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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 569 di giovedì 12 gennaio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 9,30.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 dicembre 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Brugger, Cicchitto, Gianfranco Conte, D'Alema, D'Amico, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Lombardo, Moffa, Mura, Reguzzoni, Stefani, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO AL 16 GENNAIO 2012

Informativa urgente del Governo sugli sviluppi recenti e le prospettive della politica europea (ore 9,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli sviluppi recenti e le prospettive della politica europea.
Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto. È prevista la ripresa televisiva diretta.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, senatore professor Mario Monti.

MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio per questa occasione per riferirvi sull'azione di politica europea del Governo. Per noi è fondamentale contare sull'indirizzo e sul contributo del Parlamento e abbiamo già avuto modo di intrattenerci, in precedenti occasioni, anche in quest'Aula, sugli indirizzi della politica europea dell'Italia. Possiamo farlo oggi dopo alcuni passi concreti, mossi lungo le linee che insieme abbiamo individuato e discusso.
È molto importante che vi sia, dietro l'azione del Governo, ma vorrei dire sopra e prima dell'azione del Governo, l'orientamento del Parlamento su questi temi. L'Italia deve giocare un ruolo attivo per contribuire a condurre l'Europa di nuovo sul cammino della stabilità e della crescita - stabilità e crescita - ed è quasi indissociabile l'azione che conduciamo all'interno del Paese con le politiche di risanamento e con le politiche di crescita rispetto all'azione che cerchiamo di svolgere in Europa per spingere quest'ultima sul cammino della stabilità e della crescita. Pag. 2
Ho avuto - come credo sia noto - una serie di incontri al di là di quelli nelle sedi istituzionali europee, l'ultimo dei quali è stato il Consiglio europeo dell'8 e 9 dicembre a Bruxelles. Ho avuto una serie di incontri bilaterali e trilaterali a Parigi con il Presidente Sarkozy il 6 gennaio, ieri a Berlino con la Cancelliera Merkel, e ne avrò altri. Entrambi saranno nostri ospiti a Roma il 20 gennaio. Prima di allora, il 18 gennaio, saremo a Londra per incontrare il Primo Ministro David Cameron e stiamo avendo altri contatti, in particolare con il Primo Ministro polacco Tusk e il Primo Ministro belga Di Rupo. Tutto questo avviene in vista di due appuntamenti molto importanti, previsti il 23 e 24 gennaio a Bruxelles, l'Eurogruppo e l'Ecofin, e il 30; anzi, è stato anticipato, per motivi tecnici, al 29 gennaio, a Bruxelles, il Consiglio europeo.
L'agenda europea in queste settimane è particolarmente concentrata su due tematiche: una è quella del perfezionamento ulteriore dei sistemi di disciplina di bilancio; l'altra, più nuova e complementare alla prima, sulla quale stiamo particolarmente spingendo, è l'agenda della crescita.
Noi sappiamo che l'esito del Consiglio europeo dell'8-9 dicembre è stato soddisfacente solo in parte. Gli osservatori e, soprattutto, i mercati finanziari, hanno percepito una timidezza nelle conclusioni relative alla crescita e una certa inadeguatezza del capitolo relativo al rafforzamento dei cosiddetti firewalls, cioè delle munizioni per combattere il contagio finanziario. In quell'occasione è stato deciso dai Capi di Stato e di Governo di varare, al più presto, un accordo o trattato - ma questo non sarà, prevedibilmente, a 27, a causa della non adesione del Regno Unito, e quindi, probabilmente, sarà a 26 - sul cosiddetto fiscal compact, sulla disciplina fiscale. La Conferenza intergovernativa per questo nuovo trattato è in corso ed è in fase avanzata. Il Governo italiano vi persegue tre obiettivi fondamentali.
Il primo è quello di assicurare l'unitarietà e l'integrità del diritto dell'Unione europea e del suo quadro istituzionale, anche promuovendo una rapida futura integrazione del nuovo trattato internazionale in seno ai trattati dell'Unione. Questo è un punto in linea con la tradizione italiana di favorire il metodo comunitario e che sta molto a cuore anche al Parlamento europeo.
Il secondo obiettivo negoziale dell'Italia, rispetto alle norme relative alla disciplina delle finanze pubbliche, è quello di evitare che si introducano vincoli più rigidi, limiti procedurali o ulteriori sanzioni rispetto a quelli già esistenti nell'ambito del Patto di stabilità e di crescita dopo le riforme approvate nel quadro del cosiddetto Six Pack, approvato dal Consiglio e dal Parlamento solo pochi mesi fa.
In terzo luogo, se l'obiettivo dichiarato di questo esercizio è anche quello di dotare l'unione economica e monetaria di un più solido pilastro economico, è necessario bilanciare le norme relative alla disciplina delle finanze pubbliche con disposizioni volte a promuovere la crescita e le politiche per la competitività, in primo luogo rafforzando l'integrazione economica all'interno del mercato unico.
Vorrei dire qualche parola in più sull'aspetto relativo alla disciplina delle finanze pubbliche che, naturalmente, ci trova molto sensibili, essendo uno dei Paesi in più acuta transizione da una fase, in un passato ormai abbastanza remoto, di indisciplina finanziaria alla fase, che stiamo perseguendo, di forte e coerente disciplina. Ecco, non vorrei che si pensasse che in questa fase si stiano introducendo vincoli ulteriori nella sostanza della disciplina. Della prospettiva, o meglio, dell'obbligo di rientro del rapporto tra il debito pubblico e il PIL dalla situazione in cui ogni Paese si trova attualmente all'obiettivo del 60 per cento, da farsi in vent'anni gradualmente, a volte si parla sulla stampa come se fosse una nuova decisione da adottare o da respingere, ma non lo è, è già legge europea contenuta nel cosiddetto Six Pack ed è stata accettata dai Governi - quindi, nel caso italiano, dal Governo dell'epoca -, con negoziati che hanno avuto luogo tra uno e due anni fa. Quindi, non è una nuova introduzione di questo severo, ma fattibile, percorso di rientro. Pag. 3
Così come voi sapete che non è una novità introdotta dal Governo attuale l'obiettivo, già definito con le autorità europee dal precedente Governo, di ridurre a zero il disavanzo pubblico per l'anno 2013, quindi al riguardo ci muoviamo in un quadro di rigore e di continuità.
Quello che d'altra parte abbiamo voluto assicurare - credo di poter dire che ci stiamo riuscendo, ma il 29 e il 30 gennaio avremo maggiori certezze e per noi si tratta di un obiettivo molto importante - è che di quanto deciso un anno fa in materia di Six Pack, ci siano tutti e due gli aspetti per quanto riguarda il profilo di rientro del debito, ovvero ci sia l'aspetto che venne accettato allora dal Governo italiano della forte e continua diminuzione, quantificata come ho detto, ma ci sia anche l'aspetto per il quale il Governo italiano dell'epoca si era battuto con successo, di avere un quadro qualitativo di criteri di valutazione per l'applicazione concreta di quella prospettiva di rientro.
Quindi voi vedete anche in questo modo, onorevoli deputati, quali sono la strategia e la tattica che dobbiamo seguire in sede internazionale: da una parte, non mettere in dubbio la volontà dell'Italia di stare al gioco europeo della disciplina finanziaria: qualunque convinzione personale si avesse in questo momento sarebbe del tutto irrealistico modificare questo orientamento, che è la stratificazione di decisioni europee prese con il pieno concorso dell'Italia nel corso degli anni. Al tempo stesso, occorre confermare nella realtà e nelle apparenze l'immagine di un Paese maturo che accetta una disciplina finanziaria necessaria e ragionevole e non cedere neanche un millimetro rispetto a quel ventaglio di indicatori più qualitativi, che sono importanti per noi non per eludere lo spirito e la sostanza della disciplina, ma per evitare di cadere prede di un formalismo eccessivo, dato il profilo decrescente davvero molto ambizioso che abbiamo accettato di darci.
Vi pregherei di tenere presente un'altra cosa: credo che in quest'Aula sia superfluo dirlo, ma siccome ognuno di noi trasmette messaggi all'opinione pubblica, bisogna capire, come è nella consapevolezza di tutti loro, che queste dinamiche internazionali sono molto complicate. Ci sono degli aspetti bilaterali, come quello in cui siamo impegnati in questi giorni per costruire posizioni al tavolo europeo. Vedo il Ministro Frattini che ha molta più esperienza di me in tutto ciò, non mancano peraltro in quest'Aula autorevoli personalità che sono state Ministri degli esteri della Repubblica italiana, ne vedo in diversi settori, e saluto anche il presidente D'Alema. Ma non è un viaggio a Berlino o un viaggio a Parigi o una trilaterale con Francia e Germania a Roma che cambiano la decisione europea: sono cose che vanno pazientemente costruite. È facilissimo fare passi indietro nel non avere più la fiducia nel dialogo con questi partner, ma è molto difficile e faticoso fare passi avanti. È quello che stiamo cercando di fare e il concorso e l'appoggio del Parlamento sono ovviamente fondamentali in questo senso.
Voglio rapidamente concludere, signor Presidente, indicando le ragioni per le quali noi riteniamo che il trattato sul fiscal compact sia importante e sia quasi ancora più importante averlo alle spalle anziché di fronte. Quindi io non vedo l'ora che il 30 gennaio si possa chiudere la trattativa su questo trattato, perché è importante la disciplina di bilancio, la conferma della disciplina di bilancio, rafforzare la credibilità degli strumenti per l'applicazione della disciplina di bilancio, ma l'Europa non è solo disciplina di bilancio. Quindi è molto importante che si passi oltre senza dimenticare l'aspetto della disciplina, ma si investa più energia politica costruttiva sul versante della crescita, una crescita che solo nostalgici di politiche che hanno avuto raramente successo possono pensare derivi da un allargamento ampio della domanda attraverso i disavanzi pubblici. Non è questo l'orientamento delle economie di oggi, né credo del pensiero economico in Italia. Non si tratta quindi di cercare di fare crescita, che sarebbe crescita effimera, tornando a comportamenti di disavanzo, men che meno di politiche monetarie lasche, che in ogni caso ormai Pag. 4non sono più - come sappiamo - nell'ambito delle competenze nazionali, ma si tratta di sfruttare tutto il potenziale che un continente integrato può dare per crescere di più.
Questo per ora non è stato fatto, non è stato fatto dalle istituzioni europee e non è stato fatto dai principali Stati membri. Quindi noi stiamo operando in questo non solo di concerto con Germania e Francia. Ecco perché ho fatto riferimento alla Polonia e al Regno Unito, perché questi sono due grandi Paesi non membri della zona euro, ma che hanno una visione di crescita attraverso la competitività e l'integrazione dei mercati che credo sia utile per loro, per l'Italia e per l'economia europea. Ecco che, stando al tavolo della disciplina finanziaria, vogliamo contemporaneamente essere al tavolo di altri aspetti della costruzione dell'Europa, poiché tra l'altro (questo è un argomento che uso molto, per esempio, con la Cancelliera Merkel) una maggiore crescita è anche nel medio termine condizione indispensabile per la stessa sostenibilità della disciplina finanziaria.
Quindi, il poter archiviare per cominciare ad applicare (non archiviare per dimenticare) il trattato sulla fiscal compact ci darà maggiore possibilità di concentrarci sugli obiettivi della crescita, sui quali veramente in varie occasioni in futuro - la lunghezza del quale sfugge alla capacità di previsione di chi vi parla - vorrei poter sollecitare e ottenere il contributo del Parlamento per dare concretezza di articolazione alle proposte italiane per la politica della crescita.
Vorrei, infine, dire che tout se tient, tutto è legato, e non è per esempio escluso che la stessa Banca centrale europea, nelle cui decisioni non possiamo entrare, dopo che sarà stato acquisito a livello costituzionale questo accordo sul fiscal compact a livello europeo, che include anche (e mi rallegro per lo stato di avanzamento nel Parlamento italiano) la trasposizione in termini di regola del pareggio di bilancio nelle singole Costituzioni nazionali, e quindi una volta che il contesto europeo sarà diventato strutturalmente disciplinato dal punto di vista dei bilanci pubblici, può darsi che la Banca centrale europea nell'indipendenza della sua azione si senta - posso dire - più rilassata.
Vedo il presidente Giorgetti al centro e ricordo che questa occasione in Aula, grazie al Presidente della Camera dei deputati, è anche una risposta doverosa e di attenzione da parte del Governo in modo ampliato alla richiesta che il presidente Giorgetti, a nome anche di altri presidenti di Commissione, aveva formulato affinché il Governo riferisse originariamente sul risultato del Consiglio europeo di dicembre. Mi sono permesso di portarci un po' più vicini all'attualità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Popolo e Territorio, Italia dei Valori, Misto-Alleanza per l'Italia, Misto-Liberal democratici-MAIE, Misto Liberali per l'Italia-PLI).

(Interventi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frattini. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, l'Europa è dinanzi a sfide anzitutto politiche, cariche di conseguenze per l'andamento delle economie degli Stati membri, per la tenuta stessa dell'euro e, dunque, anche per le dinamiche sociali riguardanti le giovani, ma anche le meno giovani generazioni. Nel mondo globalizzato e interconnesso nessuno può essere al sicuro e le ripercussioni contagiose di una crisi toccano i più deboli così come i più forti.
Il primo antidoto è più ambizione politica. Soluzioni alla crisi globale non possono trovarsi in compromessi al ribasso affidati ai tavoli delle burocrazie. Sono i Governi ed i Parlamenti responsabili davanti ai cittadini a dover proporre ed attuare iniziative, riforme, ricette complessive per il breve come per il medio-lungo periodo. Non si può prender tempo, come si è fatto erroneamente al momento iniziale Pag. 5 della crisi greca, né, peggio, limitarsi all'urgenza e all'emergenza rinviando così sulle future generazioni il peso di decisioni strutturali non prese oggi.
Il secondo antidoto è più Europa. Il processo di integrazione europea, proprio perché c'è la crisi, deve accelerarsi e rafforzarsi. Chiusure ed egoismi nazionali sarebbero fonte di debolezza anche se cercassero di nascondersi dietro assi bilaterali o trilaterali apparentemente forti, ma che rileverebbero ad ogni occasione tutta la loro intrinseca fragilità. L'Europa, più Europa, è oggi una ricetta obbligata dinanzi a sfide in cui si confrontano attori globali, storiche potenze come gli Stati Uniti o nuove realtà come Cina, India, Brasile ormai in grado di giocare partite sovranazionali e di condizionare gli esiti di grandi dossier planetari. L'Europa in tale quadro può forse non essere determinante, ma è certo che un'Europa divisa per gli interessi nazionali sarebbe e sarà irrilevante.
Il terzo antidoto, signor Presidente del Consiglio, sono le scelte coraggiose nella sostanza: cedere parti della sovranità nazionale richiede determinazione e visione da parte dei governanti. Occorre capire e spiegare ai cittadini che, mettere in comune sotto l'egida delle istituzioni comunitarie una parte sempre più consistente della governance economica, rafforza e non indebolisce gli Stati membri perché consolida la casa comune.
In questo quadro si dovrà rafforzare grandemente la partecipazione democratica dei cittadini in termini di conoscenza e condivisione a questo processo complesso e solo apparentemente tecnico, ma in realtà altamente politico perché è la condizione per lo sviluppo, oltre che per il consolidamento, oltre la crisi, di un'unione di Stati e di popoli di centinaia di milioni di persone. La visione che con lei vorremmo condividere, signor Presidente del Consiglio, è quella di una costruzione europea che rifletta le aspettative e gli ideali dei popoli, che sappia coniugare trasparenza democratica e capacità di decidere senza veti e intransigenze ad oltranza.
Pensiamo che il metodo comunitario e il confronto democratico sulle politiche da seguire siano elementi imprescindibili per un nuovo Patto che garantisca l'equilibrio tra istituzioni nazionali ed europee.
Il percorso incompiuto a Maastricht deve essere oggi ripreso e completato: una moneta e un mercato per l'Europa sono elementi di un quadro istituzionale in cui finora è mancata la guida politica, con un governo europeo dell'economia e una banca con funzioni proprie, anche di impulso e sostegno nei casi di crisi che, come sta accadendo, colpisca il cuore degli Stati e non solo settori della finanza privata.
Signor Presidente del Consiglio le chiediamo, con la forza politica di cui questo Parlamento oggi dispone, essendo in gioco il bene dell'Italia, con la persuasività che lei ha sempre mostrato nella sua vita istituzionale, di esprimere il principio, non negoziabile, che se il castello europeo crolla per egoismi e resistenze di qualcuno, tutti insieme cadremo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e che nessuna prospettiva, in questo o quel Paese membro, di prossime elezioni può farci dimenticare che qui parliamo invece delle prossime generazioni, come diceva De Gasperi, cioè dei nostri figli, che raccoglieranno il frutto, dolce o amaro dipenderà da noi, delle scelte di oggi.
Le chiediamo di coniugare l'interesse nazionale dell'Italia con quello dell'Europa fino a farli coincidere tra loro, di non consentire, con il peso dell'Italia unita che lei potrà esprimere, che soluzioni costruite a vantaggio degli uni o degli altri debbano calare sugli italiani, che per il bene comune stanno portando il peso di scelte durissime per la vita quotidiana delle famiglie e delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Unione di Centro). Noi abbiamo fatto i compiti, ora l'Europa faccia il suo compito. Allora subito un appello al metodo comunitario, non accordi intergovernativi parziali e limitativi. Eserciti, signor Presidente, la sua influenza già nell'incontro con il Primo Ministro Cameron del 19 gennaio: rigore e abbattimento del debito, tenuto conto di tutti i Pag. 6fattori di sostenibilità del sistema Paese e quindi anche del valore aggiunto delle riforme strutturali, un ruolo più forte della Banca centrale europea quale prestatore di ultima istanza e serio rilancio del progetto degli eurobond, forte attenzione alla crescita, speciale riferimento alle famiglie, alle medie e piccole imprese in crisi di liquidità. Non vorremmo, signor Presidente, che l'erogazione di prestiti all'1 per cento della BCE alle banche degli Stati membri fosse per queste ultime ossigeno per reinvestire con notevoli profitti in titoli redditizi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), anziché lo strumento vincolato per dare credito alle famiglie e alle imprese. Chieda, signor Presidente, che quel vincolo si ponga e si possa così dissipare l'idea che un circuito europeo alimenti a tassi di favore le banche e da cui i cittadini e le imprese, chi lavora e chi produce, restano esclusi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Io credo in proposito che sia urgente anticipare a prima del 2013 l'applicabilità della direttiva europea che fissa rigorosi termini per i pagamenti delle pubbliche amministrazioni a cittadini ed imprese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Unione di Centro).
Infine, nell'apprezzare le riflessioni su forme di tassazione europea nei confronti delle transazioni finanziarie, forse non la chiamerei Tobin tax, perché forse il professor Tobin guardava a tasse di scopo per i Paesi in via di sviluppo, ma credo in ogni caso che si debba in modo imprescindibile richiedere che questo prelievo si applichi almeno a tutti i Paesi membri, o ancor meglio sia la base per un'estensione del principio anche alle grandi economie extraeuropee. Non vorremmo che l'applicazione della tassa in 24 o 25 Paesi innescasse un enorme movimento di volumi di transazioni verso gli Stati che ne rifiutano l'applicazione, a cominciare dalla city di Londra, che non è in coda, mi sembra, alle classifiche dei volumi di transazioni borsistiche (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
In conclusione, signor Presidente del Consiglio, il nostro gruppo le chiede al tempo stesso forza e determinazione perché il 30 gennaio l'accordo sia europeo, alto ed ambizioso e perché l'Italia in esso esprima il suo impulso storico di Paese fondatore, chiedendo più Europa, meno egoismi, più trasparenza e risposta democratica verso i cittadini.
Se così non fosse - e sono certo che nessuno di noi se lo augura -, i cittadini, in Italia e altrove, si chiederebbero ancor più incisivamente se l'Europa, in fondo, non debba essere fermata, perché, così com'è, non c'è quando dovrebbe esserci e interviene quando non dovrebbe. Sarebbe una prospettiva devastante, difficilmente arrestabile, che abbiamo tutti il dovere e, forse, il tempo per evitare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alema. Ne ha facoltà.

