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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 577 di giovedì 26 gennaio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,40.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 24 gennaio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Brugger, Casini, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Mazzocchi, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Pisicchio, Stefani e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Approvazioni in Commissione (ore 9,44).

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di ieri mercoledì 25 gennaio 2012, la IX Commissione permanente (Trasporti) ha approvato, in sede legislativa, le seguenti proposte di legge: Senatore Magistrelli ed altri: «Modifiche all'articolo 173 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 258, in materia di uso di apparecchi radiotelefonici durante la guida» (Approvata dalla 8a Commissione permanente del Senato) (3901); Biasotti ed altri: «Norme in materia di circolazione stradale nelle aree aeroportuali» (4663).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 4865-A/R) (ore 9,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione n. 4865-A/R, nel testo delle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 4865-A/R - Per le proposte emendative presentate agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 25 gennaio 2012).

(Illustrazione delle proposte emendative - A.C. 4865-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'illustrazione delle proposte emendative, a norma dell'articolo 116 del Regolamento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

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AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, dobbiamo fare tutti uno sforzo e leggere il parere del Comitato per la legislazione prima di affrontare la discussione di questo provvedimento. Anche nel corso d'anno, del 2012, si è sottolineata l'incoerenza del decreto-legge rispetto alle finalità che si prefigge. Come viene segnalato con meritoria puntualità, il contenuto delle disposizioni di questo provvedimento legislativo è eterogeneo, perché prevede deroghe del diritto vigente, introduce norme sostanziali che nulla hanno a che vedere con le proroghe, si prorogano norme di decreti-legge citati con date sbagliate, si prorogano termini di fonti normative di rango inferiore a quello legislativo.
Sottolineo queste criticità al Governo perché, ogni anno, ripetiamo le stesse censure. Lo sottolineo al nuovo Governo, nella più sincera convinzione che non è imputabile al decisore politico questa congerie di disposizioni che farebbe arrossire qualunque studente di giurisprudenza.
La denuncia di queste criticità, signor sottosegretario, è rivolta al Governo perché si assuma l'onere e la responsabilità di richiamare al dovere i propri uffici legislativi, affinché ci si attenga ad un più dignitoso rigore professionale. Mi rivolgo a lei, che è notoriamente sapiente maestro di queste tecniche legislative, alle quali ha dedicato tutta la sua vita professionale per poterle scrivere nel modo migliore e più comprensibile per i cittadini.
Chiaramente, molti errori saranno corretti dalla legge di conversione, ma saranno decorsi i canonici 60 giorni, quando, invece, le disposizioni-vergogna sono già su tutte le scrivanie degli uffici interessati da questo provvedimento legislativo. Non mi soffermerò, pertanto, ad elencare le castronerie giuridicamente rilevate dal Comitato per la legislazione. Voglio solo rilevare due aspetti politici che caratterizzano il provvedimento in esame. Il primo rilievo è che si tratta di un provvedimento asciutto, è solo di 29 articoli.
Non ci troviamo, cioè, di fronte a quei cinquanta, sessanta articoli, come è avvenuto negli anni passati, come per esempio l'anno scorso, dove invece di una semplice proroga termini, ci siamo trovati di fronte ad una mini-manovra di correzione finanziaria, ad un cosiddetto decreto omnibus, dove c'era di tutto.
La seconda considerazione è che abbiamo di fronte un provvedimento che rappresenta l'autodenuncia di un metodo legislativo sbagliato e farraginoso, come ho avuto già modo di sottolineare per altri versi.
Come ha bene sottolineato il relatore Gioacchino Alfano, per conto della Commissione bilancio in sede referente, ci troviamo a denunciare una bassa qualità della nostra legislazione, che si riflette non solo nella gestione della finanza pubblica e nel funzionamento della pubblica amministrazione, ma anche e soprattutto sull'affidabilità e credibilità dello Stato verso i cittadini. Il cittadino, infatti, si trova di fronte ad una pubblica amministrazione che stabilisce obiettivi e impegna risorse con misure legislative, a volte anche roboanti sul piano mediatico e, poi, dopo un anno, sposta in avanti il traguardo perché non ha fatto in tempo ad arrivare.
Senza chiedere scuse e sottoporsi a giudizio, lo stesso legislatore che aveva promesso di soddisfare un bisogno o raggiungere un obiettivo entro un certo tempo, chiedendo risorse finanziarie ai contribuenti, oggi dice: non era vero, non ce la faccio. Dobbiamo spostare in avanti la data, dobbiamo prorogare. Di qualche mese? Di alcuni mesi? No, di qualche anno, persino di alcuni anni, come leggiamo in alcune misure. Questo modo di programmare l'attività della pubblica amministrazione, senza un serio studio dell'impatto della legislazione sul sistema economico, è deleterio e a volte disastroso nei confronti di famiglie e di imprese. È un metodo di legiferare che andrebbe definito scellerato, perché abbassa e compromette non solo la credibilità della pubblica amministrazione e della politica, ma incide, vulnerandolo, il principio di legalità, assottigliandolo in un pressappochismo delle istituzioni che genera la vera antipolitica e la sfiducia nello Stato. E questo è tanto Pag. 3più aggravato quando si pensa che il metodo di normare è ancora peggiore negli enti locali e in alcune regioni.
Ho voluto sottolineare al nuovo Governo che non ha alcuna responsabilità di questo modo di legiferare, affinché inverta, come e dove può, tali insostenibili stress normativi, se veramente si vuole passare dalle parole ai fatti in materia di semplificazione. Non basta, cioè, fare falò, ma occorre anche farsi capire.
In questo intervento, in ossequio al Regolamento, voglio soffermarmi su alcuni emendamenti, ma con una premessa di carattere politico. È cambiato il rapporto politico tra Governo e Parlamento. Con il precedente Governo, i provvedimenti venivano proposti e trattati in sede referente in una logica di blindatura, che, nella migliore delle ipotesi, si risolveva con qualche aggiustamento all'interno della maggioranza: lo posso dire sulla base dei fatti da tutti constatabili. Con questo provvedimento, ma anche con il decreto «salva Italia», la discussione è avvenuta alla luce del sole, in Commissione, attraverso un confronto aperto tra maggioranza ed opposizione, e, tra queste, il Governo. Gli emendamenti approvati sono stati non solo quelli dei relatori, ma anche quelli dei parlamentari, tra cui molti dell'opposizione, quando erano costruttivi e ponderati. Va detto che il Governo non ha presentato emendamenti, essendosi rimesso alla dialettica parlamentare, ad eccezione di quello relativo alla soppressione dell'articolo 28-bis, il quale - come notoriamente ricordato dai media - tratta la sanatoria sulle affissioni elettorali. È in tale scenario che sono stati discussi ed approvati importanti emendamenti sui quali l'UdC ha dato il suo decisivo contributo, sia nella proposta, che nella trattazione. Voglio citarne solo alcuni. Abbiamo riscritto le disposizioni previdenziali del decreto «salva Italia».
La prima riguarda i cosiddetti esodati, ossia quei lavoratori che avevano risolto il loro rapporto di lavoro prima che entrasse in vigore la riforma previdenziale, in base ad accordi individuali con il datore di lavoro, sulla base della vecchia normativa previdenziale. Abbiamo stabilito come e quando possono essere fatti valere questi diritti.
La seconda questione ha riguardato i cosiddetti lavoratori precoci, ossia quei lavoratori ai quali è stata allungata l'anzianità di servizio oltre i quarant'anni, considerando l'effettiva anzianità di servizio. È rilevante, per l'Unione di Centro, sottolineare come il computo dell'effettivo servizio sia stato considerato tenendo conto dell'astensione obbligatoria per maternità; un chiaro riconoscimento per la donna madre che lavora e quindi di difesa della maternità, cosa che ci sta a cuore in tutti i provvedimenti e non potevamo, certamente, tralasciare questo.
Su queste due misure si è sviluppata un'intensa discussione in seno alle Commissioni riunite e tra queste e il Governo. La Lega Nord e il PdL, ma anche qualche Ministro, hanno ritenuto inadeguata e non condivisibile la copertura indicata in un primo tempo, dallo stesso Governo, per i lavoratori cosiddetti precoci, attraverso un incremento progressivo delle aliquote contributive e pensionistiche riguardanti i lavoratori autonomi. Si trattava di un aumento di circa 12 euro per ciascuno, in ragione d'anno, soprattutto per il 2013, alla data di decorrenza del versamento del contributo, e saliva a poco più di 15 euro, a regime, nel 2014 e nel 2015. Questo contributo avrebbe, tra l'altro, migliorato la posizione contributiva dei rendimenti per la pensione proprio per i lavoratori autonomi, dal momento che oggi si applica il sistema contributivo per tutti ed è interesse riallineare le posizioni contributive più deboli per poter avere, proprio in vecchiaia, una pensione migliore.
Noi dell'Unione di Centro abbiamo condiviso questa copertura perché ritenuta irrilevante ai fini fiscali, ma virtuosa soprattutto per i giovani, perché un tempo, con la vecchia previdenza, i primi anni erano inconsistenti dal punto di vista della formazione della posizione previdenziale, adesso, invece, con il sistema contributivo, i primi anni sono rilevanti quanto gli ultimi e soprattutto i giovani, pertanto, devono tener conto che il fatto di formare Pag. 4una posizione contributiva nei primi anni se lo ritroveranno in vecchiaia. È prevalsa, però, la logica della demagogia elettoralistica; condividiamo pertanto la nuova copertura a valere sull'accisa sui tabacchi. Abbiamo, invece, condiviso la copertura finanziaria per i lavoratori esodati che, per la parte eccedente le previsioni del decreto «salva Italia», ricorre, con la norma di salvaguardia di cui articolo 6-bis, all'incremento delle aliquote contributive non pensionistiche a carico dei datori di lavoro destinate a finanziare la cassa integrazione guadagni. Non abbiamo inciso sui saldi di finanza pubblica tutelando dei soggetti fortemente danneggiati dalla riforma previdenziale; abbiamo fatto giustizia sociale senza aumentare la spesa pubblica.
Voglio sottolineare gli emendamenti dell'Unione di Centro volti a prorogare, di alcuni mesi, la modifica dei bilanci di tutte le casse di previdenza delle professioni intellettuali per adeguare i loro sistemi pensionistici al sistema contributivo. Voglio ricordare l'inclusione di altri comuni alluvionati, come per esempio Messina, nel novero dei comuni della Liguria per i quali sono stati sospesi i termini di versamento dei contributi e dei tributi. Voglio ricordare la proroga, approvata all'unanimità, per un altro triennio, fino al 2014, del contributo annuale di 50 milioni di euro quale quota di risarcimento dei danni ai profughi italiani cacciati dalla Libia dal dittatore Gheddafi.
Voglio inoltre sottolineare la cancellazione della sanatoria sulle sanzioni della pubblicità elettorale illegale fatta fuori dagli spazi elettorali, questo è stato un ripensamento utile e responsabile da parte di coloro che l'avevano concepita in un primo momento. Soprattutto, è stato un ripensamento - lo dobbiamo confessare - venuto dai media, dall'indignazione di una parte dell'opinione pubblica, ed è merito di quei parlamentari che hanno avuto l'orecchio predisposto all'ascolto e hanno recepito. Si tratta, però, di riordinare la normativa del settore, perché ha molte contraddizioni. Ci fidiamo della promessa del Governo di farlo in sede di seconda lettura al Senato, così come ci fidiamo, per l'espressa volontà del Governo, di risolvere al Senato questioni rimaste aperte, per quanto riguarda il settore ittico, l'allineamento del sistema previdenziale alle peculiarità della scuola, la questione dei lavoratori esodati delle aziende pubbliche e la questione della mutualità generale dei professionisti dello sport.
Abbiamo lavorato bene in merito alle seguenti questioni: le attività intra moenia laddove non è ancora praticabile negli ospedali; il personale educativo degli enti locali; l'attività dell'agenzia per le infrastrutture; i lavoratori frontalieri; la gestione delle federazioni sportive aderenti al CONI; il sostegno all'editoria minore per le spese di spedizione postale; i diritti d'autore; la proroga delle convenzioni dell'API con le piccole e medie imprese; la durata dei vincoli urbanistici per le aree edificabili. Si tratta di una serie di proposte costruttive che hanno completato il decreto proroga termini.
Abbiamo lavorato bene, con il metodo del confronto parlamentare, che abbiamo auspicato già dal 2008. Abbiamo valorizzato la nostra democrazia parlamentare. Con l'occasione voglio ringraziare quanti hanno favorito questo confronto, perché possa perdurare per altri importanti provvedimenti, mi riferisco ai presidenti di Commissione Bruno e Giorgetti, ai relatori Gioacchino Alfano e Bressa e ai sottosegretari D'Andrea e Polillo, che ci hanno seguito. Pertanto giudichiamo positivo questo provvedimento, per le considerazioni fatte (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e del deputato Cambursano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, ascoltavo il collega e mi veniva da pensare: l'ho visto nelle Commissioni insieme a tutti noi, forse, però, si era distratto, perché tutta questa collaborazione tra i vari gruppi che adesso sostengono il Governo, questa armonia, quest'amore e accordo che adesso tanto ci decantava non mi sembra averli colti durante Pag. 5i lavori delle Commissioni. Anzi, era un susseguirsi di trappole e ripicche, piccoli ricatti: «voto questo se votate l'altro», e così via, fatto tra i gruppi di maggioranza. Tanto è vero che ci siamo ritrovati più che in opposizione, in minoranza: all'interno delle Commissioni eravamo una minoranza che assisteva ai lavori degli altri gruppi fra maggioranze e opposizioni interne ai gruppi stessi, tant'è che il risultato di questo provvedimento non è ancora definito adesso che è stata posta la questione di fiducia, non era definito quando si è completato l'iter della discussione sulle linee generali, non era definito quando si è arrivati in Aula la prima volta, si è dovuto tornare di nuovo nelle Commissioni e non è stato definito nemmeno la seconda volta. Quindi, nonostante le belle parole del collega, non credo questo sia un metodo che porterà molto lontano il Governo, nella trattazione delle altre tematiche che saranno in esame nei prossimi mesi. Noi, come gruppo della Lega, ci siamo preoccupati di presentare proposte emendative a questo testo, al «milleproroghe», che tutti gli anni vede la luce in questo periodo per prorogare termini che, di solito, non si riescono a mantenere e a rispettare.
È una prassi normale che si ripete da molto tempo, forse da sempre, e che probabilmente con dei regolamenti fatti, redatti e trattati in maniera diversa, forse si potrebbe anche modificare, rendendola più precisa. Mi riferisco ai regolamenti che ogni tanto vengono ricordati in Aula come essere poco consoni al lavoro che dobbiamo svolgere. Ricordo il primo intervento in quest'Aula di un nostro collega che adesso fa il sindaco, Luciano Dussin, nel quale egli richiamava il fatto che i lavori parlamentari sono sempre rallentati soprattutto nell'applicazione del Regolamento e chiedeva semplicemente, magari, di cominciare ad adottare quello del Senato, prima di riuscire a farne uno tutto nostro. Questo avrebbe consentito probabilmente di lavorare meglio in questi ultimi tre anni e di produrre qualcosa di più. Magari alcune cose che sono contenute adesso nel decreto-legge «milleproroghe» e che non hanno ancora visto la luce definitiva, saremmo riusciti a portarli a termine prima. La Presidenza della Camera, forse perché modificando il Regolamento avrebbe perso gran parte della sua posizione di privilegio, e quindi della visibilità di cui gode in questo momento, non ha ritenuto di dover procedere a questa modifica, salvo ricordarci in televisione, spesso e volentieri, come il Parlamento lavori male, come i deputati facciano poco e male, come siano pagati troppo e così via; però in prima persona essa non si è mai adoperata per cercare di modificare questa situazione.
Gli emendamenti che abbiamo presentato sono puntuali rispetto al contenuto del «milleproroghe». Abbiamo presentato numerosi emendamenti sulla questione pensioni, cercando cioè di modificare quanto il decreto-legge «salva Italia» aveva appena cambiato. Alcune cose siamo anche riusciti ad ottenerle in questo tema (un emendamento di un nostro collega è stato accolto), però ci sono alcuni problemi che poi chiederò al Governo se ha saputo risolvere.
Siamo intervenuti sulla questione SISTRI, perché non è possibile che vengano equiparati i grandi trasportatori di rifiuti con i piccoli artigiani che devono trasportare la carriola di materiale di risulta della loro attività. Anche lì un nostro emendamento è stato in parte accolto e si è andati perlomeno ad equiparare l'entrata in vigore di questi due sistemi di verifica e di controllo.
Abbiamo chiesto di prorogare la cancellazione dell'utilizzo delle vecchie lire, perché qualcuno magari le aveva messe da parte, pensando di poterle spendere in un tempo che la legge gli consentiva, e adesso invece se le ritrova di fatto annullate, con una conseguente perdita di soldi.
Abbiamo chiesto che negli interventi a favore degli alluvionati della Liguria e delle altre zone d'Italia, potessero essere comprese anche le alluvioni del Veneto dello scorso anno, che hanno causato i medesimi danni, interessando anzi delle aree anche molto più vaste. Pag. 6
Ci siamo domandati come mai solamente per gli immobili della difesa nel comune di Roma venga stabilita una proroga che consenta di alienarli, destinando circa 600 milioni di euro esclusivamente a favore dello stesso comune di Roma, che ha un debito più o meno assestato (perché poi non si riesce mai a definire con precisione) di circa 12 miliardi da solo (quasi metà dell'altra manovra). Penso che il comune di Roma - con questo debito - avrebbe dovuto interessarsi molto prima di poter avere ed usufruire di questi 600 milioni, invece di chiedere nuovamente una proroga. Abbiamo proposto perlomeno di ridurre il tempo entro il quale il comune si debba dare da fare per cercare di recuperare questi soldi.
Abbiamo chiesto un intervento sulla concessione che ha in essere Radio Radicale, circa la continua proroga dell'affidamento alla radio del servizio di trasmissione dei lavori parlamentari. Poiché si sta cercando di liberalizzare anche ciò che è illiberalizzabile, questo servizio pubblico potrebbe essere benissimo messo sul mercato, magari anche scontando qualcosa rispetto a quello che la Camera paga adesso a Radio Radicale; invece esso non viene posto in libertà e quindi c'è una sorta di monopolio della radio stessa nella trasmissione dei nostri lavori. Con i nuovi sistemi elettronici, Internet, le radio e così via, potremmo risparmiare qualcosa anche in quello.
Ci siamo chiesti perché, visto che l'albo dei segretari comunali è stato sciolto, i comuni debbano essere costretti a continuare a pagare, a versare ancora parte dei loro contributi, che a malapena riescono a raccogliere dal territorio, a questa fantomatica agenzia, quando i segretari sono adesso dipendenti del Ministero dell'interno.
Abbiamo chiesto di rivedere la questione delle province, perché tutti si stanno facendo belli chiedendone l'abolizione, ma poi, all'atto pratico, non si riesce a portarla avanti per un dato semplice: è praticamente impossibile eliminare le province così, semplicemente togliendo la parola province dalla Costituzione, perché, altrimenti, come avevamo già suggerito, se volessimo risparmiare molti più soldi, potremmo eliminare la parola Stato dalla Costituzione e, paragonando questo intervento, risparmieremmo qualche migliaia di miliardi di euro.
La questione province però, per esempio, ieri ha avuto anche uno sviluppo interessante da parte del Ministro Gnudi, che sugli affari regionali ha la competenza, il quale ci ha detto che, secondo lui, visto che l'Italia si è formata su base provinciale, l'eliminazione delle province è un controsenso, e che esse andrebbero razionalizzate (e sicuramente non è stato molto intelligente magari realizzarne di nuove di piccole dimensioni e con pochi abitanti). Quindi, il Governo si è contraddetto al suo interno. Io ho chiesto al Ministro se parlava a titolo personale, mi ha detto che ha risposto come Governo. Pertanto, restiamo in attesa di capire se il Governo ritirerà il decreto con il quale chiedeva di abrogare, commissariare le province.
Poi, all'interno di questa discussione, volevo ritornare su quanto ieri ho sollevato e chiesto al Ministro Giarda al momento dell'apposizione della questione di fiducia. Sull'emendamento 6.55, emendamento che doveva in qualche modo rivedere appunto la questione pensionistica e trovare una copertura diversa rispetto a quella che era stata trovata in un primo momento aumentando il prelievo ai lavoratori autonomi per riuscire a pagare le pensioni agli altri, su questo punto, in Commissione, il Governo si era impegnato ad indicare la copertura di questa diversa allocazione delle poste nel bilancio, e si era impegnato a comunicarcelo prima della questione di fiducia.
Ieri sera il Ministro Giarda non ha saputo o voluto risponderci sul tema, che però non è una questione irrilevante. Noi abbiamo avuto due diverse versioni di questo emendamento, la cui copertura abbiamo contestato. Premesso che siamo d'accordo, siamo favorevoli al fatto che sia stato tolto l'aspetto peggiorativo sui lavoratori autonomi - e quindi questa è una parte dell'emendamento a cui siamo favorevoli - sulla questione copertura vi è un Pag. 7grosso problema perché la prima versione diceva che l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato può proporre al Ministero dell'economia e delle finanze di disporre con propri decreti di provvedere per la copertura. Già uno che può proporre può anche non farlo e, anche se lo facesse, uno che può poi disporre potrebbe anche non farlo. La seconda versione ha tolto il «può proporre» dal primo, ma lascia la disponibilità di disporne o meno.
Quindi, già viene usato un termine strano, poi ci si chiede se la copertura esista o meno, qualcuno potrebbe anche non trovarla. In ogni caso, la relazione tecnica, che ci era stato detto che avremmo avuto ieri, siamo in grado di averla adesso? È stata depositata agli atti? Noi vogliamo votare questo provvedimento, questa questione di fiducia, sapendo esattamente cosa stiamo votando, perché - l'ho detto per assurdo ieri sera - magari siamo anche favorevoli, ma ci costringete a votare contro perché non sappiamo di che morte morire.
Rifaccio la domanda agli esponenti del Governo; inoltre volevo sollevare una questione. Vi è stato un accordo tra tutti i gruppi, un accordo, si dice, tra gentiluomini e, quindi, siccome «tra gentiluomini» è al plurale, bisogna che i gentiluomini siano da tutte e due le parti. Noi lo stiamo rispettando, però vorremmo avere lo stesso rispetto da parte del Governo. Adesso io non voglio stare qui a fare il Giachetti della situazione e ricordare che nel pomeriggio avremo all'esame tutti gli ordini del giorno, con dieci minuti a testa a disposizione, eccetera eccetera. Tuttavia, mi sembra chiaro che la questione vada risolta questa mattina, altrimenti ci potrebbero essere dei problemi nel pomeriggio. Quindi, invito di nuovo il Governo a darmi una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, stiamo discutendo di questo provvedimento riguardante la proroga di termini. Un grande lavoro è stato fatto dalle Commissioni congiunte, bilancio e affari costituzionali, che hanno valutato e approvato o meno una serie di emendamenti.
La Lega Nord Padania ha presentato pochi emendamenti, una settantina. Si tratta di emendamenti non di bandiera, ma che avevano l'obiettivo di tenere davvero conto della realtà degli enti locali, ad esempio, della realtà territoriale.
Noi siamo un movimento i cui componenti vivono sul territorio, a contatto stretto con le amministrazioni e con i cittadini e per questo motivo abbiamo presentato una serie di emendamenti che davvero andavano incontro alle esigenze spicciole della realtà che noi viviamo quotidianamente. L'onorevole Ciccanti, che è intervenuto prima di noi, si è espresso dicendo che in Commissione sono stati approvati molti emendamenti dell'opposizione. Poiché la Lega Nord è l'unico movimento di opposizione presente in questa Camera, devo dire che sinceramente non ci siamo accorti del fatto che siano stati approvati molti emendamenti dell'opposizione. Sono stati approvati pochissimi emendamenti della Lega Nord su temi come il SISTRI, le pensioni, la proroga per l'approvazione dei bilanci degli enti locali, ma moltissimi emendamenti, che noi ritenevamo essenziali, non sono stati valutati positivamente.
Vorrei ricordarne alcuni. Ad esempio, abbiamo presentato un emendamento che prorogava per tutto l'anno 2012 l'obbligo di ottenere la licenza del questore per poter aprire gli internet point. Abbiamo presentato emendamenti volti a sbloccare una parte dei residui passivi per gli enti locali per gli anni 2012, 2013 e 2014, per consentire il pagamento da parte degli enti locali, ad esempio, delle fatture delle piccole imprese e dei fornitori che lavorano per la pubblica amministrazione.
Come ha ricordato il collega Vanalli, abbiamo chiesto la soppressione dei contributi a favore dell'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali. L'Agenzia è stata soppressa, le competenze sono state trasferite al Ministero dell'interno e non si capisce per Pag. 8quale motivo i comuni debbano ancora versare una quota parte a favore di una agenzia che ormai non esiste più. Abbiamo chiesto una proroga al limite dell'indebitamento degli enti locali. Infatti, gli enti locali non solo non potranno sostenere investimenti, ma avranno concreti problemi per poter pagare i mutui già assunti, visto che il tetto è stato abbassato all'8 per cento, già per l'anno 2012.
Stupisce comunque che il Governo non abbia considerato con attenzione e non abbia valutato positivamente gli emendamenti da noi presentati. Nel darmi una giustificazione credo di poter dire che un Governo fatto di professori non abbia nessuna conoscenza spicciola dell'amministrazione di un ente, piccolo o grande che sia, non abbia conoscenza delle problematiche quotidiane, non si renda conto che tra il dire e il fare c'è una grande differenza, non si renda conto che nell'applicare le leggi che riguardano l'ordinamento e la funzionalità degli enti locali occorra esercitare un minimo di elasticità proprio per consentire una maggiore operatività.
Stupisce che il Governo non abbia valutato e considerato provvedimenti che andassero a premiare gli enti locali virtuosi facendo di tutta l'erba un fascio e andando a danneggiare non solo gli enti che sprecano e non solo gli enti che hanno un personale numeroso al di là di ogni ragionevole valutazione, e non abbia premiato gli enti virtuosi che fanno bene nel loro territorio e che danno servizi ai propri cittadini.
Stupisce una maggioranza che, come abbiamo verificato durante i lavori della Commissione, abbia accettato di votare negativamente su alcuni provvedimenti mandando probabilmente giù dei grossi rospi. Stupisce che il relatore della I Commissione (affari costituzionali), persona scrupolosa e competente, non abbia dato parere favorevole su emendamenti che avrebbero davvero migliorato questo testo.
Vorrei soffermarmi per un attimo sugli emendamenti presentati dalla Lega Nord in materia di province.
Sappiamo tutti che la cosiddetta manovra «salva Italia», il decreto Monti, il decreto-legge n. 201 del 2011, è «salva Italia» per modo di dire, viste le proteste che si stanno susseguendo, in questi giorni, e che sono portate avanti da larghissima parte dei cittadini e delle categorie imprenditoriali e sociali. Il decreto-legge ha previsto una soppressione, senza abrogazione espressa delle disposizioni, delle province, andando a colpire non solo gli organi delle province e la composizione del consiglio provinciale ma anche andando a rinviare ad una legge, che dovrà essere adottata entro il 31 dicembre 2012, la materia elettorale in ordine alle province, svuotando anche l'ente provincia di ogni contenuto e operatività.
Stupisce che il Governo e la maggioranza, costituita dal Partito Democratico, dall'Unione di Centro per il Terzo Polo e dal Popolo della Libertà, non abbiano considerato con favore gli emendamenti che avevamo proposto per ottenere una proroga dell'entrata in vigore di queste disposizioni, posto che già per le province, che dovrebbero procedere alle elezioni nella primavera del 2012, quindi fra pochi mesi, è previsto un commissariamento dove si prende a riferimento l'articolo 141 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali che non prevede, tra l'altro, tra i casi di commissariamento la fattispecie considerata nel decreto-legge.
Questo stupisce perché da più parti è stato detto che il costo delle province è pari all'1 per cento del PIL e anche uno studio dell'università Bocconi dimostra che svuotare l'ente provincia, affidando compiti e funzioni ai comuni, non comporterà risparmi di spesa ma, semplicemente, una maggiore confusione e una minore risposta alle esigenze del territorio.
Stupisce anche - e qui mi ricollego alla mia precedente considerazione, dove dicevo che probabilmente i componenti del Governo non sanno come funzionano gli enti locali - che non si siano tenuti in considerazione gli emendamenti, perché se faccio riferimento al Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, che si riferisce indifferentemente, in tante Pag. 9norme, a comuni e province o a sindaco e presidente di provincia, con l'entrata in vigore del decreto-legge n. 201 del 2011 e con la mancata espressa abrogazione di disposizioni tutta la lettura del Testo unico risulta confusa e di difficile applicazione.
A questo punto, faccio un piccolissimo riferimento. Nel momento in cui si parla di autonomia statutaria degli enti locali che, lo ricordo, è riconosciuta da un articolo della Costituzione, e poi penso all'entrata in vigore delle norme del decreto-legge n. 201 del 2011 sulle province, credo che cessi, di fatto, l'autonomia statutaria delle province, che avranno solo funzioni di indirizzo e di coordinamento, che vedranno svuotate le proprie competenze e che non avranno quei compiti che adesso rendono l'ente provincia davvero l'organo sovraordinato ai comuni e che consente il coordinamento dell'attività su grandi temi in un determinato territorio.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pastore.

MARIA PIERA PASTORE. Concludo, signor Presidente. Come ho già detto, abbiamo presentato emendamenti per procrastinare l'entrata in vigore delle norme del decreto-legge n. 201 del 2011 sulle province. La risposta che ci è stata data, informalmente, è che approvando i nostri emendamenti si sarebbe snaturato lo stesso decreto-legge. Devo ammettere che credo a questa risposta, perché si tratta di una risposta ragionevole. Se penso al decreto-legge n. 201 del 2011 noto che esso è fatto semplicemente di aumenti di tasse e gli unici ritocchi di spesa sono dati dall'intervento sulle pensioni, con il passaggio al sistema contributivo e con l'innalzamento dell'età pensionabile, e con la soppressione tacita e contro Costituzione delle province. Dunque, certamente la giustificazione data dal Governo ha una sua ragionevolezza, perché se si prorogassero gli interventi sulle province il decreto-legge n. 201 del 2011 risulterebbe, con grande ovvietà, solo un elenco di maggiori tasse.
Non disperiamo, però, perché credo che forse con un po' di buona volontà, dopo aver anche udito quello che è stato detto dal Ministro Gnudi, si potrà intervenire, magari in altri modi, per consentire anche alla Commissione affari costituzionali, che sta da tempo valutando proposte di legge sulle province, di arrivare ad una proposta di legge costituzionale per la revisione delle circoscrizioni provinciali.
Signor Presidente, concludo il mio intervento e ringrazio per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo poiché l'onorevole Vanalli, a conclusione del suo intervento, mi ha chiamato in causa sull'ordine dei lavori anche in relazione - non so se lei ha ascoltato il suo intervento nella fase finale - al percorso che ci troviamo di fronte.
Vorrei dire all'onorevole Vanalli che ovviamente noi - come gruppo del Partito Democratico - auspichiamo che questo Governo, a differenza di quello che ha fatto puntualmente il Governo precedente, dia le risposte che sono state richieste in Commissione ed in altre sedi.
Qui non stiamo parlando, onorevole Vanalli, di un accordo tra gentiluomini - do per scontato che siamo gentiluomini tutti e ci mancherebbe altro - ma stiamo parlando di un accordo formale, sancito nell'ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo che ha delineato un percorso in ragione del quale, su richiesta della Lega, il voto su questo provvedimento slitta alla settimana prossima. È del tutto evidente che, se il gruppo della Lega Nord mette in discussione questo accordo, ci sarà una Conferenza dei presidenti di gruppo che prende atto di ciò, si applicherà il Regolamento in tutte le sue parti e si applicheranno pertanto anche le norme che prevedono che si votino soltanto gli ordini del giorno di coloro che sono presenti in Aula, mentre quelli di coloro che non sono Pag. 10presenti decadono. Si può fare tutto, si può deliberare la seduta notturna, si possono fare mille cose, ma ciò sulla base di un accordo che viene rimesso in discussione.
Non può essere, a mio avviso, rimesso in discussione un accordo siglato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, laddove eventualmente la Lega manifesti delle critiche rispetto al Governo perché l'accordo è stato preso nell'ambito dello svolgimento di lavori parlamentari, che sono frutto di un accordo tra i gruppi parlamentari.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, non si può aprire un dibattito sulle dichiarazioni dell'onorevole Giachetti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, il provvedimento che andiamo ad esaminare oggi è un provvedimento - come è stato detto anche dai miei colleghi - che ritorna ogni anno: si tratta della proroga dei termini, ossia di una serie di termini che vengono prorogati. Ciò è sicuramente una distorsione di quella che deve essere la gestione, ma si rende necessario soprattutto quando vi sono delle norme che vanno contro il buonsenso e la buona gestione.
In questa ottica, la Lega Nord ha cercato di mettere mano a tutta una serie di provvedimenti, che stanno appesantendo in maniera notevole le pubbliche amministrazioni, gli enti locali, ma anche le singole categorie produttive ed economiche. In questa direzione, erano rivolti gli emendamenti, che abbiamo presentato e che non sono stati, per la maggior parte, accolti dal Governo. Essi volevano, in una situazione economica difficile e in una congiuntura economica di difficoltà - vediamo infatti, proprio in questi giorni, cosa sta succedendo nel nostro Paese, ossia il blocco degli autotrasportatori e le proteste di tutte le varie categorie - andare nella direzione di dare un aiuto concreto e un sostegno, cosa che questo Governo sicuramente non sta facendo. Basti pensare all'ultima manovra, definita salva Italia, che però sicuramente non andrà a salvare il nostro Paese, ma a penalizzare e a compromettere notevolmente il futuro, lo sviluppo e la crescita del nostro Paese.
In questa direzione vanno soprattutto degli emendamenti che ci hanno visto più volte in prima linea sia in Commissione, che qui in Aula, che sono relativi soprattutto al Sistri, ossia a questo nuovo e giustissimo sistema di tracciabilità di tutta la gestione dei rifiuti. Si tratta - lo ripeto - di un sistema che ci trova sicuramente concordi pienamente in quanto è trasparente, virtuoso e mette in evidenza la buona amministrazione e la buona gestione, tuttavia sicuramente, per come è stato concepito, non è un sistema che può funzionare.
Di qui, quindi, la necessità di mettere mano ad un sistema che non funziona e che ha visto penalizzate soprattutto le aziende del nord perché sappiamo che queste sono le aziende che si sono già adeguate, che hanno già contribuito e che hanno già pagato i primi versamenti - e, a tal proposito, bisognerà capire cosa succederà con questi versamenti che sono stati già pagati - e non quelle che abitualmente non contribuiscono e che sappiamo non lo faranno. Quindi, gli emendamenti - alcuni sono stati accolti, altri no - andavano verso una dilatazione dei termini, che però deve distinguere tra le grandi aziende, con più di dieci dipendenti, e le piccole aziende e, al tempo stesso, anche tra i produttori agricoli ed i piccoli trasporti da parte degli agricoltori.
Anche questo è stato oggetto di dibattito ieri in Commissione, all'interno di una richiesta al Governo per cercare di dare una mano anche agli agricoltori, ai piccoli trasportatori e a coloro che devono trasportare rifiuti non considerati pericolosi, perché non si può richiedere una procedura così onerosa, numerosa e gravosa che va ad incidere su un piccolo reddito. Pag. 11
Quindi per quanto riguarda il Sistri la nostra è una battaglia che continuiamo a portare avanti, ripetiamo che sicuramente è giusto il principio ma questo deve essere calato nel territorio e nelle realtà e deve salvaguardare quelle piccole attività che hanno una loro logica ed un loro senso e che hanno sempre contribuito.
Nella stessa direzione vanno anche altri emendamenti da noi portati avanti come quelli che riguardano i servizi pubblici locali. In questo tema credo che ci sia una confusione totale, ormai le pubbliche amministrazioni non sanno più come comportarsi rispetto al futuro della gestione dei servizi pubblici locali. Tralasciando il discorso legato al servizio idrico considerati i risvolti dopo il referendum e, quindi, i chiarimenti, anche se di chiarimenti veri e propri non se ne parla ancora e c'è molta confusione - questo emerge anche dalle varie audizioni che noi stiamo svolgendo in Commissione con i soggetti interessati e con il Ministro stesso -, mi riferisco agli altri servizi pubblici locali, per esempio la gestione dei rifiuti. Sappiamo che il provvedimento prevede la proroga degli ATO, gli Ambiti territoriali ottimali che vengono quindi prorogati di un anno, nel frattempo le regioni devono decidere il da farsi, darsi una nuova regolamentazione, ridisegnare gli ambiti all'interno delle singole regioni. Intanto però procede il discorso di liberalizzazione dei pubblici servizi e mi riferisco soprattutto ai rifiuti; anche su questo aspetto dobbiamo operare una distinzione tra quelle realtà che funzionano - realtà anche pubbliche che quindi hanno un senso perché funzionano, danno una risposta concreta ai territori, ai comuni ed ai cittadini e quindi hanno livelli eccellenti di raccolta differenziata, pensiamo ai livelli che sono stati raggiunti nel nord - e quelle che non funzionano. Vengono penalizzati in una giungla normativa dove non si comprendono effettivamente termini e modalità per indire gare e procedere poi all'eventuale scelta di un socio privato.
Credo che quindi siano necessarie chiarezza e trasparenza per permettere poi a chi deve indire eventuali gare e gestirle di avere una consapevolezza e la chiarezza rispetto a quello che si deve fare, questo sempre nell'interesse dei cittadini perché a noi della Lega quello che interessa sono i cittadini, il territorio, garantire servizi che siano di qualità che vadano incontro, anche a livello economico, alle esigenze di questi momenti che stanno attraversando i nostri comuni ed i nostri territori, per poter mantenere anche le tariffe più basse possibili. Solo in un quadro normativo certo, sicuro e temporale possiamo mettere in atto e fare queste cose. In questo momento sicuramente non riusciamo a farlo e non riusciamo a dare queste risposte. In questa direzione andava anche il nostro emendamento che chiedeva una proroga per quanto riguarda i pubblici servizi e quindi il termine del 31 marzo 2012 scaduto il quale tutti i servizi pubblici, a parte quelli che sono stati poi riconosciuti validi con il referendum di giugno, dovrebbero invece seguire e iniziare un percorso molto diverso.
Gli altri emendamenti da noi presentati continuano nella nostra battaglia legata all'efficienza energetica ma soprattutto nella direzione legata ai nuovi obiettivi che ci impone anche la Comunità europea del risparmio energetico, della diminuzione di CO2 e dell'efficienza. In questo senso va anche la proroga degli incentivi per quanto riguarda le auto elettriche. Sono anche in itinere tutta una serie di proposte di legge nelle varie Commissioni per incentivarle e tutta una serie di considerazioni per cercare di far aumentare il parco macchine elettriche delle varie amministrazioni, cercando di aumentare gli incentivi per un ricambio dei mezzi di trasporto.
Questi incentivi sicuramente vanno nella direzione di creare meno inquinamento, ma anche nella direzione di essere ecologicamente più vicini al territorio e di diminuire le emissioni di anidride carbonica. Quindi, credo che vadano nella direzione che ci viene imposta dall'Unione europea, ma che sembra che anche il Governo con alcuni provvedimenti che abbiamo sentito - anche stamattina in Pag. 12audizione con il Ministro Clini - sta portando avanti. Quindi, non riusciamo a capire perché ci viene detto che gli incentivi per il cambio dei veicoli e quindi per tutto il parco ecologico verranno posti all'interno di provvedimenti, ma quando noi presentiamo emendamenti che vanno in questa direzione, che prevedono anche delle coperture ben specifiche, cercando, sicuramente in una difficoltà economica nel reperimento dei fondi, di trovare una copertura, il Governo li boccia, annunciando però che saranno presenti in altri provvedimenti.
Questo sinceramente non riusciamo a capirlo. Ciò ben venga, però, perché la nostra finalità è quella di promuovere questo tipo di incentivi e questo tipo di posizioni positive, che permetteranno sicuramente al nostro Paese di fare un salto di qualità. Quindi, ben venga, anche se chiaramente ciò non dimostra coerenza da parte di questo Governo. Chiaramente il nostro non può essere un commento positivo, visto che sono state respinte tutte le nostre proposte che andavano nella direzione di dare una mano effettiva agli enti locali che sono in grossissima difficoltà e ai piccoli produttori. Pensiamo alle aziende che devono sottostare al sistema del Sistri, ad alcune aziende del nord che adesso sono in difficoltà per quanto riguarda i sacchetti biodegradabili - anche su questo un nostro emendamento andava in questa direzione - oppure per il compost di qualità - anche su questo avevamo un emendamento che andava in questa direzione. Quindi, non possiamo sicuramente dare un esito positivo a questo provvedimento per non aver visto accogliere piccole cose, piccoli provvedimenti, piccoli passaggi, che però potevano permettere una boccata d'ossigeno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei richiamare ciò che è stato ripetuto anche ieri, ossia i dati relativi al Fondo monetario internazionale, che, come sappiamo, ha indicato come in Italia siamo nel bel mezzo di una piena recessione e anche per quest'anno è prevista una diminuzione del 2,2 per cento. Il dato direi più eclatante è che nel 2013 non raggiungeremo il fatidico pareggio di bilancio. Penso che questa sia una sonora bocciatura del Governo Monti. Abbiamo subito una manovra economica di quasi 100 miliardi, perché questa è la realtà. Sono 100 miliardi in tre anni, in cui ci sono 33 miliardi in tre anni di vero e proprio esproprio da parte dello Stato ai comuni, con l'IMU sulle seconde case. È una manovra assolutamente recessiva che sta dando i suoi primi effetti con un'ampia contrazione dei consumi, che certamente non aiuta l'economia, mentre non vi è nessuna indicazione e nessuna manovra per lo sviluppo economico. È stato ricordato ieri un fatto gravissimo che è occorso in Veneto, però purtroppo non è il primo. Ne sono occorsi una serie nella nostra regione, una regione produttiva, che partecipa alla produzione del prodotto interno lordo e al disavanzo fiscale in maniera molto importante. È una regione che mantiene molte regioni del sud. Ieri il fatto gravissimo è che un altro imprenditore si è suicidato.
Si è suicidato, come è successo negli altri casi, forse anche un po' per vergogna, perché i nostri imprenditori non mollano mai, si trovano in difficoltà, chiedono aiuto alle banche e, quando salta la loro attività, quando fallisce l'attività di una vita di sacrifici, di una vita di risparmi, alla fine cade tutto addosso e purtroppo succede, soprattutto a noi, che la scelta sciagurata sia quella di togliersi la vita. Allora, ci chiediamo cosa può fare e cosa ha fatto questo Governo per cercare di dare una mano a questi imprenditori che si trovano in un momento difficile.
Sapete, le banche, purtroppo, hanno chiuso i rubinetti, una stretta creditizia molto forte. I nostri imprenditori, mai come ora, hanno bisogno di avere liquidità e risorse per cercare di superare questo momento di crisi economica. Quindi, per quanto riguarda la stretta creditizia, io vorrei lanciare, anche da questi banchi, al Governo questa importante richiesta di Pag. 13aiuto che viene dalla regione, da una regione sicuramente tra le più produttive d'Italia. Il problema più importante dei nostri imprenditori è ora la liquidità, la stretta creditizia. Dobbiamo cercare di trovare delle soluzioni. Ecco, in passato si era pensato di utilizzare la Cassa depositi e prestiti. Questo lo si è fatto dando liquidità, in parte, a tassi agevolati. Sappiamo che la Cassa depositi e prestiti, che è la banca di riferimento di Poste italiane Spa, ha una liquidità molto, molto, importante - si parla di 100 miliardi di euro di liquidità - che potrebbe essere messa a disposizione delle imprese e a disposizione dei nostri comuni.
Questo era il secondo passaggio che volevo fare oggi perché, vedete, la manovra è stata molto pesante nei confronti dei nostri enti locali, ma il decreto che stiamo approvando, questo «milleproroghe», non ha sicuramente dato una mano. Si è ottenuta una proroga del termine di approvazione dei bilanci di previsione al 30 giugno, proroga fondamentale. I comuni non sono assolutamente in grado di predisporre la documentazione e di fare i calcoli sull'IMU, imposta municipale unica, che era nata come un'imposta federalista, doveva essere un'imposta per i comuni, un'imposta che pagavano i cittadini per l'erogazione di servizi essenziali dei comuni, e si è trasformata, con questo Governo, in un'imposta statale. È stata reintrodotta l'ICI sulla prima casa, cosa assolutamente abominevole, poi sulle seconde case e sugli altri fabbricati il 50 per cento del gettito andrà allo Stato, con un codice tributo che i cittadini si troveranno nell'F24.
Allora, vedete, vi è questo movimento siciliano dei forconi che sta partendo dal sud dell'Italia e sta investendo tutta l'Italia. Io penso che, quando a giugno i cittadini si ritroveranno, le nostre famiglie si ritroveranno, a pagare un'imposta locale che diventa un'imposta statale - si è calcolato che il carico per famiglia sarà dai 1.500 ai 2 mila euro per famiglia, tra l'aumento dell'ICI sulla prima casa e l'aumento delle rendite catastali del 60 per cento - questo movimento, che stranamente è partito dal Sud - perché parte dalla Sicilia che è una regione a Statuto speciale che ha ampia autonomia, amplissima autonomia - si potrebbe spostare nelle regioni del Nord dove, in effetti, come ho ricordato prima, vi è crisi e tassazione, perché questo è il Governo delle tasse, tasse, tasse, tasse. Adesso aspettiamo queste nuove liberalizzazioni, ma, fino ad adesso, abbiamo visto solo l'aumento della tassazione sulle povere famiglie e sui cittadini. Questo movimento di popolo potrebbe ripartire nelle regioni che, effettivamente, vengono più tartassate, che sono le regioni del Nord.
Le regioni del Nord, come ricordavo prima, presentano un residuo fiscale di 50 miliardi, pari alla differenza fra quello che viene versato e il pagamento dei servizi erogati nelle nostre regioni del Nord. Si tratta quindi di un residuo fiscale a favore dello Stato italiano - e italiota - di 50 miliardi. È una somma che i nostri imprenditori ed i nostri cittadini non vogliono più pagare. Non la vogliono più pagare perché questo Governo non fa quelle scelte che devono essere fatte, che sono il taglio della spesa pubblica per ridurre il debito pubblico (non si possono fare altre manovre e non mettere un tetto allo stipendio dei dipendenti pubblici); il taglio delle spese dei Ministeri; un riordino complessivo della sanità, soprattutto al Sud; il taglio delle spese che non sono necessarie.
Il processo era già partito con il federalismo fiscale. Con il nostro Ministro Calderoli e il nostro Ministro Bossi erano stati approvati gli otto decreti attuativi, un percorso importante, una vera e propria rivoluzione, strutturale, dell'Italia. Però questo percorso è stato bloccato e questo Governo ha pensato solamente ad approvare e riapprovare il primo decreto, quello su Roma Capitale, che come tutti sanno, ha dato la possibilità al comune di effettuare nuove assunzioni, cosa che gli altri comuni non possono assolutamente fare.
Richiamo allora un attimo quelli che sono stati gli emendamenti della Lega Nord. Avrei bisogno probabilmente di altri dieci minuti, se non anche forse di una Pag. 14mezz'ora per dire tutte le cose che abbiamo proposto. Voglio solo ricordare che avevamo chiesto anche ulteriori risorse per l'alluvione del Veneto, un'alluvione che ha fatto danni per un miliardo di euro. Solo una piccola parte è arrivata da questo Governo. Noi abbiamo chiesto 30 milioni. Purtroppo questi emendamenti non sono stati approvati, come altri emendamenti a favore degli enti locali.
Concludo parlando dell'indebitamento degli enti locali. Non si è prorogata la norma che porta il limite di indebitamento dal 10 per cento all'8 e 4 per cento nei prossimi tre anni, senza sapere che la media dell'indebitamento degli enti locali nei primi tre titoli è già superiore al 10 per cento. Quindi, non prorogando questa misura con l'accoglimento del nostro emendamento, comunque non sarà possibile per gli enti locali ridurre l'indebitamento sotto l'8 per cento.
In conclusione, quando si fanno le norme, bisogna anche ascoltare i tecnici, esaminare le relazioni e soprattutto cercare di fare il possibile per andare incontro alle famiglie ed alle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabi. Ne ha facoltà.

