicenda, sia nell'attività di sindacato ispettivo, sia in quella della commissione di inchiesta. È per questo che la Giunta, a maggioranza, propone che la Camera dei deputati deliberi nel senso che i fatti ascritti al deputato Barani, per cui pende la domanda risarcitoria civile, concernono opinioni espresse da un parlamentare nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione. Ha Pag. 32chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, molto brevemente mi rivolgo ai colleghi. Sono stato l'unico ad esprimere un voto contrario al parere del relatore e vorrei spiegarne brevissimamente le ragioni: noi dell'Italia dei Valori ci battiamo sempre per il rispetto delle regole. Queste regole secondo noi sono ispirate ai seguenti criteri: non agiamo mai per avversione nei confronti delle persone, ma non riteniamo neanche di poter fare dei regali che non sono nella nostra disponibilità ed abbiamo sempre un occhio di riguardo nei confronti delle vittime. La nostra linea è la seguente: la giustizia deve fare il suo corso nei confronti di tutti, anche nei confronti dei parlamentari, soprattutto in questo caso, in cui si tratta di dichiarazioni extra moenia, si tratta di dichiarazioni che per un verso non sono contenute in nessun atto tipico, per un altro verso sono precedenti rispetto ai successivi interventi. Ecco le ragioni, soltanto di rispetto delle regole, che inducono l'Italia dei Valori a confermare il voto negativo alla proposta della Giunta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, io sono d'accordo con il gruppo di Futuro e Libertà ad accogliere le conclusioni del relatore.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto per intese intercorse tra i gruppi.

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, la Lega Nord voterà a favore della proposta del relatore, ritenendo che i fatti contestati all'onorevole Barani riguardino opinioni espresse da un parlamentare nell'esercizio delle sue funzioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, il mio gruppo si asterrà ed io consegno le motivazioni di tale astensione: signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Samperi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, richiamo le conclusioni del relatore, alle quali mi associo.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 20)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta Pag. 33della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 20, concernono opinioni espresse dall'onorevole Barani nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Ricordo che chi è d'accordo con le conclusioni del relatore - che si tratta, quindi, di espressioni concernenti l'esercizio delle funzioni del collega Barani - deve votare verde, mentre chi è contrario deve votare rosso.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Buttiglione... onorevole Mazzuca... onorevole Consolo... onorevole Nannicini... onorevole Cesaro... onorevole Barbato... onorevole Rossomando... onorevole Melchiorre... onorevole Pugliese... onorevole Commercio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 494
Votanti 341
Astenuti 153
Maggioranza 171
Hanno votato
303
Hanno votato
no 38).

Prendo atto che il deputato Allasia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che i deputati Razzi e Vanalli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa del disegno di legge A.C. 4517 (ore 16,46).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di disegno di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa del seguente disegno di legge, del quale la I Commissione (Affari costituzionali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento: S. 2233 - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Sacra arcidiocesi ortodossa d'Italia ed Esarcato per l'Europa meridionale, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (Approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato)(A.C. 4517).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa del disegno di legge A.C. 4518.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di disegno di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa del seguente disegno di legge, del quale la I Commissione (Affari costituzionali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento: S. 2234 - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa apostolica in Italia, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione». (Approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato)(A.C. 4518).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge A.C. 4989.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la IX Commissione (Trasporti) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento: S. 2750 - Senatori Granaiola ed altri: «Modifiche all'articolo 1 Pag. 34della legge 7 luglio 2010, n. 106, in favore dei familiari delle vittime e in favore dei superstiti del disastro ferroviario di Viareggio». (Approvata dalla 8a Commissione permanente del Senato)(A.C. 4989) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa del disegno di legge A.C. 3703-B.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di disegno di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa del seguente disegno di legge, del quale la XII Commissione (Affari sociali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento: S. 2515 - «Istituzione del registro nazionale e dei registri regionali degli impianti protesici mammari, obblighi informativi alle pazienti, nonché divieto di intervento di plastica mammaria alle persone minori». (Approvato, con modificazioni, dalla 12a Commissione permanente del Senato, già approvato dalla XII Commissione permanente della Camera)(A.C. 3703-B).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione della mozione Moffa, Lenzi, Cazzola, Fedriga, Poli, Paladini, Muro, Misiti, Fabbri, Santori, Brugger ed altri n. 1-01028 concernente iniziative in materia di governance dell'INPS (ore 16,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Moffa, Lenzi, Cazzola, Fedriga, Poli, Paladini, Muro, Misiti, Fabbri, Santori, Brugger ed altri n. 1-01028, concernente iniziative in materia di governance dell'INPS (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di martedì 8 maggio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni Moffa, Gioacchino Alfano, Fedriga, Enzo Carra, Lo Presti, Paladini, Misiti, Fabbri, Santori ed altri n. 1-00978 e Lenzi ed altri n. 1-00955 ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
Avverto che le mozioni n. 1-00978 e n. 1-00955 sono state ritirate dai presentatori e contestualmente è stata presentata la mozione Moffa, Lenzi, Cazzola, Fedriga, Poli, Paladini, Muro, Misiti, Fabbri, Santori, Brugger ed altri n. 1-01028, iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, come ha avuto modo di ricordare il Ministro nel suo intervento di ieri, il Governo condivide lo spirito della mozione e l'opportunità di una revisione della governance degli enti previdenziali e assistenziali INPS e INAIL per realizzare una migliore e più efficace distribuzione dei poteri e delle responsabilità gestionali e di controllo e per un rafforzamento della trasparenza degli enti. Sulla base delle motivazioni illustrate sempre dal Ministro, ieri, il Governo chiede, però, di non essere vincolato ad impegnarsi, sin da subito, ad una adozione del modello duale ed esprime quindi parere favorevole sulla mozione nella sua formulazione finale chiedendo, però, una riformulazione dei seguenti punti: per quanto riguarda il primo capoverso del dispositivo, laddove si dice: «al fine di garantire una governance dell'ente equilibrata, collegiale e trasparente, che preveda la compresenza (...)», si chiede invece di introdurre: «al fine di garantire una governance dell'ente equilibrata, Pag. 35collegiale e trasparente che, fra le ipotesi di riforma, preveda la compresenza (...) »; conseguentemente, al punto 1) del secondo capoverso del dispositivo, laddove si prevede «(...) adeguato ruolo delle parti sociali interessate, ripristinando, altresì, il consiglio di amministrazione(...)», si chiede di riformulare in questi termini: «(...) adeguato ruolo delle parti sociali interessate, che possa prevedere il ripristino del consiglio di amministrazione (...)».
Sulla base di ciò, se queste richieste di riformulazione verranno accolte, il parere del Governo è sicuramente favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, premesso che si è capito poco o nulla di quello che è stato testé illustrato dal sottosegretario e trovando, per la verità, anche un po' fuori dal normale che, nel momento stesso in cui abbiamo una mozione sottoscritta dall'intero Parlamento, si proponga una riformulazione, mi chiedo se fosse possibile, per lo meno, una piccola sospensione per capire di che cosa stiamo parlando.

PRESIDENTE. Sospendiamo la seduta per qualche minuto, forse cinque minuti possono bastare, in modo che il rappresentante del Governo si possa confrontare con i firmatari della mozione.

La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, preso atto che la proposta di riformulazione che il Governo proponeva, per quanto finalizzata a rendere ancora più concreto l'impegno del Governo rispetto alle sollecitazioni del Parlamento, non incontrava l'assenso da parte dei proponenti, il Governo esprime comunque parere favorevole sul testo originario della mozione Moffa, Lenzi, Cazzola, Fedriga, Poli, Paladini, Muro, Misiti, Fabbri, Santori, Brugger ed altri n. 1-01028.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, quest'ultimo parere espresso dal sottosegretario ci fa piacere, in riferimento alla mozione sulla governance dell'INPS che, insieme a tutti gli altri gruppi, abbiamo presentato. Infatti, le finalità sottese alla mozione andavano appunto ricercate nell'esigenza di armonizzare il sistema pensionistico e a migliorare l'efficienza e anche l'efficacia dell'azione amministrativa in ambito previdenziale, proprio su quello che concerneva, praticamente, la riduzione dei costi complessivi del funzionamento dello stesso ente, assicurando anche al contempo dei livelli elevati ed omogenei di servizi a tutti gli utenti, comprese le finalità che hanno visto l'incorporamento degli enti previdenziali.
L'obiettivo strategico cui dobbiamo fare riferimento per potenziare l'efficacia e, quindi, il livello dei servizi del welfare, e soprattutto l'economicità dell'azione amministrativa e i risparmi di gestione che abbiamo inserito nel testo della mozione concernente iniziative in materie di governance dell'INPS, riguarda la rilevanza di tale ente a seguito dell'attribuzione all'INPS delle funzioni riguardanti la previdenza dei dipendenti pubblici e dei lavoratori Pag. 36dello spettacolo, insomma del settore che riguarda la gestione di tutto il sistema pensionistico pubblico determinato da molte prestazioni assistenziali e, soprattutto, chiamato ad amministrare nel complesso quasi 21 milioni degli assicurati totali di quello che è il rapporto di 1 milione e mezzo di aziende, 23 milioni di pensionati e, quindi, oltre 700 miliardi di euro di massa amministrata, con un costo di circa 4,6 miliardi di euro per le spese di funzionamento della gestione complessiva.
L'incorporazione all'INPS, peraltro, ha incrementato anche l'entità della partecipazione - che ha compreso anche il 49 per cento - della holding Equitalia. Proprio su Equitalia vi sarà poi, in futuro, da svolgere un ragionamento molto forte e soprattutto importante sulla questione dell'amministrazione della stessa e di come sta andando avanti oggi la gestione di Equitalia, attraverso, naturalmente, anche le sue società operative: Equitalia Nord, Equitalia Centro ed Equitalia Sud. Il sistema della riscossione dei contributi previdenziali ed erariali dello Stato, così com'è combinato oggi, comunque, non ci soddisfa, e questo è un tema sul quale naturalmente dovremo ritornare, anche riguardo al rilevante patrimonio immobiliare che era nato dalla fusione fra i vari patrimoni immobiliari e, naturalmente, quelli del reddito strumentale, che è stata integrata direttamente all'INPS, nonché l'integrazione di altre due realtà nazionali molto importanti come l'ex-iPost, l'INPDAP e, naturalmente, le società di servizi per la previdenza integrativa.
In sintesi, ciò che riguarda l'aspetto molto importante della gestione INPS, questa incorporazione e anche questo rilievo che era nato dalle modalità di governo dei compiti poi affidati all'INPS, per assumere l'intero sistema Paese, ha riguardato tutto il sistema della governance dell'INPS. Quindi, il principale impegno che chiediamo al Governo attraverso questa mozione prevede l'impegno di intervenire in una fase così delicata, che riguarda anche le competenze dei consigli di amministrazione e le perplessità nate di fronte all'annessione dell'INPDAP e dell'ENPALS, che avevano destato una generale riflessione e, quindi, una verifica dell'attuale modello di governance.
Per questo avevamo chiesto l'impegno da parte del Governo di intervenire soprattutto per una governance equilibrata e che prevedeva la presenza di un organismo di vertice costituito da personalità di comprovata esperienza, autonomia e indipendenza, affiancato da un comitato di indirizzo e di vigilanza dai poteri rafforzati. Ecco, nell'ambito di questi poteri di vigilanza, l'istituto doveva garantire, mediante proprie direttive, iniziative di verifica e di controllo diretto.
Quindi, puntualmente l'impegno del Governo era soprattutto sulla vigilanza, sulla trasparenza e sul rispetto delle garanzie amministrative, sulla correttezza ed il buon andamento ed economicità nell'adozione degli atti finalizzati alle procedure dei incorporazione, nonché su un adeguato ruolo delle parti sociali interessate, ripristinando il consiglio di amministrazione e riducendo il costo complessivo per i compensi degli appartenenti agli organi amministrativi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, rappresentante del Governo, non entro nel merito complessivo della mozione, avendola illustrata nella giornata di ieri e avendo trovato - di questo ringrazio tutti i colleghi del Parlamento - una unicità di intenti sulla mozione, che oggi è unitaria, relativa ad un problema che è stato posto già da tempo all'attenzione del Governo e che oggi vorrei riprendere in alcuni aspetti che per noi sono essenziali.
Signor sottosegretario Guerra, noi siamo assolutamente convinti che non si possa continuare a gestire un ente così complesso come l'INPS, a seguito anche degli accorpamenti registrati con le varie riforme che si sono susseguite nel tempo e soprattutto con gli ultimi accorpamenti, Pag. 37con un sistema di governance monocratica. Ieri abbiamo cercato di richiamare esperienze europee che riguardano il sistema previdenziale ed assicurativo e non si registra da nessuna parte in Europa una governance di questo tipo.
Noi accogliamo con favore questa concordanza di opinioni anche da parte del Governo sulla necessità di superare il modello monocratico, anche per la pluralità delle competenze che questo ente assume e per la mole consistente della sua gestione, sia con riferimento ai soggetti destinatari delle prestazioni, sia con riferimento al complesso immobiliare che si viene a costituire dopo l'accorpamento dell'INPS con l'INPDAP e con l'ENPALS, ma anche in riferimento alla mole finanziaria che viene governata. Si è parlato di 700 miliardi e questo rappresenta esattamente un quarto del prodotto interno lordo, il che evidentemente richiama tutti ad un aumento di senso di responsabilità. E non si dica che il Parlamento, reintroducendo il consiglio di amministrazione, in qualche modo voglia organizzare un soggetto pletorico. Noi abbiamo chiesto in maniera molto chiara che ci sia un consiglio di amministrazione (anche con compensi assolutamente rivisti e minori di quelli che normalmente vengono assegnati per la gestione di enti simili), ma dobbiamo stabilire un dato che per noi resta imprescindibile e che è richiamato nel dispositivo di questa mozione: l'avvio di un sistema duale.
Da nessuna parte può essere concepito, rispetto all'organizzazione di nuovo modello di governance, un sistema che non sia duale e che non distingua l'indirizzo politico dal livello gestionale. Questo è un dato sul quale il Parlamento sta per esprimersi all'unanimità. Al Governo viene assegnato un compito delicato, importante, ma anche un compito fiduciario, perché il Parlamento potrebbe benissimo - come abbiamo in maniera informale poc'anzi rappresentato al sottosegretario - fare una propria proposta di legge. Infatti, fin quando c'è un Parlamento in questa nazione, credo che abbia tutto il diritto di fare una riforma e di farla in maniera anche corale, visto che siamo tutti d'accordo su come va impostata la governance dell'INPS e dell'INAIL.
Ma nel momento stesso in cui viene affidata al Governo la responsabilità di presentare nei tempi stabiliti, annunciati dallo stesso Ministro, entro il prossimo giugno, un modello di governance che tenga conto di questi indirizzi, noi auspichiamo che davvero non si debbano ripetere degli elementi di contrasto che non hanno assolutamente senso. Tra l'altro, signor sottosegretario, lei oggi è stata presente in Commissione lavoro ed è stata destinataria anche di una serie di rilievi rispetto alla gestione burocratica, eccessivamente burocratica, che l'INPS ha anche in riferimento a questioni molto delicate che colpiscono le fasce più deboli della nostra popolazione, che colpiscono quei pensionati che si trovano improvvisamente di fronte alla necessità ed urgenza, perché questo l'INPS è stato in grado di mettere in campo, di dover rimettere risorse che in qualche modo erano state indebitamente date in passato senza fare una verifica preventiva.
Gli onorevoli Damiano, Duilio ed altri hanno presentato una risoluzione e lei sa che questa risoluzione è stata approvata oggi dall'intera Commissione lavoro a testimonianza di un'attenzione che il Parlamento vuol dare, la Commissione vuol dare a come vengono gestite le questione all'interno dell'INPS. Ricordiamoci sempre, signor sottosegretario, che dietro le nostre scelte e dietro un'ottusa burocrazia, che non tiene conto che dietro le carte ci sono le persone che sono fatte di carne e di sangue, ci sono pensionati che arrivano ad avere una pensione di appena 500 euro al mese e che a volte vengono messi di fronte a delle difficoltà inaudite.
Ecco perché credo che anche questo segnale, che è un segnale di diversa governance di quel sistema, sia un segnale importante. Voglio ringraziare, senza retorica, ma dal profondo del cuore tutto il Parlamento, che ha voluto aderire, anche modificandola, ad una mozione che è nata ed è scaturita da un dibattito e da una Pag. 38riflessione attenta all'interno della Commissione lavoro della Camera dei deputati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muro. Ne ha facoltà.

