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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 594 di martedì 28 febbraio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 10,30.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 24 febbraio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Allasia, Antonione, Berardi, Bongiorno, Brugger, Bucchino, Buonfiglio, Centemero, Cirielli, Commercio, Dal Lago, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Iannaccone, Jannone, Lombardo, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Ricardo Antonio Merlo, Migliavacca, Misiti, Mura, Narducci, Nucara, Picchi, Pisicchio, Paolo Russo, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulle recenti vicende della compagnia di navigazione Tirrenia, con particolare riferimento alla questione dei collegamenti da e per la Sardegna (ore 10,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle recenti vicende della compagnia di navigazione Tirrenia, con particolare riferimento alla questione dei collegamenti da e per la Sardegna.
Dopo l'intervento del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, la Tirrenia navigazione è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'agosto 2010, ai sensi del decreto-legge n. 347 del 2003 (cosiddetta legge Marzano). Il dottor Giancarlo D'Andrea è stato, in quell'occasione, nominato commissario straordinario.
Sempre con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 17 settembre 2010, la procedura di amministrazione straordinaria è stata estesa alla Siremar (Sicilia regionale marittima Spa), interamente controllata dalla Tirrenia, ed è stato nominato commissario straordinario lo stesso dottor D'Andrea. Pag. 2
Al fine di consentire la prosecuzione del servizio pubblico di trasporto marittimo, il commissario ha ritenuto di avvalersi della garanzia dello Stato, rispetto alla quale la Commissione europea non ha rilevato profili di incompatibilità con il mercato interno. Conseguentemente, la Tirrenia ha contratto un finanziamento bancario garantito dal Tesoro dello Stato per 25 milioni di euro, che potrà essere rimborsato a valere sul corrispettivo della vendita dei beni aziendali.
Nel gennaio 2011, l'allora Ministro dello sviluppo economico ha autorizzato la cessione dei complessi aziendali facenti capo, rispettivamente, a Tirrenia e Siremar, ed è stata di conseguenza avviata la procedura di dismissione mediante pubblicazione, sui principali quotidiani nazionali ed esteri, dell'invito a manifestare interesse all'acquisto degli asset sia di Tirrenia sia di Siremar.
Al fine di consentire il completamento della procedura, è stata autorizzata la proroga per un ulteriore anno del programma di cessione, la cui scadenza, allo stato, è prevista per il 26 gennaio 2013, fatta salva l'ulteriore proroga, sempre di un anno, attivabile su richiesta del commissario ove la procedura si riveli di particolare complessità. In particolare, la procedura di cessione prevede la stipula, da parte del Ministero, delle nuove convenzioni per il trasporto marittimo di durata di otto anni con il soggetto aggiudicatario, ai sensi della legge n. 163 del 2010; si prevede, altresì, l'obbligo, per l'acquirente, di assorbire l'intero livello occupazionale delle società e di mantenere tale livello almeno per il biennio successivo all'acquisto.
Relativamente all'acquisizione della Tirrenia, il Ministero dello sviluppo economico con provvedimento del maggio 2011 ha autorizzato il commissario ad accettare l'unica offerta pervenuta per l'acquisto del complesso aziendale, ossia quella da parte della Compagnia italiana di navigazione (CIN), che è una cordata composta da tre fra i maggiori operatori del settore: Moby, Grandi navi veloci (il cui 50 per cento è detenuto da MSC) e Grimaldi.
L'offerta della CIN prevede un corrispettivo per l'acquisto pari a 380,1 milioni di euro, pari al valore della perizia dell'esperto indipendente, da corrispondersi in questo modo: 200 milioni di euro al momento del trasferimento del complesso aziendale ed il residuo in tre rate, di cui l'ultima a scadere in corrispondenza dell'ottavo e ultimo anno della convenzione di trasporto marittimo. Il 25 luglio 2011 è stato stipulato il contratto di cessione dei complessi aziendali e di recente è stato stipulato l'accordo con le organizzazioni sindacali per il trasferimento di tutto il personale.
Si evidenzia che le modalità e le condizioni di svolgimento della procedura di vendita del complesso di Tirrenia sono state tutte preventivamente condivise, sia a livello nazionale che europeo, in incontri che si sono tenuti nel mese di settembre 2010 tra i soggetti istituzionalmente coinvolti.
Risulta, peraltro, tuttora aperta in sede comunitaria la procedura di infrazione attinente al ritardo con il quale l'Italia ha proceduto alla privatizzazione del cabotaggio marittimo. Detta procedura si innesta direttamente sull'accordo raggiunto fin dal 2009 con la Commissione per la vendita delle rotte insieme con le navi.
Allo stato tale procedimento è sostanzialmente congelato in attesa degli sviluppi attinenti a procedimenti relativi agli altri dossier pendenti presso l'Unione europea. Il primo è un procedimento sorto dall'indagine avviata dalla Commissione europea per possibili aiuti di Stato al gruppo Tirrenia. In tale procedimento, oltre a mettere in discussione le pregresse compensazioni per oneri di servizio pubblico, la Commissione intende indagare sulla procedura di vendita di Tirrenia e Siremar secondo le modalità «navi più rotte», frutto dell'accordo originario a suo tempo condiviso con la DG trasporti della stessa Commissione.
Il secondo procedimento è invece pendente presso l'Antitrust europea ed è scaturito Pag. 3a seguito della formale notifica avvenuta nel novembre scorso da parte della CIN con cui ha comunicato l'acquisizione del controllo congiunto del ramo d'azienda in base al regolamento (CE) n. 139 del 2004 in materia di concentrazioni tra imprese.
Nell'evidenziare che l'unico soggetto legittimato a partecipare a pieno titolo alla procedura antitrust è il soggetto aggiudicatario, si sottolinea in ogni caso che la Tirrenia, oltre a partecipare ad alcuni incontri con i servizi della Commissione europea in qualità di terzo interessato, ha costantemente cooperato con le parti notificanti fornendo in modo tempestivo ed esauriente i dati, le informazioni e i chiarimenti di volta in volta richiesti ai fini del procedimento.
Nell'ambito della prima fase del procedimento la Compagnia Italiana di Navigazione ha sottoposto alla Commissione diverse misure volte a ridurre l'impatto concorrenziale dell'operazione, in modo da porre rimedio ai profili di criticità sollevati dalla Commissione stessa, in particolare con riferimento alle rotte da e per la Sardegna.
Allo stato risulta che la Direzione generale per la concorrenza ha concluso la prima fase manifestando dubbi sull'impatto concorrenziale dell'operazione della CIN in ragione delle quote elevate che la società della cordata - pari al 100 per cento - verrebbero a detenere su alcune rotte interessate.
Gli impegni assunti dalla CIN, secondo le valutazioni assunte in sede alla procedura antitrust, sono stati ritenuti non sufficienti a consentire l'autorizzazione dell'operazione di concentrazione. Conseguentemente, con la decisione in data 18 gennaio 2012, la Commissione ha ritenuto necessario avviare la seconda fase del procedimento. A questo punto la Commissione dispone di novanta giorni lavorativi per portare a termine l'indagine avviata e di conseguenza la decisione finale dovrebbe pervenire nei primi giorni di giugno 2012.
Il Ministero sta seguendo con particolare attenzione la definizione delle complesse procedure di vendita ed in particolare le varie fasi dell'indagine pendenti dinanzi all'Antitrust auspicando che possa essere trovata, da parte dell'acquirente, una soluzione condivisa con le istituzioni europee. Le misure oggetto di valutazione sembra possano consentire, infatti, di portare positivamente a conclusione l'operazione di dismissione risolvendo, al tempo stesso, i problemi di concorrenza rilevati dalla Commissione.
Attualmente, sulla base degli elementi forniti dalla gestione commissariale, risulta che le parti acquirenti stanno valutando come rafforzare ulteriormente gli impegni già presentati ricercando le misure correttive da adottare al fine di fornire una soluzione strutturale e definitiva ai problemi concorrenziali rilevati in sede antitrust.
Per quanto riguarda, infine, le garanzie sul trasporto pubblico in vista della stagione estiva 2012, si evidenzia che il quadro normativo convenzionale contrattuale nell'ambito del quale si è data attuazione al processo di vendita della Tirrenia attualmente in corso consentirà, fermo restando quanto detto sopra, il passaggio del compendio aziendale in capo al soggetto acquirente senza alcun pregiudizio per la continuità del servizio pubblico di collegamento marittimo. La cessione del ramo d'azienda avrà quindi luogo senza alcun pregiudizio per l'utenza e la continuità territoriale.
Si rileva che Tirrenia è tenuta, nell'esercizio dell'attività di pubblico servizio, al rispetto di rilevanti obblighi di informazione nei confronti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: in particolare, eventuali variazioni del regime tariffario, delle modalità di impiego della flotta sociale e di esercizio delle tratte convenzionate devono essere sempre preventivamente comunicate da Tirrenia al Ministero e nella maggior parte dei casi sono subordinate ad una preventiva espressa autorizzazione da parte di quest'ultimo.
Il Ministero concedente, inoltre, è titolare di un potere sanzionatorio nei confronti Pag. 4di Tirrenia per il caso di mancata ottemperanza, senza giustificato motivo, agli obblighi di pubblico servizio.
In particolare, in base al testo della vigente convenzione, per i viaggi omessi, interrotti o comunque non effettuati in assenza di causa di forza maggiore e senza l'autorizzazione del Ministero, la società perde la corrispondente parte di sovvenzione e può essere assoggettata all'irrogazione di penalità e sanzioni.
Si precisa, infine, che, come comunicato dal commissario, a far data dal 14 novembre 2011, Tirrenia ha aperto alla prenotazione e alla vendita tutti i collegamenti da e per la Sardegna e la Sicilia. Da tale data, in particolare, è possibile per l'utenza prenotare ed acquistare i biglietti per la stagione estiva e sino al 31 dicembre 2012.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, da un superministro ci saremmo aspettati molto di più. È evidente che la risposta è tecnica e burocratica e il tema, invece, è drammaticamente serio, rispetto ad una questione che, da anni, riguarda la Sardegna e i collegamenti tra l'isola e il resto del Paese.
Il Ministro ha omesso un dato: la Tirrenia verrà venduta per 380 milioni di euro e chi la acquisterà guadagnerà, nell'arco dei prossimi sette anni, di sole sovvenzioni pubbliche, 560 milioni di euro. Credo sia un dato emblematico, che sfugge ai più, non rispetto a un favore o un regalo che viene fatto alla Sardegna, ma rispetto a un diritto di collegamento alla pari di tutte le altre regioni italiane ed europee con il resto del continente.
Mi dispiace, Ministro, perdoni la schiettezza: la complicità che caratterizza lo Stato verso la Tirrenia è ormai consolidato e da lei ci saremmo aspettati qualcosa di più, come, per esempio, la presa d'atto che la Tirrenia è ancora una società pubblica, che la governa un commissario statale e che le convenzioni dipendono dal Ministro dei trasporti, quindi da lei.
Per quale motivo sceglie di non decidere, per esempio, sul fatto emblematico che la Tirrenia ha ancora costi di trasporto che sono superiori rispetto ad un'altra compagnia regionale pubblica, che fa pagare molto meno di quanto faccia pagare oggi la Tirrenia? Per quale motivo il commissario si arroga il diritto, per quattro anni di seguito, di cancellare le rotte più importanti, cito per tutte la Olbia-Genova? Inoltre, stranamente, ogni inizio d'anno, si guasta una nave o va in manutenzione, senza che sia data alcuna giustificazione credibile, forse anche per quel potere sanzionatorio, che lei ha richiamato, che non viene attuato, che molto spesso viene dimenticato o che, comunque, è irrisorio rispetto all'atteggiamento palese di favorire davvero la complicità con i privati, che si registra ormai da troppo tempo sulla gestione della Tirrenia.
Quali sono, Ministro, gli interessi che vi ruotano intorno? Perché non si agisce? Ciò vale per ieri come oggi, senza sottrarre alla responsabilità nemmeno il Governo precedente, su questo fare giocato sulla testa della Sardegna e dei sardi.
Credo che anche un Ministro tecnico, ma con grandi responsabilità, abbia il dovere di prendere atto che l'Unione europea ha detto che sino a giugno non si può procedere alla vendita di Tirrenia, non si può dare in mano a privati questa società e, quindi, bisogna assumersi delle responsabilità molto chiare, e l'unico soggetto che le può assumere e che ha il dovere e gli strumenti è il Ministro dei trasporti. E cosa deve fare? Deve decidere di evitare che vi sia un altro anno di speculazione sulla Sardegna e sui mari che la collegano con la penisola, perché se il Ministro non interviene con la revisione puntuale delle convenzioni, con il regime straordinario per 2012 avremo davvero una situazione tale per cui a febbraio, marzo o forse aprile non sarà possibile avere la rotta coperta, onorata e prevista Pag. 5dalle convenzioni e, dall'altra, avremo favorito, in questa assenza del mercato, i soci privati che concorrono all'acquisto della Tirrenia.
Ma vi è un'altra domanda, Ministro: dove finiscono questi 72 milioni di euro? Dov'è la contabilità?
Avremmo voluto sapere quanto la Tirrenia prende in meno rispetto a tutte le corse che ha annullato o cancellato senza autorizzazione e senza alcun tipo di concorso, per esempio, con la regione Sardegna, che ha, purtroppo, anche la competenza della continuità territoriale per uno scellerato provvedimento del 2006.
Allora, con tutte queste risorse, perché il commissario D'Andrea non spiega perché ha cancellato la rotta Cagliari-Civitavecchia, la Arbatax-Civitavecchia e la Olbia-Genova?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURO PILI. Signor Ministro, lei ha il potere e il dovere di agire, quindi credo sia assolutamente indispensabile, da una parte, rivedere immediatamente le convenzioni con un decreto che spetta al Ministro e che sarà trasmesso al CIPE e, dall'altra, porsi davanti a una duplice strada: agire o tacere, anche allontanando, se necessario - come io credo - il commissario D'Andrea per una scellerata gestione della Tirrenia, che ha portato a un disastro economico nel 2011 che credo, con questa situazione, possa reiterarsi anche nel 2012.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, ho sempre apprezzato l'obiettività del collega Pili, anche quando sui banchi del Governo c'erano i colleghi del suo partito. Francamente, mi ha stupito un po' il tono e anche la natura di qualche domanda riferita ai nuovi responsabili di questo settore, che siedono transitoriamente fino al 2013 su quei banchi.
Onorevoli Pili, la vicenda Tirrenia è lunga e contraddittoria e vi sono delle responsabilità. Anche la procedura che lei richiamava è una procedura che abbiamo contestato insieme. Ora, alla luce dei rilievi annunciati e che ci aspettavamo da parte dell'Europa, le responsabilità certamente non possono essere ascritte al nuovo responsabile del Dicastero dei trasporti che, evidentemente, non ha bisogno della mia difesa d'ufficio, poiché ho visto sapersi difendere da solo.
Colgo invece questa occasione per porre alcune domande. La vicenda Tirrenia, come dicevamo, è una sorta di CAI del mare in sedicesimo: stessi ingredienti, stesse procedure e stessi vizi. Al di là di questo, sarà l'Europa a dirci entro giugno come andrà a finire. Vorrei piuttosto chiedere al Governo se su alcune questioni non risolte, per le quali l'isola della Sardegna e i sardi stanno pagando da diverso tempo, non sia il caso di intervenire con molto coraggio, che io riconosco voi avete avuto rispetto ad altre questioni e ad altri passati.
Per la vicenda della continuità territoriale, signor Ministro, penso ci siano tutte le condizioni. Per quanto riguarda la Sardegna ci troviamo di fronte a un caso quasi unico nel Mediterraneo. Al di là delle norme europee, credo che la politica italiana debba recarsi a Bruxelles e porre questa specifica situazione: la Sardegna in questi anni ha pagato anche per un abbandono e una distrazione del Governo centrale che, sommati anche alle responsabilità locali, ne hanno fatto un microsistema, lo ripeto, che nel mare Mediterraneo vive una crisi profonda. Non devo ricordare a lei le vicende legate alla crisi degli insediamenti produttivi, alle quote latte, all'agricoltura e al turismo, grazie anche alle incertezze dell'ultima stagione dovute alla negazione della continuità territoriale. La Sardegna ha una grande questione sociale ed economica.
L'italiano più amato si è recato l'altra settimana nell'isola, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e anche lui si è reso conto che le tensioni sono evidentemente arrivate ai massimi livelli. Pertanto, signor Ministro, le vorrei sottoporre una prima questione: ha funzionato la Pag. 6legge sulla continuità territoriale aerea, serve una legge di continuità marittima.
Seconda questione: prima che l'Europa si pronunci entro giugno, c'è un grande tema, che ricordava anche il collega Pili, ossia la revisione delle convenzioni. Un segnale va dato, diversamente rischiamo di compromettere, per i sardi e per i non sardi, anche la prossima stagione. Dove vanno a finire i 72 milioni di euro che vengono rimborsati all'ex Tirrenia? Che uso se ne fa? Poniamo un felice slogan «chi ha preso la Tirrenia ha pagato uno e ha preso tre», perché ha preso le rotte, ha preso i 72 milioni di euro e ha preso la flotta. Ecco, su questo vi chiediamo di intervenire.
Io penso che, in tempi di liberalizzazioni, quando guardiamo all'Europa ma anche guardando alla sostanza dei provvedimenti che voi state prendendo, bisogna fare le gare e bisogna liberalizzare al massimo. Questo è il tema se noi vogliamo risolvere un'annosa questione.
Signor Ministro, non ho nulla di personale contro, ma il commissario D'Andrea mi pare che non abbia brillato proprio per aver avuto sistematicamente e continuamente una disponibilità a confrontarsi con il Governo.
Per quanto concerne il commissario D'Andrea, che è il commissario che ha seguito tutta la procedura, il commissario al quale avevamo detto evidentemente quale sarebbe stato l'approdo, non ne chiedo la rimozione, ma una riflessione perché, in una situazione difficilissima, il Governo in queste materie, in rapporto anche con l'Europa, non deve essere rappresentato da persone che - lo ripeto - alla prova sul campo hanno dimostrato limiti e contraddizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Vizia. Ne ha facoltà.

GIAN CARLO DI VIZIA. Signor Presidente, signor Ministro, non siamo rimasti sorpresi quando siamo venuti a conoscenza che la Commissione europea ha ipotizzato che la vendita di Tirrenia alla Compagnia italiana di navigazione possa violare le regole della concorrenza. Il dubbio è che le tre compagnie della CIN, che hanno operato sulle stesse linee della Tirrenia, abbiano costituito una sorta di monopolio e, quindi, un cartello anticoncorrenziale.
Dicevo che non siamo rimasti sorpresi in quanto l'ipotesi di questa costituzione del cartello era già emersa durante i lavori della IX Commissione della Camera durante le audizioni delle compagnie private, che poi hanno costituito questa nuova compagnia e che operavano sulle solite rotte della Tirrenia. Sappiamo che la Tirrenia non può più essere la vecchia Tirrenia in quanto la normativa europea ha disposto a suo tempo il principio della libera concorrenza anche nel settore dei trasporti, comprese le compagnie di navigazione.
Queste compagnie, che allora assicuravano una concorrenza, si sono unite comprando con una modica cifra, per circa 380 milioni di euro, le diciotto navi della Tirrenia, però percependo, nel contempo, un contributo dallo Stato di 72 milioni di euro all'anno per otto anni pari a circa 600 milioni di euro contro, come detto, i 380 milioni di euro, che è il prezzo che deve sborsare complessivamente la nuova Compagnia italiana di navigazione.
Ora si è venuta a creare una situazione che punisce gravemente l'economia turistica e commerciale di questa regione e anche del Paese. Non solo questa compagnia ha interrotto in parte le linee del nord, Sardegna per Genova, consentendo così ad altri vettori di conquistare posizioni di vantaggio, ma ci troviamo anche di fronte ad un aumento esoso delle tariffe pari al 90 o al 110 per cento rispetto all'anno precedente. Certamente, signor Ministro, la causa di questa aumento è riconducibile anche all'aumento che c'è stato del prezzo del carburante. Quindi, non è possibile che un processo di privatizzazione crei un grande svantaggio per i cittadini. Questo è il grosso problema.
Quindi, dobbiamo tenere in conto anche quelli che sono stati i padri fondatori della nostra Costituzione i quali all'articolo 16 Pag. 7hanno previsto la garanzia del diritto alla mobilità dei cittadini. Il Governo deve, quindi, garantire la continuità territoriale marittima con la Sardegna sulla linea della risoluzione unitaria approvata anche dalla Commissione trasporti della Camera. Si tratta di una continuità territoriale che si inserisce in un quadro di garanzia dell'uguaglianza dei cittadini e di coesione di natura economica e sociale. Dobbiamo tener conto anche dell'articolo 18 del Trattato sull'Unione europea, che riconosce il diritto ad ogni singolo cittadino di poter circolare liberamente, senza grossi problemi, nel territorio.
Allo stesso modo, ricordiamo l'articolo 8 dello Statuto della regione Sardegna, in cui viene ribadito che la regione Sardegna ha piena titolarità, per la legge dello Stato, in materia di continuità territoriale. Quindi, noi crediamo che questo contributo di 72 milioni di euro vada a calmierare le tariffe sui collegamenti e non sia una risorsa necessaria all'acquisto della Tirrenia.
Questo è un grosso problema di moralità politica. Quindi, non solo le tariffe hanno avuto un drastico aumento, ma dobbiamo ricordare che la legge prevede che le decisioni debbano essere prese di concerto con la regione. Così non è stato per decisioni unilaterali di sopprimere le corse Genova-Olbia-Arbatax e di trasformare in trisettimanale la corsa Civitavecchia-Cagliari senza sentire le parti dovute. Un servizio pubblico essenziale non deve subire così drastiche variazioni.
Quindi, questa situazione di collegamenti tra penisola e Sardegna crea non solo gravi disservizi con l'aumento delle tariffe, ma ha penalizzato fortemente un'economia sarda già penalizzata da tempo.

PRESIDENTE. Onorevole Di Vizia, la prego di concludere.

GIAN CARLO DI VIZIA. Si deve, quindi, garantire la mobilità del cittadino, ma si deve garantire anche la mobilità di imprese in un momento di crisi nazionale, dato che andremmo a dare un colpo ancora peggiore ad un'economia sarda così già gravemente colpita.

PRESIDENTE. Onorevole Di Vizia, deve concludere.

