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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 617 di mercoledì 4 aprile 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,30.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Boniver, Brugger, Caparini, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fava, Franceschini, Jannone, Leone, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantotto come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Trasferimento a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 953, 806, 808, 813, 1199, 1262, 1468, 1710, 4202 e 4896.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali la VII Commissione permanente (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

alla VII Commissione (Cultura):
APREA: «Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti» (953);
ANGELA NAPOLI: «Disciplina del sistema nazionale di istruzione» (806);
ANGELA NAPOLI: «Disciplina degli organismi di partecipazione e di responsabilità e delle strutture di supporto all'autonomia didattica, di ricerca e sviluppo delle istituzioni scolastiche» (808); Pag. 2
ANGELA NAPOLI: «Disposizioni in materia di stato giuridico degli insegnanti e di rappresentanza sindacale nelle istituzioni scolastiche» (813);
FRASSINETTI: «Norme concernenti gli organi collegiali di autogoverno delle istituzioni scolastiche» (1199);
DE TORRE ed altri: «Disciplina del governo partecipato della scuola dell'autonomia» (1262);
DE PASQUALE ed altri: «Disposizioni concernenti il governo partecipato della scuola dell'autonomia, la formazione degli insegnanti e il loro reclutamento» (1468);
COTA ed altri: «Nuove norme per il reclutamento regionale del personale docente» (1710);
CARLUCCI ed altri: «Norme generali sullo stato giuridico degli insegnanti delle istituzioni scolastiche e formative» (4202);
CAPITANIO SANTOLINI: «Disposizioni concernenti l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché la riforma dello stato giuridico dei docenti» (4896).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare contro la proposta di assegnazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori non concorda con questa assegnazione in sede legislativa. Voglio ricordare che si tratta di norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche statali e che il Regolamento prevede la possibilità di assegnazione in sede legislativa a condizione che la legge riguardi questioni che non hanno speciale rilevanza di ordine generale. Va da sé - e pare evidente - che un intervento così profondo su un tema attinente all'autogoverno delle istituzioni scolastiche non possa rientrare in questioni di scarsa rilevanza, perché riguarda anche l'attuazione dei principi costituzionali di cui agli articoli 3, 33 e 34 della nostra Carta costituzionale.
Vorrei anche ricordare che le ultime fasi dell'iter del provvedimento in Commissione sono state concitate, con forzature procedurali, con convocazioni affrettate, con incontri informali e senza il coinvolgimento di tutte le forze politiche. È vero che questo provvedimento è alla discussione della Commissione dal 2008, ma vi è stata questa accelerazione del tutto ingiustificata che ha impedito, e impedirebbe, ove quel provvedimento non fosse discusso in Aula, un serio confronto istituzionale.
Vorrei ancora ricordare che lunedì il gruppo che io rappresento ha svolto un convegno al quale è intervenuto il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Profumo, che ha concordato sul fatto che temi di tale rilevanza richiedono di essere discussi in Aula. Ora è vero che il Governo non ha un parere a proposito dell'assegnazione in sede legislativa e non è previsto che esprima un parere diretto, ma mi piacerebbe che il pensiero del Ministro fosse qui ripetuto così come ha dichiarato alcuni giorni fa.
Rivolgo un appello ai colleghi del PD, che ritengo, comunque, strategicamente, e anche per il futuro, tra i nostri alleati anche se in questo momento, a differenza nostra, appoggiano il Governo, ma qui non è una questione di maggioranza che appoggia il Governo: la questione - e questo è l'invito che faccio al PD - è di non comportarci allo stesso modo di come si comportava il Governo Berlusconi. Non è possibile sottrarre alla discussione dell'Aula un tema come quello dell'autonomia delle istituzioni scolastiche!
Per questo motivo noi chiediamo il voto perché ognuno si assuma le sue responsabilità; non è ammissibile che la riforma della scuola passi attraverso una sola Commissione, la Commissione cultura. Questo provvedimento deve essere discusso in Aula perché tutti possano esprimersi a dovere su un tema di tale rilevanza Pag. 3 per noi e per il futuro dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

EMERENZIO BARBIERI. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, ho ascoltato con grande attenzione le motivazioni espresse dall'onorevole Borghesi, ma ho l'impressione che egli non sia stato informato molto bene dal suo collega di gruppo e capogruppo in Commissione cultura dell'Italia dei Valori, cioè l'onorevole Zazzera.
Abbiamo cominciato a discutere in Commissione la proposta di legge n. 953, a firma dell'onorevole Aprea, con tutti gli abbinamenti che il Presidente Fini ha ricordato, esattamente all'inizio della legislatura nel 2008. Abbiamo discusso tale questione per circa un anno e mezzo e ci siamo fermati per una serie di contrasti che vi erano nell'allora maggioranza tra il Popolo della Libertà e la Lega.
Dopo di che abbiamo ripreso in Commissione la questione, con un contributo determinante e fondamentale di quella che allora era l'opposizione, cioè il Partito Democratico, che nella sostanza ha anche modificato la proposta di legge. Quindi, abbiamo fatto un lavoro che ha comportato una grande assunzione di responsabilità da parte non solo del Popolo della Libertà, ma anche da parte del Partito Democratico, dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, di Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di Popolo e Territorio, cioè da parte di tutti. Tuttavia, vi è stato un atteggiamento devo dire pregiudiziale da parte dell'Italia dei Valori, che si è rifiutata di entrare nel merito delle questioni. Basta solo effettuare una comparazione tra la proposta iniziale fatta dalla collega Aprea e il testo unificato di cui si chiede l'assegnazione a Commissione in sede legislativa, per rendersi conto di come sia rimasto ben poco dell'impianto originario.
Dire poi che questa è la riforma della scuola, onorevole Borghesi, mi sembra che sia un azzardo, perché si tratta della riforma dell'autonomia scolastica, della governance della scuola, più che la riforma della scuola media superiore nel suo complesso.
Per queste ragioni, signor Presidente, chiedo che l'Assemblea si pronunci a favore dell'assegnazione a Commissione in sede legislativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di trasferimento alla VII Commissione (Cultura) in sede legislativa delle proposte di legge nn. 953, 806, 808, 813, 1199, 1262, 1468, 1710, 4202 e 4896 (La Commissione ha elaborato un testo unificato).
(È approvata).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 4940-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.
Ricordo che nella seduta di ieri si sono conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno e il rappresentante del Governo ha espresso i relativi pareri.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 4940-B)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4940-B). Pag. 4
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4940-B/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4940-B/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/4940-B/3, formulato dal Governo.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione all'Assemblea su questo ordine del giorno. Capisco che abbiamo appena iniziato i lavori, ma si tratta di una questione che ritengo abbia una grande valenza e validità nel semplificare il lavoro delle forze dell'ordine e delle anagrafi dei comuni.
Quando l'anagrafe di un comune rilascia la carta di identità ad un cittadino straniero, ha la validità di dieci anni, anche se il cittadino straniero magari ha un permesso di soggiorno per due anni. Cosa succede normalmente? Succede che, quando il cittadino straniero con un permesso di soggiorno di validità limitata, rinnova il permesso di soggiorno deve recarsi all'anagrafe del comune a dichiararlo e, in quel modo, io - come sindaco - non posso più fare la segnalazione alla questura perché, se non lo rinnovasse, sarei tenuto - come sindaco - a segnalare alla questura che il tal cittadino straniero, residente nel mio comune, non ha rinnovato il permesso di soggiorno.
Pertanto, chiedo di legare la validità della carta di identità alla durata del permesso di soggiorno, in quanto sarebbe assurdo che una persona che non ha più un titolo valido per soggiornare nel nostro Paese abbia una carta di identità valida ancora per tanti anni. Questo non comporta aggravi di tempo per l'immigrato, perché questi deve già recarsi al comune per comunicare il rinnovo del permesso di soggiorno. In quel momento, gli verrebbe rinnovata la carta di identità automaticamente e senza costi.
Questo comporterebbe un piccolo vantaggio per il controllo delle persone: pensiamo a quando le forze dell'ordine fermano una persona per un normale controllo e questi esibisce una carta di identità valida, in tal caso l'agente può essere colto in errore perché magari quella persona non è più legalmente soggiornante nel nostro territorio. Si pone pertanto una questione di correttezza e di facilitazione dell'attività delle forze dell'ordine e delle anagrafi: questo ordine del giorno non comporta costi, né tempi in più per gli immigrati, che già devono segnalare al comune il rinnovo del permesso di soggiorno, quindi non vi sono controindicazioni.
Ho provato a chiedere al Governo di rivedere il parere su questo ordine del giorno: questa interpretazione e la validità della carta di identità legata alla lunghezza del permesso di soggiorno non hanno controindicazioni, piuttosto si sana qualcosa che è irregolare. Infatti, è irregolare che una persona che non ha più titolo per stare sul nostro territorio abbia però un documento valido rilasciato da un'autorità comunale del nostro territorio. Quindi, in tal modo, si va a sanare un problema che si trascina da anni e che non era stato considerato in precedenza. Non si causano problemi ai cittadini immigrati, non si determinano costi per la pubblica amministrazione e si facilita il lavoro degli agenti di polizia e dell'anagrafe.
Pertanto, veramente invito tutti i colleghi a valutare favorevolmente questo ordine del giorno perché arreca soltanto vantaggi.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/4940-B/3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Pag. 5
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Amico 9/4940-B/3 , non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Grassano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 430
Astenuti 24
Maggioranza 216
Hanno votato
61
Hanno votato
no 369).

Prendo atto che il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Meroni n. 9/4940-B/4, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/4940-B/5, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Volpi n. 9/4940-B/6, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Bragantini n. 9/4940-B/7 formulato dal Governo.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, a mio avviso questo ordine del giorno è molto importante perché, come spiegavo ieri, quando in questo provvedimento è stato previsto che entro due giorni i comuni devono concedere la residenza ai cittadini ciò non crea una semplificazione ma una difficoltà sia per i comuni che per i cittadini e dunque ulteriori carte.
Io porto sempre l'esempio del cittadino che chiede la residenza il venerdì mattina, il lunedì ha già ottenuto la residenza perché entro due giorni deve essere concessa, iscrive il figlio all'asilo nido il lunedì, essendo residente entra nella graduatoria, ha il figlio nell'asilo nido dunque può non cercare altre soluzioni, dopo qualche giorno o 10-15 giorni il comune effettua i controlli, rileva che il cittadino non possiede i requisiti per ottenere la residenza in quel comune, dunque il comune deve emettere un altro atto per revocare la residenza, il comune «vecchio» che in precedenza aveva emesso l'atto per revocare la residenza ora deve emettere un altro atto per riconcedere la residenza, il bambino perde il diritto di essere iscritto all'asilo nido perché non possiede i requisiti e magari ci sono altri bambini che posseggono i requisiti ed entra nella graduatoria per l'iscrizione all'asilo nido, il cittadino rimane con il bambino senza l'asilo nido perché se ritorna nel comune «vecchio» tra virgolette magari la graduatoria è già chiusa e i pochi posti disponibili sono stati già assegnati. Il cittadino a questo punto cosa può fare? Deve ricorrere al sindaco per ottenere i soldi per pagare una baby sitter, io farei così e penso anche molti altri perché è davvero un'ingiustizia. Non vedo che problema ci sia a prevedere che entro 30 giorni il comune deve effettuare tutti i controlli del caso in modo tale che quando concede la residenza vuol dire che tutto è apposto, dunque c'è una certezza del diritto e solo due atti da emettere invece di quattro.
Chiedo caldamente a tutti i colleghi di andare incontro alle esigenze di tutte le famiglie che hanno dei bambini o che possono aver chiesto degli aiuti sociali al «nuovo» comune e poi li perdono e non possono più richiederli al comune originario, quello «vecchio». Dunque, la problematica è seria e non va certo a semplificare un procedimento amministrativo ma duplica gli atti amministrativi attualmente previsti. Pertanto, con questo ordine del giorno chiedo semplicemente che il Governo verifichi che si tratta di una Pag. 6norma sbagliata e che, nel giro di un mese o due, accerti che è un problema e si ritorni ad una logica più consona perché vi sia veramente una semplificazione per i comuni ma soprattutto una certezza di diritto per tutti i cittadini. Non vorrei mai che vi fossero delle famiglie che si trovano in difficoltà perché non hanno disponibilità di denaro per pagare una baby sitter e dunque non possono rivolgersi a nessuno per tenere il bambino. Chiedo dunque veramente a tutti i colleghi di votare a favore di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bragantini n. 9/4940-B/7, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bragantini n. 9/4940-B/7, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zeller...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 456
Astenuti 5
Maggioranza 229
Hanno votato
50
Hanno votato
no 406).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati De Pasquale e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Stefani n. 9/4940-B/8, sul quale è stato formulato un invito al ritiro: si intende sia stato ritirato.
Ricordo che gli ordini del giorno Nicola Molteni n. 9/4940-B/9 e Follegot n. 9/4940-B/10 sono inammissibili. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Isidori n. 9/4940-B/11 e Lussana n. 9/4940-B/12, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paolini n. 9/4940-B/13, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dozzo n. 9/4940-B/14, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/4940-B/15, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gidoni n. 9/4940-B/16 e Molgora n. 9/4940-B/17, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/4940-B/18, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Negro n. 9/4940-B/19, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Martini n. 9/4940-B/20, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/4940-B/21, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Pastore n. 9/4940-B/22, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, ho ascoltato la riformulazione che il Ministro ha proposto ieri. Lo ringrazio per aver cercato una forma di mediazione, Pag. 7però a noi sembra che questo tema sia veramente importante e chiederei quindi un attimo di attenzione anche da parte dei colleghi. Infatti, con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo un impegno preciso a considerare come indice di priorità, all'interno dell'apposito decreto interministeriale che definirà i criteri per identificare i beneficiari della carta acquisti, il criterio del numero di persone non autosufficienti appartenenti a ciascun nucleo familiare oppure a prevedere un aumento del 50 per cento della soglia massima di reddito o pensione entro cui si ha diritto alla carta acquisti per ciascuna persona disabile grave non autosufficiente presente nel nucleo familiare stesso. Riteniamo quindi che in un momento di crisi un aiuto concreto debba davvero andare alle famiglie che presentano situazioni di disagio, ma ancor più alle famiglie che hanno un disabile che devono accudire e per il quale investono fatica, impegno, soldi e tanto affetto. Quindi, con queste considerazioni, ringraziando comunque il Ministro, chiedo il voto dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Signor Ministro, qual è il parere del Governo a seguito dell'intervento dell'onorevole Pastore?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il parere in questo caso è contrario, perché in realtà abbiamo proposto una riformulazione che fosse in linea con l'ordine del giorno già approvato in prima lettura, che non modifica sostanzialmente il contenuto dell'ordine del giorno, ma consente al Governo di effettuare delle valutazioni di tipo discrezionale per contemperare i vari interessi in maniera più appropriata. Quindi, la riformulazione andava solo in questo senso. In ogni caso il Governo, qualunque sia l'esito della votazione, se dovesse essere approvato, si impegnerà a darvi seguito e se anche non dovesse essere approvato manterrà l'impegno che profilava nella riformulazione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pastore n. 9/4940-B/22, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 131
Astenuti 342
Maggioranza 66
Hanno votato
79
Hanno votato
no 52).

Prendo atto che il deputato Franceschini ha segnalato di aver espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/4940-B/23, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/4940-B/24, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bitonci n. 9/4940-B/25, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Cavallotto n. 9/4940-B/26 formulato dal Governo.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, ritengo opportuno insistere per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cavallotto n. 9/4940-B/26, non accettato dal Governo. Pag. 8
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Colaninno....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 471
Astenuti 8
Maggioranza 236
Hanno votato
46
Hanno votato
no 425).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/4940-B/27, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Goisis n. 9/4940-B/28 formulato dal Governo.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, naturalmente non accedo all'invito al ritiro, perché mi sembra di vedere quasi una schizofrenia da parte del Governo.
Da una parte, si stanziano dei fondi - questo è stato fatto recentemente, con la finanziaria per il 2012 - da dare al CIPE, da destinare alla prosecuzione di interventi indifferibili infrastrutturali e, soprattutto, per mettere in sicurezza gli edifici scolastici. Si parla di 2.800 milioni di euro!
Il nostro ordine del giorno chiede che i fondi che vengono stanziati a tal fine anche da parte degli enti locali non ricadano nel Patto di stabilità. Poiché è impossibile fare questi lavori se i costi non vengono stralciati dal Patto di stabilità, mi chiedo perché allora il Governo voglia stanziare dei fondi che poi non si possono utilizzare. Chiedo intanto al Governo di rivedere la propria posizione e ai colleghi di votare favorevolmente su questo ordine del giorno.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma e quella dell'onorevole Muro all'ordine del giorno Goisis n. 9/4940-B/28 e per annunciare il voto favorevole di Futuro e Libertà, perché esso ci sembra essenziale per creare una condizione di attenzione verso un settore fondamentale come quello dell'edilizia scolastica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/4940-B/28, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 455
Astenuti 24
Maggioranza 228
Hanno votato
109
Hanno votato
no 346).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Rivolta n. 9/4940-B/29 formulato dal Governo. Constato l'assenza dell'onorevole Rivolta; si intende che l'ordine del giorno Rivolta n. 9/4940-B/29 sia stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per Pag. 9la votazione dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/4940-B/30, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dussin n. 9/4940-B/31, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Alessandri n. 9/4940-B/32, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Togni n. 9/4940-B/33, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fugatti n. 9/4940-B/34 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fugatti n. 9/4940-B/34, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 478
Astenuti 6
Maggioranza 240
Hanno votato
64
Hanno votato
no 414).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Polledri n. 9/4940-B/35, accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Buonanno n. 9/4940-B/36 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4940-B/37, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/4940-B/38, formulato dal Governo.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Ministro di riconsiderare il parere espresso dal Governo sull'ordine del giorno in oggetto anche perché, signor Presidente, come accade spesso, le procedure di omologazione dei veicoli in Italia sono diverse da quelle europee. Questo genera una confusione per cui molti autotrasportatori italiani fanno omologare i propri mezzi all'estero, per poi utilizzarli in Italia.
Attraverso l'ordine del giorno in esame, chiediamo al signor Ministro di considerare che vi sono molti camionisti che hanno la necessità di utilizzare dei carrelli elevatori e di trasportarli sul camion, insieme al carico, sullo sbalzo posteriore. La nostra normativa consente di portare sullo sbalzo posteriore solo carichi indivisibili dal resto del camion, mentre, evidentemente, un carrello elevatore è, per sua natura, divisibile dal camion. Quindi accade che in Austria, Francia, Germania, Gran Bretagna e Olanda questi mezzi siano omologabili e, in quanto tali, circolino sulle nostre strade. Ancora una volta, quindi, mettiamo i nostri trasportatori nella difficoltà di non potere essere concorrenziali con gli stranieri perché non possiamo comperare e omologare dei camion mentre loro, colleghi d'oltralpe - infatti parliamo anche di Austria e Germania -, in realtà, lo possono fare.
Signor Ministro, noi chiediamo soltanto di porre in essere tutte le azioni necessarie per fare in modo che il nostro autotrasporto guadagni nuovamente un po' di competitività.
Inoltre, vorrei farle notare che i camion che circolano sulle strade italiane sono tra i più vecchi di tutta Europa. Consentire l'omologazione di questi nuovi mezzi costituirebbe anche una spinta per avere mezzi nuovi, quindi più efficienti e meno inquinanti, in regola con la normativa Euro 5, sulle nostre strade.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 10
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Desiderati n. 9/4940-B/38, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 479
Astenuti 7
Maggioranza 240
Hanno votato
71
Hanno votato
no 408).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Crosio n. 9/4940-B/39, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dal Lago n. 9/4940-B/40, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Torazzi n. 9/4940-B/41, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Vizia n. 9/4940-B/42, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/4940-B/43 formulato dal Governo.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, in questi giorni sono intervenuto su questo tema parecchie volte, sia in sede di discussione delle proposte emendative, sia in sede di illustrazione degli ordini del giorno, sostenendo l'inappropriatezza di finanziare calamità naturali attraverso l'aumento delle accise sulla benzina. È indubbio che il momento non è assolutamente dei migliori per continuare ad aumentare la benzina, e che questo aumento andrebbe a ricadere su tutti i contribuenti, anche su quelli presenti nelle zone colpite da calamità naturali.
Capisco che il provvedimento in oggetto ormai, con la mancata approvazione della proposta emendativa, è passato. Vi sarà poi la votazione finale, quindi l'ordine del giorno in oggetto non incide sul provvedimento stesso, però mi sembrava interessante che il Governo potesse assumere l'impegno - che può valere per il futuro - di cominciare a prevedere che, per rientrare delle spese dello Stato, prima di aumentare le tasse, si possa pensare a diminuire i costi dello Stato stesso. Quindi l'impegno che si chiede al Governo, ossia di valutare l'opportunità di finanziare capitoli di spesa con il risparmio dell'eccedenza del personale della pubblica amministrazione, mi sembra una delle prime cose che si possa fare, anche perché vi sono già delle norme in tal senso, adottate dal Governo Prodi e sostenute dagli altri Governi - anche se in realtà non sono mai state messe in pratica - come, per esempio, la messa in mobilità del personale in eccedenza nelle pubbliche amministrazioni, dopo che i funzionari ne abbiano rilevato l'effettiva «inutilità» o, per altri motivi, la non necessità lavorativa.
Questo risparmio è valutabile in un secco 20 per cento, in quanto la messa in mobilità corrisponde ad una retribuzione pari all'80 per cento di quella percepita. Se solo facciamo riferimento ai dipendenti degli enti locali, prendendo come riferimento e numero standard i dipendenti degli enti locali della Lombardia, potremmo ottenere un risparmio di circa otto miliardi di euro.
Mi sembra un modo più equo di incidere sul taglio delle spese dello Stato. Mi sembra un modo più intelligente di intervenire, piuttosto che continuare ad aumentare le tasse, in questo caso l'accisa sulla benzina.
Ripeto che magari sul provvedimento abbiamo capito che non possiamo incidere per quanto riguarda la famosa tabella e Pag. 11così via, però l'impegno del Governo a cominciare a ridurre gli sprechi, dove questi sono evidenti, mi sembrava il minimo si potesse sperare di ottenere da un Governo che, come ci siamo detti più volte, essendo tecnico, dovrebbe non guardare in faccia nessuno, ma raggiungere degli obiettivi.
Il non guardare in faccia nessuno è stato preso in un senso molto lato: proprio non si guarda in faccia nessuno! Gli si va alle spalle e succede quello che succede.
Il mio è, quindi, un invito a cercare di correggere il tiro e raggiungere gli obiettivi del risanamento del bilancio attraverso una riduzione dei costi dello Stato medesimo.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori insistono per la votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/4940-B/43, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 483
Astenuti 8
Maggioranza 242
Hanno votato
65
Hanno votato
no 418).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maggioni n. 9/4940-B/44, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fava n. 9/4940-B/45, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/4940-B/46, accettato dal Governo, purché riformulato.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vorrei chiedere per un attimo l'attenzione dell'Aula perché è un tema molto delicato, in quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro.
Con il mio ordine del giorno chiediamo che il Governo si adoperi al fine di allentare le tensioni sociali e di realizzare una riforma del lavoro, in sintesi, puntando sulla riduzione del costo del lavoro e l'ampliamento delle tutele reddituali per i soggetti inoccupati.
Il dispositivo dell'ordine del giorno termina chiedendo che vengano lasciate inalterate le tutele dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il Governo nella riformulazione propone che venga eliminata questa parte, ovvero che si vada a toccare l'articolo 18.
Ovviamente, noi non accettiamo quest'impostazione del Governo, che già nell'ordine del giorno mostra chiaramente che vuole toccare l'articolo 18 e vuole andare a diminuire le tutele dei lavoratori.
Per questo chiediamo che il nostro ordine del giorno si metta ai voti nella sua formulazione originale. Chiedo ai colleghi in Aula che facciano un'attenta valutazione se vogliono realmente andare ad appoggiare il Governo e votare contro questo ordine del giorno e, quindi, votare a favore dell'eliminazione dell'articolo 18, oppure se vorranno votare favorevolmente l'ordine del giorno della Lega Nord così com'è, ovvero con un impegno a lasciare inalterata la tutela dei lavoratori e, dunque, all'imprescindibilità della non modifica dell'articolo 18 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a nome di tutto il nostro gruppo.

