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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 603 di martedì 13 marzo 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 12,15.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Commercio, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Leo, Lombardo, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Misiti, Mura, Nucara, Pescante, Pisicchio, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2012

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (A.C. 4940-A) (ore 12,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.
Ricordo che nella seduta dell'8 marzo 2012 è stato approvato l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo delle Commissioni, sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia.
Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4940-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4940-A).
Avverto che sono stati ritirati dai presentatori gli ordini del giorno Lanzarin n. 9/4940-A/27, Pastore n. 9/4940-A/28 e Consiglio n. 9/4940-A/58.
Avverto che, per quanto riguarda i criteri adottati dalla Presidenza, con riferimento all'ammissibilità degli ordini del giorno, non sono stati ritenuti ammissibili quelli che riproducono il contenuto di proposte emendative già dichiarate inammissibili nel corso dell'esame in sede referente, nonché quelli che, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, trattano argomenti del tutto estranei rispetto al contenuto del provvedimento.
Si tratta, in particolare, dei seguenti ordini del giorno: Ascierto n. 9/4940-A/1, concernente l'interpretazione del nuovo articolo 1477 del codice dell'ordinamento militare (introdotto dall'ultimo decreto cosiddetto «milleproroghe»), nel senso che Pag. 2la regola dell'incandidabilità per il terzo mandato negli organismi rappresentativi dei militari si applichi solo per il futuro; Marinello n. 9/4940-A/5, relativo alle tariffe postali per le spedizioni in abbonamento postale dell'editoria no profit; Torazzi n. 9/4940-A/44, in materia di tutela delle imprese contro la contraffazione nel settore del design; Bonino n. 9/4940-A/47, relativo all'utilizzo dei voucher per le prestazioni di lavoro occasionali presso gli impianti fieristici e culturali; Fabi n. 9/4940-A/48, recante disposizioni relative ai medicinali omeopatici; Fava n. 9/4940-A/52, in materia di modalità di calcolo del corrispettivo riconosciuto ai produttori di energia da fonti alternative, al fine di diminuire l'aliquota applicata ai clienti domestici ed alle imprese; Pini n. 9/4940-A/55, che prevede l'annullamento del bando per l'assegnazione delle frequenze radio-televisive; Simonetti n. 9/4940-A/56, riguardante l'abolizione del canone radio-televisivo; Munerato n. 9/4940-A/61, recante misure compensative e di calcolo del reddito a favore delle emittenti locali che hanno ceduto le proprie frequenze; Naro n. 9/4940-A/83, concernente l'obbligo dei proprietari di strade private di consentire il passaggio di tubazione per l'allacciamento alla rete del gas; Iannaccone n. 9/4940-A/94, che prevede una moratoria nell'attuazione della delega sulla soppressione dei tribunali minori ed un impegno a non sopprimere alcuni piccoli tribunali; Proietti Cosimi n. 9/4940-A/96, volto all'inclusione della polizia locale tra le categorie esposte a rischio, che possono usufruire di rimborsi per cause di servizio e di pensioni privilegiate; Muro n. 9/4940-A/97, volto ad introdurre una deroga nell'applicazione della recente riforma previdenziale a favore dei lavoratori licenziati da piccole aziende e che matureranno i requisiti entro il 31 dicembre 2013.
Avverto, infine, che l'ordine del giorno n. 9/4940-A/96 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Proietti Cosimi e che l'ordine del giorno n. 9/4940-A/97 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Muro. Entrambi tali ordini del giorno sono sottoscritti anche dall'onorevole Di Biagio.
L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/30.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, il Governo, in appena due mesi, è intervenuto con una serie di decreti-legge convertiti tutti a colpi di fiducia e collegati l'uno all'altro dal medesimo obiettivo, annunciato in pompa magna dalla stampa, di agire in tempi rapidi per contrastare gli effetti della crisi economica e rilanciare il potere d'acquisto dei cittadini; cosa che è puntualmente avvenuta con i vari decreti «affossa Italia», che di fatto colpiscono la parte sana della penisola italica, ormai ridotta a mera espressione geografica. Infatti, poco o nulla unisce ancora il bel Paese, se non la volontà ferrea di questo Governo centralista - anche questo dobbiamo riconoscerlo - di perpetrare il «sacco del nord».
Fra i vari e iniqui provvedimenti e balzelli che ci avete cucinato vi è la cosiddetta IMU sulla prima casa. Ritengo doveroso riaffrontare il tema della ingiusta tassazione sulla prima casa soprattutto alla luce di alcuni dati. Le famiglie con disabili sono pari a 2 milioni 356 mila, pari al 10 per cento del totale. Il 41,8 per cento delle famiglie con disabili è formato da una persona sola o che vive sola con altri disabili. Nella maggioranza delle famiglie - il 58,3 per cento - c'è almeno una persona non disabile che può farsi carico delle persone con disabilità, che fanno parte della famiglia. L'81 per cento delle famiglie con disabili è rappresentato da famiglie di anziani. Le famiglie con confinati a letto sono un milione 73 mila, il 45,5 per cento del totale delle famiglie. Nel nostro Paese, 74 famiglie su 100 possiedono la casa in cui vivono, concentrate e regolarmente registrate al catasto soprattutto al nord perché al nord il catasto esiste, non come in altre latitudini del bel Paese.
Questo dato va letto in modo corretto, ossia nel nostro Paese il bene casa è considerato prioritario e, pur dovendosi sacrificare ed indebitarsi, le nostre famiglie hanno quale principale obiettivo Pag. 3quello di garantire la sicurezza di una casa ai propri figli.
Se leggiamo in modo combinato i dati riferiti al numero delle persone disabili presenti in famiglia e quelli relativi al possesso della prima casa, ci accorgiamo immediatamente di due aspetti principali, che un Esecutivo che opera nel tentativo di ricercare il bene comune non può assolutamente tralasciare, ma naturalmente non è il vostro caso.
In primo luogo, è necessario tutelare la famiglia anche attraverso il sostegno economico, come del resto prevede la nostra Carta costituzionale; in secondo luogo è necessario fare in modo che le famiglie conservino la loro vocazione al risparmio e alla tutela dei figli, che si rispecchia nella tendenza ad acquistare la casa di abitazione.
Ribadendo le nostre critiche nei confronti dell'operato di questo Governo che per scongiurare gli effetti della congiuntura economica altro non ha fatto se non aumentare le tasse andando a gravare ulteriormente sulle famiglie che già vivono un periodo di estrema difficoltà, con questo ordine del giorno chiediamo che venga considerata, ai fini dell'esenzione o detrazione dal pagamento della tassa sulla prima casa, la particolare condizione di quei nuclei che hanno a carico familiari non autosufficienti. Questo perché avete garantito l'esenzione, o comunque degli sgravi o una detrazione per chi ha a carico dei figli, ma vi siete dimenticati che la detrazione va bene purché il figlio sia fiscalmente a carico. Invece, così garantite magari alle famiglie, che hanno il figlio che abita presso la prima abitazione, che magari ha comunque uno stipendio elevato e che non dovrebbe godere di una detrazione, lo sgravio fiscale, mentre delle famiglie che hanno a carico un disabile vi siete dimenticati. D'altro canto, non sono le uniche cose di cui vi siete dimenticati.
Naturalmente, quello che chiediamo con questo ordine del giorno dovrebbe trovare accoglimento. Chiediamo che a beneficiare delle agevolazioni non siano anche i furbi che purtroppo - la cronaca, i giornali e le varie inchieste aperte ce lo ricordano tutti i giorni - dobbiamo ammettere che sono concentrati nella parte del bel Paese che ha vissuto di sussidi e di lavori socialmente utili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Servodio che aveva chiesto di parlare. Si intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/72.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor sottosegretario, nel provvedimento che stiamo affrontando e del quale stiamo ancora discutendo è anche grazie all'approvazione di alcuni emendamenti, che l'Italia dei Valori ha presentato in Commissione, che vengono definiti tutti quegli obiettivi che la cabina di regia istituita per attuare l'agenda digitale italiana dovrà perseguire.
Sono degli obiettivi importanti che interessano molti settori dell'economia italiana; fra questi obiettivi c'è la realizzazione delle infrastrutture tecnologiche e ciò che è al servizio delle cosiddette comunità intelligenti che sono finalizzati a soddisfare la domanda crescente di servizi digitali in diversi settori come la mobilità, il risparmio energetico, il sistema educativo, la sicurezza, la sanità, i servizi sociali e la cultura.
Altro obiettivo è la promozione del paradigma dei dati aperti come modello di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico; tale obiettivo è teso a creare strumenti e servizi innovativi nel settore pubblico; quindi il potenziamento delle applicazioni di amministrazione digitale soprattutto per migliorare il servizio e anche la partecipazione alla vita pubblica sia dei cittadini che delle imprese all'insegna della trasparenza. Inoltre, altro obiettivo è l'attuazione degli acquisti pubblici innovativi e degli appalti pre-commerciali per stimolare soprattutto la domanda di beni e servizi innovativi basati sulle tecnologie digitali.
L'investimento in queste tecnologie digitali è importante anche per il sistema Pag. 4scolastico e questo è un obiettivo molto importante per rendere l'offerta educativa e formativa, azione che la scuola ogni giorno propone, al passo con i cambiamenti della società.
Rimane fuori però da tutto questo il settore primario, vale a dire l'agricoltura, e pensare che proprio in Commissione il relatore di questo provvedimento, l'onorevole Servodio, ha più volte stigmatizzato il punto proprio per far capire che mancava questo settore nell'agenda. Poiché a nostro avviso il settore agricolo investe anche le aree rurali e rappresenta un aspetto strategico per superare la posizione di minorità dell'agricoltura - posizione che comunque noi dell'Italia dei Valori non accettiamo - nei confronti di tutti gli altri settori, noi vogliamo impegnare il Governo ad adottare le stesse iniziative che vengono adottate per gli altri settori; iniziative che devono assicurare la piena applicabilità nell'ambito del comparto agricolo della nuova normativa in materia di attuazione dell'agenda digitale italiana. L'obiettivo è importante soprattutto per le imprese agricole perché occorre sostenere lo sviluppo dei prodotti e dei servizi innovativi delle imprese che operano in questo settore. Noi vogliamo impegnare il Governo affinché ponga un'attenzione maggiore in generale all'agricoltura italiana e la valorizzi anche inserendola nei criteri di attuazione dell'agenda digitale italiana (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Antonio Pepe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/65.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, ho presentato l'ordine del giorno n. 9/4940-A/65 ritenendo che nel quadro delle misure di semplificazione occorre anche dare maggiore certezza alla circolazione giuridica dei beni immobili. Già il decreto-legge al nostro esame interviene sugli immobili, lo fa ad esempio prevedendo semplificazioni nel settore edile e prevedendo che la proprietà dei parcheggi di pertinenza delle abitazioni può essere trasferita separatamente dall'unità immobiliare a determinate condizioni.
Ritengo che occorra anche intervenire per semplificare e migliorare la circolazione giuridica dei beni immobili provenienti da un atto di donazione. È noto che il nostro codice civile, nel solco della tradizione romanistica, fa rientrare le donazioni nel meccanismo successorio, pervenendo alla conclusione che le donazioni che hanno intaccato la parte del patrimonio riservata agli eredi necessari possano essere impugnate, e consente che l'azione di restituzione del bene donato, successivamente trasferito dal donatario per atto tra vivi, possa essere aggredito anche in capo ai successivi acquirenti.
Tutto ciò chiaramente crea ostacolo alla circolazione dei beni di provenienza donativa. Le banche guardano con sospetto gli atti di provenienza donativa e, quindi, non concedono mutui, se garantiti da ipoteca su immobili che pervengono per donazione, perché l'eventuale azione di restituzione fa perdere efficacia anche all'ipoteca iscritta a garanzia.
Personalmente, non pongo in discussione certamente il principio della legittima, ma ritengo che, se si giustifica l'azione di riduzione delle donazioni per consentire il soddisfacimento delle aspettative degli eredi necessari, questa esigenza non possa spingersi all'infinito e soprattutto fino al punto da pregiudicare chi, nel frattempo, ha acquistato il bene con un regolare atto tra vivi. Ricordo che il legislatore è intervenuto sul tema nel 2005, modificando gli articoli 561 e 563 del codice civile. È intervenuto prevedendo un termine ventennale, decorrente dalla trascrizione, entro il quale il legittimario può chiedere ai successivi acquirenti la restituzione del bene donato. Ma il termine ventennale certamente appare ancora insufficiente, perché è un termine molto ampio e, quindi, è di ostacolo e frena la circolazione dei beni immobili che hanno provenienza donativa. Peraltro, la donazione è un istituto caro agli italiani, quindi ridurre la possibilità di vendere questi immobili è certamente qualcosa che non aiuta il mercato immobiliare e soprattutto Pag. 5non aiuta il trasferimento di questi beni. Ho presentato una proposta di legge che va nella direzione di ridurre da venti a dieci anni il termine previsto dagli articoli 561 e 563 del codice civile. È un provvedimento che è stato assegnato alla Commissione giustizia, ma evidentemente i tempi di approvazione di una proposta di legge sono piuttosto lunghi. Peraltro, siamo anche verso la fine della legislatura. Ecco perché ho presentato questo ordine del giorno, per impegnare il Governo a valutare la possibilità di trovare uno strumento legislativo più veloce e più rapido per consentire la riduzione di quel termine e quindi dare maggiore efficacia e maggiore possibilità di trasferimento, riducendo il termine ventennale a dieci anni, e per consentire quindi a chi acquista un bene con provenienza donativa oppure che ha ricevuto un bene da donazione di poterlo trasferire e rivendere con maggiore tranquillità.

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/26.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, l'ordine del giorno che abbiamo proposto tratta un tema importante, quello dell'IMU, che tra pochi mesi diventerà sicuramente oggetto di verifiche, ma soprattutto di pagamenti da parte di molti contribuenti, con questa grande novità, voluta dal Governo Monti, della riproposizione dell'IMU sulla prima casa.
Una IMU sulla prima casa che avremmo fortemente evitato, soprattutto in questo momento particolare per i nostri cittadini e per i nostri contribuenti, che però è stata riproposta in modo tale che ci sia una rivalutazione anche del 60 per cento delle rendite catastali. Quindi, si pone un tema importante relativo all'applicazione, ma soprattutto al conteggio finale, che avrà in termini applicativi delle ripercussioni molto pesanti per l'utenza.
Su questo tema abbiamo presentato un ordine del giorno che ripropone - l'avevamo già sollecitato anche in Commissione in sede di esame del decreto-legge «salva Italia» - la questione importante degli immobili fantasma, che oggi in Italia sono veramente tanti. Si parla di due milioni di immobili da censire, soprattutto nelle zone del Mezzogiorno, soprattutto in quelle zone in cui il catasto, l'Agenzia del territorio, non fa il suo dovere e non accerta queste rendite catastali. Quindi, vi è una disparità di trattamento enorme tra il contribuente che pagava l'ICI e che oggi paga l'IMU con una rendita rivalutata. Quindi, per questi contribuenti si alza l'asticella della pressione tributaria e, dall'altra parte, c'è sempre qualcuno che non paga, che non viene accertato e non viene indotto comunque a rispettare le regole.
Per cui, l'ordine del giorno va proprio in questo senso, impegnando il Governo ad utilizzare gli strumenti dell'Agenzia del territorio, che sono così veloci quando si vuole. Vedo che nel nostro territorio, in pochi giorni, si ha il censimento di tutti gli immobili, di tutte le nostre abitazioni, di tutti i garage, di tutti magazzini. Tutti gli sgabuzzini, anche i più piccoli, vengono censiti e pagano l'IMU con le rendite rivalutate. Da altre parti vi sono quartieri, per non dire paesi, che non pagano assolutamente nulla. Dov'è questa equità tanto conclamata da questo Governo, che fa della lotta all'evasione fiscale il suo fiore all'occhiello? Dal dottor Befera, in Commissione, abbiamo più volte sentito che l'Agenzia delle entrate e la guardia di finanza stanno lavorando a trecentosessanta gradi per una questione di equità sociale. Qui, invece, non si sta facendo nulla e si fanno pagare le imposte, i tributi, l'IMU, sempre ai soliti noti, e queste cose avvengono sempre al nord, fatalità, dove la capillarità degli accertamenti è praticamente totale.
Vogliamo e chiediamo al Governo che si impegni fortemente e velocemente per recuperare quel gettito che oggi manca, già stimato in oltre 3 miliardi di euro, un gettito molto importante, che potrebbe far sì che vi sia un abbassamento dell'asticella tributaria e fiscale per quelli che oggi già pagano, che oggi devono pagare anche per quelli che non pagano. Pag. 6
Siamo stanchi di vedere, come sindaci del territorio del nord, che i nostri contribuenti dovranno soffrire ancora in questo momento particolare e poi vedere che vi sono interi territori dove l'Agenzia del territorio non lavora, non fa il proprio dovere, non accerta. Il Governo si impegni fortemente in questa azione, ma dia anche delle regole e delle sanzioni importanti, laddove non avviene l'accertamento in termini e in tempi rapidi. Ci sia veramente un accertamento forte, ma anche sanzioni forti, che si traducano in minori trasferimenti. Se io nel mio territorio avessi una percentuale importante di immobili non censiti, sarebbe giusto che in sei mesi o in un anno il Governo mi desse la possibilità di accertarli, di introitare, per una questione di equità fiscale, tutti questi compensi, pena minori trasferimenti da parte dello Stato al comune dove amministro e faccio il sindaco.
Questo dovrebbe avvenire, perché questa è equità sociale. Oggi noi stiamo combattendo nei nostri bilanci di previsione per il 2012 alzando le aliquote di base, proposte e imposte dal Governo Monti, portandole, magari, dal 4 per mille al 5 o al 6 per mille sulla prima casa e dal 7,6 all'8,6 o al 9 per mille sulla seconda casa, proprio perché i minori trasferimenti ci impongono questi sacrifici ai nostri cittadini. Di questi sacrifici, che oggi noi chiediamo ai nostri cittadini, ce ne prendiamo la responsabilità, ma dobbiamo prendercela tutti. Il Governo intervenga in questo momento, anche perché, in gran parte del territorio, non sta facendo assolutamente nulla.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Realacci, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/9; si intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Caparini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/57.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno riproponiamo all'Aula una questione fondamentale per quanto riguarda la Repubblica, per quanto riguarda la convivenza civile e le istituzioni democratiche, ovvero il servizio pubblico. Infatti, ci chiediamo, e interroghiamo anche i colleghi sul fatto se sia ancora logico avere un servizio pubblico radiotelevisivo nel terzo millennio, e, se sì, come questo si debba strutturare. Siamo profondamente convinti che la RAI, oggi, abbia ampiamente segnato il suo tempo, che non esista più un servizio pubblico radiotelevisivo, ma si debba guardare al futuro, e quindi a un servizio pubblico multimediale.
Partiamo da questa considerazione e da un'azienda che ormai è «decotta», un carrozzone di oltre 11 mila dipendenti, con oltre 44 mila collaboratori, la classica montagna che produce un topolino, un'idrovora che spende qualcosa come oltre 1,7 miliardi di euro dei contribuenti ogni anno per produrre un servizio pubblico che tale non è. Molti cittadini non lo considerano un servizio pubblico dignitoso, all'altezza, ma basta anche scorrere la lista dei programmi che la concessionaria stessa indica come programmi fatti per i cittadini in quanto servizio pubblico per capire come siamo molto distanti da ciò che è il contratto di servizio stesso, e quindi il rapporto che regola il cittadino italiano con la concessionaria.
Leggendo questa lista si scorgono, tra i programmi del servizio pubblico, le serie in lingua tedesca come «Lady Cop», «Un ciclone in convento», «Il commissario Herzog», «Squadra speciale Colonia», «L'ispettore Derrick», «Squadra speciale Lipsia». Insomma, praticamente il contribuente italiano non è che sovvenziona la RAI, quindi il servizio pubblico italiano, ma, a quanto pare dalle scelte dei dirigenti RAI, sovvenziona il servizio pubblico tedesco come, del resto, anche le serie anglofone come «NCIS», «Castle», «Primeval», «Survivors», tanti programmi che nulla hanno a che fare con quella che è la missione principale della RAI.
Allora, il Parlamento non è più in grado - e questo è evidente anche attraverso la Commissione di vigilanza RAI - di incidere su quelli che devono essere i contenuti del servizio pubblico, però la Pag. 7politica - lo sappiamo benissimo, non dobbiamo nasconderlo - incide, invece, su quella che è la gestione, cosa che non dovrebbe assolutamente fare, della RAI stessa, sui criteri di scelta delle fiction, di coloro che vengono assunti, di coloro che vanno in video, delle carriere all'interno della RAI. Insomma, da una parte non possiamo fare ciò per cui noi siamo titolati, ovvero decidere come deve essere lo sviluppo culturale del Paese, quale indirizzo dare alla comunicazione e all'informazione, dall'altra ci arroghiamo, come classe politica, dei diritti che non abbiamo, anzi, che assolutamente non dovremmo avere. Il problema è come deve essere ridisegnato il servizio pubblico, come l'immensa mole di denaro dei cittadini possa essere indirizzata per quella che deve essere la missione del Parlamento e di chi, per conto del Parlamento e dei cittadini italiani, controlla e gestisce l'informazione.
Allora, noi siamo qui a proporre un nuovo modello, che è quello che passa dalla privatizzazione della RAI e che vuole rimettere in discussione il modello fondante del servizio pubblico, concentrandosi non sul contenitore, non sulla gestione, non su quell'enorme baraccone che è la RAI, ma sui contenuti, quindi fare uscire la politica da quella che è la gestione. È questa la sfida che noi proponiamo a questo Governo, che tra un po' parlerà anche in quest'Aula, affronterà il nodo delle privatizzazioni e qui noi vogliamo vederlo, vogliamo vederlo alla prova dei fatti, laddove c'è un'azienda che è, evidentemente, un'azienda pubblica che svolge un ruolo che pubblico non è. Quindi, il Parlamento è in dovere di guardare al nuovo sistema delle comunicazioni e liberare le enormi risorse che i cittadini italiani mettono a sua disposizione, per fare sì che vi sia finalmente un servizio pubblico degno di questo nome.

PRESIDENTE. L'onorevole Giulietti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/101.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, questo è un ordine del giorno che vuole richiamare l'attenzione su un tema delicatissimo, più volte sollevato dai Presidenti delle Camere, dal Presidente della Repubblica e da autorità di varia natura. È il tema delle morti sul lavoro, non morti bianche - un termine ipocrita come pochi - ma le morti più sporche che si conoscano, una sorta di strage senza fine, che deve essere arrestata.
Quindi, è un ordine del giorno per chiedere al Governo, in modo non polemico, di non procedere, in nessun modo, in modo improvvisato, su questa materia. Per fortuna, da questo provvedimento sono state eliminate norme che potevano indurre in tentazione o dare la sensazione di una riduzione dei controlli, delle certificazioni. Il testo, come votato, non garantisce ancora del tutto, io mi auguro che il Senato lo modificherà, anche nella parte relativa alle certificazioni per la tutela ambientale.
Ma l'invito, sottosegretario D'Andrea, è quello di presentare, in quest'Aula, un provvedimento organico, cioè di raccogliere gli appelli di ogni parte politica e sociale, di presentare un piano che ponga al centro il tema non della riduzione, ma dell'aumento degli ispettori, dell'aumento delle ispezioni, del potenziamento degli organismi di vigilanza, del supporto agli ispettori, del supporto ai centri di ricerca medica, farne una grande questione, eliminare questa maglia nera terribile che ancora abbiamo in questa materia, nonostante gli sforzi di molti. Questo è un punto delicatissimo.
Mi fa piacere anche annunciare in Aula che decine e decine di deputati, di tutti i gruppi politici, hanno chiesto anche un'attenzione particolare per il rispetto delle competenze e dell'autonomia della giustizia e di valutare l'ipotesi di una procura nazionale contro gli infortuni, che è nata a Torino dopo il processo Thyssen e dopo il processo di Casale Monferrato e che è stata accolta da parlamentari di ogni schieramento. L'invito è di uscire dalla episodicità. È un invito a rafforzare e non a ridurre. Signor Presidente, ho concluso sul mio ordine del giorno, così risparmio tempo. Approfitto, parlando di una questione Pag. 8 così delicata come i diritti sociali, i diritti di vita e, spesso, i diritti degli ultimi, per ricordare una persona. Anzi la invito, signor Presidente, a chiedere che sia commemorata in Aula in modo formale.
Sono stati ritrovati i resti del sindacalista Placido Rizzotto, scomparso sessantaquattro anni fa, ammazzato dalla mafia. Non ha mai avuto giustizia. Sono partiti appelli in primo luogo dai parlamentari Sassoli e Damiano, ma ripresi da ogni schieramento, anche dal presidente Cicchitto. Ma non voglio fare un elenco di citazioni: donne e uomini di ogni schieramento hanno posto una questione delicata, sottosegretario D'Andrea, rivolta alle massime istituzioni.
Si valuti la possibilità non solo di ricordarlo in Aula, ma di procedere ai funerali di Stato e di ricordarlo come esempio. Non ha avuto giustizia allora, è un punto di riferimento per molte persone, al di là di ogni questione di parte, ed è la memoria di un'Italia che si è opposta alla mafia, con grande durezza e con grande senso della legalità. Mi sono permesso di usare questo tempo anche per segnalarlo al Presidente, affinché sia ricordato in quest'Aula nelle forme più opportune (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Giulietti, la ringrazio per la sua richiesta, che naturalmente sarà portata all'attenzione della Presidenza.
L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/74.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, faccio una premessa: mi associo alla preoccupazione del collega Giulietti e provvederò ad apporre anche la mia firma al suo ordine del giorno ed a condividere la proposta dei funerali di Stato per Placido Rizzotto.
Detto questo, arriviamo all'ordine del giorno che proponiamo, che riguarda invece i lavoratori e il mondo della scuola. Nel decreto semplificazioni, all'articolo 50, il Governo ha proposto un modello di sviluppo dell'autonomia scolastica, individuando il sistema dell'organico della autonomia e il sistema dell'organico di rete. Nel corso dell'esame del provvedimento nelle Commissioni competenti è passato un emendamento, votato a larghissima maggioranza da quasi tutti i gruppi e in Commissione cultura con un parere rafforzato, votato all'unanimità della stessa Commissione, il che significa con una grande forza e con un significato politico. Tale emendamento voleva attribuire, all'interno dell'organico dell'autonomia e dell'organico di rete, consistenza e numeri: si è proposto di individuare 10 mila nuove assunzioni nella scuola, riguardanti l'organico funzionale, quindi insegnanti di sostegno, tanto per intenderci, perché si desse respiro ad una scuola che sta morendo. In realtà quell'emendamento, che è passato nelle Commissioni competenti, è stato poi bocciato in Commissione bilancio ed è stato modificato in peggio, individuando un percorso tortuoso al comma 3, che fa riferimento all'aumento demografico e fa riferimento ancora una volta alla legge n. 133 del 2008, che soldi non ne mette - anzi ne toglie - e trova il finanziamento sempre nei giochi, ma dopo aver rivisto le convenzioni con i monopoli.
In definitiva non ci saranno le 10 mila assunzioni, non ci saranno nuovi insegnanti nella scuola e non ci saranno neppure le risorse, perché il provvedimento - e l'articolo 50 nello specifico - è molto chiaro: senza oneri a carico dello Stato. Mi ricorda molto l'ex Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti, quando tutte le leggi erano senza oneri a carico dello Stato.
Invito il Governo a ripensare questa decisione e nel passaggio al Senato a rivedere l'articolo 50, reinserendo l'emendamento che prevede quei numeri, quelle 10 mila assunzioni di organico funzionale. Infatti, la scuola in questi ultimi tre anni è stata depauperata, non solo in termini di qualità del percorso formativo: sono stati rubati gli insegnanti, sono state rubate risorse al mondo della scuola, sono Pag. 9stati ridotti i quadri orari per aree di scuola importanti come per esempio il liceo classico.
Non ci sono quindi più certezze all'interno della scuola. Avete perso, a mio giudizio, un'occasione per dimostrare di essere diversi dal Ministro Gelmini e dal precedente Governo, che ha ridotto e devastato la scuola in questi tre anni. Poteva essere l'occasione per invertire la rotta nel mondo della scuola, per rigenerare la speranza che questo Paese può far salire il proprio prodotto interno lordo e la propria crescita investendo nella scuola, investendo nel futuro, e non sottraendo le risorse. Voglio ricordarle, signor sottosegretario, che solo alcune settimane fa, il Presidente degli Stati Uniti d'America ha aumentato del 30 per cento le risorse destinate alla scuola, come investimento per il futuro. Ci auguriamo che lo facciate anche voi. Con questo ordine del giorno chiediamo, quindi, di reinserire i 10 mila insegnanti di organico funzionale, trovando con urgenza, e quindi non a chiacchiere, le risorse per poterli assumere.

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/111.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, desidero brevemente esporre le ragioni che mi hanno portato a presentare questo ordine del giorno, anche perché forse qualcuno potrebbe considerare abbastanza curioso il fatto che pongo l'accento sul fatto che, rispetto alla generalità e anche al grande dibattito che c'è stato e c'è tuttora nel Paese sui limiti di età per l'accesso alla pensione ci sono, in particolare nel mondo della scuola, diversi soggetti che rivendicano ancora la possibilità di usufruire della facoltà di permanere in servizio perché al momento non hanno superato i limiti di età. Poiché le normative che sono state introdotte con gli ultimi provvedimenti presentano anche qualche punto abbastanza critico sul piano dell'interpretazione e quindi dell'applicazione di queste nuove norme alla luce di quelle preesistenti, ho colto il segnale e mi permetto, signor Presidente - non l'ho mai fatto - di leggere alcuni tratti di una lettera, di una comunicazione di un dirigente scolastico il quale dice: «Sono un dirigente scolastico. Ho 63 anni e 38 anni di servizio effettivo, ma con il riscatto degli anni di laurea, con una domanda presentata diversi anni fa, supero i quarant'anni di contribuzione». Concetto questo, quello dell'anzianità massima contributiva, che alla luce degli ultimi provvedimenti, di fatto viene meno nel nostro ordinamento giuridico. Continua dicendo: «In un momento in cui tutti si lamentano della riforma Monti-Fornero, che allunga l'età pensionabile fino a 66 anni, e molti sono già pronti e giustamente ansiosi di andare in pensione e sono stati bloccati anche per cinque o sei anni o forse ancor più in relazione poi alle aspettative di vita, invece per moltissimi dirigenti scolastici succede il contrario». Ed infatti aggiunge: «Questa mattina, abbiamo ricevuto il preavviso di pensionamento coatto dal prossimo 1o settembre 2012, mentre io avrei piacere di raggiungere l'età pensionabile di 66 anni rimanendo in servizio nella mia scuola». Quindi, in questo caso non si chiede di andare oltre il limite dei 66 anni ma, caso mai, di proseguire l'impegno al servizio della scuola.
Per cui il senso di questo ordine del giorno - mi rivolgo in questo momento al rappresentante del Governo, e mi avvio alla conclusione, signor Presidente - è quello di prendere in considerazione questi casi, anche perché pare - pare - che in giro per l'Italia ci siano interpretazioni difformi sull'applicazione di questa facoltà posta in capo a chi ovviamente ne abbia titolo, di chiedere di permanere in servizio come dirigenti scolastici fino al raggiungimento dei nuovi limiti di età stabiliti dalle ultime disposizioni. Per cui chiedo al Governo di accogliere questo ordine nel giorno che lo impegna ad intervenire, se necessario, con atti normativi, ma al limite forse anche con qualche circolare, per chiarire che permane, in chi non supera i nuovi limiti di età, la possibilità di restare in servizio.

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PRESIDENTE. L'onorevole Cavallotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/33.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che abbiamo presentato è un ordine del giorno di buonsenso. Vista la crisi economica mondiale e vista la crisi politica di questo Paese, con un Governo che ovviamente sta tartassando le piccole e medie imprese, che sta tartassando i lavoratori autonomi e le aziende che hanno difficoltà a mantenere gli impegni con i propri dipendenti, questo ordine del giorno è volto a dare una mano alle aziende che hanno tali difficoltà.
Basti pensare che le piccole e medie imprese, gli autonomi, in molti casi hanno difficoltà a pagare le tasse richieste dallo Stato a livello centrale, ma hanno fatto dichiarazioni dei redditi, perciò non sono coloro che evadono, come succede in molte aree del Paese dove l'evasione fiscale è al 60 per cento. Mi riferisco soprattutto al Sud, contro una percentuale del Nord che si attesta intorno al 20 per cento. Si tratta di situazioni drammatiche, in cui gli imprenditori hanno grandi difficoltà e a volte arrivano anche a gesti estremi perché non riescono a mantenere i propri dipendenti.
Questo è il punto nodale di questo ordine del giorno, legato al fatto che moltissime aziende non riescono, dopo avere fatto la dichiarazione dei redditi, ad avere la liquidità per pagare le tasse. Vorrebbero pagarle e vorrebbero pagare i contributi, ma non ne hanno la possibilità. Purtroppo, le banche - come ben sappiamo - non danno liquidità a queste aziende, preferiscono evidentemente aiutare qualcun altro, ma non sicuramente le piccole e medie imprese e dunque vi sono grandissime difficoltà da parte del popolo delle partite IVA.
La richiesta che noi facciamo con questo ordine del giorno è di individuare la possibilità di annullare le multe legate ai mancati o ritardati pagamenti e di dare la possibilità a queste aziende di dilazionare il pagamento delle tasse. Si tratta infatti di aziende che hanno la volontà di pagare, perché credono fortemente nella propria azienda e nella propria impresa: il più delle volte infatti queste piccole aziende, queste partite IVA, di fatto sono degli eroi all'interno di una condizione economica europea che li obbliga ad essere sempre il fanalino di coda.
Basti pensare che le aziende del nostro Paese (mi riferisco in particolare a quelle del Nord, perché è il motore dell'economia europea) moltissime volte si trovano a contrastare la concorrenza degli altri Paesi europei, in cui la materia prima magari costa meno, l'energia costa meno e il trasporto costa meno. Quindi, nonostante questo, si trovano a contrastare l'economia e la concorrenza sleale dei prodotti che arrivano dall'Estremo Oriente e continuano a sopravvivere, ad andare avanti, dando lavoro alle proprie famiglie.
Adesso però c'è la necessità di dare loro una mano, perché altrimenti assistiamo al ripetersi di quei casi (come è successo qualche mese fa) di imprenditori che si tolgono la vita perché non ce la fanno a mantenere la propria famiglia, a dare lavoro ai propri dipendenti e sopratutto a pagare le tasse. Hanno sempre maggiori difficoltà e per questo chiediamo al Governo la possibilità di rateizzare in maniera flessibile il debito, con l'azzeramento degli interessi di mora e delle sanzioni e la sospensione dei provvedimenti di recupero coattivo per i contribuenti che vi aderiscono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/2.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'ordine del giorno presentato dall'Unione di Centro ha per oggetto l'impegno da parte del Governo ad assumere le iniziative idonee affinché il comune di Milano possa investire i proventi delle valorizzazioni e delle dismissioni del patrimonio pubblico proprio o trasferito per gli interventi di realizzazione di Expo 2015 fuori dai vincoli del Patto di stabilità interno. Pag. 11
Noi ben sappiamo l'importanza di questo evento per l'intero Paese.
Expo 2015 deve essere davvero un evento universale, così come lo stesso Presidente del Consiglio Monti ha ricordato solo pochi giorni fa in un incontro svoltosi a livello di COEM, cioè presso il Consiglio dei ministri nella specifica Commissione di coordinamento per l'evento di Expo 2015. Il Premier Monti ha ricordato che l'evento si produrrà in un grande successo per il Paese, in grado di dare visibilità alla tradizione, alla creatività e all'innovazione. È un evento che ha uno slogan bellissimo: «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Come ricordò già il cardinale Martini, dovrebbe essere un grande evento contro i peccati della globalizzazione: la fame, la povertà, gli squilibri, lo sfruttamento dei bambini, le predazioni ambientali.
È anche una grande occasione di sviluppo perché, come ricordato dallo stesso presidente Formigoni, lo studio della Bocconi ci dice che l'evento Expo 2015 determinerà un aumento del PIL distribuito sul territorio nazionale e per l'occupazione sono previsti 61 mila posti di lavoro in più in media per dieci anni e 136 mila nel 2014. È stata una manifestazione che ha visto l'impegno negli anni passati bipartisan da parte del Governo Prodi e dell'allora sindaco Moratti; un grande sforzo del Paese affinché appunto questo evento sia un successo per l'intero Paese medesimo e non solo per il territorio milanese e lombardo.
Abbiamo dei nodi da sciogliere: ritardi derivanti da una certa cattiva gestione, soprattutto ancora per la proprietà dei terreni; il tema delle infiltrazioni mafiose su cui vi è grande attenzione e anche protocolli di intesa particolari o white list per fronteggiare questo fenomeno e questo rischio; una certa opacità anche nei concorsi di progettazione che, francamente, a nostro avviso, dovrebbero essere, invece, più chiari essendo un grande evento pure sotto il profilo dell'architettura, della concorrenza e della trasparenza; il tema dei poteri straordinari che, proprio in questi giorni, è all'esame del Parlamento, poiché sono stati giustamente tolti i grandi eventi dal sistema di Protezione civile. Esiste anche un dibattito virtuoso sui lasciti di Expo 2015 per Milano e su questo aspetto vi sono molte idee suggestive; a nostro avviso, la riapertura dei navigli storici appare un po' fumosa.
Tuttavia, il tema principale è quello delle risorse. Su ciò, non vi è alcun dubbio, vi è una grande preoccupazione. Il Governo ha confermato l'impegno dello Stato per gli 833 milioni di euro di propria competenza su vari temi che, come sappiamo, riguardano il completamento delle metropolitane, le grandi strade Brebemi e Pedemontana e alcune ferrovie. Il punto, dunque, è, come richiesto dal sindaco Pisapia e da tutte le autorità regionali, quello di poter fare investimenti per l'Expo 2015 al di fuori dei vincoli del Patto di stabilità poiché, diversamente, non avremmo i risultati che, invece, sono obbligati.
Con questo ordine del giorno si suggerisce una strada, quella di dedicare i proventi delle valorizzazioni e delle dismissioni del patrimonio pubblico, con ciò stimolando una politica, agli investimenti per Expo 2015 al di fuori, appunto, dei vincoli di stabilità. Se il Governo non volesse accettare questa formulazione, siamo disposti a farne un'altra, ma certo non sarebbe comprensibile né accettabile un parere negativo su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Vizia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/54.

