Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 584 di giovedì 9 febbraio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 10,15.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bratti, Brugger, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fallica, Fava, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Jannone, Lo Monte, Lusetti, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mussolini, Pecorella, Pisicchio, Stefani, Valducci e Zaccaria sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 10,20).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge:
FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:
interventi assistenziali in favore delle vedove con figli a carico (1365) - alla XII Commissione (Affari sociali);
misure per assicurare l'equità fiscale, anche tramite la sospensione delle imposte in caso di gravi difficoltà economiche e la soppressione di Equitalia Spa (1366) - alla VI Commissione (Finanze);
iniziative per promuovere la diffusione dei principi di convivenza civile, legalità e buon governo (1367) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione del Garante dei diritti dei cittadini presso gli enti locali (1368) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure contro i disservizi postali (1369) - alla IX Commissione (Trasporti);
interventi per promuovere l'effettiva adozione degli strumenti urbanistici, per la difesa del territorio e il contrasto del dissesto idrogeologico, anche attraverso la realizzazione di una mappa dei territori a rischio, nonché per la valorizzazione delle zone urbane e dei centri storici (1370) - alla VIII Commissione (Ambiente);
misure per la tutela dei diritti dei proprietari di immobili concessi in locazione e per contrastare le emergenze abitative (1371) - alla VIII Commissione (Ambiente);
la riduzione dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori autonomi e la possibilità di rateizzarne il pagamento (1372) - alla XI Commissione (Lavoro); Pag. 2
interventi per la riduzione dei costi dell'assicurazione obbligatoria per i veicoli a motore e del bollo auto (1373) - alla VI Commissione (Finanze);
GAETANO CORTESE, da Cusano Milanino (Milano), chiede misure per assicurare l'esame delle petizioni da parte delle competenti Commissioni parlamentari (1374) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
PAOLO ALBERTO PAOLI, da Prato, chiede norme in materia di informazione periodica dei lavoratori in ordine alla propria posizione contributiva (1375) - alla XI Commissione (Lavoro);
GIUSEPPE BIANCHINI, da Alessandria, chiede norme che permettano al nubendo di acquisire dagli organi preposti informazioni circa lo stato di salute e gli eventuali precedenti penali del futuro coniuge (1376) - alla II Commissione (Giustizia);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
misure per limitare la possibilità di pignoramento della prima casa in caso di impossibilità di fare fronte ai debiti contratti (1377) - alla II Commissione (Giustizia);
l'istituzione di un comitato di garanzia per la risoluzione delle controversie tra imprese editrici e giornalisti in caso di crisi aziendale (1378) - alla VII Commissione (Cultura);
l'istituzione di una commissione per la revisione degli accordi tra Italia e Svizzera in materia di condizioni di lavoro e trattamento previdenziale dei lavoratori frontalieri (1379) - alla III Commissione (Affari esteri);
ANDREA POGGI, da Carmignano (Prato), chiede norme per rendere pubblico l'esatto importo del gettito derivante dalle imposte dirette e indirette (1380) - alla V Commissione (Bilancio);
GENNARO TERRUSI, da Ortelle (Lecce), e numerosi altri cittadini chiedono che sia assicurata l'attiva partecipazione dei rappresentanti delle associazioni per la difesa dei diritti del cittadino negli interventi di riforma del sistema giudiziario (1381) - alla II Commissione (Giustizia);
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
misure per il riutilizzo a fini energetici dei materiali di scarto delle lavorazioni agricole (1382) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
misure per evitare indebite interferenze delle organizzazioni sindacali nel procedimento legislativo (1383) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la soppressione delle imposte sugli immobili adibiti ad abitazione (1384) - alla VI Commissione (Finanze);
norme per limitare il diritto allo sciopero dei pubblici dipendenti, al fine di evitare qualsiasi disservizio a danno dei cittadini, provvedendo al contempo al rafforzamento di strumenti alternativi per la tutela dei diritti dei medesimi pubblici dipendenti (1385) - alla XI Commissione (Lavoro);
interventi per la trasformazione delle cave dismesse in strutture idonee a ospitare eventi sportivi e spettacoli (1386) - alla VIII Commissione (Ambiente);
GIUSEPPE CATANZARO, da Tricesimo (Udine), chiede:
nuove norme in materia di sequestro e confisca di beni mobili e immobili confiscati alle organizzazioni criminali (1387) - alla II Commissione (Giustizia);
la soppressione e la revoca dei finanziamenti e degli altri benefìci in favore delle imprese editrici di quotidiani e periodici (1388) - alla VII Commissione (Cultura);
l'introduzione del divieto di conferire incarichi di consulenza nelle pubbliche amministrazioni (1389) - alla I Commissione (Affari costituzionali); Pag. 3
l'abrogazione delle norme vigenti in materia di tutela dei dati personali (1390) - alla II Commissione (Giustizia);
la riduzione del numero delle università, prevedendone una sola per ciascuna regione (1391) - alla VII Commissione (Cultura);
l'abolizione della commissioni tributarie, con trasferimento delle relative competenze alla magistratura ordinaria (1392) - alla II Commissione (Giustizia);
disposizioni in favore dei cittadini e delle imprese che, a vario titolo, vantano crediti nei confronti dello Stato (1393) - alla V Commissione (Bilancio);
FERDINANDO IMPOSIMATO, da Roma, e altri cittadini chiedono interventi per garantire a tutti, compresi i cittadini stranieri, la tutela del diritto alla sicurezza, al rispetto della persona e a un lavoro dignitoso, nonché norme per la concessione della cittadinanza agli stranieri nati in Italia e per promuoverne l'integrazione sociale (1394) - alla I Commissione (Affari costituzionali).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3074 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (Approvato dal Senato) (A.C. 4909) (ore 10,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'allegato A della seduta dell'8 febbraio 2012 - A.C. 4909).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4909)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici votiamo per la fiducia che il Governo ci chiede. Lo facciamo per fedeltà al sostegno che abbiamo deciso di dare al Governo e perché la tensione detentiva genera una situazione emergenziale cui occorre pure provvedere urgentemente. Ma lo facciamo consapevoli che il tema, troppo ritornante, va affrontato finalmente a regime e con il respiro che ci si attende da questo Governo, non solo fronteggiando il traboccare delle strutture esistenti, come si fa di tanto in tanto, all'occorrenza, con indulti dichiarati o larvati. Svuotare le carceri, di per sé, è ben poco, può essere accettato solo come misura tampone. Se ci si limitasse a questo si chiuderebbe il problema in un'ottica contingente, di superficie, agendo sull'effetto e non sulla causa, dimenticando l'equilibrio tra difesa sociale e approntamento di strutture corrispondenti. Sarebbe come negare una risposta dovuta alla domanda detentiva, che è naturale conseguenza di condanne penali e misure cautelari.
Onorevoli colleghi, ricordiamo che c'è sempre chi paga e duramente per queste misure emergenziali: è la società ed il senso della giustizia che si deve alle vittime dei delitti, ma si paga anche a dirlo. Sia consentito a chi parla, che da sottosegretario Pag. 4per la giustizia ne pagò il prezzo della verità, ricordare l'inutilità e anzi la dannosità dell'indulto del luglio 2006, le cui cifre ufficiali edulcoravano la realtà. I numeri del DAP furono ben maggiori. Fu un colpo alla certezza del diritto ed un segnale favorevole alla propensione criminosa, e da subito, dopo sei anni, siamo daccapo.
La condizione sconcertante di sovraffollamento umilia la dignità dei detenuti e l'umanità della pena, è un fatto, dunque si provveda come il testo dice ma, signora Ministro, le domandiamo di agire e decisamente anche in via strutturale, per esempio con l'esternalizzazione dell'esecuzione carceraria che ormai non è più da considerare un tabù e che è già una realtà in molti, civilissimi Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, solo poche battute per ribadire il nostro «no» alla fiducia a questo Governo. Le motivazioni sono sempre le stesse, noi da questo Governo ci aspettavamo e speravamo che ci fosse un cambiamento di rotta, che prestasse maggiore attenzione - o meglio, prestasse attenzione - ad una parte del Paese, il sud, che sta subendo una crisi con conseguenze drammatiche. Abbiamo più volte denunciato questo, ma non abbiamo avuto alcun segnale che potesse far sperare la nostra gente in un cambiamento.
Per quanto riguarda l'amministrazione della giustizia e il settore giustizia non c'è piaciuto, caro Ministro, lo scarso rispetto che questo Governo ha avuto nei confronti di quest'Aula nel momento in cui si è pronunziata, in modo libero, sulla responsabilità civile dei magistrati. Le pressioni e gli interventi che sono stati promessi alla «casta» dei magistrati sul Senato è una cosa che non è piaciuta a chi ama la democrazia.
Questo provvedimento, sul quale il Governo ha posto la fiducia, non risolve i problemi, abbiamo più volte, anche in questo caso, segnalato che ci vuole il coraggio di azzerare e ripulire i tavoli dei magistrati con un provvedimento di clemenza che deve avere la condivisione di questo Parlamento e invito le forze politiche ad avere il coraggio, anche in questo caso, di manifestare ciò che pensano, senza se e senza ma; io sono fermamente convinto che ciò che pensano i deputati ed i senatori è ciò che vuole il popolo italiano: vuole che la giustizia funzioni, vuole ripartire da zero con una grande riforma che non può lasciare sui tavoli dei magistrati montagne di faldoni che finiscono inevitabilmente con la prescrizione. Duecentomila processi l'anno si prescrivono.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, le ragioni del consenso al Governo sono state in altre circostanze esposte, del consenso e della fiducia. In particolare, oggi la fiducia è posta in ragione di un provvedimento che va indubbiamente apprezzato, pur nei suoi limiti. La caratteristica fondamentale di questo provvedimento è emergenziale, come risolvere la crisi delle strutture carcerarie oggi eccessivamente sovraffollate, tuttavia in questo provvedimento c'è un superamento dei limiti dell'emergenza, ciò c'è quando questo provvedimento si apre ad un problema che viene risolto tuttavia in modo parziale: il problema della carcerazione preventiva. Vengono stabilite nuove modalità degli interrogatori, nella fase che rispetto all'attuazione e alla pratica del codice Vassalli - mi permetto di definire così l'attuale codice di procedura penale - ha visto l'uso della carcerazione preventiva in modo sproporzionato.
Tuttavia, proprio la soluzione che viene prospettata - il signor Ministro se ne renderà conto, anzi ne è certamente consapevole - apre un problema più importante. È un problema più decisivo, che riguarda innanzitutto il rapporto tra il pubblico ministero e la polizia giudiziaria, Pag. 5che riguarda non soltanto le modalità, ma le ragioni e i principi per cui può essere consentita la carcerazione preventiva. Credo che la via che si dischiude sia una via che porta anche ad un ripensamento del codice Vassalli, negli articoli in cui questi temi sono affrontati, ripristinando la ragione della legge al di là delle incrostazioni che una giurisprudenza, che va dalla Corte costituzionale alla Cassazione, molte volte ha messo su questi temi. Mi auguro, perciò, che con l'intelligenza e la sapienza giuridica del Ministro lentamente e prudentemente, in un quadro di confronto positivo, che non contempla mai conflitto con la magistratura, che tuttavia deve essere soltanto il soggetto chiamato a praticare e rispettare le leggi, si possa pervenire presto ad una soluzione definitiva di questi temi, che caratterizzano la civiltà giuridica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signora Ministro, parlare di carceri oggi significa toccare un argomento difficile, crudo, dannatamente complesso e per certi versi scomodo. E molto urgente. Sono trascorsi quasi dieci mesi dalla mozione che presentammo come Alleanza per l'Italia in quest'Aula, richiamando le molte criticità del sistema carcerario. Ponemmo allora l'accento innanzitutto sui livelli intollerabili di sovraffollamento degli istituti. Questo dieci mesi fa, quindi non c'era il Governo attuale. Ponemmo quindi l'accento su molti problemi, soprattutto sulle inadeguatezze strutturali. I dati relativi alla popolazione carceraria in rapporto alla capienza degli spazi di detenzione erano infatti impressionanti e tratteggiavano una realtà in cui non trovava spazio la funzione rieducativa e di riabilitazione della pena richiamata dall'articolo 27 della nostra Costituzione. Una condizione di degrado, di negazione di diritti, di perdita di senso di civiltà, in cui incidevano pesantemente anche i ripetuti tagli ai fondi per la gestione dell'intero sistema carcerario, la carenza di organico del personale di polizia penitenziaria, le pessime condizioni igienico-sanitarie, la ridotta presenza di educatori, di operatori sociali, di psicologi e la quasi inesistente possibilità di reinserimento socio-lavorativo per i detenuti. Detenuti che erano per un terzo stranieri, una parte rilevante dei quali reclusi solo per non avere eseguito l'ordine di espulsione, e per un altro terzo tossicodipendenti, che insieme agli psichiatrici e agli autori dei cosiddetti reati di strada, rappresentavano le categorie più comuni presenti nelle strutture carcerarie. Quelle stesse strutture in cui si moriva e si muore precocemente. Nel 2011 negli istituti di pena sono decedute centottantasei persone, sessantasei delle quali suicide.
Da maggio 2011, quando l'Assemblea approvò a larghissima maggioranza quella mozione - larghissima maggioranza, si vada a vedere - poco o nulla è cambiato. L'emergenza, che tutti avvertimmo nella sua reale entità, si è acuita. I dati forniti dal Ministero della giustizia avvertono che il totale dei detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2011 era pari a 66.897, a fronte di 45.700 posti regolamentari. Dall'inizio dell'anno i detenuti morti in carcere sono stati quattordici, la metà dei quali suicidi. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato nuovamente il nostro Paese per aver sottoposto un detenuto a trattamenti inumani e degradanti e ci ha rammentato una volta di più il principio secondo cui gli Stati hanno l'obbligo di assicurare che tutti i carcerati siano detenuti in condizioni compatibili con il rispetto della dignità umana. Esiste un deficit, quindi, di civiltà che abbiamo l'obbligo di colmare ed è per questo che voteremo la fiducia al Governo. Non riteniamo il testo perfetto, nessun decreto-legge lo è mai, ma è un passo avanti nel segno della discontinuità.
Lo è certamente, ad esempio, prevedere la chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari, luoghi di abusi ed orrori clamorosi (almeno in due strutture i fatti accertati destano seria preoccupazione) Pag. 6in cui sofferenze e disagio si sono spesso perpetuati, anziché essere leniti da percorsi di cura. Un'infamia troppo a lungo sottaciuta alla quale si doveva porre fine. Certo, ci sono problemi, molti malati psichiatrici sono pericolosi per se stessi e per gli altri e in molte città italiane la sicurezza è già un problema. Questo il Governo lo deve tenere presente. Noi confidiamo che il Governo avvierà da subito - come ha detto lei Ministro - l'elaborazione di proposte mirate alla razionalizzazione del sistema giustizia nonché dell'ordinamento penitenziario attraverso lo strumento del disegno di legge.
Ciò permetterà di sviluppare un confronto parlamentare ampio e approfondito. Nel frattempo spetterà a noi, al Parlamento, una volta tamponata l'emergenza, fare in modo che il tema carceri non sia derubricato dall'agenda del Governo ma resti una priorità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, Grande Sud voterà ancora una volta la fiducia al Governo dei tecnici guidato dal professor Mario Monti. Per Grande Sud il decreto-legge è finalizzato a ridurre il sovraffollamento delle carceri italiane e si è reso necessario per l'eccessivo numero stabile dei detenuti che è di circa 66-69 mila unità (secondo il periodo dell'anno in cui si misura questo numero) e che le attuali strutture carcerarie non possono sopportare a lungo. Il provvedimento però non rappresenta una soluzione definitiva del problema. Occorre pensare infatti a misure più strutturali e innovative che impediscano la crescita esponenziale del numero dei detenuti dentro gli istituti di pena. Dei 69 mila presenti, in genere, 13 mila 625 sono in attesa di giudizio, 7 mila 409 sono appellanti, 4 mila 648 sono ricorrenti, 1569 sono imputati cosiddetti misti, in attesa del primo giudizio, mentre 38 mila 23 definitivi, che sono quelli che effettivamente dovrebbero - per così dire - abitare le celle degli istituti; 1549 sono degli internati, 74 da impostare, ovvero i detenuti che si trovano nella situazione transitoria di quei soggetti per i quali momentaneamente è impossibile inserire in archivio le relative pratiche in quanto non sono ancora disponibili tutti gli atti ufficiali necessari. Nel decreto vi è un'inversione di tendenza rispetto al passato, quando si pensava che con un provvedimento del tipo dell'indulto, o tanto meno con quello dell'amnistia, si potevano svuotare le carceri.
Inoltre, per ovviare al problema delle cosiddette porte girevoli, come soluzione si prevede che costituisca l'eccezione la detenzione in carcere dell'arrestato in flagranza di reato per illeciti di competenza del giudice monocratico, in attesa dell'udienza di convalida dell'arresto e del rito direttissimo. In questo caso si prevede in via prioritaria la custodia dell'arrestato presso l'abitazione, in subordine presso idonee strutture di polizia giudiziaria, e solo in via ulteriormente subordinata che esso sia collocato nella casa circondariale.
Fatti positivi questi, ma ci sono anche altri fatti positivi nel provvedimento: il dimezzamento da 96 a 48 ore del termine entro il quale deve avvenire l'udienza di convalida; l'estensione da un anno a un anno e mezzo per la detenzione domiciliare; il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari al 1o febbraio 2013; e tra le altre cose, l'estensione della disciplina dell'ingiusta detenzione ai procedimenti definiti prima dell'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, con sentenza passata in giudicato dal 1o luglio 1988.
Come riporta la stessa relazione al disegno di legge di conversione del decreto-legge, le modifiche introdotte al codice di procedura penale e alle norme di attuazione dello stesso, dovrebbero consentire di limitare significativamente il numero di detenuti condotti nelle case circondariali per periodi di tempo brevissimi (nel 2010 sono stati 21 mila circa). Significativo è il fatto che l'udienza di convalida del fermo o dell'arresto debba avvenire nel Pag. 7luogo dove la persona è custodita, per ragioni di sicurezza, ma anche per ragioni economiche. Andrebbero valutati anche i possibili oneri per la ristrutturazione delle camere di sicurezza, per la formazione del personale. Si tratta, come si può vedere, di importanti elementi di ammodernamento del sistema carcerario con un significativo risparmio di spesa.
Pertanto, Grande Sud, anche per i contenuti, che pure possono essere integrati da più organici provvedimenti, con una più diffusa offerta lavorativa, a mio avviso anche come risarcimento verso lo Stato, e, soprattutto, con un'attenzione e un pensiero particolari al dolore e alle sofferenze delle vittime dei reati commessi dai detenuti, ribadisce il voto favorevole sulla questione di fiducia e sulla successiva votazione finale sul disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signora Ministro, molte delle cose che dirò non sono imputabili al Governo in carica, ma la dialettica politica e le esigenze di chiarezza ci impongono di non tacere, perché siamo alle solite: quando vi è un problema si affrontano le conseguenze, mai le cause. E, anzi, le difficoltà in passato sono state utilizzate per conseguire vantaggi personali e non per l'interesse generale. Perciò, se la pressione penitenziaria cresceva, si decideva di far uscire i condannati, magari pensando a come non farci entrare i meritevoli di condanna. Il partito trasversale dell'amnistia e dell'indulto permanente, degli scudi fiscali e degli esportatori illeciti di denaro, del primato dei violatori delle regole, invece di quelli che le fanno rispettare, dei mille condoni, fiscali, penali ed edilizi, di cui i Governi PdL-Lega Nord Padania sono stati cattivi maestri, delle leggi per non far funzionare la giustizia e le forze dell'ordine, lo abbiamo visto all'opera ed è sempre in agguato. È presente anche in questo Parlamento che ora ha minacciato i magistrati con l'assurda ed incostituzionale legge sulla responsabilità civile. Questo partito trasversale, con il Popolo della Libertà in testa, con finto moralismo, accampa le cattive condizioni di vita dei detenuti nelle carceri, mentre non ha mai fatto niente per risolvere questo problema di cui non gli interessa proprio niente. Chi ci va sempre di mezzo è lo Stato che vede calpestata la sicurezza e la maestà dei suoi precetti, delle sue sanzioni e delle sue leggi. I processi costano ed è difficile portarli a termine e quando si concludono con una condanna ecco che se ne vanificano gli effetti con mille pretesti. È già successo con l'indulto del 2006 - contro il quale l'Italia dei Valori fece una durissima opposizione ostruzionistica - caldeggiato dall'allora Ministro Mastella e presentato dai socialisti, d'intesa con il Popolo della Libertà, e votato dal Partito Democratico, poi pentitosi. Li ricordiamo, i parlamentari del Popolo della Libertà, esprimersi anche allora con termini come «carceri illegali», dopo che per cinque anni avevano governato senza fare niente per eliminare le sofferenze dei detenuti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), lasciando anzi marcire la situazione.
Avevamo detto che quell'indulto sarebbe stato inutile e dannoso e difatti, due anni dopo, le presenze in carcere sono tornate quelle di prima. Ma, nel frattempo, la magistratura aveva visto con desolazione vanificato il proprio lavoro. Le forze dell'ordine avevano visto di nuovo in circolazione irridenti e sprezzanti i delinquenti che avevano arrestato e indagato. Le vittime coraggiose che avevano denunciato gli estorsori se li erano trovati nuovamente davanti, minacciosi ed incombenti, a chiedere di nuovo il pizzo. I testimoni, che avevano svolto la loro delicata funzione civica contando sulla sicurezza offerta dallo Stato, si erano sentiti traditi. Queste sono le conseguenze quando lo Stato si arrende. A molti potrà fare piacere, ma noi dell'Italia dei Valori, che crediamo nella legalità, non accettiamo una simile aberrante logica. Se la certezza della pena viene meno si ha un Pag. 8oggettivo effetto criminogeno, come spinta a delinquere nella speranza di evitare le conseguenze dell'illegalità.
Di questo decreto-legge temiamo con preoccupazione lo scivolamento, ancora una volta, verso la logica perdonista e dell'accettazione dell'impotenza dello Stato. Esso quasi prenota una maxi-amnistia, un colossale lavacro dai crimini, che i cittadini non possono non vedere con rabbia e con sospetto, soprattutto nei momenti in cui si fanno sempre più serrate le indagini sui reati di criminalità organizzata, di corruzione e su quelli connessi con la politica, cui gli inquirenti stentano a stare dietro.
E d'altra parte ci sono resistenze a chiudere la legge sull'attuazione della Convenzione di Strasburgo sulla corruzione. Si fa resistenza all'esame della proposta di legge dell'Italia dei Valori per la reintroduzione della normativa sulla seria punizione del falso in bilancio e si prepara il terreno con la trasversale approvazione, al riparo di muretti a secco del voto segreto, della responsabilità civile dei magistrati. Il partito trasversale dell'amnistia, lo vediamo già con i motori accesi. Se ne sente parlare, e lo stesso Governo non ha escluso questa eventualità, sia pure precisando che si tratta di un'iniziativa parlamentare, che qualche avanguardia peraltro ha già cominciato a prospettare. E soprattutto si sentono echeggiare di nuovo argomenti come «condizioni disumane», dalle solite «mammoline» alle quali di ciò non interessa proprio niente.
In questi giorni abbiamo visto il Presidente del Senato, Schifani, come un novello Alice nel paese delle meraviglie, aggirarsi in un carcere romano e dire che aveva riscontrato condizioni non dignitose dei detenuti. Ma lui dov'era nei precedenti otto anni su dieci, quale esponente autorevole di quel Popolo della Libertà al Governo, che non aveva mai fatto niente di strutturale per risolvere quelle situazioni? Contro queste palesi prese in giro noi insorgiamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Noi che più di altri abbiamo a cuore la dignità dei detenuti, abbiamo ripetutamente incalzato i governi perché si impegnassero a rimuovere quelle condizioni di sofferenza non solo dei detenuti, ma anche degli operatori carcerari, a cominciare dalle 38 mila unità di polizia penitenziaria a fronte delle 45 mila costituenti l'organico del corpo, costretti a soffrire insieme ai 68 mila detenuti presenti rispetto ai 43 mila rappresentanti la capienza massima.
Noi da tempo chiediamo l'applicazione rigorosa delle convenzioni europee dei diritti dell'uomo e dei diritti dei detenuti ma con interventi strutturali che consentano di rimuoverne le cause, invece che con l'innalzamento della bandiera bianca della resa dello Stato. L'Italia dei Valori ha sempre avanzato proposte organiche che contemperassero certezza della pena e dignità per i detenuti e gli operatori carcerari. L'Italia dei Valori incalza da tempo i governi affinché la situazione carceraria sia affrontata globalmente su tre piani. Ma la premessa è che la sicurezza sia considerata una funzione sovrana e indefettibile da curare e assicurare anche a scapito di cose meno essenziali. La sicurezza va affrontata nel suo aspetto sistemico, composto da norme penali, organizzazione e risorse, in modo da calibrare la reazione sociale alle infrazioni, affinché si possa sempre far fronte con serietà ai precetti e alle sanzioni che lo Stato irroga.
Ora sul primo aspetto, a meno di non accedere all'idea abolizionista del sistema penale, che forse solo i radicali terrorizzano, di fatto, nel momento in cui ritengono che nessuno possa essere detenuto in questa condizione carceraria, occorrerebbe sottoporre a revisione il sistema penale con oculate depenalizzazioni che prevedano sanzioni sostitutive, pecuniarie o interdittive, con deflazione pre-sentenza in casi non gravi, ed a certe condizioni, eventualmente con pene ridotte. Si decida che cosa veramente meriti la sanzione detentiva, ma, una volta comminata la condanna, anche a pena ridotta, questa deve essere espiata interamente senza condoni: altrimenti viene vulnerata la maestà dello Stato e la certezza della pena con gli effetti criminogeni che abbiamo già considerato. Pag. 9
Il secondo piano riguarda l'adeguamento delle strutture penitenziarie. Su questo aspetto dobbiamo purtroppo ricordare che nel 2008 il Governo Berlusconi saccheggiò e prosciugò il capitolo dell'edilizia penitenziaria per pagare il default dell'Alitalia e consentire a sedici capitani di ventura di acquisirne in regalo la polpa a spese dei contribuenti, con sponsor Banca Intesa. Occorre accelerare gli interventi ed investire ancora più risorse, anche per garantire condizioni di vita accettabili e dignitose, compresa la separazione degli arrestati dagli altri detenuti.
Infine, occorre operare sul piano organizzativo, ripristinando il numero e la proporzione ottimale degli agenti di polizia penitenziaria e delle unità di altro personale rispetto alla popolazione detenuta.
Ecco le ragioni di fondo per le quali l'Italia dei Valori non potrà votare a favore di questo provvedimento, che resta privo di una visione prospettica e profetica, capace di ridare speranza a chi ha il senso dello Stato. Comprendiamo che questo Governo si è trovato di fronte ad una situazione di emergenza da esso non determinata; e in tal senso avevamo espresso apprezzamento per l'attenzione del nuovo Ministro verso il mondo penitenziario. Ma nel contempo avevamo suggerito di porre mano a interventi strutturali, senza i quali ci si troverebbe entro poco tempo a riproporre il problema, lasciando immutate le condizioni di sofferenza carceraria.
Ma ci sono anche ragioni più direttamente attinenti al contenuto del decreto-legge, anche come peggiorato dal Senato. Le esporrò succintamente.
La custodia degli arrestati non può essere scaricata sulle camere di sicurezza, com'era all'inizio, per i problemi insormontabili di funzionalità e di impossibile garanzia di rispetto dei diritti delle persone detenute, con l'effetto di alleviare solamente e parzialmente i problemi carcerari, e di scaricarli, invece, sulle forze di polizia, distogliendole da altri compiti, come il presidio del territorio e le indagini, e costringendole a spese di adeguamento quando non hanno la benzina per le volanti.
Ma, ancor meno, essi possono essere assegnati agli arresti domiciliari secondo la modifica del Senato, se non si vuole scadere nella poca serietà. Persone arrestate, quando l'arresto è obbligatorio o facoltativo, non possono essere gentilmente riaccompagnate a casa. Questo è previsto per i minorenni, ma non può essere previsto anche per gli adulti.
Si metta in pratica quanto prevede l'ordinamento penitenziario circa l'allestimento, negli stabilimenti penitenziari, di specifici locali distinti da quelli destinati alle persone che espiano una pena, che devono essere riservati alle persone arrestate.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FEDERICO PALOMBA. È inaccettabile anche la critica dell'automatico innalzamento da 12 a 18 mesi della pena da espiare senza alcun controllo.
L'Italia dei Valori, quindi, non può votare a favore del provvedimento «svuota carceri», sia per quello che c'è sia per quello che non c'è; in altri termini, per la mancanza di una politica globale per la soluzione del problema carcerario. Tuttavia, suggeriamo al Governo di mettere mano ad una riforma globale: se la presenterà, l'Italia dei Valori la voterà, ma forse, allora, saranno altri partiti a non fare altrettanto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FEDERICO PALOMBA. Infine - mi avvio alla conclusione, signor Presidente -, la fiducia. Ci dispiace dover votare, ancora una volta, nello stesso modo, contro un provvedimento e contro la fiducia. Comprendiamo che questo è uno strumento tecnico-parlamentare per evitare modificazioni del testo proposto. In tal senso, lo prendiamo e, proprio per questo sinallagma, non possiamo votare diversamente sulla questione di fiducia e sul provvedimento. Ma, in questo caso, a ciò si aggiunge Pag. 10un motivo ulteriore: la tagliola sul dibattito assembleare, dati i tempi strettissimi concessi in Commissione, ha determinato un grave vulnus alle prerogative della Camera dei parlamentari, che, invece, noi vogliamo tutelare anche con il voto contrario sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Ministro della giustizia, il gruppo di Popolo e Territorio si asterrà dal votare la fiducia al Governo per una serie di ragioni che avevamo già in parte accennato con l'intervento, qualche giorno fa, dell'onorevole collega del gruppo, che, intervenendo aveva già manifestato il nostro modo di vedere e le nostre critiche, che sono lievi e di natura esclusivamente e squisitamente politica.
Il collega Guzzanti aveva già rilevato che questo Governo ha creato una sorta di democrazia sospesa. Noi viviamo in una condizione in cui un Governo non eletto direttamente dal popolo continua a governare sulla base di urgenze più o meno dichiarate, più o meno gravi e - posso dire - più o meno realmente consistenti e realmente esistenti, esautorando, di fatto, i gruppi parlamentari e il Parlamento stesso.
Si dice che sia un Governo tecnico, un Governo di salute pubblica; si dice che non abbia coloriture politiche, eppure, è al quarto provvedimento e alla quarta questione di fiducia posta su tali provvedimenti. Se è vero, come è vero, che la fiducia è un atto politico e non è un atto tecnico, perché presuppone una maggioranza politica in Parlamento, è bene che questo Governo ci dica qual è lo schieramento politico che lo sostiene e se, sulla base di questo schieramento politico, si voglia dotare di un governo e di un programma squisitamente politici. Siamo alla vigilia delle più volte annunciate liberalizzazioni.
Abbiamo più volte detto e più volte ascoltato, da sinistra a destra, che di fronte all'Italia si para l'esigenza di una profonda riforma strutturale dello Stato, l'esigenza di liberalizzare i servizi, di fare arretrare lo Stato imprenditore e di risanare il debito pubblico. Quest'ultimo, nel corso degli ultimi trent'anni, è stato figlio della politica clientelare, della demagogia assembleare e del consociativismo dei Governi; è stato frutto dell'assistenzialismo e di una legislazione che molto spesso si è realizzata senza avere copertura economica.
Si para, dunque, di fronte all'Italia l'esigenza non più di provvedimenti tampone, quali quelli che in varie misure tutti i Governi hanno dovuto assumere in determinate circostanze (e ha fatto bene, per la verità, il Governo Berlusconi, negli ultimi tre anni, a tenere salda la barra della spesa e a contenere il disavanzo, fino ad arrivare a proporre e a realizzare addirittura il pareggio di bilancio) perché si tratta di provvedimenti contingenti, che non hanno il respiro di una riforma strutturale dello Stato, necessaria per allontanare lo spettro del debito pubblico che è alla base dell'aggressione sul nostro debito sovrano da parte della finanza internazionale.
Questa mattina in televisione ascoltavo l'ex Ministro Tremonti dissertare sul fatto che la finanza e le modalità in cui si svolgono gli scambi finanziari debbano essere codificati, che vi è bisogno di un new deal come quello americano del 1929, quando l'America codificò ed irreggimentò questo tipo di speculazioni. In quel new deal si adottò la scelta di preferire la tutela dello Stato e dei cittadini alla tutela delle banche. Si sente anche dire, oggi, che questo sia il Governo delle banche, ossia il Governo di quello che è posto alla base della speculazione finanziaria.
Ancora oggi, cari amici parlamentari e signor Ministro, abbiamo un Governo che nulla dice sul fatto che la BCE abbia creato un fondo salva Stati, dando denaro all'1 per cento agli Stati, i quali lo hanno dato alle banche allo stesso tasso, ma le banche speculano a loro volta, portando Pag. 11questi interessi al 7-8 per cento nel momento in cui questo denaro va alle piccole e medie industrie, ai professionisti e agli imprenditori. La crisi finanziaria è stata originata dalla speculazione e da una politica in cui, con la finanza derivata, si è scommesso e si è speculato su tutto, anche sui debiti futuri e su eventi che nulla avevano a che vedere con la reale protezione ed assicurazione di strutture, di fabbriche, di imprese, di forme di impresa e di produzione, ma erano solo derivati cartacei, fino ad arrivare in tutto il mondo ad avere una massa di derivati cartacei otto volte superiore all'intera economia reale del mondo stesso.
Dunque, cosa voglio dire con questa critica? Voglio dire che questo Governo, il Governo delle fiducie poste a ripetizione, deve diventare un Governo politico, piaccia o non piaccia, ci stiano o non ci stiano i vari interlocutori. Si decidano coloro che lo sostengono, a trasformare il Governo dei tecnici in un Governo di tecnici a caratura squisitamente politica.
Infatti, quello che si para davanti a noi non è una ulteriore serie di pannicelli caldi, di ulteriori tasse, di ulteriori gravami, si para, invece, davanti a noi, il compito di ristrutturare lo Stato e di cominciare a fare quello che, da un ventennio a questa parte, nessun politico ha avuto il coraggio di fare: far arretrare lo Stato e le sue clientele, arginare il debito pubblico non promettendo tutto a tutti, non continuare lungo la strada del cripto-socialismo in economia dove la pianificazione, l'elargizione, ammantata sotto il nome di Stato sociale, ha prodotto il gap e il disavanzo di ben duemila miliardi di euro di debito.
L'altra sera, leggendo «La via della schiavitù», di Friedrich von Hayek, mi sono ritrovato in alcune cose che il grande economista liberale ha detto e che vorrei affidare a questo Governo, che si dice tecnico ma che deve diventare politico: questo Governo ci deve dire se vuol continuare lungo la strada del cripto-socialismo, dell'economia statalizzata, dello Stato imprenditore o vuole trasformarsi in un moderno Stato liberale. Bisogna decidersi, che cosa vogliamo essere? Al di là delle polemiche di questo e quello, al di là dei «manettari», i quali in questo Parlamento credono che tutto si possa risolvere arrestando questo o quel politico, la verità, in questa nazione, è che vi è bisogno di un orientamento chiaro, di un orizzonte chiaro di carattere economico e politico.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VINCENZO D'ANNA. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, ma vorrei ancora leggere quello che von Hayek scriveva a proposito della libertà e dei due valori che questa parola assume per i liberali e per i socialisti: per rendere l'argomento della libertà più plausibile, alla parola libertà viene fatto subire un mutamento scientifico; questa parola una volta aveva il significato della libertà dalla coercizione, dal potere arbitrario degli altri uomini, ora le viene fatto acquisire il significato di libertà dal bisogno, di liberazione dalla costrizione esercitata da quelle circostanze che, inevitabilmente, limitano l'ambito delle scelte di tutti noi. Così intesa, evidentemente, la libertà è soltanto un altro nome del potere e della ricchezza. L'affermazione secondo cui un'economia pianificata dovrebbe dare origine ad una produzione significativamente maggiore di quella ottenuta con il sistema della concorrenza è stata progressivamente abbandonata dalla maggior parte dei governi.
Allora, noi non voteremo la questione di fiducia, ci asterremo dal votare la fiducia a questo Governo perché vogliamo sapere su quale strada intende portare la nazione: la strada della schiavitù, dello statalismo e della pianificazione o la strada della libertà di impresa, del cittadino libero e posto al centro della società e di un Stato che è al servizio del cittadino che non si lascia opprimere e depredare dallo Stato padrone ed imprenditore (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

