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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 607 di martedì 20 marzo 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 10.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 15 marzo 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bindi, Bongiorno, Boniver, Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Commercio, Dal Lago, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Iannaccone, Jannone, Lombardo, Lucà, Lusetti, Malgieri, Maran, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Mura, Nucara, Paniz, Pisicchio, Stefani, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Su un lutto del deputato Giacomo Chiappori.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Giacomo Chiappori è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Sul grave episodio di violenza verificatosi ieri a Tolosa (ore 10,07).

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, il mio vuole essere un fortissimo richiamo a questo Parlamento dopo quanto ieri è accaduto a Tolosa. Di nuovo dobbiamo chiamare per nome, perché non siano dimenticati, i tre bambini ebrei uccisi soltanto perché ebrei: Arieh, Miriam, Gabriel. Voglio qui chiamare i loro nomi perché si aggiungono a quelli di milioni di bambini uccisi soltanto perché erano ebrei.
Di questo assassino, che è andato in motocicletta a sparare fuori della scuola di Tolosa, non sappiamo niente. Non sappiamo se era un estremista di destra, un jihadista, non abbiamo ancora idea. Una cosa la sappiamo però, una soltanto: che è un antisemita. È un antisemita perché non c'è nessuna altra ragione al mondo, se non quella di essere antisemita, nel momento in cui vai davanti ad una scuola ebraica e spari a dei bambini soltanto perché sono ebrei. Altro motivo non ci può essere.
Perché sollevo questo punto? Perché è problematico. Ricordatevi l'episodio di Halimi. Parlo qui anche nella mia funzione di presidente - vedo qui dei colleghi - del Comitato d'indagine sull'antisemitismo in Italia. Abbiamo sentito dozzine di persone Pag. 2a livello internazionale e nazionale che ci hanno spiegato che l'antisemitismo è in furiosa ricrescita in Europa. Se nel 1995 esistevano nel modo cinque siti antisemiti, adesso ce ne sono più di cinquemila.
Se gli episodi di antisemitismo - parlo di episodi violenti - in Europa e nel mondo erano pari soltanto ad alcune decine intorno agli anni Ottanta e Novanta, successivamente sono diventati pari a migliaia. Tuttavia, quando Ilan Halimi nel 2006, un ragazzo di 26 anni, fu rapito dalla sua casa, torturato per tre settimane e gettato poi in una discarica a morire, la polizia si rifiutò di cercare nella direzione dell'antisemitismo, come la madre supplicava e chiedeva alle forze dell'ordine in quel periodo, perché nessuno credeva alla pista dell'antisemitismo.
Questo è il nostro rischio, lo è a livello nazionale e internazionale. Non vogliamo credere - noi europei, colpevoli della Shoah - che l'antisemitismo sia ritornato in quella dimensione e in quella forma, ma guardate i dati dei risultati del nostro Comitato. Vi renderete conto che il 47 per cento degli italiani non ha simpatia per gli ebrei, che il 53 per cento degli italiani non vorrebbe mai che la sua figliola uscisse con un ragazzo ebreo, e così via. Dati di questo genere ne troverete quanti volete.
L'antisemitismo è vasto, è diffuso, è criminale. Produce atti di violenza e molto spesso è anche legato a un odio inconsulto e furioso per lo Stato di Israele che deve essere sottolineato, deve essere bloccato e deve essere sanzionato per quello che è: una forma di odio antisemita, perché è quello che fa lievitare e crescere a livello mondiale questa antipatia e questo odio che riproduce sentimenti millenari e, quindi, molto difficili da sradicare.
Vi chiedo, quindi, insieme a noi del Comitato, di puntare il vostro sguardo su questo fenomeno per quello che è: un fenomeno assassino, un fenomeno che uccide, che produce in continuazione in Europa, oggi come ieri, atti di violenza contro i bambini (Applausi).

ALBERTO TORAZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, volevo collegarmi all'intervento dell'onorevole Nirenstein perché credo che ci si debba veramente interrogare sul fenomeno dell'antisemitismo. Infatti, in questo Paese, dove si fanno fiumi di retorica sul pericolo fascista e così via, poi, sulle cose concrete, sui retaggi concreti e negativi di quest'ideologia, non si fa niente. Non si fa niente perché si cede a una retorica dello Stato palestinese, si cede a una retorica dell'estrema sinistra e non si prende in considerazione il passaggio che chiunque predichi la discriminazione di un popolo o di una religione solo per il semplice motivo che una persona è di quella religione o appartiene a quel popolo, chiunque faccia questi discorsi, quindi, deve essere censurato e deve essere, se istiga alla violenza, perseguito.
Noi assistiamo spessissimo a manifestazioni dove si brucia la bandiera di Israele che, con tutti i difetti, è l'unica democrazia che noi conosciamo nel Medio Oriente, dove si incita sui siti di Internet, e anche spesso durante le manifestazioni, a colpire Israele e gli ebrei; ciò si somma al problema dello Stato palestinese come fosse una colpa di tutti i cittadini del mondo di religione ebraica. Tutte queste cose vengono ignorate ripetutamente. Vi è poi tutta la polemica che viene fatta sull'integrazione, per esempio, dei nuovi cittadini di religione islamica, per i quali non si pongono dei paletti: noi accettiamo tutti ma questi devono rispettare i valori dell'Occidente, della nostra Costituzione; è inaccettabile che qualcuno venga nel mio Paese e poi si accanisca contro i cittadini del mio Paese.
Tutto queste cose vengono ignorate, lo ripeto: la propaganda del fanatismo islamico, la propaganda neonazista e la propaganda dell'estrema sinistra che, ammantandosi di ragioni politiche, sostiene i palestinesi. Tra l'altro, abbiamo visto che, dove i palestinesi hanno potuto disporre di istituzioni politiche, lo Stato dei cittadini palestinesi è peggiore di quello che hanno nello Stato di Israele. Tutte queste cose, Pag. 3guardate con gli occhi ideologici e non con il senso della realtà e dei fatti, contribuiscono a sviluppare l'antisemitismo e, in queste istituzioni, nelle istituzioni italiane, si fa moltissima retorica, ma su questi passaggi fondamentali non si fa nulla.
Ci sono centinaia di imam che predicano l'odio, ci sono problemi con l'estrema sinistra alle manifestazioni pubbliche che non vengono censurate. È giustissimo, invece, intervenire e non bisogna intervenire soltanto perché qualcuno fa queste critiche all'estrema destra, ma perché l'antisemitismo è l'anticamera di tutti i tipi di razzismo e di tutti i tipi di violenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, questa mattina un quotidiano, l'Unità, dà notizia che il sito stormfront.org, che è un sito neonazista del quale già diversi di noi, Fiamma Nirenstein, il sottoscritto, hanno chiesto la chiusura, già noto per aver pubblicato una lista di ebrei attivi nelle istituzioni dello Stato, nelle istituzioni ebraiche, pubblica l'elenco di tutti i luoghi ebraici di questo Paese: scuole, comunità, istituzioni, numero di telefono dei responsabili.
Io non so che cos'altro debba accadere in Europa o in Italia, signor Presidente, perché ci si renda conto che ci sono in questo Paese siti come questo - certamente quando leggeranno il mio intervento alla Camera oggi diranno che non è reato pubblicare indirizzi che sono pubblici - che nelle parole, nei termini dei loro partecipati, nelle scelte che fanno di pubblicare questi indirizzi, si rendono responsabili di partecipare ad un clima di odio che ha come sfondo l'odio verso gli ebrei e l'antisemitismo.
Mi ha molto colpito questo elenco, signor Presidente. Io ho già chiesto direttamente al Ministro dell'interno, ho già presentato interrogazioni - credo che lo abbiamo fatto anche altri colleghi - perché questo sito venga vagliato per verificare se esistono i presupposti in base alla legge Mancino che lo stesso venga chiuso. Probabilmente in questo caso non vi è una fattispecie di reato. Però, signor Presidente - lo dico in un'Aula che ovviamente a quest'ora non è tanto piena -, io sono padre di figli ebrei che la mattina vanno a scuola superando sbarramenti di esercito, di carabinieri, di polizia, di porte blindate.
Come cittadino italiano, all'indomani di questa immane tragedia per mano probabilmente di un neonazista dell'estrema destra francese, ho paura e, come me, molte migliaia di ebrei in questi giorni oggi in Italia e in Europa. È mai possibile che a oltre 70 anni dalla promulgazione delle leggi razziali in questo Paese ci siano dei cittadini italiani che debbono ancora avere paura di portare i propri figli ad una scuola ebraica?
Ho sentito il collega Torazzi che ha citato la questione palestinese. Non so se nell'episodio di Tolosa l'ideologia folle che ha mosso la mano di questo antisemita sia legata alla vicenda palestinese. So che odiava gli ebrei e so che ha avuto la forza di appoggiare la canna della pistola alla testa di un bambino di otto anni per ucciderlo a freddo, come hanno fatto in altri anni con altri bambini ebrei.
Penso che un limite si sia toccato, che non ci sia sufficiente coscienza anche nel nostro Paese e che le leggi di cui ci siamo dotati come la cosiddetta legge Mancino sia oggi insufficiente. Dico al collega Torazzi, del quale apprezzo l'interessamento, di ricordarsi che purtroppo quella legge è stata depotenziata per scelta della Lega Nord nel 2005 e sarò grato a tutti i colleghi di questo Parlamento se appoggeranno la proposta di legge che ho personalmente presentato per un rafforzamento di quella legge. Infatti, non possiamo permettere che in questo Paese, come nel resto d'Europa, si continuino a diffondere idee di odio, di discriminazione razziale e antisemitismo.
E che sia benedetta la memoria dei bambini uccisi ieri (Applausi).

Pag. 4

ANTONIO MALASCHINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MALASCHINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo non può che associarsi alle parole di condanna nel modo più fermo e più netto per quanto è accaduto...

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, volevo dire qualcosa anch'io!

PRESIDENTE. Sottosegretario Malaschini, le chiedo scusa... Forse è meglio dare prima la parola di rappresentanti di tutti i gruppi.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo per testimoniare anche da parte nostra, del gruppo dell'Italia dei Valori, vicinanza rispetto ad un episodio di una violenza inaudita. Credo che questi episodi non possano più ripetersi in un mondo civile nel 2000 verso il 3000.
Quindi, credo che noi, come partito (credo come tutto il Parlamento), siamo personalmente vicini al mondo ebraico con la solidarietà dovuta e spero che questi episodi in Italia non debbano più succedere, ma neanche in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, solo due parole. Ieri con il collega Ruben abbiamo espresso la nostra disperazione di fronte a quello che è successo. Non credo che dopo le parole della collega Nirenstein e del collega Fiano ci sia molto da aggiungere se non il fatto di essere attoniti, il dolore e la necessità di alzare il più possibile la guardia contro tutti i fenomeni di razzismo naturalmente, comunque orientati. Ma in particolare - visto che di quello si tratta - occorre alzare la guardia sui movimenti neonazisti, antisemiti e antiebraici, le modalità con cui questi movimenti fanno proselitismo e, quindi, la necessità in sede italiana ed europea di non considerare episodici o episodi isolati queste esplosioni di violenza omicida e assassina a sfondo razzista (Applausi).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo anch'io per portare in quest'Aula il pensiero del gruppo dell'Unione di Centro condividendo totalmente le parole dette dai colleghi in precedenza. Fatti come quelli di Tolosa non hanno comprensione, né giustificazione.
Quello che possiamo fare noi è soltanto cercare fino in fondo attraverso l'impegno del Parlamento di creare le condizioni affinché questo non possa più accadere e che si limitino tutte le azioni che vengono prese a riferimento e che purtroppo si ripetono. Non sono casi isolati, sono troppo frequenti per imitazione, per stupidità, per tutte quelle cose che indubbiamente non possiamo concepire. Pertanto anche da parte nostra la vicinanza non solo a quei bambini ebrei e a tutti coloro che sono stati colpiti direttamente ma ad un mondo che assieme a tutto il resto deve convivere e crescere soprattutto in un momento difficile come questo.

ANTONIO MALASCHINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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ANTONIO MALASCHINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo si associa nel modo più fermo alla condanna per un episodio atroce che fa purtroppo seguito ad altri episodi, seppure apparentemente di una minore gravità, accaduti non solo in Francia ma in diverse zone d'Europa.
L'augurio è naturalmente che i responsabili di questo e degli altri episodi siano il più rapidamente identificati e assicurati alla giustizia, massima sarà se necessario la collaborazione delle nostre forze dell'ordine e delle nostre forze investigative. Accanto alla condanna, non può che esserci l'espressione della solidarietà alla comunità ebraica di Tolosa e a tutte le altre comunità ebraiche a cominciare dal nostro Paese e la vicinanza alle persone - perché anche di questo si tratta - che hanno visto colpiti i loro figli ed i loro familiari con una violenza che speravamo - ma che ahimè sappiamo così non è - dimenticata per sempre.
Rinnovo quindi il cordoglio del Governo, la solidarietà alle vittime e l'impegno ove necessario ad assicurare i responsabili alla giustizia degli uomini.

PRESIDENTE. Anche la Presidenza, ovviamente ma non scontatamente, si associa alle parole dei colleghi, del Governo ed in particolare a quanto detto dall'onorevole Nirenstein e dall'onorevole Fiano. Ogni volta ci ritroviamo qui a dire «mai più», ma ogni volta ci ritroviamo a vedere come sia assolutamente possibile che l'odio razziale, appunto, faccia i conti ed esprima quello a cui noi drammaticamente possiamo assistere e vedere.
Tre bambini ed un professore morti, uccisi, assassinati per l'odio razziale. La nostra maggiore connivenza sarebbe l'indifferenza e quindi per questo, come Assemblea, come istituzione e come Paese, non possiamo essere indifferenti e continuare a vivere nell'indifferenza sapendo che l'odio razziale può produrre ancora vittime innocenti. Credo di interpretare con queste parole la volontà ed il pensiero di tutta l'Assemblea (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 10,25).

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo sull'attività della giornata odierna, sui lavori odierni perché, signor Presidente, inizierà tra poco il seguito della discussione con gli interventi sul complesso degli emendamenti al decreto-legge sulle liberalizzazioni. È giusto e opportuno se poi ci sarà uno sviluppo successivo, ovvero se c'è sugli emendamenti esame, discussione e votazione, se invece - come pare da accordi che sono intercorsi tra il Presidente del Consiglio negli incontri svoltisi a palazzo Chigi con i tre segretari Alfano, Bersani e Casini - c'è un'intesa diversa ovvero che verrà posta la questione di fiducia sull'approvazione di questo provvedimento, allora, signor Presidente, io le chiedo di evitare questa pantomima, cerchiamo di eliminare dei riti ipocriti soprattutto per una questione di rispetto verso il Parlamento e verso i parlamentari, perché se degli emendamenti non se ne fa nulla perché il testo è blindato allora non prendete in giro i parlamentari, non fate un lavoro inutile, non facciamo svolgere alla Camera un'inutile discussione altrimenti sembriamo ancora più commissariati. Lo voglio dire alla collega del Popolo della Libertà e al collega del Partito Democratico che hanno sollevato una questione importante, l'antisemitismo, perché se siamo commissariati, se abbiamo un Parlamento commissariato, le nostre belle intenzioni non servono a nulla.
Allora evitiamo questa pantomima: si alzi subito qualcuno della maggioranza UdC-PD-PdL che c'è, la «tagliola» facciamola subito per rispetto verso il Parlamento, per non far fare una cosa inutile, una discussione inutile sugli emendamenti, e si proceda, per serietà, se si vuole dare serietà alle istituzioni.

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RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, noi abbiamo sollevato in termini politici più di una volta alcune questioni rispetto alla reiterazione delle continue richieste di fiducia. Resta comunque il fatto che il gruppo Lega Nord è presente in Aula e, a differenza del gruppo Italia dei Valori, intende svolgere il suo lavoro fino in fondo. Dopodiché, le considerazioni politiche le faremo nel momento in cui, probabilmente, il Governo porrà la questione di fiducia. Noi crediamo che la partecipazione sia la testimonianza che esiste un Parlamento, anche di fronte ad un Governo che, forse, vorrebbe che non esistesse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo? Sempre su questo argomento?

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, esso diventa comunque un tema politico, alla fine.

PRESIDENTE. Adesso non riapriamo il dibattito, onorevole Cimadoro, ascolti quello che dirà il Presidente, in modo che poi valuterà se possiamo procedere ulteriormente. Mi scusi, lo dico anche perché l'onorevole Barbato ha posto una questione, un'altra l'ha posta l'onorevole Volpi.
È evidente, anche dall'intervento dell'onorevole Volpi, che un conto sono le valutazioni politiche, che rientrano nella libertà di ogni singolo parlamentare e di ogni gruppo parlamentare rappresentato in quest'Aula, ma dico con forza che per noi i Regolamenti e la vita di questo Parlamento e di questa istituzione non sono, onorevole Barbato, una pantomima, perché rappresentano invece la garanzia per tutti noi di poter veder rispettato, attraverso le procedure e i Regolamenti, indipendentemente dalla volontà del Governo e dalle scelte che farà e dalle valutazioni politiche di ognuno, il fatto che il dibattito parlamentare si possa svolgere garantendo a tutti la possibilità di dare un proprio giudizio e di esprimersi su provvedimenti che diventeranno leggi di questo Paese.
Quindi, non si tratta da parte della Presidenza di evitare «inutili procedure e inutili riti», ma semplicemente di tenere vivo ciò che rende viva la vita del Parlamento, che è il rispetto del suo Regolamento e delle procedure. Per questo affido le valutazioni politiche ai gruppi e ai singoli che vogliono farle, mentre noi adesso dobbiamo procedere con gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Poi, se vi sarà l'assunzione da parte di qualche gruppo di procedere in maniera diversa, lo vedremo. Infine, vedremo se e come il Governo vorrà porre la questione di fiducia, ma non spetta alla Presidenza, ovviamente, anticipare o prevedere cosa accadrà nel futuro.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3110 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività (Approvato dal Senato) (A.C. 5025) (ore 10,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività.
Ricordo che nella seduta di ieri, 19 marzo, si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Pag. 7

(Esame dell'articolo unico - A.C. 5025)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 5025), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 5025).
Avverto che le proposte emendative sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 5025).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente: Fedriga 1.5, 35.96 e 95.07; Montagnoli 1.7, 24-ter.1, 26.01, 36.28, 36.25, 36.32, 36.011, 38.3, 38.05, 40-bis.03, 40-bis.013, 50.5, 50.7, 50.6, 61.7, 61.8, 61.9, 61.10, 61.11, 61.12 e 61.02; Desiderati 1.16; Dussin 1.8, 40.04, 45.01, 45.02, 50.01, 50.02, 50.03, 55.01, 55.02 e 55.03; Fava 1.10, 1.02, 36.27, 36.34, 36.010, 39.028, 39.029, 39.040, 49.01, 50.4, 50.3, 50.2, 56.01, 56.02, 56.05, 63.01 e 92.01; Di Biagio 1.33, 23.5, 23.02, 23.03 e 70.01; Vanalli 1.15, 54.5 e 56.03; Forcolin 1.01, 40-bis.04, 40-bis.05, 40-bis.06, 40-bis.07, 40-bis.08, 40-bis.09, 40-bis.011, 40-bis.012 e 95.04; Fugatti 1.03, 1.07, 2.24, 2.21, 2.22, 2.06, 3.01, 4.01, 4.08, 4.010, 5-ter.01, 6.01, 6.02, 8.011, 8.018, 8.020, 8.021, 8.022, 9.01, 9.02, 9.03, 12.02, 20.1, 23.01, 25.010, 26.02, 26.03, 27.04 limitatamente al comma 2, 27.05, 27-quinquies.02, 34-ter.02, 33.57, 35.03, 35.05, 36.012, 36.013, 37.04, 38.06, 39.050, 47.02, 49.02, 50.1, 56.5, 57.01, 58.01, 58.02, 60-bis.01, 61-bis.01, 62.9, 67-ter.01, 67-ter.02, 74.1, 86.01, 88.01, 88.02, 95.02, 95.06, 96.01, 97.02 e 97-bis.03; Cambursano 2.02, 7.1, 7.2, 11.25 e 25.01; Bragantini 4.03 e 4.04; Torazzi 4.02, 8.010, 21.1, 90.01 e 95.01; Callegari 4.06, 4.05 e 67.01; Caparini 4.09, 8.09, 8.07, 8.08, 25.012, 39.045, 39.031, 39.043, 39.044, 39.032, 39.033, 39.034, 39.046, 39.049, 39.039, 39.027, 39.030, 39.035, 39.036, 39.037, 39.038, 39.041, 39.048, 39.047, 39.042, 46.01, 97-bis.04, 97-bis.05, 97-bis.06, 97-bis.07 e 97-bis.08; Grimoldi 4.011; Gidoni 9-bis.6 e 36.33; Pini 12.04, 25.011 e 89.01; Vanalli 22.1; Togni 26.04 e 43.02; D'Amico 28.3, 40.1, 40.2, 40.3, 40.4, 40.5 e 40.6; Dozzo 39.051; Buonanno 39.026; Bitonci 40.7 e 54.6; Comaroli 40-bis.010; Polledri 54.7 e 54.8; Lanzarin 56.04; Maggioni 58.03; Negro 66.03; Fogliato 67.02; Giulietti 83.01, 83.02, 83.03 e 97.01; Cavallotto 95.05.
La Presidenza non ritiene altresì ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti ulteriori proposte emendative, in quanto non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge e non previamente presentate nelle Commissioni: Polledri 25.0100, in materia di razionalizzazione del servizio riscossioni; Marco Carra 37.0100, recante misure per lo sviluppo del trasporto fluviomarittimo; Marco Carra 42.0100, recante misure per lo sviluppo delle catene logistiche e per il potenziamento dell'intermodalità; Marco Carra 59.0100, in materia di utilizzo degli impianti portuali di raccolta dei rifiuti; Marco Carra 61.0100, riguardante lo sviluppo del sistema idroviario padano-veneto.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, in questa settimana di lavori in Commissione abbiamo assistito ad una corsa ad ostacoli contro il tempo. Quale tempo? Il tempo, la fretta, perché l'unico imperativo era fare presto, approvare il provvedimento, che doveva essere presentato in Aula questa settimana.
Purtroppo, come si sa, presto e bene non si conviene. Infatti il risultato è che il provvedimento, nonostante il grande impegno, è a dir poco deludente. E non siamo solo noi della Lega Nord che lo diciamo. Anche il Comitato per la legislazione lo dice. Questo decreto viene smontato completamente dalla relazione del comitato di controllo. L'onorevole Duilio Pag. 8del PD cita: così facendo si rischia di esporre il Presidente della Repubblica ad un serio imbarazzo all'atto della promulgazione per le numerosi e gravi carenze del provvedimento.
Sempre parlando del comitato di controllo nella relazione si evince anche che vi sono numerosi elementi di criticità, come i rinvii normativi imprecisi e generici, disposizioni contraddistinte da una sorta di vaghezza o norme non immediatamente applicabili, per non dire dei difetti di coordinamento interno, dell'uso improprio di sigle e di termini inglesi, che secondo una circolare del 2001 sono vietati. Ma tanto il Governo fa quello che vuole.
Più volte è stato chiesto dalla Lega Nord di apportare modifiche a questo provvedimento. La stessa opposizione era disposta a limitare l'analisi ad un numero ristretto di emendamenti, ma sostanziali e, come ha detto lo stesso relatore Ventucci, meritevoli di attenzione. Ma non c'era tempo, secondo il Governo e, quindi, si approva un provvedimento lacunoso, complicato e apportatore di tasse, tasse e tasse.
Vorrei ricordare che la Camera dei deputati non è un'istituzione di studio o un luogo di convegni. È francamente lesivo dell'autonomia e della dignità del Parlamento che il Governo si permetta di dare indicazioni sul modo e sui tempi di lavoro delle Camere. Se non è più possibile discutere nemmeno di proposte emendative che il relatore ritiene meritevoli di considerazione, allora è venuta meno la funzione legislativa della Camera e l'esistenza del Parlamento non ha più senso. La maggioranza, i partiti che la compongono, avallando questo atteggiamento del Governo, un Governo per di più composto da tecnici privi di legittimazione elettorale, si rendono complici di questa lesione della dignità del Parlamento.
Ma vi rendete conto che per i cittadini le liberalizzazioni sono solo alcune farmacie e taxi in più? È necessario recuperare competitività per uscire dalla crisi. Sottolineo, però, che non basta parlarne o inserire delle belle parole nel titolo di un provvedimento. Sappiamo che la competitività e, quindi, la crescita costituisce uno dei tre pilastri, oltre a quelli dell'equità e del rigore. È ovvio però che non si cresce parlando di crescita, ma si cresce mettendo in atto azioni che vadano in questa direzione. Al contrario, il Governo Monti ha presentato esclusivamente manovre recessive e non abbiamo mai sentito né letto in nessuna parte del mondo che con manovre recessive si mette in moto l'economia di un qualunque Stato.
Di liberalizzazioni c'è poco e quel poco è confuso. Si introducono i tribunali delle imprese, ma ciò che ne è uscito, tra un tira e molla infinito - sono 12 le sedi dei tribunali - è un aumento enorme di competenze ed una triplicazione del contributo unico unificato. Risultato: un danno per il cittadino, che dovrà, oltre a pagare di più, fare centinaia di chilometri per controversie anche banali.
A ciò si aggiunge il fatto che nella dislocazione di questi tribunali non si tiene in considerazione la densità di imprese nel territorio. Questo può comportare che certe sedi di tribunali siano ingolfate di cause ed altre, invece, in territori con poche imprese presenti, non lavorino per niente.
Quanto alla società semplificata a responsabilità limitata, a prima vista può sembrare una misura interessante dare vita a nuove imprese di giovani di età inferiore ai 35 anni. è una cosa buona permettere ai giovani di realizzare un'impresa senza dovere pagare il notaio e con un capitale sociale di un euro.
C'è un però. Pur apprezzando questa volontà di facilitare l'accesso dei giovani nel mondo del lavoro, si deve pensare a una cosa, che probabilmente al Governo è sfuggita: dopo aver costituito una società, i giovani, prima o poi, dovranno accedere al credito, già difficile da ottenere per aziende da anni sul mercato, e trovare fornitori che accettino pagamenti differiti da clienti senza capitali alle spalle. Si capisce, è evidente, che questa è propaganda mediatica.
Un altro punto riguarda i servizi pubblici locali. Riteniamo che un progetto complessivo di liberalizzazione dei servizi Pag. 9locali non possa, non debba essere esteso e approvato senza la condivisione dei soggetti coinvolti, ovvero gli ambiti territoriali e i comuni, per individuare nei singoli casi quali possano essere le effettive economie di scala per quei determinati territori, senza imporre per legge ambiti provinciali come modello aprioristico per la realizzazione di economie di gestione.
Senza contare poi l'articolo 35, la Tesoreria unica: una vera rapina, un salto indietro di trent'anni, in controtendenza con il processo federalista di responsabilizzazione avviato. La norma prevede appunto che fino al 2014 - sembra poco, ma sono lunghi due anni - il regime di Tesoreria unica statale a scapito di quella mista attualmente in vigore, costringendo gli enti a versare presso la Tesoreria statale il 50 per cento della liquidità in loro possesso - è ciò che hanno fatto il 29 febbraio scorso - e il restante 50 per cento entro aprile. Dopo aver colpito pesantemente i cittadini - specie i pensionati, i lavoratori e i proprietari di casa - adesso il Governo abbatte la scure su comuni , province e regioni. Questa impostazione ci riporta indietro di anni, al centralismo più estremo, quando le risorse degli enti locali affluivano tutte nelle casse centrali di Roma, per poi essere depauperate in trasferimenti al sud senza finalizzazioni e controlli. I circa 9 miliardi di euro delle casse degli enti territoriali saranno dirottati a Roma, in totale dispregio del percorso virtuoso intrapreso con il federalismo fiscale, volto alla responsabilizzazione e all'autonomia. Approvare questa norma significherà privare ogni ente della propria liquidità: esso non avrà più la possibilità di amministrare il proprio denaro e, guadagnando e investendo, sulla base di una programmazione oculata e virtuosa, di erogare servizi. Dovrà invece tornare a elemosinare risorse a Roma. Si tratta dei soldi dei nostri cittadini, che l'Europa ci ha impedito di spendere nei nostri territori in virtù di un Patto di stabilità capestro, che ha strozzato le nostre iniziative e la nostra economia, Patto che noi della Lega Nord abbiamo sempre chiesto di allentare.
Al contrario, oggi ci vediamo scippati di questo tesoro da un Governo predone. Così comuni, province e regioni, nuovamente dipendenti dal centro, vedranno ulteriormente allungati i tempi di pagamento dei fornitori i e trasferimenti di denaro. A ciò si aggiunge il danno economico della diminuzione degli interessi riconosciuti. Lo Stato ti dà l'1 per cento: tutti quelli che hanno un tasso d'interesse maggiore - e sono la stragrande maggioranza delle tesorerie, la stragrande maggioranza delle convenzioni danno interessi maggiori - ci rimettono. Per esempio, la regione Lombardia prendeva l'1,9 per cento, quindi ora prenderà la metà: siccome parliamo di cifre importanti sono molti soldi. Un danno enorme, che la Lega Nord ha fatto notare al Governo, cercando di far capire che invece di togliere liquidità agli enti locali sarebbe stato più opportuno liberare le risorse per gli enti virtuosi. Ormai è chiaro a tutti che questo Governo, al di là delle parole e delle promesse, sta tentando, maldestramente ma con fermezza, di ripristinare un centralismo che lentamente, grazie alla Lega Nord, con il percorso del federalismo, ci si stava lasciando alle spalle. Rappresentanti del Governo, la Lega Nord non permetterà il ritorno del centralismo e la fine del percorso federalista.
Alla luce delle considerazioni svolte non possiamo certamente ritenerci soddisfatti di questo provvedimento e infatti, come Lega Nord, abbiamo presentato emendamenti qualificanti al fine di migliorare il testo proprio perché siamo convinti che un tema così delicato come quello delle liberalizzazioni debba essere affrontato e trattato con grande impegno e serietà. Ribadiamo ancora che queste liberalizzazioni sono ancora lontane dal garantire l'apertura del mercato nei settori economici interessati e di conseguenza allargare i benefici reali a tutti i cittadini. Ebbene, signori del Governo, colleghi, altro che crescita! Tanto fumo e niente arrosto. Noi siamo molto preoccupati. Qui rimangono tutti all'asciutto perché tutta la liquidità che serve va al centro. Pag. 10
Colleghi, la vera liberalizzazione per la Lega è una sola, la vera liberalizzazione è il federalismo fiscale, sono i costi standard. La vera liberalizzazione è ridurre la spesa pubblica, e in proposito invece questo Governo non ha fatto niente, anzi la sta aumentando. La vera liberalizzazione è ridurre il perimetro dello Stato ma non è stato fatto niente per chiudere i carrozzoni delle aziende municipalizzate perennemente in perdita. La vera liberalizzazione è lasciare i soldi e la liquidità nelle tasche di famiglie e imprese. L'alternativa è il declino. I dati di questi giorni purtroppo prevedono per noi un bel declino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, probabilmente, ritornando sull'ordine dei lavori e sul tema della discussione, l'onorevole Barbato ha fatto una richiesta e ha detto, usando parole meno appropriate, la verità. Noi oggi siamo qui (democraticamente perché la forma delle istituzioni e i passaggi istituzionali sono questi) a chiedere una discussione che probabilmente non ci sarà. Allora noi formalizziamo negli atti la democrazia ma sappiamo quali sono le intenzioni del Governo e della maggioranza per arrivare all'approvazione di questo provvedimento. Mi riferisco alla apposizione dell'ennesima fiducia, per cui si rimuove il dibattito parlamentare avente ad oggetto una vicenda importantissima che noi ritenevamo fosse quella delle liberalizzazioni. Su questo si consuma la democrazia e probabilmente verrà approvato un provvedimento che a nostro avviso e - come abbiamo potuto sentire - anche ad avviso degli amici della Lega non ha nessun significato.
Parto da qui. Probabilmente ci sono richieste, anche da parte della Lega, interessanti sulle quali il Governo avrebbe dovuto porre l'attenzione. Ne dico una o due per fare il quadro della situazione. Mi riferisco al Patto di stabilità, a cui noi tenevamo in modo particolare (la Lega pure). Ho qui una lettera da parte dei consiglieri del consiglio comunale e della giunta del mio comune di Bergamo. Credo e sono convinto...

