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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 623 di mercoledì 18 aprile 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,35.

GUIDO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bongiorno, Brugger, Caparini, Colucci, Consolo, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Grassano, Jannone, Lucà, Mazzocchi, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Pescante e Pisicchio sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Rimessione all'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a norma del comma 4 dell'articolo 92 del Regolamento, settantasette deputati, costituenti oltre un decimo dei componenti la Camera, hanno chiesto la rimessione all'Assemblea della seguente proposta di legge, già assegnata alla I Commissione (Affari costituzionali) in sede legislativa:
ANGELINO ALFANO, BERSANI, CASINI ed altri: «Misure per garantire la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti e dei movimenti politici» (5123).

La predetta proposta di legge resta, pertanto, all'esame della stessa Commissione in sede referente.

Discussione del disegno di legge: S. 3184 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento (Approvato dal Senato) (A.C. 5109-A) (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, sarò brevissimo perché ovviamente non ho intenzione di rubare spazio ai colleghi.

PRESIDENTE. È sempre brevissimo...

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, lo scorso mese, su un decreto-legge, avevo chiesto il suo parere rispetto a quanto era indicato dal Comitato per la legislazione e Pag. 2avevamo entrambi concordato che ovviamente non vi era cogenza rispetto al procedimento. Tuttavia, ritengo che sia assolutamente da evidenziare che, ancora una volta, esaminiamo un decreto-legge rispetto al quale il Comitato per la legislazione ha enunciato una serie di criticità, che sono quelle classiche, che non dovrebbero essere presenti in un decreto-legge in discussione.
Mi permetto di sollevare una questione, dinanzi alla Presidenza: se la tregua fra Governo e Parlamento è finita in una settimana, credo che la Presidenza dovrà considerare che, se vi sono delle norme che non potrebbero essere inserite in un decreto-legge, dovrebbe essere la Presidenza a prendersi la responsabilità di chiederne l'esclusione, altrimenti ci prendiamo anche un po' tutti in giro. Infatti, vi sono deleghe che sono al di fuori, vi sono norme che non vengono chiarite, vi sono norme che lasciano addirittura in forma non abrogata norme che, invece, dovrebbero essere abrogate esplicitamente.
Credo che, se i tecnici ci propongono un testo che non va bene, debba essere dignità del Parlamento correggerlo perché, altrimenti, la politica certamente non recupera credibilità dicendo di sì a tutto e anche alle questioni che, da un punto di vista legislativo, sono errate. Pertanto, mi appello alla Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Volpi, lei pone un problema di cui la Presidenza non solo si è occupata, ma di cui è anche garante.
Ovviamente, l'attenzione su questi temi, da parte del Presidente e della Presidenza, è sempre massima.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 5109-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti del gruppi parlamentare della Lega Nord Padania, Italia dei Valori e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore nonché presidente della VI Commissione (Finanze), onorevole Gianfranco Conte, ha facoltà di svolgere la relazione.

GIANFRANCO CONTE, Relatore, Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo portato a termine l'esame del provvedimento che era sottoposto all'attenzione della Commissione finanze. Si tratta di un provvedimento piuttosto complesso, che interviene su molte questioni aperte in termini di semplificazioni fiscali e che ha dato la possibilità di intervenire alla Commissione, la quale si è molto impegnata sul testo.
In questa fase permettetemi di ringraziare il senso di responsabilità e anche l'impegno di tutti i colleghi che hanno inteso intervenire sul testo che era arrivato dal Senato con molte proposte emendative, che sono state esaminate attentamente, pur avendo a disposizione obiettivamente non molto tempo.
Questo è un problema che abbiamo sollevato altre volte.
Capisco le osservazioni che vengono fatte dal Comitato per la legislazione, però dovremmo anche ripensare la funzione del Comitato per la legislazione quando si fanno decreti-legge, perché è chiaro che, quando si ha a disposizione una settimana di tempo per convertire un decreto-legge che ci arriva dall'altro lato del Parlamento, è difficile, alla luce delle proposte emendative che vengono esaminate, tenere conto o aspettare i tempi del Comitato per la legislazione per intervenire in maniera compiuta.
D'altronde, ieri era stato fissato il termine per la chiusura dei lavori alle ore 14, abbiamo dovuto fare un supplemento di esame che ci ha portato in limine mortis a dare il mandato al relatore e quindi è comprensibile che attendere ulteriormente Pag. 3un parere aggiuntivo o suppletivo sul testo che si è andato formulando ci avrebbe messo nella condizione di non arrivare stamani all'esame del provvedimento.
Le proposte emendative che sono state accolte e approvate dalla Commissione finanze sono un'ottantina, quindi un numero rilevante, e bisogna dare atto al Governo che, nella fase di esame degli emendamenti, ha potuto affrontare, nella ristrettezza dei tempi, alcuni temi abbastanza complessi, che hanno comunque arricchito il testo che ci arrivava dal Senato, risolvendo una serie di questioni che erano rimaste comunque non completamente risolte.
I temi che abbiamo affrontato durante il corso dell'esame del provvedimento variano su più questioni: sulla rateizzazione dei debiti tributari abbiamo provveduto a sistemare una questione che sembra essere in sé ragionevole, ma che purtroppo presenta aspetti problematici e questo è uno dei motivi per cui, quando si fanno provvedimenti così complessi di semplificazione, bisogna tenere conto anche delle procedure in campo amministrativo.
Un tema che a me piace sollevare quest'oggi, che è stato risolto e che ha avuto una grande eco sui giornali, riguarda i comportamenti della pubblica amministrazione, nella fattispecie dell'Agenzia delle entrate, rispetto ad esigenze legittime dei contribuenti, che vorrebbero vedersi riconosciuti eventuali crediti di imposta senza che l'amministrazione apponga nessun ostacolo a riavere quello che si è versato in più. Qualcuno potrebbe chiedersi se davvero ci voleva una norma, ma, purtroppo, nella nostra legislazione ci voleva una norma per risolvere un problema che sembra di poco conto, ma che evidentemente la sensibilità della Commissione ha voluto affrontare e che ci ha portato a considerare contrario ai doveri d'ufficio un comportamento che obiettivamente è illegittimo.
Ci sono altre questioni che sono state affrontate. Cercherò di fare un breve excursus delle modifiche apportate dalla nostra Commissione in considerazione del fatto che il testo è ben noto ai colleghi e quindi mi limiterò a relazionare sulle tematiche che abbiamo affrontato e cercato di risolvere.
Siamo intervenuti in tema di cessione delle eccedenze di consolidato; abbiamo previsto un'esenzione dall'IVA per quanto riguarda i collegi universitari; abbiamo affrontato il tema della responsabilità solidale tra gli appaltatori ed i subappaltatori in tema di effettuazione del versamento delle ritenute dei debiti; abbiamo affrontato un tema, che sembra secondario, ma che in una fase di crisi non lo è, perché riguarda la cosiddetta IVA a margine; abbiamo affrontato il tema di un'altra semplificazione, che riguarda la fatturazione dei viaggi per il turismo; abbiamo sistemato anche alcune questioni che riguardavano i pagamenti fatti dai contribuenti in sede di 730 e relativo CUD.
Abbiamo poi affrontato alcuni problemi che riguardavano le facilitazioni per imprese e contribuenti, per esempio siamo intervenuti su tutta la questione che riguarda la semplificazione degli obblighi di fatturazione e registrazione e sulla vicenda dell'accredito degli stipendi e delle pensioni. A questo proposito bisogna aprire una piccola parentesi per chiarire un aspetto che non è chiaro all'esterno e che dovrà invece essere particolarmente pubblicizzato. Come i colleghi ricorderanno nel decreto-legge «salva Italia» all'articolo 12 era stata prevista una sorta di facilitazione per i pensionati che ricevono somme superiori a 1.000 euro, ovvero la possibilità di aprire dei conti correnti dedicati. La norma a suo tempo prevedeva che, entro la fine di marzo scorso, si sarebbe dovuta firmare una convenzione fra gli istituti di pagamento, le banche e le poste; questa convenzione è stata firmata ma non è ancora stata pubblicizzata, deve essere ancora emanata la disposizione e l'accordo interbancario, però permetterà ai meno abbienti di aprire conti correnti dedicati senza spese e quindi sarà messa a disposizione dei pensionati che eventualmente dovessero avere pensioni superiori a 1.000 euro.
Intanto si è intervenuto anche su un altro problema. Quando i pensionati ricevono Pag. 4la tredicesima, se c'è il versamento di due mensilità potrebbero superare i 1.000 euro e quindi sarebbero costretti eventualmente ad aprire un conto corrente solo per ottenere il pagamento delle due mensilità di fine anno: questo problema è stato risolto, così come è stato risolto il problema che riguardava la pignorabilità delle somme, infatti la formulazione che aveva fatto il Senato non ci pareva accettabile, per cui l'abbiamo semplificata.
Si è intervenuto sul tema, noto alle cronache, che riguarda i gruppi energivori, Alcoa e Thyssen-Krupp. Si è fatto un ulteriore intervento che ha visto anche la protesta dei giovani medici specializzandi proprio nella giornata di ieri qui davanti a Montecitorio, anche se la Commissione non si è fatta prendere la mano dai protestanti perché il tema era già stato affrontato e la Commissione aveva sollevato alcune questioni relativamente all'opportunità di intervenire con un regime speciale sulle borse di studio e quindi nell'autonoma valutazione della Commissione si è deciso di eliminare la previsione che era stata introdotta al Senato per un approfondimento che sarà necessario nei prossimi giorni, anche in relazione al fatto che la Commissione sarà impegnata nell'esame della delega fiscale che è stata appena approvata dal Consiglio dei Ministri.
Si sono fatti altri interventi che hanno riguardato - questo sì è un elemento importante - l'accelerazione delle disponibilità per le regolazioni contabili inerenti i crediti d'imposta per il nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno; si è intervenuti in tema di ammortamento dei beni materiali; sono state fatte anche norme che sembrano di dettaglio, ma che intervengono sulla vita di ogni nostro concittadino.
Per quanto concerne gli autotrasportatori, è stata inserita una norma che facilita la possibilità di acquisire senza ulteriori penalizzazioni il recupero delle accise per l'autotrasporto e si è modificata una norma che prevedeva la possibilità per i cittadini extracomunitari che spendono nel nostro Paese di superare il limite dell'utilizzo del contante in considerazione del fatto che gli altri Paesi dell'Unione europea non hanno le limitazioni che sono invece previste nella nostra legislazione. Altri temi rilevanti sono stati affrontati in tema di accise.
Lo dico al Governo, perché naturalmente ci vedrà discutere il tema anche nell'ambito della delega fiscale. Il tema delle accise è ricorrente nel nostro Paese, soprattutto in questo momento di grave crisi finanziaria e sta incidendo molto sui consumi. Bisognerà fare un approfondimento sul tema della sovrapposizione fra accisa e IVA nel settore dei carburanti, ma anche nel settore dei tabacchi.
Sono tutte questioni che naturalmente saranno all'esame della Commissione e che dovranno essere affrontate anche in linea con la previsione del Governo di inserire concetti tipo carbon tax o riferimenti alla green economy, che sono già ricompresi nella delega che sarà in discussione presso la nostra Commissione.
Naturalmente, in questa fase abbiamo inteso intervenire sui regimi transitori, sulla cogenerazione e sul tema degli energivori. Abbiamo fatto anche qualche piccola correzione che riguarda le modalità di calcolo delle accise per il vettovagliamento della pesca.
Ci sono state delle modifiche e ringrazio anche e soprattutto il sottosegretario Vieri, che ha voluto riconsiderare il tema della tassazione. In ordine al tema della tassazione sulle navi e sugli aerei, che era stato affrontato nel decreto-legge «salva Italia» - il sottosegretario ricorderà la mia assoluta contrarietà ad affrontare il tema in quel modo - è evidente che si è ritornati ad una tassazione sulla proprietà e non sullo stazionamento dei mezzi che riguardano la nautica e anche la navigazione aerea. Abbiamo introdotto - ringrazio per la sensibilità il sottosegretario - un nuovo criterio che guarda soprattutto alla proprietà di questo tipo di veicoli.
Ci sono poi provvedimenti importanti che riguardano la defiscalizzazione delle nuove opere infrastrutturali, un tema che purtroppo ha visto il Governo soccombere rispetto alla volontà della Commissione, ma credo che sia di grande attualità e Pag. 5permetterà in realtà di risolvere alcune questioni non secondarie, che riguardano le nuove iniziative infrastrutturali.
C'è poi il tema spinoso che è stato affrontato nell'ultima ora di dibattito della Commissione, che ha riguardato il beauty contest. Su questo non voglio aggiungere molto. Credo che di tale questione si parlerà molto sui giornali e nelle aule del Parlamento nei prossimi giorni. Purtroppo - parlo in questa veste, più che da relatore, da presidente - noi siamo legati alle procedure parlamentari e, anche se forse andava fatto un approfondimento sul testo prima di arrivare alla sua approvazione, il poco tempo a disposizione ci ha messo nella condizione di non considerare completamente i suoi diversi aspetti. Con il conforto del Presidente Fini, ho considerato ammissibile il tema, in quanto ha effetti finanziari rilevanti, e abbiamo apportato alcune modifiche soprattutto in termini di assegnazione delle risorse che verranno da questa nuova gara per l'assegnazione delle frequenze e le risorse eccedenti e gli indennizzi saranno destinati al fondo per l'innovazione tecnologica. Però, voglio fare qui un avvertimento al Governo, più che un avvertimento un richiamo. Il Fondo per l'innovazione tecnologica, considerando che le risorse che saranno messe in campo dall'assegnazione delle frequenze sono di tipo one shot, è un fondo desueto.
Allora, faccio un piccolo richiamo al Ministro Passera perché questo fondo desueto sull'innovazione tecnologica e le risorse che noi mettiamo a disposizione con questo emendamento non servano a tirar fuori dai cassetti proposte desuete, ma servano ad inserire nel circuito economico del nostro Paese risorse che effettivamente possono creare innovazione tecnologica vera e risorse utili in un momento così grave per le finanze del nostro Paese.
Vi sono interventi che sono stati fatti in materia di fiscalità locale. Per quest'ultima il tema all'ordine del giorno, in tutte le discussioni che sono state fatte in questi giorni, ma anche sui giornali, è stato il tema dell'IMU, che è una tassazione molto contrastata. Naturalmente, se si fa una valutazione filosofica sull'imposizione patrimoniale, bisognerà ammettere che qui si fa sempre molta confusione sulla tassazione patrimoniale e sull'assistenza. Sono due aspetti assolutamente diversi.
Molti hanno spinto per caricare sull'IMU l'assistenza. È un concetto che credo, invece, debba essere rivisto. La sensibilità del sottosegretario Vieri Ceriani sul tema, visto che, prima di essere sottosegretario, è stato il responsabile della commissione istituita per verificare il livello delle tax expenditures, ci porterà naturalmente, all'interno della delega, a fare una valutazione completa sull'opportunità di tenere certe deduzioni e detrazioni e sull'opportunità anche di verificare meglio il sistema dell'assistenza nel nostro Paese.
Vi sono cose di carattere secondario, che riguardano la registrazione e come gestire la cedolare secca, quando vi sono contratti che prevedono una fideiussione. Abbiamo sistemato...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Conte.

GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, sono già arrivato alla fine del tempo concessomi?

PRESIDENTE. Onorevole Conte, lei non se ne accorge, ma il suo tempo passa. Lei parla e il tempo passa.

GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, naturalmente, in questa mia descrizione...

PRESIDENTE. Onorevole Conte, lei ha ancora un minuto. Era solo per avvisarla, perché lei aveva preso il discorso molto alla lontana e volevo farla arrivare alla conclusione.

GIANFRANCO CONTE, Relatore. Sono arrivato all'articolo 4 e ve ne sono altri otto da descrivere. Abbiamo fatto molto e questa era una semplice descrizione delle prime cose che sono state affrontate e risolte. Voglio dire le cose che non vi sono Pag. 6in questo provvedimento: ve ne sono molte, soprattutto questioni che riguardano il livello sanzionatorio, il nostro sistema di riscossione dei tributi, la ridefinizione di tutto quanto concerne il catasto, anche la vicenda dei giochi, il testo unico che sarà necessario formulare. Sono cose che affronteremo e che sono, sostanzialmente, rimandate.
Caro Presidente, mi riserverò, quando verremo a svolgere la discussione sulla delega fiscale, di affrontare temi che, nella brevità del tempo che mi è stato concesso, non potrò affrontare quest'oggi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Presidente Conte, venti minuti, a seconda dell'ottica da cui si guarda, possono essere molto brevi o molto lunghi. In ogni caso, ci rivedremo in occasione della legge delega, ma questi sono i tempi dati dal Regolamento a disposizione del relatore per illustrare il provvedimento.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento che stiamo analizzando oggi tratta di materie tributarie, quindi economico-finanziarie.
Per svolgere un'analisi compiuta che stia in piedi e che possa definirsi tale, è necessario muovere dal contesto in cui nasce il provvedimento in oggetto. Questo contesto, chiaramente, deve essere analizzato in un'ottica che va oltre i confini nazionali, che tocca necessariamente le competenze sproporzionate dell'Unione europea in materia economica e fiscale, che le sono state devolute nel tempo e che rischiano di rendere i Paesi membri incapaci di porre in essere politiche economiche in grado di rilanciare la crescita e di dare quelle risposte che, ormai, vengono chieste dai piccoli imprenditori, dai soggetti economici incapaci, nel nostro Paese, di competere con tutto ciò che avviene a livello produttivo nel mercato unico, ma anche al di fuori del mercato europeo.
Dobbiamo ricordare, allora, come siamo arrivati a questo punto, ricordare come il potere in materia di politica monetaria sia stato trasferito in capo alla Banca centrale europea, in capo all'Europa. Questo determina una situazione che non ci consente di intervenire come Paese membro in modo efficace rispetto alle sfide.
Dobbiamo anche ricordare che, quando questo Paese si è trovato all'interno di un sistema di cambi fissi, inevitabilmente ha avuto danni alla propria economia, ha visto un calo drastico del PIL e, con questo, dei livelli occupazionali.
Questo Paese, quindi, si trova, di fatto, in una posizione di totale incapacità legata a quello che è stato compiuto nel passato, ma anche al fatto che oggi siamo dinanzi ad una realtà che non ci consente di muoverci in modo efficace all'interno delle politiche che potremmo porre in essere.
Dobbiamo ricordare anche quello che è stato fatto recentemente da questo Governo, che con il provvedimento in esame vuole disporre in materia di semplificazione fiscale, e quello che è accaduto poche settimane fa, quando questo Governo ha voluto trasferire anche la materia fiscale in capo alle istituzioni europee, firmando un accordo internazionale, il fiscal compact, che avrà un impatto pesantissimo sulle tasche dei cittadini, sui conti dello Stato, ma ancora di più sulle imprese, rendendole ancora meno efficienti e capaci di competere.
Il suddetto fiscal compact è stato sottoscritto in sede europea e non è stato sufficientemente spiegato ai cittadini, anzi, noi della Lega Nord addirittura intravediamo il rischio che questo accordo internazionale passi sopra la testa dei cittadini, senza essere adeguatamente spiegato, senza che i cittadini e le imprese sappiano quello che capiterà nei prossimi anni. Si sono fatte stime che parlano di un costo di decine di miliardi di euro conseguente all'accordo che questo Governo ha voluto firmare, ma nulla si dice. Ebbene, anticipiamo Pag. 7subito che sarà nostro impegno fare in modo che i cittadini sappiano, che conoscano.
Allora, quando, con il provvedimento in esame, si parla di facilitare l'attività delle imprese attraverso la semplificazione tributaria, si parla di efficientamento, noi dobbiamo rilevare come, parlando con gli imprenditori e in particolare con i piccoli imprenditori, quello che ci chiedono è certo una semplificazione, ma soprattutto meno tasse.
Questo è quello che chiedono per poter produrre, per poter competere e per poter dare quei posti di lavoro che, purtroppo, oggi vediamo scomparire, in particolare dalle nostre regioni del Nord.
A tale riguardo dobbiamo essere chiari, dovete essere chiari. Dovete dire chiaramente che queste semplificazioni non porteranno grandi risultati. Potete sbandierarle, potete dire che daranno nuova linfa, che daranno nuovo sostegno all'economia, ma non sarà così. Non sarà così, perché il contesto in cui ci troviamo e l'incapacità di questo Governo nel mettere mano alla pressione fiscale è sotto gli occhi di tutti, in particolare di chi produce e di chi al Nord ha pagato onestamente le tasse da sempre a differenza magari di altri.
E allora dobbiamo entrare nel dettaglio di questo provvedimento, il quale, ad esempio, va ad estendere l'uso del contante sopra i mille euro per gli stranieri, sia extracomunitari che dei Paesi membri. Ebbene, vi è grande confusione, perché uno stravolgimento di questa regola nei confronti dei cittadini stranieri fa sì che gli operatori turistici, a cui questo articolo sarebbe rivolto, piuttosto che trarne un beneficio, avranno forti dubbi. Dubbi che già ci vengono proposti, dubbi e contestazioni che già questi operatori stanno portando ad ogni livello e ci dicono di portare in Aula. Noi, che siamo esponenti provenienti dal territorio, che dialogano con il territorio e che portano le problematiche del territorio, vogliamo farli presenti in quest'Aula a voi del Governo.
Vi è poi il grande tema di questi giorni, l'IMU. Avete tentato all'inizio di spacciarla come qualcosa che arrivava dal Governo precedente. Avete mutuato il termine IMU, che avevamo coniato nel Governo precedente, ma stravolgendone i contenuti. Sembra quasi una cosa evidentemente combinata per poter andare nelle piazze da parte non solo del Governo - che evidentemente in piazza non ci va perché non ha un contatto con il popolo - ma da parte dei partiti che sostengono questa maggioranza per poter dire: l'IMU non l'abbiamo messa noi, l'hanno messa gli altri, l'hanno messa quelli che c'erano prima.
Non è così! Quest'IMU non c'entra nulla con quello che avevamo inserito e introdotto noi. È un'IMU che in questi giorni è davvero sulla bocca di tutti. Basta girare le piazze, basta parlare con la gente. C'è grande incertezza e tutti ci dicono: ma questo Governo in materia di IMU è impreciso, questo è un Governo pasticcione, perché non riesce a dirci come calcolare l'IMU, non ci dice quando verrà pagata.
Se andiamo a vedere anche nei contenuti, poi saltano fuori dei paradossi, che però è giusto portare in quest'Aula, perché è necessario portare qui i problemi che la gente ci sottolinea. Basti pensare, ad esempio, in materia di IMU, agli anziani che sono nelle case di riposo. Ebbene, sulla prima casa, che si sono costruiti con sacrifici, con sudore, pagando evidentemente anche un mutuo in decenni, quando erano abili al lavoro, ebbene devono pure pagarsi l'IMU, una casa dove evidentemente non abitano più.
Stiamo parlando di una fascia in difficoltà: anziani in casa di riposo che, con le pensioni che abbiamo in questo Paese, fanno fatica pure a pagare la retta della casa di riposo stessa. Quindi, noi dobbiamo portare qui in Aula questa realtà, dobbiamo fare in modo che questo Governo conosca le difficoltà che hanno i nostri cittadini. Ho fatto un esempio perché, al di là poi delle sigle, al di là poi delle aliquote, è necessario portare la realtà che si vive ogni giorno, altrimenti davvero si rischia di vedere la politica scollegata dal mondo reale. Pag. 8
Allora vedete, quando noi parliamo di IMU, ci confrontiamo con quelle che sono le problematiche della gente, come ho appena sottolineato, ma anche con quelle che sono le proposte degli amministratori locali, le proposte dei nostri sindaci, che evidentemente in materia di IMU hanno modo di conoscere quella che è la tipologia fiscale di questa misura, ma hanno anche la capacità di fare proposte. Allora noi dobbiamo chiedere e imporre con forza a questo Governo che, nel momento in cui va a decidere e va a proporre delle norme, quando queste norme toccano la realtà comunale, di dialogare con i sindaci: ascoltate i sindaci, ascoltate quelle che sono le loro proposte. Quello che noi vediamo è che invece questo Governo si dimostra sordo rispetto a quelle che sono le istanze che arrivano dal territorio, un Governo chiuso nel palazzo, che non vuole dialogare con quelli che sono gli amministratori locali, che avrebbero molto da dire a chi invece non vuole ascoltare. Bisogna ascoltare come dicevo i cittadini e bisogna fare in modo che questi provvedimenti abbiano anche un valore sociale.
Nel provvedimento in esame, riguardo ai giochi, ci aspettavamo francamente di più. Invece il provvedimento, anziché essere utilizzato per mitigare quello che è l'impatto sociale dei giochi, alla fine va ancora una volta ad incentivare questo strumento, che sta diventando sempre più una droga per i cittadini. Vediamo - ed è cronaca di tutti i giorni - persone, in particolare nelle fasce a basso reddito, che si affidano ai giochi, cercando, attraverso le scommesse, di modificare una realtà evidentemente difficile dal punto di vista sociale ed economico. Quindi avete perso ancora una volta l'occasione di mettere mano seriamente a quella che è una regolamentazione necessaria, una riduzione necessaria di quelli che sono i giochi in questo Paese. Non è sufficiente, a nostro modo di vedere, mandare in televisione spot pubblicitari dove si ricordano i giochi e poi alla fine si dice: «giocare con moderazione». Infatti vediamo che è inutile, vediamo che questi spot hanno un impatto nullo su quello che è un fatto che sta toccando in modo sempre più drammatico la nostra società.
Dunque qui si parla, come dicevo, di disposizioni urgenti in materia di semplificazione tributaria. Dobbiamo essere chiari, dovete essere chiari, ditelo alla gente: il provvedimento in esame è un tentativo di dimostrare che questo Governo, bene o male, sta facendo qualcosa, ma non state centrando gli obiettivi, soprattutto non state facendo quello che è l'interesse dei nostri cittadini, delle nostre imprese, ancora meno l'interesse del Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, dal momento che come «Articolo 21», insieme alla rete di associazioni che si occupano della libertà dei media e dell'informazione in Europa e in Italia, non abbiamo mai dato un'adesione pregiudiziale a questo Governo, dobbiamo tuttavia dire che troviamo singolari oggi molte delle invettive rivolte al medesimo Governo da parte di chi ha sostenuto in questi anni le politiche delle destre in Europa e in Italia. Il tutto da parte di chi, in questi decenni, ha avuto le leve del comando, non solo quello politico, ma anche quello economico e finanziario. Vedete, una volta che, sottosegretario D'Andrea - lo dico come questione che andrà pure affrontata un giorno e rinominata - si elimina dallo scenario della discussione politica per esempio il tema della patrimoniale, il tema della drastica riduzione delle spese militari (addirittura abbiamo votato delle mozioni e poi il Ministro ammiraglio ha detto che comunque si dovrà procedere e andare avanti come se nulla avessimo votato), una volta che si balbetta sull'adozione di efficaci norme contro la corruzione (e sconsiglio al mio peggior nemico, sottosegretario, di parlare ancora di leggi bavaglio: mai come in questo momento non nominate il diritto di cronaca, è meglio proprio non citare il Pag. 9diritto di cronaca quando si parla di leggi come quelle contro la corruzione, che richiedono trasparenza, non oscurità), nel momento in cui questi temi non si affrontano, ne consegue che il quadro di riferimento non può che muoversi all'interno delle politiche prevalenti in Europa, delle maggioranze prevalenti. Sino a quando l'orizzonte sarà questo, e a noi questo orizzonte non piace, le ricette saranno di questa natura. E chi le condivide in Europa non può far finta di indignarsi poi in sede locale.
È su questo orizzonte che noi, come rete associativa, abbiamo dubbi, non sulla persona del Presidente Monti o sui singoli Ministri. Non ci appartengono analisi di questo tipo, ma ci appartiene una divisione, una critica sugli strumenti messi in campo. Su questi abbiamo delle riserve e su questi continueremo ad esprimere, di volta in volta, un voto positivo o un voto negativo, senza partecipare a cori: con i cori, infatti, non si costruisce alcuna politica né, tanto meno, si batte la mala politica e quella che viene chiamata l'antipolitica. Servono gesti forti, rigorosi, immediati: penso al tema dei costi della politica. Il tema non è se esaminare o no la questione in sede legislativa subito, ma magari, dire subito a cosa si rinuncia e farlo immediatamente, ancor prima di discutere di metodi e di regolamenti (Applausi del deputato Cambursano).
Da qui nascono le nostre perplessità, sulle modalità di trasferimento del reddito, che non riguardano il provvedimento in discussione, evidentemente, ma riguardano il mercato del lavoro e il provvedimento futuro che deriverà dalla delega fiscale più ampia. Su questo andrebbe aperto il dibattito immediatamente: sull'uso della leva fiscale, sull'autonomia dei comuni, su alcuni clamorosi errori che andrebbero evitati, come quello di dare la sensazione di colpire solo gli ultimi e di trasferire reddito dal basso verso l'alto. Non è tempo, è sbagliato: è necessario che la manovra complessiva - lo dico al Governo - dimostri in Aula di aver innescato l'equità e di trasferire euro, anche un solo euro, ma dall'alto verso il basso. Questa, infatti, è la situazione nella quale siamo: bisogna reintrodurre un elemento di dinamica, di redistribuzione. Pertanto, ho manifestato critiche e riserve su questioni di fondo, strutturali, che torneranno in quest'Aula e che, almeno, vanno rimesse nell'agenda.
Con lo stesso spirito, dobbiamo registrare in questo provvedimento una nota positiva, che per qualcuno è marginale, ma chi conosce il tema della comunicazione e del conflitto d'interessi sa che è una grande questione democratica, non riducibile ad egoismi di parte, di qualsiasi parte. L'introduzione dell'asta per le frequenze televisive è un fatto di grandissima civiltà e io mi auguro che il Governo non ceda ai capricci di qualcuno, sia pure potente, e non commetta un solo passo indietro (Applausi di deputati del gruppo Misto): sarebbe gravissimo. Non è una questione che riguarda solo Berlusconi, ma riguarda il principio di equità in un Paese stravolto dal privilegio e dal conflitto d'interessi. È una grande questione quella che è stata posta, e su questo, vorrei citare il Ministro Passera; poiché l'ho criticato, mi pare onesto e corretto nella vita rispondere ai provvedimenti e non mantenere una posizione di pregiudiziale urlo su qualsiasi cosa; ciò serve per la propaganda, non per la comprensione, non per la costruzione dei percorsi. Il Ministro Passera ha raccolto, nel provvedimento che voi presentate in Aula, una mozione - mi rivolgo al sottosegretario D'Andrea - votata da questo Parlamento a maggioranza; ci fu un testo presentato anche dai colleghi della Lega Nord Padania. Quel testo è stato votato da quest'Aula e non può essere oggetto di ulteriori trattative. A sostegno di quel testo, un milione di cittadini firmarono la petizione di grandi movimenti, anche internazionali - come Avaaz, come MoveOn, come Agorà digitale - oltre a partecipare alla raccolta di firme proposta dal Popolo viola e da Articolo 21.
Molti cittadini chiesero a questo Governo di abrogare quello che si chiama direi, lasciatemelo dire, con una certa ironia, beauty contest: un concorso di bellezza per premiare il più bello e il più ricco. Era doveroso abrogarlo anche esteticamente, Pag. 10non solo politicamente (Applausi del deputato Cambursano)! Tuttavia, la richiesta è di essere seri fino in fondo, di non cadere nei capricci: ieri si è urlato sull'emendamento concernente questo, si è fatto finta che fosse la fine dell'azienda Mediaset, si è fatto finta che fosse un provvedimento punitivo. Io non credo a quei capricci, signor sottosegretario: sono parte di una trattativa che si aprirà nelle prossime ore.
Pertanto, noi vi chiediamo di aprire una consultazione su un punto chiave dell'asta: la definizione dei criteri secondo i quali essa dovrà svolgersi entro centoventi giorni. Pongo una prima domanda: che fine faranno le frequenze già regalate per i videofonini? So che all'Aula non può interessare di meno, ma si tratta di milioni di euro. Qualcuno ha già ricevuto sul canale 38 le frequenze per i videofonini: quel canale - oggi Mediaset - si potrà trasformare in canale televisivo. A quello che un tempo era il concorrente, ora azienda succursale - la RAI - è stato dato il canale 11, che non è utilizzabile immediatamente. In quale conteggio andrà questo canale? Sarà regalato o farà parte dell'asta? Non è una questione irrilevante.
La domanda che poniamo al Governo non è chi punire, ma se si possono liberare dalla punizione del conflitto di interessi i concorrenti. Può il Governo approvare un ordine del giorno e dare un parere favorevole, in questa sede, domani, che dica di riservare almeno un terzo delle frequenze ai nuovi entranti, ai nuovi editori, ai concorrenti, alle nuove forme proprietarie, agli usi sociali e civici della televisione? Si può rompere un mercato chiuso che oggi ci consegna la maglia nera in Europa (e si tratta di dati delle agenzie internazionali)? Possiamo entrare in Europa anche nel settore dei media, della concorrenza e della competizione? Saranno riservate le frequenze all'agenda digitale italiana? Non stiamo parlando di «cosucce». Parliamo di un grande supporto industriale a centinaia di imprese italiane, anche piccole e medie, non solo della televisione, ma anche di quel famoso made in Italy di cui si parla e che ha bisogno di un grande supporto digitale.
Allora non si possono regalare le frequenze, in primo luogo perché è iniquo nei confronti degli ultimi che non hanno e a cui si chiedono sacrifici, in secondo luogo perché è fondamentale per lo sviluppo industriale di questo Paese. Quello che sta accadendo è una manifestazione patologica del conflitto di interessi. Ecco perché vi chiediamo di tenere duro su questo punto, di esplicitarlo domani, di accogliere gli ordini del giorno, di aprire su questo tema una grande consultazione di tipo industriale e non solo di tipo politico e di smetterla con i privilegi.
Non so se riesco a dirlo in modo comprensibile: non si tratta di punire qualcuno, ma di liberare dalla punizione tutti coloro che già l'hanno subita. E allora sarà bene non cadere nella trappola di subire condizionamenti sulle scelte delle autorità di garanzia, perché quell'asta, che voi oggi indicate in un percorso, sarà gestita dal nuovo arbitro e il nuovo arbitro è l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; ma il presidente di quel collegio dovrà essere indicato da questo Governo e i quattro commissari saranno indicati da questo Parlamento.
Domanda: visto che questa è l'ambizione, vogliamo liberare dalla clandestinità queste nomine e quelle della RAI? Vuole il Governo aprire una discussione in Aula su quale sia il compito delle autorità di garanzia? Vogliamo sottoporre i candidati a quella che in America è usuale, ossia la cross examination? Quali sono i curriculum dei candidati? Se ne può discutere pubblicamente in Commissione? Si possono presentare candidature alle commissioni? Vogliamo uscire da un'idea di clandestinità degli arbitri? Vogliamo ribellarci all'idea che chi oggi sta urlando, sta contrattando il nome del presidente dell'authority o il nuovo consiglio di amministrazione della RAI? Vogliamo diventare moderni anche in questa materia? Non è una provocazione, è una sfida in positivo. Questo Pag. 11Paese sarà libero quando si libererà dei conflitti di interesse dei diversi privilegi.
Ma questo grande tema delle autorità e della RAI deve tornare in quest'Aula. Non possiamo, da una parte, dire che vogliamo superare tutti assieme una brutta stagione del passato e, dall'altra parte, confermare quei metodi, considerandoci tutti assieme sempre immuni dal controllo. Noi stiamo dando benzina all'antipolitica. Ogni qual volta la mala politica vince, la mala politica è responsabile di quella che chiama antipolitica (Applausi di deputati del gruppo Misto). Non si può far finta di non saperlo. Ecco perché occorre una grande certezza, una grande attenzione.
Dunque, le rivolgo una proposta - che rivolgo anche al Presidente Monti - di portare l'Italia in Europa in questo settore, ma anche con questa annotazione: non so se sarà posta la questione di fiducia sul provvedimento relativo al mercato del lavoro e all'articolo 18. Personalmente - e lo dico oggi per domani - non voterò mai una fiducia su un tema come il mercato del lavoro, perché voglio che sia discusso nelle Aule e che sia affrontato liberamente. Non sopporto pistole puntate su provvedimenti delicati per questo Paese e che riguardano anche coloro che hanno situazioni di disagio profondo.
E allora vi domando: se si può ipotizzare la fiducia sul mercato del lavoro e sull'articolo 18, perché il Governo non presenta una proposta di liberazione dell'articolo 21 della Costituzione da tutti i conflitti di interesse e da tutte le oscurità, e non pone la fiducia in quest'Aula su un grande provvedimento per portare l'Italia in Europa nel mondo della comunicazione? Voglio vedere, signor sottosegretario, chi vi manderà a casa per una seggiola all'authority o per una seggiola nel consiglio di amministrazione della RAI!
Trattate il tema della libertà dei media esattamente con la stessa forza, altrimenti i cittadini avranno il diritto di pensare che qualcuno è più uguale degli altri e può imporre un diritto di veto. Infatti, non esiste precario che si può fare un decreto ad personam per tutelare se stesso. Ciò deve valere per chiunque di noi, in ordine alfabetico e senza eccezioni per la lettera «B», anche se riguardasse ad esempio un imprenditore di Arcore. Non si può fare!
La fine del privilegio deve riguardare chiunque, anche in questo settore. Mettete la fiducia sull'articolo 21 della Costituzione! Non c'è solo l'articolo 18, se si prosegue nella numerazione troviamo il 19, il 20 e il 21. Andate fino al 21 (Applausi di deputati del gruppo Misto e di deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Non ci possono essere numeri esclusi dalla discussione.
Termino, ricordando al sottosegretario D'Andrea, un protagonista positivo di quei giorni, che sarebbe bello che oggi il Governo dicesse qualcosa. Dieci anni fa, in questo Paese, veniva gridato l'editto bulgaro; vergognosamente, dalla Bulgaria, si chiedevano e si ottenevano le teste di Enzo Biagi, di Santoro, di Luttazzi e di Freccero; fu uno degli episodi più squallidi della storia della Repubblica, non cancellabile dalla memoria collettiva e individuale. Ora, sarebbe opportuno che oggi il Governo dicesse che è finita quella stagione, e come non si è accettato allora l'editto bulgaro - vi segnalo le splendide parole di oggi di Bice Biagi e di Federico Orlando, pubblicate da Articolo21 e da altri giornali - lo stesso non può essere accettato, in nessun modo, neanche oggi, e quindi dite che non accettate l'editto sulle frequenze. Coloro che fecero l'editto bulgaro quella volta, oggi, stanno ponendo un editto sulle frequenze; chiedono che qualcuno abbia più diritti degli altri. Liberate questo Paese da ogni forma di editto perché ciò non è tollerabile in una democrazia moderna; comunque la vogliate definire, moderata o radicale, comunque non può tollerare forma di editto alcuna. Ditelo con chiarezza, in quest'Aula, che sono finiti i diritti speciali nei confronti di chiunque e, magari, se qualcuno oggi chiedesse scusa anche a quei giornalisti, scrittori e autori cacciati, farebbe qualcosa di positivo per questo Paese, ristabilirebbe anche un minimo di decenza, di rispetto della memoria. Chissà se questa RAI si ricorderà di ridare voce ad alcune delle Pag. 12sue migliori presenze che furono cancellate in una giornata; qualcosa che ci portò nella vergogna dell'Europa e del mondo, nel settore.
Termino, invece, con un ringraziamento ed una richiesta: ringrazio il Governo di essere intervenuto prontamente dopo la sentenza di Brescia - e non do mai giudizi sulle sentenze - e di essere intervenuto a sostegno dei familiari, di avere impedito la vergogna che quei familiari dovessero anche pagare. Con molto garbo, so che è un tema delicato, mi farebbe molto piacere che il Governo valutasse una cosa ancora più importante per i familiari, non solo di Brescia, ma di tante altre stragi ancora impunite: la possibilità di trovare modi e forme per levare il segreto di Stato, per consentire di mettere il naso in troppe oscurità. Questo glielo dobbiamo (Applausi di deputati del gruppo Misto e di deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Albini. Ne ha facoltà.