Pag. 12

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, signor Ministro, il gruppo Futuro e Libertà per l'Italia esprimerà voto favorevole sulla questione di fiducia posta sul provvedimento relativo al sovraffollamento carcerario, chiarendo di avere la consapevolezza che non si tratta né di un intervento «svuota carceri», come da molti strumentalmente presentato, né, tanto meno, di un piccolo indulto. Il decreto-legge in esame, anche se in alcuni punti, a nostro avviso, è stato inopportunamente innovato al Senato rispetto al decreto governativo iniziale, mira solo a produrre alcuni effetti per limitare sia il sovraffollamento carcerario sia le attività di traduzione delle persone detenute da parte delle forze di polizia.
La situazione del sovraffollamento carcerario in Italia è drammatica e quindi il provvedimento, sicuramente non risolutivo dell'intera problematicità, ha il carattere di necessità e di urgenza.
Comprendiamo che la scadenza del 20 febbraio ne ha imposto, e quindi giustificato, il voto di fiducia. Noi di Futuro e Libertà per l'Italia abbiamo sempre chiesto non solo la certezza della pena, ma l'espiazione della stessa, ma non ci siamo mai tirati indietro nel momento in cui siamo stati chiamati a fare le distinzioni tra i vari tipi di reato e, con esse, la valutazione di come poter effettuare i periodi residui delle pene, né ci siamo sottratti nel pensare alla necessità di definire pene alternative e la depenalizzazione dei reati minori.
È del dicembre 2011 - quindi abbastanza recente - il documento del Parlamento europeo che, nel definire allarmante la situazione delle carceri europee, menziona l'Italia sia fra i Paesi con il maggiore sovraffollamento carcerario, sia tra quelli con maggior numero di detenzioni in attesa di giudizio. È da anni che si parla nel nostro Paese di questa situazione allarmante delle carceri; è da anni che si fa ricorso ad indulti vari, peraltro rivelatisi inefficaci, ma in contemporanea non sono stati mai predisposti interventi adeguati ad evitare la crescita della popolazione carceraria.
Il rapporto Antigone parla di sovraffollamento delle carceri italiane senza precedenti, con la metà dei reclusi in attesa di giudizio. E poi, Ministro, diciamoci la santa verità, sappiamo benissimo che, attualmente, nelle carceri, e non parlo del settore delle criminalità organizzata e del terrorismo, ma soprattutto del settore della corruzione e della concussione contro la pubblica amministrazione, i pesci grossi, i responsabili reali, non si vedono all'interno delle stesse.
Allora, il nostro odierno rinnovato voto di fiducia, Ministro, è legato alla valutazione positiva di un provvedimento che, a nostro avviso, senza minare la sicurezza pubblica - e credo che questo sia importante sottolinearlo - e senza regalare alcuno sconto di pena, interviene, anche se fosse solo in minima parte, a trattare il problema. Dico solo in parte, Ministro, perché mi auguro che si affronti con responsabilità il tema delle pene alternative, della depenalizzazione dei reati minori, del piano carceri e della rieducazione.
Ho già detto Ministro, che Futuro e Libertà rinnoverà la fiducia al Governo anche su questo provvedimento, perché ne condivide la necessità e l'urgenza per produrre alcuni effetti immediati sul sovraffollamento carcerario, senza però sottrarsi dall'evidenziare alcune perplessità su norme del decreto inserite al Senato e, ribadisco, non presenti nell'iniziativa governativa. Ad esempio, l'articolo 3-bis, che prevede l'estensione retroattiva della disciplina sulla riparazione per ingiusta detenzione limitata ai procedimenti definiti prima dell'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, 24 ottobre 1989, purché con sentenza passata in giudicato dal 1o luglio 1988, a noi sembra possa determinare una disparità di trattamento, in contrasto, quindi, con l'articolo 3 della Costituzione.
Proprio per questo, sul punto ho sottoscritto un ordine del giorno insieme ai capigruppo della Commissione giustizia, tendente ad impegnare il Governo ad individuare Pag. 13forme di intervento che non intacchino l'articolo 3 della Costituzione italiana.
I tempi previsti nell'articolo 3-ter, sempre introdotto dal Senato, per la definitiva chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, pur se riteniamo indispensabile la chiusura degli stessi, ci appaiono tuttavia ristretti per poter predisporre gli interventi necessari in congiunta con le regioni, alcune delle quali presentano già pesanti situazioni nel settore della sanità. Quanto meno, non mi sembra che ci siano le condizioni per uniformare gli interventi necessari a livello nazionale, uniformità che invece riteniamo indispensabile.
Da ultimo, Ministro, ci consenta di ricordarle che nessun intervento normativo avrà reale efficacia se non coadiuvato dal supporto necessario a coloro che dovranno attuare lo stesso. Appare chiaro che le nuove norme contenute nel decreto-legge in esame aggraveranno il lavoro delle forze di polizia penitenziaria e della Polizia di Stato. L'accertamento e la responsabilità di certificare, oltre che la presenza delle camere di sicurezza negli uffici di polizia, anche la sussistenza dei requisiti di idoneità alla pericolosità della persona arrestata, la sua incompatibilità con la permanenza nelle camere di sicurezza e/o altre ragioni che impediscono l'utilizzo di esse, unito alle altre difficoltà di espletamento degli oneri connessi alla custodia di un detenuto, comporterà una limitazione delle pattuglie dedicate al controllo del territorio.
Ministro, facciamo pertanto appello alla sua sensibilità, congiunta con analoga sensibilità del Ministro Cancellieri, Ministro dell'interno, affinché si ponga mano sia alla riorganizzazione complessiva dell'attuale sistema preposto all'amministrazione della giustizia, oggi inadeguato e insufficiente alle necessità, sia ad interventi che riducano l'attuale azione surrogatoria delle forze di polizia nel settore dell'amministrazione della giustizia. Ancora, Ministro, non posso che sollecitare nuovamente il monitoraggio e la definizione reale del Piano straordinario per l'edilizia penitenziaria, il cosiddetto piano carceri. Senza una rivisitazione e un monitoraggio dello stesso non solo le norme che verranno attuate in termini di sovraffollamento perderanno la loro efficacia, ma non sarà garantita la dignità delle persone detenute.
Da ultimo davvero, Ministro, la fiducia che anche oggi Futuro e Libertà per l'Italia esprimerà al Governo su questo provvedimento vuole non solo essere un segnale di condivisione dello stesso, ma la dimostrazione che la politica ha il dovere di continuare a garantire l'Italia quale fonte di civiltà giuridica (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, in questi giorni abbiamo lavorato e discusso su un tema, quello del sovraffollamento carcerario, che sappiamo essere una vera e propria emergenza del nostro Paese e del nostro sistema giustizia. Tutti i Governi che si sono succeduti nell'ultimo decennio hanno sollevato preoccupazioni sull'argomento, senza tuttavia che ad oggi si sia ancora giunti alla soluzione radicale di un problema anche a causa del frequente ricorso alla decretazione di urgenza per porvi rimedio.
È un problema questo che non solo investe la condizione e la dignità di chi vive e opera negli istituti penitenziari, ma coinvolge anche il delicato tema del rapporto tra libertà e sicurezza. Si sa che l'equilibrio tra questi due altissimi valori dovrebbe essere il fine principale di un decreto-legge come quello che oggi andiamo a convertire in legge.
Si sa anche che il raggiungimento di questo fine è un'operazione complessa, soprattutto in un Paese in cui i tecnicismi della procedura non aiutano a snellire le strutture carcerarie paralizzate dalla presenza eccessiva di detenuti, soprattutto in attesa di primo giudizio. Sono anni che ascoltiamo buoni propositi di costruzione Pag. 14di nuove strutture, che fino ad ora si sono risolti in un nulla di fatto. Allo stesso modo, è troppo tempo che si interviene sull'emergenza attraverso provvedimenti che rammendano, che mettono cioè delle toppe alle lacerazioni sociali derivanti dalle patologie del sistema senza mai ripararlo del tutto. Oggi, signora Ministro, forse grazie ai contenuti del provvedimento che ci apprestiamo a votare, si intravede una visione diversa del sistema carcerario più sistemica e più vicina ai problemi reali della giustizia.
È anche questo il motivo per cui le forze responsabili che siedono in Parlamento in una fase di crisi sociale, ma tutto sommato di collaborazione e solidarietà politica, si sono impegnate ad agevolare l'iter di questo decreto-legge e a non ostacolarne il percorso. Ci dispiace che ci si debba sempre scontrare con forze politiche intransigenti e populiste anche su temi come questo che toccano grandi valori sociali, anche perché credo - lo dico in particolare ai colleghi leghisti - che la sicurezza non possa essere bandiera, né oggetto di battaglie politiche, né tanto meno argomento di propaganda. Essa è veramente tale solo se si sposa irrinunciabilmente con la dignità e con il rispetto della vita umana.
Dimostro il mio apprezzamento, dunque, alle disposizioni contenute in questo testo. Certo sappiamo che le norme che andiamo ad approvare rappresentano solo l'inizio di un processo di risoluzione dell'emergenza carceri fino ad oggi mai completato nonostante la reiterata presentazione di piani e progetti da parte di precedenti Governi, ma già possiamo rilevare alcuni spunti importanti, alcuni interventi virtuosi, che condividiamo e che riteniamo adeguati ed efficaci. Anzitutto è da ritenere importante l'effetto di riduzione del soprannumero dei detenuti a seguito della modifica dei tempi di esecuzione presso il domicilio del residuo di pena (si passa da 12 a 18 mesi) e dei nuovi criteri indicati per i casi di arresto in flagranza di reato.
La nuova disciplina, oltre a ridurre entro il termine di 48 ore il tempo massimo intercorrente tra l'arresto e la relativa udienza di convalida, prevede solo come ultima ipotesi che l'arrestato sia trasferito nella casa circondariale, privilegiando a tal fine la custodia nel suo stesso domicilio o in altro luogo di privata dimora ovvero, in seconda battuta, presso idonee strutture nella disponibilità degli ufficiali o agenti di polizia giudiziaria che hanno eseguito l'arresto o che hanno avuto in consegna l'arrestato.
Come è ovvio, la scelta fra le diverse opzioni avviene secondo criteri che garantiscono la tutela della sicurezza sociale, posto che in caso di pericolosità dell'arrestato o di inidoneità degli altri luoghi è espressamente indicato l'internamento nell'istituto penitenziario. Questo genere di misure appare dunque, nel complesso, coerente sia con l'esigenza di snellimento della fase di convalida dell'arresto, sia con quella di riduzione del sovraffollamento delle carceri, laddove ad oggi convivono situazioni soggettive e giuridiche molto diverse.
Gli istituti penitenziari accolgono, infatti, tanto gli arrestati in attesa di convalida e gli imputati sottoposti alla misura cautelare della custodia in carcere (entrambe categorie di soggetti per i quali è ancora in corso un procedimento penale con le relative garanzie), quanto gli imputati condannati in via definitiva che scontano una detenzione di natura strettamente sanzionatoria ossia la pena vera e propria.
Si deve ritenere che la commistione tra diverse tipologie di soggetti in stato di detenzione non giova né ai fini della razionalizzazione degli spazi carcerari disponibili, né ai fini della tutela delle condizioni umane dei detenuti medesimi, per i quali troppo spesso il carcere non assume alcuna valenza rieducativa. Insomma, signora Ministro, lei sa meglio di me che il carcere illegale genera illegalità, se non addirittura nuova criminalità.
Non ho timore di dire, signora Ministro, che il sistema penitenziario, così come, attualmente, si presenta in Italia, rischia di ottenere effetti del tutto opposti al reinserimento sociale, risultando da ultimo Pag. 15addirittura controproducente rispetto alla personalità del detenuto stesso. Non a caso la legge sull'ordinamento penitenziario prevede, all'articolo 59, la distinzione tra istituti di custodia preventiva e istituti per l'esecuzione delle pene.
Tale norma, ahimè, finora è rimasta ineffettiva, e lo dico con una certa emozione perché, nell'ormai lontano 1976, la mia tesi di laurea aveva ad oggetto proprio i diritti del condannato previsti dal nuovo ordinamento penitenziario, che risale, appunto, al 1975. Ritengo che la norma citata, rimasta inapplicata, indichi un criterio da attuare nell'ambito della trattazione sistematica del sovraffollamento carcerario, inteso come fenomeno ormai cronicizzato, che esige una più ampia e solerte azione di intervento strutturale.
Nel complesso, però, possiamo affermare di avere imboccato la direzione giusta con il provvedimento in esame, che individua già importanti passaggi di riforma del sistema e non si ferma a singoli e scoordinati interventi. L'auspicio è che tale provvedimento possa rappresentare il battistrada, la stella polare, verso un riassetto generale del sistema di detenzione italiano che si distingua in Europa non per le sue anomalie, ma per gli esempi di virtuosità che pure vantiamo.
Per i motivi sin qui esposti, dunque, annuncio il voto favorevole del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo sulla questione di fiducia posta sul provvedimento in esame. Signora Ministro, il Governo non deve vergognarsi di avere posto la questione di fiducia, né noi ci vergogniamo di votare a favore della fiducia, soprattutto se a chiedere di vergognarci è la Lega Nord che, in poco più di tre anni di Governo, ha posto la questione di fiducia su ben 54 provvedimenti, mentre questo Governo l'ha posta in appena due o tre circostanze.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ria.

LORENZO RIA. Sto per concludere, signor Presidente.
Voteremo a favore sulla questione di fiducia posta sul provvedimento in esame convinti, come siamo, che con la collaborazione costruttiva, attivata in questa occasione, si possa inaugurare una stagione normativa nuova in cui anche il rapporto tra sicurezza e libertà, cardini della nostra democrazia, si configuri come un rapporto sempre più civile ed europeo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Lega Nord voterà contro il provvedimento in esame perché già nel nome è un provvedimento mendace in quanto si chiama «svuotacarceri», mentre il nome più corretto sarebbe «scaricabarile», sottotitolato «vorrei ma non posso».
Infatti, in realtà, il provvedimento in oggetto scarica semplicemente il lavoro e le responsabilità dal Ministero della giustizia al Ministero dell'interno. Trasferisce sul territorio gli oneri di vigilanza e controllo che normalmente si esercitano in carcere che esiste, come è noto a tutti, in quanto struttura nella quale poche persone possono sorvegliarne molte.
Quindi, quando si prevede un deflusso, dal nostro sistema carcerario, di 3.500-4 mila unità, per trasferirle sul territorio, significa semplicemente che quelle 4 mila persone andranno poi vigilate a cura e a spese di altri organi dello Stato togliendo, quindi, sicurezza ai cittadini, perché molte migliaia di agenti verranno impiegati in questa opera di sorveglianza.
Il provvedimento, tra l'altro, non ha, numeri alla mano, neppure quella efficacia deflazionante che gli si vorrebbe attribuire. Basta fare due conti. Abbiamo attualmente circa 67 mila detenuti. Togliendone 4 mila scendiamo a 63 mila, ma sappiamo tutti che la capienza ottimale e ufficiale delle carceri è di 43 mila unità. Quindi, riduciamo semplicemente il problema ma non lo risolviamo neanche un po'.
È vero che non è colpa di questo Governo se le carceri sono sovraffollate. Pag. 16Questo è vero. Tuttavia, è anche vero che non si può contrabbandare questo «pannicello caldo» per una panacea, contrariamente a quanto ha detto poco fa il collega Ria, il quale afferma che ci siamo avviati verso la giusta direzione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,32)

LUCA RODOLFO PAOLINI. A parte l'aspetto più diretto, quello appunto del tentativo infelice di deflazionare il sistema carcerario, il provvedimento introduce alcune, in un certo senso, innovazioni che, a nostro avviso, complicheranno la vita del nostro apparato giudiziario e non gliela semplificheranno. Pensiamo, tra le tante, perché oggi è avvenuto un altro caso simile, all'abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari. Gli ospedali psichiatrici giudiziari sono luoghi infami e certamente deplorevoli, per come sono strutturati. Tuttavia, togliamo quello che già esiste per metterci che cosa? Non si sa. Anche oggi, in provincia di Lecco, si è verificato il caso di un signore che, dopo aver commesso un efferato delitto, è stato assolto per difetto di capacità di intendere e di volere e condannato a cinque anni di ospedale psichiatrico giudiziario. Ma tra un anno, quando grazie a queste norme gli ospedali psichiatrici giudiziari verranno chiusi, non si sa bene dove verrà mandato questo signore.
Pochi giorni fa si è verificato un altro caso, di un altro signore che ha massacrato a pugni la prima donna che ha incontrato per la strada. Stessa assoluzione per le stesse ragioni, stessa condanna a cinque anni di ospedale psichiatrico giudiziario, ma non si sa dove andrà a finire. Veramente c'è da mettersi le mani nei capelli.
Vogliamo anche sottolineare altre cose all'opinione pubblica, perché naturalmente poi questo Parlamento concederà tranquillamente la fiducia a questo Governo. Ma, a questo punto, vorrei aprire un inciso. Mi rivolgo ai colleghi del Partito Democratico, che prima non votavano niente mentre adesso, con il nuovo Governo cosiddetto tecnico, stanno votando esattamente le stesse cose (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Si può dire che così sono capaci tutti e che ci «piace vincere facile». Prima non votavate le stesse cose che proponeva il Governo Berlusconi. Adesso, invece, le state votando a occhi chiusi, con una capacità mistificatoria del vero che è ammirevole, sotto certi aspetti.
Ma pensiamo ai fatti pratici. L'udienza di convalida, per esempio, nei casi in cui una persona venga detenuta nelle camere di sicurezza, dovrà tenersi lì. Immaginate che in una notte vengano arrestate cinque persone. Il povero GIP dovrà farsi il pellegrinaggio in cinque diverse camere di sicurezza, che non necessariamente saranno nelle stesse caserme, essendo possibile che siano all'interno dello stesso circondario e, quindi, anche in comuni diversi.
Il tutto dovrà avvenire dimezzando i tempi (da 96 a 48 ore). Si può obiettare che sia un fatto positivo. Dipende, perché se il fatto accade nella notte tra venerdì e sabato, alle due di notte, sappiamo che sia il magistrato, sia le forze di polizia sia, soprattutto, i difensori dovranno, in quel brevissimo spazio di tempo, notturno e feriale, fare quelle operazioni che si compiono prima di una qualsiasi udienza di convalida come, per esempio, identificare l'arrestato. Sappiamo tutti che la stragrande maggioranza dei soggetti che incapperanno in queste norme, atteso che alcuni reati non sono compresi, saranno soprattutto persone che hanno a che fare con il mondo della droga e il più delle volte tali persone non avranno documenti e non sarà facile identificarle.
Mi chiedo anche, in quelle famose 48 ore, tra il venerdì notte e il lunedì di prima mattina, se saranno reperibili i difensori di fiducia. Non lo so. Pertanto, avremo il fenomeno per cui il difensore di fiducia difficilmente potrà essere reperito. Sarà chiamato il primo difensore d'ufficio di turno, questi non sarà reperibile e via dicendo. Quindi, comprimeremo ulteriormente le possibilità di difesa. Pag. 17
Ci sarebbero tante altre considerazioni generali, ma bisogna solo dire che questo Governo vincerà, sta vincendo, ma sul suo cammino c'è soltanto un piccolo ostacolo, che si chiama Lega Nord, quella forza nata dal cuore del popolo - come ricordava tanti anni fa Umberto Bossi - che si oppone anche a queste scorribande consociative - possiamo chiamarle così - che si realizzano quando tutti si mettono assieme. Si tratta di scorribande consociative che servono a zittire le voci della gente, che noi rappresentiamo, che solo noi rappresentiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché - piaccia, o no -, cari amici dell'IdV, voi siete un pochino «a corrente alternata», vele a vapore - come si dice - perché, da un lato, votate la fiducia al Governo e, dall'altro, sui singoli provvedimenti vi astenete o vi opponete.
Pertanto, solo la Lega Nord dice «no» a questo Governo che, per la verità, è molto fortunato, appunto perché gode della completa stima di quelli che, fino a poco tempo fa, non avrebbero mai votato gli stessi provvedimenti. Ha detto giustamente il Presidente Monti, con il suo aplomb molto britannico - e ha ragione, ahimè -: «Ci avete chiamato voi», e questa frase mi ricorda un'altra famosa frase latina: Vae victis!, ossia «Guai ai vinti!», perché questo Parlamento, per la sua incapacità e la sua mancanza di coraggio, sta condannando la politica a non contare nulla.
C'è una bella glossa nel libro di un nostro collega - che è uscito da poco e che non citerò per non fare pubblicità, ma che sapete chi è - che dice: «Quando il crepitare degli spread fa vacillare la fiducia in noi stessi e lo spirito dell'Unione europea è chiaro, è chiaro il rischio che emergano qua e là, e a partire proprio dalla civilissima Europa, i primi segni di un nuovo tipo di fascismo: il fascismo finanziario, il fascismo bianco». Ebbene, contro questo rischio, oggi si erge solo lo spadone di Alberto da Giussano, della Lega Nord, che resiste con il suo nucleo di valorosi opliti, che in questo triangolo del Parlamento continuano a portare la voce del popolo, e che non riuscirete a spegnere nonostante l'evidente interesse di tutti a zittirci e a metterci la mordacchia, come si dice. Certamente i numeri sono quelli che sono, ma noi abbiamo una grande forza: rappresentiamo fortunatamente sempre più persone che, di fronte alle belle dichiarazioni, cui non corrispondono poi fatti concreti, cominciano sempre in misura maggiore a dire «no, no, no» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, nell'annunciare la fiducia al Governo da parte del gruppo del Partito Democratico, desidero innanzitutto dare atto al Ministro Severino di avere posto la questione carceraria al centro del suo programma e, personalmente, ho anche molto apprezzato la sua affermazione a Catania, dal sapore molto voltairiano, che, dallo stato delle carceri, si misura il livello di civiltà di un Paese. È proprio così: negli ultimi 12 anni sono morte nelle carceri italiane 1.947 persone, delle quali 699 si sono suicidate. Basterebbe questo dato, drammatico, ma ce ne sono altri, che non ricorderò perché sono stati ampiamente menzionati. Ne cito uno soltanto: 68 mila persone custodite, 23 mila in più della capienza delle celle.
Bisogna aver visitato le carceri italiane in modo non occasionale per rendersi conto dello sfacelo: edifici, innanzitutto, con qualche eccezione, inadatti, risalenti spesso all'Ottocento, celle anguste, non in regola con gli standard europei, poca luce, poca aria, detenuti ammucchiati, servizi igienici che è poco definire vergognosi, ambienti freddi d'inverno e caldi d'estate, parassiti, insetti, pulizia scarsissima, assenza o carenza di assistenza psichiatrica, psicologica, sanitaria. Mancano figure professionali come psicologi ed educatori, alcuni di questi operatori vincitori di concorso attendono da anni di essere chiamati, gli organici del personale di custodia Pag. 18sono fermi ormai ai bisogni di parecchi anni fa, comunque largamente incompleti, turni massacranti per il personale, sicurezza del personale scarsissima. Colpisce l'altissimo numero di carcerati stranieri, che è anche conseguenza, signor Presidente, dell'assenza di serie politiche preventive e preveggenti, volte a metabolizzare per tempo il fenomeno prevedibile dell'immigrazione clandestina.
Le leggi emanate nel corso di questa legislatura e il tanto sbandierato piano carceri sono miseramente falliti, e non solo perché quelle leggi l'Europa le ha respinte come liberticide, ma soprattutto perché non servivano in pratica a niente. Da quelle cattive leggi deriva anche la crescita del numero dei detenuti stranieri, resi clandestini da norme sul permesso di soggiorno che giustamente il Ministro Riccardi sta riformando. C'è un modo però se si vuole davvero ovviare, ed è quello della restituzione ai Paesi di provenienza previ accordi bilaterali. Segnalo, signor Ministro, che in alcuni casi - io conosco bene il caso della Romania - i detenuti rinunciano all'appello pur di scontare in patria la condanna, poi però le burocrazie dei due Paesi ritardano o addirittura impediscono il buon esito della pratica. Cari amici della Lega, però al Governo c'eravate voi mentre questo avveniva, potevate preoccuparvene prima, noi lo abbiamo denunciato in un'interrogazione già nel 2008.
Apprezzo, in modo particolare, l'articolo 1 sulla custodia alternativa, contro l'effetto «porte girevoli», per due ragioni: perché nelle nostre carceri il 42 per cento dei custoditi è in attesa di giudizio e non mi stancherò mai di dire che a norma di Costituzione significa che ancora non è colpevole, tuttavia è costretto a convivere promiscuamente con i condannati, esposto concretamente al rischio di ulteriori contagi criminogeni, e perché i costi di questi ricoveri brevi in uomini, spazi e burocrazia sono altissimi. Ci dite che le celle dei commissariati non sarebbero adeguate per 48 ore di custodia, mi verrebbe da rispondervi: ma perché quelle di certe carceri italiane sì? Le avete mai viste, colleghi della Lega, quelle celle? Avete mai visitato Regina Coeli, Gazzi di Messina, San Sebastiano a Sassari, Badu 'e Carros a Nuoro, Poggioreale? Un censimento attesta che oltre mille di questi nuovi spazi alternativi sono già oggi idonei, noi chiediamo al Ministro di seguire passo per passo con attenzione il processo di attuazione e di riferirne al Parlamento.
Io pongo semmai un'altra questione, signor Ministro, più scomoda e meno trattata dal dibattito e lo faccio nel totale rispetto della professionalità dei Corpi di Polizia ma anche nella consapevolezza di un passato doloroso, penso al caso di Stefano Cucchi. Abbiamo davvero tutte le garanzie che nelle ore trascorse in quelle celle, sotto la responsabilità di un personale che è professionalmente non altrettanto preparato per quella specifica funzione, come sarebbe quello delle carceri, e la certezza che tutte le garanzie del detenuto saranno rigorosamente osservate? Un eminente costituzionalista suggeriva l'altro giorno che si potrebbe nominare in questi luoghi di custodia provvisoria un funzionario di polizia cui attribuire di volta in volta un ruolo di vigilanza, una sorta di garante provvisorio. Sottopongo questa idea alla valutazione dei Ministri interessati, perché riguarda anche il Ministro dell'interno, certo che vorranno comprendere le ragioni e rifletterci.
Riduzione a 18 mesi della fase finale del carcere, grande strepito della Lega. Scusate, colleghi della Lega, ma non avete già votato insieme a noi - perché anche noi abbiamo votato quel provvedimento nel 2010 -, non abbiamo tutti votato per i 12 mesi? Ed ora fate uno sconquasso come se si volesse sovvertire l'ordine costituito per sei mesi in più, ma via! Ci sono tutte le garanzie, ci sono tutti i presupposti, sono gli stessi presupposti: solo se meritevoli, esclusi i delinquenti abituali, esclusi i reati efferati, sotto la vigilanza del giudice. Queste, scusate, ma sono tempeste propagandistiche in un bicchier d'acqua, senza senso alcuno.
Le misure alternative: detenzione domiciliare innanzitutto, anche qui una polemica poco fondata. Se nel 2011 di 20.314 Pag. 19detenuti in detenzione domiciliare solo lo 0,81 per cento ha dato luogo a reati, come scriveva l'altro giorno Luigi Manconi su Il Foglio, mi spiegate per favore di cosa stiamo parlando, quali pericoli mortali per la sicurezza deriverebbero dalla detenzione domiciliare?
Poi naturalmente depenalizzare, una parola difficile, che va spiegata bene. Non significa mettere in giro i delinquenti, come volete far credere ai disinformati, significa eliminare quelle norme inutilmente punitive che oggi colpiscono pseudo-reati insignificanti meglio perseguibili come illeciti amministrativi. L'ingiuria per esempio, che comporta oggi tre gradi di giudizio. Sono esclusi i reati in materia di edilizia, di ambiente, di immigrazione, di alimenti e bevande, di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di sicurezza pubblica. Parliamo delle cose come sono, non come le volete rappresentare a fini propagandistici.
Per quanto riguarda gli ospedali psichiatrici giudiziari, è merito in particolare del Partito Democratico se questo risultato è stato raggiunto al Senato. Tutti conosciamo la tristissima realtà di questi luoghi, veri e propri lager. Anche qui, signor Ministro, le raccomandiamo però di accompagnare questa riforma con opportune misure amministrative e di non lasciarla andare incontrollata. Le riforme vanno amministrate, una cosa che in Italia non facciamo quasi mai. Spesso facciamo delle buone leggi e poi le lasciamo andare da sole. Occorre seguirle passo per passo e questo è il compito dell'Esecutivo, come va seguito in genere tutto il processo in atto sulla sanità penitenziaria, che è passata alle ASL. In Sardegna - apro una parentesi - siamo in drammatico ritardo, abbiamo problemi molto gravi che le segnalo, signor Ministro, in questo passaggio della sanità penitenziaria alle ASL.
Una annotazione finale: va bene, anzi benissimo, estendere la prerogativa della visita agli istituti, attualmente riservata ai soli parlamentari nazionali, anche ai parlamentari europei. Forse, però, si dovrebbe pretendere che questa norma, che abilita tutti i parlamentari europei e non solo i parlamentari italiani - trovo che questa non sia una svista, ma una scelta giusta, coraggiosa e opportuna, vista la quantità di stranieri che abbiamo nelle nostre carceri - a visitare le nostre carceri, venga estesa agli altri Paesi dell'Unione. Devono essere fatte le politiche diplomatiche necessarie, in modo che sia garantita la piena reciprocità di questa funzione, in modo che anche i parlamentari europei italiani possano andare nelle carceri dei Paesi stranieri a verificare le condizioni dei nostri connazionali che sono lì detenuti.
Concludo, signor Ministro Severino, noi riconosciamo validità al provvedimento da lei presentato, ne condividiamo le finalità e ne apprezziamo la concretezza e il realismo, dopo tante vane promesse e grosse parole. Era ora di mettere fine alla propaganda su fantomatici piani carcere finora mai attuati. Per questo noi voteremo la fiducia al Governo. Naturalmente, ciò non toglie, però, che la questione carceraria italiana resti, anche dopo questa buona legge, drammaticamente aperta. C'è ancora molto, moltissimo, da fare per ridurre il numero dei detenuti. Bisogna depenalizzare intere aree della legislazione, specialmente la più recente, bisogna modernizzare le strutture, bisogna crescere e formare adeguatamente il personale intensificando e riprendendo i concorsi da troppo tempo bloccati. Forse bisogna usare di più anche la pena alternativa del lavoro socialmente utile, come si fa in altri Paesi, rendendo nel contempo il carcere extrema ratio (solo quando serve) e comunque più umano, in linea con la Costituzione, come ci richiede l'Europa e - se mi permette - come ci richiede la nostra coscienza civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, in occasione di questo dibattito sulla fiducia vorrei rispondere prima ad alcuni Pag. 20rilievi che sono emersi nelle dichiarazioni di chi mi ha preceduto. Si è detto che nei confronti della situazione carceraria vi è una responsabilità del Governo precedente per non aver agito. Allora, richiamo l'attenzione dei colleghi sul provvedimento relativo all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno, che venne approvato, su iniziativa del Governo, all'interno di questa Aula da una maggioranza che non era soltanto la maggioranza che sosteneva il centrodestra e che vide e registrò anche il contributo fattivo della Lega Nord, perché in quella occasione, pur con delle riserve, valutava come necessaria l'esigenza di intervenire a favore di una situazione drammatica. Ma questo provvedimento che richiamo e su cui si è innestata la modifica voluta dal Governo, che ha portato per i reati minori la possibilità non di ridurre la pena, ma di scontare la pena o il residuo di pena non superiore a dodici mesi (ora diciotto mesi) presso il domicilio, si apriva e si apre tuttora con queste espressioni precise: «Fino alla completa attuazione del piano straordinario penitenziario, nonché in attesa della riforma della disciplina delle misure alternative alla detenzione e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2013».
Il Popolo della Libertà identificava la situazione carceraria come una situazione di emergenza, ma identificava anche i limiti di questa operazione nel rispetto dell'opinione pubblica che guarda agli interventi del Parlamento, e oggi di questo nuovo Governo, con le dovute preoccupazioni, perché quando si fanno delle iniziative nei confronti di chi è stato condannato con pena detentiva bisogna andarci piano, con i piedi di piombo, perché se ci sono le emergenze carcerarie ci sono anche interessi delle vittime e la responsabilità a cui io ho fatto riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signora Ministro, lei ha fatto una dichiarazione in relazione a questo provvedimento e ha detto testualmente: nessun delinquente pericoloso sarà lasciato libero di camminare per le strade italiane. È l'argomento che noi sottoscriviamo, ma deve anche rendersi conto - lo dico con tutto il rispetto, signora Ministro - che da questo momento in poi la responsabilità è sua, del suo Governo, e naturalmente delle organizzazioni che fanno capo allo stesso. Le dirò, sotto questo profilo, che il ruolo del Popolo della Libertà nel passaggio al Senato è stato estremamente chiaro, perché se noi riscontriamo il provvedimento così come era uscito dal Governo e le modifiche introdotte dal Senato grazie allo sforzo del Popolo della Libertà ci rendiamo conto che qualcosa è cambiato. Perché all'inizio erano molto - per così dire - fumosi i contorni in forza dei quali alcuni elementi dovevano pesare nel giudizio del magistrato per decidere se mandare agli arresti domiciliari una persona arrestata in flagranza di reato oppure se rimetterla alle cosiddette camere di sicurezza.
Debbo dire, sotto questo profilo, che il Governo era stato un pochino disattento nei confronti di quegli interessi delle vittime e della sicurezza collettiva a cui abbiamo fatto riferimento, ed è stato il Popolo della Libertà, al Senato che ha introdotto e ha preteso che alcuni concetti, come quello di pericolosità sociale, entrassero nella valutazione, perché agli arresti domiciliari non ci può andare - anche se in attesa di giudizio - uno che ha dimostrato nei fatti di essere socialmente pericoloso. Le dirò di più signor Ministro, già c'è stato qualche magistrato che, approfittando della stesura originaria del testo del decreto-legge, ha largheggiato nei confronti di alcuni aspetti che vanno trattati naturalmente con la dovuta oculatezza.
Qui passo al secondo principio. Sempre lei, signora Ministro, ha fatto un riferimento, in relazione alle richieste che sono venute dall'Associazione nazionale magistrati, di rivedere la norma sulla responsabilità civile degli stessi, che è stata votata da questa Camera dei deputati. Io le dirò subito che non abbiamo preclusioni, ma aggiungo che non accetteremo alcun condizionamento da una Associazione nazionale magistrati che si è distinta per i suoi attacchi al Governo in ogni occasione e contro ogni provvedimento del nostro Governo Pag. 21(Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ma dirò anche di più.
Credo che la responsabilità civile dei magistrati si riassuma oggi in un dato molto semplice su cui misureremo anche il nostro grado di fiducia al nuovo Esecutivo: oltre 400 cause proposte per responsabilità nei confronti dei magistrati, 4 cause - meno dell'1 per cento - sono arrivate ad un giudizio in cui viene sancita la responsabilità civile dei magistrati. Non mi si dica che in questo Paese esiste la responsabilità civile dei magistrati perché in realtà è una presa in giro un'affermazione come questa. Quindi si rivedano - se del caso - le questioni sulla responsabilità, ma si risponda ai cittadini come il Popolo della Libertà pretende nei confronti di un tema così delicato e così importante.
L'ultima questione è sulla motivazione alla fiducia, signor Presidente. Io non ho difficoltà a rendere chiaro quello che più volte emerge nei confronti e all'interno del nostro movimento politico. Noi votiamo e voteremo questa fiducia ma lo facciamo con il dovuto senso critico, perché sta accadendo una cosa abbastanza singolare, signora Ministro: che un Governo tecnico cominci ad assumere i ruoli del Governo politico. Lo faccio con riferimento alla seconda grande questione che ha visto protagonista il Popolo della Libertà in queste Aule, la questione del piano straordinario delle carceri.
L'unico Governo che ha adottato un piano straordinario delle carceri, di fronte alle chiacchiere che si sono svolte in molte Aule, compresa questa, nei decenni scorsi, è stato il Popolo della Libertà. Signora Ministro, in relazione a quel piano straordinario, in esso vi era prevista la riunione, nella stessa persona, delle responsabilità. Mi riferisco al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che svolgeva le funzioni, fino a poco tempo fa, anche di commissario delegato. Il suo Governo, signora Ministro, ha cambiato queste regole e ha ritenuto di separare queste responsabilità. Non ci interessa il metodo che avete scelto, mi limito a sottolineare che non è tipico di un Governo tecnico. Quello che, però, ancora una volta ribadiamo, è che a questo punto la responsabilità è sua. E a chi vuole avere notizie su come procede il piano straordinario, che è stato evocato criticamente in quest'Aula, rinvio all'ultima relazione presentata, nella quale sono richiamate le undici intese con le regioni per dar vita agli interventi del piano straordinario.
Se mi posso permettere, signora Ministro, quello che, invece, trovo divertente in questa ultima relazione, che consiglio di leggere, sono gli adempimenti burocratici che sono stati affrontati, comprese le richieste di codici per le opere pubbliche e le richieste per avere altri codici per quanto riguarda gli aspetti contributivi nelle opere in questione. Qui la questione è molto semplice: o qualcuno prende in mano il piano straordinario, lo fa marciare - e ricordo a quest'Aula, che molto spesso è smemorata, e anche alle forze di opposizione, che i soldi stanziati sono pari a 675 milioni di euro perché li ha assicurati il Popolo della Libertà votando i relativi provvedimenti - e, quindi, prende questo «toro per le corna» e fa in modo che il nuovo commissario, che lei ha voluto nominare, si muova con la dovuta efficienza, oppure i problemi carcerari rimarranno. Infatti, siamo disponibili - lo ribadisco e mi avvio alla conclusione - a rafforzare le guarentigie nei confronti di chi, purtroppo, vive situazioni inumane nelle carceri, ma non siamo disponibili a non fare in modo di riaffermare il principio della certezza della pena. Per il Popolo della Libertà chi è stato condannato con sentenza definitiva deve scontare la pena e se i posti non bastano se ne devono costruire altri per garantire la sicurezza dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, pur avendo noi della delegazione radicale un giudizio nel complesso positivo del Governo Monti, nel momento in cui ci si Pag. 22chiede la fiducia riteniamo di doverci esprimere con un'astensione, che è astensione non dal voto, ma nel voto. Infatti, questo decreto-legge rischia di divenire l'alibi per non fare quello che è necessario e ormai improcrastinabile per corrispondere a quanto da trent'anni la giustizia europea ci ingiunge di fare per rientrare nella legalità su giustizia e carceri. Noi diciamo che il provvedimento che si deve fare è quello di un'amnistia come proposta alternativa, premessa e traino della riforma democratica della giustizia e delle illegali carceri italiane. Astenerci per non negarvi esplicitamente la fiducia, anche perché non vogliamo confonderci - e questo lo vogliamo dire con chiarezza - con le motivazioni, che riteniamo veramente ripugnanti, di chi oggi, come l'Italia dei Valori e la Lega Nord Padania, la fiducia vi vuole negare. Noi ci auguriamo che siano in tanti i deputati che riescano ad esprimere con noi questo voto che non è un voto ostile, ma che pretende che il Governo non si fermi di fronte all'illegalità della giustizia e delle carceri (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccioli. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, colleghi parlamentari, questo provvedimento contiene un articolo particolare, il 3-ter, che prevede la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari.
In questo momento sono ricoverati 1376 soggetti, di cui circa una metà non hanno alta pericolosità sociale, ma l'altra metà sono responsabili generalmente di gravissimi reati contro la persona, quale l'uccisione dei familiari, soppressione di minori, uccisioni seriali di prostitute e quant'altro.
Non posso accettare, proprio per motivi di coscienza, che in questo provvedimento sia inserito questo articolo, che ha carattere umanitario, ma che prevede l'affidamento ai servizi dei dipartimenti di salute mentale delle ASL di questi soggetti, a partire dal 1o febbraio del prossimo anno. I servizi sanitari psichiatrici non sono assolutamente pronti e occorrono almeno tre anni per preparare le strutture idonee e il personale qualificato che ha ovviamente obbligo di assistenza ma anche di custodia di persone ad alta pericolosità sociale. Per questo motivo io non voterò la fiducia su questo provvedimento. Ritengo che sia un fatto di coscienza e dico al Ministro che personalmente sarà responsabile quando ci saranno situazioni che leggeremo sui giornali in cui questi individui, che tendono alla recidiva per motivi di psicopatologia, commetteranno altri gravissimi reati contro la persona (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Lehener. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, il grado di educazione, e direi anche di civiltà, di una comunità umana, si evince anche dalla disposizione a mettersi in fila ed attendere pazientemente il proprio turno. Visto che in questa Camera è invalso un uso, a mio avviso disdicevole, di tirare fuori un cognome e poi però di accettare che una miriade di colleghi più onorevoli o più furbi di altri passino avanti, le chiedo già oggi di impedire questo andazzo che a mio avviso è disdicevole, salvo naturalmente i casi davvero eccezionali come ad esempio la malattia.