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, a proposito di Regolamento, lei sta facendo un intervento (interessante o meno, lo lascio giudicare ai colleghi che la vogliono ascoltare, non è compito del Presidente, e magari le potrei dire che è molto interessante) sul complesso degli emendamenti, e non in merito all'ordine dei lavori.

GABRIELE CIMADORO. Entro nel merito del complesso degli emendamenti.

PRESIDENTE. Se vuole intervenire sul complesso degli emendamenti a me va benissimo, è anche meglio nel senso che adesso le dovrei togliere la parola.

GABRIELE CIMADORO. Due secondi e finisco. Poi mi toglie la parola.

PRESIDENTE. Non è un problema di cortesia. Lei è intervenuto sull'ordine dei lavori e la Presidenza ha accertato che l'abbiamo presa un po' alla larga, e quindi ritengo che il suo intervento sull'ordine dei lavori si sia concluso. Se lei desidera invece intervenire sul complesso degli emendamenti non posso far altro che darle la parola con piacere...

GABRIELE CIMADORO. Allora intervengo sul complesso degli emendamenti.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vorrei chiedere un'informazione: se lei sa che la Commissione bilancio abbia espresso un parere su questo decreto-legge perché in questo momento mi sembra che stiano ancora discutendo. Noi, in questa sede, stiamo discutendo sul complesso degli Pag. 11emendamenti senza avere un parere della Commissione bilancio. Quindi mi sembra un po' surreale aver iniziato il dibattito in corso. Pertanto vorrei pregarla di informarsi se sia stato reso il parere o se, invece, non l'hanno espresso. Si può sospendere la seduta in attesa dell'espressione del parere e poi riprendiamo con gli interventi sul complesso degli emendamenti. Capisco che qualche volta per prassi è già stato fatto. Tuttavia mi sembra una richiesta di buon senso vedere come stanno le cose. Le chiederei questa informazione.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Quartiani, mi sembra, onorevole Dozzo, che lei stia ponendo una questione seria da un punto di vista procedurale e regolamentare. La Presidenza si stava informando per sapere se la Commissione Bilancio stesse esprimendo o meno o se avesse bisogno ancora di tempo per esprimere il parere. Tuttavia sentiamo prima l'onorevole Quartiani che vuole intervenire - credo - sullo stesso argomento.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho verificato con il capogruppo del mio gruppo in Commissione Bilancio che proprio in questo momento è stato votato il parere favorevole della Commissione.

PRESIDENTE. Adesso lo verifica anche la Presidenza. Nulla dobbiamo dubitare dell'autorevole espressione dell'onorevole Quartiani. Comunque direi di tener viva la sua osservazione. Verifichiamo: qualora fosse stato espresso, bene. Se non fosse stato ancora espresso il parere, la Presidenza prenderà le decisioni opportune.
Ritorniamo agli interventi sul complesso degli emendamenti. Ho un lungo elenco di colleghi della Lega Nord Padania che sono iscritti sul complesso degli emendamenti. Tuttavia è prassi - lo dico anche perché qualcuno potrebbe sollevare obiezioni - che rispetto a un lungo elenco di colleghi di un unico gruppo parlamentare, credo che sia corretto alternare un collega della Lega ad altri colleghi (sapete che, finché è aperta la fase degli interventi sul complesso degli emendamenti, è possibile intervenire). La prassi è sempre stata questa, se non ci sono obiezioni.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, non c'è alcuna obiezione. Mi sembra che lei abbia preso una decisione saggia. Invito gli altri colleghi sia del PdL, del PD, dell'Italia dei Valori e quant'altro ad iscriversi per parlare sul complesso degli emendamenti, visto che siamo iscritti soltanto noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Finalmente, signor Presidente. Ringrazio anche il presidente Dozzo. Per riconoscenza parto allora da due richieste che la Lega ha avanzato con molta forza e con dignità rispetto ad una situazione drammatica che si sta creando nel nostro Paese. Due osservazioni importantissime, emendamenti che avrebbero dato un minimo di credibilità a questo provvedimento. Uno è il Patto di stabilità: su esso riscontriamo che tutti i comuni più virtuosi che abbiamo conosciuto, che hanno conservato, hanno risparmiato, non hanno speso, che non hanno sperperato, si ritrovano la cassa svuotata per far fronte a esigenze di comuni spreconi che hanno buttato via il denaro pubblico. Ho qui una delibera del mio comune di Bergamo che mi dice: allentateci il Patto di stabilità. Noi abbiamo i quattrini, abbiamo bisogno delle opere, dobbiamo pagare chi ci ha lavorato e non riusciamo a far fronte a queste esigenze. Questa è una delle richieste legittime Pag. 12che tutte le amministrazioni sane di tutto il nostro territorio hanno avanzato in questi ultimi mesi.
L'altra questione da cui partire è la seguente: abbiamo fatto per anni, abbiamo assistito in quest'aula alla richiesta da tutte le parti, dal sud al nord, di federalismo, di fiscalità che vada nel senso giusto e non è accaduto niente. Il costo standard, per così dire tutto il lavoro fatto da Calderoli, da me parzialmente apprezzato perché doveva iniziare dall'abolizione di tutti privilegi che esistono nelle regioni a statuto speciale, dalla Sicilia a Bolzano: questa era la vera riforma messa in campo. O diventiamo tutti speciali o specialissimi quali sono oppure partiamo da lì.
Però non siamo riusciti a partire da lì, o meglio lui non è riuscito a partire da lì. Ma mettiamo alla base dei costi standard: se una siringa costa un euro in Lombardia, deve constatare un euro anche in Sicilia, in Calabria, in Campania. E allora partiamo da lì, partiamo da lì a tagliare, a vedere cosa succede sul nostro territorio, a vedere se le amministrazioni sono in grado. Infatti un chilo di carta costa tanto a Milano quanto a Palermo. Non possiamo finanziare noi costi eccessivi e sprechi eccessivi: da lì il Governo doveva partire.
Liberalizzazioni: noi abbiamo fatto una serie di emendamenti in vari settori, quasi 140 emendamenti. È tutto cancellato, non è servito a niente, non abbiamo avuto un minuto di dialogo e di discussione, perché questi emendamenti erano stati dei relatori, di maggioranza naturalmente, in accordo e sono stati tutti non accolti. Noi parlavamo di liberalizzazione delle attività economiche, di tribunale delle imprese, di class action, per dire la qualità degli emendamenti, per cui valeva la pena probabilmente entrare nel merito anche solo qualche minuto e anche accettare. Valeva la pena forse dare al Parlamento dieci giorni o una settimana in più per avere un provvedimento che è stato al Senato qualche settimana e noi qui non abbiamo avuto neanche un giorno di discussione. Probabilmente valeva la pena darsi una settimana o dieci giorni di tempo per arrivare ad una soluzione finale che fosse accettabile anche da parte nostra. Infatti l'Italia dei Valori sul provvedimento in esame aveva dato un minimo di disponibilità, aveva dato la possibilità forse di arrivare ad una soluzione e avremmo anche votato favorevolmente.
Sono temi importanti, come ripeto: la class action, le carte di servizio, le farmacie, separazione prioritaria ENI-Snam, sviluppo risorse energetiche, liberalizzazione della distribuzione dei carburanti, disattivazione e smaltimento dei siti nucleari, banche, assicurazioni, liberalizzazione del settore postale, debiti nei confronti delle imprese, tesoreria unica, liberalizzazione dei trasporti. E non è finita: asta frequenze emittenza televisiva (nessuno qui ne parla più), liberalizzazione dell'editoria, istituzione del luogo elettivo di nascita, appalti ed infrastrutture. Su tutto questo noi potevamo dare dei suggerimenti. Non dico che avremmo risolto e che avremmo portato avanti una politica di efficienza assoluta, però non ci avete dato la possibilità di discuterne uno. Credo che così, al di là come ripeto della democrazia, negate a questo Parlamento la possibilità di discuterne qui, perché questo è il luogo adatto e titolato; noi non abbiamo avuto nessuna risposta e sul provvedimento in esame probabilmente sarete intenzionati ed andrete ancora, per l'ennesima volta, alla richiesta di fiducia e noi diremo di no probabilmente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,59).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Comunico che la V Commissione (bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione.

Pag. 13

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 5025)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, tiro un sospiro di sollievo ovviamente: grazie per avermi informato, anche perché è la quarta volta che tento di intervenire, non credo che vi sia nulla di personale, stamattina è oltremodo difficile avere la possibilità di parlare di un argomento che al contrario è un argomento molto serio, mi sia concessa una digressione che vuole essere in un certo qual modo spiritosa rispetto ad un tema che invece è molto serio. Lo dico agli esponenti del Governo che hanno seguito con interesse e attenzione i lavori della Commissione, per quel poco che ci sono stati. Noi siamo reduci da una delle più gravi violazioni delle prerogative dei parlamentari negli ultimi anni, perché abbiamo assistito di fatto, sostanzialmente inermi, alla spoliazione di quelli che sono i diritti stessi del Parlamento e delle Commissioni competenti. Noi abbiamo denunciato con vigore e con forza questo tipo di atteggiamento, che consideriamo assolutamente antidemocratico. Infatti, in un sistema come il nostro attuale, di bicameralismo perfetto, venirci a dire che una Camera non ha la possibilità di entrare nel merito del dibattito politico nemmeno in prima lettura su un provvedimento di questo tipo per questioni di tempo, rappresenta due tipi di fenomeni.
Il primo fenomeno, sicuramente, rappresenta una bugia colossale, perché c'era - ed era stata dichiarata - tutta la disponibilità da parte del nostro gruppo, che è il gruppo che ha fatto sentire maggiormente la propria voce fra le forze di opposizione, forse, perché siamo l'unica vera opposizione in questo Parlamento. Ebbene, c'era tutta la disponibilità, lo ripeto, a raggiungere un accordo con la maggioranza per contenere i tempi di discussione del dibattito del provvedimento nelle Commissioni nell'ambito di una tempistica ragionevole che ci consentisse di apportare modifiche sostanziali al testo che è giunto dal Senato.
In seconda battuta, credo che sia un vero e proprio problema, perché si sovvertono le regole istituzionali del Paese. Ci troviamo di fronte, infatti, ad un dibattito che ci viene impedito, stante il fatto che non siamo ancora passati ad essere un sistema monocameralista puro né, tantomeno, una Repubblica presidenziale. Quindi, abbiamo dovuto vivere questo paradosso per il quale, in queste settimane, ci siamo sentiti dire che la direzione generale dei provvedimenti, da qui in avanti, sarà garantita dal Quirinale e, a turno, una delle due Camere sarà chiamata ad esprimersi con regole, peraltro rigidissime, nell'ambito delle quali si stabiliranno criteri come, ad esempio, quelli sulle ammissibilità, che hanno sicuramente creato un precedente poco simpatico. Infatti, quando ci si trova a vedere dichiarati inammissibili buona parte degli emendamenti presentati - in questo caso, noi siamo andati, addirittura, oltre il 50 per cento - per la cosiddetta estraneità di materia, rispetto ad un testo che è quanto di più eterogeneo possa esistere già nel provvedimento base da cui si è partiti, ci si trova naturalmente a vivere un ossimoro.
Sul tema dell'estraneità di materia, qualcuno si è appassionato nei mesi scorsi - lo avevo già ricordato anche in occasione del tema concernente le semplificazioni la scorsa settimana -, ma non si è riusciti ad avere, di fatto, un atteggiamento omogeneo e un comportamento conseguente, ed altrettanto omogeneo, da parte della Presidenza della Repubblica. Infatti, se è vero come è vero che alla base della decretazione d'urgenza, e del decreto-legge che giunge dal Governo, devono esservi alcuni elementi, come ad esempio l'urgenza, se non l'indifferibilità dei provvedimenti che devono essere intrapresi, vi dico che in questo provvedimento vi è una quantità enorme di articoli che nulla hanno a che fare con l'urgenza; vi è una Pag. 14quantità enorme di articoli che nulla hanno a che fare tra di loro e che, quindi, sono di fatto eterogenei; vi è una serie interminabile di scelte che, oltre tutto, sono sbagliate nel merito, oltre che nella sostanza.
Pertanto, noi abbiamo cercato di ribadire presso le Commissioni, in questi giorni, la nostra totale ed assoluta contrarietà rispetto ad una serie di misure che non solo non liberalizzavano nel vero senso della parola, ma che creavano problemi ulteriori. A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, vorrei soffermarmi su una misura in particolare, per poi analizzarne altre, che è quella concernente la fantomatica separazione proprietaria della rete del gas, la famosa vicenda di Snam Rete gas.
Ebbene, noi siamo riusciti, dopo circa quindici anni di dibattito all'interno di questo Paese, ad arrivare a partorire un testo che non solo non migliora nella sostanza la situazione attuale, ma, dal nostro punto di vista, la peggiora, e vi spiego il perché. Ho già avuto modo ampiamente di spiegarlo in Commissione, incontrando, paradossalmente, grande interesse da parte dei relatori e del Governo, i quali, però, hanno alzato le braccia, dicendo: sì, ciò che dite è fondato, ha buone ragioni di esistere, le vostre obiezioni sono assolutamente articolate ed argomentate in modo soddisfacente, ma noi non abbiamo tempo. Quindi, noi siamo un Parlamento che, poiché non ha tempo, non può permettersi nemmeno il lusso di migliorare un provvedimento sbagliato.
Noi andremo a fondo del percorso abbastanza travagliato di questa norma; probabilmente, verrà posta l'ennesima questione di fiducia - anzi, credo che possiamo darlo per scontato -, strozzando, di fatto, anche il dibattito parlamentare, dopo aver ammazzato quelli nelle Commissioni di merito, con tutta una serie di errori nei contenuti che non possono essere modificati perché voi ci dite che non c'è il tempo. Quasi ci fossimo dimenticati che da quelle norme discendono una serie di applicazioni concrete sul territorio, che dovranno essere poste in essere da chi si troverà a dover rispettare le leggi, con la consapevolezza, già in partenza, che alcune di esse non solo erano migliorabili - che sarebbe poco - ma, in alcuni casi, potrebbero essere addirittura sbagliate.
Una di queste - che noi riteniamo assolutamente sbagliata - riguarda, ripeto, la gestione che avete fatto della vicenda Snam Rete Gas, e non tanto per il rinvio a una delega, che, di fatto, nell'ambito di un decreto-legge - e mi rivolgo agli amici del Governo che vedo un po' distratti - di per sé non dovrebbe nemmeno esistere. Infatti, un decreto-legge del Governo che, di fatto, delega a se stesso l'applicazione di una norma è qualcosa che non ci sta. Ma ormai abbiamo capito che la corda è diventata molto lunga, che l'elastico può essere teso all'infinito, perché avete un tutore politico, che, sicuramente, non vi abbandonerà nel momento del bisogno ed eviterà di assumere posizioni discordanti rispetto a un Governo che egli stesso, di fatto, ha voluto. Mi riferisco, ovviamente, al Presidente della Repubblica.
Dalle mie parti direbbero che - lo traduco in italiano - la toppa è peggiore del buco: infatti, voi state partendo da un assunto condivisibile, ossia che esista un cortocircuito di fatto del nostro Paese. Stante il fatto evidente che lo pseudomonopolista del settore energetico si trova a gestire la rete, sia in quanto proprietario, sia in quanto gestore della stessa, e che, quindi, di fatto, si crea un cortocircuito, avete trovato una soluzione - o almeno così pare, perché anche in questo caso noi dobbiamo andare per indiscrezioni dal momento che la norma, di fatto, rimanda a decisioni del Governo e, quindi, ci dobbiamo limitare alle posizioni dallo stesso assunte sulla stampa per capire dove volete arrivare - in virtù della quale, con ogni probabilità, dovrebbe essere addirittura la Cassa depositi e prestiti a subentrare ad ENI nella proprietà di Snam Rete Gas, acquisendo la rete dalla stessa.
Pertanto, al di là del fatto che, in questo caso, si crea un corto circuito assoluto dal punto di vista istituzionale - Cassa depositi e prestiti, infatti, è già socio Pag. 15di maggioranza relativa di ENI e, quindi, di fatto, ne determina il controllo: il fatto che l'azionista di maggioranza di ENI si trovi a comprare direttamente anche la partecipata della stessa società è un paradosso da tutti i punti di vista e, dunque, è una scelta assolutamente illogica - resta il fatto che andate, una volta per tutte, a snaturare la missione di Cassa depositi e prestiti. E la snaturate perché? Perché imponete alla stessa uno sforzo enorme dal punto di vista quantitativo - non siamo ancora riusciti a capire di quanti miliardi di euro si tratterà, ma sicuramente si tratta di cifre importanti - sottraendo risorse ad un'azienda, un istituto di credito pubblico, che dovrebbe occuparsi di fare credito agli enti locali. In altre parole, voi costringete Cassa depositi e prestiti a privarsi di una sostanziale parte delle proprie risorse disponibili in termini di liquidità per fare questa operazione, sottraendo di fatto ai comuni, agli enti locali e a tutti quelli che ne hanno bisogno, la possibilità di intervenire direttamente per farsi finanziare opere.
Questa sarebbe già una sciocchezza colossale di per sé, ma non vi accontentate di questo: voi snaturate il ruolo di Cassa depositi e prestiti al punto che le imponete di svolgere un altro ruolo, che non coincide con la sua mission e che consiste nel diventare una specie di piccola IRI delle partecipazioni statali, perché, di fatto, tra un po', stiamo portando in carico a Cassa depositi e prestiti quasi tutte le partecipazioni strategiche del Paese. Lo avete fatto con Terna, è stato fatto con ENI e, adesso, lo state facendo un'altra volta, addirittura facendo comprare dal proprio azionista quote della società partecipata: dunque lo fate un'altra volta, ripetete l'errore. In questo modo, andremo a cristallizzare ulteriori risorse su quel tipo di investimento, facendo una scelta assolutamente sbagliata.
Noi avevamo presentato un emendamento soppressivo. In realtà, inizialmente, eravamo tentati di presentare sei-sette emendamenti volti a migliorare il testo, ma il testo, così com'è, non è migliorabile. Quell'articolo va eliminato, perché creerà una confusione e un cortocircuito che avrà le conseguenze che avete già visto in questi giorni. È di ieri la notizia che il presidente del Fondo di investimenti che fa riferimento a Cassa depositi e prestiti - e che, per mission propria, dovrebbe occuparsi di partecipazioni in settori strategici (ufficialmente doveva riguardare le piccole e medie imprese, ma qualcuno ha cercato di forzare la mano e dire che anche Snam Rete Gas è una piccola e media impresa che, evidentemente, ha bisogno di un intervento dello Stato) - ha comunicato la totale e assoluta impossibilità tecnica e operativa di far fronte a questo tipo di impegno.
Quindi, a cosa ci troviamo di fronte? Ci troviamo di fronte ad un salto nel buio, ma su una tematica che non è irrilevante, perché la rete del gas in questo Paese è, a pieno titolo, infrastruttura strategica e le infrastrutture strategiche dei Paesi normali vengono protette. Voi oggi state facendo un salto nel buio perché state cercando di togliere dalle mani di una società di fatto pubblica, la proprietà di questa, per vendere a chi?
Infatti, se a questo punto non regge più lo schema della Cassa depositi e prestiti, sarebbe curioso sapere a quali soggetti vi siete rivolti per fare in modo che venga garantita la strategicità e quindi per evitare che quel tipo di «infrastruttura» venga scalata da soggetti stranieri. Questa credo che sia la più grande insidia che si possa correre per un Paese che non produce energia propria ma che vive di energia prodotta da terzi.
Abbiamo predicato per anni la nostra assoluta indipendenza, cosa che non avevamo; non abbiamo nessun indipendenza dal punto di vista energetico; noi siamo costretti a vivere aggrappati a quel tubo del gas. Sappiamo che la gran parte dei consumi energetici di questo Paese, sia per uso civile e domestico che per uso industriale, sono, oggi, concentrati sul versante del metano. Poiché abbiamo visto il caso della crisi tra Russia e Ucraina qualche anno fa, sappiamo benissimo che quando qualcuno dovesse scegliere di chiudere quel rubinetto per noi sarebbero guai Pag. 16grossi perché nel frattempo non abbiamo investito sulla diversificazione delle fonti energetiche. Ancor più, noi sottolineiamo che se poi quel qualcuno, non solo avrà la libertà di chiudere il rubinetto quando vuole in termini di approvvigionamento, ma dovesse addirittura e paradossalmente disporre della proprietà di queste reti infrastrutturali e del vettoriamento delle stesse, potrà scegliere come e quando far giungere il gas nel nostro Paese e soprattutto con quali modalità operative, distinguendo territori buoni e territori meno buoni. Ovviamente io vengo da un territorio che probabilmente subirà meno questo tipo di conseguenze, ma penso a tutti quei mercati, cosiddetti svantaggiati, nell'ambito dei quali, oggi, è difficile far arrivare la metanizzazione perché è poco interessante dal punto di vista del ritorno economico.
Allora, se noi facciamo tutte queste considerazioni, non possiamo pensare che, rispetto a un tema di questo tipo, che peraltro viene erroneamente inserito in un provvedimento di questo genere, non si pongano delle questioni, perché vorrei ricordarvi che stiamo parlando di liberalizzazioni, ma di quale liberalizzazione si tratterebbe: un cambio di proprietà da una società pubblica a un'altra società pubblica? Quali sono i benefici sul mercato di cui ci avete parlato in questi mesi? Quali sarebbero i benefici per l'utente? Ebbene, il Presidente Monti ci ha detto in Commissione che si tratta di interventi minuscoli per i quali servirà del tempo per avere delle risposte concrete e per i quali, credo, necessiterà del tempo per vedere dei risultati concreti.
Signor Presidente, colleghi e amici del Governo, sappiate che mi hanno insegnato che quando uno racconta che i risultati si vedranno nel medio e lungo periodo e che sarà difficile avere dei benefici subito e che si potrà capire, solo successivamente, l'efficacia di norme incomprensibili, in questo momento, nel breve periodo, sapete il perché? Perché non è in grado di spiegarlo; questo è il vero problema. Voi non sarete in grado di spiegare, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, quale tipo di beneficio verrà apportato da questo tipo di impostazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Siccome avete commesso tutta questa serie di errori, noi abbiamo presentato una serie di emendamenti. Avremmo avuto piacere che questi emendamenti passassero non solo al vaglio delle Commissioni ma anche al vaglio dell'Aula e che fossero votati. Voi ci state impedendo di svolgere il nostro esercizio, la nostra prerogativa: quella della libertà e della democrazia all'interno di un Parlamento civile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto «Guarino Veronese» di San Bonifacio, Verona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Volpi, mi dovrebbe chiarire se, sull'ordine dei lavori, interviene lei oppure l'onorevole Bitonci.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, credo che siano due questioni diverse.

PRESIDENTE. Sta bene, interverrete entrambi.
Prego, onorevole Volpi, ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, vorrei segnalarle che la I Commissione (Affari costituzionali) sta ancora lavorando per preparare il suo parere rispetto all'elemento emendativo. Ieri, quando ho fatto un richiamo al parere del Comitato per la legislazione, lei, giustamente, me lo ha derubricato dicendomi che non aveva la stessa importanza di quelli della Commissione affari costituzionali e della Commissione bilancio. Signor Presidente, avendo finito la trattazione in senso generale del provvedimento, ed essendo ora alla discussione del complesso degli emendamenti, credo che sia essenziale, per continuare i nostri lavori, che ci sia il parere sugli emendamenti della Commissione Pag. 17affari costituzionali. Va bene la fretta, ma credo che un minimo di regolarità nel poter sapere almeno quali sono i pareri delle due Commissioni essenziali sia un argomento centrale; anche perché i colleghi stanno intervenendo sul complesso degli emendamenti e credo che sia giusto per tutti poter sapere se quegli emendamenti, che vengono dagli stessi trattati, hanno la copertura costituzionale. Quindi, chiederei, qualora ciò non fosse, di sospendere i lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Volpi, siamo proprio in diretta, ci stanno trasmettendo il parere della Commissione affari costituzionali. Lei è veramente puntuale.

MASSIMO BITONCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, voglio portare all'attenzione dell'Assemblea quello che è successo - ed è incredibile - in Commissione bilancio pochi minuti fa. Abbiamo avuto questo parere contrario, sfavorevole, con una relazione tecnica allegata da parte della Ragioneria generale dello Stato e con una serie anche dettagliata di motivazioni che indicano la mancata copertura del decreto.
Questa non è la prima volta che ciò succede, è successo anche la settimana scorsa, ma ormai è un refrain che vi è ogni volta che tentiamo di approvare un decreto di questa portata. Mi pare sia estremamente chiaro come la Ragioneria generale dello Stato non possa essere un organo che non debba essere ascoltato da parte della Commissione bilancio. Abbiamo sentito gli interventi del capogruppo in Commissione del gruppo del PD, Baretta, che ha detto che la Commissione bilancio deve votare un parere di carattere politico. Caro collega Baretta, è la prima volta che sento un'indicazione di questo tipo. La Commissione bilancio è una Commissione tecnica e deve dare un parere tecnico e, come ha indicato la Ragioneria generale dello Stato, questo provvedimento non è assolutamente coperto e non vi è neppure la quantificazione da parte della Ragioneria centrale.
Come si fa a dire - e riporto quanto ha detto il sottosegretario Polillo - che i pareri della Commissione possono essere dei pareri graduati? Caro sottosegretario, non esistono pareri graduati della Commissione bilancio: o vi è la copertura o non vi è la copertura, e in questo caso la copertura non c'è, sia chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Smettiamo di arrampicarsi sugli specchi. Abbiamo cercato di far capire al presidente della Commissione e ai colleghi che la Commissione non poteva assolutamente esprimere un parere, e invece è stato votato un parere favorevole, anche se condizionato. Quindi, mi appello al Presidente della Camera - che è assente anche oggi -, l'onorevole Fini, perché faccia il possibile perché questo provvedimento non venga votato, perché questo provvedimento non ha copertura economica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il Presidente della Repubblica deve intervenire in questo caso, non può farlo solo quando - come la settimana scorsa, con una lettera - interessa. In un caso così specifico e così evidente deve assolutamente intervenire e, quindi, il gruppo della Lega Nord chiede un intervento preciso, sia da parte del Presidente della Camera sia da parte del Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori sullo stesso tema, perché a sollevare questo problema in Commissione bilancio è stato il gruppo dell'Italia dei Valori, che ha presentato un parere alternativo a quello del relatore. Vorrei dire che si tratta di un precedente assolutamente inimmaginabile, perché, Presidente, in quei cinque articoli Pag. 18di cui si parla e per i quali la Ragioneria generale dello Stato ha ritenuto non vi fossero le condizioni...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Borghesi. Chiedo ai colleghi un po' di silenzio, anche perché sia l'onorevole Bitonci che l'onorevole Borghesi stanno sollevando una questione importante. Per cui, se non volete ascoltare potete uscire, ma almeno la Presidenza deve essere in grado di ascoltare le osservazioni, per poi rispondere nel merito.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, in quei cinque articoli sui quali la Ragioneria generale dello Stato ha ritenuto di non poter dare parere favorevole, ve ne è uno, per esempio l'articolo 56, comma 1-bis, per il quale dice: la disposizione è suscettibile di comportare maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato non quantificati né coperti.
Non credo che vi sia un problema semantico su una frase di questo tipo ed è inaccettabile - lo dico a tutti i colleghi del PdL come del PD che hanno dichiarato in Commissione di votare, condividendo la cosa, solo per motivi politici - che il sottosegretario Polillo, che non vedo in questo momento, sia intervenuto dicendo che le relazioni tecniche della Ragioneria sono suscettibili di interpretazione.
Una frase di questo tipo non è interpretabile; siamo in palese violazione dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione e noi stiamo per inviare una richiesta - sommessamente, ma lo faremo - anche al Presidente della Repubblica, in quanto garante ultimo della Costituzione, perché si tratta di un precedente inaccettabile per la Commissione e per questo ramo del Parlamento.

PRESIDENTE. Procediamo in questo modo: vedo presente il vicepresidente della Commissione bilancio, l'onorevole Occhiuto. Chiederei, prima che il vicepresidente si esprima, se ritiene opportuno intervenire per dare all'Assemblea ragioni rispetto a quanto osservato dai colleghi.

ROBERTO OCCHIUTO, Vicepresidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO, Vicepresidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo proprio per informare la Presidenza e l'Assemblea che la Commissione bilancio da me presieduta - posta l'assenza del presidente Giorgetti - oggi ha espresso il parere da rendere all'Aula sul provvedimento nella terza seduta che la Commissione ha svolto sul provvedimento (esso era stato già esaminato in due precedenti sedute della Commissione).
È vero che la Ragioneria dello Stato aveva mosso dei rilievi. Di questi rilievi si è fatto carico il Governo, rispondendo in Commissione e soprattutto gli stessi sono contenuti nella proposta di parere poi approvata dalla Commissione. Infatti, in quella proposta di parere ci sono delle osservazioni ed una condizione semplice che si fanno carico di recepire i rilievi della Ragioneria dello Stato.
Quindi, per quanto riguarda la Commissione bilancio, i lavori si sono svolti in maniera del tutto regolare. È evidente che la questione ha un rilievo che va oltre il provvedimento che nello specifico oggi siamo chiamati ad approvare, perché riguarda il rapporto tra il Governo, la Ragioneria dello Stato e la Commissione stessa, ma sulla questione posta all'ordine del giorno non credo che ci debbano essere eccezioni che in qualche modo possano indurre l'Aula a non procedere oltre.

PRESIDENTE. Riguardo alle osservazioni poste dall'onorevole Bitonci e dall'onorevole Borghesi, anche sentito il vicepresidente della Commissione bilancio, ossia alle obiezioni sollevate in relazione al fatto che il parere reso dalla Commissione bilancio sul testo del provvedimento non contenga condizioni ai sensi articolo 81, quarto comma, della Costituzione, faccio presente che ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, spetta in via esclusiva alla Commissione bilancio, Pag. 19attraverso un parere che in quella sede costituisce oggetto di una specifica deliberazione, esprimersi sul testo del provvedimento sotto il profilo della quantificazione degli oneri e delle relative coperture, formulando, se del caso, condizioni che, se non recepite dalla Commissione referente, sono poste in votazione come emendamenti per l'esame in Assemblea.
Abbiamo ascoltato dal vicepresidente, nonché presidente pro tempore della Commissione bilancio, la cui riunione si è appena svolta, che si è andati esattamente nella direzione secondo cui sono state poste delle condizioni non vincolanti dalla Commissione stessa. Quindi possiamo assolutamente procedere nell'esame del provvedimento.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento vorrei chiedere la chiusura della discussione generale sul provvedimento in esame, in quanto esso è già passato al Senato, abbiamo sentito ora anche i pareri e le discussioni su quanto fatto nelle Commissioni e sono stati presentati oltre 550 emendamenti, alcuni dei quali dichiarati inammissibili.
Credo che un decreto-legge sullo sviluppo delle infrastrutture e la competitività abbia la necessità in questo momento di procedere velocemente al fine di dare alcune risposte esterne che sono molto attese. Pertanto, credo, dopo i pareri delle Commissioni bilancio e affari costituzionali, di chiedere, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento, la chiusura della discussione sulle linee generali.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, ovviamente si tratta della chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti.
Sulla richiesta di chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti darò ora la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, su cosa vuole intervenire?

