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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 605 di giovedì 15 marzo 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,05.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bocci, Bongiorno, Brugger, Bruno, Caparini, Casini, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Dussin, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Lucà, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pisicchio, Stefani e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge:
PIERGIORGIO RAZETI, da Genova, e numerosi altri cittadini chiedono l'istituzione di zone a parcheggio gratuito in prossimità di stazioni ferroviarie e aeroporti (1395) - alla IX Commissione (Trasporti);
LILIANA OZZANO BONETTI, da Novara, chiede misure per promuovere lo sviluppo di nuove imprese attraverso l'istituzione di fondi comunali e associazioni tra imprenditori commercianti e artigiani (1396) - alla X Commissione (Attività produttive);
ALDO COPPOLA, da Genova, chiede l'adozione di un complesso di interventi per il risanamento finanziario e il rilancio dello sviluppo, tramite la riduzione delle imposte, l'introduzione di nuove regole per i mercati borsistici, il contrasto delle frodi nel settore dei giochi, il ripristino della previgente normativa previdenziale e misure contro la precarietà del lavoro, la lotta contro la corruzione, il completamento delle opere pubbliche incompiute, la soppressione dei contributi a fondo perduto alle imprese, l'accorpamento degli enti locali, la riduzione dei costi della politica e delle spese militari (1397) - alla V Commissione (Bilancio);
ANTONIO MINARDI, da Piane Crati (Cosenza), chiede nuove norme in materia di notifica delle violazioni al codice della strada (1398) - alla IX Commissione (Trasporti);
DOMENICO MAMMANA, da Lipari (Messina), chiede:
interventi in materia di responsabilità dei magistrati che non rispettano le Pag. 2norme vigenti in materia di prescrizione dei reati (1399) - alla II Commissione (Giustizia);
la riduzione delle imposte a carico dei commercianti ambulanti (1400) - alla VI Commissione (Finanze);
ANTONIO DI CARLO, da Pietrabbondante (Isernia), chiede misure per favorire l'accesso al credito da parte delle imprese e dei cittadini tramite la conversione dei titoli di debito pubblico in certificati azionari di una holding pubblica (1401) - alla VI Commissione (Finanze);
GIAMMARIO BATTAGLIA, da Anzio (Roma), chiede l'istituzione di una società per l'alienazione di beni del patrimonio dello Stato (1402) - alla VI Commissione (Finanze);
MARIA GRAZIA BREDA, da Torino, e numerosissimi altri cittadini chiedono interventi per assicurare le risorse necessarie per l'attuazione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria e socio-sanitaria per le persone non autosufficienti (1403) - alla XII Commissione (Affari sociali);
LAURA PANINI, da Roma, ed altri cittadini chiedono la ricollocazione degli animali presenti nei circhi, nonché in mostre o esposizioni faunistiche, presso appositi centri di assistenza (1404) - alla VII Commissione (Cultura);
SIMONE PAVESI, da Roma, e altri cittadini chiedono norme per vietare l'allevamento, la cattura, l'uccisione e la commercializzazione di animali da pelliccia (1405) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
RENATO LELLI, da San Pietro in Cariano (Verona), chiede la riforma dello Stato in senso federale (1406) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
GAETANO CORTESE, da Cusano Milanino (Milano), chiede misure per valorizzare le petizioni presentate dai cittadini ai sensi dell'articolo 50 della Costituzione (1407) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
GIAN PAOLO PORCU, da Cagliari, chiede modifiche all'articolo 408 del codice di procedura penale in materia di richiesta di archiviazione per infondatezza della notizia di reato (1408) - alla II Commissione (Giustizia);
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
misure in materia di responsabilità dei magistrati, soprattutto in caso di palesi differenze tra differenti gradi di giudizio (1409) - alla II Commissione (Giustizia);
il potenziamento dei controlli in materia di rispetto dei limiti di temperatura previsti per gli impianti di riscaldamento (1410) - alla X Commissione (Attività produttive);
norme per contrastare il mancato rilascio di scontrini fiscali e fatture (1411) - alla VI Commissione (Finanze);
l'abolizione delle banconote da 500 euro (1412) - alla V Commissione (Bilancio);
misure per contrastare il gioco d'azzardo illegale e l'abolizione dei giochi legali (1413) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VI (Finanze);
l'estensione ai cittadini ultracinquantenni delle norme agevolative in materia di costituzione di società a responsabilità limitata da parte di giovani fino a 35 anni (1414) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VI (Finanze).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3111 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale (Approvato dal Senato) (A.C. 4999-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge Pag. 3 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato approvato l'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo della Commissione, sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia.
Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale a mente dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4999-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4999-A).
Avverto che l'ordine del giorno Cavallotto n. 9/4999-A/15 è stato sottoscritto anche dall'onorevole Meroni e che l'ordine del giorno De Girolamo n. 9/4999-A/5 è stato sottoscritto anche dall'onorevole Carfagna.
L'onorevole Fabi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4999-A/16.

SABINA FABI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se andate a cercare nel Devoto-Oli il significato della parola «emergenza» troverete scritto: «circostanza imprevista» e, quindi, «situazione di crisi o pericolo da affrontare con tempestività e risolutezza (...), quello di una politica per l'emergenza di particolare gravità per le istituzioni o per il Paese, nel quale di solito le pubbliche autorità assumono poteri speciali». Tempestività e risolutezza: mi sembra chiaro che utilizzare l'espressione «emergenza rifiuti» per una situazione che nella regione Campania e, in particolare nella città di Napoli, dura da circa vent'anni sia assolutamente improprio.
Nelle nostre regioni - quelle virtuose del nord -, sono stati investiti denaro ed energie per sensibilizzare le famiglie e i bambini nelle scuole a mettere in atto la raccolta differenziata, con continui controlli, fino ad arrivare ai risultati del 75-80 per cento, con conseguenti risparmi e vantaggi per l'ambiente. Come mai, allora, in Campania non si riesce ad uscire da questa situazione poco dignitosa e pericolosa per i cittadini campani? Chi ci guadagna? A chi giova?
L'incapacità e l'irresponsabilità politica di chi ha amministrato ed amministra questa regione si è manifestata durante tutte le campagne elettorali, quando veniva promesso ai cittadini che mai si sarebbe costruito un inceneritore in quel territorio. È tempo di ridare la responsabilità e le competenze su questa materia al presidente della regione, agli enti locali, eliminando le norme, spreco di finanziamenti, ai commissari che niente hanno risolto e che, alla fine, hanno trovato più comodo spedire all'estero i rifiuti, con costi esagerati che paghiamo tutti noi cittadini. E, intanto, a guadagnare rimane sempre e solo la criminalità organizzata.
Il nostro ordine del giorno, premesso che il comma 1 dell'articolo 1 autorizza la realizzazione di impianti di digestione anaerobica nelle aree di pertinenza degli stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti-ex impianti CDR (STIR) o in aree confinanti acquisite dal commissario straordinario, per garantire l'impiantistica complementare al trattamento dei rifiuti e alleggerire la situazione degli STIR campani, impegna il Governo a vigilare sull'autosufficienza della regione Campania in ordine agli stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti-ex impianti CDR.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PD) ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4999-A/41.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, prima di illustrare in maniera breve e concisa l'ordine del giorno che mi sono permesso di presentare, vorrei esprimere tre concetti fondamentali. Riconosco che, in sede di federalismo progrediente e di regionalismo collaborativo, è necessario coinvolgere il sistema delle autonomie territoriali per affrontare il tema dei rifiuti in Italia e in Campania. Pag. 4
È chiaro che viviamo un'opacità diffusa nella regione Campania per la debolezza e l'inerzia con cui si affrontano le tematiche afferenti al risanamento ambientale e alla disciplina dello smaltimento dei rifiuti.
Vi è un primo rilievo da fare sul provvedimento che dobbiamo approvare, che è quello istituzionale: si appella e ci si appella - vorrei dire - agli accordi interregionali per determinare solidarietà diffuse sul territorio senza blitz e senza atti di violenza ambientale; ci si appella, quindi, ad accordi tra le regioni.
Condivido questo aspetto, ma non è il solo valido a livello di regione Campania, in quanto esso apre, signor Presidente, un dualismo storico tra le aree dell'area metropolitana e le aree più interne della Campania. Applicare in maniera rigorosa il decreto-legge - l'ordine del giorno ipotizza un gradualismo nella realizzazione - significa penalizzare le aree interne, in quanto sono costrette, in assenza di discariche, ad attendere il parere delle regioni dopo avere maturato gli accordi interregionali.
Il tema vero è questo, signor Presidente: se la Campania - e io sono campano, anche se svolgo le mie osservazioni di obiettiva critica - non affronta con un piano strategico industriale il tema dei rifiuti, coinvolgendo le regioni e le province, soprattutto le province e i comuni, anche per quanto riguarda la questione della TARSU e della TIA, che irrazionalmente sono transitate nella discussione all'ente provincia, noi non risolveremo mai il problema.
Il piano strategico dovrebbe co-includere questi aspetti: cosa si vuole fare dei termovalorizzatori? Quali e quanti, concordando la regione con l'area metropolitana? Come vogliamo affrontare il tema delle discariche sul territorio? Infatti, in assenza della costruzione dei termovalorizzatori, occorrono discariche controllate. In terzo luogo, come vogliamo superare la fase emergenziale che da lungo tempo coinvolge la regione Campania?
La regione non può eliminare da sé i suoi poteri fondamentali: se non li esercita, rischiamo che la regione depotenzi e banalizzi la forza della sua istituzionalità. Noi ci appelliamo al presidente Caldoro affinché possa esercitare, con l'ausilio e la concertazione delle autonomie territoriali, i suoi poteri e non ponga la regione Campania al ludibrio dell'intero Paese. Vi sono le condizioni e le prospettive perché il tema possa essere superato, ma la regione deve svolgere il suo ruolo.

PRESIDENTE. L'onorevole Bitonci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4999-A/18.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, il problema dei rifiuti di Napoli è veramente uno scandalo mondiale: ci ha fatto fare la figura di un Paese, per carità, spaccato a metà tra nord e sud, dove certamente vi sono due modi di gestire il problema dei rifiuti e della raccolta differenziata, però ci ha fatto fare una figuraccia che abbiamo pagato molto anche a livello turistico.
Ma andiamo a ricercare le vere responsabilità di ciò che è successo: sicuramente vanno cercate nella passata gestione del presidente Bassolino e del sindaco Iervolino. Certamente vanno cercate nella criminalità organizzata, che non ha mai voluto trovare una soluzione, ma ha impedito la gestione, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, perché è diventato, ovviamente, un grande business per il settore malavitoso.
Però arriviamo anche ai giorni d'oggi, con il nuovo sindaco De Magistris, il quale, in campagna elettorale, ha promesso di risolvere il problema in quaranta giorni - udite, udite! - con questa grande e illuminata idea della raccolta differenziata. Abbiamo visto quali sono i risultati. A Napoli e Caserta il risultato della raccolta differenziata è veramente penoso: vi è una raccolta differenziata inferiore al 10 per cento, mentre nella mia cittadella - io sono sindaco di un comune di ventimila abitanti - raggiungiamo un livello e una percentuale di differenziazione del prodotto pari al 75 e, in alcuni casi, anche all'80 per cento. Siamo sicuri che con un buon lavoro sulla raccolta differenziata si Pag. 5possa arrivare anche quasi al 90 per cento di differenziazione del prodotto.
Il problema è che in queste città e in queste regioni manca la cultura della raccolta differenziata; non si può pensare di insegnarla in qualche mese. Noi ci abbiamo messo quindici anni; abbiamo cominciato dalle scuole, abbiamo cominciato dai ragazzi; bisogna sicuramente iniziare nei primi anni di età a insegnare quanto sia importante, per il nostro territorio, la differenziazione del prodotto perché ciò porta a una netta diminuzione del prodotto che viene poi conferito in discarica.
Sicuramente, quindi, quaranta giorni, un mese o due mesi non potevano bastare e i cittadini napoletani sono stati presi in giro da questo sindaco, che adesso si è ritrovato - e non ne avevamo dubbi - con questo grosso problema, che poi riversa, ovviamente, sui cittadini del nord. Per anni abbiamo visto questa migrazione dei rifiuti che dalle regioni del sud, soprattutto dalla Campania, dalle province di Napoli e di Caserta, venivano verso il nord e in molti casi, anche, verso i Paesi del nord.
Questo è il grande scandalo di questa Italia; noi siamo, probabilmente, l'unica Nazione al mondo che, invece di esportare manifattura e prodotti, esporta rifiuti e lo fa a caro prezzo; li esporta in Germania e in altri Paesi che, ovviamente, lucrano su questa attività. Recentemente sono stati resi noti anche dei conteggi e degli studi che riferiscono quanto possa essere costata l'emergenza rifiuti in Campania; è un'emergenza che dura ormai da un paio di decenni e che è costata più di un miliardo, più di un miliardo dei nostri soldi, più di un miliardo dei soldi del nord!
Qual è allora l'unica cosa buona che c'è in questo decreto-legge?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO BITONCI. Mi avvio a concludere, signor Presidente, finalmente ci sarà la possibilità di accordarsi e quindi questo trasferimento di rifiuti al nord e nelle altre regioni non potrà avvenire se non ci sarà l'accordo tra i governatori delle regioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4999-A/32.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, abbiamo presentato questo ordine del giorno perché, seppur riteniamo che quanto previsto nell'articolo 3 abbia lo scopo di accelerare il processo di infrastrutturazione del Paese e, in particolare, la realizzazione dell'Expo di Milano 2015, riteniamo comunque che in particolare l'articolo 3 reca una norma di interpretazione autentica volta a ricomprendere nella definizione di «suolo» i materiali di riporto al fine di escluderli, alle condizioni indicate nella norma, dall'applicazione della normativa sui rifiuti, ferma restando comunque la disciplina in materia di bonifica dei suoli contaminati e la caratterizzazione comunque del suolo ai fini del riutilizzo.
A seguito delle modifiche introdotte dalla Commissione, è stato chiarito che, ai fini di quanto previsto dallo stesso articolo 3, per matrici materiali di riporto si intendono i materiali eterogenei, come disciplinati dal decreto di cui all'articolo 49 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, sull'utilizzo delle terre e rocce da scavo, usate per la realizzazione di riempimenti e rilevati, non assimilabili per caratteristiche geologiche e stratigrafiche al terreno in situ, all'interno dei quali possono trovarsi materiali estranei.
La Commissione ha, altresì, chiarito che, nella fase transitoria, e quindi fino alla data di entrata in vigore del decreto di cui all'articolo 49 del decreto-legge n. 1 del 2012, le matrici materiali di riporto, eventualmente presenti nel suolo, sono da considerare come sottoprodotti solo se ricorrano le condizioni di cui all'articolo 184-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, relativamente ai sottoprodotti.
Tali disposizioni comprovano l'intenzione del legislatore di garantire comunque i controlli e la preventiva caratterizzazione dei materiali, nonché la dimostrazione Pag. 6 della mancanza di contaminazione da metalli pesanti e rifiuti pericolosi ai fini del loro riutilizzo.
Questo premesso, chiediamo un impegno da parte del Governo, nell'ambito dell'attuazione delle disposizioni dell'articolo 3 del decreto-legge n. 2 del 2012, a garantire, comunque, il divieto dell'utilizzo di materiali contaminati; l'attuazione dei controlli sulla gestione dei terreni e dei materiali da riporto e l'applicazione di tutte le norme sulla caratterizzazione dei materiali, ai fini della dimostrazione inconfutabile della non contaminazione da metalli pesanti e rifiuti pericolosi preventivamente al loro riutilizzo.
Quindi, per concludere, ci vogliamo augurare che dei buoni propositi che hanno mosso il legislatore non vadano ad approfittarsene chi non aspetta altro che le maglie delle norme in materia di bonifiche o trattamento dei rifiuti vengano allargate. Purtroppo dobbiamo tristemente rilevare che spesso, troppo spesso, leggiamo o apprendiamo delle inchieste che accompagnano la realizzazione delle infrastrutture nel nostro Paese. Tra l'altro, credo che la fretta con cui oggi si cerca di recuperare il tempo perso nella realizzazione delle infrastrutture in vista dell'Expo 2015 difficilmente possa portare alla realizzazione puntuale di queste infrastrutture.
Per essere più chiari, ci auguriamo di non leggere o apprendere che, grazie a quanto previsto in questo decreto, qualche personaggio senza scrupoli si sia potuto muovere in maniera molto disinvolta. Su temi come questi riteniamo che la guardia non possa essere mai abbassata.

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4999-A/52.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, sottosegretario, ne abbiamo discusso un po' in Commissione, però qui in Aula, anche ieri, durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia, non abbiamo avuto il tempo di evidenziare la questione riguardante i CIP6. In un momento in cui siamo in difficoltà e siamo disperati per far quadrare i conti in famiglia, mese per mese, il costo della bolletta dell'energia elettrica - che tra l'altro continuiamo a dire: ma costa il 30 per cento in più rispetto al resto dell'Europa mettiamo in ginocchio le imprese - è maggiore anche per questa anomalia.
Noi, per anni, abbiamo utilizzato risorse, quali quelle delle accise sull'energia elettrica, per finanziare in modo improprio o, per meglio dire, scorretto rispetto alle direttive europee che ci siamo dati su tali risorse. Quindi, contributi pubblici per sviluppare ciò.
Ancora adesso noi manteniamo questo criterio. Abbiamo ritoccato, abbiamo cercato di dire che contribuiamo solo per quella quota di riuso del rifiuto e, quindi, non più su tutta la quantità di prodotti mandati agli inceneritori. Capisco che di fronte ad una emergenza le risorse bisogna trovarle, però, in questo caso, anche solo per aumentare o sviluppare la raccolta differenziata, abbiamo utilizzato in Campania ancora un'accisa sull'energia elettrica: non è che possiamo sempre spremere questi limoni, perché prima o poi non ci rimane niente o, come ho già detto in altre occasioni, poi incentiviamo a fare altro, del fatturato in nero o, comunque, a cavarsela in qualche maniera non conforme alle normative.
Adesso, con questo decreto, diciamo di rinunciare ad un inceneritore, che è quello di Santa Maria La Fossa, però, in realtà, non abbiamo chiarito la questione di quello di Napoli, perché il sindaco dice che sul territorio di Napoli non si fa, e non sappiamo ancora come.
Tuttavia, non è questa la questione. Va bene, utilizziamo un po' di queste risorse per far partire, finalmente, i lavori su questo opificio, questo stabilimento, dove, di fatto, si riconverte una parte di rifiuto umido, però prego il Governo e, anche noi, come Italia dei Valori, con questo ordine del giorno, vorremmo che il Governo mettesse mano un po' a questa questione anomala degli incentivi CIP6 e, quindi, di cancellare questa anomalia su tutto il territorio italiano. Sappiamo che molti Pag. 7sono in esaurimento, chiediamo, se è possibile, di accelerare la chiusura dei finanziamenti con il CIP 6 di inceneritori. Infatti, ne siamo realizzando altri, come a Torino, e quindi non è solo una questione della Campania; abbiamo messo soldi anche per farli in Sicilia, ma utilizziamo queste risorse che abbiamo per incrementare la raccolta differenziata e per sviluppare un altro sistema di utilizzo e riutilizzo dei rifiuti.
Ma smettiamola di prenderci in giro e, quindi, poi in Europa di essere quelli che vogliono fare i furbetti. So che c'è un po' di spazio. Nei prossimi provvedimenti lavoriamo su questa questione e forse faremo qualcosa di bene anche a tutti gli italiani.

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4999-A/38.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, il provvedimento all'esame oggi rappresenta sicuramente l'assurdità tutta italiana, nel senso che andiamo ad approvare un ulteriore provvedimento scandaloso per i rifiuti di Napoli, per una città che negli ultimi anni ha dato un'immagine del Paese e soprattutto del nord del Paese, anche dal punto di vista turistico, pessima. Abbiamo perso migliaia di turisti che venivano abitualmente nel nostro territorio. Grazie anche ai media e all'informazione li abbiamo persi soprattutto al Nord.
Questo rappresenta veramente un fallimento che va oltre ai milioni e milioni di euro comunque concessi a questa città per questa emergenza. Come dicevano prima alcuni colleghi della Lega, «emergenza» ha un significato ben preciso. Invece, qui sta diventando consuetudine. Quindi, vorremmo un attimo capire, perché il nocciolo e il cuore del provvedimento rappresenta soprattutto la continuità dei commissari per l'emergenza. Questi otto commissari che chiedono una proroga da 12 a 24 mesi rappresentano un'ulteriore spesa.
Quindi, vorrei capire il «governatore» della Campania Caldoro, che ogni giorno esce sulla stampa con dichiarazioni del tipo: Vogliamo il tesoretto delle tesorerie dei comuni del Nord per pagare le inefficienze del Sud. Oggi chiede al Governo di avere un ampliamento temporale da 12 a 24 mesi del commissariamento per questa emergenza. Che si assuma le proprie responsabilità! Tutti i «governatori», soprattutto al Nord, hanno in pugno questa situazione. Oggi, invece, chiediamo ancora una volta al Governo di pagare delle spese strettamente ed esclusivamente amministrative.
A noi sindaci del Nord non sarebbe mai venuto in mente assolutamente di chiedere alcunché al Governo per emergenze di questo tipo. Un sindaco del Nord che fallisce va a casa, ma perché lo mandano a casa i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Invece, noi finanziamo ancora una volta questi sprechi e queste inefficienze. Il cuore del provvedimento è rappresentato dai commissari e questa proroga rappresenta un fallimento di Napoli e del Governo che non fa rendere responsabili i propri «governatori» e i propri sindaci. A questo proposito, vorrei chiedere a Italia dei Valori cosa pensa del proprio sindaco. Cosa pensa l'onorevole Barbato che per anni abbiamo sentito nelle sue filippiche contro gli spot di Berlusconi? Oggi abbiamo gli spot del sindaco di Napoli, che annuncia la realizzazione della raccolta differenziata in 40 giorni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La differenziata a Napoli è al 12 per cento, mentre al Nord raggiungiamo picchi dell'80 per cento. Allora, bisognerebbe chiedere al sindaco se preferisce venire in Commissione ad affrontare i problemi di Napoli o stare in tribuna d'onore al San Paolo a vedere il Napoli perché forse magari si prendono più voti in questo caso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sicuramente questo è il tema centrale. Napoli rappresenta oggi un'immagine pessima del Paese. Il sindaco sicuramente non fa nulla per mettere in piedi questa cultura della differenziata e oggi abbiamo un provvedimento che costa agli italiani, a tutti gli italiani, soprattutto a quelli rappresentano Pag. 8 la virtuosità dei comuni e che si impegnano nella differenziata per pagare meno. Si tratta di un costo enorme che sicuramente non possiamo più sopportare.
Quindi, rispetto a questo provvedimento vorrei che il Governo si impegnasse ad assumere iniziative sicuramente finalizzate ad una maggiore responsabilizzazione di questi paesi e di questa emergenza, ma soprattutto che ci fosse la sospensione definitiva di ulteriori deroghe o modifiche alle vigenti normative, perché non possiamo più pagare queste inefficienze di questa città che oggi è lo scandalo e l'immagine negativa del Paese Italia, già in una situazione difficile. Quindi, il Governo si assuma questa responsabilità: basta milioni e milioni di euro a Napoli, addirittura l'esercito a Napoli per risolvere questioni che sono del sindaco. Il sindaco De Magistris dimostri di essere un sindaco e non faccia gli spot tanto declamati dai parlamentari di Italia dei Valori che oggi hanno il loro grande rappresentante nel proprio sindaco di Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Rainieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4999-A/29.

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, questo provvedimento, che tornava dal Senato con delle ottime norme per quanto riguarda il mondo agricolo, viene invece in Commissione ambiente stralciato da tutta la parte che riguardava gli imprenditori del settore.
La lettera d) del comma 2 dell'articolo 1-bis, così come era stato introdotto al Senato e successivamente soppresso dalla Commissione ambiente, aveva lo scopo di stabilire che i trasporti di rifiuti pericolosi e non pericolosi di propria produzione effettuati direttamente dagli imprenditori agricoli professionali verso i circuiti di raccolta organizzati non erano considerati svolti a titolo professionale e, di conseguenza, gli stessi imprenditori agricoli erano esonerati dall'iscrizione all'albo.
Il comma 8 dell'articolo 212 del decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede già, tra l'altro, che una particolare categoria, appunto gli agricoltori, come produttori iniziali di rifiuti pericolosi e non pericolosi, possano effettuare le operazioni di raccolta e di trasporto degli stessi, in modo saltuario e in quantità ridotte. Detti soggetti non sono tenuti, poi, alla prestazione delle garanzie finanziarie e sono iscritti in un'apposita sezione dell'albo, in base alla presentazione di una comunicazione della sezione regionale o provinciale dell'albo territoriale stesso, che rilascia il relativo provvedimento nei successivi trenta giorni.
Una particolare categoria, come dicevo prima, che produce rifiuti speciali sono, appunto, gli agricoltori, i quali, nello svolgimento delle loro attività agricole, nella maggioranza dei casi, provvedono anche alla raccolta e al trasporto dei propri rifiuti dall'azienda agricola agli appositi punti di raccolta curati dagli organismi preposti, come gli enti gestori dei servizi rifiuti o i consorzi degli agricoltori.
Occorre, secondo noi, valutare la possibilità di eliminare l'obbligo di iscrizione alla sezione speciale dell'albo per le imprese agricole che svolgono, appunto, l'attività di raccolta e di trasporto dei rifiuti da loro stessi prodotti e a titolo non professionale, vale a dire in maniera non ordinaria e non regolare.
Uno dei rifiuti particolarmente importante del mondo agricolo è l'amianto, che è materiale utilizzato, negli anni passati, per la copertura delle stalle e dei ricoveri del bestiame. Questi rifiuti sono oggi una delle preoccupazioni più grandi per il mondo agricolo. Con questo ordine del giorno, chiediamo che, visto lo stralcio di tutta la materia agricola dal provvedimento, sia adottata, al più presto, un'iniziativa per riproporre, in un prossimo provvedimento a tempi brevissimi, vista l'importanza della questione, le disposizioni che sono state soppresse, nel provvedimento, dalla Commissione ambiente della Camera, affinché sia eliminato l'obbligo di iscrizione all'albo nazionale dei gestori ambientali da parte dei piccoli produttori agricoli sulla base di quanto, appunto, esposto nella premessa.

Pag. 9

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4999-A/14, di cui è cofirmatario.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, credo che questo decreto-legge sia un'ennesima occasione mancata per il Parlamento per poter dare qualche suggerimento al Governo che, in questo momento, affronta, in maniera difficile, le difficoltà che ci sono. Ovviamente, questa occasione mancata poteva consentirci di suggerire al Governo, al di là e al di sopra di quelli che sono questi tre articoli, che contemplano un po' di demagogia da parte del sindaco di Napoli e un po' di preoccupante disponibilità per quelli che sono i produttori di sacchi di plastica ed altro. Perché dico questo, signor sottosegretario?
Perché, come abbiamo già detto nel nostro ordine del giorno, al di là del fatto di verificare la possibilità di avviare un completo processo di consultazione in vista del decreto che fissi definitivamente le caratteristiche tecniche dei sacchi e così via e la possibilità di incentivare l'economia verde, ci interessava - più di ciò - un dato importante. Abbiamo approvato l'anno scorso, intorno all'11 marzo, dopo un ampio dibattito, la possibilità che si configurassero 57 siti di interesse nazionale contaminati che hanno devastato il territorio italiano, stigmatizzando quello che era successo, ma fissando dei criteri che potevano portare finalmente alle bonifiche di questi siti, bonifiche che sono rimaste sulla carta e rimarranno sulla carta se non metteremo a punto un meccanismo con il quale possiamo chiedere alla Unione europea di creare, nei 57 siti contaminati di interesse nazionale che vanno da Venezia a Priolo, delle zone franche, bonificando quei siti che hanno devastato, dal punto di vista medico, tante persone che sono anche morte e tante altre, che sono rimaste e sono ancora fortemente malate e, oltre ad ammalare il tessuto umano, hanno ammalato il tessuto economico perché quei territori non servono a nulla, le case non valgono niente e quindi il sistema economico e sanitario è allo sbando. Con le zone franche avremmo potuto - e finalmente possiamo fare - le bonifiche, ma possiamo finalmente anche riavviare un processo produttivo che possa portare il lavoro.
Allora, mi chiedo, signor sottosegretario, se non sia il caso che lei possa farsi portavoce presso il Governo e presso il suo Ministro per consentire di rivedere, di reimpostare una possibilità di rilancio economico, perché altrimenti questo Governo si caratterizzerà soltanto per le tasse, che stanno deprimendo l'economia.
Se volete un bel 9 in economia - come qualcuno diceva questa mattina - credo che possiate averlo soltanto se, assieme alle tasse, ci sarà la possibilità della crescita e dello sviluppo. Per fare questo, ci vogliono i soldi e gli investimenti. Abbiamo già dato la nostra disponibilità a sostenervi e, come Popolo e Territorio, siamo qui, non vogliamo dire senza «se» e senza «ma»: vogliamo discutere le cose e vogliamo darvi i nostri suggerimenti.
Uno dei nostri suggerimenti prevede che voi possiate chiedere all'Unione europea, attraverso il Presidente Monti, di girare i 120 miliardi della Banca centrale europea alle micro, piccole e medie imprese per lo sviluppo: una parte di questi può essere benissimo impegnata per bonificare i siti contaminati. Questo non significa che gli altri tre articoli sono per noi indifferenti - ci mancherebbe - ma ritenevamo e riteniamo che, insieme a quegli articoli, avremmo potuto suggerirvi di inserire le bonifiche e le zone franche nei siti contaminati per dare a questo decreto sull'ambiente anche un vestito più appropriato. Infatti, c'è tanta gente in giro per l'Italia che attende da decenni un intervento per salvare il proprio fisico, la propria salute ed il proprio posto di lavoro.

PRESIDENTE. Onorevole Gianni, la prego di concludere.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. La invito, signor sottosegretario, a verificare le possibilità di eliminare la posizione continua di questioni Pag. 10 di fiducia come quella che abbiamo votato ieri, e di consentire al Parlamento di suggerirle - lei è portatore del punto di vista tecnico, noi del punto di vista politico e la politica, come lei sa meglio di me, è l'arte superiore della gestione della cosa pubblica - la possibilità di fare insieme un percorso diverso e migliore, per un'Italia diversa e migliore.

PRESIDENTE. L'onorevole Meroni ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Cavallotto n. 9/4999-A/15, di cui è cofirmatario.

FABIO MERONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, il nostro ordine del giorno è un ordine del giorno ambizioso, ma penso che possa essere condiviso, visto che impegna il Governo a concludere, nel più breve tempo possibile, l'emergenza rifiuti in Campania e a ristabilire le procedure di gestione ordinaria. Quindi, è un ordine del giorno ampiamente condivisibile, che però al suo interno porta alcune preoccupazioni.
Come già alcuni nostri colleghi intervenuti, noi siamo preoccupati da questa proroga dei commissari per un semplice motivo, caro sottosegretario, quella che andrò a leggere adesso non è la squadra di calcio che ieri ha perso - da tifoso interista capisco lo stato d'animo dei tifosi napoletani - ma è un'altra squadra: Improta, Rastrelli, Losco, Bassolino, Catenacci, Bertolaso, Pansa, Cimmino, Sottile, De Gennaro, Bertolaso secondo. Questi sono gli undici commissari che dal 1994 al 2009 hanno gestito l'emergenza rifiuti in Campania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! E oggi? Altri otto commissari...

FABIO EVANGELISTI. C'eravate anche voi!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...

FABIO MERONI. Io non entro nel merito di quanto possano costare loro, direttamente o le scelte che stanno prendendo sul territorio della Campania, io invito questi commissari a spendere qualcosa e a venire un po' al Nord magari ospitati dall'onorevole Volpi per vedere come si fa la raccolta differenziata, come si distrugge il rifiuto in quel di Brescia, invece che trovare alternative che vedono in prima fila «Gigino l'olandese volante», solo che l'olandese volante era un vascello fantasma, qui invece sono navi cariche di rifiuti italiani che salpano per andare in Olanda. Ecco la grande soluzione che ha preso quello che doveva far sparire i rifiuti in 40 giorni dal centro di Napoli!
Signor Presidente e signor sottosegretario, noi non sappiamo quanto tempo dovrà durare questa emergenza, siamo convinti però che il tempo è ormai scaduto e che questo ordine del giorno vada nella direzione di eliminare da subito l'emergenza per ritornare alla normalità, perché un'altra emergenza secondo noi si stava avventando su questo Paese spostandosi un po' più al nord, si è spostata in quel di Roma. L'onorevole Bratti ieri ha partecipato alla presentazione di questo libro, «Roma come Napoli», e guarda caso Roma è affidata a tre napoletani per risolvere il suo problema rifiuti. Sono convinto che avranno anche loro successo, sono convintissimo, mi auguro solo che l'emergenza che c'è in Campania non si trasferisca anche al centro del Paese e quindi in quel di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4999-A/51.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, al peggio non c'è mai fine, dopo 18 anni è ancora emergenza rifiuti, ancora commissari straordinari, ancora poteri straordinari, ma i commissari straordinari a chi servono? I commissari straordinari servono ai cittadini? No! Servono ai territori? No! A chi servono i commissari? Servono ai partiti, a una certa politica, perché i partiti e una certa politica si nascondono dietro i commissari per fare i lavori sporchi, perché è con i commissari che si riesce a derogare alle norme vigenti Pag. 11e che si rubano i diritti dei cittadini, con i poteri straordinari si riesce ad ottenere le deroga alle norme igienico-sanitarie, alle norme ambientali, alle norme sulla sicurezza del lavoro, alle norme sulla prevenzione incendi, alle norme sulla tutela paesaggistica ed urbanistica, alle norme sui beni culturali. Queste sono le deroghe e questi sono i commissari!
Per di più, quanto costano questi commissari? Lo sapete quanto costano, colleghi della Lega? Questo è il punto, perché con questa emergenza rifiuti che va avanti da 18 anni i «bassoliniani» ed i «cosentiniani» in Campania hanno fatto il «magna magna», costano ancora oggi e si servono dei commissari per poter ancora sperperare denaro pubblico. Ho qui una nota di un commissario straordinario appena nominato che ha individuato sette siti per la realizzazione di discariche e in una di queste, per farvi un esempio, su 550 mila euro previsti in spesa, 150 mila servono per l'esproprio, 400 mila per le spese strutturali del commissariamento, per i costi del commissario e del commissariamento, e così per tutte le altre, 400-500 mila euro solo per individuarli e fare un lavoro di studio e approfondimento. Queste sono le consulenze d'oro, questa è la casta che purtroppo si sta divorando questo Paese. La stessa cosa che succede per i commissari sta accadendo per la TAV. A cosa serve il commissario?
Mica ci si preoccupa qui di dedicarsi ai pendolari che in Italia viaggiano ogni giorno in carri bestiame, i lavoratori, gli studenti e gli operai che ogni giorno usano i treni italiani. Perché non vengono utilizzate le risorse che si vogliono mettere per la TAV per i corridoi italiani, per cui sono stati anche richiesti finanziamenti all'Unione europea? Parlo dei corridoi Venezia-Verona, Venezia-Trieste, Napoli-Bari o il terzo valico tra Milano e Genova.
Perché non si finanzia questa roba? No, perché verrebbe roba piccola, invece serve il colpo grosso, che si fa con i commissari, perché dietro ci sono Impregilo e le cooperative rosse. Ecco a cosa servono i commissari, questa è la politica che continua ad andare avanti! Oggi mette in campo una operazione anti-Campania, perché questa è una norma che va contro i napoletani e contro i campani. Non ci sono solo le responsabilità di chi da sempre ha distrutto con i rifiuti l'immagine della Campania. È vero quello che dite voi della Lega, ma lo dovete dire ai bassoliniani del Partito Democratico o ai cosentiniani del Popolo della Libertà, non ad Italia dei Valori, che da quando governa il comune di Napoli con De Magistris ha iniziato la raccolta differenziata.
Ci sono rioni come Scampia al 73 per cento di raccolta differenziata; Bagnoli è all'80; è iniziata a Posillipo e nei prossimi giorni ci saranno anche quartieri come Stella, San Carlo all'Arena e Fuorigrotta con la raccolta differenziata, perché questa è la strada maestra con la quale si tolgono i rifiuti, ma si elimina anche il «magna magna»! Ecco perché con questo provvedimento di oggi si vuole riportare l'emergenza rifiuti in Campania, perché si vuole continuare a tenere quel meccanismo, che era condiviso, a destra e a sinistra, in modo bipartisan, perché ci sono delle responsabilità politiche a monte. Le responsabilità politiche sono a livello nazionale. Mi riferisco soprattutto ai partiti nazionali, all'Unione di Centro, al Partito Democratico e al Popolo della Libertà, che mettono in campo questa norma che va contro i napoletani e i campani.
Guardate, i napoletani e i campani secondo me la tollereranno meno del Chelsea. Il Chelsea forse verrà detestato dai campani e dai napoletani meno di quanto i napoletani e i campani detesteranno per questa norma UdC, PD e PdL, anche perché vogliono mettere in campo le stesse logiche. Ad esempio, a Pozzuoli dove si vota e si vuole aprire un'altra discarica il Partito Democratico ha individuato un candidato sindaco che era stato rimosso per infiltrazioni camorristiche. Insomma, si vuole riportare una vecchia logica che l'Italia dei Valori vuole sconfiggere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

Pag. 12

PRESIDENTE. L'onorevole Buonanno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4999-A/27.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, dopo aver sentito l'onorevole Barbato mi chiedo se a Napoli e nelle zone limitrofe vada tutto bene, perché da come dice sembra che siano dei fenomeni, quando in realtà per decenni hanno mangiato miliardi di euro senza aver combinato niente e hanno creato un sistema per il quale Napoli e il suo territorio ci hanno sputtanato per il mondo, perché non sono capaci neanche di risolvere un problema e hanno commissari dal 1994.
Se si dice che in un Paese come il nostro continua ad esserci l'emergenza dopo che sono passati quasi vent'anni, mi chiedo quando ritornerà la normalità. In quei posti fa comodo dire che c'è sempre l'emergenza, perché più c'è emergenza più soldi arrivano e più soldi arrivano più pasticci possono fare e più la camorra ride e fa i cavoli suoi. Hanno poi avuto un sindaco che ha fatto la campagna elettorale a Napoli dicendo che la raccolta differenziata andava bene e che come risultato finale non ci sarebbe stato più neanche lo scarto di un rifiuto, perché avrebbero fatto in modo di smaltire il 100 per cento dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata; infatti vediamo i risultati. Allora, c'è una parte del Paese, il nord, che la raccolta differenziata non la fa da ieri e dall'altro ieri, ma da molti anni e ha risultati che variano dal 60, al 70, all'80 per cento a seconda dei casi e che quindi è indirizzata su quello che è giusto fare e che ci chiedono di fare. Quindi, ci sono sindaci che alla fine si dimostrano dei salami, come anche il sottoscritto, perché stanno alle regole e ci sono sindaci e amministrazioni che continuano a piangere e continuano a non fare quello che dovrebbero fare. Nel contempo, chiedono continuamente soldi.
Allora, capisco che oggi i napoletani siano tristi perché ieri sono usciti dalla Champions League e, quindi, sono anche un po' più arrabbiati per quanto riguarda il tema della raccolta dei rifiuti visto che non hanno più modo di divertirsi dato che non sono capaci di stare in Europa neanche nel calcio.

LUISA BOSSA. E basta!