PRESIDENTE. Onorevole Lehner, è molto chiara la sua richiesta. Ovviamente la sottoporrò al Presidente della Camera. Nel frattempo, lei lo ha anche sottolineato, sono stati autorizzati alcuni colleghi che hanno chiesto alla Presidenza di anticipare il loro voto e proseguiremo come è sempre stato.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4909)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione per in appello nominale sull'articolo unico del disegno di Pag. 23legge n. 4909, di conversione del decreto-legge in esame, sulla cui approvazione senza emendamenti, ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto, come ho già detto rispondendo all'onorevole Lehner, che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto dei deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatta motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Frassinetti.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 533
Votanti 498
Astenuti 35
Maggioranza 250
Hanno risposto 420
Hanno risposto no 78
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Airaghi Marco
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angelucci Antonio
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Armosino Maria Teresa
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Benamati Gianluca
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita Pag. 24
Bordo Michele
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Catanoso Basilio
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosenza Giulia
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Girolamo Nunzia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Farina Gianni
Farina Renato
Farinone Enrico
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo Pag. 25
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martinelli Marco
Martino Pierdomenico
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo Pag. 26
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Minardo Antonino
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Portas Giacomo Antonio
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Roccella Eugenia
Romani Paolo
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santori Angelo
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio Pag. 27
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Soglia Gerardo
Soro Antonello
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stanca Lucio
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Tidei Pietro
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Livia
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Vernetti Gianni
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Zampa Sandra
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Allasia Stefano
Barbato Francesco
Belcastro Elio Vittorio
Bitonci Massimo
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Castellani Carla
Cavallotto Davide
Ciccioli Carlo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco Pag. 28
Giorgetti Giancarlo
Grimoldi Paolo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Maggioni Marco
Mancuso Gianni
Maroni Roberto
Martini Francesca
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice

Si sono astenuti:

Beltrandi Marco
Bergamini Deborah
Bernardini Rita
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Cesario Bruno
Cossiga Giuseppe
Crosetto Guido
D'Anna Vincenzo
Farina Coscioni Maria Antonietta
Gianni Giuseppe
Grassano Maurizio
Lehner Giancarlo
Mantovano Alfredo
Martino Antonio
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Milo Antonio
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Papa Alfonso
Picchi Guglielmo
Pisacane Michele
Polidori Catia
Razzi Antonio
Romano Francesco Saverio
Ronchi Andrea
Ruvolo Giuseppe
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Siliquini Maria Grazia
Stasi Maria Elena
Turco Maurizio
Zamparutti Elisabetta

Sono in missione:

Alessandri Angelo
Antonione Roberto
Bratti Alessandro
Brugger Siegfried
Buonfiglio Antonio
Caparini Davide
Cirielli Edmondo
Dal Lago Manuela
Fallica Giuseppe
Foti Tommaso
Iannaccone Arturo
Jannone Giorgio
Lombardo Angelo Salvatore
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Malgieri Gennaro
Migliori Riccardo
Pescante Mario
Rigoni Andrea
Stucchi Giacomo
Zaccaria Roberto

Pag. 29

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta. Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle 14,30 per lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sugli interventi relativi all'eccezionale ondata di maltempo che ha interessato l'Italia e sulle connesse problematiche relative all'approvvigionamento del gas. Seguirà lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 14,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bongiorno, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mussolini, Nucara, Pecorella, Pisicchio, Stefani e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sugli interventi relativi all'eccezionale ondata di maltempo che ha interessato l'Italia e sulle connesse problematiche relative all'approvvigionamento del gas (ore 14,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli interventi relativi all'eccezionale ondata di maltempo che ha interessato l'Italia e sulle connesse problematiche relative all'approvvigionamento del gas.
Dopo l'intervento del Ministro dell'interno e del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento dei rappresentanti del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, gran parte della penisola è stata colpita, nei giorni scorsi, da condizioni meteorologiche particolarmente avverse, che hanno pochi precedenti per l'intensità e l'estensione territoriale delle precipitazioni nevose e per le rigidissime temperature raggiunte.
A questa eccezionale situazione ha corrisposto una mobilitazione generosa, improntata a grande spirito di sacrificio da parte di tutte le componenti, anche quelle locali, del sistema nazionale di protezione civile. Colgo subito l'occasione, quindi, per ringraziare tutti coloro che si sono prodigati, ai vari livelli istituzionali: gli apparati dello Stato, i comuni, le province e le regioni.
Un ringraziamento va ai prefetti, che hanno prontamente istituito i centri di coordinamento soccorso, a tutte le forze di polizia, agli appartenenti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché agli operatori del volontariato di protezione civile. Desidero anche sottolineare l'importanza degli interventi posti in essere dal personale militare delle Forze armate.
La straordinarietà dell'evento ha provocato, seppur indirettamente, la perdita di vite umane, oltre che ingenti danni alle abitazioni, alle infrastrutture viarie e ferroviarie, Pag. 30nonché alla rete dei servizi essenziali. Sincero cordoglio esprimo, anche a nome del Governo, alle famiglie delle vittime. A tutti coloro che hanno subito danni, in conseguenza degli eccezionali accadimenti di questi giorni, rivolgo un pensiero affettuoso, con sentimenti di vicinanza e di solidarietà.
La situazione atmosferica, ancora in corso, si avvicina per durata e persistenza a quelle del gennaio 1985 e del febbraio 1956, quando sono state registrate le massime punte di gelo e di accumuli di neve sull'Italia. Si tratta di condizioni meteorologiche del tutto inusuali per il nostro clima, destinate, secondo le valutazioni degli esperti, a ripresentarsi con un tempo di ritorno di circa 30 anni.
L'evoluzione di perturbazioni provenienti dal Nord Europa ha portato, nella mattinata di martedì 31 gennaio, alla diffusione di nevicate fino a quote di pianura sul Nord-ovest italiano, in successiva estensione all'Emilia-Romagna e a parte di Toscana, Umbria e Marche.
Nei giorni successivi la situazione ha fatto registrare un'intensificazione dei fenomeni atmosferici avversi, con particolare intensità sul versante adriatico e con interessamento anche della Capitale.
L'andamento della situazione meteorologica viene attentamente seguito dal Dipartimento della protezione civile nell'ambito dell'attività di previsione e monitoraggio.
È mio preciso intento fornire un puntuale quadro ricognitivo degli interventi dispiegati e delle principali criticità che hanno contraddistinto questa severa emergenza.
Le prefetture, con il tempestivo ed efficace supporto delle forze di polizia, dei vigili dei fuoco e con il concorso delle Forze armate, sono state impegnate 24 ore su 24, sin dall'inizio, con uno sforzo teso ad alleviare i disagi dei cittadini ed a prevenire ulteriori situazioni di rischio per la pubblica incolumità.
Il Ministero dell'interno ha seguito l'evolversi della situazione attraverso le due sale operative - viabilità Italia e centro operativo nazionale dei vigili del fuoco - attivate presso il Viminale, coordinando oltre 1.500 interventi dei vigili del fuoco ed un numero altrettanto elevato di operazioni di soccorso in ambito stradale, con l'impiego di circa 9 mila pattuglie della polizia stradale.
Nelle operazioni di soccorso sono intervenuti anche 21.122 uomini dei vigili del fuoco, con l'utilizzo di 2.346 mezzi specificamente attrezzati e destinati a fronteggiare l'emergenza.
Per le esigenze anche di soccorso è stata disposta l'assegnazione di aliquote di rinforzo - a disposizione delle autorità di pubblica sicurezza di 11 province - di 150 unità di reparti mobili della Polizia di Stato e di 98 militari dei battaglioni mobili dell'Arma dei carabinieri.
Vengo ora ad una ricostruzione dettagliata delle attività svolte, che si basa sugli elementi forniti dal Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio e dai Dipartimenti dei vigili del fuoco e della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno.
A seguito del significativo peggioramento delle condizioni atmosferiche, a partire dal pomeriggio di giovedì 2 febbraio, il capo del Dipartimento della protezione civile ha convocato il comitato operativo di cui fanno parte tutte le strutture operative del sistema nazionale della protezione civile (il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, del soccorso e della difesa civile, le Forze armate, il Corpo forestale dello Stato, la Croce rossa italiana, le organizzazioni nazionali di volontariato, il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, la Conferenza unificata delle Regioni e delle Province autonome, l'Istituto superiore per la protezione ambientale, il Servizio sanitario nazionale). Si tratta di un organismo di raccordo e coordinamento che è attivato di norma nelle situazioni di più complessa criticità, corrispondenti al più elevato livello di attivazione del sistema di protezione civile. Sono stati, altresì, invitati a partecipare rappresentanti della Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, delle principali società di Pag. 31telefonia, delle società erogatrici dei servizi essenziali e i gestori della viabilità stradale e ferroviaria.
È stata rilevata la necessità, inoltre, di disporre il coinvolgimento del sindaco, del presidente della Provincia e del prefetto di Roma, nonché del presidente della Regione Lazio.
Come detto, le attività di soccorso dei Vigili del fuoco sono state coordinate dal centro operativo nazionale del Viminale, che dispone la razionale collocazione di uomini e mezzi secondo le esigenze che si manifestano sul territorio.
Le squadre dei vigili del fuoco, potenziate con il richiamo in servizio di personale in turno libero e con contingenti provenienti da altre regioni, hanno effettuato numerosi interventi di primo soccorso per anziani, donne, bambini e persone bisognose di cure sanitarie, per il trasporto di medicinali e di ossigeno, il soccorso ad automobilisti in difficoltà, il ripristino della viabilità e per la distribuzione di generi di prima necessità.
Gli interventi dei vigili del fuoco, effettuati in piena sintonia con le altre componenti del soccorso pubblico e del sistema della protezione civile, sono stati determinanti per ripristinare i servizi essenziali, come la distribuzione dell'energia elettrica, la rimozione degli alberi caduti e la messa in sicurezza dei capannoni crollati.
Per dare un'idea dello sforzo complessivo compiuto in quelle ore, solo gli interventi dei vigili del fuoco sono stati 11.500 (2.015 in Emilia-Romagna, 737 in Toscana, 2.286 nel Lazio, 1.395 in Abruzzo, 2.135 nelle Marche, 415 in Umbria, 827 in Campania, 650 nel Molise, 38 in Basilicata, 66 in Sardegna. In Puglia sono stati realizzati 130 interventi, 76 in Calabria e 915 in Friuli Venezia-Giulia).
Numerose sono state le riunioni operative, tenute ai massimi livelli di responsabilità, presso le prefetture delle Regioni più colpite: Emilia-Romagna, Marche, Lazio e Abruzzo.
Le Forze armate, concorrendo nelle attività di soccorso su sollecitazione delle prefetture di Bologna, Venezia, Frosinone, L'Aquila, Roma, Siena, Forlì-Cesena, Pesaro-Urbino, Viterbo, Chieti, Ancona, Isernia, Avellino, Campobasso, Rieti, Foggia, La Spezia, nonché di diversi comuni, hanno impiegato, negli interventi effettuati dal 3 a tutto il 7 febbraio, complessivamente 3.171 militari e 193 mezzi.
Ai dispositivi di prevenzione e di soccorso hanno partecipato costantemente anche le forze di polizia, che hanno prestato un'opera continua di assistenza alle popolazioni in difficoltà nelle località isolate ovvero alle persone rimaste bloccate nei propri autoveicoli.
Sono stati assicurati i soccorsi a persone che avevano necessità di particolari interventi - infermi, donne incinte e disabili - e comunque garantiti i servizi di ordine pubblico, anche per prevenire disordini e atti di sciacallaggio. Particolarmente intensa e difficile è risultata, nel complesso, l'attività dispiegata dalla Polizia stradale.
Per far fronte alle criticità che hanno riguardato le principali arterie, sono stati coinvolti i 19 compartimenti delle specialità della Polizia di Stato, in relazione all'evolversi del fenomeno meteorologico nelle diverse aree del Paese. Come ho già avuto modo di ricordare, la Polizia stradale ha impegnato più di 9 mila pattuglie per lo svolgimento dei principali compiti connessi alla gestione dell'emergenza viaria e di soccorso alle persone, in molti casi proseguendo ininterrottamente l'attività di istituto ben oltre gli ordinari turni di servizio. Il coordinamento operativo, assicurato da Viabilità Italia, organismo interministeriale di cui fanno anche parte il Dipartimento della protezione civile, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la società Autostrade per l'Italia, ha consentito inoltre i necessari interventi di carattere preventivo attuati tramite i Comitati operativi per la viabilità - istituiti presso ciascuna prefettura - con il concorso degli enti gestori delle strade.
Tengo a precisare che l'attività sinergica, assicurata tramite la cabina di regia rappresentata da Viabilità Italia, ha fatto sì che i principali assi viari del Paese restassero sempre transitabili. Inoltre, è Pag. 32stato mantenuto da tale organismo, durante tutta l'emergenza, il costante contatto con gli omologhi organismi dei limitrofi Paesi europei al fine di orientarne la regolazione del traffico veicolare diretto verso l'Italia. È stata infine assicurata la costante informazione delle associazioni degli autotrasportatori sulle condizioni di viabilità delle arterie interessate dalle perturbazioni atmosferiche. Un significativo contributo alla gestione dell'emergenza meteo è stato assicurato dalle ordinanze di blocco alla circolazione dei mezzi pesanti di peso superiore alle 7,5 tonnellate, emanate dai prefetti delle zone interessate.
Secondo quanto è stato riferito dall'ANAS, tra le criticità riscontrate va sottolineato, in più casi, l'abbassamento sulla strada di linee elettriche aeree ed il conseguente tempo tecnico necessario per la relativa messa in sicurezza e il ripristino. Nel ribadire che la rete autostradale è stata, seppur con alcune limitazioni, sempre agibile, è tuttavia da rilevare che le autostrade abruzzesi hanno particolarmente risentito delle eccezionali condizioni di maltempo, rimanendo chiuse per circa 50 ore. Dal giorno 3 febbraio per queste tratte autostradali critiche sono stati messi in campo da parte delle società concessionarie oltre 3 mila uomini e 1.500 automezzi. Fornisco ora alcune informazioni di ulteriore dettaglio sull'A24 e A25. Già dalle prime ore della giornata del 3 febbraio le condizioni meteorologiche si sono dimostrate proibitive, con precipitazioni nevose eccezionali e visibilità inferiore ai venti metri, nella zona tra Carsoli e Valle del Salto e in prossimità di Cocullo. L'autostrada è rimasta aperta in condizioni di codice rosso. In mattinata sono stati, infatti, interdetti al transito tutti i caselli intermedi della rete e la circolazione è stata consentita ai soli mezzi leggeri tra i capoluoghi di provincia. Alle ore 17, al chilometro 65, in direzione de L'Aquila, una slavina ha invaso la carreggiata determinando il blocco dei transiti. La situazione è rapidamente precipitata in quanto non è stato più possibile effettuare le operazioni di manutenzione necessarie. Conseguentemente, le due autostrade sono state chiuse per il tempo occorrente per la rimozione delle condizioni di intralcio.
Per gli eventi descritti, l'Ispettorato per la vigilanza dei concessionari dell'ANAS ha notificato alla società concessionaria l'apertura di una verifica ispettiva finalizzata ad accertare eventuali responsabilità. Così come previsto dal Piano neve dell'anno 2012, coordinato con le prefetture e gli enti territoriali, l'ANAS ha immediatamente attivato tutte le operazioni preventive - trattamento del piano viabile con materiale antigelo - e i mezzi sgombraneve in preallerta sono prontamente intervenuti. L'ANAS è stata costantemente impegnata a fronteggiare l'evento meteorologico con l'utilizzo di 2.500 veicoli e 3 mila uomini su tutta la rete viaria di competenza. Tutte le attività poste in essere sono state coordinate dalle venti sale operative compartimentali, dalla Sala operativa nazionale e da un'unità di crisi attivata presso la Direzione generale dell'ANAS.
Gli interventi di soccorso, realizzati grazie alla piena collaborazione tra forze di polizia, vigili del fuoco, Forze armate e componenti della Protezione civile, hanno scongiurato ben più gravi conseguenze alla popolazione.
Come ho già detto, le iniziative sono state coordinate dai prefetti, che hanno attivato appositi centri di soccorso e unità di crisi per cercare di rispondere a ogni esigenza. Per quanto concerne le situazioni di maggiore criticità a livello locale, i principali interventi sono stati realizzati nelle Regioni Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Lazio, Abruzzo e Campania, in cui i prefetti hanno, in più casi, chiesto l'intervento di unità militari per garantire i collegamenti stradali e per fronteggiare situazioni di emergenza. A titolo esemplificativo, nel Lazio l'intervento è stato richiesto dal presidente della regione, d'intesa con il presidente della provincia, nell'ambito del tavolo appositamente costituito dal prefetto di Roma. Così come a L'Aquila si è riunito presso la prefettura, in sede permanente, il centro coordinamento soccorsi, che ha operato Pag. 33ininterrottamente, anche per il ripristino delle condizioni minime di viabilità su strade ed autostrade, con il supporto di reparti dell'esercito. A Rimini la prefettura ha attivato il centro operativo misto per i comuni della Valmarecchia colpiti fortemente dalle abbondanti nevicate. A Frosinone il prefetto ha presieduto l'apposita unità di crisi per il coordinamento degli interventi su tutto il territorio provinciale e richiesto ed ottenuto il supporto operativo di un reparto militare di stanza a Sora per interventi di emergenza in quel comprensorio. Il prefetto di Bologna ha avviato un monitoraggio sulle scorte di carburante, coinvolgendo nell'unità di crisi le strutture di ENEL ed HERA. Relativamente alla città di Roma, colpita pesantemente, il Dipartimento della protezione civile, nella riunione del 2 febbraio, ha raccomandato ai rappresentanti degli enti territoriali la puntuale applicazione delle pianificazioni predisposte per le precipitazioni nevose.
Contestualmente è stato potenziato il personale addetto ai numeri unici di emergenza, servizio che solo per il 113 ha fatto registrare, nelle prime trenta ore, oltre 24 mila richieste. Dalle ore 12 del 3 febbraio, a seguito della prima precipitazione nevosa, è stato disposto l'impiego di tutti i veicoli di servizio disponibili, per complessivi 150 equipaggi destinati al soccorso pubblico. Nel corso delle ore sono aumentate le richieste di soccorso da parte di soggetti che, bloccati dalla neve, riferivano situazioni di rischio per l'incolumità. Decine di operatori hanno spontaneamente proseguito i turni di servizio per assicurare la gestione delle emergenze, rivelatesi con il passare del tempo sempre più critiche. Valutate le priorità, gli interventi sono stati assicurati facendo ricorso a tutte le risorse disponibili, compresa la distribuzione di carburante con taniche messe a disposizione dal reparto mobile di Roma. Complessivamente sono stati effettuati circa 2 mila interventi di soccorso pubblico, che hanno riguardato, tra l'altro, soggetti diversamente abili, dializzati, il trasferimento di équipe medica per l'impianto e l'espianto di organi, nonché neonati e partorienti. In questa circostanza, rilevante è stato anche l'impegno del volontariato della Protezione civile, le cui associazioni sono state attivate dalle singole regioni già dalla serata del 2 febbraio, per un totale di 5.800 unità. Secondo gli elementi riferiti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, un settore delicato e nevralgico, sul quale le avversità atmosferiche hanno fatto sentire più duramente gli effetti, è quello delle infrastrutture di trasporto e, in generale, della viabilità. Per quanto riguarda, in particolare, la rete ferroviaria, le difficoltà si sono verificate nel Centro-nord, con situazioni eccezionali per il servizio in Romagna, nel nord delle Marche e nel Lazio, ma soprattutto intorno a Bologna, snodo cruciale della circolazione ferroviaria, dove permangono condizioni meteorologiche avverse, con abbondanti nevicate. Le Ferrovie dello Stato italiane, attraverso l'impegno 24 ore su 24 di migliaia di uomini, hanno lavorato per mantenere e/o ripristinare l'operatività di tutte le linee principali, garantendo in questo modo i collegamenti nord-sud del Paese e le direttrici che uniscono l'adriatica alla tirrenica. Secondo le procedure operative, sono stati attivati progressivamente i cosiddetti Piani neve che prevedono l'allertamento, a seconda delle diverse condizioni meteo, dei centri operativi territoriali e di quello nazionale, presso la sala operativa centrale di Ferrovie, per il mantenimento dei servizi essenziali. I centri operativi territoriali sono stati attivati, fin dal 28 gennaio, con l'adozione del piano di dislocazione del personale e dei mezzi di soccorso di Rete ferroviaria italiana e Trenitalia, con i provvedimenti tecnici previsti. Sono stati concentrati su queste attività, in modo esclusivo, circa 5 mila addetti e sono state dislocate lungo le linee circa 50 locomotive per il soccorso.
Sono stati utilizzati diversi mezzi e carrelli per il raschiamento dei manicotti di ghiaccio che possono repentinamente formarsi sulla linea di alimentazione elettrica che fornisce energia ai treni e per rendere operativi gli scambi non riscaldati. Nelle 48 ore coincidenti con i giorni del 4 Pag. 34e 5 febbraio, sono sempre state attive tutte le linee e le stazioni della rete fondamentale, ed è stato garantito oltre l'80 per cento dei treni programmati.
Voglio riferire in Aula su qualche episodio di particolare criticità che mi è stato evidenziato.
Il primo ha coinvolto 600 viaggiatori del treno Intercity Bologna-Taranto, rimasto a lungo bloccato in provincia di Forlì per la repentina formazione di manicotti di ghiaccio sulla linea di alimentazione elettrica, oltre che per l'eccezionale caduta di neve. Solo grazie all'intervento di un locomotore diesel proveniente da Bologna, che ha raggiunto il treno con notevole difficoltà, è stato possibile riportare il convoglio a Forlì e i viaggiatori da lì hanno potuto proseguire con un altro treno. Nella suddetta circostanza i 600 passeggeri sono stati assistiti anche con generi alimentari, grazie all'attività di coordinamento svolta dalla prefettura.
Il secondo episodio si è verificato il 3 febbraio presso la stazione di Carsoli, ed ha interessato circa 30 viaggiatori, in conseguenza dell'interruzione della linea per la caduta di numerosi alberi. I viaggiatori, ai quali era stata offerta ospitalità presso strutture ricettive, hanno, tuttavia, preferito attendere la ripartenza del treno avvenuta grazie all'intervento di una turbina spazzaneve e di diversi addetti per il taglio degli alberi.
Un ulteriore episodio si è verificato sempre il 3 febbraio quando, per l'interruzione della linea Roma-Pescara, un treno è rimasto fermo alla stazione di Tivoli con circa 120 viaggiatori, che sono stati ospitati presso un albergo locale, da dove sono potuti ripartire con pullman speciali il 5 febbraio.
Infine, nel pomeriggio del 3 febbraio, circa 1.800 viaggiatori sono rimasti bloccati sulla tratta Roma-Cesano, a causa della repentina formazione di ghiaccio sulla linea di alimentazione elettrica. Questa criticità si è risolta con l'intervento della Protezione civile e delle forze dell'ordine che, con l'ausilio di personale delle Ferrovie dello Stato, hanno condotto i viaggiatori alla stazione di Cesano. In tale località alcuni di essi, che dovevano proseguire il viaggio, sono stati ospitati presso una vicina caserma dell'esercito.
Nella medesima giornata del 3 febbraio, altri 1.500 viaggiatori sono rimasti bloccati per l'interruzione della linea Roma-Cassino a causa della caduta di alberi e di un elettrodotto. Grazie all'intervento di personale del Corpo forestale, dei vigili del fuoco e della Protezione civile, è stato possibile riattivare la linea.
Le criticità che hanno fatto sentire i loro effetti sul trasporto ferroviario, sono dovute ad alcuni fattori che si sono aggiunti alla grande quantità di neve, rendendo ancora più complessa la situazione: la concomitanza di alta umidità, con brusco e repentino abbassamento delle temperature (con permanenza per diversi giorni sotto lo zero) e abbondanti nevicate. Questa condizione ha prodotto la formazione di ghiaccio sui cavi elettrici, che ha impedito la captazione della corrente per la trazione dei treni, e la caduta di alberi, in prossimità della linea ferroviaria, sui binari.
Gli oltre 1.000 uomini operativi nell'assistenza, hanno distribuito ai viaggiatori 7.000 kit di generi di conforto e 1.200 coperte. Più di 50 sono stati i bar lasciati aperti nelle stazioni periferiche, oltre a quelli presenti nelle grandi stazioni. 12 bus e 140 taxi sono stati messi a disposizione dei passeggeri per la prosecuzione del viaggio. A tutti è stato offerto il pernottamento in albergo ovvero, laddove le località non presentavano ricettività alberghiera, nelle strutture messe a disposizione dalla Protezione civile o dalle istituzioni locali.
L'ENAC, attraverso la sala crisi, ha fronteggiato in maniera univoca e centralizzata l'emergenza del trasporto aereo nelle ultime 48 ore. L'ente è riuscito, così, ad avere, in tempo reale, piena cognizione dei fatti accaduti nei vari aeroporti italiani.
Il momento di maggiore criticità si è verificato nella notte del 4 febbraio quando, a seguito della copiosa nevicata che ha investito la capitale, l'aeroporto Leonardo da Vinci si è trovato ad accogliere Pag. 35molteplici passeggeri che, a causa della mancanza di collegamenti viari e ferroviari con la città di Roma, non hanno potuto lasciare l'aeroporto. La società Aeroporti di Roma è stata comunque pronta a fronteggiare l'emergenza. L'ENAC ha garantito all'utenza adeguata protezione rispetto ai disagi causati dalla cancellazione dei voli, attenuando i momenti di inevitabile disordine riconducibili a situazioni di tale natura.
Gli unici aeroporti che hanno chiuso al traffico sono stati quelli più colpiti dalle condizioni meteo avverse (Ancona, Pescara, Forlì, Rimini). Altri (Bologna), pur trovandosi in situazioni di difficoltà oggettiva, hanno comunque ripristinato l'operatività in tempi brevissimi. Gli aeroporti del Nord hanno subito solo ritardi su alcuni voli, causa condizioni avverse meteorologiche negli aeroporti di partenza. Anche gli aeroporti della Sardegna hanno subito qualche disagio, dovuto a ritardi e ghiaccio su pista e aeromobili. Nel complesso, nonostante le criticità del particolare momento, il settore è stato sempre pienamente operativo e attentamente monitorato anche attraverso la sala crisi dell'ENAC.
I disagi patiti dalle popolazioni colpite dai fenomeni atmosferici avversi, sono stati poi acuiti dall'interruzione dell'alimentazione della rete elettrica, che ha riguardato diverse aree del territorio nazionale. ENEL ha comunicato che le utenze disalimentate sono state: 12.800 in Toscana, Marche ed Emilia Romagna il 1o febbraio; 211.200 nel Lazio, in Abruzzo, in Molise e in Campania il 4 febbraio; 27.140 in Calabria il successivo 7 febbraio.
Per il ripristino delle condizioni di normalità, l'ENEL ha impiegato 202 mezzi e 1.786 uomini, la cui attività è stata supportata in maniera determinante dall'intervento del personale militare e dei vigili del fuoco, che ha consentito di raggiungere le cabine della rete di alimentazione in avaria.
Come è noto, l'aspetto più delicato dell'emergenza è quello della prevedibilità, che, peraltro, oggi è supportata da tecnologie all'avanguardia. In occasione dei recenti eventi, la fase previsionale è stata seguita dal Dipartimento della protezione civile tramite l'emissione giornaliera dei bollettini di vigilanza meteorologica nazionale e l'emissione di nove avvisi nazionali di condizioni meteo avverse a partire dal giorno 30 gennaio 2012.
Le stesse strutture operative della Protezione civile paventano, per il prossimo fine settimana, il ripetersi di eventi meteorologici simili, con abbondanti nevicate in gran parte del territorio nazionale. In tale prospettiva, si è tenuta presso il Dipartimento della protezione civile un'ulteriore riunione del comitato operativo, per l'adozione delle misure necessarie a fronteggiare la situazione.
I diversi livelli di governo, in sede centrale e sul territorio, stanno quindi attivandosi per adottare quelle iniziative di prevenzione più opportune in modo da fronteggiare adeguatamente la nuova ondata di maltempo. A Roma, peraltro dopo un'attenta analisi della situazione, è stata condivisa l'esigenza di disporre la chiusura delle scuole e degli uffici pubblici.
Proprio in considerazione della forte probabilità che si verifichino nuovamente gli eccezionali eventi atmosferici, che hanno contrassegnato lo scorso fine settimana, è stato adottato ieri dal Presidente del Consiglio dei ministri un decreto con cui viene disposto, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, convertito dalla legge n. 286 del 2002, il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile, al fine di fronteggiare l'emergenza e di assicurare ogni forma di assistenza e di tutela degli interessi pubblici primari delle popolazioni interessate.
Infine, desidero assicurare che è obiettivo del Governo essere vicino alle esigenze che il territorio esprime in questo delicato e complesso frangente, per ascoltarne e interpretarne le necessità. Ed è in questa prospettiva che è stata indetta a Palazzo Chigi una riunione, peraltro già terminata, con le regioni e le amministrazioni centrali maggiormente interessate all'attuazione degli interventi emergenziali e all'adozione Pag. 36di iniziative di sussidiarietà e solidarietà, nello spirito di massima coesione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, vorrei proporre un breve riassunto della situazione relativa al gas, sia sui motivi dell'emergenza e su come abbiamo reagito nell'immediato, sia sulle linee che intenderemmo seguire per evitare, sempre di più, in futuro, con interventi strutturali, il verificarsi di eventi di questo genere.
Quindi il primo punto riguarda i motivi dell'emergenza specifica in quest'occasione. La situazione di emergenza si è determinata a seguito di situazioni eccezionali sia sul fronte della domanda, sia su quello della fornitura di gas.
Si è assistito ad un picco di domanda di gas, dovuto soprattutto al settore civile, che si è attestata su livelli di record storico (460 milioni di metri cubi al giorno) dovuto a condizioni climatiche eccezionali, sia per entità, sia per estensione territoriale - l'intero territorio nazionale è stato interessato - sia per la loro durata protrattasi per molti giorni.
Contemporaneamente a questa eccezionale domanda, si è avuta una riduzione degli approvvigionamenti, anzitutto in termini di import dalla Russia. Vi è stato un calo iniziale del 30 per cento, che vuol dire circa 30 milioni di metri cubi al giorno, dovuto al freddo in Russia e in Ucraina, e questo calo si mantiene, anche se in percentuali minori, anche negli ultimi giorni. Secondo tema è l'import dalla Libia a seguito del conflitto e la cui importazione è sotto di ben il 50 per cento rispetto al valore massimo (circa 16 milioni di metri cubi al giorno) a causa della parziale indisponibilità di parte dei pozzi in fase di riattivazione.
Abbiamo avuto un problema al terminale di Rovigo, la cui capacità di rigassificazione si è ridotta a livello tecnico minimo consentito, di circa 4 milioni di metri cubi al giorno, una riduzione di circa l'80 per cento rispetto al normale, a causa di condizioni marine avverse che tuttora non consentono l'attracco delle navi metaniere che stazionano in rada. Ultima area di criticità è il terminale di Panigaglia. Anche qui abbiamo avuto una riduzione della capacità di rigassificazione a partire da otto a circa un solo milione di metri cubi al giorno, che vuol dire quasi l'85 per cento di riduzione, dovuta a condizioni marine avverse, al terminale.
Come abbiamo affrontato nei vari giorni l'emergenza? Va detto che fin dal 2001 esiste presso il Ministero dello sviluppo economico un Comitato permanente con il compito di monitorare e gestire l'emergenza del sistema del gas. È composto dalle imprese che gestiscono le infrastrutture di trasporto, stoccaggio, rigassificazione, nonché da Terna, che opera tenendo conto di una procedura codificata di gestione, approvata e aggiornata periodicamente con decreti di questo Ministero, e che è allineata agli standard solo recentemente adottati a livello europeo. Questo Comitato si è attivato e ha attivato un monitoraggio continuo della situazione già dal 2 febbraio, giovedì, appena giunta la notizia del calo delle importazioni dalla Russia, e poi ha continuato questo monitoraggio costantemente, anche durante lo scorso fine settimana, e continua a svolgere questo ruolo riunendosi quotidianamente.
Il Ministero, su proposta del Comitato e in coordinamento con l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, ha adottato una serie di misure via via crescenti in funzione del peggiorare della situazione. Ve ne faccio solo una sintesi. Venerdì 3 sono state immediatamente sospese le cosiddette penali di supero, cioè quelle sulle quantità d'importazione, in modo da consentire il pieno utilizzo delle capacità di importazione disponibili, e si sono attivati interventi durante i giorni di sabato e domenica per aumentare la capacità di erogazione delle due centrali di stoccaggio. Pag. 37
Domenica 5 siamo passati all'allerta, l'abbiamo fatto con un comunicato (allerta secondo la definizione comune europea), in considerazione delle previsioni meteo e di consumo e della ridotta capacità di approvvigionamento dai due terminali di rigassificazione e dei gasdotti. Lunedì 6 abbiamo deciso di passare allo stato di emergenza, da quello di allerta, con l'introduzione di due ulteriori misure tese a far diminuire i consumi. La prima misura è consistita nell'attivazione per la corrente settimana del servizio di riduzione dei consumi offerto a pagamento dal settore industriale, cioè c'è tutta una serie di aziende che ha un contratto, una convenzione con noi, che viene pagato e che permette l'interruzione della fornitura di gas in certe condizioni; la seconda ha riguardato l'entrata in esercizio di alcune centrali elettriche a olio combustibile. Dall'analisi effettuata ieri, le due misure hanno consentito un risparmio di gas valutato in circa 15 milioni di metri cubi al giorno, e per i giorni di lunedì e martedì si sono raggiunti livelli record di consumo e di tiraggio da stoccaggio e da import, avvicinandoci al massimo livello tecnico possibile, tanto che si è ricorsi anche al cosiddetto svaso dei gasdotti, cioè lo sfruttamento della capacità di gas contenuta nei tubi.
Le due misure aggiuntive sono state quindi necessarie per garantire un margine sufficiente di sicurezza nel caso si fossero verificati ulteriori fatti negativi. Da ieri le temperature stanno gradualmente risalendo mentre l'afflusso dalla Russia sta aumentando, e quindi il Comitato, nella giornata di ieri, pur mantenendo lo stato di emergenza e il monitoraggio costante della situazione, ha deciso la cessazione e l'attenuazione di alcune misure.
Da domani mattina potranno riprendere i consumi del settore industriale, le centrali ad olio rimarranno comunque aperte, anche se a livelli ridotti, per tutto il fine settimana perché dobbiamo vedere come la situazione si evolve nei prossimi giorni. E, comunque, le altre misure per ora rimangono tutte in funzione. Questo è il capitolo che concerne il modo in cui è stata affrontata l'emergenza. In una situazione del genere non possiamo non porci il tema del cosa fare strutturalmente e come operare per evitare nel tempo di trovarci in situazioni di vulnerabilità di questo tipo. Per il nostro Paese, il gas è una fonte energetica fondamentale; dipendiamo dal gas per circa il 50 per cento del fabbisogno totale e questa è la più alta tra le percentuali tra i Paesi OCSE. Inoltre, il nostro sistema elettrico presenta una fortissima dipendenza dal sistema del gas, diversamente da molti altri Paesi. Il sistema del gas italiano presenta due temi di intervento prioritario per la politica energetica: rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti, come dimostrato dal ricorrere di situazioni di emergenza, e allineare i nostri prezzi ai mercati europei.
Cosa fare, cosa pensiamo e cosa già stiamo facendo per perseguire questi due obiettivi? Primo, costruire nuove rigassificatori, fondamentali per aumentare la diversificazione delle fonti. Un nuovo impianto sarà operativo per il prossimo autunno al largo della costa toscana. È un impianto posizionato su una speciale nave e saranno a breve avviati i lavori di costruzione di un altro terminale a Porto Empedocle. Sono stati autorizzati in questi giorni due nuovi progetti, a Falconara e a Gioia Tauro, al termine di un lungo e complesso iter amministrativo. Secondo, costruzione di nuovi gasdotti di importazione. Stiamo promuovendo la realizzazione del corridoio sud per l'importazione di gas dall'area del Caspio attraverso l'Italia e, in particolare, tramite il progetto ITGI, che è il gasdotto che passa attraverso la Turchia e la Grecia, direttamente arriva in Italia, facendo svolgere anche all'Italia un ruolo molto importante di hub per il gas. E nei prossimi mesi sarà autorizzato definitivamente il progetto Galsi che consentirà di aumentare l'apporto di gas algerino e di metanizzare la Sardegna. Il terzo capitolo degli interventi strutturali riguarda la costruzione ed il potenziamento degli stoccaggi. Infatti, rafforzando la rete è, poi, necessario avere il luogo dove depositare gli acquisti di gas. Stiamo autorizzando nuovi stoccaggi di gas e intendiamo Pag. 38far realizzare impianti per aumentare la capacità di erogazione giornaliera per coprire le punte invernali di consumo.
Altro punto: il Governo ha previsto l'introduzione della separazione proprietaria di SNAM con l'ottica di avere un gestore di rete che possa più agilmente sviluppare le necessarie infrastrutture citate (rigassificatori, gasdotti, stoccaggi) e operare in coordinamento con gli altri gestori europei di rete in modo da contribuire al funzionamento di un mercato del gas europeo liquido e concorrenziale. Inoltre, occorre potenziare la produzione nazionale - fortunatamente abbiamo questa possibilità - che può arrivare a coprire oltre il 15 per cento dei consumi, nel rispetto delle norme ambientali, per diminuire la dipendenza dall'estero. Sono disponibili, come dicevo, importanti riserve di idrocarburi di cui una parte è attivabile in tempi rapidi. Infine, occorre intervenire sulle regole di mercato per creare maggiore liquidità e concorrenza. A breve sarà presentato il regolamento di una borsa del gas. Una situazione, quindi, che è andata sicuramente crescendo come criticità. Oggi questa criticità si sta alleggerendo, però dobbiamo stare molto attenti per quello che può succedere nei prossimi giorni. Va gestita con una certa efficacia, ma con un'ottica poi di breve e lungo periodo per la risoluzione dei problemi strutturali che hanno creato i problemi anche di questi giorni.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, innanzitutto un ringraziamento a tutti coloro che, in questi giorni, hanno contribuito a superare situazioni difficili e in alcuni casi drammatiche, sia a livello di istituzioni, sia a livello di associazioni volontarie. Difficile enuclearle tutte, l'ha già fatto il Ministro Cancellieri in parte, ma poi si rischia sempre di dimenticare qualcuno. Menzionerei anche i cittadini in quanto molti di loro si sono impegnati e si stanno prodigando ancora, purtroppo, in alcune aree del nostro Paese per cercare di portare soccorso agli altri cittadini che ancora vivono in uno stato di difficoltà.
Se devo svolgere un'osservazione, penso che gli ultimi giorni trascorsi debbano insegnarci una cosa, ossia che tutte le istituzioni devono svolgere un'attività tra di loro ancora più coesa e coordinata in questi momenti di emergenza. Certe polemiche, in certe ore e in certi giorni, a nostro avviso non sono le più indicate. Quello a cui siamo stati sottoposti in questi giorni è stato un evento straordinario. Se sommiamo purtroppo ciò che accadrà nelle prossime ore a ciò che è accaduto negli ultimi giorni siamo in presenza di un evento verificatosi solo nel 1956. Quindi, sono chiari e comprensibili tutti i disagi che ci sono stati e che saranno solo parzialmente meglio affrontati in nuove occasioni. Tuttavia, bisogna anche ricordare quanto è accaduto in Italia dal 1990 in poi - ci limitiamo a questo arco temporale - per quanto riguarda le emergenze meteorologiche-climatiche. In questi anni, ogni due anni e mezzo, abbiamo avuto un terremoto con gravissimi danni alle persone. In questi ultimi due anni, 2010-2011, abbiamo avuto otto disastri alluvionali che hanno comportato, oltre a danni a cose, diversi morti in moltissime aree geografiche del nostro Paese. Quindi, ritengo di poter dire tranquillamente che è vera l'eccezionalità di questa occasione ma è anche vero che ormai è diventato un fatto ordinario che ci troviamo ad affrontare emergenze gravi ormai con una periodicità sempre più frequente. Allora, per poterle affrontare la Protezione civile rappresenta uno strumento indispensabile. Pertanto, oggi in questa riflessione dobbiamo anche ricordare che forse alcuni errori sono stati fatti negli ultimi 12 mesi. La Protezione civile ha perso la sua incisività esattamente un anno fa, il 26 febbraio 2011, quando venne approvata la legge che la svuotava delle Pag. 39competenze, subordinando la sua azione all'approvazione del Ministero dell'economia e delle finanze, con la conseguenza di perdere l'immediatezza che una procedura d'urgenza richiederebbe. Certamente, allora, si era ceduto anche perché tutto era diventato emergenza e chiaramente questo non può e non deve essere, ma sicuramente quando vi sono emergenze come quelle che ho ricordato (terremoti, alluvioni o fatti meteorologici così invasivi come quelli degli ultimi giorni) siamo di fronte a vere e proprie emergenze a fronte delle quali la Protezione civile deve essere messa nelle condizioni di operare nel pieno della sua potenzialità. Quindi, sicuramente quella legge va rivista. Ci tengo a sottolineare che nel dicembre 2005 l'attuale Premier, il professor Monti, scrisse un articolo sul Corriere della Sera per raccontare come la Svezia avesse elogiato la Protezione civile italiana per i soccorsi dati alla popolazione in seguito allo tsunami del sud-est asiatico, salvando decine di turisti svedesi. Più recentemente Agostino Miozzo, braccio destro dell'allora capo della Protezione civile, Bertolaso, per la gestione dell'emergenza di Haiti in seguito al terremoto è stato voluto da Lady Ashton, Ministro degli esteri dell'Unione europea, al suo fianco divenendo di fatto il capo della Protezione civile europea.
In poche parole abbiamo buttato via una grande esperienza. Mi auguro che sia stata soltanto una parentesi e che, quindi, anche attraverso il prefetto Gabrielli, si possa riavere un nuovo inizio di quella che era una delle nostre più importanti capacità valutata anche in modo adeguato dal mondo intero. Ritengo dunque che la revisione della legge sulla Protezione civile sia una delle priorità che il Governo dovrà affrontare nelle prossime settimane. Sempre di più le previsioni meteorologiche diventano fondamentali. Come prima ho criticato quello che è stato un dibattito eccessivamente acceso in momenti di particolare criticità per molte famiglie e imprese italiane, penso invece che la decisione assunta oggi dal sindaco di Roma sia stata una giusta decisione.
È ovvio che (da poco tempo vivo a Roma, ho vissuto per più di quarant'anni a Milano) per molti che provengono dal nord, vedendo la giornata semiprimaverile di oggi rispetto alle condizioni climatiche del nord, appare ultroneo e fuori luogo che sia previsto un blocco delle scuole per due giorni ma penso che ciò sia dovuto a ragioni di saggezza.
Non c'è un istituto meteo che non preveda domani una fortissima nevicata a Roma - e non solo a Roma, purtroppo -, che andrà avanti per tutta la giornata di domani, per la notte di domani, con abbassamento delle temperature, e anche per la giornata di sabato. Quindi, è giusto ciò che è stato fatto. Io penso che questo esempio debba essere portato anche in quelle aree che saranno soggette a queste condizioni di maltempo nelle prossime ore. Si tratta di tutte le aree italiane del centro Italia: dall'Umbra, alle Marche, all'Abruzzo, alla Toscana, soprattutto la parte centrale, all'Emilia Romagna. Penso, dunque, che sia fondamentale che, anche in questi luoghi, si proceda a portare avanti quelle iniziative che sono state portate avanti nella città di Roma.
Per quanto riguarda il trasporto su gomma, abbiamo approvato, nell'agosto del 2010, una legge di riforma del codice della strada che ha dato la possibilità a tutti i gestori delle strade di predisporre ordinanze, in accordo con le prefetture, per obbligare la circolazione dei mezzi sulle strade con pneumatici invernali o con catene a bordo. Questo indipendentemente - è evidente - dai fatti meteorologici eclatanti, come quelli di questi giorni. Ritengo che si debba valutare attentamente se su alcune arterie, soprattutto quelle autostradali di grande percorrenza, non si debba assumere un provvedimento in base al quale diventi obbligatorio, in tutta la stagione invernale, appunto sulle tratte autostradali, l'uso di pneumatici invernali.
Penso che si debba prendere in considerazione ciò anche con riferimento al mondo dell'autotrasporto (in seguito, verrò al tema più specifico dei trasporti). In questi giorni, infatti, abbiamo sentito dire Pag. 40da parte di tutti che non ci sono stati problemi: solo otto convogli si sono fermati sulle ferrovie. Ma diciamo le cose come stanno: nessuno vuole mettere sul banco degli imputati nessuno - anzi, noi pensiamo che tutti abbiano svolto adeguatamente la loro parte con i mezzi a disposizione -, ma migliaia e migliaia di treni sono stati cancellati.
Certo, le autostrade erano percorribili, ma i TIR sono stati tenuti fuori dalle strade, tanto che nei nostri supermercati, nei nostri negozi di alimentari, soprattutto chi ha figli in casa, ha avuto difficoltà, in moltissime città, anche importanti, ad acquistare i prodotti cosiddetti altamente deperibili. E laddove li ha trovati, abbiamo assistito a fenomeni deprecabili - qui mi rivolgo soprattutto al Ministro Passera - di aumenti spropositati ed ingiustificati dei prezzi di tali prodotti. Esiste un «Mister prezzi»: io mi rivolgo a lui e all'autorità, affinché vi sia vigilanza rispetto a queste vicende, perché non è possibile che, rispetto ad un momento di grave difficoltà del Paese, vi siano coloro che vanno - tra virgolette - nelle case degli italiani a rubare, come accadde per i terremoti recenti. Triplicare e quadruplicare i prezzi è un po' la stessa cosa. È come andare nelle case a rubare dalle tasche dei cittadini italiani. Questo non è possibile e, quindi, penso che tutti dobbiamo vigilare affinché tutto ciò non avvenga.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 15,20)

