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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 599 di mercoledì 7 marzo 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,10.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Antonione, Bocci, Boniver, Brugger, Cicchitto, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Iannaccone, Jannone, Lucà, Migliavacca, Misiti, Moffa, Nucara, Paniz, Pisicchio, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (A.C. 4940) (ore 9,14).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.
Avverto, in proposito, che il presidente della Commissione affari costituzionali, anche a nome del presidente della Commissione attività produttive, ha rappresentato l'esigenza di approfondire adeguatamente il parere espresso dalla Commissione bilancio sul testo del provvedimento e conseguentemente ha richiesto un breve rinvio, alle ore 16 di oggi, dell'inizio della discussione del decreto-legge in Assemblea, al fine di consentire alle Commissioni di merito di terminare l'esame in sede referente entro la mattinata di oggi.
A questo punto non resta che sospendere la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, per l'esame del decreto-legge in materia di semplificazione e di sviluppo.
La Conferenza dei presidenti di gruppo si riunirà alle ore 11,30 per definire la nuova organizzazione del dibattito relativo al decreto-legge in esame. Sospendo dunque la seduta.

La seduta, sospesa alle 9,15, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Pag. 2Ministro degli affari regionali, del turismo e dello sport, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il Ministro dell'interno.

(Intendimenti relativi a politiche di inclusione sociale a favore degli immigrati, con particolare riferimento ai cittadini extracomunitari iscritti alle liste di collocamento - n. 3-02146)

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02146, concernente intendimenti relativi a politiche di inclusione sociale a favore degli immigrati, con particolare riferimento ai cittadini extracomunitari iscritti alle liste di collocamento (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, signor Ministro, buongiorno, spero che stia bene, oggi la vedo su di morale. Ministro, noi siamo un po' preoccupati perché state scardinando in qualche modo la politica sugli extracomunitari del precedente Governo, e voluta da Bossi, che coniugava rigore e solidarietà.
Mi riferisco, in particolare, al permesso di soggiorno per motivi di lavoro: prima, ad un extracomunitario disoccupato davamo sei mesi di tempo per trovarsi un lavoro; mi sembra che voi vogliate dargli un anno. Ministro, questo è un Paese pieno di disoccupati; queste persone mangiano tre volte al giorno come tutti gli altri, lei come pensa di poterli mantenere? Pensa che ci siano soldi nelle casse dei comuni, dopo le tasse che avete introdotto, per poterli mantenere o pensa che, magari, qualcuno di loro possa svolgere, e mi sembra evidente che ciò succede, qualche attività criminosa? Chi paga, Ministro?

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole Dozzo che è che ben lungi da questo Governo l'idea di scardinare la politica sociale attualmente in vigore nel nostro Paese. Noi vogliamo, semmai, rafforzarne gli elementi positivi. A proposito dell'interrogazione sua e dei colleghi, penso che si possano e si debbano dire le seguenti cose: innanzitutto non è intenzione di questo Governo, al momento, rivedere la questione dei flussi, proprio perché c'è una questione più ampia di disoccupazione che riguarda tutto il Paese e che stiamo cercando di affrontare. Diversa è la questione dei lavoratori stagionali per i quali bisognerà fare una previsione, ma questo è in risposta ai fabbisogni che provengono dai settori produttivi che contano sulla stagionalità. Per quanto riguarda l'elemento disoccupazione, il prolungamento del permesso di soggiorno per i lavoratori che beneficiano di un assegno di disoccupazione sembra un provvedimento naturale in quanto si tratta di lavoratori che hanno, ai sensi della legge n. 223 del 1991, diritto a questo tipo di assegno e tale diritto non viene meno neanche nel caso di rimpatrio. Sembra quindi una mera crudeltà quella di rimpatriare una persona che beneficia di un assegno di disoccupazione al quale avrebbe diritto anche se fosse rimandato nel suo Paese; quindi, la proposta che faremo è quella di prolungare il permesso di soggiorno all'anno oppure al periodo di disoccupazione coperto da assegno se questo supera l'anno.
Lei chiedeva, inoltre, il numero degli iscritti alle liste di collocamento. Questo è un dato che non siamo riusciti ad avere; sappiamo, invece, e le lascerò il testo, quanti sono i trattamenti di disoccupazione non agricola, con requisiti ordinari, e cioè come si suddividono gli assegni di disoccupazione: in totale i benefici, non i beneficiari, ammontano a circa 150 mila come risulterà chiaro dal testo che le lascerò a disposizione.

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di replicare.

Pag. 3

MASSIMO POLLEDRI. Signor Ministro, lei non mi ha tirato su di morale, anzi ci ha resi abbastanza tristi.
Ministro, lei ha fornito dei numeri molto importanti, cioè vi sono piene le liste di extracomunitari, però, contemporaneamente, noi li teniamo per un altro anno in questo Paese. Mi faccia capire dove sta la ragione. Provi a girare nei paesi del Nord e del Sud, vedrà che vi sono molti disoccupati italiani che lo cercano. Vedrà anche che vi sono molti extracomunitari che ciondolano - ciondolano, ed è una brutta cosa, noi siamo abituati a lavorare, abbiamo questa etica - nei bar e non si sa cosa fanno.
Lei ha detto che gli diamo un assegno, una sussistenza: riduciamola, Ministro, perché se lei legge i giornali, questi sono i titoli: percepiscono la pensione sociale, ma non ne hanno diritto, denunciati; ricevono l'assegno sociale pur non avendone diritto, frode all'INPS per 174 mila euro.
Ministro, qualche tempo fa, un altro suo collega ha denunciato che vorrebbe dare la casa agli extracomunitari, ma se andiamo a vedere quante case hanno gli extracomunitari vedremo che, a Firenze, una su due va agli extracomunitari, a Modena, lo stesso, a Piacenza, lo stesso. Vi è una discriminazione al contrario: gli italiani che pagano le tasse e che sono in difficoltà si sentono, in qualche modo, di «serie B», e questo è il grave rischio che corre questo Governo.
Signor Ministro, noi abbiamo un'associazione caritatevole, la Padana Onlus, che parte domani per aiutare in Sudan. Aiutiamoli a casa nostra, ma si ricordi che siamo pieni di persone che vengono nelle nostre sedi, italiani e padani, che non hanno i soldi per arrivare a fine mese. Allora, un po' di giustizia: chi non trova lavoro in sei mesi deve tornare al suo Paese, Ministro. Chi, in qualche modo, è qua per delinquere, deve tornare al suo Paese. Questo vogliono gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative volte ad estendere ai lavoratori dello spettacolo l'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria - n. 3-02147)

PRESIDENTE. L'onorevole Ceccacci Rubino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02147, concernente iniziative volte ad estendere ai lavoratori dello spettacolo l'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, Ministro, con questa interrogazione le chiedo di intervenire con urgenza per l'abrogazione della vetusta norma del regio decreto-legge n. 1827 del 1935, che, di fatto, esclude i lavoratori artistici, teatrali e cinematografici dell'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria. Negli anni l'evoluzione della realtà produttiva del settore dello spettacolo è stata tale da prevedere forme di inquadramento contrattuale anche di tipo subordinato, e questo, come lei sa, ha generato lo storico contenzioso tra i lavoratori artistici e l'INPS in merito alla legittimità dell'indennità contro la disoccupazione involontaria, che è stata affrontato dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 12355 del 20 maggio 2010, che ha posto con urgenza la necessità di abrogare una norma non più attuale e fortemente discriminatoria, perché lesiva di diritti costituzionali quali l'articolo 3 e l'articolo 38 della Costituzione, poiché il discrimine per l'accesso a questo diritto non è più, come dovrebbe essere, la natura giuridica del rapporto di lavoro, bensì l'attività professionale svolta. Viene, quindi, di fatto discriminato un intero settore produttivo non più trascurabile del nostro Paese, che conta più di 250 mila lavoratori.
Concludo, signora Ministro, dicendo che, visto che sta lavorando anche alla riforma del mercato del lavoro, ritengo sia doveroso un confronto anche con le categorie dello spettacolo, che presentano problematiche che non possono più essere eluse.

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PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogante pone un problema vero, un problema che, al momento, ha o risente di una regolazione datata e che, quindi, desta molte perplessità, nel senso che sembra logico cambiare queste regole, che, tra l'altro, risalgono, se non erro, al 1935.
L'idea era che il lavoro subordinato in ambito artistico avesse l'assicurazione e quello, invece, considerato autonomo non ce l'avesse, per parità di trattamento tra le due categorie - lavoro autonomo da una parte e lavoro subordinato dall'altra - nelle regole generali. Lei ha anche ricordato che è in via di attuazione - speriamo di realizzazione - una riforma del mercato del lavoro, proprio perché le tipologie di lavoro sono cambiate.
Inoltre, oggi molte di queste attività riguardano in numero considerevole i nostri giovani e il settore della cultura, dell'arte e dello spettacolo oggi è fonte di lavoro, ancorché non di quel lavoro con caratteristiche da fabbrica, sicché noi dobbiamo porci il problema della inclusione di queste tipologie di lavoro nell'ambito di uno schema moderno di ammortizzatori sociali. È esattamente quello che abbiamo intenzione di proporre nell'ambito di questa riforma del mercato del lavoro e quindi non dubito che troverà soddisfazione nelle proposte che avanzeremo.

PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola, che ha sottoscritto l'interrogazione in data odierna, ha facoltà di replicare.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro. Mi dichiaro soddisfatto, anche a nome della collega Ceccacci e del collega Baldelli che hanno sottoscritto questa interrogazione a risposta immediata, perché lei ha riconosciuto l'esistenza del problema esposto nell'atto di sindacato ispettivo e perché ha assunto un impegno ad agire nell'ambito della riforma del mercato del lavoro su cui lei è impegnata e quindi a dare soluzioni anche ad un problema, come quello della tutela della disoccupazione involontaria dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo con rapporto di lavoro subordinato, perché anche a queste persone deve essere riconosciuta la tutela contro la disoccupazione involontaria che è un diritto, oltre che un principio, riconosciuto dall'articolo 38 della Costituzione.
Faccio notare, signora Ministro, che la Commissione lavoro oramai da parecchi mesi ha varato, con un voto largamente condiviso, un progetto di legge che unificava diversi testi provenienti da diverse parti politiche e che riformava - allora anche in armonia e in collaborazione con l'ENPALS - la struttura degli ammortizzatori sociali del settore dello spettacolo. Questo progetto di legge è fermo in Commissione bilancio in attesa di una relazione tecnica che il suo Ministero (ovviamente con altri titolari diversi da lei) non ha mai fornito. Potrebbe essere un contributo anche questo per riuscire a risolvere un problema che lei stessa ha ritenuto meritevole di soluzione.

(Iniziative in ordine alla maturazione dei requisiti per l'accesso alla pensione del personale del comparto scolastico - n. 3-02148)

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02148, concernente iniziative in ordine alla maturazione dei requisiti per l'accesso alla pensione del personale del comparto scolastico (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANGELO CERA. Signor Presidente, signor Ministro, l'introduzione delle nuove norme previste dall'articolo 24, comma 5, del decreto-legge «salva Italia» ha abolito il sistema delle «finestre mobili». L'aver bloccato al 31 dicembre 2011 la maturazione dei requisiti per accedere al pensionamento con le vecchie regole non tiene conto della specificità di alcuni comparti e, nello specifico, del comparto scuola, che Pag. 5ha da sempre avuto un'unica finestra di uscita legata alla funzionalità del sistema e all'allineamento dello sviluppo delle anzianità di servizio e delle carriere, che iniziano proprio all'inizio dell'anno scolastico e accademico.
Le chiedo, pertanto, se non ritenga opportuno per ragioni di equità adottare in tempi rapidi iniziative, anche di carattere normativo, tali da consentire al personale della scuola di andare in pensione con il previgente regime maturando i requisiti entro il 31 agosto 2012.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, anche quello posto dall'interrogante è un tema abbastanza spinoso. Abbiamo elaborato una riforma delle pensioni assai severa e vorrei soltanto ricondurre l'interrogante alle circostanze nelle quali quella riforma delle pensioni è stata approvata, circostanze che io non voglio enfatizzare, ma che probabilmente non è esagerato definire drammatiche rispetto alla situazione finanziaria.
Avevamo anche ben presente la situazione di difficoltà a cui andavano incontro persone, successivamente chiamate, non da me, esodati, che potevano, per via di accordi collettivi o individuali, avere lasciato, magari attraverso un'incentivazione, il loro lavoro nella speranza di poter accedere al pensionamento secondo le regole poi modificate. Abbiamo cercato a priori, quindi nel momento stesso in cui realizzavamo la riforma, di stabilire dei criteri che tenessero conto della difficoltà di persone senza reddito e senza pensione. L'allargamento che si è poi determinato anche in sede di emendamenti in Parlamento ha creato una situazione di pressione relativamente al numero di persone incluse nell'ambito del gruppo esonerato dai più stringenti requisiti.
Non avevamo considerato però di escludere categorie ancora al lavoro. Per quanto lavorare per più anni possa sembrare - e lo è - un sacrificio, un conto è cercare di venire incontro alle esigenze di quelli che il lavoro lo hanno lasciato per accordi e altra, invece, è la questione di chi il lavoro ce l'ha ancora. Quindi, per quanto io possa umanamente comprendere anche il senso di delusione provato da questi lavoratori, non lo ritengo però un'ingiustizia - termine che lei ha usato - e quindi non credo che noi oggi possiamo tornare su questa questione, riportando indietro le lancette a favore della categoria dei lavoratori della scuola.

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di replicare.

ANGELO CERA. Signor Presidente, signor Ministro, lei sa che il mio gruppo, senza se e senza ma, sostiene il Governo Monti. Pur tuttavia, se le cose in alcuni settori, in alcuni ambiti non vanno, per giustizia nei confronti di chi a un mese, a due mesi dalla pensione si vede sballottato non si sa in quali anni per avere il sacrosanto diritto ad avere la pensione, noi abbiamo l'obbligo, anche quando le cose non vanno, di parlare chiaro. Allora, mi chiedo: signor Ministro, tutto ciò non è usurante per insegnanti che per quarant'anni hanno sempre avuto a che fare con trenta, quaranta bambini e che a quarant'anni gridano solo per il fatto di aver a che fare con i ragazzi, si sono abituati a gridare e lo fanno anche nella famiglia? Non hanno il sacrosanto diritto di andare in pensione coloro i quali a quarant'anni, durante il corso dell'anno, pensando di poter andare in pensione regolarmente, hanno fatto un investimento, hanno creduto in qualche cosa per la quale hanno lavorato per una vita?
Allora credo che sia giunto il momento, anche da parte vostra, di far sorridere quanto meno una parte di questa categoria. Perché poi, tra l'altro, signor Ministro, come si fa ad andare alla fine dell'anno in pensione immaginando che la stessa persona inizierà la scuola a settembre e dovrà lasciare la scuola al 30 di settembre per l'altro insegnante? È veramente - scusatemi il termine - una cosa non pensata, Pag. 6per cui ciò che chiedo è che si vada a rivedere la questione, perché si tratta solo di 2 o 3 mila...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cera.

ANGELO CERA. Mi perdoni, Presidente... tremila insegnanti che stavano per uscire fuori e che hanno il sacrosanto diritto di vedere coronata definitivamente la loro aspirazione ad una pensione. Questo è quello che chiediamo e, mi consenta, io sono uno di quelli del 1952. Non ho gridato per me, eppure ho il diritto anche io, forse oggi sono un po' più fortunato, ma lasci andare in pensione chi ha passato una vita a lavorare.

(Iniziative di competenza in merito alla procedura di nomina del presidente dell'Automobile Club d'Italia - n. 3-02149)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02149, concernente iniziative di competenza in merito alla procedura di nomina del presidente dell'Automobile Club d'Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, signor Ministro, oggi il gruppo di Futuro e Libertà le chiede di dare una spiegazione al Parlamento e agli italiani delle ragioni che hanno indotto lei e il Governo a proporre al Presidente della Repubblica la nomina ai vertici di uno dei più importanti enti nazionali (il glorioso Automobile Club d'Italia) di una persona che non ha i requisiti etico-morali per ricoprire tale incarico.
Si tratta di un soggetto che, come abbiamo evidenziato anche ieri, nel dibattito in Commissione, ha riportato una condanna, ancorché gravata di appello, per danno erariale. È stato indicato dalla stessa Corte come colui il quale ha arrecato, insieme ad altri soggetti, un danno all'ente amministrato.
Ovviamente attendiamo di capire, visto che il Governo era stato allertato per tempo su questa vicenda, le reali motivazioni che vi hanno indotto a non tenere conto, almeno in questa fase, di queste situazioni ostative.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, Piero Gnudi, ha facoltà di rispondere.

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Signor Presidente, onorevole interrogante, rispondo alla sua domanda. L'ingegnere Sticchi Damiani è stato eletto presidente dell'ACI dall'assemblea. Contro questa assemblea è stato fatto ricorso al TAR, ma il TAR non ha preso alcun provvedimento cautelare ed è ancora in corso la valutazione.
Per quanto riguarda il provvedimento della Corte dei conti del 2005, esso riguarda l'intero comitato esecutivo dell'ACI, che ha avuto una sanzione per 85 mila euro, che è stata pagata pro quota. Comunque è ancora in corso un appello. L'ingegner Sticchi Damiani ha avuto anche un processo penale per questo fatto, ma la Corte d'appello di Bari lo ha assolto perché il fatto non sussiste. Faccio presente che questa nomina è stata approvata dalle due Commissioni, sia della Camera che del Senato. Pertanto, non ritengo che ci siano le condizioni per prendere provvedimenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di replicare.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, quindi lei signor Ministro ci viene qui a dire che, siccome la condanna è di 85 mila euro, si tratta di poca cosa e, dunque, passiamoci su! Ma che vogliamo che sia? Ottantacinquemila euro liquidati pro quota a tutto il consiglio di amministrazione e possiamo anche non tenerne conto, è una sciocchezza! Ci viene anche a dire cose che non rispondono poi peraltro alla realtà, perché è vero che si sarà chiuso un processo penale, ma ne sono pendenti ben tre, sullo svolgimento delle Pag. 7elezioni dell'ACI, che riguardano complessivamente circa dieci Automobile club locali, che sono sottoposti ad indagini per brogli elettorali collegati all'elezione del nominando personaggio ai vertici dell'ACI.
Lo stesso personaggio ha un'indagine in corso presso la procura di Bari per il cosiddetto «palazzo d'oro» della regione e, fra l'altro, il tribunale amministrativo regionale in sede di sospensiva si è pronunciato soltanto in via interlocutoria. La decisione è ancora sottoposta a gravame da parte del Consiglio di Stato.
Il problema qui è uno solo, signor Ministro: se in questo Paese dobbiamo continuare a portare avanti manager pubblici o soggetti che pur avendo avuto una legittimazione dalla base non rivestano, allo stato attuale, i requisiti etico-morali per ricoprire l'incarico, oppure se è il momento di voltare pagina. Un Governo come il vostro, da noi sostenuto lealmente e senza tentennamenti, dovrebbe dare un segnale al Paese in questo senso. Dovrebbe voltare pagina per quanto riguarda vicende del genere.
Mi chiedo se il Presidente della Repubblica, al quale dovrà essere sottoposta in ultima analisi la vostra proposta per la nomina della persona ai vertici dell'ACI, concorderà con le giustificazioni che questo Governo in questa sede ha ritenuto di offrire al Parlamento e agli italiani.

(Iniziative in ordine all'attribuzione degli incarichi dirigenziali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - n. 3-02150)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-02150 concernente iniziative in ordine all'attribuzione degli incarichi dirigenziali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, stamattina, durante un'audizione in Commissione finanze, a mia domanda all'amministratore delegato di SACE, per conoscere come fosse arrivato alla guida della società a capitale pubblico ma, soprattutto, per sapere quanto guadagnasse e quale fosse il suo emolumento, l'amministratore delegato di SACE mi ha risposto che per questo incarico, per averlo accettato, quasi stava litigando con la moglie e si stava quasi separando.
L'Italia dei Valori allora ha posto i riflettori sulle consulenze d'oro date ad esterni a Palazzo Chigi e sui pensionati d'oro, che sono immarcescibili, lì alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Per questa ragione il Presidente Monti ha annunciato che taglierà queste consulenze d'oro, ma sono sicuro che con la moglie non litigherà, il Presidente Monti, ma sicuramente stasera litigherà con i segretari partitocratrici di UdC, PD e PdL che hanno portato a Palazzo Chigi, nei Ministeri, nella pubblica amministrazione tanti consulenti d'oro e tante «incicciate» che hanno fatto con dipendenti pubblici e con una burocrazia inutile e improduttiva che fa solo danno alle attività private, ai lavoratori privati e al settore privato.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in questi giorni, onorevole Barbato, il Presidente del Consiglio, a seguito di una valutazione dei singoli responsabili delle varie strutture della Presidenza del Consiglio, ha proceduto alla conferma piena di alcuni di essi e alla conferma solo temporanea di altri dirigenti, fino a quando non sarà completata la riorganizzazione delle relative strutture amministrative, anche a seguito delle risultanze della revisione della spesa che andrà ad interessare i profili organizzativi e le procedure amministrative e decisionali della Presidenza del Consiglio.
All'interno di questa revisione, il Presidente del Consiglio ha ritenuto opportuno non confermare coloro che risultavano già collocati in pensione, ivi inclusi i nomi che sono indicati nella sua interrogazione a risposta immediata. Pag. 8
Quanto al responsabile della struttura tecnica per i 150 anni dell'unità d'Italia, preciso che cesserà dall'incarico una volta chiusa la struttura (prevista per il prossimo giugno), non appena saranno stati completati gli ultimi necessari adempimenti amministrativi e contabili.
Quanto all'ingegnere Della Giovanpaola, al contrario di quanto è asserito nell'interrogazione a risposta immediata, va chiarito che subito dopo il suo arresto si è proceduto all'immediata sospensione dal servizio e poi alla revoca dell'incarico dirigenziale, resa possibile proprio in quanto estraneo alla pubblica amministrazione. Ovviamente, non ha poi più svolto alcun incarico di consulenza. In proposito, si precisa che incarichi di questo tipo non sono, né saranno conferiti a dirigenti collocati in pensione.
Da ultimo, condivido l'opportunità, segnalata nell'interrogazione a risposta immediata, di valorizzare la dirigenza interna della Presidenza del Consiglio in sede della prossima riorganizzazione delle sue strutture.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, sono andato davanti a Palazzo Chigi e con una lavagna ho scritto i nomi di questi beneficiari di consulenze d'oro. Piuttosto, sarebbe opportuno utilizzare le risorse interne di palazzo Chigi. Perciò, l'Italia dei Valori, a prima firma del presidente Di Pietro, vi ha fatto un'interrogazione e, come abbiamo visto, abbiamo prodotto degli effetti.
Dunque, è molto meglio, per il bene degli italiani, che stiate ad ascoltare più Italia dei Valori che i partiti che vi sostengono in questa maggioranza, anche perché, signor Ministro, l'articolo 19 della legge n. 112 del 2008 prevede il cumulo di reddito da lavoro con la pensione.
Però, fa salvo il decreto del Presidente della Repubblica n. 758 del 1965. Cosa diceva questo decreto del Presidente della Repubblica? Diceva che è vietato che il nuovo servizio che si affida con una consulenza esterna vada a cumularsi e costituisca una derivazione, una continuazione o un rinnovo del precedente rapporto, che ha dato luogo alla pensione medesima.
Allora, signor Ministro, voi siete responsabili - quanto quelli di prima che hanno consentito questa situazione - perché state sperperando danaro pubblico contra legem. La legge non vi consente di mantenere la situazione che avete ancora lì, a palazzo Chigi.
Poi, ho letto oggi sul Corriere della sera che tutti questi incarichi vengono tolti ai pensionati d'oro, che avevano le consulenze esterne, e vengono affidati nelle mani del segretario generale. Il segretario generale si trova nella identica situazione: è anche lui un pensionato d'oro e quindi è fuorilegge per «questa roba», oltre ad essere responsabile di tutto quello che si è creato finora lì, a palazzo Chigi. Quando svecchiamo questi palazzi pubblici? Quando facciamo largo ai giovani? Noi dell'Italia dei Valori vogliamo bonificare una pubblica amministrazione appesantita da questa maggioranza che vi sta sostenendo perché, con queste clientele, hanno messo nelle amministrazioni questi parrucconi, che continuano a rappresentare una palude, che è il vero danno per gli italiani e blocca l'attività privata, i lavoratori privati e le aziende private. Insomma, fate pulizia: è questo il lavoro dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

(Iniziative volte ad eliminare l'attuale regime di monopolio nella gestione della tratta aerea Roma- Milano - n. 3-02151) .

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02151, concernente iniziative volte ad eliminare l'attuale regime di monopolio nella gestione della tratta aerea Roma- Milano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, signor Ministro, come lei sa il Partito Repubblicano, attraverso i suoi Pag. 9rappresentanti in Parlamento, ha dato convintamente la fiducia e continua a dare la fiducia a questo Governo. In particolare, per noi è stato interessante il problema delle liberalizzazioni - oltre evidentemente ad altre cose - e abbiamo accolto con favore che è nata una società per la concorrenza all'azienda di Stato per quanto riguarda le Ferrovie.
Non vediamo, rispetto ad un accordo fatto dal precedente Governo, la necessità di mantenere il monopolio di Alitalia nella tratta Roma-Milano, una tratta molto redditiva per Alitalia, ma forse - anche a tal proposito - dovrebbe nascere una nuova società di trasporto aereo per fare concorrenza ad Alitalia, così com'è nata nel settore dei trasporti.
Noi siamo convinti che il Governo dovrà intervenire assolutamente su questa vicenda e, senza nulla togliere alla sua capacità ed al suo prestigio, continueremo ad interrogare il Ministro Passera, se non avremo condizioni di chiarezza sufficiente in questo settore.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il numero dei collegamenti operabili dai vettori comunitari sul sistema aeroportuale milanese e, nello specifico, sull'aeroporto di Milano Linate, continua ad essere stabilito dai decreti ministeriali del 2000 e del 2001.
Per i voli sullo scalo di Milano Linate i parametri previsti da questo decreto sono completamente applicabili soltanto in fase di assegnazione delle bande orarie, in applicazione del regolamento n. 793 del 2004 che modifica il precedente regolamento n. 95 del 1993. Ciò in quanto i citati decreti non prevedono alcuna limitazione per i collegamenti con sistemi aeroportuali o singoli scali con traffico superiore a 2.800.000 unità, quale è invero il collegamento Milano Linate-Roma Fiumicino.
Il predetto regolamento n. 793 del 2004 prevede la possibilità di assegnare gli slot a tutti i vettori aerei in base ai parametri di ricettività degli scali, uno dei quali è la capacità delle piste delle infrastrutture. Per Milano Linate, detta capacità è stabilita in 18 movimenti l'ora. Nello scalo di Milano Linate sono attualmente e regolarmente in possesso di slot diversi vettori sia nazionali che comunitari.
Considerato che non vi sono limitazioni al numero dei collegamenti operabili tra Fiumicino e Linate, i vettori in possesso di slot possono operare liberamente sulla rotta in questione entro il limite dei movimenti orari previsti per lo scalo milanese. In particolare, Alitalia - CAI può usufruire delle bande orarie precedentemente assegnate ad Alitalia ed Air One, in quanto i citati regolamenti prevedono la riassegnazione degli slot in dotazione qualora i medesimi siano utilizzati nell'anno precedente nella misura almeno dell'80 per cento. Al riguardo, devo dire che è in corso di approfondimento una proposta di regolamentazione del Parlamento europeo e del Consiglio, intitolata: «Regole comuni per l'allocazione degli slot negli aeroporti dell'Unione europea». A questo proposito, i rappresentanti dell'ENAC, ENAV, Assaeroporti, Assoclearance, Assaereo e IBAR, si sono recentemente riuniti presso i competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per un esame congiunto delle problematiche connesse alle proposte di modifica dei citati regolamenti comunitari, volte a garantire una maggiore concorrenza nella gestione delle tratte aeree.