Pag. 12

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/4940-B/46, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 326
Astenuti 161
Maggioranza 164
Hanno votato
78
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che i deputati Gianni e Ruben hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Munerato n. 9/4940-B/47 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Munerato n. 9/4940-B/47, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Desiderati ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 483
Astenuti 10
Maggioranza 242
Hanno votato
50
Hanno votato
no 433).

Prendo atto che i deputati Gianni, Melandri e Vassallo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Meta ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Bonino n. 9/4940-B/48 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonino n. 9/4940-B/48, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Rossi, onorevole Maurizio Turco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 484
Astenuti 8
Maggioranza 243
Hanno votato
45
Hanno votato
no 439).

Prendo atto che il deputato Crosio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che i deputati Melandri e Gianni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Meta ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4940-B/49, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Rondini n. 9/4940-B/50, formulato dal Governo.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, chiedo ai colleghi un attimo di attenzione rispetto a questo ordine del giorno che va incontro alle esigenze soprattutto delle fasce più deboli, dei nostri anziani. Pag. 13
Con questo ordine del giorno noi chiediamo, in sostanza, che venga considerata prima abitazione la casa dell'anziano che si trova magari presso una casa di cura; altrimenti faremmo pagare una tassa sulla prima abitazione semplicemente perché l'anziano è in casa di cura quando di fatto non può utilizzarla, semplicemente perché temporaneamente o anche per un tempo lungo si trova ricoverato o presso una casa di cura o presso un ospedale.
Tassare l'abitazione principale è profondamente ingiusto perché significa colpire un bene primario, incidendo due volte sul frutto del lavoro e del risparmio, in netta violazione del principio costituzionale che sancisce che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva secondo il criterio della progressività. Ma ancora più iniquo è quanto previsto oggi se non vi poniamo rimedio, nel senso di non considerare abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto da anziani o disabili che acquisiscono la residenza in istituti di ricovero o sanitari a seguito di un ricovero permanente.
Quindi, io ritengo che sia una questione di giustizia sociale fare in modo che questo ordine del giorno venga accolto.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor a Presidente, vorrei semplicemente chiedere al Governo, in particolare su questo ordine del giorno (ma ciò potrebbe accadere anche in seguito e magari glielo chiederemo), in questi giorni obiettivamente di una certa rilevanza, tenendo conto che siamo in una fase di discussione degli ordini del giorno, quindi in una fase nella quale la Camera e il Parlamento danno un indirizzo al Governo, di valutare l'opportunità e anche la possibilità, magari in qualche occasione, di rimettersi all'Aula, perché potremmo rischiare che esca fuori un voto che sembra andare contro il Governo.
Noi siamo convinti che la volontà del Governo non sia certo contraria alle ragionevoli considerazioni che ha fatto in questo momento il collega della Lega, e che molti di noi, da una parte e dall'altra, hanno fatto in questi giorni.
Quindi l'invito, proprio per evitare che ci sia una contrapposizione (addirittura dal punto di vista degli intenti) con il Governo, è che in qualche caso ci si rimetta all'Assemblea.

PRESIDENTE. Colleghi, ci sono numerose richieste di intervento sull'ordine del giorno in esame...

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo intende mutare l'avviso, e accetta l'ordine del giorno Rondini n. 9/4940-B/50.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/4940-B/50, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4940-B/51, accolto dal Governo come raccomandazione.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, ho già illustrato ieri la questione che riguarda il pagamento dell'IMU riferito alla condizione dei padri separati che hanno in carico, in modo alternato con le madri, la gestione dei figli.
Con l'ordine del giorno in esame si chiedeva una circolare esplicativa sulla questione proprio per regolarla meglio, tenendo conto che spesso i padri separati hanno delle spese notevoli: oltre a quelle del mantenimento della moglie e magari dei figli, di quella che era la casa principale, vi sono quelle relative a una nuova casa, un nuovo contratto di affitto (una Pag. 14nuova casa con tutti gli oneri che ne conseguono). So che il Governo ha già fatto lo sforzo di accogliere questo ordine del giorno come raccomandazione, ma chiederei uno sforzo in più perché questa è una realtà del nostro Paese. È una realtà che vivono milioni e milioni di persone.
Tra l'altro, voglio significare che ho visto situazioni di padri separati che, non avendo poi addirittura neanche i soldi per disporre di una casa, nelle fasce più deboli della popolazione, hanno dovuto rivolgersi a qualche dormitorio pubblico. Ci sono casi evidenti, soprattutto in quelle che vengono chiamate le famose ricche regioni del Nord, dove però gli stipendi sono uguali per tutti, mentre il costo della vita è generalmente aumentato del 30 per cento rispetto ad altre regioni. Quindi, chiedo al Governo un accoglimento pieno di questo ordine del giorno.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il problema (che avevo già prospettato) è che è dubbio che possa essere sufficiente una circolare interpretativa ed è molto dubbio che la norma lo consenta. Il Governo comunque si impegna a valutare la questione e, quindi, sull'ordine del giorno in esame si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4940-B/51.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4940-B/51, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 454
Astenuti 44
Maggioranza 228
Hanno votato
444
Hanno votato
no 10).

Prendo atto che la deputata Motta ha segnalato di essersi erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole, e che il deputato Meta ha segnalato che non è riuscito a votare, che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabi n. 9/4940-B/52, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fogliato n. 9/4940-B/53 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fogliato n. 9/4940-B/53, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 363
Astenuti 134
Maggioranza 182
Hanno votato
121
Hanno votato
no 242).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Meta e Barbareschi hanno segnalato che non sono Pag. 15riusciti a votare e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Rainieri n. 9/4940-B/54 formulato dal Governo. Constato che l'onorevole Rainieri è assente...

LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, sono cofirmataria di questo ordine del giorno e, quindi, chiedo il voto.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Rainieri n. 9/4940-B/54 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rainieri n. 9/4940-B/54, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 489
Astenuti 9
Maggioranza 245
Hanno votato
48
Hanno votato
no 441).

Prendo atto che i deputati Meta, Melandri e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Callegari n. 9/4940-B/55 formulato dal Governo.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, vorrei l'attenzione del Governo e anche dell'Aula su questo ordine del giorno che tratta una materia molto particolare che è quella dell'imposta municipale unica sulle abitazioni e i fabbricati rurali e sui terreni agricoli.
Noi sappiamo che questa nuova imposta municipale sui fabbricati rurali porterà a un'implementazione e a una rivalutazione fino al 60 per cento del valore. Da uno studio che è stato svolto di recente emerge che, per esempio, su un terreno di circa dieci ettari, l'imposta a carico degli agricoltori passerà da un importo di 150 euro a oltre 900 euro con un'implementazione del 511 per cento.
Possiamo anche dire, inoltre, che il gettito complessivo andrà ad avere un importo pari a quello della PAC. Diventa, quindi, un fatto assurdo che i nostri agricoltori riceveranno l'importo della PAC e andranno a pagare con questo la nuova imposta municipale. Sappiamo tutti che il mondo agricolo è contrario, che le forze politiche sono contrarie e, quindi, resto sorpreso della posizione del Governo e chiedo un ripensamento su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, intervengo per motivare il voto contrario del Partito Democratico. Il tema è molto controverso e molto discusso, quello dell'IMU in agricoltura e, tuttavia, la richiesta del proponente va perfino oltre le richieste delle organizzazioni agricole.
Il mondo agricolo non intende sottrarsi dal partecipare in una situazione così grave per il Paese e in un momento di sacrifici; non intende sottrarsi dal partecipare anche con una tassazione come quella dell'IMU.
Quello che chiede il mondo agricolo è di rimodularla, di considerare diversamente i beni strumentali dalle abitazioni e, quindi, di renderla più proporzionale, che è la cosa che si sta facendo nel decreto fiscale al Senato. Si può dire che lì magari non è sufficiente l'intervento che si sta in Pag. 16qualche modo paventando, ma chiedere che l'agricoltura sia completamente esentata è una cosa che neanche l'agricoltura stessa chiede.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, aggiungo, se mi è concesso, la mia firma a questo ordine del giorno. Vorrei anche dire, però, che sono rimasto stupito dall'intervento dell'onorevole Zucchi perché ho visto il massimo esponente del Partito Democratico qui in piazza due settimane fa davanti agli agricoltori dire che avrebbe, invece, difeso a spada tratta il fatto che non ci fosse l'IMU agricola (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Credo che un po' di coerenza servirebbe anche al Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, contrariamente a quello che accennava il collega del PD per giustificare il voto contrario, noi, invece, vogliamo affermare il nostro voto favorevole.
Non è vero che il mondo agricolo si attende rimodulazioni. Il mondo agricolo si attende che non vi siano nuove imposizioni che, invece, questo Governo sta introducendo. Quindi, abbiamo già presentato e, peraltro, il Governo ha già accettato in precedenza, due ordini del giorno a nostra prima firma dove si impegnava a rivalutare e ad escludere dall'applicazione dell'IMU fabbricati strumentali all'agricoltura e terreni agricoli. Per questo motivo aggiungiamo la nostra firma e, al contrario del PD, esprimiamo il nostro pieno voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, questo ordine del giorno pone in evidenza una questione che abbiamo lungamente affrontato, anche nella competente Commissione agricoltura rispetto alla quale, signor Ministro, ripetutamente il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ha ribadito l'impegno e abbiamo anche approvato atti parlamentari affinché tutta la questione fosse rivista nell'ambito dei provvedimenti sulla fiscalità e, in particolare, affinché, per quanto attiene ai beni strumentali come quelli che sono veramente al servizio dell'azienda agricola, fosse assunta una posizione diversa. Quindi, poiché abbiamo fiducia nel lavoro del Governo e nel lavoro del Parlamento che sta avanzando al Senato, su tale questione, lasciando impregiudicata la nostra totale adesione all'esigenza di andare incontro, alle richieste per i beni strumentali, all'azienda agricola, su questo ordine del giorno ci asterremo.

MAURO PILI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marini. Ne ha facoltà.

CESARE MARINI. Signor Presidente, vorrei ricordare al Ministro e ai colleghi dell'Assemblea che un ordine del giorno, in occasione del provvedimento sulle semplificazioni, è stato approvato all'unanimità. L'ordine del giorno prevedeva l'esenzione dei beni strumentali. Vorrei precisare un punto che ha posto il collega Zucchi, e che è giusto. Quando si parla di fabbricati abbiamo sempre pensato che andavano esentati i fabbricati strumentali alle attività. Nelle zone agricole vi sono anche abitazioni civili e quelle devono pagare. Per questo motivo bisogna fare la Pag. 17distinzione e l'ordine del giorno che approvammo all'unanimità faceva distinzione e parlava di beni strumentali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, soltanto per chiarire, in quanto la questione è abbastanza delicata. Noi l'abbiamo seguita da tempo e tutta l'Aula naturalmente ha posto attenzione al problema dell'agricoltura, che è un settore fortemente in crisi. L'intervento del collega Messina di fatto ha dato la disponibilità a un voto favorevole da parte del nostro gruppo su questo ordine del giorno. Mi pare di capire tuttavia che l'intenzione dell'Aula rispetto alle dichiarazioni che il Governo sta prendendo in esame è che questo ordine del giorno probabilmente «vada sotto». Dunque, proponevo al Governo e al Ministro, se possibile, di proporre essi stessi una correzione: sopprimendo dal dispositivo quantomeno le abitazioni direi che l'ordine del giorno potrebbe essere accettato. Se il Ministro proponesse tale riformulazione ai presentatori dell'ordine del giorno, probabilmente potrebbe essere accettata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno, ma anche per ricordare al Governo e all'Aula, così come ha sottolineato l'onorevole Marini, che c'è stato un altro ordine del giorno che è stato approvato all'unanimità, peraltro con il parere favorevole del Governo, che ha lasciato libera l'Aula sul voto. Pertanto ritengo che il Governo farebbe bene in questo momento a dare segnali univoci sul punto. C'è una crisi grave del settore agricolo che andrebbe ad aumentare, costringendo i nostri agricoltori a diventare degli evasori, perché non hanno la possibilità di pagare con un'azienda in gravissima crisi. Pertanto inviterei il Governo ad essere coerente e ad esprimere un parere favorevole sull'ordine del giorno.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, loro credo che abbiano visto che vi è la massima disponibilità all'ascolto delle richieste dell'Aula, anche in sede di riesame. Tuttavia vorrei far presente che proprio aderendo a precedenti impegni questo regime dell'IMU è stato modificato in senso ovviamente favorevole agli agricoltori, con degli emendamenti al decreto-legge fiscale al Senato. Ora, queste ulteriori richieste creano dei problemi, data la situazione attuale, di potersi impegnare ad essere accolte. In altre parole, in sede di decreto fiscale una serie di agevolazioni erano state introdotte. Questo totale ripristino delle agevolazioni esistenti e l'esclusione totale porta, nella situazione attuale, alcune difficoltà al Governo.

PRESIDENTE. Va bene, quindi non cambia il parere.

LUCA BELLOTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma.
Inoltre volevo dire che questo provvedimento credo sia stato pensato da chi dell'agricoltura e del mondo agricolo non ha l'esatta concezione. L'agricoltura italiana è sotto soglia di povertà. Pertanto questo provvedimento corre il rischio veramente di affondarla in maniera definitiva. Vorrei fare un esempio: da come è stato pensato, se un agricoltore va in pensione e poi magari ha dei problemi Pag. 18fisici e viene ricoverato in una casa di riposo, ebbene deve pagare l'IMU. Quindi, è una assurdità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, la ringrazio. Lei, signor Ministro, dice che queste nostre richieste creano ulteriori problemi all'agricoltura. Ma forse, signor Ministro, lei non conosce quali sono i problemi che in questo momento attanagliano il mondo agricolo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Poi voglio dirle questo: il pagamento dell'IMU prevede anche - o, perlomeno, dovrebbe prevedere - dei servizi. Allora, mi sapete dire quante abitazioni rurali hanno garantita l'illuminazione pubblica e strade decenti? Ecco, questo non avviene. Le abitazioni rurali addirittura a volte sono completamente isolate. Poi l'IMU sui terreni agricoli: guardi, signor Ministro, a me pare che questa tassa sia come se andassimo a tassare la macchina del caffè al barista (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

SEBASTIANO FOGLIATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno in esame e per dire che su questa vicenda dell'IMU siamo alla farsa: solo la scorsa settimana è stato approvato un mio ordine del giorno, che era stato accolto dal Governo e che chiedeva l'esenzione totale dall'IMU e il ripristino delle condizioni iniziali. È stato approvato, tutte le forze politiche dicono che bisogna togliere l'IMU e poi quando si arriva ai fatti siamo contrari.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo potrebbe proporre solo la seguente riformulazione, se accolta dai presentatori: «a valutare con urgenza la necessità di rivedere il trattamento tributario delle abitazioni e dei fabbricati rurali».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Callegari n. 9/4940-B/55, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Callegari n. 9/4940-B/55, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 428
Astenuti 71
Maggioranza 215
Hanno votato
176
Hanno votato
no 252).

Prendo atto chi i deputati Barbareschi e Melandri hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che il deputato Di Pietro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Pini n. 9/4940-B/58 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pini n. 9/4940-B/58, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Pag. 19
(Segue la votazione - Commenti del deputato Di Pietro).

Onorevole Di Pietro, la prego! (Commenti del deputato Di Pietro) Onorevole Di Pietro! (Commenti) Onorevole Realacci! (Commenti del deputato Di Pietro) Onorevole Di Pietro, la richiamo! (Commenti del deputato Di Pietro) Onorevole Di Pietro, la richiamo all'ordine!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 470
Astenuti 9
Maggioranza 236
Hanno votato
66
Hanno votato
no 404).

Prendo atto che i deputati Realacci, Ghizzoni, Pompili, Pionati e Lo Sacco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che i deputati Melandri e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Di Pietro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Mantini n. 9/4940-B/60 e Buonanno n. 9/4940-B/61, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/4940-B/62, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/4940-B/63, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/4940-B/64, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Piffari n. 9/4940-B/65, Di Stanislao n. 9/4940-B/66, De Pasquale n. 9/4940-B/67 e Lovelli n. 9/4940-B/68, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/4940-B/69, accettato dal Governo, purché riformulato.

SILVIA VELO. Signor Presidente, chiederei al Governo e anche all'Aula una riflessione più approfondita sul tema delle accise sulla benzina, che è quello che viene posto nel mio ordine del giorno.
È evidente a tutti quanto il prezzo della benzina stia incidendo negativamente sul bilancio delle famiglie e sulla competitività delle imprese italiane. In particolare, nell'ordine del giorno chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di rivedere un'accisa mobile, in modo da sterilizzare l'aumento di gettito che deriva dall'aumento del prezzo del carburante in base all'aumento del gettito dell'IVA che viene incassata per effetto dell'aumento stesso. È un tema che, ci rendiamo conto, è di grande rilevanza anche e, soprattutto, per i bilanci dello Stato, perché da questo maggior gettito derivano risorse ingenti, ma è anche vero che è un tema rilevante per il sistema delle imprese.
Credo che valutare l'opportunità di intervenire su questo tema sia una formulazione sufficientemente propositiva rispetto alle esigenze del Ministero dell'economia e delle finanze. Credo anche, mi sento anche di aggiungere... sperando che il Governo possa ascoltare almeno un minuto... come dicevo, mi sento anche di aggiungere che il Governo non escluda di valutare la possibilità di rivedere il tema delle accise. Non ci possiamo accontentare di un impegno sul monitoraggio dei prezzi del carburante e sulla concorrenza. Per questo, insisto perché il Governo riveda la sua posizione rispetto all'ordine del giorno.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 20

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo, in effetti, s'impegna a rivalutare questa possibilità ed esprime, dunque, parere favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene.
L'onorevole Compagnon prende atto con soddisfazione che vi è il parere favorevole del Governo e chiede di sottoscrivere l'ordine del giorno.

MAURIZIO BERNARDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che aggiungo la mia firma all'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Prendo atto, altresì, che l'onorevole Di Girolamo aggiunge la sua firma.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4940-B/70, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Mazzoni n. 9/4940-B/71 formulato dal Governo.

RICCARDO MAZZONI. Signor Presidente, io invito il Governo a rivedere la sua posizione, perché ci troviamo di fronte ad un sistema sanzionatorio delle emittenti locali che è assolutamente devastante per i propri bilanci. Qui le emittenti locali sono già in crisi dopo l'avvento del digitale terrestre, sono in crisi perché risentono della crisi economica e si vedono piovere valanghe di contestazioni e multe che rispondono solo all'esigenza dell'Agcom di fare cassa. Quindi, per limitare o per evitare questa disparità, io chiederei al Governo se può rivedere la sua valutazione.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo propone la seguente riformulazione. Dopo le parole: «impegna il Governo», inserire le parole: «a valutare e prospettare nelle competenti sedi l'esigenza di una diversificazione del regime sanzionatorio per le emittenti locali, in ragione del minore bacino di utenza e capacità economica».

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Mazzoni accetta la riformulazione.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Galli n. 9/4940-B/72, accettato dal Governo, purché riformulato.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, accetto la riformulazione e ringrazio il Governo, a cui chiedo di mettere la massima attenzione nel porre in atto il dispositivo dell'ordine del giorno, perché quanto più saranno veloci le risposte della pubblica amministrazione, tanto più ci sarà una ricaduta positiva a livello economico e di rispetto del cittadino.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Rosato n. 9/4940-B/73, accettato dal Governo, purché riformulato.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, mi appellerei alla sensibilità del Ministro per spiegare in quindici secondi che noi abbiamo chiesto un tavolo a costo zero, presso il Ministero, come richiesto dalle organizzazioni sindacali, su un problema molto concreto e reale. Si tratta delle crisi aziendali delle società che si occupano di Information and communication technology (ICT) e telecomunicazioni, da Alcatel, alla Siemens, alla Nokia: sono grandi multinazionali, che richiedono un tavolo nazionale Pag. 21 su questo tema. Quindi, mi appellerei al Ministro, affinché vi sia un accoglimento di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Signor Ministro?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Per quanto riguarda il tavolo, solo presso le amministrazioni competenti e non presso il Ministero dello sviluppo economico, perché sono più amministrazioni, solo per questo.

PRESIDENTE. Quindi accetta?

ETTORE ROSATO. Va bene.

PRESIDENTE. Sta bene
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ventura n. 9/4940-B/74, accettato dal Governo, purché riformulato.

ROSA DE PASQUALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Ventura n. 9/4940-B/74.