GIAN CARLO DI VIZIA. Signor Presidente, pochi giorni fa ho presentato un ordine del giorno in merito alla discussione sulla pluralità di proroghe affinché il Governo potesse considerare l'opportunità di adottare provvedimenti che avessero caratteristiche di omogeneità.
A tal fine chiedevo che i prossimi tenessero conto della richiesta e con piacere ho constatato che il Governo, pochi giorni fa, ha accettato l'ordine del giorno, anche in ossequio alla costante giurisprudenza Pag. 12 della Corte costituzionale che ha ribadito tale principio.
Tuttavia, sono rimasto meravigliato quando, in tema di semplificazioni, il Governo si è ripetuto presentando provvedimenti eterogenei. Ora ci chiediamo qui per quale motivo avete accettato l'ordine del giorno se poi non ne avete tenuto affatto conto.
Voi continuate a perseverare con una certa spocchia ignorando sia la richiesta della Lega Nord, sia la giurisprudenza della Corte Costituzionale, nonché la netta presa di posizione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che era intervenuto drasticamente a suo tempo rinviando alle Camere un decreto-legge del Governo Berlusconi e invocando il principio di omogeneità.
Non credo che la forza di questo Governo si possa basare sulle distrazioni del Presidente della Repubblica. Parlo di distrazioni perché non possiamo pensare che ci sia un Presidente che non sia al di sopra delle parti.
Arrivando all'ordine del giorno in tema di semplificazioni, signor Ministro, sono ad illustrarne uno che prevede la soppressione o almeno un energico ridimensionamento del numero dei prefetti, che sono circa 2 mila in Italia, assai troppi, soprattutto in un momento di crisi dove sono tutti chiamati a stringere la cinghia. Non sto qui ad evocare la storia del prefetto che era sorto come Ministro che governava ogni provincia. Oggi le competenze amministrative, già a suo tempo attribuite al prefetto, sono assorbite dai decreti legislativi che hanno trasferito le funzioni che erano dello Stato alle regioni e alle autonomie locali.
All'uopo ricordo che la giunta provinciale amministrativa aveva compiti di controllo anche contabile sulla gestione degli enti locali, procedendo con ispezioni molto zelanti sul territorio. Tuttavia successivamente, signor Ministro, tali compiti sono stati trasferiti al comitato regionale di controllo, che fa un controllo diverso da quello che faceva la giunta amministrativa prefettizia, annullando totalmente i compiti originari delle prefetture.
Il nuovo testo delle leggi di pubblica sicurezza, in base al quale i prefetti hanno ancora una vasta competenza, all'articolo 19, cancella ogni ingerenza tutoria del prefetto sulla vita amministrativa degli enti locali. Tale disposizione segue una linea di tendenza che è coerente con l'articolo 5 della nostra Costituzione e che verrà trasfusa nel nuovo ordinamento delle autonomie locali evocato dal mio partito.
Allora, nei possibili assetti nel rapporto Stato-regioni-autonomie locali, a nostro avviso difficilmente può pesare la presenza del prefetto in uno Stato a forte caratteristiche decentrate e federaliste. Pensare che in un contesto di marcato decentramento il prefetto possa continuare a rappresentare il nucleo centrale per l'aggregazione di funzioni statali decentrate sarebbe un grave errore. Non credo che in uno Stato delle autonomie trovi posto la necessità di un intervento statale nelle scelte dell'ambito produttivo, sociale e politico.
Senza dubbio il prefetto è stato una figura importante e lo è ancora in parte, che ha però il suo ruolo nella società in cui non sia avvenuto un decentramento della pubblica amministrazione. Vorrei evidenziare che la figura è in netta contrapposizione con l'esigenza di un decentramento dello Stato e con la costituzione di una repubblica federale in quanto il prefetto nasce e ancora oggi è il referente territoriale dell'amministrazione centrale dello Stato. A tal fine, per compiere il percorso per la completa autonomia amministrativa e nel contempo consentire la diminuzione dei costi di funzionamento della macchina pubblica, che sono assai elevati, è doveroso devolvere alle amministrazioni locali la pertinenza delle scelte strategiche tecniche e politiche di rilevanza locale.
Per concludere, signor Ministro, la invito a valutare l'opportunità, in un'ottica di semplificazione del sistema amministrativo e nello spirito dell'attuazione del Titolo V della Costituzione, di attribuire un Pag. 13ruolo più attivo alle autonomie locali, ridimensionando drasticamente il numero dei prefetti.

PRESIDENTE. L'onorevole Martini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/29.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame tratta uno dei problemi che ci stanno più a cuore in un momento di crisi e difficoltà per le fasce più deboli della popolazione, un momento in cui ci siamo resi perfettamente conto che chi era considerato persona non a rischio oggi si trova ad essere a rischio. Assistiamo ad una guerra tra poveri, che spesso coinvolge famiglie che non eravamo abituati a vedere nei comuni a chiedere un intervento da parte dei servizi sociali. In particolare, vorrei fissare la mia attenzione sulla cosiddetta social card - carta acquisti.
Questo, che doveva essere un decreto legato alle semplificazioni, in realtà sembra risultare non soltanto quello delle complicazioni, ma anche quello delle ingiustizie. Infatti, oggi più che mai gli occhi dei cittadini sono puntati a come il Governo intende destinare le pochissime risorse che attraverso i comuni possono arrivare a chi ha veramente bisogno. In particolare, già un mio ordine del giorno era indirizzato proprio alla tutela delle persone e delle famiglie al cui interno esistono soggetti non autosufficienti, in base all'articolo 3 della legge n. 104 del 1992. Ancora una volta vediamo che, invece di riporre la massima attenzione alle fasce più deboli e veramente più fragili in assoluto della popolazione italiana, ciò a cui pensa questo Governo è di estendere la social card a persone che non hanno nessuna radice storica, culturale o familiare all'interno del nostro Paese, ma che magari sono di passaggio o arrivano già in una situazione di bisogno.
Fui molto colpita quando la prima dichiarazione pubblica del Ministro Riccardi fu: non vorrei che fossero i rom a pagare questa crisi. Devo dire che io ho una sensibilità completamente diversa e la Lega Nord ha una sensibilità completamente diversa: noi siamo invece molto preoccupati che a pagare questa crisi e a soffrire veramente di più non siano quei cittadini italiani che hanno situazioni familiari delicatissime e che oggi vedono non soltanto un'estensione dei soggetti a cui può essere attribuita la social card, ma addirittura vedono una totale assenza del Governo su politiche indirizzate alle persone e alle famiglie non autosufficienti.
Allora, chiedo almeno che in questa situazione di gravissimo disagio per queste famiglie si pensi a valutare il regolamento attuativo dell'erogazione di questo minimo riconoscimento della social card; parliamo di poche decine di euro mensili, che possono essere destinate all'acquisto di alimenti, al pagamento di bollette, quindi parliamo di somme che di certo non fanno la differenza per una famiglia in difficoltà, ma che rappresentano un segnale importante dello Stato di diritto in questo Paese, che pone come diritto costituzionale e dovere costituzionale da parte delle istituzioni di assistere le famiglie più bisognose con gradualità.
Quindi, credo che, se dobbiamo adottare il regolamento attuativo della social card, quelle famiglie che sono già a basso reddito, ma che hanno al loro interno una persona non autosufficiente, spesso allettata, spesso non in grado di attendere a qualsiasi atto della propria vita (dall'alimentarsi al poter muoversi autonomamente anche all'interno della propria casa), vada valutata la possibilità concreta e la necessità oggettiva di aumentare del 50 per cento il reddito massimo - parliamo oggi di 6.000 euro l'anno, quindi si tratterebbe di un aumento che lo porterebbe a 9.000 - quando all'interno di quelle famiglie vi siano una o più persone non autosufficienti.
Quindi, come l'altra volta, in cui proprio su una questione che riguardava la non autosufficienza vi fu un fragoroso moto di orgoglio del Parlamento, che votò il mio ordine del giorno a favore di una riduzione del 50 per cento dell'IMU per le famiglie in cui sono presenti persone non autosufficienti o disabili gravi, mi auguro Pag. 14che questa volta il Governo non incapperà ancora nella disastrosa situazione di non riconoscere la necessità di tutelare i disabili gravi e quindi accoglierà l'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Chiappori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/19.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, un po' di tempo fa - parlo del 1989 - vi era un imprenditore piccolo che, assieme ad altri, aveva un brusio nella testa per uno Stato molto distante che non capiva le esigenze e che, praticamente, metteva in condizione i piccoli imprenditori di lavorare, perlomeno, sette otto mesi per lo Stato e il resto per quelle poche casse private, che erano le nostre. Da lì, è nata la volontà di intervenire e di fare un percorso politico, perché, ormai, vi erano le avvisaglie di uno Stato che si allontanava, di uno Stato faraonico, di uno Stato burocrate che cercava sempre di colpire e che, quando non aveva più denari sufficienti, andava a prenderli nelle tasche degli altri.
Sono passati ventidue anni e quel brusio che sentivo allora, che mi aveva fatto scegliere questa strada, che, oggi, non rifarei, è diventato un urlo: lasciateci lavorare. Ma, forse, questo «lasciateci lavorare» non è esattamente nello stile di questo Governo. Avevo detto, qualche tempo fa, che la politica era esattamente la mediazione tra le lobby e i privati, tra il pubblico e il privato. Me ne dolgo per tutti i colleghi - qualcuno, forse, la pensa anche come me, al di là del Partito Democratico che, ormai, ha cambiato maggioranza, non si capisce più niente in questo Parlamento -, mi dolgo di aver lasciato il passo ad un Governo del genere. Noi ci siamo chiamati fuori e abbiamo pensato - anzi, hanno pensato - che voi avreste risolto i problemi di questo Stato, perché era un momento difficile, perché dovevate salvare l'Italia, dovevate farla crescere, dovevate prendere un sacco di decisioni.
Io avevo detto di stare attenti, perché le lobby sono entrate esattamente al posto della politica e, con il circuito lobbistico rappresentato da questo Governo ma, soprattutto, con i burocrati che sono entrati in questo Governo, io ho detto che saremmo andati ancora peggio. Si è verificato anche questo, nel senso che voi non avete minimamente l'idea di quello che c'è per le strade e non conoscete i problemi della gente: non ne avete conoscenza oppure ce l'avete, ma non ve ne frega niente, perché il vostro problema è di far cassa.
Infatti, le semplificazioni non ci sono, non esistono; avete fatto passare, addirittura, una tassa federalista come l'IMU, l'avete fatta diventare una tassa, e portate via il 50 per cento dalle casse dei comuni e dalle tasche della mia gente, che paga. Di più: gli avete portato via anche le tesorerie. Qui, il Ministro ha detto in maniera così semplice: ma no, portiamo via le tesorerie, ma i soldi sono sempre i vostri, magari, avrete percepirete qualche interesse in meno, magari, percepirete 50 o 60 mila euro di interessi in meno all'anno; infatti, si paga all'1 per cento, ma, magari, si poteva contrattare al 3 o al 4 per cento. A questo punto, alla domanda: ma saranno sempre nostri quei soldi? Si è risposto di sì, sperando che le aste dei BOT vadano bene, altrimenti, si andrà a coprire quella mancanza con questi soldi.
Qui siamo alla follia e non riusciamo ancora a capire che è follia: andiamo avanti in continuazione. Io avevo trovato la semplificazione politica verso un passaggio fondamentale: sono ventidue anni che lo aspetto e voi lo avete colpito, perché il ministero per il federalismo non esiste più, il ministero per la semplificazione non esiste più.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIACOMO CHIAPPORI. Voi avete ripreso una vecchia strada che non ci porterà da nessuna parte; voi intascate e «mettete in berta» tutto quello che volete, ma, poi, cosa succede? Non spingete neanche.
Sì, perché voi siete tutti bravi, sorridete, vi complimentate tra di voi per Pag. 15quello che state facendo. State sbagliando! Lo Stato ha bisogno di risposte diverse, ha bisogno che ci siate. Non è possibile che io, per fare un esempio banale, debba aspettare semplificazioni da parte vostra...

PRESIDENTE. Onorevole Chiappori, la invito a concludere.

GIACOMO CHIAPPORI. No, un passaggio lo devo fare: a Parigi, da una parte, si mette un bigliettino con tutte le istruzioni e, dall'altra, esce la possibilità di costruire. In questo Paese, invece, passa la regione, passa la provincia, passa l'ufficio tecnico, passano anni prima che si riesca ad avere una licenza!

PRESIDENTE. Onorevole Chiappori, deve concludere.

GIACOMO CHIAPPORI. Sono queste le cose di cui abbiamo bisogno. Noi abbiamo bisogno di lavorare e voi non ce lo lasciate fare perché siete ritornati indietro di almeno vent'anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/15.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, l'ordine del giorno in questione - n. 9/4940-A/15, a mia prima firma - inerisce all'articolo 5 del decreto-legge in materia di semplificazione e sviluppo, che ben poco ha di sviluppo e neppure tocca le semplificazioni.
A parte le considerazioni sul decreto-legge, l'ordine del giorno intende porre un giusto correttivo a quello che state facendo voi, oggi, come burocrati. Indubbiamente, bisogna rendersi conto che nell'articolo 5 di questo provvedimento sono comprese tante situazioni, come in tutto lo stesso decreto-legge. Tuttavia, occorre puntualizzare come questo ordine del giorno - che, puntualmente, la Lega Nord ha proposto - cerchi di mettere ordine ad una situazione malsana del Paese. Ringrazio il Governo dell'attenzione che sta mettendo su tutto il provvedimento, come del resto fanno i propri alunni con i professori che siedono a quei banchi lì, ma dobbiamo essere coscienti che vi è un malcostume di questo Paese, un malcostume italiano, che state incancrenendo ulteriormente. Lo avete incancrenito con il decreto-legge cosiddetto svuota carceri, facendo in modo che 3 mila detenuti, oggi, domani e dopodomani, escano dalle patrie galere perché hanno commesso dei reati: non perché siano stati bravi o accorti, non perché siano stati bravi amministratori, bravi politici o bravi imprenditori, ma perché hanno commesso reati.
Ebbene, costoro si troveranno nell'esigenza di trovare delle residenze. Noi dobbiamo renderci conto di cosa sia una residenza. Secondo il codice civile italiano, la residenza è il luogo in cui la persona ha dimora abituale. Non essendo specificato cosa si intenda per dimora, il significato del termine è quello comune: il luogo in cui una persona si trova ad abitare.
E così, ancor meglio, si è fatto in questo Paese, in tante situazioni, tra cui una proprio a Roma, qualche tempo fa, su iniziativa della comunità di Sant'Egidio, che voi del Governo conoscete molto bene perché qualcuno di voi, lì seduto, ne è stato uno dei fondatori. Ebbene, con una delibera della giunta comunale di Roma, si è permesso alle persone senza fissa dimora di iscriversi ad un indirizzo fittizio - ad esempio, in via Modesta Valenti - con la plausibilità che permette a tali persone di non essere immediatamente identificate ed eventualmente discriminate per la propria condizione. Ma qua non si parla di discriminazione, si parla di civiltà.
Con questo ordine del giorno, è proprio sulla civiltà che vorremmo mettere ordine: vorremmo, infatti, evitare che - come è già successo nei decenni passati - persone civili, cristiane o meno, vivessero oltre modo nell'indigenza. Voi state portando al tracollo economico e finanziario questo Paese e noi vorremmo evitare che queste persone vivessero, effettivamente, in luoghi poco idonei, a nostro modesto parere, per quanto attiene alle condizioni igienico-sanitarie. Pag. 16
Stiamo vedendo e abbiamo visto le cronache di questi ultimi giorni e di questi ultimi mesi: anche se voi state governando questo Paese, le persone, sempre di più, si considerano legittimate a vivere in uno stato di indigenza. Noi abbiamo visto, in questi giorni, sulle cronache dei giornali, che vi sono persone che vivono in roulotte, ma non in campeggio o perché hanno il piacere di farlo, bensì perché non hanno la possibilità.
Voi, per queste persone, assolutamente non vi preoccupate; vivono in grotte, vivono, come gli extracomunitari, come gli zingari, a ridosso di fiumi. Io arrivo da Torino, una città lontana, in cui tanti Ministri di questo vostro Governo sono venuti ad ossequiare associazioni caritatevoli, come «Terra del fuoco», che permettono agli zingari di vivere a ridosso di un fiume. Avete polemizzato alle nostre parole quando, in periodo di alluvioni, in periodo di freddo estremo, la Lega Nord Padania aveva posto dei problemi di legittimità in relazione al fatto che queste persone vivessero in quelle condizioni; voi continuate a legittimarlo. Noi con questo ordine del giorno cerchiamo di fare modo che ci sia una effettiva verifica, da parte dei comuni, sulle condizioni igienico-sanitarie delle abitazioni di queste persone indigenti che hanno bisogno e hanno il diritto di vivere civilmente.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

STEFANO ALLASIA. Inoltre, avremmo anche il piacere che poi, in norme più ad hoc, fosse previsto il dovere per i comuni di verificare e non, come succede sempre, ed è successo a Torino, che i comuni compiacenti chiudano gli occhi e facciano vivere i propri concittadini in condizioni estremamente disagevoli.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bitonci; si intende che abbia rinunciato all'illustrazione del suo ordine del giorno n. 9/4940-A/25
L'onorevole Bragantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/31.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, questo è un ordine del giorno di cui abbiamo discusso anche in Commissione e, proprio in quella sede, avevate detto che si poteva valutare di accettarlo, come in fondo è stato accettato già nel 2008, perché prevede una cosa molto semplice, prevede una semplificazione vera. Questo ordine del giorno va ad inserirsi nella discussione che abbiamo fatto sulla possibilità di un unico documento di identità insieme alla patente, insieme al codice fiscale e al tesserino sanitario, in modo da dare la possibilità ai nostri cittadini di poter avere un'unica tessera e con questa di poter fare qualsiasi operazione.
Ricordavo che quando è nata la carta d'identità elettronica, che è in sperimentazione in molti comuni, e di cui continuiamo la sperimentazione, grazie alle capacità tecniche e al supporto informatico che c'era sopra e quindi sia attraverso il microchip, sia attraverso la banda magnetica, sia attraverso altri strumenti presenti in questa carta d'identità elettronica, era previsto che potesse essere utilizzata anche come mezzo di pagamento con la pubblica amministrazione o con negozi convenzionati.
Questo ordine del giorno prevede, in particolare, che la carta d'identità elettronica venga utilizzata, in via sperimentale, dove possibile, nei comuni sopra i 250 mila abitanti, come prevede la social card inserita in questo decreto, per verificare se sia possibile cominciare a semplificare. In tal modo almeno potremmo verificare se ciò sia utile per i nostri cittadini, soprattutto quelli che hanno un reddito più basso e dunque magari se devono andare in farmacia potrebbero preferire pagare direttamente con la carta d'identità, che rappresenta un sistema ancora più anonimo della social card che, comunque, è già un sistema non riconoscibile; inoltre si può cominciare ad abituare la gente a utilizzare questa carta d'identità elettronica per i pagamenti con i negozi convenzionati o almeno per quanto riguarda le spese con la pubblica amministrazione. Pag. 17
Questa, a mio avviso, potrebbe esser una grande innovazione, una grande semplificazione. Spero che quello che avete detto in Commissione si verifichi anche nei fatti qui in Aula. Questo ordine del giorno è lo stesso che avevo già presentato nel 2008 e anche allora era stato accolto ma dopo, purtroppo, non se ne è fatto niente; spero che questa volta almeno sperimentiamo, verifichiamo se funziona perché potrebbe essere l'inizio di un percorso virtuoso per andare a semplificare la vita dei cittadini e anche la vita delle pubbliche amministrazioni.
Come detto in altre Commissioni, in particolare nella Commissione finanze ancora tre anni fa, non vorrei che questi continui rinvii a fare un unico documento, un unico supporto finiscano in nulla come sta accadendo per quell'altra questione che non stiamo affrontando in modo vero e cioè quella di fare un'unica banca dati con tutti i dati dei cittadini, in modo che non ci siano varie e numerose banche dati nel nostro Stato: quelle gestite dall'INPS, quelle gestite dalla polizia, dal tribunale, le tre della motorizzazione, quelle dell'Isvap.
Facciamone una sola e con una sola è anche più facile difenderla dagli attacchi informatici - e non facciamo come qualche tecnico, in Commissione finanze nel 2009, che diceva che è più facile difendere più banche dati invece di una -, magari con un sistema di controllo anche da parte dei cittadini, in modo che se vedo che ci sono dei dati erronei sul mio conto posso immediatamente attivarmi per correggerli.
Dunque, spero che finalmente si faccia questa semplificazione e, come dicevo, che questo continuo rinvio non sia - perché certe volte penso male - la semplice volontà che se ci sono più carte d'identità, più patenti, più sistemi elettronici di supporto, fatti dai vari Ministeri o dai vari uffici dei vostri organismi, o più banche dati, magari bisogna fare più bandi e più gare e, magari, qualcuno, facendo più bandi e più gare, ha più vantaggio di partecipare. Oppure penso ad altre cose che spero non ci siano, perché sarebbe una cosa abbastanza grave.
Dunque, invito veramente caldamente il Ministro, in questo momento particolare, ad accettare questo ordine del giorno in modo che dopo verifichiamo e sperimentiamo questa carta d'identità. È nata con quelle funzionalità, a quel tempo vi era stato un grandissimo studio per, appunto, metter dentro tutto il possibile e tutte le innovazioni tecnologiche. Ribadisco che vi era il microchip, che adesso bisogna forse farlo più potente, vi era la banda magnetica, vi era il tema dei microfilm anche per poter mettere le impronte digitali. Dunque, vi era un bel sistema. Non buttiamo via tutto quello che abbiamo fatto e almeno sperimentiamo questo modulo.

PRESIDENTE. L'onorevole Buonanno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/18.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, sul tema della residenza approfitto del fatto che è presente il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, anche se lo ritengo di più un «ufficio complicazioni affari semplici». Le parlo non da deputato, in questo momento, ma da sindaco, signor Ministro. Il fatto di volere, con l'articolo 5, fare in modo che se uno chiede la residenza bisogna dargliela entro due giorni è una vera «ciofeca» perché, probabilmente, quando sono venuto qua a fare il deputato, con molto orgoglio, pensavo di venire qua e di contribuire a legiferare qualcosa che avesse attinenza con la vita reale.
Invece, mi ritrovo a che fare con un Governo che scrive delle «ciofeche» e che io, come sindaco, mi ritrovo a dover avere una serie di complicazioni, quando già oggi faccio fatica a portare a casa i risultati. Questo perché? Per chi oggi viene a chiedere la residenza nella città, dove faccio il sindaco... Signor Ministro, penso che lei sia una persona educata e, quindi, le chiedo attenzione perché magari le può interessare... Come dicevo, quando uno viene a chiedere la residenza nella città dove sono sindaco, Varallo, in Valsesia, prima di dare la residenza dobbiamo fare tutta una serie di verifiche onde evitare di Pag. 18trovare, ad esempio, cinesi che ti chiedono la residenza, te la chiedono in due e poi se ne ritrovano venti nell'appartamento, oppure marocchini o tunisini - ma anche italiani - che vanno a vivere in appartamenti che, nella realtà, non sono soddisfacenti per tante questioni igienico-sanitarie e che gli stessi italiani sfruttano - lì sì che bisognerebbe punirli, perché non ci andrebbe neanche la cuccia di un cane - perché gli fanno pagare affitti astronomici in posti veramente infimi.
Per poter fare queste cose, cioè colpire chi fa il furbo e chiede la residenza e colpire chi, magari, dà un appartamento da cuccia del cane a prezzi astronomici e, magari, senza contratto, dobbiamo effettuare i controlli. Ma se lei, Ministro, ci chiede di farli in due giorni e se non li facciamo e non diamo le risposte dopo due giorni, automaticamente, si ha la residenza, dico che questa è veramente una «ciofeca». Invece, si dovrebbe dare sicurezza alla gente, cioè a quelli che si comportano bene e che magari sono i vicini di casa e che, magari, sono quelli che hanno l'impianto elettrico o l'impianto termico a posto e che si comportano in maniera conseguente. Allora, questi sono dei cretini rispetto, invece, a chi ha la residenza in posti che non hanno assolutamente nessuna norma in regola e che magari, lo ripeto, hanno una serie di persone, che non si sa nemmeno da dove arrivano, che vivono in quell'appartamento.
Con questo ordine del giorno, chiedo di fare in modo che non siano due i giorni ma che ci siano trenta giorni affinché la polizia municipale e l'ufficio tecnico abbiano la possibilità di andare a verificare dove chiedono di essere residenti e di effettuare tutte le verifiche del caso. Tra l'altro, visto che volete diventare i campioni contro l'evasione fiscale, le dico che l'evasione fiscale si combatte anche guardando esattamente i contratti che queste persone hanno.
Il titolare dell'immobile o dell'appartamento faccia vedere esattamente quant'è l'affitto che deve pagare e se effettivamente fa le dichiarazione dei redditi come deve farle perché, in diversi casi, abbiamo trovato persone che ovviamente affittavano in nero, oppure facevano contratti da 150 euro al mese e poi invece il costo dell'affitto era di 600, 700 o 800 euro al mese. Questa è la storia che sta venendo fuori.
Quindi le chiedo, signor Ministro, visto che ha la reputazione di un Ministro attento a ciò che viene detto, di fare attenzione a quello che sto dicendo perché non parlo come Lega Nord, facendo un discorso di parte, ma le sto facendo il discorso di un amministratore, un discorso che potrebbe fare qualunque amministratore del nostro Paese, che sia di destra o di sinistra, di sopra o di sotto e che, quando fa il sindaco o l'amministratore, si ritrova invece, con questa norma che voi volete applicare, ossia con l'articolo 5, in un'ulteriore complicazione. Si tratta di una norma che non dà la sicurezza ai cittadini, né la certezza ai vicini di casa di avere a che fare con delle persone normali.
Se vogliamo combattere l'evasione fiscale e mettere a posto chi ha gli appartamenti come si deve e fare in modo che i residenti siano effettivamente dei residenti, non possiamo rilasciare i certificati di residenza dopo due giorni. Ci vuole un po' di tempo in più e soprattutto ci vuole anche, da parte del suo Governo, che invece di tirarci via i soldi, come sta facendo anche con la tesoreria unica, ci lasci qualche soldino in più. Così potremmo fare un'azione più efficace, che servirebbe veramente a tutti, in nome della civiltà e della correttezza di chi si comporta bene.

Testo sostituito con l'errata corrige del 14 MARZO 2012 PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4990-A/4. PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/4.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, l'ordine del giorno che vado a illustrare vuole impegnare il Governo a risolvere un problema molto importante per le casse pensionistiche dei liberi professionisti.
La riforma delle pensioni varata dal Governo Monti ha stabilito che le casse dei Pag. 19liberi professionisti siano tenute a predisporre, entro il prossimo mese di settembre, bilanci attuariali a dimensione cinquantennale, rivolti a garantire un equilibrio tra entrate contributive e spese per prestazioni. Si è posto il problema, guardando la norma come è formulata adesso, di come considerare il patrimonio nel redigere le poste di entrata. Il Ministro Fornero, in sede di Commissione lavoro e in sede di Commissione di vigilanza sugli enti previdenziali ha riconosciuto la correttezza di un'impostazione che includa il rendimento del patrimonio mobiliare e immobiliare nelle entrate. Però, per fare questo, è necessario un intervento di carattere normativo che chiarisca questo aspetto perché, attualmente, nella norma non è chiaro, anzi direi che è proprio escluso. Quindi, è necessario che questo chiarimento avvenga in tempi idonei - al limite con un altro provvedimento o in via amministrativa, se gli uffici riterranno che sia possibile - perché occorre garantire nei tempi previsti, ossia entro il prossimo mese di settembre, che le casse siano in condizione di formulare i bilanci con la nuova impostazione e avendo un quadro normativo certo e sicuro rispetto ad una voce importante, come quella del rendimento del patrimonio.

Testo sostituito con l'errata corrige del 14 MARZO 2012 PRESIDENTE. L'onorevole Comaroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4990-A/60. PRESIDENTE. L'onorevole Comaroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/60.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno vorremmo sottoporre al Governo una problematica, nella quale le piccole radio e le piccole televisioni stanno incorrendo. Cosa vogliamo fare con questo ordine del giorno? Vogliamo tutelare queste piccole televisioni e le piccole radio, vista la crisi che stanno attraversando. Basti vedere che le televisioni locali adesso, con il digitale terrestre, effettivamente stanno facendo molta fatica. In modo particolare, qual è il problema? Il problema è la commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi. Perché? Cosa è successo?
Il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, considerato il testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici, considerava e dava potere all'Autorità di regolamentare tutto il settore e dava a questa Autorità anche una definizione delle multe da irrorare nel caso in cui non venissero rispettati i regolamenti. In modo particolare, in questo Testo unico veniva stabilito che per le piccole radio e le piccole televisioni locali le sanzioni venissero ridotte ad un decimo, nel frattempo nel 2008 è intervenuto un decreto legislativo che ha conferito all'Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in modo particolare proprio la commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi. Cos'è successo, quindi? L'Autorità ha stabilito che, visto che il regolamento è intervenuto in un tempo successivo al testo unico e in modo particolare ha definito nello specifico proprio questi diritti sportivi, il suo obbligo a irrorare alle piccole radio e televisioni la sanzione intera.
Ricordiamo che nel testo unico era previsto anche, cito: «In attesa che il Governo emani uno o più regolamenti nei confronti degli esercenti della radiodiffusione sonora e televisiva in ambito locale, le sanzioni per essi previste dai commi 1, 2 e 3 sono ridotte ad un decimo», quindi come dicevo prima esiste questo problema. Pertanto la piccola radio si trova a pagare multe come le grandi televisioni nazionali e le grandi radio nazionali. Queste multe oscillano dai 10.300 euro ad un massimo di 258 mila euro, quindi immaginate cosa può succedere a queste piccole radio o televisioni se nei loro contenuti informativi e nei loro diritti di cronaca fanno uno sbaglio e citano questa commercializzazione dei diritti sportivi: l'Autorità potrebbe irrorare una multa da 258 mila euro. Vi rendete conto cosa può significare? La chiusura di queste piccole radio e televisioni, cosa che noi non consideriamo giusta, visto anche che già fanno notevole fatica, anche considerato, come ho già detto, il problema del digitale terrestre e visto il bacino ristretto di utenza che hanno. Pag. 20
Quindi noi chiediamo al Governo di considerare questa possibilità e di dare all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni la possibilità di poter ridurre queste sanzioni ad un decimo, proprio come previsto dal Testo unico. Signor sottosegretario poiché è importante e rilevante, valutate attentamente e spero che l'ordine del giorno venga accettato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole D'Amico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/14.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, signor sottosegretario, questo ordine del giorno è stato predisposto dopo che un emendamento simile non è stato accettato, e riguarda una questione che ritengo molto importante, perché in un momento in cui nel nostro Paese arrivano persone da diversi stati di tutto il mondo dobbiamo essere certi che queste persone risiedano in un luogo preciso e che siano identificabili, in modo corretto e preciso. Cosa succede? Che spesso gli stranieri chiedano la residenza - e se ne hanno i requisiti la ottengono - e si facciano fare la carta di identità, che ha una validità di dieci anni.
Molto spesso queste persone hanno magari il permesso di soggiorno che scade o si trasferiscono e gli rimane valida la carta di identità. Io glielo dico da sindaco, perché tutti i giorni trovo situazioni di stranieri che vanno e vengono e hanno una mobilità altissima. Cosa succede allora? Queste persone spesso, cambiando nel giro di dieci anni cinque, sei o sette volte la residenza, si ritrovano cinque, sei o sette carte d'identità di luoghi diversi, di paesi diversi, tutte valide. Soprattutto la cosa ancora più drammatica è che spesso, quando il permesso di soggiorno scade, hanno sempre in mano una carta d'identità valida, quindi quando vengono fermati per essere individuati in un normale controllo di polizia succede che possono esibire un documento valido, una carta d'identità valida, ma magari il loro permesso di soggiorno è ormai scaduto.
Allora, con questo ordine del giorno noi chiediamo che il Governo si impegni a far sì che la durata delle carte di identità sia in primo luogo legata alla lunghezza del permesso di soggiorno e, comunque, legata anche agli spostamenti anagrafici della persona. In questo modo renderemo molto più controllabili le persone che sono presenti sul nostro territorio. Glielo dico - ripeto - come sindaco, perché mi sono accorto della necessità di fare una cosa di questo tipo, soprattutto per quanto riguarda la durata della carta di identità rispetto al permesso di soggiorno. Non è possibile pensare che una persona che ha un permesso di soggiorno della durata di due anni abbia invece la concessione di un documento di identità italiano che dura dieci anni. Quindi, per garantire la correttezza dei rapporti con i cittadini italiani che risiedono in questo Paese da anni regolarmente e che si trovano spesso in situazioni di disagio per cittadini stranieri non identificati che continuano a muoversi nelle nostre città, il minimo è che lo Stato si preoccupi almeno di dare un po' più di certezza. Cerchiamo di controllare meglio le persone che vengono nel nostro territorio.
Noi, signor sottosegretario, siamo assolutamente d'accordo nel dare diritti, però ci devono essere anche i doveri - non dobbiamo essere stupidi - e le leggi del nostro Stato devono essere rispettate. Quindi, se una persona non ha più un permesso di soggiorno valido non può rimanere sul nostro territorio ed è anacronistico pensare che una persona, che magari non ha più la possibilità di rimanere sul nostro territorio, abbia però dei documenti italiani validi.
Per questo le chiediamo di dare una valutazione positiva a questo ordine del giorno, perché andrebbe a risolvere molti problemi che le nostre forze dell'ordine si trovano a fronteggiare quando, nel fermare le persone sospette, non riescono poi a identificarle nel modo corretto e a rendersi conto se davvero sono regolari o meno.

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/36.

Pag. 21

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo di prevedere, ai fini di una equilibrata ripartizione di competenze tra Stato e regioni, che poi è prevista dall'articolo 117 della Costituzione, in materia di ricerca scientifica e tecnologica e di sostegno all'innovazione, un accordo ad hoc in sede di Conferenza unificata. Questo per evitare le sovrapposizioni che poi portano confusione e chiaramente non portano a soluzioni efficaci nel modo della ricerca. D'altra parte, l'Unione europea ha fissato al 3 per cento del PIL l'obiettivo per il 2020 per la spesa in ricerca e sviluppo. Però, purtroppo nel nostro Paese qualsiasi innalzamento di spesa in questo campo per essere sostenibile e duraturo deve essere graduale e deve tenere conto delle caratteristiche strutturali del sistema produttivo. Il ritardo di crescita e di competitività dell'economia italiana è ormai sotto gli occhi di tutti da più di un decennio.
Questo si riflette anche nel deficit di innovazione, significativo sia rispetto ai principali Paesi europei sia rispetto agli obiettivi delineati nella strategia di Lisbona prima e in quella di Europa 2020 poi. L'obiettivo UE 2020 di una spesa per ricerca e sviluppo pari al 3 per cento del PIL è condivisibile, ma qualsiasi innalzamento di spesa, per essere sostenibile e duraturo, non potrà che essere graduale, dovendo tenere conto anche delle caratteristiche strutturali del nostro sistema produttivo e tenendo conto anche del fatto che la spesa in ricerca e sviluppo ha un valore nettamente inferiore alla media dell'Unione europea (questo per effetto anche del minor contributo della componente che fa capo alle imprese).
D'altra parte, pretendere oggi che le piccole e medie imprese possano accollarsi e sostenere i costi elevati insiti nell'attività di ricerca e innovazione è veramente una pretesa insostenibile. Sappiamo quanto le piccole e medie imprese stiano pagando per quanto riguarda la capacità e la possibilità di sostenere e continuare la loro attività, visto che soltanto l'altro giorno in Veneto abbiamo avuto l'ennesimo suicidio (siamo arrivati ormai a più di 50 suicidi in Veneto). Quindi, pretendere che siano le piccole e medie imprese a sostenere il peso della ricerca credo che sia qualcosa di addirittura assurdo.
D'altra parte, ai fini dello sviluppo della capacità di innovazione nei prodotti e nei processi delle suddette piccole e medie imprese, bisognerebbe prevedere che il Governo debba confrontarsi con l'articolo 117 della Costituzione, che è stato introdotto dalla legge costituzionale di modifica del Titolo V, che attribuisce delle competenze specifiche allo Stato e alle regioni.
Quindi, per raggiungere questi obiettivi di competitività del sistema Paese occorre che anche in Italia i livelli regionale e nazionale evitino sovrapposizioni e duplicazioni di intervento, anche al fine di evitare gli innumerevoli contenziosi in atto. Per questo, bisognerebbe prevedere la competenza esclusiva dello Stato per quanto riguarda: le politiche di interesse generale e strategico nazionale e internazionale, quali, per esempio, l'ottimizzazione del sistema della ricerca pubblica italiana; la semplificazione amministrativa dell'accesso alle risorse per la ricerca, armonizzando gli strumenti normativi di finanziamento esistenti; l'assegnazione di un nuovo ruolo ai processi di valutazione dei risultati della ricerca e delle relative risorse umane, risultati della ricerca che, lo voglio ricordare, in Italia arrivano al secondo posto per quanto riguarda l'Europa.
D'altra parte, però, bisogna prevedere la competenza esclusiva regionale per gli interventi la cui rilevanza sia strettamente connessa alle esigenze di sviluppo del singolo territorio interessato. Ecco perché chiediamo questo tavolo e questo accordo ad hoc in sede di Conferenza unificata, per cercare di risolvere il tema della ricerca ed evitare inefficienze ed incapacità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Isidori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/37.

Pag. 22

ERALDO ISIDORI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, la previsione nell'articolo 9 del provvedimento, di un modello unico per le dichiarazioni di conformità degli impianti indubbiamente è una semplificazione. Quello che si chiede con questo ordine del giorno, però, è che questa dichiarazione unica non comporti ulteriori oneri per i cittadini. Troppo spesso abbiamo visto che le nuove procedure comportano un esborso economico aggiuntivo. Con questo ordine del giorno la Lega Nord si vuole assicurare che non fosse questa la volontà del Governo, quando è stato formulato l'articolo 9 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Meroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/22.