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di replicare.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, signor Ministro, la mia stima nei suoi confronti rimane immutata, tuttavia non mi aspettavo una risposta burocratica. Le risposte dei direttori generali, visto che lei non è il Ministro competente, interessano poco al Parlamento italiano. Lei ha citato una serie di decreti e di regolamenti che consentono all'Alitalia, di fatto, di mantenere l'attuale monopolio nella tratta Roma-Milano. Però, se riteniamo che sia Pag. 10sbagliato questo monopolio, non aspettiamo che l'Unione europea ci dica quello che dobbiamo fare, ma facciamo noi - o fate voi, come Governo italiano - qualcosa per impedire questo monopolio, perché i monopoli non possono fare parte istituzionalmente di questo tipo di società. Stiamo sventrando, giustamente, l'Italia. Perché aboliamo le province? C'è una legge costituzionale. Di fatto grazie a questo Governo, per fortuna e con il plauso di gran parte del Parlamento, le province vengono abolite. Aboliamo il monopolio, ma aboliamolo seriamente. Se il direttore generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dice che gli slot sono dell'Alitalia, togliamo gli slot all'Alitalia. Non dobbiamo aspettare che sia l'Unione europea a dirci cosa dobbiamo fare. Il monopolio va abolito, semplicemente. Per fortuna, nelle ferrovie è nata questa nuova società e speriamo che si attivi il più presto possibile, perché crei concorrenza all'azienda di Stato delle ferrovie, che opera in regime di indecenza. La stessa concorrenza noi vorremmo che avesse l'Alitalia, non soltanto nella tratta Roma-Milano, ma in tutta Italia, perché di fatto agisce in regime di monopolio in tutta Italia. Signor Ministro, cortesemente si faccia portavoce presso il Governo, presso il Presidente del Consiglio e presso il Ministro Passera: gli accordi fatti nel 2001 vanno rivisti. C'è un altro Governo adesso. Questo Governo faccia quello che deve fare, come lo ha fatto per il regime delle liberalizzazioni.

(Elementi e iniziative in merito al progetto industriale riguardante l'impianto di raffinazione Isab di Priolo (Siracusa) - in relazione alla cessione da parte di Erg di un significativo pacchetto azionario a favore della società russa Lukoil - n. 3-02152)

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02152, concernente elementi e iniziative in merito al progetto industriale riguardante l'impianto di raffinazione Isab di Priolo (Siracusa) in relazione alla cessione da parte di Erg di un significativo pacchetto azionario a favore della società russa Lukoil (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, come lei saprà, la Erg e la Isab sono società della famiglia Garrone. Già nel 2008 queste società hanno venduto alla Lukoil il 49 per cento, per circa 830 milioni di euro. Da qualche tempo hanno continuato questa vendita, lasciando alla Isab soltanto il 20 per cento, per altri 400 milioni. Questa joint venture tra la Lukoil, la Erg e la Isab di Priolo ha portato la Lukoil ad avere una preponderante quota della stessa società. Pertanto Erg e Lukoil hanno modificato anche gli accordi sottoscritti nel 2008, in particolare con riferimento al periodo di lock-up di Erg per l'esercizio della «opzione put» sulla rimanente quota del 20 per cento dell'Isab, da consumarsi entro il 1o ottobre del 2013.
La scelta da parte di Erg di procedere alla cessione di fatto - ho finito, signor Presidente - dell'intero pacchetto di azioni di Isab potrebbe produrre la scellerata azione da parte della Lukoil di derubricare l'impianto di raffinazione a semplice deposito nel sito di Priolo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, l'ufficio legislativo del Ministero dello sviluppo economico indica che, secondo quanto emerge dalle associazioni di categoria e dalla società Erg, sulla situazione delle raffinerie situate in Sicilia, in particolare a Priolo Gargallo, al momento non sono emersi rischi di chiusura degli impianti, né di trasformazione in deposito.
Sta anche andando avanti una divisione nel gruppo Erg, con l'assegnazione alla Lukoil della parte raffinazione. Rispetto a quanto già indicato dall'interrogante, non risulta imminente una dismissione totale della partecipazione Erg in Isab a favore Pag. 11di Lukoil, in quanto le modifiche recentemente apportate ai patti parasociali non consentono l'esercizio dell'opzione di cessione del rimanente 20 per cento prima dell'ottobre 2013.
Circa la situazione del complesso produttivo, si evidenzia che l'Isab di Priolo Gargallo è attualmente operativo con l'impiego di circa 980 unità di addetti diretti e di circa 1.400 unità per l'indotto. Sono in corso, inoltre, i piani quadriennali di investimento ed i piani di manutenzione, mentre a dicembre 2011 è stato completato il procedimento relativo all'autorizzazione integrata ambientale riguardante l'intero complesso.
Nell'ottobre 2011 è stato istituito un tavolo sulla raffinazione con la partecipazione di Unione petrolifera e delle compagnie petrolifere, esteso, poi, anche alle parti sociali. Il suddetto tavolo è stato attivato a seguito dello stato di crisi del comparto della raffinazione a causa di una forte competizione internazionale, particolarmente difficile da affrontare in una fase di calo dei consumi e di conseguente surplus di capacità nei Paesi occidentali.
Contemporaneamente, si è avuto un aumento della domanda di prodotti raffinati nei Paesi emergenti, i quali stanno dotandosi di una notevole capacità interna di raffinazione. Già dalle prime riunioni è emersa la necessità di un riconoscimento del carattere strategico degli impianti petroliferi nazionali, tra cui quelli di raffinazione, con l'opportunità di uno snellimento dei procedimenti autorizzativi.
Il recente decreto-legge in materia di semplificazioni, varato dal Governo in data 27 gennaio scorso, ha introdotto disposizioni volte a consentire semplificazioni per gli operatori del settore ed una visione strategica dell'intero comparto, con riferimento anche al mercato dei prodotti petroliferi all'ingrosso, compresa la logistica.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di replicare.

PIPPO GIANNI. Signor Ministro, noi di Popolo e Territorio sosteniamo il Governo non «senza se e senza ma»; lo sosteniamo in maniera oculata. Lei ha detto una frase: la dismissione totale della partecipazione Erg in Isab a favore di Lukoil non risulta imminente. Il sospetto, che è l'anticamera della verità, mi fa pensare che ho fatto bene a presentare questa interrogazione, perché non vi sono opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, come si facevano una volta, che sono molto importanti per la sicurezza del sito, del paese e delle zone circostanti.
Signor Ministro, al di là del fatto che noi in quella provincia paghiamo la benzina ad un prezzo superiore di qualunque altra regione, pur avendo quattro raffinerie, per cui il popolo della provincia di Siracusa ha voluto inscenare una manifestazione eclatante, facendo una catena umana, la invito per i canali ufficiali a guardare e a parlare con il colosso della Lukoil e con i ministri competenti della Russia, per sapere se è vero che stanno costruendo una mega raffineria, che potrebbe, di fatto, sostituire, per costi, per gestione e per quant'altro, quella di Priolo.
Infatti, questa non è un'interrogazione fatta soltanto per guardarci, ma per suggerirle, semmai ne avesse bisogno, che è opportuna una verifica puntuale per evitare un'ulteriore lacerazione perché - dopo il danno la beffa - questa azienda, ancorché abbia un know-how interessante, ha prodotto tante malattie in quella zona. Se dopo le malattie, vi fosse anche la disoccupazione, certamente, signor Ministro, non avremmo fatto un buon lavoro per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

(Problematiche concernenti l'attuazione delle ordinanze relative alla cosiddetta emergenza nomadi, con riferimento allo svolgimento del censimento delle persone di etnia rom e sinti - n. 3-02153)

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02153, concernente problematiche concernenti l'attuazione delle ordinanze relative alla cosiddetta emergenza Pag. 12nomadi, con riferimento allo svolgimento del censimento delle persone di etnia rom e sinti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, l'interrogazione in oggetto richiama puntualmente una brutta pagina della storia recente che, usando le parole del Presidente della Repubblica per il sistema carcerario italiano, potremmo dire che ci umilia in Europa e ci ricorda tempi che credevamo ormai cancellati per sempre.
Ci riferiamo, signor Ministro, alle discriminazioni per legge, in nome dell'emergenza, a cui sono state e sembrano tuttora sottoposte le minoranze rom e sinti, una vera e propria schedatura di massa realizzata su base etnica. Quello che le chiediamo, insieme all'Associazione 21 luglio, signor Ministro, è se il Governo intenda verificare il rispetto, da parte delle autorità amministrative, delle ordinanze di attuazione e delle linee guida connesse alla dichiarazione dello stato d'emergenza e anche della sentenza del Consiglio di Stato che, nel novembre 2011, ha deciso di annullare tale stato di emergenza che per legge, voglio ricordarlo, può essere dichiarato solo in presenza di situazioni eccezionali quali calamità naturali, catastrofi ed altri eventi di questo tipo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, occorre premettere che, in attuazione della dichiarazione dello stato d'emergenza per le criticità relative ai campi nomadi delle regioni Campania, Lazio e Lombardia, sono state adottate ordinanze di Protezione civile per fronteggiare la grave situazione di degrado igienico, sanitario e socio-ambientale registrata negli insediamenti abusivi e anche in quelli autorizzati.
I prefetti di Milano, Roma, Napoli e, in un secondo momento, anche quelli di Torino e di Venezia, nominati commissari delegati per la realizzazione degli interventi necessari al superamento dello stato d'emergenza, hanno avviato un'iniziativa a favore delle comunità nomadi, in ottemperanza ai contenuti delle predette ordinanze. Successivamente la sentenza del Consiglio di Stato n. 6050 del 16 novembre 2011 ha disposto l'annullamento della dichiarazione dello stato d'emergenza e delle conseguenti ordinanze di Protezione civile di nomina dei commissari delegati. Al riguardo, a prescindere da ogni altra valutazione di merito alla citata sentenza, l'amministrazione non potrà che onorare gli impegni già assunti in relazione all'attività posta in essere.
Ciò nondimeno, non rilevandosi più ragioni per rinnovare lo stato d'emergenza, il Governo ha approvato e trasmesso alla Commissione europea un piano contenente una strategia complessiva relativa a rom, sinti e camminanti volta a favorire, nell'attuale quadro delle competenze, politiche inclusive di integrazione, con particolare riferimento al rispetto dei diritti fondamentali della persona.
Per quanto riguarda lo specifico quesito relativo alla presenza di uno sportello per nomadi all'interno della questura di Roma, informo che, nell'ambito dell'ufficio immigrazione della stessa questura, venne costituito un gruppo di lavoro ad hoc espressamente dedicato alle specifiche esigenze di cittadini extracomunitari provenienti dall'ex Jugoslavia, cittadini comunitari italiani o provenienti da altre nazioni, in ragione della loro particolare posizione amministrativa. L'attività si è svolta in conformità alle linee guida del 17 luglio 2008, approvate dall'Autorità garante per la protezione dei dati personali. In particolare, la raccolta dei dati necessari all'identificazione dei soggetti è avvenuta nel pieno rispetto della normativa ordinaria, senza alcuna finalità discriminatoria su base etnica e o razziale. Infatti, all'esito di tale attività è stato rilasciato un gran numero di permessi di soggiorno per motivi umanitari e sono state rinnovate autorizzazioni di altro tipo. Pag. 13
Tenuto conto che l'attività predetta è stata dedicata in prevalenza ai nuclei familiari con minori in tenera età, si è ritenuto di assicurare adeguate forme di sostegno, in particolare con la fornitura di pasti ed assistenza.
Non è ultroneo fare presente come l'operato delle autorità preposte sia proseguito secondo le descritte modalità, come testimonia il fatto che negli ultimi mesi molte associazioni attive nel campo del sociale hanno accompagnato presso i competenti uffici della questura i nuclei familiari di origine jugoslava per la presentazione di istanze di protezione internazionale, che vengono istruite dallo stesso gruppo di lavoro ad hoc.

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di replicare.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, signor Ministro, quanto a quest'ultima precisazione ho grande stima, per aver collaborato con lui, del responsabile dell'ufficio immigrazione, il dottor Improta. Mi chiedo però se, quanto è stato realizzato presso la questura di Roma, non sia frutto di questo stato di emergenza, che è stato poi dichiarato illegittimo da parte del Consiglio di Stato. Mi chiedo anche che fine facciano queste enormi schedature con impronte digitali, fotografie, foto di gruppo, anche di minori, che fanno parte degli archivi delle varie questure d'Italia.
Signor Ministro, la invito a prendere visione di una proposta di legge, che come delegazione radicale abbiamo presentato volendo collaborare al massimo da questo punto di vista, che riguarda il riconoscimento delle minoranze linguistiche rom e sinti; quel riconoscimento che, purtroppo, non ci fu in occasione dell'approvazione della legge n. 482 del 1999. Credo che il riconoscimento di queste minoranze sicuramente aiuterebbe notevolmente il processo di integrazione di queste comunità.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Ringrazio i signori ministri che hanno partecipato.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Dussin, Mussolini, Palumbo, Rampi e Volontè sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Nel centesimo compleanno dell'onorevole Pietro Sponziello.

PRESIDENTE. Prima d'iniziare i lavori, onorevoli colleghi, vi prego di prestare un attimo di attenzione e sono certo che vi unirete alle mie parole nell'esprimere ad un nostro collega, che assiste ai nostri lavori dalla tribuna e che oggi compie 100 anni, l'onorevole Piero Sponziello, deputato dalla II alla VII legislatura per la circoscrizione del Salento, di Lecce, un sincero augurio (Applausi) per questa fausta ricorrenza e anche, se me lo permette, onorevole Sponziello, per il modo con cui nel suo lungo mandato ha onorato la fiducia dei suoi elettori e ha onorato l'Aula della Camera dei deputati. Grazie e, davvero, cento di questi giorni (Applausi)!

ALFREDO MANTOVANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 14

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, solo se me lo consente per fare eco alle sue parole di augurio, per ringraziarla e per dire molto semplicemente che non è un mero compleanno: quante vite anche lunghe trascorrono senza lasciare traccia. Gli auguri per un traguardo così importante sono il modo più adeguato - le sono grato per questo - per rendere merito a chi oggi sorprende per la sua lucidità e per il suo buon umore: ne abbiamo avuto una riprova qualche ora fa quando ha ritenuto di consegnargli una targa a ricordo di questa ricorrenza.
Ma in passato l'onorevole Sponziello è stato una figura esemplare della buona politica. Quando l'onorevole Sponziello onorava quest'Aula con la sua presenza parole come bipolarismo o come alternanza non esistevano nemmeno sul vocabolario. Il Movimento Sociale Italiano, partito del quale l'onorevole Sponziello era deputato, era sempre all'opposizione ma questo non faceva mancare un contributo positivo e propositivo. In particolare, da parte di Sponziello questo contributo era la regola e non avveniva per caso.
Nato e cresciuto a Lecce, Sponziello non è mai stato nostalgico. È stato invece l'espressione di una destra colta, a sua volta espressione di un territorio colto nel quale erano editi tra l'altro periodici colti. Penso, in particolare, a quelli diretti da Ernesto Alvino sulle cui pagine scrivevano Vittorio Bodini, Luigi Pirandello, Ezra Pound e molti intellettuali di area dei decenni passati. È stato l'espressione di una destra che non si è mai sentita né superata dalla storia né estranea alla ricostruzione. Anzi, ha voluto essere parte attiva dello sforzo di uscire dalle macerie della guerra e la scelta di far parte della Commissione agricoltura era proprio una scelta strategica per un settore importante del Sud. Una destra che annoverava al suo interno tra i più illustri avvocati italiani - Sponziello era uno di questi - quasi a sottolineare il legame non solo con il mondo del diritto ma anche con le libertà concrete da tutelare quotidianamente. Ringraziandola ancora, signor Presidente, e augurando buon compleanno all'onorevole Sponziello, si può dire che la dignità e la competenza con i quali egli ha svolto il suo ruolo di parlamentare danno senso oggi all'espressione: «Cento di questi giorni!» (Applausi).

UGO LISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole Lisi, anche lei da salentino, immagino, voglia unirsi agli auguri.

UGO LISI. Signor Presidente, ringrazio anzitutto lei per avermi dato la parola dal momento che già il collega Mantovano aveva espresso il desiderio di parlare in Aula, e da deputato leccese, salentino, pugliese - avverto appunto l'esigenza di prendere la parola - rivolgo il mio saluto personale all'onorevole Sponziello, colui che ha rappresentato per me, per la politica salentina, per la professione forense sul nostro territorio, un autentico punto di riferimento.
Un vero e proprio maestro, al quale intere generazioni di avvocati e di uomini che si sono spesi nel mondo delle istituzioni hanno guardato per trarne spunto ed esempio.
In questa giornata dall'altissimo valore simbolico, il mio intervento vuole essere una vera e propria testimonianza e chiedo scusa se sono un po' emozionato.
Nella staffetta della vita oggi festeggiamo i 100 anni di un uomo che si è speso per la collettività che gli ha dato i natali, ma non con un atteggiamento campanilistico proprio di chi ha lo sguardo rivolto verso il basso e non vede oltre il proprio orizzonte: niente affatto.
L'onorevole Sponziello è da tutti amato perché da uomo radicato nella sua terra ha saputo parlare, attraverso gli anni e le stagioni, avendo lo sguardo rivolto al futuro che, per la sensibilità che lo ha sempre contraddistinto, è riuscito ad anticipare. Proprio il futuro è riuscito ad anticipare, seminando il seme buono della generosità sul terreno della condivisione, una condivisione vera, mai di facciata, una condivisione che riusciva a far giungere Pag. 15agli altri dal proprio punto di vista in maniera acuta, intelligente, perché era preceduto dalla capacità di far suo l'altrui punto di vista, sintetizzando i tratti principali imprescindibili.
Sponziello è stato parlamentare della Repubblica per il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale in anni di grande contrapposizione ideologica, in anni in cui il confronto politico era conflitto; ma chiunque parli di Sponziello anche oggi, nel 2012, ad un secolo dalla sua nascita, non ne parla come uomo di parte, come uomo di partito o solo uomo di partito, bensì come autentico riferimento morale, capace della terzietà, proprio perché sempre onesto nel presentare in prima persona e in prima battuta il suo punto di vista e la sua visione soggettiva.
Non bastano le parole per raccontare da leccese, da salentino, l'orgoglio della mia personale vicinanza alla sua storia, alla storia della destra salentina, alla storia del deputato della Repubblica dalla seconda alla settima legislatura.
Ha dato lustro a questi banchi con la sua proverbiale eloquenza - e concludo -, quell'eloquenza che nelle aule dei tribunali portava giovani avvocati e semplici cittadini ad assistere alle sue arringhe per restare incantati dalla complessità del pensiero, che diventava azione e che trasformava in maniera mirabile le parole in fatti. Tanti auguri, onorevole Sponziello (Applausi)!

PRESIDENTE. Ancora tanti auguri all'onorevole Sponziello.

Si riprende la discussione (ore 16,22).

PRESIDENTE. Come preannunciato nella parte antimeridiana della seduta, dovremmo ora passare alla discussione del disegno di legge n. 4940: Conversione in legge del decreto-legge n. 5 del 2012, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.
Tuttavia, poiché le Commissioni riunite affari costituzionali e attività produttive hanno concluso soltanto da poco i propri lavori in sede referente, dobbiamo procedere ad un ulteriore differimento dell'inizio della discussione sulle linee generali per consentire la predisposizione del testo per la discussione in Assemblea.
Pertanto la seduta dovrà essere aggiornata e riprenderà alle ore 17,30.

CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, intervengo principalmente come componente della Commissione bilancio e proprio in relazione ai lavori calendarizzati per quest'oggi.
Inizialmente la conversione del cosiddetto «decreto semplificazione» era stata calendarizzata per questa mattina, poi è stata spostata a questo pomeriggio alle 16. Ora verrà posticipata di un'ora e mezza, come ha già comunicato.
Però, signor Presidente, noi nell'esaminare questo decreto-legge non abbiamo avuto la possibilità, in Commissione bilancio, di verificare correttamente che lo stesso preveda tutte le coperture necessarie.
Signor Presidente, penso che sia una cosa importante, anche se capisco che lei avrà da parlare con dei colleghi, però mi scusi...

PRESIDENTE. No, ha ragione lei, scusi. Prego, onorevole.

CLAUDIO D'AMICO. Come dicevo, la Commissione bilancio è una Commissione importante, perché è la Commissione che deve certificare la correttezza sui conti dei provvedimenti. Quindi, è lì che si verifica se un provvedimento ha le coperture necessarie o meno, se vi sono norme che poi porteranno spese eccessive non coperte o meno. Quindi, è fondamentale il parere che deve dare la Commissione bilancio.
Per questo motivo, bisogna prevedere che la Commissione abbia a disposizione tempi certi, che consentano di sviluppare gli argomenti nel modo migliore, per arrivare Pag. 16ad esprimere un parere serio. Infatti, signor Presidente, con i tempi così limitati che sono stati concessi per affrontare la conversione in legge del decreto-legge in oggetto, la Commissione bilancio non ha potuto esaminare in modo corretto questo provvedimento.
Dico ciò perché, anche oggi, dopo il lavoro che si è svolto ieri sera in Commissione bilancio - e che si è concluso ieri notte, verso le 23 -, questa mattina, le Commissioni di merito I e X hanno riesaminato il provvedimento e l'hanno rinviato in Commissione bilancio alle ore 15. Pertanto, poiché vi era la «tagliola» dell'inizio dei lavori dell'Assemblea alle ore 16, abbiamo dovuto, in poco più di mezz'ora, affrontare la questione ed arrivare ad esprimere un parere sul provvedimento in oggetto, con richieste da parte di tutti i gruppi.
Questa non è una richiesta ostruzionistica dell'unico gruppo parlamentare di minoranza, cioè della Lega Nord. No, le richieste di verifica arrivavano da tutti i gruppi: richieste di vedere una relazione tecnica che non c'era, richieste di capire se, sui tanti argomenti che non avevano avuto spiegazioni né risposte riguardo alle coperture, vi fosse una spiegazione chiara. Non abbiamo ricevuto nulla di tutto questo, perché si è dovuti arrivare ad un parere per forza, perché l'Aula doveva iniziare i propri lavori su questo provvedimento.
Pertanto, signor Presidente, le sottopongo questo problema. Noi abbiamo approvato il pareggio di bilancio in Costituzione: è un documento importante, l'abbiamo appena approvato e, subito dopo, il primo provvedimento che ci troviamo ad affrontare non è coperto. E nonostante la Commissione bilancio sia arrivata ad esprimere un parere, non ha potuto affrontare esattamente il provvedimento, né sono state date risposte alle tante e tante richieste di chiarimento che arrivavano non solo dai singoli parlamentari, ma dall'ufficio competente della Commissione e, addirittura, da uffici del Ministero dell'economia e delle finanze, che hanno espresso pareri contrari su alcuni articoli e su alcuni emendamenti che, poi, sono stati, invece, approvati.
Su questi temi, la Commissione non ha avuto possibilità di svolgere in modo corretto il proprio lavoro. Noi non abbiamo potuto vedere neanche il parere della Ragioneria generale dello Stato, perché non abbiamo avuto il tempo di chiederglielo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, tutto ciò non è tollerabile. Questo provvedimento, per come è uscito dall'esame delle Commissioni di merito e della Commissione bilancio, è un provvedimento scritto male, senza coperture, che andava ritirato. Si sarebbero presi un'altra settimana di tempo per aggiustarlo e riproporlo la prossima settimana, in modo corretto e con i tempi giusti nelle Commissioni. Fare una cosa di corsa in questo modo, che porterà in Aula un provvedimento scritto male, senza il parere del Comitato per la legislazione, senza il parere della Ragioneria generale dello Stato, senza aver dato la possibilità a tutti i commissari della Commissione bilancio di chiedere le spiegazioni, i chiarimenti e le eventuali modifiche in ordine agli articoli al fine di trovare le coperture, non è corretto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

CLAUDIO D'AMICO. Proprio su questo, signor Presidente sono intransigente: non è possibile andare avanti così: manca, addirittura, la relazione tecnica su un provvedimento di questo tipo, che è un decreto-legge.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole D'Amico.

CLAUDIO D'AMICO. Concludo, signor Presidente. Ricordo ciò che ha detto il Presidente della Repubblica sui decreti-legge: ebbene, questo è un decreto-legge omnibus che comprende di tutto, addirittura, Pag. 17deleghe al Governo. Ma, forse, parleremo di questo nel dibattito che si svolgerà successivamente.
Signor Presidente, le sottopongo questo problema di organizzazione dei lavori per consentire alle Commissioni di svolgere il proprio lavoro e non far arrivare i provvedimenti in Aula in questo modo.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo non sulla procedibilità come il collega, ma sull'ammissibilità.
Signor Presidente, io la invito, come lei ovviamente sempre fa con solerzia, insieme agli uffici, a valutare, a mio giudizio, attentamente l'articolo 50 del provvedimento.
L'articolo 50 riveste, a mio giudizio, dei caratteri al limite della delega, nel senso dei caratteri di indeterminatezza, di non destinazione, di non indicazione dell'obiettivo, come si può ovviamente osservare.
A mio giudizio, non sussistono neppure i caratteri di urgenza per l'attuazione dell'autonomia, non è un processo che deve essere urgente, ma questo attiene ad un'altra fase della discussione.
Comunque, signor Presidente, visto che nella sua carica sono concentrate le funzioni di un primo filtro di ammissibilità, la invito a riflettere sul carattere di indeterminatezza, sulla mancanza di criteri di urgenza e anche sul profilo di copertura, che mi sembra quanto meno lasco.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ovviamente, poi, lei risponderà sul merito agli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, ma vorrei manifestarle il mio imbarazzo che nasce da un fatto. Potrei facilmente trincerarmi dietro alcune considerazioni politiche dicendo che quello che vediamo oggi è, tutto sommato, molto parziale rispetto a ciò che siamo stati abituati a vedere anche quando regnava il Governo del quale i colleghi che sono intervenuti erano responsabilmente e pienamente parte; tuttavia, non voglio utilizzare questo argomento perché, a mio avviso, non risolve il problema.
Il mio imbarazzo nasce dal fatto che, oggettivamente, signor Presidente, ci troviamo in una condizione che si perpetua e che, indubbiamente, a prescindere da quelle che possono essere le volontà politiche, crea dei cortocircuiti nel normale andamento parlamentare del quale ormai dobbiamo responsabilmente farci carico.
So che lei, oggi, congiuntamente al Presidente del Senato, è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica e che in tale occasione si è tornati a parlare della parte che dovrebbero fare Camera e Senato sulla strada delle riforme. Non entro qui nel merito della vicenda; il mio partito, il mio gruppo, come lei sa, ha presentato delle modifiche al Regolamento della Camera dei deputati così come è stato fatto anche per quanto riguarda il Senato della Repubblica.
Credo che, probabilmente, occorra una risposta ad un disagio che penso sia diffuso nella maggioranza, nell'opposizione e forse in ciascuno di noi che comunque, in qualche modo, si trova dentro un sistema che, chiaramente e palesemente, non funziona più così com'è.
Al di là della contingenza regolamentare alla quale lei certamente risponderà, forse ci potrebbe e ci dovrebbe sollecitare a fare un passo in più, in modo che, magari a partire proprio da questo episodio, che spero si risolverà facilmente e felicemente nelle prossime ore, ci sia una stretta di iniziative da parte dei gruppi parlamentari per procedere, possibilmente nel modo più condiviso possibile in sede di Giunta per il Regolamento, nella ricerca di quegli accorgimenti che possano consentirci che episodi di questo tipo non tornino a verificarsi.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

Pag. 18

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non ho nessuna intenzione di polemizzare con il candido Giachetti, però il problema non è il Regolamento. Il problema è politico, i problemi sono politici e non sono soltanto tecnici o regolamentari; non c'è soltanto un problema di copertura anche se, come è stato sottolineato e ricordato, dopo ieri, bisognerebbe essere quanto meno attenti alle questioni di copertura, visto che abbiamo addirittura modificato la nostra Carta costituzionale in proposito.
C'è di fatto uno stravolgimento degli stessi Regolamenti, semmai, in virtù di quelle che devono essere, per forza, delle intese politiche; penso addirittura al continuo ricorso al voto di fiducia, ormai, in qualche modo, istituzionalizzato; davvero non se ne può più da parte di un Governo che dovrebbe essere tecnico. Il fatto è che questo non è un Governo tecnico e che ha una maggioranza politica; oggi questa maggioranza politica doveva riunirsi al vertice, il famoso vertice ABC, Alfano, Bersani e Casini; è saltato questo vertice, e ovviamente le ripercussioni si sentono in Aula - infatti, la discussione non è soltanto sulle coperture, la discussione è sulla RAI, sulle frequenze, sulle riforme, sulla legge elettorale, sulla giustizia - perché Alfano dice: io non vado a un vertice in cui dobbiamo parlare anche di RAI e dobbiamo parlare anche di giustizia.
Quando si trattava di fare le leggi ad personam in materia di giustizia ovviamente era sempre pronto e attento; oggi che si dovrebbe magari parlare di leggi anticorruzione, ovviamente, il fastidio aumenta.
Capisco che vi è qualche collega che si agita da questo punto di vista, al quale potrei dire soltanto, come diceva un vecchio del cinema, del teatro italiano: «boni, state boni» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non entro nel merito delle valutazioni squisitamente politiche svolte testé dall'onorevole Evangelisti, che sa bene, del resto, che porre la questione di fiducia è una prerogativa costituzionalmente riconosciuta ai Governi, e non è certo compito della Presidenza della Camera valutare se, nel momento in cui un Governo pone la questione di fiducia, lo fa per ragioni politiche di una natura o dell'altra.
All'onorevole D'Amico dico che ha posto delle questioni che sono certamente consistenti, perché è ineccepibile quanto egli ha detto circa i tempi e le modalità con cui la Commissione bilancio è stata chiamata ad esaminare un provvedimento complesso e, nel merito, importante.
L'onestà intellettuale che caratterizza l'onorevole D'Amico ha fatto sì che nella sua denuncia - che ritengo consistente, circa i tempi e le modalità - egli abbia ricordato che la Commissione bilancio ha comunque espresso il parere e, quindi, per quel che riguarda il rispetto di una condizione in termini regolamentari prevista come obbligatoria, non siamo in condizioni di eccezionalità rispetto ad altri momenti e ad altre vicende.
L'onorevole Giachetti ha ricordato che non si tratta di una questione che nasce in ragione delle modalità con cui la Commissione bilancio ha esaminato il provvedimento che stiamo discutendo. È una questione, in qualche modo, antica, pregressa, e l'onorevole Giachetti sa che il tema della modifica - eventuale - dei nostri Regolamenti è già all'attenzione della Presidenza. Sarà cura del Presidente, già nei prossimi giorni, come si conviene in questi casi, interessare l'Ufficio di Presidenza su eventuali modifiche del Regolamento, fermo restando che l'organismo preposto è la Giunta per il Regolamento e, successivamente, l'Aula, come il nostro Regolamento prevede.
All'onorevole Polledri ricordo che il vaglio di ammissibilità degli emendamenti è stato come sempre svolto in modo scrupoloso e rigoroso dal primo filtro previsto, vale a dire i presidenti delle Commissioni di merito.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,30.