GIANLUCA BUONANNO. Credo che sia...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

GIANLUCA BUONANNO. Era l'unico modo per stare in Europa, non hanno neanche più quello. A proposito di Giugliano, per fare in modo che si trovi finalmente una soluzione, chiediamo che sia realizzato un termovalorizzatore, non una semplice discarica, perché altrimenti tra poco tempo ritorneremo al punto di partenza, ossia vi saranno poliziotti che, invece di fare il loro giusto lavoro, dovranno scortare, per l'ennesima volta, i camion della spazzatura ed essere continuamente investiti da pietre e da insulti perché comunque, qualsiasi cosa si faccia in quelle zone, bisogna sempre farle a casa di qualcun altro perché loro, non essendo capaci di autogestirsi, chiedono sempre agli altri di assumersi le responsabilità che loro non sono capaci di assumersi.
Infatti, grazie al sindaco di Napoli e a tutti i suoi accoliti, oggi la soluzione è che i rifiuti vengono imbarcati e portati in Olanda. Questo, ovviamente, è un discorso talmente aberrante che fa capire come non si voglia risolvere il problema, probabilmente anche perché, da quello che si sente dire, vi sono centinaia di persone che lavorano in queste aziende municipalizzate - piene di debiti, che molto spesso hanno anche difficoltà a pagare se non vi è lo Stato che gli dà i soldi - che, invece di lavorare, non fanno niente, o fanno poco, e allora deve intervenire anche l'esercito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Ma ci rendiamo conto che abbiamo un esercito che interviene per l'immondizia? È una cosa ridicola e questi vengono ancora qui in Parlamento a farci la morale su quello che bisognerebbe fare o non fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Pag. 13Questa è l'Italia delle banane, almeno la parte sud del Paese. Allora, come gruppo Lega Nord, vogliamo dire che queste cose non vanno assolutamente bene.
Nell'avviarmi alla conclusione, signor Presidente, vorrei dire ancora una cosa e poi, davvero, concludo il mio intervento. Per me si tratta anche di una questione di mentalità. Le faccio un esempio. Questa estate ho percorso il valico di Chiunzi, da Napoli verso la costiera amalfitana, e ho visto tanta di quella immondizia in quel valico, per andare da una parte all'altra, che la mentalità riguarda non solo il posto dove mettere i rifiuti, ma anche il fatto che tanta gente se ne «sbatte» talmente tanto che, in uno dei posti più belli del mondo, si vede immondizia da tutte le parti e nessuno fa niente! Questo significa che vogliono affondare e vivere nell'immondizia! Allora, se vogliono vivere nell'immondizia, che lo facciano pure, che stiano nell'immondizia, ma con i loro soldi e non con i soldi del Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. L'onorevole Togni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4999-A/22.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame chiede al Governo di impegnarsi a chiudere, una volta per sempre, l'epoca della decretazione d'urgenza e, soprattutto, dei commissari straordinari.
Il comma 2, lettera a), dell'articolo 1 prevede un'ulteriore proroga da 12 a 24 mesi dell'istituto del commissario straordinario. Ebbene, noi abbiamo già detto in tutti i modi e maniere che questo istituto, ossia quello del commissario straordinario, non serve assolutamente a nulla.
Concordo parzialmente con quanto diceva prima il collega Barbato su quanto sia veramente importante cogliere gli aspetti giusti della vicenda che riguarda l'emergenza dei rifiuti perché, girando tra i mercati e i gazebo, sento che la popolazione, quando si parla di questo argomento, è veramente «schifata», soprattutto la nostra gente, quella del Nord. Non si riesce a capire come dal 1994 questa situazione si sia protratta fino ad oggi.
Giustamente, qualcuno puntava il dito sui responsabili veri di questa situazione. I veri responsabili sono sicuramente i politici che hanno governato la zona di Napoli e la Campania in questo lunghissimo periodo di quasi vent'anni, però, certamente, non possiamo tralasciare il fatto che, oltre ai problemi politici, vi sono anche dei problemi legati alla malavita organizzata.
Infatti, questo business dell'emergenza campana, chiaramente, fa molto, molto gola a quella che è la malavita.
Tenendo poi conto che si spendono annualmente 780 milioni di euro per la gestione dei rifiuti - naturalmente escluso il costo dell'emergenza - e che solamente 29 milioni vengono utilizzati per gli investimenti, si può capire subito qual è il problema e da dove deriva l'emergenza: tutti questi soldi vengono spesi esclusivamente per stipendi. Quindi, l'emergenza rifiuti di Napoli può essere considerata tranquillamente un mero «stipendificio» ed un ammortizzatore sociale per quello che è il problema campano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi, quindi, impegniamo il Governo con questo ordine del giorno - che è un ordine del giorno di buonsenso - a porre termine finalmente a questo stato di emergenza, a chiudere definitivamente la stagione dei commissari straordinari e ad aprire, magari, una stagione di commissari e commissariati di polizia, che vadano veramente a prendere i delinquenti che hanno approfittato di questa situazione e che hanno mangiato per anni (per diciotto anni), alle spalle del popolo del nord e con i soldi del nord, per questioni che da noi sono risolte ormai da decenni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante Pag. 14procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 4999-A)

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il Governo accetta l'ordine del giorno Bossa n. 9/4999-A/1, parole purché il dispositivo sia riformulato sopprimendo le parole da: «e in particolare all'interno della cava...» fino alla fine del periodo.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Zamparutti n. 9/4999-A/2 e Nastri n. 9/4999-A/3.
Il Governa formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/4999-A/4, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta gli ordini del giorno De Girolamo n. 9/4999-A/5 e Paolo Russo n. 9/4999-A/6.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Toto n. 9/4999-A/7, purché il dispositivo sia riformulato sopprimendo le parole da: «(ad esempio ...» fino alla fine. Si tratta in pratica di fermarsi alla parola ISPRA.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Vannucci n. 9/4999-A/8 e Faenzi n. 9/4999-A/9.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Burtone n. 9/4999-A/10, purché il dispositivo sia riformulato aggiungendo dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le risorse di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4999-A/11, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare la possibilità di procedere alla definizione di una disciplina organica» e via di seguito.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/4999-A/12, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo ad assumere iniziative anche normative volte ad introdurre» e via di seguito.
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Brugger n. 9/4999-A/13, mentre invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4999-A/14. Il Governo accetta altresì gli ordini del giorno Cavallotto n. 9/4999-A/15 e Fabi n. 9/4999-A/16, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Allasia n. 9/4999-A/17. Il Governo, inoltre, accetta gli ordini del giorno Bitonci n. 9/4999-A/18 e Bonino n. 9/4999-A/19, mentre accetta l'ordine del giorno Comaroli n. 9/4999-A/20 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a chiarire le condizioni alle quali i rifiuti giacenti o stoccati presso gli STIR provenienti da raccolta urbana sono da considerarsi rifiuti urbani». Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Martini n. 9/4999-A/21 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare opportunamente le norme richiamate in premessa al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a superare progressivamente le gestioni commissariali» (con eliminazione di tutto il resto del dispositivo). Il Governo non accetta l'ordine del giorno Togni n. 9/4999-A/22, mentre accetta l'ordine del giorno Dussin n. 9/4999-A/23 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo ad adottare, al verificarsi delle necessarie condizioni, le opportune iniziative affinché possa essere progressivamente attuato il passaggio delle funzioni dai Commissari straordinari alla regione Campania» (si eliminerebbe la parte successiva del dispositivo).
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4999-A/24, mentre non accetta gli ordini del giorno Lanzarin n. 9/4999-A/25 e Bragantini n. 9/4999-A/26. Il Governo accetta, altresì, gli ordini Pag. 15del giorno Buonanno n. 9/4999-A/27, Callegari n. 9/4999-A/28, Rainieri n. 9/4999-A/29, Negro n. 9/4999-A/30 e Alessandri n. 9/4999-A/31, mentre accetta l'ordine del giorno Rondini n. 9/4999-A/32 purché riformulato nel seguente modo: nel dispositivo, dopo la parola «contaminati» (quarto rigo) inserire le parole «ai sensi della disciplina sulle bonifiche». Il Governo non accetta gli ordini del giorno Consiglio n. 9/4999-A/33, Crosio n. 9/4999-A/34, D'Amico n. 9/4999-A/35, Desiderati n. 9/4999-A/36 e Di Vizia n. 9/4999-A/37, mentre accetta l'ordine del giorno Forcolin n. 9/4999-A/38 purché riformulato nel seguente modo: «ad assumere iniziative finalizzate ad una maggiore responsabilizzazione degli enti locali della Campania nella risoluzione della emergenza dei rifiuti prodotti all'interno della propria regione nel rispetto delle vigenti normative europee in materia di smaltimento di rifiuti» (si eliminerebbero le ultime due righe del dispositivo).
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Cosenza n. 9/4999-A/39 purché riformulato nel seguente modo: nel dispositivo, espungere le parole «come per esempio i Campi Flegrei».
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Servodio n. 9/4999-A/40, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo le parole: «nell'ambito di una o più aziende agricole consorziate che ospitano l'impianto» con le seguenti: «in conformità alla disciplina comunitaria di settore».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4999-A/41, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Miotto n. 9/4999-A/42 e Trappolino n. 9/4999-A/43. Il Governo accetta gli ordini del giorno Narducci n. 9/4999-A/44, Viola n. 9/4999-A/45 e Iannuzzi n. 9/4999-A/46.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Bonavitacola n. 9/4999-A/47, a condizione che sia riformulato, nel senso di sostituire il dispositivo con le seguenti parole: «ad assumere le opportune iniziative in sede di Conferenza Stato-Regioni per la programmazione e coordinamento dei flussi destinati a smaltimento in ambito extraregionale in coerenza con le finalità di cui in premessa, rafforzando il potere d'iniziativa del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare».
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mariani n. 9/4999-A/48, a condizione che il secondo capoverso del dispositivo sia sostituito con le seguenti parole: «ad attuare l'articolo 48 del decreto-legge n. 1 del 2012, relativo al dragaggio dei siti di interesse nazionale, in modo da porre in essere un'effettiva semplificazione, in particolare qualora non sia riscontrata l'esigenza di procedere alla bonifica».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Palagiano n. 9/4999-A/49, Aniello Formisano n. 9/4999-A/50 e Barbato n. 9/4999-A/51, mentre non accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/4999-A/52. Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4999-A/53, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Follegot n. 9/4999-A/54, a condizione che sia riformulato, nel senso di sostituire il dispositivo con le seguenti parole: «a prevedere che, per l'attuazione delle previsioni di cui al comma 2 dell'articolo 2 del decreto-legge in oggetto, in particolare per la promozione della riconversione degli impianti esistenti, siano utilizzati strumenti normativi disponibili a legislazione vigente in capo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Santori n. 9/4999-A/55, mentre accetta l'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/4999-A/56.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,20).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, approfitto di questo spazio per sottoporre alla sua attenzione la richiesta Pag. 16di sapere se vi è qualche iniziativa da parte del Governo, in particolare del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria, rispetto ad una notizia di questi ultimi giorni.
Leggo - oggi vi sarà una conferenza stampa - che sta per chiudere il Riformista. È l'ennesimo annuncio della morte di un quotidiano.

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Si tratta di un intervento sull'ordine dei lavori?

FABIO EVANGELISTI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, dovrei sospendere la seduta, non solo perché non è decorso il termine di preavviso previsto dal Regolamento per le votazioni mediante procedimento elettronico, ma perché dovrei andare all'Ufficio di Presidenza.

FABIO EVANGELISTI. Credo che sia una questione importante. Se mi permette, signor Presidente, poi le spiego perché sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Allora a fine seduta se è sull'ordine dei lavori.

FABIO EVANGELISTI. Poiché siamo a fine seduta - di fatto la sta sospendendo - le chiedo la cortesia di darmi qualche secondo.

PRESIDENTE. Siccome poi ci sono altri colleghi che vorranno intervenire... ecco qual è il motivo..

FABIO EVANGELISTI. Stiamo utilizzando al meglio quella che sarebbe una sospensione tecnica prima del voto. Tuttavia, se lei non consente, io rinunzio.

PRESIDENTE. Prego, prego, onorevole Evangelisti, prosegua.

FABIO EVANGELISTI. La ringrazio, per la sua sensibilità, signor Presidente.
Sono in crisi diversi giornali - Il Manifesto, Liberazione e così via - e penso, a differenza di qualche collega del Senato come il senatore Gasparri, che quando chiude un giornale, ci sia sempre un impoverimento della democrazia. Pertanto le chiedevo, signor Presidente, se si potesse far carico, nei confronti del sottosegretario alla Presidenza con delega all'editoria, per sapere quali iniziative intenda proporre per portare a un tavolo le testate interessate da questa crisi - ripeto Liberazione, Il Manifesto, Il Riformista - e informare il Governo delle iniziative prese per scongiurare - ripeto - quello che a mio avviso è un impoverimento della democrazia. Signor Presidente, la ringrazio per la sua sensibilità.

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, vorrei intervenire proprio sul tema. Tra le altre cose sono stato anche un giornalista. Ritengo che sia necessario dire una parola chiara: i giornali che non vendono neppure mille copie non è giusto che siano a carico del contribuente. È giusto che chiudano. Impariamo finalmente che i giornali non possono più essere assistiti. Non ha più senso. Se la tecnologia ha fatto sì che la carta stampata abbia gravi problemi, bisogna prenderne atto e i giornali, attenzione, che vengono finanziati dal contribuente e non vendono copie - perché, attenzione, Il Manifesto, L'Opinione, Il Riformista e così via, vendono un numero di copie assolutamente irrisorio - è ingiustificabile il fatto che siano tuttora assistiti. Quindi è doloroso, certamente, ma è giusto che chiudano, se non vendono copie.

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, è di queste ore la notizia dell'arresto di un terrorista Pag. 17 marocchino, a Brescia, che aveva un progetto già dettagliato e definito per un attentato dinamitardo alla sinagoga della comunità ebraica di Milano. Mi permetta da questo microfono di esprimere la preoccupazione per questo arresto, per l'evidenza che il pericolo terrorista islamico in questo Paese sussiste ancora, e la mia solidarietà alla comunità ebraica di Milano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sospendo ora la seduta che riprenderà alle ore 10,35.

La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 10,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 4999-A)

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta il rappresentante del Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bossa n. 9/4999-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4999-A/2, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nastri n. 9/4999-A/3, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/4999-A/4 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Girolamo n. 9/4999-A/5, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/4999-A/6, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Toto n. 9/4999-A/7, accettato dal Governo, purché riformulato.

FRANCESCO PROIETTI COSIMI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PROIETTI COSIMI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine Toto n. 9/4999-A/7.

PRESIDENTE. Sta bene. Colleghi, potete segnalare tali richieste direttamente agli uffici.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/4999-A/8, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Faenzi n. 9/4999-A/9, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/4999-A/10, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4999-A/11, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/4999-A/12, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Brugger n. 9/4999-A/13, accettato dal Governo. Pag. 18
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4999-A/14, formulato dal Governo.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, con l'ordine del giorno in esame non volevo creare nessun tipo di difficoltà, anzi volevo dare un contributo a far sì che determinate sostanze che esistono sul nostro territorio nazionale e vengono utilizzate giornalmente potessero essere regolamentate in modo diverso e a tutela del cittadino italiano.
Nell'ordine del giorno in esame, signor rappresentante del Governo, parliamo di buste di plastica e chiediamo al Governo di impegnarsi, perché dovrebbero avere delle caratteristiche definitive, che dovrebbero essere applicate, ma prima di applicarle bisognerebbe far sì che si discuta con coloro i quali sono esperti del settore.
In più riteniamo opportuno - e lo chiediamo con l'ordine del giorno in esame - che tutte le aziende che operano in questo settore abbiano come punto finale quello di uniformarsi ad un'economia e al rispetto per l'ambiente, cioè quella che noi chiamiamo «economia verde».
Al secondo capoverso del dispositivo, quando parliamo di buste di plastica e, in particolare, di quelle biodegradabili, si evidenzia che vi sono due tipi di buste di plastica biodegradabili: una che può essere utilizzata tranquillamente per il compostaggio ed una che non viene utilizzata per il compostaggio, alla quale noi stavamo tentando di suggerire di applicare degli additivi in modo da renderle innocue, ossia senza alcun tipo di impatto sull'ambiente, con conseguenze drammatiche.
Signor sottosegretario, credo che lei abbia letto attentamente questo ordine del giorno, che vuole solo rispettare i cittadini italiani, impegnando le case produttrici di buste di plastica ad averne due tipi: un tipo, che può essere utilizzato per il compostaggio, e un altro tipo, che non potrebbe essere utilizzato per il compostaggio, a cui applicare degli additivi in modo da renderlo biodegradabile.
Qual è, dunque, il nostro errore, signor sottosegretario? Quello di voler rispettare il cittadino italiano? Qual è il nostro errore? Quello di difendere l'ambiente? Qual è il nostro errore? Quello di voler dare dei suggerimenti nell'interesse del Paese e dei cittadini?
Signor sottosegretario, la invito dunque a riconsiderare l'ordine del giorno in esame per vedere se vi sono i margini per accettarlo, affinché sia condiviso anche dal Governo. Se non dovesse essere così, signor sottosegretario, penso che questo ordine del giorno non sarebbe bocciato per ciò che contiene, ma, forse, sarebbe bocciato e non sarebbe preso in considerazione per la posizione che ho all'interno di quest'Aula, cioè di contrapposizione a questo Governo. Tuttavia, una cosa è dire che questo Governo, a mio giudizio, non è legittimato a governare, un'altra cosa è discutere nei dettagli i provvedimenti che potrebbero essere utili per gli italiani.
Pertanto, signor sottosegretario, la invito cortesemente a rivedere questo ordine del giorno, perché vorrei, ancora una volta, ripetere quanto è scritto al suo interno: si chiede un impegno da parte di tutte le società che producono plastica a cercare di farlo nel modo meno nocivo possibile nell'interesse degli italiani.
Nell'ordine del giorno in oggetto, inoltre, si parla di due tipi di bioplastica: una che può essere utilizzata per il compostaggio e l'altra, che non può essere utilizzata per il compostaggio, alla quale vengano inseriti degli additivi al fine di renderla biodegradabile, in modo da non creare i danni che, in questo momento, negli anni precedenti e, ancora oggi, si creano, che sono veramente disastrosi non solo per l'essere umano, ma per tutti gli esseri viventi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Pertanto, la prego, signor sottosegretario, in conclusione, di riconsiderare questo ordine del Pag. 19giorno: non ci metta nelle condizioni di votarlo, perché, se dovesse essere votato e approvato, sarà bene, ma se dovesse essere votato e respinto, a pagarne le conseguenze saranno gli italiani.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4999-A/14 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4999-A/14, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Iannuzzi, Perina, Tanoni, Paladini, Pizzolante, Ruben, presidente Bongiorno, presidente Franceschini, onorevole Girlanda...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 260
Astenuti 210
Maggioranza 131
Hanno votato
36
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cavallotto n. 9/4999-A/15 e Fabi n. 9/4999-A/16, accettati dal Governo.
Prendo, altresì, atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/4999-A/17, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo, inoltre, atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Bitonci n. 9/4999-A/18 e Bonino n. 9/4999-A/19, accettati dal Governo.
Prendo, altresì, atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/4999-A/20, accettato dal Governo, purché riformulato.
Onorevole Martini, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4999-A/21, accettato dal Governo, purché riformulato?

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, signori membri del Governo, vedo con rammarico che, ancora una volta, si vuole spostare il problema e si vuole ancora una volta - come si dice, utilizzando una metafora - mettere la polvere sotto il tappeto.
Infatti, questo ordine del giorno non faceva altro che dare l'opportunità al Governo di assumere, di fronte ai cittadini di questo Paese, un impegno chiaro e trasparente. Invece, si vuole ancora una volta utilizzare giri di parole, senza assumere, con senso di responsabilità, l'impegno ad adottare misure ulteriori per mettere fine alle gestioni commissariali e risolvere in maniera definitiva quello che - ricordo - è un problema di salute pubblica, sicurezza e civiltà.
Per questo motivo, chiedo a tutti i colleghi in quest'Aula - i quali, molte, molte volte hanno avuto un sussulto di orgoglio e hanno approfondito le questioni - di rivalutare veramente e seriamente la possibilità di mettere fine alle gestioni commissariali e applicare, nel contempo, norme peraltro già previste, che avevamo già votato e che, purtroppo, sono rimaste inattuate, come lo scioglimento dei consigli comunali e, ricordo, spesso la commistione tra malaffare e gestione dei rifiuti che tutti conosciamo, nonché il mancato trasferimento di risorse dello Stato. Ieri, infatti, ho sentito dire proprio dai colleghi campani - e sono rimasta esterrefatta - che, in tutti questi anni in cui sono stati investite centinaia di milioni di euro per Pag. 20mettere un punto alla questione, quest'ultima non soltanto non è migliorata, ma è peggiorata.
Quindi, chiedo veramente a tutti i colleghi che ne hanno voglia, di porre un punto e dare una svolta alla questione dei rifiuti in Campania. È un problema che ci ha posto su tutti i siti Internet del mondo, con i cumuli di rifiuti sotto le finestre e con i bambini che uscivano dall'asilo facendo lo slalom tra i sacchetti dell'immondizia. Vi chiedo, dunque, di valutare davvero questo ordine del giorno e di dare l'opportunità al Governo di assumere un impegno trasparente e deciso.

PRESIDENTE. Onorevole Martini, prendo quindi atto che insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4999-A/21.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Martini n. 9/4999-A/21, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Pizzolante, Migliori, Crosetto, Stracquadanio e Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 453
Astenuti 20
Maggioranza 227
Hanno votato
55
Hanno votato
no 398).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Togni n. 9/4999-A/22, non accettato dal Governo.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, mi rivolgo direttamente al Ministro Clini e anche al sottosegretario, ma soprattutto al Ministro che oggi è presente in Aula e lo ringraziamo per la sua presenza.
Il mio ordine del giorno è propedeutico a concludere il periodo del sistema dei commissari straordinari. Con il vostro parere contrario ci preoccupate veramente, perché questo vuol dire che avete in previsione altre situazioni da commissariare in modo straordinario.
Questo sistema ha portato ad un esborso, da parte dello Stato, per l'emergenza dei rifiuti di Napoli, di circa 4 miliardi di euro in tutto il periodo, senza contare la gestione ordinaria. Questo denaro pubblico addirittura rappresenta un impegno superiore a quello previsto per la TAV.
Tuttavia, un Governo come il vostro, che si dichiara, appunto, tecnico, dovrebbe, secondo me, dare delle risposte più precise sulla situazione dei commissari straordinari, perché sinceramente non hanno portato ad alcun tipo di risultato; lì bisogna realizzare le opere e gli impianti senza altri tentennamenti. Lo Stato deve essere il garante di queste operazioni, altrimenti - lo ripeto e lo abbiamo già detto in tutte le maniere - rimane il problema e continua lo sperpero del denaro pubblico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, anche in questo caso, come peraltro sarebbe stato giusto puntualizzare a proposito dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/4999-A/20 che, però, ormai, è passato un po' nel disinteresse dell'Aula, stiamo parlando di una questione fondamentale. Infatti, le procedure di decretazione d'urgenza non sono più procedure straordinarie dal momento in cui si trascinano da quasi vent'anni, perché non esiste nulla di meno straordinario di qualcosa che si ripete con una consuetudine ossessiva.
Noi, allora, siamo ancora qui, oggi, a ribadire questo concetto per il quale sia possibile continuare con le decretazioni Pag. 21d'urgenza in proroga con i mandati ai commissari, così come per l'individuazione dei siti. Non è una questione irrilevante.
Qui ci troviamo - e l'ho ripetuto anche l'altra sera - a fare opposizione da soli, mentre ci aspettavamo di avere un sostegno da parte di Italia dei Valori, ma evidentemente l'Italia dei Valori è in altre cose affaccendata, e non vorrei che magari le dichiarazioni di voto le facesse qualcuno che ha condiviso l'esperienza di Governo con Bassolino e che quindi con ogni probabilità avrà poco da dire a favore di una linea nuova o di una nuova tendenza dal punto di vista politico. Se così fosse, sarebbe assolutamente chiaro che noi continuiamo ad essere l'unica opposizione in questo Parlamento.
Tuttavia, vorrei che una volta per tutte si stabilisse un principio: questo ordine del giorno impegna semplicemente il Governo a rispettare le leggi e a dire, una volta per tutte, che le leggi sono uguali per tutti i cittadini del Paese; diversamente, noi continuiamo a distinguere i buoni dai cattivi e continuiamo ad avere una massa informe di soggetti che sono tenuti a rispettare le regole e un gruppetto di eletti che, con i soldi degli altri, continuano a fare quello che vogliono!
Allora, i regimi commissariali devono finire, una volta per tutte e contemporaneamente devono finire i meccanismi della proroghe; questi meccanismi non possono essere protratti ad oltranza. Mi stupisco che il Governo non accetti un ordine del giorno di questo tipo perché il Governo, di fatto, legittima una situazione illegale. Non possiamo continuare a pensare che l'illegalità venga legittimata da un ramo del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Togni n. 9/4999-A/22, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Melandri, Iannuzzi, Duilio, Vincenzo Fontana, Mantovano, Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 471
Astenuti 16
Maggioranza 236
Hanno votato
73
Hanno votato
no 398).

Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Dussin n. 9/4999-A/23, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, l'onorevole Dussin è al momento impegnato in sede di Ufficio di Presidenza.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Dozzo.

RENATO WALTER TOGNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Dussin 9/4999-A/23 e di intervenire a proposito. Noi non possiamo accettare la riformulazione, perché è conseguente a quanto detto prima sull'ordine del giorno a mia firma, cioè chiediamo, veramente, che vi sia il passaggio delle funzioni dei commissari straordinari, e che queste, finalmente, siano affidate al Presidente della Campania, che è il soggetto più idoneo per risolvere la questione.
Quindi, sinceramente, non ce la sentiamo di accettare la vostra riformulazione: chiedo al Governo di ripensarci.

Pag. 22

PRESIDENTE. Quindi insiste per la votazione?

RENATO WALTER TOGNI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/4999-A/23, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Martini, Di Virgilio, De Girolamo, Garavini, Granata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 297
Astenuti 192
Maggioranza 149
Hanno votato
73
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4999-A/24, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/4999-A/25, non accettato dal Governo.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, la questione è legata ai CIP6, che è stata discussa più volte in Commissione, ma anche in quest'Aula, da parte nostra, che siamo gli unici che hanno fatto un'opposizione e che hanno posto in evidenza alcune storture, soprattutto del perché questo decreto non ha una sua logica. Soprattutto, per quanto riguarda i CIP6, sappiamo che questi incentivi sono degli incentivi che sono stati adesso sostituiti, però ci ritroviamo in questo decreto a riproporli per un utilizzo che non è quello sicuramente legato alla vero discorso dei CIP6, ossia delle energie rinnovabili e alternative. Ma soprattutto, si cerca di trasferirli da un impianto ad un altro - ossia dall'impianto di Santa Maria La Fossa, che, come sappiamo, non verrà realizzato, all'impianto di Giugliano - come se questi rappresentassero dei diritti acquisiti. Non è così, visto che si tratta di incentivi che - ripeto - non appartengono a questo tipo di trattamento e visto che sono legati a quelle che sono, appunto, le energie alternative e rinnovabili. Non ci sembra, finché non vi sono gli impianti, che vi siano necessità di incentivare questa produzione, mentre al Nord, come sappiamo, i rifiuti diventano anche una risorsa al fine energetico, in questo caso.
Quindi, non riusciamo a comprendere come mai si mantenga questo sistema, un sistema distorto, un sistema che non può più funzionare, ma che, soprattutto, va a pesare sulla bolletta di ogni singolo cittadino. Per cui, chiaramente, il nostro non può essere che un voto contrario, un voto che non può non sottolineare come continui questo malcostume, soprattutto di pretendere e pensare che vi siano dei diritti acquisiti e che, questi, si possano automaticamente trasferire da un impianto ad un altro, quando non vi è una reale programmazione. Soprattutto, se non sono legati ad una realizzazione concreta e puntuale, a cosa servono questi incentivi?
Noi crediamo, quindi, che questo sia effettivamente uno schiaffo ai cittadini che, invece, si trovano non solo a dover pagare questi incentivi nella bolletta, ma anche a tutte le altre regioni che hanno un'impiantistica all'avanguardia e che effettivamente hanno quella che è la filiera del riciclo completo e, quindi, anche la produzione, alla fine di tutto il ciclo, di energia pulita.

PRESIDENTE. Quindi insiste per la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

Pag. 23

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vi annunzio che sono assolutamente certo del fatto che, su questo ordine del giorno, vi saranno delle sorprese, al voto dell'Aula.
Infatti, voglio vedere con quale faccia il Partito Democratico - dopo che per anni ha tuonato in quest'Aula contro i CIP6 e il loro utilizzo indiscriminato - possa votare contro questo ordine del giorno della collega Lanzarin.
Vorrei ricordarvi che l'ordine del giorno dice semplicemente che i CIP6 che vengono concessi - in deroga, ancora una volta, con questa normativa che, come sempre, deroga sulle norme generali - e per i quali noi comunque abbiamo già espresso una serie di perplessità, non debbono ulteriormente gravare sulle bollette dei contribuenti di questo Paese. Noi diciamo che, se i CIP6 ci debbono essere, questi debbono rientrare nell'ambito di quelli che già sono gli introiti a favore del sostegno di questi settori incentivati.
Quindi, voglio vedere con quale faccia questo Parlamento si appresta a votare contro una dichiarazione di principio di questo tipo e con quale faccia certe forze politiche, quando stavano all'opposizione, gridavano giustamente allo scandalo in casi analoghi e oggi possono votare contro questa norma di principio sacrosanta. Infatti, qui stiamo dicendo ai cittadini italiani che, ancora una volta, tutti dovranno pagare di più per l'inefficienza del sistema campano. Questo è inaccettabile nei confronti del resto del Paese. È una discriminazione nei confronti di quelli che si sono sempre comportati onestamente, correttamente e che hanno fatto della programmazione una ragione seria di appartenenza alle istituzioni. Questa è una cosa per la quale, se voterete contro, vi dovrete vergognare per un pezzo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, sono membro della X Commissione (Attività produttive). Voglio ricordare ai colleghi del Parlamento che abbiamo avuto moltissime audizioni per tutti i motivi in questi anni e tutte le imprese ci hanno detto che bisogna far scendere il costo dell'energia. Tutte le imprese ci hanno detto che non si capisce per quale motivo abbiamo degli incentivi eccessivi che poi danneggiano le imprese, creano disoccupazione e ci tagliano le gambe.
Questo ordine del giorno che abbiamo presentato riguarda un aspetto del provvedimento che è la quintessenza dell'assistenzialismo e rappresenta un pizzo che debbono pagare le imprese, chi lavora e le famiglie per favorire gli sprechi e l'assistenzialismo della regione Campania. È ora di finirla. È inaccettabile, e vi chiedo quando avremo ancora un'audizione con che faccia i colleghi del PD, ma anche del PdL - che dicono sempre di interessarsi di lavoro e di sviluppo - e con che faccia anche questo Governo, che ha dato un parere contrario, risponderanno ai nostri imprenditori e ai nostri cittadini. È una cosa scandalosa!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, glielo spieghiamo noi ai colleghi della Lega con quale faccia votiamo, nel senso che siamo contrari - e lo abbiamo manifestato in tutte le situazioni - al prolungamento di questo tipo di incentivo. Lo abbiamo dichiarato tante volte. La questione è che, quando si è parlato di questi incentivi per la Campania in questo modo, noi su quei provvedimenti - mi riferisco ai quattro provvedimenti precedenti di decretazione sulla Campania - ci siamo astenuti, mentre la Lega il CIP6 lo ha votato. Quindi, questo lo volevo ricordare perché spesso abbiamo la memoria corta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, i colleghi della Lega si dovrebbero chiedere perché lo hanno votato allora, non perché oggi noi siamo d'accordo, in coerenza con un ragionamento precedente, di non accettare e di dare un parere negativo su questa proposta dell'onorevole Lanzarin.

Pag. 24

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siccome anche l'Italia dei Valori ha un ordine del giorno sulla materia, vorrebbe spiegare in che cosa si differenzia rispetto a questo. Questo si riferisce alla questione CIP6 per quanto riguarda la Campania, mentre si tratta di una questione che va dalla Sicilia al Piemonte, su tutto il territorio nazionale. Invito nel frattempo il Governo ad andare a rileggere il nostro emendamento, o meglio, il nostro ordine del giorno per rivedere la posizione quantomeno con una raccomandazione. Infatti, la questione CIP6 non va vista sulle risorse che si investono in Campania o nel Piemonte. Chiedo scusa se faccio confusione tra ordine del giorno ed emendamento, ma ormai qui lavoriamo solo su queste due cose. Quindi, chiedo veramente al Governo di andare a rivedere il resto.
Su questo ci asteniamo proprio perché la questione non è il CIP6 in Campania. È giusto il principio che dovremmo, almeno, contenere tutto l'investimento e la spesa di contributi al tetto massimo, come qui ci invita. Però, citare come se fossero solo i campani ad utilizzare questa forma di contributo è un errore, perché questo avviene in tutte le regioni d'Italia, in modo improprio e sbagliato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, solo per aggiungere la voce dell'UdC su questa questione. Noi, anche nel corso del varo del provvedimento più volte richiamato votammo contro, perché noi siamo convinti, come tutti gli studi ci dimostrano, che i CIP6 non servono più per sostenere questo tipo di intervento. È uno strumento economico che ricade totalmente nelle tasche dei cittadini. Noi, allora, votammo contro e oggi ci assumiamo la responsabilità di astenerci su questo ordine del giorno per rispetto del voto del Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Mi meraviglia che la Lega, che allora votò a favore su un provvedimento, oggi voti contro su un semplice ordine del giorno. La coerenza deve diventare una regola anche per voi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lanzarin n. 9/4999-A/25, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Migliori, Lehner, Cesa, Tremonti, Siliquini... hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 403
Astenuti 91
Maggioranza 202
Hanno votato
62
Hanno votato
no 341).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bragantini n. 9/4999-A/26, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bragantini n. 9/4999-A/26, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, Miglioli, Miotto, Polidori, Scilipoti, Tanoni, Romani, Albini... gli onorevoli Miotto e Polidori non riescono a votare... l'onorevole Miotto ha Pag. 25votato... hanno votato tutti? Onorevole Albini, è riuscita a votare? Onorevole Polidori... sta arrivando l'onorevole Porfidia... stanno provvedendo per l'onorevole Polidori... onorevole Golfo... aspettiamo che l'onorevole Golfo inserisca la tessera... l'onorevole Polidori ha votato, vero? Bene. Onorevole Golfo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 484
Astenuti 16
Maggioranza 243
Hanno votato
71
Hanno votato
no 413).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Buonanno n. 9/4999-A/27, Callegari n. 9/4999-A/28, Rainieri n. 9/4999-A/29, Negro n. 9/4999-A/30 e Alessandri n. 9/4999-A/31, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/4999-A/32, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Consiglio n. 9/4999-A/33, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Consiglio n. 9/4999-A/33, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Zeller, La Malfa, Sardelli, Franceschini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 421
Astenuti 77
Maggioranza 211
Hanno votato
51
Hanno votato
no 370).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Crosio n. 9/4999-A/34, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crosio n. 9/4999-A/34, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fallica, Martinelli, Calderisi, Albini, Siliquini, Villecco Calipari, Fontanelli, Mattesini, Lucà, Simonetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 425
Astenuti 77
Maggioranza 213
Hanno votato
53
Hanno votato
no 372).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/4999-A/35, non accettato dal Governo.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, dobbiamo dire - e chiedo l'attenzione dell'Assemblea perché abbiamo appena approvato dei decreti che Pag. 26vanno, o almeno dovrebbero andare, nel senso della semplificazione, delle liberalizzazioni e quindi anche verso il libero mercato - che, con questo provvedimento, si va a toccare la questione dei sacchetti per il trasporto delle cose, prevedendo che, in questo caso, per quanto riguarda il trasporto delle cose il libero mercato non esiste. Nel nostro Paese, c'è praticamente un monopolio per la produzione dei sacchetti per il trasporto delle cose. E quindi noi ci chiediamo: è corretto questo? In un momento in cui si potrebbe anche dare la possibilità a tante aziende di lavorare e di produrre, perché dobbiamo dare la possibilità di farlo solo ad uno? Su questo invito i colleghi a riflettere.
Il Governo non ha accettato questo ordine del giorno, ma noi riteniamo che sia corretto invece prevedere che possano essere utilizzati come sacchetti per il trasporto delle cose anche quelli realizzati con qualunque altro materiale, purché biodegradabile. Quello che dobbiamo ottenere è far sì che l'ambiente non sia contaminato dai sacchetti di plastica, che sono di durata illimitata, e quindi dobbiamo pretendere che siano utilizzati sacchetti biodegradabili. Ma diamo a tutti la possibilità di farli questi sacchetti, senza prevedere norme così stringenti che fanno sì che soltanto un'azienda possa produrli, creando un monopolio in questo settore. Di fronte a ciò e ad un Governo che dice che vuole liberalizzare, far produrre e far ripartire l'economia, si vanno a creare dei monopoli che sono il contrario della liberalizzazione e del far ripartire l'economia.
Per questo, invito i colleghi, con uno scatto d'orgoglio, a riprendere in mano almeno questo ordine del giorno e a votare favorevolmente.

PRESIDENTE. Onorevole Fava, lei chiede di intervenire, mi dispiace ma questa volta non posso darle la parola perché lei è già intervenuto due volte.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, intervengo io su questo argomento visto che il collega Fava non può farlo. Vorrei richiamare l'attenzione di tutta l'Assemblea perché si tratta di un argomento molto importante, naturalmente ognuno di noi va a fare la spesa, più o meno, e sa benissimo di cosa si tratta e che ci sono tantissime aziende in questo momento che dovrebbero chiudere se passa l'intenzione del Governo.
Intervengo a sostegno di quello che diceva il collega D'Amico, vale a dire dare la possibilità, sempre con materiali biodegradabili, di produrre questi sacchetti affinché si possa ancora avere anche una concorrenza di mercato, perché se un'unica azienda in Italia si occupa della produzione, scusate si parla di liberalizzazioni, la prossima settimana arriverà in Aula il decreto-legge sulle liberalizzazioni, ma se tutto si riconduce ad un'unica azienda - per carità con tutte le buone volontà, con un sistema alternativo e anche con un sistema brevettato, un brevetto italiano - credetemi, rischiamo di affossare tutta una serie di aziende con un riflesso occupazionale molto importante. Pregherei, quindi, il Governo di modificare il suo parere su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà, per trenta secondi perché ha già utilizzato il tempo a sua disposizione.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, ritengo che l'ordine del giorno presentato dalla Lega ricalchi anche il mio ordine del giorno sulla biodegradabilità dei sacchetti di plastica che, secondo me, dovrebbe essere un fatto importantissimo e sposato dal Governo e da tutti i parlamentari perché la vita è sacra e va tutelata, non votare a favore di questo ordine del giorno significa andare contro e non tutelare i cittadini italiani né salvaguardare la loro salute.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

Pag. 27

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, io penso che l'ordine del giorno della Lega ponga un tema fondamentale che va al di là del tema che stiamo trattando: può un provvedimento individuare un solo produttore in un Paese? Può un provvedimento portare al risultato che alla fine, in un settore in cui esistono più imprese, ne rimanga una sola? Il termine è stato spostato al 2014 per cui probabilmente il Governo ha tempo per intervenire, ma un ordine del giorno in cui il Governo richiami il fatto che, visto che parliamo di concorrenza, non possa una legge portare a distruggere un intero settore e far rimanere un'azienda - sarebbe stato meglio metterlo in partita IVA - penso non sia negativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, rispondo al collega Crosetto e anche al capogruppo della Lega. Il provvedimento non individua una sola azienda ma dà mandato al Ministero di individuare i criteri sulla base della normativa comunitaria per cui i sacchetti possano essere definiti biodegradabili. Ci sono in Europa molti produttori, mi auguro che questo mercato si apra anche in Italia, questo decreto-legge prevede anche che i produttori che oggi non sono in grado di utilizzare questi materiali vengano accompagnati con finanziamenti - mi pare che ci siano ordini del giorno in materia - che possono essere presi dal fondo di rotazione per Kyoto, per fare questa scelta che colloca l'Italia nel settore che probabilmente ha un futuro, quello della chimica verde, di origine vegetale, che si collega all'agricoltura e con cui si può produrre competitività, economia e posti di lavoro. Quindi non è affatto un provvedimento che individua un produttore, ma sicuramente è una norma che individua un futuro per la chimica e per l'agricoltura italiana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, il realtà io amplierei un po' il discorso rispetto a quanto detto dal collega Realacci, nel senso che le parole del collega dicono una parte della verità: in realtà se ci fosse stata la formulazione primigenia, ovvero quella del testo approvato dal Senato, su questo tema noi oggi di fatto andremmo a sancire un monopolio e non avremmo spostato le sanzioni al primo gennaio 2014.
Di fatto avremmo imposto al Governo delle marce forzate per un decreto ambientale che andava ad individuare dei criteri che, se dovevano essere quelli individuati frettolosamente, avrebbero escluso dal mercato in maniera inopinata e ascientifica centinaia di aziende e decine di migliaia di lavoratori.
Abbiamo voluto, con un lungo lavoro di Commissione, cercare di rivedere questa materia, di porre e di consentire al Governo dei tempi maggiori per meglio approfondire la questione. Non c'è una verità ancora assodata e scientificamente comprovata in questo settore. Occorrono studi e da questo punto di vista noi c'eravamo permessi di proporre anche un tavolo interministeriale o una commissione indipendente o un'agenzia indipendente che andasse ad approfondire i temi della biodegradabilità e della compostabilità nel settore degli shopper. Questa è la linea sulla quale ci siamo mossi; questa è la linea per cui abbiamo condiviso con il Governo le modifiche che oggi si trovano all'interno di questo provvedimento. Per quanto riguarda quest'ordine del giorno, condivido molte delle tesi che sono state sostenute dai colleghi e quindi sostanzialmente credo che ognuno di noi possa essere libero di esprimere la propria opinione nella maniera più serena possibile, tenuto conto che ci sono i tempi per il decreto ministeriale, tenuto conto che ci sono i tempi per gli approfondimenti e che non dobbiamo farne una battaglia ideologica, ma per quanto possibile una battaglia Pag. 28scientifica in conformità alla normativa europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rainieri. Ne ha facoltà.

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, vorrei chiedere al collega Realacci se sa, oppure se fa finta di non sapere, qual è l'impatto che questo avrebbe nel settore dell'agricoltura, visto che il mais, è l'unica fonte di energia per alcune produzioni tipiche, quali l'allevamento dei bovini da latte per il parmigiano reggiano, l'utilizzo per l'alimentazione dei maiali per i vari prodotti tipici, prosciutto e tutti gli altri salumi. Vorrei sapere se sa di quanto il costo del mais andrebbe ad aumentare per le aziende agricole e per tutti gli allevatori che utilizzano questa materia prima. Già oggi il mais è in mano a pochi, a commercianti che in alcuni periodi dell'anno utilizzano questa materia per speculare. Domani lo faranno ancora di più, perché hanno un utilizzo diverso. Quindi, avremo un aumento di costi di tutti questi prodotti e un aumento di costi per le aziende agricole e per gli allevamenti che in questo modo avranno ancora più difficoltà nella conduzione delle loro aziende.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Amico n. 9/4999-A/35, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, De Girolamo, Paolo Russo, La Loggia, Mazzuca, Colaninno, De Micheli, Calabria, Aniello Formisano, Bonaiuti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 412
Astenuti 83
Maggioranza 207
Hanno votato
211
Hanno votato
no 201).

Prendo atto che la deputata Siliquini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/4999-A/36, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Desiderati n. 9/4999-A/36, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Antonio Martino, D'Antoni, Sardelli, Pezzotta, Siliquini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 489
Astenuti 10
Maggioranza 245
Hanno votato
54
Hanno votato
no 435).

