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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 614 di giovedì 29 marzo 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 10,05.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 marzo 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Antonione, Brugger, Bruno, Cicchitto, Cimadoro, Cirielli, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Fava, Gregorio Fontana, Anna Teresa Formisano, Tommaso Foti, Franceschini, Gava, Iannaccone, Lamorte, Lucà, Lulli, Lusetti, Melchiorre, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Raisi, Paolo Russo e Saglia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquattotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Inversione dell'ordine del giorno (ore 10,16).

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per chiedere, se possibile, di spostare il seguito della discussione delle mozioni al primo punto all'ordine del giorno, concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, dopo il seguito della discussione delle mozioni previsto al quarto punto dell'ordine del giorno.
Mi pare ci possa essere anche una condivisione tra i gruppi. Non so se lei adesso vuole appurare questo.

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni sulla richiesta dell'onorevole Fugatti - i rappresentanti dei gruppi in Aula sono tutti d'accordo - rimane così stabilito.
Il primo punto all'ordine del giorno sarà, quindi, il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in materia di uso e sviluppo delle agroenergie, con particolare riferimento agli impianti alimentati a biomasse.
(Così rimane stabilito).

Pag. 2

Sull'ordine dei lavori (ore 10,18).

ANTONELLO GIACOMELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, vorrei svolgere una riflessione anche a nome della collega Albini, che associandosi alle mie parole evita per questo di intervenire.
Come lei certamente sa, oggi la Commissione bicamerale dà il parere definitivo sul decreto per Roma capitale. In questo decreto, oltre a riprendere aspetti, che definirei folcloristici, già contenuti nel primo decreto - come quello di chiamare il consiglio comunale «assemblea capitolina» - e che sono aspetti che interessano meno quest'Aula, si prevede che il comune di Roma abbia il privilegio di partecipare al CIPE, di intervenire alla Conferenza Stato-regioni e di avere la possibilità di contrattare direttamente, anno per anno, con il Governo i termini del Patto di stabilità.
Non entro nel merito di questo, perché altri colleghi partecipano alla Commissione bicamerale dunque saranno loro a valutare nel merito il lavoro svolto. Né intendo negare che sia opportuna la definizione di uno status particolare per la capitale del Paese. Tuttavia, vorrei ricordare, anche ai membri presenti del Governo, che gli altri 8 mila comuni hanno lo stesso diritto e che i cittadini degli altri comuni italiani non sono cittadini di serie B, anche se non hanno un'assemblea capitolina, ma un semplice consiglio comunale.
Il Governo si era impegnato, accogliendo un ordine del giorno del Partito Democratico, a definire entro febbraio l'entità dei trasferimenti ai comuni ed a definire il Fondo sperimentale di riequilibrio, misure necessarie considerata l'anticipazione dell'IMU al 2012. Di tutto questo non vi è traccia e io credo che se il Governo facesse qualche dichiarazione in meno e mantenesse qualche impegno in più, renderebbe il Paese e le istituzioni più pronte.
Quindi trovo sinceramente che sia inconcepibile che oggi la Commissione bicamerale compia quest'ultimo passo. Credo che il Governo dovrebbe interrompere quel percorso finché non è in grado di portare risposte convincenti e dovute a tutti i comuni italiani che sono messi altrimenti nella condizione di non fare bilanci, di non poter fare nessuna programmazione, oppure di dover improvvisare delle cifre per la latitanza del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, oggi, 29 marzo, ricorrono ottant'anni dalla scomparsa a Parigi di Filippo Turati. Turati non è soltanto il fondatore del PSI, Turati è oggi un personaggio di grande attualità, in un Paese come il nostro sempre a rischio di violenza politica, massimalismo, qualunquismo ed antiparlamentarismo. Turati, fondando il PSI, che allora era il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, nel 1892, a Genova, intese separare nettamente socialismo ed anarchismo, scegliendo la via parlamentare, il gradualismo e il riformismo come caratteri identitari del socialismo umanitario e soprattutto non violento. Turati e il suo PSI, passo dopo passo, riuscirono a garantire un miglioramento costante delle condizioni di vita di operai, contadini e di tutto il popolo operoso e operante. È sufficiente dire che grazie a lui si attuano le prime riforme sul lavoro minorile e sul lavoro femminile, anche perché aveva accanto una donna straordinaria, Anna Moiseevna Rozenstein, a tutti nota come Anna Kulisciova.
Davanti alla Prima guerra mondiale, fu costretto a seguire la linea del «né aderire né sabotare», benché nella sua mente fossero vivi e incoercibili l'idea di nazione e il bagaglio dell'epopea del Risorgimento. Il socialismo cui si ispirava Turati era originato probabilmente dal socialismo Pag. 3francese e ancor più dal socialismo austriaco: cito un nome per tutti, Otto Bauer, che credo fosse la sua lente per leggere Marx. Dopo l'entrata nella Prima guerra mondiale - guerra che nacque da una forzatura contro il Parlamento, è bene non scordarlo - il suo cuore continuò comunque a battere per le sorti del suo Paese, tant'è che scrisse nel 1915 al Ministro Barzilai, quando eravamo già entrati in guerra: «Quando fu deciso l'intervento sentii subito che ormai bisogna cogliere l'evento non solo come un fatto inevitabile, da non sabotarsi, ma che tutti dovevamo unirci nello sforzo per la vittoria». Dopo Caporetto, quando il nostro Paese corse il rischio di essere invaso e disfatto, ancora Turati esternò senza più remore tutto il suo amor di patria, esponendosi alla condanna brutale dei massimalisti e dei futuri scissionisti che poi fondarono il Partito Comunista d'Italia. È da allora che è costretto a prendersi i piccoli insulti, come quello di «social fascista», «social traditore», «sociali sciovinista», che i comunisti in seguito affibbiarono non solo a Turati ma anche a Matteotti e a Nenni.
A Livorno Turati fu profetico, perché disse ai suoi compagni: guardate, il leninismo è una degenerazione giacobina e poliziesca che non potrà non fallire. Fu profetico ma fu ancora insultato, tant'è che nel 1932, alla sua morte, Togliatti su Stato operaio (aprile del 1932) scrisse di lui cose incredibili, ad esempio che aveva speso un'intera vita per servire i nemici del proletariato, per servire la borghesia; addirittura Togliatti lo definì parlamentare incarognito, corrotto dal parlamentarismo, addirittura rifugiato all'estero quando era semplicemente esule perché...

PRESIDENTE. Onorevole Lehner, il tempo sarebbe terminato. La sede non è proprio opportuna per le lezioni di storia, quindi la pregherei di terminare.

GIANCARLO LEHNER. Più che lezioni di storia noi qui andiamo a parlare di anniversario.

PRESIDENTE. Lo so, onorevole Lehner, però la prego di concludere.

GIANCARLO LEHNER. Allora concludo. In questo momento in cui il Parlamento è stato oggetto ed è oggetto di campagne che sono contrarie alla politica, che sono contrarie alle nostre Istituzioni, che in qualche modo sviliscono le nostre Istituzioni io dico che accettiamo questa ricorrenza al grido di viva Turati, viva il Parlamento, viva la politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
Signor Presidente, chiedo, infine, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Lehner, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

Seguito della discussione delle mozioni Servodio ed altri n. 1-00869, Delfino ed altri n. 1-00905, Bossi ed altri n. 1-00912, Beccalossi ed altri n. 1-00914, Di Giuseppe ed altri n. 1-00915, Misiti ed altri n. 1-00918, Di Biagio ed altri n. 1-00921, Commercio ed altri n. 1-00925 e Ruvolo ed altri n. 1-00926 concernenti iniziative in materia di uso e sviluppo delle agroenergie, con particolare riferimento agli impianti alimentati a biomasse (10,27).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Servodio ed altri n. 1-00869 (Nuova formulazione), Delfino ed altri n. 1-00905, Bossi ed altri n. 1-00912, Beccalossi ed altri n. 1-00914, Di Giuseppe ed altri n. 1-00915, Misiti ed altri n. 1-00918, Di Biagio ed altri n. 1-00921, Commercio ed altri n. 1-00925 e Ruvolo ed altri n. 1-00926 concernenti iniziative in materia di uso e sviluppo delle agroenergie, con particolare riferimento agli impianti alimentati a biomasse.
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha Pag. 4avuto luogo nella seduta di lunedì 12 marzo 2012, sono state presentate le mozioni Commercio ed altri n. 1-00925 e Ruvolo ed altri n. 1-00926, che sono state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, faccio una breve premessa prima di entrare nel merito delle mozioni. In considerazione dell'ampiezza della definizione di biomassa contenuta nella direttiva n. 28 del 2009 e delle molteplicità di utilizzo possibili, le biomasse rappresentano una fonte rinnovabile che può contribuire al raggiungimento degli obiettivi energetici assegnati dall'Unione europea al nostro Paese per il 2020, vale a dire un contributo pari al 17 per cento delle fonti rinnovabili sul consumo totale di energia e una quota pari almeno al 10 per cento di biocarburanti sul consumo totale di carburanti. Il biogas in particolare negli ultimi anni ha conosciuto un notevole sviluppo e diffusione, anche in considerazione delle caratteristiche relative alla sua filiera che lo rendono particolarmente adatto a favorire la nascita di una filiera tecnologica italiana di produzione di impianti a biogas con importanti potenziali ricadute sull'indotto.
Pertanto l'utilizzo e la diffusione delle biomasse può costituire un elemento per valorizzare le filiere agroalimentari più efficienti che non generino competizioni nell'uso del suolo a scopo agricolo o energetico. Lo sviluppo recente di queste fonti energetiche rinnovabili è sostenuto dall'esistenza di meccanismi incentivanti introdotti ormai da vari anni nel sistema elettrico e di recenti disposizioni normative.
A tale proposito si rammenta che è stato emanato, nel 2010, un decreto contenente le linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili e - questo è molto rilevante per la discussione che faremo poi delle mozioni - è in fase di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il decreto sul cosiddetto burden sharing relativo alla ripartizione tra le regioni e le province autonome dell'obiettivo europeo di energia verde fissato per l'Italia al 2020. Tali provvedimenti, su cui è stata acquisita l'intesa delle regioni, se applicati correttamente, permettono una migliore programmazione in ambito locale degli interventi, oltre che un loro miglior raccordo tra il livello centrale e il livello territoriale degli interventi. Le mozioni sono in larga misura accolte, con qualche proposta di riformulazione che poi presenterò all'Aula. In ogni caso, è importante tener conto che il decreto sul burden sharing è già in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e, inoltre, sono ormai a buon punto di preparazione i decreti ministeriali in materia di rinnovabili, sia non fotovoltaico che fotovoltaico.
Vengo al merito delle mozioni presentate. Circa la mozione Servodio ed altri n. 1-00869 (Nuova formulazione), il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo. Sul secondo capoverso del dispositivo, invece, vi è una proposta che semplifica un po' il testo e consente di chiarire meglio, a nostro giudizio, l'impegno e, quindi, anche la verifica dell'impegno stesso. In altri termini, il Governo propone che il secondo capoverso del dispositivo sia così riformulato: «a verificare l'applicazione sul territorio nazionale delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili e del burden sharing e a incentivare il settore delle agroenergie e le connesse potenzialità in termini di green economy, salvaguardando la funzione primaria dell'agricoltura, il paesaggio agrario e l'equilibrio urbanistico, evitando distorsioni di mercato sui settori connessi».
Si tratta di un testo leggermente più breve di quello proposto dalla mozione, ma crediamo un pochino più chiaro e facilmente verificabile come impegni. In particolare, segnaliamo all'onorevole Servodio che la seconda parte dell'impegno, Pag. 5come proposto nella mozione, aveva un problema riguardante il rapporto tra poteri centrali e poteri regionali e locali. La nostra riformulazione evita interventi del Governo sulla regolamentazione delle dinamiche localizzative che attengono, sia alla scelta imprenditoriale, sia, soprattutto, alla programmazione e all'esercizio del potere autorizzativo tipico degli enti territoriali e locali. Riteniamo, quindi, che la nostra riformulazione sia più rispettosa anche dei poteri locali. Sul terzo capoverso il Governo propone di eliminare le seguenti parole: «, utilizzando, oltre a quelli già esistenti, come possibile ulteriore strumento adatto a questo tipo di monitoraggio la già citata analisi del ciclo di vita». Resta tutto come indicato dalla mozione, semplicemente con le ultime due righe che vengono meno. In altri termini, qual è il problema? L'analisi del ciclo di vita, che viene richiamato in questa parte che noi proponiamo all'onorevole Servodio di eliminare, è uno strumento di difficile applicazione agli impianti che utilizzano le biomasse che sono numerosi e prevalentemente di piccola dimensione.
Quindi, nella nostra riformulazione, il terzo capoverso del dispositivo della mozione Servodio n. 1-00869 (Nuova formulazione) sarebbe il seguente: «a differenziare il sistema degli incentivi sulla base dei principi espressi nel penultimo capoverso della premessa e sulla base dell'efficienza energetica dell'impianto, con l'obiettivo di sfruttare innanzitutto le risorse locali nel rispetto della vocazione agricola del territorio, premiando la virtuosità della filiera e dell'efficienza energetica di tutto il ciclo».
Il Governo esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo: «a favorire un protagonismo dell'imprenditoria agricola italiana, al fine di incentivare l'opzione agroenergetica» e così via.
Il Governo esprime parere favorevole sul quinto capoverso del dispositivo della stessa mozione: «a provvedere ad uniformare la legislazione relativa alla definizione di sottoprodotto e al ciclo integrato dei rifiuti» e così via.
Per quanto riguarda la mozione Delfino n. 1-00905, il Governo propone per il primo capoverso del dispositivo una minuscola riformulazione, nel senso di sostituire nelle parole «ad assumere ogni iniziativa di competenza per garantire un quadro normativo stabile e certezze per i prossimi cinque anni, con incentivi» e così via, semplicemente: «cinque anni» con «tre anni». Il problema è che l'attuale normativa, in particolare il decreto legislativo n. 28 del 2011, prevede un quadro stabile per il triennio 2013-2015 e poi, per il periodo successivo, prevede che si proceda ad una revisione ogni due anni. Dunque pensiamo che in questa sede sia necessario prevedere tre anni e poi sappiamo cosa dispone il decreto legislativo.
Il Governo esprime parere favorevole sul secondo capoverso del dispositivo della mozione Delfino n. 1-00905: «a favorire un protagonismo dell'imprenditoria agricola italiana» e così via simile all'ultimo capoverso della mozione Servodio n. 1-00869 (Nuova formulazione).
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Bossi n. 1-00912, salvo due limitate riformulazioni: con la prima, nel primo capoverso del dispositivo, il Governo propone di sopprimere la parola «prioritariamente». Infatti condividiamo la finalità di indirizzare prioritariamente l'immissione nella rete del gas del biometano, tuttavia tenete conto che sono necessarie regole tecniche fissate dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Quindi la nostra è soltanto una cautela temporale con riferimento ai provvedimenti che tale Autorità deve varare.
La seconda riformulazione riguarda la lettera b) del dispositivo. Proponiamo di sostituire le parole «tariffe incentivanti adeguate a stimolare gli investimenti e ripagare i costi di gestione» con la seguente riformulazione: «tariffe incentivanti in un'ottica di complessiva sostenibilità economica del sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili comparabile con i livelli di incentivazione europei». Il Governo esprime parere favorevole sulle Pag. 6parti restanti della mozione. Il Governo propone le predette riformulazioni, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Beccalossi n. 1-00914 riguardo al primo capoverso del dispositivo: « a promuovere una revisione della normativa vigente al fine di valorizzare le cosiddette agroenergie» e così via.
Il secondo impegno è accolto: «a valutare l'opportunità di sviluppare, in accordo con le regioni, nel rispetto delle proprie ed altre competenze, la programmazione, su scala regionale, della coltivazione dei prodotti agricoli ad uso energetico»; il terzo impegno è accolto: «ad assumere iniziative volte a chiarire il quadro normativo in materia di identificazione degli scarti di origine agroindustriale, allorché si tratti di risorse per la produzione di energia e, quindi, impiegabili in impianti di produzione energetica».

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, posso chiederle di non rileggere gli impegni accolti? Legga solo le variazioni.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Va bene, era per scrupolo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sì, ho capito grazie.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Al punto quarto proponiamo una leggera riformulazione (abbia pazienza l'onorevole Beccalossi, leggo la riformulazione): «ad elaborare, nell'ambito della necessaria razionalizzazione degli incentivi pubblici, i dettagli di meccanismi di supporto più adeguati per lo sviluppo e lo sfruttamento delle biomasse a fini energetici e, allo stesso tempo, ad orientare la domanda verso comportamenti più rispettosi dell'ambiente e più sensibili alla questione del risparmio energetico». Si tratta di una riformulazione che ci sembra rispecchi maggiormente la coerenza complessiva dell'assetto che dovremmo definire e che stiamo definendo con i decreti ministeriali di cui parlavo prima. L'impegno quinto della mozione Beccalossi ed altri n. 1-00914 è accolto.
Mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00915: il primo impegno è accolto, il secondo impegno è accolto, il terzo impegno è accolto, il quarto impegno è accolto; sul quinto impegno vi è una nostra leggera riformulazione: «a favorire, ove tecnicamente ed economicamente possibile, la realizzazione di piccoli distretti o reti energetiche nelle aree rurali, favorendo la partecipazione attiva delle imprese e delle aziende agricole». Il sesto impegno è accolto.
Mozione Misiti ed altri n. 1-00918: il primo impegno è accolto, il secondo impegno è accolto, il terzo impegno è accolto; sul quarto impegno proponiamo una riformulazione che allunga un po' l'impegno, ma perché lo precisa; la riformulazione è la seguente: «a monitorare e vigilare il corretto inserimento degli impianti nel tessuto urbanistico e rurale, preservando il paesaggio e ferme restando le competenze stabilite in merito all'applicazione, da parte delle regioni, delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti da fonti rinnovabili».
Mozione Di Biagio ed altri n. 1-00921: il primo impegno è accolto. Il secondo impegno al momento non è accolto, perché vorremmo dall'onorevole Di Biagio una precisazione, e cioè laddove parla di «predisporre in tempi celeri un'iniziativa normativa volta a modificare l'attuale configurazione del sistema di certificazione» non ci è chiaro a quale sistema di certificazione si riferisce e quindi chiediamo un chiarimento all'onorevole Di Biagio. Sul terzo impegno proponiamo una lieve riformulazione, che leggo: «a predisporre ulteriori iniziative - anche di carattere normativo - che, in ottemperanza agli obblighi contratti a livello internazionale, supportino ed incentivino il comparto della produzione energetica da bioliquidi, ferma restando l'esigenza di garantire la biosostenibilità di questi e delle materie prime di derivazione, ai sensi delle direttive comunitarie del 2009». La riformulazione consiste nel cancellare quell'inciso: Pag. 7«indipendentemente dalla provenienza di questi ultimi», che noi riteniamo non accettabile.
Mozione Commercio ed altri n. 1-00925: il primo impegno è accolto, il secondo impegno è accolto.
Mozione Ruvolo ed altri n. 1-00926: il primo impegno è accolto, il secondo impegno è accolto; sul terzo impegno vi è una proposta di riformulazione: al termine del punto a) aggiungere: «ferme restando le competenze delle regioni e delle province autonome in merito»; i punti b) e c) sono accolti. Il quarto impegno della mozione è accolto. Con questo ho completato le risposte del Governo.

PRESIDENTE. Intendiamo, quindi, parere favorevole con le riformulazioni che sono state indicate, sulle quali chiedo a tutti i presentatori che interverranno per dichiarazione di voto di indicare, nella stessa dichiarazione di voto, se accolgano o meno le riformulazioni presentate dal Governo, con riferimento alle quali, qualora accettate, il Governo ha espresso parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per due minuti, nei quali gli chiedo di esprimersi sulla riformulazione proposta.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, la riformulazione della mozione a mia prima firma n. 1-00918, consiste solo nell'aggiunta di un inciso, che va benissimo e che io stesso condivido. Quindi, accetto la riformulazione proposta dal Governo. Chiediamo, dunque, all'Aula di votare la nostra mozione e voteremo tutte le altre mozioni che hanno ricevuto il parere favorevole del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori accetta la riformulazione, proposta dal Governo, del quinto capoverso del dispositivo, con riferimento alle parole: «ove tecnicamente ed economicamente possibile», perché, in effetti, non è che cambi molto il contenuto dell'impegno stesso.
Signor Ministro, queste mozioni sono state proposte anche nel rispetto degli impegni che l'Italia ha assunto nell'ambito del raggiungimento dell'obiettivo chiamato «20-20-20», aggiungerei entro il 2020.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, ma con chi deve parlare?

PRESIDENTE. Nessuno distragga il sottosegretario.