GIAN CARLO DI VIZIA. I riflettori devono essere puntati anche su un problema strettamente legato alla compagnia Tirrenia, vale a dire quello della cantieristica. Infatti, la crisi di Fincantieri potrebbe essere risolta reintegrando - prevedendo un adeguamento e un rinnovo della flotta - circa 2.500 lavoratori.
Nel complesso il Governo deve intervenire saggiamente e anche giustamente perché è un provvedimento che va a colpire il Paese e l'intera economia sarda.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, signor Ministro, ho ascoltato attentamente la sua relazione e debbo però dire che bisognerebbe anche tener presente la situazione che esiste in Sardegna per valutare queste sue dichiarazioni. In altri tempi e in altre situazioni sarebbe anche forse possibile essere d'accordo con lei nell'affrontare in quel modo la situazione, ma in Sardegna noi viviamo una situazione terribile.
Sono imbarazzato perché mi trovo spesso e volentieri con i miei colleghi a parlare ormai di una situazione che non è più sostenibile e che si aggiunge a tanti altri problemi - come lei ben sa - quali la crisi del settore industriale, la mancanza di autostrade del mare, la crisi delle partite IVA, la crisi della pastorizia, dell'agricoltura e del latte. Potrei portare come esempio un'infinità di settori che oggi la Sardegna ha in crisi, proprio in funzione del suo stato di insularità. Ancora una volta, sostengo che è necessario che il Governo, nel più breve tempo possibile, riesca ad affermare tale situazione anche in fase europea.
Per di più, siamo in una situazione talmente difficile per quanto riguarda proprio i trasporti relativamente alla Tirrenia Pag. 8stessa. Non siamo in una situazione normale dove uno dice: sì, il provvedimento è stato impugnato dall'Europa. In fase di approvazione del decreto riguardante la Tirrenia avevamo sostenuto che, secondo noi, si stava cercando di fare cassa. Peraltro, poi non l'abbiamo fatta. Infatti, come hanno già detto i miei collegi, la Tirrenia l'abbiamo venduta per 380 milioni di euro, ma è stata comprata con i 72 milioni che ha di finanziamento per 8 anni: in totale fa più di 560 milioni. Quindi, se me l'avessero permesso, l'avrei comprata io in società con qualche collega.
Quindi, siamo in una situazione che gli acquirenti non garantiscono le rotte. Quando noi abbiamo venduto Tirrenia, che cosa abbiamo chiesto? Non è che dobbiamo vendere Tirrenia perché dobbiamo salvare una società. Certo che la società si salva, però è funzione dei collegamenti garantiti per e dalla Sardegna. Infatti, questo è il motivo per il quale esiste una compagnia: per dare dei servizi. Questi servizi oggi non sono garantiti e, quindi, il problema che noi poniamo al Governo non è tanto una questione di responsabilità del passato o del presente. Noi pensiamo un po' al futuro e diciamo che il passato non ci ha stupito, ma ci ha portato dove noi avevamo pensato: in una situazione di stallo che comunque dobbiamo superare, perché non possiamo stare a dire che «noi puniremo».
Noi sardi vogliamo avere questi collegamenti che non servono solo ai cittadini, ma anche all'economia di un'intera regione, ed è un'intera regione che a lei e al Governo chiede su tutti i settori un intervento del Governo, ma non perché piangiamo, ma perché non è più possibile sopportare un'economia che si vada a contrapporre ad un'economia diversa con servizi diversi.
La Sardegna è fondamentale che abbia i collegamenti e quindi il mare e le navi sono fondamentali al suo sviluppo. Quindi cosa chiediamo? È uno stato che si può sopportare? Possiamo noi sopportare una compagnia che, appena acquistata, aumenta i prezzi e costringe la regione sarda ad inventarsi una flotta? Pensiamo per davvero che una regione possa garantire, con interventi propri, i cittadini nell'attraversare il mare? Credo proprio di no, ma se l'ha fatto è perché è stata costretta perché i prezzi sono aumentati. Tutti coloro che investono in Sardegna e che prendono soldi dallo Stato e investimenti sussidiari aumentano ancora di più questi prezzi.
È una cosa insopportabile, per cui noi chiediamo al Governo come intenda risolvere questo problema. C'è la responsabilità di qualcuno? Ci sarà la responsabilità di qualcuno, ma a me sarebbe piaciuto che il Ministro oggi avesse detto che il Governo intende fare questa forzatura perché vuole garantire ai sardi la stagione turistica, perché anche di questo bisogna parlare. Oggi siamo in una situazione nella quale, se non rinnoviamo le convenzioni, fino a giugno non potremo sicuramente garantire queste rotte a questi prezzi, non possiamo garantire neanche le rotte perché da Genova ad Olbia non si può più andare e quindi anche il turismo è danneggiato.
Spesso e volentieri - lo ripeto ancora una volta - a noi sardi ci viene imputato il fatto di non avere vocazione turistica, ma come facciamo ad avere una vocazione turistica se non abbiamo le navi ed i prezzi non sono concorrenziali? Quindi, chiedo al Governo che si faccia portatore e, in qualche modo, risolutore di una situazione che noi riteniamo non più sopportabile (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toto. Ne ha facoltà.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, credo che ci sia un dato che plasticamente, meglio degli altri, rappresenta gli inizi delle responsabilità di questa vicenda: l'agosto 2010, a cui risale la nomina del commissario. Gli scenari politici, da allora, sono profondamente mutati e - come ha ricordato bene il collega Di Vizia prima - in Commissione IX (Trasporti) della Camera l'allora commissario è venuto più volte (due per l'esattezza) a spiegare lo stato dell'arte, con un atteggiamento da Pag. 9«non disturbate il manovratore». C'è da dire che, a questo punto, senza dubbio la procedura di privatizzazione, che è stata quanto meno lunga e farraginosa - e non dimentichiamoci inoltre che c'è un sindacato di legittimità da parte dell'Unione europea - può essere vista come una procedura che, in alcuni casi, è senza dubbio stata fallace. Devo dire - anche se ciò è ultroneo rispetto a questo contesto - che non è la prima volta che il Governo precedente incorreva e incappava nella scure dell'Unione europea. Voglio ricordare qui la direttiva del 7 luglio 2009 in Consiglio dei ministri, che è oggetto di sindacato ispettivo e di ricorso presso l'Unione europea.
Senza dubbio, il problema di Tirrenia è problema territoriale - l'abbiamo scontato l'anno scorso e ricordo che si diceva in Commissione IX che doveva essere risolto entro l'estate - è un problema di prezzi e di continuità territoriale e, senza dubbio, anche di cartelli. Ma forse, più in generale, è il sistema Italia di trasporti a dover essere messo sotto una lente di ingrandimento e a necessitare di un cambio di passo e di una visione strategica, che certamente si può chiedere a questo Governo. Occorre una visione strategica, di chiaro impatto su un sistema trasporti che, per quanto riguarda il Paese, è l'unico sistema che oggi può garantire un recupero imprenditoriale.
Quindi, senza dubbio, c'è un problema Tirrenia e forse, a tal proposito, il Governo non ha responsabilità, che sono da ascriversi al Governo precedente, ma forse può affrontare con un cambio di passo un momento di grande criticità attraverso anche un atto di coraggio.
C'è certamente - e questo si può chiedere all'attuale Governo - la necessità di declinare un piano strategico nei trasporti che, senza dubbio, inglobi la continuità territoriale con la Sardegna, ma anche il sistema ferroviario e degli aeromobili. Questo si può chiedere a questo Governo: siamo sicuri che si sta lavorando in questo senso perché una visione strategica del sistema trasporti del Paese è fondamentale per il suo sviluppo.
Quindi, decliniamo le responsabilità sulla base degli atti che sono stati fatti e chiediamo uno sforzo al Governo - come sta facendo - per tamponare certamente un'emergenza e chiediamo un atto di coraggio per dirci, quando sarà il momento, quale cambio di passo di ampio respiro e di visione strategica si prevede per il Piano dei trasporti. Siamo sicuri che questo progetto sia nella testa al Governo. Quando saremo pronti, noi saremo qui a sindacarlo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signor Ministro è vero che voi non siete responsabili di quello che è stato fatto prima, però avete la responsabilità di modificare le tante cose fatte male che sono derivate a voi.
Il caso di Tirrenia è emblematico, il precedente Governo ne ha combinate di tutti i colori. Parlare di Tirrenia significa parlare della Sardegna che non ha un'infrastrutturazione valida, non ha autostrade perché nessuno vi investe, le ferrovie sono primitive, abbiamo ancora lo scartamento ridotto e, in alcuni casi, non abbiamo l'elettrificazione; e comunque le nostre ferrovie finiscono in mare, non hanno una continuità con la terraferma continentale.
Signor Ministro, quanto costa ad un cittadino italiano che non vuole prendere l'aereo coprire in ferrovia 200 chilometri del territorio peninsulare? Tanto deve costare ai cittadini sardi recarsi dal posto più vicino della Sardegna al posto più vicino della terraferma della penisola; questo vuol dire continuità territoriale. Non stiamo chiedendo per i sardi dei privilegi, dei benefici, dei favori graziosi, stiamo chiedendo il riconoscimento di un sacrosanto diritto costituzionale che è stabilito dall'articolo 5 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), per cui l'Italia è una e indivisibile, e dall'articolo 16, la libertà di locomozione. Cioè tutti i cittadini italiani devono Pag. 10potersi muovere liberamente a parità di costi e a parità di tariffe.
Dico tutto questo perché Tirrenia ha rappresentato nel bene e nel male questa possibilità di locomozione a costi contenuti. Certo, lo Stato ne sopportava i costi perché bisognava pagare la continuità territoriale. Ho detto nel bene e nel male, ma da quando c'è la gestione commissariale di D'Andrea la situazione è precipitata, la Tirrenia è diventata un incubo. Signor Ministro, lei deve mettere mano a questa situazione perché la gestione commissariale è stata disastrosa.
Come si vuole risolvere il problema, privatizzando? Liberalizzando? Benissimo, sta bene, questo rientra nelle direttive europee; ma la liberalizzazione a cosa è funzionale? Alla concorrenza. Se invece furbescamente i tre vettori che operavano nei porti italiani per i trasporti dall'Italia alla Sardegna si mettono insieme e fanno cartello (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) allora le cose non funzionano, la concorrenza svanisce. Allora CIN non vuol dire Compagnia italiana di navigazione ma «cartello italiano per la navigazione». Ma questo non lo potete consentire, dovete dare un sostegno forte all'Unione europea affinché si opponga al monopolio, dovete inventarvi altre cose, ottenere la garanzia che i collegamenti marittimi ci siano, continuino, non siano soppressi ad libitum dall'imprenditore privato il quale ovviamente fa i suoi interessi. Ad esempio, il collegamento Cagliari-Civitavecchia - che era essenziale - non può diventare trisettimanale, ma deve restare sempre, ed i costi devono essere a tariffa di continuità territoriale come ho detto: cioè quanto costa la ferrovia tanto deve poter costare il trasporto marittimo. Ciò vale anche per la continuità delle merci perché abbiamo un problema molto serio che grava sull'economia sarda; le imprese sarde per importare le materie prime da trasformare e lavorare pagano un costo aggiuntivo, per portare le merci sul continente devono pagare dei costi aggiuntivi: ma questo è violazione del principio della concorrenza. Non rappresenta aiuto di Stato garantire la continuità e mettere tutte le imprese sarde e quelle che operano nel continente nella condizione di poter esercitare loro stessi la produzione ed il commercio a parità di condizioni. Questo significa concorrenza.
Pertanto, signor Ministro, vi chiediamo un intervento effettivo ed efficace per garantire quelli che per i sardi non sono privilegi ma delle garanzie per l'esercizio dei diritti costituzionali che a loro competono (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per due minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, anch'io mi unisco al coro nel senso che evidentemente questa rivendicazione da parte della Sardegna e dei sardi di avere la continuità territoriale è più che sacrosanta.
Devo ammettere che il Governo è stato sensibile a venire a relazionare in Aula e a dare a noi la possibilità di dare ad esso delle indicazioni che vanno tutte nella direzione di ripristinare ciò che dovuto ai cittadini sardi e alle imprese sarde, e quindi di trattare la questione della liberalizzazione, ma anche della privatizzazione, della Tirrenia, rispettando questi sacrosanti diritti.
Per questo ritengo giusto che si dica «no» al cartello che si è, di fatto, costituito. Bisogna dire «no» ad esso, bisogna modificare le convenzioni, bisogna avere la capacità di intervenire con coraggio proprio in una fase così delicata, in cui siamo anche sotto la lente della Commissione europea.
Quindi, questa è la richiesta che viene unanime dal Parlamento, così com'è stata unanime la Commissione trasporti poco tempo fa, nel giudizio sulla questione della liberalizzazione e della privatizzazione. Credo che il Governo dovrà essere sensibile, e credo che questa sensibilità ce l'abbia, al fine di risolvere i problemi dei cittadini sardi e, nello stesso tempo, di non far perdere all'erario italiano molti soldi Pag. 11in questa situazione che si è venuta a creare con la Tirrenia.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti interventi per la difesa del suolo.

La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Buttiglione, Casini e Migliori sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,30.

Sull'ordine dei lavori.

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, in questi minuti, in queste ore, noi innanzitutto vogliamo sperare che Luca Abbà, che si è ferito ieri cadendo da un traliccio nei pressi del cantiere della TAV in Val di Susa, salvi la propria vita e che risponda positivamente alle cure a cui è sottoposto. Crediamo però che questo grave ferimento debba farci pensare. A noi hanno fatto molto pensare anche le parole che in questi giorni, dal capo della polizia qui in Parlamento, dal procuratore capo di Torino, giudice Caselli, e dalla Relazione al Parlamento dei servizi di informazione e di sicurezza, sono state spese per dire al Paese che c'è un clima pericoloso, di tensione che serpeggia in alcune delle forme dell'antagonismo politico. È per questo - signor Presidente - che noi chiediamo che il Governo venga a riferire con urgenza in questa Aula sull'episodio del ferimento di Luca Abbà e sulla vicenda che riguarda le manifestazioni e gli scontri che si stanno verificando, che si sono verificati intorno alla vicenda del cantiere TAV, sulla quale - noi crediamo - chi ha responsabilità politiche debba dire parole chiare e certe: su un'opera che viene realizzata dopo aver compiuto tutto l'iter istituzionale e democratico delle scelte che andavano fatte, che è stata votata, che è oggetto di Accordi e di Trattati internazionali (votata da due Parlamenti nazionali).
Per questo, anche in queste ore difficili e drammatiche, nelle quali rinnoviamo a Luca Abbà e alla sua famiglia la speranza che si riprenda quanto prima, crediamo che sia necessario che il Governo riferisca e che le forze politiche, in questo clima difficile, mantengano il senso di responsabilità che serve in momenti come questi per arginare sempre ogni ricorso alla violenza politica (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, la Presidenza coglie il suo invito a rivolgersi al Governo, e naturalmente si unisce alle Pag. 12parole di solidarietà e di auspicio di pronta guarigione della persona che è in pericolo di vita.

AGOSTINO GHIGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, vorrei brevemente ritornare anch'io su quello che sta accadendo in queste ore in Val di Susa. La solidarietà e l'augurio alla persona caduta da un traliccio folgorata - sono doverosi - li diamo anche noi come gruppo PdL e ci auguriamo che si riprenda al più presto, però occorre che i colleghi sappiano cosa sta vivendo la Val di Susa in queste ore, in questi giorni. Occorre che il Governo sappia che attualmente l'autostrada Torino-Frejus è bloccata da decine di persone col volto travisato che incendiano bidoni di benzina e pneumatici. Occorre che i colleghi ricordino che a luglio vi sono stati, da parte dei teppisti dell'area antagonista che si nascondono dietro le bandiere no TAV, oltre 200 feriti tra le forze dell'ordine, a cui va la nostra solidarietà per l'opera continua e attenta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Occorre che i colleghi in quest'Aula sappiano e ricordino che in questi giorni il procuratore Caselli e molti deputati presenti in quest'Aula - tra cui, il sottoscritto, l'onorevole Esposito, il sindaco Fassino - vengono continuamente minacciati su tutti i siti antagonisti. Occorre che i colleghi sappiano che a Bussoleno c'è la gara delle palline contro le lattine vuote con le facce di Caselli, di Fassino, di Esposito, di Ghiglia, e si vendono tre palle ad un euro per abbatterli (e nessuno fa nulla).
Occorre che i colleghi ricordino che la città di Torino sta vivendo, come le altre città (Milano, la sede di Libero, Venezia, Firenze), delle ore di altissima tensione a causa di coloro i quali - i centri sociali antagonisti - il procuratore Laudi definiva «brodo di coltura del nuovo terrorismo».
E, allora, nel dare una solidarietà doverosa e nel chiedere anche noi che il Governo venga a riferire rispetto alle parole tremende, a nostro avviso, del Capo della polizia, vorrei anche ricordare, se la politica deve riflettere, che essa deve riflettere sul fatto che in Val di Susa vi è un movimento politico di chiara matrice e impronta. Le bandiere di Rifondazione Comunista non le portiamo certo noi ai presìdi; non blocchiamo certo noi l'autostrada con le bandiere di Rifondazione Comunista e con qualche bandiera dei Verdi dietro i no TAV. E ancora oggi c'è questa situazione. Milioni e milioni di danni ogni giorno alla Val di Susa, alla sua economia e ai suoi lavoratori, questa è la realtà, su questo deve riferire il Governo, su come intende prevenire, su come intende reprimere, perché l'opera vada avanti, ma, soprattutto, perché la Val di Susa possa continuare a vivere, non sopravvivendo, e venire a riferire come viene assicurata la mobilità dei cittadini in Piemonte. Purtroppo, infatti, vedo anche da troppa informazione radiotelevisiva una visione assolutamente falsata della realtà. Si parla di manifestanti e ci si riferisce a decine e decine di delinquenti, pluriarrestati e pluridenunciati. Bisognerebbe guardare le immagini più che ascoltare le cronache.
Signor presidente, vorrei che lei si facesse carico di questa nostra preoccupazione, che è la preoccupazione dei piemontesi, dei torinesi, dei valsusini, ma che deve assolutamente diventare la preoccupazione dell'Italia, altrimenti noi tra qualche tempo, non troppo lontano - ci auguriamo anche che non avvenga mai, ma temiamo che avvenga - non daremo la solidarietà e gli auguri di pronta guarigione, perché in Piemonte sta capitando qualcosa di molto peggio e l'informazione è a un livello ancora troppo basso e il livello di attenzione, mi spiace dirlo, forse anche dello Stato, non è ancora sufficiente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

DAVIDE CAVALLOTTO. Chiedo di parlare.

Pag. 13

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, attendiamo che il Ministro venga a riferire in Aula, soprattutto su un aspetto che non è stato detto in precedenza e che riguarda questi delinquenti. Di fatto, infatti, si tratta di delinquenti, non si tratta di popolazione della Val di Susa o di popolazioni piemontesi, ma sono delinquenti che arrivano da tutto il Paese per cercare di distruggere e sovvertire l'ordine costituito. Quello che ovviamente chiederemo al Ministro quando verrà in Aula a riferire è soprattutto che le varie amministrazioni che vengono sostenute da quelle forze politiche di estrema sinistra - perché quei delinquenti arrivano prevalentemente dalla sinistra estrema e bisogna continuare a sottolinearlo - prendano le distanze da esse e che i sindaci che vengono sostenuti appunto da questi partiti di estrema sinistra lascino la maggioranza. Noi attendiamo che il Ministro venga in Aula a riferire.

MAURO LIBÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo, anche a nome dell'UdC, per ricordare che i fatti che sono avvenuti in Val di Susa sono fatti gravi. Noi rispettiamo la vita delle persone e siamo a riflettere quando le persone si fanno male, in un modo anche così assurdo. Vogliamo, però, prima di tutto portare la nostra solidarietà e il nostro sostegno alle forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo) che tutti giorni sono sotto pressione in una situazione difficile. Ogni intervento che fanno rischia di essere criminalizzato da parte di qualcuno che ha l'obiettivo, solo ideologico, di utilizzare un'arteria di sviluppo per fare battaglia politica.
La nostra solidarietà al procuratore Caselli, che è stato ampiamente minacciato, come lo sono stati i nostri colleghi di vari partiti. Dunque, non è un problema di partito contro partito, ma è un problema di Paese. Perché diamo solidarietà alle forze dell'ordine? Perché noi crediamo in un Paese dove le regole si rispettano. È ovvio e giusto che tutte le procedure vengano attuate secondo la legge, secondo le regole, ma non possiamo permettere che venga bloccata una vallata, che vengano bloccati i cittadini che vogliono lavorare e vivere in quella vallata. Non vogliamo e non possiamo accettare che, se una persona, nel culmine della protesta, si fa male, questo farsi male, per una scelta avventata, che consideriamo anche dolorosa, possa però ricadere assolutamente su tutti gli altri che tutti i giorni seriamente lavorano.
C'è stato un Paese che si è occupato del futuro, dello sviluppo e dei trasporti; un Paese che ha seguito le regole; un'Europa che ci sta aspettando su questi temi. Cerchiamo di discuterne in questo Parlamento, ma con serietà, guardando al futuro e prima di tutto mettendoci un grandissimo senso di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

DEODATO SCANDEREBECH. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ho dato la parola ad un deputato per gruppo. Capisco che l'argomento richiede tempo soprattutto per chi è collocato in un certo territorio però... mi scusi, mi scusi, non avevo pensato... la «geografia» cambia in questo Parlamento. Le chiedo scusa, onorevole Scanderebech, ha facoltà di parlare.

DEODATO SCANDEREBECH. Signor Presidente, solo per manifestare la nostra solidarietà alla persona che in questo momento sta malissimo in ospedale, in condizioni disastrose e gravose. Tuttavia oggi, in questa sede, dobbiamo manifestare tutta la nostra solidarietà a tutte le forze dell'ordine che stanno affrontando un problema così delicato in condizioni di precarietà disastrose (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Non hanno i medici, non hanno l'acqua per bere. Allora, questo Governo, per Pag. 14favore, si occupi veramente delle condizioni e dello stato di salute delle forze dell'ordine, non solo sotto l'aspetto degli strumenti di antiterrorismo, ma anche sotto l'aspetto umano, Presidente... mi scusi visto che in questo momento c'è lei come massimo esponente di questa Assemblea... veramente lancio un appello alle condizioni disastrose con cui le forze dell'ordine stanno affrontando un problema di così difficile coesione sociale in tutta la provincia di Torino, ma soprattutto le persone, i nostri rappresentanti istituzionali diano un messaggio forte, caccino via dalle proprie giunte tutti i rappresentanti della politica estremista che sta cavalcando e strumentalizzando il disagio sociale. Questo è ancora più grave di quello che stanno facendo i no-TAV (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, leggere di un ragazzo giovane che cade folgorato da un traliccio di 10 metri è sicuramente un evento triste. Ancora più triste però è pensare che si possa strumentalizzare quello che è successo ieri e ancora questa mattina qui, in quest'Aula, quando ci vorrebbe il massimo senso di responsabilità e la solidarietà dovrebbe essere manifestata nei confronti di tutti: dei valligiani, che giustamente dal loro punto di vista protestano, alle forze dell'ordine che stanno portando avanti un compito difficilissimo, e ci vorrebbe per davvero più serietà e più sobrietà nell'affrontare una vicenda così complicata.
Per cui, davvero, nel rispetto delle opinioni di ciascuno e sapendo che il dibattito sull'alta velocità è un dibattito che ha sempre diviso le forze politiche, in questo momento non vi dovrebbe essere alcuna difficoltà, e da parte del gruppo dell'Italia dei Valori non vi è alcuna difficoltà, ad augurarsi che Luca Abbà possa presto riprendersi e tornare alla sua famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Inversione dell'ordine del giorno (ore 15,45).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ho chiesto la parola per chiedere alla Presidenza - ritengo che vi sia un accordo piuttosto ampio al riguardo - se vi è la possibilità di formulare un'inversione dei punti 2 e 3 all'ordine del giorno, nel senso di iniziare i nostri lavori con l'esame della mozione relativa all'applicabilità degli studi di settore in relazione al nuovo regime dei contribuenti minimi. Ritengo che su tali mozioni sia pervenuta alla Presidenza una mozione sottoscritta da tutti e, di conseguenza, siano state ritirate quelle precedentemente presentate e, in questo senso, formulo alla Presidenza una richiesta di inversione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni la richiesta di inversione dell'ordine del giorno si intende accolta.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione delle mozioni Forcolin ed altri n. 1-00873, Fluvi ed altri n. 1-00882, Borghesi ed altri n. 1-00883, Bernardo ed altri n. 1-00884, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00888 e Cesario ed altri n. 1-00892, concernenti l'applicabilità degli studi di settore in relazione al nuovo regime dei contribuenti minimi (ore 15,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Forcolin ed altri n. 1-00873, Fluvi ed altri n. 1-00882, Borghesi ed altri n. 1-00883, Bernardo ed altri n. 1-00884, Galletti, Pag. 15Della Vedova ed altri n. 1-00888 e Cesario ed altri n. 1-00892, concernenti l'applicabilità degli studi di settore in relazione al nuovo regime dei contribuenti minimi (Vedi l'allegato A - Mozioni). Ricordo che nella seduta del 27 febbraio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Commercio ed altri n. 1-00893 (Vedi l'allegato A - Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.
Avverto altresì che è stata testé presentata la mozione Forcolin, Fluvi, Borghesi, Leo, Galletti, Della Vedova, Cesario e Commercio n. 1-00895 (Vedi l'allegato A -Mozioni), il cui testo è in distribuzione e contestualmente sono state ritirate tutte le mozioni presentate.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, esprimendo altresì il parere sulla mozione Forcolin, Fluvi, Borghesi, Leo, Galletti, Della Vedova, Cesario e Commercio n. 1-00895.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi consenta di esprimere vivo apprezzamento per una così ampia convergenza su questa mozione, che trova il Governo senz'altro favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per due minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo e colleghi, la componente per il Partito del Sud Noi Sud Lega Sud voterà a favore della mozione che rappresenta la sintesi delle diverse mozioni presentate su una questione estremamente delicata. Noi riteniamo che il fisco, in modo particolare in un momento di grave difficoltà economica legata alla crisi finanziaria e alle difficoltà di accesso al credito, debba orientarsi ad assumere un atteggiamento che impedisca che le attività economiche possano subire conseguenze rispetto ad un'azione eccessivamente aggressiva. Quindi riteniamo estremamente utile e positiva la mozione in esame. Chiediamo che il Governo assuma impegni chiari per attuare quanto previsto dalla mozione e quindi, proprio per le considerazioni che ho svolto, la componente che rappresento voterà a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi avevamo predisposto come altri una nostra mozione sulla questione in esame. Ovviamente siamo soddisfatti del fatto che si sia trovata una formulazione che va bene a tutti.
Quindi, con riferimento a questa posizione, vorrei solo ricordare che noi eravamo stati tra coloro che, a più riprese, durante le manovre di questi anni, avevano chiesto ripetutamente di allargare l'area del cosiddetto «forfettone», cioè di quel meccanismo che permetteva, in determinate condizioni, di usufruire di un meccanismo molto favorevole e semplice per lo svolgimento di una determinata attività, riducendo, minimizzando, appunto, le incombenze e rendendo a forfait anche il meccanismo della tassazione.
Per questo motivo, avevamo chiesto al Governo di dare attuazione con tempestività agli impegni definiti anche nelle mozioni sul contrasto all'evasione e all'elusione fiscale proprio il 7 febbraio di quest'anno, rendendo operativa - così come si era impegnato a fare il Governo - la verifica annuale di tutti i codici fiscali attraverso meccanismi informatici; di prendere anche le opportune iniziative per escludere dall'applicazione degli studi di settore i contribuenti la cui attività poco si presti ad essere descritta attraverso tecniche statistiche, come avviene in molti casi; Pag. 16di valutare l'opportunità, tenendo conto della particolare difficoltà dell'attuale congiuntura economica, di assumere iniziative normative dirette a ripristinare il regime speciale per i contribuenti minimi.
Mi sembra che la formulazione che abbiamo espresso nella mozione unitaria al Governo sia abbastanza ampia e permetta, quindi, di ricomprendere anche questo impegno che chiedevamo. Per questo motivo, voteremo a favore della mozione in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche noi abbiamo convenuto di sottoscrivere questa mozione unitaria, tenendo conto che la questione di cui parliamo è pressante ed importante. In particolare, facevamo riferimento al fatto che il regime agevolativo restasse in vigore alle condizioni previste, innalzando l'aliquota dal 5 all'8 per cento. Prevedevamo altresì una deroga del regime agevolativo per le imprese, innalzando l'età del titolare da 35 a 40 e abbassando il riferimento al fatturato da 30 mila a 25 mila euro.
L'argomento posto, che ha prodotto una mozione unitaria, dimostra che il Parlamento in questo è stato attento e vigile. La produzione di un atto così importante da parte di tutti i gruppi parlamentari dimostra che andiamo nella direzione giusta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muro. Ne ha facoltà.

