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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 576 di mercoledì 25 gennaio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 14,55.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 23 gennaio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Tommaso Foti, Jannone, Pescante e Paolo Russo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti.

(Misure per garantire un adeguato servizio di trasporto ferroviario con riferimento al territorio della Puglia - n. 3-02036)

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02036, concernente misure per garantire un adeguato servizio di trasporto ferroviario con riferimento al territorio della Puglia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Ministro, mentre la stampa nazionale celebra le meraviglie dei collegamenti con Parigi e Monaco di Baviera, con treni super moderni e super veloci e tariffe super competitive, vi è una metà dell'Italia che guarda questo film da qualche «cinemino» dell'anteguerra. È l'Italia meridionale, è la Puglia, ormai finita su un binario morto, come commenta La Gazzetta del Mezzogiorno, a causa della politica di Trenitalia, che effettua drastiche riduzioni nei collegamenti tra nord e sud, sopprime le linee notturne, utilizza materiale ferroviario usurato, obbliga a fare scalo rimuovendo i percorsi diretti, aumenta il costo dei biglietti e diminuisce i posti destinati alla seconda classe, effettuando così una chiara scelta classista.
Vogliamo sapere che cosa il Governo intende fare per porre fine a questo grande disagio.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, nell'ambito del trasporto ferroviario il servizio universale, teso a garantire il diritto alla mobilità, comprende quei treni di media e lunga percorrenza che, per poter essere Pag. 2effettuati, necessitano di una contribuzione pubblica, definita nell'ambito di un contratto di servizio pubblico, in quanto presentano un conto economico negativo.
Richiamo brevemente la storia e inquadro il tema: onorevole Pisicchio, sappia che l'argomento che ha sollevato è certamente alla mia attenzione.
L'offerta ferroviaria assicurata dal contratto di servizio valido per il periodo 2009-2014 garantisce i collegamenti necessari alla continuità territoriale di aree collocate nel sud del Paese con il territorio nazionale caratterizzati da una domanda particolarmente debole, e quindi da un elevato differenziale tra costi e ricavi.
L'individuazione del volume dei servizi contribuiti nell'ambito del secondo periodo contrattuale 2012-2014 non ha potuto fare a meno di tenere conto delle perdite evidenziate dal gestore del servizio Trenitalia, che si attestano a circa 134 milioni di euro per l'anno 2011.
Occorre osservare che è ancora in corso la verifica con il Ministero dell'economia e delle finanze della quantificazione dell'ammontare delle risorse che consentano le condizioni di equilibrio economico e finanziario del contratto, considerato che le risorse destinate al trasporto ferroviario nazionale sono iscritte nel bilancio dello Stato come stanziamenti rimodulabili.
Tale dato riveste un ruolo determinante anche ai fini della definizione del perimetro dei collegamenti da coprire con oneri a carico del servizio pubblico.
Pertanto, allo stato, a seguito di un confronto con Trenitalia, destinato a proseguire, teso ad individuare le ulteriori e necessarie rimodulazioni dei servizi, si è ritenuto di costruire il perimetro dell'offerta a risorse invariate rispetto a quanto messo a disposizione nel primo periodo contrattuale 2009-2011.
Ciò ha comportato una riduzione della percorrenza dei treni notte, più costosi e meno frequentati, in coerenza con la tendenza in atto sui mercati europei, ma senza pregiudicare in alcun modo la possibilità da parte dell'utenza di raggiungere le destinazioni finali. Ciononostante, si è comunque provveduto ad assicurare il servizio sulle direttrici nord-sud del Paese con la previsione di hub a Roma e Bologna, con il proseguimento del viaggio in alta velocità e fissando contestualmente una speciale tariffa per l'utenza delle regioni meridionali, senza gravi pregiudizi per i tempi di percorrenza.
Pertanto, per il 2012 è stato definito un programma di rimodulazione dei collegamenti del servizio universale che, per quanto riguarda la Puglia, ha previsto: l'attestamento sull'hub di Bologna dei collegamenti intercity giorno; cinque coppie di treni e intercity notte; quattro coppie di treni dalla Puglia da e per il nord; la soppressione della coppia di intercity notte Milano-Bari-Taranto-Reggio Calabria e viceversa, che presentava indici di frequentazione estremamente bassi; la soppressione dei collegamenti notturni periodici; la limitazione al fine settimana dell'effettuazione della coppia di intercity notte Lecce-Roma e viceversa.
Il primo impatto che l'attuale offerta ha comportato sul sistema ferroviario della regione Puglia ha fatto, tuttavia, emergere con forza le difficoltà riscontrate dall'utenza. È, quindi, intenzione del Governo promuovere idonee soluzioni atte a porre rimedio ai disagi arrecati.
Segnalo, al riguardo, che il 17 gennaio il Presidente del Consiglio ha incontrato i Presidenti delle regioni meridionali, tra cui il governatore Vendola, assicurando che il tema della mobilità del sud rappresenta una priorità nell'azione di Governo e ha garantito loro la propria disponibilità ad individuare una soluzione condivisa sul tema del trasporto ferroviario di lunga percorrenza.
Per quanto concerne - e concludo - il servizio di trasporto merci da Bari al porto di Napoli, Trenitalia Spa ha comunicato che sta portando avanti iniziative negoziali per favorire la ripresa di tale relazione con nuovi interlocutori...

PRESIDENTE. La prego di concludere, signor Ministro.

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CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti.. ..disponibili ad operare in sinergia.

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, l'apprezzamento per l'attenzione riservata dal Governo alle ragioni del diritto di circolazione dei cittadini meridionali non può, però, cancellare la persistenza dei problemi drammatici di sperequazione tra nord e sud.
Se la risposta governativa sullo sviluppo delle reti, recentemente ed opportunamente affermata dal CIPE, come è stata evocata, è carica di senso in una prospettiva futura, resta oggi il problema irrisolto di un intervento del tutto insufficiente da parte delle Ferrovie. Ricordo ancora che, mentre la rete ferroviaria è bene dello Stato, i mezzi con cui si effettuano i servizi non lo sono.
In questo salutare avvento di liberalizzazioni ci domandiamo se non sia utile incoraggiare una sana concorrenza nel settore ferroviario, immaginando che, sul piano europeo, almeno cinque o sei attori potrebbero animare il mercato, a beneficio delle popolazioni oggi mortificate dall'uso del ruolo monopolistico.
Ci domandiamo, inoltre, se sulla nuova Autorità per le reti, affinché non resti solo un elegante ammiccamento alla cultura anglosassone, non incomba anche l'onere di garantire, oltre che una migliore libertà di accesso per gli attori, anche l'eguaglianza dei diritti tra i cittadini del nord e quelli del sud perché questa funzione discende direttamente dalla previsione costituzionale e non potrà mai essere resa subalterna a nessun principio, neanche al più inesorabile principio mercatista (Applausi del deputato Cambursano).

(Iniziative del Governo in merito all'applicazione dell'articolo 37 dello Statuto della regione siciliana, anche con riferimento alle agitazioni in atto in Sicilia - n. 3-02037)

PRESIDENTE. L'onorevole Briguglio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Granata n. 3-02037 concernente iniziative del Governo in merito all'applicazione dell'articolo 37 dello Statuto della regione siciliana, anche con riferimento alle agitazioni in atto in Sicilia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario. Le ricordo che ha un minuto a disposizione.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, il movimento di protesta partito dalla Sicilia, ma che ormai ha coinvolto gran parte del territorio nazionale e che interessa autotrasportatori, commercianti, agricoltori e pescatori, pone una domanda di tipo sociale al Governo.
Il Governo ha comunque fatto bene a stroncare l'illegalità, ma dobbiamo ascoltare questo movimento di protesta in relazione al prezzo del carburante, in relazione all'attuazione, per quanto riguarda la Sicilia, dell'articolo 37 dello Statuto siciliano affinché parte del reddito prodotto sul territorio siciliano rimanga sul territorio stesso, anche se alcune imprese - soprattutto quelle che si occupano della raffinazione del petrolio - hanno sede altrove e anche in relazione al recente provvedimento sulle liberalizzazioni.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Briguglio.

CARMELO BRIGUGLIO. Dobbiamo liberare le pompe di benzina dalla proprietà delle compagnie petrolifere. Cosa vuole fare il Governo?

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere. Le ricordo che ha tre minuti a disposizione.

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CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, in merito alla recente protesta posta in essere dagli autotrasportatori siciliani, evidenzio, innanzitutto, che la stessa è portata avanti da movimenti spontanei ed isolati e da associazioni che non sono rappresentative a livello nazionale.
Il Governo, in data 11 gennaio, ha già incontrato le associazioni maggiormente rappresentative del settore e con le stesse ha raggiunto un'intesa su diversi punti, come dimostra la sospensione del fermo a livello nazionale.
In ordine alle problematiche evidenziate dai trasportatori siciliani, rammento che alle lamentate carenze infrastrutturali il Governo cercherà di fare fronte, oltre che attraverso il piano nazionale per il sud, destinando al settore dell'autotrasporto 30 milioni di euro, finalizzati all'utilizzo delle autostrade del mare (Ecobonus).
Per quanto riguarda i tempi di pagamento, ricordo che la legge n. 127 del 2010 ha modificato l'articolo 83-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, prevedendo che i tempi di pagamento delle fatture inerenti al contratto di trasporto non possono, anche in caso di accordo tra le parti, eccedere i 60 giorni e ha inasprito le sanzioni nel caso in cui il pagamento avvenga oltre il novantesimo giorno.
Sul tema dei pedaggi autostradali rammento che il settore dell'autotrasporto è destinato ad una riduzione compensata dei pedaggi autostradali, pari nel 2012 a 170 milioni di euro, senza considerare che in generale il decreto-legge n. 1 del 2012 è intervenuto anche a tale riguardo.
Evidenzio, altresì, che nel medesimo decreto-legge, all'articolo 61, è stata approvata la norma che prevede il rimborso delle accise sul gasolio a favore del settore su base trimestrale, non più annuale. Inoltre, sono stati inserite importanti norme finalizzate anche ad una riduzione dei premi assicurativi e dei costi del carburante.
Sul prezzo dei carburanti rilevo che, nell'ultimo periodo, i prezzi consigliati dalle compagnie petrolifere operanti in Sicilia risultano sostanzialmente omogenei a quelli consigliati nelle altre regioni, anche se in Sicilia le previsioni di sconto risultano meno interessanti a causa della minore efficienza della rete.
È, inoltre, da considerare che la normativa regionale siciliana non ha ancora recepito il decreto legislativo n. 32 del 1998, recante norme in materia di razionalizzazione del sistema di distribuzione dei carburanti.
Per di più l'Antitrust ha appena richiesto alle undici compagnie petrolifere informazioni per verificare l'andamento dei prezzi dei carburanti nella regione siciliana ed eventuali anomalie. Qualora venissero acquisiti elementi anomali sui prezzi consigliati agli impianti siciliani, sia della rete stradale che autostradale, in relazione ai prezzi consigliati sugli altri impianti delle regioni del sud e ai prezzi medi nazionali, si potrà procedere con le opportune iniziative anche da parte del Ministero.
In merito, poi, alla specifica richiesta degli onorevoli interroganti circa la piena applicazione dell'articolo 37 dello Statuto della regione siciliana, il Ministero dell'economia e delle finanze, competente in materia, ha precisato che, per dare attuazione a questa disposizione, è stato emanato il decreto legislativo n. 241 del 2005, il quale, all'articolo 1, prevede che, in base all'articolo 37 dello Statuto, le relative quote di competenza fiscale dello Stato sono trasferite alla regione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Passera.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Simmetricamente sono trasferite alla regione competenze previste dallo Statuto fino ad ora esercitate dallo Stato. Questa norma rinvia ad un successivo decreto dirigenziale del Ministero dell'economia e delle finanze di intesa con l'assessorato regionale, che allo stato è all'attenzione delle parti, ma non risulta ancora adottato in ragione delle divergenze Pag. 5interpretative in merito al portato del predetto articolo 1 del decreto legislativo n. 241 del 2005.

PRESIDENTE. L'onorevole Briguglio ha facoltà di replicare.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la risposta e le rivolgo delle sollecitazioni affinché questo Governo arrivi a dare piena attuazione all'articolo 37 dello Statuto della regione siciliana, visto che c'è una procedura non concluda o, per così dire, un contenzioso tra Stato e regione siciliana - ma io credo che si possa risolvere - e a dare una risposta che ha una valenza fortemente sociale.
Diciamo che i siciliani pagano un alto costo in termini ambientali e in termini anche di patologie gravi quali tumori e leucemie, soprattutto nelle aree ad alto rischio ambientale. È necessario che ci sia un «ritorno» sociale. Questo è il significato vero dell'articolo 37 dello Statuto.
Prendo anche atto dell'indagine dell'Antitrust - attivata peraltro dal governo regionale - sul prezzo del carburante in Sicilia. È un'indagine sulle undici compagnie petrolifere che operano in Sicilia. Se vi saranno dei risultati anomali, chiediamo che il Governo si faccia carico dei relativi provvedimenti.
Peraltro, io credo comunque che il Governo - l'ho detto prima - al di là degli interventi di ordine pubblico necessari perché il cittadino incolpevole non paghi la protesta, stia in attesa e soprattutto in ascolto di questo movimento di protesta.
Manteniamo tali movimenti sui binari corretti o meglio di correttezza, ma è necessario dare una risposta a questa domanda sociale, perché non esca dai binari, in cui noi la vogliamo mantenere, che sono quelli della democrazia e dell'osservanza delle leggi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Problematiche concernenti l'ipotesi di cessione della gestione della rete da parte dell'azienda di telecomunicazioni Wind - n. 3-02038)

PRESIDENTE. L'onorevole Cimadoro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-02038, che riguarda le problematiche concernenti l'ipotesi di cessione della gestione della rete da parte dell'azienda di telecomunicazioni Wind (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
Onorevole Cimadoro, conoscendola, le ricordo che ha un minuto per illustrare la sua interrogazione. «Conoscendola» è un complimento.

GABRIELE CIMADORO. Perché, mi dilungo spesso? Questo interloquire iniziale non è conteggiato nel tempo, naturalmente. Grazie, comunque, signor Presidente.
Signor Presidente, signor Ministro, lei conosce probabilmente molto meglio di noi la vicenda della Wind, di cui noi ci facciamo carico oggi con questo question time, perché riteniamo che sia una vicenda abbastanza importante.
Riteniamo anche - in questi giorni si parla di liberalizzazione - che, in ordine a certe aziende che potrebbero essere strategiche (e la Wind potrebbe anche essere una di quelle), dovremmo comportarci come fanno altre nazioni, la Francia, la Germania e l'Inghilterra stessa, ossia rientrare in una strategia più generale, cercare di tenerle controllate e dar loro la possibilità di potersi sviluppare all'interno del nostro territorio, senza che vi siano aggressori esterni che vengono ad acquisire e poi a decespugliare.
Non sembra che la Wind stia colando a picco anzi, gli utili sono in crescita e i debiti in diminuzione. Di questo ci stiamo preoccupando, perché per ora si tratta di 1.600 dipendenti, ma la Wind, come tutti sappiamo, ne ha quattromila. Su questa vicenda ci aspettiamo molto dal Governo.

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PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, da tempo la società Wind, tra i maggiori gestori internazionali di servizi telefonici, ha comunicato la propria volontà di esternalizzare la gestione della propria rete, le cosiddette «field operations», per la telefonia fissa e mobile, mantenendone tuttavia la proprietà. È una scelta che altri operatori del settore hanno già adottato. Il 14 giugno 2011 infatti è stata sottoscritta da Vodafone e dalle organizzazioni sindacali un'intesa che prevede l'esternalizzazione ad Ericsson della gestione della rete mobile. L'operazione ha interessato 350 lavoratori. Ai fini di procedere all'esternalizzazione della rete, è stata indetta da Wind una gara internazionale per acquisire proposte e offerte dai maggiori produttori globali di sistemi di telecomunicazione. Dopo una prima selezione, la società ha comunicato che sono stati ammesse alla short list finale le proposte formulate dalle società Ericsson e dalle società Huawei. I lavoratori Wind che oggi operano nelle field operations sono circa 1.600, equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale ed è previsto il loro completo trasferimento alla società aggiudicataria della gara. La commessa avrà durata quinquennale e richiede all'assegnatario di garantire l'occupazione nel suo complesso, oltre che i relativi trattamenti economici in essere per i lavoratori Wind. L'operazione è stata avviata formalmente lo scorso autunno ma è stata bloccata a seguito dell'acuirsi delle proposte dei lavoratori che si sono dichiarati contrari all'operazione. Nelle scorse settimane le organizzazioni sindacali hanno interessato della problematica il Ministero dello sviluppo economico, con l'obiettivo di avviare un confronto di merito con l'azienda. Il tavolo di confronto presso lo stesso Ministero è stato convocato per il prossimo 27 gennaio alla presenza dei vertici aziendali e delle segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali di categoria. Il Ministero in tal modo ha ritenuto di confermare il suo impegno per tutelare, dovunque possibile, l'occupazione, le condizioni di lavoro e le competenze professionali delle maestranze. Queste, dunque, saranno le finalità del tavolo di confronto, naturalmente nel quadro della normativa vigente e della libertà contrattuale tra le parti. In questa prospettiva condivido il richiamo degli onorevoli interroganti alla necessità che il Governo attivi un confronto con tutti gli operatori del settore, per avere garanzie sullo sviluppo delle reti, la loro qualità e l'upgrade tecnologico. Sarà mia cura attivarmi in questa direzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Cimadoro, ha facoltà di replicare per due minuti.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, signor Ministro, al di là delle buone dichiarazioni fatte, purtroppo - ed è per questo che siamo abbastanza preoccupati - Wind ci ha già dato prova della sua manchevolezza. Non so se lo ricorda, ma un call center della Wind, a Sesto San Giovanni, con 275 dipendenti, è stato ceduto alla società Omnia service center che è fallita, ha chiuso, ed oggi 275 operatori che prima andavano a meraviglia sono senza lavoro. Perciò ci viene qualche dubbio e nell'ambito dell'incontro che avete organizzato - e di questo vi ringrazio perché evidentemente avete un occhio di attenzione rispetto ai drammi del nostro Paese - il 27 gennaio prossimo, presso Wind, non vorrei, come dice lei nella sua dichiarazione, che costoro «garantissero» solamente, poiché dovremmo obbligarli a tenersi i 1.600 dipendenti. Ma soprattutto, lo ripeto, sono preoccupato, al di là delle scelte strategiche ed economiche, anche delle scelte strategiche nazionali. Si tratta di un settore, di un asset importantissimo che non vorremmo mai che finisse in mani straniere. Che restasse sotto il controllo del nostro territorio sarebbe la cosa più piacevole, ma sarebbe addirittura bello se venisse garantito il posto di lavoro ai 1.600 dipendenti, perché siamo sicuri che questa è solo la prima tranche. Ci sono gli altri 3.400 dipendenti...

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PRESIDENTE. La prego di concludere.

GABRIELE CIMADORO. ...che sono in agitazione e non hanno un avvenire sicuro o, meglio, loro stessi non sentono il loro avvenire sicuro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per garantire un efficiente servizio di consegna della posta da parte di Poste italiane - n. 3-02039)

PRESIDENTE. L'onorevole Lusetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02039, concernente iniziative per garantire un efficiente servizio di consegna della posta da parte di Poste italiane (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, signor Ministro, parliamo delle poste, appunto, tema che lei conosce, perché da tanto tempo ormai in diverse parti d'Italia i cittadini segnalano disservizi pesanti nel recapito della corrispondenza da parte di Poste italiane Spa. È evidente che i ritardi possono causare danni economici alle persone, ad esempio quelle che hanno le bollette in scadenza (del gas, della luce, del telefono), oppure anche alle società (parlo della scadenza di fatture, oppure di polizze assicurative). Ebbene, tutto ciò comporta l'invio di solleciti, richieste di pagamento con sanzioni e interessi di mora. A questo punto le chiedo - Ministro - se il suo Ministero intenda verificare la natura e la causa di questi disservizi alla luce del fatto che nel decreto-legge - che lei conosce - di dicembre è stata soppressa l'Agenzia nazionale di regolamentazione del servizio postale, affidandone le competenze all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. La questione è molto semplice: cosa intende fare il Governo per garantire un servizio postale adeguato, efficiente, preciso, e degno di un Paese moderno?

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, con riferimento ai disservizi segnalati dagli onorevoli interroganti la società Poste italiane ha precisato quanto segue. Per ciò che concerne la situazione del recapito negli uffici postali della riviera del Brenta e le giacenze segnalate presso il centro di smistamento di Mestre la società ha evidenziato che a fine 2011 sono state effettivamente registrate delle giacenze di corrispondenza presso il centro di Dolo riconducibili al periodo di piccolo traffico natalizio, che comunque sono state tempestivamente azzerate. In merito alla situazione dei centri di recapito di Palermo, invece, Poste italiane ha precisato che lo scorso 16 gennaio è stata effettuata un'apposita verifica da parte dei responsabili aziendali da cui è stato possibile riscontrare quantitativi di giacenza molto lontani da quelli denunciati dalle organizzazioni sindacali e riportati dalle testate giornalistiche. Per quanto riguarda la situazione della provincia di Ragusa, la società ha segnalato che le modalità di svolgimento del servizio risentono della morfologia del territorio, composto prevalentemente da contrade situate in zone montane con diffuse carenze di toponomastica.
Secondo quanto riferito dalla società infine non risulterebbero denunce da parte dell'Unione nazionale consumatori o dal Codacons di Chieti risalenti allo scorso mese di novembre. Vale la pena di segnalare che il 16 novembre è stato firmato dall'amministratore delegato di Poste italiane e dai rappresentanti delle 19 associazioni che aderiscono alla consulta delle associazioni l'accordo che istituzionalizza e valorizza ulteriormente il dialogo reciproco, con l'obiettivo di migliorare costantemente la qualità dei servizi, dando il via al cosiddetto cantiere consumatori ovvero al tavolo di consultazione permanente per l'esame dei diversi temi di interesse dei cittadini.
Per quel che concerne le attività ispettive effettuate dal Ministero dello sviluppo economico si segnala che nel corso dell'anno Pag. 82011 è stata condotta una attività di monitoraggio sul conseguimento degli obiettivi di qualità e il rispetto degli standard di servizio previsti dalla vigente normativa di settore. Inoltre una attività straordinaria di verifica ispettiva è stata predisposta attraverso gli ispettorati territoriali del Ministero al fine di accertare l'entità delle criticità verificate sull'intero territorio nazionale. Il Ministero ha sempre assicurato anche piena collaborazione alle associazioni dei consumatori utenti rendendosi disponibile a fornire ogni informazione utile acquisita nella propria attività di vigilanza, e agevolando in tal modo la risoluzione delle controversie con l'utenza.
Come è noto l'articolo 21, comma 13, del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito in legge n. 214 del 2011 ha previsto, tra l'altro, l'attribuzione delle funzioni di vigilanza nel settore postale all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. In questa fase ancora di transizione, nello spirito di massima collaborazione, il Ministero ha già segnalato all'Agcom l'urgenza di raggiungere a breve la piena operatività, anche ai fini di controllo della regolarità del servizio di recapito della rete postale. Questo detto, c'è anche il mio impegno personale ad assicurare che le Poste facciano bene la parte corrispondenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Lusetti ha facoltà di replicare.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, prendo atto delle giustificazioni che Poste italiane hanno dato nei confronti di questa interrogazione con riferimento anche ad alcuni aspetti particolari, e apprezzo anche l'impegno personale che il Ministro, nel suo intervento, ha inteso riferire in quest'Aula proprio perché conosce bene il settore delle poste, perché in un'altra stagione della sua vita professionale - come lei sa, Ministro - ha avuto il compito di trasformare dieci anni fa le poste (noi eravamo già in questo Parlamento) e quindi di occuparsene direttamente. Però, come dice Adriano Celentano in una famosa canzone, «passano gli anni, ma otto son lunghi».
Otto sono gli anni passati da quando lei ha lasciato le Poste e, poi, è arrivato al Governo. In questo periodo abbiamo avuto prodotti postali, mail, una rete telefonica tipo PosteMobile, servizi finanziari, bancoposta, postamat, carte di credito, però noi non possiamo dimenticare il compito principale che hanno le poste e le telecomunicazioni, cioè recapitare puntualmente e regolarmente la posta ai cittadini, giovani o vecchi che siano, in pianura o in montagna, in città o in campagna, nelle aree metropolitane o nelle grandi periferie urbane. Questo è il compito che hanno le Poste. Vorrei, apprezzando questo impegno, ricordare che, in questi giorni, nelle sale cinematografiche, vi è un film molto bello, con gli attori Bisio e Siani, Benvenuti al nord, che, appunto, trae spunto dalle Poste. Noi non vogliamo che si perpetui in qualche modo l'efficientismo di quel progetto pilota del film, non dobbiamo esasperare l'efficienza di un modello, ma vogliamo semplicemente far sì che la posta arrivi puntuale e regolarmente.

(Intendimenti del Governo per il superamento della situazione dei ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione - n. 3-02040)

PRESIDENTE. L'onorevole Misiani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boccia n. 3-02040, concernente intendimenti del Governo per il superamento della situazione dei ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, la questione del ritardo dei pagamenti nelle transazioni commerciale sta assumendo dimensioni abnormi e insostenibili. Il pubblico deve 90 miliardi di euro alle imprese e anche nelle transazioni tra privati siamo agli ultimi posti in Europa per la velocità dei pagamenti. Il problema si Pag. 9sta aggravando con la crisi economica e necessita di una risposta rapida. Esiste una nuova direttiva comunitaria che va recepita nella nostra legislazione entro il marzo del 2013. Credo che la crisi ci imponga un'accelerazione rispetto a quella scadenza. Il Parlamento si è più volte occupato della questione con il disegno di legge Beltrandi, il disegno di legge Mastromauro, la legge comunitaria 2011 che, all'articolo 14, ha recepito parte della direttiva e lo Statuto delle imprese che ha dato al Governo una delega su questo tema. Infine, il decreto-legge liberalizzazioni, da quanto leggiamo sulla stampa, affronta almeno in parte - ed è un primo importante segnale - la questione dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Noi chiediamo, con questa interrogazione al Governo, la tempistica del recepimento della direttiva nel suo complesso tra pubblico e privato e nelle transazioni tra privati.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il tema è veramente importante, vi espongo un po' la situazione e quello che intendiamo fare. Il recentissimo decreto-legge in materia di liberalizzazioni contiene, all'articolo 35, una serie di misure volte ad accelerare il pagamento dei crediti commerciali per forniture di beni e servizi alla pubblica amministrazione esistenti alla data di entrata in vigore di tale provvedimento. In particolare, vengono incrementate le dotazioni dei fondi speciali per pagare i residui passivi pendenti di parte corrente e conto capitale dello Stato, con euro 2 miliardi 700 milioni, e del Fondo per l'estinzione dei debiti pregressi delle amministrazioni centrali, per 1 miliardo. È prevista la possibilità di estinzione dei crediti maturati alla data del 31 dicembre 2011, anche mediante assegnazione di titoli di Stato entro il limite di 2 miliardi di euro. È prevista, inoltre la sospensione del regime di tesoreria unica fino a tutto il 2014 e la razionalizzazione della gestione delle risorse liquide ed esigibili degli atenei.
Per quanto concerne, poi, l'attuazione della direttiva 2011/7/UE sui ritardi di pagamento, già nell'articolo 10 dello Statuto delle imprese è presente una delega al Governo per il recepimento della suddetta direttiva da attuarsi come modifica al decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231 di recepimento della precedente direttiva in materia. Segnalo, inoltre, che l'atto Camera n. 4623, ossia la legge comunitaria 2011, così come è licenziato dalla XIV Commissione, attua la citata direttiva; in particolare, all'articolo 14, dà attuazione diretta alle norme della direttiva che riguardano i ritardi di pagamento tra imprese e delega il Governo ad adottare i decreti legislativi per dare attuazione alla direttiva relativamente ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali tra imprese e pubblica amministrazione. Lo stesso articolo prevede l'istituzione, presso il Ministero dello sviluppo economico, di un tavolo tecnico, al quale partecipano le associazioni maggiormente rappresentative delle imprese, al fine di promuovere l'adozione di codici di autoregolamentazione che prevedano termini di pagamento definiti e un adeguato procedimento per trattare tutti i pagamenti oggetto di controversia, nonché qualunque iniziativa ritenga di assumere finalizzata a sviluppare una cultura del pagamento rapido, cioè in tempo.
Al riguardo, potrebbe nutrirsi una qualche perplessità per la prevista attuazione in tempi separati per le imprese e per la pubblica amministrazione. In ogni caso è intenzione del Governo sostenere con efficacia una rapida attuazione della direttiva europea sui pagamenti, quindi possibilmente anche in anticipo, operando in sinergia con il Parlamento, anche presentando opportuni emendamenti ove necessario al fine di individuare i più opportuni criteri di delega e dar loro una tempestiva attuazione, nell'ambito del rafforzamento di una cultura di correttezza e Pag. 10buona fede tra amministrazioni e imprese. Tutto ciò senza mettere in discussione gli obiettivi di finanza pubblica che il nostro Paese ha preso a livello europeo.