ANITA DI GIUSEPPE. Gli impegni che l'Italia ha assunto riguardano proprio quelli stabiliti con l'Unione europea e il Protocollo di Kyoto: sono impegni seri, che pongono anche dei problemi nell'ambito del Piano nazionale d'azione per le energie rinnovabili che l'Italia ha messo in atto. Proprio in questo Piano, il settore delle biomasse riveste un ruolo molto importante: in effetti, sommando tutti gli obiettivi che è necessario raggiungere nell'ambito dell'energia da fonti rinnovabili, a tutte le biomasse solide, liquide e gassose, viene richiesto di produrre ben il 44 per cento di tutta l'energia da fonti rinnovabili. Quindi, è chiaro che l'impegno dell'Italia deve essere teso proprio a questo. Pertanto, il contributo che le biomasse possono dare è importante in ordine all'impegno che l'Italia ha assunto e che, comunque, deve essere utilizzato insieme alle politiche di risparmio energetico per sostituire proprio le fonti fossili.
L'agricoltura svolge un ruolo importante per quanto riguarda le biomasse, tuttavia, bisogna dire che le stesse biomasse possono comportare impatti ambientali che, comunque, devono essere valutati. Signor Ministro, lei avrà sicuramente notato che, nella nostra mozione, più che altro, si chiede la tutela e la salvaguardia dell'ambiente, perché è Pag. 8chiaro che, se vi sono degli obiettivi da raggiungere, è necessario raggiungerli attraverso le fonti di energia rinnovabili. L'Italia dei Valori ha promosso un referendum contro il nucleare e, quindi, è chiaro che è a favore di questo tipo di fonti.
Ciò che raccomandiamo è, soprattutto, la valutazione di compatibilità ambientale dell'impianto a biomassa, tenendo presente tutto il ciclo produttivo. Questi impianti devono sì portare e generare ricchezza sul luogo in cui vengono realizzati, tuttavia, l'approvvigionamento della biomassa deve avere un impatto ambientale sostenibile, anche per quanto concerne l'incremento della viabilità: lo abbiamo detto molto chiaramente nella nostra mozione.
Infatti, quando i cittadini sentono che sul loro territorio potrebbe essere installata una centrale a biomassa, qualche titubanza ce l'hanno. Vi sono state contestazioni in tal senso, in quanto essi temono che verrebbero distolti terreni fino a quel momento dediti alla produzione di alimenti e che vengano utilizzate anche monoculture intensive, che impoverirebbero i terreni con largo consumo di concimi ad acqua, che potrebbero essere inquinanti. Pertanto, si teme moltissimo per la sostenibilità ambientale.
Come ho già detto in sede di discussione sulle linee generali, una fonte vera di energia alternativa c'è ed è il risparmio energetico. Purtroppo, noi uomini non utilizziamo sempre comportamenti corretti. Tutto quello che la natura ci offre, purtroppo, viene speso; non esiste un'educazione in tal senso: non vogliamo riuscire ad imparare a conservare e anche a riciclare; non si presenterebbe, allora, il problema delle fonti di energia rinnovabili. Dunque, l'uomo dovrebbe stare un attimino più attento.
Per tornare a noi, il gruppo dell'Italia dei Valori ringrazia il Governo perché ha accettato gli impegni che sono stati richiesti nella mozione, ossia: a differenziare le misure di sostegno, privilegiando le biomasse di scarto o a filiera corta entro 70 chilometri dall'impianto di produzione dell'energia/calore; a prevedere, altresì, incentivi per le aziende agricole che decidono di utilizzare per proprio consumo l'energia prodotta da biomasse, specie in quei contesti dove vi sono alte esigenze energetiche, come le serre, gli allevamenti zootecnici o quegli impianti aziendali che trasformano i prodotti agricoli.
Abbiamo, inoltre e soprattutto, chiesto un controllo, che segua, però, tutto il ciclo produttivo delle centrali a biomasse, chiedendo al Governo che vengano anche verificate, nel percorso, le possibili distorsioni di mercato, ossia le ripercussioni sulla competitività di alcune filiere agroalimentari e, quindi, sui prezzi al consumo dei prodotti stessi.
Abbiamo, quindi, impegnato il Governo a mettere in atto tutte quelle iniziative che tendano a salvaguardare quelle che sono le pratiche agricole tradizionali: non vorremmo, infatti, che il reddito agricolo tradizionale, proveniente dalla cultura dei terreni, entri in competizione con la produzione di energia da biomasse. Questo tipo di produzione di energia deve, infatti, essere di integrazione, deve risultare integrativa del reddito dell'azienda agricola e non deve sostituirne il reddito tradizionale.
Credo che per il Governo - e lei, signor sottosegretario, lo ha dimostrato - non sia stato difficile accogliere queste mozioni, proprio perché sia l'Europa che il Protocollo di Kyoto vanno verso questa direzione. Noi accettiamo con vero piacere la riformulazione proposta, però ribadiamo che gli impegni che il Governo ha assunto nell'accogliere questa mozione debbano venire rispettati.
Non vorremmo, infatti, signor sottosegretario, che all'eolico selvaggio, allo specchio selvaggio, si sostituisca la biomassa selvaggia. Non vorremmo che sul territorio italiano sorgessero una miriade di centrali a biomasse: quindi, un giusto numero di centrali per ottenere energia, ma salvaguardando l'ambiente e il paesaggio, così come anche l'attività agricola italiana. Sappiamo perfettamente che le produzioni agricole italiane sono di alta qualità ed è un dovere del Governo proteggere e tutelare Pag. 9 anche quelle che sono le produzioni di qualità della nostra agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, gentile sottosegretario, volevo evidenziare che, per quanto riguarda il terzo capoverso del dispositivo della mozione, faccio riferimento al decreto ministeriale del 23 gennaio 2012. Di certo, poche volte l'attenzione di quest'Aula è ricaduta sulla valorizzazione delle fonti di produzione di energia rinnovabili, nonché sull'approfondimento delle diverse tecnologie che sono alla base di queste.
Nel vasto panorama delle rinnovabili, di certo, le biomasse non hanno avuto, fino ad ora, una grande attenzione; sono state quasi considerate una sorta di nicchia del versante produttivo, senza comprendere realmente quanto questo comparto rappresenti un valore aggiunto notevole per il settore. Per questo, e lo ribadisco, le mozioni in esame rappresentano un traguardo, perché mettono al centro dell'attenzione istituzionale un ambito produttivo sul quale possiamo e osiamo chiedere di più al Governo, perché ne vale per la nostra economia, per il nostro ambiente e per lo sviluppo del Paese.
La nostra mozione ha proprio questa ambizione, e mi rivolgo ai colleghi: dobbiamo lasciare l'inutile demagogia; cominciamo, per una volta, a parlare della realtà italiana e delle produzioni energetiche da biomasse, delle condizioni degli impianti e dei problemi che i nostri produttori e i nostri lavoratori affrontano ogni giorno, sicuramente condizionati da una normativa che sembra parlare d'altro, a volte, completamente distante dalla nostra economia.
Questa mozione rappresenta un tavolo attraverso il quale noi chiediamo di dialogare con il Governo, pretendendo un intervento e chiedendo delle rettifiche; non si può continuare ad ignorare cosa rappresentano, in questo momento, i prodotti delle biomasse, e l'enorme potenzialità che hanno i bioliquidi e i biocombustibili, che rappresentano delle importanti risorse rispettivamente sul versante della produzione energetica e su quello dei trasporti, prodotti che stanno acquistando una rilevante configurazione produttiva in Italia; in particolare, i bioliquidi - oli vegetali grezzi o trattati - sono una fonte naturale di energia che sta acquistando sempre più terreno in Italia, come oltre confine. Questa è l'energia pulita per eccellenza ed è proprio questa energia che fa muovere centinaia di impianti, macchine, fabbriche in ogni regione d'Italia e, forse, questa energia pulita meriterebbe più attenzione.
Nella nostra mozione abbiamo citato la comunicazione della Commissione europea in materia di bioeconomia, proprio per sottolineare l'importanza che l'Europa dedica a questo comparto e siamo qui per impegnare l'Italia in questo senso; per chiedere al Governo di dare seguito a quella prospettiva e per ipotizzare una reale crescita sostenibile, considerando che in Italia esistono gli strumenti e i presupposti per fare di più e meglio. Tuttavia, dobbiamo stare con i piedi per terra, tutelare il comparto non vuol dire introdurre un protezionismo dannoso e distruttivo, come si sta cercando di fare con il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 23 gennaio 2012 sul sistema nazionale di certificazione per biocarburanti e bioliquidi. Non è questa una garanzia di sostenibilità, ma è un blocco gratuito del sistema. L'Italia non può produrre da sola le risorse per il settore.
Parlare di filiera corta, mettendo addirittura dei paletti in termini di distanza dall'impianto può essere deleterio; certamente potrebbe riguardare piccoli e nuovi impianti situati, ad esempio, in prossimità di industrie alimentari, ma converrete con me sul fatto che parliamo di una percentuale bassissima di realtà. Non possiamo accettare che venga fatta una gratuita generalizzazione, poiché significa ignorare il sistema e le condizioni entro cui i nostri Pag. 10impianti lavorano e di conseguenza bloccare un settore. L'Italia ha la capacità di soddisfare la domanda di materie prime degli impianti energetici attivi usufruendo delle sole colture oleaginose nazionali. Questa evidenza è di una semplicità disarmante. Appare chiaro che nel settore è determinante il coinvolgimento di partner internazionali ed è opportuno, pertanto, fare delle doverose differenziazioni, dimostrando di avere conoscenza del settore, e non limitarsi ad una analisi superficiale che, come al solito, risulta anche poco efficace.
Chiediamo un intervento celere, che salvi i nostri imprenditori e la nostra economia e che non faccia risuscitare un protezionismo che fa ridere l'Europa e il mondo; da un lato è importante che si tenga conto degli obiettivi che l'Italia deve raggiungere entro il 2020, dall'altro non si può trascurare la caratterizzazione dell'economia italiana, introducendo una normativa, come quella citata, che reca solo problemi, pone limiti allo sviluppo e crea distorsioni del mercato.
Appare non più differibile un intervento sulle norme attuali, per consentire l'utilizzo dei rifiuti e degli scarti come risorsa per la produzione di energia, chiarendo, in questo modo, le procedure di identificazione degli scarti di origine agroindustriale, quando sono impiegabili in un impianto di produzione energetica. Vi sono aspetti da migliorare che non possono essere differiti. È opportuno che si ritorni a parlare di potature e di sfalci come biomasse, apportando quelle modifiche di recente stralciate dal decreto ambientale e, di conseguenza, consentire uno scenario amministrativo che vada a regolamentare il mercato di questi prodotti ed il comparto degli attori di questo nuovo mercato, come le confederazioni agricole ed i piccoli imprenditori agricoli, con un occhio sempre rivolto alle specificità del nostro territorio e alla tutela della nostra ricchezza enogastronomica, che deve essere sempre e comunque valorizzata e non certamente sostituita a coltura energetica, anche perché sarebbe qualcosa di infattibile ed insostenibile.
Per questa ragione, parlare di filiera corta comporta dei pesanti limiti, e tende a far dimenticare migliaia di impianti che attualmente rappresentano il nostro sistema in questo comparto. Con quali combustibili dovrebbero funzionare? Mettiamoli nella condizione di lavorare e di farlo bene. Gli inceppamenti burocratici non servono a un Paese che ha la priorità di crescere. Centinaia di impianti, sui quali vi sono stati investimenti notevoli, rischiano di essere bloccati, con la conseguenza di mandare a casa centinaia di famiglie.
Tutto questo perché? Perché la normativa in materia di riconoscimento degli impianti alimentati a fonti rinnovabili nel comparto biomasse presenta delle lacune, delle farraginosità; noi siamo qui per evidenziarle e superarle. Chiediamo un impegno serio del Governo, perché la nostra priorità è quella di riaccendere il motore verde dell'Italia, e non lo possiamo fare con la burocrazia, ma con il pragmatismo. Signor Ministro, gentile sottosegretario, vi è ancora tanto da fare. Noi abbiamo la responsabilità di agire e di rendere concreto il cambiamento. Vogliamo dimostrare di aver fatto tutto il possibile per donare un futuro più pulito ai nostri figli. Per questo, Futuro e Libertà esprimerà voto favorevole sulle mozioni, consapevoli che questo possa essere un primo e deciso passo per ripensare ad una politica ambientale in Italia che tenga conto dello sviluppo del nostro Paese ed il lavoro che questo comparto garantisce (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, prendiamo atto con molto favore del parere favorevole espresso dal sottosegretario pur con delle piccole modifiche, ma che nulla tolgono al valore, al significato e alla pregnanza delle mozioni che abbiamo in atto. Vogliamo cogliere questa occasione per ribadire che il gruppo UdC da sempre Pag. 11segue con molta attenzione, in tutte le sedi, in tutte le Commissioni, questo settore della produzione di energia da fonti rinnovabili, perché rappresenta, senza dubbio, una delle sfide più importanti per pianificare una strategia di sviluppo agricolo ed anche agroalimentare.
La grande opportunità offerta dalle bioenergie non può essere sacrificata ad una politica incerta che, di fatto, rischia di ostacolarne il corretto sviluppo. Una reale fonte di integrazione, come quella delle agroenergie, per le aziende agricole rappresenta certamente un elemento di consolidamento della presenza umana nel nostro territorio rurale. Come è noto, la società in cui viviamo e i nostri stili di vita sono caratterizzati da elevati consumi nel campo energetico, oltre che da relazioni con l'ambiente, che rischiano di compromettere l'equilibrio sostenibile tra la necessità della crescita e la tutela del contesto biologico naturale.
Noi sappiamo che le future generazioni potranno avere le stesse opportunità se riusciremo ad arrivare ad un'economia realmente sostenibile. Noi prendiamo da sempre atto con favore che l'Europa ha optato per un approccio, su questo campo delle bioenergie, che interessa tutta la fase della filiera energetica: produzione, consumo, trasformazione, stoccaggio, riciclaggio e smaltimento delle risorse. In questo ambito, le biomasse, il tema di cui principalmente parliamo oggi, costituiscono una fondamentale risorsa, una fondamentale fonte energetica rinnovabile, il cui ruolo può essere determinante per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto e per il rispetto dei molteplici impegni già assunti dal nostro Paese.
Noi sappiamo che il Piano nazionale di azione per le energie rinnovabili rappresenta l'elemento programmatico fondamentale per realizzare, con il contributo delle varie fonti rinnovabili, gli obiettivi stabiliti in ambito comunitario per il 2020, ossia il 17 per cento di produzioni da fonti energetiche rinnovabili sul consumo totale di energia e il 10 per cento sul consumo totale di carburanti.
In sostanza, per quanto riguarda le biomasse, è previsto, sempre al 2020, un obiettivo di 18,8 TWh di energia elettrica e 5,7 MWh di energia termica. L'Unione europea ha messo in atto politiche per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili, ed anche l'Italia deve cogliere l'opportunità storica di trasformare e di rendere più efficace la nostra azione dentro l'attività delle bioenergie. In particolare, sono assolutamente convinto che la Commissione ha evidenziato l'importanza del contributo offerto dalle biomasse per il raggiungimento degli obiettivi posti al 2020, perché ritiene che questo elemento è un elemento che può contribuire effettivamente all'obiettivo complessivo che ho prima ricordato. È fondamentale per questo che il Governo nazionale si impegni a garantire - e lo diciamo e siamo lieti che il sottosegretario abbia accolto positivamente questo impegno - un quadro normativo stabile e certo nelle politiche del settore, mirato a sostenere in particolare la localizzazione di impianti che interagiscano positivamente con le finalità agricole, energetiche ed agroalimentari della nostra agricoltura, privilegiando un'impostazione che dia un sostanziale equilibrio agli elementi in gioco.
Questo lo diciamo con forza, anche perché è un tema ripreso anche da diverse altre mozioni e riteniamo che l'oggetto della agroenergia da biomasse debba essere un elemento di stabilizzazione e di valorizzazione di economia sostenibile e quindi anche la diffusione di questi impianti debba essere finalizzata a un equilibrio complessivo.
Con la nostra mozione noi riteniamo che la creazione di una robusta filiera agroenergetica possa riportare nel settore primario quella necessaria risposta al rischio di abbandono dei terreni. Questa è una preoccupazione che dobbiamo avere.
Infatti, anche la modifica complessiva della politica agricola comunitaria, che ridisegnerà in termini forti dal 2014 al 2020 gli interventi di sostegno al reddito, pone la necessità di guardare con grande attenzione all'equilibrio complessivo della presenza antropica sul nostro territorio, Pag. 12soprattutto sui territori che hanno maggiore elementi di criticità sotto questo profilo.
Il settore agricolo può, quindi, fornire un contributo attivo alla mitigazione dell'effetto serra sia per la produzione di energia da fonti rinnovabili, sia per l'accumulo di sostanze organiche nei suoli, nelle foreste e nelle coltivazioni agricole. Negli ultimi anni annotiamo che si è verificato un consistente sviluppo di impianti agricoli finalizzati alla produzione di energie rinnovabili. Ma come già richiamavo prima, noi vorremmo che questo sviluppo di impianti si muova sempre in un equilibrio vero e sostenibile con le altre finalità, che sono anche le finalità primarie, ovvero la produzione agricola e le produzioni a sostegno della realtà animale.
L'agricoltura però ha comunque l'opportunità di partecipare attivamente al raggiungimento degli obiettivi di compatibilità ambientale. Tuttavia, ha bisogno che la definizione degli incentivi specifici sia una definizione che tenga conto e che riconosca all'attività agricola quella specificità di cui il comparto è portatore. In particolare, risulterebbe fondamentale sostenere le filiere più efficienti nell'utilizzo del suolo agricolo, nella riduzione delle emissioni di carbonio e capaci di generare anche la massima ricaduta occupazionale in ambito locale.
Vorrei, infine, avviandomi alla conclusione di questa dichiarazione di voto, dire che, se è vero che gli incentivi sostenuti per promuovere le energie rinnovabili non debbono essere considerati una voce di costo perché rappresentano il valore della sostenibilità rispetto al costo dell'inquinamento dell'economia del petrolio, è anche vero che fino ad oggi nel nostro Paese ha prevalso un profilo di esclusivo o di prevalente carattere economico che si è concretizzato in incentivi monetari alla produzione senza alcuna valutazione complessiva del quadro e del circolo virtuoso della produzione da fonti bioenergetiche.

PRESIDENTE. Onorevole Delfino, la prego di concludere.

TERESIO DELFINO. Pertanto, noi siamo convinti - e concludo signor Presidente - che la bioeconomia collochi giustamente il settore agricolo alla base del nuovo sviluppo economico sostenibile dell'Europa in cui la produzione alimentare e la filiera agroenergetica possano assolvere a reciproche funzioni con uno sviluppo armonico.
Al riguardo, il valore aggiunto per l'agricoltura è dato dalla creazione delle filiere e non dalla mera produzione di massa.

PRESIDENTE. Onorevole Delfino, deve concludere.

TERESIO DELFINO. Per questo, signor Presidente, siamo convinti - e concludo - che gli impegni assunti vadano nella direzione di una risposta forte al bisogno energetico del nostro Paese, ma dia anche un contributo fondamentale per mantenere sempre più viva e sempre più presente nel territorio la nostra realtà agricola, obiettivo fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Delfino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Callegari. Ne ha facoltà.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, il gruppo della Lega Nord accetta la riformulazione della propria mozione, che nasce per rafforzare - alla vigilia dell'emanazione dei decreti attuativi del decreto legislativo n. 28 del 2011 - due filiere: quella dell'energia termica generata da biomasse legnose e quella del biogas-biometano a cui il Piano di azione nazionale per l'energia da fonti rinnovabili, in attuazione della direttiva comunitaria n. 28 del 2009, assegna un ruolo di primo piano.
L'energia termica da biomasse legnose è in grado di esprimere un potenziale ancora maggiore di quello stimato, come evidenziato negli obiettivi da conseguire Pag. 13entro il 2020, che attribuiscono alle biomasse la produzione del 54 per cento dei 10 milioni e mezzo di tep di energia termica da fonti energetiche rinnovabili.
L'attivazione di un sistema incentivante basato su una strategia di filiera costituisce lo strumento indispensabile per lo sviluppo della termica da biomasse e, in generale, uno sviluppo economico a basso impatto ambientale. Con l'approvazione del decreto legislativo n. 28 del 2011, che recepisce la nuova direttiva europea sulle fonti di energia rinnovabile, è stato delineato un nuovo quadro di strumenti e indirizzi per il raggiungimento degli obiettivi condivisi con l'Unione europea in termini di energia rinnovabile nei consumi finali lordi.
Sono nuovi strumenti, quindi, che, per trovare concreta applicazione, devono essere oggetto di appositi decreti attuativi, che ne definiranno i criteri di funzionamento e le risorse economiche da mettere in campo, in particolare quello relativo all'articolo 28, che dovrebbe attivare il tanto atteso «conto energia termico».
È un supporto, quindi, ad una strategia di filiera come quella del legno-energia, della quale fanno parte produttori e distributori dei biocombustibili solidi, costruttori e distributori delle tecnologie di conversione energetica e il mondo delle professioni direttamente coinvolto, come progettisti, installatori e manutentori.
Il bosco nel nostro Paese cresce e in 50 anni raddoppia di superficie, non per effetto di una scelta politica, ma, in larga parte, per l'abbandono della zootecnia di montagna e la conquista da parte del bosco di ampi spazi, un tempo destinati a pascoli. Ecco alcuni dati: il bosco da noi copre una superficie di 10 milioni di ettari e ogni anno il bosco cresce di tre metri cubi per ogni ettaro. Di questo, ne viene raccolto solo uno: ne restano due, pari a circa 20 milioni di metri cubi di nuovo legno non raccolto e non utilizzato.
A questo si possono aggiungere altre produzioni legnose destinate allo scopo energetico, come le potature delle colture arboree, in primis vigneti, uliveti e noccioleti, da cui è possibile raccogliere una quantità straordinaria di biomassa legnosa da valorizzare energicamente.
Da una sola provincia come quella di Treviso, famosa per i vigneti a prosecco, è stata calcolata una potenzialità di 79 mila tonnellate dalle potature. A tutto questo va aggiunto il cosiddetto «fuori foresta», costituito da boschetti, filari e fasce boscate. Quindi, si tratta di una quantità notevole di biomassa legnosa, che comporta una riqualificazione degli operatori della filiera, a partire dalle imprese boschive e dalle cooperative forestali, che svolgono un ruolo fondamentale nella gestione sostenibile delle risorse legnose locali, nel mantenimento dell'equilibrio tra uso industriale ed energetico del legno e nella corretta implementazione della certificazione e della tracciabilità dei combustibili solidi.
Per quanto riguarda il biogas-biometano, invece, nel quadro delle attività che caratterizzano la produzione di energia elettrica rinnovabile, il settore del biogas rappresenta sicuramente una delle aree più promettenti per il nostro Paese e utile allo sviluppo delle imprese agricole. La digestione anaerobica è una filiera bioenergetica tecnologicamente matura, che permette di sfruttare con elevata efficienza indistintamente biomasse vegetali o animali, di scarto o dedicate, umide o secche, prevalentemente di origine locale.
Il processo anaerobico dà luogo alla produzione di un sottoprodotto liquido, il digestato, avente caratteristiche chimico-fisiche simili a quelle di un effluente zootecnico, che può trovare collocazione agronomica nelle immediate vicinanze dell'impianto, con un riciclo virtuoso degli elementi fertilizzanti di origine organica, affrancando, in parte, l'azienda agricola dall'acquisto di concimi di sintesi.
In tal modo, gli impianti di codigestione con matrici vegetali, reflui e sottoprodotti di diversa origine possono raggiungere elevate efficienze anche a ridotte potenze, dando luogo, quindi, a filiere locali con brevi percorrenze nel trasporto delle biomasse e dei fertilizzanti dalle zone di produzione a quelle di utilizzo. L'utilizzo Pag. 14di sottoprodotti, il ricorso a reflui zootecnici, l'utilizzo di un novero di produzioni vegetali derivanti dalla rotazione dei terreni, la produzione decentrata e il riutilizzo di digestati sono tutti elementi che concorrono ad evidenziare il biogas come la filiera bioenergetica avente la maggiore capacità produttiva in termini di energia primaria per ettaro di superficie agricola utilizzata e la maggiore capacità di ridurre le emissioni di CO2 lungo la filiera.
L'invio alla Commissione dell'Unione europea del Piano di azione nazionale per l'energia rinnovabile pone importanti sfide al settore del biogas, con una previsione di crescita di circa 900 megawattori elettrici rispetto alla potenza installata al 2005, sino all'obiettivo fissato al 2020 di 1.200 megawattori elettrici.
Attualmente, nel nostro Paese sono operativi, o in fase di costruzione, circa 600 impianti che utilizzano matrici di origine agricola o agroindustriale. Una diffusione ancora limitata rispetto agli oltre 6 mila impianti di biogas in esercizio attualmente in Germania.
Il potenziale di sviluppo nel breve termine è consistente. Stime recenti, considerati i quantitativi disponibili di biomasse a scarto e di origine zootecnica utilizzabili in codigestione con biomasse vegetali provenienti da coprodotti e sottoprodotti agricoli e da circa 200 mila ettari di colture dedicate, pari all'1,6 per cento della superficie agricola italiana, evidenziano un potenziale produttivo pari a circa 6,5 miliardi di metri cubi di gas metano equivalenti, pari all'8 per cento del consumo attuale di gas naturale, un quantitativo pari alla attuale produzione nazionale di gas naturale; un potenziale, quindi, di circa tre volte quello proposto dal PAN per il biogas al 2020, che sarebbe pari a circa 2 miliardi di metri cubi di gas metano equivalenti.
Il biogas rappresenta perciò una notevole opportunità per il nostro Paese in ragione della plurifunzionalità della filiera, considerando che, quando utilizzato come biocarburante, il biometano è in grado di realizzare la massima percorrenza in termini di energia prodotta per ettaro di terreno utilizzato, rappresentando, quindi, il principale biocarburante di origine nazionale in grado di soddisfare gli obiettivi al 2020, ricavabile, fin da oggi, da sottoprodotti ed effluenti zootecnici.
La realizzazione di impianti di digestione anaerobica ha importanti effetti anche sull'economia. La realizzazione del potenziale prima ricordato potrebbe comportare un incremento, in termini di giro d'affari, pari a circa il 4 per cento del PIL dell'agricoltura, calcolata a prezzi di base e al netto del valore degli incentivi, con un incremento del valore aggiunto stimabile in circa il 5 per cento, pari a 6,6 miliardi di euro. Per contro, il risparmio sulla bolletta energetica per l'import di gas naturale potrebbe ammontare a circa 1,5-2 miliardi di euro all'anno a prezzi correnti, così facendo, riuscendo a mantenere i livelli di approvvigionamento interno di gas naturale anche in presenza del declino della produzione dei nostri giacimenti.
Concludendo, valutiamo positivamente l'accoglimento della nostra mozione che mette in evidenza queste due filiere per noi importanti, quella dell'energia termica da biomasse legnose e quella del biogas-biometano che, con la rapida emanazione dei decreti attuativi del decreto legislativo n. 28 del 2011, possono creare una notevole opportunità economica per il nostro Paese e permetterci il raggiungimento degli obiettivi indicati per il 2020 che, voglio ricordare, prevedono che dei 22 mila ktep di energia da fonti rinnovabili, ben 9.800, pari a circa il 45 per cento, devono provenire da biomasse. Siccome, però, nei Regolamenti è previsto che chi non riesce a raggiungere tali obiettivi può acquistare quote di energia prodotta da fonti rinnovabili anche da altri Paesi, non vorremmo mai si arrivasse a tale condizione facendoci perdere una grande occasione.
Auspico, pertanto, una larga condivisione su queste mozioni e voglio ringraziare l'onorevole Servodio per la grande sensibilità dimostrata su questo importante argomento.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, la discussione sulle agroenergie e, in particolare, sulle biomasse è di fatto inserita all'interno dell'universo più ampio della questione delle energie rinnovabili.
A questo proposito, vorrei esternare la grande preoccupazione che oggi investe questo mondo, un mondo, quello delle rinnovabili, che, associato a quello del risparmio energetico, rappresenta un pilastro fondamentale dell'economia verde e che, anche in un grande momento di crisi come quello che stiamo vivendo, costituisce uno dei pochi comparti produttivi in crescita in termini di fatturato e di occupazione.
Siamo anche noi, signor sottosegretario, molto preoccupati per le bozze che circolano sul cosiddetto quinto conto energia, sia per le modalità con cui sono state rese note, sia per il contenuto che per noi non è, se è quello, accettabile.
Si fa un gran parlare di creare le condizioni favorevoli per le imprese ad investire in Italia. Si parla molto di riforma del mercato del lavoro, anche in relazione a questa necessità. Ma credo sia noto a tutti che le imprese, per potere investire risorse, hanno necessità prima di tutto di certezze, di condizioni e di tempi. Cambiare in continuazione queste situazioni, così come è successo - mi riferisco al noto decreto Romani - e sta succedendo per gli incentivi alle rinnovabili, non favorisce sicuramente gli investimenti né, quindi, aiuta il nostro Paese a crescere.
Chiediamo, quindi, una grande attenzione su questo tema da parte del Governo. Ciò non significa che non si debba rivedere il monte degli incentivi, forse oggi a volte generosi, ma sicuramente questo va fatto con grande prudenza ed equilibrio. Non vi è dubbio che le agroenergie possono contribuire a valorizzare le filiere agroalimentari presenti sul territorio, integrando il reddito degli agricoltori ed in molti casi a concorrere a risolvere problemi di natura ambientale, legati alla valorizzazione dei sottoprodotti e delle biomasse agricole.
È di recente emanazione da parte della Commissione europea una strategia importante, che riguarda l'innovazione per una crescita sostenibile, una bioeconomia per l'Europa. Questa è basata su un approccio interdisciplinare, intersettoriale e coerente al problema. L'obiettivo è creare una società più innovatrice, un'economia a emissioni ridotte, conciliando l'esigenza di un'agricoltura sostenibile e della sicurezza alimentare con l'uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per fini industriali, tutelando allo stesso tempo la biodiversità e l'ambiente.
È un piano che si basa su tre aspetti chiave: sviluppare tecnologie e processi produttivi nuovi destinati alla bioeconomia, sviluppare mercati e competitività nei diversi settori della bioeconomia e, infine, stimolare una maggiore collaborazione tra i responsabili politici e le parti interessate.
Promuovere e valorizzare tali forme di produzione energetica, che utilizzano sostanze di origine biologica, significa ridurre il consumo di combustibili fossili e l'emissione di gas climalteranti, sviluppando in Italia una filiera industriale innovativa. Ma questo deve avvenire senza dar vita ad effetti distorsivi per l'economia agricola o addirittura inefficaci per quanto riguarda il saldo delle emissioni.
Tra le diverse energie rinnovabili da biomassa - è stato ricordato anche da altri colleghi - il biogas sembra rappresentare un'apprezzabile potenzialità per alcune intrinseche caratteristiche positive della sua filiera, tra cui la nascente linea tecnologica italiana di produzione degli impianti. Ma come tutte le attività industriali, sia pure in questo caso collegate al comparto agricolo, anche per le biomasse è necessario verificarne le criticità, tra cui ad esempio in alcune situazioni la realizzazione di impianti di medie e grandi dimensioni, che comporta inevitabilmente un aumento della distanza coperta dai materiali usati come combustibile, se non la loro importazione dall'estero, con conseguente incremento della mobilità dei mezzi di trasporto, del relativo impatto Pag. 16ambientale, soprattutto in quelle zone dove la qualità dell'aria presenta criticità, e, a volte, anche dell'inefficacia energetica dell'intero ciclo.
Per i piccoli impianti a biogas, poi, in alcune province si sta verificando un'eccessiva loro concentrazione, che in assenza di una programmazione territoriale determina anomalie nel mercato agricolo - sia per la produzione che per gli affitti dei terreni - nonché, come veniva ricordato prima dalla collega Di Giuseppe, conflitti sociali a volte insanabili.
Per evitare, quindi, che una potenziale risorsa si trasformi in un problema, alla luce anche delle esperienze che si sono sviluppate negli ultimi anni sui territori, pensiamo che sia necessario da parte del Governo mettere in campo ulteriori azioni importanti, cominciando prima di tutto - come è stato più volte ricordato anche da lei, signor sottosegretario - a dare attuazione ad alcuni dei decreti attuativi che ormai da tempo avrebbero dovuto essere licenziati. Mi riferisco in particolar modo a quello riguardo al burden sharing per le regioni, per evitare un'eccessiva concentrazione di impianti in alcune di queste e la mancanza in altre, prevedendo anche misure penalizzanti per quelle regioni che ancora oggi non hanno il piano energetico regionale.
Poi il decreto relativo all'energia termica, poiché la biomassa è particolarmente efficace per la produzione di calore e quindi al biometano, ovvero la possibilità di mettere in rete il biogas, provvedimento questo che, come lei ha ricordato, dipende dall'attività dell'Authority.
È necessario poi promuovere la realizzazione di impianti che siano compatibili con la richiesta di vivibilità dei territori, con la salvaguarda delle produzioni agricole, specie quelle orientate alla qualità del prodotto, stabilendo criteri per lo sfruttamento prevalente delle biomasse locali. Fondamentale è tutelare il paesaggio attraverso un controllo del consumo dei terreni agricoli così come realizzare un corretto inserimento degli impianti nel tessuto urbanistico rurale. Per fare questo, pur semplificando le procedure autorizzative, così com'è stato fatto in questi anni, si devono dare al sistema degli enti locali e ai sindaci in particolare gli strumenti necessari per una regolamentazione ottimale in merito alla localizzazione degli impianti, soprattutto quelli di piccole dimensioni, in quanto, lo voglio ricordare, quelli di taglio maggiore a combustione a biomassa diretta sono già soggetti a valutazioni ambientali di legge.
Crediamo poi sia cruciale prevedere meccanismi disincentivanti per l'importazione di materiale dall'estero e quindi al riguardo la vediamo in maniera diversa da quanto rappresentato dall'onorevole Di Biagio. La differenziazione degli incentivi può essere sicuramente un meccanismo efficace per favorire le biomasse da rifiuti, da scarti agricoli, del verde urbano e forestale, premiando l'efficienza energetica del ciclo. Questo significa anche semplificare la legislazione riguardante la gestione integrata dei rifiuti per valorizzarne energicamente la parte organica.
Concludo, signor Presidente, dichiarando il voto favorevole su tutte le mozioni presentate così come proposte dalla riformulazione del Governo, ricordando che in particolare la nostra è frutto di un lavoro che ha visto coinvolte le tre componenti del Partito Democratico appartenenti alla Commissioni ambiente, agricoltura e attività produttive a testimoniare che la sostenibilità e la green economy sono inscindibili dall'integrazione delle politiche di settore e sono una condizione indispensabile per un nuovo sviluppo industriale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beccalossi. Ne ha facoltà.