SABINA FABI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ogni anno in questo periodo assistiamo alla palese dimostrazione dell'inefficienza del sistema della pubblica amministrazione.
Il decreto «milleproroghe» è un documento entrato ormai nel vocabolario di tutti gli italiani in quanto metodicamente utilizzato dallo Stato come strumento per differire norme di legge non concluse nei tempi previsti. Proprio per questo tale documento, sebbene quest'anno si caratterizzi per una portata economica molto contenuta, rappresenta indiscutibilmente l'incapacità dell'amministrazione pubblica di riuscire a svolgere nei tempi previsti il proprio lavoro.
D'altra parte, dopo la manovra lacrime e sangue dello scorso dicembre i nostri cittadini, le nostre imprese, le nostre aziende non avrebbero certamente potuto sopportarne una seconda, fatta di tasse e gabelle e sarebbe stato altresì impensabile iniziare il 2012 senza colmare le attuali gravi lacune normative. Prendiamo, ad esempio, le disposizioni relative al Programma nazionale della pesca ed acquacoltura, per le quali risulta necessario intervenire, sia in sede europea per una riforma della politica comunitaria della pesca medesima sia a livello nazionale, tramite le disposizioni di adeguamento contenute nello specifico regolamento comunitario. Ieri, come certo saprete, abbiamo assistito alla protesta dei pescatori, nel corso della quale due pescatori sono rimasti contusi, una manifestazione per certi versi forse sopra le righe.
Ma se sui modi possiamo certamente dissentire, sui contenuti certamente non possiamo farlo. Come dar torto, infatti, a chi si vede oggi erodere il 60 per cento del proprio guadagno sul costo del carburante, aumentato in modo esponenziale soprattutto in queste ultime settimane? E ancora, non dimentichiamo la proroga dei termini circa gli adempimenti tributari pendenti sui soggetti colpiti dalle eccezionali calamità atmosferiche dell'ottobre scorso nelle province liguri, ai quali va il nostro pieno sostegno e il nostro augurio di una rapida ripresa, ma non possiamo nemmeno scordare come molti comuni del Veneto, colpiti nel novembre 2010 da un'eccezionale alluvione che ha messo in ginocchio il nostro territorio, ma non il suo tenace popolo, siano ancora in attesa di buona parte dei risarcimenti dovuti.
Ma la Lega non è un partito, come viene dipinto da molti, di sola opposizione distruttiva: non a caso, grazie al nostro apporto in sede di I Commissione e V Commissione è stato posticipato il termine entro il quale le aziende devono adempiere agli obblighi previsti riguardanti il Sistri. Non voglio dilungarmi sul tema della soppressione delle province: dico solo che reputo offensivo considerare quelle province virtuose e che erogano servizi per i cittadini come enti inutili. Certo, una riflessione sulla composizione e le attribuzioni Pag. 15si rende senza dubbio necessaria, ma voler abbattere a colpi di decreto questi importanti enti, da sempre vicini ai cittadini, andando peraltro contro la Costituzione, appare una manovra affrettata e demagogica.
In conclusione, signor Presidente, volevo ricordare a lei e ai suoi colleghi che, nonostante questo Governo non sia stato democraticamente eletto dal popolo e dunque difetti rappresentatività costituzionalmente prevista, esso può ridurre le distanze tra sé e il popolo sovrano anche attraverso l'accoglimento delle istanze di quello che è, senza dubbio, il primo partito del nord del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, intervengono anche io sul complesso degli emendamenti che abbiamo presentato e che sono già stati più volte illustrati durante le riunioni delle Commissioni che si sono susseguite nel corso di questa settimane e della precedente.
Volevo portare di nuovo in dote al Parlamento che quanto noi abbiamo richiesto al Governo e alla maggioranza fosse approvato, ma così purtroppo non è stato. Uno dei temi sul quale abbiamo puntato l'accento, oltre a quelli che ovviamente sono già stati illustrati e a quelli che verranno illustrati successivamente, è quello di prorogare i termini di almeno 24 mesi per la delega in materia di riorganizzazione della distribuzione nel territorio degli uffici giudiziari. Nell'ultima manovra varata dal precedente Governo Berlusconi avevamo dato una delega al Governo affinché venisse nominata una commissione consultiva ministeriale che operasse una revisione, in accordo con tutti i territori, finalizzata a una migliore redistribuzione degli uffici giudiziari nel territorio e affinché tale revisione, tenuto conto della diminuzione della spese e della necessità di non privare i territori dell'efficace presenza del Ministero della giustizia e di tutte quelle soddisfazioni che i cittadini hanno nei confronti dell'amministrazione giudiziaria, venisse realizzata in maniera oculata, pertinente e precisa. Poiché 12 mesi di tempo per noi possono essere considerati troppo pochi per poter attuare una oculata e condivisa riorganizzazione sul territorio degli attuali uffici giudiziari, avevamo proposto l'aumento del termine a 24 mesi. Purtroppo questa opzione non è stata considerata intelligente e speriamo che nel prosieguo della legislatura altri provvedimenti possano inglobare questa finalizzazione.
Si parla molto di PIL e di aumento della possibilità delle imprese di poter dare soddisfazione ai propri lavoratori. Per questo avevamo proposto e continuiamo a proporre la proroga della detassazione dei contratti di produttività.
Questa è una parte fondamentale per i datori di lavoro, che possono, quindi, dare soddisfazione non solo a tutte quelle maestranze che si adoperano per il bene dell'impresa, ma anche all'imprenditore stesso, in modo da pagare una minore tassazione sulla produttività maggiore che i lavoratori danno.
Il concetto di differenziazione di categorie sociali, che differenzia l'imprenditore rispetto alle maestranze, oramai, è finito. Prima, ed anche ieri, si è parlato in quest'Aula dei suicidi di questi imprenditori a causa del fatto che essi non riescono più a soddisfare le richieste dell'azienda né a pagare le commesse, perché hanno crediti da esigere, che non riescono ad esigere. Ciò fa sì che vi sia un unicum fra imprenditore e maestranze: le maestranze, quindi, non si sentono più divise da una lotta di classe, ma vogliono anch'esse far parte dell'attività di produzione dell'impresa, perché sanno che, se non c'è impresa, ovviamente, non può esserci salario.
È inutile pensare di continuare con un assistenzialismo peloso per dare, giustamente, un ammortizzatore sociale a tutti quei lavoratori che non vengono più a trovar soddisfazione di un posto di lavoro. Ma è chiaro che i posti di lavoro non si creano per legge, ma si creano attraverso la possibilità di creare imprese e, quindi, lavoro. La detassazione dei contratti di Pag. 16produttività era un metodo intelligente ma, purtroppo, anche questo non è stato evaso da questa maggioranza.
Con riferimento al tema dei risparmi, una delle prerogative per il pareggio di bilancio è di diminuire le spese pubbliche, aumentando il PIL o diminuendo il debito e, quindi, le spese pubbliche. Come fare per diminuire le spese pubbliche? Bisogna cercare dei capitali privati che vadano a coprire, per esempio, i «buchi» di bilancio di Roma Capitale che nella patrimonializzazione di 600 milioni di immobili derivanti dalla dismissione degli immobili della difesa ha un capitolo molto importante delle sue entrate.
Perché continuare a prorogare i termini affinché il comune di Roma Capitale possa ricevere degli introiti da privati attraverso le dismissioni, al posto che sia lo Stato a supplire a questa mancanza di attività accelerata di ricerca di capitali privati? Con il provvedimento «milleproroghe» si aumenta di un ulteriore anno la possibilità di accedere a tali dismissioni: noi abbiamo cercato di ridurre questa proroga almeno a sei mesi, in modo da rendere efficace quanto era stato previsto da una manovra voluta anche dalla Lega. Se Roma Capitale non ha i soldi per coprire i suoi «buchi» non venga a chiederli a Pantalone, ma vada a chiederli ai privati attraverso una dismissione di beni della difesa.
Un altro tema importante che la Lega Nord ha sottoposto all'attenzione del Governo era quello dell'indebitamento degli enti locali. Mi spiego meglio. Da quest'anno, la legislazione impone per gli enti locali un tetto di indebitamento dell'8 per cento nel rapporto fra gli interessi e le entrate correnti. Questi sono livelli che non consentono ad alcun ente locale di accendere dei mutui e, quindi, di poter eseguire nessuna opera di investimento. Non ci saranno più spese in conto capitale, non ci saranno più opere di investimento.
Questo significherà esclusivamente un minor PIL indiretto, perché gli enti locali non avranno più la possibilità di spendere e, pertanto, le imprese non avranno più la possibilità di lavorare. Ricordiamoci tutti che costruire le strade, mettere a posto le scuole, costruire gli asili non significa creare debito, ma significa creare investimento e PIL. Questo è un ragionamento che, purtroppo, il Governo non ha capito e, pertanto, ci ritroveremo con un blocco totale degli investimenti pubblici a livello territoriale.
È già stato ricordato, ma io voglio imperniare maggiormente il mio intervento sulla proroga che ho personalmente richiesto, insieme ai colleghi, con emendamenti vari e pertinenti legati al tema delle province.
Adesso ci troviamo in una situazione paradossale: siamo partiti, durante questa legislatura, con l'intenzione di compiere una revisione delle circoscrizioni provinciali, degli enti provincia, la quale, dopo un dibattito molto importante in tutte le Commissioni, ha portato alla stesura di un testo di modifica costituzionale dell'articolo 133, affinché le regioni potessero avere il titolo legislativo per ridisegnare, sul loro territorio, i confini dei nuovi assetti provinciali: ciò proprio per riuscire a dare soddisfazione anche all'opinione pubblica, che vuole una migliore redistribuzione delle competenze degli enti intermedi, e per dare soddisfazione anche a tutti coloro che dicono che la politica costa troppo. Anche se, a mio avviso, i tagli della politica - come vedremo - andrebbero fatti altrove e non negli istituti provinciali.
Abbiamo proposto vari emendamenti, che vanno dalla proroga delle scadenze per le amministrazioni provinciali, che entro quest'anno dovrebbero rinnovare i propri organi, ma che vengono commissariate a seguito del decreto-legge Monti, fino all'emendamento che addirittura proroga tutto in funzione dell'avvenuta modifica costituzionale di cui ho parlato precedentemente, la quale è depositata al Senato ed è ferma presso le Commissioni pertinenti.
Ricordo, altresì, che in questo ramo del Parlamento, presso la I Commissione (Affari costituzionali) è stato istituito un Comitato ristretto, che deve lavorare sulle proposte di legge di modifica costituzionale, Pag. 17le quali portino non alla soppressione tout court degli enti provincia, ma ad una revisione costituzionale che dia la possibilità alle regioni di crearsi una struttura territoriale in linea con le proprie esigenze.

PRESIDENTE. Onorevole Simonetti, la invito a concludere.

ROBERTO SIMONETTI. Le chiedo ancora un minuto, signor Presidente, per evidenziare che le province rappresentano, per il costo della spesa pubblica complessiva, solo l'1,35 per cento della spesa dello Stato. Fate conto che, su 813 miliardi di euro della spesa pubblica, le province ne rappresentano solo 11 miliardi, appunto l'1,35 per cento.
Il costo delle società partecipate e dei consorzi è una cifra esagerata in confronto al costo delle province. Per questo sarebbe, invece, opportuno che il Governo provvedesse a dare attuazione anche a quegli emendamenti - già approvati nei testi del Ministro Calderoli - i quali andavano, appunto, a cancellare tutte quelle società e quei consorzi. Ciò al fine di riportare queste deleghe alle province, le quali svolgono un lavoro di area vasta e di coordinamento del territorio, ed eliminare così quelle spese che noi consideriamo - quelle sì - inutili, quali tutti i consigli di amministrazione e i rimborsi spese che caratterizzano quei faraonici e burocratici enti.
I piccoli comuni...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Simonetti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, innanzitutto vorrei soffermarmi sulla atipicità della gestione di questo «milleproroghe»: atipicità perché con una maggioranza politica - più dell'80 per cento - rappresentata in Parlamento, questo Governo ha dovuto porre la questione di fiducia e ha dovuto allungare tantissimo i tempi di discussione nelle Commissioni. Addirittura si è dovuto rimandare presso le Commissioni il provvedimento che era già arrivato in Aula, poiché in relazione ad alcune coperture il Governo ci aveva ripensato. Addirittura, all'inizio, su molti emendamenti il Governo non era pronto a dare un parere.
Ciò vuol dire che questo Governo di tecnici non è proprio così preparato, non è così veloce come erano i Governi formati dai politici. Oppure, vuol dire che una maggioranza formata da una gruppo così eterogeneo di partiti politici, crea difficoltà nel riuscire a mettersi d'accordo su cosa si deve portare avanti.
Si dice che questo decreto-legge «milleproroghe» sia un provvedimento asciutto, riguardante le sole proroghe. Questo è falso, totalmente falso! Infatti, mi si deve spiegare cosa c'entri con le proroghe il finanziamento di 500 mila euro al comune di Petrelcina. Si tratta di un finanziamento, a nostro avviso, anche ingiusto: non vedo, infatti, perché si debbano dare così tanti fondi ad un comune, e stranamente sempre del Sud.
Mi chiedo cosa c'entri con le proroghe questo provvedimento quando parla di ulteriori 7 milioni di euro dati a Radio Radicale. Che logica è questa della proroga? Questo è un rifinanziamento, giusto o sbagliato che sia; dovevano inserirlo in un provvedimento più adeguato. A mio avviso forse converrebbe fare una gara; forse spenderemmo molti meno soldi per poter dare le dirette radio dei nostri lavori, non ci vuole moltissimo, soprattutto con i più recenti strumenti. Invece, come al solito, questo è un finanziamento a una parte politica che, stranamente, di solito, accusa la politica e la casta di poter continuamente prendere soldi pubblici mentre, proprio quello stesso partito, con Radio Radicale, continua a mungere le casse dello Stato e lo fa anche con dei ricatti, perché si è capito benissimo che questo finanziamento è stato fatto perché i Radicali hanno detto che altrimenti non avrebbero appoggiato il Governo; infatti prima erano stati messi tre milioni e adesso si è arrivati a sette milioni di euro. Pag. 18
È veramente un provvedimento che poteva essere fatto meglio; doveva essere fatto meglio. Non riesco a capire perché non siano stati accolti alcuni nostri emendamenti logici, che andavano incontro alle esigenze di questo Stato di fare delle riforme strutturali per diminuire la spesa. Ad esempio, avevamo proposto l'abrogazione della norma, presente in questo decreto, tesa a continuare a pagare i presidenti degli enti parco. Avevamo già deciso che la carica di presidente degli enti parco doveva essere a titolo gratuito; perché allora dobbiamo fare ancora una proroga e continuare a spendere soldi pubblici per queste figure politiche?
Perché, se è stato deciso che l'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali venga abolita, si è prorogato l'obbligo per i comuni e le province a continuare, per altri mesi, a dare il contributo a questa Agenzia che verrà sciolta? Chiudiamola ed è bella e finita; invece, evidentemente, ci sono delle resistenze politiche, partitiche, resistenze che di sicuro non vengono da parte della Lega Nord Padania.
Perché non si è voluto accogliere un nostro emendamento che chiedeva, semplicemente, una proroga - invece questa sì giusta - di 12 mesi per definire la chiusura o meno delle sedi distaccate dei tribunali? In questo caso dobbiamo fare tutto in fretta; invece sarebbe stato opportuno avere altri 12 mesi, in modo da poter fare un ragionamento più compiuto, vedere quali sedi distaccate di tribunali servono, quali stanno lavorando e svolgendo un'opera molto importante per il territorio - e che forse quindi conviene tenere - e quali invece siano totalmente inutili.
Dunque, rivolgo una critica a questa gestione non di tecnici ma di politicanti; una gestione che ha dovuto accogliere le esigenze dei vari partiti, le varie marchette, come quelle che ho ricordato prima, e che non è andata invece incontro a esigenze legittime andando a risolvere problemi strutturali dei cittadini. La cosa che fa più specie è l'ultimo o il penultimo emendamento che è stato approvato nelle Commissioni, quello proposto dai relatori, che andava a risolvere una problematica importantissima relativa agli esodati. Tale emendamento tuttavia propone una copertura che non ha logica, non ha senso, e che il Governo avrebbe dovuto illustrare prima di mettere la fiducia - secondo quanto avevamo deciso in Commissione - per vedere se fosse una copertura fattibile, vera, e cioè quella che si basa sulla possibilità dell'aumento dell'accisa sui tabacchi. Tutti sanno che se si continua ad aumentare l'accisa su alcuni beni di lusso - ed è giusto che i beni di lusso abbiano un'accisa differenziata e che i vizi vadano a pagare i diritti e le necessità - sanno anche che se questa si aumenta troppo - c'è una curva economica che indica ciò - c'è il rischio che le entrate dello Stato addirittura diminuiscano, per vari fattori; infatti, diminuisce il consumo legale, oppure aumentano, in maniera esponenziale, le entrate clandestine di questi prodotti lavorati - dei tabacchi - perché la convenienza da parte della malavita di importare e di ritornare a operare in questo mercato è maggiore essendoci un profitto maggiore. Dunque ciò non conviene tanto, non ha tanta logica.
Non ha tanta logica ciò, e dunque, non vedo perché continuare ad accanirsi su questi prodotti, oppure facciamolo con criterio: vogliamo dire che le sigarette sono un bene o che fanno male? Benissimo, diciamolo, ma vietiamole ed è bella e finita, non continuiamo ad aumentarne il prezzo creando solo un falso introito per lo Stato, perché, come ho già detto ed è dimostrato da vari studi, se continuiamo ad aumentarne il prezzo, non diminuiamo il consumo delle sigarette, ma aumentiamo semplicemente l'evasione ed il contrabbando; facciamo una scelta più seria.
Dunque la nostra è una bocciatura totale di questo provvedimento, come, peraltro, di altri provvedimenti adottati da questo Governo. Non una bocciatura per partito preso, perché siamo l'unica forza di opposizione a questo Governo, ma perché vediamo che questo Governo non sta facendo il bene di questo Stato, non sta facendo quello che dovrebbe fare un Governo Pag. 19che dovrebbe salvare il nostro debito pubblico e la nostra economia, ma vedo semplicemente un Governo che aumenta le tasse, un Governo che sta seguendo le lobby forti di questo Stato o, principalmente, per andare incontro a quello che ha detto il Primo Ministro Monti - per il quale non vi sono lobby forti in questo Stato, ma vi sono le lobby forti dell'Europa - questo Governo ascolta, appunto, le grandi lobby forti dell'Europa, andando a distruggere tutte le nostre piccole e medie imprese, non tagliando gli sprechi, che sono tantissimi in questo Stato, soprattutto nel pubblico impiego; non tagliando i grandissimi privilegi che hanno i burocrati, i grandi burocrati di questo Stato (ma in fondo il Governo è formato da molti di questi burocrati), non andando a tagliare la spesa, che è esagerata e sproporzionata, soprattutto in una parte del Paese, che è il Meridione, che viene mantenuto dai soldi della Padania ormai da troppo tempo, da più di sessant'anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Dunque, chiedo a questi tecnici di lasciare di nuovo spazio ai politici. Ritorniamo a dare il voto ai cittadini e i cittadini decideranno da chi vogliono farsi governare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fogliato. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, se dovessimo esprimere un giudizio complessivo sul Governo, questo non potrebbe che essere negativo, per una serie di valutazioni. Innanzitutto, signor Presidente del Consiglio, ci preoccupa il fatto che la sovranità, che noi riteniamo debba continuare ad appartenere al popolo, si stia spostando verso soggetti che non rappresentano interessi generali, e che addirittura non sono neppure espressione di questo Paese.
Prima il Fondo monetario internazionale ci ha avvertiti - salvo poi correggere il tiro - che l'Italia non ce la può fare da sola; ieri il Premier Monti, nel suo intervento in Parlamento, ci ha detto che il risanamento, che sta costando ai cittadini enormi sacrifici, rischia di fallire se non sostenuto da scelte a livello europeo. Insomma, il nostro destino sembra non essere più nelle nostre mani e la sovranità, come dicevo, si sta allontanando sempre più pericolosamente dal popolo, per finire nelle mani di burocrati sempre più lontani dal nostro Paese, dai nostri territori e dalle legittime istanze delle nostra gente.
Questo non può che generare insoddisfazione; ma non sono pochi privilegiati a protestare - poiché i privilegiati veri non li avete toccati -, ma intere categorie produttive del nostro Paese, che voi avete messo in ginocchio, a partire dal mondo agricolo. In un momento di profonda crisi economica, in cui il settore primario sta già subendo perdite gravissime, sia per l'incremento dei prezzi delle materie prime e dell'energia, sia per il calo dei consumi, il Governo ha pensato di far gravare su di esso nuove pesantissime tasse, mettendo in discussione la sussistenza stessa della nostra agricoltura.
Faccio riferimento alla reintroduzione dell'ICI o IMU, qualsivoglia, sui fabbricati rurali, sui i quali noi, con uno specifico emendamento, avevamo chiesto di soprassedere, visto che fino ad oggi questi erano stati esentati; e faccio inoltre riferimento all'almeno raddoppiato carico fiscale agrario. Si tratta di inasprimenti intollerabili; avete perfino tassato le nostre ruralità agricole, che non producono reddito, ma che rappresentano comunque un patrimonio storico e culturale importante e suggestivo del nostro Paese, per il quale, anziché sottoporlo a tassazione, andava forse avviato un piano di recupero, trattandosi di fabbricati storici; invece nulla.
Ma non credo voi abbiate mai messo piede in un campo coltivato o in una risaia. Anche le rappresentanze agricole nei giorni passati si sono espresse negativamente sulla vostra azione, ma nessuno ascolta gli agricoltori.
Noi della Lega abbiamo chiesto di non fare impattare l'aumento delle accise sul gasolio utilizzato per gli impieghi agricoli Pag. 20al fine di non danneggiare ulteriormente il comparto agricolo che rappresenta un settore di estrema importanza per il nostro Paese, leader mondiale di prodotti alimentari di eccellenza e di qualità. Ma anche su questo il Governo si è mostrato colpevolmente disinteressato.
Quello del «caro del gasolio» è un problema drammatico che deve essere compreso e che, come purtroppo vediamo dalle cronache quotidiane, sta portando all'esasperazione intere categorie produttive. Ma di queste categorie il Governo non si interessa: le ha abbandonate a se stesse e allora non c'è da meravigliarsi poi se per esso aumentano i fischi e le proteste in piazza e, contestualmente, diminuiscono gli applausi in Parlamento, anche dalla stessa maggioranza che lo sostiene.
Il Governo si è ben guardato dall'intaccare posizioni di privilegio rappresentate dagli oligopoli e dai poteri forti, ma ha additato alcune categorie vulnerabili di lavoratori come il male da estirpare per far uscire il nostro Paese dalla crisi. Ci vogliono far credere che la colpa della crisi sono, ad esempio, i tassisti, ma signor Presidente del Consiglio, signor Ministro Passera - che non c'è - la gente comune e i lavoratori si spostano con i treni dei pendolari e con gli autobus del servizio pubblico, non certo con i taxi, ma voi vi siete guardati bene dal liberalizzare e rendere più efficienti i trasporti pubblici.
Lei, signor Presidente del Consiglio, vuol far credere ai cittadini che il taxi sia un mezzo di trasporto abituale, ma le posso assicurare che dalla mia parti, nelle nostre campagne e sui nostri territori ci sono persone che in tutta la loro vita non hanno mai preso un taxi.
Voi avete sbagliato bersaglio, prendendovela con le categorie deboli e più in affanno, salvaguardando le categorie più forti e gli oligopoli, perché non avete toccato il settore dell'energia, per fare un esempio. Siete stati accolti da qualcuno come i salvatori della patria, ma sempre più cittadini si stanno accorgendo che volete salvare soltanto voi stessi e i vostri amici.
Prima o poi la democrazia ritornerà ad avere la meglio sulla tecnocrazia. Ci troveremo tutti a raccogliere le macerie sociali che voi state lasciando sul vostro cammino. Per il momento, e con orgoglio, rivendichiamo di essere l'unica e vera opposizione a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, saluto il sottosegretario, naturalmente. Noi avevamo presentato un emendamento all'articolo 1 che, non so perché, è stato bocciato o addirittura non so se sia stato considerato inammissibile o qualcosa del genere. Con questo emendamento c'era la possibilità di fare inserire nelle graduatorie ad esaurimento un numero consistente di docenti.
Vorrei elencarli perché poi devo fare una considerazione che farà capire l'incongruenza e l'incapacità di questo Governo che, se mette al governo della scuola, dell'istruzione e dell'università persone che non sono a conoscenza dei vari problemi, è chiaro che poi vengono fuori, come si dice da noi, le frittelle fatte male, senza il buco.
Ci sono circa 350 docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita nel 2008 al termine dei corsi speciali abilitanti; circa 900 docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita presso i conservatori di musica e gli istituti musicali pareggiati al termine del secondo corso di livello finalizzato alla formazione dei docenti di strumento; circa 200 docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita nel 2010; 1.700 docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita dopo il 30 giugno 2009; 2.650 docenti di altre categorie; 650 immatricolati nel 2009-2010 presso i conservatori di musica; 2 mila docenti immatricolati nei corsi di laurea di scienze della formazione primaria e altri 13.500 docenti, per un totale, insomma, di 19 mila 650 docenti.
Pensavo che, a fronte della disoccupazione, a fronte del precariato, a fronte dei Pag. 21problemi che sono insiti al problema scuola, ci fosse un'attenzione e che, quindi, il nostro emendamento venisse approvato. Poi scopro che lo stesso emendamento, che però è stato presentato da parlamentari di sinistra, è stato invece approvato. Allora, mi chiedo come mai. È evidente che qui c'è un pregiudizio forte da parte di questo Governo nei confronti di un movimento che appunto si chiama Lega Nord. È un pregiudizio molto forte, ma soprattutto un'esigenza, perché la maggior parte di questi 23 mila docenti sono del sud. Ecco perché l'emendamento è stato approvato ed è stato considerato ammissibile.
A questo punto, però, voglio sottolineare, come dicevo in apertura, in premessa, perché vorrei credere anche alla bontà di questo Governo, che forse il nostro emendamento non era stato approvato perché la Corte costituzionale, con sentenza n. 41, aveva ribadito il concetto del carattere di queste graduatorie, e cioè che si tratta di graduatorie ad esaurimento, impedendo quindi nuovi inserimenti, mentre, se l'emendamento fosse stato approvato, come poi è stato fatto, sarebbe andato a modificare l'articolo 5-bis della legge n. 69 del 2008.
Nell'approvazione del decreto-legge cosiddetto sviluppo del 2011, un emendamento simile, che riguardava gli stessi inserimenti, era stato ritenuto inammissibile. Detto ciò, qualora il Parlamento continuasse l'iter fino all'approvazione anche dell'emendamento nel decreto-legge cosiddetto milleproroghe, i giudici del lavoro saranno invasi da ricorsi già vinti in partenza grazie alla sentenza n. 41 della Corte costituzionale e al parere del Consiglio di Stato del 22 dicembre 2011 e i docenti, ora legittimamente inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, saranno costretti a riempire nuovamente le tasche degli avvocati.
Inoltre, volevo anche aggiungere un'altra considerazione. Le graduatorie prevedono una durata di tre anni, dal 2011 al 2014, e, in base al decreto ministeriale n. 44 del 2011, che appunto non concedeva la possibilità di nuovi inserimenti, non si comprende con quali modalità dovrebbero essere aggiunte circa 23 mila unità di personale alle graduatorie definite ad esaurimento. In base a questo fatto, chi è stato inserito nelle graduatorie ad esaurimento, aveva fatto delle scelte di vita anche importanti ed ora vedrà vanificate queste scelte, questi sforzi da questi 23 mila nuovi inserimenti.
Inoltre, volevo fare una considerazione sulla questione del precariato. Le graduatorie ad esaurimento erano state pensate per eliminare il precariato, ma, se continuiamo ad alimentare queste graduatorie, è evidente che il precariato non si esaurirà mai. Allora, per chiarire il concetto uso un esempio molto concreto: è come se si volesse esaurire il carburante da una cisterna però continuando a inserire benzina.
Voglio ricordare anche che i precedenti inserimenti del 2009 nelle suddette graduatorie sono stati effettuati in quasi tutte le classi di concorso che avevano le graduatorie già esaurite. Quindi, le graduatorie erano già esaurite e si doveva pensare ad un nuovo strumento per eliminare il precariato e per poter inserire tutti questi altri docenti, che sicuramente hanno il diritto ad ottenere il posto di lavoro e hanno il diritto, dopo tanti anni di studio, a vedere coronati i loro sacrifici con un inserimento nella scuola, ma è chiaro non certamente in questo modo.
Ora mi chiedo come farà il Governo a ripagare le migliaia e migliaia di ricorsi che questi docenti dovranno sopportare. Mi chiedo anche se è giusto, con il sistema giudiziario già in grande difficoltà, con milioni di processi che non si riescono a portare a compimento, andare ad aggravare il lavoro di giudici e di avvocati con un'operazione, diciamo così, improvvida, attuata appunto da questo Governo.
Ancora una volta di più, quindi, diciamo che noi giustamente siamo contrari, che la Lega Nord è contraria a questo Governo, perché effettivamente fa delle scelte non pensate per il bene di tutti i cittadini, ma soltanto di una parte dell'Italia. Pag. 22
Ecco, quindi, che debbo insistere e dire chiaramente che il nostro voto certamente non sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, con questo decreto-legge «milleproroghe» il Governo ha portato in uno stato ancora più confusionale la situazione drammatica e critica di molti lavoratori che si sono visti improvvisamente innalzare l'età per accedere ai benefici previdenziali, anche nel caso in cui fossero dipendenti di aziende in stato di crisi. Signor Presidente, se mi permette vorrei ricordare brevemente quanto la Lega Nord ha fatto sia nella cosiddetta manovra «salva Italia», sia nel decreto-legge «milleproroghe» per evitare queste fortissime forme di ingiustizia che si stanno verificando nel nostro Paese ad opera di un Governo che non tiene conto delle situazioni drammatiche che persone senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e senza pensione rischiano di vivere.
Quindi, chiederei al sottosegretario di avere un attimo di attenzione, perché so che il decreto-legge dovrà essere modificato e approderà anche al Senato. Quindi, chiediamo di non lasciare scoperti e senza alcun tipo di reddito questi lavoratori. Ricordo che nel decreto-legge «milleproroghe» il Ministro Fornero ha deciso di innalzare improvvisamente con un «maxi-scalone» l'accesso ai benefici previdenziali.
In quella occasione, la Lega Nord ha ovviamente contrastato a tutto tondo le misure introdotte, perché riteniamo che le difficoltà economiche non possano e non debbano essere fatte pagare alle fasce di cittadini più deboli. Oltretutto, il Governo non ha tenuto in considerazione tutti quei lavoratori esodati che avevano firmato accordi con le aziende o che avevano preso accordi privati (sto parlando dei casi delle piccole aziende) con i propri datori di lavoro. Tali soggetti si sono trovati improvvisamente a non vedersi più riconosciuta la pensione entro pochi mesi, ma innalzato questo periodo di diversi anni.
Domando, quindi, al Governo con che cosa debbono vivere queste persone. Come faranno a mantenere le proprie famiglie? Non solo: nel «milleproroghe» avevamo presentato degli emendamenti anche in Commissione per cercare di ovviare a questa situazione. In altre parole, per lo meno per quei lavoratori che si trovavano in queste condizioni, la nostra proposta era di rimanere nel sistema previdenziale precedente alla malaugurata riforma Fornero. Ovviamente, gli emendamenti della Lega Nord, in quanto della Lega Nord, non sono stati valutati dal Governo nel merito e per il buon senso delle proposte, ma sono stati respinti e bocciati.
Quindi, capendo dal question time svolto in quest'Aula e dalle pressioni che abbiamo fatto nelle diverse Commissioni, i relatori di maggioranza hanno cercato di presentare un emendamento che nella prima stesura vedeva risolti, anche se in minima parte, alcuni di questi problemi, ma trovava la copertura andando a colpire autonomi, commercianti e altri lavoratori che vivono un oggettivo stato di malessere dovuto alla crisi finanziaria, economica e dell'economia reale che il Paese sta vivendo. La Lega Nord ha fatto presente questo e ha cercato di modificare questo emendamento dei relatori.
I relatori lo hanno capito e hanno prestato un secondo emendamento mettendo una toppa, ma creando un'altra falla enorme. Chiedo al sottosegretario di fare attenzione anche su questo: state creando degli esodati di serie A e degli esodati di serie B. Lo spiego ai colleghi: chi ha firmato accordi entro il 31 dicembre ed è uscito dalla propria posizione lavorativa entro quella data (secondo l'ultimo emendamento approvato nel testo finale) vedrà riconosciuto il sistema previdenziale previgente alla riforma Fornero.
Chi, invece, ha firmato accordi ma, come nella norma, esce dal posto di lavoro dopo il 31 dicembre, non si vedrà riconosciuto il precedente regime previdenziale. Dunque, state dicendo che se uno ha avuto la fortuna di uscire entro il 31 Pag. 23dicembre va bene e potrà andare in pensione con il sistema precedente; chi, invece, ha firmato e ha fatto tutto il 31 dicembre ma esce il 1o o il 2 gennaio o gli ultimi giorni di questo mese non vedrà riconosciute queste garanzie. Quindi, avete detto, avete scritto e volete fare approvare che esistono dei licenziati - non stiamo parlando di classi privilegiate - di serie A e dei licenziati di serie B. Vorrei chiedere come andate e come andrete a spiegare a questa fascia di popolazione, che è molto consistente, questa situazione. Come glielo spiegherete? Gli direte: «Mi dispiace, sei uscito il giorno dopo e, a questo punto, non hai più nessun reddito per degli anni» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Quindi, chiedo al Governo, con grande senso di responsabilità, di non lasciare questa situazione. Vi è la possibilità di ricambiare il testo. Invece di venire in Aula, di rimandare il testo in Commissione, di ritornare in Aula e di cambiare dieci volte il testo in Commissione, dovete e siete obbligati a dare un po' di certezze al Paese e, soprattutto, a queste fasce di popolazione. Andate al Senato e modificate il testo. Come possiamo pensare di affrontare questo difficilissimo periodo economico, per i nostri cittadini, lasciandoli in queste condizioni? Non si può pensare di continuare a dare soldi alle banche e di far pagare questo tipo di decisioni, che sono malaugurate, ai cittadini più deboli.
Ricordo che il Presidente Monti parlava di equità, quando è iniziata la manovra. Ma dove sta l'equità se proprio ai più deboli facciamo pagare la crisi? Dove sta l'equità se i cittadini licenziati non trovano uno Stato o un settore pubblico che li tuteli e che gli dica «non ti lasciamo da solo, non lasciamo da solo te e la tua famiglia»? Questa non è equità. Sì, è equità tra le diverse banche, ma non per i cittadini.
Dunque, la Lega si dimostrerà certamente disponibile, anche al Senato, per discutere e modificare questa norma. Però, non fate gli indifferenti, perché la situazione è drammatica. Dalle Aule di questo Parlamento e dalle cattedre universitarie probabilmente si capisce un po' di meno la situazione drammatica che stanno vivendo i cittadini. Ma è importante, invece, girare sulle strade, all'interno delle fabbriche, delle aziende, degli uffici e capire la drammaticità, che è data anche dall'incertezza che continuate a dare. Quando è stata presentata la riforma delle pensioni, nella manovra, questa sembrava la panacea che risolveva tutti i mali. Una panacea che metteva tutti sullo stesso piano. Il Ministro Fornero è riuscito a dire che chi andava in pensione con il metodo retributivo era un privilegiato, non capendo che vi sono dei retributivi da 1.000-1.100 euro al mese e con quei soldi si mantengono i giovani precari, che rimangono in famiglia perché non hanno l'opportunità di uscire, né di avere un mutuo. E noi chiamavamo queste persone privilegiate! Chiedo, invece, perché il Ministro Fornero non chiama privilegiati quei sottosegretari che guadagnano 500 mila euro all'anno di pensione ma, invece, chi va in pensione, con il sistema retributivo, con 1.100 euro al mese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Su questo ci deve essere una risposta da parte del Governo.
Ieri il Primo Ministro Monti è intervenuto parlandoci d'Europa. Ma, dobbiamo inseguire l'Europa soltanto nelle misure che chiedono di penalizzare le fasce deboli della popolazione? Dobbiamo inseguire l'Europa e prendere ordini dall'Europa soltanto quando andiamo a massacrare i nostri cittadini? Penso che serva la dignità di questo Paese per dire «no» e per dire «no» alle misure di ingiustizia sociale. È troppo semplice andare a colpire una grande fascia di popolazione debole. È un po' più difficile andare a colpire chi veramente ha i privilegi e chi non ha, ovviamente, alcun tipo di problema economico e che continua, magari, ad insegnare a chi ha reali difficoltà economiche come bisogna risparmiare.
Quindi, signor Presidente, concludo il mio intervento ricordando che l'opportunità per cambiare esiste ancora. Non facciamoci fasciare la testa affermando che è Pag. 24una sconfitta del Governo se cambiamo qualche pezzo dell'articolato del milleproroghe. Abbiamo il coraggio di farlo.
Il Governo abbia il coraggio di farlo al Senato, si prenda la responsabilità di quello che ha fatto fino ad adesso ed i meriti di saper raccogliere tutti quei suggerimenti, anche forti, che la Lega ha dato in questo periodo per non massacrare i nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, la Lega Nord ha presentato una nutrita serie di emendamenti - tutti molto significativi - e, facendo parte dell'VIII Commissione, anche noi abbiamo contribuito a sollevare questioni di estrema importanza ambientale.
Mi soffermerò fondamentalmente su tre questioni. La prima è quella concernente il Sistri, sulla quale la collega Lanzarin è già intervenuta prima, accennando qualcosa su questo sistema. Il Sistri è il sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi: si tratta sicuramente di un argomento molto attuale, anche considerando la protesta degli autotrasportatori, che lamentano, oltre al resto, proprio l'eccessivo costo degli adempimenti legati al Sistri, per non parlare delle problematiche legate agli adempimenti burocratici, al costo degli stessi ed al malfunzionamento di questo sistema, legato ad una scatola nera, una black box, che viene attivata tramite l'utilizzo di una chiavetta USB per avere i dati dei percorsi fatti dai mezzi. Ebbene, nella maggior parte dei casi, questa attivazione risulta praticamente non funzionante.
Io, come tutti gli altri, condivido le finalità di questo sistema: esso è nato per combattere il traffico illecito dei rifiuti, legato naturalmente alle famose ecomafie, però ormai sappiamo tutti che il sistema, oltre ad essere molto costoso, non funziona, per cui necessita di profonde modifiche, che sono presenti nel disegno di legge che stiamo esaminando in Commissione e di cui sono relatore.
I nostri emendamenti propongono la proroga di ulteriori sei mesi o di un anno, a seconda delle situazioni, dell'entrata in vigore del Sistri per le grandi imprese con oltre dieci dipendenti e per i trasportatori dei rifiuti, e di un anno e 18 mesi per le piccole imprese con meno di dieci dipendenti e per i soggetti che trasportano rifiuti solo occasionalmente. Lo slittamento di tre mesi, previsto attualmente per l'entrata in vigore del Sistri per tali soggetti, era insufficiente dal momento che per due interi anni non è stato possibile calibrare il sistema, che ha causato gravissimi problemi alle circa 400 mila imprese iscritte. Si ritiene necessario avere il tempo di rivedere tutto il sistema, senza creare quel clima di tensione, di incertezza e soprattutto di terrorismo fiscale che oggi le imprese avvertono.
Nelle Commissioni V e I della Camera è stato approvato l'emendamento a mia prima firma, riformulato dal relatore, che almeno riporta un poco di ordine sulla complessa normativa e soprattutto un'equità di trattamento tra le grandi e le piccole imprese. Era infatti previsto che per le piccole imprese, ossia per quelle con meno di dieci dipendenti, il sistema entrasse in vigore l'1 giugno, mentre per le altre, le più grandi, il 30 giugno, completamente in controtendenza con quanto sosteneva la Lega Nord, per la quale questo sistema doveva entrare in vigore prima per le grandi imprese e sei mesi dopo per le piccole.
Ebbene, l'emendamento approvato equipara piccole e grandi imprese, prevedendo l'entrata in vigore del sistema al 30 giugno. Il Governo dovrà utilizzare in modo proficuo questi mesi di proroga per semplificare il Sistri ed eliminare i vincoli inutili e vessatori che appesantiscono il sistema stesso, senza apportare reali vantaggi sulla tracciabilità dei rifiuti e sulla trasparenza. In Commissione VIII - come dicevo - è in corso l'esame della proposta di legge della Lega Nord, abbinata a proposte di altri partiti, che prevede l'abolizione completa di tutte le norme attuali, in modo da rivedere il tutto in modo più semplice e meno costoso. Pag. 25
Abbiamo sentito per l'occasione quasi tutte le associazioni delle imprese interessate e garantisco che nessuna si è dimostrata così favorevole a questo tipo di sistema. L'innovazione qualificante della nostra proposta di legge è l'introduzione di specifiche modifiche che renderanno semplice, efficace e poco oneroso l'esercizio del sistema, con vantaggi per i piccoli produttori e per l'amministrazione. Le novità sono quelle anticipate nella risoluzione n. 7-00623 e già accolte dal Governo nell'ambito dell'ordine del giorno Togni n. 9/4612/150.
Si tratta di norme di semplificazione del sistema attuale attraverso regole minime e facili da applicare da parte di tutti gli operatori con particolare riferimento: alla possibilità di delegare gli adempimenti di iscrizione, movimentazione e registrazione da parte di tutti i produttori dei rifiuti, specialmente da parte di quelli di minore dimensione, agli operatori professionali come trasportatori, soggetti che effettuano lo smaltimento e il recupero, commercianti e intermediari non detentori, associazioni di categoria; alla possibilità di semplificare gli adempimenti di carattere elettronico, trasportando in digitale il collaudato sistema cartaceo vigente - il famoso MUD - in particolare consentendo ai trasportatori professionali, che nel corso del trasporto sono gli effettivi detentori del rifiuto, di emettere le schede del nuovo sistema elettronico per il controllo dei rifiuti per conto dei produttori e di interagire in tempo reale con il sistema al fine di fornire le necessarie informative; alla possibilità di garantire all'operatore un'informazione certa sull'accertamento o meno dei dati inseriti nel sistema elettronico; alla possibilità di tener conto della buona fede degli operatori introducendo per talune fattispecie l'istituto del ravvedimento operoso, di modo che il soggetto in buona fede, che sbaglia, abbia la possibilità di denunciare senza timore l'errore agli organi competenti, in questo modo liberando altresì risorse umane e materiali per l'accertamento delle violazioni più importanti.
Abbiamo poi presentato un ultimo emendamento, che purtroppo è stato respinto, ma l'abbiamo trasformato in ordine del giorno, dove si prevede che i contributi annui per il Sistri vadano versati entro il 30 aprile di ciascun anno e a decorrere dall'effettiva entrata in vigore del sistema. Si prevede inoltre la restituzione o la compensazione di tutto ciò che è stato versato sino ad oggi dalle imprese, visto che hanno pagato per un servizio che effettivamente non è ancora entrato in vigore.
L'altro argomento che abbiamo affrontato riguarda il settore del mobile, vi sono appunto alcuni emendamenti proposti per prorogare i contributi al settore del mobile, settore in crisi profonda nonostante sia una delle voci attive - penso una delle prime - del nostro export, infatti le tre «A» famose che sostengono e tengono in piedi l'export italiano sono l'arredamento, l'abbigliamento e l'alimentare. È l'unica «tripla A» che veramente è importante per il nostro Paese. Si prevedeva ad esempio la detrazione del 36 per cento delle spese sostenute dalle giovani coppie per l'acquisto di immobili certificati made in Italy e realizzati prioritariamente con materiali provenienti da programmi e progetti di riforestazione e prodotti con un finiture ecocompatibili. Inoltre, avevamo proposto di differire al 2012 la detrazione IRPEF per le spese documentate relative all'acquisto di mobili ed elettrodomestici ad alta efficienza energetica, nonché apparecchi televisivi, computer finalizzato all'arredamento di immobili in ristrutturazioni.
Infine, congiungendo la salvaguardia dell'ambiente e della qualità dell'aria con la necessità di incentivare lo sviluppo economico legato alla produzione del settore auto, abbiamo proposto un emendamento relativo al rinnovo del parco auto circolante tramite l'acquisto di veicoli ecologici. Il Ministro Clini, nell'audizione di questa mattina, ci ha segnalato che l'energia da fonti rinnovabili nel trasporto è ferma al 10 per cento.
Inoltre, ha rimarcato la necessità di rinnovare il parco auto in circolazione, incentivando la produzione e l'acquisto di Pag. 26mezzi ecocompatibili. Detto questo, non riusciamo a capire perché il Governo abbia bocciato il nostro emendamento, che andava proprio in questa direzione. Concludendo, noi sicuramente ci definiamo barbari e sognatori, però siamo anche molto concreti. Contiamo di discutere queste nostre proposte nel prossimo decreto per lo sviluppo economico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, discutiamo in un'Aula semivuota, che caratterizza in maniera chiara quanto è forte questo Governo. Ha una maggioranza mai avuto nella storia repubblicana e si vede costretto a mettere la fiducia, perché nonostante tutto non avete una maggioranza chiara, soprattutto a difesa del Paese. La Lega orgogliosamente - l'ho detto anche ieri - è l'unica forza di opposizione di un Governo che sta distruggendo tutto, tutte le categorie. Si è accennato agli autotrasportatori, ai tassisti, alle attività commerciali. Avete modificato in maniera indegna la normativa sulle pensioni e la Lega, nonostante ciò, sia nel decreto di fine anno, sia su questo, ha dimostrato di fare opposizione sul merito. È questo ciò che non accettiamo, nonostante abbiamo dato la disponibilità a discuterlo. Abbiamo fatto degli emendamenti chiari, di copertura, che andavano a risolvere tantissime problematiche. Siete sordi a tutto. Andate in giro, ascoltate le piazze, ascoltate i cittadini e capirete che le tematiche che sta mandando avanti la Lega sono quelle giuste per dare una risposta a questa crisi economica, sicuramente pesantissima. I miei colleghi prima hanno accennato alla varie tematiche, chi sul Sistri, chi sulle pensioni, per dimostrare quanto circolano in questo Governo le richieste del nostro movimento. Accenno anche io ad alcuni emendamenti depositati e l'invito che rivolgo al Governo è di valutarli in Senato.
Per quanto riguarda gli enti locali - che non ce la fanno più - ci avete depredati di una riforma fondamentale, quella del federalismo con l'IMU, prevedendo che una parte, il 50 per cento dell'IMU, vada allo Stato, contrariamente a quello che il Governo precedente aveva deciso nella riforma federalista fiscale. Ad oggi, gli enti locali non sanno quanta IMU incasseranno e non possono fare i bilanci, ma soprattutto sicuramente si alzerà la pressione fiscale. Allora, la scelta è la nostra proposta, oggettiva, di posticipare questo 50 per cento che va allo Stato, lasciandolo agli enti locali, andando invece a tagliare la forte spesa pubblica, soprattutto dei Ministeri. Questo non l'avete considerato, perché quando si parla del debito pubblico sappiamo tutti che l'unica possibilità è quella di ridurre la spesa pubblica. Nei Ministeri gli spazi ci sono, ma avete invece scelto di tagliare gli enti locali. Ad oggi, nessun comune di questo Paese è in grado di fare il bilancio, perché non sa né i tagli dell'IMU né i tagli al fondo sperimentale. Stanno uscendo delle cifre spaventose. Si parla di circa il 50 per cento di tagli sull'IMU. Ma come pensate che gli enti locali diano i servizi, soprattutto quelli più delicati, quelli del settore sociale? È impensabile. Una scelta di onestà sarebbe stata quella di posticipare questo taglio dell'IMU, prendendo atto di quello che il Governo precedente, con una maggioranza eletta dal popolo, cosa che voi non siete, ha fatto in maniera chiara e seria. Questa è sicuramente una partita che mi auguro al Senato possa essere rivista.
Avevamo inserito delle coperture, per esempio, una tassazione sui cosiddetti money transfer. Sappiamo che annualmente circa 10 miliardi di euro i cittadini non italiani li trasferiscono a casa loro, non creando ricchezza del nostro Paese. Lì vi era una possibilità di copertura per le varie spese che ci sono anche in questo decreto. Ma no, non bisogna toccare gli stranieri, perché portano ricchezza. A chi portano ricchezza? A chi?
Per quanto riguarda gli enti locali, vi sono limiti di indebitamento. Dal 2012 ci sarà la possibilità per gli enti locali di fare mutui dell'8 per cento nel 2013 e del 4 per cento nel 2014. Pag. 27
Questo significa che gli enti locali non faranno più assolutamente mutui e si bloccherà completamente l'edilizia. Anche lì, vi abbiamo detto: «Andiamo sui numeri. Sui 1.900 miliardi di euro di debito pubblico, gli enti locali hanno il 7 per cento. Lasciamo stare queste cose». Ma anche lì non ci avete seguito, non siete entrati neanche nel merito della valutazione e inchioderete totalmente i comuni, soprattutto quelli virtuosi, che non sono in tutto il Paese, sono quasi tutti al Nord e sappiamo che sono una di quelle realtà che possono dare delle risposte all'economia, perché quando parlate di rigore e di crescita, per chi? State bloccando quegli enti locali, quei sindaci e quegli amministratori che stanno dimostrando di volere fare la differenza. Questa è una grossa responsabilità che vi troverete.
Un altro emendamento dove siamo entrati sul merito. Avete inserito la tassa sulle barche, sui diritti di stazionamento, ma andate a vedere quello che sta succedendo in giro, non per difendere chi ha la barca, perché alla fine li prendete in giro, perché siete dei populisti. Sta succedendo che si stanno spostando tutti quanti: chi è nella zona del Veneto, in Slovenia, chi è dall'altra parte, si sta spostando in Corsica e in Francia, per cui vi sarà non solo una minore entrata per quanto riguarda le casse dello Stato, ma sicuramente avrete la responsabilità che tanta gente perderà il posto di lavoro. Anche lì, andiamo a vedere e a fare le valutazioni sul merito di questo emendamento. È un «milleproroghe» fatto male.
Già anche noi avevamo presentato sul tema delle pensioni un emendamento per quella assurda modifica che avete fatto andando a modificare un po' le pensioni, colpendo i lavoratori autonomi, in questo momento di difficoltà. Avete inserito una copertura che anche voi sapete che non c'è. Da lì anche la totale impreparazione di questo Governo. Dovete prendere atto di questo, dovete prendere atto che state danneggiando questo Paese. In questi pochi mesi avete fatto più danno voi di tante altre realtà, facendo tasse, tasse e tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Nessun taglio alla spesa pubblica. Non avete seguito quello che un Governo eletto dal popolo aveva fatto e che è l'unica soluzione per risolvere i problemi di questo Paese, che è l'applicazione piena e immediata del federalismo, piena e immediata dei costi standard, perché così un ente locale del Nord e del Sud devono spendere la stessa somma per lo stesso servizio. Da lì deriva il salvataggio di questo Paese che non arriverà, a meno che i cittadini non seguiranno tutti la Lega e si realizzerà la Padania, che è la realtà, a livello europeo, più evoluta e meglio gestita, al di là del colore politico. Questa è l'attuale situazione ed era l'unica possibilità, se avevate un po' di coraggio, di applicarla fin da subito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Vi sono realtà in cui vi sono pochi dipendenti e realtà... prendiamo la Sicilia, facciamo degli esempi. La regione Veneto ha 3 mila dipendenti, la regione Sicilia ne ha 30 mila! È lì che vi sono le risorse da recuperare ed è lì che potevate, se avevate il coraggio, applicare subito i costi standard e risolvere le problematiche di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Prendete atto di questo. Lo dico anche ai colleghi del PdL. È un dato di fatto, è un dato di fatto, come i falsi invalidi. Capisco che i colleghi che arrivano da una determinata regione del Paese fanno fatica ad accettarlo, ma quando il Governo e il Presidente hanno iniziato a mettere il naso sui falsi invalidi, cosa è successo? Che nelle realtà del Nord vi è una media dal 3 al 5 per cento, e nelle realtà come Napoli vi è una media del 25 per cento di falsi invalidi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Anche lì abbiamo fatto degli emendamenti per dire non 100 mila controlli, ma 200 mila controlli, soprattutto nelle zone dove più alto è il tasso di invalidità. Sapete quant'è la somma dei costi dell'invalidità? Sedici miliardi di euro. Passiamo caso per caso tutto il Paese e troverete miliardi di euro per i lavoratori, Pag. 28per le aziende, per la crescita, per gli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Ecco quello che noi contestiamo a questo Governo. La Lega non fa opposizione a priori, ma sul merito di tutto perché noi, a differenza di tanti che sono qua, siamo sempre sul territorio e questo ci ha insegnato Umberto Bossi. È questo quello che voi non capite, che questa maggioranza se ne assuma la responsabilità. I cittadini si stanno svegliando, prima i tassisti, dopo gli autotrasportatori, dopo i benzinai, arriveranno i commercianti, arriveranno gli artigiani e vi mandano a casa tutti. Questo è il nostro impegno. Per cui, in maniera chiara e oggettiva, contestiamo questo «milleproroghe». Ponete la fiducia, ma ci rimettete la faccia e la Lega, fino in fondo, difenderà i cittadini e la Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi svolti a norma dell'articolo 116 del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 11,55).