PRESIDENTE. L'onorevole De Micheli, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, signor Ministro, apprezziamo la disponibilità, la consapevolezza e anche la determinazione, molto evidente nei toni, con cui lei si approccia in quest'Aula e anche si è approcciato in altre sedi alla vicenda relativa alla direttiva comunitaria sui pagamenti e, in particolar modo, alla questione veramente drammatica dei pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Apprezziamo anche la conferma da parte sua che nella stesura definitiva del decreto-legge sulle liberalizzazioni sono previsti i 5 miliardi, all'articolo 35. Conosciamo la vicenda dell'ulteriore delega nell'articolo 14 del disegno di legge comunitaria, che probabilmente arriverà in questa Aula tra qualche giorno, ulteriore delega che viene al Governo, così come l'articolo 10 dello «statuto delle imprese».
Segnaliamo però e lo facciamo compartecipando sempre più concretamente, anche con ulteriori proposte che porteremo alla sua attenzione, che in questo caso il fattore tempo non è una variabile indipendente. E ci sono alcune ragioni determinanti. Non mi soffermo sulla drammaticità della situazione di alcune imprese che corrono il rischio di chiudere e di dover licenziare i loro dipendenti. Lei sa che la desertificazione industriale poi dopo non si compensa con qualche anno di tranquillità sul piano della crescita. Le tre questioni fondamentali sono che senza il pagamento della pubblica amministrazione alle imprese, le mettiamo in una crisi di liquidità permanente, che oltre a mettere in crisi la gestione ordinaria impedisce investimenti.
Noi tutti sappiamo quanto questo Paese abbia bisogno di investire. In secondo luogo il pagamento porterebbe anche una forte riduzione del debito bancario: non dimentichiamo che questi 90 miliardi sono tutti anticipati presso le banche, con un costo molto elevato per le imprese, per le banche stesse e con, di fatto, un effetto peggiorativo di credit crunch sulle imprese stesse.
Concludo, signor Presidente, non è secondaria nemmeno la questione legata alla finanza pubblica. Sappiamo bene che oggi questi 90 miliardi non esistono in contabilità. Non esistono. Vengono definiti debiti commerciali. Il rischio è che vengano messi di imperio dall'Unione europea dentro al bilancio pubblico. Questo diventerebbe un vero problema per la nostra situazione finanziaria.

(Iniziative per liberalizzare i settori bancario, assicurativo, dei trasporti e dell'energia - n. 3-02041)

PRESIDENTE. L'onorevole Meroni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-02041, concernente iniziative per liberalizzare i settori bancario, assicurativo, dei trasporti e dell'energia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FABIO MERONI. Signor Presidente, signor Ministro, la difficile situazione internazionale ha determinato gravi ripercussioni anche sul nostro Paese. Nella già difficile crisi economica si affianca l'inadeguatezza dell'attuale Governo, che ha incentrato la propria politica volta al contenimento del deficit solo su misure caratterizzate da un aumento indiscriminato dell'imposizione fiscale in luogo della diminuzione della spesa pubblica. Il bilancio dell'attuale Governo in materia di politiche di sviluppo economico può, pertanto, definirsi già da oggi fallimentare. La tanto annunciata «fase 2» dell'azione economica del Governo si esaurisce in alcune misure di liberalizzazione delle professioni e delle attività commerciali che prefigurano dei vantaggi competitivi a favore solo dei grandi operatori, a discapito delle Pag. 11centinaia di migliaia di piccoli operatori, che da sempre caratterizzano il tessuto commerciale italiano.
La situazione in atto richiederebbe politiche economiche in grado di tutelare i nostri produttori, di rilanciare la competitività del nostro sistema, di aumentare la produttività del lavoro, di implementare la dotazione infrastrutturale e tecnologica del Paese, mentre, al contrario, le proposte di falsa liberalizzazione produrranno effetti opposti e cioè la marginalizzazione dei piccoli operatori economici...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Meroni, avrà tempo nella replica.
Il Ministro dello sviluppo economico, e delle infrastrutture e dei trasporti Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, rilanciare la competitività del nostro sistema, aumentare la produttività del lavoro, implementare la dotazione infrastrutturale e tecnologica del Paese sono sicuramente obiettivi che consideriamo prioritari del nostro lavoro.
Il Governo è in carica da due mesi e nel Consiglio dei ministri del 20 gennaio ha approvato una serie di riforme strutturali a largo raggio sulla concorrenza ed il potenziamento delle infrastrutture, diretti in primo luogo al lavoro ed in particolare alle giovani generazioni. L'intervento, anticipato in molti punti già nel primo decreto-legge di dicembre, non vuole colpire né tanto meno marginalizzare alcune categorie di operatori economici ed è volto, al contrario, a liberare le energie e le potenzialità dell'economia italiana, valorizzandone la competitività in linea con le migliori prassi dei nostri partner europei ed internazionali. In particolare, si interviene nel settore strategico dell'energia, accelerando il percorso volto a rendere autonoma la rete di trasmissione del gas naturale da ENI e garantendo maggiore imparzialità e trasparenza nella gestione dello sviluppo della rete. Si interviene inoltre nello stoccaggio del gas, per consentire alle imprese di approvvigionarsi a prezzi più competitivi, sui meccanismi di formazione del prezzo del gas e dell'energia elettrica a favore delle famiglie e delle imprese, sullo sviluppo delle risorse energetiche nazionali nonché per la progressiva razionalizzazione e liberalizzazione della distribuzione dei carburanti, adottando molte altre misure, anche per la sicurezza dei siti nucleari.
Un altro rilevantissimo settore di intervento riguarda la promozione della concorrenza nei servizi pubblici locali, che viene perseguita mediante una molteplicità di misure volte a favorire una gestione più razionale e concorrenziale. Si interviene poi nel settore dei trasporti, prevedendo l'istituzione di una nuova autorità indipendente che garantisca migliori modalità di apertura del mercato ed attribuendo le relative funzioni in via transitoria all'Autorità per l'energia elettrica e il gas, al fine di accelerare al massimo i tempi.
Non mancano misure di concorrenza e di tutela dei consumatori nel settore societario, nel settore bancario ed in quello assicurativo, entrambi settori con un già forte livello di concorrenza, intervenendo fra l'altro in materia di conti correnti, mutui immobiliari, trasparenza delle condizioni RC auto, contrasto delle frodi assicurative, accesso dei giovani alla costituzione di società commerciali, tutela delle piccole imprese, estensione dei contratti di servizio, contrasto alle clausole vessatorie e potenziamento alle azioni di classe a tutela dei consumatori.
Due interi titoli sono infine dedicati al recepimento del diritto comunitario ed al necessario sviluppo della rete delle infrastrutture, affrontando anche l'annoso problema del ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione. Non posso qui elencare tutte le misure del provvedimento, pubblicato proprio nella Gazzetta Ufficiale di oggi, ma credo che già da questa breve illustrazione risulti come il Governo non abbia inteso escludere alcun settore dall'intervento di modernizzazione del Paese e peraltro su questa strada il Governo intende proseguire.

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PRESIDENTE. L'onorevole Meroni ha facoltà di replicare.

FABIO MERONI. La ringrazio signor Presidente, anche se non mi ha concesso cinque secondi in più nel mio intervento. Mi dispiace, perché quello che era il nostro intendimento...

PRESIDENTE. Le ho dato cinque secondi in più ed ha un consulente, il «ministro» Maroni dietro, che le teneva il tempo. Non perda tempo, altrimenti perde altre dieci secondi. Prego, onorevole Meroni.

FABIO MERONI. I settori che conosce sono attualmente gestiti in regime di monopolio o oligopolio dei grandi gruppi bancari, quelli che ha citato lei. Ma lei, non più tardi di ieri sera, ha detto che siete in carica da poco e quindi... Il problema vero è che quello che state facendo è tutto il contrario di quello che proponeva il gruppo della Lega Nord, perché il federalismo è quello che ci vuole, non l'autorità centrale, che possa lei andare a discutere con i tassisti: è il sindaco di Roma che deve essere investito di dire se si vogliono dare le licenze o meno, non fare un'autorità.
Per quanto riguarda quello che ha detto prima su questo piccolo movimento che è partito dalla Sicilia e che non sono associazioni: oltre ai blocchi stradali che si stanno verificando e si verificheranno ancora se lei non interviene sul costo del gasolio, ci saranno altri problemi per tutte quelle famiglie e quegli imprenditori che in questo momento si stanno suicidando, perché questo Governo, tecnico e non politico, non fa niente per loro. È questo che peserà sulla vostra coscienza, caro Ministro Passera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Meroni, anche per la sintesi: aveva altri 40 secondi a disposizione e non li ha usati. Onorevole Maroni, deve dare questi suggerimenti.

(Iniziative in merito alla protesta degli autotrasportatori in atto - n. 3-02042)

PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02042, concernente iniziative in merito alla protesta degli autotrasportatori in atto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

VINCENZO GAROFALO. Signor Ministro, lei sa bene che il 16 gennaio è iniziata in Sicilia una protesta, direi annunciata, degli autotrasportatori, che già da tempo ormai è estesa a tutta l'Italia. Sa bene pure che il trasporto merci è per il 90 per cento, anzi oltre il 90 per cento, nel nostro Paese portato avanti proprio dal settore gomma e che un giorno di blocco causa danni di circa 200 milioni di euro.
Proprio per questo motivo, il Governo Berlusconi aveva, al tempo, destinato un'attenzione particolare a questo settore, individuando anche un rappresentante dello stesso Governo incaricato di interloquire con le organizzazioni di categoria, con tutto il settore dell'autotrasporto, nessuno escluso. In questo momento, signor Ministro, lei vede anche una divisione tra Trasportounito, che è assolutamente in campo in questa protesta, ed altri che, invece, da tempo, l'avevano abbandonata.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

VINCENZO GAROFALO. Visto che il Governo Berlusconi aveva destinato risorse a questo settore, chiediamo cosa intenda fare questo Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, a dimostrazione della particolare attenzione che il Governo riserva al settore dell'autotrasporto, vitale per l'economia del Paese, in Pag. 13data 11 gennaio 2012, il Viceministro delegato ha incontrato, presso il Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, le associazioni del settore. In quell'occasione, nel garantire l'impegno per risolvere le criticità in atto, le stesse sono state richiamate anche al senso di responsabilità che deve accomunare tutti nell'affrontare l'attuale situazione di crisi.
Ciò nonostante, in Sicilia, purtroppo, l'associazione autonoma AIAS ha confermato il fermo a partire dal 16 gennaio scorso, a cui hanno aderito altri movimenti rappresentativi degli interessi di contadini e pescatori, ponendo in essere diffuse azioni di blocco, portate avanti anche con atti di vandalismo. Seppure la maggioranza delle imprese non abbia partecipato al fermo, anche le imprese non aderenti sono state costrette ad interrompere ogni attività. Stessa situazione si è verificata sulla penisola a partire da lunedì scorso, a causa delle azioni poste in essere dalle imprese aderenti all'unica associazione, cioè Trasportounito - peraltro, la non maggiormente rappresentativa del settore -, che ha confermato le agitazioni.
Per porre rimedio ai disagi per i cittadini, si è intervenuti sia con la Commissione di garanzia per gli scioperi, al fine di attivare i necessari procedimenti volti a valutare le sanzioni da irrogare alle organizzazioni che hanno posto in essere illegittime azioni di blocco stradale, sia con il Ministero dell'interno, che ha emanato apposita direttiva alle prefetture per garantire gli interventi necessari a tutelare la libertà di circolazione. Il Governo, peraltro, ha ampiamente affrontato le problematiche del settore e ha già individuato possibili soluzioni.
Sul tema dei pedaggi autostradali, rammento che al settore dell'autotrasporto è destinata una riduzione compensata dei pedaggi autostradali che sarà pari, per il 2012, a 170 milioni di euro, senza considerare che, in generale, il decreto-legge di venerdì scorso è intervenuto anche a tale riguardo. Peraltro, nel decreto di ripartizione dei fondi a favore del settore, pari a 400 milioni di euro, che sarà firmato in temi brevissimi, saranno garantite le risorse per la proroga degli incentivi agli autotrasportatori per l'utilizzo delle vie del mare e ecobonus, per un importo di 30 milioni di euro. Il Governo ha altresì confermato di condividere la necessità di riconoscere agli autotrasportatori il rispetto dei costi incomprimibili della sicurezza.
Nel frattempo, è stato definito con i Ministeri interessati - Giustizia, Economia e finanze e Sviluppo economico - l'iter per il tempestivo perfezionamento del decreto che disciplina le procedure per l'applicazione delle sanzioni previste dall'articolo 83-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008. Nel decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, infine, è contenuta la norma, all'articolo 61, che prevede il rimborso delle accise sul gasolio a favore del settore su base trimestrale e non più annuale. Evidenzio, inoltre, che, nello stesso decreto, sono state inserite importanti norme finalizzate anche ad una riduzione dei premi assicurativi e dei costi del carburante.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Sul versante dei premi assicurativi, il Governo è, poi, intervenuto sia con una richiesta all'ANIA per attivare una verifica circa la situazione di aumento generalizzato dei premi assicurativi RC auto, sia con una segnalazione all'Antitrust per attivare una verifica sull'eventuale esistenza di intese o, comunque, di operazioni restrittive della concorrenza tra compagnie di assicurazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo ha facoltà di replicare, per due minuti.

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, signor Ministro, in effetti quanto da lei detto va nella direzione che il Governo Berlusconi aveva già predisposto: lei, infatti, ha confermato di andare in continuità Pag. 14rispetto a quanto era già stato programmato, in relazione ai 400 milioni di euro, appunto, che lei ha citato, che contengono anche somme per il riconoscimento degli ecobonus per il 2011. Inoltre, tra queste attività che erano state messe in campo era stata data grande importanza anche alla riduzione dei tempi per il rimborso delle accise sul gasolio, che oggi sono ancora ad un anno, ma che è necessario, a questo punto, ridurre a tre mesi. Quindi, apprendo con soddisfazione che questo percorso è già avviato e che va verso la definizione.
Allo stesso modo, è molto importante - e su questo mi sembra che le sue parole, signor Ministro, siano rassicuranti - che vengano rispettate altre due questioni. La prima questione riguarda il rispetto del pagamento entro i 60 giorni (questo è un settore che soffre molto, come gli altri, comunque, di liquidità); la seconda questione riguarda la necessità che vengano rispettati i costi minimi della sicurezza. Infatti, noi chiediamo sicurezza nelle strade, ma d'altro canto, non vogliamo riconoscere una tariffa minima, che mi sembra assolutamente responsabile far riconoscere.
Altrimenti, il rischio che corriamo in questo Paese è che verranno organizzazioni, dalle altre parti di Europa, che invece faranno una concorrenza assolutamente sleale. Questo non lo dobbiamo permettere perché, come lei ha detto durante tutti gli incontri che abbiamo avuto, anche in Commissione, dobbiamo tutelare il lavoro in questo Paese e soprattutto dobbiamo tutelare chi ha il coraggio di investire.
Chiedo anche un impegno forte sulla deroga che lei ha citato, perché personalmente sono stato, insieme ai miei colleghi, in Commissione, protagonista di una mozione che tende a fare avere una deroga per gli autotrasportatori siciliani a causa del traghettamento che comporta quindi un tempo più lungo per il rispetto della marcia e arresto che come lei sa è inderogabile.

(Iniziative per la rilocalizzazione degli interventi di cui al programma straordinario di edilizia residenziale da concedere in locazione ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato di cui al decreto-legge n. 152 del 1991 - n. 3-02043)

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Moffa n. 3-02043, concernente iniziative per la rilocalizzazione degli interventi di cui al programma straordinario di edilizia residenziale da concedere in locazione ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato di cui al decreto-legge n. 152 del 1991 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), che ha testè sottoscritto.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, signor Ministro, la legge n. 203 del 1991 aveva previsto l'attuazione di un programma straordinario di edilizia residenziale inteso a favorire la mobilità dei dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata. Successivamente, le risorse originarie destinate ai programmi costruttivi e non impegnate, secondo alcune modifiche che ha subito la legge originaria, potevano essere destinate al finanziamento di proposte già ritenute idonee e non ammesse al precedente finanziamento o addirittura, secondo altre modifiche alla legge originaria, di un programma innovativo: i cosiddetti contratti di quartiere; successivamente ancora, queste risorse non sono state assegnate, per mancanza di ratifica degli accordi di programma, oppure per mancanza di risorse. Il Ministro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ruvolo.
Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, l'articolo 18 Pag. 15del decreto legge n. 152 del 1991, convertito con modificazioni dalla legge n. 203 del 1991, ha dato avvio a un programma straordinario di edilizia residenziale da concedere in locazione o in godimento ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato, quando strettamente necessario alla lotta alla criminalità organizzata, con priorità per coloro che vengono trasferiti per esigenze di servizio. Le procedure attuative del programma sono state successivamente fissate dal CIPE con delibera del 20 dicembre del 1991, in seguito con decreto del Ministro dei lavori pubblici del 17 gennaio 1992 è stato indetto un confronto pubblico concorrenziale per la scelta dei soggetti proponenti gli interventi costruttivi finalizzati alla realizzazione di tale programma. In tale quadro, gli articoli 11 e 12 della legge n. 136 del 1999 hanno dettato ulteriori disposizioni per la rilocalizzazione degli interventi per i quali non si è giunti alla sottoscrizione delle relative convenzioni attuative. In relazione ai termini inizialmente fissati, dall'articolo 11 e dall'articolo 12 della citata legge n. 136 del 1999, sono state concesse numerose proroghe; da ultimo l'articolo 13, comma 2, del decreto-legge n. 273 del 2005, convertito dalla legge n. 51 del 2006 ha fissato al 31 dicembre 2007 il termine per la ratifica dell'accordo sul programma necessario per procedere alla rilocalizzazione degli interventi. In merito alla possibilità di prorogare il termine già fissato al 31 dicembre 2007 per la sottoscrizione degli accordi di programma tra soggetto proponente, regione e comune, al fine di giungere a ulteriori rilocalizzazioni delle originarie proposte di intervento, mi preme evidenziare alcune criticità. La rilocalizzazione dell'intervento avviene di norma in aree non conformi allo strumento urbanistico generale, per le quali si rende necessario procedere alla sottoscrizione di un apposito accordo di programma, ai sensi dell'articolo 34 del decreto legislativo n. 267 del 2000 che equivale ad una variante allo strumento urbanistico. Inoltre, il notevole tempo intercorso dall'originaria norma di finanziamento, comporta ovviamente l'impossibilità di assumere a riferimento per la determinazione del finanziamento pubblico da assegnare i costi parametrici del decreto del Ministro dei lavori pubblici n. 61 del 1991. L'applicazione per i programmi ancora da convenzionare dei massimali di costo di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici del 5 agosto 1994 comporta una forte riduzione, pari a oltre il 50 per cento del numero degli alloggi da realizzare, a parità di finanziamento statale. Tale condizione fa assumere ai programmi integrati da attivare con le risorse statali caratteri che riducono fortemente la portata delle finalità generali della legge di finanziamento.
Evidenzio, altresì, che in numerose occasioni, i soggetti beneficiari che partecipano ai bandi attivati dalle prefetture competenti per territorio per l'assegnazione degli alloggi di edilizia agevolata ricompresi nei programmi, preferiscono sottoscrivere i relativi contratti a causa del canone di locazione ritenuto eccessivamente oneroso.
Ciò posto, mi preme evidenziare che sono diciotto i programmi in relazione ai quali risultano ratificati, entro la data del 31 dicembre 2007, i previsti accordi di programma, e per i quali potranno quindi essere stipulate, qualora si perfezionerà l'iter procedurale propedeutico alla sottoscrizione, le relative convenzioni attuative.
Comunico, infine, che è intenzione del mio Ministero proseguire, in ogni caso, l'attività istruttoria per giungere alla sottoscrizione delle convenzioni attuative per l'ammissione al finanziamento relativamente a tutte le proposte per le quali i relativi accordi di programma risultano ratificati entro il 31 dicembre 2007.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di replicare, per due minuti.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, ringrazio intanto il Ministro per la risposta, anche se questa ovviamente non mi soddisfa, perché si tratta di un'elencazione di dati e, comunque, non vi è un fine. Cosa si può realizzare, rispetto a questa procedura e rispetto allo spirito e Pag. 16alla filosofia della legge? La legge prevedeva dei programmi precisi per le forze dell'ordine o, comunque, per i soggetti della pubblica amministrazione che si sarebbero attivati per la lotta contro la criminalità organizzata.
Non sono state spese diverse risorse: la ragione, certamente, è addebitabile a tante motivazioni, ma questa era l'occasione, con il provvedimento «milleproroghe», di adottare una proroga sino al 31 dicembre del 2013. Peraltro, è stato presentato un emendamento, a prima firma del presidente Moffa, che consente il recupero di queste somme. Peraltro, dove queste sono state utilizzate, si è avuto un grande impatto ambientale e anche di decoro urbano, a supporto della filosofia per la quale è nata questa norma.
Per cui, la invito, in occasione della conversione del decreto-legge «milleproroghe», per il quale, peraltro, si prospetta la posizione della questione di fiducia, a fare in modo che il Governo possa dare, finalmente, una risposta chiara, accogliendo l'emendamento Moffa ed altri.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con la discussione delle mozioni sulla politica europea dell'Italia.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

Discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00800, Cicchitto ed altri n. 1-00802, Cambursano e Brugger n. 1-00818, Mecacci ed altri n. 1-00821, Donadi ed altri n. 1-00822 e Antonione ed altri n. 1-00823 sulla politica europea dell'Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00800 (Nuova formulazione), Cicchitto ed altri n. 1-00802, Cambursano e Brugger n. 1-00818, Mecacci ed altri n. 1-00821, Donadi ed altri n. 1-00822 e Antonione ed altri n. 1-00823 sulla politica europea dell'Italia (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 24 gennaio 2012.
Avverto che in data odierna sono state presentate le mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00824 e Misiti ed altri n. 1-00825 (Vedi l'allegato A - Mozioni) che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione.
Avverto altresì che la mozione Franceschini ed altri n. 1-00800 (Nuova formulazione) è stata ulteriormente riformulata e, con l'accordo dei presentatori, deve intendersi a firma Cicchitto, Franceschini, Galletti, Della Vedova, Pisicchio ed altri n. 1-00800 (Ulteriore nuova formulazione). La mozione Cicchitto ed altri n. 1-00802 è stata contestualmente ritirata. Il testo dell'ulteriore nuova formulazione della mozione n. 1-00800 è in distribuzione.
Avverto, infine, che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Mecacci ed altri n. 1-00821. Il relativo testo è in distribuzione.

PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, ho chiesto la parola perché ho qui un articolo de il mattino di Padova che ci dice che ieri vi è stato l'ennesimo suicidio da parte di un nostro imprenditore. Purtroppo ci troviamo qui, quasi regolarmente ormai, a denunciare questo fatto e, visto che anche prima le interrogazioni a risposta immediata vertevano tutte per l'appunto sulla questione dello sviluppo...

PRESIDENTE. Onorevole Goisis...

PAOLA GOISIS. So che non riguarda... ma mi permetta, signor Presidente.

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PRESIDENTE. Non è questo il punto. È evidente che quello che lei sta dicendo è non solo importante, ma degno di attenzione da parte di tutta l'Assemblea. Sa meglio di me che questi interventi sull'ordine dei lavori vengono svolti a fine seduta (anche alla fine di una seduta importante). Avendo accennato al tema - ho capito l'oggetto del suo intervento -, la invito a chiedere nuovamente la parola alla fine della seduta per poter sviluppare compiutamente l'intervento che voleva svolgere adesso.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Gozi, che illustrerà anche la mozione Cicchitto, Franceschini, Galletti, Della Vedova, Pisicchio ed altri n. 1-00800 (Ulteriore nuova formulazione), di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà. Lei sa che c'è un contingentamento dei tempi e che, quindi, ha a disposizione sei minuti.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, siamo perfettamente consapevoli che la sopravvivenza dell'euro dipende in gran parte dal nostro successo, dipende da noi, da noi italiani e da noi europei. Dipende, per citare un grande padre fondatore come Alcide De Gasperi, dal nostro senso dell'urgenza e dal nostro senso della lungimiranza.
Per far fronte alla crisi del debito pubblico i cittadini italiani stanno facendo sacrifici senza precedenti. La stabilità è un impegno con noi stessi, per noi stessi, e soprattutto per le nuove generazioni; una stabilità che va assicurata anche all'intera zona euro, creando rapidamente il meccanismo europeo di stabilità dotato di almeno mille miliardi di euro e svincolato da veti nazionali.
È infatti essenziale dare un segnale molto chiaro ai mercati: nella zona euro non faremo fallire nessuno. Ecco perché sosteniamo con forza la difficile azione che il Governo sta svolgendo nei negoziati in corso, ed anche per questo abbiamo richiesto un dibattito europeo in quest'Aula e riteniamo che sia importantissimo - come stiamo facendo con la mozione unitaria - che le principali forze politiche italiane mandino un messaggio comune all'Europa, un'Europa che consideriamo patrimonio condiviso di tutto il Paese.
Il cosiddetto fiscal compact è un accordo - non mi piace, signor Presidente, chiamarlo Trattato - a 26 collegato ad una Unione a 27. Non ci sfuggono le ragioni politiche che hanno spinto a farlo, ma vogliamo che rimanga un fatto del tutto eccezionale e che venga ricondotto il prima possibile nell'ordinamento comunitario.
Non ci sembra opportuno che, nella procedura per deficit eccessivo, deficit e debito vengano messi sullo stesso piano né tanto meno - io personalmente lo considero un vero e proprio obbrobrio giuridico - che la Corte di giustizia abbia un potere di sanzione per il mancato pareggio del bilancio. Dobbiamo poi evitare che, in questo negoziato, vengano create nuove figure istituzionali, come ad esempio il presidente stabile dell'Eurosummit. In Europa non abbiamo bisogno di nuovi personaggi in cerca di autore, ma di nuovi autori, di nuovi leader pronti a scommettere il loro futuro politico sull'Europa. In ogni caso, questo Eurosummit dovrà rimanere aperto soprattutto a tutti quei Paesi che hanno vocazione ad aderire all'Unione economica e monetaria.
Presidente, siamo altrettanto convinti che nessuna democrazia moderna abbia una pazienza infinita. È urgente salvare l'euro, ma è altrettanto urgente lottare contro le crescenti ineguaglianze sociali, tornare a crescere, ridare ai giovani del nostro continente una speranza di un futuro migliore. Dobbiamo allora completare l'Europa, superare la sua zoppia economica, correggere la sua miopia politica. La nostra ritrovata credibilità ci permette di spingere gli altri Paesi, compresa la Germania, sulla via delle riforme europee. Il Cancelliere Merkel non può respingere Pag. 18tutte le proposte che non condivide senza farsi carico di una risposta che sia allo stesso tempo corretta ed europea.
Del resto, le stesse agenzie di rating hanno declassato l'attuale incompletezza dell'Europa, con una moneta unica, una Banca centrale europea, che è una vera e propria istituzione federale, e l'assenza di Governo economico e sociale, l'assenza di una vera politica economica comune a favore della crescita. È stata cioè declassata l'assenza della politica, perché una moneta senza politica è sterile. Prima dell'euro la sanzione per i Paesi che non rispettavano alcune regole era la svalutazione; oggi, in assenza di un Governo comune, è l'aumento dello spread.
Dobbiamo allora recuperare assieme, in Europa, quella sovranità reale che oramai abbiamo tutti perso a livello nazionale, dove la sovranità è ormai una pura finzione. Ciò è possibile sfruttando pienamente le potenzialità del Trattato di Lisbona con una sempre più stretta integrazione economica, con il completamento e la realizzazione di un vero mercato unico europeo, con il ricorso, in prospettiva, a nuovi strumenti di finanziamento come gli eurobond e gli stability bond.
Ma il senso della lungimiranza deve anche spingerci verso un'unione federale. Per questo chiediamo al Governo di impegnarsi ad allegare all'Accordo una dichiarazione volta a rilanciare il processo costituente europeo. Certo, la casa brucia e dobbiamo subito spegnere l'incendio, ma, placate le fiamme, dobbiamo anche completare una casa fatta solo a metà. L'unione federale deve rimanere il nostro orizzonte politico. Dobbiamo realizzare un'unione politica con piena legittimazione democratica, come chiaramente indicato nella nostra mozione.
Come è stato detto in altri momenti, Presidente, non siamo ottimisti ma siamo determinati e dobbiamo uscire da questa crisi con una memoria lunga del futuro e non solo con la giusta lezione del passato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bernini Bovicelli. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Signor Presidente, ho ascoltato, come sempre con attenzione, la voce dell'onorevole Gozi, con cui mi è capitato di interfacciarmi anche nella breve ma intensa e, devo dire, di grande soddisfazione esperienza in XIV Commissione. Devo dire che questa mozione, l'unitarietà di questa mozione, il lavoro congiunto condiviso, efficiente, efficace che sta alla base di questa mozione ricorda molto da vicino un documento, che è stato votato a settembre, estremamente importante, con la stessa vocazione e lo stesso afflato unitario che vuole che il Governo italiano renda protagonista il Parlamento, a ciò che il Parlamento consenta al Governo italiano di parlare in Europa e nel mondo con un'unica voce.
Noi abbiamo votato insieme una risoluzione relativa ad un programma, una relazione inerente all'attività programmatoria dell'Italia in Unione europea. Molti punti che sono stati trattati in quell'occasione, in quella sede, sono di strettissima pertinenza rispetto ai temi che sono toccati in questa mozione.
Certamente i punti sono, per certi versi, bisognosi di ulteriori approfondimenti; certamente, da allora, la crisi ha continuato a mordere; certamente, da allora, l'andamento dei mercati ci ha dimostrato che, per sanare un problema che non è solo domestico, ma, purtroppo, è europeo e mondiale, non è necessario, anzi, è inutile cercare dei colpevoli. L'unica cosa che serve è trovare insieme strumenti comuni, e quell'insieme parte da qui.
Devo dire che, per quanto riguarda questa mozione, mi ha particolarmente colpito e mi ha dato particolare soddisfazione vedere che, in un momento in cui la crisi, come ricordava giustamente il collega Gozi, non ha più solamente una matrice economica e finanziaria, ma anche, per certi versi, una matrice politica e sociale, e quindi porta con sé anche dei problemi di natura culturale, che noi dobbiamo Pag. 19trasferire nelle famose soluzioni europee a cui prima facevo cenno, in questo momento siamo riusciti - su dei punti fondanti del nostro patto federativo, perché di questo si tratta, in Europa, con l'Europa e tra gli Stati membri, che da tempi diversi, ma con compagini diversamente unite, compongono l'Unione europea - a trovare nella crisi nuove ragioni di vicinanza.
Devo dire che il grand tour negoziale che caratterizza l'azione del Governo, e del Presidente Monti in particolare, è cominciato a dicembre, in continuità con un'azione anti crisi di cui - me ne compiaccio - la mozione dà conto. Uno degli impegni della mozione è proprio quello, da parte del Governo, del Presidente Monti e del suo ottimo Ministro per gli affari europei, di illustrare alle istituzioni europee e agli Stati membri gli strumenti anti crisi che sono stati adottati a partire da maggio del 2011, e continuativamente a giugno, luglio, settembre e dicembre, non già come una vocazione didascalica, ma per dare una continuità agli strumenti utili.
Abbiamo avuto grande soddisfazione nel sentire come oggi il Presidente Monti, nel suo speech al Senato, abbia ricordato le parole di apprezzamento per il precedente Governo rese dalla Cancelliera Merkel. Siamo naturalmente compiaciuti di questo e non avevamo, in realtà, necessità che queste parole venissero spese - ci fa piacere che il Presidente Monti le abbia ricordate - perché siamo perfettamente consapevoli del dato di necessitata continuità di un'agenda Europa che abbia una prospettiva di successo.
L'agenda Europa deve partire da un principio che, direi, è il punto fondante di questa mozione: il metodo comunitario. È un punto su cui siamo tutti d'accordo: il metodo comunitario parte dalle radici più profonde dell'Unione europea, parte dai suoi numi tutelari, parte dall'idea che, per stare insieme, si debba decidere insieme, soprattutto su temi che sono parte fondante di decisioni che impattano direttamente sulla sovranità popolare dei singoli Stati membri.
Quindi «no», convintamente «no», lo ribadiamo, a metodi intergovernativi applicati in eccesso. «No» a cooperazioni rafforzate metacomunitarie, «no» a direttori, «no» a chiacchierate bilaterali, «no», su temi molto importanti, anche a chiacchierate trilaterali.
Questo è un punto che si riflette immediatamente nella considerazione successiva contenuta nella nostra mozione unitaria. È certamente importante prepararsi, non farlo ora, ad attuare degli emendamenti sul Trattato di Lisbona. Quest'ultimo è l'esito di un percorso che parte con le Comunità europee e passa attraverso l'Unione monetaria, che è solo una gamba dell'Europa, che è solo una gamba dell'unione politica, economica e fiscale europea.
Per cui, condivido la posizione di chi dice non già «diversa Europa», ma «più Europa». Quello che noi evochiamo è «più Europa». Quindi, occorre una modifica del Trattato di Lisbona, che, come tutti i trattati, non è pensato per i tempi di crisi, ma è pensato per tempi di gestione ordinaria di un organigramma quale è quello europeo, vieppiù complesso mano a mano che aumentano gli Stati membri.
Si tratta di una modifica che avverrà quando il tempo di crisi sarà terminato; modifica che, come è sempre capitato in Europa, si gioverà di nuovi argomenti, di nuovi temi, di nuove occasioni di unità, proprio attraverso la crisi.
In questo senso condivido la necessità di negoziare. La mozione è lo strumento che rappresenta la «cassetta degli attrezzi» che questo Governo riceverà dal Parlamento ad amplissima maggioranza, attraverso la maggioranza dei partiti che lo stanno sostenendo; una maggioranza che varrà a tamponare, anche su questo tema, il deficit di investitura popolare del Governo stesso. Sarà, però, una «cassetta degli attrezzi» che farà sì che il Presidente del Consiglio Monti ed il suo Ministro per gli affari europei potranno recarsi ad un tavolo di complessi negoziati a trattare i temi del futuro, in particolare quello dell'ampliamento e del rafforzamento della governance europea, che immediatamente Pag. 20ricadrà a pioggia sui singoli Stati membri, e quello del rafforzamento delle politiche di bilancio, riguardo alle quali già il famoso six pack - evocato dalla mozione in oggetto - ha stabilito dei punti fermi che dovranno andare a favore degli Stati membri, a favore non solo del rigore, ma anche della crescita dei presupposti per lo sviluppo.
Tutto questo sarà parte di un importante negoziato che dovrà tenere conto di «fattori rilevanti», alcuni dei quali sono particolarmente impattanti per la nostra situazione economico-finanziaria, quali il debito aggregato, la sostenibilità del sistema pensionistico e l'importanza delle riforme strutturali alle quali ci stiamo avviando in continuità, in particolare con riferimento alle liberalizzazioni del mercato del lavoro. Questi sono i temi che, ad un complesso tavolo di negoziato, richiederanno uno strumentario fortificato, rafforzato, da una grande maggioranza di sostegno di questo Parlamento. A questo proposito vorrei sviluppare solamente un altro punto. Signor Presidente, le chiedo se ho ancora tempo a disposizione.