PRESIDENTE. Sta bene.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Essendo stata disposta, per le dichiarazioni di voto finale, la ripresa televisiva diretta a partire dalle ore 12, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 12.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4940-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre, alla quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli interventi destinati a ristrutturare la nostra finanza pubblica, il provvedimento cosiddetto «salva Italia», e a fare ripartire la nostra economia, il provvedimento cosiddetto «cresci Italia», hanno rappresentato le tappe di un'azione di Governo che sta già facendo registrare significativi passi avanti per il Paese, come dimostrato da un crescente riconoscimento del nostro impegno e della nostra ritrovata affidabilità sui mercati internazionali.
Tuttavia, riteniamo che l'Italia debba, quanto prima, riagganciare il binario della crescita per smentire stime non incoraggianti per i prossimi anni. Il provvedimento odierno, che è finalizzato ad alleggerire il carico di adempimenti burocratici per cittadini e imprese - con reciproco risparmio di energie e costi - contribuisce a gettare le basi per la ripresa della nostra economia.
Nel merito, poi, vale la pena evidenziare che, in origine, il comma 1 dell'articolo 44, prevedendo l'emanazione di un regolamento di delegificazione volto a rideterminare e ad ampliare le ipotesi di interventi di lieve entità sottoposti al procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica, rischiava di prestare il fianco a biasimevoli tentazioni di depenalizzazione di illeciti ambientali, ed è per questo che abbiamo condiviso la rimodulazione attuale con la dizione: «precisare», che ha espunto anche la norma che consentiva l'esclusione dell'applicabilità della sanzione penale nei casi di compatibilità paesaggistica da parte dell'autorità amministrativa.
Abbiamo, inoltre, apprezzato l'introduzione dell'articolo 24 che prevede specifiche cautele onde contenere gli effetti deleteri Pag. 22 del traffico internazionale dei rifiuti. Noi Liberal Democratici, continuiamo, pertanto, a sostenere, in ogni sede e ad ogni livello, che la tutela del paesaggio, insieme a quella del nostro patrimonio storico e artistico, rappresenti non solo una risorsa in sé, ma anche uno straordinario volano di crescita per un Paese come il nostro; pertanto, voteremo a favore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, molto brevemente annuncio il nostro voto contrario a questo provvedimento denominato: «disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo». Non si è semplificato alcunché anzi, si è complicata la vita a diverse categorie del Paese e per lo sviluppo non si è fatto assolutamente nulla anzi, al di là degli slogan, il nostro è un Paese che va a rotoli. Credo che il male di questo Governo sia il profondo distacco dalla realtà, dai territori; eppure, i giornali parlano dei suicidi di tantissimi imprenditori che vengono perseguitati dal braccio armato di questo Governo che è Equitalia.
Si parla di una disoccupazione crescente: un giovane su tre è disoccupato, il 50 per cento delle donne non ha un lavoro e, al sud, questo dramma è ancora più grande; quel poco di agricoltura che c'era, lo state ulteriormente affossando con questa iniqua tassa dell'IMU sui beni immobili.
Credo che stiate facendo i conti non tenendo in considerazione gli interessi veri della nostra gente; questo è il dramma che sta vivendo una parte del Paese, e particolarmente il sud che stava già andando a rotoli. Vi prego, per l'ennesima volta, di cambiare indirizzo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il recente rapporto OCSE ci ha rappresentato un'Italia che scivola all'ottantaseiesimo posto su 183; un ritardo che ci impone di ridefinire ruolo e il peso dello Stato in ogni punto vitale della vita economica e sociale.
Il Governo ha ben compreso che il recupero di competitività di questo Paese non può prescindere dall'eliminazione delle inefficienze del sistema pubblico stimate, in termini economici, in 23 miliardi di euro all'anno. Così si è varato un decreto-legge che, inquadrandosi nel solco del riformismo, è teso a liberare dalle incrostazioni burocratiche gli ingranaggi del nostro Stato.
La storia economica moderna ha sempre evidenziato che semplificazione e sviluppo devono procedere di pari passo. Un sistema economico con un eccesso di vincoli, per quanto forte e vitale, perde di competitività nel momento in cui deve misurarsi con una concorrenza internazionale, che sopporta un numero di oneri amministrativi assai inferiore.
Obiettivo dichiarato del Governo era quello di liberare i cittadini e l'economia dai vincoli burocratici, condizione, questa, imprescindibile per favorire lo sviluppo economico, attrarre investimenti e rendere più vicino agli standard europei il funzionamento della società e la qualità della vita. Ma è anche essenziale per contrastare la corruzione, purtroppo dilagante nel nostro Paese.
Intendiamo, per questo, dare sostegno e continuità ad un'azione che sta ponendo le condizioni per modernizzare il Paese. Per tale ragione, preannunzio il voto favorevole della componente politica Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà per tre minuti.

Pag. 23

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, voteremo a favore perché questo provvedimento darà coraggio e nuova fiducia a quelle imprese che sentono forte il peso della burocrazia, perché favorirà quei cittadini laboriosi che si vogliono rimboccare le maniche in un momento in cui vi è bisogno di risvegliare e attivare nuove energie, non solo economiche ma anche morali.
A questo proposito, vorrei citare un fenomeno che trova le sue ragioni e le sue radici proprio nel peso della burocrazia, un fenomeno che è presente al nord come al sud della penisola. Queste due parti d'Italia, che sono economicamente disuguali, sono accomunate dal fenomeno della corruzione generalizzata, un fenomeno che pesa sulle imprese e che allontana gli investitori stranieri dal nostro Paese.
Signor Presidente, approfitto di questi due minuti per segnalare che in una zona d'Italia, grazie ai vincoli burocratici, vi è la paralisi completa delle attività edilizie. Mi riferisco a quelle zone che si trovano nei parchi nazionali, sottoposte a doppi vincoli, a quelli ambientali e a quelli della sovrintendenza, i quali sono richiesti anche per edifici che non hanno valore storico. Nella provincia di Salerno, signor Presidente, anche gli edifici rurali hanno bisogno del parere della sovrintendenza e i dinieghi di questi pareri sono arrivati al 98 per cento. Quindi, siamo alla paralisi.
Concludo, signor Presidente, preannunziando che voteremo a favore di questo provvedimento, perché avvicinerà i cittadini alle istituzioni in un momento difficile, perché le istituzioni hanno bisogno di consenso per rinvigorirsi e perché questo provvedimento cambierà i rapporti dei cittadini con lo Stato, uno Stato che non deve essere considerato un distributore di favori, ma uno strumento di diritti. Voteremo a favore perché questo provvedimento rafforzerà lo Stato che, come disse un grande liberale, «è l'unica conquista rivoluzionaria in mille anni di storia del popolo italiano, è la sola certezza valida per l'avvenire». Per queste ragioni, daremo il nostro voto convinto a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà per tre minuti.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, noi della componente politica dei Liberali per l'Italia voteremo a favore di questo provvedimento, che riteniamo utile per il Paese, per lo snellimento amministrativo e per un migliore rapporto fra i cittadini e la pubblica amministrazione. È un provvedimento iniziale a cui dovranno seguire testi unici e una normativa ancora più libera e aperta, che liberi il mercato e la concorrenza.
Due sono i problemi fondamentali di questo Paese. Da una parte, vi è un problema di moltiplicazione delle leggi, di incertezza per gli investitori internazionali e nazionali, di peso forte e oppressivo della pubblica amministrazione e della burocrazia sull'impresa.
Crediamo che questo provvedimento vada verso la soluzione di alcuni di questi problemi, ma non sia sufficiente ad affrontare la complessità dei problemi stessi. Crediamo anche che questa condizione di difficoltà di relazione tra il cittadino e la pubblica amministrazione trovi le ragioni in normative che lasciano ampia discrezionalità alla burocrazia, che limitano fortemente la libertà di impresa e che impediscono quindi la crescita economica del Paese. Pensiamo ai cittadini che si trovano contro questo Moloc, questo muro di gomma che è la pubblica amministrazione, alla difficoltà che hanno nel rapportarsi ad uffici che risultano quasi sempre chiusi o che non danno risposte certe, ed al contenzioso elevatissimo. Pensiamo, in alcune regioni del Sud, alla funzione dei TAR, dei tribunali amministrativi, che sono oberati da centinaia di pratiche in quanto non c'è certezza del diritto dell'investimento.
Crediamo che quindi sia necessaria una più forte e coraggiosa iniziativa in questo senso. Pensiamo ai settori della banda Pag. 24larga e delle comunicazioni senza fili, alle necessità, d'accordo con L'Unione europea, di aprire le frequenze e di diminuire i costi per l'accesso alla banda larga degli utenti. Pensiamo al settore dell'energia rinnovabile e a quello che si è determinato in questi anni contro i grandi oligopoli di questo settore: gli oligopoli del petrolio e del carbone.
Pensiamo che il Paese abbia una straordinaria possibilità di crescita, che questo Governo sta aiutando, ma che va più fortemente incentivata, nell'idea liberale e democratica di sviluppo di una società complessa come la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, i deputati di Alleanza per l'Italia voteranno anche in questa seconda lettura a favore di questo provvedimento, che introduce un importante pacchetto di semplificazioni e rappresenta il terzo pilastro dell'azione avviata dal Governo Monti per salvare l'Italia da un'irreversibile crisi finanziaria e per rilanciare la sua crescita.
La semplificazione burocratica è - come ben sappiamo - una condizione irrinunciabile per creare un ambiente favorevole all'attività economica, per attrarre investimenti esteri, per rendere più vicino agli standard europei il funzionamento della società e dell'economia italiana e per migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma è anche - questo è un punto essenziale - uno strumento fondamentale per prevenire la corruzione.
Per questi motivi, essa è una leva fondamentale anche per l'opera di modernizzazione che questo Governo ha avviato e che occorrerà portare avanti con coerenza e determinazione nei prossimi anni.
Le modifiche apportate dal Senato riguardano innanzitutto le norme introdotte dalla Camera per aumentare la concorrenza nella rete delle telecomunicazioni. Si ribadisce la sostanza, ma si sposta la competenza sull'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che viene fortemente richiamata ad un tempestivo intervento, certo più tempestivo di quanto non sia stato fatto finora, tanto da costringere la legge ad intervenire. Speriamo quindi che ora si proceda rapidamente.
Quanto al finanziamento del fondo di emergenza della Protezione civile, non c'è dubbio che la copertura mediante aumento dell'accisa sui carburanti appare quanto mai critica nel momento in cui i prezzi di gasolio e benzina stanno andando alle stelle. Occorrerà uno sforzo per trovare, al più presto, un'altra soluzione e mi sembra che il Governo opportunamente abbia accolto un ordine del giorno in questo senso.
Ciò detto, non possiamo che confermare l'utilità delle molte disposizioni contenute nel provvedimento. Due aspetti vanno, ancora una volta, sottolineati. Il primo attiene alla natura di decreto-legge omnibus che un provvedimento che abbia come obiettivo la semplificazione è inevitabilmente destinato ad assumere e, di conseguenza, ai delicati problemi che si pongono nel rapporto Governo-Parlamento-Presidente della Repubblica. Quindi occorre un punto di equilibrio e di responsabilità da parte del Governo nell'adozione di questi provvedimenti.
Il secondo riguarda le importantissime norme relative all'agenda digitale. Qui si impone un salto di qualità per passare rapidamente dalle indicazioni programmatiche ai fatti.
Si tratta di azioni ormai troppe volte annunciate e la cui attuazione incide fortemente sulla crescita. Il Governo quindi ora è atteso alla prova dei risultati. Infine sembra arrivato il momento di fare il punto sulla politica di semplificazione avviata ormai da un quindicennio e i cui risultati sono ancora modesti. Si assiste infatti ad una sorta di estenuante e continua tela di Penelope, ogni anno si smonta qualcosa che durante l'anno poi viene rimontata. Allora forse è giunta l'ora di cambiare approccio e di capire se, al di là dei nobili sforzi di semplificazione normativa, Pag. 25 non dobbiamo puntare invece alla semplificazione organizzativa, ridurre il peso degli apparati pubblici, restringere l'area di intervento di norme primarie e secondarie per lasciare sempre più spazio a regole flessibili, indipendenti, pragmatiche che rispettino e valorizzino la libertà e la responsabilità dei cittadini e delle imprese.
Ci auguriamo, ne siamo certi, che il Governo su questo tema promuoverà rapidamente una riflessione prima di tutto culturale e su questo noi siamo pronti e disponibili a dare il nostro contributo di idee (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iapicca. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

MAURIZIO IAPICCA. Signor Presidente, abbiamo votato come Grande Sud la fiducia alla Camera e al Senato sul provvedimento semplificazioni e voteremo a favore anche oggi qui alla Camera. Il nostro voto non ha soltanto il significato di sostenere il Governo ma si fonda soprattutto su una valutazione positiva dei contenuti relativi alle semplificazioni che si inquadrano in un contesto avviato cinque anni fa da questo Parlamento e dai Governi che si sono succeduti per rendere meno complicata la vita degli italiani e nello stesso tempo realizzare risparmi per la pubblica amministrazione.
In particolare, il provvedimento nel suo complesso è senz'altro una buona legge che, inserita nel disegno complessivo del Governo tecnico, contribuisce senza dubbio a migliorare il sistema Italia. Alcune disposizioni sulla ricerca scientifica, sull'università, sulla scuola, sull'energia e sul turismo forniscono senza alcun dubbio un sostegno consistente e un impulso al nostro sistema economico. Alcune norme sembrano di scarsa importanza come il pane fresco non-stop, la riduzione dei passaggi burocratici per i disabili, il cambio di residenza in tempo reale, le procedure anagrafiche per i matrimoni più veloci rispetto a quanto avviene oggi, la social card sperimentata nelle città con oltre 25 mila abitanti, il coordinamento sui controlli alle imprese e meno oneri nelle gare d'appalto. Tutte queste sono questioni che incidono favorevolmente sulla rete dei cittadini, riducendo spese reali e perdite di tempo che si traducono in risparmio.
Grande Sud riteneva importanti altre semplificazioni, come quelle sulla circolazione stradale, sui contratti pubblici, sugli interventi edilizi e sulla motorizzazione civile, ma non è stato possibile approvare i nostri emendamenti per ragioni di tempi stretti nel dibattito; tuttavia apprezziamo gli sforzi del Governo sulle semplificazioni a favore dei cittadini e delle imprese, come ad esempio la responsabilità dell'amministrazione in caso di mancato rispetto dei termini di emanazione dei provvedimenti amministrativi. È stato presentato un ordine del giorno sulla riduzione dell'IMU sui fabbricati rurali, purtroppo non è stato accettato, questo ci dispiace perché noi sostenevamo questo ordine del giorno.
Siamo favorevoli alla SCIA (segnalazione certificata inizio attività), allo snellimento dei procedimenti di rinnovo dei documenti di identità, di partecipazione a concorsi e a prove di selezione; ci sta bene pure l'introduzione della banca dati dei contratti pubblici, la realizzazione semplificata degli interventi sui beni culturali, i nuovi criteri di valutazione e verifica dei lavori eseguiti all'estero dalle imprese italiane e soprattutto apprezziamo, come Grande Sud, in rappresentanza del Mezzogiorno in Italia, la formazione delle società per i giovani sotto i 35 anni senza spese e senza capitale. Infine, Grande Sud apprezza l'abrogazione di quindici leggi ormai inutili che si aggiungono alle altre abrogazioni effettuate dal precedente Governo.
Concludendo, Signor Presidente, riteniamo doveroso approvare definitivamente come Grande Sud questo provvedimento che va nella direzione giusta per uscire dalla crisi del debito e da quella più generale economico-finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

