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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 581 di giovedì 2 febbraio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 9,35.

GUIDO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Boniver, Brugger, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Jannone, Leo, Lo Monte, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Moffa, Mura, Leoluca Orlando, Paniz, Pisicchio, Stucchi, Valducci e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011 (A.C. 4623-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 25 ed è stato accantonato l'articolo 14 unitamente agli emendamenti allo stesso riferiti.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 14.100, che è in distribuzione, in relazione al quale risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione dei termini per la presentazione di subemendamenti. Su tale proposta emendativa dovranno esprimere il prescritto parere di competenza le Commissioni affari costituzionali e bilancio. Pag. 2
Dovremmo quindi riprendere l'esame dell'articolo 14.

MARIO PESCANTE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, vorrei chiedere all'Assemblea, se lei lo autorizza, di poter procedere nell'esame degli articoli, accantonando l'articolo 14, per il quale è già stata redatta, con il parere favorevole del Comitato dei nove e del Governo, una nuova formulazione, che abbisogna, però, anche del parere della Commissione bilancio, che deve ancora riunirsi. Quindi, se andiamo avanti, non appena la Commissione bilancio mi dice che ha formulato il parere, possiamo tornare indietro all'articolo 14.

PRESIDENTE. Sta bene, quindi l'articolo 14 rimane accantonato.

(Esame dell'articolo 26 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, voglio solo precisare che l'emendamento soppressivo è stato presentato dalla Commissione perché questa disposizione è già contenuta nel decreto-legge n. 1 del 2012, cioè nel decreto-legge sulle liberalizzazioni. Quindi, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento soppressivo 26.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Avverto che all'articolo 26 è riferito un solo emendamento della Commissione integralmente soppressivo, accettato dal Governo. Poiché a norma dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, verrà posto in votazione il mantenimento dell'articolo, chi intende sopprimere l'articolo deve votare «no», chi intende mantenerlo deve votare «sì».
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 26.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bongiorno e La Loggia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 378
Maggioranza 190
Hanno votato
no 378).

Prendo atto che la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, per i soliti motivi per cui abbiamo votato delle modifiche agli articoli che sono state suggerite dalla V Commissione, la Commissione accetta l'emendamento Pag. 3 27.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere il Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bocciardo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 397
Votanti 396
Astenuti 1
Maggioranza 199
Hanno votato
395
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Sardelli e Sposetti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 404
Votanti 402
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato
402).

Prendo atto che i deputati Sposetti e Sardelli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 28 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 404
Votanti 402
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato
402).

Prendo atto che il deputato Sposetti ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 29 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento soppressivo 29.100. La motivazione è quella consueta: viene chiesta la soppressione Pag. 4dell'articolo 29, perché esso prevede quanto è già contenuto nel decreto-legge n. 1 del 2012 sulle liberalizzazioni.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 29, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo. Chi intende sopprimerlo dovrà votare «no», chi intende mantenerlo dovrà votare «sì».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 29.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 419
Votanti 416
Astenuti 3
Maggioranza 209
Hanno votato
12
Hanno votato
no 404).

Prendo atto che il deputato Mario Pepe (PD) ha segnalato che non è riuscito a votare.

MARIO PESCANTE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, mi rimetto alla sua saggezza, ma anche alla cortesia dei colleghi. Normalmente ci si trova in difficoltà quando si chiede una modesta sospensione dei lavori.
In questo momento la Commissione bilancio, dove si trova il sottosegretario, è in condizione di esprimere il parere sull'articolo 14, che avevamo accantonato. Se sospendiamo la seduta per il tempo necessario affinché la Commissione bilancio si riunisca, risolviamo il problema relativo all'articolo 14, per il quale abbiamo elaborato una formulazione concordata all'interno del Comitato dei nove, con l'assenso del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Pescante, qual è, a suo avviso, il tempo necessario alla Commissione bilancio?

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, lo dovrebbe chiedere al Presidente della Commissione bilancio, Giancarlo Giorgetti.

PRESIDENTE. Presidente Giancarlo Giorgetti, di quanto tempo avete bisogno?

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, abbiamo bisogno di un quarto d'ora.

PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono obiezioni, mi pare ragionevole la proposta avanzata dal presidente Pescante.
Sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle 10,45.

La seduta, sospesa alle 10,20, è ripresa alle 11,15.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta era stato respinto il mantenimento dell'articolo 29.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri sull'emendamento 14.100 della Commissione, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
In particolare, la Commissione V (Bilancio) ha revocato la condizione sul testo dell'articolo 14 ed ha formulato una condizione sull'emendamento 14.100, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma della Costituzione. Pag. 5
In accoglimento di tale ultima condizione, la Commissione XIV (Politiche dell'unione europee) ha presentato una nuova formulazione dell'emendamento 14.100, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).

(Ripresa esame dell'articolo 14 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo quindi l'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A). Ha chiesto di intervenire sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare ciò che avrei voluto dire ieri quando poi è stato accantonato questo articolo e cioè ricordare che già un anno fa, anche contro il parere della Commissione bilancio, la Camera aveva approvato l'inserimento nella legge comunitaria 2010 del recepimento di questa direttiva sui pagamenti, tant'è che nella prima bozza presentata dal Governo della legge comunitaria 2011 tale recepimento era stato inserito, poi tolto, e infine tolto anche da questo Governo. Prendo atto, a questo punto, che, più che una discussione sul complesso delle proposte emendative, per effetto di quanto avvenuto, la Camera ha dato una soluzione accettabile al problema, sia pure rinviando, per quanto riguarda le coperture, ai decreti legislativi che il Governo è delegato ad emanare in materia. Quel che è importante è che ci sia un impegno del Governo a rispettare questa delega, perché credo che l'opinione pubblica e, in particolare, il mondo delle imprese attendesse da tempo una soluzione a questo problema e, ancorché sia una soluzione non di immediata applicazione, penso che si tratta di un impegno che tutto il Parlamento sta prendendo insieme al Governo di fronte all'opinione pubblica e al mondo delle imprese, e quindi mi aspetto non ci siano poi cedimenti di fronte a questa promessa che in questo momento stiamo facendo alle imprese.
Vorrei anche dire che in Commissione bilancio solo la Lega Nord ha votato contro e poi dirà il perché. Vorrei ricordare a me stesso, al Parlamento e anche ai colleghi della Lega, che si è data applicazione al cosiddetto metodo Tremonti, nel senso di rinviare le coperture al momento della presentazione dei decreti e che questo metodo è stato applicato sempre con il parere favorevole anche della Lega Nord sia nel decreto che riguarda il federalismo fiscale, sia nel decreto che riguarda la scuola e all'università. Quindi, dire oggi che non va più bene quel metodo che si è applicato in passato mi pare leggermente discutibile, ma ognuno spiegherà ai suoi elettori perché. Credo che così comunque le imprese abbiano un riferimento preciso sul quale ovviamente il gruppo dell'Italia dei Valori incalzerà in qualche modo il Governo perché sia propositivo e rapido nel dare poi applicazione alla delega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo davanti a una questione molto delicata. Il primo profilo che vorrei sottoporre alla vostra attenzione è che stiamo discutendo la legge comunitaria. L'articolo aggiuntivo alla legge n. 30, di cui stiamo parlando, a mio sommesso giudizio...

PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, c'è stato l'effetto jet lag, allora prenderà la parola successivamente?

ROCCO BUTTIGLIONE. No. Continuo sull'articolo 14. Ieri abbiamo sottolineato tutti la necessità inderogabile di arrivare ad una soluzione. Le ragioni: i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione sono arrivati a un livello tale da mettere in crisi la vita di molte aziende. Abbiamo molti fallimenti, abbiamo il caso drammatico di una cinquantina di suicidi avvenuti perché lo Stato non paga. Se andate in Pag. 6giro a parlare con la gente molti vi dicono: non è vero che non c'è lavoro, il lavoro c'è, non ci sono i soldi, noi lavoriamo, ma non veniamo pagati. Scuserete un parlamentare bigotto come me se dico che dare la mercede agli operai è un principio fondamentale della morale cristiana. Qui la gente lavora e non viene pagata. Quindi, c'è un problema sociale drammatico. Oltre al problema sociale drammatico, c'è il fatto che pagare da parte dello Stato è il modo migliore per mettere denaro in circolo nell'economia, senza bandi a cui le aziende devono partecipare, senza complicazioni, in modo immediato, diretto, ed efficace.
Il Paese soffre questa situazione e chiede che si ponga rimedio. Qual è la ragione per cui non si è posto rimedio? Non è che siamo ciechi alle ragioni. C'è stata la preoccupazione, drammatica, di comprimere il livello dell'indebitamento pubblico, ma questa preoccupazione ha finito col generare un debito sommerso, perché, che sia scritto nel gran libro o che non sia scritto nel gran libro del debito pubblico, questi denari sono denari di cui lo Stato è debitore. Quindi, è debito pubblico anche questo. Lo sanno i nostri Paesi vicini e alleati. Lo sanno se non altro perché lo hanno fatto anche loro. Ministro Moavero, lei lo sa bene, in un giorno il debito pubblico tedesco è salito, anzi in pochi giorni, è salito dal 70 e rotti all'80 e rotti per cento, perché? Perché hanno fatto pulizia e hanno tirato fuori tutto quello che anche loro avevano nascosto, quindi l'Italia non è l'unico Paese che mette la polvere sotto il tappeto.
La non chiarezza su questo fa in modo che all'estero ci sia la percezione di un'Italia che non è limpida, che non è leale, accredita stereotipi contro di noi, e naturalmente se questo debito forse varrà tre punti PIL, loro dicono che ne vale sei, otto, dieci, venti, e quelli che non perdono occasione per parlare contro l'Italia dicono che l'Italia è come la Grecia. Una parte dei nostri problemi nasce da questa atmosfera. La decisione presa di fare chiarezza su questo è una decisione di cui, signor Ministro, voglio darle atto pubblicamente, è una decisione coraggiosa, che mostra che il Governo non ha paura della verità, e abbiamo bisogno di un Governo che lavori in termini di verità.
È evidente il grande consenso che - credo - questa Aula dà a questa decisione, urgente; giusto il termine di sei mesi, perché se noi certifichiamo all'inizio del processo di rientro del debito eccessivo italiano un debito di 120 punti PIL dopo sarà molto più drammatico per noi recuperare questi punti aggiuntivi. Come facciamo? Se invece noi - e questo è anche affidato alla sua capacità di rappresentarci in sede europea - spieghiamo l'ammontare effettivo del debito, che gli altri non avranno gravi difficoltà a capire, e partiamo da 123-124 (quello che sarà, non lo sa nessuno in realtà, le cifre si rincorrono), noi avremo un punto di partenza più solido e saldo per il nostro processo di rientro che, nei modi che sono stati stabiliti nell'accordo di Bruxelles (sul fiscal compact), è ambizioso, ma per nulla affatto impossibile. Qui bisogna dire che il nostro Governo ha ottenuto un grande risultato, perché le condizioni già contenute nel famoso Six pack non sono state in alcun modo aggravate, qualcuno anzi dice - Jens Weidmann, per esempio - che sono state temperate e migliorate.
Non so se questo sia vero, in ogni caso è indubbio il successo che il Governo ha ottenuto. Come l'ha ottenuto questo successo? Parlando chiaro, non avendo paura della verità.
È il percorso che dobbiamo continuare. Risolvere questo problema, far comprendere ai nostri partner anche le ragioni e le modalità della sua soluzione, è un'altra sfida, ma sono sicuro, signor Ministro, che lei e questo Governo sarete all'altezza di questa sfida.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gottardo. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, ho il compito, innanzitutto, di cercare di spiegare il senso di questo emendamento sostitutivo che Il Comitato dei nove, per conto della Commissione, propone Pag. 7 all'esame del Parlamento. Brevi considerazioni: innanzitutto, non entrerò più nel merito di una questione che è stata ampiamente trattata da tutti. È nota la grave patologia di questo Paese rispetto al ritardo nei pagamenti, sia nei rapporti commerciali, sia con la pubblica amministrazione. La prima considerazione è questa: ciò che noi stiamo facendo lo dobbiamo fare a prescindere dalla direttiva comunitaria, perché si tratta di una grave patologia italiana a cui noi dobbiamo porre rimedio. Una volta tanto possiamo dire, e il Paese potrà dire, che l'Europa, con la sua direttiva, ci obbliga ad assumere atteggiamenti o a correggere atteggiamenti che sono distorsivi rispetto all'economia e al mercato. Vorrei che fosse chiaro al Parlamento e a tutti coloro che hanno sollecitato, in questi mesi, direi da un anno a questa parte, con molta forza, l'esigenza di intervenire e di rimediare alla presente situazione, che ciò che noi stiamo qui proponendo con tale emendamento è il massimo che il Parlamento in questo momento può fare. Non ho ombra di dubbio, alla luce degli approfondimenti ripetuti che sono state fatti, con il precedente Governo e con questo Governo, che ringrazio per l'impegno che sta dando con molta puntualità su questa questione, che si tratta del massimo che si può fare.
Lo «statuto delle imprese», la legge n. 180 del 2011, all'articolo 10, già correttamente delegava il Governo su questa questione a recepire radicalmente la direttiva in tutti i suoi aspetti. E, quindi, noi, come deve essere chiaro al Parlamento, già con lo «statuto delle imprese», con la legge n. 180 del 2011, abbiamo conferito questa delega al Governo, con la scadenza del 15 novembre 2012. Questa scadenza è stata giudicata in questa sede e in sede comunitaria, dal Comitato dei nove, alla luce anche degli interventi di tutti, eccessivamente lunga, anche se il problema è complesso e, quindi, si è ritenuto di ridurre questi tempi e oggi stabiliamo 6 mesi di tempo al Governo per risolvere questa questione.
L'altro aspetto fondamentale è perché andiamo a sostituire interamente l'articolo 14 che, da un lato, dava indirizzo rispetto alle attività commerciali, cioè ai flussi commerciali, e, dall'altro, per quanto riguarda la complessità della materia pubblica, delegava il Governo all'accertamento e a tutto ciò che poi ne consegue. Le due questioni, come bene fa la direttiva comunitaria, non sono separabili. È nata, infatti, una serie di preoccupazioni di questo tipo. Nel momento in cui noi separiamo il commerciale dal pubblico potremmo trovarci in una fattispecie in cui un'impresa, che ha operato per il pubblico e che è creditrice dal pubblico, si trova, però, a dover risarcire i suoi fornitori, per effetto del rapporto commerciale, con il paradosso è che io non vengo pagato, pubblico, ma sono costretto a pagare coloro che con me hanno commissionato questa commessa. Si genera una situazione di ingiustizia o, comunque, di contraddizione, che abbiamo ritenuto debba essere esclusa. Ecco perché siamo tornati, coerentemente con la direttiva, a conferire al Governo una delega complessiva radicale nei sei mesi, fornendo gli indirizzi e, quindi, a risolvere complessivamente e unitariamente il problema, sia del commerciale che del debito pubblico.
Sul debito pubblico poi interverrà il collega Ciccanti, quindi non entro nel merito, che lascerò a lui, anche ringraziando la Commissione bilancio, perché l'annotazione, l'aggiunta richiesta dalla Commissione bilancio in realtà, da un lato, è di cautela rispetto al controllo dei conti pubblici, ma, dall'altro, può aiutare a risolvere la questione dal punto di vista della procedura.
Ciò che a noi sta a cuore - e concludo, signor Presidente - rispetto al pubblico è che è del tutto evidente che non sappiamo quanto del debito pubblico verso le imprese sia coperto e quindi legato ad un problema di patto di stabilità, e quanto in realtà possa essere caratterizzato da scopertura non solo di cassa, ma finanziaria e quindi il Governo, come ha già fatto ed iniziato a fare, deve intervenire. È una preoccupazione che tutti hanno chiara rispetto al debito pubblico in rapporto al PIL. Pag. 8
Ma vi è un'altra questione - e concludo - che ci sta a cuore: attenzione, noi dobbiamo, come Parlamento e Governo poi, anche pensare alla preoccupazione degli amministratori locali, che si trovano a gestire questa partita del debito verso le imprese, perché non sempre la responsabilità dei ritardi è soggettiva, ma è anche oggettiva. Quindi, il Governo, con le norme che porrà in essere, dovrà rassicurare gli amministratori locali in ordine al fatto che lo stesso ovviamente non procederà sulla pelle degli amministratori locali, i quali potrebbero avere delle responsabilità non legate ai loro cattivi comportamenti. Credo di aver sostanzialmente ricostruito il senso...

PRESIDENTE. Onorevole Gottardo, è scaduto il suo tempo.

ISIDORO GOTTARDO. ... del sostegno all'emendamento in esame, perché riteniamo che sia il massimo che in questo momento il Parlamento possa fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, vorrei sinteticamente rappresentare sia la decisione che è stata assunta dalla Commissione bilancio sia della XIV Commissione in sede di Comitato dei nove. Noi ci troviamo di fronte ad un precedente parere della Commissione bilancio che pregiudicava l'esame dell'articolo 14, tutto improntato sulla regolazione dei rapporti nella filiera dei creditori verso i privati. Infatti, dobbiamo distinguere un credito che si vanta verso la pubblica amministrazione e un credito che si vanta verso altri privati. Con la precedente disciplina si regolava soltanto il credito verso i privati, mentre rimaneva fuori in qualche modo il credito verso la pubblica amministrazione, che è importantissimo, e riveste un peso rilevante nel sistema economico nazionale, perché approssimativamente si tratta di una cifra intorno ai 70-80 miliardi. Con questa riformulazione dell'emendamento noi comprendiamo anche il credito verso la pubblica amministrazione. Però, così come la V Commissione aveva espresso parere contrario perché non aveva le coperture, in quanto era indefinito il quantum, adesso abbiamo previsto un tempo fino alla scadenza della direttiva (credo marzo 2013), entro il quale con una relazione tecnica il Governo farà conoscere la quantificazione di queste esposizioni. Attenzione: non è che una volta conosciute le quantificazioni siamo in grado di pagare, perché - e si fa riferimento soprattutto ai crediti del passato, perché questa norma non prevede che per il futuro - i crediti verso la pubblica amministrazione passati invece bisogna affrontarli con una provvista di una certa grandezza. Questa provvista verrà fatta attraverso un'identificazione ed una ricognizione con una relazione tecnica. Questa relazione tecnica spiegherà anche come, per esempio, rimodulare, per quanto riguarda i crediti verso la pubblica amministrazione degli enti territoriali, il Patto di stabilità interno ovvero come spalmare nel tempo ovvero come rimodulare con riferimento al credito verso le amministrazioni centrali, laddove vi sono rimodulazioni di missioni e programmi che non sono vincolanti.
Tutto ciò sarà fatto nell'arco di tempo di cinque o sei mesi e, per fortuna - e ringraziamo il Governo di questa disponibilità - noi affronteremo la questione dei crediti. Attenzione: molti hanno trovato una banale soluzione, dicendo che bastava certificare i debiti per poter, poi, ottenere dalle banche quanto dovuto da parte dei privati. Questo non si può fare, perché, secondo le regole di contabilità SEC 95, nel momento in cui si trasferisce dal privato all'intermediario finanziario il debito, esso viene computato come debito pubblico.
Vi è da aggiungere che questi crediti sono coperti per la parte di competenza, perché ogni creditore vanta nei confronti della pubblica amministrazione un quantum, che è un'obbligazione giuridica nata sulla base di un impegno di spesa che le pubbliche amministrazioni hanno, comunque, Pag. 9 definito. Il problema è solo di cassa, perché l'esposizione che hanno le pubbliche amministrazioni riguarda i flussi di cassa.
Con la lettera c), inserita al comma 1 dell'articolo 14 dalla nuova formulazione dell'emendamento 14.100 della Commissione, abbiamo cercato di dare una data certa ai creditori, anche oltre i 60 giorni qualora vi siano problemi relativi al Patto di stabilità interno, al fine di definire le obbligazioni da parte della pubblica amministrazione. Infatti, nel momento in cui si fa riferimento, come delega al Governo, alla necessità di prevedere procedure contabili flessibili in materia di contabilità, si dà la possibilità di avere un credito certo ed esigibile, anche al di fuori dei termini previsti dalla direttiva.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

AMEDEO CICCANTI. Riteniamo che sia stato fatto un ottimo lavoro unanime, il Governo è stato collaborativo, e lo ringraziamo. Da oggi, possiamo dire, signor Presidente, che i creditori, sia verso la pubblica amministrazione sia verso i privati, hanno la possibilità di programmare i propri bilanci in un modo più certo e più tranquillo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bernini Bovicelli. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Signor Presidente, utilizzerò anche meno di dieci minuti, perché molti degli argomenti che sono stati portati all'attenzione dell'Aula con gli interventi che mi hanno preceduto ricalcano in parte i temi che io stessa volevo portare all'attenzione del Governo e dei colleghi deputati.
Per quanto riguarda il tema dei ritardi nei pagamenti, come loro tutti sanno, si tratta di un'iniziativa, di una battaglia che il Governo precedente ha voluto sin dall'inizio combattere, con l'inserimento nella legge comunitaria del disposto di cui oggi si tratta.
Siamo ben consapevoli, e lo siamo sempre stati - i colleghi che mi hanno preceduto lo hanno detto -, della necessità di non impattare oltre un certo livello di intensità il debito pubblico e la finanza pubblica, perché questo è l'effetto della liquidazione - purtroppo, solo virtuale, non possibile nella realtà - di uno stock di debito che ammonta a somme recentemente certificate, pur se informalmente, anche dal Ministro Passera, tra i 60 e gli 80 miliardi di euro. Questo era ben chiaro anche a noi, e lo è tuttora: è uno stock di debito che richiede per la sua soluzione l'attuazione di meccanismi multifattoriali di adeguamento alla normalità, alla fisiologia della gestione dei rapporti tra privati e pubbliche amministrazioni.
Tuttavia, noi dobbiamo considerare un aspetto, direi una valutazione di carattere generale, prima ancora che giuridica.
Mi sia consentito di farlo, perché questo è il motivo per cui personalmente - e mi si scusi questa notazione di carattere privato - ho insistito nell'inserire, tra le deleghe del disegno di legge comunitaria oggi al nostro esame, tale recepimento tempestivo. Anzi, all'epoca si parlava di un recepimento necessitato nell'esercizio della delega in due mesi precedenti la scadenza del termine di recepimento della direttiva, proprio per evitare di entrare nell'ambito delle procedure di infrazione - noi sappiamo - vieppiù onerose in quanto invasive sotto il profilo sanzionatorio. Ebbene, ora più che mai, il motivo per cui la nostra insistenza si è manifestata nell'inserimento del disposto ed il motivo per cui aderiamo convintamente alla riformulazione che è stata effettuata oggi, è, prima di tutto, la tutela di un principio di certezza del diritto.
Non è possibile, non è semplicemente accettabile che in uno Stato di diritto il potere di comando venga esercitato in maniera doppiopesistica o doppiomisuristica, che dir si voglia, da uno Stato rapidissimo ed implacabile esattore con Equitalia e lentissimo e ostruzionistico pagatore nei confronti di erogatori di beni e di servizi alle pubbliche amministrazioni. Questo è - ripeto - un principio di Pag. 10certezza del diritto, prima ancora che un principio di opportunità economica e fiscale, in questi tempi di crisi recessiva e anche, direi, sociale.
Vorrei svolgere alcune considerazioni di carattere giuridico, rapidissime perché - come dicevo - gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto sono stati esaustivi. Anche sotto il profilo geografico si è evidenziato come, soprattutto in alcune zone del Paese, l'inadempimento delle pubbliche amministrazioni nei confronti di somministratori, subfornitori, fornitori e appaltatori di beni e di servizi, faccia la differenza tra la vita e l'avvio di un drammatico percorso verso le procedure di insolvenza: percorso che è sempre più drammatico proprio perché, purtroppo, ha creato anche - come hanno ricordato alcuni colleghi - drammi umani che hanno portato a suicidi.
Questo è un dato che, non solo non dobbiamo e non possiamo dimenticare, ma è un dato che dobbiamo emendare - proprio come fa, e mi si scusi il bisticcio di parole, questo emendamento, attraverso la riformulazione proposta - affrontando il tema sotto due profili. Il primo riguarda lo smaltimento dello stock di debito esistente. Come ricordava giustamente il collega Ciccanti, abbiamo dei limiti imposti dal Patto di stabilità, anche rispetto allo smaltimento di stock di debito esistente. La posta in bilancio viene, infatti, inserita non già al momento in cui il debito viene contratto, ma, ahimé, nel momento in cui il debito viene onorato dalle amministrazioni. Tuttavia, questo, collega Ciccanti - lei lo sa meglio di me perché su questo ci siamo anche confrontati e, giustamente, lo ricordava anche l'onorevole Gottardo -, rientra proprio in quel meccanismo di federalismo fiscale, certamente perfettibile e da completarsi, che prevede, però, una forte responsabilizzazione degli amministratori pubblici, in particolare degli enti locali territoriali, i quali fanno valutazioni di prossimità più congruenti perché sono più vicini alle esigenze del territorio e a quel meccanismo di premi e sanzioni che abbiamo già avviato e che impattano positivamente, in questo caso, sul Patto di stabilità, prevedendo condizioni di favore e di vantaggio per gli amministratori virtuosi.
Sempre a proposito dello stock di debito esistente da liquidarsi quanto possibile rapidamente e compatibilmente con il debito pubblico e la finanza pubblica esistente, quindi nelle condizioni economiche e finanziarie date, vorrei ricordare che lo strumentario che il Governo sta predisponendo, a mio avviso con una felice congiuntura di solidarietà da parte di tutte le forze politiche, è in continuità con lo strumentario predisposto in almeno due disposti precedenti.
Uno è la legge n. 122 del 2010, che prevede una compensabilità dei crediti certi, quindi certi, liquidi ed esigibili, crediti non scaduti, con gli oneri e i costi dell'iscrizione nel registro delle imprese per le imprese subfornitrici, somministratrici e appaltatrici di amministrazioni pubbliche. Questo è già un dato di vantaggio che consente, quanto meno, di monitorare l'ammontare dei debiti esistenti e parzialmente ridurli. Ripeto: non esiste la sindrome della bacchetta magica, non esiste la soluzione valida per tutti i debiti esistenti: esiste un kit multifattoriale di strumenti, che può, insieme, aiutare ad abbattere il debito pregresso.
Inoltre, lei ha ragione, collega Ciccanti - mi perdoni se la cito così tanto, ma, proprio nel confronto che abbiamo avuto su questo, mi ha sollecitato alcuni riferimenti - la certificazione dei crediti non è giusta o sbagliata in se stessa, dipende da quanto e come la si applica.
È importante che un imprenditore, quel famoso imprenditore per cui vedere onorato un credito fa la differenza tra la vita o la morte dell'azienda, abbia la possibilità di bancare un proprio credito, anche se questo rappresenta un onere per il debito pubblico dell'amministratore locale. Sarà un problema dell'amministratore locale che ha contratto un debito che non si poteva permettere.
È ben vero che, se noi certificassimo tutti i crediti esistenti, avremmo un disavanzo tale da disastrare veramente il debito pubblico. Attenzione, però: questo Pag. 11può essere praticato cum grano salis, con giudizio, adottando quel meccanismo di responsabilizzazione di cui si parlava prima. Quindi, perché non inserire anche quello nella nostra cassetta degli attrezzi? In questo senso noi ci siamo confrontati con il Governo.
Infine, esiste la possibilità, sempre sullo stock di debito pregresso, di predisporre obbligazioni di natura fiscale. Anche su questo è importante ragionare, confrontarsi per fare in modo che le soluzioni, essendo le più ampie possibili, possano dare il maggior numero possibile di risposte a quelle imprese che ne hanno assolutamente bisogno (non mi attardo su questo perché tutti noi conveniamo sul punto), a fronte di un credit crunch, di una contrazione del credito, che rende la liquidità, ahimè, sempre più un miraggio.
Un'ultima notazione di carattere giuridico, e a questo punto ottempero alla promessa informale che ho fatto al Presidente di non consumare tutti i miei dieci minuti. Vorrei ricordare che, al di là delle valutazioni di carattere generale che sono state fatte fino ad ora e delle notazioni tecniche sulla possibilità di abbattere lo stock di debito pregresso - al cui proposito mi sembra ci sia un'ampia condivisione con i colleghi e una massima disponibilità da parte del Governo che sta facendo uno studio di fattibilità sul punto, utilizzando proprio al massimo la cassetta degli attrezzi - comunque il termine del 16 marzo 2013 non è altro che una deadline che per noi fa la differenza tra la legittimità sotto il profilo comunitario dei comportamenti e la procedura di infrazione, ma che non comporta una scelta da parte dell'Italia come Stato membro tra applicare o meno una direttiva.
Questa è una direttiva assolutamente particolareggiata nei tempi e nei modi dell'adempimento e soprattutto nelle sanzioni; essendo così particolareggiata, a prescindere dalle nostre scelte, ricadrebbe comunque a pioggia sull'Italia come su qualsiasi Stato membro con un meccanismo autoapplicativo. Otterrebbe, quindi, l'effetto di portarci in procedura di infrazione senza avere l'effetto utile di fare scegliere a noi. Ho disobbedito, Presidente, me ne scuso ma con questo concludo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà. Le ricordo che il suo gruppo ha terminato il tempo a disposizione e, quindi, le do la parola per non più di due minuti.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, qui, ascolto tante parole, anche importanti, ma vorrei dire che è in corso, ormai da 11 giorni, una battaglia politica da parte radicale; c'è uno sciopero della fame in corso da parte mia ma anche da parte di imprenditori di tutta Italia e presto ci saranno annunci anche di altri parlamentari che si uniscono a questa lotta. C'è una proposta di legge di tre anni fa che è stata presentata insieme al collega Antonio Misiani del Partito Democratico che è stata sottoscritta da 80 parlamentari di tutti i gruppi, eccetto la Lega Nord Padania, ma in questi tre anni fra interpellanze, appelli non si è praticamente addivenuto a nulla.
Ora, a fronte di tutto questo e a fronte della censura pressoché totale, eccetto di Radio Radicale, su questa battaglia politica in corso, cosa abbiamo? Abbiamo l'articolo 14 nella nuova formulazione che è stata sottoposta stamattina al nostro esame. Devo dire che, certo, noi voteremo questo articolo 14 perché sicuramente, rispetto al nulla che si stava profilando ieri, rappresenta comunque un passo avanti; però, devo anche dire una cosa: si parla di sei mesi, almeno sei mesi più altri 40 giorni, così leggo. Fra sei mesi e 40 giorni, o non so cosa, non so quante imprese nel frattempo avranno chiuso, quanti operai saranno stati licenziati e il danno che avremo arrecato all'economia di questo Paese e anche ai conti pubblici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà. Anche lei ha due minuti di tempo a disposizione.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, i due minuti sono sufficienti. Intervengo solo per sottolineare che finalmente Pag. 12un tema di questa importanza, discusso per tutti questi tre anni in varie situazioni, sta assumendo la rilevanza necessaria. Tutto il Parlamento ne discute e mi pare anche con un atteggiamento nuovo, bipartisan. La soluzione alla quale stiamo arrivando adesso è un passo in avanti; non risolve ovviamente il problema, né poteva risolverlo del tutto, ma rappresenta un significativo miglioramento, una presa di coscienza complessiva, anche da parte del Governo, di questa annosa ed urgente questione che riguarda i pagamenti della pubblica amministrazione.
In occasione - approfitto della presenza del sottosegretario D'Andrea - della manovra di dicembre fu, da parte del Governo, raccomandato ai relatori, l'onorevole Leo e il sottoscritto, di non insistere sulla questione del Patto di stabilità perché, avrebbe promosso una discussione vera nei mesi successivi. Credo che questo tema, così come lo formuliamo oggi, rafforzi questa esigenza. Quindi, raccomando al Governo di aprire al più presto possibile una riflessione sui pagamenti, che riguarda l'intera partita del Patto di stabilità.
Sottolineo, quindi, che questo passo in avanti a me sembra di assoluta importanza e che rafforzi anche l'idea che la Commissione bilancio ha, e che spero «vari» nelle prossime occasioni, di un'indagine conoscitiva sull'intera questione del debito, perché francamente abbiamo anche bisogno di sapere qual è lo stato reale della situazione della pubblica amministrazione in ordine ai pagamenti. Questo risultato mi pare rilevante, da questo punto di vista, come sottolineo, anche a nome del gruppo del Partito Democratico, che si è molto speso su questo anche nella giornata di ieri, (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, sottosegretario, ho scoperto che è tornato Totò. È tornato Totò che vuol vendere il Colosseo, e ce ne sono tanti, ma il Colosseo costava meno perché oggi lo vendiamo per 90 miliardi di euro. Lo andiamo a dire ai nostri imprenditori, l'ha detto il collega Ciccanti, ma l'abbiamo sentito dal PD, è un mantra, un mantra incredibile da tre anni, è una goccia che cade tutti i giorni.
Tre anni fa, ottanta persone di buona volontà, il segretario Bersani e altri illustri cavalieri del PD, cavalcavano la battaglia dei pagamenti della pubblica amministrazione e la cavalcavano giorno per giorno, conoscendo momenti intrepidi, con dichiarazioni di voto in cui ci dicevano sostanzialmente: dateci in mano le leve del comando e risolveremo i problemi dell'economia, pagheremo da domani le imprese. Si levavano i cori e gli applausi nelle assemblee del PD. Mandavate in giro i nuovi profeti, facevate interrogazioni, non mancava una dichiarazione di voto in cui Bersani non raccontasse di queste povere imprese - e sulle povere imprese ci siamo, ha ragione - che con il suo emendamento - lo diceva: abbiamo il nostro emendamento - con qualcosa di catartico, di magico, di illuminato, ne avrebbe risollevato le sorti.
Poi abbiamo avuto le interrogazioni: il 24 gennaio, il 24 febbraio, l'ultima di Misiani, responsabile delle piccole e medie imprese, che ha interrogato Passera e, contentissimo di quello che dice Passera, dice che in qualche modo la soluzione c'è: basta applicare la direttiva europea. Ecco applicata la direttiva europea, ecco venduto il Duomo, ecco venduto il Colosseo! Peccato che fosse una fregatura. È una fregatura! Non c'è una lira! Non c'è un euro! C'è un foglietto che dice: pagherò.

MASSIMO VANNUCCI. C'erano! Li avete dilapidati voi con le quote latte!

