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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 591 di giovedì 23 febbraio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 10,45.

MICHELE PISACANE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Brugger, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Lo Monte, Lucà, Mantini, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Pisicchio, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (ore 10,47).

PRESIDENTE. Il presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico, onorevole Dario Franceschini, nel rassegnare, con lettera in data 16 febbraio 2012, le sue dimissioni da membro effettivo della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, ha chiesto di essere sostituito dall'onorevole Gianni Farina, attualmente membro supplente della medesima delegazione.
Con la stessa lettera, il presidente Franceschini ha altresì chiesto che l'onorevole Marco Minniti sia nominato membro supplente della predetta delegazione, in sostituzione dell'onorevole Gianni Farina.
Se non vi sono obiezioni la Presidenza procederà in tal senso secondo la costante prassi applicativa dell'articolo 56, comma 4, del Regolamento.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non ho nulla da eccepire, ovviamente, sulle determinazioni del gruppo del Partito Democratico; tuttavia, nel corso di questa legislatura, c'è stata una scomposizione dei vari gruppi parlamentari rispetto all'inizio. Il calcolo della composizione delle varie delegazioni negli organismi internazionali è stato fatto, ab origine, su quella base della composizione dei gruppi parlamentari. Chiedo di fare una verifica affinché siano rispettate le attuali composizioni dei diversi gruppi.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, informeremo di ciò il Presidente della Camera; a mia memoria questo argomento è già stato una volta riportato all'attenzione della Conferenza dei presidenti di Pag. 2gruppo. Coinvolgeremo di nuovo il Presidente della Camera e la Conferenza dei presidenti di gruppo.
Avverto che, non essendovi obiezioni, si procederà secondo quanto richiesto dal deputato Franceschini.
(Così rimane stabilito).

Sull'ordine dei lavori (ore 10,49).

UGO SPOSETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UGO SPOSETTI. Signor Presidente, chiedo scusa se distraggo la sua attenzione e quella dei colleghi per due minuti soltanto ma, in una trasmissione televisiva di ieri sera, è stato intervistato uno dei membri del collegio dei revisori dei conti nominati dalle Camere: revisori per controllare i bilanci dei partiti. Vi leggo l'intervista, perché sono rimasto piuttosto colpito e avanzerò una richiesta alla Presidenza e successivamente esprimerò anche delle valutazioni mie personali. L'intervistatore chiede: un revisore di Montecitorio, quando legge questa lista di 66 partiti che hanno chiesto i rimborsi, cosa pensa? Risposta: «Ah ah ah, ci mettiamo a ridere perché è del tutto evidente che la legge non funziona, perché dà soldi in modo del tutto dissennato e i controlli sono finalizzati alla trasparenza e - sottolineo - la trasparenza non c'è. I controllori si limitano a dare una spolverata al bilancio, ma nessuno affonda il dito». Quindi, richiamo l'attenzione della Presidenza sul fatto che i controllori si limitano a una «spolverata» del bilancio.
L'intervista poi prosegue così: «La differenza tra un bilancio di partito e il bilancio di una società per azioni è abissale. Nel bilancio di una società le voci sono comprensibili e catalogate in un certo modo, accanto alle tavole numeriche c'è la relazione sulla gestione e la nota integrativa. Per i partiti, questa seconda parte (commento dei numeri e contenuto delle voci) ha una spiegazione carente, molto limitata. È del tutto evidente che non c'è l'impegno a far capire cosa c'è dietro». Fin qui tutto bene, questa è una lettura dell'intervista.
Si dà il caso che per quanto riguarda il partito del quale mi onoro di essere il legale rappresentante la relazione sul 2009 - perché è l'ultima disponibile nella Gazzetta Ufficiale - controfirmata da tutti e cinque i revisori, afferma, relativamente al giudizio: «Sulla base dei controlli effettuati per l'esercizio 2009 il rendiconto può essere considerato regolarmente redatto. Il controllo di conformità alla legge non porta a formulare rilievi o eccezioni». Poi ci sono delle osservazioni e delle richieste di documenti che sono stati consegnati.
Signor Presidente, le chiedo ancora scusa e le dico che, se il professionista ha parlato - e questo lo escludo assolutamente - a nome della Presidenza, sono disponibile a far arrivare tutti i documenti alla Presidenza della Camera, quindi casse di documenti sui bilanci che mi onoro di avere firmato, basta avere l'indirizzo al quale consegnare tutti questi documenti. A questo punto, visto che danno una «spolverata» ai bilanci, chiederei alla Presidenza della Camera che i bilanci vengano esaminati a norma e con professionalità.
Naturalmente, risulti chiaramente a verbale per me, per il mio partito, per la Presidenza e per il professionista incaricato di esaminare i bilanci dei partiti, che io tutelerò presso ogni sede competente il buon nome dei Democratici di Sinistra. Mi interessa il buon nome dei Democratici di Sinistra e non il buon nome di Ugo Sposetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sposetti, è evidente che la questione da lei sollevata dovrà coinvolgere il Presidente della Camera che, credo, anche di intesa con il Presidente del Senato - perché tutti conosciamo i Regolamenti - possa fare le valutazioni opportune.
Da parte della Presidenza di turno si tratta di tutelare non solo il buon nome di un partito, ma credo il buon nome di tutti Pag. 3i partiti e in particolare dell'Assemblea che qui viene rappresentata; quindi, sarà mia premura informare immediatamente il Presidente della Camera delle osservazioni da lei svolte.

UGO SPOSETTI. Signor Presidente, da parte mia parlare a nome di tutti sarebbe stato un abuso...

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Differimento di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 4865-B) (ore 10,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Differimento di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'allegato A della seduta del 22 febbraio 2012 - A.C. 4865-B).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4865-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tanoni. Ne ha facoltà per due minuti.

ITALO TANONI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, il già ribattezzato «milleproroghe» è divenuto nel corso degli anni un provvedimento assai significativo per il nostro ordinamento giuridico. Come è noto disporre la proroga o il differimento di un termine previsto da disposizioni legislative può rappresentare, ed in effetti ha rappresentato in passato, un vulnus importante nella tenuta dell'impianto normativo di una democrazia.
Spesso il continuo ricorso alle ripetute proroghe ha di fatto sconfessato l'operato del Governo e del Parlamento, ha eliminato il legittimo affidamento dei cittadini nei confronti delle istituzioni della nostra democrazia di cui le leggi rappresentano l'esito più prestigioso.
Il decreto-legge oggi al nostro esame è un provvedimento si eterogeneo, ma più snello rispetto al precedente, di certo non ancora impeccabile, ma strutturato in maniera più comprensibile rispetto al passato.
Leggiamo sul Time che il nostro Presidente del Consiglio sta lavorando con responsabilità, che sta operando in favore del nostro Paese e dell'Europa tutta e che sta agendo con la sollecitudine resa necessaria dagli eventi. Non ne avevamo bisogno, ma ascoltarlo gratifica tutti noi italiani.
Al Presidente del Consiglio direi che noi Liberal Democratici gli abbiamo dato la fiducia il 18 novembre perché credevamo in lui, nelle sue capacità e nella sua esperienza; oggi l'Europa dei leader e dei mercati la pensa allo stesso modo. Pertanto, noi Liberal Democratici confermiamo a lei, signor Presidente del Consiglio, e al suo Governo la fiducia nel suo operato e nella sua azione in favore del Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per due minuti.

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ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, il gruppo Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia non darà la fiducia al Governo, e non la darà non per un dato politico o ideologico: non eravamo avversari alle elezioni e quando si è votato a tutto si poteva pensare tranne che l'Italia sarebbe stata poi governata da tecnici; e nemmeno per ragioni ideologiche, perché questo Governo è una sorta - anche se l'espressione può non rendere l'idea - di «caravanserraglio», nel senso che vi sono esponenti che guardano a destra, a sinistra, al centro, e molti, a seconda della convenienza, sono stati da una parte e successivamente dall'altra.
Noi non daremo la fiducia perché questo Governo sta producendo danni che difficilmente potranno essere riparati. L'economia, al di là di dati macroeconomici, sta andando male. Nel 2012 l'Italia sarà in recessione e questo significa che si perderanno posti di lavoro, questo significa che quella parte del Paese - il Sud - che è la più penalizzata, non potrà avere alcuna speranza di sviluppo. Questo è un Governo che serve forse ai poteri forti, ma sicuramente non serve agli italiani. Per questi motivi noi non daremo la fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, noi oggi confermeremo con convinzione la nostra fiducia al Governo Monti, un Governo che abbiamo fortemente voluto e sostenuto, e i cui risultati, in poco meno di tre mesi, sono addirittura impressionanti: il recupero di autorevolezza, di credibilità e di reputazione che l'Italia sta ottenendo a livello internazionale; il ruolo di leadership conquistato in Europa; la centralità della visione italiana di un'Europa il cui futuro è legato certo alla stabilità finanziaria, ma oggi, grazie alla visione portata avanti dal Presidente Monti, soprattutto alla capacità di ricostruire, per il nostro continente, una prospettiva di crescita, di opportunità di lavoro per i giovani e di sviluppo delle imprese; la capacità di definire con dodici Governi europei una nuova agenda per il futuro dell'Europa, che può rappresentare, sin d'ora, il progetto e l'agenda della liberaldemocrazia europea e, ovviamente, di quella italiana.
In questo quadro, la capacità di mettere a segno un pacchetto di iniziative per la stabilità e per la crescita ha ribaltato la percezione dell'Italia nei mercati e ha già determinato una forte discesa dello spread: risultati inimmaginabili e al di sopra di ogni aspettativa. Tutto ciò rafforza la nostra fiducia e il nostro sostegno all'azione del Governo che, ci auguriamo, continui a lungo la sua opera di cambiamento profondo dei meccanismi che hanno determinato il blocco, l'immobilismo e le conseguenti iniquità della società e dell'economia italiana.
Vi è, tuttavia, un punto critico che ci sentiamo di dover segnalare al Governo, un punto che non va trascurato e di cui questo provvedimento è in parte il sintomo. Il punto critico è, a nostro avviso, la tenuta del Governo in Parlamento e la sua capacità di resistere all'azione di erosione del contenuto dei suoi provvedimenti. Lo stiamo in parte vedendo al Senato con il decreto sulle liberalizzazioni, lo abbiamo visto sul «milleproroghe».
Il Governo deve essere ancora più determinato nel presidiare i suoi atti rispetto agli autolesionistici comportamenti parlamentari che, invece di concorrere all'affermarsi di una legislazione nell'interesse generale, smontano e si fanno portavoce di interessi particolari quando non clientelari. Il «milleproroghe», che ripetiamo vorremmo non dovesse più essere presentato il prossimo anno, ha subito numerose assalti.
Vi sono stati assalti alla Camera, dove peraltro in prima lettura, grazie anche alla nostra iniziativa, ci sono stati anche miglioramenti, come la cancellazione del condono per i manifesti abusivi, ma soprattutto al Senato, grazie anche alle maglie larghe del suo Regolamento, tra proroghe di graduatorie e proroghe di concessioni e addirittura azzeramento di pronunce Pag. 5 della Corte costituzionale, che avevano annullato la stabilizzazione di personale assunto senza titolo: il risultato non è tra i più edificanti.
Noi siamo certi che la fiducia che oggi il Governo riceverà rafforzerà la sua determinazione e la sua energia nell'affermare con coerenza in tutte le sedi parlamentari la linea del rigore, dell'equità, del merito, della concorrenza e della trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, i nove deputati della componente Grande Sud voteranno la fiducia al Governo per ragioni di politica generale, ma anche per i contenuti del provvedimento su cui è stata posta la questione di fiducia. Infatti, la necessità del provvedimento in esame, che proroga la validità di tante norme, non deriva da carenze governative, ma proviene da un insieme di cause e, in primo luogo, dal malfunzionamento della nostra pubblica amministrazione, di cui il legislatore non tiene conto nell'approvare le leggi.
Ci sono proroghe indispensabili per dare agli atenei la possibilità e il tempo di predisporre gli atti per assumere giovani ricercatori e docenti associati e impedire così l'emigrazione di questi verso le università e i centri di ricerca stranieri. Riconosciamo, come Grande Sud, grande importanza alla proroga dei termini per le verifiche sismiche sugli edifici definiti strategici finanziata da un fondo previsto dall'articolo 32 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269.
Trentasei mila di questi edifici sono stati esaminati e sono state compilate altrettante schede, mentre occorre almeno raddoppiare il loro numero. Questo lavoro è propedeutico a quello preventivo di adeguare alle norme sismiche questi edifici, salvando così la vita a migliaia di persone esposte agli effetti di futuri terremoti che, pur non conoscendo quando si verificheranno, sappiamo però che nel nostro Paese purtroppo ci saranno.
Vi sono altre proroghe molto importanti per la vita dei nostri cittadini abitanti di regioni limitrofe a quelle a statuto speciale; vi sono poi numerose piccole modifiche, introdotte dal Senato, che non hanno stravolto il testo già approvato dalla Camera, se non in qualche caso di visioni particolari.
Tra queste voglio segnalare l'aggiunta all'articolo 1 del disegno di legge di conversione del tema relativo alla riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari. È di particolare importanza la proroga del termine di tre anni per l'esercizio della delega relativamente ai soli tribunali aventi sede nelle province de L'Aquila e di Chieti sconvolte dal recente terremoto.
Le altre modifiche apportate al testo approvato alla Camera in qualche caso migliorano il testo stesso. Voglio citare in questa sede la proroga all'articolo 5 relativa all'inceneritore di Acerra che va gestito con il massimo rigore scientifico e tecnico, ma nell'ordinarietà. Particolare rilievo acquistano le modifiche apportate all'articolo 6 in materia di lavoro e, in particolare, con l'inserimento dell'articolo 6-bis che contiene una clausola di salvaguardia per i beneficiari in soprannumero di quelli previsti all'articolo 6, comma 2-ter.
Altra modifica positiva si ha con l'articolo 9-bis che introduce interventi atti a tutelare la qualità delle produzioni agroalimentari. Numerosi altri articoli riguardano proroghe importanti, come l'articolo 11, che merita un discorso a parte, in quanto prevede la riforma dell'ANAS prevista dall'articolo 36 della finanziaria di agosto. Su questo punto interverremo in dichiarazione di voto finale sul disegno di legge di conversione del decreto-legge. Intanto Grande Sud assicura la fiducia a questo Governo e voterà in conseguenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

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FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, da quando il Governo Monti si è insediato abbiamo votato due fiducie alla Camera e al Senato per l'approvazione del decreto «salva Italia».
Tre, con il voto di oggi, sono le questioni di fiducia richieste per il decreto «milleproroghe». Un ulteriore voto di fiducia la Camera l'ha dovuto esprimere per l'approvazione del decreto «svuotacarceri». Insomma, una breve, non certo esaltante, cronologia che, già di per sé, dice quali siano validi motivi per giustificare un voto contrario da parte nostra, oggi.
Quello dell'eccessivo ricorso alla decretazione d'urgenza, però, sta diventando, più in generale, un problema serio, sul quale credo valga una riflessione, sia da parte del Governo sia da parte del Parlamento, perché questo è il metodo che si è affermato negli ultimi anni e ne è stato un campione il precedente Governo, un Governo che abbiamo contestato sempre, lo abbiamo anche contrastato e lo stesso oggi nelle modalità siamo costretti a fare nei confronti del Governo Monti, perché si introduce, a nostro avviso, un elemento distorsivo nella dialettica parlamentare e una violazione di fatto dello spirito, della lettera della nostra Carta costituzionale.
Quando c'è un'urgenza oggettivamente riconosciuta, com'è stato nel caso dei due decreti economici estivi del Governo Berlusconi e com'è stato nel caso dello stesso decreto «salva Italia», pur dissentendo dal contenuto e dal merito dei provvedimenti, l'Italia dei Valori sicuramente non si è neanche sognata di mettere in discussione la procedura d'urgenza seguita. Si trattava di provvedimenti economici imposti dalla necessità indifferibile di aggiustare i nostri conti, il cui contenuto, lo sappiamo, è stato di fatto imposto, in alcuni casi persino scritto, in sede europea. Il problema è che dopo quel provvedimento si è continuato con la decretazione d'urgenza e si continua e si continuerà con la fiducia. Sulle liberalizzazioni, considerato il caos che si sta registrando in Commissione al Senato, la doppia blindatura pare già scontata e basta sfogliare il decreto-legge sulle semplificazioni per capire che anche per quel provvedimento la strada che verrà seguita sarà la medesima.
L'Italia dei Valori ritiene che da un Esecutivo tecnico sarebbe stato giusto, sarebbe ancora giusto e doveroso aspettarsi un approccio diverso, un metodo diverso, un metodo che sia anche più rispettoso nei confronti del Parlamento, perché il rischio forte è che dobbiamo evitare di scivolare di fatto, magari senza la piena consapevolezza, in un Governo di salute pubblica, in una sorta di direttorio che identifica il bene del Paese in se stesso e, dunque, considera nemico del bene pubblico chiunque la pensi in modo difforme. Chiaramente questa mia di oggi è una forzatura dialettica che introduco e che, però, non è del tutto campata in aria. Da settimane, tra l'altro, i giornali non fanno che parlare di crisi dei partiti, anche se sarebbe più opportuno precisare di alcuni partiti, provocata dall'esistenza del Governo Monti e dal nuovo stile introdotto nella gestione della cosa pubblica. Leggiamo addirittura di autorevoli quotidiani che, invece di raccontare e fare le pulci all'attività dell'Esecutivo, come dovrebbe essere proprio del cosiddetto quarto potere, si adagiano in un qualcosa di molto simile ad un tifo da stadio e in alcuni casi diventano più realisti del re. Le anticipazioni sul decreto fiscale rappresentano, da questo punto di vista, un caso di scuola. Nei pezzi degli ultimi giorni il taglio di tre punti dell'aliquota più bassa dell'IRPEF è dato per cosa fatta, al punto che è toccato allo stesso Premier gelare tutti, dichiarando che c'è tempo, ci sarà tempo per tagliare le tasse e che per il momento i proventi dell'evasione fiscale saranno destinati ad un fondo il cui utilizzo si deciderà in seguito.
Ma anche la politica ci mette del suo. Da un lato, infatti, c'è chi candida il Premier a rimanere a Palazzo Chigi anche oltre il 2013, forse perché rimangono libere alte cariche di prestigio e in tanti si candidano. Dall'altro lato, abbiamo visto e assistito ad un vibrato dibattito sul fatto se Mario Monti si debba considerare un uomo di sinistra o di destra e quale e quanto sia il suo tasso di riformismo. Pag. 7Anche in questo caso chi si è schierato a favore dell'elevata carica di riformismo del Governo ha già iscritto alla voce incassi somme che non sono state neppure stanziate. Non solo, ma sul fisco, sui tagli alla Difesa, sull'IMU alla Chiesa siamo ancora alle parole, e si dovrà vedere se, e soprattutto come, verranno declinate nei fatti.
All'Italia dei Valori francamente il dibattito sulla sobrietà o sul fatto se ci troviamo di fronte ad una politica di destra o di sinistra non interessa. Quello che ci interessa sono i provvedimenti, reali, concreti che questo Governo produce e, lo dobbiamo dire con amarezza, ad oggi non ci sono piaciuti neanche un po'. Per diversi motivi e con diverse valutazioni, non ce n'è piaciuto neanche uno.
Ci auguriamo ovviamente che in futuro possa andare meglio. Premesso - per entrare nel vivo della questione - che un provvedimento di proroga termini, il cosiddetto milleproroghe, che oggi è alla nostra attenzione è di per sé il simbolo di un fallimento del modo di legiferare ed è una spia di un ordinamento soffocato da tante norme che poi è impossibile applicare, diciamo che questo decreto «milleproroghe» non ci piace nel contenuto, per due motivi fondamentali. Il primo è che, a nostro avviso, non ci sono stati né il coraggio né la volontà politica di inserire provvedimenti che sarebbero stati indispensabili e doverosi. Il secondo motivo di dissenso è che gran parte di quanto è stato inserito nel corso dell'esame - soprattutto al Senato - ha peggiorato, e in alcuni casi anche in maniera considerevole, il testo iniziale.
La contrarietà dell'Italia dei Valori nei confronti dei contenuti di questo decreto è già stata illustrata nei dettagli dai colleghi onorevoli Mura e Borghesi, ma anche da altri interventi svolti in discussione sulle linee generali e a quelli rimando, evitando di tornarvi sopra nuovamente. Mi limito a citare però i casi più eclatanti, come quello della soluzione, assolutamente insufficiente, adottata per i lavoratori cosiddetti esodati o precoci. Ci troviamo in questo caso davanti a veri drammi umani, ma sarebbe opportuno dire familiari. Ci sono, infatti, lavoratori che si sono accordati con la propria azienda per rinunciare al proprio posto di lavoro in vista di una pensione che la legge vigente poneva loro ad un passo e che oggi si ritrovano di fatto in mezzo ad una strada.
Ad un accordo fatto per cause che certamente non dipendono da loro, quella pensione che era a pochi metri è diventata lontanissima, nel tempo e nello spazio e, in alcuni casi, è stata allontanata davvero a dismisura. È vero che trovarsi improvvisamente a sei anni dalla pensione è un problema di moltissimi lavoratori che stavano per andarvi, ma il problema diventa dramma e, in alcuni casi, tragedia per chi si trova ad affrontare questi sei anni senza più avere il lavoro. La condizione di queste persone non è stata sanata in questo decreto, in primo luogo per una questione di copertura, quelle stesse coperture che invece non mancano mai per altri provvedimenti che impongono spese notevolmente maggiori. Successivamente questa posizione è stata corretta, sostenendo che la questione verrà comunque poi affrontata dal Governo in un provvedimento apposito e successivo. Staremo a vedere, ma per il momento siamo costretti a registrare che quello che poteva essere fatto non lo è stato. Qui aggiungo una postilla: ieri abbiamo letto su tutti giornali i redditi del Presidente del Consiglio e di tutti i ministri. Noi siamo orgogliosi di avere tanta opulenza al Governo, ma abbiamo una preoccupazione, ovvero che questa opulenza faccia risuonare troppo lontano il lamento che sale dal basso del nostro Paese.
Un altro «no» per noi inspiegabile è quello pronunciato in merito alla risoluzione, una volta per tutte, del problema delle frequenze. Una situazione, quella attuale che, se non verrà modificata, arrecherà un danno non solo alla concorrenza, ma anche e soprattutto alle casse dello Stato, dal momento che viene regalato un qualcosa che, invece, potrebbe essere collocato sul mercato a prezzi adeguati. C'è stato detto che anche in questo caso una norma in tal senso era incompatibile con la natura del provvedimento. Pag. 8Il che equivale a dire che non si è voluto fare, dal momento che di norme che non hanno nulla a che vedere con le proroghe ce sono diverse, ad iniziare dai 7 milioni concessi a Radio Radicale.
Per le norme importanti, insomma, non c'è mai spazio, ma per le deroghe e le norme ad hoc lo spazio si trova sempre. Penso agli enti parco, ad esempio, o alla ricostruzione di tre consorzi relativi ad altrettanti laghi del Nord, che prima erano stati accorpati e poi sono stati ricostruiti. Poi ci sono i «contentini» concessi a quell'istituto di ricerca o a quell'orchestra e non ad altre centinaia come loro, così come i soldi concessi fin dalla prima lettura alla Camera al comune di Pietrelcina. E voglio dire qui che Padre Pio per primo non gradirebbe un trattamento di favore. Lo dico a quanti si definiscono cattolici.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Ho concluso, signor Presidente. Insomma, non ci troviamo di fronte ad un provvedimento omnibus come quello del 2011, contro cui il Presidente della Repubblica fu costretto ad intervenire, ma, anche in questa occasione, se il Governo non è arrivato nudo alla meta, ci è arrivato con le vesti stracciate.
Di fronte ad un provvedimento a cui tra qualche ora diremo «no» nel merito con il voto finale, a maggior ragione esprimiamo un «no» convinto alla richiesta di esprimere un voto politico, come si chiede con la questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con la conversione del decreto cosiddetto milleproroghe il Governo colloca un ulteriore piccolo tassello nel mosaico del risanamento, delle riforme, del cambiamento, delle liberalizzazioni e di quella ripresa della nostra economia che ormai da troppo tempo è solo auspicata, ma mai intravista all'orizzonte.
Negli ultimi mesi l'Esecutivo ha varato alcune misure che hanno pesato notevolmente sul tenore di vita degli italiani, misure che si sono rese necessarie per far sì che il nostro Paese, tenendo i conti in ordine, riacquistasse quella credibilità internazionale la cui mancanza ha provocato una costante crescita dello spread tra i nostri titoli e quelli tedeschi. Le conseguenze non sono state certo di poco conto se si pensa che gli elevati tassi di interesse che siamo stati costretti a pagare sui titoli del debito rischiavano di vanificare i sacrifici che gli italiani stanno facendo per le manovre varate dal Governo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,20)