LUIGI MURO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole di Futuro e Libertà per il Terzo Polo e per svolgere qualche breve riflessione. Siamo soddisfatti del parere del Governo, perché siamo certi che questo parere positivo in relazione alle iniziative dei gruppi parlamentari potrà mettere riparo ad una sostanziale ingiustizia che si è perpetrata. In un momento in cui si parla tanto di rilanciare le attività anche dei giovani, sia professionali che imprenditoriali, ci è sembrato un po' in distonia il provvedimento approvato nel luglio scorso, che, di fatto, ha penalizzato fortemente queste categorie.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 16)

LUIGI MURO. È evidente, tra l'altro, che, oltre all'annullamento di questo regime - che, comunque, consentiva a tanti giovani di esercitare professioni o attività senza eccessivi vincoli e, quindi, anche con un principio di sostanziale liberalizzazione che poteva favorire molto queste attività - si è previsto un ulteriore orpello.
Si è cioè inteso far rientrare queste categorie nei cosiddetti studi di settore che già di per sé, sappiamo, comportano spesso grosse difficoltà interpretative allorquando sono applicati a categorie o a professionisti che da anni svolgono queste attività.
Quindi noi riteniamo urgente, urgentissimo, il giorno dopo l'approvazione di questa mozione, intervenire, come il Governo opportunamente ha fatto intendere con il suo parere favorevole, per riproporre questo tema nell'ambito dei provvedimenti che sono in corso di approvazione in maniera tale che dalle buone intenzioni si possa poi passare ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, anche noi vogliamo esprimere soddisfazione, sia nei confronti del Parlamento che ha a trovato un'espressione unitaria su una materia che può sembrare di poco conto, ma non lo è, che per il parere favorevole del Governo con la raccomandazione che questa mozione possa trovare concretizzazione al più presto in un provvedimento di legge. Pag. 17
Nel luglio scorso è stata tolta una agevolazione importante per i contribuenti de minimis. Questa importante agevolazione consisteva, da una parte in uno sconto fiscale, quindi in un'aliquota sull'imposta sui redditi ridotta, e dall'altra parte in un'importante semplificazione nella tenuta della contabilità sia ai fin IRPEF che ai fini IVA.
È chiaro che quando una persona, soprattutto giovane, ha una mole di lavoro, un fatturato sotto un determinato livello, cioè molto ridotto, i costi di tenuta della contabilità e gli adempimenti fiscali finiscono per incidere così fortemente su quel fatturato tanto da disincentivare questa attività che oggi può essere un'attività ridotta, ma che domani può crescere e diventare una attività importante sia per chi la svolge che per il sistema economico del Paese.
Pertanto reinserire una norma di quel genere nel nostro ordinamento è sicuramente, soprattutto in una fase recessiva come quella che stiamo vivendo, un atto che può contribuire allo sviluppo economico del Paese da un lato e dall'altro può dare un'agevolazione a quei giovani che entrano oggi del mondo del lavoro.
Vorrei però sottolineare un'altra importante funzione che questo provvedimento svolge. Noi sosteniamo da tempo che affinché un sistema fiscale funzioni esso deve essere il più semplice e trasparente possibile coniugandosi bene con quella che è chiaramente la legittima aspettativa dello Stato di poter controllare la solvibilità fiscale del contribuente.
Detto questo dovremmo, però, prendere spunto dalla semplificazione che stiamo operando in questo regime per estenderla il più possibile, sempre, lo ripeto, salvaguardando i controlli legittimi dello Stato.
Spero che questo sia un incentivo per rendere il nostro sistema più semplice, più trasparente e non solo per i contribuenti minimi, ma per tutti i contribuenti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forcolin. Ne ha facoltà.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, anche il gruppo della Lega Nord esprime apprezzamento al Governo ed agli altri gruppi per aver saputo trovare una quadra rispetto ad un argomento così importante per migliaia e migliaia di nostre piccole imprese.
La mozione che era stata presentata aveva sicuramente l'intento di smuovere il Governo rispetto ad un provvedimento che avevamo giudicato comunque iniquo e difficile da superare, soprattutto per il momento economico contingente, per migliaia e migliaia di nostre piccole imprese.
In effetti, come hanno ribadito anche i colleghi, nel luglio scorso vi è stata l'introduzione di un cosiddetto regime agevolato che operava delle restrizioni rispetto al vecchio regime dei contribuenti minimi nato con la finanziaria del 2007 e che ha creato delle condizioni difficili per centinaia e migliaia di piccole imprese che non possono più rientrare in questo cosiddetto regime dei minimi.
Gli ex minimi fuoriusciti da questo regime si pensa, si conta siano oltre cinquecentomila e si trovavano - e si trovano a tutt'oggi, almeno finché non si interverrà - in una difficile situazione.
Una difficile situazione che è quella, appunto, di dover comunque ottemperare a tutti gli adempimenti e le imposizioni fiscali e tributarie e, quindi, dal punto di vista economico, sottostare all'introduzione dell'IRPEF ordinaria a scaglioni, quindi ad un regime ordinario e non agevolato che avevano i vecchi contribuenti minimi, cioè del 20 per cento come imposta forfetaria fissa.
Tali soggetti avevano, poi, il criterio della compensazione e della competenza economica e non della spesa, come invece prima veniva imposto, o veniva data agevolazione ai contribuenti minimi e la rilevazione degli ammortamenti delle rimanenze finali e, quindi, le imposte venivano e vengono, dal 2012, introitate secondo Pag. 18quel principio standard dell'IRPEF delle addizionali comunali, regionali e così via.
Per cui, vi è una situazione molto difficile associata al fatto che questa nuova categoria ha anche l'incombenza ed il balzello degli studi di settore. Studi di settore molto importanti per le categorie economiche, che però trovano un intoppo, un problema veramente drastico, rispetto a categorie come queste, perché ricordiamo a tutti che stiamo parlando di categorie con volume d'affari fino a 30 mila euro, quindi delle categorie cosiddette marginali. Abbiamo provato a fare anche delle simulazioni e le associazioni di categoria, le associazione professionali, ci hanno comunque sollecitato a fare intervenire il Governo in questo senso. Infatti, vi sono state delle proiezioni da parte della SOSE, la società per gli studi di settore, che conosce bene le problematiche. Vi sono situazioni laddove anche con il semplice fatturato, senza spese, non si ha la congruità degli studi e dei parametri, per cui anche una semplice attività marginale con 10-20 o 30 mila euro di fatturato, senza alcuna spesa, e quindi con un fatturato che va puramente a reddito, non è congruo per gli studi di settore, proprio perché la marginalità e l'effetto fatturato così ridotto non gli consente di poter rientrare.
Si apre, quindi, tutta una serie di iniziative e di problematiche per le quali si ha, per esempio, l'accertamento automatico - che non è una cosa da poco, dobbiamo ricordarlo - e quindi le nostre piccole imprese devono assolvere anche a tutte queste incombenze verso l'Agenzia delle entrate come produrre memorie difensive, e stiamo parlando di un'impresa marginale e, quindi, veramente, stiamo parlando dell'ambulante, del piccolo imprenditore, del piccolo artigiano o commerciante o anche di quel pensionato o quel dipendente che ha aperto la partita IVA proprio perché ha una attività marginale rispetto alla principale. Ciò veramente presenta dei grossi problemi.
La Lega ha già, nei mesi scorsi, durante l'esame dei provvedimenti fiscali, presentato delle proposte emendative importanti rispetto a questa condizione, cercando di innalzare la soglia per i contribuenti minimi, portandola anche a 35-40 mila euro. Vi sono diverse nostre proposte emendative in tal senso, anche per l'innalzamento dell'aliquota fiscale del primo scaglione IRPEF dal 20 al 23 cento o addirittura al 25 per cento, proprio perché il nocciolo della questione, per noi e per le nostre imprese, sono gli studi di settore. Su attività marginali come queste è difficile che le nostre imprese possano stare in piedi, e possono soccombere ad accertamenti induttivi veloci e, quindi, di fatto, cosa si avrebbe? La chiusura, sicuramente, di queste partite IVA e la perdita di un tessuto economico importante per il nostro Paese, soprattutto per il Nord, dove i contribuenti minimi sono veramente migliaia e oggi aspettano dal Governo delle risposte importanti.
Quindi, la mozione della Lega Nord è volta a questo impegno. Apprezziamo la posizione del Governo e anche l'unitarietà di tutti i gruppi che hanno sottoscritto la mozione. Auspichiamo che nel primo confronto utile con il Governo e, quindi, durante l'esame del prossimo provvedimento fiscale già si possa parlare di questo provvedimento. Saremo utili al dialogo, soprattutto perché ce lo chiedono le nostre imprese, che oggi, viceversa, dovrebbero chiudere i battenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fogliardi. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, credo che la convergenza unitaria di tutti i gruppi politici su questa mozione dia la dimostrazione di quanto sia necessario l'intervento da parte del Governo per porre rimedio ad un problema notevole, che si è creato sul trattamento fiscale dei cosiddetti contribuenti minimi, a seguito dell'entrata in vigore del nuovo regime agevolato, dal 1o gennaio di quest'anno, con la legge n. 111 del 2011.
Si tratta di un regime fiscale estremamente interessante, positivo per le nuove Pag. 19imprese, basti pensare alla tassazione al 5 per cento e la soppressione di molti adempimenti.
Ma è anche una disposizione che ha letteralmente mandato fuori strada chi usufruiva della precedente disposizione del 2007 e che, improvvisamente, si è trovato di fronte ad una serie di applicazioni di norme ordinarie sicuramente estremamente più pesanti rispetto al trattamento con il quale erano partiti.
Ma andiamo per ordine: il provvedimento del 2007 prevedeva per i cosiddetti contribuenti minimi l'esclusione dalla applicabilità dell'IRAP, il criterio di cassa ai fini della determinazione del reddito, un criterio quindi che permetteva di tassare quello effettivamente percepito rispetto ad un reddito di competenza, un'imposta sostitutiva del 20 per cento, l'estensione dell'ambito applicativo della franchigia IVA, l'esclusione dall'applicazione degli studi di settore e la riduzione degli adempimenti contabili.
Successivamente, lo ripeto, con la norma introdotta dal decreto-legge convertito dalla legge n. 111 del 2011 e diventata operativa da quest'anno, tutti questi contribuenti - ricordo che, per la maggior parte, si tratta di giovani, piccoli imprenditori, disoccupati e aziende alla prima partenza - si sono trovati completamente spiazzati. Sarebbero così obbligati da quest'anno, se non ci fosse l'intervento che noi auspichiamo con questa mozione da parte del Governo, ad applicare in maniera ordinaria tutte le norme relative a Srl, a società quotate in borsa e a grosse imprese.
Ecco perché con questa mozione riteniamo che l'intervento richiesto vada in aiuto di queste piccole imprese che sono nate in tale periodo.
Inoltre, ricordo che in particolare sono oltre 500 mila i contribuenti (per la maggior parte, come ho detto, ragazzi, disoccupati e piccoli imprenditori) che in mezzo a tante difficoltà avevano usufruito nel 2008 dell'applicazione di questa legge e avevano con entusiasmo intrapreso la strada dell'imprenditoria e che oggi non possono trovarsi di fronte ad una delusione.
Sarebbe un'enorme beffa. Pensate che chi pensava di poter andare avanti con quel regime si ritrova dalla sera alla mattina che, in virtù dei benefici dati ad altri, questi non toccano più a loro. Non possiamo pertanto danneggiare chi ha usufruito di questa realtà e tanto meno si può tornare indietro rispetto anche alla norma del 2011.
È per questi motivi che con questa mozione auspichiamo che, in sede di modifica della legge delega di riforma del sistema fiscale, vengano introdotte disposizioni necessarie atte a disciplinare in modo organico il trattamento tributario da riservare ai cosiddetti contribuenti minimi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, come hanno fatto i colleghi che mi hanno preceduto, anch'io sottolineo l'importanza del fatto che si è realizzata una convergenza partendo da diverse mozioni che, però, sostanzialmente segnalavano il medesimo problema e auspicavano una soluzione per esso, ossia andare incontro ai cosiddetti contribuenti marginali rispetto alla nuova disciplina in vigore dal 1o gennaio di quest'anno.
È un fatto significativo che, da parte di tutte le componenti politiche, ci sia stata la disponibilità a sottoscrivere una mozione unitaria che impegna il Governo ad intervenire al più presto, prevedendo le modifiche che si ritiene debbano necessariamente essere apportate alla legge delega sulla revisione del sistema fiscale. Questo è un aspetto molto importante. Non voglio rinfocolare antiche polemiche.
Ma teniamo conto che il cosiddetto forfettone era stato introdotto dal Governo Prodi con la legge finanziaria approvata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale in data 27 dicembre 2007, con un primo passo Pag. 20proprio verso una semplificazione di adempimenti, di procedure burocratiche e amministrative che andava incontro ai contribuenti cosiddetti minori.
Era sicuramente un primo passo che avrebbe dovuto poi comportare, nel prosieguo di una virtuosa nuova politica fiscale, un nuovo rapporto tra il contribuente, tra il cittadino, lo Stato e l'erario, proprio per cercare di superare le macchinosità e le difficoltà soprattutto per i piccoli operatori economici, commerciali e professionali negli adempimenti, nei molti, nei molteplici, nei complessi procedimenti che dovevano essere assolti.
Sennonché, come hanno ricordato altri colleghi, con il provvedimento dell'anno scorso - e non me ne vogliano i colleghi che fino all'altro giorno hanno sostenuto il Governo Berlusconi -, da una parte, il Governo, la coalizione che era stata tacciata di essere il Governo delle tasse aveva introdotto delle semplificazioni e dei miglioramenti significativi nel rapporto cittadino-contribuente, mentre il Governo che doveva essere a fianco di queste categorie ha eliminato queste agevolazioni.
Credo che oggi, se ci fosse la disponibilità - e io credo ci sia - da parte del Governo di introdurre nuovamente dei meccanismi di semplificazione per i contribuenti marginali, si farebbe una cosa non solo giusta, ma una cosa che alla fine è nell'interesse dell'erario.
Proprio questa mattina, insieme ai colleghi della Commissione finanze, abbiamo avuto un'importante e interessante audizione con il comandante generale della guardia di finanza, dove legittimamente qualche collega ha posto il problema del contribuente marginale che, in un periodo di grande crisi economica, forse è tentato di recuperare in parte evadendo le tasse.
Quindi, è un tema che ha un duplice significato, ossia - lo ripeto - quello di recuperare gettito erariale, ma allo stesso tempo anche la finalità di consentire ai piccoli operatori economici, professionali e commerciali di adempiere al proprio dovere fiscale attraverso un meccanismo semplificato.
Pertanto, se fosse possibile reintrodurre nel limite di 30 mila euro (ma era già in programma a suo tempo di portare questo limite a 50 mila euro), come dicevo prima, in maniera graduata, un'imposta sostitutiva del 20 per cento, con questa il contribuente potrebbe soddisfare tutti gli impegni con il fisco e trarrebbe beneficio dalla possibilità di non mettere in campo tutta una serie di adempimenti contabili e amministrativi.
Aggiungo un'altra considerazione che è legata anche ad un altro aspetto, che è quello del contrasto all'evasione fiscale a livello più ampio e più generale. È evidente che in tal modo, da parte dello Stato, da parte del Governo, da parte del legislatore, ci si incammina verso un percorso che può riportare condizioni per le quali si elimina o si riduce la concorrenza sleale che è determinata dal fatto che le aziende che adempiono correttamente e puntualmente ai propri doveri con l'erario subiscono una penalizzazione dal punto di vista della concorrenza rispetto alle imprese, alle società, ai contribuenti che invece evadono il fisco, determinando così una difficoltà oggettiva poi nelle imprese e nelle attività economiche che invece rispettano le normative in campo fiscale e tributario.
Credo - mi sia consentito di aggiungere quest'altra riflessione, signor Presidente ed egregi colleghi - che sarà importante, attraverso lo strumento del disegno di legge delega al Governo per un riordino del sistema fiscale, giungere veramente ad una semplificazione.
Personalmente - insieme a diversi colleghi, in dibattiti, in Commissione e in altre sedi - ho ribadito la necessità che il livello di competitività e di attrattività del sistema Paese sia legato anche alla possibilità di mettere in campo, finalmente, un sistema fiscale e tributario certo, che duri nel tempo, chiaro, di facile accesso e di facile adempimento per gli imprenditori.
Noi, purtroppo (a parte il fatto che in questi 3-4 anni siamo stati in una finanziaria continua), da una parte, abbiamo sovrapposto e accavallato norme, talvolta anche contraddittorie, a distanza di pochissimo Pag. 21tempo in campo fiscale e tributario che sicuramente non hanno agevolato il contribuente piccolo, medio e talvolta anche grande, che si è trovato a far fronte a un complesso di norme in materia fiscale e tributaria aggrovigliato e complicatissimo, che ha richiesto ulteriori costi e spese per quanto riguarda il necessario adempimento.
Sull'altro versante - e mi riferisco, in particolare, alla possibilità di attrarre investimenti dall'estero -, un sistema fiscale e tributario complicato e instabile nel tempo sicuramente ha pregiudicato e sta ancora pregiudicando la possibilità di attrarre nuovi investimenti, e sappiamo tutti quanto sia necessario, in questa fase di recessione economica che sta vivendo il nostro Paese, attrarre investimenti anche dall'estero.
Per questo, credo che sia importante il passaggio di oggi - al di là delle motivazioni e delle premesse contenute in ciascuna mozione -, cioè il fatto di riuscire a trovare un punto di convergenza e, soprattutto, la dichiarata, a quanto risulta, disponibilità del Governo di intervenire in maniera efficace e, in particolare, tempestiva. Infatti, non dimentichiamoci che dopodomani saremo già nel mese di marzo e le aziende, che sono state penalizzate dal provvedimento del precedente Governo già dal 1o gennaio di quest'anno, saranno chiamate ad assolvere complicati e costosi adempimenti fiscali e tributari.
Pertanto, mi rivolgo nuovamente all'attenzione del Governo, auspicando che tenga conto non solo di una disponibilità a intervenire in materia fiscale e tributaria, per venire incontro a quanto chiesto nelle mozioni, ma soprattutto che questo avvenga in tempi ragionevolmente brevi. Diversamente, non avremmo risolto il problema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il tema dei cosiddetti contribuenti minimi o marginali non è nuovo nell'ordinamento tributario. Già il legislatore fiscale, all'indomani della riforma del 1973, ebbe modo di occuparsi di questa problematica e, sia nell'ambito dell'imposizione sui redditi sia nell'ambito dell'IVA, ebbe modo di introdurre due disposizioni che prevedevano che coloro i quali avevano un ammontare di ricavi al di sotto di una certa soglia - 18 milioni di lire - potevano fruire di meccanismi di forfettizzazione, sia per quanto attiene alle imposte sui redditi sia per quanto attiene all'IVA. In particolare, per le imposte sui redditi si forfettizzavano questi ricavi e la base imponibile era data dall'applicazione di determinate percentuali sui ricavi così determinati. Analogamente, ai fini dell'imposta sul valore aggiunto si applicavano dei coefficienti sull'IVA che veniva riscossa.
Quindi, il legislatore tributario nei primi anni di applicazione della riforma - negli anni Settanta - aveva preso in esame questo fenomeno e aveva mantenuto questo assetto sino agli anni Novanta - sino al 1991 - consentendo a coloro i quali avevano dimensioni ridotte, siano essi imprenditori o professionisti, di avere una serie di semplificazioni, sia per quanto attiene agli aspetti contabili sia per quanto attiene agli aspetti di determinazione delle imposte.
Nel 1990 è cambiato lo scenario: le difficoltà economiche del nostro Paese hanno indotto il legislatore a correggere il tiro, a non soffermarsi più sulla determinazione delle imposte per i cosiddetti minimi o semplificati, ma a concentrarsi sulle semplificazioni contabili. Così è stato fatto con la legge n. 413 del 1991, con la quale si è adottata la soluzione di assicurare una serie di semplificazioni contabili e di evitare appesantimenti burocratici alle imprese di modeste dimensioni, senza tuttavia intervenire sull'aspetto principale della fiscalità dell'imposizione, vale a dire quello della riduzione effettiva del carico fiscale. Il primo Governo Berlusconi, con l'allora Ministro Tremonti, nel 1994 introdusse un ulteriore meccanismo di agevolazione che riguardava soprattutto i giovani: coloro i quali non avevano compiuto Pag. 22i 32 anni e non avevano superato certi ammontari di reddito potevano pagare le imposte in modo semplificato, coloro i quali intraprendevano una nuova iniziativa produttiva pagavano un milione di lire per il primo anno, due milioni di lire per il secondo anno e tre milioni di lire per il terzo anno.
Quindi, il Governo Berlusconi è stato particolarmente attento ad associare alle semplificazioni contabili anche un regime semplificato di determinazione delle imposte. Purtroppo questa normativa è stata scardinata con gli interventi successivi, sino ad arrivare alla legge finanziaria per il 2008, con la quale il legislatore è ulteriormente intervenuto in questa materia, individuando i cosiddetti contribuenti minimi e specificando nel dettato normativo che coloro i quali avevano un ammontare di compensi non superiore a 30 mila euro potevano, sull'ammontare dei ricavi e dei compensi conseguiti, applicare una percentuale del 20 per cento. Si applicava la cosiddetta imposta sostitutiva.
Ebbene, in questo ambito applicativo è stata ricompresa una serie di soggetti: tantissimi imprenditori, soprattutto giovani e professionisti si sono avvalsi di questo regime che è andato avanti sino ai provvedimenti dell'estate scorsa, provvedimenti in particolare racchiusi nel decreto-legge n. 98 del 2011, con il quale si è intervenuto, con particolare riferimento ai giovani, precisando che coloro i quali non hanno superato un certo limite d'età, ossia i trentacinque anni, e al tempo stesso non superano un certo ammontare di compensi possono, sui compensi conseguiti, applicare una tassazione forfettaria del 5 per cento. Quindi, ci si è spostati dalla legislazione del 2008, che prevedeva un'imposta sostitutiva del 20 per cento, ad una tassazione più agevolata, che prevede un'aliquota del 5 per cento, soprattutto per coloro i quali iniziano un'attività e, in particolare, per i giovani. Questo cosa ha determinato? Ha determinato un problema per coloro i quali si avvalevano della precedente disciplina, prevista dal decreto del 2008 e entravano nel nuovo assetto. Quindi, molti soggetti di ridotte dimensioni si sono trovati costretti a pagare le imposte nei modi ordinari anziché fruire di un meccanismo di tassazione attenuato, quale quello del 5 per cento.
Il problema, il nodo centrale delle diverse mozioni che sono state presentate sta proprio qui: coloro i quali in virtù della normativa del 2008 erano agevolati e, per effetto delle novità introdotte con i provvedimenti di questa estate, escono fuori dal regime minimi, sono costretti a pagare delle imposte molto più elevate rispetto a quando avevano fatto ingresso nel regime agevolato.
Quindi, questo è il problema sul quale dobbiamo concentrarci ed è giusto che si diano delle risposte soprattutto a coloro i quali si sono trovati, in una situazione ed in una congiuntura particolarmente sfavorevole, quale quella attuale, a subire un carico fiscale eccessivamente oneroso.
Alla luce di tutto questo, il problema di cui ci si deve far carico è cercare di evitare di far pagare delle imposte a questi soggetti che, in un frangente qual è quello attuale, non hanno delle risorse finanziarie adeguate per far fronte al carico tributario. Va ricordato che la stessa Agenzia delle entrate ha avuto modo di soffermarsi su queste problematiche, ancorché in passato, dicendo che, laddove un soggetto esce dal cosiddetto regime dei minimi, può in quest'ambito presentare all'amministrazione finanziaria delle proprie controdeduzioni per far sì che non si rendano applicabili gli studi di settore. Questo è il vero tema ed il problema, ossia che i soggetti che sono usciti dal regime dei minimi ora si ritrovano costretti a fronteggiare la metodologia degli studi di settore, quindi hanno dei ricavi non adeguati rispetto a quelli che risultano dall'applicazione delle regole sugli studi di settore. Quindi, su questo problema ci dobbiamo concentrare e dobbiamo individuare delle soluzioni che siano adeguate per evitare a soggetti di minore dimensione di sopportare un carico fiscale sicuramente esagerato.
Le mozioni, in particolar modo quella predisposta dal Popolo della Libertà ma anche le altre come quella della Lega e Pag. 23degli altri gruppi parlamentari, vanno in questa direzione, vale a dire trovare una soluzione per coloro i quali sono usciti dal regime dei minimi e si trovano oggi costretti a subire un carico tributario elevato. Quindi l'invito che si formula e l'impegno che si chiede al Governo - ritengo che questo sia un impegno corale che possa accomunare tutti i gruppi parlamentari - è di fare in modo che nella delega per la riforma del sistema fiscale attualmente all'esame della Commissione finanze si affronti il problema dei minimi, si individui una soluzione concreta, si risolva il problema per questi soggetti per evitare che il nostro sistema fiscale, che è sicuramente per molti aspetti ancora vessatorio, non incida ancora in modo più rilevante nei confronti dei soggetti di minore dimensione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Forcolin, Fluvi, Borghesi, Leo, Galletti, Della Vedova, Cesario e Commercio n. 1-00895, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
497).
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che il deputato Berruti ha segnalato che non è riuscito a votare.