Pag. 26

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori del Governo latitanti, ma dove state? Questo provvedimento ancora oggi viene alla votazione dopo che per due volte è stato sottoposto al voto di fiducia.
Eppure, ogni volta che venite a chiederci di votare un vostro provvedimento, neanche venite a sentire le ragioni che Italia dei Valori esprime in tutta la sua determinazione e la sua contrarietà alla vostra azione politica di Governo. È bene che gli italiani sappiano che voi sarete buoni padri di famiglia a casa vostra, ma nei confronti degli italiani siete dei cattivi padri di famiglia, perché non pensate a tutti gli italiani, pensate solo ad alcuni di essi, pensate solo alle lobby, alla casta, a fare dei favori ad alcuni e a distruggere la parte più debole del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Sia chiaro, l'Italia dei Valori sa bene la ragione per cui siete stati messi lì. Dovevate rimettere a posto i conti, ma dovevate anche far pagare il conto a chi il conto poteva pagarlo e non sempre ai più deboli e soprattutto ai più onesti. Noi del vostro operato contestiamo proprio le scelte politiche che avete fatto. Noi riteniamo del tutto assurdo chiedere i soldi ai pensionati, mandare a casa gli esodati e continuare a fare la guerra in Afghanistan e comprare ancora un centinaio di aerei da bombardamento F-35. Noi crediamo che voi non vi rendiate conto che in questo modo non siete dei buoni padri di famiglia, ma siete dei ladri di Stato, siete dei ladri di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Noi contestiamo il vostro modo di agire perché voi, invece di pensare a tutti gli italiani, avete scelto come priorità questioni che non hanno nulla a che fare con la priorità. L'articolo 18 - direbbe il vecchio Di Pietro - che cavolo ci azzecca con la buona economia del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Lo sanno pure le pietre, figuratevi se gli investitori stranieri e italiani non conoscono le ragioni per cui l'Italia è in recessione. Le ragioni sono una burocrazia lenta ed esasperante, una corruzione dilagante, una imprenditoria che, invece di fare attività di impresa, è stata costretta o si è ridotta a fare attività di «mazzettari», di faccendieri. Questa è la ragione per cui non funziona il nostro Paese. Il nostro Paese non funziona perché c'è un fisco esasperante. Il nostro Paese non funziona perché lo Stato e gli enti pubblici italiani, dopo aver chiesto commesse per lavori e per prodotti alle imprese, non le pagano. Ci sono imprese che stanno andando in fallimento perché lo Stato non paga i prodotti che loro hanno fornito né paga i lavori che hanno fatto. Queste sono le ragioni per cui non funziona il nostro Paese. Il nostro Paese non funziona non perché c'è l'articolo 18. Lo diciamo ancora una volta. Lo stiamo chiedendo soltanto nei casi in cui un operaio o un lavoratore venga buttato fuori con la scusa che non ci sono più i mezzi economici per pagare il suo stipendio, mentre ciò avviene semplicemente perché è incinta, perché è anziano, perché è nero, perché è extracomunitario, perché è del Sud, per mille ragioni, perché magari è della FIOM, perché magari esercita i diritti sindacali. Questo chiediamo noi. Questo non è ciò che rende impossibile lo sviluppo in Italia. Rende impossibile lo sviluppo in Italia la mancanza della giustizia, a cominciare dalla giustizia sociale fino a quella dei tribunali. E la giustizia non funziona perché mancano i mezzi e gli strumenti. Voi oggi considerate prioritario ciò che prioritario non è. Se veramente volete fare il bene del Paese perché non producete qui una bella riforma in materia di lotta alla corruzione, in materia di falso in bilancio, in materia di finanziamento ai partiti, in materia di legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Voi ci proponete invece di far pagare l'IMU anche agli agricoltori, anche a quelli che hanno i mezzi strumentali per poter esercitare la loro impresa. Ma che ci azzecca tutto questo con il rilancio dell'economia? Noi contestiamo il vostro operato non per Pag. 27i vestiti belli o brutti che portate. Siete sobri per l'amor di Dio, ma sobriamente state rovinando l'Italia e la state rovinando perché state facendo delle scelte ingiuste e ingiustificate, drammatiche per il Paese.
Voi state facendo delle scelte che vi servono soltanto per far vedere che avete fatto quadrare i conti, come quel medico, quel dottore, quel chirurgo che esce dalla sala operatoria e dice ai familiari del paziente: operazione perfettamente riuscita, il paziente è morto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
State uccidendo il Paese per far quadrare i vostri conti. E poi non è vero che fate quadrare i conti, perché usate ancora una volta due pesi e due misure. Infatti, se veramente volevate far quadrare i conti, bisognava iniziare, innanzitutto, dal chiudere i rubinetti della spesa pubblica, laddove ci sono dispersioni allo stato puro.
Questo giochetto delle province, che c'azzecca? Le avete lasciate lo stesso, senza che abbiano più una funzione. Perché non siete intervenuti veramente sulla riduzione della spesa pubblica, sulle comunità montane, sulle province, sulle tante società di servizi, sulle mille consulenze, sugli incarichi direttivi?
Signor Presidente del Consiglio che non c'è, sono stati stabilizzati 767 dirigenti grazie al decreto milleproroghe. Lo ha detto, ancora oggi, il Fatto Quotidiano di questa mattina: 767 persone stabilizzate nella funzione di dirigente senza averne i titoli, con una leggina. Sa come si chiama questo? Si chiama complicità nel reato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Voi usate e continuate ad usare due pesi e due misure. L'altro giorno io vi ho chiesto: vi pare possibile che voi continuiate a nominare commissario per risanare la sanità in alcune regioni, come il Molise, la stessa persona che ha distrutto la sanità, indebitando quella regione? Voi state diventando complici ogni giorno di più! Vi rendete conto che voi state facendo pagare l'IMU agli ospizi e non la state facendo pagare alle fondazioni bancarie, con la scusa che sono fondazioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
A Berlusconi contestavamo un'altra cosa: ci faceva vergognare sul piano umano, pensava al bunga bunga. A voi, invece, contestiamo la politica che state facendo. Soprattutto, contestiamo una scelta di continuità berlusconiana, da Istituto Luce, da propaganda, nel far credere che va tutto bene.
Ancora l'altro giorno, il Presidente del Consiglio Monti, in giro per il mondo, ha raccontato testualmente che «la crisi è superata, i nostri provvedimenti sono stati giudicati perfettamente in linea per superare la crisi». Il giorno dopo, dall'Unione europea hanno detto che, forse, ci vuole un altro intervento e che comunque l'Italia è ancora in una situazione drammatica; anzi, di più, perché la disoccupazione è aumentata e gli stipendi sono diminuiti.
Mentre lei, signor Presidente del Consiglio latitante che non c'è, che non viene in Parlamento, va soltanto a raccontare - stavo dicendo una parolaccia - le bugie sui giornali, vi sono persone che non arrivano a fine mese che si stanno suicidando. Lei ce li ha sulla coscienza questi suicidi, perché lei sta usando due pesi e due misure (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
La cosa che più deve far paura e deve far riflettere chi ci ascolta è il consenso che vi stanno dando all'interno di quest'Aula. Voi credete che intervenendo sull'articolo 18 - tutti vi hanno battuto le mani - avete risolto i problemi del Paese. I problemi del Paese li dobbiamo risolvere intervenendo in modo molto chiaro, innanzitutto sulla legge elettorale, per riscrivere questa platea, perché questa platea non è degna del Parlamento a cui apparteniamo (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico).
Con questa platea, se non cambiamo la legge elettorale, non andiamo da nessuna parte. Allora, noi proponiamo, affinché sia chiaro, un'altra legge elettorale. Qui mi permetto di citare una persona al di sopra di ogni sospetto, l'onorevole Parisi. Egli, Pag. 28questa mattina, e ancora ieri mattina, ha ricordato una cosa molto importante: vi sono 1 milione 200 mila cittadini che hanno già indicato qual è la linea da prendere rispetto ad uno stato di necessità nei confronti di questa legge elettorale «porcata».
Almeno loro hanno detto: si cominci modificandola nel modo previsto dal quesito referendario. Ebbene, il comitato referendario presenterà un disegno di legge qui in Parlamento, a nome di un milione 200 mila cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), per chiedere che cambi la legge elettorale.
Per il finanziamento pubblico, domani, l'Italia dei Valori andrà alla Corte di Cassazione: depositeremo il quesito e raccoglieremo le firme. Di questo ci dobbiamo occupare, se vogliamo ridare credibilità, e non dell'articolo 18, latitante Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo, con un certo imbarazzo, dopo il comizio da «bar dello sport» dell'onorevole Di Pietro, il quale, ancora una volta, farnetica, arraffazzonando una serie di interventi demagogici per alcuni versi e pietosamente incongruenti per altri, a caccia di una notorietà cercata proprio tra coloro che oziano fuori dai bar. Questo è il Parlamento italiano e credo che, in questo Parlamento, l'unico ad essere fuori posto e fuori luogo sia l'atteggiamento tribunizio, inquisitorio e sconclusionato con il quale interviene l'onorevole Di Pietro.
Chiedo scusa al Governo perché, in quest'Aula, ha ascoltato la parola «ladro», così come chiederei al fin troppo distaccato Presidente di questa Assemblea di non consentire l'uso di questa terminologia, perché in quest'Aula, probabilmente, vi è anche uno scadimento dei costumi e degli atteggiamenti perché vi è un Presidente che finge di non sentire e che non appartenga alla sfera dei suoi doveri richiamare gli oratori ad un linguaggio serio e consono perché, se per televisione consentiamo all'onorevole Di Pietro di fare la «macchietta molisana» e di dare del «ladro» al Governo, non oso pensare cosa possa pensare di questo Parlamento e dei parlamentari il qualunquista o il cittadino della strada.
Ma veniamo al tema che qui ci interessa, ossia quello dell'approvazione del decreto-legge in materia di semplificazioni.
Il gruppo Popolo e Territorio voterà nuovamente a favore della conversione in legge di questo decreto-legge. Lo faremo con le riserve e con gli accenti con i quali ci siamo espressi non più tardi di un mese fa, ovverosia ribadendo che si tratta di un brodino che viene somministrato ad un ammalato grave che avrebbe bisogno di cure più incisive e risolutive affinché la malattia possa non trasformarsi in una intermittente convalescenza, qual è appunto la condizione dell'economia italiana, ma in una guarigione pronta e completa.
Quindi, un provvedimento certamente apprezzabile per i numerosi interventi che esso prevede, dalla sburocratizzazione della pubblica amministrazione alla velocizzazione degli adempimenti, all'accesso al digitale, alla facilitazione delle assunzioni per gli extracomunitari regolari, alla semplificazione per il rilascio delle autorizzazioni alla vendita itinerante dei prodotti agricoli, all'edilizia scolastica, alla destinazione dei beni confiscati alla mafia ad uso turistico, alle agevolazioni fiscali per le nuove assunzioni e alle numerose abrogazioni di leggi ormai superate ed obsolete.
Quindi, va dato atto che questo è il contenuto di un provvedimento opportuno e serio e che, in questa seconda lettura alla Camera, vi è anche la positiva novità della non apposizione del voto di fiducia, che sarebbe stato il tredicesimo, se non erro. Questo è avvenuto non solo per l'imminente scadenza del termine per la conversione in legge di questo decreto-legge, ma anche per un'ulteriore assunzione di responsabilità da parte di tutti i Pag. 29gruppi parlamentari affinché fosse garantito il dibattito, il confronto e, quindi, fosse garantito al Parlamento di potersi esprimere.
Resta, ovviamente, tutta intatta la critica alla chiusura da parte del Governo al contributo emendativo durante l'iter parlamentare. Questo non può non rivelarsi un'ulteriore mancata occasione per migliorare il testo e, soprattutto, per inserire all'interno di questo testo quelle riforme maggiormente incisive di cui il Paese ha necessità.
D'altro canto, è un dato di fatto che il numero di disoccupati sia arrivato al record, che lo spread sia ancora oltre i 300 punti base, che finalmente il Governo si sia chiaramente espresso sul fatto che l'Italia è in recessione, perché manca l'incentivo alle imprese e manca una diminuzione delle tasse. Siamo ancora qui a correre con le manette appresso agli evasori e c'è qualcuno qui dentro che continua a non capire che lo Stato leviatano, lo Stato che espropria il cittadino di circa il 50 per cento dei propri redditi, è uno Stato criminogeno di per se stesso.
È questa la lezione liberale che deve intervenire all'interno di quest'Aula, non l'invocazione alle manette o alla carcerazione da parte di qualche pubblico ministero, che si diverte ora a fare il parlamentare sgrammaticato ed inconcludente, alla stessa maniera in cui faceva il pubblico ministero!
Detto tutto ciò, nell'urgenza di affrontare la crisi economica e recessiva con iniziative tese a far ripartire l'economia, è necessario affrontare la questione nodale del peso della burocrazia, la questione nodale di rendere efficienti ed efficaci i servizi pubblici, di allargare l'articolo 18 al pubblico impiego perché lì si annida, per centinaia e centinaia di persone, la mala pianta dell'inefficienza, dello spreco del pubblico denaro, di stipendi che potrebbero essere dati a giovani volitiva e capaci, di uno Stato che continua a pagare i propri dipendenti per la sola giornata di presenza. Si sono inventati progetti incentivanti, controllati dai sindacati e dai dipendenti medesimi. È questo lo Stato burocratico assistenziale che va smantellato in Italia, se vogliamo ricondurre il debito pubblico a dimensioni che ci affranchino dalla speculazione monetaria internazionale.
È bene dire tutto ciò qui dentro, se non vogliamo fare i discorsi da bar. Non è la strumentalizzazione e la speculazione dei plutocrati e degli gnomi dell'alta finanza: sono i fondi pensione, sono gli investimenti dei piccoli ceti medi, che vanno a comprare laddove il credito è maggiormente garantito, quindi laddove c'è maggiore efficienza e maggiore solidità del credito che si va ad investire.
Se noi non diciamo queste cose, continuiamo ad ascoltare in quest'Aula discorsi che non hanno un punto di riferimento politico, culturale, sociale ed economico, se noi non diciamo a chiare lettere che non vogliamo la Bad Godesberg del socialismo per arrivare alla socialdemocrazia, ma che vogliamo il liberalismo sociale, un'economia sociale di mercato, l'interclassismo di sturziana memoria. Sono le condizioni politiche che ci possono fare uscire dalla secca della partitocrazia, dai concistori e dalle camarille. Non è la legge elettorale - o solo la legge elettorale - a riportare indietro il Paese, ma una classe politica che vuole essere anfotera, levantina, che vuole inseguire liberalismo e socialismo, che non ha un punto di riferimento né economico né culturale.
Che altro dire? I miglioramenti potevano essere, signori del Governo, veramente efficaci. Vi era la necessità di alleviare il vincolo del Patto di stabilità per sbloccare circa 90 milioni di euro, che sono nella disponibilità dei comuni. Vi era la possibilità di vendere buona parte del patrimonio dello Stato per liberare, con la cassa depositi e prestiti, altri 400 miliardi.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole D'Anna.

VINCENZO D'ANNA. Erano queste le cose che si dovevano fare e sono queste le cose che il popolo italiano, che i professionisti, gli imprenditori, gli operai e le persone veramente oneste si aspettano da Pag. 30un Governo che doveva essere - e spero sia - di grande levatura, non un Governo di ragionieri, che fa i conti sui decimali, dimenticando i grandi traguardi economici e politici che questa nazione merita (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, oggi approviamo in via definitiva un provvedimento che contiene molte misure in grado ognuna di semplificare, innovare e modernizzare molti importanti aspetti del rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, imprese e lavoratori: le semplificazione su documenti, per esempio, sulle iscrizioni universitarie, sui concorsi pubblici, la cartella clinica elettronica, il pagamento delle multe online, il piano di semplificazione per l'edilizia, il bonus assunzioni e tanti altri (Commenti)... Abbi po' di pazienza che non le elencherò tutte, ma la maggior parte, caro collega.
Un punto fondamentale, per esempio, tra queste misure è quello che riguarda le semplificazioni per i disabili (non ne ha parlato nessuno) verso i quali finalmente si presta un'attenzione concreta, oppure le misure sulle infrastrutture energetiche e la parziale liberalizzazione dell'ultimo miglio delle reti di telecomunicazioni che consentirà risparmi di spesa per gli operatori telefonici e, quindi, una riduzione delle tariffe per i cittadini.
Gli italiani devono sapere che, grazie a questo provvedimento, un passo importante è stato fatto in direzione delle misure che mirano a una piena liberalizzazione della pubblica amministrazione, favorendo in questo modo un risparmio importante di spesa e alleggerendo ancora una volta le tasche dei contribuenti, nel senso positivo però: i pagamenti INPS sono online, i certificati dei comuni in tempo reale, la semplificazione delle procedure per l'edilizia, le misure per l'ammodernamento degli edifici scolastici.
Si traccia in pratica, con questo decreto-legge, un'importante road map per la diffusione della banda larga ed ultra larga. Si semplificano le procedure per l'assunzione dei lavoratori extracomunitari e tutto questo, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, nel breve volgere di un paio di mesi a fronte di quasi quattro anni di legislatura perduti appresso a fantasticherie e leggi inutili.
A noi sembra tantissimo quello che si sta facendo e, anche se ne nell'azione del Governo ci può essere qualche ombra, il Paese comunque è salvo.
Futuro e libertà per il Terzo Polo voterà a favore di questo provvedimento, ribadendo il suo pieno sostegno al Governo Monti, che è un Esecutivo la cui nascita abbiamo fortemente auspicato e favorito, perché siamo consci che il precedente assetto politico e di Governo stava inesorabilmente conducendo l'Italia oltre il baratro della crisi finanziaria e della recessione economica.
Questa, senza voler alimentare polemiche con nessuno, è la cifra politica di Futuro e libertà per il Terzo Polo. Il nostro sostegno non si caratterizza e non si caratterizzerà per i distinguo populisti con i quali altri, pure, onorevole Di Pietro, provano a lucrare elettoralmente sull'inevitabile malcontento di qualche categoria sociale interessata dalle riforme.
Il nostro sostegno si caratterizza per i nostri stimoli a fare di più solo ed esclusivamente nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo), il Paese che è salvo, fino a questo momento, ed è questo quello che conta.
Ecco che c'azzecca, onorevole Di Pietro: sia meno demagogo e più realista!
Non consideriamo questo provvedimento certamente un punto di arrivo, semmai è un punto di passaggio, perché è ancora lunga la strada delle riforme e delle misure necessarie per semplificare la vita dei cittadini e, quindi, contribuire a rilanciare la nostra economia.
Con Futuro e Libertà per il Terzo Polo avevamo posto delle questioni, delle misure importanti, per noi qualificanti. Ne Pag. 31ricordo una in particolare: il contrasto al fenomeno illegale delle dimissioni in bianco che colpisce soprattutto le lavoratrici e che è molto diffuso senza distinzioni geografiche nel nostro Paese. A quanto pare il tema sarà affrontato con la più complessa e articolata riforma del mercato del lavoro e, quindi, ci prepariamo a discuterne in quella sede.
Eppure, stante la condivisione su questo tema di tanti gruppi politici, avremmo guadagnato mesi se la proposta emendativa proposta da Futuro e Libertà per il Terzo Polo fosse stata inserita nel provvedimento che oggi approviamo.
Il problema - lo ribadisco - è enorme e la soluzione è veramente semplice. Ci sono riforme strutturali del sistema Italia che attendono da troppi anni di essere intraprese, come quelle che riguardano il pubblico impiego e il suo efficientamento. C'è, in tema di semplificazione e di sviluppo, soprattutto la necessità di una profonda riforma dei meccanismi di funzionamento della burocrazia statale e locale, che è ancora ostile e spesso distante dalle esigenze dei cittadini.
Secondo i dati della Banca mondiale in Italia occorrono in media 258 giorni per ottenere il permesso di costruzione, l'agibilità, l'allaccio alle reti idriche e a quella telefonica, e tutti gli altri adempimenti burocratici. La media OCSE è 152 giorni; lo spread, quindi, tra l'Italia e il resto dei Paesi industrializzati su questo parametro è di almeno tre mesi.
Non va meglio poi se guardiamo i dati relativi all'ottenimento di una linea elettrica, ad uso industriale soprattutto, e ne ho testimonianza io proprio in questi giorni per avere raccolto le lamentele di alcuni cittadini in questo senso: 192 giorni contro 103 della media OCSE.
Per quanto impietosi, i dati OCSE non riescono a raffigurare a pieno il dramma dell'Italia, un Paese ostile nei confronti degli investimenti, un Paese in cui il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadino è ancora asimmetrico, discriminatorio e aleatorio. È fondamentale porre queste considerazioni come corollario del merito del provvedimento.
Uno dei più grandi fattori di sviluppo di un'economia contemporanea è la semplicità e la stabilità del quadro normativo regolatorio, la certezza dei diritti, la velocità con cui la giustizia dirime le controversie e la ragionevolezza dei tempi e delle richieste della burocrazia. Quando tutto ciò non esiste, gli investimenti fuggono, prendono altre vie, lasciano l'Italia al suo destino. È un discorso oltremodo attuale se facciamo l'esempio di quanto accaduto a Brindisi, dove un importante multinazionale come la British gas è stata indotta dalla cattiva politica locale e dalla pessima burocrazia a rinunciare, dopo più di dieci anni dall'ottenimento dei primi permessi di costruzione un rigassificatore che avrebbe portato più di mille posti di lavoro in un'area economicamente depressa del Paese.
Da uomo del sud, cittadino di una realtà come Palermo potenzialmente molto attraente per gli investimenti, ritengo che il ruolo delle amministrazioni regionali e comunali in una fase di globalizzazione e di forte mobilità dei capitali dovrebbe anzitutto essere quello di attrarre investimenti sul proprio territorio, offrendo la rapidità dei tempi, la stabilità delle regole, la sicurezza e, soprattutto, infrastrutture.
Tanto si sta facendo con questo provvedimento, e lo stiamo facendo noi legislatori nazionali, ma molto ancora si dovrà fare nell'immediato futuro.
Chiudo con una riflessione generale. Il nostro sostegno al Governo del Presidente Monti non è - e non sarà - né parziale né acritico; sarà, invece, sempre coerente con il mandato che abbiamo dato a questo Governo lo scorso novembre, con la fiducia sull'intervento programmatico del Presidente Monti alle Camere. Quello è il nostro programma politico e tecnico, quello è il programma che assieme abbiamo presentato all'opinione pubblica, quello è il programma la cui realizzazione stimoleremo sempre, e sul quale ancora questo Governo troverà sempre il sostegno del gruppo di Futuro e Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

SALVATORE RUGGERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, solo pochi mesi fa, quando abbiamo votato quel pacchetto di misure urgenti per assicurare la stabilità finanziaria del Paese, non lo abbiamo fatto solo perché consapevoli della necessità di coinvolgere tutta la comunità nazionale nello sforzo per la salvezza del Paese, ma lo abbiamo fatto anche perché convinti che il nuovo Governo Monti, sorretto in modo responsabile dalla nuova maggioranza di cui l'Udc fa parte, avrebbe accompagnato quei dolorosi interventi con altri direttamente volti alla crescita economica e sociale.
Consapevoli dell'entità dei sacrifici che stavamo chiedendo ai nostri concittadini, abbiamo lavorato per mantenere l'impegno che ci eravamo assunti. Il lavoro, svolto da tutti gli attori politici e sociali chiamati a contribuire ciascuno per la propria parte, è stato proficuo. Dapprima, ha prodotto il provvedimento sulle liberalizzazioni, recentemente votato da quest'Aula, e, poi, il presente decreto-legge sulle semplificazioni che ci accingiamo oggi a licenziare.
Assicurata la tenuta dei conti, ormai in linea con le raccomandazioni della Commissione europea e con le osservazioni di altre autorevoli istituzioni, è così incominciato in questo 2012 un percorso di riforme che ha come suo primo obiettivo l'ammodernamento del sistema produttivo e del contesto burocratico e amministrativo nel quale viene quotidianamente chiamato ad operare.
Con il decreto-legge sulle liberalizzazioni si è voluto dare un'iniezione di competitività per cercare di guarire un approccio alla professione e all'imprenditoria che si trascinava ormai esangue, priva di fiducia negli operatori e di equità nel mercato.
Il provvedimento non ha certo costituito la panacea di tutti i mali, ma ha fornito un primo importante segnale di risposta, sia in termini concreti su molti temi specifici, sia in termini puramente simbolici, restituendo ai cittadini la speranza in una politica che sappia farsi carico, insieme alle promesse, anche dei reali problemi del Paese.
Oggi siamo qui in Aula ad esprimere il voto favorevole sul nuovo pacchetto di interventi. Anche di questi si dirà, e in parte con una certa voce di ragione, che non possono curare tutti i malanni che da decenni continuano ad affliggere l'apparato burocratico del nostro Paese.
Eppure, anche questo rappresenta un ulteriore passo coerente e deciso verso la direzione intrapresa di rilancio dell'economia e della società del nostro Stato. Il decreto-legge contiene, infatti, una nutrita serie di norme volte alla semplificazione della burocrazia e allo sviluppo di alcuni settori strategici, puntando sull'uso di nuove tecnologie, capace di stimolare la produttività e la crescita.
Questa modernizzazione all'insegna della tecnologia digitale intende adeguare i rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini ed imprese con le esigenze di celerità, semplicità e sicurezza che i tempi oggi impongono.
Occorre alleggerire il carico complessivo degli oneri burocratici, carico che rappresenta uno dei nodi che ci caratterizza in modo negativo nel mondo, non solo incidendo sulle nostre aziende in termini inversamente proporzionali al fatturato, ma, soprattutto, accreditando l'immagine di un Paese in cui non vale la pena investire e da cui occorre stare lontani.
In questo modo non riusciamo a trattenere i nostri imprenditori costretti per crescere a delocalizzare all'estero, ma non riusciamo neanche ad attirare capitali perché non offriamo opportunità adeguate di investimenti.
I dati raccontano, infatti, di uno scenario impietoso. L'Italia risiede ormai stabilmente da oltre vent'anni negli ultimi posti fra i Paesi industrializzati nella capacità di attrarre investimenti diretti esteri. Nell'ultimo triennio 2008-2010, sono arrivati investimenti pari solo a 18 miliardi di euro, ossia l'1,6 per cento del valore complessivo affluito invece verso Pag. 33l'Unione europea. La Gran Bretagna ne ha saputi attrarre ben 208, la Francia 135 e la Spagna 112. Numeri e cifre che evidentemente infrangono un luogo comune ben radicato, ma che, a lungo andare, rischia di diventare un comodo alibi, quello che i capitali internazionali cercano solo i bassi costi di produzione e le poche regole.
Sempre prendendo ad esempio l'ultimo triennio, l'Europa ha saputo attrarre bene 1.138 miliardi di investimenti diretti esteri contro i 686 degli Stati Uniti d'America e i 1.039 dell'intera Asia.
Quello che il capitale internazionale è tornato a chiedere, soprattutto in relazione agli investimenti di qualità, sono competenze e opportunità, tecnologia ed innovazione, trasparenza e regole certe, regole certe. E proprio l'incidenza degli oneri amministrativi e burocratici nel nostro Paese rappresenta uno dei più gravi disincentivi all'investimento. Certo, non bisogna dimenticare l'elevata pressione fiscale che affligge i redditi derivanti da imprese e lavoro; né lungaggini dei procedimenti giudiziari che negano la certezza del diritto; e neppure le avvilente carenze infrastrutturali o l'accesso farraginoso ed inefficace al mercato dei capitali.
Altre sfide evidentemente attendono in questo ultimo anno di legislatura il Governo Monti e la maggioranza che lo sostiene. Ma questo, tuttavia, non deve consentire di sminuire i risultati sin qui raggiunti e quelli che oggi ci apprestiamo a raggiungere. Bisogna accogliere positivamente questo ulteriore passo del Governo, che con molta sagacia introduce tutta una serie di semplificazioni volte a migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione, semplificazioni che non hanno costi per le casse dell'erario ma che, invece, producono considerevoli risparmi nei conti economici delle aziende, liberando risorse per ulteriori investimenti.
Ben vengano allora tutte le norme che contribuiranno a disboscare la giungla delle procedure, come il Presidente Monti, per usare le sue stesse parole, dice. Liberiamo il nostro sistema produttivo da quegli inutili vincoli capaci solo di intralciare l'avvio e la gestione dell'attività economica. Ma ben vengano anche tutte quelle norme che finalmente potranno migliorare la quotidianità dei cittadini, attraverso l'introduzione di procedure anagrafiche di stato civile più veloci, e attraverso l'eliminazione di tutte quelle inutili e avvilenti duplicazioni di documenti.
Siamo convinti che questo Governo ha già imboccato la strada giusta che porta finalmente ad una crescita rilevante ma, come ha sempre detto il Presidente Monti, equa e a noi questo termine di equità è molto caro. Per questo il nostro voto positivo sulla conversione in legge di questo provvedimento servirà non solo a confermare quanto di valido sin qui è stato fatto, ma anche ad incoraggiare il Presidente Monti e tutto il suo Governo a proseguire con tutta la determinazione ed il rigore necessari, consapevole di poter contare sulla lealtà delle forze politiche che lo sorreggono. Perciò auguri a tutti, e auguri a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, sottosegretario, Ministro. Presidente, io sono fortunato: sono un medico, figlio di un ragioniere che è stato partigiano. Sono un leghista e sono orgoglioso di tutte queste cose. Sono orgoglioso dell'insegnamento di mio padre, che mi ha insegnato che la libertà va conquistata e che questo Parlamento è stato il frutto di una generazione che ha ricostruito dalle macerie. Sono orgoglioso oggi, ero orgoglioso ieri e sarò ancora più orgoglioso domani, insieme a tutti noi, di essere leghista (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Infatti, signor Presidente, abbiamo ereditato un sogno da un uomo e da una serie di coraggiosi che l'hanno seguito, che ci hanno dato molto. Io ho avuto molto. Spero di poter ritornare a casa mia per Pag. 34poter ridare qualcosa ma, Presidente, non abbiamo paura della verità, perché qualcuno ci ha insegnato che la verità ci rende liberi. Non abbiamo paura della giustizia, neanche di quella sommaria che c'è oggi e ne abbiamo ricevuta parecchio. Non abbiamo paura di varie persone fuori dalla sede: aspettiamo Wanna Marchi, ma li invitiamo a trovare qualcosa di prezioso, che è l'amore e la dedizione di migliaia, decine di migliaia di militanti, che tutti i giorni gratis, con la pioggia, con la neve e quant'altro, seguono un progetto.
Signor Presidente, in questo momento di crisi noi abbiamo un progetto molto semplice, lo seguiamo noi e lo seguiranno i nostri figli: il progetto si chiama Padania ed è molto semplice. Basta aprire la finestra, e lo dico ai nostri amici a sinistra e a destra, è molto semplice. Per parafrasare Pasolini: guarda, conserva, prega. Noi guardiamo fuori dalla finestra e vediamo una tradizione. Guardiamo fuori dalla finestra e vediamo della gente operosa, vediamo della gente che fa fatica tutti i giorni e noi vogliamo conservare il frutto di questo sacrificio, sempre. Guardiamo ai nostri paesi e vediamo che nel centro delle piazze ci sono i crocifissi e ci sono le chiese e vogliamo mantenere questa tradizione. Vogliamo dire semplicemente che chi viene in questo Paese deve rispettare questa tradizione, perché se non la vuole rispettare è libero di tornare al suo Paese, e questo è un atteggiamento responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Guarda, conserva, prega, in qualche modo ringrazia. C'è una parte del Paese oggi che ha paura, c'è una parte dei nostri concittadini che ha paura del futuro e noi vogliamo insegnare la differenza che c'è fra arrendersi a questa paura, che c'è tra gettare la spugna e invece poter andare avanti insieme, poter contare su un tessuto sociale, poter contare su un tessuto di solidarietà che è presente al nord come è presente al sud. Questo noi facciamo, signor Presidente. Il nostro progetto è questo. Non cadrà un progetto, né per uno che può aver tradito, mai, come è successo in passato, né per qualcuno che è caduto. Il progetto va avanti, perché basta aprire la finestra. Diteci nei vostri interventi quale sarà il futuro dei vostri partiti, ditecelo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se rappresentate gli operai, chi rappresentate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Ma se siamo arrivati al punto che per diventare simpatici dovete far assomigliare Bersani a Crozza e non viceversa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! E ditelo anche voi: dov'è finito quel sogno bellissimo di avere uno Stato più leggero? Ma non vi accorgete che nascono le forze a Piacenza, le forze a Verona? Per forza: quando in qualche modo muore un soggetto, muore un'idea buona, è anche un'idea cattiva, perché le idee cattive della sinistra, qualche cellula tumorale, ce l'avete ancora, voi ed è per questo che noi combattiamo per un vostro Governo: ce l'avete ancora, ce l'avete ancora (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il principio che sia lo Stato a dover decidere cosa è bene e cosa è male. I nuovi diritti: noi li guardiamo. Guardiamo la famiglia come è, guardiamo la famiglia com'è, come una culla. Pasolini diceva una cosa bella: la Repubblica (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Polledri. Pregherei i colleghi di consentire all'onorevole Polledri di svolgere il suo intervento. In quest'Aula ogni espressione che non sia offensiva è consentita.