CATIA POLIDORI. Pertanto, abbiamo caldeggiato e sostenuto il varo di misure che puntavano ad invertire una tendenza che appariva irrimediabilmente negativa, in particolar modo quelle che ponevano un freno alla spesa pubblica, agli sprechi e ai costi spropositati della politica. Sul solco di quanto già fatto dal Governo guidato dal Presidente Berlusconi, abbiamo dato prova, sia sul piano europeo sia su quello internazionale, di saperci rialzare e di saper rimediare con determinazione agli errori che innegabilmente sono stati commessi nel passato.
Bene dunque il decreto salva Italia, che i giornali hanno presentato come un piano di rigore da ben 20 miliardi. In occasione della sua conversione abbiamo sottolineato con forza l'esigenza di equità, evitando che il rigore potesse riguardare le fasce sociali più deboli della nostra società. In tal senso, abbiamo indicato al Presidente Monti la condizione, ormai non più sostenibile, di quelle fasce sociali contributive del nostro Paese che sono da sempre le più vessate. L'Esecutivo ha dimostrato sensibilità non solo quando ha assunto la Pag. 9decisione di non aumentare l'IRPEF, ma, soprattutto, quando ha deciso di incidere maggiormente nella lotta all'evasione fiscale, che ha raggiunto livelli inaccettabili, intollerabili e ingiusti, soprattutto per chi, invece, paga le tasse totalmente e con puntualità.
Con sapiente operazione mediatica il Governo ha varato un provvedimento definito cresci Italia. Ci siamo chiesti se il nostro Paese non fosse finalmente uscito dalla sostanziale fase di indifferenza rispetto ad un dato anch'esso fondamentale per ridare fiducia agli investitori internazionali. Senza crescita l'Italia non ha futuro e ogni sacrificio che gli italiani hanno accettato, a malincuore, ma con determinazione, rischia di essere vanificato dall'attuale stagnazione o, peggio, dalla fase di recessione preannunciata pochi giorni fa dal Fondo monetario internazionale.
Per dare un contributo alla crescita consideriamo fondamentali i provvedimenti sulle liberalizzazioni. Vale la pena ricordare a tal proposito i dati dello studio dell'Istituto Bruno Leoni, secondo i quali l'Italia nel 2011 è liberalizzata a metà. L'indice complessivo, difatti, è del 49 per cento: dati avvilenti, specie se si considera che le liberalizzazioni, pur non sortendo effetti nell'immediato, possono, tuttavia, ridare fiducia ad un Paese, come il nostro, che ne ha un urgente bisogno per attrarre su di sé investimenti internazionali.
Ci auguriamo, infatti, che la valutazione del Premier secondo il quale questo provvedimento vale 10 punti del prodotto interno lordo possa trovare conferma nei prossimi anni. Per certo siamo consapevoli che liberalizzare non è una stravaganza di chi oggi guida l'Esecutivo, è un dovere che abbiamo nei confronti di un Paese nel quale le fasce sociali più deboli sono costrette a pagare il conto più salato di una dinamica concorrenziale troppo ingessata.
Arriviamo al milleproroghe: è, per sua natura, eterogeneo. Va analizzato complessivamente, consci della complicata situazione economica e finanziaria che ci troviamo a dover fronteggiare. Il gruppo Popolo e Territorio, pertanto, ha tenuto in debito conto gli obiettivi che il Governo in carica si è posto e le manovre varate dallo stesso nelle ultime settimane. Un decreto che presenta molte luci, sì, ma anche alcune ombre, sulle quali non possiamo esimerci dall'esprimere le nostre perplessità. Il decreto milleproroghe ha infatti evidenziato, anche questa volta, come, in presenza di un provvedimento omnibus, si assista a valutazioni difformi da parte del Governo rispetto a proposte presentate nei due rami del Parlamento. Tale questione è stata sollevata da più parti e il Governo ha risposto che l'eventuale responsabilità è da rintracciarsi nel mancato coordinamento dei gruppi parlamentari. Sulla base di questi assunti ci troviamo, pertanto, nella condizione di dover procedere, ancora una volta con un voto di fiducia, all'approvazione di un provvedimento che è giunto a ridosso della scadenza di un decreto-legge, e che rischia la decadenza.
Questo affastellarsi di passaggi parlamentari non omogenei, con atteggiamenti del Governo non coerenti rispetto agli intendimenti affermati in un ramo del Parlamento, porta la Camera ad approvare un provvedimento che scade proprio tra pochi giorni, in presenza di serissimi dubbi su alcune delle modifiche apportate al Senato, anche se l'impianto relativo agli impegni finanziari resta pressoché uguale. Oggi, quindi, siamo chiamati all'ennesimo voto di fiducia di un Governo che non ha uguali in termini di maggioranza numerica e che, proprio in virtù di questo, dovrebbe riuscire a garantire un iter ai provvedimenti basato sulla coerenza delle proprie posizioni, che non possono variare a seconda che il confronto parlamentare avvenga alla Camera o al Senato.
Certo, ci sono problemi relativi ai due rami del Parlamento che hanno Regolamenti differenti e spesso esprimono valutazioni diverse sulla ammissibilità degli emendamenti, ma questo non ha alcuna relazione con le posizioni che il Governo esprime e che dovrebbero avere un carattere unitario.
Detto ciò, in merito al provvedimento e alle modifiche apportate dal Senato prendiamo atto favorevolmente dell'articolo Pag. 1026-bis che reca un finanziamento di 500 mila euro per lo Svimez, un importante punto di riferimento e di analisi per quanto riguarda le questioni del Mezzogiorno, essenziale per un monitoraggio costante delle condizioni economiche e sociali che investono il sud.
Ci trova concordi il mantenimento della disposizione sugli indennizzi dei beni dei cittadini italiani in Libia, anche se nel testo approvato al Senato il finanziamento da triennale è diventato annuale.
Per quanto attiene alla parte non modificata dal Senato, già alla Camera si è cercato di rimediare ad alcune incongruenze presenti nel testo varato dal Consiglio dei ministri, nell'intento di raccogliere tutte le indicazioni provenienti dalle diverse categorie e dalle parti sociali toccate dai provvedimenti varati. In particolare, per quanto attiene alla spinosissima questione dei lavoratori cosiddetti esodati e precoci, le organizzazioni sindacali avevano chiesto dei cambiamenti, proponendo con forza lo slittamento di sei mesi, o anche di un anno, dell'entrata in vigore delle nuove disposizioni sulla previdenza varate dall'Esecutivo su indicazione del Ministro per il welfare Fornero e dello stesso Presidente Monti. È evidente che, fatta salva l'innegabile urgenza di riformare il sistema pensionistico, occorreva salvaguardare i lavoratori che, in prossimità del pensionamento, hanno optato per uscire dal mondo del lavoro e rischiavano, per effetto della nuova riforma previdenziale, di restare senza pensione. A tal fine abbiamo approvato un emendamento che non rinvia l'entrata in vigore delle disposizioni relative al settore previdenziale, ma che prevede comunque la tutela di esodati e precoci che, altrimenti, sarebbero stati gravemente penalizzati.
L'accoglimento delle indicazioni provenienti dall'Associazione nazionale dei comuni italiani costituisce un elemento del provvedimento meritevole di apprezzamento. È stata concessa, infatti, la proroga di nove mesi per l'accorpamento dei comuni sotto i mille abitanti e la costituzione delle unioni dei comuni, così come sono stati posticipati di nove mesi gli obblighi per i comuni fino a 5 mila abitanti derivanti dalla gestione associata delle funzioni fondamentali e di predisposizione dei bilanci degli enti tramite unione obbligatoria, così come previsto, del resto, dalla normativa varata in agosto. Nella medesima direzione di tutela dei comuni va l'emendamento promosso dai relatori che ha concesso più tempo, cioè fino al 2013, per gli enti locali che vogliano assumere personale educativo e scolastico con contratti a tempo determinato o con collaborazioni. Bene, inoltre, il dispositivo che consente ai comuni che hanno grande affluenza turistica di assumere agenti di polizia municipale con contratti a tempo determinato, in particolare nei periodi di maggiore presenza di ospiti.
Abbiamo apprezzato, inoltre, il mancato inserimento degli emendamenti che avrebbero introdotto una sostanziale sanatoria per le affissioni abusive operate da soggetti politici. Al di là del mancato incasso delle somme relative alle multe che i comuni non avrebbero potuto più incamerare, approvando questa norma avremmo dato ragione a chi ci addita spesso come una casta, sempre pronta a votarsi all'impunità e a vivere al di sopra della legge.
In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo a favore di questo disegno di legge di conversione del decreto-legge milleproroghe. Lo facciamo non solo perché, come ho già argomentato, ci troviamo dinanzi ad un provvedimento che, complessivamente considerato, trova il nostro favore, ma anche perché saremmo intellettualmente disonesti se non riconoscessimo all'Esecutivo e al Presidente Monti la volontà di affrontare questioni tanto annose quanto spinose che in altri contesti, probabilmente, non sarebbero mai state neanche prese in considerazione. Nel contempo, però, invitiamo il Premier e i membri del Governo ad aprirsi ancora di più alle indicazioni che vengono dalle parti sociali e dalle categorie inevitabilmente interessate dalle misure già adottate e da quelle che, nel prossimo futuro, saranno varate. In un contesto economico certamente non facile e per Pag. 11certi versi ostile alla moneta unica europea, dove abbonda il cinismo di chi non esita a speculare sulle nostre debolezze, abbiamo il dovere della responsabilità, della lungimiranza, della idealità, della concretezza e di quel sano pragmatismo che ci consente di guardare avanti e di tenere i piedi ben saldi a terra.
Per quanto ci riguarda, continueremo a dare il nostro contributo, nella certezza di assolvere al meglio il mandato ricevuto, di difendere gli interessi dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ogni anno, nelle Aule del Parlamento, discutiamo, modifichiamo e, infine, approviamo un provvedimento noto con il nome di milleproroghe, che, a nostro parere, è la prova più lampante ed esplicita della limitata capacità dello Stato di rispettare le scadenze e i termini che si è dato proprio per legge.
Ogni anno auspichiamo che il milleproroghe sia consegnato agli archivi parlamentari, come una brutta abitudine della storia politica italiana, ma puntualmente ce ne serviamo, appunto ogni anno, riproponendolo spesso addirittura più articolato. Quest'anno sicuramente abbiamo cercato, con l'importante contributo del Governo, di invertire la tendenza e di contenerlo entro limiti ragionevoli, ma rimane un fenomeno tutto italiano.
Il provvedimento torna qui alla Camera per il riesame in seconda lettura, dopo che il Senato lo ha modificato - ma non stravolto per fortuna - prevedendo l'introduzione di ulteriori disposizioni mediante otto nuovi articoli e con la modifica di altri sedici. Inoltre sono stati aggiunti due commi all'articolo 1.
Per un Paese come l'Italia, che intende uscire dalla crisi offrendo così una chance di sopravvivenza e rilancio a tutta l'Unione europea, è difficile spiegare all'estero un provvedimento di questo genere. Un investitore o un osservatore straniero lo chiamerebbe the one thousand postponement e temo francamente che non troverebbe un analogo provvedimento in altri Paesi cosiddetti economicamente avanzati. Ecco, in un percorso di consolidamento e di credibilità del nostro Paese, nel quale siamo impegnati tutti assieme, questo milleproroghe certo non aiuta, quantomeno sul piano dell'immagine.
In questo provvedimento ci sono sicuramente anche misure condivisibili, che è bene e necessario assumere, ma dovrebbero indiscutibilmente essere parte di provvedimenti specifici di settore, che finalmente affrontino il tema e lo risolvano mediante una legge. Questa è un'altra ragione per promuovere e sostenere la famosa modifica dei Regolamenti parlamentari, in modo da permettere alle Camere, quindi, di ritrovare la necessaria rapidità nelle decisioni, anche fuori dall'ambito della decretazione di urgenza di matrice governativa.
Ciò detto, Futuro e Libertà per il Terzo Polo individua comunque un elemento estremamente positivo. Il Governo e le forze politiche, che sostengono l'Esecutivo hanno dimostrato in quest'occasione di saper usare il provvedimento in modo tutto sommato responsabile nei passaggi alla Camera e al Senato.
Si è più ragionato di proroghe e meno di deroghe come, purtroppo, invece al contrario è accaduto nel recente passato. Si è cercato di rispondere alle necessità di efficienza, che richiedevano proroghe dei termini previsti per determinati adempimenti, senza cedere a tentazioni lassiste, che avrebbero invece aggravato l'inefficienza. Inoltre, con questo provvedimento abbiamo provveduto ad inserire alcune norme di raccordo rispetto alle disposizioni contenute nel decreto-legge «salva Italia» in particolare in materia previdenziale.
Le norme relative ai lavori precoci ed ai cosiddetti esodati, che prima dell'approvazione della recente norma previdenziale avevano aderito ai piani di ristrutturazione aziendale in vista di una pensione prossima, non smentiscono affatto la linea Pag. 12di rigore della stessa riforma previdenziale, ma si limitano a regolare la transizione e ad operare una serie di aggiustamenti ragionevoli sui quei casi limite, per i quali l'applicazione della nuova disciplina sarebbe stata eccessivamente penalizzante. Alcune ulteriori e positive modifiche sono arrivate dal Senato in materia di pensionamenti dei lavoratori del settore dell'amianto e dei lavoratori che assistono figli affetti da disabilità, bene attenti però a non aprire alcuna breccia normativa nella riforma delle pensioni, che è sostanzialmente uscita confermata nel suo impianto anche con questo provvedimento.
Allo stesso modo non si è ceduto all'ipotesi di un aggravio contributivo per i lavoratori autonomi, come prevedeva la prima formulazione della norma. Sarebbe stato ingiustamente punitivo nei confronti di una categoria, in particolare i professionisti, che soffrono la crisi per le ridotte occasioni di lavoro, ma avvertono anche la responsabilità di offrire il loro contributo per uscire dalla crisi medesima.
Avremmo avuto anche qualche imbarazzo a difendere la deroga al Patto di stabilità interno in materia di assunzioni del pubblico impiego degli enti locali. Certo, si deve favorire il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione, ed a questo concorre già l'articolo 1 del decreto-legge, che proroga i termini per le assunzioni a tempo indeterminato, così come dobbiamo rispondere ad un grave problema di sottoproduzione dei servizi pubblici essenziali. A questo mira la sospensione della stretta sulla spesa relativa al personale educativo, al personale scolastico, a quello della polizia locale, nonché dei lavoratori socialmente utili.
Ma aver abbandonato l'ipotesi di deroga al Patto di stabilità interno, fa sì che tutto ciò non si traduca in un allentamento del rigore finanziario.
Anche le proroghe disposte in materia tributaria non comportano un allentamento della disciplina fiscale. La proroga al 31 marzo della possibilità di risolvere le liti fiscali pendenti al 31 dicembre, quando la contestazione, è noto, non superi i ventimila euro, e comunque sospesa fino al prossimo giugno, non rappresenta certamente un cedimento, né un incentivo all'evasione fiscale, né un premio agli evasori. Riguarda infatti quei contribuenti che contestano le decisioni dell'amministrazione finanziaria e a cui, in molti casi, la giustizia tributaria ha anche dato ragione. Il ricorso a questo tipo di patteggiamento serve concretamente a rispondere ai problemi del sovraccarico e dell'inefficienza della macchina tributaria, nel comune interesse del contribuente e dello Stato.
Sempre in materia fiscale, siamo lieti che il Governo, ancora nel corso della prima lettura alla Camera, abbia accolto l'emendamento del gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, relativo alla proroga delle detrazioni per i carichi di famiglia per i lavoratori italiani all'estero. Sarebbe opportuno anche su questo tema immaginare finalmente la definitiva stabilizzazione di queste detrazioni.
Un commento ritengo sia opportuno anche sulla rimozione o esclusione dal provvedimento della sanatoria per le affissioni politiche abusive. Tutti sono consapevoli in quest'Aula che se fosse stata confermata la norma, la comunicazione esterna e mediatica del decreto-legge cosiddetto milleproroghe, avrebbe alimentato la peggiore antipolitica dei vari Stella, Rizzo e Grillo. Avremo sicuramente offerto un pretesto per rafforzare la convinzione che la classe politica tende a legiferare tutelando i propri interessi a danno di quelli generali, anche nell'illegalità. Quello della affissioni rimane comunque un problema aperto, che dovremo affrontare con un altro spirito, che non può essere certamente quello della sanatoria continua, senza atteggiamenti punitivi né assolutori. Si devono individuare regole e linee di condotta più chiare e soprattutto valide per tutti. Capisco che le emergenze sono ben altre, ma lo dico perché altrimenti tra un anno ci troveremo a riparlarne nelle stesse attuali condizioni.
Mi avvio alla conclusione. Ci sarà un decreto-legge cosiddetto mille-proroghe anche alla fine del 2012 oppure, come tutti Pag. 13da tempo auspichiamo, si potrà farne a meno? È difficile immaginare che in dieci mesi tutte le questioni affrontate nella più classica emergenza italiana da questo provvedimento siano affrontate e risolte, così come un costume consolidato ha bisogno di tempo per essere abbandonato. Ma un elemento positivo può dar luce alla speranza. Il provvedimento sul quale ci apprestiamo a votare la fiducia al Governo, è molto più snello e coerente rispetto ai precedenti e questo ci permette di sostenere decisamente che un buon inizio significa essere già a metà dell'opera. Abbiamo quindi queste e altre ragioni per sostenere questo provvedimento e per votare ancora una volta convintamente la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carra. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, questa è la quarta fiducia al Governo Monti da parte di questa Camera. Noi abbiamo fiducia in questo Governo ma questo Governo deve averne di più in noi, in questa Camera, in questo sistema e anche nel sistema dei partiti. Diamo la fiducia su questo decreto che, si legge, reca proroga di termini previsti da disposizioni legislative e differimento di termini relativi all'esercizio delle deleghe legislative. Insomma il cosiddetto milleproroghe. Vede, signor Presidente Buttiglione, questo è un Governo di tecnici; in gran parte sono suoi colleghi, professori universitari, ma quest'Aula non deve trasformarsi in una continua festa delle matricole, perché è questo che stiamo facendo: passiamo dal provvedimento «svuota carceri» al «milleproroghe», abbiamo passato degli anni sulle leggi «salva questo» e «salva quell'altro,» sulla «legge mancia», abbiamo votato e abbiamo fatto votare gli italiani con il «porcellum». Ma insomma cos'è questa, goliardia? In un momento in cui ci dicono tutti quanti che dobbiamo fare i compiti a casa, in questo Paese che ha tutto meno che voglia di goliardate. Noi stessi qui dovremmo dare questa prova di serietà, cambiando il titolo almeno alle leggi e possibilmente non più votando provvedimenti come questo.
Ancor più della semplificazione e del Ministero relativo, avremmo bisogno di un Ministero della pulizia, della pulizia delle leggi, dei testi normativi, un Ministero che impedisca agli altri Ministeri la continua decretazione d'urgenza, che vieti per decreto titoli orripilanti a leggi minestrone, nauseabonde come questa, o a leggi dal taglio sartoriale come spesso accade a questa Camera; lo ripeto: ci vorrebbe un Ministero della pulizia.
Voi avete la nostra fiducia, il Governo ha la nostra fiducia e la nostra comprensione, naturalmente, ma dobbiamo riformare in breve tempo un sistema nel quale negli ultimi anni - diciamolo - la manutenzione è stata pressoché nulla, sul quale si è depositata troppo polvere, troppe scorie. D'altra parte credo che il Presidente Monti, come nessun altro governante, abbia trovato tracce a Palazzo Chigi di signore Thatcher o di Presidenti del Consiglio come Fanfani, riformatori da una parte o dall'altra.
Vorrei ricordare al Governo - se me lo consente l'unico Ministro presente, che sta parlando con altri, secondo una cattiva abitudine che evidentemente anche il Governo dei tecnici non perde - che la nostra debolezza non è automaticamente la forza di questo Governo, anzi può essere la loro debolezza. Se si vuole cambiare gli italiani, si deve parlare con loro, li si deve capire meglio, soprattutto si deve proporre un progetto di riforme nel quale ai passi impressionanti si affianchino le riforme condivise. Si tratta di cambiare un modello di società, è vero, non un abito o delle scarpe.
Per esempio mi riferisco alla riforma del mercato del lavoro, che ha bisogno di un accordo, non di una rottura, che deve camminare su una strada maestra, non su una scorciatoia, perché quella strada è ancora coperta di sangue e su quella strada c'è ancora il sudore di milioni di lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Pag. 14Unione di Centro per il Terzo Polo). Noi comunque staremo, certamente, dalla parte del Governo, ma vogliamo che il Governo ci ascolti su questo. Noi cerchiamo di fare, nonostante tutto, quello che ci viene chiesto. Mi riferisco alla riforma costituzionale, che serve a snellire le attività di Governo e a rendere più efficiente il suo rapporto con il Parlamento, e all'applicazione di quell'articolo 49 della Costituzione che parla di metodo democratico nella gestione dei partiti, non parla di partiti personali, di partiti finti, o di partiti morti. Potremmo anche pensare a chiedere al sindacato di riflettere sulla realizzazione e sull'applicazione migliore degli articoli 39 e 40 della Costituzione. Poi penseremo alla legge elettorale; certo non si voterà con questo «porcellum», se non altro per il nome, signor Presidente. Ma vede, è per questo che rinnovando la nostra fiducia, la fiducia dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, a questo Governo, diciamo anche a questo Governo che non vogliamo credere a possibili trattative al ribasso sulle liberalizzazioni. Vede, quando capiterà mai al mondo che in un Paese come questo, in una Camera come questa, in un Senato come questo, la destra sia poco favorevole e poco propensa alle liberalizzazioni mentre la sinistra lo sia del tutto? Quando capiterà più un'occasione come questa? Ma se non le fanno adesso, quando le faranno mai? È per questo che non crediamo neanche ai giornali quando scrivono che nei colloqui privati tra il Presidente del Consiglio e il suo predecessore si sia parlato anche di RAI e di nomine ai vertici dell'azienda. Noi siamo in attesa di una riforma autentica dell'emittenza, di una riforma del governo della RAI. Siamo pronti alle riforme, a discuterne, ma non siamo pronti, l'Italia non è pronta, a passi indietro e a trattative come questa, e su questo punto vorremmo anche una smentita del Presidente del Consiglio. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, oggi affrontiamo un'altra volta il cosiddetto milleproroghe, e un'altra volta il Governo formato da tecnici, un Governo tecnocrate, ha messo la fiducia.
È vero che in teoria ha una maggioranza larghissima, ma, sentendo i discorsi di chi mi ha preceduto, non sembra. Tutti quelli che hanno parlato finora, infatti, hanno detto che daranno la fiducia, che sono favorevoli a questo provvedimento, ma con dei distinguo in quanto ci sono delle parti del provvedimento che si potevano fare meglio, alcune che non sono state fatte e alcune che si potevano evitare. Mi sembra un po' strana, dunque, la posizione di questi politici. Forse hanno paura che i tecnici prendano il sopravvento; tecnici che, magari, sono bravi dal punto di vista accademico, ma che sono tecnici che negli anni passati hanno avuto ruoli politici o grazie alla politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), senza mai avere il voto dei cittadini.
Osservando la dichiarazione dei redditi o la situazione patrimoniale dei tecnici nei giorni scorsi, si nota che sono persone che hanno avuto dei buoni compensi. Tuttavia, ho visto una cosa un po' strana, ossia che il loro parco auto privato è abbastanza vetusto e, perciò, mi è venuto un po' il sospetto di capire come questi tecnici si muovono sul territorio, se sono presenti sul territorio. Parlo da «piccolo parlamentare», ma io, con la mia auto, ogni anno percorro circa 50-60 mila chilometri e, dunque, non posso permettermi di tenere una macchina per più di cinque o sei anni. Contando, poi, che tre giorni a settimana sono a Roma e, dunque, non uso l'auto privata, ma uso il taxi o i mezzi pubblici. È un Governo, quindi, di tecnocrati che non sta girando sul territorio, non è presente, non capisce le reali esigenze dei cittadini, dei vari popoli di questo Stato italiano. Pag. 15
E andiamo al milleproroghe: un provvedimento che ha portato avanti delle norme a nostro avviso incomprensibili. Non riesco a capire perché, se è stato chiuso l'albo dei segretari comunali, si è dovuta fare una proroga affinché gli enti locali continuino a dare contributi al suddetto albo, a questa associazione, se deve essere chiusa. Una cosa assurda. Se dobbiamo fare dei risparmi, perché con questo milleproroghe abbiamo prorogato di un anno lo stipendio dei presidenti dei parchi? Se abbiamo detto che i presidenti dei parchi svolgono le loro funzioni a titolo onorifico, perché dobbiamo andare avanti un altro anno a dargli un compenso?
Inoltre, mentre si sta parlando di tagliare gli sprechi e stiamo discutendo, in I Commissione, congiuntamente con l'XI, di mettere un tetto ai compensi dei dipendenti pubblici, si è voluta prevedere una proroga affinché si stabilisca un tetto, abbastanza decente, anche per tutti quei dipendenti e quelle persone che hanno incarichi nelle società controllate dal Tesoro, persone che prendono centinaia di migliaia di euro. Ai cittadini avete chiesto di fare dei sacrifici, invece i burocrati continuiamo a strapagarli. Questa è una cosa assurda! E, stranamente, per i poveri cittadini, anche se si cambia il regime pensionistico, se si cambiano alcune regole che vi erano, si può fare, mentre per i dirigenti, i super burocrati, i boiardi di Stato, non si può cambiare il loro stipendio, ma bisogna dire che quando scadrà il loro contratto forse potremo ridurlo. Forse perché appunto voi venite da questo mondo, dai boiardi di Stato!
Poi non riesco a capire cosa c'entrino con il milleproroghe delle «marchette» evidentissime. Sono state ricordate anche prima: 500 mila euro al comune di Pietrelcina, 7 milioni di euro a Radio Radicale - facciamo una gara e di sicuro risparmiamo - (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), 500 mila euro alla Svimez per altri studi. Ma stiamo scherzando? Continuiamo a sperperare soldi. È stata fatta anche una proroga per presentare la richiesta dei rimborsi elettorali per le regionali del Molise. Per quale motivo? Se qualcuno si è dimenticato di chiederli, la prossima volta si svegli. Non vedo perché dobbiamo approvare una norma ad hoc per aiutare qualcuno.
E stranamente tutte queste «marchette» vanno sempre, solo ed esclusivamente alle popolazioni del Sud, mai una volta che si vadano ad aiutare i popoli padani, i popoli del Nord. Noi avevamo chiesto, ad esempio, che per quanto riguarda gli alluvionati veneti si desse una proroga per alcuni provvedimenti ed invece questo Governo ha risposto «picche». In fondo i nostri popoli hanno una dignità minore in questo Stato.
Poi vediamo che questo Governo non sta applicando il federalismo, o l'ha fermato totalmente, tant'è vero che il Governo sta facendo una norma sulla tesoreria unica per centralizzare lo Stato e fare in modo che i comuni non possano avere più la cassa, ma debbano andare sempre da «mamma Roma», che dopo deciderà come e quando darli.
Vediamo che il Governo non sta guardando invece a delle risorse che potrebbero esserci. Proprio l'altro giorno abbiamo fatto, ad esempio, un'audizione del direttore dell'INAIL, in cui si vede che l'INAIL ha una liquidità di 25 miliardi e ogni anno ha circa 800.000-900.000 euro di risorse che non vengono utilizzate perché sono in più. Allora abbassiamo il costo del lavoro, affrontiamo tali situazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E questi 25 miliardi sono dovuti a vendite - o meglio svendite - del loro patrimonio immobiliare, anche perché purtroppo molte volte nei patrimoni di queste società anche le case di lusso vengono definite semplicemente case popolari e voi conoscete benissimo come si usa questo sistema, grazie ai vostri Ministri o sottosegretari che hanno usufruito di queste agevolazioni.
Dunque andate a cercare lì dove ci sono i soldi, e ci sono tante sacche di soldi. Vede, signor Ministro, voi dite che bisogna risanare questo Stato. È giusto, noi lo diciamo ormai da vent'anni come Lega. Stiamo dicendo che questo Stato non può Pag. 16funzionare, è uno Stato borbonico, è uno Stato che sta depauperando tutta la ricchezza dei popoli del Nord. Ma per risanare questo Stato bisogna cominciare veramente a tagliare gli sprechi e questo Governo non lo sta facendo. Perché non si cominciano a tagliare le enormità di dipendenti pubblici che vi sono in alcuni enti locali del Sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Perché non si cominciano veramente a tagliare questi sprechi? Perché non volete fare la gara per le frequenze del digitale terrestre?
Si andrebbero a recuperare un po' di risorse. Perché invece si vuole andare a cambiare anche quello che noi, quando eravamo al Governo, abbiamo fatto di giusto? Ad esempio il costo dei permessi di soggiorno: noi abbiamo messo una tassa sul rinnovo dei permessi di soggiorno e la prima vostra preoccupazione è stata quella di dire «non bisogna mettere questa tassa, perché gli immigrati sono già poveri». Ricordo che un cittadino italiano per avere il passaporto e per aggiornarlo ogni anno col bollo spende più di 400 o 500 euro in cinque anni. Dunque non vedo perché i cittadini italiani se vogliono andare all'estero e devono fare il passaporto debbano sostenere una spesa e i cittadini extracomunitari per il rinnovo del permesso di soggiorno non possano spendere quegli 80 o 300 euro, in base alla durata del permesso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vede, il problema non è cambiare la durata dei permessi di soggiorno, perché come ha detto un suo collega molti di questi extracomunitari hanno perso il lavoro e dunque bisogna dare loro più tempo perché trovino un altro lavoro. Il concetto è che tutti quelli che perdono il posto di lavoro e sono in Italia, se entro due mesi non lo trovano bisogna rimandarli immediatamente nei Paesi d'origine, ma per il loro bene, perché con quei risparmi che sono riusciti a fare quando lavoravano, almeno nei Paesi d'origine il costo della vita è più basso e forse possono vivere meglio.
In secondo luogo non riesco a capire perché bisogna continuamente chiedere manodopera straniera, soprattutto non qualificata, quando vediamo che la disoccupazione giovanile e degli over 50 sta aumentando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Prima diamo lavoro ai nostri cittadini e dopo facciamo venire le altre persone.
Per tutti questi motivi noi riconfermiamo, per l'ennesima volta, che non diamo la fiducia a questo Governo di boiardi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della questione di fiducia per tre motivi: per impedire che il decreto-legge n. 216 decada e non venga convertito in legge; perché condividiamo il merito di molte norme contenute nel provvedimento e perché sosteniamo con lealtà, responsabilità e convinzione il Governo guidato dal Presidente del Consiglio Monti.
Il decreto-legge deve essere convertito entro lunedì 27 febbraio e, visto che le opposizioni - in particolare, la Lega Nord - hanno scelto la strada dell'ostruzionismo, è stato indispensabile porre la questione di fiducia. Infatti, il provvedimento contiene proroghe necessarie per completare la realizzazione di importanti interventi e per risolvere questioni che si trascinano da lungo tempo. Basta ricordare alcuni esempi per comprendere l'importanza delle proroghe contenute nel decreto- legge: il sistema di tracciabilità dei rifiuti, più noto come Sistri, l'adeguamento alle norme antisismiche, l'attività intra moenia dei medici, la situazione della Croce rossa.
Certo, il provvedimento è un'anomalia, che nasce in gran parte dall'incapacità dell'Esecutivo precedente di realizzare e attuare leggi approvate dal Parlamento e deve essere superata al più presto e ricondotta a limitate proroghe essenziali. È bene, allora, avere chiaro che la responsabilità Pag. 17 e i ritardi che hanno reso necessarie le proroghe devono essere ricondotte al Governo precedente, perché, in poco più di tre mesi, il Governo in carica, pur avendo già prodotto importanti risultati, non è stato in condizione di affrontare questioni come quelle che ho appena ricordato, che si trascinano da anni. Qualche passo in avanti è stato, comunque, fatto - e spero che tutti lo vogliano riconoscere - e, rispetto agli anni scorsi, il decreto-legge ha un contenuto limitato e contiene un minor numero di proroghe.
Le modalità di discussione del decreto-legge impongono, poi, un'ulteriore riflessione sul funzionamento delle Camere e sulle riforme urgenti da introdurre nel nostro ordinamento costituzionale. Se vogliamo mantenere la centralità del Parlamento - e noi abbiamo questa volontà -, dobbiamo superare il bicameralismo perfetto, perché richiede tempi troppo lunghi, non più al passo con la velocità delle decisioni da assumere e, spesso, diventa un'occasione per alterare e stravolgere il contenuto di norme, che perdono così di chiarezza ed efficacia.
Visto che è finalmente iniziato il confronto tra i gruppi parlamentari sulle riforme costituzionali - e anche questo è un segno indicativo delle novità positive presenti nella vita politica italiana da quando è cambiato il Governo -, è urgente, a fianco della riduzione del numero dei parlamentari e della necessità di completare la riforma federalista con la nascita della Camera delle autonomie, differenziare ruoli e funzioni delle due Camere per far funzionare meglio il Parlamento.
Il secondo motivo per votare la fiducia è il merito del decreto-legge, merito che è il prodotto anche del lavoro dei parlamentari del Partito Democratico nelle Commissioni. Nel provvedimento, oltre ad esserci proroghe necessarie che derivano dall'incapacità e dalla scarsa volontà del Governo precedente - basta ricordare il tormento del Sistri e delle norme antisismiche -, ci sono molte scelte importanti che condividiamo. Abbiamo provato, nei lavori delle Commissioni, a migliorare ulteriormente il testo, e non sempre è stato possibile: penso alle pensioni dei lavoratori precoci e degli esodati, che hanno firmato in passato accordi individuali e ora si trovano senza stipendio e senza pensione perché, nel frattempo, è cambiata la normativa, e penso ai lavoratori della scuola.
Continueremo a batterci perché queste situazioni trovino risposte e soluzioni rapide in prossimi provvedimenti. Intanto, nel decreto-legge vi sono norme per aumentare le tutele ai lavoratori, in particolare, a quelli che operano in situazioni più rischiose e difficili; vengono estesi e migliorati gli ammortizzatori sociali a categorie di lavoratori che oggi sono escluse; vi è il pensionamento anticipato per i lavoratori dell'amianto; vi sono benefici previdenziali per i lavoratori che assistono figli con disabilità; vi sono norme per salvaguardare e difendere l'ambiente e per realizzare importanti infrastrutture; vi sono interventi per promuovere la qualità delle produzioni agroalimentari e contrastare la contraffazione dei prodotti; vi sono interventi per potenziare l'attività degli uffici giudiziari e della sicurezza per lo svolgimento dell'Expo Milano 2015, che, come è noto, è nel mirino della criminalità organizzata.
Vi sono, poi, due questioni che questo Governo eredita dall'incapacità e dagli errori gravissimi della Lega Nord e, forse, è proprio per questo che, anziché stare nel merito, il collega della Lega Nord, che ha appena parlato, ha scelto di parlare di altro. Si è citato il caso dei soldi a Radio radicale: colleghi della Lega, dove eravate gli scorsi anni, quando Radio radicale aveva molti più soldi di quelli di quest'anno? E dove siete stati, quando si sono consumati i ritardi gravissimi sulla questione delle «quote latte» e dei fabbisogni standard? Per risolvere i pasticci e i regali della Lega agli imbroglioni delle «quote latte», ai pochi disonesti che si ostinano a non pagare le multe, e che, con la complicità del precedente Governo, hanno scaricato su tutto il Paese i costi delle loro malefatte, è necessario prorogare il commissario straordinario.
Il decreto-legge va in questa direzione: infatti, le sue attività sono una fase cruciale Pag. 18 ai fini del rispetto della legalità e delle norme nazionali e comunitarie. In questo modo, sarà possibile chiudere definitivamente la questione ed evitare l'ennesima procedura di infrazione già annunciata dalla Commissione europea il mese scorso.
Anche sul ritardo nell'attuazione del federalismo fiscale le responsabilità sono del Governo precedente e dei Ministri, i quali, anziché impegnarsi per il federalismo, si distraevano ad aprire inutili e costose sedi. Altro che attenzione al territorio e ai popoli dell'Italia del nord! Buttavate via i quattrini dei contribuenti in sedi che non sono mai state aperte e intanto il federalismo giaceva nel dimenticatoio da parte del Governo.
La fase sperimentale per il superamento del criterio della spesa storica e il passaggio ai costi e ai fabbisogni standard nelle autonomie locali era prevista per il 2012, ma con i ritmi di lavoro del Governo precedente questa scadenza è stata ampiamente vanificata. Per questo motivo è necessaria la proroga di un anno. Si tenga presente che la tabella di marcia del precedente Esecutivo, proprio per evitare chiacchiere sul punto, è stata la seguente: la legge n. 42 è stata approvata nel maggio del 2009, il primo decreto legislativo per stabilire il metodo di calcolo è stato approvato dopo un anno e mezzo, nel novembre 2010, e i questionari per la raccolta dati sono pronti soltanto dal maggio del 2011. Dunque, in due anni, da maggio 2009 a maggio 2011, avete chiacchierato molto e aperto sedi inutili, ma non avete fatto praticamente nulla, e il nuovo Governo non ha potuto fare altro che prendere atto dei vostri ritardi e prorogare le scadenze per avviare, finalmente, l'anno prossimo, la fase sperimentale per il superamento del criterio della spesa storica.
Infine, il gruppo del Partito Democratico voterà la fiducia perché sostiene il Governo con convinzione e ritiene che questo Esecutivo, nato in una situazione di eccezionale gravità, costituisca un'opportunità irripetibile per mettere in sicurezza i conti pubblici e per riformare in profondità il nostro Paese, rendendolo più equo e più giusto.
I primi risultati si vedono già dopo pochi mesi e sono incoraggianti: il bilancio dello Stato va meglio e i provvedimenti economici varati a fine anno hanno ridato all'Italia la credibilità e l'autorevolezza che il precedente Governo aveva distrutto. Tutti si rendono perfettamente conto che in poche settimane abbiamo ripreso il nostro ruolo di nazione fondatrice dell'Unione europea e veniamo cercati e ascoltati dagli altri Paesi. Siamo tornati al centro delle politiche comunitarie e siamo in grado di determinarle insieme agli altri. Che differenza, che salto rispetto a prima! Credo che sia questo uno dei punti che dà fastidio alla Lega Nord, perché la propria incapacità si manifesta nei successi del Governo in carica.
Il Governo Berlusconi aveva trascinato l'Italia nel tunnel della crisi e, mentre andava in giro a raccontare barzellette, l'economia rischiava il tracollo, anche l'economia del Nord, fatta di tante piccole e medie imprese che dal Governo precedente si aspettavano cose diverse dalle bugie che sono state raccontate finora. Ora non è più così: la situazione è cambiata in meglio e siamo orgogliosi di avere contribuito in modo decisivo a ridare all'Italia una guida seria, in grado di affrontare gli enormi problemi che abbiamo ancora davanti.
Per queste tre ragioni voteremo la fiducia ad un Governo autorevole, che ha raccolto con coraggio l'eredità scomoda degli errori e delle scelte sbagliate dell'Esecutivo passato e che sta lavorando nell'interesse generale per portare il Paese fuori dalla crisi. Continueremo a sostenere il Governo con le nostre idee e le nostre proposte, per fare le riforme che si attendono da tempo, per ricominciare a crescere e costruire nuove opportunità di sviluppo per le generazioni future (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 19