LUIGI MURO. Signor Presidente, non è difficile per me motivare il voto favorevole del gruppo di Futuro e Libertà rispetto a questa mozione, sia perché l'abbiamo condivisa fin dall'inizio sia perché esprime dei principi largamente condivisi e condivisibili. Basta risalire al decreto «salva Italia», alla soppressione dell'INPDAP e dell'ENPALS, alla logica che vuole armonizzare il sistema pensionistico riducendo i costi, per capire come l'INPS sia diventato ormai un ente che ha una rilevanza che addirittura raggiunge il 25 per cento del PIL nazionale. Solo questo dato dovrebbe farci ragionare sull'esigenza di avere una governance adeguata.
L'INPS amministra 21 milioni di assicurati, 23 milioni di pensionati, un milione e mezzo di aziende, 700 miliardi di masse amministrate, 4 miliardi e mezzo di spese di funzionamento. È mai possibile che un ente di tale fattezza, che è una vera e propria holding con il 49 per cento di Equitalia, il 51 per cento di Igei, 100 per cento di Sispi, debba essere amministrata, governata da un uomo solo al comando? Vi sembra mai possibile che ciò possa essere plausibile in un Paese dove la partecipazione è un valore? Ma, soprattutto, un ente così importante - lo ribadisco - che rappresenta il 25 per cento del PIL italiano non può essere amministrato da un uomo solo al comando.
Noi ci siamo rifatti a quanto è già avvenuto di recente con l'INAIL, dove abbiamo avuto un comportamento chiaro di non approvazione del comportamento del Governo rispetto ad un percorso che in un primo momento giustificava la nomina di un commissario con un percorso da completare per individuare un criterio migliore per nominare un presidente, dopodiché ci siamo ritrovati nominato un presidente da solo, l'ennesimo uomo solo al comando. Questi sono i principi che vogliamo sostenere in un momento così difficile in cui, come diceva il presidente Moffa, stamattina abbiamo approvato una risoluzione che prende spunto da numerosi episodi che hanno spinto molti cittadini in veri e propri drammi personali.
Forse sta diventando - qualcuno diceva che forse c'è un modello INPS, non dimentichiamo che in Equitalia c'è l'INPS - un modello quello di aggredire i cittadini rispetto al recupero magari di piccole somme, che diventano delle vere e proprie sanguisughe.
Quindi, noi riteniamo che un sistema duale di governance di un istituto così importante sia non solo importante ed auspicabile, ma assolutamente necessario. Non possiamo continuare in una gestione monocratica, perché un commissario può avere anche un senso in un dato periodo, ma un presidente da solo - presidente di che? Di un organo che non c'è - non può continuare per molto.
Proprio per questo, abbiamo insistito fortemente con il sottosegretario - la ringraziamo per la sua sensibilità - a non modificare l'indirizzo. Infatti, un indirizzo annacquato è meglio non darlo. Noi diamo, invece, un indirizzo serio, forte e chiaro e aspettiamo che il Governo poi nella sua autonomia, ma con il rispetto reciproco che bisogna avere tra Parlamento e Governo, porti una proposta nei tempi brevi indicati dal Ministro.
Quindi, queste motivazioni, che secondo noi sono concrete e guardano alla sostanza del fatto, ci dicono che il gruppo di Futuro e Libertà voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli. Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, è di estrema importanza, in un momento di tagli e risparmi alla spesa pubblica, stabilire degli obiettivi che ci permettano di ottimizzare risorse e tempi a disposizione per l'attuazione dei programmi Pag. 39adottati con responsabilità dal Governo e da noi tutti per la ripresa del Paese. In questa cornice e nell'ambito dei programmi di razionalizzazione del Governo, la politica economica di spending review non poteva non riguardare l'INPS e l'INAIL. L'INPS, che oggi è non solo il più grande ente previdenziale italiano, ma uno dei maggiori in Europa, con un bilancio secondo solo a quello dello Stato.
A seguito della incorporazione dell'INPDAP e dell'ENPALS si è creato un ingente patrimonio. Visti i complessi quanto delicati compiti svolti dagli istituti incorporati, che rappresentano il cuore dello Stato sociale, è di estrema necessità che la governance in capo agli istituti sia gestita a modo, nel pieno rispetto delle regole e del principio di separazione tra indirizzo politico e gestione della cosa pubblica, assicurando la distinzione di ruoli e competenze del presidente e del direttore generale.
Per questo motivo apprezziamo l'intervento in Aula del Ministro, che ha evidenziato quanto sia importante separare il problema legato alla governance dell'ente e la gestione dell'ente stesso. L'INAIL, ad oggi soggetto strategico dell'assetto del welfare italiano, è un ente in grado di sopportare in modo compiuto l'intero ciclo di tutela integrata e globale del lavoratore. L'attuale modello di governance degli enti che gestiscono il sistema pensionistico e l'assicurazione sugli infortuni - e che dopo le recenti riforme sono ormai individuabili come i due poli della previdenza, della salute e della sicurezza - ha fatto registrare una profonda insoddisfazione verso l'organo monocratico risultante dall'incorporazione. Il decreto «salva Italia» ha ribadito le funzioni già esercitate dall'INPS e le ha precisate, avendo in qualche modo confermato la governance esistente in un momento in cui si è messo mano all'istituto e al suo rinnovato ruolo. Si è trattato di una operazione di spending review che ha focalizzato, come reale obiettivo, la riforma efficiente del sistema previdenziale e della sua organizzazione, anche se purtroppo non è stata fatta distinzione tra ruoli e sinergie nell'esercizio dei poteri, facendo registrare un'insoddisfazione generalizzata, ma che confidiamo - come il Ministro Fornero ha già annunciato - possa essere risolta attraverso concrete proposte alternative alla monocraticità dell'ente.
L'operazione «super-INPS» decisa con il decreto-legge di dicembre, che ha soppresso INPDAP ed ENPALS, non ha precedenti per dimensioni. Mentre per le vecchie incorporazioni di Ipost in INPS e di Ipsema e Ispesl in INAIL non erano state fatte stime di risparmio, questa volta è previsto un risparmio di 20 milioni di euro nel 2012, 50 nel 2013 e 100 milioni a decorrere dal 2014.
La decisione di destinare questi risparmi al Fondo ammortamento debito sembra indicare una scarsa fiducia sulla possibilità di ottenere vere economie nel breve termine da un'operazione lanciata senza un vero piano industriale già scritto che indichi dove tagliare e, soprattutto, come investire.
La nascita del nuovo istituto non ha precedenti, non avendo confronti facili nei sistemi di welfare europei: in Francia vi sono otto enti che fanno le cose che fa l'INPS, in Germania ve ne sono sei. Una volta a regime, l'INPS, con l'integrazione di INPDAP ed ENPALS, avrà circa 35 mila dipendenti. In Germania i dipendenti pubblici addetti alle funzioni dell'INPS sono complessivamente più di 60 mila, in Francia quasi 120 mila. I numeri, dunque, evidenziano che è stato realizzato un risparmio economico attraverso l'ottimizzazione delle risorse esistenti. Tuttavia, facendo riferimento alla legislazione straniera, è utile evidenziare come per gli enti che svolgono funzioni simili si sia fatto ricorso ad un regime di tipo collegiale e non monocratico.
Condividiamo, dunque, le necessità di revisione e riduzione della spesa che hanno portato all'unificazione degli enti, ma non si può aspettare a lungo per verificare che il modello di governance risultante dalla concentrazione delle funzioni di indirizzo politico in un organo monocratico sia consono con le finalità di Pag. 40assicurare il miglior governo dei compiti complessi e articolati in capo all'unico superente.
Riteniamo sia importante, come ha evidenziato il collega Moffa nel corso dell'illustrazione della sua mozione, andare oltre la monocraticità degli enti, anche alla luce delle recenti difficoltà di rapporto registrate all'interno dei loro organi. Al riguardo, il Ministro del lavoro, nel confermare prima in Commissione lavoro e ieri in Aula la propria disponibilità a verificare l'effettiva appropriatezza delle attuali forme di governo di tali enti, ha evidenziato che si tratta di temi delicati e che presuppongono decisioni non affrettate. In tal senso, apprezziamo l'impegno a mettere mano alla riforma della governance, proponendo le relative soluzioni in tempi credibili, quindi in grado di produrre esiti ragionevoli entro la fine del prossimo mese di giugno. Già da diversi anni l'obiettivo degli enti incorporati era quello della semplificazione, della trasparenza e del miglioramento dei servizi ai cittadini, agli assicurati e alle aziende. La riforma operata in tal senso è un tassello importante, ma riteniamo sia ormai imprescindibile mettere mano ad una governance adeguata, visti i seri problemi che l'integrazione in corso ha evidenziato.
Il super-INPS affronta l'anno in corso con la prospettiva di un risultato economico di esercizio negativo per 13 miliardi 421 milioni, mentre la proiezione consolidata del suo patrimonio è di 19 miliardi 44 milioni. Purtroppo, in capo all'INPDAP vi sono stati vari blocchi del turnover, che hanno comportato una riduzione della platea dei lavoratori iscritti. È intervenuto negli anni un aumento dei pensionamenti e poi, in tempo di crisi, molti iscritti hanno fatto riferimento all'INPDAP per ottenere mutui e prestiti, che hanno incisivamente incrementato le uscite, senza contare che spesso le amministrazioni hanno versato i contributi in ritardo.
È evidente quanto la situazione sia allarmante e si avverte la necessità di ricorrere a un'analisi attenta del problema governance, oltre che l'esigenza di un adeguato piano industriale. Come è stato evidenziato nella mozione bipartisan, l'obiettivo ultimo dell'azione intrapresa dal Governo attraverso l'incorporazione in un unico ente era quello di armonizzare il sistema pensionistico, migliorandone l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa attraverso una riduzione dei costi.
Sappiamo quanto ciò sia importante e intendiamo realizzarlo attraverso la tutela di livelli di governance adeguati alla complessità del nuovo ente e in collaborazione con la rappresentanza dei lavoratori e delle imprese. Questi sono i motivi per cui, attraverso la mozione depositata, abbiamo chiesto di assicurare costantemente trasparenza, efficienza, decentramento, condivisione e partecipazione dell'azione amministrativa, cosa che non può essere raggiunta né attraverso la frammentarietà degli enti né con un sistema monocratico.
Riteniamo importante che vengano perseguiti, tutelati e garantiti, attraverso una puntuale vigilanza, la correttezza, la trasparenza e il buon andamento amministrativo della gestione degli interessi pubblici a carattere previdenziale nelle società partecipate dall'INPS, e in particolar modo il sistema di amministrazione e riscossione dei crediti previdenziali affidato ad Equitalia e alla strutture organizzative ad essa connesse.
Alla luce di quanto detto, esprimo il parere favorevole di tutto il gruppo dell'Unione di Centro alla mozione presentata (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, mi impegno ad essere breve in quanto i colleghi hanno già illustrato in modo approfondito la mozione in oggetto. Vorrei, però, ribadire alcuni punti fondamentali
Il primo riguarda la fine della carica monocratica che governa l'INPS. Sottosegretario, credo che, in un momento nel quale si decide di accorpare i due principali enti previdenziali più l'ENPALS all'interno Pag. 41dell'INPS, non sia pensabile che un'unica persona possa gestire il 25 per cento del prodotto interno lordo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non solo. Insieme a questo, la Lega Nord ha voluto precisare, proprio per non lasciare adito ad alcuna strana interpretazione, che, comunque, i costi degli organi amministrativi dell'ente debbano diminuire. Ciò significa che, forse, un Presidente che tra INPS e altre cariche prende un milione e 200 mila euro all'anno non deve più esistere in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Riteniamo che, quando il Governo decide di bloccare l'indicizzazione, ovvero l'equiparazione al costo della vita, per i pensionati che prendono 1.100 euro al mese, non sia accettabile che il Presidente dell'ente che gestisce le pensioni prenda un milione e 200 mila euro all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Questo lo vogliamo ricordare con chiarezza al Governo, non perché vogliamo rimarcare la nostra differenza - che penso sia sotto gli occhi di tutti -, ma perché vogliamo ricordare al Governo che non può andare in Commissione finanze, come è avvenuto oggi, cercando di salvare le pensioni d'oro per fare successivamente marcia indietro sulle agenzie di stampa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Oltretutto, sottosegretario, vorrei ricordare che l'INPS è, insieme all'Agenzia delle entrate, uno dei principali azionisti di Equitalia, ossia di quell'ente che sta mandando, in molti casi, alla rovina i nostri piccoli imprenditori. Proprio ieri, come le ho ricordato in Commissione in un incontro cortese che vi è stato oggi, mi hanno segnalato che una cartella sbagliata dell'Agenzia delle entrate inviata ad un imprenditore, riconosciuta tale dalla stessa Agenzia delle entrate, è stata usata da Equitalia per pignorare le proprietà dello stesso imprenditore. Mi domando come possiamo pensare che vi sia una buona governance dell'INPS e, di conseguenza, di Equitalia, perché ricordo che all'interno di Equitalia, nel consiglio di amministrazione, siedono, almeno in parte, le stesse persone, o la stessa persona, che è in INPS (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Oggi, grazie ad una risoluzione bipartisan, abbiamo discusso in Commissione del problema delle cartelle impazzite provenienti anche dall'INPS. Ad alcuni pensionati sono arrivate cartelle per un importo pari a 6 mila, 7 mila, 10 mila o 15 mila euro da pagare, senza neanche specificare come fare, senza dire come fare ricorso o che si può rateizzare.
Dunque, mettendo insieme le questioni che riguardano INPS, Equitalia e le proprietà, direi che possiamo parlare di modello INPS, un modello drammatico, membri del Governo, che in un periodo di crisi economica, sta strozzando ingiustamente famiglia e impresa. D'altronde, posso capire che questo Esecutivo poco si interessi ai problemi di chi prende pensioni da mille euro al mese. Questo non lo dice la Lega Nord, ma oggi il Ministro Fornero che ha affermato chiaramente che il Governo ha sbagliato perché si è interessato poco delle fasce deboli della popolazione. Non parliamo poi del fatto che ha detto anche che con la riforma del lavoro voluta dal Governo si incentiverà il lavoro nero, ma questo è un altro triste argomento dell'esperienza governativa.
Signor Presidente, concludo, rispettando la promessa di essere breve, ricordando che questa nuova governance dell'INPS risulta fondamentale perché non solo vi è l'accorpamento di questi grandi enti, ma anche perché uno di questi enti che entrerà in INPS, ovvero di tutti i dipendenti privati che hanno pagato i loro contributi e le aziende che hanno contribuito, si chiama INPDAP. Questo è un ente dei dipendenti pubblici che porta in eredità all'INPS 13 miliardi di euro di debito. Possiamo pensare che non serva una trasparenza, un controllo e una gestione accorta con 13 miliardi di euro in meno che entrano all'interno del sistema previdenziale di chi ha pagato i contributi per una vita? Per questo vogliamo coraggio, anche perché ci sembra - concludo veramente Pag. 42- che, da INPS a INAIL, siano stati usati due metri di giudizio totalmente diversi.
Ringrazio infatti il sottosegretario per aver successivamente modificato il parere sulla mozione ma, fino a poco tempo, mentre il Governo, per l'INPS, ha voluto tutelare, difendere e garantire la carica monocratica ed il nome che ricopre quella carica monocratica, mi sembra che, per l'INAIL, abbia voluto fare la stessa cosa; peccato, però, cambiando il nome della carica monocratica, cambiandolo con un membro del consiglio di amministrazione di Alleanza Spa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) ovvero quella stessa società, di cui l'amministratore delegato è attualmente l'amministratore delegato di Banca Intesa e la stessa persona, attuale presidente INAIL, era nel consiglio di amministrazione di Intesa Vita, guarda caso il ramo assicurativo di Intesa Sanpaolo di cui fanno parte membri di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Io sono contento quando il Ministro Fornero reclama l'indipendenza di questi organi, ma l'indipendenza non può essere da quelle forze politiche che si confrontano con i cittadini, perché le forze politiche si devono assumere la responsabilità di indirizzo politico. L'indipendenza, forse, deve essere da quei gruppi economici e finanziari. Infatti, mi dispiace dirlo, ma state cercando di mettere Governo ed enti controllati non più in mano alle forze che rappresentano i cittadini, ma in mano al consiglio di amministrazione di qualche banca (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, credo che sia raro vedere, come si è visto oggi, un Parlamento trovare, per così dire, quasi senza neanche doversi riunire, una così identica preoccupazione ed identica volontà di cambiare.
Questa preoccupazione, così fortemente espressa in tutti gli interventi in sede di discussione sulle linee generali e in quelli che mi hanno oggi preceduto, dovrebbe suonare per il Governo come un segnale di allarme. Noi abbiamo esercitato in questi giorni il nostro potere e le nostre funzioni di indirizzo e di controllo.
Voglio dire al Ministro, anche se in questo momento non è presente in Aula - ma c'è il rappresentante del Governo - che si tratta di un potere di controllo che non si limita all'amministrazione, ma può estendersi ai singoli atti di gestione, un potere di controllo che non accetta censure.
Noi abbiamo detto in questi giorni: guardate che c'è qualcosa che non va in questa unificazione. Tutti noi l'abbiamo voluta, l'abbiamo condivisa. Mi riferisco all'unificazione di INPS, INPDAP ed ENPALS, ma come si sta procedendo non va bene. C'è un problema di visione, un problema di lungo periodo, che attiene all'autonomia e alla governance dell'ente, ma c'è anche un problema di gestione della fase di transizione, nei confronti della quale noi continuiamo a denunciare elementi di eccessiva burocratizzazione ed autoreferenzialità. Si riempie l'ente di consulenze e, magari, dietro c'è la gestione di un call center, ma non si è voluto accedere ad una consulenza seria, magari verso società capaci di riorganizzazione che sono presenti sul mercato. Tutto è all'interno dell'ente, con un conflitto interpersonale, che è emerso ed è stato denunciato da più interventi in quest'Aula; si tratta di un elemento che dimostra quanto sia sbagliato l'organismo monocratico. Infatti, inevitabilmente diventa un fatto personale, quando il potere risiede in una persona sola.
Ma c'è un tema enorme, che riguarda la mission dell'INPS, della nuova INPS, e di conseguenza le decisioni che bisognerà assumere sulla governance. Non ho bisogno di ricordare al sottosegretario Guerra quale sia la storia del welfare, cioè del momento nel quale nell'Ottocento gli Stati europei hanno scelto di intervenire, ampliando il sistema di tutele verso i cittadini. Penso ai due grandi modelli: quello tedesco, contributivo-assicurativo e quello Pag. 43inglese, fiscalità generale ed universalità. Noi abbiamo la sanità più vicina a questo secondo modello e la previdenza che rientra nel primo, ovvero quello contributivo-assicurativo.
Ciò vuol dire però autogoverno, vuol dire autonomia, vuol dire accantonare le risorse nei momenti buoni perché servano nei momenti difficili, vuol dire rispetto del patto assicurativo fatto con il singolo contribuente, vuol dire riconoscimento del ruolo delle parti sociali che a quel sistema hanno contribuito. Siamo adesso in una fase che potremmo definire un'area grigia, in cui il sistema previdenziale è sempre più sottomesso al controllo della Ragioneria generale, del Ministero inevitabilmente, in cui il cambiamento delle regole mette in discussione i patti... Io chiedo se gli assistenti parlamentari possono, per una volta, portare l'acqua al momento giusto e non alla fine dell'intervento ...