MASSIMO D'ALEMA. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, colleghi deputati, la crisi finanziaria e la crisi dei debiti sovrani è uno dei passaggi più difficili della storia dell'Europa unita, una minaccia alla stabilità e alla prosperità dei nostri Paesi. Purtroppo, l'Europa ha mostrato in questa crisi un deficit preoccupante di solidarietà, una mancanza di visione e di slancio coraggioso verso il futuro ed è apparsa, per molti aspetti, ripiegata e prigioniera di politiche miopi e conservatrici.
Fortunatamente, oggi, l'Italia affronta questo passaggio cruciale nelle condizioni di una ritrovata credibilità europea e nelle condizioni di un concorde impegno nazionale per salvare il nostro Paese. Questo ci consente di uscire da un rischioso isolamento, da una debolezza negoziale, di cui abbiamo pagato già un prezzo alto - e ho apprezzato i riferimenti garbati che ella ha fatto agli impegni già sottoscritti - e ci consente, in questo momento, non essendo più considerati come un pericoloso anello debole dell'Unione europea, di spendere il prestigio del nostro Paese non solo per Pag. 7difendere fondamentali interessi nazionali, ma per ridare slancio al processo di integrazione, come ella ha detto, anche sulla base di una personale passione europeista coltivata nei lunghi anni di impegno nella Commissione europea. Mai come in questo momento, interesse nazionale e integrazione europea coincidono: sono due aspetti di una stessa politica.
Noi siamo alle prese con un Trattato intergovernativo che è il segno di una difficoltà, che è indubbiamente una soluzione discutibile sul piano istituzionale, politico ed economico: è giusto dirlo per chi, come noi, non abbia doveri diplomatici, un ripiego dopo il fallimento - prevedibile - del tentativo tedesco di emendare il Trattato di Lisbona per il veto britannico; tentativo mosso dalle ragioni interne della politica tedesca, dalla fragilità di una coalizione venata da sentimenti antieuropei, dall'avere, forse, dimenticato - come l'ex cancelliere Helmut Schmidt ha detto qualche giorno fa - le ragioni della solidarietà e della gratitudine che la Germania dovrebbe avere verso l'Europa unita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il Trattato intergovernativo ignora le possibilità previste dell'attuale Trattato e dai regolamenti comunitari, determina un rischio, che dovrà essere limitato nella trattativa in corso, di confusione e di sovrapposizione, rischia di indebolire l'ordinamento comunitario e le istituzioni europee. Per questo è molto importante che l'Italia sia schierata, come appare, a difesa dei diritti del Parlamento europeo, di cui all'articolo 9 del Trattato, e per rafforzare la cooperazione tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali, essendo chiaro che un di più di democrazia è una delle condizioni perché l'Europa riacquisti credibilità presso i cittadini dell'Unione.
Occorre rafforzare quel primato del diritto comunitario, che è uno dei punti più controversi dell'attuale negoziato e occorre naturalmente - questo è interesse nostro - che il criterio di riduzione del debito, di cui all'articolo 4, sia ricondotto al quadro del diritto comunitario, con la considerazione dei fattori rilevanti che possano consentire una maggiore flessibilità rispetto ad obblighi che appaiono insostenibili. Sembra di capire che, almeno per ora, nella terza bozza del draft ci sia qualcosa a cui si possa guardare con maggiore fiducia da parte nostra.
Ma certamente, al di là di questo passaggio delicato, è l'orizzonte di una politica europea per la crescita e la competitività che ci interessa, oltre che una effettiva solidarietà nella gestione dei debiti sovrani, che è l'unica condizione per combattere la speculazione, ridurre i tassi e fare ciò che sin qui non è stato fatto, imponendo, per la lentezza della reazione, per la timidezza e per la chiusura nazionalistica, un costo - penso alla crisi greca - che alla fine è stato assai maggiore di quanto sarebbe costato affrontare la crisi per tempo e con mezzi adeguati per stroncare la speculazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Condivido anch'io l'idea che non è tempo per rilanciare una concezione della crescita basata sul deficit pubblico, però mi consenta di dire che, senza programmi mirati di investimenti, di grandi investimenti europei, di grandi progetti nel campo dell'innovazione, delle infrastrutture innovative, della formazione, è difficile pensare ad una strategia per la crescita che faccia leva soltanto su misure di liberalizzazione e di rafforzamento della competitività (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).
Occorre, quantomeno, una combinazione intelligente di questi fattori, insieme - mi lasci sottolineare questo punto - alla necessità di rilanciare una domanda privata, il che passa attraverso politiche di giustizia sociale e di riduzione delle diseguaglianze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), di restituzione di reddito ai lavoratori e alle famiglie, dopo anni in cui sono cresciute intollerabili diseguaglianze sociali che hanno, come effetto economico, una strozzatura della domanda. Una strategia di questo tipo richiede non soltanto una coerente azione nazionale, ma richiede una visione europea. Pag. 8
Mi ha fatto piacere, sinceramente, ascoltare nelle parole dell'amico Frattini una ferma posizione a favore della tassa sulle transazioni finanziarie: avevo un ricordo diverso, ma si cambia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti del deputato Malgieri) e si cambia tutti verso il meglio, così come anche il richiamo severo - che condivido - alla necessità di recepire la direttiva europea in materia di pagamenti della pubblica amministrazione, dopo che la precedente maggioranza lo tolse per tre volte dalla legge comunitaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti del deputato Malgieri), mi sembra un segno che il clima di comune impegno nazionale cominci a produrre dei frutti importanti.
Insomma, condivido con lei il sentimento di chi spera che al più presto questo patto fiscale sia alle nostre spalle e che, avendo offerto le garanzie di responsabilità, si possa guardare insieme alle prospettive future dell'Europa, a condizione, che questo patto non produca troppi danni, tuttavia, e questo dipenderà molto dalla capacità negoziale di chi crede nell'Europa. L'Italia sia, in questi giorni, schierata dalla parte di chi crede nell'Europa: Parlamento europeo e Governi più impegnati in senso europeista! Il peso dell'Italia può essere importante, tanto più che nell'Italia si torna ad avere fiducia e di questo dobbiamo essere grati a lei e al suo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, Presidente Monti, ho ascoltato con molta attenzione il suo intervento e la sua pacatezza, ma dietro questa pacatezza mi sovviene un dubbio, che è una preoccupazione, perché di fronte a discorsi macroeconomici mi chiedo se lei è mai entrato in un'impresa, in una piccola impresa, e se è entrato in un nostro comune, in un nostro piccolo comune, per vedere qual è la situazione di oggi. Lei ha imposto una manovra pesantissima a fronte di interventi che dovevano essere operati in Europa, ma non si è capito quali siano gli interventi che in Europa si sono tenuti, a fronte di questa manovra.
Lei difende un'Europa che a noi, sinceramente, non è mai piaciuta, e continua a non piacerci. Noi pensiamo che l'Europa debba essere basata sui popoli, sui territori: la Baviera, la Catalogna, il Tirolo, la Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché è la promozione dei territori che fa sì che la gente sia invogliata a investire, a valorizzare il proprio territorio. Invece ci troviamo di fronte a un'Europa che è stata costruita su una moneta unica da parte di burocrati, «professoroni» e banchieri, che doveva garantire guadagni importanti e il totale controllo sulle decisioni politiche da parte di banche, multinazionali e speculatori. Non importa, poi, se la gente diventa carne da macello, l'importante è garantire i grandi poteri finanziari. Noi siamo stati gli unici a dire chiaramente che questa Europa sarebbe stata la rovina del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Diciamolo chiaro, l'Europa è stata voluta da banchieri e da professori universitari come Ciampi e Prodi, con l'idea perfettamente errata di realizzare uno scambio con la Germania e con la Francia: da un lato, la riduzione dei tassi d'interesse dello Stato; dall'altro, la perdita di competitività della nostra economia, che non avrebbe più potuto contare sui vantaggi di una moneta debole come la lira. Noi ci opponemmo con forza a quella soluzione, che veniva presa a danno delle nostre imprese per favorire i conti dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi siamo oggi sempre più schiavi della BCE. Le conseguenze, dopo dieci anni, fanno venire i brividi: i tassi d'interesse sono tornati come ai tempi della lira - se non peggio -, mentre le nostre imprese si trovano inchiodate da una moneta troppo forte, sproporzionata rispetto alle possibilità Pag. 9 che loro hanno, perché non possono essere competitive sui mercati internazionali con questi rapporti di cambio.
La moneta, come lei ben sa, deve rappresentare il valore del sistema economico; questo è un principio elementare. Quindi, non era difficile prevedere che questo equilibrio non sarebbe durato. È appena il caso di ricordare che, se pure in una situazione diversa, ovviamente, nel 1926, quando si puntò al raggiungimento della famosa «quota 90» nei confronti della sterlina, le conseguenze furono che si bloccò tutto, si bloccò totalmente l'economia.
Qui sta accadendo la stessa cosa: una moneta troppo forte che la nostra economia padana non riesce a sopportare, perché non riesce ad esportare quanto potrebbe, mentre il debito non si riduce in termini reali. Da quando vi è l'euro, il nostro Paese è sempre stato in disavanzo commerciale; le nostre imprese padane, oltre che il costo dei vari apparati romani, meridionali, della spesa pubblica, della differenza delle spese, delle clientele, cui assistiamo nel Mezzogiorno, e oltre alle tasse esorbitanti, non possono reggere il costo di una moneta così forte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Si svaluti la moneta per favorire le esportazioni e la ripresa economica riducendo, nel contempo, il valore reale del nostro debito. La Gran Bretagna, la Svezia, la Danimarca e la stessa Polonia - che lei ha citato - non hanno mai voluto delegare le decisioni delicate, come quelle monetarie, ad altri soggetti.
Hanno detto e hanno ribadito la volontà di mantenere la propria sovranità, sovranità che noi siamo riusciti a regalare a quelli che erano i nostri mercati migliori che non aspettavano altro per strangolarci. La conseguenza è il pericolo che oggi vi sia anche uno shopping facile da parte di altri Paesi nel nostro Paese per immobili, imprese, infrastrutture che, guarda caso, sono tutte concentrate in Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
A proposito di infrastrutture, ho sempre più forte in me la sensazione che la soppressione delle province non abbia tanto lo scopo di ridurre i costi della politica, quanto quello di poter più facilmente disporre, a favore di grandi soggetti, le corpose e remunerative partecipazioni autostradali che le province del nord hanno nel loro patrimonio sin dagli anni Sessanta, che sono state costruite con i soldi del territorio e che vengono in questo modo espropriate da parte del Governo e da parte delle banche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Qualche soggetto bancario mi pare particolarmente interessato alle autostrade del nord, qualche grande banca, è vero. Poi, perché non si procede con i bandi delle concessioni autostradali scadute o in scadenza, invece di riempire di tasse la nostra gente e le nostre imprese? Perché non si procede con il federalismo che assicurerebbe maggiore rigore nella spesa e un equilibrio nella gestione tra nord e sud, quando sapete benissimo che il nord continua a sostenere un costo per il sud non più sostenibile oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Ancora oggi si parla di liberalizzare il mercato dagli albi professionali, ai tassisti, ai farmacisti, aggiungiamoci pure i pizzicagnoli ed i gelatai. Ma non si procede, chissà perché - e lo abbiamo visto ieri -, a liberalizzare il mercato degli slot su Malpensa. Forse qualcuno deve proteggere Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Certamente il suo Governo non smentisce il fatto che i governi tecnici sono sempre ossequiosi verso i potenti, mentre non si fanno riguardo a mettere le mani sui pensionati, con l'allungamento dell'età pensionabile; sugli operai; sulle piccole imprese, che chiudono facendo perdere posti di lavoro perché non riescono a reggere la restrizione del credito o credit crunch, se lei preferisce, accompagnato da tasse e monete troppo forti; sulle famiglie, sotterrate da un aumento folle della pressione fiscale; sugli enti locali, che dispongono di ingenti risorse ma che non le possono usare per pagare le imprese del Pag. 10proprio territorio perché devono finanziare i debiti di uno Stato centralista che non ne ha mai abbastanza e scarica sui territori padani le proprie inefficienze.
Sono d'accordo con Frattini sul ridurre i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni. Ma come facciamo con i nostri comuni, con i nostri enti locali, che hanno in tesoreria montagne di soldi e non li possono usare perché sono destinati a coprire i buchi dello Stato centrale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Noi non possiamo che ribellarci a questa situazione che è un vero esproprio dello Stato al territorio, ai nostri territori che hanno risparmiato, che fanno economie continue pur assicurando servizi sociali, strade, scuole, come sempre hanno fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Presidente, gli spread non scendono forse anche perché i mercati si rendono conto che c'è qualcosa di strano se le banche, i tecnocrati che hanno portato l'Occidente sull'orlo del baratro oggi sono proprio quelli che ci spiegano che cosa dobbiamo fare per uscire dalla crisi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Le banche ritornino a fare il loro mestiere finanziando l'economia reale e non le operazioni speculative. L'euro può essere salvato insieme al nostro sistema soltanto con una svalutazione: si stampi moneta per recuperare competitività a fronte sicuramente di inflazione, ma questo è un rischio che dobbiamo correre, e si arrivi egli eurobond per ridurre i tassi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Padania ha già dato troppo a questa Europa di banchieri che, invece di sostenere il sistema produttivo, collaborava con la Grecia - visto che lei ha sostenuto che la Grecia è il più grande successo dell'euro - per falsificarne il bilancio con operazioni di maquillage finanziario e consentirne l'entrata nell'euro. Forse non si ricorda questa storia curata da una piccola banca, chiamasi Goldman Sachs (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Già, lei forse allora era Commissario europeo ed era troppo impegnato, perché avrebbe dovuto difendere le nostre imprese dall'invasione dei prodotti cinesi, ma nulla invece in questo modo è accaduto.
A fronte dei sacrifici che lei ha imposto, a fronte di un impegno europeo che non si è capito bene quale sia, a fronte di questa manovra, noi manifesteremo domenica 22 gennaio a Milano con la nostra gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché si ricordi che, nonostante un'informazione assolutamente allineata ai voleri del Governo, il popolo ridotto in schiavitù prima o poi si ribella (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con l'errata corrige del 16 GENNAIO 2012 ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Unione di Centro e il Terzo Polo appoggiano, senza esitazione, lo sforzo di risanamento del Governo Monti. Siamo consapevoli della gravità della situazione in cui si trova il Paese e siamo grati a lei, signor Presidente, per i suoi sforzi personali, ma anche per il patrimonio di credibilità culturale e internazionale che lei ha messo a disposizione dell'Italia.
La crisi è profonda. È prima di tutto una crisi morale e di credibilità che coinvolge un'intera classe dirigente. Certo, quando sento in quest'Aula qualcuno che dice che la soluzione di tutti i problemi è stampare moneta, così la distribuiamo a tutti e tutti sono più felici, capisco profondamente la diffidenza degli amici tedeschi contro una classe dirigente che annovera al suo interno persone che hanno una visione così semplificata e barbara di cosa è l'economia di un grande Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Tuttavia, anche se lo capisco non posso giustificarlo.
È venuta meno in Europa la fiducia nell'Italia. Lo spread sul debito pubblico registrato dai mercati è il sintomo di una sfiducia diffusa nella nostra classe dirigente e ho già spiegato anche un po' il Pag. 11perché. Con qualche ingenerosità molti - ed io fra di essi, lo ammetto - ne abbiamo fatto carico, in modo unilaterale, al Governo Berlusconi. Senza sminuire le responsabilità del precedente Governo, che ci sono e sono gravi, dobbiamo riconoscere che in questa perdita di credibilità nessuno di noi è esente da colpe. La credibilità si recupera solo con uno sforzo corale, che deve coinvolgere tutte le forze politiche e l'intera classe dirigente del Paese.
Le misure che questo Parlamento ha approvato sono forti e incisive. Lo ha detto lei alla Cancelliera Merkel: «l'Italia ha fatto e ancora sta facendo i suoi compiti a casa». Dobbiamo dire con chiarezza, però, che da parte europea la risposta fino ad ora non è interamente soddisfacente. Il meccanismo, che si era in qualche modo delineato per difendere il debito pubblico italiano contro la speculazione internazionale, non sta funzionando bene. La Banca centrale europea non è prestatore in ultima istanza degli Stati. È, però, prestatore in ultima istanza per le banche e ha creato condizioni che permettono al sistema bancario di sostenere il debito pubblico degli Stati. Questo, però, non avviene o avviene solo in modo parziale. Perché? Credo che vi siano tre motivi. In primo luogo, l'offerta di credito della BCE si estende solo a tre anni. Di conseguenza, i tassi di interesse a breve sono caduti, mentre sono rimasti invariati o quasi invariati (in realtà, sono caduti un po') quelli nel lungo periodo. In secondo luogo, la EBA, la European Banking Association, ha imposto alle banche obblighi di ricapitalizzazione ed obblighi di svalutazione dei titoli di Stato in loro possesso che le scoraggiano dall'acquisto di tali titoli. Su questo bisognerebbe trovare il modo di intervenire.
Ma la ragione fondamentale e la più importante di tutte è ancora un'altra. I mercati guardano con fiducia al suo Governo e questo è uno dei motivi della caduta dei tassi a breve. Tuttavia, non guardano con eguale fiducia alla politica italiana nel lungo periodo e abbiamo visto prima un esempio delle ragioni per cui non hanno tutti i torti a guardare con diffidenza al lungo periodo. Cosa avverrà dopo la fine del Governo Monti? Cosa avverrà dopo le prossime elezioni? La politica del rigore e della responsabilità è destinata ad essere una parentesi, dopo la quale tutto torna come prima? Se così fosse, la sfiducia di lungo periodo nella capacità dell'Italia di svolgere il suo ruolo in Europa sarebbe giustificata.
Dobbiamo tutti essere consapevoli del fatto che la politica di domani non potrà essere la stessa politica di ieri. L'Europa sta scegliendo un modello socio-politico: è la economia sociale di mercato, fondata sul rispetto della regola di mercato e sulla solidarietà. L'economia sociale di mercato significa che il lavoro viene prima del consumo, che il merito deve essere premiato e il demerito deve essere punito, che i furbi non devono prevalere sugli onesti e sui laboriosi e che non vi è lavoro senza competitività.
È una rivoluzione del costume ed è una rivoluzione morale. Noi dobbiamo dare all'Europa la certezza del fatto che l'Italia sceglie questo modello e questa scelta verrà confermata anche da chi governerà nel futuro, chiunque vinca le prossime elezioni e qualunque sia la formula politica che governerà il Paese. Non andranno al Governo forze le quali vogliano aggregare l'Italia al Nord Africa, andranno al Governo forze le quali vogliono mantenere l'Italia in Europa. La conflittualità tra le forze politiche, le insofferenze che periodicamente si manifestano, la sensazione che si ha che alcuni aspettino la fine di questa stagione per ricominciare tutto come prima, non aiutano a generare fiducia.
Il Terzo Polo invita il Partito Democratico ed il Popolo della Libertà, l'onorevole Bersani e l'onorevole Alfano, a sottoscrivere un patto che dica che la politica della serietà e del rigore, la politica dell'economia sociale di mercato è fatta propria da tutte le forze politiche responsabili e sarà nel tempo continuata e mantenuta con il concorso di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). So che a molti in Pag. 12quest'Aula non piace l'idea di una grande coalizione, la stessa parola è tabù, ma io sono notoriamente politicamente scorretto e quindi la pronuncio lo stesso. Un patto di sistema tra le forze politiche, consacrato da una mozione parlamentare, può trasmettere agli alleati ed ai mercati la stessa certezza del futuro che è l'effetto più prezioso di una grande coalizione. Un patto del genere non mette in questione la giusta differenza tra le forze politiche e nemmeno la distinzione tra maggioranza e opposizione, ma sarebbe un impegno comune per il rinnovamento morale della politica, per quella nuova politica che il Paese ci chiede.
Quando sembra che le nubi si addensino sul futuro è necessario aprire con più energia e più coraggio il cammino della speranza. Ha detto una volta un poeta: «Vicino è, ma difficile da afferrarsi, il Dio. Dove però cresce il pericolo, lì aumenta anche la speranza» (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Unione di Centro e il Terzo Polo appoggiano, senza esitazione, lo sforzo di risanamento del Governo Monti. Siamo consapevoli della gravità della situazione in cui si trova il Paese e siamo grati a lei, signor Presidente, per i suoi sforzi personali, ma anche per il patrimonio di credibilità culturale e internazionale che lei ha messo a disposizione dell'Italia.
La crisi è profonda. È prima di tutto una crisi morale e di credibilità che coinvolge un'intera classe dirigente. Certo, quando sento in quest'Aula qualcuno che dice che la soluzione di tutti i problemi è stampare moneta, così la distribuiamo a tutti e tutti sono più felici, capisco profondamente la diffidenza degli amici tedeschi contro una classe dirigente che annovera al suo interno persone che hanno una visione così semplificata e barbara di cosa è l'economia di un grande Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Tuttavia, anche se lo capisco non posso giustificarlo.
È venuta meno in Europa la fiducia nell'Italia. Lo spread sul debito pubblico registrato dai mercati è il sintomo di una sfiducia diffusa nella nostra classe dirigente e ho già spiegato anche un po' il Pag. 11perché. Con qualche ingenerosità molti - ed io fra di essi, lo ammetto - ne abbiamo fatto carico, in modo unilaterale, al Governo Berlusconi. Senza sminuire le responsabilità del precedente Governo, che ci sono e sono gravi, dobbiamo riconoscere che in questa perdita di credibilità nessuno di noi è esente da colpe. La credibilità si recupera solo con uno sforzo corale, che deve coinvolgere tutte le forze politiche e l'intera classe dirigente del Paese.
Le misure che questo Parlamento ha approvato sono forti e incisive. Lo ha detto lei alla Cancelliera Merkel: «l'Italia ha fatto e ancora sta facendo i suoi compiti a casa». Dobbiamo dire con chiarezza, però, che da parte europea la risposta fino ad ora non è interamente soddisfacente. Il meccanismo, che si era in qualche modo delineato per difendere il debito pubblico italiano contro la speculazione internazionale, non sta funzionando bene. La Banca centrale europea non è prestatore in ultima istanza degli Stati. È, però, prestatore in ultima istanza per le banche e ha creato condizioni che permettono al sistema bancario di sostenere il debito pubblico degli Stati. Questo, però, non avviene o avviene solo in modo parziale. Perché? Credo che vi siano tre motivi. In primo luogo, l'offerta di credito della BCE si estende solo a tre anni. Di conseguenza, i tassi di interesse a breve sono caduti, mentre sono rimasti invariati o quasi invariati (in realtà, sono caduti un po') quelli nel lungo periodo. In secondo luogo, la EBA, la European Banking Authority, ha imposto alle banche obblighi di ricapitalizzazione ed obblighi di svalutazione dei titoli di Stato in loro possesso che le scoraggiano dall'acquisto di tali titoli. Su questo bisognerebbe trovare il modo di intervenire.
Ma la ragione fondamentale e la più importante di tutte è ancora un'altra. I mercati guardano con fiducia al suo Governo e questo è uno dei motivi della caduta dei tassi a breve. Tuttavia, non guardano con eguale fiducia alla politica italiana nel lungo periodo e abbiamo visto prima un esempio delle ragioni per cui non hanno tutti i torti a guardare con diffidenza al lungo periodo. Cosa avverrà dopo la fine del Governo Monti? Cosa avverrà dopo le prossime elezioni? La politica del rigore e della responsabilità è destinata ad essere una parentesi, dopo la quale tutto torna come prima? Se così fosse, la sfiducia di lungo periodo nella capacità dell'Italia di svolgere il suo ruolo in Europa sarebbe giustificata.
Dobbiamo tutti essere consapevoli del fatto che la politica di domani non potrà essere la stessa politica di ieri. L'Europa sta scegliendo un modello socio-politico: è la economia sociale di mercato, fondata sul rispetto della regola di mercato e sulla solidarietà. L'economia sociale di mercato significa che il lavoro viene prima del consumo, che il merito deve essere premiato e il demerito deve essere punito, che i furbi non devono prevalere sugli onesti e sui laboriosi e che non vi è lavoro senza competitività.
È una rivoluzione del costume ed è una rivoluzione morale. Noi dobbiamo dare all'Europa la certezza del fatto che l'Italia sceglie questo modello e questa scelta verrà confermata anche da chi governerà nel futuro, chiunque vinca le prossime elezioni e qualunque sia la formula politica che governerà il Paese. Non andranno al Governo forze le quali vogliano aggregare l'Italia al Nord Africa, andranno al Governo forze le quali vogliono mantenere l'Italia in Europa. La conflittualità tra le forze politiche, le insofferenze che periodicamente si manifestano, la sensazione che si ha che alcuni aspettino la fine di questa stagione per ricominciare tutto come prima, non aiutano a generare fiducia.
Il Terzo Polo invita il Partito Democratico ed il Popolo della Libertà, l'onorevole Bersani e l'onorevole Alfano, a sottoscrivere un patto che dica che la politica della serietà e del rigore, la politica dell'economia sociale di mercato è fatta propria da tutte le forze politiche responsabili e sarà nel tempo continuata e mantenuta con il concorso di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). So che a molti in Pag. 12quest'Aula non piace l'idea di una grande coalizione, la stessa parola è tabù, ma io sono notoriamente politicamente scorretto e quindi la pronuncio lo stesso. Un patto di sistema tra le forze politiche, consacrato da una mozione parlamentare, può trasmettere agli alleati ed ai mercati la stessa certezza del futuro che è l'effetto più prezioso di una grande coalizione. Un patto del genere non mette in questione la giusta differenza tra le forze politiche e nemmeno la distinzione tra maggioranza e opposizione, ma sarebbe un impegno comune per il rinnovamento morale della politica, per quella nuova politica che il Paese ci chiede.
Quando sembra che le nubi si addensino sul futuro è necessario aprire con più energia e più coraggio il cammino della speranza. Ha detto una volta un poeta: «Vicino è, ma difficile da afferrarsi, il Dio. Dove però cresce il pericolo, lì aumenta anche la speranza» (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, mi permetta una premessa: quello che il suo Governo e questo Parlamento insieme stanno facendo non è qualcosa che dobbiamo all'Europa, ma qualcosa che dobbiamo innanzitutto a noi stessi, al nostro Paese e alle generazioni più giovani di italiani. Le riforme incisive sul fronte della spesa pubblica, del deficit e della crescita economica dobbiamo farle come imperativo morale di chi guida un Paese guardando al futuro.
Le liberalizzazioni che affronteremo non sono una fissazione, non sono un modo per colpire qualcuno, non sono nemmeno un obiettivo in sé, ma uno strumento per dare fiato ad un'economia che ha bisogno di concorrenza per essere competitiva, così come le misure di riforma del mercato del lavoro non sono e non devono essere fissazioni ideologiche, ma devono colpire un obiettivo, devono essere uno strumento per raggiungere un obiettivo, ossia sanare una frattura, una piaga, quella della precarizzazione, in particolare nelle fasce dell'occupazione giovanile, che è prosperata con le regole attuali e che forse è bene venga combattuta cambiando le regole. Lo spread, il differenziale principale che dobbiamo avere a cuore, è quello con la crescita economica degli altri Paesi: veniamo da dieci anni in cui l'Italia è cresciuta dello 0,25 per cento in media annua, ciò significa che non ha prodotto economia, ricchezza e occupazione.
Dobbiamo lavorare tutti assieme guardando al futuro, sanare le fratture di questo Paese: tra giovani e non giovani, tra uomini e donne, tra chi è italiano da sempre e chi lo è da poco e tra il Paese della legalità e quello dell'illegalità e della corruzione. Abbiamo perso troppo tempo, dobbiamo lavorare velocemente. Ma se è vero che noi, con lei, come forze politiche che sostengono questo Governo, dobbiamo lavorare guardando al futuro, a maggior ragione l'Europa oggi deve lavorare e decidere guardando al proprio futuro.
Per prima è la Germania ad avere questa responsabilità, perché è il Paese più grande dal punto di vista della popolazione e della dimensione dell'economia e perché è il Paese più forte. Da qui dobbiamo partire, guardando al futuro. Noi non possiamo sperare - non come cittadini italiani ma come cittadini europei, come cittadini di questa Unione - che l'Europa sopravviva agli squilibri commerciali e finanziari che in questo momento la attraversano. Dobbiamo continuare a dire - e lei, signor Presidente del Consiglio ieri l'ha fatto in modo netto, e credo che di questo dobbiamo rendergliene merito - alla Germania che non vogliamo che nessuno paghi una parte dei nostri conti, ma dobbiamo altrettanto risolutamente dire che non si può sperare che i conti di altri rimangano floridi, come giustamente e meritoriamente sono oggi, se una parte dell'Europa vive a crescita zero; non possiamo pensare che esista un'Europa piena di debitori e povera di clienti. Pag. 13
La nostra opinione pubblica - è stato detto ieri - credo stia comprendendo, forse oltre le nostre speranze e aspettative, che i sacrifici di oggi servono per un futuro concreto, di benessere e di opportunità nell'Italia di domani. Credo altrettanto che la pubblica opinione tedesca debba comprendere che il successo di oggi della sua economia è frutto dei meriti del lavoro fatto e delle riforme fatte, ma è reso possibile innanzitutto dal mercato unico europeo, dalla stabilità monetaria dovuta all'euro e dal fatto che attorno alla Germania non ci sono più Paesi, come un tempo l'Italia, che di tanto in tanto svalutano, recuperano competitività e fanno concorrenza.
La solidarietà europea, che ha giustamente e proficuamente ispirato i progetti di integrazione politica dei padri fondatori, oggi impone una lettura realistica della crisi finanziaria; l'unità europea è stato il modo lungimirante con cui i grandi leader politici nel secondo dopoguerra hanno reagito alla minaccia della disgregazione politica e della violenza fra gli Stati. Oggi è il momento di combattere per impedire la disgregazione economica e l'egoismo economico-finanziario.
La classe dirigente dell'Italia di oggi ha le carte in regola, con lei che è stato Commissario europeo per dieci anni, con il Presidente della Repubblica, che è un grande europeista e prima di assurgere al ruolo di Presidente della Repubblica ha servito egregiamente il Parlamento europeo come presidente di una primaria Commissione parlamentare, con due già Ministri degli esteri che abbiamo sentito oggi parlare con accenti europeisti - quelli del Ministro Frattini in quanto tale li conoscevamo, ebbene sono felice che, forse scevri da legami di coalizione, oggi anche i colleghi del Popolo della Libertà assumano questi accenti - e con il Presidente della Camera che è stato vicepresidente della Convenzione europea.
Tutti voi sapete che le decisioni europee sono frutto di negoziazioni, è una caricatura grottesca quella dell'Europa dei burocrati e dei banchieri. L'Europa è stato il luogo dove c'è stato il boom economico e dove i nostri genitori hanno assicurato crescita, dignità e ricchezza a questo Paese, altro che l'Europa dei burocrati. Ma voi sapete che il piano della negoziazione è fatto dal confronto di interessi nazionali, oggi noi facciamo quello che dobbiamo fare, nessuno però può pretendere - lei lo sa, signor Presidente del Consiglio - che la medicina finisca per stroncare il paziente perché è data in dosi troppo massicce. Nel 2013 avremo un pareggio di bilancio che significa un 5 per cento di avanzo primario e quindi, se non consideriamo gli interessi, l'Italia incasserà miliardi e miliardi più di quanto spenderà. Oltre non è ragionevole e non è prudente chiedere, non solo per l'Italia, ma anche per l'Europa. L'Europa a diciassette non è, come forse qualcuno anche in Germania ancora pensa, solo l'insieme di diciassette unità che si devono velocemente allineare agli standard tedeschi, ma è un corpo unico che vive e soffre i propri squilibri interni, ma che vive o muore tutto insieme. E lì che bisogna lavorare.
Va bene il fiscal compact, va bene che le regole siano ragionevoli, perché sappiamo che uno dei guai per cui l'Europa ha sofferto in passato e paga oggi è il fatto che il Patto di stabilità e di crescita, su cui si è fondato l'euro, è stato eluso, inizialmente anche dall'Italia, che è entrata senza avere ancora raggiunto i parametri; ma ricordiamoci che l'Italia è entrata perché altri, che quei parametri li avevano raggiunti, volevano che l'Italia fosse dentro il rigore e la rigidità della moneta unica. Quindi, dobbiamo fare un fiscal compact credibile e con regole ragionevoli, perché i mercati hanno già visto buone regole che poi sono state eluse o addirittura tradite anche dai Paesi più forti, come è successo a Germania e Francia molto di recente. Ma il fiscal compact che ha chiesto il governatore Draghi, appena insediato, è metà del lavoro che in Europa bisogna fare; l'altra metà è rappresentata dall'accompagnare un fiscal compact credibile con un impegno serio di mutualità sui debiti sovrani. Questa è la chiave - è stato richiamato dal presidente Buttiglione poco fa -, non esistono scorciatoie. Per questo, Pag. 14che sia un ruolo della Banca centrale europea, che sia, come è stato detto ieri, il rifinanziamento del meccanismo di stabilità europea, che sia - mi sembra difficile in un anno di campagna elettorale presidenziale negli Stati Uniti - il coinvolgimento del Fondo monetario internazionale, affidiamo a lei, signor Presidente del Consiglio, questa negoziazione che deve avere successo.
Entro la primavera i mercati devono sapere che non ci saranno possibilità di scommettere sul fallimento dell'euro e dei Paesi, perché i tassi di interesse sul debito pubblico italiano hanno le loro ragioni di mercato per essere così alti, ma non rispettano i fondamentali di un'economia che si sta risanando e che fa le riforme per la crescita. Questo deve essere un messaggio che l'Europa dà nel suo insieme: riconosciamo gli sforzi e mutualmente facciamoci carico degli squilibri che ci sono. I mercati - concludo signor Presidente - devono sapere che la loro scommessa sull'egoismo europeo è una scommessa definitivamente perduta. Su questo Futuro e Libertà, con il Terzo Polo, è al suo fianco (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 10,45)