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, sulla sua dichiarazione in merito a quanto detto dal vicepresidente della Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, mi scusi, poi la lascio intervenire. Ho capito che vuole intervenire sul parere della Commissione bilancio. È corretto? Lei doveva ovviamente chiedere di intervenire prima dell'onorevole Compagnon. Adesso l'onorevole Compagnon ha fatto una richiesta di chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti. Dobbiamo verificare se intende intervenire un collega a favore o contro tale richiesta.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, ovviamente sono contrario alla richiesta di sospensione. Ormai non si vota più per la sospensione della discussione generale o per l'illustrazione degli emendamenti, ormai si sta votando contro la sospensione della democrazia perché noi stiamo procedendo da settimane senza che in quest'Aula si possa discutere serenamente dei provvedimenti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Penso che una riflessione la debbano fare tutti i colleghi, e poi parlerò anche della Presidenza. Infatti, credo che i colleghi debbano immaginarsi che questa anomalia, che si sta perpetrando ormai da settimane, non è certo quella che pone l'orgoglio della politica. Voi state diventando, cari colleghi, schiavi di un Governo che vi fa fare quello che vuole e vi chiede Pag. 20unicamente di venire qui a votare una volta la settimana quello che loro hanno deciso.
La scorsa settimana, Presidente Lupi, all'interno di una discussione dell'Ufficio di Presidenza della Camera, della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è parlato della modifica dei Regolamenti parlamentari. All'interno dei Regolamenti parlamentari, che già esistono, sono chiaramente esposti i tempi previsti per l'utilizzazione della decretazione d'urgenza e quelli che devono essere riservati alla normale attività parlamentare.
Presidente, le chiedo scusa, non voglio essere scortese, ma credo che si tratti di un punto essenziale. Si parla, all'interno dei Regolamenti della Camera, dello spazio riservato alla normale attività parlamentare e a quella legata alla decretazione d'urgenza, si parla del 50 per cento dei tempi. È evidente che era difficile, in un certo momento della storia parlamentare, determinare quale fosse il 50 per cento dei tempi da assegnare alla decretazione l'urgenza.
Io credo, caro Presidente, che in questo momento vadano ristabilite le regole, perché è evidente che quel 50 per cento da dedicare all'attività normale non c'è più. È mesi che stiamo continuando in questo modo. Vorrei dire ciò anche a qualcuno che pensa - e mi dispiace perché è stato Presidente della Camera dei deputati - che questo modo di far politica dà lustro alla nostra attività parlamentare ed è necessario. Mi dispiace, perché chi ha avuto la responsabilità di essere Presidente di questa Camera sta sostenendo una situazione politica allucinante.
Concludo, Presidente, dicendo che il nostro «no» è il «no» anche ad una Presidenza della Repubblica che sta consentendo, in maniera assolutamente abnorme, di utilizzare tempi e metodi che sono fuori dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È la stessa Presidenza che si permette in questo momento di discriminare tra forza responsabili e forze che evidentemente non sono responsabili. Ebbene, qui se c'è qualcuno di irresponsabile in questo momento è chi sta consentendo questo scempio della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare a favore, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, sulla richiesta di chiusura della discussione sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ravetto... onorevole Bergamini... onorevole Dozzo... onorevole Moffa... onorevole Iapicca... onorevole D'Antona... onorevole Capodicasa... onorevole Urso... onorevole Mario Pepe... onorevole Briguglio... onorevole Rosso... onorevole Galli... onorevole Scanderebech... onorevole Vella... onorevole Prestigiacomo... onorevole Pini... onorevole Lanzillotta... presidente D'Alema... presidente Pescante... onorevole De Poli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 449
Votanti 442
Astenuti 7
Maggioranza 222
Hanno votato
379
Hanno votato
no 63).

Prendo atto che i deputati Savino, Ginoble, Pugliese, Fucci, Sisto, Pionati, Boccia e Vaccaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Misuraca e Cosentino hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Ricordo che, a norma dell'articolo 85, commi 4 e 6, del Regolamento, una volta deliberata la chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti, hanno facoltà Pag. 21di intervenire per una sola volta, per non più di cinque minuti ciascuno, i primi firmatari o altro proponente degli emendamenti, che non siano già intervenuti nella discussione, sempre che non abbiano già preso la parola altri firmatari dei medesimi emendamenti.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, proprio secondo quanto disposto dal comma 4 dell'articolo 85 del Regolamento che lei ha richiamato, chiediamo che tutti gli iscritti della Lega Nord che non sono riusciti ad illustrare i propri emendamenti durante la discussione sul complesso vengano iscritti per cinque minuti a testa per il tempo necessario ovviamente che la Presidenza ritiene opportuno.

PRESIDENTE. Sta bene.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, richiamo il quarto comma dell'articolo 81 della Costituzione, che prevede giustamente che ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi. Signor Presidente, assistiamo a un ritorno alla fantasia e al potere da parte del Governo tecnico, che si astiene dal leggere quello che altri organi tecnici, come la Ragioneria generale dello Stato, e vado a leggere, hanno giustamente presentato. La Ragioneria generale dello Stato ha detto - l'autorevole vicepresidente ne ha notizia - che non sono state verificate positivamente nella relazione tecnica aggiornata una serie di 4 o 5 articoli. Il non verificato positivamente significa che si presume che ci siano in qualche modo delle spese che non sono solo probabili, ma quasi certe. A latere, quasi certe devono esserci delle entrate di copertura. Questa, signor Presidente, è una procedura innovativa che mi fa particolarmente specie perché proviene da un cosiddetto Governo tecnico, che dovrebbe rispettare l'autorevolezza di quelli che sono gli organi deputati.
Seconda considerazione: non per niente abbiamo chiesto un parere tecnico aggiornato, proprio perché la Ragioneria generale dello Stato sulla base del dibattito dell'altra Camera ha avuto modo di esprimersi. Signor Presidente, visto che tocca a lei l'ammissibilità, il fatto di non prenderne atto rappresenta un vulnus ed un precedente parlamentare - che la inviterei a verificare con gli uffici - di cattivo auspicio.

PRESIDENTE. Sul tema la Presidenza si è già espressa anche dopo aver ascoltato il vicepresidente Occhiuto, quindi la Presidenza non può fare altro che tenere in debito conto il parere che la Commissione bilancio, nella sua autonomia, ha espresso. Evidentemente la discussione ed il dibattito devono svolgersi nell'ambito della Commissione bilancio e poi l'Assemblea non può che confrontarsi con il parere della Commissione bilancio e con i vincoli che la stessa ha espresso.

ANDREA RONCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che rispetto al decreto sulle liberalizzazioni dobbiamo con grande e sincera franchezza esprimere con forza la nostra delusione. Si è detto che questo decreto sulle liberalizzazioni avrebbe rotto monopoli e tabù, in realtà di tutto ciò c'è ben poco, ma soprattutto deve allarmare, signor Presidente, quanto sta accadendo in questi minuti.
La relazione della Ragioneria generale dello Stato è inconfutabile, non c'è copertura finanziaria su gran parte degli emendamenti ed è una violazione dell'articolo 81 della Costituzione! Noi non dobbiamo Pag. 22in questo momento far finta di nulla, dobbiamo prendere atto che la relazione della Ragioneria generale dello Stato, signori del Governo, è una pietra miliare inconfutabile. Aspettiamo con forza e anche con aspettativa di sapere perché innanzitutto la Ragioneria generale dello Stato ha tardato giorni per inviare questa relazione e poi il motivo per cui la Commissione bilancio non ha chiesto un approfondimento.
Questa è la prima volta e credo che altri esponenti di questo Parlamento in queste ore e in questi minuti hanno fatto riferimento a questo. Io credo che proprio da parte di questo Governo, che proprio del rigore e della precisione fa uno dei suoi asset importanti, questo non possa essere in alcun modo tralasciato, trascurato o preso sotto gamba. Già esponenti autorevoli del Governo hanno detto che si poteva fare di più e noi eravamo pronti, lo disse l'onorevole Urso, anticipando il tema qualche settimana fa in Parlamento, e siamo pronti a sostenere con forza l'Esecutivo proprio su questa via, la via delle riforme, la via delle liberalizzazioni, la via della competitività.
Signori del Governo, capisco che siete distratti e state parlando, ma non potete non ascoltare ciò che accade nel Paese, nella nostra nazione. C'è bisogno di rompere i tabù della burocrazia, c'è bisogno di dare alle imprese e alla società questa grande liberalizzazione delle imprese, delle idee e delle nuove forze.
I grandi giornali, per anni, hanno detto che l'Italia era l'ultimo Paese in Europa su questo argomento, e avevano ragione. In queste settimane abbiamo visto tante aspettative; oggi abbiamo tanta delusione, ma, soprattutto, aspettiamo da parte del Governo, tutti noi, anche chi non può parlare e non parla, di sapere cosa si intenda fare per superare l'ostacolo della Ragioneria.
Concludendo, signor Presidente, amici, colleghi, signor rappresentante del Governo, che vedo essere molto sorridente, e sono contento per lui... desidererei che il rappresentante del Governo ascoltasse un rappresentante del Parlamento e, se possibile, desse anche delle spiegazioni, perché se non vi è copertura, questo decreto sulle liberalizzazioni non avrà effetto.
Quindi, chiedo al Governo di poter esprimere cosa pensa e come si possa ovviare all'esposizione così chiara, così precisa e così netta della Ragioneria dello Stato (Applausi di deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).

CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, intervengo su quello che è avvenuto oggi in Commissione bilancio e sui lavori d'Aula. La scorsa settimana sono intervenuto sullo stesso argomento, per quello che è successo in Commissione bilancio e perché ci sono stati negati i tempi tecnici per poter lavorare. Questa settimana, nonostante l'appello che abbiamo fatto la settimana scorsa, si è andati oltre, addirittura.
Il vicepresidente Occhiuto, quando prima è intervenuto e ha detto che tutto si è svolto regolarmente in Commissione bilancio, non è stato corretto, perché non ricorda la richiesta del sottoscritto, che, come componente della Commissione interessato a seguire i lavori d'Aula, che erano iniziati alle ore 10, aveva chiesto la possibilità di seguirli, e quindi di sospendere i lavori della Commissione, in quanto quest'ultima, convocata alle 9,30, non aveva ancora avuto modo di esaminare il parere che il relatore aveva presentato, un parere che riguarda un provvedimento molto complesso, che tocca, nonostante si tratti di decretazione d'urgenza, che dovrebbe avere un oggetto limitato, uno spettro grandissimo di argomenti. Quel parere aveva la necessità di essere ben esaminato; noi non abbiamo avuto la possibilità di farlo. Non solo, l'Assemblea ha iniziato i propri lavori mentre la Commissione ancora lavorava e, nonostante la richiesta di sospendere i lavori della Commissione, in quanto l'Aula era convocata, si è andati avanti lo stesso e si è voluti arrivare a dare un parere, in modo non Pag. 23corretto. Signor Presidente, la Commissione bilancio non può essere usata come un passacarte! La sua funzione è troppo importante e i pareri dati in questo modo non sono corretti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, mi associo anch'io a quanto detto dai colleghi che mi hanno preceduto, soprattutto sul merito di questo provvedimento. Rimango davvero allibito per quello che l'arbitro ha consentito a questo Governo di fare negli ultimi mesi. Mi chiedo cosa è cambiato rispetto al Governo precedente, se la Costituzione è ancora la stessa e se le regole parlamentari sono le stesse.
Abbiamo un Comitato per la legislazione che dà delle indicazioni vincolanti, il parere della Ragioneria che è negativo e qui si va avanti lo stesso. Come ho già detto ieri, il nostro movimento in Commissione ha presentato molti emendamenti e siamo entrati nel merito. Anche per quanto riguarda l'emendamento 1.14, la forma è anche sostanza.
Qui si sta parlando dell'articolo 1 del decreto-legge sulle liberalizzazioni, una norma, oltretutto, centralista, che toglie autonomia agli enti locali e alle regioni. Su questa materia si è fatta una battaglia epocale, sulla questione dei taxi, soprattutto.
Il Governo pensava di risolvere i problemi della crescita del Paese con un po' più di licenze dei taxi e qualche farmacia in più. Sappiamo che non sono queste le vere riforme di cui il Paese ha bisogno: le riforme sono quelle che toccano le grandi lobby bancarie, assicurative e finanziarie, i trasporti ferroviari e aerei.
Hanno cercato di colpire i taxi che si sono difesi.
Con la modifica apportata dal Senato, oltretutto, è stata inserita una norma che non ha riscontro né normativo né operativo. Infatti, la suddetta modifica riguarda, al comma 5, il trasporto pubblico di persone e cose non di linea. Non è scritto da nessuna parte, è assolutamente sbagliato. Noi, in Commissione e qui in Aula, abbiamo riproposto il termine corretto, attraverso una proposta emendativa di buon senso che rispetta la normativa tuttora vigente nel nostro Paese, se vi sono ancora delle norme, ma il Governo non ha ritenuto di prendere in considerazione le nostre valutazioni, queste come tantissime altre.
L'intervento del Senato contro il Governo - che distrugge le aziende, soprattutto quelle piccole e medie - ha migliorato il testo, lasciando in parte la competenza agli enti locali, e ha previsto sì questa autorità, ma, quanto meno, gli enti locali possono ancora decidere sulle licenze dei taxi. Ecco allora che, di fronte a delle proposte emendative su norme sbagliate, che non si trovano in alcun contesto normativo, mi auguro che un provvedimento futuro, che noi proporremo, ristabilisca la legalità.
Mi auguro che venga accolta la nostra proposta emendativa che prevede la trasformazione in trasporto di persone e di cose su autoveicoli non di linea. Questa è la norma. Almeno seguite la nostra Costituzione che vincola le nostre regole e, soprattutto, invece di pensare ai tassisti o a tante farmacie in più, risolvete il problema delle varie e grandi lobby che vi sono. È evidente, però, che, nel Governo vi sono membri provenienti dal mondo bancario che ha distrutto la nostra economia. Vi è chi proviene, per esempio, dal mondo di Alitalia e non vediamo alcuna liberalizzazione del trasporto aereo. Ad oggi esiste un monopolio, ma, poiché vi è un viceministro che era il capo responsabile delle relazioni esterne di Alitalia, ora in aspettativa, sicuramente sappiamo già che non vi sarà una liberalizzazione di questo settore e si danneggerà il Paese.
Noi siamo dalla parte dei piccoli imprenditori, dei tassisti, degli NCC, ossia di chi tutti i giorni si alza e lavora tantissimo. Cercheremo, come abbiamo fatto in passato, di difenderli, anche per il futuro. Per Pag. 24questo riproporremo questo emendamento, per la salvaguardia delle nostre piccole e medie realtà che oltretutto, in questi momenti e in questa difficile situazione economica, fanno fatica e ce la stanno mettendo tutta. Il Governo li vuole distruggere, ma la Lega Nord li difenderà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, intervengo in relazione alla mia proposta emendativa 21.2.
Prima però vorrei richiamare brevemente l'attenzione sul fatto che questo Governo e il Presidente del Consiglio ci hanno detto che il complesso del decreto-legge sulle semplificazioni e di quello sulle liberalizzazioni avrebbe portato la crescita del 10 per cento del PIL. Questo vuol dire che il sense of humour del nostro Presidente del Consiglio è molto elevato. Vorrei anche dire, però, che forse siamo in mano a persone che non hanno una netta cognizione dei numeri che citano, perché il 10 per cento del PIL corrisponde a 160 miliardi di euro. Quindi, arriviamo ad un livello veramente incredibile, perché con il provvedimento in esame si raggiungerebbero 160 miliardi di euro di aumento del PIL aumentando l'organico dell'Autorità sulla concorrenza, facendo pagare alle imprese ulteriori contributi, non pagando i tirocinanti degli uffici legali per i primi sei mesi, obbligando le farmacie ad avere un numero minimo di dipendenti - sto citando alcuni passaggi del provvedimento -, sopprimendo una serie di competenze delle regioni e prevedendo anche una sorta di prestito forzoso, obbligando gli enti locali a comprare titoli di Stato.
Credo che sia veramente una questione di logica e, se manca la logica, manca come sempre il programma per risolvere i problemi. Il vero problema che andrebbe affrontato seriamente è quello della competitività del Paese e, quindi, porsi l'idea se sia più o meno utile rimanere nell'euro e non già strozzare l'economia per rimanere nell'euro.
A questo provvedimento - ripeto - ho presentato il mio emendamento 21.1, che teoricamente dovrebbe accogliere chiunque volesse risolvere i problemi in maniera serena, seria, equa e tra l'altro risparmiando dei soldi. Il mio emendamento propone la delega al Governo per stabilire ed adeguare, per quanto riguarda gli incentivi sull'energia del fotovoltaico, la nostra normativa a quella di tutti gli altri Paesi, in primis la Germania. Gli altri Paesi, siccome il Paese è esteso e la quantità di irragiamento al suolo non è uniforme e poiché lo spirito della legge prevede un supporto che serve ad ammortizzare l'investimento, prevedono che tale supporto all'investimento sia uguale per tutti. Quindi, in tutti i Paesi di Europa, meno che in Italia, l'incentivo che si paga sul chilowattora viene un po' filtrato e parametrato con una perequazione relativa in base all'irraggiamento solare al suolo. Questo cosa comporta? Comporta molte spese in più per lo Stato e comporta una presa in giro (l'ennesima) dei cittadini padani, i quali sono i maggiori contribuenti di questi incentivi, con le loro famiglie e con le loro piccole e medie imprese, e poi scoprono che se hanno un impianto uguale a quello del cugino, che magari vive in Puglia, prendono il 30 per cento in meno di incentivo, se poi hanno uno zio che vive in Sicilia la differenza diventa del 40 per cento.
È una situazione insostenibile, assurda, discriminatoria, è uno spreco. Eppure questo Governo durante l'audizione del Ministro Passera si era detto interessato, visto che è un Governo di tecnici, visto che è una maggioranza che non so più come definire. Eppure questo Governo non ha fatto niente e non ha recepito questo emendamento. Allora bisogna porsi un problema: ma questo Governo è qui per garantire tutta una serie di grandi e piccole lobby o è qui per risolvere i problemi di questo Paese?
In conclusione, signor Presidente, ritengo che questo provvedimento nel suo insieme sia sbagliato e sia negativo: porterà recessione. Altro che la crescita del 10 per cento del PIL! Mi chiedo se il Presidente Pag. 25 del Consiglio, quando dice certe cose, è in stato normale o di alterazione. Detto questo, invito il Governo ed i colleghi a riflettere perché questo emendamento - ripeto - porta equità, un risparmio ed efficienza nell'utilizzo delle risorse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIANCARLO MAZZUCA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO MAZZUCA. Signor Presidente, vorrei ricordare la denuncia fatta dall'onorevole Ronchi. Il fatto che stamattina la Ragioneria di Stato ha saputo che non c'è la copertura finanziaria per molti emendamenti mi sembra un fatto molto rilevante. Quindi, prima di andare avanti e di procedere con le votazioni, sarebbe importante che il Governo ci facesse sapere come stanno realmente le cose.
Seconda considerazione. La settimana scorsa, a proposito di un ordine del giorno da me presentato sulla liberalizzazione delle edicole, con cui appunto venivano coinvolti gli edicolanti, il Ministro Patroni Griffi ha detto allora che questo provvedimento o meglio questo «ritocco» sarebbe stato effettuato con il decreto-legge sulle liberalizzazioni. Non vedo nel testo quello che il Ministro Patroni Griffi ha promesso. Mi chiedo, quindi, per quale motivo il Ministro ha detto una cosa e poi una settimana dopo non l'ha fatta.

PRESIDENTE. Onorevole Mazzuca, capisco l'importanza della sua osservazione, come di quella del collega Polledri e degli altri come Ronchi che l'hanno preceduta. Noi siamo in presenza di un parere della Commissione bilancio. Se la Commissione bilancio o il Governo - tra l'altro sono entrambi presenti in Aula - non ritengono di dover modificare quel parere o che intervenga qualsiasi altra considerazione, per la Presidenza ovviamente va acclarato che c'è compatibilità e che ci sono le condizioni espresse della Commissione bilancio, non vincolanti.
Quindi non possiamo far altro che procedere secondo l'ordinata regolamentazione dei lavori e verificare cosa farà il Governo alla conclusione degli interventi per l'illustrazione degli emendamenti che si stanno svolgendo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Crosio, che ormai ha molto tempo, viste le sue passioni sportive, per dedicarsi agli emendamenti. Mi riferisco all'Inter naturalmente. Ne ha facoltà.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, la ringrazio anche per la sua ironia, che apprezzo comunque.
Intervengo questa mattina sul complesso degli emendamenti ed in modo particolare per quanto riguarda il Patto di stabilità riferito alle società in house. Intervengo con una sorta di rassegnazione in quanto anche su questo decreto-legge il virtuoso Governo Monti si appresta a porre l'ennesima fiducia. Il Paese, la società tutta, si aspettano molto da questo provvedimento ma, ahimè, la montagna ha partorito un topolino: nessuna vera liberalizzazione, niente crescita, privilegi sempre e solo per grandi realtà economiche, le banche, ma soprattutto una rapina a danno degli enti locali. Questo è in estrema sintesi quanto il Governo dei professori consegna al Paese.
Da tempi non sospetti la Lega nord si batte affinché nel nostro Paese si possa applicare una norma che distingua fra enti e società ben gestite, stigmatizzando quei comuni ed enti in generale che di fatto sono dei carrozzoni. Abbiamo presentato una proposta emendativa con la quale chiediamo al Governo di escludere dal conteggio del Patto di stabilità le società in house. Dicevo che siamo preoccupati, molto preoccupati. Abbiamo enti locali e società di riferimento virtuosi e ben gestiti, soprattutto al nord e il Governo cosa fa? Accoglierà la nostra proposta emendativa? No, porrà l'ennesima fiducia. Ho poca speranza, signor Presidente Monti, lo dico con profonda amarezza: il suo Governo è sordo non solo alle nostre legittime richieste in qualità di opposizione, ma è sordo alla democrazia. Infatti non volete ascoltare Pag. 26 le insistenti richieste che vengono dai comuni e dalle province. Avete un grande sponsor alla vostra sordità: un uomo del colle, che scarroccia al limite delle acque per lui navigabili. Questa credo sia la definizione più serena che oggi in questo Parlamento si possa dare e su questo, cari colleghi, è bene che venga fatta una riflessione seria da parte di tutte le forze politiche. Il vostro disegno, Presidente Monti, è ben chiaro: è evidente la vostra volontà di svuotare il processo del federalismo fiscale, utilizzando gli enti locali come una sorta di Bancomat. Prima parlavo di sordità verso gli enti locali, verso il territorio, verso la gente, verso la democrazia. Non siete, comunque, certo sordi ma obbedienti ad ascoltare solo e sempre quanto viene detto dall'Europa e dalla BCE. Vi ricordo che il più grande crimine che si possa commettere in politica è quello di disinteressarsi dei problemi della gente e di non ascoltare le sue necessità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

JONNY CROSIO. Concludo, signor Presidente, ricordando, come diceva un collega: voi, Governo Monti, e il vostro illustre complice, state attentando alla democrazia del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Desiderati. Ne ha facoltà.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, interverrò sull'emendamento 61.13. Voglio leggerlo perché è breve: «L'impresa di autotrasporto è altresì cancellata quando rimane priva di autoveicoli adibiti al trasporto di merci e non provvede ad acquisirne uno entro due mesi dalla cessata disponibilità dell'ultimo.
In tal caso l'autorità competente provvede alla sua cancellazione entro i successivi due mesi. Decorso tale termine la cancellazione viene disposta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, Governo, il settore dei trasporti è per una nazione un volano straordinario, e purtroppo i nostri autotrasportatori stanno vivendo un momento di grave difficoltà. Stanno vivendo l'esperienza di imprese, sia straniere che residenti sul nostro territorio, che utilizzano autisti stranieri sottopagati, spesso dell'est europeo. Allora noi presentiamo un emendamento persino banale nel suo contenuto. Diciamo che se una impresa di autotrasporto non ha mezzi adibiti al trasporto delle merci, tale impresa dopo due mesi deve essere cancellata. Non è un emendamento punitivo per nessuno, è un emendamento che serve a togliere dal mercato le false imprese dell'autotrasporto, quelli che si approfittano utilizzando autisti stranieri, che non si sa nemmeno che abilitazione professionale abbiano e che fanno la concorrenza sleale ai nostri trasportatori che stanno combattendo con una crisi grave della nostra economia e con un aumento indiscriminato e discriminatorio dei costi del gasolio per i quali questo Governo non fa nulla.
Mi ricordo che quando eravamo al Governo noi, il Governo Berlusconi, le sinistre ogni giorno ci chiedevano un controllo sui prezzi del carburante. Cari amici del PD, siete spariti. Siamo arrivati a due euro e voi non chiedete nulla. Non c'è nessun controllo e i petrolieri fanno quello che vogliono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Visto che qua occorre far tornare questo Governo fatto di professori (che pensa solo a volare alto) alla realtà, ai problemi della gente di tutti giorni, questo emendamento serve a fare in modo che i nostri autotrasportatori, le nostre aziende possano stare sul mercato, possano sopravvivere. Quali sono le nostre aziende? Evidentemente quelle che hanno i mezzi. Come possiamo pensare che rimanga iscritta all'albo del trasporto una azienda che non ha nessun mezzo? È una cosa assurda che va assolutamente corretta.
Mi spiace che purtroppo questo Governo ogni volta che arriva alla Camera con un provvedimento dichiara di non avere il tempo di migliorare il suo testo. Forse per voi è un'eccezione scolastica, ma Pag. 27i vostri errori li pagano le persone, i nostri cittadini. Mi auguro che in futuro vogliate porre mano a questo problema, e dare una mano al settore dell'autotrasporto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, intervengo sull'articolo 24-ter per un emendamento presentato che riguarda le gare per le concessioni idroelettriche. Nel testo del Governo viene proposta una proroga dei termini per stabilire le condizioni per le gare delle concessioni idroelettriche, con lo spostamento dei criteri che possono essere stabiliti con decreto ministeriale fino al 30 aprile di quest'anno. L'emendamento presentato è un emendamento soppressivo. Questo perché in assenza di un decreto ministeriale che stabilisca i criteri a livello nazionale i criteri vengono stabiliti dalle singole regioni. Oggi tutta questa situazione è in uno stato di fermo totale proprio per mancanza delle disposizioni, e per le continue proroghe che hanno portato al fatto che le regioni non stabiliscono i criteri per le gare. Ricordo anche che tutti i bacini idroelettrici sono entrati nel provvedimento che riguardava il federalismo demaniale, e che quindi l'attività di produzione dell'energia elettrica e i frutti di questa fonte energetica derivante da bacini esistenti sul territorio sono di proprietà e devono essere del territorio e devono rimanere per il territorio.
Il fatto che ci siano continue proroghe impedisce alle regioni, alle province e ai comuni, su cui insistono questi impianti idroelettrici, di avere quanto loro spetta. Porto piccoli esempi di quello che vuol dire una ricchezza del genere sull'arco alpino: più di 800 milioni che derivano dalla produzione per la Valtellina; più di 600 milioni per quanto riguarda la provincia di Brescia; più di 500 milioni per quanto riguarda la provincia di Bergamo. È possibile che nulla di tutto questo possa rimanere sul territorio quando il territorio ha ospitato impianti idroelettrici che devono essere posti in concessione? C'è una serie di concessioni che sono in scadenza da qui al 2019 e coloro che gestiscono questi impianti godono attualmente di una sostanziale gratuità di queste concessioni.
Se ciò fosse orientato ad avere una riduzione dei costi dell'energia elettrica sarebbe auspicabile, invece no. Tutti i meccanismi legati alla Borsa dell'energia elettrica fanno in modo di accettare sempre prezzi elevati e mai i più bassi. Questo significa che il territorio viene doppiamente penalizzato sia perché di quello che viene prodotto nulla rimane a favore degli enti locali (comuni, province e regioni) sia perché la popolazione locale non ha alcun vantaggio dal punto di vista della energia elettrica proprio per l'esistenza di una tariffa unica. Questo è un problema che non è stato affrontato a proposito di liberalizzazioni, anzi è un problema che viene a penalizzare i territori, gli stessi territori che sono stati penalizzati con l'espropriazione della tesoreria unica.
È chiaro che il fatto che la tesoreria sia stata accentrata a Roma, significa come aver preso il portafoglio dalle tasche e dire: ve lo custodiamo noi questo portafoglio, fidatevi di noi che teniamo qui i vostri soldi. È chiaro che questi sono interventi che vanno continuamente a penalizzare gli enti locali che sono poi costretti ad aumentare la pressione fiscale per poter sopravvivere, non per poter fare gli investimenti ma per poter sopravvivere e pagare le spese correnti. È chiaro che gli enti locali sono chiamati a fare i gabellieri dello sceriffo di Nottingham in questo caso chiaramente individuato nel Presidente del Consiglio Mario Monti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, intervengo sul problema denunciato dalla Lega Nord ma anche da moltissimi comuni che è quello relativo allo scippo, l'esproprio della tesoreria unica dei comuni. Questo è stato veramente qualcosa di incredibile e va accoppiato con l'altro scippo fatto ai comuni che è quello dell'ex ICI, Pag. 28chiamata IMU che è l'imposta introdotta dal vostro Governo. Tale imposta porta via più del 50 per cento delle entrate sulla prima casa e le altre abitazioni. È la prima volta - sono sindaco ormai da qualche anno - che mi ricordo che accadono fatti di questo tipo. In effetti siete, come è stato ricordato anche da molti colleghi, un Governo che invece di fare una manovra di taglio della spesa pubblica ha effettuato una manovra solamente di aumento della tassazione fiscale.
Avete reintrodotto l'imposizione sulla prima casa nel decreto attuativo sul federalismo fiscale. Nella legge n. 42 del 2009 c'è un passaggio estremamente chiaro: si dice che la tassazione federale non potrà mai colpire la prima casa. Invece voi cosa avete fatto? Avete riprodotto un'imposta patrimoniale che non colpisce i grandi patrimoni, come avevamo suggerito noi della Lega Nord, ma un'imposta patrimoniale che va a colpire quelle che sono le singole proprietà dei cittadini che si ritroveranno - abbiamo fatto un calcolo - tra prima casa e seconde abitazioni un ulteriore pagamento di un balzello che sarà superiore dai mille ai millecinquecento euro per famiglia.
Questa è una tassazione che andrà a colpire soprattutto i consumi, che sono già in grande flessione, e con la vostra politica fiscale e di aumento delle tasse andranno a comprimersi ancora di più.
Avete introdotto questa imposizione poi sulla seconda casa, aumentando anche i coefficienti di rivalutazione (la rivalutazione media è superiore del 60 per cento), quindi andrete a colpire anche quei casi, molto comuni in Italia e soprattutto al Nord, in cui le abitazioni vengono date in utilizzo, uso e usufrutto ai parenti, quindi ai figli, ai nipoti, ai cugini; abitazioni che sono di proprietà magari del papà o del nonno e vengono utilizzate appunto dai parenti.
In precedenza queste erano assimilate all'abitazione principale, quindi scontavano l'aliquota minima e anche la detrazione per abitazione principale. Con la vostra imposta municipale unica, che era nata come un'imposta federalista e l'avete trasformata in un'imposta centralista, avete ribaltato completamente il concetto di autonomia e di imposizione fiscale che abbiamo voluto introdurre l'anno scorso con il decreto attuativo sul federalismo municipale. Come sanno i cittadini, ma se ne stanno accorgendo soprattutto in questi giorni, siamo vicini alla prima scadenza di giugno e i cittadini si troveranno di fronte al pagamento non solo dell'IMU sulla prima casa, ma soprattutto di un consistente aumento dell'imposizione sulle seconde case, sui capannoni, sugli uffici, sui terreni, perfino sui terreni agricoli. Siete andati a colpire un settore molto in crisi, che è quello dell'agricoltura, e l'avete fatto introducendo un'imposta che prima non c'era in un comparto già molto vessato. Le imprese agricole dai nostri calcoli pagheranno questa manovra circa un miliardo 200 milioni o un miliardo e mezzo, e mi sembra un tributo molto pesante per un settore primario, un settore in crisi che deve essere assolutamente aiutato e non vessato come voi state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Anche con la tesoreria unica avete completato questo esproprio, questa rivoluzione antifederalista, perché voi siete un Governo centralista, il Governo delle banche e dei poteri forti, che certamente non poteva portare avanti questa rivoluzione liberale della Lega Nord, la rivoluzione federalista, la rivoluzione del federalismo fiscale e municipale. Avete espropriato le nostre tesorerie, le tesorerie dove arrivavano i soldi delle tasse dei nostri cittadini, tasse che dovevano servire per pagare i servizi ai cittadini, non certamente le spese dello Stato. Non avete fatto assolutamente nulla in questo campo. Continuate a parlare di spending review, di verificare e di controllare la spesa pubblica, ma non avete fatto assolutamente nessuna azione e non volete andare in questa direzione. Anzi, fate di peggio, perché aumentate i dirigenti pubblici, non volete assolutamente controllare quelli che sono gli alti stipendi della pubblica amministrazione e quindi...