VIVIANA BECCALOSSI. Signor Presidente, il nostro gruppo interviene con questa proposta sul famoso tema delle biomasse perché siamo particolarmente sensibili ad una tematica che riguarda ormai da tempo il mondo dell'agricoltura, al quale già l'ultima riforma della PAC e ancora di più quella che è in discussione Pag. 17negli ultimi mesi e che riguarderà i prossimi anni della politica agricola europea, affida nuove mansioni, compresa quella della produzione di energia. Noi tutti sappiamo quanto questa tematica sia importante e in particolar modo lo è per il mondo agricolo, perché è diventata di fatto una forma di integrazione al reddito, e lo è ancor di più se si pensa che l'agricoltura può dar vita, come già detto dai colleghi che mi hanno preceduta, a diversi tipi di energie comunque rinnovabili e soprattutto pulite.
La Commissione europea infatti è sempre più convinta, ad esempio, che le biomasse agroforestali siano tra le fonti verdi che possono svolgere un ruolo importante sia per la sicurezza e l'approvvigionamento energetico sia nella lotta, come dicevo, contro il cambiamento climatico. Per questa ragione l'agricoltura può, di fatto, avere un ruolo importante per contribuire al contenimento delle emissioni di gas serra, in termini di fissazione temporanea di carbonio nei suoli, nelle produzioni vegetali e arboree ma soprattutto, dicevamo, nella produzione di biomasse agroforestali da impiegare ai fini energetici, con effetti sostitutivi dei combustibili fossili e riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
Gli impianti di produzione di energia elettrica possono essere alimentati da biomasse solide come legna, cippato, pellet, ma anche con rifiuti solidi urbani, biogas ovverosia derivanti dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani, da fanghi, deiezioni animali, ma anche da attività agricole o bioliquidi (oli vegetali grezzi o altri bioliquidi). Anche sul tema delle deiezioni va ricordato come la Commissione Agricoltura e le regioni siano impegnate, specie per quanto riguarda l'area geografica della Lombardia, del Piemonte, del Veneto e dell'Emilia Romagna, a lavorare per quanto riguarda la direttiva nitrati che di fatto, se applicata tout court come l'Europa richiede, rischierebbe di mettere in ginocchio l'intera pianura padana laddove giacciono di fatto l'80 per cento degli allevamenti di animali del nostro Paese. I biocombustibili sono quindi certamente un'energia pulita a tutti gli effetti in quanto liberano nell'ambiente le sole quantità di carbonio che hanno assimilato le piante durante la loro formazione ed una quantità di zolfo e di ossidi di azoto nettamente inferiore a quella rilasciata dai combustibili fossili.
Il biogas è costituito prevalentemente da metano e da anidride carbonica, nasce dalla fermentazione anaerobica di materiale organico di origine animale e vegetale e vi sono una molteplicità di matrici organiche da cui può essere prodotto: rifiuti conferiti in discarica ovvero frazione organica dei rifiuti urbani, fanghi di depurazione, deiezioni animali, scarti di macellazione, scarti organici agroindustriali, residui colturali, colture energetiche dedicate. Il settore della biomassa deve essere promosso in maniera però più organica rispetto al passato, andando ad individuare misure volte ad incrementarne la disponibilità e lo sfruttamento, indirizzandone quindi gli impieghi non alla sola generazione elettrica, ma anche a forme più convenienti ai fini della copertura degli usi finali, che sono di fatto la produzione di calore per il soddisfacimento di utenze termiche e per la cogenerazione. Lo sviluppo e l'utilizzo delle biomasse non può prescindere da considerazioni di carattere ambientale, ovverosia le emissioni, i criteri di sostenibilità, e di competitività con altri settori (industriale, alimentare).
Negli ultimi anni vi è stato un incremento dello sviluppo delle tecniche di produzione energetica da biomasse e dai suoi prodotti, anche a seguito dell'introduzione di una legislazione di sostegno, che prevede, tra l'altro, meccanismi incentivanti. Ricordo che l'articolo 24 del decreto legislativo n. 28 del 2011 prevede un regime di incentivazione da biogas, biomasse e bioliquidi sostenibili, che deve tener conto della tracciabilità e della provenienza della materia prima, ed è finalizzato a promuovere l'uso efficiente di rifiuti e sottoprodotti, da biogas, da reflui zootecnici o da sottoprodotti delle attività agricole, agroalimentari, agroindustriali, di allevamento e forestali, nonché di prodotti ottenuti da coltivazioni dedicate non alimentari, Pag. 18nonché di biomasse e bioliquidi sostenibili e biogas da filiere corte, contratti quadro e da intese di filiera.
Mi piace ricordare che il precedente Governo, il Governo Berlusconi, con il Ministro Romani e il sottosegretario Saglia, insieme al Ministro Prestigiacomo, ha dato di fatto un impulso decisivo allo sviluppo sul territorio delle biomasse. Tale impulso è stato dato dal decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, del 10 settembre 2010, che dettava di fatto le linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, e che disciplinava le modalità di autorizzazione dei diversi impianti e l'adeguamento delle regioni alla normativa in materia. Questo provvedimento reca il potere alle regioni di indicare aree e anche siti non idonei all'installazione di specifiche tipologie di impianti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,40).

VIVIANA BECCALOSSI. Alle regioni viene altresì dato il compito di conciliare le politiche di tutela dell'ambiente e del paesaggio con quelle di sviluppo e valorizzazione delle energie rinnovabili attraverso atti di programmazione congruenti con la quota minima di produzione di energia da fonti rinnovabili loro assegnata, assicurando quindi uno sviluppo equilibrato da diverse fonti.
La nostra mozione intende impegnare il Governo a promuovere una revisione della normativa vigente al fine di valorizzare le cosiddette agroenergie, rispettando la tipicità dell'economia italiana ed evitando distorsioni del mercato nel settore agroalimentare. Inoltre, chiede al Governo l'opportunità di sviluppare, in accordo con le regioni e nel rispetto delle proprie ed altrui competenze, la programmazione su scala regionale delle coltivazioni dei prodotti agricoli ad uso energetico. Ma, soprattutto, tra le altre questioni, mi preme ricordare che il mio gruppo chiede di accelerare i tempi di adozione dei decreti attuativi relativi ai meccanismi di incentivazione delle fonti rinnovabili, al fine del rilancio economico del Paese, in quanto siamo convinti che queste possano rappresentare un volano determinante per gli investimenti e per la creazione di occupazione green. Il mondo agricolo da troppo tempo sta aspettando queste direttive. Credo che questa potrebbe essere un'occasione, superando le divergenze politiche che, grazie a Dio, in materia agricola spesso vengono meno, per poter assecondare quella che è un'esigenza del mercato, dell'agricoltura, ma anche di coloro che vogliono fare agricoltura pulita.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, non so se devo intervenire ora o dopo. Dovevo ancora una risposta con riferimento alla mozione Di Biagio ed altri n. 1-00921. Ma nel caso mi dica lei: lo faccio nel momento in cui si vota la mozione?

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, siccome la prossima tappa è il voto, ciò che ha da dire deve dirlo adesso o tacere per sempre. Prego, ha facoltà di parlare.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo in merito al chiarimento che ha fornito l'onorevole Di Biagio riferendosi al decreto interministeriale 23 gennaio 2012, n. 2. Propongo la riformulazione del secondo capoverso del dispositivo della mozione in questione. Specifico il motivo della riformulazione: noi riteniamo che quel decreto interministeriale Pag. 19sia corretto - qui c'è una differenza di opinioni rispetto all'onorevole Di Biagio - in quanto applica esattamente le indicazioni venute dalla Commissione europea. Quello che si può porre è un problema, se possibile, di qualche ulteriore semplificazione rispetto alle norme indicate dall'Unione europea. Segnalo che nel decreto interministeriale c'è già un contributo di semplificazione al processo autorizzativo rispetto a quanto prescritto dall'Unione europea. Quello che possiamo fare è tentare in futuro di semplificare ulteriormente. Però l'impianto è quello dettato dall'Unione europea e noi su questo non possiamo fare altro. La riformulazione che propongo allora è...

PRESIDENTE. Scusi, signor sottosegretario, non ho capito esattamente se lei in questo momento si riferisce al secondo o al terzo capoverso del dispositivo.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, mi riferisco al terzo capoverso del dispositivo. Rispetto ad esso la riformulazione proposta è la seguente: «a valutare la possibilità, nel rispetto della normativa europea, di predisporre un'iniziativa normativa volta a semplificare l'attuale configurazione del sistema di certificazione, adeguando la normativa in materia» e così via. Il Governo, inoltre, esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo purché venga soppresso l'inciso: «, indipendentemente dalla provenienza di questi ultimi».
Il Governo esprime poi parere favorevole sul primo e sul secondo capoverso del dispositivo.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Di Biagio accetta le riformulazioni proposte dal Governo.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Avverto che, ove venisse approvata la mozione Servodio ed altri n. 1-00869 (Nuova formulazione), il primo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe parzialmente il primo capoverso del dispositivo della mozione Bossi ed altri n. 1-00912, il secondo capoverso del dispositivo della mozione Commercio ed altri n. 1-00925 e il quarto capoverso del dispositivo della mozione Ruvolo ed altri n. 1-00926.
Il quarto capoverso del dispositivo della stessa mozione Servodio ed altri n. 1-00869 (Nuova formulazione) assorbirebbe il secondo capoverso del dispositivo della mozione Delfino ed altri n. 1-00905.
Infine il quinto capoverso del dispositivo della stessa mozione Servodio ed altri n. 1-00869 (Nuova formulazione) assorbirebbe il secondo capoverso del dispositivo della mozione Misiti ed altri n. 1-00918.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Servodio ed altri n. 1-00869 (Nuova formulazione), nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bossa... onorevole Traversa... onorevole Barbaro... onorevole Scilipoti... onorevole Guzzanti... onorevole Boccuzzi... onorevole Giro... onorevole Siliquini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 443
Votanti 441
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato
441).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, semplicemente per comunicarle che Pag. 20la Giunta per il Regolamento è in corso intanto che stiamo votando. È assolutamente intollerabile! Il nostro collega che era in Giunta è corso qui semplicemente per votare. È intollerabile che si continuino lavori durante le votazioni in Aula. La pregherei di sincerarsi del fatto ed eventualmente di sospendere i lavori dell'Assemblea fino a quando non viene sospesa anche la riunione della Giunta.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non so, però, se è vero, ha perfettamente ragione il collega Borghesi. Oltretutto oggi si tratta di una seduta che chiaramente era prevista con votazioni, tendenzialmente c'è stata tutta la mattinata di ieri. Si può tranquillamente proseguire anche nel pomeriggio. Quando ci sono votazioni bisogna che le Commissioni si rassegnino se è vero e lascino che l'Assemblea possa tranquillamente fare sul lavoro.

PRESIDENTE. Provvederò ad accertare quello che mi viene segnalato e a raggiungere il Presidente della Camera per chiedere di sospendere i lavori della Giunta o di sospendere quelli dell'Aula. Nel frattempo, mentre ha luogo l'accertamento, proseguiamo con la seduta.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Delfino ed altri n. 1-00905, nel testo riformulato e per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Goisis... onorevole De Girolamo... onorevole Traversa... onorevole Cicchitto... onorevole Mondello... onorevole Martini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 447
Votanti 444
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato
444).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bossi ed altri n. 1-00912, nel testo riformulato e per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova... Onorevole Aniello Formisano... Onorevole Veltroni... Onorevole Moffa... Onorevole Scilipoti... Onorevole Benamati... Onorevole Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 448
Votanti 445
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato
445).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Beccalossi ed altri n. 1-00914, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moles... Onorevole Martino... Onorevole Laboccetta... Onorevole Villecco Calipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 444
Votanti 440
Astenuti 4
Maggioranza 221
Hanno votato
440).
Pag. 21

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00915, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Stanislao... Onorevole Tortoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 445
Votanti 442
Astenuti 3
Maggioranza 222
Hanno votato
442).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Misiti ed altri n. 1-00918, nel testo riformulato e per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito l'onorevole Pizzolante a votare soltanto per se stesso: abbiamo affrontato un complesso procedimento per assicurare la correttezza del voto, non consentiamo a nessuno di violare questo procedimento.
Onorevole Scanderebech... Onorevole Comaroli... Onorevole Giro... Onorevole Tanoni... Onorevole Pagano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 447
Votanti 444
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato
444).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Biagio ed altri n. 1-00921, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Capano... onorevole Murgia... onorevole Siliquini... onorevole Scilipoti... onorevole Miglioli... onorevole Leo... onorevole Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 446
Votanti 442
Astenuti 4
Maggioranza 222
Hanno votato
442).

Passiamo alla votazione della mozione Commercio ed altri n. 1-00925.
Avverto che, ove venisse approvata tale mozione, il secondo capoverso del dispositivo della stessa, per la parte non assorbita dall'approvazione della mozione Servodio ed altri n. 1-00869 (Nuova formulazione), assorbirebbe il quarto capoverso del dispositivo della mozione Ruvolo ed altri n. 1-00926, anch'esso per la parte non assorbita dall'approvazione della mozione Servodio ed altri n. 1-00869 (Nuova formulazione).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Commercio ed altri n. 1-00925, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cassinelli... onorevole Goisis... onorevole Tommaso Foti... onorevole Adornato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 444
Votanti 441
Astenuti 3
Maggioranza 221
Hanno votato
441).

Prendo atto che la deputata De Pasquale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. Pag. 22
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruvolo ed altri n. 1-00926, nel testo riformulato e per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole D'Ippolito Vitale... onorevole Cassinelli... onorevole Martino... onorevole De Nichilo Rizzoli... onorevole Crosetto... onorevole Siliquini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 444
Votanti 440
Astenuti 4
Maggioranza 221
Hanno votato
440).

Seguito della discussione delle mozioni Esposito ed altri n. 1-00711, Osvaldo Napoli ed altri n. 1-00804, Misiti ed altri n. 1-00944, Allasia ed altri n. 1-00961, Toto ed altri n. 1-00965, Delfino ed altri n. 1-00966 e Marmo ed altri n. 1-00977 concernenti iniziative volte a finanziare le opere e gli interventi previsti dal Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione (ore 12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Esposito ed altri n. 1-00711, Osvaldo Napoli ed altri n. 1-00804, Misiti ed altri n. 1-00944, Allasia ed altri n. 1-00961, Toto ed altri n. 1-00965, Delfino ed altri n. 1-00966 e Marmo ed altri n. 1-00977, concernenti iniziative volte a finanziare le opere e gli interventi previsti dal Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 26 marzo 2012, è stata presentata la mozione Marmo ed altri n. 1-00977, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto inoltre che, in data odierna, è stata presentata la mozione Esposito, Osvaldo Napoli, Allasia, Delfino, Toto, Misiti, Marmo ed altri n. 1-00980, il cui testo è in distribuzione, e contestualmente tutte le mozioni all'ordine del giorno sono state ritirate dai presentatori.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione Esposito, Osvaldo Napoli, Allasia, Delfino, Toto, Misiti, Marmo ed altri n. 1-00980.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, nell'esprimere soddisfazione e, dunque, un parere favorevole per l'intesa raggiunta tra tutti i presentatori delle mozioni, nonché per l'attenzione che è stata prestata alle osservazioni svolte dal Governo in sede di discussione sulle linee generali, vorrei proporre una piccola riformulazione al secondo capoverso del dispositivo, nel senso di sostituire le parole: «partendo dal piano strategico della provincia di Torino» con le parole: «in accordo con la regione e gli enti territoriali».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione della mozione Esposito, Osvaldo Napoli, Allasia, Delfino, Toto, Misiti, Marmo ed altri n. 1-00980, accettata dal Governo, purché riformulata.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

Pag. 23

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo nuovamente a discutere dello strategico collegamento di Alta Velocità fra Torino e Lione, il quale permetterà una piena integrazione della rete ferroviaria italiana con la rete europea di merci e di persone.
Innanzitutto, apprezzo lo sforzo anche da parte del rappresentante del Governo e, quindi, ritengo che il testo finale sia concordato e ampiamente condivisibile. Voglio cogliere l'occasione, per l'ennesima volta - anche dopo un inverno connotato, nella provincia di Torino, da un intensificarsi di manifestazioni che hanno bloccato l'economia della valle e che hanno reso difficile il turismo nell'alta Valle di Susa in un momento già difficile per gli operatori economici dell'intera provincia - per ricordare come l'importanza di questo progetto non risieda soltanto nell'avere aderito a naturali e numerosi accordi europei, né soltanto nel fatto che i Governi che si sono succeduti in questi anni abbiano all'unisono ritenuto strategica questa opera, ma voglio ricordare il fatto che, oggi, strategicamente, investire - dico pure, in ritardo - per trasferire quantità ingenti di merci e di persone dal trasporto su gomma e su strada, alla ferrovia, è un grande progetto di sostenibilità ambientale.
Questo è il tema che, a mio avviso, dobbiamo con forza e con chiarezza ricordare anche a quanti - e non sono tanti - si oppongono alla realizzazione di quest'opera. Oggi decidere, come ha fatto l'Austria e come hanno fatto Paesi con caratteristiche geografiche anche più difficili delle nostre, di spostare strategicamente quantità importanti di merci e di persone dalla strada alla ferrovia, è una sfida che raccoglie ed è coerente con i grandi impegni europei e con un impegno di sostenibilità.
Per questi motivi, ritengo che questo ennesimo gesto importante del Parlamento dia forza alle amministrazioni locali, alla regione Piemonte, alla provincia di Torino, alle amministrazioni locali e al comune di Torino, i quali con decisione puntano su quest'opera per evitare che il Piemonte venga tagliato fuori dai grandi assi di trasporto merci e persone dell'Europa.
Per questi motivi, con convinzione, voteremo questo provvedimento e ritengo che, anche oggi, stiamo compiendo un ulteriore piccolo passo in avanti per realizzare questa opera strategica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, anche Grande Sud ha aderito alla proposta di unificare le mozioni che mi sembra andassero tutte nella stessa direzione.
Ritengo che il lavoro svolto in quest'Aula, ma anche il lavoro svolto dal Governo e dai Governi - sia da quelli precedenti, che da quello attuale - per realizzare questo importante collegamento tra l'Italia e la Francia quale snodo fondamentale del Corridoio 5 che va da Lisbona a Kiev, sia un fatto estremamente positivo nonché un'azione efficace per fare sì che l'Italia possa non essere emarginata nell'ambito delle grandi reti infrastrutturali europee.
Ciò significa, inoltre, un intreccio anche con altri corridoi e, in particolare, con quello che va da Berlino a Palermo. Noi riteniamo che realizzare quest'opera significhi avere un beneficio non solo nella valle del Po, ma in tutto il territorio nazionale.
È per questi motivi che noi, come Grande Sud, ci siamo impegnati, ci impegneremo e vigileremo perché quest'opera sia realizzata; appoggiamo il Governo che si è espresso, chiaramente, in questa direzione e vogliamo, certamente, che essa non venga impedita da minoranze violente e soprattutto da coloro i quali non la vogliono, andando incontro, necessariamente, ad una sconfitta. Infatti, tutte le forze sane, tutte le forze politiche, tutte le istituzioni vanno in questa direzione e questo è un esempio di azione comune delle istituzioni dirette dal centrodestra, dal centrosinistra e dal centro e ciò, credo, sia un esempio per tutto resto del Paese. Pag. 24
È ovvio che, se il Governo non avesse seguito la via, comunque molto dispendiosa in termini di tempi, della consultazione, attraverso l'Osservatorio, non saremmo riusciti ad arrivare a questo punto, ad avviare i lavori. Ritengo sia stato giusto avere un rapporto continuo con le popolazioni, con i sindaci, con la provincia di Torino e con la regione Piemonte. Credo che tutto questo abbia portato, alla fine, ad un consenso di oltre l'80, il 90 per cento della popolazione, anche di quei territori, e per questo, quindi, è giusto che il Governo abbia già stanziato dei fondi per i primi interventi e soprattutto per avviare il nodo di Torino che è fondamentale per poter realizzare, successivamente, il resto dell'opera. Credo sia giusto fare i complimenti anche all'architetto Virano e a coloro i quali, in questo momento, si stanno ancora confrontando con le popolazioni e con gli enti locali, perché hanno fatto uno sforzo progettuale che porta all'utilizzo massimo dell'attuale ferrovia e riduce, al minimo, gli interventi che possono sconvolgere e modificare il territorio e avere un impatto pesante sull'ambiente. Pertanto, Grande Sud vota con convinzione la mozione unitaria che è stata preparata grazie, anche, all'intervento del Governo; ringrazio particolarmente il sottosegretario Improta che si è premurato di lavorare in questa direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toto. Ne ha facoltà.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, come già abbiamo avuto modo di declinare nel corso della discussione sulle linee generali, due sono i principi generali su cui poi si va ad incardinare una discussione e questi sono senza dubbio i seguenti: innanzitutto che di treno ad alta velocità di trasporto combinato tra l'Italia e la Francia si parla già da molto tempo e, quindi, che molti e notevoli sono stati i momenti istituzionali, anche di confronto, che hanno portato, comunque, a questo provvedimento.
Per quanto riguarda il primo punto ricordo che il Consiglio europeo, già a Essen, nel 1994, nel documento finale, parlò di treno ad alta velocità/trasporto combinato Francia-Italia, poi nel 2005 la Commissione europea ha compilato un ulteriore elenco di quelli che sono i trenta progetti prioritari e tra gli assi figura, al punto 6, l'asse ferroviario Lione-Trieste-Divaca-Capodistria-Lubiana-Budapest-confine ucraino. Nel 2004, poi, il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea hanno deciso, con riguardo alla politica europea TEN-T, e cioè alla politica Transeuropean network-transport, la presentazione di un nuovo elenco dei trenta progetti ferroviari tra i quali si includevano i quattordici assi o progetti prioritari già precedentemente individuati, tra i quali l'asse ferroviario Lione-frontiera ucraina, TEN-T n. 6, all'interno del cui progetto sono collocate le tappe Lione-Torino e Torino-Trieste. Ebbene, il progetto TEN-T n. 6 è una declinazione dell'arteria a rete multimodale rappresentata dal Corridoio europeo n. 5, che collegherà Lisbona a Kiev, rispetto al quale il ruolo dell'Italia è strategico. Senza dubbio, l'allargamento a oriente dell'Unione europea rende fondamentale per l'Italia svolgere quel ruolo, scongiurando l'alternativa, restando ai margini del Corridoio n. 5, di collocarsi ai bordi dell'Europa stessa.
Con il Corridoio n. 5, in effetti, l'area mediterranea dell'Europa acquisisce una centralità rilevante nei processi di sviluppo, ponendosi, oltretutto, anche come alternativa delle direttrici nordiche, quale quella Rotterdam-Kiev lungo l'asse est-ovest. È senza dubbio ultroneo, rispetto a questo contesto, perché ne è stato parlato in altri prosceni, citare i benefici dell'opera, ma vale la pena, comunque, ricordarli in maniera assolutamente sintetica: un drastico abbattimento dei tempi di percorrenza complessivi; l'implementazione della modalità del trasporto ferroviario, che permetterà di abbattere i volumi di traffico stradale per il trasporto delle merci ed il conseguente abbassamento dei volumi di traffico, con gli ulteriori benefici ambientali, sia in termini di inquinamento atmosferico che acustico.