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il gruppo che ho l'onore di rappresentare vuole subito dirle, signor Presidente del Consiglio, di essere assolutamente grato a lei per avere oggi voluto riferire circa l'esito di questo itinerario europeo, alla ricerca di un elemento che consentisse all'Europa di guardare con grande attenzione al lavoro che l'Italia e gli italiani stanno facendo per mettersi in linea con quei parametri che l'Europa ci chiede di rispettare e per uscire da questa profonda e terribile crisi finanziaria, che mi sembra oggi - anche ascoltando gli interventi dei colleghi - venga finalmente correttamente inquadrata. Lo voglio dire senza polemica, ma soltanto perché è opportuno in questi casi e in queste circostanze riconsiderare un po' anche gli atteggiamenti e le analisi fatte in passato rispetto a quelle manovre che dall'opposizione del tempo venivano contestate e che oggi i dati numerici ci dicono essere state assolutamente indispensabili, proprio per consentire all'attuale Governo di presentarsi non con il cappello in mano in Europa, ma con la capacità di poter dire che questo è un Paese, l'Italia, che non solo è in grado di rispettare i patti, ma di risolvere anche i propri problemi, senza che gli altri in qualche modo ci indichino in maniera tassativa la rotta, spesso indicandocela sulla scorta di considerazioni che sono interne alle loro politiche.
Lo voglio dire perché, mentre ella, Presidente del Consiglio, era a colloquio con Angela Merkel, l'ISTAT ci forniva i dati sul deficit pubblico del 2011, secondo i quali stiamo viaggiando sulla strada giusta: nel terzo trimestre il dato del deficit pubblico è sceso sotto il limite del 3 per cento, raggiungendo il 2,7 per cento rispetto al PIL. L'avanzo pubblico, al netto degli interessi corrisposti sul debito pubblico, è salito a oltre 6 miliardi e mezzo di euro, con un miglioramento di oltre 2 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2010. Le entrate, sia quelle fiscali sia quelle non fiscali, sono aumentate. Le spese correnti sono diminuite dello 0,4 per cento nel terzo trimestre, salvo un incremento abbastanza modesto nell'ultimo trimestre.
Colleghi, sono tutte cifre e tendenze che, a mio avviso, dimostrano un fatto inequivocabile, sul quale, onorevole D'Alema, bisognerebbe convenire per onestà intellettuale, perché, al di là del sottolineare il fatto che, forse, oggi sulla tassazione delle rendite finanziarie vi sono atteggiamenti diversi, bisogna anche avere il coraggio e la franchezza di dire che il bilancio della Repubblica italiana è un bilancio saldo, posto sotto controllo proprio grazie a quegli interventi fatti a Pag. 15ripetizione da manovre che erano targate Berlusconi e Tremonti. Vogliamo dirlo una volta per tutte e con franchezza, e non continuare, in qualche modo, a piangerci addosso? Tutto ciò è vero ed è accaduto anche qualcosa di più: sui conti pubblici devono ancora dispiegarsi gli effetti della manovra fatta a ferragosto, che non ha ancora avuto il tempo di incidere sul terzo trimestre. Questo significa soltanto una cosa: la strada imboccata dal nostro Paese è una strada di solidità, che ci porterà nel 2013 al pareggio di bilancio.
Veniamo ad alcune considerazioni che ella ha fatto, signor Presidente del Consiglio, sull'Europa. Noi guardiamo con grande attenzione, ma anche con qualche preoccupazione, al Trattato per l'Unione economica rafforzata, questo nuovo accordo che in qualche modo dovrà stabilire la nuova disciplina e le nuove regole, nell'auspicio che tali regole, come ella stessa ha auspicato e detto, siano meno stringenti ai fini del raggiungimento, pur tuttavia, dell'azzeramento del deficit e dell'abbattimento del debito pubblico.
Apprezziamo il fatto che il Governo italiano, per la verità anche insieme al Governo francese e ad altri partner europei, abbia raggiunto l'obiettivo di ripristinare nell'articolo 4 le prescrizioni che attenuano la regola, molto aspra, in base alla quale chi accumula un debito che supera il 60 per cento del PIL deve procedere all'abbattimento dell'extra stock nella misura di un ventesimo ogni dodici mesi.
Nel concreto, ciò significa che noi dovremmo, ogni anno, ogni dodici mesi, fare una manovra di almeno 40-45 miliardi di euro solo per uniformarci alla norma. Il nuovo elemento, che modifica questo riferimento normativo, significa sostanzialmente una cosa diversa, importante per noi, e cioè che l'abbattimento scatta dopo tre anni, dopo un monitoraggio dei conti che prenda in considerazione anche l'impatto del ciclo economico e gli altri fattori che comunque intervengono nella storia delle economie locali e nella storia delle economie europee, come la sostenibilità della pensioni. Credo che, quanto alle pensioni, sia stato fatto un intervento molto drastico, oserei dire anche ultra petitum, perché siamo andati anche oltre, se è vero, come è vero, che da quella manovra facciamo cassa per circa 55-60 miliardi di euro, anche tenendo conto dell'ammontare dell'esposizione privata.
Su questo aspetto convengo con alcune analisi che ha fatto poco fa l'onorevole D'Alema: questa è, purtroppo, un'Europa ancora molto debole. La nuova versione di questo Trattato, di questo testo, sta praticamente azzerando il ruolo del Parlamento europeo. Qualcuno ha detto che ci stiamo allontanando in modo inaccettabile dalla legislazione dell'Unione europea.
In effetti - diciamolo con franchezza -, quello che noi abbiamo ottenuto come Governo italiano, insieme al Governo francese e ad altri partner europei, era già sostanzialmente previsto all'interno di quel Patto di stabilità riformato, il cosiddetto Six Pack, al quale lei ha fatto riferimento, che già era legge, che già era in vigore e che di fatto già aveva esplicitato i suoi effetti.
Allora, il nodo del problema, ancora una volta, sta lì, sta nelle politiche che i singoli Stati e l'Italia, in particolare, sapranno impostare sotto il profilo della crescita, dello sviluppo e della riforma del mercato del lavoro, rispetto alle quali, onorevole Presidente del Consiglio, mi permetto di chiederle qualche parola in più. Capisco che la riservatezza è importante in questa fase, ma non possiamo essere condizionati, nel dibattito quotidiano, dalle indiscrezioni della stampa e dalle smentite dei Ministri rispetto a provvedimenti che sono in corso di formazione, sia con riferimento alle liberalizzazioni, sia alla riforma del mercato del lavoro che, per quanto riguarda me e il mio gruppo, è propedeutica rispetto alle stesse liberalizzazioni. Non vi può essere sviluppo e crescita se non si riforma radicalmente il mercato del lavoro, rimuovendo quelle rigidità che impediscono alle imprese di crescere e all'occupazione di dimensionarsi su livelli diversi! Lo voglio dire con franchezza, perché è arrivato il tempo di passare dalle parole ai fatti. Pag. 16
Anche a questo proposito, vorrei spendere una parola, signor Presidente del Consiglio, in merito a quella che mi sembra una verità che, in qualche modo, prima o poi dovremo affrontare in maniera netta e radicale. È stato detto che questa è un'Europa debole perché ancora non riesce ad avere una configurazione politica adeguata e che non può essere un'Europa forte un'Europa che, in qualche modo, viene condizionata unicamente dalla locomotiva tedesca. Ho grande rispetto per gli sforzi che ha fatto la Germania.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Moffa.