FABIO MERONI. Signor Presidente, signor Ministro, oggi costituisce una verità condivisa il fatto che la struttura pachidermica e burocratica dello Stato italiano danneggi sensibilmente il sistema produttivo, soffocandone il dinamismo con inutili e ridondanti adempimenti. La burocrazia, però, non uccide solo l'autonomia, ma ostacola, e talvolta inibisce, anche l'accesso dei cittadini ad importanti servizi pubblici, mortificandone così, di fatto, alcuni essenziali diritti.
Un emblematico caso di eccesso di burocrazia, dannoso per i diritti dei cittadini, è rappresentato dal processo con cui oggi vengono erogati gli ausili a sostegno delle persone invalide. Si tratta di un processo caratterizzato da molteplici fasi e adempimenti che, oltre ad allungare la durata dell'iter, risultano, talvolta, incomprensibili sul piano della ratio. A cosa servono tutte le fasi e adempimenti è, infatti, un mistero dello Stato italiano a cui i cittadini non riescono a dare risposta, pur pagandone tutte le conseguenze in termini di disservizi.
Occorre, infatti, rilevare che, in molti casi, l'estrema complessità del processo con cui vengono erogati gli ausili nulla aggiunge alla sicurezza del cittadino, ma molto toglie alla qualità del servizio erogato, il tutto con pesanti e negative ricadute sulle dinamiche con cui l'assistenza si sviluppa attorno alle persone più deboli. Infatti, l'eccesso di burocrazia non solo comporta un allungamento dei tempi, che finiscono così con il risultare incompatibili con il bisogno reale di assistenza e di cura della persona - bisogno a cui andrebbe invece data risposta in tempi celeri -, ma finisce anche con il ricadere sulla cerchia più ristretta dell'assistenza, che spesso coincide con il nucleo familiare, divenendo a sua volta fattore di stress e di tensioni. Lo svolgimento di inutili adempimenti, infatti, non solo sottrae tempo ed energie, ma ricade negativamente sulle relazioni familiari, gravando spesso sul vissuto dell'assistito che, in un clima di generale tensione, si autopercepisce come un inutile peso per i propri cari.
L'ordine del giorno in esame chiede al Governo di intervenire per semplificare, in generale, il processo di assistenza protesica, così come previsto dal decreto del Ministero della sanità n. 332 del 27 agosto 1999, prospettando degli accorgimenti che ne snelliscano l'iter che potrebbe, innanzitutto, essere semplificato in relazione a quei dispositivi protesici di serie la cui prescrizione non richiede particolari competenze prescrittive e per i quali anche la cosiddetta fase di collaudo, non prevista dall'iter, appare qualcosa di inutile e ridondante. Stiamo parlando, infatti, di presidi quali letti articolati di serie, comode, carrozzine di serie, sollevatori e così via, ossia di presidi e ausili con caratteristiche tecniche sostanzialmente standard. Per questa tipologia di presidi di serie la fase di collaudo risulta infatti assolutamente inutile e ridondante, perché non è decisiva per il controllo della spesa pubblica che, come leghista, sostengo che vada, giustamente, monitorata, come insegna lo sfacelo di alcune regioni del Sud, ma non con procedure accessorie e ridondanti. Del resto, il rigore economico ha senso solo se per perseguirlo non si creano ulteriori e perverse procedure antieconomiche.
Il collaudo non costituisce neppure un importante momento di verifica a tutela Pag. 23della persona beneficiaria, perché le caratteristiche standard del presidio di serie non richiedono particolari adattamenti agli specifici bisogni della persona e perché l'idoneità e la sicurezza tecnica del presidio può ritenersi un dato di per sé certo e assodato sulla base delle certificazioni che tutti i suddetti presidi sono tenuti a superare per la loro commercializzazione.
Ma non solo, per quei presidi che non richiedono particolari adattamenti da parte di tecnici abilitati, anche la fase prescrittiva potrebbe essere semplificata e velocizzata. Si potrebbe, per esempio, prevedere che i cittadini possano accedere ai dispositivi protesici di serie anche con prescrizione redatta da medici di medicina generale. Il coinvolgimento del medico di famiglia renderebbe più celere l'iter, oltre a sgravare il Servizio sanitario nazionale, oggi chiamato ad erogare inutili e vistose visite specialistiche.
Il personale auspicio è che queste semplici correzioni, unitamente ad altre che il Governo saprà e dovrà opportunamente apportare, possano semplificare l'attuale meccanismo borbonico e con ciò facilitare la vita sia dei cittadini più deboli, sia di coloro che, nella ristretta cerchia di assistenza, concorrono e si prodigano quotidianamente per la qualità di vita dei propri cari, invalidi e non autosufficienti.
Mi preme infine precisare che, in base alla modifica del Titolo V della Costituzione e alla conseguente autonomia regolamentare della regione in materia sanitaria, questa potrebbe essere una materia nella quale anche le regioni hanno una competenza.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Meroni.

FABIO MERONI. Attualmente alcune regioni hanno provato a semplificare tali procedure, ma senza avere la possibilità di andare più in fondo, a causa di una normativa nazionale che lo impedisce. Con questo ordine del giorno e i suggerimenti prima prospettati, la Lega Nord chiede che il processo di fornitura dei presidi venga razionalizzato...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Meroni.

FABIO MERONI. ...a livello nazionale, a beneficio di tutte le regioni. In caso contrario, di non mettere limiti alle capacità delle singole regioni di organizzarsi liberamente. Se svincolate da perversi a volte centralismi, sono certo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Meroni.
L'onorevole Laura Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/20.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, innanzitutto la crisi economica internazionale ha coinvolto anche il nostro Paese, generando una perdita di potere di acquisto da parte delle nostre famiglie. Per la qualcosa si rende oggi assolutamente necessario porre in essere tutta una serie di interventi volti a tutelarne il potere d'acquisto.
Voglio ricordare al sottosegretario, come anche ai cittadini del Paese che ci stanno ascoltando in questo momento, che la famiglia è il nucleo fondante di questa società ed è anche il primo ammortizzatore sociale se colleghiamo la famiglia ai compiti naturali, quali quelli dell'educazione dei figli e quali anche quelli della cura delle proprie persone anziane. Grazie alle famiglie che negli anni hanno portato avanti una politica del risparmio, che ha generato una molteplicità di piccoli risparmiatori, hanno svolto anche il ruolo di garanzia del funzionamento del nostro sistema sociale, anche nei periodi di crisi economica.
Ma con tutte le misure che sono state poste in essere, anche da questo Governo, a carico delle nostre famiglie - e basti solo pensare alla nuova ICI, con una rivalutazione delle rendite catastali del 60 per cento, con un aumento del coefficiente, piuttosto che a tutta una serie di aumenti (come l'aumento sull'accisa della benzina e quant'altro) - esse stanno dando fondo e stanno adoperando anche gli ultimi risparmi che nel tempo sono riuscite a mettere da parte. Pag. 24
È vero che il principio di uguaglianza, che pervade la nostra Costituzione, presuppone pari trattamento dei diritti che derivano da situazioni assimilabili, ma presuppone anche un diverso trattamento per situazioni di fatto non assimilabili.
Da un altro lato abbiamo la giurisprudenza costituzionale, che ha sancito che le prestazioni di assistenza sociale devono essere garantite anche ai cittadini extracomunitari. Per quanto riguarda, invece, gli interventi di sostegno economico alla famiglia, così come previsti dagli articoli 29 e 31 della nostra Costituzione, non possono essere annoverati tra le prestazioni di assistenza sociale.
Il decreto-legge in esame ha introdotto una nuova social card, diversa da quella che era stata introdotta dal Governo precedente, sostenuto dalla Lega Nord. Che cosa succede adesso con questa nuova social card? Succede che i cittadini comunitari ed extracomunitari titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo e in condizioni di indigenza potranno fruire di questi aiuti, che dovrebbero andare a favore delle famiglie per prestazioni di assistenza sociale.
Voglio rilevare che la social card non deve essere confusa con gli strumenti di assistenza sociale, ma inquadrata come misura di sostegno economico, finalizzata a rilanciare la struttura primaria sulla quale si fonda il nostro sistema sociale, ossia la famiglia nella sua vocazione naturale alla procreazione. Per questo noi vogliamo impegnare il Governo a valutare gli effetti delle disposizioni di cui all'articolo 60, comma 2 , lettera a), di questo provvedimento, anche sotto il profilo finanziario, al fine di adottare ulteriori iniziative normative, volte a limitarne l'applicazione ai soli cittadini italiani.
Lo ribadisco: gli interventi di sostegno economico alla famiglia, così come prevede la stessa Costituzione, non possono essere annoverati tra le prestazioni sociali e, visto che con decreto interministeriale il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e quello dell'economia e delle finanze entro tre mesi devono definire i criteri per l'assegnazione della carta sociale acquisti, voglio ricordare, caro sottosegretario, al suo Governo che le nostre famiglie non possono privarsi del pane perché hanno già consumato quasi tutti i loro risparmi e non è possibile.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LAURA MOLTENI. Questo aiuto deve andare prima di tutto alle nostre famiglie italiane, che da sempre hanno contribuito allo sviluppo di questo Paese, con il sacrificio dei propri padri, dei propri antenati, dei giovani e di tutti coloro che sono impiegati oggi nel mondo del lavoro, sempre più precario perché chiudono le aziende e gli esercizi commerciali e una marea di persone sono in cassa integrazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LAURA MOLTENI. Ricordatevi che quando il popolo ha fame prima mugugna, poi esasperato si rivolta!

PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/51.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno vorremmo sottoporre all'attenzione del sottosegretario e dell'intero Governo il sistema informatico affinché diventi integrato. È un sistema che dovrebbe permettere una maggiore valutazione e un maggior monitoraggio delle attività agricole.
Stante l'applicazione dell'IMU e quindi del nuovo sistema di tasse che avete voluto mettere sui beni immobili, vi chiediamo di valutare il sistema informatico integrato soprattutto per i comuni, in quanto la rivalutazione catastale di terreni e di fabbricati passa attraverso la banca dati dei comuni e, pertanto, se gli stessi vengono inseriti nel sistema integrato, avrebbero la possibilità di accedere all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, alla banca dati della stessa, all'Agenzia delle entrate, all'INPS, Pag. 25 alle camere di commercio e quindi permettere un incrocio con i dati delle stesse.
Lo dico perché, essendo sindaco di una piccola comunità, in questi giorni ci siamo imbattuti nella grande difficoltà di confrontarci con gli altri enti che purtroppo avevano banche dati diverse e ci hanno permesso di vedere che persone che non avevano titolo godevano di determinate situazioni rispetto ad altre persone che invece non ne godevano.
Pertanto, onde evitare truffe, ma anche una situazione di anomalia delle varie banche dati, le chiediamo di inserire, senza oneri aggiuntivi per i comuni, che sono già fortemente provati, di poter condividere le banche dati.
Mi permetta poi una nota che non vuole essere polemica ma costruttiva: c'è anche una maggiore responsabilità quando si incrociano le banche dati, è come se ci si guardasse in faccia e ci si mettesse la propria faccia. Le chiedo pertanto di condividere le banche dati con altri enti, perché sia i tecnici dei comuni, quindi gli uffici tecnici preposti, ma anche gli amministratori sono tenuti a metterci la faccia e mettercela fine in fondo, ed è anche questo un modo per fare chiarezza e far emergere realtà poco chiare.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/46.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, ancora una volta dobbiamo dire che il Governo dei tecnici non ci meraviglia per la sua incompletezza nella chiarezza. Infatti, già lo stesso Governo, nel testo introduttivo del disegno di legge si fa cogliere in fallo, laddove il Comitato per la legislazione scrive che l'articolo 50, intervenendo su materia dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, introduce disposizioni che sembrano fare sistema, parzialmente modificandole, con quelle di cui all'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, e con le quali dovrebbero essere coordinate. Ancora una volta è lo stesso Governo che ci dice che non è stato molto abile nel coordinare norme preesistenti.
Peraltro, l'ordine del giorno mira sostanzialmente a superare in parte anche questa contraddizione: ben venga l'ammodernamento della patrimonio immobiliare scolastico nazionale, perché sappiamo tutti che gran parte delle nostre scuole sono fatiscenti e in taluni casi addirittura non a norma, per cui ad essere pignoli bisognerebbe proprio chiuderle, con esiti a mio avviso peggiori del male che si vuole combattere.
Grazie al cielo, le amministrazioni locali, sopratutto quelle virtuose, quelle che non fanno debiti, sostanzialmente quelle del Nord, cercano di mantenere il loro patrimonio immobiliare scolastico a un livello almeno minimale di decenza e sicurezza; di conseguenza hanno già adottato delle misure per ottenere questo fine.
Ora noi chiediamo che si tenga conto di questo, perché ancora una volta si premia chi fa di meno a danno di chi ha già fatto: se qualche amministrazione ha già provveduto a compiere opere che questa norma vorrebbe implementare, appare giusto prevedere che le venga data qualche forma compensativa (questo chiediamo). In altre parole, se la scuola di un paese non ha fatto nulla e riceve 100 e invece la scuola di un altro paese ha fatto tanto e praticamente non ha bisogno di quella somma, non si vede perché debba perderla. Quindi, il Governo dovrebbe prevedere qualche forma di compensazione per i virtuosi.
D'altra parte questo è lo spirito generale della riforma federalista che speriamo vada avanti, anche se abbiamo sempre più dubbi data la natura palesemente centralista, ma vorrei dire anche filo-bancaria e assicurativa e «filo-poteri forti», dell'attuale Governo, che tutto vuole fuorché dare più potere ai cittadini togliendolo alle amministrazioni centrali. Di conseguenza, facciamo questa ulteriore richiesta al Governo perché almeno su questo punto, certamente non politico e di interesse comune, preveda qualche meccanismo di compensazione per chi ha fatto già il suo dovere.

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PRESIDENTE. L'onorevole Galli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/121.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, in Italia il gioco d'azzardo ha un fatturato stimato, quello legale, di circa 76,1 miliardi di euro annui, cui vanno aggiunti altri 10 miliardi che transitano su circuiti non proprio trasparenti del gioco. A riferirlo è un dossier pubblicato dall'associazione «Libera» di don Ciotti. Ogni italiano sembrerebbe tentare la fortuna in quota proporzionale con 1.260 euro cadauno, compresi i neonati. Ma sono soprattutto circa 800 mila gli italiani «ammalati» di gioco, mentre altri 2 milioni sono a rischio di dipendenza.
Quella del gioco sta diventando la terza industria italiana: basta ricordare che il giro d'affari mobilita circa il 4 per cento del prodotto interno lordo nazionale. Secondo gli ultimi dati che sono stati resi noti, nel 2011 gli italiani hanno giocato oltre 76 miliardi di euro in giochi di casinò on line, ben 15 miliardi in più rispetto a quanto giocato nel 2010. In termini percentuali, si parla di un incremento di circa 23 punti in un anno. L'incidenza del gioco d'azzardo però appare ancora più elevata tra i giovani e gli studenti, dove le percentuali si alzano al 10 per cento e al 5 per cento per le forme patologiche.
Le conseguenze di tale fenomeno sul piano sanitario e sociale vanno ad interagire con problemi di alcolismo per il 73 per cento dei casi, tabagismo per il 60 per cento, e provocano ansia nel 41 per cento dei casi, depressione nel 50 per cento dei casi e disturbi della personalità nel 61 per cento dei casi. Tutte le ricerche, inoltre, dimostrano che la maggiore quantità di giochi a disposizione, sia come numero che in termini di possibilità di accesso temporale, è direttamente proporzionale ad un aumento del numero di popolazione che perde il controllo del gioco e che diviene giocatore problematico o patologico.
Il gioco d'azzardo patologico è considerato come una vera e propria forma di dipendenza senza droga, che manifesta i seguenti sintomi: coinvolgimento sempre crescente nel gioco d'azzardo (ad esempio, il soggetto è continuamente intento a rivivere esperienze trascorse di gioco, a valutare o pianificare la prossima impresa di gioco, a escogitare modi per procurarsi il denaro con cui giocare); bisogno di giocare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato; irrequietezza e irritabilità. Tutte queste situazioni creano profondi disagi a livello sociale che hanno ricadute estremamente pericolose.
Allo stesso tempo è evidente che non è pensabile intervenire in forme di totale divieto o di forte limitazione o arrivare ad un gioco d'azzardo considerato come proibizionista, ma vanno estremamente limitate queste forme e vanno avvertiti i giocatori d'azzardo che è importante avere controllo ed evitare che le nuove generazioni e le parti più deboli della società siano coinvolte in questa routine, in questo coinvolgimento che non lascia scampo. Chiedo, allora, al Governo di predisporre urgentemente un intervento onde segnalare i rischi connessi a questa attività. A tale proposito io e tanti altri colleghi stiamo presentando delle proposte di legge e il Governo penso non possa che dare una risposta favorevole a questo.

PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

Per la risposta ad uno strumento di sindacato ispettivo (ore 14,22).

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, abuso della sua cortesia per chiederle di intervenire presso il Governo per sollecitare una risposta ad un'interrogazione a risposta in Commissione di cui sono primo firmatario, la n. 5-06091, presentata il 2 febbraio. Non Pag. 27c'è il tempo per richiamarne il contenuto, ma volevo solo sottolinearne l'urgenza e, quindi, chiederle di poter intervenire per sollecitare la risposta.

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per l'espressione dei pareri sugli ordini del giorno e successivamente per le votazioni sui medesimi.

La seduta, sospesa alle 14,25, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Buttiglione è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,07).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seduta del discussione del disegno di legge n. 4940-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.
Ricordo che prima della sospensione della seduta si sono conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

(Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 4940-A)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Mantini n. 9/4940-A/2 purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo ad assumere le iniziative idonee affinché il comune di Milano possa investire per la realizzazione di Expo 2015 con modalità che tengano conto del carattere nazionale e internazionale della manifestazione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marini n. 9/4940-A/3. Il Governo accetta l'ordine del giorno Cazzola n. 9/4940-A/4 purché sia riformulato aggiungendo dopo la parola «rendimenti» la parola «reali».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Contento n. 9/4940-A/6. Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Poli n. 9/4940-A/7. Il Governo accetta gli ordini del giorno Barani n. 9/4940-A/8, Realacci n. 9/4940-A/9 e Iannuzzi n. 9/4940-A/10.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/4940-A/11 purché sia così riformulato: dopo la parola «assegnata» sostituire con «prioritariamente residenti nelle aree dei beni confiscati».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Servodio n. 9/4940-A/12 purché sia riformulato senza il coinvolgimento del Ministro.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cicu n. 9/4940-A/13 purché sia riformulato sopprimendo il primo periodo del dispositivo e modificando l'ultimo periodo del dispositivo nel modo seguente: «a predisporre con la collaborazione».
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli ordini del giorno D'Amico n. 9/4940-A/14, Allasia n. 9/4940-A/15 e Molgora n. 9/4940-A/16. Il Governo accetta l'ordine del giorno Vanalli n. 9/4940-A/17. Il Governo Pag. 28formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/4940-A/18, Chiappori n. 9/4940-A/19, Laura Molteni n. 9/4940-A/20, Polledri n. 9/4940-A/21.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Meroni n. 9/4940-A/22 e Follegot n. 9/4940-A/23.
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Gidoni n. 9/4940-A/24 e Bitonci n. 9/4940-A/25.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Forcolin n. 9/4940-A/26.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Martini n. 9/4940-A/29 purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di tenere adeguatamente conto nell'adozione di future iniziative a favore di soggetti svantaggiati dell'esigenza delle persone non autosufficienti individuate ai sensi della legge n. 104 del 1992».
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/4940-A/30.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bragantini n. 9/4940-A/31 e Desiderati n. 9/4940-A/32;
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Cavallotto n. 9/4940-A/33 e Grimoldi n. 9/4940-A/34.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rivolta n. 9/4940-A/35.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Goisis n. 9/4940-A/36.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Isidori n. 9/4940-A/37.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Alessandri n. 9/4940-A/38.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Togni n. 9/4940-A/39.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Dussin n. 9/4940-A/40.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dal Lago n. 9/4940-A/41 purché riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di adottare iniziative».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4940-A/42.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4940-A/43.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Maggioni n. 9/4940-A/45.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Paolini n. 9/4940-A/46.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Callegari n. 9/4940-A/49 purché riformulato nel modo seguente: sostituendo le parole «a chiarire» con le parole «a valutare l'opportunità di chiarire».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rainieri n. 9/4940-A/50 purché riformulato nel modo seguente: sostituendo le parole «a valutare l'opportunità di inserire» con le parole «a valutare l'opportunità di considerare il coinvolgimento».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Negro n. 9/4940-A/51.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Stucchi n. 9/4940-A/53 purché riformulato nel modo seguente: introducendo «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Vizia n. 9/4940-A/54 purché riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità, in un'ottica di semplificazione del sistema amministrativo e in attuazione del Titolo V della Costituzione, nonché in un'ottica di una riorganizzazione dell'apparato periferico dello Stato e in un quadro coerente con le esigenze di ordine e sicurezza pubblica, di procedere ad una revisione degli ambiti territoriali ottimali, con conseguenti ricadute sulla presenza anche numerica dei prefetti sul territorio».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Caparini n. 9/4940-A/57.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Crosio n. 9/4940-A/59.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/4940-A/60.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vignali n. 9/4940-A/62 purché riformulato nel modo seguente: sostituendo le parole «ad adottare le opportune iniziative» con le parole «a valutare la possibilità di assumere le opportune iniziative». Pag. 29
Il Governo accetta l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4940-A/63.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bucchino n. 9/4940-A/64 purché riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di tenere adeguatamente conto, nell'adozione di future iniziative, della situazione delle donne immigrate in stato di gravidanza».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/4940-A/65.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/4940-A/66.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Siragusa n. 9/4940-A/67.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fiorio n. 9/4940-A/68.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Cenni n. 9/4940-A/69.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Zucchi n. 9/4940-A/70.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/4940-A/71.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4940-A/72.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4940-A/73 purché riformulato nel modo seguente: sostituire le parole «di chiedere esplicito parere anche» con le parole «di acquisire l'avviso del Ministero dei beni culturali e del Ministero dell'ambiente» e, per il secondo impegno, premettere «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/4940-A/74 purché riformulato nel modo seguente: «a reperire, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, fondi adeguati alle reali esigenze del sistema scolastico».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Paladini n. 9/4940-A/75.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Galletti n. 9/4865-A/76.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mereu n. 9/4940-A/77 e invita al ritiro degli ordini del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/4940-A/78 e Tassone n. 9/4940-A/79.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Libè n. 9/4940-A/80, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di destinare al Piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici esistenti e di costruzione di nuovi edifici scolastici le risorse di cui all'articolo 33, comma 8 della legge 12 novembre 2011, n. 183, per la realizzazione di nuovi edifici scolastici».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pezzotta n. 9/4940-A/81, invita al ritiro dell'ordine del giorno Ruggeri n. 9/4940-A/82 e accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/4940-A/84.
Il Governo accetta, inoltre, l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4940-A/85, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di procedere ad una verifica della congruità delle assegnazioni del personale delle forze dell'ordine».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Lusetti n. 9/4940-A/86 e accetta gli ordini del giorno Mantovano n. 9/4940-A/87, Gianni n. 9/4940-A/88 e Fogliato n. 9/4940-A/89. Il Governo invita, altresì, al ritiro dell'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/4940-A/90, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Volpi n. 9/4940-A/91 e invita al ritiro degli ordini del giorno Porfidia n. 9/4940-A/92 e Belcastro n. 9/4940-A/93.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Cosenza n. 9/4940-A/95, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a studiare provvedimenti», con le parole: «a valutare l'opportunità di studiare provvedimenti». Il Governo invita, inoltre, al ritiro degli ordini del giorno Granata n. 9/4940-A/98 e Di Biagio n. 9/4940-A/99.
Il Governo accetta, quindi, l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4940-A/100, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di: «valutare l'opportunità di creare», restando invariato fino alla parola «programma».
Il Governo accetta, quindi, l'ordine del giorno Giulietti n. 9/4940-A/101, limitatamente alla prima parte del dispositivo...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, signor Ministro, quindi si tratta di una riformulazione?

Pag. 30

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Sì, signor Presidente, è una riformulazione nel senso di limitarlo alla prima parte...

PRESIDENTE. No, se lei accetta solo la prima parte del dispositivo, si intende una riformulazione nel senso di espungere il secondo capoverso del dispositivo.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Sì, signor Presidente.
Il Governo invita, quindi, al ritiro dell'ordine del giorno Zeller n. 9/4940-A/102 e accetta l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/4940-A/103, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «ad assicurare un monitoraggio più efficiente sui fondi assegnati per l'edilizia scolastica». Il Governo invita, quindi, al ritiro dell'ordine del giorno Commercio n. 9/4940-A/104, accetta l'ordine del giorno Benamati n. 9/4940-A/105 e invita al ritiro dell'ordine del giorno Mariani n. 9/4940-A/106.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Fadda n. 9/4940-A/107, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a considerare», con le parole: «a valutare l'opportunità di considerare». Il Governo invita, inoltre, al ritiro dell'ordine del giorno Mazzuca n. 9/4940-A/108, accetta l'ordine del giorno Miotto n. 9/4940-A/109 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Livia Turco n. 9/4940-A/110.
Il Governo invita, quindi, al ritiro dell'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4940-A/111 e, per quanto riguarda l'ordine del giorno Levi n. 9/4940-A/113...

PRESIDENTE. No, c'è prima l'ordine del giorno n. 9/4940-A/112...

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/4940-A/112 non è presente sul fascicolo degli ordini del giorno...

PRESIDENTE. Non c'è? Chiedo scusa, a me risultava un ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4940-A/112. Andiamo avanti, ci torneremo successivamente.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Levi n. 9/4940-A/113 e invita al ritiro degli ordini del giorno Boccuzzi n. 9/4940-A/114, Brugger n. 9/4940-A/115 e Nicco n. 9/4940-A/116.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Coscia n. 9/4940-A/117, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di inserire, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4940-A/118 e accetta l'ordine del giorno Peluffo n. 9/4940-A/119, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di inserire, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di rivedere l'attuale formula prevista per la determinazione del coefficiente riferito all'elemento prezzo per l'affidamento dei servizi di pulizia al fine di consentire che l'individuazione della migliore offerta avvenga tenendo conto di un maggiore equilibrio tra qualità e prezzo offerto».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Lombardo n. 9/4940-A/120 e accetta l'ordine del giorno Galli n. 9/4940-A/121, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di inserire, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».

PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 15,25, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENTE. Avverto che è in distribuzione l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4940-A/112 Pag. 31 che, per un mero errore, era sfuggito alla stampa. Chiedo al Ministro se è in grado di esprimere il parere sull'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4940-A/112.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e per la semplificazione. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4940-A/112.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Mantini n. 9/4940-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, forse il Ministro, cortesemente, voleva tornare sulla riformulazione esatta. Perché, in realtà, va bene la riformulazione, ma il tema è quello relativo alla deroga al Patto di stabilità interno per gli investimenti per l'Expo. Chiedo al Ministro se è così cortese da precisare.

PRESIDENTE. Ministro?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e per la semplificazione. Signor Presidente, chiedo dieci minuti di sospensione della seduta per ragioni tecniche.

PRESIDENTE. Sta bene. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 15,50.

PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, l'onorevole Mantini ha chiesto al rappresentante del Governo di precisare la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno Mantini n. 9/4940-A/2.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, con riferimento all'ordine del giorno Mantini n. 9/4940-A/2, il dispositivo andrebbe riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di considerare i proventi delle dismissioni del patrimonio pubblico proprio o trasferito per gli interventi di realizzazione di Expo 2015 non rientranti nei vincoli del Patto di stabilità interno».

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la nuova riformulazione dell'ordine del giorno Mantini n. 9/4940-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, la nostra formulazione era più chiara ed esplicita, ma trattandosi di una grande questione nazionale, ci sembra che questa riformulazione del Governo sia un passo in avanti molto utile e, dunque, la accogliamo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mantini n. 9/4940-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marini n. 9/4940-A/3, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cazzola n. 9/4940-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/4940-A/6, accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Poli n. 9/4940-A/7 formulato dal Governo.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 32

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il motivo dell'invito al ritiro è dovuto al fatto che c'è stata qualche giorno fa una circolare interpretativa della funzione pubblica in senso contrario all'ordine del giorno.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, accediamo all'invito al ritiro formulato dal Governo.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barani n. 9/4940-A/8, accettato dal Governo. Onorevole Realacci, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4940-A/9, accettato dal Governo?

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver accettato questo ordine del giorno che dà una lettura dell'importante provvedimento che stiamo approvando: tutti teniamo alla semplificazione e alla sburocratizzazione, però ci sono delle aree che vanno tenute in grande attenzione.
Signor Ministro, credo che lei abbia ben chiaro che un conto è la semplificazione, la sburocratizzazione, un conto la deregulation. Per la tutela dell'ambiente, della salute dei lavoratori, della salute dei cittadini, c'è bisogno di avere un sistema dei controlli autorevole e trasparente.

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Gli assembramenti, per cortesia..

ERMETE REALACCI. C'è bisogno di un sistema di controlli autorevole e trasparente che sia una garanzia anche per le imprese, perché le imprese che operano nella legalità siano tutelate da questo sistema dei controlli, oltre che una garanzia per i cittadini. La formulazione con cui questo provvedimento arriva all'attenzione del Parlamento, è molto ampia. Per esempio, si fa riferimento all'indebolimento e all'eliminazione di controlli per le certificazioni ISO. Una parte delle certificazioni ISO (le ISO 9000) non c'entra nulla con i controlli...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Realacci.

ERMETE REALACCI. Un secondo solo, signor Presidente. È come se uno dicesse che chi ha preso la maturità classica può guidare una macchina, ma non è la stessa cosa. Quindi, è importante che nell'applicazione si tenga conto del fatto che i controlli devono dare garanzia all'ambiente, alla salute dei cittadini e alle imprese.

PRESIDENTE. Prendo atto quindi che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Realacci n. 9/4940-A/9, accettato dal Governo.
Onorevole Iannuzzi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4940-A/10, accettato dal Governo?

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Ministro perché questo ordine del giorno pone l'attenzione del Governo su un punto fondamentale: l'articolo 20 è sicuramente utilissimo, perché istituisce la Banca dati nazionale di tutte le informazioni per la partecipazione alle gare pubbliche, ma la possibilità per le stazioni appaltanti di prevedere requisiti ulteriori di partecipazione alle gare diversi e ulteriori rispetto a quelli immagazzinati e certificati dalla banca dati deve essere un'eccezione assolutamente straordinaria.

PRESIDENTE. Onorevole Iannuzzi, i ringraziamenti per gli accoglimenti però si fanno magari per iscritto.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/4940-A/11, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, vorrei chiedere al Ministro qual è la riformulazione del mio ordine del giorno.

Pag. 33

PRESIDENTE. Prego, esprima la riformulazione, Ministro. Per la verità l'aveva già espressa prima.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, la riformulazione è la seguente: nel dispositivo, dopo la parola «assegnata», sostituire le successive parole del periodo con le seguenti: «prioritariamente ai residenti nelle aree dei beni confiscati». Quindi, dalle parole «sia assegnata» il periodo andrebbe sostituito con quanto ho letto ora.

PRESIDENTE. Onorevole Laganà Fortugno, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4940-A/11, accettato dal Governo, purché riformulato?

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Servodio n. 9/4940-A/12, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, vorrei invitare il Ministro a rivedere la formulazione che ci ha proposto perché, Ministro, noi riteniamo che nell'Agenda digitale italiana sia molto importante mettere come oggetto lo sviluppo delle aree anche rurali e su questo certamente il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha un ruolo.
Quindi noi chiediamo, senza modificare evidentemente il decreto-legge, che, laddove nella cabina di regia si dovesse affrontare - e si deve affrontare - il tema delle aree rurali e, quindi, dello sviluppo moderno dell'agricoltura, anche il Ministro delle politiche agricole possa essere coinvolto: ne ha diritto e anche, credo, dovere.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, la riformulazione dell'ordine del giorno in oggetto con riferimento al dispositivo potrebbe essere la seguente: «a coinvolgere il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali nella concertazione con gli altri Ministri in sede di cabina di regia dell'Agenda digitale italiana quando si affronterà il tema dell'infrastrutturazione tecnologica e immateriale delle aree rurali affinché la stessa sia gestita in maniera coerente con le indicazioni sancite dall'Agenda digitale europea favorendo sviluppo e competitività del sistema produttivo nazionale, anche con riferimento al sistema agroalimentare».

PRESIDENTE. Onorevole Servodio, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4940-A/12, accettato dal Governo, purché riformulato?

GIUSEPPINA SERVODIO. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Cicu n. 9/4940-A/13, accettato dal Governo, purché riformulato.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, signor Ministro, noi non possiamo accettare la riformulazione perché il Governo in precedenza aveva già assunto degli impegni precisi sul tema Alcoa, un tema di una drammaticità totale, un tema che vede centinaia e migliaia di famiglie oggi ancora non sapere quale sarà la speranza del futuro.
Soprattutto noi chiediamo che il Governo si impegni, confermando con sollecitudine le disposizioni dell'articolo 1 del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3, che erano le uniche che avevano consentito l'interrompibilità, cioè la possibilità di una riduzione del costo dell'energia che consentisse di essere competitivi.
Crediamo che la filiera dell'alluminio sia strategica per il sistema industriale del Paese, ma riteniamo che la Sardegna e le Pag. 34centinaia e migliaia di lavoratori non possano oggi ricevere uno schiaffo da questo Governo in questi termini.
Capiamo gli interessi che sovrastano rispetto ai rapporti con l'ENEL, ma noi crediamo fortemente che bisogna superare questi aspetti e definire immediatamente una linea che dia certezza soprattutto ad una risposta che non può essere rinviata.
Questo è un semplice ordine del giorno, ma qui c'è lo snodo attraverso gli incontri che sono già stati fatti con la regione Sardegna e che hanno alimentato speranza. Non vorremmo perderla, per cui chiedo che venga messo in votazione questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cicu n. 9/4940-A/13, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzarella... Onorevole Bobba...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Presenti 495
Votanti 490
Astenuti 5
Maggioranza 246
Hanno votato
479
Hanno votato
no 11).

Prendo atto che i deputati Ruben e Nirenstein hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto e che la deputata Farina Coscioni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 16)

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/4940-A/14 formulato dal Governo.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, non possiamo permettere che questo ordine del giorno non sia votato, per un motivo molto semplice. È un ordine del giorno che porta certezze, signor Ministro. Per questo, le ho chiesto di cambiare parere, ma se non lo ha fatto mi affido all'Assemblea e ai colleghi parlamentari che, come accaduto per l'ordine del giorno Cicu n. 9/4940-A/13, hanno avuto la forza di votare a favore di un ordine del giorno sul quale non c'era la piena condivisione del Governo. Chiedo la condivisione anche ai colleghi parlamentari su questo ordine del giorno e vi spiego di che cosa tratta.
Al momento attuale, quando viene rilasciata la carta di identità a qualunque soggetto (italiano o straniero) ha una validità di dieci anni. Peccato che ci sono dei cittadini stranieri che magari hanno il permesso di soggiorno valido per due anni. Queste persone vengono, quindi, ad avere una carta di identità valida per dieci anni e magari dopo due, tre o quattro anni non sono più regolarmente soggiornanti nel nostro Paese, ma hanno un documento del nostro Paese valido per dieci anni.
Quindi, quello che noi chiediamo - che non ha costi per lo Stato - è che la durata di validità della carta d'identità sia paragonata alla validità del permesso di soggiorno. È una cosa molto semplice, ma - lo dico da amministratore locale - ci toglierebbe un sacco di problemi perché adesso ci sono persone che non sono più regolarmente residenti nel nostro Paese, ma che hanno dei documenti ancora validi nel nostro Paese.
Quindi, chiedo su questo tema la condivisione da parte dei colleghi parlamentari. Mi rivolgo soprattutto agli ex colleghi di Governo del Popolo della Libertà, ma non solo, perché è un tema che va a Pag. 35toccare la correttezza dei documenti di identità, che è una cosa fondamentale.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/4940-A/14, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Amico n. 9/4940-A/14, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 395
Astenuti 108
Maggioranza 198
Hanno votato
131
Hanno votato
no 264).

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Allasia n. 9/4940-A/15 formulato dal Governo.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, la mia richiesta al Governo è di rivisitare la sua posizione assunta forse nell'enfasi di bocciare e di rimandare tutti gli ordini del giorno della minoranza e di gran parte dell'attuale maggioranza, ma oggettivamente non condivido questa posizione.
Questo ordine del giorno risponde ad un senso di civiltà ed equità sociale perché non chiede nient'altro che il rispetto del mantenimento di condizioni igienico-sanitarie negli immobili per tutti i cittadini residenti su questo territorio, non discriminando nessuno. La vera discriminazione eventualmente la state svolgendo voi, non accettando questo ordine del giorno.
Perciò, chiedo una rivisitazione del parere del Governo ed eventualmente l'espressione di un voto da parte dell'Aula per capire realisticamente qual è l'intenzione di questo Governo e della maggioranza che lo sostiene.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/4940-A/15, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/4940-A/15, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli La Malfa, Maurizio Turco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 349
Astenuti 160
Maggioranza 175
Hanno votato
70
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che la deputata De Nichilo Rizzoli ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Molgora n. 9/4940-A/16 formulato dal Governo.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, chiedo che venga riconsiderata la questione in un momento in cui ci sono difficoltà a sostegno di determinati costi. Se si riducesse il tempo per cui il soggetto lavoratore straniero può continuare a soggiornare in Italia (attualmente un periodo di sei mesi), è chiaro che si ridurrebbe anche il periodo di concessione di forme di sostegno al reddito perché, in questo caso, decorso il periodo di sei mesi, si riducono le possibilità di intervento dello Stato con l'indennità di disoccupazione perché il soggetto lavoratore straniero deve tornare nel suo Paese. Pag. 36
Se riducessimo il periodo di sei mesi, è chiaro che tutti gli interventi di sostegno al reddito verrebbero effettuati per un periodo inferiore. Questo sarebbe positivo non soltanto perché si darebbe la possibilità anche a soggetti del nostro Paese di poter avere posti di lavoro, ma anche perché ci sarebbe un periodo inferiore per gli interventi di sostegno al reddito a lavoratori stranieri che, dovendo tornare nel loro Paese, non avrebbero più motivo di beneficiare di siffatti interventi ed indennità varie. In questo modo, si determinerebbe anche un effetto positivo sul bilancio dello Stato e dell'INPS.
Chiedo di riconsiderare la questione e, in caso contrario, ovviamente chiedo che l'ordine del giorno a mia firma sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Molgora n. 9/4940-A/16, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molgora n. 9/4940-A/16, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Fioroni, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 346
Astenuti 164
Maggioranza 174
Hanno votato
63
Hanno votato
no 283).