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Popolo della Libertà voterà la fiducia confermando la volontà politica di sostegno al Governo Monti, coscienti del momento difficile che sta attraversando il Paese. Tre mesi fa abbiamo detto queste cose, le confermiamo adesso, ben sapendo che lo strumento del «milleproroghe» ha limiti strutturali evidenti. Decreti-legge cosiddetti milleproroghe, nati come misure di carattere assolutamente eccezionale, sono stati poi ripetuti con cadenza annuale. Comprendiamo bene come, quando una cosa straordinaria diventa ordinaria, essa abbia limiti strutturali. Noi ribadiamo, ieri come oggi, la necessità del Governo e del Parlamento di avviare una riflessione per conseguire una migliore qualità della legislazione ed evitare, così, norme poco ponderate e approssimative.
L'obiettivo che dobbiamo raggiungere è la stesura di disposizioni che non si limitino solo a fare fronte, nell'immediatezza, a una situazione emergenziale ma consentano soluzioni stabili e durature delle varie questioni. Quindi, non difendiamo, ieri come oggi, lo strumento del «milleproroghe», ma non ci accaniamo su questo strumento in particolare, cioè il milleproroghe del 2012.
Negli interventi che abbiamo sentito in queste settimane e anche oggi è stato evidenziato come l'attuale decreto-legge fosse meno ampio del precedente e indicasse, in modo puntuale, le ragioni sottese alle proroghe disposte, quasi a mostrare le prove di un ritorno alla normalità rispetto a decreti-legge precedenti dichiarati abnormi, omnicomprensivi, omnibus.
Senza vena polemica, rilevo che il presente decreto-legge reca proroghe nelle materie più differenti tra loro: dalle norme relative al comando del personale delle poste alle funivie, dalle ex IPAB ai lavoratori frontalieri, dalle pensioni ai rifugi di montagna, fino alle ultime, adottate al Senato, quali, cito solo quale esempio, la concessione di un fondo straordinario alla fondazione Verdi oppure un ulteriore finanziamento per l'infrastrutturazione informatica dell'Expo di Milano.
Lo ripeto: non è una critica allo strumento, che per sua natura è così, semmai è, nuovamente, una sollecitazione al Parlamento e al Governo per modificare la situazione. Tuttavia, dobbiamo anche notare come il Popolo della Libertà abbia sempre preso atto della natura stessa del «milleproroghe» mentre qualcuno, fino a qualche tempo fa, si stracciava le vesti e oggi non se le straccia più e qualcun altro, che fino a tre mesi fa sul «milleproroghe» non aveva niente da ridire, adesso dice cose poco carine alla maggioranza che sostiene questo Governo.
La stessa cosa vale anche per la mole del provvedimento. Ritengo opportuno sottolineare che il testo del decreto-legge, anche oggi all'esame dell'Aula, non è dimagrito affatto come tanti hanno sottolineato rispetto al passato, anzi, non so che «dieta» avrebbe fatto questo «milleproroghe» - mi riferisco ad alcuni interventi riferiti al «dimagrimento» -, ma consiglio di non seguire la stessa dieta che porterebbe all'effetto contrario dato che, numeri alla mano, questo provvedimento è entrato con ottanta proroghe ed è uscito con quasi novanta proroghe al Senato mentre l'ultimo decreto «milleproroghe» del Governo Berlusconi è uscito dal Senato con settanta proroghe. Anche questo lo dico senza vena polemica ma come dato di fatto e di verità sul Governo Berlusconi.
Per quanto riguarda il contenuto del provvedimento, le proposte emendative approvate su nostro impulso, sia alla Camera sia al Senato, hanno contribuito a migliorare il testo, individuando soluzioni per una serie di questioni; la più delicata è senz'altro quella della correzione delle misure in materia di pensioni contenute nella manovra di dicembre.
Un caso emblematico che ci sta ancora molto a cuore, ci ha visto presentare proposte emendative per correggere, in prima istanza, le disposizioni della manovra sulle pensioni al fine di eliminare, quando possibile, o di limitare la penalizzazione Pag. 20 per i lavoratori precoci e per i cosiddetti esodati, al fine di tutelare i lavoratori che hanno risolto i propri contratti di lavoro in attuazione di accordi di incentivo all'esodo. Vi sono lavoratori che, d'intesa con le imprese e utilizzando normative nazionali esistenti, hanno risolto il proprio contratto di lavoro in vista di un prossimo pensionamento e, a causa dell'incremento dell'età pensionabile, in questo momento in cui aspettavano di andare in pensione, si sono trovati improvvisamente senza lavoro e senza più la prospettiva di percepire una pensione.
Lo sforzo del Popolo della Libertà è stato anche volto modificare altri aspetti. Ad esempio abbiamo sollecitato un ripensamento, sempre sul tema degli esodati, relativo alla copertura finanziaria inizialmente individuata, che prevedeva un ulteriore incremento delle aliquote sui lavoratori autonomi. Più in generale, visto che la copertura sugli esodati è ricaduta per l'ennesima volta sull'aumento delle accise dei tabacchi, noi speriamo che questo Governo cambi rotta ossia, per reperire le coperture finanziarie necessarie, cessi di guardare solo agli incrementi delle entrate, di tasse, imposte e accise e arrivi ad un efficace razionalizzazione delle spese, seguendo una strada coraggiosa già intrapresa nei tre anni precedenti dal Governo Berlusconi.
Grazie all'operato dei commissari del Popolo della Libertà nelle due Commissioni riunite è stato poi fatto un ottimo lavoro su altri aspetti: la proroga dei termini di entrata in operatività del sistema di controllo della tracciabilità del SISTRI; l'apertura di un tavolo per prorogare al 2012 l'accordo per il credito alle piccole e medie imprese; la concessione degli indennizzi ai cittadini e alle società italiane per i beni e i diritti perduti in Libia (questione che ha visto lavorare anche il Senato nelle settimane scorse, soprattutto per trovare una copertura appropriata); l'estensione degli interventi sulle calamità naturali anche alle province di Livorno e Messina, fino ad arrivare alla franchigia fiscale prevista per i lavoratori frontalieri.
Sottolineo - e arrivo alla conclusione - che il Senato ha effettuato alcune modifiche che ci avevano visto anche alla Camera tentare una certa soluzione e, per ragioni di tempo, i due esempi che vorrei portare sono quelli dell'inclusione, nel novero dei soggetti per i quali non si applicano le nuove regole di accesso al pensionamento, anche dei soggetti che il 31 ottobre 2010 risultano essere in congedo per assistere i figli con disabilità grave o gravissima, i quali maturino i requisiti per l'accesso al trattamento di quiescenza, indipendentemente dall'età anagrafica, entro 24 mesi dalla data di inizio del congedo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GABRIELE TOCCAFONDI. Concludo, signor Presidente. È una questione che riguarda alcune migliaia di persone, ma come lei saprà, essi si dedicano alla cura, a casa, di figli con patologie gravi o gravissime.
Per queste ragioni annuncio, anche a nome del gruppo del Popolo della Libertà, voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 12,20, sospendo la seduta sino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 12,25.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4865-B) .

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge n. 4865-B, di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, Pag. 21senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto dei deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatta motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando, quindi, di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Amici. Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12,44)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 12,45)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 4865-B: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Differimento di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione senza emendamenti ed articoli aggiuntivi il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 559
Votanti 552
Astenuti 7
Maggioranza 277
Hanno risposto sì 477
Hanno risposto no 75

(La Camera approva).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Airaghi Marco
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berlusconi Silvio
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella Pag. 22
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Anna Vincenzo
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania Pag. 23
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris Pag. 24
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mannino Calogero
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martinelli Marco
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia Pag. 25
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Picierno Pina
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Roccella Eugenia
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Santori Angelo
Sarubbi Andrea
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siliquini Maria Grazia
Sisto Francesco Paolo
Soro Antonello
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Tidei Pietro
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo Pag. 26
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vannucci Massimo
Vella Paolo
Velo Silvia
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Vernetti Gianni
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Barbato Francesco
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Caparini Davide
Cavallotto Davide
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grimoldi Paolo
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Maroni Roberto
Martini Francesca
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Molgora Daniele
Molteni Laura
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Stucchi Giacomo
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice

Pag. 27

Si sono astenuti:

Beccalossi Viviana
Brugger Siegfried
Castiello Giuseppina
De Angelis Marcello
Mancuso Gianni
Nola Carlo
Pili Mauro

Sono in missione:

Buonfiglio Antonio
Cirielli Edmondo
D'Amico Claudio
Donadi Massimo
Frattini Franco
Jannone Giorgio
Lussana Carolina
Mantini Pierluigi
Mecacci Matteo
Melchiorre Daniela
Migliori Riccardo
Picchi Guglielmo
Stefani Stefano
Tempestini Francesco

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14,45 con l'esame degli ordini del giorno presentati.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 14,55.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Brugger, Caparini, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Lo Monte, Lucà, Lusetti, Mazzocchi, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Palumbo, Pisicchio, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione (ore 14,56).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4865-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4865-B). Avverto che gli ordini del giorno Paglia n. 9/4865-B/8, Oliverio n. 9/4865-B/11 e Zucchi n. 9/4865-B/13 sono stati ritirati dai presentatori. L'onorevole Caparini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/39.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, benvenuti nel girone infernale delle assurde pretese della RAI, perché di questo si tratta nel nostro ordine del giorno, di queste pretese sul canone speciale non dovuto, la cui richiesta è stata inviata a migliaia di aziende, a migliaia di piccoli commercianti e imprenditori, a centinaia di migliaia di associazioni senza scopo di lucro, tutti incondizionatamente (dal punto di vista di mamma RAI) soggetti da vessare, soggetti da cui pretendere un canone speciale, che va da qualcosa come 200 euro a oltre alcune migliaia di euro. Non vi è alcuna motivata giustificazione, in quanto tutti sappiamo che è una richiesta arbitraria, fatta da chi ha l'acqua alla gola, ha i conti in profondo rosso, e a cui non rimane altro che raschiare il fondo del barile, e lo fa con dei metodi truffaldini. Stiamo parlando di una fonte normativa, quella del canone RAI, che risale al 1938, quindi ad un regio decreto del 1938. Allora - vi ricordo - non esisteva ancora il televisore, vi lascio immaginare personal computer, tablet o smartphone. È ovvio che da allora in poi Pag. 28si sono susseguite modifiche interpretative spesso arbitrarie da parte della RAI, che è arrivata così a creare un meccanismo di vessazione continua nei confronti di coloro che non sono in possesso dell'apparecchio televisivo, oppure - è questo il caso - di coloro che normalmente detengono un personal computer collegato alla rete per lavorare, perché magari spesso glielo chiede lo Stato, che li obbliga a degli adempimenti per cui è necessario un PC.
Ecco, a questi stessi soggetti, oggi la RAI chiede una tassa, un'ulteriore tassa, perché di questo si tratta, della tassa di possesso sull'apparecchio televisivo, come da sentenza della Corte costituzionale, che la RAI, con una proprietà transitiva, sposta a ogni apparecchio atto alla ricezione del segnale, identificando quindi come nuovo soggetto da colpire - come nuovo strumento per continuare questa vessazione - il personal computer.
Ora il problema vero quindi investe il Parlamento, che è stato inconsapevolmente (a detta di molti che hanno votato il decreto-legge «salva Italia») la causa di questa nuova missiva da parte della Rai; quindi da parte del Parlamento c'è bisogno di una presa di conoscenza, di una presa d'atto della situazione, e soprattutto di un provvedimento che chiarisca la situazione. È per questo che nell'ordine del giorno che la Camera sarà chiamata a valutare, noi vorremo impegnare il Governo, nella fattispecie il Ministro per lo sviluppo economico, a dare l'interpretazione autentica, quella esatta della norma, in modo tale che se ci sono dei soggetti al di fuori delle famiglie italiane che devono pagare il canone RAI perché utilizzano il servizio pubblico, utilizzando il personal computer come televisione, ebbene che vengano individuati dal Ministro che faccia in tal modo chiarezza sulla situazione.
In altro modo qui creiamo una terra di nessuno dove la RAI si comporta come esattore di un canone, che canone non è, perché sappiamo che è una tassa di possesso, e dove il Ministro dell'economia e delle finanze se ne lava le mani perché, essendo questione che riguarda la RAI, non lo interessa direttamente. Non può e non deve funzionare così. Il cittadino contribuente deve avere chiarezza e quindi è arrivato il momento in cui il Parlamento si assuma le sue responsabilità, anche prevedendo una riforma del sistema di riscossione dei soldi dei cittadini, che appartiene alla preistoria, ed il Governo da parte sua si deve assumere la responsabilità per quanto riguarda il chiarimento di questa norma e soprattutto fare in modo che la RAI, e concludo, chieda scusa a quelle centinaia di migliaia di contribuenti che si sono visti recapitare una richiesta che è assolutamente da respingere al mittente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ricordo a tutti - lo dico all'inizio - che ci siamo tutti impegnati ad essere pronti alle ore 17,30 per la diretta televisiva. Dobbiamo votare gli ordini del giorno e le dimissioni dell'onorevole Nicolais e, quindi, chiedo scusa sin d'ora se, scampanellando, chiedo il rispetto a tutti dei tempi degli interventi e magari anche una sintesi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 4865-B)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/73.

FRANCESCO BARBATO. Signor deputato Presidente, volevo segnalare, con l'ordine del giorno in esame, che a seguito di un comunicato del Ministro dell'economia Pag. 29e delle finanze, sono stati prorogati i termini che erano previsti, per banche e intermediari finanziari beneficiari dello scudo fiscale - che dovevano versare una percentuale del 10 per mille per l'anno 2011 e del 13,5 per mille per il 2012 - al 15 febbraio scorso.
Per questa ragione immaginavamo che il Governo inserisse tale proroga nel primo provvedimento utile, qual era il corrente decreto-legge milleproroghe, ma invece così non è stato; probabilmente il Governo la inserirà nel futuro provvedimento che emanerà in materia fiscale. In vista di quell'occasione, noi dell'Italia dei Valori, ricordiamo che anche in materia fiscale bisogna continuare a mettere le mani nelle tasche di chi ha di più. Ad esempio, i concessionari giochi che proprio nei giorni scorsi sono stati condannati dalla Corte dei conti; e meno male che in Italia c'è ancora la Corte dei conti, meno male che c'è il GAT, il Gruppo antifrode telematiche della Guardia di finanza, che ha previsto un incasso di 2,5 miliardi euro, e questo per la tenacia e la costanza mia e dell'Italia dei Valori, che abbiamo aperto un focus su quel tema dall'inizio di questa legislatura.
Ricordandoci del famigerato decreto-legge n. 78 del 2009 con il quale, ricordate tutti quanti, fu messo in campo lo scudo fiscale, con cui sappiamo benissimo che allora determinati soggetti che ne hanno beneficiato, hanno riportato patrimoni in Italia. Quei patrimoni provengono sicuramente da attività che sono state fatte evadendo le norme fiscali; e un tipo di evasione ha riguardato sicuramente l'IVA, perché gli interessati sono riusciti ad accumulare quei capitali con operazioni che erano sicuramente assoggettate ad IVA. Poiché l'IVA tra l'altro è un qualcosa che è previsto a livello europeo, anche dagli altri Paesi, possono venirne reazioni. Neanche a farlo apposta, infatti, c'è stata una fondazione inglese che, con alcuni europarlamentari, aveva impugnato il provvedimento dello scudo fiscale, proprio per la parte che riguardava l'IVA, per un'eventuale attività di riciclaggio e per aiuto di Stato. Non a caso a tutt'oggi la Commissione europea ancora non si è pronunciata e c'è il pericolo che si vada incontro ad un'infrazione comunitaria.
Noi dell'Italia dei Valori vogliamo che vi sia chiarezza sul fisco e sui patrimoni. Infatti per noi la ricchezza sicuramente non è un reato, ma per i soggetti, soprattutto per i soggetti pubblici, che hanno delle grandi ricchezze e dei grandi patrimoni, se per loro non è una ricchezza, quanto meno è però una responsabilità, ed è una responsabilità anche per i membri del Governo, che hanno pubblicato ieri i dati sui loro patrimoni e redditi. Però, guarda caso, cominciamo già dal Ministro guardasigilli, che dimentica di metterci una casa del valore di 10 milioni di euro. Allora il Ministro guardasigilli, che sappiamo bene essere espressione di questo centrismo che fa capo all'area Casini-Caltagirone (Commenti di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo), dovrebbe essere più attenta nel momento in cui rende pubblica la sua dichiarazione dei redditi. Ma se dimenticate queste cose, lo so che voi amate la palude (Commenti di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, si rivolga alla Presidenza. Onorevole Barbato!

FRANCESCO BARBATO. Pensano che si debbano fare ancora queste democristianate nell'attuale Governo...

PRESIDENTE. Ha comunque esaurito il suo tempo: grazie, onorevole Barbato.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mi scusi: palude a chi? Non ho capito. Il collega, noto per la sua italianità, ha insultato, almeno per quanto mi riguarda, me personalmente, ma anche il nostro gruppo chiamandoci «palude» come se fosse appunto una cosa di una certa sporcizia. Io la prego di intervenire, poiché Pag. 30siccome io non sono mai stato insultato in questo modo, spero che ognuno di noi debba avere lo stesso rispetto che ha nei suoi confronti nei confronti degli altri. (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Va bene onorevole Volontè, l'onorevole Barbato si riferiva alla palude della politica in generale.
L'onorevole Palumbo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/6.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che ho presentato, insieme ad altri colleghi, si riferisce alla norma prevista, in questo decreto-legge «milleproroghe», che praticamente stabilisce la fine della cosiddetta «intramoenia allargata», al 30 giugno 2012, cioè esattamente fra quattro mesi. Voi sapete che questa norma prevedeva che l'attività libero-professionale intramuraria, la cosiddetta «intramoenia allargata», potesse essere attuata anche al di fuori della struttura in cui il medico prestava il suo servizio. Questa disposizione era già stata prevista dalla legge n. 120 del 3 agosto 2007. La suddetta normativa prevedeva addirittura che entro una determinata scadenza, il 31 gennaio del 2009, le regioni dovessero attuare tutti gli interventi di adeguamento delle strutture edilizie da adibire all'esercizio dell'attività libero professionale dei medici. Questo evidentemente perché il diritto del paziente alla libera scelta del medico, è un diritto fondamentale tutelato dalla nostra Costituzione, e la libera professione è un'altro strumento tutelato da tale diritto, fermo restando evidentemente che tutti i comportamenti scorretti, ove provati, di medici od operatori sanitari, devono essere sanzionati senza indulgenze ai termini di legge.
Questa scadenza così imminente evidentemente mette in difficoltà moltissime strutture, o quasi tutte direi; comunque gran parte: si pensa che soltanto il 30 per cento di esse sia adeguato, ma è stato detto da alcuni quotidiani che il 50 per cento abbia le strutture necessarie ad attuare questa libera professione intramoenia e l'altro 50 per cento no; a me risulta il 70 per cento no e il 30 per cento sì, ma in ogni caso noi dal primo luglio saremo in uno stato di caos totale, con grandissimi problemi sia per l'utenza sia anche per i medici. Allora io dico che è giusto fare applicare la legge ed evidentemente domandare ancora altre proroghe (questo sarebbe il tredicesimo anno in cui diamo una proroga in merito).
Tuttavia, vorrei che il Governo esprimesse parere favorevole su questo ordine del giorno - e vi sono altri ordini del giorno in tal senso simile al mio -, impegnandosi a valutare l'opportunità di poter approvare, in tempi brevi, un disegno di legge, una nuova disciplina che regoli, una volta per tutte e definitivamente, l'attività libero professionale del personale sia medico che sanitario nell'ambito della nostra nazione. Tutto ciò per evitare di continuare a consentire inutili proroghe; si faccia una legge che stabilisca effettivamente come regolamentare quest'ambito e non si proroghi più. Come ho già dichiarato altre volte, mi sembra che sia abbastanza difficile poterlo fare in quattro mesi; tuttavia, se queste nuove modalità legislative fossero incluse in qualche disegno di legge che potesse avere, con l'accordo di tutti, una rapida approvazione, il problema potrebbe essere risolto una volta per tutte.

PRESIDENTE. L'onorevole Fabbri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/20.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, illustrerò questo ordine del giorno che mi vede primo firmatario ma che è stato sottoscritto anche dai colleghi di Alleanza per l'Italia e dal capogruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo. L'articolo 6, comma 2-ter, del decreto-legge in esame, modifica l'articolo 24 del decreto-legge cosiddetto «salva Italia» che introduce tutta una serie di deroghe alla nuova disciplina previdenziale, prevedendo che le cosiddette finestre continuino ad applicarsi Pag. 31 anzitutto ai soggetti che maturino i requisiti entro il 31 dicembre 2011 e a tutta una serie di lavoratori anche se maturano i requisiti successivamente alla data del 31 dicembre 2011. Tra questi lavoratori troviamo lavoratori interessati da alcune ipotesi di ammortizzatori sociali, lavoratori autorizzati prima del 4 dicembre 2011 alla prosecuzione volontaria della contribuzione e pubblici dipendenti per i quali è in corso l'istituto dell'esonero dal servizio. Su tutto ciò interviene il comma 2-ter dell'articolo 6 del decreto-legge «milleproroghe»; questo prevede che venga differito al 30 giugno 2012 il termine per l'emanazione del decreto ministeriale che detta le modalità di attuazione del beneficio previdenziale. Tra i soggetti destinatari del beneficio ci sono lavoratori il cui rapporto di lavoro si è risolto precedentemente al 31 dicembre 2011 in ragione di accordi individuali o collettivi di incentivo all'esodo. Ci sono poi altri lavoratori per i quali è previsto che abbiano i requisiti anagrafici e contributivi che avrebbero consentito la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 6 dicembre 2013. Con questo ordine del giorno, e mi avvio a concludere, si chiede al Governo una interpretazione chiara dell'articolo 6, comma 2-ter, al fine di renderlo applicabile a tutti quei lavoratori che al 31 dicembre 2011 avevano cessato l'attività lavorativa a qualsiasi titolo, rimanendo senza alcuna forma di sostegno al reddito in attesa di raggiungere i requisiti minimi per la pensione.

PRESIDENTE. L'onorevole Martini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/55.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor membro del Governo, sempre impegnato a fare qualcosa che non sia seguire gli interventi dei parlamentari che stanno rivolgendosi alla sua attenzione in questo momento...

PRESIDENTE. Onorevole Martini, c'è anche una sua collega...

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, colleghi, in questo provvedimento, denominato in maniera un po' naïf «milleproroghe» e che dovrebbe intervenire su proroghe di interesse dei cittadini, un provvedimento privo di congruità, di coerenza, in cui troviamo di tutto di più, in realtà esiste una proroga che non avremmo mai voluto vedere, perché si tratta di un provvedimento fondamentale nell'interesse dei cittadini. Mi riferisco, in maniera più specifica, al decreto legislativo n. 216 del 2010 che detta disposizioni in materia di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard per comuni, province, città metropolitane e servizi al cittadino. Credo che questo sia una follia perché, oggi più che mai, in un momento di crisi in cui abbiamo bisogno di raggiungere l'obiettivo dell'equilibrio di bilancio nel 2013, mi chiedo come sia stato possibile concepire l'idea di spostare di un anno l'entrata in vigore dei fabbisogni standard concernenti i due terzi delle funzioni e, in particolare, di abrogare totalmente la disposizione seconda la quale, entro il 30 aprile 2012, verranno determinati i fabbisogni standard, che entreranno in vigore nel 2013, con riguardo ad almeno un terzo delle funzioni fondamentali.
Come possiamo chiedere degli sforzi ai cittadini quando oggi le istituzioni non sono in grado di far pagare ai cittadini - parlo per la mia materia, la sanità - beni e servizi che servono ad assolvere alle funzioni essenziali dello Stato con una cifra che sia consona dal nord del Paese fino alla Sicilia?
Voi comprenderete come ciò valga particolarmente per la sanità, quando mezza Italia - va detto in maniera molto chiara - ha dei buchi di bilancio inaccettabili, quando dal Lazio in giù ci sono regioni che da molti anni sono sottoposte a piani di rientro di cui non si vede la luce ed in un momento in cui sono emersi, anche in maniera dirompente, dei disservizi che riguardano funzioni essenziali nei confronti dei cittadini come quello appunto del servizio di emergenza e urgenza che viene prestato al pronto soccorso. Pag. 32
Ancora una volta, ci rendiamo conto che questo «milleproroghe» non è un insieme di proroghe nell'interesse dei cittadini, ma contro l'interesse dei cittadini. Infatti, se oggi lo Stato ha bisogno di essere rigoroso - e quante volte abbiamo sentito il mantra da parte del Presidente Monti: rigore, equità e crescita - ci rendiamo conto che questo rigore assolutamente non c'è: infatti, se abbiamo avuto il coraggio, con questa norma, di prorogare di un anno l'entrata a regime di un provvedimento come quello dei costi e dei fabbisogni standard per i servizi erogati dalle istituzioni in favore dei cittadini, in realtà, questo «milleproroghe» tutela interessi completamente diversi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Paladini rinuncia ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/69.
L'onorevole Isidori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/54.

ERALDO ISIDORI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la riflessione che svolgerò con il mio intervento pone l'accento sulla crisi economica che sta attraversando il nostro Paese alla luce della crescita media del 2011 che, secondo l'ISTAT, è stata pari allo 0,4 per cento. Con il decreto-legge «milleproroghe», con l'introduzione dell'IMU - tassa sulla prima casa - e l'aumento di accise e benzina, provvedimenti meglio noti come manovra «salva Italia», le famiglie italiane si troveranno ancora una volta colpite pesantemente sugli immobili di loro proprietà, anche quelli di valore modesto, frutto di sacrifici. L'IMU, sicuramente centralista, non federalista, va a colpire al cuore oltre il 70 per cento delle famiglie italiane proprietarie della prima casa.
Intendo fare una riflessione anche sulle pensioni: anche in questo caso il Governo ha aumentato l'età per l'accesso ai benefici previdenziali fino, in alcuni casi, a sei anni senza garanzia del diritto alla pensione.
La Lega Nord ha contrastato questa misura perché, a nostro avviso, è iniqua perché fa pesare sacrifici su coloro che hanno lavorato per quarant'anni.
Concludo, chiedendo l'approvazione del mio ordine del giorno e rimarcando la nostra contrarietà alla conversione in legge di questo decreto-legge che per l'ennesima volta mette le mani nelle tasche dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/60.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, con quest'ordine del giorno chiediamo al Governo di occuparsi di 23 mila insegnanti, ai quali abbiamo detto di iscriversi ai corsi di abilitazione del 2008, del 2009 e del 2010. Stiamo parlando di insegnanti di scienze della formazione primaria, di specializzati presso i conservatori e le accademie, dopodiché, nel 2009, si decide, con un decreto, di chiudere le graduatorie anche a questi insegnanti. Tranne gli annunci fatti finora, questo Governo e il precedente più che tagliare non hanno fatto, annunciando concorsi e reclutamenti che di fatto, ad oggi, non vi sono.
Le conseguenze di tutto ciò è aver creato una disuguaglianza e una disparità di trattamento tra chi si è iscritto fino al 2007, all'interno delle graduatorie, e chi, invece, nel 2008 e nel 2010 è stato costretto a frequentare due corsi, a pagarli e a trovarsi, di fatto, un titolo senza alcuna valenza.
Noi abbiamo sostenuto, durante l'esame alla Camera, una proposta emendativa del PD che prevedeva, appunto, la riapertura delle graduatorie ed il riconoscimento a questi 23 mila insegnanti l'utilizzo di quel titolo per poter entrare nelle scuole. Tuttavia, giunto al Senato... Invito il Governo a seguirmi nel ragionamento. Capisco che siete presi da altri problemi, però stiamo parlando di insegnanti che dovrebbero occuparsi della formazione dei nostri figli e dei suoi figli, signor sottosegretario. Evidentemente il problema non vi interessa. Pag. 33
Dicevo che al Senato la proposta emendativa è stata modificata in peggio, escludendo ancora quelli che, iscrivendosi nel 2009 e nel 2010, non riusciranno mai ad abilitarsi e a poter entrare - così come prevedete - nel 2012 in graduatoria. Quindi, ancora un'ingiustizia, ancora una discriminazione nei confronti di questi insegnanti, creando, tra le altre cose, una fascia incostituzionale, una quarta fascia, un ghetto per insegnanti che già il TAR ha dichiarato incostituzionale, improponibile. Tuttavia, ancora lo riproponete, evidentemente servirà a finanziare qualche ricorso. Infatti, è solo di qualche giorno fa la notizia che il MIUR continua a perdere ricorsi nei tribunali amministrativi ed è costretto a pagare i danni che arreca ai precari.
Chiediamo a questo Governo, quindi, di sanare l'errore che è stato fatto al Senato; chiediamo di riaprire, fino a quando non si faranno concorsi e fino a quando non si farà reclutamento nella scuola, le graduatorie; di dare pari opportunità a tutti gli insegnanti; di permettere a tutti gli insegnanti di accedere alle graduatorie, di abilitarsi e poi di dimostrare, in base al merito, le loro capacità.
Chiediamo ciò per gli insegnanti di scienze della formazione primaria, per gli specializzati presso le accademie ed i conservatori e lo chiediamo anche per quegli insegnanti a cui è stato detto di frequentare dei corsi riconosciuti dal Ministero - secondo i decreti ministeriali nn. 21 e 85 del 2005 - cui è stato impedito di entrare nelle graduatorie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/36.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, l'ordine del giorno che illustrerò concerne le norme per la determinazione dei fabbisogni standard per i nostri comuni e per gli enti locali. Si tratta di un ordine del giorno molto sentito da parte dei sindaci, soprattutto di quei territori che oggi, rispetto a questa norma che viene posticipata al 2013, senza alcun significato... Prego il sottosegretario di ascoltarmi, visto che parliamo di questioni importanti per i nostri territori.
I nostri territori, come dicevo, vedono con questa norma posticipati al 2013 gli effetti dei fabbisogni standard. Il Governo precedente con la Lega ha fortemente voluto accelerare le questioni inerenti appunto a questi dati e nel 2011, già nel gennaio dell'anno scorso, era iniziata un'importante raccolta di dati finalizzata a questo obiettivo presso gli enti locali del Paese.
Si è assistito ad una vera e propria raccolta dati che è stata sospesa con questo nuovo Governo che, di fatto, non sta facendo nulla, anzi posticipa i termini per i fabbisogni standard che sono l'elemento fondamentale e l'unica risposta a tutti quei bei discorsi che si fanno sempre sulle riforme strutturali dello Stato.
Noi crediamo che solo attraverso questa manovra si possa veramente dare equità all'ente locale, responsabilizzazione alla parte politica e quindi diminuzione degli sprechi a livello territoriale. Questo è l'obiettivo per il quale la Lega Nord si sta battendo oggi ed il motivo per cui oggi contrasta questa proroga che invece non fa altro che portare avanti un problema che invece diventa determinante.
Il New York Times nei mesi scorsi aveva evidenziato la questione di quell'ormai famoso comune di Comitini nell'agrigentino, un comune con 960 abitanti, ben 64 dipendenti comunali e 9 agenti di polizia locale, in cui quindi vi è un dipendente pubblico ogni 15 abitanti. Rispetto al mio comune, nel quale svolgo il ruolo di sindaco e dove ci sono 12 mila abitanti con circa 30 dipendenti comunali ed un indice di 1 a 350-400, appare veramente avvilente il ruolo dei sindaci in questi territori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Perché i cittadini meritano uguale rispetto, sia che siano padani, sia che siano siculi e quindi dare dei servizi con un dipendente ogni 400 abitanti credo sia molto difficile. Poi invece quando si va a Pag. 34guardare il rigore sul fisco, sull'equità, sul rispetto delle norme, invece siamo tutti uguali.
Credo che su questa base il Governo debba cercare oggi di trovare le soluzioni per sistemare i mali di questo Paese e che solo attraverso la revisione di questi fabbisogni standard porterà eguaglianza, efficienza e soprattutto darà modo all'amministratore di essere responsabile del proprio territorio. Oggi, la spesa storica, una spesa rilevante dagli anni Settanta e Ottanta (quando chi più spendeva più era bravo), che ha garantito posti di potere e posti di lavoro, però sicuramente non garantisce equità né efficienza ai territori che rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/33.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, colleghi, mi accingo ad illustrare un ordine del giorno che dovrebbe in modo trasversale «interpretare» un po' tutta l'amministrazione comunale di questo Paese perché, sotto l'aspetto dei proventi che arrivano dallo Stato centrale e dalla raccolta delle tasse sul proprio territorio, i sindaci sono sempre più in grandissime difficoltà.
Noi abbiamo considerato l'IMU - la nuova IMU, e non quella che aveva previsto il Ministro Calderoli nel decreto per quanto riguarda la questione dell'attuazione della legge sul federalismo fiscale - una gabella esagerata, veramente in grado di piegare quelle che sono tutte le attività amministrative dei cittadini, anche quelli più virtuosi.
L'82 per cento degli italiani è proprietario di prima casa e su di essa avete introdotto una delle tasse più odiate dagli italiani, l'IMU per l'appunto. Metà di questo balzello sarà versata dai comuni allo Stato, mentre la restituzione dell'ICI agli enti locali non è più prevista. Per evitare il buco nel bilancio gli amministratori comunali dovranno aumentare le aliquote per far fronte alla mancanza di trasferimenti da Roma. Furbo è stato il Governo... Non state proprio attenti per nulla, ci dispiace di questo, perché stiamo lavorando, ma il sottosegretario non sta attento. Presidente, per favore!