SILVANO MOFFA. Ho grande rispetto per il tentativo che la Germania ha fatto di condizionare la fuoriuscita dalla crisi economica e finanziaria, ma - viva Dio! - noi siamo un Paese che non ha nulla da rimproverarsi, anche in termini storici e culturali, nei confronti di questa Germania! Dobbiamo avere orgoglio per gli italiani che stanno facendo sacrifici e per quelle imprese che oggi hanno grande difficoltà di ripresa. Interveniamo con coraggio per attuare quelle riforme strutturali che servono davvero e per dimostrare, anche alla Germania, che non siamo secondi a nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi del gruppo Italia dei Valori abbiamo ascoltato con attenzione il suo intervento.
Una prima sensazione, sulla base di quanto lei ci riporta circa i rapporti che ha intrattenuto con i leader europei in queste settimane, è che vi sia una certa differenza tra un cauto ottimismo che traspare dal suo intervento, probabilmente più dovuto che reale, e ciò che appare a noi che osserviamo quello che avviene all'esterno e costruiamo il nostro giudizio più sui fatti che sulle parole o sui toni, così come possono essere percepiti nei rapporti personali.
Ebbene, abbiamo detto che da questa crisi il nostro Paese può uscire solo se vi è più Europa politica, ossia solo se l'Unione europea saprà agire come un tutt'uno, ma, al di là delle parole, i fatti non sembrano indicare questa come direzione effettiva dei leader europei, che sembrano più preoccupati di trovare una via di fuga alla crisi della propria nazione che non del destino delle altre. È ovvio che chi sta peggio, come noi, deve avere consapevolezza degli errori e non sarà mai abbastanza dire quanto negativamente abbiano pesato tre anni di un tragicomico comportamento di Berlusconi che, mano a mano che il baratro si avvicinava, tra un «bunga bunga» e l'altro, continuava a dire che eravamo i migliori d'Europa! Sappiamo bene che quei comportamenti, eticamente riprovevoli sul piano politico e personale, hanno portato l'Italia ad essere né più né meno che un Paese da operetta, con un leader da tenere lontano come gli appestati.
Ciò detto, bisogna però riconoscere che la sua figura, signor Presidente, che certo ci ha riabilitati agli occhi del mondo, non sembra, sul piano dei fatti, sortire un vero cambiamento da parte europea.
Anche la cosiddetta unione fiscale, che ci si aspetterebbe come un meccanismo di gestione unitaria della politica economica e monetaria europea, nei fatti sembra essere confinata a mero strumento ragionieristico e contabile, poiché ad un titolo aulico nel quale si parla di coordinamento e governance, fa seguito la sola questione della valenza costituzionale da dare al pareggio di bilancio e non invece i principi di armonizzazione reale ad esempio in materia fiscale.
E così, per quello che si capisce dalle cronache di questi giorni, nessun ravvedimento traspare dalle parole del leader tedesco Angela Merkel: no agli Eurobonds, no ad interventi diretti della Banca centrale europea, una sola generica disponibilità a partecipare, se lo faranno gli altri, al Fondo «salva-Stati». Pag. 17
Oggettivamente a noi dell'Italia dei Valori appare un po' poco e la sensazione è, signor Presidente, che lei non abbia in piano B e forse di questo dovremmo parlare e al riguardo lei dovrebbe dirci il suo pensiero.
Secondo osservatori qualificati i rendimenti spuntati dai nostri titoli a dicembre potrebbero esser stati calmierati da interventi del sistema bancario grazie al denaro raccolto al costo dell'1 per cento presso la Banca centrale europea. Se così fosse e i rendimenti veri fossero questi nei precedenti, la situazione, come lei ben sa, sarebbe presto insostenibile, perché ci porterebbe ad un pagamento di 114 miliardi di interessi nel 2014, facendoci mancare l'obiettivo del pareggio di bilancio. Ciò vorrebbe dire una nuova manovra da 15 miliardi di euro che lavoratori, famiglie e contribuenti onesti, che finora hanno sopportato il peso della crisi, non potrebbero sopportare.
Allora ci vuole un piano B, che dia fuoco alle polveri e alla crescita, che dia più credito alle imprese. Forse è ora davvero di ragionare su un ripensamento del nostro sistema bancario, che sta assorbendo tante risorse ma poche ne trasferisce alla sua vera funzione istituzionale, cioè agli impieghi verso le imprese.
Abbiamo assistito in questi giorni alle vicende della ricapitalizzazione di UniCredit e questo sarà un passaggio che presto o tardi riguarderà tutti i grandi istituti di credito italiani, per i quali l'EBA, l'Autorità bancaria europea, ha previsto un obbligo di ricapitalizzazione complessiva di oltre 15 miliardi di euro che non sarà facile trovare. Il nostro sistema bancario è vicino al collasso e poiché nessuno può pensare che si vada verso il fallimento di UniCredit e delle altre banche, il rischio è che lo Stato, cioè lei, debba intervenire.
D'altronde, la garanzia dello Stato sui debiti delle banche decisa dalla sua manovra ha già di fatto trasformato lo Stato nel vero proprietario delle banche. Per un uomo di formazione liberale come me parlare di nazionalizzazione sembrerebbe una bestemmia, ma se non c'è altra via di uscita è bene che esista già un piano per la nazionalizzazione del sistema bancario. Del resto, la privatizzazione creata dalla «legge Amato» si è dimostrata una falsa privatizzazione, che non ha creato un mercato competitivo dei servizi creditizi e finanziari, ma dei grandi centri di potere economico per effetto di nomine politiche. Le fondazioni bancarie sono divenute monarchie per nomina politica centrale da parte del vecchio potere democristiano e socialista della prima Repubblica. Alcuni presidenti, signor Presidente, stanno lì da venti anni e quel potere si è saldato al nuovo potere politico locale e i risultati drammatici si sono visti. Le fondazioni bancarie si sono rivelate incapaci di gestire le banche di cui sono azioniste, dando spazio ad un management che si è preoccupato dei propri interessi personali invece che della crescita di valore delle banche che gestiva.
Non ho peli sulla lingua: lei sa, signor Presidente del Consiglio, che nel suo Governo vi è un Ministro che è stato uno degli attori principali di quelle gestioni basate sul breve periodo e su utili a qualunque costo, spesso anche utilizzando titoli tossici. Non posso non ricordare che quel sistema bancario ha permesso al Ministro Passera di incassare in due anni 50 milioni di euro di stock option, al di là poi di come sia andato il titolo, ma prima di lui lo ha fatto Matteo Arpe che ne percepì 38, e così tanti altri.
E non posso dimenticare che quel sistema ha permesso di assegnare cadeau di 20 milioni di euro a Geronzi, per arrivare fino ai 40 milioni dati a Profumo per farsi cacciare.
Allora, Presidente del Consiglio, dobbiamo riflettere se non sia il caso di valutare anche una proposta scioccante che mi sento di fare: invece di ipotizzare la nazionalizzazione delle singole banche mano a mano che diventasse necessaria, meglio pensare oggi ad una nazionalizzazione a costo zero, data la situazione, delle fondazioni bancarie che permetterebbe di ottenere indirettamente lo stesso risultato. Lo Stato si riprenderebbe il maltolto e potrebbe davvero reindirizzare il sistema bancario alla sua funzione originaria, che Pag. 18è quella di aiutare le imprese a crescere, facendo così crescere anche il paese. Poi si potrà procedere ad una vera privatizzazione, ma intanto forse si sarebbe salvato il Paese grazie anche magari a qualche aiuto degli altri Paesi europei.
Ma, signor Presidente del Consiglio, un piano B ci vuole ed il Parlamento ha diritto di conoscerlo, e noi ci aspettiamo che lei ce lo faccia conoscere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, i deputati di Alleanza per l'Italia condividono lo sforzo che lei sta compiendo sul piano europeo perché - dobbiamo prenderne atto - siamo di fronte ad un'immensa crisi di sistema. Questa crisi revoca definitivamente in dubbio la versione del capitalismo affermatasi nel mondo occidentale a partire dai modelli di Keynes che temperavano, appunto, gli effetti più duri e più punitivi nei confronti dei ceti medi.
L'analisi politologia porterebbe a dire che ha vinto la deriva più aggressiva, quella che ha fatto da radice al reaganismo al thatcherismo, quella che considera la politica stessa come conflitto tra attori in un mercato. È il tentativo di aggressione del capitalismo dei falchi che vuole cambiare il volto della nostra democrazia e che intende stravolgere anche il ruolo della politica, cui compete una funzione di rappresentanza, di riequilibrio, di redistribuzione delle risorse e non certamente di ratifica delle decisioni assunte dai centri della finanza.
Presidente Monti, crediamo che le parole del Papa facciano sintesi di quello che noi vorremmo chiedere all'Europa. Abbiamo bisogno di un modello di sviluppo più umano, che non schiacci i più deboli, che tolga lo scettro ai padroni della finanza restituendo valore alla dignità umana, al lavoro e alla concretezza della produzione.
Questo modello non si coniuga con un'Europa debole, dalle istituzioni incerte, ma non può neppure accettare un'Europa dalle suggestioni egemoniche, un'Europa hobbesiana, con l'assegnazione ad un solo Paese del ruolo di esclusivo reggitore del timone. L'Europa sarà plurale o non sarà. Le regole dello sviluppo vanno condivise e non imposte.
Abbiamo apprezzato il suo - mi consenta questa espressione ossimorica - sobrio dinamismo sulla scena internazionale, che restituisce all'Italia il ruolo che le compete tra i fondatori della grande idea europea. Abbiamo apprezzato la chiarezza delle parole con cui ha spiegato ai media italiani il contenuto della missione del suo Governo, che punta al ripristino delle regole a partire da quelle fiscali e del merito, ma adesso - come lei stesso, Presidente, ha più volte ricordato - occorre dare impulso alla nuova fase dell'attività di Governo, capace di aprire finalmente la stagione della ripresa dopo la lunga stagione dei sacrifici.
L'Italia si presenta con le carte in regola all'appuntamento europeo, sarà necessario però spezzare il giogo soffocante di un'idea astratta di rigore ritagliata sui parametri di uno solo degli attori. Più flessibilità, allora, per dare fiato alla ripresa. In questo delicato passaggio, Presidente Monti, lei sarà sostenuto da una maggioranza parlamentare larghissima e direi addirittura inusuale nella storia delle nostre Istituzioni parlamentari, che non è - attenzione - l'espressione di una debolezza della politica ma al contrario di una possibile riappropriazione da parte dei partiti del proprio ruolo di responsabilità di fronte al Paese.
È questo il risultato più rilevante, Presidente Monti, che l'Italia è in grado di mettere sul tavolo europeo. E non è cosa da poco. È cosa su cui investire per la costruzione della nuova politica mentre il suo Governo di scopo condurrà a termine - ne siamo certi - l'opera di risanamento del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonione. Ne ha facoltà.