Prendo atto che il deputato Brandolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Vizia n. 9/4999-A/37, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Vizia n. 9/4999-A/37, non accettato dal Governo. Pag. 29
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Adornato, Colombo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 474
Astenuti 27
Maggioranza 238
Hanno votato
52
Hanno votato
no 422).

Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/4999-A/38, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, non accetto la riformulazione proposta dal Governo perché, di fatto, è inaccettabile in quanto toglie «il cuore» dell'ordine del giorno in esame che impegna il Governo a sospendere definitivamente le ulteriori deroghe e modifiche alle vigenti normative europee e nazionali.
Chiediamo che vi sia una chiusura di questa ulteriore proroga da parte del Governo che invece sembra volere continuare con ulteriori sprechi e finanziamenti a Napoli e alla Campania. È ora di dire basta, soprattutto perché molti comuni virtuosi del nord, oggi di fronte a molti problemi, devono sopportare e sopperire attraverso l'innalzamento dell'imposizione tributaria ai propri cittadini, mentre noi qui continuiamo a derogare. Quindi, l'ordine del giorno in esame vuole «stoppare» questo tipo di proroghe.
A nome della Lega Nord voglio impegnare il Governo affinché il governatore Caldoro, invece di continuare con le sue dichiarazioni sulla tesoreria del nord e sullo scippo dei comuni del nord, invece di proseguire nel suo legittimo impegno di governare la propria regione, la Campania, pensi ad amministrare e a prendersi le sue responsabilità e non a chiedere ulteriori proroghe con commissari che costano ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vorrei dire a De Magistris, sindaco di Napoli - che oggi, purtroppo per il Napoli calcio, non ha più l'impegno di seguire in tribuna d'onore allo stadio San Paolo la sua squadra - di occuparsi dei tributi e dei rifiuti di Napoli. Oggi Napoli ha un'occasione in più con De Magistris per non fare spot elettorali, come succedeva e veniva contestato all'ex premier Berlusconi. Oggi, invece, De Magistris ha l'opportunità di passare dalle parole ai fatti, visto che ha detto che dopo 40 giorni dal suo insediamento avrebbe portato la raccolta differenziata a percentuali importanti. Ci risulta che oggi a Napoli la raccolta differenziata sia al 12 per cento e che il Governo Monti non abbia alcuna intenzione di interrompere quelle deroghe e quei finanziamenti che costano, soprattutto al nord che oggi non può più sopportare questo scempio.
Che Napoli si arrangi, che aumenti l'imposizione fiscale sulla propria città, ma non chieda più ulteriori sacrifici al nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, prendiamo atto che la proposta di riformulazione non viene accolta e, a questo punto, ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, qui si cerca di confondere le questioni. Anche l'Italia dei Valori è d'accordo Pag. 30 nel rispetto delle direttive europee e credo che anche il Governo ed anche altri colleghi lo siano.
Ma la questione De Magistris, con questo, non c'entra proprio nulla. Cosa fa il Napoli allo stadio e chi che va allo stadio non c'entra nulla. A Napoli con la raccolta differenziata si è passati, da 110-120 mila, a 240 mila abitanti coinvolti. Il risultato si è più che raddoppiato in un anno e nei prossimi mesi questo della raccolta differenziata diventerà comunque un risultato di eccellenza anche per la città di Napoli (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo lo dobbiamo agli amministratori di Napoli ed anche al suo sindaco (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà per due minuti e mezzo.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, a parte il fatto che passare da 0 a 1, in una scala da 0 a 100, potrebbe essere dovuto soltanto ad un'oscillazione dell'indicatore, se è un sistema analogico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Se è un sistema digitale, sarà una scossa elettrica, visto che qua passiamo gli incentivi ai termovalorizzatori.
Però, signor Presidente, vorrei solo sottolineare che apprezziamo la disponibilità del Governo, che si rimette all'Aula. Inviterei, quindi, i colleghi a riflettere sul fatto di applicare in questo caso le normative europee. Lo dico in particolare per i colleghi del Partito Democratico, che hanno sempre sostenuto l'introduzione delle normative europee, ma lo dico anche per il colleghi del Popolo della Libertà, che in questo caso potrebbero dare un segnale positivo, visto che questo Governo dovrebbe avere il compito oltre che di risolvere i problemi economici, di metterci in asse con l'Europa. Visto che il Governo ci ha dato la possibilità di decidere - una scelta che io ritengo saggia - il Parlamento potrebbe finalmente dare un suo indirizzo. È un'occasione che io non sprecherei.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà, per due minuti.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, ho sentito che il Governo si rimette all'Aula, quindi, ovviamente noi ci rimettiamo a quello che dice il Governo in questo caso.
Devo dire, però, che la riformulazione proposta dal Governo mi sembrava la strada più opportuna. Nel momento in cui noi convertiamo un decreto, che ha caratteristiche di necessità ed urgenza e, quindi, di indifferibilità rispetto ad una situazione, che si presenta ancora eccezionale ed ancora particolare, andare ad impegnare il Governo affinché vi sia una sospensione definitiva di ulteriori deroghe o modifiche, è come se andassimo un poco a vanificare il lavoro che abbiamo fatto in questi anni.
Personalmente non lo condivido e sarei favorevole al mantenimento della riformulazione proposta dal Governo o al voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore di questo ordine del giorno, naturalmente dissentendo in modo netto da alcune delle argomentazioni espresse in Aula questa mattina dai colleghi della Lega Nord.
Voteremo a favore di questo ordine del giorno, anzitutto perché c'è un richiamo alle direttive ed alle regole europee, che ovviamente trova assolutamente d'accordo il gruppo del Partito Democratico e poi anche perché la responsabilizzazione degli enti locali, a partire naturalmente dal presidente della regione che per legge è il massimo responsabile in queste materie, è tema che ci interessa e che vogliamo anche sottolineare votando a favore di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 31
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Forcolin n. 9/4999-A/38, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Girolamo, Sardelli, Nannicini, Servodio... ancora l'onorevole Nannicini... Presidente Buttiglione, si affretti... il Presidente Buttiglione ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)(Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 455
Astenuti 41
Maggioranza 228
Hanno votato
291
Hanno votato
no 164).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cosenza n. 9/4999-A/39 e Servodio n. 9/4999-A/40, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4999-A/41, accettato dal Governo. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Miotto n. 9/4999-A/42 formulato dal Governo.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, chiedo che il Governo prenda in considerazione questo ordine del giorno e possa valutare un cambiamento del parere, perché il biossido di zolfo, l'ossido di azoto, le polveri, sono sostanze inquinanti e pericolose per la salute. È incomprensibile che ci siano limiti diversi a seconda se fuoriescano da un inceneritore o da un cementificio. Mi rendo conto della difficoltà di parificare questi due parametri, tuttavia chiedo che il Governo si impegni quanto meno a rendere omogenei i limiti di tollerabilità. Quindi chiedo che venga ripreso in considerazione il parere negativo che è stato già espresso.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, vorrei far presente che i limiti applicati per inceneritori e cementifici sono diversi in relazione alla normativa europea che regolamenta diversamente le emissioni dalle singole tipologie di impianti. Voglio anche ricordare che le autorizzazioni, comunque le procedure autorizzative, nell'ambito dei limiti che sono indicati dalle normative europee, considerano poi gli effetti delle emissioni sul contesto ambientale. Da questo punto di vista credo che potremmo trovare un punto di equilibrio in una riformulazione che preveda sostanzialmente che, piuttosto che prevedere che la regolamentazione debba essere in funzione della distanza tra di loro dagli insediamenti abitativi all'interno dei territori protetti, si tenga conto della qualità dell'aria dei territori in cui gli impianti sono ubicati, in modo da raccordare questa raccomandazione con le normative europee e la normativa nazionale. Se è accolta questa riformulazione il Governo è d'accordo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/4999-A/42, accettato dal Governo, purché riformulato.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 32

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per capire qual è la riformulazione, ma lo capiremo poi a posteriori sullo stenografico, perché il discorso è stato lungo ma non si è capito qual è la riformulazione.

PRESIDENTE. Penso che la presentatrice abbia capito. Il Ministro si preoccuperà di formularlo. Ministro, l'onorevole Giachetti insiste perché lei specifichi meglio la riformulazione.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, la riformulazione potrebbe essere questa: «a valutare l'opportunità di prevedere una regolamentazione dei limiti di emissione dei cementifici in funzione degli obiettivi di qualità dell'aria dei territori in cui sono ubicati».

MANUELA LANZARIN. Chiedo di parlare...

PRESIDENTE. Onorevole Lanzarin, l'ordine del giorno in esame non sarà posto in votazione perché l'onorevole Miotto ha accettato la riformulazione. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Trappolino n. 9/4999-A/43, formulato dal Governo.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Si, signor Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Narducci n. 9/4999-A/44, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Viola n. 9/4999-A/45 e Iannuzzi n. 9/4999-A/46, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Bonavitacola n. 9/4999-A/47, accettato dal Governo, purché riformulato.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, com'è noto noi avevamo presentato un emendamento che rilanciava il ruolo della Conferenza Stato-regioni e che, in ragione dell'apposizione del voto di fiducia, non è stato possibile discutere. Con questo ordine del giorno ribadiamo questo principio e, in verità, riteniamo che la Conferenza Stato-regioni debba mantenere un ruolo importante in questa fase di perdurante criticità nella gestione del ciclo dei rifiuti. Approfitto naturalmente della pazienza del Ministro per evidenziare che nel nostro ordine del giorno, ma d'altronde anche già nell'emendamento, sottolineiamo un ruolo propositivo del Ministro stesso per la convocazione della Conferenza Stato-regioni perché in un anno, dall'approvazione della legge n. 1 del 24 gennaio 2011, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, ad oggi, detta Conferenza non è stata mai convocata, su iniziativa della regione Campania, così come è previsto dall'articolo 1 della citata legge n. 1 del 2011. Davvero, quindi, non si comprende il depistaggio mediatico ed anche istituzionale messo in atto dalla regione Campania e dal suo presidente, in ordine alle modifiche normative che sarebbero intervenute con questo decreto-legge.
Voglio ricordare che i rifiuti circolano in Italia, non per le cose che discutiamo oggi, ma perché questo argomento è disciplinato dal Codice dell'ambiente, che è norma di fonte sovraprimaria che può essere derogata solo in via espressa. Noi chiediamo che la Conferenza Stato-regioni si riunisca e affronti il tema, perché, a nostro parere, al momento nulla è cambiato, in quanto non vi è nessuna deroga espressa alla disciplina prevista dal decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006.

MANUELA LANZARIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per 1 minuto.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, noi siamo completamente in disaccordo con questo ordine del giorno in quanto abbiamo visto che nel decreto-legge in discussione è stata inserita l'intesa Pag. 33con la regione interessata, che va sicuramente a superare quella che è la Conferenza Stato-regioni. Riteniamo che sia la singola regione che debba dare il proprio consenso all'eventualità di poter ospitare rifiuti o di poter accettare rifiuti. Per quanto riguarda questo del giorno, esprimiamo la nostra contrarietà.

PRESIDENTE. Onorevole Lanzarin, comunque non ne è stata chiesta la votazione perché è stata accolta la riformulazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/4999-A/48, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Palagiano n. 9/4999-A/49 e Aniello Formisano n. 9/4999-A/50, accettati dal Governo.
Onorevole Barbato, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4999-A/51, accettato dal Governo?

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo in ordine al parere espresso dal sottosegretario, con tutto il rispetto che porto nei suoi confronti, identico al rispetto che porto nei confronti dell'intero Governo. Tuttavia, non ritengo il parere sufficiente, perché il suo parere, signor sottosegretario, è un parere tecnico, appartenendo lei ad un Governo tecnico. Pretendo un parere politico e il parere politico lo può rilasciare solo il Parlamento e poiché in questo Parlamento siedono partiti e deputati responsabili nel disastro determinato con l'emergenza rifiuti e nel «magna magna» del banchetto della «monnezza» in Campania (Commenti)...

ROBERTO GIACHETTI. Gliel'hanno accolto! Ma cosa vuole?

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la invito a usare un linguaggio più adeguato.

FRANCESCO BARBATO. Anzi, voglio portare la corda in casa dell'impiccato...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato!

FRANCESCO BARBATO. ...per cui chiedo il voto. Anzi, dia la corda in mano agli implicati e vediamo chi si impiccherà. Chiedo il voto (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusate, abbiate pazienza. Mentre invito come al solito l'onorevole Barbato ad usare un linguaggio adeguato all'Aula, nello stesso tempo vorrei capire per quale motivo c'è tutta questa confusione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Presidente, mi faccia parlare!

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, l'onorevole Barbato sta chiedendo di votare ed ha diritto che il suo ordine del giorno sia posto in votazione, anche se c'è il parere favorevole del Governo.
E quindi non capisco perché ci si sbracci così tanto. Per ora finisce di parlare l'onorevole Barbato e poi le do la parola. Onorevole Barbato, prego...

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, non so di che cosa lei mi accusi, se sto individuando delle responsabilità politiche anzi, più precisamente, se vuole che lo dica meglio, soprattutto dei partiti di maggioranza che sostengono questo Governo, perché sono stati bassoliniani e cosentiniani che hanno determinato il disastro emergenza rifiuti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barbato.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, semplicemente la Presidenza giustamente ha chiesto che l'onorevole collega Barbato che si pronunciasse sul parere favorevole del Governo. L'onorevole Pag. 34 Barbato ha fatto una dichiarazione di voto che probabilmente compromette anche l'eventuale voto dell'Aula.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Quartiani, come lei ha visto, su tutti gli ordini del giorno, a prescindere dal parere che viene espresso, la Presidenza domanda ai presentatori se insistono sulla votazione o meno. L'onorevole Barbato insiste sulla votazione, ne ha diritto e, pertanto, lo pongo in votazione con parere favorevole del Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/4999-A/51, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Il parere del Governo è favorevole... hanno votato tutti? Onorevole Perina, prego...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 442
Astenuti 38
Maggioranza 222
Hanno votato
221
Hanno votato
no 221).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/4999-A/52, non accettato dal Governo. Onorevole Piffari, lei ha già svolto due interventi, le do trenta secondi.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, soltanto per chiedere una riformulazione. Non c'entra la Campania sulla questione CIP6. Faccio presente, ad esempio, che a Bergamo sono stati licenziati gli addetti di una centrale fatta sulla cogenerazione con i contributi del CIP6. Stiamo sprecando queste risorse. Chiedo che il Governo almeno accolga come raccomandazione l'ordine del giorno in oggetto.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Piffari n. 9/4999-A/52.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/4999-A/52, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4999-A/53, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Follegot n. 9/4999-A/54, accettato dal Governo, purché riformulato.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, non possiamo accettare la riformulazione proposta dal Governo. All'articolo 2, comma 2, del decreto-legge in oggetto in materia di commercializzazione di sacchi per asporto merci, si prevedono forme di promozione della riconversione degli impianti esistenti che tengono presente questo punto anche dell'ordine del giorno approvato, ossia riguardo all'uso di qualsiasi materiale purché biodegradabile.
Con l'ordine del giorno in esame si individua un percorso per finanziare la promozione e si impegna il Governo a prevedere, anche attraverso ulteriori iniziative normative, che gli oneri derivanti dall'attuazione delle previsioni, siano posti a carico delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente. Ora la formulazione del Governo non è accettabile perché fa soltanto riferimento a normative Pag. 35esistenti e, quindi, non avrebbe alcun senso l'ordine del giorno stesso. Pertanto insisto per la votazione.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, vorrei ricordare che il parere del Governo circa questo ordine del giorno che avremmo accolto riformulato, si inseriva nel contesto delle posizioni che il Governo aveva espresso.
Mi riferisco in particolare a quanto riguardava un emendamento che è stato approvato con il parere contrario del Governo e che estende, in modo difficile da interpretare dal punto di vista tecnico, il concetto di biodegradabilità. Noi avevamo costruito in Commissione faticosamente un equilibrio, all'interno del quale avevamo immaginato, come è nel testo, che verranno messe a disposizione risorse per facilitare la riconversione del settore, in maniera tale da avvicinarsi agli obiettivi stabiliti dalle normative europee.
Ora, è evidente che questo ordine del giorno non è più accoglibile nella formulazione che è stata prevista e devo dire anche la riformulazione che noi avevamo suggerito viene meno, perché l'evoluzione delle votazioni in merito agli ordini del giorno approvati sulla materia fa venir meno l'interesse del Governo rispetto a questo ordine del giorno.

RENATO WALTER TOGNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Togni, lei ha già parlato, non posso darle la parola. Ha già parlato due volte.

RENATO WALTER TOGNI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Dovrei darle la parola a fine seduta onorevole Togni, le chiedo scusa. Si esprimerà alla fine.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Follegot n. 9/4999-A/54, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis e Brandolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 485
Astenuti 4
Maggioranza 243
Hanno votato
57
Hanno votato
no 428).

RENATO WALTER TOGNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, le rubo due secondi: nella votazione precedente sull'ordine del giorno Barbato non è stato registrato il mio voto. Nella concitazione non avete visto che non riuscivo a votare purtroppo. Però dato che il voto è stato pari e non è passato per un voto, io ritengo che sia anche ora di provvedere a rivedere questo sistema di votazione, che è indegno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Santori n. 9/4999-A/55, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/4999-A/56, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Ricordo che è stato stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo che le Pag. 36dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta, avranno luogo a partire dalle ore 12.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,56).

FABIO RAINIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, io vorrei che il Ministro Clini avesse due secondi ancora a disposizione e rientrasse un attimo in Aula per ascoltare quello che ho da dire, viste le dichiarazioni che ha fatto oggi sui giornali in merito agli organismi geneticamente modificati.
Sono veramente sconvolto dalle dichiarazioni del Ministro, il quale apre ancora una volta agli organismi geneticamente modificati in Italia, facendo anche delle dichiarazioni false sui giornali, quando dice che in Italia i prodotti geneticamente modificati sono già presenti. È sbagliato, si informi meglio, anche perché i prodotti a cui fa riferimento non sono geneticamente modificati, ma si tratta di un affinamento delle normali tecniche per il miglioramento in campo agricolo.
Quindi, vorrei dire a lui, ma anche al Ministro Catania, che su questa situazione non ha detto nulla, che non si può obbligare l'Italia e, quindi, gli agricoltori italiani a chiudere le aziende agricole...

PRESIDENTE. Onorevole Rainieri, la prego di concludere, perché dobbiamo sospendere la seduta.

FABIO RAINIERI. Ancora un minuto, signor Presidente. Gli agricoltori dovranno chiudere le loro aziende, perché i prodotti tipici come il parmigiano, il prosciutto e tutti quelli che in Italia produciamo e che il mondo ci invidia, con l'apertura alle produzioni geneticamente modificate, non avranno più il loro interesse. L'ultima cosa...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rainieri.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,58, è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4999-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre, alla quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici abbiamo votato ieri sera la fiducia posta dall'Esecutivo Monti sul decreto-legge in materia ambientale. Lo abbiamo fatto con convinzione, così come è avvenuto nelle scorse occasioni, perché riteniamo che questo Esecutivo debba affrontare una sfida doppiamente difficile: governare, ma con una evidente esiguità di tempo a disposizione.
Condividiamo le linee essenziali del provvedimento, tornato ad essere significativamente somigliante con il testo del decreto-legge originario. Abbiamo affermato, sin dall'approvazione del primo decreto sull'emergenza in Campania del giugno 2008, che colmare il deficit impiantistico della regione Campania per il trattamento e il recupero dei rifiuti sia precondizione del rispetto della legalità e realizzazione di una gestione integrata del rifiuto, così come prescritto dalla direttiva quadro sui rifiuti n. 2008/98/CE integralmente recepita dall'Italia. Pag. 37
Gli impianti di digestione anaerobica presso gli STIR, così come l'ampliamento degli impianti di compostaggio, rispondono al tentativo di fare fronte ad una grave mancanza connessa al trattamento della parte organica dei rifiuti, come noto frazione di significativo impatto sulle matrici ambientali.
Allo stesso modo, abbiamo ritenuto che la norma contenuta nell'articolo 2 in tema di divieto di commercializzazione degli shopper - ossia, delle buste della spesa - nel testo licenziato dalla Commissione ambiente, sia un buon compromesso tra un'individuazione chiara dello standard tecnico di riferimento per stabilire cosa significhi biodegradabilità e la distinzione dei diversi usi delle medesime buste al fine del divieto.

PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, la invito a concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Abbiamo, inoltre, valutato positivamente le disposizioni tese ad incentivare finalmente l'utilizzo della plastica riciclata, così come le misure destinate ad accompagnare nella loro riconversione le aziende interessate da questa significativa scelta verde del nostro Paese.
È su queste premesse che noi Liberal Democratici esprimeremo voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge in materia ambientale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, noi abbiamo votato contro la fiducia e voteremo contro questo decreto-legge. Signor rappresentante del Governo, sarebbe stato sufficiente che il Governo avesse presentato all'Aula un decreto-legge di un solo articolo. Il presidente della regione Campania, Caldoro, e il sindaco di Napoli, De Magistris, sono tenuti ad adempiere ai loro doveri. Questo non è accaduto. Da quando sono cessati i poteri straordinari di Bertolaso, il governatore della Campania è inadempiente, perché non ha fatto altro che portare i rifiuti in giro per l'Italia e per la stessa Campania, riempiendo di rifiuti le zone interne. Non è stato realizzato alcun impianto.
Il sindaco di Napoli - che è stato definito «macchietta» e «prestigiatore» dall'onorevole Togni - non è altro che un irresponsabile, perché va a manifestare per evitare che si aprano discariche. Pertanto, noi non possiamo che votare contro, rispetto ad un atteggiamento così irresponsabile di un governatore - il governatore della Campania, Caldoro - la cui inerzia è pari solo alla sua vuota e arrogante presunzione.
Inoltre, ci preoccupa molto l'azione del Ministro Clini, verso il quale la nostra sfiducia è totale.
Diffidiamo dei tecnici, diffidiamo dei professori, diffidiamo ancora di più dei burocrati che cambiano scrivania e passano da un ufficio a svolgere il ruolo di Ministro. Per noi Clini è un sorvegliato speciale, vaglieremo i suoi atteggiamenti, i suoi provvedimenti con atti di sindacato ispettivo e per questo il nostro è un voto negativo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà, per tre minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, voteremo a favore di questo provvedimento che contiene norme nuove sullo smaltimento dei rifiuti, ma che affronta anche vecchie questioni come l'emergenza rifiuti in Campania. È una regione martoriata, che non è riuscita a spezzare i meccanismi di un'economia criminale che si è arricchita proprio sull'emergenza rifiuti.
Un tempo dal porto di Napoli partivano navi cariche di speranza e di umanità; Pag. 38oggi, dal porto di Napoli partono navi cariche di rifiuti; sindaco De Magistris, il turismo dei rifiuti non può essere la soluzione! Napoli ha bisogno di un nuovo inceneritore!
Vorrei approfittare di questi due minuti per consegnare al Parlamento e al Governo una riflessione su un problema che la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presieduta dall'onorevole Pecorella, ha denunciato: il 30 per cento dei rifiuti pericolosi spariscono nel nulla, salvo poi ritrovarli nei nostri boschi, nei nostri fiumi, lungo i nostri torrenti! L'avvelenamento del territorio non ha risparmiato i parchi nazionali e non ha risparmiato le aree protette.
Quindi, invito il Governo a riflettere perché il risanamento di Napoli e della Campania passa anche attraverso il risanamento ambientale. Napoli e la Campania devono poter puntare sulla risorsa ambientale, devono poter puntare su un nuovo turismo che non sia un turismo predatorio, ma un turismo duraturo. Con questo appello al Governo concludo il mio intervento annunciando il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliveri. Ne ha facoltà, per tre minuti.

SANDRO OLIVERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a votare è prima di tutto un provvedimento ragionevole, che affronta, con concretezza, alcune questioni di emergenza sul fronte ambientale. Nessuno può pensare che si possa partire da complesse riforme di sistema per affrontare problemi urgentissimi come quello dei rifiuti in Campania. Si affronta prima l'emergenza e, affrontandola in modo concreto, si pongono le premesse per riforme vere che modifichino costumi e comportamenti politici e sociali. Ci sembra che il decreto-legge in questione rispetti questo metodo ed è per questo che i deputati del Movimento per le Autonomie si esprimeranno in maniera favorevole.
La questione dei rifiuti è la principale per un approccio ambientalista basato su uno sviluppo sostenibile. Un Paese moderno si vede prima di tutto dalla quantità e dalla qualità dei rifiuti che produce e su questo fronte l'Italia non è certo tra i Paesi più avanzati d'Europa.
Dopo questo decreto-legge occorrerà, quindi, che il Ministro dell'ambiente e i gruppi parlamentari propongano norme che vengano discusse con procedure ordinarie da questo Parlamento, senza fiducie e decretazioni d'urgenza, e che affrontino con altrettanto realismo e concretezza i problemi dei rifiuti al di fuori delle condizioni di emergenza, cambiando le norme che occorre cambiare e tenendo conto delle profonde differenze infrastrutturali delle diverse aree del Paese, per giungere così all'obiettivo di trasformare, in un decennio, un problema che ci opprime in una risorsa da valorizzare.
Questo è l'approccio che serve e siamo certi che dopo i provvedimenti d'urgenza si porrà mano alle indispensabili riforme strutturali in un campo nel quale il tempo non è una variabile indipendente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, la questione ambiente in tutte le sue declinazioni, a nostro avviso, oltrepassa le logiche delle contrapposizioni politiche e ci richiama ad una responsabilità condivisa che attiene alla sfera dell'etica.
Il degrado ecologico è giunto, nel nostro Paese, ad un punto critico; è una situazione prossima a divenire insostenibile.
Da qui già deriva l'opportunità di accantonare la retorica delle dotte, ma fumose disquisizioni e sposare invece la linea del pragmatismo, che nasce dall'urgenza, magari ricordando che se siamo arrivati all'emergenza è proprio perché anche in quest'Aula si è perso troppo tempo dietro schematismi che hanno prodotto soluzioni parziali e di comodo. Pag. 39
Mi auguro che questa volta si guardi alla problematica ricordando che l'ambiente definisce, fondamentalmente, il mondo che noi tutti abitiamo, in cui domani abiteranno le nuove generazioni. Ciò ci richiama al dovere, di etica vissuta in una dimensione politica, di esserne custodi, vigili e sapienti, per salvaguardare le condizioni di vivibilità della casa comune e, se possibile, migliorarla. Le soluzioni tecniche vanno ricercate avendo come coordinate valori come solidarietà, eco-giustizia, diritti delle generazioni future, qualità della vita. È una prospettiva agli antipodi di quelle discusse tante volte, che hanno prodotto soluzioni che soluzioni non erano. Mi auguro - e lo chiedo con forza -, anche a nome del mio gruppo, Alleanza per l'Italia, che ora si voglia dare un segnale di discontinuità rispetto a posizioni cristallizzate intorno a ragioni astratte, egoistiche o di mera polemica.
Andando nello specifico, la normativa che ci apprestiamo a votare è ampia, passando dalla gestione dei rifiuti in Campania alla commercializzazione dei sacchi di plastica, alle disposizioni sui materiali di riporto. Voteremo a favore di questo provvedimento, sì, ma in coerenza con quanto detto prima chiariamo che non lo voteremo ad occhi chiusi; lo voteremo perché non possiamo permetterci di restare fermi mentre viaggiano veloci gli interessi della camorra e diventano via via più gravi i danni all'ambiente, più profonda l'esasperazione dei cittadini, più evanescente la credibilità delle istituzioni a tutti i livelli, più marcata la distanza dall'Europa, le cui direttive vengono disattese.
L'Unione europea ci ha ammoniti per l'incapacità di trovare soluzioni ed attivare meccanismi virtuosi nella gestione dei rifiuti per il superamento delle emergenze: il ciclo integrato di là da venire, la scelta di privilegiare lo smaltimento in discarica, lo scarso investimento sulla raccolta differenziata e la lavorazione di alta qualità dei rifiuti. Non è così lontana nel tempo la condanna della Commissione europea per la drammatica cartolina in bianco e nero, spedita in tutto il mondo, di Napoli e della sua provincia soffocate da cumuli di immondizia e ostaggio di roghi velenosi.
Oltre all'ambiente è stata ferita la nostra dignità, sia come singoli individui sia come collettività nazionale. Così facendo abbiamo tradito non solo il suolo, l'aria, l'acqua, ma anche noi stessi, le nostre famiglie, i nostri figli. Abbiamo irradiato nel mondo un'immagine di incapacità, di inciviltà, di miseria tecnica e progettuale. Allora non è più tempo: sarebbe appunto da irresponsabili operare il distinguo di chi racconta che i talenti hanno un solo accento, mentre i limiti e i problemi aleggiano altrove; di chi indulge nei pregiudizi e nelle etichette, invocando il «ciascun per sé».

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mosella.

DONATO RENATO MOSELLA. Concludo, signor Presidente. Il Paese conta 102 discariche che non soddisfano i criteri della normativa europea, disseminate in 14 regioni, dove vi è un sud e un nord: il Friuli, la Puglia, l'Abruzzo, l'Emilia Romagna, la Liguria, la Lombardia, il Piemonte, la Basilicata, la Calabria, la Campania, le Marche, il Molise, la Sardegna, l'Umbria. Sono siti irregolari, che ci hanno provocato una lettera di costituzione in mora della Commissione europea, che anticipa la procedura di infrazione.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Mosella.

DONATO RENATO MOSELLA. Concludo, signor Presidente. Sono questi gli elementi che ci devono indurre oggi a ritrovare le energie e la forza per concludere che questo provvedimento sia solo un nuovo inizio per la soluzione dei problemi del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

Pag. 40

PRESIDENTE. Onorevole Mosella, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, Grande Sud, nonostante la preoccupazione espressa - in sede di dichiarazioni di voto precedenti, oppure in sede di discussione sulle linee generali di decreti-legge, in questi ultimi tempi - per l'eccessivo uso dello strumento del decreto, esprime parere favorevole su questo decreto-legge, del 25 gennaio 2012, così come modificato dal Senato.
Infatti, ne condivide i punti essenziali, con particolare riferimento alla volontà di introdurre una disciplina relativa alla gestione dei rifiuti in Campania volta a fronteggiare e superare in modo risolutivo le criticità del sistema di recupero e smaltimento finale dei rifiuti solidi urbani.
Il giudizio favorevole è riferito al testo nel suo complesso, come modificato dal Senato. Riteniamo che l'introduzione a regime del divieto di commercializzazione di shopper non biodegradabili avrà evidenti ricadute positive in termini di sviluppo di nuove produzioni e nuovi mercati per la chimica. Temiamo però che l'intervento sulla Campania possa indurre altre dirigenze di altre regioni a comportarsi allo stesso modo, proprio perché vi è una scarsa cultura ambientale in queste classi dirigenti.
Ciò che ha portato alla crisi in Campania è una scarsa cultura ambientale della classe dirigente campana (lo dobbiamo dire!), che potrebbe, quindi, anche estendersi con effetti in altre regioni e sappiamo quali sono queste altre regioni che stanno al limite tra una gestione concreta e corretta e una gestione dissennata. In questo caso, però condividiamo le modifiche introdotte dal Senato, che riguardano principalmente: disposizioni in tema di smaltimento tramite termovalorizzazione della frazione secca dei rifiuti; lo snellimento delle attività di gestione dei rifiuti e di recupero dei materiali vegetali, agricoli e forestali; la semplificazione delle procedure autorizzative per i piccoli impianti di compostaggio, di promozione del recupero dei rifiuti inerti e di sviluppo degli acquisti verdi.
Tutto questo avviene negli altri Paesi e in molte altre regioni d'Italia. Ci dobbiamo domandare perché dalla Campania dobbiamo trasferire i rifiuti e pagare perché li accolgano altri paesi come l'Olanda o la Norvegia e la Germania in passato, che utilizzavano proprio la filiera completa per smaltire i rifiuti napoletani. È certo, quindi, che è bene che queste domande ce le facciamo, perché noi vogliamo che tutte le regioni italiane possano andare nella direzione giusta e smaltire correttamente e dove si producono i rifiuti solidi urbani.
Le modifiche al decreto-legge, apportate in Senato, comportano pure un aggiustamento in base richiamo del Capo dello Stato sulla questione dell'introduzione di norme che non hanno nulla a che vedere con l'originario decreto-legge. Questo è un bene. È considerato da noi anche inopportuno l'inserimento nel maxiemendamento della proposta riguardante il conferimento dei rifiuti verso altre regioni italiane, che in passato veniva gestito molto bene con la presenza del Governo sulla base di interventi discussi e approvati in conferenza Stato-regioni.
Al contrario, credo che la proposta emendativa che tanto fa discutere - quella per cui ogni regione in crisi dovrebbe concordare direttamente con le altre regioni la possibilità di smaltire rifiuti in quel territorio - sia in questo momento inopportuna. Bisognava rimanere nella situazione precedente per poi arrivare ad una gestione corretta.

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, la prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. Confidiamo comunque in un successivo intervento per correggere il testo. Ricordiamo che Grande Sud ritiene che sia necessario...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Misiti.

Pag. 41

AURELIO SALVATORE MISITI. ...che non si blocchi il percorso di cambiamento avviato dall'attuale amministrazione locale e da quella regionale. La nostra organizzazione e il nostro gruppo sono disponibili a dare il suo contributo di idee e attività istituzionali affinché la Campania - Napoli in particolare - possa realizzare quanto sopra esposto e divenire una regione normale dal punto di vista ambientale. Noi voteremo favorevolmente a questo decreto-legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la gestione travagliata di questo decreto-legge ci ha, in parte, confortato su una scelta, che abbiamo fatto in corso d'opera, sui lavori del vostro Governo. Noi avevamo deciso di dare fiducia al vostro Governo e demmo la fiducia la prima volta, perché innanzitutto andava via un Governo che aveva disonorato l'Italia. Pensammo che voi avreste potuto, in qualche modo, rovesciare il giudizio che vi era sull'Italia e vi demmo fiducia precisando, però, che avremmo verificato, giorno dopo giorno, passo dopo passo, nel merito quale fosse il comportamento e quali fossero i vostri provvedimenti. Credo che bene facemmo, ad un certo punto della storia, a rivedere la nostra posizione e a decidere di valutare, appunto, nel merito ogni singolo provvedimento, togliendovi la fiducia data a priori.
Ciò non ci impedisce, come è avvenuto in quest'Aula ieri l'altro, di votare a favore (penso al decreto-legge sulle semplificazioni, sul quale vi è stato il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori). Ma, ovviamente, il venir meno del rapporto di fiducia iniziale ci costringe - e lo facciamo nell'interesse degli italiani - ad entrare nel merito specifico dei provvedimenti che voi proponete al Parlamento e, quindi, all'Italia.
Una prima considerazione di carattere generale, perché si è aperta una discussione, è che voi avete, in qualche modo, già realizzato un record. In quattro mesi avete già raggiunto la cifra di undici questioni di fiducia. Credo che nessun altro Governo, nella storia repubblicana, fatta la proporzione, abbia mai fatto ricorso alla fiducia come avete fatto voi. Questo è un male, signor sottosegretario, è un male perché nella dinamica democratica esiste la maggioranza ed esiste anche l'opposizione. Una democrazia è sana quando chi ha avuto il mandato per governare ha a fianco a sé - o magari di lato a sé o magari contro di sé - chi ha avuto il mandato di controllare chi governa e di stimolare chi governa. Questo è quanto ha fatto l'Italia dei Valori. Noi abbiamo deciso, ad un certo punto, di rendere normale questa democrazia, che sembrava alterata, in cui vi era stata confusione di ruoli, con partiti che avevano chiesto mandati differenti, e abbiamo scelto di stare dalla parte dell'opposizione, lì dove ci aveva collocato l'elettorato, un'opposizione non preconcetta, tanto che martedì abbiamo votato a favore di un vostro provvedimento, ma di un'opposizione, però, che nel merito ci consente di avere le mani libere rispetto ad altri.
Questo provvedimento - mi consenta, signor sottosegretario - è indigeribile, non solo per quel che fate alla Campania, è indigeribile perché è l'undicesimo provvedimento che passa con un voto di fiducia, con una mortificazione, ovviamente, dell'attività propria dei parlamentari. Se penso a quello che il nostro relatore in Commissione, l'onorevole Piffari, ha tentato di far capire, è che siamo in una situazione extra ordinem, di straordinarietà, di commissariamento dal 1994. Ebbene, qual è il sistema per venirne fuori? È quello di tornare alla ordinarietà. Togliamo i commissariamenti e ridiamo il potere ai sindaci, ai presidenti di provincia e di regione. Prima o poi misureremo nel merito le capacità amministrative in questi territori.
Invece, non ci è stato consentito di fare questo. Andate avanti, in un certo senso, ripetendo quello che era avvenuto per il passato, senza rendervi conto che così, in Pag. 42realtà, non favorite mai la crescita di classi dirigenti vere, che poi si assumano la responsabilità degli atti che producono. Questo è un po' quello che è avvenuto anche in relazione alla vicenda campana. Ieri, durante il dibattito ho assistito ad alcune frasi irrisorie da parte dei colleghi della Lega e ad alcune frasi anche offensive nei confronti dei miei corregionali. Ricordo agli amici della Lega che se è vero come è vero che la camorra ha provveduto a interrare in Campania gran parte di rifiuti tossici - e ne paghiamo oggi le conseguenze, noi e i nostri figli - e faceva questo giù e, quindi, quei delinquenti hanno lavorato contro il loro popolo, vi erano altri delinquenti che chiedevano, al nord e a quelli del nord, di portare giù questi rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).Quindi, di fronte alla delinquenza poi non vi è distinzione che tenga. Se vogliamo superare questa fase responsabilizziamo i nostri governanti locali, accogliamo l'invito che viene dall'Italia dei Valori.
I sindaci decidano, i presidenti di provincia decidano, i presidenti di regione decidano! Basta con i commissariamenti, altrimenti poi assistiamo al paradosso - consentitemi questo termine - cui abbiamo assistito ieri. Ieri abbiamo visto alcuni deputati di parte destra che sorreggono questo Governo che hanno votato contro la fiducia e che dichiarano di non votare il provvedimento nel merito. Pensavamo che fosse per qualche nobiltà di giudizio rispetto ad un provvedimento che non è digeribile, signor sottosegretario, non è assolutamente digeribile, invece altro non era che la preoccupazione che poi, in capo al loro presidente di regione, potesse scattare di nuovo l'imputazione che la Procura della Repubblica di Napoli qualche mese fa gli ha fatto.
Cosa succede se arriva di nuovo l'emergenza in Campania? Succede che il presidente della regione, per legge, deve individuare dei siti in cui scaricare i rifiuti e succede che, in Campania, siccome Napoli ha già dato, i siti liberi e vuoti sono quelli dell'avellinese o del beneventano e succede che Caldoro, per non essere imputato di omissione di atti d'ufficio, deve rivolgersi o ad Avellino o a Benevento, provocando le ire dei suoi partner di Governo. Quindi, quale nobiltà d'animo? Era semplicemente una visione particolareggiata a tutela del proprio presidente di regione.
Noi invece, con la scelta che abbiamo fatto, siamo liberi di dire che questo decreto non ci piace. Lavoreremo e continueremo a lavorare per il superamento del commissariamento e - se l'Aula me lo consente - ho letto anche qualche considerazione dei compagni del Partito Democratico, in particolare di chi per loro sul nostro territorio riveste responsabilità di coordinatore, ossia dell'onorevole Bonavitacola. La considerazione è stata da parte dei colleghi del Partito Democratico: «Sì a fiducia, ma il decreto è deludente». Nell'analisi che fa il Partito Democratico rispetto a questo decreto, noi dell'Italia dei Valori ci ritroviamo: sul fatto che il decreto sia deludente e per certi aspetti anche pericoloso, ci ritroviamo.
C'è una differenza - e questa la colgo - e le dico che essa scaturisce dalla scelta che abbiamo fatto a monte, dalla nostra scelta di stare vicini agli interessi dei cittadini: noi siamo liberi di potervi votare contro, noi siamo liberi di non darvi la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Noi siamo liberi di poter continuare a dire sui nostri territori che il provvedimento non si regge, che il provvedimento non risolve le questioni, che il provvedimento continua a mantenere una situazione di straordinarietà, che non giova alla democrazia sui territori e che il provvedimento deve essere censurato. Noi, con la libertà che ci siamo dati di valutare atto per atto i vostri provvedimenti, su questo provvedimento, siamo costretti a dirvi di «no», siamo costretti a rimarcare che vi collocate con un «continuismo» di straordinarietà che ha favorito le peggiori soluzioni. Penso a quanto ha detto il mio collega poco fa: quando parla di bassolinismo e cosentinismo, facendo riferimento alle classi dirigenti che hanno governato quella regione, ha perfettamente ragione. È questo che noi non vorremmo, signor Pag. 43sottosegretario. Perciò vorremmo che si ridesse la parola, la potestà, il potere a chi oggi è stato investito democraticamente in quei territori di poter gestire il proprio territorio. Voi non fate ciò con questo provvedimento ed è per questo motivo che noi non lo voteremo, così come non abbiamo votato la fiducia ieri.
Vi aspettiamo al prossimo appuntamento per vedere se questo Governo, che zoppica giorno dopo giorno sempre di più, è capace di rialzarsi e di far rinascere quelle speranze che gli italiani avevano avuto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, il decreto-legge sul quale oggi viene richiesto il voto di fiducia contiene delle norme molto importanti, frutto anche della discussione e delle modifiche apportate in VIII Commissione (Ambiente) ed altre si sarebbero potute aggiungere se non ci fossimo trovati di fronte all'ennesimo voto di fiducia.
Su questo particolare aspetto e su questo svilimento del potere decisionale e di intervento correttivo, migliorativo del Parlamento, sposo in pieno le considerazioni che ha testé fatto il collega Formisano.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 12,30)