MASSIMO POLLEDRI. Giustamente il collega Borghesi dice anche voi avete fatto quel foglietto pagherò e cita la riforma dell'università.
Ma quando li facciamo noi i foglietti, e diciamo che pagheremo, noi di solito al nord manteniamo gli impegni. Infatti, noi l'abbiamo pagato quell'impegno di un miliardo Pag. 13 e 300 milioni preso a favore dell'università, caro collega Borghesi. Lo abbiamo fatto due mesi dopo, a dicembre, nella manovra del povero Governo che alla fine è - ahinoi - quasi rimpianto dagli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
C'erano i nostri emendamenti dei colleghi Bitonci, Fugatti e altri, che dicevano che nella pubblica amministrazione i nostri comuni hanno un avanzo di bilancio, perché lì ci sono i soldi e i risparmi; chiedevamo di consentirci di pagare quelle imprese che chiudono e a cui voi, con le vostre responsabilità, andate a raccontare balle. Ci andate a piedi, ci siete andati col pullman, alle prossime elezioni ci andrete con l'aereo e con l'elicottero. Ma sempre balle sono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Quando noi dicevamo che le amministrazioni e i comuni del nord sono sani e chiedevamo la possibilità di usare gli avanzi di bilancio per pagare le imprese, ci rispondevate che a Palermo e a Taranto non si può perché ci sono i debiti; e poi c'è la media nazionale. Certamente! Vediamo i pagamenti della sanità. C'è la media nazionale del Trentino, quella Friuli (92 giorni), quella dell'Emilia Romagna (80 giorni), quella della Lombardia (70 giorni); e poi c'è la media della Calabria (925 giorni) e quella di Catania (771 giorni). Questa è un'Italia divisa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
E non saltano neanche - lo abbiamo visto nella Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali - le imprese da qualche parte in Calabria, perché c'è un accordo. C'è una voragine - che è stata migliorata adesso, perché abbiamo maggiore accortezza, grazie ad un governo calabrese più attento - perché lì non c'era regola di bilancio. Vigeva un'altra Italia. Allora non prendetevela con la Lega Nord Padania quando dice che ci sono due Italie; prendetevela con quelli che hanno sfruttato il sud fino ad oggi, e non venite a cantare vittoria con queste panzane, con questo emendamento panzana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Perché non si mangia con la carta! Un'impresa su tre rimaneva purtroppo chiusa; noi abbiamo il coraggio della verità e abbiamo detto che c'è un ritardo certo. Alcune misure le abbiamo prese, ma non possiamo venire a raccontare balle. Voi che avete messo le tasse, voi che avete messo le mani nelle tasche degli italiani, incominciate a darli a chi di dovere quei soldi, e non magari in regalie per mantenere le solite cose.
Questa è l'Italia che abbiamo in mente: l'Italia che non racconta balle, come voi le state raccontando con questo emendamento. Il nostro voto sarà contrario perché dobbiamo «dire pane al pane e vino al vino» e questo non è né pane né vino, è una riedizione di Totò. Almeno Totò ci faceva ridere, voi ci fate arrabbiare e ci fate pena (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, credo che su questo argomento, che ormai è diventato drammatico, occorra fare chiarezza e puntualizzare. Qui ci sono tre attori: lo Stato (e la pubblica amministrazione) e, per semplificare, l'imprenditore e - da ultimo, ma non ultimo - le banche. Per fare e dare chiarezza e non false speranze ai cittadini, devo riferire quanto ho ascoltato da una rappresentante delle relazioni pubbliche dell'Agenzia delle entrate, rispetto all'imprenditore che è «strangolato» da Equitalia, ma che ha un credito nei confronti della pubblica amministrazione e dello Stato.
La signora avrebbe detto in televisione che lo strumento esiste ed è la certificazione. Questo non si può dire perché la certificazione non c'è.
Se non c'è la certificazione e, quindi, i debitori non certificano, automaticamente le banche non si impegnano. Allora, si chiede al Governo non sei mesi, un anno Pag. 14o tre mesi, ma di risolvere questo punto. Cioè, il punto centrale - e la domanda - è: vogliamo risolvere il problema e dare accesso alla certificazione? Da alcuni interventi sento che questo, quasi quasi, non lo si vuole fare, così come non si vogliono combattere realmente il nero e l'evasione. A metà 2012, come è noto, aumenterà ulteriormente l'IVA e se i cittadini non si possono detrarre le fatture che andranno a chiedere, sarà praticamente impossibile continuare a combattere il nero.
Allora, la risposta che chiediamo al Governo è di dare la possibilità della certificazione per dare ossigeno alle aziende e agli imprenditori che avanzano dei soldi dallo Stato. Altrimenti, loro saranno strangolati e finiranno come i casi drammatici che citavano l'onorevole Buttiglione ed altri colleghi.

PRESIDENTE. Hanno chiesto di parlare gli onorevoli Farinone, Duilio e Misiani, ai quali darò la parola per non più di un minuto a testa.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire due cose. In primo luogo, ricordo che ci sono questioni drammatiche nel nostro Paese, come quella di cui stiamo parlando a proposito di questo articolo, che devono essere affrontare con serietà e non con comizi e slogan assolutamente ridicoli, come quelli che abbiamo ascoltato poco fa nell'intervento del collega della Lega.
Viceversa, gli interventi che ci sono stati sino ad ora, portati dal Comitato dei nove, dai colleghi anche di altri partiti, hanno testimoniato del lavoro proficuo che è stato fatto, in queste ore, appunto nel Comitato dei nove da tutti i partiti, con la collaborazione del Governo. Questo è il primo elemento.
Il secondo elemento è che, evidentemente, con l'acquisizione della direttiva diamo la certezza rispetto al futuro e il Governo qui si impegna, di fronte al Parlamento e alla Camera dei deputati, ad affrontare, con tutta la serietà del caso - ed è un impegno, quindi una cosa seria - il problema riguardante il passato, come è stato ben spiegato prima negli interventi.
La terza e ultima cosa riguarda il mio gruppo, il Partito Democratico. Con gli interventi di ieri in Aula, ci siamo assolutamente impegnati a fondo per portare l'attenzione del Governo e dello stesso Comitato dei nove al problema in questione. Credo che questo sia un risultato che abbiamo ottenuto in coerenza con gli emendamenti che nelle ultime tre leggi comunitarie su questo tema abbiamo sempre presentato e che, ai tempi, non erano stati accolti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, non è mia abitudine polemizzare in quest'Aula, peraltro all'indirizzo di un collega cui mi lega un rapporto di cordiale amicizia. Semplicemente, lo pregherei di rileggersi l'intervento del presidente Giancarlo Giorgetti, che è stato fatto in Aula ieri, e di riflettere sul suo contenuto per capire quali sono i termini del problema, perché penso che sia stato un poco distratto.
In secondo luogo, lo pregherei di ricordarsi che negli ultimi dieci anni è stato al Governo per otto anni che, rispetto a un termine di circa sei mesi, in cui adesso ci si impegna a risolvere concretamente la questione, otto anni sono molto più abbondanti, periodo in cui ci hanno lasciato in eredità questa gravissima questione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Della Vedova).
In questo arco di tempo, breve e con un termine certo che abbiamo davanti, ci siamo impegnati ad una soluzione, per cui ringraziamo chi si è adoperato, che sia accettabile anche dalla Comunità europea per evitare sanzioni - quelle sanzioni a cui ci avete abituato, onorevole Poliedri, perché, come lei sa, ne abbiamo ereditate tante - e che sia reale e rispettosa delle esigenze di bilancio e delle drammatiche esigenze delle imprese del nostro Paese.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, inviterei il collega Polledri e i colleghi della Lega a contenere la propria foga e a riflettere un po' di più. Il primo disegno di legge che si occupa dei ritardi di pagamento è del giugno 2010, è stato firmato dall'onorevole Beltrandi e da deputati di tutti i gruppi tranne che dai deputati della Lega Nord Padania, che oggi scoprono un problema che non hanno saputo affrontare quando hanno governato questo Paese per otto degli ultimi dieci anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Della Vedova).
L'emendamento di oggi mette un punto fermo su una vicenda drammatica, stabilendo dei tempi. Diamo atto volentieri al Governo di aver raccolto le sollecitazioni del Parlamento, a partire da quelle proposte dal Partito Democratico.
La questione naturalmente non finisce qui, vigileremo perché la direttiva sia pienamente recepita nell'interesse del Paese e delle troppe imprese che oggi muoiono di crediti anche se sono economicamente sane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 14.100 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole. Vorrei aggiungere, data l'importanza del dibattito che si è svolto sia in Commissione che adesso in Aula, che per il Governo si tratta di un impegno serio e importante. La direttiva come sapete prevede disposizioni che riguardano il futuro: noi accettiamo di buon grado alla luce del dibattito parlamentare e del nostro impegno un allargamento del campo di previsione e anche un'anticipazione dei tempi. Considerate che cercheremo di operare nei tempi più rapidi possibili e nella maniera più incisiva possibile.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 14.100 della Commissione (Nuova formulazione).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, devo iniziare questo intervento con una metafora legata alle condizioni climatiche: in Padania in questi giorni il tempo è nevoso e i tanti amministratori locali per spazzare la neve usano e fanno girare giorno e notte gli spazzaneve; qui a Roma, con l'emendamento all'articolo 14 che lo sostituisce completamente, il tempo non è diventato nebbioso ma fumoso, quel fumo che questo Governo continua sistematicamente a mettere negli occhi degli italiani (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per fortuna che c'è la Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), unico movimento politico in questo Parlamento che riesce a togliere in questo parlamento, come noi togliamo la neve con gli spazzaneve, questo fumo negli occhi degli italiani e dei padani, perché questo è un articolo che continua a fare quello che avete fatto dal primo giorno: mettere fumo negli occhi! Questo è quello che sta facendo «nonno Monti» - che tutti i giorni riusciamo a trovare su tutte le televisioni, nello stesso momento addirittura, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci ormai abbiamo la moltiplicazione di «nonno Monti»-, che viene a raccontare quant'è bravo questo Governo e quanto sono bravi quelli che lo sostengono.
Dovremmo anche andare a vedere un po' i tempi lasciati dalle televisioni alla maggioranza e all'opposizione, perché penso che per recuperare tutto quello si sta facendo adesso la Lega dovrebbe avere Pag. 16per sei mesi tutte le televisioni a sua disposizione. Ma noi lo diciamo qui in Aula, perché sappiamo che queste cose rimangono scritte almeno sulla carta e spero che qualcuno ci ascolti perché qui, come dicevo, si mette fumo negli occhi. È il fumo negli occhi che è stato messo quando è stata approvata la manovra, quando si è detto che si faceva qualcosa per il bene di tutti i cittadini: si sono sì presi i soldi dalle tasche dei cittadini e sono stati dati alle banche! Ricordiamoci il miliardo di euro che è stato dato alle banche.
E ora cosa diciamo su un problema gravissimo come quello dei pagamenti, sia tra imprese private, sia tra pubblica amministrazione e impresa (le imprese che devono ricevere magari i soldi dalle pubbliche amministrazioni per poi pagare i fornitori)? Come fanno le imprese a pagare i fornitori se la pubblica amministrazione non paga?
Abbiamo un grosso problema in questo Paese, ci sono aziende che in un momento di crisi rischiano di chiudere perché non gli vengono pagate le commesse e le fatture. La Lega è a favore della risoluzione di questo problema - e lo è sempre stata - e questo disegno di legge all'articolo 14 prevedeva - venne proposto dall'ormai ex Governo Berlusconi - dei termini puntuali.
La copertura non c'era, quindi questa nuova maggioranza, invece di andare a cercare una copertura, magari andando a togliere quei soldi che con un provvedimento sciagurato vengono concessi alle banche, che hanno causato il problema economico in tutto il mondo, invece di andare magari a tagliare quel miliardo di euro che si dà e si è dato alle banche e andare a coprire una parte di questi provvedimenti, cosa fa? Propone di riscrivere e di sostituire completamente l'articolo 14 con un nuovo articolo, «fumo negli occhi», che prevede che il Governo potrà adottare - dando anche dei termini, ma poi vi dirò perché questi termini sono fittizi - entro sei mesi uno o più decreti legislativi per dare attuazione alla direttiva europea sul pagamento delle transazioni commerciali. Quindi, si dà una delega praticamente in bianco al Governo; ma guardiamo più avanti, al comma 3, in cui si dice: i decreti legislativi di cui al comma 1 sono emanati solo successivamente all'entrata in vigore di provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie, cioè non c'è copertura, si getta fumo negli occhi, si va in giro a dire che si è risolto il problema, ma il problema non si è risolto. Si dice che prima dei decreti si dovrà adottare un provvedimento legislativo che trovi i soldi. Perché non li avete trovati subito i soldi?

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, la prego di concludere.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Si potevano già trovare, visto che si demanda al Parlamento di trovarli. Andiamo a tagliare i soldi che sono stati dati alle banche, andiamo a tagliare quei soldi che voi prendete e portate a Roma con metà dell'IMU. Avete introdotto l'IMU, che va a bastonare tutti i cittadini senza lasciare niente ai comuni. Prendiamo quei soldi che lo Stato ci drena. Per questo non siamo d'accordo con questo emendamento soppressivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole del Popolo della Libertà su questo emendamento, perché la questione dei pagamenti, sia della pubblica amministrazione sia dei privati, non è un problema, ma una tragedia, come dimostra il fatto che un fallimento su tre in questi mesi sta avvenendo non per debiti, ma per crediti, e questo è assurdo. Ed è una tragedia anche perché ci sono persone che si stanno togliendo la vita: Umberto Ventura la settimana scorsa, il 24 gennaio; a dicembre, Giovanni Schiavone. Ormai sono cinquanta, come è stato ricordato. Cinquanta Pag. 17imprenditori che si tolgono la vita per il fallimento, molte volte dovuto al ritardo dei pagamenti, non sono una statistica, sono una tragedia. Non possiamo dimenticarlo, anche perché credo che ne vada della moralità e della credibilità dello Stato.
Se chiamiamo evasori quei cittadini che non pagano le tasse alla scadenza, come chiamiamo uno Stato che non paga decine di miliardi di euro di crediti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? È una questione di credibilità: si può chiedere il rispetto per le istituzioni se si rispettano i cittadini. Credo che dobbiamo dare atto alla volontà del Governo di affrontare decisamente questo tema e questa emergenza e credo che ciò sia indubitabile.
Come dicevo, voteremo a favore di questo nuovo articolo riformulato, con la consapevolezza, però, di alcuni limiti. È vero che il comma 3 introduce una clausola che potrebbe significare potenzialmente... mai. Quindi, occorre vigilare.
Nello stesso tempo, però, vorrei cercare di demitizzare questa direttiva europea. In Italia, infatti, le leggi che prevedono che la pubblica amministrazione paghi entro trenta giorni e le imprese private in sessanta esistono già da anni e sono inapplicate. Non è questo che risolve il problema. Per questo, ad esempio, nello statuto delle imprese abbiamo previsto l'allargamento dei poteri dell'Antitrust sui pagamenti dei privati, configurando un ritardo di pagamento come abuso di posizione dominante relativa.
Infatti, avere una norma che nessuno controlla e che nessuno fa applicare può non risolvere il problema; anzi, normalmente non lo risolve, come sappiamo della difficoltà delle piccole imprese a ricorrere in giudizio contro il ritardo dei pagamenti, perché la pena è perdere la fornitura, sia con la pubblica amministrazione sia con i privati.
Su questo, quindi, non si può fare demagogia e dobbiamo essere attenti e fare un lavoro che è difficoltoso. Peraltro, che sia un'emergenza - approfitto anche di questo intervento - lo dimostra anche lo sciopero della fame che ha iniziato il collega Beltrandi, al quale, peraltro, vorrei manifestare la mia solidarietà.
La questione della liquidità - e concludo, signor Presidente -, è una questione centrale per la crescita. La Germania, in questi mesi di crisi, ha ridotto i tempi di pagamento, aiutando così la crescita. Noi li abbiamo allungati.
Per questo, ribadisco che votiamo a favore di questo emendamento, pur con qualche riserva - come ho detto -, perché il recepimento di questa direttiva comunitaria non è semplicemente un obbligo derivante dalla nostra partecipazione all'Unione europea: è un obbligo morale nei confronti dei nostri cittadini e delle nostre imprese, ma è anche un dovere, se vogliamo davvero che riparta la crescita in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà per cinque minuti.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire anche prima, ma la ringrazio per avermi dato la parola ora. Vorrei dare il contributo dell'Unione di Centro per ricordare a quest'Aula quanto è successo.
Mi piace ascoltare tanti amici, specialmente della Lega, che oggi ci spiegano che cosa si deve fare: ci spiegano che il Patto di stabilità deve essere rivisto, ci spiegano che il Governo deve intervenire sui pagamenti della pubblica amministrazione, ma non ricordo che questi parlamentari, questi amici, tanto attivi sul territorio a raccontare cose diverse da quelle che hanno sostenuto in quest'Aula, sostenessero le iniziative di chi diceva - e tra questi c'eravamo noi - che bisognava aiutare il Governo - non eravamo contro - per rivedere il Patto di stabilità; di chi diceva che bisognava aiutare il Governo per accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione; di chi diceva che il Governo doveva intervenire per aiutare anche il sistema Equitalia nell'esazione, che interveniva in modo sbagliato e duro. Pag. 18
Voi avete votato in un modo, noi no. Noi abbiamo dato un voto diverso. Noi chiedevamo che le aziende potessero compensare, nel rapporto con la pubblica amministrazione, i debiti con i crediti, e non essere bloccate nelle loro attività, senza poter partecipare più alle gare pubbliche solo perché erano state oneste e serie.
Votiamo a favore di questo emendamento proprio perché siamo coerenti con quanto fatto prima. Abbiamo fatto una battaglia seria sulle quote latte: la Lega l'unica vera battaglia l'ha fatta alla rovescia su quel tema e oggi ci viene a spiegare cosa dobbiamo fare!
Però voglio ringraziare gli amici della Lega, Polledri e tutti gli altri, perché oggi hanno certificato chiaramente quello che non hanno fatto stando al Governo per tanto tempo. Lo hanno reso chiaro e trasparente ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)! Forse oggi vogliono far credere che non contavano niente. Ci hanno fatto un grande piacere e di questo li ringraziamo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà per due minuti.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, il Partito Democratico voterà a favore di questo emendamento perché porta a sintesi tutta la materia legata al recepimento della direttiva europea in materia di ritardo dei pagamenti.
Il tema del ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese è molto importante. Mi associo alle parole che ha detto il collega Vignali e non ho da aggiungere altro a questo proposito. Però vorrei rivolgermi al Ministro Moavero e sollecitarlo ad un'attuazione rapida della direttiva, anche perché l'articolo 14, in realtà, nella stesura di oggi precedente all'emendamento, era frutto di un emendamento del Partito Democratico, presentato in Commissione attività produttive della Camera, votato all'unanimità e poi riportato nella Commissione per le politiche europee: esso applicava integralmente la direttiva per l'articolo 3, che riguardava la questione del ritardo dei pagamenti tra soggetti privati.
Vorrei umilmente dire a quest'Aula che questo rappresenta - in termini di volume d'affari almeno due o tre volte - il problema che riguarda la pubblica amministrazione - attenzione! - indipendentemente dal fatto che l'azienda sia in ritardo per una responsabilità della pubblica amministrazione rispetto ad un proprio fornitore.
In una situazione di crisi come questa non è accettabile - non lo è mai stato, ma oggi meno che mai - che la parte più debole della struttura produttiva, costituita da artigiani, piccoli terzisti, produttori di servizi per le imprese, sia costretta a pagare il peso della crisi perché vi è chi si approfitta della crisi stessa per scaricare i costi in questa direzione.
Quindi, mi auguro che il Governo affretti radicalmente i tempi riguardo questa parte della direttiva europea, che entrerebbe in vigore automaticamente con l'approvazione della legge comunitaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, sono stato stimolato anch'io ad intervenire in seguito all'intervento dell'onorevole Polledri, soprattutto per le numerose reazioni di chi lo ha preso sul serio.
La verità è che con la proposta emendativa in esame - voglio ringraziare i colleghi Beltrandi e Misiani che hanno lavorato maggiormente alla sua stesura - ci si muove finalmente nella direzione giusta con tempi e modi ragionevoli e sono sicuro che il Governo farà tesoro di un termine ordinatorio considerandolo perentorio. Lo dico perché, anche proponendo, quando forse era possibile, un'emissione di Pag. 19titoli ad hoc per i pagamenti della pubblica amministrazione - come ha detto l'onorevole Buttiglione - per far emergere il debito esistente, negli anni scorsi, con il Governo precedente, non si è riusciti a smuovere una paglia su questo tema complesso.
Oggi, ci si muove nella direzione giusta e quindi voteremo con convinzione a favore della proposta emendativa in oggetto, aggiungendo una forte raccomandazione politica al Governo perché non accada, come spesso è accaduto in passato, che i termini fissati si lascino slittare, non essendo prevista una vera e propria «tagliola» (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Avverto che i colleghi Fava, Maggioni, Negro, Simonetti, Buonanno, Molgora, Vanalli e Forcolin possono intervenire per non più di un minuto ciascuno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

FABIO GAVA. Signor Presidente, forse voleva dire onorevole Gava. Se si riferisce a Gava, allora sono io.

PRESIDENTE. Onorevole Gava, lei non risulta iscritto a parlare per dichiarazione di voto. Mi riferivo all'onorevole Fava, comunque le darò la parola successivamente.
Prego, l'onorevole Fava, ha facoltà di parlare.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per riprendere le tematiche affrontate con una certa completezza dal collega Polledri. Ci troviamo di fronte ad una questione che si trascina da tempo.
Signor Presidente, colleghi, io sono stato relatore della prima bozza di recepimento della direttiva comunitaria, che prevedeva la necessità, da parte nostra e dello Stato italiano, di porre dei termini determinati e definitivi in materia di pagamento da parte della pubblica amministrazione, ma non solo. All'epoca, nella mia veste di relatore, ho anche partecipato ad un dibattito del Parlamento europeo sulla questione specifica. Nell'ambito di questo dibattito, previsto dal Trattato di Lisbona, era emerso chiaramente che solo l'Italia si opponeva in modo strenuo e, devo dire, un po' insensato al fatto che venisse applicata la normativa così come era stata proposta, al punto che si decise di soprassedere sul termine previsto di 30 giorni e discutere di quello di 60 giorni per il rinnovo del termine.
Da allora ad oggi è passato quasi un anno e mezzo, passi avanti non sono stati fatti e questo tipo di emendamento, purtroppo, crea confusione ed aria fritta e non dà le risposte che i nostri cittadini si aspettano di ricevere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gava. Ne ha facoltà.

FABIO GAVA. Signor Presidente, noi voteremo a favore dell'emendamento proposto dalla Commissione. Ci sembra, infatti, un punto di arrivo importante, perché è evidente che la soluzione del problema che abbiamo di fronte - che, come è stato ricordato, è diventato e sta diventando un gravissimo problema sociale - non può essere né semplicistica né populisticamente facile. C'è infatti una questione che riguarda lo stock di debiti fino ad oggi accumulati, c'è un problema di regole a regime e c'è un problema anche di applicazione del Patto di stabilità che, come è stato ricordato, ha rappresentato più volte argomento di discussione anche in quest'Aula, ma che spesso, anzi direi sempre, ha ottenuto risposte negative da parte del Ministero dell'economia e delle finanze. Quindi, questa è la questione su cui l'aspetto della riforma del Patto di stabilità si è intralciato. La soluzione, quindi, va trovata su diversi piani, che possono riguardare la compensazione fiscale e, appunto, l'esonero in taluni casi dal Patto di stabilità, per consentire agli enti locali di effettuare i pagamenti e si Pag. 20può lavorare sulla certificazione dei crediti. Anzi, su quest'ultimo punto, noi abbiamo presentato proprio una proposta di legge, che ne regolerebbe l'andamento.
Oltre alla nostra proposta di legge vi sono, invece, all'esame della X Commissione molti altri progetti di legge, che riguardano i pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, centrali e periferiche, ed anche i pagamenti da parte delle aziende più grandi verso le aziende più piccole nell'ambito dei lavori commissionati. Credo sia evidente che se questi provvedimenti saranno approvati in Commissione a breve, potranno essere anche un punto di riferimento importante per il Governo per sviluppare la delega che oggi, con l'approvazione di questo emendamento, verrà attribuita.
Con questo voto favorevole noi riteniamo che ci debba essere l'impegno di tutti, del Governo, del Parlamento, per risolvere questo grave problema, attraverso azioni concrete, complesse, ma che rendano realmente possibile la soluzione e non una soluzione che sia solamente un'affermazione che rimanga sulla carta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, le posizioni, che come Lega abbiamo evidenziato su questo articolo, sono ciò che ci dicono gli imprenditori. Noi qui portiamo la voce di quei piccoli e medi imprenditori che davvero rischiano di vedere chiusa la propria attività. Lo dico da lombardo, lo dico provenendo da una terra che dell'imprenditoria ha fatto un valore.
Con questo emendamento si è scelto di rinviare il problema. Il problema viene rinviato e ciò ci porta a fare delle considerazioni politiche, in particolare riguardo all'atteggiamento che stanno tenendo il Partito Democratico e l'UdC. Noi, quindi, ci chiediamo: ma qualora un emendamento simile fosse stato proposto dal Governo precedente, cosa avrebbero fatto? Cosa avrebbero sostenuto nelle piazze? Cosa avrebbero sostenuto sui giornali? Allora, dobbiamo essere molto chiari e molto netti: questo è un emendamento che oggettivamente vale poco più di un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Negro. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, vorrei rispondere ad alcuni colleghi. Di proposte di legge e di ordini del giorno sul Patto di stabilità è pieno il Parlamento ed è ora che cambiamo marcia, che passiamo dal dire al fare. Soprattutto occorre collegare i flussi di cassa all'opera e permettere, quindi, se un'entrata è avvenuta nell'esercizio precedente, essendo collegata all'opera, di pagare chi ha fatto l'opera.
Inoltre vorrei ricordare a qualcuno che non è sindaco che il saldo di gestione è stato peggiorato, perché si considera il saldo 2010 pur essendo intervenuti dei tagli notevoli. È pertanto impossibile quest'anno rispettare il Patto di stabilità e fare opere. Pertanto, veramente invito tutto il gruppo della Lega Nord a votare convintamente contro questo emendamento, perché i sindaci oggi sono messi in ginocchio e noi, di intenti e di buone intenzioni, non sappiamo cosa farcene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, il fatto tecnico che la Commissione bilancio abbia dato parere favorevole all'emendamento sta nel fatto stesso che l'emendamento non ha spesa, perché altrimenti ci saremmo trovati nella stessa situazione dell'articolo, quando veniva prevista la sua soppressione appunto in funzione dell'articolo 81, comma quarto della Costituzione, che prevedeva la sua cancellazione per mancanza di copertura. Pag. 21Se adesso questo emendamento è rimasto appunto ammissibile dal punto di vista economico è proprio per il semplice fatto che non ha spesa, quindi questo svuota completamente tutto il dibattito che è stato affrontato, svuota tutto questo trionfalismo che è stato prodigato da tutte le componenti di questa maggioranza, che ovviamente si accontentano - come diceva prima l'onorevole Maggioni - di un semplice ordine del giorno. Siamo passati dall'affermazione di Vegas, che diceva che un ordine del giorno non si nega a nessuno, ora non si nega a nessuno un emendamento senza copertura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, anche io sono sindaco, ormai quasi da venti anni e devo dire che ogni anno che passa questo Stato mi ricorda sempre più la repubblica delle banane che uno Stato serio, perché ogni volta ci troviamo nella trincea di dover dare delle risposte alla gente, alle imprese e quindi agli imprenditori, invece ci ritroviamo che l'assassino vero delle imprese e degli imprenditori è lo Stato stesso, che fa delle norme dove in pratica l'imprenditore è cornuto e mazziato. Ecco che allora i sindaci devono inventarsi dei pagamenti e anche, come faccio io, far pagare magari metà fattura pur di dare dei soldi, cercare di andare incontro alle loro esigenze e parlare con i direttori delle banche per fargli capire che comunque l'imprenditore ha dei crediti da ricevere, per fare in modo che si possa andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma se c'è uno Stato serio, questo Stato deve essere capace di dare delle risposte, non di fare sempre delle soluzioni dove alla fine parlano tutti per poi non cambiare niente...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buonanno. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà, per un minuto.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, è chiaro che questo emendamento è una foglia di fico che interviene su una guerra fra poveri, una guerra fra gli enti locali e le imprese, enti locali che hanno subito in realtà l'esproprio da parte dello Stato centrale delle loro somme che sono in tesoreria, hanno subito l'esproprio delle loro imposte - parliamo ad esempio dell'IMU per quanto riguarda i comuni e parliamo dell'addizionale dell'energia elettrica per quanto riguarda le province - che dovevano servire proprio per andare nella direzione del pagamento delle imprese. Questo è quello che è successo. Occorre rendersi conto che il pagamento al Nord da parte degli enti locali e delle imprese determina in realtà dei risparmi in termini di interventi previdenziali - vuol dire meno ore di cassa integrazione, meno disoccupazione - quindi, degli interventi che vanno a sostegno dell'economia proprio nel momento in cui le banche non sostengono le imprese. Il Patto di stabilità troppo stretto significa bloccare totalmente l'economia...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Molgora. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà, per un minuto.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, l'onorevole Vignali prima si domandava come si chiama uno Stato che non paga i propri debiti, che non paga la gente. Ebbene, questo Stato si chiama Italia, caro onorevole, si chiamerebbe Meridione d'Italia se non ci fosse la famosa media dei polli, che il collega Polledri prima ci ricordava. Però adesso non voglio insegnare a nessuno come ci si dovrebbe comportare con questo emendamento, voglio solo ricordare una cosa: con il decreto sulle liberalizzazioni, articolo 35, si torna alla tesoreria unica. Quei pochi comuni, tanti magari al Nord, che hanno delle piccole disponibilità economiche, devono riversare tutto ancora allo Stato e quindi i tempi di pagamento si allungheranno di nuovo. Questo naturalmente è il contrario del federalismo e questo va esattamente al Pag. 22contrario di tutti gli interventi che da sinistra a destra ci sono stati stamattina per ricordarci come lo Stato deve essere solerte nel pagare. Quindi, sempre la famosa media dei polli, di Polledri, di prima si allungherà notevolmente, perché è chiaro che i comuni che dovranno poi pagare qualcosina ai propri imprenditori dovranno prima chiedere l'okay dallo Stato, eccetera, eccetera, eccetera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Forcolin. Ne ha facoltà.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, i colleghi che sono intervenuti prima di me sono tutti sindaci, sono tutti amministratori dei territori cui appartengono e che amministrano con diligenza. Il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione sta mettendo veramente in ginocchio noi amministratori, noi sindaci, perché dobbiamo sopperire ogni giorno a questi imprenditori che ci chiedono risposte. È un effetto a cascata che ricade appunto sui nostri territori e che poi va a ripercuotersi su tutti i temi importanti: quello del lavoro, quello del sociale, quello della crescita e dello sviluppo. Come può uno Stato, un Governo, chiedere sacrifici, chiedere efficienza, rigore nei pagamenti, dell'erario, dell'IRPEF, dell'IVA ed altro, se poi è il primo a mancare in quelle che sono queste problematiche importanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Come si può chiedere rigore a queste imprese che sono in ginocchio e come si può devolvere poi ai territori una problematica che non è sicuramente di noi sindaci, ma del Governo?
Oggi avevamo una buona, un'ottima occasione per intervenire in questo senso e ancora una volta diamo una pessima risposta ai territori e alle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.100 (Nuova formulazione) della Commissione, interamente sostitutivo dell'articolo 14, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 460
Astenuti 4
Maggioranza 231
Hanno votato
413
Hanno votato
no 47).

Prendo atto che il deputato D'Antoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 30 - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rendo conto che siamo tutti un po' stanchi e anche nervosi. Chiedo la vostra attenzione promettendo in cambio di essere breve. Stiamo assistendo ad una manipolazione della legge comunitaria, la quale non è fatta per fare grandi riforme che riguardano la responsabilità civile dei giudici. La legge comunitaria è fatta per adeguare l'ordinamento italiano alle norme comunitarie. Qui si tenta di usare la legge comunitaria come se fosse un autobus su cui mettere dentro riforme di ogni tipo che non corrispondono alla natura della legge comunitaria. È un malcostume contro il quale bisogna reagire. Personalmente credo che questo articolo aggiuntivo sarebbe stato bene dichiararlo irricevibile, Pag. 23perché non riguarda la legge comunitaria. Esiste un punto di connessione? Esiste un punto di connessione. Questo è la famosa sentenza Tirrenia, in cui la Corte di giustizia ci ha detto che lo Stato è tenuto a risarcire la vittima di errore giudiziario quando questo errore giudiziario risulti da una crassa ignoranza di diritto, manifesta non conoscenza del diritto, e/o quando risulti da un evidente fraintendimento dei dati di fatto.
In questi casi il giudice mostra una mancanza di perizia professionale, di professionalità che a mio giudizio è già contenuta nella legge italiana attuale, quando ci dice che lo Stato è tenuto a risarcire in caso di manifesta ignoranza di diritto, in caso di dolo o colpa grave. Se non è colpa grave la manifesta ignoranza di diritto, non so cosa sia colpa grave. Noi siamo tenuti a dare esecuzione a quella sentenza e sarebbe stato opportuno inserire nella legge comunitaria una delega per dare attuazione a quella sentenza, la quale non tocca in nessun modo la responsabilità civile del giudice, tocca la responsabilità civile dello Stato verso la vittima di errore giudiziario, mentre la responsabilità civile del giudice è cosa che il Governo farà bene ad affrontare, perché ci sono casi nei quali risulta evidente che la legge attuale non funziona bene, e non è più ammissibile che un giudice possa sbagliare impunemente, anche manifestando ignoranza della legge oppure manifestando mancanza di attenzione nello svolgimento del suo compito.
È bene che il tema venga affrontato dal Governo, non è bene che venga affrontato dentro la legge comunitaria, perché questo non è il contesto e non ci sono le condizioni per una discussione approfondita che sarebbe necessaria ed è una violazione della natura propria della legge comunitaria stessa. Per queste ragioni, il mio gruppo voterà contro l'articolo aggiuntivo Pini 30.052, improprio e che non porta avanti il giusto dibattito sulla responsabilità civile dei giudici, ma lo danneggia. Dopo il respingimento, che ci auguriamo avvenga, proporremo, insieme con un ampio fascio di forze politiche, un ordine del giorno che vincoli il Governo a dare attuazione alla sentenza Tirrenia, nel suo ambito specifico, e, successivamente, anche ad affrontare, nelle sedi proprie, con apposito provvedimento, il tema della responsabilità civile dei giudici (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 471
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato
470
Hanno votato
no 1).

Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi presentati all'articolo 30.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, mi auguro che le mie note sull'inammissibilità coincidano con quelle della Presidenza. Se non fosse così, mi richiami all'ordine. La Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Pini 30.052. Il Comitato dei nove, a maggioranza, ha espresso voto contrario motivandolo, non per il contenuto della proposta emendativa, che è condivisibile, anche perché vi un'esigenza di adeguarsi ad una norma comunitaria, ma perché la questione riteniamo vada affrontata in maniera più organica, sollecitando il Governo - magari questo sollecito potrebbe trovare anche sfondo in un apposito ordine del giorno - ad affrontare questa questione in maniera ponderata per soddisfare, appunto, gli adempimenti della sentenza.

Pag. 24

MAURIZIO TURCO. L'ha già detto l'anno scorso!

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, che succede? La richiamo all'ordine!

MAURIZIO TURCO. L'ha già detto l'anno scorso!