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ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, egregi colleghi, lei, signor Presidente Monti, e il suo Governo vi trovate ad affrontare un negoziato molto difficile, complicato, delicato in una fase in cui l'Europa si trova ad affrontare una situazione che mai nella sua storia ha affrontato, una difficoltà legata ad una crisi economica gravissima, una crisi che porta a fare delle riflessioni anche sulla validità stessa dell'Europa e che, purtroppo, mette in discussione istituzioni volute e create con impegno, sacrificio e difficoltà in tanti anni.
Quando l'economia soffre, soffrono le imprese, soffrono i cittadini ed è del tutto evidente che questo comporta difficoltà che si trasmettono anche a livello istituzionale. Ed è proprio la ricetta che lei in qualche modo ha voluto indicare come prioritaria, ossia la crescita in tutti i modi, che può portarci fuori da questa situazione. Il negoziato - dicevo - è complicato e difficile ma lei, Presidente, può affrontarlo anche con alcuni elementi di forza. Dobbiamo ricordarlo: il primo elemento è il fatto che questo Parlamento nella stragrande maggioranza sostiene questo suo sforzo, la aiuta a rappresentare al meglio il nostro Paese e contemporaneamente può fare leva anche su quelle misure difficili e rigorose che il Parlamento ha approvato e che il suo Governo ha presentato con le quali le credenziali che il nostro Paese ancora una volta presenta a livello internazionale aumentano di credibilità e di prestigio.
Come ricordava lei, il punto focale è quello della crescita, ma contemporaneamente ha voluto anche sottolineare un aspetto che ritengo altrettanto determinante, legato al fatto che si scontrano due visioni dell'Europa: una visione che vede nei Governi nazionali il punto di riferimento, nella quale non ci riconosciamo, il cosiddetto metodo intergovernativo, e la seconda, il metodo comunitario che è il vero metodo europeo, quello che lei conosce molto bene anche per esperienza diretta, ed è il metodo che il nostro Paese deve in tutti i modi sostenere. Importanti sono le relazioni internazionali bilaterali e anche multilaterali che ci consentano di trovare un consenso sul metodo comunitario. È l'unica strada vera che consente al nostro Paese e all'Europa di uscire da questa difficoltà con maggiore Europa e con maggiore spirito comunitario.
In questo è evidente che il principio fondamentale dell'Unione europea, uno dei principi cardine, il principio di solidarietà, oggi è stato messo in discussione da visioni miope, secondo me, da visioni nazionalistiche, da visioni legate anche ad orizzonti temporali scanditi da elezioni vicine, ma sono certamente elementi che non ci consentono di guardare al futuro con grande ottimismo.
Dobbiamo fare di più anche per quel che riguarda la salvaguardia della nostra moneta comune. Non può una moneta comune non avere una politica di difesa comune, non può avere una assenza di politica economica e finanziaria. Sono elementi che lei, Presidente del Consiglio, conosce bene e sui quali è del tutto evidente che dobbiamo impegnarci a sostenerli a livello comunitario.
Su questo il nostro sostegno ovviamente ci sarà e sarà pieno, confidando che non ci sia un atteggiamento legato a questioni ragionieristiche o tecnicismi fini a se stessi, ma che prevalga lo spirito politico di grande intesa su un'istituzione alla quale ancora crediamo fortemente, che è l'istituzione europea. Non consenta che il nostro Paese si schieri tra i Paesi che in qualche modo non privilegiano questo aspetto o che addirittura cadono in populismi e demagogie che ci portano a fare riflessioni molto negative.
Sarebbe distruttivo per il nostro Paese indubbiamente, ma anche per l'Europa, che è un sogno al quale crediamo ancora (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, colleghi, oggi, Presidente Monti, Pag. 20stiamo vivendo forse la più grande crisi economica e sociale che non soltanto ha colpito l'Italia, ma credo abbia colpito l'Europa e l'occidente. Colpisce le imprese, le famiglie, i singoli cittadini, aumenta l'incertezza del futuro, aumenta l'incertezza soprattutto per le giovani generazioni. Questa crisi la si può combattere, sconfiggere e debellare accelerando il cammino della costruzione dell'Europa, superando gli egoismi nazionali, superando i vari direttori a due o a tre, che certamente sono stati le cause della mancata tenuta della risposta - guarda la Grecia - per quanto riguarda il discorso della politica europea.
Signor Presidente del Consiglio, oggi è essenziale ribadire il principio dell'unitarietà del diritto comunitario e soprattutto del primato del metodo comunitario. Questa è una forza, soprattutto grazie anche alla sua esperienza, che dobbiamo portare contro dei tentativi che certamente lei sa oggi sono in atto per poter far saltare questo principio, che è alla base della stessa concezione dell'Europa. Oggi lei da questo Parlamento ha la forza per far valere ciò che l'Italia, non soltanto con questo Governo, ma anche col Governo precedente, ha fatto per riprendere la strada del risanamento della nostra economia, per far superare questa crisi. Lei deve far capire, come sta facendo, che la crisi non è soltanto del sistema Italia o di qualche Paese, ma è del sistema Europa e del sistema del capitalismo, più grande e più fondamentale.
Oggi bisogna fare, signor Presidente del Consiglio, atti concreti. Ad esempio, oggi la BCE da subito deve diventare prestatore di ultima istanza, se ne parla da anni ma non è mai ancora accaduto, finanziando, e adeguatamente, i fondi di salvataggio, che sono uno strumento essenziale per dare linfa, per dare forza, per dare certezza alle imprese, soprattutto quelle piccole e medie, che soffrono, che stanno cercando di combattere la crisi e che oggi sono la linfa, soprattutto di certi Paesi come l'Italia.
Tutto ciò, signor Presidente, si dovrà riflettere con forza e concretamente nel Trattato di marzo. L'Italia, la nostra Italia, ha le carte in regola per bloccare quelle soluzioni al ribasso, per bloccare eccessivi sforzi di altri Stati che non vogliono fare ciò che il nostro Paese, la nostra Italia, questo Parlamento ha consentito di fare per andare sulla strada del risanamento. Anche l'Europa deve fare oggi la sua parte rispetto alla grande crisi. Non ci possono esser Stati di «serie A» e di «serie B», non dobbiamo assolutamente accettare questo tipo di passo, anche perché - e concludo, signor Presidente - oggi l'Europa ha bisogno di fatti per andare incontro a quell'euroscetticismo, a quel popolo europeo che aspetta sì una risposta dell'economia, ma anche una grande risposta di un afflato politico (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, dopo avere ascoltato le sue parole odierne noi liberaldemocratici sosteniamo con ancor più convinzione lei e la sua azione di Governo. Non oltre 48 ore fa l'agenzia internazionale di rating Fitch ha diffuso uno stato di allerta dei riguardi dei nostri conti pubblici, di fatto annunciando un prossimo declassamento. È la prova evidente che il nostro Paese è sotto il tiro non solo degli speculatori, ma da qualche tempo anche delle stesse agenzie di rating, che ovviamente, declassando il nostro debito sovrano, non fanno altro che dare forza e coraggio a quegli stessi speculatori che scommettono sul nostro default, in un corto circuito dalle conseguenze imprevedibili. I motivi di tale probabile declassamento del nostro debito, oltre a rinnovare l'esigenza di un'agenzia di rating europea, andrebbero ricercate nei livelli potenzialmente esplosivi di esso e nella mancanza di una barriera di protezione europea. Sul primo versante va detto che i cittadini italiani stanno compiendo con sacrificio quello che non Monti, ma l'emergenza del momento ha richiesto loro.
Anche questo Parlamento ha dato il via libera alla manovra «salva Italia» in modo Pag. 21rapido e con maggioranze mai così ampie. Tuttavia, sul secondo versante, legato alla barriera europea, va detto che è certo che ora non dipende più solo da noi. È bene chiarire: non abbiamo bisogno da parte dell'Europa di sussidi né di tutori, ma di fiducia, fiducia reciproca e fiducia nel completamento del progetto europeo. Il sistema IESM, gli eurobond, una BCE in grado di muoversi con agilità di fronte alle correnti dei mercati e in grado di incidere quando serve devono rappresentare l'altra faccia della medaglia del decreto «salva Italia», altrimenti, l'Italia non si salverà e, con essa, l'Unione europea.
Signor Presidente del Consiglio, noi liberaldemocratici non le abbiamo imposto condizioni vincolanti, criteri o istanze imprescindibili per darle la nostra fiducia.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Melchiorre.

DANIELA MELCHIORRE. Oggi le chiediamo di continuare con determinazione lungo il percorso iniziato, senza transigere: qui a casa nostra, su temi come quelli legati alle liberalizzazioni e alla concorrenza; in Europa, nel chiedere con forza ai nostri partner europei che essi facciano la loro parte per non venir meno a quel patto solenne tra Stati, la cui efficacia, oggi più che mai, è scritta in azioni concrete, oltre che negli stessi Trattati fondativi (Applausi dei deputati del gruppo Misto- Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, l'Italia, in questa fase, ha assunto un ruolo credibile e propositivo nell'Unione europea e nell'ambito dell'Eurozona. Condividiamo, pertanto, il suo impegno ad una rafforzata unione fiscale in quest'ambito, a istituzioni e politiche dell'Unione europea più forti a sostegno della stabilità dell'Eurozona.
Occorre agire con la massima urgenza: l'Europa, non certamente soltanto l'Italia, vive una crisi di sistema che richiede riforme strutturali. Le tensioni dei mercati sui debiti sovrani, insieme all'esigenza di una più rigorosa disciplina dei bilanci, evidenziano una rilevante sfiducia nei confronti dell'Unione europea. Non vi è dubbio, che l'integrazione europea debba determinare produttività e, come lei ha affermato a conclusione dell'incontro di ieri con la cancelliera Merkel, in previsione del prossimo Consiglio europeo, una crescita sana e non effimera.
Come rappresentanti delle minoranze linguistiche, abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a concorrere al risanamento dei conti pubblici: è ciò che abbiamo fatto con un'amministrazione che non ha determinato indebitamento ed è quanto abbiamo contribuito a dare al Paese con il nostro concorso finanziario nel corso degli anni.
Tale ruolo, poiché si incide su equilibri finanziari della nostra autonomia, richiede, però, che siano rispettati i principi dell'intesa e della proporzionalità fra le varie regioni, come previsto dallo statuto di autonomia, che è legge costituzionale. Ciò, purtroppo, non è stato così con la legge di stabilità per il 2012, né con la manovra approvata a dicembre. Dopo quanto avvenuto, lei ha dichiarato la volontà del Governo ad un confronto con le autonomie speciali: attendiamo tempi certi e impegni espliciti, affinché al rapporto fra autonomia speciale e Governo siano restituite le garanzie che la Costituzione prevede (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, abbiamo apprezzato la sua informativa, anche se, per quanto riguarda la crescita, lei è stato assai parco di indicazioni. Da un'analisi di alcuni economisti risulterebbe che, nei prossimi tre anni, il PIL italiano andrà sotto del 3,5 per cento, il che significherebbe una gravità della crisi ben più ampia di quanto oggi potrebbe apparire.
I repubblicani, signor Presidente del Consiglio, le hanno consegnato proposte Pag. 22per quanto riguarda la competitività e la crescita: ora lei è oberato da numerosi impegni, anche onerosi, ma le faccia leggere a qualche suo collaboratore. Noi vorremmo sapere da lei, signor Presidente, se, nelle sue prospettive, nelle prospettive del suo Governo, il Mezzogiorno deve rimanere aggrappato alle Alpi o sprofondare nelle coste nordafricane. Su questo punto insisteremo quotidianamente con atti di sindacato ispettivo e con tutti gli strumenti che la politica ci mette a disposizione. Ricordo quanto Ugo La Malfa scriveva su L'Italia libera già nel lontano 1944.
Egli affermava: l'unificazione economica dell'Italia diviene un aspetto della sua sistemazione politica e sociale, e va considerato interesse nazionale e internazionale insieme, come qualsiasi altro problema che la civiltà continentale dell'Europa pone oggi al mondo.
Se vogliamo recuperare risorse per la crescita, signor Presidente, la prima cosa da fare è l'abolizione delle province e degli innumerevoli enti inutili sparsi sul territorio. Vada avanti con le liberalizzazioni senza «se» e senza «ma»...