Pag. 25

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12,10)

DANIELE TOTO. Inoltre, ricordo che il progetto non vulnera l'ambiente nel quale è collegato, poiché la realizzazione si sviluppa quasi interamente in galleria. Inoltre, tra i benefici va sicuramente ricordata la sicurezza e, ultimo ma non ultimo, la competitività delle imprese, tema in stretta connessione con i profili economici rivenienti dalla realizzazione delle tratte della dorsale padana per il miglioramento sensibile dei fattori, in termini di tempo e di costi, che incidono sul trasporto delle merci.
Per quanto riguarda il secondo punto che ho citato all'inizio, cioè i momenti di ratifica istituzionale, ricordo che il 29 gennaio 2001, sulla base della proposta della commissione intergovernativa italo-francese, è stato firmato a Torino un accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica francese per la realizzazione di una linea ferroviaria Torino-Lione, accordo ratificato poi dai due Parlamenti. La Commissione europea, inoltre, con decisione del 5 dicembre 2008, ha inoltre approvato la concessione di un contributo finanziario, rendendo ancora più strategica l'opera.
Per quanto riguarda il coinvolgimento, che è stato comunque molto forte ed importante, è avvenuto su due piani differenti: in primo luogo, il coinvolgimento degli enti locali. Ricordo, infatti, che tra Governo e regione Piemonte è stata sottoscritta, nell'aprile 2003, un'intesa che stabilisce che tale opera rientra tra le infrastrutture di preminente interesse nazionale che interessano il territorio regionale e che rivestono carattere strategico per la medesima regione Piemonte, approvata con deliberazione della giunta regionale in data 7 giugno 2011.
Non dimentichiamoci, infine, il coinvolgimento del territorio attraverso l'istituzione dell'Osservatorio tecnico sulla Torino-Lione, momento di confronto e di analisi, momento, davvero, di grande sintesi e di confronto che ha portato, per esempio, a titolo meramente accademico ed esemplificativo, a spostare il tracciato iniziale, che era previsto alla sinistra della Dora. Quindi, nessuno può dire che non vi sia stato un coinvolgimento di quelli che sono gli enti territoriali e locali rispetto ad una visione che è una grande visione strategica.
Il CIPE, infine, nella seduta del 3 agosto 2011, ha approvato il progetto preliminare del nuovo collegamento ferroviario e, a settembre 2011, a Parigi, si è prevista la ripartizione della spesa, che prevede per l'Italia circa il 58 per cento dei costi. Dunque, si tratta di un progetto che ha una visione strategica fondamentale, che affonda le radici nel suo passato, nella visione strategica che vede nell'Unione europea la motrice di trasmissione di un'opera che si inserisce all'interno di un corridoio fondamentale che è quello est-ovest di una direttrice dell'Unione europea.
Si tratta di un'opera che ha visto il coinvolgimento degli enti territoriali e che ha visto, infine, momenti di ratifica internazionale importanti, che hanno senza dubbio garantito tutti nell'ambito di quello che è, appunto, un grandissimo progetto di visione strategica per il trasporto europeo. Per questo motivo, ringraziando il sottosegretario, che è stato impulso di una visione strategica, che ha anche portato alla stesura di una mozione unitaria, anche noi di Futuro e Libertà preannunziamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, l'Unione europea, con i suoi piani di trasporto, da tempo chiede lo spostamento delle merci dalla strada alla ferrovia e noi, all'interno dell'Unione europea, siamo forse il Paese che per troppo tempo ha continuato a spingere e ad incentivare la motorizzazione privata a danno, invece, di un'idea diversa di modalità di trasporto, in particolare quello ferroviario. Pag. 26
Per questo, siamo tra i Paesi che ha uno dei più alti tassi di modalità gomma nel trasporto delle merci. Anche nel piano «Trasporti 2050» l'Unione europea raccomanda che, per le distanze superiori ai 300 chilometri, almeno il 30 per cento dell'attuale trasporto su gomma venga trasferito alla ferrovia.
Dunque, non possiamo che essere favorevoli a questa modalità che non solo risparmia energia, ma soprattutto risparmia l'ambiente. Per questo motivo, d'altronde, vogliamo anche rimanere nell'ambito delle indicazioni che l'Unione europea ha tracciato per una rete di trasporti, ed in particolare una rete di trasporti ferroviari, che permetta di raggiungere quegli obiettivi. In questo senso, non vogliamo e non immaginiamo che il nostro Paese possa essere tagliato fuori dalle grandi reti europee di trasporto, anche ferroviario. C'è però un problema che registriamo e che non è un qualcosa di teorico, ma reale. Evidentemente qualcosa ha funzionato male.
Quell'attività che l'Unione europea stessa raccomanda quando si deve intervenire con le grandi opere - che è l'attività di consultazione dei cosiddetti stakeholder, cioè delle terze parti interessate che ovviamente si identificano con il territorio - e che deve essere svolta quando un'opera richiede interventi assai significativi ed importanti dal punto di vista costruttivo, evidentemente da noi ha funzionato male.
Allora ci chiediamo anche se possiamo immaginare, fermo restando che combattiamo e stigmatizziamo qualunque tipo di violenza venga commessa (perché siamo assolutamente contro l'idea che si possano commettere violenze), che un cantiere, che duri dieci anni, possa essere un cantiere blindato, un cantiere militarizzato per permettere di eseguire i lavori. A nostro avviso è qualche cosa che non può stare in piedi e non può esistere.
Per questo avevamo sollecitato e volevamo sollecitare l'idea di una breve moratoria che permettesse, in accordo con l'Unione europea, di verificare anche alcuni aspetti tecnici relativi a quell'opera, ma soprattutto di rendere effettivo quel piano di consultazione che non può mancare nella realizzazione di un'opera come questa.
È evidente che, fatta questa breve moratoria con verifica degli aspetti tecnici e con una ridefinizione del piano di consultazione che è necessario realizzare, poi non ci sono alibi, non ci sono altre scusanti perché anche un'opera come questa vada evidentemente avanti. Poiché mi pare che però non vi sia l'intenzione da parte del Governo di prevedere questa moratoria, preannunzio da parte nostra l'astensione in sede di votazione su tutte le mozioni che sono state presentate (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siliquini. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, nel richiamare la motivazione e l'invito con il quale vogliamo impegnare il Governo, vorrei richiamare due punti che pongo come premessa per poi giungere alla conclusione. Segnalo al Governo, che ne è perfettamente consapevole - e comunque ritengo che ogni occasione non vada persa per risottolineare ed evidenziare questo argomento - che l'opera di cui stiamo trattando, di cui la Torino-Lione è un piccolo segmento, è non solo utile ovviamente per il Piemonte ma porta - ed è qui il concetto - un valore aggiunto all'Italia.
Infatti, si tratta di un piccolo tratto di un grande corridoio, il Corridoio n. 5, che dà vita e costituisce la realizzazione dello sviluppo di trasporto in Europa che va da Lisbona a Kiev. Ciò detto, con questo tratto, dobbiamo evidenziare che, se qualcosa non va, se qualcosa non andrà - e ci auguriamo che ciò non avvenga ovviamente e siamo qui a caldeggiare la prosecuzione, possibilmente in modo sereno di questa opera -, se tutto questo andrà avanti avremo costituito questo passaggio dall'ovest dell'Europa a Kiev, passando per il nord dell'Italia.
E all'Italia penso in questo momento e all'Italia invito i colleghi a fare riferimento. Pag. 27Se siamo qui ad occuparci della ripresa economica italiana, lo dobbiamo fare anche difendendo non solo l'opera, ma anche la serenità con la quale l'opera deve andare avanti.
Il corridoio 5 è solo un tratto, ma con la sua realizzazione scongiuriamo la marginalizzazione dell'Italia che, nel caso contrario e cioè se questo corridoio 5 non verrà rapidamente portato avanti, porterebbe l'area mediterranea dell'Europa (cioè l'Italia) ad essere emarginata. Con quest'opera l'Italia acquisisce una centralità rilevantissima nei processi di sviluppo europeo, ponendosi come alternativa alla linea nordica che passa via Rotterdam.
Ciò premesso, colleghi, non posso non ricordare, non sostenere la mozione che chiede che vengano poste in essere tutte le iniziative che, anche alla luce delle violente proteste delle scorse settimane in Val di Susa, garantiscano la fattibilità dell'opera di interesse nazionale e transnazionale. Chiede, inoltre, ed è questo un punto che segnalo all'attenzione del Governo (se il Governo ci dà retta), che venga garantita la tutela delle imprese, dei lavoratori, degli imprenditori e delle maestranze impegnate in questi cantieri, perché forse non tutti sanno che recentissimamente in Val di Susa è avvenuto un fatto gravissimo. Forse non ha avuto grande attenzione, ma si tratta di un fatto grave: un ragazzino di otto anni è stato cacciato da scuola e appellato come «mafioso» perché suo padre era uno degli imprenditori impegnati nella costruzione della Torino-Lione.
Succede questo perché si è lasciato crescere in questi anni un brodo di cultura, di violenza, di negatività e di aggressività che non riguarda più solo maestranze, imprenditori e cittadini che vogliono semplicemente andare in Val di Susa il fine settimana; si è arrivati ad aggredire un ragazzino nelle scuole e ciò lo si deve ad un totale disinteresse dell'ambiente di sicurezza che ci dev'essere per chi compie un'opera dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
Se avete bisogno di un semplice riscontro, rileggete i giornali di questi giorni: si è passati dalla vittima figlio dell'imprenditore alla vittima giudice Caselli che, come tutti sappiamo, si è visto descritto morto sui muri di Torino con una violenza e un'aggressività intollerabile per chiunque. L'altro giorno a Milano gli è stato impedito di parlare semplicemente perché un giudice, su richiesta del pubblico ministero, ha messo e tiene in galera chi ha compiuto specifici atti gravi e non certo perché ha espresso delle opinioni, ma perché hanno fatto e realizzato atti gravi e violenti.
Quindi, concludendo, signor rappresentante del Governo, signor Presidente, così non si può andare avanti. Quest'opera non può essere portata avanti con questo clima che è stato lasciato crescere tra Torino e la Val di Susa dove i semplici cittadini che vogliono andare a farsi il weekend debbono cambiare strada perché l'autostrada viene occupata, perché i ristoranti debbono chiudere e perché c'è una situazione di invivibilità.
Chiedo, quindi, l'accoglimento della mozione e prego il Governo di fare veramente tutto quello che è nelle sue possibilità (il Governo sa che ne ha tante) per riportare ordine e serenità in Piemonte e in Val di Susa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, questa mozione approfondisce un argomento di grande valenza per lo sviluppo del nostro Paese, un'infrastruttura fondamentale per unire l'Italia all'Europa. Essa, purtroppo, è diventata il cavallo di battaglia di movimenti largamente estremisti, che si propongono, con qualsiasi mezzo, di bloccare la sua realizzazione, senza alcuna valutazione del danno enorme che ne deriverebbe per la crescita e per lo sviluppo del nostro sistema produttivo.
Sono passati più di vent'anni da quando si è cominciato a parlare e a Pag. 28discutere dell'utilità di quest'opera, e oggi, dopo anni di dialogo, studi di fattibilità, incontri, riunioni, comitati, nei quali il processo decisionale ha costantemente migliorato l'impostazione progettuale dell'opera, siamo al raggiungimento dello startup dell'iter realizzativo.
Nel tempo, tutti i Governi, di ogni colore e formazione, hanno sostenuto la necessità di quest'opera. Anche l'attuale Governo Monti ha espresso il fermo convincimento che l'opera vada fatta e completata nei tempi previsti, perché, come si legge nella nota che accompagna il dossier preparato in materia dal Governo, sicuramente, al di là della protezione delle comunità locali e di tutti coloro che si oppongono alla realizzazione dell'opera, ciò che deve guardarsi è il futuro e la crescita della nazione. Infatti, la tratta costituisce un investimento strategico per il futuro del nostro Paese in termini di maggiore competitività, di abbattimento delle distanze e di prospettive di sviluppo. L'idea di sviluppo infrastrutturale non riguarda solo gli assi strategici principali, ma anche il sistema di interconnessione con le reti a livello regionale e, soprattutto, con gli interporti e le piattaforme logistiche, che sono in grado di generare valore aggiunto dai traffici, e non si limitano a gestire i flussi in transito.
Signor Presidente, si tratta di una posizione che conferma la necessità di andare avanti, mantenendo forte l'indirizzo politico-strategico e l'esigenza di definire un timetable realizzativo con l'allocazione delle risorse già impegnate, nonché con l'avvio della realizzazione delle tratte e delle opere connesse.
È necessario che il Paese superi ogni strumentalizzazione e proceda con determinazione all'assunzione di tutte le decisioni utili alla sua attuazione. Siamo consapevoli delle fortissime contrapposizioni, largamente minoritarie, a quest'opera. Siamo consapevoli delle spinte eversive, che sono estranee al contesto territoriale e perseguono altre finalità.
Dobbiamo mantenere ferma la barra su quest'opera, segnale forte di una rinnovata credibilità dell'Italia, che vogliamo riaffermare a livello internazionale. Il Corridoio 5, che collegherà Lisbona a Kiev, interessa il territorio del Piemonte, della provincia di Torino, ma investe le altre regioni del nord e interessa tutto il Paese. Abbiamo sempre sostenuto con molta convinzione l'attività dell'Osservatorio, diretto, con grande maestria, dall'architetto Virano, proprio per favorire i dialoghi necessari tra tutti i soggetti in campo e, soprattutto, per abbreviare i tempi di questa discussione e per individuare soluzioni condivise.
Siamo disponibili a favorire un ruolo più ampio dell'Osservatorio, che coinvolga tutti gli altri territori interessati. Un'opera così strategica necessita di consensi sempre maggiori e siamo convinti che nei dieci anni trascorsi si siano fatti moltissimi passi in questa direzione. Sono anni spesi non invano, anche grazie - questo lo vogliamo riconoscere pienamente in questa sede - al Governo e al Presidente della Repubblica Napolitano, che hanno consentito, nelle ultime settimane, una forte accelerazione, per la loro disponibilità e capacità di comunicare all'esterno le ottime ragioni per il Paese della realizzazione di questa linea nei tempi che sono stati previsti.
Il collega onorevole Occhiuto, in sede di discussione sulle linee generali, ha già ricordato il percorso degli accordi tra l'Italia e la Francia e il valore fondamentale di questa infrastruttura, che rientra tra i dieci progetti strategici dell'Unione europea, che rappresenta per noi l'obiettivo di una crescita inclusiva - che pone l'Italia ancora più all'interno dell'Europa - sostenibile, portata avanti dall'Unione europea e che riteniamo fondamentale per la coesione tra gli Stati membri e per la più forte integrazione tra i cittadini europei.
A chi si dichiara contrario alla realizzazione dell'opera, noi non rispondiamo demagogicamente, ma, semplicemente, indichiamo i dati che supportano e motivano nel merito l'importanza dell'opera per lo sviluppo del Paese.
Innanzitutto, risponde alle domande di tre tipi di trasporto ferroviario: il trasporto viaggiatori ad alta velocità, connesso Pag. 29alle reti francesi ed italiane, il trasporto tradizionale di merci e l'autostrada ferroviaria per il trasporto di camion completi o di rimorchi su vagoni speciali. Tutto questo con una rilevante diminuzione dell'inquinamento atmosferico.
In secondo luogo, quest'opera aumenta la produttività economica del Paese per una base calcolata di 150 miliardi di euro e riduce fortemente il gap, la distanza, in termini di logistica, tra il nostro Paese e gli altri Paesi europei, tra la nostra economia e le economie sviluppate. Oggi l'Italia risulta pesantemente sfavorita rispetto ai suoi partner europei e mondiali, proprio perché nel nostro Paese la logistica pesa sul valore della produzione industriale per il 22 per cento, mentre nel resto d'Europa questo valore è del 14 e del 16 per cento. Ciò significa che il nostro tessuto produttivo paga molto di più perché negli anni questa distanza in termini di logistica non si è accorciata, ma si è ampliata.
In terzo, ma non ultimo, luogo, l'opera è stata concertata con il territorio attraverso una lunghissima, anche se difficilissima e travagliata, campagna di informazione, di sensibilizzazione, di ascolto e di coinvolgimento di tutti gli attori interessati, sia di quelli istituzionali, sia di quelli locali che, nella gran parte dei casi, hanno dimostrato di volere considerare l'opera come uno straordinario investimento strategico per il futuro dell'area in termini di maggiore competitività, di abbattimento delle distanze, di prospettiva dello sviluppo.
Dico questo perché le proteste, scomposte, estreme che alcuni movimenti, soprattutto di matrice violenta, stanno muovendo al Governo e alle forze politiche, sociali e produttive - che invece considerano quest'opera come strategica - sono lontanissime dagli interessi più generali del Paese. Chi ha cuore lo sviluppo, la crescita, l'occupazione non può chiedere al Governo di arrestare la realizzazione di un'opera così importante per fare aumentare la competitività e, quindi, la crescita del nostro Paese. Come si fa a chiedere all'Europa di determinare condizioni per la crescita economica e poi mostrare un Paese che rischia di essere paralizzato da poche frange di facinorosi, di violenti, che ostacolano non solo quest'opera infrastrutturale, ma anche la possibilità del nostro Paese di dimostrare che è capace di favorire processi virtuosi di crescita economica?
Vogliamo ancora, signor Presidente, proprio in questa occasione, esprimere la gratitudine del Paese alle forze dell'ordine per il valoroso lavoro che svolgono ogni giorno, con grande dedizione e sacrificio nel presidiare i luoghi interessati e nel garantire l'ordine ai cantieri stessi. Il nostro auspicio è che tutto il Parlamento, con questa mozione unitaria, dimostri che il nostro Paese ha un'altra visione rispetto a questi problemi, una visione che vuole dare al Governo tutto il sostegno necessario per portare avanti l'opera. Il Governo, quindi, dia seguito alle mozioni che abbiamo già approvato nell'ottobre 2010. Prendiamo atto che il CIPE, anche per le opere interconnesse, ha operato nei giorni scorsi un primo stanziamento.
Condividiamo lo sforzo che il Governo sta facendo in questa direzione per finanziare le opere.
Credo, signor sottosegretario, in conclusione, che quanto oggi noi riapproviamo solennemente in quest'Aula testimonia che c'è un'unità sostanziale del Paese per la realizzazione di quest'opera. Credo, infatti, che la parte buona del Paese meriti quest'opera, richieda quest'opera per poter crescere e per potersi sviluppare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il gruppo della Lega Nord esprime piena soddisfazione sull'approvazione e sul buon esito dell'iter di queste mozioni, che unitariamente si sono trovate a essere presentate tutte assieme.
Come già successo in altre occasioni, si sono sviluppate discussioni per anni e oggi Pag. 30siamo arrivati al dunque, a tirare le somme. Fortunatamente, la stragrande maggioranza dell'Assemblea parlamentare qui presente è totalmente favorevole alla TAV.
La Lega Nord ha avuto sempre posizioni molto chiare, distinte, nette sulle infrastrutture e sulla TAV, con dei chiarimenti storici, così come sono stati resi nelle sedute precedenti dall'onorevole Cavallotto, in sede di discussione sulle linee generali, che ha citato giustamente i passaggi storici dal 2006 al 2008 con il Governo Prodi, un Governo di centrosinistra, di quelli che oggi si chiamano PD. L'allora Ministro Di Pietro aveva bloccato i cantieri in questo Paese, l'Italia, per oltre due anni, fermando il progresso tecnologico ed industriale.
Noi dobbiamo anche ricordare i cinque anni del Governo Bresso, governo regionale in Piemonte, un governo targato PD, targato sinistra, un Governo che per cinque anni ha chiuso le porte al dialogo territoriale, ha chiuso le porte a quello che oggi fortunatamente il governo Cota ha riacceso e riaperto con piena soddisfazione degli enti locali, degli amministratori e anche dei no TAV. Questo dobbiamo riconoscerlo.
Dobbiamo anche essere coscienti che una grande fetta di amministratori locali, che oggi sono additati con la denominazione no TAV, sono stati eletti. Ne cito uno per tutti, il presidente della comunità montana Val di Susa, Plano. È stato eletto grazie ai voti del PD, in un'elezione assolutamente legittima e democratica e, purtroppo, ahimè - e lo dico come personaggio ed esponente politico piemontese del cosiddetto centrodestra - con la compiacenza e con la convivenza del PdL. Se non ci fosse stata questa convivenza, oggi Plano sicuramente non potrebbe salire in cattedra a vantarsi o a dichiararsi legittimato da un incarico, che oramai conosciamo tutti. E sappiamo tutti cosa stanno facendo le comunità montane, soprattutto quella della Val di Susa.
Le discussioni no TAV hanno una serie di pregiudiziali indiscutibilmente piacevoli per l'orecchio e la popolazione, però dobbiamo anche essere coscienti, coscienti che non bisogna essere qualunquisti: bisogna essere chiari nelle discussioni. I no TAV sono i qualunquisti che vantano di andare a parlare di infiltrazioni mafiose negli appalti. Sono quegli appalti che oggi, come abbiamo visto da un poco di tempo, sono esclusivamente vinti dagli amici degli amici, dalle cosiddette coop rosse. Noi assolutamente rivendichiamo che vi sia una legittima azione in questi appalti, ma dobbiamo essere chiari. Andare a fare qualunquismo in provincia di Torino, oggi, in questa settimana, quando si è commissariato per infiltrazioni mafiose e 'ndranghetiste il comune di Leinì, è molto semplice.
E dobbiamo essere chiari, come in tanti altri comuni della provincia di Torino. Purtroppo, ahimè, come esponente piemontese, lamento la mancanza della legittimità democratica e legale del procedimento amministrativo comunale in tutti i comuni della provincia di Torino che stranamente - non voglio essere il solito che addita le persone per quel che non sono - però hanno una sola, chiara, netta distinzione a parte il comune di Leinì, di colore politico.
Noi dobbiamo essere molto chiari sulla legittimità e la legalità. Noi esprimiamo, come gruppo della Lega Nord, solidarietà a Caselli, anche se il procuratore Caselli non è mai stato gentile con la Lega Nord e soprattutto con la Lega Nord piemontese. Cito un esempio per tutti, giusto per far apprendere qual è, e qual è stato il clima fino all'altro giorno tra la procura torinese e la Lega Nord: un affermato esponente politico della Lega Nord torinese, mi onoro della sua amicizia, l'onorevole Elena Maccanti, che attualmente è assessore regionale nella giunta Cota, una giunta presieduta da un «governatore» leghista, è stata querelata per diffamazione a mezzo stampa dal procuratore Caselli, con un successivo processo a Monza, con un rinvio a giudizio e poi un successivo processo in appello. Con quale conclusione? L'onorevole Maccanti è stata prosciolta con formula piena e ne siamo stati ben grati, però noi andiamo oltre, Pag. 31abbiamo una cultura, noi padani, che guarda oltre, quando si getta un sasso nello stagno non guardiamo al sasso che cade, guardiamo oltre, guardiamo l'altra sponda, e così stiamo facendo da sempre con la procura torinese, però bisogna essere chiari. Oggi come oggi, con i no TAV e non solo i no TAV, perché anche i sindaci eletti dal PD e il presidente della comunità montana eletto dal PD, oggi attaccano Caselli. Oggi stanno cercando di scardinare quel sistema democratico che sta cercando di far funzionare questo Paese.
Noi abbiamo l'assoluta certezza che il procuratore Caselli sta svolgendo un lavoro cosciente, per quello che può fare, per quello che i mezzi legislativi gli concedono, per evitare proprio quello che sta succedendo ed è successo in provincia di Torino, che ulteriori infiltrazioni mafiose subentrino, entrino nel sistema TAV. Proprio per togliere ogni dubbio sull'infrastruttura TAV è corretto dare l'appoggio alla magistratura, facendo in modo che ci sia una massima trasparenza. Noi abbiamo visto in questi mesi, in questi anni, i comitati no TAV crescere, ma dobbiamo anche essere coscienti di chi sono i no TAV in Val di Susa, personaggi, sicuramente gente comune, del posto e riconoscere anche il fatto che le ultime elezioni, almeno le ultime tre elezioni, europee, politiche ed amministrative, hanno riconosciuto elettoralmente che la popolazione valsusina è favorevole alla TAV, votando partiti come il PdL e movimenti come la Lega Nord sul territorio valsusino. Questo deve esser chiaro, perché non si vincono le elezioni per strada ma si vincono nelle urne, nelle preposte sedi, che sono il sistema democratico con le urne elettorali. Oltre alla gente comune del posto, che non voglio discriminare dicendo che sono un sistema minoritario, una minoranza della Val di Susa, ci sono professionisti del «no», quelli che vanno di pari passo quando c'è da manifestare a Vicenza per il Dal Molin, quando vanno a Messina contro il Ponte dello Stretto di Messina e quando vanno a manifestare contro le tangenziali o varianti che ci possono essere e che vanno a beneficio di tutti, di tutti i cittadini, anche di loro stessi, perché poi utilizzano quelle infrastrutture che vanno a dichiarare illegittime.
Inoltre c'è, purtroppo, ahimè, quella fronda legittimata dal sindaco Fassino che sono gli anarchici che vivono e convivono nei centri sociali torinesi, che la Lega Nord più di una volta ha chiesto di sgomberare. Si tratta di centri sociali, occupati abusivamente, non con un regolare contratto di affitto, in cui il comune oltre a farsi espropriare illegittimamente dei beni propri, ci mette dei soldi, pagando le bollette e le ristrutturazioni.
Noi chiediamo che queste persone siano allontanate, allontanate dalla civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché non ha più senso che personaggi del genere, personaggi insulsi con poca voglia di fare qualcosa, continuino a insediare i nostri legittimi sistemi democratici. C'è poi da fare alcune considerazioni ambientali. La Lega Nord è stata attenta in questi ventidue anni di discussione. Nelle sedi preposte è riuscita, quando c'era la necessità, a far modificare il tracciato, per evitare impatti ulteriori alle infrastrutture in Val di Susa, tutelando l'ambiente e i cittadini. Perciò noi continuiamo a mantenere alta l'attenzione in Val di Susa...

PRESIDENTE. Deve concludere.

STEFANO ALLASIA. Concludo, continuiamo a fare molta attenzione a quello che sta avvenendo e che avverrà. Avremo ulteriormente la necessità di fare passaggi nelle Aule parlamentari per legittimare ulteriormente queste infrastrutture e per fare in modo che il Governo si impegni a fare quello che non si è fatto fino ad oggi - sfortunatamente - con una platea elettorale democratica, parlamentare e legittimata dai voti elettorali sul territorio, che comprovano l'assoluta buona fede di questa infrastruttura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Esposito. Ne ha facoltà.

