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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 589 di martedì 21 febbraio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 12,10.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 febbraio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bindi, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Gianfranco Conte, Dal Lago, Fava, Gregorio Fontana, Frattini, Iannaccone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Misiti, Mura, Nucara, Pisicchio, Stefani, Stucchi, Tempestini, Valducci e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali (ore 12,13).

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali il deputato Gianni Mancuso, in sostituzione del deputato Domenico Di Virgilio, dimissionario.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria (ore 12,14).

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria il deputato Gianluca Forcolin, in sostituzione del deputato Maurizio Fugatti, dimissionario.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,15).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, desidero rappresentare la necessità che la Presidenza della Camera si faccia interprete, nei confronti del Governo, di alcune vicende che, negli ultimi giorni, hanno particolarmente scosso l'opinione pubblica rispetto alla dimensione internazionale dei fatti a cui mi riferisco.
Vi è stato un gravissimo incidente in Afghanistan, dove tre nostri militari con dinamiche ancora tutte da chiarire sono deceduti - pare - morti assiderati o, forse, affogati in un piccolo fiume nella provincia di Herat.
Vi è poi, ancora, la vicenda di Rossella Urru, sequestrata in Algeria il 23 ottobre Pag. 2e di cui non si sa niente. Capisco il riserbo del Ministro degli affari esteri, il quale scrive su Twitter che bisogna mantenere il riserbo: d'accordo, però qualche cosa al Parlamento bisognerà pur dire.
Allo stesso modo è assolutamente necessario dire qualcosa riguardo a quella che il Presidente Napolitano ha definito una vicenda ingarbugliata, ed è l'aspetto forse più delicato dal punto di vista politico e dell'immagine del nostro Paese: mi riferisco alle tensioni tra Italia e India a seguito dell'incidente verificatosi, che ha causato la morte di due pescatori indiani e, al momento, il fermo - non si sa se è ancora un arresto - di due nostri connazionali, i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, presunti responsabili di questa uccisione.
La vicenda presenta troppi lati oscuri e sembra sia legata ad un tentativo di sequestro di una petroliera italiana, la Enrica Lexie. Su questa vicenda io, personalmente, appena si sono diramate le prime voci, ho presentato un'interrogazione perché c'è qualche cosa che non mi torna e sulla quale chiedo un intervento della Presidenza al fine di sollecitare alcune risposte.
In questi mesi abbiamo assistito a diversi sequestri di cargo italiani. Penso al Buccaneer, alla Savina Caylyn, alla Rosaria D'Amato, al Malaspina Castle, alla Enrico Ievoli. Si calcola che nei primi sei mesi dell'anno scorso vi siano stati 266 attacchi di pirati a navi, in particolare nella zona prospiciente la Somalia. Pertanto, esiste un problema che non può essere affrontato soltanto in chiave italiana. Tuttavia, in chiave italiana, già il precedente Governo aveva immaginato di risolvere il problema o con contractor armati a bordo delle navi, oppure con militari, come è stato nel caso della Enrica Lexie. Ebbene, dal momento che il punto non ci ha mai convinto, nell'ultimo provvedimento - il decreto-legge per il rifinanziamento delle missioni - è stata addirittura disciplinata questa possibilità.
I dubbi, tuttavia, come dicevo, sono davvero tanti, troppi. Vorrei capire: quanti sono i nostri militari impegnati in questo tipo di servizio? Quali sono soprattutto gli ordini affidati? Chi dà gli ordini in caso di pericolo?
Quali sono le regole di ingaggio?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Mi avvio a concludere, signor Presidente. Non vorrei che, alla fine, la responsabilità finisse per ricadere soltanto sui due marò italiani del Battaglione San Marco perché, evidentemente, ci sono responsabilità a livello superiore. Un'ultima domanda: perché la nave, alla fine, se era in acque internazionali ha deciso di attraccare nel porto di Kochi, nel Kerala indiano?
Insomma, questa è davvero una vicenda ingarbugliata; è assolutamente necessario che il Governo venga in Aula per cercare, quanto meno, di chiarirne la dinamica, i fatti e le responsabilità.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo anch'io per richiamare l'attenzione del Governo su questa vicenda. Senza snocciolare tutti i dati, cosa che già feci alcune settimane fa, in quest'Aula, sull'argomento dei sequestri, voglio ricordare che una delle richieste che facemmo, e feci anch'io personalmente, fu proprio quella di sollecitare il Governo al fine di creare le condizioni per una presenza, su queste navi, di militari o di privati che potessero, in qualche modo, salvaguardare non solo la nave, in un eventuale tentativo di sequestro, ma soprattutto l'incolumità delle persone a bordo.
Ricordo che lo facemmo, anche con molta soddisfazione, quando si concluse il sequestro della Savina Caylyn, vicenda che tenne in sospeso non solo le famiglie ma anche tante persone del nostro Paese in quanto i nostri concittadini rimasero per molti mesi sequestrati e trattati veramente male. In quel frangente ricordammo come Pag. 3fosse giusto che il Governo si impegnasse nel creare queste condizioni, condizioni che in effetti sono state create; ora però, evidentemente, anche da parte nostra, chiediamo che il Governo venga a riferire in Aula in quanto è davvero paradossale che, se è vero quanto viene detto, due marò, appartenenti al Battaglione San Marco, vengono tenuti prigionieri, creando, di fatto, un incidente diplomatico con un Paese importante come l'India.
Noi sappiamo benissimo che le acque internazionali cominciano dopo le 12 miglia; viene asserito che la nostra petroliera stava a 32 miglia, qualcuno dice 22 miglia; oggi ci sono le tracce satellitari che non lasciano dubbi, per cui, evidentemente, c'è qualcosa che non quadra. Tra l'altro nella zona, poche ore prima, era stato denunciato un tentativo di sequestro da una nave greca. Tutte queste situazioni, tutti questi fatti così contraddittori fra di loro, mettono in evidenza non solo l'incolumità che rischiano questi due militari che erano stati mandati per difendere la nostra petroliera e il suo equipaggio ma, soprattutto, il rapporto fra il nostro Paese e l'India.
Sappiamo benissimo che i rapporti internazionali e le relazioni diplomatiche sono fondamentali per tanti e tantissimi altri elementi e motivi di interesse comune, per cui credo che, al fine di poter avere anche una conoscenza più diretta, perché non sempre magari c'è tutta la verità nelle cose che vengono scritte, il Governo farebbe bene, in tempi stretti, a venire in quest'Aula a riferire. Soprattutto mi auguro, ma su questo non ho dubbi, che la diplomazia italiana faccia tutti i passi necessari per mettere in tranquillità le famiglie dei due soldati e tutti i nostri militari che, in futuro, verranno impegnati, come chiesto da questo Parlamento e come messo in atto dal Governo, per la difesa delle navi petroliere o i cargo che fra l'India e la Somalia rischiano molto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANGELO COMPAGNON. Mi avvio a concludere, signor Presidente; mi associo, quindi, alle parole del collega che mi ha preceduto in merito ai tre militari, purtroppo, deceduti in Afghanistan: sono gli ultimi di una lunga serie. Dando fiducia alla Presidenza, mi riservo di toccare un altro argomento, che per oggi lasciamo stare perché sicuramente ininfluente rispetto a questi molto più gravi e delicati.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Compagnon, la Presidenza si attiverà nel senso da voi richiesto, ossia di invitare il Governo a riferire in Aula riguardo ai fatti da voi richiamati.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 12,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Rinvio dell'interpellanza Garagnani n. 2-00562)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza Garagnani n. 2-00562, riguardante orientamenti in ordine alla promozione di iniziative ispettive presso la procura di Bologna.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento di tale interpellanza è rinviato ad altra seduta.

(Elementi in merito alla richiesta di estradizione di un cittadino croato detenuto nel carcere di Ascoli Piceno - n. 3-01888)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Zoppini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ciccioli n. 3-01888, concernente elementi in merito alla richiesta di estradizione di un cittadino croato detenuto nel carcere di Ascoli Piceno (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

Pag. 4

ANDREA ZOPPINI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione dell'onorevole Ciccioli, si premette che Miljenko Durdevic è stato arrestato in Italia il 17 settembre 2011 in quanto ricercato dalla Repubblica della Croazia per l'esecuzione di una sentenza di condanna alla pena di due anni e quattro mesi di reclusione per il reato di truffa.
A seguito della convalida dell'arresto e dell'adozione, da parte della Corte di appello di Ancona, di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, il 21 settembre 2011 il Ministero della giustizia avanzava richiesta di mantenimento della misura in atto, ai sensi dell'articolo 716, comma 4, del codice di procedura penale rappresentando l'insussistenza, allo stato, di ragioni ostative all'estradizione dell'arrestato.
In relazione a tale vicenda, nell'atto ispettivo sono evidenziate alcune circostanze in base alle quali si evincerebbe che l'estradando sarebbe stato condannato dalle autorità croate per motivi di persecuzione politica e si chiede, pertanto, se le stesse abbiano formato oggetto di adeguata considerazione all'atto della richiesta del mantenimento della custodia in carcere.
Sul punto va premesso che, nelle procedure di estradizione, le richieste di cui all'articolo 716, comma 4, del codice di procedura penale vengono avanzate, nei limiti temporali imposti dalla indicata disposizione legislativa (che sono di dieci giorni dalla convalida dell'arresto), avuto riguardo agli elementi di fatto e di diritto emergenti dagli atti in possesso dell'amministrazione.
Orbene, nell'ambito del procedimento di estradizione dell'arrestato, al momento della richiesta in questione non era pervenuto alcun atto o documento da cui potesse rilevarsi quanto illustrato nell'atto ispettivo, né successivamente è stato inviato alcun atto o documento al difensore dell'estradando.
Invero, solo dalla Corte d'appello procedente sono pervenuti, il 23 settembre 2011, il verbale di interrogatorio dell'estradando nel quale si evidenzia la pendenza di un ricorso innanzi al tribunale de L'Aja contro lo Stato croato, nonché la copia del ricorso per Cassazione proposto dal difensore dell'estradando avverso l'ordinanza della stessa Corte di appello, con la quale, il 3 ottobre 2011, era stata rigettata una richiesta di revoca o di modifica della misura cautelare in carcere.
Pertanto, solo nelle premesse di fatto del predetto ricorso, il difensore dell'estradando ha evidenziato le stesse circostanze rappresentate nell'interrogazione parlamentare, senza peraltro valorizzarle quale motivo «di diritto» della richiesta di annullamento della richiamata ordinanza e senza allegazione di atti o documenti idonei a riscontrare l'assunto di parte.
In considerazione di ciò, il Ministero della giustizia ha doverosamente lasciato la valutazione delle sopraddette circostanze all'autorità giudiziaria investita del ricorso in sede cautelare e della decisione nel merito della domanda di estradizione.
Va rilevato, in proposito, che con la sentenza del 20 dicembre 2011 la Corte di appello di Ancona ha ritenuto la sussistenza delle condizioni per l'accoglimento della domanda di estradizione del cittadino croato, confutando nel merito le argomentazioni difensive relative a pretesi atti persecutori o razziali di cui il Durdevic sarebbe stato o sarebbe sottoposto a causa della sua appartenenza all'etnia serba.
Avverso tale sentenza, l'estradando ha proposto ricorso per Cassazione, che non risulta allo stato deciso.
Si segnala, infine, che solo all'esito della fase giurisdizionale, tuttora pendente, nell'ipotesi in cui l'autorità giudiziaria dovesse ritenere la sussistenza delle condizioni per l'accoglimento della domanda di estradizione, le medesime circostanze verranno valutate dal Ministro della giustizia, sulla base delle osservazioni dei competenti uffici.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccioli ha facoltà di replicare.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, la risposta, puntuale ma molto burocratica, non mette in luce alcuni aspetti particolari Pag. 5della vicenda. Infatti, si tratta di una persona che è cittadino croato, ma di origine serba e che in Croazia svolgeva il ruolo di magistrato di Corte d'appello ma, soprattutto, capo dei servizi segreti serbi. Nel 1999 si è allontanato dal Paese ed è iniziata una procedura penale contro di lui per truffa. La truffa sarebbe legata alla vendita di una barca del valore di 138 mila kune, pari a circa 20 mila euro, ma tale denuncia sarebbe stata sporta dallo Stato e non dalle vittime, cioè non esiste alcuna denuncia da parte di quelli che sarebbero i presunti truffati, ma lo Stato ha deciso che egli aveva fatto una truffa nei confronti di coloro ai quali aveva venduto la barca.
Egli, uscito dalle vicende della guerra, e revocato dall'incarico di magistrato, si è messo a svolgere il lavoro di avvocato privato. Nel 1999 espatria e viene in Italia e, a distanza di 12 anni - perché parliamo del periodo che va dal 1999 al 2011 - viene elevato nei suoi confronti un mandato di cattura per questo episodio che apparterrebbe al 1998, quando, quindi, egli non era più né magistrato serbo in Croazia né, ovviamente, capo dei servizi segreti della Serbia in quel distretto.
Questo mandato di cattura viene accettato dalla magistratura italiana con una procedura corretta, e che, in una prima fase, il cittadino croato ex serbo non intralcia, per cui quella procedura va avanti. Egli si trova ormai, da settembre dell'anno scorso, in carcere per questa vicenda e, oggettivamente, se fosse vero che nel 1998 - anche se, ripeto, non esiste la denuncia da parte dei privati - ha venduto una barca, per conto di clienti, del valore di 20 mila euro e che ora venisse condannato a due anni e mezzo di reclusione senza condizionale, si tratterebbe, oggettivamente, di una vicenda che è una persecuzione politica legata alle vicende interne del conflitto degli anni Novanta per l'autonomia della Croazia dall'allora Federazione jugoslava e, in particolare, dallo Stato serbo.
Questo fatto, che arriva a distanza di tantissimo tempo, dà immediatamente da pensare. Trattandosi di un mandato di cattura del 1998 applicato nel 2011, non si può che pensare ad uno di quegli strascichi, purtroppo, delle vicende orribili della Croazia - che noi chiamiamo Dalmazia - verificatesi alla fine della guerra, per la quale vi sono stati tanti morti, purtroppo anche di origine italiana.
In questo caso, invece, si tratta di un cittadino là residente che, in qualche modo, viene perseguitato. Dobbiamo tenere presente che si tratta di un ex magistrato con un incarico statale importante, quale capo dei servizi segreti della Serbia in quel periodo, cioè negli anni Novanta, e che la vicenda giudiziaria sarebbe legata ad una truffa per una barca venduta e per la quale i truffati non hanno mai presentato denuncia. Si tratta di una costruzione.
Spero che in quest'ultima fase processuale in cui la Cassazione dovrà esaminare il caso - perché dovrà essere esaminato dalla stessa - vi sia, per questo cittadino, un corretto utilizzo delle procedure giudiziarie e il riconoscimento di questo suo status particolare. Aggiungo che nel frattempo, questa persona, in Italia, si è sposata con una commercialista italiana e ha due figli italiani.
È una vicenda che ha, dal punto di vista dei risvolti giudiziari, veramente dell'incredibile.

(Iniziative volte a garantire tempi aggiuntivi per i candidati portatori di handicap in merito a un bando per il reclutamento di dirigenti scolastici - n. 2-01171)

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Berretta rinuncia ad illustrare la sua interpellanza n. 2-01171, concernente iniziative volte a garantire tempi aggiuntivi per i candidati portatori di handicap in merito a un bando per il reclutamento di dirigenti scolastici (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere.

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MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, con l'atto parlamentare cui si risponde l'onorevole interpellante chiede se il Ministero non ritenga opportuno integrare il bando di concorso per titoli ed esami a 2.386 posti di dirigente scolastico, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 15 luglio 2011, con l'espressa indicazione della facoltà, per i candidati portatori di handicap, di avvalersi di tempi aggiuntivi per lo svolgimento delle prove e di scegliere con priorità la sede di successiva assegnazione.
Giova anzitutto segnalare che la prova preselettiva e le prove scritte del suddetto concorso si sono svolte, rispettivamente, il 12 ottobre 2011 e il 14 e 15 dicembre 2011. In tale occasione i candidati portatori di handicap hanno potuto usufruire dei tempi aggiuntivi, come previsto dall'articolo 20 della legge n. 104 del 1992, in quanto il meccanismo informatico per la compilazione on-line della domanda di partecipazione ha previsto fin dall'inizio la possibilità per l'interessato di richiedere, oltre agli ausili necessari in relazione al proprio handicap, anche i tempi aggiuntivi.
Per quanto riguarda la seconda questione, si rappresenta che risulta altrettanto garantito il diritto del portatore di handicap alla scelta prioritaria tra le sedi disponibili, di cui all'articolo 21 della medesima legge n. 104 del 1992, espressamente richiamata nelle premesse del bando di concorso stesso. Tale diritto può essere fatto valere anche in un momento successivo allo svolgimento delle prove.
Il Ministero non ha, pertanto, ritenuto necessario integrare il bando, considerato che le regole di svolgimento del concorso medesimo hanno assicurato il riconoscimento dei diritti sanciti dalla citata legge n. 104 del 1992.

PRESIDENTE. L'onorevole Berretta ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, in questo la chiamo a supporto: come ritenersi soddisfatti di una risposta che arriva sette mesi dopo la presentazione di un'interpellanza e dopo che il concorso è già stato espletato? C'era una legittima preoccupazione da parte di un gruppo di portatori di handicap, che riteneva giustamente di avere diritto, oltre che agli ausili necessari, ai tempi aggiuntivi e che aveva una preoccupazione in ordine alla prospettiva e quindi al diritto di scelta della sede prioritaria. Ci siamo fatti carico di questa preoccupazione e avremmo desiderato avere delle risposte in tempi tali da rassicurare i diretti interessati prima che le prove stesse si svolgessero.
Da questo punto di vista, signor sottosegretario, le rassegno un'altra considerazione molto sintetica. Dal momento in cui ho presentato l'interpellanza, capendo che il tempo era molto breve, ho tentato di prendere contatto diretto con l'ufficio scolastico regionale e, avvalendomi degli strumenti informatici usuali, ho visitato il sito, ho acquisito il numero telefonico e ho tentato decine e decine di volte di mettermi in contatto con l'ufficio scolastico regionale.
La invito - ovviamente sapendo che lei ha cose ben più importanti da fare - a fare una verifica, oggi stesso, attraverso il numero telefonico che viene indicato nel sito in bella evidenza. Le rappresento, altresì, che non esiste nell'ufficio scolastico regionale un ufficio per le relazioni con il pubblico. Queste sono complicazioni che ho vissuto sulla mia pelle. Immagini quali siano le complicazioni che può vivere un portatore di handicap che vorrebbe acquisire informazioni utili ai fini della partecipazione ad un concorso.
Siccome credo sia estremamente importante assicurare davvero possibilità di accesso e pari opportunità ai portatori di handicap, ma anche possibilità di accesso e comunicazione tra i cittadini e gli enti pubblici, non ho voluto rinunciare alla replica, proprio perché volevo ancora una volta sottolineare un'esigenza di maggiore attenzione nel rapporto sia con il Parlamento e i parlamentari, ma ancora di più con i cittadini e con i portatori di handicap.

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PRESIDENTE. Ha completamente ragione, onorevole Berretta, grazie per la sua replica.

(Elementi in merito al riconoscimento come titolo per le graduatorie ad esaurimento di un master istituito presso l'università di Udine in lingua e cultura friulane - n. 3-01782 e 3-02112)

PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Strizzolo n. 3-01782 e 3-02112, concernenti elementi in merito al riconoscimento come titolo per le graduatorie ad esaurimento di un master istituito presso l'università di Udine in lingua e cultura friulane, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, si risponde congiuntamente ai due atti di sindacato ispettivo con i quali l'onorevole interrogante chiede quali iniziative il Ministero ritenga di assumere per la valutazione di due corsi sulla lingua e la cultura friulana svolti dalle università del luogo. Più precisamente, il riferimento è al master «Insegnare in lingua friulana», attivato dall'università degli studi di Udine a partire dall'anno accademico 2007-2008, di cui si chiede il riconoscimento quale titolo culturale ai fini del punteggio per l'inserimento nelle graduatorie a esaurimento provinciali di terza fascia, e al «Corso di aggiornamento in lingue minoritarie (friulana, slovena e tedesca)», organizzato dal consorzio universitario del Friuli nell'anno accademico 2004-2005, che si vorrebbe fosse considerato titolo di qualificazione per l'insegnamento del friulano.
Al riguardo, sono stati acquisiti presso i competenti uffici gli elementi informativi che di seguito si illustrano. Relativamente al master «Insegnare in lingua friulana», la direzione generale per il personale scolastico, con nota del 5 agosto 2011, ha precisato all'ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia che tale corso soddisfa i requisiti richiesti dalla tabella di valutazione dei titoli della terza fascia delle graduatorie a esaurimento, approvata con i decreti ministeriali n. 27 e n. 78 del 2007, sia con riferimento alla durata del corso (che deve essere necessariamente annuale ovvero corrispondente a 1.500 ore e 60 crediti) sia relativamente alla coerenza degli insegnamenti ai quali si riferisce la graduatoria prescelta.
In ordine a quest'ultimo punto la suddetta direzione generale precisa, infatti, che la legge n. 482 del 1999, recante «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche», prescrive, al comma 1 dell'articolo 4, che nel territorio in cui sia presente una minoranza linguistica riconosciuta nelle scuole dell'infanzia, l'educazione linguistica preveda, accanto all'uso della lingua italiana, anche l'uso della lingua della minoranza per lo svolgimento delle attività educative; nelle scuole primarie e in quelle secondarie di primo grado, sia previsto l'uso anche della lingua di minoranza quale strumento di insegnamento.
A seguito di tali indicazioni la direzione scolastica regionale per il Friuli-Venezia Giulia, in data 8 agosto 2011, ha impartito istruzioni agli uffici di ambito territoriale da essa dipendenti, invitando i dirigenti degli stessi a valutare tale titolo culturale in occasione della pubblicazione delle graduatorie a esaurimento aggiornate.
Passando al «Corso di aggiornamento in lingue minoritarie (friulana, slovena e tedesca)», la sopra citata legge n. 482 del 1999 ha individuato il friulano come una delle lingue minoritarie da tutelare e perciò le istituzioni scolastiche promuovono, accanto all'uso della lingua italiana, anche l'uso della lingua della minoranza per lo svolgimento delle attività educative. Ciò non toglie, però, che nell'ordinamento scolastico italiano non è stata istituita una Pag. 8specifica classe di concorso per l'insegnamento del friulano, come invece è previsto per l'insegnamento della lingua slovena e della lingua ladina, ragion per cui l'attività formativa in parola non attribuisce alcuna aspettativa.

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di replicare.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, innanzitutto, rispetto ai tempi di attesa per la risposta ad altre interrogazioni - io ho presentato alcune interrogazioni che pendono ancora dal 2008 -, devo esprimere soddisfazione, se non altro per il fatto che in questo momento il Governo ha risposto a distanza di qualche mese.
Per quanto riguarda la prima interrogazione, devo dichiararmi parzialmente soddisfatto perché il rappresentante del Governo ha sostanzialmente fatto riferimento ad una serie di comunicazioni che sono intercorse tra l'autorità scolastica centrale e le autorità periferiche. Tuttavia - e mi riservo di fare una verifica -, non mi risulta che, per quanto riguarda il riconoscimento del master tenuto presso l'università di Udine, ci sia stato un seguito concreto.
Per quanto riguarda invece la seconda interrogazione, esprimo la non soddisfazione rispetto alla risposta che è stata fornita anche se, effettivamente, il sottosegretario chiaramente rappresenta un Governo che è in carica da pochissimi mesi, da poche settimane. Quindi, casomai si tratta di una lacuna del Governo precedente, il quale non ha fatto assolutamente nulla per attivare il riconoscimento anche per i corsi e per gli attestati ottenuti per l'insegnamento della lingua friulana.
Ciò invece avviene, come ha ricordato doverosamente e correttamente il signor sottosegretario, per altre lingue tutelate e riconosciute.
È un punto che voglio ribadire ancora una volta e che fa riferimento a ulteriori interrogazioni che ho presentato circa, per esempio, la mancata istituzione di una classe di prima elementare nonostante ci fosse, come iscrizione, il numero minimo di alunni per quanto riguarda il diritto all'insegnamento in lingua friulana. Anche questo fatto è intervenuto in quest'anno scolastico e ho già presentato un'altra interrogazione.
Sostanzialmente, nelle due interrogazioni ho fatto un riferimento non solo a quanto previsto dalla legge n. 482 del 1999, ma anche ad una serie di riferimenti normativi alle direttive comunitarie circa la necessità che i singoli Governi e i Paesi tutelino le posizioni linguistiche minoritarie. Non è una rivendicazione puramente formale e di rito, ma sostanziale. Purtroppo, ci sono ancora diverse lacune per quanto riguarda adeguati stanziamenti e provvedimenti da parte dello Stato e del Governo nazionale con riferimento alla tutela e alla valorizzazione della lingua friulana, non solo per quanto attiene all'insegnamento nelle scuole, ma anche per quanto attiene, per esempio, alle trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua friulana laddove, grazie o come conseguenza ai tagli lineari fatti dal precedente Governo, purtroppo c'è una drastica riduzione.
Quindi, concludo rivolgendo al Governo (che - lo ripeto - è da poche settimane in carica) l'invito a prestare una maggiore attenzione rispetto a quanto accaduto in passato circa l'effettiva attuazione di principi sanciti dai dettati della nostra Costituzione, da direttive e da indicazioni che vengono dal livello europeo e che derivano anche dalla legge n. 482 del 1999.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, la prego di concludere.

IVANO STRIZZOLO. Per questo, rivolgo di nuovo questo sollecito e questo invito al Governo perché si attivi affinché questo riconoscimento e questa tutela trovino concretezza in provvedimenti e, soprattutto, in stanziamenti di adeguate risorse non solo per quanto riguarda la lingua friulana, ma anche per tutte lingue minoritarie riconosciute e tutelate.