ROBERTO GIACHETTI. Allora, prima era distratto!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei conosce il Regolamento quanto me, se non meglio di me: la invito a rileggere gli atti parlamentari delle scorse legislature e si renderà conto della totale insussistenza della sua interruzione. Prego, onorevole Polledri.

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MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, questo è il bello dell'Aula, quindi noi accettiamo la democrazia perché pensiamo, come lei disse, di non essere qui solamente a schiacciare dei bottoni, ma a rappresentare della gente che in questo momento ci sta guardando. La Repubblica in qualche modo nasce dal grembo delle madri. Allora vorrei dire anche ai colleghi dell'UdC se si sono accorti che con la riforma Fornero abbiamo rottamato le nonne. Sì, abbiamo rottamate le nonne, perché credo che sia sbagliatissimo pensare che le nostre donne debbano andare in pensione 6 anni dopo. Quando c'era la Lega al Governo avevamo difeso le pensioni delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Oggi, senza nonne non ci sono più famiglie, non ci sono più famiglie! Le mandate in pensione a 66 anni, a 75 anni. Ma chi li cura i nostri figli? Di sicuro, non potrà curarli il nostro sindaco, che era la cellula di un ritorno alla politica. Quando noi sognavamo - e lo sognano anche quelli che ci stanno ascoltando - una politica più vicina ai cittadini, pensavamo di spostare il potere da questi palazzi, da questi Ministeri al loro sindaco. Speravamo di potergli dare l'IMU, speravamo di potergli dare le tasse; speravamo che i nostri cittadini potessero mettersi in coda fuori dal suo ufficio, perché sanno dov'è, e non prendere, magari, la macchina o dover venire a Roma.
Speravamo ciò e, invece, avete messo l'IMU. Se volete, vi dico - e dobbiamo dirlo ai cittadini - la confusione che avete fatto: non si riesce neanche a sapere quanto si dovrà pagare di IMU, né come si dovrà pagare. Ma andateglielo a dire a quelli che stanno nelle case di riposo - lo abbiamo votato - che, se stanno nelle case di riposo e, magari, hanno la casa sfitta, dovranno anche pagare l'IMU! Andateglielo a dire a quelli che hanno la prima casa, che si sono fatta con il sudore! Allora, io dico che questo Governo aveva un grande talento: la fiducia degli italiani. Noi speravamo, in qualche modo, pur essendo all'opposizione, che potesse arrivare qualcosa di buono. Noi speravamo che sareste andati in Europa a battere un pugno sul tavolo, a dire che questo Paese è un grande Paese, che aveva già dato. Infatti, se andiamo a vedere l'indebitamento e il deficit pubblico, vediamo che dalla somma dei veri debiti - il debito dello Stato, il debito dell'industria, il debito delle famiglie, il debito della finanza - non stiamo male: l'Italia è al 321 per cento, la Germania al 300 per cento, la Francia al 380 per cento e la Spagna al 400 per cento. No: voi siete andati là con il capo chino, facendo l'interesse della Francia e della Germania, e non l'interesse della nostra gente, e questo ve lo imputiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! E vi imputiamo anche che avete sbagliato i compiti, perché vi hanno detto di toccare l'articolo 18: per fortuna che si è sentito il sindacato, perché prima non parlava, era muto! E avete copiato male, perché avete parlato dell'articolo 18, mettendo in mano agli avvocati e ai giudici questo.
Signor Presidente, noi abbiamo un Paese che ha paura, noi abbiamo un Paese, in qualche modo, spaventato dal futuro; noi abbiamo un compito: di ridare la sicurezza; il Paese ha paura perché avete liberato anche migliaia di delinquenti. Voi e loro, poco tempo fa! Poco tempo fa! E lo vogliamo dire a chi ci ascolta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). È un Paese che ha paura, ma noi abbiamo un compito importante: mantenere unito un sogno. Certo, speravamo che il loden fosse un esempio di sobrietà e, invece, ha le tasche piene dei soldi dei padani e degli italiani. Basta Roma, basta tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, in premessa, anche perché così non ci tornerò Pag. 36più dopo, vorrei ricordare ai colleghi della Lega che non vengono dalla luna, ma da lunghi anni di responsabilità di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che poco hanno da dire relativamente alle responsabilità della sinistra, e che la polemica con il Partito Democratico è del tutto gratuita.
Peraltro, il decreto, che oggi riceverà il voto definitivo del Parlamento, riguarda una materia apparentemente di poco interesse e lontana dalla vita dei cittadini; al contrario, la semplificazione di regole dell'amministrazione pubblica è una questione molto vicina ai cittadini e alle nostre imprese. È un testo di legge che il Partito Democratico sosterrà, convinto che semplificare la burocrazia, il funzionamento dello Stato, alleggerire il peso della macchina pubblica verso le famiglie e le imprese sia importante, quanto è stato importante, in questi mesi, riavviare percorso delle liberalizzazioni in un Paese che ha bisogno di aprire i mercati alla concorrenza e a nuovi investimenti, senza i quali noi ci potrà essere alcuna possibilità di crescita e di sviluppo.
Per questo è giusto ridurre i costi dei servizi, è giusto risparmiare e, con la spending review, sottoporre nei prossimi mesi ad una cura dimagrante la macchina dello Stato e dei Ministeri. Per far fronte all'emergenza è stato necessario estendere l'imposizione fiscale e porre mano, certo, a riforme strutturali per gli impegni di pareggio di bilancio, assunti negli anni scorsi e nei mesi scorsi in Europa, dall'Italia. Una cura dolorosa come quella della riforma delle pensioni dovrà servire non solo a fare cassa, ma a garantire il patto sociale tra generazioni giovani e anziane, tra donne e uomini, tra garantiti e meno fortunati. Tutto ciò darà frutti solo se aiuterà a far ripartire la nostra economia, oggi penalizzata da una pesante recessione.
Siamo consapevoli che semplificare, come liberalizzare, sia importante, perché si liberano energie che verranno utilizzate per alimentare la ripresa economica del Paese. Sappiamo, ad esempio, che, se un'impresa può produrre meno scartoffie e se il certificato antimafia per partecipare ad una gara viene prodotto dal comune che la indice, come è previsto in questo decreto-legge, vi è un risparmio di tempo e di risorse da impiegare in altro modo per produrre di più e meglio. Sappiamo che la qualità dell'amministrazione pubblica fa evitare sprechi di risorse private, diversamente integrabili per produrre reddito, ricchezza e più alta competitività.
Se le liberalizzazioni, allora, possono far diminuire il costo dell'energia elettrica e del gas, le semplificazioni possono agire sul versante dell'efficientamento e della riduzione degli sprechi. E sappiamo quanto sia importante ridurre l'impatto dell'aumento delle tariffe dei servizi energetici, che pesano sulle nostre famiglie e sulle piccole imprese oltre il 30 per cento in più della media europea.
Signor Presidente, questo è il primo decreto del Governo Monti che voteremo senza ricorso al voto di fiducia: una prova importante per i gruppi parlamentari che lo sostengono. Si stabilisce, così, un corretto ed equilibrato rapporto tra Governo e Parlamento. Come è accaduto per altri decreti, anche questo è stato corretto con emendamenti e così potrà accadere in futuro come è già accaduto per il decreto «salva Italia» e per il decreto «cresci Italia». È, dunque, importante migliorare i contenuti delle leggi. Ad esempio, la norma, introdotta in questo decreto-legge, che prevede l'individuazione da parte del Governo delle infrastrutture energetiche strategiche, rende più credibile l'accelerazione della separazione della rete gas dall'operatore dominante, per fare abbassare le tariffe energetiche. È la dimostrazione, signor Presidente, che non serve una innaturale contrapposizione tra Parlamento e Governo, tra tecnica e politica, tra Esecutivo e Legislativo. Serve un rapporto leale e collaborativo, nell'interesse del Paese.
Ad esempio, sui cosiddetti esodati, rimasti senza stipendio né pensione, e sui licenziamenti individuali, noi abbiamo posto problemi che non hanno nulla di ideologico, ma che riguardano la vita di milioni di persone (Applausi dei deputati del Pag. 37gruppo Partito Democratico). Ogni riformista serio non può prescindere da questa condizione. Certo, non dimentichiamo che l'emergenza e la crisi profonda in cui il Paese è caduto non sono finite, che i pericoli sono ancora in agguato con la speculazione che spinge per riprendere spazio - lo spread, oggi, in queste ore, tende a riportarsi a 350 -, non dimentichiamo che ogni passaggio parlamentare va fatto con piena coscienza della situazione concreta. A noi del Partito Democratico tutto ciò è molto chiaro. Nelle prossime settimane, in Parlamento, saremo impegnati sui temi del fisco e della lotta all'evasione fiscale. Saremo impegnati nella difesa della nostra industria nazionale, con l'introduzione della nuova golden share. In agenda vi sarà anche il Documento di economia e finanza, che traccerà gli obiettivi di riforma e di bilancio per l'ultimo anno della legislatura. Saremo impegnati nella riforma del mercato del lavoro, alla quale guarda la stragrande parte dei lavoratori, come degli imprenditori, con speranza e, al tempo stesso, con apprensione.
A nessuno di questi impegni il Partito Democratico si sottrarrà, confidando nel fatto che, pur costretti nella stretta e obbligatoria via del risanamento della finanza pubblica, tuttavia, né il Presidente Monti, né noi Democratici che lo sosteniamo e che ci riconosciamo nelle idee che ci accomunano ai progressisti e ai socialisti europei, intendiamo abbandonare il modello dell'economia sociale di mercato, il quale, anche riformato e adattato nella tempesta della crisi, resta il tratto distintivo di civiltà dell'Europa nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Per non perdere il nostro modello di welfare, abbiamo bisogno di ristabilire un clima di fiducia tra le istituzioni della Repubblica e il Paese reale, senza il quale le nostre decisioni rischierebbero di restare lettera morta, quel Paese fatto da tanti cittadini, da tanti lavoratori, da tante famiglie e imprese che hanno onorato in questi mesi e onoreranno con l'osservanza delle leggi il loro senso civico, il loro spirito di solidarietà e di appartenenza alla comunità nazionale, anche con la sopportazione di un enorme peso fiscale, di sacrifici gravosi e rinunce, per ridurre l'impatto di una crisi prolungata che produce tanto disagio e sofferenze sociali. Per non alimentare disuguaglianze e per distribuire meglio il peso della tassazione, occorre incoraggiare la lotta agli evasori, punendo e isolando coloro che fanno lavorare meno i giovani, coloro che sfruttano gli immigrati, coloro che non pagano le tasse e che antepongono gli interessi di bottega a quelli generali della collettività; riducendo così il danno provocato da questi italiani egoisti e sleali, troveremo le risorse per dare migliori servizi pubblici.
Intanto, oggi, votando questo decreto-legge, rendiamo un po' più facile la vita dei cittadini, degli imprenditori e dei consumatori. Abbiamo ottenuto miglioramenti nel corso della discussione di questo decreto-legge; su alcuni punti non siamo riusciti a migliorarlo come avremmo voluto; avremmo voluto riservare più risorse finanziarie alla scuola, dopo un lungo periodo di tagli; riguardo ai costi per gli interventi di emergenza di protezione civile, avremmo voluto evitare l'aggravio delle accise sulla benzina e sul gasolio; ma in questo decreto-legge ci sono cose molto positive. Il Partito Democratico, votando convintamente sì, conferma al Governo il suo sostegno e continuerà a farlo senza rinunciare, quando necessario, a migliorare l'iniziativa legislativa con le proprie proposte, ricercando sempre l'accordo con gli altri gruppi politici di maggioranza ed il consenso dello stesso Governo.
Nell'anno che ci separa dalla fine della legislatura, il nostro spazio sarà questo, proiettato a realizzare tutte le riforme, anche istituzionali, di cui ha bisogno la nostra Italia per ripartire e alle quali deve dedicarsi una politica che possa e voglia rendersi utile al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

Pag. 38

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, alcuni interventi, tra quelli che mi hanno preceduto, erano tesi a sminuire la portata del provvedimento che stiamo per approvare, ma le cose non stanno così. Il decreto-legge che oggi convertiamo è un atto importante per la semplificazione e quindi è fondamentale per la crescita perché il rigore dei conti pubblici da solo non basta, è condizione necessaria ma non sufficiente; per la crescita, il presupposto fondamentale - come ci ha ricordato l'Europa, anche poco tempo fa, lo scorso anno ad esempio, nell'analisi annuale della crescita - e la prima condizione, è creare un ambiente favorevole alle imprese, all'industria e, in particolare, alle piccole e medie imprese. Di questo siamo convinti, e per questo abbiamo accolto molto positivamente questo decreto-legge e, altrettanto positivamente, ci siamo approntati, nelle Commissioni I (Affari costituzionali) e X (Attività produttive), a lavorare affinché venisse migliorato.
Il nostro Paese è afflitto da troppe norme, spesso contraddittorie e comunque troppo numerose. Abbiamo troppi soggetti preposti ai controlli e anche in questo campo abbiamo sovrapposizioni; abbiamo una discrezionalità eccessiva. Fra l'altro, come ricordava prima la collega Lanzillotta, questa situazione è il miglior brodo di coltura per la corruzione, perché quando le norme non sono poche, semplici e trasparenti, lì si annida veramente la possibilità della corruzione. Ma soprattutto, la complicazione normativa e burocratica è il primo freno agli investimenti, non solo esteri ma anche interni nel nostro Paese.
Questo blocco non riguarda solo le attività produttive ma anche gli enti locali, che tante volte sono frenati da altre burocrazie e si trovano impossibilitati magari a fare opere che, invece, sono fondamentali.
Quindi, non ci associamo ai detrattori di questo provvedimento e, tanto meno, alla demagogia che abbiamo ascoltato dall'intervento, ad esempio, dell'onorevole Di Pietro. Riconosciamo, invece, lo sforzo che il Governo Monti sta facendo per modernizzare il Paese e per ridare all'Italia il posto che merita nel mondo.
Il testo che approviamo oggi contiene numerose norme che mirano effettivamente e concretamente a semplificare, e prosegue sulla scia di quanto è stato fatto anche dal Governo precedente, e di questo dobbiamo dare assolutamente atto. Vi è stato anche un lavoro importante nella I e nella X Commissione e credo che dobbiamo dare atto a tutti della disponibilità del Ministro Patroni Griffi e, in generale, del Governo a seguire puntualmente i lavori e ad ascoltare le ragioni dei commissari e dei parlamentari e a dialogare fattivamente per migliorare - e non per stravolgere - questo testo.
Cito alcuni esempi che sono in questo testo anche perché in molti interventi, appunto, si è parlato d'altro e non di questo testo, che oggi ci accingiamo ad approvare. L'articolo 3, sulla valutazione dell'impatto della regolazione sulle imprese, è una norma fondamentale che, peraltro, va nella scia di quanto previsto dallo «statuto delle imprese», che abbiamo approvato a novembre in quest'Aula. L'articolo 14, per la semplificazione dei controlli sulla base del principio di proporzionalità, rappresenta un altro principio contenuto nello «statuto delle imprese», che si sta affermando sempre più anche nella nostra legislazione, e che è decisivo, perché significa avere norme fatte a misura di impresa e non più norme uguali fatte solo sulla misura delle grandi imprese che, purtroppo, sono sempre meno, mentre il 99 per cento delle nostre imprese sono piccole. Penso, inoltre, all'intervento per semplificare le bonifiche, che è un altro dei settori sui quali possiamo avere investimenti produttivi in un momento difficile per la nostra economia.
Noi chiediamo al Governo semplicemente di proseguire su questa strada, di proseguire con decisione sulla via della semplificazione, perché resta ancora un lavoro enorme da fare. Quindi, chiediamo al Governo di proseguire su questa strada. Faccio un esempio: abbiamo già varato - ed è anche in questo decreto-legge - una Pag. 39norma che prevede che le nuove norme di recepimento delle direttive europee non vadano oltre quanto prevede la stessa direttiva. Credo, però, che sia un dovere morale andare a rivedere anche le vecchie direttive che abbiamo recepito peggiorandole e creando, in questo modo, un gap di concorrenza tra le nostre imprese e le altre imprese europee.
Chiediamo, soprattutto, di monitorare puntualmente l'attuazione di questo provvedimento e di queste norme. Troppo spesso ci si illude che fatta la legge, magicamente il mondo cambi e la semplificazione avvenga. Abbiamo visto poco tempo fa cosa è successo con lo sportello unico, che non era ancora partito il giorno in cui doveva entrare in vigore. Su questo chiediamo al Governo una vigilanza e un serio monitoraggio. Su questo fronte, inoltre, il Governo sappia che ci troverà sempre in prima linea e al fianco, perché su questo punto il Paese si gioca la possibilità di crescere.
Ci troverà in prima linea anche perché siamo consapevoli che in Italia vi è una cultura da cambiare, se si vuole davvero la crescita. Stato e pubblica amministrazione non possono più concepirsi come padroni della società, ma al servizio dei cittadini e della loro iniziativa. Per noi, l'iniziativa dei cittadini viene prima dello Stato e dei suoi apparati. Per noi, i cittadini devono essere considerati azionisti e clienti, non sudditi. Per noi, le imprese non sono nemici pubblici. Su questo punto vorrei fare una piccola nota. In Commissione abbiamo visto, al contrario, ancora qualche rigurgito ideologico, da questo punto di vista, che ha frenato anche norme che andavano verso un'ulteriore semplificazione. Le imprese sono la prima insostituibile fonte del benessere economico e sociale del nostro Paese. Per questo, dobbiamo guardarle con fiducia e abbiamo bisogno di uno Stato che non sia un freno all'iniziativa ma un facilitatore e un sostenitore.
Ma soprattutto - e questo riguarda l'azione di Governo e non l'azione legislativa - abbiamo bisogno di introdurre, nella nostra amministrazione pubblica, un maggiore e più alto grado di responsabilità. Di quanto il PIL e l'occupazione si riducono per ogni giorno che una pratica resta sul tavolo di un funzionario pubblico o di un amministratore? Di questo vorremmo che i nostri amministratori pubblici avessero piena consapevolezza: ogni giorno in cui si lascia una pratica sul tavolo si nega PIL al Paese e occupazione a qualcuno, perché solo questa è la vera molla che porta ad avere un'amministrazione responsabile. Con la crisi - e prima con la globalizzazione - le nostre imprese hanno fatto efficienza, hanno rivisto i modelli organizzativi per poter stare sul mercato. Francamente questo l'abbiamo visto molto meno nella nostra pubblica amministrazione, ma di questo abbiamo bisogno.
Faccio un esempio: se si leggono le carte dei servizi o degli obiettivi delle nostre pubbliche amministrazioni, non si trova quasi mai una pagina fondamentale, ossia quella con le scadenze, con l'indicazione che una tal cosa si fa entro il tal giorno. Ma se nella pubblica amministrazione gli obiettivi non sono scadenze, cosa sono gli obiettivi? Gli obiettivi nella pubblica amministrazione sono scadenze e questo aspetto è molto importante per il nostro Paese.
Concludo, signor Presidente, dicendo proprio che ciò di cui abbiamo più bisogno per la nostra pubblica amministrazione, è di più responsabilità; una responsabilità - attenzione - non solo burocratica, ma democratica. Responsabilità democratica significa mettere al centro i cittadini e le imprese, significa rispondere ai cittadini ed alle imprese, non al Ministro pro tempore, formalmente. La valutazione serve a convincere i cittadini che l'amministrazione è al loro fianco, non a fare bella figura col Ministro di turno. La competitività dell'Italia passa e dipende in buona parte dall'efficienza della nostra amministrazione pubblica e da un sussulto forte di responsabilità.
Queste norme vanno esattamente in questa direzione e, per questo, noi voteremo Pag. 40convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4940-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4940-B, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato):

Presenti 464
Votanti 443
Astenuti 21
Maggioranza 222
Hanno votato 394
Hanno votato no 49

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Argentin, Distaso, Fucci, Cardinale, Ferranti, Boccia e Pagano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Per quanto riguarda l'articolazione dei nostri lavori, secondo le intese intercorse, lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno per i quali sono previste votazioni è rinviato ad altra seduta.