MARIO VALDUCCI. Ribadisco l'obbligatorietà dell'uso dei pneumatici invernali nel mondo dell'autotrasporto. Ritengo che sia un tema che vada approfondito, perché penso che, anche attraverso un contributo da parte del Governo, si possano trovare le condizioni affinché ciò venga fatto.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO VALDUCCI. Velocemente, passo al tema della luce e del gas. Condivido pienamente quello che lei ha detto, signor Ministro, e aggiungerei più esplicitamente una cosa: bisogna sbloccare il problema dell'esplorazione e dell'estrazione delle riserve di gas che abbiamo nell'alto Adriatico, perché la storia del fenomeno della subsidenza della città di Venezia è, per quanto mi riguarda, altamente ridicola. Queste riserve ci consentirebbero di stare tranquilli, in fasi di emergenza come quelle che stiamo vivendo, per almeno quindici o vent'anni.
Concludo, dicendo che siamo a poche ore da una nuova emergenza: questa emergenza ci sarà soprattutto in quei territori dove, ancora oggi, la gente fa difficoltà ad uscire dalle proprie case.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARIO VALDUCCI. Pertanto, rivolgo un invito al Governo per concentrare le risorse finanziarie, umane e di mezzi in quelle città, per cercare di liberare, in queste ore, i nostri concittadini perché, nelle prossime ore, saranno sottoposti ad un nuovo bombardamento meteorologico.
Penso che metteremo veramente a dura prova i nostri concittadini che, lo ricordo, con questo evento disastroso, hanno avuto più di 40 morti, oltre - ecco perché ricordo anche l'evento straordinario - i 490 morti in tutta Europa.
Concludo, quindi, con l'appello di attenzionare le regioni che conoscete, l'Umbria, l'Abruzzo e le Marche, per cercare di liberare, in queste ore, le famiglie e le imprese che hanno gravi difficoltà perché da domani non sarà possibile farlo e quindi, come se ci fosse un terremoto, bisogna aiutare queste persone, magari permettendogli di trasferirsi, per pochi giorni, in alberghi della costa, sul litorale adriatico o altrove, come è stato fatto, appunto, nel caso del terremoto, per far sì che non vi siano nuovi morti che sarebbero, in questo caso, anche un po' sulle nostre spalle (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

Pag. 41

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, la cronaca di questa difficilissima settimana e anche la vostra informativa hanno restituito la fotografia di un Paese che, nella concomitanza di una pesante perturbazione atmosferica, ha pagato un prezzo molto alto e lo ha pagato, anche, a causa dell'impreparazione e dell'inadeguatezza di alcune importanti istituzioni e di molti grandi gestori di servizi pubblici. In queste ore le polemiche fatte dal sindaco della capitale hanno reso molto più fragile il sistema pubblico e lo hanno esposto alla critica e a una polemica che non serviva. Nei momenti delle difficoltà dobbiamo essere tutti uniti e dobbiamo anche cercare di mettere insieme le forze. Molte carenze organizzative, unite alla pericolosa contrapposizione tra le regioni e lo Stato centrale nell'interpretazione del ruolo dell'istituto della Protezione civile, hanno causato ritardi. La deleteria normativa introdotta in occasione del milleproroghe del 2011 ha richiesto una compartecipazione economica a monte, cosicché, parte delle nostre regioni che nella difficile congiuntura economica dovrebbero aumentare l'accise sui carburanti, ad ulteriore danno dei cittadini, già colpiti, hanno rinunciato a richiedere l'emergenza. Così non funziona, il gruppo del Partito Democratico ha chiesto attraverso un progetto di legge l'abrogazione di quell'articolo già nel novembre 2011. Avevamo verificato, dopo i gravissimi danni prodotti dagli eventi alluvionali recenti, che la tassa sulle disgrazie, così fu definita, abbandona le regioni da sole, nel ritardo del cofinanziamento da parte dello Stato centrale e nella difficile situazione finanziaria dei nostri comuni e delle nostre province, paralizzati dai vincoli del Patto di stabilità; ciò ha trasformato il tutto in una beffa, una tragica beffa. L'eccezionalità dell'evento non può non richiamare la responsabilità centrale del Governo che, a nostro avviso, deve monitorare con decisione piani di emergenza adeguati alle conseguenze dei cambiamenti climatici, ormai innegabili. Le decine di vittime di questi giorni richiedono serietà ed impegno per ridurre disagi e perdite. Non ci rassicurano le giustificazioni dei grandi gestori di servizi; l'interruzione delle principali infrastrutture energetiche, ferroviarie, stradali e autostradali ha procurato ogni genere di disagio, danni economici e un caos informativo. In attesa di fenomeni meteorologici, ampiamente previsti, si può decidere, senza alcun indugio, di parlare chiaro ai cittadini, invitandoli a rinunciare ad usufruire di servizi ordinari, ma lo si deve fare con grande chiarezza, largo anticipo e con piani di aiuto. Si può decidere di chiudere momentaneamente tratte autostradali impercorribili; l'esempio delle tratte A24 e A25 è stato eclatante in quanto ad inefficienza; si può decidere di potenziare e rafforzare l'assistenza alle infrastrutture ferroviarie interrotte dal gelo e dalla neve e anche a quelle del trasporto di energia. Insomma, la riduzione del danno è possibile e va praticata anche attraverso la collaborazione tra il Governo e le regioni, ma soprattutto la collaborazione dei grandi gestori di servizi così importanti per il sistema Paese. Il bilancio è nefasto; il black out elettrico che per alcune aree è durato fino a cinque giorni, ha toccato abitazioni e aziende, con le conseguenze che conosciamo e che voi avete riferito. L'interruzione dei rifornimenti e delle materie prime può creare, e sta creando in alcune zone, le più colpite, la paralisi delle attività produttive. I bilanci dei danni già annunciano centinaia di milioni di euro di danni, si sfiora il miliardo per alcune regioni; non sfugge a nessuno che alcuni danni, quelli all'agricoltura e alla zootecnia, alle attività produttive colpite nelle strutture dalle ingenti nevicate, non potessero essere evitati ma è altrettanto importante che si mettano in campo aiuti e misure che possano alleviare quei disagi. Le regioni hanno chiesto di attivare lo stato di calamità naturale in riferimento ad agricoltura e zootecnia; in alcuni casi si sono rivolte all'esercito. Anche in questo caso abbiamo registrato equivoci sul costo dei militari che hanno creato iniziali incomprensioni e ritardi dannosi per gli abitanti delle aree più distanti dai centri abitati, difficoltà nelle dotazioni di mezzi dell'esercito. Pag. 42
In alcuni casi, i mezzi importantissimi dell'Esercito e dei volontari dovevano essere dotati di catene e di strumenti adeguati che permettessero di viaggiare anche con la neve. Insomma, vi è stata, complessivamente, una disorganizzazione che vorremmo il Governo registrasse in senso costruttivo, al fine di migliorare gli interventi e anche dare una mano e un supporto molto forte.
Salutiamo positivamente l'affermazione del Ministro Cancellieri riguardo all'avvenuta precisazione del ruolo della Protezione civile. Riteniamo che la Protezione civile, insieme ai vigili del fuoco e ai volontari, in questi mesi, abbia sempre rappresentato un punto di riferimento importante per il Paese, per i cittadini e per i nostri amministratori locali, quelli che dai primi giorni, dalle prime ore, dal 2 febbraio, si sono rimboccati le maniche, senza fare conferenze stampa plurime nell'arco della giornata; quelli che da soli hanno raggiunto gli abitanti delle aree isolate e li hanno confortati, anche solo stando vicini con informazioni e mezzi di primo soccorso.
Noi vorremmo che la Protezione civile avesse di nuovo quel ruolo, sapendo che alcune deroghe - e su questo è inequivocabile il nostro pensiero - alle normative esistenti hanno riguardato altri argomenti, come la gestione dei grandi eventi e altre situazioni che niente hanno a che vedere con questo tipo di soccorso; vorremmo si potesse effettivamente restituire credibilità e importanza.
Sul Piano energetico nazionale, Ministro Passera, siamo favorevolmente soddisfatti delle sue affermazioni sul tema degli stoccaggi e dei gasdotti. Vorremmo chiedere anche in questo caso, sul Piano energetico nazionale, una definitiva e rimandabile assunzione di responsabilità: abbiamo più volte atteso una pianificazione che tenesse insieme le differenziazioni degli approvvigionamenti delle forniture, che ci svincoli anche dalla dipendenza di pochi fornitori.
L'esempio e la coincidenza - e sottolineo la coincidenza - della crisi dell'importazione dalla Russia è eclatante, ma fa preoccupare. Com'è possibile che di fronte ad un accordo importante tra ENI e Gazprom, un accordo pluriennale, proprio in questa occasione ci troviamo a discutere della scarsità degli approvvigionamenti? La discussione nel nostro Paese sulla definizione di rete, sui rigassificatori, nonché sulla separazione di ENI e Snam Rete Gas, deve velocemente trovare un approdo e noi, in questo senso, confidiamo che questo Governo abbia la forza di farlo in tempi certi.
Monopoli e interdizioni non possono più esistere. Le speculazioni possono essere - lo diciamo con forza - a loro volta interdette. Molte industrie energivore in queste ore ci hanno segnalato che, dopo aver sottoscritto i famosi contratti di interrompibilità, riconoscendo che vi è anche il diritto del gestore di interrompere quell'erogazione, hanno però sottoscritto nei contratti la necessità di un preavviso di almeno ventiquattr'ore del gestore per l'interrompibilità.
Quelle aziende ci chiedono oggi, appunto, che il Governo e l'Autorità per l'energia elettrica e il gas garantiscano quel necessario preavviso, e che si interrompa la produzione senza nuocere eccessivamente al rapporto, oltre che con i fornitori di materie prime, anche coi lavoratori, per la gestione delle aziende stesse.
Noi abbiamo visto con favore e anche con un certo interesse il ruolo, come nel caso del Ministero dello sviluppo economico, di un grande Ministero che tenga insieme, proprio per questi motivi, argomenti che riguardano le reti infrastrutturali, viarie, autostradali ed energetiche, ma nello stesso tempo, proprio per questo, chiediamo ora di far conoscere al Paese quali sono i rapporti anche in riferimento ai grandi gestori e quali le condizioni attraverso le quali in situazioni eccezionali, situazioni di emergenza come quelle da cui non siamo ancora fuori, purtroppo, si metta alla prova la capacità del sistema pubblico di organizzare risposte convincenti per la comunità.
Lo diciamo perché la comunità è spesso molto più avanti di quello che riusciamo a Pag. 43dimostrare noi a livello nazionale. Quei sindaci che citavo prima, quei volontari, tutti gli operatori della Protezione civile, dei vigili del fuoco e dell'Esercito ci hanno dimostrato, in questa settimana difficilissima, che mentre noi ci accapigliavamo anche per capire da dove venissero alcune responsabilità, si poteva dare una mano concretamente e far partire un Paese che di tutto ha bisogno meno che dei disagi, a volte costruiti e provocati dalla burocrazia o dalla scarsa chiarezza nella linea di comando di alcuni servizi.
Noi ci auguriamo che il Governo in questo senso voglia velocemente anche riesaminare - e speriamo che le prossime ore non siano ancora deleterie per il sistema pubblico del nostro Paese - quella filiera che ci auguriamo funzioni ancora meglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, devo dire che dalla relazione sia del Ministro dell'interno che del Ministro dei trasporti pare che abbiano visto un'altra storia perché sembra che non sia successo praticamente nulla e che tutto vada bene «madama la marchesa». Noi pensiamo, invece, che sia il Ministro dell'interno che il Ministro dei trasporti abbiano delle responsabilità evidenti.
Se poi, magari, mi stanno anche a sentire, visto che comunque rappresento un gruppo importante del Parlamento... Signor Presidente, se vengono qua a esporre le relazioni, poi devono anche ascoltare cosa dicono i gruppi. Passera probabilmente, essendo un banchiere, se ne frega di quelli che sono del popolo! Noi siamo il popolo, lui è un banchiere, il banchiere ascolti il popolo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno! Signor Ministro, la invitiamo ad ascoltare il collega che le parla.

GIANLUCA BUONANNO. Ovviamente stanno su altri livelli, non gliene frega un tubo di quello che diciamo noi, ma noi siamo qua per cercare di dire delle cose, e le vogliamo dire chiaramente e lo voglio dire anche da amministratore locale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, è giusto chiedere cortesia ai Ministri. È altrettanto giusto essere cortesi verso di loro.

GIANLUCA BUONANNO. Ho sentito dei «ragli» provenienti da una zona dell'Aula (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Stavo parlando di quello che...

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la invito di nuovo a tenere un linguaggio consono alla dignità dell'Aula e invito a non rumoreggiare contemporaneamente. Per favore!

GIANLUCA BUONANNO. Sono un po' nervosetti; la sinistra è nervosa essendo alleata di Berlusconi, la sinistra sta un po' nervosa perché con Berlusconi, con cui vanno a braccetto, insomma, c'hanno dei problemi. Posso parlare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Per favore, lasciate che il collega possa esporre il suo pensiero!

ROBERTO GIACHETTI. Ammesso che ce l'abbia!

PRESIDENTE. Ha il diritto di provare ad esporlo. Prego, onorevole Buonanno.

GIANLUCA BUONANNO. Probabilmente sono di Roma, non capiscono cos'è la neve, ma gliela spieghiamo noi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Posso andare avanti, Presidente? La ringrazio. Dicevo che, a nostro avviso, il fatto che ci siano stati quarantasei morti - dico quarantasei - non sia una cosa così tanto normale. In un Paese come il nostro, che non è certo una regione del Tibet, Pag. 44avere quarantasei morti per il freddo, per le condizioni meteorologiche sono un fatto veramente clamoroso, purtroppo in maniera negativa. Un Paese come il nostro, che si vanta di essere la settima o l'ottava economia del mondo, non può arrivare a dire determinate cose e a vedere determinati risultati come se fosse accaduto tutto di colpo.
Lei è il Ministro dell'interno, signor prefetto, la chiamo anche così, io sono un sindaco da quasi vent'anni e ho sempre avuto rapporti con i prefetti e ovviamente, quando ci sono delle situazioni meteorologiche particolari, in questi vent'anni in cui ho fatto il sindaco, i comportamenti si sono evoluti tantissimo. Nel 1993 ero sindaco e ci fu la prima e poi la seconda alluvione devastante nel Nord Italia. Ci mandavano un fax dalla prefettura dicendo «arriva la perturbazione», grazie e arrivederci. Fu il disastro, però da lì, da quella brutta situazione, ci fu un'evoluzione, per fortuna, che ha dato modo di sviluppare un'organizzazione ben diversa che oggi finalmente, anche con le nuove tecnologie, ti porta a sapere giorni prima ciò che più o meno accadrà nei giorni successivi. Questo è molto importante per i sindaci che sono sul territorio, che ovviamente hanno bisogno certo dei mezzi, ma che sanno esattamente ciò che si può fare e ciò che non si può fare.
Avere quarantasei morti significa che la macchina organizzativa di questo Paese, che voi governate, non ha funzionato, ha funzionato molto male malgrado i tanti volontari che sono in questo Paese, che sono quelli che devono avere la medaglia d'oro per tutto quello che fanno, malgrado i tanti che si danno da fare, malgrado le forze dell'ordine che fanno tutto quello che possono. Ma se poi l'organizzazione non funziona come si deve oppure si vedono istituzioni che bisticciano l'una con l'altra, ma il cittadino che cosa può pensare?
Se, com'è successo qua a Roma, un sindaco si scaglia contro il responsabile della Protezione civile, ci si rende conto che questa lotta, diciamo così, fratricida non porta nient'altro che la confusione, cioè ognuno cerca di scaricare le responsabilità sull'altro. Ma in questo Paese c'è mai qualcuno responsabile di qualcosa? In questo Paese si può finalmente dire questa è colpa tua, questa è una tua responsabilità, questa è la soluzione?
Non mi sembra e non ci sembra. E noi della Lega lo diciamo anche perché, se ogni volta che a Roma, ad esempio, succede qualcosa, chiedono subito lo stato di calamità: c'è un temporale un po' più forte del normale: stato di calamità! C'è qualche dito di neve: stato di calamità! Io sono venuto qua lunedì sera e pensavo di vedere delle montagne di neve e non ho visto niente se non qualche cumulo ormai annerito perché, con lo smog che c'è, invece di neve sembrava carbone.
Per il resto non ho visto niente! Ma se uno viene dalle nostre parti, vengono giù normalmente 30, 40, 50 centimetri di neve, ma noi mica ci mettiamo lì a sbraitare e dire «aiuto, aiuto, aiuto», cerchiamo di darci da fare e di organizzare prima.
Forse, come si è detto, il sale si doveva spargere prima, e non dopo. Perché tanto le previsioni le si sapeva già. Così come l'organizzazione di quello che può essere la città di Roma.
A Roma ci sono 62 mila dipendenti, tra quelli che lavorano in municipio e quelli delle municipalizzate. Adesso non dico che bisognava prenderli tutti e 62 mila, ma se ci fosse stato qualche migliaio di persone che andava in aiuto a quelle che erano le esigenze della città, probabilmente tanto caos non sarebbe successo, cosa che invece è accaduta.
E poi vi devo dire che voi siete stati fortunati, cari Ministri, perché, grazie ad un sindaco che ha fatto questo tipo di polemica, voi siete rimasti fuori da qualsiasi situazione. Invece lei, Ministro dell'interno, ha le sue responsabilità perché è Ministro dell'interno. Lei, Ministro dei trasporti, ha le sue responsabilità: le ferrovie hanno eliminato migliaia e migliaia di convogli; e, per quanto riguarda i problemi dei binari, non si sono ricordati di dover mettere, magari, l'antigelo. Tutti sapevamo Pag. 45quale era la temperatura che stava arrivando e, quindi, Moretti, magari, poteva anche svegliarsi prima.
E lei è responsabile dei trasporti. Lei, invece, è responsabile dell'interno e quindi su quello che riguarda i prefetti, come muoversi, come dare gli aiuti ai sindaci e a chi lavora sul territorio, lei lo doveva fare. Non so se l'ha fatto, ma se non l'ha fatto, ha sbagliato!
E se l'ha fatto senza dare comunque gli aiuti che servono agli amministratori locali - perché, glielo ripeto, io in 18 anni, quasi 19, da sindaco non ho mai visto una finanziaria in cui si mettevano più soldi per gli amministratori locali - , ci si deve «aggiustare» ed è una cosa sbagliata, perché in questo Paese, come sempre, prima si aspetta il danno e poi, magari, ti arriva qualcosa, invece di prevenire.
Prevenire sarebbe molto più utile: si risparmiano soldi e si diventa più efficienti con la gente e si danno più servizi. Cosa che non accade mai! La Protezione civile è basilare, ma non deve ritornare al Ministero dell'interno, deve essere sempre al servizio della Presidenza del Consiglio. E bisogna dare mandato ai sindaci di avere più potere, di poter spendere qualche soldino in più, invece di buttarli, magari, scusi il termine, nel cesso, per tante altre cose che capitano in questo Paese, in cui si regalano soldi a tutti.
E poi, il responsabile dell'ENEL, il signor Conti, non ha qualche responsabilità? Visto che ci sono state decine di migliaia di famiglie senza luce per troppo tempo e ci sono ancora oggi. Il presidente dell'ANAS non ha nessuna responsabilità? Sulle autostrade che cosa è successo? Insomma, alla fine, con quello che è successo, solo qui a Roma, tutti i riflettori sono andati su Roma che, ovviamente, ha ingigantito tutta una situazione.
Tutto il resto del Paese è stato dimenticato. Ma il Paese inizia dalla Valle d'Aosta e finisce a Lampedusa, se non sbaglio. E allora io credo che questo Governo avrebbe potuto, e la Lega lo pensa, fare di più!
L'accusa che ci viene mossa, anche qua a Roma, è quella secondo cui è stato un complotto del Nord! Ma se arriva la neve, ci siamo messi noi a soffiare sulle nuvole per far venire la perturbazione su Roma, perché non sono capaci di risolvere un problema? Non credo! Dalle nostre parti ci si tira su le maniche e si cerca di darsi da fare. Non si va a portare la pala a qualcuno ogni tanto o a far vedere con le fotografie - e anche questa è una cosa squallida - un sindaco, un capo di partito, un qualsiasi consigliere regionale, un deputato che fa vedere di spalare e dopo tre minuti che ha fatto la foto non si vede più nessuno.
Ma dove erano i vigili? Dove erano tutti quelli che dovevano aiutare quelli che ne avevano bisogno? In altre parti d'Italia, senza fare tanto cinema, hanno risolto il problema o hanno cercato di farlo. Allora, quello che noi crediamo sia utile - e speriamo che questa esperienza sia stata utile -, è che da domani, quando ci sarà una nuova situazione pericolosa, ci sia una organizzazione migliore e ci sia l'umiltà da parte sua, signor Ministro dell'interno e anche da parte sua, signor Ministro dei trasporti, magari, di convocare i sindaci e parlare con gli enti locali. Sarebbe molto meglio che fare cinquanta convegni o blaterare di aria fritta con tanti altri, perché non serve a niente. Parlate con chi è sul posto! Parlate con chi sa che cosa è il territorio! Parlate con chi sa quali sono i problemi reali della gente!
Questi sono i risultati che si possono portare a casa. Noi vogliamo ricordare solo questa cosa a chi era qui a Roma come, ad esempio, ad Alemanno, che voleva andare sul K2 (ma per me più che K2 è andato KO totale, perché l'unica cosa che faceva era andare in televisione). Dunque, vogliamo ricordare solo questa cosa ad Alemanno: da domani, quando ci sarà la perturbazione, prepari il sale. Ma non è questo che deve usare. Deve usare il sale da portare con i camion, magari miscelato con la sabbia. Ma è questo che serve ad Alemanno, a Roma. Si deve dare una mossa, perché Roma non ha neanche il Patto di stabilità. Noi siamo forse figli di Pag. 46nessuno, sindaci di tutta Italia, che dobbiamo rispettare tutti i patti di stabilità mentre Roma non deve rispettarlo?
Dunque, pensate sempre a Roma. Noi vogliamo che si pensi, soprattutto, alla locomotiva del Paese, che è il Nord. Invece, il Nord, che è capace di lavorare e di risolvere i problemi, viene sempre messo nel dimenticatoio. Ma fino a quando ci sarà la Lega in questo Parlamento, il Nord deve essere ricordato ed aiutato per quello che serve, perché noi siamo abituati a lavorare mentre altri sono abituati solo a blaterare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signori Ministri, onorevoli colleghi, sir Francis Bacon, filosofo scientista inglese del Seicento, sosteneva che «il dominio dell'uomo consiste solo nella conoscenza: l'uomo tanto può quanto sa; nessuna forza può spezzare la catena delle cause naturali; la natura infatti non si vince se non ubbidendole».
Quindi, l'uomo tanto può quanto sa. Sapevamo, quindi, da alcuni giorni prima degli eventi che ci sarebbe stata un'ondata di freddo polare, con abbondanti nevicate che sarebbero durate giorni. Lo sapevano perché il servizio meteorologico della Protezione civile nazionale, nel bollettino quotidiano che dirama ogni giorno, lo aveva comunicato a tutti i centri funzionali regionali autonomi, laddove funzionano, e da questi era stato emanato lo stato di allerta ai comuni e alle province. Gli avvisi di criticità meteo non sono le previsioni del tempo viste in televisione, ma un codice di allarme che si trasferisce ai sindaci per attivare i piani di protezione civile, per prevenire ed affrontare effetti e danni di criticità elevata, come sa il sindaco Carlucci.
Nel sistema di protezione civile italiano, il sindaco è il fulcro del sistema. La legge n. 225 del 1992, ancorché precedente alle leggi «Bassanini» e alla riforma del Titolo V della Costituzione, aveva già anticipato un sistema di protezione civile in senso federale, dove la gestione degli interventi spetta al sindaco e al comune, in quanto istituzione del territorio più vicina al cittadino. Il sindaco può avvalersi del volontariato, dei corpi dello Stato e di enti pubblici e privati preposti alla bonifica e alla difesa del suolo e del territorio nonché alla gestione della viabilità stradale e ferroviaria e, se del caso, dell'energia. La catena di comando è ben definita e le azioni che devono essere eseguite sono chiare perché scritte nei piani di protezione civile.
La prevenzione di cui parliamo e dovremmo parlare è, quindi, di tipo comportamentale. Non si tratta di prevenzione sistemica come per il dissesto idrogeologico, per le alluvioni o per i terremoti. Il punto di forza di una prevenzione di tipo meteorologico è la cosiddetta autoprotezione dei cittadini, ossia l'osservanza di comportamenti socialmente virtuosi che non sempre ci sono stati. Tra questi rientrano misure di controllo sulla speculazione dei prezzi e sull'aggiotaggio.
Ci sono state molte polemiche, in questi giorni, che hanno fatto male all'immagine del nostro Paese, che ha una delle migliori protezioni civili del mondo. Ci sono state diverse situazioni di criticità: treni cancellati e qualcuno bloccato per ore sui binari, come è stato ricordato; aeroporti con voli cancellati e per qualche giorno chiusi; strade bloccate; corrente elettrica interrotta per qualche giorno in alcuni comuni. I disservizi hanno riguardato quote di cittadini, quote di territorio e parte dei servizi pubblici essenziali. Però, l'insieme del sistema Italia ha funzionato e le criticità sono state superate in breve tempo.
Abbiamo avuto un'ondata di maltempo risalente al 1956 e al 1985, come ha ricordato il Ministro, con temperature che hanno toccato meno 20 gradi al Nord e con oltre due metri di neve in centinaia di comuni dell'Appennino centro-meridionale. Eppure, nessuno è stato lasciato solo.
Il volontariato, l'Esercito, i vigili del fuoco, le forze di polizia locale e nazionale, la solidarietà tra regioni ed istituzioni, il personale delle ferrovie, dell'ENEL, dei porti e degli aeroporti, hanno Pag. 47dato prova di sacrificio, impegno e sentimento nazionale di cui l'Unione di Centro dà atto ed esprime un forte ringraziamento.
Vogliamo però unirci con il Ministro al cordoglio nei confronti delle famiglie delle vittime di questo straordinario evento meteorologico. Vogliamo dare atto anche al Primo Ministro Monti, in quanto responsabile della Protezione civile nazionale, che ha compiti di coordinamento ed interviene solo nella fase emergenziale - è bene ribadirlo -, di aver seguito in prima persona gli aspetti di criticità che si sono manifestati soprattutto per quanto riguarda l'approvvigionamento energetico. Lo ringraziamo anche per la fiducia confermata al prefetto Gabrielli, quale responsabile del Dipartimento della protezione civile, al quale riconosciamo professionalità, onestà intellettuale e sobrietà di comportamenti in una fase difficile sul piano operativo anche a causa di polemiche inutili. Quando ci sono di mezzo gli interessi vitali delle persone si rema nella stessa direzione per salvaguardare la salute e le vite umane. Solo dopo - ripeto - solo dopo si possono fare polemiche.
Questa esperienza però qualcosa ci ha insegnato e vogliamo fare qualche riflessione con il Governo perché diventi occasione di confronto dopo l'emergenza affinché non venga archiviato tutto. La prima questione è il ripensamento del decreto-legge n. 225 del 2010, il cosiddetto milleproroghe (convertito dalla legge n. 10 del 2011), che ha modificato la legge n. 225 del 1992 sulla Protezione civile con il blocco delle ordinanze sullo stato di emergenza, imponendo l'autofinanziamento attraverso l'aumento dell'accisa sul gasolio. Molti di noi l'hanno chiamata «la tassa sulla disgrazia», come ha ricordato la collega Mariani. Si tratta di un'applicazione sbagliata del principio di sussidiarietà, ovvero di federalismo delle sciagure ambientali. Due osservazioni sul punto. La prima: non si può prevedere una maggiore entrata di accise e poi non poterla spendere per i vincoli del Patto di stabilità di comuni e province, che debbono ancora pagare dopo qualche anno il pronto intervento alle imprese. È questa la ragione per la quale il presidente Errani, a nome delle regioni, non ha chiesto ancora lo stato di emergenza. La seconda: l'accisa di una sola ragione non può bastare per pagare danni di centinaia di milioni a causa di eventi meteorologici straordinari. Lo stesso Governo Bossi-Berlusconi che aveva approvato questa norma infausta l'ha poi ignorata, finanziando lo stato di emergenza di alcune regioni, come il Veneto e non altre, come le Marche, secondo una logica discrezionale inaccettabile di cui la Lega Nord dovrebbe arrossire per la vergogna.
La seconda questione è la rivisitazione del citato decreto-legge n. 225 del 2010 per quanto riguarda la Protezione civile, laddove prevede il concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze ed il visto della Corte dei conti per il finanziamento dei fondi occorrenti per lo stato di emergenza dichiarato dal Consiglio dei Ministri. Così la Protezione civile è stata svuotata di ogni significato. Lo stato di emergenza è lo stato di emergenza e la vicenda della nave Concordia ce lo dovrebbe ricordare.
La terza questione è la comunicazione: l'autoprotezione è uno dei cardini del nostro sistema di protezione civile, dare consigli e disposizioni a tutti i cittadini in tempo reale è indispensabile. Non basta la stampa e la rete Internet: il 90 per cento degli italiani ha un cellulare, occorre concordare con i gestori della telefonia mobile una messaggistica sms gratis per le fasi di emergenza.
La quarta questione è quella relativa all'approvvigionamento energetico, di cui ha riferito il Ministro Passera compiutamente. Il secondo aspetto è la separazione tra la rete ed il contenuto di gasdotti, previsto nel decreto sulle liberalizzazioni: è un passo decisivo per rompere il monopolio delle sole forniture che passano nei tubi. La diversificazione delle forniture anche attraverso i degassificatori è condizione essenziale di sicurezza per un Paese come il nostro, che dipende per l'80 per cento da idrocarburi importati di cui il 40 per cento è gas naturale. Pag. 48
I rigassificatori dell'ENI a La Spezia e dell'Edison a Rovigo non bastano: vanno attivati con priorità nazionale quelli di Livorno, Gioia Tauro e Porto Empedocle, previsti da oltre cinque anni.
Al Ministro Passera vogliamo ricordare anche che è necessario rivedere l'articolo 117 della Costituzione per riassegnare allo Stato la competenza esclusiva sulle reti energetiche nazionali e strategiche, e l'UdC ha presentato all'uopo un disegno di legge costituzionale con l'onorevole Libè, più altri deputati di altri partiti, come una priorità nei futuri lavori di rivisitazione del nostro testo costituzionale.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, la invito a concludere.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione, mi dia qualche minuto. Come per lo spread, voglio ricordare, oggi abbiamo una cifra su cui confrontarci, il numero è 450, un numero che rappresenta il consumo massimo giornaliero in metri cubi di gas per famiglie ed imprese. Bene la riattivazione delle centrali ad olio combustibile, bene l'uso delle riserve da stoccaggio seppur rimasto limitato rispetto al 2006, bene il distacco delle forniture ai contratti interrompibili dei clienti energifori, ma se la Russia o l'Algeria chiudono i rubinetti per ragioni geopolitiche o contingenti, in Italia c'è il blackout energetico. Sono dati su cui il popolo del «no» che oggi protesta dovrebbe meditare, per fortuna che ci sono sindaci come Firetto dell'UdC di Porto Empedocle che invece fanno parte di quel popolo del «sì» cui dobbiamo dare ogni giorno un grazie sempre maggiore perché si sentono più patrioti di quanti remano in senso opposto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, gentile Ministro Cancellieri, non possiamo negarlo, il Paese ha mostrato una palese défaillance nell'affrontare un'emergenza che, sebbene straordinaria e difficile da preventivare, meritava di essere gestita e fronteggiata con mezzi e strumenti adeguati. L'attenzione e il cordoglio mia e del mio gruppo vanno alle famiglie delle vittime. Questa oggettiva mancanza in capo all'organizzazione italiana ha sollecitato l'urgenza da parte del gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo di presentare una mozione che impegni il Governo a rivedere gli attuali meccanismi di allerta e di intervento anche attraverso le revisioni delle dinamiche operative della Protezione civile affinché non si ripeta più l'impasse dei giorni scorsi.
Infatti l'emergenza di questi giorni getta sicuramente un'attenzione sulle palesi lacune normative, logistiche e amministrative che purtroppo ancora condizionano la previsione e la pianificazione dell'intervento sul territorio del coordinamento del soccorso. Non intendiamo entrare nel merito della querelle che si è articolata nei giorni successivi all'emergenza, ma non possiamo non evidenziare che a monte di queste criticità esistono dei chiari limiti normativi, limiti certamente amplificati e rafforzati dalla riforma del ruolo dell'operatività della Protezione civile disposta dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10 che, come si è ampiamente ripetuto, ha depotenziato le capacità e limitato i meccanismi di coordinamento della stessa con le autorità locali e gli enti ed organi deputati all'intervento.
Non possiamo certamente parlare di inefficienza di singoli operatori o dei vertici di questa realtà, sarebbe una falsa sintesi, ma cogliamo anche l'occasione per ringraziare tutte le forze ancora impegnate sul campo: i vigili del fuoco, la Polizia, i carabinieri, la guardia forestale e la Protezione civile stessa. Il problema si colloca proprio nel ruolo poco definitivo e ricco di lacune che attualmente condiziona il ruolo della Protezione civile all'interno del coordinamento. L'impegno del Governo è di rendere il Paese pronto a far fronte anche alla più remota delle possibilità, garantendo sicurezza ai cittadini e all'intero sistema sociale, mettendo in atto Pag. 49le misure collaudate e un coordinamento trasversale, interdisciplinare, degno di un Paese moderno ed efficiente.
Per quanto riguarda gli aspetti più attinenti al Ministro Passera, siamo favorevoli alle sue dichiarazioni Ministro, ma non possiamo non evidenziare le attuali criticità. Il presidente dell'ENI Scaroni ha spiegato che nei prossimi giorni potrebbe essere necessario ricorrere ai servizi di interrompibilità, la misura non interesserebbe direttamente i clienti domestici bensì le imprese che hanno stipulato contratti per l'appunto interrompibili con SNAM. Ma i costi dell'operazione, cosa che non si dice, ricadono direttamente su tutti gli utenti del servizio, dato che il servizio di interrompibilità è remunerato dalle imprese disposte a rinunciare alla fornitura di gas attraverso un fondo alimentato dalla tariffa pagata da tutti i consumatori.
Il ricorso all'interrompibilità, quindi, si traduce in bollette più care. La crisi del gas mette in luce la debolezza infrastrutturale del Paese e i costi che ciò comporta per gli italiani. Se anche Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, afferma che la soluzione a crisi di questo tipo è la realizzazione di più impianti di stoccaggio e più rigassificatori, infrastrutture che non aiutano certo a ridurre le emissioni di CO2, c'è da crederci. Il 90 per cento del gas che circola in rete è importato dall'estero attraverso gasdotti. Il 30 per cento del gas importato viene dalla Russia e scorre lungo il TAG fino a Tarvisio e Gorizia, il 37 per cento dall'Algeria via Transmed, per giungere a Mazara del Vallo, il 12,5 per cento arriva a Gela dalla Libia via Greenstream, il 5,5 per cento arriva dai Paesi Bassi e il 5 per cento dalla Norvegia passando lungo il Passo Gries. Più infrastrutture per lo stoccaggio e la rigassificazione sono necessarie a garantire la presenza costante di gas nel Paese e la continuità del servizio di fornitura. Un servizio indispensabile e strategico per la nostra economia, se si considera che oltre la metà dell'energia elettrica prodotta nel Paese è prodotta dal gas. Una seconda precondizione per centrare l'obiettivo della sicurezza energetica è la diversificazione delle fonti, dei Paesi di esportazione ma anche dei soggetti importatori. Entrambi i presupposti per migliorare la sicurezza energetica passano per una maggior apertura alla concorrenza, Ministro. L'ENI, tra importazioni e produzione nazionale, copre il 43,3 per cento dell'approvvigionamento del gas in Italia. Quante vie di approvvigionamento può assicurare un mercato in cui un solo operatore, l'incumbent, controlla il 39 per cento delle importazioni di gas, produce l'83 per cento del gas ricavato dal suolo italiano e controlla la rete di trasporto nazionale del gas? Più collegamenti con l'estero potrebbero esporre l'impresa verticalmente integrata a una maggior concorrenza. E che dire poi dei limiti antitrust posti a livello comunitario, che hanno frenato la partecipazione del nostro campione nazionale a progetti di interconnessione con l'estero nel timore che abusi della sua posizione dominante? Nel 2010, il Governo ha stabilito un tetto massimo del 40 per cento del mercato all'ingrosso ai fini antitrust. Ma il superamento della soglia non era del tutto vietato. Infatti, il suo superamento è ammesso a condizione che l'incumbent si impegni a potenziare la capacità di stoccaggio mettendola a disposizione degli altri operatori. Altre misure per aumentare lo stoccaggio di gas erano previste nelle prime bozze del decreto «liberalizzazioni». In ultima analisi, il Governo in carica ha compreso che il miglior modo per dare una spinta allo sviluppo infrastrutturale e un contributo alla sicurezza energetica è creare una società indipendente che abbia come core business la realizzazione di infrastrutture, che aumentino la capacità di approvvigionamento di gas e garantiscano il libero gioco della concorrenza. Dal punto di vista della concorrenza e dello sviluppo infrastrutturale, la separazione tra SNAM e ENI prevista dal decreto-legge «liberalizzazioni» promette senz'altro uno scenario diverso per il prossimo futuro. A preoccupare semmai sono i tempi perché venga finalizzato il distacco di SNAM da ENI. Cerchiamo di far presto, affinché la prossima Pag. 50crisi meteorologica o politica non ci porti un'altra volta ad attaccarci alla canna del gas.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, la relazione svolta dal Governo, pur se esaustiva nella cronaca dei fatti, ha solo parzialmente affrontato la questione in termini di prospettiva. Senza nulla togliere alla forza e alla capacità del Ministro Passera e del Ministro Cancellieri, certamente ci sono aspetti che devono essere rivisti.
Signor Ministro, qui nessuno vuole addebitarle nulla. Questa situazione non è certamente colpa sua o del Governo che si è insediato da qualche mese, però la gestione disinvolta di alcuni enti, come l'ENEL, le Ferrovie dello Stato, l'ANAS e la stessa Protezione civile, alla quale sono stati tolti i poteri che aveva, ci lascia non perplessi, ma preoccupati perché questa è solo l'ultima catastrofe annunciata in ordine di tempo. La previsione, la prevenzione e la Protezione civile camminano insieme.
Visto che si sapeva prima quello che sarebbe accaduto, certamente avrebbe dovuto essere realizzato qualche intervento preventivo, anziché vivere alla giornata o intervenire soltanto quando tutto si è già consumato. Non possiamo continuare a ragionare in termini di emergenza; è un Paese che, ormai da troppo tempo, vive di emergenza, nell'emergenza e con l'emergenza. Non dimentichiamo gli ultimi morti, da Genova a Messina, e quelli precedenti causati da terremoti ed alluvioni. I fatti metereologici, così come quelli geonaturali, purtroppo lasciano sul terreno tante sconfitte dovute all'incapacità di prevenire, di pensare e di immaginare il futuro di questo Paese.
Quindi - non per non essere d'accordo con il collega della Lega Nord - non c'è più tempo di lasciare alle singole amministrazioni locali un tema così pesante ed importante. Forse è arrivato il momento di trovare una risposta a livello nazionale restituendo alla Protezione civile i compiti che aveva. Non voglio accusare il responsabile odierno della Protezione civile, ma, certamente, non sarebbe una cattiva idea rivedere il quadro, le capacità e gli interventi da fare. Non possiamo accettare che l'Amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Spa, il dottor Moretti, dichiari di avere fatto il possibile, rivendicando di avere puntato a mantenere il trasporto sulle grandi tratte, dimenticandosi di migliaia di pendolari, di studenti, di operai e di altri soggetti lasciati a piedi. Qualcuno dovrebbe ricordare all'Amministratore delegato Moretti che è opportuno che vi siano grandi treni, ferrovie ad alta velocità, ma che bisogna anche intervenire sulle tratte ferroviarie dove è presente un solo binario.
Non vogliamo fare polemica. È strumentale la polemica posta in essere dal collega della Lega Nord quando parla di un nord efficiente e lavoratore e di un sud incapace e quant'altro, dimenticando di dire che al sud vi è una forte carenza e dimenticanza di infrastrutture. Non è un caso se le 80 mila persone sono rimaste senza energia elettrica sono tutte del centro sud, nonostante qui siano presenti molte centrali elettriche, alcune delle quali altamente inquinanti, come quelle di Augusta o di Porto Empedocle, che producono il 20 per cento di energia in più rispetto al fabbisogno della Sicilia. Questa energia, prodotta in Sicilia, viene fornita al resto del Paese, senza avere in cambio nemmeno le reti di trasporto perché l'ENEL è impegnata solo a prendere senza nulla dare alle regioni che nel tempo le hanno consentito di diventare il colosso che è. Certo, è una situazione che diventa pesante.
Non è un atto d'accusa, no, è una fotografia, signor Ministro. Mi rivolgo a lei, verso cui nutriamo un forte apprezzamento per quello che sta facendo, ma certo non possiamo non sottolineare l'opportunità di un intervento forte nei confronti dell'ENEL, dell'ANAS - che necessita di una vigilanza sui lavori che svolge perché molto spesso sono fatti male o sono Pag. 51fatti da chi magari li fa realizzare ad altri e poi non li paga - o delle Ferrovie dello Stato.
Infatti, mentre nel nord si realizzano le doppie, le triple, le quadruple reti ferroviarie, al sud si sopprimono anche i treni che sono lì da sempre per le lunghe percorrenze. Non si può non pensare che Moretti, l'ENEL e quant'altri non sapessero che le previsioni del tempo prevedevano una gelata micidiale e che ci sarebbe stata questa neve. Perché non si sono attrezzati prima? Qual è nei momenti di emergenza il programma che non sia un programma di previsione, anziché continuare a giocare con le parole e magari a fare scontro con le istituzioni, facendo ridere un poco l'Europa e tutto il mondo, così come è avvenuto in questi giorni per la Concordia?
Siamo preoccupati perché, o rivediamo completamente il sistema dei trasporti, rendendolo in grado sull'intero territorio nazionale di affrontare simili avversità atmosferiche e, quindi, prevenendo e programmando, oppure, magari qui l'anno prossimo, un altro Governo, un altro Parlamento, si troveranno ancora a parlare di morti annunciate, di disastri, di gelate e di tutto quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo in questi giorni, continuando a parlare. E continuiamo a parlare, perché questo diventa un Paese di parlatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, signori Ministri, innanzitutto vi ringrazio per la vostra presenza e per il contributo che avete dato alla conoscenza con le vostre relazioni. Tuttavia, considero troppo autorevole la sua figura, Ministro Cancellieri, per non pensare che non sia andato tutto bene, come invece si evince da una relazione che documenta dati importanti e che indica le persone che sono intervenute. Se oggi siamo qui a parlare di questo, se oggi siamo di fronte più o meno a 45 persone morte per il freddo, qualcosa non ha funzionato nei meccanismi di catena che riguardano il sistema di emergenza.
Credo che in questo caso i problemi siano inquadrabili in tre questioni fondamentali: non ha funzionato la Protezione civile; non ha funzionato il sistema dei trasporti; non ha funzionato il sistema dei servizi, in modo particolare il sistema energetico.
L'impressione che ne abbiamo avuto all'esterno è che le strutture non abbiano parlato tra di loro, che non ci sia stata una comunicazione tra il centro e la periferia e tra enti, che avrebbero dovuto intervenire per tempo e, forse, avrebbero dovuto disporre già nella fase dell'emergenza di quei piani che devono scattare automaticamente, quando c'è lo stato di calamità e lo stato di emergenza.
La Protezione civile è un fiore all'occhiello del nostro Paese. Forse lo era un fiore all'occhiello del nostro Paese, non così ridotta come è stata ridotta, non più a seguire le emergenze, ma a diventare uno strumento per gratificare qualche amico attraverso le short list delle imprese o per dare qualche finanziamento persino a qualche rito religioso o a qualche grande evento.
Abbiamo perso, invece, l'obiettivo prioritario che è indicato nella legge n. 225 del 1992, la quale stabilisce in modo chiaro che il primo compito della Protezione civile è la salvaguardia della vita umana, cioè di quelle persone che per una calamità, per una catastrofe o per un evento naturale, correlati a danni, mettono a rischio la propria sicurezza e la vita.
Io credo che questo non sia avvenuto, e ciò è dimostrato non solo dal numero delle vittime ma anche dal numero di Paesi isolati. Ancora oggi ci sono comuni a cui non si portano i necessari servizi e le cui strade non sono state liberate. Il fatto che non ci sia stata comunicazione fra enti è dimostrato tra le altre cose dalle iniziative - devo dire - assolutamente personali e anarchiche con cui si è proceduto. Un sindaco che si è fatto fotografare e qualche altro sindaco addirittura che ha messo in moto la macchina della Protezione civile laddove non è neppure arrivata la neve. Penso al sindaco di Bari per esempio: sacchi di sale per strada, Pag. 52macchine attivate, e poi in Puglia ha piovuto, non ha nevicato, ma i disservizi ci sono stati lo stesso. È evidente che gli enti tra di loro non hanno parlato. È evidente che il meccanismo della Protezione civile non ha funzionato.
Faccio una riflessione: per fortuna abbiamo sventato in questo Parlamento il tentativo di privatizzare la Protezione civile, di trasformarla in una Spa, perché probabilmente oggi staremmo non solo a chiedere soldi per qualche soldato che con la pala deve arrivare a liberare qualche paese, ma rischieremmo anche che i comuni si paghino il servizio di Protezione civile, e che il servizio sia meglio o peggio a seconda di quanto si può dare.
Si è parlato troppo di Roma, si è parlato pochissimo di tantissimi comuni, tantissimi comuni del centronord, tantissimi comuni della regione delle Marche, tantissimi comuni della regione dell'Abruzzo. Ho chiesto ad una cittadina abruzzese che cosa è mancato in tutto questo. Sapete, Ministri, che cosa ha detto la cittadina abruzzese isolata nel suo comune da un metro e mezzo di neve? È mancato lo Stato! Il cittadino ha detto che è mancato lo Stato, e credo che questo dovrebbe farvi riflettere su quanto è accaduto in questi giorni.
Non ho sentito il Ministro dell'interno chiarirci quello che alcuni sindaci hanno denunciato, almeno da fonti di stampa, ovverosia la questione riguardante l'intervento dell'esercito per aiutare quei comuni a risolvere i problemi, e se sia vero questo prezzario che viene portato dicendo che se un esercito deve intervenire un comune si deve pagare lo spalatore, si deve pagare la ruspa, si deve pagare il vitto e l'alloggio dell'esercito.
Credo (da cittadino) che ogni cittadino deve sapere che l'esercito è accanto ai cittadini, è accanto alle istituzioni, accanto ai comuni. Non si può pensare ad un'idea aziendale dell'uso dell'esercito perché c'è un accordo tra Ministero della difesa e Ministero dell'interno. È assolutamente impensabile che i Ministri possano ridursi a società per azioni per cui ti do questo se mi dai quest'altro.
Vi invito a rivedere questa direttiva, vi invito ad intervenire perché questo significa ridurre ulteriormente la fiducia nelle istituzioni.
Così come ritengo che sia davvero vergognoso (e invito il Governo ad intervenire) il fatto che i cittadini che subiscono la calamità debbano pagare più tasse per risolvere il problema della calamità, che debbano pagare le accise sui carburanti perché là devono trovare le risorse per risolvere i problemi della comunità.
È come dire «cornuti e mazziati». Io ho la calamità e io stesso mi devo risolvere il problema, e lo Stato dov'è? Allora, vi invito ad intervenire immediatamente su quell'obbrobrio di legge del «milleproroghe» che è ha consentito questo.
Nelle Marche ci sono ancora comuni che gridano vendetta, non per la neve di oggi, ma per l'alluvione di un anno fa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e dove la regione si è inventata di non ricorrere allo stato di calamità, ma di ricorrere allo stato di emergenza, per non chiedere ai cittadini il contributo e pagarsi i danni legati all'alluvione. Lo Stato, che non è uno Stato di assistenza, ma uno Stato che si dimostri organizzativo, che sappia controllare come vengono spesi i soldi, che sappia organizzare la propria assistenza sul territorio.
Lo dico anche per la funzione della Protezione civile e lo dico da medico: se trovo un paziente per strada che rischia la vita, è mio dovere salvarlo e non me ne frega niente di quanto potrebbe costare in termini economici. È mio dovere intervenire. È dovere della Protezione civile, è dovere di chi rappresenta la Protezione civile, prima intervenire e salvare le vite e, poi, pensare al costo e a quello che costerà il suo impiego.
Termino con le due questioni che riguardano il Ministro Passera e che credo debbano aprire su di noi una riflessione. La questione dei trasporti: non possiamo tutto ridurre, scusi Ministro, alle dichiarazioni dell'amministratore delegato Moretti che afferma: «mal comune mezzo Pag. 53gaudio». Siccome è successo in altri Paesi, è successo in Italia, meno o più che in altri e, quindi, dobbiamo essere contenti.
La verità è capire se nelle ferrovie - e la invito a chiarire questo - c'è o non c'è un piano di emergenza in queste situazioni. Se esiste un piano di emergenza che interviene prima e durante l'emergenza.
E, infine, sulla questione energetica: abbiamo capito oggi che dipendiamo e dipendiamo fortemente in termini di gas e, forse, in termini anche di altre energie. Sono preoccupato, anche dalle cose che lei ha detto, perché quello che lei dice è il rattoppo alla situazione, non è la soluzione. Il nostro Paese, infatti, ancora non ha un piano energetico nazionale e deve scegliere che strategia energetica avere. In questo momento leggo, nelle sue dichiarazioni, una scelta strategica che ancora investe su fonti tradizionali e non investe, invece, nelle fonti rinnovabili, non investe ancora nelle fonti pulite, non fa una scelta chiara in termini energetici nel nostro Paese, che ci liberi e ci renda più autonomi dagli altri Paesi.