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PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bitonci, mi sono distratto e ha parlato molto di più di quello che avrebbe dovuto fare (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Forcolin. Ne ha facoltà.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, intervengo sul mio emendamento 3.11, che tratta delle società in forma semplificata, ossia quello spot che poi è uscito rispetto a questo tipo di iniziativa con le società costituite appunto con un euro.
Il nostro emendamento 3.11 mira a far sì che i costi notarili per la costituzione di queste società, cosiddette semplificate - le Srl semplificate - non debbano superare la soglia di un euro, anche se nel provvedimento, dobbiamo riconoscerlo, è già scritto che i notai dovrebbero o dovranno agire in forma gratuita. Tuttavia, conosciamo anche un po' la storia e non siamo così disattenti nel capire cosa è successo, poi, nel sistema bancario, per esempio, dove avevamo abolito, con disposizioni chiare, forme quali le commissioni di massimo scoperto, e così via, in cui vedevamo le posizioni forti, soprattutto, rispetto ai deboli.
Qui c'è un emendamento su un provvedimento, che riteniamo anche interessante da un certo punto di vista, ma con molte e molte perplessità. Credo che la possibilità di costituire, oggi, una società con un euro per dar modo di agire ai ragazzi e, soprattutto, ai giovani imprenditori sotto i 35 anni, sia un elemento importante, tuttavia, questo provvedimento lascia delle perplessità che non sono così semplici. Per esempio, la sottocapitalizzazione, della questione aziendale e, quindi, il fatto di costituire una Srl con un euro, avrà l'effetto semplicistico di dar modo all'imprenditore e ai giovani di mettersi sul mercato, ma, poi, essi troveranno - e lo sappiamo bene - molti e molti problemi nell'inserirsi in un mercato economico e finanziario, che si trova già in una situazione difficile.
Pensiamo ad una Srl che si presenta al sistema creditizio per avere un accesso al credito con un capitale sociale di un euro, che diventerà sicuramente un elemento molto delicato, ma soprattutto molto debole per quanto riguarda la rigidità che oggi il sistema bancario chiede alle nostre imprese. Pertanto, chiedere credito, chiedere un'azione importante per rilanciare questo tipo di attività di fronte ad un mercato che è stagnante e fermo diventerà un elemento che, ahimè, stopperà questo tipo di iniziative per i giovani. Dunque, essi si troveranno di fronte ad un sistema creditizio e bancario che dirà loro: a fronte di questo euro, non possiamo darti fiducia, perché non hai una storicità, non hai una costituzione così importante; non possiamo darti fiducia né ulteriore credito.
Quindi, da una parte, prevediamo un elemento spot molto significativo per buttare un po' di fumo negli occhi, soprattutto, ai ragazzi; credo che questa sia una cosa molto negativa, perché, dall'altra parte, essi troveranno sicuramente delle difficoltà e le banche non daranno loro credito, perché la storicità dovrà essere garantita, come sempre, dai soci con patrimonio personale. Quindi, torneranno in essere quelle che sono le garanzie di tutti i giorni, che non hanno sicuramente bisogno di questo tipo di iniziativa.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANLUCA FORCOLIN. Io credo che sarebbe stato più importante da parte del Governo creare le possibilità per l'impresa di costituire un'impresa normale o una Srl normale, una società di capitali o di persone normali, garantendo, magari, un corrispettivo, che poteva essere un credito d'imposta nei confronti di queste nuove generazioni che si inseriscono nel mercato del lavoro. Quindi, da una parte, sarebbe stato un elemento che avrebbe dato, comunque, una sicurezza e una garanzia dal punto di vista dell'atto costitutivo e dello statuto regolamentare della propria attività, ma, dall'altra parte, avrebbe garantito, magari, un credito importante.

PRESIDENTE. Deve concludere.

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GIANLUCA FORCOLIN. Pertanto, l'emendamento in oggetto - e concludo - vuole sicuramente mettere il Governo nella condizione di verificare la consistenza e la gratuità degli atti notarili, affinché non vi siano i classici furbetti, come abbiamo visto nel sistema bancario. L'emendamento chiede altresì che sia monitorato il mercato dei giovani, perché non è sicuramente attraverso questo tipo di provvedimento che si può dare il via all'entrata ufficiale nel mercato del lavoro. Sono ben altre le soluzioni che vogliono i nostri giovani, soprattutto, in questo momento difficile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, quando ho saputo che questo decreto-legge veniva denominato con il termine «liberalizzazioni» mi sono detto: finalmente, forse, qualcosa cambia in questo Paese, riusciamo a combinare qualcosa di buono, riusciamo a far cambiare l'andazzo che vi è da qualche decina d'anni. Invece, a parte il titolo, leggendo gli articoli e le proposte del Governo, anche da come il testo è stato licenziato dal Senato, di liberalizzazioni nel senso che intendevo non ho trovato proprio niente.
Pensavo di trovare in questo decreto-legge la possibilità di liberalizzarci dagli sprechi della pubblica amministrazione, dall'eccesso dei costi della pubblica amministrazione, dall'eccessivo numero dei dipendenti pubblici, soprattutto in alcune zone del Sud Italia, che sono spropositati rispetto al numero degli abitanti. Non si riesce a capire, infatti, quale tipo di servizio essi rendano ai propri cittadini, ai concittadini, al proprio comune, se non quello di gravare sui bilanci neanche del comune, ma dello Stato, perché vivono con i trasferimenti statali.
L'unica cosa che c'era da liberalizzare in questo momento, in questo Paese, era sicuramente il collo delle imprese, attorno al quale sono strette le mani del Governo, oppure si trattava di liberalizzare, sempre dalle mani dello Stato, i cordoni della borsa dei comuni. Ai comuni si sta chiedendo carta moneta, con l'accentramento della tesoreria unica, e, in cambio, si danno loro fazzoletti di carta per piangere, perché ai sindaci dei comuni, soprattutto del Nord, è rimasto solo questo da fare: piangere per tutti i provvedimenti che il Governo sta portando avanti e che questa maggioranza, soprattutto gli amici della sinistra, sta condizionando nel loro percorso.
Dunque, avanti con queste liberalizzazioni! Abbiamo visto, anche con le semplificazioni, cos'è che abbiamo semplificato! Vedremo, con i prossimi provvedimenti, quali sono queste grandi agevolazioni per i nostri concittadini! Sicuramente vi sono agevolazioni e interessi da sostenere a favore delle banche e di tutti coloro che hanno consentito che questo Governo nascesse. Sulla tesoreria unica, i miei colleghi, ma anche io in precedenza, siamo intervenuti più volte e abbiamo detto come questo sia uno scippo nei confronti dei comuni virtuosi, soprattutto nel Nord.
È inutile dire che non si vedono, in questo provvedimento, norme vere a favore di una libera concorrenza, di un libero mercato e della possibilità che gli imprenditori tornino a fare veramente gli imprenditori e vengano aiutati in questo, anche nelle assunzioni. Al contrario, si sta lavorando per fare in modo che i piccoli artigiani e le piccole imprese chiudano a favore dei grossi gruppi imprenditoriali, i quali, poi, sono più contigui al Governo e a una certa classe politica, più manovrabili e, dagli stessi, manovrati attraverso i propri lobbisti.
Per passare più direttamente all'emendamento che avevo presentato, si trattava di una piccola partecipazione a quella che, a mio avviso, poteva essere una liberalizzazione volta a dare, in questo caso, la possibilità ai comuni di autorizzare la pulizia del reticolo idrico di loro competenza - ossia dei torrenti e dei fiumi che corrono sul proprio territorio - in anticipo rispetto a quello che, generalmente, succede tutte le volte che piove e si Pag. 31verificano esondazioni con gravi danni al territorio e, soprattutto, purtroppo, con la perdita, a volte, di vite umane.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, la invito a concludere.

PIERGUIDO VANALLI. La mia proposta andava, dunque, in questo senso: dare la possibilità ai comuni di autorizzare la pulizia di questi alvei e di questi reticoli idrici, aiutando le imprese che la realizzano lasciando loro la possibilità di commercializzare anche il materiale che viene estratto; questo non per lucrarne, ma semplicemente per pagare il lavoro che viene fatto. Questo, magari, poteva anche servire per evitare un ulteriore deturpamento del territorio con nuove cave e nuove escavazioni, dove, invece, è necessario che ciò non avvenga.
Pertanto, tutti noi colleghi della Lega abbiamo presentato emendamenti in tal senso, che cercano di dare una mano...

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, deve concludere.

PIERGUIDO VANALLI. Sto cercando di rubare tempo, signor Presidente: finché lei non mi toglie la parola, io vado avanti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vanalli, molto gentile! Lei approfitta del fatto che i suoi colleghi vengono a parlarmi!
Ha chiesto di parlare l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, questo Governo è nato su spinta del Presidente della Repubblica con una precisa mission: il risanamento dei conti pubblici, la ripresa economica e, se possibile, lo sviluppo. Ebbene, il successo di questo Governo si traduce in un incremento della tassazione, che è arrivata ormai oltre il 44 per cento, e in una stagnazione dei consumi dovuta alle diverse tassazioni in più che sono state poste, prima fra tutte l'IMU. Abbiamo un crollo della produzione industriale, ma in compenso abbiamo lo spread che, finalmente, è tornato al di sotto del limite di guardia. Ma perché è tornato sotto tale limite? Perché le banche, invece di finanziarie le nostre imprese, comprano titoli di Stato. Mi sembra che il risultato di questo Governo si possa tradurre in una frase semplicissima: poche idee, ma confuse. Lo dimostra questo altisonante decreto-legge - che non abbiamo potuto analizzare perché ci avete tolto praticamente la parola - che si chiama «decreto liberalizzazioni». In questo decreto-legge, sinceramente, di liberalizzazioni ne vediamo ben poche.
Abbiamo visto un po' più di farmacie, un po' più di notai, qualche tassista molto arrabbiato, ma di vere e proprie liberalizzazioni non ne abbiamo viste. Ne è la prova, come diceva prima, con grande precisione, il collega Fava, la questione ENI per la divisione degli impianti; vediamo ancora, per esempio, l'articolo 26 dove si doveva liberalizzare il discorso del CONAI e della filiera degli imballaggi, invece con questo articolo non fate altro che rafforzare il monopolio. Vi contraddite anche, molto seriamente, quando parlate di liberalizzazioni e, nel decreto ambiente che avete approvato la settimana scorsa, per esempio all'articolo 2, con il vostro provvedimento avete inserito un monopolio sulla produzione degli shopper.
Ebbene, arrivando alla conclusione e, secondo noi, a quello che avete trascurato, invece di prendere in mano, veramente, il Paese con i veri problemi che ha, e cioè la riforma federalista da noi propugnata e spinta ormai da molti anni e soprattutto ciò che riguarda la competitività delle nostre imprese, siete partiti e state discutendo ancora oggi del problema del mercato del lavoro. È come costruire una casa partendo dal tetto. Il problema del mercato del lavoro è, sì, importante, ma prima di tutto bisogna trovare il modo di darlo il lavoro e il lavoro si dà con la competitività. Quindi, invece di parlare di queste fantomatiche liberalizzazioni o quant'altro, magari sarebbe opportuno che questo Governo iniziasse a pensare veramente ad una politica di sviluppo per dare competitività Pag. 32alle nostre imprese. Con cosa? Con tre provvedimenti francamente possibili ed attuabili velocemente: un piano energetico serio, che consenta alle nostre imprese di colmare il gap che hanno rispetto ai competitor europei, abbassare il costo del lavoro e dare un accesso al credito più facilitato.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Togni.

RENATO WALTER TOGNI. Parlando velocemente dell'emendamento in questione, che porta la mia firma, esso riguarda il contributo degli esercenti dei servizi idrici a favore dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas; noi abbiamo presentato questo emendamento soppressivo perché riteniamo che con questo sistema, praticamente, vi è il rischio di un notevole aumento delle tariffe a discapito dei consumatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, chiedo la vostra attenzione perché questo emendamento, che ho presentato, andrebbe a ripristinare una norma importante. Si tratta del mio emendamento 27.11, a pagina 83 del fascicolo degli emendamenti. Magari se il sottosegretario volesse andare alla pagina 83 del fascicolo degli emendamenti, così avrebbe sotto mano quello di cui stiamo parlando, ripeto l'emendamento 27.11. Chiedo la cortesia al Governo di un attimo di attenzione, perché capisco che sia difficile riuscire ad essere concentrati sul contenuto di ogni emendamento, però questo è un emendamento che va a riprendere una norma che era diventata legge con la manovra di dicembre. Era diventata legge, questa norma, perché un emendamento presentato dalla Lega Nord era stato approvato in Commissione ed era poi entrato nel testo finale. Questo emendamento che, ripeto, era legge fino a questo decreto-legge, prevedeva... spero che il Governo riesca...

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, il Governo ha tre o quattro rappresentanti, non è che può pensare a una personalizzazione del rapporto tra lei e il Governo. Se vuole, esce e va al bar... mi perdoni, c'è il Ministro Giarda, ci sono tutti, quindi prosegua.

CLAUDIO D'AMICO. Quindi, questo emendamento che passò nella manovra e che diventò legge, prevedeva un'agevolazione, per chi? Non per le banche, ma per tutti gli esercenti, migliaia e migliaia di persone che hanno un'attività aperta al pubblico, di vendita - e che adesso saranno tassate ancora con l'IMU sui loro locali, sui loro negozi e così via - che almeno venivano sgravati dalle altissime commissioni che vengono chieste sulle carte di credito. Vi sono carte di credito o circuiti di Bancomat che chiedono fino al 4 per cento di commissione e, quindi, se un esercente incassa 100 euro, fino a 4-4,5 euro li deve pagare alla banca o all'istituto di credito che emette la carta o alla società della carta di credito. Quell'emendamento fu importante, perché riuscì a mettere un tetto dell'1,5 per cento a queste commissioni. Eravamo andati a fare una cosa a favore di tutti gli esercenti, di tutti i commercianti esercenti di tutto il Paese. Qualcosa di positivo vi era in quella manovra, e questa era una di quelle cose positive.
Ma cosa succede? Adesso quella norma viene cancellata; sembrerebbe quasi uno scambio con le banche. Dopo tre mesi, neanche, di funzionalità - e questo è la cosa assurda - questa norma viene cancellata, e cosa si dice? All'articolo 27 si dice che il comma 9 dell'articolo 12 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 - che era quello che prevedeva la commissione massima dell'1,5 per cento sulle transazioni con carte di credito, Bancomat e così via - sia abrogato e sostituito con un altro comma, che dice, semplicemente, per riassumere, che l'Associazione bancaria italiana, le associazioni di prestatori di servizi di pagamento, la società Poste italiane, il consorzio Bancomat, le imprese che gestiscono i circuiti di pagamento e le Pag. 33associazioni delle imprese maggiormente significative a livello nazionale definiscono, entro il 1o giugno 2012, e applicano entro i tre mesi successivi, le regole generali per assicurare una riduzione delle commissioni. Praticamente, il nulla. Si dice: fate delle regole che dovranno arrivare a ridurre le commissioni; quando invece la legge che era stata approvata prevedeva la commissione massima all'1,5 per cento.
Quindi, si toglie una delle poche certezze che era rimasta agli esercenti e ai commercianti, quella di pagare un po' meno commissioni, visto che si incentiva sempre l'uso del pagamento elettronico. Ecco, per questo dico: ma ripensateci, fate almeno passare questo emendamento, che va a ripristinare una norma che voi stessi avevate - grazie ad un emendamento approvato in Commissione - inserito nel decreto di fine anno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, in attesa che venga riscritto l'accordo nazionale che ponga finalmente gli attori della filiera del sistema di vendita della stampa quotidiana e periodica sullo stesso piano - perché oggi l'edicolante è spesso alla mercé del distributore locale, e questo atteggiamento di prevaricazione è stato più volte denunciato dalle diverse associazioni della categoria degli edicolanti -, riteniamo che accogliere il nostro emendamento andrebbe nella direzione di garantire, da un lato, realmente la libera concorrenza, che non si può basare sull'imposizione posta in atto da alcuni sedicenti editori per il tramite dei distributori, sull'imposizione che oggi obbliga l'edicolante ad accettare i prodotti complementari senza avere la possibilità di rifiutarli.
La garanzia data dalla rete di vendita per mantenere la parità di trattamento fra le testate, indipendentemente dalla loro commerciabilità, ha creato una serie di monopoli in ogni aspetto della catena distributiva e ha coinvolto, come la stessa Antitrust ha dichiarato nell'indagine conoscitiva n. 35, una pletora di presunti editori che vivono sul «finanziario» creato dalle rivendite italiane e abusando di ciò che la legge oggi permette e che l'articolo 39 aveva in parte evitato, nella sua formulazione iniziale. L'articolo 39 di questo citato decreto, nella sua formulazione originale, consentiva alla rete di vendita di diventare un'attività commerciale al pari delle altre, potendo instaurare un normale rapporto fornitore-negozio al minuto, basato sulle essenziali regole di mercato.
L'aver modificato il testo dell'articolo 39 va a vanificare lo stesso concetto di concorrenza che si deve creare all'interno di un comparto stagnante, parassitario, immobile e vessato. L'assoluta casualità, inoltre, con cui vengono stralciati gli articoli a sfavore del comparto editoriale e distributivo senza motivarne la ragione, e legando ancora di più il sistema, lascia molto sorpresi e perplessi. Il creare concorrenza, invece, darebbe nuovo respiro all'editoria, dando la possibilità ad ogni edicolante sul territorio nazionale di essere imprenditore. Gli stessi editori dovranno innovare se stessi per poter accedere ad una rete di vendita attenta e professionale, in quanto non potranno più basarsi sulle imposizioni di legge oggi in vigore, ma solo sullo spirito imprenditoriale che deve emergere nel settore. La distribuzione dovrà inviare il prodotto su logiche di vendita, non sulla volontà di fare il finanziario con i soldi degli edicolanti, obbligati oggi a liquidare settimanalmente anche il prodotto non vendibile.
L'accoglimento nel nostro emendamento, inoltre, andrebbe a garantire la sopravvivenza delle diverse migliaia di persone che sono coinvolte nella gestione di questi punti vendita e la chiusura di questi punti vendita, alla quale inevitabilmente andrebbero incontro queste imprese se non si rivedono determinate norme, renderebbe sicuramente più povere le nostre città e i nostri quartieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.

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ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, interverrò anch'io proprio per ribadire come la cura che il Governo Monti sta somministrando al Paese malato è davvero molto potente. La cura arriva dai professori al Governo, dei quali i commentatori italiani e internazionali esaltano ogni giorno la competenza e la professionalità. Però, questi professori al Governo non hanno in grande considerazione i cittadini normali, le famiglie, gli imprenditori. Non c'è nessun ascolto, perché sono troppo intenti a mettere in campo la politica economica che dovrebbe traghettare l'Italia fuori da questo stallo. Lo stesso Governo non ha nessuna considerazione di questo Parlamento che, a differenza del Governo, è stato comunque frutto di libere elezioni, e non di nomina. Ancora una volta, nonostante la condivisione e il sostegno del 90 per cento di questa Camera, il Governo arriverà a chiedere la fiducia, impedendo di fatto a tutti noi della Lega di poter dibattere su questo decreto liberalizzazioni. Fatto ancora più grave questo avviene quando in Aula - si è detto poco fa - si sostiene che questo provvedimento non ha la copertura finanziaria. Quindi, siamo nel grottesco, non solo nello scandaloso.
Ma veniamo al decreto liberalizzazioni, che dovrebbe appunto innescare un processo di crescita tanto atteso. Peccato che troverà un lazzaretto, perché le famiglie e le imprese sono già moribonde. Voi pensate l'effetto che avrà l'IMU, così come l'ha pensata il Governo Monti, su quelle famiglie e su quelle imprese che già devono fare i conti con i costi energetici aumentati. Stiamo parlando di energia per le imprese, di riscaldamento, di luce. Pensate come potranno mai fare magari i cittadini in cassa integrazione, con la benzina che ha raggiunto degli storici aumenti, con i trasporti e i treni che sono aumentati di oltre il 10 per cento. Allora, innestandosi questa nuova IMU, come l'avete pensata, sulla prima casa, che effetto avrà sulle famiglie? Sarà il colpo mortale. Ma mi sembra che comunque questo Governo tranquillamente vada avanti così, impassibile e convinto di essere nel giusto e di avere intrapreso la strada migliore. Ma la strada migliore non è quella che avete intrapreso voi, perché ne avete abbandonata una molto più importante, per la quale la Lega Nord si sta battendo da oltre vent'anni: quella del federalismo.
Voi state portando avanti dei provvedimenti fondati ancora una volta - e drammaticamente - sul centralismo, che è uno dei mali che ha portato il Paese a questo stato di fatto, cioè comatoso. Il centralismo sarà ancora una volta incapace di dare responsabilità alle periferie, agli enti locali, e quindi ci saranno, come sempre, in una certa parte della Paese, al nord, gli enti che combatteranno per rimanere virtuosi e ci sarà un'altra parte d'Italia dove invece tutta questa virtuosità e responsabilità continuerà a non interessare e dove ci sarà quindi disuguaglianza, spreco e inefficienza. Pertanto, il processo che voi vedete di rinnovamento e di crescita non ci sarà, perché mancano le basi. Questo Governo non lo vuole assolutamente capire.
Venendo invece agli emendamenti, anche l'emendamento a mia firma si innesta sull'articolo 38. Semplicemente, proprio in seguito a quello che diceva anche il collega Rondini, quindi alle difficoltà del settore di vendita della stampa quotidiana e periodica, propongo con il mio emendamento, dopo la lettera h), di inserire questo comma: «Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da emanarsi di concerto con il Presidente del Consiglio dei ministri entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge e previo parere dell'Autorità per la garanzia nelle comunicazioni, sono individuati i criteri e le modalità applicative del presente articolo con particolare riferimento al concreto rispetto dei principi sul pluralismo informativo».

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Rivolta.

ERICA RIVOLTA. Comunque, anche in questo settore c'è bisogno di chiarezza, perché sono soprattutto i piccoli e i medi che vengono travolti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rainieri. Ne ha facoltà.

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, l'emendamento 16.9, che andrò ad illustrare, è piuttosto importante perché dà un minimo di senso alla regionalizzazione dei provvedimenti che questo Governo continua invece a centralizzare. Si parla di quelle regioni, attualmente due, Veneto e Liguria, che hanno al loro interno dei rigassificatori e, quindi, hanno iniziato un percorso a livello regionale per portare sul territorio e utilizzare questi impianti anche a scopo ambientale, contribuendo al minore inquinamento dovuto al trasporto delle merci e, in questo caso, del gas. Queste regioni possono contribuire in modo cospicuo all'aiuto dato ai loro abitanti sulla riduzione del prezzo del gas.
Cerco di spiegare meglio la situazione. In queste regioni, dove appunto sono istituiti questi impianti, si richiede, tramite l'istituzione di un Fondo previsto dall'articolo 45, comma 2, della legge del 23 luglio 2009, appunto la costituzione di un Fondo che preveda la possibilità per i cittadini di queste regioni di avere un prezzo inferiore rispetto alle altre regioni dove questi impianti non sono ancora in funzione, ma anche in altre regioni ci sono già progetti avanzati per fare questo tipo di strutture. Si prevede appunto per questi abitanti la possibilità di avere un costo minore del gas. Questo andrebbe anche ad incentivare l'utilizzo di autotrasporti utilizzando questo materiale di movimento sul territorio, quindi macchine a gas e autobus che oggi in molte città sono vecchi, inquinanti, ancora gasolio e potrebbero essere trasformati a gas. Tutto questo aiuterebbe sicuramente un eco-ambiente migliore, aiuterebbe il territorio ad avere molto meno inquinamento e aiuterebbe anche le piccole e medie imprese di questo settore ad avere un guadagno sulla possibilità di montare impianti a gas, sia liquido che a metano, sui veicoli già esistenti, sui veicoli ad uso sia privato che per autotrasporto e pubblici.
Quindi, questo aiuterebbe veramente molto il discorso ambientale e di inquinamento. Tutto questo servirebbe a dare un minimo di federalismo anche in merito a quello di cui nella legge non è stato tenuto conto. Per la Lega Nord questo è di fondamentale importanza, visto che questo Governo ha tolto tutto quanto in merito alla regionalizzazione e, quindi, al federalismo. Ha accentrato tutto il potere a livello statale. Questo lascerebbe la possibilità alle regioni di definire un aiuto per i loro cittadini.

PRESIDENTE. Onorevole Rainieri, la prego di concludere.

FABIO RAINIERI. Riteniamo che questo sia un emendamento importante e che aiuti anche il nostro Paese ad avere meno inquinamento e più sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, noi ci aspettavamo una lezione. Debbo dire che il Paese, ancora oggi, ha un surplus di fiducia in questo Governo, purtroppo per nostro demerito. Infatti, c'è un surplus di sfiducia della politica. Dobbiamo in qualche modo darci le nostre responsabilità, perché purtroppo abbiamo perso il treno del cambiamento e lo abbiamo perso tutti. Non lo hanno perso solo la Lega Nord e il Popolo della Libertà, ma anche un modo di fare opposizione «barricadiera», preconcetta, cattiva verso il Governo, cattiva verso chi aveva lecitamente e legittimamente vinto le istituzioni, cattiva verso il Paese. Lo ripeto: noi non andremo mai a dire nei consessi internazionali che questo Governo è paragonabile a quello di Hitler o altro.
Noi tiferemo sempre per il nostro Paese in qualche modo. Quindi, non seguiremo l'esempio del centrosinistra in passato. Debbo però dire che ci saremmo aspettati di più, forti di questo grande clima di fiducia e di una maggioranza parlamentare enorme, delle cosiddette mani libere che questa maggioranza andava sventolando al Paese costantemente, superando a Pag. 36volte in chiacchiere la capacità passata e frequentando Porta a Porta e l'Annunziata.
Ho sentito dire che da questo provvedimento sarebbe derivato un aumento del PIL del 10 per cento. Dai cosiddetti tecnici una serie di numeri, così forse dal sen fuggiti, non ce li saremmo aspettati. Quindi, il Paese non si sarebbe aspettato la stangata che ancora non ha metabolizzato perché è arrivata e sta arrivando tutti i giorni. Piano piano noi stiamo facendo la fine della rana bollita: tutti i giorni aumenta il grado e ci troviamo alla fine cotti senza aver avuto la possibilità in qualche modo di dire niente.
Ma ci saremmo aspettati dalle liberalizzazioni qualcosa di forte. Ci saremmo aspettati che si andasse al di là di quattro taxi e due farmacie. Ma abbiamo una cosa importantissima: abbiamo il pane fresco la domenica mattina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Di questo gli italiani sono grati: il pane fresco la domenica mattina è una rivoluzione economica!

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, la prego di concludere.

MASSIMO POLLEDRI. È qualche cosa che lancerà le nostre famiglie e le nostre imprese verso un radioso solo dell'avvenire. In realtà, debbo dire che modestamente lo compravamo già fresco la domenica mattina, perché bastava che lo scaldassero. Non c'è niente di nuovo, ma rispettiamo i professori.
Abbiamo messo cinque taxi in più con un meccanismo molto semplice: se il comune non lo fa, c'è un'authority che stabilisce con un criterio e lo applica e se il comune non lo fa arriva l'authority lo rigira e glielo fa rifare. Semplicissimo, proprio una semplificazione che ha dell'incredibile. Ci saremmo aspettati qualcosa in più nei confronti delle banche non perché ce l'abbiamo con le banche, assolutamente...

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, deve concludere. È la terza scampanellata!