Commemorazione dell'onorevole Benito Paolone (ore 16,30).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Come sapete, onorevoli colleghi, lo scorso 23 gennaio è venuto a mancare all'età di 78 anni, dopo una lunga malattia, l'onorevole Benito Paolone, componente della Camera dei deputati nella XII, XIII e XIV legislatura.
Nato a Campobasso l'11 novembre 1933, iniziò giovanissimo la sua appassionata militanza politica e fu tra i fondatori, nel 1950, del Fronte universitario di azione nazionale, uno dei principali movimenti della politica giovanile italiana del dopoguerra. La sua lunga attività nell'ambito delle istituzioni rappresentative ebbe inizio in Sicilia, ed in particolare a Catania, città con cui continuò a mantenere un profondo legame anche quando fu chiamato a svolgere compiti politici di rilievo nazionale. Componente del consiglio comunale di quella città dal 1964, iscritto al gruppo del Movimento Sociale Italiano, ricoprì, dal 1971 al 1994, la carica di deputato dell'assemblea regionale siciliana.
Eletto alla Camera dei deputati per la prima volta nel 1994, iscritto al gruppo di Alleanza Nazionale, nella sua attività parlamentare si è dedicato con particolare impegno ai problemi connessi al fenomeno dell'immigrazione ed alla condizione degli stranieri nel nostro Paese ed è stato uno dei promotori della legge recante misure per la ricostruzione e la rinascita delle zone colpite dagli eventi sismici del dicembre 1990 nelle province di Siracusa, Catania e Ragusa. Componente della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, nonché della Commissione bilancio, ricoprì, nel corso della XII legislatura, l'incarico di segretario di tale ultima Commissione. Uomo tenace e generoso, l'onorevole Paolone fu anche un appassionato sportivo: fondatore della squadra di rugby Amatori Catania, la guidò con successo fino a portarla a gareggiare nella massima serie. Con la sua morte scompare un protagonista fervido e coraggioso della Pag. 24destra italiana, un politico di coerenza e passione ideale, sempre animato da un alto senso di dedizione alle istituzioni. La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (l'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, è sempre difficile ricordare la storia politica di un uomo per chi come me ha avuto l'occasione e l'onore di conoscerlo e per altri deputati più giovani che hanno avuto l'avventura di scambiare spesso con lui dei confronti sul piano politico. Il ricordo che insieme a me altri colleghi hanno rammentato è quello al termine delle sedute, a lavori parlamentari ormai conclusi, quando incontravamo l'onorevole Paolone sui divanetti qui fuori e per lui l'attività politica non era finita, ma iniziava proprio in quel momento, o quando passeggiando lungo le strade del centro di Roma poteva capitare, soprattutto d'estate, di cogliere la sua voce forte, passionale, a volte anche impulsiva, che intratteneva le persone che erano con lui ad una piacevole cena, raccontando delle sue esperienze politiche e della storia della destra italiana che aveva vissuto, in particolare di quella siciliana. Lei, Presidente, ne ha ricordato alcuni aspetti della vita che svolgeva al di fuori della passione politica, ma anche in quei frangenti si distingueva per lo stesso spirito e per lo stesso animo, come quando dette vita, tra i fondatori, all'associazione di rugby dei giovani del Catania, facendo di sé anche un punto di riferimento per i giovani all'interno di quell'esperienza, che raggiunse anche delle vette importanti. Ma di Benito Paolone vogliamo ricordare soprattutto la scelta passionale. Come disse l'amico Tatarella, la politica è passione e Benito Paolone la impersonificava molto bene con quel suo carattere, con quel suo modo guascone di interpretare la vita, come anche un giornalista come Francesco Merlo, in occasione di una di quelle avventure che spesso si svolgono anche all'interno di questo emiciclo, ebbe a scrivere.
Voglio semplicemente ricordare questo passaggio: a 61 anni - era allora il 1994 - Benito Paolone fa una vita da lupo. Alla sera e per tutta la notte va a gironzolare per i quartieri popolari di Catania, Via Plebiscito, San Cristoforo: attraversa la città, cercando di indovinare con gli occhi chi non lo conosce. Vorrebbe che tutti lo abbracciassero e lo amassero. Ha una visione tragica della vita e perciò spesso si alleggerisce il cuore con profondi sospiri. Qui c'è l'essenza di Benito Paolone, di quello che girava nella sua città incontrando la gente ogni giorno, di quello che viveva l'esperienza politica proprio nel confronto quotidiano, non soltanto all'interno delle aule parlamentari ma con quella gente con cui si trovava a suo agio, con tutti coloro che avrebbe voluto convincere, regalando spesso una parola di conforto, di incoraggiamento, di speranza, come faceva anche in quest'Aula, allorché accadde in un'occasione si rivangasse la memoria relativa alle vicende tragiche che la sua famiglia aveva vissuto, perdendo il padre infoibato di cui conservava, geloso, quel poco di ricordi che gli avevano trasmesso la madre e la sua famiglia. Lo ricordiamo quando, proprio durante un dibattito parlamentare in cui ci si stava confrontando su alcune proposte emendative che non riusciva a giustificare sotto il profilo del tempo, prese la parola e disse: «Se del caso posso raccontare io la storia di un esule e tutto quello che hanno vissuto coloro che sono stati costretti a lasciare la loro terra e a vivere con il cuore gonfio di questi ricordi».

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MANLIO CONTENTO. Di lui - sto per concludere signor Presidente - il sindaco di Catania ha detto: «Perdiamo una parte di tutti noi». Mi permetto di dire, signor Presidente, che non perdiamo una parte di Pag. 25tutti noi, perché lui vive nel nostro ricordo e non morirà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, non servono tante parole, voglio dare solo una testimonianza personale perché ho avuto l'onore di essere un amico di Benito Paolone. È stato un italiano che ha amato profondamente la destra politica di questo Paese ed ha amato profondamente il Parlamento e la Camera dei deputati, ha avuto una passione politica che deve essere di esempio per tutte le parti che in questa Aula si confrontano e si scontrano. Ha amato i giovani e lo sport, ha amato Catania, ha avuto fino alla fine un'umiltà e una dignità di cui tutti noi dovremmo prendere atto e tenerla come esempio nei nostri ricordi. Voglio dire grazie a Benito e dirgli che non lo dimenticheremo perché è stato un grande parlamentare e un grande uomo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo ricorda con commozione ed amicizia l'onorevole Benito Paolone. Direi che più che un insegnamento la sua stessa vita è stata una pagina di passione e di entusiasmo della vita politica e della storia della destra del nostro Paese, ed è stata una presenza attenta in Parlamento. Non so cosa sia più oggi la formazione politica, però Benito Paolone, ancor prima che in Parlamento, quando eravamo ragazzini ancora con i calzoncini corti, era lui stesso un esempio, un momento di formazione politica, un parlamentare che stava tra la gente e tra i ragazzi, anche in virtù della sua passione sportiva. Ci mancherà. Le forme di partito cambiano, lo sappiamo, e anche le sigle, i momenti di divaricazione appartengono alla vita dell'uomo, però ci sono esempi luminosi che vanno al di là delle sigle e della cronaca politica quotidiana. Credo che anche da lassù Benito Paolone possa insegnare molto a noi e a tutte le nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, anche il gruppo della Lega Nord Padania vuole salutare e ricordare l'amico Paolone. Era un esempio - si dice spesso, ma lo diciamo con convinzione - di politico appassionato e attaccato alla propria terra. Era un politico che incarnava quotidianamente l'idea di una politica fatta di sudore, di sangue, ma anche di amicizia. Uomo dai sentimenti forti, dalle idee forti, ha onorato in qualche modo tutti noi servendo una parte, ma servendo fortemente la politica e in qualche modo la democrazia. È un esempio che vogliamo ricordare anche ai nostri figli (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

Sull'ordine dei lavori (ore 16,45).

CALOGERO MANNINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, è per profondo rispetto alle Istituzioni e riguardo alla Camera della quale ho l'onore di far parte, che devo dare contezza e spiegazione del comportamento che sono stato costretto a tenere davanti a magistrati della procura della Repubblica che mi hanno invitato a presentarmi come persona sottoposta ad indagine. Mi hanno comunicato di essere sottoposto ad indagini perché, insieme ad altri pubblici ufficiali, che hanno agito con abusi di potere e con violazione dei doveri inerenti una Pag. 26pubblica funzione, per turbare la regolare attività di corpi politici ed amministrativi dello Stato italiano, usavano minaccia a rappresentanti di detti corpi; in particolare il Mannino, per avere esercitato pressioni su appartenenti alle Istituzioni, e per il loro tramite di detti corpi, affinché non fossero adottati o non fossero prorogati nella loro efficacia, provvedimenti di applicazione del regime detentivo di cui all'articolo 41-bis nei confronti di alcuni detenuti.
Signor Presidente, se fossi stato convocato come persona offesa o come persona informata dei fatti avrei dato il mio contributo. Non ho potuto dare il mio contributo per una ragione molto semplice, perché - anzitutto - tutti gli ufficiali, funzionari di polizia e prefetti che ho frequentato, anzi, che ho incontrato, soprattutto nei primi mesi del 1992, essendo pubblici ufficiali (rappresentanti di Forze armate, prefetti) non potevano avere altro argomento di discussione con me se non inerente a quello che era accaduto in quei mesi, in quei frangenti, ovverosia quelle vicende tragiche, quella sequenza, quell'escalation di violenza criminale mafiosa. Tra le persone incontrate voglio solo ricordarne una per tutte, il maresciallo Guazzelli, maresciallo dei carabinieri ucciso il giorno prima delle elezioni del 5-6 giugno 1992; quindi non frequentavo altro che rappresentanti dello Stato.
Andiamo all'articolo 41-bis. Chi si dà cura di ricostruire la vicenda parlamentare con cui fu introdotto il 41-bis nell'ordinamento italiano, potrà trovare che subito dopo la strage di Capaci (23 maggio 1992) il Governo Andreotti, su proposta del Ministro Martelli (di quel Governo ero membro come Ministro per il Mezzogiorno), con decreto-legge 8 giugno 1992 n. 306 modificò la legge Gozzini e introdusse l'articolo 41-bis, così com'è stato applicato da quel tempo in poi. La discussione parlamentare di quel disegno di legge fu estremamente complessa. Si concluse il 4 agosto del 1992.
Ripercorrendo gli atti parlamentari si trova (indico soltanto questi due passaggi decisivi) che fu posta una pregiudiziale di costituzionalità, e tale pregiudiziale di costituzionalità fu presentata dai rappresentanti dei gruppi parlamentari della sinistra: dei Verdi, dei Radicali, di Rifondazione Comunista, e dell'allora PDS.
Si svolse poi il 4 agosto il voto finale su questo disegno di legge e il risultato fu il seguente: presenti 485, votanti 394, astenuti 91 e maggioranza 198. Hanno votato sì 343 e hanno votato no 51, con 91 astenuti. Rifondazione Comunista, Verdi e Radicali votarono contro, il PDS si astenne. Se avessi dovuto dire ciò davanti ai pubblici ministeri, nella meccanica delle verbalizzazioni, questo avrebbe avuto il significato di discolpare me accusando altri di non essere stati favorevoli all'introduzione dell'articolo 41-bis. Questo non l'avrei mai potuto fare per spirito di verità, perché le ragioni, almeno quelle esibite nel dibattito parlamentare, in Commissione e in Aula, avanzate da questi gruppi - come dal PDS, con la decisione dell'astensione - erano ragioni che attenevano ai principi di garanzia costituzionale. Vorrei ricordare soltanto un intervento di una persona alla quale sono profondamente legato, l'ex sindaco di Torino.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Mannino.

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, mi dovrà consentire un minuto soltanto in più. Di fronte a questo rischio, ho deliberato di non rispondere, perché oltre tutto è stata portata come «prova regina» la mancata adozione di provvedimenti di proroga da parte del Governo nel novembre 1993, quando era Ministro della giustizia Conso. In base a quello che dicono i giornali - e tutte queste contestazioni che mi riguardano le ho apprese evidentemente sempre prima del ricevimento dell'invito a comparire e dell'avviso di garanzia - il Ministro Conso se ne è assunto pienamente la responsabilità; ma vorrei consigliare agli onorevoli colleghi la lettura del libro appena uscito, scritto da un magistrato, Ardita, che racconta la meccanica con cui quel provvedimento fu accolto. Signor Presidente, non è stato per Pag. 27una ragione di difesa personale, ma per la tutela che ho sentito di dover fare delle Istituzioni, perché mettere in discussione un procedimento parlamentare di formazione della legge è un attentato alla Costituzione. Poi si può anche dire: io difendo la Costituzione.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Mannino.

CALOGERO MANNINO. Inoltre, addebitarmi una telefonata ad un magistrato vicedirettore del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP), con il quale non ho avuto mai a che fare, e con cui non ho mai scambiato alcuna telefonata, basandosi sulla memoria di un signore 19 anni dopo, mi sembra troppo. Io non intendo ricorrere alla perorazione della vittima, però i dati che ho portato in quest'Aula meritano attenzione da parte di tutti. Signor Presidente, domani, quando sarà pubblicato il resoconto, lo invierò al signor Presidente della Repubblica, al Vicepresidente del CSM, al Ministro della giustizia, perché questo è un problema che non riguarda me, ma che riguarda il funzionamento della giustizia, anche in quella landa periferica che è Palermo, dove è consentito fare tutto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Mannino, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, anche in questo caso mi servono poche parole. Come tutti i colleghi vedono, l'onorevole Mannino non siede nei banchi del mio partito, da cui era stato candidato alla Camera dei deputati. Abbiamo avuto divergenze politiche - questa è la democrazia - nel corso di questa legislatura, ma il fatto che vi siano state divergenze nell'analisi della politica, non può esimerci dall'assumere la responsabilità di dire una parola in questo dibattito. E la parola che voglio dire, a nome del mio gruppo, è di solidarietà piena nei confronti dell'onorevole Mannino (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo della Libertà) perché i dissensi politici non possono essere un velo o un alibi per la non assunzione di responsabilità. Vorrei esprimere solidarietà ad un uomo, l'onorevole Mannino, da me e da alcuni colleghi visitato allora in carcere in condizioni pietose, che per 17 anni ha subito un calvario, che tutti giustamente abbiamo ricordato in quest'Aula, prima di essere assolto definitivamente.
Vorrei dire che quest'uomo, questo collega ma, prima di tutto, quest'uomo, non merita oggi - oltretutto per un sindacato nel merito di un procedimento costitutivo di leggi dello Stato e di delibere assunte nell'autonomia di un Consiglio dei ministri - non merita di vedersi aprire un altro tunnel di angoscia e di sofferenza. Credo che tutti sappiano quanta solidarietà abbiamo espresso ed esprimiamo nei confronti dell'autonomia della magistratura. L'autonomia della magistratura è un cardine del nostro Stato di diritto, ma ci sia consentito di poter liberamente sollevare tutte le nostre perplessità sui fatti che sono stati ricordati appena ora dall'onorevole Mannino. Non debbo aggiungere altro perché ogni parola nel merito sarebbe superflua, ma ho voluto testimoniare, a nome del gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, la nostra solidarietà che indirizzo al collega e all'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico).

FRANCESCO NUCARA. Chiedo di parlare.

Pag. 28

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 16,55)

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, riprendendo il discorso del presidente Casini, più che esprimere solidarietà all'uomo, la esprimo al collega, perché il discorso di Mannino è stato improntato non alla difesa di se stesso, ma alla difesa degli organi costituzionali di questo Paese, cosa che dovrebbe interessare soprattutto chi mi sta a destra, la cosiddetta sinistra, che vedo silente anche in occasione di un applauso di solidarietà al collega Mannino. Credo che sul problema del 41-bis dovrei essere anche io sottoposto ad indagine, perché spesso mi sono dichiarato contro questo articolo di inciviltà giuridica. Dovrebbero essere sottoposti ad indagine gli amici radicali, che hanno fatto una battaglia contro il 41-bis, giusta o sbagliata; forse in questo Paese è giunto un momento in cui è difficile e pericoloso esprimere idee politiche su quello che è il funzionamento dello Stato. Esprimiamo solidarietà al collega Mannino, ma credo che dobbiamo difendere, prima ancora che il collega Mannino, gli organi costituzionali di questo Paese.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, avevo chiesto la parola durante la commemorazione dell'onorevole Paolone, perché volevo intervenire a nome del mio partito, ma anche per i rapporti di amicizia, di stima e di affetto che avevo verso Benito, un uomo leale, un militante generoso, sempre pronto a fare battaglie con passione. Un uomo che guardava al rapporto vero con i cittadini che incontrava in ogni parte della città di Catania, città che ha amato con grande generosità e con grande amore, città che voleva diversa e migliore, in una Sicilia capace di guardare allo sviluppo e non al parassitismo e al clientelismo. Era uno sportivo, è stato ricordato, è stato fondatore dell'Amatori, ma era uno sportivo anche in politica: infatti con Benito Paolone ci si poteva scontrare anche in maniera dialettica ma, finita la polemica, era pronto a dare non soltanto la mano, ma anche un vero e sincero abbraccio (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, volevo molto brevemente esprimere, anche a nome del mio gruppo, solidarietà all'onorevole Mannino, per quello che lui oggi ha riferito all'Aula. Devo dire con grande franchezza che, pur avendo posizioni diverse rispetto all'interpretazione del 41-bis, qui siamo di fronte ad una palese ingerenza rispetto a quelle che sono le libere scelte di un Parlamento, tra l'altro sindacate a distanza di tanti anni.
Voglio anche aggiungere una sottolineatura in quest'Aula, dove spesso siamo chiamati ad esprimerci sui comportamenti di una parte della magistratura e dove spesso si registrano analisi che rispondono più che altro a due pesi e a due misure diverse. Io mi sarei aspettato con grande franchezza, anche da chi oggi solidarizza con Mannino, analogo atteggiamento nei confronti di altri casi, che anche recentemente sono stati portati all'attenzione del Parlamento e non hanno visto questo schieramento garantista così coeso e così deciso a solidarizzare. Il garantismo non lo si fa a senso unico e la difesa della dignità del Parlamento va fatta anche in circostanze difficili. Ecco, io non ricordo di aver ascoltato da alcuni colleghi parole di solidarietà e di attenzione a questo elemento quando, per esempio, si è trattato dell'arresto dell'onorevole Papa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e territorio).

Pag. 29

Seguito della discussione delle mozioni Zamparutti ed altri n. 1-00760, Braga ed altri n. 1-00877, Libè, Di Biagio ed altri n. 1-00878, Dussin ed altri n. 1-00879, Mosella ed altri 1-00885, Misiti ed altri n. 1-00886, Scilipoti ed altri n. 1-00889, Ghiglia ed altri n. 1-00890 e Piffari ed altri n. 1-00891 concernenti interventi per la difesa del suolo (ore 17).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Zamparutti ed altri n. 1-00760, Braga ed altri n. 1-00877, Libè, Di Biagio ed altri n. 1-00878, Dussin ed altri n. 1-00879, Mosella ed altri 1-00885, Misiti ed altri n. 1-00886, Scilipoti ed altri n. 1-00889, Ghiglia ed altri n. 1-00890 e Piffari ed altri n. 1-00891, concernenti interventi per la difesa del suolo (Vedi l'allegato A - Mozioni) (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Colleghi, sono passata al punto all'ordine del giorno. Alla Presidenza non è stata segnalata la richiesta di parola dell'onorevole Paniz.
Ricordo che nella seduta di lunedì 27 febbraio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Commercio ed altri n. 1-00894 (Vedi l'allegato A - Mozioni); il relativo testo è in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa signor sottosegretario. Prego onorevole Baldelli, ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, le chiedo scusa e chiedo scusa anche al sottosegretario e con le scuse chiedo anche un minuto di pazienza, nel senso che abbiamo affrontato una fase di interventi che hanno ricordato l'onorevole Paolone. Congiuntamente e in maniera anche un po' mescolata è emersa un'altra vicenda che ha attirato l'attenzione dell'Aula, sollevata dal collega Mannino, ed era in ordine a questo che il mio gruppo chiedeva la possibilità di far intervenire l'onorevole Paniz. Mi rendo conto, poiché la fase è stata piuttosto complessa, che vi sia stata forse una difficoltà di comunicazione con la Presidenza stessa. Le domanderei, se non vi sono obiezioni, la cortesia di fare intervenire, prima che il Governo dia il parere sulle mozioni, l'onorevole Paniz sulla questione sollevata dall'onorevole Mannino e successivamente procedere alle mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, prima di dare la parola all'onorevole Quartiani che l'ha chiesta, devo dirle che ho aspettato anche qualche secondo, ho guardato tutto l'emiciclo, ho annunciato che sarei passata al punto successivo all'ordine del giorno. Come ho iniziato ad annunciare il seguito della discussione delle mozioni mi è stato segnalato che l'onorevole Paniz chiedeva di parlare. Francamente è fuori tempo massimo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). No colleghi, non l'accetto: ci sono le registrazioni!

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, comprendo le sue ragioni, anche perché è in capo a lei la conduzione dell'Assemblea. Rilevo il fatto che la questione sollevata dall'onorevole Mannino, non essendo iscritta all'ordine del giorno, ma essendo stata sollevata in maniera estemporanea, evidentemente ha dato luogo alla possibilità di intervenire, da parte dei colleghi, in base ad una loro volontà e disponibilità colta al momento. È proprio in forza di Pag. 30questo che le chiedo appunto la cortesia: non glielo sto rivendicando, le sto chiedendo una cortesia. Credo che la questione sia importante. Credo sia una questione che abbia interessato tutto l'emiciclo, seppur con differenti accenti e con varie opinioni.
Credo che se l'onorevole Paniz intende intervenire, sia ad esclusiva discrezione della Presidenza decidere di dargli la parola o meno. Credo che non farebbe torto a nessuno, neanche al dibattito che abbiamo sollevato in quest'Aula, che l'onorevole Paniz si esprima. Ciò al pari del fatto che, per esempio, aveva chiesto la parola il collega del Partito Democratico: io ritenevo che intervenisse sulla questione del collega Mannino, mentre, invece, ha parlato dell'onorevole Paolone. È stata proprio una difficoltà in genere...

PRESIDENTE. Ragione di più, onorevole Baldelli! Sono intervenuti gli onorevoli Burtone e Moffa, poi, ho letto il titolo del punto successivo all'ordine del giorno e mi è stata chiesta la parola. Mi dispiace.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non credo che si debba risolvere il problema e, ad adiuvandum, non ce n'è bisogno. Credo, infatti, che la Presidenza prenda le decisioni del caso e, da questo punto di vista, non posso che concordare con essa. Ovviamente, trattandosi di un argomento di una certa rilevanza, era del tutto estemporaneo aprire una discussione con gli interventi dei gruppi.
Pertanto, è opportuno che, nella fase successiva alla conclusione del punto all'ordine del giorno, sull'ordine dei lavori, ciascun gruppo - se intende farlo - possa chiedere la parola sulle questioni poste dall'onorevole Mannino, le quali, probabilmente, hanno ragione di essere discusse da quest'Aula a fine lavori, come da prassi e come da Regolamento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Quartiani. Penso che questo sia il modo di procedere più corretto. Al termine dell'esame delle mozioni - tra l'altro, vi sono anche altri gruppi che non sono intervenuti -, trattandosi di un argomento di un certo interesse, ritengo che i colleghi potranno assistere alle dichiarazioni che verranno svolte a fine seduta e potremo riprendere l'argomento.
Intanto, do la parola al sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, per esprimere il parere sulle mozioni.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Zamparutti ed altri n. 1-00760, a condizione che il primo capoverso del dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «ad aumentare adeguatamente le risorse destinate alla prevenzione», lasciando inalterata la parte restante del periodo; al secondo capoverso, dopo la parola: «alcun», sia aggiunta la parola: «nuovo»; al penultimo capoverso, le parole: «la presenza» siano sostituite con le parole: «il ruolo»; all'ultimo capoverso, le parole: «ad assumere iniziative», siano sostituite dalle parole: «a valutare la possibilità di assumere iniziative».
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Braga ed altri n. 1-00877, a condizione che il primo capoverso del dispositivo sia riformulato nel senso di eliminare le prime due righe e iniziare direttamente con le seguenti parole: «a contrastare ogni iniziativa». Al penultimo capoverso, al quinto rigo, dopo le parole: «sistema delle autonomie locali e che», inserire le parole: «possa prevedere eventuali deroghe».
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Libè, Di Biagio ed altri n. 1-00878, a condizione che il penultimo capoverso del dispositivo sia riformulato nel senso di inserire, prima delle parole: «una progressiva delocalizzazione», le parole: «ove possibile». Pag. 31
Con riferimento alla mozione Dussin ed altri n. 1-00879 il Governo la accetta a condizione che vengano apportate le seguenti riformulazioni. In primo luogo si chiede che venga eliminato il terzo capoverso del dispositivo, quello che inizia con le parole «ad assumere iniziative volte ad istituire un sistema di finanziamento...» e via dicendo.
Il Governo accetta il quarto capoverso del dispositivo a condizione che le parole «ad assumere iniziative» siano sostituite dalle parole: «a valutare la possibilità di assumere iniziative». Il Governo accetta il penultimo capoverso del dispositivo a condizione che venga sostituita, alla prima riga, la parola «specifiche» con la parola «eventuali» ed accetta l'ultimo capoverso a condizione che venga inserita la parola «eventuali» tra le parole «ad assumere» e la parola «iniziative».
Il Governo accetta la mozione Mosella ed altri n. 1-00885 a condizione che nella prima riga del dispositivo venga eliminato il termine «straordinario».
Per quanto riguarda la mozione Scilipoti ed altri n. 1-00889 il Governo la accetta a condizione che dal terzo capoverso del dispositivo vengano eliminate le ultime due righe fermandosi alla parola «geologi».
Il Governo accetta la mozione Ghiglia ed altri n. 1-00890.
Il Governo accetta la mozione Piffari ed altri n. 1-00891 a condizione che vengano apportate alcune riformulazioni. Il Governo accetta il secondo capoverso del dispositivo a condizione che vengano inserite le parole «valutare la possibilità di» prima delle parole «individuare ulteriori risorse». Inoltre il Governo accetta il secondo capoverso a condizione che vengano espunte le ultime due righe della lettera c) del dispositivo che dovrebbe terminare con la parola «suolo».
Il Governo accetta il terzo capoverso a condizione che le parole «attivarsi affinché» vengano sostituite con le parole « a valutare la possibilità che».
Il Governo accetta il sesto capoverso del dispositivo a condizione che vengano inserite le parole «valutare la possibilità di» prima delle parole «integrare le risorse».
Il Governo accetta il settimo capoverso a condizione che la parola «individuando» venga sostituita con la parola «studiando». Per quanto riguarda, infine, l'ultimo capoverso il Governo lo accetta a condizione che venga riformulato in questi termini: «ad adottare opportune iniziative in materia di Governo del territorio che, con particolare riferimento alla necessità di riconoscere il territorio come bene comune e risorsa limitata, perseguano l'obiettivo... » e via dicendo.
Il Governo accetta infine la mozione Commercio ed altri n. 1-00894 presentata oggi, a condizione però che vengano apportate le seguenti riformulazioni.
Il Governo accetta il primo capoverso del dispositivo a condizione che la parte successiva alle parole «criticità esistenti» venga modificata nel modo seguente: «superando la pianificazione straordinaria e l'emergenza permanente».
Il Governo accetta il secondo capoverso a condizione che vengano premesse le parole «ad assumere le eventuali iniziative per» ed eliminate le parole «attualmente non sufficientemente tutelate» alla fine del capoverso.