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STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, credo che il risultato che ci apprestiamo a raggiungere quest'oggi sia un risultato importante. La disponibilità manifestata dal Parlamento, da tutti i gruppi, di arrivare ad una sintesi unitaria e quindi alla votazione di un'unica mozione sul tema TAV testimonia quanto finalmente, dopo troppo tempo in cui questa vicenda è stata derubricata ad una vicenda locale, il treno ad alta velocità, il treno ad alta capacità e la linea Torino-Lione abbiano assunto una dimensione finalmente nazionale. Credo che questo sia l'elemento più rilevante, più importante, così come lo è stata nelle settimane scorse, anche e soprattutto da parte del Governo, la presa di coscienza che era arrivato il momento di un impegno diretto sia del Presidente del Consiglio, sia della struttura del Ministero rappresentata qui dal sottosegretario per cominciare un'opera di informazione complessiva sulle ragioni, le ottime ragioni, che presiedono alla realizzazione del tratto italiano del Corridoio 5.
Credo che non sia questa la sede né il momento per una diatriba politica su chi è più a sostegno della Torino-Lione. Credo che i cittadini abbiano chiaro quali siano stati gli impegni assunti in questi anni, quali i Governi che hanno operato in maniera chiara per la realizzazione di questa opera, ma soprattutto credo che nel territorio piemontese sia chiaro che gli enti locali a tutti livelli hanno operato in una situazione spesso complicata ma senza mai cedere agli atteggiamenti, purtroppo spesso violenti, di un movimento che ha purtroppo cambiato faccia. Un movimento che ha avuto grandi meriti negli anni che hanno preceduto l'istituzione dell'Osservatorio presieduto dall'architetto Virano; un movimento che ha posto delle questioni che peraltro sono state in molti casi (direi, nella stragrande maggioranza dei casi) accolte in sede di predisposizione del progetto che è stato illustrato in queste settimane.
Vorrei segnalare - e vorrei dirlo ai colleghi dell'Italia dei Valori, al collega Borghesi - che non è più tempo di moratorie. Le moratorie non hanno più spazio in questa vicenda. L'Unione europea è stata chiara, è stata netta. Il Commissario Kallas ha detto con chiarezza: per l'Unione europea questo corridoio è uno dei corridoi strategici.
Lo voglio dire perché oltre ad ottenere, l'Italia, un risultato molto importante, il riequilibrio dell'Accordo con la Francia rispetto alla distribuzione dei costi, l'Unione europea ha dato nei mesi scorsi un'importante disponibilità. L'importante disponibilità è quella di portare il finanziamento fino al 40 per cento. Questo è un valore, ed è un valore che oggi noi credo possiamo sostenere utilmente votando a stragrande maggioranza - mi pare di capire - questa mozione unitaria. Infatti nelle prossime settimane il Parlamento europeo sarà impegnato nella discussione sulle reti e sul finanziamento alle reti europee. È evidente che con questa mozione l'Italia predispone un biglietto da visita di grande unità e di grande forza.
Credo che questo aiuterà anche i parlamentari europei italiani impegnati in questa battaglia perché, a differenza di un movimento «no TAV» che ha caratteristiche ormai soltanto più ideologiche - la bandiera «no TAV» è utilizzata per altri scopi -, noi abbiamo l'obiettivo di battere la concorrenza di altri Paesi che sulle reti di trasporto ferroviario hanno costruito le loro politiche. E io credo sia giusto rivendicare - e lo faccio a nome del Partito Democratico - che noi siamo per l'ambiente, per il trasferimento del trasporto dalla gomma al ferro.
Chi si batte contro il treno in Val di Susa, ma non solo in Val di Susa, in realtà dice di essere ambientalista, ma lavora in maniera evidentissima perché non si cambi il sistema dei trasporti italiano e non si abbatta, quindi, neanche l'inquinamento. Voglio segnalare un'altra questione al collega Borghesi in riferimento al dialogo. Si è parlato molto di dialogo in queste settimane. Il dialogo c'è stato; c'è stato un grandissimo dialogo, ci sono state centinaia di riunioni che l'Osservatorio ha fatto per approfondire i problemi tecnici, ambientali e relativi alla salute. A queste riunioni ha partecipato la stragrande maggioranza Pag. 33delle amministrazioni. Ce sono alcune, due in particolare, che sono le uniche due contrarie interessate dall'attraversamento della Torino-Lione, che hanno scelto di non essere presenti a quel tavolo.
La responsabilità della mancanza del dialogo sta dalla parte delle istituzioni? No, la responsabilità sta in quegli amministratori e in quei sindaci che hanno scelto la piazza, molto spesso violenta, invece che le sedi dove c'era il confronto e dove si stava costruendo il nuovo progetto per l'attraversamento dell'Italia con il Corridoio 5. Tutto è stato fatto, quindi non è tempo, come dicevo, di moratorie e voglio segnalare e dare un dato di ieri: l'Osservatorio, presieduto dall'architetto Virano, alla presenza del presidente della regione Cota, del presidente della provincia Saitta, del sindaco di Torino Fassino e di tutti gli amministratori interessati, ha finalmente presentato formalmente il progetto preliminare a tutte le amministrazioni locali.
Sapete qual è stata la risposta del presidente della comunità montana uscito da quella riunione? Che il problema non è tecnico, il problema è l'inopportunità dell'opera. Fino a due giorni prima tutti si lamentavano che mancavano gli elementi tecnici, che era necessario intervenire sul progetto, ma una volta presentato il progetto mancano le argomentazioni e si dice che non è più un problema tecnico, ma è un problema di opportunità. Come vedete, direi che tutto ciò che dovevamo fare e le istituzioni dovevano fare è stato fatto. Sono lieto naturalmente che oggi ci siano alcuni in questo Parlamento che rivendicano con forza la loro capacità di dialogo. Per me la capacità di dialogo è delle istituzioni locali, è stata del Governo, ed è stata di questo Parlamento.
Mi permetto di chiudere su una questione che, secondo me, è particolarmente rilevante: in quest'ultimo mese e mezzo abbiamo assistito costantemente ad un assalto nei confronti del procuratore della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli. Credo che questa sia l'occasione - lo è per il Partito Democratico - di esprimere piena e totale solidarietà al procuratore Caselli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), per il suo lavoro, per l'attacco che riceve costantemente. Credo che questo Parlamento dovrebbe unanimemente testimoniare questa solidarietà. Così come credo vada fatto un ringraziamento particolare alle forze dell'ordine che, nei prossimi giorni, a cavallo della settimana di Pasqua, si troveranno di nuovo impegnate in Val di Susa a tutela di quella valle, di fronte ad un appuntamento, annunciato dai soliti noti di questo movimento, cioè centri sociali e anarchici, che hanno deciso di trascorrere la Pasqua e la Pasquetta in Val di Susa. Noi saremo lì come sempre a vigilare affinché pochi facinorosi evitino di fare un danno ad un territorio che non merita il trattamento che ha ricevuto e che merita di poter vedere sviluppare la propria economia anche attraverso le risorse che mettiamo a disposizione in questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, inizierò il mio intervento da quanto ha dichiarato lunedì scorso il sottosegretario Improta nel corso della discussione sulle linee generali delle mozioni sulla TAV.
Egli, infatti, concludendo il suo intervento ha auspicato a nome del Governo che il dispositivo del provvedimento avesse una formulazione priva di indicazioni economiche in quanto sarebbe più compatibile con i saldi di finanza pubblica e soprattutto con le disponibilità di cassa che attualmente ci condizionano in modo tanto stringente. Apprezziamo la chiarezza e ne prendiamo atto. Ciò nonostante vorrei fare alcune considerazioni di carattere geo-economico e finanziario, come dirò in seguito, anche sotto l'aspetto fiscale che certamente induce a ritenere in modo convincente, come più volte ho ribadito, che la TAV costituisce un investimento strategico per il futuro del nostro Paese in termini di maggiore competitività, di abbattimento Pag. 34delle distanze e di prospettive di sviluppo.
Nel corso della mia esperienza di sindaco per quasi venticinque anni nei comuni di Giaveno e Valgioia, inclusi nell'area TAV, e nella comunità montana Val Susa e Val Sangone - permettetemi un po' di chiarezza nei confronti del collega Allasia - mai il PdL ha appoggiato il presidente Plano, mai lo appoggerà, e vorrei ricordare con estrema amicizia, sempre al collega Allasia, che il sottoscritto è stato eletto nel 2001 in un collegio uninominale, andando in giro nella Val di Susa, dicendo «sì» alla TAV. Quindi non possiamo essere minimamente collegati vicino a chi, nella sua propria vita politica, ha detto «no» alla TAV.
Come sindaco ho avuto modo di approfondire personalmente che, senza l'opera della TAV, il trasporto su gomma arriverebbe ad un punto di estrema difficoltà a livello nazionale aumentando del doppio rispetto a quello attuale.
Come ha ricordato il Presidente del Consiglio Monti, recentemente in visita a Torino, senza la TAV l'Italia rischia un distacco dall'Europa e questa opera è fondamentale per lo sviluppo commerciale ed industriale del nostro Paese. Gli esiti della seduta del CIPE del 23 marzo fanno riferimento ad una infrastruttura prevista nel programma delle infrastrutture strategiche. In considerazione di quanto su esposto e del fatto che l'avvio della pianificazione della TAV e della sua realizzazione dura ormai da troppi anni - al collega Borghesi anch'io voglio ricordare che inizia ben nel 1991, centottanta riunioni dell'Osservatorio, discussioni in alcuni casi del «sesso degli angeli» per accontentare qualche amministratore locale - è giunto il momento finalmente di dare compimento concreto alla realizzazione di quest'opera, altrimenti bisogna prendersi la responsabilità di far fare all'Italia un salto indietro nel tempo, provocando il suo distacco dall'Europa, e non credo che nessuno possa volere questo.
Abbiamo formulato la mozione unitaria ma permettetemi di evidenziare tuttavia un aspetto certamente non di secondaria importanza che coinvolge direttamente le comunità locali toccate dalla realizzazione della TAV e che sottopongo all'attenzione del Governo e dell'Assemblea. Uso un termine improprio. È una battaglia politica quasi decennale, cari colleghi, volta alla richiesta di misure di defiscalizzazione per le attività di imprese turistiche in Val di Susa che hanno subito danni ingenti notevolissimi specialmente in questo ultimo periodo invernale. Si tratta di un giusto completamento alla politica risarcitoria per le popolazioni valligiane che hanno accettato il passaggio della TAV anche contro le strumentalizzazioni ideologiche di questi anni unite a tanta assurda e sconsiderata violenza.
Signor Presidente, proposte base di discussione. Occorre puntare su due aspetti: la costituzione della Valle in zona franca che favorirebbe una rapida integrazione nell'area nel contesto europeo ed una serie di interventi di natura fiscale per valorizzare la vocazione turistica anche in funzione di riequilibrio e di integrazione rispetto alla TAV abbattendo il carico fiscale sia nei confronti delle famiglie sia nei confronti delle aziende della zona piemontese direttamente coinvolti dalla realizzazione dell'opera infrastrutturale.
Le compensazioni entrate nell'agenda politica del Governo e che sono state oggetto di un incontro di ieri - ha detto bene il collega Esposito - tra i sindaci, l'Osservatorio Torino-Lione, Mario Virano, che ringraziamo, la regione Piemonte e la provincia ed il comune di Torino, senza perdere di vista il progetto complessivo di rilancio dell'area ed impedendo di disperdere i contributi in mille rivoli, consentiranno di sostenere le attività industriali, commerciali e turistiche, come detto, coinvolte dai lavori di realizzazione dell'importante opera, al fine di sostenere le comunità locali in questa fase di transizione.
Occorre guardare ai 135 milioni di euro, pari al 5 per cento del valore dell'opera, come prevista dalla legge obiettivo, che saranno stanziati attraverso il progressivo compimento dei lavori, a cui si affiancano i dieci milioni di euro assegnati Pag. 35dal CIPE venerdì scorso. Dobbiamo responsabilmente essere puntuali nelle fasi che ci attendono, rispettando gli accordi bilaterali intrapresi all'indomani dell'accordo Italia-Francia, che ha stabilito la cosiddetta fasizzazione dell'investimento fino al 2025. Successivamente sono intervenuti ulteriori passaggi, certamente importanti, quale l'approvazione da parte del CIPE del progetto preliminare della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.
Permettetemi: la nostra proposta è una riflessione ed è quella di impegnare l'Esecutivo a garantire misure di defiscalizzazione a favore della Val di Susa e dei comuni direttamente coinvolti dalla realizzazione della TAV Torino-Lione, nei confronti delle famiglie e delle imprese, istituendo una zona franca nell'area interessata. Un impegno rappresentato da un provvedimento legislativo ad hoc, che stabilisca interventi di natura fiscale per salvaguardarne e valorizzare la vocazione turistica e commerciale, con una funzione di riequilibrio in parallelo alla cantierizzazione dell'opera. Ad iniziare da Susa, che ospiterà a partire dal 2014 il cantiere più grande, esteso per 2 chilometri in linea d'aria, per arrivare a Chiomonte. Un impegno, cari colleghi, ad intervenire anche in sede europea affinché si conceda una deroga da parte della Commissione in materia di regime di aiuti temporanei di importo limitato previsto dalla comunicazione della Commissione del 7 aprile 2009.
Ebbene, signor Presidente, io credo di dover in definitiva dire che quanto esposto possa costituire un equilibrio, un punto di incontro tra le richieste del Governo e le esigenze del territorio, a cui le istituzioni parlamentari non possono rimanere sorde.
La trasformazione della Val di Susa in zona franca contribuirebbe positivamente ad un veloce coordinamento all'interno dell'area europea, che si costruisce non soltanto con politiche rigorose di bilancio, ma anche mostrando i vantaggi che possono giungere dall'integrazione. Permettetemi anche da parte nostra, come Popolo della Libertà, la solidarietà certamente al procuratore Giancarlo Caselli ed una solidarietà anche da parte nostra ed un ringraziamento alle forze dell'ordine: oltre duemila persone preposte lì, non impegnate contro la delinquenza comune sul territorio, ma obbligate a difendere una decisione presa dal Parlamento. Questa presenza grida vendetta a Dio. La polizia e i carabinieri li ringraziamo, ma dovrebbero essere in altre parti del territorio, non certamente nella Val di Susa. Non ci sono più alibi. Due sono i comuni interessati: Susa e Chiomonte; altri cinque - Giaglione, Venaus, Mompantero, Mattie e Bussoleno - sono soltanto interessati in termini amministrativi.
Concludo, signor Presidente: a questo punto ci auguriamo che le proteste violente che arrivano non certamente dalla Val di Susa e dagli abitanti della Val di Susa, ma arrivano dai centri sociali, anarchici e movimenti alternativi, vengano isolati e gli enti locali sappiano indirizzare le proprie comunità alla moderazione e al buonsenso. Penso sia quello che tutti noi auspichiamo. Con questo annuncio il voto favorevole del Popolo della Libertà alla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ho ancora alcuni interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per esprimere la mia contrarietà alla mozione unitaria. Lo faccio perché resti agli atti del Parlamento la mia contrarietà all'opera.
È un'opera considerata come una priorità rispetto alla generale condizione dei trasporti italiani, che è vergognosa al Sud e nelle isole; un'opera diventata un dogma indiscutibile ed intoccabile, che non è osteggiata solo dai violenti, ma da tantissimi italiani; un'opera dai costi scandalosi e indefiniti per l'Italia, alla luce della condizione economica generale e dell'espulsione dal processo produttivo di Pag. 36tanti lavoratori; un'opera demenziale nel rapporto costi-benefici, alla luce dell'irrisorio abbattimento dei tempi di percorrenza rispetto all'esistente; un'opera distruttiva per l'impatto ambientale e paesaggistico; infine, un'opera che rappresenta il dogma delle infrastrutture dietro al quale, spesso, in Italia, si sono celati affaristi di tutti i tipi, sistemi criminali e mafia.
Esprimo piena solidarietà a Caselli, oggi come ieri, quando indagava a Palermo, mentre molti esponenti di questo Parlamento lo attaccavano frontalmente e impunemente nel suo impegno nel contrasto alle mafie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, anch'io mi associo all'espressione di solidarietà al procuratore Caselli e alle forze dell'ordine. Tuttavia, mi fa specie sentire che, tra coloro che oggi esprimono solidarietà, vi sia chi, fino a qualche mese o settimana fa, non perdeva un'occasione per sparargli, tra virgolette, contro.
Come i colleghi sanno, io sono sempre stato favorevole a questa grande infrastruttura, così come lo ero, quando esercitavo la funzione di sindaco nella mia città, a proposito del percorso Torino-Milano. Mi ha fatto piacere sapere dal Presidente del Consiglio che il Governo ha deciso di confermare, con piena convinzione, la tempestiva realizzazione dell'opera, ribadendo anche che la libertà di espressione è un bene fondamentale, e che lo Stato è impegnato a tutelarlo, ma che non saranno consentite forme di illegalità e sarà contrastata ogni forma di violenza.
Mi permetta subito, signor Presidente, e signor rappresentante del Governo, di dire che si fa bene ad evitare che vi siano forme di violenza, ma anche di illegalità, nell'esecuzione delle opere. Ecco perché mi permetto di chiedere la celere approvazione di una legge anticorruzione: perché questo è un passaggio obbligato per avere la massima attenzione nel prevenire ogni possibile infiltrazione nell'esecuzione dell'opera. Si proceda, dunque, come previsto nella mozione che anch'io ho sottoscritto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, ieri, è uscito, redatto da alcuni «azzeccagarbugli» torinesi e da qualche esponente «no TAV» in cerca di facile pubblicità, un vergognoso e abominevole dossier contro le forze dell'ordine, che documenterebbe presunte violenze avvenute nel luglio scorso.
Nel luglio scorso, vi fu una manifestazione «no TAV» in cui furono feriti 220 agenti delle forze dell'ordine. Noi vorremmo, quindi, ribadire, oggi, in quest'Aula, non soltanto il rispetto per la cronaca e per l'oggettiva realtà dello svolgimento dei fatti, ma anche rinnovare, come ha già fatto l'onorevole Osvaldo Napoli, la nostra assoluta, totale, incondizionata vicinanza e gratitudine alle forze dell'ordine per la loro opera quotidiana al servizio della nazione e, in questo caso, al servizio dell'opera, del Piemonte e dell'Italia intera (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, io credo nel progresso del Paese e credo anche nel progresso dei trasporti; sono contro ogni forma di violenza e sono contro le manifestazioni di violenza che impediscono anche di esprimere il proprio pensiero.
Vorrei riferirmi a ciò che ha detto non un rivoluzionario, bensì un imprenditore come De Benedetti: dopo vent'anni, forse, dobbiamo ripensare alla TAV; forse, la TAV non serve più. Io mi riferisco a questo, perché vi è uno scenario di crisi Pag. 37che sta cambiando tutto. Io credo che ogni decisione - e concludo, signor Presidente - vada presa con il territorio, condividendola con esso, attraverso i referendum partecipativi del territorio.
Personalmente io voterei «no» a tutte le mozioni. Per disciplina di partito non esprimerò il mio voto contrario, ma lascerò l'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, la più piena e incondizionata solidarietà per il procuratore Caselli non mi impedisce di notare in questa occasione - e, quindi, di indurmi ad astenermi dal voto - una contraddizione clamorosa: si sta costruendo un mostruoso corridoio tirrenico, che sventrerà la Toscana, che invaderà di trasporto su gomma questo Paese attraverso tutto il percorso della penisola, da Roma a Torino (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi!

FURIO COLOMBO. ...per poi prendere gli stessi tir, metterli sul treno e mandarli a Lione nel nuovo modo perfetto. Il fatto che queste due opere, finanziate dallo stesso Governo (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

FURIO COLOMBO. ...iniziate negli stessi giorni, denuncino l'incredibile mancanza di coerenza nel lavoro che stiamo facendo per la modernizzazione del Paese, mi induce ad astenermi dal voto su questa mozione (Commenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, la TAV è un'opera faraonica che non serve agli italiani (Commenti)...

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi! Prego, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Se l'Italia rinuncia alle Olimpiadi del 2020 e al ponte sullo stretto di Messina perché non ci sono soldi, perché allora portare avanti un'opera faraonica, che non serve ai milioni di pendolari che ogni giorno continuano a viaggiare in treni che sembrano treni per animali?
Perché non si finanziano, invece, le linee interne italiane, come ad esempio la Venezia-Verona, la Napoli-Bari o il terzo viatico Milano-Genova, le quali pure aspettano gli stessi cofinanziamenti europei (Commenti)...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, deve concludere.

FRANCESCO BARBATO. Ma queste opere servono agli italiani, ai pendolari italiani, agli studenti e ai lavoratori che ogni giorno usano i treni italiani, che però non le possono avere perché la TAV serve a Impregilo e alle cooperative...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo al voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Esposito, Osvaldo Napoli, Allasia, Delfino, Toto, Misiti, Marmo ed altri n. 1-00980, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Zeller, Mazzuca, Narducci, Gnecchi, Zunino, De Micheli, Siliquini e Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 38
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 402
Votanti 391
Astenuti 11
Maggioranza 196
Hanno votato
390
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Secondo le intese intercorse, lo svolgimento dei restanti argomenti iscritti all'ordine del giorno per i quali sono previste votazioni è rinviato ad altra seduta. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Brugger, Cicchitto, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Lamorte, Lucà, Milanato, Misiti, Moffa, Mussolini, Pecorella, Pisicchio e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 15,01).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e X (Attività produttive):

S. 3194 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo» (4940-B) - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, IX, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,02).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Problematiche concernenti la composizione della Conferenza permanente «Religioni, Cultura e Integrazione» - n. 2-01416)

PRESIDENTE. L'onorevole Sbai ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01416 concernente problematiche concernenti la composizione della Conferenza permanente «Religioni, Cultura e Integrazione» (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SOUAD SBAI. Signor Presidente, non avrei voluto illustrare, ma ringrazio il Ministro per essere venuto a rispondere, in Aula, all'interpellanza urgente mia e di Pag. 39tanti colleghi ed ex ministri. La Consulta per l'Islam italiano, costituita con decreto il 10 settembre 2005 dall'ex Ministro Pisanu, e successivamente il Comitato per l'Islam italiano, avviato nel gennaio 2010, sono stati organismi consultivi per affrontare i problemi dell'integrazione derivanti dalla deriva ultrafondamentalista, integralista e anche salafita nel nostro Paese; hanno sempre svolto compiti di ricerca e di approfondimento; hanno elaborato studi e formulato pareri e proposte al Ministro dell'interno, con lo scopo di favorire il dialogo istituzionale con le comunità musulmane d'Italia, che sono quasi un milione, e individuare le più adeguate soluzioni per un armonico inserimento delle comunità stesse nella società. La presenza di tali organismi nella panoramica istituzionale e sociale italiana ha sempre assicurato un lavoro proficuo ed efficace negli anni di vita in cui sono rimasti in vigore, a favore dell'integrazione, della costruzione di un islam italiano moderato, lo ripeto, moderato e aderente ai principi della Costituzione italiana. Nulla ha mai ostato alla prosecuzione del loro lavoro nel tempo; lavoro riguardante la formazione degli imam, il censimento delle moschee, le regole di trasparenza sul finanziamento dei luoghi di culto e di tante altre cose. Non sono mai stati messi in discussione da alcun Esecutivo, di nessun colore, né connotazione, né politica né, tanto meno, tecnica; quindi, la strada è lunga e importante.
Ho voluto presentare quest'interpellanza urgente per conoscere le ragioni dell'inserimento, nella Conferenza, dell'UCOII, che, come ben sappiamo, è un'organizzazione che non ha firmato la Carta dei valori, perché in essa vi era la definizione di uguaglianza fra uomo e donna. Comunque, è tutto scritto, verba volant scripta manent.
Soprattutto, vorremmo sapere perché non sono state inserite le donne: neanche una donna in questo gruppo di musulmani, come se delle donne musulmane non esistessero in questa Italia. Vorrei invece ricordare che esse sono il 51 per cento del milione di musulmani in Italia. Per questo, chiediamo perché è stata esclusa la parte moderata, la parte che lavora, tante confederazioni di musulmani che vivono nel nostro Paese, che lavorano in modo onesto e senza teorismi ed estremismi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, ha facoltà di rispondere.