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, la prego di concludere.

PIERFELICE ZAZZERA. Mi sembra di capire, nelle sue sottili e chiaramente intelligenti parole, che ci sia l'intenzione di far salire al 15 per cento quel fabbisogno anche ricorrendo alla ricerca di idrocarburi e alle trivellazioni. Lei sa - vengo dalla Puglia - che il territorio ha detto di no.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, Grande Sud-PPA ringrazia i Ministri per le informative che ci hanno fornito quest'oggi.
Concordiamo nel giudizio che gli eventi si sono verificati su tutto il territorio nazionale, in cui, però, vi sono zone più vulnerabili di altre. Cito il Molise, dove alcuni paesi non sono stati ancora liberati dai cumuli di neve sulle strade, e cito il crotonese-silano, dove molti paesi sono privi di energia elettrica da almeno cinque giorni.
La Protezione civile ha svolto bene il ruolo che la legge le attribuisce; va certamente rafforzata, senza però l'illusione di tornare ai compiti precedenti, che erano compiti assolutamente diversi da quelli che deve svolgere una Protezione civile moderna. Comprendevano i grandi eventi. E tutto questo ha portato ad un ridimensionamento dei suoi compiti, il che evidentemente è stato un danno.
I vigili del fuoco, la polizia stradale, i carabinieri hanno svolto un ruolo fondamentale: è stato messo in rilievo dal Ministro Cancellieri. Ma anche i volontari, i cittadini volontari sono stati essenziali. È stato, però, poco efficiente il sistema ferroviario italiano, che nel nostro Paese non è preparato ad affrontare tali emergenze né pensa di prepararsi, purtroppo, se la situazione rimane come quella di oggi. Così pure il sistema autostradale.
I comuni sono stati, purtroppo, «spolpati» dalla crisi in questi anni e non hanno potuto avere un ruolo in quanto a strutture di lavoro, ma sono stati preziosi come organizzatori del volontariato dei loro cittadini che è stato, quindi, il fattore decisivo per superare la criticità di questi giorni.
La criticità poi che si è verificata a Roma è stata proprio particolare. Per 20 anni il piano contro la neve ha funzionato egregiamente sotto la guida della municipalizzata dell'ambiente, l'AMA; ma sembra che l'AMA sia stata sostituita - incautamente a mio modo di vedere - da un gruppo di volontari della protezione civile comunale. Ciò è stato gravissimo in quanto non c'è stata in città una struttura organizzata idonea ad affrontare quest'emergenza come avveniva negli anni passati.
La crisi e si è immediatamente riversata sull'energia e qui va fatta chiarezza. Si devono attivare tutte le strategie per arrivare all'autosufficienza per lungo tempo: per i rigassificatori si è portato avanti un metodo sballato. Alcuni dicono: fate i rigassificatori, ma non nella mia regione. È assurdo; servono decine di Pag. 54queste strutture perché serve che la fornitura del gas non avvenga attraverso un tubo fisso, ma avvenga da varie centinaia di clienti che sono nel mondo e che possono fornire il gas liquido alle gasiere e portarlo nei nostri trasformatori, nei rigassificatori che noi dobbiamo attivare, costruire, portare avanti e preservare anche dalle ondate delle mareggiate.
Dunque, signor Presidente, credo che, nel momento in cui pensiamo ai 46 morti di questi giorni, la memoria ci deve riportare ai 32 di Giampileri, ai morti della Liguria, ai circa 300 morti de L'Aquila, e ai bambini di San Giuliano.
Purtroppo, interveniamo sempre dopo, cerchiamo di prevenire e attutire così gli effetti dei fenomeni naturali. Grande Sud apprezza l'impegno del Governo nel suo complesso, ma si impegna a incalzarlo nelle necessarie riforme strutturali nel campo dei trasporti e dell'energia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-GrandeSud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, mi lasci dire con grande semplicità che è un po' stridente in quest'Aula sentire alcuni interventi da parte dell'opposizione rivolti al Governo che sta lì da due mesi, quando loro hanno governato per dieci anni e forse più.
L'ondata di freddo che ha colpito l'Europa si lascia dietro centinaia di morti. Il cordoglio è per i morti italiani, ma anche per i tantissimi morti che ci sono stati in tutta Europa. Notizie di situazioni di grande disagio giungono da tutti i Paesi europei. È l'intero continente a vivere l'esperienza che sta vivendo l'Italia; mentre parliamo giungono notizie di intere comunità isolate, di strade chiuse, di collegamenti ferroviari bloccati, di reti telefoniche in tilt, di vite umane in pericolo. Sono giorni di mobilitazione. Penso, come tanti, che il Governo stia facendo il massimo possibile a tutti i livelli.
Sono i giorni dell'impegno corale delle nostre comunità e delle nostre istituzioni. Le polemiche, lo scaricabarile, la ricerca di colpevoli minano, e non poco, in queste ore, la tenuta del nostro sistema Paese e rendono meno efficienti gli interventi, che pure sono stati fatti e che ancora dovremo fare nelle prossime ore.
Certo, le inadeguatezze ci sono, non sono una novità: sono il frutto di anni di arretratezza, di anni di disimpegno, di sottovalutazione, e non vanno sottaciute, ma, certamente, non si possono scaricare su questo Governo. È un atto ingiusto che gli italiani, credo, comprendono bene. Ci sono infrastrutture inadeguate, treni e linee ferroviarie da modernizzare, strade e autostrade da risistemare, piani per attrezzare le nostre città alle emergenze, come la neve, il caldo, le esondazioni, i terremoti. Questi sono i grandi temi che, da anni, vengono affrontati, ma mai radicalmente risolti.
Non sono queste, quindi, le ore per attizzare le polemiche. Sono queste le ore per attivare tutte le risorse umane e materiali per soccorrere chi è nel bisogno. Questo chiediamo con forza al Governo. Superata l'emergenza, si potrà affrontare il tema delle inadeguatezze, del nostro sistema Paese. Penso alla Protezione civile. Guardate, la Protezione civile non è solo un problema di mezzi, non è solo un problema di strutture, è anche un problema di motivazioni. Dietro la Protezione civile di questi anni non ci sono solo le malefatte che sono state evidenziate in quest'Aula, ma vi è anche un grande know how, un grande lavoro di organizzazione; e guai a deprimerlo, in questo momento, soprattutto, per quanto riguarda il personale e le migliaia di volontari su tutto il territorio nazionale.
La seconda questione riguarda le ferrovie. Anch'io sono convinto che la crisi sia legata anche al fatto che le ferrovie guardano troppo al sistema di business e poco a quello che, sostanzialmente, è il contratto di servizio, che andrebbe meglio onorato, in tempi normali e non in tempi straordinari. Il gas ha alla base - lo abbiamo sentito dal Ministro - artifici strutturali che vanno affrontati e risolti, Pag. 55ma, certamente, non lo si può fare in queste ore. È in arrivo un nuovo evento nevoso.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. Facciamo sì che le istituzioni e i cittadini italiani si possano riscattare. Sarebbe un buon modo di ricominciare, un buon modo per dare corso alle buone intenzioni da parte del Governo, ma anche da parte delle istituzioni e di quest'Aula in particolare.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 16,35).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, desidero chiederle, purtroppo, ancora una volta, perché questo è esattamente il sesto sollecito che rivolgo, di ottenere risposta ad un'interrogazione che ho presentato il 18 settembre 2008, a cui non ho avuto ancora risposta.
Oggi e domani sono in corso presso il Palazzo dell'istituzione più alta, cioè il Quirinale, le cerimonie per il giorno del ricordo della tragedia delle foibe. Io provengo da una regione, il Friuli Venezia Giulia, che ha vissuto momenti e vicende drammatiche, che non possiamo assolutamente dimenticare. Come ha detto il Presidente Napoletano, oggi, nel corso della cerimonia al Quirinale, attestando, ancora una volta, la piena solidarietà alle vittime delle foibe, alle loro famiglie, alla tragedia dell'esodo di istriani e dalmati, che si sono trovati nella condizione di dover abbandonare la propria terra come conseguenza di una tragedia che è stata determinata dall'entrata in guerra dell'Italia del regime fascista accanto ai nazisti.
Signor Presidente, questa mia interrogazione - ecco il collegamento - purtroppo, si riferisce ad un altro luogo della tragedia e del dolore.
È un'interrogazione che si riferisce al campo di concentramento di Visco, in provincia di Udine, l'unico campo di concentramento realizzato in Italia dal regime fascista, dove furono internati circa tremila civili, donne, uomini e bambini provenienti dalla ex Jugoslavia, cioè dalla Slovenia, dalla Croazia, dalla Bosnia-Erzegovina, dalla Serbia e dal Montenegro, e dove parecchi di loro trovarono la morte. Qui, si fa riferimento all'intenzione di intervenire con una modifica dell'utilizzo di quell'area che fu luogo di dolore e di patimento per migliaia di persone, ed è proprio per questo che io sollecito, tramite lei, signor Presidente, una risposta del Ministero competente, in questo caso quello dei beni e delle attività culturali, che a suo tempo, giustamente e doverosamente, ha posto un vincolo su quel luogo di sofferenza.
Concludo ringraziandola, signor Presidente, e ricordando che le vicende della storia si intrecciano, in questo caso, secondo me, positivamente: proprio in queste giornate, in queste ore il Parlamento, in questo caso la Camera, è chiamato ad esprimersi, con i lavori delle Commissioni, sulla ratifica del trattato di adesione della Croazia all'Unione europea. Anche questo è un segno importante per un'area molto tormentata che ha vissuto la tragedia delle foibe, la tragedia dell'eccidio di Porzus, dove il Presidente Napolitano si recherà quest'anno, presumibilmente in aprile o maggio; è una terra che ha sofferto moltissimo e oggi, con questo ulteriore passo in avanti verso la costruzione degli Stati Uniti d'Europa, ci incamminiamo su una prospettiva che vuole non dimenticare le tragedie vissute da una particolare area del nostro Paese, il Nord-est, il Friuli Venezia Giulia, l'Istria, la Dalmazia in particolare, per contribuire così, veramente, a costruire la nuova Europa dei popoli, delle autonomie locali, nel rispetto di tutte le identità storiche, linguistiche e culturali.

Pag. 56

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, provvederemo a reiterare la pressione sul Ministro competente sperando che questa volta la sua interrogazione possa trovare una risposta adeguata.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi in merito al potenziamento della rete stradale e ferroviaria nel territorio di Prato, con particolare riferimento alle opere inserite nell'accordo quadro per la realizzazione delle infrastrutture strategiche sottoscritto il 16 giugno 2011 - n. 2-01312)

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01312, concernente elementi in merito al potenziamento della rete stradale e ferroviaria nel territorio di Prato, con particolare riferimento alle opere inserite nell'accordo quadro per la realizzazione delle infrastrutture strategiche sottoscritto il 16 giugno 2011 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RICCARDO MAZZONI. Signor Presidente, insieme ad altri colleghi ho presentato questa interpellanza urgente per verificare le intenzioni del Governo su un nodo storico e cruciale della viabilità nell'alta Toscana, ossia il raddoppio della declassata Firenze-Prato-Pistoia, che è stato non a caso inserito nell'atto aggiuntivo all'accordo-quadro per la realizzazione delle infrastrutture strategiche, stipulato tra il Governo Berlusconi e la regione Toscana il 16 giugno 2011. L'allora Ministro Matteoli si è impegnato a reperire le risorse necessarie entro la data di inizio dei lavori che è prevista per il primo semestre del 2012.
Nell'accordo è stato riconosciuto il ruolo strategico del territorio di Prato nell'ambito del più ampio sistema infrastrutturale regionale e nazionale e si è convenuto di avviare tutte le azioni ritenute necessarie per definire un quadro omogeneo di interventi volti all'adeguamento e al potenziamento dell'attuale rete stradale e ferroviaria di collegamento con tutti i sistemi produttivi economici presenti. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con la regione si è impegnato a sviluppare un piano dettagliato delle opere da programmare, sia in ordine alle fasi progettuali e realizzative, sia ai profili di carattere finanziario. Le opere individuate per supportare il ruolo strategico del nodo di Prato sono: il completamento della seconda tangenziale, il collegamento dell'asse delle industrie alla bretella Prato-Signa, il completamento del raddoppio di viale Leonardo da Vinci quale asse portante dell'intero sistema urbano, il completamento dello sviluppo dell'interporto di Prato, lo sviluppo dei collegamenti su ferro all'interno dell'area metropolitana con riutilizzo della tratta Prato-Firenze con tecnologie innovative per i collegamenti veloci da e per Firenze, con particolare riferimento all'innovativo strumento del tram-treno.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con la regione Toscana, si è impegnato ad inserire queste opere nell'aggiornamento dell'allegato infrastrutture al Documento di economia e finanza, per consentirne così il relativo inserimento nella legge obiettivo.
Le attività di monitoraggio dello stato di avanzamento dei lavori saranno assicurate attraverso l'attivazione di un tavolo permanente appositamente istituito al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Quindi, l'interpellanza chiede a che punto sia l'attuazione dell'accordo quadro sottoscritto dal precedente Governo con la regione Toscana il 16 giugno 2011; se venga confermato l'impegno di considerare il raddoppio di viale Leonardo da Vinci come infrastruttura strategica; e se venga Pag. 57confermato l'impegno finanziario, stimato in circa 16 milioni di euro, per realizzare l'opera.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, l'opera segnalata dagli onorevoli interpellanti è senz'altro da considerarsi un'opera strategica per il territorio interessato. Anche questo Governo, pertanto, conferma tutti gli impegni assunti con l'integrazione all'atto aggiuntivo del 22 gennaio 2010 all'intesa generale quadro del 18 aprile 2003, sottoscritta in data 16 giugno 2011.
Tuttavia, nell'atto che ricordava anche l'onorevole Mazzoni erano contenute delle scadenze che già prima dell'insediamento di questo Governo erano decorse inutilmente, e faccio riferimento al piano dettagliato delle opere, che doveva essere predisposto entro 60 giorni, quindi entro il 16 di agosto. Purtroppo, devo comunicare che ANAS, regione Toscana, comune di Prato, provincia di Prato e Rete ferroviaria italiana stanno ancora verificando, ai sensi dell'articolo 3 del citato accordo, le migliori soluzioni progettuali per dare attuazione a quanto concordato.
Con tale strumento - ricordiamo che si tratta di un'intesa generale quadro avente validità pluriennale tra il Governo e la regione Toscana, ai sensi legge n. 443 del 2001 - si è ritenuto individuare le infrastrutture e gli insediamenti produttivi e strategici da realizzare per la modernizzazione, lo sviluppo, la crescita sociale ed economica del territorio individuato.
Si assicura, pertanto, che l'intervento in questione, come auspicato dagli onorevoli interpellanti, verrà comunque inserito in via programmatica nel prossimo aggiornamento dell'allegato infrastrutture al Documento di economia e finanza, e rappresenta una priorità nell'assegnazione delle risorse che si renderanno disponibili, ma, evidentemente, non con il cronoprogramma che era stato ipotizzato all'atto della sottoscrizione dell'intesa.

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di replicare.

RICCARDO MAZZONI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per aver confermato la volontà del Governo di mantenere gli impegni, sia pure con un cronoprogramma necessariamente diverso. Sono contento di questa risposta, sono soddisfatto. Avevo presentato questa interpellanza proprio nella speranza di avere una risposta positiva, visto che il Ministro Passera ha più volte detto di voler puntare sulle infrastrutture come fattore chiave per la crescita ed il rilancio della competitività del sistema Paese.
La filosofia annunciata dal Ministro è stata molto chiara: porti, strade e ferrovie per riportare il prodotto interno lordo italiano al segno più. Per questo - gliene va dato atto - tra i suoi primi provvedimenti ha provveduto a far sbloccare dal CIPE diversi miliardi di euro destinati alla costruzione di opere pubbliche ritenute fondamentali per il sistema Paese.
Quindi, quello che il Ministero ha voluto dare è un segnale molto chiaro della volontà di portare a termine una serie cospicua di opere pubbliche. Prato si aspettava - e io ne sono portavoce - da questo Governo l'attenzione che ha ricevuto dal precedente, e si aspettava il rispetto degli impegni presi. Do atto al sottosegretario di aver risposto positivamente alla nostra interpellanza.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Morassut - n. 2-01352)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Morassut n. 2-01352, concernente intendimenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in merito alle intese sottoscritte con il comune di Roma sull'utilizzo del patrimonio immobiliare pubblico delle aree di Pietralata.
Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

Pag. 58

(Iniziative per il ritiro dello schema di regolamento in materia di valutazione delle menomazioni derivanti da incidenti stradali, approvato dal Consiglio dei ministri il 3 agosto 2011 - n. 2-01274)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01274, concernente iniziative per il ritiro dello schema di regolamento in materia di valutazione delle menomazioni derivanti da incidenti stradali, approvato dal Consiglio dei ministri il 3 agosto 2011 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, in realtà preferiamo ascoltare la risposta del Governo e dopo rappresentare, in sede di replica, le valutazioni finali del gruppo del Partito Democratico. Infatti, questa è un'interpellanza i cui contenuti sono in questa nostra Aula da mesi e sono stati oggetto di una mozione approvata dalla Camera dei deputati alcuni mesi fa, esattamente nella seduta del 26 ottobre 2011, con il precedente Governo.
Questa mozione si inserisce in un momento anche delicato perché, nell'altro ramo del Parlamento, al Senato, i gruppi parlamentari che sostengono il Governo stanno facendo una serie di valutazioni su proposte emendative dell'attuale assetto del mercato delle assicurazioni RC-auto. Quindi, preferiamo ascoltare il Governo, che speriamo ci dia una risposta positiva e costruttiva, e poi, in sede di replica, ci esprimeremo appunto sulle valutazioni del Governo e su quello che noi riteniamo debba essere il cammino che abbiamo di fronte.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, chiedo scusa per la voce che è venuta meno via via nella giornata di oggi, cosa che non avevo davvero previsto. L'interpellanza dell'onorevole Boccia pone un problema sicuramente molto importante, su cui come Ministero stiamo lavorando, come dirò alla fine, anche ad una correzione rispetto alla versione iniziale del provvedimento che viene criticato dall'onorevole Boccia e dagli altri presentatori dell'interpellanza.
Tuttavia, vorrei ricordare prima, in premessa, come il regolamento di cui stiamo parlando è finalizzato a fissare in modo univoco, con un'unica tabella valida per l'intero territorio nazionale, ai fini dei risarcimenti del danno in sede assicurativa RC-auto, i valori economici e medico-legali per la valutazione del danno alla persona derivante da lesioni che abbiano determinato invalidità pari o superiore a dieci punti. Per quelle di invalidità minore esiste già un'analoga disciplina. Quindi, l'intento sottolineato sia dal Ministro della salute sia da noi è di uniformare a livello nazionale i parametri per i risarcimenti e dare certezza ai danneggiati circa i loro diritti.
In questa chiave, senza che ricostruisco tutta la storia che sta alle nostre spalle e che dall'altra parte gli interpellanti hanno già messo in evidenza nella loro interpellanza, vorrei segnalare come, da ultimo, la sentenza del Consiglio di Stato abbia condiviso, del provvedimento predisposto dai due Ministeri, l'esigenza di porre rimedio alle distorsioni che si verificano attualmente in materia di risarcimento dei danni non patrimoniali di non lieve entità derivanti da incidenti stradali. Sto citando alla lettera il Consiglio di Stato. Infatti, la prassi dei tribunali italiani, a tal fine, fa riferimento a differenti tabelle parametriche, autonomamente elaborate dai singoli uffici giudiziari, con evidenti effetti distorsivi sul piano dell'entità dei risarcimenti accordati per analoghe menomazioni.
Dopodiché il Consiglio di Stato formula una critica allo schema di regolamento predisposto dai nostri Ministeri, sollevando un dubbio circa la corrispondenza effettiva della tabella prevista dal regolamento rispetto ai criteri fissati dalla norma legislativa, ossia dal decreto legislativo n. 209 del 2005. In particolare - cito di nuovo alla lettera il Consiglio di Pag. 59Stato - il Consiglio ha rilevato che la progressione dei coefficienti moltiplicatori prevista nel regolamento non sembra corrispondere a quanto stabilito dall'articolo 138 del decreto legislativo, dove il legislatore ha disposto che la tabella unica nazionale venga redatta secondo alcuni criteri, tra cui quello in forza del quale l'incidenza della menomazione sugli aspetti dinamico-relazionali della vita del danneggiato cresca in modo più che proporzionale rispetto all'aumento percentuale assegnato ai postumi. Ora, il Consiglio dice che i nostri coefficienti moltiplicatori non prevedono questa crescita più che proporzionale. E questo è uno dei punti sollevati, in particolare, dall'interpellanza urgente dell'onorevole Boccia. Su questo punto vorrei sottolineare come ciò che cresce in misura più che proporzionale nella tabella originariamente predisposta dal Ministero della salute e dal Ministero dello sviluppo economico è, però, il valore economico del punto, o, per meglio dire, il valore del risarcimento. In altri termini, il risarcimento spettante cresce in misura più che proporzionale rispetto all'aumento del grado di menomazione previsto in tabella. Da questo punto di vista, diciamo, stiamo applicando l'indicazione della norma del decreto legislativo. Ciononostante ci rendiamo conto che può essere opportuna una rimodulazione dei coefficienti, tenendo conto però di due aspetti. Intanto bisogna tenere conto che noi abbiamo complessivamente, nel modo in cui il valore del risarcimento cresce rispetto al danno, una situazione in cui siamo sopra ai valori normalmente riconosciuti in altri Paesi europei, nei nostri principali Paesi partner. E teniamo conto che da noi, purtroppo, dobbiamo riscontrare anche - ma non è naturalmente il caso dei danni di cui stiamo parlando, ma dei danni di minore entità - una incidenza praticamente doppia di quella di altri Paesi europei. Cioè, a parità di incidente, la percentuale dei danni alla persona in Italia è doppia rispetto alla media europea. Questo non riguarda i danni gravi, ripeto, riguarda i danni lievi, ma in qualche modo noi abbiamo qui un problema su cui dovremo intervenire e in parte nel decreto «liberalizzazioni» abbiamo previsto qualcosa che potrà aiutare a chiarire meglio gli effetti reali dell'incidentalità stradale. Comunque qui c'è un problema molto serio che eleva il costo degli incidenti stradali nel nostro Paese e con questo eleva anche, purtroppo, i premi assicurativi che nel nostro paese corrispondono alla RC-auto rispetto a quelli di altri Paesi corrispondenti. Su questo l'ISVAP ha più volte richiamato l'attenzione. Ora, senza nulla togliere a miglioramenti del funzionamento del mercato assicurativo di cui c'è assoluto bisogno - come del resto abbiamo mostrato con le norme che abbiamo introdotto nel decreto-legge n. 1/2012, attualmente all'esame del Senato e che presto arriverà all'esame della Camera dei deputati - per aumentare la concorrenza e quindi ridurre i premi per questa via, un problema serio si pone dal lato dei costi dell'incidentalità. Questo però, ripeto, non riguarda il tema dei danni gravi, ma riguarda un sistema complessivo e il peso sugli assicurati italiani dei premi assicurativi.
Tornando al nostro problema, riteniamo di dover correggere il nostro provvedimento. Stiamo lavorando con il Ministero della salute a questo scopo. Riteniamo di dover accentuare il grado di, in un certo senso, più che proporzionalità dell'aumento del risarcimento in base al danno e, quindi, in questa direzione ci muoveremo e, pertanto, rivedremo il regolamento in base sia al parere del Consiglio di Stato sia alle esigenze che sono state poste dagli onorevoli che hanno presentato l'interpellanza urgente.
È nostra preoccupazione, come Ministero dello sviluppo economico in particolare, costruire questa tabella dei risarcimenti in modo che sia, in un certo senso, non solo più adeguata alle esigenze dei danneggiati ma anche contemperare questa esigenza con il problema di evitare un eccessivo ricasco di tutto ciò sui premi assicurativi, tenendo conto del quadro generale purtroppo non particolarmente entusiasmante di cui parlavo in precedenza. Pag. 60
Quindi, nostra intenzione - concludo, rispondendo all'interpellanza urgente - è di rivedere la tabella - lo stiamo già facendo - per tener conto delle osservazioni che ci sono state mosse.

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, prendiamo atto che il Governo si impegna a rivedere un decreto-legge che noi abbiamo duramente criticato e contestato in quest'Aula perché, sotto lo slogan della necessità di uniformare i valori dell'indennizzo, il sospetto - è stato anche oggetto del dibattito in quest'Aula - è che l'uniformità, signor sottosegretario, fosse particolarmente necessaria più per le compagnie di assicurazione che per i danneggiati.
Le dico questo perché il tema che le hanno di nuovo risottoposto gli uffici e che viene fuori ogni volta dai dibattiti e dai confronti con le compagnie di assicurazione e, cioè, il valore più che doppio dei risarcimenti in Italia, non trova, purtroppo, riscontro nel valore più che triplo, in alcuni casi, del costo della RC-auto rispetto alla maggior parte dei Paesi europei. Come lei ha con grande onestà intellettuale riconosciuto, l'incidenza maggiore del costo dei risarcimenti è data, signor Presidente, dai cosiddetti «colpi di frusta», cioè dagli incidenti che vanno, nei punteggi delle compagnie, da zero a nove punti e che, però, non sono oggetto né della nostra interpellanza urgente né della discussione fatta da questa Assemblea il 26 ottobre scorso.
In quel dibattito, che è stato anche molto franco, schietto e duro in alcuni passaggi e che vide l'allora Governo Berlusconi in forte imbarazzo, avevamo un'unica necessità: uniformare effettivamente ma, al contempo, dando certezze a chi non può fingere, perché un lesionato grave o una vittima della strada, signor Presidente, converrà con me che non può fingere. Vorrei ancora ricordare a noi stessi che oltre 4 mila persone l'anno muoiono sulla strada e che qualche decina di migliaia di persone subiscono lesioni gravi. Quindi, abbiamo il dovere di dare certezze alle decine di migliaia di italiani e di chiedere al Governo - e, attraverso il Governo, alle compagnie di assicurazione - di chiudere questa pagina oggettivamente imbarazzante della nostra storia recente nel rapporto tra assicurati e compagnie di assicurazione.
Non è ipotizzabile che le riserve accumulate negli anni per le controversie legali sulle lesioni gravi e sulle vittime della strada si trasformino all'improvviso, grazie ad un decreto-legge, in sopravvenienze attive nei bilanci di assicurazioni che forse non sono state gestite come avrebbero dovuto essere gestite. Questo è il punto politico e questo punto politico - lo dico con il massimo rispetto nei confronti del Governo - supera qualsiasi valutazione del Consiglio di Stato.
Noi abbiamo letto la valutazione del Consiglio di Stato e l'abbiamo, per alcuni passaggi, anche apprezzata, ma essa si ferma laddove ha il dovere di fermarsi il Consiglio di Stato, ossia sulla scelta di fondo. Riteniamo che la scelta di fondo sia stata fatta con troppa fretta nell'agosto scorso da una commissione che era insediata da anni presso l'allora Ministero della salute guidato dal Ministro Fazio. Tale commissione, all'improvviso, è stata colta da una fretta che non abbiamo compreso. Ha tirato fuori un decreto del Presidente della Repubblica, che sotto l'ombrello della uniformità, ha in realtà dato certezze alle compagnie e non le ha date alle vittime della strada, soprattutto a coloro che avevano controversie legali in corso da anni.
Oggi, signor sottosegretario, quello che chiediamo a lei, al Ministro Passera e, per il vostro tramite, all'intero Governo Monti è - assunto in quest'Aula l'impegno di rivedere quel decreto-legge - di dare delle risposte. Infatti, abbiamo la necessità di capire, parallelamente a quello che accade al Senato in sede emendativa - e, da questo punto di vista, il Partito Democratico l'osso non lo molla, così come tutti i partiti che votarono quella mozione approvata in quest'Aula - se finalmente si Pag. 61arriverà alla svolta che consente agli automobilisti italiani di essere in qualche modo non solo risarciti - perché si viene risarciti se si subisce una disavventura - ma, se non altro, trattati in funzione del merito. Noi al Senato abbiamo chiesto - oggi abbiamo presentato i nostri emendamenti - la correlazione, dopo anni, tra la patente a punti e l'RC-auto. La patente a punti in Italia fu adottata per legare il merito dell'automobilista al suo curriculum, al quale era legato anche il costo dell'RC-auto. Essa è servita per far fare business probabilmente alle scuole di formazione e quindi alle scuole guida, ma non ha avuto alcuna correlazione con il costo dell'RC-auto.
Signor sottosegretario, prendiamo atto di questa disponibilità del Governo: siamo parzialmente soddisfatti della risposta. Ci auguriamo che, nelle prossime ore, al Senato si completi questa sua risposta approvando gli emendamenti che danno una svolta definitiva al rapporto del singolo contribuente con la singola compagnia di assicurazione nel rapporto con l'RC-auto rispetto ai risarcimenti. Qui si inquadra la problematica - converrà con noi - di decine di migliaia di persone che hanno controversie legali e che, in relazione ai tempi che il Ministero prevede, avranno risposte ai loro diritti - stiamo parlando di lesioni gravi o di vittime della strada - assolutamente non gradite. Siccome il delta tra il gradimento della risposta del singolo e quanto la compagnia trasforma una riserva in sopravvenienze attive rischia di essere oggettivamente imbarazzante, le chiedo - a nome del gruppo del Partito Democratico - di fare in maniera molto seria questa valutazione. Infatti, è comprensibile quello che accadrà dal giorno dopo se nella discussione del decreto-legge sulle liberalizzazioni in corso troveremo un accordo - come mi auguro - con i gruppi che in questo momento sostengono il Governo Monti sulle riforme che riguardano le compagnie di assicurazione. Da quel decreto dipenderà il futuro, ma dipende anche il passato e sul passato non possiamo - avendo fatto pagare l'RC-auto più alta d'Europa - dire agli italiani che hanno degli indennizzi pari agli altri Paesi europei, visto che l'RC-auto pagata è pari al doppio, se non al triplo in alcune aree del Paese.
Per questa ragione concludo ringraziandola per la risposta che va nella direzione che auspicavamo, purtroppo non è completa proprio per lo stato dei lavori in corso sul decreto-legge sulle liberalizzazioni e le chiediamo di sollecitare al Ministro Passera e al Presidente Monti maggior coraggio dall'altra parte perché le due cose si tengono se si fanno in queste settimane. Viceversa, noi se non dovessimo ritrovarci con la riforma di là del legame tra patente a punti e costo del RC-auto e la revisione di questo decreto torneremo testardamente ancora in Aula perché non si può pensare che una vicenda male amministrata, non controllata e in alcuni casi non vigilata per oggettivo effetto di cartello esistente si trasformi in un'operazione contabile che, come ho già detto più volte in questo intervento, trasforma le riserve cautelative del bilancio delle compagnie di assicurazione in sopravvenienze attive (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi ed iniziative in relazione alle prospettive del sito industriale di Terni, con particolare riferimento alla convocazione di un tavolo di confronto tra ThyssenKrupp-Ast, parti sociali ed istituzioni - n. 2-01338)