PRESIDENTE. Scusi, signor sottosegretario, ha dimenticato di esprimere il parere sulla mozione Misiti ed altri n. 1-00886.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Mi scusi, signor Presidente, ha ragione. Il parere del Governo sulla mozione Misiti ed altri n. 1-00886 è favorevole.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, sulla mozione Ghiglia n. 1-00890 il parere del Governo è favorevole?

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. E sulle premesse di tutte le mozioni il parere è favorevole?

Pag. 32

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sì, signor Presidente.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per due minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, noi voteremo a favore di tutte le mozioni, tranne su quella a prima firma Zamparutti e su quella a prima firma Piffari, sulle quali preannunziamo il nostro voto di astensione. Ma la questione che vorrei sottolineare è che rispetto ad un problema così rilevante, quale quello del dissesto idrogeologico, non riteniamo questo Governo in grado di corrispondere agli impegni che assume con le mozioni che saranno approvate.
Noi abbiamo una posizione fortemente critica rispetto al Governo dei tecnici, rispetto al cosiddetto Governo dei professori: diffidiamo della loro capacità di risolvere i problemi del nostro Paese; diffidiamo ancora di più di quei burocrati che sono passati dalla stanza di direttore generale alla stanza di Ministro. Non riteniamo il Ministro dell'ambiente e del territorio in grado di corrispondere agli impegni che sono contenuti in queste mozioni. Noi voteremo a favore delle mozioni, perché riteniamo sia fondamentale dare delle risposte ai problemi del dissesto idrogeologico - vi sono stati, infatti, eventi calamitosi che hanno determinato, purtroppo, come nella mia regione, la Campania, centinaia di morti e, quindi, è assolutamente necessario e non più procrastinabile destinare risorse a questo problema -, ma abbiamo una totale sfiducia nelle capacità complessive dell'attuale Governo e, in modo particolare, del Ministro Clini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà, per tre minuti.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, avremmo preferito giungere ad una mozione unitaria su un tema di questo tipo; le valutazioni del Governo ci vedono consenzienti, anche rispetto alle altre mozioni, ed orienteranno il nostro voto ed il nostro posizionamento, nel senso che quello che il Governo ritiene in questo momento valido può andar bene anche per noi.
Ciò per un motivo anche abbastanza semplice: non è la prima volta che in quest'Aula viene posta questo tipo di questione; è stato fatto in passato con termini pressoché analoghi e sono stati presi dal Governo degli impegni che poi, per motivi soprattutto di ordine finanziario, non sono stati sostanzialmente ottemperati. Siamo convinti che le buone condizioni dell'ambiente siano tra i fattori che contribuiscono a determinare il benessere del Paese. Secondo un campione di 45 mila italiani con un'età superiore ai 14 anni, interpellato sull'argomento, l'ambiente è un tema forte, sentito e anche gli ultimi tragici eventi, che si sono avuti nel Paese, hanno convinto gli italiani che bisogna fare qualcosa di più.
Quindi, guardando a questo campione non dubitiamo che se si tenesse un referendum sul tema vi sarebbe una maggioranza enorme. Però, il nostro Paese continua ad essere un Paese in cui sei milioni di persone vivono in zone ad alto rischio idrogeologico perché, come è stato già ricordato, su tali aree sono stati edificati 1 milione e 250 mila strutture per uso residenziale e non, che comprendono anche 6 mila scuole e 531 ospedali.
L'Italia conta quasi 500 mila frane all'anno, ed è a rischio ben oltre il 70 per cento dei nostri comuni. L'Italia delle alluvioni non fa differenza fra nord e sud, provocando lutti e devastazioni in Sicilia come in Liguria, in Toscana come in Calabria. Territori resi irriconoscibili dallo scempio di eventi su cui, a quanto pare, non ci interroghiamo a sufficienza. Pag. 33
La storia recente continua ad essere quella delle tragedie annunciate e delle emergenze archiviate senza che nulla cambi. Eppure, i fenomeni legati al dissesto idrogeologico riguardano nel complesso il 10 per cento del territorio nazionale, ossia un'area di oltre 29 mila chilometri quadrati.
La fragilità del nostro territorio nazionale, lo sappiamo tutti, è anche conseguenza di azioni sconsiderate come la progressiva e incontrollata cementificazione, l'abusivismo edilizio, il continuo disboscamento, la disattenzione per fiumi, torrenti e corsi d'acqua.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. Troppe le ferite inflitte al territorio e sempre troppo limitati gli interventi di prevenzione mirati alla difesa dell'ambiente. Non chiediamo al Governo di compiere un miracolo. Sappiamo bene - e ce lo ha raccontato il sottosegretario con grande saggezza - qual è la situazione. I ritardi e le gravi inadempienze di anni non si possono sanare certo in breve tempo, ma auspichiamo che il Governo sappia dare il via ad una serie di provvedimenti mirati, così come ha indirizzato il lavoro di oggi, da studiare in base alle parole chiave che la situazione di degrado diffuso del territorio dettano, ossia: messa in sicurezza, prevenzione e promozione di una diffusa cultura della salvaguardia dell'ambiente quale bene comune (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà per un minuto. Ha esaurito il tempo, onorevole.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, noi ringraziamo il Governo e il sottosegretario che ha espresso parere favorevole sulla nostra mozione senza osservazioni e voteremo, oltre alla nostra, tutte le altre mozioni secondo le indicazioni che sono venute fuori da un lavoro corretto svolto dal sottosegretario insieme ai presentatori delle stesse.
Pertanto, voteremo a favore di tutte le mozioni con le correzioni apportate in quella sede (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, stiamo di nuovo parlando di un qualcosa come se fosse straordinario. L'Italia dei Valori pensa che dobbiamo tornare a pensare e a programmare interventi nell'ordinario. Non possiamo pensare che alluvioni, grandi nevicate con valanghe di inverno, o anche interventi disastrosi della natura come i terremoti siano solo sempre da affrontare con questi interventi straordinari, o così chiamati, che si annunciano sempre in pompa magna, ma che poi diventa difficile portare a conclusione.
Sono ormai parecchi anni che si discute di questa situazione e credo che in tutti, nell'opinione pubblica specialmente, ormai sia consolidata l'idea che qualcosa di climatico stia cambiando e che, quindi, questi eventi non sono più straordinari, ma rientrano nella normalità quotidiana.
Certo rientrano nella normalità, ma dobbiamo renderci conto di dove stiamo lavorando. Ci sono regioni che sono coinvolte nella totalità del loro territorio, come la Basilicata, la Campania, la Calabria, l'Abruzzo, il Lazio, la Liguria, le Marche, il Molise e la Toscana, ma potremmo parlare del Veneto, della Lombardia e del Piemonte che registrano comunque eventi di dimensioni nazionali indipendentemente dalla quantità di territorio coinvolto.
Dobbiamo ripartire anche da un concetto che, nella sacralità dei referendum dell'ultimo giugno scorso, è stato espresso dai cittadini circa la necessità di difendere il patrimonio idrico come un bene comune. Il patrimonio idrico non può essere visto semplicemente come qualcosa a sé stante, come quel bisogno che usiamo quotidianamente nelle nostre case con gli acquedotti e con l'uso quotidiano dell'acqua. Pag. 34Né può esser utilizzato semplicemente come business, perché abbiamo bisogno di fare energia elettrica o usarlo nel miglior modo.
Anche l'Europa ci ha detto di rivedere la gestione dei bacini idrografici in Italia e il modo in cui li gestiamo.
Tuttavia anche questo Governo uno scivolone lo fa quando ripropone quei consorzi (vedi Adda, Oglio, Ticino) che magari solo pochi mesi fa avevamo detto di accorpare, riducendo la gestione in pochi enti.
Ebbene, se cominciamo a pensare all'acqua come bene comune nella sua interezza, dobbiamo pensare che anche il territorio diventa un bene comune. Quindi, è necessario assolutamente bandire quella mentalità, che è un po' diffusa in tutti gli italiani, di utilizzare l'abusivismo come una forma ordinaria perché tanto, prima o poi, arriva sempre un condono edilizio che sana la situazione. Se il condono non va più usato, dobbiamo dirlo con coraggio e la conseguenza di questo sono delle azioni concrete di programmazione nell'uso del territorio.
È necessario, quindi, superare un pochino quello che è il conflitto con i vari interessi locali perché ogni comune oggi predispone il suo strumento, lo gestisce, lo modifica e lo riveste come vuole ad ogni cambio di sindaco, che non sempre avviene ogni cinque anni (a volte avviene anche con una minore durata temporale), e la programmazione e l'idea di salvaguardare il nostro territorio svanisce. Quindi, lo ribadiamo: basta ai condoni. È necessario naturalmente riorganizzare l'uso delle risorse.
Noi sappiamo che il Governo ha messo in campo delle risorse, ha attivato accordi e protocolli con le regioni. Non basta fare questo, bisogna monitorare con cadenza mensile lo stato di avanzamento di queste azioni, di questi protocolli. Ne parliamo da due o tre anni; naturalmente non mi riferisco all'azione del Governo, che è in carica da qualche mese, ma anche al precedente Governo, che annunciava sempre piani straordinari che così non possono essere chiamati. Dobbiamo tornare a piani pluriennali ordinari, quindi con una capacità di selezione di priorità e una capacità di utilizzare anche, laddove è possibile, la legge obiettivo affinché si possano accelerare questi cantieri.
Vi è un'altra situazione che è necessario riorganizzare; mi riferisco al concetto dell'uso del suolo con una riorganizzazione degli strumenti urbanistici in modo tale che si superi quella situazione critica che vi è nell'elaborare, ognuno egoisticamente, la gestione del proprio territorio con piani e strumenti di governo.
Allora, magari anche leggi importanti (come è stata la «legge Sarno» che, dopo l'alluvione del 2000, ci ha portato a rivedere e a riorganizzare la pianificazione del nostro territorio), andrebbero portate avanti nel tempo e non applicate momentaneamente, e lasciate lì. Quindi, che dire se in Sicilia dalla cosiddetta legge Sarno, ad oggi, non si è fatto nulla? Non possiamo lasciare sempre le cose all'autonomia delle regioni e dei territori, se poi questi se ne dimenticano o vi sono beghe locali per stabilire se deve intervenire l'ordine degli ingegneri in un'area o se devono intervenire i geologi in un'altra.
Credo che non sia un problema mettere necessariamente il geologo. Oggi abbiamo figure professionali sulla difesa dell'ambiente che, per fortuna, le nostre università hanno preparato e che vanno oltre la sola categoria dei geologi.
Vorremmo che, però, quegli strumenti che si mettono in campo non siano al bisogno e cioè, che ogni intervento di mitigazione, di prevenzione che arriva non sia oggetto solo di un business da parte di qualcuno, sia quando si fa prevenzione e, ancor di più, quando si fa un pronto intervento a seguito di un disastro. Infatti, poi ne parliamo in questa sede; quando l'evento avviene, ne parliamo con molta intensità, con forti pressioni, dopo però passano i mesi, passano gli anni e ci dimentichiamo di quelle popolazioni e del rischio che rimane ulteriormente sul territorio. Noi speriamo che effettivamente l'azione del Governo nei prossimi mesi sia quella di rendere ordinaria questa gestione. Pag. 35
Non dimentichiamo che anche la gestione del ciclo integrato dell'acqua, dalla captazione all'utilizzo, al rilascio o alla sua depurazione, deve trovare anche risorse lì dentro per la gestione idrogeologica e per la difesa del territorio. Così vale per quelle risorse che provengono, come dicevo prima, dalla gestione del patrimonio in sé, dalle irrigazioni alla gestione idroelettrica al fine della produzione di energia o di quant'altro. Si tratta di un flusso di risorse da lì, perché lì sfruttiamo il territorio, che deve andare necessariamente al riassetto del territorio.
Dunque, abbiamo il coraggio di rivedere quel canone che abbiamo in testa. Paghiamo i canoni di derivazione, che vanno ai bacini imbriferi o ai consorzi di bonifica che li spendono in modo autonomo o li distribuiscono sul territorio. Abbiamo il coraggio di ritoccare quei santuari di spesa che non hanno più nulla a che vedere con il territorio che dovrebbero, invece, difendere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, certo una riflessione politica va fatta e questa contrasta con la riflessione sotto il profilo amministrativo. Noi, all'interno di quest'Aula, siamo chiamati a votare e a prendere decisioni e, oltre a questo, anche a dare dei suggerimenti al Governo, attraverso mozioni e quant'altro, che potrebbero essere utili nell'interesse del nostro Paese e dei nostri concittadini.
La riflessione politica, come qualcuno ha detto, è quella di non riconoscere, per una serie di motivazioni, la legittimità, sotto il profilo politico, del Governo. Ma è un altro ragionamento e un altro tema che abbiamo già affrontato diverse volte e che ha visto, da parte nostra, una non condivisione. Tuttavia, dobbiamo dire che parallelamente a questa nostra riflessione ne dobbiamo fare un'altra, ossia che vi è l'esigenza di dover mandare avanti l'attività amministrativa e, di conseguenza, decidere e compiere delle scelte nell'interesse del Paese e della nazione Italia.
Pertanto, ferme restando le nostre valutazioni politiche, dobbiamo dire che sia questi argomenti sia le mozioni che sono state presentate - sia la mozione che è stata presentata dal gruppo di Popolo e Territorio ma anche le altre mozioni, che sono state presentate dai colleghi - non solo sono interessanti ma portano tutti verso una tutela e una salvaguardia del territorio. Bene, dunque, ha fatto il sottosegretario ad esprimere parere favorevole su tutte le mozioni che sono state presentate all'interno di quest'Aula.
Lei sa meglio di me - e lo sappiamo tutti - che la situazione sul territorio nazionale non è ottima perché abbiamo un territorio nazionale massacrato per quello che è stato costruito (ma non solo per questo) e anche per le scelte che sono state compiute dagli enti locali e dai singoli cittadini, che hanno costruito in modo dissennato. In alcuni casi vi è stata la scelta, come dicevo prima, di alcuni enti locali di effettuare la deviazione di alcuni corsi dei fiumi che hanno comportato degli squilibri, con delle conseguenze veramente drammatiche.
Dobbiamo dire - ma lei lo sa, signor sottosegretario - che la situazione in Italia è veramente drammatica, come dicono i numeri. Dal 1960 al 2012 abbiamo avuto, in Italia, circa 3.500 morti. In Italia abbiamo avuto situazioni veramente critiche, sebbene molte volte le abbiamo volute noi cittadini. Molte volte non vi è stato il controllo ma, nella stragrande maggioranza dei casi, si sono verificate criticità a causa delle avversità atmosferiche che ci sono state e che si sono verificate negli ultimi anni.
Oggi noi dobbiamo cercare di dare un contributo ma questo contributo, che dovremmo dare, non deve essere solo ed esclusivamente a parole ma deve essere concreto e nei fatti.
Con questa mozione - lo diciamo noi, come lo dicono tanti altri colleghi - dobbiamo far sì che la decisione del 26 gennaio 2010 sulla mozione che è stata Pag. 36approvata all'unanimità all'interno di questa Aula, che impegnava il Governo all'attuazione di un piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico, venga attuata seriamente, concretamente e immediatamente.
Chiediamo anche che vengano messe in atto tutte le tutele necessarie e, per tutelare il più possibile il cittadino italiano, dovremmo anche rivedere alcune normative che, a nostro giudizio, sono importanti dal punto di vista della tutela e della salvaguardia del territorio. In molti casi, ad esempio, sarebbe opportuno che vi fosse la presenza all'interno degli uffici tecnici, non dico in senso assoluto, della figura del geologo.
È importante anche fare una riflessione nei confronti dell'Unione europea, richiamandone l'attenzione e dicendo, con voce molto forte, che l'Unione europea dovrebbe anche intervenire in situazioni drammatiche che affliggono il nostro territorio. Appartenendo noi all'Unione europea, non può essere lasciata solo all'Italia la tutela del territorio italiano, ma dovremmo cercare di trovare degli accordi anche con l'Unione europea per avere qualche contributo maggiore e per far sì che determinati interventi si verifichino al più presto possibile.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,35).