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La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,47).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4940-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Lega Nord Padania, Italia dei Valori e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la maggioranza per la I Commissione (Affari costituzionali), onorevole Giovanelli, ha facoltà di svolgere la relazione.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore per la maggioranza per la I Commissione. Signor Presidente, sono stato autorizzato a riferire favorevolmente sulla conversione del decreto-legge n. 5 del 9 febbraio 2012 (A.C. 4940-A). Prima di passare all'illustrazione degli articoli che sono più attinenti alla competenza della I Commissione, molto sinteticamente vorrei fare alcune considerazioni di carattere generale; intanto un giudizio complessivo sul testo che ci è arrivato dal Governo, che io credo fosse già un buon testo.
La seconda considerazione è riferita al lavoro importante che abbiamo fatto nelle due Commissioni riunite, per il quale ringrazio il presidente Bruno, la presidente Dal Lago, tutti i colleghi che sostengono il Governo e quelli che si oppongono, perché penso che sia stata una pagina problematica e difficile, ma una buona pagina di vita parlamentare.
Per il resto, l'importanza del tema delle semplificazioni e dello sviluppo ci rimanda senz'altro alla consapevolezza della realtà che c'è fuori da questo palazzo, laddove esiste un Paese in difficoltà, che soffre e che avverte sicuramente il tema della semplificazione nel rapporto tra i cittadini e l'amministrazione, tra le imprese e l'amministrazione, come una delle poche riforme a costo zero che responsabilmente le istituzioni possono mettere in atto per aiutare il sistema produttivo a riprendersi e per aiutare i cittadini e le imprese ad abbattere i costi che spesso queste complicazioni amministrative comportano.
Sulle semplificazioni possiamo dire che con questo provvedimento riprendiamo un percorso importante che era stato avviato negli anni Novanta, che alcuni ritengono non si sia mai interrotto - questa sarebbe una valutazione politica che a me non compete fare -, ma quello che penso sia giusto fare è rilevare che con questo provvedimento abbiamo sicuramente posto le condizioni per dare un impulso al tema della semplificazione, che mi auguro non si fermi solo a questo provvedimento, ma abbia una continuità.
C'è, secondo me, ed è emerso chiaramente durante la discussione e anche durante il confronto con le forze sociali che ci hanno avvicinato come relatori, un nodo culturale a mio avviso particolarmente delicato da affrontare. In questi anni, insistendo sul tema delle regole, si è creata un'unica cultura fatta di due facce, entrambe poco produttive ai fini del bene del Paese. La prima è che le regole siano sempre e comunque un qualcosa da abbattere, Pag. 20da aggirare, e quindi quasi legittimino un abuso o comunque una violazione e, dall'altra, invece, una cultura che proprio di fronte al timore che la violazione delle regole comporti l'abbattimento dei diritti, si trincera dietro la difesa dell'esistente, quasi sempre preoccupata che semplificare le regole comporti un pericolo, un pericolo sociale, per i diritti di cittadinanza e così via.
Sono entrambe culture figlie di una stagione che abbiamo bisogno di lasciarci alle spalle, se vogliamo diventare un Paese normale, dove le istituzioni e i cittadini, le istituzioni e le imprese, si vivono reciprocamente - c'è stata una battuta intorno a un concetto tradotto dall'inglese - e amichevolmente, e non con sospetto e con diffidenza.
L'altro concetto che voglio esprimere è di carattere generale, per poi passare al tema degli articoli, ed è che non ci può essere vera semplificazione amministrativa se non ci sarà parallelamente una semplificazione istituzionale. Qui, come Commissione affari costituzionali, ci sentiamo particolarmente coinvolti, rami alti del sistema istituzionale, sistema istituzionale locale. Le complicazioni amministrative spesso sono speculari alle complicazioni istituzionali, alla non perfetta definizione delle funzioni fondamentali che i singoli livelli istituzionali devono svolgere. Quindi, ragionare di semplificazione amministrativa, ci deve spingere ad accelerare sulla strada delle riforme istituzionali e a ribadire la necessità di non vedere mai il singolo aspetto separato, ma di tenere aperta una visione di sistema.
Da questo punto di vista, mi auguro che l'attuazione di questo decreto-legge, come abbiamo scritto con gli emendamenti apportati nella discussione, semplifichi anche il rapporto tra centro e periferia. Molte complicazioni oggi ci sono, molte forze sono distratte dal loro dovere di servizio, per regolare le comunicazioni tra i diversi livelli istituzionali. Quindi, è necessario avere consapevolezza che, ad esempio, gli enti locali, quelli più prossimi ai servizi ai cittadini e alle imprese, sono centrali in una politica efficace di semplificazione.
Il terzo concetto generale è che la semplificazione va d'accordo con la liberalizzazione. Noi possiamo scegliere di semplificare fino allo stremo alcune procedure, ma la vera semplificazione qualche volta è tagliare alcune procedure inutili, alcune funzioni inutili, ridefinire il perimetro della funzione pubblica e quindi aprire anche il capitolo di un nuovo rapporto tra pubblico e privato, cioè di una soggettività, di una sussidiarietà più pregnante rispetto anche alle difficoltà economiche che attraversa il Paese. Perché semplificare, qualche volta, è semplicemente rallentare ciò che, invece, potrebbe essere una più autentica liberalizzazione, un alleggerimento del sistema.
Da ultimo, il tema della semplificazione va d'accordo sicuramente con il risparmio. Da questo punto di vista, starei attento. Noi continuamente scriviamo, anche in questo provvedimento, che si fa sempre tutto a costo zero, ma dobbiamo essere consapevoli che, ad esempio, il tema dell'innovazione tecnologica, che può esser un volano straordinario di semplificazione, ma anche di ripresa economica, non può disdegnare un'apertura di credito in termini di investimenti pubblici, perché altrimenti è difficile pensare che tutto vada in rete quando è difficile far arrivare la rete laddove non è economicamente vantaggioso per le grandi imprese portare la banda larga, dove non si sviluppa un sistema wireless adeguato ai tempi che viviamo.
Credo che queste considerazioni schematicissime e velocissime che ho fatto mi consentono di affrontare gli articoli che toccano più da vicino la vita della Commissione affari costituzionali, consapevole di aver avviato un lavoro che ha, nelle cose che ho detto fino adesso, molti aspetti ancora da sviluppare e da migliorare.
L'articolo 1 introduce alcune novità in materia di conclusione del procedimento amministrativo mediante novella dell'articolo 2 della legge n. 241 del 7 agosto 1990, che stabilisce la disciplina generale dell'obbligo di provvedere in capo alle pubbliche amministrazioni. In particolare, le disposizioni sono volte a rafforzare le Pag. 21garanzie del privato contro il ritardo dell'amministrazione nel provvedere, prevedendo l'esercizio di poteri sostitutivi in caso di inerzia. Questo è un passaggio molto importante.
Nel corso dell'esame in sede referente, è stato soppresso il comma 2 dell'articolo in esame, che esclude dall'applicazione delle disposizioni introdotte i procedimenti tributari e in materia di giochi pubblici, con l'effetto di mantenere ferma la disciplina di settore. Credo però che, a questo proposito, tutta una serie di semplificazioni, anche nei procedimenti tributari, dobbiamo tenerle presenti magari nei processi legislativi che si annunciano all'attenzione del Parlamento e del Governo nelle prossime settimane.
L'articolo 2 stabilisce che la segnalazione certificata di inizio attività, sia corredata dall'attestazione e asseverazione dei tecnici abilitati, non più in via generale, ma solo ove previsto dalle norme di settore.
Potrei dilungarmi nel descrivere il vantaggio che tale norma comporta, ma il tempo forse non me lo permette. È certo che noi non possiamo chiedere di allegare continuamente asseverazioni di tecnici, anche qualora queste non siano strettamente indispensabili, perché sappiamo che abbiamo spesso a che fare con professionisti restii ad usare la strada delle attestazioni e delle asseverazioni, timorosi magari di una pletora di controlli che non possono sempre padroneggiare.
L'articolo 4 stabilisce che, al fine di evitare duplicazioni negli accertamenti sanitari previsti nei verbali delle commissioni mediche integrate alle ASL, riguardanti l'invalidità civile e la disabilità, sia inclusa l'attestazione dell'esistenza dei requisiti sanitari necessari per il contrassegno invalidi, che agevola la circolazione e la sosta dei veicoli e le agevolazioni fiscali per l'acquisto di autoveicoli e motoveicoli (IVA agevolata, esenzione di bollo auto) e della trascrizione nel pubblico registro in occasione della registrazione dei passaggi di proprietà. A tal proposito, abbiamo apportato una modifica molto importante che risolve un problema che spesso i disabili avevano, cioè quello di essere titolari di un permesso legato alla loro disabilità, che non poteva essere esercitato come loro diritto fuori dal territorio della propria città o della propria provincia. È un passo avanti che facciamo, molto importante dal punto di vista sociale.
L'articolo 5 prevede che per dichiarazioni anagrafiche concernenti trasferimenti di residenza da altro comune o dall'estero, ovvero per i trasferimenti di residenza all'estero, la costituzione di nuova famiglia o di nuova convivenza, ovvero mutamenti intervenuti nella composizione della famiglia e della convivenza, nonché i cambiamenti di abitazioni, siano effettuati utilizzando la modulistica conforme a quella pubblicata sul sito istituzionale del Ministero dell'interno in cui sia inserito anche il richiamo alle sanzioni previste dal testo unico in materia di documentazione amministrativa in caso di false dichiarazioni. Nel corso dell'esame in sede referente è stato introdotto un comma che stabilisce per le variazioni delle liste elettorali un termine massimo in modo tale da evitare il cosiddetto «turismo elettorale».
L'articolo 6 reca norme in materia di comunicazione dei dati per via telematica tra le amministrazioni, prescrivendo, tra le altre cose, l'obbligo che alcune comunicazioni previste da leggi e regolamenti, siano effettuate esclusivamente in modalità telematica e in conformità alle disposizioni di cui al codice dell'amministrazione digitale. Nel corso dell'esame in sede referente è stata inserita una nuova disposizione volta a specificare che, nelle more della piena operatività della nuova disciplina in materia di banca dati della certificazione antimafia, le amministrazioni dovranno continuare ad acquisire d'ufficio la certificazione antimafia rilasciata dalla prefettura e la certificazione della camera di commercio con la dicitura «antimafia», ma sono le amministrazioni che debbono procurarsi tale certificazione. Anche questa è una semplificazione molto importante per le imprese.
L'articolo 6-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente dalle Commissioni Pag. 22riunite I e X, prevede l'emanazione di un decreto del Ministro dell'economia delle finanze di concerto con il Ministro della pubblica amministrazione e della semplificazione, da emanarsi entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, con cui sono stabilite le modalità per il calcolo del pagamento delle imposte di bollo per via telematica, anche attraverso l'utilizzo di carta di credito, di debito o prepagata, per tutti i casi in cui questa è dovuta. È un'altra novità di cui andiamo particolarmente orgogliosi, perché grazie ad essa la smettiamo di fare faldoni di carta che hanno il solo compito di sostenere una marca da bollo che gli va incollata sopra. Paghiamo il bollo in via telematica ed evitiamo di stampare carta che ha l'unica funzione di vedersi appiccicata sopra una marca da bollo.
L'articolo 7 stabilisce che i documenti di identità e di riconoscimento siano rilasciati o rinnovati con validità fino alla data corrispondente al giorno e al mese di nascita del titolare. Di questo hanno parlato anche i giornali. È una semplificazione che peraltro proviene da suggerimenti venuti dai cittadini consultati dal Ministero (quindi, si direbbe da suggerimenti «dal basso»).
L'articolo 8 prevede la semplificazione per la partecipazione a concorsi e prove selettive attraverso l'eliminazione del cartaceo e l'obbligo di invio telematico di tutte le domande per la partecipazione a selezioni e concorsi per l'assunzione nelle pubbliche amministrazioni centrali a decorrere dal 30 giugno 2012. È da auspicare che questa norma venga estesa poi a tutto il sistema della pubblica amministrazione e non solo a quella centrale.
L'articolo 10 consente il trasferimento della proprietà dei parcheggi, a condizione che diventino pertinenza di un altro immobile sito nel medesimo comune, con esclusione dei parcheggi realizzati con diritto di superficie su aree comunali o nel sottosuolo delle stesse. È una norma che dovrebbe agevolare il mercato immobiliare in un momento di difficoltà.
L'articolo 11 reca misure di semplificazione in materia di abilitazione alla guida, limitazione alla circolazione dei mezzi pesanti e idoneità professionale degli autotrasportatori.
Nel corso dell'esame in Commissione sono stati introdotti i commi aggiuntivi 6-bis e 6-septies, relativi all'ambito di applicazione del regolamento CE n. 1071/2009, che disciplina l'accesso alla professione di trasportatore su strada e l'esercizio della stessa.
L'articolo 13 reca una serie di puntuali modifiche al Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza in materia di autorizzazioni di polizia, porto d'armi e licenze per la vendita di esplodenti e qui abbiamo modificato il testo originario, che provocava impropriamente una riduzione della durata delle licenze di caccia.
I commi da 1 a 4 dell'articolo 16 intendono semplificare e razionalizzare i flussi informativi in materia di interventi e servizi sociali contribuendo, in tal modo, a perfezionare il monitoraggio, la programmazione e la gestione delle politiche sociali. Il comma 6 disciplina le convenzioni tra le agenzie fiscali e gli enti di previdenza con le amministrazioni pubbliche, per l'acquisizione di dati. La disposizione specifica che lo scambio di informazioni dovrà avvenire nel rispetto dei principi dettati dal Codice della privacy. Il comma 6-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, dispone l'obbligo, che trovo di grande importanza, per l'INPS di mettere a disposizione dei comuni una piattaforma informatica per la trasmissione delle comunicazioni relative, oltre che ai decessi e alle variazioni di stato civile, anche alle cancellazioni dall'anagrafe della popolazione residente per irreperibilità, trasmissione da effettuarsi obbligatoriamente entro due giorni dalla data dell'evento. Il comma 7 dispone che dal 1o maggio 2012 i pagamenti effettuati presso le sedi INPS avvengano esclusivamente mediante l'utilizzo di strumenti di pagamento elettronici, bancari o postali. I commi 9 e 10 intervengono sul patrocinio dell'INPS nei procedimenti giurisdizionali. Pag. 23
L'articolo 17 reca disposizioni in materia di assunzioni di lavoratori extracomunitari, disponendo, tra le altre cose, che la comunicazione obbligatoria di instaurazione di rapporto di lavoro assolva, a tutti gli effetti di legge, anche agli obblighi di comunicazione della stipula del contratto di soggiorno per lavoro subordinato. Si prevede anche, a decorrere dal 1o gennaio 2013, una procedura agevolata di silenzio-assenso per l'assunzione di lavoratori stagionali.
L'articolo 18 reca alcune semplificazioni relative a specifiche disposizioni in materia di assunzioni e di collocamento obbligatorio.
I commi 1 e 2 dell'articolo 35 novellano gli articoli 2397 e 2477 del Codice civile in tema di controllo delle società di capitali, eliminando la possibilità, concessa dalla legge di stabilità, alle società per azioni di nominare un sindaco unico e correggendo le disposizioni sul controllo, anche monocratico, nelle società a responsabilità limitata. Il comma 2-bis precisa che il carattere onorifico della partecipazione agli organi collegiali degli enti che ricevono contributi a carico delle finanze pubbliche, stabilito dalla legge, non si applica agli organi costituiti dai collegi dei revisori dei conti e sindacali, nonché dai revisori dei conti.
L'articolo 36 modifica la norma del Codice civile in materia di privilegi generali sui beni mobili, al fine di coordinarla con la definizione di impresa artigiana prevista dalla legislazione di settore.
L'articolo 43 è volto a semplificare le procedure di verifica dell'interesse culturale, di cui all'articolo 12 del Codice dei beni culturali, al fine di accelerare la dismissione e la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.
L'articolo 44 prevede l'emanazione di un regolamento di delegificazione volto a rideterminare e ampliare le ipotesi di lieve entità sottoposte a procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica.
L'articolo 45 interviene sul Codice della privacy con una duplice finalità: in primo luogo, estendere la platea dei soggetti autorizzati al trattamento di dati giudiziari per finalità di prevenzione e repressione della criminalità organizzata; in secondo luogo, sopprimere l'obbligo, a carico di coloro che svolgono il trattamento dati con strumenti informatici, di redigere ed aggiornare annualmente il documento programmatico sulla sicurezza.
L'articolo 46 attribuisce al Ministero della difesa la facoltà di procedere alla trasformazione in soggetti di diritto privato di enti non economici vigilati dal medesimo Ministero.
L'articolo 47, sul quale si soffermerà più diffusamente il relatore per la X Commissione, prevede, nel settore dell'innovazione tecnologica, l'istituzione di una cabina di regia - abbiamo raccolto diversi emendamenti - per l'attuazione dell'agenda digitale italiana, che attiene a profili di grande rilievo anche per la I Commissione, perché vi sono ovviamente riferiti temi come l'e-government, l'open data e altro ancora, cioè strumenti fondamentali per l'innovazione del sistema amministrativo pubblico.
L'articolo 47-ter, introdotto nel corso dell'esame del provvedimento in sede referente, prevede che le funzioni legate alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione da parte dei comuni con popolazione fino a 5 mila abitanti, esclusi i comuni il cui territorio coincide integralmente con quello di una o di più isole ed il comune di Campione d'Italia, siano obbligatoriamente ed esclusivamente esercitate in forma associata...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Giovanelli.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore per la maggioranza per la I Commissione.. ..secondo le forme previste dal Testo unico degli enti locali e che queste non possano essere svolte da più di una forma associativa. L'insieme dei comuni compresi in questa stessa forma associativa non potrà comunque superare i 30 mila abitanti.
Devo concludere, signor Presidente?

PRESIDENTE. Onorevole Giovanelli, le mancano 30 secondi.

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ORIANO GIOVANELLI, Relatore per la maggioranza per la I Commissione. Signor Presidente, rinuncio quindi all'illustrazione degli ulteriori emendamenti.
Segnalo che complessivamente il lavoro della Camera ha sicuramente portato delle modifiche significative. Il decreto era complicato, essendo composto di 62 articoli. Non credo che, in questo caso, si possa dire che non si sia ottemperato al suggerimento contenuto nella lettera del Presidente della Repubblica.
Direi che qualche volta - e lo dico per amore delle istituzioni - una maggiore collegialità del Governo, che meritoriamente ha rinunciato a presentare emendamenti, ma che comunque si è rapportato con una certa frammentarietà, avrebbe anche aiutato.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza per la X Commissione, onorevole Saglia.

STEFANO SAGLIA, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Signor Presidente, vorrei rimandare alla relazione che depositerò il dettaglio delle norme che riguardano le competenze della X Commissione, attività produttive, perché poi i colleghi possano averne maggiore compiutezza, essendo un lavoro articolato e significativo.
Posso, in questa sede, innanzitutto riflettere sul lavoro della Commissione, un lavoro celere, capace di affrontare tutti i nodi sul tappeto anche grazie alla conduzione della Presidenza, in particolare del Presidente Bruno e dell'onorevole Dal Lago, che ringrazio.
Gli argomenti - come dicevamo - sono molti: innanzitutto, per quanto ci riguarda, come X Commissione, il tema degli oneri amministrativi, il cui carico sarà ridotto sia per le imprese che per i cittadini, un tema - quello della dichiarazione unica di conformità degli impianti - che viene affrontato finalmente in maniera compiuta, così come i settori produttivi, compreso quello agricolo, che avranno certamente dei benefici dalle semplificazioni che sono contenute nel provvedimento. Il lavoro della Commissione è stato quello di arricchire e quindi non di escludere norme, di correggerle in alcuni casi, ma anche di arricchire le proposte che lo stesso Governo aveva fatto, in modo da intervenire sulla maggior parte dei settori produttivi presenti nel Paese. Un tema significativo è ancora quello del DURC nel campo dei lavori pubblici e privati, e dell'edilizia. Vi sono poi il tema che riguarda i contratti pubblici, la costituzione della banca dati nazionale, che sarà avviata il 1o gennaio 2013, le procedure anche all'interno della macchina amministrativa dello Stato, come ad esempio una maggiore celerità delle delibere del CIPE e la possibilità che, da queste procedure, possa derivare anche una maggiore velocità degli investimenti nelle opere pubbliche.
C'è poi il tema dell'ambiente. L'ambiente, in modo particolare, spesso, insieme ad altri argomenti, viene ritenuto dalle imprese un tema che evoca purtroppo burocrazia. Credo che questo provvedimento, con alcuni interventi mirati, riesca ad alleggerire il peso burocratico delle autorizzazioni ambientali senza ovviamente far venir meno la tutela e la sicurezza dell'ambiente e della salute dei cittadini.
Quindi, vi sono modifiche importanti al Codice ambientale, il decreto legislativo n. 152 del 2006, modifiche che riguardano anche la questione dei rifiuti, il loro trasporto e la necessità che le imprese italiane non subiscano la concorrenza sleale dei Paesi terzi, soprattutto di quei Paesi che non adottano le stesse rigorose normative europee, che sono adottate in Italia.
C'è poi la questione del mondo agricolo.
Anche qui si è intervenuti con precisione, anche su alcune modalità nuove dell'attività agricola, come la vendita diretta dei prodotti agricoli, così come sulla questione della ricerca. Pensare di dedicare una parte significativa delle risorse della ricerca pubblica anche alle piccole e medie imprese credo che sia un passo avanti importante che riguarda questo Pag. 25provvedimento e che ci auguriamo possa riguardare anche l'impegno dei Ministeri competenti.
Mi avvio alla conclusione ribadendo come, al di là di come possa essere sembrato il dibattito su alcuni punti, come ad esempio sulla scuola, un po' conflittuale, devo dire che il rapporto fra i colleghi, anche con coloro che non hanno aderito al sostegno di questo provvedimento, è stato un rapporto costruttivo anche nei confronti del Governo, quindi consegno la relazione per un approfondimento ulteriore.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Saglia, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza per la I Commissione, onorevole Vanalli, che interverrà anche a nome del relatore di minoranza per la X Commissione.