PRESIDENTE. Onorevole Lenzi, le faremo portare l'acqua ma normalmente ciò non è previsto in sede di dichiarazioni di voto.

DONATA LENZI. Va bene, però chiedo di avere un goccio d'acqua.

PRESIDENTE. ... è previsto in sede di discussione sulle linee generali, non per le dichiarazioni di voto.

DONATA LENZI. I Regolamenti della Camera sono rigidi.

PRESIDENTE. Si provveda ad un bicchier d'acqua che è un'opera di misericordia, oltre ad essere necessario!

DONATA LENZI. Siamo in una situazione di incertezza. O si tratta di un ente autonomo su base contributivo-assicurativa, e quindi merita di avere un consiglio di amministrazione adeguato e un governo duale in cui siano rappresentate le forze sociali, o è un pezzo dell'amministrazione dello Stato e, allora, in quel caso viene finanziato dalla fiscalità e risponde ai diritti universali. In questo momento non è né l'una né l'altra cosa e di conseguenza non sappiamo decidere quale governance sia giusta ed opportuna. Ha detto il Ministro: farò una Commissione per studiare. Vi chiamerò funzionari pubblici e naturalmente cattedratici. Chiami a quel tavolo chi finanzia, chiami a quel tavolo le forze sociali, chiami a quel tavolo la rappresentanza dei privati e ci chiami uno di trent'anni, perché sono loro che dovranno occuparsi delle pensioni di domani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Aggiungo che in questo momento stiamo discutendo anche delle regole che dovranno avere e che dovrà rispettare chi sarà nel consiglio di amministrazione. Io non mi preoccupo se il presidente dell'INPS continua a fare il suo lavoro di revisore. Vorrei che non lo facesse in una cassa previdenziale. Non mi preoccupa questo, mi preoccupa molto quando il presidente dell'INPS, organo monocratico, nomina se stesso dentro il consiglio di amministrazione. Questo mi sembra il punto: possiamo continuare ad accettare che questi grandi e responsabili presidenti nominino se stessi dentro i consigli di amministrazione delle società controllate? Quello che è in gioco è il futuro della previdenza. Se i cittadini smettono di credere nell'opportunità di continuare a versare contributi, se pensano che la pensione arriverà quando sono già vecchi, ma così vecchi che rimarranno loro quattro o cinque anni di aspettativa di vita, quando si sacrificano quotidianamente, versando il 33 per cento della propria busta paga per un futuro incerto, quando sanno che i patti non vengono rispettati per cui chi sta facendo i versamenti volontari e lo ha fatto in base ad una lettera dell'INPS adesso si sente dire che non conta più niente e deve versare per cinque o sei anni in più, quando non c'è certezza, quando non c'è speranza, noi stiamo mettendo in discussione le basi del sistema previdenziale. Allora, ci si pensi prima di procedere ulteriormente, si restituisca certezza, autonomia e trasparenza al più grande ente previdenziale d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Onorevole Lenzi, nonostante la fatica della voce, l'intervento è stato chiaro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonino Foti. Ne ha facoltà.

ANTONINO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi anni si è avviato un percorso di costante revisione e riorganizzazione del sistema di gestione previdenziale del nostro Paese.
L'obiettivo di questo percorso era ed è l'affermazione di un sistema complessivamente più coerente ed efficace. In particolare, con il decreto cosiddetto «salva Italia» del 2011 si è decisa, a decorrere dal primo gennaio 2012, la soppressione dell'INPDAP e dell'ENPALS, demandando all'INPS la gestione dei loro compiti e delle loro funzioni. L'esigenza che ha motivato tale scelta è stata quella di voler armonizzare il sistema pensionistico e migliorare l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa in ambito previdenziale, pervenendo ad una riduzione dei costi complessivi di funzionamento e assicurando nel contempo livelli elevati ed omogenei di servizio a tutti gli utenti, compresi quelli degli enti previdenziali incorporati. Si tratta di un obiettivo strategico certamente condivisibile cui fare riferimento per potenziare l'efficacia del livello dei servizi pubblici del welfare, migliorando nel contempo l'economicità dell'azione amministrativa e i risparmi di gestione.
Tale obiettivo deve però restare nella nostra attenzione soprattutto alla luce del fatto che oggi l'INPS, in seguito all'attribuzione delle funzioni riguardanti la previdenza dei dipendenti pubblici e dei lavoratori dello spettacolo, è, quindi, quale ente gestore di tutto il sistema pensionistico pubblico delle prestazioni a sostegno del reddito e di molte delle prestazioni assistenziali, chiamato ad amministrare nel complesso 21 milioni di assicurati, un milione e mezzo circa di aziende, 23 milioni di pensionati, per oltre 700 miliardi di euro di masse economiche amministrate, con un costo di circa 4 miliardi 600 milioni di euro di spese di funzionamento. A seguito di tale incorporazione, inoltre, l'INPS ha ulteriormente incrementato l'entità delle proprie partecipazioni che pertanto attualmente comprendono il 49 per cento della holding di Equitalia, un enorme patrimonio immobiliare nato dalla fusione dei patrimoni immobiliari dei tre enti la cui gestione, tanto per gli immobili da reddito che per quelli strumentali, è effettuata in parte dall'INPS, sia per il patrimonio dell'INPDAI e in parte anche della società per azioni dell'IGEI, oltre all'amministrazione del 100 per cento del SISPI, società italiana di servizi per la previdenza integrata.
Allo stato, volendo sintetizzare il valore complessivo delle attività a carico dell'INPS possiamo dire che rappresenta circa il 25 per cento, lo hanno detto prima i miei colleghi, del prodotto interno lordo nazionale, una cifra astronomica. Ci troviamo cioè di fronte ad un vero e proprio colosso, la cosiddetta super INPS, come alcuni l'hanno definita, una realtà operativa che riveste in questo modo una posizione cruciale per l'intero sistema Paese. Evidentemente questo processo di accorpamento ha posto in evidenza la questione della governance dell'ente che, non a caso, è stata più volte rivisitata negli ultimi tre anni; ricordiamo il decreto-legge n. 78 del 2010, prevedendo di fatto la trasformazione di una gestione commissariale in una gestione monocratica mediante il trasferimento delle competenze del consiglio d'amministrazione degli enti al solo presidente dell'INPS.
L'anomalia del sistema di governance dell'INPS è stata del resto autorevolmente evidenziata dalla Corte dei conti che, nella relazione del novembre 2011, ha definito del tutto singolare il potenziamento dell'organo monocratico di vertice dell'istituto, cui vengono riconosciute, oltre a quelle di rappresentanza, le attribuzioni di indirizzo gestionale e tutte le competenze non conferite ad altri organi che non trova - come sapete - riscontri nell'assetto di nessun altro ente pubblico non economico. Del resto, come è stato efficientemente ricordato anche ieri dal presidente della Commissione Moffa - la situazione che si Pag. 45è venuta a determinare nel nostro Paese in relazione all'INPS costituisce un'anomalia nell'intero panorama europeo. Ad esempio, in Francia i grandi enti previdenziali e assicurativi sono amministrati da un consiglio d'amministrazione composto dalle parti sociali e affiancato da un consiglio di vigilanza che svolge sorveglianza sugli accordi di destinazione e sulla gestione.
Nel Regno Unito, per esempio, le prestazioni pensionistiche sono erogate dal Department for work and pensions, formalmente guidato dal Ministro del lavoro e delle pensioni, ma la gestione del sistema previdenziale è affidata ad un organo esecutivo composto dal segretario generale, da una serie di direttori generali, nonché, anche in questo caso, da un consiglio che si chiama di dipartimento. In Germania, infine, i diversi enti federali e regionali di governo del sistema previdenziale sono sostanzialmente gestiti da organi di autogoverno e di amministrazione, ossia un'assemblea federale dei rappresentanti il consiglio federale, il comitato degli azionisti e il consiglio di amministrazione. Inoltre, la composizione degli organi avviene in parte per nomina e in parte con elezioni.
Insomma, è evidente che, laddove la gestione di risorse e funzioni complesse richiede un elevato livello di responsabilità, i principali Paesi europei non hanno adottato la via monocratica, ma quella collegiale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Alla luce di ciò, appare necessario chiedersi se l'obiettivo prefigurato, cioè l'affermazione di un sistema più efficace e coerente, possa essere davvero ottenuto con le scelte attuate e se queste siano fino in fondo coerenti con l'obiettivo voluto e, in particolare, se un così rilevante ruolo di gestione di interessi pubblici possa essere gestito da un organo di indirizzo politico a carattere monocratico. Non si tratta di un problema esclusivamente tecnico, al contrario di una questione prettamente politica. Si tratta, cioè, di capire, a fronte della creazione di una realtà così responsabilizzata, dove debba risiedere la responsabilità politica delle scelte che, alla luce dell'enorme impatto che ha la gestione di un ente di così grande portata, non può e non possono essere ricondotte alla sfera di mera tecnicalità.
È fondamentale, pertanto, che si mantenga il pieno rispetto del principio di separazione fra indirizzo politico e gestione della cosa pubblica e che, anche a questo fine, appare necessario assicurare anzitutto la distinzione dei ruoli tra competenze del presidente e competenze del direttore generale. A tal proposito, non ci è chiara - e mi riferisco alla replica di ieri in discussione sulle linee generali del Ministro Fornero - la parte conclusiva del suo intervento dove afferma che: «dobbiamo costruire una commissione che abbia professionalità provenienti dalla magistratura contabile, dal Consiglio di Stato, dal mondo accademico, una commissione snella che operi con rapidità e che sia in rapporto con il Governo per la proposta di modifica della governance». Vorremmo chiedere al Ministro: intende per caso proporci ancora di chiamare altri tecnici per valutare questo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Penso che in questa circostanza il Governo dovrebbe attenersi alle decisioni del Parlamento indicate nel caso specifico da questa mozione sostenuta all'unanimità e che non dovrebbe esserci pertanto bisogno di creare una nuova commissione ad hoc. Per questo, in una fase come questa particolarmente delicata, abbiamo chiesto e chiediamo, tra le altre cose, una puntuale vigilanza in ordine al rispetto delle garanzie amministrative di trasparenza, correttezza e buon andamento economico, e l'adozione di procedure finalizzate sempre alla trasparenza. È, dunque, necessario vigilare ed eventualmente intervenire per garantire una governance dell'ente equilibrata e collegiale, riportando l'INPS ad un assetto più appropriato per un ente pubblico, specie in virtù delle dimensioni e dei compiti che ad esso sono attribuiti. Auspicando, pertanto, che il Governo e tutte le forze parlamentari riconoscano l'importanza degli indirizzi contenuti nel testo di questa mozione in esame, convenendo con Pag. 46essa tutto il Parlamento, annunciamo il voto favorevole del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Centa. Ne ha facoltà.