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, si vede che non l'ho sentita con la dovuta energia. Concludo signor Presidente dicendo che anche sulla nuova authority che abbiamo istituito stendiamo un velo pietoso ma soprattutto mettiamo una mano nella tasca dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, iniziamo citando il professor Francesco Giavazzi su questo decreto-legge, il quale nei giorni scorsi su Il Corriere della Sera ha fatto un po' le pulci all'attività economica e legislativa di questo Governo e ha detto che le liberalizzazioni del professor Monti forse porteranno qualche iniezione di crescita fra 10-15 anni. Quindi è inutile che stiamo qui tutti a dover porre addirittura la questione di fiducia sull'approvazione di questo provvedimento perché è urgentissimo per la crescita del Paese e per la salvaguardia della nostra economia quando poi i colleghi di università del professor Monti vengono a dirci guardate che sì state approvando il decreto-legge sulle liberalizzazioni però da qui a 10-15 anni il PIL forse crescerà dell'1 per cento grazie a questo provvedimento.
Ci vorrebbe ben altro, dicono sempre gli amici colleghi del professor Monti, ci vorrebbe un intervento per la riduzione delle imposte, sulla pressione fiscale. Un intervento sulla pressione fiscale avrebbe creato, dice sempre il professor Gavazzi, già se non quest'anno l'anno prossimo un possibile incremento del PIL dell'1 per cento.
Questa è la fotografia dei vostri provvedimenti e diciamo questo nel momento in cui la pressione fiscale, come ha detto la Corte dei conti la settimana scorsa, grazie alle vostre manovre - la «salva Italia» di dicembre e quello che state approvando adesso sulla riforma del mercato del lavoro, perché da qualche parte dovete andare a prendere i soldi per finanziare gli ammortizzatori sociali e già si sa che andrete a pescare, almeno questo Pag. 37si dice, sull'imposizione fiscale delle piccole e medie imprese - va verso il 45 per cento, la Corte dei conti ha detto come nessun altro quasi o come pochi altri Paesi al mondo.
Noi avremmo voluto discutere nelle Commissioni competenti - la X Commissione (Attività produttive) e la VI Commissione (Finanze) - su questo tema ma non ce l'avete concesso, il Governo dei professori è così bravo che non è neanche in grado con 550 voti di maggioranza di arrivare nelle Aule parlamentari e farsi approvare il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) normalmente, in questo caso dalla Camera dei deputati! Siete così disorganizzati e così poco coesi sotto l'aspetto politico al vostro interno che 550 voti non sono sufficienti per non porre la questione di fiducia. Si va verso la dodicesima, tredicesima, quattordicesima fiducia, record assoluto, il Presidente Napolitano chissà cosa avrebbe detto se a farlo fosse stato il precedente Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) quando ogni volta che veniva fatta una cosa di questo tipo c'era un richiamo del quale il Presidente della Camera Fini sicuramente avrebbe dato un forte rilievo istituzionale.
Si è discusso delle diatribe tra i sottosegretari, il sottosegretario Polillo è intervenuto verso le 13 di giovedì scorso dicendo che la norma sui conti corrente deve essere cambiata perché così non va, le banche hanno protestato e hanno le loro ragioni anche loro. Di contro, alle 14 sotto precisa nostra domanda il sottosegretario De Vincenti qui presente in Aula ha detto: smentisco categoricamente quanto ha riferito il mio collega, sottosegretario Polillo, la norma non si tocca.
Mettetevi un po' d'accordo, perché è una norma che riguarda migliaia e migliaia di persone. Quindi, crediamo che il Governo dei professori e dei tecnici debba anche cominciare ad imparare un po' di bon ton nei rapporti tra sottosegretari e Parlamento - chiamiamolo bon ton istituzionale - perché non è possibile che un sottosegretario dica una cosa e un'ora dopo un altro sottosegretario lo smentisca.
Per concludere, stiamo aspettando la cornice più interessante su questo provvedimento. Si dice che arriverà da parte di qualcuno della maggioranza il famoso emendamento sulle commissioni bancarie. Siamo qui in trepida attesa: vorremmo vedere chi avrà il coraggio di sottoscrivere questo emendamento, l'emendamento «salva banche» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vedremo chi avrà il coraggio di sottoscriverlo, perché il Governo va a parlare con l'ABI, però dice che è materia del Parlamento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fugatti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Negro. Ne ha facoltà.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, vorrei far memoria di quando, in passato, i miei colleghi, soprattutto del Partito Democratico, ma anche dell'Italia dei Valori e del Popolo della Libertà, si strappavano le vesti per dire che il Patto di stabilità, così com'era, non andava e bisognava cambiarlo. Non capisco oggi dove sono finiti; eppure i voti ci sono e non parla più nessuno!
Sono un sindaco, come molti altri, e sono in difficoltà nel chiudere un bilancio che vede un saldo pari al 2010, che comunque dovrebbe tener conto di tagli del 30 per cento agli enti locali. Invece, ci rifacciamo al 2010, quando non c'erano questi tagli.
Vorrei anche portare a vostra conoscenza, visto che non siete a contatto con la cittadinanza, le grosse difficoltà che hanno le nostre famiglie. Ieri, assieme agli assistenti sociali, abbiamo affrontato sette casi di famiglie che, in vario modo, hanno avuto episodi di forte compromissione della serenità, dalla perdita del lavoro alle cooperative, che, purtroppo, lasciano le persone a casa «senza se e senza ma». Parlate tanto dell'articolo 18, ma delle cooperative nessuno parla, anche se sono un vero problema del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Poi, un altro passaggio mi sovviene: perdonatemi, ma voi sarete responsabili di Pag. 38coloro che si tolgono la vita, perché non ci date gli strumenti, in quanto sindaci, per poter sostenere le nostre famiglie. Questo lo voglio dire. In più, oltre a non darci gli strumenti per sostenere le nostre famiglie, ci imponete di introdurre l'IMU a valori incredibili.
Ma vi rendete conto di cosa state facendo? Avete aumentato le accise sul gasolio, e quindi la benzina vola continuamente. Le scuole paritarie non vedono più le risorse, abbiamo veramente difficoltà ad aiutare anche le realtà che ci obbligate a sostenere, come le scuole materne.
Io dico che essere amministratori oggi è come essere in un campo minato: qualsiasi cosa apri, tutti hanno problemi economici piuttosto importanti. Quando, da sindaco, iniziai la mia avventura, nel 2009, e mi resi conto che la mia realtà era in difficoltà, presi in mano quella realtà e iniziai a tagliare. Voi cosa avete fatto? Avete aumentato le tasse! La cosa più semplice che potevate fare: aumentare le tasse. Non era forse il caso di ridurre la spesa storica? Non era forse il caso di ridurre i dipendenti?
Nell'IMU metterei un'epigrafe di morte, perché è la morte delle nostre famiglie, delle nostre aziende, delle nostre realtà e anche dei nostri comuni. Infatti, ai nostri cittadini chiediamo minimo il doppio dell'ICI dell'anno scorso e ai comuni resta esattamente la metà.
Ora vi faccio una proposta: voi ci tagliate i trasferimenti e ci riducete l'ICI. A questo punto è meglio che ci lasciate l'IMU al 100 per cento e vi tenete tutto il resto. Almeno, sappiamo quello che ci entra, perché, ad oggi, chi vuole fare un bilancio non ha nemmeno l'idea di che tagli andrà a subire: un forse, calcoli improvvisati, ma di certo non c'è nulla.
Dov'è il Ministro Cancellieri in questi momenti, invece di occuparsi di altro? Che dica ai comuni e ai sindaci come sono messi. Siamo a marzo: è ora che anche loro sappiano come disporre del resto dei nove mesi dell'anno.
E poi ci avete anche svuotato le tasche per fare in modo che vi portassimo quelle poche risorse che avevamo e spenderle a modo vostro. Non era il caso di chiudere i mutui e, quindi, ripartire con maggiore slancio, avere meno tassi di interesse e quota capitale il prossimo anno? No. Avete pensato di prenderci i soldi, tenerveli e spenderli a modo vostro.
Veramente, credo che questo Paese e la nostra realtà padana, che lavora dalla mattina alla sera siano veramente stanchi di chi ci deve insegnare, da dietro la cattedra, come vivere, ma non sa nemmeno cosa vuol dire prendersi il proprio pane (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Munerato. Ne ha facoltà.

EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio emendamento 16.8, presentato dalla Lega Nord.
Il suddetto emendamento intende chiarire che lo sviluppo delle risorse energetiche in tema di estrazione di idrocarburi deve rispettare i divieti della legge n. 9 del 1991, in particolare riguardo all'alto Adriatico. Occorre comunque acquisire l'intesa con la regione interessata.
L'articolo 16 intende, in realtà, recepire le indicazioni derivanti da un ordine del giorno che il Governo ha accolto come raccomandazione nella seduta delle Commissioni V e VI riunite in Senato il 20 dicembre 2011, in sede di conversione del decreto-legge 201 del 2011. Tale ordine del giorno ha impegnato il Governo ad adottare ogni adeguato intervento applicativo al fine di favorire gli investimenti di sviluppo delle risorse energetiche strategiche nazionali e di idrocarburi, i quali garantiscono maggiori entrate per l'erario prevedendo, inoltre, termini e modalità di destinazione di una quota da destinare allo sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori di insediamento degli impianti produttivi.
In Commissione industria al Senato sono in corso d'esame alcuni progetti di legge sulla normativa in materia di ricerca e produzione di idrocarburi. La nostra preoccupazione è quella di assicurare che Pag. 39lo sviluppo di nuove risorse energetiche e di nuovi investimenti non scavalchi i divieti già in essere su alcune zone di particolare vulnerabilità ambientale.
La legge n. 9 del 1991, recante norme per l'attuazione del nuovo Piano energetico nazionale, come modificata dalla legge n. 179 del 2002, ha vietato la prospezione, la ricerca e la coltivazione di idrocarburi nelle acque del golfo di Napoli, del golfo di Salerno e delle isole Egadi, fatti salvi i permessi, le autorizzazioni e le concessioni in atto, nonché nelle acque del golfo di Venezia, nel tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento ed il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po.
È noto a tutti il pericolo di subsidenza di cui soffre l'alto Adriatico. Le cause dell'abbassamento del suolo sono legate, essenzialmente, allo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere, all'estrazione di idrocarburi e alle bonifiche idrauliche, ma si conviene che le estrazioni di idrocarburi accelerano il fenomeno. I rischi della subsidenza nell'alto Adriatico dovevano essere accertati dall'ISPRA e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, secondo l'articolo 8 del decreto-legge n. 112 del 2008, ma le ricerche condotte non ci risultano concluse, neanche da un documento ufficiale.
Gli interessi sono enormi e i finanziamenti occorrenti per gli studi particolari sono ingenti. In linea generale, sono le società interessate alla coltivazione che effettuano anche gli studi di ricerca, con un enorme conflitto di interessi alla base di tutto.
Recentemente il Parlamento, nel ribadire i divieti posti dalla legge n. 9 del 1991, ha inserito alcuni ulteriori divieti nella modifica del codice dell'ambiente, di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, stabilendo il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi nelle zone di mare poste entro 12 miglia marine dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette, oltre che per i soli idrocarburi liquidi nella fascia marina compresa entro 5 miglia dalle linee di base delle acque territoriali e lungo l'intero perimetro costiero nazionale.
La nostra preoccupazione non è certamente insolita.
Il Senato ha corretto il testo originario del Governo, inserendo principi di precauzione, di sicurezza per la salute dei cittadini e per la tutela della qualità ambientale e paesaggistica, nonché i principi di rispetto degli equilibri naturali terrestri e acquatici, secondo i migliori e più avanzati standard internazionali.
Riteniamo che occorrerebbe ribadire chiaramente i divieti sanciti sia dalla legge n. 9 del 1991, sia dal codice dell'ambiente. Infatti, basta guardare la mappa dei pozzi di estrazione di idrocarburi schierati di fronte alle coste di porto Tolle e di Chioggia per convincersi che solo il divieto di coltivazione al di sopra del parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po ha potuto, fino ad oggi, evitare l'apertura di pozzi di fronte alla laguna veneta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, innanzitutto voglio dire ai ministri ed ai sottosegretari, che sono seduti qui oggi al banco del Governo, che mi sembra alquanto paradossale che in quest'Aula, ove viene sempre chiesto il rispetto della Costituzione ed il rispetto del pareggio di bilancio, non si voglia invece rispettare un parere vincolante della Commissione bilancio ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.
Cari signori, a che gioco giochiamo? Con quali carte giochiamo? Se ci sono delle regole queste devono essere rispettate da noi deputati ma anche da voi che sedete nei banchi del Governo. Torniamo all'emendamento, invece, che ho proposto al provvedimento, ovvero la soppressione del comma 16 dell'articolo 11.
Perché questa soppressione? Ve lo spiego. Viene stabilito che, in relazione al fatturato della farmacia a carico del Servizio Pag. 40sanitario nazionale, deve essere prevista una dotazione minima di personale, di cui la farmacia deve disporre ai fini del mantenimento della convenzione con il Servizio sanitario nazionale. Il titolo del provvedimento reca «disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività». Preso così, questo comma all'interno del provvedimento sembrerebbe innocuo, ma se noi lo confrontiamo con la politica di questo Governo sulla questione della vendita dei farmaci, allora si capisce il perché viene introdotto questo comma.
Ve lo spiego. Oggi il rischio è quello di perdere innanzitutto la continuità del servizio, l'indipendenza dell'attività del farmacista e la libertà di impresa. Infatti non mi risulta che vi siano centri della grande distribuzione per erogare farmaci a cittadini e pazienti. Tuttavia questo Governo voleva far sì che nei corner all'interno dei centri della grande distribuzione e dei supermarket vi fosse anche la vendita dei farmaci di fascia C e fosse consentita addirittura una politica di incentivazione, una politica scontistica, volta quasi all'incentivazione dell'acquisto dei farmaci da parte dei cittadini.
Proprio partendo dal principio della tutela dei cittadini e del bene comune - e non degli interessi di pochi -, con preoccupazione abbiamo infatti lamentato il possibile affermarsi di un disvalore culturale, legato al concetto di normalità relativo all'acquisizione di farmaci nel fare la spesa, in un luogo dedicato all'approvvigionamento di prodotti alimentari, come un supermarket o un centro commerciale.
In merito voglio evidenziare che la Lega Nord Padania ha a cuore esclusivamente il sistema della distribuzione del farmaco, che deve essere omogeneo sul territorio nazionale, secondo principi di qualità, sicurezza e appropriatezza, scevro da influenze e da accordi elettorali con categorie di settore di farmacisti, di parafarmacisti, di imprenditori della grande distribuzione, di imprenditori legati alle Coop o di lobby di potere economico. Bisogna riconoscere in questo senso il ruolo che le 17.500 farmacie presenti sul nostro territorio, distribuite sia nelle grandi città che in luoghi remoti, hanno svolto fino ad oggi, garantendo una presenza ventiquattr'ore su ventiquattro, che i centri della grande distribuzione non garantiscono.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Laura Molteni.

LAURA MOLTENI. I punti corner non sono aperti di notte e le farmacie nei centri della grande distribuzione non sono aperti di notte. E, allora, dov'è garantito lì il servizio pubblico? Dov'è garantita la tutela anche da parte del cittadino paziente e non consumatore di farmaci? I farmaci infatti sono un veleno, che assunti nelle dosi giuste servono a curare, assunti in altre dosi invece devastano il corpo dei cittadini.
Cari signori, predisporre un limite, un numero predeterminato minimo di farmacisti all'interno di una farmacia, significa limitare la libertà di impresa e questo significa creare una competitività a sfavore delle farmacie e delle parafarmacie rispetto ai centri della grande distribuzione. A ciò diciamo fermamente «no», chiedendo la soppressione di questo comma, il comma 16 dell'articolo 11 di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, in particolar modo, il comma 2 dell'articolo 86 dove si dice «Qualora i nuovi articoli aggiuntivi o emendamenti importino maggiori spese o diminuzione di entrate, sono trasmessi appena presentati alla Commissione bilancio e programmazione affinché siano esaminati e valutati nelle loro conseguenze finanziarie». Questo è quanto è stato effettivamente fatto. Peccato che però ci sia stata una discussione - come abbiamo sentito questa mattina Pag. 41- in sede di Commissione bilancio, dove si è eccepito rispetto ad un parere della Ragioneria generale dello Stato che ha sottolineato come alcune voci di questo provvedimento non siano coperte e gli oneri non siano quantificati. Per questo le chiedo formalmente un voto dell'Aula per il rinvio in Commissione del provvedimento stesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, per quanto riguarda la prima osservazione, vale a dire il richiamo all'articolo 86, comma 2 del Regolamento, non siamo in presenza di nuovi emendamenti, nel senso che i nuovi emendamenti sono riferiti ad emendamenti che vengono presentati nel corso della seduta dal Governo o dalla Commissione. Da un punto di vista prettamente regolamentare la Commissione bilancio ha espresso il suo parere, che il Governo ha confortato in sede di Commissione bilancio con il proprio parere e quindi siamo - come già detto più volte questa mattina - in presenza di una procedura corretta.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Siamo - mi scusi, onorevole Evangelisti, ho compreso la sua richiesta, è stata preannunciata, ovviamente - in conclusione di una fase che dobbiamo in ogni caso concludere, quella in cui, una volta posto fine alla discussione sul complesso degli emendamenti, perché l'Aula ha deciso la chiusura della discussione, nello spirito del lodo Iotti e dei precedenti è diritto per gli altri venticinque colleghi che hanno presentato emendamenti di illustrarli per cinque minuti.
Alla fine di questa fase, tenendo conto che il Governo ha già preannunciato e richiesto la parola preannunciando la questione di fiducia e tenendo conto di quello che lei ha già annunciato ma che il capogruppo dell'Italia dei Valori correttamente, ai sensi del Regolamento, ha preannunciato alla Presidenza, ovvero di voler intervenire sull'ordine dei lavori e di voler fare una richiesta di rinvio in Commissione con le motivazioni che a quel punto dovranno essere esplicitate da parte del capogruppo, o di un rappresentante di Italia dei Valori, a quel punto dovremo affrontare quella fase, ma ovviamente solo nel momento in cui la Presidenza dovrà esprimersi nel merito di quanto da lei chiesto e da quanto chiesto dal Governo anche, tra l'altro, con una lettera scritta e formale di porre la fiducia.
Quindi bisogna assolutamente chiudere - scusate, su questo non c'è possibile discussione - la fase degli interventi. Una volta chiusi gli interventi passeremo alla fase successiva. Nel frattempo preannuncio - perché così è corretto, lo avevo già preannunciato informalmente - che rimanendo ancora ventiquattro colleghi che si sono iscritti a parlare e che devono intervenire per cinque minuti l'uno, è impossibile che la seduta sia sospesa alle ore 14. Quindi ci sarà da parte della Presidenza, anche per le esigenze del Presidente che presiede dalle ore 10 ininterrottamente, un'interruzione di mezz'ora alle 14. Riprenderemo alle ore 14,30 dal punto in cui saremo arrivati nel momento in cui sospenderemo la seduta: se gli interventi si saranno esauriti, bene, altrimenti riprenderemo dagli interventi che rimangono e poi affronteremo la fase successiva, non adesso, ma nel momento in cui le questioni saranno poste.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, per che cosa?

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la ringrazio per la sua risposta, però lei ha introdotto un elemento che se dovessimo considerarlo un precedente diventa pericoloso. Lei ha preannunciato l'arrivo di una lettera del Governo in cui si preannuncia la posizione della questione di fiducia quando questa deve essere posta dal Ministro dei rapporti per il Parlamento in Aula. Quindi, signor Presidente, almeno Pag. 42questa la cassi, la faccia togliere dal verbale, perché costituisce un precedente davvero pericoloso per la democrazia, non per Evangelisti o per il gruppo dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. La Presidenza non si è ancora espressa nel merito delle questioni successive. Ho solo detto che la...

FABIO EVANGELISTI. Ha preannunciato che c'è una lettera con la fiducia, almeno cassi questa parte!

PRESIDENTE. Non si cassa nulla, nel senso che il verbale esiste e io non ho nessun problema di alcun genere, quello che ho detto è a verbale e rimane. Ho detto che il Governo ha chiesto la parola e che... Che cosa devo dire?

FABIO EVANGELISTI. Dica che non è un precedente!

PRESIDENTE. Va bene. Ha chiesto di parlare l'onorevole Meroni. Ne ha facoltà.

FABIO MERONI. Signor Presidente, per togliere tutti i dubbi ai colleghi dell'Italia dei Valori, ricordo che noi quando vediamo entrare in Aula il Ministro per i rapporti con il Parlamento sappiamo già per quale motivo chiederà la parola. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento entra in Aula solo ed esclusivamente per chiedere la fiducia, perché 550 parlamentari non sostengono degnamente questo Governo, hanno bisogno della fiducia, perché senza fiducia (l'abbiamo già dimostrato più volte) questo Governo va sotto! Perché il Parlamento è diverso, ha altre esigenze, il Paese ha altre esigenze, ma lei, Ministro, non se ne accorge!
Intervengo sul mio emendamento 1.13 che chiede di spostare la data dal 30 settembre 2012 al 30 settembre 2013. Caro Ministro, questo emendamento, seppur semplice, ha un valore positivo per quello che riguarda il contesto. Ministro, so che sta prendendo disposizioni da un suo sostenitore del PD, ma vorrei interloquire con il Governo ma vedo che fa orecchie da mercante.

PRESIDENTE. Il Governo sta interloquendo, c'è il Ministro che la sta ascoltando.

FABIO MERONI. Il Governo sta ascoltando qualcosa d'altro.

PRESIDENTE. Onorevole Meroni, per cortesia.

FABIO MERONI. Forse ho travisato l'orientamento del Ministro, perché poteva ascoltare anche me. Il problema dello spostamento della data riguarda il fatto che a decorrere dall'anno 2013 il predetto adeguamento costituisce elemento di valutazione delle virtuosità degli stessi enti. Cosa vuol dire? Che noi andremo a valutare quello che regioni, province e comuni adotteranno entro il 2012 (perché nel 2013 saranno valutate). Noi chiediamo di spostare il termine di un anno per un semplice motivo. Il vero problema è che non è che possiamo considerare virtuosi quei comuni che amplieranno la fascia oraria dei negozi, non è che possiamo considerare virtuosi quei comuni che celermente o tempestivamente attiveranno nuove farmacie sul territorio, magari senza tener conto delle esigenze dei cittadini, magari senza tener conto delle diversità demografiche del Paese per cui a volte i 3 mila 300 abitanti sono suddivisi su più frazioni.
Quindi è una semplificazione che non c'entra. Ecco perché chiediamo di riflettere su questa data importante per gli enti locali. Voi celermente dite all'articolo 35 che la virtuosità sarà calcolata anche in base a quello che pagano gli enti locali, le regioni e le province, ma intanto ci avete tolto i soldi. Quello che più dispiace - caro Ministro, colleghi del Parlamento - è che oggi purtroppo lei che è il Ministro per i rapporti con il Parlamento non ha ancora preso la parola in quest'Aula. Lei dà per assodato che i parlamentari che sostengono questo Governo accetteranno tutto Pag. 43quello che lei chiederà, quindi il voto di fiducia. Ci è stato impedito di discutere sugli emendamenti in generale, perché ognuno di noi avrebbe potuto intervenire puntualmente sulle esigenze reali di questo Paese.
Ci è stato impedito di discutere in Commissione, ci è stato impedito anche di poter portare avanti quello che per noi è un problema, il rispetto della Costituzione. Laddove non c'è copertura economica non si può andare avanti, caro Ministro. Allora cosa chiediamo? Lei non ponga la questione di fiducia. Abbia il coraggio di chiedere al Parlamento di votare in un modo normale. Rifiutate il dibattito con i parlamentari, ma per una volta, avete 550 parlamentari, avete paura dell'unica forza di opposizione, visto e considerato che gli amici dell'IdV fanno opposizione soltanto sulle reti televisive. Non metta la fiducia. Si sottometta al Parlamento, o meglio, non faccia sottomettere proni i parlamentari che voteranno la fiducia!

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Martini, per correttezza di responsabilità reciproca e perché mai la Presidenza possa essere messa in discussione, la Presidenza non ha nulla da ritirare nel senso che le frasi dette prima sono pertinenti a quanto accaduto e, quindi, il Governo anche per iscritto - è arrivata questa lettera alla Presidenza - ha preannunciato la richiesta di parola, come già verbalmente annunciato in precedenza, per porre la fiducia sul decreto-legge in esame. Quindi questo è lo stato dell'arte e la procedura. Quindi, non devo ritirare nulla perché la Presidenza deve sempre permettere correttamente che i lavori si svolgano nel miglior modo rispettando le esigenze del Governo, dei gruppi parlamentari, della maggioranza e dell'opposizione.
Altro tema, come ho già ribadito e ribadisco, è la conferma della richiesta - al termine della fase dell'illustrazione degli emendamenti, nello spirito del lodo Iotti, dei singoli deputati - del gruppo dell'Italia dei Valori, attraverso il suo capogruppo, con un intervento sull'ordine dei lavori, di chiedere il rinvio in Commissione del provvedimento. Ciò non si discute, pertanto, andiamo avanti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Martini. Ne ha facoltà.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, questo decreto-legge sulle liberalizzazioni nasce con un intento molto aulico, roboante. Si dichiara, infatti, un provvedimento che poggia su una finalità dichiarata di liberalizzare ampi settori dell'economia così da favorire lo sviluppo della produttività ampliando le opportunità di lavoro e le prospettive di mobilità e di promozione sociale. Purtroppo, abbiamo sotto gli occhi quanto è già avvenuto fino ad oggi in questo primo scorcio di questo Governo Monti, nato sotto il principio e l'idea di portare in questo Paese equità, rigore e crescita ma che, in realtà, nei fatti ha operato in maniera assolutamente opposta. È chiaro, quindi, che la Lega Nord, i parlamentari della Lega Nord che ancora una volta si vedono scippati di un dibattito concreto in Aula sui contenuti di questo provvedimento, sono costretti oggi per cinque minuti a esporre emendamenti senza dubbio importanti e senza dubbio condivisibili la cui analisi porterà almeno uno scorcio di democrazia in quest'Aula.
Dicevo che l'assenza totale di aderenza a quelle che sono le iniziative dichiarate, finora ha portato soltanto - e mi riferisco alla cosiddetta equità - lo scippo delle pensioni per coloro che hanno versato i quarant'anni di contributi, ha portato una tesoreria unica che priva i cittadini delle risorse del loro gettito depositate presso le tesorerie dei loro comuni; porta una super tassa sul bene principale, sul bene familiare che è la casa. Se ne accorgeranno i cittadini tra poco quando arriverà da pagare l'IMU che va allo Stato e non va più ai comuni di quanto è bravo questo Governo Monti e quando arriveranno i conti vedrete, quel poco ancora di aura di messia che vi siete portati, scomparirà del tutto. Pag. 44
Ci siamo accorti che la follia, e l'antirigore in assoluto è stato ciò che è stato fatto nel «milleproroghe»: prorogare l'unica disposizione che andava fatta subito, cioè l'applicazione dei costi standard che permettono di misurare l'equità delle spese, dei beni e dei servizi che vengono forniti ai cittadini.
In merito al contenuto del mio emendamento devo dire che, da cittadino prima ancora che da parlamentare, appena uscì questa ipotesi mi sembrò una cosa che definirei, in maniera anche molto rispettosa, quanto meno strampalata. Ebbene, sì certo, il settore assicurativo è un settore che oggi molto spesso strozza i cittadini, è un settore che pesa sulle famiglie, sopratutto con le spese per l'assicurazione RC-auto, ma ciò che sembra addirittura poco applicabile, se non del tutto inapplicabile, è l'obbligo di confronto delle tariffe RC-auto.
In altre parole, con questo articolo 34 voi proponete che gli intermediari, cioè le agenzie, prima della sottoscrizione del contratto di assicurazione abbiano l'obbligo di sottoporre ai clienti i preventivi di almeno tre diverse compagnie di assicurazione che non appartengono ai medesimi gruppi. Voi immaginate l'assicuratore che vi propone delle assicurazioni magari a prezzi più vantaggiosi: state completamente fuori dalla realtà, fuori dal mondo. Ancora una volta sottolineo che emergono fortissimi dubbi sulla corretta possibile applicazione di questa norma, dal momento che gli agenti sono monomandatari e quindi possono proporre alternative senza dubbio più costose, magari prese da Internet, come può fare qualsiasi cittadino, ma di certo non proporranno mai un'assicurazione più favorevole di cui è gestore un altro assicuratore.
Quindi, vi prego: cercate di propinare ai cittadini meno prese per i fondelli e cose più concrete, perché la Lega Nord non mancherà di sottolineare queste follie, che in questo momento stanno accadendo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, intervengo sull'articolo aggiuntivo 1.06, che porta la firma della Lega, un articolo aggiuntivo che ha l'obiettivo di andare incontro a quelle che sono le richieste che, ormai oserei dire da decenni, arrivano da parte dei cittadini, ma ancora con più forza da parte delle imprese, vale a dire maggior trasparenza nella pubblica amministrazione, maggiore efficienza nella pubblica amministrazione. Questo è ciò che ci sentiamo chiedere durante le nostre manifestazioni, durante i nostri convegni, durante i nostri contatti che abbiamo quotidianamente con chi produce, chi lavora, chi sostanzialmente consente a questo Stato, che ha mille difficoltà, di presentarsi ancora dignitosamente sul panorama internazionale.
Noi chiediamo quindi, con questo articolo aggiuntivo, come dicevo, una maggior trasparenza nella pubblica amministrazione, perché è necessario una volta per tutte porre i cittadini e le imprese sullo stesso piano rispetto alla pubblica amministrazione.
Oggi purtroppo assistiamo ancora ad una situazione tale per cui la pubblica amministrazione è ancora distante rispetto alle esigenze dei cittadini, rispetto alle esigenze delle imprese, ma ancora di più oggi la pubblica amministrazione dà prova ogni giorno di considerare il cittadino e l'impresa come soggetti subordinati a quello che è lo Stato.
Allora, vedete, nello stendere questo emendamento è emersa in modo chiaro quella che è la visione che ha il gruppo della Lega Nord, dello Stato, di quello che deve essere il rapporto tra lo Stato e i cittadini. Emerge quindi un modello che rientra nella visione duale che si ha in Europa dello Stato e della pubblica amministrazione: due modelli dove chiaramente emergono forti contrasti, con da un lato un modello che è al servizio del cittadino, con uno Stato quindi al servizio delle imprese, tipico della cultura mitteleuropea Pag. 45di cui il Nord e di cui la Padania indubbiamente sono pervasi; dall'altro lato vi è invece un'altra cultura, che non ha niente a che vedere con la cultura mitteleuropea, ma forse è più legata ad una visione da Stato borbonico, dove di fatto i cittadini e le imprese sono sudditi che devono piegarsi a quelli che sono i voleri dei potentati locali e quindi rispondere in termini elettorali, con tutto ciò che ne consegue.
Oggi noi poniamo ancora in modo convinto l'accento sulla necessità che si intraprendano a livello europeo tutte quelle manovre economiche affinché la nostra economia, in particolare l'economia padana, possa rilanciare la propria crescita. Emerge quindi come oggi, se si parla di competizione fra Stati, ebbene si parla anche di una competizione fra diversi modelli dello Stato.
Quindi, oggi, più che mai, emerge come uno Stato efficiente, uno Stato snello, uno Stato che ha un assetto federale possa competere con altri Stati che, oggi, purtroppo, stanno surclassando sui mercati le nostre imprese. Purtroppo, è con grande rammarico che possiamo vedere e notare - lo stiamo sottolineando in quest'Aula rispetto a ciò che si può fare e che si può dire - che, nonostante una maggioranza schiacciante, questo Governo si ostina a porre, praticamente, una questione di fiducia a settimana. Quindi, ovviamente, le modalità di discussione sono ridotte al minimo.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Maggioni.

MARCO MAGGIONI. Noi ribadiamo come sia necessario intervenire in materia di semplificazione vera, non una semplificazione fatta per slogan, e questo articolo aggiuntivo - l'articolo aggiuntivo 1.06 a mia firma - va in quella direzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, è una nuova puntata, tuttavia, il contenuto, come vediamo oggi, sembra rimanere lo stesso: l'ennesima questione di fiducia, l'ennesimo bavaglio all'unica forza di opposizione che vuole esprimersi in maniera libera, in maniera democratica e fare opposizione sui contenuti, e non su altro. Questa ennesima posizione di una questione di fiducia, già preventivata, ci impedisce di esprimere, ma, soprattutto, di portare quelle che sono le ragioni dei territori, degli enti virtuosi e dei cittadini stessi. Quindi, non cambia la musica, ma è la stessa musica.
Non cambia la musica anche rispetto all'intento di questo provvedimento concernente le liberalizzazioni che, quindi, vorrebbe supporre un certo tipo di crescita, un certo tipo di rilancio, di sviluppo ed anche di equità. Parole molto care a questo Governo di tecnici, parole molto care al Presidente Monti, ma parole che non hanno trovato alcuna concretezza in nessuno dei provvedimenti che sono stati votati finora, in nessuno dei provvedimenti che sono stati approvati, seguiti e che ora sono in attuazione; e nemmeno in questo, anche se il testo concerne le liberalizzazioni. Se pensassimo che lo sviluppo o la crescita di questo Paese possano ripartire con le liberalizzazioni che sono inserite in questo provvedimento, credo che, effettivamente, mentiremmo ai noi stessi, perché penso che le 3 mila nuove farmacie o i taxi, e così via, non possano essere la spinta che serve a questo Paese in questo momento.
Tuttavia, mi vorrei soffermare anche su un'altra questione, che è quella relativa all'articolo 25, ossia l'articolo concernente le liberalizzazioni dei servizi pubblici. Qui c'è una questione che, ormai, continua da parecchio tempo, una questione che vuole appiattire tutti i servizi pubblici sullo stesso piano, quando sappiamo benissimo che vi sono non solo dei servizi pubblici, ma, soprattutto, una gestione dei servizi pubblici che funziona - quindi, una buona gestione, una gestione virtuosa - e che, dunque, non ha senso penalizzare questo tipo di gestioni. Da qui, la volontà o, Pag. 46comunque, il tentativo di cercare di porre in evidenza quelle che sono le cosiddette gestioni virtuose o di eccellenza: vi posso assicurare che nel Nord ve ne sono tantissime.
Nel mio Veneto, è stato fatto da poco un cartello con una serie di società che si occupano di servizi pubblici locali - i rifiuti, in primis, perché ora stiamo parlando di rifiuti -, che si sono aggregate insieme, che hanno fatto cartello unico e che hanno a gran voce chiesto al Governo di poter essere salvaguardate, di poter mantenere questo regime. Sono società totalmente pubbliche, società che operano nei territori, ma società che rappresentano delle eccellenze e che, quindi, hanno tutto il diritto di poter essere mantenute, di poter continuare a lavorare, ma, soprattutto, di poter dare quei servizi che vanno ai territori, agli utenti finali, ai cittadini - parliamo non solo di servizi, ma anche di tariffe -, ma anche ai comuni stessi di appartenenza.
Cito un esempio, visto che si tratta di una società che conosco molto bene, che è la municipalizzata che fa capo anche al mio comune. Etra Spa è una società che si occupa di settantatré comuni, divisi in due province: si tratta, quindi, di un ambito interprovinciale, cosa che con questo provvedimento si vorrebbe, invece, cancellare.
Questa società ha un bagaglio, un know-how molto importante: 650 dipendenti, 73 comuni, come ho detto, 600 mila utenti finali, in cui la gestione è una gestione virtuosa, con i bilanci in utile e con pochi utili perché l'intento non è fare utile, non è fare cassa, ma è quello di fare servizi e di occupare l'utile che viene prodotto per migliorare l'ambiente, per fare politica ambientale nel campo della raccolta differenziata, della sensibilità e dell'ecosostenibilità...