DOMENICO SCILIPOTI. Signor sottosegretario, oltre alla riflessione complessiva e generale che abbiamo fatto e che stiamo svolgendo in quest'Aula, c'è una riflessione da svolgere con riferimento ad alcuni luoghi che negli ultimi periodi sono stati investiti e afflitti da un dramma pesantissimo: ci riferiamo a quanto accaduto a Genova il 4 novembre del 2011 e a Roma il 20 ottobre e non possiamo dimenticare ciò che si è verificato a Messina l'anno scorso, a Naso, a Saponara, a Barcellona Pozzo di Gotto, a Milazzo e in tanti altri casi. Dovevamo dare delle risposte immediate e invece queste non ci sono state.
A prescindere dalla riflessione attuale che stiamo facendo, c'è qualcosa di importante che dovremmo vedere e concordare assieme per fa sì che il Governo si impegni concretamente a realizzarla: si tratta della prevenzione sul territorio. La prevenzione non può essere prevenzione a parole, ma deve essere una prevenzione programmata su tutto il territorio, dando la precedenza a tutte quelle zone o regioni ad alto rischio. E di regioni ad alto rischio ce ne sono in Italia tantissime, circa il 70 per cento, che sono ad alto rischio anche dal punto di vista sismico.
Un intervento immediato va fatto, ma l'intervento immediato ed il ragionamento che dovrebbe essere fatto è quello della prevenzione.
Non siamo riusciti, o meglio il Governo non è riuscito - ma non per cattiva volontà, ma perché ci sono tante riflessioni, tutte importanti, all'interno delle varie mozioni presentate - a presentarne una che raccogliesse al suo interno tutte le mozioni presentate dai gruppi parlamentari.
Ritengo, dalla lettura delle altre mozioni, di poter suggerire al mio gruppo parlamentare di votare a favore di tutte perché tutte sono animate da buona volontà e rispondono all'interesse della collettività.
Perciò, oltre a votare tutte queste mozioni, potremmo dare, all'interno di quest'Aula, un segnale molto forte al Governo affinché faccia tesoro di questa nostra segnalazione e, di conseguenza, dia seguito, al più presto possibile, a queste mozioni per tutelare e salvaguardare i nostri concittadini italiani e la nostra Italia attraverso l'emergenza, ma principalmente attraverso la prevenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, la questione della tutela del territorio e della lotta al dissesto ambientale ritorna ciclicamente all'attenzione delle istituzioni, dei media e Pag. 37della società civile, davanti alla tragedie, quando ci si rende conto che si poteva e si doveva fare di più. Proprio in quel momento comincia il classico scaricabarile di quell'ente o di quell'altro, che comincia a rinnegare le proprie responsabilità.
A seguito degli eventi calamitosi si sono moltiplicate le polemiche e le accuse contro le istituzioni locali e nazionali.
Presunta responsabile è la mancata tutela del territorio, dall'assenza degli investimenti infrastrutturali finalizzati alla manutenzione delle aree a rischio alla mancata applicazione delle norme in materia di lotta all'abusivismo edilizio. Il maltempo e gli eventi calamitosi negli ultimi mesi hanno risparmiato ben poche zone d'Italia, segnale questo che vi è una cattiva prassi rappresentata da una cultura dell'illecito radicata e diffusa dal nord al sud e non esiste una specializzazione regionale come qualcuno ha amato ripetere. Il dramma di questi mesi sottolinea la debolezza del territorio italiano, unita alla palese debolezza gestionale e amministrativa del nostro Paese nel salvaguardare se stesso; il suolo è un bene irriproducibile ed essenziale che va tutelato proprio perché legato ai processi ecologici che, se spezzati, determinano compromissioni nella bioreversibilità dell'ambiente.
Gli esperti sottolineano che contenere i consumi di suolo rappresenta una partita strategica per correggere i guasti ambientali, economici e sociali. Purtroppo, nel nostro Paese non esiste una norma di principio a carattere generale declinabile poi dagli enti locali, capace di contenere l'autonomia di questi e porre limiti ai piani urbanistici oltre che tutelare il suolo come un bene non riproducibile. Diversamente avviene in Europa: ad esempio. in Germania il Governo si è dato l'obiettivo di ridurre il consumo del suolo del 75 per cento entro il 2020, introducendo una sorta di compensazione ecologica preventiva che prevede la costituzione di demani pubblici a destinazione ecologica doppia rispetto ai suoli trasformati.
Alle criticità per così dire tecniche legate alla debolezza tutta italiana di fare interventi e manutenzioni si aggiungono i critici tagli operati nei confronti del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che, solo negli ultimi quattro anni, ammonterebbero a circa il 90 per cento delle disponibilità dello stesso, denunciati in diversi atti parlamentari dal sottoscritto ma sulla cui natura il Governo è rimasto molto spesso silente. Nel 2009 veniva annunciato il decollo del piano straordinario per combattere il dissesto idrogeologico e la promessa da parte dell'allora Governo di circa 2,5 miliardi per finanziarlo, risorse orientate alla messa in sicurezza delle aree più a rischio. Non dimentichiamo che nella manovra di agosto è stato operato un taglio di 500 milioni di fondi per la prevenzione del dissesto idrogeologico e nell'ultima legge di stabilità ammonterebbero a circa 6 miliardi di euro i tagli operati dal precedente Governo al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con il rischio di andare a vanificare ogni progetto o iniziativa orientata alla tutela dell'ambiente e svuotando di fatto l'utilità del medesimo Dicastero.
Ricordo ancora le parole del precedente Presidente del Consiglio a seguito della tragedia ambientale nella città di Genova; lui dichiarava che è evidente che si è costruito laddove non si doveva costruire, trascurando di fatto le sanatorie edilizie varate dallo stesso Governo negli ultimi dieci anni. Purtroppo, in Italia si è ormai consolidata una filosofia del taglia e cuci, dove ai tagli indiscriminati, violenti e irrazionali, a cui seguono tragedie annunciate ed evitabili, si accosta repentinamente una gestione pressappochista dell'emergenza con la messa a disposizione di risorse, ma quest'ultime, se erogate a tempo debito, avrebbero impedito l'emergenza stessa.
Basta demagogia ma lungimiranza, gli impegni che noi come Terzo Polo chiediamo al Governo con questa mozione vanno proprio in questa direzione. È opportuno dare seguito per prima cosa a quanto promesso dal Governo in questi anni affinché gli atti parlamentari e le discussioni in questa sede non siano soltanto parole al vento ma una chiara volontà Pag. 38di intervenire e tutelare. Per queste ragioni è chiaro il voto favorevole di Futuro e Libertà per il Terzo Polo alla mozione in esame così come riformulata dal Governo e ci atterremo alle decisioni del Governo sulle altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, rappresentante del Governo, oggi ci troviamo qui a discutere ancora di un problema che ci ha visto - lo voglio ricordare a tutti - uniti poco più di un anno fa a votare una mozione che anche allora impegnava il Governo sui problemi di questo Paese.
Sono i problemi già citati del dissesto, del rischio sismico, di una pianificazione non adeguata dello sviluppo. È un problema enorme - lo sappiamo - che ci ha procurato purtroppo tante vittime. Ha procurato tanti disagi alle famiglie e alle imprese economiche, ha procurato perdite e costi alla comunità, che è dovuta intervenire sempre, ultimamente dico spesso, forse poco, perché le risorse sono sempre meno. Gli eventi - lo vedete - sono sempre innumerevoli. Molti di questi - bisogna dirlo - sono imprevedibili, ma molti sono anche prevedibili. Prevedibile è l'intervento della pubblica amministrazione, che dovrebbe essere più attento. Vorrei ricordare le tante autorizzazioni non sempre rilasciate con un'adeguata ponderazione. Questo è un problema che unisce l'Italia e vorrei ricordarlo perché qui ci sono tanti parlamentari che sono anche amministratori e, dunque, hanno una responsabilità doppia nel momento in cui saranno qui a votare queste mozioni. Il Paese ha visto tante costruzioni in situazioni difficili e pericolose, anche negli alvei dei fiumi, costruzioni che hanno avuto regolari autorizzazioni. Poi c'è tutta la parte dell'abusivismo, che conosciamo bene e non voglio ripetere, ma sappiamo che c'è una necessità reale di intervenire. Evitiamo di venire in Aula a stracciarci le vesti quando succedono questi eventi, a lodare o attaccare, a seconda dei momenti, la Protezione civile, ma cerchiamo invece di intervenire. Noi, con la citata mozione di un anno fa, chiedemmo già allora un piano di interventi, che avesse una logica, delle regole per stabilire delle priorità, perché le priorità non possiamo stabilirle con una mozione. Dobbiamo lavorare e dare la possibilità al Governo di creare questo piano, un piano grande per il rilancio del Paese, un piano che si basi su regole che - lo ripeto - non possono essere regole di un anno o di due anni e nemmeno di una legislatura. Abbiamo chiesto e chiediamo ancora ai partiti in Parlamento di varare un piano pluriennale, che vada oltre la legislatura e che, a mio avviso, dovrebbe durare almeno vent'anni, perché le risorse sono poche e abbiamo la necessità di non sprecarle. Abbiamo la necessità di guardare avanti per fare prevenzione. Sappiamo tutti ormai - ce lo hanno ricordato i vari direttori della Protezione civile, Ministri e sottosegretari - che ogni euro speso in prevenzione ce ne fa risparmiare cinque in emergenza. Noi abbiamo il dovere di risparmiare, abbiamo il dovere di dare un segnale anche nella ricostruzione delle aree che hanno subito questi sfregi, ma anche nella ridefinizione dello sviluppo dei nostri centri urbani. Chiediamo anche - lo abbiamo chiesto e ringrazio il sottosegretario per la richiesta di riformulazione, ma in particolare per aver accettato il concetto - di valutare, dove necessario, la delocalizzazione. Le costruzioni alle pendici del Vesuvio - ricordiamocelo - sono ancora tutte lì, nonostante il lavoro fatto. Chiediamo un piano pluriennale per tutelare delle vite e per tutelare un territorio. Vorrei ricordare - l'ho ricordato molte volte anche ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze del precedente Governo - che lavorare su questi temi e investire un po' di risorse vuol dire far lavorare le imprese, vuol dire mettere in moto anche l'economia, non solo fare un'iniziativa etica, ma anche fare qualcosa di più. Ricordavo quella mozione Pag. 39e noi, come Unione di Centro, chiediamo ancora oggi un segnale unitario, pur su mozioni divise e separate.
Vi sono i pareri del Governo e a quei pareri ci atterremo per sostenere il Governo in un'azione che - mi permetta la vena polemica - non resti sulla carta. Lo abbiamo vissuto un anno fa. I parlamentari - lo ricordo a tutti i colleghi - se vogliono dare al Paese il segnale che non sono qui solo a scaldare la sedia, che lavorano tutti insieme per aiutare a risolvere la situazione, devono porre in essere delle misure adeguate, perché noi oggi dobbiamo riavviare, anzi, oserei dire avviare, perché non lo abbiamo mai avviato, proprio quel percorso virtuoso che deve dare un futuro al nostro Paese, permettendo di raggiungere gli obiettivi che ci siamo detti. Con la nostra bellezza, con le nostre risorse, dobbiamo attirare anche turismo e fare economia. L'Italia è un Paese che ha bisogno di grandi impegni perché è un Paese meraviglioso che ha bisogno di un futuro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'argomento che abbiamo affrontato con le mozioni all'esame vorrei dire che rappresenta molto bene il paradigma delle difficoltà del nostro Paese, un Paese che nelle cronache continue di questi ultimi anni viene travolto continuamente da alluvioni, frane, momenti di lutto per intere popolazioni e che offre in maniera disarmante l'idea di un'assoluta impreparazione ad affrontare questi argomenti.
Penso che qui ne va non semplicemente della discussione parlamentare ma dell'idea della riforma di una buona politica, a maggior ragione oggi che c'è un Governo cosiddetto di tecnici, i quali hanno l'onere e anche l'onore di provare a invertire la tendenza. Gli interventi che mi hanno preceduto hanno dimostrato con dati alla mano la drammaticità di quanto stiamo dicendo, di un Paese in larga parte (due comuni su tre, il 60 per cento del territorio) coinvolto da eventi di rischi di calamità, eventi di difficoltà dal punto di vista del rischio idrogeologico, il che ci dice di un'estrema delicatezza del sistema Paese, di una difficoltà ad affrontarlo, di un sistema di prevenzione completamente fermo al palo. E allora perché i gruppi parlamentari si interrogano ed interrogano insieme al Parlamento tutto il Governo per provare a cambiare ed invertire la tendenza? Certo a questa situazione hanno contribuito gli errori che abbiamo fatto tutti ed è inutile scaricare la colpa su qualcun altro che è sempre nel posto a fianco: abbiamo costruito troppo sui territori, abbiamo costruito male, abbiamo costruito in zone a rischio. Uno dei primi punti su cui riflettere è proprio la modalità di pianificazione urbanistica che in questi anni è stata adottata, in dispregio di un corretto sviluppo urbanistico e delle più elementari regole di prevenzione del rischio idrogeologico. Insomma, quella che è una battaglia concettuale, l'idea che bisogna prevenire piuttosto che intervenire successivamente, è il punto cardine di queste mozioni sul quale il Partito Democratico ha impostato la propria mozione. Il primo punto è quello di smettere di improvvisare, smettere di continuare a programmare i territori non in base ad una programmazione urbanistica seria ma molto spesso sanando a posteriori gli interventi fatti. Non ce lo possiamo più permettere, non lo può più permettere una sana regola di convivenza di tutta la nostra realtà e quindi basta con i condoni. Questo è uno dei punti cardine su cui abbiamo inteso basare la nostra mozione. Al di là ed oltre a ciò, quindi, occorre una pianificazione urbanistica che coinvolga tutti i soggetti attori. Sappiamo che il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, ha trasferito alle regioni la programmazione degli interventi di prevenzione, ma sappiamo altrettanto quanto sono importanti il livello di pianificazione territoriale dei comuni e il livello di pianificazione che Pag. 40hanno assunto anche le province in questo ambito. Ebbene, è il momento di coordinare questi livelli di programmazione, i quali non possono più essere mantenuti ognuno per conto proprio, come sistemi che non dialogano e che non parlano.
Dobbiamo fare in modo che ci sia un intervento serio, quindi diciamo «sì» alla programmazione dei territori, «sì» alla pianificazione, ad esempio, dei piani delle acque dei singoli comuni. Per troppo tempo nella pianificazione urbanistica non si è prevista una corretta pianificazione del sistema delle acque dei paesi. Prima il collega Piffari, giustamente a mio parere, ricordava che il sistema deve essere completamente integrato. L'acqua non è semplicemente il bene comune di cui parliamo, l'acqua è un qualcosa che sta in un ciclo completo che va da quella che ci arriva dal cielo fino a quella che ci arriva in casa, e che deve essere vissuta come un elemento vitale, non come un elemento di distruzione. Questo è lo sforzo che dobbiamo fare in una corretta pianificazione. Chi meglio dell'ente locale? Qua aggiungo una cosa importante. Siamo in un sistema che vuole andare verso il federalismo, ebbene, diamo responsabilità agli enti locali, che però devono trovare un livello di coordinamento certamente più importante di quello che c'è stato fino ad adesso.
Le autorità di bacino, quelle distrettuali a livello sovraregionale, e le autorità di bacino che sono destinatarie di piani di assetto del territorio, sono l'altro elemento fondante. In molte regioni queste cose sono state fatte, sono state fatte bene, e sono stati messi a punto piani d'intervento puntuali - scusi la parola - per affrontare questi temi.
Il punto rispetto al quale noi dobbiamo andare oltre, è il problema delle risorse; è questo l'altro grande elemento di discussione rispetto al quale siamo fermi. Nel 2009, con la finanziaria per il 2010, era stato sviluppato questo sistema. Su di esso noi eravamo d'accordo, mi riferisco ai famosi accordi di programma che mettevano delle risorse a disposizione delle regioni in progetti cofinanziati tra regioni e Stato. Purtroppo quella cosa è rimasta lettera morta. Nonostante quell'accordo di programma importante, c'è stato un blocco totale dell'erogazione di quelle risorse, che invece vanno messe a disposizione di quei progetti che sono cantierabili. Sono d'accordo col collega Libè quando dice: attenzione, che l'intervento di infrastrutturazione, dal punto di vista della protezione del rischio idrogeologico, è un intervento che sviluppa economia. Non a caso l'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE) ce lo ricorda; in un secondo momento bisogna sviluppare questo settore perché è un settore che dà ritorni importanti anche per il sistema economico, in particolar modo per il sistema delle costruzioni che è in gravissima difficoltà.
Quindi aggiungiamo anche questo elemento di valore per dire che queste risorse vanno sbloccate. Aggiungiamo noi, che con risoluzioni in VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) abbiamo chiesto queste cose: diamo la possibilità ai comuni di derogare al Patto di stabilità, quando hanno delle risorse per cofinanziare queste opere. Lo abbiamo chiesto al Ministro Clini, lo abbiamo chiesto al Ministro Passera; è un elemento fondamentale per permettere ai comuni e agli enti locali di compartecipare a progetti che sono enormi. Guardate, noi stiamo parlando di previsioni di spesa tra i 40 e i 50 miliardi di euro. Stiamo parlando di risorse enormi da mettere a disposizione per azzerare il rischio. In questi ultimi quattro anni è stato messo a disposizione un miliardo che poi non è sempre stato possibile spendere. Di cosa stiamo parlando? Allora questo è il punto.
Questo tema della prevenzione del rischio deve diventare centrale nella programmazione e deve diventare un elemento di rilancio dell'economia, diventando un elemento non semplicemente di difesa - non può continuare ad essere un elemento di passività - ma deve diventare un elemento con il quale il sistema Paese rilancia il Paese stesso, facendolo uscire dalle pieghe. Non possiamo permetterci di spendere mediamente ogni anno attorno al miliardo di euro per pagare i danni che Pag. 41sono stati provocati da questi eventi. Questo è il punto. Noi non possiamo continuare ad avere solo una politica di difesa, ma dobbiamo mettere in atto tutto quello che è necessario per reperire risorse che permettano di andare oltre la difesa, attuando una politica proattiva, da questo punto di vista.
Lo abbiamo detto: i punti sono quelli di un maggior coordinamento, di una pianificazione territoriale oculata, di un coinvolgimento di tutti i soggetti della filiera - quindi di tutti gli enti presenti, in un coordinamento maggiore e più puntuale - ma soprattutto mettendo a regime delle risorse. Sono convinto (ho anche avuto modo di scriverlo nella mia regione, che è una regione che ha i piani pronti e che ha gli strumenti urbanistici molto spesso adeguati) che da questo punto di vista serva l'apporto fondamentale delle regioni che devono fare la loro parte, coinvolgendo in questo senso anche la Comunità europea, che mette ulteriori risorse a disposizione, ma serve un progetto chiaro, serve l'intelligenza di capire dove andiamo a parare.
Serve al Paese - ripeto - perché solo in questa maniera noi possiamo permetterci di risollevare la testa e, soprattutto, di evitare di continuare ogni anno a fare la lista, l'elenco dei morti, dei lutti e dei danni enormi arrecati al Paese. Ecco perché - e concludo - torno all'inizio, alle parole con cui ho cominciato: questo è il paradigma negativo del Paese. Penso che dobbiamo avere la forza e il coraggio di agire tutti assieme. Per questo, come ripeto, il gruppo del Partito Democratico ha presentato questa mozione. Dobbiamo riuscire ad andare oltre ad una semplice dichiarazione di intenti o a delle parole vuote, ma cominciare a realizzare delle politiche per reperire le risorse. Lo può fare questo Governo e il Ministro Clini ci ha detto che si stava attivando per questo. Insomma, noi ci auguriamo che questo possa essere realizzato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, prima di svolgere la mia dichiarazione di voto volevo chiedere al rappresentante del Governo se poteva rivedere il suo parere, in quanto noi non possiamo accettare la riformulazione da lui propostaci. Infatti, il terzo capoverso, di cui lei, signor sottosegretario, richiede la cancellazione, è il cuore della nostra mozione. Avete accettato e preso per buoni vari argomenti, come quello dell'introduzione dell'assicurazione, del geologo, delle accise e quant'altro, tutti balzelli che andranno chiaramente a gravare sulle spalle dei cittadini. La nostra proposta penso che fosse l'unica alternativa vera e anche innovativa, quella che poteva far risparmiare dei soldi ai cittadini, per cui ritengo che sia veramente brutto cancellare il cuore della nostra mozione. Pertanto, le chiedo se può rivedere il suo parere.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo?

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, purtroppo non è possibile modificare il parere. Ci sono almeno due motivi per i quali il Governo non può impegnarsi a questo. Il primo è laddove la mozione prevede che ci sia un'erogazione delle risorse diretta a tutti i tipi di ente locale, cioè comuni, province, consorzi di bonifica, comunità montane. Il secondo punto è quello relativo alla determinazione di uno specifico onere a carico dello Stato di almeno 100 milioni di euro. Questa non può essere la sede nella quale si può assumere un impegno di questo genere. Mi dispiace, quindi, ma francamente non posso.

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario Fanelli. Prego, onorevole Togni.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, non ho capito: il parere in questo Pag. 42caso non è favorevole? Perché noi chiediamo di votare la nostra mozione senza la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Togni, il Governo ha proposto una riformulazione; non accettandola, il parere si intende contrario e, quindi, chiederete di metterla in votazione o meno, ma questa sarà una vostra scelta. Prego, onorevole Togni, prosegua con il suo intervento in dichiarazione di voto.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, nel campo delle misure per la tutela dell'ambiente e del territorio, nonché di lotta al dissesto idrogeologico, la Lega Nord Padania, con la propria mozione, ribadisce la centralità dell'azione di prevenzione e di messa in sicurezza delle aree a maggior rischio rispetto agli interventi, seppur necessari, di contrasto dell'emergenza. Siamo favorevoli ad un nuovo approccio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il quale, in tema di difesa del territorio e di prevenzione del dissesto idrogeologico, metta al centro delle priorità operative la predisposizione, d'intesa con le regioni, di un programma pluriennale di interventi urgenti per il riassetto territoriale delle aree a rischio idrogeologico, lo snellimento delle procedure per la realizzazione delle opere, lo stanziamento certo di risorse finanziarie, se del caso anche pluriennali, da concertare direttamente con comuni, province, consorzi di bonifica, enti territoriali e altri soggetti competenti, nonché l'esonero dai vincoli del Patto di stabilità sui finanziamenti utilizzati dagli enti locali per la messa in sicurezza del territorio.
In tal senso ribadiamo la necessità del superamento dell'attuale istituto dei commissari straordinari e l'attivazione di limiti di impegno per quote di 100 milioni di euro l'anno per la concessione di contributi da parte dello Stato pari agli oneri per capitale ed interessi di ammortamento di mutui o altre operazioni finanziarie, che i soggetti interessati, enti locali e territoriali, possono essere autorizzati a contrarre con la Cassa depositi e prestiti ed istituti finanziari. Ribadiamo la necessità della centralità degli enti locali territoriali nelle fasi di realizzazione degli interventi, l'istituzione di un fondo compartecipato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali, finalizzato alla concessione di indennizzi per il risarcimento dei danni provocati dalle calamità naturali ed, infine, anche la possibilità, da parte dei comuni, di concedere crediti edilizi in favore di soggetti che procedono alla delocalizzazione dei propri immobili da aree a rischio ad aree sicure.
La Lega Nord Padania mira a far diventare la difesa del territorio una nuova e formidabile opportunità di sviluppo economico per il Paese e una fonte di nuova occupazione per i nostri cittadini. Ricordiamo in proposito che ogni milione di euro investito in manutenzione del territorio genera circa 7 nuovi posti di lavoro e rende maggiormente fruibili e produttive le nostre aree geografiche dal punto di vista ambientale e paesaggistico.
Certamente, come il sottosegretario sa bene, se avessimo presentato una mozione unitaria sarebbe stato meglio, anche dal punto di vista del valore della mozione. Abbiamo espresso la nostra contrarietà a questa soluzione, principalmente non condividendo alcuni punti per noi fondamentali. Il primo - l'ho già citato prima - è quello che riguarda il potenziamento della figura del geologo (l'abbiamo chiamato il geologo di quartiere); ebbene, si voleva imporre alle amministrazioni locali l'immissione nella pianta organica delle amministrazioni della figura tecnica del geologo, naturalmente con i costi che ben si possono immaginare.
Tutto questo perché, per l'ennesima volta, escluse le amministrazioni locali del Nord, ci troviamo di fronte a carenze storiche dei territori del Centro e del Sud, dove molte delle amministrazioni sono ancora praticamente sprovviste degli strumenti urbanistici necessari, che prevedono per l'appunto l'impiego del geologo già di default. Tanto per capirci sto parlando dei piani regolatori e ancor più del piano di assestamento idrogeologico. Pag. 43
L'altro aspetto che non ci trovava assolutamente d'accordo - l'ho già citato prima - è la proposta dell'assicurazione obbligatoria, che poi ho visto che avete mitigato con la solita formula che si adotta in questi casi. Questa assicurazione sarebbe stata a carico dei cittadini, cosa che in questa fase storica non è sinceramente possibile, è anzi assolutamente improponibile, perché questo Governo, che lei rappresenta, signor sottosegretario, ci ha già tolto la pelle. Se noi andassimo ad applicare un ulteriore balzello, un'ulteriore tassa ai nostri cittadini, sarebbe come spargere sale sulle nostre ferite.
L'ultimo aspetto che ci ha visti in disaccordo era quello che avete un po' mascherato inserendo la parola «nuovi» condoni: si quindi torna a parlare della possibilità di condoni. Nella nostra mozione abbiamo detto che assolutamente questo non era possibile, e tale indirizzo era presente anche in altre mozioni. E ciò viene inserito per sanare le emergenze ataviche dell'abusivismo campano, cosa francamente incomprensibile. Noi siamo del parere che le unità immobiliari abusive debbano essere abbattute. Non ci sono altre soluzioni soprattutto, e a maggior ragione, nelle aree particolarmente a rischio. Pertanto la Lega Nord Padania voterà a favore della propria mozione. Voteremo contro la mozione Zamparutti 1-00760 per i motivi che ho detto sopra e ci asterremo su tutte le altre (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, noi abbiamo presentato la mozione in esame a seguito della constatazione non solo del ripetersi con sempre maggiore frequenza di eventi franosi e alluvionali, ma soprattutto dell'inadeguatezza di quel piano straordinario pluriennale sul rischio idrogeologico che doveva essere dotato delle opportune risorse, secondo la richiesta rivolta da quest'Aula al precedente Governo, con una mozione incardinata sempre su iniziativa radicale e approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati il 26 gennaio 2010. Arrivare ad una mozione congiunta non è stato possibile in questa occasione, perché vi sono tre questioni che poniamo: quella dei «no» a nuovi condoni, quella del rafforzamento della figura professionale dei geologi e quella di una riflessione sulla necessità di introdurre forme di assicurazione da danni contro calamità naturali che hanno impedito, non solo per quanto riguarda la Lega Nord, ma anche altre forze politiche, di addivenire ad un testo comune.
Voglio dare atto al Ministero dell'ambiente del fatto che tra il 2010 e il 2011 sono stati sottoscritti con le regioni accordi di programma finalizzati all'individuazione, al finanziamento e all'attuazione di interventi a difesa del suolo urgenti e prioritari. Tuttavia non sono assolutamente adeguate le risorse a tal fine destinate, se teniamo presente che è prevista una somma complessiva, nell'arco di tre anni, di solo due miliardi di euro, per l'esattezza due miliardi e 62 milioni di euro fra i fondi del Ministero dell'ambiente, i FAS statali, i fondi regionali e i FAS regionali. E se pensiamo che secondo le stime stesse stime del Ministero dell'ambiente la somma che servirebbe per le opere più urgenti di riduzione del rischio idrogeologico sull'intero territorio nazionale è di circa 40-45 miliardi di euro, a questo ritmo è di tutta evidenza che ci vorranno almeno 60 anni per completare l'opera, sempre che poi queste risorse non vengano distratte per far fronte invece, come spesso avviene, alle emergenze causate dal dissesto idrogeologico.
È evidente che il dissesto idrogeologico è frutto - ci tengo a ricordarlo, come dice Marco Pannella - di un dissesto ideologico, quello per cui si è consentita dal dopoguerra ad oggi un'indiscriminata urbanizzazione anche in quelle aree ad elevato rischio idrogeologico oltre che sismico e si sono inseguite le emergenze con costi stratosferici per lo Stato, anziché inseguire gli investimenti in prevenzione. Di fronte a questo allora occorre innanzitutto invertire Pag. 44questa vera e propria sproporzione tra le risorse destinate all'emergenza rispetto a quelle destinate alla prevenzione, che vanno adeguatamente aumentate e in questo senso accolgo la riformulazione proposta dal Governo.
In fondo basterebbe decidere di rivedere il complesso delle opere, spesso vecchie ed inutili, della «legge obiettivo», le opere strategiche del tipo ponte sullo stretto, per recuperare buona parte di quanto servirebbe a quella che tutti si sgolano a definire come la grande opera necessaria al nostro Paese, che è appunto la messa in sicurezza del nostro territorio, salvo però poi non finanziarla adeguatamente.
Voglio ricordare come negli Stati Uniti, dopo la crisi del 1929 - e parliamo di un periodo di crisi, quindi magari di difficoltà nel reperimento delle risorse - il Presidente Roosevelt trasformò la cura del territorio in volano per l'economia, investendo sul sistema idrogeologico e occupando in questa maniera centinaia di migliaia di persone. Non credo che vi siano alternative a questa impostazione, anche perché diversamente sarà sempre più difficile reperire le risorse per far fronte agli interventi di risarcimento e di ricostruzione delle opere distrutte e danneggiate a seguito di calamità naturali. Lo stesso sottosegretario Bertolaso ha parlato di risarcimenti da parte della Protezione civile solo per un sesto dei danni causati dalle calamità naturali.
Tutto questo in un Paese in cui - come ha denunciato un recente rapporto dell'OCSE - il ricorso alle assicurazioni private contro le calamità naturali è praticamente assente, mentre in tutto il mondo si stanno sviluppando sistemi di assicurazione in questo campo. Dunque, con riferimento al rafforzamento delle politiche di prevenzione, occorre, secondo noi, affiancare l'introduzione di un regime assicurativo. Mi dispiace aver sentito ciò che ha detto il collega Togni a questo proposito, perché, peraltro, è stato proprio il presidente della Commissione ambiente, Angelo Alessandri, del suo stesso gruppo, a presentare un ordine del giorno che chiedeva di introdurre un sistema di questo tipo: tale ordine del giorno è stato accolto dal Governo nel corso del dibattito sul decreto-legge denominato «cresci Italia».
Come ho detto ieri, noi radicali consideriamo questo Governo un felice incidente nell'ultrasessantennale regime partitocratico e, pertanto, confidiamo nella volontà di impegnarsi nel non concedere condoni. Infatti, non dobbiamo dimenticare - e riprendo ancora le parole di Marco Pannella - che la strage di legalità, poi, provoca strage di popoli, come tristemente testimoniano le 3.673 vittime di eventi franosi ed alluvionali avvenuti negli ultimi cinquant'anni.
Vengo ad un punto che ha fatto molto discutere ieri, ma anche oggi, nel tentativo di mediazione che vi è stato, cioè quello relativo alla necessità di rafforzare la presenza della figura professionale del geologo nella pubblica amministrazione. Da radicali, da decenni, parliamo di geologo di quartiere: tutta la situazione idrologica italiana è minacciata anche perché non abbiamo abbastanza geologi. È tempo che si sappia, dopo anni che ci battiamo a questo proposito, che i geologi che operano nella pubblica amministrazione, in Italia, sono meno di 2 mila, con alcune realtà che ne sono addirittura sprovviste, come, ad esempio, gli uffici dei Geni civili del Lazio, che istruiscono, tra l'altro, le relazioni geologiche per le costruzioni in zone sismiche e per gli abitati ammessi a consolidamento. Inoltre, dei 107 componenti del Consiglio superiore dei lavori pubblici, massimo organo tecnico consultivo dello Stato, solo due sono i geologi, ed uno è ancora in attesa di nomina ufficiale.
Pertanto, nessuna politica seria di sviluppo sostenibile può, a nostro avviso, essere intrapresa senza la conoscenza degli eventi geologici che hanno modellato il territorio e senza un'adeguata comprensione delle dinamiche che costantemente ed inesorabilmente lo trasformano. L'assenza del contributo del geologo, in concorso con le altre figure che studiano il territorio e l'ambiente, ha prodotto evidenti e seri danni sia nel rapporto tra le dinamiche ambientali e l'occupazione antropica Pag. 45sia nel corretto sfruttamento delle risorse naturali. Quest'assenza ha un costo sociale ed economico pesantissimo.
In merito all'informazione al pubblico sulle zone a rischio idrogeologico del territorio italiano, è vero che il sito del Ministero dell'ambiente ha pubblicato le perimetrazioni delle aree a rischio e la pericolosità di tutti i piani di assetto idrogeologico predisposti, ma queste informazioni, che attengono alla possibilità di conoscere le condizioni di ogni zona del territorio, non sono consultabili dal cittadino comune. Inoltre, la consapevolezza del rischio - che non è solo la consapevolezza di non affacciarsi dal ponte sotto il quale passa la piena - rende tutti (politici, amministrazioni e popolazioni) responsabili delle azioni per la sua mitigazione. Proprio per questo, ritengo che occorra rendere maggiormente fruibili e trasparenti tali informazioni, senza il timore che, magari, questo tipo di conoscenza possa incidere sul valore degli immobili.
Detto questo, nell'accogliere le riformulazioni che ha proposto il sottosegretario, non ho particolari avversità rispetto alle mozioni degli altri gruppi, salvo quella della Lega per non aver accolto la riformulazione proposta. Lo dico, soprattutto, perché finanziamenti a pioggia come quelli richiesti nel paragrafo di cui si è discusso erano già stati previsti in provvedimenti del 2002 e non hanno dato alcun risultato positivo, se non quello della coltivazione del proprio bacino elettorale. Pertanto, annuncio il voto favorevole su tutte le altre mozioni (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, per dichiarazione di voto interverrà successivamente anche l'onorevole Gibiino, io vorrei soltanto aggiungere alcune brevi considerazioni in merito ad una discussione che, devo dire, è surreale. Vorrei spiegarmi meglio, perché mi rendo conto che il termine potrebbe apparire un po' forte.
Nel ringraziare il sottosegretario Fanelli per la costante attenzione con cui segue i lavori della Commissione ambiente, mi trovo ad intervenire, come tanti altri colleghi su un tema che tutti riteniamo fondamentale, importante, quotidiano, emergenziale e assolutamente strategico per quella che è la conduzione del nostro sistema territorio, ma poi, dopo aver discusso giorni, giorni e giorni, su queste poste di bilancio non possiamo mettere dei soldi. È una situazione frustrante, quella di un Paese che, nel 2009, ha accertato un fabbisogno per la prevenzione del rischio idrogeologico vicino ai 50 miliardi di euro, ed è frustrante, per un Paese a grave rischio come il nostro, non poter mettere delle cifre che consentano una reale messa in sicurezza del territorio, perché i soldi non vi sono.
Non è colpa di nessuno, non è cattiva volontà di questo Governo, come non lo è stata dei Governi del passato, ma la realtà è questa: non vi sono i soldi per affrontare uno stato continuo e perenne di emergenza. Non vi sono i soldi per riuscire a salvare, in prospettiva, tante vite umane e per riuscire a mettere ordine in un territorio che, purtroppo, è tanto disordinato, per tante e tante responsabilità, che sono responsabilità antiche ma anche responsabilità di oggi.
Si dice che occorre - e lo diciamo, nella nostra mozione, lo dicono un po' tutti - investire sulla prevenzione. È un bellissimo termine, piace a tutti, lo usiamo in politica indifferentemente, dalla sanità al rischio idrogeologico. Il problema è che, come avviene per la sanità, anche per il rischio idrogeologico, la prevenzione ha un costo, ed ha un costo elevatissimo, che oggi lo Stato non è in grado di sostenere. Quando parliamo di prevenzione usiamo un termine vago che comprende - o dovrebbe comprendere al proprio interno - anche un certo modo di fare i piani regolatori, un certo modo di approvare i piani regolatori, un certo modo di far rispettare i piani regolatori, ma anche, addirittura, un certo modo mai sanzionato Pag. 46- perché non vi è, poi, una sanzione - riferito a tutti coloro che lasciano scadere i piani regolatori e che, dopo dieci anni dalla scadenza, non li hanno ancora rinnovati.
Per quei troppi comuni, anche grandi, grandissimi comuni italiani che, da dieci anni dalla scadenza degli ultimi piani regolatori, vanno avanti a varianti strutturali e non. Faccio un esempio - che non è polemico, perché tale fenomeno riguarda tutta Italia -, ed è Torino, perché è la città che, ovviamente, conosco meglio. Torino ha un piano regolatore molto, molto datato - risale al 1994 - e solo nell'ultima legislatura comunale, quella dei cinque anni scaduti nel 2010, sono state fatte 261 varianti strutturali al piano.
Questo, a mio avviso, è un modo sicuro attraverso il quale non si fa prevenzione. Non si fa prevenzione del rischio idrogeologico e non si fa un buon servizio al territorio. Occorrerebbe - e questo è un compito della politica a tutti i livelli - avere un po' più di coraggio, a partire dal piccolo territorio, ma anche fino al grande territorio, perché inevitabilmente lo sviluppo urbanistico e l'occupazione del territorio da parte di un grande comune ha un'influenza su tutto il resto del territorio circostante.
Il termine prevenzione ha molti significati. C'è una responsabilità dei comuni e c'è una responsabilità di mancato controllo. Ricordo una delle tante alluvioni, per fortuna non di grandi dimensioni, che hanno colpito la mia terra, come accade spesso. Tre anni fa in Piemonte, in un paese del cuneese, crollò una casa che era sulla riva di un torrente. Ebbene, quella casa era stata ricostruita nello stesso posto dove vent'anni prima una casa era crollata e anche in questo caso ci sono stati due morti. Omesso controllo, mancanza di responsabilità, mancanza di attenzione: ci sta anche questo nel termine «prevenzione», ci sta anche questo nella lotta contro il rischio idrogeologico.
Le responsabilità, in realtà, sono molte. Dovremmo cominciare ad imporre dei termini non derogabili, ad esempio per la revisione dei piani regolatori, ma integrali. Dovremmo, ad esempio, nei nuovi piani regolatori imporre - tanto è stato fatto anche dal Governo precedente - delle misure stringenti. Poi lo so che anche costruire le case popolari costerà di più.
Capisco bene che anche lì ci sono altri problemi, che poi vanno ad intaccare la finanza dei comuni, che poi rischia di tagliare i servizi; però, di questo stiamo parlando, altrimenti, colleghi, ho l'impressione che noi - lo dico a me stesso che con il collega Gibiino, con il gruppo del PdL e con tanti altri ho presentato questa mozione - ogni otto mesi, quasi per nettarci la coscienza, presentiamo una nuova mozione per fare la grande lotta al rischio idrogeologico di questo Paese e ovviamente non risolviamo mai nulla.
Quello dei comuni è anche un ruolo importante, perché in tutte le nostre mozioni diciamo che usiamo un intero periodo per dimostrare tutta la nostra attenzione, ad esempio, alle competenze proprie delle regioni e alle competenze proprie dei comuni. Ciò è sacrosanto e doveroso, anche per noi, non solo per un principio di sano federalismo territoriale, ma anche perché è giusto che i territori vengano responsabilizzati.
Tuttavia, quando poi scendiamo nei territori, è incredibile quanto non si riesca molto spesso a dare risposte concrete, ad esempio quando le regioni - che dicono la parola finale sulle varianti urbanistiche dei comuni - ci mettono mesi e mesi e lasciano trascorrere inanemente il tempo. Molto spesso ci sono anche tante e troppe scadenze che, grazie a delle forme di silenzio-assenso, vengono poi bypassate, non vengono considerate e quindi alla fine rischiamo, e continuiamo a rischiare, di avere una conduzione del sistema delle costruzioni, del sistema dei piani regolatori, dell'assetto idrogeologico e urbanistico del nostro territorio sostanzialmente anarchico, dove si riesce sempre e solo ad intervenire dopo.
Per questo vorrei ringraziare l'ex Ministro Stefania Prestigiacomo che due anni fa aveva stanziato oltre un miliardo per la difesa del suolo. Lo vorrei ricordare, perché è una cifra importante, anche se tutti Pag. 47al tempo dissero che erano pochi. Oggi potremmo dire che non ce n'è nessuno..