Saluto i partecipanti al IV corso di formazione per dirigenti del Corpo forestale dello Stato, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/4940-A/17, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/4940-A/18 formulato dal Governo.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, vorrei risottolineare ai due Ministri presenti, nelle vesti di sindaco, che l'articolo 5, con il quale si prevede di concedere il cambio di residenza entro due giorni e laddove non si risponda entro tale lasso temporale la residenza si intende riconosciuta, è una castroneria unica.
Fare l'amministratore - mi rivolgo alla sinistra, alla destra ed al centro - significa cercare di tutelare la gente.
Se viene richiesta la residenza magari da un cinese, un extracomunitario o anche un italiano e prima non vengono effettuati controlli può accadere che, in questi appartamenti o alloggi - in cui magari non entra neanche la cuccia del cane - non si riescano a rispettare le norme igienico-sanitarie, non vengano stipulati contratti, mentre gli affitti risultano iperbolici; se non si fa alcun controllo magari si dichiara di essere in due e invece si è in quindici. Pertanto, i comuni hanno bisogno di tempo e noi chiediamo di avere trenta giorni per concedere la residenza, compiendo le giuste verifiche e facendo in modo che chi si comporta bene rimanga tutelato e chi invece fa il furbo venga colpito.
È anche un modo per combattere l'evasione fiscale, verificando chi sono i proprietari degli alloggi, per controllare se rispettano le norme e se hanno pagato esattamente tutte le tasse, piuttosto che dichiarare magari 100 euro di affitto, incassandone invece 700 o 800 in nero.
Pertanto, chiedo ai due Ministri presenti di rivalutare quanto hanno scritto perché secondo me tutti i sindaci, di tutti i colori politici, la pensano come me, cioè bisogna fare in modo che vi sia una tutela vera negli alloggi e prima di concedere la residenza bisogna fare molta ma molta attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine Pag. 37 del giorno Buonanno n. 9/4940-A/18, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buonanno n. 9/4940-A/18, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 383
Astenuti 129
Maggioranza 192
Hanno votato
110
Hanno votato
no 273).

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/4940-A/19 formulato dal Governo.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, eviterò di fare come i colleghi e di rispiegare tutto perché tanto poi il risultato è quello che abbiamo visto fino ad oggi. Credo che non abbiano neanche letto l'ordine del giorno, forse neanche i miei colleghi, quindi insisto per la votazione, vediamo cosa succede.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/4940-A/19, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chiappori n. 9/4940-A/19, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Napoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 480
Astenuti 31
Maggioranza 241
Hanno votato
75
Hanno votato
no 405).

Prendo atto che la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4940-A/20 formulato dal Governo.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda la social card e a chi viene data. Innanzitutto gli interventi di sostegno economico alla famiglia, come previsto dal combinato disposto degli articoli 29 e 31 della Costituzione, non possono e, non potendo, non devono essere annoverati tra le prestazione di assistenza sociale. La social card non deve essere confusa con gli strumenti di assistenza sociale ma inquadrata come una misura di sostegno economico finalizzata a rilanciare la struttura primaria sulla quale si fonda il nostro stato sociale, il nostro sistema sociale, ovvero la famiglia. È una misura di sostegno e tutela della famiglia e deve essere vista come misura di strumento volta a contrastare la denatalità così com'era previsto da quanto è stato portato avanti sino ad oggi con il Governo precedente nel quale c'era la Lega.
Noi vogliamo che la social card vada prima di tutto alle famiglie dei nostri cittadini italiani, alle nostre famiglie che hanno contribuito per una vita intera allo sviluppo del nostro Paese, che oggi sono in grave sofferenza economica, che oggi non riescono ad arrivare alla fine del mese, che oggi si trovano con i propri familiari in cassa integrazione, che oggi si trovano a dover sostenere i propri anziani ed i propri disabili in condizioni di grave disagio economico. A tali soggetti va data Pag. 38prima di tutto la social card e non ad altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4940-A/20, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4940-A/20, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 494
Astenuti 11
Maggioranza 248
Hanno votato
65
Hanno votato
no 429).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita a votare e che la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Polledri n. 9/4940-A/21; si intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Meroni n. 9/4940-A/22 e Follegot n. 9/4940-A/23, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Gidoni n. 9/4940-A/24, formulato dal Governo.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, vorrei solo richiamare l'attenzione del Governo. In tema di semplificazione stiamo parlando di un comparto molto delicato, che in questo momento è anche oggetto di tagli consistenti, ossia del comparto della Difesa. È chiaro che nel nostro ordine del giorno l'intendimento era quello di mettere ordine anche al tema della contrattualistica, perché evidentemente non è più legato agli sviluppi che il comparto ha avuto negli ultimi anni, ed anche al tema del riordino delle carriere. Come lei sa, infatti, con lo snellimento anche le carriere vanno riordinate. Tra l'altro, vi sono anche progetti di legge in corso. Vorrei proporre al Governo, se è d'accordo, una riformulazione. Considerato che questi argomenti vanno sottoposti a studio ed approfondimento, chiederei, se possibile, che l'ordine del giorno venga accettato, con la seguente riformulazione: sostituire le parole: «a porre» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di porre»; sostituire, inoltre, dopo la parola «altresì», le parole: «a preparare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di (...)».

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo potrebbe accettare solo la prima parte, ma non le specificazioni seguenti, in particolare la distinzione dei comparti e tutta la disciplina dettagliata cui si dovrebbe ispirare. Quindi, se l'ordine del giorno si limitasse ad impegnare il Governo a valutare l'opportunità di porre allo studio un intervento di semplificazione per il riordino della contrattualistica concernente il personale militare, potrebbe essere accolto, ma il secondo impegno non può essere accolto.

PRESIDENTE. Onorevole Gidoni, accetta la riformulazione proposta dal Governo?

FRANCO GIDONI. Sì signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gidoni n. 9/4940-A/24, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ricordo ai colleghi per il futuro che per prassi la proposta di riformulazione appartiene al Governo e non al presentatore dell'ordine del giorno (Commenti del deputato Dozzo). Pag. 39 Onorevole Dozzo, se non chiede la parola sull'ordine dei lavori non la sento.

GIANPAOLO DOZZO. La mia era una battuta, volevamo aiutare il Governo.

PRESIDENTE. Ci siete riusciti perché il Governo ha accettato la riformulazione, quindi l'avete aiutato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Bitonci n. 9/4940-A/25 formulato dal Governo.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, chiedo ai Ministri presenti di rivalutare il mio ordine del giorno. Parliamo di un settore estremamente in crisi, quale quello del piccolo commercio, delle piccole e medie imprese. È uno di quei settori importanti per la nostra nazione soprattutto per quanto riguarda le piccole attività e i centri storici. Purtroppo, con il decreto sulle liberalizzazioni siamo andati a colpire non le grandi attività commerciali, quindi i grandi centri commerciali, ma quelle piccole attività, che ovviamente non possono effettuare quel turn over che invece si possono permettere le grande attività e i centri commerciali. Anche alla luce della normativa approvata da molte regioni del Nord, come la regione Veneto, e degli indirizzi di molti enti locali, in particolare di molti comuni, chiedo che venga rivalutato questo ordine del giorno, perché ritengo che sia estremamente importante cercare di dare una mano alle piccole e medie attività commerciali che stanno soffrendo in questo periodo di crisi.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non chiede di intervenire e che l'onorevole Bitonci insiste per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/4940-A/25.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bitonci n. 9/4940-A/25, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 493
Astenuti 14
Maggioranza 247
Hanno votato
64
Hanno votato
no 429).

Prendo atto che il deputato Fugatti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/4940-A/26, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che gli ordini del giorno Lanzarin n. 9/4940-A/27 e Pastore n. 9/4940-A/28 sono stati ritirati.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Martini n. 9/4940-A/29, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Rondini n. 9/4940-A/30 formulato dal Governo.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, chiedo che il mio ordine del giorno venga messo in votazione, ma prima chiedo, magari, al Governo se non abbia intenzione di rivedere il proprio parere, perché ritengo che i colleghi, qualora prestino, un attimo, attenzione al testo dell'ordine del giorno, non possano che condividere il motivo per il quale è stato presentato.
In questo momento particolare, in cui vi apprestate a reintrodurre, di fatto, l'imposta sulla prima abitazione, riteniamo che sia necessario, se non prevedere l'esonero, quanto meno andare incontro alle famiglie che hanno a carico un disabile. Prima di porre in votazione l'ordine del giorno, chiedo al Governo se non abbia intenzione di rivedere il proprio parere.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende rivedere il proprio parere.

Pag. 40

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, non è per amore di polemica, ma se lei non mi dà la possibilità di votare, conseguentemente risulto assente. Segnalo in continuazione che non sono in condizione di votare. Glielo chiedo cortesemente.

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, sarà mia cura essere più attento.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Rondini n. 9/4940-A/30 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/4940-A/30, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Presenti 511
Votanti 504
Astenuti 7
Maggioranza 253
Hanno votato
499
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Brandolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bragantini n. 9/4940-A/31 e Desiderati n. 9/4940-A/32, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Cavallotto n. 9/4940-A/33 formulato dal Governo.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, come ho detto all'inizio della discussione, ritengo che questo ordine del giorni sia di buonsenso, perché darebbe alle aziende la possibilità di avere della liquidità. Si tratta di andare incontro a quelle aziende che hanno presentato la dichiarazione dei redditi, ma che, per motivi, ovviamente, economici, non ce la fanno a pagare le tasse.
Si vuole dare loro la possibilità di poter dilazionare le tasse da pagare e di non pagare, ovviamente, le multe e le percentuali degli oneri che devono pagare per il ritardo. Visto che il Governo ha già toccato fin troppo le tasche di queste piccole e medie imprese, penso che sarebbe il caso di mettersi una mano sul cuore e capire che queste aziende hanno bisogno di liquidità e di una mano da parte di questo Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Cavallotto n. 9/4940-A/33 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cavallotto n. 9/4940-A/33, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo, Pes, Farina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 502
Astenuti 13
Maggioranza 252
Hanno votato
77
Hanno votato
no 425).

Prendo atto che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita a votare. Pag. 41
Constato l'assenza dell'onorevole Grimoldi: s'intende che abbia rinunziato al suo ordine del giorno n. 9/4940-A/34.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rivolta n. 9/4940-A/35, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Goisis n. 9/4940-A/36, formulato dal Governo.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, devo dire che sono rimasta sconcertata dal giudizio dato dal Ministro, perché invita al ritiro di un ordine del giorno che attiene all'articolo 117 della Costituzione, così come è stato modificato dalla legge costituzionale di modifica del Titolo V, che attribuisce alle regioni potestà legislativa concorrente in materia di ricerca scientifica. Con questo ordine del giorno noi chiediamo di prevedere un accordo ad hoc in sede di Conferenza unificata, al fine di evitare sovrapposizioni e accavallamenti tra le competenze dello Stato e le competenze delle regioni, per cui invito veramente i due Ministri a riconsiderare la questione, anche perché altrimenti andrebbero contro la Costituzione.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e per la semplificazione. L'ordine del giorno in esame potrebbe essere accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo, perché è la lunga premessa che crea alcuni problemi; quindi potrebbe essere accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo.

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, insiste per la votazione?

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, non va bene, perché del dispositivo, senza l'impegno del Governo, che cosa ce ne facciamo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Qui stiamo andando contro l'articolo 117, Titolo V, della Costituzione, che prevede competenze regionali e competenze statali; e poi, in materia di ricerca scientifica, la competenza è concorrente.

PRESIDENTE. Pertanto, onorevole Goisis, non accetta che l'ordine del giorno sia limitato al dispositivo?

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, chiedo che il Governo riveda il parere, altrimenti insisto per la votazione. Voglio vedere chi va contro la Costituzione, da destra a sinistra!

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non modifica il parere espresso.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/4940-A/36, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 499
Astenuti 13
Maggioranza 250
Hanno votato
79
Hanno votato
no 420).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Isidori n. 9/4940-A/37, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Alessandri n. 9/4940-A/38, formulato dal Governo.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, insisto per la votazione perché semplicemente, invece di semplificare, qua mi sembra che andiamo ancora una volta a toccare i diritti delle regioni, per poter decidere anche sui piani energetici sul territorio, e a creare confusione tra tipologie diverse. Pertanto, a maggior ragione perché mi sta a cuore il territorio, insisto per la votazione.

Pag. 42

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/4940-A/38, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Consolo, onorevole Pes, hanno votato... Onorevole Mario Pepe (Misto-R-A).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 506
Astenuti 11
Maggioranza 254
Hanno votato
60
Hanno votato
no 446).

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Togni n. 9/4940-A/39 formulato dal Governo.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, fondamentalmente chiedo al Governo di rivedere con attenzione il proprio parere, perché qui mi ha stupito decisamente: avete approvato e dato parere positivo all'ordine del giorno Realacci n. 9/4940-A/9, che fondamentalmente chiede le stesse cose in generale, mentre io entro nel particolare chiedendo una semplificazione del Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti SISTRI. L'altra motivazione è che ci trasciniamo dal 2009 questo problema. Non è un problema che nasce con questo Governo, ma che riguardava già il Governo precedente. È riconosciuto trasversalmente da tutti i gruppi che il SISTRI ha bisogno di una profonda trasformazione e modifica. Nessuno mette in dubbio la validità dell'impianto, in quanto è necessario avere un sistema di tracciabilità. La terza cosa per cui mi stupisco è che il vostro Ministro Clini in Commissione aveva detto che era disponibile ad andare proprio nel senso di questo ordine del giorno.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, vorrei rivolgere un invito al rappresentante del Governo a valutare con attenzione questo ordine del giorno, perché oggettivamente in Commissione attività produttive, ma anche in Commissione ambiente, più volte abbiamo avuto in audizione i rappresentanti di aziende che si sono lamentati apertis verbis delle difficoltà che quotidianamente affrontano. Qui nessuno vuole eliminare il SISTRI, nessuno vuole eliminare la tracciabilità dei rifiuti, ma tutti vogliamo aiutare le aziende facilitandone il lavoro; in molti casi con questo sistema si creano complicazioni, soprattutto alle piccole e medie aziende, in particolare a causa di questo accavallarsi di norme. Chiedo quindi di considerare con attenzione questo ordine del giorno.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, l'ordine del giorno potrebbe essere accolto se così riformulato: ad intraprendere le opportune iniziative per rivedere la normativa relativa al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, riordinando tutte le norme che si sono accavallate negli ultimi tre anni e attuando una semplificazione del sistema.

PRESIDENTE. Onorevole Togni, accetta la riformulazione proposta dal Ministro?

Pag. 43

RENATO WALTER TOGNI. Si, la possiamo accettare anche perché in VIII Commissione (Ambiente) è in itinere una proposta di legge proprio per la semplificazione del SISTRI.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, ovviamente aggiungo la mia firma all'ordine del giorno in esame.

ALESSANDRO BRATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, noi con questa riformulazione l'ordine del giorno lo sottoscriviamo, perché - come è stato specificato - siamo assolutamente d'accordo sul fatto che vada rivisto il sistema andando incontro alle imprese, ma siamo anche d'accordo sul fatto che sul principio non si deroghi e che il sistema, con tutto quello che è stato fatto fino ad oggi, debba essere messo a frutto, quindi senza buttare via tutto quello che è stato realizzato fino ad oggi.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'ordine del giorno in esame è stato riformulato, con firme aggiuntive tra i presentatori, e che il presentatore non insiste perché venga votato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Dussin n. 9/4940-A/40 formulato dal Governo.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, al Governo chiedo di rivedere il proprio parere in quanto anche tutta la Commissione e i sindaci qua presenti possono essere testimoni della bontà delle richieste, che si basano su quanto avviene già in Europa, in modo particolare in Germania e in Austria. Gli appalti vengono affidati, con tutta la trasparenza del caso, con importi superiori - e avete visto quanto erano buone le ultime modifiche che abbiamo apportato - oltre al fatto che hanno dato molti vantaggi alle nostra realtà territoriali. Penso che, visto che si tratta solo di un ordine del giorno, si possa seguire questo indirizzo, già presente in Germania e in Austria. Credo che l'Europa in questo momento non ci chieda altro. Si tratta delle cose più semplici che dobbiamo far in modo che i comuni, gli enti locali, e le regioni, adottino.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Dussin n. 9/4940-A/40 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/4940-A/40, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 503
Astenuti 10
Maggioranza 252
Hanno votato
62
Hanno votato
no 441).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dal Lago n. 9/4940-A/41, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4940-A/42, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4940-A/43, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Torazzi n. 9/4940-A/44 è inammissibile. Pag. 44
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Maggioni n. 9/4940-A/45 formulato dal Governo.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, vorrei ribadire che questo ordine del giorno impegna il Governo ad adottare iniziative di semplificazione per le imprese fino a cinque dipendenti in materia di antincendio, antinfortunistica e tutela della privacy. Visto che in quest'Aula da sempre sentiamo tutti i deputati di tutti gruppi parlare a sostegno della piccola e media impresa, ebbene questa è l'occasione per rivedere quello che è stato poc'anzi esposto dal Governo, vale a dire l'invito al ritiro. Chiedo, quindi, ai colleghi di dare un segnale chiaro a difesa delle piccole imprese, votando a favore di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Maggioni n. 9/4940-A/45 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maggioni n. 9/4940-A/45, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Grimaldi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 411
Astenuti 99
Maggioranza 206
Hanno votato
73
Hanno votato
no 338).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Paolini n. 9/4940-A/46 formulato dal Governo.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere il suo parere su questo ordine del giorno, perché prevede una cosa molto semplice: la nostra preoccupazione è semplicemente quella che nel CIPE si valutino i comuni o le province che hanno più scuole in situazione di disagio, e non si valutino anche tutte quelle province e tutti quei comuni dove sono state sistemate magari il 90 per cento delle scuole con risorse proprie e che, in questo modo, non avrebbero un aiuto da parte dello Stato. Noi chiediamo semplicemente che si guardino tutte le scuole esistenti in un determinato territorio; quante sono già state sistemate con soldi propri dagli enti locali, e quante ne rimangono da sistemare. Inoltre, occorre fare la ripartizione dei fondi in base, sì all'urgenza delle sistemazioni, per quanto riguarda i sistemi antisismici o antincendio e via dicendo, ma anche per vedere quanto già è stato speso, in modo da andare a dare una mano a tutti quei comuni e a quelle province virtuosi, che hanno già sistemato molte, o la maggior parte, delle scuole e magari gli resta l'ultima scuola da sistemare e gliene mancano i fondi. Se arrivasse anche a loro l'aiuto dello Stato, probabilmente ciò potrebbe dare una mano.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione Signor Presidente, l'ordine del giorno potrebbe essere accolto se così riformulato: «a tener conto, nell'ambito degli interventi previsti per l'adozione del Piano nazionale di edilizia scolastica, dei costi già sostenuti dagli enti locali per la modernizzazione del patrimonio immobiliare scolastico».

Pag. 45

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paolini n. 9/4940-A/46, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ricordo che gli ordini del giorno Bonino n. 9/4940-A/47 e Fabi n. 9/ 4940-A/48 sono stati dichiarati inammissibili.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Callegari n. 9/4940-A/49, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rainieri n. 9/4940-A/50, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Negro n. 9/4940-A/51, accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Fava n. 9/4940-A/52 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/4940-A/53, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Vizia n. 9/4940-A/54, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ricordo che gli ordini del giorno Pini n. 9/4940-A/55 e Simonetti n. 9/4940-A/56 sono stati dichiarati inammissibili.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Caparini n. 9/4940-A/57 formulato dal Governo.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, nell'ordine del giorno in esame trattiamo l'annosa questione del servizio pubblico, ovvero di come lo Stato deve svolgere la sua missione di servizio pubblico e quindi occuparsi del contenuto e non del contenitore. Trattiamo di questo ovvero chiediamo di dare corso finalmente alla privatizzazione della RAI per poi addivenire ad un nuovo sistema di ripartizione delle risorse, le laute risorse raccolte tra i contribuenti, per far sì che il servizio pubblico sia non solo radiotelevisivo ma un servizio pubblico multimediale. Di questo tratta il nostro ordine del giorno che chiedo ai colleghi di approfondire e di votare.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Caparini n. 9/4940-A/57 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/4940-A/57, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 502
Astenuti 9
Maggioranza 252
Hanno votato
92
Hanno votato
no 410).

Prendo atto che i deputati Servodio, Nirenstein e Martella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Ricordo che l'ordine del giorno Consiglio n. 9/4940- A/58 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Crosio n. 9/4940-A/59, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/4940-A/60, accettato dal Governo, purché riformulato.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, volevo chiedere cortesemente ai Ministri di riconsiderare il loro parere. Infatti con l'ordine del giorno in questione volevamo chiedere al Governo di Pag. 46porre l'attenzione alla disparità di trattamento prevista riguardo alle piccole radio locali e alle piccole televisioni locali. Noi che cosa chiediamo? Semplicemente di applicare quanto già previsto dal Testo unico sui servizi audiovisivi e radiofonici, una disciplina generale dove è già previsto che a queste piccole radio e televisioni locali, le eventuali sanzioni siano commisurate ad un decimo del loro importo. Semplicemente questo, considerando anche le difficoltà che hanno queste piccole radio e piccole televisioni locali che non possono essere assolutamente equiparate alle grandi televisioni nazionali. Semplicemente con questo si voleva almeno che il Governo ponesse l'attenzione.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Comaroli n. 9/4940-A/60 purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di ridurre il trattamento sanzionatorio nei confronti dell'emittenza locale al fine di ripristinare la condizione di parità di trattamento tra le sanzioni applicabili nei confronti delle emittenti radiotelevisive operanti in ambito locale e quelle nazionali».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/4940-A/60, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ricordo che l'ordine del giorno Munerato n. 9/4940-A/61 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vignali n. 9/4940-A/62, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4940-A/63, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Bucchino n. 9/4940-A/64, accettato dal Governo, purché riformulato.

GINO BUCCHINO. Signor Presidente, apprezzo e ringrazio il Governo anche per la sensibilità dimostrata nell'accettare il mio ordine del giorno, purché riformulato. Io però chiederei al Governo un piccolo ulteriore sforzo: credo di averne le ragioni, che voglio esprimere in non più di 30 secondi. La nostra disciplina dell'immigrazione, con le norme sulla condizione dello straniero, è certamente una delle più avanzate del mondo, perché sostanzialmente riconosce anche agli immigrati regolari il diritto alle cure mediche. Tutto ciò a conferma della tradizione di solidarietà che caratterizza il nostro Paese. Ovviamente molte sono le problematiche che devono essere ancora affrontate e, nell'auspicio che una nuova legge di sistema sia presto approvata, c'è un punto - quello in discussione - che richiede un'immediata attenzione. Mi riferisco al problema particolarmente grave della tutela della gravidanza delle donne immigrate in condizione di irregolarità. Attualmente le donne immigrate irregolari non possono essere espulse durante la gravidanza e fino ai sei mesi successivi alla nascita del figlio. Però nella stragrande maggioranza queste donne preferiscono restare nella clandestinità per il timore di venire poi espulse allo scadere dei sei mesi. L'ordine del giorno in esame vuole estendere il periodo di non espulsione di almeno sei ulteriori mesi. Questo consentirebbe certamente alla donna di stare più tranquilla, di non avere paura, di sperare di poter trovare un'occupazione e di ottenere quindi un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Io credo che questo sia un atto dovuto e non tanto perché darebbe la possibilità alla donna di avere il tempo di trovare un lavoro, quanto perché, soprattutto, migliorerebbe l'accesso ai servizi Pag. 47sanitari sia da parte delle donne gravide sia delle puerpere e consentirebbe di proteggere efficacemente la vita dei nascituri, oltre ovviamente agli aspetti positivi a tutti noti sulla prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza. Invito quindi il Governo, se può, ad accettare in toto l'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, oggettivamente non è che ci sia un giudizio sulle singole misure proposte. Nella riformulazione l'espressione «a valutare l'opportunità di tenere adeguatamente conto, nell'adozione di future iniziative, della situazione delle donne immigrate in stato di gravidanza» richiede l'approfondimento, nel merito, dei due casi. Quindi il Governo ha ritenuto, per serietà, di non potersi impegnare prima di approfondire le tematiche specifiche, ma ha ritenuto di manifestare la disponibilità proprio sul tema. Questo è il senso della riformulazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Bucchino n. 9/4940-A/64 non insiste per la votazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/4940-A/65 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insiste per la votazione.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/4940-A/66 formulato dal Governo.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, chiedo che il Governo voglia riconsiderare il proprio parere su questo ordine del giorno, vista anche l'importanza della richiesta in esso contenuta. Infatti, si domanda la possibilità di un aumento di didattica laboratoriale nelle nostre scuole. Penso che la richiesta sia davvero pertinente, anche in considerazione dei difficili momenti che stiamo vivendo, sia dal punto di vista dell'impiego, del lavoro sia di una formazione e di una istruzione professionale e tecnica davvero efficace. Quindi, di conseguenza, chiedo sia prevista la possibilità per gli insegnanti tecnico-pratici di essere presenti, in misura adeguata all'aumento dei laboratori, affinché vi sia l'opportunità di realizzare una vera, reale istruzione per una più completa formazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, si potrebbe riformulare impegnando il Governo «a valutare l'opportunità, al fine di riconoscere agli insegnanti tecnico-pratici della scuola la dignità dell'opera prestata e per le finalità di cui all'articolo 52, di incrementare l'attività laboratoriale negli istituti di istruzione di secondo grado».

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che l'onorevole De Pasquale accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4940-A/66.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Siragusa n. 9/4940-A/67 formulato dal Governo.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, anch'io vorrei pregare il Governo di riconsiderare la sua richiesta di invito al ritiro e di valutare, invece, l'importanza di un ordine del giorno che metterebbe ordine ad una vicenda che si trascina da molti anni.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, l'ordine del giorno in oggetto potrebbe essere riformulato nel senso di impegnare il Governo: «a valutare l'opportunità di affrontare la questione dei lavoratori», lasciando inalterata la parte restante del periodo.

Pag. 48

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che l'onorevole Siragusa accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4940-A/67.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fiorio n. 9/4940-A/68, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno Cenni n. 9/4940-A/69 e Zucchi n. 9/4940-A/70 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Mura n. 9/4940-A/71 e Di Giuseppe n. 9/4940-A/72, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4940-A/73, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/4940-A/74, accettato dal Governo, purché riformulato.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, poiché quando è stata espressa la riformulazione dell'ordine del giorno in oggetto ero in Commissione, vorrei chiedere al Governo di ripeterla per, eventualmente, confrontarmi.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, la riformulazione è la seguente. Si impegna il Governo: «a reperire, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, le risorse adeguate», e così via, fino alla fine del periodo.

PRESIDENTE. Chiedo, dunque, all'onorevole Zazzera se accetti la riformulazione.

PIERFELICE ZAZZERA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno Paladini n. 9/4940-A/75 e Galletti n. 9/4940-A/76 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mereu n. 9/4940-A/77, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/4940-A/78 e Tassone n. 9/4940-A/79 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Libè n. 9/4940-A/80, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pezzotta n. 9/4940-A/81, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Ruggeri n. 9/4940-A/82 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insiste per la votazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Naro n. 9/4940-A/83 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/4940-A/84, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4940-A/85, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Lusetti n. 9/4940-A/86 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insiste per la votazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mantovano n. 9/4940-A/87, accettato dal Governo.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, in virtù dell'ampia condivisione Pag. 49delle preoccupazioni sul tema che è oggetto di questo ordine del giorno - cioè, la diffusione del gioco d'azzardo -, chiedo che sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantovano n. 9/4940-A/87, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 498
Astenuti 11
Maggioranza 250
Hanno votato
490
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Gianni n. 9/4940-A/88 e Fogliato n. 9/4940-A/89, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/4940-A/90 formulato dal Governo.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, chiederei al Governo se non volesse rivedere il proprio parere o proporre nel caso una riformulazione, ma penso che l'impegno sia abbastanza chiaro. Questo ordine del giorno chiede semplicemente di mettere chiarezza nella norma. Allo stato attuale, infatti, ci sono stati diversi casi, anche ultimamente, faccio l'esempio dell'azienda sanitaria di Trieste, dove i concorsi pubblici potevano essere espletati solamente da cittadini appartenenti all'Unione europea, invece alcuni cittadini non appartenenti all'Unione europea hanno fatto ricorso poiché possedevano il permesso lungo, il giudice gli ha dato ragione e ciò ha invalidato o comunque bloccato tutto il concorso. Domando al Governo se non fosse intenzionato, perlomeno, a chiarire la norma e dire anche alla magistratura che ha dato questa interpretazione della legge vigente che, per quanto riguarda i concorsi pubblici, hanno diritto a parteciparvi, come nella stragrande maggioranza dei Paesi di tutto il mondo, solamente i cittadini che hanno la cittadinanza dell'Unione europea, quindi italiana o degli altri Paesi appartenenti all'Unione europea. Chiedo quindi al Governo di non prendere una posizione ideologica; capisco alcuni esponenti del Governo come il ministro Riccardi, che evidentemente ragionano per preconcetti e non su cose concrete, ma in questo caso penso che sia un interesse collettivo chiarire chi possa partecipare a un concorso e chiarire che in Italia, come negli altri Paesi del mondo, per quanto riguarda i concorsi pubblici, non si può pensare di fare partecipare cittadini non appartenenti all'Unione europea, esattamente come avviene nella stragrande maggioranza del mondo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende modificare il suo parere e che l'onorevole Fedriga insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/4940-A/90.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/4940-A/90, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 497
Astenuti 14
Maggioranza 249
Hanno votato
76
Hanno votato
no 421).

Pag. 50

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Volpi n. 9/4940-A/91, accolto dal Governo come raccomandazione.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro Patroni Griffi per sottolineare come questo sia un impegno assolutamente banale, anzi, non dovrebbe nemmeno essere una richiesta da parte nostra perché dice semplicemente di verificare se la norma di cui all'articolo 24 non sia in contrasto con il regolamento del Parlamento e del Consiglio europeo. Mi consenta, signor Ministro, che cosa le devo raccomandare? Anche perché se poi le chiedessi il voto lei sarebbe costretto, come Ministro del Governo più europeista che c'è, a dire che non vuole controllare un'incompatibilità con l'Europa. Mi sembra veramente poco opportuno. Le chiedo l'accoglimento pieno del mio ordine del giorno perché la raccomandazione non ha senso.

PRESIDENTE. Ministro, accoglie la richiesta?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Sì, il Governo accetta l'ordine del giorno Volpi n. 9/4940-A/91.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Volpi n. 9/4940-A/91, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Porfidia n. 9/4940-A/92 formulato dal Governo.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente; questo ordine del giorno mirava ad impegnare il Governo a rivedere il calcolo dell'IMU sui fabbricati rurali. Ricordo ai colleghi che, ad un settore che tutti riconosciamo essere in forte crisi, quello dei nostri agricoltori, oltre le tasse sui terreni viene aggiunta una tassa sugli immobili, indifferentemente se si tratti di immobili destinati ad abitazione o immobili finalizzati a garantire la coltivazione dei fondi. Credo sia una grande ingiustizia non fare una valutazione e tentare di venire incontro ad una categoria che ha dato il pane per tantissimi anni alla nostra gente e che dovrebbe continuare a darlo. Infatti, in alcuni territori, parlo della mia terra, la Calabria, l'agricoltura è spesso l'unica fonte di reddito.
Il signor Ministro mi ha detto che non è autorizzato ad entrare nel merito, perché l'IMU non si tocca. Vi chiedo, cari colleghi, di impegnarvi. Stamattina vi è stato un uomo autorevole di questo Parlamento, il presidente Casini, che ha condiviso le lamentele delle associazioni di categoria che denunciano la fine, davvero, di un settore, quello agricolo, che deve invece continuare a vivere. Quest'ordine del giorno non fa altro che impegnare il Governo a valutare questa possibilità.
Per cui, chiedo che esso venga votato, e mi appello a tutte le forze politiche - perché questi non sono problemi né di destra né di sinistra - e alla dignità di questo Parlamento, perché si voti un ordine del giorno giusto.

ANGELO ZUCCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere quest'ordine del giorno, e approfitto per chiedere al Governo di rivalutare il proprio parere, magari accogliendo quest'ordine del giorno come raccomandazione e per consentire che vi sia un approfondimento su questa tassa, che sta davvero mettendo fortemente a rischio il settore agricolo.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Pag. 51 Signor Presidente, l'ordine del giorno Porfidia n. 9/4940-A/92 potrebbe essere accolto se il dispositivo fosse riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare, in sede di revisione del catasto, una diversa tassazione per gli stabili agricoli» e così via.

PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, accetta la riformulazione?

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, assolutamente no; insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame affronta una questione importantissima. Tra l'altro, l'affronta anche in maniera riduttiva, perché la questione dell'IMU in agricoltura è oggi centrale per la sopravvivenza delle nostre aziende.
Tra l'altro, voglio ricordare al Governo che, in sede di conversione di un altro decreto, financo il responsabile del Dicastero dell'agricoltura aveva presentato una proposta di modifica all'attuale scalettatura dell'IMU, che modificava le aliquote in funzione della caratteristica professionale del proprietario dell'azienda agricola e, quindi, dei terreni.
Pertanto, chiedo di apporre la firma e annunzio il voto favorevole sull'ordine del giorno a prima firma Porfidia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, ho visto il Ministro leggermente stizzito. Signor Ministro, vorrei dirle che stamattina, fuori dal Parlamento, in piazza Montecitorio, centinaia e centinaia di agricoltori, in modo civile, hanno esposto la loro tesi su questo argomento. Autorevoli esponenti dei partiti, come l'onorevole Casini, che ringrazio, sono andati a testimoniare con dovizia di particolari questa posizione.
Penso che in questo momento il Governo debba fare un atto di grande consapevolezza e ascoltare, accettare e comprendere le ragioni di un settore che da troppo tempo sta soffrendo. Annunzio il voto favorevole sull'ordine del giorno Porfidia n. 9/4940-A/92.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Rossi. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, anch'io vorrei apporre la mia firma convintamente a quest'ordine del giorno che affronta un tema così delicato, rispetto al quale le manifestazioni alle quali, questa mattina, abbiamo assistito e alle quali abbiamo anche partecipato hanno trovato una larga condivisione, anche sul significato di una ruralità che merita delle attenzioni. Di conseguenza, appongo convintamente la mia firma e voterò chiaramente a favore di quest'ordine del giorno.

TOMMASO FOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, anch'io aggiungo la mia firma a quest'ordine del giorno, in ragione dell'iniquità dell'IMU così come esce dal provvedimento in esame.

ANTONIO PEPE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno e per invitare il Governo a rivedere la propria posizione. L'agricoltura è uno dei settori trainanti, sicuramente, per l'economia nazionale. Tassare con l'IMU i fabbricati rurali, che sono beni strumentali per l'agricoltura, il cui reddito è già conteggiato nella rendita dominicale dei terreni, mi pare sicuramente qualcosa di eccessivo. Pag. 52
Quindi, invito il Governo a rivedere la propria posizione e a dare un segnale di attenzione verso un settore trainante dell'intero Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, mi associo anch'io. Vorrei chiedere ai signori Ministri che sono qui se è possibile che il Governo accolga quest'ordine del giorno.
Noi personalmente, anche come gruppo parlamentare, porremo al Presidente del Consiglio questa questione, perché il tema dell'IMU sarà già purtroppo - lo sappiamo, ma è inevitabile - una sorpresa per tanti italiani che forse non hanno ancora ben focalizzato la quantità di ciò che si dovrà sborsare. Ma per il mondo agricolo la questione è del tutto particolare: ciò significa l'affossamento di molte imprese.
È un settore che è stato a lungo dimenticato e tartassato. Mi auguro che il Governo dia una prova di sensibilità che è anche di intelligenza, perché le aziende che falliscono non servono al Governo e al risanamento dell'economia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesare Marini. Ne ha facoltà.

CESARE MARINI. Signor Presidente, vorrei porre al Governo, che è qui presente, due questioni che credo siano state fortemente sottovalutate. La prima, signor Ministro, riguarda tutte quelle strutture rurali (le vecchie case coloniche, i vecchi casali) che sono in stato di abbandono e, quindi, non hanno servizi. Se non vengono esentati, saranno distrutti. Così si perderebbe un grande patrimonio architettonico, che fa parte delle risorse che abbiamo. Questa è la prima cosa.
Il secondo aspetto che non bisogna nemmeno sottovalutare è che i terreni siti nelle zone di collina e di montagna sono esentati dal pagamento dell'IMU perché sono ritenuti terreni di basso reddito e sono esentati. Se vengono esentati terreni, come è possibile che poi debbono pagare i fabbricati? È un controsenso, ma non solo: è una contraddizione! Quindi, questo va risolto perché sarebbe assurdo esentare il terreno e far pagare l'edificio che è sul terreno.

PRESIDENTE. Siccome ci sono molti colleghi che hanno chiesto di intervenire su questo punto, credo che il Governo abbia da dire qualcosa.

FILIPPO PATRONI GRIFFI. Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI. Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo, in considerazione dei sentimenti espressi nell'Aula, ritiene di rimettersi ai suoi orientamenti.

PRESIDENTE. Quindi, il Governo si rimette all'Assemblea.
Chiedo ai colleghi Rainieri, Moffa, Catone, Beccalossi, Montagnoli, Concia, Calderisi, Di Giuseppe, Samperi, Oliverio se intendono prendere la parola o se, al contrario, passiamo direttamente al voto, essendosi il Governo rimesso all'Assemblea.