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(Iniziative in merito ad irregolarità riscontrate nella gestione del Centro nazionale di studi leopardiani - n. 3-02111)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Roberto Cecchi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Valducci n. 3-02111, concernente iniziative in merito ad irregolarità riscontrate nella gestione del Centro nazionale di studi leopardiani (Vedi l'allegato A - interpellanze e interrogazioni).

ROBERTO CECCHI, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, mi riferisco all'interrogazione dell'onorevole Massimo Vannucci, che chiede notizie su quanto denunciato dal sindaco di Recanati relativamente a gravi irregolarità nella gestione del Centro nazionale di studi leopardiani.
Preciso che in data 2 agosto 2011 perveniva alla Direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali ed il diritto d'autore, competente per materia, da parte del sindaco di Recanati, una richiesta di controllo ispettivo sul centro studi.
A seguito di tale nota, la Direzione generale provvedeva a convocare il presidente del centro e a chiedere delucidazioni al rappresentante del Ministero nominato nel consiglio dei revisori dei conti, secondo le disposizioni dello statuto.
Nella sua lettera il sindaco di Recanati denunciava in particolare: la mancata attuazione dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 419 del 1999, ovvero la realizzazione di un piano di razionalizzazione dell'uso della sede mediante la sua allocazione in immobili di proprietà e la realizzazione di economie di spesa attraverso la gestione comune di servizi da parte di più enti svolgenti compiti omogenei. In secondo luogo, segnalava la mancata redazione dell'inventario dei beni dell'ente. Inoltre, sottolineava la non applicazione del regolamento di amministrazione e contabilità ex lege n. 70 del 1975, poi recepita dal decreto del Presidente della Repubblica n. 97 del 2003. Infine, denunciava la mancata applicazione delle circolari del Ministero dell'Economia e delle Finanze relative all'obbligo della riduzione di spesa di funzionamento degli enti ed organismi pubblici non territoriali.
Sia il presidente del centro sia i revisori dei conti riportavano le stesse spiegazioni già fornite al sindaco, in data 26 marzo 2010, dai revisori all'epoca in carica. Essi infatti riferivano - come del resto avevano allora riferito - che l'attuazione della norma di cui all'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo n. 419 del 1999, inerente l'adozione del piano di razionalizzazione degli uffici degli enti privatizzati a seguito delle procedure di cui al decreto legislativo suddetto era condizionata alla emanazione di un'apposita direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri che, allora come oggi, non risulta essere stata prodotta.
Quanto alle competenze dell'organo di revisione circa l'obbligo di curare che l'inventario dei beni del Centro fosse redatto entro 60 giorni dalla privatizzazione, secondo quanto richiesto all'articolo 3, comma 6, del decreto legislativo n. 419 del 1999, il collegio di revisione ha fatto presente che l'inventario è stato redatto per i soli beni mobili e aggiornato alla situazione esistente al 1o gennaio 2010, mentre non risulta ancora redatto l'inventario dei beni immobili. Il collegio ha rilevato come al mancato completamento del documento abbia contribuito la carenza di personale del Centro. Tuttavia, l'organo di revisione si è impegnato ad ultimare quanto prima l'inventariazione, previa perizia degli immobili, al fine di attribuire a ciascun cespite il proprio valore economico. La stessa direzione generale per le biblioteche si è fatta garante del completamento dell'inventario.
Quanto alla modalità di tenuta della contabilità, i revisori hanno riferito che, pur se l'articolo 14 dello statuto del Centro, rinviando per quanto non ivi previsto alle norme vigenti in materia e, di conseguenza, anche all'articolo 14 del decreto legislativo 419 del 1999, non preveda una deroga all'applicazione del regolamento di amministrazione e contabilità, di cui al decreto del Presidente della Repubblica Pag. 10n. 97 del 2003, la prassi adottata dall'ente di redigere i bilanci secondo le regole della contabilità finanziaria non ha provocato conseguenze negative circa la leggibilità e la trasparenza dei dati esposti nei documenti contabili.
L'adeguamento alla normativa prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 97 del 2003, propria degli enti pubblici avrebbe comportato l'adozione, da parte del Centro, di un sistema contabile e di bilancio oltremodo pesante e non compatibile con la realtà di un ente culturale di dimensioni così limitate. Pertanto, i revisori ritengono preferibile una modifica statutaria che renda corrispondente alla prassi seguita la modalità di tenuta della contabilità.
Quanto alla mancata applicazione delle circolari del Ministero dell'economia e delle finanze in materia di riduzione delle spese di funzionamento degli enti pubblici non territoriali, i revisori hanno rilevato come le riduzioni di spesa siano state diretta conseguenza della diminuzione dei fondi destinati ai contributi statali per le istituzioni culturali. Peraltro, il Centro non sembra possa pienamente individuarsi tra i destinatari delle circolari richiamate poiché, pur essendo destinatario di contributi pubblici, non è inserito nell'elenco delle amministrazioni pubbliche, redatto annualmente dall'ISTAT. Il contributo erogato da questo Ministero è, infatti, eventuale e segue l'iter previsto per tutti gli istituti che fanno istanza di contributi, ai sensi della legge n. 534 del 1996.
La competente direzione ha preso atto delle delucidazioni fornite dal presidente del Centro e dai revisori e le ha vagliate alla luce della documentazione inoltrata puntualmente dall'ente, in considerazione degli obblighi di rendicontazione cui lo stesso è sottoposto in virtù del suo inserimento nella tabella degli istituti culturali di cui all'articolo 1 della legge n. 534 del 1996. Occorre precisare che i poteri di vigilanza di questa amministrazione sul Centro di studi leopardiani, come sugli altri istituti, sono circoscritti all'esatto utilizzo del contributo erogato e che, a tal fine, sono state ritenute esaurienti le relazioni del collegio dei revisori dei conti, al cui interno siede un rappresentante ministeriale.
Va richiamato, in proposito, quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 10 febbraio 2000, n. 361, cioè il regolamento recante norme per la semplificazione dei procedimenti di riconoscimento di persone giuridiche private e di approvazione delle modifiche dell'atto costitutivo e dello statuto, che, in materia di fondazioni, sottopone le stesse alla vigilanza della locale prefettura, lasciando nelle associazioni, come nel caso del Centro nazionale di studi leopardiani, all'assemblea il compito di sovrintendere alla corretta gestione dell'organismo.

PRESIDENTE. L'onorevole Vannucci ha facoltà di replicare.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Roberto Cecchi per la dettagliata risposta che denota un interesse del Governo per questa istituzione. Del resto, parliamo del sommo poeta, del poeta per eccellenza, Giacomo Leopardi e credo che ciò affidi all'Italia un obbligo davanti al mondo; l'obbligo di valorizzarlo, di valorizzarne e approfondirne la figura, di studiarlo e di facilitarne la comprensione e la diffusione. Dall'azione che il Ministero dice di aver fatto con la convocazione del presidente da parte del rappresentante del Ministero si evince che le carenze che abbiamo denunciato esistevano: si è detto che non è stato prodotto il piano di razionalizzazione e ancora non c'è l'inventario dei beni immobili. Le inadempienze si sono registrate, quindi il potere di vigilanza del Ministero è, quanto mai, opportuno.
Peraltro, abbiamo sentito che è necessaria una modifica statutaria per rendere più agevole e flessibile l'attività. Tuttavia, signor sottosegretario, l'interrogazione aveva anche lo scopo di sensibilizzare il Governo verso questa figura, soprattutto nel centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia e, a tal proposito, il contributo di Giacomo Leopardi è universalmente riconosciuto. Pag. 11
Noi dobbiamo fare di più, il poeta merita di più di questo Centro nazionale di studi leopardiani e soprattutto merita che questo Centro nazionale di studi sia un po' sganciato dalle logiche locali che sono spesso anche politiche. Siccome il Ministero ha il potere di nomina, oltre che di vigilanza, credo che debba svolgere un'azione per elevarne il profilo, affidandosi anche a personalità di rilievo internazionale e ad eminenti studiosi. Credo che questo sia un obbligo del nostro Paese. È, pertanto, necessario intervenire, per cui le chiedo un supplemento di attenzione, oltre alla verifica burocratica indispensabile, altrimenti penso che la cattiva gestione del Centro potrebbe ripercuotersi negativamente sull'immagine del Paese e sulla figura stessa di Giacomo Leopardi. In questo caso, il naufragar - come avrebbe detto il poeta - non sarebbe dolce.

(Iniziative di competenza al fine di privilegiare nelle assunzioni in ruolo dei docenti l'appartenenza al territorio di destinazione - n. 3-01797)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Garagnani n. 3-01797, concernente iniziative di competenza al fine di privilegiare nelle assunzioni in ruolo dei docenti l'appartenenza al territorio di destinazione (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'onorevole interrogante chiede di sapere quali iniziative e interventi il Ministero intenda adottare, nell'ambito delle procedure di immissione in ruolo, per favorire gli aspiranti che sono inseriti da tempo nelle graduatorie di una determinata provincia rispetto a coloro che vi sono transitati per trasferimento da altra graduatoria, ciò al fine di valorizzare l'esperienza di insegnamento maturata in una determinata realtà geografica e assicurare la continuità didattica.
Preliminarmente giova precisare che l'entità numerica dei posti disponibili per le assunzioni in ruolo per l'anno 2011-2012 è effettivamente corrispondente alle circa 30 mila unità richiamate dall'interrogante. Le relative assunzioni sono state effettuate non già attingendo da vecchie e nuove graduatorie, bensì fissando la decorrenza giuridica di diecimila nomine dal precedente anno scolastico 2010-2011 e delle rimanenti dal corrente anno 2011-2012.
In merito ai quesiti esposti, si sottolinea che la continuità didattica è assicurata attraverso la stabilità dell'incarico e la permanenza del docente, per un congruo periodo, nella stessa sede.
In passato, tali circostanze non sempre sono state assicurate perché i docenti che conseguivano l'immissione in ruolo in una provincia diversa da quella di residenza potevano ricorrere all'istituto dell'utilizzazione e dell'assegnazione provvisoria presso altra provincia, così mettendo in discussione le aspettative alla continuità dell'insegnamento.
Questo inconveniente è stato risolto dall'articolo 9, comma 21, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, che intervenendo sull'articolo 399, comma 3, del Testo unico delle leggi in materia di istruzione, prevede che i docenti destinatari di nomina a tempo indeterminato decorrente dall'anno scolastico 2011-2012 possono chiedere il trasferimento, l'assegnazione provvisoria o l'utilizzazione in altra provincia dopo cinque anni di effettivo servizio nella provincia di titolarità.
Trova così applicazione anche al sistema scolastico un principio valido per tutti i settori dell'impiego pubblico diretto ad assicurare la continuità del servizio e a favorire lo sviluppo del senso di appartenenza alla comunità dove si presta servizio.
Per quanto riguarda la segnalata opportunità di preferire, nell'assegnazione della cattedra, coloro che provengono dalla realtà locale ove svolgono il servizio, Pag. 12si ricorda che in merito alle modalità di inserimento nelle graduatorie ad esaurimento di coloro che si trasferiscono da una provincia all'altra si è sviluppato un rilevante contenzioso che il legislatore ha inteso definire attraverso una norma di interpretazione autentica (articolo 1, comma 4-ter, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 134, aggiunto dalla legge di conversione 24 novembre 2009, n. 167), secondo la quale il docente trasferitosi nella graduatoria di una provincia diversa da quella in cui era inserito veniva collocato in coda alla stessa. Tale norma è stata però dichiarata costituzionalmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza 7 febbraio 2011, n. 41, che ha quindi ribadito il principio dell'inserimento cosiddetto «a pettine».

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, do atto di una certa completezza nella risposta che però a mio modo di vedere non fa i conti con l'evoluzione della situazione. Premesso che conosco benissimo i limiti costituzionali, i giusti limiti sull'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e davanti alle loro prospettive di lavoro, per quanto riguarda il trasferimento, in questo caso del docente, rimane però il fatto che, pur ovviamente essendo giusto il richiamo ai cinque anni di effettiva presenza nel territorio prima di chiedere il trasferimento - oggetto anche della mia interrogazione perché nel passato si è verificato proprio il caso che gli insegnanti vincevano un concorso, poi, automaticamente, dopo un mese o due chiedevano il trasferimento, interrompendo la continuità didattica e determinando una serie di disfunzioni facilmente evidenziabili e che hanno arrecato conseguenze negative alla scuola -, senza con questo infirmare i principi stabiliti anche dalla Corte costituzionale e dal Governo, possa essere adottata una misura intermedia che, facendo salvi quei principi salvaguardi, a livello di punteggio, l'appartenenza territoriale e l'identità di coloro che hanno maturato un punteggio a livello della provincia dove effettivamente prestano il loro servizio.
Mi pare che si sia adottata un'ipotesi del genere in alcune regioni del nord Italia senza con questo, ripeto, togliere spazio ad altre, e mi risulta anche che vari direttori scolastici e regionali abbiano chiesto al Governo un'interpretazione di questa querelle che si è conclusa parzialmente, ma direi - scusate il bisticcio di parole - non si è conclusa perché c'è stato, a seguito di un ricorso, una pronuncia del TAR del Lazio, non più tardi di quindici giorni fa, che ha dichiarato la propria incompetenza e ha demandato il tutto al tribunale del lavoro.
A questo punto - questa è l'aggiunta che io faccio all'osservazione del Governo - io credo che per dirimere questi contrasti, in quanto mi risulta che in varie direzioni scolastiche regionali sono stati stabiliti alcuni posti riservati e ai cosiddetti «pettinisti» - mi scusi il termine ed il bisticcio di parole, ma è di uso comune - in attesa di una pronuncia degli organi giurisdizionali e del Governo urge una presa di posizione del Governo, una direttiva.
Mi risulta infatti che vari direttori scolastici regionali di fronte a questo problema, pressati, da un lato, dai ricorrenti, dall'altro, dai docenti, chiedono lumi al Governo in attesa di una pronuncia giurisdizionale che non si sa quando avverrà. C'è stata, infatti, una dichiarazione di incompetenza dal TAR del Lazio - lo ripeto - e il tribunale del lavoro dovrà esprimersi più avanti non si sa in che modo.
In questo contesto, compito del Governo è governare e farsi carico delle realtà. Credo che una soluzione possa essere trovata interloquendo anche con gli organi giurisdizionali, pur dell'autonomia del Governo, per trovare una soluzione che accontenti e contemperi il principio di uguaglianza dei cittadini, garantito dalla Costituzione, e un riconoscimento, a livello Pag. 13di punteggio, dei meriti acquisiti sul territorio in lunghi anni di docenza.
Questa è la ragione della mia interrogazione ed in ogni caso occorre un chiarimento. Di fronte a questa situazione, non possiamo ancora attendere qualche mese o addirittura un anno, perché la situazione determina una serie di indecisioni e di caos vero e proprio nelle direzioni scolastiche regionali, perché la stabilità del posto non è garantita, perché alcuni sono riservati. Dalla Lombardia al Veneto, all'Emilia Romagna, so che ci sono posti riservati per i cosiddetti pettinisti, in attesa di un'eventuale decisione. Allora credo che occorra fare luce su questo fatto. Di qui la ragione della mia interrogazione. Non me ne voglia il rappresentante del Governo, il sottosegretario, pur prendendo atto di una certa completezza nell'illustrazione, per l'insoddisfazione che registro. Auspico e invito il Governo ad assumere una sua decisione su questo problema, non demandando tutto alla pronuncia della magistratura del lavoro. Questa è la ragione per cui confermo la mia insoddisfazione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 16 con il seguito della discussione della proposta di legge recante «Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto».

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boniver, Casini e Jannone sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo per chiedere che la Presidenza verifichi la disponibilità del Governo a riferire in Aula in ordine alla grave situazione che si è venuta a determinare in India a seguito dell'arresto dei nostri due marò, che sta in questo momento rischiando di diventare, dal punto di vista diplomatico, una questione molto molto difficile per i rapporti che si vengono a determinare tra i due Paesi.
Signor Presidente, chiedo la verifica della disponibilità del Governo a fare in modo che nelle prossime ore il Parlamento possa essere messo nelle condizioni di comprendere quale sia l'iniziativa che il Governo sta mettendo in atto e quali siano le condizioni effettive perché si addivenga il più presto possibile alla soluzione della difficile situazione che si è venuta a determinare.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, già questa mattina altri gruppi avevano avanzato la stessa richiesta da lei ora formulata a nome del gruppo del Partito Democratico. La Presidenza si attiverà ovviamente con il Ministro per i rapporti con il Parlamento per avere una risposta da parte del Governo nel merito.

Su un lutto del deputato Carmelo Porcu.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Carmelo Porcu è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