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi, nel momento in cui c'è l'illustrazione degli ordini del giorno, di non disturbare il Governo.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Furbo, il Governo, creando ad arte una confusione, chiamandola ancora IMU.
Ma questa non è l'IMU di Calderoli, non è l'IMU che aveva previsto il Governo precedente. L'imposta prevista dall'ex Ministro Calderoli nel decreto attuativo della legge sul federalismo fiscale chiaramente era una imposta che doveva entrare in vigore nel 2014, che avrebbe accorpato varie forme di imposizioni fiscali che gravavano sugli immobili, un'imposta su base territoriale, riscossa dai comuni, che non prevedeva imposizioni sulla prima casa e che per nulla prevedeva una rivalutazione degli estimi catastali pesantissima del 60 per cento. Quindi, non si creino confusioni e si dia a Monti quello che è di Monti.
Se poi, signor Presidente, vogliamo parlare di cose strane che portano ad una palese incoerenza, ci chiediamo anche per quale motivo il Partito Democratico e il Terzo Polo si erano stracciati le vesti quando l'IMU era stata presentata dal Governo precedente e perché adesso, invece, con questo Governo tecnico non hanno assolutamente battuto ciglio quando è stata riproposta con lo stesso nome, ma con degli aggravi molto significativi. Si tratta di una super IMU, che porterà nessun beneficio ai comuni e che è stata introdotta - lo ripeto per chiarezza non tanto di chi non mi ascolta in Aula, ma di chi sicuramente è a casa e farà tesoro di questo - dal Governo Monti.
Con questo ordine del giorno, che tra l'altro è stato ripreso in parecchie amministrazioni comunali, tra cui il comune di Bergamo, si chiede di impegnare questo Governo affinché l'applicazione dell'IMU sia procrastinata al 2013, in modo che i Pag. 35comuni abbiano la possibilità di beneficiare per l'anno 2012 di tutto il tributo, come previsto dal decreto legislativo n. 23 del 2011 in materia di federalismo fiscale, finalizzato a finanziare in maniera diretta le amministrazioni comunali e a non penalizzare la popolazione già duramente colpita dalla grave crisi economica.
Direi anche che con il federalismo fiscale era sparita una figura professionale molto interessante per il Governo centrale, che era quella del «gabelliere dello Stato». Con questa imposta questa nuova figura professionale sicuramente rientra a pieno titolo e probabilmente avrà anche qualche incentivo economico. Questa imposta non chiamiamola, per favore, IMU, ma chiamiamola ISU, imposta statale unica.
Chiedo, come hanno fatto altri comuni nelle mozioni che hanno presentato a tutti livelli di questo Paese, che venga preso in considerazione questo ordine del giorno e che il Governo si faccia carico di aggiustare il tiro sulle amministrazioni che, come ho già ripetuto anche nell'intervento di ieri, sono le prime che masticano le problematiche dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/37.

Testo sostituito con errata corrige volante LAURA MOLTENI. Signor Presidente, è dal 1999 che nel nostro Paese è stato introdotta la possibilità per i medici di agire in regime di intra moenia non dentro gli ospedali, bensì fuori dagli ospedali, negli studi professionali privati. Questo a fronte del fatto che devono essere realizzate delle strutture sanitarie e adeguate, quelle presenti sul territorio, per far sì che all'interno di esse vengano realizzate delle aree ad hoc per permettere l'esercizio dell'attività libero professionale intramuraria.
Con questo provvedimento è stata stabilita una nuova proroga al 30 giugno 2012. Ma dal 1999 ad oggi nulla è cambiato, soprattutto se andiamo a vedere in quelle aree dove sistematicamente l'intra moenia allargata viene perseguita al posto di perseguire, invece, la riduzione delle liste d'attesa, l'opportunità di dare servizi efficaci, mirati, efficienti e appropriati ai cittadini dentro l'azienda ospedaliera. Ricordo ancora un sopralluogo effettuato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario a Mottola, dove c'era una struttura per la riabilitazione chiusa dal 2005.
In quel posto, i cittadini andavano a fruire delle prestazioni che gli erano dovute in studi professionali privati, in questo caso convenzionati, poco distanti da questa struttura. A questo proposito, si ha la sensazione che le liste di attesa, soprattutto in alcune parti del Paese, restino appositamente e artatamente lunghe, per far sì che poi il cittadino, non trovando soddisfazione dei propri bisogni di sanità, sia costretto a rivolgersi necessariamente alla struttura privata o all'intra moenia professionale negli studi professionali privati dei signori medici che di giorno sono in ospedale. Questo è uno scandalo del nostro Paese che deve finire! Nel nord queste cose non succedono. Ci sono centri unici di prenotazione. Tutto è molto più organizzato e direi anche più trasparente.
L'ennesima proroga prevista attualmente ha già determinato numerose proteste, anche a livello mediatico, tant'è che il Ministro della salute stesso nel corso di un'intervista giornalistica avrebbe evidenziato la necessità di risolvere definitivamente la vertenza, suggerendo il blocco delle continue proroghe. Tali proroghe non fanno altro che favorire un sistema di disservizi presente soprattutto in certe aree del nostro Paese, che non cambieranno mai se si mantiene il sistema attuale. Si tratta di aree nelle quali i cittadini non avranno mai soddisfazione dei loro diritti di salute in termini di normale percorso di accesso alle prestazioni mediche e ai servizi.
Per questo, con il nostro ordine del giorno noi vogliamo impegnare il Governo ad adottare gli opportuni provvedimenti volti a coordinare con estrema urgenza le regioni al fine di esaurire il piano straordinario di edilizia sanitaria previsto all'articolo 20 della legge 11 marzo 1998 n. 67, Pag. 36volto alla costruzione e alla ristrutturazione di aree destinate alla libera attività professionale dei medici entro e non oltre il termine del 30 giugno 2012, così come previsto dal provvedimento in esame e, di conseguenza, non concedere ulteriori proroghe temporali.
Qualche collega in Commissione ha fatto presente che «da me l'ospedale è di medie dimensioni e non ha lo spazio per...». Peccato che magari a due chilometri, nel paese confinante, ci sia una struttura, un analogo ospedale con venti posti letto, un personale in servizio di 200 persone; strutture che andrebbero invece chiuse, riorganizzate e riqualificate nelle quali potrebbe essere tranquillamente svolta l'intra moenia per la libera professione.
LAURA MOLTENI. Signor Presidente, è dal 1999 che nel nostro Paese è stato introdotta la possibilità per i medici di agire in regime di intra moenia e successivamente non dentro gli ospedali, bensì fuori dagli ospedali, negli studi professionali privati. Questo a fronte del fatto che devono essere realizzate delle strutture sanitarie e/o adeguare quelle esistenti e presenti sul territorio, per far sì che all'interno di esse vengano realizzate delle aree ad hoc per permettere l'esercizio dell'attività libero professionale intramuraria.
Con questo provvedimento è stata stabilita una nuova proroga al 30 giugno 2012. Ma dal 1999 ad oggi nulla è cambiato, soprattutto se andiamo a vedere in quelle aree dove sistematicamente l'intra moenia allargata viene perseguita al posto di perseguire, invece, la riduzione delle liste d'attesa, l'opportunità di dare servizi efficaci, mirati, efficienti e appropriati ai cittadini dentro l'azienda ospedaliera. Ricordo ancora un sopralluogo effettuato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario a Mottola, dove c'era una struttura per la riabilitazione chiusa dal 2005.
In quel posto, i cittadini andavano a fruire delle prestazioni che gli erano dovute in studi professionali privati, in questo caso convenzionati, poco distanti da questa struttura. A questo proposito, si ha la sensazione che le liste di attesa, soprattutto in alcune parti del Paese, restino appositamente e artatamente lunghe, per far sì che poi il cittadino, non trovando soddisfazione dei propri bisogni di sanità, sia costretto a rivolgersi necessariamente alla struttura privata o all'intra moenia professionale negli studi professionali privati dei signori medici che di giorno sono in ospedale. Questo è uno scandalo del nostro Paese che deve finire! Nel nord queste cose non succedono. Ci sono centri unici di prenotazione. Tutto è molto più organizzato e direi anche più trasparente.
L'ennesima proroga prevista attualmente ha già determinato numerose proteste, anche a livello mediatico, tant'è che il Ministro della salute stesso nel corso di un'intervista giornalistica avrebbe evidenziato la necessità di risolvere definitivamente la vertenza, suggerendo il blocco delle continue proroghe. Tali proroghe non fanno altro che favorire un sistema di disservizi presente soprattutto in certe aree del nostro Paese, che non cambieranno mai se si mantiene il sistema attuale. Si tratta di aree nelle quali i cittadini non avranno mai soddisfazione dei loro diritti di salute in termini di normale percorso di accesso alle prestazioni mediche e ai servizi pubblici.
Per questo, con il nostro ordine del giorno noi vogliamo impegnare il Governo ad adottare gli opportuni provvedimenti volti a coordinare con estrema urgenza le regioni al fine di esaurire il piano straordinario di edilizia sanitaria previsto all'articolo 20 della legge 11 marzo 1998 n. 67, Pag. 36volto alla costruzione e alla ristrutturazione di aree destinate alla libera attività professionale dei medici entro e non oltre il termine del 30 giugno 2012, così come previsto dal provvedimento in esame e, di conseguenza, non concedere ulteriori proroghe temporali.
Qualche collega in Commissione ha fatto presente che «da me l'ospedale è di medie dimensioni e non ha lo spazio per...». Peccato che magari a due chilometri, nel paese confinante, ci sia una struttura, un analogo ospedale con venti posti letto, un personale in servizio di 200 persone; strutture che andrebbero invece chiuse, riorganizzate e riqualificate nelle quali potrebbe essere tranquillamente svolta l'intra moenia per la libera professione medica.

PRESIDENTE. Onorevole Laura Molteni, la prego di concludere.

LAURA MOLTENI. Impegniamo anche il Governo a proporre in sede di Conferenza unificata gli opportuni provvedimenti volti ad estendere la libera attività professionale intra moenia alle professioni sanitarie e chiediamo, inoltre, che il Governo si impegni a non consentire e, quindi, coerentemente a vietare, la concessione di autorizzazioni in deroga per lo svolgimento dell'intra moenia allargata dei medici.

PRESIDENTE. Onorevole Laura Molteni, deve concludere.

LAURA MOLTENI. Il «milleproroghe» non deve diventare un provvedimento di mille favori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Vizia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-B/53.

GIAN CARLO DI VIZIA. Signor Presidente, questo provvedimento contiene una pluralità di proroghe di termini legislativi di diversa natura recanti interventi settoriali e ordinamentali. L'articolo 17 prevede la nomina di un commissario straordinario per la realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie. Siamo, infatti, di fronte ad un sovrappopolamento e questo tema è stato discusso in quest'Aula poco tempo fa, anche se dobbiamo tener conto, signor Presidente, che la popolazione carceraria del nostro Paese è tra le più basse del mondo. È inferiore a quella del Portogallo, della Spagna, dell'Olanda, della Francia, del Regno Unito, del Canada, della Nuova Zelanda e così via.
Non vorremmo, quindi, che le carceri fossero aperte solo per le vittime di errori giudiziari, anche alla luce della recente presentazione del nuovo articolo 530-bis del codice penale che viene chiamato «proscioglimento per particolare tenuità del fatto».
Volevo attirare l'attenzione del Presidente e del rappresentante del Governo sull'enorme numero delle vittime giudiziarie del nostro Paese.
Sono oltre 4 milioni di persone. Oltre tutto, dobbiamo tenere conto che lo sconto della pena comminata è più di un terzo e, quindi, è pari a circa il 36 per cento contro il resto dell'Europa - Regno Unito, Francia e altri Paesi - che supera l'85 per cento. Teniamo anche conto che, malgrado la presentazione di un provvedimento da parte della Lega Nord, è previsto il patteggiamento della pena anche per efferati delitti.
Dunque, non vorremmo assistere, dopo lo «svuotacarceri», anche allo «svuota processi» e allo «svuota tasche» che è già in opera da tempo, con questo Governo, e allo «svuota ospedali psichiatrici», che ci sarà nel marzo del prossimo anno e di cui siamo molto preoccupati, signor Presidente, perché non credo che le regioni siano nelle condizioni di curare questi poveri ammalati.
Continuando su questo ordine del giorno che ho inteso presentare, ricordo che oltre all'articolo 17 abbiamo l'articolo 18, che parla di tutt'altra cosa, riferendosi alla funzionalità dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile. Così avviene per l'articolo 27, che contiene disposizioni Pag. 37 in materia di trasporto pubblico locale e di spese per investimenti delle regioni. Così avviene per l'articolo 28, che riguarda altre tematiche.
Signor Presidente, rappresentante del Governo, ricordo che già la legge n. 400 del 1988 si occupava di tali problemi per non parlare, poi, delle varie sentenze di giurisprudenza, anche della Corte costituzionale, che richiedono che questo decreto-legge abbia un contenuto omogeneo. Richiamo, a tal proposito, la sentenza n. 22 del 2012 della Corte costituzionale, che ha ribadito che «i cosiddetti decreti «milleproroghe» (..), sebbene attengano ad ambiti materiali diversi ed eterogenei, devono obbedire alla ratio unitaria di intervenire con urgenza sulla scadenza di termini (...)». Per questo motivo abbiamo presentato questo ordine del giorno, per impegnare il Governo a considerare l'opportunità di conformarsi più strettamente, nell'adozione di prossimi decreti-legge, all'esigenza che i contenuti siano omogenei e non così disparati.

PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4865-B/1, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di definire (...)» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/4865-B/2, a condizione che siano riformulati il penultimo e l'ultimo capoverso delle premesse, dove il riferimento ai singoli uffici dell'amministrazione va espunto. Pertanto, va espunto il riferimento sia alla Ragioneria generale dello Stato sia al Dipartimento del turismo. Nel dispositivo, altresì, il periodo che va dalle parole: «a provvedere» fino alla parola: «finanze» deve essere sostituito con le parole: «a procedere ad un'attenta ricognizione di» per poi riprendere con il prosieguo del testo a partire dalle parole: «tutte le autorizzazioni di spesa attualmente vigenti (...)». Se il presentatore accetta questa riformulazione il Governo accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/4865-B/2.
L'ordine del giorno Cazzola n. 9/4865-B/3 pone un tema serio. Tuttavia, il Governo invita l'onorevole Cazzola a ritirare il suo ordine del giorno per problemi connessi al rinvio di un anno dell'IMU, che in questo momento non è adottabile con leggerezza.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fiano n. 9/4865-B/4.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/4865-B/5 limitatamente, per il dispositivo, al primo capoverso e al secondo capoverso fino alla parole: «legge 12 novembre 2011, n. 183».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palumbo n. 9/4865-B/6 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di predisporre in tempi brevi una disposizione (...)». È ovvio che si tratta di disposizioni miste, legislative e amministrative, quindi il termine un po' più largo agevola l'accoglimento dell'ordine del giorno. A tal proposito, desidero sottolineare che ce ne sono altri dello stesso tenore che riguardano il problema dell'intra moenia che accettiamo con riformulazioni che, grosso modo, si raccordano con l'ordine del giorno Palumbo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/4865-B/7, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: a valutare l'opportunità ad individuare... senza la scadenza... le risorse necessarie a sostegno del settore (...).
L'ordine del giorno Paglia n. 9/4865-B/8 è stato ritirato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Velo n. 9/4865-B/9 limitatamente al secondo periodo del dispositivo, vale a dire dalle parole: «a valutare l'opportunità (...)» fino alla fine dello stesso. Tale periodo, essendo di contenuto più ampio, integra e raccoglie la disposizione del periodo precedente. Pag. 38
Il Governo accetta l'ordine del giorno Brandolini n. 9/4865-B/10, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere iniziative tese a superare le cause (...)» e così via.
L'ordine del giorno Oliverio n. 9/4865-B/11 è stato ritirato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Servodio n. 9/4865-B/12, purché il dispositivo venga riformulato nel senso di aggiungere dopo le parole: «a valutare l'opportunità di» le parole: «assumere iniziative tese a (...)», perché la gestione non è diretta da parte del Governo.
L'ordine del giorno Zucchi n. 9/4865-B/13 è stato ritirato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4865-B/14, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di aggiungere le parole: «nei limiti del rispetto delle esigenze di finanza pubblica». Anche su questo argomento, ossia sull'estensione dei benefici dell'amianto, ricorrono diversi ordini del giorno che accettiamo purché riformulati più o meno nello stesso modo.
Per quanto concerne l'ordine del giorno Binetti n. 9/4865-B/15 sull'intra moenia vale quello che abbiamo detto con riferimento al precedente ordine del giorno Palumbo. Il Governo accetta il suddetto ordine del giorno purché il dispositivo venga riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo ad assumere in tempi brevi le opportune iniziative finalizzate a superare l'attuale organizzazione dell'attività intra moenia (...)» così fino a: «di sei mesi in sei mesi ». Ciò al fine di rendere il contenuto di tale ordine del giorno omogeneo a quello dell'altro ordine del giorno accolto.
Per quanto concerne la l'ordine del giorno Barani n. 9/4865-B/16 vorrei segnalare alla Presidenza che questo, come altri ordini del giorno, interviene sulla procedura di approvazione del decreto-legge e sulla valutazione di ammissibilità della Camera e del Senato. Evidentemente, per ragioni di rispetto, il Governo può accettare gli ordini del giorno che intervengono su tale materia limitatamente alle proprie competenze. Nel caso specifico, accetta l'ordine del giorno Barani n. 9/4865-B/16, purché il dispositivo venga riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di tener conto dei pareri resi dalle Camere», tenendo conto che essi sono stati resi su un progetto di decreto legislativo precedente rispetto al quale si chiede la riapertura dei termini. Quindi, Presidente Bruno, l'ordine del giorno in esame può essere accettato con tali limiti.
Il Governo accetta l'ordine del giorno De Nichilo Rizzoli n. 9/4865-B/17 limitatamente al dispositivo; valgono le riserve prima esposte per quanto riguarda le premesse.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lorenzin n. 9/4865-B/18, che è uno di quelli che entra più direttamente nella questione dei procedimenti, solo per la parte che riguarda il Governo.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 15,45)

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accetta anche l'ordine del giorno Lo Moro n. 9/4865-B/19 solo ed esclusivamente per la parte che riguarda il Governo. Il Governo accetta l'ordine del giorno Fabbri n. 9/4865-B/20 con la riformulazione di prassi, ossia sostituendo la prima parte del dispositivo con le parole «a valutare l'opportunità di tener conto della situazione dei lavoratori». Anche questo richiama, tra l'altro, un successivo ordine del giorno, Antonino Foti n. 9/4865-B/27, che il Governo accoglierebbe con la medesima riformulazione. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/4865-B/21, che richiama un altro ordine del giorno - mi sembra sia l'ordine del giorno Zazzera n. 9/4865-B/60, se non ricordo male -, invitiamo il presentatore al ritiro, per il semplice fatto che il Governo al Senato ha direttamente presentato l'emendamento sul quale il Senato si è pronunciato favorevolmente. Quindi, è evidente che quella è al momento la posizione del Governo, che non Pag. 39può essere cambiata in questa sede. Il Governo accetta l'ordine del giorno Marsilio n. 9/4865-B/22 con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità, nei limiti delle esigenze di finanza pubblica, di chiudere definitivamente la questione della Libia». Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Laffranco n. 9/4865-B/23, altrimenti il parere è contrario. Il Governo accetta l'ordine del giorno Narducci n. 9/4865-B/24 con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di riconoscere una proroga di termini nell'autorizzazione della Banca d'Italia», mentre la parte restante resta invariata. Il Governo accetta l'ordine del giorno De Pasquale n. 9/4865-B/25, purché vengano espunte le parole: «attraverso le opportune iniziative normative», per renderlo un po' meno vincolante, perché ci sono una serie di aspetti di cui bisogna tener conto. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rossa n. 9/4865-B/26, purché vengano aggiunte le seguenti parole: «nei limiti delle esigenze di finanza pubblica»; la materia è molto delicata anche con una serie di effetti di quel tipo. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/4865-B/27 ho già detto in precedenza, quindi il Governo può accoglierlo con riferimento all'esigenza di tener conto dei lavoratori interessati e dalla condizione di persone non coperte né dalla disciplina di mobilità, né da quella di trattamento pensionistico. Il Governo accetta gli ordini del giorno Damiano n. 9/4865-B/28 e Schirru n. 9/4865-B/29 con la riformulazione di rito, ossia inserendo le parole «a valutare l'opportunità». Il Governo accetta l'ordine del giorno Causi n. 9/4865-B/30 e invita al ritiro dell'ordine del giorno Cicu n. 9/4865-B/31, perché si tratterebbe di una proroga che interviene su un termine già prorogato ma esaurito, quindi appare difficile poterlo accogliere in termini espliciti. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bragantini n. 9/4865-B/32 e Consiglio n. 9/4865-B/33, non accetta l'ordine del giorno Vanalli n. 9/4865-B/34, perché la materia è stata oggetto di nuova regolamentazione da parte del Senato proprio con riferimento ai termini necessari per rispettare questi adempimenti. Il Governo accetta l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4865-B/35 se riformulato facendo riferimento alle esigenze di finanza pubblica; si riferisce alla valorizzazione dell'aeroporto di Malpensa. Il Governo accetta l'ordine del giorno Forcolin n. 9/4865-B/36 purché riformulato inserendo le parole: «a valutare l'opportunità di evitare ulteriori proroghe alla determinazione dei fabbisogni standard».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4865-B/37, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di prevedere il riferimento ai limiti del rispetto delle esigenze di finanza pubblica. Il Governo accetta l'ordine del giorno Stucchi n. 9/4865-B/38, perché richiama altri ordini del giorno precedenti, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di aggiungere le parole: «a tener conto delle situazioni dei lavoratori interessati dalle procedure di dimissioni volontarie», per riportarli tutti alla medesima valutazione.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Caparini n. 9/4865-B/39, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sopprimere il termine di 180 giorni. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Volpi n. 9/4865-B/40, mentre, con riferimento all'ordine del giorno Bonino n. 9/4865-B/41, vi è la stessa questione del 31 dicembre e degli accordi siglati, quindi si propone la medesima riformulazione degli ordini del giorno precedenti, con la previsione di tenere conto dei lavoratori interessati con riferimento al termine del 31 dicembre, agli accordi siglati e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Munerato n. 9/4865-B/42, a condizione che sia riformulato nel dispositivo sostituendo le parole: «a valutare l'adozione» con le seguenti: «a valutare l'opportunità dell'adozione». Il Governo accetta gli ordini del giorno Chiappori n. 9/4865-B/43 e Gidoni n. 9/4865-B/44, mentre non accetta l'ordine del giorno Goisis n. 9/4865-B/45, che richiama il precedente ordine del giorno a firma dell'onorevole Russo, per le ragioni già dette in quella sede. Il Pag. 40Governo non accetta gli ordini del giorno Rivolta n. 9/4865-B/46 e Torazzi n. 9/4865-B/47.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/4865-B/48, a condizione che sia riformulato nel dispositivo con la consueta premessa: «a valutare l'opportunità di». Il Governo non accetta gli ordini del giorno Comaroli n. 9/4865-B/49 e Fedriga n. 9/4865-B/50, perché stiamo provvedendo in altra sede e con un'altra formula ad affrontare queste problematiche. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bitonci n. 9/4865-B/51 e Simonetti n. 9/4865-B/52, mentre accetta gli ordini del giorno Di Vizia n. 9/4865-B/53 e Isidori n. 9/4865-B/54, che attiene alle procedure di emanazione dei decreti-legge.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Martini n. 9/4865-B/55, che richiama il tema dei fabbisogni standard, già trattato da un altro ordine del giorno, mentre non accetta l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4865-B/56, sempre per le ragioni che riguardano la modifica del Patto di stabilità, a cui non siamo in grado, in questa fase, di poter corrispondere in questo modo, pur riconoscendo le esigenze specifiche della polizia locale.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/4865-B/57, mentre non accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/4865-B/58, per le ragioni alle quali ho già accennato. Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4865-B/59, mentre non accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/4865-B/60, sempre relativo alle graduatorie nel settore dell'istruzione (ce ne siamo già occupati).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Porcino n. 9/4865-B/61, a condizione che sia riformulato nel dispositivo con la consueta premessa: «a valutare l'opportunità di». Il Governo non accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4865-B/62, mentre accetta l'ordine del giorno Palagiano n. 9/4865-B/63, a condizione che sia riformulato nel senso di sopprimere il secondo capoverso del dispositivo.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/4865-B/64, mentre accetta l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4865-B/65. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Leoluca Orlando n. 9/4865-B/66 e Monai n. 9/4865-B/67.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4865-B/68.
Accetta altresì l'ordine del giorno Paladini n. 9/4865-B/69 se riformulato relativamente alle esigenze di finanza pubblica, così come abbiamo fatto in casi simili.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4865-B/70 se riformulato relativamente alla valutazione dell'opportunità, anche qui per una valutazione omogenea con altri ordini del giorno presentati.
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4865-B/71 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Messina n. 9/4865-B/72.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Barbato n. 9/4865-B/73 e, in riferimento all'ordine del giorno Donadi n. 9/4865-B/74, può essere accettato se sottoposto alla formula «a valutare l'opportunità di...», non potendo fare diversamente, e accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/4865-B/75.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Rota n. 9/4865-B/76 e Palomba n. 9/4865-B/77, perché diverso dal contenuto del disegno di delega sul riordino. Formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/4865-B/78 perché insiste sulla materia del Patto di stabilità per le ragioni di cui abbiamo già parlato.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Galli n. 9/4865-B/79 e accetta l'ordine del giorno Mancuso n. 9/4865-B/80 se riformulato nel senso di inserire l'espressione «valutare la possibilità di».

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per agevolare i lavori.
Vorrei dire che, per quanto riguarda gli ordini del giorno presentati dai deputati Pag. 41del gruppo Partito Democratico accettati semplicemente o con riformulazioni da parte del Governo, che pertanto si intendono accolte, non insisteremo per la votazione, salvo il fatto che, se qualcuno dovesse cambiare idea, lo potrà fare direttamente in fase di votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Come da intesa raggiunta nella Conferenza dei Presidenti di gruppo interrompiamo l'esame del provvedimento per passare alla votazione delle dimissioni del deputato Luigi Nicolais.
Avverto che subito dopo avrà luogo la commemorazione dell'onorevole Spagnoli.
Successivamente riprenderemo l'esame del decreto-legge recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, con la votazione degli ordini del giorno presentati. A partire dalle 17,30 vi sarà lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale sul provvedimento con ripresa televisiva diretta, a cui seguirà la votazione finale.

Dimissioni del deputato Luigi Nicolais (ore 16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Luigi Nicolais.
Comunico che in data 21 febbraio 2012 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Luigi Nicolais... onorevoli colleghi, vi prego di prestare attenzione visto che poi bisognerà votare per accogliere o meno le dimissioni del collega.
"Onorevole Presidente, ho avuto l'opportunità di potere esercitare il mandato parlamentare in una stagione particolarmente complessa, segnata da cambiamenti tali da richiedere ed esigere forte spirito istituzionale, visioni ampie, ascolto attento, collaborazione e impegno profondi.
Avendo avuto l'onore e il privilegio di lavorare con molti colleghi, ho riscontrato sempre, pur nella diversità delle posizioni politiche e culturali, motivi di convergenza e di unità in nome dell'interesse e del bene del Paese.
Ho dedicato ogni energia ad assolvere al meglio il mio mandato, consapevole che lo stile, la qualità e lo spessore di ogni singola azione avrebbero avuto riflessi, più che sulla mia persona, sulla Istituzione di cui mi onoro di essere rappresentante.
Ora mi accingo ad assumere la carica di Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, incarico conferitomi, con proprio decreto, dal Ministro per l'istruzione, l'università e la ricerca scientifica e tecnologica lo scorso 18 febbraio.
Un ruolo impegnativo, più vicino al mio vissuto professionale e umano e, per questo, connotato da maggiori aspettative per il credito riposto nella mia persona e nel mio operare.
Sono consapevole dell'entità e delle responsabilità del lavoro che mi accingo a svolgere, nel quale già si sono cimentati con successo autorevoli ed illustri predecessori.
Il ruolo di presidente del più grande ente pubblico di ricerca italiano necessita di indipendenza di giudizio e autonomia di posizione, ma ancor più di dedizione assoluta, che riuscirò ad assicurare solo se sciolto da impegni e cariche parlamentari.
Inoltre, a mio avviso, l'incarico rientra inequivocabilmente tra quelli incompatibili con il mandato parlamentare alla luce degli articoli 1 e 2 della legge n. 60 del 1953 e, pertanto, rassegno immediatamente le dimissioni da deputato, a prescindere dagli accertamenti rimessi alla competenza della Giunta delle elezioni di questo ramo del Parlamento.
La prego, onorevole Presidente, di volere iscrivere all'ordine del giorno dell'Assemblea l'accettazione delle mie dimissioni in tempi rapidi e comunque, ove possibile, già entro la corrente settimana, anche al fine di sottrarmi ad eventuali polemiche in ordine alla permanenza del doppio incarico.
Nel rassegnare nelle sue mani il mio mandato parlamentare, auguro a lei ed a tutti i colleghi un profondo e caloroso augurio di buon lavoro. Firmato: Luigi Nicolais" (Applausi).
Ricordo che sull'accettazione delle dimissioni l'Assemblea è chiamata a procedere Pag. 42ad una votazione, atteso che non è applicabile il comma 2 dell'articolo 17-bis del Regolamento, a norma del quale la Camera prende atto, senza procedere a votazioni, delle dimissioni motivate dall'opzione per una carica incompatibile, non essendosi ancora completata la procedura di esame della carica suddetta in Giunta delle elezioni. Resta inteso che, in caso di reiezione delle dimissioni del deputato Nicolais, non saranno in ogni caso pregiudicate le future determinazioni di competenza della Giunta delle elezioni.

LUIGI NICOLAIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI NICOLAIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei brevemente ribadire quanto già espresso nella mia lettera anche per ringraziare personalmente tutti voi.
Ho veramente avuto modo di apprezzare le qualità umane e politiche di molti colleghi con i quali ho interagito in questo periodo, indipendentemente anche dalla loro appartenenza politica. L'esperienza della Commissione cultura mi ha molto arricchito per il confronto continuo con le competenze dei miei colleghi e per questo ringrazio la presidente Aprea e il mio capogruppo in Commissione, onorevole Ghizzoni.
Ritengo, però, che il mio nuovo lavoro richieda veramente un impegno a tempo pieno, anche perché i tanti giovani ricercatori del CNR si aspettano un presidente che riesca a valorizzare il loro lavoro, il loro lavoro scientifico, e che li aiuti a meglio interagire con il territorio, con le imprese e con la società.
È questa la ragione per cui chiedo all'Aula che tenga conto delle mie esigenze (Applausi).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, l'applauso con cui l'Aula, non soltanto il gruppo del Partito Democratico, ha accolto questa richiesta di dimissioni, credo non renda necessario un mio ringraziamento.
Vorrei, tuttavia, che agli atti parlamentari restasse davvero il ringraziamento di tutti i deputati del Partito Democratico per il lavoro che Luigi Nicolais ha svolto a servizio delle istituzioni, prima nel ruolo di Ministro, poi nel ruolo di parlamentare, con la sua cortesia, la sua competenza e le sue qualità umane (Applausi).