PRESIDENTE. Onorevole Bernini Bovicelli, ha a disposizione ancora tre minuti.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. La ringrazio, signor Presidente. Vorrei riferirmi al tema delle agenzie di rating toccato in maniera tangenziale poiché sono altri, giustamente, i punti fondanti, alcuni dei quali evocati nell'intervento del collega che mi ha preceduto, l'onorevole Gozi, quali quelli relativi al metodo comunitario e al ruolo della Corte di giustizia. Sono assolutamente d'accordo con lei, collega Gozi, sul fatto che la Corte di giustizia non possa essere una super Corte costituzionale che dà ordini alle Corti costituzionali dei singoli Stati membri. Non può essere giudice di ultima istanza delle politiche fiscali dei singoli Stati membri. No! Può solo verificare se, come si diceva nel six pack e come è stato negoziato per stadi successivi, esiste o meno, nelle singole Costituzioni nazionali, la famosa regola del pareggio di bilancio, punto. Questo è quanto.
Consentitemi, però, un'ultima parola - dopo la quale mi siedo e mi taccio - sulle agenzie di rating. Questo è un tema su cui, al di là delle singole posizioni personali, il Popolo della Libertà ha assunto una posizione motivatamente critica. Chiediamo al Presidente del Consiglio di significare forti motivi di criticità al complesso tavolo del negoziato che troverà nell'Unione europea.
Le agenzie di rating sono impropriamente definite tali. In realtà sono società private partecipate da società finanziarie che hanno, a loro volta, attività movimentate sui mercati del capitale di rischio e, in genere, nella speculazione internazionale e quindi, in quanto tali, sono società carenti di trasparenza, a rischio di neutralità - nel senso che non sono neutrali - e i cui metodi analitici e di calcolo risultano spesso alquanto difficili da comprendere. Sono altresì società, purtroppo «mostri», creati dalle nostre stesse viscere perché sono organismi che, in una globalizzazione deregolamentata, abbiamo identificato come i soggetti in grado di indicarci quali sono sul mercato dei prodotti internazionali i prodotti buoni e quelli cattivi.
L'impatto delle società di rating diventa vieppiù devastante non solamente per i singoli Stati membri, ma anche per le istituzioni che dagli Stati membri promanano come, ad esempio, il Fondo salva Stati (EFSF), che poi evolverà in una versione definitiva dell'EFM che, come sapete, è stato a sua volta «downgradato» a seguito del downgrading degli Stati membri che conferiscono ad esso liquidità.
Quindi, a maggior ragione, dico che sono tanti i problemi che il Presidente Monti dovrà affrontare per l'Italia in Europa. Dovrà portare la voce non solamente di questo Parlamento, che lo sta legittimando e lo legittimerà ad ampia maggioranza, ma anche la voce delle istituzioni, degli enti locali e territoriali, delle autonomie locali, di tutti noi, del Paese.
Da italiani in Europa noi siamo certi che sarà all'altezza del mandato impegnativo, ma ormai imprescindibile, che questo Pag. 21Parlamento ad ampia maggioranza gli sta conferendo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti, che illustrerà la mozione Donadi ed altri n. 1-00822, di cui è cofirmatario, per cinque minuti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non c'è dubbio che noi siamo qui ancora a pagare gli effetti della crisi economico-finanziaria scoppiata nel 2007 con la bolla dei mutui subprime. Tale crisi è stata però innescata - è questo il dato che voglio evidenziare subito - dal debito privato, che ha indotto poi gli Stati sovrani ad intervenire per salvaguardare le banche, le quali poi, grazie a 6 mila miliardi di dollari in qualche modo arrivati nelle loro casseforti, hanno cominciato a riprendere gli affari come di consueto a tassi bassissimi. La speculazione ha finito quindi per riallocarsi verso i debiti sovrani e l'euro da questo punto di vista, con le sue debolezze intrinseche, è diventata la vittima più appetibile. La scommessa ora riguarda, dunque, la capacità di tenuta dell'euro, come valuta di un'ampia area geopolitica dotata di sufficiente coesione interna.
Confermando in questo ultimo 2011 i dati della nostra Banca d'Italia, le turbolenze dei mercati e delle manovre speculative che hanno interessato l'Unione europea non sono dovute ad una fragilità finanziaria più accentuata, ma ad un'ormai insostenibile debolezza dei meccanismi di governance politica ed economica.
A nostro avviso - parlo esprimendo il punto di vista dell'Italia dei Valori e illustro così la mozione di cui è primo firmatario l'onorevole Donadi - serve rafforzare dunque e promuovere la crescita e lo sviluppo per poter assicurare una più efficace tutela della moneta unica europea.
La crisi attuale dell'euro, come dicevo, dipende innanzitutto dall'inadeguatezza del processo di costruzione dell'Unione europea, che non è riuscita ad affiancare all'euro un vero e proprio Stato - seppure in fieri - con un governo unitario delle politiche fiscali ed economiche, nonché dalla divaricazione fra i vari Paesi europei, in termini di produttività e competitività dei relativi sistemi Paesi.
L'entrata in vigore dell'euro non ha indotto i Paesi più deboli dell'eurozona - quelli che maggiormente hanno beneficiato della creazione della moneta unica per quanto riguarda i tassi di interesse e i fondi strutturali - ad intervenire con determinazione sia per ridurre il debito - è proprio il caso del nostro Paese e della Grecia - sia per avviare riforme al fine di incrementare la produttività dell'insieme dei fattori per migliorare la competitività sistemica, dovendo rinunciare alla prassi delle svalutazioni competitive.
L'Italia, tuttavia, a differenza della Grecia e di altri Paesi, non è un Paese insolvente, ma è solo un Paese con un problema di liquidità, un Paese che ha accumulato un grande stock di debito, che incontra oggi difficoltà a breve soprattutto nel finanziamento degli oneri connessi a questo debito, ma che presenta senz'altro le risorse per poter pagare quel debito, che ormai è arrivato a sfiorare i 2 mila miliardi di euro.
Questo è il punto della discussione: è da qui che bisogna partire o ripartire. La situazione però è indubbiamente difficile, perché la nostra economia non cresce da troppi anni. Secondo il bollettino economico della Banca d'Italia del gennaio 2012 - questo nostro gennaio in corso - nel terzo trimestre del 2011 il prodotto interno lordo italiano è diminuito dello 0,2 per cento rispetto al periodo precedente. La dinamica, quindi, del prodotto interno lordo risente del rialzo dei costi di finanziamento, per l'aggravarsi della crisi del debito sovrano, e del rallentamento del commercio mondiale.
La priorità, dunque, per il nostro Paese è ora la creazione di condizioni favorevoli al rilancio dell'economia, stimolando la capacità potenziale di crescita e influenzando positivamente le aspettative dei mercati e le decisioni di spesa di famiglie e imprese. Al tempo stesso sono però indispensabili, anche a livello europeo, Pag. 22politiche ambiziose per ripristinare la fiducia e garantire la normalizzazione delle condizioni di mercato.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Ho già finito il mio tempo?

PRESIDENTE. Mancano trenta secondi.

FABIO EVANGELISTI. Allora procedo rapidamente e sorvolo alcuni aspetti per andare ad evidenziare i punti qualificanti della nostra mozione per quanto riguarda gli impegni al Governo, che discendono dall'analisi che proponevo poco fa.
Noi chiediamo al Governo di proporre, in parallelo al nuovo Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell'unione economica e monetaria, un sempre maggiore ruolo del Parlamento europeo, di insistere nel rafforzamento della collaborazione culturale e di una politica comune della difesa europea, nel completamento del mercato interno europeo, in una politica comune della mobilità delle persone e nell'aggiornamento dell'accordo di Schengen, perché ciò darebbe davvero ai mercati di tutto il mondo il senso del progresso verso una costruzione europea che sia anche politica, fiscale e non soltanto monetaria (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Chiedo a tutti di rispettare i tempi, perché poi avremo la diretta televisiva.
È iscritto a parlare l'onorevole Gava, che illustrerà anche la mozione Antonione ed altri n. 1-00823, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

FABIO GAVA. Signor Presidente, il 30 gennaio prossimo a Bruxelles saranno prese decisioni fondamentali per il futuro dell'Europa. L'Italia si presenta a questo appuntamento con le carte in regola, avendo dato in questi mesi prova concreta ed oggettiva della propria capacità di affrontare la difficoltà derivante dall'enorme debito pubblico italiano. Questo consente all'Italia di riprendere un ruolo di coprotagonista, che del resto le spetta anche in qualità di Paese fondatore dell'Unione europea, per contribuire a delineare una politica economica europea degna di questo nome. È conseguentemente importante che il Parlamento a larga maggioranza dia indirizzi al Governo per rafforzarlo ulteriormente nella trattativa, dando il senso di un Paese unito non solo degli sforzi ma anche nella capacità di individuare soluzioni strategiche nell'interesse italiano ed europeo.
I punti fondamentali indicati nella nostra mozione sono quelli che cercano di coniugare il necessario rigore con le condizioni reali dalle quali non si può prescindere se si vuole essere credibili nella prospettiva futura e non velleitari: in primo luogo la discussione sul rientro dello stock di debito pubblico, ritornando con maggior precisione alla necessità di tenere conto non solo del debito pubblico ma anche di quello privato, nonché la correlata questione della quantità di debito detenuto da investitori internazionali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO GAVA. Concludo subito, signor Presidente. In secondo luogo la necessità di aumentare l'entità del cosiddetto Fondo «salva Stati», così come evidenziato dal Fondo monetario internazionale. In terzo luogo la questione degli eurobond, quanto meno finalizzati agli investimenti, quindi denominandoli «project bond», considerando che un'emissione di questo tipo potrebbe contribuire alla riduzione del gap di produttività dei Paesi con deficit commerciale. Noi ovviamente, signor Presidente, siamo disponibili anche - se ci verrà richiesto dal Governo e se il Governo riterrà opportuno che vi sia un unico documento - a ritirare la mozione in oggetto, non essendovi delle particolari differenze con le mozioni Franceschini ed altri n. 1-00800 e Cicchitto ed altri n. 1-00802. Attendiamo quindi ovviamente la replica del Governo per decidere sul da Pag. 23farsi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simonetti, che illustrerà anche la mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00824, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà per sei minuti.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, il tema all'ordine del giorno è il rapporto dell'Italia nei confronti dell'Unione europea, in riferimento soprattutto a specifici interventi da porre in essere per la risoluzione della crisi economica che ha travolto non solo l'Europa ma l'intero sistema economico occidentale. Il tema è veramente importante quindi immaginavo una partecipazione parlamentare, ma sicuramente una partecipazione governativa maggiore rispetto a quella attuale.
È chiaro che innanzitutto vanno definite le cause che hanno portato alla crisi: un sistema economico basato essenzialmente sulla finanza creativa delle banche, sulla speculazione economica sui derivati, sugli investimenti ad alto rischio piuttosto che su politiche economiche a favore dell'imprenditoria, del manifatturiero e dell'impresa. Il crack Lehman Brothers ne è sia l'emblema che l'inizio. L'Europa poi ha unito in sé, attraverso la moneta unica, sistemi economici completamente differenti, con potenzialità economiche diverse. Nel caso specifico italiano abbiamo un problema in più, perché l'economia nazionale racchiude in sé due diversi e sostanzialmente differenti sistemi economici, l'uno più che europeo, quello padano, e l'altro difficilmente definibile, quello del sud. Ciò ha portato ad una fragilità della moneta unica tanto che alcuni istituti bancari, nelle loro opzioni di vendita dei titoli e delle azioni per la loro capitalizzazione, indicano anche il rimborso di quella liquidità in una divisa diversa dall'euro.
Una fragilità eliminabile con la creazione di una piattaforma territoriale ed economica omogenea in cui l'euro è la divisa ufficiale. Investimenti - dicevo - che hanno portato il sistema bancario a riempire i propri forzieri di «titoli fantoccio» che hanno reso fragile le loro fondamenta.
Queste difficoltà ora, però, si riversano sulle famiglie e sulle imprese perché i fondi pubblici a loro dedicati o le garanzie statali a loro dedicate non vengono adoperati per fornire maggior credito all'imprenditoria ma vengono utilizzate per la capitalizzazione in funzione dei nuovi e più restrittivi parametri di Basilea 3. Speriamo che tale ricapitalizzazione non avvenga attraverso liquidità straniera, pena la «colonizzazione» della nostra economia. Si parla molto di autodeterminazione ma le ultime iniziative economiche sono state dettate da fonti internazionali, non votate dai cittadini, espressione talvolta di singole lobby economiche piuttosto che di reali volontà popolari.
Il tema quindi della sovranità nazionale è un tema forte, essenziale, e dovrà essere risolto in maniera inequivoca. Lega Nord da sempre chiede che si passi attraverso referendum popolari ogni qual volta si debbano cedere quote di sovranità nazionale a favore di questa entità europea molte volte eterea e non concreta. Di più, il trattato intergovernativo che il Governo si appresta a sottoscrivere elude quella poca sovranità popolare che è intrinseca al Parlamento europeo e alla Commissione europea. Difatti si sottoscriverà un accordo senza consentire agli organi europei di poter affermare la propria potestà, mettendo in serio dubbio la possibilità degli organi costituzionali europei - come per esempio la Corte di giustizia - di intervenire in merito all'applicazione dello stesso.
Chi in quest'ultimo periodo ha mai sentito parlare di interventi del Presidente Barroso oppure del Parlamento europeo? Nessuno ha sentito parlare di questi, perché abbiamo solo seguito ed inseguito le volontà di due Presidenti (Merkel e Sarkozy) che in solitaria hanno deciso le sorti di 27 Paesi europei. Ciò non è più sopportabile e conseguibile. Questa perdita di sovranità popolare e la perdita dell'indipendenza monetaria vanno di pari Pag. 24passo. Il problema della moneta unica su base di economie diverse sta implodendo. L'euro forte, l'euro applicato ad economie internazionali profondamente diverse, rende non competitiva la nostra economia, soprattutto quella padana che si vede costretta a subire la concorrenza straniera senza avere la possibilità di movimento e di intrapresa. Dobbiamo far sì che le manovre anticrisi giustamente richieste dall'Unione europea non si traducano semplicemente in maggiore tassazione per il raggiungimento del pareggio di bilancio. Se è ovvio che il rapporto debito/PIL si può ridurre sia riducendo il debito, sia aumentando il PIL, è altrettanto ovvio che creando recessione attraverso le vostre manovre economiche e non riducendo il debito (perché nulla è stato impostato dal Governo Monti per la riduzione della spesa pubblica) il sistema produttivo padano risentirà pesantemente di questa situazione economica.
La prima manovra Monti sta creando recessione. Lo vediamo su tutti i giornali, e tutte le manifestazioni di questi giorni vanno in quella direzione. Aspettiamo la seconda fase, quella delle liberalizzazioni che è un tema importante per la crescita del PIL, ma queste non possono ridursi ai tassisti o alle libere professioni. Bisogna toccare i temi dell'energia, dei servizi pubblici, dei trasporti, dei servizi bancari, di quelli autostradali, che sono i temi importanti che bisogna affrontare, sui quali bisogna mettere il dito, andando a colpire i veri monopoli statali e non quelli delle povere persone che continuano a dover subire i soprusi di questo Governo fatto di lobby e (ovviamente) di conflitti di interesse.
Abbiamo idee nuove e importanti per la costruzione di un'Europa veramente dei popoli, veramente inclusiva e competitiva, un'Europa costituita da territori con dimensione ottimale in base alle loro aree produttive, arrivando al superamento delle logiche economiche degli Stati nazionali, per giungere alla creazione delle euroregioni affinché i territori abbiano le possibilità di crescere imprenditorialmente ed economicamente. Se moneta unica deve essere - Presidente - lo sia per territori economicamente omogenei (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, vorrei limitarmi a fare tre domande - attraverso la cortesia del sottosegretario D'Andrea - al Presidente del Consiglio per la replica che egli farà al termine della nostra discussione.
Le domande sono: se egli potesse dare alla Camera qualche informazione diretta sugli esiti della riunione dell'Ecofin di ieri perché quella riunione, a stare alle informazioni stampa, avrebbe visto di nuovo un certo arresto del progresso che si sperava si potesse fare sul cosiddetto Fondo «salva Stati» su questo insieme di questioni; se egli potesse ulteriormente informarci sull'evoluzione del negoziato sul nuovo trattato e, in particolare, sul famoso articolo 4. Il Presidente del Consiglio disse, giovedì scorso, parlando alla Camera, che l'Italia non avrebbe ceduto di un millimetro nel difendere la posizione che era contenuta nell'originario Six Pack. Vorrei sapere a che punto siamo; infine, un punto più largo e più vasto: il Presidente del Consiglio ha detto molte volte che, dopo questa fase, comincerà la fase della crescita che dovrà essere governata e spinta dall'Europa. Sarebbe molto importante comprendere che cosa, agli occhi del Presidente del Consiglio, è ciò che l'Europa può fare per la crescita, quali sono gli strumenti di questa crescita, quali sono i settori in cui questa crescita si può sviluppare e manifestare e con quali tempi egli spera di ottenere questo. Mi riservo, signor Presidente, poi, nella fase finale, di esprimere come sarà il voto del gruppo liberal-democratico che io ho qui l'onore di rappresentare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, vi è un grande assente nella crisi Pag. 25economica e finanziaria che stiamo vivendo ed è l'Europa. Vi è un grande responsabile in questa crisi e di questa crisi ed è sempre l'Europa. Noi ragioniamo sul ruolo dell'Italia nell'Unione europea in questo contesto, ma nessuna delle mozioni che sono state presentate mette in evidenza che alla radice della crisi che stiamo vivendo c'è una concezione sbagliata dell'Europa. E, quindi, noi ci asterremo perché non intendiamo partecipare a questa inutile e stanca retorica che difende un istituto ormai in crisi. Dovremmo avere tutti la consapevolezza che per rilanciare l'Europa la dovremmo prima destrutturare e ricostruire su basi nuove. Ci dovremmo chiedere se questa è l'Europa che volevano i padri fondatori. L'Europa di Merkel e di Sarkozy non la volevano i padri fondatori. L'Italia si è trovata coinvolta nella speculazione finanziaria dei titoli di Stato del debito sovrano a causa di quanto Francia e Germania hanno fatto nel mese di agosto. Noi chiediamo al Governo di assumere una posizione chiara, di denuncia, rispetto alle inefficienze dell'asse franco-tedesco, per evitare che altri danni possano essere fatti all'Italia. Un'ultima riflessione: noi chiediamo che l'Europa sviluppi quelle politiche di convergenza che servono al sud dell'Italia per superare il divario rispetto al nord. Questo Governo avrebbe dovuto innanzitutto proporre una fiscalità di vantaggio e una forte riduzione - quello che chiedono gli autotrasportatori e il movimento cosiddetto dei forconi - di tasse che riguardano l'energia. Per questi motivi noi ci asterremo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi siamo di fronte ad una crisi epocale che è crisi dei debiti sovrani. È crisi tanto grave che qualcuno parla, con qualche cognizione di causa, di guerra del debito. Penso che noi abbiamo una sola risposta, ossia l'Europa. L'Europa può essere lo strumento attraverso il quale realizziamo la forza d'urto per essere dentro questa difficilissima congiuntura internazionale.
Naturalmente più Europa significa però da una parte più convergenza delle nostre economie. È questo quello che ci dice l'attuale difficoltà che vive la costruzione europea. Si fa, quindi, attraverso la convergenza delle politiche di bilancio, ma si fa anche attraverso la ripresa delle politiche di solidarietà europea. Intorno a questi due nodi, a queste due direzioni di marcia si sviluppa - credo correttamente - l'iniziativa del Governo ed intorno a queste due iniziative di fondo si colloca il contenuto della nostra mozione. Porre l'accento sulla disciplina di bilancio, considerarla cosa giusta a prescindere da ogni condizionalità vuol dire però onorare con senso di responsabilità gli impegni assunti dall'Italia nel corso del 2011, che erano tutti impegni caratterizzati dall'idea che dovessero essere messi in moto, come accade con il recupero del Six Pack, tutti gli strumenti per rendere questo rientro nella disciplina di bilancio fattibile per un Paese come il nostro. Naturalmente le politiche di rigore devono essere politiche di risanamento e di cambiamento, altrimenti il rigore è fine a se stesso, ed è questo l'impegno che il Partito Democratico ha posto su questa parte delle politiche nel corso di queste settimane e continuerà a mettere nei confronti delle iniziative del Governo.
Naturalmente partendo da qui è possibile porre con forza, come ha fatto il Governo a Bruxelles, il tema della stabilizzazione dell'euro, cioè degli strumenti di intervento sui mercati affinché essi possano stabilizzare la moneta. È materia sulla quale l'Italia ha il dovere e il diritto di insistere e le parole che il Presidente Monti ha pronunciato al Senato danno il segnale che questo difficilissimo tornante può essere affrontato con qualche speranza in più di ieri. Naturalmente la stabilizzazione dell'euro ha come condizione quella di politiche per la crescita. Le politiche per la crescita devono uscire da ogni retorica. Dobbiamo vederle per quelle che esse sono. Anzitutto politiche che vadano verso il completamento del mercato interno. È un impegno del Governo, è un impegno giusto, è un impegno che traguarda persino la Pag. 26stessa Europa, se comprendo il senso dell'iniziativa per così dire occidentale di Monti, se capisco il senso del prossimo incontro del Presidente Monti con il Presidente degli Stati Uniti, Obama, ossia l'idea che questa parte del mondo deve uscire da una fase di recriminazioni, da una fase in cui il rapporto tra le due sponde dell'Atlantico è stato minato fortemente dall'arroganza, dalla cupidigia e, per molti versi, dalla mancanza di futuro delle politiche finanziarie degli Stati Uniti, per cercare nuove strade cooperative e che - ripeto - hanno al loro centro una nuova idea di rapporto all'interno dei rapporti dell'Occidente. Questo tema della crescita inteso anzitutto come apertura dei mercati è tema importante.
Ma naturalmente c'è un altro aspetto, l'altro corno del dilemma, c'è uno spazio, una dimensione europea delle politiche della crescita e penso che da questo punto di vista possiamo e dobbiamo fare a Bruxelles quello che occorre, con un impegno forte: infatti l'impegno sulla crescita è quello nel quale si manifesta l'idea di una solidarietà europea. Il Presidente Monti ha concluso il suo intervento al Senato osservando che l'Europa è ancora il punto più alto, il momento nel quale si incarnano i valori etici nel modo più forte.
Ebbene, io condivido questa ispirazione europea di Monti, l'idea cioè che l'Europa sia la terra nella quale i valori etici hanno trovato il loro punto più alto di attuazione. Ma qui, in questo momento, proprio in nome di quei valori etici, io penso che possiamo, sull'onda della nostra iniziativa di risanamento, parlare chiaro a quei partner europei che su questo terreno ci devono dire qualcosa di più di ciò che è stato fatto finora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Menia. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, colleghi, io credo che una riflessione profonda ed una comune espressione del Parlamento sulla grande questione dell'unità europea sia un segnale forte ed importante, nel momento in cui la crisi finanziaria e dei debiti sovrani, che hanno indotto una crisi pesantissima dell'occupazione e della produzione, rischia di determinare pericolosi elementi di scollamento e di disgregazione nell'Unione, che compromettono, com'è evidente, le prospettive e le aspettative in termini di prosperità e di sviluppo di molti Paesi, incluso, come è del tutto evidente, il nostro.
Noi avremmo voluto che si potessero vivere in modo diverso questi tempi. Abbiamo appena lasciato alle spalle le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'Unità nazionale e se ci pensiamo già allora c'era chi - penso a Mazzini che creava la Giovane Italia e la Giovane Europa - preconizzava l'unità europea, in un'Europa delle patrie. E mentre nel 1848 scoppiavano i moti del nostro noto Risorgimento, Victor Hugo all'epoca diceva: «Giorno verrà in cui voi tutte, nazioni del continente, senza perdere le vostre qualità peculiari e la vostra gloriosa individualità, vi fonderete strettamente in un'unità superiore e costituirete la fraternità europea. Giorno verrà in cui non vi saranno altri campi di battaglia, all'infuori dei mercati aperti al commercio e degli spiriti aperti alle idee. Giorno verrà in cui i proiettili e le bombe saranno sostituiti dai voti».
In effetti, la storia ha compiuto il suo corso: il cammino per arrivare poi alla configurazione di una casa comune europea è stato lungo, ma ci siamo arrivati. L'Italia è stata uno dei protagonisti di questo cammino, percorso insieme ad altri Paesi fondatori della Comunità. Anzi, va rivendicato come l'Italia sia stata proprio uno di quei Paesi che ha fondato le pietre miliari: penso ai Trattati del 1957 sulla CEE.
Oggi l'Unione europea ha realizzato quindi il maggiore allargamento che mai si era ipotizzato, riuscendo finalmente a conciliare la sua storia con la geografia. È bene precisare che solo a livello di politica interna europea l'allargamento non costituisce un'ulteriore opportunità per le prospettive di pace e di democrazia, visto che Pag. 27la nuova Europa, un'Unione composta da 460 milioni di abitanti, sarà in grado di rispondere con maggiore efficacia alla crisi della centralità politica, economica e democratica dell'Europa nel contesto mondiale. A seguito degli sforzi, numerosi, compiuti dai Paesi della Comunità verso un'integrazione sempre più effettiva, le prospettive di oggi appaiono diverse rispetto al passato, certamente più stabili, ma non scontate, proprio perché vi sono nuove difficoltà e nuove sfide si presentano all'Europa. Le istituzioni europee hanno dimostrato in più occasioni di essere all'altezza del loro ruolo, ma devono adeguarsi, per far fronte all'allargamento dell'Unione e ai compiti sempre più gravosi di quest'ultima. Con l'aumentare degli Stati membri, com'è evidente, aumenta anche la minaccia di forze centrifughe e di implosione del sistema. Gli interessi a breve termine rischiano facilmente di compromettere le priorità a lungo termine ed è per questo che abbiamo l'enorme responsabilità di agire in modo che il meccanismo istituzionale dell'Unione europea continui a funzionare efficacemente.
Le differenze sono molte se ci pensiamo: per esempio, il Lussemburgo è 7 volte più ricco della Romania o della Bulgaria. Ci sono membri più poveri, tra l'altro gli ultimi arrivati. Le riforme dovranno investire il processo decisionale. La ricerca sistematica dell'unanimità porterebbe inevitabilmente alla paralisi. Potrà funzionare soltanto un sistema politico basato sul voto di maggioranza e su controlli ed equilibri. Si rilancia la prospettiva, sempre più concreta, di un'Europa federale e si rende necessario instaurare un metodo di cooperazione rafforzata, consolidando il dialogo con la Gran Bretagna e, soprattutto in questo contesto, rinsaldando e rinvigorendo il rapporto tra Governi e Parlamenti. Questo vale anche e soprattutto per noi, per questa Italia che per storia, per cultura, per identità religiosa e spirituale è il cuore dell'Europa e nell'Europa vuole svolgere fino in fondo la sua parte da protagonista (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, io ritengo che la discussione di oggi debba servire a rendere ancora più forte il Governo, a sommare, cioè, all'autorevolezza che il Presidente Monti ha dimostrato nel corso degli anni attraverso la sua esperienza in Europa, al prestigio che il nostro Paese sta conquistando negli ultimi mesi, grazie a provvedimenti che, finalmente, affrontano i nodi strutturali delle riforme e dello sviluppo, anche il sostegno, convinto, del Parlamento e dei partiti che, appunto, hanno deciso di dar vita, di dar luogo a questo Governo. Io credo che la mozione di oggi rappresenti, in primo luogo, il modo attraverso il quale il nostro Paese, per mezzo del nostro Parlamento, dice all'Europa di voler sostenere in maniera convinta il Governo nel suo negoziato con l'Europa stessa; ma soprattutto, questa mozione è il modo attraverso il quale il Parlamento dice che chiunque dovesse governare dopo Monti si impegna a proseguire sulla linea, sul solco tracciato da questo Governo in ordine alle riforme e al rapporto con l'Europa. Questo per fare in modo che i sacrifici ai quali il Governo e il Parlamento stanno chiamando gli italiani non siano inutili: infatti sono necessari, ma rischiano di non essere sufficienti se il nostro Paese non ricomincia a svolgere un ruolo più incisivo in Europa al fine di rendere l'Europa più convintamente partecipe della crisi nella direzione, appunto, di fronteggiarla; al fine di rendere l'Europa meno timida, meno impacciata; al fine di convincere anche quelli più riottosi in Europa che o l'Italia si salva, o non si salva l'Europa.
Noi crediamo nel nostro ruolo nell'Europa, riteniamo che vi sia necessità di più Europa e non di meno Europa - magari, di meno egoismi nazionali e, a volte, anche di meno egoismi proposti dai Governi nazionali -, e di maggiore concertazione nella politica fiscale. Riteniamo che vi sia necessità - lo diciamo anche nella nostra mozione - anche di meno accordi intergovernativi e di riscoprire, invece, quel Pag. 28metodo comunitario che è alla base dell'Europa. Meno egoismi, quindi, e più politica fiscale comune.
Anche a proposito del fiscal compact, noi diciamo «sì», ma vogliamo che si resti nel solco della linea che prevede il rientro dal debito, assicurando, però, oltre che il necessario rigore, anche la crescita, che è imprescindibile. Infatti, nel rapporto tra debito e PIL, tra deficit e PIL, se non si guarda anche al denominatore di questo rapporto, allora, non si affronta in maniera strutturale il tema della prospettiva dell'Europa e della crisi.
Auspichiamo che riprenda la discussione sugli eurobond: siamo convinti che non sia facile farla riprendere, ma riteniamo che, fino a qualche mese fa, noi avevamo meno titolo a chiedere che questa discussione riprendesse, perché eravamo tacciati di essere fra i Paesi spreconi, fra i Paesi incapaci di mettersi a livello di quelli che avevano fatto le riforme e i sacrifici. Ora, grazie alle riforme di questo Governo, noi abbiamo più titolo per chiedere che questa discussione possa di nuovo essere posta nell'agenda europea.
Abbiamo chiesto anche che si ridefinisca il ruolo delle agenzie di rating. Guardate, le agenzie di rating sono enti privati che dovrebbero dare notizie sugli emittenti che sono sconosciuti o non perfettamente conoscibili. Ebbene, uno Stato che emette titoli di Stato è un ente che tutti possono conoscere, che è perfettamente conoscibile. Dunque, il ruolo di queste agenzie va ripensato. Io credo - lo diciamo anche nella nostra mozione - che vada recuperata anche la discussione sulla possibilità di costituire un'agenzia europea di rating.
Bisogna, inoltre, ripensare anche ai ruoli del Meccanismo di stabilità europeo che deve avere risorse certe e deve avere un meccanismo di funzionamento automatico, capace, in questo modo, di contrastare, nell'immediatezza, e senza incertezza, la speculazione finanziaria e le difficoltà degli Stati rispetto alle crisi del debito sovrano. Riteniamo anche che si debba andare nella direzione di ripensare il ruolo dell'EBA che per quanto organismo indipendente non può al tempo stesso, impedendo di fatto alle banche di acquistare titoli di Stato perché non li considera validi ai fini patrimoniali, fare delle banche le vittime e poi le protagoniste della crisi dei debiti sovrani.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Occhiuto.