PRESIDENTE. Onorevole Lanzarin, la invito a concludere.

MANUELA LANZARIN. Queste società sono un pilastro fondamentale e hanno il diritto di mantenere questo regime oppure la libertà. Non credo che liberalizzando questi tipi di società, avremmo un rilancio e uno sviluppo economico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Entusiasmo alle stelle!
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, una considerazione generale e una particolare: questo ci è stato presentato come il Governo dei professori, però, a ben guardare i provvedimenti che vi sono stati fino ad oggi, e anche questo nello specifico, più che il Governo dei professori sembrerebbe il Governo dei ragionieri.
Noi abbiamo avuto l'insediamento di questo Governo con un problema di conti pubblici, quindi i professori hanno ben pensato che, per risolvere tale problema, fosse sufficiente asfaltare i pensionati, bloccando addirittura la rivalutazione delle pensioni. Poi vi era un problema di entrate fiscali e, quindi, il Governo dei professori quale soluzione innovativa ha trovato per il problema delle entrate fiscali? Quello, ovviamente, di aumentare le tasse, aumentare le tasse indistintamente, colpendo soprattutto le fasce e i ceti produttivi, e, con l'IMU, colpire soprattutto il contribuente del nord. Tra l'altro, avete fatto provvedimenti sulla semplificazione e, oggi, sulle liberalizzazioni, dove, per calcolare l'IMU, gli addetti a lavori ci dicono che servono ingegneri nucleari, tanto è complicato.
Poi, vi è stato il problema del sovraffollamento delle carceri: se c'è un problema di carceri troppo piene di detenuti, il Governo dei professori quale soluzione miracolosa adotta? Quella, ovviamente, di mandarli tutti a casa, di liberarli tutti e dire: tana libera tutti! Anche se sei un delinquente, vai pure a casa tua, tanto chi se ne frega del rispetto delle leggi, in barba a quei cittadini onesti, che, invece, le leggi le rispettano e le regole le osservano.
E oggi si fa questo decreto sulle liberalizzazioni, che quando è stato licenziato dal Consiglio dei ministri, è stato Pag. 47presentato come un provvedimento che ci avrebbe fatto crescere del 10 per cento del PIL. Il risultato di questo decreto, per oggi, è che siamo in recessione. Per quanto riguarda la crescita del 10 per cento, penso che - numeri alla mano - non ci creda nessuno e che sia veramente una boutade. Qualcuno ha pensato che, subito dopo il Consiglio dei ministri, quando si è parlato di una crescita del 10 per cento con queste liberalizzazioni, l'unica cosa liberalizzata in Consiglio dei ministri fosse stata la marijuana.
Detto questo, entrando nello specifico, faccio notare una cosa: in questo decreto sulle liberalizzazioni si punta a liberalizzare la distribuzione dei carburanti, come se questo fosse il problema del costo della benzina. Il costo della benzina sale perché voi avete aumentato le tasse e le accise sulla benzina! Questo è il motivo per cui il prezzo della benzina continua a salire. E continua a salire perché, tra l'altro, a settembre, è previsto l'aumento del 2 per cento dell'IVA, e con l'aumento del 2 per cento, ulteriore, dell'IVA, aumenterà ancora la benzina, aumento che colpisce la gente che va a lavorare tutti i santi giorni, e che colpisce la produttività di questo Paese.
E poi, ancora: avete puntato a obbligare anche chi è pensionato, anche chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, dopo il provvedimento cosiddetto salva Italia, ad aprire i conti correnti, per fare, evidentemente, un favore alla grande finanza, di cui voi siete assolutamente rappresentanti.
Tuttavia, quello che ci colpisce è che questo provvedimento, che voi spacciate come liberalizzazioni, è l'esatto contrario perché vengono penalizzati coloro che sono meritevoli. L'esempio più eclatante è quello sulla tesoreria unica, sul fatto che tutti coloro che hanno ben amministrato, ben gestito e messo da parte i soldi, si vedranno defraudati dei loro soldi, perché vanno a finire nella cassa comune in quel di Roma, premiando invece chi ha fatto i buchi di bilancio, che come al solito, appartengono agli amministratori del sud, e non a quelli del nord.

PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, la invito a concludere.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, aggiungo un'ultima cosa, e concludo: questo si chiama decreto liberalizzazioni ma c'è una cosa, in questo Paese, che la Camera aveva già votato con un ordine del giorno, durante il passato Governo, che trovava tutti d'accordo, e che sarebbe stata veramente la liberalizzazione per eccellenza di un qualcosa di importante nel nostro Paese, che era la liberalizzazione con l'abolizione del valore legale del titolo di studio, per portare in questo Paese la concorrenza anche tra le università, visto che non c'è un solo ateneo del nostro Paese tra i primi cento classificati a livello mondiale. Questo non è stato fatto.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Grimoldi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, purtroppo devo dire che anche con questo provvedimento avete dimostrato come e quale sia stato il vero motivo della crisi, la crisi di Governo che poi ha portato, attraverso un colpo di Stato, ad elaborare un Governo, come già è stato detto varie volte e in varie occasioni, fatto di professori della Bocconi che però stanno dimostrando di non saper fare i compiti a casa. Dicendo questo, penso in modo particolare alla questione delle commissioni bancarie. Il Senato ha avuto un attimo di resipiscenza là dove ha azzerato le commissioni bancarie; cosa che però ha scatenato, purtroppo, la rivoluzione da parte delle banche stesse, che si vedono scippare un tesoretto di 10 miliardi di euro. Non viene però detto che questi 10 miliardi che le banche non si trovano più sono 10 miliardi che vengono tolti a chi? Ai nostri piccoli e medi imprenditori i quali, purtroppo, si devono scontrare, ogni giorno, con l'esosità delle banche, le quali arrivano, veramente, ad agire e ad operare in termini di usura e di strozzinaggio, se è vero come è vero che tra i tassi di Pag. 48interesse, tra le varie commissioni, tra le varie aggiunte che vengono fatte, molto spesso, i tassi del prestito che i nostri imprenditori ricevono sono tassi che arrivano perfino al 18 per cento.
Allora, è chiaro che il problema tocca le nostre regioni del nord, parlo del Veneto, parlo della Lombardia e del Piemonte, ma parlo soprattutto per il Veneto, vivendo lì, devo dire che è per questo che i nostri piccoli e medi imprenditori si trovano strozzati e spesso, come abbiamo visto già in cinquanta casi, in un anno e mezzo, si trovano costretti, dallo Stato, ad un suicidio, ma che, come ho già detto in altre occasioni, è un suicidio di Stato di cui questo Governo e i partiti che lo appoggiano devono rendersi responsabili. Non riesco a capire come facciano a vivere qui, all'interno di quest'Aula, come facciano poi nelle loro case, nei loro appartamenti, a dormire tranquillamente la notte, sapendo che, magari, in questo momento, un altro piccolo imprenditore si sta suicidando per la miopia che questo Parlamento e questo Governo stanno dimostrando.
Procedendo con altre situazioni di fronte alle quali noi ci siamo trovati con questo provvedimento voglio pensare e voglio ricordare l'articolo 29, che è stato definito un articolo contro le frodi, antifrodi. Voglio ricordare, anche, cos'è questo articolo se qualcuno non lo avesse ben presente: è quell'articolo per il quale viene data una ulteriore possibilità alle assicurazioni di fare lobby e di fare guadagni sulla pelle, sempre, dei nostri lavoratori, dei nostri piccoli e medi imprenditori. Penso a quelle carrozzerie, che da noi sono diverse, e che sono costituite appunto da ragazzi che hanno studiato nei vari istituti professionali, che si sono messi in proprio perché non aspettano e non vogliono, assolutamente, essere assistiti da questo Stato, ma vogliono lavorare con la propria forza e con la propria capacità...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Goisis.

PAOLA GOISIS. Mi avvio a concludere, signor Presidente; bene, queste carrozzerie, a seguito di questo articolo 29, che non si è voluto emendare, né al Senato e nemmeno, qui, alla Camera, si troveranno impossibilitate a lavorare, perché?
Perché l'articolo 29 prevede che chiunque subisca un incidente sia costretto ad accettare la carrozzeria imposta dall'assicurazione, a meno che non accetti di avere un resoconto dell'indennizzo inferiore del 30 per cento. È chiaro che chi si trova di fronte a questo capestro sceglierà la carrozzeria imposta dall'assicurazione. Ma i nostri piccoli e medi imprenditori saranno costretti una volta di più a perdere il posto di lavoro e magari domani dovranno venire qui ad accusare questo Governo di insensibilità e di miopia politica, perché un altro piccolo imprenditore si sarà suicidato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio emendamento, che è un emendamento all'articolo 9-bis, che riguarda le società tra professionisti. Questo emendamento sostiene che il reddito delle società tra professionisti venga determinato secondo il principio di cassa. Tuttavia, al di là dell'emendamento, che poi, in conclusione, andrò ad approfondire e a meglio esplicitare, vorrei partire da una premessa e cogliere l'occasione per fare un po' un'analisi di quanto accaduto.
Come le sarà noto, Presidente, quando è sceso in campo, questo Governo, ci è stato presentato come un Governo del fare, come un Governo che doveva correre, perché doveva sanare il bilancio di questo Stato e doveva bloccare lo spread, e a me è venuta in mente un'immagine di questo treno messo dal Presidente della Repubblica sui binari e lanciato a tutto velocità correndo verso una meta, che è quella della riduzione dello spread e del salvataggio dell'Italia. E come un treno, questo Governo Monti, è partito e ha cominciato a superare tutta una serie di stazioni, e come ogni manovratore è teso a guardare Pag. 49davanti, perché - chi guida un treno lo sa - la sua attenzione deve essere posta sui segnali che vengono davanti e fa fatica a vedere quello che succede indietro.
Tra l'altro, mi viene anche in mente che nei treni è scritto di non disturbare il manovratore, e ciò bene si raffronta con quanto sta succedendo in Parlamento, che forse è bene che in questo momento non disturbi il manovratore in quanto egli sta «facendo».
Il primo decreto era quello «salva Italia»: l'abbiamo superato con le ennesime fiducie e siamo andati avanti, ma oggi, sul «salva Italia», si cominciano a fare i conti e si cominciano a vederne gli effetti, e allora, magari, è il caso di guardarci indietro. Sono state pubblicate in questi giorni le prime proiezioni su quanto potrebbe accadere in Veneto, e non sono proiezioni - quelle del «salva Italia» - che vanno, evidentemente, nella direzione dello sviluppo e dell'equità, ma soprattutto anche dell'investimento e del bilancio. Riporto solo alcuni dati pubblicati sul nostro giornale, La Padania: il decreto «salva Italia», con l'aumento dell'addizionale regionale IRPEF, con la reintroduzione dell'IMU sull'abitazione principale, con l'aumento dell'IVA previsto ad ottobre e, naturalmente, con quello che pesa oggi tantissimo sulle famiglie, che sono gli aumenti delle accise, si prevede che per ogni famiglia del Veneto costerà circa 628 euro.
Ma ci sono anche altri effetti che definirei indesiderati e che pesano sulla società veneta. Cito questi dati: l'IMU delle imprese è stimata con un aggravio di 197 milioni di euro; l'IMU sull'abitazione principale di 253 milioni di euro; l'aliquota base regionale IRPEF, 208 milioni di euro; l'IVA altri 293 milioni di euro; le accise sui carburanti, 360 milioni di euro; la riforma delle pensioni, 125 milioni di euro; i tagli agli enti locali, che già qualche mio collega sindaco citava, altri 147 milioni di euro; per un totale di bolletta da pagare dal Veneto di 1 miliardo 583 milioni di euro. Allora, giustamente, ci sembra più giusto, anziché parlare di decreto «salva Italia», di parlare di un decreto «strozza Veneto», se mi permette, Presidente.
Perché, se queste sono le cifre, se è questo il conto che il decreto «salva Italia» ci presenta, evidentemente siamo preoccupati, al di là degli emendamenti che su questo decreto oggi andiamo a presentare e che sappiamo già essere destinati a non essere accolti perché, come lei ha ben detto prima, ci stiamo avviando all'ennesima fiducia e non c'è neanche più la forza dei numeri per sostenere i provvedimenti in Aula, ma si ricorre a questo metodo che è quello di blindare i provvedimenti con la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo, ancora una volta ci troviamo di fronte ad un decreto-legge del Governo, un decreto in materia di concorrenza, sviluppo delle infrastrutture e competitività, il cosiddetto «decreto liberalizzazioni». Se il precedente Governo avesse proposto un tale provvedimento, il centrosinistra avrebbe scatenato una vera e propria bagarre, ma tant'è: quando con un colpo di mano si è riusciti a realizzare un ribaltone istituzionale si è disposti a tutto, anche a sconfessare ogni e qualsiasi regola.
Della necessità e urgenza infatti, condizioni necessarie richieste per decreto-legge, non v'è traccia per molte disposizioni. Anziché un decreto, sarebbe stato opportuno presentare una proposta di legge parlamentare da discutere prima in Commissione e poi in Aula, consapevoli che un tema così importante come lo sviluppo ha necessità di un'analisi seria e di soluzioni adeguate.
Invece, chi si è trovato d'improvviso a gestire la cosa pubblica ritiene che si possa forzare la mano, ma soprattutto che si possano ridurre i tempi per l'approvazione, costringendo buona parte dei parlamentari della maggioranza a votare norme spesso non condivise, inefficaci o ritenute del tutto insufficienti. Occorre fare una premessa.
L'economia è in una fase di recessione, una recessione dura e pesante che non Pag. 50trova riscontri nel recente passato, iniziata con una crisi finanziaria di stampo speculativo dovuta alla mancanza di regole o, meglio, all'inosservanza delle stesse, cui ha fatto seguito una crisi dell'economia reale, delle attività produttive lasciate sole a confrontarsi con un mercato sempre più difficile. È una crisi che è nata in un contesto di profondi cambiamenti, di globalizzazione dei mercati e della conoscenza che hanno scardinato gli equilibri mondiali esistenti nel giro di appena un decennio.
Il mondo non è più lo stesso, la realtà è profondamente cambiata, ma chi ne fa le spese, chi paga il conto più salato, è la fascia più debole della popolazione, è la piccola e media impresa. In questo momento di particolare difficoltà, in cui l'economia avrebbe bisogno di maggiore sostegno, il sistema bancario si è defilato, propenso più a salvarsi e a godere di rendite di posizione, piuttosto che sostenere l'economia in crisi.
Le scelte operate da questo Governo e da questa maggioranza, con il cosiddetto decreto «salva Italia» (meglio sarebbe definirlo «affossa Italia») non fa altro che peggiorare la situazione, perché drena risorse dal territorio sottraendole allo sviluppo per tappare buchi di bilancio ed impedire l'esplosione di un debito pubblico che, nonostante scelte draconiane, continua imperterrito la sua corsa, tanto che siamo arrivati a 1.935 miliardi di euro.
L'introduzione dell'IMU, l'aumento del prezzo dei carburanti, l'addizionale regionale sull'IRPEF, il possibile aumento dell'IVA e mille altri balzelli stanno mettendo in seria difficoltà il sistema economico del Paese, scelte fatte, secondo il Governo, per mettere in ordine i conti pubblici, ma che finora hanno contribuito solo al passaggio traumatico da uno stato di crisi dell'economia ad uno stato di recessione di giorno in giorno sempre più profondo.
L'alternativa all'aumento della pressione fiscale, che abbiamo visto genera recessione, era attuare - come proposto dalla Lega Nord - il federalismo fiscale, senza il quale non sarà possibile uscire dalla crisi. Federalismo come responsabilità, federalismo come competitività sono state le richieste della Lega Nord, applicare i criteri dei costi standard, applicare parametri che valgano su tutto il territorio nazionale sul costo dei servizi, sul numero dei dipendenti pubblici, sulla stessa qualità dei servizi.
Invece, si è voluto colpire i soliti noti, quelli che già pagano e che hanno sempre pagato, ma l'aumento della pressione fiscale è - e sarà - drammatico, perché frena i consumi e genera, come già detto, recessione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FULVIO FOLLEGOT. Occorre ridurre la spesa pubblica. Con il «decreto liberalizzazioni» il Governo ritiene di realizzare sviluppo economico e rilanciare l'economia, ma è proprio così? Le misure previste dal decreto saranno in grado di far ripartire le aziende o, come noi riteniamo, sono acqua fresca, inutili e, in alcuni casi, dannose (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabi. Ne ha facoltà.

SABINA FABI. Signor Presidente, risulta francamente difficile poter discutere il provvedimento che quest'oggi viene presentato in Aula anche se gli argomenti sui quali dibattere non mancano. Cominciamo con l'affermare che, dopo aver colpito i cittadini, soprattutto i pensionati, i proprietari di casa ed i lavoratori, adesso il Governo si rivolge agli enti locali, nessuno escluso: comuni, province e regioni. Con un solo colpo di mano e ripristinando la tanta odiata tesoreria unica, il Governo riporta indietro la fiscalità locale di oltre trent'anni, quando le risorse degli enti locali affluivano tutte nelle casse centrali di Roma per poi essere drenate, con chirurgica precisione, in trasferimenti alle amministrazioni locali ed amiche del sud, senza alcuna finalità se non quella di assicurarsi un certo bacino di voti e sperperando i risparmi degli enti del nord. Pag. 51
E così, alla faccia del federalismo fiscale, circa 9 miliardi di euro delle casse degli enti territoriali saranno dirottate a Roma in totale dispregio del percorso virtuoso intrapreso in questi ultimi anni e finalizzato alla responsabilizzazione ed autonomia degli enti periferici. In ragione di ciò, è impossibile ritenersi soddisfatti di un provvedimento che per l'ennesima volta verrà votato a colpi di fiducia. Eppure, come Lega Nord, avevamo presentato emendamenti allo scopo di migliorare il testo proprio perché siamo convinti che un tema così delicato come quello delle liberalizzazioni debba essere affrontato e trattato con impegno e serietà. Ma non siamo stati ascoltati, anzi queste presunte liberalizzazioni sono ancora lontane dal garantire l'apertura del mercato e dall'allargare concretamente i benefici reali a tutti i cittadini.
A questo punto, vista la totale insufficienza del provvedimento, mi appello al Ministro dello sviluppo economico, chiedendogli di spiegare ai cittadini italiani, e soprattutto a chi utilizza quotidianamente i veicoli per motivi di lavoro, come pensa di intervenire al fine di calmierare il prezzo della benzina, giunto ormai a livelli assolutamente insostenibili. Non è forse questo il provvedimento delle liberalizzazioni? Il testo dovrebbe consentire una maggiore trasparenza di mercato e allora, caro Ministro, perché non è intervenuto su questo argomento? Senza dimenticare le ragioni che possono spingere un Governo a tassare il bene patrimoniale degli italiani per antonomasia, il frutto di risparmio di migliaia di famiglie, ossia la prima abitazione.
Il Governo precedente, eliminando l'ICI, aveva fatto una scelta coraggiosa prevedendo al contempo, in una logica progressista e di rinnovamento, la graduale applicazione di un'imposta municipale propria che andasse nella giusta direzione della riforma federalista. Questo Governo, invece, è riuscito nell'impresa tutt'altro che semplice non solo di reintrodurre la tanto odiata imposta, quanto soprattutto di prevedere che questa venga versata allo Stato centrale. Ci si ritrova così nella situazione paradossale - che sanno i comuni -, gli enti amministrativi più vicini ai cittadini e quelli che già devono subire i diabolici vincoli del Patto di stabilità, di dover raccogliere le gabelle per uno Stato che non sa più cosa fare per far quadrare i conti.
Concludo, signor Presidente, esprimendole tutta la mia contrarietà e del gruppo politico al quale appartengo a questo provvedimento governativo che non porta alcuna libertà, ma che anzi toglie quel poco di sovranità agli enti locali che noi invece, in un'ottica di miglioramento dello Stato e della pubblica amministrazione, riteniamo importante (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Vizia. Ne ha facoltà.

GIAN CARLO DI VIZIA. Signor Presidente, parlerò dell'articolo 59 del decreto-legge sulle liberalizzazioni, il quale disciplina l'extragettito IVA per le società di progetto relative alla realizzazione di opere portuali molto importanti per il nostro Paese. Già la legge n. 183 del 2011 aveva introdotto alcune agevolazioni fiscali in favore dei concessionari al fine di realizzare nuove opere di infrastruttura autostradale col sistema del project financing. Giustamente tali agevolazioni sono state poi estese anche alle opere di infrastruttura ferroviaria metropolitana e di sviluppo e di ampliamento dei porti e dei collegamenti stradali e ferroviari inerenti anche ai porti nazionali appartenenti alla rete transeuropea di trasporto essenziale e, in modo particolare, alle nuove costituende piattaforme portuali.
Noi della Lega Nord riteniamo che ciò sia giusto in un momento di grave crisi economica internazionale che ha investito fortemente il nostro Paese. Si tratta di una crisi per cui oggi non si vede ancora la fine di questo tunnel, anche se le dichiarazioni dell'attuale Presidente del Consiglio Monti mi sembrano un po' troppo ottimistiche, dal momento che vedono nel breve futuro una buona ripresa dell'economia nazionale. Dietro l'angolo vediamo in questo Pag. 52momento una recessione grave, accompagnata anche da un fenomeno di ripresa dell'inflazione, che si attesta in questi giorni sulla media del 4,5 per cento e che è trascinata dall'aumento della benzina, del diesel, del gasolio da riscaldamento e soprattutto dall'aumento del carrello della spesa e, in modo particolare, dei prodotti ortofrutticoli.
È chiaro che in questo contesto occorre fare ogni sforzo per aumentare la forza competitiva andando a ridurre le varie componenti dei costi, realizzando così al più presto possibile grandi opere di infrastruttura che permettano di accettare le grandi sfide internazionali. Nel settore portuale, si evidenzia la necessità di tale intervento e il sistema portuale italiano nel suo complesso per la dislocazione geografica ha un vantaggio di oltre sei giorni su altri Paesi sia per la vicinanza con lo stretto di Suez che con quello di Gibilterra.
È importante soprattutto attuare anche il piano della logistica di cui si parla, ma che non ha ancora visto una attuazione concreta, anche perché la nostra penisola è lunga più di 1.500 chilometri e il trasporto delle merci avviene per il 90 per cento su gomma. Quindi, dobbiamo evitare che molti mezzi pesanti facciano l'andata sud-nord e viceversa carichi e ritornando vuoti alle loro sedi. Questo consente solo il raddoppio dei costi.
La Lega Nord ritiene, quindi, necessario intervenire in questo ambito perché il vantaggio dei sei giorni svanisce per la mancanza di infrastrutture concorrenziali, che sono meno efficienti degli altri porti del centro Europa. Tra queste misure agevolative - signor Presidente concludo - previste per le società di progetto pari al 25 per cento dell'incremento del gettito IVA, noi crediamo che sia più importante cercare di agevolare ancora di più in questo momento di crisi portando queste agevolazioni al 50 per cento, sempre per un periodo non superiore ai quindici anni.
Quindi, noi siamo sicuri che questo intervento sia necessario, soprattutto in un momento nel quale questo Paese vive una situazione molto drammatica e, quindi, vediamo positivamente questo nostro emendamento per l'economia nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 14,30.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Dozzo, Fava, Franceschini, Lucà, Mazzocchi, Milanato, Misiti, Moffa, Pescante e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame articolo unico - A.C. 5025)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, il provvedimento in oggetto va, secondo le previsioni di questa maggioranza e di questo Governo, a lenire le preoccupazioni che il mercato internazionale Pag. 53e l'economia europea e globale portano, in dote negativa, ai territori, agli enti locali, alle imprese, alla popolazione.
Viviamo, appunto, in un periodo storico che è anche di recessione, a causa degli altri provvedimenti adottati da questo Governo e da questa nuova e inedita maggioranza, trasversale tra il Partito Democratico e il Popolo della Libertà, quale il provvedimento «salva Italia», che porta alle nostre imprese la difficoltà di potersi sviluppare e di poter essere competitive a livello internazionale. Questo avviene in un momento storico economico in cui, appunto, le grandi aziende di Stato, che sono sempre state sovvenzionate da capitale pubblico, non hanno più la struttura economica adeguata per poter andare avanti e quando i piccoli imprenditori non hanno la possibilità di avere aiuti concreti da parte delle banche, perché queste vogliono esclusivamente capitalizzare i loro debiti e le loro scellerate e azzardate scelte economiche.
Ebbene, in questo quadro lo Stato cosa vuole fare? Fa le liberalizzazioni e vuole portare, appunto, sul mercato la liberalizzazione, per esempio, della SNAM, la rete del gas. In un momento come questo, in cui pochi imprenditori nazionali hanno la possibilità di investire capitali per comprare e, appunto, per privatizzare in senso nazionale questi asset strategici dello Stato voi, invece, li mettete in vendita, con la certezza matematica che avverrà un'invasione straniera - di economie straniere - verso questi asset strategici nazionali.
Si tratta di un'illogicità di movimento, perché nei periodi in cui vi è recessione l'unica cosa che non si deve fare è, appunto, mettere in vendita i gioielli di famiglia, pena la capitalizzazione di nulla e la possibilità di incamerare solo dei fondi che poi vengono, comunque, utilizzati esclusivamente in spesa corrente o in minore sviluppo. Voi, invece, dovete puntare esclusivamente sul taglio delle spese e della burocrazia, andando avanti a cercare, quindi, di rendere i costi dello Stato sempre meno importanti.
Veniamo poi alla cessione dei crediti. Riguardo a questo vi è un altro emendamento su cui abbiamo puntato, che dà la facoltà, attraverso l'indicazione della cessione dei crediti che le piccole e medie imprese hanno nei confronti della pubblica amministrazione, di poter avere una certificazione di solvibilità e di solidità economica. Abbiamo proposto questa soluzione che, quindi, va nella direzione di aiutare le piccole e medie imprese a risollevarsi, perché queste sono la vera spina dorsale dell'economia nazionale e sono l'unico sistema in grado di poter far uscire dalla crisi la Padania, soprattutto.
Inoltre, volete pagare le imprese con i BOT. Può essere un'idea. Però, è chiaro che a pezzi di carta bisogna rispondere non con della carta moneta, che è richiesta alle aziende per il pagamento delle imposte. Piuttosto, se le imprese ricevono pagamenti in titoli di Stato, devono anch'esse poter pagare le tasse e i loro debiti, verso la pubblica amministrazione, in titoli di Stato.
In questo modo, potrà esserci una partita di giro a vantaggio delle imprese locali e dei territori, e non sempre e solo a vantaggio dello Stato, come avviene con l'operazione sulla tesoreria unica, che è una vergogna di Stato, una vergogna dittatoriale a cui penso che neanche Stalin sarebbe arrivato.
Eppure siamo in questo periodo storico, un periodo storico che ho definito in Commissione, durante l'audizione del Ministro per le politiche europee, una sorta di Unione strategica europea...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Simonetti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Consiglio. Ne ha facoltà.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, abbiamo condiviso - come gruppo - la decisione che il nostro presidente di gruppo ha preso quando ha preteso con forza di poter comunque illustrare i nostri emendamenti.
Sul decreto-legge cosiddetto sulle liberalizzazioni la Lega Nord Padania ha avuto un atteggiamento costruttivo e responsabile, come è capitato con riguardo a tutte le questioni di fiducia che avete posto Pag. 54fino ad ora, talmente responsabile da mettersi al lavoro producendo circa 400 emendamenti. C'è da riflettere, se si pensa che, in totale, gli emendamenti sono stati mille, per cui 600 sono stati presentati da questo mal composto gruppo di maggioranza. C'è da riflettere anche su alcuni mal di pancia: oggi in V Commissione (Bilancio) c'è stata una presa di posizione trasversale di tutti i componenti: si è votato all'unanimità - con l'eccezione solamente della Lega Nord Padania e dell'Italia dei Valori - per poi arrivare ad un risultato poco interessante anche per quest'Aula.
Con questo emendamento, chiedo - a nome anche del gruppo - l'abrogazione dell'articolo 7 della legge 18 aprile 1975, n. 110, abrogazione già presente nel pacchetto Calderoli per le semplificazioni, che aveva ed ha come scopo l'adeguamento dell'ordinamento nazionale ai principi comunitari in termini di concorrenza e di libera circolazione di merci e persone, tenuto conto anche della necessità di garantire la pubblica sicurezza per quanto riguarda il trasporto e la produzione di armi.
Per quanto riguarda questo emendamento, ma più in generale tutti gli emendamenti leghisti che sono stati presentati, abbiamo visto e considerato molte di quelle richieste che avevamo già conosciuto durante l'iter sul decreto «semplificazioni», concernenti la tesoreria unica, le banche, la liberalizzazione degli orari dei negozi e così via.
Per la tesoreria unica, abbiamo lavorato per far restare le risorse ai comuni e qui si è dibattuto a lungo sulla capacità di tanti nostri amministratori locali che hanno fatto su questa questione una vera e propria battaglia. Per la tesoreria unica quindi, orecchie tappate da parte del Governo: vedremo un po' nei prossimi mesi a livello locale cosa succederà. Probabilmente le prime ripercussioni le avremo già nelle elezioni amministrative dei mesi prossimi.
Per le banche, il nostro impegno era ed è profuso a immettere maggiore liquidità per le piccole e medie imprese. Anche a tal proposito, abbiamo visto una non capacità da parte del Governo di prestare attenzione alla spina dorsale della produzione a livello italiano, soprattutto per quanto riguarda il settore manifatturiero, che volontariamente, probabilmente, questo Governo ha abbandonato.
Fiducia, fiducia e ancora fiducia: questo è stato l'inizio dell'ultimo intervento che ho fatto in quest'Aula e sinceramente avrei potuto cominciare ancora in questo modo. Avrei tranquillamente potuto cominciare così perché ci stiamo apprestando ancora all'ennesima fiducia, ad una fiducia che non ha permesso a questa minoranza, all'unica minoranza, di lavorare in modo serio per far sì che il testo venisse migliorato.
Spero che questo decreto-legge denominato dal Presidente del Consiglio «Cresci Italia», oltre che aumentare di qualche unità i taxi e le farmacie, riempia anche i cassetti delle nostre piccole e medie imprese padane di ordini e, solo Dio sa, quanto ne hanno bisogno.
Lei, Presidente Monti, ha suscitato un grande interesse negli italiani, un po' meno per la verità per quanto riguarda i cittadini della Padania. Nell'immaginario collettivo, chiaramente non per quelli della Padania, lei viene percepito come un salvatore della patria, un uomo che come la dea bendata regge la cornucopia, che però, invece di elargire fortune in abbondanza, sta seminando il percorso di questo Governo tecnico di tasse, tasse e ancora tasse. Insomma, caro Presidente, è una cornucopia praticamente al contrario che nella mitologia, anche moderna, non si era mai visto. La parola federalismo è assolutamente scomparsa dai vostri libri di testo, quelli che avete scritto in questi mesi. È stata annullata, depotenziata e assolutamente non presa in considerazione. Aver fatto slittare di un anno...