ANDREA RICCARDI, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo volentieri all'interpellanza urgente presentata dal deputato Sbai e da altri 86 suoi colleghi. L'atto ispettivo riguarda la funzione della Conferenza permanente sul tema «religioni, culture, integrazione», anche il ruolo svolto, come abbiamo ascoltato, dalla Consulta per l'Islam e l'invito rivolto all'UCOII a partecipare a tale Conferenza.
A tale proposito, faccio presente che la Consulta per l'Islam - come ha ricordato l'onorevole Sbai, istituita il 10 settembre 2005 con decreto del Ministro dell'interno - è un organismo consultivo, finalizzato a favorire i rapporti tra lo Stato e la comunità islamica nazionale, ma anche ai fini di un più complessivo dialogo. Sin dalla sua istituzione ha svolto compiti di ricerca, approfondimento, elaborato studi, formulato pareri e proposte al Ministro dell'interno, allo scopo di favorire il dialogo istituzionale con le comunità musulmane d'Italia; a migliorare le problematiche dell'integrazione; individuare le più adeguate soluzioni volte a creare un armonico inserimento di dette comunità nella società nazionale, nel rispetto - sia ben chiaro - della Costituzione e delle leggi della Repubblica.
L'organismo, presieduto dal Ministro dell'interno, è composto da 16 membri, i quali sono stati individuati tra studiosi, persone di cultura e religione islamica che, per la loro esperienza, offrano qualificati apporti alla trattazione dei temi di interesse nella convinta adesione a valori e principi dell'ordinamento repubblicano. In seno Pag. 40alla Consulta è emersa la necessità di elaborare un documento sui valori e i principi cui debbono attenersi tutti coloro che desiderano stabilmente risiedere nel nostro Paese, indipendentemente dalla forma o dall'identità culturale, religiosa ed etnica in cui si riconoscono.
È stato dato vita, così, ad un comitato scientifico che elaborasse la Carta dei valori, della cittadinanza e dell'integrazione. La Carta dei valori, adottata il 23 aprile 2007, ha fatto propri i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e principi della Carta costituzionale, ponendosi anche in continuità con i principi riaffermati dalla Carta delle Nazioni Unite in tema di coesistenza pacifica dei popoli. Con decreto del Ministro dell'interno del 2 febbraio 2010, è stato poi - come ben sa l'onorevole Sbai - istituito il Comitato per l'Islam italiano, organismo con funzioni consultive sui temi dell'immigrazione, con particolare riguardo all'integrazione e all'esercizio dei diritti civili delle comunità musulmane nella società italiana.
L'organismo è composto da esponenti di organizzazioni e comunità islamiche presenti in Italia, ma anche da docenti di diritto musulmano dei Paesi islamici di diritto ecclesiastico e di giornalisti e scrittori esperti della materia in grado di fornire idee e formulare proposte. L'attuale Governo ha istituito l'ufficio del Ministro per la cooperazione e l'integrazione che ha, tra i suoi compiti principali, favorire una migliore integrazione dei cittadini stranieri in Italia.
L'istituzione della Conferenza sul tema «religioni, cultura e integrazione» ha, lo sottolineo, un carattere più ampio e diverso dalla Consulta sull'Islam, perché parte dal presupposto della necessità di coinvolgere tutte le comunità religiose cui aderiscono gli immigrati. Infatti, a tale Consulta partecipano rappresentanti di tutte le religioni attive sul territorio nazionale.
L'Italia, fino a qualche anno fa, pur contando sulla presenza di alcune minoranze tradizionali da un punto di vista religioso, era un Paese omogeneo dal punto di vista etnico, linguistico e religioso. Oggi la situazione è assai cambiata, sia con riguardo ai Paesi di provenienza degli immigrati, sia con riguardo alla loro appartenenza religiosa. Nel nostro Paese, infatti, non vivono solo cattolici, ebrei, cristiani, di cui gli ortodossi rappresentano la maggioranza degli immigrati (un milione e mezzo), ma anche musulmani (un milione, forse di più), buddisti (centocinquanta mila), induisti (circa centomila), sikh (sui sessantamila) ed esponenti e persone di altra religione.
Sottolineo come la Conferenza nasca dall'intento di sviluppare il tema dell'integrazione. La scelta di perseguire l'obiettivo di una società integrata attraverso l'incontro di rappresentanti religiosi è motivata dalla convinzione che si debba vivere insieme senza azzerare il patrimonio religioso e culturale degli immigrati, ma li si debba rendere partecipi dei valori della nostra comunità nazionale che ha una sua antica identità, ha sue regole e sue istituzioni.
Italiani ed immigrati possono affrontare insieme questioni come la crisi economico-finanziaria, il bisogno di sicurezza ed altri capitoli importanti della nostra vita nazionale e della loro esistenza quotidiana. Gli immigrati sono partner necessari nel percorso di integrazione, percorso che passa, lo ripeto, dal rispetto delle regole che sono comuni a tutti, cittadini ed immigrati, ma anche attraverso il riconoscimento dei diritti di ciascuno.
L'intento della Conferenza è quello di dare sostanza al significato della locuzione «coesione sociale», riconoscendo l'importante ruolo che può essere svolto dalle comunità religiose e dai loro leader nello sviluppo di processi virtuosi di comprensione, di dialogo, di corretta integrazione.
Sono convinto che i responsabili religiosi possano essere mediatori importanti, talvolta unici, per un corretto approccio con la società e con le istituzioni italiane. Il fatto che i responsabili religiosi siano particolarmente uomini o siano uomini non dipende da me, ma dalla storia delle religioni. Ma apprezzando la sensibilità dell'onorevole Sbai, porto a sua conoscenza Pag. 41che ho deciso, nell'ambito delle mie competenze, di convocare una Commissione sul problema «donne e immigrazione».
Infatti, sono convinto, come ho detto introducendo la Conferenza sull'integrazione, che le donne sono il più forte agente di integrazione, ma rischiano talvolta - in casi di non integrazione a noi molto chiari - di essere prigioniere del loro ambito familiare e rischiano che tante volte barriere tradizionali claniche e familiari le separino non direi solo da un corretto processo di integrazione, ma vorrei dire anche dalla fruizione di diritti elementari di cui donne e uomini sono titolari sul territorio nazionale.
Quindi, aggiungo questa notazione per dirle quale sia la mia sensibilità in proposito. Mi farò carico di far pervenire il mio discorso introduttivo alla Conferenza delle religioni per rendere meglio consapevoli dello spirito con cui è stata assunta questa iniziativa.
L'invito all'UCOII è motivato dal fatto che ha una vasta rappresentanza nel mondo musulmano in Italia. Peraltro, ho potuto verificare che l'UCOII ha approvato la Carta dei valori nell'assemblea del 2007 dichiarando di condividerne spirito e contenuti. Tale posizione è stata ribadita nell'intervento del suo presidente nel corso dell'audizione del 1o dicembre 2009 presso la Commissione affari costituzionali di questo ramo del Parlamento. Analoga adesione è venuta dall'attuale presidente dell'UCOII, Izzedine Elzir, con comunicato stampa del 16 marzo 2012 alla vigilia della prima riunione della Conferenza nazionale permanente.
Non debbo certo spiegare il grande problema della rappresentatività del mondo musulmano. Varie associazioni musulmane di tutte le tendenze sono state invitate a partecipare alla conferenza e soprattutto i principali partner del nostro dialogo storico e istituzionale. So che qualcuno alla vigilia della prima riunione si è lamentato con dichiarazioni di essere stato escluso. Non avendo la composizione della Conferenza un carattere formale, abbiamo anche ritenuto di invitare chi manifestava tale sensibilità. Ho letto poi che la critica si è appuntata sulle modalità della convocazione, ma sono piccole cose.
Vorrei ribadire che, trattandosi non di una consulta dell'Islam, ma di un incontro tra i rappresentanti di tutte le religioni, la partecipazione agli incontri che saranno programmati in futuro sarà sempre regolata con un criterio di apertura a chi potesse dare un contributo. Vorrei anche ribadire che all'interno della Conferenza il clima è stato assolutamente positivo, di piena collaborazione e di adesione ai nostri valori istituzionali.
Concludo dicendo che all'inizio dei lavori ho voluto far osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime delle stragi di Tolosa e gli interventi che hanno seguito questo atto di tutti i rappresentanti delle religioni hanno mostrato di deprecare questo fatto e manifestato cordoglio.
Concludo dicendo che credo che il nostro Paese valorizzando i leader religiosi non vuole andare verso una forma di «comunitarismo religioso», ma in un passaggio transitorio dell'integrazione abbiamo la necessità che lealmente e attivamente i leader religiosi si facciano parte concreta di un processo di integrazione essendo spesso gli unici tramiti che noi possiamo utilizzare. Naturalmente esistono tante altre strade come quella delle donne, ma anche strade di carattere istituzionale che non manco e non mancherò di esperire.

PRESIDENTE. L'onorevole Sbai ha facoltà di replicare.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, la sua risposta non mi soddisfa per nulla, signor Ministro, per nulla. Anzi, mi rende ancora più convinta di percorrere la strada dell'opposizione, netta e senza ambiguità, al progetto della conferenza delle religioni. Da qui ne deriva che i moderati, che lei ha escluso e che poi hanno mandato dei loro comunicati, non vanno offesi, perché sono la maggioranza dei mussulmani in Italia. Invece, le persone che fanno parte dell'UCOII non rappresentano e non hanno mai rappresentato la maggioranza dei musulmani, Pag. 42che è il 75 per cento, ma hanno rappresentato solo i loro iscritti. Andare a pregare in una chiesa non vuol dire fare parte di quella chiesa, così come fa l'UCOII. L'UCOII non rappresenta l'Islam italiano. Questo non lo dico io, ma lo sanno ormai anche i sassi.
Il progetto della conferenza delle religioni ha escluso i moderati e le donne, che sono presenti, attive, che lavorano nelle confederazioni e che aiutano le altre donne. L'Islam non esclude le donne. Voi, invece, le avete escluse. Nella consulta erano parte attiva e profondamente integrate, ma sono state deliberatamente escluse per fare posto a coloro che non hanno firmato la carta degli intenti e - lo ripeto - non lo hanno fatto perché vi erano le parole «uguaglianza uomo-donna», come risulta negli atti di sindacato ispettivo correttamente depositati presso la Camera dei deputati. La carta degli intenti dell'Islam italiano, prodotta dal Ministro Amato nel 2008, faceva da piattaforma valoriale, indispensabile per la prosecuzione del lavoro della consulta stessa.
Del resto, come mi sembra di capire dalla sua risposta, non avete conoscenza del fatto che l'Islam non è una sola entità. L'Islam è tanto. Certamente, vi sono i sunniti; ma, dove mettiamo gli sciiti? E i malachiti? E gli wahabiti? E dove mettiamo tutti gli altri gruppi? L'UCOII è una piccola associazione, come lo è la mia associazione e come lo sono tante altre associazioni. Loro stessi, a Firenze, hanno detto che non rappresentano l'Islam italiano.
Del resto, come mi sembra di capire dalla sua risposta - lo ripeto -, non avete conoscenza del fatto che l'Islam non è una sola entità, che può essere ridotta a poche decine di iscritti, ma una totalità che merita la giusta ed uguale considerazione da parte dello Stato. Non avendo un sistema gerarchico cui fare riferimento, la scarsa conoscenza dell'universo dell'Islam italiano, che riscontro nelle azioni e nelle risposte che ho potuto vedere e sentire sia oggi sia in altre sedi, fa sì che non abbiate ancora compreso quanto il vuoto creato dalla destituzione della consulta sia già insidiato da un altro soggetto, pericolosissimo ed estremo. Si tratta di una fantomatica confederazione islamica malachita. Cosa vuol dire «malachita»? Le manderò tutto il testo che spiega cosa voglia dire «islamica malachita». Tale confederazione è guidata dall'ambasciatore del Marocco in Italia, Hassan Abou Ayoub, raggruppa elementi di dubbia provenienza - qualcuno è anche indagato per terrorismo - e tenta di egemonizzare l'Islam marocchino e quello italiano per raggiungere un'intesa con lo Stato.
Spero che vogliate tornare, ancora una volta, qui a rispondere ai quesiti che abbiamo posto, facendovi interpreti di tutti i moderati e delle donne che sono la maggioranza, recando risposte questa volta lontane da volontà esclusive e discriminatorie, ma soprattutto coscienti che l'Islam non può e non deve essere trattato con le stesse modalità delle altre confessioni che presentano problematiche profondamente inferiori e dinamiche socio-culturali assai più semplici da gestire, basti ricordare Tolosa.
Concludo. Del resto non siamo i soli a livello internazionale a chiedere che ci siano delle garanzie e delle regole certe in questo senso, visto che proprio oggi, mentre stiamo qui a parlare qualche minuto fa, le autorità hanno negato l'accesso in Francia a personaggi, le cui opinioni e idee estremistiche, radicali e jihadiste sono ben conosciute: l'egiziano Jusuf Al-Qaradawi, l'ex gran mufti di Gerusalemme, amico dell'UCOII, Akrima Sabri, amico dell'UCOII, il saudita Ayed Bin Abdallah Al-Qarni, inviato dell'UCOII in Italia, l'imam egiziano Safwat Al-Hijazi, vicino, vicinissimo - anzi è stato invitato solo qualche mese fa dall'UCOII - e l'imam saudita Abdallah Basfar. Per non parlare dell'ideologia dei Fratelli musulmani e di Tariq Ramadan, oggi sempre vicino all'UCOII: non entreranno più nel territorio francese perché non sono graditi e perché sono vicini all'estremismo jihadista, integralista ed estremista.
Forse noi in Italia siamo provinciali e chiusi e vediamo solo quello che vogliamo Pag. 43vedere, ma voi avete fatto un errore enorme perché la Consulta stava facendo un lavoro meraviglioso e molto importante per la comunità e tutta la comunità seguiva quella consulta, tutta la comunità ha capito che avevano un referente - era la Consulta - presso un Ministero importante, il Ministero dell'interno. Voi l'avete tolta - mi dispiace moltissimo - perché conosce la mia stima per lei e per il suo lavoro, ma questa volta veramente non avete capito con chi abbiamo a che fare, abbiamo a che fare con un terrorismo estremista. Non tutti i musulmani sono terroristi: sia chiaro che il 70 o l'80 per cento dei musulmani che vivono in questo Paese non sono terroristi e che si tratta di musulmani che vogliono vivere la loro religiosità in santa pace ed entrare in una moschea e pregare in italiano e sentire parole belle. Lei però ha scelto la parte negativa, che è l'UCOII, che è molto vicino all'estremismo islamico ed ai Fratelli musulmani.

(Intendimenti del Governo riguardo il tribunale di Tolmezzo (Udine) - n. 2-01425)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Centa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01425, concernente intendimenti del Governo riguardo il tribunale di Tolmezzo (Udine) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio il Governo ed il sottosegretario Zoppini per questa pronta risposta, segno dell'attenzione verso un territorio particolare, che è il territorio dove anche io abito della Carnia e dell'alto Friuli Venezia Giulia.
La legge 14 settembre 2011 n. 148, all'articolo 1, stabilisce che «Il Governo (...) è delegato ad adottare, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi per riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza».
Tale riorganizzazione comporterà, secondo il dettato della legge, soppressione e accorpamenti di uffici giudiziari. Il tribunale di Tolmezzo risulterebbe essere tra gli uffici giudiziari in via di soppressione e-o accorpamento, essendo - per così dire - «inghiottito» dal tribunale di Udine.
La decisione appare contravvenire, stante il singolare carattere del circondario e la situazione di confine, al principio inderogabile del buon senso e della logica per il decente funzionamento della giustizia e per la necessità di una presenza forte e visibile dello Stato. La soppressione nega oltretutto il presupposto della legge in ordine ai risparmi di spesa e incremento di efficienza. La particolarità territoriale del circondario di Tolmezzo si evidenzia con la presenza di una linea confinaria assai vasta, di circa 110 chilometri, con l'Austria, 60 con la Slovenia, la quale è attraversata da sette valichi, dei quali cinque stradali di prima categoria, uno autostradale ed uno ferroviario, ed è collocata sulle direttrici dei traffici illeciti verso l'Est Europa. Ciò determina l'accertamento di un elevato numero di reati legati al traffico degli stupefacenti, all'immigrazione clandestina ed alla ricettazione organizzata e, necessariamente, una specializzazione della polizia giudiziaria, della magistratura inquirente e di quella giudicante in ordine a tale genere di crimini. La valutazione espressa dall'ispettorato generale del Ministero della giustizia riguardo al tribunale di Tolmezzo risulta positiva, e si sottolineano in essa l'impegno e la diligenza, con adeguata risposta agli adempimenti demandati. Ci è molto chiaro, signor sottosegretario, che cosa dice la delega conferita al Governo per la revisione della geografia giudiziaria, che è stata esplicitamente motivata dalla grave crisi economico-finanziaria in cui versa la nazione e dalla necessità di ridurre gli oneri per la finanza pubblica. Nel caso di Tolmezzo un tale risultato non potrà essere raggiunto; anzi, la soppressione porterà ad un sensibile aumento di oneri per la finanza pubblica, quindi il contrario. Sotto l'aspetto propriamente giudiziario, si sguarnirebbe, altresì, del necessario presidio Pag. 44locale il territorio sul quale è insediata una delle quattordici carceri italiane dotate di una sezione cosiddetta di massima sicurezza per la custodia dei detenuti in regime di 41-bis, sulle quali va mantenuta una costante attenzione, atta a scongiurare infiltrazioni della criminalità organizzata legata ai gruppi di appartenenza dei detenuti. Non può neppure sfuggire quale impatto devastante sotto il profilo socio-economico avrebbe l'accorpamento del tribunale di Tolmezzo e anche solo della procura in Udine per il territorio della Carnia e dell'Alto Friuli, né come una tale soluzione si ponga in apertissimo contrasto con le direttive politiche di supporto allo sviluppo di territori che sono montani, signor sottosegretario, dettate su tre livelli, quello regionale, quello nazionale e soprattutto anche quello europeo. Un elaborato ci evidenzia molto chiaramente come vi sarebbe un rilevante onere economico a carico della comunità, dovuto sia alla spesa per le maggiori distanze da percorrere da parte dei cittadini che abitano in questo territorio - ripeto che è soprattutto un territorio montano, che va considerato anche in chiave invernale, quando le cose peggiorano a causa del ghiaccio e della neve - per raggiungere gli uffici giudiziari eventualmente spostati e sia alla riduzione di introiti che in questo caso si avrebbero in questa zona. Aggiungo come ultima cosa che questo è un territorio dove si parla correntemente la lingua friulana e oltretutto vi sono due isole alloglotte, dove ancora oggi si parlano due lingue molto diverse rispetto all'italiano. In questo territorio, c'è quindi una forte testimonianza di una cultura e di una storia che hanno origini molto lontane, sicuramente peculiari e anche uniche.
Perché tutti noi del territorio dell'alto Friuli e della Carnia riteniamo che ciò riguardi poche persone, perché l'accorpamento dei tribunali è relativo anche a quella che deve essere una media rispetto al tribunale e/o alle persone che abitano in quella determinata area. Ma noi tutti ricordiamo - e sicuramente lo ricorda anche la storia di questo Stato, della nostra Italia - come, nella Prima guerra mondiale, rimasero pochissime persone ad abitare quei territori; anzi, sottosegretario, tengo a dire che quei territori, allora, rimasero totalmente sguarniti, soprattutto sul fronte italo-austriaco, nella zona della Carnia, e a proteggere il fronte italo-austriaco furono chiamate non le poche persone rimaste sul territorio, ma le uniche persone rimaste, cioè le donne della Carnia.
Pensiamo che questo territorio, nel corso della storia, abbia sempre saputo essere dalla parte dello Stato e non deve essere considerato soltanto per i numeri, ma per quello che effettivamente è il suo significato, la sua forza e il suo valore, oggi come ieri (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Andrea Zoppini, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ZOPPINI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, nel rispondere all'interpellanza urgente dell'onorevole Di Centa, non posso non richiamare quanto già rappresentato il 15 marzo ultimo scorso in occasione del question-time, di analogo contenuto, proposto dall'onorevole Paolini in Commissione giustizia della Camera.
Voglio, pertanto, anche in questa occasione, evidenziare che, come noto, la legge n. 148 del 14 settembre 2011 di conversione del decreto-legge n. 138 del 31 agosto 2011, delega il Governo ad adottare decreti legislativi per la riorganizzazione della distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio. I principi ed i criteri direttivi del riordino prevedono la riduzione degli uffici giudiziari di primo grado, la possibilità di ridefinire l'assetto territoriale delle circoscrizioni giudiziarie, anche mediante attribuzione di porzioni di territorio a circondari limitrofi, e la ridefinizione dell'assetto territoriale degli uffici requirenti non distrettuali.
Pertanto, con decreto ministeriale del 13 ottobre 2011, è stato istituito, presso l'Ufficio legislativo del Dicastero della giustizia, il gruppo di studio per la revisione Pag. 45delle circoscrizioni giudiziarie. Allo stato, posso comunicare che tale gruppo di studio sta provvedendo a raccogliere i dati relativi ai carichi di lavoro, alle piante organiche, ai bacini di utenza e a quant'altro possa rivelarsi utile ai fini dell'elaborazione di criteri oggettivi ed omogenei, sulla cui base riorganizzare gli uffici giudiziari e realizzare una loro più razionale distribuzione sul territorio.
L'individuazione dei predetti criteri, allo stato ancora in via di definizione, mira infatti a conseguire una preventiva risoluzione di eventuali problematiche nell'esercizio della delega, con particolare riferimento alla necessità di contemperare l'esigenza di un'ottimale distribuzione ed impiego delle risorse disponibili con la necessità di garantire all'utenza opportune condizioni di fruibilità, così da realizzare una complessiva maggiore efficienza nell'erogazione del servizio giustizia. Una volta concluso tale incarico e definiti tali criteri si procederà alla concreta individuazione delle sedi giudiziarie accorpabili, tenendo conto delle indicazioni provenienti dai responsabili degli uffici giudiziari e dai rappresentanti degli organi istituzionali e delle comunità interessate.
Soltanto all'esito del predetto articolato procedimento - nel quale, vorrei sottolineare, si darà adeguato spazio a tutte le indicazioni provenienti dalle diverse istituzioni territoriali - sarà possibile sottoporre al vaglio delle competenti autorità politiche gli interventi normativi ritenuti necessari.

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

RENATO FARINA. Signor Presidente, siamo parzialmente soddisfatti. Lo saremmo completamente se il sottosegretario avesse anticipato come i criteri esposti nella sua risposta all'interpellanza urgente, si applichino, ictu oculi, alla situazione del tribunale di Tolmezzo.
Non vi è bisogno di alcun comitato di grandi esperti per capire l'unicità del territorio, l'assoluta ed evidente condizione di imprescindibile fruibilità per l'utenza attuale di questo tribunale di Tolmezzo rispetto a quello di Udine, stante le difficoltà del collegamento con le sette valli della Carnia che, come dicono tutte le enciclopedie, e chiunque sia passato di lì, sono strettissime; non a caso si parlano due lingue germanofone, il saurese e il timavese, perché vi è stata una scarsa possibilità di comunicazione.
Allora, tutto questo dice come il territorio, oggi sotto la tutela giurisdizionale del tribunale di Tolmezzo, non vada in nessun modo accorpato a quello di Udine, non perché ci sia una grande distanza culturale tra Tolmezzo e Udine, ma perché Tolmezzo ha quei caratteri assolutamente unici rispetto a qualsiasi situazione italiana. Li ha esposti prima la collega Di Centa e li esponeva l'interpellanza: la situazione di confine e la situazione anche, per così dire, di tipicità culturale.
Tutto questo non significa andare contro questa legge. Saremmo dei pazzi. La abbiamo votata noi questa legge, noi che abbiamo sottoscritto l'interpellanza - almeno i primi firmatari - perché siamo favorevoli al fatto che vi sia una razionalizzazione delle sedi giudiziarie e si attuino dei risparmi nelle spese. La questione è che tagliare Tolmezzo non sarebbe una razionalizzazione, ma una «irrazionalizzazione» ulteriore rispetto alla situazione giudiziaria italiana ed incrementerebbe le spese, come noi abbiamo provato a dimostrare nel testo della nostra interpellanza e come siamo ulteriormente in grado di documentare.
Noi siamo certi che esistano delle priorità nel campo della giustizia - e qui esco un attimo dai confini di Tolmezzo per fare un esempio -. Proprio oggi è uscita la notizia che il tribunale di Taranto ha discusso per tre anni un processo che si riferiva al presunto furto di un ovetto Kinder del valore di meno di un euro. Tutto questo si è risolto con un'assoluzione, per fortuna, perché pare che nei calzoni del presunto ladro un ovetto - visto che erano calzoni di quelli a cintura bassa - proprio non c'era spazio per infilarlo e, dunque, era un'invenzione più Pag. 46o meno fantasiosa del venditore ambulante, che si riteneva defraudato. Allora, ci hanno messo tre anni, le spese giudiziarie sono state ingentissime e, soprattutto, si è dissipato un patrimonio di fiducia.
La giustizia in Italia costa tanto perché spesso è dissennata. Non aggiungiamo alla dissennatezza nell'applicazione delle leggi, quest'altra dissennatezza nell'applicazione di una buona legge, a mio giudizio. Quindi, quest'interpellanza e la nostra replica vogliono essere un invito a sottolineare alle Commissioni, che dovranno affrontare le decisioni, questo tipo di identità che sta alla base del tribunale di Tolmezzo.
Tra l'altro, se conteranno come è stato detto da lei autorevolmente, signor sottosegretario, i pareri delle istituzioni locali, esse sono compatte. Il presidente della regione Tondo ancora adesso ha ricordato che c'era stata una promessa dello Stato italiano, fatta con solennità più di trent'anni fa, quando si dichiarò che l'accettazione della costruzione del carcere di Tolmezzo - con tutte le caratteristiche, anche di pericolosità, che comporta l'introduzione in certe zone di personaggi obiettivamente legati alla mafia e ad altre situazioni difficili - avrebbe garantito la permanenza del tribunale di Tolmezzo.
Sono convinto che lo Stato non deve dissipare il patrimonio di credibilità che ancora gli resta con le sue promesse, ed è ciò, del resto, che sostengono tutte le autorità friulane in modo, per così dire, bipartisan. Per parte mia devo giustificare il fatto che non sono friulano, se non di cuore, come credo debbano esserlo un po' tutti gli italiani che in questa regione, nel Friuli, in particolare, e nella Carnia soprattutto, hanno visto versare sangue per la libertà, una zona che, come tutte quelle di confine, ha sofferto particolarmente.
Non dimentichiamo che il Friuli, rispetto a tutte le regioni d'Europa, è stato al centro di tutti i confini e di tutte le invasioni - ungheresi, slave, germaniche, celtiche, franche, unne - e dunque è una situazione che miracolosamente ha mantenuto una forte unità. Allora, cerchiamo di non frantumarla attraverso provvedimenti che sarebbero di una razionalità geometrica e non caratterizzate da quell'esprit de finesse che deve caratterizzare la politica quando è buona e giusta.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Cicchitto n. 2-01389)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Cicchitto n. 2-01389.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative per contrastare l'emergenza furti in alcune aree della provincia di Salerno - n. 2-01426)

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A) ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01426, concernente iniziative per contrastare l'emergenza furti in alcune aree della provincia di Salerno (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, non intendo illustrare l'interpellanza, mi riservo poi di intervenire in fase di replica, però non rinuncio a rivolgere la frase di rito: quali provvedimenti intende adottare il Governo per affrontare il problema della sicurezza nel territorio degli Alburni, per ridurre gli avvilimenti di tanti concittadini, molti anziani, che in questi mesi hanno subito furti? I malviventi sempre più spesso si introducono nelle proprietà altrui facendo razzia di beni di ogni genere e il fenomeno sta creando allarme tra i cittadini che temono per la loro incolumità.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Carlo De Stefano, ha facoltà di rispondere.