PIERGUIDO VANALLI, Relatore di minoranza per la I Commissione. Signor Presidente, riguardo all'ultima affermazione del collega, visto quello che è successo poco fa nella nostra Commissione, non metterei la mano sul fuoco sul così benevolo accoglimento di quanto ha detto il Governo nelle Commissioni da parte dei colleghi del PD, però avremo modo di capirlo durante la discussione sulle linee generali. Se tutto fosse andato così bene come ci hanno illustrato i due colleghi precedenti, credo che noi come - lo ricordo - unica forza che si è presentata all'opposizione a questo Governo al momento della fiducia non avremmo dovuto e voluto, come abbiamo fatto, presentare un disegno di legge di minoranza in contrapposizione al provvedimento del Governo, con tanto di relazione. Quindi, ora non sarei qui ad illustrare questo provvedimento, nostro provvedimento, se appunto fosse andato tutto nella direzione e secondo gli auspici di cui poc'anzi dicevano i miei colleghi. Ciò già per il fatto che, pur con delle finalità ottime, cioè porre rimedio allo svantaggio competitivo che caratterizza il nostro Paese, sia stato scelto il decreto-legge, che per sua natura non dovrebbe essere lo strumento più idoneo, vista la non omogeneità di contenuto che è stato proposto. Già rispetto alla scelta di presentare questo provvedimento per raggiungere le finalità evidenziate esso non è in sintonia con quanto ha detto lo stesso Capo dello Stato, che ci ricorda un giorno sì e l'altro pure quali dovrebbero essere le nostre azioni di parlamentari.
Noi come parlamentari di minoranza ci siamo addentrati nel capire questo provvedimento e abbiamo cercato di fare il nostro dovere come minoranza per emendarlo e per cercare di renderlo più conforme a quelle che erano le nostre aspettative. Devo dire che - questo è vero - durante la discussione c'è stato un rapporto amichevole tra la minoranza e il Governo ed alcune volte anche con i relatori, tant'è vero che siamo riusciti a far comprendere le nostre ragioni e ben quindici emendamenti nostri sono stati approvati.
Sul provvedimento presentato dal Governo lascerò parlare i miei colleghi dopo in discussione sulle linee generali, perché di motivi per non parlarne bene sicuramente ne troveranno senza molta difficoltà. Vorrei passare invece all'illustrazione seppur sintetica della nostra proposta di legge. In primo luogo, abbiamo cercato di colmare il vuoto legislativo nei confronti del mondo delle imprese, le cui problematiche sono state disattese dal Governo. In questo contesto, si inseriscono misure volte a semplificare gli adempimenti relativi alla scia per le costruzioni interne e alle aziende. Abbiamo cercato di spiegare che per le aziende che in questo momento hanno la necessità di modificare il più rapidamente possibile la loro potenzialità produttiva, anche con delle piccole modifiche interne, questa necessità si sarebbe potuta sviluppare con nostri emendamenti che sono stai invece respinti. Nel nostro progetto viene inoltre proposta in via sperimentale per tutto il 2013 l'applicazione Pag. 26del regime delle zone a burocrazia zero su tutto il territorio nazionale, prevedendo un organismo collegiale deputato alla produzione provvedimentale già prevista dall'articolo 43 del decreto-legge n. 78 del 2010. Per le imprese fino a cinque dipendenti è stato disposto che gli adempimenti burocratici, previsti dalle discipline in materia antincendio, antinfortunistica e in tante altre materie del genere, possano esser sostituiti da autocertificazioni.
Sempre per rispondere alla necessità dei cittadini di snellezza degli adempimenti burocratici e al fine di ridurre gli oneri a loro carico, nel caso, intendiamo costituire una società a responsabilità limitata; in questo caso, viene richiesta semplicemente una scrittura privata, invece dell'atto pubblico, con conseguente risparmio di costi.
Per le società a responsabilità limitata si voleva prevedere l'integrale digitalizzazione del deposito dell'atto di trasferimento delle quote. Disposizioni specifiche sono inoltre dettate per favorire un settore strategico e poco valorizzato della nostra economia, quale il comparto turistico, rendendo, innanzitutto, più facile la possibilità di fare impresa in questo settore.
Si è inteso, inoltre, procedere all'adeguamento e alla segnalazione dell'Antitrust in materia di locazioni turistiche e si è introdotta nel settore dei pubblici esercizi la possibilità, a certe condizioni, di ricorrere, ai fini delle assunzioni, agli istituti del lavoro intermittente e del lavoro accessorio.
Si è introdotta, poi, la cedolare secca al 10 per cento sui canoni di locazione a finalità turistica per le persone fisiche, che deve essere versata al comune in cui l'immobile è situato. Le misure di semplificazione degli adempimenti per i cittadini prevedono, inoltre, rilevanti interventi sul versante dei rapporti con la pubblica amministrazione. Si è prevista una norma volta a disciplinare una forma di dissenso costruttivo nella pubblica amministrazione. Ciò farà in modo che sia onere della pubblica amministrazione indicare al cittadino quali sono le integrazioni e le correzioni da apportare per poter ottenere il provvedimento favorevole rispetto alle loro richieste.
In materia di anagrafe si è intervenuti con disposizioni dirette a rendere effettivi i controlli di idoneità negli alloggi per la fissazione della residenza, in particolare prevedendo un obbligo di verifica da parte dei competenti uffici, e non più una facoltà, delle condizioni igienico-sanitarie dell'immobile in cui si andrà a fissare la dimora abituale. Sul punto si è intervenuti anche per stabilire l'obbligo dell'ufficiale di anagrafe di provvedere all'iscrizione nei 30 giorni successivi alla presentazione delle dichiarazioni di cambio di residenza, anziché nel termine, irrealistico, di soli due giorni lavorativi. Su questo ci siamo anche spesi in Commissione per cercare di far capire come sia irrealistico pensare che si possa ottenere la residenza in due giorni, non tanto perché non è possibile, ma per il fatto che nei successivi 20 giorni in cui si chiede di accertare i requisiti per la sussistenza di questa residenza si innesterebbero dei meccanismi tali per i quali, molto probabilmente, vi sarebbero persone che si spostano da un Paese all'altro e che poi dovrebbero essere rimandate nei Paesi di provenienza, quando la loro vecchia residenza è già stata occupata da qualcun altro, creando il meccanismo, che coinvolge abitualmente soprattutto i sindaci, delle occupazioni da parte di cittadini extracomunitari, che, spesso e volentieri, sono maestri nello sfruttare la poco chiarezza di queste norme e nel non farsi trovare in casa.
Più stringenti sono, inoltre, i controlli stabiliti per le reperibilità e viene altresì prevista la parametrazione della durata delle carte di identità rilasciate agli stranieri residenti nel territorio del Paese con la durata del permesso di soggiorno. In ogni caso, la durata delle iscrizioni anagrafiche viene legata alla durata dei permessi di soggiorno. L'ufficiale di anagrafe procede, infatti, alla cancellazione d'ufficio dello straniero all'anagrafe della popolazione residente, dandone comunicazione al questore. Pag. 27
Se l'interessato non deposita, decorsi sei mesi dalla presentazione della dichiarazione, il permesso di soggiorno rinnovato ovvero un documento comprovante la pendenza del procedimento amministrativo relativo al rinnovo di tale permesso di soggiorno, viene cancellato dalla residenza anagrafica. Tale adempimento deve essere ripetuto allo scadere di ogni semestre al fine del rilascio del permesso di soggiorno rinnovato. Si interviene, poi, per stabilire la riduzione da sei mesi a tre mesi della permanenza dello straniero che ha perso il posto di lavoro, affinché non si determinino quelle situazioni distorsive per cui coloro che si trovano senza contratto di lavoro possono comunque permanere a lungo nel territorio dello Stato, usufruendo delle forme di sostegno al reddito.
Tra le misure introdotte in materia di lavoro, al fine di incentivare l'ingresso o il reingresso nel mercato del lavoro delle lavoratrici madri, si è disposto che sui contratti di lavoro a tempo parziale stipulati successivamente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge e sino al 31 dicembre 2013 sia riconosciuta una riduzione dell'aliquota contributiva a carico dei datori di lavoro privati, imprenditori o non imprenditori, dovuta all'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti, a condizione che i contratti stessi siano stipulati con donne inoccupate ovvero disoccupate o con più figli minori.
Al fine di assicurare maggiori garanzie ai lavoratori atipici sotto il profilo del sostegno al reddito, alla maternità e alle spese sanitarie, si propone anche l'introduzione di un contributo di solidarietà a carico del datore di lavoro pari all'1 per cento delle retribuzioni imponibili corrisposte alle stesse lavoratrici.
In materia di appalti pubblici proponiamo una vera e propria semplificazione del codice dei contratti pubblici ai fini dell'affidamento dei lavori infrastrutturali di minore importo, per favorire la ripresa dell'economia locale.
In riferimento, invece, alle materie ambientali intendiamo porre l'attenzione sulla semplificazione del sistema Sistri, dando voce alle richieste del mondo imprenditoriale per modificare l'attuale sistema di tracciabilità dei rifiuti che ha creato complicazioni insostenibili per il sistema delle piccole aziende.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Vanalli.

PIERGUIDO VANALLI, Relatore di minoranza per la I Commissione. Non a caso si sono rese necessarie numerose proroghe legislative per l'entrata in vigore di tale normativa. Sul tema vi è stata anche una «simpatica» discussione in Commissione perché, a tale proposito, era intervenuta l'ex Ministro Prestigiacomo lamentandosi con il Governo della farraginosità di alcune norme, dimenticando di avere inventato lei stessa il Sistri, un sistema non molto chiaro.
Sul versante della ricerca scientifica e dello sviluppo si è inteso individuare modalità di maggiore coinvolgimento delle regioni e del sistema produttivo, nonché l'introduzione di criteri, più marcatamente meritocratici, di selezione dei docenti universitari, dei ricercatori e della loro progressione nella carriera universitaria.
Infine, in questi due giorni ci siamo dilungati nella discussione in merito all'articolo 50, e alla copertura che tale articolo implica, perché il Governo ha una posizione diversa rispetto ai relatori e noi ne avevamo ancora un'altra. Forse tutti si domandavano a cosa servisse questa scuola del Gran Sasso e qualche malalingua rispondeva che, probabilmente, serviva per studiare il tunnel che collega il Gran Sasso con Ginevra, per comprendere meglio come funzionano i neutrini in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Meroni. Ne ha facoltà.

FABIO MERONI. Signor Presidente, signor Ministro, l'ordine del giorno di oggi Pag. 28prevede la discussione per la conversione in legge di un decreto-legge che il Ministro, in questi giorni, in queste nottate, ci ha illustrato perfettamente.
La posizione della Lega Nord - Lega Nord per l'indipendenza della Padania, signor Ministro - è critica solo per il fatto che avete, ancora una volta, utilizzato lo strumento del decreto-legge; siete ormai famosi per usare questo strumento.

LUISA BOSSA. Pure voi!

FABIO MERONI. Io non c'ero! Noi pensiamo che il decreto-legge debba essere utilizzato quando vi è urgenza, necessità, perché non è conforme ai bisogni reali del Paese. Dobbiamo capire di cosa è figlio il decreto-legge in esame.
Questo Governo tecnico ha impoverito il Paese con l'introduzione di nuove tasse. Un decreto di semplificazione dovrebbe andare nella direzione di semplificare la vita ai cittadini e alle imprese, invece voi non fate nulla di tutto questo, mentre con le vostre tasse aumentate la burocrazia. Avete riempito il Paese di tasse e questo ci fa paura perché i decreti-legge che presentate - e che poi vengono approvati dalla maggioranza di questo Parlamento che, forse, non conosce bene la realtà del Paese - poi non si traducono in fatti.
Avete introdotto la tassa sullo stazionamento delle barche, ma con quali conseguenze? Lei, signor Ministro, sa con quali conseguenze? «Vi saranno più entrate», avete detto, ma siamo sicuri che non vi sarà, invece, una fuga delle imbarcazioni e da un settore trainante del nostro Paese come il turismo, con le nostre coste, il nostro mare, i nostri porti, i nostri posti barca? Siete sicuri che vi saranno ancora dei turisti che vengono in Italia con le loro barche, visto che avete introdotto una nuova tassa perché pensavate di fare cassa? Questo è il Governo delle tasse che vuole fare cassa! Tutto questo, invece, magari si tradurrà in meno turismo e meno posti di lavoro per gli addetti al settore. Questo è ciò che pensiamo.
Oggi possiamo già fare un paragone, un esempio, un'analisi, caro Ministro. Avete introdotto una tassa odiosa per tanti, ossia quella sulle auto di grossa cilindrata e cosa ha portato? Le leggo un piccolo trafiletto del Corriere della Sera di ieri, caro Ministro.
«Mercedes, le vendite balzano del 20 per cento». Le vendite a febbraio sono balzate del 20 per cento per la Mercedes, un'auto che non viene prodotta in Italia. Mentre, guarda caso, in Italia cosa succede? Succede che a gennaio abbiamo il 16 per cento, anzi il 17 per cento di vendite di autovetture in meno ed a febbraio abbiamo il 19 per cento di vendite di autovetture in meno.
Questo è quello che ha portato la vostra supertassa, perché questa è la verità, perché il settore che più è stato colpito dalla mancanza di vendite è quello delle auto di alta cilindrata. Ecco perché una tassa che voi avete introdotto ed un decreto-legge che voi volete convertire per nostro conto non porteranno del bene in questo Paese.
E potremmo andare avanti, perché noi siamo convinti che, se non si muove il settore dell'automobile e quello dell'edilizia, il Paese è fermo! Il Paese è sempre andato avanti, anche magari con degli incentivi a quelle ditte, a quelle fabbriche che producevano le macchine. Oggi, invece, voi penalizzate anche gli utenti finali e gli impedite di comprare una macchina di livello superiore, non solo con la supertassa, ma anche con i vostri gabellieri - come li chiameremo poi - sul territorio, che andranno a vedere chi ha cambiato macchina per poter dire: guarda che tenore di vita! Questo è quello che state facendo. Siete scollati dal Paese reale! Siete scollati dal Paese reale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Possiamo parlare anche di un'imposta, che per noi è ancora più iniqua, la cosiddetta IMU. L'IMU, caro Ministro! Voi volete ridurre le amministrazioni comunali, come diceva l'onorevole Torazzi, a fare i gabellieri per lo Stato. Ma lei sa che le previsioni e le proiezioni che stanno facendo oggi gli enti locali su questa odiosa imposta - che darà solamente un contributo a questo Governo ed a questa Pag. 29maggioranza che lo sostiene - saranno disastrose per i cittadini. Parliamo di cittadini italiani, non solamente dei padani. Per i padani sarà ancora più disastrosa per le tutte le loro attività e per tutta la loro industria, ma sarà odiosa per tutti gli italiani. Questo è quello che state facendo voi con i vostri decreti e con le vostre tasse!
Non vogliamo parlare della tesoreria unica, perché è un furto che fate nei confronti degli enti locali e non vogliamo neanche parlare di altre cose, come obbligare i pensionati ad avere il conto corrente.
Però io penso che questo decreto-legge sia figlio di questo Governo per un semplice motivo. C'era prima, nel Governo precedente, il Ministro per la semplificazione e il Ministro per il federalismo. Voi pensate che con un piccolo decreto-legge si riesca a semplificare e si riesca a migliorare la vita di questo Paese; invece, non sarà così.
Noi abbiamo visto che il vostro corposo decreto-legge, caro Ministro, è stato presentato nella I Commissione. Apro una piccola parentesi. Io vengo da una piccola amministrazione, vengo da una provincia importante. Quello che hanno svolto oggi i dipendenti e gli addetti alle varie Commissioni della Camera è un lavoro di cui io mi sento di ringraziarli pubblicamente. Però dovrebbe fare pensare che tutto questo lavoro che è stato fatto è stato fatto anche perché ci sono stati tanti emendamenti, caro Ministro. Allora noi diciamo: se ad un decreto-legge, nonostante il richiamo del Presidente della Repubblica, le forze politiche che compongono questo Parlamento, di maggioranza e di minoranza, hanno presentato ben 1.355 emendamenti, vuol dire che il testo presentato dal Governo era migliorabile o no?
La Lega Nord ha presentato 303 emendamenti, di cui 120 ammissibili ed una decina quelli accolti. Ma io mi chiedo: tutti le altre proposte emendative presentate dalla maggioranza che fine hanno fatto? Rimangono solamente nel resoconto della Commissione o si potrà discutere di quegli emendamenti, magari di buon senso, che non sono stati recepiti o sono stati addirittura dichiarati inammissibili?
Io le faccio un esempio, caro Ministro, il caso che proponeva l'onorevole Vanalli e che abbiamo introdotto nella nostra proposta alternativa, ovvero di dare la possibilità alle aziende, comunque, di essere più agili, di potere migliorare la qualità del loro lavoro facendo dei piccoli ampliamenti edilizi.
Avete detto di «no», nonostante vi sia stato detto che negli ultimi cinque anni 300 mila persone hanno perso il posto di lavoro nell'edilizia. Tutte queste piccole migliorie dovevano essere accettate se si era di fronte a un Governo in grado di recepire la realtà del Paese!
Abbiamo visto qual è la vostra semplificazione: obbligare gli autisti degli autoarticolati a seguire un corso di aggiornamento ogni dieci anni. Questa è una semplificazione o un'ulteriore imposizione? È un emendamento che andava in una dirittura totalmente opposta perché è stato rifiutato? Questi sono i nostri emendamenti, ma io mi rivolgo a lei, Ministro, per tutti gli emendamenti che le forze di maggioranza hanno presentato.
Ho visto le firme di tutti gli schieramenti: emendamenti corposi, emendamenti che vanno nella direzione di quello che è il nostro testo alternativo. Eppure, nonostante tutto, o inammissibili o resi inammissibili o su cui si è votato contro o ritirati per l'Aula: se ci fosse un dibattito parlamentare in quest'Aula! Quanti di quegli emendamenti potranno essere discussi all'interno di quest'Aula? Quanti di quegli emendamenti di buon senso presentati non solo da noi ma anche dalle forze che vi sostengono obtorto collo sono stati dichiararli inammissibili o non accettati?
Ecco perché pensiamo che la nostra proposta sia differente; ciò per un semplice motivo: perché voi non potevate mettere all'interno del decreto-legge quella che è la priorità del Parlamento. Non avete potuto mettere né la passione, né la discussione politica. Voi avete fatto esclusivamente un bel decreto-legge tecnico, ma Pag. 30che non ha tenuto conto di quella che è la volontà di un parlamentare, la volontà di una categoria, la volontà di chi si confronta con i cittadini tutti i santi giorni. Ecco perché mi aspetto che i parlamentari, quelli che si sono visti cassare gli emendamenti giusti proposti nell'interesse dei cittadini italiani, abbiano un sussulto di orgoglio.
Abbiamo sentito, «in zona Cesarini», che qualcuno minaccia di non votare la fiducia. Non so cosa vuol dire. Minacciare e non fare vuol dire, dalle nostre parti, alzare il prezzo, caro Ministro. Quando si alza il prezzo è perché forse non si è avuta soddisfazione.
Noi non siamo così, noi abbiamo presentato un documento alternativo che vi metterà in condizione di ragionare su quello che vuole il Paese reale mentre i 1.355 emendamenti, di cui molti della maggioranza, non saranno mai messi in discussione. Ecco perché il sussulto di orgoglio, ecco il perché di un appello agli altri parlamentari a rendersi conto che, abdicando la politica, i tecnici stanno facendo male non alla politica, stanno facendo male a loro stessi, non riescono a fare il loro lavoro per il quale i cittadini li hanno mandati qua.
Quindi, le chiedo, signor Ministro, non so, si vocifera che si porrà la fiducia. Quando vedo entrare il Ministro Giarda capisco, lui per noi è sempre un'apparizione sublime. Quando vediamo lui capiamo che c'è la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ho visto che non è rimasto in Aula. C'è una speranza. Noi della Lega siamo sognatori, speriamo sempre che qualcosa cambi. Lo dico a tutti quegli onorevoli che hanno presentato emendamenti che sono stati bocciati, a tutte quelle persone che in «zona Cesarini» hanno detto di non votare la fiducia, lo dico anche a tutte quelle persone che hanno criticato il provvedimento, che sono entrati nel merito dello stesso, eppure hanno espresso il loro voto convinto ai relatori. Noi eravamo in quella Commissione, signor Ministro, ci siamo sentiti un po' prendere in giro per un semplice motivo: proposte di buon senso bocciate, critiche agli emendamenti, critiche al provvedimento e poi un voto convinto per venire in Aula. È questo che la gente non capisce di questo Governo, è questo che la gente non capisce della maggioranza che sostiene questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
I colleghi mi fanno l'applauso per incoraggiamento, ma so che non riusciremo a portare a casa tanto. Tuttavia io le chiedo, signor Ministro: ma con quale faccia lei si presenterà davanti non agli elettori, perché lei non ha elettori, ma davanti ai suoi concittadini?
Un Governo che è partito con le tasse, un Governo che è partito a fare cassa. Un Governo che presenta un provvedimento dove è inserita una cosa per noi interessante: i famosi 10 mila precari della scuola, che poteva anche essere una cosa accettabile; tuttavia, noi come possiamo essere d'accordo se voi, per trovare il finanziamento, obbligati dalla Costituzione, pensavate di aumentare gli introiti sulla birra?
Allora è un Governo alcolico questo. In Brianza noi abbiamo una Brianza alcolica, e qui abbiamo un Governo alcolico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E nonostante tutto, di peggio in meglio: l'abbiamo detto in Commissione. Ma qual è quel Governo che chiede di aumentare le giocate, le entrate delle macchinette? Chi è quel Governo? È un Governo tecnico. Come si fa a permettere che noi andiamo a finanziarie quegli insegnanti di sostegno, che andranno a sostenere quei bambini che hanno difficoltà, con gli introiti dovuti alle slot machine d'azzardo? Quando ci sarà una lezione all'interno dell'anno scolastico delle elementari, delle medie e delle superiori, di come si gioca il Superenalotto? Quando? A quale Ministro devo chiedere, per poter avere questa lezione in più all'interno delle nostre scuole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Vede, signor Ministro, noi non vogliamo essere critici. Lo hanno già detto, l'ha detto l'onorevole Vanalli, lo hanno detto in Commissione tanti parlamentari. Noi Pag. 31siamo convinti che si poteva migliorare, noi siamo convinti che il nostro testo è alternativo al vostro, ma più incisivo. Lo so, non abbiamo la bacchetta magica, ma noi speriamo in un sussulto di orgoglio degli altri parlamentari, affinché diano la possibilità che il vostro provvedimento venga abbandonato e venga votato il provvedimento della Lega Nord per l'indipendenza della Padania. Grazie Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, è di oggi l'annuncio della notizia che la British Gas rinuncia al progetto per il rigassificatore di Brindisi. In 11 anni è sfumato un investimento da 800 milioni e 1.000 posti di lavoro. Il Governo potrà approfondire le ragioni e valutare le responsabilità di procedure effettivamente inaccettabilmente lunghe o la presenza di altre problematiche che non mi addentro ad esaminare.
Si tratta comunque di un duro colpo, tanto per l'economia del territorio quanto per il sistema Paese, che perde un'opportunità di sviluppo in un settore strategico come quello dell'energia, peraltro finanziata da capitali internazionali. Ho portato all'attenzione dell'Aula questo esempio perché potrebbe essere attribuito, almeno in parte, anche all'enorme peso esercitato dalla macchina burocratica, una macchina che si rivela sempre più farraginosa e che ostacola in modo rilevante l'attività di chi vuole intraprendere nel nostro Paese. Secondo i dati di un recente studio della Banca Mondiale, l'Italia è collocata all'ottantasettesimo posto su 183 Paesi e al venticinquesimo su ventisette Paesi dell'Unione europea rispetto alla facilità di fare impresa.
Il decreto oggetto della discussione odierna si propone di entrare nel merito della questione, di dare una scossa alla macchina burocratica del Paese semplificando norme e procedure a beneficio dei cittadini e delle imprese. Gli obiettivi principali indicati dal Governo e da noi condivisi sono quelli di tagliare i costi della burocrazia per le imprese e disboscare la giungla delle procedure. Ma permettetemi di evidenziare il notevole contributo dato dal lavoro congiunto dei colleghi della I e X Commissione (Affari costituzionali e Attività produttive) e le più significative modifiche apportate in sede di esame parlamentare. Si può dire che il decreto semplificazioni esca dalle Commissioni molto migliorato per la parte che riguarda i cittadini. Tra le procedure semplificate vi sono la possibilità di pagamenti via Internet delle multe, l'imposta di bollo online e le procedure per ridurre gli oneri amministrativi.
Per quanto riguarda le imprese è stato confermato un testo, già rilevante, che è stato migliorato ulteriormente, in particolare, con riferimento alle semplificazioni per le piccole e medie imprese. Abbiamo portato una positiva correzione sulla sicurezza del lavoro, escludendola dalle semplificazioni, e sono state recepite diverse osservazioni in merito all'Agenda digitale.
Di grande rilevanza, l'emendamento proposto dal Partito Democratico in merito all'autonomia scolastica, che ridurrà gli effetti dei tagli, in particolare sul personale docente, contribuendo in modo - speriamo-decisivo, al miglioramento del servizio scolastico.
È stata prevista l'adozione di un programma triennale per la misurazione e la riduzione dei tempi dei procedimenti amministrativi e degli oneri regolatori gravanti su imprese e cittadini, ivi inclusi gli oneri amministrativi. Ciò con l'impegno richiesto al Ministro della pubblica amministrazione per una riduzione dei costi, che dovrà avvenire attraverso l'eliminazione e la riduzione degli adempimenti ridondanti e non necessari, l'eliminazione o la riduzione degli adempimenti eccessivi e sproporzionati, l'eliminazione delle duplicazioni e la riduzione della frequenza degli adempimenti, l'informatizzazione degli adempimenti e delle procedure.
I beni immobili confiscati alla criminalità organizzata che possono essere usati Pag. 32per scopi turistici saranno concessi a titolo gratuito alle comunità, agli enti, alle associazioni e alle organizzazioni, soprattutto, a quelle di cui fanno parte giovani di età inferiore ai 35 anni.
Tra gli emendamenti approvati, vorrei citarne un altro significativo di modifica all'articolo 32 del provvedimento per privilegiare le piccole e medie imprese nel finanziamento dei progetti che sono stati valutati positivamente in altri programmi di finanziamento europei o internazionali, ma che non sono rientrati nella capienza dei fondi disponibili. Grazie a questa modifica, viene riconosciuta l'importanza dello sviluppo e dell'innovazione nelle piccole e medie imprese, che vedranno valorizzati i propri investimenti di valenza europea, internazionali e programmati.
Un'altra novità riguarda il gas e l'elettricità. Si prevede che il Presidente del Consiglio identifichi, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, i gasdotti e gli elettrodotti prioritari ai fini del contenimento dei costi e della sicurezza degli approvvigionamenti.
Positivo anche il ripristino del possesso dei requisiti morali per chi somministra bevande in occasioni pubbliche.
Un altro significativo emendamento prevede che il contrassegno per gli invalidi sia ritenuto valido su tutto il territorio nazionale.
Signor Presidente, questi che ho citato sono solo alcuni dei numerosi punti qualificanti di un decreto-legge al quale non verrà meno il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, per parlare di semplificazioni, la prendo un po' alla lontana, prima di entrare in qualche tema tecnico. Mi veniva in mente una frase di Oscar Wilde, che diceva: «La vita non è complicata. Siamo noi ad essere complicati. La vita è semplice e ciò che è semplice è giusto». Probabilmente, in questa frase, c'è anche tutta l'essenza di cosa voglia dire semplificare e, soprattutto, il fatto che le complicazioni le facciamo noi.
Vorrei citare un'altra battuta, in questo caso, di Groucho Marx, che disse: «Ho cinquant'anni, ma se togliete tutto il tempo che ho aspettato i bagagli all'aeroporto...». In altre parole, il problema vero per quanto riguarda ciò che dobbiamo semplificare nasce proprio quando vediamo le code. Tutte le volte che c'è una coda, o che c'è un ingorgo, significa evidentemente che lì c'è qualcosa da semplificare.
Leggo solo un passaggio di un giornalista americano, Lance Morrow, che, quasi trent'anni fa, scriveva: l'attesa è una forma di sequestro. Stiamo impegnando del tempo, ma perché? Si è puniti non per una propria colpa, ma per l'inefficienza di chi impone l'attesa. Da qui, a parte la noia e il disagio fisico, quello che si ricava è la consapevolezza che una delle più importanti risorse, cioè il tempo, una frazione della nostra vita, ci viene rubata ed è irrimediabilmente perduta.
Penso proprio che sia la dimensione del tempo perso che denota il punto in cui si deve intervenire per semplificare. Credo che sia sufficiente guardare il rapporto che ognuno di noi ha con la sua banca, per capire come sia profondamente cambiato questo rapporto, cambiamento voluto certamente dalla banca che ha capito che non solo traeva dei vantaggi economici in termini di riduzione dei costi, ma semplificava anche la vita al suo cliente. Credo che, oggi, ognuno di noi presso la propria banca ci vada forse una o due volte l'anno quando prima era costretto ad andarci settimanalmente, perché oggi possiamo fare tutto stando comodamente seduti davanti ad un computer.
È questa la vera semplificazione che noi vorremmo si potesse raggiungere anche nei rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione, tra le imprese e la pubblica amministrazione.
Infatti, se la banca ha capito questa equazione, questa semplificazione che vuol dire riduzione dei costi e migliore qualità della vita del cliente, purtroppo il vero Pag. 33soggetto che in questi anni non l'ha capita e non ha saputo realizzarla è proprio la pubblica amministrazione.
Ben venga, allora, un tentativo di applicare quello che nel mondo delle imprese private si applica già da tanto tempo e cioè l'idea che finalmente, si possa, lo ripeto, immaginare che i cittadini nei rapporti con la pubblica amministrazione non siano costretti ad andarci di persona, ad andarci spesso, a fare le code; la quantificazione fatta da parte del Governo, di cui non ho motivo di dubitare, parla, infatti, di decine di miliardi di oneri amministrativi e di procedure che ricadono poi sulle aziende, procedure che hanno un tempo e, avendo un tempo, hanno anche un costo.
Penso che, con questo provvedimento, noi avviamo una serie di misure, di azioni che mi auguro cambino davvero il rapporto di sudditanza spesso presente tra cittadini e pubblica amministrazione; penso che all'interno ci siano parecchi interventi che vanno in questa direzione, in particolare l'Agenda digitale. Mi piace ricordare che gran parte dell'articolo che oggi compone l'Agenda digitale, gli obiettivi, l'evoluzione prevista e gli interventi dell'Agenda digitale nasce proprio dall'accoglimento di un emendamento presentato dall'Italia dei Valori e che prevede, da un lato, una cabina di regia per lo sviluppo della banda larga e ultra larga - ricordo che ancora otto milioni di italiani sono in una condizione di divario digitale - e, dall'altro, l'apertura e l'ingresso dell'open data, cioè la diffusione in rete dei dati in possesso dell'amministrazione, nell'ottica di una totale trasparenza.
Mi avvio a concludere, signor Presidente, ma vorrei ribadire che, se in particolare l'Agenda digitale rappresenta il punto centrale, complessivamente il provvedimento in discussione è positivo e per questo posso già dire, fin d'ora, che il nostro gruppo lo valuta favorevolmente.
Mi dispiacerebbe solo che venisse posta la questione di fiducia perché non ce ne è bisogno; potremmo approvare questo provvedimento in Aula, credo che ci sarebbe una larga maggioranza e certamente ciò sarebbe meglio piuttosto di un'eventuale nuova fiducia da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, avevo intenzione di non dare un voto favorevole a questo provvedimento perché c'erano alcuni punti preoccupanti e lo dico al Governo. Tuttavia, ho preso atto, con soddisfazione, che il lavoro positivo e serio, al di là delle contraddizioni, delle Commissioni e dei relatori ha portato ad eliminare alcuni di questi punti.
Mi riferisco, in particolare, alla decisione positiva di accogliere un emendamento del Partito Democratico e di evitare qualsiasi passo indietro in materia di contrasto delle morti sul lavoro e degli infortuni, del regime dei controlli e delle certificazioni.
Forse si poteva anche abrogare l'intero articolo, come hanno chiesto centinaia di associazioni anche dei familiari. Ma l'attuale formulazione è un passo avanti significativo che potrà essere solo migliorata. Mi creda, il Governo: in questa materia, anche dare la sola sensazione di un passo indietro è devastante, dal punto di vista culturale. È meglio evitare qualsiasi provvedimento surrettizio e ambiguo o confuso in questa materia, per di più a pochi giorni dalla sentenza di Torino sulla Eternit e mentre è iniziato il processo di Taranto sui cosiddetti fumi dell'ILVA.
Ma approfitto per chiedere al Governo che anche nei prossimi provvedimenti questa materia non sia più affrontata in modo casuale. Vi è bisogno di un forte progetto, come ha chiesto anche il Presidente della Repubblica. Altro che meno controlli: più prevenzione, più ispettori, più cultura della prevenzione, più vigilanza.
Vi è bisogno di recuperare alcune delle proposte che furono formulate dal Governo Prodi e dal Ministro Damiano in questa direzione. Allo stesso modo ho trovato positivo l'accoglimento di una serie di proposte emendative - come quelle, per esempio, presentate dall'onorevole Borghesi Pag. 34- in materia di Agenda digitale, fortemente volute anche da associazioni come Agorà Digitale, gli Stati Generali dell'Innovazione, Futuriamo, associazioni della modernità.
Le procedure di semplificazione e di trasparenza introdotte sono significative. Non è solo semplificazione, è un'altra idea del rapporto con il cittadino. Come positivo è non aver accolto gli emendamenti che, surrettiziamente, mettevano mano al controllo della rete per l'ennesima volta.
Però - lo dico al Governo - vi è un punto non aggirabile, che in queste ore è stato al centro anche di polemiche sul mancato vertice: se parliamo di modernizzazione, se parliamo di semplificazione e di società digitale si apra un dibattito serio sulla prossima Autorità di garanzia delle comunicazioni.
Si esprima con chiarezza l'idea di presidenza, l'idea di candidature, si strappi questo tema - come il tema dell'asta delle frequenze ed il tema della RAI - da ogni diritto di veto e da ogni processo clandestino. Un Paese moderno non può subire veti da parte dei padroni dei trust, perché non sarebbe un Paese moderno, ma un Paese chiuso.
Per questo vi chiedo di andare avanti con grandissimo coraggio e di individuare figure che abbiano a cuore le liberalizzazioni, e non la conservazione gretta delle posizioni dominanti e delle rendite di posizione (Applausi di deputati del gruppo Misto e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iapicca. Ne ha facoltà.