PRESIDENTE. Onorevole Consiglio, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavallotto. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, dopo aver bastonato i cittadini con Pag. 55nuove tasse, il professor Monti sta per varare la cosiddetta fase due della sua azione di Governo: le liberalizzazioni. Tra i destinatari dei nuovi provvedimenti al vaglio dell'Esecutivo spiccano in particolare alcune categorie professionali: i tassisti e gli edicolanti, famose categorie ricche di questo Paese. La verità è che l'applicazione a questo Paese delle liberalizzazioni che il Governo si appresta a varare, non sortirà effetti tangibili fino a quando resterà il peso insostenibile di un carrozzone statale che occupa metà dell'economia italiana. Nell'articolo 5-bis del decreto-legge, che con il mio emendamento chiediamo di abrogare, viene allargata la pianta organica dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato con venti nuovi posti di lavoro che il Governo cerca di inventare - magari per qualche figlio di amico o di parente o di professore della Bocconi - aumentando nuovamente la tassazione delle aziende, che ormai sono soffocate da ogni tipo di tassa e balzello. Ma non capite che, se continuate ad elargire posti pubblici con i soldi dell'impresa, ad un certo punto il sistema andrà al collasso? Invece di andare a Torino a celebrare la fine dei festeggiamenti per il Centocinquantesimo - e tra l'altro non so cosa ci fosse da festeggiare - che si sono svolti al Teatro Regio, nel salotto VIP di Torino, il professor Monti forse doveva andare a visitare qualche azienda, di quelle che proprio non hanno nulla da festeggiare e che fino al 24 di giugno lavorano per lo Stato e non per la propria famiglia, e alla quale si chiedono continui sacrifici. Se proprio volete nuovamente dare vita ad un carrozzone degno della penisola italica, prendete le 30 mila guardie forestali in Sicilia o i 22 mila spazzini di Napoli, così almeno li facciamo lavorare un po'.
Alcuni dei provvedimenti liberalizzano solo il nome, in coerenza con un'impostazione dirigista, la stessa che viene applicata ad esempio dalle autorità antitrust italiana ed europea, impostazione per cui si dice di voler salvaguardare la concorrenza, ma in realtà si vuole stabilire chi, cosa, quando e come produrre. Sostenere che i dati sul PIL e sulla povertà abbiano negli ultimi anni superato la soglia critica perché nelle grandi città è difficile trovare un taxi a basso costo, è una favola alla quale nessuno può credere. Pensate che, nonostante gli aumenti del carburante, che hanno portato nelle casse dello Stato in questi primi due mesi dell'anno circa un miliardo di euro, c'è stata una flessione dei consumi del 10 per cento a gennaio e del 20 per cento a febbraio. Questo che cosa vuol dire? Non vuol dire che la signora Maria non può andare più a prendere il caffè con la macchina dalla vicina di quartiere, ma vuol dire che le aziende hanno troppi costi di trasporto, che non riescono più ad essere competitive, che pagano troppo l'energia in confronto alle altre nazioni d'Europa; vuol dire che non si riesce più ad esportare e di conseguenza i consumi continuano ad abbassarsi. E cosa fa il Governo in questo periodo di crisi? Incentiva le aziende con degli sgravi fiscali? Consigliate alle vostre banche di concedere credito alle piccole e medie imprese? Sospendete le more per quelle aziende che hanno fatto la dichiarazione dei redditi, ma che non riescono a pagare in quanto non hanno liquidità? No, niente di tutto questo. Continuate a spremere le aziende, soprattutto quelle del Nord, con tasse, tasse e tasse. Oggi, su un importante quotidiano, leggevo che l'Italia è al diciannovesimo posto in Europa per evasione fiscale, con un dato medio del 27,6 per cento, solo prima di Malta, Cipro e Bulgaria. Però, non si specificava che il dato dell'evasione in un'area del Paese è pari quasi al 60 per cento, mentre il suo valore al Nord si attesta intorno al 14 per cento.
In questa classifica europea il Nord si troverebbe, non al diciannovesimo posto, ma al quinto posto, appena dietro ai Paesi Bassi e alla Francia e davanti all'Irlanda, alla Germania e alla Danimarca.
Il Sole 24 ore ha pubblicato una tabella dove si confrontano i dati tra reddito disponibile e sette indicatori di consumo, cioè chi spende più di quello che dichiara. Da quella tabella si evince che al Sud si Pag. 56spende più di quello che si guadagna, mentre al Nord questo rapporto è nella norma.
Signor Presidente, questo vuol dire che siamo alle solite, dove c'è un Nord che produce e paga, mentre il Sud spende e evade. L'unico modo per liberalizzare è liberare il Nord da questo sistematico Paese che ci tiene legati con le catene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, il mio intervento, per quel che gliene può interessare, riguarda la SIAE e, cioè, il fatto di dare la possibilità alle tante associazioni no profit, alle pro loco e anche ai comuni di ottenere delle esenzioni per fare in modo che le loro manifestazioni possano avere un respiro diverso. Le dico questo perché nella realtà che vivo da amministratore molte volte tutto quello che queste associazioni fanno, o quasi, viene poi pagato direttamente alla SIAE, cioè praticamente tutto quello che viene svolto va a finire sempre nelle casse dello Stato.
Noi parliamo di volontariato e diciamo che bisogna incentivare chi si propone con il proprio tempo, sacrificando magari la famiglia e il proprio tempo libero; se, però, ci si ritrova poi a dover pagare allo Stato tutto quello che si riesce a fare, non mi sembra il massimo della vita, anzi. E siccome poi le pro loco, le associazioni no profit e anche i comuni si danno da fare per incentivare il turismo e la possibilità di realizzare spettacoli ed eventi, per poter far partecipare la gente, credo che l'intervento del Governo possa essere interessante, laddove preveda queste esenzioni.
Abbiamo inserito, quindi, tale proposta in un emendamento chiedendo, appunto, al Governo di dare una mano a tutte le migliaia e migliaia di pro loco che ci sono nel nostro Paese, alle decine di migliaia di associazioni no profit e ai migliaia e migliaia di comuni che comunque pagano fior di soldi pur di svolgere manifestazioni e di fare in modo che ogni tanto si possa «staccare la spina» rispetto ai problemi, alle difficoltà e a tutto quello che ne conviene.
Ad esempio, prima ho letto un'agenzia di stampa in cui il presidente dell'ISTAT afferma chiaramente che il Governo Monti sta facendo una politica molto negativa rispetto ai consumi e alla volontà di poter far riemergere l'economia del nostro Paese. Allora, se riusciamo con poco a dare la possibilità alle tante associazioni, ai comuni e alle pro loco di fare volontariato e, nello stesso tempo, anche di lasciare qualche soldino a chi ne ha più bisogno, credo sia un'azione meritevole, così come lo crede la Lega Nord Padania.
Chiedo, quindi, al Governo di poter prendere in considerazione questa nostra proposta perché credo possa far piacere veramente a tantissime realtà del nostro Paese.
Signor Presidente, quando vengo in quest'Aula molto spesso mi deprimo perché di tutto quello che si dice non gliene frega niente a nessuno. Quando c'era il Governo precedente, nel momento in cui lo stesso non era interamente presente in Aula, i suoi membri venivano definiti dei delinquenti politici perché non erano tutti al loro posto. Questo è un Governo di tecnici che si vantano di non andare mai in giro e di non prendere voli di Stato, ma quando si parla in Aula, se va bene, sono in tre, se non in due o magari uno solo che è il minimo indispensabile.
Mi deprimo a venire qua e vedere che c'è un menefreghismo totale, tanto che noi ci siamo o non ci siamo a questo Governo, a quanto pare, non gliene frega niente. È lo stesso Governo, però, che poi va in televisione e dice che salva l'Italia. A me sembra che, più che salvare l'Italia, stanno facendo quello che importa a loro stessi. Se domani mattina il Governo Monti decidesse di mettere la tassa sui gatti, qui dentro tutti voterebbero per la tassa sui gatti. Tanto va bene così: se Monti dice che la Terra sta ferma e gira il Sole, ci credono tutti.
Pertanto, io le chiedo, per cortesia, visto che ci sono due rappresentanti del Pag. 57Governo: questa cosa piccolina sulla SIAE, ossia l'esenzione, prendetela in considerazione...

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, deve concludere.

GIANLUCA BUONANNO. ...e fate in modo di non fare la castroneria che avete fatto la settimana scorsa quando avete deciso di far ottenere la residenza entro due giorni, una vera castroneria...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buonanno. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, non mi soffermerò più di tanto sul ragionamento fatto dai miei colleghi per cui questo Governo, per l'ennesima volta, deve chiedere la fiducia, anche se ha una maggioranza bulgara, una maggioranza politica che va dal Partito Democratico al Popolo della Libertà passando attraverso l'Unione di Centro per il Terzo Polo e altri partiti, ma non si fida dei politici.
È un Governo di tecnici, di politici-tecnici che sono stati inseriti negli anni in tantissimi ruoli dalla politica, ma che non hanno mai preso voti sul territorio perché non hanno mai chiesto il voto ai cittadini. Non mi soffermerò su queste tematiche, le abbiamo già illustrate più di una volta in moltissimi altri voti di fiducia.
Vorrei, invece, soffermarmi su due emendamenti presentati, in particolare l'emendamento Bragantini 32.7, che riguarda le assicurazioni. Come tutti sanno la norma sulle assicurazioni presente in questo decreto-legge è semplicemente la riproposizione di una proposta di legge di iniziativa parlamentare approvata già alla Camera e ferma al Senato, una proposta di legge in cui noi della Lega, assieme a tutte le altre forze politiche, ci siamo impegnati per più di un anno in Commissione finanze per portare a termine un provvedimento giusto, che andasse a risolvere un problema gravissimo, le truffe assicurative, che riguarda soprattutto una zona del Paese. Forse, però, nel «copia e incolla» che ha fatto il Governo ha dimenticato alcune parti, una in particolare, che questo emendamento andrebbe a sanare.
Giustamente questa proposta di legge di iniziativa parlamentare prevedeva che il controllo dell'auto dell'assicurato che ha subito un incidente deve essere fatto nei cinque giorni consecutivi non festivi; però, ci si è dimenticati di inserire, nonostante una grandissima discussione in Commissione, una piccolissima frase: «in accordo con l'assicurato». Infatti, è vero che dobbiamo andare a colpire i truffatori, ma non dobbiamo penalizzare quei milioni di cittadini onesti, che hanno avuto un incidente e giustamente dovrebbero concordare con il perito un orario congruo in modo che non debbano poi saltare delle ore di lavoro per andare a far visionare i danni subiti dalla propria auto.
Basta pochissimo, basta inserire questa piccolissima frase in modo che le compagnie assicurative - che hanno tanti soldi e che finora non hanno contrastato in modo fermo e convinto le truffe assicurative, ma hanno semplicemente innalzato i premi per tutti gli assicurati - mandino i periti alle 7 di mattina o alle 8 di sera quando uno ha finito di lavorare o durante la pausa pranzo. Perché non vogliamo andare incontro a questi milioni di cittadini? Basta poco, basta la volontà. Per andare a colpire i veri truffatori basta fare una cosa semplice che è stata inserita nel decreto-legge e che noi avevamo già inserito nella proposta di legge: semplicemente mettere in rete finalmente tutte quelle banche dati di cui disponiamo. Lo ricordo a tutti, per chi non lo sapesse: ve ne sono tre della Motorizzazione, una dell'ANIA, una dell'ISVAP, una per quanto riguarda gli incidenti accertati dalle forze di sicurezza, quindi, dalla polizia e dai vigili urbani. Basta pochissimo, questo è quello che bisogna fare. Dunque speriamo che questo Governo accolga questo emendamento.
L'altro emendamento che vorrei illustrare riguarda un'altra tematica cui tengo molto - tant'è vero che sono riuscito già Pag. 58a fare accettare due ordini del giorno - e a cui abbiamo dedicato più di una discussione. Si tratta dell'emendamento Maroni 27.14 che prevede una cosa semplice: continuiamo a dire che dobbiamo semplificare questo Stato, che bisogna chiudere gli enti inutili. Io chiedo al Governo di ascoltare perché questa è una tematica molto importante, penso che abbiate tempo di discutere anche in altre occasioni.
Dicevo che abbiamo, invece, tanti enti inutili, la cui proprietà è a maggioranza o interamente pubblica, delle province e dei comuni, che non sono stati chiusi per un motivo semplicissimo: se un ente di proprietà pubblica viene liquidato e si crea una plusvalenza perché...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bragantini.

MATTEO BRAGANTINI. ... intanto gli immobili hanno acquisito un maggiore valore, le province o i comuni dovrebbero pagare delle tasse allo Stato, e sono tasse altissime. Dunque, basta pochissimo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bragantini.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonino. Ne ha facoltà.

GUIDO BONINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 25 del presente decreto-legge apporta modifiche al decreto-legge n. 138 del 2011. L'articolo 4 di tale decreto-legge reca l'adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dell'Unione europea, disciplinando tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica, al di fuori del servizio idrico e di altri settori quali gas, energia elettrica, trasporto ferroviario regionale e farmacie comunali.
Per quanto riguarda i servizi idrici, gli stessi sono inseriti nelle competenze delle ATO, tuttora legate alla fase transitoria, in quanto le regioni devono individuare i nuovi soggetti cui passare le funzioni delle soppresse ATO (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Le modifiche introdotte dal presente decreto-legge sulla normativa dei servizi pubblici locali, da una parte, ridefiniscono gli ambiti territoriali ottimali, che devono avere almeno la dimensione del territorio provinciale, dall'altra, prorogano il termine per lo scioglimento delle società in house già esistenti fino al 31 dicembre 2012.
Pertanto, considerato che le amministrazioni locali si troveranno nella necessità di bandire gare per l'affidamento a soggetti privati di almeno il 40 per cento delle quote societarie di gestione dei servizi pubblici locali, abbiamo ritenuto di proporre che la quota di capitale sociale da cedere a privati non sia determinata nel 40 per cento, ma sia determinata dall'ente pubblico gestore con la finalità di garantire un servizio efficiente ed economico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Callegari. Ne ha facoltà.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la posizione della Lega Nord in merito all'operato di questo Governo è nota: il vostro Governo è imposto dai poteri forti, che, peraltro, si sono serviti dell'Europa per legittimarlo e hanno tradito le aspettative di chi a quel progetto ha dedicato la vita.
Sfido chiunque a dire che nell'idea di Europa unita dei padri fondatori vi fosse un qualche rimando alla possibilità che, insieme ad una parte della sovranità, si dovesse cedere anche tutto il Governo eletto dal popolo, come, invece, è accaduto in questi ultimi mesi.
Ci aveva provato qualcuno negli anni Trenta e Quaranta, ma sappiamo, poi, come è andata a finire. A prescindere, comunque, dalle posizioni politiche di questo o quel gruppo, voglio invitarvi ad una riflessione: quanti posti di lavoro ha creato questo Governo da quando si è insediato?
Senza scomodare sondaggi e statistiche, provate a chiedere alla gente in strada: non troverete nessuno che dica di aver Pag. 59trovato lavoro in questi ultimi mesi, neanche uno.
Oggi stiamo discutendo del decreto-legge sulle liberalizzazioni, che dobbiamo subire con l'ennesima fiducia, senza possibilità di apportare modifiche, come con il primo decreto-legge, il famoso «salva Italia», o meglio, il «salva banche», i cui effetti si cominciano a sentire.
A tale proposito, proprio ieri sono stati resi noti i primi dati dell'impatto della manovra economica di questo Governo sulla regione del Veneto, la mia regione, una delle regioni che ha sempre dato e non ha mai ricevuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Tutti i dati dicono quello che graverà sulle nostre famiglie, la rapina che voi state andando a fare nelle tasche delle famiglie: 628 euro sono previsti per il 2012. Con l'IVA a regime per tutti i 12 mesi, l'importo sarà di mille euro: uno stipendio di un operaio prelevato dalle tasche delle nostre famiglie. A questi vanno ad aggiungersi l'IMU per le imprese, i tagli agli enti locali, la riforma delle pensioni.
Il prelievo sulla regione Veneto sarà di 1 miliardo e 600 milioni di euro. Questo è l'importo della «rapina» che questo Governo si appresta a fare alle tasche della regione Veneto, una rapina pari a 320 euro pro capite e all'1,1 per cento del PIL regionale. Ricordatevi che noi veneti ne terremo conto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Inoltre, i prestiti alle imprese con almeno 20 addetti sono diminuiti del 3 per cento e quelli alle imprese che impiegano fino a 20 addetti del 2 per cento, mentre la BCE ha erogato 139 miliardi di euro alle banche italiane, all'1 per cento di interesse.
Ministro Giarda, mi ascolti un attimo. Dica pure a Monti e a Passera che andremo a fondo per capire dove sono finiti questi soldi, se sono serviti per acquistare titoli di Stato e non, invece, utilizzati per aiutare le nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Ricordavo che questo è il Governo delle banche, un Governo che affossa i cittadini e l'agricoltura; l'IMU sui terreni agricoli graverà, per chi non lo sapesse, del 511 per cento rispetto a quello che viene applicato in questo momento. E continuiamo a parlare di un decreto-legge sulle liberalizzazioni che non liberalizza nulla e nulla sta facendo per risolvere il vero problema, ossia quello della spesa pubblica. Anzi, con l'articolo 35, di cui parla il mio emendamento, si rubano, con la Tesoreria unica, i soldi degli enti virtuosi a favore di quelli «spreconi» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Da ultimo, non crediamo alla favola secondo cui tutto ciò che si fa adesso ci è imposto dall'Europa e, quindi, non vi può essere né discussione, né critica, né responsabilità, né alternativa. La legittimità comunitaria non può diventare il fondamento della politica nazionale. L'unica vera liberalizzazione che si può e si deve fare, perché la chiede la gente, è il federalismo, altrimenti liberiamo la Padania dal resto dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, comincio il mio intervento con una tra le citazioni, che in questi ultimi giorni si sono sprecate, di un personaggio storico e politico come Einaudi: «La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica». Forse allora vi erano condizioni totalmente diverse; esisteva un sistema democratico che voi avete ucciso con questo Governo tecnico. Indubbiamente, all'epoca si era in una situazione totalmente diversa, durante gli anni di ricrescita del Paese. Forse a Carrù, terra di Einaudi, questa citazione potrebbe essere ancora valida.
Oramai, sono passati due mesi dal primo provvedimento adottato dal Governo Monti, il cosiddetto «stangata Italia», che ha colpito le pensioni e i pensionati, che ha reintrodotto l'imposta sulla prima casa e ha aumentato in maniera drastica le accise sulla benzina, per cui ci accorgiamo ogni giorno di quanto costi Pag. 60sempre più muoversi in questo Paese. Ci era stato detto che questa stangata si chiamava «salva Italia», ma i cittadini l'hanno ribattezzata «salvate l'Italia da questo Governo».
Come dicevo, avevate promesso un provvedimento per rilanciare lo sviluppo, il lavoro e la crescita, ma, da quanto abbiamo appreso dal Governo, questo provvedimento dovrebbe essere il decreto-legge di cui oggi stiamo discutendo la conversione in legge, che viene appunto chiamato «libera Italia». Svolgiamo, dunque, alcune considerazioni sul provvedimento suddetto, considerazioni innanzitutto numeriche, come hanno già ricordato in questi giorni altri colleghi.
Su quasi 100 articoli - quasi un decreto omnibus - ne sono stati sostituiti circa 24, ossia il 25 per cento, il che vuol dire che un quarto di questo provvedimento è pervenuto sbagliato al Parlamento ed è stato quindi sostituito. Moltissimi altri articoli sono stati modificati - ma questa è una normalità nella prassi delle Commissioni e delle Aule parlamentari - e si è aggiunto il 20 per cento di articoli rispetto al provvedimento iniziale. Se si volesse dare un voto universitario a questo Governo direi che la sua stessa maggioranza arriverebbe a dargli 18, visto che, di fatto, vi è una bocciatura tecnica.
Tornando, invece, ai contenuti del provvedimento in esame, vorrei soffermarmi su tre aspetti, il primo dei quali, in particolare, rappresenta la parte più importante, dal punto di vista economico, del provvedimento stesso dato che va dagli 8,6 ai 9 miliardi di euro. Mi riferisco al furto di risorse, effettuato ai danni degli enti locali, che sono state fatte confluire nelle casse della Tesoreria dello Stato.
Con il ritorno della tesoreria unica, la tesoreria dell'ente locale verrà privata della possibilità di gestire pienamente la liquidità dell'ente amministrativo e l'unico compito, a cui l'ente dovrà assolvere, sarà quello di terminare i pagamenti. Ciò priverà di fatto gli enti dell'autonomia finanziaria che negli anni aveva portato innumerevoli benefici, costringendo gli enti stessi a rinunciare alle maggiori entrate che erano riusciti ad ottenere grazie alle vantaggiose procedure di gara instaurate con i diversi istituti di credito per l'affidamento del servizio di tesoreria, il quale ora dovrà obbligatoriamente essere gestito a livello centrale, con un tasso fisso dell'1 per cento previsto per il conto fruttifero aperto presso la Banca di Italia per ciascun ente.
Le conseguenze economiche e finanziarie derivanti dall'applicazione della norma, come disciplinata ora, saranno evidenziate con un minore introito a favore dell'ente, in ragione dei minimi tassi di interesse applicati dalla Banca d'Italia, cioè con prevedibile rallentamento in termini di pagamento a favore dei fornitori. Umiliante ed inaccettabile, riporta regioni, province e comuni indietro di trent'anni e limita qualunque autonomia: così si è espresso il presidente dell'Unione delle province di Italia, Castiglione, che commenta la norma sulla tesoreria unica. È evidente - aggiunge - che il Governo sceglie la strada di accentrare e controllare le spese degli enti. Ci commissaria e prende le nostre risorse per fare cassa.
Su questa posizione si sono ricompattate regioni, province e comuni. Infatti, anche il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, solo qualche giorno fa, durante l'audizione del cosiddetto comitato dei dodici in Commissione bicamerale ha detto che il provvedimento...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Allasia.

STEFANO ALLASIA. Sono già terminati i tempi?

PRESIDENTE. Ha quindici secondi, per la precisione.

STEFANO ALLASIA. Concludo esprimendo alcune considerazioni sul provvedimento, in ordine al quale siamo molto preoccupati. Qui rimaniamo tutti all'asciutto, perché tutta la liquidità che serve... (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 61

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Allasia.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, ci terrei molto ad illustrare il mio emendamento a lei e all'Aula.
Ciò che mi lascia perplesso è che la qualità degli emendamenti che sono stati presentati era estremamente alta ed estremamente importante. C'è una particolarità: nella storia dei rapporti tra le Assemblee e gli Esecutivi, normalmente gli Esecutivi politicamente intelligenti tendono a «cannibalizzare» le proposte che provengono dai gruppi e dai singoli deputati. In questo caso evidentemente non c'è l'interesse ad una collaborazione fattiva con il Parlamento.
Il mio emendamento, peraltro, si rivolge ad una situazione che sta diventando estremamente grave e che riguarda i crediti vantati verso la pubblica amministrazione. L'emendamento propone che vi sia una forma di certificazione di questi crediti in modo tale che in una filiera anche di cessione del credito ci sia il riconoscimento del loro valore. In pratica cerchiamo con questo emendamento di dare valore ad un credito esistente.
Purtroppo, come lei sa ed i colleghi sanno, sono avvenute cose anche drammatiche per chi vantava dei crediti ed aspettava dei soldi dalla cosiddetta pubblica amministrazione. I soldi non sono mai arrivati e si sono create situazioni drammatiche, che hanno portato anche degli eventi veramente tristi, perché le banche hanno negato il credito, non hanno accettato questi crediti in garanzia.
Ebbene, con questo emendamento vogliamo togliere alle banche l'alibi che questi crediti in questo momento non abbiano una certificazione certa. Tale certificazione, che dovrebbe esserci, almeno una volta c'era. Si diceva: ma sì, aspetti i soldi dallo Stato, aspetti i soldi dal comune e ti faccio credito! Ora non succede più nemmeno questo, nonostante le banche abbiano fatto provviste molto rilevanti attraverso i fondi europei.
Credo che un Governo che si disinteressa completamente di queste problematiche sia un Governo che non guarda la realtà. D'altra parte, ci siamo accorti, in questo periodo triste per la democrazia, che ormai la storia del Governo si interseca con quella del Parlamento in occasione delle sole questioni di fiducia, dimostrando dal nostro punto di vista che l'intelligenza politica non sempre - e questo è il caso - va di pari passo con l'intelligenza accademica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo per illustrare la proposta emendativa che ho presentato che riguarda l'estensione anche ai comuni delle Lagune di Grado e di Marano della riduzione della tassa di stazionamento attualmente prevista per gli scafi utilizzati dai proprietari residenti nei comuni della Laguna di Venezia. Signor Presidente, questa ovviamente è una proposta emendativa per andare a colmare un'ingiustizia che è molto piccola rispetto a quelle gravissime che ha prodotto il Governo durante questi mesi in cui ha malauguratamente amministrato e governato il Paese. Dico malauguratamente perché voglio ricordare alcune di queste forti ingiustizie: la prima è il taglio delle pensioni, con il blocco dell'indicizzazione e l'aumento dell'età per l'accesso ai benefici previdenziali; l'immissione dell'IMU Monti, con l'aumento per la seconda casa e l'introduzione anche per la prima casa di questa tassa, una tassa che, se prima per lo meno rimaneva alle nostre amministrazioni locali per dare dei servizi ai cittadini, adesso viene «scippata», portandone il 50 per cento a Roma. Riguardo alle accise sulla benzina, con cittadini e imprese che già non riescono ad essere competitive a livello internazionale, la soluzione che ha dato questo Governo è quella di aumentare ancora le tasse. È stata aumentata anche l'IVA: in un periodo di crisi, con la contrazione dei consumi, il Governo ha ben pensato di portare l'IVA al 23 per cento. Pag. 62
Signor Presidente, voglio portare un esempio del quale forse il Governo non è a conoscenza, e forse non sa che con le sue manovre (è una cosa che continuo a ripetere perché anche i mezzi di informazione non ne danno troppo risalto) dal prossimo anno, grazie alle riforme del governo Monti, ad un pensionato che prende 1.100 euro netti al mese, con la sommatoria del solo blocco dell'indicizzazione e l'IVA al 23 per cento, è come se gli si togliesse una mensilità. Voi state togliendo ad un pensionato con 1.100 euro al mese, un mese di pensione. Mi domando se è accettabile. Non solo: questo stesso pensionato dovrà pagare l'IMU e dovrà pagare la benzina se ha la sfortuna di possedere un'automobile.
Ma andiamo avanti. Tutte queste misure ci sono state «vendute», da quando il Governo Monti si è insediato, come una risposta alle criticità del Paese e al problema soprattutto dei giovani che non trovavano impiego. Risultato: i giovani non hanno trovato impiego. Non solo: con questa riforma del mercato del lavoro che il Ministro Fornero sta portando avanti si va esattamente nella direzione opposta. Si bloccheranno nuovi posti di lavoro perché volete aumentare il costo del lavoro. È una follia, fermatevi, dite al Ministro Fornero che si fermi. Nessun Paese al mondo pensa che, per creare occupazione, bisogna far costare di più il lavoro. Siamo già tra i Paesi al mondo dove il costo del lavoro è il più alto. Come pensiamo che le nostre aziende siano competitive rispetto alla Cina o all'India, dove non solo il costo è più basso ma non vengono rispettate norme sull'ambiente, norme sul lavoro minorile e diritti sindacali? E voi, in tutto questo, decidete di far costare di più il lavoro, soprattutto per i licenziati ed i giovani che non troveranno mai più un impiego. Non potete partire dalla coda, non si può partire da una riforma del mercato del lavoro, bisogna partire, aiutando le imprese a produrre e a trovare posti di lavoro. Che riforma fate, su quale lavoro, che non c'è più nel nostro Paese? Se voi pensate di continuare a prendere in giro, probabilmente, con l'avallo di qualche importante o più di qualche importante mezzo di informazione, il nostro Paese e i nostri cittadini, facendo credere che il problema sia il «sì» o «no» all'articolo 18, prima o poi la gente si sveglierà e capirà che forse tutto quello che viene detto da tutti quei partiti che sostengono questo Governo sono semplicemente delle bolle di sapone che non affrontano i problemi del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fogliato. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, intervengo sulle proposte emendative presentate a questo decreto-legge nei confronti del quale avete rinunciato ad un serio confronto. Le proposte emendative presentate dal gruppo della Lega Nord erano serie, frutto di un confronto continuo con i nostri territori. Portiamo le esigenze dei nostri territori e le richieste della nostra gente. Questo Governo rifiuta di confrontarsi, continuando ad imporre tasse, balzelli e varie altre misure che impattano sulla vita di tutti i giorni della gente, dei cittadini, dei nostri territori.
Questo decreto impatta soprattutto in modo negativo sul mondo delle imprese. Questo decreto «liberalizzazioni» prevede tra l'altro che si possa fare la spesa un'ora di più la sera, ma in realtà si tratta di misure che non creeranno certamente posti di lavoro in più; creeranno sicuramente dei costi per quelle aziende che dovranno prolungare i loro orari di apertura. Siamo stufi - lo dicevamo - anche degli interventi che ci hanno preceduto. Mi riferisco ad esempio all'agricoltura e a questa IMU, a come impatta sul settore primario, un settore strategico che potrebbe essere rilevante e importante per la tanto auspicata crescita che da più parti viene sbandierata. Eppure, colpiamo questo settore per dare spazio ad una vecchia deriva ideologica comunista con il solo e unico intento di colpire la proprietà privata in un momento di difficoltà. Colpiamo la proprietà privata senza accertarci se questi immobili sono ancora in utilizzo o non lo sono più, Pag. 63magari da decenni, però si dovranno pagare le tasse. Lo dovranno fare anche gli agricoltori in pensione da venti anni, anche se l'immobile non viene più utilizzato. Questo Governo di professori a volte fa delle figure da studenti, come ha fatto il Ministro Clini in Europa al Consiglio dei Ministri dell'ambiente dell'Unione europea con la posizione espressa in tema di OGM.
Penso che con la posizione espressa il Ministro Clini non abbia fatto la figura da professor ma una semplice figura da modesto studente. Vorrei concludere, ricordando una notizia apparsa sui giornali, ad esempio sul Corriere della Sera: l'onorevole Bersani avrebbe inviato un SMS al sindaco di Bari, Emiliano, scrivendogli: «pela le cozze e vai avanti». Noi diciamo che siamo stufi. La Padania ed i cittadini padani sono stufi di essere «pelati dal PD», dal professor Monti e da quant'altro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Basta con questi inutili balzelli, la Lega Nord lo dice forte e chiaro: basta!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, l'articolo 23, che reca misure di semplificazione delle procedure per l'approvazione del piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale, fa riferimento al piano decennale di trasmissione di Terna, ossia la rete che va dal generatore alla rete, per il quale è prevista la VAS, la Valutazione ambientale strategica ogni tre anni. Nell'articolo 23 il Governo prevede ogni anno tempi che si allungano di circa sei-otto mesi per la stesura della VAS annuale. Non capiamo la motivazione di questo allungamento dei tempi. Allora, un dubbio viene a tutti quanti noi. Serve forse al Ministro dell'ambiente per mantenere il lavoro all'interno delle sue strutture in quanto questi non ha capito la spesa (e non può avere un senso), visto che sappiamo che questo Ministero è stato istituito all'ultimo momento perché era già previsto, nelle file dello stesso Ministro dei lavori pubblici, Passera?
Allora con il nostro emendamento si chiede di togliere la verifica di assoggettabilità annuale, lo screening iniziale, in quanto la VAS è già prevista (lo diciamo al Governo e ai Ministri competenti) ogni tre anni, quindi viene fatta. Per tutte le opere rilevanti poi è comunque prevista dal piano decennale la VIA, strumento ancora più approfondito per la valutazione ambientale. Il nostro emendamento fa risparmiare sei mesi di tempo per l'approvazione di qualsiasi progetto. Il nostro emendamento va sempre nel senso delle liberalizzazioni e delle vere semplificazioni, un effettivo risparmio di tempo nell'iter di approvazione, con minori oneri a carico di tutti. Il Governo recepisca questo emendamento che è solamente di buon senso. Avevamo fatto anche altre richieste: velocizzare e semplificare le gare d'appalto, portando gli importi a trattativa fino a due milioni e mezzo come avviene in Germania, in Austria, in tutti Paesi del centro-Europa, con enormi vantaggi per le imprese e soprattutto per le stazioni appaltanti, ossia gli enti pubblici (regioni, province e comune, e quant'altro).
Quindi, chiediamo di smantellare la burocrazia con un risparmio di tempi e costi. Dismissione del patrimonio immobiliare, drastica riduzione di enti inutili, riduzione di sprechi, messa in sicurezza di bilanci e quindi necessità di valutare gli enti che sono positivi, omogeneità di spesa, parsimonia, responsabilità, trasparenza, onestà: questo chiediamo e chiede la gente. Più banche e meno impresa non va bene, l'inverso sì. Più impresa e meno banca forse andrebbe molto meglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'IMU sulla prima casa e sulla seconda casa, le rendite catastali sui fabbricati e sui terreni, l'IRPEF, l'IVA al 21 e poi al 23, la benzina che ormai schizza a due euro al litro. La tesoreria che volete rapinare nelle nostre realtà che hanno fatto cassa, realtà che hanno governato bene per darla a chi? A Caldoro che poi la vuole sprecare per la gestione dei suoi rifiuti. E la gente va in pensione a 67 anni e nel frattempo lasciamo i giovani disoccupati. No, questo non va bene. Avete ridotto il PIL in questi giorni e in questi mesi. Minori entrate non Pag. 64vuol dire sviluppo, manca lo sviluppo e vi è solamente lo spreco. In una parola avete creato solo ed esclusivamente recessione. Questo la gente l'ha capito e sicuramente ne terrà conto alle prossime elezioni alle quali ci presenteremo e daremo un senso alla nostra esistenza in modo tale che potremmo portare i nostri progetti caratterizzati dalla responsabilità territoriale ma anche dalla valorizzazione della nostra realtà. In una sola parola, quello che ricordiamo sempre è che il federalismo che si contraddistingue...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Dussin.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo, intervengo su un emendamento che è di poco momento nel contesto ma rivela una filosofia quasi freudiana. Voi pretendete di portare avanti il Paese dando un'indennità ai praticanti degli studi legali solo sei mesi dopo l'inizio della pratica. Chiediamo invece di darla da subito ma la malizia filosofica che rivela un retropensiero è nell'articolo successivo: dite che la pratica si può svolgere anche presso le università o altri enti. Quindi, ciò presuppone che i primi sei mesi il giovane cominci a fare pratica presso l'università e può non essere pagato. Viceversa, finiti i sei mesi, si reca presso lo studio privato e, a quel punto, avendo già fatto i primi sei mesi e quindi essendo già decorso il periodo di possibile non pagamento, il privato che, come patrocinatore, si prende il giovane avvocato deve pagarlo. In poche parole, in sintesi, le università se lo tengono sei mesi gratis e invece il privato deve pagarlo. Chiediamo chiaramente che questi giovani che vengono spesso sfruttati siano pagati sin dal primo giorno ma è paradossale che i grandi enti non li paghino e il privato sì. Ma questo rivela purtroppo, ancora una volta, una verità: in questo Parlamento a rappresentare il popolo italiano che si batte nelle strade c'è rimasta soltanto la Lega Nord. Infatti, da qui a breve, appena terminerò, voi chiederete la fiducia e questo Parlamento ve la darà, salvo noi, salvo la Lega Nord, unico rappresentante di quel popolo che speriamo si ricordi che chi governa dovrebbe essere per prima cosa eletto e, grazie a Dio, noi saremo qui fuori, mentre prima c'erano tutti quei movimenti: vi ricordate gli indignati, il popolo viola, i vari girotondini? Sono spariti, confermando, se ve ne fosse bisogno, che erano mandati da chi era all'epoca all'opposizione. Sono spariti tutti, perché non si arrabbiano? Solo a dicembre scorso abbiamo visto i mezzi della Guardia di finanza dati alle fiamme qui, in via del Tritone. Abbiamo visto agenti della Guardia di finanza cui è stato tentato di strappare l'arma e che, prendendosi le botte, l'hanno difesa per impedire che se ne servissero dei facinorosi e dove è quel popolo lì? È chiaro che erano agit-prop. Allora, signori colleghi parlamentari, abbiate un sussulto di dignità. Togliete la fiducia a questo Governo oppure assumetevi, come state facendo con la vostra inerzia, la responsabilità di fronte al popolo italiano di avallare manovre che in molti casi non hanno fondamento, in alcuni casi sì, per carità.
Come diceva Benigni, anche Hitler ha fatto qualcosa di buono, qualche autostrada l'ha fatta. Nel vostro provvedimento qualcosa di buono c'è, ma mancano le cose strutturali: non toccate le banche, non toccate le assicurazioni, non finanziate il credito agli imprenditori che, come ha ricordato poco fa il mio collega, spesso si suicidano per la dignità personale e per il grandissimo dispiacere di mettere della gente sulla strada, gente che molto spesso, specie nelle piccole imprese, non è vista come il dipendente, ma è vista semplicemente come il collaboratore, l'amico, per cui i ruoli sono alquanto confusi. Ebbene, voi per questa gente, quella che poi paga le tasse, che tiene su questo Paese, fate poco o nulla. Come ha ricordato poco fa il mio collega, persino di fatto, in modo surrettizio, togliete un mese di pensione ai pensionati che hanno mille euro. Io mi chiedo veramente come la sinistra, quella che protestava contro il Governo precedente, Pag. 65possa chiudere gli occhi di fronte a tutto questo. Per fortuna in questo Parlamento ancora c'è chi rappresenta il popolo e si chiama Lega Nord.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi a norma dell'articolo 85, commi 4 e 6, del Regolamento.
Sono pervenute alla Presidenza due richieste di intervento: l'onorevole Donadi ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori per avanzare una richiesta di rinvio in Commissione del provvedimento; il rappresentante del Governo ha chiesto di intervenire per porre, come già preannunciato, la questione di fiducia sul mantenimento del testo licenziato dalle Commissioni.
Poiché a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, gli interventi sull'ordine dei lavori hanno la precedenza sulla discussione principale, concederò dapprima la parola all'onorevole Donadi e, successivamente, al rappresentante del Governo.
Al riguardo è stato obiettato che tale iter procedurale non terrebbe conto del fatto che la richiesta di parola del Governo era finalizzata alla posizione della fiducia, cioè all'esercizio di una specifica prerogativa costituzionale. La questione sarà oggetto di approfondimento in Giunta per il Regolamento, anche alla luce del fatto che i precedenti in materia sono assai remoti.
Ha dunque facoltà di parlare l'onorevole Donadi.
Faccio presente, anche se è di tutta evidenza, che in caso di rinvio in Commissione il termine per riferire in Assemblea dovrà essere compatibile con i tempi di conversione del decreto-legge in esame.
Prego, onorevole Donadi.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, la ringrazio anche per il suo pronunciamento molto puntuale sul tema.
Il mio gruppo intende chiedere una votazione sul rinvio in Commissione del decreto-legge in esame per una ragione molto semplice: il dipartimento della Ragioneria generale dello Stato - nel documento trasmesso al Governo e poi trasmesso lo scorso 14 febbraio alle Camere, ma discusso soltanto questa mattina - ha di fatto dato parere negativo su ben cinque articoli del decreto-legge in esame, dicendo che non sarebbero garantite le coperture finanziarie. Su uno in particolare la Ragioneria generale dello Stato usa dei termini che brevemente cito, perché mi sembrano davvero assolutamente significativi e direi non suscettibili di interpretazione.
All'articolo 56, comma 1-bis, la Ragioneria dice: «La disposizione è suscettibile di comportare maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, non quantificati e non coperti. Infatti la stessa è contraria alla ratio dell'articolo 6 del decreto-legge n. 138 del 2011...» e via dicendo. In Commissione di fatto un esame nel merito di queste obiezioni da parte della Ragioneria del generale dello Stato non c'è stato, nel senso che lo scorso 14 febbraio ci si è limitati a prendere atto che era appena arrivata questa nota da parte della Ragioneria e si è rinviato a questa mattina. Questa mattina ha avuto luogo una valutazione più di carattere politico che tecnico, nel senso che le forze politiche che sostengono il Governo hanno detto: «Prendiamo atto che vi è una richiesta del Governo di non cambiare una virgola del provvedimento; prendiamo anche atto delle obiezioni, su cui non si possono muovere critiche della Ragioneria generale dello Stato, ma noi, per senso di lealtà politica, votiamo favorevolmente».
Noi crediamo che questo apra un vulnus di tipo istituzionale che richiede un supplemento di valutazione da parte delle Commissioni. Io credo che questo Parlamento, proseguendo in questa direzione e votando degli articoli di legge - ben cinque - che la Ragioneria generale dello Stato ha dichiarato non coperti nelle loro possibili entità di spesa, da un lato, crei un precedente delicato dal punto di vista della legislazione dell'Assemblea stessa, ma dall'altro lato, crei anche un evidente imbarazzo nei confronti del Presidente della Repubblica chiamato a far valere e rispettare quella norma della Costituzione che prevede esplicitamente e senza ombra di Pag. 66dubbio che quest'Assemblea non ha il potere di approvare norme che non abbiano copertura finanziaria.
Noi non stiamo avanzando questa richiesta con fini ostruzionistici: il mio gruppo si impegna qui, per quanto può valere dal punto di vista politico, a garantire, nelle forme e nei modi che le Commissioni o la Presidenza di quest'Aula riterranno, di proseguire in qualunque modo, anche con votazioni notturne. Ma come possiamo assumerci la responsabilità di votare ben cinque articoli che non hanno copertura finanziaria e sui quali la Ragioneria generale dello Stato non si è sentita in grado di dare un parere favorevole?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MASSIMO DONADI. Come possiamo farci forza di un parere positivo della Commissione bilancio dato esclusivamente per ragioni politiche, dopo che il sottosegretario per l'economia e le finanze, Polillo, è intervenuto questa mattina, in Commissione, dicendo che le prescrizioni del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato non si applicano alla lettera, ma si cerca di adeguarsi strada facendo, cosa che è un mostro giuridico? Per queste ragioni, chiediamo che il provvedimento venga rinviato in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sulla richiesta di rinvio in Commissione, chiedo al relatore, onorevole Ventucci, di esprimere il proprio orientamento ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento.