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Seguito della discussione della proposta di legge: Tenaglia ed altri: Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto (A.C. 2094-A) (ore 16,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge di iniziativa dei deputati Tenaglia ed altri: Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto.
Ricordo che nella seduta del 20 febbraio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2094-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2094-A).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, il gruppo Lega Nord Padania è stata invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, l'articolo aggiuntivo Scilipoti 10.030, non previamente presentato in Commissione, volto ad estendere l'applicazione del comma 3 dell'articolo 192 del codice di procedura penale, in materia di valutazione delle dichiarazioni rese dal coimputato, alle dichiarazioni intercettate.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 9.100, che è in distribuzione.
Avverto infine che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati dal presentatore le seguenti proposte emendative: Ria 1.2, 1.01, 2.2 e 3.2.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2094-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2094-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, come già dichiarato ieri in sede di discussione sulle linee generali, la Lega Nord è contraria a questa proposta di legge, e lo ha espresso anche a più voci e a più riprese durante tutto l'iter nelle varie Commissioni, in quanto questa proposta di legge va nella direzione opposta rispetto a quella sempre sottolineata e rimarcata da più parti e da più voci in quest'Aula, le stesse voci che oggi presentano la proposta di legge e la sostengono anche.
Infatti, noi riteniamo che siamo di fronte ad una vera e propria proposta lesiva dei diritti dei cittadini.
Quello che viene chiesto continuamente, ogni giorno, è la certezza della pena e del diritto, non sicuramente perseguita con la proposta di legge in oggetto. Questo è il motivo degli emendamenti presentati dal mio gruppo, con la richiesta di soppressione di alcuni articoli contrari ai principi fondamentali a cui con il provvedimento in esame si vuole dare atto.
Il testo, infatti, prevede che il giudice pronunci sentenza di proscioglimento quando, per le modalità della condotta, l'occasionalità del fatto - quindi parliamo di una forte discrezionalità da parte di chi poi deve emettere la sentenza finale - e l'esiguità delle sue conseguenze dannose o pericolose, il fatto è di particolare tenuità. Le conseguenze consistono sicuramente nell'evitare il carcere, il tribunale soprattutto, ma anche l'intero iter processuale, a coloro che commettono diverse tipologie di Pag. 15reato, come furti di piccola consistenza, quindi di particolare tenuità, anche se bisognerebbe chiarire cosa intendiamo per furto di piccola tenuità; sappiamo benissimo che dobbiamo considerare che in alcune parti del nostro Paese questo tipo di criminalità è all'ordine del giorno e, quindi, un provvedimento di questo tipo andrebbe a ledere ulteriormente, in maniera grave, i diritti dei cittadini. Accanto al furto di particolare tenuità possiamo ricordare anche il reato di raggiro minimo o altri casi molto simili. Con il provvedimento in esame a questi casi segue un'archiviazione immediata o una sentenza di proscioglimento.
Si tratta, quindi, di un nuovo strumento interpretativo, di una nuova fattispecie giuridica, ossia la tenuità del fatto che, come ben sappiamo, è già prevista nell'ambito del diritto minorile e per i reati di competenza del giudice di pace. Con la proposta di legge in oggetto, però, la tenuità si può verificare per qualsiasi tipo di reato - da questo deriva la nostra contrarietà di fondo - e si dà piena discrezionalità al giudice in ordine alla valutazione dell'occasionalità del reato e delle conseguenze che questo produce. Chiaramente, questo non va nella direzione della sicurezza del diritto e della certezza della pena. Quali obiettivi si pongono il legislatore, chi propone questa legge e il Governo stesso? Innanzitutto, quello di ridurre il carico dei procedimenti penali quando si verificano dei casi in cui vi è una scarsa offensività oppure tale da non giustificare i costi del processo e, quindi, i costi dell'intera macchina giudiziaria. Chi parla però sempre di legalità, di giustizia uguale per tutti, di certezza della pena, di diritti, come può rappresentare una proposta che va in questa direzione?
Un fatto ancora più grave è stato l'atteggiamento del Governo durante l'iter di presentazione della proposta di legge in oggetto e durante i lavori nelle Commissioni. Il Ministro stesso è intervenuto direttamente in Commissione cercando di sottolineare una maggiore discrezionalità dei giudici. Si tratta di un intervento contestato a più riprese perché si parla di discrezionalità dei giudici, poi, però, in altre questioni invece vogliamo togliere questa discrezionalità o la responsabilità degli stessi. Questa non ci sembra sicuramente una cosa equa e giusta.
Non comprendiamo qual è la linea di questo Governo in questa materia. Ci si scandalizza quando si vuole correre ai ripari, come ha fatto il Parlamento - che, ricordiamo, è l'organo legittimamente votato dai cittadini - quando si è espresso a favore della responsabilità civile dei magistrati. Il Governo stesso ha però subito definito questo fatto non giusto, non equo, e ha annunciato che si sarebbe seguita una linea differente; è quindi corso ai ripari. Alla fine, però, chi paga è sempre il semplice cittadino che, normalmente, paga le tasse e si comporta in maniera onesta. Si vuole proprio scardinare il nostro sistema giudiziario e quindi ledere i diritti dei cittadini.
Dopo il provvedimento «svuota carceri» votato la settimana scorsa - che ci ha visti ancora una volta in prima linea all'opposizione nel contestare l'intero provvedimento nelle sue linee guida - siamo di fronte ad un provvedimento «svuota processi», quando sappiamo benissimo, invece, che la strada più giusta per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, evidenziata nelle scorse settimane, rimane quella di investire nell'edilizia carceraria, come era già stato fatto con il Governo precedente, legittimamente votato ed autorizzato a mettere in atto una serie di provvedimenti. L'attuale Governo invece oggi sostiene con molta facilità, provvedimenti che non seguono sicuramente questa direzione.
Ma non si tratta solo dell'edilizia carceraria, ma anche soprattutto di attuare dei semplici accordi bilaterali con i Paesi di origine dei tanti detenuti, che oggi soggiornano a nostre spese nelle nostre carceri, creando quindi il sovraffollamento e le condizioni che sappiamo - e giustamente lo abbiamo rimarcato anche noi - non sono quelle giuste.
Come è stata definita, quindi, è una nuova amnistia, un nuovo indulto, quello che è stato votato, dando uno schiaffo Pag. 16nuovamente ai cittadini onesti, alla parte del Paese che lavora, alla parte del Paese che si è sempre comportata bene e alla parte del Paese che crede sia giusto che esistano una giustizia e una legalità e che debbano essere uguali per tutti. Invece di investire nella certezza della pena e quindi in una maggiore responsabilità dei magistrati, nel costruire nuove carceri, questo Governo fa l'opposto.
Senza parlare del resto. E qui c'è un altra questione - anche se non è pertinente a questo provvedimento - che è quella della divisione delle circoscrizioni giudiziarie e della chiusura dei tribunali. Noi sappiamo che il Governo sta mettendo in atto un provvedimento, che prevede una riduzione drastica di quelle che sono le circoscrizioni giudiziarie, ed ha già messo in atto la chiusura dei giudici di pace, tutto ciò creando un grossissimo danno al Paese, ma soprattutto creando un grossissimo danno ai cittadini ed alle imprese. Molte volte, infatti, queste cittadelle della giustizia minori - che non sono le cittadelle provinciali della giustizia, come quelle che si prevede dovrebbero essere mantenute - danno invece delle risposte celeri e importanti e vanno incontro alle esigenze dei territori, dei singoli cittadini e delle singole imprese.
Io posso riportare un esempio. È l'esempio del mio tribunale, il tribunale di Bassano del Grappa, il territorio dove vivo, che sta rischiando appunto la chiusura e l'accorpamento quindi nella sede provinciale di Vicenza. Cosa succederebbe? Sarebbe un nuovo danno per i cittadini. Infatti si tratta di andare a chiudere un tribunale che funziona, che funziona per la tempistica, che funziona se vogliamo anche a livello contabile, nel senso che i conti alla fine sono in attivo rispetto a quello che viene pagato o erogato ed a quello che lo Stato incassa. Lo chiudiamo per una sorta di razionalizzazione e per una sorta di miglioramento. Ma miglioramento di cosa? Miglioramento sicuro, forse, dei tempi? Assolutamente no! Infatti, perché caricando su alcuni tribunali tutte le competenze e tutti i carichi, che adesso risultano distribuiti, sicuramente non avremmo tempi più celeri e non avremmo certezza per quanto riguarda la chiusura dei procedimenti e non avremmo risposte né per i nostri cittadini né per le nostre imprese.
Insomma, mi sembra che quello che sta facendo questo Governo vada un poco a macchia sparsa. Ci sono provvedimenti come questi, ovvero i provvedimenti «svuota carceri» per il problema del sovraffollamento, provvedimenti di chiusura delle circoscrizioni per la razionalizzazione, c'è il problema dello «svuota processi» per cercare appunto di ridurre il peso, i costi e così via. Sono però provvedimenti che si contraddicono l'uno con l'altro. Non può, quindi, funzionare in questo modo, non può sicuramente essere una linea comune. Non capisco come si possa parlare di funzione deflattiva ossia di riduzione del carico, di riduzione degli oneri, di risposte puntuali, di risposte concrete e via dicendo, quando poi prevediamo invece la chiusura dei tribunali e - ho fatto l'esempio specifico del tribunale di Bassano del Grappa - il conseguente sovraccarico di lavoro in altre strutture, che poi chiaramente non potranno reggerlo e non potranno dare risposte certe in tempi certi.
Questo rappresenta una chiara contraddizione, come chiara contraddizione è appunto il provvedimento che stiamo esaminando oggi. Il nostro movimento, la Lega Nord, si è espressa in Commissione in maniera contraria. Non sono stati neanche recepiti i rilievi che la I Commissione (Affari costituzionali) ha avanzato e che ha voluto appunto evidenziare. Questo credo che vada anche nella direzione di non ascoltare quelli che sono appunto gli organi competenti e che quindi devono legittimamente - ripeto e mi piace sottolineare «legittimamente» - dare il proprio contributo. Si vuole invece procedere con un'unica voce e sottolineando quello che sarebbe un miglioramento per i cittadini. Ma miglioramento per i cittadini noi non pensiamo che ce ne sia, in quanto la tenuità del fatto, ridurre quello che è il Pag. 17carico, archiviare durante il processo, non attivare le fasi processuali e così via, non è che vadano in questa direzione.
Credo che oggigiorno uno dei temi più sentiti da parte della popolazione sia quello della sicurezza.
Quando parliamo di sicurezza, però, dobbiamo parlare di sicurezza a trecentosessanta gradi, quindi la sicurezza sicuramente rispetto alla grande criminalità ma anche la sicurezza rispetto alla piccola e media criminalità, e quindi anche quella presente nei nostri territori. Parlo del Nord dove sono abituata a subire e a vedere quotidianamente sulle pagine dei giornali e in televisione furti che arrivano da tutte le parti, commessi da criminali anche in erba se vogliamo, da giovani criminali che però devono essere perseguiti, devono pur rappresentare un esempio per gli altri, perché non possiamo pensare che per il fine di ridurre, sburocratizzare e snellire la macchina, costoro possano in un certo senso farla franca. Ma poi non possiamo pensare che tutto sia dato in mano alla discrezionalità del giudice di turno, perché vediamo invece cosa è successo quando noi della Lega abbiamo voluto sottolineare la responsabilità dei giudici e dei magistrati in campo civile: c'è stata la ribellione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma allora noi non riusciamo a capire come mai da una parte vogliamo dare più potere e più discrezionalità ai giudici e quindi a fare in modo che siano loro gli unici a poter dire se il fatto è tenue ovvero se è semplice e di piccola portata, e dall'altra parte però si ergono le barricate quando vogliamo che costoro paghino o rispondano in caso di sentenza sbagliate ed errate, come vediamo quotidianamente accadere. Mi sembra una contraddizione sia da parte di chi propone questo provvedimento e quindi il Partito Democratico, che ne è il primo firmatario, ma anche gli altri gruppi parlamentari che sostengono questa maggioranza e che nuovamente, credo, mettono in evidenza come non ci sia una linea comune né un progetto di fondo. Al tempo stesso credo sia anche una contraddizione da parte dei magistrati, perché non possono svenderci una volta una cosa e invece un'altra volta un'altra cosa.
Per tutte queste motivazioni e ragioni il nostro voto non può che essere contrario. Non può che essere un voto contrario nel sottolineare che noi, invece, siamo quelli vicini ai cittadini, vicini al territorio, per mantenere, sensibilizzare e garantire la sicurezza e i diritti dei cittadini ma al tempo stesso la certezza della pena (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, appena un mese fa in quest'Aula il Ministro Severino, nel riferire al Parlamento sullo stato della giustizia, manifestava forti preoccupazioni sia in ordine all'enorme quantità dell'arretrato penale da smaltire pari a 3.400.000 processi al 30 giugno del 2011, sia in ordine ai tempi medi di definizione dei processi che nel penale sono pari a quattro anni e nove mesi. In sostanza, concludeva il Ministro, circa un cittadino su sette entra nel circuito della giustizia e ne esce dopo anni e anni. Inoltre, proprio a causa della ritardata giustizia, cresce ogni anno il contenzioso per ottenere il risarcimento del danno da parte di cittadini i cui ricorsi sono passati dai 3.580 del 2003 ai 49.596 del 2010, provocando un inevitabile intasamento del sistema e un'ulteriore dilatazione dei tempi, senza considerare i costi che per lo Stato ammontano, solo nel 2011, a 84 milioni di euro.
La Commissione per la riforma del processo penale, coordinata dal professor Riccio, avvertiva che il processo è una risorsa da gestire con oculatezza, perché trascurandone le capacità giocoforza limitate, si è rende concretamente impraticabile il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale. Ed è proprio per non vanificare tale principio costituzionale che la proposta di legge oggi in discussione propone una soluzione normativa in grado di alleggerire il carico giudiziario offrendo Pag. 18un'alternativa al processo. Ecco perché risulta di difficile comprensione l'atteggiamento nettamente contrario al provvedimento della Lega, che rinuncia ad uno strumento deflattivo nei confronti di fatti che risultino di così poca offensività.
La costosa risorsa del processo va impiegata invece per perseguire reati che minacciano la sicurezza dei cittadini e minano la democratica convivenza civile. La proposta di legge in oggetto interviene nelle diverse fasi del procedimento, in sede di udienza preliminare, in dibattimento, in ogni stato e grado del processo, nel caso in cui il fatto, per le modalità della condotta, l'occasionalità, e le conseguenze dannose o pericolose della stessa, sia di particolare tenuità. Molti emendamenti presentati indicano varie fattispecie di reato cui non vanno applicate le disposizioni di questa proposta di legge. Analogo ragionamento suggerisce la I Commissione, circa l'opportunità di ricomprendere o meno, tra le previsioni del testo, i reati di violenza contro la persona.
L'ipotesi di formulare un elenco di reati, o quella di fissare una soglia edittale, non hanno trovato accesso nel testo definitivo del relatore, nel convincimento che l'esiguità delle conseguenze dannose e pericolose della condotta sia un criterio di per sé sufficiente a escludere che, in relazione ai reati gravi, possano venire formulate diagnosi di particolare tenuità del fatto. Per questo si è preferito fissare come dato di riferimento solo quello della particolare tenuità e si è preferito non addentrarsi e non impelagarsi in un elenco di reati (in cui sicuramente qualcuno sarebbe sfuggito) oppure nella fissazione di una pena edittale minima.
In riferimento invece alla condizione posta nel parere della I Commissione, si rileva che gli effetti dell'opposizione presentata dalla parte offesa non sono specificati solo perché già previsti nel codice. Nell'archiviazione la cautela nei confronti della parte offesa è massima. Gli effetti dell'opposizione sono quelli previsti e normati nei procedimenti per archiviazione. Nella fase dibattimentale le garanzie sono già offerte nel codice, come anche il rapporto con le circostanze attenuanti è contemplato già sia nel processo minorile sia in quello di competenza del giudice di pace.
Molto si è discusso in Commissione, ed il relatore - che ringrazio per la sua laboriosa sintesi - ha tenuto conto di suggerimenti e delle perplessità che venivano manifestate. Il risultato di questo lavoro sicuramente ha migliorato il testo e ha consentito l'inserimento nel testo definitivo del principio e del criterio dell'occasionalità della condotta tra gli indicatori normativi della tenuità, nonché la tutela della parte offesa. Sono due importanti risultati che nel lavoro, nel dibattito, nell'apporto di contributi che molti deputati hanno offerto alla discussione, sono diventati elementi rilevanti di miglioramento del testo. Per quel che riguarda l'occasionalità, rinunciare a perseguire comportamenti tenui non occasionali, significava rassegnarsi a non dare rilievo penale a comportamenti che si susseguivano nel tempo, manifestandosi possibilmente nei confronti della stessa persona. Si è preferito quindi delineare in modo più rigoroso i contorni dell'occasionalità in modo da scongiurare il rischio di valutazioni orientate sulla persona dell'interessato o eccessivamente discrezionali da parte del giudice. La scelta della Commissione ha riguardato anche il rafforzamento della tutela dell'offeso e del danneggiato dal reato.
Ecco perché ci risultano inspiegabili questi emendamenti proposti dalla Lega Nord Padania, ma anche dall'Italia dei Valori, proprio perché il provvedimento, con l'inserimento di questi due elementi, è diventato un provvedimento che garantisce la parte offesa e che elimina quel rischio che poteva adombrarsi, relativo alla non occasionalità del comportamento, per cui comportamenti ripetuti potevano rimanere impuniti.
La tutela dell'offeso implica: l'obbligo per il giudice di pronunciarsi anche sulla domanda per le restituzioni e il risarcimento del danno, esattamente come oggi avviene in relazione alle sentenze di condanna; l'efficacia di giudicato quanto all'accertamento della sussistenza del fatto, Pag. 19della sua illiceità penale e all'affermazione che l'imputato lo ha commesso, nel giudizio civile o amministrativo, per le restituzioni e il risarcimento del danno; l'iscrizione per estratto nel casellario giudiziale del provvedimento con il quale l'imputato è stato prosciolto per particolare tenuità del fatto. Ecco perché agli emendamenti, in sede di Comitato dei nove, è stato dato parere negativo, tranne ad uno che inserisce la possibilità di archiviazione su proposta del pubblico ministero.
Infine, vi sono alcune norme di coordinamento necessarie, in quanto questo istituto, che è stato introdotto adesso nel codice di procedura penale, esisteva già in due riti, ossia nel rito davanti al giudice di pace e nel procedimento penale minorile. Era quindi necessario coordinare questo nuovo istituto, sia con il procedimento penale minorile - e lo si è fatto dando la possibilità per il giudice di pronunciare una sentenza di non luogo a procedere per particolare tenuità del fatto, anche all'esito del dibattimento, ipotesi che non era prevista -, sia nel rito penale davanti al giudice di pace, applicando, anche ai procedimenti davanti al giudice di pace stesso, la disciplina generale sulla particolare tenuità introdotta in via generale nel codice di procedura penale.
L'accoglimento degli emendamenti che sono stati presentati, vanificherebbe la ratio del provvedimento, non consentendo l'alleggerimento della pesantissima e lentissima macchina della giustizia. Non credo che questo sia l'obiettivo della Lega Nord Padania, ma credo che la Lega Nord Padania per prima, proprio per la difesa che fa in genere della sicurezza dei cittadini e della certezza del diritto, dovrebbe voler scegliere un alleggerimento e una deflazione dei procedimenti giudiziari a favore del perseguimento di reati che sono sicuramente più gravi e che minacciano, quelli sì, la sicurezza dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scelli. Ne ha facoltà.

MAURIZIO SCELLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, il provvedimento che oggi è all'esame dell'Assemblea è un provvedimento di grande utilità, per non dire urgenza. Abbiamo necessità che il peso che grava sulle procure e sui tribunali possa in qualche modo alleggerirsi per consentire la definizione di quelli che sono i procedimenti che riguardano reati che destano allarme sociale e che producono soprattutto un danno ai cittadini e alle parti lese. Questo provvedimento, che concerne la conseguenza di un fatto cosiddetto tenue, quindi, in base anche a quanto ci ha esposto il relatore nella discussione sulle linee generali di ieri, è molto equilibrato. È un provvedimento che già è stato applicato, seppur in maniera diversa, con successo nei procedimenti di fronte al giudice di pace e anche nel procedimento minorile ed ha passato anche il vaglio della Corte costituzionale.
Infatti non viola assolutamente il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, che è stata ritenuta salvaguardata proprio dal tipo di modalità con cui è stata esercitata nell'ambito di quei procedimenti. Il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale viene salvaguardato proprio dal fatto che si preferisce procedere nell'ambito di quei reati che destano una maggiore attenzione, proprio per le conseguenze negative che comporta la possibilità di essere perseguiti e puniti, come è giusto che sia.
La garanzia principale che riteniamo debba essere sottolineata, è quella anzitutto dell'impiego delle migliori risorse dal punto di vista economico e dal punto di vista delle risorse umane. Non dimentichiamo che spesso le procure e i tribunali sono subissati dai procedimenti più disparati e spesso quelli più gravi e quelli più seri, che riguardano la criminalità organizzata, si trovano ad essere soffocati da procedimenti di minore entità e soprattutto da quelle che possono essere conseguenze minime, quindi tenui per quanto riguarda proprio i reati da perseguire e da condannare.
A questo punto in Commissione si sono valutate le varie ipotesi, si è ponderato il peso degli emendamenti, ma è apparso in maniera chiara che l'insussistenza del Pag. 20fatto potesse e dovesse essere in qualche modo equiparata, uniformata, al fatto tenue. Ci sono reati che non comportano alcun allarme sociale. Ci sono reati che, pur configurandosi come tali, non destano alcun tipo di conseguenza, tanto meno alle presunte vittime, seppur in astratto, dei reati stessi. Sono quindi questi i reati che possono essere facilmente definiti con una richiesta di archiviazione da parte del PM e un accoglimento da parte del giudice per le indagini preliminari dell'archiviazione stessa o, addirittura nell'udienza preliminare o in qualsiasi stato e grado del giudizio, con un accoglimento e con una sentenza che definisca la vicenda, quindi, per tenuità del fatto, e quindi con una sostanziale archiviazione dello stesso, portando ad una deflazione, ad una diminuzione dei procedimenti pendenti.
Nei procedimenti di fronte ai giudici di pace, e nell'ambito della giustizia minorile, tutto questo ha prodotto una deflazione importante - la si calcola intorno ad un terzo dei procedimenti pendenti - e quindi ha dato un sollievo non da poco riguardo ai carichi pendenti di fronte alle procure e ai tribunali. Ha prodotto stanzialmente un beneficio, portando i magistrati a poter perseguire reati che, diversamente da questi di minimo impatto, producono un allarme sociale e conseguenze non da poco. Si è valutato quindi in Commissione di stabilirne i criteri, tra i quali appunto l'occasionalità e quindi valutando quando un fatto non è occasionale e quando è commesso da un delinquente abituale, professionale o che abbia tendenza a delinquere in reati analoghi a quello che si ripetono nel tempo.
Vi è una tutela della parte offesa così come, in maniera molto più generica e molto più astratta è previsto dall'articolo 34 del decreto legislativo n. 274 del 2000 relativo ai procedimenti davanti al giudice di pace, in cui i procedimenti possono essere definiti solo e soltanto nel caso in cui l'imputato o la persona offesa non si oppongano.
Nel caso della proposta di legge in oggetto ciò viene ulteriormente facilitato ossia c'è un obbligo da parte del pubblico ministero di comunicare alla persona offesa che si intende procedere, chiedendo l'archiviazione per la tenuità del fatto. A quel punto la parte offesa ha il diritto-dovere di opporsi e motivare, limitandosi soltanto a dire che non appare tenue il fatto per cui la procura chiede l'archiviazione. Sarà poi il dibattimento di fronte al giudice delle indagini preliminari a decidere se effettivamente si possa definire il procedimento perché il fatto è tenue e quindi è insussistente e non ha alcuna conseguenza di tipo negativo in ordine ai diritti della parte lesa o se invece vi sono tutti i presupposti perché vi sia addirittura una richiesta di condanna.
Questa proposta di legge non crea alcun tipo di pregiudizio neppure in ordine alle restituzioni ed al risarcimento del danno che può essere richiesto dalla parte civile e nemmeno in ordine a quello che invece potrebbe accadere per il rischio della prescrizione. Ne consegue che una dichiarazione di responsabilità, seppure in astratto, seppure soggettivamente labile, non preclude alla parte civile di poter agire in sede civile per il risarcimento del danno e tanto meno preclude al pubblico ministero, una volta ottenuta l'archiviazione, qualora dovessero emergere dei nuovi fatti, di riaprire il procedimento, sulla base dei nuovi elementi, e quindi l'istruttoria, con un'indagine nei confronti di chi è stato «salvato», lo dico tra virgolette, da una richiesta di archiviazione accolta.
In Commissione giustizia si sono valutati tutti questi aspetti e si è giunti ad un testo che è in larga parte condiviso e quindi credo che non si possa che fare appello a tutte le forze perché un provvedimento di questo tipo possa essere approvato dall'Assemblea il prima possibile soprattutto oggi, lo ripeto, alla luce di quelli che saranno i provvedimenti che il Governo sta per varare in virtù della delega conferitagli con la legge n. 148 del 2011. È importante che al mondo della giustizia arrivi un messaggio forte: occorre razionalizzare, apportare risorse ma anche creare delle situazioni di risparmio, di respiro per consentire a tutti, dai magistrati, Pag. 21 ai cancellieri, agli avvocati, di collaborare per far sì che il cittadino possa avere risposte dal mondo della giustizia nel più breve tempo possibile, ottenendo giustizia.
Questo è certamente un progetto di legge che va in quella direzione e quindi tutti auspichiamo che possa essere approvato nel più breve tempo possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, stiamo esaminando un provvedimento che introduce una nuova fattispecie giuridica, la particolare tenuità del fatto, attribuendo ad essa una valenza di carattere generale. Oggi infatti questo istituto vale solo per i casi di competenza del giudice di pace e per i reati commessi da minori; ora invece andiamo ad adottare un provvedimento che estende questo giudizio, affidandolo discrezionalmente al giudice, al fine di consentire una riduzione del numero dei procedimenti pendenti.
Non si tiene conto - questo è già stato detto - che la particolare tenuità può verificarsi per qualsiasi tipo di reato e, a mio parere, non si tiene conto che anche per il più piccolo reato vi è una persona offesa; chi ha subito il reato certo non potrà essere soddisfatto perché, per eliminare un certo numero di procedimenti, il reato sarà giudicato tenue e non sarà più punito il colpevole.
Inoltre è stato anche detto che affidare tutta questa discrezionalità al giudice è un elemento che non ci trova d'accordo, perché questo provvedimento pone dei paletti minimi, ad esempio andando a definire quando la condotta può esser ritenuta non occasionale, ma di fatto al giudice viene affidata la più ampia discrezionalità nel valutare la tenuità e certamente in questo modo non si va ad affermare la certezza del diritto né tanto meno la legalità, che invece dovrebbe essere il principio cardine da applicare nei nostri tribunali.
Si tratta di un provvedimento che compromette, quindi, la certezza del diritto, che rischia di scardinare il nostro sistema giuridico e provocherà una depenalizzazione di tutti i reati. Infatti, si andrà verso il proscioglimento, l'archiviazione, determinando quindi una resa dello Stato di fronte alla criminalità organizzata. Mi chiedo, infatti, dove voglia andare, non solo quest'Aula, con l'approvazione di questo provvedimento, ma anche il Governo, posto che questo è senz'altro un atto di iniziativa parlamentare, ma che ha trovato l'appoggio totale del Governo che, anzi, voleva un provvedimento ancora più ampio e, solo grazie ai lavori svolti in comitato ristretto, si è cercato di riprendere e di affermare dei paletti minimi.
Si tratta di un provvedimento che, senz'altro, non è dalla parte dei cittadini. Vorrei fare solo una piccola considerazione. Mi piacerebbe che tutti fossero buoni, ma di fatto sappiamo che esistono i criminali, che esiste chi vive commettendo reati e a queste persone quasi mai viene applicato il massimo della pena; quasi mai scontano la pena che è stata loro comminata, mentre quasi sempre vengono applicati i domiciliari o altre misure cautelari, e ora andiamo ad introdurre anche la tenuità del reato. Ma che funzione educativa possiamo pensare abbia o possiamo pensare stia svolgendo il legislatore? Anche il ragazzotto che pensa di fare solo una stupidaggine, la farà franca la prima volta, probabilmente anche la seconda, e penserà che tanto, in questo Stato, la certezza del diritto non esiste, che tanto in questo Paese la giustizia non esiste e si applica una giustizia senz'altro ingiusta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Da coloro che mi hanno preceduta è stato detto - lo vorrei sottolineare - come si è lavorato in comitato ristretto, ma vorrei anche rilevare che, ieri, il relatore del provvedimento, nonché primo firmatario della proposta di legge, nell'evidenziare che non si è tenuto in alcun conto del parere espresso dalla Commissione affari costituzionali, ha dichiarato che il comitato ristretto avrebbe provveduto a tener conto del suddetto parere, formulato con alcune condizioni e osservazioni, presumibilmente nella giornata di oggi. Pag. 22
Questo non è successo e credo non si possa passare sopra alla mancata osservanza di un parere della Commissione affari costituzionali, che - lo ricordo - ha valutato il provvedimento alla luce di alcuni principi costituzionali che dovrebbero essere quelli che noi tutti dovremmo e vorremmo fossero applicati.
Li ricordo: il principio di legalità di cui all'articolo 25, secondo comma, della Costituzione, il principio della soggezione del giudice solamente alla legge di cui all'articolo 101, secondo comma, della Costituzione e l'obbligatorietà dell'azione penale di cui all'articolo 112 della Costituzione.
Dicevo che, in conseguenza di questa valutazione, è stato formulato un parere che prevede due condizioni ed un'osservazione, ma la Commissione giustizia non ha recepito il parere della I Commissione, né il comitato ristretto, come annunciato, oggi ha in alcun modo tenuto conto delle osservazioni poste dalla Commissione affari costituzionali.
Ritengo questo abbastanza grave, poiché la Commissione affari costituzionali certo non emette pareri tanto per dire, per fare o per scrivere, ma perché agisce con un rigore ed una correttezza istituzionale tali da segnalare quando un provvedimento potrebbe essere quanto meno meglio formulato.
Si tratta di un provvedimento sul quale la Lega Nord si è dichiarata contraria fin dall'inizio. Abbiamo presentato degli emendamenti soppressivi o migliorativi, volti a ridurre la discrezionalità del giudice, perché, nel momento in cui inizia l'azione penale, si arriva in tribunale e, in quella fase, il giudice o chiede l'archiviazione o chiede il proscioglimento, il giudice ha un grandissimo potere.
Pertanto, sarebbe meglio eliminare, come è stato detto e come ho detto anche in sede di discussione sulle linee generali, l'obbligatorietà dell'azione penale, per non ingolfare i procedimenti e non istruire delle cause (con l'impegno dei PM, del giudice e degli avvocati delle parti), evitando che vengano portati in causa reati minimi per concentrarsi sui reati di maggiore pericolosità.
Abbiamo detto che questa giustizia non è giusta; abbiamo detto che questo provvedimento certo non aiuta la legalità, la certezza della pena e del diritto, né tanto meno la sicurezza dei cittadini, né tanto meno - se mi consentite - può gratificare in alcun modo il lavoro svolto dalle forze dell'ordine. Quindi, si porrà in essere un provvedimento che ha, è vero, il fine di smaltire l'arretrato penale e, come è stato detto, di diminuire i costi della giustizia, individuando reati maggiori o minori, ma certamente, a mio parere, le garanzie per la parte offesa sono davvero minime.
Stupisce questa scelta fatta dal Partito Democratico, promotore del provvedimento, e appoggiata dal Governo, sulla quale il Popolo della Libertà si è aggregato e stupiscono questo accordo e questa valutazione su un provvedimento che non garantisce la parte offesa, che non tiene conto dei diritti dei cittadini e dei diritti delle vittime.
Infatti, se vi mettete nei panni di chi subisce un reato, anche piccolo, certo non si fa distinzione fra un reato grande e uno piccolo. Forse chi ha subito un reato auspica che chi lo ha commesso venga punito, che subisca un processo e che poi sconti una pena e paghi, soprattutto in carcere. Secondo noi altre sono le iniziative se vogliamo una giustizia che funzioni.
Magari possiamo diminuire le vacanze degli uffici giudiziari, magari possiamo far lavorare qualche ora in più i magistrati e magari possiamo fare in modo che, per evitare l'affollamento delle aule giudiziarie, si depenalizzino i reati, cosa che facciamo con questo provvedimento.
Quindi, la Lega Nord si è dichiarata contraria e ha cercato di presentare degli emendamenti migliorativi. Siamo certi che non saranno valutati, perché in quest'Aula parlamentare ci poniamo probabilmente come l'unica forza che tutela la legalità, che tutela i cittadini e che vuole che chi ha commesso un reato paghi e paghi in carcere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