MAURIZIO IAPICCA. Signor Presidente, il decreto-legge sulla semplificazione presenta un contenuto vasto e complesso, e i suoi tanti articoli incidono su un ampio spettro di settori normativi, introducendo misure orientate, da un lato, a favorire la semplificazione in favore dei cittadini delle imprese, e, dall'altro, a fornire sostegno ed impulso allo sviluppo del sistema economico attraverso disposizioni che incidono sulla materia dell'innovazione tecnologica, dell'università, dell'istruzione, delle strutture energetiche e del turismo.
Alcune novità introdotte dal decreto-legge e degne di attenzione sono, per esempio: meno burocrazia per i disabili, meno inutili pubblicazioni di documenti ed adempimenti nelle certificazioni sanitarie; e ancora: cambio di residenza in tempo reale, procedure anagrafiche e, quindi, certificazione per i matrimoni più veloci.
Inoltre, sono contenute delle direttive riguardanti le sperimentazioni nelle città con più di 250 mila abitanti della social card; il coordinamento e la razionalizzazione dei controlli sulle imprese, per garantire semplicità, efficienza e proporzionalità al rischio e, di conseguenza, meno oneri per gare di appalto.
Grande Sud è pienamente favorevole alla ratio generale del presente decreto-legge e ha proposto diciotto proposte emendative riguardanti importanti ed incisive materie, come circolazione stradale, contratti pubblici, interventi edilizi, motorizzazione civile, liti fiscali, università e ricerca.
Il titolo I della proposta di legge è dedicato alla materia della semplificazione, proponendo interventi a favore dei cittadini e delle imprese e, in particolar modo, è apprezzabile l'introduzione di specifiche disposizioni che riguardano la responsabilità dell'amministrazione in caso di mancata emanazione del provvedimento nei termini, nonché l'individuazione del soggetto a cui attribuire il potere sostitutivo in caso di inerzia.
Inoltre, non può che incontrare il favore di Grande Sud la semplificazione delle procedure amministrative mediante SCIA, la segnalazione certificata di inizio attività, che dovrà essere corredata dalle attestazioni dei tecnici abilitati solo ove previsto dalle norme di settore.
Sono previsti concreti interventi volti ad agevolare i cittadini anche nella quotidianità.
Cito, ad esempio, le proposte previste per la trasmissione dei dati per via telematica fra le amministrazioni, lo snellimento Pag. 35dei procedimenti di rinnovo di documenti di identità e riconoscimento, nonché semplificazioni previste per la partecipazione a concorsi e prove selettive.
Sempre in tema di semplificazione per i cittadini, vorrei soffermarmi sull'articolo 11 «semplificazioni in materia di circolazione stradale, abilitazioni alla guida, affidamento del servizio informazioni sul traffico, "bollino blu" e apparecchi di controllo della velocità». A tal riguardo, Grande Sud ha presentato degli emendamenti con la finalità di snellire il lavoro della burocrazia e contenere i costi e i tempi di attesa per gli utenti.
Nella parte dedicata alle semplificazioni per le imprese, particolare interesse merita la sezione III relativamente agli appalti pubblici e alla responsabilità solidale negli appalti. L'introduzione della banca dati nazionale dei contratti pubblici, le procedure per la selezione dello sponsor per il finanziamento e la realizzazione degli interventi relativi ai beni culturali e la modifica dei criteri di accertamento e valutazione dei lavori eseguiti all'estero da parte di imprese italiane, rappresentano dei passi necessari nel cammino verso il graduale snellimento di un procedimento che generalmente richiede un eccessivo allungamento dei tempi. È proprio in questa ottica che si collocano le proposte emendative di Grande Sud relativamente all'articolo 20.
Il sud, fiore all'occhiello dell'Italia in campo agricolo, non può che accogliere con favore le disposizioni introdotte in materia di vendita diretta dei prodotti agricoli, velocizzando la stessa con l'eliminazione dei 30 giorni previsti dal decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228.
Procedendo nella lettura del provvedimento, si evidenzia l'importanza delle disposizioni di semplificazione in materia di ricerca, valorizzando tale campo come motore dello sviluppo economico e socio-culturale italiano. Grande Sud vicino alle tematiche e alle problematiche nel campo dell'istruzione e della ricerca vuole garantire al personale docente e ATA la stessa parità di trattamento con i lavoratori privati.
Inoltre, per quanto riguarda il personale in esubero nelle scuole le nostre proposte emendative sono state rivolte a garantire una maggiore efficienza nell'utilizzo del personale in esubero della scuola. Relativamente all'assunzione del personale scolastico, Grande Sud si è fatto portavoce delle necessità dello stesso sciogliendo dubbi interpretativi riguardanti le supplenze su posto vacante e disponibile.
In tema di ricerca l'intervento di Grande Sud si concretizza nella valorizzazione dei molteplici ricercatori in Italia. Sempre in materia di università una nota critica è riferita alla decisione di pubblicare i bandi di selezione per il personale tecnico e amministrativo di supporto all'attività di ricerca in italiano e in inglese, sul sito dell'ateneo e su quello del Ministero e dell'Unione europea.
Inoltre, al capo 2, che reca disposizioni per le imprese e i cittadini meno abbienti, Grande Sud tiene a dare risalto alla proroga di un anno del credito di imposta nel nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno.
Perplessità suscita l'articolo 61, dove si prevede che, fatta salva la competenza legislativa esclusiva delle regioni, in caso di mancato raggiungimento dell'intesa richiesta con una o più regioni per l'adozione di un atto amministrativo da parte dello Stato, il Consiglio dei Ministri, ove ricorrano gravi e particolari esigenze, ovvero per evitare un grave danno all'erario può, nel rispetto del principio di leale collaborazione, deliberare motivatamente l'atto medesimo, anche senza l'assenso delle regioni interessate.
Infine, è prevista l'abrogazione di numerosi atti normativi. Grande Sud plaude tale decisione, assolutamente necessaria, auspicando ulteriori interventi.
Per il tempo a disposizione non sto qui ad elencare tutti i vantaggi che questo decreto-legge darà agli italiani. D'altronde il relatore è stato abbastanza chiaro. Allo stesso modo, posso dire che è stato fatto un ottimo lavoro in Commissione affari costituzionali.
Pertanto, il nostro partito esprime il proprio giudizio positivo su tale decreto, in quanto rappresenta un importante passo Pag. 36in avanti verso una reale e completa semplificazione dei procedimenti burocratici che agevolano e velocizzano le conclusioni, che attivano percorsi utili ai nostri cittadini e contribuiranno a migliorare la ripresa economica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, prima di entrare nel merito del provvedimento vorrei fare una valutazione politica per due motivi. Il primo è che noi tutti sappiamo che da qui a qualche ora il Governo ricorrerà (per la decima o undicesima volta) al voto di fiducia su un argomento così importante.
Sarebbe stato più opportuno non ricorrere al voto di fiducia perché, così facendo, si delegittima il Parlamento ancor di più di quanto non sia già delegittimato.
Ma c'è un'altra riflessione politica che, a mio giudizio, è molto più grave del voto di fiducia.
Perché se quanto detto all'interno di quest'Aula da parte dell'onorevole D'Amico dovesse corrispondere a realtà e a verità, sarebbe veramente grave quanto successo in varie Commissioni - nelle Commissioni di merito e in Commissione bilancio - cioè a dire che i parlamentari presenti all'interno delle Commissioni non hanno avuto il tempo di poter discutere in modo adeguato questo disegno di legge - che reca la conversione in legge del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo - e, oltre a non esserci stato il tempo di poterne discutere, sono state anche elaborate delle relazioni, da parte degli uffici, non perfettamente in regola, come avrebbero dovuto essere fatte.
Questo che cosa significa? Significa che vi è un ricorso alla questione di fiducia e un ricorso all'approssimazione per approvare prima possibile tale decreto-legge, della cui urgenza non si capiscono le motivazioni. Infatti l'urgenza è giusto che ci possa essere, ma l'urgenza deve essere anche corredata dal buonsenso di avere la possibilità di discutere al meglio questo provvedimento e conseguentemente approvare un provvedimento che poi aiuti gli italiani e non li penalizzi.
Signor Ministro e onorevoli colleghi, noi ci siamo lamentati e continuiamo a lamentarci di quello che è il ruolo del Parlamento e delle difficoltà che il Parlamento sta attraversando, ma poi nessuno, o la gran parte dei parlamentari, fa niente per far sì che questo Parlamento ritorni ad essere quel Parlamento pieno di personaggi che discutono, che aprono un dibattito, che aprono una dialettica sui problemi e su problematiche importanti per il Paese. Perché se noi con grande tranquillità diamo l'assenso al voto sulla questione di fiducia, ciò significa che da parte nostra non vi è una grande volontà di discutere di questi argomenti.
Su un argomento come questo, ossia un argomento che è importantissimo per il popolo italiano e che poi influenzerà e influirà moltissimo non soltanto sugli italiani, ma anche sulle nostre scelte e sulle scelte future del Paese, come si può permettere che ci sia da parte del Governo l'indisponibilità, l'indirizzo, l'indicazione alla non discussione, cioè a far sì che non si parli di questo argomento e di approvarlo così, in toto, come ci viene confezionato? E ci viene confezionato in modo non corretto e per giunta all'interno delle Commissioni non si riesce a parlare, a dialogare e a discutere su tale argomento.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi l'abbiamo detto, e anche io l'ho detto tantissime volte all'interno di quest'Aula, che questo Governo non è legittimato a rappresentarci e continuo a ripetere che la legittimazione questo Governo non ce l'ha. Non ce l'ha perché dietro ai numeri, dietro a questi grandi numeri, che dovrebbero essere numeri rassicuranti per le forze politiche che rappresentano all'interno di questo Parlamento la maggioranza, invece vi è poi una grande debolezza, la debolezza della paura della discussione, la debolezza di non avere la forza di sostenere alcune battaglie che potrebbero essere condotte sì nell'interesse degli italiani, Pag. 37ma non nell'interesse di magliette o dei partiti che ci sono all'interno di questo Parlamento.
Quindi, il nostro giudizio su questo disegno di legge di conversione, il nostro giudizio sull'argomento che ci apprestiamo a votare, non è positivo. Noi avremmo preferito un dibattito, un dialogo più vasto, più ampio. Avremmo preferito una maggiore apertura e non la paura e la chiusura della non discussione su argomenti così delicati. Per questo motivo, il mio voto personale è contrario. Popolo e Territorio è libero di esprimersi come meglio crede, ma il mio voto personale è contrario.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, dopo il decreto-legge Monti, cosiddetto «salva Italia» e il decreto-legge cosiddetto «milleproroghe», stiamo discutendo di un altro decreto-legge di questo Governo. È un decreto-legge dedicato, come si legge nel titolo, alla semplificazione e allo sviluppo. Sappiamo anche che in questi giorni nelle Commissioni competenti inizierà l'esame del decreto-legge sulle liberalizzazioni, già licenziato dal Senato. Sappiamo anche che questi decreti-legge sono approvati solo se viene posta la questione di fiducia, cosa che avverrà anche in questo caso. Ma la premessa posta alla base dell'emanazione di un decreto-legge è data dalla straordinaria necessità ed urgenza.
Nel caso di questo decreto-legge, vi sarebbero la necessità e l'urgenza di emanare disposizioni per la semplificazione e lo sviluppo in un momento eccezionale di crisi economica internazionale.
Ma qui troviamo il primo scoglio tranquillamente ignorato dalla maggioranza che regge questo Governo, dato che, secondo la giurisprudenza costituzionale, l'esistenza di una situazione comportante la necessità e l'urgenza di provvedere tramite uno strumento eccezionale, quale è il decreto-legge, rispetto all'attribuzione della competenza legislativa al Parlamento, costituisce un requisito per la validità costituzionale. L'evidente mancanza di tali requisiti configura un vizio di illegittimità costituzionale, tanto che anche la conversione in legge non ha efficacia sanante.
Dicevo che si tratta del primo scoglio del provvedimento, perché l'incostituzionalità del provvedimento non è stata sollevata, ma leggendo le disposizioni contenute nel decreto-legge, risulta evidente che i presupposti di necessità e urgenza non ci sono. Inoltre, secondo la legge n. 400 del 23 agosto 1988, i decreti-legge debbono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo.
Ma se non bastasse la lettura del contenuto del decreto-legge, aiuterebbe leggere il parere del Comitato per la legislazione che evidenzia, con un parere articolato, che il provvedimento ha un contenuto vasto e complesso, dato che incide su numerosi settori normativi; realizza un coordinamento insufficiente con le preesistenti fonti normative; incide su settori che, anche recentemente, sono stati oggetto di profondi interventi normativi e spesso si riscontra la difficoltà di ricostruire il quadro normativo di riferimento; non appare coerente con le esigenze di stabilità, certezza e semplificazione della legislazione; contiene disposizioni prive di portata precettiva, in quanto meramente descrittive ed inidonee ad innovare l'ordinamento; introduce una sorta di preambolo esplicativo secondo una fantasiosa tecnica legislativa priva di portata normativa e reca disposizioni derogatorie rispetto al diritto vigente, indicando a volte la norma abrogata e in altri casi non indicandola affatto.
Soprattutto il decreto-legge reca disposizioni che non hanno carattere di necessità ed urgenza, dato che gli effetti si producono in un momento distanziato rispetto all'entrata in vigore delle norme. Infatti, il Comitato per la legislazione sottolinea che il decreto-legge contiene il rinvio a regolamenti di attuazione, a decreti interministeriali, a decreti ministeriali Pag. 38di natura non regolamentare, mentre alcune norme prevedono la stipula di convenzioni e altre rinviano ad un termine iniziale di efficacia spostato nel tempo nel tempo.
Inoltre, il provvedimento si interseca con altri provvedimenti, ad esempio proprio con il decreto-legge liberalizzazioni, rendendo la normativa confusa, incerta e poco razionale, oltre a contenere richiami legislativi imprecisi e generici. Risulta che nella redazione del testo ci si è dimenticati di considerare che una legge deve essere leggibile, non deve essere interpretata dagli addetti ai lavori, ma deve essere resa comprensibile ai cittadini.
A ciò si aggiunge il parere della Commissione bilancio, non solo per quanto attiene ai profili finanziari, ma anche per quanto riguarda l'uso di termini utilizzati nella redazione legislativa, tanto che la mancanza di copertura finanziaria - in particolare dell'articolo 50 - ha fatto slittare l'inizio della discussione generale del provvedimento. La Commissione bilancio ha anche evidenziato, in coerenza rispetto al quadro contabile, il contrasto con i criteri di classificazione economica. Tutto ciò avviene in una fase particolare, dato che proprio ieri abbiamo approvato, in terza lettura, una modifica costituzionale per l'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione.
Procedendo sui decreti-legge, il lavoro in Commissione è strozzato dai tempi stretti, visto che essi debbono essere convertiti entro 60 giorni da entrambe le Camere. I decreti-legge si aggiungono poi ai provvedimenti di natura parlamentare già calendarizzati in Commissione. È un modo di lavorare che mette in difficoltà non solo i componenti delle Commissioni, ma anche i funzionari, costretti ad operare nella fretta su provvedimenti complessi. Quindi, si tratta di un decreto-legge approvato da un Governo di professori, che applica la teoria senza avere il conforto dell'esperienza pratica e si affida alla burocrazia per redigere un testo diretto alla semplificazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È anche interessante soffermarsi ad osservare le dinamiche e i comportamenti posti in essere durante l'esame in Commissione. Di fatto, il Partito Democratico decide, il Popolo della Libertà si adegua, l'Unione di Centro probabilmente non è stata coinvolta più di tanto e la Lega Nord fa opposizione.
Infatti, si osserva una maggioranza variabile a volte solo il Partito Democratico, altre volte il Partito Democratico con il Popolo della Libertà.
Per questo motivo abbiamo evidenziato anche una questione politica, oltre che una questione relativa alla copertura finanziaria e alla coerenza legislativa. Quindi, una grande confusione nella maggioranza che sostiene questo Governo, una grande confusione all'interno del Governo e una grande difficoltà, che sfiora l'impossibilità di lavorare, per le Commissioni.
È chiaro che la Lega Nord Padania non condivide né l'impostazione generale né i contenuti specifici del decreto-legge, tanto che abbiamo presentato un testo alternativo e un parere di minoranza. Ciononostante, sul decreto-legge la Lega Nord Padania ha fatto un'opposizione costruttiva, ha presentato un numero ragionevole di emendamenti e ha cercato di migliorarne il testo. Anche sugli emendamenti si è avuta l'impressione che solo perché proposti dalla Lega Nord Padania non fossero meritevoli di attenzione e alcuni di essi, di assoluto buon senso, sono stati approvati solo dopo una discussione infinita. Mi riferisco, ad esempio, al dibattito che si è svolto rispetto all'articolo 33, dedicato all'aspettativa per attribuzione di grant comunitari internazionali. Già dalla lettura del titolo dell'articolo 33 risulta evidente come il termine «semplificazione» non si concilia con la parola «grant», che pochi conoscono e che certamente non corrisponde ad un linguaggio giuridico né ad un linguaggio di uso comune. Ebbene, con due emendamenti dell'onorevole Comaroli abbiamo semplicemente chiesto la traduzione in italiano, posto che sembra ovvio che un termine debba essere reso nella lingua parlata ma, Pag. 39nonostante questo, sostituire la parola «grant» con le parole «borse di studio» è stato assolutamente difficoltoso.
Sull'articolo 50 c'è stato un altro mal di pancia: sull'emendamento la maggioranza si è divisa. In un primo momento non si è capito se vi era un accordo o una frattura. Poi abbiamo capito che c'era una frattura e qualcuno, che ci ha messo la faccia, poi ne ha pagato le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sull'emendamento del relatore all'articolo 50, presentato in tarda mattinata, bisogna anche sottolineare i problemi dovuti alla fantasiosa copertura finanziaria contenuta nel comma 2-ter dal quale, ancora una volta, emerge il fatto che si tratta di un decreto-legge che non presenta i caratteri di necessità e di urgenza. Il contenuto di questo emendamento, infatti, dimostra come venga utilizzato un linguaggio che non ha nulla di giuridico. Insomma, questo Governo non tiene conto della tecnica giuridica nella scrittura delle norme.
Sempre sul contenuto, voglio evidenziare che si attribuisce al Ministero dell'economia e delle finanze la facoltà di verificare la possibilità di emanare misure in materia di giochi pubblici, al fine di assicurare maggiori entrate che dovrebbero servire, in base a quanto si sta discutendo in altre Commissioni, anche a coprire ulteriori situazioni ugualmente importanti. Mi riferisco agli esodati, alle donne e ai disabili, come è stato correttamente fatto notare dall'onorevole Fedriga in Commissione.Chiaramente le osservazioni della Lega Nord Padania non sono state tenute in considerazione. Tra l'altro, con il recepimento della condizione posta dalla Commissione bilancio, le stesse contraddizioni evidenziate dalla Lega Nord Padania, sono poi state espresse, con una certa veemenza, dal capogruppo del Partito Democratico in sede di dichiarazione di voto.
Un altro articolo sul quale abbiamo presentato emendamenti, è l'articolo 5, relativo al cambio di residenza in tempo reale. Abbiamo fatto notare che due giorni sono un termine troppo stretto, che questo termine rende impossibile effettuare i controlli di idoneità degli alloggi, che rende impossibile la verifica delle condizioni igienico-sanitarie dell'immobile, che il termine così breve avvantaggia chi richiede iscrizioni fittizie. Abbiamo poi evidenziato che l'articolo non contiene una semplificazione ma una serie di complicazioni, andando a gravare gli uffici comunali di complessi adempimenti nel caso in cui non sussistano i requisiti. Si pongono, infatti, seri problemi nel momento in cui viene revocata la nuova residenza e la persona non risulta più residente nel comune di provenienza. Ma anche in questo caso le nostre osservazioni sono cadute nel nulla.
Che dire, poi, dell'articolo 17 in materia di assunzioni extra Unione europea o dell'articolo 13, che modifica il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza con disposizioni volte a semplificare, per alcune attività, le procedure di autorizzazione di competenza della questura, prevedendo un periodo più lungo di validità delle licenze o sostituendole con una mera comunicazione. Solo che questo riguarda, ad esempio, anche l'apertura delle agenzie di prestiti su pegno. Ora, risulta evidente la delicatezza di certe situazioni o, meglio, solo alla Lega Nord Padania risulta così evidente.
Ma è proprio sul tema della sicurezza dei cittadini e, in qualche modo, del rispetto per il lavoro e l'impegno delle forze dell'ordine che questo decreto-legge, procedendo alle cosiddette «semplificazioni» è del tutto carente. Legato a questo profilo vorrei sottolineare anche un altro aspetto.
Alcune disposizioni che, di fatto, riguardano la sicurezza e l'ordine pubblico sono state inserite sia nel decreto semplificazioni, sia nel decreto sulle liberalizzazioni. Ad esempio, nel primo le norme sulla residenza e sulle assunzioni extra UE, nel secondo le norme sul money transfer. Ma si tratta di norme che perseguono un obiettivo comune, che sono state inserite in provvedimenti diversi, che aprono all'illegalità e che, soprattutto, sono in linea con la politica del Partito Democratico: porte aperte a tutti, nessun controllo e facilitazioni per gli extracomunitari, Pag. 40disposizioni che sono in evidente contrasto con la politica del Governo Berlusconi e con il programma elettorale che era alla base di quel Governo, disposizioni che il Popolo della Libertà accetta. Quindi, anche in questo caso, il Partito Democratico dirige e detta le condizioni, il Governo cosiddetto tecnico si adegua o condivide e il Popolo della Libertà vota a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Del resto, con questo Governo tecnico, si può fare tutto, qualcuno ha detto in I Commissione.
Un ultimo cenno riguarda l'affossamento del federalismo fiscale e dell'autonomia, cosa evidente a tutti coloro che hanno partecipato ai lavori delle Commissioni. In conclusione, un decreto che non condividiamo, sul quale abbiamo già espresso - ed esprimo nuovamente - la contrarietà della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, Ministro, sottosegretario, onorevoli colleghi, il gruppo dell'UdC è pienamente convinto del proprio voto favorevole a questo provvedimento sulle semplificazioni normative e amministrative.
Noi crediamo nel valore delle regole e dello Stato di diritto. Già Montesquieu diceva che le leggi inutili uccidono quelle necessarie e, prima di lui, Tacito diceva: «Corruptissima re pubblica, plurimae leges». L'Italia deve credere nei principi, ma deve essere più veloce nelle decisioni, deve liberarsi dagli eccessi burocratici, dalla confusione e dai soprusi sulle libertà dei cittadini e delle imprese.
Il diritto amministrativo deve tornare ad essere, come nelle origini, un diritto di garanzia dagli abusi del potere pubblico. Per questo, noi riteniamo necessario una pubblica amministrazione più liberale, sussidiaria, partecipata, efficiente, informatizzata, meno costosa, con standard nazionali unitari, con meno enti e meno costi. Perciò, riteniamo quello odierno solo il primo passo perché le politiche di semplificazione devono, a nostro avviso, muoversi in cinque direzioni: semplificazione degli enti, semplificazione normativa, semplificazione delle procedure, semplificazione dei servizi pubblici in forma imprenditoriale e semplificazione informatica, e-government.
Il provvedimento al nostro esame si occupa soprattutto della semplificazione normativa e delle procedure amministrative ed ha un contenuto estremamente vasto, complesso, eterogeneo, arricchito, ma anche appesantito con interventi forse eccessivi in sede di conversione parlamentare del decreto. Già i 63 articoli del decreto incidono su un ampio spettro di settori normativi e contengono misure finalisticamente orientate da un lato a favorire la semplificazione in favore dei cittadini e delle imprese, ad esempio mediante la riduzione degli adempimenti richiesti alle imprese, intervenendo sia sulle materie delle autorizzazioni, dei controlli e delle procedure di appalto, sia sulle materie del lavoro e dell'ambiente, ovvero finalizzate a snellire i procedimenti amministrativi, a migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione e ad incentivare la digitalizzazione di documenti da conservare o produrre. Dall'altro lato, sono misure tese a fornire sostegno e impulso allo sviluppo del sistema economico attraverso disposizioni che incidono sulla materia dell'innovazione tecnologica, dell'università, dell'istruzione, delle strutture energetiche e del turismo.
Naturalmente, è impossibile ripercorrere e persino sintetizzare oltre le singole misure che sono spesso originali e ben fondate sulle esigenze più volte rappresentate dalle categorie sociali. Dunque, anche questa azione deve iscriversi tra le politiche di crescita e di stimolo all'economia del Paese. Se il quadro di assieme è positivo, certo a guardare bene da vicino non mancano difetti e imperfezioni.
Ci riferiamo in particolare ai rilievi ben formulati dal Comitato per la legislazione, all'insufficiente coordinamento tra le fonti, ad una prosa normativa spesso descrittiva e quasi letteraria, a deroghe senza l'indicazione delle norme derogate, all'uso inappropriato Pag. 41dei decreti ministeriali di natura non regolamentare, alle sovrapposizioni tra strumenti in itinere ed a molte altre questioni, spesso anche a materie sovrapposte di dubbia attinenza per materia al decreto-legge e anche forse a pretese - mi riferisco al tema caldo delle riforme della scuola - senz'altro necessarie, ma non necessariamente da svolgere in questa sede. Insomma è una semplificazione in effetti non po' troppo complicata. Noi siamo orgogliosi delle politiche di questo Governo in una fase assai difficile per il Paese, ma ovviamente non intendiamo rinunciare alla qualità del nostro agire e per questo vigiliamo e vigileremo. La nostra idea di unità e di responsabilità non si esaurisce in quella di una superficiale consociazione fra le forze maggiori. In altra epoca Craxi notò che si può sbagliare, anche all'unanimità. Vediamo un rischio e con pacatezza lo diciamo: noi ci crediamo e perciò vogliamo di più (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor sottosegretario - dal momento che il Ministro non c'è più - per quanto riguarda il discorso delle semplificazioni è stato fatto un lavoro, in Commissione, veramente atipico, perché abbiamo scoperto che l'attuale maggioranza, che appoggia questo Governo, voleva fare sia la maggioranza sia la minoranza, ogni tanto si astenevano anche, probabilmente perché volevano fare tutto loro. Non ci davano neanche la possibilità di fare il nostro ruolo di minoranza attenta e concreta. È vero che abbiamo presentato circa trecento emendamenti, ma sono stati trecento emendamenti che andavano a risolvere problematiche importanti, a nostro avviso e nel merito non erano assolutamente emendamenti ostruzionistici, tant'è vero che non siamo intervenuti a raffica su ogni emendamento. Abbiamo fatto una selezione e abbiamo voluto veramente lavorare per migliorare il testo. Su queste tematiche molte volte con maggioranze variabili - certe volte ci veniva dietro il PdL, certe volte il PD e certe volte Italia dei Valori - siamo riusciti a far passare degli emendamenti importanti. Con altri non ci siamo riusciti, uno su tutti - dopo illustrerò anche gli altri - quello relativo all'articolo 5, sull'anagrafe. È stato illustrato dal mio capogruppo in Commissione, Vanalli. L'emendamento prevedeva in modo molto semplice che non si può dare la residenza in due giorni, per un motivo molto semplice e molto concreto. Se un cittadino arriva in un comune, dichiara di essere residente in quel comune ed entro due giorni il comune deve dargli la residenza e dunque la carta di identità - magari viene il venerdì e dunque il lunedì è già residente - immediatamente il martedì potrebbe già richiedere, ad esempio, di iscrivere il proprio figlio all'asilo nido. Sapete che gli asili nido danno la precedenza ai cittadini residenti in quel comune. Potrebbe chiedere anche altri aiuti da parte del comune dal punto di vista sociale. Però proviamo a pensare all'esempio più semplice dell'asilo nido. Una persona fa la richiesta all'asilo nido, c'è un posto per i residenti, prendono il bambino in quell'asilo nido in quel comune, intanto il comune comincia a fare i controlli e dopo quindici giorni si verifica che quel cittadino non ha diritto di avere la residenza in quel comune per mille motivi. In teoria, la residenza ritorna al comune di origine e, dunque, il cittadino dovrebbe ritornare ad essere residente nel comune di origine. Cosa succede al bambino? Non può più stare in quell'asilo, perché magari c'è un bambino residente che deve andare in quell'asilo. Potrebbe fare richiesta al comune dove è ritornato, ma magari hanno già fatto tutto il bando e hanno già assegnato tutti i posti. Questo cittadino, a questo punto, non ha più un posto in un asilo nido, anche perché ormai sono già stati chiusi tutti i bandi.