ANIELLO FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, noi rispetteremo fino in fondo la volontà del professor Nicolais, al quale non abbiamo negato il nostro applauso dopo il suo intervento e al quale mi sento personalmente legato per aver condiviso con lui i primi anni di una meravigliosa esperienza, quella della prima giunta regionale campana di rinnovamento.
Rispettiamo, quindi, le sue motivazioni forti e l'alto senso civico che lo ha portato a rassegnare le proprie dimissioni. Non voteremo però per l'accoglimento delle dimissioni. Non voteremo per l'accettazione, perché non è prevista incompatibilità. Non voteremo a favore, perché già in un altro caso in questo Parlamento abbiamo respinto le dimissioni di un parlamentare. Non voteremo per l'accoglimento delle dimissioni, perché il collega che subentrerebbe è un collega la cui storia politica in qualche modo non nobilita questo Parlamento (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).
Ed allora, per rispettare la nobile volontà del professor Nicolais, dichiaro a nome dell'Italia dei Valori il voto di astensione sulle sue dimissione, ma ripeto che chi gli subentra non ha i titoli per subentrargli (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 43

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma, 1 del Regolamento, la votazione avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Nicolais.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 487
Votanti 468
Astenuti 19
Maggioranza 235
Voti favorevoli 381
Voti contrari 87
(La Camera approva - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Vedi votazionia ).

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere, a questo punto, alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione delle dimissioni dell'onorevole Nicolais, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 19 novembre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati -, che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 8 - Partito Democratico nella XIX circoscrizione Campania 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Giuseppe Ossorio.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XIX circoscrizione Campania 1, Giuseppe Ossorio.
Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Onorevole Nicolais, la Presidenza si unisce a tutti i colleghi nell'augurarle buon lavoro nel nuovo prestigioso incarico, e al tempo stesso con tutto il garbo possibile la invita ad uscire dall'emiciclo.

Commemorazione dell'onorevole Ugo Spagnoli (ore 16,15).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed il rappresentante del Governo). Colleghi vi prego di prestare attenzione. Come è noto, lo scorso 17 gennaio è deceduto all'età di 85 anni, dopo lunga malattia, l'onorevole Ugo Spagnoli, già deputato dalla IV alla IX legislatura e, successivamente, vicepresidente della Corte costituzionale.
Nato a Messina il 27 luglio 1926, avvocato, giurista, docente universitario, dopo aver partecipato alla Resistenza, iniziò, nel 1956, la sua attività politica nelle file del Partito Comunista Italiano come consigliere comunale nella città di Torino.
Eletto alla Camera dei deputati per la prima volta nel 1963, iscritto al gruppo del Partito Comunista di cui divenne il vicepresidente nella VIII legislatura, fu componente di numerose Commissioni ed organismi parlamentari e ricoprì l'incarico di segretario della Commissione d'inchiesta sugli eventi del luglio 1964 nota come Commissione SIFAR, nonché di vicepresidente della Commissione Giustizia, della Commissione speciale per l'esame dei provvedimenti in tema di locazione degli immobili urbani e della Commissione inquirente per i procedimenti di accusa in occasione del dibattito che si svolse presso il Parlamento in seduta comune dal 3 all'11 marzo 1977 sul caso Lockheed.
Come componente in particolare della Giunta per il Regolamento contribuì all'elaborazione e redazione di rilevanti modifiche regolamentari volte, tra l'altro, a definire una nuova organizzazione dei tempi e degli interventi per l'esame dei progetti di legge in Assemblea, nonché Pag. 44volte ad introdurre un procedimento speciale riguardante, in particolare, la verifica di costituzionalità e il regime degli emendamenti per l'esame dei disegni di legge di conversione dei decreti.
Nella sua lunga e intensa attività parlamentare Ugo Spagnoli seppe sempre coniugare militanza politica e coscienza sociale dando impulso ad iniziative legislative per la promozione dei diritti civili e la tutela dei lavoratori.
Fu tra i primi parlamentari a presentare un progetto di legge per l'introduzione nel nostro ordinamento del divorzio. Si batté per i lavoratori licenziati, si dedicò alla definitiva affermazione delle libertà di opinione, associazione e sciopero, impegnandosi con serietà e passione per abrogare norme che tali libertà limitavano.
La dedizione e l'impegno nell'attività legislativa e per la crescita dell'istituto parlamentare unanimemente riconosciuti furono alla base del vastissimo consenso, 701 voti su 811 votanti, con i quali nel 1986 fu eletto, dal Parlamento in seduta comune, giudice della Corte costituzionale, di cui divenne nel 1995 vicepresidente.
Con la morte di Ugo Spagnoli scompare un uomo di elevata cultura ed un fine giurista, una figura illustre di uomo politico che si è sempre impegnato con lealtà ed onestà intellettuale a difesa dei valori fondamentali della Repubblica.
Ho già fatto pervenire ai familiari l'espressione della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea invitandola ad un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, cui si associa il rappresentante del Governo).

ANNA ROSSOMANDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 16,20)

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, colleghi deputati, noi oggi vogliamo qui ricordare l'onorevole Ugo Spagnoli che ha ricoperto tutti gli incarichi che il Presidente ha così egregiamente ricordato e rammentato.
Vorrei soprattutto ricordare Ugo Spagnoli intellettuale, avvocato, lavoratore della conoscenza, dirigente politico di un partito, il Partito Comunista Italiano, e parlamentare. Certo, è stato anche giudice costituzionale e protagonista di un importantissimo contributo alla stagione di pronunce storiche. Ma in questo momento ritengo che sia importante sottolineare il legame tra questa attività di lavoratore della conoscenza, di intellettuale, di dirigente politico e di parlamentare.
La sua attività, la sua storia politica è stata caratterizzata da un suo costante impegno sul fronte dei diritti: diritti sociali e diritti civili, i due grandi protagonisti del secolo scorso, ma anche del nostro secolo con nuove e pressanti richieste e urgenze drammatiche.
Negli anni Sessanta e Settanta si affacciava una nuova generazione di diritti più individuali, quelli civili; questa era un'epoca in cui, al tempo stesso, viveva l'attualità di conflitti in una società in trasformazione e in crescita. Proprio per questo, diveniva centrale la questione dei diritti sociali e collettivi e, nel contempo, quella dei diritti civili. In particolar modo, egli si occupò dei diritti del lavoro, della dignità del lavoro e dei diritti della casa, dell'abitazione. Spesso si partiva dall'affrontare questi diritti nelle aule di tribunale, nei processi che anticipavano quelle concretezze che poi trovavano attuazione in Parlamento.
Questi processi spesso venivano preparati nelle cosiddette chiese operaie, nei quartieri di Barriera, a Mirafiori, a Barriera di Milano, in una città come Torino, che ha sempre coniugato impegno e passione civile. Si trattava di vertenze sui diritti delle lavoratrici donne, che chiedevano pari retribuzione in un'epoca in cui gli stessi contratti collettivi non la garantivano, o dell'impugnazione di alcuni licenziamenti che all'epoca non erano impugnabili o della tutela degli inquilini con delle legittime richieste delle società immobiliari, Pag. 45 tutte attività caratterizzate dalla tensione ideale della difesa e dell'attuazione della Costituzione.
Infatti, per Ugo Spagnoli la Costituzione era soprattutto attuazione della Costituzione, quell'attuazione che è il modo migliore per difenderla, per farla vivere, come ha recentemente affermato il professor Gustavo Zagrebelsky, una ricerca costante delle strade e dei modi più adatti alle emergenze sociali per attuare la Costituzione e i diritti in essa garantiti.
Credo che noi siamo ancora qui, all'attuazione della Costituzione, e questa era la modernità per Ugo Spagnoli, questa ricerca costante, questo adeguarsi alle emergenze sociali, senza mai rinunciare ai diritti per chi è più debole, ma costantemente ricercando i modi migliori e più attuali per difenderli e per attuarli.
E così sono nate le leggi sull'equo canone e le norme che hanno limitato i licenziamenti, con quella scuola di diritto e di impegno che si è formata a Torino e nel Paese e che ha visto, tra gli illustri prosecutori - ne cito solo due tra i tanti - certamente il presidente Luciano Violante ed il professor Guido Neppi Modona.
Vorrei anche ricordare l'esempio che ha dato Ugo Spagnoli e che per noi è un motivo di riflessione e di consegna di un valore: questa sua costante ricerca era sempre un confronto estenuante, spesso per chi lavorava con lui, sul merito delle questioni, quando un accordo era sempre un accordo e una mediazione alta per ricercare una soluzione, e quando un accordo c'era perché c'era un grande rispetto di ogni posizione e di ogni idea.
Per questo rigore, per questo senso della politica nel senso più alto, per l'interpretazione del realismo politico in questa costante ricerca dell'impegno e della verità, Ugo Spagnoli conseguì lunghi e prolungati applausi da parte di tutta l'Aula quando fu eletto alla Corte costituzionale.
Fu un intellettuale, un parlamentare e un dirigente politico. Non so se oggi per essere un lavoratore della conoscenza e un intellettuale sarebbe stato definito un tecnico. So che sicuramente seppe unire splendidamente quell'essere intellettuale ad una tensione ideale e politica ad essere un politico e ad essere un parlamentare, ad un costante impegno per un intellettuale che sta nella Repubblica ed era impegnato nella cosa pubblica.
Ho quasi concluso: Ugo Spagnoli è entrato in Parlamento nel 1963, anni in cui molti di noi seduti in questi banchi siamo nati. Allora, noi vogliamo raccogliere il testimone che ci ha consegnato Ugo Spagnoli e rinnovare l'impegno e la passione per la difesa dei diritti dei più deboli e per la difesa del Parlamento, che attraverso questo impegno riafferma non soltanto la propria legittimità, ma il proprio alto valore civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Si riprende la discussione (ore 16,25).

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 4865-B)

PRESIDENTE. Ricordo che si è già conclusa la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno ed il rappresentante del Governo ha espresso il prescritto parere.
Ricordo che il gruppo Partito Democratico ha fatto presente che non insisterà per la votazione dei propri ordini del giorno accolti semplicemente o con riformulazione - che si intende accolta - dal Governo. Credo che possiamo adottare questa formula, se ho l'accordo di tutti, per tutti i gruppi, soffermandoci sugli ordini del giorno non accettati, accolti come raccomandazione o per i quali è stato formulato un invito al ritiro.
Se non vi sono obiezioni, la Presidenza procederà in tal senso.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Cazzola n. 9/4865-B/3 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insiste per la votazione.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/4865-B/21 formulato dal Governo.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, non posso accettare la richiesta del Governo, Pag. 46 tanto più per le motivazioni che sono state addotte. Nel tragitto dalla Camera al Senato, il Governo ha cambiato opinione ed è rimasto fermo all'opinione fattasi al Senato. Non ci sono le argomentazioni per cui la Camera dovrebbe cambiare opinione dopo che è stata votata la fiducia su un testo che era passato all'unanimità in Commissione.
Su questo argomento, inoltre, c'è anche un disegno di legge firmato da tutti i presidenti di gruppo della VII Commissione; ci sono stati più provvedimenti votati dall'Aula, ricordo l'emendamento Pagano, ricordo il mio emendamento, poi stravolto al Senato; questo ordine del giorno, tra l'altro, non fa altro che migliorare il testo pasticciato, purtroppo, che è uscito dal Senato e va incontro ad esigenze diffuse per evitare contenziosi e per garantire il rispetto di due sentenze della Corte costituzionale.
Sottolineo tutto ciò perché parlo con dei tecnici ed è bene che i tecnici approfondiscano di più, studino di più per evitare qualche magra figura: parlo della sentenza della Corte costituzionale n. 168 del 2004 e della sentenza più recente n. 41 del 2011.
L'ordine del giorno va incontro a queste esigenze, non vedo quali siano le argomentazioni. Tra l'altro, il Governo non ne adotta neanche una per farci cambiare opinione e, quindi, insisto per la votazione.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/4865-B/21.

PRESIDENTE. Sta bene, prendo atto che il Governo conferma il suo parere.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/4865-B/21, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... chiedo ai colleghi di restare in Aula perché abbiamo una serie di votazioni... onorevoli Capodicasa, Causi, Oliverio, Cicchitto, Di Centa, Palomba, presidente Bongiorno, onorevole Costa ....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 476
Votanti 470
Astenuti 6
Maggioranza 236
Hanno votato
257
Hanno votato
no 213).

Prendo atto che i deputati Milanese e Gianni Farina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Rubinato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Laffranco n. 9/4865-B/23 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo.

MARCO MARSILIO. Chiedo di parlare sul mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha facoltà di dichiarare se accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4865-B/22, accettato dal Governo.

MARCO MARSILIO. Signor Presidente, vorrei intervenire sulla riformulazione che il Governo ha proposto. Accetto la parte che riguarda ovviamente l'inserimento del concetto che il risarcimento deve essere fatto nei vincoli del bilancio e della finanza pubblica, ma chiederei di togliere invece la classica frase di «valutare l'opportunità» Pag. 47 perché sono quarant'anni che valutiamo questa opportunità e peraltro l'abbiamo già valutata perché una serie di indennizzi quale acconto ed anticipo rispetto alla risoluzione complessiva li abbiamo già dati.
Stiamo parlando del risarcimento per i rimpatriati dalla Libia dopo gli eventi del 1970 quindi siccome con il «milleproroghe» proroghiamo di un altro anno questi indennizzi, ma stiamo parlando di indennizzi che arrivano a poco più del valore nominale finale di quello che persero quarant'anni fa chiederei al Governo di pronunciarsi al riguardo.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, accolgo la proposta di modifica alla riformulazione dell'ordine del giorno suggerita dall'onorevole Marsilio.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marsilio n. 9/4865-B/22, accettato dal Governo, come testè riformulato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Cicu n. 9/4865-B/31 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bragantini n. 9/4865-B/32, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bragantini n. 9/4865-B/32, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Iannarilli desidera votare? Allora acceleri. Onorevoli Cesaro, Stradella, Di Girolamo...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 471
Astenuti 6
Maggioranza 236
Hanno votato
73
Hanno votato
no 398).

Prendo atto che i deputati Anna Teresa Formisano, De Girolamo e Braga hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Consiglio n. 9/4865-B/33, non accettato dal Governo, che tra l'altro aveva già illustrato.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, vorrei semplicemente ribadire la nostra contrarietà al fatto che il Governo non abbia preso in considerazione un ordine del giorno che sembrava avere tutte le caratteristiche per essere approvato, quanto meno in parte.
Noi siamo a favore di una IMU diversa da quella che è stata sviluppata dal Governo per quanto riguarda la questione economica e ormai considero il sindaco veramente come il gabelliere di ultima istanza in quanto non fa altro che ricevere soldi dai propri cittadini e chiederne per poi versarli a qualcun altro. Quindi insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Consiglio n. 9/4865-B/33, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Duilio, Bossa, Di Virgilio, Formisano, Garagnani. Onorevole Formisano ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 48
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 469
Astenuti 9
Maggioranza 235
Hanno votato
57
Hanno votato
no 412).

Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/4865-B/34, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/4865-B/34, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Della Vedova. Onorevole di Virgilio ha votato? Onorevole Castellani. Onorevoli Galletti e Cesario? Hanno votato. Onorevole Centemero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 475
Astenuti 5
Maggioranza 238
Hanno votato
69
Hanno votato
no 406).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/4865-B/39 accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente insisto per la votazione di questo ordine del giorno in quanto sulla questione del canone speciale inopinatamente richiesto dalla RAI all'intero settore produttivo nonché al mondo dell'associazionismo c'è stata una levata di scudi da parte di quasi di tutti i colleghi di tutte le forze politiche.
Con quest'ordine del giorno cerchiamo di risolvere, una volta per tutte, l'annosa questione di stabilire qual è l'apparecchio adattabile alla visione dei programmi televisivi e, quindi, raccogliamo le istanze delle associazioni dei consumatori - tra cui, la più attiva, l'ADUC -, dei rappresentanti del mondo imprenditoriale e del lavoro, che chiedono al Ministro competente, quindi al Ministro per lo sviluppo economico - e lo chiedono da tempo, dal 2008 - di intervenire e quindi di definire quali sono gli strumenti atti e adattabili, escludendo, si spera, gli smartphone, i tablet o i personal computer che vengono utilizzati semplicemente per il lavoro, e, soprattutto, individuare le tipologie dei soggetti che poi saranno chiamati a corrispondere il cosiddetto canone RAI ovvero la tassa di possesso sull'apparecchio televisivo.
Si tratta quindi, di un'operazione di chiarezza che viene chiesta dal Parlamento al Governo e alla quale credo il Governo non si possa né si debba sottrarre, in quanto è diventata evidente l'urgenza di intervenire e di mettere un punto fermo e di fare chiarezza, anche per i diritti dei consumatori e dei contribuenti.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere espresso su quest'ordine nel giorno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/4865-B/39, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nizzi, Proietti, Rampelli, Crosetto, Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 49
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 468
Astenuti 10
Maggioranza 235
Hanno votato
303
Hanno votato
no 165).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Volpi n. 9/4865-B/40, non accettato dal Governo.

RAFFAELE VOLPI. Sì signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, chiedo innanzitutto se il Governo non abbia intenzione di cambiare parere su quest'ordine del giorno, perché, fondamentalmente, si tratta di una richiesta di non essere sperequativi negli aiuti ai lavoratori. Infatti, è evidente che non si può continuare con i lavori socialmente utili sempre negli stessi posti e sempre con gli stessi soggetti, che poi, peraltro, danno risultati relativi, quando in tutto il Paese vi è un grave problema di lavoro.
Signor sottosegretario, penso che lei debba fare una riflessione seria. Noi chiediamo l'esclusione di due luoghi particolari, che sono Napoli e Palermo, e che gli aiuti vadano finalmente anche in altri posti, dove la gente magari lavora davvero.
Signor sottosegretario, le chiedo di fare un ragionamento e di cambiare il suo parere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non cambia il parere espresso su quest'ordine del giorno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volpi n. 9/4865-B/40, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Proietti, Rampelli, Giro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 473
Astenuti 5
Maggioranza 237
Hanno votato
46
Hanno votato
no 427).

Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Goisis n. 9/4865-B/45, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/4865-B/45, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Crimi, Scilipoti, Cesario, Tanoni, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 477
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
51
Hanno votato
no 426).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto perché resti agli atti che ho sbagliato la digitazione ed ho votato a favore di un ordine del giorno che non condivido assolutamente.

Pag. 50

PRESIDENTE. Ne prendo atto.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rivolta n. 9/4865-B/46, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rivolta n. 9/4865-B/46, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Di Virgilio, Nizzi, De Girolamo, Bossa, Galletti, Razzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 484
Astenuti 3
Maggioranza 243
Hanno votato
48
Hanno votato
no 436).

Prendo atto che il deputato Baretta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Torazzi n. 9/4865-B/47, non accettato dal Governo.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, abbiamo presentato questo ordine del giorno perché il Governo, con questo intervento legislativo, ha soppresso una norma introdotta dal Governo precedente che serviva a tutelare il diritto di proprietà intellettuale. Oggi nel nostro Paese ci sono situazioni sicuramente di aziende che lavorano utilizzando proprietà intellettuali altrui, mostrando anche capacità, ma ci sono molte più aziende che sono danneggiate da coloro che anche all'estero sfruttano e copiano in modo piratesco le nostre invenzioni intellettuali. Mi riferisco, in particolare, al design.
Allora, se vogliamo essere credibili e se vogliamo andare avanti, chiedo al Governo di cambiare il parere, perché questo ordine del giorno è stato ideato per chiedere di intervenire perché la norma che avete fatto, prorogando semplicemente i termini, non interviene con una soluzione che individui un aiuto definitivo anche per le aziende che si trovano in questa situazione transitoria. Infatti, non dà un indirizzo ed è priva di qualsiasi penalizzazione.
C'è soltanto un «prolungare» che comporterà continue proroghe che porterà a danneggiare chi lavora seriamente e non risolverà il problema di coloro che - sono una parte minoritaria - pur utilizzando idee e invenzioni di altri, svolgono comunque attività seria, ma favorirà soltanto la maggioranza dei pirati e aiuterà tutti coloro che dall'estero utilizzano le nostre capacità nel design. Pertanto, chiedo al Governo di ripensarci e, in alternativa, che venga messo in votazione, chiedendo a tutti i colleghi di votare a favore.

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Caparini e Cimadoro sottoscrivono l'ordine del giorno Torazzi n. 9/4865-B/47.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Torazzi n. 9/4865-B/47, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Torazzi n. 9/4865-B/47, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Speciale, Romele, Leo, Vico, Leoluca Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 481
Astenuti 4
Maggioranza 241
Hanno votato
65
Hanno votato
no 416).

Prendo atto che il deputato Sarubbi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Pag. 51
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Fugatti n. 9/4865-B/48, accettato dal Governo, purché riformulato.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, la riformulazione del Governo non dà sostanza alla tematica dell'ordine del giorno in esame. Qui stiamo parlando della gratuità delle transazioni fatte presso i distributori di carburante con carta di credito inferiore ai cento euro, che era una misura che in precedenti provvedimenti entrò in vigore. Successivamente venne tolta e adesso non si sa più cosa stia accadendo. Pare che qualcuno la voglia reintrodurre, ma non c'è molta chiarezza al riguardo.
Però è chiaro che in questo caso vi sono alcune questioni che vorrei segnalare. Mi riferisco in particolare al fatto di eliminare la carta moneta, indirizzandoci verso la carta elettronica. Se vogliamo andare verso la carta elettronica, come vuole il Governo, cerchiamo di rendere gratuite le transazioni per un pieno della macchina che costa, lo sappiamo, tra 60, 90 o 100 euro, ossia assicuriamo la gratuità della transazione per chi paga con la carta di credito, eliminiamo cioè i costi. Questo poi va a toccare anche l'aspetto di quanto costa sempre più fare il pieno per l'aggravio sulle accise della benzina e del gasolio.
Quindi, crediamo che sia una cosa di buonsenso reintrodurre l'aspetto che la transazione fatta con la carta di credito non abbia costi bancari, non abbia alcuna percentuale, così come viene scritto nell'ordine del giorno. La riformulazione del Governo vuole un po' annebbiare la questione, non vuole in realtà toccare la questione. Noi, pertanto, chiediamo che venga posto ai voti il testo così come lo abbiamo presentato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PAOLO ROMANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ROMANI. Signor Presidente, vorrei segnalare che un emendamento di questo tipo è stato approvato questa mattina al Senato. Quindi, lo dico all'Aula, per quanto mi riguarda, la mia posizione è favorevole perché, su iniziativa del nostro gruppo al Senato, questa mattina, in sede di X Commissione (Industria, commercio, turismo) è stato approvato esattamente un emendamento che va in questa direzione. Pertanto, mi auguro che le Camere abbiano un senso comune rispetto all'argomento.

PRESIDENTE. Il Governo, a questo punto, accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/4865-B/48, senza alcuna riformulazione?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la cautela del Governo era riferita al fatto che il provvedimento era in corso di esame al Senato. Io ho accettato l'ordine del giorno Fugatti n. 9/4865-B/48 con una leggera riformulazione, ma, a questo punto, si può esprimere parere favorevole.

PRESIDENTE. Benissimo, il Governo accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/4865-B/48 senza riformulazione; prendo pertanto atto che il presentatore non insiste per la votazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/4865-B/49, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Comaroli n. 9/4865-B/49, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Gava, Landolfi, Goisis, Scilipoti, Duilio, Villecco Calipari, Granata, Vincenzo Antonio Fontana...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 52
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 481
Astenuti 4
Maggioranza 241
Hanno votato
72
Hanno votato
no 409).

Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/4865-B/50, non accettato dal Governo. Avverto che l'onorevole Monai sottoscrive l'ordine del giorno Fedriga n. 9/4865-B/50.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/4865-B/50, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Miglioli, De Luca, Petrenga, Servodio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 484
Astenuti 5
Maggioranza 243
Hanno votato
70
Hanno votato
no 414).

Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bitonci n. 9/4865-B/51, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bigonci n. 9/4865-B/51, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vitali, Pianetta, Mazzuca, Di Virgilio, La Malfa, Goisis, Crosetto, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 483
Astenuti 5
Maggioranza 242
Hanno votato
47
Hanno votato
no 436).

Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/4865-B/52, non accettato dal Governo.
Passiamo,dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/4865-B/52, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tanoni... Onorevole D'Antoni... Onorevole Fiano... Onorevole Maurizio Turco... Onorevole Miglioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 478
Astenuti 4
Maggioranza 240
Hanno votato
67
Hanno votato
no 411).

Prendo atto che il deputato Di Virgilio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Di Vizia n. 9/4865-B/53 e Isidori n. 9/4865-B/54 non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Martini n. n. 9/4865-B/55, accolto dal Governo come raccomandazione. Pag. 53
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4865-B/56, non accettato dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4865-B/56, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Madia... Onorevole Mondello... Onorevole Vincenzo Fontana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 485
Astenuti 3
Maggioranza 243
Hanno votato
49
Hanno votato
no 436).

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/4865-B/57, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/4865-B/58, non accettato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, chiederei al Governo un attimo di attenzione: il Ministro Patroni Griffi ha annunciato che proporrà un tetto pari all'indennità del presidente della Corte di cassazione per i manager pubblici. Noi chiedevamo che vi potesse essere una estensione di questo principio anche alle società partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Capiamo che magari il testo può creare qualche difficoltà ai fini di un accoglimento pieno, però credo che, poiché l'obiettivo da raggiungere dovrebbe comunque essere quello, chiederei al Governo di premettere il «valutare l'opportunità di» e vedrà poi il Governo, fermo il principio, con quale modalità arrivare al risultato.

PRESIDENTE. Chiedo al Governo se accetta questa riformulazione, che avrebbe dovuto proporre il Governo, nel senso di inserire le parole «a valutare l'opportunità di».

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, potremmo valutare questa opportunità, ma aggiungendovi la specifica del riferimento alle peculiari condizioni di queste società.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno si intende, quindi, riformulato nel senso di inserire le parole «a valutare l'opportunità di» e il riferimento «alle peculiari condizioni». Con queste riformulazioni l'ordine del giorno è accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno appena esaminato era uguale al mio, sul quale il Governo aveva espresso parere contrario. Per carità, si può fare di tutto qui dentro e l'abbiamo capito bene, tuttavia non posso più tornare indietro per chiedere una nuova valutazione. Però, che resti almeno a verbale. Non sottoscrivo l'ordine del giorno, mi piacerebbe che si pensasse non che la penso come lui, ma che sul tema la pensiamo allo stesso modo. Anche il mio ordine del giorno sarebbe stato considerato...

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, la sua considerazione rimane a verbale.

Pag. 54

MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, intervengo sempre sullo stesso argomento. Il mio ordine del giorno n. 9/4865-B/32 era praticamente uguale e riguardava la stessa materia. Stiamo discutendo nelle Commissioni I e XI tutta questa tematica. Siamo contenti e voglio che rimanga a verbale che il Governo, accogliendo questo ordine del giorno, ma non il nostro, vuole impegnarsi per accelerare questa manovra per far sì che ci sia finalmente un tetto anche per tutti i manager pubblici e delle società controllate.

PRESIDENTE. Bene, mi sembra che l'obiettivo sia stato, da questo punto di vista, raggiunto.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4865-B/59, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/4865-B/60, non accettato dal Governo.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, ovviamente chiedo che il mio ordine del giorno n. 9/4865-B/60 sia posto in votazione perché esso, voglio dirlo al Governo, è esattamente dello stesso tenore dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/4865-B/21. Chiediamo l'inserimento in graduatoria anche degli abilitandi, perché non è vero che con l'emendamento del Governo, presentato al Senato, verranno inseriti. Fate un gran pasticcio. Vi saranno una marea di ricorsi in cui il Ministero finirà per pagare gli insegnanti e per reinserirli in graduatoria.
Pertanto, vi invitiamo, visto che siete andati già in minoranza sull'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/4865-B/21, di rivedere il parere già espresso e soprattutto di modificare la materia, con il provvedimento attuativo del Governo, dando la possibilità a quegli insegnanti cui spetta di diritto di entrare in graduatoria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zazzera n. 9/4865-B/60, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Rampelli, Boniver, Mondello, La Malfa, Porfidia... L'onorevole Iapicca ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 478
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato
59
Hanno votato
no 419).

Prendo atto che la deputata Lo Moro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4865-B/62, non accettato dal Governo.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, stiamo parlando di un comparto importantissimo che è quello turistico ma, soprattutto, stiamo parlando di 14 mila edifici o strutture alberghiere, che esistono sul nostro territorio, ai quali non abbiamo ancora dato la possibilità di mettersi in regola. Già il decreto ministeriale del 1994 ha avuto negli anni, a partire dal 2011, continue deroghe.
Non credo che possiamo continuare a offrire un servizio al turismo, che è una delle fonti di reddito del nostro Paese, in queste condizioni. Oltretutto, siamo anche sottoposti al rischio di infrazione da parte dell'Europa. Direi che è necessario un minimo sforzo, con qualche quattrino, per mettere in sicurezza un bene che è di tutto Pag. 55il Paese e per dare la possibilità a un comparto che, per ora, sta ancora tenendo. Non vorremmo che anche questo subisse la stessa inflazione per degrado rispetto a tutti gli altri comparti che oramai in questo Paese danno segni di rallentamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4865-B/62, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Iannarilli, Vella, Nunzio Francesco Testa, Cesaro... Abbiamo votato tutti? Onorevoli Torrisi, Gasbarra, Mazzuca... Onorevole Brancher, ha votato? Onorevoli Torrisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 475
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato
69
Hanno votato
no 406).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/4865-B/64, non accettato dal Governo.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, stiamo parlando della proroga ancora di un anno di un provvedimento assolutamente urgentissimo. Con il decreto-legge n. 79 del 2004 abbiamo stabilito l'obbligo, da parte del registro italiano dighe, di valutare le condizioni di sicurezza in termini di materia sismica. Credo che non vi siano elementi per dire dell'urgenza.
Tra l'altro, nel decreto «salva Italia», il Governo ha assunto un ulteriore provvedimento sulle dighe, obbligando i gestori delle stesse a valutare, nel giro di sei mesi, il pericolo che anche gli scarichi di fondo, con l'ostruzione di ghiaia e di sedimi possa creare dei rischi.
Da un lato, diciamo che abbiamo la necessità di queste valutazioni sui rischi delle dighe, che andrebbero fatte velocemente, dall'altro diciamo con riferimento al rischio sismico, per il quale vi è un obbligo già dal 2004, di rinviare di un ulteriore anno.
Non so se il Governo voglia accogliere l'ordine del giorno, ma spero che, quanto meno, arrivi in Commissione velocemente con le idee chiare su questa questione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piffari n. 9/4865-B/64, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gelmini, Saltamartini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 475
Votanti 473
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato
70
Hanno votato
no 403).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/4865-B/66, non accettato dal Governo.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, mi permetto sommessamente di richiamare l'attenzione su questo ordine del giorno, che farei anche fatica a qualificare come tale perché invita il Governo a valutare la possibilità - se si ritiene anche con successivi provvedimenti - di rendere concreto il dispositivo già precedentemente deliberato. Pag. 56
Voglio ricordare che questa Camera dei deputati ha approvato questo ordine del giorno o, per essere più corretti, il Governo precedente ha accettato un identico ordine del giorno. Qual è l'oggetto di questo ordine del giorno accettato dal precedente Governo nel dibattito alla Camera dei deputati? L'INPDAP viene concentrato insieme all'ENPALS nell'INPS. C'è personale dipendente pubblico, comandato da anni, che ha svolto professionalmente funzioni presso l'ENPALS e presso l'INPDAP. Noi riteniamo che, a costo zero, si possa prevedere l'utilizzo di questo personale che ha questa professionalità presso l'INPS: non c'è uno spostamento di risorse. Si tratta di una norma che il Governo precedente ha accolto e non comprendiamo perché questo Governo non debba muoversi su un solco indicato in passato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/4865-B/66, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barbieri, Casero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 467
Astenuti 6
Maggioranza 234
Hanno votato
22
Hanno votato
no 445).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/4865-B/67, non accettato dal Governo.