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ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, innanzi tutto sento il dovere di premettere all'intervento una puntualizzazione: in questi giorni, all'esterno, gli ultimi provvedimenti che stiamo varando, relativi al settore della giustizia, vengono presentati come normative che mirerebbero a minare la sicurezza del cittadino, a svuotare le carceri, nonché ad una depenalizzazione in toto. Credo che sia necessario, prima di entrare nel merito degli argomenti, puntualizzare che nulla di tutto questo è vero.
Demonizzare ciò che il Parlamento sta affrontando in termini di giustizia solo perché si vuole portare avanti a tutti i costi una strumentalizzazione credo che sia davvero sbagliato. Infatti, il Parlamento in questo momento sta mostrando sensibilità e sta attuando degli interventi che cercano di sanare la situazione della giustizia italiana, situazione che è talmente incancrenita che occorre evidenziare che nessuno può avere la bacchetta magica per sanare totalmente la situazione, anche se la stessa andrebbe sanata con urgenza. È per questo che voglio puntualizzare il fatto che tutti i provvedimenti, che, in particolare, per quanto ci riguarda, stiamo trattando in Commissione giustizia, sono valutati, meditati e «sistemati» in maniera da renderli efficienti sotto il profilo della loro attuazione e sicuramente aiuteranno il sistema giustizia in Italia.
L'argomento del provvedimento che adesso stiamo trattando è sicuramente molto delicato. Tuttavia, considerato il nostro ordinamento processuale, che per il numero delle fasi ingolfa la situazione giudiziaria italiana, è opportuno pensare ad alcune modifiche al codice di procedura penale per la definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto. La proposta di iniziativa parlamentare è volta appunto a consentire una rapida definizione del processo penale proprio nei casi di particolare tenuità del fatto. L'argomento e la sua proposta sono stati molto dibattuti in Commissione giustizia fin da quando è iniziato l'iter nell'aprile del 2011.
Le audizioni fatte, il comitato ristretto, la pazienza e la disponibilità del relatore Tenaglia, alcuni emendamenti approvati al testo base, hanno definito la proposta per l'Assemblea. Non voglio assolutamente precludere nulla, può darsi che ci sia ancora da valutare e da discutere qualcuna delle condizioni espresse nel parere trasmesso dal comitato permanente per i pareri della I Commissione. Può darsi che, come ogni proposta innovativa, ci sia ancora qualche lacuna da discutere, ma sicuramente credo che il testo arrivato in Assemblea sia il migliore che si potesse varare in questo momento.
L'argomento è delicato, ma la finalità della proposta in discussione, se ben definita, ha carattere deflattivo sul carico processuale penale. Infatti, come emerge dalla relazione illustrativa dei presentatori della proposta, questa, fermo restando il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, introduce nel codice di rito un istituto deflattivo in presenza di vicende che, pure astrattamente valutabili sul piano penale, risultino di così scarsa offensività da non giustificare l'impiego della costosa risorsa del processo.
La particolare tenuità del fatto è un istituto già sperimentato sul terreno del processo minorile e della giustizia penale di pace. All'indomani dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 274 del 2000, recante disposizioni sulla competenza penale del giudice di pace, una delle tematiche che ha richiamato maggiormente l'interesse e l'attenzione degli operatori del diritto in materia penale è senza dubbio da ravvisare nella figura giuridica delineata all'articolo 34 della citata normativa.
Tale articolo, al primo comma, recita testualmente: «Il fatto è di particolare tenuità quando, rispetto all'interesse tutelato, l'esiguità del danno o del pericolo che ne è derivato, nonché la sua occasionalità e il grado della colpevolezza, non giustificano l'esercizio dell'azione penale, tenuto conto altresì del pregiudizio che l'ulteriore corso del procedimento può recare alle esigenze di lavoro, di studio, di famiglia o di salute della persona sottoposta a indagini o dell'imputato». Pag. 24
La particolare tenuità del fatto è un istituto che alcuni ancora trattano con qualche pregiudizio, ma al contrario va valutata - lo ripeto, ferma restando l'obbligatorietà dell'azione penale - per la sua deflattività del carico di lavoro degli uffici inquirenti, sottraendoli ad inadeguate fasi processuali che rendono obbligatoria l'emanazione di una sentenza.
La figura della particolare tenuità del fatto quale causa di improcedibilità incentra il proprio fondamento sulla considerazione che l'obbligo astratto del perseguimento totale dei fatti penalmente rilevanti non possa trovare pratica attuazione in assoluto.
La finalità deflattiva dell'istituto in questione poggia la sua essenza sull'esiguità dell'illecito penale concreto e sulla occasionalità dell'azione, nonché sulla circostanza che la prosecuzione del procedimento possa realizzare conseguenze dissocializzanti o pregiudizievoli per il reo.
Così come ha ricordato il relatore Tenaglia, che ancora ringrazio per l'importante supporto dato alla proposta, l'istituto della particolare tenuità del fatto, insieme all'istituto della messa alla prova e dell'affidamento in prova, sono contenuti in gran parte delle varie proposte avanzate da tutti i Governi - dico tutti i Governi -, siano essi di destra, di centro o di sinistra.
Ai fini dell'accertamento della particolare tenuità del fatto la proposta, così come giunta in Aula, individua i seguenti parametri: le modalità della condotta, l'occasionalità della condotta, l'esiguità delle conseguenze dannose o pericolose della condotta.
Concludo ribadendo che, a mio avviso, sarebbe ancora opportuno discutere e valutare attentamente i pareri della I Commissione, laddove si mira a definire i limiti alla platea dei delitti cui può essere applicata la valutazione della particolare tenuità del fatto.
Ciò non toglie che il testo, così come già ampiamente discusso e valutato in Commissione giustizia, è un testo la cui attuazione effettivamente può essere di supporto e può essere considerata deflattiva nel nostro sistema ordinamentale giudiziario, i cui tempi sono da tutti riconosciuti estremamente lunghi; il che spesso porta proprio quei processi, i cui casi possono essere considerati estremamente tenui, a dilatare i tempi o a disperdere i tempi stessi rispetto a processi che avrebbero ben altra necessità di essere trattati (mi riferisco, in particolare, ai processi contro la criminalità organizzata o contro la corruzione nei confronti della pubblica amministrazione).
Quindi, come Futuro e Libertà per il Terzo Polo siamo estremamente convinti che anche questo provvedimento debba vedere la luce e la sua conversione in norma legislativa, e che anche con questo abbiamo la certezza di essere di supporto al nostro sistema giudiziario.
Tuttavia, ribadisco, perché è un punto cui tengo in maniera particolare, che siamo certi che questo provvedimento non minerà né la sicurezza dei cittadini né, tanto meno, lo stesso potrà essere considerato come una forma di depenalizzazione all'interno del nostro sistema giudiziario (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, una canzone dice: «Depende de qué depende de según como se mire todo depende». La traduzione, per noi leghisti, è: «Dipende, da che dipende, tutto dipende a seconda di come lo si guardi».
La verità processuale non è quasi mai la verità sostanziale. È compito e dovere del magistrato capire quali siano gli accadimenti sottostanti, quale sia il contesto storico e socio-culturale.
Ciò, non solo al fine di emettere una decisione che ricostruisca i fatti in modo più vicino alla realtà storica, ma anche, nell'eventualità di condanna, al fine di comminare una pena proporzionata ai fatti, alle modalità di commissione del fatto, alle sofferenze patite dalla parte offesa, al contesto socioculturale della vittima e del reo, nonché rieducativa. Pag. 25
Alla conclusione di un processo, dopo aver sentito i vari testi, il magistrato non sempre riesce a ricostruire i reali accadimenti, non sempre riesce a comprendere i motivi per cui il reato è stato commesso e non sempre comprende le sofferenze patite dalla parte offesa.
Voglio precisare che ciò accade non per incapacità del magistrato, ma perché è pacifico che la realtà processuale non coincide con la realtà sostanziale.
L'istituto che si sta discutendo è già presente nel nostro sistema giudiziario sia per i processi riguardanti i minorenni, sia per i processi di competenza del giudice di pace, ma con disposizioni applicative differenti da quelle che stiamo esaminando.
Com'è possibile sostenere che il fatto di reato sia di particolare tenuità senza un dibattimento, a bocce ferme, solo leggendo una querela o un'eventuale opposizione? Un fatto di reato, che ha causato un danno alla parte offesa di 20 euro, è da ritenersi un fatto tenue? A prescindere che nessuno deve ledere l'altrui persona e deve rispettare le leggi vigenti, nello specifico, un reato commesso contro una persona con un reddito familiare di 20 mila euro - ci riferiamo ad una famiglia composta da quattro persone, di cui due figli in età scolare, studenti delle scuole medie superiori - è da ritenersi un fatto di particolare tenuità? Se lo stesso reato fosse commesso nei confronti di una persona che - come dice un nostro collega della maggioranza che sostiene il Governo - è uno sfigato, con uno stipendio di 500 euro mensili, sarà considerato un fatto di lieve entità? E nei confronti di un pensionato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Vi sottopongo una breve riflessione: una persona, ipoteticamente, ruba la somma di 20 euro in un supermercato, consegna la refurtiva ad un complice che non viene arrestato, nessuno è fotosegnalato, quindi viene indagato a piede libero. È fortemente probabile che, in vigenza della normativa de quo, lo stesso sarà prosciolto perché il fatto è ritenuto di lieve entità. Ma se compie più fatti identici, la cui competenza territoriale è di differenti procure e i supermercati sono di differenti società, i fatti saranno tutti ritenuti già da ogni pubblico ministero, in fase predibattimentale, fatti di lieve entità.
È sicuramente un esempio che si presta a varie critiche, ma è elaborato da una persona che non ha esperienza del mondo della criminalità. Tuttavia serve a segnalare che, fatta la legge, è trovato - da chi ne ha approfondita conoscenza, che non sarà di certo la parte lesa - l'inganno.
Il relatore in Commissione ha riferito che l'estromissione delle valutazioni sulla personalità dell'autore potrebbe far dubitare dell'opportunità di fare ricorso all'archiviazione per tenuità del fatto tutte le volte in cui ci si trovi di fronte a fatti che, solo se considerati isolatamente, hanno scarso contenuto offensivo. L'estromissione delle valutazioni sulla personalità dell'autore fa fortemente dubitare dell'opportunità di fare ricorso all'archiviazione per tenuità del fatto tutte le volte in cui ci si trovi di fronte a fatti che, considerati isolatamente, hanno scarso contenuto offensivo.
Lanfranco Tenaglia ha riferito in Commissione: «Una volta chiarito in cosa consista l'intervento normativo in esame ci si può soffermare sulla ratio del medesimo, che risulta essere, in tutta evidenza, una ratio deflattiva. Ad una prima lettura del provvedimento, potrebbero sorgere dubbi sulla compatibilità dell'istituto con il principio costituzionale della obbligatorietà dell'azione penale».
A parte la considerazione che si tratta di un istituto che ha già superato il vaglio di costituzionalità, essendo già previsto da tempo dalla legislazione vigente, occorre tener conto che in realtà esso è diretto piuttosto a dare concretezza ed effettività a quel principio. Il provvedimento, infatti, si fonda proprio sulla consapevolezza che un'affermazione rigorosa dell'obbligatorietà dell'azione penale corre il rischio di risolversi, nei fatti, nella negazione della funzione propria del principio dell'obbligatorietà.
L'idea di fondo sulla quale si basa la proposta di legge è data dalla considerazione secondo cui oggi è ormai improcrastinabile Pag. 26 il ricorso a istituti capaci di alleggerire il carico giudiziario, evitando le verifiche processuali. Occorrerebbe, in particolare, predisporre alternative al processo per la definizione di vicende che, pur astrattamente valutabili sul piano della rilevanza penale, non esigano un processo.
Con la proposta di legge in esame si opererebbe in tal senso, come risulta dalla scelta di prevedere la possibilità per il pubblico ministero di richiedere l'archiviazione per tutti quei fatti che, pur tipici, si presentano, già ad una prima deliberazione, con un contenuto offensivo talmente modesto da non giustificare l'impiego della costosa risorsa del processo.
Decida il Parlamento quali siano i fatti meritevoli di tutela penale e quali siano quelli che non lo meritano, decida se vuole sempre l'obbligatorietà dell'azione penale o no. Che il Parlamento decida, ad esempio, che un numero maggiore di reati, anche aggravati, siano perseguibili a querela. Sarà la parte offesa poi che deciderà se perseguire o meno chi ha commesso il reato.
Mi sembra che la proposta di legge che sicuramente voi andrete ad approvare - perché vi stanno a cuore più i vostri interessi, anche quelli economici e quelli di gruppi di potere che voi rappresentate e tutelate - sia la morte della certezza del diritto.
Sempre secondo il relatore è in gioco non il profilo soggettivo del fatto, ma la sua connotazione oggettiva. Una rapina impropria di venti euro posta in essere spingendo la persona offesa senza causare lesioni può essere considerata un fatto tenue? Sì, secondo questa proposta di legge. E se causa delle lesioni guaribili in pochi giorni? Probabilmente, ancora sì.
Si aggiunga che quasi il 100 per cento delle contravvenzioni previste dal codice penale - e in alcuni casi anche di quelle previste da leggi speciali - sono fatti di lieve tenuità. Secondo voi, è più grave non dare i documenti ad un agente che li richiede o che un pensionato subisca un furto di venti euro?
Ogniqualvolta una persona denuncerà un fatto-reato che ha subito non dovrà sporgere una semplice denuncia-querela, ma un trattato analitico, sofferenze psichiche e biologiche, reddito, incidenza di quanto ipoteticamente rubato sul tenore economico, mentre l'imputato dirà a propria difesa: ma erano solo venti euro!
E se è antieconomico affrontare questi processi - come sostiene il collega relatore - che il Parlamento lo dica e li depenalizzi. È pacifico che si sta introducendo nel nostro ordinamento un'amnistia ed un indulto mascherati i cui confini applicativi sono più o meno ampi, la cui ampiezza è riservata alla discrezionalità di ogni singolo magistrato, creando in tal modo una disparità di trattamento in tutto il territorio in cui trova applicazione la norma.
Si decida una volta per tutte se l'azione penale deve essere obbligatoria o no, ma è solo il Parlamento che lo deve decidere, non il magistrato.
Vi pongo una riflessione: una concussione di poco conto potrà essere ritenuta fatto di particolare tenuità? Se sì, alcuni magistrati lo giudicheranno fatto lieve, altri no. Questa discordanza di decisione è fisiologica e legittima, per altri parlamentari dell'attuale e della precedente maggioranza la discordanza o la sola applicazione o non applicazione sarà valutata con o senza un aiuto di una parte della magistratura politicizzata.
E se alcuni o la maggioranza dei magistrati dovessero ritenere che una norma emanata dal Parlamento, come prevede la Costituzione, non dovesse piacere, potrebbero pronunciare sentenze di non luogo a procedere per le modalità della condotta o per l'esiguità delle conseguenze dannose o pericolose della stessa e di particolare tenuità.
Come disse il collega del mio gruppo Nicola Molteni, si ribadisce la totale contrarietà del gruppo della Lega Nord all'introduzione dell'istituto della particolare tenuità del fatto, ritenendo che, anche a causa dell'eccessiva genericità dei parametri che devono essere utilizzati dal magistrato, sia una forma di amnistia mascherata, ovvero una vera e propria depenalizzazione. Non riteniamo che per ragioni deflattive del carico di lavoro dei magistrati Pag. 27 e degli uffici giudiziari debbano essere prosciolte persone che comunque un reato lo hanno commesso. Non si condivide nemmeno l'atteggiamento di totale chiusura nei confronti di questioni poste, che non devono essere sottovalutate. Questo è il primo passo per ampliare la discrezionalità del magistrato. Se questo è il punto di arrivo, l'accesso in magistratura non dovrà essere per concorso, ma dovrà passare dal popolo, perché al popolo deve rispondere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Cari colleghi dell'attuale maggioranza, pensate a quello che state facendo. L'amnistia e l'indulto, ai quali si dichiara contrario il gruppo della Lega Nord, sono sicuramente più rispettosi del principio di uguaglianza sostanziale e formale. Sappiamo che approverete questa normativa, sappiamo anche che state sbagliando, ma voi proseguirete sulla strada tracciata da chi non ha vinto le elezioni e che il popolo non ha eletto. Pertanto, vi lascio come ho iniziato: «chi lo sa che cosa è vero in un mondo di bugiardi, non si può cantare il nero della rabbia (...). Nello specchio questa sera ho scoperto un altro volto, la mia anima è più vera della maschera che porto. Finalmente te lo dico con la mia disperazione, caro mio peggior nemico travestito da santone».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche io vorrei iniziare il mio intervento esprimendo anzitutto la mia personale soddisfazione nell'osservare come negli ultimi tempi i lavori della Commissione giustizia e dell'Aula stessa abbiano avuto una vera e propria impennata, che non posso che giudicare positivamente. Sono passati i tempi in cui ci siamo dovuti battere per garantire le leggi da una pericolosa soggettivizzazione ed è finalmente arrivato il momento dell'attività proficua, concentrata e condivisa, attività che in un breve periodo ha già portato all'approvazione di alcuni provvedimenti dei quali da tempo si auspicava la trattazione, data l'urgenza di legiferare sui relativi temi. Mi riferisco al decreto-legge sul sovraffollamento delle carceri, impropriamente denominato decreto «svuota carceri», che ha inciso, sia pure in maniera circoscritta, sulla situazione di sovraffollamento degli istituti penitenziari cui siamo ahimè abituati da anni. Mi riferisco alla conversione in legge del decreto-legge sul sovraindebitamento, che nonostante sia stata privata della maggior parte degli articoli principali, soprattutto per il coordinamento con la cosiddetta legge Centaro, è stata comunque terreno di dialogo tra Governo e parti politiche. Oggi ci troviamo a discutere sulla proposta di legge relativa alla definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto. Il provvedimento è emerso dall'esigenza di deflazionare il processo penale e di intervenire dunque con l'obiettivo di fornire ai giudici un mezzo per poter smaltire più in fretta il carico, senza al contempo ledere l'interesse punitivo dello Stato, da un lato, e l'interesse risarcitorio della persona offesa, dall'altro. Si tratta di una disposizione flessibile, che permette al giudice di individuare casi in cui la particolare tenuità dell'offesa al bene giuridico tutelato dalla norma penale, nonché l'esiguità delle conseguenze dannose o pericolose della condotta, può portare alla chiusura del processo penale con una sentenza di proscioglimento.
Il lavoro sul quale è stata fondata la proposta di legge è stato dunque finalizzato ad individuare nella nozione di «particolare tenuità del fatto», mutuata per certi aspetti dal processo minorile, una condizione strettamente processuale di non procedibilità, una condizione al verificarsi della quale l'interesse dello Stato a punire l'autore del fatto soccombe rispetto all'interesse deflattivo del processo e ad un superiore interesse di buon andamento del sistema giustizia.
L'intervento normativo di cui discutiamo oggi ha ottenuto sin dal primo momento il nostro più ampio consenso. Abbiamo più volte rilevato le molteplici ragioni che hanno portato ad una vera e propria paralisi delle procure, oberate da Pag. 28numerosissimi processi, molti dei quali riguardano fatti di reato di tipo bagatellare.
Spesso il sistema di norme vigenti ha impedito la trattazione completa di processi per reati più gravi, data l'assenza nel nostro ordinamento di criteri selettivi dell'azione penale. L'adozione dell'attuale proposta di legge agevolerebbe, dunque, non poco l'attuazione delle politiche realmente deflattive del processo, garantendo, al contempo, il compimento effettivo di processi per reati gravi, molti dei quali ad oggi si chiudono, invece, per decorso del termine prescrizionale.
L'attuale proposta di riforma è il frutto condiviso di un primo lavoro svolto dal comitato ristretto, che ha portato a termine un progetto di sintesi tra l'iniziale proposta di legge a firma del collega Tenaglia e i primi emendamenti ad essa relativi e una seconda fase interlocutoria, avvenuta in sede di Commissione, dove si è recentemente intervenuti sulla prima bozza, a seguito della discussione, su nuove ipotesi di modifica, provenienti anche dal Governo, ma soprattutto dalla Lega Nord e dall'Italia dei Valori.
In questo lavoro di sintesi anche io non posso non esprimere apprezzamento per la capacità del relatore, il collega Tenaglia, di portare a compimento questo lavoro, che, alla fine, come abbiamo detto in molti e come dirò, ha dato un buon risultato e una proposta con la quale ci stiamo confrontando in Aula. Non posso non sottolineare che già ad una prima definizione di testo base abbiamo riscontrato l'accoglimento di tutte le proposte emendative da noi presentate alla proposta di legge iniziale.
Nello specifico, da parte nostra erano state proposte modifiche che possiamo attualmente far confluire in due filoni essenziali: il primo comprendente emendamenti diretti ad una più attenta e marcata tutela dell'interesse della persona offesa alla prosecuzione del procedimento, il secondo riguardante modifiche volte a definire più precisamente i casi di particolare tenuità del fatto, in modo da contenere entro criteri specifici ed individuati la discrezionalità del giudice nella propria valutazione del fatto concreto.
Ebbene, le nostre proposte sono state accolte ed inserite negli articoli 3 e 6 del testo. Quindi, passerei a considerare le critiche che anche oggi vengono da parte dell'opposizione, in particolare dalla Lega Nord, ma anche dall'Italia dei Valori, che, come si poteva prevedere, si fondano su uno degli argomenti sui quali si basa la più tipica delle ideologie in materia di processo penale.
Si tratta di argomenti che rimandano al dibattito, sempre attuale, tra posizioni più eminentemente punitive e posizioni più eminentemente garantiste dei diritti riconosciuti anche a chi, per aver commesso un reato, deve scontare una pena. Un discorso del tutto simile si è animato proprio recentemente - è stato già ricordato - in occasione della conversione in legge del decreto-legge in materia di sovraffollamento carcerario e di misure idonee a ridurne gli effetti devastanti.
C'è chi, in nome di una sicurezza, a mio avviso, bisogna sottolinearlo, sempre più sbandierata - probabilmente per rifarsi una verginità, ahimè, perduta nel corso di questi anni -, sempre meno ragionata, vorrebbe ridurre il tema a mere considerazioni di spicciola portata. Io stesso ho sottolineato in quell'occasione, la settimana scorsa, che bisogna stare attenti alla concezione che pratichiamo in concreto della pena detentiva.
È proprio ai fini della sicurezza collettiva, che tanti sbandierano ed associano ciecamente al carcere sempre e comunque, che è necessario riflettere. Bisogna riflettere sugli effetti di una pena inflitta senza garanzia dei diritti umani, senza prevedere il recupero effettivo del condannato, senza guardare al di là del tempo di detenzione, e farsi carico del condannato come persona e soggetto che un giorno tornerà libero. Una pena inflitta senza pensare a tutto questo può addirittura portare a risultati controproducenti e restituirci, dopo anni di permanenza in carcere, un soggetto che, in termini di sicurezza sociale, potrebbe essere considerato più pericoloso Pag. 29 di prima. Un discorso simile può essere adattato, oggi, al provvedimento che stiamo esaminando con la differenza che, come è stato giustamente affermato, il provvedimento sul sovraffollamento carcerario è di tipo deflattivo post condanna, mentre quello di oggi è deflattivo pre condanna.
Dunque, guardando alle proposte emendative soppressive presentate già in Commissione dalla Lega Nord e riproposte poi in Aula, è chiaro che i termini dell'opposizione si fondano sull'esigenza della pena e sulla difficoltà, colleghi della Lega Nord, di accettare l'idea, prima ancora che di approvare la proposta di legge, che un fatto di reato in quanto tale possa essere considerato particolarmente tenue e, a seguito di tale classificazione, il suo autore possa restare impunito. Il provvedimento di oggi è stato soprannominato «svuota processi», un atto contrario ai principi di legalità previsti dall'articolo 25, comma 2, della Costituzione, un rimedio, come ha detto l'onorevole Pastore nell'intervento di ieri in sede di discussione sulle linee generali, «peggiore del male, un provvedimento vergognoso, una resa incondizionata dello Stato alla criminalità».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,35).