VINCENZO D'ANNA. Il provvedimento quindi giunge all'esame dell'Aula senza che possa incidere se non per considerazioni di carattere generale, eminentemente formali, se non per esprimere l'undicesimo voto di fiducia che da quattro mesi a questa parte siamo chiamati a dare e che, anche se con accenti critici, finora abbiamo dato perché qualcuno ci ha spiegato che non si poteva fare di meglio, ancorché non si intenda poco ossequiosa la considerazione nei confronti del nostro Capo dello Stato che come Omero pare si sia addormentato e nel mentre prima censurava il Governo Berlusconi per la decretazione d'urgenza e per la posizione abbastanza frequente della questione di fiducia, oggi sembra essere distratto da altre incombenze e da altre considerazioni.
Vorremmo quindi intervenire su questo problema partendo dal primo articolo, che riguarda la situazione dei rifiuti in Campania, una situazione che è ormai vecchia, che si trascina da qualche decennio, che ha sprecato in maniera disarmonica attraverso le varie gestioni commissariali diverse centinaia di milioni di euro senza approdare a soluzioni definitive ed esaurienti per quanto riguarda l'emergenza dei rifiuti.
Mi consentano gli amici della Lega, che sono sempre così salaci nelle loro considerazioni quando si tratta della Campania, di fare un paragone: la questione dei rifiuti in Campania è un po' come la questione delle quote latte, non si riesce mai a risolverla se non a scapito del Governo; nord e sud si trovano però d'accordo nel chiedere che lo Stato intervenga sprecando risorse perché in loco le classi dirigenti non riescono a trovare il coraggio di affrontare l'impopolarità attraverso delle scelte che facciano giustizia delle sperequazioni: è il caso sia delle quote latte che delle decine e centinaia di milioni di euro che la Campania ha sprecato inutilmente nel susseguirsi delle varie gestioni straordinarie.
Quindi si modifica questo decreto-legge al comma 1 e 3 dell'articolo 1 in modo tale da determinare meglio l'individuazione degli impianti di digestione anaerobica - per i non addetti ai lavori, altro non è che la fermentazione in un ambiente dove l'ossigeno è scarso - in strutture chiamate STIR, altro pessimo acronimo che sta per stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti. Si tratta di note tecniche ma quello che ha acceso il dibattito è invece la norma che riguarda il trasferimento dei rifiuti prodotti in Campania verso le altre regioni.
Era prima previsto che la Conferenza Stato-regioni appositamente citata dal Governo dovesse decidere sul trasferimento Pag. 44di questa immondizia, questo decreto-legge - io credo giustamente - impone alle regioni l'attivazione di un'interlocuzione e, quindi, la necessità di trovare un preventivo accordo fra la regione che conferisce i rifiuti e quella che è costretta o suo buon grado li deve accogliere. Si tratta quindi di una norma che non è vessatoria ma se vogliamo crea dei momenti di solidarietà, d'intesa fra regioni che possano essere poi vicendevolmente d'accordo nell'affrontare altri momenti di emergenza, anche a parti invertite.
Penso che coloro che si sono detti contrari a questa modifica - ovvero alla necessità di acquisire la condivisione delle regioni interessate al trasferimento dei rifiuti - stanno sbagliando in quanto ripropongono - gli amici campani - la solita logora immagine di una regione che non vuole risolvere i suoi problemi in loco, i problemi che riguardano lo smaltimento dei propri rifiuti.
Si tratta - credo - delle solite geremiadi del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il quale promette raccolte differenziate un giorno sì e un giorno no, capeggia cortei di protesta in quel di Qualiano e di Chiaiano, senza dire che in quei luoghi le discariche finalmente sono diventate controllate ed a norma di legge e che quelle stesse popolazioni avevano taciuto quando queste discariche non erano né a norma di legge né controllate ed erano utilizzate dalla malavita organizzata per sversare rifiuti tossici e nocivi.
Una classe dirigente che gioca ancora a fare il Masaniello, che tenta di utilizzare l'esasperazione e di alimentare le paure ancestrali della gente rispetto all'allocazione di questi materiali, è una classe indegna di rappresentare le vere esigenze del popolo campano. Ed è quindi ora di dare risposte concrete. Si individuino le discariche, si costruiscano i termovalorizzatori, si dia prova e capacità di risolvere i problemi senza piagnistei e senza sotterfugi. Non dobbiamo scomodare Salvemini, Dorso, Croce e i più grandi meridionalisti che per lungo tempo si sono soffermati sull'analisi dei disagi e dell'arretratezza del meridione d'Italia.
Non abbiamo bisogno di fare questo. Si tratta solamente di fare il proprio dovere e di assumersi le responsabilità che provengono dal mandato popolare, che non è solo un mandato a sentirsi interprete della gente, ma è un mandato che obbliga chi si sente interprete della gente ad assumere responsabilità consequenziali per risolvere il problema a quelle stesse popolazioni. Occorre, cari colleghi parlamentari, attivare anche i previsti scioglimenti dei consigli comunali, che sono già previsti dalla normativa vigente, laddove i consigli comunali cincischiano e tergiversano o hanno sindaci, come nel caso di De Magistris, che cavalcano la protesta e non riescono a garantire né la soluzione dei problemi in termini strutturali e definiti, né la stessa raccolta differenziata. Anzi, uno Stato minimo ma efficiente estenderebbe la norma sugli scioglimenti ai consigli provinciali e ai consigli regionali, perché la si finisca con il balletto dello scaricabarile tra le responsabilità e le competenze degli uni e degli altri, che poi finiscono sul tavolo di un commissario straordinario, che poco e nulla fa, se non incassare le laute prebende che la legge stessa gli riconosce.
E che cosa dire delle buste di plastica, che, se non sono fatte in un certo modo, producono inquinamento ambientale. Qualcuno in questa Aula mi ha chiesto quanti metri quadrati del suolo campano siano stati bonificati. Neanche un metro quadro, signor Presidente. Quindi, mi avvio alla conclusione dicendo che noi voteremo a favore di questo provvedimento e ci aspettiamo che il Governo faccia altre leggi in cui si individuino le responsabilità dei proprietari di suoli ove sono avvenuti questi depositi nocivi e che la regione Campania abbia almeno il decoro e la dignità di rendere obbligatorio il registro dei tumori nella nostra regione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

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ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, Ministro Clini, il provvedimento di cui si conclude l'iter si può certo definire come un lavoro complesso. È arrivato alla Camera completamente deformato da interventi non proprio armonici operati al Senato e in poco tempo abbiamo avuto l'onere di riportarlo entro determinati e ragionevoli binari, scontrandoci però con rigidi criteri di ammissibilità degli emendamenti, che di fatto hanno limitato la possibilità di renderlo maggiormente efficace.
Noi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo abbiamo cercato di trasformare questo provvedimento importante in materia di tutela ambientale in una opportunità, un'opportunità che però non ci è stata data. Non possiamo certamente considerarci soddisfatti per l'austerità di queste disposizioni che, di fatto, non introducono grossi passi in avanti, né tanto meno misure ambiziose.
Mi duole ammettere che il lavoro su questo decreto è stato condizionato da giochi di veti incrociati in Commissione, dove l'equilibrio dei pesi e contrappesi e le istanze dei principali gruppi di maggioranza sono stati determinanti per la scelta degli emendamenti da salvare e quelli da cestinare, limitando di fatto il margine d'azione del nostro gruppo.
Credevamo di avere un'opportunità, ma di questa non rimane che un lontano ricordo, come ho avuto modo già di evidenziare nella giornata di ieri, ma siamo anche consapevoli che l'esigenza di trasformare in legge queste disposizioni si debba collocare ben oltre tutto questo. Con tale certezza, abbiamo voluto conferire ieri la fiducia al Governo, con l'auspicio che lo stesso possa riuscire realmente ad emanciparsi dalle pressioni dei veti incrociati.
La priorità in questo momento è la ripresa del Paese e delle sue potenzialità e questa legittima ambizione passa anche attraverso una modifica della disciplina in materia di rifiuti e sottoprodotti. Rispondiamo soltanto alle esigenze del Paese, tutto il resto passa in secondo piano, ma questa priorità non può e non deve essere contaminata dai cosiddetti «interessi parlamentari», signor Ministro, eredità italiana di un certo modo di fare politica che credevamo di aver superato lo scorso novembre.
Di certo questa priorità nazionale non si concilia con gli interessi di parte e su questo non si può che essere d'accordo. Questa è stata la premessa per il nostro intervento in Commissione ambiente. Abbiamo tentato di apportare un contributo costruttivo, malgrado le posizioni di alcuni gruppi. Infatti, non dimentichiamo che ci sono stati anche tentativi di far saltare il decreto-legge e l'atteggiamento disfattista della Lega è stato l'esempio più chiaro, soprattutto per quanto riguarda l'articolo 1 e 1-bis relativi all'emergenza rifiuti in Campania, sicuramente uno degli interventi più urgenti di questo decreto.
L'esigenza alla base di queste norme è quella di creare una condizione di corretta e ordinaria operatività sul versante dello smaltimento dei rifiuti, superare l'emergenza e la sua configurazione che con un complesso gioco di deroghe e poteri straordinari ha innescato un circolo vizioso.
In coerenza con questo orientamento non abbiamo accolto di buon grado il prolungamento a 24 mesi del mandato delle commissioni straordinarie che si colloca proprio in una direzione opposta a quella da noi auspicata e che di certo non consente di individuare le reali criticità del sistema. Se non si affronta questo punto, l'emergenza rimarrà tale. Continuare a parlare di commissari per risolvere i vizi storici rappresenta un atto di debolezza da parte del Governo e del legislatore.
Il decreto-legge non si ferma solo alla Campania, affronta anche nodi che tante polemiche hanno sollevato. L'articolo 2 affronta il problema della commercializzazione dei sacchi per asporto merci, i cosiddetti shopper, chiarendo i termini e l'applicazione del divieto di commercializzazione degli shopper non biodegradabili. Abbiamo evidenziato in maniera chiara l'esigenza di prorogare l'entrata in vigore delle sanzioni amministrative nei confronti di chi commercializza sacchi non a norma, Pag. 46così come quella di prorogare al 31 dicembre 2012 l'emanazione del decreto. Tutto questo si configura come un atto di concretezza da parte del legislatore.
Sebbene a mio avviso sarebbe stato il caso di approfondire meglio la questione - cercando di comprendere, ad esempio, il vantaggio di una maggiore biodegradabilità rispetto alle tecniche di compostaggio - salvaguardare la filiera produttiva italiana, tutelando i produttori e riconoscendo loro un tempo congruo per riconvertire gli impianti, rappresenta senza dubbio un passo avanti. Anche perché non si può pensare di tirare troppo la corda su questo versante, condannando un intero comparto produttivo ed i lavoratori che ne fanno parte, ma bisogna essere realmente coscienti di quello che è la struttura della filiera italiana.
Ed è proprio la consapevolezza del riflesso economico, produttivo ed ambientale che deve animare le nostre scelte, anche se talvolta questa linea guida sembra essere bypassata. Facendo riferimento ad esempio all'articolo 3, così come modificato dalla Commissione, esistono ancora dei nodi da sciogliere. Si tratta di una disposizione finalizzata a ricomprendere nella definizione di suolo il materiale di riporto al fine di escluderlo a specifiche condizioni dall'applicazione della normativa sui rifiuti. L'articolo 3 si ricollega al disposto dell'articolo 49 del cosiddetto decreto liberalizzazioni, secondo cui sarà un decreto ministeriale a regolamentare l'utilizzo delle terre e rocce da scavo, chiarendo la configurazione delle matrici materiali di riporto, la disciplina di applicazione in materia e le condizioni per una loro identificazione come sottoprodotto.
Su questo versante però esiste un ventaglio di competenze diverse, a cui si aggiunge una disciplina normativa variegata, che richiama disposizioni contenute in un decreto-legge non ancora convertito, oltre che un decreto ministeriale che non è ancora stato emanato. Esiste, quindi, una certa confusione in termini di competenze nonché di richiami normativi.
Tutto questo rischia di generare incertezze ai fini dell'individuazione delle disposizioni applicabili, oltreché limitare le possibilità di confronto e di dialogo con le associazioni di categoria. Sarebbe, pertanto, opportuno procedere con la definizione di una cabina di regia tra ministeri, al fine di definire una disciplina unica sull'identificazione e l'utilizzo delle categorie di sottoprodotto, che serva da riferimento unico per le associazioni di categoria e le realtà interessate.
L'articolo e il decreto sfiorano un principio che dovrebbe essere maggiormente approfondito quale è quello della cosiddetta responsabilità ambientale, su cui la normativa sembra essere carente. Infatti in questa debolezza si insinuano le responsabilità più gravi in materia di danno all'alterazione del suolo e di violazione dell'equilibrio ambientale.
Il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo presenterà a breve una proposta di legge per migliorare le norme in materia di riconoscimento del reato di danno ambientale nell'ordinamento italiano, affinché non si perda nei rivoli della burocrazia. Alla base di questo rinnovamento normativo ci deve essere una consapevolezza nuova, la consapevolezza che il danno all'ambiente è un colpo inferto al mondo in cui crescono i nostri figli ed alla possibilità di lasciare loro un ambiente sano. Chi contamina il suolo, chi smercia materiale nocivo non commette una mera superficialità, ma un delitto gravissimo, che condiziona le possibilità di vita futura del cittadino. Non si può limitarsi a risolverlo con un'ammenda. Quindi l'impegno più grande è quello di modificare la normativa che sottende le norme in materia, riconoscendo un'adeguata gravità al reato e superando l'impunità che si è rafforzata in anni di omissioni e condoni.
C'è ancora molto da fare a mio avviso. Ci sono tutti i presupposti per rendere l'Italia, anche sotto questo profilo ambientale, un Paese capace di guardare avanti, capace di dare un contributo e di potere essere anche un riferimento. La nostra priorità deve essere quella di lavorare per il bene e la crescita della nazione, guardando oltre i limiti del presente e il carattere limitato degli interessi. Pag. 47
La nostra non è un'ambizione, ma è una certezza, perché un'altra Italia, migliore di questa, è di certo possibile e noi vogliamo crederci. Per tale ragione mi preme evidenziare il voto favorevole di Futuro e Libertà per il Terzo Polo al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui adesso per il voto finale di un importante provvedimento.
Lo facciamo dopo aver votato convintamente - noi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, ma immagino la grande maggioranza dei parlamentari - ieri la fiducia al Governo. Abbiamo votato la fiducia al Governo per ragioni in qualche modo di economia di tempi parlamentari, e su questo ci auguriamo che presto una riforma del Regolamento consenta di evitare il ricorso a troppi voti di fiducia, che non hanno un pieno significato politico. Tuttavia nel caso di ieri noi abbiamo votato la fiducia non solo per ragioni di economia di tempi parlamentari, ma anche con grande convinzione. Alla fine dello scorso anno questa Camera ha votato un documento importante con il quale il Governo si è poi presentato ai nostri alleati e all'Unione europea, per assumere impegni vincolanti. Vorrei ricordare a tutti quello che allora insieme abbiamo votato. Abbiamo detto che la politica della serietà, la politica del rigore, la politica dell'economia sociale di mercato, non è una parentesi finita la quale tutto torna come prima, è una scelta di lungo periodo. E questo vuol dire che c'è un impegno delle forze presenti in quest'Aula, di quelle che hanno votato quel documento (non pretendo questo da altri), a proseguire quella linea anche nella prossima legislatura (non dico solo fino alla fine di questa, anche nella prossima legislatura).
Quella linea ha dato frutti. Oggi lo Stato italiano è in grado di pagare per il suo debito pubblico tassi di interesse tutto sommato accettabili, tanto che comincia a diventare anomalo il livello basso dei tassi tedeschi, non quello alto dei tassi italiani. Questo ci ha salvati dalla distruzione, dal crollo; ma sento intorno un'aria di eccessiva fiducia come se tutti i pericoli fossero passati e si potesse tornare a fare una politica che è la politica del fare l'interesse del proprio partito anche a danno dell'interesse nazionale. Allora - io ne diedi atto in quest'Aula pubblicamente sia all'onorevole Alfano che all'onorevole Bersani, oltre che all'onorevole Casini - le forze che votarono quel documento, fecero una scelta di principio: prima l'interesse nazionale, dopo l'interesse particolare e di parte. Mi spiace che alcuni quella scelta non l'abbiano condivisa, dando l'impressione di aver votato contro l'interesse nazionale, contro l'Europa, sperando nello sfascio dell'Europa e della nazione italiana, per perseguire disegni politici che si situano fuori da questo contesto. Vorrei richiamare alla solidarietà le forze che allora sono state insieme, che sono poi anche le forze che stanno sostenendo un'importante modifica costituzionale.
Non possiamo permetterci di dividerci, non possiamo permetterci delle liti simili a quelle dei galli di Renzo che si beccano l'uno con l'altro prima di finire, tutti insieme, in padella. Abbiamo bisogno, anche nella legittima sottolineatura delle distinzioni e delle differenze, di rimanere consapevoli che c'è un grande progetto comune, al quale tutti dobbiamo lealtà. Mi sembra strano che qualcuno abbia difficoltà a sedersi allo stesso tavolo, nei cosiddetti vertici, con forze politiche con le quali invece in Parlamento assume impegni di tale portata e così vincolanti. Sarebbe - qualcuno ha detto, mi pare - una bambinata, e mi pare un'espressione appropriata. Non dobbiamo vergognarci. Lo dico agli amici del Partito Democratico, lo dico agli amici del Popolo della Libertà. Jorge Luis Borges, un grande poeta argentino, ha scritto una volta: «c'è una cosa nella vita di cui non si pente mai nessuno, questa cosa è aver avuto coraggio». Non abbiate paura di aver avuto coraggio, non Pag. 48abbiate paura di aver messo l'interesse nazionale al primo posto anche a danno di (in qualche modo) legittime aspettative di partito.
Questo è un percorso da continuare, discutendo di tutto, sapendo che vi sono delle priorità; e la priorità è sicuramente il risanamento economico del Paese, sapendo che non si può dire al Governo: questo non si tocca, quello non si tocca. Di tutto si deve poter parlare, poi alla fine bisognerà cercare di raggiungere un risultato comune, di decidere per quanto possibile insieme, perché il Governo, essendo la nostra una Repubblica parlamentare, rimane comunque il Governo di una maggioranza parlamentare. Se non c'è una maggioranza in Parlamento, non c'è più neanche il Governo. Questa è la logica di un sistema parlamentare.
Volevo prima di tutto richiamare l'importanza del voto di fiducia di ieri e dire che aver risanato la situazione finanziaria non significa avere risolto i problemi del Paese. I problemi del Paese rimangono lì e sono gravi. C'è una differenza, un differenziale - adesso ho bisogno dell'inglese -, uno spread, più importante di quello fra il BTP e il Bund che è sceso. Si tratta di un differenziale fra la produttività italiana e quella dei nostri diretti competitori. Questo spread non è sceso; e allora sì alle liberalizzazioni, sì alle semplificazioni, sì alla riforma del mercato del lavoro. E guardiamo con trepidazione, ma anche con fiducia, alla fase finale di questa lunga e difficile trattativa. Un accordo può essere trovato, un accordo deve essere trovato, un accordo è in qualche modo, come dicono tutti oggi, e come leggo sui giornali oggi con piacere, alla nostra portata. E altro ancora bisognerà fare dopo. Non possiamo permetterci di dividerci.
E vengo al provvedimento specifico che stiamo discutendo oggi, cominciando con un'osservazione: bene ha fatto il Capo dello Stato ad impedire che questo provvedimento diventasse ancora una volta il veicolo di prescrizioni normative diverse ed eterogenee le quali tolgono limpidezza all'azione parlamentare. Dobbiamo tutti imparare che i decreti-legge, che nascono per ragioni di necessità ed urgenza, devono essere approvati, emendandoli ovviamente, ma emendandoli in modo coerente alle ragioni di necessità e di urgenza che li hanno motivati. Vogliamo fare delle riforme di più ampia portata? Benissimo. Ognuno di noi ha la possibilità di proporre un disegno di legge. I gruppi parlamentari possono coordinarsi per proporre disegni di gruppo, il Governo può proporre disegni di legge, ma non possiamo caricare un provvedimento che ha una sua natura privilegiata, particolare, a causa della motivazione di necessità e di urgenza che lo caratterizza, di questioni che non sono altrettanto urgenti o necessariamente urgenti. Certamente anche prima il Capo dello Stato è intervenuto a stroncare un malcostume di cui tutti in quest'Aula - la Lega Nord Padania, il Popolo della Libertà, noi stessi, il Partito Democratico, ma anche l'Italia dei Valori - tutti quelli che hanno governato, anche quelli all'opposizione, tutti quanti, più o meno, una volta sì e una no, ma tutti quanti, hanno fatto uso. È bene che ci abituiamo a regole nuove. Anche questo fa parte del rinnovamento della politica che la rende trasparente e la rende aderente alla prescrizione costituzionale. Questo è un provvedimento che noi prendiamo anche per...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Buttiglione.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, mi segnala già che sono alla fine del mio tempo? Chiudo in breve.

PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, per prassi le segnalo che il suo tempo si avvia alla conclusione.

ROCCO BUTTIGLIONE. Mi avvio alla conclusione anch'io. Noi dobbiamo adeguarci ad una normativa europea in quanto siamo fuori dalla normativa europea. E dobbiamo farlo senza la pretesa di inventare noi un modello napoletano che sia migliore del modello europeo. Non funziona. In tutta Europa si punta sulla raccolta differenziata, sul riciclo e sul Pag. 49recupero, ma in tutta Europa si sa che ci sono dei residui consistenti i quali devono essere mandati al termovalorizzatore. La pretesa di fare a meno di questo, scaricando su altre regioni i propri rifiuti di cui non si riesce a disporre, è una pretesa inaccettabile. Solidarietà tra le regioni certo, ma sulla base di accordi tra le regioni. Su questo la Lega Nord Padania ha ragione. Vorrei, però, dire una cosa alla Lega Nord Padania: se la gente della Campania...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Buttiglione.

ROCCO BUTTIGLIONE. ... fa fatica ad accettare questo ragionamento di buon senso, è perché per troppo tempo discariche illegali hanno ospitato un traffico di rifiuti, anche tossici e pericolosi per la salute, che andavano dal Nord al Sud. L'impegno a stroncare questo traffico è condizione necessaria perché la gente della Campania possa accettare una ragionevole costruzione sul proprio territorio delle discariche necessarie e l'uso altrettanto necessario del termovalorizzatore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ennesima fiducia, la terza in due settimane posta da questo Governo di tecnici, su un decreto-legge che ha visto svilito il ruolo del Parlamento e di chi è stato legittimamente votato dal popolo per rappresentarlo. Prima con l'intervento del Presidente della Repubblica, che ha richiamato a ricondurre il decreto-legge alla sola questione di urgenza, richiamo che ci auguriamo valga per tutti i decreti-legge e non solo per questo, vanificando tutto il lavoro fatto al Senato, grazie anche ai molti emendamenti della lega Nord Padania, che andava incontro alle esigenze ben specifiche più volte manifestate dagli enti locali e dagli operatori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pensiamo alla questione degli sfalci e delle potature, considerati non più rifiuti ma prodotti a fini energetici o al compost e al digestato.
Poi con la posizione della questione di fiducia, che priva l'unica forza di opposizione rimasta, la Lega Nord Padania, della possibilità di esprimere la propria contrarietà a questo provvedimento, ma soprattutto a questo malcostume. Non accettiamo oggi lezioni da nessuno, non accettiamo lezioni dall'onorevole Formisano, dell'Italia dei Valori, che ci cita con frasi irridenti e un atteggiamento disfattista, quando sappiamo che lui ha avuto un ruolo molto importante quando era assessore nella giunta Bassolino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e quindi è uno dei responsabili dei problemi di cui stiamo discutendo oggi.
Non è pensabile parlare ancora di emergenza rifiuti in Campania. Ricordiamo che questa situazione persiste da 1994 e dopo 18 anni non si può più parlare di emergenza. Dobbiamo chiamare le cose come stanno, ossia: totale fallimento della politica amministrativa locale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non può continuare la politica commissariale, che ha totalmente fallito, che ha sperperato denaro pubblico. Finora con i vari decreti sono stati assegnati alla regione Campania, per l'emergenza rifiuti, 1067 milioni di euro. Si sono create sovrastrutture che sono diventate veri e propri poltronifici. Si è permesso di andare in deroga a tutti gli strumenti urbanistici legislativi, dando superpoteri ai commissari di nomina prefettizia, che tuttavia non hanno saputo ricondurre il tutto ad una gestione ordinaria dei rifiuti e quindi persiste l'emergenza.
Non è pensabile che il resto del Paese, ma soprattutto il Nord che ha raggiunto eccellenze per quanto riguarda la raccolta differenziata - in Veneto siamo attorno al 70 per cento con punte oltre l'80 per cento, mentre la media della Campania è solo attorno al 12 per cento - che chi ha investito in impiantistica all'avanguardia e Pag. 50chi ha saputo, attraverso la completa attuazione della filiera del rifiuto, trasformarlo da scarto in risorsa economica, siano i soliti a dover pagare per l'inefficienza di amministratori che non hanno saputo mettere in atto semplici provvedimenti quali la promozione e sensibilizzazione presso la cittadinanza per favorire l'inizio della raccolta differenziata, o pianificare dove e come fare gli impianti necessari per lo smaltimento dei rifiuti. Queste competenze, come in tutto il resto del territorio, devono essere in capo agli enti locali e non a commissari con superpoteri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) che possono decidere in deroga a tutto e a tutti: la regione per quanto riguarda la programmazione infrastrutturale e impiantistica e il comune per le procedure di raccolta; cosa che però puntualmente non accade in Campania. È ora che il presidente della regione Campania, Caldoro, e il sindaco di Napoli, De Magistris, si assumano la propria responsabilità. Il principio secondo cui chi sbaglia paga, è un principio sacrosanto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e la Lega Nord Padania lo aveva ben evidenziato all'interno della legge sul federalismo fiscale, con la norma che prevedeva, per gli amministratori inadempienti o che creano dissesti, non solo il commissariamento, ma anche il fatto di non essere più candidabili in qualsiasi tipo di elezioni. Però con questo Governo di nominati anche un principio come questo, condiviso dai cittadini, è stato completamente affossato. Questo provvedimento rappresenta l'ennesimo schiaffo a tutti quegli enti locali virtuosi che hanno investito nel settore ambientale dei rifiuti, che hanno, nel corso del tempo, perseguito e preparato una politica ambientale forte e di tutela, ma soprattutto nei confronti dei tanti cittadini che ogni giorno si impegnano, fanno la raccolta differenziata, rispettano le regole del normale vivere civile.
Ancora una volta stiamo cercando di risolvere una cattiva gestione, che nemmeno la nuova illuminata guida napoletana ha risolto. Ricordiamo le profetiche parole del sindaco De Magistris il giorno dopo il suo insediamento: in sei mesi avrebbe portato la percentuale della raccolta differenziata al 70 per cento, risolvendo tutti i problemi di Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Promessa puntualmente caduta nel vuoto: oggi i rifiuti rimangono e gli impianti non partono, troppo difficile fare e realizzare le strutture che potrebbero scontentare la popolazione, troppo pericoloso perdere il consenso popolare.
Noi continuiamo a mutuare un meccanismo che ruba i soldi dalle tasche dei cittadini onesti e che con fondi pubblici finanzia quelli degli incentivi, sistemi che dovrebbero produrre energia alternativa, i famosi incentivi CIP6, su cui ci siamo soffermati anche con gli ordini del giorno e che nel decreto, con un colpo di mano, vengono trasferiti da un impianto che non verrà più realizzato - chissà come mai -, quello di Santa Maria La Fossa, dimostrando quindi nuovamente l'incapacità di fare, di programmare e di costruire, ad un altro impianto, quello di Giugliano, come se fossero diritti acquisiti. Ma di energie alternative non c'è traccia. Se poi pensiamo che ogni settimana partono navi cariche di rifiuti dal porto di Napoli per l'Olanda o per altri Paesi, con enormi costi a carico della cittadinanza!
Nel corso dell'esame del provvedimento quasi tutte le forze politiche che sostengono questo Governo hanno definito demenziale, inopportuna e sbagliata la norma introdotta grazie ad un emendamento della Lega Nord, che prevede che per lo smaltimento dei rifiuti urbani in altre regioni vi sia un'intesa con le regioni interessate ad ospitare questi rifiuti. A noi sembra una norma logica e di buonsenso. Non si può pensare di andare a casa degli altri senza neanche chiedere l'autorizzazione o il consenso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E la levata di scudi o il richiamo di qualcuno alla mobilitazione trasversale la dice lunga sulle responsabilità, le inefficienze ed i clientelismi che vi sono sotto la storica situazione dei rifiuti della Campania. Sinceramente non comprendiamo le rimostranze Pag. 51 dell'onorevole Paolo Russo nei nostri confronti: sui rifiuti della Campania non abbiamo mai cambiato idea e siamo sempre stati coerenti, ognuno deve smaltire i rifiuti a casa propria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Le altre regioni (penso al Veneto, alla Lombardia, al Piemonte) oggi in grandi difficoltà, grazie agli interventi di questo Governo, che ha ridotto le risorse, aumentato la pressione fiscale, posto vincoli sempre più stringenti, dovrebbero andare in soccorso della Campania senza però essere interpellate, mentre però persistono situazioni di malagestione, soprattutto nelle regioni che oggi ci chiedono aiuto; pensiamo ai casi di malasanità, all'elevato numero di ospedali con pochi letti o allo spropositato numero di dipendenti che certi enti locali hanno, sprechi che rimangono e solo la realizzazione dei costi standard, totalmente cancellati da questo Governo, avrebbe potuto ricondurre questo Paese alla normalità e ad un rilancio futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
A quasi vent'anni di distanza parliamo ancora dell'emergenza rifiuti della Campania e ancora qualcuno vanta diritti, quel qualcuno che tempo fa lanciava la proposta di utilizzare i fondi tolti illegittimamente ai comuni del Nord - e mi riferisco alla tesoreria unica, un vero e proprio scippo ad opera di questo Governo - per poterli utilizzare al Sud. Ma ci chiediamo: utilizzarli come, visti i risultati raggiunti finora, visti i denari pubblici sprecati, senza creare niente e senza risolvere i problemi? La proposta si commenta da sola. Chi ha investito risorse umane e fondi, rispettato le regole - pensiamo solo al Patto di stabilità -, gestito il territorio in modo responsabile, dovrebbe andare in soccorso di chi ha fallito, di chi chiede solo supporto ed aiuto allo Stato, per poi però sperperare, vanificare questo supporto, visti i fallimenti raggiunti. La Lega Nord esprime la sua totale contrarietà al provvedimento in esame e a questa consuetudine: in un Paese normale non possiamo ancora assistere a situazioni come queste, ma soprattutto non possiamo chiedere che siano i soliti a fare sacrifici e a pagare per gli altri. Per tutti questi motivi il nostro voto sarà convintamente contrario, a difesa dei cittadini e dei tanti amministratori dei territori, che lavorano duramente e si assumono ogni giorno la propria responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore di questo decreto-legge in materia ambientale, un provvedimento che ha subito modificazioni importanti rispetto al testo del Senato anche grazie al tema sollevato dalla Corte costituzionale, richiamato dal Presidente della Repubblica, sull'incongruità di alcune norme rispetto al testo originale. Noi confidiamo che tutte quelle parti stralciate, relative alla gestione dei rifiuti da apparecchiature elettroniche e al comparto agricolo nella sua relazione con l'ambiente, possano ritornare al più presto per l'approvazione.
Voteremo a favore, perché si affrontano alcune questioni che non solo hanno risvolti di carattere ambientale, ma che consentono di costruire un quadro legislativo che inizia ad orientare le scelte di mercato, cercando di valorizzare le tecnologie e i brevetti italiani, e che coniuga innovazione tecnologica e rispetto dell'ambiente. Significa intraprendere concretamente la strada della «chimica verde», che già oggi può consentire di rilanciare importanti siti industriali in Sardegna e in Umbria e che, in futuro, potrebbe interessare altre aree chimiche del nostro Paese. Per facilitare, poi, la transizione delle piccole e medie imprese verso questa strada innovativa, in Commissione, abbiamo fortemente insistito e ottenuto la possibilità per queste aziende di accedere a fondi dedicati, evitando così contraccolpi occupazionali.
È un decreto-legge che ha anche lo scopo di semplificare le autorizzazioni Pag. 52ambientali nel settore delle costruzioni, per rendere più semplice la vita alle imprese, ma con norme che consentano di tutelare l'ambiente e la legalità. Il tema riguarda il materiale cosiddetto di riporto: noi abbiamo chiesto al Governo di creare le condizioni per cui gli organi di controllo possano esercitare in maniera efficace la loro attività senza, per questo, bloccare la realizzazione di opere nei cantieri.
Sulle aree oggetto di bonifica, troppo spesso, assistiamo a importanti indagini giudiziarie riguardo a fenomeni di illegalità ambientale, molte volte associate a quelle di corruzione, come è successo recentemente in alcune situazioni in Lombardia, quali quelle riguardanti il sito di Pioltello-Rodano o la costruzione dell'autostrada Brebemi. Tutti casi che, oltre ad arrecare danno all'ambiente - vorrei ricordarlo -, bloccano i lavori, facendo lievitare i costi in maniera incontrollata.
Occorrono, quindi, norme chiare, semplici e, soprattutto, controlli efficaci: queste due cose sono per noi inscindibili. Forse, si poteva fare di più, ma intanto la strada intrapresa è quella giusta e se, eventualmente, ve ne sarà bisogno, provvederemo a chiedere al Governo di modificare alcune situazioni.
Per ultimo, ma non per importanza, vi è il tema della gestione dei rifiuti in Campania. Siamo al quinto provvedimento a questo riguardo nell'attuale legislatura. Abbiamo avuto modo, come Partito Democratico, di criticare i precedenti decreti-legge emanati dal Governo Berlusconi che, in molti casi, a nostro giudizio, non solo non hanno risolto alcuni nodi strutturali, come l'impiantistica e la raccolta differenziata, ma hanno gettato le basi per il perpetuarsi di una situazione anomala, consentendo di continuare attività poco chiare e, a volte, palesemente illecite. Tutto questo - voglio ricordarlo per l'ennesima volta - con il voto incondizionato della Lega, che ha avallato ogni singolo atto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Vorrei essere chiaro: il Partito Democratico ha le idee molto precise in tema di gestione dei rifiuti urbani. Noi siamo per seguire le indicazioni che giungono dalle direttive europee; siamo per ridurre la produzione dei rifiuti, per un ciclo industriale nella loro gestione; siamo perché, in un'ottica dell'efficientamento delle risorse, non si sprechi materia, ma si sviluppi un'industria del riciclo e del recupero anche energetico. Per fare questo, bisogna intervenire sul cambiamento di alcuni modelli di consumo, sul modo in cui progettare i prodotti, sull'inserire negli appalti pubblici condizioni che favoriscano gli «acquisti verdi», sul favorire le imprese con cicli di produzione che hanno attenzione al consumo delle risorse e che, soprattutto, rispettino le regole e le leggi. Tante di queste azioni sono basate su un'impiantistica adeguata e questa, quindi, è necessaria, anzi fondamentale.
L'Italia si trova in una situazione del tutto particolare, dove, da un lato, solo poche regioni sono attrezzate su standard europei (Lombardia, Emilia Romagna, Trentino), altre ci sono vicine, ma molte sono in condizioni emergenziali (la Campania e la Calabria) o rischiano di ritornarci (il Lazio e la Sicilia). Tutto questo provoca un dispendio di risorse economiche enormi, che si scarica inevitabilmente sui singoli cittadini.
Vorrei ricordare anche le numerose infrazioni comunitarie, le quali - badate bene - non sono solo ammonimenti formali, ma soldi reali che il nostro Paese e, ancora una volta, tutti i cittadini italiani dovranno pagare a Bruxelles.
La parte positiva del ciclo dei rifiuti in Italia è presente ed è costituita da un'industria del riciclo di primissimo livello che, anche in questo momento di crisi, ha retto e, anzi, in alcuni settori quali quello del riciclo delle plastiche ma non solo, è cresciuta. Si tratta di un pezzo importante dell'economia, che noi dobbiamo favorire e fare in modo che si consolidi.
La Campania in questo contesto deve rientrare nella gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti. Per questo motivo, non ci piacciono per nulla i rafforzamenti dei poteri dei commissari: è una situazione che, come più volte segnalato, solleva dalle responsabilità che gli competono il presidente Pag. 53 della giunta regionale, Caldoro, nella scelta dei siti dove realizzare gli impianti di smaltimento.
Non ci piace che le province possano in futuro riscuotere la tassa sui rifiuti, creando distorsioni pericolose. Pur avendo presentato due proposte di legge, continueremo a insistere su ogni provvedimento legislativo, da ora in avanti, affinché questa funzione ritorni definitivamente in capo ai comuni, così come in tutte le parti d'Italia.
Non ci piace che si continuino a mandare i rifiuti in maniera non controllata in tutte le parti del Paese. Non ci piace che si portino i rifiuti all'estero, versando denaro dei cittadini italiani nelle casse di altri Paesi e spacciando questa come la soluzione di tutti i problemi.
A giugno di quest'anno, l'Europa deciderà se sbloccare i fondi strutturali per la Campania e se sono stati realizzati quegli impianti necessari per andare verso la normalità, pena una multa per l'Italia salatissima. Il rischio è che, grazie all'inefficienza della regione, la multa si pagherà. Di fatto, la regione, il comune e la provincia di Napoli non hanno provveduto a costruire né un inceneritore (è tutto bloccato), né una discarica per tamponare le difficoltà contingenti, ma neanche una rete di impianti di compostaggio. Sono ormai passati due anni dall'insediamento della giunta regionale campana, ma, nonostante cinque decreti governativi e diversi poteri speciali conferiti ai commissari, si è ancora al palo.
Il Partito Democratico - e mi avvio alla conclusione - considera questa parte del decreto-legge la meno efficace e condivisibile. Gestire una fase di transizione post-emergenza è un'operazione complessa, difficile, ma non impossibile. È doveroso che, da parte delle regioni che hanno una dotazione impiantistica adeguata, venga data la disponibilità per trattare e smaltire, non in discarica, parte dei rifiuti urbani oggi giacenti negli impianti campani.
Si tratta di un'operazione fattibile, perché oggi gli impianti del nord Italia, così come quelli olandesi, non hanno rifiuto urbano sufficiente per funzionare a pieno regime. Perché quindi non utilizzarli in questa fase in maniera trasparente, determinando i costi, le modalità di trasporto e di smaltimento, sotto un controllo attento del Ministero e delle regioni? I soldi per lo smaltimento rimarrebbero in Italia e andrebbero a parziale ristoro economico proprio per quelle realtà del nord, virtuose, che, giustamente, hanno perseguito politiche efficienti.

PRESIDENTE. Onorevole Bratti, la invito a concludere.