ROBERTO OCCHIUTO. Concludo, signor Presidente, dicendo che abbiamo grande fiducia nella capacità del Governo di portare a termine il negoziato con l'Europa, abbiamo grande fiducia nel Parlamento...

PRESIDENTE. Onorevole Occhiuto, mi dispiace toglierle la parola, ma deve concludere, non aveva due minuti, ne aveva cinque, ma non ne ha sei e mezzo.

ROBERTO OCCHIUTO. Abbiamo grande fiducia nel nostro Paese e nell'Europa perché riteniamo che non si possa andare indietro nella storia perdendo una costruzione straordinaria che i nostri padri ci hanno dato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Essendo prevista, a partire dalle ore 17,15, la ripresa televisiva diretta della replica del Presidente del Consiglio dei ministri e delle dichiarazioni di voto, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 17,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

PRESIDENTE. Ricordo che per la replica del Presidente del Consiglio dei ministri e per le dichiarazioni di voto è prevista la ripresa televisiva diretta.

Pag. 29

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, senatore professor Mario Monti, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni presentate.

MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, desidero anzitutto ringraziarvi per l'odierna occasione che la Camera dei deputati offre al Governo di proseguire e rafforzare il dialogo che abbiamo tenuto ad instaurare con il Parlamento sull'azione di politica europea del Governo.
Per noi è fondamentale poter contare sull'indirizzo e sul sostegno dei gruppi parlamentari e delle forze politiche in un momento in cui si compiono scelte decisive per l'assetto della governance della zona euro e per il futuro stesso dell'Unione europea. Come accade in altri Stati membri - vorrei citare la Gran Bretagna - il Regno unito - la Danimarca e altri Paesi nordici - l'indirizzo e il sostegno del Parlamento devono essere un elemento di orientamento strategico e di forza aggiuntiva per l'azione del Governo - e del Paese, direi - sulla scena europea.
È importante che vi sia questo elemento di partecipazione e condivisione democratica in un momento in cui l'azione che deve essere condotta all'interno del contesto nazionale con politiche di risanamento finanziario e di stimolo alla crescita, che richiedono anche sacrifici pesanti ai cittadini, è strettamente collegata alle scelte istituzionali e di politiche pubbliche che si affermano a livello europeo.
Il superamento della crisi economica, finanziaria e sociale che attanaglia l'Europa, dipende da riforme strutturali che sono nelle mani e nella capacità di decisione degli Stati membri. Allo stesso tempo, risanamento e riforme nazionali non potranno avere successo, anzi rischiano di fallire, se non sono sostenute in modo conseguente dalle scelte compiute a livello europeo. Per questo l'Italia, il Parlamento, il Governo, le forze politiche, devono giocare un ruolo attivo, affinché si giunga ad una ridefinizione equilibrata e sostenibile dell'assetto di governance dell'area euro, colmandone i difetti messi in luce dalla crisi e perché l'Unione sia ricondotta sul cammino della stabilità e della crescita.
A proposito di questa interconnessione tra azioni dello Stato membro e azioni a livello europeo, entrambe finalizzate alla stabilità e alla crescita, ieri, avendo partecipato al Consiglio dei ministri Ecofin come Ministro dell'economia e delle finanze, sono stato invitato dalla presidenza danese ad aprire la discussione sul Semestre europeo, e ho illustrato in quella sede l'azione di governo dell'economia che l'Italia sta conducendo; e proprio perché quell'azione è già significativamente apprezzata in sede europea, il rappresentante dell'Italia è stato ieri invitato ad aprire la discussione sul Semestre europeo, ed è stata, quindi, una buona occasione per sottolineare contemporaneamente le richieste dell'Italia in materia di migliore governance europea, in parallelo con ciò che l'Italia sta facendo, con sforzo, per migliorare la propria situazione.
Penso che sempre così, anche con l'esame di casi nazionali che vengono percepiti positivamente e che danno speranza a livello europeo, si possa anche acquistare maggiore capacità di pressione per l'evoluzione nelle giuste direzioni delle politiche europee.
Con questa consapevolezza dell'importanza di un tempestivo e trasparente dialogo con il Parlamento, ho avuto modo di riferire al Senato lo scorso 14 dicembre e, successivamente, in quest'Aula, il 12 gennaio, sull'esito del Consiglio europeo dell'8 e 9 dicembre e sulla strategia che il Governo persegue nel confronto politico con gli altri partner europei.
Oggi vorrei concentrarmi sui più recenti sviluppi e sulla preparazione del prossimo Consiglio europeo di lunedì 30 gennaio, alla luce delle mozioni che le forze politiche hanno presentato e che il Parlamento si appresta a votare. Quindi, come certamente noterete, stiamo facendo Pag. 30insieme un passo avanti, oggi, nel senso che il confronto tra Governo e Parlamento sui temi del Consiglio europeo, che avevamo introdotto in occasione del precedente Consiglio europeo - ma introdotto ex post - adesso col vostro consenso - e mi sembra con la vostra domanda - lo spostiamo un passo in avanti nel tempo, cioè ex ante.
Questo darà modo al Parlamento, in questa e nelle future occasioni, di influenzare maggiormente l'azione del Governo. Certo l'azione del Governo dovrà avvenire quindi entro guard rail più definiti e questo, da una parte, darà meno margine di negoziato al Governo, dall'altra, rafforzerà la posizione del Governo permettendogli di invocare dietro di sé, o io direi, sopra di sé, una posizione del Parlamento definita in un certo modo.
Nelle ultime settimane il quadro europeo ha presentato elementi contrastanti, in chiaroscuro direi: da un lato, il quadro economico è sotto gli occhi di tutti e soprattutto il quadro dell'economia reale che ha subito un aggravamento. A questo hanno contribuito, da un lato, il risorgere di tensioni sui mercati finanziari a causa dell'incertezza relativa soprattutto ai negoziati tra la Grecia e i creditori privati e, dall'altro, la prospettiva di una ulteriore decelerazione della crescita attesa dell'economia europea.
Si è aggiunto a questo il declassamento di un ampio numero di Stati della Zona euro, inclusa l'Italia, compiuto dall'agenzia di rating Standard and Poor's. Queste tensioni si sono poi lentamente attenuate, come dimostra l'andamento discendente di questi ultimi giorni dello spread tra i titoli italiani e i bund tedeschi, andamento che tuttavia rimane oscillante e che denota ancora un quadro che, se è lontano dai massimi toccati un po' di tempo fa, è ancora un quadro di persistente turbolenza.
Dal punto di vista politico, invece, le ultime settimane hanno registrato una evoluzione in senso positivo di posizioni e sensibilità che sembravano invece cristallizzate. In questo senso si è adoperato il Governo, con un'azione ispirata a due direttrici: da un lato, sottolineare l'importanza di una agenda europea che coniughi l'indispensabile attenzione al rigore finanziario con la crescita e lo sviluppo; dall'altro, ridurre il divario che rischia di crearsi tra i Paesi della Zona euro e i Paesi che non ne sono membri e, più in particolare, tra i 26 Paesi che partecipano alla redazione dell'Accordo (o Trattato) del Fiscal Compact e il Regno Unito.
In questo senso, negli ultimi giorni ho avuto - come credo vi sia noto - una serie di incontri bilaterali con il Primo Ministro inglese, con il Primo Ministro polacco e con quello belga e questa mattina una conversazione telefonica con il Primo Ministro irlandese. Come vedete siamo al di là degli interlocutori più frequenti, che restano Germania, Francia, Commissione europea e Presidente del Consiglio europeo, conversazioni tutte che continueranno.
Perché questo allargamento dello spettro dell'interlocuzione? Per ragioni che credo di avere già accennato qui, nelle precedenti occasioni, e cioè che noi siamo molto interessati al riavvicinamento - ma riavvicinamento tra pari, in linea di principio, e con posizioni critiche quando è necessario - tra Francia, Germania e Italia, tre Paesi che cito in ordine alfabetico, e all'azione per il rafforzamento del metodo comunitario e per la non esclusione. Allora, per essere concreto, la nostra azione in questo momento è rivolta a ridurre il più possibile il divario di posizione, ma direi anche che di identità e di percezione politica, tra la zona euro e la Gran Bretagna, mentre esiste almeno un Paese della zona euro che non sarebbe del tutto dispiaciuto se lo iato fosse permanente e senza prospettiva di superamento. Dall'altro lato, operiamo affinché i Paesi che hanno l'aspirazione di entrare nella zona euro, che per ora non possono soddisfare, vengano fin d'ora, una volta firmato il nuovo Trattato, invitati a sedere al tavolo dell'Eurosummit.
La posizione, credo, interpretando il buonsenso e quello che io percepisco come il comune sentire in Italia sulle questioni europee che ho enunciato l'altra sera all'Ecofin, Pag. 31è che l'Italia è favorevole a che partecipino alle riunioni dell'Eurosummit, che d'ora in poi avranno cadenza periodica, quindi dei Capi di Governo dei Paesi euro, non anche tutti gli altri Paesi membri dell'Unione europea, ma tutti gli altri Paesi membri dell'Unione europea che: a) abbiano firmato e ratificato il Trattato nuovo; b) non abbiano esercitato un'opt-out, quindi un'opzione di non ingresso nell'euro. Ciò significa non la Gran Bretagna, allo stato attuale, e non la Danimarca, allo stato attuale, mentre dalla Svezia alla Polonia e ai nuovi Stati membri, che prima o poi entreranno nella zona euro, sembra non ragionevole negare il diritto di partecipazione alle discussioni che daranno la configurazione futura della zona euro.
Non vi sfugge certamente che questo orientamento lo stiamo ottenendo ed esplicitando con forza sia in ossequio alla visione tradizionale italiana di un'Europa comunitaria e non fatta di esclusioni, sia perché pensiamo che, dal punto di vista di politica economica e visioni delle società e dell'economia diverse dall'aspetto strettamente monetario, molti di questi Paesi non ancora membri della zona euro, hanno un entusiasmo, uno slancio, una visione di apertura e di concorrenza, un interesse alla crescita, che è simile a quello che vorremmo vedere sviluppato sempre di più in Italia e che può aiutare a dare all'Europa questa posizione complessiva.
Quindi, apprezziamo di partecipare alla zona euro, apprezziamo di essere in dialogo sempre più stretto con Francia e Gran Bretagna, ma non vorremmo rinunciare a quello che, almeno a giudizio del Governo, è un grande potenziale di azione diplomatico-economica internazionale dell'Italia nel contesto europeo, che è quello di porsi come punto di riferimento nel senso dell'avanzamento della «costruzione». Scusate se ho dedicato qualche minuto di troppo a questo tema, che in fondo è squisitamente politico, ma mi sembrava che potesse essere di interesse.
L'impressione che ho tratto da tutti questi incontri e dalle vicende degli ultimi giorni è quella di un quadro in evoluzione, in cui i contorni di una possibile via di uscita dalla grave crisi che ha colpito l'Europa cominciano a prendere forma. Alcuni tasselli del mosaico lentamente cominciano ad avvicinarsi al posto che dovranno occupare nel mosaico una volta composto.
A nostro giudizio, tre sono le componenti fondamentali di questo mosaico: il perfezionamento dei sistemi di disciplina delle finanze pubbliche; la definizione di una batteria - un artigliere parlerebbe di firewalls - cioè degli strumenti di stabilizzazione utili per prevenire ed evitare il contagio finanziario; in terzo luogo, il rilancio di politiche per la crescita e l'occupazione.
Sul primo aspetto, l'elemento chiave, come noto, è il negoziato in corso per la definizione del fiscal compact, il Trattato sulla stabilità. Il negoziato procede speditamente, la riunione dell'altro ieri dell'Eurogruppo esteso ha permesso di verificare l'esistenza di un consenso ampio per una rapida conclusione del trattato e, a questo proposito, l'azione negoziale del Governo ha seguito e segue orientamenti che sono coincidenti con quelli auspicati nella mozione presentata dai gruppi parlamentari che sostengono l'Esecutivo, e cioè assicurare l'integrità e l'unitarietà del quadro istituzionale, anche per permettere poi il successivo riassorbimento del nuovo trattato in seno ai trattati dell'Unione.
In secondo luogo, occorre evitare vincoli più rigidi, anche dal punto di vista procedurale, o ulteriori sanzioni rispetto a quelle esistenti nel Patto di stabilità e crescita e previste nel cosiddetto six pack. In terzo luogo, è necessario rafforzare il pilastro economico dell'Unione economica e monetaria con più credibili norme sul coordinamento delle politiche economiche e un maggiore accento sulla crescita.
Su questi punti vorrei dire qualche parola su un elemento che ritorna nel dibattito pubblico interno e su alcuni elementi di novità delle negoziazioni. Per quanto riguarda il fatto che ritorna nel dibattito pubblico interno, faccio riferimento al rientro dal debito da parte di uno Stato membro sottoposto ad una Pag. 32procedura di deficit eccessivo. A questo proposito voglio ricordare che, nel linguaggio dei trattati, «procedura di disavanzo eccessivo» è una nozione che copre due fenomeni di eccesso: procedura per un vero e proprio disavanzo o deficit eccessivo e procedura per un debito eccessivo rispetto al profilo di rientro. Ebbene, nel nuovo testo la regola del ventesimo all'anno della differenza che va colmata dell'eccesso di debito rispetto al 60 per cento del PIL riprende la forma in cui essa è già prevista nella legislazione comunitaria, che è stata accettata e approvata con il concorso del precedente Governo italiano, rispettando anche le garanzie temporali e gli elementi di flessibilità esistenti nel quadro giuridico attuale. Il Governo italiano, che ha preceduto il nostro, si era battuto per tali elementi flessibilità. Resta immutata, tra l'altro, la necessità per la Commissione di prendere in considerazione i cosiddetti «fattori rilevanti» nel valutare il percorso di rientro dal debito previsto dallo Stato membro. Ci muoviamo, quindi, in un quadro di continuità con le posizioni assunte dall'Italia in precedenza.
Per quanto riguarda altri due aspetti di novità, l'Italia ha preso posizione in favore di una partecipazione, ma questo ve l'ho già detto, di quegli Stati di cui ho discusso la tipologia e, soprattutto, sull'aspetto degli strumenti di stabilizzazione la posizione italiana è ed è stata chiara in sede negoziale.
È necessario dotare il Fondo europeo di salvataggio finanziario e il futuro Fondo europeo di stabilità di risorse adeguate e di un appropriato coordinamento reciproco nel senso della addizionalità delle risorse, cioè nel senso che risorse non utilizzate sotto l'ombrello del Fondo «salva Stati» passino nella disponibilità del Fondo di stabilizzazione europeo, che gli succede nella «staffetta».
Occorre, poi, un sistema di governance per questi strumenti finanziari, che permetta la loro effettiva mobilizzazione in caso di crisi. Abbiamo rappresentato, credo, con forza, la necessità di approntare questi strumenti al più presto, senza aspettare che sia un'eventuale crisi a dettare i tempi della loro entrata in funzione e la dotazione di risorse, come è avvenuto, purtroppo, in passato.
L'Europa ha fatto moltissime cose per evitare i contagi negli ultimi due anni, e le ha fatte per ragioni, anche comprensibili, ma, ex post, certamente criticabili, con eccessiva reticenza, eccessivo ritardo ed eccessiva parsimonia. Ciò ha comportato, alla fine, l'impegno di un ammontare di risorse anche maggiore, probabilmente, di quello che sarebbe stato necessario apprestare, se si fosse fatto tutto più rapidamente e in modo da impressionare di più i mercati.
Ci pronunciamo, quindi, nel senso di un rafforzamento della politica in questi campi, in modo che non si debba sempre reagire con ritardo alle tensioni che vengono dai mercati.
La cosa che vorrei dire al riguardo, prima di passare a qualche considerazione, in chiusura, sulla crescita, è che ci siamo sforzati di chiarire, anche nella comunicazione pubblica, che, quando il Governo italiano chiede, con il concorso e sotto la guida del Parlamento, pesanti sacrifici a tutte le categorie dei cittadini italiani per il loro futuro, ma anche in adesione alla volontà politica collettiva manifestata nell'Unione europea, quando facciamo questo e chiediamo che, in parallelo, il quadro europeo dia qualche segno di riconoscimento e di incoraggiamento, affinché l'azione di risanamento e di crescita in Italia possa proseguire con un sufficiente grado di convinzione e di speranza in tutti i protagonisti della società italiana, e quando diciamo che certi Stati membri, come in primo luogo la Germania, hanno un particolare ruolo nell'evoluzione da noi auspicata, non stiamo chiedendo denaro alla Germania o ad altri.
Stiamo chiedendo che la governance dell'Eurozona evolva in modo tale da consentire a quei Paesi che stanno facendo riconosciuti progressi nel loro risanamento di vedere questo riflesso in termini di una ragionevole diminuzione dei tassi di interesse, con la rimozione, attraverso una Pag. 33migliore governance, del rischio euro, che vi è per tutti, ma, ovviamente, grava più che proporzionalmente su quei Paesi che, per colpa loro e della loro storia, hanno oggi uno stock di debito particolarmente elevato.
Spero di essere stato relativamente chiaro. Ma veniamo alla crescita, infine: il Governo, credo interpretando il sentimento e la lucida argomentazione, più volte espressa da questo Parlamento, mi sembra in tutte le sue componenti, assegna una particolare importanza alla promozione in sede comunitaria di una rifocalizzazione dell'attenzione sulle politiche della crescita, cercando, così, di completare un'agenda dove devono trovare sistemazione armonica, e non contraddittoria, i fattori di disciplina e i fattori di crescita.
Del resto, questa azione non solo è armonica, ma è anche strettamente complementare, perché se un Paese si «spreme» per migliorare, come deve, la propria situazione di bilancio, ma poi non cresce, vi sono degli effetti indotti, dall'economia reale che non cresce al bilancio pubblico, che rendono non sostenibile nel tempo il miglioramento del bilancio pubblico stesso. Quindi, anche se taluno badasse - ma non è il nostro caso - molto di più alla disciplina che alla crescita, sarebbe costretto, lui malgrado, a dare rilievo anche alla crescita per questa ragione indotta e indiretta.
Ebbene, noi vediamo una stretta associazione tra le due azioni politico-diplomatiche che stiamo conducendo in Europa, al di fuori dell'Eurozona, ossia l'avvicinamento con il Regno Unito - nel senso che cerchiamo di avvicinare loro all'Unione europea, anche perché li troviamo un pochino privi di orientamento in questo momento -, e l'avvicinamento ai Paesi futuri membri della zona euro come, ad esempio, la Polonia. Questo lo facciamo anche perché le economie e le società di questi Paesi hanno, come accennavo prima, più voglia di crescita economica di altre società e di altri Paesi in Europa. Pensiamo, quindi, che una maggiore contaminazione dell'Europa continentale da parte di queste forze più periferiche giovi a noi, oltre che a loro, e al progetto complessivo dell'Unione europea.
Sono fiducioso che questa azione abbastanza intensa - che, naturalmente, non distoglie l'attenzione quotidiana mia e di tutti i miei colleghi dalle questioni interne italiane che restano la nostra priorità - stia dando un buon frutto. Credo che presto si potrà vedere che il tema della crescita dovrebbe davvero essere al centro dell'agenda del Consiglio europeo di lunedì prossimo. Se si riesce a chiudere questa lunga discussione sul fiscal compact, in modo che l'attenzione dei capi di Governo, e di quella risorsa rara che è il loro tempo passato insieme a Bruxelles intorno al tavolo del Consiglio europeo, credo si possa concentrarsi veramente sui temi della crescita. I capi di Governo possono e devono, per usare un'espressione che trovo orrenda, ma che va molto, «metterci la faccia» sul tema della crescita; questo dovrebbe poi determinare un maggiore impegno concreto di tutti sul fronte della crescita nei singoli Paesi.
Sono queste, onorevole Presidente, onorevoli deputati, le principali direttrici dell'azione con cui l'Italia si avvicina al prossimo Consiglio europeo e sulle quali è fondamentale per noi ascoltare l'orientamento delle forze politiche.
Per l'espressione dei pareri sulle mozioni chiedo al Presidente la cortesia di dare successivamente la parola al sottosegretario D'Andrea che entrerà nel dettaglio sulle singole mozioni.
Lasciatemi concludere sottolineando che l'azione dell'Italia, sia pure con accenti diversi, con efficacia diversa, con stili diversi - questo fa parte delle cose umane - è, però, in linea di continuità, potrei dire, rispetto a tutti i precedenti Governi, e comunque rispetto ai Governi che ricordo da molti anni, beninteso incluso l'ultimo precedente Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Sono particolarmente grato alle forze politiche che, con un esercizio, che apprezziamo molto, di dialogo e di integrazione tra le loro politiche - che, mi rendo conto, non è sempre facile -, abbiano Pag. 34accettato la mia proposta proprio sul tema dell'Europa, un tema che ha particolarmente la vocazione di essere unificante, e che vi sia stato uno sforzo esplicito, congiunto e, se posso permettermi, a giudicare dal risultato in termini di mozione condivisa, brillante, che dà grande forza all'Italia e al Governo che in questo momento la rappresenta. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Cicchitto, Franceschini, Galletti, Della Vedova, Pisicchio ed altri n. 1-00800 (Ulteriore nuova formulazione). Il Governo esprime, altresì, parere favorevole sulle mozioni Cambursano e Brugger n. 1-00818 e Mecacci ed altri n. 1-00821 (Nuova formulazione).
Il Governo esprime parere favorevole, purché riformulate, sulle mozioni Donadi ed altri n. 1-00822, Antonione ed altri n. 1-00823 e Misiti ed altri n. 1-00825.
Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00824 (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per quanto riguarda la mozione Donadi ed altri n. 1-00822, il parere del Governo è favorevole purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: al quarto capoverso sostituire le parole: «a proporre la creazione di un'Agenzia europea (...)» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di proporre la creazione di un'Agenzia europea (...)»; così pure, al successivo quinto capoverso, sostituire le parole: «a sostenere l'esigenza (...)» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di sostenere l'esigenza (...)»; al successivo sesto capoverso sostituire le parole: «a sostenere l'emissione di eurobond (...)» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di sostenere l'emissione di eurobond (...)»; all'undicesimo capoverso poi sostituire le parole: «ad assumere rapidamente iniziative volte all'attuazione (...)» con le seguenti: «a procedere rapidamente all'attuazione (...)»; infine, sostituire interamente il dodicesimo capoverso con l'espressione globale «ad un rafforzamento della governance democratica a partire dal Parlamento».
Per quanto riguarda la mozione Antonione ed altri n. 1-00823, il parere del Governo è favorevole purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: al primo capoverso sostituire le parole: «a promuovere la riapertura della discussione sul rientro dello stock del debito (...)» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di promuovere la riapertura della discussione sul rientro dello stock del debito (...)». Sarebbe opportuno anche un alleggerimento del testo, ma in definitiva può anche può rimanere così.
Per quanto riguarda la mozione Misiti ed altri n. 1-00825, il parere del Governo è favorevole purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: al terzo capoverso sostituire le parole: «ad affrontare le politiche della crescita (...)» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di affrontare le politiche della crescita (...)».