PRESIDENTE. Onorevole Nucara, la invito a concludere.

FRANCESCO NUCARA....e liberi le poche risorse ancora disponibili nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente Monti, noi nella primissima fase di questo suo incarico le avevamo dato la fiducia, nella consapevolezza o nella certezza che lei avrebbe accolto, quantomeno, l'invito del suo sponsor ufficiale, il Presidente Napoletano, a partire dal sud per rilanciare la nostra economia - Presidente Monti, vorrei che mi ascoltasse -, ma non abbiamo avuto alcun segnale che possa far sperare una parte del Paese che qualcosa possa cambiare in futuro. Se il sud non parte, non parte l'Italia, questo lei dovrebbe saperlo sicuramente meglio di tutti noi.
Il sud è, in questo momento, è una parte del Paese che è rimasta indietro; è una parte del Paese che non ha gli stessi diritti che ha l'altra. Sono fermamente convinto, Presidente, che lei non potrà, in questi mesi che verranno, non tenere conto di ciò. Le avevamo chiesto una fiscalità di vantaggio, che poteva essere adottata per quella parte del Paese che ha subito i furti anche dei grandi truffatori del nord, i quali sono venuti lì ad appropriarsi di somme - mi riferisco alla legge n. 488 del 1992 - destinate al rilancio di quella economia, ma hanno lasciato solo capannoni vuoti.
È questo l'appello che io le faccio. Lei ci è pure simpatico, è una persona per bene e capace, ma si occupi di questa parte del Paese! Sono fermamente convinto che lei lo farà di qui a poco, ma non si può più aspettare. Lì, le banche stanno uccidendo quel poco di economia che c'è. Lì c'è Equitalia - che di «equi» ha poco - che sta costringendo la gente a chiudere i battenti.

PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, la invito a concludere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Occorre fare qualcosa. Valuti l'opportunità di un condono, i cui introiti possano essere finalizzati all'occupazione dei nostri giovani. Valuti questo e tante altre cose: a lei le idee non mancano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia)!

PRESIDENTE. Vorrei informarvi che è esaurita la ripresa televisiva diretta, dopo gli interventi sull'informativa urgente.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi, come Grande Sud, oggi, siamo qui ancora una volta a manifestarle il nostro impegno a sostenere Pag. 23questa sua battaglia. Occorrevano, forse, un tecnico e un Governo tecnico per poter dialogare con questi politici, i quali rappresentano, oggi, in Europa, abbastanza dignitosamente la Germania e la Francia.
La ringraziamo, Presidente Monti, per la fiducia che, come oggi lei ci comunica, questi Paesi hanno riposto nuovamente nell'Italia, nel nostro Paese. Però la pregherei, Presidente Monti, noi, che non siamo tecnici, ma siamo politici e rappresentiamo quella terra martoriata, di non avere tanta fiducia, lei, nella Germania e nella Francia...

PRESIDENTE. Onorevole Grimaldi, la invito a concludere.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. E poi, Presidente, un consiglio: mandiamo pure i finanzieri, i controllori a Cortina, però mandiamoli pure nel sud, dove andranno a scovare milioni di giovani disoccupati e gente che, realmente, ancora vive nella miseria.
Allora sì, togliamo ai ricchi, ma cerchiamo di dare contemporaneamente alla gente del sud, che ha bisogno e necessità.
Concludo, Presidente Buttiglione. Mi consenta, è uno sfogo non come parlamentare, ma come uomo del sud, che vive in quella terra e che vede anche le proprie figlie costrette a fuggire, perché non vi è lavoro e occupazione. Si impegni per il sud, Presidente Monti! È un appello del popolo siciliano, non solamente dei parlamentari del grande sud. La ringrazio per quello che farà (Applausi di deputati del gruppo Misto e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, l'Italia ha ripreso, con lei, professor Monti, la migliore tradizione della politica europea nel nostro Paese. Questo mi inorgoglisce, perché ci permette di giocare una partita non più in difesa. Con la manovra «salva Italia», il Governo e il Parlamento hanno ridato dignità e credibilità all'Italia, che ridiventa protagonista, ma di un protagonismo fatto di serietà, di sobrietà e anche di merito tecnico-politico.
L'Europa del rigore deve diventare anche l'Unione della crescita, dell'innovazione, della conoscenza. E questo può avvenire solo con il metodo comunitario. I primi risultati si cominciano ad intravedere: la cosiddetta politica fiscale, il fiscal compact, potrebbe tenere conto delle istanze che lei ha rappresentato; il rallentamento del ritmo di riduzione dei debiti; il rafforzamento del Governo economico e maggiore dotazione del Fondo; l'Italia potrà far valere fattori rilevanti; verranno tenuti in conto eventi eccezionali. Peccato che all'appello mancano ancora i project bond.
È con queste istanze e con queste valutazioni, che l'Italia, quindi, non è più soltanto un problema, la grande malata, come si diceva. L'Italia è diventata parte - in alcuni casi anche significativa - della soluzione dei problemi. Grazie a lei e al suo Governo.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12.