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, domani, 27 gennaio, ricorre l'anniversario della Giornata della memoria, che questo Parlamento ha istituito nel 2000, per ricordare il dramma terribile dell'olocausto del popolo ebraico, lo sterminio programmato di un popolo intero in Europa.
Il 27 gennaio 1945 l'Armata Rossa entrò nel campo di Auschwitz e il mondo fu posto davanti all'evidenza dell'orrore, un orrore tanto più grande in quanto non si tratta di un popolo come tutti gli altri. Si tratta di un popolo che è vissuto in mezzo ad altri popoli ed è diventato carne e sangue di altri popoli. Gli ebrei italiani sterminati erano ebrei, ma erano italiani e - mi scusino gli ebrei - forse ancora prima di essere ebrei. Quindi non un popolo lontano, ma un popolo vicino, un popolo fatto di vicini di casa, di colleghi, di compagni di scuola, di amici, di parenti: un orrore che non è possibile dimenticare.
Nel momento in cui ricordiamo questo orrore credo che dobbiamo ricordare contemporaneamente le colpe che lo hanno reso possibile. Certo esistono i carnefici, quelli che direttamente hanno eseguito il massacro, ma questo è stato preparato, all'interno della nostra cultura, da una lunga storia. Esiste una storia non dell'antisemitismo, ma certamente dell'antiebraismo dei cristiani, che non ha mai pensato allo sterminio degli ebrei, ma alla discriminazione, al metterli ai margini, al considerarli come cittadini di seconda categoria o comunque come una minaccia dalla quale difendersi. È il primo gradino.
Esiste un secondo gradino, quello della cultura laica, l'antisemitismo che è stato la conseguenza della popolarizzazione e della ideologizzazione del darwinismo, a cominciare da Haeckel in Germania e ancor prima con Gobineau, con Chamberlain e con tutti coloro che hanno creato l'ideologia scientista del razzismo, più forte in Germania che in Italia. Questo spiega anche perché sia stato più forte il dramma in Germania che non in Italia.
Continuando con l'aspetto forse più terribile e più decisivo, ci sono dei tempi - e io mi auguro che non vengano più nella nostra storia - nei quali si fa politica con risentimento, si fa politica non indicando soluzioni, ma mobilitando odio e rancori, e in quei momenti si va alla ricerca di un capro espiatorio. Gli ebrei allora furono il capro espiatorio della politica del risentimento fatto da troppe forze politiche nell'Europa di allora.
È importante non dimenticare, perché queste cose non accadano più. Nella mia storia personale questa vicenda è entrata in due modi. Io sono un amico di William Congdon, il pittore americano che come soldato della Croce Rossa americana entrò per primo nel campo di Buchenwald e Pag. 29ricordo l'orrore dei suoi disegni, che testimoniano quell'esperienza. Inoltre, quando andavo a scuola, nella mia scuola c'era Lisetta Levi, la figlia di Primo Levi. Ricordo di avere incrociato Primo Levi, che qualche volta la veniva a prendere.
Allora mi sono rimaste nel cuore e nella memoria le parole di una poesia di Primo Levi, che allora abbiamo studiato. Molti di voi credo che la conoscano. È «Se questo è un uomo» e riassume in qualche modo per intero il dramma di quella tragedia. Ve ne leggo alcune righe: «Voi che vivete sicuri/ nelle vostre tiepide case,/ voi che trovate, tornando a sera,/ cibo caldo e visi amici./ Considerate se questo è un uomo/ che lavora nel fango/ che non conosce pace/ che lotta per mezzo pane /che muore per un sì o per un no./ Considerate se questa è una donna,/ senza capelli e senza nome/ senza più forza di ricordare/ vuoti gli occhi e freddo il grembo / come una rana d'inverno. / Meditate che questo è stato:/vi comando queste parole./ Scolpitele nel vostro cuore/ stando in casa, andando per via,/ coricandovi, alzandovi,/ ripetetele ai vostri figli./ O vi si sfaccia la casa,/la malattia vi impedisca,/i vostri nati torcano il viso da voi.».
Ecco la Giornata della memoria esiste perché questo non avvenga, perché i nostri nati non torcano il viso da noi (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie per l'intervento, onorevole Buttiglione. Naturalmente è inutile e superfluo dire che le riflessioni sono condivise dalla Presidenza.

RICARDO FRANCO LEVI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, ho ascoltato con commozione le parole del Presidente Buttiglione. Quest'Aula, che fu sede e protagonista dell'approvazione delle leggi razziali, è il luogo giusto per ricordare questo giorno. Vorrei anche ricordare che nel corso di questa legislatura, per iniziativa del Presidente Fini, abbiamo posto nella Sala della Regina una lapide, proprio per commemorare quel giorno nefasto in cui, scrivendo una delle pagine più nere, forse la più nera, di questa Assemblea, vennero approvate le leggi razziali, per testimoniare che quest'Aula è presidio di libertà e di difesa dei valori della dignità dell'uomo. A 25 anni dalla morte di Primo Levi, che il Presidente Buttiglione ha ricordato, credo che sia importante rinnovare quell'impegno da questa Aula. Per questo motivo ho voluto prendere la parola a nome, immagino, di tanti altri (Applausi).

PRESIDENTE. C'è un altro intervento sull'ordine dei lavori al di fuori del provvedimento, che è quello dell'onorevole Compagnon. Gli ulteriori interventi sull'ordine dei lavori saranno consentiti successivamente alla ripresa del provvedimento.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che ieri, purtroppo, è morta una bambina di soli tre mesi, in un asilo, a seguito di un rigurgito. Lo dico perché purtroppo di fatti analoghi è costellato il nostro Paese da tanti anni a questa parte. Non ci sono molte iniziative che tendono a fare qualcosa in questo senso, perché il più delle volte ciò non accade per motivi particolari, ma perché gli effetti delle manovre effettuate in quel momento sono concitate o non si sa come farle. Si presume, anzi, è dimostrato, che non ci sia una preparazione adeguata negli asili, nelle scuole e nella società complessivamente, che renda le persone in grado di capire, quando si verificano questi episodi, come muoversi. Lo dico perché già nel 2010, a fronte di una serie di fatti analoghi, avevo presentato un'interrogazione al Governo per cercare di sensibilizzarlo al fine di adottare alcune iniziative, usando quel know how che c'è già, attraverso la Croce Rossa, Pag. 30divulgandolo nelle scuole. A fronte dell'ennesimo, purtroppo, fatto drammatico, sollecito il Governo affinché risponda a questa interrogazione, non tanto per rispondere al sottoscritto, ad un parlamentare, ma per trovare degli elementi in grado di anticipare e soprattutto prevenire fatti analoghi.

Si riprende la discussione (ore 12).

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, avevo già posto la questione ieri sera e stamattina avevo visto il Ministro Giarda che speravo fosse qui anche per darmi la risposta, dal momento che lui stesso si era impegnato, ieri sera, dichiarandolo, che avrebbe svolto i dovuti approfondimenti e poi ci avrebbe riferito in merito all'emendamento 6.55, che è già stato approvato in Commissione, ed in particolare circa la questione della sua copertura. Chiedo se, almeno prima di passare alle dichiarazioni di voto e al voto di fiducia, possiamo aver contezza della copertura economica dell'emendamento in questione. Se il Governo fosse in grado di darci la risposta ne saremmo oltremodo contenti. La abbiamo richiesta più volte e vorremmo averne contezza.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, intervengo, se mi è consentito, per rispondere all'onorevole Vanalli ma anche all'Assemblea. Desidero informarvi che il Governo ha trasmesso alle Commissioni la relazione tecnica relativa ai commi da 2-ter a 2-quinquies dell'articolo 6 e dell'articolo 6-bis, che pertanto è a disposizione di tutti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 12,02).

GIANCLAUDIO BRESSA. Relatore per la I Commissione. A tal proposito, desidero precisare che nel corso dell'esame in sede referente, seguito al rinvio del provvedimento alle Commissioni deliberato dall'Assemblea, l'emendamento 6.55 delle Commissioni (Nuova formulazione) ha modificato in più punti l'articolo 6, prevedendo in particolare che le deroghe all'applicazione dei nuovi requisiti di accesso alla nuova disciplina pensionistica, si applichino ai lavoratori il cui rapporto risulti risolto nel dicembre 2011 in seguito ad accordi individuali o collettivi.
In precedenza, la data di risoluzione del rapporto doveva essa antecedente all'entrata in vigore del decreto-legge. La volontà delle Commissioni, chiara a tutti i gruppi, è stata quella di includere nel beneficio previsto dall'articolo 6, comma 2-ter, tutti i lavoratori che risultino non più in servizio a partire dal 1o gennaio del 2012.
Che questo sia il contenuto precettivo della norma emerge, del resto, dalla stessa relazione tecnica predisposta dalla Ragioneria generale dello Stato, che osserva come il comma 2-ter sia destinato ad ampliare il numero dei lavoratori beneficiari delle suddette deroghe, precisando che, qualora ne derivasse un aumento della spesa pensionistica, questa potrà essere sostenuta attivando l'apposita clausola di salvaguardia, che garantisce la neutralità del complessivo impianto procedurale.
L'espressione utilizzata nel testo «in data antecedente al 31 dicembre 2011», intende, quindi, fare riferimento a tutti i lavoratori il cui rapporto si sia risolto entro la fine del mese di dicembre, non avendo, in particolare, alcun senso un termine destinato a scadere il 30 dicembre.
In ogni caso, qualora lo ritenga opportuno, l'altro ramo del Parlamento potrà procedere ad una modifica formale del testo, volta a specificare, in modo ancora Pag. 31più inequivoco, la portata della disposizione in questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola l'onorevole Vanalli, al quale mi corre, però, l'obbligo di ricordare che, come già detto dal relatore, la relazione tecnica è in distribuzione.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, infatti, ringrazio il relatore che ce l'ha anche illustrata, tuttavia, vorrei sottolineare - Regolamento alla mano - questo iter è un po' strano: facciamo una domanda rivolta al Governo, ci risponde una parte politica.
Ormai, è chiaro che il Governo è, di fatto, gestito dal Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Anzi, invito i colleghi a premunirsi e a preoccuparsi del fatto che, magari, la settimana prossima, troveremo le chiavi del Parlamento cambiate e non riusciremo neanche ad entrare! A questo punto, ci rivolgiamo direttamente a loro e facciamo anche prima.
Quindi, ringrazio della risposta che ci è stata fornita. Sottolineo che non mi sembra esattamente questo il modo di fare, tuttavia, prendiamo atto che funzionerà così da qui in avanti: invece di rivolgerci al Governo, ci rivolgeremo direttamente ai colleghi!

MANUELA DAL LAGO. Ci rivolgeremo a Bersani, invece che a Monti!

PIERGUIDO VANALLI. No, Bersani non ci sarà per molto, è meglio Bressa!

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, vorrei rassicurarla. L'onorevole Bressa ha parlato in quanto relatore sul provvedimento. Anche nelle altre occasioni, se crede, può rivolgersi ai relatori che, di volta in volta, saranno di diverse parti politiche.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, mi dispiace ritornare a qualcosa di più serio, ma intervengo per unirmi alle sue parole e a quelle del collega Levi, perché le parole sono state pietre in quest'Aula. Ed è giusto che, anche a distanza di decenni, quest'Aula ricordi, con trepidazione ed anche con convinzione, quella che è la Giornata della memoria per dire tutti insieme: «Mai più!»; per ricordare che, anche oggi, questo demone cattivo che è nell'uomo, questa bestia che è nell'uomo, rischia di scatenarsi, e si scatena ancora nella nostra storia, con altri episodi di genocidio, con altri episodi di persecuzione.
Ricordo agli amici che tutti i minuti, ogni cinque minuti, muore un cristiano nel mondo. Quindi, anche questa è una coda dell'odio che tutti noi dovremmo, magari, mettere anche al centro della nostra azione politica. Per questo, ringrazio i colleghi e, a nome della Lega Nord, esprimo, in qualche modo, la partecipazione a questo momento storico, a questo comune impegno per dire: «Mai più!».

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4865-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

Pag. 32

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici annunciamo il nostro voto favorevole sulla richiesta di fiducia che il Governo pone per la conversione di questo decreto-legge cosiddetto milleproroghe.
Siamo ben consapevoli che la fiducia, in realtà, non riguarda solo il decreto-legge, ma anche le modifiche che sono state convenute e apportate nelle nostre Commissioni, in particolare, per ciò che riguarda il finanziamento delle pensioni dei cosiddetti lavoratori precoci ed esodati.
Questa circostanza rende la fiducia garanzia anche dell'accordo tra le forze politiche che sostengono il Governo riguardo alla soluzione dei problemi collaterali che nascono dalle recenti innovazioni del sistema pensionistico, recate dal decreto-legge «salva Italia».
Vogliamo sottolineare il carattere esclusivamente politico di questa richiesta di fiducia e della nostra adesione. Noi siamo contrari a condotte parlamentari che rallentino ed ostacolino, per ragioni che non troviamo condivisibili, l'efficacia dell'azione di Governo in questo momento di difficilissima contingenza.
Confermiamo, perciò, ancora una volta il nostro sostegno convinto e determinato all'azione del Governo. Far parte della maggioranza che lo sostiene, significa rappresentarsi la responsabilità di tener fermo questo sostegno parlamentare anche in occasione di misure che possono apparire non strategiche, ma di semplice, per quanto necessario, coordinamento.
Condividiamo, comunque, nel merito i contenuti propri del decreto-legge e ci raffiguriamo l'utilità di mantenere aperti quei termini di cui si chiede la proroga, al fine di consentire che le attività inerenti possano essere portate a termine e il Governo non sia costretto ad abbandonarle in itinere. È per questa responsabilità che il nostro voto è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, la componente parlamentare del gruppo Misto Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia non voterà la fiducia al Governo. È evidente che questo voto non è legato al merito del provvedimento in esame - il cosiddetto milleproroghe - ma alla natura e all'azione di questo Governo.
Ci troviamo in una grave anomalia democratica: personaggi non eletti, non votati, non scelti dai soggetti a cui la nostra Costituzione dà il ruolo di rappresentare il popolo, perché da esso votati, decidono le sorti del nostro popolo. I risultati finora ottenuti sono catastrofici.
In base al diktat tedesco, questo Governo ha approvato una manovra che colpisce pensionati e famiglie, e che porterà il Paese alla recessione. Non voteremo la fiducia perché l'Italia non ha bisogno di liberalizzazioni, ma di una convinta adesione a favore del Sud: infatti, se non cresce il Sud, non cresce l'Italia e, quindi, non cresce neanche il Nord. Ci auguriamo che questo Governo vada presto a casa e ci possa essere un ritorno al consenso.
Infine, nell'ennesima, inutile e noiosa predica sull'Europa del Presidente del Consiglio, di ieri...

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, la invito a concludere.

ARTURO IANNACCONE. ... lo stesso Monti non ha avuto il tempo di dedicare un minuto a quello che sta succedendo in Italia, alle «proteste dei forconi» in Sicilia e alle proteste che stanno dilagando in tutto il nostro Paese. È evidente che il Governo non è all'altezza del suo compito e delle sue responsabilità ed è per questo che noi non voteremo la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la componente politica Misto-Repubblicani Azionisti voterà la fiducia al Governo. In verità, questo provvedimento non dovrebbe avere Pag. 33necessità del voto di fiducia. Vi è la giustificazione che il Governo sta procedendo con un passo molto veloce nella gestione anche degli affari ordinari, all'interno della strategia necessaria che sta portando avanti per tentare di difendere l'euro, la presenza e la partecipazione dell'Italia alla costruzione europea. Questo obiettivo vale il sacrificio anche delle procedure ordinarie. In altri tempi, lo ripeto, un provvedimento del genere non dovrebbe richiedere il voto di fiducia.
Quest'ultimo per noi assume un altro significato ed è il sostegno, peraltro ribadito ancora nel dibattito di ieri, alle iniziative che il Governo sta portando avanti. Semmai, vorrei utilizzare l'occasione per fare presente al Governo alcune esigenze, la prima di metodo politico e di metodo democratico. Questa osservazione ha una premessa: innanzitutto ribadisco la fiducia e il sostegno alle forze di polizia, ma, fatta questa premessa, è necessario chiedere al Governo la disponibilità al colloquio democratico. Il Paese attraversa una fase difficile ma è necessaria, con coloro che protestano e che non vanno criminalizzati a priori, una base di dialogo e di colloquio. La seconda esigenza è una ripetizione che faccio in questa dichiarazione: la crisi economica si sta particolarmente aggravando perché quasi l'intero sistema bancario, in ragione delle difficoltà generali e di una ormai invalsa scorretta interpretazione dell'Accordo Basilea 3, non sta erogando credito, soprattutto alle piccole e medie imprese ed in particolare all'agricoltura che oggi non è più coperta da quelle forme di credito particolare che esistevano in altro ordinamento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani Azionisti e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Urso. Ne ha facoltà.

ADOLFO URSO. Signor Presidente, signori colleghi, la componente politica Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare voterà la fiducia al decreto-legge «milleproroghe» anche perché quest'anno si è realizzata, finalmente, una prima inversione di tendenza. Il Governo ha presentato un provvedimento contenuto, evidentemente perché il precedente Governo era riuscito a lasciargli un provvisorio meno consistente e, forse, anche perché ha voluto dare un segnale importante nei confronti di un modo disordinato di legiferare e di amministrare la cosa pubblica che è diventato, purtroppo, la regola. Una regola, forse, infranta in questo caso. Due segnali importanti che vanno colti e a cui il Parlamento ha dato il suo contributo limitando al minimo i cambiamenti e soprattutto le aggiunte. Il «milleproroghe», lo ricordiamo tutti, era il treno dei mille vagoni a cui ciascuno cercava di aggiungere il suo o, almeno, di aggiungere uno strapuntino. Questa nuova sobrietà, prima del Governo e poi del Parlamento, deve costringere tutti ad una maggiore efficienza ed anche, a monte, ad una maggiore qualità legislativa.
Nel merito, giudichiamo positivamente le modifiche apportate sia per garantire i lavoratori precoci ed esodati, sia nella copertura; sarebbe stato ingiusto farne pagare il conto, ancorché minimo, ai lavoratori autonomi. Ora, però, pensiamo alle vere riforme; ci attendiamo molto dal decreto sulle liberalizzazioni e lavoreremo in Parlamento perché vi siano anche le liberalizzazioni dei veri monopoli: banche, assicurazioni, poste, trasporti e ferrovie. Si può e si deve fare molto di più e si deve fare di più anche sul tavolo del welfare. Non si può procedere in questa materia così importante con la marcia del gambero. Non si possono fare annunci solenni e poi precipitose marce indietro; il Governo vada avanti senza reti e noi lo sproneremo in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, i deputati di Alleanza per l'Italia votano convintamente la fiducia al Governo Pag. 34Monti. Tecnicamente questa fiducia viene posta sul decreto-legge di proroga dei termini previsti da disposizioni legislative; il cosiddetto milleproroghe, in atto da alcuni anni, è cresciuto nel tempo in maniera impropria, su materie diverse, dando vita a un vero e proprio coacervo legislativo. Avrebbe dovuto ridursi a dieci, cento proroghe e invece anche questa volta il Parlamento non ha saputo resistere ad allargarne l'area di intervento; qualcuna giusta, come quella diretta a ridurre gli effetti negativi nei confronti dei lavoratori colpiti da esodo incentivato oppure per ricucire le conseguenze paradossali sui cosiddetti lavoratori precoci.
È bene, però, che il Governo - come ha detto ieri il Ministro Giarda - accerti con precisione l'efficacia delle coperture finanziarie prospettate. Ma più in generale, il Parlamento ha confermato la tendenza a considerare il «milleproroghe» come un omnibus: questa non è la strada giusta per recuperare un protagonismo parlamentare efficace e credibile.
A fronte di un Governo che rispetto alla durezza dei problemi alza i contenuti delle riforme strutturali - dal decreto «salva Italia» alle liberalizzazioni - recuperando prestigio e credibilità in Europa, la risposta del Parlamento non può essere la rincorsa degli interessi particolari, la difesa delle corporazioni, la comprensione per forme di protesta di assai dubbia legalità. La nostra fiducia è, dunque, convinta, perché dettata da un percorso obbligato. La politica, se vuole rigenerarsi, deve accettare la sfida che si trova ad affrontare, avendo di fronte un Governo che segnala con forza e con crescente autorevolezza i nodi strutturali del Paese.
Non siamo gelosi dei successi del Governo, anzi abbiamo visto con orgoglio il riposizionamento del nostro Paese negli equilibri europei; siamo convinti che possa vincere in queste ore la sfida cruciale della legalità. Pensiamo che si debba spiegare al Paese che la scelta di mettere al centro il cittadino consumatore consegue la necessità di sostenere lo sviluppo, e questo obiettivo giustifica il sacrificio di tutti. Il Presidente Monti ha detto che il suo è un Governo strano; ma la stranezza più evidente non è forse la condizione dei partiti, sia di quelli che lo sostengono, con pulsioni altalenanti, sia di quelli che lo osteggiano, evocando poteri forti certamente meno evidenti delle loro debolezze?
Il Governo Monti mette in evidenza la crisi e l'impotenza di questi partiti e segnala una consapevolezza avvertita sempre più da un Paese attraversato da una durissima crisi economica e sociale. Avete notato il mutamento degli umori nei confronti dell'evasione fiscale? L'esasperazione e la furbizia ne determinano la sua delegittimazione. Solo due mesi fa il Governo era una ragione della crisi e neppure l'opposizione veniva percepita come un'alternativa credibile, ora il Governo spinge la politica a ritrovare una sua dimensione di credibilità: la battaglia delle liberalizzazioni è centrale.
Una politica alta e nobile può pretendere e imporre un assetto di apertura dei mercati ancora più rigoroso, facendo prevalere con passione civile l'interesse generale. Una politica miope e suicida cavalca l'interesse particolare, si intesta qualche categoria, giustifica ogni forma di protesta, pensando di recuperare, così, il suo ruolo centrale. La durezza del dibattito di questi giorni inciderà sui profili della nuova politica.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BRUNO TABACCI. Per queste ragioni mi auguro - e concludo - che l'agenda che il Governo ci ha messo davanti si arricchisca di nuovi e impegnativi capitoli, sui quali non potrà mancare il contributo responsabile delle forze sociali. Penso ad un ammodernamento del mercato del lavoro e ad un'azione penetrante di spending review che accompagni la rinuncia ai tagli lineari con una penetrante analisi della qualità della spesa pubblica. Non vi è nulla di tecnico in tutto questo, è tutto tremendamente politico, anche se la recita a soggetto ci impedisce di chiamare le cose con il loro nome. Ma questa svolta è senza alternative, conviene percorrerla con dignitosa coerenza nell'interesse del Paese Pag. 35(Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Misto-Liberal Democratici-MAIE)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, i nove deputati della componente politica Misto-Grande Sud-PPA voteranno la fiducia al Governo, così come hanno fatto in precedenza. Approfitto di questa dichiarazione di voto per entrare ancora nel merito del provvedimento più che nelle questioni generali della politica.
Ogni anno rinnoviamo l'impegno di non ricorrere a questo tipo di provvedimento, ma ogni anno approviamo il cosiddetto milleproroghe che, per fortuna, quest'anno è un po' più contenuto. Tutto questo denota, purtroppo e comunque, un distacco tra il legislatore e la pubblica amministrazione: il primo non è messo in grado di valutare i tempi necessari per l'attuazione delle leggi; la pubblica amministrazione, dal canto suo, non è ancora in grado di ridurre i tempi. Speriamo, almeno, di ridurre annualmente il numero delle proroghe.
Ci sono nel provvedimento proroghe indispensabili, come quelle previste all'articolo 1 che riguardano i giovani ricercatori e i docenti associati universitari. Dare la possibilità agli atenei di predisporre queste assunzioni è molto positivo e si impedisce così a molti giovani di emigrare all'estero nelle università straniere.
Se, invece, rimangono in Italia possono dare un contributo significativo allo sviluppo dei settori industriali avanzati e all'uscita dalla crisi economica del nostro Paese.
Per quanto riguarda gli associati, il comma 5 dell'articolo 1, consente l'assunzione, ai sensi dell'articolo 29, comma 9, della legge n. 240 del 2010, tenendo fermi i limiti utilizzati per individuare gli atenei beneficiari degli interventi. Circa la proroga relativa all'assunzione presso la Presidenza del Consiglio, sarebbe stato meglio ricorrere ad un decreto dello stesso Presidente del Consiglio e non inserirla in questo milleproroghe.
Di grande importanza è la proroga dei termini per la verifiche sismiche sugli edifici definiti strategici, basate su un fondo istituito dall'articolo 32 del decreto-legge 30 settembre del 2003, n. 269. Finora sono stati verificati 36 mila edifici, mentre occorre almeno raddoppiare questo numero. Ciò consentirà di intervenire in via preventiva e di adeguare alle norme sismiche questi edifici per salvare così migliaia di vite umane sui futuri terremoti che, certamente, purtroppo, interesseranno il nostro Paese. Tra le opere strategiche vi sono le grandi dighe il cui il regolamento è in itinere e non si può ancora procedere alle verifiche sismiche.
La proroga prevista dall'articolo 4 riguarda i benefici ai comuni limitrofi alle regioni e alle province a statuto speciale, per impedire il referendum delle scelte di quei comuni, cosa che, però, alimenta molte polemiche nelle altre regioni.
La proroga all'articolo 5 è relativa all'inceneritore di Aversa, che in futuro va gestito in modo ordinario, con il massimo del rigore tecnico-scientifico. Scelgo per ragioni di tempo di non intervenire su altro e, invece, cerco di andare verso un articolo che è il più interessante dal mio punto di vista. Mi soffermo, quindi, sull'articolo 11 che tratta infrastrutture e trasporti. Dopo le proroghe positive su porti e aeroporti nei primi commi, il comma 5 e il comma 6 si riferiscono, invece, all'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali, prevista dall'articolo 36 del decreto-legge n. 98 del 2011, che rappresenta l'unica vera riforma che è stata fatta negli ultimi tempi. Qui addirittura si ammette che, nei prossimi due mesi, potrebbe non essere possibile approvare lo statuto e un decreto di trasferimento del personale, nel qual caso non si costituirebbe più l'Agenzia. Se questo significa che si vuole costituire un'agenzia più ampia, comprendente anche le infrastrutture ferroviarie, va tutto bene, ma se si vuole lasciare l'ANAS così com'è, che faccia la programmazione delle nuove opere, che diriga le opere degli altri, che Pag. 36approvi i progetti e che di fatto controlli le stesse concessionarie, allora non ci possiamo stare. La riforma dell'ANAS è sacrosanta e, quindi, ANAS deve essere la nuova azienda pubblica concessionaria e basta. Le rimanenti funzioni dell'attuale ANAS vanno inserite nell'Agenzia, sotto il controllo del Ministero dell'economia e delle finanze e della stessa ANAS. Oggi ANAS e FS sono due monadi impenetrabili. Il controllo si limita all'approvazione del bilancio e basta. Insomma, Trenitalia e ANAS concessionaria devono entrare nel mercato e fornire il servizio migliore al prezzo più conveniente per l'utenza. Il cittadino al centro e non i bilanci aziendali, ecco che cosa vuole Grande Sud-PPA e con queste osservazioni annuncia di votare la fiducia e di votare poi il provvedimento che ne segue (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, prendo la parola per esprimere la posizione che il gruppo dell'Italia dei Valori assumerà in merito alla questione di fiducia e dico subito che il nostro voto sarà contrario. A differenza del voto sul decreto-legge «salva Italia» il no che l'Italia dei Valori si appresta a votare alla fiducia ha motivazioni quantitativamente e qualitativamente diverse dal giudizio che successivamente esprimeremo nel merito del decreto-legge. Con questo voto non bocciamo tanto il Governo, ma, piuttosto, la maggioranza politica che lo sostiene. Non è che il Governo non sia esente da critiche.
Al momento del suo insediamento ce l'avevano presentato come il Barcellona di Guardiola e, invece, siamo costretti quotidianamente ad assistere a svarioni così grossolani che non sarebbero degni neppure dei campetti di periferia. Apprendiamo di Ministri che in un anno di recessione, come sarà quello attuale, propongono di tagliare gli ammortizzatori sociali per poi smentirsi il giorno dopo. Siamo costretti ad ascoltare giudizi trancianti ed offensivi sulla dignità di alcuni studenti da parte di Viceministri che non si è ancora capito quali deleghe abbiano perché il loro Ministro non li vede di buon occhio. Questo solo per limitarci alle ultime quarantotto ore (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Anche nella gestione dell'esame in Commissione non sono mancati limiti evidenti nel tenere le fila da parte del Governo. È un Governo che non solo avrebbe dovuto rappresentare la panacea di tutti i nostri mali, ma che finalmente ci avrebbe dovuto insegnare come si realizza la politica del fare. Ma tutto questo nel voto che l'Italia dei Valori si appresta ad esprimere è secondario. La questione di fiducia è uno strumento eminentemente politico, con il quale non si chiede di votare nel merito di un provvedimento o di una relazione, ma si chiede invece di schierarsi, di fare una scelta di campo di natura politica. Se oggi la Camera è chiamata a votare la questione di fiducia, non è tanto per volontà del Governo, ma per quella della maggioranza che lo sostiene e, poiché questa maggioranza non è stata in grado di trovare un accordo per approvare il decreto-legge cosiddetto milleproroghe, allora ha deciso di imporre al Governo la questione di fiducia.
L'Italia dei Valori non ha alcuna intenzione di avallare, con il proprio voto, la somministrazione di questo salvavita, indispensabile alla conservazione degli equilibri sempre più precari che consentono al Popolo della Libertà, al Partito Democratico e al Terzo Polo di far proseguire un'alleanza assolutamente innaturale. Colleghi, oggi più che mai è necessario parlare chiaramente. Sul decreto-legge cosiddetto milleproroghe, e più precisamente sull'articolo 6, non si sono verificate difficoltà di natura tecnica, ma una netta spaccatura politica su un tema altrettanto politico, come quello di consentire ai lavoratori precoci e agli esodati di andare in pensione con le regole precedenti al decreto-legge cosiddetto salva Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Pag. 37
Su questo punto il tripartito che sostiene il Governo Monti ha assunto tre posizioni differenti: il Partito Democratico riteneva necessario offrire copertura ad un vero e proprio dramma sociale, individuando la copertura della norma attraverso un aumento dei contributi per gli autonomi; il Popolo della Libertà, al contrario, ha posto il suo veto irriducibile rendendo manifesto che non avrebbe mai approvato il decreto-legge; infine, il Terzo Polo è rimasto fermo in quella che è la sua linea, che consiste nel considerare buono tutto ciò che è utile a far sopravvivere il Governo, perché l'esistenza in vita del Governo tecnico è funzionale all'opera di destrutturazione del bipolarismo che si sta realizzando di giorno in giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
L'elemento più preoccupante che emerge dall'analisi delle vicende che si sono verificate in questi giorni è che le spaccature sul decreto-legge cosiddetto milleproroghe non sono altro che l'aperitivo di quanto accadrà con il decreto-legge sulle liberalizzazioni. Sono consapevole che in politica, come in altre occasioni della vita, non è mai simpatico dire: «noi l'avevamo detto», «noi l'avevamo già previsto», ma purtroppo è così e, dunque, non ce ne possiamo astenere. L'Italia dei Valori, che nei confronti del Governo Monti ha assunto una posizione mirata a giudicare di volta in volta ogni provvedimento nel merito, senza pregiudizio o costrizione di ordine politico, aveva avvertito per tempo che una maggioranza costituita dal Popolo della Libertà, Terzo Polo e Partito Democratico è un organismo geneticamente modificato, è uno scherzo della natura e di ogni razionalità politica e, in quanto tale, è destinato a schiantarsi alla prima curva come un'auto senza volante e senza freni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Purtroppo, colleghi, avevamo visto giusto e i nodi stanno venendo al pettine perché, appena ci si discosta dai provvedimenti emergenziali in tema di bilancio per affrontare riforme di natura più politica, Partito Democratico, Popolo della Libertà e Terzo Polo parlano lingue diverse tra loro e le contraddizioni esplodono clamorosamente. Il Presidente Casini, dopo il pranzo di Palazzo Chigi, propose di chiamare «Andrea» quella cosa che si aveva pudore a chiamare con il proprio nome, ovvero coalizione politica. Mai citazione fu più profetica, onorevole Casini, perché Lo chiameremo Andrea è un film che finisce male, per la precisione con una gravidanza isterica al termine di tanti sforzi e di tante ansie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
L'Italia dei Valori non si vuole prestare ad illudere il Paese promettendogli una realtà che non si realizzerà mai, come sta facendo da tempo la potente macchina dei media più autorevoli. Preferiamo dire le cose come stanno, anche se sul momento possono sembrare scomode.
È per questo che, fin da subito, abbiamo detto che, dopo il «salvavita», sarebbe stato necessario restituire la parola ai cittadini alla prima occasione utile (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ed è per questo che diciamo, ad esempio sulle liberalizzazioni come già avevamo fatto per questo decreto-legge, che noi siamo pronti ad offrire il nostro contributo ed anche a votare tutti quei provvedimenti che ci appaiono necessari o giusti nell'interesse del Paese.
L'Italia dei Valori aveva approvato il testo del decreto-legge in Commissione e sarebbe stata pronta a collaborare per migliorarlo ulteriormente in Assemblea con una serie limitata di emendamenti. Avevamo già sostenuto in Commissione - e lo avremmo fatto in Assemblea - la soluzione adottata sulle pensioni, cari amici del Partito Democratico e tengo a sottolineare «cari amici del Partito Democratico». Quindi, perché cedere al ricatto posto in atto dal Popolo della Libertà, perché attribuire al Popolo della Libertà un potere di ricatto che, dopo oggi, aumenterà ancora di più, invece di metterlo di fronte alle proprie responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Se, come dicono, la sopravvivenza del Governo Monti è indispensabile per il Paese, allora questo deve valere per tutti, Pag. 38Popolo della Libertà compreso, e non solo quando questo non si scontra con i propri interessi elettorali. Purtroppo, si è scelta la strada del cedimento e della paura che è rappresentata dalla fiducia. Si tratta di una fiducia che spazza via tutti gli emendamenti presentati, non solo quelli dell'Italia dei Valori, ma anche quelli del Partito Democratico e di Alleanza per l'Italia, con la quale su molti punti (come, per esempio, la riapertura dei termini per rimborsi elettorali del Molise e i sette milioni regalati a Radio Radicale, piuttosto che il regalo ai presidenti degli enti parco) ci siamo ritrovati su posizioni comuni. La differenza sta nel fatto che noi credevamo fermamente nelle migliorie che volevamo apportare e non siamo disposti a rinunciarci in nome di un vincolo politico che non abbiamo voluto stipulare e nel quale non ci riconosciamo.
Signor Presidente della Camera, signori rappresentanti del Governo, l'Italia dei Valori vota «no» alla fiducia non per un atto ostile nei confronti dell'Esecutivo, ma semplicemente perché consapevole che l'«ABC» non è e non potrà mai essere la panacea dei grandi problemi che affliggono il nostro Paese, ma, al contrario, rischia di portare l'Italia al capolinea (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Onorevole Casini, onorevole Alfano, onorevole Bersani, con il nostro voto ribadiamo che la formula che proponete è estremamente instabile e pericolosa. Legittimamente voi potete pensarla in modo molto diverso nonostante i primi evidenti segnali che l'esperimento non sta producendo gli effetti sperati, ma quello che senz'altro non ci potete chiedere è venirvi in soccorso quando, come oggi, siete costretti ad imporre la fiducia al Governo, il che equivale a metterlo in pericolo di vita (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guzzanti. Ne ha facoltà.