PRESIDENTE. L'onorevole Trappolino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01338, concernente elementi ed iniziative in relazione alle prospettive del sito industriale di Terni, con particolare riferimento alla convocazione di un tavolo di confronto tra ThyssenKrupp-Ast, parti sociali ed istituzioni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, illustro rapidamente l'interpellanza urgente per fare il punto sulla vicenda ThyssenKrupp-Ast che in queste Pag. 62ultime settimane ha avuto un primo esito importante con l'acquisizione da parte della società finlandese Outokumpu. In particolare, chiediamo al Governo di convocare il tavolo nazionale per affrontare non soltanto la vicenda per quel che riguarda l'acquisizione e quindi la vendita ma anche per costruire insieme alle istituzioni locali - alla regione, al comune e alla provincia - quelli che fino ad oggi sono stati impegni disattesi.
La vicenda ThyssenKrupp-Ast nel 2005 trovò nel patto di territorio un momento importante e di accordo con la vecchia proprietà ThyssenKrupp e in quell'accordo il Governo sostanzialmente aveva assunto degli impegni che riguardavano gli investimenti, in particolare nelle infrastrutture: il collegamento viario Terni-Orte-Civitavecchia, il raddoppio della linea ferroviaria Orte-Falconara e il tema dell'energia. Le questioni appunto sospese sono queste infrastrutturali, mentre per fortuna hanno reso giustizia gli impegni che invece la proprietà ha mantenuto negli investimenti che si sono aggirati in questi anni attorno ai 500 milioni di euro, investimenti importanti che hanno reso il sito produttivo di Terni competitivo.
La vicenda, come ricordava il sottosegretario rispondendo poche settimane fa ad un'interpellanza urgente del collega onorevole Vico, sta dentro il quadro delle politiche nazionali e ancor di più dentro il quadro delle politiche industriali dell'Unione europea. Credo che vada in questo senso considerata, per cui nell'interpellanza urgente chiediamo la convocazione urgente di questo tavolo nazionale e in questo senso vogliamo ricollocare questa vicenda sul piano strettamente nazionale che le compete, non solo per la dimensione e l'importanza del sito produttivo che occupa 3 mila persone - con l'indotto arriviamo a 6 mila - e rappresenta il 25 per cento del PIL regionale.
Insomma, quindi, è un impianto ed un'azienda importante e in questo momento, nel quale il settore siderurgico e l'industria siderurgica vedono complessivamente una ridislocazione delle attività a livello mondiale, una ricomposizione e anche una scomposizione dei grandi gruppi industriali, noi crediamo che sia importante che il Governo mantenga un'attenzione particolare su questa vicenda.
Lo diciamo anche perché in questi ultimi giorni Il Sole 24 ore ha reso noti alcuni dettagli, non soltanto finanziari, dell'operazione, che ovviamente qui non cito, che dimostrano quanto il Governo finlandese, attraverso una partecipazione pubblica nel capitale dell'azienda Outokumpu, stia investendo per rendere quella società la prima società mondiale di produzione di acciaio inox e quanto questo tipo di investimento rischi di significare, come alcuni analisti hanno sottolineato, che la Finlandia sta foraggiando la sua industria siderurgica a patto che i posti di lavoro vengano tagliati altrove.
Quindi, dobbiamo fare molta attenzione, mantenendo un cauto ottimismo ovviamente, ma avendo chiaro che la partita che si gioca è una partita importante e che rappresenta anche nelle prospettive, per lo meno stando alle dichiarazioni recenti, il fatto che la società Outokumpu intenda aumentare la capacità produttiva del sito, portandola ad un livello di 1,5-1,6 milioni di tonnellate di prodotto. Ciò rappresenta, per il sistema locale infrastrutturale e anche per quanto riguarda l'approvvigionamento energetico, un tema e un motivo di particolare attenzione. Mi fermo qui e mi riservo di aggiungere altre considerazioni in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, l'onorevole Trappolino ha riassunto perfettamente il contesto entro il quale la vicenda ThyssenKrupp si colloca. Ricordo che la ThyssenKrupp è presente in Italia con numerose società, complessivamente 6.400 dipendenti in tre settori principali: acciai speciali, stampaggio e forgiatura di grandi apparati metallici, installazione e manutenzione di ascensori Pag. 63e scale mobili, tra l'altro, con una forte incidenza di esportazioni sul fatturato, il 35 per cento del fatturato è esportato, il che implica anche per la bilancia commerciale italiana un apporto significativo.
La ThyssenKrupp nei mesi passati ha annunciato anche al Governo italiano la previsione di scorporare dal proprio perimetro operativo il comparto dell'acciaio inox per motivazioni essenzialmente di natura finanziaria e ha costituito la società Inoxum GmbH, nella quale è stata inserita la Acciai speciali Terni Spa, che è una unità di grande rilievo non solo per la realtà ternana, ma per il nostro Paese. Occupa complessivamente circa 2.900 persone e ricordiamo che, in anni recenti, è stata oggetto di un importante intervento di ristrutturazione, che ha comportato anche sacrifici occupazionali significativi, ma che ha reso oggi comunque lo stabilimento di Acciai speciali Terni uno dei più competitivi nel mondo. Quindi, dal punto di vista produttivo, lì c'è un patrimonio per il nostro Paese.
Il nostro Governo ha seguito con molta attenzione la vicenda, puntando a fare in modo che il passaggio di consegne dello stabilimento dalla ThyssenKrupp al futuro acquirente fosse comunque un passaggio ad un acquirente con un progetto industriale.
Questa operazione si è concretizzata con la comunicazione ufficiale dello scorso 31 gennaio da parte di ThyssenKrupp nella quale la società annunciava di avere raggiunto un'intesa con la società finlandese Outokumpu per la cessione di tutte le attività di Inoxum GmbH, quindi anche della società Acciai speciali Terni. Contemporaneamente segnalava di avere raggiunto un'intesa anche con il sindacato tedesco circa le conseguenze occupazionali dell'accordo.
Dalle informative fornite è prevista la graduale cessazione delle attività in due stabilimenti tedeschi, mentre è stato precisato, in una comunicazione indirizzata al Governo italiano e al sindacato, che lo stabilimento di Terni non è interessato da azioni di ristrutturazione e di riduzione di personale, in coerenza, secondo il nostro giudizio, con il fatto che lo stabilimento di Terni ha già operato in passato una ristrutturazione e oggi è, dal punto di vista produttivo, all'avanguardia nel mondo.
L'operazione di acquisizione da parte di Outokumpu implica, come ricordava l'onorevole Trappolino, il formarsi di uno dei maggiori gruppi al mondo nel settore degli acciai speciali, certamente il più grande in Europa.
Teniamo conto che questa operazione è stata comunque sottoposta alla valutazione dell'Autorità antitrust europea e che, finché non vi sarà il placet della suddetta Autorità, l'accordo annunciato resta sospeso, come normalmente accade in questi casi.
La nostra valutazione è che l'accordo possa essere positivo per le sorti dello stabilimento di Terni, ma, naturalmente, seguiamo con grande attenzione gli sviluppi, in particolare l'effettiva applicazione della comunicazione circa il fatto che lo stabilimento di Terni non avrà riduzioni di personale, anzi avrà davanti una prospettiva di crescita produttiva, e speriamo anche occupazionale.
Allo scopo di monitorare la situazione, abbiamo avviato contatti con la ThyssenKrupp per avere informazioni dettagliate sull'operazione e sulle sue conseguenze per lo stabilimento italiano. Abbiamo avviato anche i primi contatti con la società finlandese Outokumpu. Puntiamo ad avere un primo incontro e un confronto ufficiale con la citata società per conoscerne formalmente le intenzioni.
Nelle prossime settimane il Ministero dello sviluppo economico convocherà anche un incontro con i sindacati nazionali e territoriali interessati. Quindi, seguiamo con molta attenzione lo sviluppo della situazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Trappolino ha facoltà di replicare.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, vorrei ringraziare il sottosegretario ed esprimere apprezzamento per le informazioni che ci ha fornito e che Pag. 64confermano, sostanzialmente, l'urgenza della nostra interpellanza nella richiesta di un impegno a convocare il tavolo nazionale.
Credo che le certezze fornite dal sottosegretario rappresentino una sorta di riscontro alle notizie che avevamo.
Vorrei esprimere solamente un paio di raccomandazioni. Credo sia importante, intanto, convocare in questo momento il tavolo nazionale che non ha solamente un valore legato alla vertenza relativa allo stabilimento di Terni.
Credo che quel tavolo abbia un valore anche al fine di valutare bene le prospettive, porre nelle condizioni migliori il territorio e sostenere questo tipo di iniziative importanti.
Credo che sia utile ed urgente metterlo in piedi, anche per poter sostenere poi in sede europea una battaglia. Non possiamo pensare che sui limiti di concentrazione delle aziende l'Antitrust possa mettere in discussione un'operazione così rilevante, anche alla luce del fatto che noi abbiamo sostanzialmente due problemi.
Come difendiamo le nostre produzioni, considerando che le nostre produzioni sono sottoposte a regimi di valutazione qualitativa ed anche a standard sociali ed ambientali molto elevati? Come le difendiamo rispetto ad una concorrenza che è spesso sleale, perché non rispetta gli stessi standard? Anche nell'Unione europea, quindi, ovvero anche in sede comunitaria, dovremmo riuscire a portare avanti questo tipo di necessità.
Da un lato, si tratta delle dimensioni delle aziende in questo settore, che concentra sostanzialmente uno scontro tra forze in campo, che è enorme, se pensiamo che negli ultimi dieci anni la nostra produzione, o meglio le produzioni europee, si sono dimezzate rispetto alle produzioni cinesi e che abbiamo perso il primato in questo settore. Allo stesso tempo, il problema è come mettiamo in campo fondi strutturali comunitari per poter investire su un settore ad alto contenuto di innovazione tecnologica ed anche di conoscenza, non soltanto per la materia prima e le questioni legate ai processi produttivi, ma io penso anche per il contributo che può offrire alla costruzione di un modello economico e di sviluppo più sostenibile.
Credo che il sito ternano abbia rappresentato anche storicamente questo tipo di valore non soltanto per la rilevanza quantitativa, ma anche per l'eccellenza qualitativa, come ricordava molto bene il sottosegretario. Io esprimo apprezzamento per la risposta e mi ritengo soddisfatto, perché ripongo fiducia nelle parole che il sottosegretario ci ha consegnato.

(Iniziative di competenza nei confronti di ENEL e Ferrovie dello Stato in relazione ai disservizi verificatisi in occasione della recente ondata di maltempo - n. 2-01348)

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01348, concernente iniziative di competenza nei confronti di ENEL e Ferrovie dello Stato in relazione ai disservizi verificatisi in occasione della recente ondata di maltempo (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, vorrei intervenire con qualche sintetica battuta, anche perché il problema, come si dice, è diventato trito e ritrito. Non se ne può più di ripetere le stesse cose ormai da decenni.
L'ENEL e le Ferrovie dello Stato continuano imperterrite a fare quello che gli pare e piace. Pur prelevando dal centro-sud un mare di risorse in tutti i sensi, in tutti i casi ed in tutti i modi, non si fa nulla che possa dare un senso ed un segnale a questo centro-sud.
Immaginate, signor Presidente, signor sottosegretario, che 80 mila persone sono rimaste senza energia elettrica e tutte erano al centro-sud e che tutte le tratte ferroviarie che sono state chiuse - unica forma di intervento delle Ferrovie dello Stato è stato quello di bloccare le partenze dei treni - erano del centro-sud. Pag. 65
Io non so il Governo come intenda provvedere. C'è un silenzio assordante da parte di questi enti e c'è un orecchio da mercante.
L'ENEL ha decine di centrali e, come dicevo prima, alcune anche molto inquinanti, come ad Augusta ed a Porto Empedocle, che producono un mare di energia elettrica, quasi il 20 per cento in più di quello che è il fabbisogno dell'isola e che viene dato al resto dello Stato, al resto del nostro Paese.
Ciononostante ci sono reti ormai ammuffite, reti elettriche che non servono più a nulla, tant'è che al primo battere di ciglio, al primo alito di vento, alla prima pioggia, alla prima neve, già viene a mancare l'energia elettrica. Per non parlare di Trenitalia che ormai ha come unico obiettivo la decima linea ferroviaria da Milano a Venezia o da Milano a Torino, che a noi sta benissimo (ci mancherebbe!), se non fosse per il fatto che viene a mancare il minimo indispensabile perché le infrastrutture del sud possano dare un senso, un segnale, una speranza a quanti immaginano, dopo aver provveduto per decenni al Paese, di poter avere una speranza per il futuro. Non se ne può più, signor sottosegretario.
Il Governo precedente per un verso, quello prima ancora per un altro, hanno atteso nel tempo che tutto si risolvesse da sé. Da sé non si risolve nulla. L'intervento del Governo diventa urgente e immediato. Chiediamo, dunque, al Governo se non ritenga di poter convocare rapidamente l'ENEL, Trenitalia (quindi il signor Moretti), e anche (lo aggiungo, perché qui è stata una mia dimenticanza) il gestore dell'ANAS che, purtroppo, continua a fare quello che gli pare e piace.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, certamente l'onorevole Gianni mette in evidenza una situazione molto difficile che il nostro Paese sta attraversando soprattutto in alcune aree (come giustamente rileva l'onorevole), in particolare aree del centrosud.
Non c'è da minimizzare quello di fronte a cui ci siamo trovati, anche se è sempre bene tener presente (non per dire - mi sembra che l'onorevole lo abbia affermato in un precedente intervento - «mal comune mezzo gaudio») che un fenomeno di maltempo come quello che ha interessato e sta ancora interessando (speriamo termini come è nelle previsioni dei prossimi giorni) il nostro Paese e spesso anche altri Paesi europei (che pure consideriamo più avanzati del nostro) ha avuto conseguenze purtroppo simili.
Questo non per minimizzare, ma per essere consapevoli della pesantezza della situazione di fronte alla quale il nostro Paese si è trovato. L'interpellanza è concentrata soprattutto sul problema delle interruzioni del servizio di energia e dei servizi ferroviari.
Il fenomeno del cattivo tempo ha interessato tutta l'Italia centrale e meridionale. Questi disservizi si sono sparsi in misura più o meno simile, però effettivamente ci sono state alcune aree particolarmente colpite. In particolare, le province più coinvolte, in termini in questo caso di interruzione del servizio elettrico, sono state quelle di Roma e Frosinone. Qui si è avuto il maggior numero di clienti che hanno sopportato interruzioni anche prolungate nella fornitura di energia elettrica. I guasti sono stati provocati essenzialmente dall'eccezionale sovraccarico meccanico sui conduttori dovuto a neve e ghiaccio, e anche alla caduta di alberi di alto fusto avvenuta oltre la fascia di rispetto. Questo è un punto importante. Teniamo conto che la caduta di alberi ha interessato alberi che erano oltre la fascia curata dai soggetti gestori dei servizi di distribuzione locale dell'elettricità.
Ma questi soggetti sono essenzialmente e principalmente uno, ossia ENEL distribuzione. Poi dirò qualcosa sull'eredità del passato, anche lontano, del nostro Paese, non solo recente, ma va dato atto ad ENEL distribuzione di aver fatto di tutto in questi giorni. Questo glielo dobbiamo Pag. 66riconoscere, dobbiamo riconoscerlo agli uomini di ENEL distribuzione, come agli altri che hanno con loro collaborato e, anzi, dobbiamo ringraziare questi uomini e queste donne per l'impegno che hanno profuso, insieme con i sindaci, la Protezione civile, l'Esercito, la guardia forestale e tutti coloro che si sono impegnati.
Laddove, ormai nella grande maggioranza dei casi per fortuna, il servizio è stato ripristinato, questo è avvenuto attraverso sistemi di telecomando, in parte operando con squadre di tecnici dislocati sul territorio, anche ricorrendo a riparazioni provvisorie in condizioni estremamente difficili e ad installazioni, a volte pure di gruppi elettrogeni, per sopperire alla difficoltà di rimettere in funzione le linee. Teniamo conto che - e questo spiega in alcuni casi la lunghezza del periodo di interruzione che si è verificata, nonché l'esistenza ancora di un numero molto limitato per fortuna di utenze, ma in condizioni, almeno stamattina, non di disservizio - in alcuni casi ci sono state serie difficoltà di accesso fisico agli impianti e alle utenze per l'impraticabilità di strade secondarie bloccate da alberi caduti e neve abbondante. E questo spiega, come dicevo, la situazione nei punti più dolenti che si sono manifestati.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,35).

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il lavoro continua, ENEL distribuzione ha impegnato 1.800 risorse tra tecnici ed operai - sono impegnati in questo momento -, ha installato 202 gruppi elettrogeni e altri 170 sono pronti per essere installati. Inoltre, ha costituito, anche con il supporto del Ministero dello sviluppo economico, il centro operativo attrezzato per indirizzare e coordinare gli interventi sul territorio e ricevere le segnalazioni dei cittadini. Questo il quadro ad oggi. L'eredità del passato di cui parlavo è quella di cui parlava anche l'onorevole Gianni, una situazione in cui, soprattutto in alcune aree del nostro Paese, abbiamo un grave ritardo infrastrutturale che richiederà investimenti significativi e richiederà di reperire le risorse per questi investimenti. Il tema, quindi, è particolarmente difficile in questa fase e, forse, richiede complessivamente un ripensamento delle priorità nel nostro Paese che implica un impegno di tutti noi. Infatti, priorità nell'utilizzo delle risorse significa poi che risorse che vanno in una direzione non vanno in altre direzioni. Non è che uno manda risorse in una direzione e le altre restano le stesse. Questo significa che tutti noi, Governo e Parlamento, dobbiamo essere molto consapevoli che qui si devono fare scelte se vogliamo superare il gap infrastrutturale di questo Paese. Scelte non facili. Lo stesso vale nel settore ferroviario dove pure si sono avuti dei disservizi significativi.
Anche qui permettetemi di dire che Ferrovie dello Stato e, in particolare, Rete Ferroviaria, la società della rete, hanno fatto, di fronte all'emergenza, tutto il loro dovere e, quindi, al personale di Rete Ferroviaria e, più in generale, del gruppo FS come alla Protezione civile, alla polizia ferroviaria, ai carabinieri va il nostro ringraziamento. Anche qui scontiamo situazioni che vengono da lontano. Tuttavia, sempre per richiamare l'eccezionalità dell'evento meteorologico che abbiamo avuto di fronte, qui abbiamo avuto formazione di ghiaccio sui cavi elettrici che ha impedito la captazione della corrente per la trazione dei treni.
Questo è stato dovuto naturalmente, oltre che alla neve, al brusco e repentino abbassamento delle temperature che ha trasformato in ghiaccio la neve e poi è dovuto al fatto che c'è stata caduta sia sulle linee elettriche sia sui binari di alberi presenti di nuovo, attenzione, su aree vicine alla linea per ferroviaria ma non di pertinenza di Ferrovie. Questo è un punto importante: ciò che è di pertinenza dell'azienda preposta alla sicurezza delle linee ferroviarie, lì le cose sono andate in modo corretto. Gli alberi che sono caduti sono esterni a quell'area di competenza e forse anche questo ci dovrebbe indurre a Pag. 67pensare al modo in cui responsabilizziamo tutti noi circa il modo in cui fronteggiamo eventi di questa portata.
Per dire l'impegno che Ferrovie dello Stato ha manifestato, ha realizzato in questa situazione, segnalo che sono stati prolungati tutti i turni di personale di assistenza ed è stata incrementata la presenza del personale. Ciò ha consentito di sostenere, di assistere persone che erano anche in condizione di difficoltà anche con treni fermi in condizioni molto difficili; laddove è stato possibile sono stati messi a disposizione dei viaggiatori bus, taxi che sostituissero i treni che non potevano viaggiare e laddove le condizioni delle strade non lo permettevano sono stati anche garantiti pernottamenti in alberghi, e poi c'è stata tutta un'azione di informazione.
Tutto questo di nuovo non per dire che tutto va bene ma che nella situazione specifica drammatica di questi giorni c'è stato un impegno ammirevole. Ciò non toglie che esistono problemi che vengono da lontano e che sono, mutatis mutandis, analoghi a quelli che ho descritto prima nel caso del settore elettrico. È chiaro che noi, soprattutto in alcune aree del Centro-sud, abbiamo delle linee ferroviarie arretrate, che per essere messe in condizioni di reggere situazioni anche eccezionali, come quella di questi giorni, devono essere fortemente ammodernate e questo richiede - ci torno di nuovo - scelte importanti di indirizzo delle risorse, scelte che possono essere anche molto difficili e che richiedono da parte del Governo e da parte del Parlamento la piena consapevolezza di quello che dobbiamo fare e di cosa significa investire in infrastrutture in questo Paese. È una necessità fondamentale del nostro Paese. Il Governo è impegnato su questo sia con il decreto-legge «cresci Italia», sia con i provvedimenti adottati dal CIPE; in particolare, proprio in materia di trasporto ferroviario nel Centro-sud, quello adottato nella riunione del 20 gennaio scorso. Provvedimenti questi che vanno in questa direzione.
Ma andare in questa direzione significa anche, per esempio, realizzare la spending review, un termine che significa semplicemente che andiamo a vedere bene come si spendono i soldi dei cittadini italiani. Non è un problema solo di sprechi, perché sarebbe facile se fosse solo questo: è un problema di scelte su come si usano le risorse. Lo ripeto ancora una volta: se noi mettiamo le risorse sui programmi CIPE d'investimento, come dobbiamo fare, le risorse dovranno essere tolte da altre parti. E qui ci sono scelte precise di responsabilità politica, di tutti noi, da prendere.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di replicare.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, apprezzo lo sforzo del sottosegretario nel tentare di arrampicarsi sugli specchi. Però, il mio problema, signor sottosegretario, è uno.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Mi sembra di aver detto la pura verità!

PIPPO GIANNI. Assolutamente! So che lei, così come questo Governo, al momento, non ha alcuna colpa, è insediato da pochi giorni. La foto è molto semplice: si sapeva, ormai, da giorni, che ci sarebbero stati la nevicata, il gelo e quant'altro. Quindi, intervenire preventivamente per cercare di attutire quanto più possibile i danni che sarebbero emersi dal maltempo era un mezzo possibile ed auspicabile. Con questi giochetti in relazione alla Protezione civile che va, che non va, gente che viene, sindaci che parlano, si è perso tempo. È una fotografia sbiadita, perché è una fotografia che vediamo ad ogni cambio di stagione, ormai da decenni.
Cosa le chiedo io? Non l'urgenza né l'emergenza, che sono lì e che, purtroppo, non sono stati affrontati; non certamente da lei o dal Governo, ma dai chi doveva affrontarli preventivamente. Io le chiedo una cosa molto semplice, signor sottosegretario: la programmazione che lei stesso poco fa ha citato, le scelte, i fondi FAS. Tutti termini ormai diventati di uso comune, Pag. 68ma che, purtroppo, non riescono a diventare concretezza. Scelte, programmazione, quali e come.
Io non voglio tornare qui, fra un anno, e rivedendola, ripetere le stesse cose, perché, altrimenti, dovrò accusarla, come ho fatto con i Governi precedenti, di essere uno che non è in grado di gestire i soldi degli italiani, quelli che sono rimasti. Io non voglio addebitarle nessuna causa, nessun problema, nulla: le chiedo semplicemente di farsi carico della questione, di convocare un tavolo possibile, per creare una task force che possa servire a prevenire, quando è possibile, quello che si può prevenire.
Ciò per evitare che vi possano essere ancora incidenti come quelli di Genova, di Messina, tutti gli episodi che ci sono stati, che ormai, con la nuova scienza e con le nuove tecnologie, sono preventivabili. Questo le chiedo, null'altro che questo, a lei e al suo Governo, perché lei possa, con grande serenità, affrontare i problemi che i Governi cosiddetti politici non hanno saputo affrontare. Non ci faccia rimpiangere quello che è già andato via.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Dozzo n. 2-01340)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Dozzo n. 2-01340, è rinviato ad altra seduta.

(Intendimenti in merito all'accessibilità delle informazioni relative alle retribuzioni dei dirigenti della Presidenza del Consiglio dei ministri, ai sensi del decreto legislativo n. 150 del 2009 - n. 2-01344)

PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01344, concernente intendimenti in merito all'accessibilità delle informazioni relative alle retribuzioni dei dirigenti della Presidenza del Consiglio dei ministri, ai sensi del decreto legislativo n. 150 del 2009 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, com'è noto, durante l'anno 2009 sono state approvate alcune riforme con l'obiettivo di attuare, tra l'altro, la trasparenza nelle pubbliche amministrazioni. La disposizione cardine in materia si rinviene nell'articolo 11 del decreto legislativo n. 150 del 2009.
Nell'ambito del citato articolo, al comma 1, è espresso un principio fondamentale, che ispira la normativa di dettaglio e che riprende quanto già espresso nella legge delega, all'articolo 4 della legge n. 15 del 2009. Infatti, il comma 1 dell'articolo 11 stabilisce che: «La trasparenza è intesa come accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni pubbliche, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell'organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all'utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell'attività di misurazione e valutazione svolta dagli organi competenti, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità. Essa costituisce livello essenziale delle prestazioni erogate dalle amministrazioni pubbliche ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione».
Con la norma, la cui approvazione segna il momento conclusivo di un lungo cammino iniziato con l'approvazione delle leggi n. 142 del 1990 e n. 241 del 1990, è stata assolutamente cambiata l'ottica nell'approccio alla conoscenza dell'organizzazione e dell'attività dell'amministrazione, che oggi consiste nell'accessibilità totale delle informazioni.
Tale accessibilità riguarda, tra gli altri aspetti, anche l'utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali e quindi il modo in cui la pubblica amministrazione spende i soldi pubblici per Pag. 69realizzare attività (in buona sostanza, pago cosa, chi e quanto per fare cosa). Il principio è poi dettagliato nel seguito della disposizione. In particolare, per quel che interessa in questa sede, il comma 8 del citato articolo 11 stabilisce che: ogni amministrazione ha l'obbligo di pubblicare sul proprio sito istituzionale, in apposita sezione di facile accesso e consultazione, e denominata «Trasparenza, valutazione e merito», le retribuzioni dei dirigenti con specifica evidenza sulle componenti variabili della retribuzione e delle componenti legate alla valutazione di risultato.
Tutto ciò premesso, signor sottosegretario, si chiede al Presidente del Consiglio quali provvedimenti intenda adottare affinché sia pienamente rispettata la citata norma di legge e siano assunti tutti gli adempimenti necessari. Poniamo questa richiesta alla luce di quanto avvenuto negli ultimi mesi e cioè che nel passaggio da un Governo all'altro, quasi tutti i siti di Governo, a partire da quello della Presidenza del Consiglio, hanno visto sparire tutte le informazioni riguardanti i dirigenti, i curriculum, le retribuzioni ed altro.
Nell'ambito di detti provvedimenti, inoltre, si chiede se il Presidente del Consiglio intenda chiarire che per ogni singolo dirigente (dirigenti di seconda fascia, direttori generali, capi dipartimento) anche proveniente da altre carriere, si debba pubblicare l'intero trattamento economico e non solo quello a carico della Presidenza del Consiglio dei ministri, al fine di rispettare il principio di trasparenza previsto dalla legge. Ciò anche perché, sui siti, quando sono previste le pubblicazioni spesso queste sono parziali, cioè viene pubblicata solamente una parte della remunerazione e non l'intera remunerazione come prevede la legge.
Infine - non attiene alla citata legge ma attiene ad un altro impegno - chiediamo quale seguito è stato dato agli impegni assunti, in prima persona, dal Presente il Consiglio e, in particolare, quelli annunciati lo scorso 4 dicembre in occasione della presentazione del decreto «salva Italia», allorché il Presidente Monti disse: per i membri del Governo ci sarà un criterio di trasparenza a livello delle migliori pratiche internazionali e abbiamo deciso di ispirare le nostre dichiarazioni patrimoniali al principio di non dichiarare solo quello che prevede la modulistica attuale, ma di dichiarare per intero il patrimonio. Anche su questo punto siamo in fervida attesa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'interpellanza urgente dell'onorevole Brunetta, relativa all'attuazione del principio di trasparenza nelle attività delle pubbliche amministrazioni, con riferimento soprattutto a quanto previsto all'articolo 11 del decreto legislativo n. 150 del 2009 in merito alla pubblicazione sul sito del Governo dei curricula e delle retribuzioni dei dirigenti della Presidenza del Consiglio dei ministri, pone a tutti noi problemi di particolare attualità, anche legati al nuovo corso che si è deciso di intraprendere da un po' di tempo su questa materia.
Infatti, con diverse disposizioni di legge sono stati previsti, a carico delle pubbliche amministrazioni, adempimenti che riguardano le comunicazioni e la pubblicazione di dati inerenti il personale e le attività svolte, in un generale orientamento legislativo che è teso al miglioramento dell'efficienza dell'apparato burocratico attraverso gli strumenti della trasparenza e della conoscibilità e la diffusione delle informazioni.
L'onorevole interpellante ha ricordato che si tratta del punto di approdo di un percorso iniziato nel 1990 con le leggi nn. 142 e 241 e che trova nell'articolo 11 del decreto legislativo n. 150 appena citato il punto di particolare evidenza dell'insieme di doveri ai quali si devono attenere le pubbliche amministrazioni in questa materia.
Il comma 8 dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 150 del 2009 impone ad ogni Pag. 70amministrazione l'obbligo di adibire un'apposita sezione del sito Internet istituzionale alla pubblicazione dei documenti e delle informazioni relative al programma per la trasparenza, alla premialità e agli incarichi conferiti dalle amministrazioni. Le lettere f) e g) del comma 8 prevedono la pubblicazione dei dati curricolari e retributivi dei dirigenti. Questa pubblicazione si aggiunge e arricchisce di nuovi contenuti quella già prevista all'articolo 21 della legge n. 69 del 2009.
In relazione alle novità introdotte dal decreto legislativo n. 150 del 2009 in materia di trasparenza e pubblicazione dei dati, il Dipartimento della funzione pubblica, in precedenza, ha emanato la circolare n. 1 del 14 gennaio 2010, come sa bene, ovviamente, l'onorevole interpellante, e sin dall'entrata in vigore della legge n. 69 la Presidenza del Consiglio ha correttamente e compiutamente adempiuto agli obblighi di pubblicazione dei dati relativi ai dirigenti in servizio, nonché i dati riferiti ad assenze e presenze del personale.
La complessità della struttura organizzativa dell'amministrazione e l'eterogeneità delle situazioni lavorative in essa rinvenibili hanno comportato, da parte degli uffici cui è affidata la rilevazione e la pubblicazione dei dati sulla dirigenza, lo svolgimento di un'attenta opera di elaborazione, al fine di poter rappresentare dati attendibili ed omogenei. I dati sulla dirigenza e quelli sulle presenze del personale, oltre che sul sito Internet istituzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, sono stati pubblicati sui siti Internet dei dipartimenti affidati ai Ministri senza portafoglio.
Per quel che riguarda il Dipartimento della funzione pubblica, è possibile reperire i dati nell'apposita sezione della home page denominata «operazione trasparenza». Nell'attuale fase, susseguente all'insediamento del nuovo Governo, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha ritenuto opportuno procedere subito all'aggiornamento e alla pubblicazione dei dati retributivi relativi al personale con funzioni dirigenziali di seconda fascia e in servizio presso le proprie strutture, con l'indicazione delle retribuzioni annue lorde percepite in relazione alle rispettive posizioni giuridiche ed alle diverse tipologie degli incarichi dirigenziali di livello non generale.
Successivamente la pubblicazione è stata completata e ora è possibile reperire anche le informazioni relative alla dirigenza di prima fascia. Sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri è facilmente individuabile la sezione in cui sono pubblicati i curricula, i recapiti e le retribuzioni dei dirigenti in servizio presso l'amministrazione, con specificazione del trattamento corrisposto ai dirigenti di prima e seconda fascia titolari di incarichi dirigenziali presso gli uffici del Segretariato generale, presso i dipartimenti di cui si avvalgono i Ministri senza portafoglio e i sottosegretari di Stato e presso gli uffici di diretta collaborazione con gli organi politici. La pubblicazione evidenzia, come richiesto dalle norme, le diverse voci che compongono il trattamento economico corrisposto ai dirigenti.
In particolare, vengono indicati: gli importi di trattamento economico fondamentale, così come stabilito nel contratto collettivo nazionale di lavoro del personale dirigenziale; la retribuzione di posizione - parte variabile, corrisposta in funzione dell'incarico rivestito; la retribuzione di risultato e l'indennità di diretta collaborazione nel caso dei dirigenti in servizio presso gli uffici di collaborazione con gli organi politici. Per quanto riguarda i dati relativi ai dirigenti in comando o fuori ruolo e al personale non contrattualizzato, con incarico dirigenziale di livello generale o non generale, bisogna precisare che i trattamenti economici da corrispondere sono, a questo punto, in corso di definizione. Come ben sa l'onorevole interpellante, infatti per essi si devono applicare le nuove disposizioni di cui all'articolo 23-ter, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
È necessario, infatti, acquisire dalle amministrazioni di provenienza le informazioni relative ai trattamenti economici Pag. 71in godimento per rispettare la norma citata che prevede, a questo punto, che il personale «che è chiamato, conservando il trattamento economico riconosciuto dall'amministrazione di appartenenza, all'esercizio di funzioni direttive, dirigenziali o equiparate, anche in posizione di fuori ruolo o di aspettativa presso Ministeri o enti pubblici nazionali, comprese le autorità amministrative indipendenti, non può ricevere, a titolo di retribuzione o di indennità per l'incarico ricoperto o anche soltanto per il rimborso delle spese, più del 25 per cento dell'ammontare complessivo del trattamento economico percepito».
Al riguardo, da una decina di giorni il Presidente del Consiglio dei ministri ha trasmesso alle Camere uno schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri proprio teso a dare corso agli adempimenti previsti da questa disposizione di legge. Quindi, solo quando si sarà compiuta questa ricognizione, stabilito il livello del compenso, sarà possibile pubblicare in maniera precisa le voci relative a questa parte di personale.
Con riferimento, infine, alla completezza delle informazioni relative al trattamento economico percepito dai soggetti incaricati di funzioni dirigenziali, tutto lascerebbe intendere, compresa la ricostruzione sistematica delle disposizioni, che la pubblicazione debba riguardare l'intero trattamento economico, così come sostenuto dall'onorevole interpellante, percepito dal dirigente in funzione dell'incarico affidatogli ai sensi del decreto legislativo n. 165 del 2001; in tal senso, anche prescindendo dall'eventuale circostanza che il dirigente medesimo sia «di prestito», cioè appartenga ai ruoli di un'altra amministrazione rispetto a quella che conferisce l'incarico e che, quindi, parte della retribuzione sia corrisposta dall'amministrazione di appartenenza. Quindi, noi sicuramente ci muoveremo in tale direzione.
Per quel che riguarda poi l'ultimo riferimento non contenuto nel testo dell'interpellanza urgente ma richiamato in Aula nel corso dell'illustrazione della stessa, desidero rassicurare l'onorevole Brunetta che si sta procedendo lungo la strada indicata dal Presidente del Consiglio per quel che riguarda la compilazione dello stato patrimoniale dei membri del Governo chiamati a svolgere la funzione di Ministri o di sottosegretari e che si renderà pubblica anche in maniera non strettamente corrispondente a quella prevista dalla precedente normativa, che fissava il percorso di pubblicazione di questi elementi, nel modo da rendere il più trasparente possibile tutti gli aspetti che ineriscono a queste funzioni e allo stato di queste funzioni nello spirito evidente, peraltro, anche della normativa richiamata dall'onorevole Brunetta.

PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di replicare.

RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, apprezzo la risposta, apprezzo, chiamiamola così, la buona volontà sia di carattere generale che di carattere specifico. Non posso che preoccuparmi per il relativo ritardo con cui questi adempimenti si stanno mettendo a punto anche perché, per quanto riguarda la Presidenza del Consiglio, non è che essa abbia ricevuto una rivoluzione organizzativa nel passaggio da un Governo all'altro. La gran parte dei funzionari è rimasta al proprio posto.
Quindi, sinceramente non si è capito perché, subito dopo la nascita del nuovo Governo, siano spariti dai siti dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio gran parte delle informazioni. Però, come dire, concedo la buona fede, concedo il processo di ridefinizione. Tuttavia, signor Sottosegretario, per esperienza, la trasparenza non si può dare per dosi, «un po' di trasparenza». O la si dà completamente o non la si dà. Io ho potuto notare nella mia esperienza che, o l'intensità del controllo, l'intensità della volontà politica, è costante e continuativa o, in caso contrario, il grande corpo della pubblica amministrazione tende a sottrarsi ancora, per carenze culturali, organizzative storiche, a questa cultura Pag. 72della trasparenza. Se poi aggiungiamo, signor sottosegretario, quello che lei ha correttamente richiamato, ossia le nuove disposizioni di legge riguardanti il tetto alle retribuzioni massime - che correttamente il Presidente del Consiglio dei ministri sta applicando con un suo di DPCM che è all'esame delle Commissioni affari costituzionali, lavoro e bilancio della Camera, per l'opportuno parere -, questo provvedimento che è straordinariamente, se mi consente, rivoluzionario e, lo ricordo, è un provvedimento che fissa il tetto retributivo per le retribuzioni massime a quello del Primo Presidente di Corte di Cassazione, vale a dire a 304/305 mila euro, questo richiede ovviamente una ricognizione totalizzante di tutte le retribuzioni, al fine di applicare questo tetto, in modo tale che sia chiaro all'opinione pubblica quello che si è fatto. Quindi, apprezzo la buona volontà. Non apprezzo però - lo dico con tutte le cautele del caso - il ritardo, perché era possibile fare presto e fare bene l'operazione di trasparenza. Se mi consente, nel mio ruolo ispettivo controllerò che questo Governo continui in questa opera difficilissima - me ne rendo conto - di trasparenza, alla quale tutti siamo chiamati per il bene della pubblica amministrazione, e per il bene dell'immagine che la pubblica amministrazione deve avere nei confronti dei cittadini. Pertanto, la ringrazio.