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, ho particolarmente apprezzato la relazione che ella ha esposto davanti a questa Camera. Ci troviamo di fronte ad un passaggio cruciale nel processo di costruzione dell'unità europea, tema che molte volte viene approcciato diversamente - ce n'è un'eco recentissima in alcune prese di posizione sulla stampa anche da parte del Pag. 35Presidente Ciampi - ma che richiede invece oggi la lucidità di scelte politiche molto coraggiose e al tempo stesso molto prudenti. La governance dell'Eurozona è entrata in un'area di conflitto con l'Inghilterra: c'è in questione una diversa concezione dell'unità europea. Sappiamo benissimo che l'Inghilterra è affezionata all'idea di un'unità europea come area di libero scambio. Il processo di costruzione della moneta unica, che è in verità un processo che ha capovolto la realtà storica «prima lo Stato, poi la moneta», ha un altro obiettivo. Bisogna trovare il modo di procedere lungo un sentiero difficilissimo, perché i Paesi dissenzienti ed in particolare l'Inghilterra non devono allontanarsi dall'Europa e c'è la necessità di andare avanti in questa costruzione europea, perché essa non ha alternativa politica - non è soltanto una petizione sentimentale - in un mondo globalizzato. Certo, abbiamo dei problemi molto ardui davanti a noi. Benedetto Croce diceva: «Farsi sgabello delle difficoltà». Vedo, signor Presidente del Consiglio, che la scelta che ha fatto il suo Governo è proprio quella di farsi sgabello delle difficoltà. Il suo Governo sta imponendo anche sacrifici molto duri agli italiani.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CALOGERO MANNINO. Vorrei soltanto sottolineare un aspetto e mi avvio a concludere, signor Presidente: è necessario che la liberalità della Banca centrale europea venga utilizzata dalle banca italiane non per comprare titoli del debito pubblico, ma per tenere in piedi l'economia italiana. Accanto a questa esigenza mi pare si debba sottolineare un aspetto che lei non ha mancato di evidenziare apertamente: se non tagliamo profondamente il debito pubblico i conti in regola non saranno sufficienti a farci ripartire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà per due minuti.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, solo poche battute per dirle che il gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia si asterrà dal voto in tutte le mozioni. Noi abbiamo perso totalmente la fiducia per quello che stiamo vivendo in questi giorni, dove si sta badando a salvare l'Italia ma una parte del Paese, il Sud, la si sta ulteriormente affondando. Le avevamo chiesto un suo impegno per rilanciare l'economia povera di quei territori attraverso una fiscalità di vantaggio che lei avrebbe dovuto e potrà ancora promuovere in Europa. Non vi sono alternative: la previsione per la nostra terra è quella dello spopolamento, questo dicono gli esperti. Credo che un segnale nuovo dovrebbe partire da questo Governo e dovrebbe partire nei rapporti con un'Europa che fino ad oggi ci ha visto succubi e il nostro Paese, un grande Paese come il nostro, non merita di essere succube di Germania e Francia. Il nostro Paese merita di riacquistare quella dignità che aveva quando stava fuori dall'Europa. Non so cosa accadrà, ma al Sud dei segnali forti sono arrivati. Vorrei che lei, signor Presidente del Consiglio e il suo Governo, non sottovalutaste quello che è accaduto in Sicilia, in Calabria e in tante altre nostre regioni, dove non soltanto i «padroncini», i titolari di camion per autotrasporti ma, le assicuro, anche gli agricoltori e gli artigiani sono ormai alla fine. Allora faccia qualcosa, questo è l'invito che Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia le rivolge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà per due minuti.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, colleghi, è essenziale l'apprezzamento che i Paesi europei hanno espresso nei confronti dell'Italia per gli interventi adottati a correzione dei conti pubblici. È evidente, tuttavia, che il nostro processo di risanamento e di riforme abbia compiuto soltanto i passi iniziali e debba essere sostenuto affinché l'Italia possa assumere una rafforzata credibilità in Europa ed Pag. 36affermare - come è opportuno che sia - come una maggiore disciplina di bilancio in Europa debba coniugarsi con politiche di riforma del mercato interno e di crescita. L'Unione europea, con la riunione ultima dell'Eurogruppo, ha raggiunto un'intesa significativa ma non ancora risolutiva in ordine al trattato istitutivo del meccanismo europeo di stabilità. Non meno impegnativo è stato, e rimane, il confronto in merito al nuovo trattato europeo e dunque al fiscal compact e in questa prospettiva al ruolo e alle responsabilità della BCE. Siamo convinti che più credibili saranno le ragioni di coesione in Europa, più adeguati alla dimensione sistemica delle tensioni sui debiti sovrani gli accordi a protezione dell'Eurozona, e più profonda e dinamica, e non ideologica, potrà essere l'evoluzione delle posizioni nazionali.
Il voto delle Minoranze linguistiche sulla mozione di maggioranza sarà positivo, con una considerazione finale che faccio come presidente del gruppo Misto e come esponente delle Minoranze linguistiche: se questo Governo intende - come sta accadendo - attribuire un valore reale al confronto parlamentare, non vi possono essere interlocutori privilegiati che escludano altri gruppi parlamentari dal dialogo fra Esecutivo e Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, l'aspetto politico importante di questa mozione è che l'abbiano sottoscritta gli onorevoli Cicchitto, Franceschini, il Terzo Polo, cioè i componenti di quelle forze politiche che rappresentano larga parte del Parlamento e che hanno assicurato al Governo la fiducia al momento del suo inizio. Oggi questo consenso largo si sposta sul tema fondamentale che è la politica estera ed europea del nostro Paese, e questo dà - ne siamo molto lieti - una forza al Governo per poter parlare con autorevolezza avendo dietro di sé il Parlamento e il Paese in Europa.
Per dire che cosa, signor Presidente del Consiglio, all'Europa? Noi sappiamo che ci sono due interpretazioni della grande crisi dell'euro: una è che essa sia essenzialmente la responsabilità, il frutto della mancanza di responsabilità di alcuni paesi (la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l'Italia); un'altra interpretazione è che questa crisi sia anche il frutto e il risultato di una mancanza di una politica comune dell'Europa per sostenere la crescita dell'area dell'euro. La verità naturalmente sta in parte nella prima e in parte nella seconda spiegazione, ma il significato politico di questa mozione è che il Governo Monti può andare in Europa e dire: l'Italia sta facendo la sua parte, e continuerà a fare la sua parte per mettere ordine in quei compiti e in quelle cose che hanno contribuito alla crisi europea, ma l'Europa deve assumere la crescita di tutte le sue aree come una parte importante ed essenziale dei suoi compiti. La Commissione europea, la Banca centrale europea, l'Unione europea, il Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo non possono rimandare - professor Monti - a domani e a dopodomani il tema della crescita, perché noi non abbiamo più, Stati nazionali, la possibilità di usare le risorse della finanza pubblica per sostenere lo sviluppo. Tocca all'Europa prendere questa responsabilità, e lei oggi è autorizzato - professor Monti - a parlare con forza con la voce di un Paese che sta facendo il suo dovere ma che chiede al resto dell'Europa di fare il suo dovere, che è un dovere essenziale (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà per due minuti.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, colleghi, come deputati del Movimento per le Autonomie Pag. 37non crediamo vi sia bisogno di ribadire l'opzione europeista del nostro Paese, che ha sempre dimostrato di credere nell'Europa unita a prescindere dai sacrifici che per essa è stata spesso costretta a fare.
Si tratta di comprendere, invece, come sia possibile rimodellare le istituzioni europee in direzione di una più salda unione politica, di una maggiore solidarietà, di una riduzione degli egoismi dei Paesi più forti e di un sostegno alle economie più deboli. E si tratta soprattutto di affiancare alle misure di puro rigore, che da sole non possono che portare a una spirale di recessione, misure che puntino al rilancio e allo sviluppo. Credo che con una ritrovata credibilità e con la dimostrata volontà di procedere sulla via della serietà e del rigore, all'Italia spetti il compito di indicare la strada del rafforzamento dell'Unione europea, della competitività e della crescita dell'unione fiscale e delle solidarietà sociali e territoriali. In questa direzione occorre prendere atto che l'integrazione europea che stiamo cercando di difendere è costata sacrifici importanti a tutti gli italiani, in primo luogo ai cittadini meridionali che non hanno ancora visto ridurre il gap economico e infrastrutturale tra le diverse zone del nostro Paese. Con la stessa forza con la quale, quindi, da Paese con evidenti difficoltà, indichiamo al resto d'Europa la solidarietà come strada più conveniente per lo sviluppo e il rafforzamento comune, abbiamo il dovere di adottare politiche fiscali che favoriscano la crescita delle regioni più deboli e, di conseguenza, dell'intero Paese.
Signor Presidente, ritengo che, al di là delle tante parole, questo debba essere il ruolo dell'Italia in Europa, un ruolo di coprotagonista forte e autorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, Presidente Monti, già nel precedente dibattito sulla questione dell'Europa abbiamo avuto modo di rappresentare l'appoggio di questo Parlamento. Lo abbiamo anche fatto nel precedente Governo quando ero Ministro per le politiche comunitarie per rappresentare le istanze, non di una coalizione, ma di una nazione e di una comunità. Tra qualche giorno lei sarà chiamato a rappresentare gli interessi della nostra Italia, soprattutto su un grande problema che lei conosce per l'esperienza e per la caratura che lei ha all'interno dell'Unione europea e del consesso dei grandi. Usciamo da quello che è il dibattito Francia-Germania, altrimenti la nostra Italia arriverà schiacciata. Oggi noi ne paghiamo le conseguenze. Noi da oggi dobbiamo richiamare quello che lei più volte ha detto e che noi, come abbiamo già affermato nel precedente dibattito, condividiamo, ossia il ragionamento dell'esperienza comunitaria, le decisioni a 27. Oggi la crisi la possiamo superare solo se crediamo nel concetto dell'Europa. Non solo questo Governo, ma anche le altre coalizioni e gli altri Governi che si sono susseguiti negli anni, hanno avuto nella politica estera una grande condivisione. Chi presiede questa Camera è stato Ministro degli esteri, l'onorevole D'Alema, che è intervenuto anche nell'altro dibattito, è stato Ministro degli esteri; c'è stato un grande senso di comunità per rappresentare l'interesse dell'Italia nei vari consessi europei. Oggi dobbiamo uscire dalla diarchia che ha schiacciato gli interessi dell'Italia.
Non so quello che accadrà - leggo le cronache dei giornali - circa le agenzie di rating; probabilmente abbiamo assistito a una grande speculazione che ha colpito anche la nostra nazione. Oggi abbiamo le carte in regola, signor Presidente del Consiglio, grazie anche all'apporto di questo Parlamento, per sostenere le ragioni dell'Italia, di questa nostra nazione, delle nostre famiglie, delle piccole imprese, che hanno sulle spalle l'onere di una grandissima ripresa economica e di un grande sforzo. Faccia valere, non soltanto l'appoggio di questo Parlamento, ma le ragioni della nostra Italia.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonione. Ne ha facoltà.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, com'è stato ricordato il prossimo Consiglio europeo sarà cruciale per definire la nuova governance dell'Europa. Ed è per questa ragione che abbiamo apprezzato molto le sue parole quando ha chiesto al Parlamento un sostegno più largo possibile, un giusto sostegno che può venire dalle istituzioni parlamentari, per consentire a lei di rappresentare al meglio il nostro Paese.
D'altra parte, questo si sposa perfettamente anche con l'indirizzo politico che nella nuova governance vorremmo fosse sottolineato relativo alla necessità di rafforzare il metodo comunitario. Quale metodo comunitario migliore può esserci se non quello di coinvolgere direttamente i Parlamenti? Quindi questo è un aspetto particolarmente rilevante. Abbiamo presentato un documento e siamo soddisfatti dalle sue parole e dalle parole del Governo che si è riconosciuto nella nostra proposta e d'altra parte sosterremo anche gli altri documenti che hanno visto convergere l'apprezzamento del Governo stesso.
Vorremmo, al di là dei dati tecnici che sono stati illustrati dal mio collega Gava, sottolineare alcuni aspetti politici rilevanti. Lei sul piano tecnico indubbiamente ha tutti gli elementi per poter trattare al meglio la questione. L'aspetto politico prevalente è il metodo comunitario - l'ho già detto - ma ce ne sono altri sui quali vorremmo che ci fosse una sottolineatura e un'enfatizzazione: il fatto che ci vuole più Europa, un'Europa più solidale, un'Europa che anche in una crisi difficile come questa si faccia carico di far prevalere l'aspetto comunitario su quello che può essere anche un legittimo interesse nazionale. Ed è anche da momenti difficili come quelli che stiamo vivendo delle crisi finanziarie che si può cercare di raccogliere il dato più importante per far crescere questo nostro progetto europeo. Quindi più Europa, più solidarietà e più crescita. Questi sono gli aspetti politici che anche lei ha voluto ricordare e che noi abbiamo molto apprezzato e con i quali siamo fiduciosi che il negoziato possa dare i frutti che tutti quanti ci attendiamo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, vorrei rivolgere parole di apprezzamento nei confronti delle riflessioni del Primo Ministro Monti e aggiungo che l'accordo raggiunto ieri tra le tre principali coalizioni politiche del Parlamento, il Partito Democratico, il Popolo della Libertà, il Terzo Polo sulla mozione europea è un fatto di estrema importanza che rafforza il Governo e rende più coesa e più politica la maggioranza che lo sostiene.
Le strategie definite nella mozione credo che ricollochino l'Italia al suo giusto posto in Europa quale Paese motore del processo federalista e di integrazione europea.
Dobbiamo lavorare con convinzione per una nuova prospettiva federalista che superi il metodo eccessivamente intergovernativo oggi dominante. L'Italia, Paese fondatore dell'Europa, può riprendere il suo ruolo storico di promotore di un'unione federale.
Quando parliamo di federalismo europeo pensiamo al vero federalismo, quello fatto da istituzioni e da valori comuni, non a quell'interpretazione di un federalismo divisivo fondato su patrie inesistenti. L'Italia è in Europa per unire e per costruire politiche comuni. La mozione impegna il Governo a lavorare per stabilire un giusto equilibrio tra politiche di riduzione del deficit e di stabilizzazione dell'euro con le politiche per la crescita. Stabilità e crescita sono interconnesse, come lei giustamente ha ricordato poc'anzi. Ancora la mozione impegna il Governo a lavorare in sede europea per la formazione di un'agenzia di rating europea, per mettere Pag. 39a punto strumenti innovativi di finanziamento allo sviluppo quali gli eurobond e i projectbond, per introdurre la Tobin tax naturalmente come provvedimento il più possibile condiviso con i Paesi nei quali esistono le più grande piazze finanziarie mondiali: penso agli Stati Uniti d'America e al Giappone oltreché all'Europa.
Crediamo che ci sia ancora bisogno d'Europa e che ci sia anche voglia d'Europa. Il 66 per cento dei cittadini croati che hanno votato domenica scorsa in favore dell'accessione all'Unione europea ne sono un chiaro e importante indicatore. Ma c'è ancora molto lavoro da fare. Il Trattato, il fiscal compact oggi in discussione, ha due evidenti limiti. Il primo coinvolge 26 Paesi su 27, il secondo è ancora troppo sbilanciato sul metodo intergovernativo.
L'Italia può svolgere in questo senso un ruolo importante e anche autonomo per promuovere un'offensiva diplomatica con l'obiettivo di ricoinvolgere la Gran Bretagna nei meccanismi comunitari; sul medio e sul lungo periodo mi è difficile pensare a meccanismi di stabilizzazione finanziaria senza un ruolo attivo e protagonista della Gran Bretagna.
L'Italia con il Governo guidato dal Primo Ministro Monti ha in soli due mesi recuperato credibilità e autorevolezza in Europa.
Credibilità che ci ricolloca al nostro posto giusto in Europa, che ci permetterà di svolgere al meglio il nostro lavoro per costruire un'unione politica e federale e per costruire, accanto alle giuste politiche di riduzione del deficit, politiche comuni per la crescita e lo sviluppo. L'Europa era, è e sarà la nostra prima priorità geopolitica, non soltanto nella definizione di politiche economiche e finanziarie, ma soprattutto nella costruzione di un'unione federale che continui con decisione il lavoro iniziato dai padri fondatori ed il lavoro che i diversi Governi che si sono succeduti hanno continuato e quindi il processo di integrazione fra i 27, e tra poco i 28, Paesi membri, un'unione che sappia poi rafforzare le azioni transatlantiche su tutti i settori, dall'economia alla difesa comune, un'unione infine in grado di essere un fattore di stabilizzazione e di sviluppo nei confronti dei Balcani ed in tutto il Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente della Camera, il gruppo Grande Sud è soddisfatto per il giudizio positivo espresso dal Governo sulla propria mozione e voterà «sì» a tutte le mozioni con parere favorevole del Governo. Le mozioni che oggi Camera e anche Senato - questa mattina - votano sui rapporti con l'Unione europea costituiscono un sostegno efficace al Presidente del Consiglio, affinché egli possa, anche se con la propria sobrietà, dire con fermezza ai grandi d'Europa che l'Italia, fondatrice dell'Unione, si schiera dalla parte degli europeisti convinti, che ripudiano il direttorio a due e vogliono invece una vera integrazione economica e politica. Era questo l'obiettivo dei padri fondatori dell'Europa. Il mancato conseguimento dell'unità politica mette in discussione oggi l'unione monetaria dell'Eurozona e la stabilità finanziaria dell'intera Unione europea. Senza l'avvio dell'unità fiscale e poi politica è dimostrato dalle vicende degli ultimi tempi in diversi Paesi europei che non si può porre argine alla crisi economico-finanziaria che minaccia di travolgere la stessa moneta unica.
Per contrastare questa tendenza occorre intervenire con azioni comunitarie a rafforzare l'Unione europea in tutte le sue istituzioni e soprattutto nella Banca centrale, attuando sempre la pratica del metodo comunitario, specialmente in materia di disciplina di bilancio. Per l'Italia è importante approvare il Patto di bilancio a 27 - speriamo, superando l'opposizione del Regno Unito. L'Italia è più credibile, avendo già provveduto ad avviare la fase di costituzionalizzazione del pareggio di bilancio. Ma al di là dei termini strettamente politici degli accordi, occorre affrontare i temi dello sviluppo, della crescita, dell'equilibrio Pag. 40socio-economico tra territori dell'Eurozona e all'interno degli Stati aderenti all'Unione europea. In particolare, il sud del Paese sta attraversando un lungo periodo di difficoltà, che vede crescere a dismisura la disoccupazione giovanile e femminile ed il fallimento quotidiano di piccole e medie imprese, che insieme invece all'agricoltura ed alla pesca costituiscono il tessuto vitale dell'economia meridionale.
Il Governo si dovrà far sentire nell'incontro dei Capi di Stato e di Governo per estendere ad ogni Paese la costituzionalizzazione del bilancio ed il cosiddetto Six Pack. Dobbiamo essere attenti, perché questo ci pone grossi problemi, perché si riferisce a sei atti legislativi volti a rafforzare la governance economica dell'Europa.
Quattro sono atti legislativi che riguardano questioni di bilancio - inclusa la riforma del Patto di stabilità -, due sono regolamenti molto importanti. Su uno di questi, si prevede che per gli Stati che non si adeguano, scattano multe che possono arrivare allo 0,2 per cento del PIL, cioè 3 miliardi di euro, per il nostro Paese.
Va portata avanti la riduzione complessiva del debito e va portata avanti anche l'adozione di politiche fiscali a favore della crescita, come la fiscalità di vantaggio per le zone dette aree sottoutilizzate. Ciò sarà favorito - come prima accennato - dall'emissione di eurobond, dall'aumento dei fondi a disposizione del Fondo monetario internazionale e da un ruolo attivo e flessibile che la Banca centrale europea dovrà svolgere da ora in avanti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, onorevoli signori Ministri, onorevoli colleghi, l'Italia dei Valori ha predisposto la mozione oggi all'esame delle due Camere del Parlamento con la consapevolezza della necessità di rafforzare credibilità e ruolo del nostro Paese. Credibilità e ruolo che non sono orpelli formali, ma sono condizione necessaria, anche se non sufficiente, per affrontare l'attuale crisi finanziaria mondiale, che si è fatta ormai crisi, anche più latamente economica, europea ed italiana.
Quello europeo è, infatti, un passaggio fondamentale: noi dell'Italia dei Valori diciamo che è «il» passaggio fondamentale per porre le premesse ad una soluzione duratura e stabile della crisi. L'Italia, come lei ben sa, signor Presidente del Consiglio, è tanto grande da dover trovare in sé le ragioni e i fondamentali per la soluzione strutturale, e non meramente congiunturale, dell'attuale crisi finanziaria. Ma l'Italia, però, non è tanto grande da poter, da sola, uscire dalla crisi.
È la ragione per la quale siamo qui a ribadire la posizione di Italia dei Valori rispetto al Governo, rispetto a questo Governo, e al versante italiano. La nostra posizione è di vigilanza critica e costruttiva, atto per atto, scelta per scelta, a presidio - non ci stancheremo mai di ripeterlo - dell'equità sociale per l'eliminazione di privilegi e sprechi, a presidio della crescita produttiva ed economica; un'azione, quella dell'Italia dei Valori, nelle aule parlamentari, per l'abbattimento del debito pubblico e, al tempo stesso, la lotta all'abnorme evasione e alla scandalosa corruzione.
Ma noi oggi siamo chiamati a dare il nostro contributo all'incontro del Consiglio europeo del giorno 30. Purtroppo, questo incontro si tiene dopo l'uscita della Gran Bretagna dal percorso comunitario; un'uscita che i liberali democratici europei e i riformatori, che è a me dato rappresentare, del bureau europeo, hanno duramente criticato: sono note anche le posizioni di WikiLeaks nei confronti dello stesso Premier Cameron.
È stata apprezzata, onorevole Presidente del Consiglio, la sua azione in questi giorni e il suo tentativo di coinvolgere la Gran Bretagna in una posizione diversa da quella che, poi, è risultata essere una posizione che noi abbiamo aspramente criticato. Di questa scelta, però, purtroppo, Pag. 41dobbiamo tener conto, facendo ricorso ad un Trattato intergovernativo, che coinvolge 26 dei 27 Stati dell'Unione europea e impedisce il pieno dispiegarsi di tutte le potenzialità proprie della normativa e delle istituzioni comunitarie. La posizione assunta dal Governo nei riguardi della nostra mozione viene da noi considerata positivamente: è un segno di svolta possibile nella politica italiana in Europa, che ci carica, però, della responsabilità di controllare e monitorare la coerenza e le conseguenti scelte del Governo.
Con riferimento al merito delle proposte dell'Italia dei Valori, potrei aprire e chiudere, dicendo che siamo convinti che l'attuale crisi si supera con più Europa e non con meno Europa, ma si supera con più Europa politica e con meno Europa delle banche; si supera con più Europa politica e non delegando a strani organismi tecnici, irresponsabili, il Governo dei destini dei cittadini europei. Come, purtroppo, frequentemente emerge dal dibattito europeo, la tentazione è di fermarsi a metà strada, che non è politica e che non è tecnica, e che diventa la perversione esattamente della politica.
Più Europa; il che significa certamente un'esaltazione delle istituzioni parlamentari, in primo luogo delle istituzioni europee e del Parlamento europeo come ha recentemente confermato il neoeletto presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, che ha rivendicato il bisogno di più Europa e di più Parlamento europeo. Siamo convinti, questi sono punti della nostra mozione, che occorra trovare un impegno forte per la crescita, per una autentica competitività, per una coesione sociale. Abbiamo fatto riferimento al bisogno di rafforzare la collaborazione culturale; il nostro obiettivo è che non sia soltanto l'Europa delle banche, ma che sia l'Europa dei cittadini, che poi, alla fine, serve anche a superare la crisi finanziaria. Una comune politica della difesa europea per noi è condizione anche per tagli di assurde spese militari, che non ci stancheremo di criticare e di censurare. Siamo convinti che occorra completare il mercato interno europeo, che occorra una politica comune sulla mobilità delle persone; la nostra normativa italiana è oggi arretrata rispetto alle ultime direttive della Commissione europea e della commissaria Malmström in tema di mobilità. Credo che questo debba fare riflettere il nostro Governo per un più adeguato rispetto del diritto alla mobilità dei popoli.
Ritengo, inoltre, che bisogna indicare, certamente nel contesto europeo, la priorità degli investimenti nelle infrastrutture, nell'economia reale, nel rilancio del mercato interno; occorre, ancora, che vi sia in Europa una trasformazione sociale ed ecologica del modello di sviluppo, a partire dal settore energetico e da quello dei trasporti. È necessario promuovere un'iniziativa europea per combattere la disoccupazione giovanile; il tema della privazione di futuro dei giovani è un dramma italiano, ma è un dramma che si affronta anche in un contesto europeo.
Abbiamo apprezzato, sia pure con la richiesta di riformulazione, il riferimento al fatto che il Governo ha accettato l'ipotesi di una possibile Agenzia europea dei beni comuni, cioè la possibilità che si possa creare un fondo - che è la conseguenza del default di alcuni Stati - che non sia immesso in condizioni di necessità nel mercato speculativo internazionale ma che invece venga, in qualche modo, gestito dalla stessa Unione europea, in modo da immettere nel mercato questi beni comuni nel momento più indicato e non sotto la stretta dell'emergenza.
Abbiamo, ancora, apprezzato il riferimento agli eurobond; sappiamo che il tema è complesso, ma sappiamo anche che proprio il tema degli eurobond dà anche un senso diverso alla pur positiva riformulazione dell'articolo 4 della proposta di Trattato, quello per intenderci sui ventesimi del debito pubblico che supera il 60 per cento del prodotto interno lordo. Crediamo che sia necessaria una riforma europea delle regole della finanza; occorre limitare i conflitti di interesse e occorre evitare gli accumuli di eccessivo potere. Siamo convinti che sia necessario avviare una riflessione sulle agenzie di rating per evitare di essere contenti quando danno Pag. 42giudizi positivi e essere invece delusi quando danno giudizi negativi. Credo che bisogna garantire una agenzia di rating europea con tutte le caratteristiche di imparzialità, per evitare che tali agenzie possano essere, in qualche modo, influenzate da mercati finanziari e che poi magari ci ritroviamo pronti ad acquistare, a prezzi di svendita, i patrimoni degli Stati europei in difficoltà.
Abbiamo ancora sottolineato la necessità di applicare indirizzi di effettiva tutela giurisdizionale del creditore, in particolare delle piccole e medie imprese. Ritorniamo sempre, ovviamente, a richiamare l'esigenza di un Trattato di una unione economica rafforzata che superi le angustie dell'attuale situazione di Patto intergovernativo. Abbiamo appreso di questa riformulazione dell'articolo 4, che va nella direzione anche di ciò che avevamo indicato nella nostra mozione.
Credo, infine, che sia necessario prevedere in maniera molto forte un sistema di sanzioni nei confronti degli Stati inadempienti, evitando però che questo venga delegato, in condizione di assoluta irresponsabilità, ad organismi tecnici irresponsabili. Insisto ancora, proprio perché occorre più politica e più Europa, nel sottolineare che noi siamo convinti che bisogna proseguire su quell'accenno, che c'è già stato l'8 dicembre, di rivedere il mandato della Banca centrale europea.
Certamente, riteniamo che la soluzione - e su questo sappiamo di trovare consenso da parte di molti - sia di pervenire ad una Federal reserve europea, ma direi che, in qualche modo, questo si potrà raggiungere soltanto quando sarà accresciuta la politica europea. Non possiamo pensare ad un espediente tecnico per risolvere un problema politico.
Concludiamo la nostra mozione con l'invito a non dimenticare l'Europa dei cittadini, l'Europa degli ultimi, l'Europa della giustizia sociale, a non dimenticare che il sogno europeo diventa realtà se appare conveniente a tutti, e non, conveniente ai potenti e svantaggioso per i deboli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in Europa e in Italia siamo chiamati ad un ruolo attivo per affrontare il percorso, certamente non facile, della stabilità e della crescita. Oggi il Parlamento è impegnato a discutere mozioni che indicano indirizzi di sostegno all'iniziativa del Governo nell'ambito delle politiche europee che siamo chiamati a determinare, riprendendo un ruolo consono all'Italia, il ruolo di Paese guida delle politiche europee.
Le tensioni sul debito sovrano dell'area dell'euro si sono accentuate ed estese, è cosa nota, assumendo rilevanza sistemica. I titoli di Stato in molti Paesi dell'Unione europea hanno risentito dell'incertezza sui modi di gestione della crisi e del peggioramento delle prospettive di crescita. Appare evidente che nel nostro Paese l'attività economica risentisse del quadro interno ed internazionale: solo nel terzo trimestre del 2011 il nostro PIL è diminuito dello 0,2 per cento, rispetto al periodo precedente. Per un ritorno alla crescita dell'attività economica è cruciale che le politiche di risanamento dei conti pubblici adottate dal Governo, e le risposte alla crisi concordate in sede europea, possano ridare fiducia agli investitori.
Le misure in corso di definizione, volte a rafforzare strutturalmente la capacità di crescita dell'economia, possono e devono avere effetti anche nel breve periodo. In tale contesto si deve evitare di inserire, nelle politiche di finanza pubblica, vincoli di maggiore rigidità e ulteriori sanzioni rispetto a quelle già previste dal Patto di stabilità, che avrebbero effetti solo recessivi, con il rischio di frenare la riduzione del debito.
L'accordo sul fiscal compact - sul quale vi è un impegno concreto e coerente da parte del Governo - e l'affermazione del pareggio di bilancio, peraltro da noi già approvato, possono consentire l'avvio e il completamento di provvedimenti per la crescita e la competitività, che si possono Pag. 43raggiungere solo rafforzando l'integrazione economica a livello europeo. Il nostro Paese vive una fase recessiva che si sta abbattendo su tutti i comparti produttivi e che sta creando tensioni e proteste, anche eclatanti: è di poco fa la notizia dell'ennesimo imprenditore del nord-est che si è suicidato.
Sono stati richiesti sacrifici pesantissimi agli italiani, ma occorre evitare che l'azione di Governo si limiti o si rappresenti agli italiani solo sotto la voce, pure importantissima, delle politiche di riduzione del debito e di pareggio del bilancio. È necessario che il Governo sostenga un'azione coerente, decisa e concreta di politiche europee e nazionali coordinate di sviluppo e di crescita. Senza un segnale forte su questo fronte alle piccole e medie imprese, al settore strategico dell'agricoltura, con una dotazione infrastrutturale che sia di sostegno allo sviluppo delle relazioni commerciali, senza un segnale concreto al Mezzogiorno di un'inversione reale delle politiche finora attuate, sia a livello europeo, come, ad esempio, in alcuni casi discutibili di proposte in materia di reti e corridoi europei, sia a livello italiano - l'evidente disimpegno da parte di Ferrovie dello Stato nel Mezzogiorno ne è un esempio -, sarà molto difficile essere credibili.
Certo è stato importante, anzi, basilare, governare le fibrillazioni dei mercati ed evitare il rischio di default, ma per accettare i sacrifici gli italiani hanno bisogno di vedere le prospettive, di vedere quale futuro sono chiamati a costruire, di vedere, Presidente, la fine del tunnel e capire quali impatti possono avere queste prospettive sulle loro condizioni di vita. Senza questo anche le migliori intenzioni politiche e le migliori politiche economiche più sagge ed incidenti saranno, di certo, destinate a fallire.
È giunto il momento che la politica fornisca indirizzi all'economia e non il contrario. La politica deve tornare a governare l'economia. In ultimo, ma non di minore importanza, è improcrastinabile che in Europa l'Italia si faccia promotrice dell'avvio di una discussione approfondita sul ruolo delle agenzie di rating.
Tra le mozioni c'è la proposta di istituire un'agenzia di rating europea. Non sappiamo se questa sia una strada percorribile; sicuramente è necessario avviare un ragionamento, perché le agenzie di rating troppo spesso hanno rivestito un ruolo non trasparente, sono proprio quelle agenzie che avevano qualificato, ad esempio, i bond Parmalat. Portarle nel perimetro pubblico, ad esempio, potrebbe essere una soluzione appropriata.
Tutte le mozioni che oggi siamo chiamati a discutere e ad approvare propongono in gran parte impegni al Governo assolutamente condivisibili. Siamo convinti che l'Italia debba avere il ruolo che le compete in Europa attraverso il rilancio dell'integrazione europea, che alle politiche di rigore di bilancio e di riduzione del debito si associno politiche che facilitano la concessione dei crediti alle piccole e medie imprese e che siano di sostegno all'occupazione e alle famiglie, che si rafforzi la risposta europea alla crisi attraverso precise azioni di indirizzo rispetto alla crescita, alla competitività, alla coesione sociale - anche attraverso l'aumento delle risorse del fondo europeo di stabilità finanziaria e l'emissione di euro-bond -, che si sostenga l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie in maniera coordinata in tutta l'Unione europea, che si intervenga affinché i parametri di convergenza europea non vedano applicazioni automaticamente rigorose - che avrebbero solo un effetto recessivo senza produrre gli esiti attesi in materia di pareggio di bilancio - e che si sostenga l'obiettivo degli Stati uniti d'Europa.
Questi non solo appaiono indirizzi condivisibili, ma rappresentano per il Governo punti di azione e di iniziativa politica che possono e devono ridare un ruolo chiave all'Italia nell'ambito europeo, un ruolo che sia qualificato e capace di affrontare e superare in maniera solidale con i Paesi appartenenti all'Unione europea una gravissima crisi economica e la conseguente fase recessiva che stiamo subendo. Pag. 44
Signor Presidente del Consiglio, il gruppo di Popolo e Territorio ha sottoscritto con i colleghi radicali una mozione che, tra l'altro, pone il problema non eludibile del ruolo del Parlamento europeo nella costituzione di un'identità politica dell'Europa e per noi questo è fondamentale. È ciò che finora è mancato al vecchio Continente ed è ciò che serve se davvero vogliamo un'Europa dei popoli, e democratica, e non un'Europa dei tecnocrati e delle burocrazie (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, le istituzioni italiane oggi si rivolgono a quelle europee e ai Paesi membri dell'Unione, chiedendo loro - noi compresi naturalmente - di fare meglio e di più e di riconoscere che la crisi dei debiti degli Stati impone l'esigenza, ma offre anche l'opportunità, di riavviare il processo costituente dell'Unione europea.
Per chiedere all'Europa di fare la sua parte, come stiamo facendo - e come ci stiamo meritando di poter fare - dobbiamo onestamente ammettere quale grande e positiva parte l'Europa e l'euro abbiano già avuto per assicurare condizioni economicamente favorevoli, bassi tassi di interesse, bassa inflazione, un mercato comune aperto e concorrenziale anche per le merci e per i servizi delle aziende italiane e dobbiamo anche ammettere quanto poco o male l'Italia abbia saputo sfruttare queste condizioni positive, soprattutto negli ultimi anni, a differenza di altri Paesi (pensiamo alla Germania) che stanno meglio di noi perché si sono conquistati condizioni migliori.
Né l'euro, né l'Europa hanno rovinato l'Italia. Se l'Italia di oggi si trova ad essere un Paese meno competitivo e dinamico, la responsabilità è nostra e non dell'Europa. Questa chiarezza, questa onestà, è indispensabile perché rende più credibili le nostre richieste. I Paesi dell'area euro, insieme, sono tutti - nessuno escluso, e compresi quelli più solidi - più forti di quanto ciascuno Stato potrà mai essere da solo, in un mondo in cui stanno cambiando velocemente e poderosamente gli equilibri demografici ed economici. Per contare come europei e come italiani abbiamo bisogno di unità e non di divisioni.
Nel mondo della Cina, dell'India, del Brasile, dell'Indonesia ci sarà bisogno di Europa perché i cittadini e le imprese dei Paesi europei possano contare di più. Noi non dobbiamo avere paura di tornare a parlare di maggiore integrazione politica europea. Magari molti leader europei sono restii a cedere un po' della loro sovranità nazionale, ma sono convinto che i giovani di tutti i Paesi, italiani, spagnoli, tedeschi, inglesi, francesi, quelli che fanno l'Erasmus, che lavorano in città e in capitali diverse dalle loro, che viaggiano nelle capitali europee grazie ai voli low cost, si sentono cittadini europei, oltre che del loro Paese, probabilmente spesso più che non i loro leader politici. Sono una minoranza, ma sono una risorsa preziosa che è destinata ad aumentare e che ci spinge verso l'integrazione europea.
L'Unione europea è stato il luogo politico ed istituzionale della pacificazione dopo la seconda guerra mondiale, della riconquistata libertà, della crescita civile nella democrazia di tutti i popoli europei e sarà il luogo dove superare la crisi che ci sta attanagliando. L'Europa e l'Italia sono ancora una parte ricca del mondo; lo sono ancora, devono continuare ad esserlo per i nostri figli e per i nostri nipoti e per questo dobbiamo lavorare tutti insieme.
Nella mozione comune noi impegniamo il Governo a proseguire il suo sforzo perché l'Unione europea, anche, ma non solo, attraverso il nuovo accordo fiscale sulle politiche di bilancio dei Paesi membri, acquisti una capacità di Governo, la governance comune della crisi finanziaria ed economica. Questo non significa semplicemente chiedere un aiuto agli altri Paesi, significa ricordare a tutti che Pag. 45un'unione non è una sommatoria, tanto meno una mera sommatoria di politiche di bilancio restrittive.
I mercati oggi chiedono alti tassi di interesse ai Paesi più indebitati, come il nostro, non tanto perché non credono ai nostri sforzi di risanamento. Anzi, persino le agenzie di rating che ci hanno declassato, hanno messo in luce la credibilità, la serietà e la portata delle misure che abbiamo varato in queste settimane, ma hanno altresì messo in luce che, se questi sforzi che si chiedono ai Paesi europei non vengono accompagnati da misure comuni in sede europea, questi sforzi rischiano di essere vanificati proprio dalla miopia complessiva delle decisioni. A maggior ragione queste misure restrittive - e lei l'ha detto bene, signor Presidente del Consiglio - non vengono giudicate sufficienti se non vengono accompagnate al più presto da misure che possano ricominciare a vedere l'Europa come una zona dove l'economia cresce e quindi può alimentare i bilanci degli Stati.
Il fatto che gli interessi sul debito italiano - lo spread - comincino a scendere non ci deve illudere naturalmente, ma è un segnale positivo che ci deve dare fiducia, ci deve dare convinzione e deve spingere l'Unione europea a fare più in fretta nel prendere le misure sistemiche proprio per valorizzare questi sforzi e per ingigantire vieppiù i risultati positivi che si cominciano a vedere. L'impostazione iniziale del Governo economico dell'euro si basava sul rispetto di regole rigide, i parametri di Maastricht. Queste regole rigide sono state violate dagli Stati come il nostro, che sono entrati senza aver adempiuto prima al rispetto dei parametri, perché c'era l'interesse dei Paesi europei di avere da subito l'Italia nell'euro e, infine, queste regole sono state non rispettate anche dai grandi Paesi virtuosi.
A questo punto è necessario aprire una nuova stagione, le regole devono rimanere, gli Stati devono continuare a fare come noi, ci stiamo impegnando, anche con legge costituzionale, a rispettare gli equilibri di bilancio, ma la nuova stagione deve vedere, accanto a queste regole, una solidarietà e una mutualità nel Governo economico dell'Unione europea. Questa non è la richiesta dell'Italia, è la richiesta di tutti coloro - penso al Fondo monetario internazionale - che vogliono, anche da fuori dell'Europa, che la moneta unica esca dalla crisi perché sanno che la crisi dell'euro sarebbe la crisi di tutti i Paesi dell'Unione europea, ivi compresi quelli che oggi stanno meglio, e porterebbe questa crisi ben fuori dai confini europei.
All'Europa oggi chiediamo quanto, spesso inutilmente, le autorità europee hanno chiesto all'Italia: di guardare al futuro, di prendere atto dei cambiamenti, di comprendere come, a fronte di problemi diversi, servano soluzioni diverse. Il rigore e la disciplina fiscale - lo ha detto lei, signor Presidente del Consiglio - sono un fondamento morale della costruzione comunitaria, ma è ormai evidente a tutti che né il nuovo trattato (il fiscal compact), né la costituzionalizzazione dei pareggi di bilancio, né il firewall, né la possibilità di mettere degli argini alle crisi tra i paesi, potranno funzionare se non ci saranno decisioni e meccanismi adeguati, non tardivi e quantitativamente significativi.
Le esperienze della Grecia e - temo - anche del Portogallo, insegnano che il ritardo nelle decisioni implica decisioni più gravose per l'Unione e per gli Stati. Il richiamo del Presidente del Consiglio al metodo comunitario, chiarisce che sul tavolo europeo l'Italia non si siede solo per prendere, ma anche per dare. La serietà e il credito che le riforme avviate hanno guadagnato al nostro Governo e al nostro Paese, sono un capitale politico che l'Italia deve investire nell'interesse comune, in quello delle famiglie e delle imprese italiane innanzitutto, ma anche in quello della stabilità europea. Infatti, senza l'euro il mercato comune e gli italiani non starebbero meglio - questo lo dobbiamo dire - ma starebbero assai peggio e ancor più fosche sarebbero le prospettive future.
All'Italia che oggi, come tutti noi, vede con preoccupazione i sacrifici, le difficoltà, le proteste, noi oggi in questo Parlamento mostriamo l'impegno comune di una grande maggioranza nel sostenere il suo Pag. 46impegno, signor Presidente Monti, in Europa, nella convinzione che l'Italia non sia non più un problema, ma abbia rapidamente cominciato ad essere una possibile soluzione dei problemi comuni.

PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, la prego di concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, signor Presidente. Noi di Futuro e Libertà, noi del Terzo Polo non ci limitiamo ad auspicare o a sperare che il suo Governo sia la via di uscita dalla crisi. Noi non ci sentiamo in panchina, ci sentiamo in campo per le riforme che debbono continuare a venire e siamo sicuri che verranno (liberalizzazioni e, di più, mercato del lavoro), con prudenza, riformando e siamo convinti che questa maggioranza dal Partito Democratico al Popolo della Libertà, passando per il Terzo Polo, oggi rappresenti un salto di qualità della classe politica italiana di cui lei certamente saprà fare tesoro (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, la speculazione internazionale contro l'euro ha individuato l'Italia come anello debole della catena che lega fra loro gli Stati che hanno adottato una moneta comune e si sono costituiti di fatto come avanguardia verso una unione sempre più stretta, anche politica, dei popoli europei. In Italia si gioca una parte decisiva della partita per il futuro dell'Europa.
Si sente parlare tra di noi, a volte con grande leggerezza, del fallimento dell'euro e di un ritorno indietro verso l'epoca degli Stati nazionali, o peggio, di ipotetici Stati subnazionali. Non so se è chiaro a tutti che cosa questo vorrebbe dire: proprio la crisi presente mostra con evidenza che possiamo essere sovrani insieme come europei, oppure possiamo essere meno oggetto delle decisioni dei poteri forti di questo mondo, perdendo la nostra sovranità ciascuno per conto suo. Sovranità significa anche benessere.
Il fallimento dell'euro ci porterebbe un'inflazione rovinosa, che dimezzerebbe il valore dei nostri salari e dei nostri risparmi e raddoppierebbe la nostra disoccupazione. Sono consapevoli di questo scenario quei politici che, con straordinaria superficialità, oggi in Italia scommettono sul fallimento dell'euro e dell'Europa?
Le principali forze politiche italiane hanno compreso la portata della sfida ed hanno privilegiato la volontà di servire l'Italia al di sopra degli interessi di partito. L'onorevole Berlusconi ha dato le dimissioni rinunciando ad un mandato conferito dal voto popolare per consentire la formazione di un Governo più forte e con una più ampia base parlamentare.
L'onorevole Bersani ha rinunciato a chiedere elezioni che, con ogni probabilità, avrebbero visto la vittoria del suo partito, per consentire la più vasta mobilitazione di forze necessaria per affrontare la crisi. Credo che sia giusto dare atto ad ambedue dello spirito di servizio ed interesse nazionale che hanno mostrato in questa occasione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
L'onorevole Casini e tutto il Terzo Polo da tempo avevano indicato la necessità di una comune assunzione di responsabilità di tutte le forze politiche per mettere la nave dell'Italia in condizione di affrontare la tempesta. Lei, professor Monti, ha messo al servizio del suo Paese il suo prestigio e la sua vasta notorietà internazionale. Si è così giunti alla formazione del presente Governo, che ha ben operato.
Contiamo di raggiungere nel 2013 il pareggio di bilancio e di conseguire in breve, con le misure adottate e con quelle da adottare, un altro e più importante pareggio, quello della competitività dell'Italia con quella degli altri Paesi europei a noi più simili e più vicini, primo fra tutti la Germania. Pag. 47
Le misure prese hanno parzialmente ripristinato la fiducia dei mercati. Sul breve periodo riusciamo a finanziarci a tassi accettabili, circa la metà di quelli del momento più acuto della crisi. Sul lungo periodo i mercati mostrano una maggiore diffidenza, anche se, negli ultimi giorni, non mancano segnali incoraggianti.
In realtà, molti temono che la conversione degli italiani alla serietà del rigore duri lo spazio di un mattino, ovvero solo fino alla fine del Governo Monti e alla fine di questa legislatura. Simile al diavolo di cui parla la prima lettera di San Pietro Apostolo, la speculazione internazionale tamquam leo rugiens circuit quaerens quem devoret (come un leone ruggente, si aggira cercando qualcuno da divorare).
Ci pensino quanti, ad ogni piè sospinto, invocano nuove elezioni. Il nostro problema è un altro, oserei dire che è opposto, simmetricamente opposto. Dobbiamo assicurare che la linea della serietà e del rigore continuerà comunque, quale che sia la formula politica che uscirà vincitrice dalle prossime elezioni fra un anno e alcuni mesi.
La legge di modifica costituzionale che sancisce il principio del pareggio di bilancio ha esattamente questa funzione: non si tratta solo di una questione di bilancio, ma di un principio etico-politico, come sapeva bene Luigi Einaudi. Possiamo dire che, simbolicamente, con questa modifica costituzionale, l'Italia adotta il modello dell'economia sociale di mercato. Nato dalla dottrina sociale cristiana, questo modello è stato poi fatto proprio dalla Germania e successivamente dall'Unione europea.
Il lavoro che abbiamo fatto e stiamo facendo in Italia ci dà piena legittimazione politica e morale a chiedere che anche l'Unione europea mostri altrettanta determinazione ed altrettanto coraggio. Non siamo i soli in Europa a dover fare dei compiti a casa!
Dopo il Trattato intergovernativo sulla stabilità ci aspettiamo che l'Europa metta all'ordine del giorno una politica comunitaria per la crescita e lo sviluppo, completando il mercato interno, soprattutto quello dei servizi, dando impulso ad un grande programma di infrastrutturazione materiale ed immateriale, sostenendo la ricerca e l'innovazione, riprendendo in mano il proposito, clamorosamente mancato nel decennio precedente, di fare dell'Europa l'economia della conoscenza più sviluppata nel mondo.
La stabilità è fondamentale perché senza stabilità non vi è sviluppo, ma la stabilità è il mezzo: il fine è il lavoro, l'occupazione, il benessere, la vita buona per le cittadine e i cittadini dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Per quanto riguarda il Trattato adesso in discussione, è essenziale che non vengano aggravate le condizioni di rientro dell'extradeficit dell'Italia che già erano previste nel six pack. In questo senso lei si è adoperato e ho fiducia che abbia ottenuto un grande successo o che lo ottenga nei prossimi giorni.
Mentre la Banca centrale europea facilita alle banche il compito di sostenere il debito degli Stati e di finanziare l'economia, oggi la European banking authority offre loro indicazioni esattamente contrarie.
Una strategia decisa in un momento in cui era legittimo aspettarsi l'inizio di una ripresa, non può permanere invariata nel momento in cui si delinea una pericolosa recessione. Non è possibile dare al sistema bancario indicazioni contraddittorie: chi ha a cura la stabilità di sistema gli dice una cosa e chi ha a cura la microstabilità gli dice una opposta. Questo deve finire. Le indicazioni date dal Consiglio europeo del 27 ottobre 2011 vanno riviste alla luce della situazione presente.
Il trattato in discussione prevede una ricognizione dei debiti fuori bilancio. Mi permetto adesso di dire una cosa che non potrei dire con la stessa franchezza se sedessi sui banchi del Governo: il Governo paghi rapidamente i suoi debiti verso i fornitori. Se non paga perché immagina così di tenere nascosto qualche punto in più di deficit alle istituzioni europee - lei lo sa benissimo, signor Presidente - sbaglia di grosso. I nostri alleati sono perfettamente Pag. 48al corrente dell'esistenza di questo debito, anzi, più ci ostiniamo a tenerlo nascosto, più essi tendono a sopravvalutarlo, immaginando imbrogli contabili, come quelli di un altro Paese europeo che, per fortuna, noi non abbiamo fatto. Pagare i debiti dello Stato verso i fornitori è il modo migliore per iniettare denaro nell'economia in un momento in cui essa ne ha grande bisogno. È anche un dovere di correttezza e di lealtà verso i cittadini. È una vergogna per tutti noi che aziende efficienti e competitive dichiarino fallimento solo perché si sono fidate dello Stato, o di un comune, o di una regione che non pagano i loro debiti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, nella lettera che prima ho citato San Pietro ci invita a resistere al diavolo che cerca una vittima da divorare, forti nella fede, «cui resistite fortes in fide». Alle avversità e ai pericoli che minacciano l'Europa e l'Italia resistiamo forti nella fede, nella fede e nelle virtù fondamentali del nostro popolo, nella sua laboriosità, nella sua pazienza, nella sua creatività, nella sua voglia di lavorare insieme, tutti insieme, per costruire un futuro di benessere e di pace per le prossime generazioni e per restituire all'Italia il ruolo autorevole di guida a cui ha diritto in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Monti, lei era stato descritto come il «nuovo Messia» dalla stampa e dalla sua maggioranza, come colui che avrebbe preso per mano il Paese e lo avrebbe condotto fuori dalla crisi pesante della sua economia.
Ieri il Fondo monetario internazionale ha detto tre cose, ossia che l'Italia nel 2012 sarà in recessione (-2,2%), che da sola non ce la potrà fare - poi hanno smentito, ma sappiamo quanto valgono le smentite - e che il Fondo «salva Stati» potrebbe anche non essere sufficiente per i Paesi a rischio debito pubblico come il nostro!
Lei ha fatto una manovra di 30 miliardi di euro, molto pesante, una manovra cattiva nei confronti delle categorie meno abbienti. Lei è andato a toccare i pensionati, lei ha alzato l'IVA, lei ha aumentato l'addizionale regionale IRPEF, lei ha toccato il vero risparmio degli italiani che è costituito dalla prima casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Anni di sacrifici! Oggi, purtroppo, agli italiani comincia ad arrivare il messaggio che forse questo non è servito a nulla. Questo è il rischio che abbiamo di fronte. L'Italia, dopo che lei si è insediato, nonostante tutto, è stata declassata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), il livello dello spread si aggira sempre tra i 400-450 punti. Ci avevano detto che con lei sarebbe precipitato tra i 200-250 punti, con un colpo di bacchetta magica. Questo non è, purtroppo, avvenuto.
Forse il problema - che lei non ci ha detto, e questo ci dispiace - non è solo nell'Italia o nel nostro debito pubblico, il problema è sopra, signor Presidente, il problema è in come è stata costruita questa Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Allora, crediamo che chiedere sacrifici agli italiani, quando il problema non è solo dell'Italia, sia non equo e sbagliato.
È un'Europa monetarista, un'Europa mercatista, un'Europa liberista, un'Europa dove si sono messe insieme economie diverse, dove la Grecia non ha nulla a che vedere con la Germania, dove il Portogallo non ha nulla a che vedere con la Francia, e che oggi manifesta tutte le sue criticità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi vorremmo capire, per esempio, perché la Gran Bretagna, che ha il 10 per cento di rapporto deficit-PIL, non è stata declassata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e noi, che ci stiamo svenando per arrivare al pareggio di bilancio, Pag. 49abbiamo un Paese con un rating pari a BBB. Vorremmo capire perché. Forse perché la Banca d'Inghilterra interviene come prestatore di ultima istanza? Forse è per questo? Noi non vediamo all'interno della mozione di maggioranza un chiaro riferimento a questo. Allora vuol dire che siete ancora succubi di come è stata costruita quest'Europa e non avete il coraggio di dire che è un'Europa che impone tutto sul controllo della base monetaria e sul controllo dell'inflazione, sta facendo impoverire i Paesi europei, a parte ovviamente la Germania.
Parliamo di patto fiscale. Il pareggio di bilancio: è giusto provare ad ottenerlo. Lo stiamo facendo con tanti sacrifici, ma è giusto provare ad ottenerlo. C'è un problema. È il problema del debito pubblico. Se venisse applicata quella regola in base alla quale dovremmo rientrare di un ventesimo ogni anno, ci sarebbero 40 miliardi in più ogni anno da pagare. Questo lo dobbiamo dire agli italiani! Dobbiamo dire agli italiani che ogni anno paghiamo 70-80 miliardi di interessi sul debito pubblico e, se dovessimo pagare anche questi 40 miliardi, sarebbe veramente difficile.
Perché diciamo questo, signor Presidente del Consiglio? Lei lo ha detto oggi, lei ha detto che era un accordo che aveva assunto il precedente Governo. Questo è vero, ma il precedente Governo portava avanti anche il federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), portava avanti l'unica possibilità di riformare la spesa pubblica di questo Paese. Voi il federalismo lo avete accantonato e avete creato il Ministero per la coesione territoriale. Questo le imputiamo! Questo le imputiamo da partito che viene dal Nord, da partito che viene dalla Padania.
Non pensiamo che, siccome ci chiamiamo «Comunità europea», tanto la Germania prima o poi arriverà a capire. Noi auspichiamo che la Germania prima o poi arriverà a capire, ma la storia ha sempre detto che i tedeschi, a volte legittimamente ed a volte meno, hanno sempre pensato prima a casa loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Veniamo al nostro Paese. Qui si parla di crescita. Certo, se ci fosse la crescita la problematica sarebbe del tutto diversa, ma nella vostra mozione, che abbiamo letto, si parla sempre delle solite cose: la ricerca, lo sviluppo, le nuove tecnologie. Ritornate a parlare dell'economia della conoscenza. Ma sapete cos'era l'economia della conoscenza? Il Trattato di Lisbona nel 2000 diceva che l'economia della conoscenza avrebbe portato nel 2010 in Europa la piena occupazione. Vi pare che ci sia la piena l'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Dobbiamo tornare a parlare di quello che il nostro Paese ha sempre fatto. Dobbiamo tornare a parlare di lavoro, dobbiamo tornare a riempire ed a riaprire le fabbriche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Dobbiamo riaprire le fabbriche se vogliamo far crescere il nostro Paese. Invece, qualcuno che veniva dal mondo della finanza, dal mondo della globalizzazione - e lei non ne è «immune», signor Presidente del Consiglio - ci diceva all'inizio della globalizzazione: le fabbriche non servono più, in Italia, sì, il manifatturiero era importante, ma adesso non serve, perché tanto arriveranno i prodotti cinesi e l'operaio italiano acquisterà il prodotto cinese che costa meno e ci guadagnerà. Forse il prodotto cinese costerà meno: l'operaio italiano oggi è un cassa integrato, intanto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il fatto è questo, signor Presidente del Consiglio. Lei vada a farsi un giro in qualche negozio normale: il made in Italy non esiste più. Non esiste più quello che era il fiore all'occhiello del nostro Paese. Il nostro manifatturiero non esiste più! Allora, se non torniamo a puntare su quello che abbiamo sempre fatto, su quello in cui abbiamo dimostrato di essere bravi come Paese produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), con la ricerca, lo sviluppo e l'economia della conoscenza, purtroppo, saremo destinati all'impoverimento.
Le possibilità per riaprire le fabbriche sono due, signor Presidente del Consiglio: si diminuiscono le tasse - e come abbiamo Pag. 50detto prima voi di federalismo non parlate, anzi le tasse le aumentate e lo abbiamo visto - oppure si fa la svalutazione competitiva.
Sappiamo che è un argomento tabù, ma vorremmo capire perché la Polonia adesso va bene che non è entrata nell'euro, invece, noi siamo lì che soffochiamo. Magari questo argomento tabù da qui a qualche mese comincerà a diventare importante. Noi auspichiamo ci siano altre strade, però oggi lei non ce le ha spiegate, se non con la solita manfrina della ricerca e dello sviluppo che non ha mai portato da nessuna parte. Quanto alle liberalizzazioni qualcosa può andar bene, qualcosa può andar male. Noi facciamo solo l'esempio di questi giorni: cosa hanno portato le liberalizzazioni anche a livello europeo nel settore dell'autotrasporto? Che sui nostri autotrasportatori pesa negativamente la concorrenza sleale dei Paesi dell'Est (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e adesso praticamente si sono impoveriti. Fino a ieri hanno tenuto, adesso avete aumentato in modo esponenziale il prezzo della benzina e altre tasse e non ce la fanno più. Questo è l'effetto della liberalizzazione del settore dell'autotrasporto, poi vedremo cosa porteranno le vostre liberalizzazioni nei vari settori.
Signor Presidente, concludiamo con una riflessione: questo Parlamento ha deciso di sottostare ai diktat europei. Abbiamo perso la sovranità monetaria a suo tempo, e va bene, oggi perdiamo la sovranità di bilancio e la sovranità fiscale. A noi pare che a questo Parlamento vada bene tutto. Noi crediamo che sia una cosa da discutere molto seriamente investendo anche i cittadini su questo tema, perché, signor Presidente, che il nostro bilancio lo decida la Merkel, noi non siamo d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, come si sa noi sosteniamo lealmente e con le nostre idee il Governo Monti, che per noi è un Governo di emergenza e di impegno nazionale. Fuori sacco dirò che al Governo di emergenza formuliamo l'auspicio che voglia presidiare visibilmente emergenze sociali che si mostrano nel Paese; un Paese che deve essere guardato in faccia certamente nell'esigenza di riforma, ma anche nelle difficoltà più immediate ed acute che sta vivendo. Al Governo di impegno nazionale - arrivo al tema di oggi - chiediamo, fra le altre cose, di rimettere in carreggiata il nostro ruolo europeo e di ridarci il nostro profilo europeo, che non è quello di parlare di Europa come se si bussasse alla porta di casa altrui per vedere se qualcuno ce la apre, ma parlarne come si parla della casa comune, che in questo momento sta pericolosamente incrinandosi, parlare da Paese fondatore cioè, che non rinuncia all'obiettivo storico dell'unità federale dell'Europa.
Dentro la crisi, quel grande obiettivo - voglio dirlo semplicemente e chiaramente - rischia di sfuggirci di mano e l'euro rischia di diventare non il nuovo inizio ma la colonna d'Ercole del sogno europeo. Dobbiamo assolutamente reagire, partendo certamente dalle questioni economiche e finanziarie, ma senza fermarci lì. Sul tema economico e della finanza pubblica, al di là delle diplomazie, credo vada detto con chiarezza che questa divisione dell'Europa in buoni e cattivi ci sta portando ad un disastro collettivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È vero, dopo l'euro i Paesi più indebitati avrebbero dovuto approfittare del calo dei tassi per aggiustare le cose a casa propria, è vero, e me lo si lasci dire, conti alla mano e per amor di verità, questo fu fatto dai Governi di centrosinistra, che lasciarono, andandosene via, un avanzo primario superiore al 3 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Obiettivamente e conti alla mano non fu fatto dopo e adesso dobbiamo e vogliamo rimediare, ma è altrettanto vero che l'euro è stato un toccasana per dei surplus come quello tedesco. Un grande tedesco, il cancelliere Helmut Schmidt, in un recente discorso Pag. 51che andrebbe letto nelle scuole, secondo me, ha detto: «Gli avanzi di noi tedeschi sono in realtà i deficit degli altri».
E non si dica quindi - come ha detto qualcuno della stessa lingua del Cancelliere, ma non dello stesso spirito - che l'Italia può farcela da sola, perché nessuno ce la fa da solo, e del resto non ce la fece da sola la Germania quando dopo il muro cercò la sua nuova strada. Non fece da sola, fece con l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e l'euro fu il pegno di un equilibrio che non alludeva solo all'economia ma alla promessa, presa in un momento cruciale, di un destino comune dell'Europa. È quella promessa che è in gioco oggi, e bisogna trovare il modo di dirlo, non meno di questo. E solo cosa da economisti o dei mercati trovare una strada comune? No, non può essere che la più grande piattaforma economica del mondo diventi l'epicentro del problema. Non può essere che il migliore esempio di equilibrio fra economia e società che si è visto al mondo diventi un esempio negativo da cui guardarsi, e non è possibile stare qui col cuore in mano a vedere cosa succede del debito greco, di un Paese che, con tutto il rispetto, ha il 3 per cento del PIL europeo. Non è possibile.
Quindi, mezze parole, mezze decisioni, passi a metà, non servono più. Se è così è meglio risparmiare le riunioni, insomma. Il messaggio deve essere chiaro, è un messaggio politico fondamentalmente e deve, più o meno, dire così: non passeranno, non passerete, l'euro lo difendiamo assieme, contrasteremo la recessione con degli strumenti orientati all'occupazione e alla crescita, faremo pagare alla finanza un po' di quel che ha provocato perché tutto non ricaschi sul welfare e sull'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È questo il messaggio. E poi gli strumenti sono strumenti, e il mondo deve capire che noi con giudizio, con equilibrio, ma siamo pronti ad usarli tutti: si chiami BCE, si chiami «salva Stati» un po' più funzionante e potenziato, si chiami tassa sulle transazioni finanziarie, si chiami eurobond, si chiami project bond, e si chiami certamente anche meccanismo di disciplina dei bilanci, si, meccanismo di disciplina dei bilanci, e cercando di evitare dei barocchismi che, mescolando metodo comunitario e metodo governativo, diventano ingestibili. Se non li capiamo noi come può il mondo capirli?
Bisogna assolutamente sollevare questo problema, e anche gli obiettivi di disciplina devono essere credibili. Io so che posso dire delle cose che un Governo non può dire, vado un po' così - come si dice - a sentimento, ma - insomma - devono essere credibili, sennò, sono inutili.
Venir via dal debito ai ritmi matematici nel modo - dirò così - azzardato, inavvertito, con cui noi abbiamo sottoscritto, non esiste, no? Alle cose impossibili nessuno è tenuto. Quindi, benissimo adesso aggiustarli con criteri di riferimento. So che lei, Presidente, sta combattendo su questo punto con grande determinazione. Ne siamo contenti, ma - insomma - alla fine, se non è credibile un meccanismo, non ci andiamo di mezzo solo noi, ci va di mezzo l'insieme delle misure che si prendono. Noi non siamo la Grecia. Mettere noi di fronte all'impossibile, significa mettere l'Europa di fronte all'impossibile. Bisogna ragionare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Quello che sto dicendo non toglie nulla all'impegno dell'Italia sia nella disciplina sia nelle riforme strutturali; toglie solo l'idea che si possa farci avvitare in meccanismi di recessione-manovra e manovra-recessione. Questo non può essere. Noi il primo passo lo stiamo facendo sul contenimento dei conti, sulle riforme. Il secondo passo lo facciamo con l'Europa. Non lo chiediamo all'Europa, lo facciamo con l'Europa, ma senza questo secondo passo assieme nessuno va da nessuna parte.
Infine, Presidente, il PD si sta impegnando perché ci sia una piattaforma comune dei progressisti europei, così che nella crisi già si veda finalmente un'Europa come comunità e non solo come tavolo di nazioni. Nel profondo, Presidente, noi crediamo di sapere perché non si fa quello che tutti vedono che si dovrebbe Pag. 52fare. Sappiamo perché in larghe parti delle opinioni pubbliche, non solo tedesche, è diventato più accettabile farsi consapevolmente del male con l'egoismo che salvarsi con la solidarietà.
Questo è passato nelle opinioni pubbliche lungo questi anni, perché sotto l'afflusso della globalizzazione si è coltivata l'idea che davanti al mondo nuovo ci dovesse essere chi ce la fa e chi non ce la fa, che fosse un individuo, un territorio, una corporazione o una nazione. Questo è passato, questo ci ha lasciato nudi davanti al problema che abbiamo. E qui le fortune politiche di un populismo che alligna ovunque in Europa, dalla Finlandia fino a noi, passando per Ungheria e per la Germania. Tutti i Paesi. L'Europa come capro espiatorio, come alibi, l'Europa che viene azzoppata, resa muta, resa sorda tutta la settimana e, poi, la domenica deve correre, sentire e parlare. Ma quante volte all'uscita dai vertici europei - mi rivolgo ai colleghi leghisti - abbiamo sentito dire che era passata la linea dell'Italia, ma poi durante la settimana si è insultata l'Europa? Bella linea, bella linea che ognuno fa da sé e adesso siamo nei guai tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Noi sottoscriviamo con grande convinzione l'impegno che stiamo prendendo e mi piace molto il fatto che lo prendiamo larghissimamente in questo Parlamento; noi ci impegniamo come partito per quel che possiamo a suscitare con tutti i progressisti europei nelle prossime sfide, elettorali e politiche, un moto d'opinione democratico ed europeista che aggiorni e ribadisca i capisaldi di un modello sociale unico al mondo che ci rifiutiamo di vedere svilito e distrutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angelino Alfano. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, comincio da dove ho concluso il mio intervento in quest'Aula a nome del Popolo della Libertà il 16 dicembre per dire che, anche questa volta, abbiamo messo l'Italia prima di tutto, prima della maggioranza, prima dell'opposizione, prima del Governo, prima degli egoismi di parte. E proprio per questo abbiamo firmato congiuntamente una mozione, pure con partiti da cui ci separano tante cose, per ribadire che quando vi è in gioco l'interesse nazionale, quando vi è in gioco l'interesse dell'Italia e degli italiani nel rapporto con l'Europa e da questo rapporto possono nascere dei danni agli italiani, allora noi indossiamo la maglia della nazionale e giochiamo tutti insieme per il bene dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Quando parliamo del nostro rapporto con l'Europa entrano in gioco speranze antiche, forse la parte più coraggiosa, illuminata e innovativa delle idee che hanno attraversato gli ultimi settant'anni della storia italiana. Come non ricordare il disegno generoso e lungimirante di Alcide De Gasperi o il visionario disegno de Il Manifesto di Ventotene, l'idea del federalismo europeo o il grande sogno degli Stati Uniti d'Europa. Da lì bisogna partire per avere il filo della storia che ha unito l'Italia all'Europa in questi anni. Eppure oggi l'Europa vive un passaggio cruciale, proprio nel mezzo di una crisi epocale, ed è chiamata a dover decidere se andare avanti o girarsi e tornare indietro. Signor Presidente del Consiglio, se chiediamo a un nostro concittadino se per lui l'Europa ha un mercato, qualunque nostro concittadino ci risponderebbe che un mercato lo ha; se chiediamo a qualunque nostro concittadino se l'Europa ha una moneta, qualunque nostro concittadino ci risponderebbe che ha una moneta, l'Euro; se chiediamo a qualunque nostro concittadino se l'Europa ha un popolo ed è un popolo, credo che qualunque nostro concittadino ci risponderebbe di no, che l'Europa non ha ancora un popolo. È questo l'insegnamento di questo decennio, l'idea, cioè, che il mercato e la moneta non sono in grado di costruire un popolo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pag. 53Forse per questo i nostri concittadini hanno difficoltà a capire l'Europa, corrono il rischio di disamorarsi dell'Europa stessa. Vincoli, regole, sanzioni, procedure di infrazione; e le nuove libertà, il sogno promesso, l'idea di un nuovo diritto di cittadinanza europea?
Un sentimento che forse può aiutare a far sentire i cittadini europei partecipi di un comune destino, scrittori di una storia comune. E forse anche per questo, quando a ratificare i Trattati sono stati chiamati i Parlamenti, i Trattati sono stati ratificati immediatamente, ma quando a ratificare i Trattati sono stati chiamati i popoli europei con i referendum confermativi l'Europa ha preso e ha subito gran dispiaceri (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Così osserviamo il decennio alle nostre spalle, quello dell'euro, come la fine delle illusioni o, per dirla con il titolo di un bel libro di Luigi Malerba, come il diario delle delusioni. Infatti, ora è chiaro a tutti che non viviamo un tempo ordinario. Ci siamo trovati in guerra, siamo in una guerra, siamo in una guerra senza udire il rumore delle bombe. È questo il tempo che viviamo perché questa guerra insidiosa il cui nemico appare invisibile e le bombe non si sentono cadere dal cielo, questo nemico si chiama crisi. Come reagisce l'Europa alla crisi? Cosa fa l'Europa contro la crisi? Fino ad un po' di tempo fa si diceva a noi, che eravamo una parte importante di questa crisi, che dovevamo fare i nostri compiti. Dopo le manovre del Governo Berlusconi è difficile continuare a dirlo. Grazie, signor Presidente, per l'attestato di continuità alle politiche del nostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Dopo la manovra del suo Governo, signor Presidente, è ancor più difficile continuare a dire che l'Italia deve fare i propri compiti. Ora noi diciamo basta. Diciamo che l'Italia non deve fare altre manovre. Non deve chiedere agli italiani altri sacrifici, non può andare in Europa con il capo cosparso di cenere di chi porta con sé un senso di colpa storica che noi francamente non portiamo. Certo abbiamo da completare il percorso delle riforme, quelle istituzionali, per rendere le nostre istituzioni più efficacemente celeri nella risposta alle domande di questo nostro tempo.
Le riforme sociali a favore di un mercato del lavoro più aperto e moderno per contrastare la disoccupazione e agevolare l'occupazione e vorremmo che lo si facesse con la stessa velocità con cui si è proceduto per le liberalizzazioni. Vorremmo che le riforme del mercato del lavoro avessero la stessa velocità. E ciascuno in questo nostro tempo della storia deve fare la propria parte: anche le banche, affermando una regola che non è solo economica ma che è anche etica. Ogni aiuto che le banche ricevono lo devono girare alle famiglie, ai cittadini, alle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) perché altrimenti noi continueremo a non farci capire dai nostri cittadini quando chiederemo sostegno europeo per i titoli del debito.
Mi avvio alle conclusioni, signor Presidente, per dirle che lei oggi ottenendo il voto del Senato e della Camera su questa mozione va in Europa come forse mai nessun Presidente del Consiglio è potuto andare in Europa.
Utilizzi questa occasione: la utilizzi per il bene dell'Italia, con la forza che questo Parlamento le sta dando, per dire che noi non siamo pronti a finanziare con delle belle figure nascenti dai sacrifici degli italiani le campagne elettorali degli altri Paesi europei o di altri leader europei (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Lega Nord Padania). I soldi dei sacrifici italiani non servono per far fare bella figura a nessuno in Europa! E vada in Europa e difenda il nostro orgoglio, l'orgoglio degli italiani e spieghi che l'Italia c'è e uscirà da questa crisi per la forza degli italiani e dica che l'Italia senza l'Europa avrebbe forse più difficoltà ma che un'Europa senza l'Italia sarebbe un continente senza la storia, senza la tradizione e senza un'anima, quella che Pag. 54l'Italia e gli italiani hanno dato all'Europa e al sogno europeo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti del gruppo Misto con ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà per due minuti.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, dichiaro subito che ritiro la mozione a mia prima firma n. 1-00818 anche se sulla medesima è stato dato il parere favorevole, ma chiedo di poter sottoscrivere la mozione Cicchitto, Franceschini, Galletti, Della Vedova, Pisicchio ed altri n. 1-00800 (Ulteriore nuova formulazione) per poter dare a questa ancora più forza.
Due sole considerazioni; la prima: è stato detto da più parti che occorre dire con forza «no» al metodo intergovernativo, che ha soppiantato e sta soppiantando ogni giorno quello comunitario e lei, Presidente Monti, lo sta facendo; seconda considerazione: il Patto di stabilità ha fallito perché non è stato coniugato con la crescita. Mancano gli strumenti per farla ripartire. Occorre cambiare: lo sviluppo deve essere prioritario, pur nel rispetto delle regole comuni.
Ora anche il Presidente degli Stati Uniti, dopo il Fondo Monetario Internazionale, invita gli europei a desistere dalla strada della sola austerità, che sprofonda l'Europa in recessione e rischia di nuocere all'intera economia mondiale.
Signor Presidente Monti, questo è il mandato che il Parlamento le conferisce: al prossimo Consiglio Europeo rilanci la vera Unione europea, quella di Schuman, di Monnet e di Alcide De Gasperi, fatta di vero federalismo, di solidarietà e di sussidiarietà.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, ove venisse approvata la mozione Cicchitto, Franceschini, Galletti, Della Vedova, Pisicchio ed altri n. 1-00800 (Ulteriore nuova formulazione) il terzo capoverso del dispositivo, lettera f), assorbirebbe l'ottavo capoverso del dispositivo della mozione Donadi 1-00822.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto, Franceschini, Galletti, Della Vedova, Pisicchio ed altri n. 1-00800 (Ulteriore nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Buttiglione?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 510
Astenuti 5
Maggioranza 256
Hanno votato
468
Hanno votato
no 42).