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, forse perché ho letto ieri a proposito del dubbio di Socrate, però devo dire che prima di decidere se una governance va bene o non va bene forse bisognava e bisogna anche vedere quali risultati ha prodotto o meno in termini di numeri e non di parole soltanto, in termini di efficienza, in termini di capacità, anche finanziaria, in termini di risposte che questo ente ha dato o non ha dato ai cittadini, in termini, sostanzialmente, di efficienza ed efficacia.
Dovremmo riflettere in maniera molto forte perché siamo in un momento particolarmente delicato. Questa decisione è molto importante e indubbiamente, forse, sono necessari cambiamenti ma non possiamo non tenere presente di come abbiamo operato finora. Ed io ho questi dubbi e voglio essere sicura che quello che è stato fatto di buono rimanga. E quindi il fatto di avere una Commissione grande che ci dice che bisogna rivedere e il Ministro ha parlato di tutta la governance non della parte monocratica o altro, ma di tutta la governance, per me è un punto di domanda. Infatti, prima di costruire una governance - ripeto - vorrei ad esempio poter chiedere ad un commissario Bondi di fare un'analisi di quelle che sono le operatività e i comportamenti di un ente. Quindi il mio voto è di astensione (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà per due minuti.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, ho firmato la mozione, la voterò, sono intervenuto ieri nel dibattito e, quindi, farò soltanto poche osservazioni. Infatti vorrei, se possibile, trasmettere ai colleghi un sentimento di tranquillità perché, anche se è stato costituito un super INPS, non c'è Annibale alle porte. L'Italia resta uno Stato di diritto e, quindi, il super INPS opera nell'ambito delle leggi e soprattutto nel super INPS non c'è un solo uomo al comando. C'è un presidente-commissario fino al 2014, ma ci sono anche altri organi statutari, istituzionali dell'INPS che sono il direttore generale, il consiglio di indirizzo e vigilanza dove sono rappresentate le parti sociali, il collegio dei sindaci che passa da 7 a 9 componenti e poi c'è un magistrato della Corte dei conti che lavora nell'INPS a tempo pieno. Quindi non siamo nelle mani soltanto del presidente-commissario onnipotente ma siamo nelle mani di un ordinamento che ancora ha una sua fisionomia di garanzia per i lavoratori e i cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santori. Ne ha facoltà, anche se non mi era stato segnalato.

ANGELO SANTORI. Signor Presidente, solo per dirle che ieri la componente politica Misto-Liberali per l'Italia-PLI aveva rinunciato alla discussione sulle linee generali per risparmiare il tempo e intervenire in dichiarazione di voto. Non capisco perché non le sia stato segnalato.

PRESIDENTE. Non è stato segnalato alcun intervento, onorevole Santori. Tant'è vero che lei avrebbe dovuto intervenire nella prima parte. Comunque ha facoltà di parlare per due minuti.

ANGELO SANTORI. La ringrazio, signor Presidente. Il Governo con le iniziative in materia di governance dell'INPS, perseguendo l'accorpamento degli enti previdenziali in un unico istituto, ha omesso di considerare quanto raccomandato dalla Corte dei conti laddove ha consigliato un accurato percorso di avvicinamento. Contrariamente a quanto prescritto Pag. 47dalla cura della spending review, il suddetto accorpamento di questo passo potrebbe - sottolineo: potrebbe - portare ad una pubblica amministrazione non soltanto più costosa ma addirittura peggiore.
Eppure sul punto la Corte dei conti, nella sua relazione del novembre 2011, ha espresso forti perplessità in merito alla concentrazione dei poteri determinata a seguito delle disposizioni del decreto-legge n. 78 del 2010 il quale aveva trasferito al solo presidente le attribuzioni del soppresso consiglio di amministrazione, rafforzando quindi la catena di comando tra i vertici ministeriali e il vertice monocratico, indebolendo pertanto l'autonomia dell'INPS. Eppure sempre la Corte dei conti nella stessa relazione ha segnalato che è tuttora in corso l'azione di ristrutturazione organizzativa condotta, peraltro, in assenza di un compiuto piano unitario e di una previa analisi costi-benefici, in modo settoriale per successive approssimazioni, facendo ampio ricorso a consulenze esterne onerose e pervasive. Credo che riqualificare e spendere meglio le risorse pubbliche sia possibile, ponendo al centro dell'azione del Governo le risorse umane già esistenti per la pubblica amministrazione.
Un nuovo grande ente previdenziale che rappresenta il 25 per cento del prodotto interno lordo, il più grande d'Europa, con la governance attuale, in un Paese democratico è inimmaginabile...

PRESIDENTE. Onorevole Santori, posso autorizzarla a consegnare l'intervento scritto, però deve concludere.

ANGELO SANTORI. Signor Presidente, consegno il mio intervento scritto, però insisto anche nel dire che ritengo che alla componente politica Misto-Liberali per l'Italia-PLI, in una dichiarazione così importante relativamente ad una mozione che il Parlamento all'unanimità sta votando, non sia giusto che non gli sia riservato il tempo necessario, quanto meno, per fare una dichiarazione di voto che abbia senso compiuto. Comunque il voto della componente politica Misto-Liberali per l'Italia-PLI sarà favorevole alla mozione in esame.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Santori, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Volevo solo precisare che non è a discrezione della Presidenza dare il tempo, ma è una ripartizione prevista da una prassi e consolidata fra i gruppi. Quindi mi dispiace, ma è così onorevole. Grazie comunque.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Moffa, Lenzi, Cazzola, Fedriga, Poli, Paladini, Muro, Misiti, Fabbri, Santori, Brugger ed altri n. 1-01028, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Anna Teresa Formisano... Onorevole Causi... Onorevole D'Anna... Onorevole De Poli... Onorevole Cesareo... Onorevole Meloni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 512
Votanti 505
Astenuti 7
Maggioranza 253
Hanno votato 504
Hanno votato no 1.
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati La Russa e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 48

Seguito della discussione delle mozioni Vernetti, Tempestini, Volontè, Menia, Brugger, Santori, Nucara ed altri n. 1-00996, Misiti ed altri n. 1-01023, Calabria ed altri n. 1-01024, Evangelisti ed altri n. 1-01025, Allasia ed altri n. 1-01026 e Guzzanti ed altri n. 1-01027 concernenti iniziative per la tutela dei diritti umani e politici in Ucraina, con particolare riferimento alla vicenda dell'ex Primo ministro Yulia Tymoshenko e di altri esponenti politici (ore 18,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Vernetti, Tempestini, Volontè, Menia, Brugger, Santori, Nucara ed altri n. 1-00996, Misiti ed altri n. 1-01023, Calabria ed altri n. 1-01024 (Nuova formulazione), Evangelisti ed altri n. 1-01025, Allasia ed altri n. 1-01026 e Guzzanti ed altri n. 1-01027 concernenti iniziative per la tutela dei diritti umani e politici in Ucraina, con particolare riferimento alla vicenda dell'ex Primo ministro Yulia Tymoshenko e di altri esponenti politici (Vedi allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di martedì 8 maggio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che alla mozione Vernetti, Tempestini, Volontè, Menia, Brugger, Santori, Nucara ed altri n. 1-00996 è stato presentato l'emendamento Volontè n. 1-00966/1, che è stato ritirato in data odierna.
Avverto altresì che, sempre in data odierna, è stata presentata una nuova formulazione della mozione n. 1-00996 a prima firma Vernetti (Vedi allegato A - Mozioni) e che contestualmente le altre mozioni all'ordine del giorno, ad eccezione della mozione Allasia ed altri n. 1-01026, sono state ritirate. Il relativo testo è in distribuzione.
Comunico che alla mozione n. 1-00996 a prima firma Vernetti (Nuova formulazione) sono state apposte le firme degli onorevoli Calabria, Evangelisti, Misiti e Moffa e che con il consenso di tutti i sottoscrittori l'ordine dei firmatari si intende così modificato: Vernetti, Tempestini, Calabria, Volontè, Evangelisti, Misiti, Menia, Brugger, Santori, Nucara, Moffa ed altri.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

MARTA DASSÙ, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Vernetti, Tempestini, Calabria, Volontè, Evangelisti, Misiti, Menia, Brugger, Santori, Nucara, Moffa ed altri n. 1-00996 (Nuova formulazione). Vorrei soltanto ringraziarvi infinitamente: vorrei ringraziare l'Assemblea per lo sforzo unitario dimostrato e per un testo che mi sembra di grandissima efficacia.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, la invito ad esprimere il parere anche sulla mozione Allasia ed altri n. 1-01026.