(Chiarimenti in merito all'attività della Protezione civile in occasione della recente ondata di maltempo e intendimenti del Governo in relazione al modello organizzativo di protezione civile nazionale - n. 2-01351)

PRESIDENTE. L'onorevole Piso ha facoltà di illustrare l'interpellanza Sammarco n. 2-01351, concernente chiarimenti in merito all'attività della Protezione civile in occasione della recente ondata di maltempo e intendimenti del Governo in relazione al modello organizzativo di protezione civile nazionale di cui è cofirmatario (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

VINCENZO PISO. Signor Presidente, sarò estremamente sintetico anche perché ritengo che l'informativa data dal Ministro Cancellieri e il dibattito che poi si è sviluppato abbia in parte dato spiegazioni rispetto a ciò che noi chiediamo con questa interpellanza urgente. Peraltro l'interpellanza urgente cerca di cogliere, comprendere e chiedere soluzioni di prospettiva rispetto a questioni di metodo e di merito che la vicenda maltempo ha posto in maniera drammatica. Noi ci rendiamo perfettamente conto che sicuramente le problematiche che si sono evidenziate con questa ultima emergenza non possono essere ascritte a questo Governo e partono da deficit strutturali che purtroppo la nostra nazione si porta appresso da fin troppo tempo. Nondimeno dobbiamo cogliere anche nell'informativa del Ministro competente una serie di discrasie che, a nostro modo di vedere, necessitano una risposta.
Una cosa che sinceramente mi ha colpito è il richiamo continuo, da parte del Ministro, all'eccezionalità della situazione che abbiamo vissuto in questi ultimi giorni e in queste ultime settimane nella nostra nazione con, in un certo senso, una mancanza rispetto alla richiesta che veniva fatta e poi, invece, riuscire, da un punto di vista operativo, a chiedere lo stato di calamità nazionale. Oltretutto, ma non vorrei essere smentito, mi sembra che rispetto a questo tema sia mancata un'operatività di 24 ore, no-stop per meglio intenderci, da parte degli organismi preposti o, perlomeno, da parti di alcuni comitati operativi che sono poi stati quelli, a nostro modo di vedere, che, riunitisi in data 2 febbraio, hanno probabilmente dato l'impressione di sottovalutare e di sottostimare ciò che stava accadendo nel nostro Paese.
Dico questo anche perché l'altro elemento sul quale l'informativa del Ministro competente a nostro avviso non convince è Pag. 73la mancanza di prospettiva temporale. In altre parole, non possiamo non ricordare che quando, appunto, il comitato operativo della Protezione civile nazionale si è riunito, il 2 febbraio, già nel nord Italia avevamo avuto tutta una serie di manifestazioni nevose e di inconvenienti, anche pesanti, che non potevano e non dovevano non essere visti in prospettiva rispetto a quello che avrebbero potuto provocare nel centro-sud d'Italia che, notoriamente, è meno preparato a fare fronte a situazioni di questo tipo. Sinceramente, questi sono gli aspetti che più ci lasciano perplessi, al netto di quello che può essere stato sicuramente il grande impegno degli uomini che poi si sono trovati a fronteggiare un'emergenza che non ha avuto eguali in Italia, per lo meno da 30 anni a questa parte.
Semplicemente, poi, intendo fare un piccolo accenno su Roma, perché spesso e volentieri della nostra capitale si parla a sproposito. Vorrei, in un certo senso, sommessamente ricordare che Roma rappresenta il più grande territorio comunale d'Europa - non d'Italia, ma d'Europa - e ha una rete stradale di 5.500 chilometri. La rete autostradale italiana al 2008 è, più o meno, di 6.600 chilometri. Allora, in Italia dobbiamo un po' fare pace con noi stessi. O capiamo la valenza di questa splendida città e riusciamo a dare sostanza alla nostra capitale, così come avviene in tutte le altre nazioni europee, oppure non possiamo pensare che un organismo di questo tipo, un'amministrazione così importante e, se volete, anche così pesante, possa riuscire a dare risposte vere e reali nelle condizioni in cui oggi, in termini di risorse e non solo, viene tenuta.
Poi vengo alla parte più importante - e con questo mi accingo a terminare -, che è quella che riguarda la prospettiva della Protezione civile, di questo comparto. Chiedo come questo Governo pensi di intervenire per dare effettivamente una maggiore capacità di intervento a una struttura che è sicuramente di importanza strategica nel panorama nazionale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, anche per quel che riguarda la mia risposta all'interpellanza urgente testé illustrata, la informativa che poco fa il Ministro dell'interno, insieme peraltro al Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, ha reso a quest'Aula, il dibattito che ne è seguito e, devo dire, anche lo svolgimento di altre interpellanze urgenti, che hanno preceduto questa al nostro esame, hanno già sottolineato, al tempo stesso, gli elementi di criticità che hanno caratterizzato questa emergenza ed hanno evidenziato l'organizzazione della risposta che ai vari livelli di responsabilità, dal nazionale fino al locale, si è stati in grado di attrezzare.
L'interpellante, nella sua illustrazione di questa sera, ha sottolineato alcuni aspetti che vengono quindi rilanciati nell'ambito di questo dibattito e di questa riflessione, che voglio raccogliere anche ad integrazione di quello che si è detto fino ad ora, anche partendo dalla consapevolezza che è verosimile che non siamo fuori dall'emergenza neve, viste le previsioni meteorologiche annunciate per il fine settimana e anche considerando che, nel frattempo, con alcune iniziative che sono state adottate, probabilmente ci siamo posti nella condizione di ridurre i rischi ed i disagi che - io non lo sottovaluto mai - sono connessi comunque ad un'ondata eccezionale di precipitazioni nevose che si registrano ciclicamente, ma che non appartengono all'ordinario svolgersi degli eventi.
A tal proposito, desidero ricordare che nel Consiglio dei ministri che si è svolto il 7 febbraio, il giorno prima della partenza del Presidente del Consiglio per gli Stati Uniti, è stata affrontata direttamente la materia, sono stati ripristinati, in qualche modo, i sistemi di collegamento del sistema nazionale della protezione civile, è Pag. 74stata compiuta una prima riflessione attenta ed approfondita per essere certi che il sistema complessivo della protezione civile fosse posto nelle condizioni di operare al meglio e di affrontare al meglio la situazione che si veniva a creare.
Per effetto di quella riunione del Consiglio dei ministri sono stati compiuti due atti successivi a cui noi attribuiamo notevole importanza. Innanzitutto, l'emanazione da parte del Presidente del Consiglio dei ministri di una apposita ordinanza che decreta le condizioni di emergenza nelle quali si viene ad operare e che affida al capo del dipartimento della protezione civile della Presidenza il coordinamento di tutti gli interventi proprio al fine di eliminare le disarmonie che erano state evidenziate e lamentate, soprattutto con l'obiettivo di assicurare ogni forma di assistenza e di tutela, da un lato, degli interessi pubblici primari delle popolazioni, ma anche di assicurare ogni misura idonea per la salvaguardia delle vite umane.
È noto che purtroppo ci sono state delle perdite dolorose che probabilmente, in un bilancio ancora provvisorio, sono consistenti. È doveroso rivolgere alle vittime l'omaggio e alle loro famiglie il cordoglio di fronte ad una situazione che richiede un intervento forte da parte di tutti coloro che sono preposti alla tutela delle condizioni di sicurezza.
Proprio in questo ambito nella mattinata di oggi si è svolta una riunione di emergenza a Palazzo Chigi, coordinata dal sottosegretario alla Presidenza, Catricalà, alla quale hanno partecipato le parti dell'amministrazione dello Stato, le regioni, le province, i comuni e la protezione civile. È stato rifatto il punto, è stato rifissato un percorso di osservazione - per così dire - dell'emergenza e di intervento rapido nel caso dell'acuirsi dei fenomeni prevedibili per altre precipitazioni nevose.
È stata anche confermata, con riferimento alla prospettiva, visto che lei ha posto il tema della prospettiva, l'intenzione da parte del Governo di sottoporre al Parlamento una revisione della legge 26 febbraio 2011, n. 10, per rimediare alle difficoltà che possono oggi in qualche modo determinare una riduzione dell'efficacia nell'operatività legata agli interventi emergenziali e anche per individuare le risorse con le quali sarà necessario far fronte al primo intervento ed anche alla nuova ondata di maltempo, in un quadro nel quale, però, va sottolineato lo sforzo complessivo che in ogni caso comuni, province, regioni, volontariato, sistema nazionale dei vigili del fuoco e tutto quello che è stato messo in opera ha cercato di produrre per la riduzione dei disagi.
Sulla materia della Protezione civile, negli anni, con le varie esperienze che abbiamo avuto in Italia, si è discusso molto, sono stati confrontati vari modelli di intervento e varie ipotesi. Quello che credo ci trovi tutti d'accordo, stando allo svolgimento del dibattito precedente ed alle ultime cose che ora sono state dette, è che il nostro Paese, per la presenza di rischi di vario genere, non può permettersi di non avere un sistema di Protezione civile collaudato e in grado di intervenire con rapidità al verificarsi di eventi calamitosi o, comunque, di eventi che possano porre a rischio le condizioni di sicurezza delle nostre popolazioni.
Quindi, credo che torneremo rapidamente in quest'Aula a discutere nel merito dei provvedimenti. Mi auguro che non sia necessario tornare qui a discutere delle modalità di gestione dell'emergenza che abbiamo di fronte.
Ringrazio l'onorevole interpellante per la costruttività con la quale ha inteso porre in questo dibattito anche gli elementi critici che sono emersi nel corso della fase precedente.

PRESIDENTE. L'onorevole Piso ha facoltà di replicare.

VINCENZO PISO. Signor Presidente, rapidamente, per quanto riguarda il discorso della prospettiva, chiaramente staremo a vedere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi come il Governo si atteggerà rispetto a questo importante tema. Non siamo soliti avere preclusioni di Pag. 75carattere ideologico o preventive, insomma non ci appartengono culturalmente.
Per il resto ringrazio il rappresentante del Governo per il detto e per il non detto, anche se ribadisco la mia impressione personale, ovvero che nella fase di mezzo di questa crisi, molto grave e forte, ritengo ci sia stata una sottovalutazione che ha contributo a non migliorare la risposta operativa di tutte quelle persone che si sono sacrificate in questi ultimi giorni per cercare di fornirci una vivibilità migliore in un Paese fortemente colpito da questa ondata di maltempo.
Purtroppo, probabilmente nei prossimi giorni saremo chiamati ad assistere ad un altro forte peggioramento delle condizioni climatiche e vedremo se le risposte e le attenzioni poste oggi per tempo riusciranno a rendere migliore la risposta operativa e, conseguentemente, a fornirci a contrasto una risposta su ciò che è accaduto nei giorni precedenti, sperando comunque sempre che il tempo sia più clemente dell'ultima settimana.

(Rinvio delle interpellanze urgenti Ruvolo nn. 2-01297 e 2-01328)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alle interpellanze urgenti Ruvolo nn. 2-01297 e 2-01328. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento delle interpellanze è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative in relazione alla presenza della criminalità organizzata nella provincia di Frosinone - n. 2-01337)

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01337, concernente iniziative in relazione alla presenza della criminalità organizzata nella provincia di Frosinone (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo brevemente, ma credo che sia opportuno focalizzare un attimo di cosa parliamo in questa interpellanza. In occasione della cerimonia inaugurale dell'anno giudiziario è stato, ancora una volta, sottolineato come le organizzazioni malavitose presenti purtroppo nel nostro Paese abbiano messo in campo una serie di organizzazioni anche nella regione Lazio, in particolare nella provincia di Frosinone, come da me più volte evidenziato, ormai dal lontano 2008, con interpellanze urgenti, con interrogazioni e con lettere scritte all'allora Ministro Maroni, rispetto alle quali, signor Presidente - voglio dirlo pubblicamente in quest'Aula - non ho mai avuto alcuna risposta.
In queste lettere, già da qualche anno, sottolineavo come fosse importante aumentare la presenza degli organici delle forze dell'ordine e del tribunale di Cassino, che è un tribunale di frontiera, perché è al confine con la provincia di Caserta. Non ho avuto alcuna risposta, salvo il magnificat il giorno dopo che venivano arrestati nella nostra città, nel nostro territorio, nella nostra provincia, personaggi importantissimi e di spicco appartenenti dal clan dei Casalesi in giù.
Spero oggi di capire qualcosa di più di quello che ho capito fino a qualche tempo fa perché, come si dice in gergo, le nozze con i fichi secchi non si fanno.
Allora, se vogliamo dare veramente una risposta puntuale e precisa a questo fenomeno, che è acclarato - non lo dico io ma, come ho detto all'inizio, è stato dichiarato all'inaugurazione dell'anno giudiziario essere presente nel Lazio meridionale, in particolare nella provincia di Frosinone e segnatamente nel cassinate - credo che occorra una risposta puntuale da parte del Governo in termini di risorse, di uomini e di mezzi, non solo per le forze dell'ordine, che già ogni giorno sul territorio fanno miracoli rispetto a quello che hanno, ma anche per la presenza di un tribunale che viene considerato un tribunale di frontiera, che deve essere non più, Pag. 76tra virgolette, messo in discussione, ma sostenuto con forza e con determinazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Carlo De Stefano, ha facoltà di rispondere.

CARLO DE STEFANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, anche io cercherò di essere breve. Vorrei rispondere all'onorevole Anna Teresa Formisano e agli altri deputati per dire che l'area del frusinate, che è attraversata da uno strategico asse autostradale e con importanti insediamenti industriali ed esercizi commerciali, si colloca come sappiamo in una posizione molto importante e baricentrica tra le aree metropolitane di Roma e di Napoli. La presenza di alcune consorterie criminali si manifesta attraverso la commissione di specifiche attività illecite, come il traffico di stupefacenti, il riciclaggio di capitali e così via.
Negli ultimi tempi, soprattutto nel cassinate, si è registrata una maggiore permeabilità del territorio all'azione di organizzazioni criminali campane, spesso collegate con persone del luogo.
Gli interessi della malavita organizzata sono rivolti principalmente al riciclaggio, agli appalti, ai servizi pubblici, oltre che alle attività estorsive. Sotto tale ultimo profilo, particolarmente significativa è stata la cattura, il 29 marzo 2011 da parte della polizia di Stato, di un pericoloso latitante affiliato al clan dei Casalesi, che unitamente ad altre quattro persone si era reso protagonista di numerosi atti intimidatori a scopo estorsivo.
Le consorterie criminali esercitano la propria influenza anche sulle attività estrattive, da utilizzare quali siti per lo smaltimento illecito dei rifiuti. Nel frusinate, inoltre, continuano a trovare rifugio latitanti, come dimostrato dagli arresti avvenuti in passato di alcuni camorristi legati ai clan degli Scissionisti napoletani e dei Casalesi.
Non voglio elencare tutte le operazioni importanti, ma ne voglio citare solo qualcuna.
L'operazione dell'aprile 2011 denominata Black stone con cui la guardia di finanza ha scoperto una maxi frode fiscale perpetrata tra la ciociaria ed il casertano, accertando l'evasione di 56 milioni di euro di imposte dirette e di 17 milioni di euro di IVA. In quell'occasione sono state denunciate 16 persone e sequestrati beni per 25 milioni di euro.
Vi sono state, come dicevo, numerose altre operazioni.
Vorrei segnalare che, sempre nel 2011, i centri operativi della DIA di Roma e di Napoli hanno sequestrato beni per circa 77 milioni di euro a due gruppi riconducibili a famiglie camorriste.
I risultati dell'attività investigativa sono il frutto anche di un attento monitoraggio da parte delle autorità provinciali di pubblica sicurezza e delle forze di polizia. In questa direzione, sono stati intensificati i servizi investigativi finalizzati al contrasto dell'infiltrazione camorristica nel tessuto economico del territorio. In questo contesto, particolare rilevanza assumono anche i recenti provvedimenti emessi dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Frosinone in relazione alla presenza di infiltrazione della criminalità organizzata nelle attività imprenditoriali.
Un'altra operazione che vorrei ricordare è quella denominata Grande muraglia che ha visto la confisca di numerose risorse patrimoniali.
In relazione ad uno dei quesiti posti dall'onorevole interpellante relativo alla paventata chiusura del tribunale di Cassino, il Ministero della giustizia ha ricordato che la legge n. 148 del 2011 delega il Governo ad adottare decreti legislativi per la riorganizzazione della distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio.
Pertanto, con decreto ministeriale del 13 ottobre 2011 è stato istituito presso l'ufficio legislativo di quel dicastero, il gruppo di studio per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che attualmente sta raccogliendo i dati relativi ai carichi di lavoro, alle piante organiche, ai bacini di utenza e a quant'altro possa essere utile Pag. 77all'elaborazione di criteri oggettivi ed omogenei sulla base dei quali gli uffici giudiziari potranno essere riorganizzati.
Veniamo ora alle risorse disponibili. Ricordo che agli uffici e ai reparti della Polizia di Stato della provincia di Frosinone sono state assegnate 541 unità dei ruoli operativi, oltre alle 38 dei ruoli tecnici. A Cassino, come ben noto, sono presenti un commissariato di pubblica sicurezza, con una forza effettiva di 58 unità dei ruoli operativi, superiore di 6 unità rispetto all'organico previsto.
Vi sono poi presidi delle specialità, posti di Polizia stradale e di Polizia ferroviaria. Vorrei assicurare che la situazione degli organici della Polizia di Stato e delle forze dell'ordine nella provincia è all'attenzione del Ministero dell'interno che, pur nella generale carenza di risorse disponibili, nel corso del secondo semestre del 2011 ha assegnato a quegli uffici altri operatori di polizia.
L'Arma dei carabinieri dispone di 729 militari e la guardia di finanza di 242. Vi è poi un ordinario dispositivo di controllo del territorio integrato con gli operatori del Reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato che, lo scorso anno, ha impiegato oltre 200 pattuglie e circa 700 unità di personale.
Le esigenze di ulteriore potenziamento degli uffici e reparti delle forze di polizia potranno essere valutate contestualmente alle nuove immissioni in servizio, compatibilmente con le esigenze a livello nazionale, ancorché la vigente normativa in materia consenta alle forze di polizia di assumere personale unicamente in misura pari alle cessazioni dal servizio.
Per quanto riguarda le dotazioni di mezzi, comunico che per il 2012 è programmata l'assegnazione di ulteriori vetture rispetto a quelle già nella disponibilità del parco veicolare della questura.
Vorrei anche dire che lo scorso anno è stata assegnata alla questura la somma di 35 mila euro per la manutenzione degli automezzi e per quest'anno sono stati già assegnati 22.900 euro con riserva di successive integrazioni.
È vero, come diceva l'onorevole interpellante, che in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario 2011 il Procuratore della Repubblica presso la Corte di appello di Roma mise in risalto l'interesse della criminalità camorristica verso il territorio della provincia e si tenne un'apposita riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, a cui presero parte, oltre alle forze dell'ordine, anche i presidenti dei tribunali ed i procuratori della Repubblica di Frosinone e Cassino.
In quell'occasione, si dispose l'intensificazione dei servizi di prevenzione e di contrasto nei confronti della criminalità organizzata con l'obiettivo primario di evitare qualsiasi radicamento nel tessuto economico-finanziario e nel settore della pubblica amministrazione. La prefettura di Frosinone ha svolto e sta svolgendo un'intensa attività di sensibilizzazione delle stazioni appaltanti di opere pubbliche e servizi.
Anche recentemente si è tenuta una specifica riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nella quale è stato disposto di avviare una verifica preventiva antimafia nei confronti delle imprese operanti a valle dell'aggiudicazione di opere pubbliche. Lo screening ha riguardato circa 200 attività imprenditoriali ed ha consentito di verificare fino ad adesso l'insussistenza di cause interdittive antimafia. Inoltre, è stato istituito anche un gruppo, deputato a procedere ad una attività di monitoraggio su tutte le cave ivi esistenti. Sono state esaminate ed ispezionate undici cave e sono tuttora in corso approfondite indagini.
Sono stati poi sottoscritti anche dei protocolli di legalità finalizzati a garantire verifiche e controlli su attività imprenditoriali per appalti e servizi anche al di sotto della soglia comunitaria. Ad oggi sono stati sottoscritti 16 protocolli con altrettanti comuni. È stata poi acquisita anche la disponibilità degli istituti di vigilanza a svolgere attività complementari con un apposito protocollo definito «Mille occhi sulla città». Particolare impulso viene dato alla destinazione dei beni confiscati alle mafie. Pag. 78
Devo rilevare che gli indici di delittuosità registrati nella provincia di Frosinone, negli ultimi anni, fanno osservare un trend in lenta ma costante diminuzione. Il totale complessivo dei delitti va, dagli oltre 13 mila del 2008, ad una sensibile riduzione nel 2009 ed anche negli anni successivi. Vi è insomma un trend positivo verso la diminuzione.
Si è avuto poi anche un incremento del numero di persone arrestate e denunciate complessivamente. Il dato che ci hanno fornito le autorità della provincia sono 6.220 persone fra arrestati e denunciati.
Il Ministero dell'interno segue con la massima attenzione le questioni connesse con la richiesta di adozione delle misure volte a garantire la sicurezza dei cittadini nel territorio della provincia di Frosinone. In questa direzione sono già state intraprese, come ho riferito, alcune iniziative per arginare il rischio di infiltrazione delle associazioni di stampo camorristico nel tessuto economico e sociale della provincia.
Ulteriori iniziative potranno essere individuate dal tavolo tecnico da me presieduto, al quale parteciperanno i rappresentanti dell'autorità giudiziaria ed i vertici delle forze dell'ordine, che era già stato convocato per martedì scorso, ma rinviato a causa dell'ondata di gelo che ha colpito duramente anche il territorio di quella provincia, e che si riunirà, al più presto, presso la prefettura di Frosinone.

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la cortese risposta, ma ahimè sono tutti numeri e cifre che io conosco a memoria, perché ovviamente vivendo quel territorio so bene quanti protocolli di intesa sono stati fatti.
Voglio anche approfittare di questa occasione per complimentarmi per il lavoro che, ogni giorno, svolgono nella provincia di Frosinone, Guardia di finanza, Polizia, Carabinieri, tutte le forze dell'ordine, nessuna esclusa, a volte anche veramente attuando il «moltiplicatore».
I numeri a volte sono duri ma non riportano letteralmente quello che viene fatto in quel territorio ogni giorno. Allora perché questo mio essere parzialmente soddisfatta? Soddisfatta perché, come il sottosegretario mi ha appena detto, verrà riconvocato il tavolo tecnico, e quindi mi auguro - visto che la neve è prevista anche per questo fine settimana - che la settimana prossima si possa far decollare questo tavolo. Però quello che io voglio sottolineare, carissimo signor sottosegretario, è che oltre agli arresti, alle cifre e ai numeri, c'è tutta una attività nel territorio della provincia di Frosinone, come viene fuori dopo gli arresti eccellenti, che è considerata la famosa attività di «lavanderia» di soldi di provenienza illecita.
Lei capisce meglio di me che queste cose, queste ricerche, queste indagini non si fanno come se fossero indagini di routine, hanno bisogno di una intelligence complessa, di un lavoro importante ma non evidente, perché qual è il pericolo che noi stiamo correndo? È il pericolo di investimenti ingenti nel nostro territorio non solo nell'apertura di attività - come abbiamo detto sia lei che io - di vario genere commerciale, ma in operazioni di grandi patrimoni.
Allora questo significa il radicamento in un territorio, perché quando ci sono investimenti di grandi patrimoni, con questi patrimoni non è che poi si chiude la valigia e si parte. Restano lì e devono fruttare e - come si sa bene - ci sono modi e modi per far fruttare quei patrimoni.
Allora voglio dire qual è il pericolo che io intendo ancora una volta denunciare, con la speranza di essere smentita domani, ma finora purtroppo non sono stata smentita perché la mia prima interpellanza risale al 2006 e, nemmeno a farlo apposta, in maniera puntuale e susseguente dal 2006 a oggi, subito arresti eccellenti. Lei ne ha citati alcuni, ma potremmo stare qui fino a domani parlando di nomi eccezionali, che magari io che vivo a Cassino mi trovavo ad incontrare nel bar senza sapere chi fossero ovviamente, o magari in un ristorante, nel tavolo a fianco. Pag. 79
Allora tutto questo perché? Lo dico prima che lei insedi il tavolo. Credo che ci sia bisogno di qualche cosa in più. C'è bisogno di una intelligence in più fissa, fatta con un coordinamento con la prefettura che fa un lavoro eccellente (ringrazio il prefetto per tutto quello che fa quotidianamente) insieme a tutte le forze dell'ordine che hanno il quadro del territorio.
Lei sa come me quanto dista Cassino da Casal di Principe e quanto dista Cassino dal primo comune della provincia di Caserta: 10 chilometri. Diciamo casa e bottega, e allora qualcuno ben illuminato ha anche pensato di mandare in soggiorno obbligato qualcuno di questi «galantuomini» in provincia di Frosinone come se li avesse mandati a Bolzano, cioè stavano più comodi perché erano sconosciuti, avevano modo di operare e di lavorare vicino casa. Allora questa è la denuncia che voglio fare ad alta voce in questa Aula. Non corriamo dopo, perché sarà troppo tardi. Abbiamo ancora l'opportunità di incidere e di far capire la presenza forte dello Stato in un territorio dove c'è necessità di dare forte presenza dello Stato, dove abbiamo la fortuna di avere un tribunale di frontiera, una procura di frontiera.
Mettiamo in condizione queste persone, che già fanno tanto, di poter fare di più, perché questo credo sia un compito giusto del Governo, un compito giusto di chi deve rappresentare politicamente, nel mio caso, quel territorio, perché non si abbia a piangere domani per qualcosa che si poteva prevenire oggi.
Noi siamo un territorio abbastanza particolare: abbiamo una sede universitaria, abbiamo il tribunale, abbiamo il genio civile, abbiamo la più grande industria della provincia di Frosinone, che è la FIAT, quindi è un territorio molto appetibile. Facciamo in modo che resti un sogno di questi signori, e che si possa continuare a considerare quello non un territorio oggetto di attenzione particolare, ma un territorio dove si venga ad investire soldi puliti per far nascere nuove aziende, nuove imprese in armonia col territorio e col tessuto sociale esistente.

(Problematiche concernenti il bando Prin (Programmi di ricerca di rilevante interesse nazionale) - n. 2-01350)

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare l'interpellanza Di Pietro n. 2-01350, sulle problematiche concernenti il bando Prin (Programmi di ricerca di rilevante interesse nazionale) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per illustrare brevemente la questione di cui ci stiamo occupando. Chiediamo al Governo di chiarirci in merito alla pubblicazione del bando, alcuni giorni fa, riguardante i Prin 2012. I Prin sono dei programmi di ricerca di rilevante interesse nazionale. In pratica, cioè, sono risorse che vengono affidate alle università, ai ricercatori perché i talenti possano essere valorizzati. Nel passato si è sbagliato, si sono date male le risorse e si sono utilizzati male quei soldi. L'impressione è che quell'esperienza non sia servita a nulla e che anche il nuovo o, comunque, la medicina utilizzata sia peggiore del male precedente. Vorremmo in questo senso che il sottosegretario ci desse chiarimenti e rassicurazioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Ministero è impegnato a valorizzare il sistema della ricerca italiana nel contesto internazionale, con particolare riferimento agli indirizzi di priorità espressi dalla Commissione europea attraverso la strategia Horizon 2020, al fine di aumentare la competitività dei ricercatori e delle imprese Pag. 80italiane nell'accesso alle varie tipologie di fondi messi a disposizione dalla Commissione suddetta. In tal senso il bando Prin, emanato con decreto ministeriale del 27 novembre 2011 e poi modificato con decreto ministeriale 12 gennaio 2012, si propone lo scopo, nel rispetto di quanto previsto dal vigente programma nazionale della ricerca, di promuovere e sviluppare azioni di sistema, favorendo le interazioni, non solo tra i diversi soggetti del sistema nazionale di ricerca pubblica (e in particolare, nel caso specifico, tra università ed enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero, come già avvenuto nei precedenti bandi Prin), ma anche tra tali soggetti e gli altri organismi di ricerca pubblici e privati, nazionali o internazionali.
Scopo principale del bando, quindi, a modifica di quanto previsto nei bandi degli anni passati, non è più soltanto quello di finanziare la cosiddetta ricerca curiosity driven, ma è anche quello di conseguire un reale e consistente rafforzamento delle basi scientifiche nazionali, anche in vista di una più efficace partecipazione alle iniziative relative ai programmi quadro dell'Unione europea, che vedono spesso un'ampia partecipazione da parte della comunità scientifica nazionale, ma anche, purtroppo, una bassa percentuale di successo.
Dalle prime informazioni assunte dagli uffici competenti del Ministero, si rileva come le innovazioni di processo, che, secondo gli interpellanti, potrebbero generare fenomeni di tipo clientelare all'interno degli atenei, limitazioni all'accesso ai finanziamenti, formazione di abnormi aggregazioni tra ricercatori con la proposizione di programmi definiti «arlecchino», stiano in realtà producendo processi virtuosi, ricompattando gruppi di ricerca su tematiche ben definite e di interesse attuale, ricostruendo competenze che in passato si erano frazionate, se non disperse; aggregazioni che costituiscono un passaggio fondamentale, non solo per il programma Horizon 2020, ma anche per tutti i futuri programmi quadro.
Per quanto riguarda in particolare l'affermazione secondo cui la gestione interna agli atenei della fase di preselezione potrebbe avvenire sulla base di criteri diversi dal merito, si ricorda che il bando propone una vera e propria competizione tra atenei, con ricadute, non solo in termini di finanziamenti sui progetti del bando, che si prevede possano essere riservati, più o meno, a circa un 30-40 per cento dei progetti preselezionati, ma anche in termini di premialità sul Fondo di funzionamento ordinario. Infatti, qualora un ateneo dovesse selezionare progetti di scarso valore scientifico sarebbe doppiamente penalizzato.
Infine, si ritiene opportuno ribadire che la valutazione comparativa tra progetti, che gli interpellanti ritengono esclusa dalle nuove procedure, sarà invece effettuata al Ministero nella seconda fase di valutazione, riservata ai comitati di selezione, che opereranno, sempre secondo i criteri della peer review, sui progetti preselezionati dagli atenei; i comitati valuteranno tali progetti area per area, grazie alla prefissata riserva di fondi per area disciplinare prevista, per la prima volta, in questo bando, e assente invece nei precedenti, eliminando, quindi, ogni problema legato alla asserita peculiarità con cui è effettuata la ricerca in ciascuna delle diverse aree disciplinari.

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di replicare.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, il mio intervento era breve inizialmente proprio perché attendevo di capire meglio la risposta del Governo che, di fatto, conferma quelle che erano le nostre perplessità, non solo nostre, e i dubbi in merito al bando Prin 2012.
Non lo dico io, lo dice il professor Beltram, direttore della Scuola Normale di Pisa, la professoressa Carrozza, direttore della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, con un editoriale, anzi un appello al Ministro Profumo pubblicato su Il Sole 24 Ore. Lo scrive qualche giorno dopo anche Guido Tabellini sempre su Il Sole 24 Ore, mettendo in guardia e mettendovi in guardia dai rischi dei progetti del bando Prin 2012. Pag. 81
Di cosa stiamo parlando? Secondo una valutazione europea ed internazionale ricerca e sviluppo vanno insieme. Se si investono risorse nella ricerca aumenta anche il prodotto interno lordo di un Paese e questo crea sviluppo perché evidentemente investe in talenti.
Il problema del nostro Paese - ma lei, sottosegretario, certamente sa meglio di me quali sono i dati di questo Paese - è che fino ad oggi non si sono date risorse per la ricerca, se ne sono date troppo poche, non lo dico io ma ci sono i rapporti della stessa Confindustria; da tali rapporti risulta che l'Italia investe lo 0,65 per cento del prodotto interno lordo e che l'obiettivo che impone l'Unione europea è dell'1,53 per arrivare ad un obiettivo, di quasi del 2 per cento di PIL, per poter ottenere quell'investimento nella ricerca che possa trasformarsi poi in sviluppo, cioè che possa permettere a dei giovani che vanno all'università, che sono dei talenti, che possono essere una risorsa per il Paese di non fuggire e di non diventare premi Nobel quando vanno in America o quando vanno in Germania o quando vanno in altri Paesi.
La funzione dei progetti di ricerca di base è questa: cercare di selezionare i più bravi. Nel bando Prin del 2012 abbiamo 175 milioni di euro da destinare ai ricercatori più meritevoli, alle università che hanno saputo individuare questi ricercatori più meritevoli. Cosa è accaduto finora? Oltre ad avere scarse risorse, queste sono state usate male, sono state usate a pioggia cioè per tutti e male, sono state utilizzate senza una valutazione di qualità dei progetti; sono state utilizzate senza ricorrere ad organi dipendenti e scientifici che potessero valorizzare e sostenere quei giovani davvero meritevoli. Ed è successo che si è finito per avere effetti distorsivi come, ad esempio, nella selezione dei valutatori, cioè di coloro che dovevano valutare i progetti Prin. Questi si autocandidavano e, in tal modo, si collegavano ai singoli progetti Prin da portare avanti determinando delle distorsioni. Questa esperienza passata avrebbe dovuto insegnare qualcosa e avrebbe dovuto evitare oggi gli errori del passato.
Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che il bando 2012 per i progetti di ricerca di base dei ricercatori dell'università non elimini quei problemi, anzi, come giustamente dicono alcuni direttori di università più qualificati di noi, probabilmente, li amplificano. Anzi, rischiate di creare una serie di problemi che non andranno verso il merito, ma verso pericolose distorsioni, come, per esempio, il fatto che non vengano premiati progetti a gruppi di numero limitato, cioè di due o tre unità, ma venga imposto il limite di cinque.
Questo è un limite quantitativo che costringe le università non a mettersi in concorrenza - e, quindi, in senso positivo, a competere tra di loro per il meglio -, ma a mettersi insieme facendo «cordate» e, quindi, cercando di accaparrarsi quelle risorse sulla base non della qualità, ma della quantità, o magari, sulla base del peso di forza, ovvero di lobby, che le singole università, mettendosi insieme, hanno sulle risorse destinate ai progetti di ricerca.
Quindi, signor sottosegretario, non è vero che viene premiato il merito, anzi: i limiti quantitativi dettati dal bando Prin 2012, di fatto, per esempio, avrebbero escluso, se casomai fosse accaduto, che i premi Nobel per la biologia del 2006 e per la fisica del 2010 - che sono nati da gruppi di ricerca di due unità e di sei unità -, in Italia, potessero ottenere i finanziamenti del progetto Prin. È, ovviamente, un paradosso, ma è il rischio che corriamo, quello cioè di non valorizzare più la qualità e i meriti. I professori della Normale e della Sant'Anna di Pisa vi mettono in guardia anche dal rischio che, in questa maniera, non si elimini il pericolo di affidare finanziamenti «a pioggia»; anzi, il rischio di dare finanziamenti in modo indiscriminato, non di merito e non di qualità si accentuerà.
Qualcuno vi suggerisce che, per esempio, nell'affidamento delle risorse e del finanziamento Prin, sarebbe stato più utile - e questo lo dico, magari, perché potrebbe Pag. 82intervenire su quel provvedimento - che quel finanziamento non venisse gestito e affidato attraverso la macchina farraginosa e burocratica del Ministero, ma attraverso un'agenzia indipendente di alta qualità, di alti rappresentanti della scienza in grado di affidare quelle risorse ai progetti più meritevoli.
Oggi voi affidate migliaia di progetti da esaminare ad una commissione di valutazione composta da tre elementi, che, evidentemente, in poco tempo, non potrà fare altro che non premiare la qualità dei progetti. Inoltre, vi mettiamo in guardia sul rischio della preselezione, signor sottosegretario. Avete affidato alle università il compito di preselezionare i progetti. Ma le dico che, forse, prima era meglio, perché i precedenti ricercatori davano alle università e chiedevano alle università il cofinanziamento sul progetto e, nel quasi 100 per cento dei casi, veniva affidato.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIERFELICE ZAZZERA. Oggi, invece, quei ragazzi meritevoli devono chiedere all'università e devono essere preselezionati dall'università. Le domando: un figlio di nessuno e un figlio di un professore accademico giocano alla pari nella preselezione? Io credo di no, non giocano alla pari. Finiranno per vincere i finanziamenti Prin i figli di accademici, favorendo, di fatto, anche il nepotismo.

(Orientamenti del Governo circa l'attuazione del decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, e della sentenza della Corte costituzionale n. 145 del 2008 in relazione all'esercizio delle competenze della regione Sicilia in materia di riscossione di imposte - n. 2-01318)

PRESIDENTE. L'onorevole La Loggia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01318, concernente orientamenti del Governo circa l'attuazione del decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, e della sentenza della Corte costituzionale n. 145 del 2008 in relazione all'esercizio delle competenze della regione Sicilia in materia di riscossione di imposte (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, l'argomento è ormai più che noto, immagino che il sottosegretario avrà avuto qualche elemento per rispondere da parte del Ministero dell'economia e delle finanze. Non illustro quindi nel dettaglio la mia interpellanza urgente, mi limito soltanto a dire che ci terrei, come credo sia assolutamente doveroso per ogni cittadino italiano, ma penso soprattutto per il Parlamento, per il Governo e, sottolineo, per questo Governo a maggior ragione, al rispetto delle regole. Siccome parliamo del rispetto della Costituzione e del rispetto di una sentenza della Corte costituzionale e soprattutto dell'applicazione di un decreto legislativo, che come è noto ha valore di legge, non si comprende il mancato rispetto se non per comprensibili ragioni di ordine economico contingenti, e cioè lo Stato può dire: avete ragione voi siciliani a pretendere questo, ma, in questo momento, non abbiamo risorse sufficienti per poter soddisfare la vostra legittima richiesta. L'articolo 37 dello Statuto siciliano, approvato il 15 maggio 1946, è stato applicato sino al 1972; con la riforma fiscale di allora, il punto di riferimento per il calcolo del quantum rispetto a quanto richiesto dall'articolo 37 dello Statuto è cambiato. Stiamo parlando cioè dei tributi relativi ai redditi prodotti in Sicilia, o in parte prodotti in Sicilia, sottolineo, da aziende e da imprese che hanno sede anche fuori dal territorio regionale. Il decreto legislativo del 2005 ha finalmente colmato questo vuoto e quindi dal 1972 al 2005 siamo rimasti senza attuazione e nel 2005 si è fatto finalmente il decreto legislativo. Qui è nato il problema, perché questo decreto legislativo descrive, indica che è giusto riconoscere alla Sicilia questi tributi, ma simmetricamente devono essere anche accollate alla Sicilia nuove competenze e quindi il costo di gestione di queste competenze. Tutto ruota sull'avverbio «simmetricamente». La Regione siciliana si è anche rivolta alla Corte costituzionale Pag. 83e la Corte ha chiarito che «simmetricamente» non può che riferirsi alle competenze relative alla riscossione del tributo. È ovvio che questo non può che essere così. Tu hai la competenza ad incassare, avrai anche la competenza a riscuotere; se ti costa qualcosa riscuotere, e certamente costa qualcosa, ecco che dovrai farti carico di questo costo, ma non di altre competenze. La Corte costituzionale questo lo chiarisce in maniera lampante, non ci sono dubbi. Non solo, questo in chiave di diritto; in chiave «politica» quest'Aula, nel gennaio o febbraio del 2009, quindi sono passati già tre anni, ha sostanzialmente, all'unanimità, approvato una mozione per dire: caro Governo non ci hai pensato già abbastanza? Penso che sarebbe il caso di dare attuazione finalmente, rompere gli indugi.
La risposta che vorrei, non da lei, sottosegretario - che ha tutta la mia comprensione, perché viene qui con una risposta non predisposta la lei stesso e, quindi, la prego di credere che non ce l'ho minimamente con lei - ma dal Governo, non è quella che lei immagino mi darà.
La risposta che vorrei avere è la seguente: cara regione Sicilia, tu hai ragione, hai diritto ad aver riconosciuta la competenza ad incassare questi tributi, ma abbi un po' di pazienza, perché siamo in una crisi economica molto grave, non sappiamo esattamente quanto questa crisi economica potrà durare, ma segniamo e scriviamo e attestiamo che, comunque, tu questo diritto ce l'hai; promuoviamo un tavolo tecnico, vediamo se è possibile fare delle compensazioni, vediamo in che modo si potrà risolvere nel tempo il problema, ma non metto in dubbio l'esistenza di questo tuo diritto.
Sicché, le dico già da subito, così la replica sarà molto più breve, che se lei mi dovesse dire, come immagino mi dirà, che è in dubbio il diritto, le dovrei dire: caro sottosegretario, la prego di riferire al Presidente del Consiglio, nonché Ministro dell'economia e delle finanze, che io non mi posso attendere dal professor Monti una risposta burocratica preparata dagli uffici, ma vorrei una risposta all'altezza del professor Monti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, intanto ringrazio l'onorevole La Loggia per la sua comprensione. Con l'interpellanza urgente si chiedono i motivi di un presunto ingiustificato ritardo nell'attuazione delle disposizioni citate contenute nel decreto legislativo del 3 novembre 2005, n. 241, recante «Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione siciliana, recanti attuazione dell'articolo 37 dello Statuto e simmetrico trasferimento di competenze».
In particolare, si lamenta che a distanza di tre anni dall'approvazione della mozione da parte della Camera dei deputati con la quale il Governo si era impegnato a procedere in tempi brevi alla definizione delle modalità applicative per l'attuazione del citato articolo 37, non è stato ancora emanato il decreto dirigenziale previsto dall'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 241 del 2005.
Sentiti i competenti uffici, si possono riferire le seguenti circostanze, non ignote peraltro agli uffici della regione che, in argomento, intrattengono da lungo tempo contatti con quelli dell'amministrazione economico-finanziaria.
L'articolo 37 dello Statuto siciliano prevede che «per le imprese industriali e commerciali che hanno la sede centrale fuori del territorio della regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. L'imposta relativa a detta quota compete alla regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima».
Per dare attuazione a questa disposizione è stato emanato il decreto legislativo n. 241 del 2005, il quale all'articolo 1 Pag. 84prevede che in base all'articolo 37 dello Statuto, le relative quote di competenza fiscale dello Stato sono trasferite alla regione. Simmetricamente sono trasferite alla regione competenze previste dallo Statuto fino ad ora esercitate dallo Stato.
Questa norma rinvia le modalità applicative del trasferimento alla regione delle predette quote ad un decreto dirigenziale del Ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con l'assessorato regionale del bilancio e delle finanze. L'avverbio «simmetricamente», usato dalla legge, è stato subito oggetto di contrapposte tesi interpretative tra i funzionari regionali e statali cui spetta raggiungere un'intesa per la definizione del predetto provvedimento amministrativo.
La risoluzione del contrasto non è scevra di conseguenze e di responsabilità - che nella fattispecie sono di livello dirigenziale -, tenuto conto degli effetti finanziari di segno opposto che ne possono derivare. Secondo la regione, la simmetria va riferita alla sola funzione di riscossione delle imposte, cosicché l'attribuzione delle risorse derivanti dall'attuazione dell'articolo 37 dello Statuto sarebbe avulsa dal correlato trasferimento di altre funzioni, ancora esercitate dallo Stato.
Secondo l'amministrazione statale, il trasferimento delle quote di competenza fiscale dallo Stato alla regione deve essere contestuale al simmetrico trasferimento delle competenze previste dallo Statuto regionale (tutte quelle ancora in capo allo Stato), onde conseguire la necessaria neutralità finanziaria.
Una diversa interpretazione, comportando oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, sarebbe priva di copertura finanziaria e, pertanto, in contrasto con l'articolo 81, comma 4, della Costituzione. Il confronto dialogico si è arricchito nel tempo di un'ulteriore componente. La Corte costituzionale, emanando la sentenza n. 145 del 2008, vertente su questione del tutto diversa da quella ora in discorso, si è espressa incidentalmente, attraverso obiter dictum, con una formula che la Regione reputa a sé favorevole. È noto che gli obiter dicta, costituendo affermazioni che non attengono direttamente e specificamente al tema oggetto di un giudizio e sulle quali pertanto non cala il decisum, non dispongono del tratto della vincolatività propria del giudicato.
Per questo l'amministrazione statale reputa di poter insistere nella propria tesi, ossia che tutte quelle residue in capo allo Stato devono essere le funzioni ancora da trasferire alla Regione sulla base delle proprie disposizioni statutarie (ad esempio, funzioni in materia di sanità, finanza locale, istruzione, università, assistenza) e non già solamente quelle della riscossione del gettito in argomento. Quest'ultima tesi, del resto, si presenta come quella idonea a rispettare il principio, più volte enunciato dalla stessa Corte costituzionale, della necessaria neutralità finanziaria, in base al quale tutti i provvedimenti di devoluzione di funzioni amministrative alle autonomie territoriali non possono comportare oneri aggiuntivi per lo Stato.
Dunque, anche la stesura dell'ultima bozza di decreto attuativo dell'articolo 37 dello Statuto, inviata alla regione in data 13 gennaio 2010, propone il simmetrico trasferimento delle funzioni amministrative che risultano ancora esercitate dallo Stato. A questa bozza di provvedimento la Regione ha dato riscontro il 15 dicembre 2010, contrapponendo il trasferimento della sola funzione della riscossione. A fronte di questa posizione di stallo, è bene tuttavia evidenziare che, proprio in applicazione del principio di simmetria, le disposizioni che hanno attribuito nuove competenze fiscali alle regioni ad autonomia differenziata prevedono il trasferimento di funzioni di spesa ulteriori rispetto a quelle correlate alla sola riscossione delle nuove imposte.
Un esempio è costituito dall'articolo 1, comma 834, della legge n. 296 del 2006 che, a fronte di un aumento di quote di tributi erariali devoluti alla regione Sardegna, ha nel contempo disposto l'attribuzione del finanziamento del fabbisogno complessivo del servizio sanitario nazionale sul territorio regionale «senza alcun apporto a carico del bilancio dello Stato». Altro esempio più recente si trova nella Pag. 85modifica statutaria della regione Trentino-Alto Adige (articolo 2 della legge n. 191 del 2009) e nella modifica delle norme di attuazione dello Statuto valdostano (decreto legislativo 3 febbraio 2011, n. 12). In entrambi i casi, a fronte di un incremento di quote di tributi erariali devoluti, è stato simmetricamente previsto il trasferimento di funzioni amministrative ancora intestate allo Stato.
Il precedente Governo non ha mancato di prendere nuovamente in considerazione gli argomenti spesi in tesi dalla regione Sicilia in occasione di vari incontri di livello tecnico-politico, volti ad una più generale revisione dell'ordinamento finanziario della regione in senso federalista. In questo contesto, sulla base di elaborazioni effettuate ed ora in fase di aggiornamento, la stima degli effetti derivanti dallo schema di decreto ministeriale di attuazione delle disposizioni dell'articolo 37 dello Statuto siciliano, di cui si è fatto innanzi cenno, in termini di maggiori entrate da riconoscere alla regione Sicilia ammontano, per il periodo 2000-2007, a circa 100 milioni di euro l'anno, come differenza tra gli importi erogati sulla base dei versamenti effettuati dai contribuenti nel territorio siciliano e le spettanze da attribuire alla regione sulla base di una compartecipazione al gettito riferibile agli stabilimenti presenti nel suo territorio, ancorché versato nel resto del territorio nazionale.
Se non compensate con il trasferimento di funzioni di pari valore, le sole maggiori entrate eventualmente cedute alla regione rappresenterebbero un onere certo per il bilancio dello Stato, costituendo minore entrata in termini di cassa che necessiterebbe di compensazione mediante regolazione contabile, la quale a propria volta richiederebbe una integrazione delle dotazioni di bilancio dei pertinenti capitoli di spesa. In questa eventuale prospettiva, l'onere complessivo per il bilancio dello Stato dipenderebbe, inoltre, dal numero di anni di spettanze pregresse eventualmente riconosciute alla regione, che, almeno sul piano teorico, potrebbero addirittura risalire alla data di entrata in vigore dello Statuto. Esemplificativamente, l'onere complessivo ammonterebbe a oltre 1 miliardo di euro ove si prendesse in considerazione tutto il periodo 2000-2011.