PAOLO GUZZANTI. Signor Presidente, signori membri del Governo, il gruppo di Popolo e Territorio voterà la fiducia al Governo, ma con delle riserve che intendo qui esporre, anche perché non vorremmo che un certo atteggiamento antiparlamentare diventasse il vestito uniforme sia del Governo che dei rapporti tra Governo e Parlamento. Mi spiego: la fiducia è un atto politico. È vero che i governi politici utilizzano la fiducia come una technicality per scorciare i tempi e mettere la museruola agli emendamenti tagliandoli via.
Ma un Governo cosiddetto «tecnico», quando pone la fiducia, non pone un problema tecnico, ma un problema anch'esso politico. Quindi, ci troviamo di fronte al problema di come votare una fiducia ad un Governo che è tecnico e non politico. Si potrebbe naturalmente dire che questo Governo non è più tecnico, perché già da ieri ha avuto una maggioranza politica su questioni di politica estera, nelle quali i tre maggiori gruppi parlamentari e partiti hanno espresso la loro fiducia a questo Governo, ma non è tuttavia un Governo politico perché in Italia certamente la democrazia è momentaneamente sospesa.
La questione della sospensione della democrazia è il tema sul quale si dibatte e di cui tutti parlano e di cui si parlerà per anni a venire, perché tutto è cambiato e, da adesso, nulla sarà come prima. È esattamente il contrario di quello che dice il Gattopardo, ovvero che tutto cambi purché tutto resti come prima. Qui tutto è cambiato e nulla resterà come prima.
Vedete signori, le forme di democrazia sono varie e le conosciamo. Vi è il presidenzialismo, il semipresidenzialismo, il cancellierato, il prime minister all'inglese. Ci sono anche tante formule di leggi elettorali. Abbiamo quelle maggioritarie, proporzionali, miste, con sbarramento, alla tedesca. Facendo il calcolo combinatorio delle due forme, quella della democrazia e quella delle leggi elettorali, abbiamo un ventaglio possibile di almeno una ventina di modelli. Ma, tutti i modelli di democrazia hanno e devono avere un unico elemento in comune, cioè che il Pag. 39Governo sia la rappresentazione, in qualche modo, della volontà popolare espressa nelle urne.
È evidente a tutti che questo in Italia oggi non accade. Non ne do neanche la croce al Governo. Non dico che questo Governo è un usurpatore ma, al contrario, penso che questo Governo stia facendo un lavoro faticosissimo, che può essere anche criticato e anche molto lodato. Molte cose le approvo, altre mi inquietano ma, comunque, quello che sta accadendo è, in una situazione di emergenza, qualcosa di estremamente importante.
Il problema è, tuttavia, quello della legittimazione e non quello della legalità. Certamente, siamo in un'assoluta legalità, ma la legittimazione democratica è completamente assente.
Il punto è che il Governo è tentato - e lo sta dimostrando ogni giorno - di stringere un patto di ferro con i partiti, anziché con il Parlamento. Si dirà che è la stessa cosa, ma sappiamo che non è la stessa cosa perché i partiti hanno delle loro esigenze caratteristiche, che sono quelle territoriali di potere, di storia e di radici, mentre il Parlamento dovrebbe essere, a norma di Costituzione, l'insieme delle opinioni espresse e dei voti espressi, in nome del popolo, da ciascun rappresentante, il quale rappresenta da solo l'intero Paese.
Questo è un punto nodale per un gruppo come il nostro, Popolo e Territorio, che è nato all'insegna della responsabilità e che anche oggi rivendica la responsabilità, tanto è vero che, con tutte le riserve che sto sollevando ed elencando, voteremo la fiducia, questa volta, al Governo. Ebbene, noi non rappresentiamo un partito ma, certamente, una quantità significativa di elettori e ciascuno di noi rappresenta il Paese nel suo intero.
Allora, Signor Presidente, signori membri del Governo, oggi è una giornata in cui le dichiarazioni di tutti noi cadono, con aria distratta, su banchi semivuoti, come è d'abitudine, e anche questo, è stato detto, è un brutto segnale della vitalità del nostro Parlamento, dove veniamo soltanto per votare in maniera stanca, perché si è creato un vulnus che si fatica a ricucire e, anzi, credo che pochi lo sentano e abbiano la voglia di ricucire.
Noi non abbiamo tanto voglia di cucire o scucire o ricucire il vulnus, ma vogliamo porre la questione nei suoi termini assolutamente costituzionali e democratici, per ricordare che questo Governo nasce da un vuoto di legittimazione democratica e che in nessun Paese e in nessuna democrazia del mondo ciò è accaduto. Guardate la Spagna. A noi è stata rifilata questa idea, che una campagna elettorale fosse impossibile e sarebbe stata la febbre dello spread, l'impazzimento dei mercati. Sappiamo che non è così e lo abbiamo visto. Abbiamo visto la Spagna svolgere regolarmente le sue elezioni.
Quello che è accaduto da noi è, invece, un'altra cosa. È avvenuto il suicidio dei partiti. La destra non ha saputo o voluto o potuto fare le riforme drastiche che il Governo Monti annuncia di voler fare e mette in pratica, come vediamo anche oggi. La sinistra, che secondo i sondaggi aveva un consenso enorme, che l'avrebbe certamente portata al Governo, ha preferito chiamarsi fuori - anzi, tirarsi indietro - e non fare il suo dovere democratico, che era quello di volere le elezioni, vincere e governare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Di fronte abbiamo questa situazione anomala, unica nella storia delle democrazie europee e occidentali di tutti i tempi. Forse sarò ignorante e il Presidente Buttiglione, che è uno storico, oltre che un insigne parlamentare, mi correggerà. Tuttavia, non ricordo alcuna democrazia occidentale che abbia fatto ricorso a questo, in un certo senso, «stratagemma», peraltro indicato, dalle impellenti necessità, dall'Europa. Tra l'altro, mi compiaccio con il Presidente Monti per il fatto che la Merkel oggi ha dichiarato che forse sì - è vero - ha un po' esagerato quanto a rigore. Vi sono tante luci e anche alcune ombre.
Ma io - lo ripeto - in questo momento non voglio discutere né di questo decreto mille proroghe, né dei problemi di cui si Pag. 40parlerà al momento del voto. Qui c'è una questione democratica, sulla quale noi poniamo un punto fermo e vogliamo dire a voi, membri del Governo, che non siete nelle condizioni, come Governo tecnico, di chiedere e pretendere un voto di fiducia politico.
Questo dovrebbe far parte della vostra grammatica. Peraltro, non avete bisogno di questa fiducia. Perché diavolo volete la fiducia, se avete una stragrande maggioranza in questo Parlamento che vi permette di governare nella pienezza dei poteri e con tutte le protezioni possibili (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Allora viene da pensare che sia un fatto politico, non tecnico e governativo, ma questo costituisce un altro vulnus.
In breve: noi votiamo la fiducia, ma poniamo una questione. Chiediamo a tutti una riflessione in nome della democrazia e del Parlamento, che è stato massacrato in questi ultimi anni da campagne di stampa che ne hanno fatto polpette. Siamo stati massacrati come immagine e come istituzione. Gli italiani sono convinti che la democrazia ormai non solo sia inutile, ma che sia un peso e che il corso della politica sia il corso della democrazia stessa.
Questo voto di fiducia oggi - chiesto e ottenuto in condizioni così precarie dal punto di vista della legittimità - accentua questo divario, aumenta il pericolo ed il rischio e noi - come Popolo e Territorio - vogliamo che resti agli atti l'allarme che proviamo, a nome del Parlamento e della democrazia - per questa richiesta.
Annunciamo fin d'ora che in seguito faremo delle battaglie politiche affinché sia possibile restituire al Parlamento e alla democrazia stessa la legittimità a cui ha diritto e il suo primato. Il primato è del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, motivare il voto di fiducia su un provvedimento ormai entrato nel lessico comune come «milleproroghe» non è semplice, se questo esercizio retorico dovesse riguardare il merito ed il dettaglio del provvedimento perché un provvedimento del genere, che è ormai diventato una prassi, porta con sé tutti i difetti di un modo assai scoordinato di amministrare ed è il segno di una provvisorietà che diventa la regola e l'occasione per ampliare lo spettro di micro interventi parlamentari, che spesso soddisfano interessi settoriali affatto corrispondenti, in molti casi, agli interessi nazionali ed alle regole della buona amministrazione.
Se si prende spunto dal modo in cui si è svolto l'esame in Commissione e da alcune questioni trattate, ma soprattutto se si considera questo provvedimento come una tappa ulteriore verso l'obiettivo di armonizzare la legislazione e gli interventi successivi del Governo per sottrarre definitivamente il nostro Paese dalla crisi, lo sforzo di motivare la fiducia diventa più facile, soprattutto per chi, come noi di Futuro e Libertà, ha sempre coerentemente e senza tentennamenti sostenuto e dato fiducia al Presidente Monti ed al suo Governo.
La nostra fiducia l'abbiamo offerta senza alcun tipo di riserva già nel dicembre scorso perché assolutamente convinti che solo un Governo forte, sostenuto da un'ampia maggioranza parlamentare unita dall'emergenza economica, potesse far riconquistare all'Italia la credibilità perduta, allontanando da sé l'immagine di un Paese alla deriva, sul quale scaricare l'intera responsabilità della crisi dell'euro e dell'idea politica dell'Europa stessa.
Tedeschi e francesi avevano avuto buon gioco in questo. Ma oggi la prospettiva è cambiata, o sta velocemente cambiando, e ce ne siamo accorti anche dal mutato atteggiamento nei confronti dell'Italia dei nostri partner europei e dei mercati, che stanno mollando la presa speculativa, e dal rispetto e dalla considerazione che il nostro Governo ha riconquistato nello scenario Pag. 41politico ed economico mondiale. Questa fiducia dunque si inserisce in questo percorso virtuoso.
È un tassello che aggiungiamo in modo convinto al mosaico prezioso della coesione nazionale e del recupero economico della nostra nazione. Siamo ben consapevoli che quest'anno, signori del Governo, sarà un anno difficile durante il quale dovremo affrontare nuove e importanti sfide come quelle annunciate sulle liberalizzazioni, di cui ci occuperemo nei prossimi giorni, ma siamo altrettanto convinti che l'Italia ce la farà e che i sacrifici, se equamente distribuiti, saranno compresi e accettati da tutti. Sarà però necessario che il confronto con i destinatari dei futuri interventi non sia condizionato da falsi preconcetti su presunte appartenenze a più o meno consolidate caste o grumi di interessi corporativi e soprattutto che il tema delle liberalizzazioni riguardi tutti i settori della nostra economia, a trecentosessanta gradi, con i tempi giusti e necessari ma a trecentosessanta gradi, Presidente Monti.
Noi auspichiamo che questo provvedimento rappresenti lo spartiacque tra un passato segnato da grandi difficoltà della macchina dello Stato e del Governo, che hanno proprio generato la prassi del rinvio permanente di interventi molto spesso fondamentali per interi comparti produttivi e un futuro imminente in cui, attuato tutto quello che il milleproroghe ha negli anni rinviato, la gestione amministrativa e finanziaria dello Stato sia finalmente coerente e attuale, dunque efficiente.
Noi di Futuro e Libertà ci sentiamo direttamente impegnati a realizzare questi obiettivi e siamo pienamente convinti che il popolo italiano, l'elettorato, sta prendendo coscienza del fatto che è cambiata la percezione internazionale del nostro Paese e del suo futuro e questo infonde fiducia e speranza nel futuro. Tuttavia, signori del Governo, Presidente Monti, questa maggioranza che la sostiene deve comprendere - dobbiamo tutti comprendere - che devono essere date immediate risposte alle richieste che in questo momento provengono dal sud e dalla Sicilia, da cui è partito un movimento di protesta che non va sottovalutato e che si è esteso ormai in tutta Italia. Ci sono ragioni che devono essere comprese e problemi che devono essere immediatamente risolti, come quelli del costo eccessivo del carburante o dei pedaggi autostradali e sappiamo con quanta attenzione il Presidente Monti - glie ne diamo atto - ieri abbia ascoltato il presidente della regione Sicilia e le categorie che hanno rappresentato questi problemi.
Presidente Monti, qualche giornale riporta di alcune sue preoccupazioni sulla tenuta della maggioranza che la sostiene, io mi permetto di suggerirle quanto affermava il sommo poeta a proposito degli ignavi, cioè per intenderci di coloro che non si schierano: «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa». Andiamo avanti, non abbiamo preoccupazioni e non abbia lei preoccupazioni Presidente Monti, la sua maggioranza è solida e comunque, al di là di qualche defezione che si potrebbe prospettare, terrà, e lo ha dimostrato appena ieri votando la mozione sull'Europa che le darà oggi l'occasione di presentarsi in Europa in un modo diverso e di dimostrare al mondo intero la coesione di un Paese che condivide lo sforzo di salvare l'Europa e il futuro delle giovani generazioni. Dobbiamo salvare questo futuro e a queste giovani generazioni soprattutto dobbiamo restituire quanto scelte dissennate di un lontano passato hanno loro tolto.
Futuro e Libertà sostiene convintamente questo Governo in questo sforzo e non le farà mancare però suggerimenti e proposte per migliorare i prossimi interventi guardando esclusivamente all'interesse nazionale e per far sì che non si creino ingiustizie, disparità di trattamento o emarginazioni di questa o quella categoria. Per tutte queste ragioni voteremo la fiducia a questo provvedimento e a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

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MARIO TASSONE. Signor Presidente, noi voteremo la fiducia posta dal Governo su questo disegno di legge di conversione di un decreto-legge, la votiamo per una serie di motivi, sia perché è una fiducia che abbiamo già dato al Governo, con un apprezzamento per il suo impegno, per il suo lavoro e per la sua attività, sia perché è una fiducia data anche per questo provvedimento, su cui abbiamo lavorato, sia come Commissioni riunite sia anche come Aula della Camera.
I Governi si contraddistinguono certamente per l'azione politica che portano avanti. È difficile ovviamente avviarsi e addentrarsi nel discorso se i Governi sono o non sono tecnici, se c'è o non c'è la politica. Quando un Governo affronta ed avvia gli interessi di carattere generale e fa delle scelte, non c'è dubbio che pone in essere delle questioni di carattere politico. Ci sono anche Governi caratterizzati come principio come Governi politici che molte volte, non sapendo e non riuscendo ad affrontare temi di carattere generale, riducono la politica e anche la loro natura di Governi politicamente attrezzati. Non c'è dubbio, signor Presidente, che questo provvedimento pone delle questioni. La nostra fiducia è certamente una fiducia attenta rispetto ai passaggi che più volte abbiamo evidenziato, anche nel corso del lavoro delle Commissioni e dell'Aula di Montecitorio. Abbiamo evidenziato certi passaggi che non possono essere disconosciuti, perché abbiamo più volte detto che questi decreti milleproroghe certamente non sono in sintonia e non sono nella ortodossia sul piano legislativo. Lo diceva, questa mattina, l'onorevole Ciccanti. Basta leggere le decisioni e le deliberazioni del Comitato per la legislazione. Ma basta avere quella che è stata ovviamente...

PRESIDENTE. Vorrei pregare i colleghi del gruppo Futuro e Libertà di non tenere riunioni in Aula, perché dobbiamo ascoltare un autorevole parlamentare che sta parlando.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, a volte abbiamo detto che questi provvedimenti milleproroghe non sono nell'ortodossia di carattere legislativo. In fondo viene anche da un discorso lontano questo tipo di provvedimento, che noi ovviamente...

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, prosegua. Per favore, siamo in Aula per ascoltare gli interventi.

MARIO TASSONE. ...affrontiamo, signor Presidente. Qual è il tema in discussione? Molte volte si è fatto abuso dei decreti milleproroghe. Questi provvedimenti molte volte hanno nascosto ed evidenziato delle incapacità di portare avanti politiche, disegni e progetti su alcuni temi. Quando si proroga una norma è perché o non c'è stata un'esatta previsione da parte del legislatore, o c'è stata qualche insufficienza da parte dell'amministrazione, oppure perché si tenta di aggiustare delle cose non più aggiustabili e non più modificabili.
Quando c'è una proroga poi di fonte secondaria certamente non siamo nella previsione e soprattutto nella correttezza di carattere legislativo. Qui ci sono una serie di norme e una serie di proroghe e possiamo dire che questo decreto-legge che noi stiamo per convertire ha «contenuto» rispetto al passato, ma ci sono questioni in sospeso e sulle questioni in sospeso certamente poi il Governo si dovrà misurare. Ci sono dei temi. Non basta la proroga ed essere d'accordo sulla proroga attraverso un lavoro che è stato fatto con molta attenzione da parte delle Commissioni e da parte dell'Aula per dire che tutto va bene e che abbiamo concluso anche il nostro lavoro. C'è stata la proroga per quanto riguarda le assunzioni per l'università; c'è anche il problema dei ricercatori ed è un problema dell'università. C'è stata una proroga per quanto riguarda la Croce rossa italiana. Porto un esempio, ma affrontiamo il problema della Croce rossa italiana oppure proroghiamo la gestione commissariale da sei mesi a sei mesi e da un anno ad un anno? Ci sono delle scadenze.
Non è che la nostra fiducia, per quanto mi riguarda, sia una fiducia piena rispetto Pag. 43anche al futuro. È una fiducia al momento, ma poi dobbiamo verificare, tutti insieme, quelli che sono il passaggio e gli obiettivi che noi dobbiamo intraprendere.
Poi vi è la proroga per le questioni ambientali. Sul Sistri, sulla tracciabilità dei rifiuti, il Governo, e quindi, in termini seri, la politica e il Parlamento, vogliono affrontare il problema della tracciabilità dei rifiuti oppure, quando arriviamo alla scadenza del Sistri, non lo proroghiamo? Sono delle questioni e dei temi contenuti, certamente, nel decreto cosiddetto milleproroghe, ma sono dei temi e, soprattutto, sono dei segni che noi dobbiamo certamente indicare anche per quanto riguarda il percorso della nostra attività.
Poi vi è la concessione della portualità, dei beni demaniali lacuali e sulle concessioni dei porti. Vogliamo affrontare in termini seri il problema dei concessionari e dei rapporti che vi sono tra uno Stato e i concessionari e tra il concedente e i concessionari, con una politica corretta anche della portualità? Non vi è dubbio che vi sono dei temi importanti e fondamentali, come quello dell'Agenzia delle infrastrutture e dei trasporti. Noi avevamo previsto anche un emendamento soppressivo, in parte è stato accolto rispetto a quello che era anche il testo originale.
Vi sono dei punti, dei nodi, che certamente vanno affrontati e vanno arricchiti con un'azione anche politica. Nel quadro di quello che sta facendo il Governo noi diamo certamente, continuamente, l'apprezzamento e l'incoraggiamento per un rapporto diverso, forse più articolato, più vero, più sincero e più autorevole, tra l'Esecutivo e il Parlamento. Non vi è dubbio che il dato vero, che è quello che si evidenzia anche in questo provvedimento, sia l'importanza della stragrande maggioranza delle norme che hanno una loro configurazione per perseguire degli interessi di carattere generale, rispetto a quello che era anche un sistema a prevalenze, che faceva dare uno spazio forte, enorme, alle norme sostanziali. Io ritengo che tutto questo debba essere inquadrato in una prospettiva reale di un impegno che porta avanti un'azione sempre più forte, sempre più determinata.
Volevo dire, signor Presidente, un'altra cosa anche ai colleghi delle Commissioni. Io darei, voglio dare, l'apprezzamento a Gianclaudio Bressa e a Gioacchino Alfano per il lavoro che hanno svolto. Questi sono anche momenti difficili dove, anche in questi provvedimenti, sono nascosti e ovattati provvedimenti di carattere personale e particolare. Però, voglio dire che questi provvedimenti, che una volta erano prevalenti, queste soluzioni che erano prevalenti, oggi sono più contenuti. Il fatto nuovo è semplicemente questo. Vi sono temi, vi sono argomenti, vi sono le situazioni che sono state, purtroppo, traghettate anche in questo provvedimento, ma il dato importante e fondamentale credo sia questo.
Chi non ricorda il discorso che abbiamo fatto sull'articolo 6, sugli esodati e sulle pensioni precoci? Poi, chi non ricorda tutte le problematiche che vengono fuori e che sono venute fuori rispetto anche ad una prospettiva della buona amministrazione, che certamente dobbiamo inseguire e perseguire? Non vi è dubbio che tutto questo, lo dicevo all'inizio, avrebbe poco senso, avrebbe poco significato, se non fosse inquadrato in un progetto e in un disegno politico. Ecco perché il nostro voto è convinto, il nostro voto corrisponde ad un'azione e ad una politica portata avanti. Ho sentito fare più volte il nome di Casini, ma Casini sta portando avanti un'azione politica con grande coerenza e con grande lucidità. Non sono riuscito a capire il perché di queste polemiche nei confronti dell'Unione di Centro. Noi oggi stiamo discutendo di politica e stiamo dando una prospettiva ed un sostegno al Governo, in termini seri e molto forti, rispetto ad un'azione che questo Governo sta portando avanti in termini di grande correttezza e di grande serietà. Se dovessero esservi delle inadempienze sul piano politico, certamente, non vi è un principio invalicabile e immutabile, non vi è un atto di fede immodificabile.

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PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. Vi è semplicemente la grande speranza e la grande prospettiva per portare avanti un'azione di grande coerenza. Ecco, signor Presidente, io ritengo che questo sia il senso ed il significato di questo decreto, con la speranza e con l'augurio che sia l'ultima volta.
Ogni volta ci riproponiamo l'impegno perché questo sia l'ultimo provvedimento di milleproroghe. È venuto fuori, in ultima battuta, dal passato quando la Corte costituzionale si pronunciò contro la reiterazione dei decreti-legge. Allora questo milleproroghe divenne forse una salvaguardia di alcuni provvedimenti, piccoli o grandi che fossero, che non potevano essere più reiterati con la decretazione di urgenza, che molte volte presentava una configurazione di eterogeneità per materia.
Questo credo sia il senso e il significato del nostro voto e della nostra adesione, che non è soltanto un'adesione ad un decreto-legge, con il voto favorevole di fiducia su questo disegno di legge di conversione del decreto-legge, ma esprime una fiducia, che noi rinforziamo, anzitutto ad un'azione del presente e del futuro che il Governo andrà a svolgere (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto tecnico industriale statale Enrico Mattei, di Urbino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Urbino è città a me particolarmente cara, perché è stata la prima sede assegnatami come professore. Salutatemi l'università quando tornate.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, se dovessi motivare un voto contrario solamente sul milleproroghe, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Questo è un provvedimento alla Cirino Pomicino, che ci mette un po' di tutto. D'altronde Cirino Pomicino era qualcuno molto vicino al signor Monti ed il signor Monti è un suo prezioso consigliere: riusciva a sbagliare allora e riesce a sbagliare anche oggi.
Potremmo dire dell'aumento delle sigarette, potremmo dire degli enti locali, potremmo dire queste cose, ma noi ci siamo posti due domande. La prima è chi guida oggi la nave dell'Italia e dell'Europa, che si sta avvicinando pericolosamente alle secche. Qualcuno ci dice che la guida il signor Monti, persona simpatica, per carità. Noi non abbiamo niente di personale. Siamo disposti domani a venire a mangiare il cotechino con le lenticchie. Non andremo, come sono andati i nostri amici, con il cachemire e lo champagne da una parte e lo spinello dall'altra, in Europa a parlar male e a dire che il nostro Paese era peggio di Pinochet (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Lo ricordo a quelli che hanno fatto entrare in qualche modo gli avversari e che hanno consegnato la sovranità di questo Paese limitata.
Viene detto da tutti che questo Presidente del Consiglio è il novello Ulisse: Orazio (Corriere della Sera) lo definisce modello di virtù e di sapienza, in lode e quant'altro; Seneca (la Repubblica) lo accosta ad Ercole, celebrandolo come un uomo vincitore di ogni genere; Cicerone (il Manifesto, l'Unità e quant'altro) parla degli incontri, le sirene gli promettono la conoscenza. Se dovessimo dire, sarebbe l'Europa. Non deve quindi meravigliare se ad Ulisse questa apparisse più cara della patria. Ebbene noi pensiamo, invece, che il Presidente del Consiglio Monti non sia il comandante della nave, ma che invece sia il secondo. Pensiamo che sia qualcun altro a governare la nave, qualcun altro che è in Francia, qualcun altro che è in Germania e che non ci tratta bene. Il Presidente del Consiglio ha ricordato: dobbiamo diventare tutti un pochettino più tedeschi. No, Presidente del Consiglio! Noi vogliamo rimanere come siamo. Siamo orgogliosi di Pag. 45essere padani e rimaniamo così (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Vorrei infatti ricordare ai tanti orgogliosi della Nazione, come ci ha definito poco tempo fa un bellissimo giornale tedesco. Ci ha definito come un popolo di «Schettini». Ha detto che l'italianità ce la mostra la crisi della valuta. Adesso se ne accorgono! Mettere insieme culture economiche così diverse nella camicia di forza della moneta unica fu un errore. Per riconoscere che non poteva andare bene, non serviva aver studiato economia. Sarebbe bastata una visita a Napoli o nel Peloponneso. Ebbene, io da leghista vogliono difendere Napoli, voglio ricordare le quattro giornate di Napoli, Gennarino e altri eroi, che furono i primi e a liberare questo Paese dalla tirannia nazifascista.
Noi non abbiamo i Priebke da difendere, non abbiamo i Kappler, noi non li abbiamo difesi nel 1999. Noi siamo quelli di Giuseppe Morosini, siamo quelli di Perlasca, siamo quelli di Salvo D'Acquisto, tutto ciò è questo Paese. Non abbiamo nascosto i criminali nelle valigie. Allora, signor Presidente del Consiglio, noi diciamo che ci avete mentito. Noi voteremo contro la fiducia perché ci avete mentito. Il popolo se ne accorge, il popolo che scende in piazza, il popolo dei tassisti, il popolo anche dei notai, il popolo dei forconi. Quelli sono gli eredi politici di quei briganti che in qualche modo avevano detto di «no» ad un Stato centralista e a uno Stato che si presentava con i militari e che ne ha ammazzati duecentomila e nell'epoca delle commemorazioni del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia noi ricordiamo che l'Italia si poteva fare diversa, perché il popolo capisce. Noi possiamo capire di fare sacrifici, siamo un popolo generoso e la Padania è generosa, ma perché ci fate fare questi sacrifici? Perché ci avete imposto lacrime e sangue? Ma due conti li vogliamo fare? Lo abbiamo già detto, il Fondo monetario internazionale ci dice che l'economia andrà in recessione del 2,6 per cento il prossimo anno e l'anno successivo ancora dello 0,60 per cento: sono 40 miliardi in meno. Ebbene, voi andate in Europa - proprio perché siete a sovranità limitata, proprio perché prendete ordini in qualche modo dal nuovo direttorio - dite di «sì» e condannate questo Paese ad una manovra futura di 40 e 80 miliardi di euro. Questa è una cessione della sovranità in campo fiscale, politico e devo dire anche in campo morale. Questo in qualche modo è un Governo che sta raccontando delle bugie a questo Paese, perché non si accorge e non ci dice che non basta la presenza di uno con il Loden per ridurre lo spread, non è Maga Magò, non basta andare a letto presto la sera, c'è bisogno di qualcosa di diverso, c'è da battere un pugno sul tavolo. Ieri sera avete fatto una «mozioncina», ma sì, andiamo in Europa, «facciamo finta di...». Ma quando è che ci arrabbiamo, per parafrasare un vecchio film che abbiamo tutti visto, quando è che diciamo «basta», quand'è che in qualche modo diciamo che la banca deve cambiare? Lo abbiamo ricordato ieri: l'Inghilterra si fa gli affari suoi, stampa moneta, gli Stati Uniti stampano moneta ed esportano il loro debito. Ma sarà un caso che, nel giro di poco tempo, siamo stati declassati da A a BBB, nonostante i professori? No, perché in questo modo la guerra è asimmetrica. Infatti voglio ricordare - anche gli ignoranti leghisti qualche volta leggono - il libro «Guerre senza limiti» di due generali, Qiao Liang e Wang Xiangsui, che parla della guerra asimmetrica, sicuramente il terrorismo, ma anche la guerra asimmetrica che si combatte con le banche e con la finanza. Non siamo in guerra? Non abbiamo perso una guerra? Andate a guardare le 2.400 aziende che hanno tirato giù il pennone italiano e che hanno issato un'altra bandiera. Provate ad andare a vedere che bandiera c'è su Edison, provate ad andare a vedere che bandiera c'è su Parmalat, provate ad andare a vedere che bandiera tra poco ci sarà sulle nostre banche e provate ad andare a vedere che bandiera c'è sulle Generali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non abbiamo perso una guerra? L'abbiamo persa: questo in qualche modo è un Governo a sovranità limitata, è una cessione Pag. 46di sovranità. È stato detto che l'Italia è un modello di sviluppo dell'Europa. Ma dove siamo riconosciuti quale modello di sviluppo dell'Europa? Certo c'è un direttorio che aveva deciso da tempo di mandare via quel governino, poverino, che faceva come poteva. Certo, doveva andare a letto prima la sera, ma almeno qualcuno di noi aveva la schiena dritta. Certo qualcuno di questo Governo magari è più presentabile, magari ha un colore di capelli migliore, magari parla meglio, però quanto ad arroganza...! «Mi sono laureato a 27 anni»: però a 32 anni, se non era figlio di papà e magari non aveva qualche calcione da qualche parte, di sicuro colui che diceva questo non era al Governo!
È comodo quando tutta la strada è spianata! Tutti figli di papà, tutti con gli incarichi, avanti tutta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! E, poi, diamo lezioni di moralità. E sulle lezioni di moralità potremmo dire altro!
Signor Presidente, noi voteremo contro la fiducia per questi motivi, proprio perché siamo orgogliosi, e devo dire che a nulla potranno i vari detrattori anche della Lega. A tal riguardo, vorrei dire una parola, perché la Lega buona è sempre quella che non c'è. Quando siamo barbari, con la barba e con le corna in testa, ci venite a dire: questa non è la Lega buona, è quella che deve essere nelle stanze dei bottoni. Bene, quando siamo nelle stanze dei bottoni, ci volete in un altro modo, l'unica Lega buona. Ricordatevi, la Lega rimarrà unita, perché è mossa da un sentimento di amore fortissimo verso il suo leader, condiviso da tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Signor Presidente, il nuovo Ulisse, noi lo ricordiamo in un'altra parte: lo ricordiamo nell'ottavo girone infernale. Ricordiamo come rimase Dante quando andò e vide Ulisse: con le «lingue di fuoco», in qualche modo, perché Ulisse, tanto osannato da Cicerone e da Ovidio, è stato condannato da Dante.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MASSIMO POLLEDRI. Ed è stato condannato perché, in qualche modo, i traditori della patria vengono sempre puniti dalla storia. Perché, e parafraso: Ulisse, insieme a Diomede - e io dico Napolitano -, con l'inganno, convinse Achille - e qui io dico Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) - a guerreggiare contro i troiani, inducendo ad abbandonare la sposa Deidamia - che, in questo caso, è la Lega -, che, però, diversamente, non morirà di crepacuore, ma proverà a guidare questo Paese con la schiena dritta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, colleghi, il decreto-legge cosiddetto milleproroghe è un'anomalia tutta italiana, un'anomalia a cui ci siamo abituati, ma che sarebbe bene che, invece, fossimo capaci di abbandonare.
Le ragioni sono state illustrate anche nelle relazioni dei due relatori - e voglio cogliere l'occasione per esprimere un apprezzamento per il loro difficile lavoro - e sono le seguenti. Il Governo chiede la delega per riuscire a farcela in tempi più brevi e trovando meno ostacoli. Poi, però, gli ostacoli ci sono: alla fine, i tempi non vengono rispettati e si chiede la proroga. Dovremmo ripensarci. La pubblica amministrazione non riesce ad adempiere ai compiti che gli abbiamo affidato nei tempi stabiliti, allora, chiede la proroga. Si pensi, poi, agli obblighi onerosi a carico di soggetti pubblici o privati - l'attività intramoenia per medici, l'adeguamento alla normativa antisismica -, obblighi che vengono disattesi o ignorati e, allora, si chiede la proroga; ma, in questo modo, saranno disattesi ancora.
Certo, tutto ciò non è imputabile a questo Governo, che è qui solo da due mesi. Voglio cogliere l'occasione per apprezzare lo sforzo a contenere il numero delle proroghe e degli emendamenti approvati. Altrettanto positivo è che si sia voluto riaprire un tema che non era stato Pag. 47affrontato con un adeguato confronto, cioè quello delle pensioni. Noi l'avevamo chiesto e diamo atto che qui si è data una prima risposta.
La discussione sul tema delle pensioni non fu possibile nei momenti convulsi di approvazione dell'articolo 24 del decreto-legge cosiddetto salva Italia. E, quindi, quel confronto non c'è stato e, ancora oggi - l'ho già rilevato in Commissione, voglio ribadirlo in Aula -, mancano e sono insufficienti gli elementi informativi: il numero delle persone coinvolte, il costo e i risparmi. Ci mancano elementi che sono essenziali in un confronto corretto tra il Parlamento e il Governo, e a questo bisognerà dare risposta.
Il decreto-legge «salva Italia» era una manovra necessaria in una situazione finanziaria drammatica per il nostro Paese, tuttavia basta guardarsi attorno e si vede che il dramma non è terminato, ma è sceso nelle strade, e la drammaticità della situazione adesso è una drammaticità sociale.
Vorrei in queste ore sottolineare il grande senso di responsabilità che sta in carico ai lavoratori dipendenti, ai pensionati e alle organizzazioni sindacali, che hanno affrontato con proteste contenute e consapevoli i sacrifici che sono stati imposti. Lo hanno fatto per il bene dell'Italia. E vi è una differenza enorme di fronte alla reazione rabbiosa, con delle ragioni, ma a volte violenta, di tante categorie.
Vi è una differenza per quanto riguarda il senso di responsabilità delle forze politiche, le quali, sapendo di scontare, anche dal punto di vista del consenso, un prezzo che saremo chiamati a pagare, si sono assunte una responsabilità di sostenere questo Governo di emergenza, forze politiche che hanno votato a luglio e ad agosto manovre per 80 miliardi di euro e, poi, quando si sono trovate di fronte alle difficoltà, si sono date alla fuga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questo è stato il comportamento della Lega! Avete massacrato questo Paese insieme alla maggioranza e adesso fuggite (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) di fronte alla responsabilità del dramma che stiamo vivendo!
Tuttavia, in questa situazione, il mio timore, il timore che dovremmo avvertire tutti - e mi rivolgo al Governo - è che chi ha taciuto trovi nuove motivazioni per protestare e che alla fine la protesta si diffonda, che non venga contenuta, laddove si vede che, chi alza più la voce, trova risposte, mentre, chi si assume responsabilità, viene sacrificato.
È in questo quadro che abbiamo affrontato due nodi della riforma delle pensioni, che, secondo noi, era necessario riprendere in mano. Il primo era il tema della platea degli esodati che erano rimasti fuori dal comma 14, il quale pur tentava di venire incontro alle loro richieste. Si tratta di coloro i quali hanno firmato accordi individuali, spesso in piccole imprese, e si trovano ora senza più stipendio e con l'arrivo della pensione che si allontana non di giorni, non di mesi, ma di anni. Tutto questo, mentre la riforma, giustamente, non vuole più utilizzare la pensione come ammortizzatore sociale, ma non affronta, nello stesso tempo e contemporaneamente, una riforma adeguata e universalistica degli ammortizzatori sociali e dei servizi per il lavoro.
A costoro non possiamo non dare risposta: abbiamo presenti situazioni, storie, documentazioni che sono state fornite a tutti noi che siamo presenti in quest'Aula. La risposta è stata data, sia pure parzialmente, riconoscendo anche a questa platea la possibilità dell'esodo per accordi firmati prima del 6 dicembre e con fine del rapporto di lavoro entro il 31 dicembre. E su questo 31 dicembre non intendiamo tornare indietro, perché nasce dalla conoscenza delle imprese e del lavoro! Quello che succede è che il capo del personale ti chiama e ti dice: allora firmi qui e, poi, alla fine del mese lei va a casa, perché è più semplice per i conteggi, e intanto si mette in ferie, così le ferie non gliele dobbiamo pagare. Non possiamo scaricare tutto ciò sulle spalle di un lavoratore e Pag. 48lasciarlo per anni senza risposta e senza stipendio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Inoltre, abbiamo affrontato il tema della penalizzazione dei lavoratori precoci, di chi ha iniziato a lavorare da ragazzino, ha maturato quarantadue anni di contributi e si è meritato ogni singolo euro di quella pensione. Certo, voglio sottolineare un certo dispiacere, perché non si è voluto accogliere la richiesta - pervenuta trasversalmente soprattutto dalle donne presenti in questa Camera - di tener presente, tra i fattori per i quali non si è soggetti a penalizzazione, l'astensione facoltativa per maternità e, aggiungo, anche i congedi parentali e, quindi, i padri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Mi dispiace, ma non mi meraviglia in quanto in uno dei Paesi più vecchi al mondo, in uno dei Paesi europei con il più basso tasso di occupazione femminile, dove si fanno 1,2 figli per ogni donna, dove solo un terzo della platea di cui stiamo discutendo - cioè le ex pensioni di anzianità - sono lavoratrici donne, in un contesto di questo tipo, si continua a rimanere dell'opinione che la maternità sia un fatto privato, se non addirittura un costo per le imprese e per la società (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E si costringono di nuovo le donne a scegliere tra il lavoro e la famiglia; dopodiché non ci si meravigli se il Paese non cresce e si ha meno speranza per il futuro.
Rimane, poi, ancora aperto il tema della scuola; pensavo prima ai figli e penso ora alla scuola. La scuola ha sempre ragionato per anni scolastici, è sempre stato così, non si vede perché adesso si debba andare a cambiare una cosa che è nella tutela dell'utente prima che dell'insegnante e cioè quella di non cambiare insegnante durante l'anno in corso.
Aggiungo, ancora, che rimane aperto il problema del pubblico impiego, che nel 2008 e nel 2009 ha visto il fenomeno della pensione obbligata, dell'espulsione dal settore e poi, nel 2012, non si sa cosa fare di quelli che hanno firmato per l'esonero. Ma vogliamo prendere una decisione e trattarli come tutti gli altri? Obiettivo che, peraltro, diciamo di condividere tutti quanti.
Come dicevo all'inizio, il «milleproroghe» è un provvedimento che, mi auguro, ritorni in quest'Aula in numeri ridottissimi. È questo un impegno che dobbiamo prendere noi come Parlamento, e sappiamo quali sono le norme sulle quali ci dobbiamo impegnare a non intervenire più. Tuttavia, questo «milleproroghe» è anche un programma per il Governo perché, come è già stato ricordato, i temi che qui vengono prorogati sono problemi irrisolti che un Governo tecnico deve affrontare: il tema del Sistri, il tema dell'adeguamento alle norme sismiche, il tema dell'intramoenia, il tema della Croce rossa ed altri ancora. Affrontiamo il nodo dei problemi; ieri abbiamo discusso di Europa, oggi ci dobbiamo impegnare a fare dell'Italia un normale Paese europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, i decreti-legge in materia di proroga di termini rappresentano oramai una costante della produzione legislativa del nostro Paese. Il provvedimento oggi all'esame dell'Assemblea è infatti solo l'ultimo di una lunga serie; oramai è atteso con la puntualità del Natale. Nati come misure di carattere eccezionale, sono stati ripetuti con cadenza annuale a partire dal 2005. Non intendo in questa sede soffermarmi, ulteriormente, sui limiti di questo modo di scrivere le leggi, del quale si sono avvalsi tutti i Governi; ne hanno trattato puntualmente, nelle loro relazioni in Commissione e in Assemblea, tanto il relatore per la V Commissione, il collega Gioacchino Alfano, che relatore per la I Commissione, il collega Bressa.
Mi sembra tuttavia opportuno ribadire la necessità che il Governo e il Parlamento avviino, finalmente, una riflessione seria Pag. 49su questi temi, per conseguire una migliore qualità della legislazione ed evitare norme poco ponderate e approssimative che si ripercuotono, in modo negativo, sul buon funzionamento della pubblica amministrazione e sulla gestione della finanza pubblica. L'obiettivo che dobbiamo raggiungere è la stesura di disposizioni che non si limitino solo a far fronte nell'immediatezza ad una situazione emergenziale, ma consentano una soluzione stabile e duratura delle questioni che vengono, via via, poste all'attenzione del legislatore. A questo fine credo che sia, innanzitutto, assolutamente indispensabile che il Parlamento possa essere messo in condizione di valutare seriamente e adeguatamente sia le implicazioni delle disposizioni che si accinge ad approvare sul piano della finanza pubblica, delle quali tradizionalmente si occupa la Commissione bilancio, sia l'impatto delle singole norme sull'attività delle pubbliche amministrazioni e, più in generale, sulla vita dei cittadini e delle imprese. In altri termini bisogna evitare, signor Presidente, di rimediare brutte figure e di dover apportare immediate correzioni a provvedimenti appena approvati per clamorose sperequazioni ed iniquità.
Un caso emblematico è quello che si è posto nel dovere effettuare proposte emendative per correggere le disposizioni della manovra di dicembre sulle pensioni, al fine di limitare le penalizzazioni per i lavoratori precoci e tutelare i lavoratori che abbiano risolto i propri contratti di lavoro in attuazione di accordi di incentivo all'esodo. Molto apprezzabile ritengo essere stato il lavoro delle Commissioni: le Commissioni hanno discusso a lungo sulla formulazione delle proposte emendative, per individuare una soluzione condivisa ad un problema sentito da tutte le forze politiche.
Debbo far rilevare, però, che nonostante la trasmissione di una relazione tecnica da parte del Governo e nonostante il grande impegno del sottosegretario Polillo, al quale esprimo ogni ringraziamento per quello che ha fatto, le Commissioni hanno lavorato senza conoscere tutti i dati necessari per valutare le diverse opzioni e le possibili coperture finanziarie. Dovremo porre rimedio anche a questa situazione, molto presto. Credo che il Governo debba migliorare la sua capacità di valutare a priori tutti gli effetti delle disposizioni e che il Parlamento, sfruttando anche le possibilità date dalla riforma costituzionale in materia di pareggio di bilancio, si doti di strutture in grado di effettuare tali valutazioni in proprio, senza dipendere dai dati forniti dall'Esecutivo.
Il Parlamento deve essere anche un controllore dell'attività del Governo e deve avere strumenti autonomi di analisi e valutazione. Secondo me: meno convegni, meno celebrazioni e più strutture capaci di produrre analisi, studi e dati sono assolutamente necessarie. Quanto al contenuto del provvedimento che ci accingiamo a votare, mi sembra che, contrariamente a quanto si è sostenuto, si tratta di un decreto sostanzialmente simile a quelli che lo hanno preceduto. Proprio per questo motivo è difficile dare un giudizio complessivo su questo provvedimento che, per sua natura, è frammentario e disorganico.
In questa sede vorrei tuttavia sottolineare come il comportamento attuato dal Popolo della Libertà nel corso dell'iter del provvedimento sia stato sempre corretto e responsabile, e come le proposte emendative approvate su impulso del Popolo della Libertà abbiano contribuito a migliorare il testo individuando soluzioni per una serie di questioni particolarmente rilevanti. La più delicata, alla quale ho già accennato, è quella della correzione delle misure in materia di pensioni contenute nella manovra di dicembre, che riguardano migliaia di persone.
La stesura iniziale delle disposizioni portava, infatti, a situazioni socialmente insostenibili: vi sono lavoratori che, di intesa con le imprese, hanno risolto il proprio contratto di lavoro in vista di un prossimo pensionamento e, a causa dell'incremento dell'età pensionabile, si sono trovati improvvisamente senza lavoro e senza più la prospettiva di percepire una pensione. Correzioni sono state introdotte Pag. 50anche al sistema delle penalizzazioni, al fine di rendere più graduale il passaggio al nuovo regime.
La soluzione di problemi delicati come questi è stata resa ancora più complicata dalla difficile congiuntura economica e finanziaria che il Paese sta vivendo. Non solo i parlamentari, ma lo stesso Governo ha fatto fatica a reperire, nell'ambito del bilancio pubblico, le necessarie coperture finanziere. Lo sforzo del Popolo della Libertà è stato quello di impedire che, per alleggerire il peso della nuova disciplina introdotta dalla manovra di dicembre, si realizzassero nuove iniquità. Per questo motivo ci siamo opposti e abbiamo sollecitato un ripensamento sulla copertura inizialmente individuata, che prevedeva un ulteriore incremento delle aliquote contributive di artigiani, commercianti e lavoratori autonomi, già aumentate dal decreto-legge n. 201 del 2011. Si è alla fine trovata una soluzione non pienamente soddisfacente, come l'incremento delle accise sui tabacchi, che appare, comunque, più sostenibile.
Voglio sperare, però, che in futuro il Governo cambi rotta: per reperire le necessarie coperture finanziarie si cessi di guardare solo agli incrementi delle entrate e si arrivi a un'efficace razionalizzazione delle spese. Questo Governo ha dimostrato, in questi pochi mesi di attività, purtroppo, di prediligere l'aumento delle tasse alla riduzione della spesa, per far quadrare i conti pubblici.
Al di là della materia pensionistica, i lavori delle Commissioni riunite hanno consentito di realizzare altri interventi pure importanti per i cittadini e per le imprese proposti dal Popolo della Libertà.
Penso, ad esempio, alla proroga del termine di entrata in operatività del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (il Sistri), all'apertura di un tavolo per prorogare al 2012 l'accordo per il credito alle piccole e medie imprese, alle concessioni degli indennizzi ai cittadini e alle società italiane per i beni e i diritti perduti in Libia a seguito dell'avvento di Gheddafi, alla proroga del termine per il completamento delle iniziative finanziate a valere sugli strumenti della programmazione negoziata, all'estensione degli interventi sulle calamità naturali anche alla provincia di Livorno e Messina, alla proroga in materia di ammodernamento della impianti a fune e alla proroga della franchigia fiscale prevista per i lavoratori frontalieri che lavorano a San Marino e nel Principato di Monaco. Per questa misura molto importante per migliaia di lavoratori marchigiani che ogni giorno vanno a lavorare a San Marino, mi sento di sottolineare il lavoro proficuo fatto dal collega Pizzolante che ha cercato di sensibilizzare i colleghi su questa materia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Per altre questioni non è stato possibile intervenire presso questo ramo del Parlamento, ma apprezzo comunque lo sforzo compiuto dai relatori, che ringrazio, e l'impegno del Governo ad accogliere l'ordine del giorno che lo impegni ad affrontarle già in sede di esame presso il Senato della Repubblica. Per queste ragioni, annuncio, a nome del gruppo del Popolo della Libertà, il voto favorevole sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4865-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica. Pag. 51
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Alberto Giorgetti.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