La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Commemorazione dell'onorevole Mirko Tremaglia.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Onorevoli colleghi, il 30 dicembre si è spento nella sua città natale, Bergamo, dopo lunga e dolorosa malattia, l'onorevole avvocato Pierantonio Tremaglia, per tutti Mirko. L'onorevole Tremaglia, spentosi all'età di 85 anni, era il decano della nostra Assemblea. Fu, infatti, eletto nelle elezioni politiche del 1972 e, Pag. 24da allora, ininterrottamente confermato in ogni rinnovo della legislatura repubblicana.
L'impegno di Mirko Tremaglia, un impegno politico a tutto tondo, era cominciato ancor prima. Nel 1946 egli si iscrisse al Fronte degli italiani. Ricoprì nel corso della sua lunga stagione di impegno vari incarichi a livello comunale e regionale e, successivamente, come detto, in quest'Aula per quattro decenni. Nel corso della XII legislatura fu presidente della Commissione affari esteri e, nel corso della legislatura 2001-2006, Ministro per gli italiani nel mondo nel secondo Governo Berlusconi.
Mirko Tremaglia era certamente un uomo di parte. Era un uomo orgogliosamente di destra; in altri tempi si sarebbe detto, e avrebbe amato questa espressione, visceralmente di destra. Mirko Tremaglia è stato un uomo che, fortemente radicato nei suoi convincimenti, è stato capace di conquistarsi progressivamente la considerazione e, in alcune circostanze, la stima anche dei suoi avversari politici e anche di coloro che erano radicalmente più lontani dalle sue idee professate in modo così aperto.
Ne fu capace per il rigore morale con il quale sempre visse la sua lunga e intensa attività politica. Ne è stato capace per la passione civile, per il forte impegno ideale. Credo che a conferma di queste parole sia giunto il messaggio che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha voluto rivolgere alla famiglia nello stesso momento in cui ha appreso della scomparsa dell'onorevole Tremaglia.
Mirko Tremaglia ha legato la sua lunga stagione politica sostanzialmente a due obiettivi. In primo luogo, e soprattutto nei primi tempi della sua azione anche in quest'Aula, al raggiungimento di quella pacificazione nazionale che egli considerava doverosa anche in ragione della sua personale storia politica. È difatti a tutti noto, ed era noto anche a coloro che frequentavano quest'Aula negli anni Settanta, che Tremaglia non aveva mai rinnegato la sua adesione alla Repubblica sociale, partendo volontario a 17 anni.
Tremaglia considerava la pacificazione nazionale un dovere nello stesso momento in cui la storia aveva reso possibile la scrittura di pagine di verità. Tremaglia non considerava la riconciliazione tra vinti e vincitori come una sorta di trionfo dell'oblio, bensì, al contrario, considerava quell'obiettivo come un dovere per tutti coloro che volevano continuare a servire la patria, che volevano continuare a dimostrare di amare l'Italia.
Tremaglia era consapevole, pienamente consapevole - e, se mi posso permettere un riferimento di parte anch'io, non esitava a rammentarlo a chi militava dalla stessa parte -, che quella riconciliazione doveva basarsi su quei valori che sono i valori scritti nella nostra Costituzione repubblicana, valori derivanti a pieno titolo dall'affermazione dell'antifascismo e dalla nascita della nostra democrazia.
Credo che fosse questo forte convincimento di Tremaglia, che nel corso del tempo si era progressivamente radicato anche nella destra, a rendere possibile, tra le altre valutazioni, all'onorevole Violante, nello stesso momento in cui da questo scranno si rivolse all'Assemblea, appena eletto Presidente della Camera, di pronunciare parole che all'epoca apparvero chiare a tutti per la loro importanza storica, quando l'onorevole Violante, parlando della affermazione appunto della libertà e della democrazia, invitava tutti a interrogarsi sulle ragioni dei vinti di ieri, sulle ragioni di coloro che, in assoluta onestà intellettuale, avevano militato dalla parte risultata sconfitta perché era la parte che non sosteneva quei valori di libertà e di democrazia.
Accanto a questo nobile obiettivo di pacificazione nazionale Tremaglia, per oltre quattro decenni, si fece paladino di un'altra battaglia, quella relativa alla necessità di valorizzare il ruolo dei nostri connazionali nel mondo. Per Tremaglia erano, in primo luogo, i discendenti dei nostri migranti, di coloro che si erano sacrificati a Marcinelle, di coloro le cui immagini ancora oggi sono ben visibili a tutti coloro che visitano il museo di Ellis Island a New York. Pag. 25
Tremaglia aveva ben chiaro che nel corso dei decenni, attraverso tanto lavoro, tanti sacrifici e tante mortificazioni, i nostri connazionali si erano pienamente integrati nelle società in cui si erano recati per cercar lavoro. Tremaglia sapeva che i loro figli e i loro nipoti continuavano a mantenere nell'animo un forte radicamento con la madrepatria. Nel corso di tanti decenni, tessendo rapporti con tutte le forze politiche, Tremaglia rese possibile un autentico miracolo in termini politici, prima con l'approvazione, quasi all'unanimità, della legge che istituiva il censimento degli italiani all'estero, e successivamente, evento ancor più rilevante, attraverso l'approvazione della legge che consentiva ai cittadini italiani residenti all'estero di esercitare il doppio diritto di elettorato attivo e passivo. Credo che il fatto che in quest'Aula, come nell'Aula di Palazzo Madama, siano tra noi anche colleghi eletti in rappresentanza delle circoscrizioni estere sia il suggello di quella nobile e così convinta battaglia condotta da Tremaglia.
Se mi permettete, intendo fare un'ultima considerazione in ordine ad un rammarico che Mirko Tremaglia mi espresse poche settimane prima di morire, quando era ormai perfettamente consapevole del fatto che difficilmente gli sarebbe stato possibile essere ancora tra noi per continuare un'altra battaglia, che avvertiva importante in termini morali, esattamente come aveva considerato, per tutta la vita, essenziale battersi per il diritto dei nostri connazionali all'estero. Mi riferisco alla necessità, che egli avvertiva, di un intervento di tipo legislativo per rendere più possibile l'integrazione in Italia di coloro che nei mutati tempi sono, per tanti aspetti, assai simili ai nostri progenitori di ieri. L'impossibilità di Tremaglia di continuare in quell'azione mi auguro che non impedisca alla Camera di riprendere quel lavoro, per garantire che accanto alla piena integrazione si possano anche garantire quei diritti e quei doveri che rendono possibile un nuovo concetto di cittadinanza.
Ai familiari di Mirko Tremaglia, alla moglie Italia, ai nipoti Arrigo ed Andrea, figli dell'adorato Marzio, consigliere regionale deceduto prematuramente a poco più di quarant'anni, ho già personalmente portato il senso della partecipazione e del dolore che oggi vi prego di esprimere a nome di tutta l'Aula (Generali applausi, cui si associano i rappresentanti del Governo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, riprendo dalle sue parole, Presidente Fini, nel ricordo di Mirko Tremaglia. Come lei ha detto, Tremaglia fu un uomo fortemente e orgogliosamente di parte, fu un uomo dal carattere duro e burbero: chi - tanti tra noi - ha avuto la possibilità di conoscerlo, di frequentarlo e di condividere con lui una forte stagione di passioni politiche, si è trovato - magari essendo della sua stessa parte politica - più spesso nell'occasione di polemizzare con lui piuttosto che di fare insieme dei tratti di strada, perché il suo carattere era così. Questo è anche il motivo per il quale è stato un uomo assunto a simbolo di un mondo, un uomo che visse la sua stagione e la sua esperienza politica sempre come se fosse in battaglia.
Voglio ricordare una felice battuta di suo figlio Marzio, il vero capolavoro della sua vita, che parlando del padre disse: «Mio papà è partito per la battaglia a diciassette anni e non è più tornato». Infatti, questa era per davvero l'indole, la passione ed il sentimento che muoveva Mirko. Ma con la sua ferma volontà di essere uomo di parte e di non rinnegare alcuna delle scelte della sua vita, se dovessi trovare un simbolo per sintetizzare il senso e l'obiettivo della sua battaglia, direi che la sua battaglia si è chiamata per tutta la vita: «Italia ed italianità».
Ha ricordato lei, Presidente Fini, l'8 agosto di Marcinelle: la scelta di Mirko Tremaglia di insegnare agli italiani anche la possibilità di riconoscersi in un simbolo che rappresentava il sacrificio e la difficoltà con la quale tanti e tanti italiani si sono dovuti confrontare. Non c'è stato, fino all'ultimo anno in cui gli è stato Pag. 26impedito per motivi di salute, anno in cui l'8 agosto Mirko Tremaglia non fosse presente a Marcinelle a celebrare, a commemorare e a ricordare l'incidente occorso nella miniera di Charleroi nel 1956, in cui persero la vita 136 minatori italiani.
È stato l'uomo che ha dato vita ai comitati tricolore italiani nel mondo, è stato l'uomo che ha cambiato - era il suo orgoglio ed il suo vanto - per due volte la Costituzione della Repubblica proprio per riuscire a conferire dapprima il riconoscimento dell'esistenza degli italiani nel mondo e poi, finalmente, l'attribuzione del voto, la battaglia della sua vita. È stato, infine, lui, che veniva dalla generazione degli sconfitti, dalla generazione - a lui piaceva che venisse chiamata così - che non si è arresa, Ministro della Repubblica e mi permetta, signor Presidente, di leggere poche righe che lui, appena nominato Ministro della Repubblica, volle rivolgere agli italiani nel mondo: «Ho scoperto» - scriveva Mirko Tremaglia - «che chi è lontano dalla madrepatria, immerso per ragioni più varie in altre culture, sente più profondamente il bisogno di definire la propria identità ed è per questo che i nostri connazionali all'estero hanno esaltato i valori ed i simboli, quali la patria, l'inno ed il tricolore, anche quando l'Italia ufficiale e politica sembrava essersene dimenticata».
Ecco, la sua battaglia per il riconoscimento dei diritti degli italiani nel mondo era soprattutto rivolta alla volontà di continuare a consentire ai tanti e tanti italiani emigrati la possibilità di sentirsi parte della loro comunità umana, politica e ideale di riferimento.
Ovunque andasse in giro per il mondo era acclamato da folle di italiani, indipendentemente dalla colorazione politica e dal credo e dalla passione ma per la capacità che aveva di rappresentare l'italianità, un concetto che ha saputo insegnare e che ha saputo far assumere a tutti al di là delle diverse esperienze.
Era un uomo di parte, signor Presidente, ma come lei ha giustamente e correttamente voluto ricordare è riuscito a sfondare il muro dell'odio dal quale era inizialmente permeato e lo ricordiamo tutti negli ultimi dieci anni della sua vita con due foglietti in tasca che estraeva ad ogni occasione e in cui voleva ricordare due momenti significativi della sua capacità di costruire una stima reciproca e quella pacificazione nazionale cui lei, Presidente Fini, ha fatto riferimento: il primo è il riconoscimento del Presidente Violante e l'altro è il ricordo che l'onorevole Veltroni in quest'Aula volle fare proprio in commemorazione della scomparsa di suo figlio, quando, come lui stesso con le sue parole ha voluto ricordare, l'Aula intera si alzò in piedi a rendere un doveroso ricordo ad una persona che pur non essendo parlamentare aveva tracciato un segno importante nella storia del nostro Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci sono uomini che sono capaci di lasciare il segno per le azioni che compiono, per le battaglie che combattono, per gli ideali che trasmettono e per l'umanità che incarnano. Possono essere uomini di parte, esserlo per una vita intera e testimoniarlo fino all'ultimo respiro, ma proprio quando se ne vanno sopra le stelle tanto più diventano patrimonio di tutti. Così è certamente per Mirko Tremaglia, una vita dedicata all'Italia e agli italiani, un esempio di bella politica.
Spirito garibaldino, era figlio della città dei Mille, orgogliosamente bersagliere, ha solcato di corsa il Novecento, da volontario diciassettenne a Salò a Ministro per gli italiani nel mondo nella Repubblica italiana all'inizio del nuovo millennio, passando per un impegno parlamentare - è stato ricordato - lungo undici legislature, dedicato soprattutto agli emigrati, quelli che diceva amano di più la patria perché sono lontani dalla loro grande madre. Fu una specie di voto il suo, dedicato a suo padre. Raccontava infatti che, quando nel 1963 decise di andare ad Asmara per cercare la tomba del padre partito nel 1940 per le colonie e morto prigioniero Pag. 27degli inglesi, non conosceva nessuno, ma riuscì a trovare quella tomba sopra la quale c'erano dei fiori freschi: erano i fiori degli emigrati italiani che in quel modo onoravano i connazionali morti.
Entrato nella Camera nel 1972 impegnò l'allora Movimento Sociale Italiano nella battaglia per il voto degli italiani all'estero che concluse vittoriosamente quasi dopo tre decenni, sotto l'insegna di Alleanza Nazionale. Ho perso moltissime battaglie - disse un giorno - ma ho ricominciato ogni volta daccapo, perché ho sempre creduto e bisogna credere, vince sempre chi più crede. Spesso scherzosamente ripeteva: ho cambiato due volte la Costituzione, ho dato il voto agli italiani all'estero, si può ben dire che uno che viene dalla Repubblica Sociale Italiana è stato un grande distributore di democrazia. E se quella battaglia, con tanta umanità - come ho ricordato - l'aveva iniziata nel nome di suo padre, così la sua grande vittoria la dedicò al suo angelo, Marzio, quel figlio perduto troppo giovane e che ora riabbraccia sulle strade del cielo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Quando fu nominato Ministro giurò puntando l'indice verso il cielo e (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo) scrissero di lui i giornali: quello fu il sigillo di umanità che vale una benedizione, è l'umanità dei buoni.
Di sé stesso diceva sono un uomo antico, e forse lo era nelle sue incrollabili certezze, nella concezione di un mondo tutto bianco o tutto nero e nella ricerca continua di nuove e cavalleresche battaglie nell'ancoraggio a simboli e bandiere. Chi l'ha conosciuto, anche negli anni più lontani, ne ha amato il coraggio, la spontaneità, la generosità. Come quegli atti di irruenza e di piccola follia, quando in missione parlamentare in Unione Sovietica prima schiaffeggiò un collega troppo debole nel reclamare la restituzione dei caduti italiani sul Don, poi sbattè i pugni sul tavolo di fronte agli increduli dirigenti brezneviani del PCUS, prese la porta e se ne andò perdendosi nei corridoi del Cremlino inseguito dalle guardie.
Profondamente convinto della scelta atlantica dell'Italia, a chi lo rimproverava, in quegli anni, di essere troppo filoamericano, rispondeva: e lo vieni a dire a me che sono stato prigioniero nel campo di Coltano, come Ezra Pound, e soffro di claustrofobia perché gli americani mi ci portarono chiuso in un carro piombato?
Era bello (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), per chi come me lo seguiva fin da ragazzo, sentirlo raccontare del tricolore sulle sabbie di El Alamein o dei ragazzi di Bir el Gobi, o della carica dei carabinieri a Culquaber o del teatro italiano di Asmara. Di una certa vecchia Italia aveva l'orgoglio della lingua di Dante, dei gesti eroici e delle pascoliane «piccole cose».
Amava la dolcezza della nostalgia, delle storie di casa, delle canzoni, della lingua e dei dialetti che risuonano italiani dagli Stati Uniti all'Australia, dal Sudafrica al Canada. Andava a trovarli quegli italiani in ogni angolo del mondo e lì fondava i suoi comitati tricolori. Orgogliosamente fuori dagli schemi con una profonda sensibilità sociale, da Ministro non esitò a rendere omaggio a Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani giustiziati negli Stati Uniti per un omicidio che non avevano commesso. Nicola e Bartolomeo - ricordò - sono due di quegli italiani senza scarpe che varcarono l'oceano in cerca di un futuro migliore e subirono l'attacco disumano di quanti nel mondo hanno sfruttato il lavoro dei nostri connazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo della Libertà). Tante volte lo vedemmo pregare a Marcinelle, in Belgio, di fronte a quella maledetta miniera dove nell'agosto del 1956 morirono bruciati 136 minatori italiani. Il suo primo atto ufficiale da Ministro per gli italiani nel mondo fu proprio quello di chiedere e ottenere dal Governo di istituire l'8 agosto la giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.
Non era solo nostalgia. Gli italiani all'estero - diceva Tremaglia - rappresentano un'enorme ricchezza per il Paese. Nel Pag. 28mondo ci sono situazioni economiche e commerciali sviluppate da quattro milioni di cittadini italiani che vivono all'estero e da sessanta milioni di oriundi. La nuova sfida deve mirare a una sostanziale integrazione dei nostri connazionali oltreconfine con la madrepatria, a fare avvicinare le comunità italiane all'Italia per rendere esplicite le grandi opportunità che si apriranno in termini politici, culturali ed economici tra il nostro Paese e il Paese di immigrazione italiana, grazie proprio agli italiani all'estero.
A chi un giorno sostenne che il voto degli italiani all'estero non aveva senso perché gli italiani all'estero non pagano le tasse, retoricamente chiese: togliamo il voto pure agli evasori, visto che non pagano le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo)? Togliamo il voto ai poveri? Era intransigente sulle questioni della legalità e della lotta alla corruzione. Se uno scrivesse la storia d'Italia - disse - dovrebbe prima leggersi i 124 volumi della Commissione P2, dove c'è tutto il degrado dell'Italia, ed aveva ragione. Magari sarebbe da aggiornare e integrare ad oggi, aggiungerei.
Sulle sfide di oggi dell'immigrazione e della cittadinanza ammoniva a non fare mai agli immigrati quello che avevano subito i nostri padri. Durante tutte le fasi dell'immigrazione italiana, quelli che partirono, gli italiani senza scarpe, vennero maltrattati, diffamati, ghettizzati, a volte anche ammazzati, ma nonostante ciò ricominciarono dall'inizio, si rimboccarono le maniche e lavorarono duramente. Oggi sono diventati quello che sono e lo devono al sacrificio passato e al rispetto che hanno saputo conquistare. Dobbiamo evitare che gli immigrati arrivati in Italia passino quello che è successo agli italiani emigrati all'estero. L'accoglienza, se si è in regola e si lavora, è un fatto di umanità e di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Ricordo che, incompreso dai più a destra, si oppose all'introduzione del reato di immigrazione clandestina. Credeva in una italianità inclusiva, sosteneva il diritto alla cittadinanza per i nuovi italiani. Concludo, ricordando una frase che teneva stretta del suo cuore che gli scrisse Giorgio Almirante, che diceva: è bello sentirsi italiani accanto a te. Anche per noi che gli siamo stati vicini è stato bello ed è stato bello condividere le ultime pagine della sua storia terrena, anche l'ultima scelta controcorrente, che lo portò a sedersi proprio su questi banchi, affaticato, con quel bastone che non voleva, ma mai domo e ancora pronto a ruggire. Iterum rudit leo Mirko, ancora ruggisce il leone (Applausi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, in casi come questo, credo che sia importante e anche esaustivo ascoltare parole come quelle bellissime che oggi lei ha pronunciato come Presidente della Camera, oltre che come amico di Mirko Tremaglia. Poiché però i colleghi sono intervenuti, non vorrei che il nostro silenzio fosse considerato una mancanza di rispetto verso un grande amico, un grande combattente - ha detto bene adesso Menia -, un grande leone della politica e dell'italianità nel mondo. Noi abbiamo avuto modo di contrastarlo, di combattere con lui tante volte per idee diverse, ma lo abbiamo rispettato profondamente, perché abbiamo sentito in quest'uomo la passione di una politica alta, una nobiltà dell'impegno civile, che purtroppo in questi ultimi anni si sta disperdendo. Pertanto, voglio esprimere ai colleghi di Futuro e Libertà e alla moglie Italia, che ho avuto modo di conoscere anche io in tante missioni internazionali, tutto l'affetto con cui il mio gruppo parlamentare oggi dà l'ultimo saluto a Mirko Tremaglia. Lo abbiamo fatto anche con la presenza del nostro capogruppo Galletti il giorno del funerale. È stato veramente un uomo che ha combattuto profondamente per le sue idee. Con questo è stato coerente. All'Italia ha sempre voluto un gran bene.
Non si è stancato mai di portare nel mondo il valore profondo dell'appartenenza a una comunità nazionale. Ricordo, Pag. 29come Presidente della Camera, la sua battaglia per il voto agli italiani all'estero: ha combattuto contro tutti e contro tutto, tante volte anche sfidando un pochino i consigli, a mio parere saggi, che gli venivano da alcuni di noi, ma su questo dinamismo della passione, egli non era contrastabile, perché Mirko era così! Era un caterpillar assolutamente impossibile da contrastare, anche con buone argomentazioni, tanti erano la passione, l'impegno, l'entusiasmo e la dedizione che metteva nelle cose.
Lo ricordo in occasione dell'11 settembre, nella cattedrale di Saint Patrick, dopo quella drammatica vicenda, nel corso di un anniversario - credo fosse il mese dopo, se non mi sbaglio - quando, come Presidente della Camera io e come Ministro lui, andammo a celebrare gli italiani caduti in quel drammatico attentato terroristico.
È stato, insomma, un grande collega, un grande uomo politico, e un uomo che ha subito le difficoltà e i drammi della vita.
Non dimentichiamo, per chi come noi lo ha conosciuto e frequentato fino alla fine, cosa ha significato per lui la scomparsa di un figlio. È stato in Parlamento, è stato Ministro della Repubblica, ha realizzato tutte le aspettative di uomo politico, ma proprio mentre stava realizzando quelle aspettative, il mondo gli è crollato addosso, perché gli è mancata la cosa più preziosa: un figlio, tra l'altro stimato da tutti come una personalità di grande rilevanza (io non ho mai avuto modo di conoscerlo se non nelle parole di Tremaglia).
Gli abbiamo voluto bene e ancora oggi, in questo momento solenne, vogliamo dire: addio Mirko, non ti dimenticheremo (Applausi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la ringrazio per le bellissime parole che ha dedicato al mio amico Mirko. Intervengo a nome del gruppo dell'Italia dei Valori per ricordare Mirko Tremaglia, perché credo, forse anche in quest'Aula, di essere uno di quelli che lo conosceva da più tempo. Lo conoscevo da 43 anni, e questo è un segno del tempo che dà anche il dato della mia età, probabilmente. Ricordo la figura, sicuramente, di un galantuomo: così è considerato nella nostra provincia e nella nostra città, Bergamo. L'ho conosciuto 42 o 43 anni fa, non ricordo bene, ad una festa della Giovane Italia, dove io andavo da giovane democristiano, invitato da un amico che era presidente di quel circolo. Allora egli ci apostrofò perché facevamo un po' di rumore rispetto ad una festa, però lo abbiamo conosciuto così. Bergamo lo ricorda, ed io in particolare, anche in contrasti vivi, molto spesso, ma non come nemici, come avversari.
Io ho imparato molto da lui. Sono stato con lui cinque anni in Commissione affari esteri e abbiamo avuto anche degli scontri - non frontali, non potevo mai averne: per me egli era un maestro - sempre con grande rispetto. L'ho frequentato, conoscevo bene la famiglia e la conosco ancora, la cara moglie, il figlio, che tutti a Bergamo ricordano ancora con molto affetto per la professionalità e la capacità che ha dimostrato durante tutta la sua breve, brevissima vita, ma lunga vita politica.
Tremaglia poi è stato per noi bergamaschi, non dico un punto di riferimento, ma comunque uno che c'era sempre. A Bergamo ha portato la Scuola degli allievi della guardia di finanza; noi bergamaschi, allora un po' chiusi e restii alle novità, dicevamo: «Questo ci porta gli allievi della guardia di finanza a Bergamo, siamo già tassati, verremo tartassati».
Oggi quella Scuola è motivo di orgoglio per tutta la provincia e la città. Egli aveva visto lungo. Ha dedicato tutta la sua vita alla Patria e all'Italia: per lui Patria e Italia erano la stessa parola, non riusciva a distinguere le due cose, e probabilmente aveva ragione.
Credo che, come ha ricordato lei, signor Presidente, la più grande testimonianza e felicità, anche per lui, sia stata quando, in quest'Aula - io ero presente, Pag. 30per fortuna -, Violante riconobbe la sua lealtà, la sua correttezza e la sua idealità. Credo che questo sia stato per lui il più grande riconoscimento di una vita spesa per la riconciliazione, come lei ha ricordato, signor Presidente.
La città ha partecipato alle sue esequie. Io non ho potuto esservi ed è anche per questa ragione che ho chiesto di intervenire in Aula a nome del mio gruppo, in ricordo e in commemorazione dell'amico Mirko, perché non ho potuto essere presente alle sue esequie. Ho ricevuto la notizia della sua morte quando ero all'estero, tutti ce lo aspettavamo perché in città si conoscevano le condizioni dell'amico Mirko, ma la notizia è arrivata così fulminea e glaciale che mi ha lasciato, non dico senza fiato, però era un amico carissimo e rimarrà, per me, un profondo ricordo e rispetto per questa persona. Anche la città stessa sarà riconoscente per sempre nel suo ricordo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dire che è con grande commozione che prendo la parola a nome del Partito democratico per commemorare Mirko Tremaglia, un parlamentare amico, rigoroso, un uomo, come lei ha ricordato, sicuramente di parte - e non lo nascondeva -, ma anche aperto e fautore di ampie intese, soprattutto quando erano in gioco i diritti degli italiani sparsi in ogni parte del mondo. Non possiamo dimenticare l'impegno straordinario che Mirko Tremaglia ha profuso in tanti anni per gli italiani residenti all'estero che per lui hanno rappresentato la ragione di vita della sua azione politica, in coerenza con la sua indole di lavoratore infaticabile per il bene del nostro Paese, oltre gli schieramenti politici.
Mirko Tremaglia è stato, purtroppo, anche l'ultimo Ministro per gli italiani nel mondo. Per molti anni si è battuto, con la passione che l'ha sempre contraddistinto, per il doveroso riconoscimento dell'effettività del diritto di voto all'estero di quanti, come me, pur essendo lontani dalla propria patria, nutrono un amore per l'Italia spesso non immaginabile, ma che le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia hanno portato agli occhi di tutti. Mirko Tremaglia ci ha lasciati proprio nell'anno del centocinquantesimo anniversario, con un'Italia cambiata, che ha bisogno di affrontare le tematiche ancora vive dell'emigrazione, che ha ripreso vigore, seppure con connotazioni nuove, e dell'immigrazione e dei diritti ad essa connessi, in una prospettiva di integrazione.
Tremaglia ha saputo dare voce, anche ottenendo la modifica della Costituzione, a quegli italiani che sono dovuti partire verso terre straniere, spesso inospitali, spinti dalla necessità di fuggire dalla miseria e dalla disoccupazione, ha saputo dare valore al loro coraggio e alla loro voglia di essere italiani. Nel cuore il sogno e la speranza viva di un futuro migliore, una speranza anche interrotta da tragedie come quella di Marcinelle dell'8 agosto 1956 che Tremaglia volle ricordare istituendo la giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.
Il voto all'estero, voluto da Tremaglia e sostenuto in maniera bipartisan, ha introdotto un elemento fortemente innovativo nel quadro dell'ordinamento nazionale e ha segnato una svolta nella consapevolezza degli italiani circa il significato della diaspora, contribuendo al risveglio di una sana coscienza nazionale. In questo contesto, con l'istituzione della circoscrizione estero, fortemente voluta da Tremaglia, si è trovata la soluzione ad una questione istituzionale antica, quella dell'effettività dell'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani all'estero, già affrontata in Assemblea costituente, un diritto che, come ebbe modo di affermare alla prima conferenza degli italiani nel mondo l'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, contribuisce a rinsaldare essenziali legami tra italiani, dentro e fuori i confini nazionali, a raccordare il patrimonio storico, economico e culturale con Pag. 31l'evoluzione della società italiana, ad operare per la salvaguardia della nostra identità culturale e della nostra lingua.
Ritengo che in questo debba avere un ruolo incisivo l'operato degli eletti all'estero. Ricordo le sue intuizioni, come il cosiddetto Patto di Basilea, con cui si crearono le premesse per le larghe intese sui diritti degli emigrati. Ricordo ancora con emozione i suoi interventi appassionati nel Consiglio generale degli italiani all'estero e la sua forza trascinante nel Comitato di presidenza del CGE di cui fece parte per molti anni prima della sua nomina a Ministro degli italiani nel mondo. Le cattive condizioni di salute lo hanno tenuto lontano dalla Camera dei deputati di cui ha fatto parte per tante legislature, proprio quando avvertivamo di più il bisogno della sua presenza, del suo carisma e della sua fede incrollabile nella dignità e nei valori dell'Italia fuori dei confini nazionali, che Mirko aveva difeso sempre senza esitazioni e senza tentennamenti. Continuare a dare voce nelle istituzioni a quegli italiani che sono fuori dai confini nazionali sarà il modo migliore di rendere onore alla memoria dell'onorevole Mirko Tremaglia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, a differenza del collega Cimadoro, Tremaglia l'ho potuto conoscere solo qui, come collega, all'interno di questo Parlamento. Ne avevo però sentito parlare a Bergamo, dove, come sindaco di Pontida, svolgo la mia attività. L'ho conosciuto ed ho imparato da lui cose che su Pontida neanche io stesso conoscevo, perché lui da giovane ha frequentato il mio paese, se lo ricordava ancora molto bene e ci sono persone che a Pontida si ricordano ancora molto bene della sua presenza. Ci siamo incontrati spesso nel venire a Roma ed ho potuto apprezzare lo sforzo anche fisico che ultimamente doveva compiere per venire qui a fare quello che riteneva sicuramente un suo dovere, un compito che doveva essere assolutamente svolto: una fatica fisica ma non sicuramente una fatica mentale per il suo modo di vivere la politica, una fatica che sicuramente è stata acuita dalla perdita del figlio, che a Bergamo è sempre ricordato in ogni occasione e sicuramente è una scomparsa rimpianta quanto la sua. Era un bergamasco che sicuramente avrebbe difeso, quando si sarebbe presentata l'occasione di parlare della questione delle province, non tanto la costituzione politica e provinciale, ma la forza di un popolo territorialmente radicato come quello bergamasco al quale lui sentiva assolutamente di appartenere ed al quale aveva contribuito con la sua presenza in consiglio comunale e nella presidenza di molte delle associazioni che ci rappresentano anche nel mondo. Mirko Tremaglia è stato sicuramente un uomo dei sogni, un uomo che ha raggiunto molte delle cose che aveva sognato di raggiungere con fatica ed impegno. Magari quella che viene ricordata, diciamo così, come la sua principale opera politica, probabilmente, almeno dal mio punto di vista, non è stato il massimo che si potesse avere, intendo dire il risultato migliore, ma il suo impegno è di stimolo per noi, «barbari sognanti», che nei sogni crediamo e attraverso quelli vogliamo raggiungere il nostro obiettivo. Non tocca magari a me dirlo qui, signor Presidente, però sono sicuro che Mirko Tremaglia avrebbe sicuramente apprezzato durante il suo funerale la presenza di quello che è stato l'ultimo segretario del MSI (Applausi).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Moffa.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, per noi ha parlato già il presidente Casini, però io devo all'onorevole Tremaglia un ricordo per una tragica fatalità: la data della sua morte per me sarà indelebile perché coincide con la morte di mio padre e quindi mi sento due volte legata a questo evento. Pag. 32
Mirko Tremaglia è stato per me un grande maestro. Negli anni in cui lui era il Ministro degli italiani all'estero io ho avuto la fortuna di essere assessore all'emigrazione nella regione Lazio. Con lui siamo stati in Canada, in America, in Belgio, in Francia, e dopo tantissime ore di volo non era mai stanco. Nel momento in cui incontrava gli italiani la sua stanchezza passava. Voglio riportare in questa Aula un episodio che ricordo con grande affetto. Eravamo a Toronto, e come regione Lazio avevamo indetto la prima conferenza mondiale dei giovani figli degli emigranti (eravamo alla quarta generazione degli italiani all'estero). Io invitai il Ministro Tremaglia. Il Ministro Tremaglia venne a quella conferenza di giovani nella quale io annunciavo il primo corso di italiano per i figli degli emigranti nel nostro Paese. Alla fine di quella conferenza che lesse ai giovani Mirko Tremaglia mi abbracciò e mi disse davanti a tutti quei giovani italiani: «devo dirti che sei un'italiana vera». Quello per me, da quello che è stato il padre della difesa degli italiani nel mondo, è stato il più bel complimento della mia carriera politica (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sentiremo la mancanza di Mirko Tremaglia in questa Aula. La sentiranno tutti i parlamentari che con lui hanno avuto a che fare, ma soprattutto i 18 parlamentari che per merito suo sono stati eletti nella circoscrizione Estero. Uomo di valore, attaccato visceralmente a questo Paese, sua e nostra patria, per merito suo gli italiani fuori confini hanno sempre avuto una voce alla Camera e al Senato. A lui va il mio grazie personale, ad un uomo davanti al quale è necessario inchinarsi (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto (ore 12,44).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data odierna, il deputato Luigi Fabbri, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica Alleanza per l'Italia. Il rappresentante di tale componente, con lettera in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Discussione di una domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Cosentino (Doc. IV, n. 26-A) (ore 12,46).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di una domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Cosentino. Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico dell'Assemblea del 22 dicembre.