COSIMO VENTUCCI, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, non c'è alcun motivo per rinviare il provvedimento in Commissione.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che il relatore esprime parere contrario.
A questo punto, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sulla proposta di rinvio in Commissione, darò la parola ad un oratore contro e a uno favore, per non più di cinque minuti.
Prendo atto che nessuno chiede di parlare contro.
Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, il collega Donadi ha dato una motivazione tecnica, ma anche una motivazione politica non trascurabile. Signor Presidente, sotto la Presidenza dell'onorevole Lupi, abbiamo già cercato di evidenziare questo vulnus, a nostro giudizio, nella prassi parlamentare, che è sostanziata per quanto attiene al bilancio dall'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Il vulnus è rappresentato dalla relazione aggiornata della Ragioneria generale dello Stato. La relazione tecnica aggiornata esprime una verifica non positiva. Questo significa che la Ragioneria non è in grado di dire nient'altro che esiste relativamente un costo: non è in grado di quantificare il costo degli articoli 17, 24-bis, comma 1, capoverso «19-ter», 35, comma 3-bis, 56, comma 1-bis, 71, comma 3-bis, 76, comma 2.
Signor Presidente, non si tratta di un singolo emendamento, come è già successo nella storia parlamentare: in un provvedimento che arriva a capo può accadere che un singolo emendamento possa essere corretto in itinere.
Contrariamente a quanto asserito dal collega sottosegretario, qui stiamo parlando di una relazione della Ragioneria generale dello Stato che non dice che tali articoli sono manifestamente scoperti per tot euro, non può dirlo perché c'è un principio di indeterminatezza; certo, ma indeterminatezza nella sicurezza di un costo e quindi, giustamente, verificata positivamente. In altre parole, la relazione tecnica aggiornata ci dice che c'è un costo e che comunque questo costo, in qualche modo, andrà coperto. Ora, a proposito dell'argomento del collega, noi ci sentiamo di condividere due punti: innanzitutto un iter parlamentare legittimo, approfondito e Pag. 67veloce; il provvedimento ritorna in Commissione, lì viene verificato non un singolo emendamento ma stiamo parlando di quattro o cinque articoli, ritorna nei tempi dovuti, non è la prima né l'ultima volta - degli errori conviene accorgersi, solo perseverare è diabolico, errare è umano, persino tecnico, oserei dire - e si modifica nel giro del tempo richiesto. Secondariamente, signor Presidente, condividiamo l'argomento che io le sottopongo dell'imbarazzo nei confronti di un corretto e leale rapporto tra le istituzioni. Noi consegniamo sicuramente scienti, coscienti e volenti, in qualche modo, un qualche cosa di inaccettabile - a mio giudizio ma credo di condividere l'opinione con i colleghi dell'opposizione - nelle mani del Presidente della Repubblica che in qualche modo dovrà trovare una sistemazione. Allora, o il Governo fa un decreto-legge dopodomani o altrimenti, a nostro giudizio, il Presidente della Repubblica non può firmare questo. Non può firmare perché, essendo presente una relazione tecnica e essendo presente un dibattito parlamentare, non lo potrà fare. C'è un motivo di urgenza enorme? C'è un motivo di discussione politica o di incrinatura politica? Non mi sembra; c'è un ragionamento di opportunità che in questo voto molto sereno, molto tranquillo, può essere consegnato, semplicemente e in modo pacifico, al Parlamento; altrimenti noi, giustamente, ce ne dobbiamo lavare le mani e consegnare un fardello politico più importante, signor Presidente, non solo alla maggioranza ma anche un fardello istituzionale alla Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento in esame.
(È respinta).

La Camera respinge per 224 voti di differenza.
Prima di procedere, onorevoli colleghi, sia consentito alla Presidenza - Ministro, la prego di prestare un attimo di attenzione -, in ordine a quanto è stato richiamato dagli onorevoli Donadi e Polledri - ora che l'Assemblea, nella sua sovranità, si è pronunciata in ordine alla richiesta di rinvio in Commissione -, di esprimere il rammarico per la insensibilità mostrata dall'Esecutivo, che non ha ritenuto opportuno fornire all'Assemblea ulteriori elementi di valutazione in ordine a quanto è stato richiamato, perché, oggettivamente, si tratta di questioni che hanno una loro fondatezza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Italia dei Valori).
A questo punto ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Onorevoli colleghi, vi prego di consentire al Ministro di parlare.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5025)

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, prendo atto delle parole che lei ha voluto pronunciare sulla questione di cui questa Camera si è occupata. Onorevoli deputati, a ciò autorizzato ed incaricato dal Consiglio dei Ministri pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 1 (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego!

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento.. .. del 24 gennaio 2012, Atto Camera n. 5025, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.

Pag. 68

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intanto le esprimo un apprezzamento non formale per il suo intervento di poco fa, però, mi permetta, vorremmo che questi interventi potessero qualche volta prevenire i fatti, anziché commentare i fatti stessi.
Prendo la parola per dire al rappresentante del Governo, oltre che a lei, signor Presidente, che sicuramente mi stancherò prima io - non ho più il fisico per certe maratone oratorie -, però continuerò a denunciare una situazione che sta diventando assolutamente paradossale: non si può più immaginare di organizzare i lavori dell'Aula e poi ritrovarci qui ogni martedì, su ogni provvedimento, su ogni decreto-legge del Governo, per l'apposizione della questione di fiducia e, di conseguenza, dover sospendere i nostri lavori e iniziare quello che è, davvero, un rito che rischia di svuotare l'essenza stessa della Camera ed il ruolo del Parlamento.
Non lo dico per l'Italia dei Valori, ma lo dico, in qualche modo, anche per esprimere solidarietà ai colleghi del PD, ai colleghi del PdL e ai colleghi del Terzo Polo, che ormai, davvero, sono chiamati soltanto ad alzare la mano o a passare sotto il banco della Presidenza per dire «sì» e basta. Però, se lei me lo consente, rubo ancora un minuto soltanto per chiarire che questa mattina il vicepresidente Lupi ha annunciato egli stesso l'apposizione della questione di fiducia per questo pomeriggio. In discussione, da parte nostra, non vi era la correttezza della comunicazione giunta alla Presidenza della Camera da parte del rappresentante del Governo, ma questo suo anticipo.
Adesso la questione è chiarita, il presidente Lupi ha correttamente letto lo speech che gli è stato predisposto dagli uffici, l'incidente è chiuso e per questo vorrei soltanto sottolineare un elemento di soddisfazione.

Su un lutto del deputato Massimo Calearo Ciman.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Massimo Calearo Ciman è stato colpito da un grave lutto: la perdita della moglie.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione (ore 15,48).

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, il suo intervento è stato un intervento molto importante, che, secondo me, ha segnato un punto non solo di arrivo, ma di partenza, per il Governo. Signor Presidente, io e lei calchiamo quest'Aula da molti anni ed è la prima volta - e le rendo merito - che un Presidente della Camera richiami il Governo per qualcosa che poteva essere benissimo fatto.
Essendo una questione, quella che hanno posto i colleghi Polledri, Bitonci, D'Amico e Donadi, molto importante, mi chiedo a questo punto, signor Presidente, se lei formalmente non voglia informare il Presidente della Repubblica su quello che è avvenuto, perché quando si fanno tutta una serie di azioni volte a mettere lacci e lacciuoli all'attività del Parlamento, penso che lei, così sensibile difensore delle prerogative di quest'Aula, debba rendere subito edotto della questione il Presidente della Repubblica.
Anche perché ho la netta convinzione che questa non sarà né la prima, né l'unica volta, dato che dall'inizio del mandato di questo Governo, ogni volta su ogni decreto-legge è stata posta la questione di fiducia e ho la netta sensazione che questo andrà avanti ancora per molto tempo, molto probabilmente fino alla primavera del 2013. Pag. 69
Quindi, se qualcuno ha pensato che siamo già passati, senza fare riforme, da una forma parlamentare a una forma di tipo «presidenziale», si è sbagliato; a meno che il Governo non ci dica già adesso a chiare lettere - e ci dà la scaletta e il calendario - che la prossima settimana ci sarà un'altra fiducia, che tra quindici giorni ce ne sarà un'altra, e così il mese prossimo, in modo che chi è al Governo determini il lavori dell'Aula, indipendentemente dalla sua Presidenza. La ringrazio per quello che ha fatto, ma penso che sia il caso di rendere edotto anche il Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ANDREA RONCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, penso in questo momento di interpretare il pensiero di tutti i parlamentari nel darle atto di aver interpretato al meglio il pensiero e il sentimento della Camera dopo i lavori di questa mattina, a parte, signor Presidente, il comportamento spesso anche scorretto di elementi del Governo che, nonostante fossero affrontate stamani questioni importanti come la violazione dell'articolo 81 della Costituzione, non soltanto non danno risposte, ma platealmente ignorano il contributo di questa Camera e di questo Parlamento. Ritengo, signor Ministro, che sia intollerabile che ogni settimana venga posta una questione di fiducia che strozza il dibattito e soprattutto le richieste di spiegazioni che il Governo continua a non dare.
Denunciamo, anche per coloro i quali in questo momento non parlano, un momento buio di questo Parlamento, soprattutto rispetto al fatto che non si vogliono dare risposte su questioni come quelle che sono state poste questa mattina. Attendiamo ancora di sapere, per esempio, cosa pensa il Governo del giudizio della Ragioneria generale dello Stato sulla copertura delle liberalizzazioni.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Le ricordo che per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Evangelisti. Chiede la parola sull'ordine dei lavori per un'altra questione? Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo solo per riconoscere l'autorevolezza del suo intervento e per dire che la politica non può lamentarsi se gli italiani non gli riconoscono un ruolo quando, su una votazione così rilevante dal punto di vista costituzionale, non c'è stato uno in quest'Aula, a partire dal relatore, per poi passare ai gruppi parlamentari, che abbia motivato la ragione per cui quest'Aula ignori le osservazioni della Ragioneria generale dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Lega Nord Padania).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che stiamo discutendo di una questione che non può assolutamente fare precedente, e cioè sul fatto che il Governo aveva richiesto di parlare perché si apprestava a porre la questione di fiducia sul testo di un decreto-legge urgente e in scadenza ad horas, e che quindi doveva essere posto all'attenzione di questa Camera con la necessaria attenzione anche dal punto di vista regolamentare.
In secondo luogo, il percorso che, prima al Senato e poi alla Camera, è stato adottato nella discussione sul merito e la congruità alle indicazioni di bilancio, è stato un percorso che è stato assecondato da questo Parlamento e dalle Commissioni di merito. Infine, il testo che dovrà essere sottoposto alla questione di fiducia per poi convertire il disegno di legge che contiene, è un testo su cui si è pronunciata certamente la Commissione bilancio di questa Camera con un parere favorevole, ma lo Pag. 70ha fatto, signor Presidente, in piena concordanza con il Governo, il quale ha risposto sostanzialmente alle osservazioni della Ragioneria generale dello Stato, che sono le medesime osservazioni che la Ragioneria aveva fatto al Governo sul testo del maxiemendamento su cui il Governo aveva posto la questione di fiducia al Senato.
Quindi quelle osservazioni erano già nel merito superate con l'impegno del Governo alla copertura, nel momento in cui il Governo aveva posto la questione di fiducia al Senato. Poiché qui il testo del provvedimento non è cambiato, evidentemente è responsabilità del Governo, ed è giusto che il Parlamento lo solleciti, fare in modo che le osservazioni della sua Ragioneria generale dello Stato, vengano immediatamente colte in modo tale che, ove non dovessero verificarsi tutte le condizioni sufficienti a fare in modo che la copertura sia adeguata, si provveda, da parte dello stesso Governo, per fare in modo che il Parlamento possa, nelle maniere e con i modi consentiti, ricevere una proposta che eventualmente corregga gli errori contenuti nel provvedimento.
Tuttavia, siccome al momento il Parlamento, la Camera, attraverso le sue Commissioni, si è pronunciato favorevolmente sul contenuto del provvedimento, è del tutto evidente che noi oggi formalmente compiamo un percorso che, fino a conclusione dell'iter parlamentare di questo decreto-legge, è nella piena osservanza delle disponibilità e delle disposizioni di legge e costituzionali. Non c'è bisogno di prendere in considerazione alcuna altra questione che possa attenere ad altri organi dello Stato. Qui noi prendiamo le decisioni con senso di responsabilità, facendo il lavoro della Camera e richiamando il Governo alle proprie responsabilità.

FABIO EVANGELISTI. Quartiani sottosegretario!

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per associarmi a gran parte delle considerazioni che ha testé svolto il collega Quartiani, proprio per il fatto che questo è un provvedimento che giunge dal Senato, che è stato valutato dalle Commissioni di merito e dalla Commissione bilancio del Senato, dal plenum dell'Aula del Senato, che ha avuto un iter di merito nelle due Commissioni riunite qui alla Camera, che è stato valutato e votato proprio questa mattina dalla Commissione bilancio e che giunge in Aula attraverso un percorso complesso, che ha portato questa Assemblea a pronunciarsi sulla chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti e che ha permesso alle opposizioni di svolgere quello che usualmente viene chiamato il «lodino Iotti», che si ispira ad un precedente regolamentare antico, grazie al quale le opposizioni possono svolgere interventi.
Credo, Presidente, che abbiamo assistito ad una situazione assai atipica, per alcuni versi dettata forse dall'eccezionalità della situazione in cui ci si è trovati, ma assolutamente al di fuori dei precedenti, poiché noi abbiamo votato, in pendenza di una questione di fiducia che il Governo stava per porre, una richiesta di rinvio in Commissione. Ciò è di tutta evidenza, a mio avviso, Presidente. Ella stessa correttamente ha stabilito e ha detto nel suo speech che questo non costituisce precedente e che eventualmente si pronuncerà la Giunta per il regolamento. Ma l'articolo 116 del Regolamento dice chiaramente che «Se il Governo pone la questione di fiducia sull'approvazione o reiezione di emendamenti ad articoli di progetti di legge, non è modificato l'ordine degli interventi e delle votazioni stabilito dal Regolamento».
E il Regolamento all'articolo 41 dice che «i richiami al regolamento o per l'ordine del giorno o per l'ordine dei lavori o per la posizione della questione» di fiducia (e che cos'altro è la posizione della questione di fiducia se non la posizione della questione?) «o per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla discussione principale». Pag. 71
Insomma, non succede dal 1988 che quando il Governo ponga la questione di fiducia, si dia spazio ad altre votazioni procedurali. Quindi, signor Presidente, credo che, fatta salva l'eccezionalità di questa situazione e il suo giusto richiamo alla Giunta per il Regolamento, noi dovremmo attenerci ad una consolidata prassi parlamentare che tutti, signor Presidente, almeno nelle intenzioni, manifestano la volontà di voler modificare attraverso una riforma profonda, intelligente e concreta dei nostri Regolamenti parlamentari, al netto delle eventuali riforme istituzionali che ci saranno.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, la prego di concludere.

SIMONE BALDELLI. In questo senso credo che l'Assemblea si sia pronunciata, ma al di fuori di una prassi consolidata che credo si debba continuare a mantenere.

FABIO EVANGELISTI. Baldelli sottosegretario!

PRESIDENTE. Confermo agli onorevoli Baldelli e Quartiani che, in ordine alla correttezza dell'iter procedurale che la Presidenza ha adottato (circa la possibilità di far votare prima la richiesta di rinvio in Commissione del provvedimento e, successivamente, dare la parola al rappresentante del Governo per porre la preannunciata questione di fiducia), sarà chiamata a pronunciarsi la Giunta per il Regolamento. Infatti, come è stato ricordato, si tratta di una decisione che non ha precedenti e, quindi, è da intendersi adottata in via del tutto eccezionale.
A questo punto, a seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente al piano Aula per l'organizzazione del seguito del dibattito. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita la seguente articolazione dei lavori conseguente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 5025 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività (Approvato dal Senato - scadenza: 24 marzo 2012), nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.
La votazione per appello nominale avrà luogo a partire dalle ore 15,45 di domani, mercoledì 21 marzo. Le dichiarazioni di voto sulla fiducia avranno luogo, dunque, a partire dalle ore 14,15.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di domani. L'illustrazione dei medesimi avrà inizio domani dopo il voto di fiducia e proseguirà sino alle ore 20. L'illustrazione riprenderà giovedì 22 marzo dalle ore 10. Alle ore 12 è prevista l'espressione del parere da parte del Governo. La votazione degli ordini del giorno avrà luogo giovedì a partire dalle ore 14.
Le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta, avranno luogo giovedì 22 marzo, a partire dalle ore 18. La votazione finale avrà dunque luogo alle ore 19,30 circa.

Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, previsto per domani alle ore 15, non avrà luogo.

Pag. 72

Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo venerdì 23 marzo (antimeridiana).

Gli altri argomenti previsti per la settimana in corso sono rinviati alla prossima settimana, prima degli argomenti già previsti in calendario.

Per quanto riguarda i lavori della prossima settimana, le Commissioni II e XIII hanno chiesto, rispettivamente, il rinvio delle seguenti proposte di legge:
proposta di legge n. 4041 ed abbinate - Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici (Approvata dal Senato);
proposta di legge n. 4309 ed abbinate - Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e naturale.

Nella settimana 26-30 marzo avrà luogo l'esame del disegno di legge n. 5049 - Conversione in legge del decreto-legge 27 febbraio 2012, n. 15, recante disposizioni urgenti per le elezioni amministrative del maggio 2012 (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione - scadenza: 27 aprile 2012), con priorità rispetto agli altri argomenti già previsti.

Pertanto, i lavori della prossima settimana avranno la seguente articolazione:

Lunedì 26 marzo (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 5049 - Conversione in legge del decreto-legge 27 febbraio 2012, n. 15, recante disposizioni urgenti per le elezioni amministrative del maggio 2012 (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione - scadenza: 27 aprile 2012).
Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Esposito ed altri n. 1-00711, Osvaldo Napoli ed altri n. 1-00804 e Misiti ed altri n. 1-00944 concernenti iniziative volte a finanziare le opere e gli interventi previsti dal Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione;

Vincenzo Antonio Fontana ed altri n. 1-00855 e Binetti ed altri n. 1-00927 concernenti iniziative in ordine alle modalità di ammissione alle scuole di specializzazione in medicina.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 3466 ed abbinate - Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte delle regioni e degli enti locali.

Martedì 27 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 28 e giovedì 29 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 30 marzo) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 5049 - Conversione in legge del decreto-legge 27 febbraio 2012, n. 15, recante disposizioni urgenti per le elezioni amministrative del maggio 2012 (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione - scadenza: 27 aprile 2012).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Boccia, Galletti ed altri n. 1-00902, Comaroli ed altri n. 1-00931, Iannaccone ed altri n. 1-00936, Corsaro ed altri n. 1-00937, Borghesi ed altri n. 1-00938, Cambursano e Brugger n. 1-00939, Tabacci ed altri n. 1-00942 e Gianni ed altri n. 1-00945 concernenti iniziative relative alla delimitazione dei soggetti titolati a partecipare alle aste della Banca centrale europea; Pag. 73
Franceschini ed altri n. 1-00880, Iannaccone ed altri n. 1-00887, Miccichè ed altri n. 1-00928, Ossorio ed altri n. 1-00930, Cicchitto ed altri n. 1-00932, Occhiuto ed altri n. 1-00933, Commercio ed altri n. 1-00934, Aniello Formisano ed altri n. 1-00935, Ruvolo ed altri n. 1-00940 e Versace ed altri n. 1-00941 concernenti iniziative per favorire gli interventi produttivi e l'occupazione nel Mezzogiorno;
Di Stanislao ed altri n. 1-00781, Gidoni ed altri n. 1-00861, Porfidia ed altri 1-00862, Moffa ed altri n. 1-00907, Misiti ed altri n. 1-00908, Rugghia ed altri n. 1-00909, Cicu ed altri n. 1-00920 e Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00943 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35;
Montagnoli ed altri n. 1-00896, Lombardo ed altri n. 1-00901, Fluvi ed altri n. 1-00910, Misiti ed altri n. 1-00911, Crosetto ed altri n. 1-00913, Borghesi ed altri n. 1-00916, Mosella ed altri n. 1-00924 e Polidori ed altri n. 1-00929 concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni;
Palagiano ed altri n. 1-00384, Binetti ed altri n. 1-00874, Martini ed altri n. 1-00897, Livia Turco ed altri n. 1-00900, Palumbo ed altri n. 1-00904, Stagno D'Alcontres ed altri n. 1-00917 e D'Anna ed altri n. 1-00919 concernenti iniziative per il potenziamento della «medicina di genere»;
Servodio ed altri n. 1-00869, Delfino ed altri n. 1-00905, Bossi ed altri n. 1-00912, Beccalossi ed altri n. 1-00914, Di Giuseppe ed altri n. 1-00915, Misiti ed altri n. 1-00918, Di Biagio ed altri n. 1-00921, Commercio ed altri n. 1-00925 e Ruvolo ed altri n. 1-00926 concernenti iniziative in materia di uso e sviluppo delle agroenergie, con particolare riferimento agli impianti alimentati a biomasse;
Esposito ed altri n. 1-00711, Osvaldo Napoli ed altri n. 1-00804 e Misiti ed altri n. 1-00944 concernenti iniziative volte a finanziare le opere e gli interventi previsti dal Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione;
Vincenzo Antonio Fontana ed altri n. 1-00855 e Binetti ed altri n. 1-00927 concernenti iniziative in ordine alle modalità di ammissione alle scuole di specializzazione in medicina.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3466 ed abbinate - Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte delle regioni e degli enti locali.

Esame del disegno di legge n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2094 - Modifiche al codice di procedura penale per la definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Colgo l'occasione, in conclusione della lettura del calendario dei lavori della settimana in corso e per quella successiva, per salutare gli studenti dell'istituto magistrale di Casarano in provincia di Lecce, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune, in particolare alla lettura da parte del Presidente di turno dell'ordine del giorno (Applausi).

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Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 21 marzo 2012, alle 14,15:

Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3110 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività (Approvato dal Senato) (C. 5025).
- Relatori: Ventucci (per la VI Commissione) e Scarpetti (per la X Commissione), per la maggioranza; Barbato (per la VI Commissione) e Cimadoro (per la X Commissione), di minoranza.

La seduta termina alle 16,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5025 - chius. disc. compl. em. 449 442 7 222 379 63 35 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.