FABIO RAINIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

Pag. 53

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto favorevole del gruppo Popolo e Territorio.

GIAMPIERO CATONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beccalossi. Ne ha facoltà.

VIVIANA BECCALOSSI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di poter aggiungere la mia firma e quella di tutti i componenti della Commissione agricoltura del gruppo parlamentare del Popolo della Libertà, non senza ricordare che la Commissione agricoltura in maniera bipartisan sta lavorando e ha lavorato proprio in questa direzione.
Mi limito a ricordare che pensare di far pagare l'IMU sul terreno e sulle case agricole è assolutamente fuori luogo e lontano da ogni tipo di razionalità. Basti pensare che le cascine agricole spesso si trovano in zone disagiate laddove i servizi sono carenti e, quindi, trovo veramente assurda questa posizione del Governo.

PRESIDENTE. Prego i colleghi che hanno chiesto la parola per dichiarare la loro volontà di sottoscrivere l'ordine del giorno di comunicare direttamente questa loro volontà agli uffici, in modo tale che acceleriamo i nostri lavori. Chi, al contrario, ha chiesto la parola non soltanto per sottoscrivere l'ordine del giorno ma per ulteriori ragioni ovviamente avrà diritto alla parola.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, intervengo a nome di tutti i deputati della Lega Nord per dire che tutto il mio gruppo aggiunge la firma a questo ordine del giorno sull'IMU in agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, voglio ricordare che un ordine del giorno su questa questione è già stato presentato in occasione di un altro provvedimento dal gruppo dell'Italia dei Valori.
Quindi, il Ministro si rimette all'Aula, ma l'agricoltura, Ministro, chiede concretezza. Adesso il Governo lo avrà accettato, ma allora ci ritroviamo sempre nella condizione di parlare di agricoltura in diversi provvedimenti ma la concretezza non c'è mai. Il nostro ordine del giorno metteva in evidenza questa problematica. Quindi, per favore, sicuramente il Governo lo ha accettato, ma le chiediamo concretezza per questo settore perché il sit-in c'è stato, ce ne sono stati altri, ma uno sguardo verso l'agricoltura non c'è stato mai da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MARILENA SAMPERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Porfidia n. 9/4940-A/92.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/4940-A/92 e per dichiarare il voto favorevole di tutto il Partito Democratico. Conosciamo il settore agricolo, sappiamo quali sono le difficoltà, Pag. 54 riteniamo che bisogna rilanciare e bisogna anche valorizzare il nostro made in Italy mettendolo nelle stesse condizioni di competere con tutto il resto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santori. Ne ha facoltà.

ANGELO SANTORI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/4940-A/92, ma anche per chiedere al Governo di non affidarsi solo all'Aula. Ci vorrebbe una maggiore consapevolezza da parte del Governo ad accogliere questo ordine del giorno perché credo che ciò sia doveroso nei confronti di tutto il settore agricolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, intervengo anch'io per porre la mia firma sull'ordine del giorno Porfidia n. 9/4940-A/92. Credo di esprimere la sensibilità di tutto il mio gruppo, che ha a cuore il tema dell'agricoltura italiana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Centa. Ne ha facoltà.

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere anch'io l'ordine del giorno Porfidia n. 9/4940-A/92, soprattutto per tutti quei fienili di montagna dove c'è solo il fieno e non ci sono persone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, mi scusi, ma io vorrei parlare in controtendenza rispetto a chi mi ha preceduto perché veramente questo è il festival delle ipocrisie. È vero che chi sta in questo Parlamento da tempo sa che un ordine del giorno non si nega a nessuno, qualcuno ce lo ricordava tempo fa. Ma PdL e PD dov'erano quando hanno votato l'introduzione dell'IMU e quando l'hanno votata non solo in agricoltura, ma per tutto il resto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Scusate, colleghi, ma voi dov'eravate? Adesso siete qua che fate la fila per andare a sottoscrivere l'ordine del giorno perché probabilmente tra cinque, dieci minuti leggeremo tutte le vostre agenzie sulla stampa. Ma chi ha la responsabilità politica dell'introduzione dell'IMU in questo Parlamento? Può darsi che nessuno si prenda la paternità di una scelta sbagliata non solo per quanto riguarda l'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Porfidia n. 9/4940-A/92, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 502
Astenuti 12
Maggioranza 252
Hanno votato
495
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che il deputato Trappolino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Belcastro n. 9/4940-A/93 formulato dal Governo.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, questo ordine del giorno mirerebbe a rimediare anche in tal caso ad Pag. 55una disparità di trattamento e, quindi, ad un'ingiustizia esistente nell'ambito della scuola. Molti dirigenti scolastici sessantacinquenni hanno chiesto di poter raggiungere il sessantasettesimo anno, così come dalla normativa vigente viene consentito. Di recente sono arrivati a tantissimi di loro dei preavvisi di pensionamento creando grande disparità di trattamento tra loro ed altri appartenenti sia alla stessa categoria sia agli impiegati pubblici.
Per cui l'ordine del giorno invitava il Governo a valutare un rimedio in ordine appunto a questa ingiustizia. Chiediamo, quindi, che venga votato, chiedendo anche qui all'Aula di votare un ordine del giorno giusto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Belcastro n. 9/4940-A/93, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Donadi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 494
Astenuti 10
Maggioranza 248
Hanno votato
21
Hanno votato
no 473).

Ricordo che l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/4940-A/94 è inammissibile.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cosenza n. 9/4940-A/95, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ricordo che i successivi ordini del giorno Proietti Cosimi n. 9/4940-A/96 e Muro n. 9/4940-A/97 sono inammissibili.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Granata n. 9/4940-A/98 formulato dal Governo.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, signor Ministro, si tratta di un ordine del giorno che potrebbe, con una semplice riformulazione, consentire un'autentica semplificazione nel percorso di reclutamento del personale della scuola. Quindi, credo che vi sia questa possibilità; con una riformulazione che renda meno stringente la formulazione noi accetteremmo il parere del Governo per aprire poi la strada ad una soluzione legislativa.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, l'ordine del giorno Granata n. 9/4940-A/98 potrebbe essere riformulato, con riferimento al dispositivo, nel seguente modo: «a valutare l'opportunità di intervenire sulle modalità di accesso al tirocinio relativamente alla posizione dei docenti non abilitati de jure».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Granata n. 9/4940-A/98, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4940-A/99 formulato dal Governo.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, invito il Governo a rivedere il parere su questo ordine del giorno che tratta temi cogenti su imprese, ossia su sviluppo e lavoro.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4940-A/99, con riferimento al dispositivo, potrebbe essere così riformulato: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di approfondire le tematiche Pag. 56 relative all'attuale configurazione» rimanendo la restante parte inalterata fino alla fine.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4940-A/99, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4940-A/100, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giulietti n. 9/4940-A/101, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Zeller n. 9/4940-A/102 formulato dal Governo.

KARL ZELLER. Signor Presidente, volevo chiedere al Governo se sia possibile accoglierlo se riformulato come concordato prima con il Governo e con il professor Giarda.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, l'ordine del giorno Zeller n. 9/4940-A/102, con riferimento al dispositivo, potrebbe essere così riformulato: «impegna il Governo a riconoscere il regime particolare ai fini IMU dei fabbricati di interesse storico-artistico in linea con i contenuti della sentenza della Corte costituzionale del 2003».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zeller n. 9/4940-A/102, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/4940-A/103, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Commercio n. 9/4940-A/104 formulato dal Governo.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, chiediamo al Governo di riconsiderare il parere e, in subordine, una riformulazione, atteso che con questo ordine del giorno impegniamo il Governo a prevedere per le imprese con un numero di dipendenti non superiore a 250 e in regola con gli adempimenti tributari e contributivi il differimento di un anno del pagamento degli oneri previdenziali.
A noi tutti è nota la difficoltà che hanno le piccole e medie imprese per l'accesso al credito dovute anche ai ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. È a tutti noi noto il numero elevatissimo di partita IVA che ogni giorno vengono chiuse nelle camere di commercio del nostro Paese.
In considerazione di tutto ciò, chiediamo al Governo di riconsiderare il parere e, come ho detto precedentemente, in subordine, di riformulare l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. L'ordine del giorno può essere accettato se il dispositivo...
Chiedo scusa, ho sbagliato. Stavo procedendo alla riformulazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/4940-A/106.

PRESIDENTE. Ministro, stiamo esaminando l'ordine del giorno Commercio n. 9/4940-A/104. Constato che il Governo non propone di riformularlo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 57giorno Commercio n. 9/4940-A/104, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 488
Astenuti 8
Maggioranza 245
Hanno votato
61
Hanno votato
no 427).

Prendo atto che i deputati Negro e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Benamati n. 9/4940-A/105, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Mariani n. 9/4940-A/106 formulato dal Governo.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, chiedo al Governo di volere riesaminare questo ordine del giorno, che in fondo sosteneva, come l'ordine del giorno Realacci n. 9/4940-A/9, la possibilità di valutare, all'interno delle certificazioni del sistema di qualità, quelle che non tengono conto delle certificazioni ambientali.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, questo ordine del giorno può essere accettato se il dispositivo viene riformulato in modo da riprodurre quello dell'ordine del giorno Realacci n. 9/4940-A/9, già accettato.

PRESIDENTE. Onorevole Mariani, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4940-A/106, accettato dal Governo, purché riformulato?

RAFFAELLA MARIANI. Sì, signor Presidente accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fadda n. 9/4940-A/107, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Mazzuca n. 9/4940-A/108 formulato dal Governo.

GIANCARLO MAZZUCA. Signor Presidente, invito caldamente il Ministro a riconsiderare il parere su questo ordine del giorno perché credo sia un controsenso non accettare questo ordine del giorno, proprio nel momento in cui il Governo sta spingendo verso le liberalizzazioni.
Siamo in un momento di grandissima crisi dell'editoria: molti giornali stanno chiudendo, stanno chiudendo anche molti editori e molte edicole. Credo che in questo momento uno dei motivi della grave crisi del settore in Italia sia dovuto alla cattiva distribuzione dei giornali.
Con questo ordine del giorno si cerca di coinvolgere direttamente gli edicolanti in modo da aumentare la distribuzione dei giornali, facendo diventare gli edicolanti piccoli imprenditori di se stessi, nel senso che gli edicolanti possono gestire la distribuzione dei giornali in altri punti di vendita del proprio quartiere.
È un modo per accelerare la situazione, per aumentare la distribuzione ed è un esempio che viene anche dei Paesi anglosassoni.

ENZO RAISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno a prima firma Mazzuca perché concordo Pag. 58pienamente con quanto affermato dal collega Mazzuca.

ANDREA RONCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, signor Ministro, lei ha detto che non è accettabile questo ordine del giorno. Vorrei sapere il perché e quali sono le motivazioni del Governo, visto che è un ordine del giorno che prende spunto dalla crisi e dal grido di allarme di un settore.
Dato che questo Governo si ammanta di essere a favore della liberalizzazione per eccellenza, non comprendo perché, in questo momento, si debba ritirare questo ordine del giorno.

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere questo ordine del giorno. Sinceramente non mi riesco a spiegare il parere contrario del Governo su questo ordine del giorno, che va verso la liberalizzazione di un settore e verso la sua semplificazione.
Si chiede ai distributori dei giornali di poterli vendere, oltre che nella propria edicola, anche, ad esempio, nel bar vicino. Sarà una possibilità in più che diamo ai cittadini quella di trovare il giornale anche nel bar vicino, oltre che in edicola? Se non ci sono problemi che ci sfuggono, davvero non capiamo la motivazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Il Governo ritiene che questo aspetto faccia parte e vada risolto in maniera coerente e sistematica nell'ambito dei provvedimenti sulle liberalizzazioni. Quindi non si ritiene di poter modificare il parere.

PRESIDENTE. Signor Ministro, mi permetto di ricordarle che si tratta di un ordine del giorno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, lei ha già detto quello che volevo dire al Ministro: non impedisce l'accoglimento dell'ordine del giorno il fatto che lo possiate regolamentare meglio nell'ambito della disciplina del provvedimento sulle liberalizzazioni. È chiaro che ci vuole una cornice, infatti non stiamo votando una legge ma un ordine del giorno. Noi vi invitiamo a intraprendere questa strada e preannunzio che il mio gruppo voterà a favore di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Rossi. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma sull'ordine del giorno Mazzuca n. 9/4940-A/108 e per dichiararmi sconcertato dall'atteggiamento del Governo; è incomprensibile il suo diniego nei confronti di questo ordine del giorno che il collega Mazzuca ha così bene illustrato con riferimento al quale penso vi sia un'attenzione e un approfondimento necessario su un tema che in fondo favorisce la comunicazione e va incontro alle esigenze dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, signor Ministro, noi abbiamo la sensazione che lei debba rendere conto a qualcuno. Quando lei ci dice che se ne vuole discutere in altra sede quando si parlerà di liberalizzazioni lei vuole prenderci in giro per l'ennesima volta perché sulle liberalizzazioni questo Governo come al solito metterà la fiducia e non sarà possibile in alcun modo intervenire per modificare o dare comunque un contributo Pag. 59 come Parlamento. Voi oggi state tentando di mortificare quest'Aula che vi ha dato già un paio di schiaffoni e credo che continuerà a darvene in futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma sull'ordine del giorno Mazzuca n. 9/4940-A/108 e per aggiungere quanto segue: vorrei dire al Ministro che non si tratta in realtà di una vera e propria liberalizzazione delle edicole ma è un'operazione di potenziamento delle vendite che si basa comunque sulla rete distributiva delle edicole e permette agli edicolanti di poter vendere i giornali anche in altri luoghi rispetto all'edicola stessa, quindi non è una liberalizzazione delle edicole che, capisco, possa comportare un approfondimento maggiore, ma è un meccanismo di potenziamento delle vendite.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mazzuca n. 9/4940-A/108, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mazzuca n. 9/4940-A/108, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 490
Astenuti 16
Maggioranza 246
Hanno votato
413
Hanno votato
no 77).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/4940-A/109, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Livia Turco n. 9/4940-A/110, accolto dal Governo come raccomandazione. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4940-A/111 formulato dal Governo.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere questa posizione anche perché, lo dico in sintesi estrema, praticamente si impone a chi vorrebbe andare in pensione di rimanere al lavoro e a chi invece vuole rimanere al lavoro - e in questo caso si tratta prevalentemente di dirigenti scolastici che hanno compiuto 61-62 anni e che rappresentano anche un patrimonio di professionalità e di capacità nella direzione di moltissime nostre scuole - di andare in pensione, contrariamente alla loro volontà. Non si tratta di superare i nuovi limiti di anzianità stabiliti dalle nuove disposizioni; si tratta di consentire a chi è ancora in un'età ragionevolmente importante per dare il suo apporto in un settore strategico come quello della scuola di poter a richiesta volontariamente proseguire il mantenimento in servizio fino al limite di età che in questo caso può essere tra i 66 ed i 68 anni. Pertanto chiedo al Governo di rivedere questa sua posizione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo mantiene il parere espresso sull'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4940-A/111.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, a questo punto ritiro il mio ordine del giorno anche per evitare che il Governo vada «sotto» un'altra volta.

Pag. 60

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Strizzolo ritira il suo ordine del giorno n. 9/4940-A/111.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4940-A/112, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Levi n. 9/4940-A/113, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Boccuzzi n. 9/4940-A/114 formulato dal Governo.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, vorrei chiedere spiegazioni al Ministro rispetto al mancato accoglimento di questo ordine del giorno. Conosco bene l'iter dell'articolo 14 che abbiamo avuto in Commissione anche rispetto alle modifiche che abbiamo condiviso. Ma qui stiamo parlando di controllo della regolarità della contribuzione previdenziale, che non comprendo come mai non riesca a trovare la stessa dignità rispetto ai controlli in materia fiscale e finanziaria. Quindi, chiedo al Governo se si possa eventualmente modificare il parere anche attraverso una riformulazione dell'ordine del giorno stesso.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, la questione è stata dibattuta molto nelle Commissioni e si è addivenuti all'esclusione dall'ambito di operatività delle norme che riguardano la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Essendo stata una materia a lungo discussa nelle Commissioni, il Governo ritiene di non dover ulteriormente intervenire.

PRESIDENTE. Onorevole Boccuzzi, insiste per la votazione?

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, sono deluso per il mancato accoglimento, ma lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Brugger n. 9/4940-A/115 formulato dal Governo.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, chiedo al Governo di riconsiderare il parere espresso e di accogliere come raccomandazione il mio ordine del giorno e mi riferisco anche all'ordine del giorno Nicco n. 9/4940-A/116, come peraltro convenuto.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione sia l'ordine del giorno Brugger n. 9/4940-A/115, sia l'ordine del giorno Nicco n. 9/4940-A/116.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Brugger n. 9/4940-A/115 e Nicco n. 9/4940-A/116, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Coscia n. 9/4940-A/117, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4940-A/118, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/4940-A/119, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Lombardo n. 9/4940-A/120 formulato dal Governo.

Pag. 61

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,35)

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, anche per questo ordine del giorno chiediamo al Governo di riconsiderare il parere. Qui parliamo di piccole e medie imprese che vantano un credito esigibile da oltre 60 giorni nei confronti delle pubbliche amministrazione a qualsiasi livello territoriale e chiediamo una misura compensativa, quindi di compensare crediti e debiti. Parliamo anche di compensazione certificata, come poco fa avevo già accennato al Ministro. Laddove non dovesse riconsiderare il parere, chiediamo una riformulazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Ministro non chiede di intervenire e che i presentatori dell'ordine del giorno Lombardo n. 9/4940-A/120 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lombardo n. 9/4940-A/120, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 353
Astenuti 148
Maggioranza 177
Hanno votato
73
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che i deputati Bratti e Peluffo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Galli n. 9/4940-A/121, accettato dal Governo, purché riformulato.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, accetto la riformulazione e sottolineo soltanto la necessità al Governo di un pronto intervento, perché privilegiare solo l'aspetto fiscale potrebbe essere effimero, stanti le ricadute pesanti a livello sociale della situazione attuale.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto finale con ripresa televisiva diretta abbiano inizio a partire dalle ore 18, dobbiamo sospendere l'esame del provvedimento fino a tale ora. Ricordo, peraltro, che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata al piano Aula per le ore 17,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,33).

GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare all'Aula che anche oggi, in questo gioco senza responsabilità degli ordini del giorno, da un calcolo spannometrico, se avessimo dovuto trovare le coperture, avremmo superato i 5 miliardi di euro.
Noi andiamo avanti a cinque miliardi di euro a seduta con gli ordini del giorno, e questo, ovviamente, sta rendendo vano lo sforzo di mettere dei paletti a cose che nulla hanno a che fare con la politica concreta (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18.

La seduta, sospesa alle 17,35, è ripresa alle 18,10.

Pag. 62

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 4940-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.
Ricordo che prima della sospensione della seduta, si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4940-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, noi del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE, voteremo a favore di questo decreto-legge sulla semplificazione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 18,12)

GIORGIO LA MALFA. Esso appartiene al primo gruppo di provvedimenti presi dal Governo Monti, cominciato a dicembre con le norme per il risanamento della finanza pubblica e continuato con il provvedimento in esame. La settimana prossima qui alla Camera discuteremo il decreto-legge sulle liberalizzazioni e poi, pensiamo, le misure sul mercato del lavoro. Sono alcuni dossier che il Presidente del Consiglio Monti ha aperto e condotto avanti con molta determinazione. Si svolge in questi momenti una visita a Roma del Cancelliere tedesco Merkel. C'è in questo incontro tra la signora Merkel e il Presidente Monti il riconoscimento - per così dire, molto importante per l'Italia e per noi che abbiamo sostenuto e sosteniamo con forza questa soluzione politica - di ciò che l'Italia ha fatto. Adesso - e mi rivolgo al Governo e al Presidente Monti - si apre però un tema molto difficile e complesso che è quello della ripresa economica del Paese. Le previsioni ufficiali dicono che il reddito nazionale italiano scenderà nel 2012 dell'1,5 per cento, e ciò vuol dire centinaia di migliaia di posti di lavoro in pericolo e la ripresa non si annuncia nemmeno per il 2013. Il prossimo dossier, lo chiediamo con molta forza a nome di quanti sostengono l'azione di questo Governo, non può che essere la ripresa economica del Paese. Noi attendiamo che il Governo venga davanti al Parlamento con indicazioni chiare di ciò che può essere fatto, fin dalla seconda metà del 2012, per ridare una prospettiva di sviluppo necessaria all'economia italiana dopo tanti anni di stasi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, signori del Governo, formulo solo poche battute per anticiparvi il nostro «no» ad un provvedimento che non solo è ingiusto, ma che non dà ancora nessun segnale di attenzione per una parte del Paese, il sud, che state calpestando ripetutamente senza dargli alcuna speranza di rinascita. Quello che è accaduto oggi in Aula, poche decine di minuti fa, è un segnale forte, che vi prego di cogliere. Siete andati sotto; il Governo è stato bocciato da quest'Aula su una ipotesi di rivedere le regole in ordine al pagamento dell'IMU per i nostri agricoltori. Se non cogliete questo segnale, e sottovalutate quello che è accaduto solo qualche mese fa Pag. 63- la rivolta dei forconi e degli autotrasportatori - il sud scoppia; è da diversi mesi che ve lo ripeto. I segnali che colgo sui territori che conosco bene, e sui quali vivo, sono terribili e drammatici. Vi prego di cambiare rotta. È questo l'invito che le rivolgo, signor Ministro, ma la prego di estenderlo a tutto il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quella della semplificazione è una scelta strategica che deve essere perseguita con coerenza e incisività.
Secondo l'OCSE, una delle principali cause della debolezza del sistema Italia in termini di competitività internazionale, deriva proprio dall'eccesso di complicazioni burocratiche e normative. Sempre con riguardo alla competitività, secondo un recente rapporto, l'Italia si pone all'ottantasettesimo posto su 183 Paesi ed è al venticinquesimo posto su 26 Paesi dell'Unione europea. Non possiamo permetterci un ulteriore ritardo del genere. In questo contesto va chiarito in particolare il ruolo della pubblica amministrazione. Se la intendiamo come deve essere intesa, cioè come servizio al cittadino, bisogna intervenire sfoltendo la selva di adempimenti burocratici che attualmente pesano come un macigno sull'intero sistema Italia. Abbiamo bisogno quindi di regole più chiare e meno numerose, capaci semplicemente per questo, anche di diminuire quel potere discrezionale generato proprio sulla complessità burocratica.
Un semplice dato può essere utile: il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio, ha stimato in oltre 23 miliardi di euro l'anno gli oneri amministrativi relativi alle procedure più rilevanti per le imprese un peso abnorme da cui dobbiamo liberarci. Signor Ministro, onorevoli colleghi, sappiamo che la produzione legislativa nel nostro Paese è particolarmente corposa. A questa si aggiunge la produzione, da parte delle stesse amministrazioni, di ulteriori norme, e il risultato non può che essere un vero e proprio ingorgo non più sopportabile dalle imprese. In questo senso il presente decreto, su cui assicuriamo il voto dei rappresentanti del Partito Repubblicano italiano e dei colleghi parlamentari del gruppo Repubblicani-Azionisti, va sostenuto, ma deve essere considerato come un primo passo di un cammino ancora lungo. Concludo dicendo che l'impresa è il prossimo punto d'attacco. Dobbiamo fare in modo che la pubblica amministrazione diventi, in particolare per le imprese appunto, una risorsa ed un sostegno e non più - come spesso accade - un ostacolo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, noi approviamo - come Fareitalia - questo decreto che, voglio ricordare a me stesso, è in linea di continuità col precedente Governo. Avevamo, come Governo, preso atto che l'Italia aveva bisogno di uscire dalle secche dell'alta burocrazia e di snellire e rendere la nostra nazione competitiva al pari delle altre nazioni europee. Oggi votiamo con convinzione, e il Parlamento in questa fase, nonostante - signor Ministro - due bruttissime figure che il suo Governo ha fatto, ha dato un grande contributo per migliorare questo atto che per noi è molto importante proprio nel senso di modernizzare la nostra economia e il nostro Paese, a tutto vantaggio dei cittadini italiani. Però oggi abbiamo appreso brutte notizie per quanto riguarda i dati dell'economia e questo decreto, questo atto così importante, se fine a se stesso non cambia, non serve, se il Governo non mette mano alla ripresa dell'economia. Oggi i dati sono impressionanti, siamo in piena recessione, e i consumi sono tornati al livello di trenta anni fa.
Non è - signor Ministro, signor Presidente, colleghi e colleghe - un campanello Pag. 64di allarme, è una presa d'atto che il Paese è in grande difficoltà, ed oggi il Governo ha il dovere morale, prima che politico, di dare il via ad un grande piano di rilancio economico, altrimenti sarà destinato al fallimento, non tanto del Governo ma della nostra società (Applausi dei deputati del gruppo Misto -Fareitalia per la Costituente Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, colleghi, questo provvedimento rappresenta un nuovo passo in avanti nella politica di un Governo impegnato nella modernizzazione del Paese. Non tutto appare semplice e lineare in questo processo, ma è indubbio che il Paese abbia acquistato una nuova autorevolezza internazionale e che si sia determinato il consenso interno necessario per realizzare una politica di rigore finanziario e di lotta agli sprechi, che per noi è vitale. Tutto questo però non basta. Occorre contemporaneamente varare misure per lo sviluppo, per le piccole e medie imprese, soprattutto per il sud. Invertire il trend economico passando dalla recessione allo sviluppo, vuol dire cogliere le straordinarie opportunità offerte dal nostro Paese, che ha una struttura economica e sociale peculiarissima rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea.
Un modello produttivo innervato dalle piccole e medie imprese, può rappresentare quel quid in più per rimettere in moto la macchina dello sviluppo. Un intero sistema piccolo e medio imprenditoriale, che tiene spesso conto, più che del profitto, della propria storia di impresa e del proprio territorio, che chiede soltanto di poter lavorare e di non essere strangolato. Occorre, però, garantire liquidità a questo sistema e per farlo occorrono garanzie e facilitazioni per il credito, differimenti temporali per il pagamento degli oneri per le imprese in regola e forme di compensazione certificate tra crediti vantati e debiti dovuti nei confronti della pubblica amministrazione. Provvedimenti utili a riaccendere il motore dello sviluppo. E poi il Sud: quella straordinaria opportunità per la ripresa troppo spesso sprecata. Non servono regalie, favori o assistenzialismi; servono, invece, investimenti, infrastrutture e forme di incentivazione e di differenziazione fiscale. Sono riforme che richiedono coraggio e determinazione, ma il cui rendimento potrebbe essere altissimo. Siamo certi che questo Governo saprà coglierne la necessità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gava. Ne ha facoltà.

FABIO GAVA. Signor Presidente, onorevoli membri del Governo, colleghi, il provvedimento che è in approvazione rappresenta un sensibile passo in avanti sul tema delle semplificazioni. Noi certamente avremmo voluto di più, anche se ci rendiamo conto delle difficoltà che sempre si incontrano quando si cerca di riformare, sia per gli ostacoli esterni di resistenza ai cambiamenti, sia per gli ostacoli interni, tutti tipicamente italici, che tendono a regolamentare ogni aspetto del rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Il nostro voto sarà comunque favorevole, così come abbiamo votato favorevolmente sulla questione di fiducia la scorsa settimana, anche se riteniamo che occorra proseguire su questa strada, magari con testi unici che rendano semplice e trasparente il rapporto tra lo Stato e i cittadini. Sono state abrogate molte disposizioni di legge, circa 297 tra singoli articoli ed interi testi, proseguendo così con la semplificazione che già era stata avviata dal precedente Governo, che aveva abrogato molte norme ormai inutili. Si prosegue, inoltre, con la digitalizzazione della pubblica amministrazione, anche questa già avviata dal precedente Governo.
Tra l'altro, è stato stabilito un principio fondamentale, relativo alla disciplina dei controlli, che deve, appunto, uniformarsi Pag. 65ai criteri della semplicità e della proporzionalità dei suddetti controlli e dei relativi adempimenti burocratici e alla effettiva tutela del rischio, valorizzando contemporaneamente i sistemi di certificazione oggi esistenti. Riteniamo che uno Stato civile e democratico sempre più debba basarsi, nel rapporto con i cittadini, sulla responsabilità di questi ultimi, e sempre meno sulla costruzione di iter burocratici perlopiù solo formali, dove spesso possono annidarsi episodi di illegalità, di illiceità o anche di corruzione. La strada delle riforme è lunga e difficile. In poco più di cento giorni il vostro Governo, il Governo Monti, ha già fatto molto, ma molto c'è ancora da fare. Occorre proseguire con le riforme, per favorire lo sviluppo stante la perdurante grave crisi economica. Occorre proseguire con la credibilità che ha contraddistinto l'azione di Governo di questi mesi e che rappresenta la discriminante principale per il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, i deputati di Alleanza per l'Italia voteranno a favore di questo provvedimento che rappresenta il terzo pilastro dell'azione avviata dal Governo Monti per salvare l'Italia da un'irreversibile crisi finanziaria e per rilanciare la sua crescita, perché non c'è e non potrà esserci stabilità e sostenibilità delle nostre finanze pubbliche, senza un'inversione delle previsioni relative alla nostra economia. La semplificazione burocratica è, come sappiamo e come ripetiamo da anni, una condizione irrinunciabile per creare un ambiente favorevole all'attività economica, per attrarre investimenti esteri, per rendere più vicino agli standard europei il funzionamento della società italiana e la qualità della vita dei cittadini ed anche - e questo è un punto molto importante - uno strumento essenziale per prevenire la corruzione.
Questo provvedimento contiene molte misure utili da questo punto di vista e sicuramente darà un contributo grazie alla proposta del Governo e al lavoro delle Commissioni.
Ciò detto però, due considerazioni ora si impongono: la prima attiene alla natura di decreto-legge omnibus che un provvedimento che abbia come obiettivo la semplificazione è inevitabilmente destinato ad assumere e, di conseguenza, i delicati problemi che si pongono nel rapporto Governo-Parlamento-Presidente della Repubblica in ordine alla definizione del perimetro di questo provvedimento, soprattutto quando si opera attraverso la decretazione d'urgenza, e anche il rischio che su un simile provvedimento si scaricano iniziative e interventi spesso puramente dimostrativi o dichiarativi. Così è in parte tutta la serie di disposizioni che riguardano l'agenda digitale per la quale, Ministro, ormai il punto non è più di annunciare cosa sarà fatto, ma di riuscire finalmente a vedere e a misurare i risultati; o ancora il rischio di interventi anche giusti, in linea di principio, ma inappropriati in questa sede, come quelli relativi all'unbundling che spetterebbero all'autorità di regolazione.
La seconda riflessione però attiene all'esigenza di fare il punto sulla politica di semplificazione avviata ormai da un quindicennio e i cui risultati percepiti, e anche misurati, sono ancora assai modesti.
Si assiste infatti ad una sorta di estenuante e continua tela di Penelope nella quale le norme, le procedure e gli adempimenti che la legge di semplificazione annualmente elimina, inesorabilmente nel corso dell'anno le leggi statali e regionali poi riproducono. Allora si tratta forse di cambiare approccio e di capire se, al di là dei nobili sforzi di semplificazione normativa, risultati concreti e duraturi non possano realizzarsi solo attraverso una riduzione del perimetro pubblico e soprattutto attraverso la riduzione dei soggetti pubblici che condizionano la vita e l'attività dei cittadini e delle imprese. Senza riproporre, Ministro, le barocche procedure dell'articolo 3, bisogna forse ora Pag. 66passare dalla semplificazione normativa a quella organizzativa, restringere l'area di intervento di regolazione primaria e secondaria, per lasciare sempre più spazio a regole tecniche flessibili, indipendenti e pragmatiche che rispettino e valorizzino la libertà e la responsabilità dei singoli cittadini e delle imprese.
L'auspicio, quindi, è che dopo questo intervento il Governo promuova con il Parlamento una riflessione, anzitutto culturale, che punti a definire una nuova strategia della semplificazione burocratica. Su questo lavoro avrà il nostro apporto e, per quanto possibile, il nostro contributo di idee (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor Ministro, Grande Sud ha già accordato la fiducia al Governo sul decreto-legge n. 5 del 9 febbraio 2012, che reca disposizioni in materia di semplificazione e di sviluppo. Oggi siamo chiamati a confermare il giudizio positivo sui contenuti, già espresso in sede di discussione generale. Ribadisco, tuttavia, anche in questa occasione, che il ricorso al decreto-legge sulla materia delle semplificazioni, può apparire una forzatura ed è comunque uno strumento che riduce la possibilità di incidere dei parlamentari, se non per quanto si può introdurre nelle Commissioni di merito e nella Commissione bilancio. Quest'Aula continua ad essere espropriata, e ciò rappresenta un limite all'azione del Governo che potrebbe avere ben altre potenzialità se venissero inserite le proposte migliorative dei parlamentari più responsabili e capaci che siedono nei due rami del Parlamento. Tra le proposte migliorative ve ne erano alcune di Grande Sud che avrebbero rafforzato la filosofia liberista presente già nel decreto-legge. Ma tant'è, nonostante ciò, il provvedimento nel suo complesso è senz'altro una buona legge che, inserita nel disegno complessivo del Governo tecnico, contribuisce senza dubbio a migliorare il sistema Italia. Alcune disposizioni sulla ricerca scientifica, sull'università, sulla scuola, sull'energia e sul turismo, forniscono senza alcun dubbio un sostegno consistente e un impulso a tutto il nostro sistema economico.
Alcune norme sembrano di scarsa importanza, come il pane fresco non stop, la riduzione dei passaggi burocratici per i disabili, il cambio di residenza in tempo reale, le procedure anagrafiche e i matrimoni più veloci rispetto ad oggi, la social card sperimentata nelle città con oltre 250 mila abitanti, il coordinamento sui controlli alle imprese e meno oneri nelle gare di appalto.
Sono questioni che incidono favorevolmente sulla vita dei cittadini, riducendo spese reali e perdite di tempo, che si traducono in risparmi. Grande Sud voleva qualcosa in più relativamente alle semplificazioni su circolazione stradale, contratti pubblici, interventi edilizi, motorizzazione civile e anche maggior coraggio su scuola, università e ricerca. Non è stato possibile per ragioni di tempi stretti del dibattito e la scarsa influenza dei parlamentari sul decreto-legge. Noi apprezziamo però gli sforzi fatti dal Governo in merito alle semplificazioni a favore dei cittadini e delle imprese, avendo previsto ad esempio la responsabilità dell'amministrazione in caso di mancato rispetto dei termini di emanazione dei provvedimenti. Siamo favorevoli alla SCIA, segnalazione certificata di inizio attività, con attestazione dei tecnici limitata ai soli casi in cui prevalgano le norme di settore, allo snellimento dei procedimenti di rinnovo dei documenti di identità, di partecipazione ai concorsi e alle prove di selezione. Particolare importanza hanno per noi le semplificazioni sugli appalti, in cui viene prevista anche la responsabilità solidale. Ci sta bene anche l'introduzione della banca dati nazionale dei contratti pubblici, la realizzazione semplificata degli interventi sui beni culturali, i nuovi criteri di valutazione e verifica dei lavori eseguiti all'estero dalle imprese italiane. Grande Sud vede con favore le disposizioni relative alla vendita Pag. 67diretta dei prodotti agricoli o l'eliminazione dei 30 giorni previsti dal decreto legislativo n. 228 del 2001.
Infine, un grazie va dato al Governo per le 15 leggi abrogate, che si aggiungono a quelle numerose già abrogate su impulso del precedente Governo. Come si può capire, non abbiamo dato la nostra fiducia al Governo per mera scelta di opportunità o per ragioni logiche, ma perché abbiamo potuto constatare che l'insieme delle proposte dell'Esecutivo va nella direzione giusta per uscire dalla crisi del debito e non solo. Il decreto-legge in esame costituisce un tassello importante, perciò voteremo a favore dell'approvazione della legge di conversione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, Italia dei Valori nel merito del provvedimento in esame voterà «sì» e lo farà con convinzione. Vede, già nel discorso di insediamento, quando fece il primo discorso sul quale chiese la prima fiducia per la nascita del Governo, il Presidente Monti usò alcune parole parlando della pubblica amministrazione, che per noi erano come musica: «ridurre, semplificare, accorpare». Ebbene, oggi che queste parole compiono un primo passo di attuazione e di compimento, noi sicuramente le salutiamo con grande favore e con grande favore valutiamo la nascita della banca dati nazionale dei contratti pubblici, che farà risparmiare a sistema più di un miliardo di euro alle pubbliche amministrazioni. Pensiamo che oggi per alcuni contratti e per alcuni appalti le imprese devono arrivare a produrre fino a 27 volte lo stesso documento, quindi una straordinaria semplificazione, uno straordinario risparmio di tempo e di soldi per le banche. Ma anche l'anagrafe e lo stato civile telematici faranno un grande passo in avanti nei confronti dei cittadini per una pubblica amministrazione amica e non burocrazia ostile. E così anche la progressiva unificazione di adempimenti e di controlli per l'avvio di attività commerciali, per anche le singole attività dei privati che richiedono concessioni o autorizzazioni. Tutto quello che va nel senso della semplificazione, senza togliere nulla alla sicurezza, è per noi un dato positivo. Però vede, mi tocca anche dire con altrettanta franchezza - e ci sta, visto il periodo dell'anno - che un decreto non fa primavera. Sempre di più abbiamo la sensazione che il vostro Governo viva una sorta di condizione di libertà vigilata e che vi sia sempre di più una spada di Damocle che vi viene posta dal vostro primo socio di maggioranza relativa, ovvero il PdL di Berlusconi e di Alfano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Non è un caso se, a seconda del tavolo, cambia la musica. Non è un caso se, quando si tratta di mettere mano all'articolo 18 per eliminare i diritti dei lavoratori, il Governo procede con la forza e la possenza della «Cavalcata delle Valchirie» e, dunque, il Ministro Fornero lancia, ogni mattina, diktat: o si fa così o andiamo avanti da soli; o i sindacati ci stanno o si giocano una «paccata» di miliardi, usando, tra l'altro, espressioni che, francamente, poco si addicono allo stile di quello che dovrebbe essere un Governo tecnico. Ma, guarda caso, la revisione, o meglio, l'abolizione dell'articolo 18 già era contenuta nel programma del Popolo della Libertà. Come dicevo, basta cambiare tavolo, che cambia subito la musica: non serve andare lontano. Arriviamo all'anticorruzione.
La corruzione, se vogliamo pensare al rilancio dell'economia, conta ben più dell'articolo 18 (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori): 60 miliardi di euro, ogni anno, vengono sottratti all'economia di questo Paese, alla sana e trasparente concorrenza del mercato. Eppure, guarda caso, siccome appena si parla di anticorruzione, nel PdL parte l'orticaria, improvvisamente, cambia il tavolo e cambia la musica e, dalla «Cavalcata delle Valchirie» passiamo al «Minuetto»: un passo avanti, un passo indietro, un passo di lato. Così, dal Ministro Fornero, pas Pag. 68siamo al Ministro Severino, che dice: sì, fino a questo punto non me ne sono occupata tanto perché avevo altro da fare; comunque, ci proveremo, vediamo, delle speranze ci sono, vedo degli spiragli. Sinceramente, visto il tema, è un atteggiamento un po' imbarazzante.
Cambiamo un altro tavolo, parliamo di liberalizzazioni: cambia ancora la musica e, direi, questa volta, un «Allegro, ma non troppo». Siete stati timidi quando avete fatto il decreto-legge, perché già esso era una copia sbiadita della famosa «lenzuolata» di liberalizzazioni del Ministro Bersani nel Governo di centrosinistra. Siete stati pavidi nel difendere quel decreto-legge in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e avete lasciato che il PdL, il partito delle lobby, spolpasse fino all'osso quel decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Oggi liberalizzate i fichi secchi, questa è la verità!
Di «Allegro, ma non troppo» si può parlare anche con riguardo all'evasione fiscale. Fino a qui - vi va riconosciuto, lo dico con serietà -, si avverte un'aria nuova: c'è la sensazione che, in questo Paese, sull'evasione fiscale non si scherza più. Tuttavia, ad oggi, resta una sensazione: non si può campare tutta la vita di blitz a Cortina, di blitz a Portofino o di blitz chissà dove. Bisogna passare ad una serie di norme di sistema che, una volta per tutte, sconfiggano l'evasione fiscale in questo Paese. In questo caso, parliamo non dei 60 miliardi di euro della corruzione, ma di 120 miliardi di euro d'imposta evasi ogni anno. Tuttavia, guarda caso, anche qui, quando viene in gioco il partito dei condoni, improvvisamente, il tono del Governo si fa tra il distratto e il vago: sì, vedremo, faremo, ci penseremo, non è la priorità.
Inoltre, vi è tutto il tema dei costi della politica e degli sprechi della pubblica amministrazione. Qui una musica non c'è, la dobbiamo inventare: la marcia del gambero. Avete fatto solo passi indietro su tutto: dall'abolizione delle province, alle auto blu, dalle consulenze, alle società pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Le consulenze, ancora oggi, bruciano 5 miliardi di euro di soldi pubblici ogni anno. Ma lo sapete o non lo sapete che quando una società controllata dallo Stato o dagli enti pubblici deve cambiare un ascensore predispone almeno tre consulenze - una statica, una architettonica, una meccanica - e, alla fine, quell'ascensore costa dieci volte rispetto a uno che cambiamo nel nostro condominio? Ma lo sapete?
Vorrei fare alcuni esempi, per parlare di cose concrete. La SACE, cioè la società che si occupa di garantire i crediti delle aziende che operano all'estero, in vent'anni, è passata da 300 a 550 dipendenti e, negli stessi vent'anni, è passata da 3.500 pratiche concesse ogni anno a meno di 200. Evviva l'efficienza! In compenso, per non sbagliare, due settimane fa, si sono raddoppiati lo stipendio tutti i dirigenti e, oggi, il direttore generale prende più di 600 mila euro l'anno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Con riferimento al CRA, cioè, al centro ricerche in agricoltura, vi sono 100 milioni di euro di bilancio, 97 dei quali se ne vanno nello stipendio dei 1.800 dipendenti; nemmeno fossero la NASA! Per la ricerca, restano 3 milioni di euro, scarsi.
Per quanto riguarda il Sistema Informativo Nazionale per lo sviluppo dell'agricoltura (SIN) riporto una chicca; questa è veramente un'originalità in tutto il sistema italiano, tale società ha un direttore generale che percepisce 250 mila euro l'anno e che nel suo contratto di lavoro ha una buonuscita di 13 anni. Se lo licenziamo gli dobbiamo pagare tredici anni di stipendio, più di 3 milioni di euro. Chi ha fatto quel contratto oggi dovrebbe stare in galera, non in un consiglio di amministrazione!
Per ciò che concerne l'Istituto Sviluppo Agroalimentare (ISA) questa è una società che dovrebbe erogare finanziamenti nel settore agroalimentare. Da quando esiste ne ha erogati in tutto 26, in compenso ha quattro dirigenti e un direttore generale che percepisce 800 mila euro e i 36 dipendenti che hanno fatto in media una pratica di finanziamento a testa ogni cinque Pag. 69 anni, costano alla società più di 160 mila euro l'uno, l'uno! È questa l'Italia che avete in mente?
Io le ho fatto quattro esempi ma sono settemila le società che operano in questo regime, sperperando ogni anno decine di miliardi di euro. Voi non state affrontando le priorità vere, state facendo quel poco che vi lasciano fare; ma allora, per un Governo che aveva promesso di volare alto, continuare invece a camminare, guardando per terra per timore di cadere, è davvero troppo poco per chi era partito con l'ambizione di cambiare l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il gruppo di Popolo e Territorio, come già annunciato dall'onorevole D'Anna nella dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, voterà a favore di questo provvedimento. Tuttavia, voterà non privandosi di sollevare alcune perplessità e anche manifestando una certa delusione rispetto al corpo di un sistema normativo al quale guardavamo con grande interesse e con grande attenzione. Non c'è dubbio che questo provvedimento, intitolato alla semplificazione e allo sviluppo, introduca alcuni elementi di grande semplificazione: interviene in alcuni settori, cerca in qualche modo di liberare dalle pastoie burocratiche molti aspetti che connotano la vita amministrativa e che condizionano fortemente la vita dei cittadini e degli utenti; pur tuttavia devo dire che il nostro voto risponde un po' alla massima di accontentarsi del poco anche se si poteva fare molto meglio e di più. Infatti si poteva fare certamente molto meglio e di più e lo voglio dire con grande franchezza; credo che il Governo ci possa dare atto di aver contribuito a sostenerlo senza privarci della necessità, del dovere e dell'obbligo politico di sottolineare quelle cose che ci paiono non rispondenti all'obiettivo che un Governo tecnico si è dato e soprattutto all'obiettivo di portare l'Italia fuori dalla crisi. È di ieri la certificazione di un dato che noi per la verità avevamo paventato fin dal momento in cui il Presidente Monti si presentò in Parlamento con il famoso decreto-legge «salva Italia»: il dato di un'Italia che si avviava, sostanzialmente, ad avvilupparsi in un sistema, in una condizione recessiva. Ieri, il dato della recessione è stato sostanzialmente certificato dall'ISTAT; il dato della recessione ci vede, oggi, profondamente in ritardo anche rispetto al recupero di produttività che si sta determinando in Europa. Voglio darvi un dato sul quale, io credo, il Parlamento e il Governo debbano riflettere ed è il dato in base al quale, nel complesso, il PIL dei Paesi che appartengono all'area dell'euro è diminuito dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente, ma è salito dello 0,7 per cento su base annua. In Italia, invece, registriamo un dato congiunturale di meno 0,7 per cento e quello tendenziale di meno 0,4 per cento il che significa che siamo in una recessione tecnica in quanto il PIL è costantemente in calo anche per il secondo trimestre consecutivo.
E allora viene in evidenza una questione fondamentale, dalla quale non si può sfuggire, che riguarda gli interventi strutturali che, certamente, interessano il mercato del lavoro, ma riguardano soprattutto le condizioni che noi stiamo creando per far sì che il sistema Paese torni ad essere produttivo nelle sue articolazioni industriali. Noi abbiamo fatto delle proposte, e vorremmo che, finalmente, il Governo risponda nel concreto e nel contenuto alle proposte che abbiamo fatto e che abbiamo, anche in questa circostanza, avanzato.
Ecco perché non siamo completamente soddisfatti di questo provvedimento sulla semplificazione, perché non è vero che non vi siano le condizioni per creare anche possibilità di recuperare risorse importanti da immettere nel settore produttivo e rilanciarlo, cominciando, certamente, dal mercato del lavoro. Certo, non è benaugurante quello che è accaduto nella riunione di ieri con le parti sociali.