ALESSANDRO BRATTI. Però - e mi avvio a concludere - c'è un «però» non di poca rilevanza: ognuno deve fare la sua parte e il tempo per il presidente Caldoro sta per scadere. La Campania si doti di quegli impianti necessari per un vero ciclo industriale dei rifiuti urbani. I cittadini campani per primi ne hanno il diritto e su questo il Partito Democratico non si sottrarrà di certo alle proprie responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge che ci apprestiamo a votare contiene alcune norme di particolare rilevanza, che desidero ancora una volta sottolineare all'Assemblea. Si tratta, in primo luogo, dei commi da 1 a 4 dell'articolo 3, che riguardano i materiali di riporto, con i quali si intende fornire un'applicazione omogenea e finalmente certa della disciplina alle istituzioni e agli operatori che lavorano sul territorio.
Rilevo, infatti, che si chiarisce definitivamente che nella nozione di «suolo» contenuta nell'articolo 185 del codice ambientale, che recepisce fedelmente le corrispondenti parti della normativa comunitaria, sono ricompresi anche i materiali di riporto che altro non sono se non quei materiali utilizzati per la realizzazione di Pag. 54riempimenti rilevati che si sono sedimentati nel suolo e che si sono compattati e integrati con il terreno naturale. Tali materiali, pertanto, alle condizioni indicate nella norma, sono esclusi dall'applicazione della disciplina sui rifiuti; questa è una questione di cruciale importanza che ha finora determinato molti problemi applicativi a livello locale, moltissimi problemi alle imprese, moltissimi ostacoli alla realizzazione di infrastrutture e lavori pubblici e la cui soluzione può contribuire al processo di infrastrutturazione nazionale, come, peraltro, era stato enfatizzato nel testo iniziale dell'articolo 3 approvato dal Consiglio dei ministri. Tale norma è stata modificata e migliorata nel corso dell'esame parlamentare, al fine di garantire un'applicazione nel rispetto dell'ambiente. L'esclusione dall'applicazione della disciplina sui rifiuti, infatti, si attua solo quando ricorrono le condizioni per qualificare i materiali di riporto come sottoprodotti ai sensi dell'articolo 184-bis del codice, fino all'entrata in vigore del decreto interministeriale con il quale verrà modificata la disciplina sulle terre e rocce da scavo.
Rimane ferma, inoltre, l'applicazione della normativa in materia di bonifica dei siti contaminati. L'articolo 2, che proroga l'entrata in operatività del divieto definitivo di commercializzazione dei sacchi non biodegradabili, e questo per noi è un punto di particolare importanza, è stato migliorato nel corso dell'esame al Senato, consentendo di raggiungere un maggior punto di equilibrio tra la commercializzazione dei sacchi compostabili e di quelli riutilizzabili in plastica, nonché introducendo misure volte, specificamente, a favorire il riutilizzo del materiale plastico.
Di particolare importanza sono state, inoltre, le ulteriori modifiche apportate nel corso dell'esame in Commissione alla Camera: in primo luogo il differimento dal 31 luglio 2012 al 31 dicembre 2012 del termine per l'entrata in operatività del divieto e dal 31 luglio 2012 al 31 dicembre 2013 del termine a decorrere dal quale vengono applicate le sanzioni pecuniarie a coloro che non sono in regola con quanto disposto dalla norma. Si tratta di due proroghe che consentono di offrire agli operatori del mercato un ulteriore periodo di tempo in cui risolvere problematiche che, da più parti, sono state rappresentate ma che comunque non rappresentano, a nostro avviso, la miglior soluzione possibile.
Si è inoltre previsto che nel decreto interministeriale che individuerà ulteriori caratteristiche tecniche dei sacchi al fine della loro commercializzazione si definiscano forme di promozione della riconversione degli impianti esistenti. Infatti, occorre ricordarlo, con la normativa precedente noi avremmo creato, quasi nell'immediato, ad un intero settore una vera emorragia di posti di lavoro, costringendo centinaia di aziende ad una chiusura tanto repentina quanto, diciamo così, «ascientificamente» motivata.
Ritengo, comunque, che dopo l'approvazione definitiva di questo provvedimento, si debba aprire una fase di riflessione per valutare appieno gli effetti della disciplina introdotta. In proposito, come già preannunziato nel corso dell'esame in sede referente, ritengo che la sede in cui svolgere questa riflessione sia proprio presso le Commissioni parlamentari competenti che dovranno svolgere un approfondimento istruttorio valutando se è il caso di aprire una vera e propria indagine conoscitiva che consenta di consultare i soggetti potenzialmente interessati dall'applicazione della norma e di acquisire elementi di informazione e valutazione ulteriore su tale questione.
Il testo trasmesso al Senato conteneva altre norme ugualmente rilevanti che sono state soppresse nel corso dell'esame in Commissione per l'opportunità di mantenere disposizioni strettamente connesse e consequenziali alle finalità originarie del decreto-legge.
Signor Presidente, vorrei, infine, dire due parole su quello che, in teoria, è normalmente l'oggetto con cui viene identificato questo tipo di decretazione e cioè la situazione della Campania: lentamente e Pag. 55con grande fatica si sta uscendo, lo ripeto, lentamente e con grande fatica, da una situazione emergenziale.
Vorrei ringraziare, a questo proposito, il Ministro Clini, il sottosegretario Fanelli e anche l'onorevole Foti, il nostro relatore, per la pazienza ed il lavoro di cesello che è stato fatto in Commissione, su questa parte del decreto e anche sulle altre. Tuttavia, dico ad alcuni colleghi che è improprio parlare di emergenza Campania; sarebbe molto più corretto continuare a parlare di emergenza Napoli, perché a Napoli continua ad esservi un'amministrazione assolutamente tetragona ad ogni miglioramento sostanziale, effettivo ed efficace dell'emergenza. Infatti, non si risolve l'emergenza dei rifiuti di Napoli dicendo «no» a tutto, dicendo «no» al termovalorizzatore, dicendo «no» alle discariche, dicendo «no» agli impianti di compostaggio. Allora, noi rigettiamo fortemente le responsabilità che vengono imputate al presidente della regione.
Infatti, se è vero che il presidente della regione ancora oggi è il commissario per la gestione dell'emergenza, è altrettanto vero che le emergenze non possono essere gestite contro i comuni, ma solo con la partecipazione dei comuni, e vorrei dire, anche con la buona volontà, ma soprattutto con la buone fede dei sindaci, ma qui vi è qualche sindaco che, evidentemente, così in buona fede non è, e preferisce continuare ad esportare rifiuti magari all'estero, gravando tutti i cittadini italiani di un surplus di costi, anziché assumersi in prima persona delle responsabilità che magari sono impopolari e non troppo demagogiche, ma che sono fondamentali per una risoluzione definitiva dell'emergenza dei rifiuti a Napoli e in una parte della Campania. Per le motivazioni prima esposte ribadisco il voto favorevole del PdL sul decreto in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali era stata prevista la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà, per un minuto.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, pur avendo votato ieri la fiducia, come radicali ci asterremo sul voto finale su questo provvedimento, perché non contiene alcuna soluzione di continuità rispetto al passato, in particolare perché mantiene, in una logica emergenziale, la figura dei commissari e perché è eccessivamente appiattito - se letto, come va letto, congiuntamente al recente piano regionale dei rifiuti in Campania - su una soluzione rappresentata dagli inceneritori, in questo modo pregiudicando il raggiungimento, per il presente e per il futuro, degli obiettivi di raccolta differenziata fissati dall'Unione europea e, in questo modo, esponendoci al rischio di infrazione europea.
Tuttavia, do atto che l'importante accoglimento del nostro ordine del giorno, ispirato alla proposta radicale di anagrafe pubblica dei rifiuti per la predisposizione della relazione del Ministro dell'ambiente sui rifiuti, ha fatto di questo dibattito sui rifiuti in Campania un dibattito importante e utile per la trasparenza e la gestione dei rifiuti nell'intero Paese (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente voterò a favore, però vorrei rimanesse agli atti il fatto che alcuni colleghi, ingenerosamente, se la sono presa con il presidente della regione Campania, in particolare l'onorevole Iannaccone, accusandolo di inerzia e considerandolo un arrogante presuntuoso. Ciò è veramente ingeneroso, visto che sta dimostrando capacità, serietà e concretezza - altro che inerzia - e consapevolezza degli errori perpetrati dal duo Bassolino-Jervolino. Loro, i veri responsabili, oltre che - come ha detto e colto bene il collega Ghiglia - Pag. 56l'attuale sindaco. Se questi non vogliono né inceneritori, né discariche, e loro sono i competenti, perché prendersela con un «governatore» che è lì da appena due anni?
Quindi, credo di rigettare ai mittenti le critiche, ingenerose, fatte al «governatore» della Campania (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Coordinamento formale - A.C. 4999-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4999-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4999-A, già approvato dal Senato, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Minardo...onorevole Golfo...onorevole Di Stanislao...onorevole Miglioli... Onorevole Barbi...onorevole Sbai...onorevole Murer...onorevole Siliquini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 3111 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale» (Approvato dal Senato) (4999-A):

Presenti 473
Votanti 456
Astenuti 17
Maggioranza 229
Hanno votato 382
Hanno votato no 74.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Argentin e Calgaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,30).

LAURA RAVETTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO. Signor Presidente, intervengo relativamente all'ordine del giorno Barbato n. 9/4999-A/51. Le chiedo cortesemente se può far verbalizzare che, per un mio errore, di distrazione, ho erroneamente votato a favore. Invece, volevo votare contro. Si tratta dell'ordine del giorno relativo alla nomina dei commissari straordinari da parte del presidente della regione Campania.

PRESIDENTE. Onorevole Ravetto, la sua dichiarazione resterà a verbale, ma, come lei sa, non influisce sul risultato già proclamato in quest'Aula.

BARBARA POLLASTRINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, certo non è il momento migliore per intervenire sul tema che intendo sollevare, ma lo faccio ugualmente, penso di interpretare la sensibilità di tante colleghe e di tanti colleghi. Chiedo, infatti, l'attenzione su due vicende, amare e dolorose, che stanno interrogando le nostre coscienze. Ieri due diverse storie di violenza a giovani donne e per due differenti ragioni nel percorso giudiziario hanno avuto lo stesso tristissimo, grave esito. Pag. 57
Nel primo caso, due uomini accusati di violenza sessuale su una minorenne sono tornati a casa. Il tribunale di Cassino ha, infatti, concesso gli arresti domiciliari applicando la recente e molto discussa sentenza della Cassazione secondo la quale anche per un reato odioso come la violenza di gruppo ad una minorenne non è obbligatorio il carcere come misura cautelare.
Nel secondo caso, è tornato in libertà per decorrenza dei termini l'uomo accusato di avere stuprato una giovane turista americana a Villa Borghese. Insomma, in poche parole, ho voluto la sua attenzione, signor Presidente e quella delle colleghi e dei colleghi, perché è evidente che noi siamo di fronte ad un arretramento grave del diritto per quanto riguarda la giustizia alle donne. Proprio questo Parlamento aveva approvato, nel 2009, la norma per vietare l'applicazione di misure cautelari alternative nei casi di violenze sui minori e di violenze di gruppo. La Corte costituzionale e la Corte di cassazione sono intervenute successivamente. Sarebbe il caso di chiedersi se una scarsissima presenza di donne di quelle alte istituzioni non abbia condizionato sentenze che ora si rivelano con esiti drammatici.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pollastrini.

BARBARA POLLASTRINI. Ma oggi - e concludo - con questo intervento mi rivolgo a lei, signora vicepresidente, e al Governo, alle Ministre in particolare, perché quando si discuterà di giustizia, di sicurezza, di diritti umani, Parlamento e Governo non prescindano mai dai diritti umani delle donne, che sono termometro di civiltà e di rispetto per tutti.
Mi rivolgo, anche da questa sede, al Governo, con la richiesta di presentare al più presto, come ha avanzato e domandato una mozione presentata dal gruppo del Partito Democratico, il piano di contrasto alla violenza e alle molestie alle donne, perché prevenzione è educazione alla cultura del rispetto, prevenzione è tutela alla vittima e, in questo caso, possiamo capire quanto abbia bisogno di essere tutelata quella povera ragazza di Sora. Prevenzione, aggiungo, è anche - tuttavia nel rispetto delle garanzie di ogni cittadino - la certezza della pena (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Comunque, approfitto per comunicare ai colleghi che ho concesso tre minuti per questi interventi sull'ordine dei lavori.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, devo ringraziarla. La ringrazio e le sono grato e farò il mio dovere, anche fuori di quest'Aula, per esprimerle tutta la mia gratitudine.
Vorrei porre una questione che credo sia importante, Signor Presidente, per un minuto, un minuto e mezzo. Ritengo che sia giusto fare una sollecitazione alla Presidenza perché riveda il calendario dei lavori. Il Governo, nell'aggiornamento del calendario dei lavori, continuamente sta occupando - possiamo dire così - spazio attraverso la questione del voto di fiducia e, quindi, l'Assemblea è impegnata continuamente nel voto di fiducia. In questo caso, però, si sospende sia il lavoro delle Commissioni sia, ovviamente, il lavoro dell'Aula per una parte importante e significativa quale quella del sindacato ispettivo. Più volte il question time viene ad essere rinviato e più volte anche le interpellanze urgenti non si discutono in quest'Aula.
Certamente, non faccio una questione sulla gerarchia delle fonti e sull'importanza. Certamente è importante la produzione legislativa, ma è importante anche il controllo sull'attività di governo. Nel caso di specie vi è un sacrificio, con la compressione di un'attività importante e fondamentale da parte dei parlamentari attraverso lo strumento di controllo sull'attività di governo.
È una questione molto delicata, Presidente, molto, ma molto delicata perché con il voto di fiducia in qualche modo viene ad essere condizionata l'attività parlamentare. Pag. 58Con il voto di fiducia non si svolge l'attività di sindacato ispettivo. Si preparano, però, altri voti di fiducia, perché vi è una lunga programmazione (giustamente, signor Presidente, lei mi sollecita ad attenermi ai tempi). Tuttavia, se lei mi potesse dare una qualche risposta, un'indicazione o, almeno, un impegno perché questo dato, importante e fondamentale, va a violare i principi fondamentali del nostro Regolamento e il Regolamento, come lei sa meglio di me, è recepito nella Carta costituzionale.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, porrò sicuramente il problema alla Presidenza.

ERICA RIVOLTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per tre minuti.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, intervengo anch'io proprio in seguito agli ultimi eventi di violenza sulle donne e, soprattutto, di violenza su delle minori.
Anche se questo Parlamento ha legiferato proprio a tutela di queste vittime, questa ondata di violenza sulle donne continua, continua quotidianamente. Giustamente è intervenuta la collega Pollastrini, ma volevo sottolineare un aspetto che mi sta molto a cuore, cioè il fatto che questi stupri, soprattutto di branco, avvengono ad opera di altri minori. A mio avviso, è arrivato il momento di coinvolgere pesantemente, come conseguenze, anche i genitori, perché se a questi minori poco si può fare, forse è arrivato il momento di chiedere ai genitori di rispondere delle azioni fatte dai minori, perché non penso che questi «mostri» sorgano all'improvviso e, soprattutto, queste persone possono reiterare questi delitti odiosi.
Ricordo che la violenza su una donna - e soprattutto su una ragazzina - può causare l'annientamento della sua personalità e può essere un trauma che si porterà avanti tutta la vita e che potrà dare frutti ancora negativi anche sull'educazione, quando queste ragazzine diventeranno madri e avranno ruoli importanti nella società.
Quindi, spero che di questo argomento si parli ancora e che davvero si mettano al centro dell'attenzione questi genitori e queste famiglie, che probabilmente sono irresponsabili e hanno un comportamento irresponsabile come quello dei loro figli minori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIANNI MANCUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Mantovano). Onorevole Mantovano, devo rispettare l'ordine di chi mi ha chiesto di parlare. Mi dispiace, ma non posso sapere quale sia l'oggetto del suo intervento e devo seguire l'ordine di iscrizione.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, cambio argomento. Sull'argomento che hanno toccato molti colleghi ho presentato un atto ispettivo ed auspico anch'io che il dibattito riprenda.
Vorrei segnalare una vecchissima interrogazione, la n. 5-00758, presentata da me e dal collega Lo Presti al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, relativa al fatto che l'articolo 1 della legge 3 Agosto 1998, n. 315, ha introdotto l'obbligo, a decorre dal 1o gennaio del 1999, per i soggetti assegnatari di borse di studio per la frequenza dei corsi di dottorato di ricerca, dell'iscrizione alla gestione separata INPS, di cui all'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995. A decorrere dal 1o gennaio del 1999 anche i veterinari iscritti agli albi professionali e, come tali, già titolari di una copertura previdenziale obbligatoria, quale quella offerta dalla propria cassa previdenziale, sono tenuti ad essere iscritti alla gestione separata INPS.
Questa duplice imposizione contributiva appare in contrasto con lo scopo stesso per il quale è stata istituita la gestione separata INPS.
Difatti, per il combinato disposto dell'articolo 2 della legge n. 335 del 1995 e dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 281 Pag. 59del 1997, l'iscrizione ed il versamento di contributi alla gestione separata è obbligatorio unicamente per i soggetti che siano lavoratori autonomi, ovvero lavoratori coordinati e continuativi.
Quindi, stiamo parlando di una questione che riguarda poche decine di professionisti e chiedo alla Presidenza di richiamare l'attenzione del Governo su questo «antichissimo» atto ispettivo.

ALFREDO MANTOVANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, in realtà vorrei ricollegarmi all'intervento dell'onorevole Pollastrini, per questo avevo chiesto di poter intervenire: per evitare il frazionamento della trattazione di un tema che è di estrema gravità e rispetto al quale sono lieto che un esponente qualificato del Partito Democratico, come l'onorevole Pollastrini, oggi trovi positiva una norma su cui il Partito Democratico, a suo tempo, votò contro, perché inserita nell'«odioso» pacchetto sicurezza.
Dopo di che, sarebbe forse il caso di andare fino in fondo, nel senso che ci viene sempre detto, a fronte di decisioni diciamo discutibili ed opinabili della Corte costituzionale, che bisogna fare silenzio e prestare ossequio. Forse non è sempre così, e dipende da ciò che la Consulta, di volta in volta, «produce». La sentenza sul punto è, quanto meno, opinabile - non voglio adoperare ulteriori aggettivi - ma certamente non è solo opinabile: costituisce una forzatura l'estensione che la Corte di cassazione della pronuncia della Consulta ha fatto in questa materia. Chi è sinceramente preoccupato degli esiti di queste decisioni, se vuole arrivare fino in fondo dovrebbe approvare, sia al Senato nella lettura attuale, sia quando ritornerà alla Camera, quella norma sulla responsabilità civile dei giudici, che impedisce o comunque costituisce un freno a queste evidenti forzature, così come, dal Governo, sarebbe interessante capire se intende avviare un'azione disciplinare per la quale elementi problematici e funzionali all'avvio credo che ci siano tutti.

PRESIDENTE. Colleghi, ricordo che questo spazio dedicato agli interventi sull'ordine dei lavori a fine seduta non è l'occasione per fare la trattazione su un tema. Capisco la segnalazione degli argomenti, la loro importanza e la sollecitazione degli atti ispettivi, ma, per il resto, non è un'occasione nella quale si fa un giro dei gruppi, nella quale ciascuno dice la sua su un argomento.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, per restare nell'ambito delle indicazioni da lei fornite vorrei segnalarle, affinché lei possa intervenire presso il Governo, che ieri mattina ho incontrato davanti a Montecitorio un cittadino, Francesco Di Palo, un testimone di giustizia il quale denuncia lo stato di abbandono in cui versa e l'assenza dello Stato. Voglio ricordare al Governo e a lei, signor Presidente, che i testimoni di giustizia sono cittadini che hanno fatto la scelta di stare dalla parte dello Stato, di stare dalla parte della giustizia. Francesco Di Palo è coinvolto in un importantissimo processo in Puglia che riguarda esponenti della criminalità organizzata nella città di Altamura e la sua testimonianza è decisiva per l'impianto processuale. Da tre anni Francesco Di Palo continua ad essere testimone di giustizia fantasma perché si trova all'interno di un programma di protezione provvisorio, quindi io chiedo che questo cittadino, al quale dobbiamo dire grazie, passi ad un programma di protezione definitivo perché sta aiutando la giustizia e lo Stato.

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, le ricordo che può presentare un atto di Pag. 60sindacato ispettivo, come interpellanza, interrogazione, interrogazione a risposta immediata.

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, sfrutto l'occasione di avere la presenza in Aula del Viceministro Martone perché - sono qui Viceministro, sono piccolo ma sono davanti a lei - considerato che lei è giovane, anche più di me, vorrei fare una proposta che credo potrebbe essere utile, un'idea che ho e che vorrei sviluppare: poiché in Italia esiste l'Agenzia delle entrate e sappiamo tutti cosa significa, io proporrei di fare anche «l'Agenzia delle uscite» perché il nostro è un Paese in cui si spendono un sacco di soldi e si spendono anche male, oppure si fanno dei progetti faraonici e poi alla fine dalla montagna si produce un topolino.
Se ci fosse «l'Agenzia delle uscite» cioè qualcuno che veramente vada a controllare le spese inutili e superflue o comunque che non hanno senso di questo Paese penso che innanzitutto ci sarebbe la possibilità di avere tanti e tanti soldini a disposizione magari per quello che riguarda il settore del lavoro, di cui il Viceministro Martone è un rappresentante del Governo, e che si possano quindi offrire quelle possibilità in un Paese civile come il nostro dove alla fine c'è una parte che produce e c'è un parte che sperpera. Anche «l'Agenzia delle uscite» potrebbe essere un elemento significativo per fare in modo che si possano trovare i soldi senza ulteriormente tassare i cittadini ai quali questo Governo, da quando si è instaurato, di bastonate ne ha date fin troppe.

LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo perché è comparsa più volte sui giornali una notizia abbastanza anacronistica, ossia la proposta dei radicali di aprire vere e proprie «stanze del buco» a Milano, proposta per la quale stanno raccogliendo firme. Tale proposta ne ricalca altre già viste tempo addietro in altri comuni. Io credo che non possa e non debba passare il principio che consumare droga faccia parte della normalità quotidiana. La soluzione al problema dei tossicodipendenti che continuano a bucarsi e non vogliono entrare in trattamento non può essere quella di fornire loro dei posti dove possono drogarsi più comodamente, ma quella di incentivare la loro entrata in terapia, perché prima la iniziano e prima escono dalla dipendenza di sostanze.
Questi pazienti devono semmai essere incentivati a curarsi e non a continuare a bucarsi. Le istituzioni devono utilizzare i soldi pubblici per curare i malati, e non per sostenere i tossicodipendenti a drogarsi. Per questo mi chiedo - e mi avvarrò di uno strumento di sindacato ispettivo - visto che le linee guida nazionali ufficiali del Dipartimento politiche antidroga sconsigliano l'apertura di tali camere o stanze del buco, come si ponga il Dipartimento antidroga della regione - in questo caso Lombardia -, e le ASL e come si ponga il sindaco Pisapia considerato che queste pratiche sono specificamente vietate da convenzioni internazionali...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Laura Molteni, attendiamo lo strumento di sindacato ispettivo.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, lei giustamente fa riferimento al sindacato ispettivo. Purtroppo, ci sono delle interrogazioni a risposta scritta cui si dà risposta nell'arco di mesi e mesi...

PRESIDENTE. Onorevole Montagnoli, lei la sollecita e otterrà risposta.

Pag. 61

ALESSANDRO MONTAGNOLI. ...e alcune Commissioni non fanno neppure il question-time. Vorrei evidenziare un problema anche alla Presidenza, oltre che al sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti qui presente, relativamente a una circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la n. 6878 del 9 marzo, per quanto riguarda le patenti, il rinnovo delle patenti, il cambio di residenza e l'annotazione dei punti. Il Ministero ha mandato una circolare alle Motorizzazioni civili dicendo - questo dà il senso di come siamo messi - che non ci sono più risorse economiche per fare la postalizzazione, quindi non mandiamo più a casa...

PRESIDENTE. Onorevole Montagnoli, presenti un'interpellanza, perché tanto oggi non le possiamo rispondere.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 13,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative in relazione ad attività ispettive presso la procura della Repubblica di Siracusa - n. 2-01404)

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccioli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01404, concernente elementi ed iniziative in relazione ad attività ispettive presso la procura della Repubblica di Siracusa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, l'interpellanza ha avuto origine da una serie di segnalazioni di miei conoscenti siciliani, soprattutto dalla città di Siracusa, ma non solo, che ne erano a conoscenza per voce cittadina, ma che poi hanno letto su quotidiani sia on line sia cartacei locali, relativamente a una serie di vicende non onorevoli, nel merito delle quali non entro, relative a rapporti non corretti tra magistrati e avvocati che, per via di parentele, di amicizie o di società di affari, rischiano di compromettere o forse hanno già compromesso il corretto esercizio della giustizia nella città di Siracusa. Su questa circostanza, un po' per carità di patria, ho omesso alcune vicende. Il senatore Elio Lannutti ha presentato un'interrogazione circostanziata e ricca di particolari. A seguito di queste inchieste correttamente il Ministro della giustizia ha disposto immediatamente un'inchiesta amministrativa nei confronti dei magistrati in servizio presso la procura della Repubblica di Siracusa o che erano stati in servizio e nel frattempo erano stati trasferiti ad altra sede, per i gravi fatti che sono stati segnalati negli articoli di stampa, nell'interrogazione del collega Lannutti e addirittura in esposti presso la procura, e ha delegato, come correttamente deve avvenire, l'ispettorato generale presso il Ministero della giustizia. L'ispettorato, al contrario, non solo non ha avviato immediatamente l'inchiesta che era stata disposta in maniera rigorosa dal Ministro, ma ha posto in discussione addirittura le determinazioni del Ministro, che erano già state assunte, di effettuare gli accertamenti per verificare la veridicità o meno di ciò che veniva detto in varie forme. In particolare, poi, è successo che il responsabile dell'ispettorato, con una nota al Ministro, ha richiesto di modificare addirittura l'incarico di inchiesta per escludere dagli accertamenti uno dei magistrati. Per effetto di tale contrasto, non solo a me ma anche ad altri colleghi, alcuni dei quali avvocati, che seguono il diritto e quindi ne sanno più di me che sono medico, appariva inammissibile che l'inchiesta ispettiva già disposta, che presentava profili di estrema delicatezza e carattere di urgenza, fosse risultata bloccata. Successivamente alla presentazione degli atti ispettivi sembra che l'inchiesta abbia ripreso vigore.
Però l'interpellanza chiede queste cose: innanzitutto la conferma di tutte le vicende che vengono segnalate e i motivi per cui l'ispettorato del Ministero della Giustizia si sia comportato così e poi quali iniziative il Ministro intenda prendere in relazione a tutto ciò che è accaduto, Pag. 62perché già l'attività del magistrato deve essere un'attività ispirata a estremo equilibrio, correttezza e imparzialità, ma in particolare l'ispettorato generale del Ministero della Giustizia, ancor di più di un qualsiasi inquirente deve essere ispirato a questi criteri, perché va ad interferire, verificare e valutare i comportamenti dei colleghi magistrati.
Chiedo quali sono i provvedimenti che il Ministro intende prendere nella propria competenza. Aggiungo che per oltre dieci anni - mi sembra - l'ispettorato del Ministero della Giustizia sia stato retto da una magistrato e con il cambio di Governo questa persona è stata sostituita. Credo che forse nel quadro degli avvicendamenti che doverosamente devono accadere al vertice delle massime e più delicate cariche istituzionali questo possa essere corretto, però meno corretto è quando accade che ci sia un magistrato, molto schierato, che addirittura, allorquando viene incaricato di verificare l'operato di un magistrato appartenente alla stessa corrente della magistratura chiede al Ministro, contrariamente alla determinazione scritta di quest'ultimo, di escludere la posizione su quel magistrato. Questa mi sembra una cosa di una rilevanza estrema. Attendo ovviamente di conoscere il pensiero del Ministero.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Andrea Zoppini, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ZOPPINI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, a fronte della prospettazione fattuale ricavabile dal tenore letterale dell'atto di sindacato ispettivo in discussione, ritengo di dover procedere ad alcune puntualizzazioni. L'inchiesta amministrativa nei confronti di alcuni magistrati della procura della Repubblica di Siracusa è stata disposta dall'onorevole Ministro della Giustizia il 15 febbraio 2012. La stessa ha riguardato la posizione di quattro magistrati, nessuno dei quali è stato escluso dall'incarico di inchiesta.
L'incarico di inchiesta è stato conferito all'ispettore generale in quanto articolazione ministeriale a ciò deputata ed è stato dallo stesso ricevuto formalmente il 16 febbraio 2012. Le verifiche conoscitive - che sono state richieste dal Guardasigilli in relazione al caso specifico - sono state esplicitate nella nota di incarico, in totale conformità con le acquisizioni risultanti dalla diversificata attività ricognitiva demandata ai dipartimenti e agli organismi ministeriali competenti.
Nel rispetto delle procedure ministeriali e delle indicazioni ricevute, l'ispettorato generale ha provveduto ad individuare i magistrati ispettori e i funzionari amministrativi che dovevano formare l'équipe ispettiva, escludendo potenziali situazioni di incompatibilità e curando la contemporanea prosecuzione delle altre attività ispettive, già in atto in numerosi uffici giudiziari del Paese.
Il 28 febbraio 2012 è stato conferito e formalizzato l'incarico d'inchiesta e il 1o marzo 2012 l'ispettorato ha provveduto a darne comunicazione al presidente della Corte di appello di Catania. Detto ciò, faccio presente che l'attività di inchiesta ha avuto inizio sin dal 7 marzo ultimo scorso ed è attualmente regolarmente in atto.
Nessuna disfunzione, quindi, nessuna irregolarità e nessun ritardo nel concreto espletamento dell'attività ispettiva che, come reso evidente dai dati sinora riferiti, si è costantemente svolta, nell'ambito dell'inchiesta presso la procura di Siracusa, in totale sinergia con gli altri organismi ministeriali, oltre che in completa aderenza alle direttive dell'onorevole Ministro.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccioli ha facoltà di replicare.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, a me sembra che la risposta sia corretta, ma molto burocratica. Perché vengono segnalati tempi (cioè il 15 febbraio l'incarico, il 16 febbraio la notifica).
Poi, il 28 febbraio è stato disposto, mi sembra nei confronti di quattro magistrati, l'incarico di valutare, il 1o marzo è stata data notizia alla Corte d'appello di Catania e finalmente il 7 marzo comincia l'ispezione. Pag. 63 Sostanzialmente si dice che non è successo niente, invece sono successe delle cose nel frattempo, che forse non hanno rilevanza giuridica, ma sono la pubblicazione di alcuni articoli sulla stampa siciliana e soprattutto la presentazione, in data 28 febbraio, quindi prima che iniziassero le attività che sono cominciate solo il 7 marzo, dell'interrogazione del collega senatore Lannutti. In più, aggiungo che fin dal 5 marzo vi è stata la presentazione della mia interpellanza, che poi è stata pubblicata solo l'8 marzo per una serie di modifiche tecniche - così mi hanno detto i funzionari della Camera - legate a disposizione dell'Ufficio di Presidenza sul fatto.
Quindi, sostanzialmente poi tutto è normale, tutto è regolare, ma dopo che sono successe delle cose. Ora è evidente che una valutazione va fatta sulla dottoressa Di Tomassi, che è capo dell'ufficio ispettivo appartenente alla corrente di magistratura democratica, che ha cercato di salvaguardare uno dei quattro magistrati indagati appartenenti alla sua corrente. Mi sembra che, rispetto al principio di equilibrio, correttezza e imparzialità, ci sia qualcosa che non va e credo che il Ministro debba riflettere sulla sua scelta.
Aggiungo ovviamente che sui risultati certamente vale per tutti il principio secondo cui, finché non vengano accertati i fatti di natura contraria, vi è la garanzia di assoluta estraneità ai fatti, però saremo molto attenti nel valutare i risultati dell'attività ispettiva e le conclusioni a cui addiverrà ovviamente il Ministro competente. Detto questo, ovviamente dal punto di vista formale tutto è in ordine, dal punto di vista della sostanza invece ho dubbi e perplessità.

(Iniziative per il recupero di proficue relazioni industriali con particolare riferimento a vicende riguardanti lo stabilimento FIAT di Pomigliano d'Arco - n. 2-01407)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01407, concernente iniziative per il recupero di proficue relazioni industriali con particolare riferimento a vicende riguardanti lo stabilimento FIAT di Pomigliano d'Arco (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, l'interpellanza, firmata da oltre trenta deputati del Partito Democratico, è un'interpellanza che sottoponiamo all'attenzione del Governo e sulla quale ci aspettiamo una risposta concreta. Essa fa riferimento ad episodi, noti nel Paese, di negoziazioni contrattuali che si sono concluse con l'esclusione di importanti organizzazioni sindacali. In un momento così complesso del nostro sistema economico, in un momento storico anche sul piano delle definizioni delle relazioni industriali, abbiamo chiesto al Governo informazioni dettagliate relative ad alcune vicende connesse allo stabilimento FIAT di Pomigliano d'Arco.
Secondo organi di stampa, secondo notizie arrivate direttamente presso il gruppo del Partito Democratico, sembrerebbe che nessuno dei nuovi assunti presso lo stabilimento per la produzione della nuova FIAT Panda sia iscritto in particolar modo ad una organizzazione sindacale, mi riferisco alla CGIL, mentre, al momento del referendum sull'accordo aziendale di Pomigliano d'Arco, iscritti allo stesso sindacato risultavano oltre 650 lavoratori.
In questo momento la FIAT a Pomigliano d'Arco utilizza la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività per oltre 4.500 lavoratori. L'avvio della produzione della nuova Panda ha permesso il rientro nello stabilimento di Pomigliano d'Arco di un limitato numero di addetti e a tutt'oggi - ci auguriamo di capirlo almeno dal Governo - non si sa quale sarà la quota effettiva dei lavoratori non riassorbita dalla nuova società.
Messa così potrebbe essere una delle tante storie di riorganizzazione e di ristrutturazione di un ciclo produttivo e di un contesto industriale di uno stabilimento importante di una multinazionale, ma le sensazioni che ricaviamo, che vengono Pag. 64confermate anche dalla sentenza del tribunale di Potenza di alcune settimane fa, che ha sanzionato in maniera molto chiara il comportamento antisindacale dell'operato di una parte, riteniamo anche limitata, della dirigenza FIAT, che, però, non fa altro che confermare l'atteggiamento più generale messo in campo dall'amministratore delegato, ci fanno essere non solo preoccupati, ma ci fanno chiedere al Governo cosa pensi di tutto questo, soprattutto partendo dal caso specifico di una lavoratrice, la signora Carmen Abbazia, che, nel corso di una trasmissione televisiva in diretta, ha raccontato un dramma umano di fronte al quale tutti coloro che fanno politica dovrebbero sentirsi responsabili.
Soprattutto, le istituzioni hanno il dovere di dare delle risposte chiare, che non richiedano ulteriori interpretazioni. Si tratta di una mamma di tre figli, con una condizione lavorativa precaria, senza marito e senza padre accanto, che ritiene di essere stata discriminata per l'appartenenza ad un'organizzazione sindacale. Vogliamo sperare che non sia così, che per la produzione della nuova Panda nello stabilimento di Pomigliano vengano coinvolti possibilmente tutti i lavoratori, anche se siamo in un quadro che potrebbe portare ad un ricollocamento di un numero inferiore di lavoratori rispetto a prima; lavoratori, lo ricordo a noi stessi, che sono in cassa integrazione, che utilizzano uno di quegli ammortizzatori sociali che proprio in questi giorni il Governo sta provando a modificare con le organizzazioni sindacali, e in seguito anche con tutti i gruppi parlamentari - perché poi la riforma del mercato del lavoro arriverà qui in Parlamento - tentando, dentro un quadro di coesione sociale, di far sì che vi sia un meccanismo che consenta alle imprese di ottenere nuove opportunità, ma ai lavoratori italiani di avere maggiori diritti e più automatismi sui diritti che vogliamo garantire.
Tutto questo per evitare che vi siano altri casi Pomigliano in futuro, per consentire alle imprese di selezionare i lavoratori non in funzione della loro appartenenza ad un'organizzazione sindacale, ma in relazione a quello che possono fare, a quello che sanno fare e a quello che rappresentano.
Questa interpellanza, che nasce sulla scia di un numero imprecisato di denunce arrivate al Partito Democratico, ha un simbolo: una donna con tre figli, senza marito da sempre, che aveva in quello stabilimento e in quel lavoro tutta la propria speranza di vita.
Ci auguriamo che il Governo ci aiuti a capire che non vi è un altro caso Potenza, che la vicenda di Potenza sia una sola, proprio per il fatto che la magistratura l'ha ritenuta sanzionabile, e speriamo che la riforma in atto preveda forme di sanzioni che non siano una bacchettata sulle spalle di chi non si è comportato bene, né una semplice sanzione economica, ma molto di più.
Per questo, a nome degli oltre trenta deputati del Partito Democratico che hanno sottoscritto l'interpellanze urgente, ma ritengo a nome di tutto il gruppo, chiediamo al Governo di dirci se non ritenga utile fornire tutti gli elementi in merito ai fatti evidenziati, anche quello specifico, e alle iniziative che intende intraprendere proprio in questa fase per scongiurare che il protrarsi di un clima controproducente di relazioni industriali, possa compromettere il proficuo lavoro che tutti quanti, a partire dalle organizzazioni sindacali, stanno facendo in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Boccia con il presente atto parlamentare richiama l'attenzione sulle prospettive industriali ed occupazionali del Gruppo Fiat.
A questo proposito vorrei premettere che il tema sollevato presenta molteplici implicazioni che non si possono ricondurre tutte alle competenze del Ministero Pag. 65del lavoro e delle politiche sociali, ma attengono anche alle competenze di altri dicasteri.
Desidero, inoltre, premettere che il Governo intende impostare l'assetto delle relazioni industriali - come l'interpellante stesso sottolineava - secondo un approccio, appunto proficuo e di massima collaborazione con le parti sociali, ma allo stesso tempo di rigoroso rispetto dei diversi ruoli.
Il Governo, proprio in questa prospettiva, intende utilizzare tutti gli strumenti che l'ordinamento fornisce per favorire gli investimenti sul territorio nazionale e la creazione di nuovo lavoro, così come gli strumenti più adeguati per fronteggiare le situazioni di crisi occupazionale.
Allo stesso tempo, tuttavia, il Governo non intende reintrodurre un modello di ingerenza degli organi di indirizzo politico sulle scelte strategiche delle singole imprese.
Per quanto riguarda la sentenza cui faceva riferimento l'onorevole Boccia, d'altra parte, il Governo non può che confermare il rispetto del lavoro dei magistrati e la fiducia che l'ordinamento giuridico sia in grado di fare il suo corso nei diversi gradi di giudizio. D'altra parte, è lo stesso Statuto dei lavoratori che in due distinte disposizioni appronta un'efficace tutela contro le eventuali discriminazioni sindacali.
In primo luogo, all'articolo 8, dove dispone che: «È fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell'assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell'attitudine professionale del lavoratore».
In secondo luogo, all'articolo 15, ove è previsto che: «È nullo qualsiasi patto od atto diretto a: a) subordinare l'occupazione di un lavoratore alla condizione che aderisca o non aderisca ad una associazione sindacale ovvero cessi di farne parte (...)».
Inoltre, è lo stesso ordinamento, sempre in un'altra disposizione fondamentale dello Statuto dei lavoratori - mi riferisco all'articolo 28 dello Statuto, che peraltro prevede per il caso di mancata ottemperanza delle sanzioni anche di carattere penale - che appresta una particolare procedura di urgenza, per consentire alla magistratura di intervenire tempestivamente a sanzionare eventuali casi di discriminazione sindacale che intervengano durante il rapporto di lavoro, come anche in fase preassuntiva, come peraltro accaduto con le sentenze a cui faceva riferimento l'onorevole Boccia.
Tutto ciò considerato, va anche segnalato che, in ossequio alle disposizioni prima richiamate, ma soprattutto al principio di libertà sindacale, sancito al primo comma dell'articolo 39 della nostra Costituzione, neanche il Governo potrebbe chiedere l'assunzione di un lavoratore al posto di un altro in ragione della sua iscrizione ad un sindacato piuttosto che ad un altro.
Per quanto attiene, invece, alle prospettive occupazionali del gruppo Fiat, da cui appunto dipende l'occupazione della lavoratrice richiamata, ma anche di tanti altri, faccio presente che, dai dati in possesso del Ministero che rappresento, l'occupazione complessiva dei due gruppi Fiat Spa e Fiat Industrial, in Italia è rimasta sostanzialmente invariata nel biennio 2010-2011, attestandosi su circa 81 mila unità.
Con specifico riferimento alla situazione dello stabilimento di Pomigliano, occorre poi ricordare che il 6 luglio dello scorso anno le parti sociali hanno sottoscritto un accordo che ha previsto tra l'altro, a fronte della cessazione di attività del predetto stabilimento, un piano biennale di gestione delle eccedenze occupazionali. In particolare, è stata concordata la ricollocazione, presso la neo-costituita Fabbrica Italia Pomigliano Spa, di tutto il personale di Pomigliano d'Arco.
Successivamente, i competenti uffici del Ministero che rappresento, con decreto dell'8 settembre 2011, hanno approvato il programma di cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione di attività, a Pag. 66sostegno dei lavoratori occupati nello stabilimento di Pomigliano d'Arco. Con il medesimo decreto, è stata autorizzata la corresponsione del trattamento straordinario d'integrazione salariale, nei confronti di un massimo di 4.367 lavoratori, per il periodo dal 15 luglio 2011 al 14 luglio 2013.
Il predetto accordo ha previsto che la ricollocazione dei lavoratori nella neo-costituita Fabbrica Italia Pomigliano Spa venga effettuata nell'arco di 24 mesi. In particolare, nei primi dodici mesi di cassa integrazione guadagni straordinaria, ovvero dal 15 luglio 2011 al 14 luglio 2012, è stata prevista la ricollocazione di almeno il 40 per cento del personale; nei successivi 12 mesi, è stata invece prevista la ricollocazione del restante personale.
Conclusivamente, posso confermare l'impegno del Governo a monitorare costantemente l'andamento della situazione, avendo come obiettivo prioritario quello della salvaguardia dei livelli occupazionali.
In questa prospettiva, peraltro, le segnalo che nei prossimi giorni è previsto un incontro tra il Governo ed i vertici dell'azienda per valutare, appunto, la complessa e delicata situazione del gruppo industriale.