LORENZO RIA. Permettetemi di definire questi termini spropositati rispetto ad una disposizione conosciuta in vari ordinamenti degli Stati europei, peraltro fondata su un concetto opposto a quello di criminalità vera e propria, ossia sul cosiddetto diritto penale minimo dove l'offesa che deriva dal reato è per lo Stato trascurabile.
In ragione di tali considerazioni si possono poi analizzare anche le altre proposte emendative all'articolo 1, quelle di cui ci stiamo occupando, rivolte a selezionare la forbice dei reati ai quali applicare la regola processuale della particolare tenuità. Nello specifico, il gruppo Italia dei Valori ha proposto di restringere il campo applicativo della disposizione escludendo i reati più gravi, riferendosi ora a quelli per i quali è prevista la citazione diretta a giudizio in base all'articolo 550 del codice di procedura penale, ora ai reati a sfondo sessuale ex articoli 600 e seguenti del codice penale, ora ai particolari reati, compresi quelli di stampo mafioso, elencati dall'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale, ora ai delitti per i quali è previsto il divieto di concessione dei benefici penitenziari e l'accertamento della pericolosità sociale dei condannati elencati dall'articolo 4-bis della legge sull'ordinamento penitenziario. Si è detto che tali modifiche sono state proposte per il timore che la Corte costituzionale possa, un giorno, rilevare l'irragionevolezza di una norma che concede la valutazione della particolare tenuità per delle fattispecie che l'ordinamento penale ha riconosciuto, a monte, come oggettivamente portatrici di una forte carica offensiva.
Sul punto mi permetto di rilevare che, qualora una fattispecie grave di reato sia considerata oggettivamente tale, difficilmente - per non dire mai - si potrà verificare che in concreto vi conseguano un danno o un pericolo esigui, come prevede appunto la disposizione di quell'articolo 530-bis che oggi intendiamo introdurre nel codice di rito. Si tratta, per intenderci, della particolare tenuità e della valutazione di non procedibilità, che l'interprete può desumere dalla modalità della condotta, dall'esigua entità delle conseguenze dannose e dall'occasionalità del fatto, tutti elementi ontologicamente lontani da possibili interazioni con altri reati.
Peraltro, l'interpretazione è affidata al giudice, che è garanzia di una decisione verso la quale non si può non confidare. La magistratura - mi permetto di rivolgermi ai colleghi dell'Italia dei Valori - è categoria cui proprio l'Italia dei Valori deve la propria genesi e mi pare di ricordare che in più occasioni lo stesso partito non abbia celato il proprio impegno a difesa dei giudici e del loro ruolo istituzionale, fatto che sottende una fondamentale fiducia negli operatori del settore. Pag. 30
Ritengo, dunque, che le proposte emendative presentate dai colleghi dell'Italia dei Valori non siano determinanti ai fini dell'applicazione pratica della norma che intendiamo varare, potendo però dare luogo ad inutili intralci testuali con presumibili ricadute sulla chiarezza del testo normativo, posto che si inserirebbe inutilmente l'ennesimo elenco di reati all'interno di una disposizione del codice di procedura penale.
In definitiva, onorevoli colleghi, il testo di legge che esaminiamo oggi non è affatto perdonista, non propone alcuna impunità e non mette a repentaglio alcuna sicurezza sociale, proprio perché propone di valutare a priori il concetto di reale offensività del fatto. Vorrei porre in luce più di altri questo aspetto del provvedimento, che reputo essenziale e sostanziale. Non si tratta di prendere una serie di reati e decidere che da oggi in poi i loro autori non saranno più puniti. Si tratta di riconsiderare fatti di reato alla luce della loro effettiva carica di disvalore, fatti che già dalla modalità in cui vengono posti in essere, dall'esiguità del danno o del pericolo che provocano, dall'incensuratezza del loro autore, nonché dalla singolarità dell'episodio stesso, di fatto - di «fatto» - non dimostrino di dovere essere puniti se non risarcendo il danno provocato.
Ed è opportuno evidenziare come con un'altissima probabilità, già da ora, nella pratica, fatti di questo tipo non conducano ad una pena vera e propria per il loro autore, bensì al mero risarcimento del danno e, nella maggior parte dei casi, a pene pecuniarie o a misure alternative alla detenzione.
Pertanto, ciò che di tali processi incide in effetti sulla sicurezza reale dei cittadini paradossalmente non è il reato che hanno ad oggetto, ma il tempo e le energie lavorative che assorbono o che distolgono dai processi per i reati più gravi. Ecco il vero disvalore al quale dobbiamo rivolgere la nostra attenzione. Ecco che emerge in via negativa il compito di tutelare la sicurezza dei cittadini. Ecco che affiora il vero problema della giustizia in Italia, che non può limitarsi ad un'osservazione superficiale, ma necessita di coordinare la soluzione a più problematiche, che in modi diversi, attraverso strade più o meno dirette, giungono a paralizzare il sistema, restituendo infine una giustizia ingiusta.
A me pare, infatti, che l'obiettivo di ridurre i tempi dei processi non risponda unicamente ad esigenze legate all'amministrazione della giustizia ed alla razionalizzazione del lavoro dei tribunali.
Mi pare che l'obiettivo di snellire il pesante fardello processuale, risponda ad un'esigenza ben più sostanziale e di merito più che di metodo. Potrei forse conciliare i due aspetti dicendo che vogliamo cambiare il metodo per assicurare un'adeguata analisi del merito.
Da molti anni si parla delle problematiche sottese alla lentezza dei procedimenti, della necessità di adeguarli al principio di ragionevole durata mutuato dall'articolo 111 della nostra Costituzione e da varie carte internazionali, eppure non sono state trovate finora delle soluzioni che avessero un'effettiva ricaduta sul sistema. Si è parlato di segnalare alcune priorità nel perseguimento dei reati, di adeguare il sistema ai tempi di prescrizione dei processi (per intenderci: trattare prima i reati che si prescrivono prima, sempre che la prescrizione non sia tanto vicina da rendere inutile qualsiasi attività processuale). Si è detto molto sull'argomento oggi in discussione e sono state tentate molte strade per affrontarlo, ma sempre queste strade hanno trovato l'ostacolo costituzionale dell'articolo 112, oppure hanno incontrato il dissenso di parti molto rappresentative, e per tali ragioni non sono state percorse. Credo di poter affermare che adesso abbiamo trovato un ottimo compromesso, una proposta di legge, quella che porta la prima firma del collega Tenaglia, che la maggior parte di noi ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LORENZO RIA. ...sto per concludere signor Presidente, anzi, ho concluso... ha considerato necessaria e utile quanto meno per iniziare a smuovere le acque in Pag. 31tema di giustizia, con buone ricadute soprattutto in termini di ragionevole durata dei processi e con ottimi risultati stimati sulla riduzione del carico pendente nelle procure. Lo reputo un provvedimento esemplare, uno dei tanti che spero vedranno la luce da qui al termine della legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, questo Governo ci è stato presentato come l'unica soluzione ai gravi problemi e alla grave situazione in cui si trova, soprattutto economicamente, il nostro Paese.. Ma al di là dei provvedimenti attuati, che ci hanno visti nettamente contrari e all'opposizione - soprattutto per il loro carattere vessatorio, in particolare verso quel tessuto sociale che rappresenta la spina dorsale dell'economia italiana, e cioè il nord - al di là, dicevo, della rinnovata e incrementata pressione fiscale, di cosa abbiamo discusso di così importante e urgente per il rilancio economico e lo sviluppo? Di nulla.
Il Ministro Fornero è impegnata in tavoli costanti di concertazione con le parti sociali per rinnovare e per riformare il mondo del lavoro, ma questo lavoro prima deve essere creato. E da che cosa deve essere creato? Dalla possibilità delle nostre aziende e delle nostre imprese di essere competitive. Il Governo - a meno che io non sia distratto, molto distratto o sordo - non ha detto una parola su queste tematiche, non ha affrontato in maniera forte e necessaria, come il momento richiede, per esempio, la tematica dell'aiuto alle nostre imprese nell'affrontare il gap negativo che si trovano ad avere verso i competitor europei, anche nel campo dell'energia, dove paghiamo il 40 per cento in più di questi nostri competitor.
Non ha detto una parola, questo Governo di banchieri, per esempio sull'accesso facilitato al credito delle nostre imprese. Invece di cosa si è parlato? Si è parlato per giorni dell'emergenza dell'affollamento delle carceri, un'emergenza definita di priorità umanitaria e così chiaramente riconosciuta soprattutto e sicuramente dai carcerati, non certo percepita come tale dal resto della popolazione.
Con l'approvazione del decreto detto svuotacarceri avete iniziato il percorso che ha prodotto il provvedimento in esame; cioè, dopo aver svuotato le carceri, farete in modo di svuotare i processi per non avere di nuovo le carceri piene. Io ho capito che il punto fondamentale di questo provvedimento (che noi contestiamo naturalmente, ed al quale ci opponiamo) è l'assoluta discrezionalità e - direi - arbitrio che si dà ai magistrati e ai giudici di intervenire.
Vedete, Presidente e colleghi, come tutti o gran parte di voi, ricevo continue segnalazioni di problemi, richieste di aiuto da parte di cittadini vessati o che si credono vessati. Un cittadino in particolare mi ha fatto pensare proprio a cosa voglia dire l'assoluta discrezionalità e arbitrio dei magistrati chiamati a giudicare. La sua vicenda tra l'altro, una volta che sarà comprovata da una documentazione, sarà oggetto di un'interrogazione da parte mia. Ebbene, questo cittadino mi racconta - ad esempio - che è stato assolto in una causa di lavoro e poi, pochi giorni dopo, condannato in un'altra causa di lavoro identica alla prima. Egli mi racconta di varie vicende giudiziarie, numerose, che sono al limite della tollerabilità, ma il massimo ad esempio (a quanto mi racconta) è stato raggiunto quando lui ha querelato un suo vicino, è stato controquerelato da questi dopo un mese, e le due querele hanno seguito due binari diversi: la seconda, quella posteriore, è stata trattata e in un anno è stata portata a termine addirittura con (parole sue) la manipolazione delle parole di un testimone, e l'ha portato alla sua condanna; mentre la sua querela è stata trattata dopo cinque anni e (colmo dei colmi) quando si è finalmente trovato a raccontare la sua versione dei fatti davanti al giudice di pace, questi lo ha accusato addirittura di reticenza, con conseguente condanna penale. Ebbene, non sono un avvocato, non sono un giurista, Pag. 32non sono uno studioso del diritto, però come può essere una persona reticente quando deve parlare e raccontare, a suo favore, i fatti? Certo, quanto ho detto deve essere provato, ma sicuramente mi porta ad essere cauto nel votare a favore di questa legge che fa aumentare la discrezionalità dei giudici e dei magistrati.
Entro nel merito del provvedimento: esso introduce modifiche all'ordinamento penale processuale in più punti, al fine di consentire la conclusione del procedimento di ogni stato e grado in cui sia accertata la tenuità del fatto per cui si procede. In tal modo, nell'intento del presentatore del provvedimento, si vorrebbe deflazionare il carico di procedimenti penali incombente sui tribunali in presenza di vicende che, pur astrattamente valutabili sul piano penale, risultino di scarsa offensività, tale da non giustificare l'impegno della costosa risorsa del processo. Qui il comune cittadino si pone una domanda spontanea: ma i giudici di pace non servivano appunto a questo? In estrema sintesi, il testo prevede che il giudice pronunci sentenza di proscioglimento quando, per modalità della condotta, la sua occasionalità e l'esiguità delle conseguenze dannose o pericolose, il fatto sia giudicabile di particolare tenuità.
Si chiarisce che la condotta può essere ritenuta non occasionale quando il suo autore sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza, ovvero abbia commesso in precedenza o successivamente altri reati della stessa indole, anche se ciascun fatto, per la modalità della condotta e l'esiguità delle sue conseguenze dannose o pericolose, sia di particolare tenuità. Le conseguenze di questo testo, consistono nell'evitare il carcere e soprattutto il tribunale a coloro che commettono un furto di particolare tenuità, un insulto ad un vigile, o un raggiro da pochi spiccioli.
In questi casi, infatti, ne conseguirà un'archiviazione immediata o il proscioglimento. Se il reato è ritenuto tenue dal pubblico ministero o dal giudice, l'imputato non sarà perseguito. Tutto questo senza calcolare che i microcrimini sono sicuramente fra i più percepiti dalla popolazione perché colpiscono, nella maggior parte delle volte, le parti più deboli della società, come i più anziani o i pensionati e così via. Ma a parte gli esempi sopra fatti, per quali reati si può verificare la lieve tenuità? Potenzialmente tutti, ed è questo uno degli aspetti per cui questo provvedimento ci trova contrari. Infatti, la particolare tenuità del fatto, viene individuata in riferimento alle modalità della condotta, alla sua occasionalità, all'esiguità delle conseguenze dannose o pericolose della stessa. Nei casi di particolare tenuità del fatto, si verifica quanto segue: declaratoria d'ufficio con sentenza della particolare tenuità del fatto in ogni stato e grado del processo; richiesta di archiviazione del pubblico ministero al giudice da notificare alla persona offesa - e ci mancherebbe anche che non la notificassero - che potrà, entro dieci giorni, prendere visione degli atti e presentare opposizione, anche se non abbia dichiarato di voler essere informata circa l'eventuale archiviazione; pronuncia di una sentenza di non luogo a procedere in sede di udienza preliminare; pronuncia di una sentenza di proscioglimento con l'introduzione dell'articolo 530-bis del codice di procedura penale.
Si tratta, come hanno detto anche altri colleghi, di un compromesso raggiunto alla Camera sulla condotta a bassa pericolosità, che affida al giudice la discrezionalità di valutare se il reato è occasionale e che tipo di conseguenze produce. È stata definita una norma, come ho detto prima, «svuota processi», in linea con i provvedimenti svuota carceri. Si tratta di un indirizzo che il Governo Monti e il suo Ministro della giustizia Severino, sembrano voler perseguire per snellire l'ingolfata macchina della giustizia. Secondo noi, non è questa la strada giusta, naturalmente.
Sebbene la formula «tenuità del fatto» prosciolga l'imputato in sede penale, il fatto resta in sede civile, nell'eventualità che esistano i presupposti per un risarcimento. Infatti, dalla sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto Pag. 33consegue: l'obbligo per il giudice di pronunciarsi anche sulla domanda per le restituzioni e il risarcimento del danno, analogamente a quanto attualmente fa in relazione alle sentenze di condanna; l'efficacia di giudicato quanto all'accertamento della sussistenza del fatto, della sua illiceità penale e all'affermazione che l'imputato lo ha commesso, nel giudizio civile o amministrativo, per le restituzioni e il risarcimento del danno, promosso nei confronti del prosciolto per particolare tenuità del fatto, nonché nel giudizio per responsabilità disciplinare; l'iscrizione per estratto nel casellario giudiziale del provvedimento con il quale l'imputato è stato prosciolto per particolare tenuità del fatto.
Infine, le finalità di coordinamento includono, sia il procedimento penale minorile, dove è già previsto, come hanno citato i colleghi precedentemente, il non luogo a procedere per l'irrilevanza del fatto in presenza di tenuità del fatto e di occasionalità del comportamento, sia il rito penale davanti al giudice di pace. Anche in questi procedimenti già esiste l'esclusione della procedibilità nei casi di particolare tenuità del fatto. È intuitivo come il provvedimento rappresenti una piccola grande rivoluzione nel nostro sistema giudiziario, che anticipa altre riforme del Ministro. Questa volta, però, il Governo ha proposto solo degli emendamenti a un disegno di legge faticosamente maturato in Parlamento; in Commissione, infatti, è stato messo a punto, nel Comitato ristretto, un nuovo testo per il quale l'ultima difficoltà si è registrata proprio su un emendamento del Governo che intendeva riconoscere al giudice la piena discrezionalità nel valutare l'occasionalità del reato. Questo penso sia il punto fondamentale, un tema importante perché, invece, ci si è accordati su un'interpretazione più rigida che tiene conto in via preliminare del fatto che un reato della stessa indole sia compiuto più di una volta.
In conclusione ritengo, pur non essendo un tecnico del diritto, come dicevo prima, che prima di affrontare comunque un provvedimento come questo, sia meglio e necessario mettere mano finalmente ad una profonda riforma del sistema giudiziario soprattutto che garantisca prima i diritti di Abele e poi quelli di Caino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, confesso che questa mattina, venendo qui, quando sono arrivato in piazza, ho avuto una visione: non c'era più scritto: Camera dei deputati, ma c'era scritto: il Paese delle meraviglie. Ero un po' inquieto e inquietato ma sono comunque entrato e quando sono arrivato in questa aula mi si è materializzata Alice che era vestita di verde ed aveva un nome sopra: c'era scritto Lega Nord. Il mio gruppo ha espresso molte riserve sul provvedimento in esame perché pensiamo che un provvedimento del genere avrebbe dovuto porre dei vincoli superiori ai magistrati, senza lasciare una così forte discrezionalità nella sua applicazione e, per tale motivo, abbiamo presentato una serie di emendamenti. Ma oggi la Lega Nord, per tutto il pomeriggio, ha affermato che si tratta di un provvedimento che distruggerà la giustizia in Italia e che assomiglia ad un'amnistia - non so come voteremo noi perché dipenderà da come saranno valutati i nostri emendamenti -, e ciò viene detto da un partito che ha approvato la legge 5 ottobre 2001, n. 367 (Rogatorie internazionali), che limita l'utilizzabilità delle prove acquisite attraverso una rogatoria, impedendo e coprendo i movimenti illeciti su conti svizzeri effettuati da personaggi che qui non sto a ripetere; la legge 7 novembre 2002, n. 248, legittimo sospetto sull'imparzialità del giudice quale causa di ricusazione e trasferimento del processo sistematicamente invocata da una serie di avvocati che qui non sto a precisare; la legge 20 giugno 2003, n. 140, cosiddetto lodo Schifani, primo tentativo per rendere immune le cinque più alte cariche dello Stato; la legge 5 dicembre 2005, n. 251, modifiche al codice penale, Pag. 34cosiddetta ex Cirielli, che introduce una riduzione dei termini di prescrizione e che consente l'estinzione della prescrizione dei reati di corruzione in atti giudiziari e falso in bilancio in svariati processi e non li nomino perché non è quello che mi interessa qui; la legge 20 febbraio 2006, n. 46, modifiche al codice di procedura penale in materia di inappellabilità delle sentenze di proscioglimento, cosiddetta legge Pecorella, anche se poi la Corte costituzionale si è pronunciata con riferimento ad alcune suoi parti, ma resta il fatto che questa legge è stata varata; la legge 23 luglio 2008, n. 124, il secondo lodo che questa volta si chiamava Alfano, per le alte cariche dello Stato; la legge 7 aprile 2010, n. 51, disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza anche qui va bene è intervenuta la Corte costituzionale.
E ve ne sono altre, non è finita così, e penso al cosiddetto processo breve - che è in seconda lettura in Commissione alla Camera dal 28 gennaio 2010, dopo essere stato approvato al Senato in prima lettura -, che introduce e applica il nuovo meccanismo di estinzione del processo anche ai processi penali. Vi è il cosiddetto processo lungo che, invece, fa l'esatto contrario: permette, a chi vuole, di rinviare il processo all'infinito, chiedendo una lunghissima lista di testimoni nel processo, e che stabilisce che non si può più considerare come prova definitiva in un processo la sentenza passata in giudicato in altro procedimento.
Vogliamo andare avanti? Ma chi prendete in giro? Avete detto «sì» a tutte le nefandezze che dal 2000 in avanti sono state fatte contro la giustizia, per impedire che la giustizia sia fatta, per impedire che vi sia certezza della pena, e oggi vi mettete qui a fare una battaglia su questa norma che, rispetto a tutto il resto che avete approvato in questi anni, è «bagatellare» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Ma vergognatevi, per piacere. Intervenite in altro modo!