STEFANO STEFANI. Sveglia!

PRESIDENTE. Il ritmo è determinato dalla macchina, non dalla buona volontà del deputato segretario.

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 14,12)

(Segue la chiama).

ROBERTO GIACHETTI. Ragazzi, Calvisi e Calabria vengono dopo!

PRESIDENTE. Mi scusi, non è che siamo al mercato, onorevole Giachetti! Mi perdoni, anche a lei è chiesto il rispetto che è chiesto a tutti noi. Se ha qualche osservazione, la faccia, però urlare dal banco mi sembra che non sia un modo per un collega parlamentare.

ROBERTO GIACHETTI. Faccia rispettare l'elenco! Hai capito?

PRESIDENTE. Hai capito? Mi perdoni, se lei ha qualcosa da dire, chiede di intervenire alla fine della votazione, e comunque, anche se non parla al microfono, le chiedo, anche per la stima che ho nei suoi riguardi, di portare rispetto alla Presidenza, chiunque sia alla Presidenza. Proseguiamo nella chiama (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 4865-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione senza emendamenti ed articoli aggiuntivi il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 548
Votanti 543
Astenuti 5
Maggioranza 272
Hanno risposto 469
Hanno risposto no 74
(La Camera approva).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbi Mario Pag. 52
Barbieri Emerenzio
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Berlusconi Silvio
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brugger Siegfried
Brunetta Renato
Bruno Donato
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Anna Vincenzo Pag. 53
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio Pag. 54
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Pd)
Pepe Mario (Misto-R-A) Pag. 55
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pili Mauro
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Roccella Eugenia
Romano Francesco Saverio
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Santagata Giulio
Santori Angelo
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Soglia Gerardo
Soro Antonello
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele Pag. 56
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Vernetti Gianni
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:
Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Barbato Francesco
Belcastro Elio Vittorio
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grimoldi Paolo
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Maroni Roberto
Martini Francesca
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Rainieri Fabio
Reguzzoni Marco Giovanni
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Zazzera Pierfelice

Pag. 57

Si sono astenuti:
Castiello Giuseppina
Crosetto Guido
Mancuso Gianni
Martino Antonio
Moles Giuseppe

Sono in missione:
Bergamini Deborah
Buonfiglio Antonio
Caparini Davide
Casini Pier Ferdinando
Cirielli Edmondo
Corsini Paolo
Donadi Massimo
Farina Gianni
Fava Giovanni
Jannone Giorgio
Lombardo Angelo Salvatore
Malgieri Gennaro
Migliori Riccardo
Mistrello Destro Giustina
Mogherini Rebesani Federica
Rigoni Andrea
Sanga Giovanni
Stucchi Giacomo
Vitali Luigi
Volontè Luca
Zeller Karl

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi riferisco all'articolo 50. Lei nel corso della votazione ovviamente ha fatto quello che io non potevo fare a meno che lei non mi chiedesse di violare il Regolamento che, come lei sa perfettamente, prevede al terzo comma dell'articolo 50 che, iniziata la votazione, non è più concessa la parola fino alla proclamazione del voto. Ma poiché lei ha fatto affermazioni che potevano lasciare intendere a chi non era in aula che io avessi insultato la Presidenza, ho solo fatto quello che potevo fare non potendo parlare al microfono e chiederle, parlando ad alta voce, di fare in modo che le votazioni proseguissero in modo più corretto. Noi sappiamo perfettamente che la consuetudine vuole che all'inizio - se vuole, le cito l'articolo del Regolamento che lo prevede - si vota secondo ordine alfabetico. La consuetudine e la prassi vogliono che, se ci sono dei casi particolari, questi votino all'inizio. A suo tempo questi riguardavano i Ministri. Ora abbiamo un Governo tecnico che notoriamente non vota e ciò dovrebbero far diminuire i casi. Ma i casi di persone che votano all'inizio, fuori dall'elenco, crescono. La pregavo semplicemente che almeno nel corso della votazione, se qualcuno era al bar, era distratto, parlava con gli amici e non avesse votato, potesse farlo alla fine come hanno fatto i colleghi Sarubbi ed altri nella seconda chiama e non necessariamente reinserendosi e alterando ulteriormente già un ordine alfabetico che ormai è diventato più una procedura sulla carta che non una regola di sostanza.
Comunque non ho insultato nessuno, quindi il suo richiamo, se lei mi consente, era un po' fuori luogo perché non ho minimamente insultato la Presidenza. L'ho soltanto pregata di fare quello che tutti noi ci aspettiamo affinché sia regolare il corso dei voti.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti, sa quanto tutti noi la stimiamo anche per la profonda conoscenza che lei ha del Regolamento e quindi è inutile approfondire ulteriormente la questione.
Saranno tecnici ma non vedo presente in questo momento il Governo.... È arrivato ora il rappresentante del Governo.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4865-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4865-A/R).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 58

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, avevo chiesto in precedenza se era pronto il fascicolo degli ordini del giorno ma mi è stato detto che non è ancora disponibile. Pertanto, se non vi è ancora la disponibilità degli ordini del giorno, anche per cercare di gestire meglio i lavori da qui alla fine del voto degli stessi, vorrei capire se è possibile sospendere la seduta.

PRESIDENTE. Dobbiamo passare ad elencare da parte della Presidenza gli ordini del giorno che sono dichiarati inammissibili. Poi abbiamo qualche collega che vuole intervenire per l'illustrazione degli ordini del giorno; evidentemente, prima di passare al parere che viene espresso dal Governo, se il fascicolo degli ordini del giorno non sarà ancora in distribuzione sospenderemo la seduta.

ANGELO COMPAGNON. Allora, chiedo alla Presidenza di sapere più o meno quanto tempo manca per la distribuzione del fascicolo degli ordini del giorno, perché va bene che si deve dare il parere, però se si esprime il parere su qualcosa che non si può leggere è difficile anche poter lavorare (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, forse oggi ci spieghiamo male. Nel caso in cui gli ordini del giorno non fossero pronti e messi a disposizione di tutti i colleghi parlamentari, del n. 1 al n. 630, prima dell'espressione del parere da parte del Governo, il Presidente procederà alla sospensione della seduta, perché tutti i colleghi parlamentari devono essere messi in grado di sapere e di conoscere su quale testo e contenuto dell'ordine del giorno viene espresso il parere del Governo. Nel frattempo però, oltre al fatto che la Presidenza è stata informata che entro cinque o al massimo dieci minuti saranno distribuiti gli ordini del giorno, devo leggere l'elenco degli ordini del giorno inammissibili e poi vi è una serie di colleghi che hanno chiesto di intervenire per illustrare gli ordini del giorno. Allora, mi sembra il caso di proseguire, se lei è d'accordo, da questo punto di vista. Ovviamente non c'è un'imposizione autoritaria da parte della Presidenza, ma non credo vi siano obiezioni e ringrazio ovviamente anche di questo suggerimento.
Avverto che l'ordine del giorno Marsilio n. 63 è stato ritirato dal presentatore.
È stato altresì ritirato l'ordine del giorno Di Stanislao n. 6.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento i seguenti ordini del giorno, in quanto estranei rispetto al contenuto del provvedimento: Fallica n. 12, riguardante la ripartizione del canone di possesso tra RAI e TV locali; Iapicca n. 14, concernente la trasformazione in contratti di leasing dei contratti di locazione di immobili destinati ad uffici giudiziari e finanziari; Grimaldi n. 15, riguardante la riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie limitatamente ai giudici di pace; Garagnani n. 21, contenente misure volte a rivedere la normativa di favore applicata alle società cooperative; Garavini n. 23, riguardante le elezioni dei Comites entro l'autunno 2012; Cera n. 43, in materia di incompatibilità tra mandato parlamentare e altre cariche elettive; Delfino n. 44, volto al ripristino delle agevolazioni sul gasolio utilizzato nelle coltivazioni sottoserra; Berardi n. 65, in materia di applicazione del «tetto» alle retribuzioni solo al trattamento annuo effettivamente a carico delle finanze pubbliche; Siragusa n. 82, concernente l'abilitazione all'insegnamento della lingua inglese; De Pasquale n. 83, riguardante la cessione delle unità abitative dei comuni; Bocci n. 92, riguardante la cessione dello stabilimento di Basell; Fogliato n. 95, in materia di prelievo nel settore zootecnico; Pini n. 98, concernente la liberalizzazione degli orari dei negozi; Caparini n. 100, riguardante la soppressione delle prefetture; Chiappori n. 112, in materia di servizio idrico; Alessandri n. 119, in materia di sacchi biodegradabili; Granata n. 122, concernente le demolizioni di opere abusive; Cardinale n. 124, in materia di stabilizzazione del personale amministrativo. Pag. 59
L'onorevole Bitonci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-AR/96.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, non nascondiamo che la situazione dei comuni e degli enti locali negli ultimi anni, soprattutto dal punto di vista della finanza pubblica, è nettamente peggiorata, tanto che le problematiche relative al patto di stabilità degli enti locali, sommate quindi anche al problema dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, hanno creato proprio una grave difficoltà anche nel Paese. Il mio ordine del giorno vuole chiedere al Governo di rivedere quella norma che limita la possibilità di indebitamento da parte degli enti locali: come previsto poi per l'anno in corso, già da quest'anno, gli enti dovranno ridurre la propria posizione di indebitamento all'8 per cento dei tre titoli dell'entrata del bilancio corrente.
Quello che volevo far riconsiderare è che forse al Governo è sfuggito un dato che emerge dagli studi relativi alla finanza pubblica, ossia che l'indebitamento degli enti locali è già superiore al 10 per cento. Quindi, una riduzione prevista all'8, poi al 6 e poi al 4 per cento nel prossimo triennio non potrà portare alcun beneficio e riduzione dell'indebitamento degli enti locali e quindi del debito pubblico complessivo, in quanto, se gli enti locali e i comuni hanno già dei mutui in essere, ovviamente non potranno estinguerli anticipatamente, se non attingendo alle risorse già scarse dei comuni.
Quindi, con questa - come con altre norme che sono state inserite nel decreto Monti - e con il nostro emendamento bocciato già in sede di Commissione, chiediamo al Governo che riveda la propria posizione e che dia la possibilità di liberare maggiori risorse ai nostri comuni e alle nostre amministrazioni pubbliche.

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-AR/52.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, illustro l'ordine del giorno che affronta la questione riguardante la riapertura delle graduatorie ad esaurimento per gli abilitati e gli abilitandi esclusi da un precedente provvedimento del Governo precedente e del Ministro Gelmini che escludeva dal 2008 al 2011 una serie di insegnanti, tra cui quelli di scienze della formazione primaria, dei conservatori e delle accademie.
Il Governo ha accolto in Commissione un emendamento integrando l'articolo 14 e quindi, di fatto, riaprendo in modo particolare per gli insegnanti di scienze della formazione primaria il reingresso in graduatoria. Questo è un fatto, a nostro giudizio, estremamente positivo; tuttavia quell'emendamento è in parte monco perché manca dell'inserimento di un'altra parte di quei 23 mila insegnanti che fanno riferimento a corsi specialistici di vecchie SIS che hanno frequentato e pagato, non potendo tuttavia nel 2009 iscriversi con riserva, rimanendone fuori. Si tratta di quelli che fanno riferimento ai decreti ministeriali nn. 21 e 85 del 2005.
Quindi, chiediamo al Governo di accettare questo ordine del giorno perché non comporta un impegno di spesa, integra e completa l'emendamento presentato dal collega Russo del Partito Democratico e completa di fatto il problema. Esso avvia però una riflessione chiara - ed è ciò che noi del gruppo dell'Italia dei Valori chiediamo e questo è un primo passo - sulla stabilizzazione dei precari nella scuola e sui sistemi di reclutamento di nuovi insegnanti della scuola. Chiediamo di farlo già nell'anno scolastico 2012-2013. In questa maniera mettiamo un paletto sul passato e avviamo una fase nuova all'interno della scuola, soprattutto dando una risposta alla speranza di tanti insegnanti che hanno studiato, si sono laureati, hanno frequentato corsi di abilitazione e oggi si trovano fuori dalla possibilità di insegnare.
In più, credo che il Governo e noi in Parlamento abbiamo il dovere di dare una risposta a quanto ci chiede l'Unione europea in merito a quei precari che non vengono stabilizzati, nonostante stiano insegnando Pag. 60da più di tre anni, mettendo di fatto il nostro Paese in condizione di violare la normativa comunitaria.
Quindi invito il sottosegretario ad accogliere il nostro ordine del giorno e il Parlamento a votarlo perché in questa maniera offriremmo certamente una chance in più per integrare nella scuola nuovo personale e la possibilità anche di dare una speranza a quegli insegnanti oggi delusi da una scuola che ha subito in questi anni tagli lineari, riducendo risorse economiche e umane.

PRESIDENTE. L'onorevole Nicola Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-AR/102.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di poter esercitare una proroga della delega con riferimento alla legge 14 settembre 2011, n. 148, relativamente alla riorganizzazione degli uffici giudiziari e delle circoscrizioni giudiziarie.
Nella manovra finanziaria di agosto, convertita poi con legge in settembre, è stata data al Governo un'ampia delega, poco circoscritta, con dei criteri oggettivi per poter arrivare a ridefinire le circoscrizioni giudiziarie in modo estremamente ampio. Sappiamo che a seguito di questa delega il Governo, sia nella figura del Ministro della giustizia del Governo precedente sia dell'attuale Ministro Severino, ha istituito una commissione tecnica di valutazione al fine di redigere una mappatura delle strutture e degli uffici giudiziari presenti sul nostro territorio per giungere ad una razionalizzazione. Noi non siamo ovviamente contrari a tutti quei meccanismi e a quelle procedure finalizzate al contenimento delle spese, alla razionalizzazione dei costi e all'efficientamento del sistema giustizia che, essendo un servizio, deve essere ovviamente reso nelle forme e nei modi più ottimali, però riteniamo in modo particolare, avendo già il Governo esercitato una parte della delega relativa alla formulazione di uno schema di decreto legislativo per la soppressione dei giudici di pace in circa 674 uffici di giudice di pace, che, in merito alla valutazione circa l'eventuale razionalizzazione e soppressione delle sezioni distaccate dei tribunali, fermo restando che verranno mantenute le sezioni di tribunali di capoluogo, il Governo debba fare un'attenta valutazione attraverso un confronto diretto e costante con il Parlamento e con le forze politiche presenti ma anche con i tavoli di concertazione rappresentati dalle autonomie locali.
Riteniamo pertanto, poiché la delega è prossima alla scadenza nel mese di agosto, che serva un lasso di tempo più ampio per poter effettuare delle valutazioni perché crediamo che le sedi distaccate di tribunale rappresentino un valore aggiunto importante per i nostri territori proprio perché la giustizia è un servizio e come tale deve essere esercitato in tutti i suoi modi e in tutte le sue forme, anche perché i tribunali di sedi distaccate rappresentano dei presidi di legalità importanti, anche in zone particolarmente disagiate del nostro territorio, penso ad esempio ai tribunali in zone montane che rappresentano ovviamente un servizio importante.
Si è svolta ieri in Commissione giustizia un'audizione da parte del sottosegretario Mazzamuto e del capo del DOG, il dottor Birritteri, e credo che il sottosegretario abbia detto delle cose importanti, cioè abbia dato una totale apertura e disponibilità al confronto. Si è mostrato, in quanto rappresentante del Governo, disponibile a prendere in considerazione l'ipotesi di un allungamento e di una proroga della delega proprio per poter avere il massimo confronto e soprattutto si è reso disponibile a venire incontro alle esigenze delle autonomie locali - quindi comuni, province e regioni - proprio per poter formulare una mappatura più aderente possibile alle richieste e alle esigenze dei territori.
Quindi, di fronte a questa richiesta e a questa disponibilità manifestata ieri dal Governo, riteniamo che ci possa essere in maniera chiara, trasparente e diretta da parte del Governo la disponibilità ad accogliere questo nostro ordine del giorno, che tra l'altro sintetizza la posizione non Pag. 61solo della Lega ma anche di altre forze politiche e che si è espressa attraverso gli emendamenti presentati non solo dalla Lega ma anche dal Popolo della Libertà e da alcuni esponenti del Partito Democratico, emendamenti che poi non sono stati accolti e sono stati dichiarati inammissibili.
Quindi, in conclusione, chiedo al Governo di accogliere questo ordine del giorno, che consente al Governo stesso, con la collaborazione delle forze politiche, di poter prendere più tempo, un tempo utile e disponibile per effettuare in maniera razionale l'eventuale soppressione e razionalizzazione delle sedi giudiziarie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-AR/51.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, vado ad illustrare il nostro ordine del giorno, che si occupa di un comparto in questi giorni fortunatamente all'attenzione di tutti, anche se purtroppo per una vicenda non piacevole, cioè il comparto agricolo del nostro Paese, settore primario di cui, se non fosse stato per la protesta forte del movimento dei Forconi, che è dilagato in tutta Italia, insieme a quello degli autotrasportatori, nessuno avrebbe parlato e di cui nessuno avrebbe continuato ad occuparsi. Eppure, è un settore che, guardando i numeri, è di straordinaria importanza per il nostro Paese. Parliamo di 1.630.420 imprese agricole in Italia, delle quali peraltro vi è il 30 per cento in meno rispetto all'ultimo decennio, proprio perché hanno chiuso i battenti in tanti, nel silenzio assoluto, responsabile e colpevole di chi ha governato il nostro Paese e anche di recente non ha provveduto ad alcun intervento. C'è una crisi grave. Altro che protestare in piazza contro la mafia, ci sono poveri disperati in piazza, che rivendicano i loro diritti. Questo è il nostro dovere, quello di fare in modo che un comparto importante sia tutelato. È inutile, anche se va fatto, intervenire quando una singola fabbrica chiude. È importante certamente, ma è incredibile pensare che se una fabbrica chiude bisogna salvarla, mentre se chiudono 200 mila aziende agricole nessuno ne parla. Questo noi chiediamo. Cosa chiedono i nostri agricoltori? Non chiedono contributi, ma chiedono al contrario attenzione per essere competitivi, per tutelare i nostri prodotti. È una cosa che viene richiesta rispetto al caro carburante, rispetto a quello che si sta verificando. Ricordo che il carburante agricolo è aumentato del 130 per cento nell'ultimo anno. Capite bene che esclude dalla competitività tutte le nostre aziende. Per quanto riguarda la tutela dei nostri prodotti, entra sul mercato italiano produzione che viene dall'estero, da Paesi extra europei, senza che nessuno stia attento alla qualità che facciamo entrare. Accanto a questo, contro i nostri imprenditori si sono scatenati banche, Stato, tutti per chiedere il pagamento di qualcosa od a non rinnovare crediti. Quello che noi chiediamo è che lo Stato debba innanzitutto saper distinguere gli evasori e, tra agli evasori, chi non ha la forza e la possibilità di pagare le tasse. Gli evasori vanno colpiti con grande forza, soprattutto i grandi evasori, al contrario chi non ha la forza di pagare le tasse, va certamente aiutato, anche perché se si vende all'asta un'azienda, alla fine una cosa è certa: la Stato non prenderà mai più quei soldi, l'azienda verrà svenduta e si perderanno dei posti di lavoro. Al contrario, aiutando le imprese a sopravvivere e a continuare ad esistere sul mercato, si conserva l'economia del nostro Paese e si conservano i posti di lavoro. Questo è il motivo di quest'ordine del giorno, con il quale invitiamo il Governo ad intervenire affinché provveda a discutere con l'ABI una moratoria dei debiti nei confronti delle banche da parte delle nostre imprese agricole. È inutile tagliare i fidi e non finanziarie nulla se alla fine le imprese non ce la fanno ad andare avanti e chiudono. Ricordiamo anche il valore ambientale che le imprese agricole hanno per evitare dissesti sul nostro territorio. L'altra questione riguarda Pag. 62lo Stato. Noi chiediamo una moratoria dei contributi INPS e che i contributi nei confronti dello Stato degli agricoltori siano pagati. La moratoria di un anno, tra l'altro, con la soluzione che noi prevediamo, comporta un vantaggio economico per lo Stato e non un danno. Noi diciamo che quegli agricoltori che riconoscono il debito nei confronti dello Stato - state tranquilli che saranno tutti, perché tra gli agricoltori sono pochi gli evasori, ma molti quelli che non ce la fanno - hanno diritto e possono accedere ad una moratoria di un anno e poi ad una dilazione di sessanta mesi. Credo che sia un fatto fondamentale per ridare respiro ad un comparto che è primario, ma che il Governo e il nostro Parlamento devono dimostrare che lo è veramente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-AR/103.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, intervengo brevemente, premettendo che condividiamo la posizione espressa dalla Confcommercio che, attraverso le parole di Simonpaolo Buongiardino, amministratore di Confcommercio Milano, afferma che il pacchetto sulle liberalizzazioni del Governo mette a rischio la sopravvivenza dei negozi al dettaglio che rischiano di scomparire perché schiacciati dai grandi centri commerciali. E così sarà anche per la rete delle edicole presenti su tutto il territorio nazionale che finiranno per scomparire, sopravvivendo solo le rivendite presenti nei centri commerciali. Non era nostra la difesa di chissà quale privilegio, a meno che non si giudichi tale il tentativo di sopravvivere di questa categoria in questo grave momento di crisi.
Con l'ordine del giorno in oggetto si chiede di rinviare al 31 dicembre 2012 l'applicazione delle norme in materia di liberalizzazioni alla categoria che opera nel settore della rivendita dei giornali, nella speranza che il Governo riveda la propria posizione in merito. Infatti, non ci vuole un genio per capire che le norme che vincolavano il rilascio della licenza sulla base delle distanze minime tra un esercizio e l'altro rappresentavano norme di salvaguardia. Che tipo di concorrenza si vuole garantire tra esercizi che vendono gli stessi prodotti, con prezzi imposti dagli editori e a cui il rivenditore non può assolutamente derogare?

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Fabi n. 9/4865-AR/101, di cui è cofirmatario.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che vado ad illustrare vuole fare emergere quanto sta succedendo alle amministrazioni comunali che si accingono a redigere i bilanci di previsione, alla luce anche degli obblighi e dei nuovi tagli previsti per gli enti locali. Vi è l'impossibilità, da parte degli stessi enti, di redigere i bilanci preventivi, seppure con scadenza posticipata dal 31 dicembre 2011 al 30 giugno 2012. Sottostimare le entrate dei comuni porterà, probabilmente, a delle contrazioni dei servizi.
Ciò che mi lascia maggiormente perplesso è stata la capacità, da parte del Governo, di chiamare IMU una tassa che nulla ha a che fare con l'IMU che aveva studiato Calderoni. È una presa di posizione con delle idee un po' strampalate, in modo tale da potere confondere il cittadino. Quella era una tassa che raggruppava tutte le tasse sugli immobili, dai rifiuti, all'IRPEF, all'IVA, alle imposte di registro catastali, e veniva considerata, a tutti gli effetti, un'imposta unica su base territoriale, riscossa dai comuni. Invece, caro Presidente, i cittadini si accorgeranno di dovere pagare molto di più e che i loro soldi non andranno ai comuni, ma allo Stato. Questo è precisamente il contrario, viene ribaltata la filosofia e la logica federalista del Governo precedente. Ciò che era il rapporto diretto tra le imposte che il cittadino paga sul territorio e le spese che in quel territorio vengono sostenute è stato ribaltato, mettendo così in condizione le stesse imposte di essere assorbite dallo Stato. Pag. 63
C'è da sottolineare la riduzione del nuovo gettito derivante dall'IMU. Verranno sicuramente apportati dei tagli ai fondi degli enti locali e la questione si concentra anche sul fatto che viene impossibilitato il comune a fare sì che gli oneri di urbanizzazione vengano utilizzati per le spese correnti. Questo dovrebbe essere procrastinato dal 2012 al 2013-2014. Questo è l'impegno che noi chiediamo al Governo, in modo tale da permettere agli amministratori locali di redigere i bilanci prudenziali senza rischiare di assumere scelte inopportune, considerate le difficoltà esposte in premessa, e di quantificare la disponibilità economica. Adesso, non vorrei che il cittadino e le amministrazioni locali, oltre ad essere penalizzate sia economicamente, sia proceduralmente, siano anche considerate, da questo Governo, degli «sfigati» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Martini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-AR/105.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, signori membri del Governo, onorevoli colleghi, il tema che intende affrontare il mio ordine del giorno pone una grande questione etica all'interno del nostro Paese ed è quella dell'ennesima proroga che ci vediamo proposta all'interno del provvedimento rispetto alla reiterazione dell'intramoenia allargata da parte dei medici. L'intramoenia allargata rappresenta un'ambiguità in sostanza, poiché significa prestazioni che i medici peraltro hanno diritto - e noi sosteniamo questo diritto - di erogare nell'ambito delle strutture sanitarie di appartenenza, ma in libera attività professionale.
Ciò che avviene da anni è che le regioni e le strutture sanitarie pubbliche non adempiono a quello che è il loro obbligo istituzionale e di competenza, di predisporre delle aree e degli studi, dove quest'attività possa svolgersi. Quindi questa intramoenia allargata in realtà, rappresenta un non senso, perché significa che i medici svolgono la loro attività professionale per conto della struttura sanitaria pubblica, ma nei loro studi privati.
Va da sé, inoltre, che anche il tema annoso delle liste di attesa rappresenta nel nostro Paese, soprattutto in alcune regioni, un gravissimo vulnus dell'articolo 32 della Costituzione, che sancisce l'uguaglianza e il diritto alla salute per tutti i cittadini. Infatti, il fatto che alcune regioni in particolare non abbiano assunto dei provvedimenti volti alla regolazione e all'ordinamento di base delle liste di attese - attraverso, ad esempio, l'attribuzione di codici di priorità da parte dei medici di famiglia o degli specialisti, riguardanti la patologia o il sospetto di patologia, che permetta al cittadino di ricevere la prestazione nei tempi adeguati a quanto valutato dal medico nella sua prescrizione - spinge la situazione alla follia di presentare moltissime aree del Paese dove i cittadini non vedono altra soluzione se non quella di pagare direttamente la prestazione per vedere soddisfatto il loro bisogno di salute.
Questo ordine del giorno, che non comporta alcun aumento di spesa e, quindi, nessuna copertura extra, in realtà chiede al Governo di fare il Governo, cioè chiede al Governo, attraverso la Conferenza Stato-regioni, di sollecitare e stimolare quei provvedimenti che ci possano permettere di superare il non senso dell'intramoenia allargata, facendo sì che le regioni sviluppino quei piani di adeguamento e quei piani di identificazione di quegli studi e di quelle aree in cui permettere ai medici di svolgere l'attività libero professionale all'interno delle strutture e allo stesso modo di assumere quei provvedimenti che permettano la regolazione delle liste di attesa.
Inoltre va specificato che, sempre nell'ambito delle risorse già stanziate, si chiede all'interno dei fondi predisposti per l'edilizia sanitaria, ex articolo 20 della legge n. 67 del 1988, di identificare specificatamente delle risorse da destinare alla ristrutturazione o alla costruzione di questi spazi, nel caso la struttura sanitaria non sia in grado di riconoscerli all'interno degli spazi già disponibili. Pag. 64
Questo significa ribadire il principio che l'autonomia delle regioni sul governo e l'organizzazione dei servizi sanitari è fondamentale, ma anche il principio che lo Stato non abdica quello che è il suo ruolo di garante dell'articolo della Costituzione, in base a cui il cittadino ha diritto alla salute e alle prestazioni sanitarie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Maggioni ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4865-AR/114, di cui è cofirmatario.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, prima di iniziare però il mio intervento, gradirei che il Governo quantomeno prestasse attenzione e prima di iniziare la mia esposizione gradirei che almeno il Governo ascoltasse quanto ho da dire.
L'ordine del giorno che vado ad illustrare nasce dal buon senso e da quanto ci viene richiesto dai sindaci, sindaci che ogni giorno fanno sempre più fatica a far quadrare i bilanci e ad offrire i servizi essenziali ai propri cittadini, che onestamente lavorano e pagano le tasse.
Noi chiediamo con questo ordine del giorno che resti ai comuni l'IMU, imposta che nasce male due volte. Nasce male la prima volta nel senso che questo Governo ha voluto utilizzare questa denominazione cercando poi di far passare il concetto che questa imposta era stata introdotta dalla Lega, cosa assolutamente falsa perché nella nostra formulazione non andava a colpire le prime case. Nasce male anche per il fatto che voi avete deciso di fare in modo che questa imposta non resti ai comuni ma vada allo Stato. Quindi un doppio errore è stato commesso su questa imposta, nel tentativo evidentemente di coprire la vergogna che sta dietro l'introduzione in questo modo di questa imposta. Ebbene, noi presentiamo questo ordine del giorno sapendo di avere dietro di noi i sindaci che sostengono questa battaglia e ci auguriamo che questo ordine del giorno venga accettato dal Governo e che il Governo, quindi, non accetti, come purtroppo ha fatto già in passato, un ordine del giorno per il solo fatto che porta la firma di un deputato della Lega Nord Padania, per partito preso. Credo che se il Governo vorrà accettare questo ordine del giorno avrà almeno per una volta l'occasione di fare in modo che questo Governo sia meno distante dalla realtà concreta che vivono i nostri cittadini e i nostri amministratori comunali.

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-AR/107.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno in esame è riferito all'IMU sulle case popolari. In particolare la modifica prevista a partire dal 2012 della disciplina dell'IMU, imposta municipale unica, è stata introdotta dal Governo precedente come parte del più generale processo di riorganizzazione del fisco che era il federalismo fiscale, ma poi è stata stravolta dal Governo Monti che ha assoggettato a tassazione anche gli immobili adibiti ad abitazione principale ed ha introdotto pesanti rivalutazioni sulla base imponibile attraverso l'applicazione di pesanti moltiplicatori.
Le considerazioni che la Lega Nord ha presentato già a questo Governo e la richiesta di eliminazione dell'IMU a carico delle case popolari introdotta dal decreto-legge «milleproroghe», non nascono da una valutazione congiunturale momentanea, ma sono frutto di una logica di equità sorta già in fase di discussione e di approvazione del decreto-legge «salva Italia» dello scorso dicembre, e dalla proposta avanzata da tutte le case popolari cosiddette ATC del Piemonte di ripristinare l'esenzione dell'IMU per le case popolari. Vorremmo ricordare che, a parte la Lega Nord, tutte le altre forze politiche fino ad oggi hanno votato a favore della norma che introduce l'imposta anche per le case popolari. Ora, c'è un'ulteriore possibilità - avendo il Governo già bocciato un emendamento al «milleproroghe» in merito all'eliminazione dell'IMU per le case popolari -, c'è la nostra richiesta e la Pag. 65possibilità dell'approvazione di questo ordine del giorno, anche conoscendo la minima possibilità che successivamente sarà attuato. Vorremmo ricordare al Governo che solo l'ATC di Torino si troverà a dover pagare fino a 15 milioni di euro di IMU, risorse che andrebbero invece destinate alla manutenzione degli immobili e alla costruzione di nuove case di edilizia sociale, dando risposta all'emergenza sociale sulla casa e alimentando nel contempo il mercato del lavoro nel settore edile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Rivolta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4865-AR/111.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, l'aumento delle accise sui carburanti, in base alla legge n. 214 del 2011, e le ripercussioni sul sistema dello sconto di prezzo per l'acquisto dei carburanti nella regione Lombardia sono al centro di questo ordine del giorno.
L'aumento delle accise ha fatto sì che, nonostante il buono sconto per le zone di confine con la Confederazione elvetica e, quindi, per le province di Como, Varese e Novara, vi sia un esodo, vista la maggior convenienza oltre confine, di tutti gli automobilisti, non solo per le macchine a benzina, ma anche per quelle a gasolio, proprio per la convenienza che vi è in Svizzera. Allora, a questo punto, si chiede al Governo, con questo ordine del giorno, di incrementare lo stanziamento dell'investimento, attualmente di 20 milioni di euro, fino a 60 milioni di euro, permettendo un circolo virtuoso, nel senso che si venderebbe un quantitativo di litri, sia di benzina che di gasolio, i cui proventi rappresenterebbero cinque volte tanto l'investimento stesso.
L'effetto sulle vendite di questo aumento delle accise comporta dei numeri davvero impressionanti: si pensa ad una evasione dei consumi attorno a 247 milioni di litri, circa 207 per la benzina e 40 per il gasolio, e si calcola una perdita per l'erario quantificabile in circa 243 milioni di euro l'anno. Quindi, non sarebbe un vantaggio solo per i cittadini di un certo territorio, ma sarebbe interesse dello Stato stanziare questo incremento, e questo esclusivamente guardandolo dal punto di vista delle entrate.
Inoltre, vi sarebbe un risvolto anche sull'occupazione, perché se il meccanismo del buono sconto fatto dalla regione Lombardia, anche grazie all'investimento dello Stato, ha salvato l'occupazione dei benzinai e dei gestori nelle zone di confine (si parla di due fasce, la prima da 0 a 10 chilometri e la seconda da 10 e 20 chilometri), ora la grande preoccupazione è proprio per l'occupazione, perché, visto l'esodo, le pompe dei gestori delle zone di confine stanno vivendo una crisi veramente senza precedenti.
Questo incremento dell'investimento dello Stato, che noi indichiamo in 40 milioni di euro, è finalizzato proprio a portare non solo un vantaggio per le casse dell'erario, ma a sostenere e a dare impulso anche all'occupazione del settore. Quindi, noi chiediamo questo incremento e, oltre a ciò, pensiamo che, proprio per come è cambiato il parco auto negli ultimi dieci anni, se questo buono sconto venisse ampliato anche alle macchine a gasolio, che ormai rappresentano il 50 per cento del parco mezzi, si potrebbe portare un grande vantaggio, sia ai cittadini sia allo Stato.
Non solo, rivedendo questo meccanismo si calcola che questo vantaggio potrebbe arrivare addirittura a 35 chilometri, cioè la fascia potrebbe essere ampliata a 35 chilometri.
Quindi, chiedo ancora una volta al Governo di poter accogliere quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta delle presentatrici, la Presidenza ha riconsiderato la valutazione di ammissibilità degli ordini del giorno Garavini n. 9/4865-AR/23 e Siragusa n. 9/4865-AR/82, e anche in considerazione del contenuto del provvedimento in esame li ritiene ammissibili. Quindi, sono di nuovo ammissibili Pag. 66gli ordini del giorno Garavini n. 9/4865-AR/23 e Siragusa n. 9/4865-AR/82.
Nessun altro chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, passiamo ora all'espressione del parere da parte del Governo, anche con riferimento all'osservazione di prima.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, siamo pronti, naturalmente vi è sempre un po' di concitazione.

PRESIDENTE. Lavoriamo insieme e superiamo la concitazione.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, chiederei ad alcuni presentatori degli ordini del giorno una riformulazione, nel senso di sostituire nel dispositivo le parole «impegna il Governo» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di». In questo caso potremmo accoglierli come raccomandazione, perché altrimenti diventa difficile per noi accogliere gli ordini del giorno in quanto tali. Mi riferisco, in particolare, se vuole, signor Presidente...

PRESIDENTE. Iniziamo dall'ordine del giorno Germanà n. 9/4865-AR/1. Quando ritenga che un ordine del giorno debba essere riformulato, senza ripetere quanto detto adesso, basta che dica «con la riformulazione proposta dal Governo».

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Con la riformulazione proposta, l'ordine del giorno Germanà n. 9/4865-AR/1, l'ordine del giorno Merlo n. 9/4865-AR/3...

PRESIDENTE. Mi scusi, segua l'ordine. Il parere del Governo è favorevole sull'ordine del giorno Germanà n. 9/4865-AR/1, con la riformulazione proposta.
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4865-AR/2?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4865-AR/2 va bene così, signor Presidente.

PRESIDENTE. Quindi, il parere del Governo è favorevole. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Merlo n. 9/4865-AR/3?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno Merlo n. 9/4865-AR/3 va bene così.

PRESIDENTE. Il parere del Governo, dunque, è favorevole. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Girlanda n. 9/4865-AR/4?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo sull'ordine del giorno Girlanda n. 9/4865-AR/4 è favorevole, a condizione che il presentatore accetti la riformulazione proposta dal Governo, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Benamati n. 9/4865-AR/5.
Il parere del Governo è favorevole sugli ordini del giorno Di Pietro n. 9/4865-AR/7 e Mazzoni n. 9/4865-AR/8, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4865-AR/9 e sull'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4865-AR/10.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nastri n. 9/4865-AR/11, a condizione che il presentatore accetti la riformulazione proposta dal Governo, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Pugliese n. 9/4865-AR/13. Gli ordini del giorno Fallica n. 9/4865-AR/12, Iapicca n. 9/4865-AR/14 e Grimaldi n. 9/4865-AR/15 sono stati dichiarati inammissibili.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cesario n. 9/4865-AR/16, a condizione che il presentatore accetti la riformulazione proposta dal Governo, mentre formula un invito al ritiro, Pag. 67altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/4865-AR/17.
Il Governo esprime parere favorevole, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo, sull'ordine del giorno Commercio n. 9/4865-AR/18, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/4865-AR/19 e l'ordine del giorno Oliveri n. 9/4865-AR/20.
L'ordine del giorno Garagnani n. 9/4865-AR/21 è stato dichiarato inammissibile. Il Governo accetta l'ordine del giorno Porta n. 9/4865-AR/22, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Garavini n. 9/4865-AR/23, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo ed esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fucci n. 9/4865-AR/24, a condizione che il presentatore accetti la riformulazione proposta dal Governo.
Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Aracu n. 9/4865-AR/25 mentre sui simili ordini del giorno Fucci n. 9/4865-AR/24, Calgaro n. 9/4865-AR/48, Duilio n. 9/4865-AR/75 e Polledri n. 9/4865-AR/108 il parere è favorevole con la riformulazione...