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, la richiamo all'ordine per la seconda volta! Prego, onorevole Pescante, continui.

MARIO PESCANTE, Relatore. La Commissione esprime, altresì, parere contrario sull'articolo aggiuntivo Pini 30.058, mentre esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Gottardo 30.061. La Commissione, infine, raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 30.0100 (versione corretta).

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Vorrei dire, con particolare riguardo all'articolo aggiuntivo Pini 30.052, che la legge comunitaria, come è stato osservato, mal si presta, a rigore di legislazione, ad affrontare tematiche di respiro più ampio rispetto al recepimento di normative. Le sentenze della Corte di giustizia possono far parte effettivamente della materia della legge comunitaria, ma la sentenza in questione a cui ci riferiamo richiede un certo grado di interpretazione e comunque si riferisce in maniera abbastanza circoscritta a questioni di diritto europeo. Di conseguenza, vorrei segnalare - e sono pronto a ribadirlo ulteriormente - il fermo impegno del Governo ad affrontare la tematica della responsabilità dei magistrati, ma nel quadro di una disciplina organica. L'impegno è affrontarla in tempi rapidi - ho personalmente avuto modo, in queste ultime ore, di parlare col Ministro della giustizia, quindi mi faccio anche portatore della sua parola - ed affrontarla in una logica di insieme, nella debita sede ed in maniera organica. Come ripeto, il parere è conforme a quello espresso dal relatore anche sugli altri articoli aggiuntivi.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Pini 30.052.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, devo dire che trovo abbastanza imbarazzante ed offensivo per quest'Aula l'esercizio di «arrampicata» sugli specchi del Governo per giustificare il parere negativo reso sull'articolo aggiuntivo in esame, offendendo, penso e credo, l'intelligenza di tutti i deputati. Infatti la legge n. 11 del 2005, la «legge Stucchi», che regola in maniera molto puntuale gli obblighi che questo Paese ha nei confronti dell'adeguamento del proprio ordinamento interno rispetto a quello comunitario, prevede una serie di paletti e questo è un caso di scuola. Non vi può essere un provvedimento specifico fuori dalla legge comunitaria per recepire quella che è una sentenza definitiva. Io ricordo le scusanti molto poco credibili - poi dimostratesi tali - da parte di alcuni colleghi che, a proposito della precedente comunitaria, dicevano: «La sentenza non è definitiva, quindi non possiamo recepire una sentenza non definitiva, dobbiamo attendere che la Corte di giustizia si esprima». Ebbene, il 24 settembre 2011 la Corte, come era logico, perché era palese, si è espressa con una sentenza di condanna nei confronti di questo Stato, perché è inadempiente, perché è uno dei pochissimi Stati del mondo occidentale che non permette ad un cittadino che ha subito un'ingiustizia o un danno da parte della magistratura di ricorrere contro questi signori, che in maniera più o meno volontaria, gli hanno arrecato questo danno.
Quello che chiediamo è un esercizio di civiltà, non è una questione punitiva. Si può discutere in qualche modo - e mi Pag. 25auguravo che questo venisse dal Governo - sulla forma, sui contenuti e sulle modalità di recepimento, ma non sul fatto che debba essere recepita. E mi meraviglio che il Ministro delegato a trattare con l'Europa dica: «Rimandiamo», quando invece in sede di Commissione e anche negli incontri pubblici che fa, dice: «Noi dobbiamo assolutamente adeguarci a ciò che dice l'Europa». Voi avete fatto dell'Europa il vostro faro, massacrando anche il Nord con tanti provvedimenti che avete preso, e quando ce n'è da prendere uno che va finalmente a tutelare i diritti di tutti i cittadini, vi dimenticate che esiste l'Europa. Questa è ipocrisia.
Questa è pienamente ipocrisia! Non si può rimandare qualcosa che richiama diritti civili fondamentali di ogni singolo cittadino; per lo meno, non lo si può fare in un Paese civile. Decidete voi se questo è o non è un Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà, per un minuto.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, devo richiamare quanto detto dall'onorevole Buttiglione. Qui non si tratta di recepire un principio fissato dalla Corte di giustizia. La Corte di giustizia, anche nella sentenza del novembre 2011, non afferma la necessità di riformare la legge, come nel senso previsto dall'articolo aggiuntivo in esame, ma afferma un'altra cosa: che la legge va riformata, specificando il concetto di manifesta violazione del diritto comunitario, trattandosi non di responsabilità diretta del magistrato, ma di responsabilità dello Stato.
Per questo, in questa sede, è improprio affrontare un argomento così delicato, del quale siamo ben consapevoli. Infatti, in Commissione giustizia, stiamo discutendo di una riforma complessiva della responsabilità civile dei magistrati, che non riguarda solo il problema della manifesta violazione del diritto comunitario...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tenaglia.

LANFRANCO TENAGLIA. ...ma riguarda tutto il complesso delle violazioni dei diritti dei cittadini. Certamente, non riguarda la riforma delle sentenze, come vuole l'articolo aggiuntivo in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, colleghi, l'Italia dei Valori voterà convintamente contro questo articolo aggiuntivo, che si presenta come un trucco ignobile, un pretesto, un cavallo di Troia per tentare, ancora una volta, un'aggressione nei confronti della magistratura.
Non c'entra assolutamente niente l'attuazione della sentenza della Corte di giustizia cosiddetta Traghetti del Mediterraneo, che aveva esattamente un obiettivo diverso: in essa si diceva che gli Stati membri devono prevedere la responsabilità extracontrattuale degli Stati per eventuali violazioni commesse da parte di un organo giurisdizionale in ultima istanza.
Quindi, da noi, è già prevista la responsabilità dello Stato per eventuali responsabilità disciplinari o giuridiche dei magistrati, ma solo lo Stato può essere aggredito: non è prevedibile un'aggressione diretta da parte del cittadino nei confronti del giudice che lo ha giudicato o che lo deve giudicare, come, invece, questo articolo aggiuntivo vorrebbe introdurre. Pensiamo a quale moltiplicazione di cause vi sarebbe, se ciò fosse possibile; pensiamo a quale interferenza terrificante si verificherebbe nei confronti dei giudici che devono giudicare, se ogni cittadino potesse dire loro: io ti aggredisco. Da noi, la legge attuale sulla responsabilità civile dei magistrati è la legge che si informa esattamente ai criteri stabiliti dalla Corte europea di giustizia. Si informa esattamente, perché viene aggredito lo Stato e, casomai, lo Stato, in caso di accertata responsabilità, si può rivalere nei confronti del magistrato.
Pertanto, vi sono una serie di considerazioni per le quali l'articolo aggiuntivo in Pag. 26oggetto non si uniforma, anzi, va contro le direttive dell'alta Corte di giustizia che, invece, si vorrebbero applicare. Quindi, è esattamente un trucco, un cavallo di Troia, per consentire l'aggressione diretta nei confronti dei magistrati. In altri termini, si tratta di un articolo aggiuntivo assolutamente punitivo che, in questa sede, non ha niente a che vedere. L'articolo aggiuntivo in esame vuole anche evitare che su questo tema importante si svolga una discussione seria, con audizioni e con il coinvolgimento delle parti interessate, che sono i magistrati, gli avvocati, l'Avvocatura dello Stato e il Consiglio superiore della magistratura.
Dunque, vorrei capire per quali ragioni la Lega sta facendo una guerra, che non è una guerra propria. Forse, la sta facendo per fare la corte ad un gruppetto di radicali? Ma i radicali, oramai, si sono già «fidanzati». Credo che sia molto chiaro che non si fidanzeranno con la Lega neanche in questa circostanza (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ecco le ragioni per le quali riteniamo che l'articolo aggiuntivo in esame, fatto in questo modo surrettizio e clandestino, tenda solamente a scardinare l'impalcatura, l'ordinamento dello Stato, inserendo un elemento di conflittualità, ancora una volta, politica nei confronti della magistratura; una conflittualità che, invece, va stemperata in una discussione seria. In questo senso, noi apprezziamo che il Governo e il presidente Pescante abbiano espresso parere contrario.
Al Presidente Pescante vorremmo ricordare che, letta meglio la questione e letta meglio la sentenza Traghetti del Mediterraneo, questo articolo aggiuntivo non tende affatto ad attuare nel nostro ordinamento tale sentenza, ma la stravolgerebbe in maniera per noi assolutamente inaccettabile. Ecco perché l'Italia dei Valori voterà assolutamente contro questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, all'onorevole Palomba voglio ricordare che il trucco ignobile è quello che è stato messo in atto nei confronti dei cittadini italiani che hanno votato nel 1987 per la responsabilità civile dei magistrati (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania): un trucco durato venticinque anni e tradito dalla legge Vassalli del 1988.
Questo articolo aggiuntivo è un atto di riparazione nei confronti del popolo italiano. Riflettano tutti i deputati presenti in quest'Aula, in particolar modo lo dico ai miei colleghi del Partito Democratico: che cosa accadrà se Ottaviano Del Turco verrà giudicato innocente? È caduta una giunta, sono state rifatte le elezioni, è andata al Governo un'altra maggioranza (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Riflettete: in ventiquattro anni tutti i Parlamenti non sono stati capaci di fare questa riforma. Con il voto, sì, la possiamo fare (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, sono già intervenuto precedentemente sul tema. Vorrei solo ribadire quello che abbiamo detto. La riforma sulla responsabilità civile dei giudici è sacrosanta, ma non sono questi il luogo e il momento per farla, né si può fare in queste condizioni (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bongiorno. Ne ha facoltà.

Pag. 27

GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ascoltando alcune affermazioni dell'onorevole Pini e dell'onorevole Bernardini, vi posso dire che sono assolutamente concorde su molte delle loro affermazioni, direi su quasi tutte. Il vero problema, spesso, è la simmetria tra ciò che si dice e ciò che è presente nel testo: infatti, se dovessi votare le loro parole, vi direi di votare a favore dell'articolo aggiuntivo. Vi prego allora di fare un piccolo controllo, per verificare se alle affermazioni corrisponde il testo scritto. Sgomberiamo il campo da equivoci.
In primo luogo, principio sacrosanto: chi commette errori, deve rispondere sempre (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà), sia esso un avvocato, sia esso un medico, sia esso un magistrato. Si badi: tanto più è il potere del soggetto che commette l'errore, tanto più grande deve essere la responsabilità. Non devono esistere categorie intoccabili. Io escludo di poter aderire alla tesi secondo la quale il magistrato, dal momento che è comunque qualcuno che deve decidere, non debba mai essere toccato e non debba avere responsabilità. I magistrati devono rispondere se hanno responsabilità. E questa è la premessa. Andiamo, però, al testo.
Nel testo, si badi, vi è una parte in cui si dice: volete allargare la responsabilità dello Stato anche per colpa grave, dolo e manifesta violazione della legge? Io direi al mio gruppo che, se questa parte fosse la sola da porre in votazione, allargherei anche a questo tipo di responsabilità, la responsabilità dello Stato, perché ce lo chiede l'Europa: è giunto il momento di allargare questa responsabilità. Andiamo, però, al neo: nessuno, infatti, ci parla dei cosiddetti obiter dictum, cioè qualcosa di oscuro che c'è dentro un testo. Cosa succede? In realtà vi è una piccola frase - e su questa vi chiedo di valutare se volete votare contro o a favore - di cui vi spiego il significato: in questo articolo aggiuntivo non vi è una previsione di responsabilità diretta dei magistrati solo per dolo o colpa grave, perché, se così fosse, direi al mio gruppo: votatela. Non vedo, infatti, perché un magistrato, che è un «sacerdote» e ha il potere di decidere sulla vita altrui, se ha voglia di fare male ad una persona, lo possa fare e debba restare intoccabile. Qui è prevista - fate attenzione - la responsabilità per un magistrato anche in caso di - leggetelo! - manifesta violazione di legge. Domanda: che cos'è (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Se, per caso, secondo le sentenze che riportano l'interpretazione, ad esempio un cancelliere fa un errore, ci potrebbe essere una responsabilità oggettiva del magistrato; se, per caso, ci fosse un testo di legge oscuro e il magistrato desse un'interpretazione erronea, ne risponderebbe. Allora quello che dico all'Aula è: votiamo dei testi in cui prevediamo che chi sbaglia paga, votiamo la responsabilità dei magistrati, ma io voglio magistrati responsabili, non voglio magistrati terrorizzati di interpretare la legge, perché diventerebbero magistrati che scrivono i provvedimenti con la mano tremolante, niente di peggio che avere dei magistrati che hanno terrore di sbagliare. Puniamo per responsabilità e non rendiamoli terrorizzati di fronte alla legge (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, gli interventi che mi hanno preceduto testimoniano la serietà di una discussione che meriterebbe, da questo punto di vista, non la fretta e la velocità nell'esprimere un voto favorevole o contrario all'articolo aggiuntivo. Il tema è molto serio ed è un tema a cui nemmeno il Partito Democratico vuole sottrarsi, ma è del tutto evidente, e lo testimonia anche l'intervento della collega Bongiorno, che siamo di fronte ad un tentativo, come l'ha definito il collega Buttiglione, di manipolazione rispetto al tema che riguarda la legge comunitaria e il recepimento di una sentenza. Pag. 28 L'articolo aggiuntivo del collega Pini va esattamente in una direzione opposta, anche con riferimento all'ampio dibattito che c'è nel Paese, e a tale proposito l'insieme delle forze politiche, in modo responsabile, deve trovare le sedi opportune per affrontarlo senza più ritardi né tentennamenti, compiendo un'operazione di modifica totale della legge n. 117 del 1988, legge Vassalli, intervenuta dopo i referendum, e pone il tema della responsabilità civile dei magistrati all'interno del recepimento di una legge che allarga la possibilità, da parte dello Stato, di rispondere di fronte ad una violazione manifesta. Per tale motivo credo sia necessario respingere con fermezza l'articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il collega Buttiglione ha già detto tutto con chiarezza, posso solo riconfermare due punti. Innanzitutto il principio che lo Stato risponda per la violazione di diritto comunitario commessa da qualunque suo funzionario, e quindi anche da un magistrato, è un principio pacifico e assolutamente condivisibile. Successivamente, come dimostra anche l'intervento appassionato della collega Bongiorno, sarebbe il caso di fare una riforma ragionevole, in sede di diritto interno, della responsabilità civile dei magistrati. In questo senso mi pare che vi sia, ora, un'ampia condivisione. C'è un clima nuovo che consente le riforme, superando le divisioni del passato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, lasciamo da parte la sentenza Tirrenia; Ministro Moavero è vero o no che la Commissione europea ha adito la Corte europea di giustizia sulla legge Vassalli perché contraria alla normativa europea? Noi di questo stiamo parlando! La legge Vassalli, quella che ha tradito il referendum, oggi è, per volontà della Commissione europea, non certo per resipiscenza di questo Parlamento, oggetto di attenzione della Corte europea di giustizia. Non vi nascondete dietro la sentenza Tirrenia; stiamo parlando di responsabilità civile dei magistrati con riferimento alla quale la legge italiana è contraria al diritto comunitario. Siamo in tribunale, siamo gli imputati. Noi votiamo a favore di questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, parlo in qualità di relatore della proposta di legge sulla responsabilità civile dei magistrati che è ormai pendente all'interno della Commissione Giustizia da circa tre anni e mezzo. In questi tre anni e mezzo, è stato chiaro che, al di là delle dichiarazioni di intenti da parte delle forze politiche, non si è fatto molto.
Voglio ricordare che sulla responsabilità civile dei magistrati tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, di destra e di sinistra, hanno presentato delle proposte di legge e, guarda caso, ormai da tre anni e mezzo, tra l'altro il provvedimento è già stato incardinato e avviato con delle audizioni, ma è impantanato all'interno della Commissione giustizia. Quindi, credo che questo sia il luogo, sia l'occasione, sia il contesto giusto ed opportuno per poter entrare nel merito di una riparazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), come giustamente ribadivano i colleghi radicali, di un ingiusto errore che ancora oggi il nostro Paese porta avanti. Non è certamente la difesa d'ufficio di due magistrati, il collega Tenaglia e il collega Palomba...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nicola Molteni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà per un minuto.

Pag. 29

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, Ministro, ma lei ha detto che questa non è l'occasione né il luogo? Questo è il Parlamento, se ne rende conto che questo è il Parlamento? Lo dico anche al collega Palomba, che ha dimostrato come questa qualcuno la vorrebbe come la Camera delle corporazioni, della corporazione che ha fermato tutte le riforme possibili sulla giustizia, quella dei magistrati, che lui qua dentro rappresenta con il suo partito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
C'è un'occasione - è vero, presidente Buttiglione -, bisogna parlarne, ma non è mai il luogo; sono i tre anni e mezzo che queste riforme sono ferme nella Commissione giustizia. Qualcuno qua dentro ieri ha detto che non bisognava - mi riferisco al suo partito, onorevole Buttiglione - sottostare alle imposizioni della magistratura. Abbia il coraggio allora di fare oggi quello che farebbe un deputato libero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovano. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, colleghi, grazie a Dio non ho dimenticato il lavoro che ho avuto l'onore di fare fino, ahimè, a qualche anno fa. Dopo avere ascoltato con la dovuta attenzione l'intervento della presidente Bongiorno, devo dire che, avendo di partenza idee confuse, mi sono assolutamente convinto del voto favorevole a questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Dico questo proprio sulla base della sua argomentazione. Ma, se un cancelliere sottopone un atto che contiene un errore - qui si parla di manifesta violazione di legge, quindi deve essere un errore che ha un suo peso - al magistrato, perché mai questo magistrato dovrebbe rispondere di responsabilità oggettiva - mi permetto di replicare - e perché mai questa responsabilità dovrebbe essere oggettiva? Se metto la firma in calce ad un atto, ho il dovere di conoscerlo dalla prima all'ultima parola, virgole incluse (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Avendo avuto l'onore di svolgere funzioni diverse, mi chiedo perché, mettendo la firma in calce ad un atto contenente molte altre firme oltre a quella del cancelliere, da rappresentante del Governo, sarei andato di fronte a certa responsabilità civile e, invece, per il magistrato questo non dovrebbe essere possibile. Se giustizia è trattare alla stessa maniera casi uguali, il voto deve essere evidentemente favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, quando si arriva a questi passaggi parlamentari credo che ci sia una grossa utilità, ossia il fatto che finalmente si cala la maschera e si dice veramente fino in fondo come la si pensa. Dinanzi a questo contenuto, si può dire si, si può dire no, ma bisogna farlo chiaramente, senza nascondersi dietro al provvedimento, dove questo contenuto dell'emendamento debba essere inserito. Infatti, è da troppo tempo che sentiamo ciò in quest'Aula, dove apparentemente tutti sono d'accordo, tutti ritengono che debba essere votato favorevolmente questo punto, ma si contesta il luogo. Ebbene, penso che finalmente arriveremo all'epilogo, dove quanto sta avvenendo chiarirà, dinanzi ai cittadini, chi sta da una parte e chi sta dall'altra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Paolini, Polledri e Martini rinunziano alla dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

Pag. 30

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, si ha la sensazione di voler tutelare gli interessi di una casta: questa sì che lo è. Si ha la sensazione che non si voglia far pronunziare su questo tema questo Parlamento e che si voglia ancora rinviare un atto dovuto, perché è un atto giusto. Io ritengo che non solo la responsabilità civile dei magistrati sia pretesa dal popolo italiano che rappresentiamo, ma credo che sia voluta dalle maggioranze e dalle opposizioni che compongono questo Parlamento.
I tentativi di rinviare sono un ulteriore strumento per non rispondere ad una richiesta che viene dalla gente e per far si che ci sia una parte di italiani che esercita una certa funzione, che sia sottratta alle responsabilità. Ritengo che, seguendo quanto ha detto la collega Bongiorno, oggi un primario di chirurgia non dovrebbe entrare in sala operatoria perché terrorizzato dall'errore.
Il magistrato ha il dovere di conoscere le norme e di applicarle. È questo che si chiede di votare a quest'Assemblea. Credo che qui non esistano parti politiche: esiste la saggezza dell'uomo e del parlamentare che deve fare ciò che la gente gli chiede e deve evitare di creare irresponsabilità che possano - e in passato ciò è successo - determinare danni enormi alla nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Vanalli rinuncia ad intervenire in dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barani. Ne ha facoltà per un minuto.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo solo per rimarcare che questa è una Camera sorda al volere del popolo italiano che negli anni '80 ha votato quel referendum a larghissima maggioranza. Mi sembra fuori luogo sentire il presidente della Commissione giustizia dire che l'emendamento è giusto in buona parte, però c'è qualcosa che non va. Non siamo di fronte a qualcuno che non aveva responsabilità. Aveva la responsabilità di farlo e questo emendamento si poteva migliorare, subemendare. Perché non lo ha proposto? Non lo vogliamo fare, perché non vogliamo applicare l'articolo 3 della Costituzione sulla base del principio che c'è qualcuno che è meno uguale di altri. Qualcuno che non ne risponde. Ma pensate - e termino - ad un medico del pronto soccorso che deve applicare la medicina difensiva perché sa che comunque ci sarà un magistrato che lo inquisirà e forse lo condannerà, che dovrà spendere soldi per farsi assicurazioni, mentre chi si fa due mesi di ferie non risponde a nessuno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, vorrei fare tre puntualizzazioni. La prima è che noi stiamo discutendo di questo tema in Commissione giustizia e vorremmo riprendere a farlo. Non è certo colpa nostra se sono tre anni che discutiamo di altri provvedimenti e non di quelli che interesserebbero sicuramente molti cittadini italiani.
In secondo luogo, proprio la citazione sull'accordo professionale dei medici dovrebbe ricordarci che il punto cruciale è l'errore di diritto, che va meglio puntualizzato e chiarito, e che rischia di provocare, proprio sulle pronunce di responsabilità dei medici, un arretramento e un pericolosissimo conformismo giuridico, che nuoce alla serenità delle decisioni proprio in senso garantista.
Da questo punto di vista mi spiacciono molto, in particolare, le parole del collega Mantovano, che credo che abbia la sensibilità e «l'attrezzatura», diciamo così, giuridica per ben valutare.
Noi lo stiamo discutendo e lo vogliamo approvare in modo corretto, per la libertà e per il garantismo.

PRESIDENTE. Colleghi, è stato chiesto dal gruppo della Lega Nord Padania, a Pag. 31norma dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Che succede? Un segno di plauso a prescindere.
Come stavo dicendo, è stato chiesto dal gruppo della Lega Nord Padania, a norma dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, lo scrutinio segreto sull'articolo aggiuntivo Pini 30.052.
Al riguardo, osservo che la proposta emendativa in esame incide sulla disciplina della responsabilità dei magistrati ai fini delle conseguenti azioni risarcitorie e lo fa modificandone la disciplina dei presupposti. Il contenuto della proposta emendativa è, quindi, direttamente riconducibile all'articolo 24 della Costituzione, richiamato dall'articolo 49 del Regolamento fra quelli in relazione ai quali è ammesso lo scrutinio segreto, con particolare riferimento alla disposizione di cui al quarto comma, ai sensi del quale «La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari».
La richiesta può, pertanto, ad avviso della Presidenza, essere accolta.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, oramai lei ha già assunto la decisione e mi sembra difficile poter intervenire. Avrei voluto dire questo, se fossi potuto intervenire prima che lei decidesse, per offrirle un elemento ulteriore di valutazione.
Intanto, mi sembra che la richiesta del gruppo della Lega Nord Padania confligga con quello che ha affermato il collega Maggioni poco fa. I cittadini devono sapere che cosa il Parlamento pensa e, quindi, come ogni parlamentare si esprime (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ora, signor Presidente, mi sembra...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, lasciate che l'onorevole Palomba esponga le sue ragioni!

FEDERICO PALOMBA. Capisco bene che vi è un favor per il voto segreto. Penso, però, che il favor dovrebbe essere per il voto palese, perché l'articolo 49 del Regolamento così dice: «Le votazioni hanno luogo a scrutinio palese».
Non mi pare, non mi parrebbe e non mi pareva, che potesse esservi un'applicazione degli articoli da 24 a 27 della Costituzione, in quanto non sono direttamente incidenti né sul diritto di difesa, né sulla presunzione di non colpevolezza. Mi limito soltanto a dire che politicamente non capisco perché la Lega Nord Padania voglia fare una bandiera di questo punto e, contemporaneamente, chieda che il voto segreto copra le responsabilità dei parlamentari, che se le devono assumere così come loro vogliono che se le assumano i magistrati (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!
Faccio presente all'onorevole Palomba che l'articolo 49 del Regolamento richiama espressamente, tra quelle sottoponibili a scrutinio segreto, le votazioni che incidono, tra l'altro, sull'articolo 24 della Costituzione.
Queste disposizioni costituzionali, oltre a prevedere, al primo comma, il principio secondo cui tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi, al quarto comma prevede espressamente che «La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari».
La Presidenza, ovviamente, come è noto a tutti i colleghi, non è chiamata, nell'ammettere il voto segreto o nel non considerarlo possibile, a valutare il merito delle singole proposte emendative, ma unicamente il fatto che esse incidano o meno sui principi costituzionali richiamati dal Regolamento.
Nel caso di specie, alla Presidenza appare evidente che l'articolo aggiuntivo in questione - ripeto, sempre a prescindere da ogni giudizio sul merito - sia tale da incidere, dettando una disciplina significativamente divergente rispetto a quella Pag. 32vigente, sui principi e sui diritti di cui all'articolo 24 della Costituzione.
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pini 30.052, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Pietro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Voti favorevoli 264
Voti contrari 211

(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio - vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pini 30.058, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 449
Votanti 444
Astenuti 5
Maggioranza 223
Hanno votato
47
Hanno votato
no 397).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Gottardo 30.061, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato
454
Hanno votato
no 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 30.0100 (versione corretta) della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rosato, Adornato, Vanalli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 462
Astenuti 4
Maggioranza 232
Hanno votato
461
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
È così esaurito l'esame delle proposte emendative. Chiedo ai rappresentanti dei gruppi se intendano procedere all'esame degli ordini del giorno e alle dichiarazioni di voto finale nella parte pomeridiana della seduta odierna, ovvero se vi sia intenzione di rinviare il seguito dell'esame del provvedimento e l'altro punto, con votazioni, iscritto all'ordine del giorno alla seduta di martedì 7 febbraio.

Pag. 33

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, dato che si parla tanto di tante cose, è giovedì, sono le 13,30, non si capisce perché ci dobbiamo porre il problema di aggiornare i lavori a martedì(Commenti)! Scusate, non è questo, non è una cosa che si comprende (Commenti)... Andrai a casa venerdì mattina (Commenti)! Noi siamo per continuare!

PRESIDENTE. Gli altri gruppi vogliono esprimersi? Nessun altro gruppo? Allora procediamo con l'esame degli ordini del giorno.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4623-A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'ordine del giorno Vannucci n. 9/4623-A/8 concernente la valorizzazione del ruolo e delle funzioni della UNIDO ITPO Italy, Ufficio dell'ONU per la promozione tecnologica degli investimenti, in quanto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento.
Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno n. 9/4623-A/20 deve intendersi a prima firma Volontè. Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno...

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non vorrei che qui dentro qualcuno potesse passare per sfaticato, il mio gruppo è assolutamente e tranquillamente disponibile ad andare avanti. È chiaro, onorevole Casini, che alle 13,30, come avviene normalmente, sospendiamo i lavori per riprendere alle 15. Non è che proseguiamo adesso. La proposta nostra è questa.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, non credo che ci fosse necessità di un intervento così scontato, visto che la Presidenza sa bene che cosa deve fare.

ROBERTO GIACHETTI. Mi fa molto piacere.

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati, dopodiché sospenderemo e riprenderemo alle 15 (Commenti del deputato Dozzo). Onorevole Dozzo, che succede? Sta per intervenire il rappresentante del Governo, al termine le sarà data la parola.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Il Governo è in grado di accogliere l'ordine del giorno Porcino n. 9/4623-A/1 se utilizza un linguaggio da raccomandazione prevedendo «a voler valutare l'opportunità». Per quanto riguarda l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4623-A/2, la maggior parte di queste norme sono già operative, per cui ci sembra superfluo, quindi il parere è contrario. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4623-A/3, poiché ci sono oneri non quantificati.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di consentire alla Presidenza di comprendere ciò che dice il Ministro, non per la sua incapacità di spiegarsi, ma per il rumore che c'è in Aula.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Menia n. 9/4623-A/4, nella misura in cui si tratti di una raccomandazione «a voler valutare l'opportunità». L'ordine del giorno Bernardini Pag. 34n. 9/4623-A/5 ci sembra da valutare in relazione all'ultimo voto relativo alla proposta emendativa sulla responsabilità dei magistrati, quindi ci rimettiamo alla valutazione dell'Assemblea. L'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4623-A/6 riteniamo che sia accoglibile nella misura in cui sia una raccomandazione. Il Governo accetta l'ordine del giorno Cosenza n. 9/4623-A/7.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Vannucci n. 9/4623-A/8 è inammissibile.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/4623-A/9, il Governo si rimette all'Assemblea. L'ordine del giorno Gozi n. 9/4623-A/10 ci sembra che sia da valutare in relazione alla nuova formulazione dell'articolo 14; bisognerebbe evitare elementi di contrasto con il medesimo, quindi il Governo lo accoglie con questa condizione.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Garagnani n. 9/4623-A/11, il Governo si rimette all'Assemblea. Sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4623-A/12 la valutazione del Governo è contraria; ci sono valutazioni da parte dell'Autorità alimentare che dimostrano che questo ordine del giorno è superfluo.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Burtone n. 9/4623-A/13, Ciccanti n. 9/4623-A/14 e Delfino n. 9/4623-A/15. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4623-A/16, l'impegno si trova già nella direttiva «servizi» e vorremmo evitare un'infrazione, quindi si formula un invito al ritiro dello stesso.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Muro n. 9/4623-A/17 e Garavini n. 9/4623-A/18. Sull'ordine del giorno Beltrandi n. 9/4623-A/19 si formula un invito al ritiro relativamente alla nuova formulazione dell'articolo 14. Per quanto l'ordine del giorno Volontè n. 9/4623-A/20, il Governo si rimette all'Assemblea. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Patarino n. 9/4623-A/21. Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Contento n. 9/4623-A/22, sempre in coerenza con l'articolo 14.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/4623-A/23, sempre in coerenza con l'articolo 14. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Galletti n. 9/4623-A/24, formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Formichella n. 9/4623-A/25, sempre in coerenza con l'articolo 14, e accetta l'ordine del giorno Buttiglione n. 9/4623-A/26.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di prestare un attimo di attenzione. È stato richiesto dal gruppo della Lega Nord di anticipare la ripresa dei lavori alle ore 14,30. Mi sembra che vi sia un largo consenso. Sta bene. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14,30.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 14,35.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bongiorno, Brugger, Cicchitto, Gianfranco Conte, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Franceschini, Frassinetti, Giancarlo Giorgetti, Leo, Lo Monte, Lucà, Moffa, Nucara, Pisicchio e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Marco Airaghi, proclamato deputato in data 1o febbraio 2012, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Popolo della Libertà.

Pag. 35

Si riprende la discussione (ore 14,36).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame delle proposte emendative ed il rappresentante del Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Porcino n. 9/4623-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4623-A/2.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, mi richiamo al Regolamento e all'articolo 24 della Costituzione. Lo devo dire con franchezza, ma lo dico anche senza acrimonia, in modo molto pacato: riteniamo che non vi fossero le condizioni per il voto segreto e che il Governo sia stato incomprensibilmente uno spettatore attonito e silenzioso nel momento in cui si è realizzata quella che a noi è sembrata l'ennesima vendetta coperta dal voto segreto di quel partito trasversale, ma profondamente radicato nella storia e nella cultura politica di questo Paese, che da vent'anni cova un desiderio di vendetta verso la magistratura. Abbiamo approvato in questo ramo del Parlamento un pessimo emendamento dal punto di vista tecnico, giuridico e costituzionale. Ovviamente questo comporterà il fatto che il voto del gruppo dell'Italia dei valori, che doveva essere un voto favorevole sulla legge comunitaria, in queste condizioni non potrà che essere contrario, ma è anche e soprattutto un voto di grande delusione ed amarezza nei confronti di un Governo che sarà anche tecnico, ma ormai ci pare si ricordi di essere tecnico solo quando gli fa comodo, ma quando si tratta di prendere posizione su una norma, che cinque minuti dopo il Ministro della giustizia dice che spera venga modificata al Senato, evapora in quest'Aula ed è come se non ci fosse (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, le ricordo che aveva chiesto la parola per un richiamo al Regolamento, invece ha svolto un intervento di altra natura. Sull'ammissibilità o meno del voto segreto rimando a quanto detto all'onorevole Palomba, che aveva sollevato prima della votazione la medesima questione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4623-A/2, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4623-A/2, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 315
Votanti 312
Astenuti 3
Maggioranza 157
Hanno votato
13
Hanno votato
no 299).

Prendo atto che i deputati Borghesi, D'Antoni, Argentin, D'Ippolito Vitale e Sposetti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e la deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4623-A/3, non accettato dal Governo. Pag. 36
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4623-A/3, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Brunetta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 354
Votanti 311
Astenuti 43
Maggioranza 156
Hanno votato
15
Hanno votato
no 296).

Prendo atto che i deputati Capitanio Santolini, Monai, D'Ippolito Vitale, Argentin e Sposetti hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Menia n. 9/4623-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/4623-A/5, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, ritiro il mio ordine del giorno n. 9/4623-A/5.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4623-A/6, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cosenza n. 9/4623-A/7, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/4623-A/9, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Si, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, capisco che il Governo si rimetta all'Assemblea, ma vorrei sottolineare che quest'ordine del giorno è stato firmato dalle colleghe di tutte le parti politiche, perché riguarda la Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione e la lotta alla violenza sulle donne. Si tratta dell'unico strumento giuridico vincolante attraverso il quale si può prevenire e coordinare un'azione giudiziaria e un supporto alle vittime.
Quindi, penso che l'impegno che chiediamo al Governo, cioè di sostenerlo in sede di Unione europea e poi di firmare e ratificare la Convenzione in sede italiana, sia un impegno giusto e quindi chiedo all'Aula di esprimersi favorevolmente.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ministro Moavero Milanesi, vuole riformulare il parere?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, spiego il parere.
La ragione...

PRESIDENTE. Signor Ministro, o riformula il parere o conferma di rimettersi all'Aula.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, confermo che il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 37
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/4623-A/9, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bonaiuti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 378
Votanti 361
Astenuti 17
Maggioranza 181
Hanno votato
355
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, non riesco a votare!

PRESIDENTE. Onorevole Pianetta, la prossima volta saremo più attenti.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gozi n. 9/4623-A/10, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo altresì atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/4623-A/11, sul quale il quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/4623-A/11, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ministro, ho già dichiarato aperta la votazione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, volevo parlare!