NICOLA MOLTENI. Votala Borghesi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, mi sono segnato alcuni punti e vorrei partire dalla radice: quando si scrive un provvedimento di legge si dovrebbe fare un'analisi, vi dovrebbe essere un motivo, una causa. Noi abbiamo chiamato o assunto - non so come si possa dire, visto che il Presidente del Consiglio l'abbiamo fatto diventare senatore a vita - un gruppo di professori tecnici, al quale abbiamo sottoposto un problema, che è il seguente: troppi reati e carceri insufficienti.
Dopo aver lungamente ponzato, i professori hanno trovato la soluzione: lo «svuota carceri» e poi questa bella proposta di legge che, nei fatti, depenalizza una cifra di reati. Il collega che mi ha preceduto ha fatto una sua personale costruzione, che dimostra anche come la logica a volte sfugga, perché la ratio di questo provvedimento è che la politica è succube della magistratura.
Infatti, Presidente, il collega dice che vi è un precedente - ricordato anche altrove - che è quello del processo breve. Ma qual è la ratio del processo breve? La ratio del processo breve è che in Italia vi sono 750 mila processi che vanno in prescrizione ogni anno, tutti gli anni che Dio manda in terra, e i magistrati non si preoccupano, il legislatore non si preoccupa. I magistrati si sono preoccupati quando qualcuno ha detto: introduciamo il processo breve. Ma qual è il motivo che ha così tanto preoccupato i magistrati? È semplice: quando vi sono delle regole, non si può scegliere che processi mandare in prescrizione e quali no, perché scatta un timer e, ad un certo punto, se un processo non è stato portato a compimento, va in prescrizione, e quindi non si può tenere sulla graticola chi ti sta antipatico per degli anni e non si possono mandare in prescrizione i processi dei propri amici e rendere fulminanti quelli dei propri avversari politici.
Questa è la storia che abbiamo sperimentato in questo Paese negli ultimi vent'anni, ma che risale anche a prima. La Pag. 35magistratura ha un grandissimo potere discrezionale. Questa norma cosa dice? Dice che, nel caso in cui possa essere ritenuto che la condotta non dia conseguenze dannose o pericolose, e il fatto è di particolare tenuità, l'imputato va assolto, il processo non si svolge.
Immaginate, con i magistrati che ci troviamo in questo Paese - che sono tutti convinti di essere diretta emanazione dello Spirito Santo, e di essere, ovviamente, invulnerabili e intelligentissimi - le conseguenze che possiamo avere. Ho presentato in questa sede un'interrogazione, alcuni mesi fa, perché un signore - a cui già era stata sospesa la patente e che aveva il vizio di alzare il gomito e poi prendere la macchina - in una sera d'estate ha falciato quattro ragazzi in bicicletta che, alle undici di sera, tornavano a casa. Ne ha ammazzato uno e ne ha resi paraplegici altri tre.
Il magistrato ha analizzato tutta la situazione e ha deciso che questo signore - che, tra l'altro, si è fermato un chilometro dopo perché si era guastata la macchina e ciò è evidente segno di tentativo di fuga - se la sarebbe cavata con qualche mese di arresti domiciliari, mentre la madre di questa ragazza di 17 anni, che è stata ammazzata in questo modo, ha dovuto accontentarsi.
Ho presentato un'interrogazione in cui ho detto quello che tutti nel mio territorio ripetono: ma se fosse stata la figlia di un magistrato? Se fosse stata la figlia di un prefetto? Allora vedete che con una norma come questa, se si tratta della figlia di magistrato, ovviamente le conseguenze sono gravi e il reato non è di particolare tenuità, ma se è la figlia di un poveraccio? In un Paese dove si dice «poverino» a questo e a quello, basta che non si tocchino i propri parenti, sicuramente questo signore avrebbe goduto anche della tenuità. In fin dei conti la sua colpa era solo di aver bevuto e di aver preso la macchina per andare a casa, non c'era alcuna volontarietà.
Faccio notare che, poiché la classe politica crede nella democrazia e nell'articolo 1 della Costituzione, che prevede che la sovranità appartenga al popolo, io non ho potuto presentare questa interrogazione, perché gli uffici della Camera si sono peritati di dirmi, dopo lunghissimi giri di parole, che se non avessi tolto nelle premesse il riferimento alla domanda che tanta gente si fa: «e se fosse stata figlia di un magistrato?», questa interrogazione non si sarebbe potuta presentare, dicendo che non possiamo sindacare l'attività della magistratura. Tra l'altro, non la sindacavo, poiché avevo inserito soltanto una considerazione nelle premesse. Ora in questa situazione aggiungiamo questa bella perla ossia che il fatto che un reato sia tenue o non importante è rimesso al giudizio di uno dei figli diretti dello Spirito Santo che ha preso la toga. Potrei citare i casi dei no global, poiché non ce n'è ancora uno che sia finito in galera. I processi non si fanno, perché finiscono sempre sotto, oppure, quando si fanno, hanno tempi biblici e vanno in prescrizione.
L'altro giorno a Milano un vigile urbano ha sparato a due persone che non si sono fermate, ha sparato ad altezza d'uomo, ha ucciso un ragazzo (è una cosa grave), e il processo è già iniziato. Vi sono, invece, casi di processi che non iniziano mai e dove le violenze sono ripetute. Siamo arrivati al punto che uno come il procuratore Caselli non possa presentare un libro perché altrimenti i no global potrebbero fare «casino», menare qualcuno e lui, che è un magistrato, ha avuto il coraggio di dire che non avrebbe presentato il libro perché aveva paura per i partecipanti.
Allora, immaginate il giorno in cui un magistrato, per convenienza, timore o interesse politico, dovesse dire che manifestazioni come quelle no-Tav sono fondamentalmente non gravi e tenui, perché non avvengono in un centro abitato e, se anche vi fossero dei contrasti con la polizia, magari, fondamentalmente, si volevano solo distruggere delle barriere, quindi si tratterebbe di una protesta simbolica, anche se un po' virulenta. Chi, dopo una sentenza di questo genere, avrà mai più il coraggio di intervenire verso questi squadristi? Nessuno. Pag. 36
Allora bisogna tornare alla ratio di questo provvedimento. Faccio una proposta, signor sottosegretario: abbiamo un grave problema che è quello dei costi della sanità. Direi di abolire le cure per tutte le patologie che non sono evidentemente mortali. Se uno si spacca una gamba, insomma, che vada in giro un po' zoppo. Se non è mortale, si risparmiano un sacco di soldi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Lo dico veramente, quando c'è qualcuno che ha qualcosa di più grave, sicuramente potrà avere più spazio negli ospedali, perché tutti quelli che non sono in fin di vita a calci nel di dietro verranno dimessi.
La logica dice questo. Io dico: applichiamola, si possono risparmiare molti soldi. Poi vorrei fare l'esempio del caso dei reati di stalking. Come sappiamo, i reati di stalking - abbiamo voluto tutti assieme la legge - si sviluppano con una serie di atti. In questo caso, se il fatto è tenue, non è reato, quindi finché non ci scapperà il morto, anche il reato di stalking sarà una «ragazzata» e andiamo avanti così.
Poi facciamo copia per quanto riguarda la fiducia. Dico questo perché qui ci sono tanti avvocati e c'è tanta gente che non si confronta diciamo con la realtà fisica.
Infatti, come sapete, sono ingegnere meccanico e qualcuno dice in fabbrica, quando arriva qualche «scienziato» che esagera con le tolleranze - che non sono quelle delle case di tolleranza ma delle dimensioni geometriche - che la carta prende tutto, poi però le cose bisogna farle. Quindi, sulla carta si può scrivere qualsiasi cosa, si può pensare che siamo tutti buoni e che perdoneremo tutti, poi nella pratica, se accoltellano tuo figlio e tua moglie, allora scopri che non c'è la tenuità, che la violenza privata è una cosa gravissima, che il furto distrugge la tua tranquillità e la tua serenità e via dicendo. Adesso, mi chiedo: se un immigrato, che arriva con il canotto e che noi abbiamo regolarizzato perché siamo buoni, si mette a fare l'imprenditore e fa sparire cinquanta partite IVA per non pagare le tasse, sarà un reato grave o è una cosa tenue?
Credo che molti magistrati, in considerazione del fatto che siamo tutti fratelli e ci vogliamo bene e si pagano troppe tasse in questo Paese, non ci metterà molto a dire che è un reato non di grande gravità. Poi ci può essere tutta una serie di altri ragionamenti: chi allunga le mani sui bambini commette un reato grave o un reato di tenuità? Abbiamo un esempio dell'Unione europea che voleva depenalizzare la produzione di film e spettacoli pedo-pornografici, dicendo che un soggetto, se li consumava lui stesso, poteva portarli in giro, dando così una mano al commercio. Fu il Ministro della giustizia Castelli che nel 2001 bloccò questa iniziativa indegna.
Ma cosa succede se noi domani diamo la possibilità ad un qualsiasi magistrato di giudicare tutto ciò? Capisco che i magistrati sono invulnerabili e - lo ripeto - emanazione diretta dello Spirito Santo, hanno studiato tantissimo e provengono dalle aree del Paese dove notoriamente le facoltà sono le più difficili, le più feroci, le più selettive e garantiscono la migliore classe dirigente, come dimostra lo sviluppo di quelle aree e la funzionalità e l'efficienza della cosa pubblica che laggiù si è raggiunta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Tuttavia, bisogna anche confrontarsi con la realtà: la carta prende tutto, poi ci sono le persone che vivono e che subiscono questi reati. Concludo, ricordandovi che noi, tra l'altro, non abbiamo bisogno di attribuire altro a quei fenomeni dei nostri magistrati, che sono emanazione dello Spirito Santo, che provengono da facoltà difficilissime dove è quasi impensabile raggiungere la laurea, tant'è che non c'è neanche uno che sia andato al MIT di Boston perché non vogliono far fare brutta figura agli americani. Al riguardo, vorrei portare un esempio.
Vi è già il problema scandaloso di sentenze per reati gravissimi con riferimento ai quali, siccome non si pubblica la sentenza, assassini, pluriomicidi, mafiosi e quant'altro vengono rimessi in libertà. Questi magistrati sono impegnati nel non scrivere e non pubblicare le sentenze a Pag. 37seconda di quello che gli conviene. È come dire che un magistrato, poverino, ha tanto lavoro da fare ed anche se vi è un'altra sentenza da emettere, magari perché quaranta persone sono state ammazzate, non ha avuto tempo, può succedere. È una cosa normale, succede solo in Italia perché noi siamo più avanti, ma ci arriveranno anche gli altri. Quindi, vogliamo dargli anche questa possibilità, per ogni legge che viene approvata da questo Parlamento, quella di «grattarsi la pera» e stabilire se un caso è grave o se è un caso di particolare tenuità.
Io avanzo un'altra proposta al Governo. Visto che stiamo facendo le riforme costituzionali, mi ispirerei moltissimo alla Repubblica islamica dell'Iran, che è l'unico Paese islamico dove ci sono delle elezioni formalmente democratiche. Esiste il Consiglio degli ulema, che è un consesso come questo, dove possono entrare soltanto gli ayatollah e gli ulema appunto. Costoro sono scelti dal clero, eletti regolarmente, dopodiché ci sono le elezioni democratiche e c'è il Parlamento, ma il Consiglio degli ulema ha una serie di prerogative per garantire la continuità della Repubblica islamica. Noi potremmo chiamarla la Repubblica di non so che, adesso non voglio scomodare esempi ma, diciamo così, andiamo al pratico. Quali sono i poteri di questi ulema che potremmo dare ai nostri magistrati? In primo lungo, possono escludere dalle elezioni qualsiasi lista perché non la giudicano conforme alla superiore ispirazione di Allah, che nel caso dei nostri magistrati possiamo, non so, far risalire allo Spirito Santo, al codice, oppure alle tradizioni che hanno a casa loro o alle loro severissime università o alla loro elevatissima moralità. In secondo luogo, possono ammettere una lista, ma possono depennare a piacimento tutti i candidati che vogliono perché questi candidati non vanno bene.
La terza cosa che possono fare (che effettivamente rende le altre due cose un po' ultronee, come si direbbe qui dentro) è che loro hanno diritto di sindacare, modificare e cassare qualsiasi legge che venga fatta dal Parlamento che viene poi eletto con suffragio universale.
Direi che, se noi facessimo così, potremmo risolvere tanti problemi e sarebbe una proposta che ci proietterebbe all'avanguardia e che sicuramente darebbe lustro alla nostra Repubblica e permetterebbe di sfruttare tutte quelle energie nascoste della magistratura che credo, a questo punto, possiamo tutti considerare i veri eredi di Leonardo da Vinci. Inoltre, permetterebbe al nostro Paese di avanzare, modernizzarsi ed essere ancora più tecnico, perché potremmo fare questo bel consesso di ulema (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18,18).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2094-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, mi rivolgo soprattutto ai colleghi della Lega Nord. Prima di provare a spiegare che cosa sarà tenue o meno per questa normativa, sicuramente noi sappiamo che cosa non avete ritenuto voi così grave e degno di attenzione da parte dell'apparato dello Stato o degno di attenzione per le vittime dei reati in questi anni in cui si è discusso di giustizia.
Sappiamo che, quando si è parlato di intercettazioni, sul depotenziamento di Pag. 38importanti strumenti di indagine e di assicurazione dei colpevoli, siete rimasti insensibili alle vittime dell'usura, dell'estorsione, di truffe aggravate perpetrate. Sappiamo che, indistintamente, avete ritenuto che far prescrivere il reato in tempi brevissimi, senza fare nessuna distinzione tra le conseguenze dannose che riguardano anche soprattutto le vittime dei reati, non vi ha fatto assolutamente velo.
Sappiamo come nel «processo breve», nell'affossare tutti i processi indistintamente, questa non è stata una vostra preoccupazione. Evidentemente era ritenuto tenue.
Sappiamo che avete un'idea dell'esercizio della giurisdizione tale per cui non vi preoccupa se, a seguito di una indistinta valutazione sul cosiddetto «errore di diritto», forse sarebbe più difficile celebrare importanti inchieste come quelle riguardanti la ThyssenKrupp o l'Eternit. Sappiamo tutto questo. Invece, sembra che non vogliate tenere conto dei punti cardine di questa normativa.
Questa è una normativa che si fa carico dell'esercizio effettivo dell'azione penale e della difesa del principio della obbligatorietà dell'azione penale. Infatti, per renderlo effettivo e per poterlo esercitare bisogna fare in modo che i tribunali funzionino e che ci sia effettivamente una deflazione dei procedimenti non con automatismi, ma con una valutazione attenta che ha dei parametri, perché non è discrezionale.
Vorrei dire alla collega, che simpaticamente ci ha rallegrato citando i versi di una canzone spagnola e traducendoli, che non so che tipo di traduzione posso fare, se non ripetere il dettato letterale della norma, quando si dice che viene valutata l'esiguità delle conseguenze dannose di una condotta occasionale.
Quindi, pazienza per il concetto giuridico di valutazione della condotta, dal momento che contiene una serie di elementi e di parametri individuabili e, quindi, si tratta di un concetto non indistinto, ma molto determinato. Pazienza per l'occasionalità, perché sta esattamente a significare che il ripetersi dei fatti viene tenuto in conto ed è una causa di esclusione dell'applicazione.
Ma davvero non so come tradurre «esiguità delle conseguenze dannose», che tiene esattamente conto di quello che può essere provocato alla persona offesa. Della persona offesa ci siamo talmente preoccupati non solo da questo punto di vista, ma prevedendo anche un'interlocuzione con la persona offesa sin dall'esordio delle indagini e un contraddittorio che, badate bene, esattamente può impedire quella acquiescenza dei procedimenti e quella, diciamo così, dimenticanza della persona offesa e delle sue ragioni e, quindi, facendo venire meno le ragioni della sua tutela, perché provocando una chiamata, in un certo senso, più immediata si tutelano anche le ragioni del suo danno e, quindi, il risarcimento del danno. Quindi, questo per quanto riguarda l'obbligatorietà, mentre per quanto concerne la discrezionalità non è affatto come dite voi, perché è assolutamente tutelata con parametri molto precisi.
È anche abbastanza abnorme l'idea che bisognerebbe scegliere e indicare quali reati «sì» e quali reati «no». Non so se ci avete riflettuto, ma questo starebbe a significare che quel titolo di reato, pur essendo previsto come reato, non si persegue, svincolandolo da qualsiasi principio di offensività. Ma vi rendete conto di cosa state dicendo e di cosa proponete? Questo è assolutamente in contraddizione con le istanze di cui vorreste farvi portatori.
Vengo poi alla questione dei pareri della I Commissione affari costituzionali. Mi limito a fare alcune affermazioni che poi cercheremo di approfondire nella seconda parte della trattazione del provvedimento e anche in sede di Comitato dei nove.
Sulla questione dell'eventuale collegamento alla parte sostanziale, sotto il profilo della non punibilità, vi chiedo di fare attenzione, perché la parte sulla non punibilità, che attiene alla parte sostanziale del codice penale, produce una sentenza di proscioglimento perché il fatto non costituisce reato. Vi è, quindi, una differenza Pag. 39fondamentale. Intanto, come persona offesa occorre instaurare una causa civile per ottenere il risarcimento del danno, mentre noi prevediamo che, anche nel caso in esame, cioè di tenuità del fatto, il giudice si pronunci e, pur emettendo una sentenza di proscioglimento, possa, comunque, liquidare il danno e, dunque, soddisfare direttamente la persona offesa.
Voi volete inserire la tenuità del fatto tra le cause di punibilità, che sono quelle cause che escludono la sussistenza del reato. Ma questa è una cosa completamente diversa e sta su un piano completamente diverso.
Per quanto poi attiene alle possibili difficoltà con altre ipotesi attenuate, voglio ricordare che le abbiamo esaminate molto attentamente. Anche quando citate, negli emendamenti, tutti i casi di violenza sessuale o di altri reati ricordo, comunque, che anche in quei casi è prevista un'ipotesi attenuata disciplinata per legge e in questo, come in altri casi, è esattamente la differenza di dizione che garantisce il fatto che in ipotesi attenuate comunque si procede, mentre quando manca totalmente l'offensività non si procede.
Ho sentito dire delle cose incredibili su reati gravi, addirittura di criminalità organizzata o quant'altro. Non credo che meriti soffermarsi su questo punto, perché la dizione stessa e la descrizione di particolare tenuità - e di non offensività - li esclude assolutamente a prescindere.
In sostanza e in conclusione, è vero che abbiamo un'idea molto diversa dalla vostra su come si tutela la sicurezza e la legalità e anche su come si crea lo sviluppo (perché qualcuno ha detto che non ci stiamo occupando dello sviluppo). Vorrei ricordare che i tempi della giustizia e la sua efficienza hanno molto a che vedere con lo sviluppo di un Paese e con l'efficienza di un sistema. La nostra idea di sicurezza non è l'evocazione di immagini terrificanti e di provvedimenti che colpiscono i più deboli e i più indifesi, sotto il profilo processuale e delle tutele sociali.
La nostra idea di sicurezza e di legalità guarda alla concretezza e alla tutela della persona offesa, oltre che del processo penale. È un'idea che pone il principio concreto di offensività come uno dei principi che rende possibile la tutela anche nel penale e che rende efficace ed effettivo l'intervento dello Stato. È un'idea di legalità a tutto campo, che non patteggia sul titolo del reato, ma che si adegua alle situazioni all'interno di un sistema e di principi in cui rimangono salvi l'obbligatorietà dell'azione penale ed i principi di diritto.
Questo riteniamo che sia il baluardo più importate a difesa dei più deboli, dei territori, dei pensionati e delle donne, di cui vi siete dimenticati in questi anni, ma ai quali noi vogliamo offrire una tutela concreta ed effettiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, è dalle 16 che stiamo affrontando la discussione sul complesso degli emendamenti relativamente ad un provvedimento che, peraltro, ha avuto già una fase ampia di discussione in Commissione, nonché in Aula con la discussione sulle linee generali di ieri.
Atteso che sono state espresse molte posizioni, proporrei all'Assemblea non la chiusura della discussione, ma semplicemente di utilizzare le forme regolamentari che i gruppi, in maggioranza sino a poco tempo fa, hanno usato costantemente e conoscono.
Proporrei, quindi, a norma del Regolamento, di chiedere il rinvio ad altra seduta di questa discussione ed eventualmente di affrontare tutta la fase che ci porterà al voto finale con ciò che il Regolamento ci consente, ossia il contingentamento dei tempi, realisticamente già dal prossimo mese.
La mia proposta è semplicemente quella di rinviare ad altra seduta il seguito dell'esame di questo provvedimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti ha proposto di rinviare ad altra seduta il Pag. 40seguito della discussione di questo provvedimento.
Ai termini di Regolamento - articolo 41, comma 1 - darò la parola ad un deputato che vuole parlare contro il rinvio e ad uno che vuole parlare a favore, sempre che ci siano deputati che intendano prendere la parola.
Chi intende parlare contro il rinvio? Prendo atto che nessuno vuole parlare contro.
Chi intende parlare a favore del rinvio? Prendo atto che nessuno intende parlare a favore. Pongo pertanto in votazione la proposta...

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo anche per l'eventualità che decidesse di porre in votazione la proposta di rinvio per permettere agli ultimi colleghi di raggiungere la postazione.
Peraltro, intendo ribadire che, essendo tutta l'Assemblea favorevole al rinvio e non essendovi contrari, tendenzialmente forse potremmo anche evitare il voto.
Tuttavia - se crede - procediamo alla votazione, ma mi sembra evidente la volontà generale di procedere secondo la proposta sollevata testé alla Presidenza dal collega Giachetti.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, potremmo procedere anche in questo modo...

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, non siamo intervenuti per lasciare uno spazio di serenità dopo l'intervento dell'onorevole Giachetti. Le dico, tuttavia, che il nostro gruppo non è favorevole, per un fatto di metodo, alla reiterazione di proposte volte a chiudere le sedute e a rinviare l'esame dei provvedimenti.
Noi voteremo contro, quindi chiediamo la votazione. Lo dico anche in termini che potremmo definire costruttivi: in questi due giorni di discussione abbiamo sentito cose che veramente ci lasciano non solo perplessi, ma preoccupati, perché è chiaro che la nostra percezione di giustizia è molto diversa da quella di molti colleghi di questa nuova maggioranza.
Riteniamo che in questo spazio, pur votando contro il rinvio, ci sarà il tempo affinché la Commissione eventualmente possa dichiarare il suo parere sugli emendamenti e il Governo possa fare una riflessione molto seria.
Lo dico in una sola parola e poi concludo, signor Presidente: noi riteniamo che la giustizia non possa essere amministrata con soggettività estrema come viene proposto in questo provvedimento. Si dovrebbero fare cose molto diverse e certamente non può essere un giudice a decidere se l'azione penale ha un senso o no. In questo caso, voteremo comunque contro il rinvio.

PRESIDENTE. A questo punto viene meno il presupposto della proposta dell'onorevole Baldelli perché il gruppo della Lega Nord Padania è contraria, quindi procediamo con la votazione.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del seguito della discussione del provvedimento ad altra seduta.
Onorevoli Pizzolante, Gasbarra, Palagiano, Leoluca Orlando, Giammanco...
(È approvata).

Seguito della discussione della relazione sui punti nascita approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali (Doc. XXII-bis, n. 3) (ore 18,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione sui punti nascita approvata dalla Commissione Pag. 41parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.
Ricordo che nella seduta del 20 febbraio 2012 si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Fucci, Leoluca Orlando, Barani, Burtone, Laganà Fortugno, Polledri, Patarino, Nucara, Porfidia e Binetti n. 6-00104 (Vedi l'allegato A - Risoluzione - Doc. XXII-bis, n. 3).

(Intervento e parere del Governo - Doc. XXII-bis, n. 3)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, che esprimerà altresì il parere sulla risoluzione presentata.

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, in ordine agli impegni contenuti nella risoluzione il Governo esprime parere favorevole in considerazione del fatto che la risoluzione in esame reca una serie di impegni le cui connesse attività istituzionali sono state già avviate dal...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi invito a fermare il brusio per poter ascoltare l'intervento del rappresentante del Governo.

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Ripeto, il Governo esprime parere favorevole in quanto molte delle considerazioni sono già state messe in atto dal Governo per quanto riguarda il problema dei punti nascita.

(Dichiarazioni di voto - Doc. XXII-bis, n. 3)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole sulla risoluzione presentata in merito alla relazione sui punti nascita, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario.
Voglio fare due considerazioni in relazione ad alcuni punti che sono stati trattati nella risoluzione. C'è un riferimento alla diffusione dei punti nascita. Si sottolinea che in molti casi c'è un eccessivo numero di questi punti nascita e l'eccessivo numero non sempre riesce a garantire la qualità nell'assistenza e nei servizi sanitari. È una valutazione in parte condivisibile, ma bisogna tenere conto anche dell'orografia e dell'estensione dei territori, della particolare condizione nella quale si trovano aree interne e montuose, per cui non possano essere solo i numeri a determinare la decisione di tenere aperto o meno un reparto di ostetricia. L'altra considerazione è su una polemica che è sempre più frequente e riguarda l'incidenza dei parti cesarei. Non bisogna affrontare questa discussione in maniera manichea, ma effettuare valutazioni di tipo scientifico e di tipo clinico. Comunque, il mio gruppo voterà a favore ritenendo assolutamente positivo il lavoro svolto dalla Commissione e quindi quanto è contenuto nella risoluzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, la crisi che attanaglia il Paese ci sta costringendo a rivedere molto di quello che un po' tutti credevamo acquisito. Sappiamo che sollevarci e tornare a crescere comporta una spinta propulsiva nuova ed un cambiamento autentico e generoso, quindi abbiamo davanti una sfida enorme, sacrifici, rinunce e una presa di coscienza generale. Abbiamo anche delle opportunità per cambiare le cose che in questi anni abbiamo visto non funzionare. La sanità pubblica è uno dei problemi con i quali dovremo necessariamente fare i conti a Pag. 42brevissima scadenza. Sono troppi gli sprechi e le criticità irrisolte che questo capitolo fondamentale della vita pubblica registra. La relazione ha il merito di rammentarcelo, richiamando alla nostra attenzione innanzitutto il tema delicato della diffusione e dell'efficienza dei punti nascita sul territorio. Il lavoro compiuto dalla Commissione nel reperire dati sia sugli aspetti tecnico-organizzativi, sia su quelli medico-legali, ci offre un'istantanea della realtà che suggerisce più di uno spunto di riflessione. Ci colpisce che in premessa al testo si evidenzi la presenza di forti disomogeneità tra i diversi territori riguardo ad alcuni dei parametri di riferimento più indicativi, come la percentuale di parti cesarei e come l'aumento significativo in anni recenti degli episodi di presunto errore sanitario accaduti nei punti nascita. Noi voteremo a favore della risoluzione convinti del valore di un impegno parlamentare rivolto ad indagare con rigore i fenomeni critici e a darne una lettura obiettiva che sia per tutti premessa e stimolo alla ricerca di soluzioni. Nel contempo, vogliamo dire al Governo, a lei sottosegretario, di farsi carico di un'indispensabile ricerca di correttivi, che parta dal percorso di nascita che oggi caratterizza il Paese e si allarghi ad includere rapidamente le molte altre voci della sanità pubblica. Non è accettabile che il 72 per cento dei punti nascita del Paese sia piccolo e fragile, ossia al di sotto dei necessari standard professionali e tecnologici e perciò a rischio. Tutto questo accade in maniera rilevante soprattutto nel sud del Paese, con dei dati di disparità - invito i colleghi a leggere la relazione - veramente significativi.
È anche inaccettabile che la razionalizzazione delle spese, che in dieci anni ha cancellato il 15 per cento dei posti letto disponibili, si sia tradotta in una minore capacità dei punti di pronto soccorso di accogliere i casi più urgenti. Stiamo vedendo in questi giorni nelle cronache che cosa sta accadendo nei nostri ospedali, anche in quelli eccellenti, che hanno sempre reso un ottimo servizio alla vita del Paese.
Il sistema sanitario nazionale viaggia a molte differenti velocità. Ogni regione è una realtà a sé: diverse le situazioni di bilancio, e perciò ineguale il trattamento riservato ai cittadini. Un esempio: le prestazioni previste dai livelli essenziali di assistenza, che spingono nella maggior parte dei casi ad una migrazione sanitaria o anche i diversi prontuari farmaceutici, che, in tempi moderni, sono veramente inaccettabili.
Uno studio recente del Ministero della salute evidenzia che in alcuni centri di Piemonte e Lombardia si può essere operati di bypass con un rischio di mortalità sovrapponibile allo zero, mentre in alcune aree del sud - penso alla Sicilia - la percentuale si avvicina al 10 per cento.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mosella.

DONATO RENATO MOSELLA. Di crescenti disuguaglianze tra ricchi e vecchi e nuovi poveri ci si occupa ancora troppo poco, eppure le liste di attesa lunghissime per gli accertamenti clinici marcano una distanza tra chi può permettersi di pagare e chi deve rassegnarsi ad aspettare il suo turno e la dicono lunga su quello che sta accadendo oggi in Italia.
Concludendo, occorre mettere mano alla riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale e in questo noi crediamo che la relazione possa essere uno spunto per il Parlamento e per il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stagno d'Alcontres. Ne ha facoltà.