PRESIDENTE. L'onorevole Andrea Orlando, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, è con rammarico che non posso considerarmi soddisfatto, perché, pur dando atto al Governo di avere modificato profondamente la posizione in ordine al tema delle relazioni industriali rispetto al Governo che lo ha preceduto, cioè di avere ripristinato il principio liberale della neutralità rispetto alle parti sociali (dopo che chi l'aveva preceduto era diventato uno sguaiato tifoso di una delle parti in gioco), dobbiamo anche dire però che, quando si ragiona in termini di investimenti, di innovazione, dobbiamo confrontarci in sede politica e poi anche in sede legislativa su che cosa si intenda per innovazione. Noi riteniamo che l'innovazione sia anche la capacità di introdurre qualità democratica nei luoghi di lavoro. Noi consideriamo il fatto, insomma, che la nostra Carta costituzionale non possa interrompere la sua vigenza di fronte ai cancelli di un'impresa, e crediamo che faccia parte, appunto, della qualità (così come è avvenuto nei Paesi più evoluti dell'occidente) anche la capacità di assicurare coesione, diritti di cittadinanza fuori dai posti di lavoro e all'interno dei posti di lavoro.
È questa impostazione che ci fa dire che vanno respinte - signor Viceministro - alcune dichiarazioni, o almeno ci saremmo attesi prese di posizione esplicite da parte del Governo rispetto a dichiarazioni che hanno spiegato come le assunzioni, che fino ad oggi sono avvenute a Pomigliano, corrispondano ad un criterio di sola qualità di chi è stato riassunto, così statisticamente introducendo un criterio secondo il quale tutti gli iscritti alla FIOM sarebbero sostanzialmente degli incompetenti (il che è difficile da dimostrare dal punto di vista statistico e scientifico). Questo tipo di dichiarazioni fanno, a mio avviso, pendant con un atteggiamento che credo il Governo debba respingere con una moral suasion, una capacità di condizionamento politico prima ancora che con strumenti di carattere legislativo. Da qui anche l'elemento di insoddisfazione perché lei ci ha sostanzialmente confessato l'assenza di strumenti concreti per poter intervenire ed è un'assenza che forse si è determinata dal fatto che nel corso di questi anni avevamo tanti problemi ma questo pensavamo di averlo risolto. Questi episodi ci riportano ad un Paese che pensavamo di aver lasciato alle nostre spalle, quello degli anni Cinquanta.
Noi crediamo che certamente si debba intervenire con strumenti legislativi, ma probabilmente (è l'interrogativo che ci dobbiamo porre e che poniamo anche al Governo) non è possibile attendere soltanto la sentenza di un organo giurisdizionale. Probabilmente proprio oggi, mentre si discute di come restituire un nuovo assetto agli ammortizzatori sociali, di quali strumenti si intenda dare all'intervento che può accompagnare il rilancio nel nostro Pag. 67 Paese del mercato del lavoro, in questo momento c'è da interrogarsi se invece vi siano strumenti nuovi che vadano introdotti proprio in quest'ambito. Contemporaneamente, mentre ci si interroga su questo elemento, cioè se chi in qualche modo usufruisce di risorse pubbliche direttamente o indirettamente sia anche tenuto e condizionato ad un comportamento pienamente corrispondente allo spirito costituzionale, c'è da interrogarsi su un altro punto. Intanto che attendiamo la nuova legge; davvero non è possibile far nulla dal punto di vista dell'iniziativa politica?
Nel momento in cui la FIAT viene chiamata (do atto a questo Governo del fatto che chiama la FIAT, un fatto non scontato perché quello precedente non si poneva neanche il problema di farlo) per verificare se effettivamente gli impegni che sono stati assunti dal punto di vista degli investimenti saranno rispettati, ebbene, il Governo credo che debba porre attenzione anche a questo tema e mi riferisco al rispetto pieno delle indicazioni del contenuto della nostra Costituzione. Faccio questo appello perché davvero noi abbiamo vissuto una stagione nella quale avere un passaporto, un posto di lavoro, una casa poteva essere condizionato alle opinioni politiche e sindacali.
L'abbiamo lasciata alle spalle, grazia al fatto che molta magistratura e la politica hanno cominciato a dire che la Carta costituzionale non aveva una valenza soltanto programmatica, ma doveva essere intesa come un precetto che doveva venire attuato quotidianamente. In quel caso quella mancata attuazione della Costituzione avveniva con la complicità e con il sostegno politico delle pubbliche autorità. Non sarebbe meno grave se, invece, ciò oggi avvenisse anche nel silenzio, nella disattenzione o comunque nell'inerzia delle pubbliche autorità, del Governo e del Parlamento. Non sarebbe peggio perché noi sappiamo oggi che un grande soggetto economico e finanziario è in grado di incidere sui diritti di cittadinanza ed è in grado di ledere i diritti costituzionali, forse più delle pubbliche autorità in alcuni casi. Da questo punto di vista, non ce la possiamo cavare - uso il plurale in quanto parlo come membro della maggioranza che sostiene questo Governo e parlo come membro di un Parlamento che ha una responsabilità collettiva - semplicemente dicendo che non abbiamo gli strumenti. Se questi strumenti non li abbiamo, ce li dobbiamo costruire e, mentre li costruiamo, dobbiamo iniziare ad utilizzare tutta la capacità di iniziativa politica che può consentire di evitare che la vicenda FIAT diventi un pericoloso precedente. Infatti, davvero questo Paese ha bisogno di innovazione e di modernità e per tale motivo non si può far ripiombare lo stato delle relazioni sociali e democratiche al primo decennio dopo la Seconda guerra mondiale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Problematiche concernenti i criteri dei bandi di gara previsti per i contratti per la gestione dei centri di identificazione ed espulsione, centri di soccorso e prima assistenza, centri di accoglienza e centri di accoglienza per richiedenti asilo, anche alla luce di un bando emanato dalla prefettura di Modena - n. 2-01405)

PRESIDENTE. L'onorevole Zampa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01405, concernente problematiche concernenti i criteri dei bandi di gara previsti per i contratti per la gestione dei centri di identificazione ed espulsione, centri di soccorso e prima assistenza, centri di accoglienza e centri di accoglienza per richiedenti asilo, anche alla luce di un bando emanato dalla prefettura di Modena (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, questa interpellanza, il cui contenuto è stato anche oggetto di denunce e, comunque, di attenzione da parte dei media, nasce dalla notizia documentata relativa ad un bando di gara già in atto per l'appalto dei servizi al centro di identificazione ed espulsione di Modena. Appalto che, però, a quanto risulta, pare essere Pag. 68esemplare cioè il primo tra quanti vanno in scadenza e primo, ma uguale a tutti quelli che verranno. Ciò che desta enorme preoccupazione, al di là della perplessità, ma vera preoccupazione, è che questo appalto, per la prima volta, sceglie il criterio del prezzo più basso, partendo da una base d'asta di 30 euro. Preoccupa, inoltre, che in questa cifra devono essere compresi i servizi di gestione amministrativa, la tenuta del magazzino, il controllo e la verifica delle utenze telefoniche, elettriche, idriche, gas e combustibile per riscaldamento, fornitura dell'economato, servizi di assistenza generica alla persona, mediazione linguistica-culturale, servizio di informazione sulla normativa concernente l'immigrazione, orientamento generale sulle regole comportamentali all'interno della struttura, distribuzione e controllo dei pasti, barberia, lavanderia, assistenza sanitaria, screening medico di ingresso, primo soccorso sanitario, trasferimenti presso eventuali strutture ospedaliere, servizi di pulizia e igiene ambientale, pulizia dei locali diurni e notturni, disinfezione, disinfestazione, raccolta e smaltimento rifiuti, raccolta dei liquami, pasti e via dicendo.
Ne ho anche saltati alcuni: i prodotti per l'igiene personale, vestiario e generi di conforto. Appare evidente che partire da una base d'asta di 30 euro, scegliendo per di più il criterio del prezzo più basso per una fornitura di servizi di questo tipo apre a due sole possibilità: da un lato, che questi centri si trasformino, dall'inferno che già oggettivamente sono, in una specie di canile e, dall'altro, che invece partecipino alle gare soltanto ditte che evidentemente se lo possono permettere e sappiamo bene che cosa ciò significhi; mi riferisco ai rischi di infiltrazioni e, pertanto ciò può diventare un business per aziende che in realtà dovrebbero stare fuori dal mercato. Quindi, si chiede di sapere se non sia il caso di sospendere questo bando ma soprattutto di rivedere complessivamente tutta la partita.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza all'ordine del giorno, gli onorevoli Zampa ed altri deputati pongono all'attenzione del Governo la questione relativa all'individuazione dei criteri di aggiudicazione delle gare per la gestione del centro di identificazione ed espulsione (CIE) di Modena.
Al fine di assicurare la continuità dei servizi erogati, atteso che la convenzione attualmente in essere ha scadenza il 31 marzo 2012, la prefettura il 15 febbraio scorso ha indetto una gara d'appalto con base d'asta di 30 euro al giorno per persona, sulla base delle indicazioni fornite dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno che, sulla base delle prerogative attribuite dal codice appalti, ha individuato il criterio di aggiudicazione consistente nel prezzo più basso.
Secondo gli onorevoli interpellanti il criterio individuato non garantirebbe «le condizioni minime per l'accoglienza dei cittadini stranieri» e provocherebbe «un deterioramento delle già precarie condizioni» degli stranieri ospitati nei centri.
Al riguardo, va preliminarmente sottolineato che è in atto una generale attività di verifica e miglioramento dello stato di qualità dei servizi resi nei CIE e in particolare delle attività ricreative, di svago e di natura sociale e culturale. È stata, infatti, avviata, in via sperimentale, già dallo scorso anno, un'attenta attività di audit sulle prestazioni erogate, al fine di verificarne la qualità. Quest'iniziativa sarà intensificata e messa a regime nel corso di quest'anno.
Faccio, inoltre, presente che già il capitolato unico d'appalto per il funzionamento e la gestione dei centri per immigrati (approvato con decreto del Ministro dell'interno del 21 novembre 2008) prevede che le prefetture esercitino il controllo e il monitoraggio costante della gestione dei centri. Qualora si verifichino Pag. 69disservizi è prevista l'applicazione di penali, nonché - in caso di grave inadempienza - la risoluzione del contratto.
Pertanto, si ritiene non sia opportuno procedere ad una sospensione del bando di gara, anche nella considerazione che, da una parte, attesa la scadenza ormai prossima del 31 marzo, è fatto obbligo di garantire la continuità dei servizi erogati nel CIE e, dall'altra, la vigente normativa sugli appalti pubblici non consente la proroga dei contratti in essere.
Parimenti, non appare opportuno - ad avviso del rispondente - ripristinare il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa per i bandi di gara in questione poiché la previsione di un costo standard - determinato anche dalla congiuntura economica e dalla necessità di razionalizzare la spesa pubblica - ha tenuto conto degli esiti delle gare svolte in altre parti del territorio nazionale, dove il prezzo di aggiudicazione si è mantenuto sotto i 30 euro. Cito gli esempi di Foggia, di due centri a Bari, di un centro a Varese e di quello a Trapani-Milo.
L'orientamento seguito, peraltro, appare condivisibile anche alla luce della giurisprudenza amministrativa che, in un caso analogo, ha respinto l'istanza cautelare prodotta con un ricorso presentato per l'annullamento di un bando di gara, confermando che la scelta del criterio rientra nei poteri discrezionali dell'amministrazione appaltante e peraltro valutando positivamente la circostanza dell'allineamento del costo di gara con quello di altri contratti.
Per quanto riguarda lo specifico quesito sul termine massimo di permanenza nei CIE di 18 mesi, è utile sottolineare che tale periodo corrisponde ai tempi medi utili per addivenire all'identificazione dei migranti ivi ospitati ed è in linea con quanto stabilito dalla direttiva 2008/115/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008 recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri dell'Unione europea al rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.
Per quanto poi attiene alla tutela dei diritti ed alle condizioni dei cittadini stranieri trattenuti nei CIE, con particolare riguardo alle persone particolarmente vulnerabili (donne, bambini e malati), va considerato che è stato avviato il progetto Praesidium, arrivato ormai alla settima annualità, grazie al quale il Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, la Croce Rossa e la ONG «Save The Children» effettuano il monitoraggio delle procedure di accoglienza e vigilano sul rispetto dei diritti umani, segnalando tempestivamente eventuali criticità al Ministero dell'interno.

PRESIDENTE. L'onorevole Zampa ha facoltà di replicare.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, mi dichiaro totalmente insoddisfatta e devo dire che sono anche stupita: sono stupita dall'ultima parte del passaggio della sua dichiarazione, dove lei addirittura fa trasparire di non conoscere che nei CIE non possono entrare i minori di 18 anni e che «Save the children» non può essere una delle associazioni interessate a questa attività perché è proprio proibito dalla Convenzione ONU, che abbiamo sottoscritto, e che prevede che nei CIE i minori non debbano entrare.
Questo detto - e però non è un piccolo dettaglio - voglio aggiungere che, anche per quanto riguarda i 18 mesi, è vero che l'Europa ha aperto alla possibilità dei 18 mesi, ma è vero che la media di permanenza nei CIE è ben lontana in Europa dall'essere 18 mesi e che è stata considerata dalle organizzazioni internazionali una scelta assolutamente negativa quella di aver fatto protrarre il periodo di possibile detenzione.
Tra l'altro, i dati dimostrano che, laddove si prolunga la durata potenziale, oggettivamente aumenta la durata effettiva e quindi tra l'altro, essendo, come mi pare, il criterio che il Governo indica quello del risparmio, vista la crisi in atto, segnalo che meno li si trattiene nei CIE, dove di fatto sono detenuti e quindi privati della libertà, Pag. 70e più si risparmierebbe, invece che allungare e farla pagare a questi poveretti che sono dentro.
Aggiungo e ribadisco quanto l'interpellanza indica, e cioè che è assolutamente impossibile che, con una base d'asta di 30 euro col criterio di prezzo più basso, si possa ottemperare a tutta la richiesta di servizi che vengono indicati; quindi si apre evidentemente ad irregolarità di ogni genere. Inoltre, invito davvero il Governo ad andare a vedere in quali condizioni vivono i detenuti dei nostri centri di identificazione e di espulsione, che sono dei veri e propri inferni, dove vengono detenute persone in condizioni assolutamente diverse e dove finiscono persone che non dovrebbero stare lì neanche per mezz'ora, come per esempio le donne, che sono nell'80 per cento dei casi evidenti vittime di tratta e che quindi tra l'altro necessiterebbero di essere ascoltate ed aiutate da esperti non solo in grado di parlare la loro lingua, ma anche di far comprendere loro che esiste la possibilità di essere tutelate e difese, laddove si denunci per esempio la filiera della tratta.
Questo aiuterebbe anche il nostro Stato, il nostro Paese a liberarsi di una piaga così grave. Pertanto, davvero sono completamente insoddisfatta.
Vorrei concludere, dicendo che ciò mi delude molto, perché comprendo che abbiamo sostenuto e stiamo sostenendo questo Governo poiché siamo consapevoli dell'ora drammatica che il nostro Paese vive e che il pareggio di bilancio è un grande valore; tuttavia, i diritti umani e il loro rispetto rappresentano un valore che si trova assolutamente al di sopra del pareggio di bilancio. E, certamente, il pareggio di bilancio deve essere al servizio dei diritti umani, e non il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Scusate colleghi, molto semplicemente il Ministro Clini ha chiesto di anticipare lo svolgimento dell'interpellanza urgente a cui deve rispondere, se è possibile, perché ha degli impegni di Governo. Il problema è che manca chi deve illustrare l'interpellanza stessa, che, tuttavia, sta arrivando dalla Commissione giustizia. Quindi, vi sono serie motivazioni di lavoro per tutti.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, dobbiamo districarci tra i lavori delle Commissioni, dove peraltro c'è l'obbligo di presenza, e i lavori dell'Aula!

PRESIDENTE. Onorevole Bratti, le chiedo scusa, ma l'incompatibilità tra i lavori dell'Aula e i lavori delle Commissioni è rilevante quando si vota in Aula, non quando si vota in Commissione.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, vengono rilevate le presenze, quindi, bisognerà fare qualcosa al riguardo!

PRESIDENTE. Prendo atto che illustrerà l'interpellanza urgente in oggetto l'onorevole Bratti. Ringrazio l'onorevole Barani e il sottosegretario Guido Improta. Passiamo, dunque, all'interpellanza urgente successiva.

(Elementi in merito alle procedure di individuazione dei siti di Riano e di Corcolle quali siti di discariche - n. 2-01395)

PRESIDENTE. L'onorevole Bratti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Ferranti n. 2-01395, concernente elementi in merito alle procedure di individuazione dei siti di Riano e di Corcolle quali siti di discariche (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, i contenuti di questa interpellanza urgente riguardano la situazione di criticità, di pre-emergenza, chiamiamola così - se non definire anche questa una vera situazione emergenziale -, che riguarda il ciclo dei rifiuti nel Lazio, con particolare riferimento alla città di Roma, perché, Pag. 71ovviamente, in termini di produzione di rifiuti, essa ne rappresenta una parte assolutamente preponderante.
Il Lazio, com'è noto, esce solo da pochi anni da una situazione di emergenza e, faticosamente, si sta avviando verso una normalità che, nemmeno in questo caso, si riesce ad ottenere. Si tratta, infatti, di un sistema di gestione integrata che, pur avendo un suo profilo anche di carattere industriale, è basato molto sull'utilizzo delle discariche e, soprattutto, sull'utilizzo di una discarica. Quest'ultima, secondo le norme comunitarie, com'è noto, oggi non può più lavorare così come lavorava in passato, in quanto in essa, che è ormai satura, confluisce il tal quale. Ebbene, la situazione che si sta determinando ci vede assolutamente molto preoccupati.
Non abbiamo capito perché, alcuni mesi fa, la presidente della regione Lazio, mentre stava costruendo attraverso gli organi istituzionali preposti - ossia, il consiglio regionale - la nuova pianificazione sui rifiuti, di fatto abbia chiesto all'allora Presidente del Consiglio dei ministri di effettuare una nomina, che ha investito il prefetto di Roma Pecoraro, per affrontare la situazione di emergenza data dalla chiusura della discarica di Malagrotta e dalla necessità di provvedere a scegliere alcuni siti, in questa situazione temporanea, in attesa dell'esplicazione di un piano rifiuti che, in realtà, pur essendo approvato, non risolve il problema impiantistico. Infatti, esso sposta una serie di obiettivi nel tempo, pone valori molto ambiziosi riguardo alla raccolta differenziata, ma non risolve la problematica.
Il prefetto Pecoraro si è, quindi, inoltrato in un percorso di guerra, a mio parere, molto complicato. La regione ha definito sette siti, ma non si conosce la modalità con cui essi sono stati selezionati a livello regionale: questa è anche una delle domande che riguardano l'interpellanza urgente, perché poi, purtroppo, anche questa situazione è stata oggetto dell'attenzione della magistratura ed è per questo, tra l'altro, che noi chiediamo alcune delucidazioni.
Come dicevo, partendo da questi sette siti, ne sono stati scelti due e non si capisce per quale motivo proprio quei due, dal momento che tutta una serie di analisi tecniche preliminari non sono mai state realizzate. Tuttavia, il prefetto ha comunicato ufficialmente che i due siti erano quelli di Corcolle e di Riano. Si tratta di due siti che, come è noto, per motivazioni assolutamente diverse ma molto importanti, presentano tutta una serie di vincoli - alcuni di carattere archeologico (Corcolle) e alcuni di carattere ambientale molto importanti (Riano) - che non possono consentire la costruzione di discariche in un regime di rispetto delle regole comunitarie.
Si è, però, voluto forzare in questo senso, si è proceduto e, addirittura, si è fatto tutto alla rovescia: si è infatti deciso, prima, quali fossero i due siti e, poi, si è comunicato che si sarebbero iniziate a fare tutta una serie di indagini per verificare la loro idoneità. Ciò è esattamente il contrario di quanto viene fatto normalmente. Poi, al di là di quelle resistenze sociali che vi possono essere in situazioni del genere, sono emerse tutta una serie di difficoltà reali importanti.
Vi sono anche dubbi - esplicitati nell'interpellanza urgente - rispetto alla scelta dei tecnici effettuata dal prefetto Pecoraro. Si tratta di tecnici, che abbiamo audito anche in sede di Commissione bicamerale, i quali ci hanno presentato un quadro conoscitivo dei siti - a nostro e, in maniera particolare, a mio giudizio - pieno di lacune.
Per quanto riguarda un sito, si è provveduto ad utilizzare, addirittura, per le indagini, la stessa struttura tecnica del consulente del prefetto; per un altro sito, ci si è invece rivolti, ancora una volta, alla società in house Sogesid - di cui speriamo che, prima o poi, il Ministero voglia definire bene i contorni ed i profili operativi - per definire una progettualità su questi siti.
Insomma, siamo preoccupati. Abbiamo sempre esternato, come Partito Democratico, sin dall'inizio, le nostre contrarietà alla scelta del commissario straordinario Pag. 72in quanto - come abbiamo detto anche questa mattina, parlando della Campania - siamo convinti che i commissariamenti deresponsabilizzino chi deve decidere e non risolvono alcun problema: almeno, la storia degli ultimi 15 anni, in diverse regioni, ci dice questo.
Siamo anche preoccupati perché è chiaro che, nel momento in cui la magistratura si occupa di questi percorsi, vuol dire che, se non altro, c'è qualche cosa da chiarire e, quindi, noi vorremmo che almeno tutti gli aspetti tecnici e legislativi venissero sottolineati.
In Commissione bicamerale abbiamo avuto una discussione, proprio questa mattina, con il Ministro Clini, su questo argomento e quindi vorremmo anche sapere quali sono le intenzioni perché la grande preoccupazione che abbiamo, al di là della contingenza, è che si rischi un'emergenza forte, per intenderci, un'emergenza che lasci i rifiuti per strada. Credo che, dopo le vicende trascorse recentemente da questo Paese in altre parti d'Italia, questo sarebbe veramente un colpo pesantissimo per l'immagine del nostro Paese. So che non è un compito facile ma ci piacerebbe che, mentre si cerca di risolvere e tamponare una situazione di emergenza, invece si cominciasse a lavorare per una soluzione definitiva. Fortunatamente nel Lazio, lo ripeto, a differenza di qualche regione, come la Campania, che abbiamo visto stamattina, qualche impianto, diciamo, interessante da poter considerare ci può essere, oltre al fatto, ovviamente, di spingere anche nel Lazio sulla raccolta differenziata. Mettiamo sempre in croce la Campania sottolineando che sono al 19 per cento, al 20 per cento di raccolta differenziata ma vorrei ricordare che il Lazio forse, in termini di percentuale, se non è un pelino sotto poco ci manca. Il Lazio è sopravvissuto a questa situazione di scarso impegno sulla raccolta differenziata perché aveva questo grande polmone che ha creato tantissimi problemi di carattere ambientale in una zona molto delicata della capitale.
Noi le chiediamo, quindi, signor Ministro, di rispondere a quesiti specifici ma anche di darci un quadro su come il Ministero e il Governo pensano di muoversi in relazione a questa situazione estremamente delicata.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini, ha facoltà di rispondere.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'interpellanza urgente pone due questioni di base: una che riguarda alcune modalità attraverso le quali si è sviluppata l'azione del commissario nominato a seguito dell'ordinanza della Protezione civile del settembre 2011 e l'altra che riguarda, invece, le iniziative che il Ministero intende prendere. Molto sinteticamente vorrei dire che il commissario ha comunicato, in maniera puntuale, anche al Ministero, le iniziative che ha preso il merito agli accertamenti tecnici ed alle procedure seguite per gli incarichi, e questo rientra nell'ambito delle modalità operative sotto la responsabilità diretta del commissario. Noi in merito non abbiamo commenti da fare e sappiamo anche che gli atti sono stati trasmessi alla Corte dei conti che li ha approvati senza commenti.
Una seconda questione riguarda, invece, l'incarico affidato alla Sogesid Spa su iniziativa del provveditorato interregionale per le opere pubbliche che era stato interpellato dal commissario stesso. Come sapete la Sogesid, una società in house del Ministero dell'ambiente, ci ha comunicato la procedura che ha seguito per l'individuazione di una società alla quale sono stati affidati incarichi in merito agli accertamenti da effettuare sui due siti che sono stati individuati. Certamente la circostanza che la società individuata sia la stessa che era stata coinvolta in attività precedenti nella regione Campania, non è che ci dia grande sicurezza dal punto di vista del merito; questo potrebbe creare delle difficoltà; devo dire però che, dal punto di vista formale, Sogesid ha presentato Pag. 73 la documentazione sulla base della quale non possiamo ricavare che la società selezionata sia stata selezionata con procedure al di fuori delle regole. Resta il fatto che è stato sottolineato dall'interpellante che questa società ha un precedente che, come dire, non promette bene in termini di possibilità di soluzione.
Voglio poi dire che in merito alle criticità dei siti che sono stati individuati è noto che per il sito di Corcolle sono emerse valutazioni contrarie delle autorità di bacino del Tevere e del Ministero per i beni culturali, e che queste, sostanzialmente, hanno fatte emergere, sei mesi dopo l'inizio del commissariato, problematiche circa la fattibilità delle scelte che erano state individuate. Inoltre, a valle della presa di posizione del Ministero per i beni culturali e dell'autorità di bacino del Tevere è stato richiesto dal commissario, al Ministero dell'ambiente, un intervento, e l'intervento è in corso, nel senso che abbiamo convocato il presidente della regione Lazio, il sindaco di Roma e il presidente della provincia, oltreché il commissario, per verificare lo stato degli atti e, soprattutto, per esaminare la fattibilità di soluzioni concrete che consentano di rispondere all'esigenza di smaltire i rifiuti urbani di Roma in modo coerente con la legislazione nazionale ed europea, nel momento in cui, nel giugno 2012, scadrà la proroga per la discarica di Malagrotta.
A questo fine abbiamo avviato un gruppo di lavoro tecnico, che ha cominciato subito a lavorare, con due obiettivi: raccogliere tutti gli elementi tecnici a supporto della scelta della regione Lazio - che ha individuato sette siti possibili - verificando, contestualmente, la presenza di vincoli per ognuno di questi siti, che richiederebbero di procedere in deroga, partendo dal presupposto che il Ministro ritiene non opportuno procedere in deroga a norme ambientali per risolvere problemi ambientali. La seconda linea di attività riguarda, invece, l'accertamento della fine dell'emergenza. I due siti erano stati individuati per una gestione transitoria, transitoria vuol dire che vi è una soluzione definitiva. Abbiamo chiesto alla regione di conoscere quali sono le caratteristiche della soluzione definitiva e, in particolare, quali sono le soluzioni scelte, quali sono le procedure amministrative attivate per fare in modo che le soluzioni scelte siano operative in un arco di tempo - che dovrebbe essere al massimo di 36 mesi -, quali sono le strumentazioni finanziarie già disponibili che consentono di concludere che l'emergenza transitoria sarà risolta con soluzioni definitive.
Stiamo raccogliendo le documentazioni che abbiamo richiesto; il 22 prossimo, perciò giovedì della prossima settimana, avremo di nuovo una riunione con la provincia, il comune, la regione ed il commissario, per esaminare i risultati dell'indagine che abbiamo avviato su queste due linee e mi auguro, anche, per trovare una conclusione. Resta il fatto che nel momento in cui Malagrotta non è più utilizzabile oltre la fine del mese di giugno 2012, la risposta deve essere una risposta operativa. Quello che non possiamo permetterci è di trovarci in una situazione di emergenza rifiuti nella capitale d'Italia, perciò l'obiettivo è quello di avere risposte puntuali, concrete, e soluzioni in grado di rispondere alla domanda.

PRESIDENTE. L'onorevole Bratti ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il signor Ministro, e devo dire che siamo soddisfatti per l'iniziativa intrapresa. Di fatto si è commissariato il commissario, e ciò, quindi, da un certo punto di vista, ci dà qualche sicurezza in più.
Ci dà anche qualche sicurezza in più la sua dichiarazione, che noi condividiamo al 100 per cento, sul fatto che spesso, sotto la paura dell'emergenza, si derogano tutte le regole e le normative comunitarie frequentemente e non si prendono in considerazione parametri tecnici fondamentali. Quindi, si rischia che, per risolvere il problema il giorno dopo, dopo 15 giorni, un mese o un anno le problematiche riemergono in maniera importante e pericolosa per l'ambiente e per i cittadini. Pag. 74
Quindi, riteniamo assolutamente fondamentale anche questo indirizzo che lei ha dato. Spero anche che non lavoriate solo sui sette siti indicati dalla regione. Infatti, sul sito di Corcolle lei ha già detto. Tuttavia, potrà vedere con i suoi occhi, se non lo ha già visto, anche quello di Riano, che presenta di fatto dei fattori ambientali talmente critici e dei fattori che poi nella normativa attuale vengono chiamati, come lei ben sa, «escludenti», che impedirebbero di fatto la costruzione di una discarica.
Inoltre, devo dire che su Riano c'è una preoccupazione molto forte: essendo un'area molto ampia, perché oggetto già di attività di cava, questa potrebbe diventare la «Malagrotta 2» per il comune di Roma, cioè una situazione che purtroppo spesso abbiamo visto nel nostro Paese, laddove la temporaneità si trasforma nel definitivo. Fra l'altro, si trasforma in un definitivo che non corrisponde alle linee strategiche della Comunità europea che, come lei spesso ci dice, prevedono nei primi posti della gerarchia del trattamento dei rifiuti sicuramente non la messa a discarica della materia che invece sta all'ultimo posto e su cui, tra l'altro, anche i futuri finanziamenti europei non verranno assolutamente più erogati.
Quindi, credo che si debba andare comunque in quella direzione. Ripeto che l'altra cosa che volevo sottolineare (l'ho già detto in premessa) è questo abuso, a mio parere, dell'utilizzo di queste società in house, come la Sogesid, che tra l'altro si sovrappone all'attività di organismi istituzionali, che ormai troviamo nella progettazione di fatto in tutti i siti di interesse nazionale che si occupano di bonifiche, che vediamo operative in ogni situazione.
Poi non abbiamo mai messo in dubbio che le procedure con cui vengono assegnati gli appalti e con cui Sogesid poi, a sua volta, assegna i lavori siano illegittime. Questo nessuno lo mette in dubbio, ma c'è anche un problema di opportunità politica, signor Ministro. Infatti, mentre continuiamo a dire che bisogna liberalizzare le società e i servizi di tutta Italia, soprattutto nel sistema degli enti locali, le società in house del Ministero continuano ad avere questa sorta di filo diretto, andando fra l'altro a competere con professionalità esterne e togliendo di fatto anche del lavoro importante sul territorio.
Quindi, le affidiamo queste nostre preoccupazioni e ovviamente, come ho detto prima, ci diciamo soddisfatti. Terremo un occhio di bue puntato sulla tempistica, anche per evitare di arrivare in quest'Aula a svolgere delle discussioni di cui faremmo veramente a meno se ogni amministratore facesse il suo dovere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi in merito all'esondazione del fiume Magra e alla conseguente inondazione della città di Aulla, in provincia di Massa Carrara - n. 2-01377)

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01377, concernente elementi in merito all'esondazione del fiume Magra e alla conseguente inondazione della città di Aulla, in provincia di Massa Carrara (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ringrazio anche il sottosegretario per la disponibilità e per le risposte che vorrà darmi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 15)

LUCIO BARANI. Si parla di questa alluvione avvenuta il 25 ottobre dello scorso anno, che ha interessato - oltre che le Cinque Terre in provincia di La Spezia, anche la città di Aulla. Ci sono stati decine di feriti. Ci sono decine di persone senza abitazioni e senza tetto e ci sono state due vittime.
Aulla esiste da quasi 2 mila anni e non vi è mai memoria che la Chiesa abbaziale di San Caprasio, il palazzo Centurione e le zone lì vicine, anche senza argini, siano mai stati interessati da inondazioni. Pag. 75Quindi, ciò significa che, anche senza argine deve essere avvenuto qualcosa di importante, questa volta. Eppure, negli anni Cinquanta è stato fatto un argine e nel 2003-2006 è stato riprogettato, rifatto nuovamente dal genio civile e dalla regione Toscana per piene duecentennali o cinquecentennali.
Dunque, i quesiti sono: ma questo argine, che è stato costruito di recente, negli anni Cinquanta e poi rinforzato una decina di anni fa, è stato progettato male, non è stato fatto bene? Oppure sono altre le cause o concause, visto che il letto del fiume, dal dizionario Zanichelli, è «tutto quello che scorre o che è compreso tra due argini»? Invece, tutto quello fuori dagli argini può essere adibito a centro abitato. Abbiamo milioni di paesi e città, in Italia e nel mondo, che sono costruiti al di fuori degli argini, ovviamente.
È chiaro che sto dicendo questo perché qualcuno, per giustificare la propria incapacità, afferma che è stato costruito male. Se ci sono mille unità abitative o 1.200 credo che non cambi nulla, perché il cemento, questa volta, è stato vittima dell'incuria e dell'imperizia degli amministratori che vogliono, quindi, gettare su altri la responsabilità.
Dunque, le domande e i quesiti che le pongo sono questi: perché da 20 anni si è alzato il livello del fiume, non si è mai tolta la ghiaia, così che il livello si è alzato di 5-8 metri? Perché il fiume Magra è diventato un bosco pieno di alberi? Perché il centro del fiume è a dorso d'asino, cioè le acque del fiume scorrono vicino agli argini e non al centro come l'ingegneria idraulica vorrebbe che fosse con una corretta manutenzione del letto del fiume? Perché non si sono costruite le casse di espansione a monte, come era previsto dall'autorità di bacino? Perché quella che è stata costruita - di quattro moduli se ne è costruito uno solo, il quarto - ha ceduto (e questa, quindi, è stata un'ulteriore concausa)? Perché non si è udito il grido di allarme giunto due giorni prima, domenica 23, dalla prefettura e dalla Protezione civile che avevano informato tutti i sindaci di quello che sarebbe avvenuto? Perché addirittura 3 ore prima degli eventi vi è stato un sindaco a monte, il sindaco di Pontremoli, che ha mandato tre fax, alla Protezione civile, alla prefettura e alla comunità montana, e solo la prefettura ha chiamato il sindaco di Aulla preavvertendolo di quello che sarebbe accaduto?
Sono tutti quesiti che vengono posti in questo momento per sottolineare che, quando gli argini non c'erano, non vi è mai stata inondazione di queste strutture che ho richiamato. Fatti gli argini e, ovviamente, rinforzati, vi è stato questo disastro.
Sto dicendo questo perché sto continuando a portare l'attenzione su qualcosa di eccezionale che deve essere accaduto. Non può essere altrimenti. Quel qualcosa di eccezionale non può essere che una diga, la diga di Rocchetta, che ha 5 milioni di metri cubi di acqua. Sappiamo che prima dell'evento ve ne erano 2,5-2,6 milioni. Tuttavia, non si capisce il perché questa diga non sia stata svuotata lentamente, prima e durante l'alluvione. Invece, deve essere accaduto qualcosa di veramente straordinario, che viene da prove documentali e testimoniali. Nel testo della mia interpellanza urgente, in maniera dettagliata e citando le fonti, affermo che in una riunione scolastica è giunta una telefonata in cui si diceva: «Hanno aperto la diga. Scappate!».
Quindi, c'è stato qualcosa di veramente eccezionale che è arrivato, forse per motivi economici: l'Edison, per cercare di lucrare di più dalla produzione di corrente, ha voluto fino all'ultimo non aprire le sue paratie e, quando lo ha fatto, lo ha fatto in maniera esagerata e ciò ha determinato quell'onda e quello tsunami che ha devastato, a valle anche di Aulla, dei ponti costruiti per piene oltre duecentennali, tre anni prima: sono andati giù ponti costruiti da pochissimi anni.
A Bocca di Magra sono state inondate abitazioni a chilometri di distanza dalla foce del fiume Magra. Quindi c'è stato questo evento, che si vuol nascondere: le responsabilità dell'Edison e della diga di Rocchetta non possono essere sottaciute: c'è bisogno che il Governo verifichi perché Pag. 76il problema rimane tuttora, la diga rimane tuttora e, se non viene gestita in maniera corretta, c'è la possibilità che l'evento si riverifichi. Questa volta, nella sfortuna, siamo stati fortunati nel senso che sono tanti anche due morti, ma se l'alluvione fosse arrivata quando le scuole erano aperte, potevano essere decine e centinaia, sarebbero rimasti coinvolti i nostri figli, i nostri nipoti e molti concittadini in più.
Con questa interpellanza urgente, vogliamo porre l'attenzione del Governo su tutti questi quesiti e sulle concause. Ovviamente, è arrivato un quantitativo d'acqua - dicono gli esperti - in un paio d'ore, di 300 millimetri, e quindi un quantitativo pari a due volte quello contenuto nella diga del Vajont che, nel 1963, ha fatto così tanti morti.
Quello è stato l'evento principale, ma se non ci fossero state tutte quelle concause la tragedia non si sarebbe verificata. Infatti, Aulla esiste da duemila anni e - anche senza gli argini - non è mai stata inondata. Invece con gli argini ha ceduto: secondo noi, c'è stato un mucchio di concause che, se non ci fossero state, nonostante la causa principale, ossia il quantitativo d'acqua imponente e importante, avrebbero impedito la verificazione dell'evento.
Vorremmo avere dal Governo le risposte a questi quesiti e, soprattutto, l'interpretazione dei fatti accaduti e sopra riportati circa la diga di Rocchetta. Vorremmo sapere quali siano le procedure messe in campo dalla Edison per queste situazioni di emergenza e se le stesse siano state certificate per l'immissione delle acque nell'invaso del Magra e, qualora ritenute non corrette, se non siano da rivedere per evitare nuovi eventi drammatici. Vorremmo sapere se i Ministeri interpellati non ritengano di assumere le opportune iniziative di competenza per accertare se la tragedia poteva essere evitata e se tutti i soggetti istituzionali coinvolti abbiano ottemperato ai propri compiti in relazione a tutti i corsi d'acqua della zona e alla tenuta e manutenzione degli argini e degli alvei dei fiumi e dei torrenti, sia nella fase d'allerta meteo, sia nei piani di bacino approvati e mai attuati e se, in particolare, il Governo non ritenga di promuovere, per quanto di competenza, una modifica delle procedure per far realizzare il dragaggio dei fiumi affinché i corsi d'acqua dolce siano periodicamente ricalibrati, così da farli scorrere in modo corretto, senza pericoli per le popolazioni e gli abitanti, cioè al centro con gli ammassi di ghiaia ai lati e senza alberi, arbusti e vegetazione varia.
Chiudo dicendo che il paradosso sull'alluvione che ha interessato Aulla è che i danni maggiori anche per il quartiere più popoloso si sono verificati a valle, cioè l'inondazione è venuta da sud, controcorrente, e ha interessato soprattutto un fiume, il fiume Aulella, che è un affluente del fiume Magra che non era in piena. Il fiume è risalito. Ciò significa che effettivamente è arrivata giù una bomba d'acqua incredibile che da sud ha innaffiato la città, ha distrutto le scuole elementari e medie che sono state costruite negli anni Sessanta ed un quartiere, il quartiere Matteotti, che è sul fiume Aulella e non sul fiume Magra. Quindi, ciò significa che lo tsunami veramente è arrivato, che qualcosa di anomalo si è verificato, che addirittura ha fatto risalire le acque come vasi comunicanti, e che il danno quindi, se non si interviene a monte, si può ripetere in qualsiasi momento.
Se Dio vuole, circa un'ora dopo questa inondazione ha cessato di piovere a monte e, quindi, non vi sono stati ulteriori danni.
Credo di essere stato chiaro e mi attendo dal Governo delle risposte concrete di prevenzione che in questo momento è quello che ci interessa. Ormai, infatti, il latte è versato e, quindi, è inutile piangerci addosso. Ma vorrei comunque conoscere le cause e le concause e come viene gestita questa diga che, tra l'altro, sta portando corrente solamente al nord e in Svizzera, mentre non c'è nessun ritorno sulla popolazione locale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