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, il Governo ha già detto che si rimette all'Assemblea. La Presidenza ha già ribadito che il parere del Governo è quello di rimettersi all'Assemblea. Lei conosce i meccanismi di quest'Aula. Se voleva parlare, lo doveva fare prima che la Presidenza dichiarasse aperta la votazione, come lei sa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 386
Votanti 375
Astenuti 11
Maggioranza 188
Hanno votato
210
Hanno votato
no 165).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che la deputata De Pasquale ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4623-A/12, non accettato dal Governo.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, non riesco a capire come mai lei abbia espresso parere negativo su questo ordine del giorno.
Infatti, questo ordine del giorno vuole solo ed esclusivamente tutelare i cittadini e i bambini italiani. Mi rivolgo a tutti i colleghi presenti in Aula: questo ordine del giorno dice di eliminare quelle sostanze altamente tossiche e cancerogene che sono presenti nei cibi che tutti noi mangiamo giornalmente. Questo ordine del giorno, caro signor Ministro, non dice niente di particolare, ma fa soltanto una segnalazione a lei e a coloro i quali dovrebbero Pag. 38prendere provvedimenti di non fare uso e di non far utilizzare sostanze altamente tossiche e cancerogene che sono presenti nei cibi che giornalmente mangiamo.
Non credo, signor Ministro, che questo ordine del giorno possa pregiudicare il lavoro del Governo o possa mettere in crisi qualcuno del Governo o qualcun altro presente all'interno di questo Parlamento. Questo ordine del giorno, lo ripeto - lo dico ad alta voce, cioè con il cuore - dice solo ed esclusivamente una cosa: eliminiamo le sostanze tossiche presenti all'interno dei cibi che noi e i nostri figli mangiamo quotidianamente, perché sono sostanze altamente cancerogene e determinano malattie degenerative e tumori all'interno dell'organismo. Perciò era soltanto un ordine del giorno che doveva essere non solo recepito, ma anche sposato integralmente così da farne una bandiera a tutela del cittadino italiano.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il Governo è disposto ad accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4623-A/12. Il problema è unicamente di formulazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo modifica il parere precedentemente espresso e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4623-A/12 e che l'onorevole Scilipoti non insiste per la votazione dello stesso.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/4623-A/13, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4623-A/14, accettato dal Governo.
Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/4623-A/15, accettato dal Governo.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4623-A/16, sul quale è stato formulato un invito al ritiro: si intende sia stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Muro n. 9/4623-A/17, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Garavini n. 9/4623-A/18, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Beltrandi n. 9/4623-A/19, formulato dal Governo.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, lo ritiro, ma nel farlo, ed anche in virtù dei tempi che sono stati stabiliti con l'approvazione dell'articolo 14, naturalmente compio un atto di fiducia al Governo, affinché, nei sei mesi che saranno impiegati per recepire la direttiva, vengano attivati tutti quegli strumenti che consentano di affrontare la situazione. Che sia l'IVA per cassa, che sia la certificazione di cui parlava l'onorevole Bernini, o un accordo con l'ABI, non so, ma certamente dobbiamo fare in modo di limitare al massimo i danni in questa materia.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Volontè n. 9/4623-A/20.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, tenuto conto del voto di poc'anzi, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Volontè n. 9/4623A/20.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Volontè n. 9/4623-A/20, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 39

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'ordine del giorno accolto come raccomandazione. Voglio ricordare a tutti di cosa si tratta: visto anche il successo che il nostro Paese ha avuto nel protagonismo ritrovato a livello europeo, che conferma gli impegni dei Governi precedenti, vorremmo che il Governo si impegnasse a ribadire, non solo sul piano delle soluzioni economiche, ma anche sul piano dell'azione politica, la centralità dell'Europa e l'idea politica della centralità dell'Europa che è scomparsa nel panorama internazionale e impegnarsi nei futuri Trattati e in ogni sede europea, ribadendo quelle comuni radici culturali greco-romano-giudaico-cristiane che sono al centro dell'Europa.
Lo dico, signor Presidente, perché lei sa - è stato componente dell'Assemblea costituente europea insieme a tutti gli altri componenti dei due rami del Parlamento - che era un impegno comune a tutti, di tutte le formazioni politiche e di tutti i Governi, sostenere questi ideali.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, avevo compreso che il Governo avesse accolto come raccomandazione l'ordine del giorno e che il collega Buttiglione avesse dato il suo assenso. Quindi, se così è, abbiamo appreso la posizione dell'onorevole Volontè ma non mi pare che ci sia da mettere in votazione nulla. È accolto come raccomandazione e il tema è risolto qui mi pare.

PRESIDENTE. Se ho ben compreso l'onorevole Volontè insiste perché venga votato. Onorevole Giachetti, stiamo parlando dell'ordine del giorno n. 9/4623-A/20 a prima firma Volontè, lei parla di un altro ordine del giorno, Buttiglione n. 9/4623-A/26 (Commenti).
Il primo firmatario dell'ordine del giorno n. 9/4623-A/20 è l'onorevole Volontè. È stato comunicato dalla Presidenza che il primo firmatario è l'onorevole Volontè, eravate presenti sin dall'inizio della seduta, ma vi siete distratti in quel momento.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Volontè n. 9/4623-A/20.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, l'ordine del giorno Garagnani n. 9/4623-A/11 che abbiamo votato poc'anzi, mi è parso avessimo votato contro?

PRESIDENTE. Onorevole Turco, siamo all'ordine del giorno Volontè n. 9/4623-A/20. È stato accolto comunque.

MAURIZIO TURCO. L'ordine del giorno Garagnani n. 9/4623-A/11?

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Garagnani n. 9/4623-A/11 è stato approvato dall'Assemblea. Il Governo si è rimesso all'Assemblea e l'Assemblea l'ha approvato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volontè n. 9/4623-A/20, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Ravetto... hanno votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 400
Votanti 377
Astenuti 23
Maggioranza 189
Hanno votato
238
Hanno votato
no 139). Pag. 40

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati Cardinale e Benamati hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto astenersi.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Patarino n. 9/4623-A/21, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Contento n. 9/4623-A/22 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Rubinato n. 9/4623-A/23 sul quale è stato formulato dal Governo un invito al ritiro.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Rubinato n. 9/4623-A/23 purché sia riformulato nel modo seguente: sopprimere, al primo capoverso del dispositivo, le parole da «entro breve termine» fino alla parola: «esame» e dalla parola: «inoltre,» fino alla fine del capoverso. Accetta il secondo e il terzo capoverso, mentre non accetta il quarto, il quinto, il sesto ed il settimo capoverso del dispositivo, accetta i restanti capoversi.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accolgano la riformulazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/4623-A/23, accettato dal Governo, purché riformulato.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo, chiarendone il contenuto. Viene soppresso il termine del primo semestre 2012 nel primo capoverso del dispositivo ma rimane la richiesta di effettuare una generale ricognizione dei debiti commerciali di tutte le pubbliche amministrazioni e il Governo dà l'assenso. È importante anche l'ottavo capoverso perché chiede la fissazione di tempi certi per il rimborso. Ringrazio il Governo per l'accoglimento di questo passaggio importante.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/4623-A/23, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/4623-A/24, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Formichella n. 9/4623-A/25, formulato dal Governo.

NICOLA FORMICHELLA. Signor Presidente, vorrei chiedere al Ministro di rivalutare questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Il Governo accetta l'ordine del giorno Formichella n. 9/4623-A/25, purché sia riformulato nel modo seguente: sopprimere all'ultimo capoverso del dispositivo, dalle parole «nonché, con riferimento specifico» fino alla fine del capoverso. Se il presentatore accoglie la riformulazione, il Governo lo accetta.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Formichella n. 9/4623-A/25, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Buttiglione n. 9/4623-A/26, accettato dal Governo.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, Pag. 41volevo rivolgermi all'Aula anzitutto per ringraziare dell'importante dibattito che abbiamo avuto su questa legge comunitaria. Mi rendo conto - il Governo si rende conto - che c'è stato, in particolare su una delle disposizioni, un voto più «divisorio» forse di altri in Aula. E vorrei fare appello agli onorevoli ricordando che la legge comunitaria rappresenta un importante adempimento per il nostro Paese, rappresenta una normativa composta da diversi articoli, la cui eventuale non adozione nei termini prescritti, rischia di sottoporre il Paese a procedure di infrazione che possono sfociare in sanzioni pecuniarie, come tutti sappiamo. Quindi farei un appello a quest'Aula affinché la legge comunitaria possa essere licenziata positivamente oggi e proseguire il suo iter. Ringrazio comunque per l'attenzione e ancora una volta per il dibattito ascoltato.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presenti.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, certamente il voto di oggi, con quello che è accaduto qualche ora fa, deve far riflettere l'Aula, il Governo, rispetto anche alle tensioni che ci possono essere e che possono vanificare un lavoro che - voglio ricordare - è stato fatto nel corso degli ultimi anni, per portare il nostro Paese, la nostra Italia, il nostro Governo ad un virtuosismo. Voglio ricordare ciò che è stato fatto per quanto riguarda le infrazioni, voglio ricordare anche il beneficio al bilancio dello Stato apportato negli ultimi anni grazie anche al lavoro fatto nella comunitaria. Certamente il voto di oggi è un voto che deve far riflettere, ma non possiamo dimenticare i nostri impegni con l'Europa. Questo è un monito che è già stato indirizzato da chi vi parla, dal Governo, e dal Parlamento al Presidente Monti.
È necessario ascoltare di più questo Paese, le istanze dell'Italia, le istanze delle categorie e delle associazioni, le quali si aspettano molto dall'Europa, e questo dispositivo - caro Ministro Moavero - è importante. Ne abbiamo parlato più volte anche in questo periodo. La legge comunitaria è fondamentale per l'affidabilità del sistema Italia rispetto all'Europa, ma i segnali che sono partiti da questa Aula devono far riflettere. Non è possibile ignorare le istanze, anche espressione di malessere, che esistono per tante motivazioni. Per quello che ci riguarda ritengo che oggi sia una giornata importante di riflessione, di attenzione e di comprensione per il futuro della nostra credibilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, Italia dei valori aveva tutta l'intenzione di votare a favore di questa legge comunitaria. Siamo consapevoli dell'importanza che ha il recepimento nel nostro ordinamento giuridico di molte direttive comunitarie e del fatto che già l'Italia da sempre si distingua, e non certo positivamente, per il ritardo in questi adempimenti e per come sia oggetto di molte procedure di infrazione. Però vorrei rivolgermi su questo anche al Ministro Moavero. Vede Ministro, quello che è accaduto oggi in quest'Aula non può essere derubricato ad un semplice incidente.
Oggi in quest'Aula si è ricomposta una maggioranza che ha tenuto sotto scacco il Paese per otto degli ultimi dieci anni, e che ha piegato sistematicamente la giustizia - l'idea stessa di giustizia - di volta in volta o alla difesa di interessi personali o a uno spirito di vendetta dichiarato, manifesto, rivendicato, verso la magistratura, colpevole di disturbare il manovratore. Oggi, complice anche un voto segreto, che a nostro avviso si sarebbe anche potuto tranquillamente non concedere, abbiamo Pag. 42approvato una norma pessima. Non lo dico io, voglio richiamare le parole del presidente della Commissione Giustizia. Non le ricorderò certo testualmente, ma mi pare che l'onorevole Bongiorno abbia detto che con l'approvazione di questa norma avremmo avuto dei magistrati costretti ad approvare delle norme (Commenti del deputato Baldelli) - chiedo scusa - ad emettere delle sentenze con la mano tremante per il terrore, per la paura che una norma scritta con un chiaro intento vendicativo, alla fine si trasformi in un strumento di pressione e di condizionamento, di minore libertà, di minore autonomia della magistratura.
Lei ha fatto un richiamo oggi alla responsabilità del Parlamento nel consentire tempestivamente l'approvazione di questa legge. Credo sia un richiamo inutile e sbagliato. Inutile perché ne siamo tutti consapevoli, ma esiste comunque, in politica come nella vita, un ordine di priorità, una scala di valori. Ecco, noi crediamo che la bocciatura di questa legge comunitaria, che esce da quest'Aula umiliata, stravolta e macchiata da una norma davvero priva di ogni logica costituzionale, non abbia assolutamente...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Onorevole Maurizio Turco, lasci proseguire! Onorevole Maurizio Turco! Onorevole Evangelisti, prego anche lei, il suo è un fallo di reazione, ma è sempre un fallo. Prego, onorevole Donadi, continui.

MASSIMO DONADI. ... alcuna rilevanza rispetto al valore della lesione di livello costituzionale che l'approvazione di questo emendamento comporta. E noi chiediamo a quest'Aula, con il voto palese sul voto finale sul provvedimento, a chi in questi ultimi minuti, seguendo le indicazioni del Ministro della giustizia, ha dichiarato che oggi si è ricomposta una vecchia maggioranza, che oggi si è votata una pessima norma, di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità. La bocciatura oggi, in quest'Aula, di questo provvedimento, non comporterà assolutamente nessun discredito per l'Italia. Di qui a tre mesi - è già successo l'anno scorso - la potremmo rivotare e la potremmo rivotare senza questa norma vergognosa. Oggi qui il voto contro questo provvedimento è un momento di svolta, deve essere un chiaro segnale che diamo al Paese. Mi rivolgo agli amici del centrosinistra, non con tono di chi voglia indurre qualcun altro a fare qualcosa, ma davvero con l'invito a riflettere fino in fondo: oggi dobbiamo riusciamo a mettere una sorta di spartiacque e a dire che non c'è più spazio in questo Parlamento per questa vecchia logica di approccio alla politica, non c'è più spazio in questo Parlamento per l'idea di una casta che nell'oscurità del voto segreto, non solo si autoassolve, ma condanna chi la giudica. Da oggi, anche con questo nuovo Governo, ci deve essere un cambio di passo, si deve cambiare pagina, bisogna cominciare a lavorare per una giustizia per i cittadini, per una giustizia rispettosa dell'autonomia e dell'indipendenza degli organismi costituzionali.
A questo noi oggi chiamiamo tutti i parlamentari che si sentono liberi e vincolati a questo spirito di rispetto della Costituzione. E noi riteniamo che sia un valore che travalica, non una, ma dieci volte, l'importanza dell'approvazione qui, oggi, di questo provvedimento. Lo riapproveremo tra tre mesi, avete la garanzia del nostro voto favorevole, ma questa norma vergognosa deve scomparire. Questa è la ragione per cui l'Italia dei Valori voterà convintamente contro il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, il disegno di legge che ci apprestiamo a licenziare, com'è noto, ci mette in linea con gli obblighi che ci derivano dall'appartenenza alla Comunità europea. Questo è un disegno di legge che, inizialmente, si componeva in realtà di solo 5 articoli, poi è arrivato a 30 articoli, dimostrando la Pag. 43varietà - e la variabilità, anche - della mole di disposizioni comunitarie che ogni Paese deve necessariamente recepire per evitare che l'ordinamento, in questo caso italiano, vada incontro ad una serie di difficoltà e, in particolare, alle procedure di infrazione per ciò che riguarda la piena e corretta attuazione del diritto comunitario.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 15,05)

ROBERTO MENIA. Siamo tuttavia convinti che sia prioritario, congiuntamente all'approvazione della legge comunitaria, compiere uno sforzo maggiore al fine di introdurre elementi di semplificazione e non di appesantimento della normativa italiana.
Proprio per questo credo che non possa mancare una nota critica al sistema generale di recepimento delle direttive, il quale spesso costringe, in realtà, gli Stati membri a recepire le direttive stesse - un grande numero di direttive - e ad imporre spesso vincoli sempre più stringenti, che magari si pongono in contraddizione con talune disposizioni della legislazione nazionale e che talora rischiano anche di comprometterla. L'auspicio, io credo, è che si riesca, sia a livello nazionale sia a livello europeo, a semplificare il più possibile - tenendo conto soprattutto di quelli che sono i fruitori finali delle norme, quelli che scontano poi i cavilli burocratici - l'impianto, che talora rischia di essere elefantiaco, del sistema normativo. Se un obiettivo ci si deve prefiggere e raggiungere in qualche modo, è quello di rendere migliore la vita dei cittadini e delle imprese, che sono poi i destinatari ultimi di queste norme.
Purtroppo devo dire che, soprattutto negli ultimi anni, l'Europa è stata vista e percepita dagli italiani, o almeno da una parte degli italiani, come qualcosa di lontano, una sorta di entità burocratica che impone regole e vincoli, che sanziona e che ammonisce, che giudica e che bacchetta. Tutto ciò scava di fatto un solco ancora più profondo tra istituzioni e cittadini, mettendo così in discussione quel principio di sussidiarietà che viene invece affermato, ma spesso non realizzato. Io credo che dobbiamo essere tutti d'accordo sul fatto che sia necessario uno sforzo ulteriore dell'intera classe politica, coadiuvata poi dagli enti, dagli organismi e dalle associazioni interessate, preposto a disegnare una certa concezione dell'Europa.
L'Unione europea, con le sue regole, dovrebbe essere un incentivo in realtà al miglioramento della produzione nazionale, dovrebbe stimolare lo sviluppo e la produzione nell'ottica e nell'ambito del mercato comune europeo. E se da un lato è giusto che a livello europeo si imponga a tutti, anche alle aziende, di contribuire per esempio allo sviluppo sostenibile, alla tutela dell'ambiente, alla sicurezza dei consumatori, alle tutele sul luogo di lavoro, dall'altro, come è del tutto evidente, la mancanza delle stesse regole in altre parti del mondo, genera in realtà una concorrenza assai distorta. Noi dobbiamo pretendere - o cercare di pretendere, o cercare di imporre, o comunque di raggiungere, attraverso una trattativa diplomatica, soprattutto con quegli altri Paesi di quel mondo che ci consegna questa condizione di concorrenza sleale nel mondo globalizzato - che si sia soggetti a questo genere di regole, sulle quali l'Europa dà lezioni al mondo, ma che d'altra parte rischiano di diventare una sorta di atto di autolesionismo.
Noi siamo convinti da sempre che l'Europa abbia bisogno di un'anima, di una partecipazione forte, di occuparsi dei grandi problemi, di ribadire una sua identità. Io concordo anche con quanto veniva affermato poco fa a proposito per esempio delle radici cristiane dell'Europa. Che sia un'Europa dei popoli, delle nazioni, delle patrie, un'Europa che riconosca il coraggio di difendere le proprie radici, che sia appunto fiera della sua identità, della sua storia, delle sue tradizioni e delle sue tante lingue, un'Europa che sia inclusiva e che non annulli le nazionalità, che faccia leva soprattutto sull'unione politica dei popoli e non solo su quella economica o geografica. A questo proposito mi piace citare Papa Pag. 44Benedetto XVI, che dice: «L'Europa non è un continente nettamente afferrabile in termini geografici, ma è invece un concetto culturale e storico».
Ciò detto, molto si è discusso - e il dibattito è tuttora aperto - a proposito della questione relativa alla cessione di quote di sovranità all'Unione europea. Sarebbe invece, credo, opportuno che ci concentrassimo sull'elaborazione di quei provvedimenti comunitari che vanno ad incidere sulla nostra legislazione nazionale, alla realizzazione dei quali noi abbiamo sicuramente partecipato, ma magari distrattamente, senza approfondire una serie di conseguenze politiche che da essi sarebbero derivate.
Dunque col mio intervento voglio da una parte confermare, come è giusto, il voto favorevole al disegno di legge in esame da parte del gruppo parlamentare di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, sottolineando però come le grandi decisioni nazionali ed internazionali, destinate poi ad influenzare la vita quotidiana degli italiani, non si prendono soltanto all'interno di quest'aula, ma soprattutto nella dimensione europea.
Per esempio, sulle recenti e dibattute strategie di uscita dalla crisi economica, il Parlamento molto ha preso da fuori, e questo è avvenuto con atti di ratifica di decisioni già assunte in sede europea. Urge, quindi, io credo, ripensare alla sede di discussione della politica europea, ovvero dare maggiore importanza a tutto ciò che proviene dalle sedi delle istituzioni comunitarie; ma che, poi, le decisioni vengano opportunamente spiegate e condivise nelle sedi nazionali, perché non ci si trovi solamente ad esprimere valutazioni su processi che sono già largamente compiuti e terminati.
Ciò detto, credo che vadano rimarcati alcuni particolari importanti che emergono da questo disegno di legge comunitaria a proposito, per esempio, della tematica ambientale, che è una delle grandi sfide di questo tempo, che ha una diretta ricaduta non solo sull'impianto normativo, ma anche sulle attività imprenditoriali, sullo sviluppo sostenibile e sulla qualità della vita. Parlo della direttiva sulle emissioni industriali, quella che riguarda le attività industriali ad alto potenziale inquinante. È una direttiva che prevede il rispetto di obblighi fondamentali per le installazioni industriali, come, ad esempio, l'adozione di tutte le misure di prevenzione all'inquinamento e l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili, le Best available technology (BAT).
Da non sottovalutare, infine, la direttiva che riguarda la prestazione energetica nell'edilizia, che è volta a promuovere il miglioramento, per l'appunto, della prestazione energetica degli edifici, delle loro parti e delle loro unità immobiliari, ai fini della riduzione dei consumi energetici, che, nel settore edilizio, rappresentano il 40 per cento del consumo totale di energia dell'Unione europea. Si tratta, com'è del tutto evidente, di una priorità nell'ambito degli impegni che abbiamo assunto e degli obiettivi del pacchetto «20-20-20» in materia di efficienza energetica.
Allo stesso modo, credo che sia importante la direttiva relativa alla lotta contro i ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali. È una direttiva che appare assai opportuna, tanto più in un momento in cui la crisi globale richiede maggiori certezze e rapidità nello svolgersi dei negozi e delle attività commerciali.
Penso che sia stato importante anche il voto di questa mattina che ha cassato una norma che era stata, a nostro modo di vedere, improvvidamente introdotta in Commissione, cioè quella che avrebbe obbligato i fornitori di servizi web a rimuovere i contenuti illegali, non solo su comunicazione dell'autorità, ma, di fatto, da parte dei cosiddetti soggetti interessati. È una misura che ha fatto sorgere una sorta di rivolta spontanea nella rete proprio a tutela, in realtà, della libertà di pensiero e di espressione.
Credo che qualcosa vi sia da dire anche a proposito dall'altro voto che è stato politicamente importante di questa mattina e che ci lascia perplessi, cioè il voto espresso dalla Camera - che rispettiamo in quanto voto parlamentare - sulla responsabilità dei giudici. Esso ci appare Pag. 45poco organico rispetto al quadro generale e pone - come è stato ribadito in molti interventi - una serie di altre questioni politiche, anche perché può assomigliare ad una sorta di vendetta della casta parlamentare, o qualcuno così lo dipingerà.
In conclusione, se è vero che la pubblica opinione è certo disaffezionata alla politica, io credo però che si possa, e si debba, riappassionarla soltanto legando gli italiani alle grandi scelte - e ne stiamo facendo di difficili in questi giorni -, rendendoli consapevoli dei passaggi politici più delicati e facendo sì che possano partecipare ad essi non solo da spettatori distratti - come nella tradizione dei salotti televisivi -, ma potendo incidere concretamente.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROBERTO MENIA. Questo può avvenire solo se saremo capaci di esercitare la sovranità che ci viene dal dovere di rappresentanza del popolo nel Parlamento italiano e nelle istituzioni europee. La dimensione europea è la dimensione fondamentale per l'esercizio della sovranità, e lo sarà sempre di più nella sfida del mondo globale che ci consegnano i tempi che viviamo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, a nome del gruppo Popolo e Territorio, esprimo parere favorevole sul provvedimento in esame e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Razzi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, sono tentato di seguire l'esempio del collega Razzi; sono tentato ma non cederò alla tentazione; sarò comunque molto breve e svolgerò solo alcune brevissime osservazioni: signor Ministro lei si rende conto... signor Ministro, signor Ministro! Capisco che la collega sia straordinariamente attraente, molto più delle comunicazioni che possa fare io, ma devo richiamare la sua attenzione...

PRESIDENTE. Non sottovaluti le sue possibilità, onorevole Buttiglione.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Ministro, lei si rende conto che noi abbiamo discusso e stiamo discutendo un provvedimento, fondamentalmente, malfatto. Malfatto per due motivi: il primo motivo è che c'è una Relazione che si riferisce alla politica europea del 2010; oggi avremmo dovuto dibattere su tante altre cose, sul successo incontestabile ottenuto dal Governo italiano, con l'appoggio del Parlamento, nell'ultima riunione del Consiglio europeo in cui si è ottenuto, non solo condizioni accettabili per il rientro italiano dall'extradebito, ma anche di rimettere al centro il tema del lavoro, dell'occupazione, dello sviluppo, della crescita e anche della ripresa dell'ideale europeo.
Tuttavia non potevamo farlo perché la Relazione su cui eravamo chiamati ad esprimerci si ferma al 2010; ovviamente nessuno ne ha parlato in Assemblea, ma tanto vale non farla la Relazione! So che non è colpa sua perché è da troppo poco tempo in quella posizione ma, se capiamo la portata della politica europea, e la stiamo capendo, dobbiamo venire a una riforma del modo in cui si fa la Relazione e anche del modo in cui si fa la legge comunitaria. Infatti la Relazione deve essere legata alla legge comunitaria e deve spiegare, in qualche modo, la legge comunitaria. La singola direttiva si capisce dentro un contesto che è quello di una politica, di una filiera di direttive. Tutto questo il parlamentare italiano fa fatica a capirlo perché il modo in cui è fatto il documento è un brutto modo. A questo Pag. 46proposito mi permetto di raccomandare alla sua attenzione la riforma della legge n. 11 del 2005; cosa che potrebbe contribuire a superare questa difficoltà.
La seconda osservazione è che in questo provvedimento noi abbiamo fatto una cosa molto importante: abbiamo detto una parola forte contro i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione. Avrei voluto che questo fosse più corale; ho sentito voci che violentemente hanno attaccato il Governo per i ritardi dei pagamenti; non è possibile stare al Governo per otto anni degli ultimi dieci e non essere responsabili di questi ritardi perché questi ritardi si sono accumulati esattamente nel tempo in cui la Lega Nord Padania era al Governo del Paese. Cosa faceva la Lega quando era al Governo del Paese? (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questi ritardi si sono accumulati negli anni in cui la Lega era al Governo del Paese, altri, più lontani, magari quando al Governo c'eravamo anche noi ma quando parliamo di ritardi di 674 giorni, il record di ritardo fino ad oggi, 674 giorni fa chi governava in Italia? Sarebbe bene, allora, che ci fosse meno retorica, meno propaganda e più cura dell'interesse del Paese, più autentico dialogo politico.
Abbiamo avuto un infortunio che ha riguardato, invece, il tema della responsabilità civile. Tema, questo, che meritava una attenzione specifica, un progetto di legge specifico, una discussione in Commissione ed in Aula specifica. Non perché sia sbagliato il principio della responsabilità civile dei magistrati; è giusto, ma non va inserito surrettiziamente in una legge comunitaria perché non c'entra niente. Invece, bisognava inserire nella legge comunitaria il recepimento della sentenza della Corte di giustizia che non ci chiedeva di intervenire sulla responsabilità civile dei giudici ma sulla responsabilità civile dello Stato verso chi è danneggiato dagli errori giudiziari. D'altro canto, diciamo la verità, su questo punto c'è stata una resistenza rigida da parte di una parte del Parlamento la quale ha fatto in modo che poi la diga sia crollata nel modo e nel momento meno opportuno.
Amici dell'Italia dei Valori, questo non è un motivo per negare il voto ad un provvedimento come quello che ci apprestiamo ad approvare; la legge comunitaria dovrebbe essere, per sua natura, un fenomeno che abbraccia tutto il Parlamento, perché in Europa difendiamo gli interessi dell'Italia, non quelli dell'Italia dei Valori, non quelli dell'Unione di Centro, non quelli di uno qualunque dei partiti rappresentati in quest'Aula. Dobbiamo lavorare insieme per sostenere l'interesse nazionale, come giustamente abbiamo fatto in occasione della recente mozione. Per questo vorrei invitarvi a rivedere questo atteggiamento che mi sembra autolesionista, inutile e dannoso. Noi voteremo questo provvedimento.
Devo dire, infine, ai colleghi del Partito Democratico, o a molti colleghi del Partito Democratico, ma qual è il motivo per cui avete votato contro una mozione che semplicemente dice una verità da tutti riconosciuta, ossia che l'Europa ha radici greche, romane, ebraiche e anche cristiane? Ma allora hanno ragione quelli che vi criticano dicendo che siete una forza ideologica anti cristiana? Non date la stura, non date il pretesto ad attacchi che non meritate, ma che con atteggiamenti di chiusura ideologica come questo finite con il legittimare.
Mi spiace perché noi volevamo che questo fosse un elemento di unità di tutto il Parlamento, come credo che sia un elemento di unità in una battaglia per dare consistenza a questa Europa che, se non ha radici, finisce con l'essere rifiutata dai popoli, come abbiamo visto nei recenti referendum. Avrei molte altre cose da dirvi, ma avevo promesso di essere breve. Mantengo la mia promessa, noi voteremo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, siamo al voto su un provvedimento indubbiamente Pag. 47 eterogeneo per sua natura, su cui è necessario esprimere dunque una valutazione complessiva. È una valutazione complessiva che, ahimè, deve purtroppo tenere conto di alcuni punti su cui noi avevamo presentato emendamenti e proposte alternative che non sono state accettate dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Tuttavia, ci sono anche dei punti positivi che consentiranno di risparmiare parecchi quattrini e dunque, considerando anche quanto è accaduto poche ore fa sul voto sull'emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati, credo che, all'insegna del fatto che noi svolgiamo un'opposizione sempre intelligente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), non possiamo che astenerci. Quindi, annuncio l'astensione del gruppo della Lega Nord e, contestualmente, l'astensione anche sul successivo voto sulla risoluzione presentata alla Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, oggi è successo un fatto politicamente molto grave, grave politicamente e grave nel merito, innestato in un buon lavoro che ha fatto la Commissione politiche dell'Unione europea introducendo nel testo degli elementi positivi: cito, da ultimo, i pagamenti alle imprese. Tuttavia, dentro questo buon lavoro è stato introdotto un elemento gravissimo e inquietante, e cioè questa norma sbagliata, con tantissimi profili di incostituzionalità, sulla responsabilità civile dei magistrati, tema che non si può affrontare in un modo così affrettato e approssimativo.
Per questo noi dovremmo votare contro il disegno di legge comunitaria, perché è difficile votare un testo nel quale vi è una norma di questo genere. Per noi è molto difficile, come partito e come singoli deputati. Votiamo a favore soltanto perché il Ministro per gli affari europei ha fatto appello alle forze politiche facendo presente che la mancata approvazione del disegno di legge comunitaria comporterebbe dei procedimenti di infrazione a carico del nostro Paese e di violazione delle norme comunitarie. Soltanto per questo.
Ma lo facciamo con una richiesta che voglio fare in quest'Aula in modo formale, e cioè la richiesta di impegno del Presidente del Consiglio Mario Monti a che gestisca politicamente questa vicenda fra le forze politiche che sostengono il Governo, una vicenda troppo delicata per poter essere lasciata a un voto segreto e a un meccanismo di maggioranze variabili e improvvisate.

ANDREA RONCHI. Guarda a casa tua i voti dove stanno!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Onorevole Ronchi!

DARIO FRANCESCHINI. A noi il Governo, nei momenti precedenti la votazione, ci ha riferito di un impegno del Popolo della Libertà di votare contro quella proposta emendativa. Il voto segreto evidentemente ha dimostrato che è successo un'altra cosa e ciò rientra nella libertà dei singoli deputati.
Ma non è normale che ciò avvenga su un parere contrario del Governo. Su un tema di questa gravità, di fronte ad un parere contrario del Governo non è possibile che ci sia una distinzione non dichiarata (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Quindi, un Governo non si può basare sul sostegno leale a prescindere di alcuni gruppi parlamentari e sulle mani libere di altri. Non può funzionare così! È per questo che noi votiamo a favore del disegno di legge comunitaria, ma - lo ripeto - chiediamo un impegno immediato del Ministro della giustizia e del Presidente del Consiglio per modificare al Senato questa norma con un'iniziativa del Governo nei confronti delle forze politiche che lo sostengono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Pag. 48Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formichella. Ne ha facoltà.

NICOLA FORMICHELLA. Signor Presidente, nell'annunciare che consegnerò il mio intervento esprimo il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà sia sul disegno di legge comunitaria per l'anno 2011, sia sulla risoluzione che voteremo successivamente a prima firma del collega Fucci.
Vorrei fare un solo riferimento al metodo. Abbiamo visto che in tante leggi comunitarie abbiamo inserito di tutto. Questo disegno di legge comunitaria vede riconosciuto al precedente Governo e, in particolare, alla collega Bernini Bovicelli il merito di aver presentato, dopo la tormentata vicenda del disegno di legge comunitaria per il 2010, un disegno di legge snello. Abbiamo fatto una comunitaria veloce e credo che questo possa essere nel metodo di buon auspicio per le prossime leggi comunitarie (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, come anticipato, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Formichella, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mancuso. Ne ha facoltà per un minuto.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, il provvedimento che ci accingiamo a votare contiene molti elementi che giudico positivamente, ma anche alcuni che mi lasciano molto perplesso. Mi riferisco, in particolare, all'articolo 14 concernente la lotta ai ritardi nei pagamenti (ma per brevità mi rifaccio all'intervento del collega Gottardo), ma soprattutto l'articolo 16 relativo ai principi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva europea sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici.
Il 2012 poteva essere l'anno decisivo per i cambiamenti che normano l'utilizzo degli animali in ambito sperimentale, che nel nostro Paese sono 850 mila all'anno in oltre 600 laboratori pubblici e privati. Il 2012 poteva essere l'occasione storica per una scienza sicura con sempre meno animali utilizzati. La sperimentazione animale è una pratica sempre più osteggiata sia dalla comunità scientifica che dall'opinione pubblica. Desidero manifestare tutta la delusione mia personale e quella dei colleghi del gruppo «Popolo della Libertà - Diritti degli animali» per la soppressione delle lettere g) e h) dell'articolo 16.

PRESIDENTE. Onorevole Mancuso, la prego di concludere.

GIANNI MANCUSO. Un sistema rigido di controlli è l'unica via per rispettare il principio della trasparenza e non permettere che vengano compiute irregolarità nelle procedure e nelle norme di stabulazione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mancuso.

GIANNI MANCUSO... avere un sistema ispettivo che ciclicamente verifichi la correttezza dei dati comunicati e il benessere degli animali utilizzati. Per questa ragione annuncio il mio voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà per un minuto.

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, ho ascoltato gli onorevoli Franceschini e Donadi con il rispetto con cui ascolto ogni opinione che chiunque di noi esprime, Pag. 49anche quella che mi è più odiosa. Non so se sia giusto la proposta emendativa che abbiamo votato o meno. Non so se sia giusto correggerla o se abbia dei profili di incostituzionalità.
So che la Camera dei deputati, questa «becera» Assemblea pestata ogni giorno da chiunque, ha votato con una maggioranza che va al di là dei gruppi politici una proposta emendativa. Può essere giusta o sbagliata, non intervengo nel merito. Leggo dichiarazioni che dicono che il voto di questa Camera è stata una forma intimidatoria e di vendetta verso il libero esercizio della funzione di giudice, un ennesimo tentativo di risentimento e di ritorsione nei confronti della magistratura. Non so se è giusto quello che abbiamo votato, se sarà corretto al Senato o meno.

PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, la prego di concludere.

GUIDO CROSETTO. Ma siamo 630 persone che cercano di fare il loro dovere anche se hanno idee diverse e non c'è nessun altro organo costituzionalmente rilevante e anche importante (come l'ANM e i magistrati) che può permettersi di trattare così una qualunque decisione di quest'Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà per un minuto.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, noi della delegazione radicale voteremo a favore di questo provvedimento tanto più perché è passato questo emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati che ha posto fine ad un'illegalità venticinquennale che è stata fatta ai danni del popolo italiano (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Popolo della libertà e dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ringrazio veramente tutti i miei colleghi del Partito Democratico che hanno votato a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), perché è indubbio che questo è avvenuto.
Rispettiamo il loro voto e niente ribaltoni per cortesia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

MARIO PESCANTE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE, Relatore. Signor Presidente, non posso non farlo dopo questa invocazione da parte dei colleghi. Necessito di due sole parole, Presidente, come è di rito.
Abbiamo svolto un lavoro, noi della Commissione, che è sintetizzato da questa approvazione. Ma, ricordo che in un anno abbiamo approvato due leggi comunitarie e fra poco avvieremo l'esame del terzo provvedimento di legge comunitaria, recuperando un gap preoccupante.
Ringrazio, pertanto - e con questo concludo -, i membri della Commissione, i gruppi parlamentari, il Ministro Bernini Bovicelli che ha avviato questo lavoro, il Ministro Moavero per l'impegno e l'assiduità della partecipazione. Inoltre, rivolgo un riconoscimento, molto particolare, al relatore di questo provvedimento in Commissione, che è stato l'onorevole Maggioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È un momento di euforia dei colleghi della Lega. Credo che non siano tutti applausi dovuti a Maggioni.
Invece, i nostri applausi sono sinceri, a nome della Commissione. Ho preso il Pag. 50testimone da Maggioni per motivi vari, certo non dovuti al lavoro svolto (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Siamo stati premiati dal risultato, Presidente, e siamo molto soddisfatti di questo.

(Coordinamento formale - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4623-A)

PRESIDENTE. Ricordo che ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 7, del Regolamento, dopo il voto finale sul disegno di legge comunitaria, avrà luogo il voto sulla relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, previe ed eventuali dichiarazioni di voto.
Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4623-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tommaso Foti, Brandolini, Garofani, Scilipoti... L'onorevole Tommaso Foti ha votato... Onorevoli Calderisi e Bersani... Sì, sì, non c'è preoccupazione... Poi c'è stato anche l'aiuto del presidente Casini... Con comodo... Ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Vi prego, abbiamo un'altra votazione dopo!
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011» (4623-A):

Presenti 390
Votanti 347
Astenuti 43
Maggioranza 174
Hanno votato
326
Hanno votato
no 21
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Seguito della discussione della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2010 (Doc. LXXXVII, n. 4) (ore 15,30).

PRESIDENTE. Passiamo ora alla relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea 2012.
Ricordo che nella seduta del 23 gennaio si è conclusa la discussione sulle linee generali, svolta congiuntamente a quella sul disegno di legge recante disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee (legge comunitaria 2011) e che i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Ricordo altresì, che nel corso della stessa seduta del 23 gennaio, è stata presentata la risoluzione Fucci, Pescante, Gozi, Buttiglione, Razzi e Cambursano n. 6-00103, successivamente sottoscritta anche dall'onorevole Porcino.

(Parere del Governo - Doc. LXXXVII, n. 4)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla risoluzione Fucci, Pescante, Gozi, Buttiglione, Razzi, Cambursano e Porcino n. 6-00103.

ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, il parere del Governo sulla risoluzione in esame è favorevole.

Pag. 51

(Dichiarazioni di voto - Doc. LXXXVII, n. 4)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, evidentemente quando noi abbiamo apposto la firma sotto questa risoluzione non era avvenuto ciò che è avvenuto in quest'Aula dove davvero si è dato un colpo invece ai magistrati, perché con quella norma saranno costretti ad emettere sentenze con sulla testa il cappio di ciò che andranno a fare per interpretare la legge, magari fatta male dal Parlamento. Per questo motivo noi voteremo contro anche alla risoluzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, stiamo semplicemente votando la risoluzione per l'anno 2010. C'è da dire che adesso bisognerà fare in modo adesso di votare velocemente, lo chiediamo al Governo, la risoluzione per l'anno 2011, ma certamente gli argomenti addotti adesso dall'onorevole Borghesi non hanno assolutamente né capo né coda, non c'è entrano niente con quello che stiamo per votare e con quello che è accaduto stamattina in Aula. Chiediamo invece al Governo di impegnarsi per far sì che la risoluzione per il 2011 avvenga in tempi molto rapidi perché, ricorda all'Aula, stiamo votando quella per il 2010.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Farinone, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. LXXXVII, n. 4)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fucci, Pescante, Gozi, Buttiglione, Razzi, Cambursano e Porcino n. 6-00103, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tommaso Foti, Mazzuca, Moles, Cassinelli, Di Stanislao, Montagnoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 370
Votanti 363
Astenuti 7
Maggioranza 182
Hanno votato
312
Hanno votato
no 51).

Sull'ordine dei lavori (ore 15,40).

PRESIDENTE. Avverto che con lettera del primo febbraio 2012 il presidente del gruppo Italia dei Valori, onorevole Massimo Donadi, anche a nome dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico, ha chiesto che lo svolgimento della discussione delle mozioni sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì prossimo, 6 febbraio, sia differito di una settimana. L'esame di tali atti di indirizzo sarà previsto da martedì 14 febbraio, dopo gli altri argomenti già previsti in calendario.
Secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, la discussione sulle linee generali della mozione recante iniziative in ambito comunitario e internazionale in materia di tassazione delle transazioni finanziarie avrà luogo nella seduta di martedì 7 febbraio, a partire dalle ore 11,30 anziché Pag. 52lunedì pomeriggio come era stato stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
Naturalmente c'è l'accordo di tutti i gruppi, darò lettura dell'ordine del giorno di tale seduta al termine dello svolgimento delle interpellanze urgenti.

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, mi sembra giusto che sia ricordato in quest'Aula un grave lutto che ha colpito la cultura europea nella giornata di ieri: è morta Wislawa Szymborska.
Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura, è una delle voci più alte, più profonde e più pure che testimoniano la sofferenza, il dramma e l'angoscia della coscienza europea nel secolo Ventesimo, attraversando tutta l'epoca dei totalitarismi, passando dalla notte nera dell'occupazione nazista attraverso le vicende drammatiche che hanno sconvolto la Polonia, attraverso la dittatura del regime comunista.
Wislawa Szymborska è stata un punto di riferimento per più di una generazione di giovani intellettuali che hanno cercato un cammino verso la verità e verso la libertà. La sua poesia è una poesia difficile, abituata all'allusione come è tradizione del simbolismo polacco ma anche come era imposto dalla grammatica della contestazione al tempo del comunismo, quando molte cose non potevano essere dette ma bisognava saperle far intuire attraverso una rappresentazione della realtà.
Ha vissuto la crisi di tutti i valori, ma anche la capacità di ritrovare i valori fondamentali, a partire dall'esperienza diretta e immediata, in un certo senso fenomenologica. Si può legare il suo nome a quello di Roman Ingarden della scuola di Cracovia. A partire da questa esperienza immediata, soprattutto a partire dal rapporto dell'uomo con l'uomo e dell'uomo con la donna, rinasce la possibilità di ricostruire l'universo dei valori. Fino all'ultimo, è stata testimone spassionato, profondo e autoironico di una grande cultura, che è anche la nostra cultura, che dobbiamo reincorporare anche all'interno della nostra tradizione occidentale (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Popolo della Libertà e Partito Democratico).

FIORELLA CECCACCI RUBINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che dal resoconto stenografico risulta che nella seduta di ieri ho votato a favore dell'emendamento Patarino 16.59. Volevo invece segnalare che il mio voto era assolutamente contrario a questo emendamento. Evidentemente, c'è stato un disguido tecnico che non mi ha permesso di esprimere il voto come avrei voluto.

PRESIDENTE. Prendiamo atto della sua volontà, ma il voto rimane quello registrato. Però, rimane a verbale la sua volontà e, quindi, un eventuale errore tecnico.

ALDO DI BIAGIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'ottobre 2009 è stata approvata in sede legislativa in Commissione la proposta di legge n. 717, sul riconoscimento dei diritti sindacali al personale a contratto del mare, un progetto condiviso in maniera trasversale e approvato in maniera rapida. Sono quasi tre anni che questo progetto è letteralmente impantanato al Senato in Commissione affari esteri, malgrado ci siano i pareri favorevoli di tutte le altre Commissioni. Considerando che i primi di marzo vi saranno le elezioni della RSU, sorge il dubbio che al Senato qualcuno debitamente sta fomentando e voglia insabbiare Pag. 53la legge per far passare le elezioni, lasciando di fatto questa categoria di lavoratori ancora priva di tutela. Credo che questa sia anche una mancanza di rispetto alle istituzioni e nei confronti di questo ramo del Parlamento. Chiedo, pertanto, che vengano attuate tutte le iniziative riconosciute dal Regolamento al fine di sollecitare la risoluzione dell'iter al Senato in tempi compatibili con le prossime elezioni delle RSU.

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, né questa Presidenza, né tanto meno questa Camera, possono intervenire su questioni del Senato. Siamo veramente in piena autonomia e vede tutti i giorni ciò che accade. Pertanto, la sua sollecitazione non è recepibile.

ALDO DI BIAGIO. Il rappresentante del Governo però ovviamente può sollecitare.

ANTONIO PALAGIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, questa mattina su Sky alla trasmissione «Un caffè con...», il presidente della regione Piemonte, Cota, ha detto che è stato predisposto un piano di emergenza nel caso in cui la temperatura dovesse scendere a 8 gradi sotto zero, perché c'è un impianto un po' vecchio. Il riferimento è all'ospedale Molinette di Torino, uno dei più grandi d'Italia. Questa emergenza - se andiamo a 8 gradi sotto zero e stiamo andando in questa direzione - vedrà la chiusura della clinica chirurgica, della dermatologica, della maxillo-facciale, della chirurgia generale sette e sono a rischio l'urologia, l'emodinamica e la cardiologia. Lei capirà bene che, nonostante le dichiarazioni rassicuranti del presidente Cota, stiamo parlando di uno dei primi ospedali d'Italia, in cui avverrà molto probabilmente il blocco delle attività per un malfunzionamento dell'impianto di riscaldamento. È qualcosa di davvero surreale, a nostro avviso. Credo che si tratti del mantenimento della continuità terapeutica di molti cittadini italiani e che si tratti di un diritto sancito dall'articolo 32 della Costituzione, che garantisce le cure a tutti cittadini. Chiedo a lei, Presidente, che il Ministro della sanità venga in Aula a riferire sulla gestione di questo nosocomio, affinché sia garantita a tutti i cittadini del Piemonte e, comunque, dell'Italia che vogliono andare alle Molinette, che è uno dei principali ospedali d'Italia, la continuità assistenziale per vedere qual è la gestione attuale di questo nosocomio.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

GABRIELLA MONDELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Mondello, è troppo tardi: siamo già passati al punto successivo all'ordine del giorno.

(Delega al Governo per la salvaguardia della salute pubblica rispetto ai rischi di inquinamento nelle zone interessate da impianti, anche provvisori, per il deposito, il trattamento o lo smaltimento di rifiuti urbani e industriali - n. 2-01319) .

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01319, concernente la delega al Governo per la salvaguardia della salute pubblica rispetto ai rischi di inquinamento nelle zone interessate da impianti, anche provvisori, per il deposito, il trattamento o lo smaltimento di rifiuti urbani e industriali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, la mia interpellanza urgente - come lei sa - tratta di un argomento delicatissimo: un Pag. 54argomento che investe gran parte dei cittadini italiani, che vivono in zone che si possono definire a rischio o ad alta intensità di inquinamento.
Ci riferiamo in modo particolare a tutti quei cittadini che vivono nelle zone e in prossimità di quelle che noi - non dico volgarmente, ma con termini comuni - chiamiamo discariche. Le discariche - così definite, con un termine brutale - sono dei punti in cui si raccolgono e si smistano i rifiuti, che si concentrano nelle medesime per far sì che, dopo un periodo, vengano smistati in altri luoghi per essere smaltiti all'interno degli inceneritori e dei termovalorizzatori.
Tuttavia, lei sa benissimo - e lo sa sicuramente meglio di me - che nelle zone in cui vengono smistati questi rifiuti vi sono delle situazioni davvero incresciose per la gente che vi abita vicino per tutti gli odori che vengono sprigionati, la maggior parte dei quali è altamente tossica e nociva per l'organismo, e per quella sostanza che viene chiamata percolato, che si infiltra nei terreni con conseguenze veramente disastrose ed inquinanti per le falde acquifere. Queste falde acquifere molte volte servono un territorio ampio e alcuni paesi limitrofi e garantiscono l'approvvigionamento dell'acqua potabile ai cittadini.
Faccio un esempio a me vicino, concernente la struttura che esiste in provincia di Messina, a Mazarrà Sant'Andrea, dove non solo le falde acquifere sono altamente inquinate, ma anche il mare perché, attraverso le falde acquifere e l'infiltrazione in un torrente limitrofo, queste acque poi vanno attraverso il sottosuolo direttamente in mare e creano dei danni molte volte irreversibili.
Tutte queste cose le sappiamo perfettamente e certo attraverso la mia interpellanza urgente e la mia segnalazione all'interno del Parlamento non si troverà una soluzione, tuttavia certamente si dovrà trovare una soluzione creando tutti questi presupposti di salvaguardia - cosa che vi diciamo da diverso tempo - che però poi concretamente non vengono predisposti per una serie di motivazioni.
Infatti, molte volte si segnala questo tipo di situazione delicatissima ai prefetti e questi intervengono dicendo che non hanno la possibilità, né sanno dove mettere questo materiale in quanto non esistono altre discariche nelle zone limitrofe e sono costretti a mettere i rifiuti in quella zona con delle conseguenze di cui si rendono assolutamente conto, ma non possono fare diversamente per mancanza di soluzioni diverse.
Questa, a mio giudizio, potrebbe essere una giustificazione per il prefetto o per la politica, ma non è sicuramente una giustificazione per l'uomo e per l'essere vivente perché poi a pagarne le conseguenze è l'uomo e l'essere vivente.
L'organismo non capisce che c'è questa esigenza particolare, per cui nel momento in cui respira o beve o si alimenta con delle sostanze inquinate, automaticamente, piano piano, si deteriora e insorgono delle malattie degenerative. Si chiamano tutte malattie degenerative anche le malattie tumorali, ma per essere più duri e più crudeli utilizziamo il termine di neoplasie.
Cioè, si formano all'interno dell'organismo delle malattie degenerative che sono le malattie neoplastiche.
Allora, perché questa interpellanza? Per fare una segnalazione, e io ritengo che la segnalazione sia opportuna; poi dipende dal Governo far sì che quanto da me segnalato venga preso in seria considerazione, oltre alla risposta che lei mi darà e oltre tutto quello che dirà sull'argomento.
Tuttavia, la segnalazione che le sto per fare qui in quest'Aula ritengo sia da prendere in seria considerazione, proprio a tutela di quei cittadini che abitano in quelle zone che sono limitrofe a queste volgarmente chiamate discariche, che a lungo andare creano dei danni.
Ma prima di riferire quanto scritto all'interno della mia interpellanza vorrei citare alcuni numeri. In alcune zone, quale quella del siracusano, nella zona di Priolo, vi è il più alto tasso di nati malformati in Europa. In zone del napoletano, dove vi sono delle discariche, vi è un tasso che raggiunge il 14 per cento di malattie degenerative e di malattie tumorali. In Pag. 55zone come la provincia di Frosinone, dove vi sono aree adibite - mi scusi e mi perdoni per questo vocabolo che continuo a ripetere - a discariche, si registrano tassi percentuali tumorali veramente spaventosi.
Questo cosa significa? Che ciò che stiamo dicendo all'interno di quest'Aula corrisponde ad una realtà, ma questa realtà non è una realtà che io, onorevole Scilipoti, all'interno del Parlamento sto portando alla sua attenzione: basta guardare le casistiche e a quello che sta succedendo intorno a questi centri (mi riferisco ai centri di raccolta dei rifiuti) per capire effettivamente qual è la situazione oggi in Italia e che, questi centri, nei luoghi in cui sono localizzati, non fanno altro che aumentare il tasso di inquinamento ed alimentare tutte quelle che sono patologie per l'organismo umano.
Io non faccio altro che segnalare quello che avevo segnalato già da diverso tempo, come, per esempio, la realizzazione di un sistema di monitoraggio permanente delle acque di falda delle varie aree interessate, cioè limitrofe a queste zone, in modo particolare delle acque potabili.
Segnalo, inoltre, e ritengo sia opportuno, la realizzazione di una rete di rilevamento dei gas maleodoranti, in modo particolare per l'ammoniaca, perché altamente tossica. Spesso si fa riferimento al superamento di una soglia di tali valori, ma in realtà quella soglia l'abbiamo stabilita noi umani, perché in natura non vi è soglia: l'ammoniaca è tossica e basta, non si possono fare altri tipi di discorsi e dire che un valore pari a due è tossico e un valore pari a uno non lo è. Abbiamo stabilito dei criteri e li accettiamo. Superata quella soglia che viene definita tossica, che si metta un meccanismo che blocchi il funzionamento o che impedisca di continuare a collocare all'interno di questi centri altro materiale.
In merito all'acido solforico, si tratta di una sostanza altamente tossica, tutti lo sappiamo. A nessuno viene in testa di avvicinarsi ad un una zona dove viene sprigionato acido solforico, perché nessuno si mette a respirare acido solforico; eppure i cittadini italiani, in alcune zone, sono costretti a respirare queste sostanze altamente tossiche, con delle conseguenze veramente drammatiche.
Allora mettere una rete, un sistema che rilevi le sostanze come l'acido solforico, e che segnali il superamento del tasso soglia è, secondo me, un bene che facciamo all'umanità e un bene che facciamo al cittadino, cioè qualcosa che dovremmo mettere in atto senza discutere.
Secondo me è quasi superflua la nostra chiacchierata all'interno di quest'Aula, perché, quando l'acido solforico supera alcuni limiti, automaticamente si dovrebbe mettere in movimento ed innescare un procedimento per bloccarne le emissioni.
Per ciò, non riesco a capire perché dobbiamo continuare a dire queste cose, ripetendole in continuazione; si parla di cose scontate che dovrebbero essere già messe in atto e da diverso tempo.
Quando ci riferiamo ad altre sostanze, come la presenza di monossido di carbonio e di acido cloridrico, che sono delle sostanze che lei ben conosce, a nostro giudizio sarebbe opportuno mettere subito in movimento un meccanismo di controllo su queste zone.
Per noi sarebbe opportuno installare immediatamente, in tutti i centri dove si fa la raccolta di rifiuti, sistemi di controllo che si inneschino nel momento in cui la soglia viene superata. In quel momento, appena scatta il superamento della soglia, dovrebbero innescarsi procedimenti che non danno più la possibilità di continuare a collocare all'interno di questi centri altri rifiuti, perché potrebbero provocare danni irreversibili.
La mia è una segnalazione che non vuole essere di parte o soltanto di una zona. Ho citato Mazzarrà Sant'Andrea perché abito in quella zona e mi rendo conto materialmente di quello che succede poiché ci vivo, ma me ne sono reso conto anche in provincia di Brescia, quando ho visitato delle zone dove ci sono non soltanto i centri di raccolta, ma anche quelli che vengono chiamati inceneritori.
Oltre alla provincia di Brescia c'è la provincia di Frosinone ed anche quella di Pag. 56Viterbo. Ci sono tante situazioni che sono conosciute e tantissime altre che non sono conosciute e sono forse nascoste.
Allora mi auguro che lei, signor rappresentate del Governo, voglia prendere - oltre alla risposta che mi darà - in seria considerazione questa mia riflessione.
Se non dovesse essere sufficiente la mia riflessione all'interno di questa Aula, faccia sì che i suoi collaboratori si documentino su quanto detto e, se dovesse corrispondere alla realtà, la pregherei, con il cuore in mano, di tutelare non soltanto i miei figli, ma anche i sui figli e i figli degli italiani, perché i danni che ne possono derivare sono molto alti e le malattie che ne possono sprigionare non lasciano possibilità di trattamento.
Infatti, sino ad oggi alcune malattie ancora non sono conosciute e non sono perfettamente curabili, quali alcune malattie del polmone, come il CA del polmone che è difficilissima da curare. Ricordo che quasi il 99 per cento di coloro che vengono attaccati da questa malattia non ha nessuna possibilità di salvezza e l'unica cosa che gli resta è la morte.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Per questi motivi, la pregherei cortesemente, oltre alla risposta, di riflettere abbondantemente su quanto detto e, se non dovesse ritenere sufficiente la mia esposizione, di far sì che i suoi collaboratori prendano in seria considerazione quanto detto, al fine di assumere i provvedimenti del caso.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'interpellanza presentata dagli onorevoli Scilipoti e Moffa muove dalla considerazione che le questioni relative alla protezione della salute pubblica e dell'ambiente, materie costituzionalmente tutelate e affidate alla competenza esclusiva dello Stato, non possano, né debbano, essere affrontate in una logica episodica o di mera gestione delle emergenze.
Richiamano pure, gli interpellanti, l'opportunità di intervenire per via legislativa e a livello nazionale al fine di salvaguardare la salute pubblica, nonché contrastare i rischi di inquinamento dei suoli, dell'aria e dell'acqua, in particolare nelle zone dove siano localizzati (o possano in futuro essere localizzati) impianti che svolgano una o più attività connesse alla filiera di gestione dei rifiuti.
Non v'è dubbio che la Costituzione, agli articoli 32 e 117, attribuisca alla competenza statale sia la materia della salute pubblica, sia quella della tutela ambientale. Peraltro, è opportuno rilevare che la materia è disciplinata a livello europeo dalla direttiva quadro in materia di rifiuti 2008/98/CE. Tale direttiva è già stata recepita in Italia: da ultimo, con il decreto legislativo n. 205 del 2010, che ha modificato la parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006 (il cosiddetto «codice ambientale»). L'azione di competenza nazionale è, quindi, ampiamente dispiegata.
La costruzione e la gestione degli impianti di deposito, recupero e smaltimento di rifiuti sono dettagliatamente disciplinate, in particolare nella Parte IV, titoli 1-4, del decreto legislativo n. 152 del 2006.
A seconda delle caratteristiche e delle dimensioni degli impianti trovano, inoltre, applicazione le disposizioni generali in materia di valutazione di impatto ambientale, nonché di autorizzazione integrata ambientale, il cui tratto caratterizzante è costituito dal riferimento all'applicazione delle migliori tecnologie disponibili al momento del rilascio dell'autorizzazione alla gestione dell'impianto.
La cosiddetta termovalorizzazione dei rifiuti è disciplinata dalle norme contenute nel decreto legislativo 11 maggio 2005, n. 133, che ha recepito e dato attuazione alla direttiva 2000/76/CE in materia di incenerimento dei rifiuti.
Per gli impianti di discarica trovano, invece, applicazione le disposizioni del decreto legislativo n. 36 del 2003 che, tra Pag. 57l'altro, impone, in sede di autorizzazione dell'impianto, l'approvazione di un piano di sorveglianza e di controllo i cui risultati devono essere annualmente comunicati dal gestore all'autorità competente.
Le procedure relative alle fasi di autorizzazione, gestione e controllo degli impianti definite dalla normativa sopra richiamata, se correttamente applicate, risultano già idonee a garantire le esigenze di tutela manifestate dagli interpellanti, e le competenze sono distribuite tra Stato, regioni ed enti locali (articoli 195 e 196 del codice ambientale).
Anche riguardo al monitoraggio della qualità dell'aria, per inquinanti convenzionali e microinquinanti, è stato aggiornato il previgente quadro normativo nazionale in materia con il decreto legislativo n. 155 del 2010 che ha recepito la direttiva comunitaria 2008/50/CE.
Alla luce dello sviluppo delle conoscenze in campo scientifico e sanitario, delle esperienze maturate e delle criticità emerse in dieci anni di applicazione della normativa comunitaria nello stesso ambito, si è cercato di razionalizzare le attività di valutazione e di gestione della qualità dell'aria, secondo canoni di efficienza, efficacia ed economicità, sulla base di un più preciso riparto delle competenze che prevedesse una maggiore responsabilizzazione di tutti i soggetti interessati all'attuazione della norma.
In particolare, si è prevista: una revisione delle stazioni di monitoraggio esistenti, finalizzata ad escludere o ricollocare le stazioni non conformi ai vigenti requisiti di ubicazione, ad escludere quelle che risultano in eccesso e ad assicurare una gestione delle reti di monitoraggio sulla base di regole omogenee sul territorio nazionale; la costituzione di un set di «stazioni speciali» di misurazione della qualità dell'aria, da individuare tramite appositi decreti attuativi, in via di definizione, con la finalità di indagare maggiormente per alcuni inquinanti specifici, compresi i microinquinanti, i relativi meccanismi di formazione e distribuzione nel tempo e nello spazio, nonché il relativo effetto compreso quello sulla salute.
Le stazioni speciali dovrebbero assicurare un importante contributo sulle conoscenze scientifiche sui fenomeni ancora non sufficientemente approfonditi a livello comunitario, fornendo anche dati e informazioni utili ad orientare la politica nazionale di gestione della qualità dell'aria, con particolare riferimento al materiale particolato PM10 e PM2.5, ai metalli pesanti e all'ozono.
Il Ministero della salute, per quel che riguarda specificatamente le possibili relazioni tra ciclo dei rifiuti e salute umana, ha finanziato, attraverso il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), nell'ambito del programma di attività per il 2010 e per il 2011, progetti relativi a salute e rifiuti finalizzati alla sorveglianza epidemiologica dello stato di salute di popolazioni residenti intorno ad impianti di trattamento dei rifiuti.
In relazione a quanto sinteticamente prospettato, si può concludere che l'assetto della normativa nazionale appare sufficientemente strutturato per consentire un corretto inquadramento delle delicate questioni sollevate dagli interpellanti, anche se certamente, su queste materie, è necessario che il miglioramento della normativa sia costante.
Non sfugge che esistono, però, interventi che debbono essere correttamente rimessi ai livelli di governo più prossimi al territorio, poiché la concreta attuazione di quanto stabilito a livello nazionale, e il relativo controllo, non può che essere svolto da chi opera quotidianamente sul territorio stesso.
Ma aggiungo a livello personale, onorevole Scilipoti, che senz'altro prendo bene in considerazione la sua relazione perché la sostanza è che noi abbiamo tante buone norme, ne dobbiamo fare ancora tante, ma quello che manca soprattutto è avere la certezza dell'applicazione delle norme che esistono. E, conseguentemente, dobbiamo fare uno sforzo aggiuntivo, lo dobbiamo fare in collaborazione con gli enti locali affinché quello che nelle leggi scriviamo poi davvero diventi pratica effettiva a livello locale, ed eviti quindi quei fenomeni Pag. 58che lei giustamente ha sollevato come critici per la salute delle popolazioni che vivono intorno a questi impianti.

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di replicare.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor rappresentante del Governo, la ringrazio. Lei sa perfettamente che la mia posizione politica è di non riconoscimento del Governo, ma questo è un altro tipo di riflessione. Però, devo dire che lei è una gran persona perbene e l'ultima parte del suo ragionamento è molto più importante della prima. Perché la prima non è altro che una relazione che ha preparato l'ufficio, la seconda invece è l'immedesimarsi all'interno di situazioni veramente drammatiche.
Quando afferma, nella risposta che ha preparato l'ufficio, che si fanno delle verifiche a distanza di un anno, dico che questo significa (non voglio utilizzare parole forti) non voler capire di che cosa vogliamo parlare. Chi parla questo linguaggio si rende conto che, per un minuto o dieci minuti accanto a una sostanza che si chiama anidride solforosa, ammoniaca, acido solforico, monossido di carbonio, si rischia la vita? Come si può aspettare un anno in una zona dove la percentuale è fuori dai limiti stabiliti per queste sostanze?
In altre parole, non si può discutere e ragionare in questi termini. Ci vogliono dei sistemi che immediatamente pongano un blocco, che entrino in funzione nel momento in cui c'è un aumento dell'acido solforico nell'aria, che blocchino tutto e facciano sì che non si continui su quella strada (quando aumenta l'anidride solforosa e il monossido di carbonio).
C'è da fare una riflessione più attenta - come lei giustamente diceva - che non concerne solo quello che la legge in questo momento sta attuando, o quello che si dovrebbe fare da qui a un anno, a sei mesi, o a due anni; ma riguarda il fatto di intervenire immediatamente per tutelare il cittadino e per tutelare la vita, installando subito dei sistemi di controllo e dei monitoraggi che scattano e bloccano il funzionamento di quella struttura quando si superano alcuni limiti che sono a rischio per la vita del cittadino.
Questo è il linguaggio che dovremmo usare e su questa strada dovremmo sforzarci. Tuttavia - lo dico veramente con il cuore, a prescindere dalla posizione politica che ho di non riconoscere il Governo, perché penso che, non essendo stato eletto democraticamente, vi sia stato un momento di grande difficoltà per la nostra democrazia, per la nostra democrazia popolare - la sua risposta nell'ultima parte mi ha soddisfatto, e ritengo che lei sia una persona perbene, che possa esercitare attivamente il suo ruolo nell'interesse dei nostri concittadini e nell'interesse dei nostri figli tutti.