CARLO MONAI. Signor Presidente, invito i colleghi, che sono sicuramente sensibili al tema toccato da questo ordine del giorno, a valutare l'opportunità di sostenerlo e di farlo approvare perché questo ordine del giorno è diretto a riequilibrare il trattamento che noi riserviamo, o meglio che il Governo Monti ha riservato, a tutta una platea di potenziali beneficiari di un trattamento pensionistico accelerato, costituita dai familiari delle persone pesantemente toccate dall'handicap, che sono quindi soggette ad una assistenza pesante ed esacerbante che si protrae negli anni.
Se è vero che ci sono stati alcuni emendamenti che hanno portato a consentire a coloro che, alla data del 31 ottobre 2011, risultino essere in congedo per assistere i figli con disabilità gravi, i quali maturino il requisito contributivo per l'accesso al pensionamento indipendentemente dall'età anagrafica entro 24 mesi dalla data di inizio del congedo, è anche vero che il coordinamento nazionale famiglie di disabili gravi e gravissimi ha rivendicato come questa soluzione non sia assolutamente equa perché lascia in una situazione deteriore tutta una serie di persone che sono altrettanto vessate e provate da questa esperienza di vita, ma che non hanno altrettanti benefici.
Qui la semplice ma doverosa richiesta che rivolgiamo al Governo è di intervenire, magari nell'annunciato decreto-legge di riforma del mercato del lavoro, con una norma che garantisca alle lavoratrici e ai lavoratori che assistono familiari con gravi o gravissime disabilità l'analoga possibilità di maturare la pensione anticipata sulla base di ridotti requisiti contributivi ed anagrafici, rispetto a ciò che è ordinariamente previsto. Invito il Governo a modificare il suo parere contrario, che denota una scarsa sensibilità su temi così importanti e democraticamente apprezzabili, affinché da un parere contrario magari si valuti almeno un accoglimento come raccomandazione. Altrimenti insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, conferma il parere contrario sull'ordine del giorno Monai n. 9/4865-B/67?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo può Pag. 57accoglierlo come raccomandazione con riferimento però a dati certi ed oggettivi. Questa è la ragione per cui avevamo dato quella formulazione al Senato.

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno Monai n. 9/4865-B/67 e vorrei dire al sottosegretario qui presente che in un colloquio con il Ministro Fornero è stato chiesto, se non di avvalorare una situazione in qualche modo di privilegio riducendo l'età pensionistica, perlomeno di fare in modo che non ci sia per i genitori dei disabili gravi e gravissimi un aumento dei requisiti per il pensionamento, come invece avviene per gli altri. Devo dire che il Ministro Fornero ci ha mostrato grande disponibilità su questo.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche gli onorevoli Dal Lago e Scilipoti intendono sottoscrivere l'ordine del giorno Monai n. 9/4865-B/67. Chiunque voglia sottoscriverlo può recarsi al banco della Presidenza.
Prendo atto che l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4865-B/68, accettato dal Governo, è sottoscritto anche dall'onorevole Barbato.
Gli ordini del giorno Paladini n. 9/4865-B/69 e Di Stanislao n. 9/4865-B/70 sono accettati dal Governo riformulati.
L'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4865-B/71 è accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/4865-B/72, accolto dal Governo come raccomandazione.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, vorrei soltanto chiedere al Governo di rivedere la propria posizione e di accettare quest'ordine del giorno. Vorrei entrare nel merito molto velocemente. Parliamo del comparto agricolo nazionale e della crisi della tutela delle produzioni italiane. Quello che si chiede con questo ordine del giorno è sostanzialmente di dare seguito alla legge. In pratica si chiede che in tema di etichettatura si adottino i decreti attuativi che possano consentire l'applicazione concreta della norma. Si chiede, altresì, un controllo maggiore per i prodotti importati che garantisca la maggiore qualità dei prodotti importati e una tutela delle produzioni italiane. In fin dei conti si tratta della salute dei cittadini, non si chiede altro. Quindi, chiedo al Governo di valutare l'opportunità di accettare questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, conferma il parere del Governo sull'ordine del giorno Messina n. 9/4865-B/72, altrimenti lo poniamo in votazione?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo può accettarlo purché venga inserita nel secondo capoverso del dispositivo una valutazione di opportunità.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/4865-B/72, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/4865-B/73, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/4865-B/74, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/4865-B/75, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rota n. 9/4865- B/76, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 58giorno Rota n. 9/4865-B/76, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Landolfi, Proietti, Rampi, Gasbarra, Andrea Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
62
Hanno votato
no 402).

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/4865-B/77, non accettato dal Governo.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, credo che il Governo abbia voluto non vincolare i lavori della commissione che si sta occupando della geografia giudiziaria. Con il mio ordine del giorno intendevo solo segnalare uno degli aspetti di quel lavoro, che potrà, eventualmente, essere esaminato in seguito. Questo obiettivo è raggiunto, per cui non pongo in votazione e ritiro il mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/4865-B/78 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insiste per la votazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Galli n. 9/4865-B/79, non accettato dal Governo.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, chiedo al Governo di riconsiderare il suo parere. Il Governo ha chiesto diversi sacrifici alla nazione in quest'ultimo periodo su volontà della Comunità europea. In questo caso la Comunità europea ci chiede qualcosa di estremamente interessante e il Governo risponde in maniera negativa.
Si tratta di evitare una proroga ulteriore rispetto a determinate modifiche del codice sulla proprietà industriale: siamo arrivati a 13 anni. Ovviamente, questo va a danneggiare fortemente tutti quelli che hanno investito nella proprietà attività industriale, nella propria attività di designer, e crea un'ulteriore disparità fra operatori economici. Chiedo che il parere del Governo venga modificato.

PRESIDENTE. Prendo atto che i deputati del gruppo Lega Nord sottoscrivono l'ordine del giorno Galli n. 9/4865-B/79.

ALBERTO TORAZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, questo ordine del giorno ricalca quello che avevo scritto io. Per questo, a nome di tutto il gruppo Lega Nord, vogliamo sottoscriverlo e invitiamo il Governo a riconsiderare il suo parere, perché si tratta di una materia molto importante. Mi rivolgo anche ai colleghi, specie quelli del Popolo della Libertà, che questa norma avevano introdotto un anno fa.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende modificare il parere espresso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galli n. 9/4865-B/79, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Mura, Albini, Foti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 59
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 456
Astenuti 7
Maggioranza 229
Hanno votato
56
Hanno votato
no 400).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mancuso n. n. 9/4865-B/80, accettato dal Governo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto finale con ripresa televisiva diretta abbiano inizio a partire dalle ore 17,30, sospendo la discussione fino a tale ora.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,10).

GIANCARLO MAZZUCA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO MAZZUCA. Signor Presidente, voglio intervenire sulla morte di due giornalisti in Siria. Ritengo sia doveroso per quest'Aula rendere onore alla memoria dei due giornalisti...

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Visto l'argomento, chiedo a chi vuole uscire di farlo in silenzio. Prego, onorevole Mazzuca.

GIANCARLO MAZZUCA. Signor Presidente, ritengo che sia doveroso per quest'Aula rendere onore alla memoria dei due giornalisti uccisi in Siria, Remi Ochlik e Marie Colvin. Da giornalista ritengo sia un dovere, e non un rito, peraltro da celebrare solo se a morire sono i nostri giornalisti italiani.
In questo Parlamento, per voce di alcuni colleghi, nel recente passato è stata espressa una ferma condanna per quell'eccidio che si sta consumando in Siria. Le notizie di quell'eccidio ci arrivano proprio grazie al coraggioso lavoro di giornalisti come Ochlik e Colvin.
Marie Colvin, nel novembre del 2010, durante un'orazione funebre per altri reporter inglesi uccisi in zone di guerra, disse: «Sono stata corrispondente di guerra per gran parte della mia vita professionale. È sempre stato un mestiere difficile, ma la necessità di reportage obiettivi dal fronte non è mai stata forte come oggi. Raccontare una guerra significa cercare di trovare la verità in un turbine di propaganda, mentre eserciti, tribù o terroristi si combattono fra loro. E sì, significa correre dei rischi».
Era dunque consapevole del rischio che correva, lei che in zona di guerra era già stata colpita. Era consapevole dei rischi, ma anche dell'importanza del ruolo dei cronisti di guerra, tanto che in quell'orazione funebre disse: «Qualcuno deve andare laggiù e vedere cosa succede. La vera difficoltà è avere abbastanza fiducia nell'umanità da credere che vi sia gente a cui interessa quello che scrivi».
A noi interessa quello che Marie Colvin scriveva, quello che ci raccontano i giornalisti che ogni giorno rischiano la vita. Ci interessa perché siamo chiamati a produrre atti che determinino la fine dei conflitti in quelle zone dove ogni giorno uomini, donne e bambini senza tutela muoiono uccisi.
A noi occidentali, oggi, quei reportage dovrebbero fare riflettere sull'inerzia mostrata in questi mesi dall'ONU e dall'Unione europea nei confronti del sanguinario regime di Assad (Applausi).

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, vorrei associarmi alle parole di cordoglio e all'omaggio che il collega Mazzuca ha voluto rendere a questi due giornalisti, vittime generose ed innocenti di sangue, di violenza e della repressione che è in corso in quel Paese. Pag. 60
Dobbiamo molto a giornalisti come questi che denunciano e ci riportano le immagini, i nomi, ormai quasi minuto per minuto, di quanto avviene nel mondo, in zone del mondo dove non riusciamo ad essere efficacemente presenti.
Certamente la vicenda della Siria - mi riferisco anche al grandissimo numero di bambini vittime della repressione che Assad sta esercitando contro una parte del suo Paese - è di enorme gravità. Occorrerebbe un sussulto di impegno e di orgoglio più grande da parte di tutti i Parlamenti del mondo, a cominciare, naturalmente, anche da questo. Chiunque può dire e fare qualcosa, è bene che lo faccia presto.
Ai giornalisti, a queste due ultime vittime della violenza nel mondo, rendo comunque il mio ricordo, con molto cordoglio (Applausi).

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, mi rivolgo a lei perché alcune cose si possono fare anche subito.
Vorrei associarmi alle parole dei colleghi Mazzuca e Zampa, ma anche segnalare, attraverso lei, al Ministero che la situazione è molto più delicata. Non solo questi due colleghi sono stati uccisi, vi sono anche decine di blogger, di attivisti siriani arrestati. È stato arrestato il delegato di Amnesty International, viene praticamente sequestrata ogni forma di comunicazione. È possibile intervenire?
Quello che sta accadendo è determinato anche dalla impossibilità di entrare e di svolgere il ruolo di cronista, come accade in altre zone di guerra. Si tratta di porre questa questione con molta forza, signor Presidente. Le segnalo una richiesta che viene da molti blogger e da molti siti siriani, come proveniva a suo tempo dagli egiziani e dai tunisini, che è quella di gestire e di utilizzare le piattaforme italiane e alcuni strumenti italiani per riuscire ad assicurare una voce a chi oggi si trova nella impossibilità politica, materiale e civile di esprimersi. Le chiedo non solo solidarietà, ma di intervenire presso il Ministero e di impegnare le Commissioni competenti. Si possono trovare forme di solidarietà anche dal punto di vista politico, mediatico per non isolarli e cancellarli.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, per la verità, sono rimasto sbigottito oggi pomeriggio in ordine all'avvicendamento dell'onorevole Nicolais, persona perbene che stimo moltissimo. Resto sbigottito dall'operazione che nasce da queste dimissioni.
Infatti, il subentrante onorevole Ossorio, recentemente nominato in regione Campania ai vertici dell'Eav Bus da parte del governatore Caldoro, ovvero da una giunta di centrodestra, è passato quindi con il centrodestra.
Allora io non riesco a capire: viene qui in Parlamento un deputato, che subentra al valorosissimo Nicolais ma, anziché sedersi nei banchi del Partito Democratico, si siede nei banchi del Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. In una nuova maggioranza...

PRESIDENTE. Mi scusi. Si tratta di un deputato in carica, che è stato proclamato. Onorevole Barbato, non possiamo sindacare sulla libertà di un deputato in carica.

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, desidero sottolineare una questione e richiamare l'attenzione della Presidenza, perché a sua volta se ne faccia carico presso il Governo. Pag. 61
Infatti vi sono state numerose sollecitazioni da parte dei componenti delle Commissioni cultura e bilancio, i quali all'unanimità hanno votato a suo tempo un provvedimento di sostegno all'edilizia scolastica ed ai fabbricati ecclesiastici, che sono a rischio proprio per effetto del passare del tempo. Ebbene, il Governo ha in varie sedi confermato il proprio impegno, ma da qualche mese non si sa più niente, nonostante strumenti di sindacato ispettivo ed interventi dei colleghi, i quali - ripeto - unanimemente hanno approvato il provvedimento e si sono impegnati presso gli enti locali per favorire un'equa distribuzione di interventi, volti proprio a rafforzare l'edilizia scolastica.
Di conseguenza chiedo che il Governo risponda in modo chiaro e preciso, senza perdere tempo, per il rispetto dovuto al Parlamento, che in questo caso si è occupato di problemi che attengono strettamente alla sicurezza dei luoghi di educazione.
Credo che la questione dovrebbe essere affrontata con limpidezza, serenità ed immediatezza.

PRESIDENTE. Con riferimento agli interventi degli onorevoli Mazzuca, Zampa e Giulietti credo che la Presidenza a nome di tutta l'Assemblea si associ nel ricordo al cordoglio dei giornalisti uccisi in Siria, ricordando a tutti che ancora oggi, nel 2012, si può morire per testimoniare la propria professione e per comunicare e raccontare quello che accade nel mondo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,30.

La seduta, sospesa alle 17,20, è ripresa alle 17,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4865-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ricordo che, come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà per due minuti.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia non voterà la fiducia al Governo per un motivo molto, molto semplice. Siamo profondamente delusi dalla poca attenzione del Governo nei confronti del sud e delle fasce deboli. Assistiamo di fatto ad una totale indifferenza alle problematiche territoriali del Meridione, un atteggiamento secondo noi ingiustificato, ingiusto, ed incomprensibile. Ad oggi non c'è stato alcun provvedimento mirato che sia stato rivolto direttamente al Mezzogiorno. Eppure - vedete colleghi - gli ultimi dati SVIMEZ sono molto preoccupanti: nel Mezzogiorno la disoccupazione reale è arrivata al 25 per cento; si prevede un'ondata migratoria paragonabile ad un tsunami demografico, e la cosa grave è che stiamo parlando di giovani laureati, dei cervelli buoni, i quali sono costretti (invece che ad aiutare la loro terra) ad emigrare.
Se non blocchiamo questo fenomeno tra qualche decennio il sud si svuoterà, e sapete che cosa accadrà? Che un abitante su cinque avrà ben settant'anni. Allora, altro che ragazzi vicino alle famiglie con noioso posto fisso, signor Presidente. Tra l'altro è di ieri la notizia che il carrello della spesa - e parliamo di prodotti che sono necessari - è più caro del 4 per cento. Questi dati devono farci riflettere, ma devono farvi soprattutto riflettere, a voi Ministri. Qualcosa non va nella politica economica di questo Governo. Evitiamo che anche i prossimi provvedimenti, ad esempio quello che interesserà il lavoro, invece di creare occupazione possano produrre altri disoccupati. Concludo con un invito al Governo. Presidente Monti, pensi Pag. 62meno alle banche, che invece di fare i prestiti alle imprese che sono in difficoltà, sono «aperte» a quelle già in attivo. Pensi meno alle multinazionali, alle lobby e pensi più ai giovani, ai disoccupati, e alle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese (Applausi dei deputati del gruppo Misto- Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia). In questo modo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porfidia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà per due minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, voteremo a favore di questo provvedimento che trova la sua ragione nella incapacità della macchina dello Stato ad attuare le disposizioni del Governo e del Parlamento, come è già stato ribadito in quest'Aula. Però mi consenta di utilizzare questi due minuti per consegnare a lei alcune considerazioni. In questi giorni le aristocrazie dei partiti stanno discutendo, si stanno incontrando, poi si rincontrano per discutere delle riforme istituzionali che dovrebbero evitare questo decreto che è diventato come la vecchia finanziaria. Ebbene, mentre le aristocrazie dei partiti discutono nel Paese sta nascendo un grande partito invisibile, un partito che non ha posti nelle grandi aziende di Stato, non ha posti nei consigli di amministrazione o negli enti di ricerca, ma ha tante sedi. Si trova laddove la gente soffre per questa crisi, è il partito invisibile della rabbia: la rabbia dei giovani che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro; la rabbia degli anziani che vedono affievolirsi forze e diritti; la rabbia dei malati costretti nelle corsie dei pronto soccorso; o degli studenti universitari, i quali studenti universitari sono in università dove ancora se non si è figli di qualcuno non si riesce a fare carriera. Ebbene, signor Presidente, questo partito sta allontanando intere fasce della popolazione dalla vita democratica e dalle Istituzioni in un momento in cui le Istituzioni avrebbero più bisogno di fiducia per rinvigorirsi.
Bisogna fermare questo partito - concludo - nell'unico modo, attuando e accelerando il cammino delle riforme.
Concludo, signor Presidente: l'efficienza delle pubbliche istituzioni, il corretto rapporto con i cittadini sono condizioni indispensabili per il miglioramento delle condizioni di vita. Pertanto, invito il Governo e il Parlamento ad accelerare la strada delle riforme (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Urso. Ne ha facoltà per due minuti.

ADOLFO URSO. Signor Presidente, colleghi, questo passaggio, la fiducia che abbiamo appena espresso, è un atto dovuto, essendo un provvedimento che torna qui a Montecitorio e che, in qualche misura, abbiamo apprezzato anche proprio per le scarse aggiunte che sono state fatte nel frattempo. Si tratta di un treno fortunatamente con pochi vagoni.
La situazione economica resta però estremamente difficile. Lo spread si è ridotto, ma l'Italia deve ancora passare il guado. Nei prossimi tre mesi 240 miliardi di titoli di Stato debbono essere ricollocati e, quindi, il livello di guardia deve restare necessariamente alto.
La recessione economica purtroppo «morde» nel nostro Paese più che in altri Paesi europei e le previsioni sono per tutto l'anno in corso di un segno negativo che si accentua. Il numero delle imprese che fallisce ogni giorno aumenta e, soprattutto, aumenta la disoccupazione giovanile: sofferenze, disagio, proteste. Se ne è reso conto anche che il Presidente della Repubblica, Napolitano, nella sua recente missione in Sardegna.
Ieri abbiamo anche letto di nuovi pericoli di terrorismo. Il presidente del Copasir lo ha denunciato e così hanno confermato gli organi di polizia.
In questo contesto bisogna essere tutti responsabili e consapevoli che non bastano le manutenzioni. Sono necessarie profonde Pag. 63 riforme come quelle che ci aspettiamo per quanto riguarda il welfare con la riforma degli ammortizzatori sociali e la cancellazione dell'articolo 18.
Il Governo non si faccia frenare. Deve andare avanti e avrà il nostro consenso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tanoni. Ne ha facoltà per due minuti.

ITALO TANONI. Signor Presidente, i liberaldemocratici, dopo aver votato questa mattina la fiducia al Governo, voteranno ora a favore dell'approvazione del decreto-legge «milleproroghe».
Consideriamo il provvedimento di oggi eterogeneo ma più chiaro ed efficace rispetto al precedente proprio perché, disponendosi per lo più proroghe per un arco temporale più lungo rispetto ai soli tre mesi previsto dal decreto-legge n. 225 del 2010, non obbliga più il Governo ad intervenire quasi in automatico attraverso decreti del Presidente del Consiglio per completare la proroga fino a fine anno.
Su alcuni temi richiamati dal provvedimento noi liberaldemocratici rileviamo ancora alcune ombre. Mi riferisco, a titolo di esempio, alla sesta proroga in tema di conferimento in discarica di alcune tipologie di rifiuti. Oppure al perdurante commissariamento della Croce rossa italiana oppure alle proroghe in tema di prevenzione sismica.
È evidente che i temi richiamati necessitano per la gravosità che li contraddistingue di interventi non episodici ma organici. Abbiamo tuttavia consapevolezza che i tempi per reagire sono ristretti a fronte di problemi seri che necessitano di risposte rapide ed adeguate.
Pertanto noi liberaldemocratici, ritenendo che l'azione del Governo Monti stia andando nella giusta direzione, procedendo con efficacia e determinazione così come riconosciuto anche dall'Europa non faremo mancare quest'oggi il nostro sostegno per la conversione in legge del decreto-legge «milleproroghe» (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà per quattro minuti.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, con il voto finale di stasera giunge a conclusione il cosiddetto decreto milleproroghe, già approvato da questa Camera e modificato dal Senato. Stamani abbiamo votato la fiducia al Governo Monti con una dichiarazione della collega Lanzillotta. Ora si può fare un primo bilancio: sono trascorsi i primi cento giorni del Governo e noi siamo soddisfatti di aver visto giusto.
Il Governo e il suo Presidente hanno recuperato prestigio e credibilità sul piano internazionale e affermato un'evidente leadership sul piano europeo. Anche l'iniziativa dei 12 Paesi che chiedono all'Europa di cambiare indirizzo di politica economica, puntando sulla ripresa attraverso una maggiore integrazione del mercato europeo, ci è parsa molto opportuna.
Francia e Germania non possono credere che l'Europa cresce con la difesa dei loro monopolisti nazionali. L'Italia individua così uno spazio di iniziativa che tende a legare lo sviluppo dell'Europa ad un progetto politico più ampio, capace di porre al centro le persone e i loro bisogni.
Con la vicenda greca è giunta al termine una lunga e complessa storia, carica di menzogne greche e di ipocrisie europee, in particolare tedesche. Ora, anche grazie al contributo decisivo dell'Italia, l'Europa economica può voltare pagina e si può pensare allo sviluppo in un quadro ancora difficile, ma che presenta qualche segno di nuovo dinamismo.
Il Governo Monti ha dimostrato di sapere svoltare su di un terreno tipicamente italiano, quello del contrasto all'evasione fiscale e alla corruzione. È bastato cambiare la direzione di marcia rispetto ai condoni e agli scudi. La lotta a questi fenomeni porterà risultati insperati, perché è mutato l'atteggiamento della pubblica opinione e questo può giustamente consentire di dedicare una parte dei maggiori Pag. 64introiti alla riduzione delle imposte sui redditi più bassi e non soltanto al contenimento del deficit.
La sfida che ci viene dal Governo è alta e impegnativa, riguarda questi partiti e la loro palese inadeguatezza, e le forze sociali. È tempo che i partiti si occupino di attuare l'articolo 49 della Costituzione, introducendo controlli e trasparenza, invece di frenare sulle liberalizzazioni. Se questi partiti condizionano in negativo l'azione del Governo, ne pagheranno il conto e si allargherà il solco del distacco dal Paese.
Lo stesso discorso vale per le forze sociali: non ci si può arrendere, anche sul mercato del lavoro, ad una visione di semplice conservazione. Sindacati e industriali, invece di cavalcare rigidità, devono fare fino in fondo il loro mestiere, partendo dai problemi per individuare soluzioni coraggiose. Se si vuole evitare di lasciare al solo Governo il compito di lumeggiare l'Italia di domani, occorre mettersi in gioco. E se tutto è in movimento non si può restare fermi per paura di far crollare l'impalcatura.
C'è bisogno di salvaguardare la coesione sociale, ma guidando il cambiamento, non subendolo. Guai a chi pensa che si può stare a guardare, che il Governo fa il lavoro sporco e poi si potrà ripartire dal punto in cui si è aperta questa parentesi politica. Noi non crediamo sarà così.
Per questo il nostro sostegno al Governo scaturisce dalla piena consapevolezza dei cambiamenti politici che si determineranno e ai quali non faremo certo mancare il nostro contributo.
Per queste ragioni noi votiamo il provvedimento in esame e confermiamo la fiducia piena al Governo Monti (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, la fiducia votata da Grande Sud al Governo è basata su una serie di considerazioni di politica generale, ma anche di ragioni dipendenti dai contenuti delle leggi proposte dall'Esecutivo.
Le questioni generali non possono prescindere dal quadro europeo ed internazionale che la crisi finanziaria ed economica ha determinato nell'anno 2011.
La crisi ha colpito l'Europa e in particolare alcuni Paesi, tra cui l'Italia, che hanno mostrato debolezza nel loro sistema economico e soprattutto politico, che ha impedito di assumere tempestivi provvedimenti per contrastare la stessa crisi e avviare la ripresa.
Il sistema dei partiti italiano, entrato in grande affanno 20 anni fa, non si è ancora del tutto rinnovato e ciò ha impedito di affrontare la crisi economica nel migliore dei modi.
In merito ai contenuti, è del tutto evidente che la politica dei sacrifici non poteva portarla avanti solo un polo politico, ma sarebbe stato necessario un Governo di coalizione comprendente i due poli, che peraltro hanno mostrato i propri limiti proprio in questa occasione.
Questo Governo è stato messo in grado di proporre e far approvare provvedimenti che comporteranno durissimi sacrifici ai cittadini e che nessun Governo politico, nella condizione data, sarebbe stato in grado di fare.
D'altra parte, il nostro prestigio in Europa e nel mondo, dopo i provvedimenti presi, è cresciuto notevolmente, e ciò consente all'Italia di giocare un rilevante ruolo nel rilancio di una politica europea che consenta di salvare l'euro e di rafforzare le istituzioni comunitarie.
Tuttavia, la caratteristica che sta dimostrando, nella sua azione, il Governo Monti, non si discosta molto da quanto ha fatto, o quanto ha tentato di fare, il precedente, nel suo ultimo anno di vita. Questa continuità rappresenta una forza positiva, ma può avere risvolti negativi nel partito principale del centrosinistra che speriamo resista alla tentazione di dividersi sul sostegno al Governo Monti.
Il «milleproroghe» che ci apprestiamo a votare in via definitiva contiene argomenti Pag. 65 importantissimi che condizioneranno il futuro del nostro Paese. Mi riferisco, in particolare, alla riforma dell'ANAS che, per merito del precedente Governo, ha separato definitivamente la funzione di azienda concessionaria ANAS Spa e la funzione concedente che viene assunta da una istituenda Agenzia per cui sono stati prorogati i termini e che dovrà assumere le funzioni di programmazione delle opere pubbliche, di controllo delle concessioni, e di concedere alle società pubbliche o private la possibilità di costruire e gestire i sistemi di viabilità.
Il tentativo di tornare indietro va respinto con determinazione al fine di consentire, anche al nostro Paese, di avere concorrenza tra gli operatori mettendo al centro l'interesse dei cittadini e non quello degli enti.
Con l'istituzione dell'Autorità per i trasporti c'è da sperare che anche la separazione tra Rete ferroviaria italiana e Trenitalia avvenga in tempi brevi affinché le ferrovie dello Stato non siano gestite monopolisticamente in modo tale da tagliare i treni di intere regioni, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, cosa alla quale Grande Sud sta opponendo una dura resistenza.
Una politica della trasparenza e della concorrenza, portata avanti da Monti, ci induce, quindi, signor Presidente, ad appoggiare questo Governo votando anche il provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio che non c'è (Commenti), caro Monti, tutto mi sarei aspettato meno di parlare, anche con lei, ad una sedia vuota. Così cominciavo io quando discutevo e contestavo il Governo Berlusconi; era, quello, un Governo e un Presidente del Consiglio totalmente menefreghista di quest'Aula e di questo Parlamento, che metteva la fiducia e se ne fregava, se ne andava e lasciava i banchi del Governo vuoti, sostanzialmente vuoti.
Mi perdoni, signor Presidente della Camera, ma con tutto il rispetto per il sottosegretario, l'unico rappresentante del Governo presente, stiamo parlando della fiducia che il Governo chiede alla Camera dei deputati.
Nel momento in cui il Presidente del Consiglio e il Governo vengono qui a chiederci la fiducia, a dire a questo Parlamento: «dateci la fiducia per quello che stiamo facendo», manco ci vengono! Alcuni di coloro che ci ascoltano fuori da quest'Aula potrebbero pensare che non sia vero. Guardate, ci sono dei testimoni, dei giovani che sono venuti qui a guardare, dalle tribune, come funziona il Parlamento. So che voi studiate diritto costituzionale e lì vi dicono che il Governo chiede la fiducia al Parlamento e il Parlamento gliela dà; questo lo dice la Costituzione, non lo dicono questo Governo o questo Parlamento.
Infatti, delle due l'una: o questo Governo ha paura di questo Parlamento, ha paura di quello che questo Parlamento potrebbe dire se gli venisse data la possibilità di entrare nel merito delle sue proposte di legge e allora mette la fiducia - che non è la fiducia, ma è una norma capestro che dice: volete andare tutti a casa, signori del Parlamento (e sapete che non vi eleggerà più nessuno)? E, allora, votate questa sfiducia; altrimenti abbozzate e mangiate questa minestra, dovete scegliere - oppure, è questo Parlamento, come credo io, che non ha fiducia di questo Governo; non ha fiducia e, quindi, invoca il voto di fiducia per coprire, dietro questo voto, la propria incapacità di legiferare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Ed è tanto vero ciò che affermo, perché poco fa qui si è dimostrata ancora una volta l'ipocrisia di questa maggioranza posticcia, fittizia, non vera che sta appoggiando il Governo.
Agli occhi dell'opinione pubblica si dice che questo Governo è appoggiato da una maggioranza di 500 parlamentari, una maggioranza bulgara, mai vista. Potrebbero votare tutto, potrebbero entrare nel merito dei provvedimenti, invece dicono Pag. 66che non hanno tempo per farlo, ma per sessanta giorni cosa hanno fatto? Perché hanno aspettato l'ultimo momento per poi dire che non hanno tempo di farlo?
Perché, in realtà, è nel merito che non sono d'accordo. Non so se ve ne siete accorti voi che stavate a casa, perché in questo Parlamento - lo dico a chi ci ascolta fuori di qui - mentre stiamo parlando, non vi è quasi nessuno. Il Governo non c'è e tutti gli altri stanno a prendere le brioche. Non frega niente a nessuno di quello che sta accadendo qui, perché quello che si decide di fare lo si decide fuori da quest'Aula.
Dentro quest'Aula non si sta decidendo nulla, la si sta abbandonando (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).
Vedete come reagiscono? Ascoltate come reagiscono! Sono dei parlamentari soldatini che devono alzare la mano per il «sì» e per il «no», senza sapere neanche quello che votano. Questa è la realtà di questo Parlamento, che non ha più credibilità, non ha più responsabilità.
Allora, perché diciamo «no» a questa fiducia? Lo diciamo, innanzitutto, per una questione di metodo: è la democrazia che si sta affondando in quest'Aula ed abbiamo davanti un Governo di salute pubblica - perché di questo si tratta - che nel merito non sta affrontando il Paese reale, la società reale, quella che soffre, quella che non arriva alla fine del mese, quella che vive e muore di fame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), ma sta affrontando semplicemente la quadratura dei conti nell'interesse di una piccola casta, di quelli che stanno bene, quelli del sistema bancario, quelli del sistema finanziario, quelli del sistema imprenditoriale, ma non qualsiasi sistema imprenditoriale.
Infatti, ieri è venuta qui la presidente di Confindustria a dirci che devono cambiare l'articolo 18 perché vi sarebbero dei lavoratori che rubano. Già adesso, senza bisogno di cambiare l'articolo 18, i lavoratori che rubano vengono buttati fuori dall'azienda. Sono i dirigenti d'azienda e i proprietari delle aziende che rubano che non vengono buttati fuori dal sistema imprenditoriale e, soprattutto, dal sistema economico italiano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Questo è il problema italiano: se non siamo credibili agli occhi del mondo, non è perché vi è il lavoratore che cerca un posto di lavoro che gli dia la sicurezza di farsi una famiglia, o un giovane che cerca lavoro, ma è perché vi è una burocrazia che non funziona e perché il sistema politico si vende tutti i giorni, come si sta vendendo anche in questo momento, e perché vi è un sistema di corruzione pazzesco.
Nel merito - signori del Governo che non ci siete - sappiate che ci avete chiesto la fiducia sul «milleproroghe», con cui ci chiedete di prorogare dei termini e voi vi avete inserito di tutto e di più per fare contenti tutti. Pensate un po', avete inserito anche una norma in cui si afferma che avevamo tre consorzi, li avete messi in uno solo per risparmiare e adesso li avete ridivisi in tre perché vi servivano un po' di posti in più nei consigli di amministrazione. Ma mi faccia il piacere!
So dei tanti passaggi di chi viene a salutarvi, anche ieri il Presidente del Consiglio uscente, Berlusconi, è venuto a trovarvi; per loro l'avete lo spazio, fuori dall'Aula del Parlamento avete il tempo per incontrarvi, anche con i segretari di partito, ma non avete il tempo di confrontarvi in Aula.
Allora, mi spiegate per quale ragione non avete avuto il coraggio e la responsabilità di mettere a gara le frequenze televisive? Ma perché le state regalando, queste frequenze televisive? Qual è la ragione? Mi spiegate per quale ragione prima fate una norma e poi la cambiate, come avete fatto per la sistemazione dei precari nelle scuole, in modo tale da rendere del tutto indecifrabile la loro possibilità di passare di ruolo?
Mi spiegate per quale ragione avete ridotto un termine, che era l'unico che non dovevate ridurre? Lo dico guardando ancora una volta il sistema sanitario italiano. Pag. 67
Pensate - e lo dico a chi ci ascolta, perché qui non gliene frega niente a nessuno - che hanno deciso che, da giugno in poi, i medici ospedalieri potranno e dovranno fare il servizio medico di assistenza ai malati solo dentro gli ospedali, ma, nel frattempo, negli ospedali non c'è spazio per far fare a loro il servizio medico fuori dall'orario di lavoro, sicché di fatto che cosa succederà? Succederà che il medico non potrà operare più, salvo che non debba farlo in nero, il paziente si ritroverà senza un servizio pubblico e soprattutto dentro gli ospedali vi saranno persone legate (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), persone imbavagliate, persone messe sui lettini per i corridoi, perché non abbiamo posto per sistemarli (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). È una vergogna tutto questo. E perché avviene tutto questo (Commenti della deputata Bindi)?