CARLO DE STEFANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza urgente Pag. 47Mario Pepe (Misto-R-A) n. 2-01426 si chiede di conoscere le iniziative che il Governo intende assumere per garantire maggiori condizioni di sicurezza ai cittadini dei Comuni della Piana del Sele e dei Monti Alburni, in provincia di Salerno, negli ultimi tempi interessati da fenomeni delittuosi, con particolare riferimento ai furti in abitazione e furti nei campi. Chiede, inoltre, l'onorevole Mario Pepe (Misto R-A) se non si ritenga opportuno favorire l'accesso dei Comuni dell'area alle risorse destinate alla sicurezza locale.
Rispondo sulla base degli accertamenti disposti dal prefetto di Salerno e dal Dipartimento della pubblica sicurezza. Gli episodi delittuosi cui fa riferimento l'onorevole interpellante sono riconducibili a un contesto di criminalità diffusa e si manifestano, in prevalenza, nella commissione di reati contro il patrimonio, essenzialmente furti, rapine e scippi. Su tutti gli episodi, la compagnia Carabinieri di Sala Consilina ha avviato indagini, tuttora in corso, nei confronti di gruppi di persone dedite ai furti nelle abitazioni, che hanno già portato all'arresto di alcuni responsabili.
Il fenomeno, pur non evidenziando un significativo incremento degli atti predatori, ha procurato un notevole allarme sociale, da attribuire non tanto al numero dei delitti, ma alle modalità operative adottate. I malviventi, infatti, si introducono di notte in abitazioni isolate e molto distanti tra loro, allo scopo di compiere furti, generando quindi uno stato di forte preoccupazione nei proprietari. In un solo caso, nel comune di Postiglione, è stata registrata l'aggressione di una donna, che ha riportato alcune ferite al volto. Presso la stessa abitazione, in precedenza, era stato perpetrato un furto.
Il prefetto di Salerno - anche a seguito della segnalazione pervenuta dai sindaci della zona - ha affrontato il problema, in sede di riunione di coordinamento interforze, il 30 novembre 2011.
Nel corso della riunione è stato deciso di predisporre servizi preventivi coordinati fra le forze di polizia presenti sul territorio e sono stati invitati i sindaci interessati ad avviare un'opera di sensibilizzazione delle popolazioni, per la segnalazione immediata alle forze di polizia di presenze o situazioni sospette. Anche se l'attuale stato della sicurezza pubblica in quell'area è da considerarsi soddisfacente, è stata ulteriormente intensificata l'attività di ordinario controllo del territorio e vengono periodicamente pianificati mirati e coordinati servizi in concorso con i comandi compagnia dell'Arma competenti per territorio. Ciò contribuisce senz'altro a elevare sensibilmente il livello di percezione della sicurezza da parte della popolazione residente.
Per quanto riguarda l'andamento della delittuosità nella provincia di Salerno, il confronto tra i dati del 2011 e quelli del 2010 evidenzia un aumento del 5,9 per cento del numero complessivo di delitti. Nel mese di gennaio 2012 si delinea, invece, un'inversione di tendenza, con una diminuzione, rispetto al 2011, del 13 per cento. In particolare, le rapine in abitazione, nel corso del 2011, sono state 37, a fronte delle 24 dell'anno precedente, mentre nello scorso mese di gennaio non ne sono state registrate. I furti all'interno di abitazioni, invece, sono stati 1.934 nel 2011, rispetto ai 1.573 del 2010. L'attività di contrasto della criminalità condotta dalle forze di polizia nella provincia è stata particolarmente intensa e ha consentito di deferire all'autorità giudiziaria 16 mila persone nel 2011, di cui 2.896 in stato di arresto. Nell'ambito delle operazioni compiute dalla squadra mobile di Salerno, ricordo che il 7 marzo scorso, nei pressi di Eboli, sono state arrestate quattro persone per tentato furto in abitazione. Il 16 febbraio scorso, invece, i militari della stazione dei carabinieri di Postiglione hanno arrestato un pregiudicato sorpreso a commettere un furto all'interno di un'abitazione. La presenza delle forze di polizia nella provincia è assicurata da 861 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato, da 1.690 carabinieri e da 761 militari della guardia di finanza.
Venendo ora allo specifico quesito posto dall'onorevole Pepe, preciso che il Programma operativo nazionale «Sicurezza Pag. 48 per lo sviluppo-Obiettivo convergenza 2007/2013» prevede la possibilità di assegnare risorse per la realizzazione di impianti di videosorveglianza. In tale contesto, in una prima fase sono stati finanziati, in ciascuna delle regioni «Obiettivo-convergenza» (Sicilia, Campania, Puglia e Calabria), progetti, gestiti dal Ministero dell'interno, per la realizzazione di sistemi di videosorveglianza nei siti individuati dai prefetti. Per la regione Campania non erano compresi progetti riguardanti l'area del Cilento. Tuttavia, recentemente, sono state stanziate dall'autorità di gestione del programma nuove risorse. È stato, quindi, richiesto ai prefetti delle regioni interessate, sentiti i comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, di stilare una graduatoria delle proposte pervenute, per consentire alle prefetture coordinatrici di definire le priorità regionali da soddisfare sulla base delle risorse assegnate. In tale contesto è stato deciso di finanziare due progetti per la provincia di Salerno: il primo è il «Sistema di videosorveglianza dell'unione dei comuni velini», presentato dall'unione dei comuni velini, con capofila il comune di Casal Velino (Parco del Cilento), per un importo pari a 350 mila euro; il secondo è il «Sistema di videosorveglianza nel comune di San Valentino Torio», presentato dal predetto comune, per un importo pari a 350 mila euro. Non escludo, tuttavia, che altri progetti, nei limiti delle risorse disponibili, possano essere finanziati nell'area segnalata dall'onorevole interpellante. Le iniziative intraprese dimostrano che alta è l'attenzione del Ministero dell'interno e, per esso, del prefetto e di tutti gli altri soggetti istituzionali coinvolti nei confronti del fenomeno, per restituire ai cittadini un clima di serena e pacifica convivenza civile.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A) ha facoltà di replicare.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto. Vorrei dire al sottosegretario, che ha fatto un elenco di interventi e anche di statistiche, che lei non troverà nelle sue statistiche tanti furti subiti dai cittadini del Cilento, che non sono neanche andati più a denunciarli, perché spesso la denuncia si risolve in un nulla di fatto per chi ha subito il furto e in una serie di adempimenti. Gli stessi che hanno subito il furto sono costretti ad andare presso l'autorità, sono chiamati diverse volte e, quindi, spesso i cittadini decidono di fare a meno, di rinunciare a fare la denuncia proprio perché si tratta di gente anziana.
Tuttavia volevo richiamare la sua attenzione sul problema della sicurezza, che non riguarda soltanto il territorio degli Alburni, ma anche altre zone d'Italia. Proprio ieri l'ennesima rapina in villa si è verificata a Bagnaia, in periferia di Viterbo, dove i malviventi hanno sfondato la porta in casa di Ausonio Zappa, 81 anni, docente universitario, il quale ora è in coma presso l'ospedale di Belcolle di Viterbo. Perché ho citato questi episodi? Perché nel territorio degli Alburni l'incubo dei furti nelle abitazioni si estende a macchia d'olio e le persone che abitano quei territori sono principalmente persone anziane, come il povero professore che adesso si trova in coma, a 81 anni.
L'insicurezza dei cittadini non riguarda soltanto le persone e i loro beni ma riguarda anche l'esercizio delle attività produttive. Proprio una settimana fa nel territorio degli Alburni si è verificato un furto a carico di una cava di pietra: sono stati rubati degli automezzi di un imprenditore, Giuseppe De Vita, e si tratta di una cava importante per l'economia della zona perché è l'unica cava che fornisce materiale per l'edilizia. Ci troviamo in una zona d'Italia dove la crisi morde di più: è la cosiddetta «Italia dell'osso». Questo Governo è un Governo che ha aumentato un po' le tasse. Metta un'altra tassa: la tassa sulla sicurezza. È una tassa che i cittadini pagheranno volentieri perché la sicurezza è la libertà, senza la sicurezza non ci sono le condizioni per l'esercizio fruttifero della libertà. Lei ha citato i finanziamenti, ma questi finanziamenti riguardano la zona che non è vittima di Pag. 49questi furti, la zona ad esempio di San Valentino Torio, che si trova da un'altra parte.
Vorrei chiedere al Governo di impegnarsi anche affinché predisponga un sistema di videosorveglianza in questo territorio vasto e sono convinto che il Governo non lascerà cadere nel vuoto questa mia richiesta.

(Elementi in merito alla realizzazione del progetto di ampliamento dell'aeroporto di Grazzanise, in provincia di Caserta - n. 2-01368)

PRESIDENTE. L'onorevole Paglia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01368, concernente elementi in merito alla realizzazione del progetto di ampliamento dell'aeroporto di Grazzanise, in provincia di Caserta (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, rinuncio all'illustrazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. L'Intesa istituzionale quadro del 18 dicembre 2001 ha previsto che gli scali di Napoli-Capodichino, Salerno-Pontecagnano e Grazzanise costituissero un sistema aeroportuale campano con attribuzioni di specializzazioni funzionali. Nell'agosto 2008, è stato sottoscritto dal Governo e dalla Regione Campania il primo atto integrativo della citata intesa generale quadro, con il quale venivano definite le fonti di finanziamento del nuovo sito aeroportuale di Grazzanise.
Successivamente, nel luglio 2009, l'ENAC ha stipulato con la Gesac un atto di intesa preliminare, concernente la definizione delle attività propedeutiche alla stipula di un atto aggiuntivo per la concessione della gestione aeroportuale, e finalizzato alla realizzazione e successiva gestione dello scalo di Grazzanise. Inoltre, l'Ente ha attivato lo studio sullo «Stato del sistema aeroportuale nazionale, scenari e strategie di sviluppo», le cui risultanze porterebbero a ritenere che l'attuale dotazione aeroportuale della regione Campania, in assenza della realizzazione dell'aeroporto di Grazzanise, non sarebbe in grado di sostenere, nell'arco temporale 2011-2030, il previsto aumento di traffico ed il supporto allo sviluppo economico del territorio.
Mi preme segnalare che nell'ambito del sistema aeroportuale campano possono trovare spazio, successivamente ad appositi atti di intesa con la regione, le potenzialità dell'aeroporto di Salerno-Pontecagnano, per gli aspetti peculiarmente legati all'aviazione generale e a quella commerciale, potendo tale struttura assorbire parte del traffico aggiuntivo che l'aeroporto di Napoli-Capodichino non potrà in futuro sostenere, a fronte peraltro di investimenti non particolarmente gravosi.
Dopo che lo scorso 21 marzo l'ENAC ha inoltrato formalmente la proposta di Piano nazionale degli aeroporti, attualmente all'esame dei competenti uffici di questo Ministero, è evidente l'esigenza di individuare una nuova prospettiva industriale in materia aeroportuale, da condividere con la regione Campania.
Assicuro quindi che il Governo provvederà a valutare con la massima attenzione la questione in argomento nel prosieguo dell'iter di detto piano, anche in ragione della sua sostenibilità economico-finanziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Paglia ha facoltà di replicare.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta. Mi auguro semplicemente che il Governo cerchi in maniera celere di ottemperare a quanto dichiarato in quest'aula visto che comunque la problematica c'è e penso che sia importante trovare la quadra per far sì che in Campania si possa finalmente avere un aeroporto adeguato.

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(Iniziative del Governo in sede comunitaria al fine di pervenire alle dimissioni dell'Alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea, Catherine Ashton - n. 2-01430)

PRESIDENTE. L'onorevole Maggioni ha facoltà di illustrare l'interpellanza Dozzo n. 2-01430, concernente iniziative del Governo in sede comunitaria al fine di pervenire alle dimissioni dell'Alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea, Catherine Ashton (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente e rappresentanti del Governo, noi, firmando l'interpellanza urgente in esame, chiediamo al Governo se intenda assumere iniziative per addivenire alle dimissioni dell'alto rappresentante Catherine Ashton. Chiediamo questo perché crediamo che la misura sia colma. Le dichiarazioni della signora Ashton su Tolosa hanno gettato per l'ennesima volta grande imbarazzo nei Paesi membri, perché equiparare quanto è accaduto a Tolosa, con la morte di bambini ebrei, a quanto accade a Gaza piuttosto che in Siria, crediamo sia stata davvero una caduta di stile, una caduta di stile che la signora Catherine Ashton ha cercato di correggere frettolosamente, dicendo e sostenendo che le sue dichiarazioni erano state travisate. Tuttavia è chiaro che ormai l'errore era stato commesso. Era indubbiamente giusto, da parte della signora Ashton, prendere invece le difese delle vittime di Tolosa, prendere una posizione ben chiara e priva di possibili interpretazioni.
Ma non è la prima volta che la signora Ashton ci sorprende e che getta imbarazzo nell'Unione europea e non solo nell'Unione europea, ma anche nel resto del mondo. Infatti, ad esempio, nella guerra in Libia, una guerra che indubbiamente ha stravolto quello che era l'assetto del Mediterraneo, una guerra che è stata portata avanti in primis dalla Francia e dalla Gran Bretagna, ebbene qui abbiamo visto il vero vuoto della politica estera dell'Unione europea. Poi abbiamo assistito alla primavera araba, che dobbiamo ancora valutare se si tratti di una primavera o di un autunno, perché chi sta prendendo il potere nel nord dell'Africa qualche timore lo genera, ma anche qui nessuna presa di posizione e nessun orientamento chiaro da parte della signora Ashton, quindi ancora l'ennesimo vuoto nella politica estera dell'Unione. Poi anche i problemi generati dalle guerre del nord Africa, con flussi migratori che abbiamo dovuto gestire (quando dico «abbiamo» intendo come Governo Berlusconi) senza il sostegno da parte dell'Unione europea.
Veniamo, poi, ai fatti di poche settimane fa, ad esempio, con riferimento a quanto è accaduto in India con i due militari, i marò. La signora Ashton ha affermato che si tratta di una questione bilaterale tra Roma e Nuova Delhi e che bisogna evidentemente rivedere quelle che sono le regole d'ingaggio dei contractor, come se i nostri due militari fossero dipendenti di una società che si occupa di sicurezza. Quindi, evidentemente, la signora era male informata.
Ma andiamo anche un po' più indietro nel tempo. Quando si è parlato di progetto sul mercato unico transatlantico, la signora Ashton ha affermato di non sapere di cosa si stesse parlando; quando si è parlato di un'ipotesi di un seggio all'ONU per l'Unione europea, anche in quel caso, nessuna presa di posizione; ha incontrato il leader dei serbo-bosniaci e ha utilizzato, accanto alla bandiera dell'Unione europea, la bandiera della Repubblica serba di Bosnia; successivamente al terremoto di Haiti, un dramma mondiale, una tragedia immane, nessuna dichiarazione, vuoto assoluto anche in questo caso; con l'uccisione di Bin Laden, nessuna dichiarazione, nemmeno in presenza di questo fatto storico.
La stampa internazionale ha ribadito come il suo ruolo sia vuoto; un ruolo che The Economist ha ribadito invisibile e che le Monde ha, addirittura, definito uno «zero». Invece, dovrebbe essere un ruolo di primo piano: l'Alto rappresentante per Pag. 51la politica estera e di sicurezza comune; un ruolo di primo piano che, invece, per come viene condotto, evidentemente, di primo piano non è.
Si parla, quindi, dicevo, di Alto rappresentante, ma mi si consenta una battuta: il ruolo non è né alto né, tanto meno, rappresentativo. Infatti, se i Paesi membri, in una fase storica come quella che stiamo vivendo a livello internazionale, devono essere rappresentati in politica estera da persone che non sono evidentemente adeguate al ruolo, con riferimento alla nostra interpellanza urgente, che chiede al Governo se intenda muoversi a livello europeo per addivenire alle dimissioni della signora Ashton, mi attendo, per quanto ho appena affermato, una risposta positiva dal Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Staffan de Mistura, ha facoltà di rispondere.

STAFFAN de MISTURA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevole Dozzo, innanzitutto, vorrei indicare quanto tutti condividiamo lo sgomento e lo sdegno dell'onorevole Dozzo per quello che noi riteniamo sia stato l'orrore avvenuto a Tolosa per mano di un terrorista, che, freddamente, ha assassinato persone inermi di tre religioni e, in particolare, i bambini della scuola ebraica di Tolosa.
Per quello che riguarda l'incarico ricoperto da Lady Ashton - che, oltre ad essere Alto rappresentante per la politica estera, è stata nominata anche Vicepresidente della Commissione europea -, il suo mandato è deciso solo dal Consiglio europeo, previo accordo del Presidente della Commissione. Solo loro.
Al riguardo del lavoro e dei compiti della signora Ashton, va ricordato che la signora Ashton ha un compito francamente molto complesso, per esempio, nel mantenimento della coesione dell'Unione europea su un tema molto sensibile che lei ha toccato, onorevole Dozzo, che è quello del processo di pace nel Medio Oriente; ha anche un ruolo molto difficile e, francamente, finora efficace, nello sviluppo del Servizio europeo per l'azione esterna.
Ma veniamo al punto che lei ha giustamente sollevato. Per quello che riguarda le affermazioni fatte dalla signora Ashton ad una conferenza a Bruxelles - che hanno motivato la sua interpellanza urgente, onorevole - la signora ha precisato che sono state distorte da alcuni media. Il giorno successivo, il portavoce dell'Alto rappresentante, per sgomberare ogni malinteso, ribadiva la ferma condanna per gli eventi di Tolosa e l'inesistenza - ripetiamo, inesistenza - nelle parole della Ashton di qualsiasi intenzione - che sarebbe francamente stata chiaramente inappropriata - di tracciare alcun parallelo o accostamento tra gli orrori terroristici di Tolosa e fatti di natura ben diversa.
Noi non avevamo alcun dubbio che tale accostamento non fosse nelle intenzioni della Ashton, ma comunque, grazie alla sua interpellanza urgente, abbiamo verificato con Bruxelles, e siamo adesso certi dell'inesistenza di qualsiasi intenzione di accostamento parallelo da parte della signora Ashton.

PRESIDENTE. L'onorevole Maggioni ha facoltà di replicare.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, non sono soddisfatto della risposta ricevuta, perché, come già sostenevo pochi minuti fa, credo che, rispetto ad un compito che lei ha giustamente definito complesso, a maggior ragione sia necessario vi siano figure adeguate, personalità di alto profilo e di comprovata esperienza. Quanto è accaduto ci lascia sgomenti e davvero temiamo che al prossimo evento drammatico qualcos'altro esca, in termini di dichiarazioni, dalla signora Ashton. Quindi, siamo preoccupati e crediamo che, davvero, in questo caso, procedere alle dimissioni, lasciando posto a chi sa fare il Ministro degli esteri dell'Unione europea, sia davvero, forse un gesto non solo corretto, ma anche utile proprio per l'Unione europea stessa.

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(Iniziative per la definitiva approvazione dei decreti di affidamento della gestione totale degli aeroporti nazionali - n. 2-01419)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01419, concernente iniziative per la definitiva approvazione dei decreti di affidamento della gestione totale degli aeroporti nazionali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'interpellanza urgente che oggi presentiamo pone una questione che è da tempo all'attenzione del Governo. Riteniamo che questa questione, proprio in un quadro complessivo in cui si vuole aprire l'economia del nostro Paese a nuove prospettive e a nuove possibilità, debba essere valutata non solo con attenzione, ma debba essere sviluppata in un modo coerente con l'azione che il precedente Governo ha fatto, assegnando al Ministero dell'economia e delle finanze le proposte per la definizione della concessione aeroportuale ad alcuni aeroporti, tra i quali figura, ovviamente, la proposta di concessione ventennale per l'aeroporto di Cuneo Levaldigi, l'aeroporto olimpico.
Noi non ne comprendiamo fino in fondo il motivo, al di là di dati normativi che ci sono stati più volte rappresentati circa il superamento di una situazione di passività (peraltro già negli anni costantemente in diminuzione) che il nostro aeroporto presenta; c'è però un dato tendenziale di miglioramento e soprattutto di crescita dell'attività aeroportuale, con il numero di passeggeri che ha raggiunto la significativa cifra nel corso del 2011 di ben 225 mila passeggeri che hanno utilizzato questo scalo.
Questo scalo presenta anche una prospettiva di crescita e sviluppo secondo quanto affermano tutte le organizzazioni imprenditoriali ed economiche della provincia che sottolineano come questo aeroporto sia un'infrastruttura fondamentale per la crescita e lo sviluppo dell'economia provinciale.
Allora, nell'ambito di questa larga condivisione che viene dal patto per lo sviluppo (così è l'organismo che riunisce tutte le espressioni imprenditoriali della provincia dei vari settori) e delle amministrazioni locali, pur consapevoli della difficoltà che i loro bilanci presentano, di un disegno di sistema aeroportuale piemontese che ha previsto nel documento regionale la crescita e lo sviluppo di questo aeroporto, riteniamo che ci debba essere una risposta coerente da parte del Governo per ottenere il completamento dell'iter che porta alla definitiva approvazione dei decreti di affidamento della gestione totale per questo aeroporto, naturalmente alla società che attualmente lo ha in gestione.
Riteniamo che ciò darebbe la possibilità di stabilizzare la gestione, anche a fronte di reali manifestazioni di interesse di altri soggetti economici privati nei confronti di questa fondamentale infrastruttura, e quindi vorremmo che, anche alla luce delle disposizioni normative che recentemente sono intervenute e che consentono un ulteriore lasso di tempo per verificare la funzionalità, l'efficienza e l'efficacia di questa infrastruttura, effettivamente vi fosse una risposta chiarificatrice. Vorremmo soprattutto vi fosse una risposta ossia che, a fronte dell'iter perfezionato presso il Ministero dei trasporti per gli aeroporti di Cuneo, Perugia, Ancona, Parma, Rimini, Brescia, eccetera, le concessioni ventennali siano definitivamente e rapidamente sbloccate.
Il Ministero ha molte possibilità - ed il Governo nel suo insieme - di verificare costantemente l'utilizzo di questa concessione ventennale. Sappiamo che, come è scritto anche, signor sottosegretario, nella nostra interpellanza urgente, gli aeroporti, quando avessero la disponibilità della concessione ventennale, sicuramente farebbero un grande passo in avanti. Anche perché - concludo con questa notazione che non vuole essere assolutamente polemica, però è un dato di fatto - ci sono aeroporti che hanno deficit molto più consistenti affidati a regioni che largamente intervengono. Pag. 53
Si tratta di una realtà, specie per alcuni di questi aeroporti e Cuneo è fra questi, con riferimento alla quale ormai l'intervento pubblico è estremamente modesto; inoltre si sa che, a fronte della concessione, si avrebbe una ripartenza, un rilancio e sicuramente una crescita dell'attività e dell'interesse per questa struttura aeroportuale. Quindi, non capiamo perché ci si debba ulteriormente interrogare da parte del Governo quando i soggetti competenti ENAC e Ministero dei trasporti hanno da tempo dato l'assenso al rilascio definitivo di questa autorizzazione ventennale.
Spero in una sua risposta chiarificatrice e soprattutto di apertura e di conclusione di questa vicenda che oramai ci vede impegnati da troppo tempo, mentre le opportunità che si presentano a questi aeroporti, in particolare ad alcuni, vengono sfumate perché, davanti alla carenza di questo fondamentale e ventennale autorizzazione, evidentemente i privati o i soggetti interessati non se la sentono di fare i passi che, invece, potrebbero e dovrebbero fare.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Delfino per aver richiamato ancora una volta all'attenzione del Governo un problema che si trascina da molto tempo e che ha due profili distinti, anche se convergenti verso l'esigenza di una soluzione organica per quanto riguarda tutto il problema di strutture come quelle citate. In particolare, l'onorevole Delfino ha citato gli scali di Cuneo, Perugia, Ancona, Parma, Rimini, Brescia e Treviso.
Si tratta di realtà in parte diverse e che dovrebbero essere affrontate una per una, anche se hanno la caratteristica comune di essere considerati tutti piccoli aeroporti. La soluzione deve essere un po' inserita in un problema di carattere più generale che riguarda gli assetti che si debbono dare ad una struttura complessiva di logistica che presenta oggi soluzioni un po' alternative rispetto al passato. L'evoluzione tecnologica ha cioè fatto sì che, mentre negli anni passati questi piccoli aeroporti erano una risorsa essenziale per quanto riguardava le vie di comunicazione, oggi c'è una concorrenza molto maggiore con altro tipo di trasporti. Cito uno per tutti il caso di Milano con l'alta velocità che ha notevolmente cambiato i parametri di valutazione complessiva.
Due sono i problemi come dicevo in precedenza. In primo luogo, in Italia esiste un numero forse eccessivo di piccoli aeroporti che rende inevitabilmente fragile non tanto la loro struttura gestionale quanto quella patrimoniale e, quindi, questo richiede un vaglio molto attento da parte di una amministrazione che è sempre più protesa a realizzare i livelli di efficienza complessiva.
Quindi, alla luce di queste considerazioni, ecco le cose che sono state fatte fino ad ora. Si è cercato di verificare la situazione patrimoniale dei singoli aeroporti riscontrando in molti casi una fragilità non tanto da un punto di vista economico. Quindi, siamo molto contenti dei dati forniti per quanto riguarda la progressiva riduzione delle passività accumulate e l'aumento dei passeggeri per taluni aeroporti così come citato dall'onorevole interpellante. Questo è uno solo degli elementi, perché l'altro è una fragilità patrimoniale che permane in molte strutture.
Fino ad ora si è, quindi, cercato di verificare per ciascun aeroporto quale fosse lo stato effettivo del quadro economico relativo e le risultanze di tali verifiche hanno dato luogo ad un forte scambio epistolare tra il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero delle infrastrutture. Alla fine, si è arrivati alla conclusione che sia necessario arrivare rapidamente ad un piano aeroporti che riesca a selezionare gli aeroporti di carattere internazionale e nazionale rispetto a quello di valenza locale.
Naturalmente, le soluzioni saranno poi diverse sulla base di quanto previsto dall'articolo 698 del codice della navigazione. Pag. 54
Sulla questione specifica, sollevata dall'onorevole Delfino, vorrei, però, tranquillizzarlo, in quanto il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha comunicato che presso i propri uffici è in corso una valutazione della bozza delle linee guida che poi condizioneranno la soluzione di tutti i singoli casi. Dovremo introdurre elementi di coerenza - tra l'altro, di questo documento si fa cenno nell'interpellanza urgente - e stiamo per completare l'iter.
Comunque, appena il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avrà terminato il suo iter interno questo documento sarà comunicato al Ministero dell'economia e delle finanze ed allora sarà possibile effettuare una valutazione più puntuale, per individuare le soluzioni immediate per far fronte alle indicazioni e alle incongruenze che finora si sono registrate nell'ambito di tante soluzioni locali.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, devo dire che cercavamo effettivamente un elemento di tranquillizzazione ma che nella sua risposta non vediamo, perché questa non è la prima interpellanza o interrogazione che diversi parlamentari dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, di volta in volta, hanno sottoposto al Governo precedente e a quello attuale. Noi siamo davanti ad una situazione di precarietà che sta tutta nelle mani del Governo risolvere. Questo è il tema. Quindi, non si può dire «facciamo un ulteriore piano», «stiamo elaborando nuove linee guida». Potrei portare alla sua attenzione le altre risposte, ma siamo sempre da capo. Un Governo che si è assunto l'onere e l'onore di prendere in mano il Paese, per risolvere alcuni nodi, non può continuare con lo stesso tipo di riflessione. Questo è il primo dato che volevo evidenziare.
Il secondo dato è che non mi sembra che gli enti locali, le forze economiche e quelle sociali chiedano qualcosa di più. Chiedono soltanto di poter lavorare, avendo a disposizione un'autorizzazione per la quale hanno effettuato tutti i regolari passaggi e subito tutte le verifiche previste dalla normativa, tanto che il Ministero dei trasporti e delle infrastrutture di qualche mese fa aveva assentito alla proposta, che ha rappresentato al Ministero dell'economia e delle finanze, per sbloccare la vicenda. Invece, oggi vediamo sostanzialmente confermata un'ulteriore fase di studio e di approfondimento.
Il terzo elemento che voglio sottolineare è il seguente: lei ha affermato che gli aeroporti erano una risorsa essenziale ma adesso con l'Alta Velocità molte questioni diventano meno pregnanti. Questo non vale per la provincia di Cuneo, per l'aeroporto di Cuneo-Levaldigi. Siamo in un cul-de-sac, in una zona dove al nord vi sono le montagne, con dei passaggi che risalgano al 1800 circa - il colle di Tenda e il colle della Maddalena - e, quindi, con opere che dovremmo ammodernare. Da venti anni sono in Parlamento e a tutti i Governi poniamo la questione. Faticosamente siamo arrivati agli accordi per il nuovo traforo del colle di Tenda, ma sull'adeguamento della statale per il colle della Maddalena siamo ancora agli albori, perché vi sono tante progettazioni e altro ancora.
La parte vitale della comunità - che è rappresentata dal patto dello sviluppo -, vale a dire le imprese, dice e ribadisce che questo aeroporto è fondamentale, come elemento infrastrutturale, per la crescita e per lo sviluppo, al di là del dimensionamento attuale insufficiente dovuto proprio al fatto che sono anni che non viene data la concessione ventennale.
Dobbiamo mettere questi imprenditori, che sono la vera risorsa del nostro Paese, della nostra regione e della nostra provincia di Cuneo, nella condizione di poter accettare la sfida. Nelle assemblee di bilancio, proprio in questo periodo, vediamo che anche per le società, che sono quelle che vanno a vidimare i bilanci, c'è una previsione di annullamento al 2015 del deficit di gestione, che naturalmente sarebbe molto favorito se vi fosse la possibilità di avere la concessione. Pag. 55
Quindi i privati, quel Patto per lo sviluppo e quegli imprenditori credono, assieme agli enti locali e alle altre forze sociali, di poter dare uno slancio a questo aeroporto. Non capisco perché si debbano ripetere tante volte le analisi, quando siamo in presenza di sottolineature, di richieste e di iniziative fatte a tutti i livelli: dagli enti locali, dalle regioni e dalle forze rappresentate in Parlamento che chiedono soltanto il rilascio della concessione.
Cosa blocca il Governo? Tanto quella realtà specifica - non mi dilungo sulle altre che pure giustamente ho richiamato e lei ha sottolineato, ma su quella che conosco - relativa all'Alta Velocità non ha risolto niente, il Piano nazionale dei trasporti non potrà modificare la situazione della realtà delle comunicazioni, delle persone, delle merci e l'isolamento che ha la provincia di Cuneo. C'è una forte spinta in questa direzione.
Troviamo un po' di coraggio e facciamo una scelta: non diamo dei soldi, diamo un'autorizzazione con dei precisi vincoli previsti dalla normativa del rientro delle passività eventuali. Qui ho un bilancio che prevede praticamente l'azzeramento al 2015, cioè a tre anni, e devo portare domani una risposta che ci dice di aspettare linee guida. Ma cosa aspettiamo? Tanto la realtà è molto diversa e articolata. Lei ha detto che ci vorrebbe un esame di situazione per situazione. Io lo condivido, ma sono qui oggi a rappresentare non solo il gruppo dell'Unione di Centro, ma tutta la realtà istituzionale locale delle forze produttive, che si aspettano, anche per la caratteristica di questo Governo, che prescinde da questioni di consenso, che operi nell'interesse del Paese e delle comunità che hanno voglia di riprendere il cammino della crescita e dello sviluppo.
Per questo, signor sottosegretario, mi dichiaro soltanto parzialmente soddisfatto anche perché lei non ha indicato dei tempi, non ci ha dato un cronoprogramma di quale sarà questa situazione. Noi ogni mese e ogni anno che passa appesantiamo una realtà che, come invece lei avrà potuto apprendere dagli atti, con tutte le difficoltà che ci sono e un triennio di grave crisi economica, è molto cresciuta e potrebbe fare un decisivo passo in avanti solo se ci fosse il rilascio e l'autorizzazione di questa concessione ventennale.
Io comunque non perdo, da esponente dell'Unione di Centro, fiducia nel Governo, nella sua persona che il Governo lei qui rappresenta, nell'Esecutivo, ma la prego veramente di far sì che i tempi decisionali siano brevi e che questa concessione ventennale venga rilasciata al più presto perché noi siamo in grado di camminare da soli, avendo nelle nostre mani il rilascio e la concessione ventennale che, da tanto tempo, ricerchiamo. Auspichiamo una sollecita soluzione.