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, dobbiamo andare per ordine!

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, siamo sull'ordine del giorno Aracu n. 9/4865-AR/25, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Favia n. 9/4865-AR/26?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo sull'ordine del giorno Favia n. 9/4865-AR/26 è favorevole, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Zaccaria n. 9/4865-AR/27.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Tullo n. 9/4865-AR/28, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Comaroli n. 9/4865-AR/29.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4865-AR/30, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cesare Marini n. 9/4865-AR/31.
Il Governo esprime parere favorevole sui successivi ordini del giorno Sbrollini n. 9/4865-AR/32, Borghesi n. 9/4865-AR/33 e Capodicasa n. 9/4865-AR/34, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cazzola n. 9/4865-AR/35.
Il parere del Governo è favorevole con riguardo all'ordine del giorno Quartiani n. 9/4865-AR/36.
Con riguardo agli ordini del giorno Brugger n. 9/4865-AR/37, Zeller n. 9/4865-AR/38, Nicco n. 9/4865-AR/39, Ciccanti n. 9/4865-AR/40, Naro n. 9/4865-AR/41 e Compagnon n. 9/4865-AR/42, il parere del Governo è favorevole, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Gli ordini del giorno Cera n. 9/4865-AR/43 e Delfino n. 9/4865-AR/44 sono dichiarati inammissibili.
Con riguardo agli ordini del giorno Occhiuto n. 9/4865-AR/45, Poli n. 9/4865-AR/46, Tassone n. 9/4865-AR/47 e Calgaro n. 9/4865-AR/48, il parere del Governo è favorevole, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il parere del Governo è favorevole con riguardo agli ordini del giorno Strizzolo n. 9/4865-AR/49, Vannucci n. 9/4865-AR/50 e Messina n. 9/4865-AR/51.
Con riguardo agli ordini del giorno Zazzera n. 9/4865-AR/52 e De Camillis n. 9/4865-AR/53, il parere del Governo è favorevole, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il parere del Governo è favorevole con riguardo all'ordine del giorno Lo Presti Pag. 68n. 9/4865-AR/54. Il Governo esprime parere favorevole con riguardo all'emendamento Di Biagio n. 9/4865-AR/55, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo. Il Governo esprime parere favorevole con riguardo agli ordini del giorno Patarino n. 9/4865-AR/56 e Mosella n. 9/4865-AR/57.
Con riguardo agli ordini del giorno Antonino Russo n. 9/4865-AR/58, Gibiino n. 9/4865-AR/59 e Rubinato n. 9/4865-AR/60, il parere del Governo è favorevole, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il Governo esprime parere favorevole con riguardo agli ordini del giorno Cicu n. 9/4865-AR/61, Rampelli n. 9/4865-AR/62 e Mario Pepe (Misto-R-A) n. 9/4865-AR/64.
L'ordine del giorno Berardi n. 9/4865-AR/65 è dichiarato inammissibile.
Il Governo esprime parere favorevole con riguardo all'ordine del giorno Rosato n. 9/4865-AR/66, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo. Il parere del Governo è favorevole con riguardo all'ordine del giorno Laboccetta n. 9/4865-AR/67.
Con riguardo agli ordini del giorno Boffa n. 9/4865-AR/68, Brandolini n. 9/4865-AR/69, Oliverio n. 9/4865-AR/70, il parere del Governo è favorevole, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il parere del Governo è favorevole con riguardo agli ordini del giorno Marco Carra n. 9/4865-AR/71, Fadda n. 9/4865-AR/72, Soro n. 9/4865-AR/73, De Biasi n. 9/4865-AR/74 e Duilio n. 9/4865-AR/75.
Il Governo esprime parere favorevole con riguardo all'ordine del giorno Vico n. 9/4865-AR/76, a condizione che il presentatore accetti la riformulazione proposta dal Governo. Il parere del Governo è favorevole con riguardo all'ordine del giorno Miotto n. 9/4865-AR/77. Il Governo esprime parere favorevole con riguardo all'ordine del giorno Braga n. 9/4865-AR/78, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il parere del Governo è favorevole sugli ordini del giorno Ghizzoni n. 9/4865-AR/79 e Levi n. 9/4865-AR/80. Con riguardo all'ordine del giorno Bachelet n. 9/4865-AR/81, il parere del Governo è favorevole, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il Governo esprime parere favorevole con riguardo all'ordine del giorno Siragusa n. 9/4865-AR/82, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo. L'ordine del giorno De Pasquale n. 9/4865-AR/83 è dichiarato inammissibile.
Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Boccuzzi n. 9/4865-AR/84, Mattesini n. 9/4865-AR/85 e Gatti n. 9/4865-AR/86, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Giovanelli n. 9/4865-AR/87.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Damiano n. 9/4865-AR/88, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Pedoto n. 9/4865-AR/89 e Lenzi n. 9/4865-AR/90.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Schirru n. 9/4865-AR/91, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il Governo esprimere parere favorevole sull'ordine del giorno Desiderati n. 9/4865-AR/93.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Negro n. 9/4865-AR/94, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo. L'ordine del giorno Fogliato n. 9/4865-AR/95 è inammissibile.
Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Bitonci n. 9/4865-AR/96 e Dal Lago n. 9/4865-AR/97. Pag. 69
Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Fedriga n. 9/4865-AR/99, Fabi n. 9/4865-AR/101 e Nicola Molteni n. 9/4865-AR/102, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rondini n. 9/4865-AR/103.
Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Stucchi n. 9/4865-AR/104, Martini n. 9/4865-AR/105, Stefani n. 9/4865-AR/106, Allasia n. 9/4865-AR/107 e Polledri n. 9/4865-AR/108, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Forcolin n. 9/4865-AR/109, Vanalli n. 9/4865-AR/110 e Rivolta n. 9/4865-AR/111.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Bragantini n. 9/4865-AR/113, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il Governo formula un invito al ritiro per gli ordini del giorno Montagnoli n. 9/4865-AR/114, Munerato n. 9/4865-AR/115, Togni n. 9/4865-AR/116, Lanzarin n. 9/4865-AR/117 e Dussin n. 9/4865-AR/118, altrimenti il parere del Governo è contrario.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno D'Amico n. 9/4865-AR/120, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.
Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Dozzo n. 9/4865-AR/121 e Barbaro n. 9/4865-AR/123.
Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Miccichè n. 9/4865-AR/125 e Gnecchi n. 9/4865-AR/126, a condizione che i presentatori accettino la riformulazione proposta dal Governo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, è ovvio che laddove i presentatori non accettino la riformulazione proposta dal Governo, il parere è contrario. Quindi, per quanto riguarda il gruppo del Partito Democratico la pregherei di prendere atto che noi accettiamo le riformulazioni. Poiché, ovviamente, rimane salvo il diritto di ogni deputato, qualora ci fosse qualcuno che non fosse d'accordo con la riformulazione lo farà presente. Viceversa, per agevolare i nostri lavori, noi tendenzialmente accogliamo le riformulazioni.

PRESIDENTE. Sta bene. La ringrazio, onorevole Giachetti, anche per l'aiuto ai lavori.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche per quanto riguarda il gruppo dell'Unione di Centro, laddove il parere espresso dal sottosegretario sui nostri ordini del giorno è favorevole con riformulazione, noi accettiamo sin da ora tutte le riformulazioni così come presentate dal Governo e aiutiamo a semplificare il lavoro senza dover tornare su tutti gli ordini del giorno. Ovviamente non chiediamo di metterli ai voti.

PRESIDENTE. Sta bene.
Dunque, prendo atto che anche il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo non insiste per la votazione dei propri ordini del giorno su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati. Evidentemente, come affermato anche dall'onorevole Giachetti, se vi fossero dei colleghi che, invece, vogliono che il proprio ordine del giorno sia posto in votazione, basta che lo facciano presente.
Prendo atto che anche l'onorevole Borghesi, per il suo gruppo, conviene su quanto ho appena affermato.
Dunque, semplifichiamo in questo modo. Fino a quanto non vi è la segnalazione da parte del singolo deputato, si intende che i presentatori degli ordini del giorno non insistono per la votazione dei Pag. 70propri ordini del giorno su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, anche a nome del gruppo Lega Nord Padania faccio presente che non insistiamo per la votazione dei nostri ordini del giorno su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.
Ovviamente, interverremo nei casi in cui il Governo ha formulato un invito al ritiro o ha espresso parere contrario sui nostri ordini del giorno, perché - è ovvio - la nostra posizione è chiarissima.

PRESIDENTE. Sta bene.
Se mi seguite, procediamo con rapidità nei nostri lavori.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/4865-AR/17 formulato dal Governo.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, chiedo l'attenzione sua, dell'Assemblea e del Governo. Il testo del mio ordine del giorno n. 9/4865-AR/17 è, praticamente, lo stesso dell'ordine del giorno che si discuterà in ogni consiglio provinciale nella seduta che si terrà il 31 gennaio - quindi, martedì prossimo - in tutte le sedi istituzionali delle province di tutta Italia, perché l'UPI ha richiesto a tutti i consessi provinciali l'indizione di un consiglio provinciale aperto per discutere del futuro delle amministrazioni provinciali. Il testo del mio ordine del giorno è esattamente il testo che si andrà a dibattere.
Immagino che ogni partito politico qui rappresentato abbia, all'interno dei consigli provinciali, dei propri esponenti, chi in maggioranza e chi in minoranza, a parti alterne, che andranno, credo, ad esprimere un voto favorevole su questo testo.
Penso che quest'Aula parlamentare non voglia dissociarsi, a livello politico, dai propri rappresentanti territoriali, e, quindi, invito tutti ad esprimere voto favorevole su questo ordine del giorno perché penso che i vostri e i nostri consiglieri, i vostri e i nostri assessori e i vostri e i nostri presidenti di provincia voteranno a favore del testo di questo ordine del giorno, proprio perché le province sono un tassello importante dell'arco istituzionale del Paese, perché svolgono quel lavoro di area vasta e di collegamento fra i piccoli comuni e le regioni.
Dobbiamo demandare, come Parlamento, il compito alle regioni di ridisegnare i territori provinciali attraverso delle logiche, appunto, regionali, e non con una semplice cancellazione, tramite una legge ordinaria, andando a modificare, di fatto, un livello costituzionale attraverso un arretramento di funzioni dell'istituto provinciale, un depotenziamento e uno svuotamento delle sue funzioni tramite una legge ordinaria.
Pertanto, invito tutti ad esprimere un voto favorevole sul mio ordine del giorno n. 9/4865-AR/17, perché i vostri consiglieri provinciali ed i vostri presidenti di provincia martedì esprimeranno un voto favorevole sul contenuto di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/4865-AR/17 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Prego i colleghi di prendere posto.
Ribadisco che si intende che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno compresi dal n. 1 al n. 16, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti. Pag. 71
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/4865-AR/17, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Speciale, prego, lei è dinamico... È il primo voto... onorevoli Vico, Siragusa, Tenaglia, Scanderebech, Mondello, Marsilio, Scelli, Laboccetta, Nirenstein, Giro... L'onorevole Nirenstein ha votato? Onorevole Lusetti, vuole votare? Onorevoli Bocchino e Lusetti... L'onorevole Giro ha votato? Onorevoli Giovanelli e Giro... L'onorevole Giovanelli ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 437
Votanti 429
Astenuti 8
Maggioranza 215
Hanno votato
90
Hanno votato
no 339).

Chiedo ai presentatori...

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, intervengo per dire che, come parlamentari della Lega, stiamo raccogliendo le firme per appoggiare l'ordine del giorno Vannucci n. 9/4865-AR/50 in tema di federalismo fiscale. Per questo, la pregherei di intendere che praticamente tutto il gruppo ha sottoscritto l'ordine del giorno che ho citato.

PRESIDENTE. D'accordo.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, per quanto riguarda l'ordine del giorno a mia prima firma n. 9/4865-AR/18 mi è parso di capire che il Governo prevedeva una riformulazione, però vorrei sapere quale sia.

PRESIDENTE. Onorevole Commercio, la riformulazione è quella espressa dal Governo, che consiste nella sostituzione delle parole: «impegna il Governo» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di», come per tutti gli altri. Va bene?
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4865-AR/114 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4865-AR/114, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Nizzi, onorevole Vico, onorevole La Malfa, onorevole Pionati, onorevole Sposetti, onorevole Codurelli, onorevole Ferranti, onorevole Cicchitto, onorevole Rao, onorevole Fogliardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 449
Votanti 441
Astenuti 8
Maggioranza 221
Hanno votato
59
Hanno votato
no 382).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Munerato n. 9/4865-AR/115 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Munerato n. 9/4865-AR/115, non accettato dal Governo. Pag. 72
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesaro, onorevole Vella, onorevole Cassinelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 448
Votanti 422
Astenuti 26
Maggioranza 212
Hanno votato
55
Hanno votato
no 367).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Togni n. 9/4865-AR/116 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Togni n. 9/4865-AR/116, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ciccioli, onorevole Paolini, onorevole Cesaro, onorevole Giorgetti, onorevole Vico, onorevole Boccuzzi, onorevole Concia, onorevole Cicchitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 450
Votanti 428
Astenuti 22
Maggioranza 215
Hanno votato
56
Hanno votato
no 372).

Prendo atto che i deputati De Torre e Rota hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Di Centa ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/4865-AR/117 formulato dal Governo.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, il mio ordine del giorno voleva solo cercare di mettere un po' di tranquillità, ma, soprattutto, fare un po' di chiarezza, nel caos che si è creato per le pubbliche amministrazioni e per le società in house che devono gestire i servizi pubblici con le nuove normative, con le scadenze, con la proroga degli ATO di un anno.
Si chiedeva, quindi, una proroga per quanto riguarda, appunto, alcuni servizi pubblici, come il servizio relativo ai rifiuti. Sappiamo, infatti, che la nuova normativa prevede la proroga di un anno, fino al 31 dicembre, delle autorità d'ambito territoriali, che dovrebbero essere poi le autorità che devono indire le gare.
Questo crea notevole confusione, non solo per le amministrazioni e per gli enti locali. In particolare, volevo in un certo modo cercare di dare valore, ma soprattutto merito, a quelle gestioni virtuose, a quelle amministrazioni che hanno gestito sempre in modo virtuoso e trasparente i servizi pubblici e che, con questi nuovi provvedimenti, non possono più farlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo a rivedere questo parere, semmai accogliendo come raccomandazione l'ordine del giorno della collega Lanzarin, perché le scelte fatte dal Governo passato e il combinato disposto delle scelte di oggi fanno sì che si possa creare un grande disordine nel sistema di gestione dei servizi da parte degli enti locali. Francamente, mi pare che il termine che viene dato, il dicembre di quest'anno, Pag. 73per l'espletamento delle gare non rappresenti un termine congruo. Vorrei, quindi, invitare il Governo a rivedere il punto di vista.

PRESIDENTE. Il Governo conferma l'invito al ritiro?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/4865-A/R/117 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lanzarin n. 9/4865-A/R/117, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Leo, Pezzotta, Coscia, Bongiorno, Russo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 452
Votanti 443
Astenuti 9
Maggioranza 222
Hanno votato
52
Hanno votato
no 391).

Prendo atto che il deputato Rota ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Di Centa ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prima di passare all'ordine del giorno Dussin n. 9/4865-A/R/118, la Presidenza deve precisare quanto segue con il supporto del Governo. Il Governo ha espresso diversi pareri favorevoli a condizione che i relativi ordini del giorno fossero riformulati nel senso di premettere le parole: «a valutare l'opportunità di». Alcuni deputati hanno segnalato, a ragione, che i loro ordini del giorno sono già formulati in questi termini. A questo punto, la Presidenza ritiene - ma vuole il conforto del Governo - che, in questi casi, il parere si intenda favorevole senza riformulazione, perché la riformulazione proposta dal Governo coincide con il testo proposto dal deputato. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Dussin n. 9/4865-A/R/118 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/4865-A/R/118, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Montagnoli, Sardelli, Sposetti, Servodio, Garofani, La Russa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 439
Astenuti 24
Maggioranza 220
Hanno votato
57
Hanno votato
no 382).

Prendo atto che il deputato Rota ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Di Centa ha segnalato che non è riuscita a votare.
Tutti gli altri ordini del giorno che rimangono si intendono accolti dal Governo nella riformulazione proposta.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, solo per segnalarle che nel corso.... vorrei che il Governo...

Pag. 74

PRESIDENTE. L'intervento del presidente Bruno non è formale, ma sostanziale. In particolare è rivolto al Governo, perché credo che intervenga sul testo.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. La ringrazio, signor Presidente. Volevo segnalare che, nel corso dell'esame in sede referente, sono state sollevate rilevanti questioni alle quali non è stato possibile trovare soluzione, anche per l'esigenza di inviare al Senato in tempo utile il disegno di legge di conversione ai fini di un accurato esame anche da parte dell'altro ramo del Parlamento. Mi riferisco, in primo luogo, alle questioni affrontate dagli emendamenti dei relatori ritirati durante l'esame in sede referente.
Sono, inoltre, emerse le seguenti questioni: la mutualità generale negli sport professionistici a squadre; la questione dei lavoratori esodati nelle società a totale partecipazione pubblica; la previsione di indennizzi per le aziende in crisi; la problematica relativa ai servizi antincendio; la proroga della quota destinata all'ASSI-ex Unire; il differimento dell'entrata in vigore della modalità di pagamento telematico della pubblica amministrazione, con relativa limitazione dell'uso del contante; le agevolazioni fiscali per la trasformazione delle Istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza.
Dopo aver considerato, nel corso dell'esame nelle Commissioni riunite, la possibilità di predisporre un ordine del giorno anche in considerazione degli impegni già assunti dal Governo, si è ritenuto preferibile limitarsi a rappresentare all'Assemblea le questioni ancora aperte. Pertanto, anche a nome del presidente Giancarlo Giorgetti, vorrei esprimere l'auspicio delle Commissioni riunite I e V che le problematiche esposte possano trovare adeguata soluzione in sede di esame al Senato del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 216 del 2011.

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto delle osservazioni sia del presidente Bruno sia del presidente Giorgetti.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, di questa priorità abbiamo discusso a lungo nel corso dell'esame del provvedimento stesso. Purtroppo, non siamo riusciti ad esaurire un'agenda che era molto nutrita e con sollecitazioni da parte di moltissimi membri delle due Commissioni.
L'impegno del Governo è continuare la discussione nell'Aula del Senato, attribuendo agli argomenti evidenziati una sorta di priorità nella valutazione dei temi stessi, nella speranza di giungere ad una soluzione che possa soddisfare l'intero Parlamento, tenendo conto del fatto che, comunque, con ogni probabilità, vi saranno nuovi emendamenti in Senato, che, di conseguenza, la Camera sarà chiamata a ad approvare.

PRESIDENTE. Mi sembrano chiare le osservazioni e la risposta del Governo.
Il seguito della discussione del disegno di legge di conversione è rinviato alla seduta di martedì 31 gennaio alle ore 15 per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto con ripresa televisiva diretta e per la votazione finale.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 16,13).

ROBERTO MORASSUT. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, intervengo soltanto per sollecitare di nuovo, e non è la prima volta, la risposta ad un'interrogazione che ho presentato il 9 marzo 2011 sulla dismissione del patrimonio abitativo degli enti previdenziali pubblici, in particolare dell'INPS. Pag. 75Lo faccio anche perché oggi i giornali riportano la notizia che il presidente dell'INPS, Mastrapasqua, ha assunto anche la presidenza di un fondo immobiliare, Idea Fimit, di cui sono azionisti partecipati sia l'ENPALS che l'INPDAP, che erano titolari di parti di quel patrimonio che oggi è tornato all'INPS.
C'è quindi il rischio di un conflitto di interessi nella posizione del Mastrapasqua e anche nel fatto che la possibilità di vendere questo patrimonio attraverso un fondo immobiliare, che appare evidente dai fatti, di fatto deroghi alla legge n. 410 del 2001, che invece indirizza la vendita di questo patrimonio con criteri di assoluto carattere sociale e di vantaggio per le famiglie che lo abitano. Quindi insisto e la prego di trasmettere al Ministero per le politiche sociali ed al Ministero dell'economia la richiesta di una rapida ed urgente risposta all'interrogazione presentata e anche alla risoluzione che ho presentato in Commissione sullo stesso tema.

PRESIDENTE. Onorevole Morassut, la Presidenza si attiverà nella direzione da lei richiesta.

MARCO BELTRANDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, vorrei tornare su una questione che ho già sollecitato un'altra volta (io sono ancora in sciopero della fame non solo per il ritardo nei pagamenti, come è noto), e mi riferisco di nuovo alla questione vergognosa che esistano in questo Parlamento, con tutta la polemica sui costi della politica, delle Commissioni parlamentari bicamerali la cui partecipazione è punita dall'amministrazione della Camera sul piano economico. È qualcosa che non è accettabile! Sono tre mesi che i lavori di alcune Commissioni, lavori di tipo deliberativo, sono praticamente bloccati e sono tre mesi che i presidenti di queste Commissioni insistono a chiedere che la partecipazione dei deputati a queste Commissioni sia equiparata a quella nelle Commissioni permanenti. Io mi chiedo se sia mai possibile e se sia accettabile che si paghino i costi anche di funzionamento del personale di Commissioni bicamerali come l'antimafia o come la Commissione di vigilanza RAI, che hanno rilievo costituzionale e i Questori delle Camere continuano a penalizzare i deputati che pretendono di partecipare ai loro lavori. Questa è una vergogna! È una vergogna che in questo Parlamento si debba fare lo sciopero della fame per chiedere una cosa del tutto normale, scontata e logica, che il Senato dopo due mesi ha deciso e che qui ancora dopo tre mesi non si riesce a decidere. Vergognatevi! Presidente Fini, ha qualcosa da dire su questo?

PRESIDENTE. Onorevole Beltrandi, mi risulta che i Questori - e questo per darle notizie che lei ha più volte sollecitato - abbiano lavorato e siano intervenuti al riguardo e la questione sarà trattata nell'Ufficio di Presidenza di lunedì prossimo, che si terrà alle ore 17.

PAOLO FADDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

PAOLO FADDA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente: in sede di coordinamento chiedo, se il Governo mi ascolta, essendo stato un ordine del giorno accolto integralmente, che l'ordine del giorno a primo firmatario Fadda venga accolto integralmente nella prima parte, perché è stato accolto l'ordine del giorno n. 61 con lo stesso contenuto. Il Governo era già d'accordo.

PRESIDENTE. L'esame degli ordini del giorno è ormai esaurito. Se ho capito la sua osservazione - ma rientra nello speech letto prima dalla Presidenza - qualora il suo ordine del giorno fosse riformulato nella stessa indicazione del Governo si intende che sia accolto. L'ho detto prima e se il suo ordine del giorno rientra in Pag. 76quella tipologia ovviamente è da intendersi accolto nella direzione da lei auspicata.

LINO DUILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo solo perché vorrei ricordare un ex collega che un mese fa, esattamente il 26 dicembre, è scomparso. È stato parlamentare per più legislature e si tratta dell'onorevole Antonio Marzotto Caotorta. È un grande personaggio, lo definirei così, che ho conosciuto personalmente e che è stato parlamentare della Democrazia Cristiana. Toscano di origine, ha vissuto a Firenze la sua giovinezza, frequentando La Pira, il grande sindaco di Firenze, per poi trasferirsi a Milano. È stato peraltro un personaggio - e ancora insisto su questo termine - anche in ambito professionale e lavorativo, perché ha vissuto l'esperienza di lavoro, curando l'organizzazione del lavoro all'interno di grandi fabbriche milanesi, caratterizzandosi sempre per uno spirito di grande sobrietà e di grande umanità, accogliendo quelli che erano i problemi delle persone più in difficoltà.
Si è poi impegnato in politica, è stato eletto per più legislature, è stato presidente della Commissione trasporti alla Camera, ha scritto diversi libri sull'esperienza della Democrazia Cristiana, ha vissuto anche l'esperienza del Partito Popolare Italiano e, peraltro, ha più volte segnalato a suo tempo l'opportunità a suo avviso - in verità anche a mio avviso - di non disperdere l'esperienza del Partito Popolare Italiano.
Al di là di queste vicende che fanno parte dell'opinabile, in un tempo in cui si lamenta la carenza della qualità umana e professionale in politica, credo sia opportuno ricordare in quest'Aula una persona che ha lasciato il segno con una testimonianza che non credo sia retorico definire esemplare.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola agli altri colleghi, comunico che vi sono altri cinque o sei colleghi che hanno chiesto di parlare. Ricordo soltanto che, purtroppo, non siamo nella fase della conclusione della seduta perché adesso dovremmo procedere all'ultimo punto dell'ordine del giorno, ossia allo svolgimento delle interpellanze urgenti.
Quindi, questa tipologia di interventi dovrebbe essere consentita alla fine della seduta, ma in via eccezionale - pensavo si trattasse di un unico collega che voleva parlare - credo di poter dare la parola ad ognuno per un minuto, oppure, se i colleghi vogliono avere un po' più di tempo, devono decidere di intervenire al termine della seduta.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, domani è il Giorno della memoria: si sono già svolti alcuni interventi questa mattina per ribadire il significato della giornata di domani e per ricordare le sofferenze che hanno patito migliaia, anzi milioni di persone di origine ebraica.
Ricordo che il Governo ancora non ha risposto ad una mia interrogazione ed è questo il motivo del mio intervento, volto a sollecitare, signor Presidente, tramite lei il Governo - e magari, se mi ascolta, anche tramite il sottosegretario d'Andrea, che è qui tra i banchi del Governo - una risposta ad un'interrogazione che ho presentato tre anni fa circa il problema del campo di concentramento di Visco, in provincia di Udine, oggetto di un'iniziativa che potrebbe inficiare il ricordo e la memoria storica di quel luogo di sofferenza di migliaia di persone.
Per cui, signor Presidente, rivolgo per il suo tramite un sollecito al Governo per avere una risposta a quella interrogazione.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.

ERICA RIVOLTA. Chiedo di parlare.

Pag. 77

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, intervengo soltanto per rivolgere un invito a tutti i colleghi dell'Assemblea e al Ministro Riccardi. Infatti, la scorsa settimana, a seguito di un ricorso di un giovane pakistano che voleva diventare volontario del servizio civile, davanti al giudice del lavoro si è giunti ad una sentenza di sospensione dei bandi del 2012, bloccando così 18 mila ragazzi.
Oggi pare sia stata concessa in Corte d'appello la sospensiva di questo dispositivo del giudice del lavoro di Milano. Il problema è questo: il servizio civile è un'esperienza incredibilmente formativa di educazione alla cittadinanza attiva. Penso che, prima che muoia, vista la riduzione ed i tagli ai finanziamenti, spero che si possa in quest'Aula riprendere - viste tutte le proposte di legge che sono state depositate - l'argomento proprio perché va a favore di tutti i giovani volontari.

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo soltanto per unire la mia voce al ricordo dell'onorevole Antonio Marzotto Caotorta, che è stato un grande cristiano e si è formato alla scuola di La Pira e di Don Giulio Facibeni, nell'ambiente di quella Firenze illuminata dalla personalità del cardinale Costa, a cui tanto tutti noi dobbiamo.
Trasferitosi a Milano, è stato un uomo di grande impegno politico nella corrente di Forze Nuove della Democrazia Cristiana di allora e anche un riferimento ed un esempio per una generazione di giovani che frequentavano la sua casa, tra cui io come amico della figlia Costanza e del figlio Antonio.
Uomo di grandi orizzonti, per la prima volta mi ha parlato della Cina, già allora in quegli anni aveva questa dimensione mondiale dentro un orizzonte di fede cristiana e di grande speranza umana. Credo che abbia ben meritato dalla Patria e meriti oggi di essere ricordato da tutti noi.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, l'altra sera a Roma si è consumato un ennesimo fatto di sangue, è il trentatreesimo omicidio dall'inizio dell'anno, per cui la sicurezza a Roma è diventata una vera e propria emergenza.
Lo Stato per il controllo del territorio mette a disposizione a Roma solo cinquanta macchine volanti mentre oltre quattrocento macchine sono utilizzate per la scorta a personaggi pubblici. Ho presentato un'interpellanza al Ministro dell'interno per chiedere che questi poliziotti, distolti dalle loro funzioni per fare da scorta a personaggi pubblici non più in servizio, fossero restituiti alle loro funzioni. Ebbene, il Ministro dell'interno ha alzato le braccia perché c'è un comitato che decide.
Vorrei pertanto appellarmi ai colleghi che si fanno portare a spasso per Roma da uomini della polizia e delle forze dell'ordine affinché rinuncino volontariamente a queste scorte non più utili perché non occupano più cariche pubbliche.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, molto velocemente vorrei sollecitare la risposta alle interrogazioni n. 5-04446 del 23 marzo 2011, n. 5-04479 del 29 marzo 2011 e n. 5-05075 del 7 luglio 2011. Si tratta di interrogazioni che riguardano degli appalti gestiti dalle Ferrovie Pag. 78dello Stato molto importanti per la mobilità nella città di Palermo, che però credo abbiano bisogno di elementi di chiarezza per poter andare più velocemente e con maggiore trasparenza a buon fine.

PRESIDENTE. Onorevole Siragusa, la Presidenza si attiverà nella direzione da lei richiesta.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

PRESIDENTE. Il presidente del gruppo parlamentare Popolo della Libertà ha chiesto, con lettera in data 19 gennaio 2012, che l'onorevole Antonio Distaso sia nominato componente effettivo della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti, in sostituzione dell'onorevole Pietro Franzoso, deceduto.
Se non vi sono obiezioni, la Presidenza procederà in tal senso, secondo la costante prassi applicativa dell'articolo 56, comma 4, del Regolamento.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale l'onorevole Luigi Lazzari, in sostituzione dell'onorevole Pietro Franzoso, deceduto.
Per permettere al Governo di prepararsi alla risposta alle interpellanze urgenti, sospendo la seduta per quindici minuti. La seduta riprenderà alle ore 16,45.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,55.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Bongiorno, Boniver, Brugger, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Lo Monte, Lucà, Lussana, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Pisicchio, Reguzzoni, Paolo Russo, Stefani e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,56).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Rinvio delle interpellanze urgenti Genovese n. 2-01313 e Scilipoti n. 2-01319)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento delle interpellanze urgenti Genovese n. 2-01313 e Scilipoti n. 2-01319 è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative in merito alla crisi del settore ippico - n. 2-01302)

PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01302, concernente iniziative in merito alla crisi del settore ippico (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

Pag. 79

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, in realtà vi è poco da illustrare perché il settore dell'ippica è sostanzialmente defunto e il Governo ne conosce bene le ragioni.
In questa ultima settimana, tra l'altro, ne abbiamo parlato molto, confrontandoci con il Governo e, in particolare, con il sottosegretario Polillo, anche perché abbiamo affrontato più volte la questione in Commissione, in sede di esame del decreto-legge cosiddetto milleproroghe.
Caro Presidente, la questione è una e una sola. Infatti, sino al 2011 il sistema funzionava, andava a regime, perché, per effetto della legge n. 185, all'ente Unire, poi trasformato e denominato Assi, arrivavano delle provvidenze ben specifiche che, inserite in tutto il circuito dell'ippica - dall'allevamento fino, seguendo via via tutta la filiera, alle scommesse e agli scommettitori - riuscivano, comunque a mantenere interamente il sistema. Gli effetti di questa legge si esaurivano il 31 novembre scorso. La cosa più normale sarebbe stata inserire un provvedimento che prorogasse per un ulteriore anno i suddetti effetti, in attesa della tanto auspicata riforma complessiva del settore delle scommesse ippiche e in attesa, quindi, di individuare quelle misure strutturali che potessero aggiornare l'intero sistema dell'ippica, probabilmente con tempi più moderni, rendendolo più attuale. Si è scelta, invece, un'altra strada, cioè quella di non prorogare alcuna provvidenza e quindi, sostanzialmente, di chiudere interamente i rubinetti dell'acqua. Si promettono riforme strutturali, tavoli, tavolette e quant'altro, ma, sostanzialmente, oggi la realtà è ben altra, oggi il settore non gode assolutamente di alcun beneficio. È un settore che dà lavoro a decine di migliaia, probabilmente cinquantamila, operatori del settore, partendo dai campi per finire agli ippodromi. Così alla crisi complessiva del Paese aggiungiamo un altro settore completamente in crisi.
Esistevano delle proposte emendative che, tra l'altro, durante i lavori in Commissione erano anche diventati modulari, e per le quali, a nostro avviso, vi era una copertura. Rispetto alla questione, abbiamo però dovuto confrontarci con un'ostilità da parte del Governo e di chi lo rappresentava. Via via, però, siamo riusciti ad interloquire e a fare capire le nostre ragioni. Per ammissione dello stesso Governo, la questione esisteva ed era fondata. La suddetta questione era stata rinviata al cosiddetto Comitato dei diciotto che non la ha affrontata. Avrebbe dovuto essere approvato un ordine del giorno contenente questa ed altre questioni, a firma del relatore del provvedimento, ma questioni procedurali ne hanno impedito la presentazione.
Abbiamo, circa un'ora fa, ascoltato con le nostre orecchie il Presidente Bruno rappresentare la questione dell'ippica nell'ambito delle questioni che devono essere esaminate urgentemente. A nostro avviso, poiché non vi è nulla da aspettare, nelle prossime giornate, direi nelle prossime ore, il Governo si deve adoperare per trovare delle soluzioni, non per rimandare ad ulteriori tavoli e ad ulteriori momenti la questione, e per inserire un sistema di provvidenze urgenti, che possano garantire il sistema, fin dalle prossime giornate, utilizzando, quindi, i lavori del Senato in sede di esame e di conversione del decreto-legge milleproroghe.
Sommessamente, prima di concludere questa prima parte del mio intervento, voglio segnalare ufficialmente qui in Aula - perché ancora sono tra i pochi a credere che quest'Aula abbia una sacralità - due elementi di valutazione. In primo luogo voglio chiedere ufficialmente al Governo - poi lo chiederò in altra sede, in Commissione, con uno strumento specifico e desidero una risposta precisa - se è a conoscenza che le provvidenze originariamente previste dal decreto-legge n. 185 del 2008, le quali non esisterebbero più per l'Unire, sono invece esistenti e inserite nel bilancio di previsione 2012 del CONI. Allora viene la domanda che io pongo al Governo, ma anche a tutti coloro i quali in questo momento mi stanno ascoltando. Se queste provvidenze non ci sono e sarebbero fasulle, se queste coperture sarebbero fasulle per l'ippica, vorrei chiedere a me Pag. 80stesso, ma lo chiedo soprattutto al Governo, come mai non vale lo stesso principio e la stessa analisi per quanto riguarda il CONI?
Infine l'altra domanda. Io vorrei sapere dal Governo se nel bilancio di previsione dell'Assi, che andava deliberato entro il 31 ottobre 2011, sono inserite a bilancio queste provvidenze. Se sono inserite ne teniamo conto e allora vale l'osservazione precedente. Se l'Assi non ha presentato il bilancio di previsione, allora, si attivi al più presto, così come prevede lo statuto, l'organo competente sostitutivo, perché altrimenti sarebbe una grave mancanza, non solo dell'Assi, ma del Ministero competente e del Governo che ne ha la sorveglianza.
Introduco questi due nuovi elementi rispetto al testo dell'interpellanza urgente per dire che la questione è molto complessa e per concludere veramente, signor sottosegretario, invito il Governo a dare delle spiegazioni che non siano solo tecniche, ma anche politiche e, oserei dire, morali sulla questione centrale. Perché in questo Paese si vuole continuare a favorire il gioco elettronico, il gioco delle macchinette, che sta rovinando decine di migliaia, centinaia di migliaia di famiglie - quello sì veramente amorale - e tra l'altro con interessi oscuri, molto spesso allocati all'estero se non addirittura in Paesi cosiddetti e considerati «canaglia» dal punto di vista fiscale e tributario e dal punto di vista economico, mentre invece si vuole soffocare un settore che ha dato tanto lustro al nostro Paese e che dà sopravvivenza a tante famiglie?

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei innanzitutto dire che il Governo condivide le considerazione di tipo etico che abbiamo sentito proprio in questo momento e coglie tutta la differenza che intercorre tra l'ippica e l'altra gamma di giochi, che pure danno un contributo notevole alle entrate dello Stato.
Infatti, mentre negli altri giochi siamo di fronte ad un vero e proprio artificio di tipo matematico computerizzato, nel caso dell'ippica, invece, c'è una struttura produttiva che lavora, che occupa persone, che si svolge in un contesto anche ambientale particolarmente favorevole. Sono insomma considerazioni di cui va tenuto conto nel momento in cui si affrontano questo tipo di problemi e come ripartire la gamma dei giochi, per far sì che ci sia un certo equilibrio che sia al tempo stesso finanziario e che vada incontro anche ai mutamenti del costume degli italiani per quanto riguarda la loro preferenza al gioco stesso.
Quindi, vorrei tranquillizzare l'interpellante. Non c'è nessuna ostilità del Governo nei confronti dell'ippica né tantomeno un'ostilità nei confronti degli emendamenti, che pure, come l'interpellante ha ricordato, sono stati presentati numerosi nel corso della nostra discussione. Tuttavia, all'origine di tutto questo c'è una difficoltà oggettiva che nasce dal tracciare quelle possibili soluzioni, che possano soddisfare i diversi interessi in gioco.
Come l'interpellante sa, da tempo è attiva una commissione, cui partecipano tutti i soggetti interessati, che sta facendo progressi in questi campi. Anzi le riunioni avvengono con una certa frequenza.
Quindi durante la discussione sul decreto-legge milleproroghe, volevamo far coincidere la soluzione legislativa con una base di accordo tra i diretti interessati, onde evitare che la soluzione legislativa in qualche modo interferisse con quello che poteva essere un equilibrio di carattere più generale. I tempi di questo mancato intervento sono quelli necessari per la conversione del decreto-legge. Speriamo che al Senato si possa accelerare e che all'interno della Commissione si possa giungere ad un accordo in modo che sia possibile legiferare.
In merito ai temi più specifici, volevo ricordare le caratteristiche del settore, partendo proprio dalla situazione del comparto, che è critica, come ha ricordato Pag. 81l'interpellante, ma si tratta di una crisi che non nasce oggi ma è in atto da diversi anni e corrisponde, come dicevo, a quel mutamento del costume che c'è stato negli italiani e che si riflette nella diversa domanda di giochi.
Già a partire dal 1999 infatti il settore, in termini di raccolta di gioco ma anche di presenza degli spettatori negli ippodromi, era in declino, declino che si è accentuato specialmente a partire dal 2005. Quindi, di fronte a questi primi barlumi di crisi, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato aveva proposto modelli di finanziamento diversi da quello attualmente previsto, sollecitando modifiche alla disciplina dell'intero settore ippico, ovvero di specifiche situazioni, al fine di risolvere le criticità che lo affliggono. Ciò spiega perché c'è questo interesse nei confronti della commissione che si riunisce perché magari si trattasse soltanto di trasferire somme da un gioco ad un altro tipo di gioco, bisogna affrontare invece anche problemi di carattere più profondo.
Con riguardo ai cosiddetti «minimi garantiti» che dovevano essere corrisposti con regolarità all'Assi (ex Unire), l'Amministrazione, nel rilevare che le scelte sul tema, risalenti al 1999-2000, non sono in alcun modo ascrivibili alle responsabilità della stessa Amministrazione, riferisce di limitarsi a svolgere una mera funzione di «agente della riscossione» nei confronti dei concessionari. Questi ultimi, nondimeno, sono portatori di posizioni creditizie nei confronti dei Ministeri dell'economia e delle finanze e del Ministero delle politiche agricole, strutture concedenti le originarie concessioni tali da «azzerare» le presunte mancate entrate dell'ente di riferimento. Quanto alla canalizzazione del gioco ippico in un circuito «dedicato», si osserva che la rete distributiva del gioco, cioè quella dei concessionari, è frutto di apposite gare pubbliche che non hanno utilizzato pregresse reti esclusive di gioco ippico, anzi, al contrario, l'unico spezzone sopravvissuto per esclusive ed immotivate scelte del mondo ippico ha provocato una sentenza della Corte di Giustizia di condanna dello Stato italiano, ed oggi sono in crisi solo perché le corse dei cavalli somministrate in Italia non sono, per la loro eccessiva numerosità e scarsa caratura tecnica, un evento ritenuto degno di scommesse e solo perché le possibilità di vincita dei giocatori sono basse per l'eccessiva onerosità della filiera. In tal modo l'Amministrazione ci dice, ma lo sapevamo anche noi, che non siamo in Inghilterra, siamo in Italia e quindi i gusti sono un po' diversi.
Continua l'Amministrazione nel dire che al fine di rilanciare il gioco dell'ippica e quindi di rendere più appetibile il settore delle scommesse ippiche, si potrebbe intervenire sul cosiddetti pay out, ossia sulla quota parte della giocata da restituire al giocatore, aumentandola, perciò incidendo sulla remunerazione della filiera ovvero il prelievo a favore dell'ex Unire e dei concessionari. Quindi c'è un conflitto di interessi in un certo senso: fermo rimanendo che la fetta complessiva deve rimanere la stessa se cerchiamo di aumentare la quota a favore del consumatore per invogliarlo a giocare all'ippica dobbiamo ridurre quella destinata ai concessionari oppure all'Assi.
Un intervento di tal genere comporterebbe un aumento delle giocate con conseguente ulteriore aumento dei montepremi.
Al contrario, se anziché aumentare il pay out si decidesse di diminuirlo, incrementando così la quota di prelievo a favore dell'ex Unire, Assi, e dei concessionari, si rischierebbe di paralizzare ancora di più il settore, che vede i termini della raccolta dei giochi a livelli minimi.
Comporre questo quadro è quanto mai difficile, ed è quello che si sta cercando di fare con questi incontri che si stanno succedendo.

PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, non sono soddisfatto. Debbo dare atto al sottosegretario di aver dimostrato, comunque, apprezzamento nei confronti del settore e di Pag. 82aver compreso una parte delle questioni da me sono levate.
Però, sottosegretario, nella risposta tecnica preparata per gli uffici, in particolare preparata da AAMS, vi è, praticamente, un presupposto non corrispondente a verità, perché se è vero, da un lato, che abbiamo assistito da alcuni anni a questa parte al declino delle scommesse ippiche, se non ci chiediamo perché si è verificato questo declino non riusciremo a trovare la soluzione. Il declino si è determinato perché sono state autorizzate decine, centinaia di altri giochi e, quindi, poiché il numero di scommettitori operanti in un Paese, evidentemente, non è un numero che aumenta funzionalmente o esponenzialmente, tenendo presente della maggiore disponibilità di giochi presenti e offerti dal mercato, poiché il numero degli scommettitori è sempre quello, vi è stata una suddivisione.
Poi, è anche di tutta evidenza che i gestori che somministrano giochi trovano molto più conveniente avere a che fare con dei giochi che basano il tutto soltanto su un calcolo numerico che non, evidentemente, sul sistema tradizionale come quello dell'ippica, dove invece vi è una complessità di fattori che poi, alla fine determina il risultato. Quindi, vi è stato un declino che è stato favorito da questa dinamica e un declino che vede una parte principale, una parte importantissima, che ha come interlocutore fondamentale proprio il Ministero delle finanze, come si chiamava una volta o, comunque, il Ministero dell'economia e delle finanze, come lo chiamiamo adesso.
Le misure individuate in precedenza dal legislatore avevano il significato di misure compensative, cioè: cosa aveva pensato e intuito il legislatore, all'epoca? Poiché è accaduto questo, poiché sta accadendo questo, se, per nostre esigenze, per esigenza del mercato, o perché magari è più conveniente e più interessante per i gestori, e forse anche più interessante per l'AAMS, bisogna incrementare una determinata tipologia di giochi e si danneggiano altri settori, allora bisogna trovare delle misure compensative che possono riequilibrare il sistema. Invece, aver dimenticato questa parte e aver citato soltanto la premessa, mi sembra, così come fatto dalla risposta tecnica da lei testé letta, evidentemente, non una buona strada.
Detto assolutamente questo, e sono le ragioni fondamentali per cui noi non troviamo assolutamente condivisibile la sua risposta, potremmo allargare il nostro ragionamento su tante altre cose, come, ad esempio, sui canali televisivi, che prima o poi dovranno anche pagare agli allevatori e ai proprietari dei cavalli un diritto di immagine, perché è assolutamente scandaloso che questo sia uno dei pochi settori dove non esiste il cosiddetto diritto di immagine e, quindi, vorremmo cercare poi di introdurre anche altri principi, ma li introdurremo nel seguito dei nostri lavori.
Riteniamo che non vi sia più tempo da aspettare. Non voglio assolutamente delegittimare né i tavoli né le commissioni. Oggi la situazione è gravissima. Concludo dandole una risposta da medico e utilizzando lo stesso paragone che ho fatto in un'assemblea proprio con degli allevatori di cavalli. Personalmente sono un medico, quando il paziente sta per morire, il medico, prima di fare la diagnosi o prima di porsi eventuali domande, deve fare una cosa: tentare di intubarlo. Se lo può intubare, bene, se non riesce ad intubarlo deve fare la tracheotomia. Se non fa questi due passaggi e perde il paziente, prima di capire se il paziente poteva essere salvato, oppure se era un incurabile o quant'altro, il medico dovrà rispondere di malpractice, dovrà rispondere del perché non ha effettuato queste pratiche fondamentali ancorché elementari.
La stessa cosa sta accadendo nell'ippica: è un paziente gravissimo che sta per morire, ammesso che non sia morto. Il Governo deve intubarlo e praticare la tracheotomia; conseguentemente, immediatamente intervenga, altrimenti sarete delegittimati dai fatti.