TEA ALBINI. Signor Presidente, il provvedimento che oggi approda in Aula, e che ha subito nel corso dell'esame parlamentare alcune modifiche, si pone l'obiettivo di semplificare le norme tributarie e di accrescere le procedure di accertamento. Nel corso dei lavori della Commissione, sono state affrontate e risolte alcune criticità presenti nel testo del decreto-legge, ovvero introdotte dal Senato; una per tutte, quella legata alla tassazione sulle borse di studio. Se è da apprezzare l'effettiva semplificazione nelle procedure e negli adempimenti formali, rimane, a mio giudizio, aperto il grande tema della fiscalità locale, sul quale sarà opportuno aprire una riflessione che porti, in tempi brevi, ad una riconsiderazione generale. Vorrei, però, iniziare questa riflessione su una breve considerazione sul capitolo IMU. Nel testo, si introducono alcune novità, soprattutto quelle legate al sistema e ai tempi di pagamento, dando la possibilità di suddividere il versamento dell'imposta gravante sulla prima casa, in tre rate, ovvero, facoltativamente, in due. Si tratta sicuramente di un aiuto a chi si trova in oggettive difficoltà; speriamo, tuttavia, che non si crei confusione applicativa e soprattutto che i benefici siano compensativi rispetto alle probabili crisi di liquidità in cui si troveranno alcuni comuni, specie le piccole realtà locali, con una presenza di prime case molto superiori rispetto alle seconde. Ritengo anche, e concordo con il relatore, che non possiamo trovare nell'IMU la compensazione in tema di welfare, non si farebbe che scaricare, ancora, sui comuni le tensioni di un disagio sociale diffuso.
Va ricordato che i comuni non ricevono dall'IMU nessuna risorsa aggiuntiva rispetto all'ICI, perché il maggior gettito viene compensato da una riduzione di trasferimenti. Il vero problema dell'IMU rimane, comunque, a mio parere, la revisione degli estimi catastali. Con l'IMU la base imponibile immobiliare è stata oggetto di un'importante rivoluzione, riducendo gli ampi differenziali tra valori catastali e valori di mercato. L'applicazione indifferenziata dei coefficienti, tuttavia, non affronta il problema delle sperequazioni relative tra valori catastali e valori di mercato. Soprattutto nelle grandi città, gli estimi catastali sono spesso più bassi nelle zone centrali e di pregio rispetto alle periferie di nuova costruzione. Il prelievo attraverso l'IMU è quindi ancora più sperequato rispetto all'ICI, rischiando di penalizzare maggiormente i ceti medio-bassi.
Tenuto conto, comunque, che il tema della fiscalità locale rimane centrale anche nel decreto-legge in esame, vorrei dedicare questa mia riflessione alla questione Patto di stabilità, in quanto non vengono affrontati nemmeno qui i nodi di fondo, ma che, a mio giudizio, non possono più essere accantonati e che devono trovare spazio e tempo nell'agenda politica del Governo. Sicuramente la troveranno in quella del PD. I comuni, per rispettare il Patto di stabilità interno, devono chiudere i propri rendiconti con obiettivo positivo, che per il 2012 è di 3 miliardi 615 milioni di euro e per il 2013 di 4 miliardi 500 milioni di Pag. 13euro. Inoltre, nel 2012, si prevedono minori trasferimenti per 3 miliardi 500 milioni di euro e nel 2013 per 1 miliardo 450 milioni, più un ulteriore taglio di trasferimenti di 2 miliardi 500 milioni di euro nel 2012 e un altro miliardo 450 milioni nel 2013.
Considerato che per la parte corrente sono presi a riferimento gli accertamenti e gli impegni, mentre per la parte investimenti sono considerate le somme incassate, al netto dei mutui e delle riscossioni di crediti e quelle pagate al netto delle concessione di credito, le manovre che i comuni possono attivare sono solo due: la riduzione drastica degli investimenti, in particolare di quelli finanziati con l'indebitamento; la riduzione delle spese correnti al fine di generare un avanzo delle spese correnti. Sinora i comuni che avevano risorse non hanno ridotto gli investimenti. Per il rispetto del Patto hanno agito sulla cassa, rallentando i rispettivi pagamenti. Questo sistema, che nei primi anni non ha creato eccessive difficoltà, con il tempo, però, ha determinato il blocco dei pagamenti, e si è dovuto rallentare i pagamenti fino anche a qualche anno. Così facendo vengono messe in difficoltà le imprese e, di conseguenza, l'economia locale. Occorrono degli urgenti interventi normativi per sbloccare la situazione di stallo che si è creata.
Considerato che il problema principale deriva dall'indebitamento e che i comuni non possono ricorrervi e che comunque questi sono limitati, fino al 2014, stante le ulteriori limitazioni introdotte dall'articolo 8 della legge n. 183 del 2011, gli interventi saranno pochissimi. Occorre, nel frattempo, individuare dei meccanismi per permettere ai comuni di liquidare le spese maturate per investimenti e per le quali hanno in cassa le relative risorse. Il Patto di stabilità orizzontale, già previsto a livello regionale, che prevede un riequilibrio tra chi ha un avanzo rispetto al proprio obiettivo e chi ha una carenza, è elemento utile, ma del tutto insufficiente rispetto alle somme che i comuni hanno da pagare. Se si aggiunge che, con l'approvazione del decreto-legge, si introduce anche il meccanismo del Patto di stabilità nazionale, è da presupporre che si vada a vanificare nei fatti quello regionale, allontanando dal territorio il governo della solidarietà istituzionale.
È necessario, quindi, ripensare immediatamente alle modalità di apporto dei comuni al risanamento della finanza pubblica, ma in questa sede mi interessa superare anche il tema criticità degli enti locali e valutare politicamente come questa condizione determini una delle principali cause della stagnazione economica, della crisi della piccola e grande imprenditoria e la conseguente crisi occupazionale. Nelle nostre città sono gli interventi in grandi infrastrutture e piccole manutenzioni che muovono gran parte dell'economia e del lavoro sui territori. Se non si provvede alla manutenzione di una scuola o di una palestra, probabilmente sarà l'artigiano edile locale che entra in crisi. Se non realizziamo una strada o una linea di metropolitana, saranno le grandi imprese a bloccarsi e a licenziare. Non c'è crescita, non c'è sviluppo e non c'è lavoro se non ripartiamo anche da qui. Non c'è futuro per le nostre imprese, se la pubblica amministrazione non inizia a pagare in tempi ragionevoli e se non ricorriamo ad investire nello sviluppo delle nostre città, dei nostri territori e sulla qualità della vita dei nostri cittadini.
Un ultimo appunto, ma solo in ordine di tempo, perché si è verificato alla conclusione dei lavori in Commissione: il Governo ha presentato un emendamento che ha introdotto l'articolo 3-quater, assolutamente strategico e da tempo auspicabile, e cioè le misure urgenti per l'uso efficiente e la valorizzazione economica dello spettro radio e in materia di contributi per l'uso delle frequenze televisive da assegnare tramite gara da indire entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della legge. Su questo articolo abbiamo avuto una divisione della maggioranza nel voto in Commissione, divisione che ha evidenziato con chiarezza quali siano gli interessi in gioco.
In conclusione, e nel ringraziare davvero il presidente Conte per la qualità del Pag. 14lavoro svolto in Commissione, riconoscendo che si è fatto un passo avanti sulla semplificazione fiscale, sarà importante affrontare la discussione sulla delega fiscale, che mi auguro possa razionalizzare, semplificandolo, l'intero sistema fiscale, rispettando criteri di rigore, ma soprattutto di equità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, responsabili del Governo, tra le indiscrezioni trapelate ieri circa il contenuto del Documento di economia e finanza che il Consiglio dei ministri esaminerà oggi vi era anche la stima del livello della pressione fiscale in Italia per i prossimi anni. Di fronte ad un livello record - si parla del 45,1 per cento nel 2012 - sembrerebbe quasi paradossale oggi parlare di semplificazione fiscale. Signori uomini del Governo, un luogo comune che si sente ripetere in giro da parte del cittadino e delle imprese è che si lavora per lo Stato e, ciò che è peggio, ad una insopportabile pressione fiscale sul cittadino, sulle imprese e sul mondo produttivo, lo Stato aggiunge un confuso modo di poter essere cittadino modello verso il fisco stesso, con una miriade di modi di pagare quello che è dovuto e una pressione fiscale pesante economicamente e snervante soprattutto per il modo con cui lo Stato chiede di essere pagato.
Invece, al contrario, tra i provvedimenti di semplificazione varati dal Governo nell'ambito della strategia di risanamento e di riavvio della crescita del Paese, forse il provvedimento oggi al nostro esame ha una valenza particolare per i cittadini e per le aziende che chiedono almeno, come dicevo prima, una riduzione significativa delle incombenze burocratiche che devono assolvere nel pagare le tasse.
Il provvedimento, già ampiamente corretto e integrato dal Senato, ha subìto ulteriori modifiche nel breve, ma proficuo passaggio in Commissione finanze. Il gruppo dell'UdC ne ha condiviso l'impostazione, ben sapendo che si tratta di un intervento di manutenzione e che spetterà alla delega fiscale introdurre quelle innovazioni riformatrici attese dai cittadini. Proprio perché confidiamo molto nell'azione del Governo, abbiamo ritenuto opportuno limitare le nostre attenzioni e le nostre istanze in questo provvedimento, per affrontare in sede di esame di delega le questioni e i temi più importanti in ambito fiscale.
In questa ottica, la nostra azione si è concentrata essenzialmente sull'IMU, che già era stata oggetto di revisioni importanti nel corso dell'iter al Senato, con le misure in favore dei comuni, dell'agricoltura, degli immobili inagibili e inabitabili e delle dimore storiche. Nel passaggio in Commissione finanze è stata introdotta la possibilità di effettuare il pagamento dell'imposta in tre rate. È stata stabilita l'esenzione da IRPEF, IRES e IMU per i fabbricati ubicati nelle zone del sisma che ha colpito l'Abruzzo che risultino distrutti od oggetto di ordinanze di sgombero e sono state precisate le misure agevolative in materia di terreni agricoli.
Tuttavia, se registriamo positivamente i passi avanti fatti rispetto alla versione originaria del «salva Italia», nel contempo non possiamo e non dobbiamo negare quella che è una dolorosa evidenza: l'IMU avrà sui cittadini un impatto penalizzante, anzitutto economicamente, perché aumenterà da 1,6 a 2 volte la vecchia ICI, aggravando una situazione di fatto della nostra popolazione. Infatti, dal punto di vista emotivo, la popolazione percepisce questa imposta non come compensativa dell'erogazione dei servizi da parte dei comuni, ma come un'odiosa imposta patrimoniale e ritiene che l'erario riesca a far cassa con quel che vede piuttosto che con quello che non riesce a colpire. Il cittadino su queste tasse ripete sempre: «Lo Stato mi è nemico».
Esprimiamo, infine, rammarico per alcune tematiche che non sono state affrontate come quella relativa alle case in locazione a canone concordato - un problema che andrà risolto - e agli immobili Pag. 15gestiti dalle ATER, mentre per le altre è stata data facoltà ai comuni di deliberare autonomamente, come nel caso delle agevolazioni per gli anziani e i disabili ricoverati nelle case di riposo e degli immobili dei nostri concittadini residenti all'estero.
Da sindaco di un paese del Gargano solitamente mi dico: «Lo Stato pretende e ai comuni lo Stato, invece, richiede di fare il lavoro sporco». Questa è una cosa che penalizza molto gli enti locali e le piccole pubbliche amministrazioni. Dicevo che si tratta di questioni le cui soluzioni avrebbero dato un maggior senso di equità provvedimento.
Sono diversi gli aspetti positivi del provvedimento quali: la rateizzazione dei debiti tributari, il rafforzamento del contrasto all'evasione tributaria, maggiori controlli nel settore dei giochi, la possibilità per anziani infermi impossibilitati a recarsi in banca o alle poste di delegare altre persone alla riscossione e all'apertura di conto bancario per importi superiori ai 1.000 euro, la previsione in base alla quale non si procede ad accertamenti ed iscrizioni a ruolo per somme non superiori a 30 euro.

PRESIDENTE. Onorevole Cera, dovrebbe concludere...

ANGELO CERA. Inoltre, è stato mandato un segnale positivo per quanto concerne le imprese, soprattutto per quelle piccole e medie, che potranno finalmente chiedere alle pubbliche amministrazioni di certificare i crediti vantati nei loro confronti, dando loro la possibilità di ottenere più facilmente anticipazioni e prestiti dal sistema bancario.
Per il comparto agricolo, se da una parte il testo è migliorato rispetto al decreto-legge originario, non dobbiamo per questo non cercare di eliminare le criticità sopravvissute, perché è nostro precipuo dovere, oltre che ragione di esistenza, continuare a sostenere l'agricoltura italiana e le sue imprese, senza gravarle con una tassazione fortemente penalizzante.
Registriamo con favore la norma, inserita con un emendamento del relatore, che sulla falsariga del Patto orizzontale regionale consentirà la cessione di spazi finanziari da parte degli enti virtuosi in grado di conseguire un differenziale positivo rispetto all'obiettivo del Patto di stabilità interno. Con il Patto di stabilità orizzontale i comuni potranno, quindi, liberare risorse finanziarie, finalizzandole esclusivamente al pagamento dei residui passivi di imprese.
Onorevoli colleghi, possiamo dire che nel passaggio delle Camere il testo è stato migliorato e sono stati eliminati alcuni elementi che lo rendevano non equanime socialmente. Ora ci aspettiamo che il Governo, dopo aver alleggerito e semplificato la nostra vita e quella dei nostri concittadini nel pagare le tasse, introduca provvedimenti che alleggeriscano e semplifichino in termini quantitativi la pressione fiscale che grava su tutti noi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, quello che stiamo esaminando è un provvedimento di manutenzione ordinaria, di recupero nei confronti dei cittadini da parte dello Stato rispetto al fisco, in termini di trasparenza, di giustizia e di responsabilità. Oggi questo rapporto tra cittadino e fisco è inficiato dalla pesante pressione fiscale, dalla sfiducia verso lo Stato e da un'enorme evasione dilagante. Il rapporto tra cittadino e fisco è molto difficile, soprattutto in momenti delicati come questo. È il rapporto più difficile all'interno di un sistema democratico. È, dunque, positivo che il Governo voglia recuperare una credibilità tra cittadino, Stato e fisco.
Oliver Holmes diceva che le tasse sono ciò che si paga per una società civilizzata. È, quindi, inaccettabile che quando i cittadini usufruiscono di servizi pubblici, sia che si tratti di sanità, di giustizia o di scuola, essi non debbano essere tutti sullo stesso piano. Tutti hanno diritto di avere un servizio di qualità, ma non possiamo più accettare che vi siano coloro che quei servizi li hanno pagati - per sé e anche Pag. 16per gli altri - e altri, invece, che li utilizzano senza averli pagati, se vogliamo essere una società civilizzata e civile.
È per questi motivi che ho presentato ben tre proposte di legge, sottoscritte dai colleghi dei vari gruppi, e che in questa occasione ho trasformato in altrettante proposte emendative aggiuntive, per l'Assemblea, all'articolo 8. Uno è rivolto al contrasto dell'evasione fiscale mediante l'individuazione delle persone fisiche che esercitano effettivo potere di gestione dei beni di società ed enti (si tratta dell'Atto Camera n. 4615). Chi si nasconde dietro a società di comodo o ricorre ai trust per eludere o evitare le imposte non potrà più farlo. Se davvero si vuole combattere il fenomeno delle società filtro basterebbe obbligare tutte le società a rivelare l'identikit dei domini, cioè delle persone fisiche che le controllano. Sarebbe una svolta nella lotta all'evasione fiscale e anche una repressione della criminalità organizzata. L'altro emendamento tende a rafforzare le sanzioni in materia societaria, prevedendo un inasprimento delle pene applicabili, che fungono da efficace deterrente alla commissione di reati, in una materia che coinvolge interessi generali della collettività.
Il Presidente della Corte dei conti, colleghi e rappresentanti del Governo, da tempo chiedeva di ripristinare il reato penale di false comunicazioni sociali. Diceva espressamente, qualche mese fa, il Presidente Giampaolino: «L'Italia, nella lotta alla corruzione che inquina e distrugge il mercato, non arriva alla sufficienza. Non vedo un reale, profondo e sostanziale rivolgimento morale». E aggiungeva: «Gli articoli che puniscono corruzione e concussione, ma anche il falso in bilancio e i reati connessi andrebbero rivisitati, avendo a parametro non tanto il bene e il prestigio della pubblica amministrazione, ma i valori costituzionali, in particolare quelli previsti dagli articoli 97 e 41 della nostra Carta».
La fattispecie del falso in bilancio andrebbe ripristinata in tutta la sua portata di tutela di beni fondamentali dell'economia e di sanzione di comportamenti che ledono.
Questo emendamento, che ripropone la mia proposta di legge n. 4979, non è altro che la modifica degli articoli 2621, 2622 e 2625 del codice civile e dell'articolo 173-bis del testo unico recante «Disposizioni in materia di intermediazione finanziaria», di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, e dell'articolo 27 del decreto legislativo 20 gennaio 2010, n. 39.
Con il terzo emendamento ripropongo le disposizioni contenute nella proposta di legge n. 5011: bene, anzi benissimo per quanto sta facendo l'Agenzia delle entrate in collaborazione con la Guardia di finanza e i comuni, non tutti, in termini di lotta senza quartiere ai tanti furbetti annidati in ogni parte d'Italia: da Cortina a Portofino, da Milano a Roma, da Napoli a Firenze e Genova. La lotta all'evasione fiscale però non si fa solo nei confronti di chi non rilascia uno scontrino fiscale o non emette una ricevuta, occorre anche partire dal tenore di vita di ogni singolo cittadino, ricostruendo gli importi di spesa di ogni singolo nucleo familiare. Basta poi incrociare annualmente i redditi dichiarati e le spese sostenute con assegni, bonifici, acquisto di titoli o prelievi: se le une non sono giustificate, né giustificabili con i redditi, occorre chiederne conto al contribuente e, se evasore, procedere di conseguenza.
Mi sono attardato, signor Presidente, su questi tre emendamenti da me presentati a questo provvedimento per tentare di far fare un salto di qualità al medesimo: se - come immagino - verrà posta la questione di fiducia, almeno però rimarranno agli atti per il successivo provvedimento, quello della delega fiscale.
Signori rappresentanti del Governo, dalle parole però occorre passare ai fatti e quelli che ho descritto sono fatti pesanti. Con questo provvedimento, all'articolo 8, si fa della manutenzione ordinaria: ben venga intanto anche quella, senza però perdere di vista la vera sostanza. Al comma 8 di questo articolo sono state previste le liste dei contribuenti segnalati, Pag. 17che non sono solo delle black list, ma segnalazioni e considerazioni sugli evasori come metodo per incentivare il senso civico dei cittadini. Altra questione fondamentale è quella relativa all'IMU: con questo decreto si correggono alcune situazioni che si erano venute a creare. Siamo franchi: a parte la questione della prima casa, per quanto riguarda questa imposta il Governo aveva previsto esclusivamente di anticiparla di due anni. Ciò significa che, se vi è stata una necessità di manutenzione delle norme relative ai terreni e agli annessi agricoli, essa è dovuta al fatto che il decreto legislativo relativo al federalismo fiscale municipale conteneva alcune vistose incongruenze, che necessitavano di essere corrette. Da qui derivano le letture, che sono state fatte da parte dell'associazione degli agricoltori, rispetto all'ammontare complessivo che sarebbe costato agli operatori di quel settore. Si vociferava e si calcolava addirittura che avrebbe superato il milione di euro. È stato chiarito che complessivamente non si dovrebbe andare oltre i 135 milioni per i fabbricati e agli 89 milioni per i terreni. Quindi, siamo ben al di sotto di quella cifra e, qualora si dovesse superare, scatterebbe evidentemente la tagliola prevista da questo provvedimento.
Ebbene, determinare sull'IMU la prima rata per un importo pari al 50 per cento del gettito tenendo conto delle aliquote base del 4 per mille sulla prima casa e dello 0,76 per mille su tutti gli altri immobili permettendo agli enti locali di avere la certezza delle entrate e soprattutto la possibilità, sia da parte dello Stato sia da parte dell'ente locale, di riformulare successivamente al calcolo del gettito derivante dal versamento della prima rata eventualmente le aliquote per ricalibrare il prelievo, è buona cosa.
Invece non ritengo assolutamente condivisibile il fatto che venga assoggettata a tassazione piena, come se fosse una seconda casa, quella lasciata libera, di proprietà degli anziani che hanno dovuto per ragioni familiari e di totale dipendenza dagli altri di essere ricoverati in strutture. Ecco perché credo che sia opportuno che nell'eventualità o di accogliere emendamenti che sono stati presentati o nella riscrittura dell'emendamento complessivo da parte del Governo si tenga conto di questa necessità.
Perplessità forti nutro invece sulle previste tre rate che rischiano di mettere in ginocchio i comuni in termini di cassa; sarà importante poi che nella delega fiscale sia data massima attenzione sia alla rivalutazione che alla rivisitazione delle rendite catastali.
In merito al Patto di stabilità e crescita, un miliardo di euro è stato ora destinato ai crediti delle imprese nei confronti degli enti locali, un primo piccolo passo nella direzione giusta. A questo si aggiunge un altro passo, la cessione dei crediti pro solvendo nei confronti delle pubbliche amministrazioni: se in un primo momento la banca copre il credito per esempio del 20 per cento e se il debitore dimostra di essere affidabile, successivamente si potrà elevare quella percentuale - perché no? - al 30-40 per cento.
Sono invece meno ottimista sulla rideterminazione degli sforamenti al Patto di stabilità e crescita: prima la norma diceva che i comuni che sforavano erano soggetti ad un 3 per cento massimo di sanzione, cioè di minore trasferimento per l'anno successivo, ora invece la sanzione sarà pari al 100 per cento, anche se questa potrà essere diluita nei tre anni successivi. Se è così - lo chiedo al Governo - non è un gran bel risultato, fa qualche differenza.
Positiva certamente è la possibilità di rateizzare i debiti tributari, così come la semplificazione degli adempimenti procedurali nei confronti delle pubbliche amministrazioni, anche se non siamo ancora al top.
Il grande assente in questo provvedimento è la famiglia. Perché non si è voluto dare un segnale? Lo chiedo con forza al Governo e alle forze politiche e anche questo tema lo lascio per il prossimo appuntamento in materia fiscale. Sono state presentate da tanti colleghi, anche dal sottoscritto, proposte di legge di revisione del trattamento tributario della famiglia Pag. 18secondo il metodo del quoziente familiare. Se c'è convergenza ampia - come mi pare di capire leggendole - perché non mettiamo mano immediatamente a questa delega al Governo affinché riscriva, con un mandato parlamentare chiaro, una legge che vada a favore delle famiglie?
Signor Presidente, concludo con un convinto pronunciamento a favore dell'introduzione dell'asta delle frequenze televisive e di telecomunicazione. È un grande passo di civiltà. Come non essere d'accordo con quanto affermato prima dal collega Giulietti? Dopo il decreto-legge sulle liberalizzazioni, liberiamoci da condizionamenti di qualsiasi natura, da editti e da diktat, liberiamoci dai pesanti conflitti di interesse: solo così avremo liberato il nostro Paese (Applausi del deputato Messina).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, ci apprestiamo ad esaminare in quest'Aula un decreto-legge che reca nel titolo «semplificazioni tributarie», uno dei vari decreti-legge portati all'attenzione del Parlamento da parte del Governo Monti sulle tematiche dello sviluppo, del fisco e delle imprese. Questo non è il primo e quest'Aula qualche settimana fa ha approvato il decreto-legge sulle semplificazioni, diciamo quello «normale» sulle semplificazioni, e oggi tratta ancora questo tema.
Il Ministro Passera nei giorni scorsi, rendendosi conto che nemmeno lui ha la bacchetta magica - ce lo dice dopo cinque mesi - e rendendosi conto che non ha l'ideona per risolvere i problemi del Paese - e ce lo ha detto dopo cinque mesi che è al Governo -, ha spiegato che occorreranno provvedimenti come questo in diverse fasi.
Ne presenteranno cioè diversi, perché la somma di provvedimenti come questo, come gli altri già fatti e come quelli che egli dice verranno, potrà dare quell'impulso all'economia di cui oggi il Paese ha necessità e bisogno.
Quindi, finalmente abbiamo svelato la verità. È un po' quello che la Lega ha detto in questi mesi: non è con questi provvedimenti che si rimette in moto completamente l'economia. Abbiamo fatto il famoso decreto-legge «liberalizzazioni», un altro tassello per lo sviluppo e la crescita posto dal Governo Monti e poi, dalle colonne di importanti giornali nazionali e di importanti giornalisti che scrivono di economia, abbiamo scoperto che il decreto-legge «liberalizzazioni» darà sì un impulso, ma da qui a qualche anno e di qualche decimale in termini di crescita.
Quindi questa è la situazione in cui ci troviamo ad approvare questo provvedimento. Oltretutto, le notizie di oggi dicono che il Fondo monetario internazionale prevede che per il 2013 il nostro Paese non raggiungerà il pareggio di bilancio. Può sembrare strano - ho sentito dire così - perché il Primo Ministro Monti nelle scorse settimane ha sempre garantito che il pareggio di bilancio nel 2013 sarebbe stato raggiunto. Oggi invece il Fondo monetario internazionale dice che il Paese sarà in recessione anche nel 2013 e che il pareggio di bilancio sarà difficilmente raggiungibile. Ambienti dell'Unione europea nelle scorse settimane avevano detto la stessa cosa, poi prontamente smentita, probabilmente dopo l'intervento di Monti che ha chiesto di dire che non era vero, però cominciano a trapelare questi dubbi sul raggiungimento del pareggio di bilancio. Si può dire: cosa c'entra con questo provvedimento? C'entra, invece, e molto perché in questo provvedimento si parla di IMU, che è la tassa principale che è stata inserita nel decreto-legge «salva Italia», che magari adesso fa ridere. «Salva Italia»: sembrava che se non avessimo adottato quel provvedimento il Paese non ce l'avrebbe fatta.
Il decreto-legge «salva Italia», per chi lo ricorda, è il primo provvedimento importante emanato dal Governo Monti nel 2011, quello in cui ci veniva detto: se non tagliamo le pensioni di anzianità il Paese non ce la farà, allora abbiamo abolito le pensione di anzianità; se non facciamo una manovra da 25 o 30 miliardi il Paese Pag. 19non ce la farà e il differenziale dei titoli di Stato tra il nostro Paese e la Germania non scenderà mai, allora avete applicato l'IMU sulla prima casa e sulla seconda casa, avete aumentato le accise sulla benzina e l'addizionale regionale dell'IRPEF dallo 0,9 all'1,23 e si è pensato di aumentare del 2 per cento l'IVA, che dal 1o ottobre passerà dal 21 al 23 per cento. Questa era una breve spiegazione del decreto- legge «salva Italia».
Dopodiché, abbiamo visto che il differenziale non è calato. Il famoso spread non è calato fino a febbraio-marzo, quando effettivamente ha cominciato a diminuire. Allora, ecco la spiegazione: le manovre di Monti cominciano a dare effetti importanti sulla salvaguardia della tenuta economico-finanziaria del nostro Paese. Effettivamente lo spread è calato, però non è che se cala lo spread le famiglie stanno bene - mille euro prendono e con mille euro fanno fatica ad arrivare alla fine del mese - e questo lo abbiamo capito. Però effettivamente il famoso indicatore era calato. Ma perché era calato e perché oggi è aumentato?
Era calato non per l'IMU, che in questo provvedimento - non siamo fuori tema - trattiamo, non perché abbiamo tagliato le pensioni di anzianità, non perché faremo o farete la riforma del lavoro, ma era calato perché le banche erano andate a finanziarsi alla Banca centrale europea e, così facendo, avevano acquistato i titoli di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Nel momento in cui il mercato finanziario non era più drogato dall'acquisto dei titoli di Stato da parte delle banche, il differenziale è tornato ad aumentare, IMU o non IMU, pensioni di anzianità o non pensioni di anzianità, benzina o non benzina, «salva Italia» o non «salva Italia». Ci verrebbe da dire che potevate fare a meno di introdurre l'IMU e di tagliare le pensioni di anzianità tanto l'unico modo per far calare il famoso differenziale è che le banche acquistino i titoli di Stato.
Non diciamo un'eresia, perché in quest'Aula, la settimana scorsa, il Viceministro Grilli, in risposta ad una nostra precisa interrogazione, ha dato i dati di quanto le banche italiane abbiano acquistato i titoli di Stato tra dicembre 2011 e febbraio-marzo 2012. La crescita dell'acquisto dei titoli di Stato è così importante - si parla di 50-60 miliardi di euro in più - che si capisce al volo che quell'acquisto maggiore è dato dall'utilizzo dei fondi della Banca centrale europea.
Quindi, l'«ideona» di Passera, di Monti e di chiunque altro non c'è (no la ghè, diria, direbbero dalle nostre parti). Con questa realtà dobbiamo ragionare. Quindi, non servono professori, non servono grandi banchieri, che hanno amministrato importanti istituti di credito, per avere in mano la bacchetta magica. Oltretutto - lo dico quasi come una battuta, ma è la verità - scopriamo in questo provvedimento che ritornano i tagli lineari, perché in un emendamento del relatore, che giustamente si è impegnato per trovare le risorse per determinati settori, tornano i tagli lineari ai Ministeri, i tanto criticati tagli lineari del Ministro Tremonti, a fronte dei quali, invece, bisognava fare la spending review. Finora non abbiamo visto niente della spending review: tornano i tagli lineari con un emendamento del relatore, votato dal Partito Democratico, che, ovviamente, era contro i tagli lineari, che avrebbero massacrato i ministeri italiani. Tornano i tagli lineari: magari in forma minore, nel senso che non stiamo parlando di cifre esagerate, ma tornano. Forse, queste piccole rivincite dei metodi che non piacevano una volta al Partito Democratico, e che adesso piacciono, su come reperire le risorse, le dobbiamo sottolineare.
Allora, si parla di IMU in questo provvedimento: sulla prima casa si è introdotta la rateizzazione in tre rate. Come Lega Nord, ovviamente, eravamo e siamo contrari all'introduzione dell'IMU sulla prima casa. Ovviamente, di fronte ad una rata in più rispetto alle due precedenti, dobbiamo dirci soddisfatti, perché va comunque nella direzione di dare un aiuto ai contribuenti. Meglio pagare in tre rate che pagare in due. È lapalissiano. Pag. 20
Noi, però, avevamo preparato un emendamento, che avevamo già predisposto in occasione dei precedenti decreti, con cui si potevano reperire le risorse per coprire gli introiti dell'IMU sulla prima casa con un'altra copertura, non demagogica, non fittizia, ma reale. La copertura è data dal cosiddetto contributo di solidarietà per i redditi oltre i 90 mila euro dei soggetti privati. Voi sapete che il Governo Berlusconi ha introdotto il contributo di solidarietà del 5 per cento oltre i 90 mila euro e del 10 per cento oltre i 150 mila euro per i lavoratori pubblici.
Lo fece il Governo Berlusconi, perché è giusto che contribuiscano coloro che le risorse le hanno. Noi diciamo che chi ha più di 90 mila euro può permettersi di fare questo sacrificio. Sempre il Governo Berlusconi introdusse il contributo anche per il settore privato, dopodiché, durante i lavori delle Commissioni e delle Aule parlamentari, per il settore privato venne tolto, con la contrarietà, a suo tempo, della Lega Nord, perché era favorevole a questa tassazione.

PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, mi permetto di interromperla un secondo. La vedo molto appassionato nel suo intervento, la stanno ascoltando anche gli studenti dalle tribune, ma credo che poi debbano proseguire nella visita di Palazzo Montecitorio.
Saluto, quindi, gli studenti del liceo James Joyce di Ariccia, provincia di Roma, e del liceo scientifico Aselli di Cremona - so che lei, onorevole Fugatti, è molto sensibile anche alla Lombardia - che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ricordo agli studenti che siamo in sede di discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge concernente la materia delle semplificazioni tributarie. Ovviamente, in Aula, oltre al Presidente della Commissione e ai membri del Comitato dei nove - che seguono i lavori e che ringrazio - vi sono anche i colleghi iscritti a parlare in sede, appunto, di discussione sulle linee generali. Saluto anche gli altri colleghi.
Mi scusi se l'ho interrotta, onorevole Fugatti, ma era necessario per permettere agli studenti di proseguire nella loro visita, se l'onorevole Volpi è d'accordo.
Onorevole Fugatti, prego, continui il suo intervento.

MAURIZIO FUGATTI. Grazie, signor Presidente. Rivolgo agli studenti un saluto anche da parte del gruppo parlamentare della Lega Nord.
Stavo dicendo che il Governo Berlusconi aveva introdotto quel contributo anche per il settore privato e il potenziale introito nelle casse dello Stato venne stimato tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro. Dopodiché vi fu, appunto, l'intervento del Presidente Berlusconi che non voleva toccare il settore privato con questa tassazione, per cui lo eliminò, con il nostro «malessere».
Però le cose poi sono andate avanti e ora arriviamo ad introdurre l'IMU sulla prima casa, che sicuramente non tocca le categorie ricche, più abbienti e che meno sentono la crisi, ma tocca le categorie meno abbienti, le fasce più popolari, coloro che, a nostro modo di vedere, hanno maggiori difficoltà e che hanno utilizzato i risparmi di una vita per farsi una casa. Questa è la ratio.
Noi credevamo che una proposta emendativa di questo tipo, che va a coprire proprio l'introito dell'IMU sulla prima casa - che ammonta a circa 3 miliardi di euro - sarebbe stata accolta. Non si trattava di una copertura fittizia o inesistente, ma reale. In Commissione, però, nonostante il Partito Democratico continui a recitare la parte del partito che difende le categorie meno avvantaggiate, che parla di proporzionalità dell'imposizione, di equilibrio, di equità, non abbiamo sentito «battere» notizia su questo fronte. È stata, però, presentata questa proposta, così come l'IMU agricola.
Quest'Aula ha votato numerosi ordini del giorno aventi ad oggetto l'IMU agricola. Sappiamo che con l'IMU agricola, introdotta dal Governo Monti, si pagheranno le tasse, quindi l'IMU, anche sulle stalle, sui fienili, sugli edifici strumentali all'attività Pag. 21agricola. In questo momento di crisi economica non è certo una bella scelta toccare anche il settore agricolo, però quest'Aula ha votato a favore di una serie di ordini del giorno bipartisan che tutti si accaloravano nel difendere, dicendo: «Dobbiamo fare sì che l'IMU agricola venga abrogata, alleggerita. Dobbiamo difendere il settore primario» e così via. Tutti si «svenavano» in questo senso. Ricordo benissimo l'intervento del collega Fava della Lega Nord che un giorno si alzò, durante l'illustrazione di uno dei suddetti ordini del giorno, e, stupito, disse: «Ma guardate che l'IMU agricola l'avete introdotta voi. È inutile che veniate in Aula a presentare degli ordini del giorno su questo tema, basta che facciate una norma che la abroghi. Quindi, non vi è alcun problema».
Bene, alla prova dei fatti, quando arrivano in Aula i decreti, le leggi, i provvedimenti attraverso i quali si può intervenire in modo fattivo e preciso per accogliere gli ordini del giorno presentati dal PD, dal PdL, dall'UdCpTP, da FLpTP, da tutti i gruppi parlamentari, sull'IMU agricola, tutti dimenticano che gli agricoltori devono pagare l'IMU e che la pagheranno, come sapevamo già tre mesi fa, quando approvavate gli ordini del giorno tra la derisione generale.
Va bene che l'approvazione di un ordine del giorno, qui, non si nega a nessuno, però non si prende in giro il settore agricolo come avete fatto. Avete rilasciato anche dei comunicati! Ricordo i comunicati del PD e del PdL, nei quali si diceva: «Approvato l'ordine del giorno sull'IMU agricola!» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Tutti gli agricoltori erano contenti, per accorgersi poi che non avevate fatto nulla.
Questo è il dato reale di come ci si è comportati sulla questione dell'IMU agricola.
Poi c'è un altro capitolo dove il Ministro Passera si avventurò subito appena eletto, perché d'altronde uno che viene da un importante istituto di credito si pensa che possa portare nuova linfa, come dicevamo prima, nelle sedi governative del Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti e che quindi arriverà un'«ideona» chiara e netta per risolvere il famoso problema del pagamento dei fornitori per le pubbliche amministrazioni.
Ricordiamo benissimo quando, poche settimane dopo che era in carica, il Ministro propose la questione di pagarle tramite titoli di Stato. Una misura di questo tipo venne proposta. Allora andiamo ad approfondire quest'ipotesi del Ministro Passera per capire da dove arrivava quest'«ideona» per risolvere la questione dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Ebbene sono passati quattro-cinque mesi e di quell'«ideona», al momento, non rimane neanche l'idea, neanche l'«ideina»: non c'è nulla. Non è, infatti, facile risolvere questo problema e lo sappiamo. Non dimentichiamo che eravamo al Governo e, quindi, che quel problema ce lo avevamo anche noi. Non è che dimentichiamo di non averlo risolto. No! Questo non lo dimentichiamo. Però ricordiamo bene chi dopo è arrivato e dopo sette giorni voleva fare il «professorino», spiegandoci quello che non avevano fatto coloro che erano prima al Governo. Infatti, il pagamento dei fornitori della pubblica amministrazione è un problema immane, che riguarda il nostro Paese, non facile da risolvere, perché poi può andare a toccare anche gli aspetti che riguardano gli indicatori di bilancio e che riguardano i nostri rapporti con l'Unione europea. È cioè un problema importante e quindi non è servito neanche l'arrivo dei professori e degli ex banchieri, al momento, ad oggi, per risolvere questo problema. Quindi vuol dire che è un problema reale, che è un problema che c'è.
Però, nel frattempo, in questi quattro-cinque mesi, molte cose sono cambiate nel rapporto tra le banche e le piccole e medie imprese per quanto concerne il razionamento del credito effettuato dalle banche per le piccole e medie imprese sul denaro che le banche hanno attinto dalla Banca centrale europea. Noi ricordiamo benissimo come in quest'Aula ci avete messo un giorno per fare un decreto ad hoc per Pag. 22togliere le commissioni di massimo scoperto a favore delle banche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), mentre avete detto: facciamo un tavolo per il pagamento dei fornitori della pubblica amministrazione per trovare la liquidità delle imprese. Per le banche si fa un decreto, per le piccole e medie imprese e per chi ha bisogno di liquidità si fa un tavolo, il famoso tavolo! Ormai di tavoli ne abbiamo visti una sfilza e non hanno portato a nessun risultato.
Di questo vi accusiamo, non del fatto che non è poi così facile risolvere questi problemi, perché sappiamo bene che - al Governo ci siamo stati anche noi - non è facile risolvere i problemi. Però, ci vuole un po' di considerazione su come sono avvenuti i fatti e su ciò che avete fatto, da una parte, ossia su come siete corsi a risolvere il problema delle commissioni di massimo scoperto per le banche, e, dall'altra parte, su come non avete incentivato le banche a fornire la liquidità che hanno preso dalla BCE per le piccole e medie imprese. Ebbene, questo ve lo dobbiamo ricordare e di questo ovviamente vi rimproveriamo.
Dopodiché, in questo provvedimento si parla della questione Equitalia, del rapporto tra l'amministrazione pubblica, nella sua parte fiscale-finanziaria, ed i contribuenti. Vi sono alcuni aspetti che vanno nella direzione di agevolare il rapporto tra i contribuenti e l'amministrazione fiscale. Questo indubbiamente c'è nel provvedimento. Noi abbiamo presentato emendamenti per alleggerire ancora di più la pressione. Ci è stato risposto: spostiamo tutto alla delega fiscale, che è quel provvedimento che il Governo ha emanato nei giorni scorsi, la famosa delega fiscale dove doveva essere inserito il fondo per diminuire le tasse sulle categorie meno abbienti. È l'altro sogno del Governo Monti: il fondo per diminuire le tasse sulle categorie meno abbienti, che un giorno sì e un giorno pure viene continuamente detto che verrà fatto ma anche questa volta, nella delega fiscale, questo fondo non c'è.
Tanto per dire che servono i professori e i tecnici bancari per governare il Paese. Ci pare che queste famose risorse per diminuire le tasse non le abbiate trovate nemmeno stavolta. Comunque sulla parte relativa ad Equitalia ci è stato detto che si vedrà nella delega fiscale. Noi però abbiamo introdotto con una proposta emendativa un ragionamento che crediamo possa essere importante perché abbiamo sentito il direttore dell'Agenzia delle entrate, il dottor Befera, che nelle scorse settimane ha parlato del rapporto tra i contribuenti ed il Fisco - il Fisco visto come Guardia di finanza, come Equitalia, visto come Agenzia delle entrate, visto come pagare correttamente le imposte dovute durante l'anno, visto come non evadere - ed ha anche lanciato una famosa idea: diamo ai commercianti onesti e corretti nel rapporto con il Fisco il famoso bollino che mi pare fosse blu. Diamo il bollino blu così una persona entra in un negozio, si vede il bollino blu di Befera che dice: io commerciante sono in regola con il Fisco e quindi tu cliente che entri sappi che io pago le tasse correttamente, cosa che va analizzata come idea. Allora noi diciamo: facciamolo anche dall'altra parte però, diamo il bollino blu anche ad Equitalia, facciamo un'analisi sulle sedi distaccate di Equitalia e guardiamo il rapporto corretto che queste sedi hanno con i propri contribuenti e se queste sedi hanno un rapporto corretto, nel senso che applicano in modo corretto le leggi e non travalicano nei loro comportamenti nei confronti dei contribuenti, diamo il bollino anche alle sedi di Equitalia perché la correttezza non deve essere data solo o pretesa da parte del contribuente oltretutto mettendogli il timbro, perché chi non ha il timbro vuol dire che è un disonesto. Allora, il timbro lo diamo anche a chi si rapporta con il contribuente, anche alle sedi di Equitalia e dell'Agenzia delle entrate. Tale proposta emendativa stavolta è stata presentata per la prima volta e quindi sicuramente magari ha fatto anche sorridere qualcuno ma crediamo che, se va avanti l'ipotesi di Befera del bollino ai commercianti, deve andare avanti anche l'ipotesi del bollino alle sedi di Equitalia, perché non è possibile che, in questa Pag. 23particolare fase critica, ci siano centinaia se non migliaia di contribuenti che hanno problemi nel loro rapportarsi con Equitalia. Tra questi contribuenti ci sarà sicuramente chi è disonesto, su questo non c'è dubbio, ma non crediamo che tutti siano disonesti, non crediamo che Equitalia applichi alla lettera e sempre in modo corretto il proprio modo di operare e allora diamo il bollino anche a loro. Se lo diamo ai contribuenti lo diamo anche ad Equitalia, se vogliamo essere coerenti e corretti con chi paga o non paga le tasse in questo Paese. Ovviamente la nostra proposta emendativa non è stata accettata, però è un tema in discussione che porteremo in prossimi provvedimenti legislativi.
Dopodiché si è parlato della famosa questione del contante. Allora voi sapete che nelle zone turistiche è capitato che, da quando è stato introdotto con il Governo Monti la norma che oltre mille euro non si può più pagare in contanti ma si paga con carta di credito o quant'altro e comunque con strumenti che possiamo definire elettronici, è arrivato il turista, sia esso francese, sia esso austriaco, comunque europeo o extraeuropeo, che ha detto: ma come, io voglio pagare in contanti e voi mi obbligate a pagare con la carta di credito? Bene, la prossima volta invece di andare in ferie a Bolzano, vado in ferie in Austria, vado in ferie in Svizzera, vado in ferie da un'altra parte. E così ci rimette anche il turismo locale e c'è stata una forte presa di posizione da parte delle associazioni di categoria turistiche in questo ambito. Ebbene, noi abbiamo detto: visto che la norma non si può comunque abrogare, teniamo in considerazione che, per quelle particolari zone a vocazione turistica dove ovviamente c'è chi vuole pagare in contanti, facciamo una deroga e stabiliamo che gli italiani che sanno che c'è la legge in Italia pagano fino a mille euro in contanti e dopo con la carta di credito, mentre i turisti stranieri pagano normalmente - si fa una deroga con tutte le formalità che devono essere fatte - e quindi possono pagare in contanti anche oltre i mille euro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,30)