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Signor Presidente, il problema dei punti nascita è già stato sottoposto all'attenzione del precedente Governo e lo poniamo con forza e lo sollecitiamo anche in questa occasione. Sappiamo benissimo che i punti nascita, anche quelli di confine, hanno necessità di anestesia e rianimazione, di un centro sangue e devono essere coadiuvati Pag. 43 anche da un chirurgo generale e da un pronto soccorso, oltre che da un'unità di terapia intensiva materna e infantile.
Quindi, diciamo che il discorso dei punti nascita va affrontato con cognizione e con molta attenzione, anche perché vi sono delle situazioni che non possono essere sottovalutate, dovute alla difficoltà di raggiungimento di determinati paesi, specialmente in zone disagiate. Questo nel sud è frequentissimo e abbiamo visto in occasione degli ultimi eventi meteorologici quanto sia difficoltoso già arrivare con i mezzi di soccorso, anche della Protezione civile, in posti particolarmente disagiati.
È quindi indispensabile procedere ad un'azione più mirata, cercando di mettere da parte una mentalità esclusivamente aziendalistica, che mette il problema finanziario davanti a un bene assoluto quale la salute dei cittadini. Riteniamo quindi essenziale, così come diceva il collega Mosella, che mi ha preceduto poco fa, procedere con particolare attenzione e andare a valutare caso per caso. Al sud, così come in alcune aree del centro, vi sono grossi problemi, che, tra l'altro, aumentano anche di consistenza in occasione delle varie manovre di rientro che stanno portando avanti molte regioni nel Meridione.
Sappiamo benissimo che alcune regioni stanno facendo sforzi notevoli per rientrare nei budget finanziari di spesa, ciò che comporta dei grossi sacrifici anche per i cittadini, ma è anche vero che bisogna motivare e dare possibilità ai medici di lavorare in condizioni adeguate, problema questo che non va sottovalutato.
Oggi dobbiamo considerare anche che la medicina difensiva nel nostro Paese comporta una spesa annua di un miliardo e 400 milioni di euro, tutti quattrini che possono essere investiti in ricerca e anche nel miglioramento delle strutture di emergenza, di pronto soccorso.
Quello che è successo a Roma in questi giorni è un fatto che si verifica molto frequentemente nei grandi centri e non è certo dovuto alla responsabilità dei medici, ma alla contrazione delle risorse che vengono ridotte, specialmente nell'azione di pronto soccorso di emergenza che è quella più importante e più efficace perché il sistema sanitario possa assistere i cittadini.
Bene, signor Presidente, credo sia un atto di particolare attenzione da parte di questo Governo impegnarsi per cercare di risolvere un problema che, in questo momento, sta affliggendo molte popolazioni. Faccio presente questo al sottosegretario, che è siciliano e anche medico, un collega, che conosce benissimo la geografia della nostra regione. Sappiamo bene che sia le Madonie, sia i Nebrodi hanno paesi, realtà e comunità difficilmente raggiungibili e che il sistema di elisoccorso può dare delle risposte in sostituzione di determinati punti di emergenza che, in ogni caso, devono essere presenti e facilmente raggiungibili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, vorrei, innanzitutto, ringraziare i colleghi della Commissione parlamentare di inchiesta e il Presidente Leoluca Orlando per questa indagine, la prima del Parlamento italiano, in cui si è verificato quello che tutti speriamo, ossia una collaborazione tra istituzioni, territorio e comunità scientifiche. Credo sia la prima volta che la politica sente il bisogno di confrontarsi con il territorio e con le comunità scientifiche.
Ricordo l'Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani che ha fornito i dati per questa inchiesta, mai così opportuna come in questo momento in cui tutti i cittadini italiani ricevono quotidianamente servizi di malasanità dai media.
Ebbene, uno dei punti affrontati nell'indagine è rivolto proprio a verificare se, effettivamente, la sanità in Italia sia di qualità scadente e se questo sia responsabilità dei medici o delle strutture. L'invio di questi questionari agli assessorati e alle procure - ricordo che 90 procure hanno risposto con precisione - ha fatto emergere un quadro che, come al solito per Pag. 44tutta la sanità italiana, mostra luci ed ombre. Sono stati affrontati i numeri, i centri sono stati suddivisi in tre classi, A, B e C, in base al numero dei parti effettuati - il numero medio è risultato essere di 90, quindi circa un migliaio l'anno - ma, soprattutto, si è sancita una certezza, ossia quella che i centri più piccoli, che non raggiungono le 500 nascite, sono quelli meno sicuri in cui lo Stato non è in grado di garantire il diritto alla sanità, la qualità e la sicurezza che dovrebbe invece garantire. Da questo punto di vista, credo che ciò che era stato fatto dal precedente Ministro Fazio, in accordo con la Conferenza Stato-regioni, debba essere, in qualche maniera, affrontato. Avrei avuto il piacere, nonostante tutto il rispetto che nutro nei confronti del sottosegretario, che, in un'occasione del genere, accanto al sottosegretario fosse presente in Aula anche il Ministro della salute.
Il problema della malasanità riguarda molto il comparto ostetrico-ginecologico e la medicina difensiva, quella che comporta tanti sacrifici per i cittadini italiani; siamo il Paese che prescrive più TAC e risonanze d'Europa e questo vuol dire che anche per un mal di testa, per evitare di ricevere una denuncia, il medico è costretto, o comunque spinto, a certificare la malattia soltanto con l'ausilio di mezzi diagnostici costosissimi.
Il ricorso ai tagli cesarei si è visto. Siamo, purtroppo, la maglia nera d'Europa, signor sottosegretario. Abbiamo un'incidenza del 37 per cento, rispetto ad una media europea del 30 per cento, ma ricordo che si nasce bene e senza rischio anche in Paesi come la Slovenia o l'Olanda in cui l'incidenza del taglio cesareo è del 15 per cento.
Stiamo affrontando in questi giorni nella Commissione affari sociali un progetto di legge, relativo al governo delle attività cliniche, che non sfiora minimamente quelli che sono i problemi legati alla medicina difensiva e mi riferisco al taglio cesareo o all'assicurazione dei medici. Il progetto di rendere obbligatoria l'assicurazione è fermo da tre anni al Senato.
Noi abbiamo proposto un emendamento come Italia dei Valori, anzi un articolo ulteriore, per obbligare i medici ad assicurarsi, sicuramente non alle condizioni capestro attuali. C'è davvero la necessità che il Ministro e tutto il Parlamento prendano delle decisioni serie, delle decisioni pertinenti, altrimenti quest'indagine, da cui sono emerse le criticità dell'assistenza delle nostre gestanti e dei nascituri, non avrà alcun senso. Quest'indagine ha un senso se verranno rimosse quelle criticità e se si avrà il coraggio di affrontare quei problemi, come quello dell'assicurazione e dell'analgesia del parto.
Ricordo che le società scientifiche hanno stabilito dei numeri: il 27 per cento delle donne oggi richiede il taglio cesareo perché ha paura del dolore e l'Italia ha un'offerta della partoanalgesia del 16 per cento versus il 90 per cento delle richieste. Si tratta di problemi ineludibili e credo che, trattandosi di un Governo tecnico, voi dovreste da tecnici affrontare questi problemi e non ascoltare soltanto i numeri che la Commissione ha reso con precisione grazie - ripeto - alla collaborazione che c'è stata insieme alle società scientifiche, alle procure ed agli assessorati. Altrimenti questi numeri saranno dei numeri campati in aria, che non avranno un seguito.
Credo, quindi, che l'obiettivo dovrebbe essere quello di migliorare l'assistenza delle nostre donne, delle nostre gravide e dei nostri futuri cittadini italiani, quelli che ancora devono nascere. Bisognerà concentrarsi su come riuscire a reperire le risorse ed anche su un altro problema: ci vorrà il coraggio di chiudere quegli ospedali a rischio. Bisogna spiegare al cittadino che non è importante avere un ospedale sotto casa, ma è importante avere un ospedale attrezzato, che garantisca quella doppia guardia. Due ginecologi sono indispensabili, ma vengono soltanto garantiti dai grandi punti nascita. Prendiamo il caso di una donna con delle malattie che richiedono un intervento di urgenza - mi riferisco alla gestosi, al distacco intempestivo Pag. 45 di placenta normalmente inserita o placenta previa o, insomma, un'emorragia - non si può aspettare che il medico reperibile venga da casa. È una questione di urgenza e di far fronte all'emergenza. Questo si potrà realizzare soltanto attraverso risorse umane nuove, avendo il coraggio anche di fare delle scelte impopolari, ma spiegando ai cittadini che per il loro interesse, per garantire la salute, la qualità della sanità erogata e la sicurezza, è necessario fare delle scelte.
Noi ci aspettiamo questo da voi e ringraziamo l'onorevole Leoluca Orlando per aver avuto questa iniziativa. L'Italia dei Valori voterà a favore ovviamente di questa risoluzione in attesa che dal Governo vengano effettivamente delle novità in campo applicativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la risoluzione al nostro esame, che ho l'onore di avere sottoscritto, riguardante la relazione sui punti nascita approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, rappresenta un momento certamente qualificante nell'attività di questo ramo del Parlamento.
Infatti nel corso dei quasi due anni, in cui il lavoro della Commissione è stata portato avanti, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con una realtà tra le più importanti e significative della sanità italiana. Io non mi soffermerò ovviamente a citare tutti i dati e le osservazioni contenute nelle relazione al nostro esame, perché lo hanno fatto gli altri colleghi prima di me in sede di discussione sulle linee generali della relazione stessa. Più di tutti ed in modo approfondito lo ha fatto il coordinatore di questo filone di indagine, il collega Benedetto Fucci, che ringrazio per l'impegno con cui, unitamente al presidente Leoluca Orlando, ai componenti della Commissione ed alle società scientifiche che hanno collaborato adoperandosi con grande passione, è riuscito a portare a compimento un lavoro assai complesso e di notevole portata.
Non è stato facile, come tutti possiamo immaginare onorevoli colleghi, procedere dalla formulazione dei questionari gestionali, all'elaborazione dei dati sui profili strutturali e giudiziari legati all'attività dei punti nascita, in un Paese oltre tutto caratterizzato ancora da profonde differenze regionali in materia di sanità.
Mi limiterò, in questo mio breve intervento, a due sole osservazioni; la prima riguarda la soddisfazione derivante dal constatare come il lavoro prodotto, e la conseguente relazione oggetto della risoluzione, siano il frutto della collaborazione significativa tra il Parlamento e il Governo (e parlando di Governo mi riferisco, al di là di qualsiasi distinguo di tipo politico, che sarebbe fuori luogo in questa sede, da un lato alle linee guida sul parto fisiologico varate dal precedente esecutivo e dall'altro ai molti interventi già effettuati in materia dall'attuale Ministro della salute). Il lavoro del Parlamento e quello del Governo, che non sono mai stati in contrasto tra loro, pongono le premesse perché, sulla base delle indicazioni chiaramente emerse nella relazione parlamentare e sulla base delle modalità stabilite dalle linee guida di matrice governativa, si possa fare tutto ciò che è più utile al fine di rendere sempre più sicuro il percorso nascita. In questo senso è anche possibile contemplare finalmente uno scenario nel quale le attese riforme e le necessarie modernizzazioni del sistema dei punti nascita avvengano non attraverso indicazioni estemporanee, ma attraverso un serio e ben studiato piano di misure organiche, in grado di portare risultati concreti nel breve e nel lungo periodo.
Una seconda osservazione, che faccio soprattutto come un uomo del sud Italia, riguarda la constatazione, confermata anche durante i lavori della Commissione, del fatto che in molti territori dei paesi le carenze organizzative strumentali e tecnologiche delle strutture ospedaliere - e in tal senso proprio i punti nascita - come emerso da nostri lavori e come ben sottolineato Pag. 46 nell'intervento del collega Fucci - sono un caso paradigmatico, che umiliano e non tutelano in alcun modo le straordinarie professionalità mediche presenti in Italia.
Dobbiamo quindi lavorare per fare in modo che, insieme all'obiettivo primario ed assoluto della sicurezza delle gestanti e dei nascituri, si raggiunga anche quello di un pieno rasserenamento nel tenore dei rapporti tra i medici e quanti si affidano loro. Non c'è dubbio che quest'ultimo obiettivo sia molto importante, anche perché esso ci aiuterebbe certamente ad affrontare questioni come quelle, per esempio, della medicina difensiva e, per restare nel settore di cui si occupa la relazione, dell'eccessivo ricorso, in certe ben precise realtà sociali, al taglio cesareo, che potrà essere ridotto solo se ci saranno rapidi interventi per mettere in sicurezza il percorso nascita attraverso il totale coinvolgimento degli organismi amministrativi di ogni singola regione.
Vi è inoltre un risvolto tutt'altro che secondario che non va trascurato, quello di natura socioeconomica. Un sistema di punti nascita più moderno ed efficiente, non inteso come una specie di ammortizzatore sociale, come spesso avviene in molte zone del Paese, darebbe grande impulso alla completa realizzazione dei punti di rientro nelle regioni riguardo al disavanzo sanitario; e la sanità, soprattutto relativamente a quello che riguarda il complesso sistema da tenere in piedi per garantire la migliore assistenza a chi vive la più grande ed affascinante esperienza - che è quella di dare la vita - oltre a dimostrare il grado di civiltà di una nazione, senza distinzioni geografiche, può diventare una grande risorsa sotto ogni aspetto.
Anche alla luce di tali considerazioni il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo esprime il proprio apprezzamento e la propria condivisione rispetto al lavoro e ai risultati conseguiti dalla Commissione parlamentare di inchiesta su un tema così delicato e rilevante anche sul piano della quotidianità dell'attività sanitaria. Tutto ciò non basta però; ora c'è da auspicare (ed il gruppo di Futuro e Libertà se lo augura di cuore) che già a partire dalla fase conclusiva di questa legislatura, e successivamente nella prossima, i dati, i rilievi e soprattutto gli indirizzi contenuti nella relazione al nostro esame, non rimangano lettera morta ma al contrario siano concretamente utilizzati dalle istituzioni e dagli operatori del settore. Ed è proprio coltivando questo auspicio che, a nome del gruppo di Futuro e Libertà, esprimo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, ha approvato la relazione sui punti nascita in Commissione, è cofirmatario della risoluzione che è stata discussa e che oggi viene votata, e quindi darà con convinzione il proprio voto favorevole alla suddetta risoluzione. Vorrei però farvi notare come in Italia non manchino, e non mancassero anche prima della relazione e della risoluzione che oggi voteremo, informazioni corrette sulle criticità che affliggono i punti nascita, e anche decisioni politiche già prese e sottoscritte, su come ovviare a queste criticità. Ciò che manca a questo Paese è la capacità di porre in atto percorsi virtuosi già lungamente discussi e approvati con enfasi, individuando tempi certi, precise responsabilità attuative, e meccanismi sanzionatori e incentivanti efficaci e trasparenti.
In campo sanitario è poi totalmente evidente come sia da rivedere l'equilibrio dei poteri tra il Governo centrale e le regioni. L'attuale impotenza sostanziale del Ministero della salute, la farraginosità e le estenuanti trattative intorno ad ogni provvedimento riguardante la sanità discusso in sede di Conferenza Stato-regioni (con tanto di contenziosi successivi), fanno sì che questo Paese abbia ormai un sistema sanitario cosiddetto nazionale, che presenta livelli elementari di assistenza Pag. 47sempre più disuguali nelle diverse regioni, con una differenza di qualità tra il nord e il sud che negli ultimi venti anni è andata costantemente aumentando.
A riprova di quanto appena affermato, in data 16 dicembre 2010 è stato approvato un accordo in sede di Conferenza Stato-regioni sul documento recante linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo. L'accordo richiamava progetti e accordi in questo campo risalenti a 10-15 anni prima, e conteneva considerazioni molto preoccupanti. L'Italia è al primo posto tra i Paesi europei per ricorso al taglio cesareo (nel 2008 il 38 per cento, con quasi tutti gli altri paesi Europa ben sotto il 30, e alcuni come l'Olanda intorno al 15 per cento), e con una notevole variazione, in Italia, tra aree geografiche (il 23, 1 per cento in Friuli e il 61, 9 per cento in Campania), e comunque valori molto più bassi al nord rispetto al centro e al sud. Il rischio di morte materna con il cesareo è 3-5 volte superiore rispetto al parto vaginale. Più del 30 per cento dei punti nascita ha un numero di parti annuo minore di 500 (situazione di rischio). Accanto alle classiche indicazioni cliniche assolute o relative, materne o fetali, assumono un ruolo sempre più rilevante, come indicazione al cesareo, una serie di motivazioni non mediche, spesso riconducibili a carenze strutturali, tecnologiche, o organizzativo-funzionali, quali l'organizzazione della sala parto, la preparazione del personale, la disponibilità dell'equipe ostetrica completa del neonatologo e dell'anestesista H24, unitamente alla convenienza del medico a una strategia influenzata dalla medicina difensiva a incentivi finanziari.
Nel triennio 2010-2012 ci si impegnava, con questo accordo, a sviluppare un programma nazionale articolato in dieci linee di azione per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo. Tali linee complementari e sinergiche erano da avviare congiuntamente a livello nazionale, regionale, e locale.
I dieci punti erano quelli che vado ad elencare. Innanzitutto, misure di politica sanitaria e di accreditamento, all'interno delle quali vi erano la razionalizzazione e la riduzione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiore a mille l'anno, prevedendo l'abbinamento, per pari complessità, di attività delle unità operative ostetrico-ginecologiche, con quelle neonatologiche pediatriche. Inoltre l'attivazione, il completamento e la messa a regime del sistema di trasporto assistito materno STAM e neonatale d'urgenza STEN e l'adozione di procedure di accreditamento e autorizzazione sulla base di criteri di individuazione dei requisiti relativi ai differenti livelli di assistenza ostetrica e neonatale, compresa la definizione delle risorse umane, sulla base dei carichi di lavoro per le varie figure professionali. Al secondo punto vi era la carta dei servizi per il percorso nascita, con indicazioni chiare riguardanti l'operatività dei servizi, le modalità assistenziali e così via. Al terzo punto vi era l'integrazione territorio-ospedale, con reti dedicate al tema materno infantile. Al quarto punto vi era lo sviluppo di linee guida sulla gravidanza fisiologica e sul taglio cesareo - e queste sono state prodotte. Al quinto punto vi era il programma di implementazione delle linee guida con l'identificazione delle criticità e delle barriere al cambiamento; vi erano percorsi per l'assistenza alla gravidanza a rischio e a quella fisiologica e vi era lo sviluppo di percorsi clinico-assistenziali aziendali. Al sesto punto vi era l'elaborazione, la diffusione e l'implementazione di raccomandazioni e strumenti per la sicurezza del percorso nascita. Al settimo punto le procedure di controllo del dolore nel corso del travaglio e del parto, con la definizione di protocolli diagnostico-terapeutici per la partoanalgesia, dando assicurazione dell'erogabilità di tale prescrizione con disponibilità e presenza di anestesista; rendo noto che neanche il 15 per cento dei parti naturali oggi ha garanzie che venga effettuata questa procedura, Pag. 48 che sarebbe fondamentale per un minore ricorso al taglio cesareo. All'ottavo punto vi era la formazione degli operatori. Al nono punto vi erano il monitoraggio e la verifica delle attività, con la promozione di sistemi di monitoraggio e di valutazione delle attività previste nell'accordo. Al decimo punto vi era l'istituzione di una funzione di coordinamento permanente per il percorso nascita, sia a livello nazionale, sia a livello locale, sia a livello di singole aziende.
Cosa stiamo facendo noi ora con l'approvazione della relazione e della risoluzione? Stiamo individuando le stesse criticità e proponendo le stesse linee di azione prioritarie che già hanno dato origine ad un accordo Stato-regioni approvato più di un anno fa, proprio nell'intento di avviare la soluzione di questi problemi.
A parer mio, nei prossimi mesi, si dovrebbe lavorare per impostare una riorganizzazione più complessiva, anche dal punto di vista culturale, dell'intero percorso nascita, con alcune sottolineature che a noi parrebbero rilevanti e maggiormente esaustive della complessità e dell'importanza di questa realtà. Ci pare che un percorso nascita debba partire dalla prevenzione della sterilità, dalla cura della sterilità, per poi passare all'educazione alla maternità e alla paternità, per proseguire con l'assistenza territoriale alla gravidanza, con individuazione delle gravidanze patologiche o a rischio, per differenziarne il percorso. Successivamente occorre, visto ciò che abbiamo preso in esame, in modo particolare in questa relazione, riorganizzare i punti nascita nell'ottica della qualità tecnica e umana, più che non della loro estrema diffusione sul territorio. Poi bisogna sottolineare l'importanza del parto senza dolore, dell'organizzazione e della diffusione della rete di trasporto postnatale in culla o prenatale in utero, della diffusione adeguata della terapia intensiva neonatale con relativa attenzione al controllo del dolore del neonato, cosa innovativa e importante che poche volte viene attuata nel nostro Paese. Vorrei sottolineare come l'aumento dei posti letto di terapia intensiva neonatale, sia garanzia del diritto alla vita e alla salute di ogni neonato e sia la prima prevenzione rispetto a patologie successive e a probabili disabilità. Infine, questo percorso deve prevedere la continuità territoriale con le dimissioni protette e l'assistenza al puerperio. Questo ci sembrerebbe un percorso nascita completo ed esaustivo, sia dal punto di vista organizzativo, che culturale. Al termine di questa mia dichiarazione di voto favorevole alla risoluzione, vorrei fare un auspicio.
Mi auguro che fra un anno la nostra Commissione, che ha prodotto questa bella relazione e questa risoluzione condivisa sui punti nascita, si faccia promotrice non più di un'indagine conoscitiva ma di una puntuale verifica su quanti e quali punti di quel famoso accordo Stato-regioni sono stati attivati, regione per regione, e di quali misure siano state adottate dalle regioni nei confronti delle aziende inadempienti. Sarei altrettanto felice di vedere partecipare attivamente anche le regioni Umbria, Liguria e Calabria, che non hanno inviato i dati richiesti in quest'occasione, all'attuazione di misure così rilevanti per la salute di tutte le donne, le mamme e i neonati italiani e per la felicità delle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pippo Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo d'accordo sulla relazione anche se non abbiamo potuto partecipare alla stesura della stessa e ai lavori della Commissione perché il nostro gruppo non ne fa parte. Ne abbiamo parlato con il Presidente della Camera, onorevole Fini, che si è impegnato a porre rimedio a questa disattenzione, per dir così.
Certamente, i punti nascita sono uno dei punti cruciali della sanità e sarebbe opportuno non solo mettere mano ai punti nascita, ma evitare di lasciare la questione nelle mani di assessori regionali alla sanità che magari, anziché pensare alla salute dei Pag. 49cittadini, pensano più alla salute dei propri movimenti o del partito che rappresentano. L'indagine conoscitiva, che è stata un ottimo lavoro, certamente ha rilevato la mancanza di anestesisti, la mancanza di attenzione; addirittura ci sono punti nascita che sono stati chiusi perché non si è tenuto conto, ad esempio, che magari il reparto di ginecologia e ostetricia, negli anni precedenti o nei mesi precedenti a quando è stata fatta l'indagine, non avevano più i ginecologi o gli ostetrici di cui aveva bisogno. Quindi ci auguriamo che sia posto rimedio a tali mancanze ma che sia avviata da parte del Parlamento un'indagine conoscitiva sul sistema salute di questo Paese che, forse, ha bisogno oggi più che mai di fare il punto su quella che è la centralità del luogo della salute anziché semplicemente e solamente dello stato economico delle cose.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, la Lega Nord voterà con convinzione politica ed umana questa risoluzione e ci uniamo al ringraziamento del Parlamento alla Commissione, all'onorevole Fucci e al presidente. È un ringraziamento non banale, signor Presidente, perché credo sia un onore molte volte partecipare in questo Parlamento e porre le basi comuni per le questioni veramente importanti.
Signor Presidente, non ci saranno domani le cronache dei giornali che parleranno di ciò di cui si è parlato oggi. Non si titoleranno i telegiornali, non ci saranno resoconti, non ci saranno allarmi, non ci saranno applausi e così ci piace fare perché il nostro mestiere deve essere un mestiere istituzionale fatto di piccoli passi verso la verità e verso le questioni veramente importanti. Quando viene a mancare un figlio in qualche modo manca un pezzo di cielo, manca un pezzo di futuro, manca un pezzo di storia in tutti gli uomini. Ne mancano tanti in questo Paese. Ne sono mancati qualcuno in particolare forse per imperizia, per cattiva organizzazione da parte degli uomini. Ma non tutto è perduto, non tutto deve essere additato come una colpa.
Quello che viene fuori da questa relazione è che ci siamo interrogati come uomini che intendono condividere il destino e la responsabilità dei direttori sanitari, il destino e la responsabilità dei medici, il destino e la responsabilità di padri e madri che si trovano, in qualche modo, a dover affrontare il proprio futuro. Ce ne siamo occupati, Presidente, con un metodo - lo ripeto - molto sottotono, se così possiamo definirlo, non con il dito alzato; non ce ne siamo occupati «alla Gabibbo», e dico così perché oggi vi è un bell'articolo che parla della sanità «alla Gabibbo».
Certo, si possono fare le incursioni negli ospedali, si può additare al pubblico ludibrio il malfunzionamento, ma importante è capire cosa non funziona e rivolgersi anche a quegli operatori che - come è venuto fuori da questa relazione - operano con coscienza, con dedizione e con fatica il proprio mestiere; che operano in un Paese diviso in due, in un Paese ingiusto, dove chi si trova a far nascere un proprio figlio in qualche regione del Sud si trova a dover scontare, in qualche modo, un prezzo diverso da chi si trova a far nascere un proprio figlio al Nord; in un Paese dove, se dovessimo dire oggi ai nostri figli, qualora ce lo chiedessero, come nascono i bambini, dovremmo dire che, da alcune parti, per un 70 per cento, nascono non in modo naturale. Sono numeri che ci preoccupano, sono numeri diversi; a qualcuno toccherà sicuramente il parto cesareo, e toccherà per una serie di motivi economici, di sicurezza, di prassi, ma ad altri «no». Quindi questo è anche un servizio che, in qualche modo, vogliamo fare alla maternità, che non è - come diceva la collega Binetti - uno stato di malattia e che, anzi, credo possiamo definire una benedizione.
Quindi, Presidente, abbiamo affrontato questo tema in modo molto serio, arrivando a proporre un elaborato e una serie Pag. 50di cause che, in qualche modo, ci hanno fatto dire che su alcuni principi dobbiamo poter migliorare la nostra assistenza e non dobbiamo neanche colpevolizzare di più di quanto non sia giusto fare una classe, quella degli ostetrico-ginecologi, che, abbiamo visto, in qualche modo, sono colpiti da procedimenti colposi e dolosi in percentuale minore rispetto agli altri medici.
È ovvio che siamo ancora lontani dal poter garantire il «rischio zero», non potremmo arrivare al «rischio zero», ma alcune misure di buon senso, queste sì, sono state individuate, e le ricordo, molto semplicemente. Mi riferisco al numero di parti sufficiente: non è possibile oggi pensare che vi siano colleghi che effettuano solamente quattro parti al mese, mentre, da altre parti, vi sono altri numeri, ossia pochi medici con tanti parti e, magari, poca o molta tecnologia, e da altre parti tanti medici, pochi parti e poca tecnologia.
Inoltre, abbiamo poca capacità di trasporto dei neonati post partum oppure in utero pre partum e, quindi, tutta una serie di attenzioni organizzative perché - ce lo siamo ripetuti molto spesso in questa Commissione - non vogliamo trovare dei colpevoli, e lo ripete molto spesso il presidente; non vogliamo trovare il cattivo, ma vogliamo trovare quel sistema che, in qualche modo, possiamo migliorare.
Allora, non è la politica del Gabibbo che ci interessa, non è andare a puntare il dito una volta e poi sparire, tranne gongolare di gioia quando vediamo il nostro nome pubblicato. Ci interessa la politica dei piccoli passi, la politica di questo risultato, ottenuto con pochi soldi dei contribuenti e con molto sforzo da parte delle istituzioni tutte, da parte delle procure, da parte delle direzioni sanitarie e da parte dei medici. Buone pratiche e risultati, perché molto spesso non occorrono i grandi proclami, non occorrono gli atti eroici, ma occorre una serie di passi e una direzione.
Quindi, signor Presidente, noi abbiamo indicato con riferimento a quella che è una (lo ripeto) benedizione e una necessità del nostro Paese, quella della maternità, la volontà di rivedere - come disse il Papa, davanti all'emergenza -, le culle piene.
Se in qualche modo possiamo consegnare un nostro piccolo contributo - sicuramente modesto da parte di chi parla e migliore da parte degli uffici della Camera che hanno attuato un po' questo studio - potremmo dire con un non malcelato orgoglio di aver svolto il nostro compito e quindi il voto della Lega Nord è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laganà Fortugno. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, il 14 dicembre 2011 la Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali ha approvato all'unanimità la relazione sui punti nascita che rappresenta nei centocinquanta anni dell'Unità d'Italia la prima ricerca parlamentare sulla nascita in Italia.
La nascita è un evento naturale e la gravidanza non è una malattia. Esiste un diritto alla tutela della salute tanto delle partorienti, quanto dei nascituri. Ma con pari forza va riconosciuto il diritto al rispetto della professionalità dei medici che operano in questo settore. Se uniamo il diritto delle partorienti e dei nascituri al diritto degli operatori sanitari, il problema si sposta nella gran parte dei casi su anomalie funzionali e organizzative che finiscono per porre al centro dei presunti casi di malasanità non il chi, ma il perché dell'errore.
Questa è la ragione per la quale riteniamo interessanti i dati riportati nella relazione e riteniamo opportuno far presente un'ampia disomogeneità per i diversi territori. La qualità della nascita nel nostro Paese è medio-alta, ma questa non ci esime dal riconoscere che non tutte le realtà del nostro Paese sono parimenti apprezzate rispetto alla garanzia di questo diritto e che, all'interno addirittura della stessa regione, non tutti i territori sono serviti in maniera adeguata. Pag. 51
Abbiamo assistito all'aumento significativo dei procedimenti penali per i casi di presunta malasanità verificatesi nei punti nascita, ma dobbiamo ricordare che il numero di procedimenti penali che si sono conclusi con la condanna dell'operatore sanitario per omicidio colposo o per lesioni colpose (le due fattispecie più ricorrenti) è molto basso, il che significa che l'allarme relativo ad una possibile disfunzione non è riferibile né al dolo, né alla colpa dell'operatore sanitario.
Alla data di approvazione della relazione la Commissione aveva registrato nei propri archivi circa 500 casi di presunta malasanità nel nostro Paese. Di questi 500 casi 104 (poco più di un quinto) riguardano l'evento nascita, il che conferma la bontà dell'intuizione della Commissione e soprattutto del collega Fucci che è stato relatore naturale di questa indagine, avendo molto operato perché fosse realizzata e condotta in porto.
Ancora con riferimento alle denunce penali, dobbiamo segnalare che i casi più ricorrenti riguardano regioni del Mezzogiorno e regioni sottoposte a piani di rientro in seguito a disavanzo. Cito per tutte la Campania, la Sicilia e la Calabria. Questo sta a significare che non sempre chi spende di più spende meglio, o fornisce un servizio migliore ai cittadini. Tra i procedimenti penali 85 sono per lesioni colpose e 75 per omicidio colposo.
Voglio con l'occasione ringraziare quelle procure della Repubblica che hanno collaborato a questa inchiesta fornendoci i dati sulla base dei formulari predisposti da società scientifiche che si sono prestate con grande generosità e spirito di collaborazione istituzionale. Il secondo passaggio riguarda, invece, i dati che ci sono stati forniti dagli assessorati. Abbiamo raccolto le informazioni di 17 regioni su 21, tenendo conto anche di Trento e Bolzano.
Il dato è ampiamente significativo. Mancano, come diceva anche qualcuno che mi ha preceduto, alcune regioni. Qui voglio esprimere la mia amarezza, quale rappresentante del mio territorio, per la mancanza assoluta di informazioni da parte della mia regione, la Calabria, di cui, unitamente a qualche altra regione, non ci sono pervenuti i dati e ciò non ha reso possibile l'elaborazione completa della situazione. Mi auguro che la Commissione riesca in brevissimo termine ad entrare in possesso dei dati da parte delle regioni inadempienti, dando la possibilità di un'integrazione per un lavoro più completo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Laganà Fortugno.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, ho finito il tempo? Avevo formulato altri pensieri, ma concludo. Infine, desidero ringraziare la Commissione tutta e, in particolar modo, il collega Fucci, esprimendo apprezzamento per aver condotto con grande impegno questo lavoro che si riassume nella relazione. È la prima volta che nella storia del Parlamento italiano si fa una ricerca su come si nasce in Italia. Non si era mai fatto ed è il modo migliore per presentarci come Parlamento, come Commissione, ma anche come Paese perché - è bene ricordarlo - il prossimo anno ospiteremo il congresso mondiale di ostetricia e ginecologia e potremo avvalerci anche di questo nostro documento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, abbiamo condiviso fin dalle prime battute la proposta del collega Fucci di dar vita ad un'indagine con una premessa precisa: conoscere come si nasce in Italia, seguire l'evoluzione sociale e sanitaria del Novecento, dal parto in casa al punto nascita. Abbiamo apprezzato anche il metodo che ci è stato proposto: rigoroso, controllato e assicurato dalle società scientifiche, ma anche dall'utilizzo di fonti inedite, non usuali, con le denunce dei possibili casi di malasanità, con una ricerca accurata delle cause all'origine degli episodi negativi. Abbiamo avuto subito una consapevolezza, Presidente, ossia che il parto non è un fatto Pag. 52meccanico. Anche quando si ha una gravidanza fisiologica, è un evento socio-sanitario di forte impatto, che richiede competenza, formazione e soprattutto umanizzazione. Alcune anomalie, infatti, possono trasformare il momento della nascita in tragedia.
Ecco perché l'obiettivo primario, signor sottosegretario, del nostro sistema sanitario nazionale deve essere quello di rendere sicuro il momento della nascita sia quando la gravidanza è fisiologica, ma anche quando è patologica. La relazione ci dà alcuni risultati significativi. Il primo è che vi è una forte disomogeneità nei territori. La maggior parte dei punti nascita italiani sono fragili per numero di parti e per i medici. Ma anche in questo caso abbiamo un Paese duale. La maggiore concentrazione, purtroppo, delle difficoltà si ha nel Sud e nelle isole, anche perché le strutture al di sotto dei 500 parti annui hanno proprio insediamento in questi territori, dove l'unità di assistenza neonatale non sempre è distribuita in maniera opportuna rispetto ai punti nascita.
Ma il dato più grave - è stato ripetuto in tutti gli interventi - rimane il numero dei parti cesarei, che è eccessivo e va aumentando progressivamente, dalle strutture con maggior numero di parti a quelle con minor numero di parti. Il dato è ancora più grave se si pensa che aumenta nel momento in cui parliamo di strutture accreditate private rispetto a quelle pubbliche. La percentuale dei partiti cesarei anche in tal caso ha una sua stratificazione geografica perché rimane più elevato nelle regioni del Sud e delle isole. Tra l'altro, non ci sono dati scientifici a favore della tesi che più diffuso è il ricorso al parto cesareo per avere miglioramenti significativi.
Anzi, i dati disponibili ci dicono che la mortalità neonatale e il ricovero nelle unità di terapia intensiva neonatale aumenta nel momento in cui si fa ricorso al parto cesareo. Questa è la fotografia, signor sottosegretario.
Noi pensiamo che il Governo e le regioni debbano assumere degli impegni: il superamento dei punti nascita con meno di 500 parti, perché questi centri sono insicuri, perché gli standard di sicurezza e di qualità si ottengono anche con la praticità e con il numero di parti che vengono effettuati.
Ma qualche volta, signor sottosegretario, non è sufficiente il dato numerico: va fatta una riflessione più seria e profonda, la valutazione dei territori. Si è parlato della nostra Sicilia. Qui voglio riprendere l'argomento, più volte anche il presidente Orlando lo ha sollecitato: che cosa accadrà a Lipari? Ci sarà la presa in carico di chi è in gravidanza per dare la possibilità di seguire fino in fondo sia la fase della gravidanza, ma anche soprattutto il momento del parto? E che dire dei comuni delle aree montane? Proprio ieri ho partecipato ad un incontro per la realtà di Bronte. Pensiamo a questi comuni così difficilmente collegati con l'area metropolitana. Quale sarà il futuro di queste comunità nel momento in cui si vedranno chiusi per un fatto meramente numerico il proprio punto nascita?
Quindi, occorre un serio ragionamento sugli accorpamenti, perché le strutture possano avere aree di assistenza ostetrica e neonatale seriamente collegate, in cui il blocco di travaglio, parto, sala operatoria ostetrica e area di degenza puerperale neonatale possa essere sullo stesso piano, possa essere garantito per ventiquattro ore l'utilizzo diagnostico per immagini per i laboratori di emergenza e soprattutto per l'emotrasfusione.
Infine, occorre una riflessione su due questioni importantissime. In primo luogo, lo voglio dire con franchezza, vi è la necessità che le regioni affrontino subito il tema delle rianimazioni in senso lato perché nei nostri territori, signor sottosegretario, si consumano troppe tragedie inaccettabili. Così come, se parliamo di piani che riguardano l'emergenza, non possiamo non sottolineare l'importanza di aumentare le unità di terapia intensiva neonatale e parliamo di questo anche per le aree metropolitane delle nostre città che hanno dei posti sicuramente insufficienti.
L'altra questione ha un riferimento epidemiologico: si mettano in rete soprat Pag. 53tutto i punti nascita di secondo livello, laddove ci sono diagnosi prenatali particolari, perché si determini un registro nazionale sempre più aggiornato sulle malformazioni congenite.
Signor Presidente, sono queste le considerazioni che il Partito Democratico vuole dare nel contributo a questo dibattito per esprimere un voto favorevole, perché ci sia, quindi, un impegno serio da parte del Governo e delle regioni in modo da dare vita ad un sistema che abbia l'impegno a recuperare gli aspetti umanizzanti del parto nel rispetto però dei massimi livelli di sicurezza per la madre e per il bambino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo essere entrato nel dettaglio della relazione sui punti nascita nel corso della discussione sulle linee generali di ieri, mi limiterò ora, in sede di dichiarazione di voto a nome del gruppo parlamentare del Popolo della Libertà, ad alcune brevi considerazioni, che spiegano le ragioni del voto che i deputati del Popolo della Libertà daranno sulla risoluzione in esame.
Mi preme innanzitutto sottolineare come la Commissione parlamentare d'inchiesta abbia mostrato il quadro di una sanità che, in particolare nel Mezzogiorno, nel settore della ginecologia e dell'ostetricia è a livello umano ricca di talento, professionalità e voglia di fare bene, ma che allo stesso tempo conosce una distribuzione territoriale di strutture e attrezzature tecnologiche del tutto disomogenea.
Ciò evidenzia quello che è il grande problema di fondo, ossia la presenza in molti territori del nostro Paese, e soprattutto in alcune realtà meridionali, di un numero eccessivo, anche alla luce del calo demografico in atto ormai da tempo in Italia, di punti nascita piccoli, marginali, sotto utilizzati e incapaci di attirare investimenti in tecnologie e strumentazioni moderne.
Pertanto, in pieno accordo con questa analisi, la risoluzione che ci accingiamo a votare - e a proposito, mi si consenta di cogliere l'occasione per ringraziare, in primis, il presidente Leoluca Orlando e tutti i colleghi per il lavoro collettivo fatto e per la condivisione, in maniera trasversale, della risoluzione sottoscrivendola - chiediamo che il Governo si impegni a migliorare l'efficienza e l'efficacia, su tutto il territorio nazionale, dei punti nascita, con particolare attenzione all'attivazione, nell'ambito delle linee di azione approvate dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano nell'accordo del 16 dicembre 2010, di un'organica azione di monitoraggio periodico sui punti nascita, con particolare riferimento all'accorpamento di quelli con un numero di parti insufficiente a garantire un adeguato autoaddestramento degli operatori, nonché con riferimento al numero e all'appropriatezza dei parti cesarei e all'applicazione delle relative linee guida; alla presenza della guardia medica ostetrico-ginecologica e dei pediatri neonatologi 24 ore su 24 in tutti i punti nascita; all'emanazione di linee guida relative al trasporto in utero verso i centri di terzo livello nelle gravidanze a rischio materne e/o fetali; alla diffusione del servizio di trasporto d'emergenza neonatale.
È evidente a tutti noi l'importanza di questi obiettivi ma siamo anche consci delle difficoltà insite, in particolare, con riferimento alla concreta e piena attuazione del processo di accorpamento dei punti nascita. Come dimostrano le resistenze locali registrate in regioni che hanno già impostato un primo percorso di razionalizzazione dell'offerta dei punti nascita - penso, per esempio, al caso della Sicilia - bisogna far sì che il Parlamento e lo Stato contribuiscano ad un cambiamento di mentalità perché, in realtà, chiudere punti nascita piccoli e inefficienti, in favore di un accorpamento e di una migliore organizzazione, non significa e non deve significare affatto penalizzare alcuni territori. Deve significare, semmai, offrire servizi migliori e più sicuri alle future Pag. 54mamme, concentrando nuove tecnologie e professionalità sempre più abili in alcuni poli di eccellenza, in grado di servire un territorio ampio sia con i servizi ospedalieri sia con quelli domiciliari.
Deve significare, inoltre, mettere il personale sanitario nelle condizioni migliori per fare il proprio lavoro, tutelandone così la professionalità e contribuendo ad affrontare molte altre questioni delicate. Ne cito soltanto due come esempio: il crescente ricorso ai tagli cesarei anche quando ciò non è necessario sul piano medico, il che riguarda soprattutto il Sud Italia, proprio lì ove vi sono più punti nascita marginali e proprio quando, invece, sarebbe necessario approfondire le modalità di applicazione delle tecniche epidurali al parto fisiologico; poi, il crescere del contenzioso giudiziario per presunte responsabilità professionali, come è stato più volte richiamato dai precedenti interventi, che infatti ha enorme incidenza pure a fronte di un numero di condanne del tutto esiguo, come evidenziato chiaramente dalla relazione al nostro esame proprio nel settore della ginecologia e ostetricia.
In tale contesto ritengo, inoltre, che, attraverso i lavori della Commissione di inchiesta in tema di punti nascita, da questo ramo del Parlamento possa giungere, al Governo e agli enti locali, un pungolo per l'avvio definitivo in tutto il Paese, al di fuori dello specifico recinto dei punti nascita, di percorsi virtuosi, finalizzati a realizzare e a modernizzare la complessa rete ospedaliera.
Mi avvio a concludere questo breve intervento ribadendo, tra l'altro, l'alto livello della collaborazione offerta dai consulenti della Commissione e dalle società scientifiche del settore, con le quali è stato instaurato un rapporto davvero proficuo. Mi si consenta, infine, di ringraziare, per il supporto altamente qualificato offerto, gli uffici della Commissione.
Alla luce, quindi, di queste brevi considerazioni, preannunzio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà sulla risoluzione in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