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GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, colgo l'occasione per rivolgere un apprezzamento all'onorevole Barani che, nonostante il forte legame che lo lega alla città di Aulla, non ha mai dato adito a polemiche sugli eventi alluvionali verificatisi in Toscana e Liguria nelle giornate del 25 e 26 ottobre 2011.
Rispondo a questa interpellanza facendo seguito a quanto già rappresentato in quest'Aula, il 12 novembre, dal collega D'Andrea allo stesso onorevole Barani e anche sulla base delle informazioni assunte presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e presso il Dipartimento della protezione civile.
Il Dipartimento della protezione civile, in base alle proprie procedure interne ha disposto, a partire dalle ore 18 del 25 ottobre, l'attivazione dell'Unità di crisi con l'operatività di tutte le funzioni di supporto. Il 26 ottobre, per monitorare da vicino il quadro della situazione in raccordo con le autorità locali, il Capo Dipartimento della protezione civile si è recato in Liguria con un ulteriore team di esperti dello stesso Dipartimento. Inoltre, la funzione Attività aeronautica del predetto Dipartimento ha messo in atto una serie di iniziative per coordinare tutte le attività aeree di soccorso, ricognizione e trasporto personale e materiali nell'area colpita, ed in particolare per il trasporto delle squadre speleo-alpino-fluviali dei vigili del fuoco.
Per quanto attiene alle manovre degli organi di scarico nel corso degli eventi di piena, queste rientrano tra le funzioni di gestione dell'invaso, che sono in capo al concessionario, la società Edison, il quale, in condizioni di piena, interagisce, a livello territoriale, con le competenti autorità idrauliche e di protezione civile.
La Direzione generale per le dighe del Ministero che rappresento, competente per la vigilanza sulla sicurezza delle grandi dighe, ha immediatamente chiesto all'Edison informazioni e note tecniche, in data 26 e 30 ottobre e il 3 novembre 2011. Il successivo 9 novembre, è stato effettuato uno specifico sopralluogo ispettivo presso la diga di Rocchetta, da parte dell'ufficio tecnico per le dighe di Firenze (il precedente sopralluogo semestrale era stato effettuato in data 1o giugno 2011).
Da quanto accertato con dette iniziative, si sono esclusi problemi per la sicurezza delle dighe e delle sponde. I dati acquisiti dal concessionario e il sopralluogo ispettivo hanno confermato l'assenza di anomalie di comportamento delle dighe e delle sponde e le buone condizioni di sicurezza, manutenzione e gestione degli impianti. Fa eccezione la strada di accesso da valle alla diga di Rocchetta che, per un tratto di circa 4 km dalla centrale di Teglia alla centrale di Rocchetta, posta al piede della diga omonima, è stata fortemente erosa e del tutto asportata in più punti dalla piena.
Riguardo alla piena transitata presso la diga di Rocchetta, faccio presente che in base ai dati resi disponibili dal Centro funzionale - Servizio idrografico della regione Toscana le misure pluviometriche hanno confermato l'assoluta eccezionalità dell'evento pluvio-idrometrico che ha colpito l'area della Lunigiana-Pontremolese e il bacino del Magra, con precipitazioni cui sono associabili tempi di ritorno pluricentenari, localmente anche superiori a 500 anni.
Inoltre, sulla base della documentazione acquisita dal concessionario si conferma che, nella fase antecedente all'evento del 25 ottobre, l'invaso non era pieno, ma si trovava a quote comprese tra 388 e 389 metri sul livello del mare e 15 metri al di sotto della massima regolazione del massimo invaso con volume di invaso prossimo a 2 milioni e 600 mila metri cubi, poco superiore alla metà del volume totale di invaso pari 5 milioni di metri cubi come del resto risultava già all'interpellante.
Al riguardo, la competente Direzione generale ha altresì rappresentato che, in assenza di un piano di laminazione adottato dalla regione (piano da adottarsi per le dighe individuate come effettivamente utili per riduzione delle piene) o di specifiche disposizioni in tal senso, esula da Pag. 78obblighi in capo ai concessionari/gestori provvedere di iniziativa ad eventuali svasi preventivi dei serbatoi artificiali. Il livello dell'invaso di Rocchetta è salito repentinamente a causa degli afflussi provenienti dal bacino imbrifero, dalle ore 12 circa del 25 ottobre, con massimo dell'invaso raggiunto tra le 16,40 e le 17,40 e, successivamente, stimato a quota 403,64 metri.
Inoltre, evidenzio che le manovre volontarie degli scarichi delle dighe sono disciplinate in linea generale dalla circolare del Presidente del Consiglio dei ministri n. 7019 del 19 marzo 1996 e dai documenti di protezione civile che, in aderenza ad essa, prevedono «in occasione di apporti idrici che facciano temere il superamento della quota di massimo invaso, l'apertura degli scarichi quando necessario per non superare detta quota, avendo cura che nella fase crescente non sia scaricata una portata superiore a quella affluente al serbatoio e nella fase decrescente non sia scaricata una portata superiore a quella massima scaricata nella fase crescente». Detta procedura tecnica risulta essere stata rispettata dal concessionario, in quanto: l'apertura dello scarico di fondo è stata effettuata gradualmente e volontariamente mentre i livelli d'invaso erano in continua crescita, anche dopo la manovra; l'apertura delle paratoie dello scarico di superficie è avvenuta automaticamente mediante automatismo di autolivellamento, finalizzato a garantire il non superamento del massimo invaso e la costanza tra afflussi e deflussi. Sia nel corso della visita di vigilanza del 1o giugno 2011 che in quella del successivo 9 novembre, sono state effettuate, da parte dell'ufficio tecnico per le dighe di Firenze, verifiche con esito positivo circa la funzionalità degli scarichi, compresa l'attivazione dei citati automatismi delle paratoie dello scarico di superficie. Nel pomeriggio del 25 ottobre, si è verificato nell'area un black out delle comunicazioni sia di telefonia fissa che mobile, con conseguenti problemi per i flussi di comunicazioni dalla diga che era, comunque, in contatto con la centrale di Teglia mediante rete di comunicazione privata del concessionario. In particolare, per la diga di Rocchetta, la situazione di parziale invaso sussistente prima della piena ha consentito una parziale laminazione della piena nella fase crescente. Le successive manovre di apertura volontaria dello scarico di fondo fino alla sua potenzialità massima, come risultante dai dati acquisiti, sono avvenute gradualmente con livelli dell'invaso in crescita (anche dopo la completa apertura delle paratoie di fondo) e quindi nel rispetto delle disposizioni tecniche in materia, che impongono di attuare, nella fase crescente della piena, manovre volontarie che non incrementino i deflussi in arrivo. La successiva apertura delle paratoie dello scarico di superficie è avvenuta in modalità automatica al superamento della quota massima di regolazione (403,5 metri sul livello del mare) coincidente con quella di massimo invaso. Il concessionario ha dichiarato di non aver effettuato manovre volontarie delle paratoie di superficie. L'automatismo, che tende ad aprire le paratoie quanto necessario a mantenere il livello al massimo invaso, è risultato in adeguate condizioni di funzionalità, con corretta attivazione accertata anche dall'ufficio tecnico per le dighe di Firenze sia il 1o giugno che il 9 novembre 2011. Pertanto, allo stato degli atti e degli accertamenti, si è ritenuto che detto automatismo abbia operato per rilasciare la portata necessaria ad evitare il superamento della quota di massimo invaso, con presumibile coincidenza, nella fase di colmo della piena, tra portata entrante e portata uscente. Sulla base degli elementi sinora disponibili e delle informazioni ricevute dal concessionario si può ritenere, quindi, che le portate scaricate dalla diga di Rocchetta non abbiano aggravato la piena che sarebbe transitata nei rispettivi corsi d'acqua in assenza degli sbarramenti. Per quanto riguarda le iniziative prospettate dall'interpellante volte al miglioramento delle procedure di protezione civile nell'ambito dei bacini in cui siano presenti dighe, faccio presente che, in data 20 febbraio 2012, la prefettura di Massa Carrara, la provincia di Massa Carrara e la società Edison, concessionaria della diga di Pag. 79Rocchetta, hanno stipulato un protocollo di intesa, volto a migliorare il sistema di informazione, in occasione di allerta meteo, e di attivazione degli scarichi dalla diga. In tale ottica di miglioramento delle procedure di protezione civile nei bacini in cui siano presenti le dighe, è stato previsto, con l'articolo 43, comma 12, del decreto-legge n. 201 del 6 dicembre 2011 - parliamo del cosiddetto «salva Italia» - convertito dalla legge n. 214 del 22 dicembre 2011, che d'intesa tra il Ministero che rappresento e il Dipartimento della protezione civile, si proceda alla revisione, entro sei mesi, dei criteri per l'individuazione delle fasi di allerta per l'aggiornamento dei documenti di protezione civile delle dighe per le finalità di gestione del rischio idraulico a valle delle dighe stesse. Infine, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha fatto presente che per quanto riguarda la manutenzione e l'efficacia delle opere idrauliche esistenti, i lavori di rinforzo dell'argine a protezione dell'abitato di Aulla hanno riguardato esclusivamente le fondazioni del muro di argine che, infatti, ha tenuto, essendo crollato solo il parapetto posto in sommità arginale. L'argine era comunque dimensionato per difendere la città da un evento di piena trentennale, mentre quello verificatosi è stato un evento con tempo di ritorno almeno centennale. A dimostrazione di ciò, le aree esondate corrispondono a quelle perimetrate nel piano di assetto idrogeologico per tempi di ritorno duecentennali.
La cassa di espansione a Villafranca doveva ancora essere conclusa e si trattava di un'opera di compensazione dell'aggravamento del rischio determinato dalla realizzazione della ferrovia Pontremolese, che poteva contenere un volume limitato a 160 mila metri cubi di acqua, quando nell'evento si sono verificate portate di alcune migliaia di metri cubi al secondo.
Infine, in relazione al dragaggio dei fiumi, le estrazioni di sedimenti in alveo effettuate in modo massiccio negli anni Cinquanta e Sessanta, ma presenti ancora oggi sotto il nome di interventi per la riduzione del rischio idraulico, hanno dimostrato di avere effetti devastanti sulle condizioni idromorfologiche dei corsi d'acqua.
Sono, infatti, responsabili dell'innesco di fenomeni (anche imponenti) di incisione a monte (regressiva) e a valle dell'intervento, di instabilità laterale dell'alveo, con il manifestarsi di bruschi fenomeni di variazioni di larghezza e l'innesco di fenomeni di erosione spondale e migrazione laterale dell'alveo in tratti precedentemente stabili, nonché dell'abbassamento della falda conseguente all'abbassamento del pelo libero dell'acqua e della falda ad esso connessa. Sono, inoltre, responsabili di altri fenomeni quali l'instabilità delle infrastrutture e l'accentuazione o l'attivazione dell'erosione costiera per il mancato apporto di sedimenti veicolati dal corso d'acqua.
In conclusione, sarà cura di questa amministrazione, proprio in ragione della gravità di quanto accaduto, compiere ulteriori approfondimenti, affinché quanto rappresentato dall'interrogante in materia di dragaggio dei fiumi, possa portare all'adozione di migliori procedure anche nell'ambito delle ordinanze di protezione civile n. 3973 e 3974 adottate dal Presidente del Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, il dottor Guido Improta. Non posso che essere soddisfatto perché questo Governo, come quello precedente, ha posto molta attenzione nel rinnovare le procedure. Lo stesso sottosegretario ci ricordava quanto è stato previsto nel decreto cosiddetto «salva Italia». Ci ricordava anche l'accordo tra la prefettura, la Protezione civile e l'Edison di un mese fa. Mi viene spontaneo dire che si sono chiuse le porte, però quando i buoi sono scappati (è un modo di dire della mia terra).
Forse sarebbe stato meglio fosse stato fatto prima, però vorrei tornare velocemente su questa cultura pseudoambientalista e sul perché non bisogna togliere le piante nei fiumi; non lo dice più nessuno. Pag. 80Una volta divelti, questi arbusti vanno contro la luce dei ponti e provocano un effetto diga, comportando l'arrivo di massicce quantità di acqua a valle. Ho ascoltato che le casse di espansione sono incomplete. Dovevano essere fatte nel 2002; ora nel 2012, a dieci anni di distanza, non sono state fatte da nessuno di coloro che erano obbligati a farle. Perché?
Sono quesiti sui quali ovviamente non ha responsabilità questo Governo né, come ho detto, quello precedente, ma in dieci anni gli enti che dovevano controllare (le autorità di bacino, il genio civile, la Regione toscana, la Protezione civile, la provincia) perché non lo hanno fatto? Se il fiume vent'anni fa aveva un letto di «x» metri e poi c'è stato un riporto di ghiaia di 8-10-7 metri, è ovvio che l'acqua sia portata ad uscire. Se il centro del fiume è più alto dell'argine, come fa a non uscire? È ovvio che esce dal parapetto.
Sono queste le concause a cui facevo riferimento. Ho il documento menzionato dal sottosegretario e depositato presso l'ufficio dighe nazionali, sezione di Firenze, che ogni tre anni viene revisionato. Si tratta del documento guida del concessionario degli obblighi che ha l'impresa concessionaria per il caso di alluvione, dove annualmente vengono effettuate le prove di simulazione in centrale sulle risposte alle emergenze (non so, non credo siano state fatte) e le prove di funzionamento delle paratoie per simulare la gestione delle piene e dell'emergenza alluvione.
Le situazioni di emergenza ambientale non costituiscono un pericolo per la salute e l'incolumità della popolazione residente, in quanto è sempre possibile intervenire per mettere in sicurezza gli impianti e limitare la durata e l'estensione dell'emergenza. Edison ha adottato procedure per la gestione delle emergenze con lo scopo di definire le responsabilità per gli iter procedurali e le modalità di scambio delle informazioni con le autorità competenti.
Tuttavia se la telefonia mobile e fissa ed i fax non funzionavano, come hanno fatto a scambiarsi le informazioni? Quel giorno era solamente in contatto un gestore, cioè del personale di controllo operativo, quantificato in quattro quadristi, e ve ne era uno solo, il quale da solo, magari con qualche acciacco, doveva mettersi in contatto, fare tutte le operazioni e doveva interfacciarsi con una linea privata, che il sottosegretario ci ha detto. Ma lo scambio delle informazioni con le autorità competenti e con tutti gli impianti della gestione idroelettrica, per evitare il ripetersi dei disservizi e per un miglioramento continuo della gestione degli stessi, non è stato fatto. Questo è lapalissiano perché non c'erano le linee, non funzionavano.
Ancora, in situazioni di allarme vengono attivati i documenti di Protezione civile redatti dal Registro italiane dighe del 26 novembre 1997 e la fase di preallerta si attiva quando, in condizioni di esercizio normale, l'invaso supera la quota di massima regolazione, eccetera, eccetera. Si parla del periodo di vigilanza rinforzata, del pericolo di allarme di tipo 1 e del collasso allarme di tipo 2. Che cosa ho voluto dire guardando il documento depositato? Che, sì, è un documento depositato, ma non gli si è data attuazione.
I punti previsti in questo documento non sono stati tutti rispettati, soprattutto quello delle informazioni con le autorità competenti al momento in cui si è verificato l'evento. Edison non ha comunicato con la prefettura, non ha comunicato con la Protezione civile. Solo il sindaco di Pontremoli ha comunicato con la comunità montana, la prefettura e la Protezione civile della provincia e nessun altro. Il prefetto in effetti poi ha comunicato con il sindaco di Aulla, il quale magari era impegnato in altre situazioni importanti.
Detto questo, è ovvio che la nostra attenzione è posta su questa diga e vedo che si sta facendo molto di più. Credo e spero che finalmente l'argine sia realizzato per la protezione duecentennale, visto il verificarsi di eventi frequenti negli ultimi anni e non, così come quando è stato rivisto, solo per la protezione trentennale. Le abitazioni c'erano già e, quindi, se l'argine è stato rinforzato da un punto di vista trentennale e si sono spesi 6 milioni di euro, cosa ci voleva a farlo leggermente Pag. 81più alto, un metro più alto per questi eventi eccezionali, centennali o duecentennali?
Non lo si è voluto fare forse per risparmiare ed è per questo che concludo informandola, signor sottosegretario, che ho chiesto al Registro italiano dighe, alla prefettura e ad Edison, proprio come parlamentare, il piano di gestione della diga, i documenti di Protezione civile, la concessione all'utilizzo e tutta la documentazione per verificarla, per farla verificare e, eventualmente, signor sottosegretario, per sentirla di nuovo se dovessero emergere delle particolari situazioni. Come lei bene ha colto, questo Governo sta cercando di portare avanti una politica di prevenzione perché è inutile poi piangere sul latte versato. È importante che questo non avvenga e che ovviamente la minaccia all'incolumità e alla salute delle aree che vengono colpite da questi eventi calamitosi sia la meno drammatica possibile, anzi, se fosse possibile, è auspicabile che queste situazioni non avvengano veramente più.
Concludo dicendo che ovviamente è una situazione che noi di quella zona sentiamo in modo particolare perché non vorrei augurare a nessuno di sapere, come il sottoscritto, che la propria figlia si è salvata nuotando in quelle acque e che poteva essere tra le vittime. È una cosa che non auguro a nessuno ed è questo il motivo della mia insistenza sulle questioni di prevenzione.

(Elementi ed iniziative di competenza in relazione agli sviluppi delle indagini sulle emissioni di sostanze pericolose ed inquinanti da parte dello stabilimento Ilva di Taranto - n. 2-01400)

PRESIDENTE. L'onorevole Mariani ha facoltà di illustrare l'interpellanza Bratti ed altri n. 2-01400, concernente elementi ed iniziative di competenza in relazione agli sviluppi delle indagini sulle emissioni di sostanze pericolose ed inquinanti da parte dello stabilimento Ilva di Taranto (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, in data 2 febbraio 2012 il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Taranto, dottor Sebastio, ha inviato una lettera al Ministro interpellato, al presidente della regione Puglia, al presidente della provincia di Taranto, nonché al sindaco del comune di Taranto, allo scopo di segnalare gli sviluppi dell'indagine avviata nei confronti dei responsabili dell'impianto siderurgico di proprietà dell'Ilva.
L'indagine ha ad oggetto gravi ipotesi di reato in danno della comunità, quali il disastro doloso e/o colposo, l'avvelenamento di terreni e sostanze alimentari, il danneggiamento aggravato, nonché remissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, a cui si aggiungono numerose violazioni della normativa in materia di inquinamento atmosferico.
La comunicazione del dottor Sebastio riporta che il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Taranto ha ammesso un importante incidente probatorio, disponendo una consulenza tecnica multidisciplinare, avente ad oggetto la ricostruzione dei fatti e le possibili conseguenze negative degli stessi sulla salute degli operai dello stabilimento e anche dei cittadini e delle popolazioni che vivono nei centri limitrofi allo stabilimento.
In tale procedimento, tutte le autorità destinatarie della lettera rivestono la qualifica di parti lese, ma la cosa che vogliamo rilevare attraverso l'interpellanza e anche sottolineare nell'interlocuzione con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare fa riferimento alle responsabilità delle istituzioni e degli enti chiamati in causa, anche in conseguenza delle parole che il procuratore ha voluto sottolineare nella sua missiva.
Cito un tratto della sua lettera, che richiama, di fatto, che: «gli elementi fin qui accertati possono e debbono essere valutati dagli enti diretti destinatari di questa comunicazione, i quali sono titolari di specifici poteri-doveri di intervento in materia di tutela dell'ambiente e, soprattutto, in materia di tutela della salute ed incolumità delle persone». Pag. 82
Questo richiamo del procuratore, unitamente alla presentazione di una prima perizia, cui ne seguirà un'altra entro la fine del mese che riguarda gli aspetti più propriamente sanitari, richiede un'ampia discussione - in questi mesi vi è stata grande preoccupazione; sia i lavoratori sia i cittadini della città di Taranto lo sottolineano e ne richiamano l'emergenza - e una collaborazione molto più stretta tra gli enti deputati alla tutela ambientale e alla salute.
In questo senso, il richiamo prima e le richieste di chiarimenti che oggi ci accingiamo a rivolgere al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare riguardano specificamente le competenze del Ministero in riferimento alla tutela ambientale e al riconoscimento di ogni azione ulteriore che debba essere fatta per accertare, chiarire e anche verificare se ogni parametro, rispetto alla dovuta cautela che deve essere garantita, sia stato osservato.
Dalle numerose indicazioni che ci provengono sia dalle relazioni che finora sono state lette sia dal materiale che abbiamo avuto a disposizione grazie alle audizioni svolte presso la Commissione bicamerale che si occupa degli illeciti sui rifiuti, laddove sono stati auditi i rappresentanti della procura e delle istituzioni locali, abbiamo avuto modo di conoscere in maniera più dettagliata anche le parti delle perizie già a disposizione, che, in qualche modo, distinguono sia la parte che fa riferimento alla bonifica del territorio, che richiama anche il passato, la necessità di verificare quello che è accaduto nell'arco degli anni, in un ampio spazio dedicato a quel sito industriale, sia la parte che fa un riferimento molto netto all'analisi delle emissioni, eventualmente patologiche (dobbiamo poi riuscire a definire quale sia stato il livello, eventualmente, anche delle emissioni non regolari), che, da un certo momento in poi, non molto lontano nel tempo, si è iniziati a monitorare con regolarità.
In questo senso, la distinzione è stata fatta nei documenti portati a conoscenza del Parlamento ma anche nelle perizie che abbiamo avuto modo di vedere, proprio per significare anche uno sforzo, in qualche modo, perché all'interno delle sollecitazioni fatte dalle istituzioni all'azienda si pervenisse ad un miglioramento del sistema delle emissioni anche rispetto al rischio di inquinamento dell'aria. Il richiamo viene fatto direttamente al Ministero dell'ambiente - ciò non diminuisce la responsabilità e la necessità di un serio monitoraggio e di una seria verifica anche da parte delle istituzioni regionali, penso all'ARTA della regione Puglia e comunque a tutti gli organismi competenti - per l'importanza di quest'area industriale di notevoli dimensioni che occupa direttamente oltre 15 mila operai e che ha sicuramente uno spazio importantissimo nell'economia di quella regione; ciò anche perché il Ministero dell'ambiente può disporre della perizia e avvalersi della collaborazione di agenzie per la tutela e il monitoraggio ambientale dei territori e può anche, come dire, attingere e verificare se, all'interno della responsabilità per la bonifica dei siti industriali, per quanto riguarda appunto la bonifica delle aree in passato inquinate, vi possano anche ricadere misure particolari da adottare per risolvere un problema importante che, in questo momento, preoccupa molti cittadini e le istituzioni e non deve rimanere un problema né con ombre né con ambiguità. Noi abbiamo a cuore sia la tutela della salute che la tutela dell'ambiente, in un territorio che ha pregi indiscussi. Quello che oggi vogliamo sapere dal Ministro dell'ambiente e conoscere fino in fondo - anche rispetto alle azioni future nonché al richiamo delle responsabilità che viene fatto e alla necessità di collaborazione più stretta, più attenta e anche più continua con quel territorio - è quali siano appunto le iniziative urgenti che intende assumere a seguito di queste segnalazioni, naturalmente in doverosa - lo sottolineo - collaborazione con l'autorità giudiziaria e gli enti territoriali. Ci domandiamo anche - questo è l'elemento che richiama più direttamente, se ve ne fosse bisogno, ma penso di no, la responsabilità del Ministero dell'ambiente - se vi siano mutate Pag. 83condizioni rispetto a quelle che nell'agosto 2011 condussero il Ministro dell'ambiente a concedere l'autorizzazione integrata ambientale per quello stabilimento. Sono trascorsi pochi mesi e naturalmente i cittadini si interrogano sull'attualità ancora di quella autorizzazione e sulla validità delle verifiche svolte ed è molto importante che, da questo punto di vista, si sgombri ogni dubbio circa la responsabilità sulla loro salute e sulla tutela dell'ambiente.
Colgo l'occasione, signor sottosegretario, per sollecitare una maggiore incisività del Ministero dell'ambiente - questo non riguarda solo il tema dell'area industriale dell'Ilva ma in generale il tema di tutte le aree industriali da bonificare e di molte aree SIN che nel nostro Paese ancora attendono azioni incisive, sia in termini di destinazione di risorse ma anche in termini di risoluzione di problemi oggettivi per la caratterizzazione dei materiali - e per chiedere a questo Governo una maggiore ed incisiva azione per dare risposte definitive ad un argomento che, in questo momento, paralizza molte aree industriali del nostro Paese (aree che hanno necessità di riconvertirsi, seppur in un momento di crisi economica industriale non indifferente) e che comunque possono costituire anche elementi di rilancio, per quelle aree, di avvio di serie e responsabili azioni per il ripristino della normalità, sia dal punto di vista ambientale che della salute. In questo senso riteniamo che investimenti seri e azioni definitive, nel rispetto - come dicevamo questa mattina riguardo ai temi della Campania - della verifica e dei controlli della salute e della tutela, possano fornire una risposta concreta a quei cittadini e a quelle aziende serie che, nei territori italiani, vogliono continuare ad investire e a dare lavoro e occupazione. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza urgente n. 2-01400 dell'onorevole Bratti ed altri, si forniscono i seguenti elementi di risposta. La procura della Repubblica di Taranto, a seguito delle risultanze di un prolungato monitoraggio effettuato dal Reparto NOE di Lecce, ha inquisito i vertici aziendali dell'ILVA, Emilio e Nicola Riva, nonché i dirigenti del locale stabilimento per disastro doloso e/o colposo, avvelenamento di terreni e sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, il danneggiamento aggravato, il getto e lo sversamento di sostanze pericolose, nonché la violazione della normativa in materia di inquinamento ambientale.
In conseguenza di ciò, il GIP ha disposto una consulenza tecnica multidisciplinare per l'espletamento di due perizie: l'una epidemiologica sulle emissioni dello stabilimento, l'altra concernente gli effetti dell'esposizione ambientale ed occupazionale sulla morbosità e mortalità della popolazione di Taranto e del suo hinterland. La complessa situazione ha, tra l'altro, indotto il procuratore della Repubblica ad indirizzare, lo scorso 2 febbraio, al Ministero dell'ambiente, alla regione Puglia, alla provincia ed al comune di Taranto, una missiva in cui, nell'illustrare la delicatezza della vicenda, ha sensibilizzato ciascuno all'esercizio delle rispettive competenze. La prima perizia, oggetto di incidente probatorio svoltosi lo scorso 17 febbraio, ha evidenziato, al momento degli accertamenti effettuati dagli organi di controllo e con riferimento alle emissioni di diossine, benzo(a)pirene, PCB e polveri minerali, il mancato rispetto delle procedure previste dalla normativa nazionale e regionale. Inoltre, nella maggioranza delle aree e/o delle fasi di processo, è risultata una emissione di inquinanti superiore a quella che avverrebbe in caso di adozione da parte della ILVA delle BAT (Best available technology) con la performance migliore come stabilito dal BREF.
La seconda perizia, depositata il 1o marzo, sarà oggetto di incidente probatorio il prossimo 30 marzo; agli esperti, nominati dal tribunale di Taranto, sono Pag. 84stati rivolti tre specifici quesiti riguardanti le patologie, i decessi ed i ricoveri annuali riconducibili alle emissioni inquinanti, nonché l'impatto delle medesime sulle patologie croniche. Entrambe le perizie hanno avuto una ulteriore risonanza sull'opinione pubblica, alimentando le preoccupazioni già diffuse nella popolazione e sollevando proteste da parte delle associazioni ambientaliste. Il Ministero dell'ambiente, acquisite le perizie, ha provveduto ad inoltrarle alla Commissione istruttoria per l'AIA-IPPC al fine di verificare se esse contengano effettivamente elementi di novità tali da giustificare l'avvio del riesame del provvedimento di Autorizzazione integrata ambientale già rilasciato.
Al riguardo, è opportuno precisare che gli elementi, contenuti nelle citate perizie, che hanno destato preoccupazione nella procura, non riguardano tanto le sostanze che compongono le emissioni dell'impianto (già ben note e tipiche dell'attività condotta), quanto gli effetti sull'ambiente e sulla salute determinati dalle quantità e modalità di rilascio degli inquinanti. In merito all'aspetto sanitario, il sindaco di Taranto ha provveduto, in esito alla segnalazione del procuratore della Repubblica, ad emanare un'apposita ordinanza con prescrizioni a carico dell'ILVA, ritenendo sussistenti le condizioni di eccezionale ed urgente necessità della salute pubblica e dell'ambiente, senza peraltro esercitare la facoltà di richiedere (come espressamente previsto dalla legge in tali casi) il riesame dell'AIA ministeriale.
L'ARPA Puglia, con nota del lo febbraio 2012, ha reso noto un distinto e diverso studio riguardante i risultati del monitoraggio diagnostico del benzo(a)pirene a Taranto; alla luce di tali elementi il presidente della regione Puglia ha inviato una lettera al Ministro Clini, con nota del 5 marzo 2012, con la quale ha richiesto l'avvio del riesame dell'AIA rilasciata.
In seguito a tale richiesta, il Ministro, tempestivamente, ha convenuto di programmare un incontro con il presidente della Regione Puglia ed il sindaco di Taranto per esaminare congiuntamente la situazione e concordare le iniziative da adottare, tra cui il riesame dell'AIA, incontro che si è svolto nella giornata di ieri, 14 marzo 2012 a Bari. Il Ministro Clini, il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, e il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, hanno concordato di avviare il riesame complessivo dell'AIA rilasciata il 4 agosto ultimo scorso per lo stabilimento dell'Ilva di Taranto sulla base delle «BAT Conclusions» per il settore siderurgico, conclusioni recentemente pubblicate sulla Gazzetta ufficiale europea in esito ad una decisione della Commissione europea. Gli obiettivi prioritari prefissati sono l'inquinamento da polveri sottili e quello da idrocarburi policiclici aromatici, cercando soluzioni che siano compatibili con la continuità produttiva e con la riqualificazione e il miglioramento delle attività produttive. Sarà svolto un lavoro puntuale di ricognizione delle soluzioni tecnologiche e organizzative che possono ridurre le cause di inquinamento di sorgenti di rischio che sono evidenziate nelle perizie e che emergono anche dal monitoraggio effettuato a valle dall'autorizzazione integrata ambientale.
Va notato che oggi è disponibile un elemento in più al quale fare riferimento perché è, appunto, entrata in vigore la nuova normativa tecnica di riferimento europeo che stabilisce le migliori tecnologie disponibili per l'attività industriali in Europa, che sono anche il riferimento obbligatorio per le procedure di autorizzazione. Già nei prossimi giorni si svolgerà una riunione tecnica per esaminare le azioni che consentano concretamente di avviare il processo di messa in sicurezza e di bonifica dei siti industriali e delle altre aree comprese nel sito di interesse nazionale di Taranto.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, ho ascoltato con attenzione la risposta all'interpellanza. Mi permetterò rapidissimamente di rappresentare a lei, al Ministro e al Governo Pag. 85italiano di quale contesto stiamo parlando, da cui ritengo non si possa assolutamente prescindere. Taranto è una città industriale al servizio dell'economia nazionale, voluta dai Governi post-unitari fino ai giorni nostri. Fin dalla fine del 1800 nasce l'arsenale della Marina militare ancora operativo; durante il Fascismo si sviluppa la cantieristica sia militare che civile e nel secondo dopoguerra si aggiungono l'acciaio pubblico, il cemento pubblico e la raffinazione pubblica. Solo nella seconda metà degli anni Novanta del secolo passato, l'acciaio e il cemento vengono privatizzati e, negli ultimi 15 anni, in questa grande città, accanto al porto industriale si è aggiunto positivamente il porto hub di transhipment e, infine, il grande stabilimento di avionica di Alenia che costruisce parti del Boeing 787 Dreamliner. Insomma, se mi consente, onorevole sottosegretario, nel sistema industriale di Taranto lavorano circa 30 mila persone, di cui 14 mila solo in Ilva. E, allora, mi permetto di dire, di chiedere che venga usato un certo approccio al Governo e mi riferisco anche ad un successivo rapporto tra il legislatore, le rappresentanze territoriali ed il Governo medesimo, sia in quest'Aula che ad altri livelli, rapporto, doveroso, che il Ministro ha già avviato. Stiamo parlando della storia di una città industriale italiana, che si chiama Taranto. Mi sono permesso - spero di essere stato chiaro con umiltà di rappresentazione - di offrire un contesto, perché dentro quel contesto le questioni che sono davanti a noi, come le hanno riferite i colleghi Mariani, Bratti e gli altri firmatari dell'interpellanza urgente, hanno posto un evento dentro un contesto.
L'evento dentro il contesto assegnato e governato dall'autorità giudiziaria avrà i suoi esiti e i suoi sviluppi in ordine agli incidenti probatori già conclusi e a quelli che sono ancora in corso. Il punto che nella replica mi permetto di riproporre al Governo: è importante e significativo che si annunci, in ordine alle novità provenienti esclusivamente dalla perizia chimica per l'autorità giudiziaria e ovviamente anche da quella epidemiologica per altri aspetti, che esistono le condizioni reali e concrete per la riapertura e l'autorizzazione AIA, se ho inteso bene anche dalle dichiarazioni rese dal Ministro Clini in alcune agenzie ieri, a Bari.
Penso in questo momento che questa adesione e questa informazione che ci viene resa come risposta sia un punto molto importante perché le questioni in quella città italiana e industriale che si chiama Taranto pongono il grande problema di come portare a sintesi positiva il diritto alla salute e il diritto al lavoro. Questo è il punto più delicato che - me lo auspico assieme ai colleghi -, se segnasse positivamente l'annuncio della riapertura dell'AIA, ovviamente restituirebbe all'intera comunità di chi lavora e di chi vive in quel territorio gli elementi dell'impegno delle istituzioni e del rispetto delle leggi e ovviamente anche della nuova normativa europea a cui lei ha fatto riferimento.
Tuttavia mi permetto già di porre in agenda, oltre alle richieste avanzate dal presidente della regione, dal sindaco di Taranto e dal presidente della provincia nel più recente incontro di ieri, la necessità di addivenire ad un coordinamento tra il suo dicastero e quello dello sviluppo economico al fine di avere davanti in maniera esplicita e chiara gli elementi asimmetrici e di contraddizione non solo in relazione all'AIA che si riapre, ma in ordine alle tante questioni antiche alle quali l'onorevole Mariani nelle sue conclusioni ha fatto riferimento, che appunto si chiamano bonifiche e aggiungerei anche i dragaggi. Ma non è questa la sede più adatta se non quella di richiamare alla nostra memoria una serie di questioni che sono l'agenda del Governo Monti, del Governo italiano e dei suoi Ministeri, soprattutto in quella città che diviene il simbolo italiano e industriale. Mi permetto di dire, apprezzando le conclusioni di cui ella ha fatta menzione, che stiamo parlando del simbolo del rapporto tra istituzioni e comunità, tra politica e comunità, tra lavoro e ambiente, tra industria e salute. Non c'è nulla di retorico nelle mie parole, ma soltanto un auspicio cui teniamo e a cui penso che come gruppo del PD lavoreremo, Pag. 86 ma non è esclusivo patrimonio del gruppo del PD (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative volte a prevedere la possibilità di accedere e frequentare il tirocinio formativo attivo senza sostenere i test di accesso per i docenti non abilitati all'insegnamento, ma che hanno maturato i requisiti per insegnare - n. 2-01397)

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01397, concernente iniziative volte a prevedere la possibilità di accedere e frequentare il tirocinio formativo attivo senza sostenere i test di accesso per i docenti non abilitati all'insegnamento, ma che hanno maturato i requisiti per insegnare (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RICCARDO MAZZONI. Signor Presidente, abbiamo presentato l'interpellanza urgente in esame per rilevare una situazione a nostro parere paradossale che si sta verificando nella scuola, che riguarda l'imminente avvio del tirocinio formativo attivo e che consentirà di conseguire l'abilitazione all'insegnamento ai neolaureati e a chi - sono migliaia in tutta Italia - in mancanza di docenti abilitati, sta già insegnando da anni tramite quella che viene chiamata «terza fascia di istituto», ossia una categoria di docenti non abilitati all'insegnamento da concorso o corsi specifici, ma che hanno i requisiti per insegnare, attraverso la laurea del vecchio ordinamento o specialistica.
Con la riforma Gelmini, solo per accedere a questo nuovo corso abilitante e non per entrare di ruolo tramite graduatoria come avveniva per le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario - perché per avere il ruolo è necessario un concorso - è prevista una tripletta di test di accesso da superare. Questi docenti non abilitati ritengono ingiusto che dopo aver già insegnato, cioè valutato, promosso, bocciato ed esaminato centinaia di alunni (senza considerare tutti i corsi di aggiornamento seguiti) debbano ancora essere sottoposti ad una valutazione per sapere se sono in grado o no di insegnare e che i test rischiano di favorire solo i candidati freschi di laurea, visto che presumibilmente riguarderanno materie di studio universitario e non i programmi concreti insegnati nelle scuole.
Rilevo che negli altri Stati europei non si parla di corsi abilitanti, ma la laurea è abilitante di per sé. Inoltre ci sarebbe da dire che dopo tre assunzioni a tempo determinato il rapporto di lavoro dovrebbe diventare indeterminato.
Nel 2005, grazie al decreto ministeriale n. 85, chiunque avesse maturato almeno trecentosessanta giorni di servizio ha potuto frequentare la scuola di specializzazione all'insegnamento secondario, senza alcun test di accesso, entrando in una graduatoria ad esaurimento per il ruolo. Ora, invece, i docenti che dal 2006 non hanno più avuto la possibilità di abilitarsi (in quanto le scuole di specializzazione sono state chiuse) e, nel frattempo, di giorni di servizio ne hanno maturati più di mille, devono competere con chi non ha nemmeno mai visto una classe di ragazzi. Tramite proprio il gruppo docenti non abilitati con più di 360 giorni di insegnamento, il 28 febbraio scorso è stato presentato un emendamento che richiedeva, per chi si trova in questa situazione, di poter partecipare ai corsi abilitanti senza passare dai test preselettivi. L'emendamento non è passato, a quanto risulta per un problema formale. Chiedo dunque di sapere se il Ministero valuta di poter consentire a questa categoria di docenti la possibilità di accedere al tirocinio formativo attivo senza passare dalle preselezioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'onorevole interpellante chiede che vengano assunte iniziative per consentire ai docenti inseriti nella terza fascia delle graduatorie di Pag. 87istituto di poter accedere alla frequenza dei tirocini formativi attivi (noti come TFA) di cui all'articolo 15 del decreto ministeriale n. 249 del 2010, senza sostenere le prove selettive.
Si rappresenta preliminarmente che l'amministrazione ritiene essenziale e prioritario attivare in tempi brevi i suddetti tirocini, il cui avvio è previsto entro il mese di giugno 2012. Per quanto riguarda le prove d'accesso, si precisa che il citato decreto dispone che gli aspiranti devono superare un test preliminare predisposto dal Ministero, una prova scritta elaborata da ciascuna università e una prova orale. A comporre il punteggio finale per l'accesso concorre poi la valutazione dei titoli culturali e di servizio, successiva alle prove.
In merito alla preoccupazione espressa dall'onorevole interpellante, secondo il quale le prove selettive per l'accesso ai TFA rischierebbero di favorire i giovani neolaureati in quanto riguardanti materie di studio universitario e non programmi insegnati nelle scuole, si richiamano le previsioni dell'articolo 1, comma 5, del decreto ministeriale dell'11 novembre 2011, con il quale sono state definite le modalità di svolgimento e le caratteristiche delle predette prove di accesso. Tale disposizione prevede che queste abbiano per oggetto i programmi di cui al decreto del Ministro della pubblica istruzione dell'11 agosto 1998, n. 357, recante «programmi e prove di esame per le classi di concorso a cattedre e a posti di insegnante tecnico-pratico e di arte applicata nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica», integrati dai contenuti disciplinari oggetto di insegnamento delle relative classi di concorso.
Giova poi segnalare che il contenuto delle predette prove è definito in termini analoghi a quanto previsto per l'ammissione alle SSIS ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dell'11 maggio 2001.
Riguardo all'anzianità di servizio maturata, come è noto la stessa è valutata come titolo di servizio utile per la definizione della graduatoria finale, e mentre esiste un limite massimo per il punteggio attribuibile ai titoli di studio, pari ad otto punti, non è viceversa previsto alcun limite per quello relativo ai titoli di servizio.
Si ricorda, inoltre, come sia stata introdotta, per gli aspiranti con rilevanti titoli di servizio, che sono appunto stati nella scuola, l'abbreviazione del percorso del TFA. A norma dell'articolo 15, comma 13, infatti, il servizio svolto vale a coprire dieci dei crediti formativi relativi all'articolo 10, comma 3, lettera b) relativi al tirocinio e nove dei crediti formativi relativi all'articolo 10, comma 3, lettere c) e d), relativi alle didattiche e ai laboratori. Si è voluto così realizzare un equilibrio tra la valorizzazione del servizio svolto e la selezione che si rende necessaria.
Ciò posto, si ricorda che nel corso della conversione in legge del decreto-legge n. 5 del 2012 la Camera dei deputati, il 13 marzo 2012 ha approvato l'ordine del giorno n. 9/4940-A/98, presentato dagli onorevoli Granata e Di Biagio, con il quale il Governo si è impegnato a valutare la posizione dei docenti cosiddetti «trecentosessantisti». In tal senso, ed è importante sottolinearlo, il Ministero effettuerà, in tempi rapidi e compatibili con la tempistica dell'effettuazione delle prove del TFA, uno studio approfondito della questione posta dall'onorevole interpellante.

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di replicare.

RICCARDO MAZZONI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario e mi ritengo solo parzialmente soddisfatto. Prendo atto dell'impegno di approfondire la materia da parte del Governo e mi riferisco, appunto, all'ordine del giorno che è stato accettato ieri dal Governo, oltre che approvato dall'Aula, e che riguardava proprio lo status dei docenti di ogni ordine e grado che si trovano inseriti nella terza fascia, in quanto non provvisti di abilitazione. L'ordine del giorno chiedeva appunto di valutare l'opportunità di intervenire sulle modalità di accesso al tirocinio, consentendo a questi docenti, Pag. 88considerati non abilitati de iure, di potervi partecipare senza l'obbligo di sostenere le prove d'accesso che mortificano e vanificano l'esperienza maturata sul campo. Spero che il Governo approfondisca in senso positivo questa materia e mi dilungo un attimo sulla situazione di queste persone. Credo che tutti gli appartenenti a questa categoria di docenti, che vivono nel limbo di un precariato senza fine, abbiano diritto alla tanto agognata abilitazione che li riscatterebbe dalla loro scomodissima posizione di tappabuchi della scuola. C'è da comprendere con quale stato d'animo questi docenti aspettino l'avvio dei famosi TFA, ossia dei percorsi abilitanti all'insegnamento che in Italia mancano ormai da anni. Si tratta di persone ormai quasi tutte quarantenni che non possono progettare il loro futuro se non nell'arco temporale dei contratti stagionali stipulati con il Miur.
Se si apre il contratto collettivo nazionale del comparto scuola firmato da tutti gli insegnanti nel momento in cui prendono servizio, anche da quelli che il Miur continua, surrettiziamente, a considerare non abilitati, e si legge il mansionario previsto si scoprirà che i cosiddetti docenti non abilitati di terza fascia hanno responsabilità piena della classe, firmano, al pari di tutti i loro colleghi, i verbali di scrutini, pagelle, piani didattici, guidano varie commissioni, ricevono deleghe dai dirigenti scolastici, come coordinatori, presiedono le sedute dei consigli di classe e molto altro ancora. Non c'è nessuna, ma proprio nessuna differenza nelle responsabilità e nelle funzioni attribuite, così come nel lavoro svolto, fatta salva la capacità individuale di ciascun docente che peraltro al Miur nessuno si è mai preso la briga di valutare.
Ora, attivando i TFA, si vorrebbe obbligare questi docenti, dopo essere saliti in cattedra con responsabilità piena per anni (perché chiamati dal MIUR attingendo da graduatorie di merito per garantire il servizio scolastico nazionale sulla base dei loro titoli definiti validi all'insegnamento dello stesso MIUR), a sottoporsi ad un test preliminare al pari dei neolaureati per essere ammessi, se idonei, ad una successiva prova scritta, per essere nuovamente ammessi (sempre se idonei) ad una terza prova questa volta orale e finalmente essere inseriti in una graduatoria (sempre insieme ai neolaureati) per poter poi iscriversi all'anno di TFA dedicato alla formazione iniziale dei docenti, per essere dichiarati formalmente abilitati a svolgere, sempre da precari, quella stessa professione che da anni stanno già svolgendo alle dipendenze dello stesso Ministero con un contratto che prevede come conditio sine qua non la presenza di quelle competenze che il decreto MIUR 10 settembre 2010, n. 249, vorrebbe in modo un po' schizofrenico far nuovamente acquisire.
Mi sembrerebbe una colossale ingiustizia costringere questi docenti, dopo anni di servizio a scuola e magari dopo anni di ricerca all'università, ad accedere ad un corso di formazione iniziale per gli insegnanti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Quindi, concludendo, spero che l'approfondimento che il sottosegretario ha annunciato si risolva in modo positivo per questi docenti evitando a loro questi test insieme ai neolaureati che sarebbero, oltre che incomprensibili, anche abbastanza offensivi.