Prendo atto che la mozione Cambursano e Brugger n. 1-00818 è stata ritirata.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mecacci ed altri n. 1-00821 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 508
Astenuti 9
Maggioranza 255
Hanno votato
465
Hanno votato
no 43). Pag. 55

Prendo atto che il deputato Lusetti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Donadi ed altri n. 1-00822, per le parti non assorbite, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 516
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
278
Hanno votato
no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Antonione ed altri n. 1-00823, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 515
Votanti 511
Astenuti 4
Maggioranza 256
Hanno votato
287
Hanno votato
no 224).
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00824, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

La tessera dell'onorevole Bossi, per favore. L'onorevole Bossi ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 517
Votanti 453
Astenuti 64
Maggioranza 227
Hanno votato
53
Hanno votato
no 400
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Misiti ed altri n. 1-00825, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 508
Votanti 495
Astenuti 13
Maggioranza 248
Hanno votato
446
Hanno votato
no 49
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 4865-A/R) (ore 19,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Ricordo che nella seduta del 23 gennaio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che nella seduta del 24 gennaio 2012 il provvedimento è stato rinviato in Commissione.

Pag. 56

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4865-A/R)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge nel testo licenziato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.
Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4865-A/R), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 4865- A/R).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 4865-A/R).
Avverto che la Presidenza, ai sensi del comma 7 dell'articolo 96-bis del Regolamento, non ritiene ammissibili le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili nel corso dell'esame in sede referente: Di Pietro 1.39 e 22.01; De Camillis 1.44; Borghesi 1.33, 1.34, 3.1, 6.308 e 13.08; Rubinato 1.303, 1.304, 1.305 e 6.309; Damiano 1.307, di contenuto identico al comma 6-quater dell'emendamento Paladini 1.40, già dichiarato inammissibile in sede referente; Iannaccone 1.309; Boccia 1.306, analogo all'emendamento 1.42, già dichiarato inammissibile in sede referente; Bitonci 6.28, 29.136 e 29.137; Paladini 6.33; Di Biagio 8.1, 13.04 e 21.01; Patarino 10.300; Stradella 11.5, limitatamente ai primi due periodi, 29.01 e 11.4, nonché l'analogo Aracri 11.300; Moffa 11.301, analogo all'emendamento 11.25, già dichiarato inammissibile in sede referente; Braga 11.11, limitatamente al comma 6.11; Genovese 11.305; Rosso 11.0300; Oliverio 13.07, limitatamente al comma 2; Saglia 13.0300; Aniello Formisano 14.22 e 14.23; Siragusa 14.300, analogo all'emendamento 14.9, già dichiarato inammissibile in sede referente; Siragusa 14.301, analogo all'emendamento 14.8, già dichiarato inammissibile in sede referente; Lusetti 14.0300; gli identici Costa 16.01 e Nicola Molteni 16.06; Granata 17.0302, analogo all'emendamento 17.0300, già dichiarato inammissibile in sede referente; Toto 17.0301; Zazzera 21.021, 21.022, 21.024, 21.025, 21.019, 21.023, 21.018 e 21.020; Montagnoli 22.021, 22.020, 22.022 e 29.101; Zazzera 28.11, limitatamente alla lettera b) del comma 1-bis; Scandroglio 28.08, 28.09 e 28.010; Paglia 28.01; Meta 28-ter.0100, analogo all'emendamento 28.020, già dichiarato inammissibile in sede referente; gli identici Brandolini 29.142 e Ciccanti 29.251, nonché l'analogo Marinello 29.184, limitatamente all'ultimo periodo; Strizzolo 29.260, analogo all'emendamento 29.39, già dichiarato inammissibile in sede referente; Laura Molteni 29.143, limitatamente all'ultimo periodo; Pagano 29.90; Di Caterina 29.280; Messina 29.294, 29.295 e 29.296; Antonino Foti 29.302; Marinello 29.273, 29.0101, 29.0102 e 29.0103; Vanalli 29.270; Moroni 29.02.
Avverto che la Presidenza, a norma degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, e secondo la prassi costantemente seguita su analoghi provvedimenti, non ritiene ammissibile, in quanto volto ad introdurre nel decreto-legge una materia nuova, non strettamente attinente alle materie trattate dal decreto-legge stesso e non contenuta in emendamenti previamente presentati presso le Commissioni di merito, l'articolo aggiuntivo 29.0104, che reca una ulteriore proroga in materia di contenzioso previdenziale e assistenziale.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4865-A/R)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda. Ne ha facoltà.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, il Governo prende atto del testo approvato oggi dalle Commissioni riunite, I e V, si riserva nel corso del successivo iter del provvedimento di svolgere i dovuti approfondimenti sui profili di copertura finanziaria Pag. 57di quel testo, con particolare riferimento ad uno degli emendamenti approvati.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 19,37)

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. A nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, nella riunione del 20 gennaio 2012, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti né articoli aggiuntivi, dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge n. 216 del 29 dicembre 2011 recante proroga dei termini previsti da disposizioni legislative, atto Camera n. 4865, nel testo approvato dalle Commissioni.

PRESIDENTE. Avverto che, essendo stato acquisito l'assenso di tutti i gruppi, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia e la votazione per appello nominale avranno luogo nella seduta di domani, giovedì 26 gennaio, a partire dalle ore 12, in deroga al termine di cui all'articolo 116, comma 3, del Regolamento.
L'inizio della votazione per appello nominale è previsto intorno alle ore 13,30, seguirà l'esame degli ordini del giorno, il cui termine di presentazione è fissato sempre per domani, giovedì 26 gennaio, alle ore 10. Lo svolgimento delle dichiarazioni di voto, con ripresa televisiva diretta, e della votazione finale avrà invece luogo nella seduta di martedì 31 gennaio, a partire dalle ore 15.
Per quanto riguarda l'immediato svolgimento dei nostri lavori, essendo stata posta la questione di fiducia, il dibattito proseguirà a norma dell'articolo 116 del Regolamento, così come costantemente interpretato su conforme parere della Giunta per il Regolamento.
Il gruppo Lega Nord Padania ha comunicato che intendono intervenire 12 deputati e precisamente gli onorevoli Vanalli, Pastore, Lanzarin, Bitonci, Fabi, Fedriga, Bragantini, Fogliato, Goisis, Simonetti, Togni e Montagnoli. Per il gruppo UdC ha chiesto di intervenire l'onorevole Ciccanti. Non risultano ulteriori richieste di intervento da parte di deputati appartenenti ad altri gruppi.
Tali interventi avranno luogo nella seduta di domani a partire dalle ore 9,30, avendo il gruppo Lega Nord comunicato alla Presidenza il suo impegno a concludere tali interventi entro le ore 12, per consentire l'inizio delle dichiarazioni di voto sulla fiducia. Considerata l'esiguità del numero degli interventi, la Presidenza consentirà anche l'intervento di deputati firmatari di proposte emendative sottoscritte da deputati già intervenuti.

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento (ore 19,40).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, quest'oggi, in piazza Montecitorio, qui davanti al nostro palazzo, era in corso una manifestazione di pescatori giunti a Roma da varie realtà d'Italia: dalla Sicilia, dalla Puglia, dalla Toscana e, dal Lazio, da Fiumicino. Costoro hanno avuto non soltanto scontri con la polizia - e vi sono stati lanci di petardi, tafferugli e così via e, quindi, sarà importante capire che cosa effettivamente si è svolto - ma quello che mi ha colpito è che hanno avuto serie difficoltà ad essere ascoltati da organismi istituzionali.
Mi risulta che soltanto alcuni gruppi o rappresentanti di gruppi abbiano interloquito con questi lavoratori. So che vi è stato anche un incontro con il presidente della Commissione agricoltura della Camera, ma non so se lo ha fatto in rappresentanza del proprio del gruppo o in una veste istituzionale; sicuramente non vi è stato alcun ascolto da parte di rappresentanti del Governo.
Siccome la situazione è pesante nel Paese (la manifestazione dei pescatori qui, i blocchi stradali dei giorni scorsi e di Pag. 58queste ultime ore, primi gravi incidenti), bisogna assolutamente intervenire per evitare che il conflitto sociale si allarghi e addirittura esploda. Per questo vi è un compito e un dovere della politica, che è quello almeno di ascoltare, e questo dovere di ascoltare riguarda anche chi, magari si definisce non politico, ma tecnico, ma indubbiamente svolge un'importante funzione di rappresentanza politica ed istituzionale sedendo sui banchi del Governo.
Quindi, le sarei grato, signor Presidente, se volesse rappresentare questa esigenza.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di ricordare - perché con gli anni magari ci si dimentica - che qualche volta, quando il Governo precedente poneva la questione di fiducia, si alzavano dei cori lamentosi contro la democrazia violata e contro il Parlamento che non poteva lavorare, dalla parte alla mia destra. Mi sembra che ci siamo un po' dimenticati. Sul milleproroghe, Presidente, sarà da una o due legislature che alcun Governo pone la questione fiducia, perché trattasi solamente di posticipare dei termini di legge che grande valenza politica non hanno. Oggi il dato politico è che questo Governo, che ha una maggioranza bulgara, paragonabile solamente a quella di un Governo sicuramente non rimpianto, mette la fiducia sul posticipare delle date di due o tre mesi. È un atto di debolezza.
Avete paura di andare sotto con i pochi voti leghisti? O avete una fretta incredibile di fare disastri per il Paese, o magari siete sicuri che certe cose non andavano fatte e che quindi la medicina amara debba essere inghiottita soltanto dietro la forza di un voto di fiducia?
Signor Presidente, noi rileviamo e prendiamo atto che questa maggioranza non è neanche in grado di sottoporsi a un minimo di dibattito parlamentare, svilisce il ruolo del Parlamento e sicuramente consegna un Governo dei tecnici di giorno in giorno più debole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, avevo chiesto la parola anche all'inizio della seduta perché volevo fare una comunicazione su un fatto gravissimo. Sul giornale di questa mattina (un giornale locale di Padova) leggiamo: «imprenditore si uccide a 46 anni».
Certo che a voi non interessa, ma a noi sì, perché riguarda la nostra gente, che lavora, che non va a chiedere elemosine! La nostra gente è abituata a lavorare in proprio, 15-20 ore al giorno, ma vi è l'incapacità del Governo e di chi dovrebbe dare soluzioni, nonché l'incapacità e l'egoismo delle banche, le banche che sono espressione di questo Governo formato da persone che hanno lavorato all'intero di queste ultime, coloro che hanno causato la crisi e poi sono venuti qui a prometterci che avrebbero risolto il problema. In realtà non hanno risolto un bel nulla, perché la nostra gente continua a morire, continua a suicidarsi; non viene con il cappello in mano a chiedere l'elemosina, ma voi non fate nulla. Volevo che ci fosse qui il Presidente del Consiglio e che fosse qui il Governo per darci delle risposte. In questo decreto, in queste liberalizzazioni, con tutte le vostre proposte, che cosa ci avete dato? Niente, nulla.
La gente si attacca a una trave con la propria giacca del pigiama e muore perché non vuole cedere la propria dignità e la cosa importante è che non si uccide perché non è capace di pagare i propri debiti, ma si uccide perché non riesce a riscuotere i soldi dallo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), però Equitalia è prontissima poi ad andare da questi nostri imprenditori a chiedere.

PRESIDENTE. Grazie...

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ALESSANDRO MONTAGNOLI. Macché grazie! Sta parlando di gente che è morta, vergogna!

PAOLA GOISIS. Non ho finito!