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 18,45)

SILVANO MOFFA. Certo, noi riteniamo sia indispensabile trovare un'intesa con le parti sociali, ma vediamo difficile un'intesa che, in qualche modo, per essere raggiunta, voglia mettere da parte la riforma dell'articolo 18. Ma è mai possibile che non ci si renda conto, in questo Paese, che là dove altre economie, altri Stati, hanno scelto la strada della flexsecurity e hanno scelto la strada di una modifica sostanziale dell'articolo 18 - cioè colpendo la forte rigidità del mercato rendendolo più dinamico - e facendo sì che vi fosse una maggiore flessibilità in uscita, è stato possibile abbattere il livello della disoccupazione? È successo in Germania. Ma lo ricordiamo o no, che qualche decennio fa, la Germania aveva una condizione, per effetto della riunificazione, molto più complessa e molto più complicata del nostro Paese?
Il costo dell'assistenza sociale, anche attraverso gli ammortizzatori sociali, era qualcosa che contava oltre il 5 per cento nel PIL, in Germania, in Italia eravamo all'1,8 per cento. Sono state quelle riforme, comprese le riforme che hanno riguardato, soprattutto, la minore rigidità del mercato del lavoro, che hanno consentito alle piccole e medie imprese di poter tornare ad essere produttive. Qui, invece, si continua a farne un problema di natura ideologica. Ma delle proposte noi le abbiamo poste sul campo, anche attraverso degli emendamenti, che sono stati considerati inammissibili. Tra l'altro, voglio aprire e chiudere una parentesi, molto rispettosa, nei confronti del Capo dello Stato, che ha richiamato il Parlamento al rispetto della omogeneità delle norme che sono contenute in un decreto; certo è, però, che quando si appone una firma ad un decreto che contiene 60 articoli, beh, poi vorrei capire qual è lo spirito del Parlamento che non può migliorare alcunché di quel decreto e non può modificare alcunché di quelle norme.
Vogliamo allora ridurre questo Parlamento a una sorta di «votificio» permanente, rispetto ai decreti e alle questioni che vengono poste dal Governo, senza avere nessuna possibilità di azione? O vogliamo, invece, recuperare un po' di dignità a un Parlamento che è, perlomeno, in grado di proporre qualcosa per rilanciare la nostra attività produttiva nel Paese?
E le due proposte che noi abbiamo fatto, le riassumo brevemente. Una riguarda la dismissione del patrimonio pubblico: dov'è finita quest'idea della dismissione di un patrimonio pubblico che vale 400 miliardi, nel nostro Paese, e la cui gran parte è nelle mani degli enti locali e nelle mani delle regioni e delle province? Ma è mai possibile che non si possa mettere in piedi un sistema virtuoso, che consenta, per esempio - visto che abbiamo una Cassa depositi e prestiti che è un riferimento importante, in termini di capacità e di liquidità - di far sì che quella Cassa possa oggi essere il soggetto al quale conferire questi beni pubblici, in modo tale che vi siano risorse immediate, liberate per gli enti locali e per le amministrazioni, che sono proprietarie di quei beni, in modo tale che vi sia anche la possibilità di abbattere i ratei di mutui e, quindi, essere in condizioni, sempre stando nel Patto di stabilità, di avere risorse disponibili da investire nel campo infrastrutturale?
E perché, poi, non mettere mano, come abbiamo proposto, ai fondi pensione complementari? Questo è un argomento rispetto al quale, credo, il Governo abbia la necessità e anche il dovere di dare una risposta; o forse non si sa che i fondi pensione complementari sono fondi pensione dei quali oggi, in Italia, in qualche misura, se ne è ridotta la portata, in termini, anche, di capacità di investimento?
Infatti, si tratta di un fondo che, essendo un investimento previdenziale, è molto differente dall'investimento finanziario e non può essere assoggettato alle Pag. 71stesse regole, né avvalersi unicamente degli stessi prodotti e degli strumenti di investimento.
Oggi quel fondo ha una disponibilità crescente che già è arrivata a 87 miliardi di euro raccolti dal nostro risparmio previdenziale, ma anziché alimentare lo sviluppo, parte di quel fondo viene investita dai fondi privati e dai fondi pubblici in questo settore all'estero, con il paradosso davvero incredibile in questo Paese che con le pensioni complementari andiamo a finanziare le imprese all'estero e in Europa che fanno concorrenza al nostro sistema imprenditoriale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SILVANO MOFFA. Ma quando metteremo mano a tutto questo, soprattutto attraverso strumenti finanziari diversi, capaci di utilizzare queste risorse anche per fare infrastrutture? Mi domando e vi chiedo: non erano queste proposte in grado di intervenire in maniera molto chiara e netta per far sì che questo provvedimento davvero guardasse allo sviluppo del Paese?
Pertanto, ci attendiamo che almeno su quelli che saranno i prossimi provvedimenti si faccia molta attenzione a quello che il gruppo di Popolo e Territorio ha proposto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, vorrei sommessamente ritornare, dopo l'intervento compatto svolto dal collega Moffa, a quella che è la realtà italiana con la quale ci dobbiamo confrontare e nei confronti della quale per vent'anni non abbiamo fatto nulla, collega Moffa, perché va bene citare il Parlamento, però forse qualche mea culpa andrebbe fatto.
Secondo i dati della Banca mondiale in Italia occorrono in media 258 giorni per ottenere il permesso di costruzione, l'agibilità, l'allaccio alle reti idriche e a quella telefonica e tutti gli altri adempimenti burocratici. La media OCSE è di 152 giorni. Lo spread fra l'Italia e il resto dei Paesi industrializzati, dico «paesi industrializzati», è di almeno tre mesi.
Non va meglio se guardiamo ai dati relativi all'ottenimento di una linea elettrica ad uso industriale: 192 giorni contro i 103 della media OCSE, con un costo che è il triplo di quello delle altre grandi economie.
Per quanto impietosi i dati dell'OCSE non riescono a raffigurare appieno il dramma dell'Italia, un Paese ostile nei confronti degli investimenti e, tra questi, in modo particolare quelli esteri, un Paese in cui il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadino è ancora asimmetrico, discriminatorio e aleatorio.
Parlando del «decreto semplificazioni» è fondamentale porre queste considerazioni come premessa di qualsiasi confronto di merito. Uno dei più grandi fattori di sviluppo di un'economia contemporanea è la fertilità del terreno normativo, la sensazione di stabilità del quadro regolatorio, la certezza dei diritti, la velocità con cui la giustizia dirime le controversie e la ragionevolezza dei tempi della burocrazia, la famosa certezza dei tempi. Quando tutto ciò non esiste, quando cioè prevalgono le logiche di un potere politico e invasivo gli investimenti scappano, prendono altre vie, lasciando l'Italia al suo destino.
È un discorso molto attuale se volgiamo lo sguardo, ad esempio, alla Val di Susa, dove l'opposizione preconcetta alla TAV offre al mondo un'immagine nefasta dell'Italia, o a Brindisi, dove, come si diceva l'altra volta, un'importante multinazionale come la British Gas è stata indotta dalla cattiva politica a rinunciare, dopo più di dieci anni dall'ottenimento dei primi permessi, alla costruzione di un rigassificatore che avrebbe portato lavoro e sviluppo in un'area economicamente depressa del nostro Paese, oppure a Pisa e a Torino dove burocrazia e lobby miopi bloccano il colosso svedese Ikea dal realizzare investimenti per 140 milioni di euro. Pag. 72
C'è chi ha detto che gli Stati devono imparare a vendere il proprio prodotto, cioè il proprio territorio, nel grande negozio globale. L'Italia non lo sta facendo, eppure, nonostante la crisi, anzi forse proprio a causa della crisi ci sono in giro per il mondo molte aziende, alcune delle quali ricche di liquidità, in cerca di migliori occasioni di investimento. Solo aprendo le porte con convinzione agli investitori industriali, nazionali ed internazionali, e non opponendo mille ostacoli burocratici e spesso, scusate, ideologici possiamo tornare a crescere e a creare posti di lavoro, a generare gettito fiscale utile per finanziare le nostre scuole, gli asili nido, gli ospedali, i sussidi di disoccupazione, la scuola e l'università.
Vengo al merito del provvedimento che oggi approviamo. Le misure positive di questo decreto-legge sono tante: le semplificazioni sui documenti, sull'iscrizione all'università e sui concorsi pubblici, la cartella clinica elettronica, il pagamento delle multe on line, il piano di semplificazione per le imprese, il bonus assunzione per chi investe nel Mezzogiorno, le misure che aprono ad un maggior grado di concorrenza nel settore delle telecomunicazioni, anche se noi vogliamo vedere che i benefici della concorrenza, che gli italiani hanno avuto sui cellulari con le tariffe tra le più basse in Europa, finalmente ci siano anche sulla rete fissa e sulla banda larga, dove purtroppo c'è poca concorrenza rispetto agli altri Paesi europei.
Dicevo del settore delle telecomunicazioni, dove finalmente si è ridotta la simmetria di legge tra l'ex monopolista pubblico e i suoi concorrenti, dello snellimento delle procedure di appalto, della semplificazione dei regimi IRAP. Punti di merito - lo dicevo anche l'altra volta - del provvedimento sono pure le semplificazioni per i disabili, la disciplina sull'astensione dal lavoro per le lavoratrici in gravidanza, le misure sulle infrastrutture energetiche. Un passo importante, molto importante, è stato fatto con le diverse misure del provvedimento che mirano ad una piena digitalizzazione della pubblica amministrazione favorendo in questo modo un risparmio importante di spesa e alleggerendo gli oneri a cittadini e contribuenti.
I pagamenti INPS online sono finalmente online. Le comunicazioni della pubblica amministrazione saranno tutte online nel 2014, i certificati finalmente saranno in tempo reale. Si traccia, con questo decreto-legge, un'importante road map per la diffusione della banda larga ed ultra larga, si semplificano le procedure per l'assunzione dei lavoratori stranieri.
Futuro e Libertà voterà a favore, ribadendo la fiducia al Governo Monti che è il nostro Governo, come abbiamo già avuto modo di dire nel corso della discussione generale.
Voteremo a favore di un provvedimento utile, che serve proprio a ridurre quegli spread burocratici di cui parlavo in premessa.
Non lo consideriamo però un punto di arrivo, ma un punto di partenza, come dimostrano peraltro i nostri molti emendamenti che avevamo proposto. Si tratta di modifiche che non avrebbero «annacquato» il provvedimento governativo, ma che lo avrebbero posto, a nostro giudizio, in una posizione di maggiore forza.
Ne cito uno su tutti: una diversa disciplina di contrasto del fenomeno delle dimissioni in bianco. Sul tema, su cui avevamo presentato un emendamento giudicato inammissibile, non c'è più un solo minuto da aspettare, signor Ministro. Il problema è enorme e la soluzione è relativamente semplice: le dimissioni volontarie devono essere firmate su un modulo numerato, con pochi giorni di validità, rilasciato da un ufficio pubblico per evitare che ai lavoratori e soprattutto alle lavoratrici, come purtroppo succede, sia fatta firmare su carta bianca la lettera di dimissioni prima dell'assunzione e come condizione di essa (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Questa soluzione, che tutti i gruppi politici condividono e che anche il Governo - come ho capito - condivide, è il necessario corollario di qualunque riforma Pag. 73del mercato del lavoro e, in particolare, di quella seria e impegnativa che il Governo si accinge a presentare alle Camere.
Questa, senza polemiche, è la cifra di futuro e Libertà e del Terzo Polo. Il Governo Monti, con la sua azione riformatrice, è l'Esecutivo che avremmo voluto, non lo abbiamo subito. Il nostro sostegno non si caratterizza e non si caratterizzerà per dei distinguo, con i quali altri pure provano a lucrare elettoralmente sull'inevitabile malcontento di qualche categoria sociale interessata dalle riforme, ma per i nostri stimoli a fare di più.
Abbiamo ancora tanto da risanare, da liberalizzare e da semplificare. Ci sono riforme strutturali del sistema Italia che attendono da troppi anni di essere intraprese e c'è, in tema di semplificazione e sviluppo, soprattutto la necessità di una profonda riforma dei meccanismi di funzionamento della burocrazia statale e locale, ancora ostile e spesso distante dalle esigenze dei cittadini e delle imprese.
A quando un cambiamento del processo autorizzativo, su cui è bloccata la nostra pubblica amministrazione, e di quello del controllo? Oggi ci mettiamo mesi e anni ad autorizzare le nostre imprese a lavorare e poi mancano i controlli perché tutta la funzione del personale pubblico si esaurisce unicamente nel processo autorizzativo, bloccando gli investimenti e bloccando il nostro lavoro. E poi non c'è più nessun controllo, fintanto che caso mai si verifica un danno ecologico.
Una riforma che non può non investire il pubblico impiego, la sua dimensione numerica e la sua efficienza. In questa chiave, peraltro è comprensibile la prudenza del Governo rispetto agli organici del personale scolastico, che non ha senso bloccare in modo automatico, prescindendo dall'andamento demografico della popolazione in età scolare, ma che non si possono allargare semplicemente seguendo la logica della sanatoria per via legislativa.
Concludo con una riflessione generale: la nostra fiducia, signor Ministro, Governo, non è - né sarà - parziale o acritica, sarà invece sempre coerente con il mandato che le abbiamo dato, accordando lo scorso novembre la fiducia al suo intervento programmatico alle Camere.
Quello è il programma - aggiungerei politico - che abbiamo insieme presentato all'opinione pubblica italiana, quello è il programma che la stimoleremo sempre a realizzare e sul quale troverà sempre il sostegno di Futuro e Libertà per il Terzo Polo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Poli. Ne ha facoltà.

ANTONIO DE POLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dobbiamo dare merito a questo Governo di aver avuto il coraggio di abbattere tutte quelle barriere che impedivano all'Italia di fare un salto verso l'Europa e verso la crescita.
Questo non è - come qualcuno ha detto - il Governo dell'autorità, ma - come dimostra ogni giorno - è il Governo dell'autorevolezza. Non è, cari colleghi, come qualcuno ha ribadito in quest'Aula, un Governo che utilizza il Parlamento ed i parlamentari come mere figurine, ma è un Governo che chiede ai rappresentanti del mondo politico di buona volontà di accompagnarlo con fattiva collaborazione, contribuendo a costruire un processo di inevitabile risanamento.
Noi, dell'Unione di Centro, crediamo fermamente nelle possibilità di crescita: è un'Italia che ce la può e ce la deve fare.
Se solo pensiamo alla mancata realizzazione del rigassificatore di Brindisi, dopo undici anni di trafila, e alla medesima probabile sorte che toccherà a quello di Trieste, se pensiamo a quanto stiamo rischiando nel tardare la realizzazione della TAV e di molte altre opere, comprendiamo i motivi ed il perché il nostro Paese si trovi all'87o posto nella speciale classifica redatta dalla Banca mondiale, prendendo in considerazione l'applicazione della normativa vigente in materia economica in oltre centottanta Stati. Ricordiamoci che, nell'Unione europea, Pag. 74siamo al 25o posto: peggio di noi, purtroppo, c'è solo la Grecia.
Diciamo la verità: stiamo perdendo posti di lavoro, competitività ed opportunità di sviluppo, non per la mancanza di fiducia nell'Italia, ma a causa del peso di una macchina burocratica che impedisce di fare impresa, di un meccanismo farraginoso che frena chi vuole investire nel nostro Paese e che deve essere più veloce nelle decisioni, deve liberarsi dagli eccessi burocratici, dalla confusione e dai soprusi alle libertà dei cittadini e delle imprese per poter crescere.
Pensiamo, ad esempio, a tutte le politiche legate al lavoro giovanile, con i giovani che, per fortuna, si stanno inventando nuove figure professionali per poter lavorare: il web project manager, l'energy manager, il consulente gerontologo - parole che forse sembrano estranee, ma oggi sempre più attive nel mondo dei giovani - l'esperto di sicurezza di reti, il bioinformatico e tanti altri. Pensiamo alla liberalizzazione e, ancora, ad un sostegno dello Stato sociale e alla famiglia, temi questi che per noi dell'Unione di Centro sono basilari per rilanciare il nostro Paese.
È in questo ambito che chiediamo al Governo di concentrare gli sforzi accanto ad una burocrazia che si alleggerisce e che consente di dare più fiato alle imprese e al mondo del lavoro e che quindi punta alla crescita. Non si può non immaginare un percorso parallelo che metta al centro la persona ed i suoi bisogni; non solo, credo che proprio partendo da qui si potrà combattere meglio la corruzione e più in generale quel malcostume tutto italiano per cui ciò che ci spetta diventa un favore.
Ecco perché, dopo la messa in sicurezza dei conti ed unitamente al decreto-legge sulle liberalizzazioni e agli altri provvedimenti in preparazione, si sta via via completando l'opera di risanamento e ammodernamento del nostro Paese che ha recuperato con sacrifici di tutti, la credibilità internazionale, come dimostrano gli attestati della società di rating Standard & Poor's, sorpresa dai progressi dell'Italia, e la quotazione scesa a 300 punti dello spread nei confronti dei bund tedeschi.
Detto questo, è chiaro che sintetizzare i punti qualificanti del decreto-legge impiegherebbe molto più tempo di quanto ce ne è concesso per esprimere il nostro parere favorevole. Vogliamo solo registrare due novità introdotte nel testo: una riguarda la possibilità per le cooperative, i consorzi e le cooperative sociali di poter avere in concessione per l'avvio di attività a scopi turistici beni confiscati alla mafia, l'altra riguarda la disciplina delle modalità per il riconoscimento della validità su tutto il territorio nazionale del contrassegno invalidi che mette la parola fine ad un'infinita serie di problemi interpretativi che hanno causato solo disagi agli invalidi stessi.
Tuttavia, in questa fase ci preme sottolineare che il lavoro da fare resta molto e che le imprese ed i cittadini attendono altre concrete misure necessarie a favorire la crescita. Il mio pensiero in questo momento va ai due imprenditori che alcuni giorni fa si sono tolti la vita, altri due suicidi per crediti e prestiti negati. Il presidente della Confartigianato del comune di San Donà di Piave, sfogandosi, ha parlato di «omicidio legalizzato» per trasmettere la propria rabbia personale e dell'intera categoria di fronte al suicidio dell'ennesimo imprenditore che si è tolto la vita perché strozzato dalla crisi e dalla piaga dei mancati o ritardati pagamenti. I ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione costituiscono un freno alla competitività del nostro Paese; dietro questo freno alla competitività spesso si nasconde un altro problema che si chiama Patto di stabilità interno. Se pensiamo ad esempio che il Veneto ha 1 miliardo e 350 milioni di deposito nella sua tesoreria e ha dei creditori che attendono di essere pagati per operare un servizio erogato alla regione stessa capiamo che, per rispetto di tali vincoli del Patto, questi soldi non possono essere toccati. La pubblica amministrazione viene vista dalle imprese e dai cittadini come un interlocutore poco affidabile e che comunque rischia di creare ritardi o problemi.
Se vogliamo dare slancio, sviluppo e competitività al sistema Paese dobbiamo Pag. 75far sì che questi ostacoli vengano rimossi e che la pubblica amministrazione venga percepita come un compagno di squadra in campo e non invece come un avversario da dribblare. Dunque, resta molto da fare, sono stati compiuti passi in avanti in molti settori, abbiamo cercato di recuperare più di dieci anni di semi-inattività sulle riforme strutturali ma la strada è ancora lunga. Su questo punto, come ho avuto modo di affermare pubblicamente, è ora che dopo l'iniezione di liquidità da parte della Banca centrale europea, che offre denaro a tassi di interesse vantaggiosi per le nostre banche, le banche facciano la loro parte, remando contro la crisi di liquidità che sta strozzando le nostre imprese.
Un Paese civile non può tenere questa drammatica contabilità; solo nel nord-est si sono registrati oltre 50 suicidi, ma il paradosso è che questi gesti di disperazione sono stati causati non dai debiti ma da crediti non riscossi. A soffrire ancora una volta sono le piccole e medie imprese che costituiscono il cuore del sistema imprenditoriale italiano.
Come ha detto il presidente della BCE, Mario Draghi, dopo la grande iniezione di liquidità, che ha immesso 1.000 miliardi di euro nel sistema finanziario europeo, ora la palla passa a governi e banche. Ora abbiamo il dovere di non interrompere un processo che sta mostrando di dare i suoi frutti e, come un puzzle giorno per giorno si riempie di tasselli che lo completano. È da irresponsabili in questo momento mettersi di traverso e privilegiare la politica contro, sbandierando una demagogica tutela del cittadino, che altro non è che un sistema in cerca di raccattare qualche consenso in più. Cari colleghi, l'Unione di Centro continuerà a condannare il gioco al massacro quando l'obiettivo è di vincere con lealtà una partita che alla fine ci dovrebbe vedere tutti schierati nello stesso campo. Naturalmente, il gruppo dell'UdC voterà a favore di questo provvedimento, dimostrando totale fiducia a questo Governo e al Presidente Monti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, colleghi, vi dico subito che la Lega Nord Padania voterà contro questo provvedimento. Non potrebbe essere altrimenti: questo decreto-legge contiene tutte le negatività possibili di questa maggioranza, procedurali, ideologiche, politiche e sostanziali. Procedurali: con una maggioranza stratosferica, che nessuno ha mai neanche immaginato possibile in questo Parlamento, 550 deputati più un'Italia dei Valori a corrente alternata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), voi, signori del Governo, in un provvedimento che teoricamente doveva essere condiviso, che doveva essere come una semplice passeggiata nel parco, avete intravisto la giungle vietnamita e siete ricorsi all'ennesima fiducia. Per essere chiari, questa non è una fiducia. Voi avete dichiarato la vostra totale sfiducia nella maggioranza che vi sostiene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La vostra vera maggioranza politica, quella che non siede in Parlamento, ma nei consigli d'amministrazione delle banche, nelle direzione dei grandi quotidiani e nei corridoi della Commissione europea, aveva ripetuto come una litania, anche per bocca di autorevoli e costosissimi garanti istituzionali, che non era ammissibile utilizzare provvedimenti a piacimento, come fossero degli omnibus. Adesso arrivate voi, tecnici e professori, e producete questo obbrobrioso esperimento procedurale - Ministro, la ringrazio per l'attenzione - che forse ironicamente avete definito decreto semplificazioni. Abbiamo capito che l'unica cosa che semplificherà, o sarebbe meglio dire sistemerà, saranno i bilanci dei produttori di pneumatici, che con un articolo che sembra più una bolla papale di concessione di indulgenza plenaria che una norma dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) saranno autorizzati ad autodefinirsi il livello degli incentivi spettanti per il recupero degli pneumatici usati. Mi chiedo e vi Pag. 76chiedo, colleghi, cosa diranno tutti quei contribuenti che non sono autorizzati ad autoridursi le tasse? Si dichiareranno prigionieri politici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Non da meno sono le posizioni ideologiche espresse da questo Governo con questo decreto-legge, contrarie ai diritti della gente del nord. Pensiamo all'articolo 1, dove nelle modifiche alla legge n. 241 del 1990, si stabilisce che, nel caso di ritardo nell'elaborazione di una pratica, se la giunta non provvede alla sostituzione del dirigente responsabile, la decisione passa al segretario comunale, non al sindaco eletto dai cittadini e che a questi cittadini deve rispondere nelle urne, ma al burocrate, che la dice lunga sul vostro concetto di democrazia. Ancora pensiamo all'articolo 57, che toglie competenze alle regioni trasferendole al Governo in tema dei infrastrutture energetiche. Era un problema vero, ma è un tema che avrebbe dovuto essere oggetto di una legge, non di un esproprio di competenze. L'articolo 29, ancora, prevede per la riconversione dei siti bieticolo-saccariferi la nomina di commissari ad acta da parte del Governo, espropriando completamente le regioni. Cosa diranno i cittadini quando non si saprà che cosa sorge sul loro territorio e non sapranno a chi rivolgersi e con chi lamentarsi anche nell'urna?
Arriviamo poi al pensiero alto del Governo tecnico, un vero passaggio che sta alla politica come le piramidi di Cheope stanno alla geometria e all'edilizia: la norma sul passaggio di residenza in tempo reale, come viene definito con enfasi anche nei documenti a disposizione dei colleghi.
È un provvedimento che non solo toglie ai comuni la possibilità di controllare l'effettiva coerenza della richiesta, e quindi di intervenire anche a garanzia della sicurezza dei cittadini, ma che facilita comportamenti truffaldini, specie di cittadini stranieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), in tutte le procedure di assistenza e graduatorie rivolte alle persone in difficoltà.
Questa è la vostra solidarietà! In quest'ultimo caso, si evidenzia una marcata preferenza per gli immigrati extracomunitari rispetto ai cittadini italiani, che non è esattamente un argomento tecnico, ma un po' più politico, come accade anche con l'articolo 17, scritto unicamente per aggirare le norme che legano l'immigrazione al lavoro.
Signor Presidente, sono norme che tutta l'Europa sta copiando, ma, probabilmente, all'insaputa dei nostri tecnici, che le vogliono smantellare. In quest'ultimo caso, dicevamo, il pensiero va all'onorevole Berlusconi, il quale, dissertando di alcuni illustri esponenti del Terzo Polo, con cui ora siede apparentemente fiducioso e convinto in maggioranza, riferendosi alle loro capacità, alle loro skills, come direbbe il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), ebbe a dire: questi non hanno mai amministrato neanche un condominio.
Ora appare evidente, parafrasando l'ex Presidente del Consiglio, che chi ha scritto la norma sul cambio di residenza in tempo reale, pur essendo un tecnico, non ha mai amministrato, non dico un condominio, ma neanche un distributore automatico di bibite, che pure è un lavoro onesto e dignitoso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Diciamo la verità: l'unica cosa buona di tutto questo decreto-legge è la liberalizzazione dell'ultimo miglio, non a caso frutto di un emendamento della Lega Nord Padania. Arriviamo, poi, alla politica: abbiamo assistito in Commissione ad una maggioranza schizofrenica, che ha fatto la maggioranza, ma anche l'opposizione, che non ha disdegnato di ricorrere ad un ostruzionismo contro se stessa, dimostrando così che il problema della governabilità non sono i numeri, perché ve ne erano tantissimi, che avanzavano; non le capacità tecniche, che, sulla carta, sono pure abbondanti, fino all'eccesso, oversize, direbbe il Presidente del Consiglio.
Il problema è il progetto, che manca, oppure, meglio, è celato, come questo decreto-legge, che non semplifica e si occupa di tutto. Il progetto Monti-Napolitano non è quello di salvare l'Italia, intesa come insieme di comunità che compongono la Pag. 77Repubblica, ma, evidentemente, di salvare le consorterie economiche italiane ed europee che lo sorreggono e gli apparati burocratico-centralisti italiani e dell'Unione europea che lo hanno prodotto e che hanno il loro fulcro nell'euro, che - giova ricordarlo in quest'Aula - è poi la causa principale della recessione e del nostro impoverimento.
Per cui, non vi importa se la maggioranza comprende chi, fino a tre mesi fa, contestava questa politica di tasse e siede in Parlamento - lo voglio ricordare - perché ha promesso ai cittadini regole ferree sull'immigrazione e la sicurezza, e ora vota tutt'altro, colleghi del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), sorpresi, anche a mezzo stampa, della posizione della Lega.
Vedete, colleghi del Popolo della Libertà, quelli sorpresi siamo noi, sono i vostri elettori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Dicevamo che questa maggioranza comprende sia il Popolo della Libertà sia i colleghi del Partito Democratico, che hanno giurato e lucrato per una vita sulla difesa delle pensioni di anzianità, ma che adesso che bisogna fare cassa le hanno vendute, non avendo il coraggio di intaccare gli sprechi e i privilegi delle classi burocratiche e amministrative del Mezzogiorno, che si ingrassano sul mantenimento dell'arretratezza del Sud e sui trasferimenti erariali.
Altro che federalismo, altro che sviluppo! La malversazione e la mano lesta, questi sono i risultati della vostra politica per il Sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Signor Presidente, concludendo, non parliamo dell'Unione di Centro, rotta a tutte le esperienze. Dicevamo che a questo Governo tutto questo non interessa: l'importante è che i colleghi parlamentari schiaccino i bottoni e non disturbino il manovratore.
Allora, ecco una fiducia dopo l'altra, regole ad assetto variabile valide per i decreti di questo Governo e inaccettabili se richieste dal precedente. Ecco, il Presidente ha ucciso le idee e i valori della sua maggioranza. Lei avrebbe voluto inglobare anche la Lega, mi riferisco al Presidente del Consiglio, magari in cambio di qualche poltrona ma la Lega Nord di Umberto Bossi è un'altra cosa, «l'è n'altra roba». Noi votiamo contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, il Partito Democratico vota a favore del decreto sulla semplificazione e lo sviluppo, vota «sì» con convinzione. Con l'approvazione di molte nostre proposte emendative, questo decreto-legge sulla semplificazione e lo sviluppo renderà davvero più facile la vita dei cittadini, imprenditori e consumatori e il loro rapporto con la pubblica amministrazione. Ad esempio, nei rapporti tra cittadino ed uffici pubblici sarà possibile il cambio di residenza in tempo reale. Mi dispiace che il collega Torazzi non abbia mai avuto a che fare con i problemi di chi deve cambiare residenza ma 1.400 persone all'anno fanno a pugni con la burocrazia per una cosa che nel resto d'Europa è normale e che da domani sarà normale anche nel nostro Paese. Sarà facile avere procedure anagrafiche di stato civile veloci e solo per via telematica, sarà possibile finalmente disporre della marca da bollo tematica e poter pagare le multe on line. Nei rapporti tra cittadini e sanità ci sarà l'esenzione prolungata nel tempo del pagamento delle prestazioni sanitarie per i malati cronici, le cartelle cliniche elettroniche e i sistemi di prenotazione elettronici saranno finalmente realtà, i permessi di parcheggio per gli invalidi varranno su tutto il territorio nazionale. Nei rapporti tra le imprese e la pubblica amministrazione ci sarà l'acquisizione d'ufficio da parte della pubblica amministrazione delle certificazioni antimafia e della documentazione unica di regolarità contributiva. Saranno previste misure preferenziali e premiali per le piccole e medie imprese per progetti di ricerca. La semplificazione in materia di controlli sarà realtà, con l'esclusione di Pag. 78salute e sicurezza sul lavoro, perché la situazione nel nostro Paese questo ancora oggi chiede. E altro ancora, come l'autocertificazione per gli immigrati regolarmente residenti o l'affidamento a titolo gratuito ad enti o associazioni di beni di interesse turistico sequestrati alla mafia. Tutti questi sono miglioramenti che hanno nome e cognome, sono emendamenti che il Partito Democratico ha apportato a questo decreto-legge. Si tratta di un «sì» convinto, perché questo decreto-legge ci consegna uno Stato più forte ma meno grosso, meno ingombrante. È un «sì» politico perché il Governo Monti non è figlio di una nostalgia politica che ci riporta ai primordi dello Statuto albertino, cioè ai governi senza partito, ma è un Governo che si regge su una maggioranza parlamentare. Il Governo Monti vive per una scelta politica e compie quotidianamente scelte politiche. La riconquista del potere di scelta da parte della politica è la vera battaglia. Prima di poter tornare a distinguere la differenza tra destra e sinistra dobbiamo vincere la guerra tra politica e antipolitica. E quello che stiamo facendo anche con il nostro voto di oggi, è una scelta libera e politica che dimostra che il Parlamento non solo è pienamente legittimo ma è necessario per fare le riforme e il Governo Monti senza questo Parlamento nulla sarebbe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E il Partito Democratico rivendica per sé un ruolo centrale di partito nazionale che è decisivo per fare decisive riforme ora, senza rimandarle ad un più luminoso avvenire. Ma proprio per questo, perché il nostro è un «sì» politico convinto, ci possiamo permettere di dire anche che cosa non ci piace di questo decreto-legge.
Non ci piace il capitolo sulla scuola. Noi abbiamo posto il problema con un emendamento votato in sede di Commissioni, ma ritenuto non finanziato dal Governo. Il nostro emendamento conteneva un messaggio molto semplice: più soldi alla scuola, per restituire la possibilità di fare il tempo pieno, il tempo prolungato e progetti per combattere la dispersione scolastica e per l'integrazione dei ragazzi con disabilità, per restituire qualità alla scuola, non per una scelta corporativa a difesa degli insegnanti, ma per restituire quella qualità che la politica del Governo Berlusconi con i suoi tagli aveva negato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo abbiamo fatto perché la scuola italiana è indietro, perché l'Italia investe per l'educazione il 4,8 per cento del proprio PIL quando la media OCSE è del 5,7 per cento e noi siamo dietro anche all'Estonia.
L'Europa ci chiede di triplicare entro il 2020 il numero dei laureati, e invece calano di anno in anno; ci chiede di dimezzare il tasso di dispersione scolastica, e oggi il 20 per cento (cioè un ragazzo su cinque) non finisce l'obbligo scolastico. E il testo, così come risulta nel decreto, anche se contiene l'importante novità - che abbiamo voluto noi - di destinare per il futuro, come per i beni culturali, risorse ricavate dai giochi, non basta. Per noi la scuola, l'educazione, sono priorità.
Vedete, la politica è un'arte nobile che si occupa di grandi scelte tanto più se le risorse sono scarse. Tutto sta nello stabilire le priorità giuste, indirizzando le spese pubbliche dove servono davvero. Pagare meglio chi istruisce i nostri figli è anche un segnale per cambiare la gerarchia dei valori di una società. Tra un operatore finanziario e chi deve formare le nuove generazioni, chi dei due crea più valore per la società? La domanda è semplice, che ha bisogno però di una risposta che sia una scelta politica, e noi questa scelta politica la facciamo, e scegliamo la scuola. Vedete, ridurre il peso del debito che passiamo ai nostri ragazzi, è vero patriottismo, ma il vero patriottismo è anche costruire una economia e una società adatta a farci vivere e lavorare i nostri figli.
Presidente Monti, Ministro Patroni Griffi, un consiglio: il rispetto dei conti fine a se stesso è ragioneria, il rispetto dei conti per lo sviluppo è politica e per il futuro sarà meglio appassionarsi un po' di più alla politica e un po' di meno alla ragioneria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), Pag. 79 perché solo così si potrà parlare di sacrifici ed essere capiti.
Perché fare sacrifici? Il linguaggio dei sacrifici si applica a ogni aspetto della nostra vita. Sappiamo che dovremo lavorare più a lungo, andare in pensione più tardi, ma sappiamo anche che bisogna investire oggi, subito, per costruire tra dieci anni una scuola migliore, tra venti anni un sistema di produzione di energia pulita. Ma questo genere di sacrifici immediati richiede una grande fiducia reciproca, un patto sociale credibile; una democrazia che funziona, richiede la forza e la credibilità della politica. Questo è e continuerà ad essere l'impegno del Partito Democratico, l'impegno di un grande partito nazionale, capace di responsabilità, di patriottismo civile. L'Italia per noi viene prima. Per questo il PD è ottimista, ottimista sul nostro Paese, ottimista sul potere della politica. Siamo ottimisti e per questo saremo capaci di cambiare l'Italia, oggi con Monti, domani come Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romani. Ne ha facoltà.