(Elementi in merito al termovalorizzatore di Acerra (Napoli) - n. 2-01334)

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzarella ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01334, concernente elementi in merito al termovalorizzatore di Acerra (Napoli) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, al Governo i sottoscrittori di questa interpellanza urgente hanno inteso rappresentare la consapevolezza, ribadendola, che un efficiente sistema di gestione dei rifiuti nella regione Campania è una delle condizioni fondamentali per vincere la sfida della normalità e della modernizzazione in una parte importante del Paese, che su questo fronte ha segnato purtroppo una lunga stasi di capacità e di decisione nel risolvere il problema.
L'interpellanza che abbiamo rivolto al Governo intende spingere lo stesso ad uno sguardo attento su questi territori che in questi anni hanno pagato un'emergenza grave; è una sollecitazione volta a rilevare che è venuto il tempo per delineare una via d'uscita.
Abbiamo ritenuto doveroso segnalare all'attenzione del nuovo Governo i ritardi Pag. 59in atti fondamentali, in protocolli d'intesa e accordi di programma, che lo Stato e la regione hanno convenuto con il martoriato territorio di Acerra, la sua comunità e il comune che rappresenta quella comunità. Si tratta di sostanziali ritardi su interventi di bonifica, cruciali per il risanamento ambientale di un territorio sovraesposto, opere di compensazione ambientale e ristori. Quello che intendiamo chiedere al Governo è che cosa si intenda fare per riconoscere i diritti a una comunità che si è assunta dei doveri verso la più larga comunità della Campania. Peraltro, il Partito Democratico ha piena consapevolezza del fatto che su fattispecie di questo tipo si gioca la credibilità delle istituzioni, sia dello Stato, sia della regione. E questa interpellanza è anche un modo per spingere il Governo a seguire attentamente, sul piano della sua programmazione e delle decisioni conseguenti, anche la regione Campania che è il fulcro di questa situazione. Non per sua scelta Acerra è diventata un emblema di distorsioni e ritardi nel ciclo di gestione dei rifiuti in Campania. Vogliamo sapere dal Governo se si comincia a vedere un'effettiva nuova strada su questa materia.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, onorevoli deputati, per quanto richiesto nell'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Mazzarella ed altri e riguardante la criticità nel settore dei rifiuti in Campania si rappresenta quanto segue: riguardo alla proprietà del termovalorizzatore di Acerra e alla natura pubblica della proprietà dell'impianto, si fa presente che, con decreto-legge n. 2 del 2012, la regione Campania è stata autorizzata ad utilizzare le risorse del Fondo per lo sviluppo e coesione 2007-2013, relative al programma attuativo regionale dell'acquisto del termovalorizzatore di Acerra. Tale norma ha previsto il trasferimento della proprietà con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro il 31 dicembre 2011, termine poi prorogato al 31 gennaio 2012. Il DPCM non è stato emanato per la mancata intesa della regione e con la stessa sono in corso ulteriori contatti per le iniziative da assumere.
In merito al ristoro ambientale spettante al comune di Acerra, si evidenzia che tale misura fu prevista, in favore dei comuni sedi di impianti di smaltimento, con ordinanza del Ministro dell'interno n. 3032 del 1999, quale parte componente della tariffa di smaltimento posta a carico dei comuni produttori e conferitori di rifiuti solidi urbani. Tale quota di ristoro, calcolata in euro 0,52 centesimi per chilogrammo di rifiuto conferito, è stata confermata dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3479 del 2005 e n. 3783 del 2009. In tutti i casi il riconoscimento della quota di ristoro è legata all'effettivo conferimento dello smaltimento dei rifiuti negli impianti, mentre l'erogazione è legata alla riscossione della tariffa dai comuni conferitori. Nel caso di Acerra, la quota di ristoro, prevista in funzione della costruzione ed entrata in esercizio del termovalorizzatore, doveva essere accantonata a cura dei soggetti percipienti che, successivamente, avrebbero provveduto alla liquidazione degli importi maturati. Il termovalorizzatore di Acerra è entrato in funzione nel marzo 2009 e, pertanto, da tale data, tutte le quantità di rifiuti trattati e avviati alla termovalorizzazione hanno determinato il diritto del comune di Acerra al riconoscimento del ristoro e l'obbligo dell'amministrazione alla liquidazione delle somme accantonate in relazione alle tariffe effettivamente riscosse dai comuni conferitori.
L'unità tecnico amministrativa - che a partire dal 1o febbraio 2011 ha assunto la titolarità dei rapporti attivi e passivi già facenti capo alle precedenti strutture commissariali operanti nella fase emergenziale - ha provveduto alla ricostruzione della posizione debiti/crediti riferita al comune di Acerra, che è risultato debitore delle gestioni emergenziali per il periodo 16 Pag. 60dicembre 2005-31 dicembre 2009 quale conferitore di rifiuti prodotti sul proprio territorio per euro 8.273.590,00. A fronte di tale posizione debitoria l'unità tecnico amministrativa ha calcolato la quota di ristoro spettante per il periodo di funzionamento dell'impianto di termovalorizzazione fino al 31 dicembre 2009, in euro 1.245.520,28.
In relazione al periodo emergenziale, il comune ha richiesto il pagamento, ovvero la compensazione, di euro 8.383.530,00 riferito a somme per ristoro ambientale incassate da FIBE prima della rescissione contrattuale ex lege e già riversate al commissario di Governo. Tale richiesta ha indotto l'unità tecnico amministrativa a richiedere, in data 25 maggio 2011, motivato parere all'Avvocatura generale dello Stato.
Per quanto riguarda il periodo post-emergenziale, l'unità tecnico amministrativa ha provveduto al calcolo delle «quote di ristoro» relative ai quantitativi di rifiuto trattato conferiti al termovalorizzatore, considerando quale base di calcolo i parametri precedentemente evidenziati. In particolare, per l'anno 2010, a fronte di 516.729 tonnellate, conferite sarebbe maturata una «quota di ristoro» pari a euro 2.686.990,80, mentre per il 2011 la stima relativa a circa 614.000 tonnellate è pari a 3.192.800,00 euro, per un totale di 7.125.311,00 euro, riferito all'intero periodo di funzionamento del termovalorizzatore.
Pertanto, si ribadisce, che i ristori maturati dalla data di messa in esercizio del termovalorizzatore ammontano a euro 7.125.311,00, a fronte di debiti del comune verso le gestioni emergenziali per tariffa di smaltimento pari a euro 8.273.590,00.
In merito agli importi spettanti al comune per il periodo 2010-2011 va, comunque, evidenziato che, terminato lo stato di emergenza, sono decadute le ordinanze di protezione civile su menzionate e che, pertanto, mancherebbe il presupposto giuridico in base al quale procedere al calcolo e successivamente al riconoscimento del «ristoro ambientale», così come si dedurrebbe dal parere della Corte dei conti 253/2011.
Per tale motivo, nonché per dirimere la questione relativa al fatto che «in caso di mancata ottemperanza del soggetto conferitore all'obbligo di pagamento della tariffa non sorge per il gestore/affidatario l'obbligo di versamento al comune beneficiario della quota di ristoro ambientale inglobata nella tariffa», l'unità tecnico amministrativa ha provveduto a richiedere, con nota del 19 gennaio 2012, un nuovo e circostanziato parere all'Avvocatura generale dello Stato.
Con riferimento alla richiesta relativa all'attuazione degli interventi di bonifica posti a carico di questo Ministero, si rappresenta quanto segue.
In data 18 luglio 2008, è stato sottoscritto tra il Ministero dell'ambiente, il sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il presidente della regione Campania ed il commissario straordinario ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3654 del 2008, l'accordo di programma «Programma strategico per le compensazioni ambientali nella regione Campania». Tale accordo originariamente disponeva di risorse complessive per - 526.000.000,00, di cui: - 263.000.000,00 a carico del Ministero dell'ambiente e - 263.000.000,00 a carico della regione Campania.
A seguito della riduzione delle assegnazioni FAS 2007/2013 ai sensi della legge n. 133 del 2008 ed attuata estensivamente con le delibere CIPE nn. 1-2-3-4 del 2009, in data 8 aprile 2009, è stato sottoscritto un atto modificativo dell'accordo di programma nel quale il quadro finanziario è stato ridimensionato a - 282.000.000,00.
In particolare, lo stanziamento a carico del Ministero è stato limitato a 141 milioni di euro e quello a carico della regione Campania è stato ridotto ad altrettanti 141 milioni di euro. L'accordo, così modificato, ha ottenuto la registrazione da parte della Corte dei conti in data 11 maggio 2009.
Solo a seguito dell'avvenuta assegnazione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze della quota di competenza Pag. 61del Ministero dell'ambiente, pari a 126,9 milioni di euro di competenza e 47 di cassa, avvenuta il 21 giugno 2011, l'amministrazione ha potuto dare avvio ai successivi atti amministrativi. Le risorse in capo alla regione Campania, invece, non sono state ancora assentite o trasferite nella disponibilità della regione medesima.
Al fine di non procrastinare ulteriormente l'avvio delle attività previste dall'accordo di programma, il comitato dei soggetti sottoscrittori, nella seduta del 7 luglio 2011, ha deliberato di avviare, a fronte di complessivi 120 interventi afferenti ai settori bonifiche, idrico e riqualificazione ambientale, gli interventi di bonifica e di depurazione con un livello di progettazione avanzato, a valere sulla quota del Ministero, assegnandone la realizzazione alla Sogesid Spa. Nella medesima seduta, sono stati individuati nel dettaglio, oltre agli interventi oggetto di immediato avvio, anche gli interventi il cui avvio è subordinato all'effettiva disponibilità delle risorse di competenza della regione Campania.
A seguito dell'approvazione del verbale del richiamato comitato, in data 12 settembre 2011, è stata sottoscritta una convenzione tra Ministero dell'ambiente e Sogesid, con la quale sono stati assegnati complessivamente 117,66 milioni di euro per la realizzazione di 39 interventi. La registrazione della convenzione da parte della Corte dei conti è avvenuta in data 22 novembre 2011. A partire da tale data, sono state avviate, come da cronoprogramma previsto in convenzione, le attività di istruttoria nonché di progettazione degli interventi individuati come prioritari, sulla base di criteri definiti dal comitato in parola. Ad oggi, risultano istruiti complessivamente 13 progetti.
In relazione allo stato di attuazione delle disposizioni dei decreti-legge n. 90 del 2008, n. 145 del 2009 e n. 193 del 2010, con particolare riferimento alla raccolta differenziata e al completamento dell'impiantistica industriale funzionale ad essa, la regione Campania ha collocato la raccolta differenziata tra le priorità d'azione, dedicando a questo obiettivo le risorse di cui al Programma operativo regionale.
Nell'ambito del ciclo di programmazione POR FESR 2007-2013, Obiettivo operativo 1.1, «Gestione del ciclo integrato dei rifiuti», con delibera di giunta regionale n. 1169 del 2008, sono programmati 50 milioni di euro per il finanziamento di interventi a supporto dei piani comunali per la raccolta differenziata. Nell'ambito di tale programmazione, sono stati impegnati poco più di 25 milioni di euro e liquidati, ad oggi, complessivamente, poco meno di 5 milioni di euro.
Tali risorse hanno consentito l'acquisto di automezzi (autocompattatori, biotrituratori), contenitori per la raccolta e selezione di materiali (compostiere domestiche, vetro, plastica, abiti usati, pile, oli usati), attrezzature per l'allestimento di isole ecologiche (cassoni scarrabili, pese elettroniche). Con le medesime risorse, sono state altresì finanziate campagne di comunicazione, seminari informativi e spot pubblicitari finalizzati alla sensibilizzazione della popolazione.
Tra gli impegni assunti con la programmazione 2007-2013, si segnala lo stanziamento di 8 milioni 250 mila euro a favore del comune di Napoli per l'attivazione, a beneficio di 100 mila abitanti dei quartieri di Pianura e San Pietro a Patierno, del sistema di raccolta differenziata porta a porta che prevede, unitamente alla raccolta differenziata stradale, una raccolta separata delle frazioni umido, carta e cartone, multimateriale, secco residuo e vetro.
Il comune, inoltre, con delibera n. 739 del 2011, ha dato mandato all'azienda comunale Asia Napoli Spa di predisporre il bando per l'estensione del «porta a porta», disponendo anche di iniziare una sperimentazione per i Quartieri spagnoli.
Attualmente, il piano prevede l'estensione ad ulteriori 180 mila abitanti del modello «porta a porta» ed è pienamente in corso di attuazione nella sua totalità. A fine settembre 2011 è iniziata la distribuzione dei kit per il «porta a porta» nel quartiere Scampia e, ad oggi, tutti i trentamila Pag. 62 abitanti del quartiere sono coperti dal servizio con significativi livelli di performance di risultato rilevati dal monitoraggio effettuato da ASIA Spa. Dal mese di agosto 2011 al mese di novembre 2011 è stato registrato un incremento del 4,5 per cento del dato di raccolta differenziata della città. Anche per il quartiere di Posillipo da novembre è iniziata la distribuzione dei kit per ulteriori 35 mila abitanti e si riscontra, analogamente, un buon livello di risultato.
Con la misura 1.7 del POR Campania 2000-2006, la regione Campania ha poi erogato 17,5 milioni di euro che hanno consentito la realizzazione di sessantasei isole ecologiche, due impianti di valorizzazione della frazione secca, a Montella e Casalvelino, e sessantaquattro interventi per l'attivazione della raccolta differenziata con coinvolgimento di oltre tre milioni di abitanti.
Nell'ambito delle rinvenienze del POR 2000-2006, inoltre, è stata impegnata complessivamente la somma di 5 milioni 360 mila euro per la realizzazione di quarantotto isole ecologiche, oggi definite per legge centri di raccolta, per favorire il conferimento delle frazioni differenziate dei rifiuti da parte dei cittadini.
Per sostenere lo sforzo delle amministrazioni comunali per il raggiungimento dei valori target di raccolta differenziata previsti dal quadro normativo vigente, con delibera della giunta regionale del 24 maggio 2011 è stato programmato l'utilizzo dei 150 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo aree sottoutilizzate di cui all'articolo 3, comma 1, del decreto-legge n. 196 del 2010. Di questo ammontare 30 milioni sono stati destinati all'impiantistica, 20 milioni al completamento del ciclo integrato dei rifiuti, mentre 99 milioni sono stati destinati al finanziamento dei progetti di raccolta differenziata. Per l'utilizzo di tali risorse è stata predisposta una proposta di piano di riparto propedeutico al trasferimento di fondi da parte del Governo centrale approvata con deliberazione n. 604 del 29 ottobre 2011. Con le medesime risorse si è programmato di finanziare le attività previste nell'ambito degli accordi di programma stipulati con il Conai, Consorzio nazionale imballaggi.
Infine, con delibera della giunta regionale n. 410 del 4 agosto 2011 è stato ratificato un protocollo di intesa, sottoscritto tra il Ministero dell'ambiente e la tutela del territorio del mare e la regione Campania, la provincia e il comune di Napoli, recante: «Iniziative alla realizzazione di un corretto ciclo di gestione dei rifiuti nel territorio della provincia di Napoli» finalizzato al rafforzamento delle iniziative per il potenziamento della raccolta differenziata che, per il comune di Napoli, si sono sostanziate nell'estensione delle attività di raccolta differenziata anche in altri quartieri della città per ulteriori duecentomila abitanti.
Riassumendo, in ordine alla raccolta differenziata nel comune di Napoli, con i programmi in essere, si dovrebbe passare dai 230 mila abitanti, attualmente interessati dal servizio «porta a porta», a 600 mila abitanti entro il 2013. Considerando che dai monitoraggi effettuati è emerso che nei quartieri attualmente serviti si sono raggiunti risultati medi di raccolta differenziata del 65 per cento, si prevede un deciso incremento del risultato complessivo della città. Nel mese di luglio 2011 sono stati stipulati due accordi di programma per aree omogenee tra la regione Campania, la provincia di Napoli, i comuni dell'area vesuviana e nolana e nel mese di novembre un ulteriore accordo per l'area acerrana; tutti finalizzati a rendere autonoma la provincia di Napoli per il perseguimento degli obiettivi di riduzione delle quantità di rifiuti prodotti e del potenziamento al 65 per cento della raccolta differenziata. La provincia di Napoli ha inoltre promosso la realizzazione di sessantaquattro isole ecologiche dando priorità ai comuni in cui non erano già presenti e realizzando investimenti per un totale di circa 26 milioni di euro. A tali fondi vanno ad aggiungersi altri sette milioni che l'amministrazione ha deciso di appostare con l'applicazione dell'avanzo di amministrazione. Pag. 63
Nell'ambito di tali fondi, la Provincia prevede premialità a favore dei comuni che raggiungono livelli soddisfacenti di raccolta differenziata. Infine, degne di rilievo sono le attività funzionali alla predisposizione del Piano attuativo integrato per la minimizzazione dei rifiuti, nel rispetto delle disposizioni previste dall'articolo 180 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dell'articolo 27 della legge regionale n. 4 del 2007, avviate con delibera della giunta regionale n. 731 del 2011.
Tale documento risponde a quanto stabilito dalla direttiva 2008/98/CE che pone al primo posto la riduzione dell'uso di risorse e stabilisce, tra le altre cose, misure volte a ridurre gli impatti negativi della produzione dei rifiuti e dell'uso delle risorse migliorandone l'efficacia. Risponde, inoltre, a quanto previsto nel decreto legislativo n. 152 del 2006 che, agli articoli 179 e seguenti, prescrive agli enti preposti alla programmazione in materia di rifiuti di prevedere «iniziative dirette a limitare la produzione di rifiuti».
Contestualmente l'elaborazione di un Piano di minimizzazione soddisfa anche quanto stabilito dall'articolo 15 della legge regionale n. 1 del 2008 che istituisce il Fondo regionale per la ecosostenibilità, finalizzato anche al sostegno delle azioni regionali tese a incrementare le attività di recupero e riciclo dei materiali, tra cui, prioritariamente, le iniziative di prevenzione e riduzione della produzione di beni, imballaggi o contenitori realizzati in materiali diversi da quelli biodegradabili, ecocompatibili o riciclabili.

PRESIDENTE. L'onorevole Bratti, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, grazie per la risposta molto dettagliata, tra l'altro ha fatto una sorta di compendio delle situazioni aperte, che sappiamo sono tante e che esistono non da numerosissimi anni. Quindi, crediamo anche che non è sicuramente in questi pochi mesi che il nuovo Governo sta gestendo questo problema che ci si aspettava una risposta risolutiva ad alcuni di questi importanti quesiti.
Tuttavia, ciò va sottolineato al di là di tutti i dettagli tecnici e numerici, soprattutto quelli che riguardano la prima parte rispetto al tema della compensazione ambientale e dei corrispettivi, in più o meno, a saldo di cui il comune di Acerra è convinto ovviamente di esserne creditore e non debitore, anche perché, com'è noto, le vicende dell'inceneritore di Acerra che riguardano la sua proprietà, come è stato ricordato, non si sono ancora concluse. Però, dal punto di vista della gestione, sappiamo, come ci diceva prima, che è ormai da due anni e mezzo che quell'inceneritore è in funzione con tutta una serie di problemi che noi abbiamo sempre sottolineato e che sono sempre stati negati, ma che in realtà ci sono stati, anche perché hanno consentito in alcune fasi della società gestrice - faccio riferimento in questo caso alla Sap di Napoli - di bypassare gare attraverso procedure d'urgenza, adducendo il fatto che l'inceneritore non funzionava e, invece, in maniera formale c'è sempre stato detto che l'inceneritore aveva problemi, cosa che sappiamo non era vero.
Comunque, diciamo che negli ultimi due anni l'inceneritore è andato a regime. È un inceneritore importante e, basta guardare le sue dimensioni, ci si rende conto che non è che risponde solo alle esigenze del comune di Acerra, ma risponde in realtà abbondantemente alle esigenze di tutta la Campania. E meno male che oggi quell'inceneritore c'è e funziona. È un inceneritore che produce una notevole quantità di energia e che è fortemente incentivato perché è in regime CIP6 al 100 per cento. Di conseguenza, chi l'ha gestito sicuramente ha avuto delle spese, ma ritengo anche un sostanzioso ritorno.
Per cui, con riguardo al comune di Acerra, guardi, sottosegretario, noi, come Commissione, abbiamo avuto diverse occasioni Pag. 64 di andare a visitare quell'area, che è un'area particolarmente sfortunata non solo per la presenza dell'inceneritore, che è un impianto che ha un suo impatto ambientale, ma in realtà è tutta un'area industriale che impatta pesantemente sulla comunità acerrana.
Inoltre, c'è anche un altro tema collegato, che veniva ricordato nella richiesta che faceva il collega Mazzarella, riguardante il tema delle bonifiche e delle compensazioni ambientali. Infatti, in realtà con il fatto che lì si costruiva l'inceneritore sicuramente nei dintorni ci sono stoccaggi di materiale e qualche discarica abusiva. Quindi, l'esigenza di bonificare alcune parti era molto forte.
A questo proposito, sollevo un tema che credo sia molto importante, perché fra tutte le problematiche che riguardano la crisi campana c'è stato un elemento che credo abbia contribuito a far sì che questa crisi si inasprisse e probabilmente l'elemento è stata la mancanza (questo non è ovviamente riferito al vostro Governo) del mantenimento dei patti da parte del Governo nei confronti di quelle comunità. Ricordo un anno e mezzo fa la vicenda di Cava Sari, che è stata molto complicata. Infatti, lei ha ricordato quei milioni di euro che poi dopo sono diminuiti per due volte e poi una parte è stata erogata. Ma, in realtà, in quelle zone dell'area vesuviana addirittura si chiedeva di fare una nuova discarica senza avere ottemperato da parte del Governo e, quindi, dello Stato a quelle promesse siglate attraverso degli accordi.
Quindi, è evidente che in questo modo la credibilità delle istituzioni, che già in quei luoghi ha subito delle forti scosse, è messa ulteriormente in gioco dal fatto che il Governo non abbia rispettato questi patti. Quindi, visto che la situazione in Campania non è ancora risolta (sappiamo bene che c'è un decreto-legge che è all'esame del Senato e che dovrebbe dare un ulteriore contributo a questa soluzione), la sollecitazione che mi viene da fare, credo anche a nome dei colleghi firmatari, è quella di dare il più possibile una priorità e un segnale comunque alle comunità locali che lo Stato mantiene i suoi accordi.
Infatti, lo ripeto, la partita diventa altrimenti ancora più complicata. È vero che nel frattempo rispetto ad alcuni anni fa alcune cose importanti sono capitate. Lei ha ricordato tutta una serie di provvedimenti che vanno nei confronti del potenziamento della raccolta differenziata. Sicuramente qualcosa è cambiato, ma ogni volta che poi si arriva al nocciolo del problema sembra di fare un po' il gioco dell'oca e di ritornare da capo. Infatti, ci sono alcune questioni che credo vadano assolutamente risolte, per fare modo che la Campania, così come tante regioni italiane, possa avere un ciclo integrato dei rifiuti normale.
Sappiamo anche che siamo in un momento difficile, perché siamo sotto infrazione comunitaria. Siamo usciti, grazie al vostro operato, ad avere qualche mese in più. C'è un piano regionale che è stato approvato recentemente, che però è pieno di buone intenzioni. Tuttavia, sul cuore del problema, che rimane quello dell'impiantistica (non necessariamente solo l'inceneritore, ma l'impiantistica in senso generale), la problematica non è ancora risolta.
Credo che in questa fase si possano mettere in fila alcune cose. In primo luogo, la richiesta che finalmente su un due-tre impianti la regione Campania si esprima in maniera chiara sui tempi di realizzazione di questi impianti e dove questi debbano essere fatti. Credo che questo consentirebbe anche di sbloccare una situazione che si è bloccata anche per la bocciatura di un decreto-legge in questa Camera e che prevedeva il trasferimento di quote di rifiuti urbani. Anche su questo chiederemo al Ministero, anche attraverso altri strumenti, di avere una parola fine a questa situazione (se siano urbani o speciali) perché il tema sta creando problematiche non indifferenti, ma sono rifiuti di fatto urbani.
In questa fase di criticità, si era pensato a questi accordi regionali attraverso partnership tra le regioni che ci possono essere se c'è una dimostrazione che la regione Pag. 65Campania qualche problema se lo risolve in casa sua. Va bene la raccolta differenziata.
Siamo convinti che il porta a porta vada assolutamente sollecitato, ma dobbiamo anche evitare delle demagogie che poi, alla fine, non aiutano. Pensare di risolvere solo con il porta a porta il problema della gestione dei rifiuti in Campania è assolutamente irreale. Allo stesso modo, non è possibile né accettabile il tema del trasferimento dei rifiuti verso altri Paesi, nel senso che sembrano più operazioni spot e non si capisce perché gli inceneritori di Rotterdam siano migliori dell'inceneritore di Brescia, piuttosto che di altri inceneritori che abbiamo in questo Paese.
Però, ripeto, il tutto si potrà riuscire a gestire se dalla regione Campania vi sarà, fin da questo decreto-legge come proviamo, qualche segnale forte di volontà di risolvere davvero, una volta per tutte, questa situazione. Allo stesso modo - e noi lo abbiamo chiesto anche come Partito Democratico - occorre risolvere, una volta per tutte, il tema TIA e Tarsu, perché coloro che devono introitare questa tassa o tariffa non possono che essere i comuni. In Campania vi è questa situazione del tutto anomala, perché sono le province ad esercitare questo ruolo ma noi chiediamo che si vada verso la normalità.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bratti.

ALESSANDRO BRATTI. Ho concluso, Signor Presidente. Ripeto che per quanto riguarda, invece, il territorio di Acerra, riteniamo che quella comunità debba essere, invece, ricompensata. Guarderemo con interesse i numeri, ma siamo convinti che per il grande contributo che quella comunità ha dato a tutta l'emergenza campana, questa comunità abbia il diritto di essere almeno ricompensata - ma non monetizzata nel rischio e nella salute - attraverso opere e fondi concreti per migliorare le condizioni ambientali di quell'area gravemente compromessa.

(Iniziative volte a garantire la liquidazione dei crediti maturati dalle società operanti in Libia allo scoppio della crisi e la sospensione del pagamento delle imposte - n. 2-01336)

PRESIDENTE. L'onorevole Gottardo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01336 concernente iniziative volte a garantire la liquidazione dei crediti maturati dalle società operanti in Libia allo scoppio della crisi e la sospensione del pagamento delle imposte (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, non mi soffermerò nel ricordare i dati e i fatti che sono puntualmente ricostruiti in questa interpellanza urgente. In due parole molto semplici, ricordo che al momento dello scoppio del conflitto in Libia operavano circa 130 imprese italiane. Di queste, come si è potuto ricostruire, solo due erano coperte da assicurazione SACE. Tutte le altre imprese, come è nella tradizione dello spirito della piccola e media impresa italiana, operavano tanto più convinte che il Trattato di amicizia italo-libica fosse una garanzia per quanto riguarda il rispetto dei reciproci patti.
Lo scoppio della crisi, ovviamente, ha messo queste imprese nella condizione di dover abbandonare cantieri e forniture allo stato in essere. Molte di queste avevano persino crediti certificati di stati di avanzamento che, però, non sono poi stati onorati per le ovvie ragioni.
Vi sono state, da quel momento, diverse iniziative parlamentari, proposte di legge depositate, iniziative della III Commissione, ordini del giorno che qui sono stati elencati puntualmente, indicanti le questioni che costituivano emergenza e su cui il Governo avrebbe dovuto intervenire. Questi ordini del giorno sono stati fatti propri dal Governo, sia dal Governo precedente sia dal Governo Monti, e tendono a mettere in rilievo due aspetti prevalenti: il primo è che queste imprese, che non possono usufruire di cassa integrazione per i propri dipendenti, si trovano scoperte Pag. 66 anche per quanto riguarda l'aspetto fiscale, tributario e quant'altro.
Da questo punto di vista siamo stati rassicurati che vi sarebbero state, con decreti perché non servivano, ovviamente, provvedimenti legislativi, decisioni che avrebbero consentito a queste imprese di sospendere questi adempimenti, come accade quando vi è un terremoto.
Oppure, com'è accaduto quando ci fu la crisi del golfo persico quando l'Italia approvò una legge specifica per queste imprese, puntualmente tutti questi fatti vengono ripresi, richiamati e messi a disposizione dei Governi. A tutt'oggi queste imprese - e siamo a ridosso della dichiarazione dei redditi e del pagamento dei tributi - non hanno ottenuto nessun provvedimento per poter ovviamente avere o delle dilazioni o comunque delle agevolazioni che tengano conto dei fatti oggettivi.
Il secondo aspetto riguarda la liquidazione di questi crediti; queste imprese italiane hanno eseguito dei lavori e possono certificarli, chi paga questi crediti? Signor Presidente, signor sottosegretario, davvero - e non lo dico con enfasi, ma lo dico perché davvero sono persino ormai scoraggiato - questo rischia di non essere un problema ma una tragedia terribile, non per queste centoventi imprese ma per l'Italia, su cui dovremo spendere due parole in chiarezza, seppur pietose. Quello italiano è un sistema incredibile che spinge le proprie imprese per la crescita e per l'economia a cercare lavoro nel mondo, operare nel mondo e di fronte a fatti ed episodi di cui queste imprese non portano alcuna responsabilità l'Italia si dimostra incapace di garantirle nel mondo.
Noi abbiamo partecipato a questo conflitto bellico, quindi siamo stati causa noi stessi della situazione in cui abbiamo messo queste centoventi imprese che non solo non riescono ad ottemperare alla richiesta che viene loro oggi fatta dal Governo libico di ritornare e riprendere quei lavori, ma rischiano di fallire e di perdere tutti i loro crediti.
È stato detto, ed è stata perseguita una strada, secondo cui il pagamento dei crediti di queste imprese sarebbe avvenuto attraverso l'utilizzo dei fondi congelati nel momento in cui la risoluzione, che non consentiva l'utilizzo di questi fondi - inizialmente solo per ragioni umanitarie poi anche per questi crediti -, venisse autorizzata e scongelata. Il Premier Monti è stato in Libia, prima c'è stato il Governo Berlusconi con il Ministro Frattini, e si è convenuto da parte delle nuove autorità libiche con il Governo italiano che questi crediti, una volta certificati e riconosciuti, sarebbero stati onorati attraverso l'utilizzo di fondi congelati.
Siamo riusciti a ricostruire, in questa situazione tipicamente italiana, quali sono queste imprese. La Camera di commercio italo-libica e spontaneamente tante imprese hanno collaborato per ricostruire l'identikit di queste imprese ed i loro crediti. Il Ministro degli affari esteri da novembre 2011 ha a disposizione tutto il materiale per sapere quali sono queste imprese, quali crediti hanno, se li hanno prodotti e certificati. A tutt'oggi queste imprese sono abbandonate a se stesse perché il Ministero degli affari esteri non si è preoccupato di chiamarle e per loro nessuno del Governo ha dato un'informazione. Anzi, sembra che - signor sottosegretario, se l'informazione è fondata è di una gravità inaudita - questi fondi siano stati scongelati e quindi non siano più a disposizione del Governo italiano per quanto riguarda il risarcimento di queste imprese e in tal caso, se così fosse, queste imprese italiane dovrebbero andare a cercare il riconoscimento dei loro crediti in Libia presso il Governo libico, magari con l'assistenza formale e diplomatica dell'Italia, ma sostanzialmente abbandonati a se stessi.
Pertanto le chiedo - e su questo le assicuro, dovessi morire qui in Aula su questa questione e lo faccio per l'onore di questo Paese - che non è possibile che l'Italia, e per essa il Governo italiano, abbandoni le imprese italiane e le irrida in questo modo. Abbiamo ricostruito tutto questo materiale, non è pensabile che alla Farnesina da novembre ad oggi nessuno si Pag. 67sia preoccupato di chiamare queste imprese e di discutere con loro su come procedere.
È del tutto evidente che, se ciò rispondesse a verità, il Parlamento - come Popolo della Libertà, ci attiveremo in questo senso - dovrà adottare tutte le iniziative per accertare gravi responsabilità e inadempienze. Quindi, attendo da lei una parola di chiarezza su questo fatto e assicurazioni che vengano fatte due cose: la prima è che venga adottato un provvedimento di carattere fiscale, la seconda è che queste imprese vengano convocate ufficialmente dal Governo italiano, messe al corrente della situazione, concordando con le medesime le modalità con cui procedere, per rassicurarle sul fatto che non solo non perderanno, ma che sono nelle condizioni di riprendere le commesse che avevano in corso, perché altrimenti al danno si aggiungono veramente le beffe.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Staffan de Mistura, ha facoltà di rispondere.

STAFFAN de MISTURA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevole Gottardo, non soltanto il Presidente e noi tutti, ma io personalmente l'ho ascoltata con molta attenzione. Lei, nella sua iniziativa e nel seguire questa vicenda con forte convinzione, sta rappresentando tutti gli italiani. Si tratta di centoventi aziende, alcune delle quali - ho qui i dati, le abbiamo tutte - molto piccole e quindi con necessità di aiuto, tali da non poter gestire la situazione da sole. In secondo luogo, non hanno voluto loro il conflitto e si sono impegnate. Tutto ciò che lei ha detto coincide con l'informazione che ho anche io. Mi permetto di ricordare alcuni punti e poi affronterò quelli che lei stesso ha indicato. In primo luogo, è vero che c'è stata la visita del Primo Ministro Monti, come lei sa, ed, insieme, abbiamo visionato il resoconto in inglese del meeting summary. Vi è l'impegno, da parte italiana e da parte libica, a risolvere favorevolmente le questioni pendenti che riguardano sia le società libiche sia chiaramente le imprese italiane. È chiaro che ci vuole un follow up, un seguito a tutto ciò e ci siamo adoperati per far sì che il nostro impegno non appaia solo su un foglio, anche se molto importante. Ora vi sono due questioni, una esterna e una interna. Lei le ha sollevate, quindi mi perdoni se ripeto alcuni punti che lei ha già affrontato. Secondo questo accordo, dovrebbero essere certificate e verificate dalla componente libica la genuinità, la necessità, la quantità, in poche parole i dettagli. Mi pare una cosa legittima da parte di un nuovo Governo, il quale teme che il Governo precedente, che, come sappiamo, non era tra i più popolari al mondo, tant'è vero che è caduto, quello di Gheddafi, abbia stipulato degli accordi forse facili o non ben meditati. Questo lo farebbe qualunque Governo che prende il potere, come è accaduto in Libia, dopo un grave e difficile conflitto interno. Tuttavia, ciò sarebbe auspicabile che venisse fatto da un ente esterno, lei mi darà ragione spero. Un conto è avere centoventi aziende che vanno da sole a negoziare la loro componente di necessità di essere risarcite o comunque pagate, un conto è avere invece un ente esterno, diciamo una banca o un avvocato, qualcosa che, in poche parole, faccia sì che le nostre aziende abbiano una massa critica per rispondere e affrontare la discussione su questo aspetto. Sarebbe quello che noi ci auguriamo e ci auguravamo. Devo dire con tutta franchezza che da parte libica vi è stata un'esitazione in ordine a questo ente esterno, che era stato più o meno identificato, e come legittima risposta hanno controproposto di voler vedere da parte nostra che ciascuna azienda fosse totalmente disponibile (così anche da parte loro) ad un confronto ad hoc, persona per persona. Confermo quello che lei afferma. Questo potrebbe portare ciascuna azienda a trovarsi in difficoltà e forse anche al fatto che ciò durerebbe anni. Quindi, è necessario e lo facciamo, ma lei ci aiuti a farlo - e lo vedo - affinché vi sia una pressione per trovare un interlocutore sufficiente da poter rappresentare tutte le Pag. 68aziende quando si tratterà di premere - cosa che bisognerà fare presto - per una soluzione.
Confermo anche il suo punto di vista, che per fare questo sarebbe utile - e mi impegno a nome del Governo e della Farnesina - che ci sia un incontro con tutte queste aziende. Ha ragione: non possono semplicemente sentire delle voci su questa questione. Occorre che si parli, si spieghi e si aiutino le imprese affinché ci sia una formula comune, in poche parole massa critica.
Per quello che riguarda l'aspetto interno, che dovrebbe essere di nostra pertinenza, mi rincresce confermarle che quello che lei ha detto è vero: i fondi sono stati scongelati e non per una decisione italiana o di altri, ma si tratta semplicemente di un dato di fatto: una volta che il conflitto è terminato, la raison d'être, la ragione per congelare i fondi di un Governo ostile, in questo caso, è caduta perché il Governo attuale è ben lungi dall'essere ostile, è un Governo con il quale noi, come Governo italiano e come italiani, vogliamo lavorare ampiamente e dargli l'occasione di farcela nel futuro.
Peraltro, è una decisione internazionale. Quindi, quello che lei ha detto è vero e, di conseguenza, non dovrebbero essere automaticamente disponibili per quell'opzione.
Poi c'è l'aspetto interno e fiscale e, da questo punto di vista, le posso dire - e le sono grato per avere insistito su questo punto - che noi stiamo insistendo con il Ministero dell'economia e delle finanze affinché si trovi una formula rapida per assistere aziende le quali, altrimenti, verrebbero penalizzate due volte. Mi fermo qui.

PRESIDENTE. L'onorevole Gottardo ha facoltà di replicare.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, signor sottosegretario, temo che ci sentiremo ancora perché è del tutto evidente che, pur avendo io il dovere della cortesia, che lei merita, il giudizio sull'operato del Governo non può che essere totalmente negativo. Quindi, non mi dichiaro totalmente scontento della sua risposta, do però un giudizio negativo, gravemente negativo dell'operato del Governo.
Tuttavia, prendo atto di quello che lei qui mi ha assicurato. Conto su questo perché, per il resto, credo che anche le pressioni che la Farnesina farà sul Ministero dell'economia delle finanze - a meno che non vi sia un impegno diretto del Primo Ministro Monti su questo punto - non avranno molto effetto, se non hanno avuto effetto fino ad ora tutte le iniziative prodotte dal Parlamento nei confronti del Governo. Mi riferisco alle scadenze fiscali e tributarie.
Però, continueremo ad incalzare duramente. La prendo in parola sul fatto che urgentemente la Farnesina - e questo mi pare rientri anche nella sua competenza - convocherà immediatamente queste imprese, di cui voi avete l'elenco e i dati, dimostrando che esiste un sistema Italia che vuole proteggere la propria economia e mettere nelle condizioni queste imprese, se possono ancora operare, di contribuire alla crescita economica di cui abbiamo tanto bisogno e che questo Governo sta promuovendo.
Mi permetto anche di dire - l'ha già detto in parte lei ed anche io prima nel mio intervento - che bisogna tener sempre conto che queste aziende sono lì per vedere se sono nelle condizioni di riprendere la commessa che avevano in corso e, quindi, di corrispondere all'invito che gli è stato fatto di ritornare. Ma questa gente non è nelle condizioni di ritornare.
L'economia italiana non è fatta solo dall'ENI e dalle grandi imprese italiane, a cui sembra sia destinata una particolare attenzione, è fatta soprattutto dalla piccola e media impresa che - come i dati hanno sempre dimostrato - ha fatto la fortuna dell'Italia e ha fatto crescere l'export anche in un momento di difficoltà e di crisi.
Credo che il nostro senso di appartenenza a questo Paese e la nostra convinzione debba portare ognuno di noi a fare qualcosa di più di quello che è semplicemente il suo dovere per poter essere davvero fieri di questo Paese e per guardare Pag. 69 negli occhi queste persone che pensano ancora di vivere in un Paese, nel quale esistono diritti e doveri.
Ritengo, peraltro, che rientri nei doveri di questo Paese anche proteggere le persone che hanno buona volontà, lavorano e intraprendono.