PRESIDENTE. Prego, continui.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, stiamo parlando dell'ennesimo nostro imprenditore di Padova che ieri si è suicidato e stiamo dicendo che purtroppo questo Governo è sordo. È il Governo dei professori e delle banche, ma quali banche? A queste l'Europa ha dato milioni e milioni per sostenere le nostre imprese, ma dove sono questi soldi, se i nostri imprenditori non riescono ad accedere al credito?
Nel caso specifico, stavo dicendo, non si tratta tanto del fatto che questo imprenditore non riuscisse a pagare i debiti, ma il problema è ancora più grave, e consiste nel non essere riuscito a riscuotere i crediti, ossia i soldi che lo Stato deve ai nostri imprenditori. Questo Stato, «patrigno», è il primo poi ad andare in fretta dai nostri imprenditori e nelle nostre case a pignorare gli appartamenti, la macchina, le ditte e le fabbriche. Come si fa? Voi avete detto che darete posti di davvero, ma come fate a dare posti di lavoro, se fate uccidere, con un suicidio di Stato, i nostri imprenditori, che sono quelli che veramente danno il lavoro e che permettono al resto della penisola di vivere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Il resto della Penisola, sotto al Po, non dimentichiamoci - anche a Gallipoli e giù di là - vive con i soldi dei nostri imprenditori. Loro non hanno pensioni di invalidità, assistenze varie, non si professano ciechi e poi vanno a guidare i camion, non si professano incapaci di deambulare e poi invece vanno in giro in bicicletta, in moto, eccetera. I nostri imprenditori hanno diritto ad una dignità ed è la dignità che noi chiediamo.
Quindi, l'invito che noi rivolgiamo oggi è questo: dimettetevi, fatelo prima che arrivino con i forconi a mandarvi a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, adesso, devo essere sincero, mi trovo anche in difficoltà ad intervenire dopo le parole della collega, che ha richiamato dei fatti gravissimi che si stanno purtroppo ripetendo in maniera sempre più preoccupante soprattutto al nord. Quindi, rivolgo anch'io l'invito che ha rivolto la collega, e penso anche a nome di tutti quanti sono ancora in Aula, affinché si possa trovare al più presto una soluzione a questo incredibile problema.
Il mio era un intervento che chiedevo di svolgere prima perché si riferiva alla questione di fiducia appena apposta dal signor Ministro. Adesso volevo chiedere aiuto a lei, Presidente, che sicuramente, a termini di Regolamento, riesce a darmi una mano molto più di altri suoi colleghi. Il Ministro Giarda ha posto la questione fiducia, però noi in Commissione avevamo licenziato l'emendamento 6.55 che non aveva ancora la copertura, o perlomeno la relazione tecnica che indicava la copertura per quell'articolo, che - lo ricordo - riguarda le pensioni. Quindi, è stata modificata la copertura dell'emendamento dei relatori, che prevedeva in un primo tempo di coprire l'anticipo dell'età pensionabile con dei nuovi oneri a carico dei liberi professionisti, dei lavoratori autonomi, con delle nuove accise sul tabacco.
Questo emendamento è stato ulteriormente modificato durante i lavori della Commissione e non si è chiarito se la relazione tecnica, che poteva forse andare bene prima della modifica, potesse andar bene anche dopo la modifica e, quindi, se questa diversa copertura trovava effettivamente riscontro nei documenti contabili. Ci eravamo lasciati dicendo che avremmo risolto questo enigma prima della dichiarazione del voto di fiducia, perché altrimenti, visto che si tratta di un aspetto abbastanza importante, ci saremmo trovati in difficoltà. Magari avremmo votato la questione di fiducia sul provvedimento, Pag. 60adesso invece non siamo più sicuri di quello che dobbiamo fare. Quindi, non so, Presidente, questo aspetto può inficiare quanto ha appena detto il Ministro Giarda o le mie sono delle preoccupazioni inutili? Lei sicuramente mi risolverà il problema, senza ricordarci la sua fidanzata, mi raccomando.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, credo che sia il Ministro Giarda che dovrebbe rispondere alla sua domanda. Io sono un po' in imbarazzo, non credo che rientri nella mia funzione istituzionale dare assicurazioni in tale materia. La invito a rivolgersi al Ministro Giarda, che le darà le assicurazioni opportune.

MANUELA DAL LAGO. Presidente, chieda al Ministro di rispondere!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, capisco che debbano essere date tutte le delucidazioni che vengono richieste dai singoli parlamentari e dall'opposizione. Tuttavia, in questo momento siamo nella fase dell'ordine dei lavori, a conclusione dell'ordine del giorno che è stato esaurito. Quindi, se il Ministro Giarda deve dare delle risposte le dà, diciamo così, per via diversa da quella della formalità con la quale noi adesso stiamo intervenendo nella fase specifica dell'Aula, che non è più quella che riguarda l'ordine del giorno che è già stato esaurito dopo l'apposizione della questione di fiducia da parte del Governo.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Abbiamo rinunciato alle ventiquattro ore!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Quindi, io non ho alcun problema a dire che lei giustamente sollecita il Ministro e il Governo a dare la risposta a tutti quanti, ma probabilmente in Commissione su questo argomento hanno già discusso e, se è stata apposta la questione di fiducia, su questo punto è già stata data la risposta che era necessaria sul piano formale. Sul piano, invece, delle altre delucidazioni ci sono altri ambiti, tra cui anche il Transatlantico (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, lei è intervenuto prima che io formulassi ciò che intendevo dire al signor Ministro. Premetto che, come lei giustamente ha ricordato, il Ministro si è riservato un approfondimento, al quale ha tutto il diritto e sul quale nessuno può costringerlo a dare ulteriori delucidazioni.
D'altro canto, nel caso in cui il Ministro lo ritenga opportuno, credo che possiamo invitarlo a farlo, eventualmente anche fuori dalla formalità della seduta, incontrando i colleghi della Lega Nord Padania che hanno posto questa domanda (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, avevo già iniziato il mio intervento per dire che siamo molto dispiaciuti di ciò che è accaduto oggi in piazza Montecitorio. Mi riferisco agli scontri e agli incidenti che sono stati sicuramente alimentati da un animo molto turbato da parte dei pescatori e probabilmente anche dal disinteresse di coloro che dovrebbe rappresentare al meglio questi lavoratori e dalla richiesta di farlo nel modo dovuto.
Ricordo che si tratta di pescatori che spontaneamente hanno ritenuto di organizzare questa manifestazione e di chiedere a questo Parlamento e al Governo di essere ascoltati. Una delegazione di parlamentari del Popolo della Libertà (membri delle Commissioni agricoltura e politiche dell'Unione europea) li ha incontrati questa mattina. Nel pomeriggio so che Pag. 61questa delegazione, rappresentativa di tutte le regioni, ha poi incontrato, nella sua veste istituzionale, il presidente della XIII Commissione (agricoltura), l'onorevole Paolo Russo, che non li ha incontrati, quindi, a nome del Popolo della Libertà, ma nella sua qualità istituzionale.
Nel corso dell'incontro che abbiamo avuto, abbiamo riscontrato ragionevolezza. Vi è certamente una situazione di esasperazione molto forte, ma vi è anche la consapevolezza che le istituzioni possono e debbono cercare di dare, almeno in parte, risposta ai loro problemi. Tali problemi sono dovuti innanzitutto al fatto che il «caro gasolio» in questo momento rende la loro attività del tutto antieconomica, tenuto conto che si aggiunge alle forti limitazioni alla pesca per carenza di pesce, al fatto che vi sono regole comunitarie che noi stiamo applicando e che non sempre si adattano perfettamente al tipo di pesca mediterranea e al fatto che si sta discutendo l'introduzione della decurtazione dei punti alla licenza di pesca.
Noi crediamo che le questioni che hanno posto e che sono state registrate dal presidente Russo (immagino per una discussione approfondita nell'apposita Commissione e per una risoluzione al Governo) meritino assolutamente una attenta valutazione e una risposta. Quindi, dobbiamo con molta correttezza dire che le volontà di questi lavoratori e di queste imprese (lo ripeto: al di là dei fatti della piazza che non conosciamo nei dettagli o comunque per come si siano manifestati o causati) siano ragionevoli e vadano ascoltate.
Con questo intervento, quindi, voglio esprimere anche il pieno sostegno del Popolo della Libertà a istanze che sono ragionevoli. In altri termini, signor Presidente, sono rimasto molto colpito da alcuni esempi e dalla volontà di questi lavoratori di richiamare il legislatore alla necessità di fare norme e leggi che poi siano applicabili correttamente nell'esercizio di queste attività. Molto spesso ciò non accade, perché talvolta vi è leggerezza nell'assumere decisioni che hanno conseguenze molto pesanti per questi lavoratori. Quindi, questo è un impegno che noi dobbiamo onorare come Parlamento.

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, mi ricollego a quanto detto dalla collega Goisis. Essendo coordinatore del Popolo della Libertà a Padova, ho assistito in questi ultimi mesi ad una serie di suicidi che non possono non destare una grande preoccupazione in tutti quanti noi.
Vorrei che vi fosse una maggiore sensibilità da parte del Governo nello stare vicino a imprenditori che, in questo momento, vivono una forte depressione, e talvolta questa depressione li porta a gesti inconsulti. Perché oggi questi imprenditori sono nella spirale della depressione? Perché sono sull'orlo del fallimento e, per caso strano, non falliscono per debiti, ma per crediti.
Sembra una cosa dell'altro mondo, in questo contesto! Pensare che vi sono imprenditori che devono ricevere soldi dalle pubbliche amministrazioni, dallo Stato, passano mesi e mesi e non ricevono alcunché.
Intanto hanno pagato l'IVA, hanno pagato i dipendenti, hanno pagato i materiali, lo Stato ha incassato tutto ciò che poteva incassare, però non restituisce ciò che è dovuto per un lavoro che è stato eseguito. Le banche hanno una grande responsabilità e noi qui abbiamo messo i banchieri in Parlamento proprio per evitare i problemi dell'economia italiana, e quindi essi dovrebbero essere più sensibili.
Infatti, le banche hanno smesso la loro funzione sociale di aiutare le imprese nello sviluppo delle attività. Oggi le banche non fanno più attività sociale: comprano e vendono pezzi di carta, rifilandoli anche ai propri clienti nel momento in cui sanno che quei pezzi di carta stanno perdendo valore, ma non sono pronte a sostenere, casomai, un investimento o un'impresa che abbia un'idea. Pag. 62
Richiamate all'ordine le banche; riportatele sul binario della solidarietà e dell'impegno sociale; fate capire che un imprenditore sviluppa attività sul territorio, dà posti di lavoro, e quindi mantiene delle famiglie e anche lo Stato con le tasse che paga; pensate a come difendere il credito, quello dello Stato, ma anche quello tra privato e privato, perché oggi vi è anche questa piaga di un credito casomai vantato e mai saldato.
Non vi è garanzia per l'imprenditore di poter sostenere le proprie ragioni. Questo intervento è per esprimere l'ennesima solidarietà. Mi viene proprio da dire che faccio appello non tanto al Governo quanto agli imprenditori, perché bisogna lasciare nella depressione le banche, i banchieri, l'alta finanza, coloro che hanno speculato, e loro devono stare più tranquilli e superare questo momento, che penso si possa sicuramente affrontare e superare. Questo è l'auspicio che in tanti stiamo facendo.
Chiedo, quindi, una maggiore sensibilità e sappiate che nel Veneto, in provincia di Padova in modo particolare, si sta vivendo una catastrofe di immane dimensione dovuta proprio al problema degli imprenditori che sono in difficoltà.

PINA PICIERNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINA PICIERNO. Signor Presidente, volevo approfittare della presenza del Viceministro Martone, che però non vedo più. Quindi, chiederò la cortesia al sottosegretario D'Andrea e al Governo di riferirgli quanto sto per dire. Volevo rassicurare il Viceministro Martone circa la categoria di cui egli ha ampiamente disquisito ieri.
Se chiedessimo agli italiani di scegliere chi è lo «sfigato» tra un ragazzo di 28 anni che studia e lavora, e magari cerca di costruirsi un futuro, ed un membro del Governo che utilizza e usa espressioni offensive, generiche e approssimative, penso che la risposta non gli piacerebbe affatto.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, vorrei ricordare al collega Quartiani che è vero che ci siamo accordati, diciamo così, su come condurre i lavori, ma l'accordo prevedeva anche che si compisse l'intero iter del provvedimento permettendoci di sapere anche di che copertura godesse questa benedetta proposta emendativa. Il motivo lo abbiamo già detto in Commissione...

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, lei però ha facoltà di parlare per un richiamo al Regolamento. Mi deve dire qual è il comportamento sbagliato...

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, ho chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento perché non mi ricordo che nel Regolamento stesso sia prevista la possibilità di avere chiarimenti da parte del Governo al bar o alla buvette. O i chiarimenti ci vengono dati in Aula o, altrimenti, non posso andare fuori a chiederli invitando a cena il Ministro per avere una risposta che avrebbe dovuto fornire prima di porre la questione di fiducia. Accetterei anche che il Governo mi dicesse: «L'abbiamo fatta, non so dov'è, te la do domani».
Non credo che l'invito del collega Quartiani sia corretto nel rispetto del Regolamento medesimo. Quindi, la domanda che faccio richiamandomi al Regolamento è: la risposta la ho adesso, o posso evitare di continuare a stare qui ad ascoltarvi e andare a cena da solo senza il Ministro perché me la da domani?

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, secondo il Regolamento, abbiamo esaurito la trattazione dei punti all'ordine del giorno della seduta. Essendo terminata tale fase, non è corretto che il Governo faccia dichiarazioni rivolte ad un'Aula che, legittimamente, è assente. Mentre in altri momenti l'Aula può anche essere deserta, Pag. 63però formalmente il deputato è tenuto ad essere presente, in questo momento gli altri deputati non sono tenuti ad essere presenti e, quindi, le dichiarazioni del Governo, inevitabilmente, possono avere solo un carattere di cortesia e di informazione, sia che siano dette dai banchi - onorevole Quartiani, non vedrei lo scandalo se fossero dette dai banchi - sia che siano dette in altro luogo, ma certamente possono essere solo dichiarazioni informali perché il Governo non è tenuto ad essere presente, come non vi sono tenuti i colleghi. Potrebbero essere delle dichiarazioni importanti che sfuggirebbero ai colleghi che avrebbero, invece, il diritto di ascoltarle e che non sono tenuti ad essere presenti in Aula adesso, se questo è un richiamo al Regolamento.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, è stato esaustivo come al solito.
Prendo atto che, in questo momento, il Governo non sa o non può dare una risposta. Domani mattina, alle 9,30, sarà la prima domanda che porrò al Ministro, che ha giusto il tempo per trovare la copertura, non tanto per dare soddisfazione a me nella risposta, ma perché, oggettivamente, vi è un problema di copertura per quella proposta emendativa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, intervengo su un argomento assolutamente urgente che sarà oggetto anche di un'interpellanza.
Gli enti locali ad oggi non sono in grado di fare bilanci perché non sanno quanto è il taglio dell'IMU e del Fondo sperimentale. Tra ieri sera ed oggi sono state pubblicate sulla stampa delle notizie secondo le quali i comuni avranno dal 22 per cento al 50 per cento di tagli sul bilancio 2012. Non sappiamo quanto è l'importo dell'IMU.
Ieri sera in televisione è stato dichiarato che il Governo avrebbe inserito - mi auguro di no - nel decreto una norma in base alla quale toglierà tutti i soldi ai comuni sui conti di tesoreria, circa 1,5 miliardi di euro. Invito la Presidenza a verificare questa notizia.
Presenteremo sicuramente un'interpellanza urgente, ma state distruggendo tutti i comuni.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Deputato Presidente, vorrei segnalare e stigmatizzare delle vicende quasi indicibili che si stanno verificando in Commissione finanze, dove vi sono delle modalità quasi inenarrabili su come il Governo intrattenga i rapporti con il Parlamento, ovvero su come tratta e considera il Parlamento stesso.
Sta capitando spesso - fatto inusuale per questo Parlamento di politici - che, da quando abbiamo un Governo di tecnici, non si riescano a svolgere sedute nelle Commissioni per assenza o per impedimento del Governo nelle Commissioni medesime.
La settimana scorsa presentai un'interrogazione per il gruppo Italia dei Valori, ma il question-time è saltato perché il Governo non si è presentato in quella circostanza. Ieri c'era una risoluzione, su cui non si è potuto decidere perché il Governo era assente. Dopo due ore è arrivato il «messaggino»: abbiamo trovato il Governo. Dopo tanti sacrifici ed impegno degli uffici si riesce a recuperare il Governo ed un quarto d'ora prima mi si avvisa che c'è questo provvedimento.
Oggi avevamo fissato la Commissione finanze per le ore 13,30. Era stata fatta la convocazione: prima question-time, poi a seguire «sede referente» e via di seguito. Mi arriva una chiamata un'ora prima e mi si dice: il Governo è impossibilitato a partecipare all'orario fissato delle ore 13,30. E mi si dice: il Governo è disponibile a venire alle 15,30 o 15,15. Pag. 64
Allora, signor Presidente, poiché io cerco di fare il deputato secondo le regole, rispettando il funzionamento di un'istituzione e di mattina, con il collega Messina, abbiamo un programma di lavoro da svolgere. Lui, infatti, in quell'orario fissato successivamente, si trovava in Commissione antimafia ed io ero qui in Aula per il question-time con cui l'Italia dei Valori cercava di interloquire con il Governo sulle questioni di lavoro che riguardavano la Wind e la questione degli autotrasportatori in Italia. A noi, infatti, interessano le cose concrete degli italiani. Quindi, non ho potuto partecipare per questo slittamento «a vista» che si fa della Commissione, perché la convocazione viene rimodulata a seconda delle comodità, delle convenienze e dei tempi del Governo.
Signor Presidente, io e l'Italia dei Valori non abbiamo nulla da farci perdonare e, quindi, a differenza forse degli altri partiti che vogliono subire questo maltrattamento tanto da essere trattati da stracci da piedi, ebbene, noi non lo accettiamo, perché vogliamo rispettare i cittadini che ci hanno mandato alla Camera e soprattutto i cittadini che ci vogliono al lavoro con puntualità.
Anche perché mi sembra davvero inverosimile per un Governo fatto di professori. Io per la verità resto sbigottito se ci sono dei professori i quali, sapendo che la mattina la campanella suona alle nove e che i discenti, gli scolari, si presentano a scuola, chiamano e dicono: no, guarda, anziché alle nove, posso esserci alle undici. Poi, invece, un altro giorno il professore chiama e dice: guarda, io non posso venire a fare lezione, spostiamo la lezione ad un altro giorno.
Io per la verità professori così, che vengono a far funzionare il Governo con queste modalità, mi sembra siano dei professori da bocciare, dei professori da mandare a settembre a riparazione. Come Italia dei Valori noi chiediamo rispetto per il funzionamento del Parlamento e delle Commissioni, perché noi vogliamo lavorare, lavorare bene, perché in qualsiasi azienda si rispettano i tempi e i calendario fissati, anche nell'azienda più «sciarmata» d'Italia si opera in modo regolare. Invece qui sembra che siamo in una pizzeria dove si può entrare ed uscire a seconda delle proprie comodità.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Noi non intendiamo così la politica, non intendiamo così le istituzioni, per cui pretendiamo che d'ora in avanti si operi nel rispetto del Parlamento, del deputato e della Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo all'Aula per denunciare una discriminazione gravissima ai danni di un cittadino italo-marocchino residente ad Albenga da venticinque anni.
È perfettamente integrato, il signor Khalid Makhlou.
Ha due figli, un bambino di cinque anni e una bambina di tre anni, battezzati per volontà dei genitori (la moglie è italiana). Dopo il secondo parto la signora Makhlou è caduta in una profonda depressione post partum cosa che ha lasciato il signor Makhlou da solo a dover badare ai propri figli, lavorando dalla mattina alla sera. Alla disperazione e alla richiesta rivolta ai servizi sociali di un sussidio per una persona di sostegno, il tribunale di Albenga gli ha tolto i bambini, affidandoli ad una famiglia religiosa musulmana, composta da un egiziano e da un'italiana convertita radicale, il cui orientamento, lo ripeto, è molto radicale, con tutto ciò che comporta essere considerati, nella religione musulmana, apostati ovvero convertiti: si rischia la vita per questo, come ben sapete. Il rischio è anche quello del lavaggio del cervello, quindi chiedo formalmente ai Ministri della giustizia e dell'interno di andare urgentemente a fondo su Pag. 65questa vicenda, perché è inaccettabile che una situazione del genere succeda in Italia.
Ora vorrei attirare la vostra attenzione su una questione verificatasi meno di un'ora fa. A Tunisi, meno di un'ora fa, registriamo l'ennesimo episodio di violenza dell'estremismo fanatico dei Fratelli Musulmani, dei salafiti. In Tunisia, un presentatore di Nessma Tv, famosa per essere stata attaccata dagli estremisti, i Fratelli Musulmani, a causa del film «Persepolis», un giornalista di Al Maghreb, un professore universitario, un altro giornalista e un reporter letteralmente sono stati aggrediti dai salafiti inferociti in strada. È uno scandalo che ancora qualcuno fa finta di non vedere! Nel video che compare sul sito almaghrebiya.it, appare una folla di salafiti, i Fratelli Musulmani, inferociti, che prendono a botte i malcapitati giornalisti e il professore universitario, uno dei quali viene colpito con una testata in pieno volto. C'è ancora chi ha il coraggio di dire che la Primavera araba è sintomo di libertà? Qualcuno ha ancora il coraggio di dire che il Nord Africa ora è libero? Il Nord Africa è più schiavo che mai e tutti coloro che lo hanno amato e lo amano piangono nel cuore a vedere quella gente dominare i destini con tale violenza. E intorno a questi giornalisti e a tutte le donne che oggi tremano per la loro sorte in balia dell'estremismo radicale che, lo ripeto, non ha niente a che vedere con l'Islam, c'è solo il silenzio da parte anche della polizia che appare ormai asservita al potere radicale estremista in Tunisia (Applausi del deputato Polledri).

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, nella seduta di mercoledì scorso chiesi che il Governo venisse a riferire in Aula sulla situazione che si era venuta a determinare in Sicilia, con il cosiddetto «Movimento dei forconi», i blocchi stradali, una protesta che ha coinvolto non solo la categoria degli autotrasportatori ma anche degli agricoltori, dei pescatori e degli imprenditori. Si tratta di una protesta che di fatto ha interessato tutte le fasce sociali della Sicilia ma che dal nostro punto di vista rappresenta solo la punta dell'iceberg di un malessere sociale che riguarda in modo particolare il sud del nostro Paese.
Fin dall'inizio noi abbiamo chiesto che il Governo sviluppasse una politica di attenzione nei confronti delle regioni meridionali per venire incontro ad una situazione di catastrofe sociale; Questo purtroppo ancora non è avvenuto. C'è una insensibilità che raggiunge livelli di cinismo non tollerabili. Abbiamo letto il resoconto di una risposta che il Ministro Passera avrebbe dato durante il question time rispetto alla protesta siciliana, classificandola come una protesta di scarsa rappresentanza, sostanzialmente di poco significato dal punto di vista numerico, e non promossa da sindacati cosiddetti rappresentativi. Ora è evidente che quello che ha detto il Ministro Passera non corrisponde alla verità, e guai se si dovesse sottovalutare quello che sta accadendo. È come il medico che sottovaluta la febbre che ha un paziente immaginando che sia l'influenza, e invece il paziente ha la polmonite.
Noi riteniamo che ci troviamo in una situazione di grande difficoltà. Quello che è successo con l'estensione della protesta dei TIR in tutta Italia lo dimostra, e quindi rinnoviamo la nostra richiesta affinché il Governo, al di là delle risposte che dà durante il question time o le interpellanze urgenti, venga a riferire in Aula e consenta ai gruppi parlamentari ed alle forze politiche presenti in Parlamento di esprimere la propria opinione rispetto a proposte che il Governo ancora oggi non ha formulato. Quindi, Presidente, le rinnovo a nome del mio gruppo la richiesta al Governo di venire a riferire in Aula su quello che sta accadendo, nel Sud in modo particolare, ma in Italia.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 66

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei in qualche modo chiarire la vicenda portata in Aula dall'onorevole Vanalli con riferimento alla relazione tecnica sugli emendamenti in Commissione. È chiaro che non stiamo nei termini regolamentari, ma - a onor del vero - da più parti in Commissione al momento della presentazione dell'emendamento, che in qualche modo si configurava come una riformulazione sostanziale del precedente, si è detto che la relazione tecnica del Governo non era aggiornata. Allora l'onorevole Lanzillotta e diversi altri colleghi hanno posto il tema. Noi avevamo una scadenza per l'Aula e abbiamo dato corso ugualmente alle votazioni. Il Governo si è impegnato in quella sede a produrre questa documentazione per la serata, alla ripresa dei lavori, e per questo motivo io credo che questo impegno morale, che il Governo si è assunto davanti alle Commissioni V (Bilancio) e I (Affari costituzionali), oggi, prima del termine dei lavori, debba essere mantenuto.
È per questo motivo che intervengo, per chiedere al Governo qui presente che domani mattina, quando riprenderemo con le dichiarazioni di voto sulla fiducia, questa documentazione formale sia agli atti, e sia in qualche modo perfezionato tutto questo procedimento, anche perché - se ho ben capito - nell'intervento del Ministro Giarda vi era una sfumatura con riferimento al discorso delle coperture finanziarie che in qualche modo, non dico preoccupa, ma lascia intendere che il Governo si tenga una riserva nell'ulteriore corso dei lavori di modificare l'atteggiamento assunto magari su qualche emendamento presentato in sede di lavori di Commissione. Per questo motivo chiedo al sottosegretario, che è rimasto presente, di adempiere a questo impegno che è stato assunto in Commissione a beneficio di tutti i colleghi, anche quelli che ovviamente non sono presenti in questo momento e che avevano posto il problema.

SIMONETTA RUBINATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo brevemente, credo anche a nome e interpretando il pensiero degli altri colleghi eletti in Veneto. Intervengo sul tema, sottoposto alla nostra attenzione ancora una volta dall'onorevole Goisis, non per sua colpa, ma per i fatti che, purtroppo, si succedono in Veneto, dell'ennesima tragica morte suicida di un imprenditore per l'insostenibilità di una situazione finanziaria che vede, tra le cause di questa insostenibilità, il mancato pagamento dei crediti alle imprese da parte delle pubbliche amministrazioni. È intervenuto anche il collega Ascierto. In particolare, il pathos con cui è stato sottoposto il caso dalla collega Goisis è facilmente interpretabile con la circostanza che la collega è della provincia di Padova dove, effettivamente, si sono verificati ripetuti episodi, e anche l'ultimo, di questa drammaticità. Tuttavia, accanto alla doverosa espressione di solidarietà alle famiglie, e alla doverosa sottolineatura in quest'Aula di un problema che è davvero gravissimo per tutto il Paese, ma lo è in modo particolare per queste conseguenze soprattutto nella nostra regione, vorrei con pacatezza dire che non ritengo corretto, pur non essendo io il difensore del Governo, che si possano addebitare fatti di questa gravità a un Governo che è in carica da due mesi e mezzo. Evidentemente, infatti, i ritardi nei pagamenti sono molto più consistenti dei due mesi e mezzo scarsi da cui è in carica questo Governo. Anzi, la Corte dei conti, su questo tema del ritardo nei pagamenti e della grave situazione dell'entità dei residui passivi dello Stato, ma anche delle altre pubbliche amministrazioni, nelle ultime sue relazioni ha sottolineato come il problema del ritardo di tali pagamenti sia stato oggetto di ripetuti interventi negli ultimi tre anni, nelle varie manovre che si sono succedute proposte dal Governo Berlusconi. Tuttavia, le soluzioni, a detta della Corte dei conti, hanno aggravato il problema. Questo è scritto esattamente nei documenti della Corte dei conti. Evidentemente, quindi, il Pag. 67problema non è di facile soluzione, ma non è assolutamente accettabile che vengano imputate queste drammatiche conseguenze a chi è al Governo da due mesi. La responsabilità la dobbiamo distribuire pro tempore per la lunghezza dei Governi in questi ultimi cinque anni.
Vorrei poi dare notizia che oggi il Partito Democratico, nel question time, ha presentato una domanda al Ministro per lo sviluppo economico, Corrado Passera, proprio su questo tema dei ritardi nei pagamenti e della loro possibile accelerazione. Il Ministro - questo credo debba essere apprezzato e responsabilizza anche il Parlamento - ha fornito alcune risposte molto concrete. La prima è che nel decreto-legge sulle cosiddette liberalizzazioni, che arriverà in Parlamento, l'articolo 35 si occupa esattamente di questo tema. Le risorse e le soluzioni normative messe in campo sono un buon inizio, sono l'inizio, non sono la soluzione, chiaramente. Infatti, le coperture messe a disposizione non raggiungono certo la cifra astronomica degli oltre 70 miliardi di euro di residui passivi accumulati in questo ultimo decennio quando, forse, i Governi erano anche altri. L'articolo 35 può essere anche migliorato, ma c'è una prima risposta che fino adesso il Parlamento non aveva visto. Inoltre, il Ministro Passera ha ricordato che l'atto Camera 4623, legge comunitaria 2011, così come è stato ora licenziato dalla XIV Commissione, attua, all'articolo 14, la direttiva europea sui ritardi dei pagamenti, mentre - e lo vorrei ricordare - solo ad ottobre scorso, con il Governo precedente, la Commissione bilancio, con un relatore della precedente maggioranza, sempre della Lega Nord Padania, fu costretta a dare - non do la colpa al collega ovviamente - un parere negativo al recepimento immediato della direttiva europea. Ad ottobre, quindi, il precedente Governo disse di no, disse che non era possibile, mentre oggi nella comunitaria, all'articolo 14, troviamo l'attuazione di quella direttiva.
Infine, ultima buona notizia che impegna tutti in Parlamento è che il Ministro Passera ha dato la piena disponibilità oggi a lavorare per risolvere il problema con emendamenti e proposte. Questa è una difficoltà che ci deve accomunare tutti e non comodamente portare chi sta all'opposizione a gridare al lupo al lupo e chi sta in maggioranza a farsene carico. Il tutto, ovviamente, nei limiti della sostenibilità della finanza pubblica. Chi ha buone idee, quindi, in quest'Aula è chiamato a portarle.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 26 gennaio 2012, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 4865-A/R).
- Relatori: Bressa, per la I Commissione; Gioacchino Alfano, per la V Commissione.

(al termine delle votazioni)

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,30.

ERRATA CORRIGE

Nell'indice della seduta del 24 gennaio 2012, a pagina I, prima colonna, quarta riga, il numero «4669» si intende sostituito dal seguente «4663».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Cicchitto e a - 1-800 u.n.f. 515 510 5 256 468 42 30 Appr.
2 Nom. Moz. Mecacci e a - 1-821 n.f. 517 508 9 255 465 43 30 Appr.
3 Nom. Moz. Donadi e a - 1-822 rif. 518 516 2 259 278 238 30 Appr.
4 Nom. Moz. Antonione e a - 1-823 rif. 515 511 4 256 287 224 30 Appr.
5 Nom. Moz. Reguzzoni e a - 1-824 517 453 64 227 53 400 30 Resp.
6 Nom. Moz. Misiti e a - 1-825 rif. 508 495 13 248 446 49 30 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.