MAURIZIO FUGATTI. L'emendamento che invece introduce il Governo vale solo per gli extraeuropei: se uno è americano allora può pagare in contanti, se uno è francese non lo può fare.
Allora noi diciamo: cosa cambia nella mentalità del francese (dico francese come dire austriaco, come dire spagnolo o come dire tedesco) che viene in vacanza in Italia e che va a sciare in qualche località importante del nostro Paese e non può pagare i millecinquecento euro in contanti? La prossima volta andrà da un'altra parte. Pertanto, chiedevamo che la deroga valesse per tutti i non cittadini italiani. Non è stato concesso perché si andrebbero a toccare - ci è anche stato spiegato - i diritti dei cittadini europei, che sarebbero considerati in modo diverso. Andiamoglielo a spiegare agli albergatori, che perdono i clienti per questo, che i diritti dei cittadini europei vengono considerati in modo diverso. Dovremmo considerare i diritti di questi albergatori o di questi operatori turistici, a nostro modo di vedere.
Dopodiché si è intervenuti con un emendamento bipartisan sulla questione delle borse dei dottorandi: si tratta di un emendamento introdotto al Senato, che ha creato non poche polemiche, però in sede di conversione del decreto-legge in esame è stato cancellato.
Poi si è intervenuti sulle famose aste del digitale terrestre e si è consumata, agli occhi di tutta la Commissione, questa crisi politica che oggi leggiamo sui giornali locali. «L'asta sulle TV, un caso politico» recitano le prime pagine dei giornali, in cui il PdL si dice «torteggiato» dal Governo in quanto gli accordi presi sull'emendamento da presentare sono stati disattesi, perché l'emendamento presentato era diverso rispetto a quello su cui il Ministro o chi per esso si era accordato con i vertici del PdL. Quindi, ne è nata una polemica durante la Commissione. Il PD diceva: «No, l'emendamento deve essere Pag. 24approvato così com'è». Il PdL ha chiesto addirittura il ritiro dell'emendamento e poi si è consumata la crisi su questo tema. Erano venuti anche a chiedere alla Lega di mercanteggiare i propri voti. Noi abbiamo semplicemente risposto: la maggioranza siete voi, se non siete in grado di attendere e di mantenere gli accordi tra di voi, perché venite dalla Lega, visto che noi siamo opposizione, a chiedere di risolvere le vostre questioni? Noi abbiamo sempre avuto una certa posizione sull'asta del digitale: siamo sempre stati favorevoli, quindi la Lega vota a favore dell'emendamento. Conseguentemente si è sciolta la crisi all'interno della Commissione. Vedremo come andrà a finire. Qualcuno addirittura ha palesato l'ipotesi che possa essere stralciato dall'eventuale maxiemendamento su cui il Governo vorrà porre o eventualmente porrà la fiducia in quest'Aula. Noi crediamo che il testo delle Commissioni debba essere sempre rispettato, perché questo è quello che sia il Presidente della Camera sia altri autorevoli soggetti istituzionali hanno sempre portato avanti come tesi. Quindi crediamo che il testo sul quale il Governo vorrà eventualmente porre la questione di fiducia debba essere il testo uscito dalla Commissione. Non vogliamo credere che possa essere diversamente.
Quello in esame è un provvedimento sul quale si vocifera che il Governo porrà la questione di fiducia. A nostro modo di vedere, essendo un provvedimento che scade il primo di maggio, vi è tutto il tempo per discuterlo all'interno delle aule parlamentari. Ma questo non accadrà, in quanto il Governo ha intenzione di porre la questione di fiducia.
Un altro tema su cui si è intervenuti è quello che riguarda le compensazioni dell'IVA.
In precedenti provvedimenti, si sono strette molto le maglie per la compensazione dell'IVA - cioè, il modo in cui i contribuenti compensano i propri tributi -, con la volontà di portare avanti la lotta all'evasione. In questo provvedimento, esse vengono strette ancora di più: noi riteniamo che la lotta all'evasione sia giusta e corretta, tuttavia, non dobbiamo esagerare nell'introdurre norme e provvedimenti che possono anche comportare una reazione opposta da parte dei contribuenti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURIZIO FUGATTI. Concludiamo qui, credendo di aver svolto un'analisi non certo esaustiva, ma il più possibile completa dei punti più importanti, non di tutto il provvedimento. Già da qui si può specificare e capire che il voto della Lega su questo provvedimento sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, ancora una volta, siamo qui ad esaminare un provvedimento che, dopo i decreti-legge «salva Italia» e «cresci Italia», avrebbe dovuto mettere, o ha la pretesa di mettere in moto l'economia italiana, che è in grande difficoltà. Il titolo del provvedimento, anche questo altisonante, concerne la semplificazione fiscale; manca il sottotitolo: altre tasse per gli italiani onesti. Questo, infatti, è il vero tema del decreto-legge in oggetto, altro che le semplificazioni.
Abbiamo accertato che, dopo i provvedimenti «salva Italia» e «cresci Italia», e il Governo stesso ha dovuto ammetterlo, che per i prossimi due anni, il nostro Paese sarà in recessione. Dunque, a cosa serve intervenire con provvedimenti ancora recessivi che mettono in seria difficoltà l'economia reale, per poi provare sui mercati internazionali a vendere un prodotto che non esiste? Stiamo provando a vendere un'Italia dei sogni, quando in Italia le difficoltà sono palesi ed evidenti.
Oggi, vi è una responsabilità del Governo, perché quando il Governo tecnico è stato chiamato ad intervenire, non aveva, ovviamente, responsabilità, ma doveva mettere la propria competenza al servizio del Paese per risolvere i problemi. Il tempo comincia a passare, i provvedimenti Pag. 25si cominciano a vedere, ma dei risultati non si vede assolutamente nulla. Si ha la sensazione di un Governo arroccato su una sua poltrona, che guarda a un'economia quasi soprannaturale, allo spread, come diceva qualcuno prima. Ma non è con pane e spread che gli italiani tirano avanti fino a fine mese: il loro stipendio è fermo e il loro potere d'acquisto si abbassa sempre di più.
Non si può parlare soltanto di spread; bisogna certamente ridurre il debito pubblico, tuttavia vi sono strade diverse per arrivare a tale riduzione: si può lottare seriamente contro l'evasione, si può colpire chi ha di più, oppure, si può seguire la strada più semplice e facile, cioè quella che il Governo purtroppo, deludendo le aspettative di tutti quanti, sta seguendo: colpire le persone oneste e facilmente raggiungibili attraverso l'IMU - perché quasi tutti gli italiani hanno la casa -, attraverso l'aumento della benzina e dei carburanti, attraverso l'aumento dell'IVA; in altri termini, colpire chi ha di meno.
Questo, fino ad oggi, è stato l'obiettivo del Governo, e credo che non possa portare a soluzioni positive. Non è per facile demagogia, ma la demagogia non può certamente non guardare alla realtà: non è che per non fare demagogia, non possiamo guardare ciò che sta accadendo. Le famiglie non arrivano più a fine mese: il Governo se n'è accorto? Le imprese chiudono: il Governo ha avuto qualche riscontro in questo senso? Gli imprenditori non ce la fanno a pagare le tasse, chiudono le aziende e, purtroppo, alcuni arrivano a togliersi la vita: ma su questo avete riflettuto?
Infatti, a noi sembra che parliate tanto, ma, quando è necessario assumere provvedimenti seri nei confronti di chi, rispetto al Paese, ha avuto tanto e ha dato poco, siate molto cauti. Mi riferisco alle banche, ai petrolieri, alle assicurazioni; mi riferisco, aggiungo, anche a quei famosi «scudati», che hanno portato all'estero i loro capitali - e non parliamo di qualche spicciolo - e che hanno avuto la possibilità di farli rientrare con un'aliquota del 5 per cento. Siete arrivati voi, potevate prevedere il 10 per cento: poi, ci sarebbe stato un problema di applicabilità, ma ciò è al di là dell'aliquota applicata. Si può applicare l'uno, il 2, il 3 o il 10 per cento: si può applicare o non si può applicare.
A quel punto avete fatto la scelta di applicare un incremento dell'aliquota. Ben venga, ma almeno potevate cercare di portarla al livello dei pensionati, che vedono tassata la loro pensione minima al 23 per cento, non solo all'1,5 per certo in più, e prorogando loro adesso pure i termini per il pagamento. La Russia ha fatto lo scudo fiscale in questi giorni ed è arrivata ad applicare il 20 per cento. La Russia! E noi, in Italia, premiamo chi scuda con il 6,5 per cento, forse, o giù di lì, ammesso che prima o poi riusciremo a vederlo.
Non è solo parlando dei problemi, che essi si risolvono. Bisogna anche affrontarli. Qualche merito questo provvedimento ce l'ha ed è giusto evidenziarlo. L'Italia dei Valori non vuole essere opposizione a priori: noi vorremo condividere provvedimenti utili per il Paese, ma il problema vero è che, fino ad oggi, non li abbiamo visti. Devo riconoscere c'è stato un cambio di rotta, di percezione - di questo va dato atto - in quanto, contrariamente al passato, si comincia a parlare di evasione fiscale. È un fatto culturale importante e, quindi, su questo, riteniamo che si debba andare avanti. È chiaro che, poi, occorre anche assumere gli strumenti per combatterla, l'evasione fiscale.
Un altro elemento che evidenziamo - ma che ha anche una controindicazione, se non intervenite - è la possibilità data alle imprese di cedere alle banche e ad intermediari, crediti certificati che vantano nei confronti della pubblica amministrazione e degli altri enti. Può essere utile per le imprese, ma state evidenziando un problema che voi stessi dovreste risolvere, e cioè: perché la pubblica amministrazione e lo Stato non pagano? Nel momento in cui l'imprenditore avrà la possibilità di presentarsi in banca portando i propri crediti certificati, è sicuro, Pag. 26secondo le vostre informazioni, che troverà uno sportello bancario disponibile ad accettarli?
Voi fate le cose a metà, cioè lanciate l'idea ma non ne verificate l'applicazione concreta: ammesso che vi sia una banca che accetti tali crediti certificati, sapete qual è il tasso con il quale verranno fatte queste anticipazioni agli imprenditori? Infatti, se i tassi sono quelli correnti, l'imprenditore pagherà più volte: una volta perché vanta crediti da parte di uno Stato che non lo paga, una seconda volta perché dovrà trovare una banca che glieli anticipi, e una terza volta perché dovrà pagare un tasso, degli interessi sull'anticipazione e, quindi, il suo denaro perderà ancora più valore. Voi dovete fare queste verifiche prima di lanciare i provvedimenti. Speriamo che lo abbiate fatto, noi staremo lì a verificare.
Per quanto riguarda il fondo «taglia tasse», state prendendo - e lo dico con amarezza - l'abitudine della brutta politica, cioè di quella che promette, nel tentativo di offuscare le menti, ma che poi non mantiene. Se non eravate in grado di creare tale fondo, forse sarebbe stato meglio non parlarne, sarebbe stato più onesto nei confronti dei cittadini che veramente fanno fatica.
E ancora, sull'evitare l'effetto Grecia; ci state riempiendo di tasse, minacciandoci o facendoci credere che dobbiamo evitare l'effetto Grecia. Ma, aspettate un momento, voglio fare una valutazione banale: vi siete resi conto che l'effetto Grecia lo stiamo già vivendo? Cos'è accaduto in Grecia? Hanno diminuito gli stipendi dei dipendenti statali, lasciando invariato il costo dei beni, hanno cioè sostanzialmente ridotto il potere d'acquisto degli stipendi. In Italia è avvenuto l'esatto contrario, ma l'effetto è identico: avete lasciato invariati gli stipendi, ma avete introdotto l'IMU, avete aumentato le tasse sui carburanti, sull'energia, l'IVA. Sostanzialmente, avete ridotto il potere d'acquisto degli stipendi. Alla fine, stiamo già vivendo quell'effetto che voi, nel tentativo di imporre ancora nuove tasse e balzelli, pensate di scongiurare.
Il problema è diverso - questo per noi è il vero problema - e voi lo sapete bene come lo capiamo noi: per mettere in moto l'economia e per invertire la rotta, occorre considerare l'economia non solo come la salvaguardia dei forti, ma anche come la possibilità, per la piccola e media impresa, di mettersi in moto, dandole fiducia e finanziamenti. Questo voi avreste dovuto e dovreste fare. Ma anche in quel caso, create falsi problemi.
Per quanto concerne l'articolo 18, stiamo discutendo da giorni e da settimane sul fatto che tale articolo è una garanzia per i nostri lavoratori, dicendo - durante questi giri del Presidente del Consiglio per il mondo - che dall'estero non arrivano investitori stranieri perché c'è l'articolo 18. Ma avete parlato seriamente con gli imprenditori esteri? Avete parlato seriamente con gli imprenditori italiani che stanno lasciando l'Italia - quelli che possono - per andare all'estero? Non vi parlano dell'articolo 18!
Ci sono cinquecento casi, in tutta Italia, in questo momento, davanti ai tribunali. Gli imprenditori veri, quelli seri, quelli sani, esteri o italiani, parlano, prima di tutto, di una burocrazia che è drammaticamente opprimente per la nostra economia e per le imprese; parlano, poi, di un costo del lavoro eccessivo, non perché vada molto al lavoratore, ma perché va molto allo Stato rispetto al costo del lavoro stesso; parlano di un costo dell'energia che è ai limiti della sopportazione e, infine, ma non per ultimo, parlano del costo della tassazione: in Italia, e voi lo sapete, perché siete tecnici e quindi lo sapete, non potete far finta di non saperlo, il costo della tassazione delle imprese è arrivato al 48 per cento, quando la media europea è del 22 per cento.
Ora, mi dovete dire quale sia la convenienza di un imprenditore straniero ad investire in Italia quando sa già che il proprio prodotto, se viene prodotto in un altro Paese europeo, costa il 30 per cento in meno; ma nessuno è così pazzo da investire in Italia. Allora lasciate perdere i falsi problemi, lasciate perdere di distrarre l'opinione pubblica, pensate ai problemi Pag. 27veri: abbassate le tasse, finanziate l'economia; solo così metterete in moto il Paese; e per finanziare l'economia, intendo finanziare le famiglie, le imprese, le categorie produttive. Abbiamo le tasse più alte d'Europa, e forse del mondo; abbiamo la benzina più costosa d'Europa, e forse del mondo; ma dove vogliamo andare? E continuiamo a mettere accise!
Mi venga permessa una divagazione: aumentiamo di dieci centesimi le accise nel caso ci sia un problema di protezione civile? Ma invece, per quanto riguarda la protezione civile, dovremmo andare ad accertare tutte le truffe della gestione Bertolaso con tutte le relative disfunzioni; con la protezione civile abbiamo finanziato pure i campionati mondiali di nuoto. Pensiamo di aumentare ancora le accise sulla benzina per finanziare la protezione civile? Ma perché invece non intervenire sulla stessa per impedire che possa andare ad appaltare a trattativa privata? Vedrete quanto risparmierete, altro che i dieci centesimi di accisa che andate a imporre in più. Questi sono i problemi, ma ci sono anche le soluzioni; bisogna, però, volerle adottare.
Mi riferisco, inoltre, alla questione delle banche: le banche italiane hanno preso, tra dicembre e febbraio, dalla Banca centrale europea, 256 miliardi di euro, sostanzialmente 6 o 7 volte la manovra che voi state facendo e che gli italiani non riescono a sopportare. Ebbene, abbiamo già presentato un'interrogazione, che è stata da me depositata, a mia prima firma - ma l'abbiamo presentata anche presso il Parlamento europeo - per chiedere dove siano finiti e come vengono utilizzati questi 256 miliardi di euro. Vedete, un Governo che vuole mettere in moto l'economia e che non si fa tirare per la giacca da nessuno, verifica che le banche che percepiscono queste somme le utilizzino, certamente, in parte, e vedremo quant'è - perché chiederemo e pretenderemo una risposta - per acquistare titoli di Stato, in parte, per mettere a posto i loro «magri bilanci», ma, poi, dovrebbero anche investirne una quota significativa, e questo il Governo doveva pretendere; a favore delle imprese, a favore delle famiglie, per finanziare i mutui per l'acquisto di case, tutte cose che metterebbero in moto l'edilizia e l'economia del Paese, finanziando anche le imprese per farle stare ancora sul mercato. Voi lo sapete qual è il risultato di questo investimento? Noi ancora no, ve l'abbiamo chiesto con una interrogazione; aspettiamo di avere una risposta perché da quella si capirà, ancora di più, da che parte state: se state dalla parte dei cittadini o state, invece, dalla parte dei poteri forti che, purtroppo, in questo momento, non sono più in grado di garantire un futuro al Paese. Questo è il problema vero, non ci scandalizziamo; però, se i poteri forti non sono in grado di garantire un futuro al Paese è bene che si mettano da parte e vengano ridimensionati.
Per quanto riguarda la lotta all'evasione, questa è giusta, ma deve essere una lotta all'evasione vera. Il fisco, e questo decreto doveva contenere un intervento specifico su questa questione, deve essere più equo; avete fatto dell'equità una bandiera - a parole - del vostro intervento governativo, ma un fisco, per essere equo, deve saper distinguere tra chi non paga le tasse e chi non può pagare le tasse. Badate che sono due categorie diverse: c'è chi non paga le tasse e poi magari scuda all'estero capitali, chi evade perché non vuole pagarle, e c'è invece chi non può pagare le tasse; e questa è una categoria diversa. Faccio un paio di esempi: se un commerciante si trova la mattina sul comodino 100 euro e deve decidere se andare a pagare il fisco, ovvero se andare a pagare il proprio collaboratore per tenere aperta l'azienda, credo che quella non possa essere considerata evasione.
Quella deve essere considerata una situazione di grande difficoltà economica, e uno Stato che si rispetti deve aiutare in tali casi. Questo non vuol dire che egli non debba pagare le tasse, ma mettiamolo in condizione di farlo: non solo con rateizzazioni, ma anche dando la possibilità di moratorie. Abbiamo presentato emendamenti in merito e anche ordini del giorno, che sono stati approvati, ma naturalmente senza alcun tipo di seguito. Devo dire che Pag. 28anche in ciò state prendendo il vizio della peggior politica: è da quattro anni che siamo qui a presentare ordini del giorno, ma sempre con la dicitura «impegna il Governo a valutare l'opportunità di», dopodiché un ordine del giorno non si nega a nessuno, però questi non vengono mai presi realmente in considerazione. Dovete fare il passo successivo. Ci avete fatto credere, per capirci, che anche i tassisti sono una casta. Ma noi abbiamo fatto delle indagini - voi forse no - e non ci risulta che vi siano molti tassisti che hanno le barche ormeggiate a Montecarlo. In Italia sono in pochi questi tassisti, a dimostrazione che, forse, volutamente o involontariamente - ma siccome siete tecnici, volutamente - state mirando nella direzione sbagliata. Dovete aggiustare il tiro, perché se continuate così, alla fine, il Paese andrà veramente a sbattere.
A questo proposito, vorrei intervenire su due questioni contenute in questo decreto-legge. Sull'IMU: è giusto farla pagare e farla pagare a tutti, ma bisognava fare degli interventi specifici, intanto sulla questione della prima casa. La prima casa è un'esigenza di vita, di sopravvivenza, e anche se si paga l'imposta in tre rate addolcendo la pillola, una cosa è certa: gli italiani non sapevano di dover prendere questa pillola, gliela avete imposta voi. In una, in due o tre rate, la pillola, comunque, devono andare a cercarla, e non hanno più i soldi per poterla comprare.
Avete pensato una cosa che, devo dire, anche la mente più contorta fa fatica a capire. Sull'impossibilità - a vostro modo di vedere - di evitare il pagamento dell'IMU agli anziani ricoverati nelle case di cura, ho sentito la spiegazione di un rappresentante del Governo, che mi sembra veramente contorta e farneticante: non possiamo escluderli dal pagamento perché daremmo la possibilità ai figli di mandare forzosamente i genitori in casa di cura, in modo da poter poi affittare in nero la casa lasciata libera dagli anziani ricoverati. Badate che ci vuole non fantasia, ma bisogna andare oltre la fantasia. Noi, invece, avevamo chiesto di esentare questi soggetti. Di contro, stranamente, casualmente, non vi siete accorti che le fondazioni bancarie non pagano l'IMU, ma l'opera benefica delle fondazioni, francamente, non riusciamo a individuarla.
Inoltre, sempre rispetto all'IMU, vorrei intervenire sulla questione delle dimore storiche. Le dimore storiche sono patrimonio culturale, sono testimonianza della nostra storia, non è che tutti quelli che hanno proprietà storiche siano stramiliardari che si permettono un lusso, ma le stanno mantenendo con fatica e le mettono a disposizione della gente, dei cittadini, dei visitatori: non graviamoli ancora di più rispetto ad oneri che sono tenuti a sopportare.
Sull'IMU agricola vogliamo mettere un punto fermo e, su ciò, devo dire, il Governo è assolutamente inadempiente. Abbiamo presentato ordini del giorno - due a mia prima firma - che sono stati approvati da quest'Aula e che prevedevano l'esenzione dall'imposizione dell'IMU per i beni strumentali in agricoltura. Tali ordini del giorno non hanno avuto alcun seguito e ci ritroviamo con una tassazione che colpisce un settore che è in crisi profonda: 20 mila aziende agricole hanno chiuso nell'ultimo anno; il valore dell'aziende si è azzerato; prima costituiva il futuro per l'agricoltore, mentre oggi l'agricoltore non ha più un futuro, e voi, in un momento di grande crisi economica come questo, andate a creargli ulteriori balzelli.
Prendo come esempio il ragionamento che il Ministro Passera aveva fatto a proposito dell'opportunità di pagare l'IMU, dicendo che l'IMU non è una tassa, ma il pagamento di un servizio, perché se si abita al centro di Roma, alla fine, è giusto che si paghi l'IMU, perché vi è qualcuno che paga la riparazione della strada, qualcuno che paga l'impianto di illuminazione e così via. Ciò può aver un senso - lo prendiamo per buono - ma è proprio per questo che non si può far pagare l'IMU in agricoltura, perché, mi volete dire, riguardo a quei capannoni rurali, a quei ricoveri e a quelle stalle che si trovano a 30 chilometri dall'ultimo centro abitato - che per arrivarci bisogna costruirsi la Pag. 29strada e sono anche privi dell'energia elettrica - che servizio gli offre lo Stato? Nessuno.
Però, si va ancora una volta a tassare e ancora una volta noi insistiamo: ci sono degli emendamenti; li ripresenteremo per l'Aula se sarà possibile, sperando che non mettiate anche questa volta una inutile fiducia, per evitare di poter discutere e, dall'altra parte, faremo probabilmente un ulteriore ordine del giorno. Almeno abbiate la compiacenza, questa volta, di cercare di dare seguito all'ordine del giorno, perché continuando così alla fine non si va da nessuna parte.
Un altro tema che voglio evidenziare, prima di avviarmi alle conclusioni, è l'eliminazione del beauty contest. Ci abbiamo visto giusto. Ho letto adesso le dichiarazioni del presidente di Mediaset, Confalonieri. Ha detto che ha impugnato davanti al TAR il provvedimento di eliminazione del beauty contest. Ce l'abbiamo fatta questa volta, perché per impugnare al TAR vuol dire che abbiamo colpito nel segno, quello giusto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e del deputato Cambursano). Evidentemente non avrebbe pensato di disturbare il TAR per un provvedimento di questo tipo.
Siamo sulla strada giusta, ma attenzione alle fregature a latere. Vedete, abbiamo qualche idea e abbiamo anche qualche notizia che speriamo non venga confermata. Ci sono 120 giorni di tempo per determinare le modalità e le condizioni del bando. Centoventi giorni di tempo sono pochi, ma sono lunghissimi per poter portare avanti una trattativa, un tira e molla, una possibilità di fare questo o quello. Ci hanno detto già qualcosa, abbiamo saputo alcune condizioni di questo tira e molla.
In primo luogo, non vorremmo che le frequenze affidate per la telefonia mobile già assegnate diventino gratuite. Non vorremmo che l'affitto dell'etere venga ridotto del 50 per cento, perché non possiamo fare un altro spot, ma abbiamo bisogno di denaro. Con questo chiediamo che il Governo, nel corso delle trattative, nel corso di questi 120 giorni - scusate il lapsus, non dovrebbero essere trattative, ma modalità per la formazione del bando - venga a riferire costantemente in Commissione e in Aula su quella che è l'evoluzione.
Lo ripeto: non vorremmo avere poi alla fine, da un lato, raggiunto un obiettivo e, dall'altra parte, trovata la strada per eludere quell'obiettivo che ci siamo prefissati. Concludo, con un passaggio che volevo fare su alcune categorie, perché è giusto andare oltre gli agricoltori, i lavoratori. Nel nostro Paese, con questi provvedimenti che state facendo, alla fine abbiamo dimenticato i disoccupati. Avete visto: è una categoria sociale eliminata. Ormai parliamo degli occupati che non arrivano a fine mese, ma dei disoccupati non parla più nessuno, come degli esodati. Lo dico al rappresentante del Governo, perché ho sentito le sue parole l'altro giorno, durante un'intervista televisiva - e devo dire che ci sono rimasto male - sulla diatriba sul numero degli esodati (sono 65 mila o sono 135 mila?) quando ha detto che certamente sono più di 65 mila, perché 65 mila sono gli esodati di quest'anno, ma poi ci sono quelli dell'anno prossimo, con l'aria di chi non comprende il dramma quotidiano che le famiglie vivono in questo momento. Ecco perché dico: cambiate rotta, state sbagliando obiettivo. Avete parlato, dall'inizio, di equità. Monti e il suo Governo aveva esordito con tre parole chiave, di cui una era equità. Equità significa leggi e provvedimenti uguali per tutti. Ad oggi non li abbiamo visti. Equità pretendono i cittadini, non vi chiedono altro. Fate i tecnici, se lo sapete fare - dovreste saperlo fare - e cercate di adottare provvedimenti utili per tutti, e non solo per alcuni.
Fare equità, fino ad oggi, ha soltanto, dal vostro modo di vedere, penalizzato le categorie più deboli: lavoratori dipendenti, pensionati, disoccupati, esodati, famiglie, imprese, piccole imprese. Dovete cambiare rotta, perché altrimenti non è che siamo noi a farvi opposizione, ma è il Paese che scende in piazza, perché quando non ce la Pag. 30fai più hai voglia a spiegargli lo spread, ma alla fine, a fine mese, di spread la gente non vive. Equità quindi pretendiamo noi, equità che parta da una giusta tassazione di chi ha di più, per le banche, le assicurazioni e i petrolieri, perché solo togliendo nel nostro Paese a chi ha di più, a chi ha risorse nascoste, a chi ha risorse non investite, a chi evade le tasse e porta all'estero - non a chi evade per necessità, che al contrario è evasore, ma va aiutato, lo ribadiamo - perché solo togliendo a chi ha di più, e favorendo al contrario chi ha di meno, si metterà veramente in moto l'economia.
Noi pretendiamo da voi equità, ma fino ad oggi questa equità voi non ce l'avete data (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fogliardi. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, cari colleghi, il decreto-legge che stiamo esaminando per la sua conversione in legge e il cui titolo recita « (...) disposizioni urgenti in materia di semplificazione tributaria e di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento» rappresenta, invece, un ulteriore e fondamentale provvedimento nell'azione del Governo per affrontare la difficilissima e delicata situazione economica che il Paese sta attraversando.
Contrariamente agli interventi di alcuni colleghi che mi hanno preceduto, da operatore professionista del settore tributario ritengo che questo provvedimento risponda a tantissime di quelle domande semplici che molto spesso contribuenti e famiglie ti pongono: «Ma è possibile che non riusciate a provvedere alla determinata semplificazione?», e via dicendo. Quindi, da un lato abbiamo la consapevolezza di procedere con urgenza alla semplificazione di alcune procedure in materia tributaria, dall'altra vi è l'intenzione del Governo di rendere equa ed efficiente la materia dell'accertamento.
Mi soffermo su alcune norme specificatamente tributarie, che evidenziano, anche per determinati aspetti, la drammaticità della situazione che molte imprese e famiglie stanno vivendo. L'articolo 1, nei commi da 1 a 4, affronta il problema della rateizzazione dei debiti tributari e la vuole favorire anche per chi è decaduto dal beneficio della rateazione di pagamenti conseguenti ad avvisi bonari e che ora può chiedere la dilazione del dovuto. Sono moltissimi questi casi. Nel passato chi chiedeva la rateizzazione e poi magari non riusciva a rispettare una o due rate decadeva completamente dal beneficio. Doveva ripartire da zero e, quindi, era una situazione dalla quale non si veniva fuori. Molti di questi casi ora vengono risolti e le condizioni contemplano anche - lo ripeto - che, in caso di peggioramento della situazione di temporanea e obiettiva difficoltà del contribuente, si possa ragionare. Quindi, si tratta di una «rateazione flessibile», come è stata definita, e che - lo ripeto - affronta tantissime situazioni che mai come in questo momento sono tangibili, concrete e presenti nel nostro Paese.
I commi successivi, invece, sono volti a non escludere dalle gare pubbliche il contribuente ammesso alla rateizzazione del proprio debito e, quindi, alla definizione di violazioni definitivamente accertate. Anche a questo proposito, era un controsenso assistere a chi, pur avendo in corso una determinata procedura, veniva automaticamente escluso (per chi era abituato a farlo) dalla partecipazione a gare pubbliche. Con questo decreto si cerca di mettere una pezza ad una situazione che prima portava definitivamente alla morte. Erano condannate ed escluse determinate aziende, che quindi passavano - lo ripeto - da un momento di difficoltà alla morte definitiva. Oggi come oggi, questo aspetto, invece, permette una ripresa, che altrimenti non sarebbe stata prevista.
Ancora, l'articolo 2 prevede che in presenza di un ritardo nell'adempimento formale è possibile sanare la propria situazione entro il termine di scadenza della prima dichiarazione utile, versando una sanzione minima, senza possibilità di compensazione con eventuali crediti. Sono Pag. 31provvedimenti concreti che - ripeto - vanno incontro a determinate richieste. Pur nella difficoltà, sono aspetti minimi, ma determinanti e importanti. Era importante portare questo aspetto prima della dichiarazione. Infatti, nel 99 per cento dei casi, il cittadino contribuente che non aveva potuto magari veniva portato a conoscenza del fatto quando andava dal commercialista, dal professionista e dal consulente negli ultimi giorni, in presenza delle dichiarazioni, e si sentiva dire che avrebbe dovuto farlo prima, che avrebbe dovuto farlo subito.
Il fatto di poter sanare alcune determinate situazioni nel momento della dichiarazione è un dato concreto, tangibile - lo ripeto - che viene incontro anche a questa esigenza.
Ancora, vi è la possibilità di portare le dichiarazioni di intento dal 16 del mese successivo alla ricezione entro il termine della prima liquidazione periodica IVA. Vale, anche in questo caso, la situazione che avevo ricordato poc'anzi, cioè quelle situazioni di buon senso che altrimenti il contribuente non riesce a giustificare.
Sempre in questo articolo è importante l'emendamento presentato proprio durante l'esame da parte della Commissione finanze, con le modifiche apportate in materia di consolidato nella cessione delle eccedenze, che si considera efficace anche quando il soggetto cessionario sia una qualunque delle società appartenenti al gruppo e, ancora, per cessioni di eccedenza diverse dall'IRES. Sembra materia astrusa, ma chi è operatore del settore sia quanto importante e quanto concreta, anche in questo caso, e quanto vi siano spesso situazioni di questo genere.
Altro passo importante è rappresentato dalla modifica della disciplina del cosiddetto spesometro a partire dal 2012 per quanto attiene alle comunicazioni di elenchi clienti e fornitori che superano determinati importi e anche se, in questo caso, credo che la cosa migliore sarebbe stata conservare i vecchi elenchi clienti e fornitori per tutti, indistintamente. Ma su questo punto credo che un mea culpa lo debba fare anche chi in passato si lamentava eccessivamente del suddetto provvedimento. Sembrava che gli elenchi clienti e fornitori fossero il problema più grande che i professionisti e le imprese avevano. Si era arrivati a farli escludere con i provvedimenti del Ministro Tremonti. Analoga cosa potremmo dire, poi, per l'IMU, riferita all'ICI. Oggi, invece, ci si accorge che dover fare una cernita per le operazioni che superano determinati importi diventa davvero molto, ma molto più complesso rispetto all'invio completo di quelli che erano i vecchi elenchi. Comunque, è un passo importante e utile. Da parte nostra auspichiamo anche che le proroghe all'autunno vengano anche recepite dal Governo completamente, perché adempimenti che scadono in questo periodo, per gli anni passati, diventano alquanto pesanti per gli studi professionali che li devono sopportare.
Altri aspetti utili sono rappresentati dalla limitazione dell'obbligo di indicare il comune di domicilio fiscale, se non nei casi espressamente richiesti. Ancora, ricordo le operazioni black list e accise. È molto importante, inoltre, quanto previsto in deroga all'utilizzo del contante, all'articolo 3 del provvedimento, anche se a giudizio di molti non sufficiente. Però, in realtà un dato concreto è che i visitatori, i cittadini e gli extracomunitari possono trovare una soluzione soprattutto in applicazione e in aderenza a quello che è il mercato turistico e alberghiero della ristorazione dei pubblici esercizi e in considerazione anche della caratterizzazione dell'economia del nostro Paese.
Anche il limite per la pignorabilità per i crediti tributari delle somme dovute a titolo di stipendio è una disposizione che recepisce casi di difficoltà diffusi e che precedentemente non facevano altro che mettere in difficoltà gli imprenditori. Lo stesso vale per quanto previsto ai commi 6 e 7 dell'articolo 3, in materia di procedure di esecuzione forzata sui beni immobili del debitore fiscale. Spesso abbiamo sentito gli imprenditori dire «noi non possiamo fare gli imprenditori perché dobbiamo correre, dalla mattina alla sera, dietro queste procedure che ci bloccano, di Pag. 32fatto». Credo che averle affrontate, averle semplificate e aver tolto quella gravità che spesso era solo ed esclusivamente motivo di superfluo lavoro burocratico sia un modo concreto e tangibile quantomeno per venire incontro a queste esigenze.
Non procedere poi all'accertamento e alla riscossione per i debiti tributari inferiori a 30 euro è un ulteriore provvedimento di buon senso, che risparmia i più alti costi per la procedura. Allo stesso modo, infine, è utile aver anticipato dal 31 al 20 dicembre il termine per la variazione dell'addizionale comunale IRPEF. Per i 30 euro si assisteva forse e molto probabilmente a spese che tra procedura, accertamento e riscossione superavano ampiamente quanto incassato. Chiaramente, tali norme da un lato non devono indurre tanti cittadini a farla franca e a fare i furbi, però certamente non aveva neanche senso che si andassero a perseguire azioni di questo tipo.
È l'articolo 4 però che sicuramente, nel decreto relativo all'IMU, ha fatto più discutere, l'articolo che più preoccupa tanti cittadini contribuenti e che ha portato - senza entrare nel merito perché il tempo non me lo consente - con la rateazione delle imposte in tre tranche, sicuramente a rendere meno pesante l'impatto di questa imposta. L'impatto sarà molto più pesante per chi - le strutture addette: dai professionisti, ai CAF, ai centri di assistenza ed alle associazioni di categoria - dovrà procedere per tre volte alla valutazione, soprattutto quando a dicembre dovrà fare il conguaglio, con aspetti che si stanno già presentando e diffondendo. Ad esempio, per quanto concerne i comuni, qualche raro comune ha deciso di non applicare l'IMU sulla prima casa; dovendo invece partire per tutti in questo momento, ci si troverà a posizioni di credito molto probabilmente alla fine dell'anno. Sono aspetti che andranno visti.
È importante l'articolo 4 anche nella parte in cui affida al direttore dell'Agenzia delle entrate la definizione delle modalità di presentazione delle istanze di rimborso della quota IRAP deducibile dalle imposte sul reddito. Sono ammesse, in questo caso, al recupero le imprese per le quali, alla data del 6 dicembre 2011, erano ancora aperti i termini di 48 mesi, previsti per il rimborso dei versamenti effettuati nei periodi di imposta anteriori al 31 dicembre 2012. Anche questo è un modo concreto per andare incontro ai tanti imprenditori che possono disporvi conseguentemente, auspicando che l'Agenzia delle entrate ed il direttore Befera adottino, quanto prima, il provvedimento.
L'articolo 4-bis è volto a riformulare la disciplina fiscale del leasing che, indipendentemente dalla durata contrattuale, porta per i soggetti IRES ed i lavoratori autonomi, la deduzione dei canoni per un periodo non inferiore ai due terzi dell'ammortamento per i primi e della metà per i secondi, quindi dei due terzi per i soggetti IRES e della metà per i lavoratori autonomi. Anche in questo caso si tratta di un dato concreto. Mai come in questo momento, in presenza di ristrettezza finanziaria da parte delle banche, sono molte le imprese che ricorrono al meccanismo del leasing. La normativa così modificata non genera comunque cambiamenti fiscali per l'utilizzatore.
Va incontro ai contribuenti, ed ai professionisti in particolare, anche il termine fissato, dall'articolo 5, del 30 aprile 2012, entro il quale pubblicare, per l'anno 2011, le integrazioni degli studi di settore. Qui spendo una parola anche per gli ordini professionali, che oso definire le arterie che conducono il sangue al cuore dello Stato, che svolgono un ruolo importante e fondamentale da questo punto di vista e che spesso sono sacrificati a tempi impossibili per l'esplicazione della propria attività. Il fatto di fissare un termine ragionevole per l'adeguamento degli studi di settore è anche questo un dato concreto per permettere ai cittadini, ai contribuenti ed ai professionisti di concorrere ad un rapporto corretto in questo ruolo fondamentale della vita democratica del nostro Paese.
Di particolare importanza il disposto dell'articolo 8 che prevede più articolate ipotesi per l'avvio di un accertamento induttivo nei confronti dei soggetti sottoposti Pag. 33a studi di settore. Anche questa mannaia è stata focalizzata, per cui l'accertatore - l'Agenzia delle entrate e la guardia di finanza - non può procedere dalla sera alla mattina con un accertamento induttivo in maniera semplicistica, ma vengono fissati una serie di fatti concreti che debbono permettergli di arrivare a questo.
Tante altre ancora sono le norme - anche minori - che prevedono modifiche, quali l'autoliquidazione dell'imposta di registro nei rapporti di locazione e di affitto e la soppressione della norma che prevedeva la sostituzione delle scritture contabili con gli estratti conto bancari.
A conclusione di questo intervento, un giudizio positivo da parte nostra su un provvedimento che, come introdotto all'inizio, tiene conto della difficile e delicata situazione economica e affronta concretamente tante situazioni che prima non erano considerate irragionevoli da parte cittadini contribuenti.
Il giudizio positivo non può ovviamente sottacere che ancora molto deve essere fatto in campo fiscale e tributario per dare attuazione - oggi più che mai - all'articolo 53 della Costituzione in merito alla partecipazione dei cittadini alle spese del Paese secondo la capacità contributiva.
L'auspicio è che il lavoro che dovrà seguire alla conversione del decreto-legge e la conseguente valutazione della delega fiscale varata dal Governo possa in tale senso servire e adempiere al completamento di questa materia, che oggi più che mai è fondamentale per la realizzazione completa della democrazia nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cavallotto. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno varato l'ennesimo decreto-legge che non sortirà effetti tangibili fino a quando resterà il peso insormontabile di un carrozzone statale che occupa metà dell'economia italiana.
Le tanto declamate manovre «salva Italia» e «cresci Italia» sono consistite esclusivamente nella creazione di nuove tasse, che oltre a drenare risorse e impieghi produttivi, creano nuovi adempimenti e quindi nuova burocrazia; basti pensare alla duplicazione degli adempimenti d'imposta ad esempio. È peraltro difficile attendersi delle reali liberalizzazioni da parte di un Governo che ha adottato misure per le quali i pensionati titolari di modeste pensioni finora riscosse in contanti saranno costretti ad aprire conti correnti, oltretutto per garantire la tracciabilità di somme di cui lo Stato già dovrebbe avere piena certezza, essendo erogate dall'INPS e quindi dallo Stato medesimo.
Tra le iniziative adottate per tutelare gli interessi delle piccole e medie imprese la Lega ha presentato diversi emendamenti a tutela di questo mondo, proprio per confermare l'importante ruolo che esse hanno avuto nel trainare l'economia del nostro Paese anche in questa difficile fase congiunturale economica.
Da febbraio 2011 a gennaio 2012 il debito pubblico è passato da 1.875 miliardi a 1.935 miliardi di euro, con un aumento di 59 miliardi; pertanto solo nell'ultimo anno l'aumento del carico per ciascuno dei 60 milioni di residenti - neonati compresi - è stato pari a 998 euro mentre per ciascuna famiglia l'onere è cresciuto di 2.723 euro. Ogni lavoratore italiano lavora fino al 24 giugno per lo Stato e poi per sé e la propria famiglia.
Rimanere ancorati alle partecipazioni statali pentapartitiche e alla lotta di classe che questo Governo rischia di riportare alla luce come ispirazioni per il ruolo dello Stato nell'economia nel ventunesimo secolo mi sembra una mancanza sconcertante di idee innovative.
Sostenere che i dati sul PIL e sulla povertà abbiano negli ultimi anni superato la soglia critica, perché nelle grandi città è difficile trovare un taxi a basso costo, è una favola alla quale nessuno può credere. Nonostante gli aumenti del carburante che hanno portato nelle casse dello Stato nei primi due mesi dell'anno un miliardo di Pag. 34euro, c'è stata una flessione dei consumi del 10 per cento a gennaio e del 20 per cento a febbraio.
Bisogna liberalizzare i monopoli pubblici, i potentati delle municipalizzate, dove si annidano le clientele che succhiano il denaro dei contribuenti per offrire in cambio servizi il più delle volte scadenti. Si vada a colpire il mondo delle compagnie assicurative, che in barba al funzionamento del libero mercato e delle sue regole più elementari fanno lievitare i costi delle polizze all'inverosimile, anche a scapito di chi non ha mai provocato un incidente in vita sua. Si prevedano norme per le banche, prontissime ad accaparrarsi il prestito di 180 miliardi di euro fatto dalla BCE al tasso dell'1 per cento, ma come al solito lentissime a concedere dei fidi a famiglie e imprese, se non a tassi dell'11 o talvolta del 12 per cento.
Si è partiti con il decreto-legge «salva Italia» a dicembre 2011, un provvedimento annunciato con toni roboanti, imperniato sui principi del rigore, dell'equità, dello sviluppo e dell'innovazione: in realtà le novità sono state l'introduzione dell'IMU sulla prima casa, sugli immobili dati in uso gratuito ai figli e sugli immobili agricoli, l'aumento delle accise sui carburanti, il blocco dell'indicizzazione delle pensioni e il passaggio al sistema contributivo.
Si è passati poi al decreto-legge «cresci Italia» che avrebbe dovuto liberalizzare l'economia reale del nostro Paese abolendo monopoli e rendite di posizione a vantaggio di tutti, ma che si è ridotto a qualche parafarmacia e a 200 notai in più sul territorio nazionale, e al decreto-legge sulle semplificazioni che avrebbe dovuto liberare il Paese dai lacci della burocrazia per arrivare al presente decreto-legge con lo scopo di alleggerire i contribuenti italiani dall'enorme fardello degli adempimenti tributari e amministrativi con l'obiettivo di rendere più efficaci ed efficienti le procedure di accertamento.
Il nostro è forse il sistema tributario più complesso al mondo, con decine di imposte dirette e indirette, centinaia di adempimenti che derivano da leggi e decreti che si sovrappongono tra loro, per non parlare del sistema di accertamento e di riscossione e del contenzioso tributario. Insomma, in Italia il presupposto per avviare una nuova iniziativa imprenditoriale è avere un bravo commercialista ed a volte neanche questo basta.
Dal nome del provvedimento ci aspettavamo una rivoluzione nel sistema tributario ed invece ci siamo accorti che era un provvedimento di bassa qualità, un provvedimento che dava la speranza agli eroi delle imprese che erano convinti di potersi riprendere da una crisi che voi avete contribuito a creare e che state continuando a generare. Grazie al cielo avete avuto un ravvedimento sulla norma black list e white list, una norma tanto ridicola quanto inutile e dannosa.
Il provvedimento riguarda anche l'IMU per i nostri italiani residenti all'estero che hanno la prima casa, la loro abitazione principale non locata e che tengono a loro disposizione per rientrare in questo Paese. Noi sappiamo quanto essi vogliano rientrare e quanto siano legati a questo loro Paese di origine, anche perché sappiamo quanto hanno aiutato lo sviluppo del Paese con le loro rimesse. È gente che è partita, ha fatto fatica, è andata via e si è creata una posizione onesta rispettando le leggi dei Paesi dove è emigrata. Non abbiamo esempi di pari natura nel nostro Paese, ma questo è un argomento che tratteremo un'altra volta. Questi nostri emigrati portano importanti soldi al nostro Paese non solo con le loro rimesse, ma anche perché nelle realtà estere in cui vivono stipulano contratti commerciali con le aziende di produzione italiana, perché sono legati comunque al loro Paese e quindi creano un indotto commerciale e industriale importante di esportazione dal nostro Paese. E cosa facciamo noi? Gli facciamo pagare il doppio, li penalizziamo. Dopo tutto ciò che hanno dato, ovviamente devono dare ancora di più. Ecco una grande ingiustizia di questo Governo.