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(Rinvio dell'interpellanza urgente La Loggia - n. 2-01318)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente La Loggia n. 2-01318.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

(Chiarimenti in merito ai costi dell'utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici - n. 2-01326)

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di illustrare l'interpellanza Reguzzoni n. 2-01326, concernente chiarimenti in merito ai costi dell'utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, il Governo con il decreto-legge n. 201 di fine anno «salva Italia» ha inserito l'obbligo che tutte le transazioni commerciali, di importo superiore ai mille euro, vengano eseguite mediante assegni o strumenti di pagamento come carte di credito o bancomat.
Questo per noi - lo abbiamo già dichiarato, ma l'interpellanza lo chiarirà anche successivamente - è un chiaro aiuto al sistema bancario. Infatti, questo è un Governo dei tecnici delle banche e, sicuramente, come abbiamo già detto, ciò comporterà un incremento delle spese e, da un lato, degli incassi per lo Stato con l'apertura di conti correnti e con l'imposta di bollo, ma dall'altro, sicuramente tantissimi ricavi per il sistema bancario.
Notizie di stampa della settimana scorsa ci hanno però allarmato: sembra che il costo di questo obbligo sui pagamenti oltre i mille euro (quindi, con l'emissione di nuove carte di pagamento) venga traslato dagli esercenti sui consumatori finali, quindi sul cittadino - che già è super tartassato, ancor di più da quando c'è il Governo Monti - che si troverà gravato anche degli oneri bancari sui tutti i pagamenti che effettuerà con le carte di pagamento.
Questa è sicuramente una cosa inaccettabile. Mi sembra che il Governo abbia inserito qualcosa al riguardo nel cosiddetto decreto sulle liberalizzazioni e attendo dal sottosegretario di capire se la volontà del Governo è quella di proseguire, dando soldi al sistema bancario a danno dei cittadini o se, invece, per la crescita di questo Paese non intenda prendere atto e modificare quelle che sono le premesse che sono state inserite dalla stampa.
Sicuramente auspichiamo che si sviluppi la moneta elettronica, che vada a beneficio sia degli esercenti, sia dei consumatori, ma non assolutamente del sistema bancario che è l'unico responsabile di questa crisi del nostro Paese, a livello europeo e a livello internazionale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei dire che molte delle valutazioni, anche se in forma più sommessa, dell'interpellante sono condivisibili. Non so se il sistema bancario sia l'unico responsabile della crisi, ma è certo che il suo epicentro, che come ricorderete è stato negli Stati Uniti, è coinciso con il fallimento della grande banca che si diceva essere talmente grande che non poteva fallire, quindi certamente una responsabilità c'è, ed è oggettiva.
L'interpellanza presentata viene letta nella chiave appunto di focalizzare l'attenzione sul rapporto che deve intercorrere tra il sistema bancario e le altre istituzioni. Io dico subito che quello è un nodo vero, nel senso che, discutendo di carta di credito, dei costi relativi e su chi addossarli, inevitabilmente siamo portati a discutere se oggi il sistema bancario stia facendo tutto il possibile per evitare la grave crisi che il Paese sta vivendo, oppure se non si possano fare delle cose ulteriori. Pag. 84
È questo il tema di un'altra interpellanza di cui discuteremo già questa sera e che, a sua volta, richiama un'interpellanza del Presidente Lupi di cui abbiamo discusso qualche settimana fa.
Questo significa, data l'ampiezza degli strumenti ispettivi che attengono a un tema di questo genere, che il problema c'è, è un problema sentito ed è un problema reale.
Quindi, in questo senso, accolgo lo spirito dell'interpellanza urgente, anche se poi si focalizza su un aspetto che è collaterale al problema principale e che riguarda l'utilizzo della carta di credito.
Voglio subito rispondere nel merito che noi già abbiamo previsto che questa diffusione della carta di credito indubbiamente si traduce anche in un vantaggio per le banche, derivante se non altro dal fatto che si risparmia notevolmente sui costi, perché la diffusione e la generalizzazione della carta di credito consente la possibilità di registrazioni contabili in formato elettronico che, come sapete, hanno un costo di gran lunga inferiore a quello di una normale amministrazione.
C'è qualcuno che ha anche tentato di quantificare quanto potrebbe essere il possibile risparmio. È stato detto che questo corrisponderebbe a 10 miliardi di euro all'anno. Adesso, sulla attendibilità della cifra, trattandosi di valutazioni fatte da centri di studi privati, non sono in grado di dire se sia esatta o meno, ma è certo che il risparmio comunque ci sarà, anche se non è detto che raggiunga quella dimensione.
Quindi, sulla base di questo, che cosa abbiamo cercato di fare? Abbiamo detto che la carta di credito deve essere diffusa perché è non l'unico, ma uno dei principali strumenti per la lotta contro l'evasione fiscale. Questo lo vediamo tutti i giorni. Senza dover ricorrere a grandi esempi, basta andare in un ristorante, pagare e cogliere la differenza se si paga in contanti o se si paga con la carta di credito. Se si paga in contanti, nella generalità dei ristoranti viene fornita una ricevuta non fiscale con l'invito a recarsi poi alla cassa nell'eventualità che si voglia una ricevuta, il che mette il cliente sempre in una posizione spiacevole, quasi come se fosse l'attaccabrighe che poi va lì e chiede la ricevuta fiscale. Se, invece, si paga con carta di credito, non ci sono problemi, immediatamente arriva la fattura da parte del ristorante o comunque dell'esercente.
Quindi, la carta di credito è uno strumento potente per la lotta all'evasione fiscale, tanto è vero che negli altri Paesi, come sapete, c'è stata una diffusione molto più capillare di questo strumento. È anche uno strumento utile ai fini della sicurezza interna perché, se uno gira con una carta di credito invece che girare con i soldi in contanti, con molta probabilità sarà meno oggetto di attenzione da parte della criminalità organizzata. Quindi, questo è il panorama all'interno del quale collocare il fenomeno carta di credito: sicurezza del cittadino, lotta all'evasione fiscale, semplificazione amministrativa e burocratica complessiva, riduzione dei costi indiretti anche sulle banche.
Naturalmente, visto questo complesso di cose, abbiamo detto che i costi devono essere però ugualmente ripartiti; cioè, se c'è un vantaggio da parte delle banche, ed indubbiamente un vantaggio c'è, questo vantaggio, almeno in parte, deve essere trasferito sui consumatori e sugli utilizzatori della carta di credito.
Non potevamo scrivere nella norma come questo vantaggio potesse concretizzarsi perché voi sapete che il sistema bancario ha come punto di riferimento e come elemento la vigilanza da parte della Banca d'Italia e la Banca d'Italia ha un proprio statuto, una propria indipendenza che non consente un'interferenza diretta da parte del Governo sulle modalità operative dell'esercizio della vigilanza.
Tuttavia, abbiamo il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio dove si possono formulare degli indirizzi, e gli indirizzi che il Governo intende formulare sono indirizzi precisi. Innanzitutto, verificare se il rifinanziamento della BCE, che avviene all'1 per cento, secondo le indicazioni del decreto comporterà un allargamento del credito nei confronti delle imprese, specialmente delle piccole e medie Pag. 85imprese. Poi abbiamo dato anche un indirizzo molto preciso per quanto riguarda il costo della carta di credito, che deve essere gratuita, e per quanto riguarda anche la percentuale di penalizzazione, diciamo così, nei confronti degli esercenti, che dovrà essere ridotta. Il tutto potrà avvenire in un quadro di concertazione, appunto il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, in cui il Governo farà la sua parte e anche i rappresentanti della Banca d'Italia dovranno tener conto di quelle che sono le intenzioni del Governo.
Naturalmente, interpellanze come questa e come quelle che seguono sono utili proprio per dimostrare al sistema bancario che le altre istituzioni, a partire dall'istituzione più rappresentativa della volontà popolare, faranno sentire la loro voce e non faranno finta di non vedere quello che c'è dietro l'introduzione dei nuovi strumenti di pagamento, che comunque rappresentano un salto di qualità nell'organizzazione complessiva della società italiana.

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, non me ne voglia il sottosegretario Polillo, che anche stimo e che forse non c'entra nulla con il Governo delle banche. Le parole, i fatti e i documenti certificano quello che ha fatto il Governo. Infatti, qualcosa di giusto ha detto: le banche avranno dei benefici. Li hanno avuti a livello comunitario: nel momento in cui la BCE ha stanziato 450 miliardi, 116 sono andati alle banche italiane all'1 per cento e questa è la certezza.
Non c'è la certezza che i soldi vengano dati alle aziende e tutti lo sappiamo, perché tutti siamo a contatto con il mondo soprattutto delle piccole e medie aziende. Come ho già detto prima, noi siamo disponibili a questa espansione dell'utilizzo delle carte di pagamento, ma a condizione che il beneficio vada agli esercenti, ai commercianti e ai consumatori finali. Questa è una possibilità che noi auspichiamo, mentre, dall'altra parte, c'è la certezza che, intanto, il sistema bancario avrà sicuramente tantissimi ricavi.
Dopodiché, ci sono gli atti parlamentari e qui si scopre il Governo dei banchieri. Infatti, nel decreto-legge «salva Italia» era stato accolto un emendamento della Lega Nord, votato dai colleghi, in base al quale si riducevano le spese sui pagamenti effettuati con le carte di pagamento con al massimo l'1,5 per cento di commissione. Questo era il costo massimo a carico dei commercianti. Il Governo nel decreto-legge sulle liberalizzazioni (e da ieri abbiamo il testo) ha tolto questo tetto. Intanto, ha rinviato di tre mesi, perché il decreto-legge «salva Italia» prevedeva che entro tre mesi si definissero i costi per gli esercenti e per i commercianti con il tetto massimo dell'1,5 per cento.
Nel decreto-legge sulle liberalizzazioni il Governo delle banche ha previsto che non più entro tre mesi, ma entro giugno con l'applicazione a settembre, l'associazione bancaria, il circuito dei bancomat e le poste stabiliranno delle regole generali per assicurare la riduzione delle commissioni, ma ha tolto il tetto. Quello che era il dubbio nostro e della stampa (di Italia Oggi della settimana scorsa), ovvero che i costi verranno addebitati ai consumatori finali e ai cittadini, oggi è realtà.
Quindi, noi sicuramente interverremo sul decreto-legge sulle liberalizzazioni. Abbiamo anche in questo caso sancito che questo Governo difende i grandi e non i piccoli. Penso che anche questo sia un dato negativo: voi siete un Governo di tecnici, non eletto dal popolo. Il Parlamento, a dicembre 2011, ha approvato in Commissione e poi nelle due Aule parlamentari il decreto-legge «salva Italia» con un emendamento che fissava dei tetti. Non potete dopo 20 giorni togliere qualcosa che il Parlamento ha appena approvato e che andava a beneficio dei commercianti.
Quindi, siete un Governo delle tasse e dell'innalzamento dell'età pensionabile. State distruggendo i tassisti, gli autotrasportatori e tutte le categorie professionali. Gli unici (ciò è certificato), che, ad oggi, da quando vi siete insediati, hanno avuto un Pag. 86beneficio sono le banche e il mondo finanziario. Incominciate a dire alle banche di dare soldi alle piccole e medie imprese. Allora avrete qualche risposta positiva. La gente se ne sta accorgendo.
La Lega Nord è qui in quest'Aula per dire queste cose. Presenterà degli emendamenti. Fate un passo indietro: con riferimento a quello che ha appena detto lei, signor sottosegretario, si assuma la responsabilità dell'impegno, modificate e prendete atto di quello che il Parlamento ha già detto.
Avanti con le transazioni e con i sistemi di pagamento elettronici. Andiamo a lavorare sull'evasione fiscale soprattutto in quelle zone dove ci sono numeri che ormai non sono più accettabili, e lo sappiamo tutti. Ma diamo una risposta a chi oggi è in difficoltà: i cittadini e i commercianti. Con il vostro decreto-legge questo non lo fate. Date beneficio alle banche e questo è certificato.
Quindi, la stampa e la Lega Nord avevano ragione. Quando presenteremo emendamenti al Senato e magari anche qui alla Camera, noi e i colleghi che non più tardi di 20 giorni fa avevamo presentato gli emendamenti in quella direzione vigileremo affinché quelle norme vengano di nuovo ripristinate. Così daremo delle risposte a chi oggi veramente ci chiede aiuto e sostegno per rilanciare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Elementi ed iniziative in merito all'effettivo impiego da parte degli istituti bancari italiani dei capitali recentemente concessi dalla Banca centrale europea al fine di favorire l'accesso al credito - n. 2-01332)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbaro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01332, concernente elementi ed iniziative in merito all'effettivo impiego da parte degli istituti bancari italiani dei capitali recentemente concessi dalla Banca centrale europea al fine di favorire l'accesso al credito (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, interverrò molto brevemente anche perché il collega della Lega che mi ha preceduto ha già, di fatto, evidenziato, in un suo passaggio, gli aspetti portanti dell'interpellanza urgente che ho rivolto al Governo e che vado a sintetizzare.
Il 21 dicembre 2011, in occasione della prima asta di rifinanziamento organizzata dalla Banca centrale europea, le banche europee hanno ottenuto 500 miliardi di euro di nuovi fondi per allontanare il pericolo di una contrazione del credito. Di queste nuove risorse, con una manovra del tutto speculativa, gli istituti italiani hanno chiesto e ottenuto 116 miliardi, concessi al tasso agevolato dell'1 per cento.
Piuttosto che mettere a disposizione di famiglie e imprese un'accresciuta liquidità ad un costo inferiore, secondo le indicazioni della Banca centrale europea, gli istituti creditizi risultano aver impiegato il capitale ricevuto per acquistare titoli del debito pubblico, in un momento in cui il rendimento di questi è assai elevato.
È indicativa, in proposito, l'indagine condotta dalla SWG per conto della Confartigianato, che vado a illustrare sinteticamente e che riporta questi numeri che sono esemplificativi di quello che ho appena detto. L'80 per cento del campione è preoccupato del rapporto con le banche; il 78 per cento ritiene la stretta creditizia forte e le difficoltà maggiori rispetto al periodo negativo del 2008; il 56 per cento degli imprenditori considera più rigidi i criteri applicati per la concessione dei crediti o per l'apertura di linee di credito.
Svolgo ora una sola considerazione rispetto a quelli che sono i fatti che ho sintetizzato e che, peraltro, erano già riportati all'interno dell'interpellanza urgente. Altrettanto sinteticamente faccio questa considerazione e mi riservo, qualora non dovessi dichiararmi soddisfatto, di ampliare l'argomento in sede di replica.
È evidente che l'attuale crisi non è solo dei debiti pubblici ma anche della finanza privata e delle banche. Ciò significa che la crisi economica globale, che si è abbattuta anche sull'Italia, ha origine pubblica ma, anche e soprattutto, privata. Insomma, Pag. 87deriva dalla finanza privata. A fianco di una disciplina fiscale precisa e articolata occorre implementare i controlli sulla fluidità della finanza privata e delle banche e, da questo punto di vista, il sistema bancario italiano deve essere a servizio della ripresa del Paese e non deve mirare solo alla propria legittima tutela. Il sistema bancario deve, cioè, tornare alle origini: i soldi al servizio delle attività di produzione di merci e servizi e dei singoli.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, di questo argomento abbiamo già discusso, come ricordavo, nella precedente interpellanza urgente e in diverse occasioni. Quindi, è con grande piacere che, nell'accogliere i rilievi formulati, mi soffermo, ancora una volta, sull'argomento.
Per farla breve, posso affermare di essere assolutamente d'accordo con le considerazioni svolte dall'interpellante, con le preoccupazioni espresse nonché con i rilievi formulati circa la difficoltà che hanno le imprese, in particolare le piccole e medie imprese, di ricorrere al credito in un momento particolarmente difficile come quello attuale, in cui ci troviamo di fronte ad una crisi di carattere recessivo.
Quando il sistema economico entra in una fase recessiva, giustificata dalla prospettive di sviluppo futuro delle singole imprese - ovviamente, non pensiamo a un tipo di credito che finanzi imprese che devono ancora riconvertirsi, ma a quelle che abbiano una prospettiva di sviluppo - avere una disponibilità di credito è uno strumento importante per combattere effetti di natura recessiva.
Purtroppo, i dati che sono di fronte a noi sono estremamente negativi e lo riconosce la stessa Banca d'Italia perché nell'ultimo bollettino, che è di gennaio 2012 (quindi, siamo qui), afferma: le indagini qualitative presso le banche e le imprese segnano difficoltà di accesso al credito. Secondo le risposte fornite in ottobre dalle banche italiane, nell'indagine trimestrale sul credito bancario nell'area dell'euro, nel terzo trimestre del 2011 i criteri di erogazione dei prestiti alle imprese avevano registrato un sostanziale irrigidimento a seguito, soprattutto, delle difficoltà di raccolta.
Sia l'indagine mensile dell'ISTAT sia quella trimestrale condotta in dicembre dalla Banca d'Italia in collaborazione con Il Sole 24 Ore indicano un forte aumento della quota di imprese che segnano un peggioramento delle condizioni di accesso al credito. Ora, questo è il linguaggio un po' freddo dei numeri della Banca d'Italia, ma c'è un dato da sottolineare: nell'analisi della Banca d'Italia si diceva, appunto, che il credit crunch era conseguenza del fatto che il sistema interbancario non funzionava, e quindi c'era una difficoltà a monte che si rifletteva, poi, sul credito erogato.
Questo lo abbiamo risolto assicurando la garanzia dello Stato su obbligazioni che possono essere scontate presso la BCE al tasso dell'1 per cento, e quindi questo consente una provvista aggiuntiva nei confronti del sistema bancario. La preoccupazione è che questa provvista aggiuntiva non venga utilizzata per le finalità proprie che avevamo indicato (come citava prima l'interpellante, si tratta di 500 milioni, 116 concessi e così via) ma venga utilizzata per sistemare meglio i bilanci delle banche stesse.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,35)

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Questa è un'operazione, a nostro avviso, inaccettabile e faremo tutto il possibile per sollecitare un intervento ancora più penetrante della Banca d'Italia nell'ambito di una prospettiva che è anche un monito nei confronti del sistema bancario.
Un sistema bancario moderno può sopravvivere a se stesso e può svilupparsi solo se interseca e intreccia le pulsioni profonde dell'economia reale. Vedete, si Pag. 88parla sempre molto della maggiore solidità del sistema bancario italiano rispetto all'estero. La battuta era: è un sistema bancario che non parla inglese, cioè che non si è adeguato alla crescente finanziarizzazione dell'economia mondiale. Ma questa è proprio la dimostrazione che soltanto se il sistema bancario italiano mantiene le sue caratteristiche e le sue peculiarità di sostegno all'attività produttiva può durare nel tempo.
Il Governo è intenzionato a fare tutto il possibile perché quei circuiti e quei canali che si sono interrotti vengano quanto prima ripristinati.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbaro ha facoltà di replicare.

CLAUDIO BARBARO. Signor sottosegretario, non me ne voglia, comprendo per alcuni versi il suo intervento, che però mi sa tanto di affermazione di principio. Non posso ritenermi soddisfatto della sua risposta, perché mi trovo di fronte a fatti oggettivi e incontrovertibili. Il comportamento delle banche in questo caso è stato un comportamento che deve essere definito totalmente speculativo.
Sappiamo bene che spesso e volentieri la speculazione si trova ai confini dell'usura e mi aspettavo, ci aspettiamo da parte delle istituzioni un comportamento, di fronte a fatti di questa portata, più severo, anche perché, invece, ci troviamo a vivere in un clima che ci fa intravedere un comportamento delle istituzioni nei confronti del sistema bancario sempre più passivo, sempre più lassista, come se esistesse una zona grigia a cavallo tra l'intolleranza e l'impunità.
Ciò determina uno stravolgimento di quelli che sono i fini istituzionali del sistema bancario e ne accentua la vena mercantilistica a sfavore di quella sociale. Se la ripresa del Paese, alla quale stanno contribuendo tutti i cittadini, è un fatto sul quale stiamo tutti quanti lavorando e ognuno di noi sta dando il suo contributo, è altrettanto fondamentale e importante che anche le banche facciano il loro dovere, soprattutto nel momento in cui - questo l'ho detto anche in apertura - una colpa, una responsabilità altrettanto importante, oltre a quella del debito pubblico, è da attribuire al sistema bancario.
Dobbiamo sanare delle storture che si annidano nella finanza avariata e questa è la premessa per contribuire a superare la crisi italiana. È sconsigliabile, dunque, continuare a propendere per la soluzione che deduciamo sia stata sinora adottata dagli istituti creditizi: l'impiego della liquidità in Europa per migliorare il loro indice patrimoniale.
E se il presupposto condiviso è che la crescita del nostro Paese sia possibile solo se imprese e famiglie trovano canali di finanziamento aperti, è altrettanto da condividere il concetto che ho espresso poc'anzi e che vede le banche al centro del comportamento di chi sta dando un contributo alla ripresa del Paese, contributo che non può vedere assenti le banche stesse.
Il processo di riconversione dell'economia italiana, reso necessario in un mercato globale ad alto tasso di competizione, può realizzarsi solo se sostenuto da più flessibili forme di accesso al credito. Questo non significa che nessuna forma di controllo e nessun requisito debba essere posto o che debba essere scardinato l'attuale sistema di accesso al credito, ma criteri flessibili e condivisi, con la supervisione di attori esterni, dovrebbero essere stabiliti in un contesto come questo. È determinante, perciò, ristabilire un tavolo politico a cui siedano Governo, Banca d'Italia e istituti di credito per analizzare la situazione e approntare soluzioni ad essa commisurate.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Iannaccone - n. 2-01316)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Iannaccone n. 2-01316 è rinviato ad altra seduta.

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(Tempi per l'adozione dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri per fronteggiare i danni conseguenti alle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nei giorni 22 e 23 novembre 2011 nella provincia di Messina - n. 2-01327)

PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01327, concernente tempi per l'adozione dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri per fronteggiare i danni conseguenti alle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nei giorni 22 e 23 novembre 2011 nella provincia di Messina (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, desidero richiamare i motivi per i quali è stata presentata questa interpellanza urgente. Come ha detto il Presidente, il 22 e 23 novembre, nella provincia di Messina, in un territorio molto vasto, purtroppo si è verificato un eccezionale evento atmosferico che ha colpito ben 24 comuni e che ha causato anche tre vittime, oltre a notevolissimi danni per le varie famiglie e per le attività.
A seguito di questo evento, come già successo anche in passato, nella nostra provincia si è mosso un mondo di volontariato, di solidarietà, le forze dell'ordine locali, gli aiuti dall'esterno, i vigili del fuoco, insomma un mondo veramente generosissimo, che ha dimostrato, ancora una volta, una capacità di reazione che nel passato ha trovato al suo fianco anche lo Stato, con immediati interventi, pure attraverso ordinanze di protezione civile.
In questa occasione, invece, nonostante l'immediata dichiarazione dello stato di emergenza, avvenuta il 25 novembre, ancora ad oggi non è stato emesso alcun provvedimento di protezione civile che prenda in considerazione tutti gli aiuti necessari. E questo nonostante ci si fosse augurati che il periodo natalizio potesse anche trascorrere con una notizia positiva in tale direzione; si immaginava che l'emanazione di questa ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri fosse ormai prossima, che ci fossero, come al solito, soltanto elementi di carattere finanziario per arricchirla.
Ahimè, invece è trascorso il Natale e in più, oltre a non vedere l'emanazione di questa ordinanza, siamo rimasti anche stupiti del verificarsi di un'altra situazione, messa in campo dal Governo con il decreto «milleproroghe», e cioè il mancato inserimento della provincia di Messina, delle parti ovviamente colpite da quell'evento, nello slittamento del pagamento delle imposte. Soltanto attraverso l'accoglimento di un emendamento, presentato da vari parlamentari della zona, di vari colori politici, è stata sanata proprio in questi giorni la suddetta mancanza. Con l'approvazione definitiva del provvedimento, che avverrà martedì, sarà, anche per quelle zone, riconosciuto quanto già previsto per altre parti del nostro Paese.
Rispetto a questo è inutile nascondere una grande amarezza da parte delle varie famiglie, delle attività, di tutta quella parte di popolazione che, essendo anch'essa italiana, si aspettava un trattamento simile a quello della Liguria. Infatti, anche nell'interpellanza urgente sono citate le ordinanze che sono state emanate alla fine dell'anno per la zona di La Spezia e, successivamente, anche per Massa Carrara, con rispettivamente 54,5 milioni di euro in un caso e 85 milioni di euro nell'altro.
E su tutto questo modo di operare si riteneva abbastanza naturale che anche per la provincia di Messina ci fosse la stessa celerità, la stessa attenzione. Infatti, mi pare di poter tranquillamente sostenere che uno dei principi fondamentali che deve ispirare qualunque Governo sia quello dell'assoluta equità rispetto a qualunque parte del Paese.
Nessuno di noi ha mai messo in discussione tale principio, che comunque vorremmo che fosse dimostrato anche con una testimonianza effettiva. Le informazioni che nel tempo abbiamo cercato di avere erano nella direzione della emanazione di questa ordinanza. In prossimità della prima decade del mese di gennaio Pag. 90abbiamo potuto capire che ancora manca un'intesa con la Regione Siciliana perché questa ordinanza venga definita e perché, all'interno di essa, ovviamente vengano previste le risorse necessarie a rimettere in funzione tutto quello che in quel territorio si è danneggiato, che riguarda famiglie, le loro abitazioni e, soprattutto, attività, posti di lavoro e, quindi, regolarità della vita.
Posso tranquillamente dire che queste popolazioni hanno fino ad oggi atteso con grande fiducia e con grande dignità un impegno concreto. Tuttavia, è inutile sottolineare quanto, in assenza di atti concreti, chiaramente potrebbe essere manifestato non soltanto lo sconforto, ma una grande forma di protesta, sicuramente dignitosa, sicuramente corretta, ma senza dubbio molto forte, e questo ritengo che dobbiamo assolutamente scongiurarlo. Per questo, chiedo al Governo che cosa sta avvenendo e quali sono i tempi entro i quali questa ordinanza possa essere emanata.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, naturalmente di fronte a fatti dolorosi come quelli che si sono verificati il 22 e il 23 novembre dello scorso anno a Messina vi è sempre una difficoltà a rispondere, specialmente se la risposta si deve occupare di procedure amministrative e quant'altro, che tolgono molto alla drammaticità e al pathos che c'è stato nell'intervento da parte dell'interpellante. Tuttavia, sono un po' costretto a ridescrivere brevemente la complessità, ma anche la farraginosità, di alcune procedure che hanno impedito fino adesso di soddisfare le esigenze di quelle popolazioni.
Purtroppo, siamo un Paese che conosce diversi livelli di intervento dal punto di vista istituzionale e, ogni qual volta si aumenta il numero dei soggetti che devono intervenire, la conseguenza è quella di un inevitabile ritardo nella soluzione finale e anche il rischio di incorrere nello sviluppo di alcune procedure di errori che vanificano la possibilità di intervento finale.
Per farla breve, nel caso specifico, ogni qual volta si verifica una calamità naturale è previsto l'intervento della regione sulla Protezione civile, quello della Protezione civile sul Ministero dell'economia e delle finanze e, infine, quello del Ministero dell'economia e delle finanze sul Parlamento, quando i fondi sono esauriti. È un po' quello che si è verificato nel caso qui citato dall'interpellante. Negli altri casi la procedura era stata completata: mancavano soltanto i fondi per intervenire, per dare un ristoro a popolazioni colpite da eventi calamitosi, e quindi in Parlamento abbiamo appostato i fondi necessari.
Nel caso di Messina, purtroppo, la fattispecie è un po' diversa perché la legge prevede che, innanzitutto, alle calamità naturali bisogna far fronte con risorse della regione, quindi con il bilancio della regione. Se nel bilancio della regione non ci sono risorse adeguate, bisogna intervenire fiscalmente, sempre da parte della regione, per trovare le risorse necessarie. Se anche questo non si ottiene con strumenti normali, è sempre la regione che può utilizzare, come arma finale, per così dire, un incremento sulle accise delle benzine erogate sul territorio nazionale.
Questa è un po' la procedura, con i vari step, a cui anche il Governo deve essere sottoposto, perché si tratta di una legge dello Stato. Nel caso specifico, lo Stato interviene soltanto in seconda istanza, quando si sono verificati tutti quei passi di cui dicevo in precedenza. Nel caso di Messina quello che manca è stata la relazione tecnica con cui la regione doveva interessare il Dipartimento della protezione civile.
Qui è stato detto che l'intervento costava 200 milioni di euro, ma non si è specificato, come deve avvenire nella relazione tecnica, perché si giungeva a quella cifra e quali danni corrispondevano alla cifra di 200 milioni, come siamo abituati a fare qui in Parlamento ogni qual volta vi è una spesa che viene verificata poi dalla relazione tecnica stessa. Pag. 91
Invece, le altre condizioni erano in qualche modo verificate, e cioè il fatto che la Regione Siciliana non dispone di risorse proprie in bilancio e, al tempo stesso, ha aumentato le imposte fino al limite tollerabile, e quindi è necessario un intervento, come prestatore finale, da parte dello Stato. Però, se non vi è la relazione tecnica, tutto si blocca. Allora bisogna che la regione faccia la relazione tecnica e la dia al Dipartimento, dopodiché possiamo mettere in mora il Dipartimento se questo non la trasmette al Ministero dell'economia e delle finanze e quest'ultimo non interviene con gli stanziamenti a bilancio, oppure richiedendo l'integrazione degli stanziamenti al Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo ha facoltà di replicare.

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Il percorso amministrativo era abbastanza noto ed era anche sottolineato nell'interpellanza. Purtroppo, noi in Italia, in questo Paese, siamo costretti a dedicare tempo, con delle interpellanze, per sciogliere nodi di carattere amministrativo, di fatto. Questa è veramente la cosa che disarma; che non disarma il parlamentare interpellante, ma disarma l'intera popolazione.
In un evento così grave sotto il profilo sociale si è provato a dare una presenza costante e ad alleviare soprattutto quelle famiglie che hanno avuto una perdita di cari e di bambini, ma anche tutte le altre, che hanno dovuto interrompere la normale vita e riprendere e rimettere in sesto quello che una famiglia ha costruito, che a volte è la casa, ma a volte è un'attività, e a volte da quello nasce una prospettiva per queste famiglie.
In queste occasioni cosa ci si aspetta? Ci si aspetta la celerità, la capacità di intervenire sotto il profilo amministrativo, di comprendere che in questi casi va messa da parte qualunque difficoltà, qualunque incertezza, ma bisogna procedere in maniera spedita. Quello che lei mi dice, professore, signor sottosegretario, lo registro in maniera puntuale. Da domani il mio impegno sarà quello di chiedere alla regione immediatamente di fare la propria parte, perché questo sospetto lo avevo avuto.
Tuttavia, siccome noi siamo dei parlamentari, abbiamo spesso fatto presente - e lo abbiamo detto - che la regione, che anche in passato ha sempre rivolto una forma di protesta nei confronti del Governo nazionale e nei confronti di Roma, doveva fare una parte importante, che doveva completare la propria attività. Soltanto che, senza un'interpellanza, senza una voce chiara ed ufficiale del Governo, a che cosa eravamo arrivati? A non far nulla! Questa è la cosa che lascia assolutamente scontenti. La sua risposta, invece, mi lascia profondamente contento, perché lei, senza nessuna reticenza, come era immaginabile, mi ha spiegato il punto della situazione.
Da domani mi auguro che le cose cambino perché sono certo che il dipartimento della protezione civile, se avesse avuto la relazione, se avesse avuto i dati necessari, se avesse avuto ciò che serviva - come ha fatto per La Spezia e per Massa Carrara - avrebbe fatto la parte necessaria anche con riferimento a quella riguardante i fondi; come lei ha detto, alla fine questo Stato non guarda a quella parte dell'Italia in maniera diversa rispetto al resto d'Italia perché le norme sono state anche costruite con chiarezza.
Prima si chieda alla regione una partecipazione: se non ha fondi propri si provveda con l'inasprimento delle imposte ed eventualmente con un aumento delle accise che in questo momento mi pare assolutamente improponibile. Se tutto ciò non è possibile, lo Stato interverrà con la collaborazione del Parlamento.
La ringrazio, signor Ministro: da domani il mio lavoro sarà quello di incalzare la regione e di rendere noto che vi sono parti dello Stato e dell'amministrazione pubblica che non svolgono puntualmente il loro dovere e che, ahimè, invece chiedono agli altri di essere celeri.

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(Iniziative di competenza volte ad evitare il ridimensionamento del servizio ferroviario di Trenitalia Spa da e per le regioni Calabria e Sicilia - n. 2-01267).

PRESIDENTE. L'onorevole Gibiino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01267, concernente iniziative di competenza volte ad evitare il ridimensionamento del servizio ferroviario di Trenitalia Spa da e per le regioni Calabria e Sicilia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

VINCENZO GIBIINO. Signor Presidente, questa interpellanza muove dalla necessità di fare chiarezza sugli investimenti che in questi anni si sono posti in essere in Italia.
Il 95 per cento degli investimenti delle Ferrovie dello Stato sono stati orientati al nord, solo il 5 per cento è stato orientato al sud, l'1,2 per cento circa sono stati i finanziamenti destinati alla sola Sicilia nell'ultimo triennio.
Ciò cosa ha determinato? La creazione di un gap infrastrutturale ed una ghettizzazione di fatto della popolazione siciliana e di quella calabrese. È da poco entrato in vigore un diverso orientamento delle tratte dei treni che ha portato ad una soppressione di 26 convogli ordinari, ridotti semplicemente a cinque per le tratte fino a Roma e un annullamento delle tratte a lunga percorrenza di treni soprattutto notturni, che collegavano la Sicilia e la Calabria alle città del nord; questi treni adesso si fermano a Roma. Traduciamo: se un siciliano deve raggiungere l'altra parte dell'Italia al nord dovrà cambiare a Roma, il che significa prendere un treno la mattina, ad esempio, a Catania, perché non oso pensare al caso in cui lo si debba prendere a Trapani o ad Agrigento, e deve essere anche fortunato perché questo treno deve essere così in orario da consentirgli forse di prendere la coincidenza con il treno ben più veloce, che poi lo collegherà, per esempio, a Torino, a Venezia, a Bologna o a Milano. Quanto ho detto ha gli stessi effetti per la Calabria perché anche il ridimensionamento degli orari dei treni colpisce fortemente quelle tratte e quella popolazione ed anche i livelli occupazionali perché, da quanto ci riferiscono i sindacati, circa 170 operatori del settore perderanno il loro posto di lavoro.
Ebbene, questa difficoltà che ho illustrato diventa ancora più stridente perché riguarda il trasferimento passeggeri - è un principio di rispetto della contiguità territoriale - e diventa di stridente attualità se guardiamo allo sciopero che ha coinvolto l'autotrasporto inizialmente in Italia e ci ha fatto capire a chiare lettere che il trasferimento delle merci, ad esempio dal sud al nord, avviene su gomma per il 90 per cento. Quindi, le accise, le difficoltà economiche, il caro benzina e l'annullamento dell'eco bonus per le tratte marittime che si è tradotto in un innalzamento delle tariffe marittime per il trasporto su gomma attraverso i camion di fatto isola le due parti dell'Italia.
Ma non è solo un danno del sud verso il nord, ma è un danno per l'Italia perché le merci non giungono più al nord, perché i produttori non sono in grado - e ritorno al primo punto - di consegnare le merci alla grande distribuzione nelle aree ricche del Paese perché il sistema ferroviario non ha ricevuto adeguati finanziamenti e la rete non è in condizione di sopportare trasferimenti di merci dal sud al nord.
Quindi, il sistema Paese va in crisi, la carenza di lungimiranza degli investimenti degli ultimi vent'anni si traduce in una crisi che guardiamo tutti i giorni che piega in ginocchio l'Italia e non consente ai produttori da una parte e agli italiani dall'altra di ritenere che il nostro sistema Paese sia in grado di sopportare il benché minimo stress economico al quale in questo momento è sottoposto.
Questa interpellanza quindi, un po' più ampia nella mia illustrazione rispetto a quanto ho scritto per quanto è accaduto in questi giorni, vuole chiedere al Governo quali intenzioni ha per domani, cosa dobbiamo mettere in campo, quanti finanziamenti sono in programma al CIPE e quanti finanziamenti sono in programma da attuare da parte di Ferrovie dello Stato Spa, Pag. 93da parte di Trenitalia Spa, e che dovevano essere adottati «ieri», non più domani, perché non siamo più in condizione di dare risposte al nostro Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, com'è noto, nell'ambito del trasporto ferroviario, il servizio universale, teso a garantire il diritto alla mobilità, comprende quei treni di media e lunga percorrenza di cui fanno parte quelli della Sicilia e buona parte di quelli della Calabria, che per poter essere effettuati necessitano di una contribuzione pubblica, definita nell'ambito di un contratto di servizio nazionale, in quanto presentano un conto economico negativo.
L'offerta ferroviaria assicurata dal contratto di servizio pubblico valido per il 2009-2014 garantisce i collegamenti necessari alla continuità territoriale di aree collegate nel sud del Paese con il territorio nazionale, caratterizzati da una domanda particolarmente debole e quindi da un elevato differenziale tra costi e ricavi.
In attesa di un'eventuale riperimetrazione dei servizi contribuiti Trenitalia Spa ha ritenuto di tener conto delle perdite evidenziate nell'ultimo periodo che si attestano a circa 134 milioni di euro per l'anno 2011. In tale ottica, ferme restando le tratte servite che costituiscono elemento imprescindibile del servizio universale, si è reso necessario procedere ad una parziale rimodulazione dei servizi offerti. Ciò si è tradotto in una riduzione della percorrenza dei treni notte sulle tratte in esame, più costosi e meno frequentati, in coerenza con la tendenza in atto sui mercati europei ma senza pregiudicare la possibilità da parte dell'utenza di raggiungere le destinazioni finali.
In particolare, si è provveduto a garantire il servizio sulle direttrici nord-sud del Paese attestando a Roma i collegamenti notte di Siracusa e Palermo, con proseguimento del viaggio in alta velocità e fissando contestualmente una speciale tariffa per l'utenza siciliana e calabrese. In tal modo, oltre ad evitare sostanziali variazioni rispetto al costo attualmente sostenuto dagli utenti del servizio notte, si è determinato un indubbio vantaggio in termini di riduzione dei tempi di percorrenza. Come riconosciuto dagli stessi onorevoli interroganti, nessuna modifica è stata invece introdotta per i treni diurni da e per la Sicilia. È stato inoltre confermato il collegamento tra Agrigento e Roma che continua ad essere effettuato, come nella precedente programmazione, con bus sulla tratta Agrigento-Catania.
Infine, mi preme sottolineare che questo Governo è consapevole dell'importanza del potenziamento del sistema dei trasporti e delle relative opere infrastrutturali dell'intero Paese ed in particolare del Mezzogiorno. Il sud, lungi dall'essere considerato un'emergenza ed una peculiarità nazionale, costituisce invece una risorsa strategica per l'intera Unione europea. A tale proposito giova ricordare che, grazie anche all'impegno profuso dal Governo italiano, la nuova rete di trasporto europea, presentata dal vicepresidente della Commissione europea nella seduta del 19 ottobre scorso, comprende il Corridoio Berlino-Palermo che nella nuova programmazione ha assunto la denominazione di Corridoio Helsinki-La Valletta, il quale si sviluppa anche nel territorio siciliano secondo la direttrice Messina-Palermo-La Valletta e consentirà in tal modo di servire i principali nodi urbani dell'isola e di migliorare i collegamenti ferroviari con i porti di Catania, Pozzallo e Palermo.
Infine, segnalo che, in data 17 gennaio ultimo scorso, il Presidente del Consiglio ha incontrato i presidenti delle regioni meridionali assicurando loro che il tema della mobilità nel sud rappresenta una priorità dell'azione di Governo ed ha garantito la propria disponibilità ad individuare una soluzione condivisa sul tema del trasporto ferroviario di lunga percorrenza.
Rispetto agli altri elementi che sono stati illustrati dall'onorevole interrogante mi permetto di far presente che con la Pag. 94nuova programmazione comunitaria legata all'adozione dei Corridoi TEN-T avremo circa 31,7 miliardi da destinare ai quattro Corridoi che riguardano il nostro Paese.
Uno dei primissimi atti che ha adottato questo Governo è stata la riprogrammazione dei fondi FAS, di concerto con le regioni meridionali, finalizzati proprio a dare certezza e immediata esecuzione alle opere condivise appunto con le amministrazioni regionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Gibiino ha facoltà di replicare.

VINCENZO GIBIINO. Signor Presidente, non si riesce ad esprimere né soddisfazione né insoddisfazione. Io tra qualche ora prendo un aereo e ritorno in Sicilia. Ho registrato alcuni passaggi dell'intervento del sottosegretario, che ovviamente ringrazio, quando ha parlato di domanda debole, ma vorrei correlarla alla fascia debole. È vero che la domanda è debole, ma una cosa è viaggiare da Roma a Milano in Eurostar e una cosa è prendere un treno dal sud. Invito quanti non lo abbiano fatto a farlo. Non credo possano catalogarsi come treni moderni. Ad esempio per il collegamento da Catania a Palermo si impiegano quattro ore e mezzo. Ho sentito dire che Agrigento è correttamente collegata a Roma, ma il collegamento con Catania avviene tramite il bus, quindi, traducendo lentamente queste parole, provate ad immaginare di arrivare a Roma da Agrigento con i nostri treni, di prendere l'autobus, facendoci accompagnare da un familiare alla stazione dei bus, di andare dall'altra parte della Sicilia, di scendere con tutti i bagagli, di salire su un treno, di arrivare a Roma, magari cambiando un'altra volta treno, sempre che non sia necessario dormire la notte a Roma per poi proseguire per Milano. Se lo immaginiamo, perché magari bisogna scrivere un libro, è un bel percorso. Se immaginiamo che debba essere un fatto normale e naturale, penso che siamo alla follia. D'altra parte, mi fa piacere che si inizi a pensare alla programmazione. È ovvio che al sottosegretario che mi sta davanti non posso rimettere colpe relative alla carenza di programmazione degli ultimi venti o trent'anni, ma certo è che non è possibile che ogni volta vi sia sempre un soggetto diverso a rispondere e che un popolo non abbia mai le sue risposte. Io ho un dato, quello che ho detto all'inizio: il 95 per cento degli interventi di spesa sono stati compiuti al nord, il 5 per cento al sud. Se prendo un treno da Catania a Palermo impiego quattro ore e mezzo (una volta, nel tentativo di farlo andare più veloce, non hanno nemmeno previsto un treno con la toilette), mentre ovviamente non ho lo stesso trattamento se si deve collegare Bologna a Milano. Mi fa piacere che vi siano cifre importanti e mi riferisco a 31,7 miliardi di investimenti complessivi. Mi fa piacere che vi sia stato un minimo di tavolo di confronto operativo con i presidenti delle regioni del sud per poter utilizzare quei FAS insieme ai fondi strutturali europei e a tutte le provvidenze che si possono utilizzare. Vorrei però tra qualche mese presentare un'altra interpellanza per avere una risposta con un verbo al passato: anziché dire «faremo», «abbiamo fatto», anziché dire «ci siamo incontrati per fare», «quell'incontro che abbiamo fatto mesi fa ha prodotto ...». Ciò affinché un parlamentare eletto al sud non debba avere vergogna di tornare nel suo territorio a spiegare alla propria gente che ha avuto una risposta al futuro e non invece una programmazione che si concretizzi immediatamente in benessere e servizi per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Rinvio delle interpellanze urgenti Mazzoni n. 2-01312 e Vico n. 2-01314)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento delle interpellanze urgenti Mazzoni n. 2-01312 e Vico n. 2-01314 è rinviato ad altra seduta.