PAOLO ROMANI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, la stagione politica che stiamo vivendo ha modificato profondamente le modalità ed i meccanismi della nostra attività parlamentare. La natura tecnica di questo Governo, che ricordiamo non ha avuto la possibilità di sottoporre il proprio programma ai cittadini italiani, rende questa Camera - il Parlamento - l'unica sede di garanzia della democrazia e della rappresentanza degli elettori. La contingenza economica ci impone la responsabilità di concorrere assieme al Governo che sosteniamo nell'interesse del Paese. Un sostegno convinto quanto condizionato al conseguimento degli obiettivi prefissi di contrasto alla crisi, di rispetto dei principi e delle linee politiche del nostro partito e della responsabilità che abbiamo nei confronti dei nostri elettori. È con queste premesse che abbiamo lavorato intensamente su questo provvedimento del quale tengo a ricordare il titolo: disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (ripeto: di sviluppo). La necessità mediatica di sintesi comporta purtroppo spesso la perdita di particolari che insignificanti non sono.
Ciò è accaduto anche con il cosiddetto decreto liberalizzazioni, che a fronte dell'altisonante titolo, presentava ben 82 articoli su 97 che liberalizzazioni non erano, e che meritavano forse di più l'attenzione dei media e della pubblica opinione. Rivendichiamo l'ottimo lavoro fatto sia al Senato sulle liberalizzazioni che qui alla Camera sulle semplificazioni, un lavoro concreto e puntuale volto al miglioramento dei provvedimenti, con attenzione ed ascolto di tutte le rappresentanze, delle istanze di imprese e di cittadini.
Dichiaro, quindi, a nome del Popolo della Libertà, in modo convinto, un orientamento favorevole a questo provvedimento, grazie anche alle modifiche apportate in Commissione, con il rammarico di quanto si poteva fare di più e non si è fatto.
Innanzitutto, vorrei analizzare il testo, alla luce anche del lavoro svolto in Commissione, un lavoro che ha visto il coinvolgimento e l'apporto fondamentale di tutte le forze politiche. Mi troverò in questo discorso a segnalare l'appoggio del gruppo del Popolo della Libertà ad emendamenti presentati da altre forze politiche, a riprova della capacità, competenza e responsabilità della politica, quella con la «p» maiuscola, anche e soprattutto in momenti come questi, fondamentali per il nostro Paese.
Ma entriamo nel merito: il provvedimento presenta un contenuto estremamente vasto e complesso. Interviene su diversi settori, dalla ricerca all'agricoltura. Nello specifico sono 25 le semplificazioni apportate da questo provvedimento, che toccano direttamente e concretamente imprese e cittadini nella vita di tutti giorni, con interventi sia sulle materia delle autorizzazioni, dei controlli e delle procedure pubbliche di appalto, sia sulle materie del lavoro e dell'ambiente. Disposizioni Pag. 80 finalizzate a ridurre gli adempimenti necessari per le attività delle imprese nell'ambito di quanto previsto e disposto dal Governo Berlusconi - per esempio con la SCIA, che in questo provvedimento viene ulteriormente alleggerita, o con i principi introdotti dallo Statuto delle imprese, la legge Vignali, in accordo con lo Small business act -, a snellire i procedimenti amministrativi e a migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione.
Un testo complesso e vasto, come dicevamo, che, oltre alle semplificazioni che abbiamo visto, reca disposizioni che incidono sulle materie dell'innovazione tecnologica, dell'università, dell'istruzione, delle strutture energetiche e del turismo. È forse troppo definirle norme di sviluppo, ma sono tanti piccoli interventi nella giusta direzione. Vi è l'apertura dei mercati, come le norme sulla vendita diretta, sulla panificazione domenicale, sulla somministrazione delle bevande, sul settore dei trasporti. Il tutto nel rispetto dei requisiti a garanzia del servizio ai cittadini, anche qui grazie a precisi emendamenti.
Circa il lavoro vi sono piccoli interventi settoriali, come l'astensione dal lavoro anticipata delle lavoratrici in gravidanza, oppure l'introduzione di meccanismi di semplificazione per le imprese, mantenendo la salvaguardia della sicurezza e tutela dei lavoratori. Ciò è frutto di modifiche in Commissione, come ad esempio la norma sulla solidità degli appalti e dei controlli alle aziende e della comunicazione di assunzione plurima.
Capitolo università e ricerca: anche qui siamo intervenuti dando un maggiore collegamento fra istituti tecnici superiori (ITS) e il mondo del lavoro, e premialità per le piccole e medie imprese, spesso sede di grandi e piccole innovazioni, che danno fermento e alimento al mondo produttivo.
Circa la digitalizzazione, l'articolo 47 è stato notevolmente modificato e migliorato in Commissione, nell'ambito di quanto previsto dall'Agenda digitale europea, che detta precise tappe nello sviluppo e diffusione delle infrastrutture e nella promozione della domanda.
Vorrei svolgere a questo punto una breve digressione su una misura introdotta in questo provvedimento, attraverso un emendamento dirompente in uno dei mercati che ancora presenta una forte concentrazione e che non era stato toccato dal precedente provvedimento relativo alle liberalizzazioni. Stiamo parlando dell'articolo 47, comma 2-quater, che riguarda l'accesso all'ingrosso alla rete fissa delle telecomunicazioni. In questo caso abbiamo condiviso un emendamento presentato dalla Lega Nord Padania, che ha ottenuto il parere favorevole del Governo e che tende a favorire la diffusione dei servizi digitali e a garantire la massima concorrenzialità nel mercato delle telecomunicazioni, facendo in modo che i servizi di accesso all'ingrosso di rete fissa, ovvero quelli connessi all'utilizzazione del cosiddetto ultimo miglio da parte degli operatori concorrenti, siano offerti dall'incumbent, cioè Telecom Italia, in modo disaggregato, indicando separatamente il costo dell'affitto della linea, il costo delle attività accessorie, il costo di servizio della manutenzione correttiva. L'obiettivo è quello di ridurre il potere di mercato dell'operatore proprietario della rete, di aumentare la concorrenza nell'offerta di servizi accessori e, quindi, di ridurre il costo per l'accesso alla rete da parte dei concorrenti. I vantaggi, ovviamente, si riverseranno dunque anche su consumatori, cittadini e imprese.
Abbiamo perso anche alcune occasioni: ad esempio per i criteri molto rigorosi di ammissibilità degli emendamenti, non abbiamo potuto inserire alcune proposte tese a salvaguardare importanti filiere industriali del nostro Paese. Una tra tutte il cosiddetto emendamento «salva-Alcoa» che proprio questo pomeriggio, sotto forma di ordine del giorno, ha ottenuto l'approvazione unanime di tutto il Parlamento, ma che dovrà, e lo chiedo al Governo, essere inserito in un prossimo provvedimento sotto forma di norma di legge per assicurare al nostro Paese la continuità della produzione di alluminio visto e considerato che ne siamo, come italiani, i secondi consumatori di Europa. Pag. 81
Molto altro ci sarebbe da dire ma siamo obbligati, anche per i tempi a disposizione, a fermarci qui. Un testo corposo e ambizioso, dunque, quello alla nostra approvazione, non solo nel titolo, ma che affronta temi che forse meriterebbero un autonomo esame. Avremmo potuto fare molto di più, ma in fondo questo provvedimento, che si sostanzia molto più in semplificazioni e molto meno in sviluppo, può rappresentare quella piattaforma di norme che consentano al Governo e alla sua maggioranza parlamentare, di affrontare le problematiche industriali ed economiche che attendono comunque una soluzione.
Rimane arduo il tema della crescita e dello sviluppo nel nostro Paese, ed è forse giunto il tempo di studiare un provvedimento legislativo che abbia nel suo titolo e nei suoi contenuti, esclusivamente riferimenti allo sviluppo. Siamo ancora in tempo, e ci auguriamo che il Governo, dopo il decreto fiscale, che completa il quadro emergenziale che si era presentato, formuli una proposta articolata e condivisa che vada nella direzione della crescita che noi, come Popolo della Libertà, auspichiamo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali era stata prevista la ripresa televisiva diretta.

(Coordinamento formale - A.C. 4940-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4940-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4940-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Mantini, non riesce a votare? ... onorevole Lupi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti materia di semplificazione e di sviluppo» (A.C. 4940-A):

Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato 442
Hanno votato no 52

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Discussione del disegno di legge: S. 3110 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività (Approvato dal Senato) (A.C. 5025).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 5025)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la questione pregiudiziale Dozzo ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 5025)
Avverto che a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pre Pag. 82giudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Pastore ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di cui è cofirmatario.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, da quando si è insediato, vale a dire dal novembre scorso, il Governo Monti ha approvato numerosi decreti-legge. Ricordo il decreto-legge «salva Italia», il «milleproroghe», il decreto-legge sulla semplificazione e quello in materia ambientale.
Adesso stiamo discutendo di un ulteriore decreto, già approvato dal Senato, riguardante, secondo quanto indicato nel titolo del provvedimento, la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività: il cosiddetto decreto liberalizzazioni. Fino ad oggi questi decreti-legge sono passati attraverso la questione di fiducia e non dubito che ciò avverrà anche per il decreto-legge di cui stiamo discutendo, voto di fiducia che di volta in volta ha visto diminuire il numero dei deputati che appoggiano un Governo che, con uno schiaffo alla sovranità popolare, decide le sorti di questo Paese senza essere stato eletto dal popolo. Coloro che dovevano salvare il Paese in questi mesi hanno subito un'evidente riduzione di consenso all'interno dell'attuale maggioranza, tanto che credo di poter affermare che molti parlamentari esprimono il loro appoggio più per ordine di partito che non per convinzione personale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (Ore 19,41)

MARIA PIERA PASTORE. È un Governo lontano dalla realtà, lontano dalla gente e che procede attraverso decreti-legge e conseguenti voti di fiducia. Anche in questa occasione, come evidenziato già in altre occasioni, al titolo del provvedimento non corrisponde il contenuto. Si parla di competitività e sviluppo, ma il decreto interviene su settori economici minori e le misure previste non sono certo in grado di rilanciare il Paese. Si tratta di liberalizzazioni che colpiscono e non avvantaggiano settori quali le farmacie e i taxi, quindi settori marginali dell'economia, su cui si interviene creando solo forte disagio negli operatori, nessun beneficio per i consumatori, né riduzione dei costi che si dovranno sostenere.
Nel contempo si ignorano i privilegi di realtà economiche quali le banche e le assicurazioni, che dovrebbero essere i veri protagonisti delle liberalizzazioni, ma d'altra parte un Governo sostenuto dai banchieri non poteva agire diversamente. Ma un decreto-legge è caratterizzato dalla straordinaria necessità ed urgenza; più precisamente la straordinaria necessità ed urgenza costituisce il presupposto di uno strumento eccezionale, qual'è appunto il decreto-legge, rispetto all'attribuzione della competenza legislativa al Parlamento, così come dispone l'articolo 70 della Costituzione, in base al quale la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.
Inoltre, il ricorso allo strumento della decretazione d'urgenza è del tutto inappropriato per delineare una disciplina legislativa organica in una materia così complessa e, ancora una volta, la scelta imposta da questo Governo espropria il Parlamento dei poteri che ad esso sono attribuiti dalla Costituzione. Un decreto-legge, oltre ad avere le caratteristiche della necessità e dell'urgenza, deve contenere misure di immediata applicazione, che abbiano un contenuto specifico ed omogeneo, tanto che ne consegue l'inammissibilità degli atti di contenuto eterogeneo che si accrescono ulteriormente di contenuti, come è accaduto per questo decreto sulle liberalizzazioni, per effetto di emendamenti anche di iniziativa governativa. Voi sembrate quindi ignorare il richiamo che il Presidente della Repubblica ha inviato alle Camere, sembrate ignorare la recente sentenza della Corte costituzionale secondo la quale il procedimento di conversione si imbatte nel vincolo costituzionale Pag. 83dell'omogeneità delle modificazioni apportate dal Parlamento rispetto al testo del decreto-legge. Inoltre il provvedimento in esame reca rinvii a successivi regolamenti, interviene su materie recentemente regolate da altri decreti-legge, creando confusione, creando pregiudizio rispetto alla certezza del diritto quale principio cardine di un ordinamento costituzionale.
La frammentarietà e il carattere disorganico del provvedimento si evidenzia ad esempio in materia di carte di identità e di anagrafe, visto che il decreto semplificazioni, approvato pochi minuti fa dalla Camera, interviene sulla stessa materia. Oltre a questo, alcune disposizioni sono palesemente in contrasto con la Costituzione. Mi riferisco alla falsa liberalizzazione relativa alle modalità di gestione dei rifiuti di imballaggio, che lasciano immutato il quadro legislativo esistente, permettendo ai produttori che non aderiscono ai consorzi obbligatori di gestire esclusivamente i propri rifiuti di imballaggio. Questo si traduce in un'ulteriore limitazione della concorrenza in questo settore, come più volte ribadito dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ponendosi in contrasto con gli articoli 41 e 42 della Costituzione in tema di iniziativa economica privata.
Mi riferisco alla disciplina in materia di risarcimento del danno biologico nel caso di lesioni di lieve entità, che introduce un'irragionevole discriminazione rispetto alla risarcibilità del danno se è conseguente ad un sinistro stradale, e che è suscettibile di pregiudicare la tutela del diritto alla salute prevista dall'articolo 32 della Costituzione. Mi riferisco al trasferimento delle risorse dei comuni alla tesoreria unica statale, che realizza un vero e proprio esproprio delle risorse degli enti locali, e non solo, a favore delle casse dello Stato.

PRESIDENTE. Onorevole Pastore, le chiedo scusa. Colleghi, capisco che possiamo anche essere stanchi, tuttavia, pregherei almeno di assicurare un po' di silenzio per consentire alla collega di svolgere il proprio intervento.

MARIA PIERA PASTORE. Grazie, signor Presidente. Come dicevo, una disposizione, quella sulla tesoreria unica, che costituisce un ulteriore tassello dello smantellamento della riforma sul federalismo fiscale. Una disposizione che si aggiunge ad altri provvedimenti, quali il ripristino dell'ICI sulla prima casa e il versamento del 50 per cento dell'ICI sulla seconda casa allo Stato, che costituiscono un grave danno per gli enti locali virtuosi. Una disposizione centralista, che riporta indietro il Paese, che danneggia i cittadini e le imprese, togliendo la disponibilità delle risorse alle autonomie territoriali. Una disposizione in palese contrasto con l'autonomia finanziaria degli enti locali sancita dall'articolo 119 della Costituzione e in contrasto con il principio di sussidiarietà previsto dall'articolo 118.
Il ripristino della tesoreria unica si contrappone ai principi contenuti nell'articolo 5 della Costituzione, che, voglio ricordarvelo, recita: «La Repubblica (...) riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze delle autonomie e del decentramento». Una Repubblica o, meglio, un Governo Monti, lontano dalla realtà delle autonomie locali che agisce contrastando lo sviluppo del Paese, sviluppo che, certamente, può avvenire solo attraverso l'autonomia e il federalismo.
In conclusione, chiediamo che non si proceda all'esame del disegno di legge di conversione di questo ennesimo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stasi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA STASI. Signor Presidente, in merito alla questione pregiudiziale presentata dal gruppo della Lega Nord, si evidenzia come di fatto sia un atto che esprime esclusivamente posizioni politiche sul merito e sui contenuti del decreto-legge relativo alle liberalizzazioni. Pag. 84Gran parte della questione pregiudiziale, infatti, è composta da un elenco di affermazioni politiche che nulla hanno a che fare con i rilievi di incostituzionalità. Nel testo della pregiudiziale si afferma, infatti, che il decreto-legge in esame non risponderebbe allo scopo in quanto concerne esclusivamente settori economici minori. Si pone, inoltre, l'accento sul fatto che le misure appaiono inefficaci palliativi che non innescano un vero processo di liberalizzazioni.
Com'è del tutto evidente, si tratta di posizioni ed affermazioni politicamente legittime, ma che, semmai, rimandano ad una discussione di merito sul provvedimento e sulle quali il gruppo di Popolo e Territorio si riserva di formulare le proprie proposte sia nelle Commissioni che, successivamente, in Aula.
La questione pregiudiziale, inoltre, pone l'accento sul fatto che mancherebbero i presupposti dell'urgenza e della necessità e questo assunto ci appare del tutto infondato. Da più parti si è sostenuto che le liberalizzazioni rappresentano uno degli elementi principali per affrontare la gravissima crisi economica vissuta dal Paese ed è, pertanto, evidente che è necessario intervenire con urgenza. Soltanto una sana e corretta concorrenza può aprire la strada allo sviluppo economico e alla crescita del Paese.
Si contesta, infine, la violazione degli articoli 118 e 119 della Costituzione per quel che concerne il problema della tesoreria unica. Indipendentemente dalle valutazioni di merito - anche noi, infatti, nutriamo qualche perplessità sulle scelte operate dal Governo -, non vi è dubbio che non sussistano motivi di contrasto sul piano costituzionale. In realtà, il secondo comma dell'articolo 119 della Costituzione così recita: «I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono ed applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario (...)».
Se l'obiettivo cui tende il decreto-legge è lo sviluppo economico e la crescita con maggiore concorrenza, allora va tutto letto da questo punto di vista: se riteniamo che questo sia il principio e il filo conduttore del decreto-legge, tutto ciò che può essere limitato dalla sentenza n. 22 del 2012 della Corte costituzionale, che si riferisce alla nullità sulla base della non omogeneità, viene a cadere. L'omogeneità va vista non limitandola alla forma ma guardando alla sostanza.
Detto ciò, riteniamo che l'articolo 35 del decreto-legge, concernente la tesoreria unica, non contrasti con l'autonomia finanziaria dei comuni e degli enti locali ma sia uno strumento che consente allo Stato, come stabilisce proprio l'articolo 119 della Costituzione, di coordinare i principi di finanza pubblica e di poter controllare la stessa finanza pubblica. È del tutto evidente che per finanza pubblica non ci si debba limitare a intendere soltanto quella dello Stato ma anche quella di tutti gli enti locali pur nel rispetto delle autonomie. Per i motivi sopra esposti riteniamo che i pregiudizi di costituzionalità proposti dal gruppo della Lega Nord Padania debbano essere rigettati perché quanto previsto dal decreto-legge sulle liberalizzazioni appare conforme al dettato costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, ho letto con molta attenzione il contenuto della questione pregiudiziale posta dai colleghi della Lega Nord Padania e debbo confessare che ho fatto molta fatica, così come ho fatto fatica nell'ascoltare, poc'anzi, la collega della Lega. La fatica è data dal fatto che noi siamo di fronte ad una questione di pregiudizialità costituzionale che non è una pregiudiziale di costituzionalità. Infatti, anche ascoltando l'intervento della collega emerge, in tutta la sua crudezza, l'uso strumentale della pregiudiziale di costituzionalità per ribadire, invece, un concetto tutto politico, certamente legittimo, ma di contestazione del decreto-legge che più brevemente chiamiamo Pag. 85delle «liberalizzazioni». Siamo di fronte, quindi, ad un uso strumentale di uno strumento che io credo vada salvaguardato e va salvaguardato proprio nella sua interezza perché porre la questione di legittimità costituzionale significa avere una attenzione precipua sui testi e rivendicare, nell'esercizio della funzione sia di maggioranza che di opposizione, gli elementi che non siano di conformità alla Costituzione.
Ebbene, all'interno anche di questi argomenti, che in materia surrettizia sono stati adottati anche nell'intervento della collega della Lega, io noto due elementi: innanzitutto una lettura sbagliata della sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 16 febbraio del 2012 e della successiva lettera che il Presidente della Repubblica ha inviato ai Presidenti delle Camere. Siamo di fronte, cioè, all'utilizzo di una sentenza per dimostrare che quella sentenza pone la questione della omogeneità e della disomogeneità dei decreti-legge. È vero che il tema della disomogeneità, per così dire, ab origine, dei decreti-legge viene affrontato dalla Corte costituzionale con la sentenza poc'anzi richiamata, ma è altrettanto vero che l'omogeneità o la disomogeneità viene riscontrata non solo sotto il profilo dell'intrinseca coerenza del testo ma anche dal punto di vista funzionale e finalistico, lo ripeto, funzionale e finalistico. Che cos'è il decreto sulle liberalizzazioni se non il tentativo di porre in essere, in questo Paese, elementi in perfetta continuità con il decreto con cui ha esordito il Governo Monti e che trova proprio in questo ulteriore passo un elemento per mettere al centro la ripresa economica, l'Italia dentro l'Europa? I colleghi della Lega dicono che questi argomenti sono troppo disomogenei, che c'è troppa eterogeneità, che ci sarebbe stato bisogno di ulteriori interventi. Esattamente gli elementi sui quali ci sarebbe necessità di discutere ma non per questo lesivi della legittimità costituzionale.
Un'ultima questione: da che cosa deriva la necessità? Io credo che la necessità sia una categoria importante nel procedimento legislativo quando si decide di assumere la forma di un decreto-legge. La necessità è data esattamente da questo elemento: finalizzare l'obiettivo della crescita della nostra economia perché le risorse affluiscano in maniera importante nei termini della competitività.
In ultimo, vi è un elemento che la Lega ha ricordato nella sua questione pregiudiziale, che riguarda un aspetto specifico: la tesoreria unica. Credo che questa questione della tesoreria unica abbia suscitato un elemento di perplessità, di contestazione da parte dei sindaci, ma il Governo si è impegnato, all'interno del Senato, a risolverla attraverso un ordine del giorno in Commissione.
Ricordo, però, che il tema della tesoreria unica è stato finalizzato all'obiettivo della crescita della nostra economia, perché le risorse che affluiranno nella tesoreria unica sono, per previsione del testo del decreto, finalizzate a pagare una parte degli enormi crediti delle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni. È esattamente uno strumento che, attraverso il decreto-legge, pone un tema più generale, che è il rapporto con le pubbliche amministrazioni, proprio sul terreno delle imprese e della competitività.
È del tutto evidente che, alla luce di questa riflessione, non esiste alcun elemento - in particolare, rilevato nel testo della questione pregiudiziale - di incostituzionalità. Se i colleghi della Lega volevano fare una battaglia politica, questa è legittima, ma non si può usare la Costituzione forzandola, e trovando elementi spuri che vanno immediatamente rigettati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Dozzo ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ruben, Laratta, Bernardini, Scandroglio, Bonaiuti...

Pag. 86

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 481
Votanti 480
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato 70
Hanno votato no 410.
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Come previsto dal vigente calendario dei lavori, la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 1 del 2012, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività, avrà luogo nella seduta di lunedì 19 marzo 2012.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3111 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale (Approvato dal Senato) (A.C. 4999-A) (ore 19,58).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale.
Ricordo che nella seduta del 12 marzo 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4999-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4999-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 4999-A).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 4999-A).
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 4999-A), che sono distribuiti in fotocopia.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo della Lega Nord Padania e il gruppo Misto, per la componente politica delle Minoranze linguistiche, sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, in quanto non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge e già dichiarate inammissibili in sede referente: gli identici Piffari 1.18, Osvaldo Napoli 1.19, Anna Teresa Formisano 1.200 e Lanzarin 1.201, incidenti sulla disciplina relativa ai compiti di accertamento, riscossione e gestione della TARSU e della TIA nella regione Campania; Lanzarin 1.0108, recante disposizioni per la valorizzazione delle gestioni pubbliche d'eccellenza del servizio rifiuti urbani; Lanzarin 3.9, recante disposizioni relative alla gestione dei rifiuti dalle attività di polizia manutentiva delle reti fognarie di qualsiasi tipologia; Lanzarin 3.6, incidente sulla disciplina delle terre e rocce da scavo.
La Presidenza non ritiene altresì ammissibili, ai sensi e dell'articolo 86 comma 1 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti ulteriori proposte emendative, in quanto non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge e non previamente presentate nelle Commissioni: Zeller 1.0109 recante misure in materia di rifiuti Pag. 87per le piccole imprese; Zamparutti 1.122 volto a prevedere l'obbligo per taluni soggetti, pubblici o privati della regione Campania, di trattenere gli imballaggi delle merci e di conferirli nelle zone di stoccaggio provvisorie; gli identici Anna Teresa Formisano 1.202, Realacci 1.203, Piffari 1.204, Osvaldo Napoli 1.205, Lanzarin 1.206 concernenti il modello unico di dichiarazione ambientale; Vignali 3.120 riguardante i termini per l'iscrizione all'albo nazionale di gestione ambientale.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, il provvedimento in esame, come ben sappiamo, ha subito un iter un po' burrascoso, nel senso che è uscito dal Consiglio dei Ministri in un certo modo, poi in Senato ha subito una serie di modifiche e ora alla Camera torna con un'ulteriore serie di modifiche. È quindi stato ricondotto alla materia iniziale, ossia all'urgenza dettata dall'utilizzo dello strumento del decreto-legge, ma soprattutto al tema della Campania.
Già questa credo che rappresenti un'anomalia, quindi sicuramente non è condivisibile, visto che molte delle cose che erano state recepite in Senato erano state richieste dai territori e dagli enti locali ed avevano pertanto una loro valenza. Inoltre, esse andavano incontro ad esigenze maturate nel territorio ed hanno creato anche nel corso di questa settimana un'aspettativa.
Da qui la volontà del gruppo della Lega Nord di provare a reinserirle, quindi molti dei nostri emendamenti si riconducono a queste tematiche che, come ricordiamo, hanno una valenza per gli enti territoriali, basti pensare la questione legata agli sfalci e alle potature pubbliche, ossia al loro potenziale utilizzo da parte delle pubbliche amministrazioni a fini energetici e quindi al loro non essere considerati dei rifiuti, bensì prodotti da poter essere riutilizzati nelle cosiddette filiere virtuose.
La stessa cosa vale per il gestato e compost che nei nostri territori rappresenta sicuramente una cosa molto importante, visto che si fa un compost di qualità e quindi per la possibilità di poterlo riutilizzare e non solo vendere, ricavandone quindi unicamente un reddito. Questo chiaramente mette in evidenza una raccolta differenziata, ma soprattutto una filiera dedicata al riciclo dei rifiuti molto importante.
Però, gli emendamenti che sicuramente più ci interessano sono quelli legati al primo articolo. Il primo articolo è quello che si rifà alla questione rifiuti in Campania e che nuovamente mette in risalto, come stiamo dicendo, una situazione di emergenza.
Però, credo che siamo tutti d'accordo sul fatto che non possiamo parlare di emergenza se questa situazione si protrae dal 1994. Solitamente le emergenze durano molto poco, possiamo pensare che possono durare un paio d'anni prima di tornare alla normalità, ma non, come in questo caso, dal 1994 ad oggi. Sono passati più di un paio d'anni per cui questa non può sicuramente ricondursi ad una situazione di emergenza e, per questo, essere trattata come una situazione di emergenza. Questa è, appunto, la ragione dei nostri emendamenti soppressivi per quanto riguarda la nomina dei commissari oppure il compito che questi commissari devono svolgere, la durata e il tempo in cui questi commissari devono rimanere in itinere.
Ricordiamoci, infatti, che i commissari vengono scelti tra coloro che esercitano la carriera prefettizia. Quindi, sono sicuramente delle persone riconducibili allo Stato, ma che tuttavia non hanno niente a che fare con i compiti e coloro che hanno la responsabilità di tali compiti, soprattutto per quanto riguarda la giusta gestione e, quindi, la giusta organizzazione dell'intera filiera del riciclo e dei rifiuti. Quindi, i nostri sono emendamenti soppressivi.
Non può più perdurare questa situazione. Non possiamo più pensare di spendere ancora soldi, ne sono stati spesi tantissimi per le strutture commissariali. Sono state create strutture vere e proprie Pag. 88con personale, dispiego di personale, di risorse umane e di soldi dei cittadini quando questi compiti, invece, li devono svolgere gli amministratori locali. Mi riferisco in primis sicuramente al sindaco di Napoli e al presidente della regione Campania, che sono coloro che sono titolati e che hanno responsabilità in questo senso. Sappiamo, infatti, che in tutte le altre parti del Paese, in tutte le altre regioni c'è un piano regionale, ci sono i piani provinciali e poi ci sono i singoli comuni che si occupano di questa cosa. I singoli comuni intervengono e quindi mettono in atto tutta una serie di pratiche, le cosiddette buone pratiche, per far sì che non ci siano situazioni di questo tipo.
Ma non possiamo neanche pensare che per risolvere una situazione chiamata di emergenza e criticità - ma parlare di criticità e di emergenza sarebbe solo un eufemismo - si possa andare in deroga agli strumenti urbanistici, in deroga alle normali normative - mi riferisco alle gare - e quindi pensare di aggirare la normale normativa, ossia la gara pubblica, anche la gara per quanto riguarda i lavori pubblici e, quindi, il codice degli appalti, per far sì che si velocizzi tutto l'iter.
Noi sicuramente siamo d'accordo sul fatto che bisogna alleggerire e snellire la burocrazia, ma non in questo caso. Infatti, abbiamo visto che quello che è stato fatto finora, e quindi le strutture commissariali, le varie deroghe agli strumenti urbanistici, alle normative tecniche per far sì che poi si addivenga ad una rete di impiantistica che permetta il corretto smaltimento dei rifiuti, non ha funzionato. Vi è stata una gestione fallimentare la cui responsabilità va in capo sicuramente agli enti locali che non hanno saputo mettere in pratica le normali procedure, il normale buonsenso per permettere poi di non vedere le immagini che abbiamo visto, per permettere di non vedere le situazioni effettivamente incivili a cui tutto il mondo - e non solo noi - ha dovuto assistere.
Pertanto, il perdurare di questa situazione chiaramente non ha portato a nulla. Ecco il motivo dei nostri emendamenti che prevedono il ritorno ad una normalità, e per ritorno alla normalità intendiamo il ritorno di competenza e responsabilità agli enti locali.
Gli enti locali devono rispondere in prima persona e, nel caso non siano in grado di addivenire ad una soluzione, non siano in grado di mettere in pratica le percentuali di raccolta differenziata, ma sopratutto non siano in grado, per questioni di consenso interno, di malumore interno, per questioni di lobby e così via, di trovare quelle soluzioni per poter posizionare la giusta e corretta impiantistica, chiaramente questi amministratori si devono assumere la responsabilità e dovrebbero - diciamo dovrebbero, perché questo è stato un principio che noi abbiamo sempre sancito - rispondere personalmente anche con il venir meno del proprio incarico.
Si tratta di un principio sacrosanto inserito - perché fortemente voluto dalla Lega Nord - nella legge delega del federalismo: chi sbaglia e non riesce a portare ad una situazione di normalità, fa dissesti e crea problemi paga con il proprio incarico e, quindi, alla fine deve andare casa.
Infatti, questa è una situazione che non può essere più tollerata da tutti gli amministratori e dai comuni virtuosi che vengono insigniti ogni anno anche da Legambiente come comuni «ricicloni», dai comuni che spendono, che mettono in campo pratiche giuste, promozione, sensibilizzazione, informazione, che creano anche la giusta filiera, che mettono non solo risorse economiche, ma spendono le proprie risorse economiche. Sicuramente in questo periodo i comuni non stanno godendo di tantissime risorse economiche, ma alcuni mettono in atto (privandosi anche di altre questioni, di altre risorse economiche per creare la giusta impiantistica) la giusta informazione, per spingere sempre di più la raccolta differenziata, mirando al riutilizzo.
Quindi, questa è una situazione che chiaramente non possono più tollerare il singolo cittadino e il comune che si impegna quotidianamente e che poi ringrazia il singolo cittadino che con cura e attenzione fa la raccolta differenziata. Pag. 89
Da qui, quindi, scaturiscono tutti i nostri emendamenti che vanno nella direzione effettivamente di non dare più deroghe e di far sì che si ritorni ad una normalità che però con la normalità non ha niente a che fare.
Occorre soprattutto che gli enti locali, la provincia e il comune (in questo caso il sindaco di Napoli De Magistris e il presidente della regione Campania Caldoro) ritornino ad assumersi la piena responsabilità su questo punto.
Allo stesso modo, non si può neanche più pensare che ci siano dei diritti acquisiti e qui mi riferisco ai diritti acquisiti rispetto alla creazione di nuovi impianti. Se sono stati stabiliti i nuovi impianti, se è stata stabilita la possibilità di fare nuovi impianti (e, quindi, mi riferisco al termovalorizzatore di Santa Maria La Fossa, che sembra non sia più necessario), non è che automaticamente i diritti acquisiti per quell'impianto li possiamo spostare in altro impianto. Ciò è stato richiesto all'interno del decreto-legge.
Qui mi riferisco ai famosi CIP6. Ci ricordiamo tutti che i CIP6 sono stati e sono tuttora una stortura che abbiamo cancellato e abbiamo trasformato. Sono quegli incentivi che abbiamo trasformato in certificati verdi e tutte le amministrazioni e tutte le regioni si sono adeguate a questa nuova trasformazione. Solo la regione Campania gode ancora di questo privilegio chiaramente per la sua incapacità.
Tuttavia, non è pensabile che, nel momento in cui non si faccia più l'impianto, in quella zona automaticamente i diritti acquisiti (mi riferisco ai CIP6) vengano trasferiti in un altro impianto. Non ci possono essere diritti acquisiti né per la Campania, né per nessuna altra regione, anche perché ricordiamoci che poi il CIP6 viene computato e ce lo ritroviamo tutti nella bolletta. Quindi, alla fine lo pagano tutti i cittadini. È una doppia beffa e anche su questo abbiamo presentato degli emendamenti che vanno nella direzione effettivamente di non poter tollerare e non poter permettere che ciò accada proprio perché ci deve essere una parità di trattamento che non c'è stata.
Infatti, basti pensare che dal 2008 ci sono stati decreti e sperperi di denaro pubblico perché sono stati spesi tantissimi soldi pubblici. C'è ancora il pagamento dell'affitto per quanto riguarda il termovalorizzatore di Acerra. Le strutture commissariali ci costano tantissimo. Pensiamo che invece non sono in grado di gestire autonomamente, ma non sono nemmeno in grado di progettare dove fare un impianto. Credo che, insomma, questo gridi effettivamente alla beffa e allo scandalo, per cui i nostri emendamenti vanno proprio in questa direzione, per far sì che si ritorni ad una situazione di normalità dove la normalità però sicuramente non è di casa in Campania.
Di qui, mi stupisce anche il dibattito che c'è stato nelle ultime ore relativamente alla questione legata all'intesa con le regioni, per quanto riguarda l'eventuale trasporto di rifiuti urbani nelle altre regioni, in caso di necessità, previa autorizzazione della regione nella quale verrebbero destinati questi rifiuti urbani.
Credo che questo sia un principio sacrosanto: nel momento in cui si vuole, per necessità, per negligenza o per inadempienza - questo purtroppo è il caso della Campania - andare a smaltire i propri rifiuti urbani in altre parti credo che, come minimo, ci voglia l'autorizzazione della regione nella quale si vuole andare a smaltire questi rifiuti. Infatti, non possiamo pensare di andare a fare a casa degli altri tutto ciò che vogliamo, senza neanche chiedere il permesso. Credo che questo sia intollerabile. Per cui, mi stupisce anche la presa di posizione che c'è stata perché non risponde sicuramente a buonsenso, ma è la dimostrazione di voler ricondurre una situazione alla normalità.
Visto che è stato detto anche dai colleghi in fase di discussione sulle linee generali che, con l'arrivo del nuovo sindaco di Napoli, De Magistris, la situazione è notevolmente migliorata e non c'è più un'emergenza e visto che il presidente Caldoro più volte ha manifestato di occuparsi Pag. 90 di altre cose - mi riferisco a quando ha lanciato la proposta legata alla tesoreria unica e al fatto di reperire i fondi degli altri comuni - ci sorge spontaneo il dubbio che i soldi degli altri comuni forse servivano nuovamente per arginare un'emergenza che il presidente della regione e il sindaco della città non riescono ad affrontare.
Da qui quindi - lo ripeto - i nostri emendamenti soppressivi delle strutture commissariali, che sappiamo non hanno funzionato e non hanno dato risultati positivi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rainieri. Ne ha facoltà.