PRESIDENTE. Onorevole Bindi, la prego, proprio lei... dia l'esempio.

ANTONIO DI PIETRO. Ve lo dico io perché avviene tutto questo: perché purtroppo questa maggioranza finta e posticcia, che non vale la responsabilità che si è voluta assumere, su molti temi la pensa diversamente. Hanno chiesto la fiducia loro al Governo e non il Governo a loro, perché sanno che un provvedimento di merito come questo non lo avrebbero mai approvato.
Le dico una cosa, e stavolta la dico a lei, Presidente della Camera, perché - lo ripeto - il Presidente del Consiglio non ci sta: l'anno scorso qui dentro c'erano una diversa maggioranza e una diversa opposizione. Quelli che adesso sono maggioranza stavano all'opposizione e hanno votato contro il «milleproroghe» dell'anno scorso, dicendo che era un'ignominia, perché offendeva la centralità del Parlamento.
Adesso lo votano perché dicono che i termini sbagliati li aveva previsti il Governo Berlusconi. Mica è vero che li aveva previsti tutti il Governo Berlusconi! Qualcuno lo ha messo pure il Governo Monti, tanto per chiarirci. Allora io, che ho votato contro quel «milleproroghe» e voterò contro questo, dico una sola cosa: quando si fanno delle leggi e si mettono delle norme o sono norme false e ipocrite per illudere i cittadini, o devono essere rispettate.
In questo caso, ogni volta che si fa un «milleproroghe», si dimostra che il sistema istituzionale e legislativo non funziona.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Per questa ragione, riteniamo - e concludo - che qui non di fiducia al Governo si tratta, ma di un Paese che non ha più fiducia di questo Parlamento e di questa istituzione. Per questa ragione, chiediamo: signori del Governo, avete avuto tanta fretta di affrontare questo decreto «milleproroghe», perché non avete messo la Convenzione di Strasburgo per la lotta alla corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Perché non avete cambiato la legge sul finanziamento ai partiti?

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Concludo. Perché, soprattutto, non avete fatto una legge elettorale e mandato subito gli elettori a votare, portando qui un Parlamento che rappresenta gli elettori e non la casta o la cricca (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente della Camera, rappresentante del Governo, noi siamo chiamati in seconda lettura ad approvare il testo di un decreto che già ha avuto qui alla Camera sostanziali modifiche e che è stato ulteriormente modificato anche dal Senato. Mi limiterò brevemente ad accennare ai contenuti positivi, anche perché lo ha fatto questa mattina nel Pag. 68corso della dichiarazione sulla questione di fiducia la collega Polidori per il gruppo Popolo e Territorio.
Voglio ricordare che tra le positività c'è sicuramente quanto sollecitato più volte dalla Commissione che ho l'onore di presiedere, la Commissione lavoro, in tema di «aggiustamento» di quella riforma previdenziale che ha lasciato sul selciato molti feriti. Ci saremmo aspettati di più, lo dico con grande franchezza. Voteremo il provvedimento, ma questo non ci esime dal sottolineare alcune criticità che ancora permangono. L'auspicio è che il Governo voglia correre ai ripari, magari in provvedimenti futuri che stanno per essere portati all'attenzione del Parlamento.
Penso ancora a quella parte di lavoratori esodati che rischiano di rimanere senza salario e di dover attendere tempi inenarrabili per poter avere la pensione. Penso ai lavori usuranti, ma penso anche ad altre questioni che sono state oggetto di dibattito anche nel corso di queste settimane, soprattutto sui giornali, per iniziativa debbo dire di alcuni autorevoli Ministri.
Penso al tema delle ricongiunzioni, sul quale il Ministro Fornero ha voluto in qualche modo esprimere delle riserve e che pure costituisce un elemento di sostanziale iniquità che il Parlamento dovrebbe avere il coraggio di aggredire e di affrontare, perché ci troviamo di fronte ad un intervento oneroso in termini di ricongiunzione, che non facilita certamente coloro che si sono trovati nel corso degli anni sotto regimi previdenziali diversi e che, fino a non molto tempo fa, potevano, a titolo gratuito, fare le ricongiunzioni. Vi sono ancora alcune questioni. Cito - visto che è stato fatto poco fa anche dal collega dell'Italia dei Valori, onorevole Di Pietro - anche il tema dell'intramoenia, che non va sottovalutato.
Devo dire che, come Popolo e Territorio, ormai lo stiamo riproponendo più volte perché è davvero inimmaginabile come possa funzionare il nostro sistema sanitario nel momento stesso in cui non si consente ai professionisti di poter svolgere le loro attività, che ovviamente sono attività in ausilio dei malati e dei sofferenti, all'interno di strutture ospedaliere che non hanno i locali idonei. Tutto questo porta necessariamente ad una discrasia tra il valore della riforma complessiva che è stata messa in piedi e la capacità effettiva di poter svolgere poi queste funzioni.
Ma, detto questo, consentitemi in questo intervento in dichiarazione di voto di richiamare ancora una volta l'attenzione su ciò che manca in questa fase molto delicata della politica nazionale, anzi della non politica nazionale, perché dobbiamo avere il coraggio di dire le cose come stanno. Siamo di fronte ad una oligarchia tecnica, a cui era stato affidato anche il compito di una grande transizione per ricostruire il senso della politica nel nostro Paese, per consentire in qualche modo anche non la sopravvivenza dei partiti qual sono, ma la rinascita di un sistema politico che fosse capace anche di restituire centralità al Parlamento.
Denuncio anch'io il fatto - lo dico con moderazione, ma anche con grande fermezza - che si chiede una fiducia per l'ennesima volta sull'ennesimo decreto-legge e poi non si ha il coraggio di stare qui, con il Governo schierato, per confrontarsi con il Parlamento. Abbiamo un elemento sul quale evidentemente bisogna riflettere, perché la responsabilità non la do al Governo, ma al Parlamento che in qualche modo non solo viene esautorato, ma non riesce neanche a recuperare una sua centralità. Infatti, c'è evidentemente la presunzione, che aleggia in qualche parte politica, che si possa ricostruire tutto senza avere il coraggio di ridare centralità a quel luogo che è il luogo della democrazia per eccellenza e che è il luogo dove il confronto deve essere chiaro.
È indicibile quello che sta succedendo in queste settimane. Sono molto rispettoso del lavoro che si sta tentando di fare, per esempio, in materia di riforma del mercato del lavoro. Ma chi pensa che sia sufficiente raggiungere un accordo - e mi auguro che ci sia questa intesa - a livello sindacale, con le parti sociali, per poi venire qui, in Parlamento, e propinare quella polpetta, che può essere anche una Pag. 69polpetta positiva e non avvelenata, senza un confronto serio con il Parlamento, si sbaglia di grosso. È qui che bisogna fare la riforma.
Si tratta di una riforma importante, di una riforma significativa ed essenziale, perché non vorremmo che quello che era il presupposto di un Governo tecnico, chiamato a fare delle riforme essenziali per rilanciare lo sviluppo del nostro Paese, per capire qual è il grado di competizione sul quale bisogna attestare il nostro sistema produttivo, in qualche modo veda vanificato il suo andamento da quel gioco di scaricabarile e di posizionamento di bandierine tra destra e sinistra per cui, da una parte, c'è la difesa ideologica dell'articolo 18 e, dall'altra parte, magari si pensa di poter strappare qualche risultato in termini di riforma istituzionale complessiva.
Credo che qui, nel Parlamento, dovremmo confrontarci in maniera molto seria perché il problema della riforma del mercato del lavoro è un problema molto complesso, molto ampio, che riguarda certamente l'articolo 18 e, quindi, l'impossibilità di aprire spazi occupazionali, consentendo alle imprese di non avere sul collo il cappio di un mercato estremamente rigido, che impedisce sostanzialmente la crescita del sistema produttivo. Ma riforma del mercato del lavoro significa anche riforma degli ammortizzatori sociali.
Significa anche capacità di capire oggi quale è il dramma giovanile, dove soltanto il 5 per cento dei giovani si rivolge alle agenzie interinali e ai servizi per il pubblico impiego perché si è costruito un meccanismo nel corso degli anni che non funziona.
Mi auguro che i colleghi abbiano perlomeno preso visione del lavoro enorme che è stato fatto dalla Commissione lavoro della Camera proprio sul tema del gap tra l'elemento della formazione e l'accesso nel mondo del lavoro, per capire dove sono oggi le criticità e per sfuggire alla tentazione che spesso appare all'orizzonte di chi vuole comunque fare una rivoluzione riformatrice senza capire che oggi bisogna soprattutto analizzare le criticità di alcune riforme e avere un metodo di approccio a questo tema che sfugga ad alcuni condizionamenti.
Lo voglio dire perché tra i tanti temi che il Governo e innanzitutto il Parlamento dovrebbero avere il coraggio di affrontare c'è quello della rappresentanza sindacale. È un tema al quale si sfugge, ma se leggiamo sui giornali di oggi - a proposito di caste - che c'è la conta delle tessere e nei sindacati ci sono 4 milioni di iscritti fantasma, forse è arrivato anche il momento di affrontare questo tema con grande coraggio e capire che il Parlamento può recuperare un suo ruolo e una sua centralità proprio se recupera anche il senso e la dimensione di una politica che sia attiva nel campo del lavoro, ma anche della trasparenza e della costruzione di un sistema efficace ed efficiente e che sia rispondente ai cambiamenti del mondo produttivo.
Mercato del lavoro e liberalizzazioni: sono temi che sono sullo sfondo e che debbono trovare qui un confronto serrato e serio. Lo vogliamo dire al Governo con enfasi e con passione politica. Noi siamo convinti che in questa fase di transizione la politica in qualche misura debba essere recuperata. Siamo convinti che i partiti debbano in qualche modo rivedere anche le loro organizzazioni interne. Abbiamo apprezzato il fatto che questa mattina, sia pure parzialmente, sia stato finalmente fornito alle Commissioni riunite I e XI l'elenco che riguarda i livelli retributivi di coloro che operano a livello apicale dirigenziale nel sistema pubblico statale. Quegli elenchi sono ancora parziali.

PRESIDENTE. Onorevole Moffa, la prego di concludere.

SILVANO MOFFA. Credo che nel momento stesso in cui si chiede al Paese un grande sacrificio in termini di radicale riforma pensionistica e anche di trasparenza, come si è chiesto giustamente al mondo dei parlamentari, si debba avere il coraggio - e concludo - di essere trasparenti a tutto campo e a tutto tondo perché Pag. 70questo è il segnale che vuole il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, lasciatemi dire una cosa in libertà a titolo di premessa. Abbiamo ascoltato alcuni interventi - gli ultimi in particolare - e comprendo che le luci della ribalta, i riflettori e la diretta televisiva in questo caso possano eccitare gli animi ed esaltare una buona dose di demagogia, ma argomenti nel merito del provvedimento che andiamo ad approvare tra poco francamente ne ho ascoltati gran pochi. Paragonare questo «milleproroghe» a quello approvato l'anno scorso dimostra - per chi ancora avesse qualche dubbio a proposito - che il «milleproroghe» non l'ha neppure letto.
Detto questo, abbiamo già motivato alcune settimane fa, proprio da questi banchi, il nostro voto favorevole a questo provvedimento. È chiamato così proprio il decreto-legge che contiene la proroga di termini previsti da disposizioni legislative. È un termine che non solo è entrato nel lessico comune, ma è ormai diventata una attività nella prassi parlamentare, perché garantisce spesso anche il proseguimento di attività economiche e sociali, che altrimenti sarebbero messe a duro rischio e repentaglio proprio dalla lentezza, a volte addirittura dalla negligenza della macchina legislativa.
È una prassi che possiamo definire, per utilizzare un eufemismo, poco edificante per il Parlamento italiano, tenuto conto che si ricorre al «milleproroghe» proprio quando il Governo e le Camere non hanno saputo - o anche non hanno voluto - provvedere a quegli interventi necessari a interrompere i regimi transitori.
Invece, questi provvedimenti potrebbero innescare iniezioni virtuose per l'economia e per lo sviluppo, di cui tanto si parla.
Con la prassi, invece, del rinvio permanente l'incertezza e la provvisorietà diventano la regola ma non solo. Il «milleproroghe» spesso in passato è stato usato come cavallo di Troia, per inserire nel testo una serie di microinterventi e per tutelare interessi di settore, a volte per nulla armonici con altri provvedimenti e, in molti casi, addirittura in antitesi rispetto all'interesse nazionale. Le regole della buona amministrazione diventano, quindi, un fattore secondario e il Parlamento provvede, in queste occasioni, a dare più soddisfazioni alle voci minori, ma pressanti, piuttosto che alla dignità dell'azione legislativa.
Ogni anno auspichiamo che il «milleproroghe» sia consegnato agli archivi parlamentari come una brutta abitudine della storia politica italiana ma puntualmente ce ne serviamo, avendolo riproposto negli anni addirittura sempre più articolato. Quest'anno, invece, il nuovo Governo ha cercato di invertire la tendenza e di contenere il provvedimento entro limiti tutto sommato, almeno in una prima fase, ragionevoli. Ne abbiamo apprezzato, quindi, il contributo anche durante i lavori in Commissione.
Il rigore e la serietà, dimostrati su taluni argomenti, rendono ancor più l'immagine di un Esecutivo che tende per necessità, oltre che per convinzione, alla discontinuità rispetto a talune esperienze precedenti. Non si tratta più, quindi, del solito provvedimento omnibus, nel quale spesso si trovavano norme e disposizioni su diverse materie, a volte anche avulse dal contesto. Futuro e Libertà per il Terzo Polo individua un elemento estremamente positivo. Il Parlamento e le forze politiche che sostengono l'Esecutivo hanno dimostrato, in questa occasione, di saper utilizzare il «milleproroghe» in modo, tutto sommato, responsabile nei passaggi alla Camera e al Senato. Si è più ragionato di proroghe e meno di deroghe come invece, purtroppo, è accaduto, al contrario, in passato (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Si è cercato di rispondere alle necessità di efficienza che richiedevano proroghe dei termini previsti per determinati adempimenti, Pag. 71 senza cedere a tentazioni lassiste che avrebbero, invece, aggravato l'inefficienza.
Troviamo, quindi, un decreto-legge più snello, più armonico e più compatibile anche con la prassi parlamentare. Vi sono, ovviamente e indubbiamente, margini di miglioramento nella misura in cui questo Governo ritenga di affrontare, nel prosieguo della sua esperienza, i provvedimenti che il Paese attende, in materia di sviluppo e di crescita economica, per non doverci affidare e rassegnare alla precarietà, che non può costituire un fondamento di modernità e neppure di serietà.
Il provvedimento torna, quindi, alla Camera per il riesame in seconda lettura, dopo che il Senato lo ha modificato - non stravolto, come accaduto in altre occasioni - prevedendo l'introduzione di ulteriori disposizioni con otto nuovi articoli e altri sedici modificati. Motivare, quindi, il voto favorevole al provvedimento, con le premesse che ho fatto poc'anzi e al di là di considerazioni tecniche in larga parte condivise, è decisamente più facile e agevole proprio se lo considera una tappa ulteriore per armonizzare la legislazione nazionale e per consentire, quindi, al Governo di procedere speditamente, con successivi interventi, per permettere al nostro Paese di uscire definitivamente dalla crisi.
Anche il «milleproroghe» - e l'iter di questo provvedimento - ha costituito uno strumento senza dubbio utile al Governo, anche per prendere coscienza e conoscenza di quanta precarietà e provvisorietà è vittima il nostro Paese. Quando parlo di vittima ne parlo a proposito, perché è l'Italia che soffre in un contesto nel quale la velocità delle trasformazioni, della competizione e anche degli adeguamenti costituiscono il vero motore dell'economia. Senza norme e regole chiare pressoché valide per tutti - nel senso che devono valere per tutti, anche per lo Stato ovviamente - le nostre aziende e il tessuto produttivo diventano vulnerabili ed è normale che in queste condizioni sia puntualmente aggredito dai mercati più strutturati, più solidi e, quindi, più liberi.
Siamo tutti consapevoli delle responsabilità in capo alla politica, impegnata a recuperare credibilità per restituirla anche al Paese in chiave internazionale. Se per fare questo era necessario dar vita ad un'ampia maggioranza parlamentare, unita proprio dall'emergenza e sull'emergenza economica, Futuro e Libertà per il Terzo Polo ha svolto il suo compito sostenendo sempre con la fiducia il nuovo Governo del Presidente Monti.
Era necessario allontanare immediatamente l'immagine di un Paese alla deriva per tornare a ragionare pacatamente e responsabilmente sulle questioni più serie, abbandonando il conflitto politico fine a se stesso, ed era necessario smetterla di scaricare sull'euro e sull'Europa tutte le responsabilità della congiuntura negativa. Nel giro di soli due mesi, l'inversione di tendenza è palpabile, non solo al Palazzo, ma a tutto il Paese. Il Governo ha affrontato l'emergenza economica con provvedimenti seri, spesso impopolari, ma improntati all'austerità e al rigore: la riforma delle pensioni, troppo spesso rimandata ma confermata nel suo impianto anche dal «milleproroghe», e i tagli ai costi della politica e della pubblica amministrazione ne costituiscono indubbiamente la parte più rilevante.
Siamo altrettanto consapevoli che ci attende un anno difficile e impegnativo perché diventa ineludibile oramai affrontare altri temi delicati dopo il rigore finanziario, altri temi troppo spesso elusi o colpevolmente rimandati. Mi riferisco ai temi delle liberalizzazioni e della semplificazione amministrativa, che costituiscono i baluardi per lo sviluppo e la ripresa economica del nostro Paese.
Questo provvedimento costituisce dunque un elemento prezioso nel complicato mosaico della politica italiana perché rappresenta un solco tra un passato caratterizzato da inefficienza e precarietà, che ha contraddistinto per troppo tempo le gravi difficoltà del sistema Italia, e un futuro proiettato a una gestione più equa e rigorosa delle risorse, con una migliore e più autorevole qualità della legislazione stessa. Era necessario per garantire, in Pag. 72particolare alle nuove generazioni, un avvenire caratterizzato da una maggiore giustizia sociale e una migliore organizzazione della macchina dello Stato.
Presidente Monti, mi rivolgo a lei anche se non c'è, in qualità del più autorevole rappresentante del Governo: Futuro e Libertà per il Terzo Polo invita lei ed il suo Governo ad andare avanti su questa strada. Futuro e Libertà per il Terzo Polo l'ha sostenuta e la sostiene anche oggi con il voto di fiducia espresso poche ore fa con coscienza e responsabilità.
Non si tratta ovviamente di una delega in bianco perché compito del Parlamento - e in particolare delle forze politiche che sostengono il suo Governo - è quello di vigilare affinché non si creino ingiustizie sociali, disparità economiche, vessazioni e comportamenti parziali che favoriscono una categoria rispetto ad un'altra più debole. Ma Futuro e Libertà per il Terzo Polo non le farà mancare quel supporto necessario perché possiate proseguire quell'opera di risanamento, che non è solo economico: si tratta di un risanamento innanzitutto culturale e morale.
Finalmente, Presidente, non si parla più dell'Italia in un certo modo, ma si riconosce e si rispetta il ruolo, la competenza e il fatto di aver seriamente intrapreso la strada che ci sta portando con serietà e con ritrovata coesione a lidi meno incerti e più sicuri.
Il nostro voto quindi su questo provvedimento è ovviamente favorevole, consapevole dell'onere e dell'onore di rappresentare l'interesse nazionale ed i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signor sottosegretario, noi - lo abbiamo già detto, lo ripetiamo e lo vogliamo ricordare a noi stessi - siamo in una fase importante di cambiamento. Ho detto che l'abbiamo già detto e lo ripetiamo perché, molte volte, sembra che qualcuno non se ne accorga: i cambiamenti sono difficili, specialmente in un sistema come il nostro, che è abituato male e dobbiamo dirlo. Cambiano le regole e il Governo sta lavorandoci, cambiano gli usi, ma c'è anche - come è stato detto poco fa - la necessità di un cambiamento culturale. Tutti devono partecipare e questo lo si può fare sicuramente dando il buon esempio, ma anche assumendoci insieme tutta una serie di responsabilità. La politica deve iniziare a guidare e deve iniziare a smetterla di essere guidata. Deve smetterla di ricercare il facile consenso. Bisogna guardare avanti, bisogna decidere rapidamente.
Molti parlano della lentezza della politica, io credo che in politica la lentezza sia un merito se serve a fare le scelte giuste e ponderate che durano a lungo.
Però, per poter essere lenti bisogna arrivare prima e noi, purtroppo, arriviamo sempre in ritardo. Il Paese è in difficoltà, ce ne siamo accorti - senza generalizzare - tutti dopo. Con forza adesso dobbiamo tutti insieme guardare al futuro.
Dobbiamo dimostrare di capire, dobbiamo dimostrare - il Paese lo sta facendo - che la sua sfida - parlo al Presidente del Consiglio, che sta lavorando, caro onorevole Di Pietro - è la nostra sfida. C'è un Paese che si lamenta - lo vediamo tutti noi da parlamentari, da politici e da cittadini - che critica i singoli provvedimenti che sono adottati anche in questi momenti e li mal digerisce, ma poi dice che si deve andare avanti. Vuol dire che c'è un Paese che sta capendo forse più di una parte di classe politica.
Questo sta succedendo perché qualcuno ha trasmesso un'idea chiara di quello che deve succedere. Ha trasmesso fiducia su cose concrete. Ha trasmesso quel senso di responsabilità che chiediamo da tempo. Ha illustrato e sta iniziando a cercare di applicare un progetto che prevede un cambio per tutti, per stare meglio tutti. Non deludiamoli, signor Presidente, rappresentante del Governo, non tentenniamo, dobbiamo andare avanti, perché i numeri le stanno dando ragione. Capiamo Pag. 73che anche con il provvedimento di oggi si interviene in emergenza, sotto la pressione internazionale.
Sono stati varati i decreti «salva Italia» e «cresci Italia», stiamo aspettando il varo del provvedimento sulla semplificazione e del decreto fiscale. Come ha detto anche il mio collega Carra stamattina, non tutto è andato secondo i desiderata, ma le riforme le può fare solo questo Governo. Non sono perfette, ma i tempi e l'urgenza hanno dimostrato che avete saputo mettere il coraggio necessario per fare cose importanti.
Il Presidente Monti oggi ha detto che deve prevalere l'interesse generale, ha detto che i sacrifici devono essere bilanciati. Sottoscriviamo tutto dal primo giorno. L'abbiamo fatto già da tempo, perché nella sua azione c'è la nostra idea, un'idea che vuole includere e non escludere, un'idea che mira a ridurre qualche garanzia per permettere a tutti di avere delle garanzie, un'idea che punta a liberare un poco il mercato per permettere a tutti di entrare nel mercato, per permettere ai giovani - i giovani sono il Paese, sono il futuro - di avere insieme questo futuro.
Dal giorno dell'insediamento - lo dico al sottosegretario e vorrei che fosse riferito - avete parlato di equità. Questa è la parola - ricordiamocelo - che ha colpito più di tutte gli italiani, una parola che era stata dimenticata, ed è chiaro a voi e a noi che non è ancora applicata completamente. Sappiamo bene che c'è tanta strada da fare, ma ci siamo avviati sulla strada giusta, una strada che deve guardare anche a tante questioni da risolvere, che sono sul tappeto da troppi anni. Occorre arrivare a rendere più agevole la vita delle imprese, perché abbiamo bisogno di produrre. Abbiamo bisogno di competere sul mercato internazionale, ma anche sul mercato interno, perché molte volte le differenze sono troppe e c'è chi compete secondo le regole e chi compete fuori dalle regole. C'è la necessità di dare un segnale. Vogliamo ricordare anche oggi che un passo importante va fatto sulla questione dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Le aziende aspettano, noi dobbiamo metterci una mano sulla coscienza e una - come è avvenuto - sul portafoglio per risolvere questo problema. Così come c'è da risolvere il problema dei costi dello sviluppo: i costi dell'energia sono elevati, tutti ne parlano, tutti accusano, ma quando c'è da prendere insieme una decisione per realizzare gli impianti che porterebbero a quello, le poche voci del «no», purtroppo, vincono sempre sulle tante voci del «sì», che restano troppo spesso silenziose (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Abbiamo necessità di una rete infrastrutturale, di una rete che permetta a noi tutti di svolgere il proprio compito più serenamente e più rapidamente, che permetta di innestare la potenzialità dei nostri giovani all'interno dell'Europa e del mondo. Questo vale per le reti infrastrutturali, ma anche per le reti informatiche, dove siamo rimasti troppo indietro.
Vi è bisogno di una cosa importantissima, signor sottosegretario: la certezza delle regole. State facendo molto in questo campo. Dobbiamo insieme, tutto il Parlamento, sostenere il Governo per andare ancora più avanti, per dare fiducia alle famiglie che devono poter contare su un'aspettativa che dovrebbe essere di tutti: dare un futuro ai propri figli.
Molte volte le famiglie sono tristi, sono ripiegate su se stesse, perché hanno paura di non riuscire a fare questo. I figli non sono una risorsa delle famiglie, ma sono una risorsa di tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Abbiamo necessità di avere un sistema di welfare funzionante, che chieda un poco di più a chi ha di più e a chi sta meglio, per dare qualcosa di più, se non molto di più, a chi è più debole e non ce la fa. Tutti dicono e sostengono queste cose, ma, quando si tratta di andare a rivedere il sistema di equilibri tra garanzie e non garanzie, vediamo che tutti frenano.
Signor sottosegretario, abbiamo bisogno di liberalizzazioni vere. L'Unione di Centro, con il Terzo Polo, vi ha sostenuto supinamente, convintamente, dal primo Pag. 74giorno, e su questo chiediamo di andare avanti senza tentennamenti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Vi abbiamo dato ragione. Vi chiediamo, se alziamo la voce su questo, di essere ascoltati, perché vuole dire che riteniamo che sia una cosa importante. Oggi si vota un altro provvedimento di proroghe. Le proroghe segnano sempre un'incertezza. So che lavorerete per evitare sempre di più la necessità di procedere legislativamente per proroghe, lavorerete per evitarle in futuro, però vorrei dire una cosa: questo provvedimento - lo dico specialmente a chi sta all'opposizione - prima di tutto è molto più limitato rispetto al passato, e poi vi sono delle cose buone.
Prima di tutto, non vi è un'altra proroga sulle quote latte (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo), non vi è una proroga sulla sanatoria per gli abusi edilizi, che hanno votato tanti che adesso vogliono fare l'opposizione. È facile! Lo dico anche all'onorevole Di Pietro: vi sono cose importanti in questo provvedimento; rivedete il vostro parere, perché queste sono cose che possono fare cambiare idea a chi, magari, facendo opposizione, cerca solo di recuperare voti. Vi sono cose importanti. Le dico, signor Presidente, e concludo.
Il Governo Monti ha tracciato la strada, una strada che noi stiamo seguendo con convinzione: ha recuperato credibilità, ha recuperato convinzione sul nostro Paese. Noi abbiamo bisogno di un lavoro unitario, perché bisogna fare le cose, e bisogna farle velocemente. Bisogna dare delle soluzioni rapide. Monti ha parlato oggi di riforme «alte». Siamo pronti, siamo convinti, perché eravamo in un tunnel. Siamo ancora in quel tunnel, ma la differenza è che vediamo la luce in fondo. Arriviamo a questa luce (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, con la speranza che non si tratti della luce eterna, prendo la parola (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Avevamo capito che questo era il Governo del non fare e dell'apparire. Invece, ci smentisce anche oggi: in quest'Aula non appare proprio nessuno, se non un volenteroso sottosegretario, che sembra dormire qui dentro, perché è sempre al suo posto. Come ci ricordava l'onorevole Di Pietro, la questione veniva sollevata con il Governo Berlusconi, ma, giustamente, anche il Governo Monti non ha cambiato strada e prosegue su questa brutta piega.
Siamo qui per l'ennesima fiducia: su questo provvedimento si tratta della terza fiducia, ma siamo qui per l'ennesima fiducia su tutti i provvedimenti che il Governo ha portato avanti in questi due mesi. È un provvedimento di proroga di alcuni termini, ma non solo di proroghe. Vi sono dei finanziamenti ad hoc, che non sono proroghe, ma servono ad accontentare i parlamentari di uno schieramento piuttosto che di un altro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Lo ricordavano i miei colleghi: vi sono finanziamenti al comune di Pietrelcina - a proposito di luce eterna, dobbiamo tenere in considerazione Padre Pio - e sicuramente vi sono moltissimi altri casi di questo genere in tutta Italia. Ce ne sono e magari potremmo rivolgerci anche a loro con dei finanziamenti. Vi è il finanziamento a Radio radicale: non svolgiamo per l'ennesima volta una gara, ma le affidiamo 7 milioni di euro per continuare a trasmettere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Va bene, così. Vi sono 500 mila euro per lo Svimez, un ente soppresso, ma che, proprio per questo, deve avere ancora dei soldi dallo Stato.
Poi vi sono delle piccole proroghe per concedere altri favori, come i rimborsi elettorali del Molise. Qualcuno si è dimenticato di presentare in tempo la richiesta di rimborso, però vogliamo fargli mancare i soldi? Giustamente, corriamo incontro anche a loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pag. 75
Il Cocer, il Consiglio centrale di rappresentanza militare, ha già svolto due mandati, gli consentiamo di svolgere anche il terzo. Adesso qualche malalingua dirà che questo accade perché all'interno del Cocer vi sono parenti di altri parlamentari, ma sicuramente sarà una malalingua anche in questo caso.
Non sono state accolte alcune nostre proposte, come quella di continuare a fornire aiuti agli alluvionati del Veneto; una piccola proroga dei provvedimenti che li sgravassero da nuovi adempimenti fiscali sarebbe stata molto utile, ancorché gradita. Niente di tutto questo.
Insomma, come al solito, l'attenzione del Governo e di questa maggioranza non è rivolta al nord Italia, non è rivolta a quella zona che noi amiamo chiamare Padania e non è rivolta ai cittadini che sono, oggi, i maggiori contributori dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ma non è soltanto da questo provvedimento che si sente e si vede questo. In questi giorni si sta discutendo del decreto di Roma capitale; altri soldi, altre funzioni a Roma, prelevando soldi dal fondo dove sono quelli di tutti, dallo stesso fondo dove, tra poco, dovranno obbligatoriamente confluire anche i soldi che gli enti locali hanno a disposizione nel proprio bilancio. Quindi, quei soldi i comuni li rivedranno quando e in che modo, forse, ce lo dirà lo Stato. Vi è però una piccola differenza, ossia che i comuni del nord, un po' per il Patto di stabilità - nel senso che hanno soldi disponibili, ma non li possono spendere - un po' perché sono virtuosi, in questo fondo metteranno soldi, mentre i comuni del sud vi metteranno debiti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La perequazione sarà lineare, nel senso che dal nord scenderanno al sud e quindi siamo di nuovo al punto di partenza.
Allora, a proposito del Patto di stabilità, abbiamo provato anche noi, quando eravamo al Governo, a cercare di fare capire che non era sostenibile per i comuni che hanno disponibilità di soldi, non poterli spendere. Purtroppo, anche con questo Governo, non siamo riusciti a cogliere nel segno, anche se altri colleghi, anche di altri schieramenti, ci hanno aiutati. In questo caso posso dire che siamo quasi alla certificazione del fatto che il federalismo verrà presto cancellato, se già non è stato, in parte, frenato del tutto. Non siamo più nell'ambito della responsabilità degli enti locali e dei sindaci nell'amministrare i loro soldi e nel renderne conto ai cittadini, siamo ormai al raccogliere fondi, obbligando i sindaci a farlo per riversarli nuovamente nelle casse dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
A proposito di federalismo, è stata reintrodotta l'ICI sulla prima casa. Era stata tolta e presumo che tutti fossero contenti di questo. Altra mossa strategica: mettiamo l'IMU, una nuova imposta. Vi è però stata la geniale trovata di chiamarla nello stesso modo in cui, con i decreti sul federalismo fiscale, si voleva intendere con il termine IMU un'imposta sostitutiva di imposte che già vi sono. Quindi non è l'IMU del federalismo, di Bossi, di Calderoli, della Lega Nord, è una nuova imposta che graverà in maniera spropositata sui nostri cittadini, anche perché metà dell'incasso derivante dall'IMU dovrà essere versata, pure quella, nelle casse dello Stato. Quella non la rivedremo più, neanche con la perequazione.
Su questo punto vorrei approfittare della televisione, se lo fa Celentano penso di poterlo fare anch'io (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vorrei rivolgermi ai miei concittadini di Pontida. Fino all'anno scorso, cari concittadini, vi prelevavamo dalle tasche 500 mila euro per l'ICI sulla seconda casa, non sulla prima. Ora, per il rientro della prima casa e l'IMU dovrò chiedervi un milione 200 mila euro, anche perché metà di questa somma va allo Stato. Ora, non ho intenzione di fare questo perché io non sono stato eletto per tartassare e ammazzare di tasse i miei concittadini. Il bilancio lo avevo redatto come Giunta a novembre e i conti tornavano per le nostre disponibilità. Pag. 76
Vorrei lanciare così un'iniziativa anche ad altri sindaci: con le giunte evitiamo di fare i bilanci. Arriveranno i prefetti a commissariare la giunta e faranno i prefetti i bilanci dei comuni. Questa tassa dello Stato, voglio che sia lo Stato a venirla a imporre ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), non voglio imporla io! Poi, una volta che il prefetto avrà definito il bilancio, lo trasmetterà al mio consiglio comunale e, in quella sede, decideremo se andare a casa, approvarlo o modificarlo. Quella sarà una scelta politica successiva, ma io le tasse in questo modo non voglio imporle. Non sono stato eletto per fare questo. La maggioranza, con la quale ero stato eletto, non voleva fare questo. Invece, ci siamo arrivati. Ribadisco, però, che vorrei che anche altri sindaci non facessero il bilancio.
Il modo di agire, che vi ho appena descritto, è chiaro che non è caratterizzante del nostro modo di pensare né di quello del Popolo della Libertà, con il quale ci eravamo alleati. La conduzione dei lavori di quest'Aula e soprattutto del Governo, è ormai chiaro - soprattutto a noi che siamo qui - che viene gestita dalla sinistra. La sinistra sta smantellando tutto quello che il Governo di centrodestra aveva fatto fino adesso, a cominciare dal federalismo, aprendo le porte ad una nuova immigrazione, senza rendersi conto che il lavoro manca già oggi e manca già per i cittadini che sono italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non c'è bisogno di aprire nuovamente le porte per avere altre persone che poi non troveranno lavoro, perché esso già oggi manca. Le ditte stanno chiudendo, la cassa integrazione ormai è quasi finita. Non servono sicuramente 500 notai o 2 mila tassisti o risolvere il problema della residenza in un giorno per cambiare le sorti di questo Paese e ridare fiducia e lavoro alla gente.
Noi avevamo indicato una strada per riuscire a risolvere il problema dell'Italia, che era la strada del federalismo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Vanalli.