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Marco Airaghi.

PRESIDENTE. Comunico che in data 3 aprile 2012 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Marco Airaghi:
«Onorevole Presidente, in risposta alla richiesta di opzione di cui alla sua lettera del 16 marzo scorso, rassegno le mie dimissioni dal mandato parlamentare, al fine di optare per le cariche, giudicate incompatibili dalla Giunta delle elezioni, di direttore generale dell'Agenzia Industrie Difesa, consigliere di amministrazione dell'Agenzia spaziale italiana e presidente di Asitel spa.
La prego di voler dare, ai sensi dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento della Camera, annuncio all'Assemblea delle mie dimissioni nella prima seduta utile.
Mi è gradita, signor Presidente, l'occasione per formularle i migliori auguri di buon lavoro e porgerle i miei più deferenti saluti. Firmato: Marco Airaghi».

Trattandosi di un caso di incompatibilità, accertato dalla Giunta delle elezioni nella seduta del 14 marzo 2012, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Marco Airaghi dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto delle dimissioni del deputato Marco Airaghi, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 14 marzo 2012 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 8 - Il Popolo della Libertà nella IV circoscrizione Pag. 41 Lombardia 2, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Lino Miserotti.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la IV circoscrizione Lombardia 2, Lino Miserotti.
Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Lino Miserotti, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Popolo della Libertà.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,35).

ROBERTO MORASSUT. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, il giorno 2 aprile è scomparso a 90 anni Rosario Bentivegna, una delle figure più significative e simboliche della resistenza italiana che operò in particolare a Roma e nel Lazio, ma anche in Jugoslavia, durante l'occupazione nazista e che fu un militante antifascista almeno dal 1937.
Rosario Bentivegna, noto come «Sasà», prese parte a numerose azioni partigiane, inquadrato con ruoli di sempre maggiore responsabilità nei gruppi di azione patriottica nella zona di Roma centro, sul fronte tedesco di Cassino e nella zona partigiana Casilino-Prenestina. La sua coraggiosa e intensa vicenda partigiana e patriottica gli valse dopo la guerra il riconoscimento della medaglia d'argento al valore militare per l'attività svolta a Roma e con particolare riferimento all'azione di via Rasella e la medaglia di bronzo al valore militare per le azioni nella zona Prenestina.
La figura di Bentivegna è legata in modo particolare tuttavia all'azione partigiana di via Rasella a Roma, nel rione Trevi, compiuta il 23 marzo del 1944 contro il reparto di polizia militare tedesca «Bozen», dipendente dal comando delle SS in cui rimasero uccisi 32 militari, azione condotta a termine con altre figure centrali della resistenza romana e dei GAP fra cui Carla Capponi, Pasquale Balsamo, Carlo Salinari e Mario Fiorentini, un'azione nient'affatto estemporanea o improvvisata ma militarmente studiata e politicamente decisa dal comando dei GAP di Roma.
La rappresaglia tedesca per l'uccisione dei 32 militari si risolse, come è noto, dopo vari brillanti scenari ipotizzati da Hitler in persona, nella decisione di uccidere 10 civili inermi italiani per ogni tedesco morto in via Rasella. Il 24 marzo 335 donne e uomini furono quindi condotti alle Ardeatine e barbaramente trucidati, persone di ogni credo religioso, politico, di ogni condizione sociale, civile, militari, preti.
Sulla successione dei fatti che condussero alla strage dopo l'attentato di via Rasella si è scritto più volte nel tempo e talora stravolgendo la verità dei fatti; più volte si è cercato di avvalorare la tesi che il gruppo partigiano avrebbe potuto evitare la rappresaglia consegnandosi al comando tedesco che aveva avvisato di essere pronto ad uccidere dieci italiani per ogni tedesco.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 13,40)

ROBERTO MORASSUT. È questa una tesi reazionaria che non corrisponde al vero; negli anni numerose sentenze giudiziarie hanno riconosciuto la piena legittimità dell'azione partigiana come legittimo atto di guerra e ancor più recentemente l'attenta ricostruzione storica, prodotta sulla base dei documenti d'epoca e della loro successione cronografica da Alessandro Portelli nel suo «L'ordine è già stato eseguito», ha dimostrato come non vi fosse stato né il tempo né la conoscenza Pag. 42per la presentazione presso il comando tedesco. Nonostante questo tuttavia «Sasà» portò sempre dentro di sé il peso di un'ingiusta accusa, seppure a livello di pura propaganda.
Bentivegna non ebbe mai dubbi sul suo operato ma non mancò, da uomo di cultura e da diretto protagonista dei fatti, di addentrarsi nella lettura di quella stagione in modo aperto e libero da condizionamenti ideologici, fino a pubblicare numerosi scritti, riflessioni e libri, tra cui vale la pena ricordare, in particolare, C'eravamo tanto odiati, l'intervista scritta da Dino Messina con Carlo Mazzantini, ex giovane repubblichino, e lo stesso Sasà, in cui i due protagonisti spiegano e raccontano le ragioni della storia di due giovani uomini che li hanno portati a schierarsi l'uno contro l'altro, perdendo entrambi qualcosa della propria giovinezza. Bentivegna proveniva da una famiglia siciliana in cui quasi tutti i suoi avi diretti erano stati combattenti per la libertà e per l'unità d'Italia, dai moti carbonari del 1830 al 1848, ad alcune memorabili imprese garibaldine. Questa radice libertaria e risorgimentale rimase in lui sempre presente, sorretta da un carattere vivo, battagliero, schietto e antitotalitario, che si collegò negli anni degli studi di medicina all'università di Roma con la cultura politica marxista e con le organizzazioni clandestine che ruotavano in modo collaterale e a volte critico - egli fu per un periodo anche trotskista - intorno al PCI, al quale egli si iscrisse nel 1943. Questo percorso personale e formativo, maturato in famiglia e nella vita, rimase un timbro costante della sua vita, che si espresse sia in un rapporto libero e critico con il suo partito, sia nel profondo legame con la realtà sociale e concreta, con il mondo del lavoro ed in particolare con i più deboli e con i poveri. Infatti, Bentivegna non esitò ad allontanarsi dal Partito Comunista alla metà degli anni Ottanta per dissensi su aspetti di vita interna, una tendenza al consociativismo maturata secondo il suo giudizio degli anni del compromesso storico come sbagliata deviazione di quest'ultimo e dalla politica internazionale, non ancora decisamente libera dal rapporto con l'Unione sovietica. Quelle critiche si sarebbero rivelate di lì a pochi anni estremamente azzeccate, dal momento che la nascita del PDS alla Bolognina, ho concluso, avvenne proprio sul terreno della collocazione internazionale del movimento erede del PCI e delle esigenze di una profonda innovazione nella vita della Repubblica. Bentivegna - mi consenta soltanto quest'ultimo tratto di ricordo - fu inoltre un valente medico, in particolare un medico del lavoro ed esercitò questa professione con impegno e grande capacità. In questa dimensione trovava compimento la sua propensione verso i deboli, verso il proletariato ed il sotto proletariato romano, perché egli fu anche medico di famiglia presso la borgata di Pietralata e con questa sua azione contribuì alla compilazione di quella memorabile inchiesta parlamentare sulla miseria in Italia del 1951, che si occupò anche estesamente della vita delle borgate romane. Chi lo ha conosciuto ha potuto apprezzarne la schiettezza e il carattere antiretorico. Qualcuno ha detto che non avrebbe gradito essere definito un eroe ed è facile immaginare un'espressione ironica sul suo volto rotondo e solare alla parola eroe. Avrebbe preferito sentirsi definire un uomo del suo tempo, un combattente per la libertà, che non si è sottratto alle responsabilità e al richiamo dell'impegno civile più rischioso e anche più estremo, quello che comprese all'epoca l'uso delle armi, quando sono stati in gioco valori fondanti di civiltà. Anche se mi disse un giorno che la sua personale liberazione con il ritorno della democrazia era stata proprio quella di non aver più bisogno delle armi. Un'ultima cosa, signor Presidente, vorrei approfittare di questa occasione per chiedere di operare con ogni mezzo e con ogni sforzo possibile perché i musei della memoria, che appartengono alle nostre comune radici repubblicane, vengano sostenuti ed aiutati a sopravvivere e ad operare perché versano in gravi condizioni. Mi riferisco ai musei di Fossoli, di Sant'Anna di Stazzema e di via Tasso. Il ricordo di Bentivegna mi dà l'occasione Pag. 43per ricordarlo. Ciao Sasà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, debbo fare un richiamo molto rapido - non mi dilungherò come ha fatto il collega - su una pagina di storia molto complessa e complicata, su cui gli storici non credo siano molto d'accordo, con riferimento ad alcune interpretazioni e valutazioni. Ma credo che questa non sia l'occasione per dilungarci su questo tema.
Signor Presidente, qualche giorno fa, il sindaco di Monasterace ha rassegnato le dimissioni dopo reiterate e gravi intimidazioni di cui è stata vittima. Le avevano incendiato la farmacia e quasi la casa. Poi altri tipi di violenze sono state perpetrate ai danni di questo amministratore e di questo sindaco, che è una donna e una farmacista. Ho ricordato più volte in Aula la sequela di atti intimidatori e di attentati che subiscono quotidianamente gli amministratori della Calabria, sindaci e amministratori provinciali.
Ho detto più volte che credo sia inutile affidarsi agli strumenti di sindacato ispettivo, sia in Aula sia in Commissione, anche perché il Governo dà delle risposte stereotipate e non si vedono soluzioni. Dopo decine e decine di attacchi e di attentati nei confronti di amministratori, non si è avuto mai la possibilità e, come si suole dire, «l'onore» di avere qualche riscontro sulle responsabilità.
Signor Presidente, mi affido alla sua cortesia e alla sua sensibilità perché il Ministro renda un'informativa urgente in Aula. Vi è nella I Commissione una proposta di legge della collega Lo Moro per quanto riguarda la costituzione di una commissione d'inchiesta proprio sugli attentati che subiscono gli amministratori comunali, a cui l'Unione di Centro ha dato il suo assenso e il suo parere positivo, ma credo che tutto questo non sia sufficiente.
Infatti, viviamo una situazione di grave emergenza e, come si è detto più volte, con le dimissioni del sindaco di Monasterace viene sconfitta la democrazia, sono sconfitte le istituzioni. Noi operiamo e ci impegniamo continuamente, attraverso la produzione legislativa, per tentare di dare risposte alla nostra collettività; invece, vi è una debolezza, una gracilità e una inanità delle istituzioni, soprattutto delle istituzioni comunali, che subiscono così gravi atti di aggressione.
Credo che tutto sia inutile, anche il nostro lavoro, se la democrazia si sfalda e se i principi non sono fermi e, ovviamente, fortemente ancorati a quelle che devono essere le condizioni su cui costruire e assicurare una convivenza civile.
Ecco perché la presenza del Ministro non credo sia salvifica ed esaustiva, ma ci dica, finalmente, quali sono le carte in possesso degli investigatori, per dare un minimo di risposta, se non la tranquillità, alle famiglie degli amministratori e, soprattutto, alle comunità interessate (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

DANIELE MARANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, da ormai dieci giorni la signora Alexandra Bacchetta sta facendo uno sciopero della fame. Questa estrema forma di protesta, indirizzata contro le istituzioni, non può lasciare indifferenti. La signora Bacchetta, imprenditrice, come altre 422 famiglie e imprese, il 15 luglio 2009 ha subito notevoli danni alla sua attività a causa di eventi calamitosi avvenuti nella città di Varese.
Per tali eventi il Governo aveva decretato lo stato di calamità naturale. Sappiamo quali sono, in questi casi, le procedure: il Governo assegna i fondi alle regioni, che, a loro volta, le destinano ai comuni danneggiati. L'onere del chiarimento, in questo caso, spetta, innanzitutto, naturalmente, alla regione Lombardia e al Pag. 44comune di Varese. Per quanto ne so, su 40 milioni di danni stimati, ne sarebbero stati stanziati la bellezza di 1.
Mi spiace che nel 2010 il Governo abbia negato al comune un finanziamento di oltre un milione 400 mila euro per le calamità naturali, uno dei quattro ambiti di intervento finanziati dall'otto per mille statale, in quanto considerò quell'intervento a bassa priorità. Ricordo che era il Governo Berlusconi, a trazione Popolo della Libertà-Lega nord Padania. In ogni caso, è chiaro che la signora Bacchetta, come altri privati, non ha ottenuto alcun rimborso per i danni subiti, nonostante svariate rassicurazioni di importanti esponenti istituzionali del Popolo della Libertà e della Lega Nord Padania.
Alla signora ho manifestato la piena solidarietà, ma la solidarietà, da sola, non risolve i problemi. Interverremo, pertanto, attraverso il sindacato ispettivo, per fare emergere le responsabilità, ma, soprattutto, per conoscere l'entità di risorse eventualmente tuttora disponibili per alleviare il peso di queste imprese colpite. Interessa molto avere dati puntuali, perché in altre regioni, meno forti della Lombardia, per casi analoghi, si è intervenuti dando un sostegno concreto anche ai privati, oltre che ai comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04253, presentata il 17 febbraio 2011 - la cui risposta è già stata sollecitata il 17 gennaio 2012 -, rivolta al Ministero dell'interno e concernente la gestione e la protezione dei rifugiati richiedenti asilo politico da parte dell'Associazione «On the road ONLUS» per conto della provincia di Ascoli Piceno. Questa nuova sollecitazione si rende necessaria perché non vi è stata, finora, risposta.
Ma vi è di peggio. In data 16 giugno 2008 ho presentato l'interrogazione a risposta scritta n. 4-00367 indirizzata al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e al Ministero della difesa. Non avendo mai ricevuto risposta, ho presentato nuovamente l'interrogazione, questa volta a risposta in Commissione, n. 5-02228 il 18 novembre 2009, quindi, è passato più di qualche anno. Queste due interrogazioni riguardano le cosiddette scie chimiche.
In molte regioni d'Italia si notano delle scie lasciate dagli aerei, che permangono nel cielo per diverse ore, non si dissolvono come il vapore acqueo degli aerei normali. Questo ha generato forti preoccupazioni non da qualche anno, ma da qualche decina di anni perché questo è un fenomeno vecchio. Nella XIII, XIV, XV e XVI legislatura vi sono state interrogazioni sul punto, presentate non solo da me - faccio riferimento, per esempio, a quella dell'8 agosto 2007, presentata al Senato, che non ha mai avuto risposta -, ma anche da tanti altri colleghi di diversi gruppi parlamentari che non hanno mai avuto risposta.
Siccome i cittadini si interrogano anche sulle ricadute di queste scie chimiche sulla salute, vorrei sapere per quali ragioni il Governo non ha inteso rispondere e ancora non risponde. Quindi, sollecito con fermezza e con forza una risposta.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ruberò solo pochi minuti. D'altra parte ho chiesto di intervenire in un momento in cui si creano meno problemi all'andamento dei lavori dell'aula (Commenti del deputato Evangelisti).

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti, iscritto a parlare sull'ordine dei lavori, non è d'accordo.
Prosegua onorevole Giachetti.

Pag. 45

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, aspetterò il mio turno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Evangelisti, ha facoltà di parlare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intendo, in primo luogo, associarmi al ricordo che poco fa, con parole adeguate, grate e sensibili, ha pronunciato l'onorevole Morassut ricordando il partigiano Bentivegna.
In verità, avevo chiesto la parola per riagganciarmi ad un altro collega intervenuto ieri in quest'Aula, l'onorevole Giuseppe Giulietti, Beppe, perché ha voluto ricordare come, nelle prossime settimane, siano in scadenza importanti autorità di garanzia come l'Agcom, l'Antitrust, il Garante per la privacy, senza dimenticare il Consiglio di amministrazione della RAI, ormai scaduto.
Diciamo subito che, in base alla legge, vi è la necessità che in questi enti venga garantita anche la presenza delle minoranze. Non ci interessano i costi, ma ci interessa che in queste istituzioni estremamente delicate, che svolgono un compito importantissimo, soprattutto in tema di liberalizzazioni, vengano inserite le persone più competenti che esistano nel nostro Paese.
Per questo vogliamo chiedere a lei, signora Presidente, perché se ne faccia interprete nei confronti del Governo, se, anziché ritrovarsi intorno ad un caminetto a spartire questi posti di responsabilità e queste nomine, si possa assumere, visto che facciamo continui richiami all'Europa, quella che è una modalità corrente a livello degli altri Parlamenti europei, ovvero la possibilità che le nostre Commissioni possano valutare i diversi curricula che i singoli professionisti motivati vorranno far pervenire.
Sarebbe davvero un'innovazione di metodo e di sostanza, che noi apprezzeremmo quanto mai. Per questo, però, serve un segnale chiaro da parte del Governo.

DANIELE GALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, stante il crescente costo dell'energia elettrica, vorrei richiamare al Governo due mie interrogazioni. Una è l'interrogazione n. 3-02049, che riguarda il GSE e la trattazione delle certificazioni di origine, ovvero i certificati verdi. L'altra è l'interrogazione n. 3-02073, che riguarda la società Terna ed il suo operato, come è monitorato e quali sono i reali costi di gestione.
Riterrei che il Governo debba rispondere prontamente, stanti le forti ricadute di costi sia a livello di sistema produttivo sia a livello di famiglia.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signora Presidente, intervengo per segnalare un fatto gravissimo, mai successo, penso, nella storia della Repubblica.
Ci troviamo, infatti, di fronte allo Stato che autocertifica di essere fuori legge. C'è una comunicazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dalla quale si evince, o meglio, che certifica che vi sono dei lavoratori in nero che lavorano per conto dello Stato. Non era mai successo, ormai siamo al limite di ogni tolleranza. Abbiamo sentito parlare di lavoratori in nero, di violazioni di legge, di evasione fiscale, ma quando quest'attività illegale ed irregolare viene svolta all'interno dello Stato è davvero gravissimo.
C'è una comunicazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, a firma del direttore generale dello stesso Ministero, che informa che a seguito di un'ispezione dell'INPS presso le Poste sono stati trovati 37 lavoratori che lavoravano in nero.
Per tale ragione ritengo che il Ministro debba riferire, al di là di un'interrogazione presentata al Parlamento, perché è un fatto gravissimo ed è intollerabile. Il Ministro, piuttosto che preparare la riforma Pag. 46del lavoro, penso che dopo quanto successo debba pensare seriamente a dimettersi perché certificano, autorizzano o meglio «sdoganano» il permesso di lavorare illegalmente ed irregolarmente e di consentire l'evasione fiscale in uffici all'interno dello Stato.
È una situazione che noi dell'Italia dei Valori non tolleriamo più perché non si può tollerare che lo Stato autocertifichi la sua illegalità.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, presenti un'interpellanza o, attraverso il suo capogruppo, chieda che il Governo venga a riferire in Aula con una vera e propria informativa.
Darei ora la parola all'onorevole Giachetti, ma vedo che chiedono di parlare prima gli onorevoli Marco Carra e Burtone. Prego, onorevole Carra, ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signor Presidente, grazie per la gentilezza, interverrò rapidamente.
Vorrei semplicemente sollecitare la risposta all'interrogazione n. 5-05207, presentata il 28 luglio scorso, attraverso la quale chiedo in quali forme e in quali modi il Governo intende intervenire relativamente ad un evento sismico, che ha colpito la mia provincia ed in particolare un comune, il comune di Sermide, colpito duramente.
Si parla di alcuni milioni di danni che riguardano privati, aziende e in particolare, ci tengo a riferirlo in questa sede, anche la chiesa della comunità di Sermide che da quel momento risulta essere inagibile. Mi aspetto in tempi brevi la risposta del Governo visto che ormai sono passati diversi mesi.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, con la stessa sinteticità.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta a tre interrogazioni che riguardano la situazione amministrativa di Tricarico, in provincia di Matera. Sono rivolte al Ministro dell'interno, per sapere, a seguito delle vicende giudiziarie del sindaco e la sua sospensione, se gli atti posti in essere hanno validità e se e quali iniziative intenda il Ministro intraprendere rispetto ad una situazione che sta diventando sempre più pesante per la comunità di Tricarico.

Per un richiamo al Regolamento (ore 14).

PRESIDENTE. Onorevole Giacchetti, ha facoltà di parlare. La ringrazio per la pazienza e la collaborazione.