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AGOSTINO GHIGLIA. Concludo, signor Presidente. Cari colleghi, colgo positivamente l'afflato positivo che ci guida tutti a questa difesa, però vorrei che il sottosegretario prendesse almeno un impegno con l'Aula: che cominceremo a lavorare in Commissione ambiente per cercare di dare a queste parole un seguito.
L'unico seguito che tutte queste belle, importanti, corrette e giuste parole hanno sono i fondi per affrontare veramente questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, il Partito Democratico sostiene in modo forte e convinto l'azione del Governo Monti, a cui è stato affidato un compito difficile e arduo, quello di provare a portare l'Italia via dalle secche economiche in cui è caduta. Secondo noi lo sta facendo e lo sta facendo bene.
Gli argomenti di cui parliamo oggi non sono un diversivo rispetto a questo obiettivo, anzi sono parte dello stesso. Una prevenzione fatta bene rispetto al dissesto idrogeologico equivale a risparmiare fondi pubblici, così come interventi virtuosi in questa materia mettono in campo finanziamenti, lavoro, occupazione, reddito. Ecco perché questo argomento è tutto dentro alla missione del Governo Monti.
La nostra mozione, a prima firma della collega Braga, riteniamo sia precisa e puntuale ed ha un punto qualificante, tra gli altri: quello del «no» a qualsiasi condono edilizio, quello del «no» all'abusivismo.
Seguiremo, dunque, le indicazioni del Governo per quanto riguarda il voto sulle diverse mozioni, ma ci asterremo su quelle che non trattano questo tema o che lo trattano in modo blando perché, a nostro parere, è invece fondamentale.
Condividiamo anche il giudizio che il Governo dà della mozione della Lega. Non si può pensare che sia tempo di spendere finanziamenti disperdendoli in mille rivoli al di fuori della programmazione unitaria e coerente. Ci fa, invece, piacere vedere che anche la Lega pone seriamente e concretamente il tema dell'abusivismo edilizio.
Guardiamo, dunque, ad esempio, con curiosità all'atteggiamento che avrà il Popolo della Libertà al momento del voto sulla mozione della Lega che dice parole chiare su questo argomento.
Quanti morti ci sono stati negli ultimi anni, da Sarno ad Atrani, dalla Liguria alla Lunigiana, dalle Marche alla Sicilia? Tre il 22 novembre 2011 in provincia di Messina; sei il 4 novembre dello scorso anno a Genova e provincia; dodici il 25 ottobre nello spezzino e in Lunigiana. Potrei fare un lungo elenco, che ovviamente non continuo.
I dati ufficiali del Ministero dicono che ci sono state 1.473 vittime dal 1950 al 2010. E quanti danni al patrimonio abitativo, alle infrastrutture, alle aree produttive? Danni per i quali il Governo, negli ultimi vent'anni, ha speso ben 52 miliardi di euro, mentre due soli miliardi di euro nello stesso periodo ha speso per finanziare la legge n. 183 del 1989. Quindi, interventi strutturali finanziati poco determinano interventi fatti, invece, sull'onda dell'emergenza, costosissimi per questo Paese. Ecco perché è tempo di scelte chiare, nette e decise in questa materia.
Questa è l'Italia: morfologia, geologia, orografia, idrografia ne fanno un Paese a forte rischio. Il tutto è reso peggiore da un intervento antropico che oggettivamente ha aggravato la situazione e dai cambiamenti climatici che iniziano a determinare effetti a questo punto concreti e visibili. Il 10 per cento del territorio nazionale è ad elevata criticità, l'89 per cento dei comuni è a rischio, 5,8 milioni di italiani vivono sotto questa minaccia. Contemporaneamente, l'antropizzazione in questo Paese non è mai andata avanti in modo virtuoso, tutt'altro. Pag. 48
Abbiamo, per contrappasso, una forte e sbagliata densità abitativa (189 abitanti per chilometro quadro, mentre il dato europeo medio è di 118 abitanti per chilometro quadro), un consumo del suolo che aumenta a velocità esponenziale (l'ultimo anno ben 244 mila ettari sono stati perduti e dedicati a cemento e ad asfalto), la deforestazione, la cementificazione dei corsi d'acqua minori e nelle aree urbane poi le fogne bianche sottodimensionate, torrenti tombinati, il cemento e l'asfalto che, sottraendo terreno, sottraggono via di fuga all'acqua, che si ritrova poi in modo drammatico accumulata in alcuni punti con effetti disastrosi. Questo è il nostro territorio.
Il Governo precedente - lo voglio dire al collega Ghiglia - certo qualcosa ha fatto. Ricordiamo la legge finanziaria del 2010: un miliardo di euro stanziati che sono ancora rimasti completamente sulla carta.
Non c'è praticamente nulla di speso rispetto a quel programma. Proprio di recente ho presentato un'interrogazione per capire quanto è stato speso sino ad ora, ma sono convinto che verranno fuori dati disarmanti rispetto a quello che, invece, era stato programmato. L'attuazione, dunque, è lentissima. Secondo me c'è stato anche un errore nella scelta dei commissari.
Ma il Governo precedente ha fatto anche un altro errore strategico, a mio parere molto grave. Nel decreto-legge «milleproroghe» dell'anno 2011 si è introdotto l'obbligo per le regioni di addizionali fiscali e di aumento dell'accisa sulla benzina ogni qualvolta succedessero eventi di questo tipo. Nella mia regione, in Basilicata, l'abbiamo chiamata la «tassa sulla disgrazia». Era facile intuire che questa previsione normativa sarebbe stata cancellata. Ricordo le parole del prefetto Gabrielli che in Commissione, prima ancora che la Consulta si esprimesse, la definì sbagliata e incostituzionale. Infatti, la sentenza n. 22 del 2012 della Corte costituzionale l'ha azzerata.
Nel frattempo, mentre si scriveva questo nel decreto-legge «milleproroghe» si azzerava il Fondo regionale della protezione civile, si dimezzava il Fondo nazionale della protezione civile e, a questo proposito, debbo dire che tutto questo è accaduto dal 2008 in poi, perché fino alla permanenza in carica del Governo Prodi, seppur con grande difficoltà, questi fondi erano stati sempre coperti e finanziati.
Ecco perché - vado a concludere - in questa mozione impegniamo il Governo ad una pianificazione territoriale virtuosa, a fare della prevenzione il primo obiettivo e il principale, a rideterminare una governance della materia ispirata alle direttive europee. Essa va tutta riorganizzata.
Oggi ci sono sovrapposizioni, centralismo e frammentazione. Il tutto non funziona. È necessario un piano straordinario di manutenzione del territorio rispetto ai fenomeni di dissesto idrogeologico e bisogna potenziare anche attraverso nuove leggi la Protezione civile, che fa un buon lavoro e, però, troppe volte agisce in modo ancora troppo disomogeneo da parte a parte del Paese e dell'Italia.
Tutto questo, lo dicevo all'inizio, non è altro rispetto allo scopo che questo Governo ha. Tutto questo significa salvare l'Italia. L'Italia si salva anche e soprattutto così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gibiino. Ne ha facoltà.

VINCENZO GIBIINO. Signor Presidente, stasera mi sembra di palmare evidenza che la Camera, nella sua coralità, stia lanciando un grido di allarme sul problema del dissesto idrogeologico. I fatti occorsi recentemente in Sicilia, in Toscana, ma anche in Calabria, evidenziano come non sia più un problema che possiamo affrontare domani. Qui si tratta di alluvioni, esondazioni, arretramenti delle rive, frane e subsidenze, ma dietro questo ci sono le vite umane che si perdono.
Non è un problema di oggi, perché più di quarant'anni fa una commissione, allora presieduto dal professor De Marchi, nella sua relazione finale del 1970 già Pag. 49evidenziava la necessità di un piano trentennale e evidenziava allora - 40 anni fa - la necessità di investire 9.700 miliardi. Dopo vent'anni - siamo alla fine degli anni Ottanta - il Parlamento vara una legge quadro dopo la quale il nulla.
Cari colleghi, voglio evidenziare in maniera stringata e veloce dei numeri. Infatti, ciò che è accaduto negli ultimi 80 anni (con 5.400 alluvioni, 11 mila frane e a rischio elevato l'89 per cento dei comuni umbri, l'87 di quei lucani, l'86 di quelli molisani, il 71 di quelli liguri e valdostani, il 68 di quelle abruzzesi, il 44 di quelli lombardi) ci dice che la metà della popolazione italiana vive in territori a rischio. I dati diffusi dal Dipartimento della Protezione civile evidenziano che, negli ultimi 30 anni, lo Stato ha speso 120 miliardi di euro e abbiamo portato a casa 120 mila morti.
Per quanto riguarda la densità, l'Italia ha circa il 60 per cento della media di densità di popolazione per chilometro quadrato in più.
I 189 abitanti di media hanno dei picchi di quasi 400 in Lombardia, di oltre 400 in Campania e in alcuni comuni, come a Portici o a San Giorgio a Cremano, parliamo di migliaia di abitanti per chilometro quadrato e siamo nella zona rossa subvesuviana (quando sento parlare di non fare più condoni o sanatorie).
Ma cosa è accaduto in Italia negli ultimi 30, 40, 50 anni? Guardo il collega Lolli impegnato in una battaglia di recupero del suo territorio, l'Abruzzo. Ebbene, il collega Ghiglia, in un intervento appassionato e accalorato, ha denunciato tutto questo. Quando andiamo, supinamente o con convinzione, a votare una mozione dove, però, abbiamo difficoltà a inserire le somme che servono sul territorio per tradurre in sicurezza quello che diventa attività parlamentare, allora credo che abbiamo una grande difficoltà a riconoscerci nel ruolo parlamentare che svolgiamo.
L'intervento dell'onorevole Ghiglia, che sollecita il Governo - e so, per quelle parole che ci ha detto nella sala del Governo il sottosegretario Fanelli, che vi è una volontà seria di intervenire - e che dice, in Commissione ambiente, che il Governo si deve misurare per cercare di trovare effettivamente risorse sul dove e sul quando, diventa una necessità fondamentale. Non voglio ancora dilungarmi, anche perché sono stato più ampio nell'intervento di ieri. Tuttavia, sappiate che si parla di circa 50 miliardi per intervenire seriamente e per risolvere il problema del nostro territorio in termini di dissesto idrogeologico.
Per questo, le nove mozioni presentate oggi sono un grande atto di volontà, di forza e di passione dei gruppi parlamentari di questa Camera dei deputati. È per questo che, per quanto concerne la mozione Zamparutti ed altri n. 1-00760, riteniamo di condividere buona parte del suo contenuto e, quindi, in questo senso preannunziamo la nostra astensione perché possa essere approvata. Così faremo anche in ordine alla mozione Braga ed altri n. 1-00877, che è la mozione presentata dal gruppo del Partito Democratico. Sulla mozione Libè, Di Biagio ed altri n. 1-00878 preannunziamo il nostro voto favorevole. Sulla mozione della Lega, la mozione Dussin ed altri n. 1-00879, condividiamo gli impegni e anche la forza con la quale oggi i presentatori ritengono di non accettare la riformulazione proposta dal Governo, perché non è in grado - e lo capisco - di mettere oggi i numeri all'interno di questa mozione affinché si traducano in fatti quelle che sono valutazioni e considerazioni di principio. In questo senso, quindi, preannunziamo la nostra astensione, perché possa essere favorevolmente votata dalla Lega.
Preannunziamo, poi, il nostro voto favorevole sulle mozioni Mosella ed altri n. 1-00885, Misiti ed altri n. 1-00886, Scilipoti ed altri n. 1-00889. Ci asterremo sulla mozione presentata dall'Italia dei Valori, la mozione Piffari ed altri n. 1-00891. Voteremo a favore sulla mozione Commercio ed altri n. 1-00894 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Pag. 50

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zamparutti ed altri n. 1-00760, nel testo riformulato accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scalera, Aracri, Brunetta, Berruti, Coscia... Ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 501
Votanti 329
Astenuti 172
Maggioranza 165
Hanno votato
282
Hanno votato
no 47).

Passiamo alla votazione della mozione Braga ed altri n. 1-00877, nel testo riformulato.
Avverto che, ove venisse approvata tale mozione, il terzo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il secondo capoverso della mozione Misiti ed altri n. 1-00886.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Braga ed altri n. 1-00877, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Golfo, Tommaso Foti, De Torre...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 501
Votanti 287
Astenuti 214
Maggioranza 144
Hanno votato
286
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Libè, Di Biagio ed altri n. 1-00878, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Scilipoti, Benamati, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 503
Votanti 454
Astenuti 49
Maggioranza 228
Hanno votato
450
Hanno votato
no 4).

Passiamo alla votazione della mozione Dussin ed altri n. 1-00879.
Avverto che i presentatori della mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative al terzo, quarto, quinto e sesto capoverso del dispositivo. Pertanto, il parere del Governo deve intendersi contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dussin ed altri n. 1-00879, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 501
Votanti 341
Astenuti 160
Maggioranza 171
Hanno votato
71
Hanno votato
no 270). Pag. 51

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00885, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Sardelli, Pizzolante, Cesaro, Calderisi, De Girolamo, Mondello, Servodio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 502
Votanti 452
Astenuti 50
Maggioranza 227
Hanno votato
446
Hanno votato
no 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Misiti ed altri n. 1-00886, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Rosato, Sanga, Villecco Calipari, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 502
Votanti 456
Astenuti 46
Maggioranza 229
Hanno votato
456).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scilipoti ed altri n. 1-00889, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Di Stanislao, Mondello, Tommaso Foti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 303
Astenuti 197
Maggioranza 152
Hanno votato
229
Hanno votato
no 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghiglia ed altri n. 1-00890, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Camillis, De Girolamo, Proietti Cosimi, Veltroni, D'Alema, Rosato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 257
Astenuti 243
Maggioranza 129
Hanno votato
251
Hanno votato
no 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Piffari ed altri n. 1-00891, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Casini, Vignali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 497
Votanti 310
Astenuti 187
Maggioranza 156
Hanno votato
300
Hanno votato
no 10). Pag. 52

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Commercio ed altri n. 1-00894, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Mazzuca, De Pasquale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 446
Astenuti 54
Maggioranza 224
Hanno votato
446).

Su lutti dei deputati Antonello Giacomelli e Nicola Molteni.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Antonello Giacomelli è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
Comunico altresì che il collega Nicola Molteni è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,55).

(Rinvio dell'esame del testo unificato A.C. 124-A ed abbinate e del testo unificato A.C. 3391-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'esame del punto n. 4 dell'ordine del giorno, che reca il seguito della discussione del testo unificato recante norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti. Poiché, tuttavia, la Commissione bilancio non ha ancora espresso il prescritto parere sul testo e sugli emendamenti, non possiamo procedere nella seduta odierna all'esame del provvedimento, che deve intendersi rinviato alla seduta di domani.

MARINA SERENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, vorrei far presente a lei e anche al rappresentante del Governo che siamo di fronte ad una questione abbastanza rilevante. Su questo provvedimento la Commissione lavoro, la Commissione di merito, ha trovato un'intesa e ha approvato un testo. Ci siamo fermati su un punto che riguarda ovviamente la copertura finanziaria. L'intenzione dei proponenti, che sono di diversi gruppi politici, è quella di incentivare e favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti - quindi è un'intenzione largamente condivisa da quest'Aula - aumentando sia l'ammontare del credito di imposta che viene garantito alle imprese che utilizzano queste persone, sia introducendo degli sgravi contributivi. La copertura finanziaria ipotizzata dalla Commissione lavoro immaginava di poter utilizzare una parte delle risorse del fondo per l'occupazione presso il Ministero del lavoro. Sia il Ministero dell'economia e delle finanze sia il Ministero del lavoro oggi hanno comunicato alla Commissione bilancio che su questa copertura ci sono problemi. È evidente che non si può procedere a modificare l'attuale normativa, la legge Smuraglia, a meno che non si reperiscano risorse aggiuntive, perché altrimenti si modificano le risorse destinate ad ogni singolo detenuto ma, non avendo le risorse sufficienti, si finirebbe per diminuire la platea dei detenuti in questione. Allora, rivolgo un appello al rappresentante del Governo, ancorché di un Ministero diverso da quello che ha seguito il provvedimento. Non è possibile che la Commissione di merito licenzi un Pag. 53provvedimento e che questo poi si interrompa sempre - non è la prima volta che ci troviamo di fronte a questa evenienza - al momento della copertura finanziaria. Quindi, chiederei alla Presidenza di far sapere al Governo, altrimenti è inutile ritornare in quest'Aula, che c'è bisogno di trovare una diversa copertura per la norma, così come licenziata dalla Commissione lavoro, altrimenti è evidente che l'Assemblea non potrà procedere con l'esame di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ovviamente il Governo è informato di come stanno le cose in Commissione. Magari qualche suggerimento veloce si può anche dare, ma ritengo che siano ben informati sull'andamento dei lavori.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vorrei solo informare l'Aula e la Presidenza e specificare quanto detto dalla collega. L'intesa trovata in Commissione è un'intesa di maggioranza, che non riguarda tutte le forze politiche. Qui sembra che la Commissione intera abbia detto e abbia fatto. La maggioranza ha portato avanti questo provvedimento in totale disaccordo con il gruppo della Lega Nord, che è profondamente contrario a creare delle corsie privilegiate per chi assume detenuti. Diversamente, pensiamo che bisogna assumere i nostri giovani disoccupati e chi ha perso il lavoro.

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, vorrei associarmi alla richiesta della collega Sereni rilevando che sistematicamente ci si lamenta del fatto che il Parlamento non fa leggi e così via.
Quando si riesce con un lavoro molto intenso a mettere insieme una legge importante, ecco che non appare la volontà politica del Governo di assistere un'iniziativa parlamentare che ha una rilevanza costituzionale. Questo per sollecitare da parte dei Ministeri competenti una risposta urgente affinché si trovino fondi, perché è inutile costruire carceri per 600 milioni di euro se poi si fa in modo che siano un vivaio dove si allevano piante carnivore senza dedicare soldi alla rieducazione. Pertanto, il sollecito al Governo, che sistematicamente non ascolta i dibattiti parlamentari almeno in quest'Aula, è quello di ascoltarci.

PRESIDENTE. Il seguito dell'esame del testo unificato recante norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti si intende pertanto rinviato alla seduta di domani.
Dovremmo adesso passare al punto n. 5 dell'ordine del giorno, ovvero al seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro. Tuttavia, la Commissione V (Bilancio) non ha ancora espresso il prescritto parere. Non possiamo, pertanto, procedere nella seduta odierna all'esame del provvedimento che si intende rinviato alla seduta di domani.

MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, le confermo che oggi la V Commissione (Bilancio), presieduta dall'onorevole Occhiuto, ha discusso a lungo di questo provvedimento. Intervengo perché dobbiamo riuscire in queste ore a trovare una soluzione che mi sembra piuttosto semplice Pag. 54per questo provvedimento. Cosa si propone infatti la proposta di legge? Propone di modificare la legge 5 giugno 1997, n. 147, che regolamenta i trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro. Le modifiche proposte riguardano l'allungamento da 12 a 18 mesi dei trattamenti per i lavoratori più anziani, il fatto di non considerare per il calcolo i periodi neutri di malattia o infortunio, una diversa regolazione della mobilità. Qui, signor Presidente, c'è un paradosso per il quale chiedo anche il suo intervento perché domattina possiamo definire la questione. Questi sussidi di disoccupazione ai lavoratori frontalieri svizzeri vengono pagati sulla base di fondi che la Svizzera versa all'Italia. In questi anni la Svizzera ha sempre versato regolarmente fondi fino ad un ammontare che esiste oggi a bilancio dell'INPS, in una contabilità speciale certificata dall'INPS e dal Ministero del lavoro, per 304 milioni di euro. Le modifiche previste prevedono un aumento di spesa di alcuni milioni di euro, a fronte dei 304 milioni che sono nel fondo. La Ragioneria dello Stato, credo in errore, francamente, sostiene che non costituisce una fonte di copertura finanziaria l'utilizzazione del fondo dell'INPS, atteso che gli equilibri della gestione previdenziale in esame rientrano negli equilibri gestionali dell'INPS. A quale copertura bisognerebbe fare riferimento secondo la Ragioneria se non ai fondi che sono stati già depositati? La Ragioneria fa un calcolo generale e ci dice che la contabilità dell'INPS non è in pareggio, ma si tratta di fondi finalizzati. In queste ore dobbiamo chiarire con la Ragioneria dello Stato questo aspetto e quindi sarà necessario anche il suo intervento, signor Presidente, per favorire un incontro in cui i presentatori delle proposte di legge, da Nicola Molteni, all'onorevole Narducci, all'onorevole Volontè - perché si tratta di una proposta di legge ampiamente condivisa - possano spiegare e far capire le ragioni per le quali i fondi ci sono e possono essere utilizzati.
Fra l'altro l'accordo non c'è più, è solo una norma transitoria perché entrerà in vigore un nuovo regolamento europeo che darà attuazione ad una diversa procedura (che è in attesa di approvazione da parte dell'Unione europea). Si tratta di un provvedimento calendarizzato per l'Aula e atteso, in quanto ricordo che i lavoratori frontalieri in Svizzera sono oltre cinquantamila. Questa crisi è passata anche in Svizzera anche attraverso i nostri lavoratori, che devono avere tutele, tra l'altro garantite da fondi che sono i loro. Grazie Presidente per l'impegno che vorrà metterci.

PRESIDENTE. Mi sembra che l'orientamento di tutti i gruppi sia nel senso di rinviare alla seduta di domani tutti gli argomenti iscritti all'ordine del giorno. Se non vi sono obiezioni procederemo in tal senso.

DOMENICO SCILIPOTI. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, su che cosa intende intervenire?

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedevo di intervenire a fine seduta.

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, ci sono già altri deputati iscritti a fine seduta, quindi la metteremo in coda.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

MAURIZIO PANIZ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, volevo rimanesse agli atti la posizione del gruppo del Popolo della Libertà in merito alle comunicazioni che sono state date dall'onorevole Mannino, e in particolare volevo che rimanesse agli atti la solidarietà che il gruppo del PdL intende manifestare all'onorevole Mannino, non solo per la dignità con la quale ha affrontato la Pag. 55straordinaria prova di 17 anni in attesa di una assoluzione definitiva, che ha dato ragione alla sua posizione difensiva, ma soprattutto per avere, nell'occasione recentemente affrontata, nel rapporto con la magistratura, gestito il ruolo di parlamentare in maniera assolutamente consona alla funzione che lo stesso deve avere. Se è vero che noi dobbiamo alla magistratura un assoluto rispetto, anche in relazione alle iniziative istruttorie che vengono sviluppate, quale l'ultima che ha visto coinvolto una volta di più lo stesso onorevole Mannino, è chiaro che quando queste iniziative tendono ad incidere su una analisi di quelle che sono le decisioni assunte da questa Camera, e in particolar modo da un'Aula del Parlamento, allora si superano i limiti di quella divisione dei poteri che ha costituito nella storia una premessa assolutamente unica nella vita democratica di un Paese.
Il rapporto tra funzione legislativa e funzione giudiziaria ha dei confini molto precisi che non possono essere travalicati nella ricerca delle ragioni per le quali un'Aula parlamentare si è decisa ad approvare o a non approvare un testo legislativo. Il testo legislativo deve essere frutto di una valutazione serena, assolutamente indipendente e assolutamente autonoma da parte di chi esercita il potere legislativo. E quella stessa autonomia e indipendenza che la magistratura giustamente rivendica nell'esercizio della sua funzione, deve fare pendant con l'autonomia e l'indipendenza che il Parlamento ha diritto di rivendicare in tutti i suoi membri, in tutti i suoi componenti, nel momento in cui esercita la funzione legislativa. In questo senso, il silenzio prestato dall'onorevole Mannino, mi pare degno di considerazione ed in linea con una elevazione della funzione parlamentare che troppo spesso viene, nei tempi recenti, svilita dalla ricerca delle motivazioni di questo o di quel provvedimento.
A lui va dunque la nostra, la mia solidarietà, la nostra e la mia stima ribadendo che la funzione parlamentare non può essere mai e poi mai piegata a volontà inquisitorie della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MICHELE VENTURA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, qui non è in discussione la vicenda per cui l'onorevole Mannino fu inquisito, incarcerato e poi prosciolto, e che ha avuto quella durata alla quale si è riferito adesso l'onorevole Paniz. Su quella vicenda quella Camera ebbe modo di esprimere piena e sentita solidarietà. Abbiamo ascoltato oggi l'intervento dell'onorevole Mannino che ha posto in quest'Aula un problema che non riguarda la sua personale vicenda, ma le prerogative del Parlamento e dei parlamentari. Sarà - questa è la nostra opinione - la Presidenza della Camera a valutare, nelle forme che riterrà più opportune, se vi siano state violazioni.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Ventura perché mi appare opportuno innanzitutto che la Presidenza della Camera sia sollecitata a cercare di capire quello che sta accadendo a Palermo. Per quanto riguarda il voto contrario dei deputati radicali all'epoca dell'adozione del 41-bis, voglio ricordare che noi siamo stati contrari anche alla stabilizzazione del 41-bis medesimo, anche se non eravamo, in quel periodo, presenti in quest'Aula. Devo dire, inoltre, che, mentre nel momento della stabilizzazione avevamo anche la prova del perché quello fosse un provvedimento sbagliato, già nel momento della sua adozione avevamo capito cosa significava quel 41-bis rispetto alla legalità, alla democrazia, allo Stato di diritto. C'è un dato molto importante che si continua, anche in quest'Aula, a non voler leggere, ed è iscritto negli atti della Commissione parlamentare di inchiesta Pag. 56sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. Sono le parole di un alto magistrato del pool antimafia di Palermo che, nel momento in cui è diventato sottosegretario alla giustizia con delega al 41-bis, ha affermato - ed è verbalizzato - che tutti i provvedimenti in 41-bis li firmava ad occhi bendati. Ed era un magistrato del pool antimafia di Palermo.
Rispetto alla questione del 41-bis, tutt'oggi è aperto un dibattito che viene negato. È un dibattito che è fuori dalle Aule di questo Parlamento, ma è iscritto negli atti del Consiglio d'Europa e della Corte europea dei diritti dell'uomo. Quelle condanne sono le condanne a questo Parlamento che non è stato in grado, né al momento dell'adozione, né al momento della stabilizzazione del 41-bis, di adottare un provvedimento rispettoso della Costituzione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo brevemente anch'io sulla discussione che il Presidente Bindi non ci ha fatto svolgere al momento in cui era intervenuto l'onorevole Mannino, che credo abbia fatto capire a quest'Aula, in maniera molto approfondita, che è in discussione, non tanto la sua figura, a cui diamo la solidarietà, ma la sua stessa attività di parlamentare e di uomo di Governo. Abbiamo, cioè, una magistratura che, dopo averlo inquisito per 17 anni e assolto per non aver commesso il fatto e, quindi, con formula piena, dopo 19 anni si accanisce ancora di più, e non volendo perdere la faccia, interviene in maniera ovviamente scomposta, e fa una cosa assurda.
Si tratta di un uomo che, come ha dichiarato qui in Aula, assieme all'allora Presidente del Consiglio Andreotti e al Ministro di grazia e giustizia Claudio Martelli, ha fatto quello che nessun altro Governo aveva fatto, approvando una norma importante come quella del 41-bis. Ebbene, un uomo che ha partecipato a quel Governo, adesso ne deve rispondere. Qui c'è bisogno veramente che quella norma, approvata a larghissima maggioranza da questa Camera, venga celermente approvata anche dal Senato, perché non solo ci vuole la responsabilità civile, ma anche quella patrimoniale.
I giudici politicizzati che commettono questi reati devono pagare anche patrimonialmente, perché altrimenti continuano a inveire sulla classe politica e istituzionale a mo' di colpo di Stato, come hanno fatto ovviamente nel 1992 e nel 1994, quando hanno deliberatamente ucciso in esilio, e fatto uccidere dai sicari, Bettino Craxi.

GIUSEPPE SCALERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE SCALERA. Signor Presidente, per sottolineare a lei e all'Assemblea come due straordinarie sfide di natura archeologica siano tornate prepotentemente alla ribalta nel dibattito culturale del nostro Paese in queste ore: faccio riferimento a due siti dichiarati dall'UNESCO patrimonio dell'umanità, riferimenti certi di quella che è la nostra storia millenaria. In modo direi sufficientemente icastico questa mattina sulla prima pagina del Corriere della Sera è stato drammaticamente riproposto quello che è il grave saccheggio di Cerveteri. Si tratta di una necropoli etrusca che ben conosciamo, dal 2004 presente nella lista dei siti UNESCO come patrimonio dell'umanità, dove si registrano ormai da tempo costanti incursioni di tombaroli senza scrupoli, che hanno depredato in questi anni migliaia di reperti archeologici di indiscutibile valore storico.
Pensiamo soltanto a quanto successo in questi anni facendo riferimento, e in questo senso penso che sia l'esempio più significativo e drammatico, al vaso di Eufonio, ritornato in Italia soltanto quattro anni fa, rinvenuto proprio in quella zona, Pag. 57e per oltre trentacinque anni, dal 1972, esposto al Metropolitan Museum di New York che l'aveva acquistato per la cifra vertiginosa di un milione di dollari da un commerciante americano. Ebbene, rispetto a questi dati non è bastato in questa fase il significativo impegno di tante associazioni culturali presenti sul territorio. Ci troviamo in un momento in cui anche l'amministrazione comunale di Cerveteri vive una condizione di grave difficoltà, perché sciolta e commissariata a seguito di una serie di avvisi di garanzia pervenuti per presunte irregolarità di natura urbanistica, e appare chiaro che oggi l'obiettivo dei malviventi è certamente quello di ridurre ulteriormente quella che è l'importanza di questo sito archeologico, pervenendo rapidamente alla perdita del cosiddetto bollino UNESCO, per liberarsi finalmente da ogni vincolo ed incentivare i loro traffici di natura illegale.
D'altra parte, come contro canto, abbiamo assistito ieri all'ennesimo drammatico incidente nel sito archeologico di Pompei, con il distacco di un'ulteriore parte di intonaco, di circa un metro e mezzo, appartenente all'atrius della domus della Venere in conchiglia, nella famosa via dell'abbondanza, che era certamente una delle più celebri del sito archeologico di Pompei.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Scalera.

GIUSEPPE SCALERA. Ebbene alla luce di tutto questo, al di là di quella che è una serie di interrogazioni - concludo, signor Presidente - che sono state presentate oggi da parte di numerosi parlamentari, e nelle quali mi sono permesso di vergare la prima firma, credo che su questo piano ci sia la necessità di un intervento rapido da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, per evitare questa costante, continua, drammatica espoliazione culturale, che finisce oggettivamente per negativizzare l'immagine dell'Italia agli occhi dell'intera comunità internazionale.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, per sollecitare il Ministro degli affari esteri a venire a dare risposta ad un'interrogazione che riguarda una vicenda dolorosa e triste di un giovane di Militello in Val di Catania, Francesco Naselli, emigrato in Ecuador per motivi di lavoro, che è stato ucciso dopo essere stato rapinato, circa venticinque giorni fa. Dopo gli accertamenti medico-legali, l'ambasciata ha sollecitato la famiglia a provvedere al trasferimento della salma. Purtroppo servono 5 mila dollari e si tratta di una famiglia che non ha la possibilità di sostenere tale spesa. Quindi è stato chiesto da parte mia nell'interrogazione un atto umanitario da parte del Ministero, perché possa aiutare questo giovane emigrante che aveva lasciato la Sicilia, Militello in Val di Catania, per motivi di lavoro, per avere la possibilità di poter mantenere la propria famiglia.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, a dir la verità avrei voluto intervenire prima, quando di fatto annunciava lo «sciogliete le righe», perché è evidente che in Parlamento, da un po' di tempo, la Camera dei deputati si trova in una sorta di coma. La responsabilità è dell'attuale Governo, che non consente al Parlamento, attraverso la proposizione di decreti-legge e attraverso il ricorso alla fiducia, di svolgere fino in fondo il suo compito. Faccio riferimento ai numerosi interventi che ho ascoltato quando era in carica il precedente Governo e quando il Parlamento produceva una serie numerosa di atti legislativi e, nonostante ciò, ascoltavamo la solita lezioncina dell'opposizione, di alcuni esponenti dell'opposizione di allora, sulla produttività della Camera dei deputati. A leggere gli ordini del giorno da un po' di tempo a questa parte, ci sarebbe da piangere, perché non si approvano Pag. 58provvedimenti realmente significativi, mentre va a picco la nostra economia e quella delle famiglie, al di là dei titoloni dei giornali sui presunti miracoli che in economia sta ottenendo questo Governo. Voglio sottolineare che questo Governo sta affamando l'Italia ed, inoltre, quando vengono varati dei provvedimenti, questi vengono fatti filtrare dalla sovranità europea che va al di sopra e al di là delle nostre teste, della nostra autonomia di nazione e della nostra autonomia parlamentare. Infatti, basta dare una lettura ai giornali di oggi per apprendere che anche sull'emendamento che è stato presentato al Senato relativamente alla vicenda dell'Imu sui beni ecclesiastici il Presidente del Consiglio prima ha inviato il provvedimento a Bruxelles e poi l'ha proposto in Parlamento. Voglio segnalare tutto il disagio, in qualità di rappresentante e componente di questa Camera e della mia componente, per come il Parlamento in questo momento è costretto a non lavorare con operosità.

MAURO PILI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione dell'Aula e del Governo su un episodio datato 23 ottobre: il sequestro di una giovane cooperante sarda, Rossella Urru, che è stata rapita ai confini dell'Algeria da un gruppo di persone provenienti dal Mali, probabilmente espressione di un gruppo di Al Qaeda del Maghreb. In tutta Italia in questi giorni sta crescendo una grande mobilitazione nazionale e in Sardegna ormai da mesi si vive un'apprensione totale sulla sorte di questa giovane sarda. Sono trascorsi 130 giorni dal suo sequestro e ancora non si hanno notizie sulla possibile liberazione della giovane ragazza. È evidente che la delicatezza di questo sequestro e della trattativa della diplomazia esige riservatezza e questo è assolutamente comprensibile, ma vi è anche l'esigenza, da parte dell'opinione pubblica nazionale, di sapere quanto il Governo sta facendo, quali sono gli intendimenti messi in campo in queste ore ed in questi giorni per tentare la più rapida liberazione della giovane ragazza. È per questo motivo che mi permetto di rivolgere al Presidente e alla Presidenza una richiesta affinché il Governo valuti l'opportunità di rendere un'informativa urgente in Aula su un tema così delicato, perché è raro che un sequestro di questa portata abbia una durata così lunga. Quindi, crediamo sia assolutamente necessario condividere assieme al Governo tutti i tentativi, quelli che si possono ovviamente conoscere, per la liberazione della ragazza che appunto, come ho detto, ha lasciato in apprensione un Paese intero e soprattutto una comunità, quella sarda, che attende la sua liberazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIETRO TIDEI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, intervengo per richiamare la sua attenzione sulla necessità che il Governo risponda ad una mia interrogazione che ho presentato in ordine alle inadempienze o ai ritardi dell'ENEL, visto che ci troviamo nel polo energetico più grande d'Europa - Lazio nord - e visto che per l'ENEL i due siti più importanti sono Brindisi e Civitavecchia. Con la trasformazione dei tre gruppi da olio combustibile a carbone, abbiamo un sito energetico che non solo produce un'enorme quantità di energia elettrica, ma, sicuramente, con il carbone, costituisce una servitù importante e gravosa sull'intero territorio dell'alto Lazio.
La convenzione che regola i rapporti tra ENEL e comune, di fatto, viene spesso disattesa, e non solo non vengono attivati quei lavori in convenzione che sono previsti (dal termoriscaldamento in poi), non solo non viene realizzato un bosco di 42 ettari, che è stato previsto nel provvedimento VIA addirittura dal 2003, non solo non è stata data attivazione ai progetti di Pag. 59energia alternativa - eolico e fotovoltaico -, ma constatiamo che, addirittura, si chiude un cantiere dove 180 lavoratori vengono licenziati, nonostante che l'ENEL debba ancora terminare i propri lavori.
Avevamo pensato, e si era pensato, che l'ENEL avrebbe potuto costituire un elemento di sviluppo in quel territorio; viceversa, oggi abbiamo un impoverimento del sistema delle imprese locali ed una disoccupazione mai vista in quell'intero territorio. Ebbene, ho presentato un'interrogazione al Governo - che, tra l'altro, è proprietario di una quota importante, è azionista importante dell'azienda elettrica -, non solo per richiamare l'attenzione sulla necessità di rispondere a tale problematica, quanto piuttosto affinché esso si attivi, quindi in maniera forte e sensibilmente interessata, per una soluzione della questione relativa al polo energetico più grande d'Europa: infatti, quello che doveva essere un elemento di sviluppo sta diventando un elemento di impoverimento del tessuto economico e sociale dell'intero territorio in questione.
Pertanto, vorrei che il Governo si attivasse non solo per rispondere a questa interrogazione, ma, soprattutto, affinché l'ENEL abbia un'attenzione diversa verso un territorio che rappresenta la fonte principale dei guadagni dell'azienda elettrica, la quale, invece di ridare qualcosa in cambio, di fatto, condanna il sistema delle imprese locali al depauperamento progressivo e l'intero territorio ad una povertà ed una disoccupazione mai vista. Mi auguro che il Governo prenda atto di questa sollecitazione e venga in Aula a rispondere.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 29 febbraio 2012, alle 15:

1. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
ANGELI; PISICCHIO; D'IPPOLITO VITALE e CARLUCCI; RENATO FARINA ed altri: Norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti (C. 124-859-937-3010-A).
- Relatore: Mosca.

3. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
NICOLA MOLTENI ed altri; VOLONTÈ ed altri; NARDUCCI ed altri: Modifiche alla legge 5 giugno 1997, n. 147, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro (C. 3391-3392-3616-A).
- Relatore: Fedriga.

4. - Discussione delle mozioni Di Stanislao ed altri n. 1-00781, Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00408, Gidoni ed altri n. 1-00861 e Porfidia ed altri n. 1-00862 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35.

La seduta termina alle 19,25.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO SULL'ORDINE DEI LAVORI DEL DEPUTATO CALOGERO MANNINO

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, la discussione finale del decreto-legge - che aveva impegnato la Camera in Pag. 60più sedute - si svolse il 4 agosto con il seguente risultato:

Presenti 485
votanti 394
astenuti 91
maggioranza 198
Hanno votato sì 343
Hanno votato no 51

La lettura del resoconto della discussione prima e delle votazioni degli articoli e di quella finale è estremamente interessante.
Il gruppo della Democrazia Cristiana - quindi anche io - votammo si. Non lo sottolineo polemicamente; altri gruppi furono contrari, il Pds si astenne. Ma è opportuno ricordare che nella seduta del 30 luglio la Camera aveva votato le pregiudiziali di costituzionalità.
Rispetto alla congettura accusatoria fatti commessi .... A partire dal 1992 come si mettono le cose? Forse il magistrato inquirente vuole mettere in discussione una legge del Parlamento facendola figurare come oggetto di bagarinaggio in favore di Cosa nostra?
Ma io ero favorevole al provvedimento che disciplinava l'articolo 41 e chi non lo era voleva avvantaggiare Cosa nostra?
Qui si apre un vero spartito delicato. Altro che «difensore della Costituzione». Qui c'è un attentato alla Costituzione, è l'osservazione molto pertinente che è stata fatta in questi giorni.
C'è, poi, il punto relativo alla mancata proroga per alcuni detenuti (334) nel novembre del 1994.
Ci sono delle risultanze - credo anche acquisite alle indagini in corso. Ma preferisco richiamare il libro del magistrato Ardita «Ricatto allo Stato».
Testualmente: Punto primo: sotto la sua guida del Dap, Niccolò «Amato non revocò neanche un provvedimento di 41-bis. Sta di fatto che ... il vertice del DAP, insieme alla sua squadra, venne avvicendato proprio a ridosso della decisione sul mantenimento del regime speciale di detenzione». Commenta Ardita: «Sarebbe importante perciò conoscere i tempi e le modalità con cui Amato venne sollevato dall'incarico, i colloqui che ebbe, le ragioni ufficiali che vennero addotte e quelle ufficiose che portarono alla sua rimozione, lasciando campo libero a una nuova gestione. Tutti profili che non saranno sfuggiti ai magistrati che conducono le indagini».
Punto secondo: ad Amato successero, ai primi di giugno 1993, Adalberto Capriotti e il suo vice Francesco Di Maggio, già pm a Milano e con nessuna esperienza in campo penitenziario. Di Maggio divenne il dominus del Dap, seppure la sua nomina a Vicedirettore generale era impossibile, perché sprovvisto dell'anzianità necessaria. Ma poiché un destino ineluttabile sembra volesse assegnare a Di Maggio, magistrato barcellonese di nascita e milanese d'adozione, il controllo del Dap venne emesso un decreto del Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scàlfaro, con nomina speciale che parificò Di Maggio a un dirigente generale dello Stato. Sì, proprio un decreto ad personam.
Punto terzo: fu proprio sotto la gestione di Francesco Di Maggio che ai primi giorni di novembre 1993, nonostante le preoccupate segnalazioni dei procuratori aggiunti di Palermo Aliquò e Croce, il Dap fece scadere i famosi 334 41-bis, a tutto beneficio di importanti esponenti di Cosa Nostra. Commenta Ardita: «Il modo di procedere pragmatico e spedito della nuova gestione del DAP lasciava intendere che dietro quella scelta vi fosse una copertura istituzionale forte ... ma probabilmente ispirata da un suggeritore tecnico per una scelta pragmatica di gestione della crisi». La scelta pragmatica venne fatta dal Dap di Di Maggio sul sangue delle vittime delle stragi. Da quel momento finì lo stragismo mafioso ma si pose anche una pietra tombale sulla verità delle indecenti interlocuzioni fra Stato e Cosa Nostra."
Questo è il pensiero di Ardita, il mio è diverso: penso e spero che non ci sia stata alcuna trattativa, e quindi nessuna copertura istituzionale.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ma come, poi, posso non commentare quella prova regina (stando sempre ai Pag. 61media che hanno pubblicato sempre tempestivamente ogni mossa) che verrebbe indicata a mio carico dal PM nei tre processi sulla strage di via Damelio, dove fu stroncata la vita di Paolo Borsellino e della sua scorta, processi che dovranno essere ora sottoposti a revisione.
È la testimonianza, dopo 19 anni, di un agente che avrebbe ascoltato le doglianze del dottor Di Maggio dopo una conversazione telefonica con me. Non basta dire che quella telefonata non c'è anche perché con il dott. Di Maggio non ho mai avuto alcun rapporto.
È che questa testimonianza, mai riscontrabile, è falsa, infatti, non c'è stata.
Signor Presidente, onorevole Colleghi, queste le ragioni per cui ho scelto di non rispondere. ai magistrati della Procura.
Non mi appello alla condizione di vittima di un'ingiustizia che ormai si protrae proprio da quegli anni e che ha avuto un tempo di gestazione così lungo da avere privato la mia vita, non quella politica, ma quella personale e della mia famiglia della serenità alla quale ha diritto ogni uomo. E quindi anch'io.
Contro quelle che devo chiamare calunnie ribadisco che sono forte di avere tenuto in una lunga vita politica ferma la linea del dovere e della morale, anche pubblica. Particolarmente in quel tragico passaggio del 1992 quando, al di là delle conseguenze sul piano politico, veniva consumato l'assassinio di uomini probi, giudici severi e degli uomini delle loro scorte.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Forcolin e a 1-895 498 497 1 249 497 36 Appr.
2 Nom. Moz. Zamparutti e a 1-760 rif. 501 329 172 165 282 47 34 Appr.
3 Nom. Moz. Braga e a 1-877 rif. 501 287 214 144 286 1 34 Appr.
4 Nom. Moz. Libè a 1-878 rif. 503 454 49 228 450 4 34 Appr.
5 Nom. Moz. Dussin e a 1-879 501 341 160 171 71 270 34 Resp.
6 Nom. Moz. Mosella e a 1-885 rif. 502 452 50 227 446 6 34 Appr.
7 Nom. Moz. Misiti e a 1-886 502 456 46 229 456 34 Appr.
8 Nom. Moz. Scilipoti e a 1-889 rif. 500 303 197 152 229 74 34 Appr.
9 Nom. Moz. Ghiglia e a 1-890 500 257 243 129 251 6 34 Appr.
10 Nom. Moz. Piffari e a 1-891 rif. 497 310 187 156 300 10 34 Appr.
11 Nom. Moz. Commercio e a 1-894 rif. 500 446 54 224 446 34 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.