Una questione ancora più vergognosa è il problema degli anziani nelle case di riposo. Lo hanno già detto tutti e noi lo ribadiamo. Sono persone che hanno lavorato una vita, magari hanno piccole pensioni - Pag. 35anzi, il più delle volte hanno piccole pensioni - e hanno realizzato con fatica la loro abitazione, la loro prima casa. E noi consideriamo coloro che hanno la residenza nelle case di riposo, quindi non nelle loro abitazioni, magari per motivi di tipo amministrativo e burocratico, come proprietari di una seconda abitazione? Sì questo è quello che facciamo e facciamo pagare loro il doppio, anche se a fatica pagano le rette delle case di riposo dove abitano. Molte sono persone non autosufficienti che hanno bisogno di aiuti particolari, e lo Stato cosa fa? Il Governo cosa fa? Tassa, mette le mani sui pochi soldi che ancora rimangono a queste persone, invece di accogliere la proposta che avevamo avanzato in Commissione insieme ad altri gruppi, anche di maggioranza, che si erano battuti su questo argomento.
Non abbiamo però poi visto gli altri gruppi di maggioranza dire al Governo: caro Governo, noi ti mandiamo sotto se non accogli la nostra proposta, perché questo è un provvedimento di equità sociale. Si sono chinati proni a novanta gradi di fronte al Governo con un nein e va bene così. Dopo, magari, andranno davanti ai cittadini e agli elettori per dire che hanno fatto tutto il possibile per salvarli e per dire che sono dalla parte del sociale. Certamente è la Lega che - dicono loro - vuole affondare questo Paese, ma la verità è un'altra, i cittadini lo sanno e valuteranno di conseguenza.
Non troviamo quindi delle soluzioni, anzi abbiamo raggiunto un record mondiale di pressione fiscale. Ci aspettavamo un maggiore coraggio nella riduzione della spesa pubblica e invece l'unico intervento è purtroppo un suo aumento, con assunzioni di decine e decine di dirigenti nell'Agenzia delle entrate per svariate decine di milioni di euro. Sinceramente non si sentiva la necessità di queste nuove assunzioni. Assumiamo dipendenti come se ce ne fosse bisogno, con oneri pari a circa 80 milioni di euro e poi ci mancano le briciole per esentare i vecchietti i quali, avendo la residenza nella casa di riposo, pagano la tassa sulla propria casa come seconda abitazione. Non abbiamo le briciole per esentare o quanto meno ridurre l'IMU a quelle famiglie che hanno la sfortuna di avere un figlio disabile, a differenza del passato, quando potevano contare sulle esenzioni. Si poteva magari evitare di assumere altri dirigenti, non parlo di lavoratori ma di dirigenti, e fare sanatorie rispetto a passaggi posti in essere in maniera non congrua.
Una sentenza del TAR Lazio ha sanzionato questo modo di agire, in modo tale da trovare le briciole per risolvere piccoli, ma grandi problemi.
Vi sono quindi delle semplificazioni tributarie nel decreto-legge in esame? Qualcosa c'è, però, giusto per fare un esempio, una vera semplificazione è stata eliminata. Era stata prevista una norma molto bella nella sua semplicità: i contribuenti più piccoli non erano tenuti a tenere la contabilità ordinaria, perché bastava l'estratto conto, la cosa più semplice del mondo. Siccome era semplice, è stata eliminata, e quindi dovranno pagare il commercialista, tenere la contabilità semplificata e quant'altro, aumentando, ovviamente, i costi per queste piccole imprese. Un'occasione persa: quella norma si poteva mantenere, ma, ovviamente, come immaginavamo, di semplificazioni vi è molto poco.
Non paghi dei danni commessi, i tecnici si preparano a rimettere le mani nelle tasche dei cittadini. Evidentemente, non bastano addizionali, benzina, IMU, inflazione, e la palese sfiducia dei mercati, che non credono nella crescita in Italia, non scalfisce minimamente il professor Monti.
Sarà necessaria una correzione di oltre 20 miliardi di euro per i tre anni dal 2012 al 2014, con l'obiettivo di blindare il pareggio di bilancio a cui il nostro Paese è impegnato. Per ottenere questo risultato e partecipare a risollevare lo scenario europeo, il decreto «salva Italia» è stato costruito principalmente sulle entrate. La pressione fiscale salirà al 45 per cento.
Tra gli incrementi di imposta, oltre alla reintroduzione dell'imposta sulla prima casa e all'inasprimento di quella sugli altri immobili, spicca l'aumento dell'addizionale regionale IRPEF, con effetto già sul Pag. 362011, già dallo scorso anno, la generazione del prelievo sugli investimenti, l'incremento delle accise sui carburanti e l'applicazione di un particolare prelievo sui beni di lusso.
Quantitativamente, il grosso delle maggiori entrate proviene dalla nuova IMU sugli immobili: circa 11 miliardi di euro, che, però, andranno per 9 miliardi allo Stato centrale e solo per 2 ai comuni, ai quali spetterà il compito di applicare l'imposta.
Prima sentivo l'intervento dei colleghi dell'Italia dei Valori, che affermavano che istituire la tassa sulla prima casa è giusto. Il Partito Democratico, come il Popolo della Libertà, votano a favore di questa pugnalata ai cittadini, ma sul territorio raccontano che è il Governo, e non loro, ad aver reintrodotto questa pugnalata.
L'Italia dei Valori dice che è giusto far pagare l'IMU, così, in cambio, avremo strade asfaltate e servizi comunali, ma la realtà è che la tassa sulla prima casa sarà rubata completamente da Roma, dallo Stato centrale, e le nostre strade continueranno ad essere lastricate di buchi, perché, nonostante i cittadini continuino a pagare, pagare e pagare, i servizi si abbassano, perché i comuni diventano esattori delle tasse di Roma.
Una famiglia composta da marito, moglie e un figlio, con un reddito annuo fino a 30 mila euro, nel 2012 pagherà in media 2 mila euro in più; 600 euro in più per una famiglia composta da marito, moglie e due figli, con reddito fino a 50 mila euro. Lacrime e sangue, non c'è che dire!
Il carovita andrà ad incidere notevolmente su tutto, partendo dall'aliquota dell'addizionale regionale IRPEF, che passerà dallo 0,9 all'1,23 per cento, a cui si dovranno aggiungere le maggiorazioni delle regioni fino a un massimo dello 0,50 per cento. Vi è poi la tassa sui risparmi, per la quale la manovra Monti ha previsto un balzello dell'1 per mille sugli investimenti finanziari, con un minimo di 34,20 euro per investimenti di 10 mila euro e 50 euro per investimenti di 50 mila euro.
Va, infine, ricordato l'aumento di due punti percentuali dell'IVA, ancora da valutare, soprattutto per i tempi di applicazione. Si pensa che, dall'ottobre prossimo, l'IVA salirà al 23 per cento, determinando maggiori oneri, che andranno ad incidere soprattutto sulle famiglie, e l'aumento sul carburante, ovviamente, non risparmierà nessuno, ma, soprattutto, darà una mazzata sulla capacità delle aziende non di arricchirsi, ma di sopravvivere.
La crisi economica ha aggravato il peso degli adempimenti e delle imposte. Se per un imprenditore, fino a qualche anno fa, la preoccupazione prima e principale era quella di pagare le imposte e i contributi previdenziali, ora la preoccupazione principale è quella di sopravvivere, e quindi anche il pagamento delle imposte passa in secondo piano. Gli imprenditori dovranno decidere se pagare le tasse o mantenere i propri operai. I numerosi casi di suicidio nel Nord-est testimoniano una drammatica difficoltà ad assolvere gli impegni tributari e contributivi.
La riforma del sistema fiscale deve essere profonda e organica. Da sempre sosteniamo che l'unica vera riforma del sistema è quella del federalismo e l'impegno del Governo che abbiamo sostenuto fino a pochi mesi fa si era indirizzato verso la realizzazione di questa grandissima riforma.
Siamo davanti ad un Governo che sta distruggendo il tessuto sociale del nostro Paese, sta succhiando il sangue come un vampiro - dicono molti -, continua a tutelare coloro che evadono le tasse e tartassa le aziende che cercano di sopravvivere. Il dipendente non è contro il datore di lavoro, ma sono dalla stessa della parte. Il vero nemico dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese, dei dipendenti e dei lavoratori autonomi è lo Stato, è il Governo, quel Governo di tecnici che doveva essere capace di risolvere i problemi, mentre non si accorge neanche che manca la copertura finanziaria.
Dall'inizio dell'anno si sono suicidati ventitré piccoli imprenditori che non ce l'hanno fatta a sopportare la durezza della crisi economica. Un suicidio ogni quattro giorni, il dato arriva dalla CGIA di Mestre, Associazione artigiani e piccole imprese, Pag. 37che ha riferito che un'impresa su due chiude i battenti entro i primi cinque anni di vita. Non regge al mercato, ma, soprattutto, al peso dello Stato sul mercato e viene, prima o dopo, stritolata sino ad essere costretta a mollare. Le tasse, la burocrazia, la mancanza di liquidità sono i principali ostacoli che costringono molti neoimprenditori a gettare la spugna anzitempo. Questo è un segnale preoccupante, anche alla luce delle tragedie che si stanno consumando in questi ultimi mesi.
Tra i ventitré suicidi di piccoli imprenditori verificatisi in questa prima parte del 2012, il 60 per cento riguarda la Padania. È un triste primato, che colpisce un'area che è sempre stata motore dello sviluppo economico per la piccola e media impresa. La crisi, però, travolge, ovviamente, non solo il Nord, ma anche il Sud. La lista stilata dalla CGIA registra tre suicidi in Puglia e altrettanti in Sicilia, mentre nel Lazio si sono tolte la vita due persone. Questi suicidi sono un vero grido di allarme lanciato da chi non ce la fa più. Capisco che quello che dico possa essere considerato inutile, però ho quasi finito, ancora un attimo di attenzione... Le tasse, la burocrazia, la stretta creditizia e i ritardi nei pagamenti hanno creato un clima ostile che penalizza chi fa impresa.
Il suicidio è visto da molti come un gesto di ribellione contro un sistema sordo e insensibile, che non riesce a cogliere la gravità della situazione. Se nel 2004 le aziende che non superavano i cinque anni di vita dall'apertura erano il 45,4 per cento del totale, cinque anni dopo la percentuale è salita al 49,6 per cento. Tale situazione preoccupa ancora di più se si considera che il 58 per cento dei nuovi posti di lavoro è creato dalle imprese con meno di dieci addetti e che, come risulta dai dati ISTAT, il 60 per cento dei giovani italiani neoassunti nel 2011 è stato assorbito dalle micro imprese con meno di quindici addetti.
Il Governo deve intervenire abbassando il carico fiscale sulle imprese e, in generale, sul mondo del lavoro, altrimenti sarà difficile, se non addirittura impossibile, fare ripartire l'economia del Paese. Se il Governo non sarà in grado di fare questo il prima possibile, vada a casa e ridiamo la parola ai cittadini, come è giusto che sia in un Paese democratico!
L'unica cosa che dovete fare è dire ai vostri amici banchieri di utilizzare le somme arrivate dalla BCE per le piccole e medie imprese, per le famiglie, per aiutare coloro che sono in difficoltà e non chiudere entrambi gli occhi quando le stesse banche utilizzano i soldi europei con dei tassi molto bassi per acquisire i titoli di Stato più convenienti e sicuri.
Su Internet, sui social network, si trova un fumetto nel quale si vede un imprenditore che si reca in banca per chiedere 200 mila euro, il banchiere gli chiede: «In monete da 1 o da 5 centesimi?», l'imprenditore, giustamente, dice: «Ma mi prende in giro?» e il banchiere risponde: «Ha cominciato lei». Questa è la mentalità e l'idea della gente, ossia che le banche siano lontane dal popolo e da coloro che hanno veramente difficoltà ad arrivare alla fine del mese, secondo il punto di vista delle famiglie, ma anche delle piccole e medie imprese.
Avevano detto che il decreto-legge in questione avrebbe rappresentato la rinascita del Paese, che saremmo usciti dalla crisi. I professori-Ministri, come in una lezione universitaria, continuavano a ripetere che l'equità sarebbe stata alla base del programma di questo Governo e invece stanno uccidendo gli imprenditori e il Paese. Professori, la ricreazione è finita, è ora di darsi una «sveglia», è ora di cambiare veramente! Per rispetto nei confronti dei cittadini, delle imprese, dei pensionati, dei disoccupati padani, il nostro gruppo voterà contro il decreto-legge in questione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, oggi stiamo affrontando un decreto che parla di semplificazioni fiscali e tributarie, un decreto che doveva essere Pag. 38una svolta, che doveva dare una mano alle nostre imprese e ai nostri cittadini. Invece, vediamo che è un decreto che va a semplificare poco e non va a dare risposta e soluzioni a questioni che hanno illustrato molto bene i miei colleghi, ad esempio in materia di IMU, con problematiche che adesso ricorderò.
Ma partiamo subito da un presupposto: l'IMU è una tassa ingiusta, è una tassa sbagliata. È una tassa ingiusta perché un cittadino, per comprare la prima casa, deve avere un reddito e per avere un reddito deve avere un lavoro o altre entrate che sono passate. Per comprare la casa paga altre tasse o, se deve costruirla, paga altre tasse per quanto riguarda il lavoro, i materiali e via dicendo. Dunque, è già tassato due volte. Se costruisce, già paga gli oneri di urbanizzazione che dovrebbero servire per il comune per offrire servizi alla stessa casa e, dunque, alla cittadinanza e alla famiglia.
Voi volete tassare la casa ulteriormente, come se ciò creasse un reddito. Uno costruisce la casa per viverci con la famiglia, facendo mille sacrifici, e noi andiamo a tassargliela, aumentando in maniera spaventosa le imposte. Non avete dato risposta a tutte le domande che abbiamo posto. Abbiamo proposto di risolvere il problema, ad esempio, di quegli anziani, che vanno in casa di riposo e che ovviamente non possono rimanere nella loro prima casa, costruita con i sacrifici. Voi imponete a questi anziani di pagare come se fosse una seconda casa. Magari devono già pagare delle rette altissime e voi gli dite: dovete venderla, perché non potete mantenerla.
Magari uno ha pochi anni di vita e vorrebbe vedere la sua casa o magari darla in concessione gratuita al proprio figlio o ad uno dei propri figli, così ogni tanto potrebbe andare a trovarli e vedere i muri della sua casa, che ha passato mille avversità della propria famiglia, mille difficoltà, mille gioie. Voi dite: «no», è seconda casa e, se non avete i soldi per pagare le tasse, dovete venderla oppure donarla ad uno dei figli, dividendo già l'eredità e magari creando anche dei problemi.
Magari un anziano vorrebbe dire ai figli: dividete l'eredità quando sono morto; non vorrei che la dividiate prima, quando ancora sono in vita, perché non vorrei che magari ci fossero delle incomprensioni tra i miei figli. Intanto magari la dà alla figlia o al figlio che ha più bisogno, in comodato gratuito. Paghiamola come prima casa. No! Voi volete tassarla.
Oppure provate a pensare a quei coniugi anziani, dei quali uno, non autosufficiente, deve essere messo in casa di riposo, con già mille problematiche anche emotive. Penso ad una coppia che è insieme da tantissimi anni e si deve dividere, perché uno deve andare in casa di riposo per avere le cure. Voi, sulla casa dove abita l'altro coniuge, per il 50 per cento ponete un'imposta come se fosse la seconda casa e gli create un ulteriore danno.
Non volete capire anche l'aspetto emotivo di queste persone. Siete insensibili. Voi volete solo aspirare ai soldi. Per cosa poi? Per eliminare una tassa giusta, che era quella sul money transfer? Voi in questo decreto l'avete tolta. È inconcepibile, perché tutti devono fare i sacrifici, che chi trasferisce denaro all'estero non debba pagare niente. Dunque create un doppio danno. Non c'è una tassazione su questo denaro che viene portato all'estero e in più incentivate tutti a pensare: portiamo il denaro all'estero in modo che non viene tassato e dopo, magari, ci saranno altre misure.
In più si crea un altro problema... Aspetto che il sottosegretario finisca di parlare. C'è il problema che tutto il denaro che va all'estero non viene consumato in questo Stato. Se non viene consumato in questo Stato per l'acquisto di beni o di servizi, non fa girare l'economia. Ma voi «no»! Per quanto concerne gli extracomunitari, bisogna non fargli pagare niente e dunque va bene se trasferiscono il denaro all'estero gratis; diamogli gratis anche il permesso di soggiorno; prima a loro i servizi sociali. I nostri anziani, invece, bastoniamoli, perché meritano di essere Pag. 39bastonati. Sono stati zitti per cinquant'anni, anche se continuano a stare zitti, di sicuro staranno zitti. E poi, semmai, hanno pochi anni di vita: perché devono rendersi cattivo il proprio animo? Di sicuro si faranno un po' il sangue cattivo, ma hanno due-tre anni di vita o magari quattro-cinque. Noi abbiamo una prospettiva futura, andiamo a cercare i voti di quelli che voteranno fra vent'anni. Degli anziani chi se ne frega!
Che paghino le tasse, che facciano ulteriori sacrifici. I piccoli imprenditori? Ma cosa ce ne facciamo dei piccoli imprenditori? Sono l'economia di questo Stato, sono quelli che mandano avanti la baracca, quelli che in tutti questi anni non guardavano gli straordinari perché lavoravano di sera, di notte, di sabato e di domenica, facendo sacrifici, non andando in vacanza oppure mandando in vacanza, vicino casa, la famiglia al mare, mentre loro andavano a lavorare. Queste persone carichiamole ancora di pressione fiscale, tanto ne viene qualcosa a noi? No, i nostri capi sono le grandi banche, sono i grandi potentati europei, le grandi multinazionali, andiamo a salvaguardare loro.
L'IMU sulle fondazioni bancarie che di soldi ne hanno? Per carità, le fondazioni bancarie non hanno soldi, fanno carità, non facciamo pagare loro niente, anche perché fino all'altro giorno eravamo loro dipendenti. Perché dovremmo far pagare i nostri ex datori di lavoro o futuri datori di lavoro, perché i tecnici chissà cosa faranno nella vita in futuro. Invece andiamo a colpire sempre le stesse persone, andiamo a colpire le persone che hanno fatto sacrifici di una vita.
Ritornando all'IMU, andiamo a colpire magari quelle tantissime famiglie che, almeno da noi ma penso in tutto questo Stato, magari nella vita fanno sacrifici e verso i sessant'anni riescono a costruirsi una bifamiliare, riescono a costruire la casa anche per i propri figli. Magari hanno due o tre figli e dicono loro: intanto in una ci abitiamo noi, una la diamo ad uno dei figli in comodato gratuito e dopo, quando succederà che non ci siamo più, dividerete in parti uguali. No, la modesta piccola bifamiliare, che uno ha costruito con i sacrifici di una vita, col sudore, col sangue, magari per dare una mano alla propria figlia o al proprio figlio, è seconda casa e dobbiamo andare ad aumentare le tasse come se fosse una villa in Sardegna o una delle mille proprietà che avete voi. Ho visto che nelle vostre dichiarazioni si va da ventisei a novanta proprietà immobiliari a testa, dunque voi dite che la seconda casa è normale, la seconda, la terza e la novantesima, ma una persona normale non ha la seconda casa, ha una casa per sé e, se proprio è stato bravo, è riuscito a farsi una piccola bifamiliare, una che gli serve per il figlio o la figlia. Voi questo non riuscite a capirlo, non volete capirlo, volete continuare ad attaccare questo Stato e non volete attaccare invece i grandi sprechi di questo Stato, andare a tagliare veramente le risorse, le risorse che vengono buttate al vento per mille motivi, per consulenze, per cose inutili, perché voi siete servi di un sistema antico.
Proprio pochi minuti fa ho presentato un'interrogazione in sede di Commissione in cui si chiedeva perché una macchina con un doppio impianto a benzina e a metano, sequestrata dalla polizia e che la polizia potrebbe usare, non venga data alla questura che l'ha sequestrata per il servizio. Era una macchina nuova che aveva 15 mila chilometri. La risposta è stata: «no», perché le macchine con il doppio impianto, con l'impianto a metano sono lente, sono pericolose e sono costose.
Ma scusate: è da più di trent'anni che stiamo incentivando i cittadini a comprare macchine a metano o con impianti a GPL perché consumano meno ed inquinano meno. Alle forze dell'ordine, che hanno bisogno di mezzi ed hanno un mezzo nuovo che ha la doppia alimentazione, dite: «no», non è utile. Ma vi rendete conto di cosa state facendo? Vi rendete conto che siete ridicoli? Se c'è una macchina nuova che è stata sequestrata ed ha la doppia alimentazione con l'alimentazione a metano, diamola alle forze dell'ordine, facciamo vedere che anche noi vogliamo risparmiare. Infatti una macchina con la doppia alimentazione è economica, Pag. 40perché consuma meno carburante e costa meno, è ecologica perché l'impianto a metano inquina molto meno rispetto ad altri impianti. Diamo il buon esempio. Tantissime polizie locali hanno il doppio impianto, per dare anche un segnale ai propri cittadini di voler bene all'ambiente. Invece voi burocrati dite «no», perché è pericoloso, come magari le macchine di trenta o quarant'anni fa, che magari avevano dei piccoli problemi. Ma dite anche delle cose assurde, ad esempio che la macchina a metano non può stare nei garage chiusi: non è vero da una vita, almeno dovete conoscere le norme, non c'è quel problema. Questo l'ho detto solo per portare un altro esempio di come voi state lavorando.
Mi riferisco anche all'ultimo decreto, rispetto al quale avevate preso delle buone «parti», ad esempio, sul contrasto alle frodi delle assicurazioni: molto ho già fatto in Commissione, dove ho partecipato con una mia legge. Dunque eravamo riusciti a svolgere un buon lavoro. Voi l'avete ripreso, però facendo, a mio avviso, un piccolo errore, ma un errore molto importante dal punto di vista mentale. Si dice che si istituisce una banca dati unica con riferimento a tutti i mezzi, tutti gli autoveicoli che circolano in questo Stato, nella quale inserire i mezzi e dove si vede quelli che sono assicurati o meno. Nel comma dopo dite che le auto non assicurate dovranno essere inserite in un ulteriore elenco. Ma scusate: se c'è un'unica banca dati che è sul computer nella quale sono inseriti tutti i mezzi e si vedono quelli assicurati e quelli non assicurati, perché bisogna fare un ulteriore elenco di quelli non assicurati? Perché l'avete fatto? Perché siete dei burocrati, siete ancora ancorati ai vecchi elenchi, alle vecchie cose che non funzionano. Siamo in un mondo diverso, c'è il computer. Se c'è una banca dati, non serve un altro elenco, perché immediatamente si vedono le macchine assicurate e quelle non assicurate. Non bisogna mettere ulteriore carta e ulteriori registri, anzi dovremmo eliminare moltissimi registri, dovremmo eliminare tantissima burocrazia. È assurdo che in uno Stato moderno vi siano tantissime banche dati: noi abbiamo scoperto, solo per quanto riguarda le assicurazioni, che vi sono vari organismi che hanno le loro tantissime banche dati e che non interagiscono e non parlano fra di loro. Basterebbe istituire una banca dati unica, nella quale inserire i dati di tutti i cittadini e di tutte le imprese, che si possano incrociare, e che possa essere anche interattiva. Infatti, se io cittadino mi accorgo che il mio dato è sbagliato, con una password si può, non dico modificarlo, ma segnalare il problema per modificarlo. Questo si può fare con i mezzi moderni. Ma perché non si vuole fare? Perché non si vuole fare un unico documento elettronico dove dentro si possa avere tutto, si possano fare i pagamenti, si possa avere la carta d'identità, la patente, il codice fiscale, il tesserino sanitario, le carte di credito? Basterebbe un'unica carta. Perché non si vuole fare? Per un motivo semplice: perché se si fanno tutte queste vere innovazioni e semplificazioni anche dal punto di vista fiscale servirebbe moltissimo meno personale dello Stato. Servirebbero moltissimi meno bandi da fare e quando si fanno i bandi e si fanno le gare magari qualche regalo a qualcuno arriva. È questo che non si vuole tagliare. Basterebbe poco. Voi invece non volete fare neanche questo poco.
State facendo cose demagogiche, state aiutando sempre i soliti potenti; anche con riferimento agli extracomunitari, state facendo cose che noi, come Lega, non concepiamo; ma soprattutto, state ponendo in essere interventi dal punto di vista economico - voi che dovevate salvare l'economia di questo Stato - che, invece, di dare una mano all'economia, stanno dando la mazzata finale per affossarla totalmente. Tutto il settore edile - che è un settore che dà una grande mano all'economia di questo Stato - è ancora più in crisi a causa dei vostri ultimi interventi.
State distruggendo l'economia di questo Stato, non so il motivo: io penso sempre male, ma, in questo caso, non voglio pensare male e non voglio neanche pensare cosa vi sia nella vostra testa, né perché vogliate distruggere totalmente Pag. 41l'economia. In un periodo di recessione, invece di realizzare interventi per il rilancio dell'economia, state ponendo in essere interventi repressivi, che aumentano le tasse e diminuiscono i consumi. E dunque, andremo - anzi, andrete - a distruggere ancora un po' di piccole e medie imprese.
State dando una grandissima mano alle multinazionali, ad esempio, con le famose liberalizzazioni degli orari, con cui le grandi imprese e le grandi multinazionali - magari, quelle francesi - riusciranno ad essere più concorrenziali. Esse, infatti, hanno più soldi e, dunque, possono agire un po' di anni con le loro riserve economiche, anche andando in perdita; ma, intanto, state distruggendo il tessuto economico. Non so se ve ne rendiate conto, io penso di sì.
Penso che vi sia un grande disegno di questo Governo, che non è a vantaggio di questo Stato, non dico neanche e, soprattutto, della Padania: è un altro disegno che, magari, è partito tanti anni fa: un disegno delle grandi multinazionali, dei grandi poteri occulti, dei grandi poteri della massoneria, che non vogliono popoli pensanti, ma vogliono semplicemente tanti consumatori schiavi, comandati da grandi e potentissimi poteri economici, finanziari principalmente.
Tutto il resto non interessa niente: infatti, state distruggendo, in primis, le famiglie, anzi, la famiglia, perché noi riconosciamo che esiste solo una famiglia; state facendo interventi per il multiculturalismo, ma, dovunque c'è stato il tentativo, è fallito; dal punto di vista economico, state distruggendo tutta la libertà d'impresa per quanto riguarda i nostri piccoli e medi imprenditori, incentivando quei pochi che stanno sopravvivendo ad andare all'estero. Poi, andate in Cina a chiedere di venire qua. Complimenti! Complimenti per la vostra opera di distruzione!
Ma vedrete che il popolo avrà ancora forza di risollevarsi e, quando andrete via, sarà sempre troppo tardi, ma avrà la forza per recuperare e tornare ad essere uno Stato formato da tante popolazioni che hanno l'orgoglio di essere venete, di essere lombarde, di essere anche campane, ma che avranno le loro le radici ben salde, anche se voi state facendo di tutto per distruggerle e per rendere i cittadini non pensanti, ma semplicemente consumatori con dei numeri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Crosio. Ne ha facoltà.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, personalmente, credo che l'incoerenza, l'inefficacia e, a mio personalissimo parere, la pochezza dell'azione del Governo Monti si riscontrano non solo nei dati concreti che vediamo quotidianamente.
Questo Governo, infatti, che con la bacchetta magica doveva risolvere tutti i problemi del nostro Paese in maniera incondizionata, dando grandi lezioni di economia, di finanza ed anche di coerenza politica, di fatto, ha creato una sorta di illusione nel nostro Paese, un'illusione verso la gente.
L'illusione è partita dal famoso decreto-legge «salva Italia»: un provvedimento annunciato con toni roboanti, imperniato su principi di rigore e di equità, sullo sviluppo e sull'innovazione. Di fatto, un sacco di bugie, bugie, sopra bugie. Ed è subito detto: la prima bugia era la questione dell'IMU: più che bugia, anche devastazione.
Come ricordava prima il collega Bragantini, alcuni, come il sottoscritto, hanno avuto il privilegio di amministrare il proprio territorio, nei comuni, nelle comunità montane e in provincia; ma, in modo particolare, nei comuni. Ebbene, io mi ricordo, sulla questione dell'ICI, agli inizi degli anni Novanta, un'azione fatta dalla nostra amministrazione comunale, della quale siamo stati molto orgogliosi, con cui venivano escluse dal pagamento dell'ICI le case date in usufrutto ai figli, le quali non dovevano passare assolutamente come seconde case. Con grande soddisfazione abbiamo visto che i cittadini hanno accolto con molto favore questa azione, perché, di fatto, essa - come ricordava giustamente il collega prima - andava ad incidere su Pag. 42quella che è la cosa più importante all'interno della nostra società, ossia la proprietà della casa: una casa acquisita con grandissimi sacrifici, per i nostri figli ma anche dai nostri padri per noi, nel tentativo di lasciare qualcosa a noi, in modo che noi potessimo trasmetterla alle nuove generazioni. Si tratta di un patrimonio culturale e sociale della nostra società. Noi non siamo come gli americani - con tutto il bene che posso volere agli amici americani - noi abbiamo questo profondo attaccamento anche ai nostri valori materici, che sono anche gli edifici. Oggi, con queste azioni, andiamo anche a devastare le convinzioni e le visioni di una società che da sempre ha fondato le proprie condizioni su queste cose molto importanti.
Di fatto, voi, con una riga andate a introdurre chiaramente l'IMU sulla prima casa - come dicevo - con l'illusione del decreto legge «salva Italia» - sugli immobili dati in uso gratuito ai figli. E non vi siete limitati a questo, basti pensare all'aumento delle accise sui carburanti. Quest'ultima, ahimè, nel nostro Paese è sempre stata una consuetudine: sin dal 1935, quando abbiamo pensato di finanziare la guerra d'Etiopia con l'aumento delle accise sulla benzina, questa è diventata consuetudine. E non voglio addentrarmi sulla questione del massacro delle pensioni, che in tale modo definirei.
Il vostro tentativo di illudere il Paese è, poi, passato attraverso il decreto-legge «libera Italia», che avrebbe dovuto liberalizzare l'economia reale del Paese, abolendo monopoli e rendite di posizione a vantaggio di tutti, ma che, di fatto, si è ridotto a qualche parafarmacia e a duecento notai in più. Questo è quello che, con la seconda illusione, avete dato al Paese.
Forse prima ho esagerato affermando che siete, di fatto, dei bugiardi. Purtroppo, siete più pericolosi. Come diceva Nietzsche, «le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità» e voi su questo sicuramente siete dei maestri.
Tuttavia, le vostre convinzioni sono imbarazzanti al punto che rabbrividisco al solo pensiero dell'imbarazzo che deve aver provato il Comitato per la legislazione nell'esprimere il parere su questo provvedimento. Infatti, come ricordava molto bene all'inizio della seduta, questa mattina, il collega Volpi, è molto imbarazzante il pensiero e l'analisi fatta dal Comitato per la legislazione. Tutte le osservazioni, molto puntuali, al provvedimento, di fatto, non possono non creare imbarazzo a chi le riceve, ma non oso pensare che imbarazzo debbano creare a chi, questo provvedimento, lo produce, e a chi deve tutelarlo, penso al Capo dello Stato.
Il Comitato per la legislazione osserva che si dovrebbero riformulare le disposizioni indicate nelle varie premesse che incidono in via non testuale sulle disposizioni legislative, in particolare laddove intervengono su testi unici o su codici riferiti ad un determinato settore disciplinare, in termini di novella alle medesime, nonché che andrebbero inserite in un idoneo tessuto normativo le disposizioni indicate in premessa che appaiono collocate fuori da un appropriato contesto e, ad abundantiam, si sottolinea come in materia di fiscalità regionale e locale il provvedimento faccia salvi le deliberazioni e i provvedimenti emanati prima dell'approvazione del presente decreto-legge e si dovrebbe, invece, valutare l'opportunità di fare riferimento, ai fini della decorrenza, non già all'approvazione del decreto-legge in Consiglio dei ministri, ma bensì alla sua entrata in vigore, anche tenuto conto che, tra la prima e la seconda, sono intervenuti diversi giorni. Queste non mi sembrano affermazioni da poco.
Il parere del Comitato per la legislazione si conclude con la formulazione della seguente raccomandazione sotto il profilo dell'efficacia del testo per la semplificazione e il riordinamento delle legislazione vigente: «abbia cura il legislatore, nell'impiego dei provvedimenti d'urgenza, di porre particolare attenzione all'individuazione del termine iniziale di vigenza delle disposizioni introdotte, sia con riferimento all'entrata in vigore differita, che agli effetti retroattivi, al fine di assicurarne la coerenza con la natura dello specifico strumento normativo rappresentato dal Pag. 43decreto-legge». Mi sembra molto chiaro che qui viene espressa una posizione, da parte del Comitato per la legislazione che, mi ripeto, è espressa in modo molto chiaro e riproduce, palesemente, il richiamo fatto dal Capo dello Stato sulla questione della decretazione d'urgenza.
In un precedente intervento, qualche tempo fa, sottolineai, in maniera abbastanza audace e anche un po' graffiante, forse, il dualismo che si rincorre fra questo Governo e il Capo dello Stato per quanto riguarda la decretazione d'urgenza e l'agire al limite massimo della regolarità e della consuetudine di come debbano essere prese determinante posizioni su questi provvedimenti. Mi spinsi al punto di sottolineare che, probabilmente, qualcuno «scarrocciava» nelle proprie convinzioni al limite delle acque per lui navigabili e credo che qui abbiamo perso la rotta, se vogliamo parafrasare le mie parole, di cui sono ancora fermamente convinto.
Purtroppo la situazione diventa grottesca, oltre all'imbarazzo, come dicevo prima, dello stesso Comitato per la legislazione, e non oso pensare all'imbarazzo anche del Capo dello Stato. Credo che stiamo sfociando anche verso il ridicolo, e mi permetto di fare un esempio, in conclusione: credo che questo Governo riesca a far apparire ridicola anche una delle eccellenze che c'è sempre stata nel nostro Paese, la Protezione civile. Signor Presidente, vengo da una terra, la provincia di Sondrio, che nel 1987 ebbe la sfortuna di vivere quell'immane disastro che, di fatto, creò le condizioni e l'abbrivio perché nel nostro Paese iniziasse quella grande avventura che si chiama Protezione civile, che si chiama anche volontariato, e tutto questo sistema che, di fatto, comunque, è degenerato nel nostro Paese - senza farne la cronistoria - negli ultimi anni, è sempre stata una delle poche eccellenze come organizzazione riconosciuta come tale a livello internazionale. Oggi per finanziare questo sistema introducete un'accisa, una tassa: io lo trovo grottesco. Qualcuno ha voluto parlare di tassa sulla «sfiga». Credo non si possa banalizzare con queste battute. Credo che ciò sia grottesco ripensando a tutta la storia che è intercorsa - come dicevo prima - dal 1987 in avanti riguardo a quest'eccellenza del Paese.
Ricordo ancora molto bene l'editoriale di Indro Montanelli di lunedì 20 luglio 1987, il quale ricordava a tutto il Paese - e da qui venne l'abbrivio per la creazione di questa eccellenza del Paese - che rimane tale - e lo dice uno che è profondamente radicato nella propria terra (non sarò io, sicuramente, il più grande garante di un percorso di unità del Paese); anche in una situazione così drammatica, le parole che venivano dette erano: anche nella melma, ma tutti valtellinesi, parole scritte sulla pietra, per chi ha fatto protezione civile, per chi ha fatto volontariato e per chi ha gestito sistemi di protezione civile e sistemi di sicurezza nel nostro Paese, che tanto ne ha bisogno, riuscendo a stimolare l'allora Governo - a costo di fare uno sgarro alla Costituzione - a dare i soldi ai valtellinesi e a darglieli subito, perché anche loro, come a suo tempo i friulani, offrivano garanzie di utilizzarli senza rubarli; e così fu.
Dico questo non per fare delle lodi alla mia terra o a chi ha gestito l'emergenza ed il post-emergenza, ma per sottolineare quanto, in questo Paese, certe cose, fatte seriamente, siano veramente cose delle quali si può essere orgogliosi, e io ne sono veramente orgoglioso, come cittadino della provincia di Sondrio e come sopravvissuto di quella terribile alluvione.
Credo che banalizzare, purtroppo - e forse si è inconsapevoli di ciò - sia l'apoteosi della pochezza - come ho detto nell'introduzione - dell'azione di questo Governo, caratterizzata addirittura dall'introduzione di questa tassa che, di fatto, va a devastare anche importanti concetti e visioni che vi sono stati in questo Paese.
Uno di questi, come ho ricordato prima, è quello sulla prima casa, il radicamento materico che la nostra società ha nei propri beni immobili. Pertanto, non posso che esprimere il mio personale disappunto, ancora una volta, su questo provvedimento, unendomi a quello che hanno già detto i miei colleghi, sperando che anche l'uomo del Colle riesca a fare Pag. 44eventualmente una bolinata o a strambare, in modo da evitare lo scarroccio sul quale ci state portando. Credo che, se continueremo così, ne pagheremo pesantemente le conseguenze, non voi ma - quello che ci preoccupa di più - i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Callegari. Ne ha facoltà.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui oggi ad esaminare il provvedimento in materia di semplificazione tributaria, un argomento di grande interesse e, almeno in Italia, di perenne attualità visto che tutti noi, cittadini di questo Paese, soffriamo da tempo immemore di mal di troppa burocrazia.
Anzi, è la burocrazia, senza dubbio, uno degli elementi che rendono più lento e gravoso il lavoro dei cittadini, vessati come sono da questa lentezza con la quale sono purtroppo costretti a confrontarsi tutti i giorni al lavoro come nei momenti di svago, tanto per la pubblica amministrazione quanto nella vita di tutti i giorni.
È un male endemico, certo, causa - insieme ovviamente anche ad altri macro fattori economici e finanziari - della difficile situazione economica che il Paese sta attraversando. Nobile intento, quindi, quello del Governo di voler affrontare tale problema, nobile intento però che resta solo nei proclami, viste le modalità con le quali si affronta il tema e visti i contenuti del dispositivo.
Iniziamo dalle modalità. Ancora una volta, e per l'ennesima volta, il Governo in carica affronta una questione tanto importante con un decreto-legge. Ne abbiamo esaminati tanti, troppi, e ne seguirà, io ritengo, l'ennesimo voto di fiducia. Mi viene da chiedere, peraltro, a cosa serva il voto di fiducia ad una maggioranza parlamentare che controlla il 90 per cento dei parlamentari. Nemmeno ai grandi dittatori del Novecento riuscì tanto. In nessun Paese con una minoranza del dieci per cento si sarebbe utilizzato il voto di fiducia per discutere un provvedimento di questo tipo, scelta quanto mai discutibile, per usare un eufemismo.
Addentriamoci, però, nei contenuti del provvedimento, laddove viene prevista, ad esempio, la rateizzazione del debito nei confronti della pubblica amministrazione. A noi della Lega più che una semplificazione sembra quasi una convenienza: piuttosto che far morire il proprio debitore è bene tenerlo in vita e recuperare il credito avanzato. Semplificazione amministrativa? No, noi preferiamo parlare di convenienza economica, se permettete.
La semplificazione, tanto per fare un esempio, è quella che invece aveva fatto, e concretamente, l'ex Ministro Calderoli quando, da Ministro per la semplificazione, con il decreto-legge «taglia leggi» del 13 dicembre 2010, tagliava ben 29 mila leggi, tutte ampiamente e largamente superate - basti pensare che vi erano addirittura norme di fine Ottocento - con un taglio, quindi, di quasi trentamila leggi inutili e sorpassate. Questa era una vera semplificazione, un risparmio per l'utente. Non è certo semplificazione un provvedimento che tratta, tra le altre cose, dell'inceneritore di Acerra.
Anzi, sono anni, decenni che parliamo dei rifiuti di Napoli e della Campania, di inceneritori e raccolta differenziata. Eppure, nonostante tutto, nonostante tante giornate passate a capire come risolvere il problema, nonostante i milioni di euro investiti, siamo ancora qui, per l'ennesima volta, a parlare dell'inceneritore di Acerra.
Voi chiamate questa semplificazione tributaria? Siamo spiacenti, ma noi crediamo che il problema dei rifiuti di Napoli non si risolva all'interno di questo Parlamento, né con decreto-legge. Il problema dei rifiuti di Napoli deve essere risolto dagli amministratori locali, a partire del sindaco partenopeo De Magistris, tanto bravo a ripetere tutti giorni sui media che il problema è stato risolto. Cosa continuiamo a parlare dei rifiuti di Napoli e dell'inceneritore di Acerra, allora, se il problema è stato risolto?
A proposito di problemi da risolvere, il provvedimento di oggi reca anche importanti disposizioni in materia di IMU. La Pag. 45norma, giusto per fare un veloce riassunto, è stata istituita nel dicembre scorso, votata a maggioranza, ma non da noi, ed approvata senza nessuna possibilità di rivedere la disposizione qualche settimana dopo. Da quel momento, la favola della manovra che avrebbe dovuto salvare l'Italia si è trasformata in un film horror: gettito stimato e presunto, ma non assolutamente certo, aliquote rivedibili in momenti diversi, un po' dal Governo e un po' dai comuni, modalità di pagamento non chiare, esenzione per i forti contro salassi per i deboli. E voi chiamate questo una semplificazione tributaria? Un dedalo inestricabile per il signor Mario Rossi, una tragedia per gli amministratori locali, alle prese da mesi con il bilancio provvisionale e un vicolo cieco per un Governo che non sa più che fare. Queste sono state le vostre migliorie per l'IMU e lasciamo pure perdere, ma solo perché non mi va di infierire, sul fatto che con questa imposta avete distrutto tutto l'impianto federalista alacremente costruito in questi anni. Sorvoliamo pure sul fatto che avete trasformato i sindaci - anche quelli dei piccoli paesi di montagna - in piccoli sceriffi di Nottingham al servizio dell'erario statale.
Ma il Governo - mi chiedo - sarebbe così gentile da spiegare a me e al mio gruppo come si possa pensare che una tassa che si paga su più beni immobiliari possa essere pagata in tre diversi momenti temporali con diversi codici di tributo e su un importo che ad oggi non è assolutamente certo? Sempre che non siate costretti a rivedere, nel corso dell'estate, le aliquote d'imposta, ovviamente, altrimenti il contribuente ha voglia di riuscire a stare al passo del Governo! A proposito, in questi giorni gli studi dei commercialisti sono subissati di richieste, domande, dubbi e chiarimenti sull'IMU: una mole indescrivibile e incredibile, della quale voi, cari signori del Governo, tecnici e signori grandi tecnici, siete i primi artefici e responsabili.
Poi non parliamo dell'IMU che andrà a gravare sul mondo dell'agricoltura, sui fabbricati e i terreni agricoli. Da un recente studio della regione Veneto è stato calcolato che sui terreni agricoli l'implementazione della tassa sarà pari al 511 per cento. Per esempio, su un terreno di 10 ettari dove prima si pagavano 150 euro, ora l'imposta sarà di 950. All'interno di quest'Aula sono stati approvati degli ordini del giorno a maggioranza dove veniva chiesto di esentare il mondo dell'agricoltura, in grave difficoltà, dal pagamento dell'IMU, ma niente di questo è stato fatto dai tecnici del Governo e anche da chi ha lavorato per effettuare le modifiche.
Voglio solo dirvi che, sempre da uno studio, è stato calcolato che il gettito dell'IMU sul modo agricolo sarà pari allo stesso gettito che avrà la PAC quando, dal 2014 al 2020, l'Europa eleverà i contributi. Quindi, da una parte l'Europa darà i contributi all'agricoltore e dall'altra parte, l'agricoltore li verserà allo Stato. Se questo pensate sia un modo per rilanciare un importante settore del nostro Paese, come l'agricoltura, lascio a voi questa domanda e a voi ovviamente la risposta.
Mentre voi vi divertite comunque a rendere la vita del contribuente più complicata, il prezzo dei carburanti continua a volare verso l'alto, con interi settori economici praticamente fermi, stagnanti.
Se è vero come è vero che sarebbero necessarie politiche di gestione snelle e veloci, cosa che non è certamente questo provvedimento, è altrettanto evidente come il Governo abbia dato seguito solo ed esclusivamente ad una politica fiscale repressiva.
Certo, noi tutti comprendiamo l'esigenza di mettere a posto i saldi di bilancio pubblico, devastati, dagli anni Ottanta e Novanta, da una politica clientelare ed assistenzialista che ha foraggiato a mani piene certe regioni, togliendo risorse fresche ad altre. Ma è altrettanto importante, se non più importante, rimettere in moto l'economia, che però è difficile se si continuano a prosciugare le famiglie per sistemare i conti, togliendo loro le ultime risorse che potrebbero riavviare l'economia. L'anno prossimo dovremo ritornare ancora sulla crescita, perché l'aumento di tasse oggi genera una depressione per domani. Pag. 46
Voglio, inoltre, fare una considerazione sul fatto che tutto questo aumento di tasse non sta per niente frenando la nostra spesa pubblica né il nostro debito pubblico. Infatti, mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse come mai il circolante dei buoni dello Stato in questi ultimi due mesi - e non sono dati nostri, ma si tratta di dati ufficiali - è salito di ben 25 miliardi di euro. Non stiamo parlando di 25 miliardi delle vecchie lire, ma stiamo parlando di 25 miliardi di euro. Voi questo non lo spiegate e preferite parlare di altro.
Mi volete, inoltre, dire come mai, nonostante il vostro Governo, un Governo di abilissimi tecnici, il debito pubblico è aumentato di ben 40 miliardi nel mese di gennaio? Voi questo non lo spiegate e preferite continuamente parlare di altro. Ma vorrei sapere ancora, visto che poi si tratta di una risposta che è stata data dal Governo, durante un question-time, ad una interrogazione a risposta immediata della Lega Nord, perché le banche - e dovreste saperlo molto bene, visto che il Governo è pieno di banchieri, ex banchieri e membri di consigli di amministrazione - hanno acquistato, nei mesi di gennaio e di febbraio, titoli di Stato per ben 57,6 miliardi di euro (lo ripeto, non lire, ma 57,6 miliardi di euro). Sono forse questi i soldi o una parte dei soldi che la BCE ha dato alle banche all'1 per cento? E queste hanno forse investito su titoli di Stato al 5, 6, 7 per cento? Vorrei domandare a questo Governo: chi paga alle banche questi interessi? Ve lo dico io: continuerà a pagarli, come ha sempre fatto in tutti questi decenni, anche se ormai non ha più soldi, Pantalone, come è sempre stato, visto che è una consuetudine di questo nostro Paese.
Noi della Lega Nord un'idea, per concludere, ce l'abbiamo, ed è anche molto semplice, onorevoli colleghi. Il Governo riveda tutto quello che avete fatto da dicembre ad oggi e faccia l'esatto contrario. Siamo sicuri che il Paese in queste condizioni prenderà la strada giusta per ripartire.