(Orientamenti e iniziative circa le modalità di alienazione delle abitazioni di proprietà degli enti di previdenza, con particolare riferimento alla vicenda di un appartamento di proprietà dell'Istituto nazionale della previdenza sociale a suo tempo acquisito dal Ministro Filippo Patroni Griffi - n. 2-01316)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01316, concernente orientamenti e iniziative circa le modalità di alienazione delle abitazioni di proprietà degli enti di previdenza, con particolare riferimento alla vicenda di un appartamento di proprietà dell'Istituto nazionale della previdenza sociale a suo tempo acquisito dal Ministro Filippo Patroni Griffi (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, rinunzio all'illustrazione dell'interpellanza, e mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, onorevoli, con l'interpellanza urgente Iannaccone ed altri n. 2-01316 gli onorevoli pongono quesiti in ordine alla gestione degli immobili di proprietà degli enti di previdenza e, in generale, dello Stato, con particolare riferimento all'immobile sito in Roma, via Monte Oppio 12.
Al riguardo, si fa presente che l'immobile in questione, di proprietà dell'INPS fino al 2002, rientra tra quelli cartolarizzati attraverso le operazioni cosiddette SCIP.
In particolare, gli immobili oggetto di cartolarizzazione sono compresi nei decreti meramente ricognitivi della proprietà pubblica, emanati dall'Agenzia del demanio sulla scorta delle informazioni e dei dati ricevuti da parte degli enti previdenziali proprietari, ai sensi del decreto del 28 e 30 novembre 2001 per SCIP 1; del 5 novembre e del 19 giugno 2002 per SCIP 2; e dei cosiddetti decreti dell'Agenzia del demanio.
La struttura delle due operazioni è stata la medesima: in primo luogo, creazione di una società veicolo, ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito con modificazioni nella legge 23 novembre 2001, n. 410, denominata SCIP Srl, avente, il compito di cartolarizzare i proventi derivanti dalla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici e dello Stato; in secondo luogo, individuazione e trasferimento degli immobili a favore della SCIP attraverso decreti del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale (decreto del 30 novembre 2001 per SCIP 1 e decreto del 21 novembre 2002 per SCIP 2, anche questi cosiddetti decreti di trasferimento); in terzo luogo, stipula dei contratti tra la società veicolo e gli enti cedenti per l'affidamento delle attività di gestione finalizzate alle vendite, disciplinanti anche le garanzie alle stesse connesse, ai sensi dell'articolo 3 del citato decreto-legge n. 351, i cosiddetti contratti di gestione; in quarto luogo, emissione di titoli dalla società di cartolarizzazione SCIP, costituita ai sensi dell'articolo 2 del citato decreto-legge, ai fini della corresponsione del prezzo iniziale ai soggetti originariamente proprietari. I titoli sono rimborsabili con il ricavato delle dismissioni; in quinto luogo, chiusura delle operazioni di cartolarizzazione in data 27 aprile 2009 (SCIP 1 avviata nel 2001, SCIP 2 avviata nel 2002), a seguito dell'entrata in vigore dell'articolo 43-bis del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito Pag. 70con modificazioni nella legge 27 febbraio 2009, n. 14, che ha disposto la chiusura e la messa in liquidazione della società di cartolarizzazione.
Con riferimento alle procedure e ai prezzi di vendita, si fa presente che il conduttore dell'immobile aveva un diritto di opzione previsto dall'articolo 3, comma 3, del citato decreto-legge n. 351, per l'acquisto del bene al prezzo determinato ai sensi dei commi 7 e 8, del medesimo articolo.
Per le unità libere, quelle inoptate e le nude proprietà, è stato previsto un meccanismo concorrenziale di vendita tramite asta pubblica, con prezzo determinato ai sensi dell'articolo 3, comma 7, del medesimo decreto-legge n. 351.
Per le unità residenziali, ciascun ente, sulla base del contratto di gestione, procedeva all'invio di un elenco di immobili all'Agenzia del territorio affinché venisse determinato il prezzo di offerta.
In base all'articolo 3, comma 7, del citato decreto-legge n. 351, il prezzo di vendita degli immobili e delle unità immobiliari veniva determinato dalla stessa Agenzia sulla base delle valutazioni correnti di mercato, prendendo a riferimento i prezzi effettivi di compravendita di immobili e unità immobiliari aventi caratteristiche analoghe.
Il successivo comma 8 prevedeva che il prezzo di vendita delle unità immobiliari ad uso residenziale, escluse quelle di pregio, offerte in opzione ai conduttori, che acquistano in forma individuale, era pari al prezzo di mercato delle stesse unità immobiliari libere diminuito del 30 per cento.
Per i medesimi immobili lo stesso comma 8 prevedeva l'ulteriore abbattimento di prezzo, in favore dei conduttori che acquistavano a mezzo di mandato collettivo unità immobiliari rappresentanti almeno l'80 per cento delle unità residenziali complessive dell'immobile, al netto di quelle libere.
In favore dei conduttori che acquistavano a mezzo di mandato collettivo e rappresentavano tra il 50 per cento e l'80 per cento delle unità residenziali complessive dell'immobile al netto di quelle libere, era previsto un ulteriore abbattimento del prezzo fino a un massimo dell'8 per cento (articolo 3, comma 8, del decreto-legge n. 351).
Il conduttore, se in regola con il pagamento dei canoni ed oneri accessori, aveva 60 giorni di tempo per esercitare il diritto di opzione e acquistare così l'immobile condotto in locazione. Nel caso in cui tale opzione non fosse stata esercitata, l'ente metteva l'immobile in vendita sul mercato, attraverso aste pubbliche.
Relativamente agli immobili qualificati di pregio di cui all'articolo 3, comma 13, del decreto-legge n. 351, il prezzo di vendita corrispondeva a quello di mercato e, quindi, senza applicazione di sconti. Ai sensi dell'articolo 3, comma 13, del predetto articolo si consideravano «comunque di pregio gli immobili situati nei centri storici urbani», ad eccezione di quelli individuati nei decreti di cui al comma 1, su proposta dell'Agenzia del territorio, che si trovavano in stato di degrado e per i quali erano necessari interventi di restauro e di risanamento conservativo, ovvero di ristrutturazione edilizia. La perimetrazione del centro storico era determinata dai piani regolatori che ciascun comune approvava in virtù dello sviluppo urbano ed inurbano.
Per quanto riguarda l'immobile sito in Roma, via Monte Oppio, 12, l'immobile, già di proprietà dell'INPS e cartolarizzato nell'ambito dell'operazione SCIP 2, rientrava originariamente tra quelli di pregio, ai sensi del decreto ministeriale 1o aprile 2003, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 aprile 2003, n. 87 (decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero del lavoro, salute e politiche sociali su proposta dell'Agenzia del territorio ex articolo 3, commi 1, 1-bis e 13, del citato decreto-legge n. 351).
Tuttavia, a seguito di un contenzioso amministrativo (in specie, Consiglio di Stato sentenza 5961/05 N.R.G. 9768/2004), lo stesso immobile perdeva la qualifica di pregio, in quanto ritenuto agli atti in stato di degrado e richiedente interventi di restauro e di risanamento conservativo. Tale Pag. 71dispositivo incise conseguentemente sul prezzo di vendita dell'immobile dovendosi applicare gli sconti previsti per gli immobili residenziali non di pregio.
Si aggiunge che nel decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, all'articolo 11-quinquies fu inserito il comma 7, che recava una disposizione finalizzata a estrapolare l'immobile di via Monte Oppio 12 dalle procedure di vendita di cui al decreto-legge n. 351. Tuttavia, la Corte costituzionale, con sentenza 13 luglio 2007, n. 267, dichiarò l'illegittimità costituzionale di tale disposizione per violazione dei principio di ragionevolezza di cui all'articolo 3 della Costituzione.
Pertanto l'INPS, in qualità di ente previdenziale apportante, comunicò al Ministero dell'economia e delle finanze, con nota dell'8 ottobre 2008, l'avvenuta compravendita dell'immobile de quo, a favore dei conduttori del fabbricato con gli abbattimenti previsti dalla legge per gli immobili non di pregio.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, abbiamo presentato questa interpellanza, signor sottosegretario, non per corrispondere ad una indulgenza al moralismo. Quando ho iniziato a fare politica, molti anni fa, ero delegato provinciale giovanile della DC di Avellino e nelle riunioni del mio partito, da giovane democristiano, sollevavo la questione morale: la necessità per chi fa politica di essere onesto, al di sopra di ogni sospetto.
E mi ricordo che l'onorevole De Mita, che all'epoca era vicesegretario nazionale della Democrazia Cristiana, segretario nazionale l'onorevole Piccoli, mi rispondeva accusando proprio di moralismo. Tu fai moralismo. Tenendo conto di questo insegnamento, che tuttavia ha prodotto anche risultati negativi perché dà per scontato che chi fa politica è onesto e non bisogna sollevare obiezioni, io non ho mai prestato il fianco al moralismo. Tuttavia, questa è una vicenda rilevante e per quale motivo? Perché questo Governo che agisce per decreti-legge e per fiducia e, quindi, espropria tutto quello che è possibile espropriare delle istituzioni democratiche del nostro Paese, ha approvato un decreto-legge in cui i pensionati e coloro che devono andare in pensione sono stati letteralmente massacrati.
Bisogna risanare l'INPS, bisogna evitare che la nostra previdenza vada in bancarotta e nel frattempo veniamo a scoprire che questo Istituto previdenziale che dovrebbe tutelare coloro che versano i contributi e poi garantire chiaramente la pensione una volta raggiunti i requisiti, fa una gestione allegra del proprio patrimonio immobiliare acquisito con i contributi dei lavoratori. E chi approfitta di questa gestione allegra? Mica ne approfitta il senzatetto che ha bisogno di un appartamento, di una casa, ma ne approfitta un alto funzionario dello Stato, presidente di una sezione del Consiglio di Stato il quale, in virtù di una sentenza del Consiglio di Stato, riesce ad ottenere una classificazione di un immobile di pregio, perché quell'immobile valeva 800 mila euro, e, quindi, quell'immobile invece di essere pagato 800 mila euro e dare ristoro alle casse dell'INPS viene pagato 170 mila euro. Questa è la verità. Questi sono i fatti. Rispetto a questi fatti chi si è reso responsabile di un comportamento moralmente deprecabile può ancora sedere sui banchi del Governo? Può ancora essere Ministro della pubblica amministrazione e della semplificazione? Questo è il quesito. Quesito di natura politica. Noi riteniamo che il Ministro Patroni Griffi se ne debba andare, si debba dimettere, che il Presidente del Consiglio Monti lo avrebbe dovuto invitare alle dimissioni perché di strappo in strappo l'Italia è sull'orlo del baratro.
Al di là dello spread che sale e scende - tanto chi determina questi fenomeni sono i finanzieri, sono quelli che hanno voluto questo Governo, e, quindi, è evidente, se i finanzieri hanno voluto questo Governo, se i poteri forti, le banche hanno voluto questo Governo, lo spread lo faranno scendere, faranno andare bene la Borsa, faranno vendere i titoli di Stato con Pag. 72interessi più bassi - noi ci troviamo a un bivio della nostra democrazia. Noi lo denunciamo. C'è una anomalia, che è questo Governo. Nella tanto vituperata prima Repubblica un Governo tecnico così come si è configurato questo Governo non c'è mai stato, e non c'è mai stato perché sempre c'era una considerazione della volontà e del consenso popolare che spingeva i politici dell'epoca a trovare quelle intese che impedivano ai poteri forti di travolgere la politica.
Quando un Governo, che arriva sull'onda dei poteri forti, che distrugge qualunque presidio della nostra democrazia, non riesce a garantire nemmeno al proprio interno un livello di moralità sufficiente per dare garanzia ai cittadini, allora noi non possiamo che condurre in maniera sempre più determinata un'opposizione forte; ciò fino a quando non si sveglierà qualche partito della ex maggioranza (in modo particolare il PdL) che deciderà di togliere l'appoggio ad un Governo, che è vero che sta dando respiro ai mercati, ma sta anche ammazzando le famiglie italiane, le sta distruggendo con l'aumento dei prezzi dei carburanti, delle assicurazioni e con le banche. Sarebbe interessante sapere chi sta acquistando i titoli di Stato italiani. Le banche, le banche che speculano, che non danno credito alle famiglie, che non danno credito agli imprenditori, agli artigiani, ai contadini, e che se lo danno, lo danno a tassi dell'8-10 per cento.
Intervenite su queste cose, intervenite su quello che interessa alle famiglie italiane. Il nostro Paese è in una condizione di disperazione e, quindi, quello che va a dire in giro il Presidente Monti, che ha accettato di avere un atteggiamento servile nei confronti di Francia e Germania, ci interessa poco. A noi interessa la condizione di vita degli italiani. Ci interessa se i giovani trovano lavoro oppure no. Ci interessa se per il sud, che noi rappresentiamo, ci sono politiche mirate per superare questa condizione insopportabile di divario rispetto al nord.
Signor sottosegretario, quindi, la ringrazio per la cortesia, per la puntualità con cui ha esposto i fatti. Lei è all'inizio di una esperienza di Governo, noi siamo all'opposizione però abbiamo sempre rispetto per chi svolge un servizio allo Stato. Quindi, noi vi riteniamo tali, al di là delle posizioni su come siete arrivati a svolgere questo ruolo, su quello che farete, ci distingueremo, però abbiamo rispetto della funzione del Governo. Concludo, la invito (non sono un tagliatore di teste), almeno si eviti in futuro che accada questo: se dobbiamo vendere il patrimonio dello Stato, lo si venda correttamente. Non si pensi a nessuno, al politico, al presidente del Consiglio di Stato, al professore universitario. Adottate criteri oggettivi. Fate gli interessi dell'Italia, e soprattutto da vicende come questa traiamo qualche anche insegnamento per il futuro.

(Orientamenti del Governo in ordine all'aumento dell'accisa sull'energia elettrica, al fine di tutelare le imprese - n. 2-01335)

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Mastromauro rinunzia ad illustrare la sua interpellanza n. 2-01335, concernente orientamenti del Governo in ordine all'aumento dell'accisa sull'energia elettrica, al fine di tutelare le imprese (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, onorevole interpellante, onorevoli deputati, volevo subito dire che noi abbiamo un quadro legislativo alle nostre spalle molto complesso, con una serie di interventi che sono sopravvenuti nel tempo e che, in qualche modo, hanno legittimato l'interpellanza sull'argomento. Due brevi parole sul quadro di carattere generale e anche di carattere economico: noi ci troviamo di fronte ad una situazione che è molto complessa nel settore dell'energia perché, come gli interpellanti ben sanno, abbiamo un gap competitivo nei confronti dell'estero che è molto rilevante. Pag. 73Devo, però, subito aggiungere che questo gap negli anni si è progressivamente ridotto e gli ultimi dati ci dicono che la differenza nei confronti della Francia, per quanto riguarda il costo dell'energia, che come gli interpellanti sanno, rappresenta uno dei Paesi più favoriti avendo a propria disposizione l'energia nucleare, è scesa, negli ultimi cinque anni, in termini di chilowattora da 33 a 22 euro. Questo è stato anche merito del processo di liberalizzazione che, come l'interpellante sa, nel campo dell'energia elettrica è andato molto avanti per cui c'è una competizione molto forte tra i fornitori di energia, grazie anche al fatto che abbiamo separato la rete dalla produzione di energia, mentre nel campo del gas, per esempio, siamo ancora un po' in arretrato. Cercheremo, quindi, di fare qualcosa quanto prima con il provvedimento all'esame del Parlamento.
Per quanto riguarda lo specifico dell'interpellanza, vorrei ricordare come noi abbiamo due accise diverse, una per le abitazioni e una per gli usi industriali. Nel 1998 abbiamo messo un'addizionale sulle province esentando dal pagamento coloro che consumavano massimo 200 mila chilowattora al mese. Nel 2012 queste entrate configureranno nel bilancio dello Stato e noi dovremmo rideterminare, quindi, l'importo dell'accisa.
Sono ancora più nello specifico e voglio ricordare che il tributo addizionale è attualmente applicato, come dicevo prima, soltanto sui 200 mila chilowattora di consumo mensili, mentre i consumi successivi non sono assoggettati a tale tributo. Le accise, invece, sono applicate in linea generale su tutti consumi. Occorre anche tener conto che per gli opifici industriali che raggiungono una soglia di consumo di 1 milione 800 mila chilowattora mensili è prevista dall'articolo 52 del decreto legislativo n. 504 del 1995 la totale esenzione dell'accise anche per i primi 1 milione 200 mila chilowattora mensili. Quindi, l'applicazione dell'aumento dell'aliquota di accise, in sostituzione del tributo addizionale, non può che generare forti aumenti di tassazione sugli opifici industriali che, pur registrando consumi ingentissimi di energia, compresa tra i 200 mila e 1 milione 200 mila chilowattora mensili, non raggiungono la predetta soglia di esenzione. Parimenti, il predetto aumento delle accise in sostituzione del tributo addizionale comporterà una sensibile diminuzione del carico fiscale per i soggetti che operano nelle regioni a statuto ordinario, ove è stata soppressa la predetta addizionale qualora registrano consumi oltre la predetta soglia di esenzione. Come vedete il panorama è abbastanza complesso e le note tecniche non sono il massimo dell'intelligibile, ma bisogna tener conto del fatto che siamo di fronte ad una materia abbastanza complicata.
La conclusione, però, è un po' più possibilista e ottimista perché, in tale contesto, gli uffici di questa amministrazione riferiscono che stanno verificando la possibilità di un riequilibrio, seppure parziale, della variazione non omogenea del carico fiscale intervenuto e sopra illustrata, da attuare mediante la modifica della citata disposizione di cui all'articolo 52, comma 3, lettera f), del decreto legislativo n. 504 del 1995, nel senso di articolare il beneficio fiscale nella stessa disposizione prevista per differenti scaglioni di consumo.
In altre parole, traducendo dal burocratese questo significa in definitiva che quello posto dall'onorevole interpellante è un problema reale e stiamo cercando di farvi fronte nel senso indicato dall'interpellanza.

PRESIDENTE. L'onorevole Mastromauro ha facoltà di replicare.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario: le sue rassicurazioni giungono benvenute, perché noi crediamo di aver sollevato un problema che merita decisamente l'attenzione del Governo. Come è noto, dal 1o gennaio 2012 il costo dell'energia elettrica è aumentato anche per l'aumento di altri fattori, oltre che a seguito di questo decreto ministeriale. Sappiamo che è aumentato il costo da materia prima nell'ordine di 8-12 euro per Pag. 74megawatt, che è aumentato di oltre tre euro anche per effetto della componente di sostegno alle rinnovabili «A3» e, quindi, vi è stato già di fatto un appesantimento della spesa delle bollette di circa il 10 per cento per le piccole e medie imprese italiane soprattutto.
A complicare questo quadro è giunto questo decreto ministeriale del 30 dicembre, con il quale appunto il Ministero ha provveduto a sostituire le addizionali provinciali con questo incremento dell'accise erariale.
Se devo proprio dirlo, una carenza della sua risposta sta nella domanda che avevamo posto circa la neutralità di questo intervento. Infatti, essendo previsto nel decreto ministeriale che questo intervento dovesse essere ad equivalenza di gettito, tuttavia attraverso le tabelle che noi abbiamo allegato all'interpellanza abbiamo verificato che gli aumenti che si registrerebbero nella fascia di consumi più ampia, che è quella che appunto lei indicava fra i 200.000 e un milione 200.000 chilowattora mensili, sono nell'ordine, in valore assoluto, mediamente di 5.000 o 6.000 mila euro mensili, quindi stiamo parlando di incrementi di costo per le piccole e medie imprese, soprattutto per le medie imprese, che possono arrivare anche a 60.000 mila euro l'anno, perfino anche a 100.000. Poi abbiamo evidenziato nelle nostre tabelle come vi sono delle province che applicavano delle addizionali più basse e per le quali noi ci troveremmo anche con degli incrementi addirittura superiori, dove l'accise erariale si incrementerà fino al 160 per cento. Stiamo parlando di aumenti consistenti. Quindi, in questo senso, visto anche il numero delle aziende coinvolte da questi aumenti, ci è sorto il dubbio che realmente questa manovra sia stata fatta ad equivalenza di gettito. Su questo io le chiedo se è possibile anche successivamente poter avere e fare un approfondimento.
Noi abbiamo interpellato il Governo non solo perché abbiamo a cuore - come anche questo Governo, ne sono convinta - la competitività e la salvaguardia della competitività del nostro sistema industriale, delle piccole e medie imprese che rappresentano davvero l'ossatura del nostro sistema economico e del nostro Paese e dobbiamo salvaguardarle in particolare in questo momento, anche rispetto ai competitor europei, ma vogliamo anche segnalare, perché noi del Partito Democratico supportiamo questo Governo, che questa operazione, questo decreto, questo intervento risulta assolutamente in contrasto con gli obiettivi che il Primo Ministro, il nostro Premier Monti, ha dichiarato recentemente.
Non dimentichiamo che il Premier ha dichiarato (uso proprio le sue testuali parole) che «la priorità oggi deve essere la crescita e la lotta alla disoccupazione» e che «per superare la vera emergenza europea e il lavoro che manca si deve rilanciare l'industria, in particolare proprio le piccole e medie imprese». Questa norma è in contrasto anche con il decreto liberalizzazioni, che è al vaglio delle Camere e che propone un aggiornamento della disciplina del mercato elettrico proprio ai fini del contenimento dei prezzi dell'energia per le imprese utilizzatrici.
Mi permetto di dire che questa norma è in contrasto anche con il buon federalismo fiscale che noi sosteniamo per portare più efficienza alle amministrazioni pubbliche, allo Stato, ai costi dello Stato, che, pertanto, dovrebbe tradursi in una riduzione della pressione fiscale, piuttosto che in un aumento a livelli, oserei dire, insostenibili, tanto per le imprese quanto per i cittadini.
Inoltre, signor sottosegretario, vorrei segnalare un ulteriore problema, che è indicato nell'interpellanza urgente: la perequazione. È indubbio che l'aumento di tariffa si registra soprattutto su una determinata fascia d'imprese, cioè - lo ripeto - le medie imprese, anche medio-piccole. Non escludo che vi possano essere i presupposti per una segnalazione all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, perché non dimentichiamo che, nel nostro Paese, si confrontano in un medesimo settore, spesso e volentieri, competitor che sono piccole e medie imprese con grandi imprese. È normale che, Pag. 75se appesantiamo in maniera eccessiva i costi delle bollette dell'energia soltanto per le piccole e medie imprese e continuiamo ad agevolare e a concedere ulteriori agevolazioni alle grandi imprese, questo può creare problemi e squilibri di mercato. Non vorrei che andassimo ad indebolire una parte che è già strutturalmente più debole nel mercato.
Quindi, signor sottosegretario, concludo, chiedendo - e di questo le sono grata - una revisione urgente di questa misura, di questo provvedimento. Lo ripeto e lo voglio ribadire: ciò non perché noi del Partito Democratico vogliamo cedere a richieste corporativistiche, no, assolutamente. Noi stiamo cercando soltanto di salvaguardare anche l'immagine di questo Governo a cui teniamo e che stiamo sostenendo, perché vogliamo che esso dia subito, urgentemente, un segnale forte di credibilità e, soprattutto, di coerenza, con la volontà di favorire davvero la competitività del nostro sistema produttivo italiano, anche con gli obiettivi e gli impegni di crescita che ha assunto non solo a livello nazionale, ma anche, ultimamente, in sede europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Orientamenti del Governo per garantire l'efficienza e la qualità del trasporto ferroviario notturno e per assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali del comparto nella regione Puglia - n. 2-01314)

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01314, concernente orientamenti del Governo per garantire l'efficienza e la qualità del trasporto ferroviario notturno e per assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali del comparto nella regione Puglia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevole rappresentate del Governo, mi permetterò rapidamente, fidando anche in una sua risposta positiva, di rappresentarle la situazione, che sicuramente il Dicastero che lei rappresenta quanto il Governo conoscono, ma penso che sia utile.
L'offerta attuale di Trenitalia, considerando i treni giornalieri, in Italia, consiste in circa 370 convogli: 80 treni, più noti come l'Alta velocità, toccano Milano, Napoli, Roma, Torino e Salerno e i servizi si svolgono, pertanto, nel nord Italia e lungo la dorsale tirrenica. Poi, vi sono 55 treni, chiamati ETR 610, che sono disponibili per l'Alta velocità, che toccano Milano, Roma, Venezia, Udine e Bolzano. Poi, ve ne sono altri 60, i cosiddetti ETR 450, 460, 470, 485, che toccano Roma, Milano, Chiasso, Reggio Calabria e Genova e tre toccano Lecce. Infine, vi sono i 190 convogli, denominati «trainati da locomotive elettriche» - mi permetterà solo in maniera incidentale di ricordare la vicenda di Foligno di ieri e quella del treno Bologna-Taranto, per dare il senso alle cose -, di cui solo 17 toccano la Puglia: 11 a Lecce, 3 a Taranto e 4 a Bari.
Ora, sulla Puglia, per la sua collocazione meridionale e adriatica, sono ricaduti gli effetti più penalizzanti di questo disegno strategico, che abbiamo definito asimmetrico e squilibrato, da parte di Trenitalia, ma siamo fiduciosi che il Governo intenda intervenire. Noi pensiamo che la dorsale adriatica debba meritare quell'attenzione che sinora è stata volutamente carente e voglio segnalarle, avviandomi anche alle conclusioni, che con l'ultimo cambio di orario, quello dello scorso dicembre, Trenitalia ha inferto un colpo mortale, è una immagine, questo è ovvio, al servizio notturno, agendo su più fronti. Infatti ha ridotto sia l'offerta, con la riduzione dei collegamenti, sia il servizio; solo a modo di esempio, vorrei ricordarle che nella relazione Roma-Bari-Lecce-Taranto l'ultimo treno in partenza da Roma è alle 17,45, poi più nulla sino al giorno dopo, fatta eccezione del venerdì sera; nella relazione diurna, inversa, che fa Lecce-Bari-Roma, il primo treno diretto in arrivo a Roma è alle 11,24 e ovviamente, anche in questo caso, ad eccezione del lunedì. Inoltre, vorrei segnalare la cancellazione Pag. 76 di tutti i servizi notturni da Taranto. Su questo vorrei porle una domanda senza ironia: ma, a cosa è servito il raddoppio ferroviario elettrificato Bari-Taranto e il recentissimo finanziamento del tratto Bitetto e il collegamento con il fascio ferroviario di Bari? Ciò ha significato la spesa complessiva di almeno un miliardo e 800 milioni di euro per essere percorso da littorine, lei comprenderà, anche qui, il senso delle cose.
Ci attendiamo, allora, in tempi brevi il ripristino di un decoroso servizio notturno, a prezzi comparabili, perché ci sono stati anche di questi problemi, lungo i collegamenti su Roma da Bari e Taranto e per il suo ripristino nella direzione nord; insomma, c'è il problema della dorsale adriatica che fa anche il paio con alcune decisioni del Consiglio d'Europa in ordine ai nuovi corridoi. Tuttavia questa sarà materia dei prossimi mesi quando ne discuteremo, immagino, anche in quest'Aula.
Invece, per quanto riguarda il collegamento ad alta velocità che si definisce Taranto-Lecce-Bari-Foggia-Napoli, ci attenderemmo alcuni impegni. In ultimo, onorevole rappresentante del Governo, leggo del Piano di azione coesione che è titolato: Riduzione della quota di cofinanziamenti nazionali, modalità per la modifica dei programmi. Saremmo interessati, l'interpellante soprattutto, a conoscere qual è l'indirizzo del Piano di azione coesione che prevederebbe che gli interventi ferroviari trovino copertura a valere sulle risorse rivenienti da una riduzione di quote di cofinanziamento nazionale e dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali nel periodo 2007-2013, dallo stesso piano individuati. Perché sollevo anche questo problema? Perché penso che i parlamentari interpellanti, tutti i deputati pugliesi, poiché la nostra regione, mi permetto di dire questo, è parte integrante e fondamentale della dorsale adriatica, si attendono delle risposte che siano coerenti con il contributo che la Puglia dà al Paese dal punto di vista del prodotto interno lordo, ma anche della civiltà che si rappresenta in quella terra.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture ed i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Vico per la pacatezza, se mi è consentito, con cui ha esposto una situazione che è oggettivamente difficile e complicata.
Partirei dall'ultimo elemento a cui lei faceva riferimento, la riprogrammazione dei fondi FAS, che mi ha visto, a fianco al Ministro Barca, impegnato in una ridefinizione di quelle che sono le priorità strategiche. È stata una ridefinizione che si è conclusa poco prima delle festività natalizie e che ha consentito di dare nuove priorità e nuove certezze a quelle che devono essere le infrastrutture da realizzare. Ovviamente - e mi riallaccio ad alcune delle riflessioni che lei ha svolto nel suo intervento - non hanno senso le infrastrutture se non ci sono i treni sopra. Quindi, è su questo che chiaramente questo Governo è chiamato ad intervenire.
Come è noto, nell'ambito del trasporto ferroviario, il servizio universale, teso a garantire il diritto alla mobilità, comprende quei treni di media e lunga percorrenza che per poter essere effettuati necessitano di una contribuzione pubblica, definita nell'ambito di un contratto di servizio nazionale, in quanto presentano un conto economico negativo. L'offerta ferroviaria assicurata dal contratto di servizio pubblico valido per il 2009-2014 garantisce i collegamenti necessari alla continuità territoriale di aree collegate nel sud del Paese con il territorio nazionale, caratterizzati da una domanda particolarmente debole e, quindi, da un elevato differenziale tra costi e ricavi.
L'individuazione del volume dei servizi contribuiti nell'ambito dei secondo periodo contrattuale (2012-2014), non ha potuto fare a meno di tener conto delle perdite a conto economico evidenziate dal gestore del servizio, Trenitalia Spa, che si attestano a circa 134 milioni di euro per l'anno 2011. Occorre osservare che è ancora in corso di verifica con il Ministero Pag. 77dell'economia e delle finanze la quantificazione dell'ammontare delle risorse che consentano le condizioni di equilibrio economico-finanziario del contratto, considerato che le risorse destinate al trasporto ferroviario nazionale sono iscritte nel bilancio dello Stato come stanziamenti rimodulabili, ossia suscettibili di variazioni a seguito di misure di contenimento della spesa. È evidente come tale dato rivesta un ruolo determinante anche ai fini della definizione del perimetro dei collegamenti da coprire con oneri di servizio pubblico.
Pertanto, allo stato, si è ritenuto di costruire il perimetro dell'offerta a risorse invariate rispetto a quanto messo a disposizione nel primo periodo contrattuale. Per il 2012, quindi, la nuova offerta è stata costruita prevedendo lo stesso stanziamento del 2011 che, a lordo dell'IVA, ammonta a 243 milioni di euro. Ciò si è tradotto in una riduzione della percorrenza dei treni notte, più costosi e meno frequentati, in coerenza con la tendenza in atto sui mercati europei, ma senza pregiudicare la possibilità per l'utenza di raggiungere le destinazioni finali. Infatti, il peggioramento dell'equilibrio economico deriva dalla flessione complessiva dei passeggeri che, allineandosi alle abitudini del resto d'Europa, utilizzano sempre di più compagnie aeree low cost per le lunghe distanze e i collegamenti con le isole.
Sulla base dei dati forniti da Trenitalia, i passeggeri per treno sono passati dai 278 del 2008 ai 220 del 2011, con un tasso di riempimento di circa il 50 per cento. Ciò nonostante - come comunicato dallo stesso Ministro Passera lo scorso 25 gennaio nell'ambito di un'interrogazione avente come primo firmatario l'onorevole Pisicchio - si è comunque provveduto ad assicurare il servizio sulle direttrici nord-sud del Paese con la previsione di hub a Roma e Bologna, con proseguimento del viaggio in alta velocità e fissando contestualmente una speciale tariffa per l'utenza delle regioni meridionali, senza gravi pregiudizi per i tempi di percorrenza.
In particolare, la lunga percorrenza della direttrice adriatica è stata riprogettata con hub a Bologna con i seguenti obiettivi: migliorare il sistema di offerta Puglia-nord Italia; incrementare i collegamenti dell'offerta adriatica verso il nord attraverso un nuovo sistema di feeding-defeeding sull'offerta diurna ad alta qualità; garantire maggiore comfort e velocità grazie alle prosecuzioni diurne con il sistema offerta delle frecce.
Pertanto, per il 2012 è stato definito un programma di rimodulazione dei collegamenti del servizio universale che, per quanto riguarda in particolare la Puglia, ha previsto: l'attestamento sull'hub di Bologna dei collegamenti Intercity giorno (5 coppie) e Intercity notte (4 coppie) della Puglia da e per il nord, che percorrono la direttrice adriatica; da Bologna è possibile proseguire per le destinazioni finali, o viceversa, attraverso molteplici soluzioni con interscambio; la soppressione della coppia di Intercity notte 782/785 Milano-Bari Taranto-Reggio Calabria e viceversa, che presentava indici di frequentazione estremamente bassi; la soppressione dei collegamenti notturni periodici, in circolazione, cioè, solo in alcuni giorni o brevi periodi dell'anno; la limitazione al fine settimana dell'effettuazione della coppia di Intercity notte 788/789 Lecce-Roma e viceversa.
Il primo impatto che l'attuale offerta ha comportato sul sistema ferroviario della regione Puglia ha fatto emergere con forza le difficoltà riscontrate dall'utenza. Peraltro, sembrerebbe che le misure adottate non abbiano eliminato i disagi per l'utenza, in particolar modo verso la Puglia, sebbene gli stessi sembrerebbero legati più alla necessità di una razionalizzazione di orari e di fermate che al volume complessivo dell'offerta stessa. Tuttavia, non possiamo che trovarci d'accordo sugli elementi che venivano sottolineati prima, cioè la mancanza di collegamenti in fasce orarie superiori a quelle che lei citava, in particolare da Roma dopo le 17,45.
Pertanto, i competenti uffici del Ministero che rappresento, stanno procedendo ad incontri finalizzati ad un'eventuale rimodulazione dei collegamenti attestati sull'hubPag. 78di Bologna, su cui sono stati richiesti approfondimenti e nuove proposte al gestore ferroviario, che tengano comunque conto dei vincoli di spesa sottesi al contratto.
Per quanto riguarda la sostituzione degli Eurostar con Intercity nella regione Puglia, ci sembra che l'interpellante richiami la vicenda della trasformazione della coppia di treni Eurostar 9360/9363 (Taranto-Potenza-Roma e viceversa), in Intercity 700/707, in occasione del cambio orario di dicembre.
All'epoca non si è proceduto ad una revisione delle scelte compiute, in quanto un eventuale ripristino dell'Eurostar avrebbe comportato tagli compensativi per rientrare negli importi complessivi a disposizione del Contratto di servizio per il 2011.
Si segnala comunque che l'Intercity 700/707, mostrando un buon apprezzamento dell'utenza, è attualmente nel perimetro dei collegamenti sovvenzionati, così come lo era il precedente servizio Eurostar.
Nel concludere, confermo la piena disponibilità del Governo per l'individuazione di una soluzione condivisa anche con le istituzioni locali sulle problematiche del trasporto ferroviario di lunga percorrenza; a tale proposito segnalo che, in data 17 gennaio, il Presidente del Consiglio ha incontrato i presidenti delle regioni meridionali, tra cui il governatore Vendola, assicurando loro che il tema della mobilità nel Sud rappresenta una priorità dell'azione di Governo, e ha garantito la propria disponibilità ad individuare una soluzione condivisa sul tema del trasporto ferroviario di lunga percorrenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, non partirò dalla sua conclusione, ma desidero svolgere delle osservazioni in merito ad una parte della risposta che ha fornito a me e agli altri colleghi.
In questi ultimi tre anni dalla Puglia - e particolarmente dall'arco jonico insieme alla dorsale adriatica - sono stati soppressi circa 18 treni. Al di fuori della mitologia del ricorso agli aerei, volevo segnalarle, anche per competenza, che con l'inizio del 2012 tutta una serie di aerei Bari-Roma e Brindisi-Roma sono stati tagliati: quello delle 7,20 del mattino, quello delle 15 e quello delle 17,20 in andata e altrettanti per il ritorno. Tuttavia, desidero dire che in questi tre anni, compreso ciò che è avvenuto dopo il 12 dicembre scorso, si sono moltiplicati, come era ovvio ed evidente, le linee private del trasporto su gomma.
Nella sostanza, nella sola area jonico-salentina, nonché sulla dorsale adriatica Bari-Foggia, siamo in presenza di circa 50-60 compagnie di linee private su gomma. Dico questo al Governo affinché lo riferisca al dottor Moretti: la contabilità ragionieristica si fa anche sulla base della conoscenza del contesto e del territorio stesso.
Desidero in quest'Aula segnalare a lei che il servizio del trasporto su gomma, che è in perfetta contraddizione con il "20-20-20" e con tante altre ragioni, ha consolidato legittimamente, come azienda privata, linee che partono da un qualunque comune pugliese nella direzione di qualunque città italiana ed europea. Penso che questo sia un grave errore da parte di Trenitalia e del trasporto ferroviario italiano e indice anche di una lettura non perfetta di come le persone e il loro diritto alla mobilità continuino ad esistere più di quanto si immagini.
Mi sembra doveroso riferire ciò qui, perché - in ordine all'impegno che il Governo sta assumendo a partire dall'hub di Bologna ed altro - mi permetterei di sostenere, anche se in sede di replica, e di convenire con ella su un punto.
Vi è la necessità che le istituzioni e i rappresentanti parlamentari, dopo gli impegni del Presidente Monti, abbiano un incontro e un lavoro, più che un incontro, con il Ministro Passera e che nelle prossime settimane si possano rendere più esplicite le misure che si sono già adottate, quelle che ancora mancano e che si provveda Pag. 79a fare in modo che la lunga percorrenza, nel suo complesso, sia ripristinata.
A proposito di lunga percorrenza, faccio presente che né io né lei abbiamo parlato della linea Reggio Calabria-Taranto-Bari nord, che è stata totalmente soppressa. Quel tipo di soppressione, come ella saprà, non aiuta, per altri aspetti, l'arco ionico e, non aiutando l'arco ionico, crea lì, anche per tante altre ragioni, quelle difficoltà che lo Stato, il Governo e le regioni devono poter assumere.
Quindi, mi permetto di concludere in questo modo. Sono soddisfatto, se ho ben interpretato, che vi saranno degli incontri e dei lavori congiunti. Sul merito, invece, mi riservo di esprimermi alla conclusione di quei lavori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per il ritiro dello schema di regolamento in materia di valutazione delle menomazioni derivanti da incidenti stradali, approvato dal Consiglio dei ministri il 3 agosto 2011 - n. 2-01260)