LEOLUCA ORLANDO, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, professore Cardinale, soltanto pochissime parole, tanto sentite quanto doverose, di compiacimento per il lavoro svolto dalla Commissione e di apprezzamento per l'attenzione dedicata a questo lavoro. Altri colleghi prima di me hanno ricordato che è la prima volta che in Parlamento ci si occupa in maniera organica di come si nasce in Italia.
Questa Commissione ha tenuto una relazione di un profilo altamente istituzionale, attenti come siamo stati, e come siamo, a non nascondere le ombre, ma neanche ad oscurare le luci. La fiducia nel Servizio sanitario nazionale cresce se ci si interroga sul «chi» e sul «perché» del buono e del cattivo funzionamento; troppo spesso, si scaricano sul «chi» le anomalie funzionali e organizzative che sono invece da attribuire a responsabilità diverse da quelle professionali del settore medico.
Ci siamo occupati delle partorienti, dei nascituri, ci siamo anche occupati della professionalità dei medici che operano; ce ne siamo occupati, convinti come siamo, che spesso loro, come le partorienti e i nascituri, sono vittime delle anomalie funzionali e organizzative. Abbiamo fornito una serie assai minuziosa di indicazioni e di osservazioni e abbiamo lanciato un appello che, pur essendo condiviso, non per questo è meno grave: non dappertutto in Italia si nasce in eguale misura ed in eguale sicurezza. Questo certamente interpella le responsabilità delle varie regioni e, all'interno di ogni regione, dei diversi territori. Questo anche interpella l'esigenza di un più forte ruolo di guida da parte del Ministero della salute che, troppe volte, appare depotenziato da logiche contabili ed economiche e non invece da esigenze di garanzia del diritto alla salute.
Non voglio aggiungere altro, ma voglio soltanto ringraziare per la collaborazione Pag. 55le procure della Repubblica, che hanno così proficuamente collaborato, nonché le aziende sanitarie e le regioni, lamentando che qualche regione - lo diceva prima di me l'onorevole Laganà Fortugno - non ha fornito, nonostante richiesta e sollecitata, i dati necessari; vorrei inoltre ringraziare le società scientifiche che ci hanno accompagnato con la loro professionalità in questo lavoro, nonché il personale della Camera e l'Assemblea per il voto che vorrà dare a questa relazione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. XXII-bis, n. 3)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fucci, Leoluca Orlando, Barani, Burtone, Laganà Fortugno, Polledri, Patarino, Nucara, Porfidia e Binetti n. 6-00104, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moroni, Reguzzoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che i deputati Giorgio Conte, Del Tenno, Cosenza e Ciccanti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata Meloni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,50).

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alla discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge A.C. n. 4865-B, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Secondo le intese intercorse, l'esame di tale provvedimento è rinviato alla seduta di domani.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori.

LUCIANA PEDOTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, ho chiesto la parola perché da dicembre nel nostro Paese si è generato un allarme sulla pericolosità degli impianti protesici mammari. Questa vicenda ha scatenato un susseguirsi di interrogazioni, dichiarazioni e impegni da parte del nostro Ministro della salute, tutti volti a dare chiarimenti, rassicurare i nostri cittadini e tutelarne la salute. Questa vicenda è collegata all'emanazione delle linee guida che devono definire gli aspetti clinici ed organizzativi per la gestione delle persone portatrici di queste protesi.
Perché questo intervento? Per chiedere alla Presidenza di sollecitare la risposta ad un'interrogazione parlamentare, presentata nella scorsa estate su un tema simile, che sarebbe orientata a sgomberare definitivamente il campo da equivoci. Qual è il fatto? Riguardo ad alcuni dispositivi medici, ad oggi la norma non è ancora chiara, e quindi non si sa se alcuni tipi di tali dispositivi, possano essere impiantati solo da medici o se possano farlo anche altri tipi di operatori sanitari. Quindi sarebbe molto importante se il Governo chiarisse definitivamente questo punto, una volta per tutte, per sgomberare il Pag. 56campo da equivoci e soprattutto per evitare il ripetersi di episodi che possano ridurre le garanzie di sicurezza per i nostri cittadini e per la loro salute.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, vorrei farle osservare, perché sia registrato anche dagli uffici, che quando lei ha indetto la votazione io stavo votando, ma ho lasciato il testo nel momento in cui lei l'ha chiusa. Pertanto, il mio voto, nell'unica votazione della giornata, non risulta computato. Non so come si regolino gli uffici quando accade ciò, però vorrei che risultasse agli atti, come tutti hanno potuto vedere, ero presente. AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, vorrei farle osservare, perché sia registrato anche dagli uffici, che quando lei ha indetto la votazione io stavo votando, ma ho lasciato il tasto nel momento in cui lei l'ha chiusa. Pertanto, il mio voto, nell'unica votazione della giornata, non risulta computato. Non so come si regolino gli uffici quando accade ciò, però vorrei che risultasse agli atti, come tutti hanno potuto vedere, ero presente.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, del suo voto verrà data segnalazione nel resoconto stenografico. Talvolta capita che il dito scivoli.

ANDREA RIGONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA RIGONI. Signor Presidente, il giorno 18 gennaio 2012, alle ore 14, in località Mulino di Riccò, nel comune di Tresana, in provincia di Massa Carrara, la mia provincia, si è sviluppato un violento incendio preceduto da un forte boato per una fuoriuscita di gas metano da una condotta di prima specie, con una pressione di esercizio superiore a 60 atmosfere, della linea Cortemaggiore-La Spezia, dove stavano operando 3 operai (2 cittadini bulgari - padre e figlio - e 1 operaio italiano) della ditta Oreste Manna di Eboli, per conto della SNAM Rete Gas Spa.
A seguito dell'incendio si sono registrati undici feriti, i tre operai e otto civili, di cui al momento tre sono ancora in gravi condizioni, tre case distrutte e tre fortemente lesionate, più gravi danni a diverse opere civili, un fienile, una stalla, un deposito di materiale edile, diversi mezzi agricoli e due autovetture, nonché la distruzione di due ettari di bosco e danni alla strada comunale limitrofa al cantiere in questione.
L'area è stata immediatamente sottoposta a sequestro per consentire alla procura di Massa di svolgere le indagini, attualmente in corso, mentre il comune di Tresana ha assunto la deliberazione formale per costituirsi parte offesa.
Analogamente al comune, sia l'unione dei comuni della Lunigiana e la regione Toscana, hanno annunciato la medesima volontà; la regione Toscana ha inoltre manifestato l'intenzione di richiedere lo stato di emergenza. L'intervento consisteva nell'opera di rifacimento di un PIDI. (punto di intercettazione di derivazione importante) della condotta con diametro di trenta pollici del vecchio impianto esistente, il metanodotto che unisce la costa ligure con il cuore della pianura padana, che risale agli anni Settanta, tra il 1970-1971.
Come dicevo è una condotta di prima specie, spesso usata come continuazione delle condotte transmediterranee, che trasportano il metano dai luoghi di estrazione fino alle nostre case, costruendo una dorsale di trasporto del gas nell'intero territorio nazionale ed oltre.
La popolazione residente nelle vicinanze del luogo della violenta ed impressionante esplosione è ancora sotto shock e vive nell'incertezza e nella paura, in quanto da SNAM non pervengono in forma ufficiale rassicurazioni sulla sicurezza di quel metanodotto, mentre già si registra il rimpallo delle responsabilità dell'accaduto tra l'impresa appaltatrice, l'Oreste Manna di Salerno, e la società proprietaria del metanodotto, SNAM Rete Gas Spa.
Pochi giorni fa, la settimana scorsa, Giorgio Dimitrov, ventuno anni, uno degli ustionati a causa dello scoppio del metanodotto, è deceduto al centro grandi ustionati di Roma, dove era stato ricoverato subito dopo l'incidente. Giorgio Dimitrov stava lavorando assieme ad altri quattro colleghi, tra cui il padre Vasilev, di quarantatré anni. Stava lavorando alla tubatura, Pag. 57che prima esplose e poi scatenò un inferno di fuoco che bruciò tutto nel raggio di duecento metri. Per fare luce su tutto ciò, per avere una parola chiara, per chiedere che il Governo prenda una posizione, abbiamo presentato un'interrogazione urgente a risposta in Commissione, presso la X Commissione.
Signor Presidente, chiedo a lei di attivarsi per queste ragioni per chiedere al Governo di rispondere in tempi rapidi all'interrogazione n. 5-06080 a prima firma del deputato Andrea Rigoni.

In ricordo del professor Renato Dulbecco. (ore 19,58).

GIUSEPPE SCALERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE SCALERA. Signor Presidente, poche parole per commemorare in questa Assemblea la scomparsa di Renato Dulbecco avvenuta ieri, a San Diego, a pochi giorni dal compimento dei suoi 98 anni.
Dulbecco ha rappresentato un punto di riferimento prezioso ed importante per la ricerca scientifica italiana e mondiale, un punto di riferimento che ha avuto nella nuova straordinaria frontiera del DNA una rivoluzione profonda non soltanto nell'ambito del settore medico ma nella capacità di mutare radicalmente la concezione dell'uomo nell'universo. Uno scienziato che con il suo straordinario talento si è ritagliato un ruolo strategico nella storia della ricerca internazionale ed è stato un lucido esempio di studioso calato nel Novecento con la forza delle sue idee e delle sue battaglie.
Premio Nobel nel 1975 per i suoi studi su virus oncogeni e DNA, promotore nel 1986 di quel programma mondiale per il sequenziamento del genoma umano che ha etichettato con il suo nome, Dulbecco resta allievo di quella straordinaria scuola della ricerca che ha trovato a Torino nel magistero di Giuseppe Levi il suo più esplicito punto di riferimento. Una scuola che, giova ricordarlo a questa Assemblea, ha prodotto tre premi Nobel: Dulbecco nel 1975, Rita Levi Montalcini nel 1986 e Salvatore Luria nel 1969.
Un paladino della libertà di pensiero e di una ricerca da applicare quotidianamente alle proprie convinzioni, ci lascia con un monito severo anche attraverso le sue parole scritte su una lettera, datata 2008, della quale oggi Umberto Veronesi ha voluto rivelare il contenuto: mi dispiace profondamente, dice Dulbecco, di toccare con mano l'immobilismo di un Paese come l'Italia che rischia, oggi più che mai rispetto agli anni Cinquanta, di rimanere esclusa dal gruppo di Paesi che concorrono al progresso scientifico e civile dell'umanità.
Sono parole che fanno oggettivamente riflettere e che stimolano anche nel suo ricordo l'impegno di questo Parlamento e di questa Assemblea verso la ricerca scientifica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, prendo la parola soltanto per onorare la memoria del professor Dulbecco. La Calabria piange uno dei suoi figli più illustri e autorevoli. Con la morte di Renato Dulbecco, straordinaria e cristallina figura della ricerca mondiale, scompare uno scienziato che ha dato prestigio non solo alla nostra regione, ma all'intero Paese.
Il premio Nobel per la medicina che fu conferito a Dulbecco nel 1975 è ancora oggi il punto più alto mai raggiunto nella storia di uno studioso nato in Calabria. Il novantottenne scienziato catanzarese, protagonista del progetto «Genoma», si è spento in California, molto lontano da un'Italia ancora insensibile di fronte all'importanza fondamentale che la Pag. 58ricerca scientifica assume per il nostro futuro.
Mi auguro che la pesante eredità scientifica e morale di Dulbecco rappresenti uno sprone e un forte stimolo per i tanti ricercatori che, tra molteplici difficoltà, onorano loro stessi, la Calabria e l'Italia tutta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Laganà Fortugno, le sue sono state parole molto opportune. Ringrazio anche l'onorevole Scalera. Dulbecco è stato uno studioso che ha reso onore alla sua patria nel mondo: calabrese, di Catanzaro, ma anche torinese, perché venne alla scuola di Levi, quella scuola eccezionale da cui sono venuti fuori tre premi Nobel e anche qualche altro studioso che il premio Nobel avrebbe meritato.
Ricordo Dulbecco, ricordo Luria, ricordo Rita Levi-Montalcini. Dovremmo riflettere sul fatto che questi tre straordinari studiosi, forse, il premio Nobel non lo avrebbero avuto, se non fossero andati a vivere in America, perché, forse, non avrebbero avuto il sostegno economico necessario per poter portare fino in fondo i loro studi e le loro ricerche.
Dulbecco è stato anche un uomo impegnato nella vita civile del Paese, un uomo che ha difeso i principi della democrazia, della libertà, del rispetto dell'avversario, anche in un breve ma significativo momento di impegno politico. È quasi un modello e oggi noi ci interroghiamo sullo stacco tra politica e società. Sta venendo a mancare l'idea di persone che fanno politica per una fase, magari, della loro vita, per un periodo breve, per servizio al Paese, riprendendo poi, o magari anche senza interrompere mai, il loro itinerario.
Il contributo che egli ha dato alle ricerche sul genoma umano è stato fondamentale. Senza Dulbecco noi saremmo ancora avvolti nelle nebbie in questo ambito. Lo ricordiamo con cuore grato e commosso. È stato un grande scienziato, è stato un grande italiano, un esempio per i giovani e un ammonimento per la coscienza di tutti noi. Vi ringrazio. Avete fatto bene a chiedere che in questo Parlamento risuonasse ancora una volta, con riconoscenza e rimpianto, il suo nome (Applausi).

Sull'ordine dei lavori. (ore 20,03).

MAURO PILI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare ancora una volta, così come ho fatto già 15 giorni fa con l'aiuto anche del collega Meta, un'informativa urgente del Governo sulla vicenda Tirrenia, con riferimento ad almeno tre fattispecie.
La prima è quella che riguarda il blocco della cessione chiesto dalla Commissione europea che durerà sino a giugno 2012, determinando così l'interruzione di un servizio straordinariamente importante di continuità territoriale verso la Sardegna e le altre realtà nazionali coperte dal servizio della Tirrenia.
La seconda fattispecie riguarda lo strano incidente accaduto ad una nave Tirrenia nel porto di Civitavecchia con risvolti ancora poco chiari e a proposito del quale il Governo si era impegnato a fornire un'informativa all'Aula che non è ancora stata resa.
La terza fattispecie, che riguarda sempre la Tirrenia, attiene alla cancellazione di diverse rotte onerate da e per la Sardegna, coperte dalla continuità territoriale, per le quali la Tirrenia stessa riceve dallo Stato 72 milioni di euro ogni anno.
È evidente che si tratta di una distrazione gravissima di fondi pubblici, non giustificata e non giustificabile, per la quale credo sia necessario sollecitare ancora una volta il Governo a rendere all'Aula un'informativa urgente su un tema delicato che rischia di condannare la Sardegna ad un isolamento totale.

Pag. 59

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 22 febbraio 2012, alle 9,15:

(ore 9,15 e ore 16)

1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Differimento di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 4865-B).
- Relatori: Bressa, per la I Commissione; Gioacchino Alfano, per la V Commissione.

2. - Discussione delle mozioni Di Stanislao ed altri n. 1-00781, Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00408, Gidoni ed altri n. 1-00861 e Porfidia ed altri n. 1-00862 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. XXII-bis, n. 3 - ris. 6-00104 497 495 2 248 495 34 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.