PRESIDENTE. Secondo gli accordi intervenuti, a questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e alle ore 16 per il seguito della discussione del decreto-legge in materia fiscale.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della giustizia, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Ministro della salute ed il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti.

(Elementi ed iniziative in merito ad eventuali richieste di rogatoria internazionale in relazione alla vicenda dei due fucilieri del Reggimento San Marco detenuti in India - n. 3-02207)

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02207, concernente elementi ed iniziative in merito ad eventuali richieste di rogatoria internazionale in relazione alla vicenda dei due fucilieri del Reggimento San Marco detenuti in India (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signora Ministro, l'estensione della carcerazione dei due fucilieri del Reggimento San Marco per ulteriori 14 giorni, è l'ultimo atto della gravissima vicenda che li vede - contro ogni regola del diritto internazionale - detenuti nello Stato indiano Pag. 47del Kerala a seguito dell'atto di pirateria subito dalla Enrica Lexie il 15 febbraio scorso.
A seguito di tali fatti, la procura militare di Roma ha aperto per prima un'indagine per omicidio volontario dei due pescatori indiani secondo la legge antipirateria, che affida alla giurisdizione militare l'ipotesi di omicidio volontario e lascia alla giurisdizione ordinaria solo la fattispecie colposa.
Risulta tuttavia che l'indagine penale militare, inizialmente aperta per omicidio volontario, si sia chiusa dopo pochi giorni e che gli atti siano stati trasmessi alla magistratura ordinaria sulla base della visibile colposità del fatto. Ciononostante, per quei medesimi fatti, la magistratura ordinaria ha aperto un fascicolo, mantenendo l'ipotesi di omicidio volontario.
Successivamente si è avuta notizia che la stessa magistratura ordinaria abbia proceduto ad una richiesta di rogatoria per acquisire prove di cui le autorità indiane hanno sinora negato la consegna.
Chiediamo, pertanto, al Ministro interrogato delucidazioni sugli esiti di tale rogatoria internazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Paola Severino Di Benedetto, ha facoltà di rispondere.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in più di un'occasione ho avuto modo di esprimermi sull'estrema delicatezza della vicenda della Enrica Lexie, ed anche oggi confermo in pieno l'impegno del Governo per riportare in Italia i due fucilieri di marina, tuttora privati della libertà personale sulla base di un provvedimento restrittivo emesso dall'autorità giudiziaria indiana.
Venendo al quesito specificamente sollevato, informo questa onorevole Assemblea che, in data 15 marzo 2012, la procura della Repubblica di Roma ha trasmesso al Ministero della giustizia il testo di una rogatoria internazionale inviato alle autorità indiane. Come è noto, il codice di procedura penale prevede che, alla rogatoria proposta dalle autorità giudiziarie nazionali, il Ministro della giustizia dia seguito, ai sensi dell'articolo 727 dello stesso codice.
Non avendo esercitato il potere di blocco previsto dal comma 3 della disposizione, in assenza di pericolo di compromissione della sicurezza e di altri interessi dello Stato, ho disposto nella stessa data la trasmissione della rogatoria al competente Ministero degli affari esteri per l'ulteriore seguito di competenza e cioè per la trasmissione all'autorità estera. Il 16 marzo il competente ufficio del Dipartimento per gli affari di giustizia ha provveduto a comunicare alla procura romana l'avvenuto inoltro della rogatoria al Ministero degli esteri per la successiva trasmissione per via diplomatica. Poiché però tra il nostro Paese e l'India non vi è un trattato di mutua assistenza, devo evidenziare che le relative richieste sono trattate sulla base della cosiddetta cortesia internazionale e con offerta di reciprocità per casi analoghi.
Sulla richiesta di rogatoria si è quindi in attesa di risposta. Faccio presente che oggetto della rogatoria è l'acquisizione dei risultati degli accertamenti svolti dalle autorità indiane, con riferimento tanto agli accertamenti tecnici come quelli balistici, quanto alle dichiarazioni rese dai due militari italiani appartenenti al Reggimento San Marco.
Come si legge nella richiesta di rogatoria, la procura della Repubblica di Roma, sulla base della ritenuta giurisdizione italiana, ha iscritto al numero 9463/2012 del registro delle notizie di reato un procedimento nei confronti dei militari La Torre e Girone, indagandoli per il reato di omicidio volontario e sta inoltre procedendo contro ignoti per il reato di pirateria nella forma del tentativo in relazione alla motonave Lexie.
Voglio ricordare che le autorità indiane contestano la giurisdizione italiana, ma non contestano che la nave battente bandiera italiana si trovasse in acque extraterritoriali. Desidero comunque rassicurare l'Assemblea che il Governo sta esperendo tutte le iniziative del caso e a diversi Pag. 48livelli, impegnandosi sia sul piano politico-diplomatico, sia su quello tecnico-giuridico, anche nella forma dell'assistenza al team di legali che in India seguono la procedura giudiziaria.
Desidero infine esprimere a nome del Governo e mio personale la massima solidarietà alle famiglie dei militari provati da questa terribile esperienza che con il loro comportamento stanno dimostrando, con grande dignità, un alto senso dello Stato e delle istituzioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di replicare, per due minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signor Ministro, noi la ringraziamo innanzitutto per la sollecitudine con cui lei ha svolto il suo lavoro nel momento in cui ha dato immediatamente corso alla richiesta di rogatoria della procura ordinaria, tuttavia non possiamo dichiararci completamente soddisfatti dalla sua risposta, dal momento che nel corpo del quesito era posta anche una questione più generale, che poi è quella che forse potrebbe dare la stura ad una questione che ormai sembra diventare sempre più intricata e forse anche priva di soluzioni, per sua stessa ammissione, dal momento che come lei sa, non essendoci degli accordi che favoriscano le rogatorie fra l'Italia e l'India, il tutto si basa sulla mera cortesia.
Il problema è di competenza, signora Ministro, dal momento che come lei sa, il giudice naturale in questa vicenda è il giudice militare, e questo perché lo prevede la legge. Noi viviamo in uno Stato di diritto e fintanto che vivremo in questo Stato le regole andrebbero rispettate.
Questa questione non è di secondaria importanza dal momento che, trattandosi di militari italiani, di un corpo dello Stato, è come se dietro le sbarre in questo momento in India ci fosse un pezzo del Governo italiano o comunque un pezzo d'Italia. La funzione militare dei nostri due fucilieri è emblematica ed è anche sancita dal fatto che la stessa norma - l'articolo 5 del decreto-legge n. 107 del 12 luglio 2011, convertito dalla legge 2 agosto 2011, n. 130 - prevede proprio che l'interesse tutelato sia quello nazionale ed internazionale, cosa che dobbiamo far valere anche di fronte alla comunità internazionale.
Quindi questo potrebbe essere anche un suggerimento che noi liberaldemocratici ci permettiamo di dare per poter risolvere la questione, perché fintanto che si tratterà soltanto di diritto internazionale - il fatto è avvenuto nelle acque territoriali o meno - non ne usciremo. Affermando invece la competenza presso il giudice naturale, che è il giudice militare, e riconoscendo la funzione militare propria dei nostri militari, che erano sulle navi non come contractors ma come corpi dello Stato...

PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, la invito a concludere.

DANIELA MELCHIORRE. ...potremo evidentemente forse uscire da questo impasse.
Concludo dicendo che...

PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, deve concludere.

DANIELA MELCHIORRE. ...confidiamo nel buon senso del Ministro e nella sua disponibilità perché possa assicurare anch'ella il sereno svolgimento dell'attività della magistratura militare in questa vicenda.

(Iniziative per garantire l'accesso ai percorsi di tirocinio formativo attivo per tutti i docenti che nell'ultimo triennio abbiano maturato almeno 360 giorni di servizio - n. 3-02211)

PRESIDENTE. L'onorevole Cesario ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02211, concernente iniziative per garantire l'accesso ai percorsi di tirocinio formativo attivo per tutti i docenti che nell'ultimo triennio abbiano maturato al- meno Pag. 49360 giorni di servizio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata). Le devo chiedere scusa fin da ora se la interromperò se oltrepasserà il minuto di tempo a disposizione.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, signor Ministro, il decreto ministeriale 14 marzo 2012 n. 31, definisce i posti disponibili a livello nazionale per l'immatricolazione ai corsi di tirocinio formativo attivo per l'abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado per l'anno accademico 2011-2012. Considerato che le prove d'accesso tendono all'accertamento di competenze didattico-disciplinari che non hanno bisogno di ulteriore verifica per quei docenti che da anni, attraverso supplenze o contratti a tempo determinato, hanno maturato sul campo competenze loro riconosciute attraverso l'espletamento del servizio prestato alla pari con i loro colleghi abilitati, chiediamo al Ministro se, alla luce di quanto in premessa, intenda garantire un accesso diretto al tirocinio formativo, a tutti quei docenti di ogni ordine e grado, ancorché in soprannumero, che abbiano maturato almeno 360 giorni di servizio.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, con la presente interrogazione, alla quale rispondo sulla base di indicazioni che mi sono state fornite dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Francesco Profumo, viene proposta la questione dei docenti non abilitati, per i quali si richiede l'accesso, anche in soprannumero, ai percorsi di tirocinio formativo attivo, purché abbiano maturato 360 giorni di servizio nell'ultimo triennio.
Nel far presente che quanto auspicato dall'onorevole interrogante può trovare supporto solo a seguito di apposita previsione normativa, si sottolinea che il servizio di insegnamento, pur non costituendo di per sé titolo per l'accesso al tirocinio formativo attivo, trova comunque valorizzazione nell'ambito delle procedure di accesso, materia regolata dall'articolo 15 del decreto ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010, che reca il regolamento sulla definizione della disciplina dei requisiti e delle modalità per la formazione iniziale degli insegnanti, il quale prevede che gli aspiranti all'accesso debbano superare un test preliminare, una prova scritta predisposta da ciascuna università e una prova orale.
Successivamente allo svolgimento delle prove, si procede alla valutazione dei titoli culturali e di servizio, che, insieme al risultato del test preliminare, della prova scritta e di quella orale, concorrono a comporre il punteggio finale utile per la graduatoria degli ammessi al tirocinio. Pertanto, il servizio maturato è valutato come titolo di servizio utile per la definizione della graduatoria finale. Inoltre, mentre esiste un limite massimo per il punteggio attribuibile ai titoli di studio, non è previsto alcun limite per quello relativo ai titoli di servizio.
È ancora da ricordare che un'ulteriore valorizzazione del servizio prestato è prevista dal comma 13 dell'articolo 15 del regolamento, il quale stabilisce che il servizio di almeno 360 giorni vale a coprire dieci dei crediti formativi di cui all'articolo 10, comma 3, lettera b), relativi al tirocinio, e nove dei crediti formativi di cui all'articolo 10, comma 3, lettere c) e d), relativi alle didattiche e ai laboratori.
Il successivo comma 14 stabilisce, poi, che, a parità di punteggio, prevale il candidato che abbia una maggiore anzianità di servizio nelle istituzioni scolastiche. In tal modo, si realizza un equilibrio tra valorizzazione del servizio svolto e selezione prevista dal regolamento.
Ciò detto, si fa inoltre presente che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sta considerando la possibilità di prevedere una procedura abilitante per il personale in possesso di determinati requisiti di servizio.

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PRESIDENTE. L'onorevole Cesario ha facoltà di replicare.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro della risposta, ma, anche se egli parla di un'eventuale previsione normativa, si fa riferimento ad un'ingiustizia palese, sancita e sottolineata anche dal Consiglio nazionale della pubblica istruzione, che censurava la disparità di trattamento tra questi docenti.
Sono docenti che tuttora lavorano in zone dove non vi sono abilitati, sono quindi zone scoperte, e il loro lavoro viene equiparato a quello dei neolaureati. Sono docenti che hanno lavorato e che hanno acquisito delle professionalità sul campo, negli anni. Quindi, non hanno bisogno di un esame, perché hanno già dimostrato sul campo la loro professionalità, dando anche un servizio, svolgendo la loro prestazione in situazioni di carenza di abilitati.
Era stato previsto, come fatto automatico, di utilizzare un certo tipo di procedura. Lei ritiene che bisogna utilizzare lo strumento normativo. Ovviamente, noi attueremo quello che dobbiamo mettere in campo dal punto di vista normativo, però ci aspettavamo una soluzione immediata, piuttosto che oberare il Ministero con altre procedure.

(Iniziative per una corretta interpretazione della normativa in materia di proroga del mandato dei rettori in carica fino all'adozione dello statuto - n. 3-02212)

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02212, concernente iniziative per una corretta interpretazione della normativa in materia di proroga del mandato dei rettori in carica fino all'adozione dello statuto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, la riforma Gelmini è una riforma che, sicuramente, è stata vissuta con un insieme di luci ed ombre da parte di tutti, però, certamente, aveva un punto chiave rispetto al tema della governance, ossia quello di contenere i tempi di governo dei rettori, formalizzati in sei anni, nella necessità di garantire un giusto ricambio tra un rettore e l'altro e, quindi, anche tra una classe dirigente, che accompagnava un rettore, e l'altra.
Attualmente, però, vi è un'interpretazione di questa norma che risulta, francamente, molto ambigua e che nasce all'interno stesso del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
In questa norma, l'interpretazione punta su due termini molto particolari, ossia se vada intesa l'adozione dello statuto dal momento iniziale o se vada intesa a pieno regime. Questa, che potrebbe sembrare una banalità linguistica, in realtà riguarda, o potrebbe riguardare, uno spazio di almeno due anni.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Binetti.

PAOLA BINETTI. Per cui ne vanificherebbe totalmente l'interpretazione. Mi permetta soltanto di dire...

PRESIDENTE. Onorevole Binetti, devo interromperla, ma potrà sviluppare il suo discorso per due minuti in sede di replica.

PAOLA BINETTI. ... che questo riguarda sia un'università del nord, come per esempio l'università di Parma, sia un'università del sud, come quella di Messina.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo naturalmente sulla base delle indicazioni e dei testi che mi sono stati forniti in merito dal Ministro dell'università, dell'istruzione e della ricerca. Pag. 51
La legge n. 240 del 30 dicembre del 2010 contiene, all'articolo 2, comma 9, disposizioni speciali di proroga dei mandati rettorali, la principale delle quali riguarda proprio il mandato dei rettori in scadenza alla data di adozione dei nuovi statuti, in particolare, recito, «il mandato dei rettori in carica al momento dell'adozione dello statuto di cui ai commi 5 e 6 è prorogato fino al termine dell'anno accademico successivo». Una disposizione speciale rispetto a quanto previsto dal primo periodo del medesimo articolo, relativamente alla decadenza degli organi collegiali e monocratici elettivi al momento della costituzione di quelli previsti dal nuovo statuto, il cui scopo è di evitare la coincidenza tra la fase di attuazione delle nuove previsioni statutarie e l'elezione del rettore, coincidenza che vedrebbe riflessi non positivi sul buon andamento della gestione dell'ateneo in fase di transizione.
Il Ministero, in linea con la ratio della norma in esame, ha espresso l'avviso che la proroga dei mandati rettorali si riferisce solo a quei rettori in carica al momento dell'adozione definitiva dello statuto e ciò al fine di assicurare il recepimento dei rilievi formulati sui testi statutari, nell'esercizio del prescritto controllo di legittimità e di merito, ed al fine di garantire la piena applicazione dei principi della riforma universitaria.
Risponde, dunque, ad una corretta applicazione della disposizione in esame ritenere che, nel caso in cui l'adozione definitiva dello statuto sia deliberata nel corso dell'anno accademico 2011-2012, il mandato del rettore vada a scadenza alla fine dell'anno accademico 2012-2013.
La fase di transizione al nuovo ordinamento da parte delle università, non si completa con la sola adozione dello statuto, essendo le stesse tenute a trasmettere al Ministero anche i nuovi regolamenti generali ai fini del controllo previsto dalla legge n. 168 del 9 maggio del 1989 prima dell'approvazione definitiva. In molti casi, tali regolamenti disciplinano i procedimenti elettorali e di designazione connessi alla costituzione dei nuovi organi di ateneo e, ad oggi, solo alcune università hanno trasmesso il nuovo testo del regolamento generale.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Giarda.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Per quanto sopra esposto - argomenta il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca - pur comprendendo i dubbi sollevati dagli onorevoli interroganti, si ritiene che il parere espresso dal Ministero sia coerente con il quadro normativo e con l'esigenza di assicurare la stabilità degli organi di governo nel passaggio alla nuova organizzazione prevista dalla legge n. 240 del 30 dicembre del 2010.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare per due minuti.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, sono francamente dispiaciuta che non sia qui il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca a rispondere in prima persona di queste cose.
Sono dispiaciuta per due motivi. Il primo, perché è evidente che nelle università citate nella interrogazione a risposta immediata in oggetto, vi è un riferimento esplicito ad una tendenza a prolungare il proprio mandato oltre i tempi previsti; addirittura nel caso dell'università di Messina vi è una sorta di retrodatazione di questi. Quindi, la domanda non è puramente accademica o puramente retorica, è una domanda che ha un suo fondamento concreto.
Il secondo punto è anche questo. È vero che non bisogna far coincidere il cambiamento del rettore con il cambiamento degli organismi, per garantire una sorta di stabilità, ma non è nemmeno vero che il rischio non sia quello che il rettore nomini nella sua fase di prorogatio quei ruoli, quelle situazioni e quelle persone, che il nuovo rettore troverà poi dopo e che, quindi, potranno costituire una sorta di limite ad una libertà del nuovo rettore Pag. 52stesso di creare un modello ed un progetto per la propria università. Questo è un altro punto importante.
Il terzo punto che a me sembra diciamo rilevante è il sistema di regole che sembra agli occhi degli studenti, per esempio, o agli occhi anche dei docenti più giovane delle «regole on demand». Quindi, se un rettore in qualche modo si colloca in un certo modo e con un'interpretazione più permissiva, anche con la collaborazione o con l'aiuto che può venirgli dal Ministero, questo dà l'idea che vi siano alcuni, che sono più soggetti alle regole di altri.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Binetti.

PAOLA BINETTI. Allora che un'intera popolazione di studenti universitari debba vedere che nella carica della massima autorità dell'università vige un sistema di tolleranza per un'interpretazione «light» - chiamiamola così - certamente non fa bene all'intera popolazione universitaria. Non fa bene, perché non crea quel clima, per così dire, di acquisizione di virtù civili, di virtù repubblicane, di senso istituzionale, che dovrebbe essere uno degli obiettivi che l'università persegue, oltre a quello della trasmissione dei saperi specifici delle diverse facoltà.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Binetti.

PAOLA BINETTI. Quindi io credo - e vorrei che il Ministro vigilasse realmente - che le situazioni segnalate non fossero delle segnalazioni che escono fuori dall'applicazione ordinaria.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Binetti.

PAOLA BINETTI. Mi permetta di dire solo una cosa. Stamattina il Ministro Gelmini, che è il depositario della norma...

PRESIDENTE. Va bene. Mi scusi, onorevole Binetti, ma ha parlato per due minuti e trenta secondi. Sa quanta stima ho nei suoi riguardi, ma le regole sono regole.

(Intendimenti del Governo in relazione agli accertamenti effettuati dalla commissione di accesso agli atti presso il comune di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) - n. 3-02213)

PRESIDENTE. L'onorevole Briguglio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02213, concernente intendimenti del Governo in relazione agli accertamenti effettuati dalla commissione di accesso agli atti presso il comune di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, svolgo quest'interrogazione con grande preoccupazione ed inquietudine profonda.
Non ci sono infatti precedenti nella storia della Repubblica che si svolga un'elezione amministrativa con pendente un procedimento di scioglimento dell'amministrazione comunale in carica e, quindi, con un eventuale successivo annullamento del risultato delle elezioni per condizionamenti mafiosi e, quindi, per l'alterazione in questi termini anche dell'offerta politica nel corso della stessa compagna elettorale. È quanto succede nel comune di Barcellona Pozzo di Gotto. Mi permetta di dire che trovo singolare questo ritardo da parte del Governo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Briguglio.

CARMELO BRIGUGLIO. Vogliamo sapere - soprattutto lo vogliono sapere i cittadini del comune di Barcellona Pozzo di Gotto - se quest'elezione è valida e se è condizionata dalla criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

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PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo a nome del Ministro dell'interno. Questo è il testo che mi è stato trasmesso dai suoi uffici.
L'onorevole Briguglio, unitamente agli altri onorevoli interroganti, chiede di conoscere le iniziative che il Governo intende adottare alla luce dell'accesso svolto presso il comune di Pozzo di Gottosi, effettuato allo scopo di verificare la sussistenza dell'ipotesi di scioglimento per condizionamento e infiltrazione della criminalità organizzata o di altre situazioni comportanti l'adozione di misure di rigore nei confronti dell'ente locale.
In particolare, gli interroganti rappresentano la necessità che il Governo si pronunci urgentemente al riguardo, in considerazione che presso quel comune è in corso la campagna elettorale per il rinnovo degli organi elettivi nella tornata elettorale dei prossimi 6 e 7 maggio 2012.
Il procedimento di accesso in questione ha seguito l'iter procedurale, di cui all'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. La commissione, esauriti nel termine prescritto i suoi lavori, ha consegnato gli atti al prefetto di Messina, che a sua volta li ha trasmessi in data 30 marzo 2012 al Ministro dell'interno.
Ne consegue che il provvedimento del Governo, ai sensi di legge, può intervenire nei successivi tre mesi e comunque, attesa la sua natura speciale, può essere disposto anche nell'imminenza delle consultazioni elettorali già indette.
L'ampio materiale relativo all'attività di indagine è tuttora oggetto di attenta e approfondita valutazione da parte dei competenti uffici per verificare l'eventuale sussistenza dei requisiti richiesti per l'adozione del provvedimento di scioglimento e di altre connesse e conseguenti iniziative.
In ogni caso, va tenuto distinto da un lato l'esercizio del diritto di voto costituzionalmente garantito e dall'altro lo svolgimento di un tale...