MARTA DASSÙ, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, questa è una mozione che ci richiama all'importanza dei rapporti e delle relazioni con l'Ucraina - un punto che abbiamo sottolineato nel dibattito di ieri -, tuttavia, a giudizio del Governo, una parte del dispositivo è squilibrata e, quindi, il Governo si rimette all'Assemblea.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo un fatto positivo essere riusciti a realizzare una convergenza fra tutte le forze politiche sostanzialmente Pag. 49presenti in Parlamento, convergendo, quindi, su una mozione unitaria.
Si tratta, oggi, di dare un forte segnale al Governo della Repubblica di Ucraina, finalizzato al miglioramento degli standard complessivi della democrazia e del rispetto dei diritti umani. Non è possibile che, in Europa, un ex Primo Ministro - colpevole, secondo quel tribunale, di aver realizzato un accordo sulle forniture del gas russo per l'Ucraina, svantaggioso per il Paese - sia stato condannato a sette anni di carcere. Non è possibile che in un Paese, un Paese europeo, come l'Ucraina, non vengano rispettati i diritti minimi fondamentali dei detenuti, la possibilità di avere cure mediche adeguate, la possibilità di ricevere visite da parte di parlamentari europei e nazionali.
Pertanto, noi crediamo che con questa mozione sarà possibile dare un segnale politico importante a quel Paese. Sostanzialmente, cosa chiede il testo finale unitario? Chiede di mettere in atto - insieme ai partner europei, naturalmente, perché crediamo non solo all'azione bilaterale, ma anche all'azione multilaterale -, quelle iniziative per chiedere la liberazione di Yulia Tymoshenko e degli altri esponenti del Governo precedente, oggi incarcerati, come il Ministro dell'interno, Yuriy Lutsenko, l'ex Ministro della difesa Valeriy Ivashchenko ed altri. Inoltre, la mozione chiede, con molta chiarezza e con molta nettezza, alle autorità ucraine che vengano consentite visite in carcere da parte non solo dei parlamentari italiani, ma anche degli altri parlamentari europei che ne hanno già fatto richiesta.
E ancora, proprio per dimostrare che non vogliamo isolare l'Ucraina, ma vogliamo includerla sempre di più nella grande famiglia europea, chiediamo di subordinare il parere favorevole del Governo italiano alla firma dell'Accordo di associazione tra Ucraina e Unione europea, a quei miglioramenti fondamentali ed ineludibili, ai principi di Copenaghen - facciamo riferimento a qualsiasi norma -, quei principi e quelle riforme auspicabili nel sistema giudiziario di quel Paese, nello Stato di diritto, nella difesa dei diritti umani fondamentali e, quindi, nel miglioramento degli standard democratici complessivi.
Io credo ancora, e questo è un altro fatto rilevante, che lo sport - ne abbiamo discusso tante volte - non possa essere utilizzato in modo improprio. L'attività sportiva è importante, ma non c'è dubbio che i campionati europei di calcio, che si svolgeranno tra poche settimane, potranno rappresentare una leva importante. Quindi, sempre con la nostra mozione, chiediamo che le autorità sportive e gli esponenti politici valutino la possibilità di non presenziare con esponenti politici di primissimo livello, di primissimo piano del nostro Governo a quegli importanti eventi sportivi, fino a che queste minime richieste di garanzia non verranno realizzate.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANNI VERNETTI. Mi accingo a concludere, signor Presidente. Segnalo ancora che diversi deputati hanno sottoscritto la candidatura di Yulia Tymoshenko a premio Nobel per la pace. Ancora una battuta e ho veramente concluso. Con questa mozione, non vogliamo isolare l'Ucraina, ma anzi, vogliamo veramente e definitivamente avvicinarla all'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, mi permetta davvero poche battute perché mi rifaccio all'intervento di ieri quando ho illustrato i contenuti della mozione che avevo presentato a nome del gruppo dell'Italia dei Valori. Mi sembra che il dibattito che ne è scaturito e la convergenza su un testo unitario diano più forza alla richiesta che tutti insieme facciamo perché, anche in Ucraina, possa affermarsi uno Stato di diritto che guardi più a Bruxelles che non a Mosca. Per questo abbiamo convenuto in un'unica mozione; speriamo che il Governo non soltanto esprima un parere favorevole ma Pag. 50tenga conto dei contenuti di quella mozione e faccia ogni passo necessario nei confronti dei partner europei affinché ci sia una azione congiunta sul piano diplomatico, ovviamente, perché si possa ottenere, in primis, la liberazione di Yulia Tymoshenko, ma anche degli altri dirigenti di quella che abbiamo definito la «primavera arancione» e che possano tornare liberi perché le imputazioni, in molti casi, sono davvero risibili. Tuttavia, c'è un tratto importante che è già stato anticipato dai tedeschi e da altri: bisognerebbe, fortemente e sinceramente, mettere in discussione la presenza alle cerimonie di apertura degli europei di calcio che nel mese di giugno si svolgeranno in quel Paese; questa, davvero, potrebbe essere una «minaccia» più efficace di tante iniziative diplomatiche. In questo senso abbiamo voluto fare un riferimento esplicito; chiediamo al Governo di pronunciarsi in questo senso; chiediamo al CONI e alla Federazione italiana giuoco calcio affinché facciano sentire anche la loro voce: non si può andare a giocare tranquillamente in un Paese in cui sono conculcati i diritti civili e talvolta anche i diritti umani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, c'è una ferita che brucia nel cuore dell'Europa: Yulia Tymoshenko, che è l'ex Premier dell'Ucraina e la leader della «rivoluzione arancione» del 2004 e che è stata soprannominata dai giornali occidentali la Giovanna d'Arco dei giorni nostri, è incarcerata, com'è noto, dall'11 ottobre dello scorso anno, colpevole, a giudizio del tribunale di Kiev, di aver concluso un accordo sulle forniture di gas ucraino che è economicamente svantaggioso per il proprio Paese. Premesso che su tali accuse appare assai lecito avanzare dei dubbi, va ricordato, comunque, che persino il processo che l'ha condannata a sette anni può definirsi tutt'altro che in linea con gli standard internazionali di trasparenza, di accessibilità e di equità. La situazione, oggi, appare ancora più grave per via delle drammatiche condizioni di salute della principale avversaria dell'attuale Premier Yanukovich la quale, pur costretta a letto, come è noto, per i numerosi problemi di salute che sono sopraggiunti durante la detenzione, ha iniziato uno sciopero della fame che, apprendiamo tra l'altro dalle agenzie, ha sospeso proprio oggi, dopo più di venti giorni, per richiamare l'attenzione internazionale sul suo caso. Tuttavia, il dato più sconvolgente della detenzione è la verosimiglianza delle accuse della Tymoshenko, al corpo di sicurezza del carcere, di aver subito percosse che sono state anche documentate con foto e video, dai quali sono visibili i segni di lividi e ferite.
Dobbiamo, inoltre, ricordare che, oltre all'ex Premier Yulia Tymoshenko, sono attualmente sottoposti al regime di custodia cautelare anche l'ex viceministro della giustizia Yevhen Komiychuk, l'ex Ministro dell'interno Juriy Lutsenko e l'ex Ministro della difesa ad interim Valeriy Ivashchenko; anche gli ultimi tre, hanno subito, peraltro, un progressivo peggioramento delle loro condizioni di salute che richiederebbero cure mediche al di fuori del carcere.
Che di fronte ad una carcerazione su cui pesano gravissimi sospetti di una macchinazione politica l'Europa rimanga di fatto in silenzio, come se quanto accade al suo interno non la riguardasse, è del tutto intollerabile, essendo, tra l'altro, sempre più concreta la prospettiva di una maggiore integrazione dell'Ucraina all'Unione europea. Mentre la Tymoshenko attende l'esito della Corte europea per i diritti umani - che sta vagliando il suo caso -, la figlia Eugenia sta viaggiando per tutta Europa cercando di scuotere le coscienze e sensibilizzare i leader politici sull'ingiusta prigionia della madre.
Negli ultimi giorni alcune autorevolissime voci in Europa si stanno levando a favore del boicottaggio dei campionati europei di calcio, che si disputeranno, come è noto, oltre che in Polonia anche in Ucraina; questo se non si farà luce sul caso Tymoshenko. Premesso che è pur legittimo avere esitazione ad utilizzare Pag. 51l'arma del boicottaggio, perché considerata poco incisiva a fini diplomatici, riteniamo, invece, che manifestazioni di timidezza o di esitazione su questo caso non sono ammissibili, e qualunque azione utile ad accendere le luci sulla vicenda della Tymoshenko sia da prendere in considerazione. In fondo, tutti noi ricordiamo la protesta degli Stati Uniti e del blocco occidentale nei confronti dell'Unione Sovietica di allora manifestata attraverso il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca del 1980. Certamente la logica dei blocchi di ieri non corrisponde all'Europa democratica di oggi, ma è certo che, all'epoca, la disapprovazione e la condanna dell'invasione dell'Afghanistan da parte dei sovietici risaltò agli occhi della pubblica opinione, dopo aver logicamente scosso e allarmato gli ambienti internazionali e diplomatici.
L'aspetto che in questo momento ci preme di più sottolineare è proprio far capire al mondo cosa sta accadendo in Ucraina. Se il boicottaggio degli europei di calcio potrà aiutarci nel nostro intento, a mio parere potrebbe anche essere da considerare. Comunque sia, pare opportuno non inviare alcun rappresentante del Governo e declinare qualunque invito ufficiale a partecipare alle cerimonie celebrative dei prossimi europei di calcio in Ucraina. Siamo dinanzi ad una questione di diritti umani brutalmente calpestati, di violazione della dignità della persona, di funzionamento distorto delle istituzioni, sia statuali che giuridiche, di inosservanza delle regole basilari dello Stato di diritto, di sacrilegio dei diritti umani fondamentali, e siamo certi che senza demagogia, ma anche con determinazione, qualche forma di boicottaggio possa e debba essere valutata dall'Unione, che oggi più che mai ha bisogno di battere un colpo, non solo sul piano economico, ma anche e soprattutto su quello del rispetto dei diritti umani, se non vuole ridursi sempre di più ad un'entità geografica irrilevante. Con questa mozione, convintamente sottoscritta dal gruppo di Futuro e Libertà - ed è bello che sia una mozione unitaria -, vogliamo in tutta evidenza anche mettere in luce ciò che riteniamo non negoziabile e comunque pregiudiziale rispetto al processo di associazione tra Ucraina e Unione europea, ed ai connessi e dovuti convincenti standard democratici.
Se l'Ucraina non metterà in campo quelle riforme che la rendano davvero uno Stato democratico, se non rilascerà immediatamente e per ragioni umanitarie non solo la Tymoshenko, ma anche i leader dell'ex Governo con lei incarcerati, riteniamo che il Governo italiano non possa dare disco verde all'accordo di associazione tra Ucraina e Unione europea, perché qualsiasi Paese può dirsi evoluto a livello commerciale, industriale ed economico, ma nessun Paese può dirsi tale se non tutela in prima persona i diritti fondamentali e con essi il miglioramento degli standard democratici.
Ultimo, ma non ultimo, con questa mozione ci impegniamo, altresì, a sostenere la candidatura di Yulia Tymoshenko a premio Nobel per la pace, per dare un giusto riconoscimento al suo impegno nella cosiddetta rivoluzione arancione e per gli sforzi compiuti affinché l'Ucraina gestisse al meglio la sua transizione democratica e perché la Tymoshenko ha concentrato tutte le sue energie per promuovere il dialogo, la tolleranza e la sintonia tra le diverse componenti della società ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro impegno su questa vicenda è un impegno che viene da lontano: il Consiglio d'Europa, come è noto, da anni sta monitorando la situazione in Ucraina, e solo negli ultimi mesi - per ricordare alcune tappe -, nel mese di gennaio, ha approvato un rapporto molto duro, sul quale abbiamo avuto uno scambio di vedute nei giorni scorsi, anche grazie all'invito e all'onore che mi ha fatto il presidente del Comitato dei diritti umani, Furio Colombo, in Commissione Pag. 52affari esteri. Questo monitoraggio prosegue: i nostri due rapporteur del Consiglio d'Europa hanno svolto questo lavoro e continuano a svolgerlo con grande attenzione ed intelligenza. Questa mozione unitaria parte un po' dalla risoluzione approvata in quell'organismo internazionale. Analoghi strumenti sono stati approvati anche all'OSCE, a Vienna, in questi ultimi mesi.
Ovviamente la situazione è molto preoccupante e i cenni di miglioramento stentano a rendersi evidenti, non solo per i cosiddetti prigionieri incarcerati per ragioni politiche - questa su nostra iniziativa è stata la formulazione usata anche dal Consiglio d'Europa nelle ultime settimane - ma anche per la mancanza di assoluta volontà ad implementare tutti quegli standard europei, a partire dalla riforma del codice penale, da un migliore rispetto, dall'apertura e libertà al dibattito politico, dalle riforme del sistema giudiziario e della libertà di stampa e dal rispetto dei diritti umani che quel Paese fa.
Voglio anche qui citare solo un'esperienza. Immediatamente dopo il 25 di gennaio, l'approvazione di questo report e dopo diversi impegni negli ultimi anni e nell'ultimo anno da parte del presidente Yanukovich ad implementare queste richieste per portare il suo Paese ad avere alcuni standard minimi di democrazia europea, il Parlamento ucraino ha realmente preso in esame la riforma di questi due articoli del codice penale.
Altrettanto realisticamente, come era temuto da molti di noi e dalla gran parte dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e degli organismi internazionali, ha votato, invece che a favore della riforma di questi due articoli del codice penale, esattamente contro, dando un chiaro segno di come si cambi dalle affermazioni rese a livello internazionale di voler veramente più democrazia e proseguire la strada indicata dalla Unione europea e dal Consiglio d'Europa e dall'OSCE e di cosa poi si faccia all'interno della propria Camera con la propria maggioranza.
Ovviamente, il caso più eclatante e simbolico di ingiustizia è quello di Yulia Tymoshenko e di tantissima parte del Governo precedente alla vittoria del partito delle regioni: sono incarcerati, la gran parte di essi non possono essere curati e, ancora più assurdamente direi, non ci può essere nemmeno una visita da parte degli esponenti di organismi internazionali o di ambasciatori. Tutti gli ambasciatori dell'Unione europea hanno chiesto nell'ultimo anno di poter visitare Yulia Tymoshenko, ma nessuno ha potuto farlo.
L'ambasciatore degli Stati Uniti, i rappresentanti degli organismi e dell'Unione europea: per nessuno è possibile vedere Yulia Tymoshenko, così come per nessuno, a livello internazionale, è possibile far visita agli ex Ministri del Governo di Yulia Tymoshenko. Ovviamente, tutti sappiamo che il procuratore generale, come è noto, è stato non solo nominato dal presidente Yanukovich, ma è in qualche modo legato per vincolo non solo di amicizia, ma anche di parentela, con l'attuale primo Ministro.
Sappiamo che, di volta in volta, l'avvicinarci alla scadenza e alle possibili pressioni internazionali vengono aperte nuove procedure giudiziarie e con questa mozione unitaria (saggiamente divenuta unitaria sia per la fase di elaborazione, sia per la discussione di ieri) anche nella nostra formazione politica il nostro Parlamento vuole dare nelle mani del Governo - ovviamente attento ad altre cose - uno strumento chiaro e determinante per l'azione diplomatica del nostro Esecutivo sia in termini bilaterali, sia nelle azioni multilaterali.
Ciò affinché sia chiara - come è chiaro a livello internazionale all'interno dei diversi organismi internazionali nei confronti dell'Ucraina - la richiesta della riforma del sistema giudiziario, la possibilità per gli esponenti politici dell'opposizione di poter partecipare equamente alla campagna elettorale del prossimo ottobre e la possibilità di poter essere, per coloro che sono in condizioni disagiate, curati adeguatamente.
Deve essere chiaro al Governo, attraverso l'approvazione di questo strumento, Pag. 53che non è più il tempo di sospendere i giudizi. È il tempo non solo di accettare i giudizi internazionali e il giudizio di questo Parlamento, ma anche di agire conseguentemente. Ci saranno gli europei di calcio e quindi non si capisce perché - grazie al Governo che ha accettato un nostro emendamento - non si tenga conto di questa opzione che è ormai largamente diffusa tra i Premier e i Ministri che si occupano dello sport a livello europeo.
Ci saranno le elezioni il 29 ottobre del 2012 ed è chiaro che bisogna arrivare a quel momento con una pressione internazionale tale da poter consentire che il rispetto dei diritti umani e anche la competizione elettorale sia fatta in maniera credibile, secondo gli standard di democrazia, di libertà e di una soluzione politica.
C'è bisogno cioè che, davanti al perdurare di un ambiguo atteggiamento ipocrita all'estero e assolutamente determinato per sopprimere ogni forma di opposizione all'interno da parte dell'Ucraina, il nostro Paese, con il coraggio e con l'attenzione che non ha in questo ramo del Parlamento, possa finalmente scendere in campo come stanno facendo molte diplomazie internazionali. Non voglio ricordare le recenti dichiarazioni del Primo Ministro tedesco e del Primo Ministro svedese, voglio solo ricordare che questo è un piacere, è un dovere per l'Aula parlamentare e siamo certi, grazie al parere favorevole del Governo, che, al di là delle distrazioni del momento, possa essere anche questo uno strumento serio, di impegno, che dovremo verificare anche nelle prossime settimane, nelle quali tutti auspichiamo ci potranno essere elementi positivi e soluzioni positive per queste vicende drammatiche non per l'Ucraina, ma per la stessa Europa.
In questo senso auspichiamo appunto, come ho detto prima, una forte azione del Governo sul piano diplomatico, ma una forte e chiara azione anche sul piano delle relazioni bilaterali affinché siano poste in essere queste richieste di giustizia e di libertà non per Yulia Tymoshenko, ma per il popolo ucraino che auspichiamo possa prima o poi entrare in una partnership seria con l'Europa. Senza queste riforme non lo potrà fare e queste riforme hanno bisogno anche di un'attenzione e di un accompagnamento determinato da parte del Governo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo Parlamento volge la sua attenzione alla situazione politica ucraina non molto frequentemente in verità, sull'onda di eventi che colpiscono profondamente l'opinione pubblica, come l'immagine che di recente ci ha offerto la stampa di un ex Primo Ministro rinchiuso in carcere in precarie condizioni di salute. Forse non ci ricordiamo altrettanto spesso però che l'Ucraina guarda invece verso di noi, verso l'Europa, da molto tempo con un interesse ben più costante e profondo.
Fin dalla sua indipendenza, dal 1991, l'Ucraina ha fortemente cercato la partnership con l'Unione europea e ciascuno dei suoi Stati membri attraverso un accordo di cooperazione. Dopo tre anni di estenuanti negoziati, il 23 settembre scorso l'Unione europea e l'Ucraina hanno trovato l'intesa sull'accordo di associazione, primo passo di un cammino di avvicinamento che potrebbe portare anche all'adesione all'Unione europea.
L'accordo di associazione, che ancora non è stato però firmato, prevede l'istituzione di una zona di libero mercato. Allo stesso tempo Kiev si è impegnata ad adottare l'acquis comunitario e a riformare le proprie istituzioni politiche per allinearsi agli standard europei. Questo processo è già iniziato e, contrariamente a quanto ho letto nella mozione degli altri partiti, credo che il percorso di associazione vada perseguito proprio perché rafforzerà il percorso di riforme interne in Ucraina.
L'Ucraina ha attraversato, dopo l'indipendenza, una serie di rovesciamenti politici Pag. 54da cui traspare la grande contrapposizione tra chi guarda alla Russia come alveo economico e politico di riferimento e chi, invece, guarda all'Europa per il futuro di Kiev, il tutto in un sistema democratico e in divenire con un grande desiderio di partecipazione popolare, come ha evidenziato la «rivoluzione arancione» tra il 2004 e il 2005, e attraverso riforme costituzionali spesso in contraddizione tra loro, ma che danno l'idea di un sistema di trasformazione, l'esito della quale dipenderà anche e molto dall'atteggiamento che gli attori esterni, in primis l'Unione europea, terranno nei confronti del Governo e del popolo ucraino.
Per questo ritengo che rinviare l'accordo di associazione e boicottare gli europei di calcio sia una scelta opportuna perché, al contrario, l'Europa abdicherebbe ad esercitare la propria influenza per un'evoluzione maggiormente democratica ed anzi allontanerebbe l'Ucraina dalla cultura europea e dalla sua lunga tradizione di rispetto dei diritti umani. Tra il popolo ucraino è forte la sensazione che gli europei abbiano mantenuto nei suoi confronti un atteggiamento ambiguo ed un trattamento più penalizzante che con altri Paesi.
Gli ucraini rimproverano all'Unione europea di non aver appoggiato con compattezza e prese di posizione forti la rivoluzione arancione e di non aver usato con Kiev quelle aperture di credito verso l'adesione che hanno, ad esempio, rafforzato molto la posizione europea ed internazionale della Turchia, pur partendo da situazioni interne non dissimili per quel che riguarda le garanzie sullo stato di diritto ed il rispetto dei diritti fondamentali. I giochi olimpici di Pechino non sono stati certo boicottati, ma credo che lo stato di diritto interno in Cina presenti più di un punto oscuro.
La situazione attuale dell'Ucraina merita certamente attenzione e ci sono aspetti che vanno chiariti, se, come è stato da più parti denunciato, il Governo del presidente Viktor Yanukovych ha usato tutti gli strumenti previsti dal codice penale ucraino per annientare i propri oppositori politici. È chiaro che il sistema giuridico ucraino deve essere riformato e gli abusi non possono essere accettati. Nessun sistema giudiziario dovrebbe essere utilizzato od utilizzabile come strumento di lotta politica da parte di un Governo in carica contro gli avversari. Certamente un simile sistema non pare essere compatibile con il sistema dei diritti su cui si basa la costruzione dell'Unione europea con la quale Kiev chiede di collaborare. Nelle ultime settimane si aggiungono a tutto questo le preoccupazioni per lo stato di salute di Yulia Tymoshenko, che pare necessiti di cure mediche appropriata e che probabilmente, grazie anche alle pressioni internazionali, sarà curata in Ucraina da medici tedeschi.
Se il Governo di Kiev, come auspichiamo, darà la sua autorizzazione, salutiamo certamente con favore un'evoluzione della vicenda che tuteli la vita e il diritto ad una giusta detenzione per tutti, che siano o meno ex primi ministri. Non posso associarmi alle richieste di tanti colleghi deputati che chiedevano addirittura per la Tymoshenko il premio Nobel per la pace: i reati di cui è accusata esulano anche dal suo ruolo politico e il nostro obiettivo deve essere quello di chiedere un processo equo, che accerti che accerti le responsabilità, se ci sono.
Per questo la nostra mozione chiede all'Unione europea di mantenere un comportamento coerente nel chiedere all'Ucraina, ma anche a tutti paesi che rivendicano con l'Europa una partnership privilegiata, di accelerare le riforme dello Stato di diritto atte a garantire il pieno rispetto dei diritti umani civili e politici, riforme peraltro già in corso di valutazione e approvazione del Parlamento della Repubblica di Ucraina, come confermato dalla delegazione parlamentare in visita alla Camera dei deputati il mese scorso.
Allo stesso tempo appare urgente sostenere, insieme agli altri partner europei, la necessità di monitorare le condizioni di detenzione in generale nei Paesi che si candidano ad una più stretta collaborazione economica con l'Unione europea, in particolare verificando le condizioni degli Pag. 55esponenti della rivoluzione arancione detenuti in carcere in Ucraina e di pretendere da Kiev la tutela delle loro condizioni di salute (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che la mozione di cui sono cofirmatario sia un buon punto di arrivo di un dibattito che non è cominciato in questi giorni, ma che è stato molto vivo in funzione delle notizie - spesso drammatiche e certamente tutte non positive - giunte nel corso di quasi un anno dall'Ucraina in relazione alla detenzione dell'ex primo ministro Yulia Tymoshenko.
Nel consolidare un orientamento comune, di cui è espressione questa mozione, ci siamo affidati anzitutto al criterio del ruolo che hanno i parlamenti in materia diritti umani. Essi hanno un ruolo essenziale nello stendere quella che è stata giustamente definita una rete di sicurezza dei diritti umani per ogni singolo individuo della comunità internazionale. Questa rete di sicurezza è stata costruita grazie alla crescita di una cultura istituzionale alla quale hanno dato un contributo fondamentale i parlamenti.
Penso che questo ruolo dei parlamenti, la loro intransigenza nella denuncia delle violazioni dei diritti umani dovrebbe essere qualcosa che ci unisce e che unisce i parlamenti di tutte le nazioni e di tutta la comunità internazionale, con l'obiettivo di parlare ai Paesi, agli Stati e soprattutto ai popoli e ai cittadini e dare questa forma di certezza, di una garanzia in più, che travalica i limiti e, per qualche verso, i vincoli delle sovranità nazionali.
È un'azione che abbiamo compiuto sempre, che questo Parlamento ha compiuto, e io credo valga poco la sottolineatura che, in qualche caso, ci siamo fermati o ci saremmo fermati di fronte a ostacoli superiori, perché il punto è che noi non abbiamo mai rinunciato, il Parlamento, nel suo complesso, non ha mai rinunciato a svolgere questo ruolo. Naturalmente, ha poi lasciato uno spazio alla politica, perché la tutela e la difesa dei diritti umani non può sfociare, come abbiamo ripetuto tante volte, in un'equazione troppo semplice: quella, magari, dell'intervento militare o, per altro verso, quella della rottura dei rapporti diplomatici.
Noi abbiamo cercato - credo che, in questo senso, sia assolutamente di rilievo il ruolo svolto dalle istituzioni europee - di conciliare, nei termini di un equilibrio sempre nuovo e sempre da consolidare, queste diverse esigenze, ma tenendo sempre fermo il principio che i parlamenti sono il luogo dove la tutela dei diritti umani viene esercitata in prima battuta e in primo luogo.
Nel fare questa azione - torno al tema specifico - noi ci siamo riferiti appunto a quelle istituzioni europee ed internazionali che hanno espresso parole chiare, inequivocabili. Parlo dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, alla quale fa riferimento il grosso della mozione, facciamo riferimento al Parlamento europeo, facciamo riferimento, in particolare, alla Corte penale dei diritti. Insomma, facciamo riferimento a tutti quei luoghi dove non si sono esercitate nei confronti della vicenda ucraina valutazioni di parte; anzi, al contrario, valutazioni che partivano dalla considerazione dell'enorme importanza che ha il consolidamento dei rapporti politici, economici, sociali e civili fra l'Europa e l'Ucraina. Lo voglio dire, perché è un tema che non è stato toccato, ma l'Ucraina è una delle terre nelle quali, storicamente, vi è stata una delle più violente e drammatiche violazioni dei diritti umani che la storia dell'umanità ricordi. Dobbiamo sapere - credo che la nostra coscienza abbia ben chiara la vicenda della prima metà del secolo - ciò che ha pagato l'Ucraina in termini di morti, di stragi, cosa sono state quelle che la storiografia contemporanea giudica, ormai in modo unanime, come grandi operazioni di sterminio che sono state perpetrate, da più parti, nei confronti del popolo ucraino. Pag. 56
Noi tutti dobbiamo, da questo punto di vista, al popolo ucraino la riconoscenza e il riconoscimento del ruolo tragico di vittima che l'Ucraina ha dovuto sopportare nel corso della sua storia. Un libro recente mette l'Ucraina al centro di quelle che, nel suo titolo, definisce «le terre di sangue». Vi è molto di vero in questa definizione così forte, così dura.
Ebbene, a questo Paese noi ci rivolgiamo con l'idea di trovare soluzioni, non per respingerle, non per tornare indietro, ma per andare avanti in un rapporto positivo. Quindi, la mozione unitaria tenta non di conciliare l'impossibile, ma di connettere insieme la fermezza che occorre su questo terreno, a differenza di ciò che fa la mozione di cui è stato relatore pochi minuti fa l'onorevole Allasia, che, invece, è una mozione profondamente contraddittoria da questo punto di vista. Infatti, essa nega in qualche modo l'evidenza, nega ciò che è accaduto e ciò che, purtroppo, accade in quel Paese, e che la Corte internazionale dei diritti e l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa hanno stigmatizzato con parole che sono già state evocate e sulle quali, quindi, non ho bisogno di ritornare.
Io penso, quindi, che noi facciamo il nostro dovere e lo facciamo non rincorrendo anche la cronaca. Come i colleghi possono osservare, riserviamo un giusto posto, senza forzature, alla questione dei campionati europei di calcio, riserviamo una giusta collocazione al riferimento che è stato fatto rispetto ad un'iniziativa, diciamo, larga in Europa intorno ad una possibile candidatura di Yulia Tymoshenko per il Nobel.
Noi sappiamo che la vicenda ucraina è ricca di questioni che andrebbero approfondite e non vogliamo entrare in quel merito, ci limitiamo a fare, come ha fatto la Corte penale dei diritti, come ha fatto l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, come ha fatto il Parlamento europeo, ad osservare fatti incontestabili e inconfutabili. Su quelli non chiudiamo la porta, ma confermiamo la disponibilità, che è dell'Unione europea, che è delle sue istituzioni e dei suoi organi, a spingere - e concludo, signor Presidente - perché quei cambiamenti che auspichiamo si possano determinare. Siamo convinti che non vi sia in Ucraina un muro di sordità, vi è una discussione aperta, vi sono questioni aperte. Noi guardiamo con rispetto, ma con fermezza, a questo dibattito e a questa discussione e credo che il Parlamento, votando questa mozione, faccia semplicemente il proprio dovere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà, per tre minuti.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, molti dei colleghi in Aula credo ricorderanno, come anche molti dei cittadini italiani che magari ci ascoltano, le immagini del 2004, quando buona parte del popolo ucraino decise di scendere in piazza per chiedere il rispetto della democrazia in quel Paese e l'avvicinamento ad un percorso di integrazione europea che da allora è stato compiuto, ma con molte difficoltà.
Ecco, io ci tengo a chiarire che in questa sede noi non stiamo prendendo le parti di una parte politica contro l'altra, non è un'iniziativa che va contro le autorità governative che sono attualmente al potere in Ucraina, ma mira, attraverso la vicenda di Yulia Tymoshenko, a porre la questione del rispetto della democrazia e dello Stato di diritto.
Come hanno ricordato alcuni colleghi, l'Ucraina è un Paese che si sta avvicinando al processo di integrazione europea. Allora, io credo che vada detto chiaramente che, a partire da questa vicenda, si deve porre la questione di quale sia il ruolo dell'Unione europea e delle istituzioni internazionali - ne sono state citate tante, dal Consiglio d'Europa, all'OSCE, alla Corte di giustizia europea -, ma soprattutto perché in questa vicenda si va verso un appuntamento politico che è molto importante, che sono le prossime elezioni parlamentari nell'ottobre 2012. Non vi è alcuno che non possa vedere che l'arresto di un ex Primo Ministro, leader dell'opposizione Pag. 57in quel Paese, insieme all'ex Ministro dell'interno e ad altri leader politici è una vicenda che va ad interferire direttamente con un processo elettorale democratico in corso.
Allora, a me dispiace molto che nel testo che è stato concordato il Governo non abbia avuto l'opportunità di ritenere utile che ci si esprimesse, sia in sede bilaterale, sia in sede multilaterale, affinché le raccomandazioni che sono venute sia dal Consiglio d'Europa, sia dall'OSCE e che riguardano il prossimo appuntamento elettorale fossero adottate. Certo, ci sono gli europei di calcio che avranno visibilità, ci sono tante questioni come la Presidenza dell'esercizio dell'OSCE l'anno prossimo, ma in vista delle prossime elezioni parlamentari occorre dire chiaramente che serve una presenza internazionale che giudichi quell'appuntamento in linea o non in linea con gli standard internazionali. Perché c'è un rischio: quando non si sostiene la democrazia all'estero si compiono i primi passi anche per ucciderla nel nostro Paese. Quindi, occorre stare molto attenti anche del clima politico in cui ci troviamo adesso (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, sarò breve.
Innanzitutto voglio esprimere una soddisfazione per la mozione unica derivante da alcuni testi, presentati dai colleghi Vernetti, Calabria e Misiti. Questa soddisfazione deriva dal fatto che, quando affrontiamo questioni attinenti i principi della democrazia, ovvero i principi dello Stato di diritto, non ci possano essere né distinguo né ambiguità.
Già ieri, in sede di discussione sulle linee generali, la collega Calabria è stata efficace ed esaustiva, esprimendo con determinazione la necessità che siano salvaguardati i diritti umani ed esprimendo preoccupazione per quanto sta accadendo in Ucraina ad alcuni esponenti del precedente Governo. Vi è preoccupazione in merito alle azioni penali intentate, appunto, contro diversi esponenti del precedente Governo, in particolare l'ex Primo Ministro Yulia Tymoshenko. Vi è preoccupazione per l'applicazione di un codice penale ucraino che permette così una penalizzazione retroattiva del normale processo di decisione politica. Ciò contrasta con il principio dello Stato di diritto ed è, pertanto, inaccettabile agli occhi di chi ha una visione democratica e dello Stato di diritto.
Vi è poi una valenza politica - non c'è dubbio - in questo atteggiamento. Dobbiamo, invece, richiedere che vi sia una posizione da parte del Governo ucraino diversa rispetto ad esponenti del precedente Governo e di consentire loro anche la candidatura alle elezioni politiche del prossimo autunno. Le prossime elezioni politiche in Ucraina potranno costituire un banco di prova per questo Paese, per verificare la sua volontà di adesione ai principi democratici.
È notizia di qualche ora fa che Yulia Tymoshenko è stata trasferita in un ospedale a Kharkiv per essere assistita da medici tedeschi. È anche altrettanto importante sottolineare che, proprio ieri, il Presidente Yanukovich ha dovuto annullare un vertice dei leader dell'Europa centrale ed orientale, che doveva tenersi giovedì e venerdì, dopo che molti di questi leader avevano annunciato la loro rinuncia a parteciparvi per la vicenda Tymoshenko.
Credo che questi siano i primi segnali positivi della pressione della comunità internazionale. Ricordo, a questo riguardo, le azioni della Corte europea dei diritti dell'uomo e dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, che hanno espresso risoluzioni contenenti preoccupazioni per i processi penali che si sono svolti. Ricordo le prese di posizione del comitato permanente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, la presa di posizione del Segretario generale del Consiglio d'Europa, che ha espresso la sua personale preoccupazione e, così pure, le posizioni dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE - ricordo a questo proposito che la Pag. 58prossima Presidenza di questo organismo sarà a carico, appunto, dell'Ucraina - e poi anche dell'Assemblea parlamentare della NATO.
In più occasioni è intervenuto pure il Parlamento europeo, anche con la risoluzione del 27 ottobre 2011. Insomma, molte voci si sono levate, evidenziando il coraggio di Yulia Tymoshenko, una donna simbolo, appunto, del coraggio per la democrazia, per il futuro della democrazia del suo Paese. Anche l'Italia si è espressa con molto convincimento e molta coralità. Ricordo l'appello dei deputati italiani appartenenti a tutti i gruppi per la liberazione immediata dell'ex Premier Yulia Tymoshenko.
La pressione italiana nei confronti del Governo per la questione Tymoshenko si è più volte espressa, in particolare in linea con la posizione espressa dai principali membri dell'Unione europea oltre che della Russia e degli Stati Uniti. L'Italia, a livello bilaterale, ha trasmesso un segnale di forte preoccupazione alle autorità locali e il Quirinale stesso ha anche rinviato la visita del Presidente Yanukovich che era prevista per lo scorso 6 dicembre 2011. Allora concludo, signor Presidente, dicendo che questa mozione potrà contribuire ulteriormente all'assoluzione di Tymoshenko e degli altri esponenti dell'ex Governo ucraino. L'Ucraina potrà così riprendere il percorso verso l'Europa e io mi auguro che una volta risolta questa questione così spinosa e così importante di Tymoshenko e degli altri rappresentanti dell'ex Governo ucraino, l'Europa potrà ritornare ad essere nelle intenzioni dell'Ucraina, anche attraverso l'accordo di associazione, la cui firma è stata soppressa lo scorso 19 dicembre. Per questi motivi e per questi convincimenti confermo il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà sulla mozione in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo solo per dire, approfittando della presenza del sottosegretario Dassù, che è molto importante in questa situazione, che in eventi come questi, fra Paesi come questi, scattano come niente delle situazioni di celebrazioni festose, vuoi che riguardino la moda, vuoi che riguardino il cinema, vuoi che riguardino il design. Possono in ogni momento, persino mentre ne stiamo parlando, verificarsi o pianificarsi eventi del genere, che permettono all'Ucraina di dire: l'Italia è il nostro amico e approva ciò che stiamo facendo. Ecco, la mia raccomandazione appassionata, sottosegretario Dassù, è che riferisca al Governo e dica al Ministro Terzi che questo non è il momento di permettere che l'Italia sia rappresentata in vicende che possono costruirsi come benevolenza, amicizia e approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