ROBERTO GIACHETTI. Ci mancherebbe altro, Signor Presidente, anzi sono io a ringraziarla. Ho scelto proprio di non intervenire quando ovviamente ritenevo fosse utile, proprio perché non ho nessuna intenzione né di aprire una polemica con il Presidente della Camera, né tanto meno di turbare un dibattito importante quale quello che abbiamo svolto sul decreto-legge.
Però, ci sono delle cose, signor Presidente, che debbo lasciare agli atti e la pregherei - ovviamente mi rivolgo a lei che in questo momento presiede - di fare in modo che siano trasferite al Presidente Fini, nelle forme che lei ritiene e anche con le considerazioni che mi permetto di aggiungere.
Mi richiamo all'articolo 59, comma 1, del Regolamento, signor Presidente. Non ci sono risposte regolamentari; semplicemente, il Presidente della Camera, in diretta televisiva (riconoscendomi, e di questo lo ringrazio, una certa conoscenza del Regolamento) ha ripetuto - ed è la seconda volta che ciò accade in diretta televisiva - che le mie considerazioni erano fuori luogo, perché i famosi precedenti di cui parliamo e le sedute che ci sono state in tante occasioni dimostrano che la mia osservazione gridata dai banchi circa il fatto che forse si stava esagerando con i termini da parte di un oratore che Pag. 47parlava, ancorché autorevole come l'onorevole Di Pietro, era una considerazione fuori luogo, sostanzialmente perché gli stenografici lo dimostrano in tante altre occasioni.
Signor Presidente, non c'entra, per quel che mi riguarda, il Regolamento e ovviamente non c'entrano neanche i precedenti, perché l'articolo 59 del Regolamento, con riferimento a una delle fattispecie, dice che se un deputato pronuncia parole sconvenienti (poi ci sono alcuni «oppure»), il Presidente lo richiama nominandolo.
Non è un problema di Regolamento, non è un problema di precedenti, è un problema ovviamente di assoluta, unica ed esclusiva valutazione del Presidente - è del tutto evidente - nel ritenere se alcune affermazioni che si fanno siano sconvenienti o meno.
Vivaddio e ringraziando Dio non siamo fatti con lo stampo neanche genetico e, quindi, è chiaro che, se un Presidente può aver ritenuto una frase, in base alla sua sensibilità politica o anche istituzionale, non essere sconveniente dieci anni fa, o sei anni fa o due anni fa, magari un altro Presidente, che non è più quello, può, in base alla medesima o diversa sensibilità politica, stabilire che quella frase è sconveniente.
Registro semplicemente questo dato- atteso che quell'impulso che ho avuto io mi pare di capire stia echeggiando anche sulle agenzie di stampa, in vari commenti e via dicendo - e mi permetto semplicemente di dirlo, signor Presidente, affinché rimanga agli atti - e addirittura agevolo il lavoro dei funzionari perché lo leggo - quello che è stato detto.
Il Presidente della Camera - lecito e giusto che sia così, ne prendo atto - non ha ritenuto sconveniente e, quindi, non ha ritenuto fosse necessario non espellere ma semplicemente richiamare l'oratore che parlava, il quale, riferendosi al Governo, lo ha definito «ladro», poi «ladro istituzionale», poi «latitante» ed ha affermato che il Governo «è un gruppo di ladri di Stato» e che soprattutto, cito testualmente: quelle persone che si suicidano il Presidente del Consiglio le ha sulla coscienza.
Ora, signor Presidente, è chiaro che stiamo parlando, stiamo qui dentro e tutti abbiamo la libertà di esprimere il nostro pensiero; ed io penso che fa benissimo il Regolamento a non intervenire su quali siano i paletti all'interno dei quali questo pensiero si deve esprimere.
Penso che questa sia un'assoluta, forse una delle più importanti responsabilità che è tutta sulle spalle del Presidente che in quel momento presiede la seduta (ovviamente in quel momento presiedeva il Presidente Fini). Non ho fatto alcun tipo di interruzione per rivendicare il rispetto di chissà quale regolamento. Ho ritenuto che forse, nel momento in cui venivano ripresi i deputati del Partito Democratico perché sotto attacco di un intervento del capo gruppo della Lega (in qualche modo si agitavano e manifestavano il loro dissenso senza creare chissà cosa), una valutazione politico-istituzionale (che spetta per intero al Presidente della Camera) poteva rendere opportuno un intervento di fronte a espressioni quali «ladri di Stato» riferito al Governo, e «Governo latitante». Tra l'altro dal punto di vista politico-istituzionale non ho mai visto un Governo così presente in Aula.
Il Ministro competente è stato qui dal primo minuto del dibattito fino all'ultimo. Questo accade quasi normalmente con tutti i provvedimenti. Poi si possono fare critiche su quello che si vuole, sui tecnici o non tecnici, ma va dato atto al Governo che ha un impegno qua dentro e una serietà nel rapporto con il Parlamento che difficilmente abbiamo visto negli anni passati (molti anni passati). Soprattutto, di fronte al fatto che è stato detto testualmente «i suicidi che ci sono stati in questa settimana li ha sulla coscienza il Presidente del consiglio», (per carità) rimane assoluto il rispetto del Regolamento, ma il Presidente non ha ritenuto formalmente di fare alcun richiamo all'oratore che in quel momento parlava e che invece ha fatto ai deputati del Partito Democratico che in altro momento si agitavano per degli attacchi.

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PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, le sue parole sono ovviamente agli atti. Sarà mia cura riferire al Presidente la manifestazione della sua sensibilità e del suo punto di vista. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bongiorno, Brugger, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Iannaccone, Jannone, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Nucara, Pisicchio, Stucchi, Valducci e Vitali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (ore 15,01).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il Ministro dell'interno.

(Misure per assicurare in tempi certi la realizzazione degli interventi di restauro del sito archeologico di Pompei - n. 3-02185)

PRESIDENTE. L'onorevole Scalera ha facoltà di illustrare l'interrogazione Barbieri n. 3-02185, concernente misure per assicurare in tempi certi la realizzazione degli interventi di restauro del sito archeologico di Pompei (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE SCALERA. Signor Presidente, signor Ministro, quando si parla di Pompei e dei suoi scavi la verità sembra sempre pirandelliana e, in effetti, i danneggiamenti registrati in questi ultimi mesi nell'ambito del sito archeologico di Pompei sono soltanto la spia di una difficoltà costante e crescente che si è registrata nell'ambito di questi anni per quanto riguarda la tenuta complessiva, anche strutturale, di uno dei più straordinari monumenti e siti archeologici che il Paese presenta. Su questo piano voglio sottolineare come questa interrogazione, che ho sviluppato insieme al collega Barbieri, tenda a rilevare innanzitutto quello che è, al di là delle difficoltà, l'impegno che la sovrintendente va sviluppando nell'ambito di questi mesi e, al tempo stesso, anche rispetto ai contributi di natura europea che si sono registrati, l'impegno che il Ministro stesso ha avuto modo di sviluppare e di realizzare proprio recentemente alla luce di iniziative che sono state prese dal suo Ministero.

PRESIDENTE. Il Ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi ha facoltà di rispondere.

LORENZO ORNAGHI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti che, in un arco di tempo ravvicinato, mi consentono di trattare nuovamente in quest'Aula un argomento di grande rilevanza qual è quello di Pompei, giustamente definito tra i più straordinari dei nostri siti Pag. 49e anche, per molti aspetti, il grande ammalato. Premetto che si è prontamente avviato il lavoro per porre rimedio anche ai più recenti danni verificatisi alla domus della Venere in Conchiglia in via dell'Abbondanza e al Tempio di Giove. Anche in quest'ultimo lamentevole caso ci troviamo di fronte a eventi pressoché inevitabili in edifici esposti agli agenti climatici. L'interrogazione odierna permette, altresì, di anticipare, per quanto possibile, le linee di azione che più estesamente verranno trattate domani a Napoli in occasione della firma presso la prefettura del protocollo di legalità tra il sovrintendente di Napoli e Pompei e il prefetto di Napoli alla presenza del Presidente del Consiglio e dei Ministri Barca, Cancellieri, Profumo e mia. La firma suggella l'intesa interistituzionale per Pompei sottoscritta il 20 gennaio scorso. Quell'intesa, come ormai noto, persegue soprattutto l'obiettivo di garantire legalità e trasparenza nella gestione delle risorse messe a disposizione dall'Unione europea per un ammontare di 105 milioni di euro. La vigilanza verrà rafforzata, sia nella fase dei bandi, e quindi sulle procedure di gara, sia successivamente durante tutto lo svolgimento dei lavori, la cui durata prevista è di tre anni almeno. Cronologicamente le attività di prossima realizzazione saranno le seguenti: innanzitutto, indizione di gare pubbliche con modalità telematiche e garanzie di trasparenza, integrità e maggiore celerità; in seguito, attuazione di interventi coerenti con le scelte tecnico-scientifiche e con le priorità della sicurezza del patrimonio, secondo il programma scientifico approvato dal Consiglio superiore dei beni culturali; poi, pubblicazione di un elenco di ulteriori interventi da finanziare mediante sponsor privati, in applicazione della procedura semplificata prevista dal decreto-legge n. 34 del 2011, in modo da valorizzare l'apporto, anche economico, dei privati; infine, avvio di un dibattito aperto a tutti gli interessati sul piano scientifico-disciplinare e sul piano degli impatti economico-sociali. È la filosofia del progetto aperto apprezzata in ambito di Unione europea. Per ulteriori e più approfonditi dettagli, rimando, non solo a quanto già riferito in quest'Aula lo scorso 29 febbraio, ma anche alla presentazione prevista appunto domani a Napoli insieme con gli altri Dicasteri coinvolti nel grande progetto Pompei.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, Ministro, siamo soddisfatti della risposta anche perché - devo dire - da questo punto di vista c'è un dato di continuità - non so se la cosa le fa piacere o l'offende - tra il Governo Monti e il Governo Berlusconi. Quando in quest'aula discutemmo della mozione di sfiducia al Ministro Bondi, che lei sicuramente avrà visto dagli atti parlamentari, c'era un clima per il quale pareva che i crolli di Pompei avessero un unico ed esclusivo responsabile che era il Ministro stesso. Ciò era frutto ovviamente di propaganda politica e non certamente di attaccamento alla verità. Quanto lei adesso ci ha detto, quanto leggiamo sulla stampa è l'impegno che sarà reso pubblico agli italiani domani, quando - immagino - alla fine delle firme ci sarà una conferenza stampa che consentirà al Governo di spiegare anche come intenda utilizzare questi 105 milioni di euro che non sono noccioline, sono una cifra rilevantissima. Questo conferma il fatto che l'Europa guarda con grande attenzione ai beni culturali italiani. Quindi su questa vicenda il Paese è molto, molto attento perché Pompei è per davvero un patrimonio unico non soltanto per l'Italia ma per l'umanità. Bisogna che da questo punto di vista il Governo - infatti questo è un compito del Governo non del Parlamento - sia molto rigido rispetto a possibili infiltrazioni camorristiche perché questo è un altro punto delicato che noi in quelle zone dobbiamo anche su altre vicende perennemente affrontare. Quindi ci vuole grandissima attenzione...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barbieri.

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EMERENZIO BARBIERI. Ci vuole tantissima attenzione. Concludo. So che da questo punto di vista il rapporto tra lei e il Ministro Cancellieri è un rapporto positivo quindi facciamo attenzione perché l'Europa ci giudicherà anche rispetto alla capacità di prevenire fenomeni di questo tipo.

(Intendimenti del Governo in merito alla questione dei cosiddetti lavoratori esodati - n. 3-02186)

PRESIDENTE. L'onorevole Bitonci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02186 concernente intendimenti del Governo in merito alla questione dei cosiddetti lavoratori esodati, di cui è cofirmatario (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, signor Ministro, la Lega Nord ha sollevato più volte con numerosi interventi il problema dei lavoratori esodati cioè coloro che dovevano andare legittimamente in pensione e ora, grazie a voi, non possono più farlo. Nel frattempo sono rimasti senza lavoro e senza stipendio. Ne abbiamo sentite molte, ma quali sono le ipotesi allo studio del Governo? Speriamo poi che non prevedano un aumento del costo del lavoro che è già tra i più alti d'Europa.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio anche dell'interrogazione su di un tema che so essere molto sentito e non vorrei quindi sembrare concedere qualcosa a facili sentimenti se dico che questo tema è anche da me molto sentito. Infatti capisco l'ansia e magari qualche volta l'angoscia di persone che si trovano in condizione di incertezza. Però l'interrogante sa che nel momento in cui è stata approvata la norma, poi emendata con il decreto-legge milleproroghe, si è destinato al pensionamento secondo le vecchie regole di queste persone una certa cifra. Quindi che il numero delle persone che potranno godere delle regole pre-riforma dovrà essere contenuto all'interno delle somme che sono state accantonate. È anche vero che è stata prevista, in sede di approvazione del decreto-legge milleproroghe, la possibilità di aumentare i contributi non destinati a fini pensionistici.
Proprio al fine di evitare un aumento del costo del lavoro stiamo cercando di avere stime accuratissime e possibilmente precise delle persone e di trovare dei criteri.
Ieri abbiamo aperto il tavolo a partire da stime che ci sono state fornite, tavolo che vede al lavoro il Ministero dell'economia, il Ministero del lavoro e l'INPS. Entro una settimana mi saranno date delle stime precise e sarà mia cura - certamente entro il termine stabilito dalla legge, ma vorrei augurarmi molto prima - dare una soluzione a questo problema che angoscia molti italiani.

PRESIDENTE. L'onorevole Bitonci ha facoltà di replicare.

MASSIMO BITONCI. Signor Ministro, la ringrazio per la gentilezza, ma veramente non siamo assolutamente soddisfatti. Questi sono lavoratori che hanno perso il posto di lavoro e non percepiscono stipendio. Qual è l'equità che decantate come Governo? L'avete già dimostrato anche con l'imposta municipale unica: è uscito in questi giorni. I cittadini si stanno accorgendo in questi giorni che dovranno pagare 11 miliardi delle proprie risorse, dei propri soldi al Governo, soldi che non andranno ai comuni e anche in questo caso avete dimostrato che trattate questi lavoratori come lavoratori «di serie B». Si parla non di 60.000 persone, ma di 350.000 persone. Si capisce che le risorse sono insufficienti, ma certamente non dovete andarle a cercare aumentando la contribuzione magari degli artigiani, dei commercianti, di quelli che già pagano le tasse. Pag. 51
Voglio puntualizzare anche che è estremamente evidente il fatto che non siete d'accordo neppure al vostro interno, neppure tra di voi. Il sottosegretario all'economia propone di rivedere gli accordi, ma a lei Ministro non piacciono queste misure a favore dei lavoratori e l'ha dimostrato anche con l'articolo 18. Concludo con quello che mi succede: io sono sindaco del comune di Cittadella, un comune di 20.000 abitanti. Ho incontrato proprio in questi giorni questi lavoratori e penso che sia una vera tragedia, una tragedia per una persona che perde il posto di lavoro e deve andare dal sindaco di un comune a chiedere le risorse magari per poter andare avanti fino al giorno in cui arriverà alla pensione.

(Iniziative per garantire un reddito adeguato ai cosiddetti lavoratori esodati - n. 3-02187)

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02187, concernente iniziative per garantire un reddito adeguato ai cosiddetti lavoratori esodati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SAVINO PEZZOTTA. Onorevole Ministro, apprezzo il fatto che sia venuta a rispondere lei direttamente ad una questione che veramente sta creando molti problemi sul piano personale a queste migliaia e migliaia di persone, che prima della riforma del sistema previdenziale avevano trovato, o tramite accordi sindacali o per altre vie, una soluzione rispetto alle riorganizzazioni e alle ristrutturazioni di grandi aziende (penso alle Poste, all'IBM e ad altre) e che ora si trovano un po' appese, non sanno bene quale può essere il loro futuro. Non mi piace il termine esodati, perché non dà l'idea chiara della situazione. Io ho già sentito in parte la risposta che lei ha dato. Quello che noi chiediamo è proprio come si intenda affrontare la questione, ma soprattutto i tempi per affrontarla. Io mi rendo conto che i numeri che dà il sindacato sono 350.000 e forse sono anche qualcosina in più.
Termino: che lei abbia l'esigenza di conoscere i numeri per sapere quante sono le risorse da mettere a disposizione è comprensibile, ma è anche comprensibile il disagio e la sofferenza di migliaia di persone e delle loro famiglie.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, non posso che ribadire quello che ho appena detto e cioè che avremo i numeri e avremo le stime.
Infatti, vorrei anche far notare che si tratta di accordi che, in molti casi, vengono perfezionati sulla base della volontà del singolo soggetto e che prevedono, diciamo così, la messa in mobilità anche in futuro, oppure la rinuncia al posto di lavoro anche in futuro, anche se sono accordi fatti prima del 4 dicembre 2011. Quindi, abbiamo bisogno di stime precise.
Capisco l'ansia - l'ho detto -, cercherò di muovermi nel più breve tempo possibile: vorrei muovermi secondo criteri di equità. Vorrei, però, anche cogliere l'occasione per dire che queste pratiche di - consentitemi il termine - scaricare lavoratori sul sistema pensionistico, come se il sistema pensionistico fosse un grande ammortizzatore sociale, non è una buona pratica sociale. Quindi, l'idea che con la riforma delle pensioni si sia messo fine e si sia chiesto anche alle imprese di gestire diversamente i problemi di personale, credo che sia qualcosa che il Paese possa considerare positivamente.
Comunque, ribadisco il mio intendimento a risolvere quanto prima il problema, con l'ultima precisazione: che, per il 2012, nulla cambia per nessuna di queste persone. Quindi, l'incertezza c'è, ma non ci sono eventi che avrebbero potuto accadere, e che non accadono nel 2012 per effetto della riforma e di questo provvedimento.

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PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di replicare.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la precisazione e prendo atto della sua dichiarazione. Anch'io credo che non possiamo utilizzare il sistema previdenziale come un ammortizzatore sociale, tuttavia, ci sono state situazioni in cui bisognava farlo. Se lei va a vedere le singole situazioni - penso, soprattutto, a quelle che conosco meglio, come le Poste, la IBM o alcune realtà della mia zona -, se volevamo consentire una riorganizzazione delle aziende e, pertanto, non farle uscire dal ciclo produttivo, non avevamo altra strada, mancando un sistema di ammortizzatori sociali che avrebbe affrontato questa questione.
Il fatto che dobbiamo andare verso ammortizzatori sociali di tipo nuovo mi è presente e mi convince: il problema è la transizione. Da un sistema a un altro non ci può essere il vuoto: non perché non ci debba essere per chissà quale grazia divina, ma per il fatto che sono coinvolte migliaia di persone. Prendo atto che lei, signor Ministro, dice che bisogna trovare una soluzione. Io torno a ribadire che questa soluzione deve essere trovata in fretta e che non possiamo lasciare persone in una situazione di questo genere, anche se hanno, per il momento, una copertura. Ma chi ha fatto accordi sui lunghi periodi, si trova veramente in una situazione drammatica. Io credo che bisogna che il Governo, lo Stato, la Repubblica si prendano a cuore questa situazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SAVINO PEZZOTTA. Non credo che possiamo riscaricare ciò su aziende che hanno fatto una fatica enorme per riorganizzarsi. Dobbiamo trovare una soluzione che consenta, nei criteri di equità e di tempo, di risolvere la vicenda.

(Iniziative di competenza in relazione alla presenza di una clausola inerente alle condizioni di maternità, di malattia e di infortunio nei contratti di consulenza della RAI - n. 3-02188)

PRESIDENTE. L'onorevole Mattesini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Madia n. 3-02188, concernente iniziative di competenza in relazione alla presenza di una clausola inerente alle condizioni di maternità, di malattia e di infortunio nei contratti di consulenza della RAI (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, signora Ministro, lei sa che, in Italia, nascono ogni anno meno di 600 mila bambini. Siamo di fronte ad una vera emergenza demografica; siamo di fronte anche all'appannamento del valore sociale della maternità, causa anche l'assenza di concreti servizi a sostegno della maternità stessa. Troppe donne sono costrette a scegliere tra lavoro e maternità, con grave danno, tra l'altro, per tutto il Paese. Troppe volte, la maternità è motivo di discriminazione, così come risulta anche dai dati sulle dimissioni in bianco forniti dal suo stesso Ministero.
In questa situazione, ha fatto giustamente scalpore la denuncia dei precari della RAI relativa alla cosiddetta clausola 10, che prevede la rescissione del contratto in caso di malattia, infortunio e maternità.
A proposito di quella clausola, che io definisco aberrante ma che è anche anticostituzionale, sia la direttrice generale della RAI, sia lei, avete espresso l'impegno a cancellarla da tutti i contratti. Siamo quindi a chiederle, a distanza di oltre un mese da quella denuncia, e da quegli impegni, quali iniziative abbia già assunto o intenda assumere al fine di assicurare che la concessionaria televisiva pubblica cancelli definitivamente quella clausola da tutti i contratti.

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PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, credo di non dover ribadire, anche perché sarebbe l'ennesima volta, quanta importanza, come Ministro, ma anche come economista e come donna, io dia al lavoro femminile in questo Paese, all'importanza di politiche che riescano, efficacemente, a conciliare il lavoro di uomini e donne con una vita familiare piena e quindi, siccome questo è il mio credo, a questo ho detto che avrei cercato di ispirare, anche, la mia azione di Ministro. Nella riforma del mercato del lavoro che andremo a presentare prossimamente con un disegno di legge in Parlamento ci sono alcune misure che testimoniano di questa volontà e di questo impegno.
A proposito, invece, della questione più specifica che riguarda la RAI, vorrei dire che ho avuto rassicurazione - e devo credere a questa assicurazione da parte della RAI - circa la revisione della formulazione della clausola richiamata dall'interrogante; cito le parole testuali, dopo di che potrò anche approfondire il tema con una successiva indagine, magari un po' più approfondita: «la RAI ha da sempre favorito le collaboratrici in gravidanza, ben al di là degli obblighi di legge, in particolare evitando di risolvere i contratti e determinando, in ogni caso, le condizioni perché le collaboratrici potessero rendere le loro prestazioni in modo compatibile con la loro condizione». Non ho elementi per dire che questa dichiarazione non sia vera, così come per dire che la dichiarazione che la disposizione da lei citata sia vecchia, mai applicata e comunque soppressa, sia anch'essa vera.

PRESIDENTE. L'onorevole Madia ha facoltà di replicare.