(Informazioni circa l'incidenza degli strumenti finanziari derivati nell'ambito della complessiva esposizione debitoria dello Stato italiano - n. 2-01385)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01385, concernente informazioni circa l'incidenza degli strumenti finanziari derivati nell'ambito della complessiva esposizione debitoria dello Stato italiano (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, qui è emerso in via indiretta che più o meno all'Epifania di quest'anno il Governo italiano avrebbe rimborsato a Morgan Stanley per una riesposizione in swap un importo di 3,4 miliardi di dollari. Quindi, si tratta di una cifra molto, molto elevata. Questo fatto, Pag. 89che è emerso indirettamente attraverso delle comunicazioni fatte da Morgan Stanley alla SEC americana, ha fatto ritornare in primo piano la questione dell'uso e del ricorso ai derivati da parte del Governo italiano, sul quale c'è sempre stata una grande opacità e mancanza di trasparenza.
Noi su questo vogliamo chiedere conto al Governo. Addirittura, The New York Times un anno fa ha sostenuto che, a partire dal 1996, l'Italia avrebbe truccato i propri conti utilizzando derivati grazie proprio all'aiuto di Morgan Stanley. Secondo EUROSTAT, il Ministero dell'economia tra il 1998 e il 2008 avrebbe grandemente fatto ricorso ai derivati con ovviamente, come per tutti i derivati, momenti in cui questo ha dato dei vantaggi - più o meno fino al 2006 - ma poi ha iniziato a determinare delle perdite.
Il problema è che qualcuno parla di 30 miliardi di euro che sarebbero investiti da parte del Governo italiano in derivati. Riteniamo sia giusto che il popolo italiano e noi si sia a conoscenza in modo trasparente della situazione, in particolare se è vero che a Morgan Stanley è stato fatto questo versamento in un momento così difficile per il nostro Paese per permettere a questa società di ridurre la sua esposizione verso lo Stato italiano di una cifra così rilevante e se è vero che questa operazione in realtà sarebbe stata agevolata da una triangolazione con il gruppo Intesa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente l'onorevole Borghesi ed altri pongono quesiti in ordine alla reale composizione del debito pubblico italiano. Al riguardo, si fa presente che uno degli obiettivi principali nella gestione del debito pubblico è la minimizzazione dell'onere del servizio del debito e i rischi ad esso associati, principalmente i rischi di un aumento dei tassi di mercato.
Per questo, a partire dagli anni Novanta, si è perseguito l'allungamento della vita media del debito pubblico che, tra l'altro, ha consentito di limitare l'impatto della crisi del debito sovrano nel recente passato.
Infatti, il passaggio da una preponderanza di emissioni a brevissima scadenza indicizzati e a parametri variabili - BOT e CCT - a una forte presenza nel comparto a tasso fisso dai 3 ai 30 anni - i BTP - ha consentito di limitare il rischio di dover rifinanziare una grande quantità di titoli a breve termine con tassi in aumento.
L'attività in derivati del Tesoro, autorizzata per legge fin dal 1984 ed espletata per il tramite di banche specialiste di titoli di Stato, si è concentrata proprio nella copertura dal rischio di tasso di interesse con l'utilizzo, peraltro molto limitato in proporzione allo stock di debito, di strumenti standard, come gli interest rate swap, con i quali tipicamente il Tesoro riceve da una controparte bancaria un tasso variabile e paga un tasso fisso su un nozionale convenzionale prestabilito.
L'altra grande tipologia di strumento derivato utilizzato per la gestione del debito è quella dei cross currency swap, con i quali si sono riportate in euro le passività contratte in valuta sui mercati internazionali, emissioni che, dopo swap, hanno consentito al Tesoro di finanziarsi a tassi inferiori rispetto alle corrispettive scadenze in euro.
Infine, uno strumento derivato del tutto marginalmente presente nel portafoglio della Repubblica sono le swaption, opzioni con le quali si vende alla controparte il diritto di entrare in un interest rate swap in data futura.
Ad oggi il nozionale complessivo di strumenti derivati a copertura di debito emessi dalla Repubblica italiana ammonta a circa 160 miliardi di euro, a fronte di titoli in circolazione, al 31 gennaio 2012, per 1.624 miliardi di euro. Quindi, il nozionale Pag. 90 ammonta, per rispondere alla domanda, a circa il 10 per cento dei titoli in circolazione.
Degli strumenti derivati in essere circa 100 miliardi sono interest rate swap, 36 miliardi cross currency swap, 20 swaption e 3,5 miliardi degli swap ex ISPA. I 36 miliardi di euro di nozionale dei cross currency swap corrispondono alla quasi totalità dei titoli emessi nel corso degli anni in valuta non euro, sotto il programma delle missioni internazionali. Pertanto, la quasi totalità delle missioni estere sono state coperte dal rischio valutario.
In data 27 dicembre 2006 l'insieme delle passività contratte da ISPA, sia in forma di titoli sia di mutuo, nonché i contratti derivati a loro associati, sono stati trasferiti, per legge, alla Repubblica. In particolare, gli interest rate swap presentano un tasso a pagare medio ponderato a carico della Repubblica che è inferiore a quello pagato sul debito di durata comparabile. Con questi swap il Tesoro si è immunizzato, dunque, dai rialzi dei tassi di interesse sulla parte di nozionale interessata, contribuendo all'allungamento della durata finanziaria del proprio debito.
Risulta, peraltro, fuorviante associare ai derivati, nella forma e nelle modalità utilizzate dal Tesoro nell'ambito della gestione del debito pubblico, il concetto di guadagno o perdita. Infatti, coerentemente con la finalità di utilizzo dei derivati e in considerazione del loro limitato ammontare relativo allo stock di debito esistente, per ogni anno si sono verificati - e si verificheranno in futuro - differenziali positivi o negativi tra quanto pagato e quanto incassato, derivanti dall'andamento dei parametri di indicizzazione della gamma variabile (generalmente l'Euribor), che sono riportati annualmente con chiarezza nei documenti statistici ufficiali.
In merito al valore di mercato del «portafoglio derivati» della Repubblica italiana, si precisa che lo stesso è definito come il valore attuale dei flussi futuri scontati al presente e che varia continuamente al variare sia del livello dei tassi di mercato sia della conformazione della curva dei rendimenti. Appare evidente che lo stesso è, quindi, un valore in continuo mutamento, la cui rilevanza per uno Stato sovrano risulta essere limitata.
Qualora un titolo di Stato dopo la sua emissione, a seguito di una diminuzione dei tassi di mercato, si trovasse a presentare un prezzo al di sopra della pari - 100, che è il valore di rimborso e quello a cui viene contabilizzato il debito contratto dallo Stato con la sua emissione -, allora si dovrebbe contabilizzare a tale valore superiore, definendo così un aumento del debito che non corrisponde ad un incremento effettivo dell'impegno dello Stato nei confronti dei creditori.
Specularmente, si verifica l'opposto in caso di aumento dei tassi di mercato.
Appare evidente l'incongruità, dato che il debito è sempre pari a cento, a meno che non si proceda ad un riacquisto pagando il prezzo di mercato sotto la pari.
A differenza di un titolo di Stato, gli swap di tasso d'interesse non sono debiti che devono essere ripagati a scadenza, ma solo scambi di flussi su un nozionale convenzionale, la cui chiusura anticipata può essere effettuata esclusivamente su base volontaria e consensuale, da parte di entrambe le controparti coinvolte, a meno di precise clausole contrattuali che predetermino un evento di chiusura anticipata.
Per quanto riguarda, in particolare, la vicenda relativa alla Morgan Stanley, riportata da alcuni organi di stampa e richiamata nell'interpellanza, si fa presente che alla fine del 2011 e con regolamento il Ministero dell'economia e delle finanze, in data 3 gennaio 2012, ha proceduto alla chiusura di alcuni derivati in essere con Morgan Stanley (due interest rate swap e due swaption) in conseguenza di una clausola di «Additional Termination Event» presente nel contratto quadro (ISDA Master Agreement) che regolava i rapporti tra la Repubblica Italiana e la banca in questione.
Tale clausola, risalente alla data di stipula del contratto, nel 1994, era unica e non presente in nessun altro contratto quadro vigente tra il Ministero e le sue Pag. 91controparti, e non è stato possibile, nel corso degli ultimi anni, rinegoziare la stessa.
In virtù di tale clausola, si è proceduto alla chiusura anticipata di alcuni derivati con Morgan Stanley, regolandone il controvalore in 2,567 miliardi senza il coinvolgimento di terze parti.
In merito alle affermazioni ed alle questioni poste a proposito dei cosiddetti credit default swap riguardanti la Repubblica italiana come emittente di debito, si riporta una tabella aggiornata al 24 febbraio 2012 (stessa fonte dei dati riportati nell'interpellanza e nei citati articoli di stampa), dalla quale risulterà evidente come non ci sia una particolare rilevanza delle posizioni nette in credit default swap circolanti sul debito italiano, con Paesi come la Francia e la Germania che, oltre ad avere un nozionale dello stesso ordine di grandezza di quello italiano, mostrano un rapporto sul debito esistente maggiore del caso italiano.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi dichiaro in parte soddisfatto e in parte no. In parte soddisfatto perché finalmente abbiamo alcuni dati precisi che il sottosegretario ha elencato e che ci fanno capire che, comunque, il nostro Paese ha un'esposizione in derivati che non è piccolissima: alla fine, parliamo di circa il 10 per cento dell'ammontare complessivo dei titoli e, in un periodo in cui i derivati possono portare a situazione di difficoltà, certamente qualche problema e qualche necessità di monitoraggio immagino che vi sia.
Non sono, invece, soddisfatto della risposta che riguarda la chiusura anticipata e spiego perché. Quasi sempre in quel tipo di contrattazioni è lasciata la possibilità di una chiusura anticipata e volontaria - quindi dipende dalla volontà delle parti di procedervi - e non dobbiamo dimenticare che in quel particolare momento, un momento molto difficile per il nostro Paese, anche altri Paesi avevano cercato di liberarsi delle posizioni debitorie verso di noi, la Germania, le banche tedesche, in particolare - mi pare - di qualcosa come 7 miliardi di euro, quindi di qualcosa di assolutamente rilevante.
Dunque, l'idea che ci sia stata una chiusura volontaria anticipata della posizione può dare adito a qualche riflessione che tiene conto anche dei soggetti interessati da questa operazione.
Per carità, nessuno pensa che sia un delitto il fatto che il figlio del Presidente del Consiglio lavori per Morgan Stanley e che il capo country manager per Morgan Stanley in Italia sia Domenico Siniscalco, che è stato Ministro dell'economia e delle finanze in un precedente Governo Berlusconi. Lei esclude che ci sia una terza parte, qualcuno parlava di Banca Intesa il cui amministratore delegato oggi è Ministro di questa Repubblica.
Certo, la trasparenza in questi casi è necessaria perché da qui ad un ipotetico conflitto d'interessi - che basta che sia ipotetico per essere negativo - qualche ragionamento dovrebbe pur essere fatto.

(Iniziative per fronteggiare la crisi alimentare nel Corno d'Africa - n. 2-01388)

PRESIDENTE. L'onorevole Sarubbi ha facoltà di illustrare l'interpellanza Pistelli n. 2-01388, concernente iniziative per fronteggiare la crisi alimentare nel Corno d'Africa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, in realtà la nostra interpellanza, oltre che la carestia nel Corno d'Africa, riguarda anche la carestia nel Sahel che purtroppo è sempre più grave, tant'è vero che, proprio in queste ultime ore, c'è stato un ulteriore appello della FAO a tutti i Paesi occidentali in primo luogo, perché sono quelli che hanno più disponibilità economica in quanto la situazione si sta facendo sempre più difficile.
Vorrei spiegare al Governo e a lei, signor Presidente, il motivo per cui questa non è un'interpellanza buonista, è un'interpellanza Pag. 92che non sa di «terzomondismo», ma di vita concreta di questo Parlamento. Voglio fare un esempio al sottosegretario: ieri mattina è venuto in Aula il Ministro Terzi di Sant'Agata che ci ha parlato nella sua informativa del rapimento prima - e poi purtroppo dell'uccisione - di Franco Lamolinara in Nigeria, con questo blitz britannico purtroppo non concordato.
Bene, cioè male; tutto ciò è avvenuto in un'area che vede una forte assenza dello Stato, un ambiente politico condizionato da questo e che è legato anche ad una situazione drammatica dal punto di vista economico. C'è scarsità di ogni bene di prima necessità, c'è una povertà più o meno assoluta ed è un posto - la Nigeria, visto che parliamo del caso Lamolinara - in cui la solidarietà etnica e tribale prevale su tutto il resto. Quindi, le possibilità di guadagno o di mera sopravvivenza che certe volte danno il contrabbando e le organizzazioni criminali fanno in modo che accadano anche casi come quello di Lamolinara.
Ieri parlavamo di Lamolinara e oggi parliamo della stessa area, perché tutto è legato, non solo in Africa ma nella geopolitica mondiale.
In questo stesso Parlamento l'anno scorso abbiamo autorizzato - con grande sofferenza da parte mia, ma non solo - la missione in Libia. Anche su questo è cambiato qualcosa dopo la guerra in Libia perché questa guerra, che ha portato alla caduta di Gheddafi, poi ha provocato un afflusso di armi che ora vengono contrabbandate in tutto il Sahel fino a raggiungere la Nigeria, da un lato, e la Somalia, dall'altro.
La sconfitta di Gheddafi ha provocato poi una fuga dei Tuareg dalla Libia verso il Mali. Questa fuga ha rinfocolato la ribellione nel Mali - dove erano quasi tre anni che più o meno si stava fermi, cioè c'era una tregua abbastanza fragile - e questa nuova ondata di violenze in Mali ha portato a 172 mila sfollati (almeno secondo i dati forniti dall'ONU). Ci sono state reazioni su reazioni, gli abitanti del sud si sono sfogati contro i Tuareg a Bamako e, insomma, la situazione è drammatica anche lì. Quindi, due casi in cui la storia di questo Parlamento è legata all'interpellanza che sto per illustrare.
Molti dei profughi fuggiti dal Mali di cui parlavo sono all'estero, in Mauritania, Burkina Faso e in Niger, Paesi che stanno soffrendo in questo momento di grave carestia, una delle altre grandi contraddizioni dell'Africa. Ma il Niger non è il posto in cui si trova l'uranio che serve per il funzionamento delle centrali nucleari? Sì, è così, e questo, da un lato, dovrebbe significare che si tratta di un Paese ricco, ma, dall'altro, significa che invece i Paesi occidentali hanno le loro responsabilità anche in questa zona.
A tutto ciò messo insieme - perché le disgrazie non vengono mai sole - si è unita ai conflitti regionali una siccità fortissima che purtroppo non è la prima, anzi è la terza nell'ultimo decennio, che ha portato a prezzi alimentari elevatissimi. Adesso c'è una crisi umanitaria di proporzioni spaventose.
Vi sono piogge irregolari, raccolti chiaramente scarsi, il che poi significa malnutrizione e di fatto rischio di vita per tantissime persone, in particolare per i bambini.
Allora, siccome è la terza volta che la siccità colpisce questa regione e siccome la popolazione proprio adesso stava cominciando a riprendersi dopo l'ultima crisi del 2010, siamo obbligati a fare qualcosa.
C'è stato un calo di produzione di cereali in certe zone di oltre il 50 per cento rispetto al 2011: il 46 per cento in Mauritania, per esempio, un po' meno in Burkina Faso, il 14 per cento. I raccolti sono diminuiti. Il Governo del Niger ci dice che 5 milioni e mezzo di persone o forse più corrono il rischio di soffrire la fame. In Ciad, più della metà del territorio, sei delle undici regioni che si estendono sul Sahel, registra livelli critici di malnutrizione. L'ONU ci dice che nell'immediato futuro il Sahel diventerà enormemente dipendente dall'importazione di cibo e sarà costretto ad acquistarlo - chissà con quali soldi - a prezzi esorbitanti sui mercati internazionali. Pag. 93
Vi è un'altra notizia, anche questa di poco tempo fa: il Programma alimentare mondiale (PAM) ci dice testualmente che, mentre in Corno d'Africa il cibo è mancato completamente - anche in quest'Aula abbiamo discusso con il Governo precedente una mozione unitaria per la lotta alla carestia nel Corno d'Africa e mi ricordo un intervento appassionato dell'onorevole Renato Farina, che era stato il primo firmatario di quella mozione - in Sahel il cibo c'è, però è troppo caro per le popolazioni che vivono in povertà.
Quindi, il Programma alimentare mondiale ci chiede di fare in fretta, perché dal momento in cui il PAM riceve gli aiuti a quello in cui acquista gli alimenti passano da quattro a sei mesi.
Questo è il motivo per cui non abbiamo presentato un'interrogazione, ma un'interpellanza urgente, con cui chiediamo al Governo un intervento urgente, perché se da qui a sei mesi arriverà il cibo, intanto già è difficile sopravvivere questi sei mesi, figuriamoci se perdiamo un altro po' di tempo.
Ci sono già diverse organizzazioni italiane in quest'area che sono storicamente impegnate lì. Il rapimento di Rossella Urru infatti è avvenuto perché lì c'era questa cooperante ad aiutare le popolazioni svantaggiate di quell'area geografica, un'area tra le altre cose con dei confini difficilmente individuabili, perché furono tracciati con il righello, non c'è una catena montuosa o un fiume o qualcosa per il quale uno possa dire che di qui si chiama Algeria e di lì si chiama Mali, per esempio. Ed è un'area in cui l'Italia è sempre stata presente. C'è stata, ad esempio, con Rossella Urru, ma c'è stato per esempio il Coopi, che un istante fa mi ha mandato su Internet un link al proprio sito, che stavo guardando adesso. Hanno mandato un loro inviato nel Niger e l'articolo che le segnalo, signor sottosegretario, sul sito www.coopi.org, dice testualmente: in Niger i granai sono completamente vuoti. Questo è il reportage di Giacomo Franceschini che è appena rientrato dalla missione nel Niger.
Stiamo facendo qualcosa anche da qui a livello di ONG. Per esempio la Caritas ha messo appena adesso a disposizione 100 mila euro, che sono tanti per un'organizzazione come la Caritas, che di fatto vive in povertà quanto i poveri che aiuta. Ha cercato di aiutare in ogni modo la Caritas del Mali, ha messo insieme un sistema di allerta delle diocesi e delle parrocchie, sta distribuendo cibo e sementi gratuiti, sta rifornendo un po' i granai di riserva dei villaggi nel Mali e sta sostenendo alcune attività piccole generatrici di reddito: sistemi come denaro per lavoro (cash for work) e cibo per lavoro (food for work).
Caritas ha risposto ad un appello del Papa che proprio recentemente aveva detto a tutta la comunità internazionale di affrontare seriamente l'estrema povertà di queste popolazioni, le cui condizioni di vita - cito Benedetto XVI - si stanno deteriorando.
Ora la stessa Caritas, però, alla fine conclude il proprio comunicato della settimana scorsa, dell'8 marzo, in cui racconta i propri sforzi, dicendo: Caritas italiana rinnova l'invito alle istituzioni governative e internazionali ad un'azione immediata per evitare un'altra catastrofe umanitaria come quella che ha già colpito il Corno d'Africa.
Questo è appunto il motivo per cui siamo qui, signor Presidente e signor sottosegretario. Noi siamo qui perché pensavamo che in Corno d'Africa, per esempio, la situazione fosse più o meno risolta. L'ONU dichiara che la fase critica della carestia si è conclusa, però se poi andiamo a vedere la situazione attuale, le popolazioni dipendono quasi completante dagli aiuti delle organizzazioni umanitarie. L'ONU aveva chiesto 750 milioni di dollari per far fronte all'emergenza e siamo ancora piuttosto lontani.
L'Unione europea il 20 gennaio ha raddoppiato gli aiuti per la regione, che sono passati da 45 milioni di euro nel 2011 a 205 nel 2012, eppure tutto questo non è bastato, perché mancano delle politiche a lungo termine.
Quindi, da un lato, abbiamo il Sahel, in cui questa carestia sta mettendo a rischio Pag. 94milioni di vite. I numeri sono anche difficili da fare: alcuni dicono 10, altri 15 milioni, ma insomma di fatto si tratta di vite umane. Tra l'altro, questo potrebbe avere anche un impatto - lo dico facendo un ragionamento che di solito non è mio - sull'immigrazione in questo Paese, perché poi non possiamo fare finta che non arrivino dei disperati qui, né possiamo chiudere gli occhi e le braccia di fronte a chi arriva sfuggendo dalla fame.
Quindi, è quanto mai doveroso un intervento di questo tipo. Inoltre, visto il ruolo che l'Italia ha storicamente svolto, così come ci stiamo impegnando - so per certo che ci stiamo impegnando da un punto di vista diplomatico - per la liberazione dei nostri ostaggi (ho citato Rosella Urru, ma potremmo dire parlare nella stessa zona di Maria Sandra Mariani) non possiamo non impegnarci per risolvere alla radice alcuni problemi.
Infatti, se questa non è strettamente legata, nel senso che non hanno rapito Rossella Urru perché avevano fame, però certamente, se in quell'area ci fosse stata una migliore situazione economica e una presenza maggiore dello Stato, anche le organizzazioni criminali e terroristiche avrebbero avuto meno terreno fertile. Detto questo, la richiesta del Partito Democratico al Governo è di sapere quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per fronteggiare l'emergenza di questa nuova carestia in Sahel e la crisi alimentare nel corno d'Africa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, vorrei ringraziare, nel rispondere a questa interpellanza urgente - anche perché ho vissuto personalmente a lungo in Africa e quindi sono molto legato a questi problemi - gli onorevoli interpellanti perché con la loro interpellanza consentono al Governo di fornire elementi su due teatri di crisi in un continente, quello africano, dove l'Italia è da sempre fortemente impegnata sul piano umanitario. L'Africa si conferma peraltro area prioritaria anche nel documento di linee guida 2012-2014, approvate il 12 dicembre scorso dal Comitato direzionale della cooperazione allo sviluppo italiana.
Veniamo ai teatri di crisi. La recente crisi umanitaria che ha colpito la regione del Sahel, è stata amplificata da fattori d'ordine politico e di sicurezza, che hanno contribuito a deteriorare ulteriormente la situazione. La regione si contraddistingue, infatti, per lo scarso controllo del territorio esercitato dai Paesi che la compongono (Mauritania, Senegal, Gambia, Mali, Niger, Burkina Faso, Ciad e il Nord del Camerun e della Nigeria). Questa situazione fa quindi del Sahel una rotta per le migrazioni illegali e un teatro di azioni di natura terroristica (nella regione operano alcune organizzazioni terroristiche, come Al Qaeda nel Maghreb islamico e, il tristemente noto, Boko Haram), nonché luogo di proliferazione di alcuni movimenti ribelli e network criminali. Tale regione risulta, fra l'altro, una delle aree più povere dell'Africa e del mondo: secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, il reddito pro-capite a parità di potere d'acquisto dei Paesi dell'Africa sub sahariana è di 2.381,6 dollari annui.
Per quanto concerne il Corno d'Africa, nel corso della sua recente audizione sulla Somalia ed il Corno d'Africa, il Ministro Terzi ha voluto ricordare come l'attenzione del Governo italiano nei confronti di tutta la regione non sia certamente diminuita, e questo a dispetto della dichiarazione del 3 febbraio scorso delle Nazioni Unite sulla fine della carestia in Somalia. Nonostante i miglioramenti generati dagli aiuti internazionali e dal sopravvenire della stagione delle piogge, 9,5 milioni di persone hanno ancora necessità di assistenza in Somalia, Kenya, Etiopia e Gibuti.
L'impegno della cooperazione italiana continua pertanto a rivolgersi prevalentemente alle popolazioni vulnerabili delle regioni affette dalle crisi alimentari, con attenzione a settori quali la sicurezza alimentare, l'accesso alle risorse idriche, la Pag. 95sanità, la protezione dei rifugiati e l'educazione primaria. Malgrado le riduzioni nel suo bilancio ordinario, intervenute in ragione delle note esigenze di risanamento delle nostre finanze pubbliche, la cooperazione italiana conta di poter varare, nel corso del 2012, degli ulteriori interventi a beneficio dei paesi interessati, avvalendosi soprattutto delle risorse messe a disposizione dal decreto «missioni internazionali».
L'esecuzione di tali interventi verrà in gran parte assicurata dalle agenzie delle Nazioni Unite con maggior esperienza e capacità operative sul territorio. Allo stato attuale, la risposta umanitaria della cooperazione italiana al persistere della crisi nella regione del Corno d'Africa, vede interventi in corso per complessivi 6,7 milioni di euro, di cui 1,3 milioni in Etiopia per favorire l'accesso all'acqua, 1,1 milioni in Kenya a sostegno dell'assistenza ai profughi somali che vivono nei campi di Dadaab, 4,1 milioni in Somalia nei settori dell'assistenza sanitaria, della lotta alla malnutrizione, dell'agricoltura, dell'accesso all'acqua e dello sminamento umanitario. Sono previsti, infine, 200 mila euro a favore di Gibuti per interventi di mantenimento dell'ospedale di Balbalà.
Tra gli interventi di futura realizzazione, segnalo un contributo al Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo UNDP di 500 mila euro per la realizzazione in Somalia del programma EGER (Employment Generation for Early Recovery), destinato a progetti di generazione di impiego finalizzata ad una prima ricostruzione, ed un contributo all'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, sempre di 500 mila euro, per finanziare una nuova fase del progetto «Interventi di protezione e sostentamento a favore degli sfollati della Somalia centromeridionale e del Puntland». È previsto, inoltre, l'avvio di un'iniziativa bilaterale, del valore complessivo di 2,2 milioni di euro, di sostegno alle politiche del Ministero della sanità di Gibuti, di tutela della salute materno-infantile, con specifico riguardo alla lotta alle mutilazioni genitali femminili, progetto le cui beneficiarie saranno sia gibutine che rifugiate somale.
Anche nel Sahel, così come nel Corno d'Africa, gli interventi punteranno a rispondere alla crisi umanitaria considerando anche obiettivi di sviluppo di lungo periodo che contribuiscano a rimuovere le cause alla base dell'instabilità e dell'insicurezza regionale. Attualmente, la cooperazione italiana prosegue l'impegno a favore del Niger, Paese della regione del Sahel sul quale si sono maggiormente concentrati negli ultimi anni gli interventi di emergenza, attraverso la concessione al Comitato internazionale della Croce Rossa di un contributo di 500 mila euro, volto al rifinanziamento del fondo bilaterale di emergenza in essere presso la stessa organizzazione.
La cooperazione italiana è, inoltre, tradizionalmente impegnata nell'area saheliana anche con interventi di lotta alla desertificazione ed è stata negli anni scorsi tra i maggiori contribuenti della «Iniziativa per il Sahel». L'impegno italiano in materia prosegue attraverso il sostegno a quattro Paesi dell'area (Niger, Mali, Burkina Faso, Senegal) per la messa in opera di microprogetti finalizzati alla lotta alla desertificazione, realizzati con la collaborazione del CILSS (Comité permanent Inter-Etats de Lutte contre la Sécheresse dans le Sahel) e di UNOPS (UN Organization for Project Services).
Per quanto riguarda il sostegno alle azioni delle agenzie ONU attive sul versante della sicurezza alimentare richiamate dagli onorevoli interroganti, si fa presente che il Ministero degli affari esteri, nella consapevolezza dell'importanza di una politica di attivo sostegno al polo romano delle Nazioni Unite, intende erogare un contributo volontario alla FAO di 700 mila euro, a sostegno del piano Emergency Response Programme to the Humanitarian Crisis in Somalia per l'anno 2012. L'obiettivo del programma è quello di migliorare la sicurezza alimentare e nutrizionale, nonché ripristinare le attività per l'autosostentamento, in particolare a Pag. 96favore delle comunità fluviali residenti presso il fiume Juba, nell'area della Somalia centrale e meridionale.
Le attività previste potranno garantire l'accesso al cibo a circa 1.300 famiglie somale nel breve termine, assicurando al contempo il ripristino della produzione agricola a livello familiare. Sempre in risposta all'appello consolidato delle Nazioni Unite 2012 per la Somalia, è previsto inoltre un contributo volontario all'UNICEF di 800 mila euro per interventi nel settore della nutrizione materno-infantile in Somalia che assicurino assistenza terapeutica e nutrizionale alle donne incinte ed ai bambini malnutriti.
Giova, infine, ricordare che, in occasione dell'ultima giornata mondiale dell'alimentazione, che ricorre in ottobre, la cooperazione italiana ha fornito il proprio sostegno operativo ad una campagna di raccolta fondi che ha visto operare congiuntamente le agenzie ONU basate a Roma (FAO, IFAD, WFP), per l'emergenza siccità in Corno d'Africa, con l'obiettivo di realizzare sia interventi di tipo emergenziale, volti a rispondere ai fabbisogni imminenti, sia di creare le basi strutturali per un futuro più sostenibile per le popolazioni coinvolte.
Con tale operazione sono stati raccolti fondi per 130 mila euro, finalizzati alla realizzazione di un progetto con tre specifiche componenti: emergenza, sviluppo e microcredito, nel rispetto del mandato di ciascuna agenzia e aperto alla partecipazione delle ONG italiane operative nella regione del Corno d'Africa.

PRESIDENTE. L'onorevole Touadi, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per averci dato l'opportunità di avere un resoconto, anche dettagliato, di operazioni che sono state effettuate dal nostro Paese nei confronti delle emergenze, devo dire la verità, molto più riguardanti il Corno d'Africa, nei confronti del quale l'ONU ha dichiarato che la fase più acuta è stata superata, mentre la nostra interpellanza puntava in modo molto più specifico sull'emergenza del Sahel, ossia sul versante occidentale di questo continente, alle porte di casa nostra.
Infatti, il combinato disposto della crisi alimentare e dei conflitti - vi è uno stretto collegamento tra questi due fattori - accresce l'instabilità e mette a rischio i processi, già vulnerabili, di democratizzazione in corso in Mali, Mauritania e Niger; accresce l'instabilità dei Paesi della cosiddetta «primavera araba», per cui tutto quello che possiamo immaginare con il partenariato con l'Africa settentrionale, coinvolta nelle primavere arabe, potrebbe essere seriamente compromesso, allorché dobbiamo immaginare che il deserto non rappresenti più una frontiera. Vi è infatti una tale porosità delle frontiere tra l'Africa settentrionale e il resto del continente, vi è una tale pressione migratoria, che da sud sale verso il nord, vi sono i rapimenti, perché la zona è interessata da disordini di vario tipo, e, soprattutto, vi sono gravi fattori di rischi geopolitici, che, a questo punto, non riguardano solo il continente africano, ma, in questo mondo sempre più interconnesso ed interdipendente, l'instabilità di quest'area geografica del globo tocca direttamente anche la nostra stabilità e prosperità.
Signor sottosegretario, lei ha prospettato delle misure di emergenza, ripeto, che riguardano molto di più il Corno d'Africa che il Sahel, per cui penso che dovremo ritornarci sopra, perché il Governo possa quantificare in modo più puntuale gli interventi che riguardano, invece, il versante dell'altra emergenza, del Sahel. Mi permetto solo di suggerire quelli che, secondo noi del Partito Democratico, sono i punti fondamentali in materia di cooperazione (stiamo sempre capendo): dobbiamo lavorare sulla lunga scadenza per restituire la sicurezza alimentare in queste aree del mondo, sicurezza che fa parte di uno degli Obiettivi del Millennio, per il quale il nostro Paese si è impegnato solennemente in sede ONU, e che è il diritto ad avere una quantità equa di alimenti per ciascun essere umano. Pag. 97
Sicurezza alimentare e sovranità alimentare: significa dare priorità alle produzioni locali, fare in modo che l'agricoltura locale possa avere preminenza su quelle che sono, invece, queste transazioni sui cereali, per cui i prodotti agricoli sono diventati commodities come altri, sui quali gli hedge fund e tutti gli speculatori finanziari agiscono.
Dobbiamo agire nell'emergenza con prontezza, mobilitando tutte le risorse nazionali, ma, penso, anche mobilitando tutte le alleanze multilaterali nei consessi di cui il nostro Paese fa parte: l'Unione europea in primis, ma, in generale, tutto il sistema delle Nazioni Unite. Dobbiamo mobilitare la capacità operativa e la conoscenza di queste regioni da parte dei nostri organismi non governativi, che hanno dimostrato, negli anni, di saper operare.
In fondo la nostra attenzione verso questa area del mondo ci tocca direttamente attraverso il lavoro delle nostre imprese in quelle aree, attraverso le possibilità che si aprono con le primavere arabe, che da noi sono vissute più come un problema ma che in realtà sono una grande prospettiva anche di sviluppo economico per il nostro export, per la capacità di investire delle nostre aziende in economie che sono giovani e con una demografia molto attiva. Investire per tamponare queste emergenza, investire in cooperazione non è un costo, signor Presidente, signor sottosegretario, è un investimento e mi piacerebbe che il nostro Paese facesse con consapevolezza e convinzione questo investimento. È un investimento in stabilità, un investimento in democrazia, perché la democrazia poi porta sviluppo, stabilità, giustizia sociale, redistribuzione della ricchezza e soprattutto porta un'opportunità economica. È difficile pensare un partenariato euro-africano che possa limitarsi solo alla fascia mediterranea. Ormai l'interconnessione e l'interdipendenza sono tali che è tutto il continente africano nel suo insieme che deve essere preso in considerazione. Lo hanno capito i cinesi, i turchi e l'India, dove gli scambi, quelli che si chiamavano una volta gli scambi sud-sud si stanno incrementando. La nostra Europa deve recuperare terreno in quelle aree e per poterlo recuperare deve cominciare dall'emergenza per pensare a delle politiche di lungo respiro che si chiamano cooperazione, capacità di investire, partnership economica e culturale. Spero quindi che questo Governo si impegni perché il suo segno innovativo è stato quello di aver nominato un Ministro alla cooperazione. Ci piacerebbe che questa nomina, questa promessa di attenzione particolare per la cooperazione, si traducesse in atti concreti, mettendo risorse, energie e creatività diplomatica, oserei dire, perché il nostro Paese sia più presente in questi consessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 19 marzo 2012, alle 14:
1. - Discussione del disegno di legge:
S. 3110 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività (Approvato dal Senato) (C. 5025).

2. - Discussione della mozione Boccia ed altri n. 1-00902 concernente iniziative relative alla delimitazione dei soggetti titolati a partecipare alle aste della Banca centrale europea.

Pag. 98

3. - Discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00880, Iannaccone ed altri n. 1-00887 e Miccichè ed altri n. 1-00928 concernenti iniziative per favorire gli interventi produttivi e l'occupazione nel Mezzogiorno.

La seduta termina alle 16,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO DONATO RENATO MOSELLA SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4999-A

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, la questione ambiente, in tutte le sue declinazioni, a mio avviso oltrepassa le logiche delle contrapposizioni politiche e ci richiama ad una responsabilità condivisa, che attiene alla sfera dell'etica. Il degrado ecologico è giunto nel nostro paese a un punto critico, una situazione prossima a divenire insostenibile.
Da qui già deriva l'opportunità di accantonare la retorica delle dotte ma fumose disquisizioni e sposare invece la linea del pragmatismo che nasce dall'urgenza, magari ricordando che, se siamo arrivati all'emergenza, è proprio perché anche in quest'aula si è perso troppo tempo dietro schematismi che hanno prodotto soluzioni parziali e di comodo.
Mi auguro che questa volti si guardi alla problematica ricordando che l'ambiente definisce fondamentalmente il mondo che noi tutti abitiamo, e in cui domani abiteranno le nuove generazioni.
Ciò richiama noi tutti al dovere, per l'appunto di etica vissuta in una dimensione politica, di esserne custodi vigili e sapienti, per salvaguardare le condizioni di vivibilità della casa comune e, se possibile, migliorarla.
Le soluzioni tecniche vanno ricercate avendo come coordinate valori come solidarietà, eco-giustizia, diritti delle generazioni future, qualità della vita.
È una prospettiva agli antipodi di quelle discusse tante volte, che hanno prodotto soluzioni che soluzioni non erano. Mi auguro, e lo chiedo con forza, che ora si voglia dare un segnale di discontinuità rispetto a posizioni cristallizzate intorno a ragioni astratte, egoistiche o di mera polemica.
Andando nello specifico, la normativa che ci apprestiamo a votare è ampia, passando dalla gestione dei rifiuti in Campania alla commercializzazione dei sacchi di plastica, alle disposizioni sui materiali di riporto.
Voteremo la fiducia ma, in coerenza con quanto detto prima, chiariamo che non la voteremo ad occhi chiusi.
La voteremo perché non possiamo permetterci di restare fermi, mentre viaggiano veloci gli interessi della camorra, diventano via via più gravi i danni all'ambiente, più profonda l'esasperazione dei cittadini, più evanescente la credibilità delle istituzioni a tutti i livelli, più marcata la distanza dall'Europa, le cui direttive vengono disattese.
L'UE ci ha ammoniti per l'incapacità di trovare soluzioni e attivare meccanismi virtuosi nella gestione dei rifiuti, per il superamento delle emergenze sempre temporaneo, il ciclo integrato di là da venire, la scelta di privilegiare lo smaltimento in discarica, lo scarso investimento sulla raccolta differenziata e la lavorazione di alta qualità dei rifiuti.
Non è così lontana nel tempo la condanna della Commissione europea per la drammatica cartolina in bianco e nero, «spedita» in tutto il mondo, di Napoli e provincia soffocate da cumuli di immondizia, ostaggio di roghi velenosi.
Oltre all'ambiente, è stata ferita la nostra dignità sia come singoli individui e sia come collettività nazionale.
Così facendo abbiamo tradito non solo il suolo, l'aria, l'acqua, ma anche noi stessi, le nostre famiglie, i nostri figli. Abbiamo irradiato nel mondo un'immagine di incapacità, di inciviltà, di miseria tecnica e progettuale.
Non è più tempo - sarebbe appunto da irresponsabili - operare i distinguo di chi racconta che i talenti hanno un solo accento, mentre i limiti e i problemi alloggiano altrove; di chi indulge nei pregiudizi e nelle etichette, invocando il «ciascun Pag. 99per sé». Il Paese conta 102 discariche che non soddisfano i criteri della normativa europea, disseminate in 14 regioni (Friuli, Puglia, Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Molise, Sardegna e Umbria); sono siti irregolari che ci hanno procurato una lettera di costituzione in mora della Commissione europea, che può preludere alla procedura di infrazione.
È un problema di tutti e di ciascuno, a cui si trova soluzione attuando sinergie non arroccandosi nel campanilismo egoista. Il decreto stabilisce che lo smaltimento in altre regioni dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti nella regione Campania dovrà avvenire da oggi in poi mediante intesa tra questa e la singola regione interessata, in conformità al principio di leale collaborazione.
Sarà un test significativo vedere la disponibilità offerta oppure negata da questa o quella realtà regionale. Ne sapremo di più sul senso di responsabilità collettivo, sulla coesione, sullo spirito di solidarietà, sulle prospettive di tenuta del sistema paese.
È difficile pensare di poter superare le molte difficoltà indotte dalla crisi, senza un saggio, equilibrato, convinto gioco di squadra. Il comma 2-bis dell'articolo 1 lascia alle Regioni un fardello pesante, che non dovrebbero essere chiamate a portare da sole.
Auspichiamo che il Governo accantoni gli interventi a breve termine che imbrigliano le urgenze ma non risolvono le criticità e lavori ad un disegno di legge organico nell'ambito delle competenze stabilite dall'articolo 117, commi secondo e terzo della Costituzione, nel rispetto delle autonomie e delle potestà normative vigenti.
Gestire nella normalità il ciclo dei rifiuti, abbandonare le discariche, realizzare impianti di compostaggio, incentivare e sostenere la raccolta differenziata, anche attraverso campagne di promozione che educhino i cittadini ad un comportamento responsabile non è una missione impossibile.
Ce lo chiede l'Unione europea, ce lo impone prima di tutto il senso di civiltà.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI DELLA MOZIONE N. 1-00902

Mozione n. 1-00902 - Iniziative relative alla delimitazione dei soggetti titolati a partecipare alle aste della Banca centrale europea

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 25 minuti
Grande Sud-PPA 7 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4999-A - odg 9/14 470 260 210 131 36 224 36 Resp.
2 Nom. odg 9/4999-A/21 473 453 20 227 55 398 36 Resp.
3 Nom. odg 9/4999-A/22 487 471 16 236 73 398 35 Resp.
4 Nom. odg 9/4999-A/23 489 297 192 149 73 224 35 Resp.
5 Nom. odg 9/4999-A/25 494 403 91 202 62 341 34 Resp.
6 Nom. odg 9/4999-A/26 500 484 16 243 71 413 34 Resp.
7 Nom. odg 9/4999-A/33 498 421 77 211 51 370 34 Resp.
8 Nom. odg 9/4999-A/34 502 425 77 213 53 372 32 Resp.
9 Nom. odg 9/4999-A/35 495 412 83 207 211 201 32 Appr.
10 Nom. odg 9/4999-A/36 499 489 10 245 54 435 32 Resp.
11 Nom. odg 9/4999-A/37 501 474 27 238 52 422 32 Resp.
12 Nom. odg 9/4999-A/38 496 455 41 228 291 164 31 Appr.
13 Nom. odg 9/4999-A/51 480 442 38 222 221 221 30 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/4999-A/54 489 485 4 243 57 428 28 Resp.
15 Nom. Ddl 4999-A - voto finale 473 456 17 229 382 74 22 Appr.