Cosa succede a questo cittadino? Se fossi quel cittadino, farei causa al comune che ha rigettato la mia residenza e gli chiederei di pagarmi la babysitter, perché io e mia moglie dobbiamo andare a lavorare. Pag. 42Questo è un fatto pratico, concreto, del perché abbiamo detto di prevedere un termine congruo, trenta giorni. Entro trenta giorni il comune deve fare tutti i controlli di rito, se uno è residente, se per la casa dove ha la residenza vi è un contratto, se vi sono gli impianti elettrici a norma, se vi è tutta la documentazione che serve. Questo per un motivo concreto, anche perché sappiamo tutti che, quando si chiede la residenza, la data di residenza è quella in cui si fa la domanda (che venga accettata in 10, 15 o 20 giorni, dipende dai comuni). Quindi, la nostra proposta era di buonsenso, anche perché non cambiava niente per il cittadino.
All'articolo 7, siccome si continua a parlare di semplificazione - se ne sta parlando ormai da tantissimi anni - avevo proposto che finalmente questo Stato, invece di richiedere la carta di identità, la patente, il codice fiscale, la tessera sanitaria e molti altri documenti, si dotasse di un unico documento elettronico, che potrebbe essere anche la carta di identità elettronica. Ricordo a tutti che, quando essa è nata, aveva le possibilità tecniche per poter sopperire a tutte queste problematiche - ha un chip, che può anche essere potenziato, per avere tutte le informazioni del caso e dentro vi sono anche le impronte digitali - ed era stato immaginato di poterla utilizzare anche per i pagamenti con le pubbliche amministrazioni.
Siccome stiamo sperimentando questa carta di identità elettronica ormai da tantissimo tempo, potenziamola, in modo che vi sia un risparmio di costi sia per i cittadini, che, invece di avere 50 tessere in tasca, ne avrebbero una sola che svolge tutte le funzioni, sia per la pubblica amministrazione. Infatti, non ci pensiamo, però, ogni volta che dobbiamo fare una carta di identità, una patente, una tessera sanitaria e via dicendo, dobbiamo prevedere un bando e abbiamo delle spese. Ma forse, come ho già detto in Commissione - allora ero in Commissione finanze - non si vuole fare questo perché, se servono tanti documenti, bisogna prevedere tante gare e tanti bandi, e, se si fanno tante gare e tanti bandi, si spenderanno più soldi, ma, magari, qualcuno ci guadagna.
Una cosa positiva siamo riusciti a portarla a casa, sull'articolo 13: per un errore del Governo era stato previsto che, oltre al porto d'armi per difesa personale, che già adesso ha durata di un anno, anche il porto d'armi per i cacciatori e il tiro a volo dovesse essere rinnovato dopo un anno. Cosa sarebbe successo? Ci sarebbe stato un intasamento degli uffici e dei servizi che devono rilasciare il porto d'armi in questura e, soprattutto, un grandissimo disagio per i cittadini. Abbiamo presentato un emendamento, sul quale il Governo ci è venuto dietro, perché ha capito di aver fatto un errore, e siamo riusciti a risolvere questa anomalia, che, certo, non semplificava, ma complicava la vita sia alla pubblica amministrazione sia ai cittadini. Proprio non riusciamo a capire un aspetto dell'articolo 31-bis, il famoso articolo in cui si prevede questa nuova scuola, la Scuola sperimentale di dottorato internazionale denominata Gran Sasso Science Institute, molto importante, anche dal punto di vista di immagine, per rilanciare l'Abruzzo. Siamo contentissimi di ciò - a parte che continuate ad andare avanti e indietro tra la nostra Commissione e la Commissione bilancio - ma non riesco a capire perché abbiamo dovuto prevedere la copertura finanziaria utilizzando sei milioni ogni anno, per tre anni, a valere sui fondi della ricostruzione per il terremoto de L'Aquila. Siccome ci sono gli aquilani e tutti gli abruzzesi che si stanno lamentando che non stiamo facendo la ricostruzione, gli portiamo via i soldi! Utilizziamo meglio i soldi, che sono stati stanziati, per la ricostruzione. Se volete istituire questa nuova scuola, per la quale so che avete già fissato anche la data di inaugurazione, trovate un'altra copertura, magari tagliando altre spese. Invece, avete voluto togliere i soldi ai poveri terremotati per farvi una vostra pubblicità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Ancora, non riesco a capire quello che è accaduto per quanto riguarda l'articolo 37. Pag. 43Vi è un emendamento, sempre del sottoscritto, sulla PEC, la posta elettronica certificata. Abbiamo istituito la PEC perché vi sia uno snellimento delle procedure e una comunicazione più veloce tra cittadini e pubblica amministrazione e tra pubblica amministrazione e imprese.
Ma cosa succede? Succede che, secondo la normativa attuale, un artigiano, un commerciante, per attivare la PEC, oltre ad iscriversi e farla registrare, per iscriverla al registro delle imprese deve o portarla di persona, o mandarla attraverso una raccomandata, o attraverso una persona che abbia la firma digitale, dunque andare da un commercialista. Cosa vuol dire andare da un commercialista? Vuol dire spendere 30, 40 euro - perché queste sono le tariffe che chiedono i commercialisti - semplicemente per comunicare la PEC, dunque la posta elettronica certificata al registro delle imprese. Noi abbiamo fatto un emendamento di buon senso: se uno ha la posta elettronica certificata, semplicemente manda con questa posta elettronica certificata l'email al registro delle imprese con allegata l'iscrizione alla posta elettronica certificata. Non mi sembrava una cosa così straordinaria, mi sembrava una cosa di buonsenso, che comportava la semplificazione per i cittadini e anche per quanto riguarda l'amministrazione. All'inizio il Governo era favorevole, non ho ancora capito come mai i relatori non hanno voluto accoglierla - era una cosa semplicissima che non comportava spese per nessuno - ma, comunque, alla fine, è stata bocciata da tutti.
Noi abbiamo una titubanza sull'articolo 53, su quei fondi per il Piano nazionale di edilizia scolastica. È importantissimo sistemare le nostre scuole, però io spero che non si faccia come al solito, che il CIPE guardi dove vi sono le scuole più disastrate, che non sono a norma, che negli anni le amministrazioni competenti, i proprietari, le province o i comuni, non hanno sistemato e dica: andiamo ad intervenire in quella provincia che, su cento scuole, ne ha cento fuori norma, sia per quanto riguarda l'antincendio, sia per tutte le altre normative. Andiamo a sistemargliene cinquanta, mentre magari, per la provincia di Vicenza, dove vi sono stati vari presidenti di provincia della Lega Nord che ogni anno ne sistemavano una o più di una, facendo grandi sacrifici, dove ne sono rimaste due o tre ancora da sistemare, il Governo dica: ne hanno solo tre, non gliene sistemiamo neanche una. Questa sarebbe una cosa assolutamente sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Infatti, ho presentato un emendamento all'Aula per dire che, quando si farà questo piano, vi sia un cofinanziamento con gli enti locali e gli enti proprietari e si guardi, in questo cofinanziamento, anche alle spese che questi enti locali hanno sostenuto per sistemare queste scuole negli ultimi dieci anni. Allora sì che andiamo a premiare gli enti virtuosi, perché sennò gli enti, alla fine, cosa fanno? Dicono: è inutile che sistemiamo la scuola, è inutile che facciamo queste iniziative. Utilizziamo i soldi semplicemente per farci vedere, per fare inaugurazioni, mostre e via dicendo, tanto arriverà mamma Stato che poi, alla fine, riparerà tutti i debiti e ci metterà a posto, perché i nostri bambini non possono andare in una scuola non sicura. Vediamo se almeno questo piccolo consiglio viene accettato, ma ne dubito veramente perché, in questi anni, non è mai stato accettato niente che andasse incontro agli enti virtuosi che hanno fatto sacrifici.
Qui, ho visto che c'è una certa benevolenza da parte del Governo nell'articolo 60, a proposito del quale ho presentato un altro emendamento molto semplice per quanto riguarda la social card. Sapete benissimo che la social card si farà di nuovo in via sperimentale nei comuni sopra ai 250 mila abitanti. Sapete che nei comuni sopra i 250 mila abitanti - circa 12, 13, 14, non tantissimi - è già attiva la carta d'identità elettronica che, come ho ribadito prima, è già possibile utilizzare per i pagamenti. Perché, invece di fare una nuova tesserina, non utilizziamo la carta d'identità elettronica, in modo che cominciamo ad abituare la gente ad usare un unico documento anche per fare i pagamenti? Anche perché ha un risvolto positivo, Pag. 44a mio avviso. Il nostro anziano, che magari ha bisogno di questa social card - andare a pagare con la social card... è vero che in teoria è anonima, però dopo un po' diventa riconoscibile -, invece di usare la social card utilizza la carta d'identità e diventa molto meno riconoscibile come uno che abbia la social card. Parlo dei nostri anziani perché, grazie a questo Governo, si è voluto darla anche agli extracomunitari e non riesco a capire perché, se sono pochi soldi, non si danno prima ai nostri anziani. Almeno i nostri anziani, di solito, sono molto timorosi e si vergognano molto spesso a chiedere aiuto alle pubbliche amministrazioni e fare vedere di essere poveri.
Speriamo che almeno l'ordine del giorno - come mi è stato detto in Commissione - venga accolto, ma anche che dopo il Governo faccia questa sperimentazione: prendiamo uno o due comuni e vediamo cosa succede, almeno dopo avremo dei dati.
Per quanto riguarda invece l'articolo 50, è stato veramente quello che ha fatto prolungare di più le riunioni della Commissione bilancio e delle nostre Commissioni I e X. L'idea è anche giusta, per carità, e nessuno mette in dubbio la volontà di dare una mano al di sopra di una certa problematica. Quello che mi stupisce non è la copertura, perché mi è stato spiegato che la copertura era già intrinseca nell'articolo 2-bis, ma il fatto che si sia voluto inserire ugualmente che il Governo possa valutare di aumentare le entrate dai giochi. Questo vuol dire dare un impulso ancora più forte affinché entrino più risorse dalle giocate, affinché ci siano ancora più persone a giocare.
Mi sembra strano perché proprio oggi il Ministro Riccardi ha dichiarato che bisogna intervenire e che entro venti giorni emanerà un decreto per limitare i giochi, perché i giochi poi stanno creando tantissime ludopatie e stanno creando tantissimi problemi ai nostri cittadini e dei costi sociali. Dunque voi, nello stesso giorno, vi presentate con un Ministro del Governo che ha parlato contro i giochi e di limitarne almeno la diffusione, mentre un'altra parte del Governo ha voluto aumentare la possibilità di praticare i giochi per ottenere maggiori entrate.
In Commissione, con tutti quelli che erano presenti, abbiamo presentato un semplice subemendamento per eliminare questa parte e promuovere un'azione seria sui giochi, che rappresentano certamente un'entrata importante dello Stato, ma anche un settore molto delicato e che ultimamente sta creando sempre più problemi ai nostri cittadini. Infatti, si stanno diffondendo a macchia d'olio sia le sale giochi con i VLT sia tutto quanto riguarda i siti Internet, di cui si vede la pubblicità a qualsiasi ora del giorno su qualsiasi televisione.
Vogliamo un'azione seria? Se ne sta parlando da due-tre anni. Mettiamoci ad un tavolo, facciamo una discussione seria ed un progetto complessivo sui giochi, che vada sì a garantire le entrate dello Stato, ma che vada anche a tutelare le fasce più deboli, i giovani, gli anziani e chi magari possiede meno risorse. Infatti, se qualche anno fa erano pochi i malati di ludopatia, ultimamente stanno aumentando tantissimo. E voi sapete che, quando uno è malato di ludopatia, molte volte va a distruggere intere famiglie e non è la persona che magari si vede nei film, il ragazzotto che gioca a poker ai tavoli, ma si tratta di anziani o anziane, che bruciano la loro pensione nelle macchinette, che si giocano tutto al lotto.
È questo che si sta creando: si sta creando veramente un disagio sociale. Dobbiamo risolvere questo problema. Allora, per trovare la copertura in ogni provvedimento, invece di mettere un nuovo gioco o di aumentare le accise, realizziamo un piano coordinato, in modo da risolvere veramente alla fonte questa grandissima problematica del futuro. Anche perché, con le ultime normative, ormai i comuni non possono neanche incidere sui luoghi di apertura di queste sale giochi. Infatti, è vero che qualche comune sta tentando di fare dei regolamenti, però non si hanno gli strumenti effettivi per evitare che questi casinò - per chiamarli alla fine con il vero nome - si trovino di fianco alle Pag. 45scuole o ad altre situazioni. Troviamo veramente una soluzione e mettiamoci ad un tavolo!
Per tutti questi motivi noi riteniamo che questo, più che un decreto-legge di semplificazione, sia stato un decreto-legge che abbia creato grandissimi problemi e che molte volte non c'entravano niente gli articoli sulle semplificazioni, ma erano altre cose. Dunque questo Governo sta andando avanti con decreti omnibus e mi sembra strano che proprio la settimana scorsa il Presidente della Repubblica abbia mandato una lettera, ricordando che i decreti-legge devono rispettare i requisiti di urgenza e non essere estranei all'oggetto. Lo ha fatto non per fermare i lavori parlamentari, ma, a mio avviso, per fermare i lavori del Governo, che usa questo strumento improprio per fare le leggi. Se il Governo vuole proporre delle leggi non esiste solo il decreto-legge: c'è anche il disegno di legge e ci sono anche altri strumenti più appropriati. Dunque invito il Governo ad utilizzarli ed a non usare questo metodo improprio.
Do poi un consiglio alla maggioranza: se siete veramente alla maggioranza, non portateci via il lavoro. Altrimenti, andiamo a votare e vedremo chi è veramente la minoranza e chi è veramente la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, credo che i colleghi abbiano capito che nell'elaborazione di questo provvedimento qualcosa è andato storto. Avevamo una pianificazione per dare il mandato al relatore ieri alle 13 e, nonostante tutti i tentativi peraltro lodevoli del presidente Bruno e della presidente Dal Lago di riuscire a rispettare questi termini e di comprimere costantemente i tempi di discussione perché la maggioranza così voleva, siamo arrivati soltanto oggi alle 18 a discutere questo provvedimento.
Che cosa è accaduto? È accaduto che in così poco tempo e pur con una maggioranza bulgara, 550 parlamentari a favore, 80 contro, anzi direi 60 contro e 20 a corrente alternata, e quindi non si capisce bene dove si pongono: in un periodo di ambiguità e di cultura transgender abbiamo anche la transgender politica. Può succedere, forse non verrà premiata dagli elettori, forse sì. Allora abbiamo assistito - dicevo - ad una situazione paradossale perché c'eravamo anche preparati, attrezzati, abbiamo pensato di fare anche una relazione di minoranza. Allora abbiamo detto: prendiamo uno di quelli che ha più esperienza, preparato, abbiamo preso il collega Fava che tutti conoscono, gli abbiamo dato l'incarico insieme al collega Vanalli, capogruppo in I Commissione, di redigere questa relazione di minoranza e siamo arrivati vicini a dare battaglia.
Soltanto che quando siamo entrati in campo - noi eravamo pochi ma avevamo la nostra casacca riconoscibile - siamo rimasti ai margini perché in mezzo c'era già una zuffa tremenda tra gli uomini della maggioranza. C'era una discussione su una serie di emendamenti e su tutta una serie di aggiustamenti che si è protratta in maniera incredibile. Ci siamo trovati di fronte ad una maggioranza che forse per il fatto di essere così forte, 550, e di avere un Governo di tecnici professori dalla sua in pratica discuteva su tutto: il PdL non era d'accordo con il PD, l'UdC non era contento e il Governo dei tecnici dava parere contrario a tutti.
È successo di tutto. È accaduto anche che a un certo punto ci siamo chiesti se non stessero facendo ostruzionismo a se stessi. Questo è il motivo per cui siamo arrivati così tardi. Naturalmente non è soltanto colpa della maggioranza perché una bella fetta ce l'ha infilata il Governo dei tecnici, quelli che dovrebbero essere professori ma che, più passa il tempo, più fanno venire in mente il detto lombardo: «chi l'sa, fa, chi n'sa, insegna» chi sa, fa, chi non sa, insegna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Lo dico perché questa è l'Assemblea di tutti i popoli del tricolore e siccome si sentono sempre gli altri idiomi anche il nostro non penso che disturberà. Il ragionamento: Pag. 46voi sapete anche che ci mettiamo un sacco di soldi per questo ambaradam e, quindi, è anche giusto che si senta quello che pensiamo, i nostri suoni. È accaduto che in questa zuffa incredibile il Governo ci ha messo del suo. Infatti, dopo che ci hanno detto per tre anni che il Governo precedente utilizzava il «milleproroghe» come un decreto-legge omnibus dove si metteva dentro tutto e abbiamo sentito quanti richiami ha fatto il Presidente della Repubblica, che in questi giorni ovviamente era impegnato perché richiami non ne ha fatti - avrà avuto altro da fare! - e mentre il Presidente della Camera di fatto era in America e anche lui pare che non si sia accorto di niente, è arrivato un decreto-legge sulle semplificazioni che tante materie le ha «incasinate» ma sicuramente, se doveva essere un decreto-legge snello per la semplificazione e lo sviluppo, ha avuto, invece la forma di una Ferrari, la forma di un treno merci e direi anche di un treno merci su linee molto scassate, su cui hanno caricato di tutto.
Inoltre tutta la società aspetta da mesi dei soldi. A tale riguardo ricordo il leitmotiv, anche un memorabile articolo sul Corriere della Sera del nostro Presidente del Consiglio - mai memorabile come la celebrazione del successo dell'euro incarnato dal successo della Grecia però comunque anche questo significativo - dove spiegava che il Governo non poteva continuare ad andare avanti. Infatti questo Governo, se non trainava lo sviluppo, se non metteva qualche soldo vero non sarebbe mai arrivato.
Quindi bisognava fare i tagli, ricollocare la spesa, cose che anche noi dicevamo, però effettivamente non riuscivamo poi a fare, perché chiaramente la Lega Nord ha le radici in Padania, qualcun altro ha le radici anche da altre parti e lì, si sa com'è, ci sono latitudini dove i «manolesta» sono più numerosi e questo complica il fatto di dire: «Tagliamo la spesa dello Stato», che di solito è oggetto di saccheggio.
Allora ci troviamo questo, praticamente, Governo di geni, i quali arrivano e cosa fanno? Una caterva di tasse su tutto. Lì qualcuno ha detto che bastava il ragionier Fantozzi ed effettivamente l'osservazione è balzata all'occhio. Però questo Governo, dopo tutta questa storia, ha detto: «Ma poi arriverà lo sviluppo, adesso sono mazzate, ma poi arriverà lo sviluppo». Lo sviluppo sarà fatto: da quello delle liberalizzazioni alle semplificazioni.
Purtroppo è vero, bisogna dirlo: la Padania è abitata da persone laboriose, oneste, grandissimi contribuenti del fisco, come hanno dimostrato gli ultimi accertamenti; sono andati a Cortina e hanno trovato che mancavano percentuali consistenti di scontrini ed è scoppiato un casino. Non importa se poi molti di quelli che giravano con i macchinoni non erano proprio espressione del popolo veneto. Poi sono andati a Napoli e quei numeri li hanno moltiplicati per cento, al punto che qualcuno a Napoli si è chiesto cosa fossero questi scontrini che la Guardia di finanza si ostinava a chiedere a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Io lo dico così, ma è la verità, è quello che è successo. Allora, finalmente arriva l'inizio del decreto in materia di sviluppo. Tutti questi padani, che, ripeto, sono bravissime persone e grandissimi contribuenti, si aspettavano qualcosa, un po' di ciccia anche, non soltanto delle belle parole. Però, ci hanno detto: «No, no, arriverà un altro decreto fiscale dopo». Faccio presente - e lo dico per il Governo - che siete entrati a novembre e siamo a marzo: io non so se arriverete fino all'anno prossimo, però il tempo stringe. Non è che si può pensare che voi l'ultimo giorno ci darete gli sgravi fiscali: non ci crede nessuno.
Allora hanno fatto tutto questo numero, salvo poi - faccio un piccolo flash sulla parte finale dell'intervento - arrivare all'ultimo giorno con un provvedimento, l'articolo 50, che dice: «Assumiamo 10.000 dipendenti pubblici»; diciamo che sono professori, diciamo che servono, perché tutti sanno che la scuola è stata in sofferenza. Poi cominciano a cercare la copertura e anche lì non è un decreto fiscale, però dicono: «Aumentiamo la tassa sui Pag. 47giochi, allarghiamo il numero dei giochi, diffondiamo i giochi, facciamo giocare a soldi anche i bambini con i bussolotti all'asilo» e aggiungono anche accise ulteriori sulla birra e gli alcolici. Però le accise e le tasse sono tasse. Come mai su questa cosa il Governo non ha niente da dire?
Poi lì si è scatenato un parapiglia. Io non vorrei dirlo, però forse è stato un parapiglia sul fatto che qualcuno ha capito che quei soldi servivano a qualcun altro per piazzare delle persone e poi, probabilmente, nell'intenzione del legislatore - non un'intenzione diretta, ma secondaria, in qualche retropensiero - si diceva: «Se gli diamo un posto di lavoro, anche se non serve al Paese, lui e i suoi parenti voteranno per noi». Voi capite che questo è un concetto che all'interno di un Parlamento che si basa su delle elezioni democratiche ha il suo peso. Allora abbiamo assistito anche a questo, che non c'è stato niente di fiscale quando piangevano e chiedevano le famiglie e le imprese, ma quando ha alzato la mano qualcuno che aveva delle clientele, improvvisamente, nella parte finale di questo provvedimento, salta fuori la norma per 10 mila persone. Ma quelle robe lì le faceva Cirino Pomicino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È vero che è stato consulente di Monti e che Monti adesso non ce l'ha più e fa da solo, però... anzi, era viceversa: Monti suggeriva e lui era il Ministro. Tuttavia, è questa la situazione.
Allora, vista questa situazione, qualcuno anche nella maggioranza ha reagito; infatti bisogna dirlo, ci sono anche dei parlamentari che quando vedono un gatto nero, anche se Monti dice che è un cammello e che è un grande successo, dicono: «No, veramente è un gatto ed è nero». Questi parlamentari hanno detto: «Ma non si potevano mettere dentro argomenti di competenza della I Commissione, della X e di quant'altro, in un unico provvedimento concentrati!» Infatti, qui c'è semplificazione, ma si toccano regolamenti sull'impiego pubblico, sulla scuola, sull'ambiente.
A questo punto, qualcuno ha detto che bisognava fare almeno due provvedimenti: almeno un decreto-legge o un progetto di legge, che, poi, era quanto chiedevano sempre gli stessi alla maggioranza che c'era prima. E lì si sono delineati due schieramenti: lo schieramento di coloro che fanno finta di non sapere quello che dicevano fino a pochi mesi fa e lo schieramento di coloro che sembra che non abbiano capito cosa gli hanno detto per tre anni, perché hanno continuato imperterriti a fare provvedimenti dove dentro c'è di tutto, tutto sommato.
Noi abbiamo segnalato questo problema e abbiamo detto che, probabilmente, erano necessari anche due o tre decreti-legge e due o tre progetti di legge, ma il Governo imperterrito ha previsto dei termini molto stretti, ha caricato un mare di roba, ci ha fatto caricare di tutto; poi, quando siamo arrivati alla discussione, non si riusciva ad andare avanti. Nonostante non si riuscisse ad andare avanti, la cosa drammatica per noi è stata che il primo giorno, praticamente, l'ostruzione se la sono fatta da soli, e sono stati non so più quante ore sull'articolo 12; l'ultimo giorno e mezzo, per l'articolo 50, hanno impiegato un tempo nel quale penso che in Danimarca avrebbero riscritto la Costituzione!
Non sono riusciti a mettersi d'accordo su dove prendere i soldi e, alla fine, abbiamo assistito ad un incredibile spettacolo in dichiarazione di voto, in cui l'Italia dei Valori si è dichiarata convintamente a favore, per quel discorso del transgender di cui parlavamo prima. Il Partito Democratico ha minacciato la sfiducia al Governo, se avesse posto la questione di fiducia modificando, con un emendamento, quanto era stato fatto nelle Commissioni. Voi capite come siamo rimasti noi: non possiamo più essere neanche quelli che chiedono la sfiducia al Governo, perché il Partito Democratico pensa anche a quello! Il Popolo della Libertà ha fatto un bellissimo intervento, dicendo che il Governo era composto da tecnici un po' astrusi dalla realtà, che era pieno di burocrati, che non seguiva i problemi della società, che era scollegato, che sbagliava i provvedimenti, ma lo votavano Pag. 48convintamente. Questa è stata l'unica cosa chiara che hanno detto, e l'abbiamo capito anche noi!
Entrando nel merito, quando si sente questo racconto, uno si chiederà: ma cosa c'era dentro, alla fine? Dentro c'erano tante cose interessanti, che sicuramente faranno fare un balzo in avanti al nostro Paese.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ALBERTO TORAZZI. Per esempio, se c'è un comune che ha 30-40-50 mila abitanti e ha quattro o cinque vigili che vanno in giro a verificare le residenze, il Governo ha pensato: ci vuole tanto tempo? Ma è molto semplice: basta dire che, quando ci si iscrive all'anagrafe, il giorno dopo è iscritto. Ma chi verificherà? Chi controllerà? Noi siamo qui per fare un favore a chi deve cambiare la sua residenza molto spesso, come, per esempio, i cittadini extracomunitari, oppure ai cittadini di questo mondo globalizzato, in cui hanno fatto saltare le frontiere ed è entrato di tutto? Vorrei ricordare, perché siamo in Parlamento ed è bello saperlo, e lo abbiamo dimenticato, che ho sentito dire ancora: poveri qua, poveri là. Il problema del nostro Paese, per quanto riguarda l'immigrazione, sono i controlli.
Vi ricordo ancora che, non più tardi due o tre mesi fa, hanno arrestato quattro signori che facevano gli scafisti, che erano qui con un bel permesso di soggiorno per motivi umanitari, i quali, poiché avevano le loro tradizioni, che, giustamente, la sinistra - si veda il sindaco Pisapia a Milano - vuole diffondere ed allargare, al fine di propiziarsi gli Dei in occasione della traversata del Mediterraneo, ogni volta, buttavano a mare cinque o sei di questi poveracci, e li facevano affogare.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ALBERTO TORAZZI. Io mi chiedo: avendo visto questi esempi e i recenti esempi di violenze tremende, è possibile che nessuno di coloro che ha scritto questa norma abbia pensato che sarebbe stato necessario prevedere il controllo all'anagrafe, che non si poteva toglierlo? Ci abbiamo pensato noi. Non ci crederete, onorevoli colleghi, ma è stato impossibile: non c'è stato nessuno che ci abbia ascoltato. Una persona rimane veramente sorpresa, e si chiede: ma ci saranno dei sindaci e degli amministratori anche nel Popolo della Libertà e nel Partito Democratico? Ma non si accorgono di queste cose? Dopo questo passaggio, abbiamo avuto un altro...

PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, deve concludere.

ALBERTO TORAZZI. Devo chiudere?

PRESIDENTE. Mi avevano segnalato 15 minuti.

ALBERTO TORAZZI. Mi hanno detto 30 minuti.

PRESIDENTE. Perfetto, allora la ascoltiamo con molta attenzione.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, mi avevano detto 30 minuti. Mi dica lei. Quanto tempo ho a disposizione?

PRESIDENTE. Lei ha diritto a 30 minuti; il gruppo ha segnalato una lista con la durata degli interventi di ognuno.

ALBERTO TORAZZI. La ringrazio, signor Presidente, perché avevo ancora qualcosa di interessante da raccontare.
Ad esempio, una delle cose che abbiamo proposto e che è stata rigettata, e non se ne capisce veramente la ratio, era la seguente: visto che c'è questo problema dell'immigrazione, di chi se ne approfitta, di chi si arricchisce su questi poveracci - perché c'è anche questo problema, noi lo abbiamo sempre detto, noi vogliamo le regole per tutti - vogliamo mettere la verifica delle condizioni igienico sanitarie obbligatoria?
Voi capite che, in tal modo, se c'è un amministratore che non è esattamente uno stinco di santo potrebbe anche dire a Pag. 49qualche amico: compra qualche catapecchia, affittala a qualcuno di questi disperati, non importa in che condizioni sta; tu ti arricchisci e se qualcuno si mette in mente di farti concorrenza, a lui il controllo glielo faccio, a te no.
Siccome situazioni di questo tipo si sono ripetute a macchia d'olio in tutta la Repubblica, si era pensato che una norma che va a garantire trasparenza, che va a garantire a questa gente degli alloggi degni di un uomo, che va a colpire chi si approfitta dell'immigrazione, avesse un senso. Invece, per il Governo dei tecnici - che si sta ancora chiedendo com'è che la Grecia, che era schizzata alle stelle, che aveva avuto un grandissimo successo, sia piombata nel disordine e nella miseria - non è sembrato fosse il caso e, purtroppo, anche a nessuno dei colleghi del Partito Democratico e neanche ai colleghi del Popolo della Libertà che fino ad un anno fa dicevano esattamente queste cose; anzi, sono stati mandati qui, glielo ricordo, perché si erano impegnati a regolare e a sistemare il problema dell'immigrazione.
Questo Governo, non contento, ha poi inserito una serie di provvedimenti di ispirazione centralista. È questa una cosa che stupisce perché questo Parlamento, che appoggia questo Governo, teoricamente, per una fetta consistente ha votato a favore del federalismo, per un'altra fetta si è astenuto, ma ha sempre detto di essere federalista ancora di più e che si asteneva solo perché il federalismo non era abbastanza forte e ben fatto.
Questi signori, allora, dovrebbero spiegarmi com'è possibile che si sia deciso, per accelerare i procedimenti, nel caso in cui una amministrazione sia inerte, e si è previsto che il sindaco e la giunta intervengano sostituendo il dirigente, che nel momento in cui il sindaco e la giunta non provvedono per tempo, ci pensa - chi? - il segretario comunale, un altro tecnico! Nel senso che è pagato e non lavora, a questo punto, perché l'impressione che abbiamo noi è questa.
Allora, qui non c'è solo un problema di federalismo ma anche un problema di democrazia. Infatti, se io assisto un mio sindaco che è inerte a fronte di regolamenti previsti per legge, devo dire che, alla fine del procedimento, se non interviene la giunta o l'assessore, la responsabilità va al sindaco perché, ragazzi, il sindaco viene votato dai cittadini.
Questa è la democrazia! Uno deve poter controllare, non c'è bisogno della balia, del segretario comunale. Abbiamo fatto battaglie lunghissime per togliere il commissario del Governo presso la regione, pensavamo che queste cose medievali fossero superate, invece questo Governo le ha pensate e questa maggioranza le ha difese strenuamente anche di fronte ai nostri emendamenti.
Hanno poi fatto un altro «numero»: hanno detto che c'è un problema, ci hanno raccontato di questo problema di riconversione dei siti ex saccariferi. Lì, fino ad oggi, la normativa prevedeva la responsabilità degli enti locali e delle regioni; si è deciso che, invece, deve intervenire il Governo centrale dove nella Costituzione non sia espressamente scritto che tocca alle regioni.
Noi abbiamo detto: va bene, ma se la normativa è sempre stata regionale e locale, il che vuol dire quindi che i burocrati e il personale politico che si sono confrontati con questo problema sono quelli locali, stabiliamo che questa decisione il Governo debba prenderla d'intesa con le regioni, con i presidenti delle regioni interessate. No, anche lì, questo Governo, che dice di volere il federalismo e questa maggioranza che dice di essere fatta di federalisti, hanno risposto picche.
Poi hanno toccato altri argomenti e, visto che dalla semplificazione doveva venire lo sviluppo, hanno pensato bene di massacrare tutti coloro che hanno un porto d'armi per il tiro a segno o per la caccia. Infatti, quando dite a uno che, invece di avere un permesso che dura sei anni, per il quale vi è un costo e tutta una serie di controlli da fare, gli fate questi controlli ogni anno, d'emblée senza alcun motivo come l'anzianità o una qualche patologia accertata, andate a danneggiare un settore del mercato. Pag. 50
Su ciò siamo dovuti intervenire e, alla fine - non ho capito se per amore o per forza, nel senso che non so se fosse pienamente condiviso o se i colleghi hanno accolto le nostre proposte perché ad un certo punto si erano attorcigliati tra le due famiglie principali della maggioranza ed il figlio minore, che sarebbe poi il cosiddetto Terzo Polo, o quello che hanno tirato su con quello che rimaneva, e il Governo, e ogni nostro piccolo intervento diventava un problema -, forse, per togliere di mezzo anche questo impaccio, hanno voluto fare un accordo e venirci incontro almeno su questa norma e su alcune altre. Sta di fatto che, senza di noi, 550 deputati non avevano percepito che stavano facendo un errore.
In questo provvedimento non sono mancate quelle che volgarmente in gergo politico si definiscono le «marchette». Ve ne è una che possiamo mandare alle Olimpiadi di Londra, perché la «marchetta» a favore dei produttori di pneumatici passerà alla storia. Sapete che al fine di favorirne lo smaltimento - e giustamente proteggere l'ambiente - sono previsti dei contributi ai produttori di pneumatici, in modo che ritirino i vecchi pneumatici. Ma cosa è successo? È successo che, pensa e ripensa, per semplificare, i tecnici hanno detto che bisognava fare una norma che stabilisse quanto vogliono i produttori di pneumatici. I produttori di pneumatici - o degli pneumatici, come sarebbe più corretto - ci fanno perdere un sacco di tempo, perché non sono mai contenti, perché i soldi non bastano; e, allora, quale potrebbe essere la soluzione più snella, agile e intelligente? Sapete che l'espressione «intelligente», il logos, è una convenzione. Si può chiamare una roba intelligente, ma quella roba può essere una fesseria suprema. Si tratta di una convenzione.
Allora, loro hanno definito questo provvedimento intelligente e hanno stabilito, visto che non si riusciva a venirne a capo, di dare in mano ai produttori di pneumatici il contributo da stabilire. Al che dico: premesso che stiamo parlando di una montagna di miliardi di euro dei nostri contribuenti, applichiamo lo stesso principio a chi paga le tasse. Tanta gente evade, non è contenta, si lamenta! Il principio è lo stesso: vi sono di mezzo dei soldi e gli diciamo: ma tu quanto vuoi pagare di tasse? Decidi tu!
Scommetto che, se facessimo così, avremmo sicuramente una liberalizzazione, scomparirebbe l'evasione, mancherebbe qualche soldo, ma il principio sarebbe lo stesso. Allora, non si capisce perché non lo facciamo con i cittadini, mentre lo facciamo con coloro che si occupano di pneumatici. Abbiamo fatto presente questo aspetto, abbiamo fatto presente che ciò causerà problemi con tutti gli altri settori economici che ricevono dei contributi dallo Stato, perché passerà il principio che lì vi è il fai da te: prendi quello che vuoi.
Non vi è stato verso, tale norma è stata difesa con le unghie e con i denti e, devo dire la verità, nella mia ingenuità sono rimasto molto perplesso, tanto che mi è venuto anche da pensare (e chiedo scusa ai colleghi): ma vi è qualcuno che ci guadagna, a parte i produttori di pneumatici? Perché il problema uno se lo pone. È una cosa che non ha senso, che non sta né in cielo né in terra, non esiste in alcun Paese, non si è mai visto. È un po' come dire - ripeto - a chi deve pagare un conto, a chi deve pagare le tasse: quanto vuoi pagare?
Poi, abbiamo assistito ad altri evidenti esempi di provvedimenti che avrebbero minacciato questo Paese e creato il famoso 10 per cento di occupazione che ci ha detto il nostro Primo Ministro. Primo Ministro, Presidente del Consiglio che, a questo punto, fa venire anche dei dubbi su quanta sia la sua comunanza con i numeri.
Infatti, pensare di crescere del 10 per cento con il cosiddetto decreto semplificazioni fa veramente tremare i polsi a chi qualcosa capisce. Ora, uno di questi provvedimenti fenomenali che rilanceranno l'economia è quello che prevedeva - scusate se mi viene un po' da ridere però effettivamente è così - che in occasione delle fiere e delle sagre uno potesse somministrare Pag. 51cibi e bevande senza i requisiti professionali e senza i requisiti morali per farlo. Uno poteva, quindi, essere assolutamente all'oscuro di quello che faceva, cioè in buona fede, e avvelenare un cittadino e non succedeva più niente, oppure essere anche un delinquente che, per motivi di lucro, somministrava delle porcherie o cibi avariati.
In un periodo in cui si parla di prevenzione, la semplificazione dovrebbe andare di pari passo, perché è meglio prevenire un problema che correggerlo dopo. Anche qua, incredibilmente, nonostante tutto questo dispositivo di intelligenze nel Governo, nei tecnici, nei burocrati che li hanno espressi e in 550 deputati, ci sono volute la forza e la testardaggine della Lega per togliere almeno la mancanza dei requisiti morali, perché non si può pensare che uno, che magari è stato incriminato e condannato proprio per precedenti di questo tipo, possa andare tranquillamente ad avvelenare la gente alle sagre con cibi avariati.
Non è che gli esempi non manchino: noi abbiamo il presidente della Commissione d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione, e lì sembra di sentire un bollettino di guerra: un giorno il cuoio delle scarpe, un'altra volta i body per i bambini, un'altra volta i giochi per i bambini, un'altra volta i braccialetti degli orologi, un'altra volta le giacche, poi i pantaloni. Non c'è più niente ormai di sano, di certo. Arrivano dalla Cina e noi non li vogliamo controllare - questa sarebbe stata una semplificazione interessante: semplificare i controlli e i sequestri delle merci dannose - ma almeno evitiamo di stabilire che il dì della festa puoi ammazzare chi vuoi e somministrargli qualsiasi porcheria.
Però, questa cosa è passata soltanto perché c'è un gruppo, che si chiama Lega Nord Padania, che ha avuto questa testardaggine, probabilmente proprio perché ha le sue radici e il suo nome intestati alla Padania.
Ho finito. Una delle poche cose che traineranno lo sviluppo è sicuramente la legge sull'ultimo miglio, che ha finalmente liberalizzato l'offerta per le telecomunicazioni. Devo dirvi la verità: siamo rimasti molto sorpresi che sia passata, ma dopo avere visto, una volta che era passata, dopo solo ventiquattro ore, un andirivieni folle di lobbisti, ci è sorto il dubbio che vi devo esternare, ossia che sia passata per errore. Voi non avete capito quello che veniva fatto votare, fatto sta che è un passo avanti e penso che il Governo di questo fosse conscio.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALBERTO TORAZZI. Concludo sull'articolo 50, che è stato il «massimo del pessimo», un articolo dove, per finanziare la scuola e l'istruzione, allarghiamo l'utilizzo di giochi. Ricordo che ci sono decine di migliaia di famiglie rovinate e casi di pendenza, e che si tratta di una delle cose più diseducative che ci siano, perché non si guadagna lavorando e studiando, ma giocando, ossia grazie alla sorte, secondo il paradigma di una società senza regole e globalizzata, dove vige la legge della giungla.
Rispetto a questo provvedimento, che ha stravolto in tutti i sensi l'articolo 81 della Costituzione - e lo ha fatto perché qualcuno voleva piazzare diecimila dipendenti pubblici probabilmente per avere poi alcune decine di migliaia di preferenze - ho dovuto usare un paradosso che, tuttavia, mi permetto di suggerire al Governo. Infatti, io l'ho usato in tal senso, però vista la logica che vi sta guidando, potrebbe anche essere una cosa da applicare: potremmo finanziare la spesa sanitaria, facendo lo stesso ragionamento, utilizzando lo spaccio di droga.
Noi distribuiamo tanta droga (poi curiamo i malati, quindi è tutto fatturato) e raccogliamo un sacco di soldi. Questa potrebbe essere l'idea geniale che i nostri tecnici e la nostra maggioranza ci suggeriranno.
Noi abbiamo un'altra cultura, siamo ancorati ad altri valori e ad altre attitudini.
Speriamo che le idee normali che ci sono al di là delle Alpi non siano più idee Pag. 52folli, ma che diventino un patrimonio non solo delle imprese e delle famiglie padane, ma anche della politica e di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, ha praticamente eguagliato il record dell'onorevole Tassone, che era l'unico che riusciva a parlare esattamente trenta minuti e trenta minuti precisi.
È iscritto a parlare l'onorevole Desiderati. Ne ha facoltà. Le dico già che non ha trenta minuti.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, le dico invece che, se avessi scritto il mio intervento, lo consegnerei se non temessi il linciaggio dei miei colleghi; quindi, non consegno nulla e svolgo il mio intervento.
Devo dire, Presidente - mi rivolgo al sottosegretario e al Ministro - che non faccio parte delle Commissioni I e X, ma della IX Commissione trasporti, ma ho avuto la fortuna di partecipare giovedì scorso ai lavori delle Commissioni I e X e ho maturato l'idea e la sensazione che probabilmente qui siamo tutti un po' vittime di un equivoco.
Infatti, in quella seduta di Commissione ho visto i miei colleghi della Lega molto preparati sul provvedimento, molto preparati sugli emendamenti, che erano emendamenti tutti di merito, e - Ministro, lo dico con franchezza - invece ho visto, da parte del Governo, un po' di approssimazione, a volte anche qualche imbarazzo nel rispondere alle richieste di merito proposte dalla Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ho visto un film. Io faccio il sindaco, sono in comune da un po' di anni e, non so, magari sarà capitato anche a voi di comprare un giornale che magari parla anche del nostro paese: leggiamo il titolo, poi leggiamo l'articolo e scopriamo che il titolo non c'entra quasi nulla con quello che c'è dentro l'articolo, perché la gente notoriamente legge solo i titoli.
Voi, caro Ministro, state facendo esattamente questo tipo di operazione. Chiamate un decreto-legge «salva Italia», ma non dite alla gente che con quelle manovre ci mandate in recessione. Chiamate un decreto-legge «semplificazione» e, tanto per capirci, sulla semplificazione uno degli emendamenti della Lega chiedeva che il materiale di dragaggio dei greti dei torrenti, dei laghi, dei fiumi, se non inquinato, potesse essere riutilizzato in loco per riempimenti o per quello che può servire. No, è molto più semplice dire che il materiale di dragaggio debba andare tutto automaticamente nelle discariche e suppongo, Ministro, con grande gioia dei proprietari delle discariche.
L'altra questione, questa è veramente interessante - qualche collega lo ha già detto - è che per semplificare la vita a chi lavora, e in Italia sono sempre meno anche grazie a voi, vi siete inventati che gli autisti professionali, cioè quelli che per lavoro guidano i camion e i pullman, ogni dieci anni debbano essere sottoposti ad un corso, che probabilmente dovranno pagare (probabilmente pagheranno le autoscuole), per imparare a fare il lavoro che svolgono già da dieci, venti o trent'anni! Questa cosa voi avete il coraggio di chiamarla semplificazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Le do un consiglio, signor Ministro, se magari così mi dà un po' retta: provate a mettervi d'accordo, o cambiate il contenuto dei provvedimenti o cambiate i titoli dei provvedimenti, perché questo è un modo per prendere in giro gli italiani.
In più, i miei colleghi hanno fatto molti interventi. Io devo anche dire che ho avuto la sensazione, spesso sarà successo in passato, che questo provvedimento fosse poco conosciuto dal Governo e probabilmente scritto dai funzionari. Rischiamo di essere passati da un Governo che doveva essere dei tecnici e dei professori e che magari, invece, è il Governo dei funzionari e del sotto Governo di Roma. Tant'è vero che, come hanno detto i miei colleghi, qualche «marchetta» c'è entrata. «Marchetta» magari non entra nel linguaggio dei professori, ma vedo che vi siete adatti in fretta. Pag. 53
Infatti, far decidere ai produttori e agli importatori di pneumatici quale sia il fabbisogno per il riciclo e far decidere a loro stessi quanto prelevare dalle nostre tasche, francamente, signor Ministro, è scandaloso.
Per quanto riguarda altri tipi di materiali, decidono dei consorzi, come nel caso di COREPLA e COMIECO per plastica e carta. Quindi, perché non attribuire la competenza, in questo caso, visto che un consorzio ancora non c'è, ad una authority? Ne abbiamo tante. Siamo la Nazione delle authority: abbiamo mille parlamentari, milioni di dipendenti pubblici, ministri, ma non basta: dobbiamo fare anche le authority. Quindi, attribuiamo ad una authority la responsabilità di decidere quanto ogni cittadino debba pagare al signor Pirelli, ogni volta che cambia una gomma, per il suo smaltimento.
Quindi, signor Ministro, ho visto anche - lo dico con un po' di rammarico per i miei colleghi parlamentari del Partito Democratico e, in particolare, del Popolo della Libertà - un po' poco coraggio sui provvedimenti. Mi sarebbe piaciuto avere un po' di sponda sugli emendamenti di buon senso che abbiamo proposto, ma evidentemente questo non è possibile. Il Partito Democratico e il Popolo della Libertà hanno deciso di far fare a voi il lavoro sporco, di farvi fare le marchette e di goderne anche loro. Scusate, colleghi, ma questo non è tollerabile: il conto la Padania non lo vuole più pagare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Crosio, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento, chiedo la chiusura della discussione sulle linee generali.

PRESIDENTE. Sulla proposta di chiusura della discussione sulle linee generali, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, è evidente che ci aspettavamo questa richiesta da parte dei gruppi di maggioranza. Per noi è inaccettabile da un punto di vista di principio. Anche nel caso di questo testo, abbiamo fatto la scelta di entrare nel merito degli emendamenti.
Come già hanno anticipato i miei colleghi, volevamo illustrare le vere semplificazioni che non ci sono in questo testo, così come ha capito anche la maggioranza. Invito anche i ministri qui presenti in Parlamento, a valutare le proposte che sta facendo la Lega Nord Padania, che fin dai primi decreti-legge sul famoso «salva Italia» sono sempre entrate nel merito.
Per il Parlamento è inaccettabile che non si possa discutere. Si sta andando avanti solo con le questioni di fiducia e questo assolutamente non è un metodo democratico. Ma quello che ci interessa è risolvere i problemi del Paese. Sappiamo tutti che la burocrazia è tra i principali problemi di questo Paese. Su questo noi avevamo anche impostato un testo alternativo, che aveva messo alla luce alcune lacune del Governo precedente. Quindi, nonostante la nostra buona volontà e l'intervento dei colleghi, veramente questo è uno schiaffo ulteriore che viene dato al Parlamento.
La maggioranza se ne assume la responsabilità e quello che doveva essere un decreto-legge che migliorava la vita di cittadini e aziende, risulterà invece un danno. Noi lo dimostreremo con gli interventi di domani. Tenteremo ancora di modificarlo al Senato e sicuramente i cittadini stanno vedendo come questa maggioranza di 550 deputati, non riesce a Pag. 54risolvere le problematiche del Paese. La Lega Nord Padania, con forza, lo griderà in tutte le piazze. Lo faremo con i nostri emendamenti. Invitiamo anche la Presidenza e le forze politiche a comprendere che questo non è un metodo corretto di proseguire i lavori parlamentari.
Siamo assolutamente contrari alla chiusura anticipata della discussione e ve ne assumete la responsabilità. Non si sistema così il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi compiaccio anche per le sue qualità interpretative delle ragioni profonde del mio intervento che, con grande rispetto nei confronti di quanto detto dal collega Montagnoli, mi vede, comunque, nelle condizioni di dichiarare il voto favorevole sulla proposta formulata alla Presidenza dal capogruppo del gruppo parlamentare Futuro e Libertà per il Terzo Polo, onorevole Della Vedova.
Credo, signor Presidente, che sia stato di massima anche già tracciato un percorso per l'esame, in quest'Aula, di questo decreto-legge e credo che, essendosi già svolta grande parte della discussione sulle linee generali, che ha visto lo svolgimento di dodici interventi di cui, tra l'altro, nessuno del mio gruppo, ritengo, signor Presidente, che, essendo previsti altri sedici interventi, nell'economia dei nostri lavori, il voto di chiusura della discussione sulle linee generali, sia un atto che, in questo momento, si impone per poter dar corso, appunto, a quel percorso individuato già in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, che vedrebbe, a questo punto, la posizione della questione di fiducia da parte del Governo.
Pertanto, signor Presidente, in questa sede preannunzio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà sulla proposta formulata, alla Presidenza, da parte dell'onorevole Della Vedova. Ritengo che vi sarà un voto con un'ampia maggioranza, seppur col distinguo legittimo del gruppo della Lega Nord Padania e di quanti, coerentemente con le posizioni assunte nel corso del dibattito su questo provvedimento, abbiano già espresso contrarietà alla chiusura della discussione sulle linee generali, che si è svolta sino ad ora.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti... Essendo l'unico voto della giornata ovviamente aspettiamo i colleghi... Onorevole Casini, presidente Leone, faccia vedere come è atletico... Presidente Leone, ha sbagliato corridoio... Fate passare il presidente Leone... Onorevole Paniz... Ha votato? Presidente Leone, ha votato? Onorevole Ciccioli... Bene, è riuscito a votare al suo posto... Onorevole Di Biagio... Ha votato?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
404
Hanno votato
no 63).

Prendo atto che i deputati Ruben, Carfagna, Fitto, Sisto, Savino e Biasotti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento, ha facoltà di parlare un deputato, fra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione, per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta. Pag. 55
Prendo atto che nessuno chiede di intervenire.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 4940-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori rinunziano alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, il decreto-legge sulle semplificazioni, che ora è all'esame dell'Assemblea della Camera, è sicuramente un provvedimento complesso, che si occupa sia di semplificazioni, sia del versante dello sviluppo, con particolare riferimento all'istruzione e alla ricerca.
Le semplificazioni sono un elemento di crescita non perché aggiungano risorse, ma perché le liberano, dando maggiori opportunità e rendendo più semplice la vita ai cittadini e alle imprese. Per fare questo abbiamo utilizzato un metodo, che non è un'invenzione di questo Governo, basato sull'ascolto dei cittadini - anche con sistemi di consultazione telematica - delle associazioni di categoria e delle parti sociali.
Abbiamo utilizzato meccanismi di misurazione degli oneri gravanti sulle imprese, che ci hanno consentito, almeno in parte, di fare degli interventi mirati sui settori e sui costi più gravosi per le imprese.
Naturalmente, non abbiamo trascurato il versante della trasparenza perché - come è stato rilevato anche in sede di discussione sulle linee generali in questa Aula - anche questo, insieme alle semplificazioni, costituiscono tasselli di un rinnovato rapporto tra cittadino e amministrazione: un cittadino progressivamente meno suddito e un'amministrazione progressivamente meno potere e più servizio.
Il provvedimento è sicuramente migliorato nel confronto delle Commissioni. Da questo punto di vista, è doveroso ringraziare i presidenti delle Commissioni e tutti i gruppi presenti per l'atteggiamento mai ostruzionistico e sempre cooperativo e costruttivo.
Certo, il provvedimento poteva anche essere migliore come è stato detto. Poteva essere ulteriormente migliorato ed e sicuramente mio intendimento quello di valutare anche quelle proposte che non sono state accolte e trasfuse nel provvedimento. Anche se penso che oggi il problema principale sia quello di non incrementare ulteriormente il bagaglio normativo, ma soprattutto di impegnarsi per assicurare la corretta applicazione degli interventi contenuti in questo decreto-legge e nelle leggi precedenti perché si possa passare da una semplificazione magari realizzata, ma non abbastanza percepita e quindi non utilizzata dai cittadini e dalle imprese.
Per richiamare una cosa detta in sede di discussione sulle linee generali, il tempo perduto forse sarà bello da ricercare nella nostra memoria, non è invece bello perdere tempo quando lo stesso tempo potrebbe essere impiegato meglio. Intervenire sulle perdite di tempo è quello che si è inteso fare con questo provvedimento. Ringrazio ancora una volta per la collaborazione che il Governo ha avuto, pur nel confronto dialettico, nella sede delle Commissioni.

(Posizione della questione di fiducia - articolo unico - A.C. 4940-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Fioroni, ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti Pag. 56con il Parlamento. Le darò la parola dopo l'intervento del Ministro. Prego, Ministro Giarda.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, a nome del Governo pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo, nel testo delle Commissioni.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,30).

GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, oggi è successo un fatto politico: il segretario di un partito presente in questo Parlamento ha deciso di non partecipare ad un incontro prefissato con il Presidente del Consiglio, un atto politico lasciato alla libertà dei partiti e di ciascun segretario. Questa è stata la volta di Alfano, la prossima potrà essere la volta di un altro dei partiti che sostengono questo Governo. È un atto politico che è giusto, come hanno fatto gli onorevoli Casini e Bersani, criticare da parte delle forze politiche.
Inaccettabile, da parte nostra, è il commento di un Ministro tecnico, che giudica questo atto come una cosa schifosa. Cito le parole del Ministro Riccardi: «Voleva solo creare il caso, vogliono solo strumentalizzare, che è la cosa che mi fa più schifo della politica, ma quei tempi sono finiti». Ci sono cose in questa Camera che possono infastidire ognuno di noi. Siamo abituati a rispettare le opinioni degli altri, e anche criticarle, anche violentemente, non possiamo accettare - e vorremmo che il Ministro Riccardi venisse a spiegarlo prima del voto di fiducia domani - che un Governo tecnico esprima giudizi di questo tipo, non sul nostro segretario, su qualunque segretario che appoggi o non appoggi questa maggioranza. La mancanza di rispetto verso la politica ha raggiunto un livello difficilmente sopportabile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non è accettabile, soprattutto da un Ministro che si dice cattolico, un giudizio così sommario sull'espressione di una volontà politica che si forma all'interno di un partito, che è presente in quest'Aula perché democraticamente eletto. Come PdL, siamo al fianco del nostro segretario, che oggi nella sua libertà, come in quella di ognuno di noi, di ogni segretario di partito, ha fatto un gesto politico. Non accettiamo da parte di nessun Ministro di un Governo tecnico che ci sia verso il segretario di un partito che lo sostiene un giudizio di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, le avevo dato la parola perché pensavo che intervenisse sulla questione di fiducia. Per un corretto ordine dei nostri lavori, chiederei - ovviamente se ci sono, come mi sembra - interventi sulla questione di fiducia, poi darò la parola agli altri colleghi sull'ordine dei lavori. Mi sembrava che l'onorevole Fioroni volesse intervenire sulla questione di fiducia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, intendevo soltanto segnalare al Ministro Patroni Griffi e al Ministro Giarda che nel parere dato dalla Commissione bilancio e proposto dal Governo c'è una cosa che non ha precedenti nella storia della Repubblica: la programmazione dei docenti in questo Paese per il prossimo triennio non sarà più in relazione all'andamento demografico, cioè al numero dei bambini in età scolare che si iscriveranno alle nostre scuole, abili o diversamente abili, come è stato fino ad oggi. Nessun Governo aveva mai avuto in testa l'idea di far sì che la programmazione dei docenti da garantire ai nostri figli fosse una variabile diversa dall'andamento demografico. Noi l'abbiamo legata alla quantità di risparmi che abbiamo a disposizione. Credo che questo sia qualcosa di insopportabile Pag. 57(Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Siccome l'onorevole Crosetto, si è soffermato e ha disquisito sul termine schifezza, credo che anche questo emendamento possa essere catalogato con questa parola. Mi auguro che la previsione voglia essere corretta, perché la programmazione poteva essere legata solamente all'utilizzo dei risparmi per quelle mancate unità che potrebbero non essere risparmiate con l'ingresso delle ventisette ore per il ciclo della scuola elementare. Ma pensare che da oggi in poi la programmazione dell'educazione dei nostri figli in Italia sia legata non a quanti nascono, abili o diversamente abili, ma a quanti soldi abbiamo risparmiato con i tagli è una cosa indegna del nostro Paese (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, io non so dove fosse l'onorevole Fioroni in questi giorni, però non è che stiamo aiutando la scuola o, meglio, non è che non stiamo pensando alla scuola per quel che riguarda il numero dei ragazzi, ma solo con riferimento ai tagli, ma, addirittura, il suo partito ha proposto di aiutare la scuola cercando di incentivare le famiglie, le persone e i cittadini a giocare di più al lotto, a spendere soldi nei giochi più o meno leciti, aumentando le accise sulla benzina, sulla birra e su altre cose di questo genere (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico).
Poi, vi è stata, giustamente, la necessità di andare a correggere il tiro. Allora sono andati a prendere i soldi dove sempre il Ministro Tremonti era riuscito ad andarli a prendere, sentendoci dire che si trattava del bancomat dell'Italia, cioè attingendo alle risorse FAS (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Lì sono andati a prendere i soldi per coprire delle mascherate assunzioni, probabilmente a tempo indeterminato, di persone che adesso lavorano nella scuola. Quindi, quello che sta dicendo l'onorevole Fioroni esce dal cesto delle cose che poteva dire, magari, anche prima. Quanto a quello che ha detto l'onorevole Crosetto prima, non è la prima volta che lo sento dire in quest'Aula o nelle Commissioni. Che, però, ne traggano le conseguenze: tutte le volte dicono queste cose, ma non succede mai niente.
Un'ultima cosa, Ministro Giarda: prima un collega la nominava, dicendo: quando vedo entrare il Ministro Giarda in quest'Aula so già che viene per la fiducia. Naturalmente non potevamo che pensare a quello. Quando, invece, si è alzato il Ministro Patroni Griffi, ho pensato che toccasse a lui questo indegno compito, dopo che nelle Commissioni egli aveva seguito bene i lavori e quando si poteva tranquillamente portare a casa lo stesso testo, magari modificato, senza arrivare alla fiducia, perché i tempi c'erano e sicuramente non siamo stati noi a tirarla per le lunghe, ma quelli che sostengono il Governo.
L'unico mio appunto è una curiosità: Ministro Giarda, lei ha posto la fiducia sul testo uscito dalle Commissioni perché è rimasto intimorito dalle minacce dell'onorevole Bressa o la sua convinzione di porre la questione fiducia su questo testo, e non sul maxiemendamento che escludeva proprio quello che stava chiedendo adesso l'onorevole Fioroni, è autentica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Se avesse la gentilezza di rispondermi, andrei a letto più contento stasera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Questo non è un dialogo tra il Governo e l'onorevole Vanalli. Onorevole, mi sa che deve andare a letto contento lo stesso.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 58

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, magari, se suggerisce al collega di dare il numero di cellulare al Ministro, abbiamo risolto anche questo problema. Vi stancherò, vi annoierò, o forse sarete voi a stancare ed annoiare me, però, su questa questione del voto di fiducia, voglio tornare ancora una volta. Già quest'oggi ne ho accennato e il Presidente Fini, correttamente, ha ricordato come la posizione della questione di fiducia sia una prerogativa intangibile del Governo. Però, qui siamo in una situazione che ormai sta degenerando: stiamo facendo ricorso al voto di fiducia come se fosse una normalissima, fisiologica, prassi istituzionale. Invece, lo sappiamo, non è così. È una sorta di patologia, che serve a bloccare il confronto e la possibilità di produrre emendamenti e di ascoltare il dibattito nell'Aula ed impedisce di valorizzare il contributo che può venire dai singoli deputati e dai gruppi nel loro insieme.
Tuttavia, ho ribadito ancora una volta che questo non è l'atteggiamento più consono a quello che viene definito e si autodefinisce un Governo tecnico. Ancora oggi abbiamo avuto modo di disvelare la finzione che sta dietro la tecnicalità o tecnicità di questo Governo.
Oggi era previsto un incontro al vertice, ABC, Alfano, Bersani e Casini, e questo incontro è saltato. Abbiamo sentito, fra le varie questioni poste, tanto fumo, tanto polverone, addirittura lo scandalo perché il Ministro Riccardi ha giudicato le motivazioni del mancato incontro una «schifezza». In questi ultimi anni abbiamo sentito cose vergognose dette da altri Ministri e mi sorprende che nessuno si sia alzato ad esprimere una parola di solidarietà nei confronti del Ministro Riccardi. Bene, lo faccio io a nome del gruppo dell'Italia dei Valori: esprimiamo solidarietà al Ministro Riccardi. Altri ne chiedono le dimissioni. Benissimo, almeno vi sarà, finalmente, un confronto tutto politico. In verità, il mancato confronto di oggi è sostenuto da motivazioni politiche.
Non si vogliano affrontare alcuni nodi essenziali: la RAI, le frequenze, i nodi della giustizia e, soprattutto, il problema della corruzione. Questi sono i punti che stanno mettendo in fibrillazione questa maggioranza, PD, PdL, Terzo Polo, che stanno sostenendo questo che, ripeto, non è più un Governo tecnico, ma è un Governo politico, ma non per questo deve avere meno rispetto del Parlamento.
Per questo, ancora una volta, noi diciamo a questo Governo che ci costringe a votare contro la fiducia anche su un provvedimento, quello sulla semplificazione, di cui abbiamo colto la portata innovativa e per cui martedì siamo pronti a votare a favore dei contenuti, nel merito del provvedimento stesso. Ma, ancora una volta, ci costringete a votare contro la fiducia e, se continuate di questo passo, probabilmente non saremo più gli unici (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Volpi, che aveva chiesto di intervenire, non è presente in Aula.

ELENA CENTEMERO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, intervengo sull'articolo 50, che ha occupato la Commissione attività produttive, la Commissione affari costituzionali e la Commissione bilancio lungamente in questi giorni.
Voglio ribadire una cosa molto importante. All'interno di questo articolo 50 è contenuto un principio importante per le nostre istituzioni scolastiche che va a rendere reale l'autonomia, ossia il concetto di organico funzionale. Per la prima volta si collega l'organico funzionale a quello che è il contrasto di un fenomeno molto importante e diffuso nelle nostre scuole italiane che è il fenomeno del bullismo. Tutto questo nel rispetto di quelli che sono i limiti di spesa corrente.

Pag. 59

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, un minuto per una questione seria. Domattina scriveremo al Presidente della Camera a nome del Partito Democratico per chiedere - sarò rapido, ma credo che lei concorderà - che la Camera dei deputati formi una delegazione che possa fare visita, nei prossimi giorni, a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i nostri due marò che sono reclusi in India. Al di là, ovviamente, degli sforzi che il Governo sta facendo sul piano della giurisprudenza internazionale e sul piano diplomatico per ottenere la loro liberazione, io penso che il Parlamento abbia anche il dovere di fare sentire a loro il calore umano e la vicinanza del Paese.
Mi auguro che lei vorrà farsi interprete di questa nostra richiesta al Presidente della Camera e che potremo fare questa cosa per loro, per i due marò.

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, lo farò convintamente, come lei ha sottolineato, anche perché credo che ai nostri marò debba non solo andare la solidarietà di tutti noi, ma anche la vicinanza delle istituzioni, Camera dei deputati e Parlamento tutto.
Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo svoltasi questa mattina, è stata stabilita la seguente articolazione dei lavori conseguente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 4940-A - Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (da inviare al Senato - scadenza 9 aprile 2012), nel testo delle Commissioni.
Essendosi verificato l'accordo unanime dei gruppi per derogare al termine delle 24 ore tra la posizione e la votazione della questione di fiducia, la votazione per appello nominale inizierà domani, giovedì 8 marzo, alle ore 13,30.
Non essendovi richieste di intervento per l'illustrazione degli emendamenti, si passerà direttamente alle dichiarazioni di voto sulla fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto, con ripresa televisiva diretta, che avranno inizio alle ore 12 di domani (la seduta inizierà alle 11,45); dopo la votazione per appello nominale, il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione sarà rinviato alla settimana successiva.
L'illustrazione degli ordini del giorno, il cui termine per la presentazione è fissato alle ore 12 di lunedì 12 marzo, avrà luogo martedì 13 marzo (antimeridiana). Nella stessa giornata, a partire dalle ore 15, avrà luogo la votazione degli stessi, cui seguiranno dalle ore 18 le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta, e la votazione finale, intorno alle ore 19,30. Seguirà la votazione della questione pregiudiziale Dozzo ed altri n. 1 riferita al disegno di legge n. 5025 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività (Approvato dal Senato - scadenza 24 marzo 2012).
Per quanto riguarda gli altri argomenti previsti per la prossima settimana, lunedì 12 marzo si svolgerà la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4999 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, recante misure straordinarie e urgenti in materia ambientale (Approvato dal Senato - scadenza 25 marzo 2012), nonché degli altri argomenti già previsti in calendario. Il seguito dell'esame di questi argomenti e della proposta di legge n. 2094 - Modifiche al codice di procedura penale per la definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto, avrà luogo nel corso della settimana.
Nella seduta di venerdì 9 marzo avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.

Pag. 60

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 8 marzo 2012, alle 11,45:

Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (C. 4940-A).
- Relatori: Giovanelli (per la I Commissione) e Saglia (per la X Commissione), per la maggioranza; Vanalli (per la I Commissione) e Fava (per la X Commissione), di minoranza.

La seduta termina alle 20,50.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO STEFANO SAGLIA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4940-A

STEFANO SAGLIA, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Il provvedimento all'esame dell'Aula ha subito numerosi interventi emendativi nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite I e X.
Darò quindi conto sinteticamente delle disposizioni riconducibili alla X Commissione, rilevando le modifiche intervenute.
L'articolo 3, al comma 1, modificato dalle Commissioni riunite, introduce alcune misure in tema di riduzione degli oneri amministrativi a carico di cittadini e imprese, attraverso una novella all'articolo 8 della legge n 180 del 2011 (cosiddetto statuto delle imprese).
L'articolo 9, modificato dalle Commissioni riunite, demanda ad un decreto interministeriale, di cui non viene indicato il termine per l'emanazione, l'approvazione di un modello di dichiarazione unica di conformità degli impianti, che sostituirà le dichiarazioni previste dalla normativa vigente. Si prevede, inoltre, che la dichiarazione unica di conformità e la documentazione allegata non siano soggette ad obbligo di comunicazione (salvo le contemplate eccezioni) ma solo esibite, a richiesta dell'amministrazione, per i relativi controlli.
L'articolo 12, modificato in sede referente, reca una serie di misure volte alla semplificazione delle procedure relative agli impianti produttivi e alle iniziative e attività delle imprese, compresa l'attività agricola.
In particolare, si escludono specifici settori (servizi finanziari, procedimenti tributari, in materia di giochi pubblici e di tabacchi lavorati) dall'applicazione delle disposizioni di semplificazione.
L'articolo 12-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, demanda ad un decreto interministeriale la definizione di nuove modalità per le comunicazioni obbligatorie di dati a carico dei comuni nei confronti di altre amministrazioni pubbliche.
L'articolo 14, modificato dalle Commissioni riunite, detta i principi cui deve ispirarsi l'attività delle pubbliche amministrazioni in materia di controlli sulle imprese, ad esclusione dei controlli in materia fiscale e finanziaria, per i quali continuano ad applicarsi le normative vigenti. In particolare, si prevede l'acquisizione d'ufficio, da parte delle amministrazioni pubbliche ai sensi dell'articolo 43 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 200, n. 445, del DURC dei lavori pubblici e privati dell'edilizia.
L'articolo 15, con effetto a decorrere dal 1o aprile 2012, trasferisce la competenza in materia di astensione anticipata dal lavoro delle lavoratrici in gravidanza alla Direzione territoriale del lavoro e alla ASL in luogo del servizio ispettivo del Ministero del lavoro.
L'articolo 19 precisa le nozioni di omessa ed infedele registrazione di dati nel libro unico del lavoro, al fine di chiarire l'ambito di applicazione delle relative sanzioni amministrative.
L'articolo 20 reca una serie di novelle al decreto legislativo n. 163 del 2006, Codice Pag. 61dei contratti pubblici, e al relativo Regolamento di attuazione, volte ad introdurre importanti innovazioni, tra le quali le più rilevanti riguardano l'introduzione della disciplina della Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici, che sarà operativa a decorrere dal 1o gennaio 2013, e delle procedure per la selezione dello sponsor per il finanziamento e la realizzazione degli interventi relativi ai beni culturali, nonché la modifica dei criteri di accertamento e di valutazione dei lavori eseguiti all'estero da parte di imprese italiane.
L'articolo 21 precisa, in caso di responsabilità solidale tra committente, appaltatore ed eventuale subappaltatore negli appalti di opere o servizi, che le retribuzioni da corrispondere ai lavoratori siano comprensive delle quote di trattamento di fine rapporto, che debbano essere corrisposti i premi assicurativi e che si escluda qualsiasi obbligo per le sanzioni civili di cui risponde solo il responsabile dell'inadempimento. Nel corso dell'esame in sede referente, le Commissioni hanno integrato il testo dell'articolo per disciplinare il procedimento di escussione di appaltatore e committente per i crediti di lavoro.
L'articolo 22 interviene sulla procedura di adozione delle delibere del CIPE, estendendo ai finanziamenti destinati alla realizzazione dei progetti e dei programmi di intervento pubblico la norma di cui all'articolo 41, comma 4, del decreto legge n. 201 del 2011, che indica un termine di trenta giorni per la formalizzazione e la trasmissione delle delibere medesime al Presidente del Consiglio dei ministri. Inoltre, in relazione al recepimento della direttiva CE n. 12 del 2009 ad opera del decreto-legge n. 1 del 2012, fa salvo il completamento delle procedure per la stipula dei contratti di programma in corso, che dovranno concludersi entro il 31 dicembre 2012. Infine, viene confermata la misura dei diritti aeroportuali determinata dai contratti di programma già stipulati, prevedendo l'applicazione della normativa introdotta dal citato decreto-legge n. 1 del 2012 a partire dalla scadenza di detti contratti.
L'articolo 23 demanda ad un regolamento di delegificazione (da emanarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del decreto) la disciplina dell'autorizzazione unica ambientale per le PMI, e, sulla base di una modifica approvata nel corso dell'esame in sede referente, per gli impianti non soggetti ad autorizzazione integrata ambientale (AIA). Tale autorizzazione sarà rilasciata da un unico ente e sostituirà ogni atto di comunicazione, notifica ed autorizzazione previsto dalla legislazione vigente in materia ambientale. Durante l'esame in sede referente, infine, è stato introdotto il comma 2-bis che prevede che la realizzazione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici è sottoposta alla disciplina della Segnalazione Certificata di Inizio Attività (Scia) di cui all'articolo 19 della legge n. 241 del 1990.
L'articolo 24 reca una serie di novelle alle disposizioni del Codice dell'ambiente (decreto-legislativo n. 152 del 2006) di immediata applicazione. In particolare, viene previsto l'assoggettamento ad AIA (autorizzazione integrata ambientale) dei terminali di rigassificazione e degli altri impianti localizzati in mare su piattaforme off-shore e la modifica dell'articolo 109, relativo alle procedure autorizzatorie per l'immersione in mare di materiale derivante da attività di scavo. In materia di oli usati, una disposizione transitoria consente alle operazioni di rigenerazione degli oli usati di derogare ai limiti vigenti, nel rispetto della normativa comunitaria, fermi restando quelli stabiliti per il parametro PCB/PCT, mentre una novella all'articolo 228 ridisciplina la procedura per la determinazione del contributo ambientale per il recupero degli pneumatici fuori uso (PFU).
La lettera i-bis), inserita durante l'esame in sede referente, introduce l'obbligo, per le imprese che effettuano il trasporto transfrontaliero di rifiuti, fra le quali quelle da imballaggio, di allegare per ogni spedizione una dichiarazione dell'Autorità del Paese di destinazione.
La stessa disposizione disciplina il contenuto informativo della dichiarazione citata, prevedendo che dalla stessa deve risultare: che nella legislazione nazionale non vi sono norme ambientali meno rigorose Pag. 62di quelle previste dal diritto comunitario, ivi incluso un sistema di controllo sulle emissioni di gas-serra; che l'operazione di recupero nel Paese di destinazione sia effettuata con modalità equivalenti, dal punto di vista ambientale, a quelle previste dalla legislazione in materia di rifiuti del Paese di provenienza.
L'articolo 25 reca misure di semplificazione per il mondo agricolo, prevedendo che i diversi soggetti pubblici, custodi di informazioni organizzate in banche dati - segnatamente AGEA e organismi pagatori, Agenzia delle entrate, INPS, Camere di commercio - possano entrare in connessione.
In particolare, si prevede che il fascicolo aziendale elettronico, tenuto da AGEA, sia accessibile da parte delle pubbliche amministrazioni, e che faccia fede per i rapporti che le stesse instaurano con il titolare dell'azienda agricola. Le Commissioni I e X hanno integrato la norma specificando che l'utilizzo dei dati contenuti nel fascicolo aziendale da parte delle pubbliche amministrazioni è consentito anche nel caso in cui a curare la tenuta e l'aggiornamento dello stesso siano i Centri autorizzati di assistenza agricola.
L'articolo 26, modificato dalle Commissioni riunite, rivede in senso restrittivo la definizione di bosco e di arboricoltura da legno in modo da escludere talune superfici dal regime vincolistico che si applica a tali territori.
L'articolo 27 interviene in materia di vendita diretta dei prodotti agricoli, prevedendo, a parziale modifica della normativa in vigore (primo periodo del comma 2 dell'articolo 4 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n.228), che l'obbligo di comunicazione al comune non rivesta più carattere preventivo e che la vendita possa essere effettuata dalla data di invio della comunicazione e non più decorsi 30 giorni dal ricevimento della stessa.
L'articolo 28 novella l'articolo 193 del decreto-legislativo n. 152 del 2006 al fine di escludere dall'applicazione della disciplina riguardante il trasporto di rifiuti talune operazioni di movimentazione dei rifiuti verso il deposito temporaneo da parte delle imprese agricole e, conseguentemente, modifica la definizione di deposito temporaneo di cui all'articolo 183 del citato decreto.
L'articolo 29 dispone che i progetti di riconversione del comparto bieticolo-saccarifero, previsti dall'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 2 del 2006, rivestano «carattere di interesse nazionale» - anche ai fini della definizione e del perfezionamento dei processi autorizzativi e dell'effettiva entrata in esercizio - e che per tali progetti possa essere nominato un commissario ad acta per garantirne l'esecutività.
L'articolo 30 semplifica le procedure che le imprese devono seguire per ottenere il finanziamento ai propri progetti di ricerca industriale, ed estende i finanziamenti alle attività svolte sulla base di progetti cofinanziati dall'Unione europea a seguito di bandi internazionali di ricerca industriale.
L'articolo 31 dispone alcune misure di semplificazione delle procedure di verifica relative alla ricerca di base, in particolare disponendo che le verifiche scientifiche, amministrative e contabili relative ai risultati dei progetti di ricerca siano effettuate solo al termine dei progetti stessi. Conferma, inoltre, la destinazione del 10 per cento del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST) a ricercatori di età inferiore a 40 anni, innovando, però, la procedura.
L'articolo 31-bis, inserito dalle Commissioni riunite I e X, istituisce la Scuola sperimentale di dottorato internazionale denominata Gran Sasso Science Institute (GSSI).
L'articolo 32, modificato dalle Commissioni riunite, stabilisce misure di semplificazione in materia di ricerca, ulteriori rispetto a quelle recate dall'articolo 31, con riferimento alle procedure istruttorie, valutative, di spesa e di controllo. In particolare, dispone l'utilizzo di valutazioni e graduatone già adottate in sede comunitaria in relazione a progetti a esclusiva ricaduta nazionale, e l'introduzione di alcune novità relative al Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST), tra le quali la rimodulazione delle modalità di utilizzazione. Pag. 63
L'articolo 33, modificato in sede referente, prevede la possibilità di collocare in aspettativa senza assegni il personale dipendente inquadrato nel ruolo dei ricercatori degli enti pubblici di ricerca e delle università, in seguito all'attribuzione di grant comunitari o internazionali.
L'articolo 34 estende l'abilitazione concessa alle imprese che svolgono attività d'installazione e manutenzione d'impianti negli edifici a tutte le tipologie di edifici, a prescindere dalla loro specifica destinazione d'uso.
L'articolo 37, modificato dalle Commissioni riunite, impone alle imprese costituite in forma societaria che ancora non vi abbiano provveduto, a comunicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata al registro delle imprese, pena la sospensione della domanda di iscrizione stessa.
L'articolo 38 consente anche ai laureati in discipline diverse da quelle previste a regime di svolgere le funzioni di responsabile di depositi che trattano esclusivamente gas medicinali.
L'articolo 39 dispone che non sia più richiesto ai responsabili tecnici delle imprese di autoriparazione di essere fisicamente idonei all'esercizio dell'attività.
L'articolo 40 sopprime l'obbligo di chiusura domenicale e festiva per le imprese di panificazione di natura produttiva.
L'articolo 41, modificato in sede referente, semplifica l'attività temporanea di somministrazione di alimenti e bevande in occasione di sagre, fiere, manifestazioni religiose, tradizionali e culturali o eventi locali straordinari, prevedendo che possa essere iniziata con la semplice segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), e senza che sia necessario il possesso di specifici requisiti previsti dalla legge.
L'articolo 42 prevede che l'ammissione dell'intervento conservativo volontario su beni culturali ai contributi statali stabiliti agli articolo 35 e 37 del Codice dei beni culturali sia disposta dagli organi del Ministero in base all'ammontare delle risorse disponibili, determinate annualmente con decreto ministeriale.
L'articolo 46, modificato dalle Commissioni riunite, attribuisce al Ministero della difesa la facoltà di procedere alla trasformazione in soggetti di diritto privato di enti non economici vigilati dal medesimo dicastero. Inoltre, esclude il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti dall'applicazione delle norme vigenti in materia di soppressione degli organi collegiali e di riduzione dei relativi componenti. Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite I e X, è stata inserita una norma interpretativa delle disposizioni di cui all'articolo 9, comma I-ter, del decreto-legge 15 aprile 2002, n. 63, relative all'individuazione da parte del Ministero dell'economia delle liquidazioni gravemente deficitarie per le quali si deve far luogo alla liquidazione coatta amministrativa, nell'ambito della procedura finalizzata alla definitiva soppressione degli enti pubblici di cui alla legge 4 dicembre 1956, n. 1404.
L'articolo 47, modificato in sede referente, contiene indicazioni di principio relative alle azioni che il Governo assumerà per il perseguimento degli obiettivi dell'agenda digitale europea. Si prevede, in particolare, l'istituzione di una cabina di regia per l'attuazione dell'agenda digitale italiana.
Nel corso dell'esame in sede referente, le Commissioni riunite hanno introdotto alcuni articoli aggiuntivi: l'articolo 47-bis, sulla semplificazione in materia di sanità digitale; l'articolo 47-ter, che integra il Codice dell'amministrazione digitale (CAD); l'articolo 47-quater, che novella il Codice dell'amministrazione digitale, disponendo che le amministrazioni pubbliche e le società partecipate utilizzino esclusivamente i canali e i servizi telematici, per determinate tipologie di atti; l'articolo 47-quinquies, che disciplina le istanze e le dichiarazioni presentate alle pubbliche amministrazioni per via telematica; l'articolo 47-sexies, relativo all'indice degli indirizzi delle pubbliche amministrazioni, realizzato e gestito a cura di DigitPA.
L'articolo 53, modificato in sede referente, prevede l'approvazione di un «Piano nazionale di edilizia scolastica» Pag. 64entro 90 giorni dall'entrata in vigore del decreto e, nelle more dell'approvazione di tale Piano, di un «Piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici esistenti e di costruzione di nuovi edifici scolastici», nonché l'adozione di misure per il miglioramento dell'efficienza degli usi finali di energia negli edifici adibiti a istituzioni scolastiche, università ed enti di ricerca entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del decreto sulla base di linee guida che dovranno essere predisposte entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto. Si demanda, inoltre, ad un decreto interministeriale - da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto - la definizione delle norme tecniche-quadro con gli indici minimi e massimi di funzionalità urbanistica, edilizia e didattica, allo scopo di adeguare la normativa tecnica vigente agli standard europei e alle più moderne concezioni di impiego degli edifici scolastici.
L'articolo 56, modificato dalle Commissioni riunite, novella il Codice del turismo, prevedendo la promozione del turismo accessibile per i giovani, gli anziani e le persone con disabilità, e che il «Fondo buoni vacanze» non sia più alimentato anche da parte dei proventi dell'8 per mille devoluto allo Stato. Inoltre, consente di dare in concessione a comunità, anche giovanili, ad enti, ad associazioni maggiormente rappresentative degli enti locali, ad organizzazioni di volontariato, a cooperative sociali o a comunità terapeutiche e centri di recupero e cura di tossicodipendenti, nonché alle associazioni di protezione ambientale riconosciute, i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata che abbiano caratteristiche tali da consentirne l'uso per scopi turistici, dando preferenza alle cooperative sociali o ai consorzi di cooperative sociali di giovani di età inferiore a 35 anni. Infine, viene elevata la quota massima delle risorse utilizzabili per il finanziamento delle opere essenziali e delle attività di organizzazione e gestione dell'Expo 2015.
L'articolo 57, modificato in sede referente, qualifica direttamente come «strategici» una serie di infrastrutture e insediamenti del settore energetico. Inoltre, trasferisce dalle Regioni allo Stato (d'intesa con le Regioni interessate) la competenza alle autorizzazioni concernenti la relativa realizzazione, e abbrevia a 180 giorni il procedimento, inclusa la procedura di VIA. Si semplificano, inoltre, le procedure per la modifica degli stabilimenti/insediamenti esistenti, prevedendo accordi di programma tra amministrazioni interessate e il mantenimento di validità di autorizzazioni esistenti.
Viene inoltre armonizzata su 10 anni la durata minima delle nuove concessioni demaniali concernenti i depositi costieri, e abolito l'obbligo di colorazione della benzina senza piombo.
L'articolo 57-bis, inserito dalle Commissioni riunite, prevede l'individuazione - aggiornata poi con periodicità almeno biennale - degli impianti e delle infrastrutture energetiche identificati come prioritari tramite un DPCM da emanarsi entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
L'articolo 58 semplifica alcuni aspetti dei procedimenti sanzionatori davanti all'Autorità per l'Energia e il gas.
L'articolo 59 proroga di un anno il credito d'imposta per nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno, ponendo la copertura dell'onere a carico dei Programmi Operativi Regionali (POR) cofinanziati dal Fondo sociale europeo.
L'articolo 60, modificato in sede referente, prevede l'avvio di una sperimentazione, nei comuni con più di 250.000 abitanti, per favorire la diffusione della carta acquisti tra le fasce della popolazione in condizione di maggiore bisogno. È rimessa ad un successivo decreto ministeriale la definizione precisa delle caratteristiche della sperimentazione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4940-A - chiusura discus. gen. 467 467 234 404 63 37 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.