MARIA ANNA MADIA. Signor Ministro, la ringrazio, ma mi sarei aspettata che l'approfondimento circa le dichiarazioni della direttrice generale Lei di un mese fa, avvenissero da parte sua prima di venire a rispondere a questa interrogazione a risposta immediata. Infatti, io so che, purtroppo, quella clausola è presente in contratti che vengono firmati ancora oggi; si tratta peraltro di collaboratrici che spesso hanno quel contratto che cela invece una diversa mansione. Spesso, come lei sa e come spesso dice, le collaborazioni celano, di fatto, un lavoro subordinato e quindi, ancora oggi, ci sono collaboratrici vittime di un contratto sbagliato e di un contratto che non tutela un valore fondamentale come quello della maternità.
Io la ringrazio e penso che nella sua riforma ci siano aspetti importanti a favore della maternità, ma penso che sia più importante cercare di togliere una clausola come questa, peraltro in contratti fatti da una concessionaria televisiva pubblica, che dovrebbe avere un'etica alla base della sua azione, piuttosto che concedere tre giorni di congedo di paternità che, di fatto, non faranno ripartire le nascite come, invece, potrebbe avvenire se la concessionaria televisiva pubblica e tutte le aziende del nostro Paese tutelassero davvero la maternità e sostenessero, davvero, le donne lavoratrici che desiderano mettere al mondo un figlio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per calmierare gli aumenti dei prezzi dei carburanti - n. 3-02189)

PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Porcino n. 3-02189, concernente iniziative per calmierare gli aumenti dei prezzi dei carburanti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, Ministro, l'interrogazione parte da un dato incontrovertibile, che è sotto gli occhi di tutti: il prezzo drammaticamente alto cui è arrivato il costo della benzina. Le do solo un dato - anche se nell'interrogazione è prevista una serie di proposte per le quali aspetto di conoscere la risposta Pag. 54 del Governo - che riguarda gli ultimi 12 anni: la benzina verde è aumentata dell'80 per cento; il gasolio è aumentato addirittura del 95 per cento. Credo che non le sfuggano, Ministro - come credo non debbano sfuggire al Governo -, i riflessi inflattivi che si hanno rispetto a questi incrementi: riflessi inflattivi derivanti dal costo incidente direttamente sulle famiglie, che usano benzina e gasolio per la propria vita, ed il riflesso derivato, perché, ovviamente, un aumento dei costi della benzina finisce con l'essere un aumento che incide sui generi di prima necessità per le nostre famiglie.
Quindi, mi pare vi siano tutti gli estremi per poter, in qualche modo, intervenire, laddove voi siete esponenti di un Governo che in termini di equità e di sviluppo vuole cambiare l'Italia. Mi attendo - e concludo - risposte concrete sulle proposte che formuliamo nell'interrogazione, Ministro.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole, gli aumenti delle accise - mi scrive il Ministero dello sviluppo economico - influiscono solo in parte sul prezzo finale dei carburanti, in quanto questo prezzo è fortemente influenzato dalle quotazioni internazionali del greggio. La legge finanziaria del 2008 prevede l'emanazione, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, di un decreto, con cadenza trimestrale, finalizzato ad una riduzione delle accise a determinate condizioni, che sono indicate nella legge stessa. Nel corrente mese di aprile si verificherà l'esistenza dei requisiti richiesti dalla legge citata.
I temi della riduzione dei prezzi del carburante e del miglioramento della concorrenza sono anche oggetto di un costante monitoraggio da parte del tavolo permanente di confronto sul mercato petrolifero istituito presso il Ministero dello sviluppo economico. Con i recenti interventi normativi di liberalizzazione si è dato l'avvio ad un'opera di razionalizzazione della rete distributiva, attraverso azioni volte a liberalizzare il settore e creare vantaggi per il consumatore. In particolare, queste norme hanno introdotto: una nuova mobilità nei contratti di fornitura, che consente di rifornirsi sul mercato libero; l'introduzione di nuove forme contrattuali per l'affidamento e l'approvvigionamento degli impianti di distribuzione dei carburanti; la possibilità, per i titolari e i gestori dei punti vendita, di accordarsi per il riscatto dell'impianto; l'ampliamento delle attività non oil, con la possibilità di vendere nel punto vendita i prodotti non oil; l'abolizione di qualsiasi vincolo per gli impianti completamente automatizzati fuori dai centri abitati; l'ulteriore monitoraggio dei prezzi del carburante; il miglioramento della comunicazione e della trasparenza del prezzo al consumatore attraverso la cartellonistica esposta presso i singoli punti di vendita carburanti e dando la preferenza alle modalità di vendita meno costose (self service); misure volte ad implementare la chiusura degli impianti cosiddetti incompatibili, in modo da perseguire una maggiore efficienza della rete carburanti.
L'attuazione di queste misure, favorendo la concorrenza nel settore, in futuro potrà contribuire alla progressiva riduzione del tasso di crescita o la riduzione in valore assoluto del prezzo del carburante.

PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di replicare.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor Ministro, capisco che lei ha letto una nota che le è pervenuta dalla Ministero competente - come temevo -, ma sulle questioni poste da noi dell'Italia dei Valori nell'interrogazione vi è una certa evasività; su una in particolare, Ministro, che avevamo posto, e sulla quale lei, clamorosamente, ha ritenuto di non rispondere, ma credo sia anche in ritardo rispetto a quanto ha deciso stamattina lo stesso Parlamento.
Noi proponevamo, come prima misura, quella di reintrodurre l'accisa mobile o Pag. 55accisa variabile, che è una modalità già stabilita da un precedente Governo. Nella legge finanziaria del 2008 il Governo Prodi aveva previsto che vi fosse una riduzione dell'imposizione gravante sulla benzina ogniqualvolta vi fossero aumenti di entrata IVA.
Cioè, se lo Stato recuperava più IVA, quell'IVA in più che lo Stato recuperava dall'aumento della benzina veniva defalcata e, quindi, era un vero beneficio per i contribuenti. Era una proposta specifica sulla quale lei, Ministro, o chi per lei, è stato evasivo.
Peraltro proprio stamattina il Parlamento ha accolto, approvando con parere favorevole del suo Governo, signor Ministro, l'ordine del giorno n. 9/4940-B/69 dell'onorevole Silvia Velo che, tra i quattro impegni che il Governo ha accettato, ha previsto esattamente la reintroduzione dell'accisa mobile, ossia uno sgravio per i contribuenti, laddove vi sia aumento dell'imposta derivante da un aumento del petrolio.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANIELLO FORMISANO. Concludo, signor Presidente. Poi, le norme che aveva in qualche modo predisposto nel provvedimento per la semplificazione sono tutte da verificare. Se però, su una che il Parlamento stamattina ha deciso debba diventare operativa, lei non mi risponde, evidentemente c'è disattenzione su questo problema.

(Iniziative di competenza nei confronti della società Tangenziale di Napoli Spa, affinché siano rispettate le norme in materia di inquinamento acustico e sia tutelato il diritto alla salute dei cittadini residenti - n. 3-02190)

PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02190, concernente iniziative di competenza nei confronti della società Tangenziale di Napoli Spa, affinché siano rispettate le norme in materia di inquinamento acustico e sia tutelato il diritto alla salute dei cittadini residenti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, premetto che la tangenziale di Napoli, nell'attraversare il tratto Vomero-Fuorigrotta, incide fortemente nel centro abitato con immissioni rumorose superiori ai 75 decibel, come risulta dalle verifiche effettuate dall'ARPAC (azienda regionale protezione ambientale Campania), causando l'invivibilità della medesima fascia di abitazioni che abbraccia oltre 3 mila persone, con tutti i problemi connessi.
Premetto, inoltre, che le normative vigenti in tema di inquinamento acustico prevedono un limite di emissioni per le zone residenziali pari a 65 decibel e che la tangenziale, costruita successivamente all'edificazione delle zone interessate, attraversa in quel tratto aree prettamente residenziali, non essendoci insediamenti industriali o produttivi, ma scuole, case di cura, ed aree a verde pubblico.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIAMPIERO CATONE. Vorremmo sapere, tenuto conto che la città di Napoli è all'ultimo posto nella classifica del rapporto sulla qualità della vita dei grandi centri abitati, secondo uno studio del politecnico di Milano, quali iniziative si intendano adottare, intervenendo nei confronti della società Tangenziale di Napoli Spa, affinché siano rispettate tutte le norme di legge e sia tutelato il diritto alla salute dei cittadini residenti in prossimità della tangenziale.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Catone, le rispondo su indicazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. In relazione alla Pag. 56problematica dell'inquinamento acustico sulla tangenziale di Napoli, il Ministro delle infrastrutture fa presente che il progetto originario in corso di esecuzione relativo alla tratta compresa tra gli svincoli di Fuorigrotta e Camaldoli è stato approvato in conferenza di servizi nel lontano 2002.
Nel corso dell'iter approvativo del progetto erano state richieste varianti alle opere concernenti la tipologia dei pannelli acustici e la riduzione dell'altezza massima delle barriere a cinque metri. Tali variazioni sono risultate congruenti con i limiti imposti dalle normative vigenti all'epoca dell'approvazione. Attualmente le opere sono state ultimate ad eccezione della galleria acustica prevista tra il cavalcavia di via Piave e quello adiacente denominato «Parva Domus».
Infatti, a causa del forte impatto del cantiere sul traffico autostradale, detta galleria è stata stralciata dai lavori per consentirne una rivisitazione progettuale e rendere compatibile la sua esecuzione con le esigenze di fluidità e sicurezza della circolazione stradale. Il progetto definitivo ha ottenuto l'approvazione da parte della soprintendenza ai beni ambientali, con prescrizioni che hanno fatto notevolmente lievitare i costi dell'opera.
Il progetto definitivo, adeguato secondo queste prescrizioni, ha ottenuto l'approvazione da parte della soprintendenza nel febbraio 2010. Al riguardo, ANAS ha assicurato che procederà quanto prima all'appalto. Nelle more dell'ultimazione dei lavori, su richiesta del comune di Napoli, sono state eseguite prove acustiche da parte dell'Agenzia regionale di protezione ambientale della Campania su alcuni ricettori posti ai piani alti di edifici ubicati lungo la tratta citata.
Da tale rilievi è risultato che in un numero esiguo di casi i limiti imposti dalle normative vigenti vengono superati di pochi decibel, fino a un massimo di 3,5 decibel.
Preso atto delle risultanze delle misurazioni, l'ANAS ha avviato lo studio per l'esecuzione di interventi correttivi diretti a ricondurre gli sporadici casi di superamento dei limiti rilevati nelle misure previste dalla vigente normativa. Tale studio dovrà essere nuovamente sottoposto all'iter approvativo della conferenza dei servizi, per essere poi successivamente approvato dalla società ANAS.
Il Governo, nel concludere, assicura che seguirà con particolare attenzione gli sviluppi della vicenda.

PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di replicare.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio ma non posso dichiararmi soddisfatto. Capisco bene che lei purtroppo deve riportare un appunto che le hanno dato, ma vorrei semplicemente chiarire che l'ARPAC (l'ente regionale campano) ha rilevato 73 decibel, cioè solo 2 decibel in meno rispetto a quando non era stato progettato l'inserimento delle barriere. Le dico anche che questi lavori sono finiti e l'ARPAC ha fatto queste rilevazioni successivamente alla conclusione dei lavori. Probabilmente non si era tenuto conto dell'aumento del traffico.
Quindi, le chiedo, signor Ministro, cosa intende fare il Governo per obbligare - ripeto: obbligare - la Tangenziale di Napoli che, per obblighi concessionari, deve investire il 2,5 per cento dei suoi fondi di bilancio per l'adeguamento per le nuove normative e tutto quanto occorre a salvaguardare la salute dei cittadini che corrono rischi praticamente ogni giorno e che almeno penso che la sera a casa abbiano il diritto a rimanere un po' tranquilli.

(Orientamenti in merito alla costruzione dell'aeroporto civile di Grazzanise (Caserta) - n. 3-02191)

PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02191, concernente orientamenti in merito alla costruzione dell'aeroporto civile di Grazzanise (Caserta) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

Pag. 57

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, signor Ministro, l'aeroporto di Grazzanise fu realizzato nella seconda metà degli anni Sessanta ed è adibito sia al traffico civile che militare. Nel febbraio 2008 è stato firmato un accordo tra Stato e regione per la realizzazione di un aeroporto Napoli-Grazzanise che potesse delocalizzare il traffico che interessa ormai l'aeroporto di Napoli che è intasatissimo. Nel 2009 la Gesac ha avuto in affidamento la realizzazione e la gestione del nuovo aeroporto. La realizzazione di questo aeroporto è importantissima per il Sud e, soprattutto, per la regione Campania e rappresenterebbe un volano non solo da un punto di vista economico, per la sicurezza, ma anche per l'occupazione. Fino ad ora però non è iniziata nessuna costruzione.

PRESIDENTE. Onorevole Porfidia, la prego di concludere.

AMERICO PORFIDIA. Quindi, signor Ministro, chiediamo di sapere cosa intende fare il Governo per risolvere questo problema nella regione Campania.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, l'intesa istituzionale quadro del lontano 18 dicembre 2001 aveva previsto che gli scali di Napoli Capodichino, Salerno Pontecagnano e Grazzanise costituissero un sistema aeroportuale campano con attribuzione di specializzazioni funzionali. Come l'onorevole interrogante ha segnalato, nel febbraio 2008 tra la regione Campania e il Ministero dei trasporti veniva sottoscritto un protocollo di intesa al fine di stabilire in maniera coordinata e sinergica le attività necessarie alla delocalizzazione funzionale del traffico aereo attualmente gravitante sull'aeroporto di Napoli-Capodichino verso un nuovo aeroporto nel comune di Grazzanise, nonché di pianificare le azioni e le procedure per la realizzazione e la gestione delle infrastrutture connesse, ivi inclusa l'implementazione dei collegamenti viari e ferroviari.
Nell'agosto 2008 è stato sottoscritto dal Governo e dalla regione Campania il primo atto integrativo della citata intesa generale quadro.
Con questa intesa venivano definite le fonti di finanziamento del nuovo sito aeroportuale di Grazzanise. Successivamente, nel luglio 2009, l'ENAC ha stipulato con la Gesac un atto di intesa preliminare, concernente la definizione delle attività propedeutiche alla stipula di un atto aggiuntivo per la concessione della gestione aeroportuale, finalizzata alla realizzazione dello scalo di Grazzanise. Inoltre, l'ente aveva attivato uno studio sullo stato del sistema aeroportuale nazionale, «Scenari e strategie di sviluppo», le cui risultanze porterebbero a ritenere che l'attuale dotazione aeroportuale della regione Campania, in assenza della realizzazione dell'aeroporto di Grazzanise, non sarebbe in grado di sostenere, nell'arco temporale fino al 2030, il previsto aumento di traffico e il supporto allo sviluppo economico del territorio.
In tema, l'ENAC ha altresì segnalato, sulla base di uno specifico studio svolto dalla Gesac, le evidenti criticità connesse alla possibilità di sviluppo dell'aeroporto di Capodichino e le relative correlazioni con i tempi di realizzazione dell'aeroporto di Grazzanise. La proposta di piano nazionale degli aeroporti, di recente inoltrata formalmente dall'ENAC ai competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ove è attualmente all'esame, afferma che Grazzanise potrebbe potenzialmente costituire uno scalo di riferimento del bacino campano. In tale quadro, il Governo assicura che nel prosieguo dell'iter provvederà a valutare, con la massima attenzione, la questione in argomento, Pag. 58 anche in ragione della sua sostenibilità economica e finanziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di replicare.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la risposta, però non ci possiamo ritenere soddisfatti, noi del partito di Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia, perché mentre è stato precisissimo - le devo dire - nella cronistoria, è stato molto evasivo nella risposta e, soprattutto, nel dire cosa si farà su questo problema. Si realizzerà? Quando si realizzerà? Ormai siamo stanchi di sentire continuamente le frasi che lei ha detto. Le abbiamo sentite già dal Governo precedente e, purtroppo, le abbiamo ascoltate ultimamente anche dal presidente Caldoro. Il sud e, soprattutto, la Campania hanno bisogno di fatti concreti. Abbiamo l'esigenza di un aeroporto in quella zona e lei ha anche relazionato sugli ultimi dati della Gesac, che dice che tra poco l'aeroporto di Napoli sarà effettivamente impraticabile.
Allora, è necessaria questa realizzazione, signor Ministro. Il Governo ci dica effettivamente quando inizieranno i lavori, perché in quella zona e anche nel Meridione questa importante infrastruttura potrà rappresentare uno sfogo per il notevole numero dei disoccupati, perché il commercio che può nascere da questa infrastruttura potrà risolvere tanti problemi. Ormai, non possiamo più aspettare, perché le famiglie non riescono ad arrivare più a fine mese. Le famiglie se prima dicevano, quando interpellate, che riuscivano ad arrivare alla penultima settimana oggi, invece, dicono che riescono ad arrivare a metà del mese. I giovani, ormai disoccupati, stanno andando via tutti quanti dal sud. Ormai, fra poco ci sarà un'emigrazione notevole dal sud.
Quindi, facciamone un compito, signor Ministro. Ne parli fortemente al Governo e ci dia questo aeroporto di Grazzanise (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

(Iniziative di competenza in merito all'aumento delle indennità degli amministratori del comune di Pontinia (Latina) disposto nel 2007, alla luce della dichiarazione di dissesto finanziario - n. 3-02192)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02192 concernente iniziative di competenza in merito all'aumento delle indennità degli amministratori del comune di Pontinia (Latina) disposto nel 2007, alla luce della dichiarazione di dissesto finanziario (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, intervengo molto sinteticamente per una breve analisi e una breve cronistoria dei fatti che hanno determinato la presentazione di questa interrogazione a risposta immediata e una riflessione di carattere politico.
Ci riferiamo a fatti accaduti nel 2004, allorché il comune di Pontinia dichiarò il proprio dissesto finanziario e in conseguenza di ciò, con un atto altamente responsabile, gli allora amministratori si decurtarono del 50 per cento gli emolumenti che a loro erano dovuti.
Successivamente, nel 2006, invece, l'amministrazione che è subentrata, incurante di quelle che erano le indicazioni che provenivano dalla legge finanziaria dell'anno in corso ma, soprattutto, del disposto dell'articolo 82 del Testo unico degli enti locali, ha disposto il ripristino dell'intera indennità, sino al raggiungimento del tetto massimo previsto dalla legge.
Quindi, sostanzialmente, ci troviamo di fronte sicuramente ad un episodio di cattiva amministrazione, ma, sotto il profilo etico, ci troviamo di fronte ad un fatto totalmente inopportuno per quello che attiene appunto alla sfera etica.
Quello che credo che sia opportuno da parte sua, signor Ministro, senza per questo voler anticipare la sua risposta, è che, al di là di quello che può essere il giusto Pag. 59e doveroso intervento, possa arrivare una risposta che ci permetta di individuare una direzione ben precisa, che è quella di un'inversione di tendenza.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole Barbaro chiede di conoscere le valutazioni del Ministro dell'interno sull'operato tenuto dall'amministrazione comunale di Pontinia in merito all'aumento delle indennità corrisposte agli amministratori eletti a seguito delle consultazioni del 2006, pur in presenza della dichiarazione di dissesto finanziario.
La procedura di dissesto del comune, avviata nel 2004, ha avuto termine, con decreto del Ministro dell'interno, il 18 marzo 2010. Questo elemento temporale è dirimente, a mio avviso, per formulare una valutazione compiuta dei fatti e dell'operato dell'amministrazione comunale.
Va, inoltre, precisato che il vigente ordinamento delle autonomie locali non consente al Ministero dell'interno, e per esso ai prefetti sul territorio, alcuna forma di intervento o di sindacato sulla gestione delle risorse finanziarie del comune. Resta fermo, comunque, il potere di impulso e di sollecitazione rimesso al prefetto, che, come dirò più avanti, è stato esercitato, oltre ai poteri di cognizione delle giurisdizioni amministrative e contabili.
Sulla base degli accertamenti esperiti, risulta che l'amministrazione comunale subentrata nel 2006 ha proceduto, nell'aprile 2007, e dunque in costanza di dissesto, alla maggiorazione di tutte le indennità di carica a suo tempo oggetto di delibera consiliare, che le aveva ridotte della metà rispetto agli importi tabellari massimi di cui al decreto ministeriale n. 119 del 4 aprile 2000.
Va anche osservato che la contestuale riduzione del 10 per cento dell'ammontare di tali indennità non è stato applicato sul quantum risultante alla data del 30 settembre 2005, come prescritto dall'articolo 1, comma 54, della legge finanziaria per il 2006, ma sul nuovo importo comprensivo dell'avvenuta maggiorazione.
Il 29 marzo 2011 il prefetto di Latina ha comunicato al sindaco, sulla base anche di quanto ritenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze, la non conformità della delibera consiliare al quadro normativo. Il sindaco ha riferito che sono state effettuate verifiche presso gli uffici comunali competenti e di avere trasmesso le relative relazioni alla Corte dei conti. Come ho già detto, al momento non sono esperibili ulteriori iniziative da parte del Ministero dell'interno, che, peraltro, ha già fornito al giudice contabile tutti gli elementi istruttori.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbaro ha facoltà di replicare.

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la cortese e puntuale risposta, tra l'altro anche esauriente per i dettagli attraverso i quali è stata formulata, però, anche per sua stessa ammissione, ci troviamo di fronte ad un dissesto finanziario del comune di Pontinia che si è prolungato sino al 2010, con un atto che appare gravemente illegittimo.
Ma quello che ancora più ci preme sottolineare è che noi, attraverso questa interrogazione a risposta immediata, volevamo sì, ovviamente, porre l'accento su di un tema specifico di natura contingente che riguarda questa amministrazione, ma speravamo anche che si trovassero i rimedi per cercare non solo di risolvere un problema di cattiva amministrazione, ma anche per porre le basi per un modo diverso di affrontare i problemi che riguardano sì l'amministrazione di una cittadina, seppure importante, come Pontinia - che, ricordiamo, è uno dei paesi più importanti della provincia di Latina -, ma che va in una direzione ben precisa che è quella di dare risposte ai cittadini che si sentono sempre più lontani dalla classe politica che li rappresenta, soprattutto in questi giorni in cui stiamo vedendo particolari aspetti che riguardano la vita del Pag. 60nostro Paese attraverso una degenerazione partitocratica della classe politica che ci sta, proprio in questi giorni, portando a conoscenza di fatti che non vorremmo mai sentire, ma che riguardano anche l'ambiguità attraverso la quale si presenta una classe politica, attraverso la propria autoreferenzialità, che proprio oggi va a celebrare, con il fallimento della commissione Giovannini, un altro passo falso per quello che attiene alla trasparenza della cosa pubblica.
Ci aspettavamo, da questo punto di vista, di ricevere risposte sotto tale profilo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 5 aprile 2012, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,55.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4940-B - odg 9/4940-B/3 454 430 24 216 61 369 32 Resp.
2 Nom. odg 9/4940-B/7 461 456 5 229 50 406 31 Resp.
3 Nom. odg 9/4940-B/22 473 131 342 66 79 52 30 Appr.
4 Nom. odg 9/4940-B/26 479 471 8 236 46 425 30 Resp.
5 Nom. odg 9/4940-B/28 479 455 24 228 109 346 29 Resp.
6 Nom. odg 9/4940-B/34 484 478 6 240 64 414 29 Resp.
7 Nom. odg 9/4940-B/38 486 479 7 240 71 408 28 Resp.
8 Nom. odg 9/4940-B/43 491 483 8 242 65 418 28 Resp.
9 Nom. odg 9/4940-B/46 487 326 161 164 78 248 28 Resp.
10 Nom. odg 9/4940-B/47 493 483 10 242 50 433 28 Resp.
11 Nom. odg 9/4940-B/48 492 484 8 243 45 439 28 Resp.
12 Nom. odg 9/4940-B/51 498 454 44 228 444 10 28 Appr.
13 Nom. odg 9/4940-B/53 497 363 134 182 121 242 27 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 17)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/4940-B/54 498 489 9 245 48 441 27 Resp.
15 Nom. odg 9/4940-B/55 499 428 71 215 176 252 26 Resp.
16 Nom. odg 9/4940-B/58 479 470 9 236 66 404 26 Resp.
17 Nom. Ddl 4940-B - voto finale 464 443 21 222 394 49 17 Appr.