MARTA DASSÙ, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTA DASSÙ, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli deputati, avendo ascoltato un dibattito così importante e così interessante ho riflettuto sulla mia posizione di prima. Ho detto che sulla mozione della Lega Nord, cioè la mozione Allasia ed altri n. 1-01026, mi rimetterò all'Aula e ne ho detto anche la ragione: la trovo un'ottima mozione, in realtà ha un'ottima parte introduttiva ma la trovo squilibrata. Quindi vorrei adesso proporvi una riformulazione in questo spirito, nello spirito cioè che anche questo contributo della vostra parte politica possa venire votato.
Spero pertanto che abbiate voglia di ascoltare un attimo questo mio sforzo di fare in modo che anche questa mozione possa essere votata. Il quarto capoverso del dispositivo va, a mio avviso, riformulato in questo modo. Leggo la riformulazione: «a riaffermare l'importanza e la Pag. 59necessità che la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali sia pienamente attuata anche in Ucraina, in relazione alle procedure giuridiche adottate nei confronti di Yulia Tymoshenko». Il motivo è semplicemente tecnico, perché nella vostra versione originaria si parla di deferire alla Corte il caso Tymoshenko ma questo in realtà sta già avvenendo, è un caso già trattato, quindi la vostra mozione al riguardo è in ritardo, è imprecisa. L'ultimo capoverso del dispositivo, invece, dove parlate dei rapporti tra Ucraina e Italia, come vi ho già detto, è sbilanciato, è in contraddizione con i punti precedenti che voi stessi elencate e con la premessa, che è scritta molto bene, quindi vi propongo semplicemente di sopprimerlo. Un ultimissimo punto, signor Presidente: ho ascoltato gli interventi dell'onorevole Mecacci e dell'onorevole Pianetta sulla questione relativa all'OSCE.
In effetti, è un punto molto importante - avete ragione - per cui proporrei ai firmatari della mozione unitaria di aggiungere il punto n. 17 alla premessa, che vi leggo: «che, nel 2013, l'Ucraina assumerà la presidenza in esercizio dell'OSCE con il mandato di verificare il rispetto degli impegni in materia di diritti umani e di democrazia da parte degli Stati membri e che tale ruolo potrebbe essere messo a rischio dal continuo deterioramento dello stato di diritto e in particolare dell'indipendenza dei giudici».