(Rinvio delle interpellanze urgenti Boccia n. 2-01420 e Negro n. 2-01424)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alle interpellanze urgenti Boccia n. 2-01420 e Negro n. 2-01424.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento delle suddette interpellanze urgenti è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative per consentire l'impiego delle risorse non utilizzate per ovviare al problema dei ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni - n. 2-01427)

PRESIDENTE. L'onorevole Ossorio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01427, concernente iniziative per consentire l'impiego delle risorse non utilizzate per ovviare al problema dei ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, ringrazierei anche il sottosegretario, se avesse la cortesia di ascoltarmi.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino lo sta distraendo.

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GIUSEPPE OSSORIO. Ma io sono paziente, come sa, per antica tradizione.

PRESIDENTE. Lei è paziente e aspetta. Onorevole Delfino, la prego di consentire al sottosegretario di ascoltare l'onorevole Ossorio.

GIUSEPPE OSSORIO. ... sono cose che attengono alla politica nazionale, così come le considerazioni che ha svolto egregiamente il collega Delfino.
Intanto devo dire che se noi Repubblicani non avessimo un'idea positiva dell'azione che il Governo Monti sta svolgendo nel campo del risanamento economico, e non soltanto della messa in ordine dei conti e, in una prospettiva che immagino non molto lontana, del rilancio dell'economia, non avremmo presentato questa interpellanza. Questa interpellanza infatti potrebbe fuorviare, ma certamente non può fuorviare la lunga esperienza del sottosegretario e del Ministero dell'economia nel senso che non focalizza aspetti di non poco conto, che credo che saranno focalizzati bene dal Ministero.
L'oggetto è ben noto ed è quello che, ormai, preoccupa da molti anni la finanza locale e il rapporto stretto tra la finanza locale e le forniture di beni e servizi - non solo, ma anche gli investimenti - e l'annoso problema del ritardo dei pagamenti della Pubblica amministrazione: un dato storico. Se leggessimo i dati della finanza pubblica degli ultimi trenta o quaranta anni vedremmo sicuramente questa costante, che vieppiù si è accentuata negli ultimi tempi. Se questo problema non fosse molto importante per il rilancio dell'economia nazionale, noi l'avremmo accantonato, senonché riteniamo di porre all'attenzione del Governo questo stretto legame con una Pubblica amministrazione a volte reticente, se non addirittura in condizioni finanziare che definiamo, in modo eufemistico, precarie, che porta ad un momento di grande difficoltà dell'economia in generale.
Il ritardo dei pagamenti oggi è sostanzialmente un nodo scorsoio per le aziende creditrici. Quotidianamente leggiamo anche di casi straordinariamente drammatici, di imprenditori che vogliono fare gli imprenditori, ma che sono in grande difficoltà e non riescono più a convivere con un mercato in cui le banche non fanno più credito. Anche di questo vorremmo che il Governo tenesse conto in modo molto stringente. Se poi aggiungiamo che vi sono aziende al collasso e di fronte hanno enti locali con forti insolvenze, dobbiamo dire che siamo ormai alla Caporetto del rapporto fra aziende che hanno rapporti con la pubblica amministrazione e la pubblica amministrazione stessa. Dicevo delle banche, che non fanno più credito. Un tempo, se le piccole aziende vantavano crediti nei confronti della Pubblica amministrazione potevano recarsi presso gli istituti di credito. Oggi si trovano, invece, di fronte a una netta chiusura. Credo che questo sia ben noto al sottosegretario e al Governo tutto.
Ci pare strano, che questo argomento non sia stato affrontato finora in modo risolutivo. Ma vi è, anche qui, il dualismo che contraddistingue l'economia italiana - ieri è stato un momento di grande importanza, perché se ne è discusso ampiamente in Aula -, che, anche in questo campo, prende il sopravvento.
Noi notiamo che gli enti locali della Lombardia, che pagano con una media di 120 giorni di ritardo, si contrappongono, in modo netto e negativamente, gli enti locali della Campania, che pagano con circa 365 giorni di ritardo, per non parlare degli enti locali della Calabria, che pagano mediamente con 600 giorni di ritardo. Ovviamente, questa condizione allontana non soltanto le piccole imprese, che hanno rapporti di forniture di beni e servizi con la pubblica amministrazione, ma allontana, signor sottosegretario, come lei ben sa, gli investimenti nel Mezzogiorno. Noi sappiamo di forti investimenti, investimenti importanti, nel campo delle infrastrutture che, sostanzialmente, sono fermi. Ricordo il caso della Campania, dove le infrastrutture su ferro, per esempio, trovano un momento di grande stallo proprio Pag. 57perché la finanza pubblica della regione, in questo caso, marcia con grande difficoltà e grande affanno.
Ora, fino a qualche anno fa, le regioni, sostanzialmente, venivano incontro alle imprese perché utilizzavano i famosi FAS, quelli che qualche mese fa, qualche anno fa erano definiti il bancomat della politica economica italiana. Con questi fondi, sostanzialmente, si alimentava una spesa corrente straordinaria, forse eccedente le possibilità degli enti locali, delle regioni, ma, comunque, consentivano di venire incontro a quelle esigenze di parte corrente. Oggi, invece, il Patto di stabilità impone alle regioni, anche alle regioni che hanno forti e grandi risorse disponibili, l'impossibilità di utilizzarli.
Vengo al punto, rapidamente, signor sottosegretario. È stata anche avanzata - credo che lei ne sia al corrente - una proposta che io leggo, da parte mia, con una curvatura diversa, non proprio uguale ma sovrapponibile a quella avanzata nelle settimane scorse. La mia curvatura è diversa perché tiene conto dell'ipotesi sì di utilizzare in un Fondo di garanzia, di cui, appunto, garante è il Governo, le disponibilità finanziarie delle regioni che hanno quelle disponibilità ma che per il Patto di stabilità non le utilizzano, ma di utilizzarle, di utilizzare quelle disponibilità, tenendo conto che sono risorse non utilizzate - e qui la curvatura diversa del mio intervento - che provengono anche da trasferimenti dello Stato.
Quindi sono risorse finanziarie che, sì, provengono per larga parte dalla finanza locale di quelle regioni, ma provengono anche da trasferimenti dello Stato. Ecco perché il Fondo di garanzia del Governo, a mio parere, potrebbe utilmente tenere conto di ciò. Appare quindi ragionevole, a mio parere, utilizzare quelle risorse finanziarie e che sono, appunto, inutilizzate.
Con la nostra interpellanza volevamo chiedere al Governo se non ritenga opportuno - lo leggo pari, pari - intervenire. Si tratta di dire in che modo e in che tempi sia opportuno intervenire, ma soprattutto se il Governo intenda aprire una discussione, per comprendere se questa è un'ipotesi praticabile, soprattutto aprire un tavolo di ragionamento che, partendo da questa sollecitazione, porti anche ad uno spiraglio positivo nei confronti di una condizione estremamente di disagio e negativa che nel Mezzogiorno è particolarmente sentita.
Ringrazio il sottosegretario fin da questo momento - e mi riservo ovviamente di farlo successivamente, se lei, signor Presidente, mi darà l'opportunità di intervenire - sicuro che questo aspetto è già stato considerato, non dico positivamente, ma almeno nella metodologia da parte del Governo con attenzione.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, onorevole Ossorio, se lei è d'accordo, depositerò poi presso la Presidenza un'analisi che è stata preparata dagli uffici per quanto riguarda tutte le misure legislative che sono state prese per fare fronte al fenomeno generale del ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione, che è un problema, come ella ha ben sottolineato, che preoccupa non soltanto esponenti del Parlamento, ma preoccupa molti imprenditori. Questi ultimi molte volte arrivano a gesti clamorosi, come quelli che sono avvenuti in questi giorni, nei confronti dei quali il Governo ha espresso tutto il suo rammarico, come per quanto è avvenuto a Bologna, tanto per essere più preciso.
Quindi, c'è un elemento di drammaticità forte nel ritardo dei pagamenti, che deriva però da una situazione estremamente complessa, che il Governo ha ereditato dal passato, non perché vuole fare un discarico di responsabilità, ma per dire che è stato frutto dell'accumulo di una serie di scelte, su cui non è facile, nel brevissimo periodo e nell'orizzonte temporale in cui il Governo è costretto ad operare, porre il rimedio che tutti vorremmo ottenere.
Ormai di queste cose si discute molto da molti anni, da molto tempo. Io ricordo Pag. 58sempre, che uno degli elementi che ci consentì, come lei ricorderà, onorevole Ossorio, l'ingresso nell'euro fu il fatto che noi congelammo la cassa per 40 mila miliardi allora di vecchie lire. Questa stretta di cassa ci consentì di rientrare più agevolmente nei parametri di Maastricht. Questa caratteristica, dell'incoerenza tra cassa e competenza, da cui parto, è il problema di fondo. Noi abbiamo regole contabili che non sono coerenti con le regole che ci impone Eurostat ai fini del contenimento del deficit. Infatti, come lei sa, noi abbiamo una contabilità finanziaria, che si basa su due presupposti: uno è la competenza e l'altro è la cassa. La competenza è lo strumento che ci consente di fare programmi di spesa e di investimento, mentre la cassa è poi lo strumento che ci consente di realizzare effettivamente, di pagare.
Se tra cassa e competenza si crea un stridìo, un contrasto, allora nascono questi debiti. Se in definitiva impegniamo una quantità di somme maggiori rispetto a quelle che possiamo pagare ogni anno, inevitabilmente da questa differenza nasce poi un problema di debito a carico dei soggetti erogatori.
La riforma che abbiamo introdotto con la legge 31 dicembre 2009, n. 196, che è sempre più quella di portare le leggi di contabilità Eurostat all'interno del cuore della pubblica amministrazione, ci fa propendere sempre più verso un bilancio anche dello Stato in cui la cassa abbia una prevalenza sulla competenza, con l'idea che si possano spendere soltanto le somme che sono realmente disponibili, onde evitare che dalla mancata corrispondenza tra cassa e competenza possano derivare debiti sommersi inevitabilmente destinati a gravare sugli esercizi successivi.
Questa situazione che, come vede, è una situazione di carattere strutturale, che si sta cercando di correggere, è aggravata da una situazione congiunturale, che è quella che lei ben conosce, con una forte contrazione del credito da parte delle banche, che era quel polmone che consentiva - sebbene ad un costo maggiore da parte delle imprese - di evitare una carenza di liquidità che rimane molto, molto drammatica ancora oggi, e al riguardo stiamo cercando di adottare tutta una serie di iniziative sul piano legislativo che poi lei troverà nella nota che depositerò agli atti.
C'è un altro elemento che riguarda in particolare il Mezzogiorno e che lei ha richiamato e su cui vorrei soffermarmi e che riguarda il Patto di stabilità. Anche qui, nel Patto di stabilità per quanto riguarda gli enti locali, abbiamo assistito ad una legislazione che si è sedimentata nel tempo e che ha risentito più della contingenza del momento, che non di un disegno organico. Ne è risultato un profilo che desta preoccupazioni e che rischia di alimentare l'ulteriore divaricazione tra Nord e Sud. Perché dico questo? Perché specie a livello regionale, mentre nelle regioni del Centro-nord la cassa tende a coincidere con la competenza, cioè se facciamo 100 la competenza, la cassa è intorno a 95-96, nel caso invece del Centro-sud noi assistiamo al fatto che la competenza è 100 mentre la cassa diventa 70, 60 o 50, e quindi lo scarto tra cassa e competenza cosa determina? Determina il fatto che nelle regioni meridionali la possibilità di realizzare concretamente programmi di sviluppo è inficiata da questo limite, che non può essere superato.
Nel caso poi della sua regione - questo spiega perché il presidente Caldoro abbia avanzato la proposta su cui anche lei si è soffermato - c'è da considerare che il presidente Caldoro è alle prese anche con una situazione contingente che deriva dal fatto che la precedente amministrazione, avendo sforato il Patto di stabilità, si è vista penalizzata su una serie di trasferimenti da parte dello Stato centrale, e quindi questo accentua la difficoltà da parte della regione Campania di far fronte agli impegni previsti nei confronti delle imprese.
Quindi, nell'elemento di preoccupazione generale che riguarda appunto la difficoltà di pagamento della pubblica amministrazione, una maggiore preoccupazione riguarda proprio le regioni come la Campania, ma anche in parte come il Pag. 59Lazio, dove la differenza tra cassa e competenza è molto forte. Per cui arriviamo ancora ad un paradosso ulteriore, che siccome il Patto di stabilità prevede un limite di cassa per tutti gli enti locali, ci sono molti enti locali, specialmente nel Centro-nord, che hanno più liquidità rispetto al tetto di spesa che possono avere, e quindi queste attività sono congelate nelle tesorerie comunali o regionali, mentre molto regioni del Centro-sud, non avendo la liquidità sufficiente, non riescono nemmeno a raggiungere il limite di cassa che è previsto dal Patto di stabilità, e quindi l'asimmetria tra Nord e Sud tende a crescere invece che a diminuire.
La proposta del presidente Caldoro era la seguente: benissimo, visto che queste somme non possono essere spese, facciamo un unico fondo di garanzia, naturalmente con rapporti di debito e credito tra i singoli enti locali, nel senso che non si depreda il Nord a favore del Sud, ma naturalmente il fondo di garanzia diventa una specie di fondo finanziario che, come dire, presta le somme ad un determinato tasso di interesse. Questa era la proposta iniziale, che in qualche modo è stata superata dall'articolo 35 del decreto-legge sulle liberalizzazioni, che ha previsto fino al 2014 una tesoreria unica.
E, quindi, con la tesoreria unica centrale, cioè immettendo nello Stato tutta la potenza di pagamento, si è in grado di definire possibilità di pagamento in funzione delle emergenze dei singoli territori. Con quali criteri? Il criterio sarà quello di stabilire innanzitutto un intervento a favore di quelle regioni che hanno o subiscono i danni maggiori dalla carenza di liquidità perché la carenza di liquidità, come lei ben sa, determina tutta una serie di azioni di rivalsa da parte dei creditori, quindi con oneri, procedimenti ingiuntivi, pignoramento dei beni e cose di questo genere. Con oneri ulteriori, quindi, a carico della pubblica amministrazione. Con la tesoreria unica speriamo di poter fare qualche cosa anche se non ci nascondiamo che essa, vista la dimensione del debito e le scarse risorse a disposizione, è tale da poter rappresentare soltanto un elemento di sollievo e non certo di soluzione del problema. Sul problema più in generale, deposito presso la Presidenza della Camera il riepilogo di tutte le disposizioni di legge effettuate per quanto riguarda il tentativo di aggredire il problema della carenza di liquidità delle imprese e tutte le innovazioni che abbiamo fatto, con la certificazione dei crediti e la possibilità che le imprese possano scontarla presso il sistema bancario. Sono soluzioni in divenire progressivamente perché questo costituisce una costante preoccupazione del Governo e cercheremo in tutti i modi nei mesi che vengono di allentare ulteriormente la stretta, non tanto utilizzando somme a disposizione della pubblica amministrazione che, come lei sa, sono molto limitate, ma cercando di impegnare il sistema bancario a concedere anticipazioni sui crediti maturati da poter utilizzare come collaterali per eventuali finanziamenti. Questa è la frontiera che stiamo cercando di fare; lo faremo con Cassa depositi e prestiti, ma cercheremo di farlo anche con tutte le altre banche.

PRESIDENTE. L'onorevole Ossorio ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, anzitutto la ringrazio prendo atto che l'argomento è stato oggetto almeno di una significativa risposta, che per tre quarti riguarda un'analisi attenta delle leggi di contabilità di Stato. La ringrazio, signor sottosegretario, per questa rinfrescata che mi ha dato della contabilità di Stato che ho studiato qualche decennio fa come esame universitario. Questa rinfrescata è stata utile. Devo ringraziarla, però, anche perché gli ultimi periodi, le ultime frasi, della sua risposta non sono solo di conforto, rappresentano un tentativo, da parte del Governo, di impegnarsi seriamente a tener conto dell'esistenza della possibilità in questione, soprattutto quando lei ha posto - e di questo gliene do atto - il problema centrale dell'argomento che è quello della tesoreria unica la quale potrebbe - sono parole sue, sulle quali concordo - almeno Pag. 60dare un sollievo, allentare la morsa. Questo, però, a condizione che, da parte del Governo, ci sia la volontà di aprire un discorso, come abbiamo detto nell'interpellanza urgente, affinché l'ipotesi avanzata possa essere almeno discussa, vagliata, come eventuale risorsa aggiuntiva. Null'altro che questo. La ringrazio nuovamente, mi ritengo parzialmente soddisfatto, soprattutto nell'intenzione che lei ha manifestato, nella parte finale della risposta, del tentativo del Governo di tener conto di questo punto nuovo che, fino a tempo limitato, è costituito dalla tesoreria unica.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 2 aprile 2012, alle 15:

1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 4940-B).
Relatori: Giovanelli (per la I Commissione) e Saglia (per la X Commissione).

2. - Discussione della mozione Borghesi ed altri n. 1-00866 concernente iniziative in relazione al piano nazionale di assegnazione delle frequenze, con particolare riferimento all'emittenza locale.

3. - Discussione della mozione Mogherini Rebesani ed altri n. 1-00971 concernente iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice NATO.

La seduta termina alle 17.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIANCARLO LEHNER SULL'ORDINE DEI LAVORI

Oggi, 29 marzo 2012, ricorre l'ottantesimo anniversario della scomparsa, a Parigi in casa di Bruno Buozzi, di Filippo Turati, il fondatore del Partito Socialista Italiano. E Turati è di grande attualità in un Paese come l'Italia, sempre in emergenza, sempre a rischio di violenza politica, massimalismo, qualunquismo, antiparlamentarismo.
Turati, fondando il PSI, nel 1892, a Genova, intese separare nettamente socialismo ed anarchia, scegliendo la via parlamentare, il gradualismo, il riformismo come caratteri identitari del socialismo umanitario e non violento derivante non solo da Marx ed Engels, ma anche dall'epopea risorgimentale e dall'insegnamento dei marxisti austriaci come Otto Bauer.
A lui si devono riforme fondamentali per il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Penso, ad esempio alla regolamentazione del lavoro minorile e femminile, con l'apporto della compagna Anna Kuliscioff.
A lui si deve il canto dei lavoratori: «Su fratelli, su compagne, su, venite in fitta schiera: sulla libera bandiera splende il sol dell'avvenir...».
Essendo dotato di arguzia ed autoironia, a chi si complimentava per i suoi versi, una volta rispose: «Mi hanno fatto tanti processi per questo inno per incitamento all'odio di classe, ma avrebbero dovuto condannarmi a morte per incitamento al delitto contro la Poesia».
Come socialista dovette forzatamente opporsi all'intervento nella prima guerra mondiale, seguendo la linea del né aderire Pag. 61né sabotare. Ma nella sua mente vivide ed incoercibili rimasero l'idea di nazione e l'eredità risorgimentale.
E, dopo l'entrata in guerra, scaturita da una forzatura contro Giolitti e contro il Parlamento, il suo cuore, nonostante tutto, fu per l'Italia, tant'è che nell'agosto 1915 scrisse al ministro Barzilai: «Quando fu deciso l'intervento..., sentii subito.., che ormai bisognava accogliere l'evento non solo come un fatto inevitabile, da non sabotarsi, ma che tutti dovevamo unirci nello sforzo per la vittoria».
L'Italia, dopo Caporetto, corse il rischio d'essere invasa e disfatta e Turati decantò tutto il suo patriottismo, esponendosi alla condanna dei massimalisti e dei futuri scissionisti fondatori del PCd'I, che già allora lo chiamarono sciovinista e socialtraditore, anteprima dell'epiteto di socialfascista che i comunisti affibbiarono a Turati, a Matteotti, a Nenni.
Proprio a Livorno l'habitat di una scissione nefasta per il Psi e per la Nazione, Turati, tra i fischi e gli insulti, ebbe il coraggio di sillabare parole profetiche sull'inevitabile catastrofe del comunismo.
Uno dei fondatori del PCd'I, Terracini, molti anni dopo, ammise che Turati ebbe ragione, riparando all'odio cieco che Togliatti esternò in occasione della scomparsa di Turati su Stato Operaio dell'aprile 1932: «... una intiera vita politica spesa per servire i nemici di classe del proletariato - per servirli nel seno stesso del movimento operaio... la sua abilità di parlamentare incarognito... corrotto dal parlamentarismo... rifugiato all'estero (sic!) ...rimasticava i luoghi comuni della mistica democratica...»
Turati fu esempio di coerenza, opponendosi con forza sia al fascismo che al comunismo, cioè ad ogni forma di totalitarismo.
Ebbe dalla sorte anche l'apporto fondamentale, di affetto e di stimolo politico, della rivoluzionaria israelita Anna Kuliscioff.
Turati rimane un punto di riferimento contro l'estremismo, l'avventurismo, l'antiparlamentarismo, l'antipolitica di nuovo presenti ed attivi nel nostro Paese.
Basti ricordare che per lui la politica è «interpretare l'epoca in cui si vive, provvedere a che l'evoluzione virtuale delle cose sia agevolata dalle leggi e dall'azione politica». Viva Turati, viva il Parlamento.

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