PRESIDENTE. L'onorevole La Loggia ha facoltà di replicare.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente è evidente che non posso essere soddisfatto. Lo avevo già anticipato. Peraltro mi piace sdrammatizzare dicendo che la povertà è sempre una cattiva consigliera, ma soprattutto se viene rappresentata come incapacità a pagare i debiti da mille avvocati. E, in questo caso mille avvocati che si nascondono sotto le forme di mille funzionari del Ministero dell'economia e delle finanze ragioni per difendere la povertà dello Stato ne hanno trovate, ma si tratta di argomentazioni poco fondate, in alcuni casi totalmente non fondate, come, ad esempio, quando non si tiene in dovuta considerazione che si tratta di regioni a statuto speciale. Anche gli esempi che lei ha portato sono esempi di palesi violazioni dei rispettivi Statuti della Sardegna o del Trentino-Alto Adige e sono casi ovviamente già ben conosciuti. Ma vale la pena, per lasciarlo agli atti, soltanto ricordare che gli statuti speciali sono frutto di un patto, hanno una ragione pattizia. In particolare, quello che riguarda la regione siciliana - ma potrei dire la stessa cosa per il Trentino-Alto Adige - fu sostanzialmente il testo di un compromesso. Oggi probabilmente la Sicilia non farebbe parte di questo Stato se quelle norme non fossero state inserite nello Statuto. La prego di crederci, perché quelle norme sono state scritte in parte da mio padre e in parte da mio nonno e quindi ho una testimonianza diretta rispetto all'origine storica e alle ragioni storiche che portarono alla concessione dello Statuto di autonomia il 15 maggio del 1946 e alle ragioni di tipo fiscale, finanziario e tributario che ne erano alla base. Questo lo dico non perché serva a risolvere il problema - so bene che le mie parole sono assolutamente inefficaci - ma perché, e in questo caso coinvolgerò anche Pag. 86la Presidenza della Camera e quindi qui il Presidente Lupi che la rappresenta egregiamente, sull'argomento io desidero realmente un incontro e un chiarimento con il Presidente del Consiglio. Lei faccia conto che qui dietro di me in questo momento ci sono 6 milioni di siciliani, cioè una dimensione superiore allo Stato di Israele, anziché all'Olanda. C'è un popolo che da sessanta anni, adesso sono ormai sessantacinque, attende la piena attuazione dello Statuto e non attraverso norme di attuazione di carattere - mi lasci dire senza offesa - leguleio. Perché mille avvocati possono certo trovare il modo per non far pagare al proprio cliente una cambiale scaduta - ci sono mille modi -, ma il fatto vero resta: quella cambiale non è stata onorata e, in questo a caso, in piena violazione di qualunque norma, di qualunque regola e soprattutto nel più assoluto dispregio della legalità. E credo che questa sia proprio la cosa meno tollerabile soprattutto dal Parlamento italiano, ma, mi lasci dire, anche dal popolo siciliano.

(Iniziative in relazione alla questione dei ritardati pagamenti della pubblica amministrazione - n. 2-01343)

PRESIDENTE. L'onorevole Germanà ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01343, concernente iniziative in relazione alla questione dei ritardati pagamenti della pubblica amministrazione (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONINO SALVATORE GERMANÀ. Signor Presidente, avrei voluto illustrare questa mia interpellanza urgente anche perché ritengo sia un tema che vada al di là degli schieramenti e del colore della casacca che ognuno di noi indossa, ma mi rendo conto del tempo e allora salto tutta la premessa consegno il mio intervento e rivolgo al sottosegretario soltanto una richiesta di delucidazioni, in primis, sulla compensazione dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese con i debiti che le stesse hanno nei confronti del fisco e della previdenza.
È impensabile e assurdo che l'impresa X, che è titolare di crediti nei confronti dell'amministrazione Y, possa poi, dall'altro lato, essere inseguita da Equitalia, che giustamente svolge il suo ruolo, per cartelle esattoriali magari non pagate, possibilmente perché l'impresa non è riuscita a riscuotere il credito.
In secondo luogo, chiedo di rendere possibile l'utilizzo dei crediti scaduti quale garanzia verso le pubbliche amministrazioni.
In terzo luogo, chiedo di valutare l'opportunità di affidare ad un organismo o ad un'Authority, ovviamente un organismo super partes già esistente, onde evitare di aggravare i costi della finanza pubblica, le funzioni di tutela delle imprese e degli imprenditori che sono vittime dei pagamenti ritardati.

PRESIDENTE. Onorevole Germanà, lei sa che, ovviamente, in questo caso non si può consegnare l'intervento perché vi è già, tra l'altro, il testo dell'interpellanza urgente che lei ha presentato.
Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente l'onorevole Germanà ed altri pongono quesiti sul fenomeno dei ritardati pagamenti della pubblica amministrazione.
Al riguardo occorre premettere, in via generale, che l'introduzione di meccanismi, applicati in modo diffuso e indifferenziato, che permettano la compensazione tra le somme dovute dalle imprese a titolo di oneri fiscali ed i crediti da queste vantate nei confronti della pubblica amministrazione potrebbe determinare effetti finanziari negativi sulla finanza pubblica in termini amministrativi, procedimentali e di riscontro, stante la numerosità dei soggetti riconducibili all'ambito della pubblica amministrazione talvolta, come nel caso di comuni, province e regioni, dotati di autonomia costituzionalmente garantita. Pag. 87
Inoltre, nel caso del bilancio dello Stato, talora le entrate hanno una destinazione vincolata derivante, ad esempio, dalla previsione di un'eventuale riassegnazione, per cui l'operata compensazione farebbe perdere il citato vincolo di destinazione, con conseguenti difficoltà per l'amministrazione legate all'esigenza di sistemazione contabile del venir meno dell'entrata.
Nell'ipotesi, poi, di compensazione di un credito verso un ente locale con oneri fiscali erariali, potrebbero determinarsi criticità finanziarie, specialmente ove gli obiettivi posti dal Patto di stabilità interno non permettano all'ente di effettuare il pagamento.
Giova, comunque, segnalare che, in tema di crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione, sono già operative disposizioni specifiche (articolo 28-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241), tese a garantire la possibilità per il contribuente di compensare un credito d'imposta, rispettivamente, con un debito iscritto a ruolo ovvero con taluni debiti di natura fiscale o previdenziale.
Relativamente alla richiesta che vengano rese pienamente operative, mediante l'adozione dei relativi decreti attuativi, le disposizioni di cui all'articolo 28-quater del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, introdotto dall'articolo 31, comma 1-bis, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, nella legge 30 luglio 2010, n. 122, che prevedono la possibilità di compensare i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle regioni, degli enti locali e degli enti del servizio sanitario nazionale per somministrazione, forniture e appalti, con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo, si precisa che, al fine di pervenire all'adozione del decreto attuativo previsto dalla disposizione stessa, sono in corso di analisi e di valutazione le su esposte criticità, allo scopo di permettere una piena attuazione della norma e salvaguardare, al contempo, gli equilibri di finanza pubblica.
Va, peraltro, considerato che l'articolo 9, comma 3-bis, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, ed il relativo regolamento di attuazione, adottato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze il 19 maggio 2009, hanno introdotto e disciplinato la certificazione dei crediti, da parte delle regioni e degli enti locali debitori, relativi alla somministrazione di forniture o di servizi, al fine di favorire, per le imprese creditrici, la cessione dei crediti certificati e, in ultima analisi, di garantire una maggiore liquidità delle stesse.
Sulla questione, il Ministro dello sviluppo economico ha comunicato che la legge recante «Norme per la tutela della libertà d'impresa. Statuto delle imprese», approvata lo scorso novembre, all'articolo 10, prevede che il Governo adotti, entro 12 mesi dall'entrata in vigore, un decreto legislativo recante modifiche al decreto legislativo n. 231 del 2002, per l'integrale recepimento della direttiva comunitaria 2011/7/CE, relativa alla lotta contro ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi: in primo luogo, il contrasto degli effetti negativi della posizione dominante di imprese sui propri fornitori o sulle imprese sub-committenti, in particolare nel caso in cui si tratti di micro, piccole e medie imprese; in secondo luogo, la possibilità per l'Autorità garante della concorrenza e del mercato di procedere ad indagini ed intervenire in prima istanza con diffide e comminare sanzioni relativamente a comportamenti illeciti messi in atto da grandi aziende.
Il decreto «Cresci Italia», all'articolo 35, introduce la possibilità per i creditori delle amministrazioni statali di richiedere il pagamento in titoli di Stato e mette a disposizione un plafond di 5,7 miliardi di euro. In particolare, la quota di 4,7 miliardi di euro è destinata all'estinzione dei crediti connessi alle transazioni commerciali per l'acquisizione di servizi e forniture, Pag. 88iscritti quali residui passivi perenti, mentre la restante dote di 1 miliardo di euro è messa a disposizione per rimborsare forniture relative a consumi intermedi maturati al 31 dicembre 2011.
L'articolo 9, comma 3-bis, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185 ha previsto che, su istanza del creditore di somme dovute per somministrazione, forniture e appalti, le regioni e gli enti locali certifichino se il credito di un'impresa nei confronti della pubblica amministrazione, sia certo, liquido ed esigibile per consentire al creditore la cessione pro soluto a favore di banche o intermediari finanziari.
In tale contesto normativo, il Governo è attualmente orientato a predisporre azioni, volte ad estendere la portata delle suddette norme (ad esempio, valutando l'estensione alla sanità, della certificazione dei crediti) e ad agevolarne l'applicabilità.
In particolare, l'attuale orientamento dell'Esecutivo è quello di velocizzare le procedure di pagamento a favore delle imprese, attraverso misure volte a: centralizzare la tesoreria per dare ordine all'iter dei pagamenti dei debiti, arrivando ad un'uniformità di procedure di pagamento dell'amministrazione centrale e di quella periferica; allineare, nel bilancio pubblico, competenza e cassa; rivedere il sistema di gestione delle fatture per arrivare a procedure più efficienti ed applicare un sistema di premialità verso le amministrazioni virtuose.
Sulla questione la segreteria del Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio ha comunicato che il dottor Saccomanni, direttore generale della Banca d'Italia, in sede di audizione resa in data 31 gennaio 2012, ha dichiarato che: «Il Consiglio direttivo della BCE ha favorito il ricorso al suo rifinanziamento adottando misure eccezionali per preservare il corretto funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria; ha introdotto operazioni di durata triennale a tasso fisso e integrale accoglimento della domanda; ha deciso di ampliare ulteriormente la gamma di attività stanziabili per il rifinanziamento, estendendo i criteri di accettabilità dei crediti; ha ridotto dal 2 all'1 per cento il coefficiente di riserva obbligatoria».
A queste misure, che assieme ad altre prese in passato, attenuano in modo significativo le tensioni sul fronte della provvista, si aggiunge l'iniziativa assunta dal Governo italiano che ha introdotto garanzie pubbliche sulla raccolta a medio termine delle banche.
La liquidità che così affluisce al sistema bancario, a un costo contenuto, attenua in misura significativa le tensioni sul fronte della raccolta; permette ai nostri intermediari, nell'ambito delle loro scelte gestionali, di espandere il credito e di investire in titoli.
La Banca d'Italia, comunque, ha assicurato che controlla su base settimanale, anche giornaliera in periodi di particolare tensione, la situazione di liquidità a breve termine dei principali gruppi bancari. Nel periodo più recente, le misure sopra descritte hanno determinato un sensibile miglioramento della posizione di liquidità a breve termine.

PRESIDENTE. L'onorevole Germanà ha facoltà di replicare.

ANTONINO SALVATORE GERMANÀ. Signor Presidente, signor sottosegretario, accolgo le sue spiegazioni però mi riservo il diritto di avanzare qualche perplessità, anche perché così continuando il percorso da lei illustrato non si può ipotizzare lo sviluppo, ma in molti casi il fallimento di molte imprese. Mi permetta anche di aggiungere una considerazione: nell'ambito del più generale processo di risanamento della finanza pubblica anche il Patto di stabilità e crescita impedisce agli enti di utilizzare la liquidità disponibile per far fronte a vecchi e nuovi impegni di spesa.
Vorrei anche ricordare e far presente che secondo uno studio condotto dall'Unione europea emerge che già nel 2010 in Italia il ritardo dei pagamenti del settore pubblico era di 86 giorni, oltre il doppio di quello del settore privato, pari a 30 giorni. A fronte degli 86 giorni di ritardo registrati in Italia, corrispondono i Pag. 8919 giorni del Regno Unito, i 65 giorni della Spagna, i 21 della Francia e gli 11 della Germania, con una media della Comunità europea di 27 giorni. Anche la Spagna, che è considerata unitamente all'Italia un Paese assai lento nei pagamenti, ha già emanato provvedimenti per accelerare i pagamenti dei crediti.
Concludo dicendo che così non è possibile sostenere la crescita se i nostri imprenditori non vengono tutelati e garantiti attraverso una nuova strategia che sia fondata sulla credibilità della pubblica amministrazione. Solo così potremo rilanciare l'immagine del nostro Paese anche per attrarre investimenti e capitali stranieri.

(Rinvio delle interpellanze urgenti Gibiino n. 2-01346 e Rampi n. 2-01347)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alle interpellanze urgenti Gibiino n. 2-01346 e Rampi n. 2-01347. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento delle interpellanze è rinviato ad altra seduta.

(Misure a tutela dei lavoratori addetti al servizio di trasporto ferroviario notturno - n. 2-01349)

PRESIDENTE. L'onorevole Codurelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01349, concernente misure a tutela dei lavoratori addetti al servizio di trasporto ferroviario notturno (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per essere venuto questa sera a rispondere a questa interpellanza urgente che nasce da una interrogazione presentata il 12 novembre scorso, a seguito della decisione di Trenitalia di ridurre drasticamente il personale impiegato per il servizio notturno, appaltato a diverse società.
Sono circa mille i posti di lavoro in tutto il Paese a rischio, dall'11 dicembre scorso sono senza lavoro più di 800 lavoratori che hanno ricevuto lettera di licenziamento a seguito della cancellazione del servizio da parte di Trenitalia, servizio universale di trasporto ferroviario. Sono stati cancellati i collegamenti diretti notturni fra la Sicilia, il Mezzogiorno e le principali città dell'Italia settentrionale. Tutto ciò è avvenuto in un quadro di crisi economica e del lavoro pesantissimo, il tutto dopo anni di progressivo taglio alle risorse pubbliche destinate al sostegno di questo servizio, sostanzialmente dimezzatesi nel corso degli ultimi tre anni.
Questa decisione di Trenitalia con tutta evidenza, condivisa dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - chiaramente il precedente - ha determinato la pesante riduzione di un servizio universale. Il taglio delle risorse pubbliche e le scelte produttive di Trenitalia hanno determinato anche nell'indotto appaltato dei treni notte un pesantissimo effetto occupazionale, accentuato dalla decisione del committente di non prevedere in questa occasione alcuna efficace clausola sociale nella procedura di gara per l'affidamento di servizio.
Successivamente l'amministratore di Trenitalia Moretti ha giustificato il cambiamento di strategia opponendo la competitività dei voli low coast, ma questo argomento è tanto poco sostenibile che persino il quotidiano di Confindustria, Il Sole 24 Ore, si è sentito in dovere di confutarlo e di provare che in Germania, in Francia, in Svezia il servizio notte si effettua ancora con una qualità decente per distanze approssimabili a quelle italiane e con un costo del lavoro - è sotto gli occhi di tutti - certamente superiore a quello italiano, mentre le spese di trasporto locale sono prestazioni sociali previste nella norma dell'articolo 117 della Costituzione e occorre pertanto garantire, proprio nell'ambito di questo articolo, la maggior possibilità di copertura finanziaria della spesa. Al contrario negli ultimi anni il settore dei trasporti pubblici locali è stato interessato da logiche di contenimento dei costi e riduzione della spesa avulsi da qualsiasi riflessione. Pag. 90
Infatti, da Milano a Palermo, a Torino, a Roma, a Venezia, in Puglia, i lavoratori continuano incessantemente la mobilitazione da oltre due mesi, attraverso presidi, occupando torri e tetti.
A Milano una lotta estrema ma civile va avanti senza problemi dall'11 dicembre, con un lavoratore che continua a rimanere sulla torre del binario 21 in stazione centrale, con forti rischi, considerato che nei prossimi giorni si prevedono ancora temperature rigidissime. È una cosa grave anche per l'insensibilità rispetto ad una risposta che non c'è.
Anche a Roma i lavoratori sono in presidio permanente con grande solidarietà ovunque e con una raccolta di firme che ha superato le cinquantamila, firme che bisogna andare a cercare. Fassino, sindaco di Torino, e Pisapia, sindaco di Milano, hanno loro stessi scritto al Ministro Passera. Qui vedo rappresentato un altro Ministero, ma tutti si sono rivolti al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti chiedendo di rivedere le proprie scelte. Hanno chiesto che venga rivista la scelta di eliminare il servizio dei treni notte, che collegano il nord e il sud dell'Italia. Vi sono state più mozioni regionali dalla Lombardia all'ordine del giorno approvato dal consiglio regionale del Veneto, alla Puglia, alle altre regioni. Tutti ovunque hanno chiesto urgentemente i tavoli.
Le organizzazioni sindacali unitarie hanno sempre avanzato richieste al tavolo dello sviluppo economico, perché è indispensabile ripristinare un servizio utile e le mozioni hanno assolutamente chiesto con insistenza questo tavolo, che ancora oggi non è stato convocato. Di fronte a questa grave situazione, ricordo che qui in questa Aula numerose sono state le richieste da parte dei colleghi e non solo, da Lovelli a Meta, alla sottoscritta, all'onorevole Vico. Sono arrivate anche, oltre che dai governatori, dall'ANCI.
Allora, credo che sia fondamentale capire quale sia l'assunzione di responsabilità da parte del Governo, oltre che di Trenitalia, a partire dall'applicazione delle mozioni approvate il 26 settembre sempre in quest'Aula, una presentata dal Partito Democratico, che prevedono la definizione di un piano di politica industriale nel settore dei trasporti pubblici. Ecco, se questa è stata la politica di questi anni, ossia privilegiare il trasporto privato a danno del trasporto pubblico, è una politica che sta provocando e provocherà il collasso del Paese con i grandi prezzi che si pagheranno sul versante dei costi sociali. Questi giorni con questo maltempo è stato evidente il fallimento che abbiamo visto tutti rispetto alla scelta esclusiva di privilegiare solo l'alta velocità. Pagheremo dei costi ambientali altissimi. Allora, Viceministro dopo questo silenzio - certo da voi ereditato - dopo due lunghi mesi, in cui i lavoratori versano in questa situazione, ci aspettiamo una risposta chiara al Paese.

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interpellanza che passo ad illustrare concerne il nuovo piano industriale del gruppo Ferrovie dello Stato con specifico riferimento alle scelte di management aziendale relative al servizio di treni notturni e alle conseguenti ricadute occupazionali. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha fatto sapere che negli ultimi dieci anni e in modo particolare nell'ultimo anno i collegamenti ferroviari notte sono stati interessati da una forte contrazione della domanda per effetto soprattutto della aggressiva concorrenza delle compagnie aeree low cost e della velocizzazione dei servizi giorno, a seguito dell'attivazione della AV, che porta la clientela a preferire questi ultimi sia per il comfort dei viaggi che per i tempi di percorrenza.
Va precisato che tale tipologia di treni AV rientra nel novero dei treni classificati di servizio universale, ovvero di quel servizio che per poter essere effettuato necessita di una contribuzione pubblica definita nell'ambito di un contratto di servizio, Pag. 91in quanto presenta un conto economico negativo. È pertanto lo Stato, rappresentato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che definisce all'interno del contratto di servizio con Trenitalia, tenendo conto delle risorse economiche di cui dispone, la quantità e la qualità dei collegamenti di servizio universale da effettuare, coprendo con appositi corrispettivi la differenza tra i ricavi da traffico ed i costi di produzione certificati.
Per i treni inseriti nel contratto di servizio con lo Stato, nel 2011 Trenitalia ha registrato una perdita complessiva di rilevante entità, circa 134 milioni di euro, nonostante i corrispettivi, derivanti principalmente dalla forte contrazione dei ricavi conseguente al calo della domanda del servizio universale.
In conseguenza di questa situazione e dell'assenza di risorse aggiuntive da parte dello Stato, con il nuovo orario previsto per il 2012 sulla base delle indicazioni condivise con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è stato definito ed attuato un programma di rimodulazione dei collegamenti di servizio universale che consenta di avviare un percorso di riequilibrio economico del contratto. Ciò ha comportato una riduzione delle percorrenze dei treni notte, più costosi e meno frequentati, in coerenza con la tendenza, in atto sui mercati europei, senza però pregiudicare la possibilità per gli utenti di raggiungere le destinazioni finali. Più in particolare, si e provveduto a garantire il servizio sulle direttrici nord-sud del Paese attestando i collegamenti notte a Roma e a Bologna e prevedendo il proseguimento del viaggio a bordo dei treni ad alta velocità, cui sarà applicata, tuttavia, una tariffa speciale per l'utenza proveniente dalle regioni meridionali. Nonostante ciò il gestore dei servizi ha dovuto operare delle scelte aziendali che hanno comportato la riduzione delle attività di accompagnamento a bordo dei suddetti treni.
Secondo quanto comunicato da Ferrovie dello Stato, dall'11 dicembre scorso nei collegamenti ferroviari notturni sulla rotta Parigi-Milano-Venezia e viceversa ha iniziato ad operare la nuova società TVT costituita in partnership tra Trenitalia e la francese Veolia Transdev. Le modalità di svolgimento e affidamento dei servizi connessi a questi collegamenti sono curate direttamente e autonomamente dalla società TVT.
La società ferroviaria ha, altresì, comunicato che dal 28 luglio scorso è stata chiusa la vendita dell'intero servizio letto sul territorio nazionale a causa di una situazione eccezionale di indisponibilità di carrozze letto determinata dall'improvvisa sospensione delle lavorazioni da parte dell'impresa appaltatrice della manutenzione, la RSI di Costa Masnaga. Tale circostanza ha dato luogo alla risoluzione del contratto con la citata impresa per grave inadempimento.
A partire da metà settembre, per limitare i disagi legati a tale sospensione del servizio, Trenitalia ha riaperto la vendita di una quota parte di carrozze letto, circa il 30 per cento dell'offerta, nei limiti delle disponibilità esistenti. Laddove ciò non è stato possibile, l'offerta cosiddetta sdraiata è stata assicurata sostituendo le vetture letto con cuccette comfort.
Trenitalia ha inoltre fatto sapere che è in corso la procedura di riaffidamento del servizio di manutenzione che, tuttavia, necessita di adeguati tempi tecnici per il suo completamento in quanto si tratta di settore che prevede lavorazioni estremamente specialistiche.
Per quanto riguarda, invece, gli aspetti occupazionali, si precisa che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha autorizzato, per il periodo dal 1o maggio 2010 al 30 aprile 2011, la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore dei lavoratori dipendenti della Wasteels International Italia srl - appalto Trenitalia Spa per servizi di assistenza, accoglienza, accompagnamento e altre prestazioni accessorie svolte dal personale viaggiante treni notte - per i quali è stato stipulato, in data 30 aprile 2010, un contratto di solidarietà che ha stabilito per 12 mesi la riduzione massima dell'orario di lavoro da 38 ore settimanali, come previsto dal contratto collettivo nazionale del Pag. 92settore attività ferroviarie applicato, a 15 ore medie settimanali nei confronti di un numero massimo pari a 115 unità, su un organico complessivo di 201 unità. Tale misura è stata prorogata per ulteriori 12 mesi, fino al 30 aprile 2012, nei confronti di un numero massimo pari a 113 lavoratori, su un organico complessivo di 190 unità.
È bene precisare che la razionalizzazione del servizio notturno ha generato circa 1.700 esuberi, 900 del personale di Trenitalia ed oltre 800 tra i dipendenti delle ditte in appalto o in subappalto. Per i 900 dipendenti di Trenitalia, Ferrovie dello Stato ha già individuato le azioni di ricollocazione all'interno del gruppo tali da risolvere completamente la problematica. Per quanto riguarda invece l'esubero dei circa 800 dipendenti delle ditte in appalto, voglio precisare che gli stessi sono così ripartiti: circa 180 lavoratori erano impiegati presso l'azienda Wasteels che svolgeva prevalentemente servizi di accompagnamento notte su tratte internazionali, circa 480 lavoratori presso l'azienda Servirail che svolgeva servizi di accompagnamento su tratte nazionali, circa 80 lavori presso l'azienda RSI che svolgeva servizi di manutenzione, il rimanente personale era riconducibile invece a servizi subappaltati o, più in generale, all'indotto del settore.
Relativamente ai lavoratori di RSI (86 lavoratori), il gruppo Ferrovie dello Stato, pur confermando la volontà di individuare una soluzione anche per loro, precisa che tale vicenda è riferibile esclusivamente al preesistente stato di crisi dell'azienda RSI, non essendo stata determinata dalla contrazione dell'offerta commerciale sul segmento notte.
Ferrovie dello Stato ha fatto sapere che, nell'ambito del nuovo contratto di appalto per i servizi di accompagnamento dei treni notte, è stato previsto che l'impresa aggiudicataria impieghi il personale già utilizzato dal precedente affidatario (in applicazione della cosiddetta clausola sociale), in misura corrispondente ai volumi di attività oggetto del nuovo contratto.
Le tre aziende citate hanno concluso presso gli uffici del Ministero che rappresento le procedure per il licenziamento collettivo. Nel corso di una riunione, svoltasi lo scorso 12 dicembre, i competenti uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno sollecitato le parti a formalizzare le procedure di cambio appalto con la nuova ditta affidataria provvisoria per definire il numero dei lavoratori che verranno assunti in virtù della clausola sociale, anche al fine di determinare con precisione il numero degli esuberi a cui potranno eventualmente applicarsi trattamenti di sostegno al reddito, anche in deroga.
Si evidenzia che Trenitalia ha accolto l'invito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed ha convocato le aziende interessate alla successione di appalto e le organizzazioni sindacali, al fine di favorire una soluzione alla crisi occupazionale dinnanzi descritta. Nel corso di tale ultimo confronto, svoltosi alla presenza di Trenitalia, l'azienda appaltatrice Angel Service Srl avrebbe quantificato in 320 unità il bacino dei lavoratori interessati dal passaggio di cantiere. Tali lavoratori, pertanto, vanno sottratti dal numero complessivo degli esuberi del settore. In tale occasione, tuttavia, non è stato possibile formalizzare le procedure di cambio appalto fra cedente e cessionario a causa della mancata convocazione dell'Associazione temporanea di imprese Wasteels-Servirail (parte cedente).
Ferrovie dello Stato ha, inoltre, reso noto di voler garantire, entro i prossimi ventiquattro mesi, la progressiva ricollocazione dell'eventuale personale che non troverà utile collocazione nell'appalto del servizio di accompagnamento notte. Tale termine, secondo quanto precisato da Ferrovie dello Stato, potrebbe tuttavia essere ridotto in considerazione delle diverse peculiarità territoriali.
Nella regione Lombardia - ove contribuiscono al riassorbimento dei lavoratori anche aziende locali non appartenenti al gruppo Ferrovie dello Stato - è stato, infatti, assunto l'impegno a ricollocare tutti i lavoratori entro dodici mesi. Il 30 dicembre scorso, infatti, è stato siglato, presso gli uffici della regione Lombardia, Pag. 93un primo accordo con il quale si assicura la ricollocazione di 156 lavoratori (oltre a cinque per i quali è previsto l'accompagnamento a pensione) presso ditte del settore.
Per quanto riguarda, invece, il personale operante nelle regioni Sicilia, Lazio e Piemonte sono già stati calendarizzati incontri finalizzati alla soluzione del caso.
In conclusione, pur dovendosi sottolineare che per la maggior parte dei lavoratori interessati dalla situazione rappresentata sono state individuate soluzioni idonee a salvaguardare i livelli occupazionali, confermo che il Ministero che rappresento è disponibile, qualora ne ricorrano i presupposti ed a seguito degli ulteriori elementi che emergeranno negli incontri a livello territoriale, a valutare l'applicazione delle misure di sostegno al reddito in favore dei lavoratori coinvolti, con le modalità e nei limiti previsti dalla normativa vigente.

PRESIDENTE. L'onorevole Codurelli ha facoltà di replicare.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta che poi leggerò con molta attenzione.
Vorrei comunque rilevare che c'è un problema di fondo, che non metto in dubbio, rispetto ad una serie di dati esposti - che io non ho potuto accertare prima, perché ho dovuto abbreviare moltissimo - con riferimento all'accordo raggiunto in Lombardia o in altre regioni. Sta di fatto che quell'accordo, come altri, alla fine non è stato assolutamente sottoscritto da tutte le parti e non è in questo momento assolutamente esecutivo. Inoltre, come dicevo prima, tutti i vari livelli istituzionali di tutte le regioni - anche in questi giorni - chiedono continuamente l'istituzione di un tavolo di trattativa al Ministero dello sviluppo economico. Il problema è di capire, rispetto alle scelte di Trenitalia e del Governo, se si vuole continuare a puntare solamente sullo sviluppo dell'alta velocità o si intende assolutamente dare esecuzione all'accordo.
Facevo riferimento alle mozioni votate in quest'Aula a settembre, in cui si parla di prospettive di sviluppo delle ferrovie. Lei ha citato in più occasioni RSI. Conosco tra l'altro benissimo una di queste aziende nel lecchese, perché l'ho seguita e la sto seguendo tuttora, in questo sforzo di arrivare alla chiusura, proprio per una mancanza di strategia di Trenitalia. Tutto ciò nonostante un'alta specializzazione: non c'è più lavoro a causa di scelte fatte a monte.
Dunque, non è vero quello che lei sta dicendo perché finiranno la cassa integrazione fra breve quelli di Lecco, piuttosto che altri, senza prospettiva alcuna. La necessità assoluta è quella che io sottolineavo all'inizio, ma anche con l'ultima lettera fatta dall'organizzazione sindacale a livello unitario si chiede una riunione, e la chiedono al Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture perché a monte c'è una scelta strategica non condivisa e messa in discussione anche da parte di tutte le regioni.
Il problema è ricollegare l'Italia. La sua risposta risponde parzialmente, perché non è vero che si è ricollegata l'Italia; risponde ad uno sviluppo e crescita che più volte si cita, si enuncia, ma che poi non si fa e non si intravede una scelta in questo senso, cioè nel senso di uno sviluppo sostenibile. Una risposta che vorrebbe finalmente mettere in moto l'indotto in questa crisi economica, e mi riferisco appunto al discorso dei lavoratori RSI con alta specializzazione, riportare l'occupazione (l'effetto dell'interpellanza di oggi), per la collettività, perché il problema è di costi. Quello che noi stiamo avendo è un costo economico per la società. Queste politiche di servizio sono quelle che si stimano per la congestione urbana, per i costi che noi sopportiamo di oltre dieci miliardi, per il problema dell'ambiente. E poi sul trasporto merci la congestione è di oltre 56 miliardi.
Allora, è un problema di modello e di mobilità urbana. Ecco perché non possiamo essere soddisfatti, perché dietro tutte le richieste che ci sono state in quell'aula, dietro questa interpellanza c'è Pag. 94un'idea di trasporto pubblico che sia tale e non solo legato all'alta velocità come è accaduto in questi anni.
Contesto anche i dati che sono stati riportati e consegnati; infatti, i dati dal 2008 al 2009, 2010, 2011 danno un continuo aumento in crescita. Sono dati pubblicati. Dopo il problema dell'economicità (credo come in tutto) la sostanza è - se così viene risposto - che serve l'alta velocità e tutto il resto si manda al macero, e non potremmo essere assolutamente d'accordo.
Lei non dà risposta rispetto ad una convocazione che sia di tutti, ma si lascia ad ogni singola regione, considerato che con diversi ordini del giorno (da quelli del Veneto alla mozione della Lombardia, al Piemonte) tutti chiedono un tavolo centrale. Allora, lei mi capirà che c'è qualcosa che non corrisponde a quanto lei ha risposto rispetto alle richieste che vengono da tutti i territori.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 19,43).

Testo sostituito con errata corrige volante PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente alle Commissione riunite I (Affari costituzionali) e X (Attività produttive):
«Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo» - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente alle Commissione riunite I (Affari costituzionali) e X (Attività produttive):
«Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo» (4940) - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali il deputato Teresa Bellanova, in sostituzione del deputato Anna Margherita Miotto, dimissionaria.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,45).

PRESIDENTE. Come convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo dell'8 febbraio, l'esame del testo unificato delle proposte di legge recanti norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti, già previsto a partire da lunedì 13 febbraio, avrà luogo lunedì 27 febbraio, dopo gli altri argomenti già previsti in calendario, con prosecuzione nei giorni successivi.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, lo svolgimento delle discussioni sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovra indebitamento e disciplina del processo civile (A.C. 4933-A) e della proposta di legge sulla modifica al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di sfalci e potature, di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché di misure per incrementare la Pag. 95raccolta differenziata (A.C. 4240-A), già previsto per la seduta di lunedì 13 febbraio, è differito alla seduta di martedì 14 febbraio.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 14 febbraio 2012, alle 11,30:

1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 3075 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile (Approvato dal Senato) (C. 4933-A).
- Relatore: Cilluffo.

2. - Discussione della proposta di legge (per la discussione sulle linee generali):
LANZARIN ed altri: Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di sfalci e potature, di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché di misure per incrementare la raccolta differenziata (C. 4240-A).
- Relatore: Bratti.

(ore 15)

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3074 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (Approvato dal Senato) (C. 4909).
- Relatori: Ferranti e Vitali, per la maggioranza; Nicola Molteni, di minoranza.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3075 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile (Approvato dal Senato) (C. 4933-A).
- Relatore: Cilluffo.

5. - Discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione del Trattato tra il Regno del Belgio, la Repubblica di Bulgaria, la Repubblica ceca, il Regno di Danimarca, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica di Estonia, l'Irlanda, la Repubblica ellenica, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, la Repubblica di Cipro, la Repubblica di Lettonia, la Repubblica di Lituania, il Granducato di Lussemburgo, la Repubblica di Ungheria, la Repubblica di Malta, il Regno dei Paesi Bassi, la Repubblica d'Austria, la Repubblica di Polonia, la Repubblica portoghese, la Romania, la Repubblica di Slovenia, la Repubblica slovacca, la Repubblica di Finlandia, il Regno di Svezia, il Regno unito di Gran Bretagna e Irlanda del nord (Stati membri dell'Unione europea) e la Repubblica di Croazia, relativo all'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea, e dell'Atto relativo alle condizioni di adesione, con allegati, protocollo, Atto finale, dichiarazioni e scambio di lettere, fatto a Bruxelles il 9 dicembre 2011 (C. 4935).
- Relatore: Stefani.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Della Vedova e Toto n. 1-00828, Monai ed altri n. 1-00834, Misiti ed altri n. 1-00835, Moffa ed altri n. 1-00836, Lanzillotta ed altri n. 1-00837, Lo Monte ed altri n. 1-00838, Dozzo ed altri n. 1-00839, Galletti ed altri n. 1-00840, Valducci ed altri n. 1-00841 e Meta ed altri n. 1-00844 concernenti iniziative volte a favorire lo sviluppo delle reti a banda larga.

Pag. 96

7. - Seguito della discussione della proposta di legge:
LANZARIN ed altri: Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di sfalci e potature, di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché di misure per incrementare la raccolta differenziata (C. 4240-A).
- Relatore: Bratti.

8. - Discussione delle mozioni Di Stanislao ed altri n. 1-00781 e Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00408 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35.

La seduta termina alle 19,50.