PRESIDENTE. Sta bene. Questo ultimo punto va aggiunto alla mozione unitaria.
Chiedo all'onorevole Allasia se accetta la riformulazione della sua mozione n. 1- 01026 proposta dal Governo.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per l'apprezzamento della nostra mozione e per la sua richiesta di modifica, molto equilibrata nel complesso del contesto della nostra mozione, che viene accettata.

PRESIDENTE. Allora, si intende che, a questo punto, il parere del Governo sia favorevole.
Chiedo all'onorevole Vernetti se accoglie la riformulazione proposta dal Governo della sua mozione n. 1-00996 (Nuova formulazione).

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, assolutamente si, l'avevamo anche già discussa ampiamente in Commissione. Vi era la piena convergenza e, soltanto per un dettaglio tecnico, non era stata inserita questa mattina. Quindi, ovviamente accettiamo la riformulazione proposta.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vernetti, Tempestini, Calabria, Volontè, Evangelisti, Misiti, Menia, Brugger, Santori, Nucara, Moffa ed altri n. 1-00996 (Nuova Formulazione), nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani, onorevole Picierno, onorevole Causi, onorevole Calderisi...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 412
Astenuti 42
Maggioranza 207
Hanno votato
412).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Allasia ed altri n. 1-01026, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, onorevole Causi, onorevole Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 60
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 391
Astenuti 62
Maggioranza 196
Hanno votato
389
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Raisi e Saltamartini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 19).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, nei giorni scorsi si è recato in Calabria per una manifestazione antimafia il Ministro dell'interno e in quella occasione ha visto alcuni sindaci che sono stati oggetto di intimidazioni, di atti di violenza, e credo che si sia reso conto della situazione drammatica in cui versa la regione calabrese.
L'ultima vicenda della Calabria riguarda le elezioni comunali di Catanzaro dove ci sono dei ricorsi presso la procura della Repubblica e ci sono delle iniziative da parte di quella stessa procura della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. Si parla di brogli elettorali molto evidenti, si parla di intimidazioni, si parla di un clima che determina emblematicamente una chiara inagibilità democratica in quella città. Allora, signor Presidente, il mio intervento è per capire quali sono le iniziative da parte del Ministro dell'interno. E invece di affidare una risposta, da parte del Governo, a delle iniziative e degli atti che riguardano il sindacato ispettivo, sarebbe bene che il Ministro venisse in quest'Aula e chiarisse qual è la situazione della Calabria, quello che ha visto, quali sono le sue determinazioni, ma, soprattutto, avesse chiaro il quadro della situazione della città di Catanzaro e ce la dicesse. C'è stata anche un'iniziativa, attraverso un'interrogazione da parte di colleghi, sottoscritta pure da me, che merita una risposta, ma prima di fornire una risposta all'interrogazione - lo ripeto ancora e mi appello alla sensibilità della Presidenza e del Ministro - che quest'ultimo venga in quest'Aula e ci dica chiaramente se c'è ancora uno straccio di democrazia in quella regione visto e considerato che proprio nel capoluogo di regione, nel momento più alto della vita democratica, ci sono delle bande incredibili che hanno inquinato il voto e che hanno determinato un collasso sul piano della civiltà e della tutela dei diritti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

ANGELA NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere il contenuto dell'intervento dell'onorevole Tassone, per sottoscrivere la richiesta dello stesso e per evidenziare anch'io che quanto è accaduto nella città di Catanzaro, capoluogo di regione, è veramente grave. È l'unico comune d'Italia nel quale, a due giorni dalla definizione delle risultanze elettorali, non si conosce l'esito, non si sa se c'è un sindaco eletto o se si va al ballottaggio. E quanto sta emergendo con il dovuto intervento anche da parte della locale procura della Repubblica è estremamente grave perché evidenzia come in Calabria, ancora una volta, c'è la dimostrazione palese del voto che non è assolutamente libero! Questa è una denunzia che deve essere fatta propria anche dal Governo. È veramente grave (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo)!

JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, in questo momento si stanno completando le operazioni di spoglio e di scrutinio della Pag. 61terza delle sezioni del comune di Catanzaro. Per quanto riguarda le ultime due, risulta che il candidato sindaco Abramo avrebbe già raggiunto il quorum per evitare il ballottaggio. Onestamente riteniamo che l'atteggiamento utilizzato in questa situazione è, questo sì, un pericolo grave per la democrazia. State chiedendo che il Ministero dell'interno preventivamente intervenga sul voto dei cittadini, preventivamente, cosa che non è mai accaduta. Vi dovete fare una ragione del fatto che in Calabria ancora il centrodestra vince!

MARIO TASSONE. Questa è un'insinuazione violenta che non accettiamo!

ANGELA NAPOLI. Non si può interpretare una cosa che non è stata detta! Questo è grave!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, eviterei di trasformare questo momento in un momento di dibattito perché non è la funzione del presente spazio.

ANGELA NAPOLI. Chiedo la parola.

PRESIDENTE. No, onorevole Angela Napoli, non le posso ridare la parola.

GIOVANNI DIMA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DIMA. Signor Presidente, ritengo che tutti abbiamo un solo obiettivo, quello di rendere chiaro, trasparente e assolutamente democratico il voto di Catanzaro. In questa città c'è stato un momento elettorale così com'è avvenuto in molte altre parti d'Italia. Quindi, al di là di quello che si dice - si dice chiaramente che il Popolo della Libertà, il centrodestra, ha vinto al primo turno in quella città - auspico che si faccia chiarezza al più presto in questa direzione. Infatti, signor Presidente, credo che questi interventi, quello appunto dell'onorevole Tassone e dell'onorevole Napoli, siano nella direzione di inquinare piuttosto che di favorire la discussione e la trasparenza su quanto accaduto. Credo che i numeri siano numeri e anche qui la doppia morale mi farebbe dire che forse c'è da ridere sui numeri di alcuni partiti politici a Catanzaro, però non mi interessa....

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Dima.

GIOVANNI DIMA. Tuttavia, non mi interessa dire questo, signor Presidente. Concludo sollecitando lei, la Presidenza della Camera, perché il Governo venga qui a riferire: infatti, per primi noi, vogliamo chiarezza su questo aspetto.

PRESIDENTE. Ricordo che c'è la possibilità di presentare atti di sindacato ispettivo.

DORIS LO MORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Cera, le chiedo scusa, ma completiamo il giro «calabrese» e poi le darò la parola. Prego, onorevole Lo Moro.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, in realtà è evidente che stiamo parlando in qualità di parlamentari calabresi ma il caso che abbiamo davanti non è un caso soltanto calabrese perché riguarda la città capoluogo della Calabria, riguarda la seconda città della Calabria e quindi riguarda tutta l'Italia. Intervengo soltanto per correggere il tiro e per ritornare sui dati di fatto. Infatti, non è assolutamente vero e non ci risulta che, sulla base dello spoglio delle due sezioni che sono state completate, sarebbe stata raggiunta la quota del 50 per cento da parte del candidato sindaco del PdL: pertanto, allo stato, non c'è alcun vincitore della campagna elettorale.
Il fatto che poi, a Catanzaro, in tre sezioni non siano stati completati gli spogli, che vi siano denunce su denunce, che ci siano decine di testimoni che si presentano, che ci sia addirittura un un'indagine Pag. 62giudiziaria avviata per compravendita di voti, sono fatti che leggiamo sulle agenzie, che non volevamo leggere sulle agenzie e che, quindi, non nascono qui. Le intimidazioni di cui ha parlato l'onorevole Tassone ed il clima di cui ha parlato l'onorevole Angela Napoli non nascono qui e non sono fomentate dai parlamentari calabresi che sono all'opposizione in Calabria ma nascono da fatti concreti rispetto ai quali ci attendiamo non che il Ministero intervenga per orientare i risultati ma per garantire correttezza nella proclamazione dei risultati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, in questi giorni si sta svolgendo l'ennesima edizione del Giro d'Italia. Quest'ultimo ha visto sconfinare la «corsa rosa», così come viene chiamata, in Danimarca, fuori dall'Italia addirittura con più giornate di giro. Da meridionale mi chiedo se possa continuare a chiamarsi Giro d'Italia un'organizzazione che porta in Europa capisco i mercati della bicicletta, capisco tutto quello che c'è dietro e che, tuttavia, rende più evidente la lontananza del Sud dal resto della competizione e dell'edizione.
Ebbene, è inaccettabile che si vada in Europa e si continui a chiamare Giro d'Italia un giro che continua a penalizzare in tutte le edizioni le regioni meridionali. Non è possibile che la Puglia, la Calabria, il Molise, la Sicilia e la Sardegna vengano dimenticate e continui a chiamarsi Giro d'Italia. Allora si metta su un meccanismo per ritornare al gusto di vedere anche i bambini del Sud con la bandierina ad aspettare la corsa sulle strade o altrimenti La Gazzetta dello Sport chiami l'edizione «mezzo giro d'Italia». Sarebbe molto più dignitoso e più rispettoso della verità (Applausi del deputato Tassone)!

GUIDO DUSSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, trovo anacronistico questo intervento del collega e amico Angelo Cera. Tra l'altro so che il prossimo anno avranno una tappa in Puglia, che è già stata concordata in via ufficiosa e la collega, qui presente, Carlucci lo sa, perché ne ha promosso le trattative, ma il Giro d'Italia fortunatamente è gara internazionale ed è, se non la prima, la seconda competizione a livello mondiale. Il ciclismo si è organizzato secondo delle manifestazioni che hanno un carattere organizzato dall'UCI, quindi è una gara che fa parte dell'organizzazione internazionale, non fa parte dell'organizzazione della federazione ciclistica italiana, ma è una gara messa a calendario dall'UCI, quindi dall'organizzazione mondiale del ciclismo.
Promuovere il nostro ciclismo, il nostro sport e le nostre attività all'estero e in particolar modo in Danimarca, come quest'anno, credo sia cosa stupenda e fantastica, in quanto quello è un territorio che ha già da parecchi anni promosso la bicicletta come elemento fondante del trasporto e della mobilità in quel territorio. Basta andare in Olanda ed in Danimarca e noi capiremo cosa vuol dire muoversi in bicicletta.
Dalle nostre parti quando arriva il Giro d'Italia e nelle realtà di cui parlava prima Cera il grosso dei problemi dei ciclisti - in particolar modo per il Giro d'Italia l'abbiamo visto negli anni scorsi nella realtà della Campania - è che hanno subito solamente infortuni e quant'altro per le strade, che non erano preparate e asfaltate. È una manifestazione che ha una sua dignità ed ognuno si deve comportare correttamente. L'RCS, a mio avviso, è una delle organizzazioni che sta promuovendo il nostro sport in modo molto dignitoso e fa onore alla nostra realtà, alla nostra federazione ciclistica e a tutto il mondo delle due ruote. Quindi, trovo anacronistico questo intervento, nel momento in cui si sta per contrattare una tappa proprio nella regione Puglia per il prossimo anno. Quindi, io penso che per avere le tappe, come fanno tutte le altre realtà del nord o all'estero, bisogna anche mettere Pag. 63dei soldini e non solo reclamarle come succede in questo momento, in cui vengono reclamate in Parlamento pensando di avere uno sconto sulla tappa: si paghino le tappe, si asfaltino le strade e si dia la vera ospitalità e poi vedrete che la maglia rosa arriverà per tutte le scolaresche come arriva nelle nostre realtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Io ho organizzato varie tappe come ciclismo di marca e quindi non ho nessunissimo problema a dire che l'organizzazione RCS, in questo caso Vegni, è disponibile a coprire tutto il territorio nazionale. Questa è una polemica molto ma molto sterile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Cera, non posso ridarle la parola, lo sa, perché non possiamo aprire un dibattito. Dopodiché lei domani può tornare sull'argomento, ma non stasera, adesso non posso.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 10 maggio 2012, alle 10:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,15.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MICHELE SCANDROGLIO SULL'INFORMATIVA URGENTE DEL GOVERNO SUL GRAVE ATTENTATO NEI CONFRONTI DELL'AMMINISTRATORE DELEGATO DI ANSALDO NUCLEARE, ROBERTO ADINOLFI