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(Iniziative di competenza in relazione ad uno spettacolo in scena al teatro Franco Parenti di Milano dal 24 al 28 gennaio 2012 - n. 2-01324)

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01324, concernente iniziative di competenza in relazione ad uno spettacolo in scena al teatro Franco Parenti di Milano dal 24 al 28 gennaio 2012 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, faccio notare che l'interpellanza in oggetto è stata sottoscritta da circa 46, 47 colleghi. È, quindi, un'interpellanza trasversale, della Lega, del PdL, dell'UdCpTP, dell'Italia dei Valori, di FLIpTP, di Popolo e Territorio. È stata sottoscritta da credenti, da laici, da atei. È un'interpellanza nel perimetro di questo Parlamento, nel perimetro della sensibilità dello stesso che afferisce ad una cultura nazionale e laica.
Dal 24 al 28 gennaio 2012 si sta performando uno spettacolo, a detta degli scriventi, blasfemo di questo regista, Romeo Castellucci, intitolato «Sul concetto del volto di Dio», dove viene oltraggiata l'immagine del Cristo di Antonello da Messina, un bellissimo dipinto, frutto dell'ingegno e dell'arte del nostro popolo. Si stava diffondendo un imbarazzo intorno a questo spettacolo, in ragione della protesta dei cattolici, devo dire molto composta, al di là di qualcuno che si è presentato in piazza, ma non tocca a me giudicare a quale parte interna alla Chiesa appartenesse, non è compito nostro.
In molti hanno provveduto con messe di riparazione, rosari e altro. Lo spettacolo è stato modificato in qualche modo e si è costituito a Milano addirittura il Comitato San Carlo, promotore di una petizione al Cardinale Angelo Scola affinché vi fosse una mobilitazione.
Gli scriventi non chiedono, ovviamente, un'operazione di censura o interventi simili, ma semplicemente il rispetto della normativa vigente, ad esempio degli articoli 403 e 404 del codice penale. Il citato articolo 404 stabilisce che: «Chiunque, in un luogo destinato al culto, o in luogo pubblico o aperto al pubblico, offendendo una confessione religiosa» - qui stiamo parlando in generale - «vilipende con espressioni ingiuriose cose che formino oggetto di culto, o siano consacrate al culto, o siano destinate necessariamente all'esercizio del culto, ovvero commette il fatto in occasione di funzioni religiose, compiute in luogo privato da un ministro del culto, è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000. Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibili o imbratta» - mi sembra il caso di specie - «cose che formino oggetto di culto o siano consacrate al culto o siano destinate necessariamente all'esercizio del culto è punito con la reclusione fino a due anni». La norma si riferisce, nelle note, a tutti i beni che siano in qualche modo connessi all'attività religiosa, o perché sono cose che i fedeli direttamente venerano, in questo caso il volto di Cristo mi sembra un esempio di scuola giuridica, o perché sono benedette o altro, non è questo il caso.
La Corte costituzionale, con sentenza, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di una parte dell'articolo 404, comma 1 - non dell'articolo 403 - però ha mantenuto la parte che ho appena citato.
La rappresentazione si va concludendo. Gli interpellanti ricordano che il 12 gennaio, a larghissima maggioranza - tranne, credo, 2 o 3 voti contrari provenienti da una parte del centrosinistra - abbiamo approvato una mozione contro la cristianofobia che, in qualche modo, a giudizio degli scriventi, si richiama nel caso in questione.
Chiediamo, quindi, quali iniziative di competenza si intendano adottare, ma anche quale sia l'orientamento del Governo su questa vicenda.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, per quanto riguarda gli aspetti di stretta competenza del Ministero Pag. 96della giustizia, sono stati acquisiti elementi informativi dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Milano.
Nello specifico, la predetta autorità inquirente - con riferimento alla programmazione dello spettacolo teatrale intitolato «Sul concetto del volto di Dio», prevista dal 24 al 28 gennaio 2012 presso il teatro Franco Parenti di Milano - ha precisato che risultano attualmente iscritti a modello 45 (n. 147/2012 e n. 225/2012) due esposti in cui si richiede, alla stessa procura, la preventiva verifica dell'esistenza di eventuali scene blasfeme nello spettacolo citato e di svolgere un'azione di vigilanza e prevenzione allo scopo di impedire la rappresentazione delle medesime scene.
Pende, inoltre, in fase di indagini preliminari il procedimento n. 2016/2012 a carico di ignoti, per i reati di cui agli articoli 612, 56, 610, 595 del codice penale in danno di Andrée Ruth Shammah, nella sua qualità di legale rappresentante e direttore artistico del teatro Franco Parenti, a seguito delle minacce ed ingiurie alla stessa pervenute tramite email, telefono ed altro.
Il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Milano ha, per la parte di pertinenza, segnalato che non compete all'ufficio requirente alcuna attività di vigilanza, compito esclusivo della polizia di prevenzione, né appare possibile alcun intervento di censura, laddove, peraltro, nella denuncia-querela a firma di Andrée Ruth Shammah, che contiene il comunicato stampa diffuso dal teatro a seguito delle manifestazioni di protesta, si afferma testualmente che, in base agli accordi intercorsi per l'adattamento dello spettacolo e l'ospitalità del teatro, «...la scena più discussa, nella quale bambini scagliano finte granate (erroneamente interpretate come escrementi) in direzione del ritratto di Cristo di Antonello da Messina, non è più prevista da oltre due anni». E chiudo le virgolette.
Ciò chiarito, in relazione agli ulteriori aspetti e quesiti posti dall'interpellante, passo a riferire le notizie acquisite presso il Ministero dell'interno e quello per i beni e le attività culturali.
La prefettura di Milano, interessata al riguardo, ha comunicato che in vista delle rappresentazioni dello spettacolo «Sul concetto del volto di Dio» sono stati disposti rafforzamenti dei servizi di vigilanza di competenza delle forze dell'ordine, anche al fine di rilevare eventuali profili di interesse per l'autorità giudiziaria, tenuto conto delle numerose proteste suscitate dallo spettacolo teatrale, ritenuto nei suoi contenuti offensivo dell'immagine di Cristo, rappresentata dal capolavoro del pittore Antonello da Messina.
In occasione della prima rappresentazione del 24 gennaio scorso, in piazzale Libia è stata organizzata una manifestazione di protesta da parte di alcune associazioni cattoliche, quali «Militia Christi» e «Christus Rex», a cui hanno aderito anche appartenenti ai movimenti politici di Forza Nuova e della Lega Nord. Contestualmente, circa 50 persone esponenti del partito della Rifondazione Comunista, unitamente ad una ventina di persone aderenti alle locali realtà antagoniste, hanno allestito un sit-in di sostegno alla rappresentazione teatrale in piazzale Buozzi.
In tale circostanza, non è stata segnalata alcuna turbativa dell'ordine pubblico, anche grazie alle azioni di contenimento dei contingenti delle forze dell'ordine presenti sul posto.
Il Ministero per i beni e le attività culturali ha, per la parte di competenza, precisato, con specifico riferimento alla materia degli spettacoli dal vivo, che le compagnie teatrali - e quindi anche l'associazione Societas Raffaello Sanzio di Romeo Castellucci - vengono finanziate dalla Direzione generale per lo spettacolo dal vivo dello stesso Dicastero, in quanto imprese di innovazione nel campo della ricerca e sperimentazione teatrale.
Il finanziamento avviene sulla base di un progetto artistico sottoposto alla valutazione di un'apposita commissione di esperti. Peraltro, l'attività della commissione è volta a valutare essenzialmente la Pag. 97qualità del progetto, rimanendo esclusa qualunque attività di revisione delle opere, poiché, sin dal 1998, non è più consentita alcuna forma di censura preventiva ai testi teatrali.

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di replicare.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, ringrazio l'esponente del Governo. Non mi dichiaro soddisfatto, ma con moderazione, nel senso che non c'è nessun giudizio.
Scopriamo anche che questo spettacolo è stato finanziato. Non so come ciò sia potuto avvenire.
È ovvio che l'Italia è un Paese dove non esiste la censura preventiva e nessuno la auspica, ma è evidente che i soldi pubblici possono essere meglio spesi e questa è una prima considerazione. Mi auguro anche che ci sia la possibilità di scegliere, perché alcuni brutti spettacoli, a mio giudizio, non dovrebbero essere pagati con i soldi pubblici e delle «boiate pazzesche», per citare Fantozzi, non dovrebbero esser recitate. Ci sono alcuni elementi giuridici e politici, signor Presidente, che vorrei ricordare con molta tranquillità, così come molto tranquille sono state le manifestazioni. A parte qualcuno di Forza Nuova che si è seduto ed ha inscenato un minimo di sit in, credo che la presenza, verificata dal sottoscritto, di tanta polizia fosse un po' esagerata. C'erano quattro gruppi che pregavano ed un drappello di leghisti che, con un piccolo striscione, dicevano che alcuni simboli vanno rispettati. Da questo vorrei partire, ma mi auguro che la procura, che ovviamente regna nella sua autonomia, voglia ricordare quello che ho appena citato ovvero l'articolo del codice penale che giustamente propone il reato di vilipendio della religione. Infatti, signor Presidente, credo che c'è un elemento politico che unisce il vilipendio alla bandiera e il vilipendio al Capo dello Stato. Non è in discussione solamente il nome e la persona di Giorgio Napolitano quando si interviene e, giustamente, in quest'Aula, una critica al Capo della Stato viene non dico censurata ma protetta. Non viene protetto per senso di autoritarismo, ma perché il Capo del Stato, e in qualche modo anche la bandiera e i simboli, i symbola, tengono unito, mentre il diverso, o diabolico, signor Presidente, come lei sicuramente mi insegna, è ciò che tende a dividere. Allora si tratta di simboli che tutelano l'identità nazionale e un patrimonio comune, quello dell'identità che si basa su queste figure. Si può poi discutere su qualche aspetto, ma occorre riconoscerne il valore collettivo. La religione ha un valore collettivo, di identificazione, che vale per tutte le religioni. Mi chiedo - e si sono chiesti in molti - se ci fosse stata profanazione, non intendo dire la satira, perché di satira nessun cattolico si è mai lamentato, neanche della satira di cattivo gusto. Ma se ci fosse stata l'immagine Maometto al posto dell'immagine del volto di Cristo, la scena sarebbe stata performata? Tutte le religioni sono uguali? Non credo. Ma se ci fosse stata giustamente l'immagine del Presidente della Repubblica? Non credo che l'immagine non sia stata, lo ripeto, oltraggiata. Ricordo che c'è stata m... (chiedo scusa per i termini, mi spiace, non essendo un artista dirò soltanto m.... perché questo linguaggio è proprio degli artisti io sono un rozzo leghista quindi mi autocensuro). «F.... sul volto di Cristo? Niente di più falso»! Purtroppo in Internet c'è un video del 2010 su YouTube in cui lo stesso autore - è un termine grande - afferma che questo volto di Gesù non è il volto di Dio e che lo spettacolo sarebbe piuttosto un modo per «illuminare» in un certo senso la m.... - lo dico da ignorante - con la luce divina, ma anche di gettare la m... sul volto di Dio.
Quindi, l'intenzione è evidente. Nello spettacolo del festival di Avignone granate vengono lanciate da bambini contro il dipinto, e il volto di Cristo è invaso da liquami, che danno l'impressione - ampliata anche da effetti olfattivi, per rendere - degli escrementi, mentre appare la scritta. È stata - dice il procuratore - sostituita da inchiostro. Sempre per un ignorante, in tutto uno spettacolo - a mio Pag. 98giudizio brutto, di cattivo gusto, offensivo e blasfemo - viene performata una scena di questo signore incontinente. Per cui, in tutto questo spettacolo vi è questa meraviglia di incontinenza agita e rappresentata e, contemporaneamente, dopo poco tempo, emerge dell'inchiostro. Credo che l'assonanza sia abbastanza immediata e, quindi, al di là del buon gusto, mi sembra che il lato offensivo, o quello che sostanzia il reato previsto agli articoli 403 e 404 del codice penale, sia evidente. Quindi non sono notizie false quelle sullo spettacolo; le notizie sono quelle che ho detto.
Quindi, il giudizio è in piena consapevolezza dello spettacolo furbescamente edulcorato, ma rimane il succo. Venendo poi al secondo punto, quello dell'intenzione dell'artista, è stato detto che le dichiarazioni, rese prima della messa in scena a Milano, per qualcuno addirittura sono diventate una sorta di preghiera. Chiediamo se le intenzioni dell'artista possono essere criterio ultimo con cui giudicare un'opera, ma vi è un'oggettività, vi è un bello e un brutto che prescindono dalle intenzioni. L'oscenità e la trasgressione non dipendono dalle intenzioni dell'artista, cito le parole del Papa.
Se qualcuno - ed è successo - mette in scena uno stupro di gruppo, con tutte le sue caratteristiche più oscene e ripugnanti, e poi afferma che il suo scopo è denunciare la violenza contro le donne, il presunto fine, condivisibile, del regista non giustifica il mezzo, Presidente, che rimane oggettivamente pornografico. Il fine non giustifica i mezzi, neanche in campo artistico. Quindi non giudichiamo le intenzioni dell'artista, non credo debbano essere rilevanti, né sapere le sue giustificazioni; non ci interessa sapere se sono sincere, difensive, strumentali o pubblicitarie, ma possiamo affermare che le intenzioni non sono il criterio ultimo ed esclusivo per giudicare quello che vediamo.
Lo spettacolo è oggettivamente offensivo per i credenti, i quali non sono obbligati a tollerarlo in nome di una concezione dell'autore dominante, secondo cui spetterebbe solo all'artista dire qual è il senso e il significato delle sue opere. Credo che per qualche milione di persone in Italia quell'immagine rappresenti il volto, non solo di un fratello, ma del padre, e per questo volto, nel mondo, come richiamavo nella mozione sulla cristianofobia, dobbiamo ricordare che un cristiano ogni cinque minuti viene ucciso, non per altri motivi se non quello di essere cristiano, che considera, in qualche modo, quel volto il volto di suo padre.
Non so, se vi fosse stato il volto del padre di qualcuno di noi, se giustamente non si sarebbe arrabbiato. Mi chiedo perché...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO POLLEDRI. Concludo, signor Presidente. Perché l'«artista», che non giudico assolutamente tale, non ha messo il volto di suo padre? Poteva mettere il volto di suo padre. Non capisco perché debba mettere il padre mio o il padre di qualche altro milione di persone, perché quello rappresentato rappresentava per noi il padre.
Credo, Presidente, che in qualche modo debba rimanere traccia, in quest'Aula, di una legittima protesta, civile, laica, indipendentemente dalle convinzioni, e dire che fosse compito anche di questo Governo - e mi rivolgo al sottosegretario, di cui ho apprezzato i toni pacati, sicuramente - quello di proteggere tutte le religioni, proteggere la libertà religiosa e proteggere la libertà di avere caro un proprio simbolo.
Concludo con qualche stupidaggine uscita su Il Corriere della Sera, il quale sosteneva che coloro che hanno criticato questa cosa erano pochi, ma non credo, perché il titolare del marchio di fabbrica, il Papa, in qualche modo ha mandato un telegramma di risposta.
Ha parlato molto chiaramente, signor Presidente, auspicando - lo dico per lasciarlo agli atti - che ogni mancanza di rispetto verso Dio, i santi e i simboli religiosi trovi la reazione ferma e composta. Quindi, il titolare del marchio ha detto questo. Lo ripeto: mi auguro che vi sia una Pag. 99tutela di tutte le religioni, anche di quella che forse è maggioritaria in Italia e che è la religione cattolica.

(Iniziative di competenza volte ad evitare la chiusura dello stabilimento Alcoa di Portovesme e a rilanciare l'industria dell'alluminio primario in Italia - n. 2-01311)

PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01311, concernente iniziative di competenza volte ad evitare la chiusura dello stabilimento Alcoa di Portovesme e a rilanciare l'industria dell'alluminio primario in Italia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MAURO PILI. Signor Presidente, questa è la terza volta che parliamo in Aula, negli ultimi 15 giorni, della vertenza Alcoa che molti tentano di ricondurre ad una questione regionale sarda, ma io mi voglio premettere qui di richiamare l'attenzione ancora una volta del Governo sul fatto che stiamo parlando di una vertenza di rilevanza strategica nazionale ed europea.
L'alluminio non è un materiale come tanti altri, non è l'industria pesante che qualcuno vuole descrivere, ma è quella materia prima ed essenziale per alcune delle attività produttive italiane tra le più rilevanti, come quella, per esempio, dell'automobile o delle energie alternative e quindi questo ricolloca l'attenzione della vertenza Alcoa sul livello nazionale.
Ho fatto già - nella comunicazione che il Governo ha fatto la scorsa settimana - un richiamo formale al Governo, perché si assumesse una responsabilità forte e ai massimi livelli, cosa che ancora non è avvenuta. Il Ministro competente e il Presidente del Consiglio non hanno ancora espresso una parola sulla vertenza Alcoa, anzi hanno ribadito, con il loro silenzio, una complicità rispetto all'atteggiamento dilatorio che questa vertenza sta subendo.
Va detto con estrema chiarezza: i tavoli e le concertazioni non possono trovare accoglimento da chi invece ha a cuore la soluzione, non soltanto contingente della chiusura, che va evitata, ma anche del ruolo strategico dell'alluminio primario in Italia. Quindi bisogna andare al cuore del problema e il cuore del problema non è quello di sostituire l'insegna di Alcoa con un altra insegna, ma è sostanziale, cioè quello di capire perché Alcoa, una multinazionale, decide di lasciare l'Italia e qual è la ragione sostanziale, perché questa scelta viene argomentata dicendo «non ci fidiamo più dell'Italia».
E nel non fidarsi più dell'Italia l'Alcoa richiama, nella comunicazione formale data alle borse ormai 15 giorni fa, che l'Italia - e lo stabilimento Alcoa di Portovesme in particolar modo - ha i costi energetici più alti anche rispetto al resto d'Europa e la competitività di questo stabilimento è messa in discussione dal fatto che, nella storia di questi ultimi dieci o quindici anni, la soluzione data al costo energetico è sempre stata una soluzione contingente, aleatoria, superficiale e non strategica.
Basti solo un dato per richiamare l'attenzione del Governo non al cambio della sigla, ma alla rilevanza e alla portata del tema dell'energia. A livello nazionale nel 2009, quando si è posto il problema dell'Alcoa a causa della prima crisi, il costo dell'energia elettrica medio in Italia era di 60,5 euro MW, in Sardegna il costo del MW elettrico era di 106,6 euro, quindi di fatto un costo energetico superiore del 60 per cento rispetto a quello italiano e, come sappiamo, quello energetico italiano è notevolmente superiore a quello europeo.
Quindi, vi era e vi è un tema strategico che prescinde dalla sigla di chi è proprietario di quello stabilimento e che sostanzialmente deve essere affrontato al massimo livello.
Per questa ragione ribadisco anche oggi qui l'insoddisfazione dell'assenza reiterata del Ministro competente e del silenzio colpevole del Presidente del Consiglio, che in questa vicenda avrebbe bene fatto a prendere contatti con l'amministrazione americana, trattandosi del primo colosso mondiale dell'alluminio sul quale, credo, la strategicità del sistema nazionale dell'industria, Pag. 100per esempio quella automobilistica, consentiva davvero e poneva l'esigenza di un intervento diretto del Governo al massimo livello.
Probabilmente non si sono ancora comprese le ricadute della chiusura di Alcoa. Non si sono capite e comprese a livello nazionale, non si sono comprese a livello europeo e, soprattutto, non si sono comprese a livello sardo. L'Alcoa consuma un terzo dell'energia elettrica prodotta in Sardegna, un terzo. Quindi, ciò significa che, conseguentemente, nel momento in cui ci sarà la chiusura di questo stabilimento, la centrale ENEL non avrà più un futuro, così come la fabbrica Eurallumina, che produce l'allumina, cioè la materia prima per produrre alluminio, non potrà avere un futuro, quindi è già chiusa e chiusa resterà.
Ma la centrale ENEL è approvvigionata con il 40 per cento proveniente dal 100 per cento dell'estrazione del carbone Sulcis della Carbosulcis. Quindi, stiamo parlando di un'entità sommata di oltre 3 mila lavoratori diretti e indiretti che rischiano di andare per strada per un'assenza di strategia industriale nel nostro Paese e in questo contingente momento.
Ho detto più volte - e l'ho detto alla maggioranza di cui faccio parte, di cui facevo parte, nel senso che più non è maggioranza in questo Parlamento - che non bisogna cercare soluzioni da azzeccagarbugli, come fu quella della interrompibilità.
Proporre proroghe di quella soluzione vuol dire non comprendere qual è il vero tema. Non si può dare a un'industria primaria di questo livello una strategia di uno o due anni pensando all'interrompibilità, cioè al sistema che dice sostanzialmente che, se c'è un'emergenza elettrica in Sardegna o in Sicilia, si stacca l'energia ad Alcoa e la si dà alla Sardegna, e in base a questo si ha uno sconto che va a ricadere sul costo pubblico dell'energia.
Questa è una soluzione da azzeccagarbugli, che non ha prospettiva e che non ha futuro. Quindi, bisogna porsi davvero il problema della competitività del settore dell'alluminio primario in Italia, sapendo benissimo quello che sta avvenendo in Europa con un processo di delocalizzazione dell'alluminio primario preoccupante, che renderà sempre più dipendente la grande industria italiana dell'automobile, ma anche delle energie alternative, da Paesi extracomunitari. Non solo avremo un costo energetico sempre maggiore, ma avremo una dipendenza dalla materia prima che consente e che ha consentito all'industria italiana di essere prima in determinati settori.
Quindi, è evidente che si sta sbagliando la strategia e questa interpellanza mira a tentare di far comprendere al Governo che bisogna puntare in maniera energica non a sostituire Alcoa. Il tema non è sostituire l'insegna, il tema è quello di creare le condizioni perché qualsiasi insegna possa avere un futuro, perché non ci può essere insegna seria che opera in un settore dove il costo dell'energia è del 60-70 per cento superiore. Sarebbe un imbroglio, sarebbe l'ennesimo tentativo di perdere tempo, sarebbe un'interlocuzione poco seria che certamente non è quella che i lavoratori del Sulcis e della Sardegna si attendono.
Serve rendere competitivo questo stabilimento a prescindere dal proprietario, che sia americano o che sia svizzero, che sia indiano o indonesiano. Ciò che conta è che la Sardegna è fuori mercato, l'Italia è fuori mercato sull'energia, ed è fuori mercato non perché non ci siano le soluzioni infrastrutturali e gestionali nel settore della trasmissione elettrica. Infatti, è stato realizzato il cavo SAPEI, che collega la Sardegna con la penisola italiana, 1000 megawatt di connessione con il resto del Paese.
Ma, nonostante questo, l'ENEL, la multinazionale di Stato, continua pervicacemente ad insistere a utilizzare il ricatto della solitudine e del monopolio elettrico della Sardegna per ricattare e mettere in ginocchio dalla petrolchimica alla piccola industria per arrivare all'alluminio primario: tutto ciò che di produttivo si realizza in Sardegna.
Non è questo il modo di procedere e mi rivolgo al rappresentante del Governo. Bisogna intervenire con l'arma della persuasione, Pag. 101quando questa è sufficiente, o con tutte le altre armi che un Governo autorevole della Repubblica può mettere in campo.
Occorre imporre all'ENEL di fare quello che succede in Francia con l'EDF o con l'ENDESA in Spagna e, cioè, sostanzialmente un accordo bilaterale (l'unico possibile che l'Unione europea accetterebbe) tra due soggetti privati.
Se si vuole ancora percorrere quella strada suicida dell'intervento pubblico per compensare con soluzioni tampone o «azzeccagarbugli» il tema del costo energetico, si andrebbe incontro a sanzioni che hanno già portato ad una condanna dello Stato italiano per 300 milioni di euro e, soprattutto, non hanno risolto il problema. Quindi, il tema è uno: accordo bilaterale tra l'ENEL e lo stabilimento di Portovesme, chiunque sia il soggetto gestore.
Il secondo tema è il contratto di programma per l'alluminio primario in Italia. L'Alcoa, se verrà definitivamente condannata a risarcire 300 milioni, dovrà dare allo Stato questa ingente somma. Che cosa farne? Bisogna assolutamente mettere quelle risorse a disposizione di un contratto di programma nel Sulcis Iglesiente che consenta di rafforzare quella visione strategica dell'alluminio primario che deve mettere in campo soluzioni concrete.
Ad oggi, sento parlare ancora di tavoli tecnici e di possibili avventate sostituzioni dell'Alcoa. Io credo che sia necessario che il Governo dia risposte puntuali anche perché è evidente che i lavoratori e tutto il territorio non possono attendere oltre (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, l'onorevole Pili ci ha posto il problema di considerare la vicenda dell'Alcoa e, insieme, la crisi del Sulcis, come una questione nazionale ed europea ed è esattamente ciò che il Governo sta facendo, anche se qui a rappresentarlo ci sono io, solamente un sottosegretario. Però, è ciò che il Governo sta facendo.
D'altra parte, proprio in questa direzione oggi la Camera dei deputati ha approvato (e il Governo ha espresso un parere favorevole) un ordine del giorno che impegna il Governo: a confermare la rilevanza strategica della produzione di alluminio e ad affrontare i problemi che ostacolano la continuazione della produzione allo stabilimento Alcoa a salvaguardia dei posti di lavoro; a verificare la fattibilità di una proroga (così si è espressa la Camera oggi) per un periodo contenuto delle misure finalizzate alla sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori, tenendo conto delle esigenze di sicurezza del sistema elettrico e aprendo, a tal fine, una interlocuzione anche a livello europeo; a creare le condizioni di concorrenzialità dei prezzi dell'energia elettrica nell'isola, tenuto conto dei minori costi della produzione a carbone; ad intervenire per l'avvio dei lavori del gasdotto Galsi; a contribuire con la regione alle infrastrutture necessarie, in particolare portuali; a chiedere ad Alcoa la sospensione della procedura di mobilità (su questo il Governo ha già avanzato la richiesta, come ho già segnalato rispetto ad un precedente atto di sindacato ispettivo); a individuare possibili nuove compagini imprenditoriali; e, in caso di conferma da parte di Alcoa della chiusura, a chiedere il ripristino ambientale dell'area e la restituzione dei 300 milioni di euro, e via dicendo.
Il Governo ha dato parere favorevole su questo ordine del giorno, ritenendo che la Camera desse una sollecitazione corretta al Governo e, come tale, interpreto anche la sollecitazione che ci viene dall'onorevole Pili, di cui, al di là dei toni, colgo gli aspetti positivi.
Come l'onorevole Pili ricorderà, ho già avuto modo di rammentare, la settimana scorsa, come il Governo ha convocato il tavolo e come a quel tavolo il Governo abbia fatto una precisa proposta di ritiro della procedura di mobilità da parte dell'azienda, Pag. 102in cambio dell'avvio di un negoziato per trovare una soluzione industriale soddisfacente per l'area di Portovesme e, più in generale, per l'insieme delle attività produttive del Sulcis.
L'onorevole Pili ricorderà anche come l'azienda abbia risposto negativamente a questo invito del Governo e come il Governo, come ho già affermato in una precedente comunicazione in quest'Aula, stia adottando tutte le misure di pressione necessarie sull'azienda perché cambi questo atteggiamento e perché si apra una fase costruttiva di negoziato, per garantire un futuro allo stabilimento, alla filiera dell'alluminio e, più in generale, all'area del Sulcis.
Dopo quel tavolo, oltre che continuare con tutti gli strumenti a sua disposizione la pressione sull'azienda, il Governo si è immediatamente attivato per verificare la possibilità di costruire un regime diverso del costo dell'energia nell'isola e che, in particolare, consenta la competitività alla filiera dell'alluminio. In questa chiave stiamo sia attivando i nostri rapporti con l'Unione europea sia ragionando sulle possibilità alternative, per esempio legate, come ricordava l'onorevole Pili, all'utilizzo della centrale ENEL che, in questo momento, è sostanzialmente una centrale tenuta solo a riserva e che, invece, potrebbe, un domani, essere molto interessante utilizzare all'interno del processo produttivo e, quindi, come autoproduzione, consentendo un forte sconto del prezzo dell'energia. Comunque, non escludiamo di chiedere una proroga, come del resto la Camera ci ha sollecitato questa mattina. Ma, naturalmente, sappiamo bene che non è lì la soluzione del problema. Non è una soluzione ma è solo un «tamponamento», dato che siamo interessati a trovare una soluzione a regime.
Per quanto riguarda il futuro dello stabilimento che, naturalmente, dipende molto dalla soluzione a regime del problema del costo dell'energia, ci stiamo attivando anche per risolvere altri problemi che hanno contribuito a determinare la crisi dello stabilimento e, in particolare, le condizioni, come la Camera oggi ci richiama a fare, delle infrastrutture locali che sicuramente hanno bisogno di essere potenziate, in particolare nella portualità ma non solo. Qui stiamo lavorando, insieme con la regione, la provincia e gli enti locali della zona, in un rapporto interistituzionale molto positivo e continuo, nel costruire le soluzioni dal punto di vista infrastrutturale che garantiscano un futuro alla filiera dell'alluminio. Di nuovo, se ragioniamo in termini di filiera, sebbene oggi qui non se ne sia parlato, vi è l'altro tema che è quello di Euroallumina, che l'onorevole Pili conosce benissimo, naturalmente. Anche su quel tema stiamo ragionando e reindividuando soluzioni, insieme con la regione e la provincia. Naturalmente, possiamo operare perché Alcoa decida di rimanere, essa stessa, in quel sito. Però, qui non è un problema di sostituire l'insegna ma, piuttosto, di garantire ad un sito industriale un futuro, indipendentemente dall'insegna che gli starà sopra.
Credo che l'onorevole Pili, che conosce il territorio sicuramente molto meglio di me, capirà bene come questo sia molto importante per i lavoratori di quello stabilimento e quindi per noi preoccuparci di ragionare anche su manifestazioni di interesse che stanno cominciando a pervenire, affinché lo stabilimento possa rimanere aperto indipendentemente dalle decisioni di Alcoa, è un atto di responsabilità verso i lavoratori di quello stabilimento, verso il futuro industriale del Sulcis e del nostro Paese (tornando alla questione iniziale posta dall'onorevole Pili). Naturalmente noi esigeremo che l'azienda, ove mantenga la sua decisione di abbandonare lo stabilimento di Portovesme, lo mantenga in perfetta efficienza e consenta di sviluppare tutte le procedure necessarie affinché si trovi anche l'impresa che sia disposta a garantire il futuro stabile, industriale di quello stabilimento.
Infine, sempre con la regione e la provincia stiamo attivandoci per determinare le condizioni di contesto che vanno sotto il nome - l'onorevole Pili sicuramente lo sa bene - di Piano Sulcis (un piano costruito insieme dalla regione e Pag. 103dalla provincia), che attiva una serie di altre prospettive di crescita per l'area del Sulcis oltre alla filiera dell'alluminio. Anche su questo il Governo sta operando attivamente.

PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di replicare.

MAURO PILI. Signor Presidente, non posso dichiararmi soddisfatto, e non lo sono perché è evidente un atteggiamento del Governo dilatorio. Non aver richiamato in alcun modo da parte del sottosegretario adesso nella risposta l'unica soluzione possibile, che è quella dell'accordo bilaterale tra l'Alcoa o il soggetto che verrà e l'ENEL significa non aver compreso la drammaticità dei 60 giorni che abbiamo davanti. Non vi può essere nessun provvedimento legislativo in materia di energia che possa riguardare gli stabilimenti di produzione primaria dell'alluminio. Non ci può essere nessun provvedimento e di fronte alle parole del sottosegretario (quando dice: la proroga non è una soluzione dell'interrompibilità) ribadisco, per averlo già detto in tempi non sospetti con il Governo Berlusconi in carica, che si trattava di una soluzione azzeccagarbugli che sottraeva il tema sostanziale che era quello di imporre all'ENEL la firma di un accordo bilaterale.
Ma dico che non ci può essere nessun provvedimento legislativo perché c'è (il Presidente del Consiglio lo dovrebbe conoscere e credo lo conosca molto bene) un provvedimento dell'Unione europea che dice e che sostiene, rispetto alla storia della stessa Alcoa in Sardegna e in Italia, che il prezzo dell'energia elettrica fissato allora quando ci fu l'acquisto da parte di Alcoa, dello stabilimento da parte dell'EFIM dipende dal fatto che l'EFIM e Alcoa stabilirono in quel momento un accordo bilaterale con l'ENEL. Allora fu fatto un accordo a 18-20 euro a megawatt/ora e l'Unione europea nel dichiarare di accettare e di riconoscere la validità di quell'accordo disse che esso veniva ratificato per due ragioni: perché era ragionevole sul piano commerciale e soprattutto perché praticato da un fornitore di elettricità con un produttore di alluminio privato.
Nel momento in cui - dice l'Unione europea nel 2005 - è intervenuto un benché minimo sovvenzionamento pubblico, attraverso qualsivoglia soggetto a partecipazione pubblica, la tariffa è stata dichiarata illegittima. Quindi tutti i percorsi, tutte le chiacchiere - mi perdoni sottosegretario - dei tavoli tecnici non hanno ancora capito che siamo alla resa dei conti.
Occorre dare allo stabilimento - e ribadisco: qualsiasi sia l'insegna - una dote energetica preventiva, preliminare, per dare futuro strategico allo stabilimento stesso. E serve un accordo bilaterale di dieci anni, minimo di dieci anni, che consenta a quello stabilimento di rientrare in corsa. L'Alcoa internazionale, l'Alcoa americana, ha stabilito di togliere dal mercato mondiale 531 mila tonnellate di alluminio primario e ha affermato l'intenzione di tagliare tutte quelle fabbriche nel mondo che non hanno i requisiti di economicità. Avendo la fabbrica del Sulcis tutti i requisiti di massimo livello tecnologico, ma avendo soltanto un gap strutturale ed infrastrutturale, che è quello del costo energetico, è evidente che noi dobbiamo fare di tutto qualsiasi sia l'interlocutore. Ahimè, veramente mi sorprende come si parli con una semplicità straordinaria di sostituire Alcoa. Chi è che si candida a governare uno stabilimento che ha un costo energetico, essendo quello stabilimento uno stabilimento energivoro, con un costo superiore del 60-70 per cento? Quale soggetto ha interesse a livello internazionale a gestire quello stabilimento con quei determinati costi? Nessuno. Chiunque si affacci, piccolo o grande soggetto, piccola o grande multinazionale, porrà una questione: il riequilibrio del costo energetico. Non aiuti, non tariffe agevolate, ma tariffe di riequilibrio che mettano il Sulcis, la Sardegna e quello stabilimento alla pari degli altri smelter nazionali e internazionali. Tutte le altre sono chiacchiere. Pag. 104
E aggiungo: se questi problemi di investimento nel Sulcis da parte di altre società ci fossero stati, l'Eurallumina, che è di proprietà di due società, la russa Rusal e la svizzera Glencore, non sarebbe in queste condizioni, non sarebbe chiusa da tre anni. Probabilmente, se ci fosse stato un reale interesse a salvare la filiera dell'alluminio primario, l'Eurallumina non sarebbe chiusa. E tutti voi sapete che senza l'Alcoa l'Eurallumina non ha nessun futuro e, quindi, qualsiasi altra soluzione che venga percorsa non avrà strategia. Inoltre, per definire i confini delle competenze si sta discutendo al tavolo del Governo dei temi infrastrutturali; si tratta, però, di un tavolo inappropriato perché tutti sanno che la competenza sull'infrastruttura portuale non è dello Stato, ma è della regione che bene farebbe ad accelerare l'investimento, l'appalto e la realizzazione di cui da troppi anni si parla senza avere ancora messo in campo una soluzione definita rispetto a quell'intervento.
Così come il livello europeo della verifica si è già concluso. Quando si dice, anche nell'ordine del giorno approvato - non sono intervenuto perché non c'è stata tecnicamente la possibilità di farlo -, che si farà la battaglia per far recuperare i 300 milioni da Alcoa, per quella sanzione comunitaria, si dice una cosa di una gravità inaudita. Infatti, ciò vuol dire pregiudicare anche le ipotesi di vendita, in quanto certamente Alcoa non potrà accettare che, a causa di quella sanzione comunitaria su una legge dello Stato, che è stata data perché in Italia non c'era un riequilibrio energetico rispetto agli altri smelter, debba, non solo perdere lo stabilimento, senza aver avuto i dieci anni di energia concessa ad un costo riequilibrato, ma anche pagare i 300 milioni. E guai a parlare di bonifica ambientale perché se parlassimo di bonifica ambientale, così come è stato scritto nell'ordine del giorno, significherebbe che abbiamo deciso di smantellare l'alluminio primario. Quello stabilimento, non solo deve restare in marcia, ma abbiamo solo sessanta giorni. È evidente, infatti, che Alcoa ha a disposizione sul mercato mondiale una scelta di taglio di 531 mila tonnellate che deve vagliare da qui a giugno. L'accordo bilaterale, quindi, è l'unica strada tecnica, amministrativa, politica ed istituzionale, che può essere perseguita solo attraverso l'autorevolezza del Governo. Se questo non dovesse essere, vuol dire che questo Governo copre l'ENEL, con tutto quello che comporta, ma non l'interesse pubblico dell'ENEL, bensì copre un atteggiamento ricattatorio ai danni della Sardegna.
Infatti, la Commissione europea, con Monti Commissario europeo, ha detto che l'ENEL in Sardegna ha l'obbligo di fornire l'energia elettrica ad un costo che è pari al costo di produzione con un margine di utile di impresa che l'Unione europea definisce tra il 4 e l'8 per cento: niente di più.
Invece, l'ENEL, distorcendo il mercato, cancellando quell'approccio alla liberalizzazione del mercato dell'energia nel nostro Paese e in Europa, la fa pagare il 60-70 per cento in più. Quindi, questo è, sottosegretario. Non perdete ancora tempo. Agite sull'ENEL, chiudete questa vertenza nel più breve tempo possibile perché di piani alternativi oggi non è il momento di parlare. Bisogna risolvere il cuore essenziale del tema che è quello energetico.
Ulteriori dilazioni, ulteriori perdite di tempo fanno perdere anche la pazienza ai tanti lavoratori che in quel territorio davvero sono sottoposti ad una tensione sociale senza precedenti: 3 mila famiglie significano decine di migliaia di persone che rischiano di restare senza il pane quotidiano.
Vi invito a riflettere su questo ed a chiamare l'ENEL al tavolo. Non chiamate altri soggetti. Chiamate l'ENEL, chiamatela alle proprie responsabilità e costringetela a fare quello che l'EDF fa in Francia, che l'Endesa fa in Spagna.
Non siamo, non siete un Governo meno autorevole di quello francese o spagnolo. Avete anche voi l'autorevolezza per farlo. Se non lo fate, vuol dire che state coprendo l'ENEL e i suoi interessi.

Pag. 105

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 26 gennaio 2012, il deputato Giampaolo Dozzo ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare Lega Nord Padania ha proceduto, in pari data, alla sua elezione a presidente del gruppo.
Congratulazioni e auguri all'onorevole Dozzo.

Sull'ordine dei lavori (ore 19).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per segnalare il seguente fatto. Domenica scorsa mi sono recato presso il Tempio ossario di Cargnacco dove riposano i resti di migliaia di soldati caduti in Russia per partecipare all'annuale cerimonia in ricordo di quella drammatica e tremenda tragedia.
A suo tempo avevo presentato una interrogazione al Ministro della difesa circa le condizioni non solo del Tempio ossario, ma anche dell'area circostante.
Devo dire che, proprio in questi giorni, mi è stata recapitata la risposta concernente anche l'ossario di Oslavia dove riposano cinquantamila caduti soldati italiani e austroungarici della Prima guerra mondiale e, per quanto riguarda quel tempio e quell'ossario, la stessa è sicuramente soddisfacente. Mentre devo rilevare che, per quanto riguarda il Tempio ossario di Cargnacco, nella risposta si dice che non risultano situazioni di criticità infrastrutturale o di degrado.
Chiedo scusa, signor Presidente, chiederei di suggerire al Ministro, che probabilmente ha firmato la risposta istruita dagli uffici preposti, che sarebbe opportuno, prima di scrivere queste cose in un atto ufficiale, che se non il Ministro stesso qualche suo emissario si recasse colà, cioè presso il Tempio ossario di Cargnacco a constatare che, invece, una situazione di degrado purtroppo persiste. Ciò, nonostante l'impegno e la buona volontà degli alpini, di altre istituzioni e dello stesso comune di Pozzuolo del Friuli che stanno supplendo ad un dovere che, invece, è dell'Ente Onorcaduti, che lamenta certamente scarse risorse a disposizione per intervenire su diversi monumenti in ricordo dei caduti in giro per il nostro Paese. Ma credo che sia un dovere morale, prima ancora che politico e amministrativo, intervenire su questi luoghi dove riposano le spoglie di soldati italiani che hanno compiuto il loro dovere e che sono stati vittima della follia, del regime fascista che ha inviato migliaia di alpini con scarso equipaggiamento nella tremenda campagna di Russia.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, provvederemo a sottoporre le sue osservazioni al Ministro competente, posso però suggerirle di reiterare la presentazione di un atto ispettivo in materia.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 30 gennaio 2012, alle 15:

1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace Pag. 106e di stabilizzazione, nonché disposizioni urgenti per l'Amministrazione della difesa (C. 4864-A).
- Relatori: Frattini, per la III Commissione; Cirielli, per la IV Commissione.

2. - Discussione della mozione Donadi ed altri n. 1-00826 concernente iniziative per il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale.

3. - Discussione della mozione Della Vedova e Toto n. 1-00828 concernente iniziative volte a favorire lo sviluppo delle reti a banda larga.

La seduta termina alle 19,05.

ERRATA CORRIGE

Nelle pagine di seguito elencate relative alla seduta del 24 gennaio 2012:
a pagina II, seconda colonna, quindicesima riga;
a pagina V, seconda colonna, terza riga;
a pagina V, seconda colonna, settima riga;
a pagina 10, seconda colonna, quart'ultima riga;
a pagina 11, prima colonna, prima riga,
la parola «della legislazione», si intende soppressa.

Pag. 107

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLE MOZIONI NN. 1-00826 E 1-00828

Mozioni n. 1-00826 - Contrasto all'evasione e all'elusione fiscale

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 25 minuti
Grande Sud - PPA 6 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 108

Mozioni n. 1-00828 - Sviluppo delle reti a banda larga

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 25 minuti
Grande Sud - PPA 6 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4865-A/R - odg 9/17 437 429 8 215 90 339 24 Resp.
2 Nom. odg 9/4865-A/R/114 449 441 8 221 59 382 24 Resp.
3 Nom. odg 9/4865-A/R/115 448 422 26 212 55 367 24 Resp.
4 Nom. odg 9/4865-A/R/116 450 428 22 215 56 372 24 Resp.
5 Nom. odg 9/4865-A/R/117 452 443 9 222 52 391 24 Resp.
6 Nom. odg 9/4865-A/R/118 463 439 24 220 57 382 24 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.