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento....articolato e complesso iter procedimentale i cui tempi, nella recente riforma dell'articolo 143 del Testo unico degli enti locali, sono stati strettamente scanditi, anche a garanzia della trasparenza ed imparzialità del procedimento e della ponderatezza della conseguente decisione circa la sussistenza o meno dei presupposti di legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Briguglio ha facoltà di replicare.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, mi consenta di dire al signor Ministro che sono del tutto insoddisfatto di questa risposta burocratica. Avrei gradito, ma ovviamente senza venir meno al rispetto e all'ossequio anche nei suoi confronti, che fosse il Ministro dell'interno a poterla dare. So che non lo ha potuto fare.
Guardi, le dico con molta chiarezza che la risposta aumenta la preoccupazione. Siamo in un'Aula parlamentare ed io ho il dovere di dire quello che penso. Non vorrei che ci fossero delle pressioni perché non si giunga allo scioglimento dell'attuale amministrazione comunale in carica. Sarebbe gravissimo se il provvedimento arrivasse in capo all'amministrazione neoeletta, incolpevole rispetto ai fatti che sono contestati e circola la notizia che il prefetto e gli organi preposti abbiano richiesto e proposto lo scioglimento dell'amministrazione comunale. Questo ritardo è molto grave. Il pronunciamento del Consiglio dei ministri, secondo logica, doveva arrivare prima della presentazione delle liste. Invito, in modo formale, il Governo a pronunciarsi nella prossima riunione del Consiglio dei ministri. In caso contrario, si assumerà, nei confronti del Parlamento, e non solo dei cittadini di un comune della Repubblica, una responsabilità molto grave (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

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(Iniziative per prevenire e contrastare l'acquisizione del controllo di società in difficoltà finanziaria da parte della criminalità organizzata - n. 3-02214)

PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Naccarato n. 3-02214, concernente iniziative per prevenire e contrastare l'acquisizione del controllo di società in difficoltà finanziaria da parte della criminalità organizzata (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, signor Ministro, ci rivolgiamo al Governo con questa interrogazione per affrontare un caso particolare, ma per parlare di una questione generale. Il caso particolare è fallimento di una società molto nota nel campo edilizio a Padova, la EdilBasso spa, che a seguito del concordato preventivo attuato dal tribunale di Padova ha messo in atto l'affitto di un ramo di azienda a favore di un'altra società, la Faber costruzioni srl. Questa Faber costruzioni srl è oggi posseduta al 65 per cento da tale Giovanni Barone, che ne ha quindi sostanzialmente ottenuto il controllo. Il suddetto Barone è coinvolto, gravemente coinvolto, in un'inchiesta della procura di Milano sull'attività e l'infiltrazione della 'ndrangheta nella regione Lombardia. I nomi di quell'inchiesta sono molto famosi: Salvatore Strangio, Andrea Pavone, Ivano Perego e Pasquale Nocera. Questa vicenda, che assomiglia molto ad un'altra famosa vicenda, nella quale un'azienda, un tempo sana, la Perego strade srl, è stata alla fine, diciamo così, «acquisita» dalla 'ndrangheta illustra il problema gravissimo dell'infiltrazione mafiosa al nord nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda - oggi è il mattatore - ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, spero che mi risparmi una qualche citazione dalla Carmen su un tema così grave. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole Naccarato, unitamente agli altri onorevoli interroganti, richiama l'attenzione del Governo sul pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata nel nord Italia e, in particolare, nella città di Padova, con conseguente rischio di inquinamento della economia legale.
Le forze di polizia svolgono una costante e proficua attività di monitoraggio finalizzata all'individuazione ed al contrasto dei tentativi di infiltrazione, come testimoniano i risultati di assoluto rilievo sul piano investigativo, conseguiti anche in epoca recente, che hanno portato a numerosi arresti e a numerosi provvedimenti di sequestro e confisca di beni. Per quanto riguarda le misure volte a prevenire il pericolo di condizionamento dell'economia legale, non posso che ribadire quanto già ampiamente illustrato dal Ministro dell'interno il 28 febbraio scorso e il successivo 27 marzo nel corso dell'audizione davanti alla Commissione Antimafia, in particolare rilevo che il quadro normativo di riferimento è stato recentemente implementato con il decreto legislativo n. 159 del 2011, il cosiddetto codice antimafia, del quale peraltro sono allo studio mirati perfezionamenti. Anche le white list, costituite presso la prefettura di Milano con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dello scorso ottobre, finalizzate all'attività antimafia relativa ad Expo 2015 rappresentano uno strumento innovativo e prefigurano, per modalità e metodo, l'istituzione del rating di legalità introdotto con l'articolo 5-ter del decreto «cresci Italia».
Il ricorso ai protocolli di legalità e sicurezza risponde all'esigenza di estendere i confini della trasparenza facendo leva sulla disponibilità delle imprese a sottoporsi a controlli aggiuntivi. La prossima sfida sarà quella di continuare ad estendere il controllo all'area privata per preservarla, così come quella pubblica, dalla minaccia delle cosche, in continuità con il protocollo sottoscritto a tal fine tra il Ministero dell'interno e Confindustria il 10 maggio 2010. Effettivamente bisogna Pag. 55riconoscere che l'attuale congiuntura economica può costituire un terreno fertile per l'attecchimento dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in aree geografiche finora non colpite endemicamente da fenomeni mafiosi; tuttavia le segnalate iniziative di sostegno agli operatori economici costituiscono un concreto sforzo volto a rassicurare le forze imprenditoriali dando ad esse un tangibile segno della vicinanza delle istituzioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Naccarato ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro, non sono rassicurato dalla sua risposta e sono parzialmente però soddisfatto per la precisione con cui ha risposto ad almeno una parte del quesito. Credo serva maggiore consapevolezza e una attenzione maggiore, che deve aumentare quindi nei prossimi mesi, perché in passato c'è stata una colpevole sottovalutazione, anche da parte del Governo precedente a questo, fenomeno. Faccio un esempio, Ministro: uno dei figli di Totò Riina, Salvatore, è stato destinato a scontare l'affidamento ai servizi sociali a Padova; ora, contro questa decisione della magistratura la Lega Nord e la provincia di Padova stessa hanno scatenato una campagna che rischia di distrarre l'opinione pubblica dal fatto che la criminalità organizzata è già presente a Padova e in Veneto, ed è presente nelle forme che abbiamo descritto nell'interrogazione, quindi con professionisti e imprenditori perfettamente inseriti nel tessuto economico locale.
Credo che questo sia l'aspetto che il Governo deve maggiormente contrastare, aumentando le potenzialità della DIA, della Polizia di Stato, di Carabinieri e guardia di finanza, che già oggi svolgono un lavoro eccellente, ma che probabilmente hanno bisogno di maggiore supporto e anche di strumenti legislativi mirati a contrastare l'infiltrazione nell'economia. Perché la crisi, come anche lei giustamente ha ricordato, rischia di far diventare il Veneto quello che è già capitato in Lombardia, Emilia Romagna e Liguria, cioè terra di conquista, in particolare per quanto riguarda le imprese sane che sono attaccate in modo mirato durante questa congiuntura, in particolare nel settore dell'edilizia (come nel caso dell'EdilBasso e della Faber, le due imprese che abbiamo citato nella nostra interrogazione). Credo quindi che serva un'attenzione maggiore e maggiore strumenti per potenziare la prevenzione e il contrasto contro la criminalità organizzata, anche in Veneto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Risultati della verifica annuale sul disavanzo sanitario della regione Molise e iniziative conseguenti, con particolare riferimento alla revoca dell'incarico commissariale conferito al presidente della regione - n. 3-02209)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02209, concernente risultati della verifica annuale sul disavanzo sanitario della regione Molise e iniziative conseguenti, con particolare riferimento alla revoca dell'incarico commissariale conferito al presidente della regione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, Ministro Balduzzi, questa è la quinta volta che ci rivolgiamo a lei - tre volte in Aula parlamentare con un'interrogazione, una volta in Commissione e una volta con lettera formale a lei e al suo Governo - per chiederle di revocare la funzione di commissario per il ripianamento dei debiti della sanità in Molise al «governatore» del Molise, Iorio, perché è colui che ha provocato il dissesto finanziario. Come dire che voi state avallando ancora oggi il fatto che le chiavi della cassaforte di una banca le debba detenere il rapinatore della banca. Ministro Balduzzi, non faccia finta di non capire: la prima volta mi ha detto che era l'ultima possibilità che dava al «governatore», la seconda volta mi ha risposto di aspettare Pag. 56il 3 aprile e le altre due volte neanche mi ha risposto. Le ho detto allora e le ripeto ancora adesso: da che parte sta, ci fa o ci è, lo capisce o non lo capisce che il Molise è in dissesto finanziario e chi l'ha provocato è colui a cui avete dato in mano le chiavi per risanarlo?

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, no, non è una questione così personale tra di noi, onorevole Di Pietro, assolutamente. Non ho nessuna intenzione, come non ha nessuna intenzione il Governo presieduto dal Presidente Monti, di avallare alcunché. Quello che le dissi in occasione del primo question time - questo è il terzo - glielo posso tranquillamente confermare: a seguito della verifica tecnica del 3 aprile scorso sono emerse perduranti difficoltà e criticità nell'attuazione del piano di rientro della regione Molise e nei conseguenti programmi operativi.
Come già anticipato in precedenza, all'esito di questa verifica il Governo prenderà le decisioni conseguenti. Cosa manca per poter prendere queste decisioni? Abbiamo un verbale della riunione del 3 aprile, ma attendo la relazione e la conseguente proposta della Ragioneria generale dello Stato - si tratta del tavolo tecnico per gli adempimenti - e in forza e a seguito di questa relazione proporrò, per la parte di mia competenza, perché sono coproponente in Consiglio dei ministri, le conseguenti decisioni. Abbiamo fatto una verifica tecnico-giuridica sulla possibilità di applicare l'articolo 2 del decreto legislativo n. 149 del 2011 e non pare applicabile al caso di specie della regione Molise in quanto quell'articolo si riferisce ai nuovi piani di rientro, mentre la regione Molise era in piano di rientro già da tempo e il mandato del commissario è precedente all'entrata in vigore e allo spettro applicativo del citato decreto legislativo n. 149. È, invece, applicabile, come già ebbi occasione di dirle in una precedente risposta, l'articolo 2, comma 84, della legge n. 191 del 2009, in ragione della quale, appunto, sto attendendo - io per la parte di mia competenza e il Ministro dell'economia e delle finanze per la parte di sua competenza - la relativa relazione della Ragioneria generale dello Stato.
Ne approfitto per dirle, onorevole Di Pietro, che, proprio in data odierna, all'interno di un question time, è giusto rappresentare al Parlamento e ai parlamentari interroganti la completezza della situazione: il subcommissario Mario Morlacco ha rassegnato le dimissioni da subcommissario del Molise e, dunque, faccio riserva, non soltanto di una valutazione sull'applicazione dell'articolo 2, comma 84, ma, naturalmente, anche di una proposta al Consiglio dei ministri in ordine alla sostituzione del subcommissario Morlacco.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, mi guardi un po': perché non ha aggiunto il motivo per cui il subcommissario Morlacco ha rassegnato le dimissioni? Lo dica. Vuole che lo dico io? Le ha rassegnate perché è sotto indagine per quanto riguarda l'inchiesta della sanità pugliese e si trova in una situazione tale da non poterne fare a meno. Si informi bene perché si è dovuto dimettere. Quindi, non si è dimesso: è stato dimesso.
Ciò premesso, Ministro, non so se le è chiaro: lei stesso dice che avete riscontrato la perdurante difficoltà. Non so se lo ricorda, ma questo signore, Iorio, lo avete riconfermato voi. La riconferma è un atto nuovo: che l'avete riconfermato a fare se è già stato condannato a un anno e sei mesi, con l'interdizione dai pubblici uffici in primo grado, proprio per abuso d'ufficio in relazione alla sanità?
Che cosa state aspettando? State aspettando che arrivino i carabinieri? Arriveranno prima o poi, però poi ha una responsabilità pure lei: che cosa sta aspettando a prendere una decisione che spetta a lei proporre e al Governo condurre in porto? Il Molise sta morendo in dissesto Pag. 57finanziario e il dissesto finanziario è l'ultima notizia di questa mattina, tanto per chiarire. Questa mattina abbiamo scoperto - glielo segnalo - che l'Asrem, l'azienda sanitaria del Molise, ha disposto con delibera della regione Molise, la n. 30 del 22/4/2010, che ogni risoluzione contrattuale dei dirigenti deve avere un di più di 200 mila euro rispetto alla normale liquidazione. Ciò mentre voi ai cittadini del Molise che hanno avuto il terremoto avete dato da pagare anche l'IMU. Il cittadino terremotato paga l'IMU, il dirigente dell'Asrem con la segnalazione della regione Molise prende 200 mila euro in più oltre l'indennità normale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Si svegli Ministro, prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto comprensivo Marconi di Curinga, in provincia di Catanzaro, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Iniziative per garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza del servizio sanitario nei territori svantaggiati sotto il profilo infrastrutturale, con particolare riferimento alle isole minori della Sicilia - n. 3-02210)

PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02210, concernente iniziative per garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza del servizio sanitario nei territori svantaggiati sotto il profilo infrastrutturale, con particolare riferimento alle isole minori della Sicilia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

VINCENZO GAROFALO. Signor Ministro, l'interrogazione sottoposta alla sua attenzione ha per oggetto il tema del riordino dei punti nascita della regione Sicilia, che è stato recentemente disciplinato con un decreto dell'assessore Russo. Già questo problema è stato sollevato nei mesi di giugno e di ottobre con altri due atti di sindacato ispettivo. Questo percorso di risanamento del sistema sanitario nazionale è un percorso che certamente riteniamo necessario ed improcrastinabile. Ciò nonostante, il perseguimento degli obiettivi di efficienza, efficacia ed economicità nella gestione della sanità riteniamo debba avvenire nella piena garanzia dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza. L'atto pratico della regione Sicilia pare invece che abbia generato soltanto delle ricadute negative sulla qualità del servizio e si sia dimostrato assolutamente inadeguato. Tra l'altro non si comprendono le ragioni di questo atto, visto che esistono possibilità di deroga che sono state assolutamente disattese e che avrebbero consentito appunto il riguardo nei confronti dei territori disagiati come sono anche le isole minori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, la dinamicità del question-time precedente in qualche misura mi aveva distolto dalla considerazione...

PRESIDENTE. Si deve abituare all'onorevole Di Pietro, Ministro, distoglie molto l'attenzione, ma adesso risponda all'onorevole Garofalo.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Grazie, signor Presidente. La questione posta dall'onorevole interrogante per una parte riguarda le competenze della regione Sicilia, per l'altra anche le competenze statali e nazionali. Per la parte riguardante la regione Sicilia, preciso che la riorganizzazione regionale dei punti nascita in Sicilia risponde ad un obiettivo importante e validato dalle norme nazionali e dalle intese nazionali, che è quello di mettere in sicurezza i punti nascita sulla base anche di parametri non solo nazionali, ma internazionali, dando Pag. 58anche un'attenzione alle caratteristiche evidentemente dell'isola stessa. Su questa base il TAR ha giudicato il decreto dell'assessore non in assoluto contrastante, ma con riferimento ad un contrasto interno fra norme regionali, tra il decreto come riorganizzazione dei punti nascita ed il piano sanitario regionale, in particolare nella parte in cui il piano sanitario rinviava al piano nazionale.
Qui, allora, viene in campo, evidentemente, anche l'attenzione nazionale; in proposito non posso non ricordare all'interrogante che l'intesa Stato-regioni del 20 luglio scorso ha portato ad una definizione di questo problema andando a formalizzare una proposta di deliberazione del CIPE - proposta che abbiamo recentemente portato avanti proprio in sede CIPE - inserendo nel progetto isole minori, e quindi in un obiettivo del Piano sanitario nazionale, proprio un accantonamento di risorse economiche per realizzare un progetto interregionale in materia di ottimizzazione dell'assistenza sanitaria nelle piccole isole e in altre località caratterizzate da eccezionale difficoltà di accesso e un progetto interregionale, di dimensione economica più piccola, in materia di comunicazione ai cittadini per l'accesso a questi servizi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Il problema dei punti nascita, ricondotto dentro il problema delle isole minori e delle località particolarmente svantaggiate, è all'attenzione, non soltanto della regione Sicilia, ma anche del Governo nazionale e siamo già andati avanti in questa direzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo ha facoltà di replicare.

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio, intanto, per avermi fornito delle informazioni utili. Ritengo, comunque, che nelle more di una emanazione definitiva di un provvedimento che dia serenità alle comunità delle isole minori, sia necessario che sia garantito il rispetto dei principi dettati dall'articolo 32 della Costituzione. Dobbiamo fare una considerazione: le aree orograficamente disagiate, le aree distanti da altri presidi con caratteristiche più rispondenti ai «mille parti l'anno», che è il trend al quale si vuole, appunto, tendere, devono essere in condizione di ricevere le stesse attenzioni di tutto il territorio. Non possiamo, a mio giudizio, trattare la sanità in maniera ragionieristica; purtroppo, sarebbe molto facile, anzi, fare questo; credo che l'attenzione che il suo Ministero può porre in essere, per i compiti che gli sono attribuiti, ovviamente differenti da quelli della regione Sicilia, è quella di vigilare affinché non ci siano disparità di condizioni. Infatti è stato detto, ma devo dire con grande superficialità, anche in termini verbali, che dalle isole minori è facile raggiungere la terraferma, in un momento di difficoltà, con un elicottero, grazie al 118. Ci sono giorni in cui neanche l'elicottero riesce a collegare le isole minori, e allora noi vorremmo programmare la nascita di un bambino o di una bambina perché dobbiamo rispondere a delle esigenze di economia? Francamente, in un Paese dove siamo arrivati a delle tecniche così avanzate e dove ci riteniamo giunti ad un grado di civiltà così elevato, non consentirei mai ad un assessore o ad un funzionario di qualunque assessorato di stabilire la data di nascita; spetta ai medici stabilire questo. Ciò, soprattutto nel rispetto di chi, inoltre, vive in quei territori che poi, in altri periodi dell'anno, consentono a tutto il resto della popolazione e anche all'economia del nostro Paese di dare risposte molto importanti.
La ringrazio, e continuerò a vigilare su questo.

(Iniziative di competenza in merito all'incremento dei costi delle bollette elettriche - n. 3-02208)

PRESIDENTE. L'onorevole Rivolta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02208, concernente iniziative di competenza Pag. 59in merito all'incremento dei costi delle bollette elettriche (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, dal 1o aprile il prezzo della bolletta dell'energia elettrica è cresciuto del 5,8 per cento. L'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha rinviato a maggio un ulteriore aumento di circa il 4 per cento con la finalità - e cito testualmente - di: «dare un segnale chiaro e concreto ai decisori delle politiche energetiche». A nostro avviso questo comportamento è quanto meno irrituale perché l'Autorità è un organo tecnico, indipendente, super partes, al quale spetterebbe il compito di registrare con trasparenza, oggettività e tempestività le variazioni nella struttura dei costi che portano all'incremento della bolletta e, quindi, l'Autorità dovrebbe astenersi da valutazioni di opportunità politica.
Le conseguenze sono chiare: questo rinvio a maggio dell'ulteriore circa 4 per cento comporterà degli interessi, che verranno pagati sempre dagli utenti. Le chiedo, signor Ministro, quale normativa intenda porre in essere per evitare questo problema, che si scaricherà sugli utenti.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, come è a tutti noto, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas è un organismo indipendente dal Governo. In particolare, l'Autorità deve - cito -: garantire la promozione della concorrenza e dell'efficienza nei settori dell'energia elettrica e del gas e assicurare la fruibilità e la diffusione di servizi in modo omogeneo sull'intero territorio nazionale, definendo un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti, promuovendo la tutela degli interessi di utenti e consumatori. La legge attribuisce, quindi, all'Autorità, nell'esercizio del suo potere di regolazione tariffaria, piena autonomia tecnica rispetto al Governo, fermo restando il rispetto dei criteri di trasparenza previsti dalla legge e dagli indirizzi di politica generale formulati dal Governo e dal Parlamento e dalle normative dell'Unione europea.
Dunque, il Governo può pronunciarsi sull'operato dell'Autorità con riferimento alla coerenza delle relative determinazioni con gli indirizzi di politica generale. Quanto alle modalità di aggiornamento tariffario cui si riferiscono gli onorevoli interroganti, esse sono motivate da tre considerazioni rinvenibili nella delibera dell'Autorità. Primo, il forte aumento degli oneri derivanti dall'incentivazione delle fonti rinnovabili che l'Autorità deve registrare in tariffa e l'opportunità di graduarne l'impatto sui clienti finali. Secondo, i mutamenti della normativa in atto, in particolare legati al superamento del sistema dei certificati verdi dal 2013 e dal nuovo conto energia sul fotovoltaico, che determinano, ad avviso della medesima Autorità, ulteriori elementi di incertezza circa le prospettive di aggiornamento della componente tariffaria A3. Terzo elemento, l'opportunità, a fronte di queste evoluzioni in atto e dei fattori di incertezza evidenziati, di differire l'aggiornamento della componente A3, appunto la componente a copertura dei costi di incentivazione delle rinnovabili.
Tale possibilità è consentita dalla mancanza di una tempistica vincolata e dall'opportunità valutata dal regolatore di introdurre una discontinuità rispetto alla prassi di aggiornamento trimestrale. È stata inoltre acquisita dalla stessa Autorità la verifica che il differimento di un mese dell'aggiornamento della componente A3 non produrrà interessi negativi, poiché i conti a copertura degli oneri generali di sistema hanno riserve sufficienti per sostenere gli ulteriori costi degli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Sul tema del segnale dato ai decisori politici cui si riferiscono gli interroganti, l'Autorità motiva il rinvio con l'esigenza di disporre di un quadro programmatico più chiaro e di fornire ai Pag. 60Ministri competenti adeguato supporto consultivo nella valutazione delle prospettive di evoluzione degli oneri in capo al conto A3.
D'altro canto, il tema della ridefinizione del sistema degli incentivi in modo efficiente e tale da contenere l'impatto sulla tariffa è dal Ministero pienamente condiviso, in coerenza con la strategia complessiva. Ultima informazione: faccio presente che il Ministero ha appena approvato due schemi di decreto sulle rinnovabili elettriche e sul fotovoltaico, che ridefiniscono in modo efficiente e stabile nei prossimi anni gli incentivi, consentendo non solo agli investitori, ma anche al regolatore, di avere una visione programmatica definita.

PRESIDENTE. L'onorevole Rivolta ha facoltà di replicare.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Passera per la risposta e soprattutto per aver assicurato che questi interessi che vi saranno non saranno a carico degli utenti. Quindi, direi che questa è la risposta che noi volevamo sentire, ma mi permetto, signor Ministro, di ricordarle la nostra preoccupazione, perché, comunque, gli obiettivi, la quota che l'Italia deve garantire entro il 2020 è importante: si parla, per il decennio 2010-2020, di un costo di 100 miliardi di euro, quindi di una cifra veramente imponente.
Quindi, nell'incertezza del quadro, nella certezza degli obiettivi che anche l'Italia deve aggiungere, penso vi debba essere un'azione da parte del Governo, insieme all'Autorità per l'energia elettrica e il gas, di grande trasparenza, di equilibrio e di equità.
Quindi la invito ad essere molto preciso in questa azione, perché a maggior ragione in questo momento gli utenti sono vessati da una situazione pesantissima che si ripercuote sulla loro quotidianità. Stiamo giocando anche, purtroppo, con la vita dei nostri concittadini e quindi occorre che il Governo faccia delle politiche pensando al grande evidentemente, pensando alla situazione politica internazionale ed economica, ma anche alla vita delle persone e le cronache, purtroppo, signor Ministro, sono piene di episodi assolutamente drammatici. Anche un aumento ulteriore nelle bollette rappresenta un motivo di depressione e disperazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Antonio Martino è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 5109-A (ore 16,06).

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 5109-A)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è iniziata la discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, mi dicono che posso parlare 30 minuti, ma mi facevano segno di stringere e parlerò 29 minuti.

Pag. 61

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, grazie della disponibilità.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, autorevoli esponenti del Governo, l'intervento che mi accingo a svolgere riguarda ovviamente questo decreto-legge e quella che è in realtà una situazione molto complicata del nostro Paese. Si tratta di una situazione dove è facile capire come le cose non stiano andando bene e dove questo Governo, che si era presentato come il Governo che avrebbe risolto velocemente i problemi, in realtà non solo non li ha risolti, ma anzi in questi mesi si sono aggravati. Signor Presidente, io non riesco a parlare, c'è un po' di caos...

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, ha difficoltà a parlare?

GIANLUCA BUONANNO. Nel senso che c'è troppo rumore.

PRESIDENTE. Si riferisce al brusio. Prego, onorevole Buonanno.

GIANLUCA BUONANNO. Dicevo che, invece di risolvere i problemi, questi problemi si sono accentuati. Non ultima una cosa che è implicita nel nostro Paese, cioè che abbiamo una spesa pubblica sempre più pesante, e viene fuori che questo Governo è riuscito in questi mesi ad ulteriormente aggravare il debito di circa 40 miliardi di euro. Questo fa sottolineare il fatto che non si stanno risolvendo questi problemi, anzi.
Se a ciò si vanno ad aggiungere tutte le tasse che si sono introdotte negli ultimi mesi e che inizialmente sono state introdotte dicendo che ciò era la panacea per poter ritornare in carreggiata, vediamo che tutto questo non è servito praticamente a nulla se non a bastonare le persone. A bastonare non le persone ricche, non quelle che si possono permettere anche di pagare 5 euro al litro la benzina, ma le persone normali che devono andare a lavorare o i pensionati che fanno comunque fatica a portare avanti la loro vita quotidiana, tutti quelli che lavorano nell'ambito dei trasporti e che si ritrovano sempre di più a dover pagare prezzi astronomici sia per la benzina che per il gasolio che per il gas e il metano.
Se l'idea era quella di aumentare il prezzo dei carburanti per poter ottenere un maggior gettito, basta andare da qualsiasi distributore, da qualsiasi gestore, che ti dice che i consumi non sono aumentati ma sono drasticamente diminuiti. Quindi, credo anche che l'introito da parte dello Stato non sia aumentato, ma sia in realtà diminuito. Questo è significativo anche del fatto che la gente, non avendo soldi in tasca, cerca di arrabattarsi come meglio riesce.
Allo stesso modo la vicenda dell'IMU, e lo dico da amministratore. Ancora oggi non sappiamo nulla su quello che deve essere la riscossione dell'IMU, che in realtà è la vecchia ICI sulla prima casa. Oggi ci dicono che sarà ripartita in tre rate (16 giugno, 16 settembre e 16 dicembre), con la questione che riguarda anche...
Se non c'è nessuno del Governo mi fermo.

PRESIDENTE. No, addirittura per lei c'è un Ministro e un sottosegretario, onorevole Buonanno.

GIANLUCA BUONANNO. Siccome sono abbastanza sconosciuti e uno si alza, l'altro...

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, sono sempre i rappresentanti del Governo... Onorevole Saltamartini, la prego... Continui, onorevole Buonanno.

GIANLUCA BUONANNO. Dicevo che per quanto riguarda la questione dell'IMU, ci ritroviamo oggi anche come amministratori - non sto facendo un discorso prettamente di parte - di qualsiasi colore politico nella difficoltà di non sapere neanche come poter fare bilanci. Infatti, non sappiamo ancora oggi come si va a incassare questo gettito, che poi deve essere in parte restituito al Governo centrale il quale ci fa fare sostanzialmente gli esattori per conto dello Stato. Pag. 62
Oltre a questo, c'è anche il problema dell'aumento degli estimi catastali, che significa un 60 per cento di aumento e questo va a gravare ulteriormente sulle difficoltà di chi è proprietario di una casa. Ci sono altre cose veramente assurde, ma che purtroppo esistono, come di chi è in casa di riposo e si ritrova già a fronteggiare il costo mensile del mantenimento della casa di riposo e di ritrovarsi magari la sua casa che diventa una seconda casa. Quindi, anche questo è un esempio sintomatico di come magari questo Governo prima di decidere le cose farebbe bene a confrontarsi in maniera più proficua con gli amministratori locali.
Così anche per quanto riguarda la tesoreria unica: in pratica adesso non abbiamo neanche più i soldi. Facciamo come i ragazzini che debbono andare a chiedere al papà o alla mamma di avere la paghetta settimanale perché i soldi che c'erano nelle casse delle tesoreria di ogni singolo comune in realtà adesso sono spariti e, quindi, ogni volta devi andare a chiedere a qualcun altro (cioè al potere centrale) di poter avere soldi per poterli spendere. Quindi, altro che federalismo e altro che avere la possibilità di poter essere autonomi a casa nostra! Siamo in realtà dipendenti su tutto e, grazie a questo Governo, questo diventa sempre di più uno Stato centralista.
Anche i comuni che si sono amministrati in maniera oculata si trovano sempre a dover - da ieri in avanti - chiedere a qualcun altro quando spendere i soldi, come spenderli e chiedere i permessi necessari. È certo che, se questo è il risultato di questo Governo, sinceramente la delusione è profonda, anche perché quando è arrivato questo Governo si era anche detto: meno male che c'è questo Governo perché così cala lo spread, la famosa parola diventata oggi gergo comune. In realtà, questo spread è ancora intorno ai 400 punti. Quindi, alla fine non è cambiato assolutamente nulla rispetto a prima, così come sulle pensioni.
Quando si parla di pensioni viene male a vedere gente che era pronta per andare in pensione dopo che ha lavorato una vita e si ritrova a dover fare ancora 4, 5 o 6 anni o gente come i famosi «esodati» che non sanno neanche più quando andranno in pensione, non percepiscono più soldi perché sono fuori dal mondo del lavoro e sono come degli oggetti che non hanno più né arte né parte, con un conflitto tra l'INPS e il Governo su quanti sono, dove sono e che cosa fanno.
Se tutte queste cose le avesse fatte il Governo precedente, sarebbe scoppiata la rivoluzione. Ma, siccome c'è questo Governo, va bene sempre tutto, perché comunque il Presidente del Consiglio Monti, nonché neo-senatore a vita, può fare e disfare come meglio crede, perché tanto va bene. Ecco allora che, se per gli italiani ci sono delle grosse difficoltà, uno si domanda: «Le difficoltà ci sono per gli italiani, ma comunque navighiamo tutti sulla stessa barca». Invece no: c'era una norma che indicava, ad esempio, che gli extracomunitari dovessero pagare il 2 per cento dei soldi che andavano ai Paesi d'origine. Questa tassa, che era l'unica che non pagavano gli italiani, ma gli extracomunitari, è stata tolta. Quindi, questo è stato un altro segnale per far capire che forse di quello che c'è nel nostro Paese non gliene frega mica tanto a questo Governo.
Si cerca, invece, di tutelare, così come nel caso dei permessi di soggiorno che, ovviamente, non sono stati toccati per quanto riguarda i costi. Ma, se invece di essere rilasciati per un anno lo sono per due anni è evidente che ciò equivale ad aver dimezzato questa tassa. Quindi, vi è, a mio avviso, un ragionamento che si discosta molto da quelle che sono, invece, le reali esigenze della gente e, prima di tutto, della nostra gente.
Inoltre, da amministratore mi viene da ridere su un'idea che è stata formulata e poi recepita da questo Governo, ossia sul fatto che bisogna dare la residenza entro due giorni a chi ne fa domanda. Questa è un'altra questione assurda, che fa capire come questo Governo non si confronta con la realtà delle cose. Se andassero un po' in mezzo alla gente, questi componenti del Governo, e se il Presidente del Consiglio, al Pag. 63di là della sua figura istituzionale, si rendesse conto di come si sta in mezzo alla gente, di che cosa pensa la gente e di cosa ha bisogno, forse certe cose non verrebbero neanche votate e neanche proposte.
È ovvio che non è facile per nessuno. Vi è una crisi economica mondiale, vediamo che le difficoltà sono tante ma, nello stesso tempo, a mio avviso non bisognerebbe pensare che bisogna aumentare il gettito, in questo caso del rubinetto dell'acqua, e avere sotto uno scolapasta per poter avere un risultato. Magari, sarebbe utile che l'acqua diminuisse - cioè, le tasse che arrivano da parte dei cittadini - ma bisognerebbe altresì tappare qualche buco dello scolapasta. Così sarebbe semplice e si farebbe in modo che i risultati arrivino in maniera più positiva.
Invece, che cosa succede? Si tenta sempre di più, con sempre più tasse e più balzelli, di aumentare questo gettito di acqua, dimenticando di tappare i buchi di quello che è lo scolapasta, cioè del nostro Paese. Tuttavia, vi è una parte del Paese che, bene o male, va avanti e cerca di produrre malgrado la crisi ed è la parte nord del Paese. Poi, vi è un'altra parte del Paese, tranne qualche rara eccezione, che invece di cercare di produrre e di non continuare a contrarre debiti continua, invece, in una logica che è parassitaria e fino a quando non si andrà a intervenire su queste cose non si riuscirà mai ad uscire da questa situazione. Se ancora oggi abbiamo delle ASL, nel meridione, che non sono capaci neanche di fare i bilanci delle proprie attività e li fanno verbalmente, perché non sono capaci neanche di scrivere e perché non sanno quanti debiti hanno, dove vogliamo andare? Se ci sono regioni che sono coperte da decine di miliardi di debiti, dove vogliamo andare?
Questo è un Paese che se non si dà delle regole vere - e queste regole possono essere date solo con il federalismo fiscale - non riuscirà mai a portare a casa nessun risultato. È logico, però, che chi è abituato a fare buchi perché tanto c'è sempre «pantalone» che paga, non ha certo voglia di fare dei sacrifici né di fare in modo che siano sufficienti solo 50 persone invece di 100. A questo punto vogliono mantenersi le 100 persone tanto poi vi sarà sempre qualcuno che paga.
L'idea che bisogna cambiare le cose ormai l'abbiamo tutti ben chiara, ma vi è sempre il problema che tutti vogliono i cambiamenti e sempre a casa di qualcun altro. Tuttavia, vi è una parte del Paese che i cambiamenti li ha fatti e continua a cercare di portare a casa dei risultati. Faccio solo un esempio vero, con i numeri: se il Piemonte, la Lombardia e il Veneto ogni anno, tra virgolette, regalano circa 70 miliardi di euro al resto del Paese, evidentemente vi è un resto del Paese che questi 70 miliardi li mangia e, oltre a questo, produce anche altri debiti. È ovvio, quindi, che così non andiamo da nessuna parte. Bisogna avere una nuova mentalità e fare in modo che gli amministratori di ogni singolo comune, provincia e regione abbiano la possibilità, da una parte, di potersi muovere come meglio credono e, dall'altra, siano responsabili, in modo che se fanno dei danni poi li devono effettivamente pagare.
Se ci sono dei problemi veri e seri, li devono risolvere loro: non possono sempre chiedere a qualcun altro di risolverli. In tutto ciò, il Governo fa finta di niente perché, se questi provvedimenti che il Governo ha fatto fino ad oggi li avesse fatti un bambino di dieci anni, li avrebbe fatti nello stesso modo perché per aumentare la benzina, per toccare le pensioni e l'IVA, per reintrodurre l'ICI e per fare in modo che ci siano balzelli su balzelli andava bene chiunque, non ci voleva uno scienziato né un Governo tecnico. La difficoltà sta non nell'aumentare le tasse, ma nel non toccare le tasse - anzi nel cercare di diminuirle - e nel fare in modo che gli sprechi vengano eliminati, o che comunque si cominci ad intervenire in maniera drastica. Invece ci ritroviamo sempre allo stesso punto, cioè a quello di aumentare sempre di più il gettito perché le spese, invece di diminuire, continuano ad aumentare.
Se c'è un Governo come questo, che presenta dei provvedimenti senza copertura Pag. 64finanziaria, si capisce che le cose non vanno più bene in maniera assoluta. Coloro che dicono di essere bravi e che ci invitano ad essere tutti ligi al dovere e capaci di spendere di meno, propongono delle leggi senza copertura finanziaria. È come se un alcolizzato dicesse che non vuole più bere - e non deve farlo per guarire - e poi invece lo troviamo con un bottiglione di vino dietro al primo angolo della strada. Questa è la stessa identica cosa che sta facendo questo Governo, che non sta a sentire chi è in trincea. I sindaci di ogni colore politico, che cercano di amministrare i comuni e le città di ogni parte del Paese, sono i primi ad essere in trincea e sono i primi che capiscono come stanno veramente le cose. Se non hanno i pilastri e le certezze per poter andare avanti, questo Paese si sfascia sempre di più. Poi i cittadini non se la prendono con i sottosegretari, con i Ministri, con i funzionari o con il Presidente del Consiglio, i cittadini arrabbiati che non hanno il lavoro, la casa o che hanno dei seri problemi per poter andare avanti vanno a cercare il sindaco - gli suonano al campanello - l'assessore, il consigliere comunale o il deputato del territorio e giustamente perché questo è ciò che bisogna fare. Ma non c'è una risposta perché comunque questo Governo sembra sordo, anzi è sordo perché non ci dà alcuna indicazione.
Oggi per fare l'amministratore in questo Paese si deve davvero chiamare il divino Otelma o qualche altro mago per chiedergli: «Scusate cosa dobbiamo fare noi nei prossimi mesi?» Nessuno lo sa. Se ancora - lo ripeto - sull'IMU abbiamo una serie di difficoltà, come possiamo applicare determinati provvedimenti? Non lo sappiamo noi, figuriamoci se lo sanno i cittadini! È certo che comunque, avendo previsto prima la stangata a giugno e adesso avendola rimandata, non cambia molto: non è che, se si paga in tre rate, i soldi non si devono tirare fuori perché i soldi comunque si tirano fuori. Il portafoglio del cittadino è sempre uno anche se paga in tre rate, in quattro o in cinque; è sempre quello il portafoglio del cittadino.
Una cosa che si potrebbe fare, ma ancora una volta ci siamo complicati la vita, sarebbe quella di dare la possibilità ai sindaci - non solo a parole, ma con i fatti - di potere aiutare in materia di evasione fiscale con riferimento a ciò che accade nelle proprie città e nei propri comuni. Ma è talmente complicato il meccanismo con l'ufficio delle entrate, che questi provvedimenti non si riescono ad applicare. Anzi io proporrei un'iniziativa: oltre all'ufficio delle entrate, che ovviamente cerca di verificare determinate cose, perché non introduciamo un ufficio delle uscite? Quante spese effettua questo Stato che non servono a nulla? Quanto spese che non portano a nessun risultato? Quante spese che potrebbero essere evitate per fare in modo invece che ci sia una diminuzione dei costi del sistema? Invece, questo è un sistema che si mantiene su se stesso, nella speranza che le cose possano migliorare. Ma le cose non possono migliorare se questo è un Paese che non cresce e se c'è un'economia che è stagnante, o addirittura si muove come i gamberi. Queste difficoltà ci sono perché non siamo stati capaci di modernizzare il Paese.
Questa difficoltà, oltre che del Governo che è presente in Aula, è un problema che esiste non solo per colpa della politica che in questi ultimi tempi ovviamente non vive dei buoni momenti; è un problema ed una difficoltà che si espandono per colpa un po' di tutti. Non penso, infatti, che anche i sindacati, la Confindustria e tutto il sistema non abbiano colpe. Tutti hanno delle colpe, ma come spesso accade soprattutto in Italia, quando ci sono delle difficoltà, tutti scappano e poi danno la colpa agli altri.
Se ci fosse, invece, la possibilità di dirsi in faccia le cose e di cercare di applicare e trovare delle soluzioni idonee a questo Paese, probabilmente, dicendo la verità, si potrebbero fare degli interventi a beneficio di questo Paese. È logico che, parlando in quest'Aula, si possono fare dei ragionamenti, ma poi quando si esce e si torna dai Pag. 65cittadini ci si rende conto di come è distante il potere politico rispetto alla realtà di tutti i giorni.
Questa distanza non viene colmata se non si parla dei provvedimenti di rilancio, se non si fa qualcosa che serve appunto alla gente per poter migliorare, se non si riesce a fare in modo che gli imprenditori del nostro Paese possano comunque investirvi ancora. Infatti, quando un imprenditore decide di fare un investimento nel nostro Paese ha delle difficoltà enormi rispetto ad altri Paesi nel mondo dove invece ti stendono il tappeto rosso e ti fanno fare tutto quello che serve in poche settimane; addirittura ti propongono delle possibilità veramente incredibili e, quindi, un imprenditore, facendo due conti, si rende conto che delocalizzare molto spesso è vantaggioso.
Se un imprenditore, anche nell'ambito delle decisioni che riguardano la giustizia per poter ottenere magari giustizia su un fallimento o su un pagamento, deve aspettare 10-15 anni è logico che prima di andare avanti con la propria attività o di avviarla nel nostro Paese ci pensa su cento volte.
È tutto il sistema che non funziona e questo Governo, invece, continua poco per volta a deliberare dei provvedimenti tampone che non portano da nessuna parte, che non hanno una prospettiva e che, quindi, non hanno e non danno la possibilità di vedere un futuro migliore per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie per aver parlato meno di trenta minuti, come aveva promesso. Sono promesse, non minacce!