MICHELE SCANDROGLIO. Esprimo la solidarietà del Popolo della Libertà e mia personale all'ingegner Roberto Adinolfi, gambizzato lunedì mattina a Genova da un gruppo di fuoco terrorista, e vorrei far sentire la nostra vicinanza anche al gruppo «Finmeccanica» per cui lavora Adinolfi.
Una realtà industriale che a Genova è una presenza importante, per radicamento, per qualità del lavoro, per l'alta professionalità, per la sua evoluzione industriale, che oggi subisce una violenza inaccettabile nella sua interezza, una violenza che colpendo un suo dirigente colpisce ogni donna ed ogni uomo che fanno parte ed hanno fatto parte della sua storia.
Che colpisce ancora una volta Genova, come spesso in passato era già accaduto, lasciando sull'asfalto il sangue di tanti innocenti.
«Le condizioni oggettive non sono mai state così buone» per il rilancio della strategia del terrore, sono queste le inquietanti parole scritte bianco su nero in un documento vecchio di sei mesi di Franco Galloni brigatista rosso in carcere dagli anni '80, parole che sono state riportate dal maggiore quotidiano nazionale l'altro ieri.
Sono un avvertimento o una minaccia poi concretizzata?
Appare evidente che esistono dei nessi causali tra quello che è accaduto a Genova e tutta una serie di avvenimenti perigliosi che in questi mesi sono stati avvertiti ed è sussurrata la preoccupazione degli ambienti dell'intelligence.
Sono forti a mio avviso i pericoli in ordine alla presenza, all'interno dei movimenti di piazza di elementi antagonisti, dei centri sociali, nonché di individualità anarchico-insurrezionaliste che non possono essere valutate come semplici casualità, ma che riportano senza dubbio ad una crescente capacità organizzativa tendente a perdere la peculiarità anarcoide per riposizionarsi in cellule che vivono di vita propria, pur inquadrate in una organizzazione all'interno della galassia dell'antagonismo e del terrorismo.
Le dichiarazioni del capo della polizia Manganelli del 22 febbraio in I Commissione confermano che esiste un'area governata dai falchi del dissenso che si annida all'interno delle aree del disagio e Pag. 64della protesta, tanto è vero che, afferma Manganelli, nella manifestazione di Roma del 15 ottobre, su ottantamila partecipanti al corteo ben duemila sono stati identificati come appartenenti all'area antagonista e quattrocento di questi duemila all'area anarco-insurrezionalista.
Non è un caso, comunque, sottolinea nuovamente Manganelli, che la Val di Susa ha dato i natali a importanti elementi di Prima Linea ieri e ad oggi risiedono stabilmente in quell'area personaggi di spicco sia dell'area radicale che dell'autonomia operaia.
Non c'è altresì dubbio che esiste una capacità attrattiva a livello internazionale che lega le situazioni locali e nazionali in una prospettiva globale che ha già trovato conferme nell'offerta di supporto delle organizzazioni greche alla federazione anarchica informale italiana.
Anche il comandante dell'Arma Gallitelli, nella sua audizione del 14 marzo ripercorre la preoccupazione del Prefetto Manganelli, sottolineando la presenza dei trecentocinquanta centri sociali italiani a cui si aggiungono collettivi studenteschi ed altre realtà del mondo della scuola che formano una galassia eterogenea che ha fondato la propria azione sulla protesta contro la riforma del sistema universitario e scolastico saldandosi con la forte preoccupazione del mondo del precariato.
Non vanno dimenticate neppure le tifoserie violente, ci ricorda Gallitelli, che, anche in questo caso coniugano la loro attività con quella degli antagonisti e della protesta.
Va sottolineato che anche il comandante dell'Arma conferma l'esistenza di un processo di internazionalizzazione che prende i suoi passi dalla componente ellenica cosiddetta «cospirazione delle cellule di fuoco».
Gli episodi di violenza che in questo periodo si sono registrati sono notevoli e i confini tra delinquenza, area del disagio, movimenti di protesta, centri sociali, antagonismo, possono divenire terreno di coltura per radicalizzare la lotta in forma violenta.
Gli strumenti telematici favoriscono questo percorso e come già detto finisce l'era della disorganizzazione anarcoide e si intravedono già formazioni terroristiche che hanno struttura, comunicazione, intelligenza, intese e progetti. Se queste sono le prime affermazioni delle autorità, comunque lasciano aperte tutte le strade, che non portano al terrorismo.
A chi mai potrebbe giovare un nuovo torbido scenario terroristico?
Quali ragioni potrebbero celarsi dietro una eventuale rinnovata strategia del terrore che si innesta su una rabbia sociale che sta scardinando ogni certezza istituzionale?
In questo quadro allarmante si colloca l'attentato terroristico di Genova, città che ha registrato negli ultimi tempi fenomeni preoccupanti, le minacce al Cardinale Bagnasco Presidente della CEI, costretto a vivere sotto tutela, l'aggressione violenta a Giancarlo Caselli da parte dei NO-TAV, gli estremismi delle tifoserie che hanno indignato il mondo per la loro violenza.
Anche le parole pesano e spesso a Genova i cattivi maestri si nascondono là dove pare meno probabile e gran parte della società permeata oramai da una cultura figlia di una parte della sinistra, quella avaloriale, troppo spesso tace, troppo spesso è timida, rispetto alle «parole violente» per poi essere capace di contrastare con fermezza e decisione anche le azioni violente.
Occorre associarsi con forza e convinzione alle affermazioni del Presidente e far seguire fatti capaci di annullare sul nascere ogni tentazione tesa a far tornare gli anni di piombo.
Siamo certi che il Ministro degli interni e le Forze dell'ordine non faranno mancare ogni e qualsiasi intervento utile ad individuare gli autori del gesto criminale, monitorando la realtà nazionale e quelle realtà cittadine genovesi che rappresentano, come è stato anche in passato, un terreno ideale per la crescita del terrorismo.

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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI GIUSEPPE CONSOLO, PIERLUIGI MANTINI E MARILENA SAMPERI SUL DOC. IV, QUATER, N. 20

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli Colleghi, il gruppo di Futuro e Libertà, così come ha fatto in Giunta, voterà a favore della proposta della Giunta stessa, accordando l'insindacabilità all'onorevole Lucio Barani.
Non si tratta di preconcetto spirito di corpo - che oggi sarebbe davvero inopportuno ed autolesionistico - né di una scelta politica, ricordo che la controparte dell'onorevole Barani in questa disputa è il presidente Enrico Rossi, noto esponente del Partito democratico.
Il motivo per il quale si è votato, nella Giunta, per l'insindacabilità, è dovuto a ragioni legate alla stretta logica dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
In tale disposizione, come è noto, si vieta acché un parlamentare risponda per le sue attività legate alla funzione e per l'esercizio della sua critica politica. Nella fattispecie riteniamo, insieme con una larga maggioranza della Giunta, che vi siano nel comportamento dell'onorevole Barani queste circostanze.
L'onorevole Barani ha mosso infatti al presidente Rossi il rilievo di essere stato inerte, forse anche consapevolmente, sulla gestione di una ASL in Toscana. A tale proposito ricordo che prima di divenire presidente della Giunta regionale, il presidente Rossi era stato per parecchi anni assessore alla Sanità.
La posizione dell'onorevole Barani è stata oggetto di atti parlamentari ed è stato un cavallo di battaglia politica nella sua attività di componente la Commissione d'inchiesta parlamentare sugli errori sanitari e proprio sui deficit sanitari regionali. Tutto ciò, senza dubbio, costituisce quel nesso funzionale che la pur rigorosa giurisprudenza della Corte costituzionale richiede ai fini dell'applicazione della prerogativa.
In buona sostanza, Presidente e colleghi, non ci troviamo dinnanzi a un abuso, non siamo dinnanzi al parlamentare che approfitta del suo accesso privilegiato ai media per insultare gratuitamente un quisque de populo. Siamo invece di fronte a una disputa politico-amministrativa in cui le parti sono su un piano di parità e nella quale il presidente Rossi ha tutti gli strumenti diversi dall'azione giudiziaria per replicare e per sostenere politicamente la sua posizione sulle accuse che gli sono state mosse.
Ribadisco pertanto il nostro voto per l'insindacabilità.

PIERLUIGI MANTINI. A nome del gruppo UDC esprimo il voto favorevole sulla proposta della Giunta delle autorizzazioni. Oggetto del procedimento civile pendente innanzi all'autorità giudiziaria di Firenze è un insieme di dichiarazioni del deputato Barani relative alle vicende gestionali dell'ASL 1 di Massa e Carrara.
Si tratta di dichiarazioni le quali, pur critiche nei confronti del presidente della Giunta regionale Rossi - assessore pro-tempore alla sanità della Regione Toscana - hanno una comunanza d'argomento con atti parlamentari e interessano un tema di oggettiva controversia politico- amministrativa sul territorio su cui insiste l'attività del deputato Barani.
Siamo dunque a sufficiente distanza dagli abusi della prerogativa e dal gratuito insulto che purtroppo in casi passati questa Assemblea ha inteso proteggere, riportandone severe censure dalla Corte costituzionale. Questa volta appare sussistere un legame con l'attività parlamentare. Ribadisco quindi il voto favorevole.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Aula deve oggi deliberare sull'insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, comma 1, della Costituzione nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Barani promosso dal dottor Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana.
Il presidente Rossi ha subito un pesante attacco diffamatorio da parte dell'onorevole Barani, che mediante dichiarazioni rese alle televisioni e alla stampa Pag. 66ha sostenuto che il presidente Rossi avrebbe occultato la perdita di bilancio verificatasi nell'ASL 1 di Massa e Carrara; avrebbe taciuto la perdita di bilancio per procedere ad assunzioni clientelari; avrebbe commissariato la ASL 1 per il giro di subappalti che esiste. Dichiarazioni gravi e mirate in un contesto in cui il presidente Rossi che aveva svolto dal 2000 al 2010 le funzioni di assessore regionale ha migliorato l'offerta dei servizi sanitari in Toscana senza aumentare le tasse regionali o reintrodurre il ticket sui farmaci - come riconosciuto nei più importanti studi sullo stato della sanità e come dichiarato unanimemente da tutte le forze politiche del nostro Paese - e ha portato la sanità toscana a punte di eccellenza. Grazie alla costante attività di monitoraggio e di valutazione delle attività dell'ASL gli uffici della regione hanno rilevato l'esistenza di una perdita nel bilancio derivante da un artificioso sistema di debiti e costi occultati, di crediti inesistenti e di incongruità.
Il presidente della regione Rossi si è conseguentemente attivato nominando un commissario straordinario e avviando le procedure per accertare le responsabilità. I fatti sono stati denunciati alla procura regionale della Corte dei conti.
Il buco di bilancio è stato coperto grazie ai fondi di riserva del bilancio regionale.
L'onorevole Barani, partecipando alle sedute della Commissione d'inchiesta sugli errori sanitari e in un'interrogazione presentata nell'ottobre del 2010, ha sollevato il problema del buco in bilancio ma i contenuti lesivi dell'onore del presidente Rossi non sono interamente rintracciabili negli interventi svolti nelle sedi parlamentari.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO ANGELO SANTORI SULLA MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE IN MATERIA DI GOVERNANCE DELL'INPS

ANGELO SANTORI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il Governo, con le iniziative in materia di governance dell'INPS perseguendo l'accorpamento degli enti previdenziali in un unico istituto, ha omesso di considerare quanto raccomandato dalla Corte dei Conti laddove ha consigliato un accurato percorso di avvicinamento. Contrariamente a quanto prescritto dalla cura della «spending review», il suddetto accorpamento, di questo passo potrebbe portare una Pubblica Amministrazione non solo più costosa ma addirittura peggiore.
Eppure sul punto la Corte dei Conti, nella sua relazione del novembre 2011, ha espresso forti perplessità in merito alla concentrazione dei poteri, determinata a seguito delle disposizioni del decreto-legge n. 78 del 2010 il quale aveva trasferito al solo presidente le attribuzioni del soppresso consiglio di amministrazione, rafforzando quindi la catena di comando tra i vertici ministeriali ed il vertice monocratico, indebolendo pertanto l'autonomia dell'INPS.
Eppure, sempre la Corte dei Conti, nella stessa relazione, ha segnalato che «[...] è tuttora in corso l'azione di ristrutturazione organizzativa, condotta per altro in assenza di un compiuto piano unitario e di una previa analisi costi benefici, in modo settoriale e per successive approssimazioni, facendo ampio ricorso a consulenze esterne onerose e pervasive».
Credo che riqualificare e spendere meglio le risorse pubbliche sia possibile ponendo al centro dell'azione di Governo le risorse umane già esistenti nella Pubblica Amministrazione.
Non possiamo accettare che si riorganizzi un nuovo grande ente previdenziale rappresentante il 25 per cento del prodotto interno lordo, il più grande in Europa, con la governance attuale. In un Paese democratico è inimmaginabile un super presidente con una pluralità di incarichi il quale abbia un'ampia discrezionalità gestionale senza che sia stato precedentemente verificato se, dall'unificazione con INPDAP e ENPALS, vi siano esuberi di personale la cui professionalità deve essere valorizzata senza guardare alle etichette di provenienza. Pag. 67
Ecco perché auspico un intervento del Governo atto a garantire una governance dell'ente equilibrata, collegiale e trasparente. Ed ecco perché auspico che il Governo possa, nell'ambito dei poteri di vigilanza sull'istituto, garantire, da una parte, il rispetto del principio di separazione fra indirizzo politico e gestione della cosa pubblica, assicurando la distinzione fra le competenze del presidente e le competenze del direttore generale; dall'altra parte, chiediamo una puntuale vigilanza in ordine alle garanzie di trasparenza, correttezza, buon andamento ed economicità nell'adozione degli atti finalizzati alle procedure di incorporazione, di gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare, di gestione della cosa pubblica in relazione sia agli interessi pubblici a carattere previdenziale e gestiti dalle società partecipate dall'INPS sia in relazione al sistema di amministrazione e riscossione dei crediti previdenziali affidati ad Equitalia, nonché, ad un adeguato ruolo delle parti sociali.
Signor Presidente, il gruppo liberali per l'Italia prende atto degli impegni presi dal Governo sulla governance dell'INPS e sottolinea ancora una volta la necessità di una separazione fra l'indirizzo politico e di gestione dell'Ente ma soprattutto il superamento del governo monocratico che come tutti sappiamo con il trasferimento delle competenze dell'INPS e dell'ENPALS rappresenta il 25 per cento del prodotto interno lordo nazionale e gestisce fra dipendenti pubblici, dello spettacolo e quelli che gli derivano da sempre dal settore privato 21 milioni di assicurati, 1,5 milioni di aziende e 23 milioni di pensionati.
Per tutti questi motivi e per gli impegni presi dal Governo il voto gruppo misto dei liberali per l'Italia è favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. IV-quater, n. 20 494 341 153 171 303 38 38 Appr.
2 Nom. Moz. Moffa e a - 1-01028 512 505 7 253 504 1 35 Appr.
3 Nom. Moz. Vernetti e a - 1-996 n.f. rif 454 412 42 207 412 35 Appr.
4 Nom. Moz. Allasia e a - 1-01026 rif. 453 391 62 196 389 2 35 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.