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01260, concernente iniziative per il ritiro dello schema di regolamento in materia di valutazione delle menomazioni derivanti da incidenti stradali, approvato dal Consiglio dei ministri il 3 agosto 2011 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ENZO RAISI. Signor Presidente, questo è l'ennesimo caso (ma, ormai, sono tanti) di veri e propri, mi passi il termine, «imbrogli» che la lobby delle assicurazioni riesce a perpetrare nella nostra legislazione con il contributo, ahimè, in parte del Parlamento in parte dei Governi passati.
Temo che anche nel «provvedimento liberalizzazioni» vi siano alcuni temi che vadano tenuti in conto. Penso al tema dei carrozzai convenzionati. Infatti, solo se si va dai carrozzai convenzionati si potrà avere il 100 per cento del risarcimento danni, costringendo - cosa, credo, unica al mondo - la vittima a dover subire lo strapotere dell'assicurazione che deve decidere - lei, l'assicurazione - dove si deve andare, imponendo, quindi, la scelta del carrozzaio da cui ci si deve recare.
Tra l'altro, si tratta di un mondo assicurativo che in tutti questi anni ha fatto promesse che non sono state mai mantenute. Ricordo sull'indennizzo diretto, che abbiamo votato in questo Parlamento, che a fronte della promessa del mondo assicurativo che avrebbero diminuito le tariffe, invece abbiamo avuto il più alto aumento, come denunciò l'allora presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Catricalà, oggi sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Infatti, nonostante votammo quell'indennizzo diretto, abbiamo avuto il più alto aumento dell'RCA in tutta Europa, con più del 20 per cento. Si è trattato di una vicenda unica, che fa parte ormai di questo mondo assicurativo che continua a strappare norme a suo favore, non concedendo nulla sul piano della libera concorrenza nel nostro Paese e, addirittura, mettendo in condizione le vittime di dover subire dei veri e propri soprusi.
Questo è un caso, un caso molto chiaro. Nel 2004 venne costituita una commissione presso il Ministero della salute che doveva, in qualche modo, determinare le tariffe dell'indennità nei confronti degli invalidi. L'iter è già molto curioso, in quanto mai venne ascoltata l'associazione dei familiari delle vittime della strada, cioè di coloro che sono soggetti referenti e controparti delle assicurazioni. Vi è stata, quindi, un'istruttoria unica.
Come succede sempre nei provvedimenti che vogliono, in qualche modo, passare sotto silenzio, venne approvata, dopo un lungo iter, il 3 agosto 2011 la nuova tabella di risarcimento danni che prevede il valore punto di 674 euro. Orbene, questo valore punto è esattamente la metà del valore punto attribuito dal tribunale di Milano, che è di 1.374 euro, e ribadito ben due volte dalla Corte di cassazione quale parametro risarcitorio nazionale. Quindi in pieno contrasto con una sentenza di un organo giudiziario Pag. 80dello Stato. Io credo che da questo punto di vista debba essere data una risposta da parte del Governo per risolvere quello che ormai è diventato un problema e uno scandalo sotto gli occhi di tutti. Non è concepibile sia l'anomalia di come è avvenuta questa istruttoria sia anche la determinazione del valore finale che, ripeto, è la metà di quello che ha sancito tre volte un organo giudiziario nei suoi vari livelli di sentenza.
Per cui ci attendiamo un'azione positiva da parte del Governo, che si dichiara un Governo ovviamente contro qualsiasi tipo di monopolio, soprattutto in un settore delicato come questo che pesa molto sulle famiglie italiane. Lo ribadisco: si tratta di un settore che ha portato a casa molto e non ha dato niente ai cittadini italiani. Giustamente si dice che in Italia sono molte le truffe che avvengono nella fase risarcitoria del danno, ma è anche vero che nonostante tutto quello che è stato chiesto e che è stato dato nulla è stato offerto in controparte per abbassare le quote del costo dell'assicurazione RC-auto. Tale settore, non a caso, ha avuto un'impennata in termini di entrata da parte del mondo assicurativo. Quando ero universitario lavoravo presso un'assicurazione e mi ricordo che giustamente mi si chiedeva di fare poche polizze auto perché era uno di quei rami in cui poco si incassava. Oggi è esattamente il contrario, oggi le assicurazioni incassano moltissimo nel settore RC-auto, questo è un problema che nessuno si pone. Come mai? Perché effettivamente sono riusciti ad ottenere una serie di soluzioni a loro favore da parte del Parlamento e dei Governi che si sono succeduti negli ultimi anni che hanno portato a un dislivello di confronto tra il consumatore e le assicurazioni.
Questo caso in modo particolare è molto delicato perché parliamo di gente che rimane invalida, non è solamente il danno dell'auto, credo che già quello della carrozzeria è una cosa folle, però lì parliamo sempre di danno materiale, qui parliamo di un danno alla persona che è molto più delicato. Io ho partecipato a incontri con le famiglie delle vittime della strada, sono casi umani davvero incredibili. Dare delle risposte in questo senso credo sia davvero uno schiaffo alla parte più debole di questo contenzioso e soprattutto è incredibile che un pezzo dello Stato decida una cosa che è esattamente il contrario, la metà di quello che ha deciso un'altra parte dello Stato. Sono cose incomprensibili per un cittadino e su questo attendo una risposta positiva da parte del Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, come ricordava l'onorevole interpellante è una vicenda che nasce nel 2004 e quindi essendo particolarmente complessa e delicata vi chiedo un po' di pazienza perché la risposta deve necessariamente essere abbastanza articolata, anche perché ci troviamo in presenza di una pronuncia da parte del Consiglio di Stato molto recente, del novembre scorso, di cui vorrei dare conto.
Il regolamento, previsto dall'articolo 138 del codice delle assicurazioni, il decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, è finalizzato a fissare in modo univoco, con un'unica tabella valida per l'intero territorio nazionale, ai fini dei risarcimenti del danno in sede assicurativa RC-auto, i valori economici e medico-legali per la valutazione del danno alla persona derivante da lesioni che abbiano determinato invalidità pari o superiore a dieci punti.
In merito al raffronto dello schema di regolamento in questione con le attuali tabelle del tribunale di Milano, come venivano appunto testé ricordate nell'interpellanza urgente, che condurrebbero a valori risarcitori più elevati rispetto alla tabella unica contenuta nello schema di decreto, si osserva, in primo luogo, che comparare la tabella unica di legge con le suddette tabelle non appare corretto sul piano metodologico e che le preoccupazioni in merito all'entità dei risarcimenti, Pag. 81non sono fondate, in quanto: l'obiettivo della norma non è quello di un allineamento dei risarcimenti ai livelli massimi possibili, ma quello di unificare, a livello nazionale, i relativi criteri che contemperino l'esigenza di un risarcimento adeguato con quella del contenimento delle tariffe dell'assicurazione obbligatoria; le tabelle adottate dal tribunale di Milano, pur essendo punto di riferimento per diversi tribunali nazionali, hanno sinora avuto un valore puramente indicativo, per la loro natura giurisprudenziale e non normativa.
Solo con la recente sentenza n. 12408 del 7 giugno scorso, la Corte di Cassazione ha individuato nelle nuove tabelle del tribunale di Milano del 2009 il valore medio di riferimento da porre a base del risarcimento del danno alla persona, quale che sia il territorio in cui si radica la controversia. Ma tale riferimento giurisprudenziale è individuato soltanto, secondo le affermazioni della stessa Corte, nella perdurante mancanza di riferimenti normativi per le invalidità dal 10 al 100 per cento e considerato che il legislatore ha già espresso, quantomeno per i sinistri stradali, la chiara opzione per una tabella unica da applicare su tutto il territorio nazionale; le suddette tabelle hanno inglobato, accanto al danno biologico, anche il danno morale, con riferimento quindi ad una liquidazione congiunta complessiva in sede giudiziaria dei danni a vario titolo riconosciuti; viceversa, la tabella unica di cui allo schema di decreto - per le invalidità permanenti dal 10 al 100 per cento - come già quella vigente per le lesioni di lieve entità - dall'1 al 9 per cento - si riferisce per espressa previsione di legge, al solo danno biologico «standard». Entrambe le norme del codice delle assicurazioni che prevedono tali tabelle - articoli 138 e 139 - consentono di aumentare, con equo e motivato apprezzamento delle condizioni soggettive del danneggiato, l'importo risultante dall'applicazione della tabella, nella misura massima del 30 per cento per le macrolesioni e del 20 per cento per le lesioni lievi, qualora la menomazione accertata incida in modo rilevante su specifici aspetti dinamico-relazionali della persona; la tabella unica di cui allo schema di regolamento in questione prevede, inoltre, ampie forchette di valutazione del danno biologico, proprio per la necessità di personalizzazione del danno in base ai singoli casi considerati, rispettando le esigenze e i criteri di giustizia per ogni persona. In ogni caso il raffronto dovrebbe essere fatto tenendo conto anche delle differenze nell'articolazione delle tabelle in questione e comunque, con riferimento ai valori di risarcimento rivalutati, in relazione al tempo trascorso ed alle variazioni del pertinente indice ISTAT, come determinati nel regolamento, a conclusione del suo iter e, poi, annualmente aggiornati secondo le previsioni del codice. Pertanto, anche non tenendo conto delle predette necessarie considerazioni circa i limiti di tale raffronto, le differenze tra le tabelle contenute nel provvedimento in questione e quelle più recenti, definite dal tribunale di Milano, non sono assolutamente dell'ordine del 50 per cento, bensì di gran lunga minori (35 per cento circa).
Parimenti infondata è l'ipotesi che tali risarcimenti siano inferiori a quelli previsti dalle tabelle INAIL. Le tabelle per il risarcimento del danno biologico nell'ambito dell'assicurazione per gli infortuni sul lavoro, come definite dal decreto ministeriale 12 luglio 2000 ed aggiornate da ultimo con il decreto ministeriale 27 marzo 2009, determinano invece importi inferiori a quelli ora ipotizzati per il settore dell'assicurazione RC-auto e, ad esempio, per una percentuale di invalidità pari al 15 per cento, risarcimenti inferiori di circa un terzo o un quarto a quelli ora contestati. Sullo schema di regolamento è stato nel frattempo acquisito il parere favorevole con osservazioni del Consiglio di Stato. Tale organo, nel corso dell'adunanza dell'8 novembre scorso, ha condiviso «l'esigenza di porre rimedio, con lo schema di regolamento in argomento, alle distorsioni che si verificano attualmente in materia di risarcimento dei danni non patrimoniali (di non lieve entità) derivanti da incidenti stradali. Infatti, la prassi dei tribunali italiani a tal fine fa riferimento Pag. 82a differenti tabelle parametriche, autonomamente elaborate dai singoli uffici giudiziari, con evidenti effetti distorsivi sul piano dell'entità dei risarcimenti accordati per analoghe menomazioni». Quanto invece all'entità dei risarcimenti previsti dal regolamento ed alle differenze rispetto a quelli determinati in sede giudiziaria, il Consiglio di Stato non ha formulato alcuna critica di inadeguatezza dei risarcimenti stessi. Ha tuttavia sollevato un dubbio circa la piena corrispondenza della tabella prevista dal regolamento rispetto ai criteri a tal fine fissati dalla norma legislativa. Rispetto ai coefficienti parametrici indicati nella tabella dei valori economici dello schema di regolamento, il Consiglio di Stato ha rilevato, infatti, che «la progressione dei coefficienti moltiplicatori ivi prevista non sembra rispondere a quanto stabilito dall'articolo 138, comma 2, lettera c) del decreto legislativo n. 209 del 2005. Con tale ultima norma il legislatore ha disposto che la tabella unica nazionale venga redatta secondo alcuni criteri, tra cui quello in forza del quale l'incidenza della menomazione sugli aspetti dinamico-relazionali della vita del danneggiato cresca in modo più che proporzionale rispetto all'aumento percentuale assegnato ai postumi. Ebbene, se si esamina la sequenza dei coefficienti moltiplicatori previsti nella tabella, ci si avvede che essa non sembra rispettare il criterio della crescita più che proporzionale rispetto all'aumento dei punti di invalidità». A tal riguardo, si osserva che la sequenza dei coefficienti serve a calcolare il complesso del valore economico del danno biologico che, per la definizione recata dallo stesso articolo 138, ricomprende sia il danno funzionale che il danno relativo agli aspetti dinamico-relazionali.
La legge non richiede che i coefficienti moltiplicatori della percentuale di invalidità crescano in misura più che proporzionale (se si assumesse tale progressione, che non sussiste neppure per le lesioni lievi, si arriverebbe a valori economici parossistici e insostenibili), ma stabilisce che «il valore economico del punto è funzione crescente della percentuale di invalidità» e nella sostanza richiede che sia il valore del risarcimento (e quindi, il coefficiente complessivo dato dal prodotto tra la percentuale di invalidità e il predetto coefficiente di incremento) a crescere in misura più che proporzionale rispetto alla percentuale di invalidità, il che già avviene applicando la tabella proposta.
Il Ministero dello sviluppo economico si riserva comunque di approfondire tale delicata questione in fase di redazione finale del provvedimento e, tenendo conto dello spirito di tale osservazione, intende rappresentare al Ministro proponente l'esigenza di una rimodulazione dei coefficienti, sia per armonizzare la progressione che per determinare un ragionevole, ma significativo, aumento medio dei risarcimenti che ne derivano ed un ulteriore avvicinamento agli importi previsti dalle più recenti tabelle del tribunale di Milano.
In merito, poi, all'affermazione contenuta nell'interpellanza urgente, secondo la quale lo schema di regolamento de quo è stato considerato dalle principali associazioni delle vittime della strada come «fortemente lesivo della dignità umana e non rispondente al principio di riparazione integrale del danno», si osserva che il confronto europeo sui valori economici dei danni non patrimoniali alla persona confuta integralmente il suddetto assunto in quanto, dai dati provenienti da ANIA, ma ritenuti attendibili e comunque in corso di verifica anche con l'ISVAP, i valori delle invalidità più gravi applicati negli altri Paesi europei, confrontati con quelli applicabili nel minimo (senza personalizzazione) sulla base dell'emanando decreto del Presidente della Repubblica, sarebbero quasi sempre inferiori a quelli che si vorrebbero introdurre in Italia per regolamento, in attuazione della relativa previsione legislativa.
Dall'analisi comparativa emerge in realtà la natura del problema, di carattere eminentemente economico. Per stabilire in concreto il valore di un bene che per definizione non è monetizzabile occorre appellarsi ad un valore convenzionale e Pag. 83questo può essere stabilito solo da un intervento normativo che tenga conto di tutti gli interessi in gioco.
In conclusione, occorre tornare sul problema delle risorse. La RC-auto costituisce un sotto-sistema dell'apparato normativo della responsabilità civile, con tanto di disposizioni speciali che, grazie all'assicurazione obbligatoria, concorrono a realizzare un sistema di protezione sociale.
La circolazione dei veicoli infatti di per sé comporta due tipi di interessi contrapposti: il diritto di circolare e il diritto di essere risarciti per i danni eventualmente subiti dalla circolazione. Il sistema assicurativo è chiamato a conseguire un livello di equilibrio tra le risorse disponibili per assicurarsi e le risorse necessarie per risarcire le vittime. La sostenibilità economica del sistema di protezione assicurativa dipende quindi anche dai livelli economici dei risarcimenti dei danni alla persona. A maggiori livelli di protezione corrispondono maggiori risorse da acquisire dai premi assicurativi e quindi maggiori costi e tariffe.
È questa l'equazione che deve essere risolta quando si affronta il problema, certamente di elevato valore sociale, della tutela delle vittime.
Infine, anche in merito alla richiesta di ritirare il provvedimento in quanto ingiustificato e lesivo dei diritti dei danneggiati, si ritiene che tale impegno possa essere mantenuto nel suo aspetto sostanziale, ovvero come impegno a riesaminare e valutare con la massima attenzione tutte le questioni poste - in occasione della concertazione con il competente Ministero della salute per la predisposizione del testo da sottoporre all'esame definitivo del Consiglio dei Ministri e, poi, naturalmente, in occasione di tale esame conclusivo da parte del Governo - tenendo conto di tutti gli ulteriori elementi di valutazione nel frattempo acquisiti, ivi compresi, naturalmente, quelli contenuti nel predetto parere dell'alto organo consultivo.
Piuttosto che ritirare il provvedimento si ritiene in altre parole preferibile proporlo al Consiglio dei Ministri per la sua approvazione definitiva in un testo che tenga conto di tutti i suggerimenti del Consiglio di Stato ed anche delle esigenze sottese alla interpellanza urgente in argomento, determinando anche una necessaria armonizzazione ed una sostenibile revisione in aumento dei risarcimenti che ne conseguono.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto, nel senso che, nella prima parte, vorrei sottolineare due aspetti che non mi hanno convinto.
In primo luogo, il rappresentante del Governo faceva riferimento alle motivazioni alla base di questa lunga istruttoria e cioè al contenimento delle tariffe. Le ho già dimostrato quello che penso, che comunque si evince dai dati e dalla relazione dell'allora presidente dell'Authority per la concorrenza ed il mercato, ed oggi suo collega di Governo, Antonio Catricalà, che si è lungamente soffermato sul settore specifico dell'assicurazione, dell'RC-auto e delle tariffe, criticando la politica dei prestiti che è diventata inaccettabile.
Quindi, a fronte di provvedimenti che questo Parlamento ha preso più volte a favore del mondo assicurativo, proprio in virtù di quella polemica che più volte viene portata come giustificazione di questa serie di provvedimenti, e cioè che vi sono molte truffe nel settore risarcimenti danni assicurativo auto, è stata presa una serie di provvedimenti, quali l'indennizzo diretto, la suddetta tabella e così via, che poi, di fatto, non hanno portato a quella promessa di diminuzione delle tariffe.
Mi permetto di sottolineare al rappresentante del Governo che nella fase anche di dibattito, come annunciato, è bene che la pongano tale questione, perché non è possibile che tutte le volte che prendiamo provvedimenti che permettono la riduzione delle tariffe avvenga esattamente il contrario.
Il secondo aspetto che pongo alla sua cortese attenzione, anche in virtù della cortesia della sua risposta, è che non è Pag. 84possibile che queste istruttorie avvengano solamente con un interlocutore. Lei, infatti, mi ha citato più volte i dati che vengono forniti da ANIA e dall'Isvap, ma l'ANIA è l'associazione delle assicurazioni e, se si va a guardare chi sono i presidenti dell'Isvap, si nota che sono tutti ex dirigenti di assicurazioni, perché in questo Paese abbiamo anche questa anomalia stranissima, mentre la controparte non viene mai sentita. Credo, invece, che questo sia importante in un'istruttoria e già che, prima o poi, qualcuno non solo sollevi, ma ponga una soluzione a ciò, perché non è possibile che il controllato diventi anche controllore in una fase della sua vita, è un fatto inaccettabile. È impensabile che un presidente dell'Isvap abbia svolto funzioni di dirigente in una società di assicurazione, perché è evidente che vi è un conflitto di interessi palese sotto gli occhi di tutti. Questi aspetti sono, secondo me, da sottolineare.
Colgo con grande soddisfazione, invece, la parte finale della sua risposta, nella quale, appunto, si evidenzia la necessità di procedere ad una revisione di queste tabelle sulla base di eventuali approfondimenti. Per cui, attendo il Governo nella fase finale di adozione del regolamento su queste tabelle, fiducioso che vi siano elementi di novità, anche in virtù della sentenza del Consiglio di Stato e, quindi, in realtà, sotto questi aspetti, mi ritengo molto soddisfatto e la ringrazio per la sua risposta.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 7 febbraio 2012, alle 11,30:

1. - Discussione della mozione Volontè ed altri n. 1-00817 recante iniziative in ambito comunitario ed internazionale in materia di tassazione delle transazioni finanziarie (per la discussione sulle linee generali).

(ore 15)

2. - Seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00826, Fluvi ed altri n. 1-00830, Cambursano ed altri n. 1-00831, Moffa ed altri n. 1-00832, Dozzo ed altri n. 1-00833, Leo ed altri n. 1-00843 e Di Biagio, Galletti, Pisicchio ed altri n. 1-00847 concernenti iniziative per il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale.

3. Seguito della discussione della mozione Volontè ed altri n. 1-00817 recante iniziative in ambito comunitario ed internazionale in materia di tassazione delle transazioni finanziarie.

(al termine delle votazioni)

4. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 3074 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione) (C. 4909).

La seduta termina alle 18,15.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI ANTONIO RAZZI E NICOLA FORMICHELLA SUL DISEGNO DI LEGGE N. 4623-A

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole ministro, nell'annunciare il voto positivo del gruppo parlamentare «Popolo e territorio» al provvedimento all'esame dell'Assemblea non si può non mettere in evidenza le Pag. 85incongruenze e i ritardi con i quali ci apprestiamo ad approvare la legge comunitaria 2011.
La legge n. 11 del 2005 prevede infatti che tale disegno di legge sia presentato entro il 31 gennaio di ciascun anno affinché sia esaminato dall'Assemblea in tempi certi ed in maniera approfondita. Purtroppo l'iter tortuoso e difficile che ha portato all'approvazione della legge comunitaria 2010 si è riflesso sui provvedimenti successivi ed oggi più che mai appare urgente l'approvazione di una riforma delle procedure d'esame della legge comunitaria attualmente all'esame dell'altro ramo del Parlamento.
Stante questa situazione non si può non rilevare come l'attuale disegno di legge in discussione contenga un elemento di grande novità e cioè che il termine della delega legislativa non coincida più con quello del recepimento fissato nelle singole direttive, ma che sia stato anticipato di due mesi. Con l'introduzione di questa novità il governo precedente ha tracciato una strada per evitare il rischio di procedure di infrazione per mancata attuazione delle direttive. Come è noto, infatti, dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, vi è il rischio di incorrere in sanzioni pecuniarie e, in questo modo, si è cercato di riparare gli eventuali danni economici per il nostro Paese.
In questo campo appare del tutto evidente che non si possono attuare semplificazioni e che il ruolo del Parlamento, oltretutto in una fase particolare come questa, abbia una rilevanza eccezionale. È di fondamentale importanza conoscere in maniera approfondita il cammino che il Governo intende attuare nel recepimento delle direttive europee, cosa questa di cui a nessuno può sfuggire la valenza politica e che, riteniamo, il Governo saprà tenere nella giusta considerazione, tenendo conto del disegno di riforma della legge n. 11 del 2005 che mette, appunto, in grande evidenza il raccordo tra Parlamento e Governo nelle decisioni finali in materia di politiche europee.
In tempi in cui la stessa esistenza dell'Unione Europea appare in discussione non si possono affrontare temi, come quello dell'integrazione europea, del processo normativo europeo, della partecipazione dell'Italia alle principali scelte politiche (su mercato interno e concorrenza, sulla politica agricola e sulla pesca, sulle scelte in materia di trasporti o sulle nuove tecnologie) in maniera differita e di conseguenza parziale se non inutile.
Per questo il Parlamento deve essere, oggi più di ieri, vigile ed attento garantendo tempi certi per l'esame e l'approvazione del disegno di legge comunitaria e della conseguente relazione consuntiva, consentendo così un intervento più diretto del nostro Paese sul processo decisionale dell'Unione Europea.
In questo senso, stante il ruolo determinante svolto dal nostro Paese in merito alla costituzione e al rafforzamento dell'Unione Europea come entità politica, vanno rafforzate le prerogative del Parlamento nei processi decisionali dell'Europa e, nello stesso tempo, vanno trovati strumenti certi che obblighino il Governo a dare conto degli esiti degli impegni approvati in sede parlamentare.
La recente approvazione in questa Aula di mozioni in merito alla politica europea dell'Italia hanno dimostrato l'attenzione su questo tema dell'intero Parlamento ed hanno ribadito la volontà di dare un sostegno al Governo, affinché il nostro Paese ritrovi il ruolo che gli appartiene di diritto all'interno della Comunità Europea.
Viviamo un periodo di forte tensione nell'area della Comunità Europea e spesso non si è vista quell'unità politica necessaria ad affrontare una crisi economica che tendeva e tende a speculare nell'area dell'euro.
Per questo pensiamo che la legge comunitaria non può essere svincolata dal necessario rafforzamento dell'integrazione economica a livello europeo. In questo senso come gruppo parlamentare abbiamo insistito sul fatto che in Europa il Governo abbia un'azione coerente e decisa affinché si arrivi ad un maggiore coordinamento a livello continentale sulle politiche di sviluppo Pag. 86 e di crescita che devono rappresentare la priorità politica dell'Europa in questa fase.
Il gruppo di Popolo e Territorio nel confermare il proprio voto positivo al provvedimento in esame ribadisce, con forza, che l'obiettivo irrinunciabile rimane quello di arrivare ad un'Europa dei popoli e non ad un'Europa dove a prevalere siano i tecnocrati e le burocrazie.

NICOLA FORMICHELLA. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo del Popolo della Libertà esprimerà un convinto voto favorevole sia sul disegno di legge comunitaria 2011 sia sulla risoluzione relativa alla relazione annuale consuntiva relativa al 2011, a prima firma del collega Fucci.
Un voto favorevole giustificato sia da ragioni di metodo, sia da ragioni di merito.
Sul piano del metodo va riconosciuto al precedente governo, e in particolare, alla collega Bernini, il merito di aver presentato, dopo la tormentata vicenda della comunitaria 2010, un disegno di legge comunitaria 2011 snello e limitato alle questioni davvero rilevanti.
In particolare, il testo originario del provvedimento, composto solo dai due allegati con le direttive da recepire e dai principi di delega generali ha di fatto anticipato uno degli aspetti più interessanti del progetto di riforma della legge n. 11 del 2005 approvato all'unanimità dalla Camera il 23 marzo 2011 e attualmente all'esame del Senato.
Sulla base del disegno di legge la Commissione XIV, grazie alla disponibilità di tutti i gruppi parlamentari e del Governo, ha svolto un lavoro al tempo stesso rapido ed approfondito, introducendo modifiche necessarie a garantire l'attuazione di obblighi in scadenza o già scaduti contenuti in atti normativi, procedure di infrazione o sentenze.
Ciò ha determinato sicuramente una crescita del contenuto del disegno di legge originario che contempla ora, accanto alle deleghe per il recepimento di direttive, anche norme di attuazione diretta.
Non voglio soffermarmi sul contenuto delle singole disposizioni introdotte in Commissione, che sono state già illustrate in dettaglio dal Presidente Pescante in qualità di relatore e dai colleghi che sono intervenuti in discussione generale e in sede di esame degli articoli.
Voglio tuttavia ribadire che - finché non sarà approvata definitivamente la modifica della legge n. 11 del 2005 - sarà inevitabile l'inserimento in legge comunitaria di disposizioni dettagliate volte all'attuazione di specifici obblighi europei.
Concludo quindi esprimendo il voto favorevole del mio gruppo ed esprimendo l'auspicio che la rapidità e la qualità del lavoro svolto nell'esame del disegno di legge comunitaria 2011 possa costituire un utile precedente per il futuro, al fine di garantire tempi certi nell'adeguamento del nostro ordinamento interno a quello dell'Unione europea.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO ENRICO FARINONE SULLA RELAZIONE CONSUNTIVA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALL'UNIONE EUROPEA PER L'ANNO 2010 - DOC. LXXXVII, N. 4

ENRICO FARINONE. Questa è la prima relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea presentata ai sensi del nuovo articolo 15 della legge n. 11 del 2005 (si prevedono due relazione del Governo, una consuntiva e una programmatica) che secondo le disposizioni normative dovrebbe fornire al Parlamento elementi utili a valutare gli sviluppi del processo di integrazione europea e della normativa della UE, nonché dell'azione del Governo in sede europea e la conformità delle sue azioni con le decisioni parlamentari.
Rappresenta un ottimo primo passo verso la direzione di un approccio serio e responsabile verso le politiche comunitarie che parte da una riforma della legge n. 11 del 2005 che ci auspichiamo si compia in tempi rapidi e arriva fino al confronto in momenti come questo tra rappresentanti del Governo e Parlamento. Pag. 87
Le politiche europee sono sempre più strettamente connesse alle politiche nazionali: per questo è indispensabile instaurare un circolo virtuoso di scambio di informazioni e di collaborazione Parlamento - Governo per rafforzare la politica europea e il peso del nostro paese in Europa.
La relazione all'esame dell'Aula presenta tuttavia due problemi che ci auguriamo siano risolti nella prossima Relazione consuntiva: la tempistica è assolutamente da rivedere; è inaccettabile il ritardo con cui arriva alla Camera dei Deputati, va rispettato il termine del 31 gennaio (come previsto dall'articolo 15 della legge n. 11 del 2005).
Il Ministro Bernini lo aveva giustificato in sede di audizione in Commissione XIV come effetto della prima applicazione del nuovo articolo 15 della legge n. 11 del 2005; «circostanza che ha determinato un lungo e non facile lavoro di preparazione e raccolta dei contributi delle diverse Amministrazioni.» e dalla mancanza in quel momento di un Ministro per le politiche europee che ha peraltro reso impossibile sollecitare politicamente le Amministrazioni al puntuale rispetto dei tempi e delle indicazioni di contenuto ricevute dal Dipartimento per le politiche europee.
A tale proposito è urgente arrivare ad una rapida approvazione delle modifiche alla disciplina della legge comunitaria così come prospettata dal testo di riforma della legge n. 11 del 2005 approvata alla Camera ormai un anno fa (marzo 2011).
La relazione, inoltre, non reca alcuna indicazione in ordine ai seguiti dati ai pareri espressi dalle Commissioni parlamentari e alle risoluzioni approvate dall'Assemblea.
Nella risoluzione pertanto si chiede al Governo: che si rispetti improrogabilmente il termine del 31 gennaio dell'anno successivo all'anno in oggetto; che le prossime relazioni consuntive presentino una struttura e una forma redazionale più semplice ed esaustiva; che precisi quale seguito ha dato agli atti di indirizzo approvati dalle Camere; quale posizione ha tenuto nell'esame di specifici provvedimenti «sottolineando in quali materie non dovesse conformarsi agli indirizzi parlamentari» (questa frase è stata inserita su iniziativa del nostro gruppo in Commissione); di rafforzare le strutture del Governo come il CIACE e la rappresentanza italiana all'Unione europea; di attivarsi per promuovere l'informazione in materia di integrazione europea in particolare attraverso programmi RAI.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4623-A - Manten. articolo 26 378 378 190 378 38 Resp.
2 Nom. em. 27.300 397 396 1 199 395 1 37 Appr.
3 Nom. articolo 27 404 402 2 202 402 37 Appr.
4 Nom. articolo 28 404 402 2 202 402 36 Appr.
5 Nom. Manten. articolo 29 419 416 3 209 12 404 36 Resp.
6 Nom. em. 14.100 n.f. 464 460 4 231 413 47 31 Appr.
7 Nom. articolo 30 474 471 3 236 470 1 30 Appr.
8 Segr articolo agg. 30.052 476 475 1 238 264 211 29 Appr.
9 Nom. articolo agg. 30.058 449 444 5 223 47 397 30 Resp.
10 Nom. articolo agg. 30.061 462 460 2 231 454 6 30 Appr.
11 Nom. articolo agg. 30.0100 466 462 4 232 461 1 30 Appr.
12 Nom. Ddl 4623-A - odg 9/2 315 312 3 157 13 299 38 Resp.
13 Nom. odg 9/4623-A/3 354 311 43 156 15 296 37 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 18)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/4623-A/9 378 361 17 181 355 6 37 Appr.
15 Nom. odg 9/4623-A/11 386 375 11 188 210 165 37 Appr.
16 Nom. odg 9/4623-A/20 400 377 23 189 238 139 37 Appr.
17 Nom. Ddl 4623-A - voto finale 390 347 43 174 326 21 33 Appr.
18 Nom. Doc. LXXXVII, n. 4 370 363 7 182 312 51 33 Appr.