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, cercherò di parlare relativamente alla parte agricola di questo provvedimento. Qualcuno si stupirà perché la parte agricola non c'è più nel testo, per cui cercherò di parlare di quelle cose buone che al Senato erano state inserite con riferimento alla parte agricola, ma che poi invece, quando il provvedimento è arrivato da noi, sono state cancellate. Questo mi fa pensare che il Governo ce l'abbia con gli agricoltori: abbiamo visto quello che ha fatto in materia di IMU, con l'aumento dei prezzi del gasolio agricolo e con riguardo a tutta la questione agricola in questi mesi. Mi viene da pensare che qualche membro del Governo abbia avuto delle brutte esperienze con qualche animale o contadino, che le abbia portate oggi in Parlamento e ce l'abbia con noi per questo; dico «noi» perché sono un produttore agricolo, ho un'azienda agricola a Parma e so cosa vuol dire l'incremento dell'IMU e questa questione dei rifiuti agricoli.
In merito al provvedimento, non siamo d'accordo con quello che è stato fatto. Il mondo agricolo non meritava di essere stralciato da questo provvedimento anche perché gli emendamenti che erano stati proposti dalla Lega Nord ed erano stati accettati e condivisi anche dagli altri gruppi politici e che al Senato erano entrati nel provvedimento, avevano dato modo, non solo di aiutare il mondo agricolo nel settore rifiuti, ma anche di semplificarne un pochino la vita, visto che in questi giorni avevamo all'esame il decreto sulla semplificazione - l'abbiamo appena approvato oggi - e quello sui rifiuti.
Quindi queste due condizioni aiutavano un settore che è già pesantemente in crisi e che aveva bisogno di un segnale da un Governo che dice di voler rilanciare l'economia. Se l'economia non viene rilanciata dal settore primario, che è quello dell'agricoltura, non c'è modo peggiore per non farla mai decollare.
Com'è noto, nel corso dell'esame nella VIII Commissione della Camera si è convenuto sull'opportunità, alla luce anche della pronuncia della Corte costituzionale - la sentenza 16 febbraio 2012, n. 22 - in merito al legame essenziale tra la decretazione d'urgenza e il potere di conversione. I componenti della Commissione sono stati richiamati, nella lettera che il Presidente della Repubblica ha inviato al Presidente del Consiglio e ai Presidenti dei due rami del Parlamento, ad espungere dal testo quelle disposizioni non omogenee rispetto all'oggetto e alle finalità del testo originario, al fine di inserirle - questa è stata la promessa - in un apposito provvedimento sulle misure ambientali. Continuiamo, come dicevo prima, a rinviare provvedimenti che servono all'agricoltura con provvedimenti ad hoc che non hanno mai visto la luce in questo Governo.
Va sottolineato che le norme soppresse durante l'esame in Commissione ambiente, come dicevo prima, erano norme frutto di precedenti approfondimenti e iniziative da tempo sostenute dal gruppo della Lega Nord e condivise da tutti gli altri gruppi; quindi, non c'era una posizione di un partito come la Lega Nord oggi all'opposizione e che vuole fare ostruzionismo sui decreti-legge proposti dal Governo.
Mi riferisco in particolare agli ex articoli 1-bis e 3-bis che riguardano la gestione di alcuni materiali derivanti dalle attività agricole e dai materiali vegetali e forestali, nonché le modalità di gestione dei compost.
In tal senso, riguardo all'articolo 1-bis, si definiva finalmente la natura di prodotto Pag. 91 e non di rifiuto del digestato da non rifiuto quale materiale ottenuto dalla digestione anaerobica di prodotti e sottoprodotti utilizzabili come ammendante ai sensi della normativa vigente in materia. La digestione anaerobica è una digestione naturale che non prevede odori, non prevede gas, non prevede nulla se non la formazione - ma in ambienti chiusi - di quel gas che si chiama metano, che serve poi, utilizzandolo in appositi macchinari, alla riduzione di costi di gestione delle aziende agricole e non solo.
Si svincola dalla disciplina dei rifiuti anche il trattamento degli scarti dell'industria di macellazione che in alcune zone d'Italia è molto importante. A Parma gli scarti di lavorazione dei prosciuttifici, il materiale grasso che viene tolto nella concia e nella cura che viene fatta ai prosciutti, ha un valore energetico altissimo e di questo non ne è stato tenuto conto. Un chilo di grasso scalda tre volte un chilo di legna o un chilo di mais utilizzato per i digestori. Quindi, questa è un'altra delle produzioni che a Parma sono utilizzate molto spesso, avendo i maggiori prodotti agricoli come il prosciutto di Parma, e questo scarto è un rifiuto oggi considerato speciale, che ha un costo di gestione per gli stabilimenti di produzione e di stagionatura molto elevato. La stessa cosa vale per la stagionatura dei prodotti come il parmigiano ed i formaggi a lunga stagionatura che nella pulizia quotidiana che viene fatta hanno uno scarto; anch'esso ha un altissimo potere calorico, ma in questo testo non viene menzionato.
Si esoneravano gli agricoltori dall'iscrizione semplificata nell'albo nazionale dei gestori ambientali. Si permetteva agli agricoltori di non utilizzare il registro di carico e scarico quando consegnavano i propri rifiuti speciali all'interno di una azienda nei centri di raccolta per quantitativi non superiori ai trecento chili o ai trecento litri, mentre oggi la normativa prevede cento chili o cento litri. Vorrei ricordare per chi non lo sapesse che solo in una macchina agricola, in un trattore o in un attrezzo agricolo, ci sono serbatoi che contengono oltre cento litri di olio. Quindi, un'azienda agricola che ha semplicemente un trattore e un attrezzo che viene mosso utilizzando l'idraulica avrebbe già splafonato e sforato il limite dei cento litri. Già il limite di trecento era poco, ma comunque aiutava notevolmente le aziende situate in zone di montagna e in zone svantaggiate, quelle piccole aziende il cui costo di gestione della propria attività in questo modo veniva semplificato e veniva dato loro un piccolo aiuto. Anche per quanto riguarda i cento chili, nelle aziende agricole che fanno agricoltura e allevamento e hanno molti scarti per l'utilizzo della plastica che viene usata per fasciare il fieno, per coprire le serre o comunque per altri usi di pacciamatura e tutto quello che riguarda la coltivazione e la produzione di prodotti da campo, questo sarebbe stato un ulteriore aiuto, che il Governo però non ha voluto e non ha sentito il bisogno di dare all'agricoltura. In merito all'articolo 3-bis, esso nel recare modifiche agli articoli 183 e 195 del decreto legislativo in materia di gestione dei compost, consentiva alle regioni di mantenere le loro norme di determinazione dei limiti di compostaggio fino a quando non fossero stati adottati i previsti articoli dei decreti ministeriali del Ministero dell'ambiente. Così si consentiva alle imprese interessate di poter utilizzare tale compost secondo le vigenti norme sulle buone pratiche agricole nelle pratiche agronomiche. Ricordiamo che il compost che deriva dalla digestione anaerobica non solo viene utilizzato come fertilizzante nei campi, ma l'abbattimento dei nitrati facilita la distribuzione in zone molto critiche come sono quelle dell'Italia del Nord, che sono tutte considerate zone vulnerabili e che, per quanto riguarda la legge di recepimento della direttiva nitrati, oggi sono fortemente penalizzate rispetto ad altre zone del Nord Europa. Quindi, per questo noi, utilizzando un termine scolastico caro ai professori del Governo, diciamo che questo testo per noi è bocciato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

Pag. 92

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, partirei dalla fine dell'iter di questo decreto-legge, perlomeno qui alla Camera, cioè da quanto farà il Governo fra poco, ossia porre la questione di fiducia sul decreto-legge stesso. È l'ennesima dimostrazione che questo Governo deve assolutamente ricorrere a questo strumento perché le anime e i gruppi parlamentari che lo sostengono non hanno un comune accordo sul decreto-legge e sulle varie proposte che fa il Governo. Ebbene, facendo parte dell'VIII Commissione, mercoledì scorso - devo essere sincero - ho assistito nella mia pur breve vita parlamentare ad una delle pagine peggiori di questo periodo.
Ho visto i due gruppi contrapposti, Partito Democratico e Popolo della Libertà, scambiarsi avvertimenti e minacce, neanche tanto velate, sulle varie posizioni contrastanti, una concernente la questione dei rifiuti campani e l'altra riguardante soprattutto la questione dei sacchetti di plastica, gli shopper, che hanno messo in difficoltà molto grave il Governo stesso.
Il buon sottosegretario Fanelli ha dovuto, suo malgrado, sospendere la seduta, per cercare di trovare una quadra alla situazione, perché su un emendamento del Partito Democratico poteva saltare addirittura il decreto-legge, cosa a noi molto gradita. Infatti, ho sottoscritto anch'io quell'emendamento, perché lo trovavo di buonsenso, non per altro. Una volta trovata la quadra, abbiamo messo l'emendamento in votazione e il Partito Democratico ha votato contro il suo stesso emendamento.
È una situazione che ritengo un po' paradossale. Noi, come Lega, abbiamo partecipato attivamente e concretamente a tutti i passaggi che ha avuto questa emergenza rifiuti. Abbiamo proposto i nostri correttivi, abbiamo proposto i nostri emendamenti. Ne cito uno per tutti: i comuni che non rispettavano la raccolta differenziata potevano essere penalizzati sotto la forma dello scioglimento dei consigli comunali oppure del mancato trasferimento di risorse dallo Stato.
Tutte queste proposte, fra cui quest'ultima, sono rimaste lettera morta. Ricordo che questa emergenza si perde nella notte dei tempi, ormai, perché risaliamo al 1994. Sono troppi anni, ormai, che parliamo di questo problema, relativo, tra l'altro, ad un'area della Campania, perché non tutta la regione ha questo problema. In altre zone, come nella provincia di Salerno, si arriva tranquillamente alla raccolta differenziata, ad una raccolta dei rifiuti ben fatta, paragonabile tranquillamente a situazioni del Nord.
Quindi, non vedo altra soluzione che quella di dire che, in certe parti della Campania, si è arrivati a questo punto perché tutte le varie soluzioni prospettate, come commissari, subcommissari e così via, facevano molto comodo a qualcuno, anche perché, dati alla mano, la Commissione di inchiesta sui rifiuti ha valutato in 780 milioni di euro annui la spesa media della Campania per il settore dei rifiuti; quindi, ben oltre l'emergenza.
A fronte di questo, invece, gli investimenti, che avrebbero risolto una volta per tutte i problemi ancestrali di questa terra, sono fermi a 29 milioni di euro. Entrando, invece, nel discorso concernente il decreto-legge in questione, l'articolo 1 ha lo scopo di dare risposte alla situazione di emergenza che si è venuta a creare a causa della messa in mora dell'Italia da parte della Commissione europea per la procedura di infrazione relativa all'emergenza rifiuti degli anni 2007-2008, quella che avremmo dovuto sanare con la supervisione del sottosegretario Bertolaso.
Si condanna l'Italia per non essere riuscita a creare una rete di impianti adeguati a garantire lo smaltimento, senza mettere in pericolo la salute e l'ambiente. Ebbene, anche su questo, non è più possibile, oggi come oggi, avere delle problematiche del genere, perché, se si devono costruire i termovalorizzatori, bisogna costruirli. Si sono date tutte le possibilità per avere il loro finanziamento.
Prima la collega Lanzarin parlava del CIP 6: avevamo fatto una durissima battaglia all'epoca proprio su questo discorso. Non volevamo che il costo della costruzione Pag. 93 dei termovalorizzatori venisse spalmato sulla testa di tutti i cittadini, però ce lo imposero.
Quindi, accettammo questa soluzione e lo stesso valeva anche per la Sicilia, se ricordo bene. Anche in quel caso mi sembra sia lettera morta tutt'oggi e la costruzione di questi termovalorizzatori è al palo. Io dico che vi sono altre possibilità tecniche da valutare. È possibile che un Governo appunto tecnico non abbia preso in considerazione queste possibilità diverse e molto più veloci di realizzazione di impianti di quella che richiede un termovalorizzatore? Ebbene, nell'articolo 1 si prevede la creazione di una rete di impianti di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti della regione Campania quale presupposto indispensabile per superare le croniche criticità esistenti in quella regione, per fare in modo che le istituzioni territoriali possano porre in essere gli atti occorrenti ad avviare finalmente un corretto ciclo dei rifiuti, anche per poter finalmente chiudere il ciclo di emergenza e restituire a queste stesse istituzioni territoriali tutte le competenze e tutta la responsabilità relativa allo svolgimento dell'attività connessa alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
Proprio mercoledì scorso si è assistito a questo problema e cioè ci si rimpallava fra Partito Democratico e Popolo della Libertà la questione della responsabilità, perché è chiaro che alla luce del concetto di amministrazione territoriale che abbiamo è ovvio che il responsabile numero uno della situazione deve essere il Presidente della Regione e, via via a scendere, a cascata tutti gli altri amministratori locali fino al sindaco di Napoli e ciò purtroppo non viene accettato molto volentieri. Poi c'è la continua diatriba, cui abbiamo assistito per lunghi mesi, su chi doveva essere a gestire questi fantomatici impianti prima ancora di cominciare a costruirli e ci sono state delle grandissime lotte interne.
L'articolo 1, comma 1, autorizza pertanto la realizzazione di impianti di digestione anaerobica nelle aree di pertinenza degli STIR, gli stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio dei rifiuti, o in aree confinanti acquisite dal commissario straordinario per garantire l'impiantistica complementare al trattamento dei rifiuti e alleggerire così la situazione degli STIR campani.
Il comma 2 proroga da dodici a ventiquattro mesi il mandato dei commissari straordinari per la realizzazione di discariche e impianti. Al riguardo siamo fortemente contrari perché ci sembra che questa visione commissariale sia stata un fallimento sotto tutti gli aspetti possibili e immaginabili. Infatti nelle proposte emendative presentate abbiamo puntualmente espresso la nostra contrarietà alla proroga per un ulteriore anno della gestione commissariale e delle procedure straordinarie. Infatti gli interventi straordinari, come dicevo prima, perdurano dal 1994 e non hanno risolto finora alcunché. In conclusione, a proposito delle nostre proposte emendative, noi contrasteremo l'incremento dei poteri e delle competenze dei commissari straordinari e sosterremo l'assegnazione di eventuali competenze straordinarie solo al Presidente della regione Campania invece che a otto commissari o subcommissari tutti lautamente pagati. Infatti i finanziamenti delle strutture commissariali hanno costituito una voce importante nei capitoli di spesa per l'emergenza rifiuti in Campania. Noi vogliamo il ritorno delle competenze agli enti locali, il ritorno delle procedure normali per l'assegnazione degli appalti e l'eliminazione della trattativa privata anche in considerazione delle infiltrazioni della criminalità organizzata.
Passando all'articolo 2 - sui CIP 6 si è già espressa la collega Lanzarin - voglio solo fare un inciso sul problema degli shopper. Noi vogliamo che sia eliminato il meccanismo contorto che fissa il disegno di legge riguardo ai sacchetti di plastica commerciabili, stabilendo la misura dello spessore pari a 0,40 micron e superiore, perché in questo modo, parlando anche di sacchetti biocompostabili, si va a creare un monopolio e noi, come ben sapete, siamo contrari ad ogni tipo di monopolio. Pertanto siamo fortemente contrari ed esprimeremo Pag. 94voto sicuramente contro la questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei intervenire - nonostante Rainieri - per dire ai colleghi che noi in questa Aula stasera, nel più totale e assoluto disinteresse dei colleghi, stiamo vivendo ed assistendo ad uno dei paradossi di questa legislatura. Un paradosso per il quale noi teoricamente dovremmo fare opposizione insieme ad un'altra forza politica, perché ci risulta che qualcuno abbia formalmente scelto di andare all'opposizione. Si tratta di una forza politica che ha scientemente evitato di prendere parola in questa vicenda, che ha cercato in tutti modi di non intervenire, che non ha presentato emendamenti, che si è guardata bene dall'assumere posizioni che fossero in contrasto con quelle del Governo, e ci chiediamo perché? Perché l'Italia dei Valori non è qui con noi a combattere una battaglia di diritto? Per quale motivo? L'Italia dei Valori è rappresentata dal sempiterno amico Barbato, e dal rappresentante in Commissione con una specie di delegazione quasi a mo' di riserva indiana e non è con noi a combattere questa battaglia per una ragione semplice: perché diversamente l'unico sindaco che hanno in una città importante, il sindaco di Napoli, senza questo provvedimento da domani sarebbe nei guai.
E noi ancora una volta stiamo cercando di risolvere i guai di vent'anni di cattiva gestione che nemmeno la nuova e illuminata gestione della vicenda napoletana è stata in grado di risolvere. Noi ancora stasera siamo qui a discutere di un provvedimento che proroga sostanzialmente i termini di un regime commissariale dal quale sembra non esista alcuna via di uscita. Allora qualcuno ci chiederà per quale motivo tutto sommato questo dibattito sia passato sotto silenzio. È molto semplice. Perché i professionisti del caos stavolta sono assolutamente latitanti. In altre parole coloro che naturalmente urlano, quelli che trovano spazio sui giornali, quelli che riescono ad avere le prime pagine su questa vicenda sono assolutamente silenti, e assolutamente conniventi con la maggioranza.
Allora, in questo melting pot rappresentato da questa maggioranza dal quale noi prendiamo le distanze, noi diciamo «attenzione», perché c'è una serie di questioni che non sono assolutamente irrilevanti. La prima sicuramente è la vicenda di Napoli. La vicenda di Napoli non si concretizza solo ed esclusivamente nel tema del commissariamento, ma (all'amico Barbato vorrei ricordarlo) in una serie di abusi per i quali quando c'era un altro Governo eravate qua ad alzare le barricate. Non ultimo sicuramente ma assolutamente rilevante è il tema dei cosiddetti CIP6. Noi ancora oggi, a oltre dieci anni di distanza dall'abolizione di quel sistema depravato e perverso, stiamo discutendo del fatto che ad un impianto, nei confronti del quale avete dimostrato di non essere capaci di arrivare fino in fondo in termini di realizzazione, non solo si rinuncia, ma se ne individua un altro e i benefici che da questo dovevano derivare vengono trasferiti ad un altro. Noi continuiamo a mutuare un meccanismo che ruba i soldi dalle tasche dei cittadini onesti italiani e che con fondi pubblici finanzia con degli incentivi dei sistemi che dovrebbero produrre energia alternative (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Quali sono le energie alternative prodotte in Campania dai rifiuti? Dovete spiegarcelo e dovete spiegarci anche per quale motivo, da qualche mese a questa parte, la soluzione che ritenevate essere l'uovo di Colombo, la soluzione più facile di tutte (perché costruire gli impianti qui quando si può andare altrove?), la vera soluzione, quella che risolve i problemi è andare in Olanda: si fanno partire delle navi che tutte le settimane dal porto di Napoli salpano e vanno in Olanda, e voi continuate a pensare che sia una soluzione di sistema. Voi, rispetto alle osservazioni che vi vengono poste dall'Unione europea, che ci dice che sistematicamente violiamo Pag. 95le regole comunitarie per insufficienza, incapacità impiantistica nostra, rispondete che non è un problema perché alla fine c'è qualcun altro che ha gli impianti, non c'è bisogno di averli.
Tanto alla fine a pagare non siete mai voi. Questo è un altro punto che credo sia assolutamente da non passare sotto silenzio. Al Ministro chiederei un attimo di ascolto, perché capisco che lui abbia dei problemi, ma io mi fermo, Presidente, perché vedo che lei è troppo impegnata, e anche il Ministro. Quindi aspetto di riavere la parola quando sarà il momento.

MAURIZIO FUGATTI. Presidente! Un po' di attenzione!

PRESIDENTE. Che succede? Scusate, che succede?

GIOVANNI FAVA. Succede niente! Sto parlando a chi? Lei si vada a guardare i Regolamenti parlamentari e scoprirà che devo rivolgermi al Presidente. Lei sta parlando al telefono e il Ministro è tranquillamente affaccendato nelle sue vicende personali.

PRESIDENTE. Onorevole Fava...

GIOVANNI FAVA. Siccome lo stesso Ministro da qualche minuto probabilmente...

PRESIDENTE. Onorevole Fava...

GIOVANNI FAVA. No, onorevole Fava niente!

PRESIDENTE. Onorevole Fava, la prego di non rivolgersi con questo tono alla Presidenza.

GIOVANNI FAVA. No, mi ci rivolgo.

PRESIDENTE. No, no.

GIOVANNI FAVA. No, le dico solo questo, signor Presidente...

PRESIDENTE. No, onorevole, no, perché io stavo rispondendo al telefono...

GIOVANNI FAVA. Mi sarei potuto rivolgere a lei con qualsiasi tono e lei...

PRESIDENTE. Onorevole Fava, le tolgo la parola (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, lei ogni qual volta viene colta in fallo, toglie la parola ai colleghi parlamentari. Non è la prima volta e lo sa benissimo anche il collega Giachetti che fa parte del suo stesso partito. Mi domando se lei abbia una concezione democratica circa la conduzione dell'Aula, se lei si dimostri o meno democratica. Togliendo la parola così d'acchito al nostro collega Fava, lei ha impedito al collega Fava stesso di terminare il proprio discorso. Poteva terminare la sua telefonata. Tanto a lei non interessa ascoltare i colleghi. Una volta mi ha fatto dire che dovevo riferirmi esclusivamente a lei; si ricorda il richiamo che mi ha fatto? E io le ho detto che mi sarei riferito a lei quando lei fosse stata più democratica. Anche questa sera lei non si è dimostrata assolutamente democratica, ma assolutamente di parte. Signora Presidente, riferisca, quindi, al Presidente Fini che casomai quando parla un leghista, faccia presiedere l'Aula a qualcun altro e non a lei (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non voglio fare polemiche con l'onorevole Dozzo, ma vorrei dire, a lui e tutti i colleghi della Lega Nord Padania, che se tornano indietro col film di qualche Pag. 96mese, la situazione era non solo paragonabile; anzi, noi, parlavamo al vuoto, non a persone, con Ministri e membri del Governo, che stavano al telefono, ma almeno presenti. Per favore, quindi, evitate polemiche ridicole. Nella fattispecie, devo chiarire, onorevole Dozzo - e mi dispiace farlo -, che il Presidente Bindi stava al telefono con me perché come lei sa (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

GIOVANNI FAVA. Molto bene!

ROBERTO GIACHETTI. ... e avrà notato, io mi reco puntualmente alla Presidenza. In questo momento non potevo, per ragioni che lei conosce, andare alla Presidenza e stavo interrogando il Presidente sul prosieguo della seduta per telefono. Stava, quindi, parlando con me, non perché era distratta o voleva stare al telefono, ma perché io, per ragioni che lei conosce, ho telefonato anziché recarmi alla Presidenza. La polemica è assolutamente strumentale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Suggerirei alla Presidente di chiudere qui un incidente assolutamente ridicolo. Concluda l'onorevole Fava come avevamo previsto, ma la Presidente è stata aggredita (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

FABIO RAINIERI. E chi sei tu, il Presidente dell'Assemblea?

ROBERTO GIACHETTI. ... le garantisco in maniera assolutamente gratuita, e gratuite sono anche le accuse che avete rivolto al Governo. Se il Governo precedente fosse stato presente in Aula in questa formazione, come avete fatto voi per quattro anni, noi probabilmente ci troveremmo in un'altra era. Ringraziate il Governo che sta qui e che, se si distrae un attimo, forse è anche per risolvere dei problemi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti, per aver reso pubblico il motivo del mio essere al telefono. La ringrazio molto di averlo fatto, l'avrei notificato io al presidente Dozzo e l'avrei fatto perché naturalmente rientra nei miei compiti rispondere ai delegati d'Aula. Per quanto riguarda l'onorevole Fava, gli ho tolto la parola perché si rivolgeva in maniera assolutamente irrispettosa alla Presidenza e al Governo e non intendo dargliela di nuovo.

ALBERTO TORAZZI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, vorrei sapere se abbiamo introdotto una nuova procedura per cui tutti i colleghi che sono magari grassi, stanchi, indisposti o malati, possono telefonare alla Presidenza invece di recarsi al banco.
E se poi abbiamo intenzione di aver una batteria a disposizione, perché non è giusto che il primo che telefona parla e gli altri no...! Lo dico perché mi sembra una cosa abbastanza originale. Non penso che sia così. Però mi conforti, signor Presidente, mi dica come stanno le cose.

PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, al suo intervento rispondo che questa Presidenza, come tutte le Presidenze, intende comunicare con i gruppi circa l'andamento dei lavori dell'Aula tutte le volte che se ne presenta la necessità.
Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

GIANLUCA BUONANNO. Mi passano tutti davanti, signor Presidente!

Pag. 97

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, l'onorevole Quartiani ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo anche per un richiamo al Regolamento, perché, come l'onorevole Buonanno, vi sono all'incirca cinquanta interventi previsti relativamente ad un provvedimento che ha una scadenza precisa. Il decreto-legge deve essere convertito in legge entro il 25 marzo ed è stato opportunamente modificato in Commissione con un lavoro che ritengo positivo perché sono state recepite anche posizioni ed emendamenti che erano originati da iniziative dell'opposizione. Ora 54 interventi sul complesso degli emendamenti impegnerebbero una giornata intera e più e vi sono 230 emendamenti da discutere e da votare. Abbiamo il dovere, signor Presidente, come maggioranza, di consegnare al Paese questo decreto-legge convertito in legge in modo tale che il Senato lo possa esaminare e votare in tempi opportuni. Quindi, in base all'articolo 44 del Regolamento, signor Presidente, le chiedo di porre in votazione la chiusura della discussione sul complesso delle proposte emendative.

FABIO RAINIERI. Vergogna!

PRESIDENTE. È stata chiesta la chiusura della discussione sul complesso delle proposte emendative. A norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno. Chi chiede di parlare contro?

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, ci stiamo trovando ormai ogni settimana con questa liturgia che è quella della chiusura della discussione, della chiusura sugli interventi che riguardano gli emendamenti e ovviamente, conseguentemente a ciò, ci troviamo regolarmente ormai tutte le settimane con la liturgia che continua con la richiesta della fiducia. Potrei dire, ma sarebbe forse banale, che ci togliete la parola, non ci fate parlare: d'altra parte è un'evidente realtà. Mi consenta di motivare tuttavia la nostra contrarietà alla chiusura della discussione, facendo una breve riflessione politica. Questo è un Governo che oggi, non credo inaspettatamente da parte nostra ma certamente in maniera evidente, è andato sotto due volte. Se fosse accaduto in altri momenti, probabilmente sarebbe diventato un caso politico. Ma c'è un altro fatto, signor Presidente, che, nonostante l'incuria con cui qualche volta il Governo si rivolge all'opposizione, quella poca che è rimasta, le ultime due questioni di fiducia, tra le tante che ormai sono state votate, sono diventate due fiducie necessarie: infatti, se prima si poteva nascondere la richiesta della fiducia dietro al tecnicismo della velocità del prodotto legislativo, per due volte questa motivazione non è più vera perché la scorsa settimana la fiducia è stata necessaria a questo Governo per compattare una maggioranza che si era ampiamente sfilacciata in Commissione. Forse il Ministro Giarda non aveva seguito i lavori nelle Commissioni la scorsa settimana ma ci sono state palesi minacce su alcuni argomenti da parte dei componenti di questa maggioranza che avrebbero detto chiaramente: o così o noi non votiamo e, quindi, la fiducia diventò necessaria. Questa settimana ci riproponiamo con lo stesso tema e mi riferisco alla probabilità politica di scostamenti molto forti all'interno di questa maggioranza sul tema dei rifiuti.
Interessi diversi, posizioni estremamente diverse sia all'interno della parte sinistra dell'emiciclo sia della parte destra dell'emiciclo. Allora non nascondiamoci più dicendo che non facciamo parlare l'opposizione, poca e unica, della Lega Pag. 98Nord Padania - perché i colleghi dell'Italia dei Valori diciamo che fanno un'opposizione all'acqua di rose, in un certo modo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) - ma non nascondiamoci Ministro Giarda: voi ormai della fiducia avete bisogno e spesso certi sorrisetti che si vedono sul banco dei Ministri quando parla questa parte - che è unica e che si chiama Lega Nord Padania - fra un po' scemeranno nella tristezza di vedere il declino di questo Governo che sta perdendo i pezzi. E i pezzi voi li dovrete raccogliere questa settimana facendo degli incontri bilaterali che vi diventano necessari, altrimenti voi il mese non lo finite. È per questo che noi vorremmo continuare a parlare, perché già se questi problemi li avete voi con 550 parlamentari e la benevolenza del Colle, che vi consente cose che mai a nessuno sono state concesse in questo Parlamento, qualche problema ce l'avrete e credo che lei, che è persona attenta, ne debba, insieme al Presidente Monti, avere consapevolezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che nessuno chiede di parlare a favore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garofani? Onorevole Montagnoli? Onorevole Donadi? Onorevole Evangelisti? Onorevole Rampi? Onorevole Favia? Onorevole Servodio? Onorevole Vico? Onorevole Gozi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 395
Votanti 392
Astenuti 3
Maggioranza 197
Hanno votato
338
Hanno votato
no 54).

Non vi sono interventi a norma dell'articolo 85, commi 4 e 6, del Regolamento.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4999-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda. Ne ha facoltà.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Onorevole Presidente e onorevoli deputati, a nome del Governo pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti ed articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale, nel testo approvato dalla Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo svoltasi questo pomeriggio, è stato stabilito che, conseguentemente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 4999 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale (Approvato dal Senato - scadenza: 25 marzo 2012) nel testo della Commissione, la votazione per appello nominale inizierà domani, mercoledì 14 marzo, alle ore 21.
Le dichiarazioni di voto sulla fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto avranno inizio alle ore 19,30 di domani. Pag. 99
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 16 di domani, mercoledì 14 marzo.
Domani, alle ore 10, avrà luogo un'informativa urgente del Governo, con l'intervento del Ministro degli affari esteri, sull'uccisione di un cittadino italiano rapito in Nigeria e sull'arresto di due militari italiani in India.
Non avrà luogo il previsto svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time).

Sull'ordine dei lavori (ore 21).

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, sono previste convocazioni di Commissioni per la giornata di domani in deroga al nostro Regolamento. Questo in virtù di una decisione unanime dei capigruppo. Quindi, già c'è una notizia, come dire, politica: in realtà non c'è una decisione unanime dei gruppi, perché mi pare che la Lega abbia qualcosa da dire.
Tuttavia, vorrei chiedere una cosa, signor Presidente: qual è l'articolo del Regolamento in base al quale i capigruppo, anche se all'unanimità, possono decidere di far convocare le Commissioni in deroga? Perché questo è il problema. Noi sappiamo che l'articolo 116, comma 3, del Regolamento dà questa facoltà ai capigruppo per quanto riguarda le ventiquattr'ore dal momento in cui è stata posta la questione di fiducia fino al momento in cui essa viene votata, tuttavia, a leggere il Regolamento, questa facoltà non è data per quanto riguarda le convocazioni delle Commissioni.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vorrei rettificare le affermazioni del collega Maurizio Turco, anche perché il sottoscritto ha fatto mettere a verbale, nella riunione dei capigruppo, che il gruppo della Lega Nord era contrario a questa deroga. Quindi, vorrei che fosse ben chiaro che la nostra posizione era contraria. Ed era presente anche lei, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, era giusto che questa affermazione la facesse lei, democraticamente mi viene voglia di dire.
Vorrei precisare all'onorevole Maurizio Turco che è prassi che le Commissioni possano lavorare quando c'è il consenso unanime. Per quanto riguarda l'aspetto di eventuali indagini conoscitive o altro, si fa riferimento all'unanimità in sede plenaria. Per quanto riguarda, invece, la discussione su provvedimenti urgenti, come i decreti-legge, è valutazione da parte della Commissione procedere in questo senso. Dopo di che, naturalmente... (Commenti del deputato Maurizio Turco)... c'è una prassi consolidata da questo punto di vista (Commenti del deputato Maurizio Turco)... è ribadita dai capigruppo e, come tale, la Conferenza dei presidenti di gruppo, a maggioranza, ne ha preso atto (Commenti del deputato Maurizio Turco). Onorevole Maurizio Turco, è inutile che insiste. Tuttavia, investirò il Presidente della Camera della questione.
Do, quindi, lettura dell'ordine del giorno della seduta di mercoledì 14 marzo...

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, ho già iniziato a leggere... Mi dispiace, non l'avevo vista, ma ha chiesto la parola successivamente.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Pag. 100

Mercoledì 14 marzo 2012, alle 10:

1. - Informativa urgente del Governo sull'uccisione di un cittadino italiano rapito in Nigeria e sull'arresto di due militari italiani in India.

(ore 19,30)

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3111 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale (Approvato dal Senato) (C. 4999-A).
- Relatore: Tommaso Foti.

La seduta termina alle 21,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4940-A - odg 9/13 495 490 5 246 479 11 27 Appr.
2 Nom. odg 9/4940-A/14 503 395 108 198 131 264 28 Resp.
3 Nom. odg 9/4940-A/15 509 349 160 175 70 279 28 Resp.
4 Nom. odg 9/4940-A/16 510 346 164 174 63 283 28 Resp.
5 Nom. odg 9/4940-A/18 512 383 129 192 110 273 28 Resp.
6 Nom. odg 9/4940-A/19 511 480 31 241 75 405 28 Resp.
7 Nom. odg 9/4940-A/20 505 494 11 248 65 429 28 Resp.
8 Nom. odg 9/4940-A/25 507 493 14 247 64 429 28 Resp.
9 Nom. odg 9/4940-A/30 511 504 7 253 499 5 28 Appr.
10 Nom. odg 9/4940-A/33 515 502 13 252 77 425 28 Resp.
11 Nom. odg 9/4940-A/36 512 499 13 250 79 420 26 Resp.
12 Nom. odg 9/4940-A/38 517 506 11 254 60 446 26 Resp.
13 Nom. odg 9/4940-A/40 513 503 10 252 62 441 27 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/4940-A/45 510 411 99 206 73 338 27 Resp.
15 Nom. odg 9/4940-A/57 511 502 9 252 92 410 27 Resp.
16 Nom. odg 9/4940-A/87 509 498 11 250 490 8 26 Appr.
17 Nom. odg 9/4940-A/90 511 497 14 249 76 421 25 Resp.
18 Nom. odg 9/4940-A/92 514 502 12 252 495 7 25 Appr.
19 Nom. odg 9/4940-A/93 504 494 10 248 21 473 24 Resp.
20 Nom. odg 9/4940-A/104 496 488 8 245 61 427 25 Resp.
21 Nom. odg 9/4940-A/108 506 490 16 246 413 77 25 Appr.
22 Nom. odg 9/4940-A/120 501 353 148 177 73 280 23 Resp.
23 Nom. Ddl 4940-A - voto finale 494 494 248 442 52 20 Appr.
24 Nom. Ddl 5025 - quest. preg. 481 480 1 241 70 410 19 Resp.
25 Nom. Ddl 4999-A - chiusura compl. em. 395 392 3 197 338 54 20 Appr.