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. La ascolteremo tutti con molta attenzione.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ne sono onorato e commosso. Ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento, chiedo di porre in votazione in Assemblea la chiusura anticipata della discussione sulle linee generali, essendovi circa altri 40 iscritti a parlare.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,30).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 5109-A)

PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali darò la parola, a norma dell'articolo 44 comma 1 del Regolamento, ad un oratore contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Volpi, abbiamo visto che si agitava e si sbracciava, moriva dalla voglia di parlare contro. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, lei ha raggiunto dei livelli di interpretazione del pensiero assolutamente alti. Ovviamente, noi ci esprimeremo contro la chiusura anticipata della discussione sulle linee generali. Non ho bisogno di ripetere anche considerazioni che ho svolto questa mattina.
È evidente che - mi dispiace che non ci sia l'attenzione né della Presidenza né del Governo, ma non fa niente, tanto ormai ci siamo abituati a parlare da soli in quest'Aula - quello che sta succedendo sia la dimostrazione che anche le raccomandazioni fatte dal Presidente della Repubblica su come debbano essere gli iter parlamentari, le formule e la partecipazione Pag. 66stiano cadendo nel vuoto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Mi dispiace molto considerare che questo provvedimento è arrivato in Aula questa mattina, e conosciamo tutti le considerazioni che già si fanno rispetto ai contenuti e alla voglia di chiudere al più presto possibile. Si cancella l'unica voce dell'opposizione all'interno del Parlamento chiudendo anticipatamente la discussione sulle linee generali; ovviamente, altre considerazioni le faremo se nel prosieguo ci sarà anche la richiesta di posizione della questione di fiducia.
Voglio ricordare alla Presidenza che le indicazioni che sono venute dall'autorevolissima voce del Presidente della Repubblica erano rivolte al Parlamento, ma anche al Governo. Noi siamo, ovviamente, contrari a farci togliere la parola; dopodiché, vediamo quest'Aula democratica, o che almeno tale dovrebbe essere, come si comporterà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media di Belgioioso, in provincia di Pavia, e gli studenti dell'Università degli studi di Palermo della facoltà di giurisprudenza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Prendo atto che nessuno chiede di intervenire a favore della richiesta di chiusura anticipata della discussione sulle linee generali. Dobbiamo tuttavia consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,34).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, onorevole Baldelli...scusi, onorevole Giachetti. Ormai siete i «gemelli del goal».

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, oggi ha le idee un po' confuse. Avevo chiesto preventivamente la parola sull'ordine dei lavori, prima che fosse sospesa la seduta.

PRESIDENTE. La seduta non è ancora stata sospesa, quindi le do la parola.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, la seduta non è ancora sospesa, anzi, io le avevo chiesto la parola prima della sospensione. Abbandono il sorriso, signor Presidente, perché le chiedo formalmente di invitare il Governo a venire a riferire in Aula. Prego il sottosegretario D'Andrea di ascoltarmi, a proposito del fatto che ha anche la responsabilità dei rapporti con il Parlamento.
Sta girando sul web, ma soprattutto sui siti on line dei giornali, una notizia che, a mio avviso, deve farci riflettere e, soprattutto, deve imporre al Governo, nei tempi più rapidi, di venire a riferire su quanto sto per dire, perché credo che sia un fatto di una gravità assoluta, sul quale noi abbiamo bisogno di avere delle risposte chiare da parte del Governo.
Signor Presidente, è notizia di poco fa che un signore che si chiama Francesco Sperandeo ha raccontato, ovviamente con grande stupore e sconcerto, che, nel corso di un viaggio che stava facendo in aereo da Roma a Tunisi, si è reso conto che vi erano degli immigrati espulsi dal nostro Paese e che dovevano essere ricondotti a Tunisi - se ne è accorto perché la mascherina bianca che copriva loro il volto è caduta - che erano avvolti da uno scotch, che gli impediva di parlare, e scortati da agenti in borghese.
Ora, ovviamente, dovrei dirle, secondo la forma, signor Presidente, che chiedo che il Governo venga a riferire se questo risponde al vero. Purtroppo, siccome la persona in questione era un film maker, abbiamo la fotografia sui siti di queste persone con una mascherina bianca calata e con lo scotch che avvolgeva il volto, in particolare davanti alla bocca.
Penso che, a prescindere da come la si prende e da dove la si guarda, un Paese civile e democratico non possa tollerare una cosa del genere. Soprattutto, il Governo Pag. 67deve venire a riferire come sia possibile che accada una cosa del genere. Evito quello che si muove intorno, e cioè le affermazioni che questa è una consuetudine e cose del genere. Noi dobbiamo sapere, effettivamente, cosa è successo e, soprattutto, il Governo ci deve spiegare come è possibile che accadano cose del genere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FLAVIA PERINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FLAVIA PERINA. Signor Presidente, mi associo alla richiesta del collega Giachetti. Ho visto anche io le immagini sulla rete: sono immagini che, qualora confermate, porrebbero sicuramente un problema, perché anche il trasferimento di persone espulse, in un Paese occidentale e democratico quale è l'Italia, deve avvenire secondo regole che non credo prevedano l'imbavagliamento coattivo con lo scotch o con qualunque altro strumento.
È importante avere delle risposte, soprattutto in questo contesto, perché si immaginava che, anche sotto questo profilo, cioè il rispetto dei diritti umani e civili, questo Governo potesse segnare un cambio di pagina, una forma di discontinuità con il passato.
Bisogna dare atto a questo Governo, ad esempio, di avere consentito le ispezioni nei CIE, che fino a poco tempo fa erano impossibili, ripristinando, quindi, i meccanismi di verifica e di controllo su questo tipo di situazioni, all'altezza di un Paese civile.
Ora, avere spiegazioni su questo episodio è sicuramente importante, anche per individuare le responsabilità di questo tipo di comportamento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo sul medesimo argomento.
Confesso di non aver visto i filmati a cui si sono riferiti i colleghi Giachetti e Perina, ma non ho alcuna difficoltà, sulla scorta della loro denuncia, ad associarmi alla loro richiesta e chiedere che il Governo, intanto, venga in Aula a riferire sui fatti, a chiarirne le dinamiche e spero proprio possa anche negare i fatti stessi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, intervengo per affrontare tutt'altro argomento.
Questa sera alle ore 20, fino alle 20 di domani sera, comincia in Israele, con il suono di una sirena, la giornata della memoria della Shoah. Sarà una giornata in cui si ripercorrerà l'intera tragedia che non è soltanto quella del popolo ebraico, ma del mondo intero che ha dovuto assistere - talvolta essendo volenteroso, aiutante dei carnefici - a questa incredibile vicenda.
Vorrei ricordare tutte le persone perite in quello che è stato l'incendio più immenso della storia.
Vorrei anche dire che oggi come oggi, purtroppo, non ci troviamo di fronte ad un consenso generalizzato nei confronti della memoria, ma, piuttosto, a gruppi, e addirittura a Stati interi, che proclamano la negazione dell'olocausto. Non sono dei pazzi isolati, dei singoli intellettuali matti, ma vi sono degli interi Paesi che convocano congressi e riunioni in cui proclamano che l'olocausto non è mai esistito e che da questo traggono poi l'indicazione per un ulteriore annichilimento del popolo ebraico. Da questo rivo nasce un'ulteriore spinta verso l'antisemitismo che, purtroppo, non è morto e non si è sopito.
Aggiungo, per concludere - ringraziandola ancora per avermi dato la parola - Pag. 68che dobbiamo fare tesoro dell'insegnamento di coloro che ancora sono con noi, ormai purtroppo non molti, e che consegnano nelle nostre mani la loro preziosa memoria. Tutto il Parlamento italiano deve imparare ad accoglierla, a farla propria e a farla scorrere come acqua trasparente nel cuore e nella mente di tutti gli italiani (Applausi).

PRESIDENTE. Anche la Presidenza, ovviamente, si associa agli interventi degli onorevoli Giachetti, Perina ed Evangelisti, augurandosi che le immagini comparse sul web possano essere smentite. In ogni caso, siamo in presenza del sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e credo che la sua sensibilità personale, e anche la sensibilità di tutto il Governo e del Parlamento, possano fare in modo che il Governo stesso si attivi immediatamente per fare avere all'Assemblea notizie al riguardo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,50 con immediate votazioni.

La seduta, sospesa alle 16,40 è ripresa alle 16,50.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 5109-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di chiusura della discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Casini, bentornato. Onorevoli Ghiglia, Franceschini, Misiani, Melchiorre, Barbareschi, Antonione, Barba, Traversa, Mannino... Vuole che non aspetti l'onorevole Mannino? Onorevoli Dionisi, Scajola, È la prima votazione quindi aspettiamo. L'onorevole Paolo Russo ha votato? Onorevoli Berruti, Giachetti, Simeoni, Palumbo... Onorevole Nucara, se vuole votare, deve un poco affrettarsi. Onorevoli Borghesi, Calvisi... Onorevole Sposetti... L'onorevole Calvisi ha votato?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 483
Maggioranza 242
Hanno votato
430
Hanno votato
no 53).

Prendo atto che i deputati Gava, Minasso, Zampa, Cesare Marini e Cosenza hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, vorrei porre all'attenzione sua e del Governo la vicenda dei piccoli imprenditori di fotovoltaico, che stanno manifestando qui davanti...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Zazzera, stiamo in fase di discussione, non può mettere assolutamente (il deputato Zazzera mostra una tuta da lavoro)... Onorevole Zazzera! Onorevole Zazzera, per cortesia!

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 5109-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3184 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento (Approvato dal Senato) (A.C. 5109-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Pag. 69reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 5109-A) sul testo del provvedimento, che è in distribuzione e che reca alcune condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione finanze e relatore, onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà. Vede, onorevole Conte, alla fine ci arriviamo. Con calma ma ci arriviamo.

GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, in fondo tento di anticipare, visto che c'è un clima piuttosto ciarliero. Segnalo come la Commissione bilancio nel parere sul disegno di legge in esame espresso nella seduta odierna abbia formulato alcune condizioni ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, in ordine ai profili di copertura finanziaria del provvedimento. A tale proposito rilevo come la soluzione procedurale più opportuna per salvaguardare il lavoro compiuto dalla Commissione sia rappresentato da un breve rinvio in Commissione del provvedimento, per apportare al testo le modifiche necessarie per recepire le predette condizioni. Pertanto propongo il rinvio del provvedimento in Commissione al solo fine di esaminare taluni emendamenti, che mi riservo di presentare come relatore, di recepimento delle condizioni formulate dalla V Commissione, ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione e senza riaprire il dibattito sugli altri aspetti del testo. Al fine di consentire il rispetto del calendario già previsto, nonché dei termini di conversione del decreto, propongo che l'esame in Commissione a seguito del rinvio sia concentrato in uno spazio di tempo molto breve, prevedendo la ripresa dei lavori in Assemblea nello stesso pomeriggio di oggi.

PRESIDENTE. Quanto tempo è necessario?

GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, con molta chiarezza, penso che una mezz'oretta potrebbe bastare. Eventualmente quarantacinque minuti, non di più.

PRESIDENTE. Va bene. Siamo di fronte ad una proposta - scusate, colleghi, è per capire come procedere - formulata dal relatore e presidente della Commissione finanze di rinvio in Commissione del provvedimento, al solo fine, come ha specificato il presidente della Commissione e relatore, di recepire il parere espresso dalla Commissione bilancio, ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Il tempo chiesto dal presidente è di circa quarantacinque minuti. Direi che la Presidenza possa proporre, in modo di evitare poi di aspettare che la Commissione concluda, un'ora di sospensione e di ritornare quindi in Aula una volta che la Commissione avrà recepito il parere della Commissione bilancio.
Ha chiesto di parlare a favore della proposta di rinvio l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, il mio è un intervento sulla proposta di rinvio evidentemente a favore, che è condizionato alla garanzia che ella stessa, signor Presidente, ha dato in relazione alla proposta formulata dal relatore e presidente Gianfranco Conte e cioè che il rinvio è esclusivamente finalizzato al recepimento delle condizioni poste dalla Commissione bilancio ex articolo 81 della Costituzione, e cioè che il rinvio non Pag. 70può essere in altro modo utilizzato dalla medesima Commissione, se non al fine del recepimento dei rilievi della Commissione bilancio ex articolo 81. Questa è una condizione fondamentale e garante di tutto ciò è evidentemente la Presidenza, che metterà ai voti questa richiesta di rinvio e naturalmente la stessa presidenza della Commissione, nella persona dell'onorevole Gianfranco Conte, che ha avanzato la proposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, immagino contro la proposta di rinvio in Commissione, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, noi queste tematiche le avevamo in parte già sollevate...

PRESIDENTE. Scusi onorevole Fugatti, chiedo innanzitutto di permettere alla Presidenza di ascoltare, poiché non riesce a sentire, ma ricordo che ci sarà un altro voto. Quindi, chiedo di riprendere posto per evitare poi di aspettare mezz'ora, dovendo la Commissione poi procedere nei propri lavori (se l'Aula ovviamente approverà la proposta). Prego, onorevole Fugatti.

MAURIZIO FUGATTI. Intervengo solo per far presente che noi in parte queste tematiche le avevamo già sollevate in Commissione in sede referente, e quindi non ci stupisce che la Commissione bilancio abbia fatto queste sollecitazioni. Quindi veniamo a scoprire una cosa o almeno parte di cose che noi avevamo già sollevato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento nei termini precisati dal presidente della Commissione e quindi - lo sottolineo - solo al fine di recepire le condizioni espresse dalla Commissione bilancio ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Resta inteso che, salvo diversa indicazione da parte dei gruppi, si intenderanno comunque ripresentati gli emendamenti già presentati per l'esame in Assemblea prima del rinvio.

(È approvata).

La Camera approva, per 405 voti di differenza.
Pertanto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18,05.

La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 18,10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 5109-A/R: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea. Ha chiesto di intervenire il presidente della Commissione finanze, onorevole Gianfranco Conte, che illustrerà le modifiche apportate dalla Commissione al testo del provvedimento.

GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione si è riunita e, secondo il mandato che era stato conferito dall'Aula alla Commissione stessa, ha apportato le modifiche strettamente connesse alle indicazioni della Commissione bilancio ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Le modifiche apportate al testo sono le seguenti: all'articolo 3: al comma 5, lettera b), capoverso ART. 72-ter, comma 1, sono aggiunte, in fine, le parole: «ed in misura pari ad un settimo per importi superiori a 2.500 euro e non superiori a 5.000 euro»; all'articolo 3: i commi 16-ter, 16-quater e 16-quinquies sono soppressi; al comma 16-novies, le parole: «oneri aggiuntivi» sono sostituite dalle seguenti: «nuovi o Pag. 71maggiori oneri»; all'articolo 3-quinquies: al comma 7, primo periodo, le parole: «presente decreto» sono sostituite dalle seguenti: «presente articolo»; al medesimo comma 7, l'ultimo periodo è sostituito dal seguente: «I proventi derivanti dall'assegnazione delle frequenze di cui al presente articolo sono versati all'entrata del bilancio dello Stato, per essere riassegnati ad apposito programma dello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico ed essere destinati al Fondo speciale rotativo per l'innovazione tecnologica di cui all'articolo 14 della legge 17 febbraio 1982, n. 46, tramite versamento sulla contabilità speciale 1201 - legge 46/1982 - innovazione tecnologica, al netto delle eventuali somme da riassegnare per corrispondere gli indennizzi ai sensi del periodo precedente»; all'articolo 4: al comma 5, lettera f), ultimo periodo, le parole da: «per tali fattispecie» fino alla fine della lettera sono soppresse; al comma 5, lettera i), capoverso comma 12-bis, secondo periodo, le parole da: «sulle precedenti rate. Per l'anno 2012» fino a: «rispettivamente il 16 giugno e il 16 dicembre» sono sostituite dalle seguenti: «sulle precedenti rate; in alternativa, per il medesimo anno 2012, la stessa imposta può essere versata in due rate, di cui la prima, entro il 16 giugno, in misura pari al 50 per cento dell'imposta calcolata applicando l'aliquota di base e la detrazione previste dal presente articolo e la seconda, entro il 16 dicembre, a saldo dell'imposta complessivamente dovuta per l'intero anno con conguaglio sulla prima rata»; il comma 12-quinquies è sostituito dal seguente: «12-quinquies. Ai soli fini dell'applicazione dell'imposta municipale propria di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, nonché all'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, l'assegnazione della casa coniugale al coniuge disposta a seguito di provvedimento di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, si intende in ogni caso effettuata a titolo di diritto di abitazione»; all'articolo 5: al comma 7, capoverso 2, dopo le parole: «presente articolo» sono aggiunte le seguenti: «, effettuati sulla base delle definizioni di cui agli specifici regolamenti dell'Unione europea»; all'articolo 13: al comma 1 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Alle ulteriori minori entrate o maggiori spese derivanti dall'articolo 2, comma 6-bis, dall'articolo 4, comma 5-sexies, lettere a) e b), comma 5-septies, secondo periodo, e comma 5-octies, dall'articolo 8, comma 16, lettere e) e f), si provvede a valere sulle maggiori entrate derivanti dagli articoli 6, commi da 5-bis a 5-undecies, e 10, commi 9-octies e 9-novies; al comma 1-bis, terzo periodo, dopo le parole: «ad apposito capitolo» sono aggiunte le seguenti: «dello stato di previsione».
Queste sono le modifiche che ci erano state richieste ai sensi dell'articolo 81, comma 4, della Costituzione e queste sono le modifiche che la Commissione ha inteso approvare.
Avverto inoltre che, per un mero errore materiale, il testo dell'Atto Camera n. 5109-A, alle pagine 95 e 237 non riporta il seguente capoverso, compreso nel testo dell'articolo aggiuntivo 4-bis.021 (Ulteriore nuova formulazione) del relatore, approvato nella seduta di ieri. Si tratta di un mero errore di trascrizione: «16. Il decreto di cui al comma 2 dell'articolo 25 della legge 29 luglio 2010, n. 120, è emanato entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. In caso di mancata emanazione del decreto entro il predetto termine trovano comunque applicazione le disposizioni di cui ai commi 12-bis, 12-ter e 12-quater dell'articolo 142 del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.». Pertanto il testo dell'Atto Camera n. 5109-A deve intendersi così integrato. Avverto altresì che, sempre per errore materiale, all'Atto Camera n. 5109-A, a pagina 65, capoverso comma 14-bis, quinto periodo, la parola: «dell'articolo» deve intendersi sostituita dalla seguente: «del comma» e a pagina 197, comma 14-bis, quinto periodo, la parola: «dell'articolo» deve intendersi sostituita dalla seguente: «del comma».

Pag. 72

PRESIDENTE. Prendo atto delle modifiche introdotte dalla Commissione ed anche dell'errata corrige di cui ha dato lettura il presidente Conte.
Risulta alla Presidenza che i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione di emendamenti al nuovo testo predisposto dalla Commissione.
Prendo atto che non vi sono obiezioni.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 5109-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 5109-A/R)approvato dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 5109-A/R) nel testo della Commissione come ulteriormente modificato (Vedi l'allegato A - A.C. 5109-A/R) e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 5109-A/R).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5109-A/R)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Onorevole Presidente e onorevoli deputati, a nome del Governo, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, nel testo della Commissione, come modificato a seguito del rinvio e con l'errata corrige di cui è stata data lettura.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, io pensavo di essere in un posto dove si potesse ragionare e lavorare con un certo criterio, invece mi scuso, ma mi sento imbarazzato io al posto suo, signor Ministro, perché le hanno dato la carica di Ministro per i rapporti col Parlamento, ma qui lei riesce solamente ad avere rapporti interrotti con il Parlamento. Non ne ha ancora portata a casa una di discussione complessiva in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ogni volta che arriviamo ad un certo punto, arriva lei e ci mette la fiducia. Con tutto il rispetto, forse bastava una persona meno qualificata di lei, se questo è l'unico compito che spetta al suo Ministero: venire qui e annunciarci la chiusura della discussione, e portarci al voto di fiducia che, visti i numeri, difficilmente riusciremo mai a sovvertire.
Ripeto: volevo intervenire nel merito della questione, però capisco, mi sento veramente in imbarazzo per lei e capisco la sua situazione personale di disagio quando si trova di fronte ai parlamentari. Comunque, le chiedo una cortesia: se magari mi autografa la sua dichiarazione, che la tengo da parte, perché potrei imparare qualcosa nella vita.
Ma porca miseria: mi avevano spiegato che questa è la conversione di un decreto sulle semplificazioni tributarie, invece questo è stato il decreto delle complicazioni tributarie e non dell'efficientamento delle procedure di accertamento, ma del deficientamento delle qualità intellettive di chi dovrà applicare questa norma. Infatti, non si è capito niente dal momento in cui è nata e si capisce ancora meno dopo che l'illustre relatore ci ha anche illustrato le modifiche. Ricordo tra parentesi che questo provvedimento è quello che esattamente non si deve fare secondo le lettere che ci scrive il Presidente della Repubblica: nei decreti non ci si dovrebbero infilare cose fuori materia, bisognerebbe portare qui solamente le cose urgenti e procedibili immediatamente. Invece abbiamo assistito all'ennesimo colpo di scena - devo dire e lo ammetto per merito nostro, diciamo così - del collega relatore, Pag. 73che presenta lui stesso un emendamento - il famoso emendamento ABC - e poi da solo si dice che è inammissibile e chiede allo stesso Presidente della Camera di renderlo invece ammissibile, poi giustamente anche lui ci dice che è inammissibile, e lo si manda ad avere vita propria in un provvedimento legislativo.
Qui, siamo all'ABC della politica, non ad altro; qui, stiamo andando a tentoni, a casaccio, cercando di spararla più grossa degli altri. Onestamente, ci state riuscendo, quindi faccio anche fatica a non intervenire perché date spunto per questo tipo di interventi; tuttavia non credo che diamo un buon esempio visto che il tema, in questi giorni, è proprio il buon esempio che i politici dovrebbero dare ai propri elettori e agli italiani. Noi ci abbiamo messo del nostro e abbiamo sollevato un bel polverone, ma voi ci state venendo dietro proprio a rotta di collo e, anzi, rischiate di sorpassarci in curva senza che ve ne accorgiate.
Ho ricordato il primo intervento in Aula sulla fiducia al Governo Monti e ho ribadito che noi siamo qui, facciamo opposizione e saremo sempre davanti a voi a farlo; qualche vostro amico, che adesso vi sostiene, ve lo troverete alle spalle. Contenti voi contenti tutti, però vedo che stanno già mettendo la freccia per sorpassarvi a destra e sinistra. Vi auguro lunga vita, come Governo, per carità di Dio, nel senso che, fino al 2013, questo è il vostro compito; noi faremo di tutto perché questo non avvenga, ma dubito che, con questo sistema, ci riusciremo perché la discussione ci è sempre impedita e quindi le nostre idee e le nostre posizioni non potranno mai trovare spazio neanche sui giornali che sono, giustamente, in mano a quelli che sono seduti da quella parte del tavolo, ad ogni modo ci impegneremo di più, se questo è il nostro compito.
Comunque, signor Presidente della Camera, io ho il piacere di vederla quando si pone la questione di fiducia e, purtroppo, quando qualcuno ci lascia. Troviamo un altro modo di vederci, non dico a cena, ma magari per portare a casa un provvedimento tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, in Toscana si dice tombola quando si arriva a quindici numeri, da qualche altra parte si dice bingo. Insomma, il Governo ci è arrivato dopo quattordici questioni di fiducia, otto alla Camera e sei al Senato, siamo arrivati alla quindicesima questione di fiducia. Non so più che dire, ma insisto a dirlo, il mio niente, se non che ho una certezza, una convinzione: siete sempre più lontani dal sentire comune dei concittadini e credo che oltre a smettere di porre questioni di fiducia su provvedimenti che, davvero, talvolta, suonano risibili, anche nei nomi: «salva Italia», «cresci Italia», questo si chiama «semplificazione tributaria», dovreste anche smetterla di tessere la tela di notte e disfarla di giorno come delle Penelopi al contrario.
Siete lì, anche stanotte avete siglato un nuovo patto, ne fate uno alla settimana, salvo poi, tutti i giorni, litigare sull'articolo 18, sulle frequenze televisive, sulla RAI, sulle authority e fate questi accordi immaginando un Paese che non c'è, perché poi questo Paese, purtroppo, si presenta drammaticamente ogni mattina. Si presenta con i suoi disoccupati, con i suoi imprenditori che si suicidano, con la forza della CGIL e della FIOM che non vi fanno passare le vostre cavolate ed anche con i volti e i numeri della vostra stessa maggioranza, perché la prima volta avete preso 556 voti, l'ultima, 449: se andate avanti così, andate a sbattere, sappiatelo! E allora, davvero, siccome voi siete quelli che vogliono semplificare gli strumenti tributari, ma intanto siamo arrivati al 45,1 per cento di pressione tributaria, per cui persino il Fondo monetario internazionale non crede più alle vostre promesse e alle vostre scelte, volete continuare ad appesantire la pressione fiscale. Pag. 74Ieri, c'erano in piazza, qui a Montecitorio, i dottorandi, gli specializzandi di medicina, ai quali volevate, addirittura, tassare le borse di studio. Sugli esodati avete creato voi il problema, non altri, per cui, davvero, vi siete presentati come seri e sobri, siate davvero seri e abbiate la pazienza e l'onestà di ammettere che, ormai, siete nettamente al di sotto delle soglie e delle esigenze di questo Paese.

PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata al piano Aula per l'organizzazione del seguito del dibattito. Pertanto, sospendo la seduta che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 18,25 è ripresa alle 18,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita la seguente articolazione dei lavori conseguente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 5109-A/R - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento (approvato dal Senato - scadenza: 1o maggio 2012), nel testo della Commissione, come ulteriormente modificato a seguito del rinvio.
Le dichiarazioni di voto sulla fiducia avranno luogo a partire dalle ore 8,30 di domani, giovedì 19 aprile. La votazione per appello nominale avrà dunque luogo a partire dalle ore 10 circa. Seguirà l'esame degli ordini del giorno e, alle ore 12, avranno luogo le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta.
La votazione finale avrà luogo intorno alle ore 13,30.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato per questa sera alle ore 20.
Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo nel pomeriggio di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 19 aprile 2012, alle 8,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3184 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento (Approvato dal Senato) (C. 5109-A/R).
- Relatore: Gianfranco Conte.

(al termine delle votazioni)

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5109-A - chiusura discus. gen. 483 483 242 430 53 35 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.