PIERGUIDO VANALLI. Ci è stato impedito e questo Governo sta facendo di tutto per non portarlo avanti.
Allora, siccome questo aspetto lo avevamo definito insieme al Popolo della Libertà, quando avevamo stilato il nostro programma di governo, ora mi pongo da solo una domanda: come possiamo continuare ad andare assieme al Popolo della Libertà, se invece di tagliare negli sprechi della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) l'unica cosa che riesce a fare questo Governo con questa maggioranza è mettere nuove tasse? Siamo su strade ormai diverse, se questo è il ragionamento.
Vogliamo invitare tutti a ragionare su questo aspetto. Non possiamo buttare a mare il buono che abbiamo fatto in questi anni, solamente perché, per un momento per così dire poco chiaro, ci si è affidati a dei tecnici, pensando di poterli in qualche modo gestire. Sono ingestibili per il fatto stesso di essere tecnici, ma soprattutto perché sono già gestiti da altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Allora vorrei concludere con questa considerazione. Noi siamo qui come Lega Nord Padania e siamo chiaramente dei sognatori, perché abbiamo fatto in questi anni e stiamo cercando di portare avanti quello che è il nostro sogno. I nostro primo sognatore è il nostro Umberto Bossi, che è qui vicino a me (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che ci ha indicato la strada di quello che era giusto e doveroso fare. Noi ci abbiamo provato quando eravamo al Governo, ci abbiamo provato quando eravamo all'opposizione, ci proviamo nelle regioni e negli enti locali dove governiamo. Noi ci proviamo ovunque i cittadini ci danno la fiducia per farlo.
Allora, anche a nome dei colleghi che qui rappresento, vorrei ringraziare tutti quanti quei cittadini che ci danno la fiducia e che sicuramente non se ne pentiranno anche nelle prossime tornate.

Pag. 77

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Vanalli.

PIERGUIDO VANALLI. Naturalmente il nostro sarà un voto di sfiducia a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, abbiamo con chiarezza e senza riserve confermato la fiducia al Governo, così come voteremo a favore del provvedimento che è in via di approvazione.
Il Governo in questi cento giorni è riuscito ad imprimere un dinamismo inedito e noi non possiamo che essere lieti di questo. L'apprezzamento che rivolgiamo al Presidente del Consiglio Monti, da questo punto di vista, è convinto e senza riserve.
D'altra parte ci siamo trovati ad affrontare decreti e provvedimenti che hanno allontanato l'Italia dal baratro e l'hanno allontanata dai rischi gravi, che stava correndo e che sembrano dimenticati da parte di qualcuno.
Mi riferisco ai provvedimenti come il decreto «salva Italia», il proroga termini, ai decreti all'esame del Parlamento (liberalizzazioni e semplificazioni), agli annunciati provvedimenti sul fisco e sul lavoro. Ciò ha consentito di recuperare la credibilità internazionale dell'Italia, ha riportato il nostro Paese a incidere e anzi ad essere promotore di una agenda europea (come la lettera sulla crescita firmata da 12 Paesi e indirizzata al Presidente del Consiglio europeo e al Presidente della Commissione). Sarebbe auspicabile un'iniziativa puntuale dell'Europa verso Paesi della sponda sud del Mediterraneo, e convincere l'Europa che quello è un punto strategico che non riguarda solo alcuni Paesi ma tutta l'Europa.
A questo punto mi pongo una domanda, colleghi, che fa parte anche del dibattito di questi giorni. Vorrei chiedere (e avere un confronto su questo) il giudizio che diamo sul lavoro svolto dal Parlamento e segnatamente dal nostro gruppo. Possono essere essi caratterizzati come negativi? Non è forse vero che i provvedimenti sono migliorati e che abbiamo ricevuto in alcuni casi il ringraziamento dallo stesso Governo? Vorrei dire all'onorevole Di Pietro che quando si rivolge a questa parte dell'emiciclo deve sapere che ha a che fare con persone che lavorano nelle Commissioni per migliorare i provvedimenti e che non fanno parte di nessuna casta né di nessuna cricca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se vogliamo alimentare il qualunquismo ed il populismo lo possiamo fare perché il populismo non ha una matrice sola, si annida da tutte le parti.
Nel decreto «salva Itala» e nel proroga termini ci siamo battuti su alcune modifiche, e in primo luogo sulle pensioni. Abbiamo eliminato alcune palesi ingiustizie: le penalizzazioni, gli accordi collettivi di incentivo all'esodo. Abbiamo fatto bene o no? Credo che anche il Governo lo dovrebbe apprezzare. Era possibile che lavoratori che avevano firmato in accordo con aziende l'uscita dal posto di lavoro si sarebbero trovati improvvisamente senza lavoro e senza pensione? Credo sia stata un battaglia giusta quella che abbiamo condotto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sappiamo che ci sono ancora problemi aperti, sono rimasti aperti i problemi della scuola, e alcune fasce di esodati. Noi continueremo a insistere su tutto questo. Il Ministro Fornero ha detto al Senato che questi problemi sarebbero stati affrontati in un altro provvedimento. Noi ci auguriamo che siano affrontati, perché non possono essere disattese legittime aspirazioni, che erano state peraltro un punto di accordo sottoscritto.
Mi pongo un tema che appassiona molto in questi giorni. In un regime parlamentare questa è la normalità, non muta il rapporto tra Governo e Parlamento sulla base delle caratteristiche dell'Esecutivo. Il Parlamento rimane detentore della sovranità popolare indipendentemente dall'Esecutivo. Non può esserci una sospensione, Pag. 78c'è una libera dialettica, e noi siamo sostenitori di questo Governo in quanto rispondente alle esigenze della grave crisi che si era aperta in Italia.
Intendo dire che le riforme quanto più sono condivise, più ampio è il consenso, più forte il Governo, pur in presenza di questa maggioranza inedita. Non è una perdita di tempo quella della costruzione del consenso. Non è obbligatorio recepire sicuramente tutti gli aspetti e le parti di una concertazione, ma sicuramente il consenso è un qualcosa che rafforza, dà coesione a un Paese quando è chiamato a fare sforzi straordinari.
E vorrei arrivare su due punti perché danno il segno della situazione nella quale ci troviamo. Uno è di metodo, linguaggio più sobrio, non impuntature, nessun ultimatum, non è il tempo degli ultimatum. È il tempo della costruzione di qualcosa di condiviso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voglio qui richiamare due questioni che a noi stanno a cuore. Al Senato si sta discutendo del pacchetto liberalizzazioni. Guardate, è un mondo rovesciato. Siamo noi i più convinti della necessità di realizzare un piano spinto di liberalizzazioni e non mi dite che appartengono alla tradizione, ad una matrice di sinistra massimalista: sono provvedimenti liberali - anche se in questo Paese la parola «liberale» è quasi una parola rivoluzionaria -, nel senso che aprono alla concorrenza, sconfiggono le corporazioni, sono di utilità per tutti i cittadini. Noi siamo forti sostenitori di tutto questo. Leggo di veti e controveti. Non è una questione da sollevare? Il Governo deve aver presente che su quel punto è necessario andare avanti, che è necessario realizzare questo pacchetto complessivo non solo perché siamo stati gli iniziatori - le famose «lenzuolate» di Bersani -, ma perché questo corrisponde alle esigenze di oggi quando si affrontano i nodi delle banche, delle assicurazioni, più in generale di una concorrenza che liberi da condizioni di monopolio che limitano la possibilità di una fruizione veramente basata sulla possibilità di scelta da parte dell'utente. Non stiamo parlando di qualcosa di secondario o trascurabile e chiedo: è legittimo che una lobby possa bloccare, che un gruppo possa bloccare, che questo sia considerato normale e che non siano considerate normali discussioni che noi facciamo sul mondo del lavoro e vorrei dire, colleghi, le facciamo con spirito innovativo, non conservativo perché vogliamo che sia data una risposta ai giovani, anche noi in primo luogo, ma vogliamo che la questione dei diritti non sia considerata un impaccio e che vi sia un giusto equilibrio nel trovare le giuste soluzioni anche a questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e non vi meraviglierete, colleghi degli altri gruppi, il Partito Democratico si richiama al mondo del lavoro e questo è fatto di dipendenti, di imprenditori, di ricercatori, del mondo della cultura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ventura.

MICHELE VENTURA. Noi siamo portatori di un progetto che vuole che queste forze siano il motore di un nuovo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricorrono in questi giorni i primi 100 giorni del Governo Monti con un bilancio che giudichiamo sostanzialmente positivo per quel che riguarda alcune delle cose fatte. Alcuni risultati vanno evidenziati: il sostanziale blocco della crescita del debito, l'allentamento delle spinte speculative dei mercati con il conseguente raffreddamento dello spread e una riforma delle pensioni, che seppur dura e contenente elementi che andrebbero rivisti e attenuanti, contribuisce sensibilmente alla tenuta dei conti e che è stata accolta sin qui quasi senza proteste. Pag. 79
Lascio soltanto immaginare ai colleghi la campagna mediatica al grido di macelleria sociale e le manifestazioni oceaniche architettate dai sindacati se disposizioni del genere le avesse proposte il Governo precedente.
Ma per venire ad oggi, con il nostro voto, approviamo definitivamente l'annuale decreto-legge cosiddetto milleproroghe. Ricordo a me stesso che, quando il Presidente Monti annunciò tale decreto-legge, ebbe a dire che il nome milleproroghe era ormai improprio in quanto l'Esecutivo aveva selezionato solo poche proroghe che apparivano indispensabili, all'incirca un'ottantina.
Ebbene, ricordo al Governo che la verità non va spesso a braccetto con la storia. Giova ricordare che nel «milleproroghe» del Governo Berlusconi per il 2011, le proroghe inizialmente proposte erano 76; poi via via, durante l'iter dei lavori parlamentari e dei lavori d'Aula, quel provvedimento e questo provvedimento si sono ampliati, si sono arricchiti, fino ad arrivare a circa 170-180 proroghe. Niente di nuovo dunque.
Ricordo anche che oggi su questo provvedimento è stata posta la fiducia, la sesta complessivamente e la quarta in quest'Aula. E devo dire che qualche collega ha correttamente fatto osservare come tutto ciò sia sostanzialmente sottaciuto.
Devo ricordare che, a fronte del «milleproroghe» dell'anno scorso, il Presidente della Repubblica aveva giustamente preso carta e penna denunciando la presenza di norme strane e denunciando anche il troppo frequente ricorso alla fiducia, in quanto comprimente pesantemente il dibattito e in quanto veniva sostanzialmente minato il rapporto di leale collaborazione tra Governo e Parlamento. Eppure, anche questo Governo procede nell'incalzare della crisi per decreto-legge. Ormai solo i trattati internazionali e la legge comunitaria seguono un percorso ordinario. Anche la legge di semplificazione, che doveva essere presentata come disegno di legge, è stata, invece, inoltrata sotto forma di decreto-legge.
Sostanzialmente, quindi, anche per ricordare a me stesso e per ribadire la verità delle cose, è giusto fare questi passaggi che ci portano comunque ora ad esprimere un giudizio positivo su quanto sin qui fatto dal Governo e sul provvedimento sul quale esprimeremo un voto positivo.
Infatti, dobbiamo segnalare che questo provvedimento si è sostanzialmente arricchito e vi è una serie di norme. Ne voglio ricordare qualcuna, anche per capire di cosa stiamo parlando: la norma che riguarda l'assunzione di 835 funzionari per l'attività amministrativa dell'Agenzia delle entrate, la proroga della stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili coinvolti in percorsi di stabilizzazione già avviati, le disposizioni per quei lavoratori in congedo per assistere i figli con gravi disabilità e, infine, il conseguimento del requisito contributivo per il raggiungimento della pensione.
Sono inserite anche delle disposizioni dirette a potenziare il programma triennale della pesca con una spesa prevista, per il 2012, di ulteriori 6 milioni di euro.
E devo anche ricordare una norma di particolare rilevanza, ossia la proroga del sostegno, anche se per un solo anno, in favore dei cittadini italiani espulsi dalla Libia nel 1970, così come devo anche ricordare il lavoro svolto, specie in questo ramo del Parlamento, alla Camera dei deputati, in favore dei lavoratori cosiddetti esodati. Anche questi hanno avuto una risposta, seppur parziale. Ma, a tal proposito, devo sottolineare che ci saremmo aspettati dal Governo un maggiore coraggio in favore di tali lavoratori, specie di quei dipendenti di aziende totalmente partecipate dallo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). E mi riferisco, in particolare, a quella parte di lavoratori che guardano anche oggi con preoccupazione al loro immediato futuro, ad esempio una parte dei cosiddetti esodati di Poste italiane i quali, seppure a fronte di un continuo e concreto impegno della loro azienda - sottolineo ancora una volta totalmente partecipata dallo Stato - aspettano ancora oggi coerenti risposte. Pag. 80
Ci saremmo aspettati che venisse affrontata la questione dei lavoratori della scuola, così come andava accolta la richiesta avanzata dall'ANCI in favore della proroga dei termini per l'accorpamento dei piccoli comuni.
In ultimo, siamo parzialmente delusi per la totale chiusura nei confronti dell'eventuale proroga della legge n. 185 del 2008 contenente misure a favore del settore ippico, oggi completamente al collasso. Tale atteggiamento, nel particolare, causerà una crisi economica e occupazionale grave, mentre altri settori dei giochi e delle scommesse, come ad esempio quelli delle slot-machine, trasudano denaro.
Questa è una brutta pagina ma sono convinto che il Governo nell'immediatezza riuscirà a riparare, anche perché dobbiamo ricordare che tali competenze coinvolgono la sfera del Ministero dell'economia e delle finanze e ricordo a me stesso che proprio quel dicastero è nelle dirette responsabilità del Premier.
In ogni caso, valutiamo complessivamente in maniera positiva il provvedimento perché lo riteniamo utile e necessario e confermiamo pertanto il nostro appoggio al Governo.
Tuttavia, dobbiamo fare alcune precisazioni perché oggi, via, via ci avviamo verso una fase sempre più politica in cui le misure che saranno adottate non incideranno più direttamente su conti e deficit, in relazione ai quali l'Europa ci chiede risposte concrete, immediate, ma si muovono in un'area, quella dello sviluppo, in cui i Paesi comunitari sono lasciati liberi di agire.
Questo è, quindi, più propriamente, uno spazio politico, uno spazio in cui il Governo tecnico ha bisogno di un forte raccordo con i partiti e con le maggioranze parlamentari. In questa direzione affiancheremo il Governo al fine di continuare quell'opera di ammodernamento e di risanamento del Paese da noi iniziata, ponendo una particolare attenzione, in linea con le caratteristiche delle nostre politiche, a quella coesione sociale che consideriamo un valore irrinunciabile che va mantenuto a qualsiasi costo.
I nostri colleghi della sinistra e dell'Italia dei Valori probabilmente sorrideranno, ma voglio loro ricordare che durante la crisi dei subprime, nel 2008, mentre negli Stati Uniti e in taluni Stati europei le famiglie perdevano la casa non essendo più in grado di pagare i mutui a tasso variabile, in Italia il Governo approntava idonee misure sia sul fronte dei mutui che su quello del sostegno alle banche.
Siamo stati anche contestati per aver proposto lo scudo fiscale, ma ricordo a me stesso che abbiamo fatto rientrare ingenti risorse che non avremmo, probabilmente, mai più visto; che queste risorse sono oggi oggetto di tassazione; che lo scudo è stato copiato da altri Paesi europei e infine che quasi tutte le entrate che ne sono derivate sono state utilizzate per finanziare ammortizzatori sociali.
Tra l'altro, sia ben chiaro che abbiamo la coscienza pulita; è ormai ben chiaro a tutti come l'aggressione mediatica contro il nostro Paese e contro il presidente Berlusconi sia stata organizzata da potenti lobby internazionali interessate a contrastare, tra l'altro, la politica di sicurezza energetica del nostro Paese e che hanno tentato di destabilizzare l'Italia eterodirigendo una campagna propagandistica senza precedenti, basata su menzogne, falsità e diffamazione.
Nulla di nuovo, colleghi, basta ricordare a noi stessi Il giorno della civetta di Sciascia dove lettere anonime, scandali e motivi passionali venivano sapientemente utilizzati per stornare le vere ragioni degli eventi e i veri responsabili degli stessi.
Dobbiamo, quindi, dare atto al grande senso di responsabilità di chi, pur in presenza di una maggioranza parlamentare, mai venuta meno nelle Camere, si è fatto da parte offrendo, per il bene del Paese, la leale e fattiva collaborazione propria e di tutto il Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Certamente, tale appoggio e tale sostegno non sono, evidentemente, a scatola chiusa; occorre dare segnali forti al Paese per rilanciare lo sviluppo: occorrono segnali alla piccola e media impresa; bisogna Pag. 81favorire gli investimenti, specie quelli strutturali, interrompendo la litania di misure depressive; occorre affrontare la problematica dei ritardi con cui la pubblica amministrazione onora i propri debiti nei confronti dei fornitori; occorre favorire il credito e, a tal proposito, individuare misure che separino il credito dalla finanza. Infatti, non si può riservare la massima severità ai cittadini normali e poi pensare tranquillamente che al mondo della finanza internazionale tutto debba essere permesso. È inammissibile che la BCE finanzi le banche con pacchetti di centinaia di miliardi di euro, mentre per rilanciare il credito a queste si permette di utilizzarli per rientrare nei parametri di Basilea 3 o per acquisire titoli ad alto rendimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Così come dobbiamo stare molto attenti in sede comunitaria. Va bene sposare alcune linee di indirizzo e alcune politiche però, attenzione, e lo dico proprio a un Governo totalmente filoeuropeista: non sempre gli interessi dell'Italia sono quelli dell'Unione europea. Faccio alcuni esempi: stiamo trattando in questi giorni l'ingresso della Croazia nell'Unione e lo stesso sarà fatto per la Slovenia; ma al di là di recriminazioni storiche che appartengono, tutto sommato, al passato, come le diatribe sui risarcimenti dovuti, sarà opportuno ricordare che, se non mettiamo mano all'articolo 18 e se non leviamo di mezzo la burocrazia inutile, tutto il Veneto produttivo varcherà la frontiera.
Ricordo anche che il Parlamento europeo ha appena approvato un accordo euromediterraneo con il Marocco che consentirà l'accesso illimitato dei prodotti ortofrutticoli ed ittici di quel Paese, di fatto mettendo in ginocchio il Mezzogiorno d'Italia.
Allora dico al Governo che noi con attenzione continueremo questo percorso di leale sostegno, il nostro voto di oggi, così come il voto di fiducia espresso nella mattinata, stanno a dimostrarlo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. La collaborazione continuerà, ma continuerà nell'interesse del Paese e seguendo le direttrici della nostra politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali era stata prevista la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, intervengo solo con poche parole per annunziare il mio voto di astensione, per due ordini di motivi. Il primo - e mi rivolto a lei, Presidente della Camera -, per sottolineare come troppo spesso, questo ramo del Parlamento, in questa legislatura, ma anche con questo nuovo Governo, sia costretto a prendere provvedimenti modificati anche in seconda lettura dal Senato, cosa che avviene raramente da parte nostra quando ci arrivano provvedimenti in seconda lettura. Questo è un fatto che penso non sia corretto in un bicameralismo perfetto.
L'altro tema è che sicuramente siamo passati dal «milleproroghe» all'«ottocentoproroghe», ma sono state inserite molte cose che nulla hanno a che vedere con la proroga. Le cito rapidamente: programma nazionale pesca marittima, sei milioni di euro; istituto Mediterraneo di ematologia, cinque milioni di euro; crisi aziendali nell'ambito della sanità, 10 milioni di euro; Svimez, 500 mila euro; tre dirigenti Agea, 530 mila euro. E continuo anche per gli amici della Lega: al Nord avevamo abolito tre consorzi, quello del Ticino, dell'Oglio e dell'Adda, li abbiamo ripristinati con questo «ottocentoproroghe» ricostituendo i consigli di amministrazione di tre consorzi, anziché procedere a fare un unico consorzio dei laghi prealpini. Ultimo, ma non ultimo, due temi importanti: per le assicurazioni viene consentito - non capisco cosa c'entri con il «milleproroghe» - la possibilità che i titoli di Stato di altri Paesi europei vengano adibiti al costo e, Pag. 82inoltre, anche la proroga del commissario straordinario delle quote latte che, anche questo, penso abbia un segno di un certo tipo.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4865-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4865-B, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Risulta un voto senza che il collega sia fisicamente presente... pregherei di annullarlo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Differimento di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (4865-B):

Presenti 410
Votanti 397
Astenuti 13
Maggioranza 199
Hanno votato 336
Hanno votato no 61
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Annunzio di una lettera del Presidente della Repubblica (ore 19,05).

PRESIDENTE. Comunico che in data odierna è pervenuta una lettera del Presidente della Repubblica indirizzata al Presidente del Senato, al Presidente della Camera e al Presidente del Consiglio dei ministri. Ritengo di darvi lettura della medesima.

«Onorevoli Presidenti, come è noto la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 22 del 2012, depositata il 16 febbraio scorso, ha, per la prima volta, annullato disposizioni inserite dalle Camere in un decreto-legge nel corso dell'esame del relativo disegno di legge di conversione. Lo ha fatto in relazione alla legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225 (c.d. «milleproroghe»), anche per «estraneità alla materia e alle finalità del medesimo», a tutela dello speciale procedimento di conversione in legge previsto dall'articolo 77 della Costituzione: un procedimento - rileva la Corte - che ha un oggetto ben definito, appunto la conversione di un provvedimento di urgenza, e per ciò stesso è soggetto ad una particolare disciplina regolamentare che prevede tempi circoscritti e predeterminati e, conseguentemente, richiede una rigorosa delimitazione degli eventuali emendamenti secondo un criterio di stretta attinenza alle finalità e al contenuto originari del decreto-legge.
Già con la lettera da me inviata il 22 febbraio 2011 ai Presidenti di Senato e Camera e al Presidente del Consiglio dei ministri, richiamata dalla stessa sentenza, sottolineavo la necessità di limitare gli emendamenti ammissibili, in sede di conversione dei decreti-legge, a quelli sostanzialmente omogenei rispetto al testo originario del decreto, in considerazione della particolare disciplina costituzionale e regolamentare del procedimento di conversione, nonché a garanzia del vaglio preventivo spettante al Presidente della Repubblica in sede di emanazione del decreto-legge e di quello successivo sulla legge di conversione, anche per la difficoltà di esercitare la facoltà di rinvio prevista dall'articolo 74 della Costituzione in prossimità della scadenza del termine tassativo di 60 giorni fissato per la conversione in legge.
In quella lettera ho del resto ripreso considerazioni svolte dal Presidente Pag. 83Ciampi nel messaggio inviato alle Camere il 29 marzo 2002 con il quale venne richiesta una nuova deliberazione sulla legge di conversione del decreto-legge n. 4 del 2002 e da me in varie occasioni anticipate fin dall'inizio del settennato ai Presidenti delle Camere e ai Governi che si sono succeduti, anche in relazione alle specifiche disposizioni legislative e dei regolamenti parlamentari relative alla decretazione d'urgenza.
Peraltro la prassi parlamentare non sempre si è attenuta ai criteri suindicati, con particolare riguardo al tradizionale decreto-legge di fine anno con il quale vengono prorogati termini di efficacia di varie disposizioni legislative, essendo prevalsa la linea di ritenere sufficiente, per l'ammissibilità degli emendamenti, una generica finalità di proroga non collegata con l'oggetto e spesso neppure con la materia e le finalità del provvedimento di urgenza. Talora, si sono anche consentite modifiche ordinamentali non strettamente limitate all'ambito temporale della proroga di tali termini.
Anche in occasione del recente decreto-legge «milleproroghe» del 29 dicembre 2011, n. 216, sono stati ammessi e approvati emendamenti che hanno introdotto disposizioni in nessun modo ricollegabili alle specifiche proroghe contenute nel decreto-legge, e neppure alla finalità indicata nelle premesse di garantire l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa. Le disposizioni così introdotte, se in possesso dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza, avrebbero dovuto trovare più corretta collocazione in un distinto apposito decreto-legge.
Come è noto, il Capo dello Stato non dispone di un potere di rinvio parziale dei disegni di legge e non può quindi esimersi dall'effettuare, nei casi di leggi di conversione, una valutazione delle criticità riscontrabili in relazione al contenuto complessivo del decreto-legge, evitando una decadenza di tutte le disposizioni, comprese quelle condivisibili e urgenti, qualora la rilevanza e la portata di queste risultino prevalenti.
Sottopongo pertanto alla vostra attenzione - in spirito di leale collaborazione istituzionale - la necessità di attenersi, nel valutare l'ammissibilità degli emendamenti riferiti ai decreti-legge, a criteri di stretta attinenza allo specifico oggetto degli stessi e alle relative finalità, anche adottando - se ritenuto necessario - le opportune modifiche dei regolamenti parlamentari, al fine di non esporre disposizioni, anche quando non censurabili nel merito, al rischio di annullamento da parte della Corte costituzionale per ragioni esclusivamente procedimentali, ma di indubbio rilievo istituzionale. Ritengo utile che vengano informati delle mie considerazioni i Presidenti dei gruppi parlamentari e i Presidenti delle Commissioni permanenti». Con viva cordialità, Giorgio Napolitano.
Avverto che, in conformità con la prassi, non consentirò interventi in questa sede aventi ad oggetto la lettera del Capo dello Stato in ossequio ai principi costituzionali che definiscono la posizione del Presidente della Repubblica nel nostro ordinamento.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, giovedì 23 febbraio 2012, la I Commissione permanente (Affari costituzionali) ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge: Modifica della legge 12 aprile 1995, n. 116, recante approvazione dell'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e l'Unione cristiana evangelica battista d'Italia, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione (4569) (Approvato dalla I Commissione permanente affari costituzionali del Senato della Repubblica).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,14).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 84

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, io non mi permetto assolutamente di intervenire, di eccepire, di entrare nel merito della lettera della Presidente della Repubblica alle più alte autorità dello Stato.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, ho appena detto - evidentemente lei era distratto - che, in coerenza ad una prassi costante, non consentirò di prendere la parola in ordine a quanto comunicato ai deputati.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, è lei che non ha ascoltato me...

PRESIDENTE. Può essere.

FABIO EVANGELISTI....perché ho premesso che non entrerò assolutamente nel merito della lettera. Era una premessa, non mi ha ascoltato, la ripeto.

PRESIDENTE. Va bene, ne prendo atto. Adesso verificheremo che sia esattamente come lei dice.

FABIO EVANGELISTI. Però, posso eccepire sul comportamento del Presidente della Camera...

PRESIDENTE. No, onorevole Evangelisti, lei non può eccepire e le tolgo la parola se non interviene per questioni che non siano minimamente attinenti a quanto il Capo dello Stato ha comunicato, né nel merito né in via procedurale.

FABIO EVANGELISTI. Posso eccepire sul comportamento del Presidente della Camera?

PRESIDENTE. No, le tolgo la parola. Onorevole Evangelisti, il Regolamento è esplicito, la lingua italiana è inequivocabile, lei non ha alcun diritto di giocare con le parole per non dar seguito a quanto la Presidenza le ha comunicato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 24 febbraio 2012, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,15.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Segr Dimissioni on. Nicolais 487 468 19 235 381 87 26 Appr.
2 Nom. Ddl 4865-B - odg 9/4865-B/21 476 470 6 236 257 213 25 Appr.
3 Nom. odg 9/4865-B/32 477 471 6 236 73 398 25 Resp.
4 Nom. odg 9/4865-B/33 478 469 9 235 57 412 25 Resp.
5 Nom. odg 9/4865-B/34 480 475 5 238 69 406 25 Resp.
6 Nom. odg 9/4865-B/39 478 468 10 235 303 165 26 Appr.
7 Nom. odg 9/4865-B/40 478 473 5 237 46 427 25 Resp.
8 Nom. odg 9/4865-B/45 480 477 3 239 51 426 25 Resp.
9 Nom. odg 9/4865-B/46 487 484 3 243 48 436 25 Resp.
10 Nom. odg 9/4865-B/47 485 481 4 241 65 416 25 Resp.
11 Nom. odg 9/4865-B/49 485 481 4 241 72 409 25 Resp.
12 Nom. odg 9/4865-B/50 489 484 5 243 70 414 25 Resp.
13 Nom. odg 9/4865-B/51 488 483 5 242 47 436 25 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/4865-B/52 482 478 4 240 67 411 25 Resp.
15 Nom. odg 9/4865-B/56 488 485 3 243 49 436 25 Resp.
16 Nom. odg 9/4865-B/60 480 478 2 240 59 419 25 Resp.
17 Nom. odg 9/4865-B/62 478 475 3 238 69 406 25 Resp.
18 Nom. odg 9/4865-B/64 475 473 2 237 70 403 26 Resp.
19 Nom. odg 9/4865-B/66 473 467 6 234 22 445 25 Resp.
20 Nom. odg 9/4865-B/76 465 464 1 233 62 402 25 Resp.
21 Nom. odg 9/4865-B/79 463 456 7 229 56 400 24 Resp.
22 Nom. Ddl 4865-B - voto finale 410 397 13 199 336 61 21 Appr.