(Discussione - Doc. IV, n. 26-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione della relazione della Giunta, che propone di concedere l'autorizzazione. Ha facoltà di parlare la relatrice per la maggioranza, onorevole Samperi.

MARILENA SAMPERI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la brevità del tempo a mia disposizione Pag. 33 a fronte di un'ordinanza cautelare molto complessa mi impone di darla per letta e adesso la riassumerò brevemente. L'inchiesta napoletana si inserisce in un quadro socioeconomico e politico assai degradato dove impera la camorra, quadro peraltro ben noto al Parlamento per essere stato rappresentato nel documento conclusivo della Commissione di inchiesta sulla mafia votato all'unanimità nel 2008. Il contesto è quello delle relazioni tra il ceto politico operante nel comune di Casal di Principe e l'organizzazione camorristica dei casalesi, un'osmosi - come si afferma nell'ordinanza - che genera effetti patologici nei settori più rilevanti della vita sociale e politica di quel territorio: quello elettorale, quello economico, e quello istituzionale.
Intorno a questo intreccio si muovono enormi interessi economici che si saldano con quelli dei politici nel momento elettorale.
I principali protagonisti dell'inchiesta in esame, secondo l'autorità giudiziaria, sono l'allora sindaco di Casal di Principe, Cipriano Cristiano, i fratelli Corvino, Nicola Di Caterino, prima funzionario dell'ufficio tecnico di quello stesso comune e successivamente promotore della realizzazione della costruzione del centro commerciale Il Principe. Il Corvino insieme a Cipriano Cristiano e a Di Caterino, tutti imparentati tra di loro e tutti inseriti nel tessuto amministrativo di Casal di Principe, intendono costruire un centro commerciale, ma il terreno non ha i requisiti richiesti per l'edificabilità e occorre un ingente finanziamento. L'iniziativa è volta in effetti a favorire il clan dei Casalesi e segnatamente le famiglie Schiavone e Russo. La mafiosità dell'iniziativa economica è certificata da un imponente quadro probatorio. La realizzazione del centro e i reati commessi per realizzarlo risultano essere finalizzati ad agevolare gli interessi del clan camorristico cui in definitiva, al di là del paravento della società a responsabilità limitata la Vian, il centro stesso era riferibile.
L'attività di indagine compiuta ha permesso di ricostruire le molteplici condotte illecite concernenti il rilascio del provvedimento di autorizzazione compiute nel corso della lunga e articolata procedura amministrativa che nel 2007 ha portato al rilascio del permesso per costruire: un permesso palesemente irregolare non solo perché si attesta falsamente che la Vian è già proprietaria del terreno ma anche perché adottato in difformità da quanto previsto nel piano regolatore generale.
L'altro grosso ostacolo alla realizzazione dell'investimento consiste nella necessità per la Vian di ottenere un finanziamento legale. Si tratta di un affidamento fortemente a rischio perché richiesto in violazione di tutte le prescrizioni imposte dalla Banca d'Italia al fine di evitare infiltrazioni mafiose. Il ricorso al finanziamento ponte bancario è però indispensabile per dare all'operazione un'apparenza lecita. Ma la concessione del finanziamento bancario è quasi impossibile per l'impresa richiedente proprio perché avrebbe dovuto offrire solide garanzie, la dimostrazione di un consistente movimento di affari, una struttura produttiva funzionante. Al contrario la Vian aveva un capitale sociale di diecimila euro, nessun giro di affari, una fideiussione palesemente falsa a fronte di un investimento complessivo di 40 milioni di euro.
Ciò che viene contestato all'onorevole Cosentino sono proprio due interventi che si rileveranno determinanti per l'avvio del progetto di costruzione del centro commerciale Il Principe e che faranno superare resistenze altrimenti insuperabili. Uno riguarda il rilascio dell'autorizzazione amministrativa, l'altro il finanziamento bancario da parte di Unicredit per 5,5 milioni di euro. Mario Cacciapuoti, dirigente dell'UTC di Casal di Principe che avrebbe dovuto rilasciare il permesso a costruire, era interessato ad ottenere un appoggio politico per garantirsi il rinnovo dell'incarico al momento della scadenza. L'ordinanza del GIP, confermata dal tribunale del riesame sulla scorta di dichiarazioni, intercettazioni telefoniche e ambientali, considera provato l'avvenuto scambio corruttivo tra Mario Cacciapuoti e gli altri indagati avente ad oggetto lo Pag. 34scambio tra la riconferma al posto di dirigente dell'UTC dello stesso Cacciapuoti e gli illegittimi atti amministrativi relativi al costruendo centro commerciale. Cipriano Cristiano pone all'onorevole Cosentino la nomina del Cacciapuoti come condizione essenziale.
E Cacciapuoti, nel luglio 2006, viene rassicurato dallo stesso Cipriano, dopo un incontro con l'onorevole Cosentino, che tutto è a posto. Effettivamente Mario Cacciapuoti sarà nominato dirigente dell'UTC. Trovano così riscontro le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Raffaele Piccolo, Francesco Della Corte, Vargas, che individuano nell'onorevole Cosentino il referente politico di questa iniziativa.
Il secondo intervento contestato all'onorevole Cosentino è quello intervenuto sull'Unicredit per favorire l'erogazione del finanziamento in favore della Vian. Tale affidamento, basato su una fideiussione apparentemente concessa dal Monte dei Paschi di Siena e invece acquistata dal mediatore Flavio Pelliccioni in cambio di rilevanti somme di denaro e assegni postdatati, era, come si dice negli atti, palesemente falso, come risulta poi dai documenti sequestrati presso Unicredit. Il 14 febbraio 2007, una settimana dopo l'incontro tra l'onorevole Cosentino e i funzionari della filiale di Unicredit, Di Caterino ottiene il finanziamento. I riscontri sono costituiti da relazioni della polizia giudiziaria, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, accertamenti bancari, intercettazioni e documenti sequestrati. Il GIP prima ed il giudice collegiale successivamente concordano nel ritenere che l'erogazione del finanziamento ha ricevuto l'avallo dell'onorevole Cosentino, che ha accettato di recarsi personalmente nell'oscura filiale romana dell'Unicredit per fornire garanzie politiche che fossero più affidabili di quelle economico-finanziarie, assolutamente inesistenti.
Sul fumus: dai fatti narrati emerge che gli indizi di colpevolezza nei confronti dell'onorevole Cosentino sono gravi e riscontrati, ma se ciò non bastasse, la pronunzia del tribunale del riesame avverso il ricorso proposto dall'onorevole Cosentino costituisce la pietra tombale su ogni e qualsiasi ipotesi di fumus persecutionis, giacché viene chiarito come la magistratura napoletana, ora nelle vesti del giudice per le indagini preliminari, ora nella veste del tribunale collegiale, esamina esclusivamente elementi oggettivi raccolti dagli inquirenti e non mostra alcuna animosità soggettiva nei confronti del collega Cosentino.
Concludo, signor Presidente: si deve quindi escludere che l'onorevole Cosentino possa essere considerato un perseguitato politico ed è per questo che la Giunta, nella sua maggioranza, chiede all'Aula di poter autorizzare la richiesta fatta dai giudici.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Paniz, in sostituzione della relatrice di minoranza, onorevole Santelli.

MAURIZIO PANIZ, Relatore di minoranza f. f. Signor Presidente e colleghi, non vi è una sola ragione obiettiva per la quale Nicola Cosentino debba essere arrestato. Ben venga il processo, dopo 15 anni da quando il primo pentito si è sognato di dire che egli era referente del clan dei casalesi. Ben venga: Nicola Cosentino eterno indagato, mai processato. Ma l'arresto è un'altra cosa. Contro l'arresto muovono tutta una serie di elementi che sono assolutamente idonei a concretare un fumus persecutionis della cui esistenza non si può dubitare. In questa vicenda, per l'ennesima volta, abbiamo gli stessi elementi probatori che già due anni fa questa Camera ha valutato con esito negativo: voci dei pentiti, peraltro sotto nessun aspetto riscontrate. Anche le stesse affermazioni del relatore per la maggioranza costituiscono la prova provata che siamo di fronte ad un teorema per il quale Nicola Cosentino sarebbe niente più e niente meno che una figura che aleggia rispetto ad una serie di delinquenti, quelli sì, effettivamente tali, con i quali non è provato che avesse contatto di sorta.
All'onorevole Cosentino si imputa un unico fatto oggettivo, un'unica condotta reale: la condotta di colui che, come Pag. 35parlamentare di un certo territorio, sarebbe andato nella sede Unicredit di Roma per favorire un finanziamento ad una società, Vian Srl, rispetto alla quale gli si imputa di non aver conosciuto l'inconsistenza finanziaria. Ma gli inquirenti non dicono da dove quell'inconsistenza finanziaria avrebbe dovuto essere percepita. E, comunque, in relazione a quell'episodio, a quell'incontro presso la sede Unicredit di Roma, non sono state assunte le testimonianze degli unici soggetti che avrebbero potuto dire che cosa in quella sede, in quel momento, è realmente accaduto, cioè i testimoni che erano presenti all'incontro, sui quali il silenzio è assolutamente totale. La prova di un intervento dell'onorevole Cosentino per favorire quel finanziamento rimane sospesa, senza alcun tipo di riscontro.
Delle trentasei imputazioni in rubrica per i settantatré imputati, all'onorevole Cosentino ne vengono contestate tre. Il secondo è un reato proprio di un funzionario di banca, la cui prospettazione nei confronti del soggetto comune è assolutamente improponibile. Per quanto riguarda il primo reato - un falso -, non esiste prova obiettiva della partecipazione dell'onorevole Cosentino a quel falso. Per quanto riguarda il terzo reato - un'attenta e consumata operazione di riciclaggio -, non esiste prova che l'onorevole Cosentino fosse lo sponsor politico dell'iniziativa.
Per arrivare a lui, si utilizzano in maniera indebita alcune intercettazioni. E qui varrebbe la pena di ricordare non quello che Maurizio Paniz, più di una volta, in questa sede, ha detto in ordine all'inutilizzabilità delle intercettazioni dirette e indirette nei confronti del parlamentare, ma quello che ha detto il tribunale dibattimentale di Napoli nella vicenda dell'onorevole Papa, con un'ordinanza emessa il 27 dicembre molto chiara, distribuita ai colleghi della Giunta per le autorizzazioni a procedere, in cui un giudice di questa Repubblica dice in maniera ineccepibile che, nei confronti del parlamentare, le intercettazioni dirette o indirette si assumono solo e soltanto previa l'autorizzazione di questa Camera, che, nel caso specifico, non c'è stata. Questo è il dato di fatto inconfutabile.
Non vi sono prove di confronti diretti, di contatti diretti tra Cosentino e i protagonisti di questa vicenda, essi sì delinquenti. Non vi è prova di un rapporto diretto dell'onorevole Cosentino nei confronti della società Vian Srl, non c'è prova di un interesse elettorale diretto, posto che, nelle ultime due legislature, l'onorevole Cosentino era in una posizione di lista talmente tranquilla da garantire l'elezione a chiunque, tenuto conto del sistema elettorale recente.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Paniz.

MAURIZIO PANIZ, Relatore di minoranza f. f. A voi colleghi, io dico: ricordatevi bene di quello che è successo all'onorevole Calogero Mannino, ricordatevi bene di quello che è successo all'onorevole Margiotta, perché la fonte è sempre la stessa: qualche pentito, qualcuno che lancia un messaggio subdolo, che viene recepito. Ricordatevi anche bene che non ci si trovi di fronte, per l'ennesima volta, ad un abuso della funzione carceraria, come è successo per un nostro collega, l'onorevole Papa. Cinque mesi tra arresti domiciliari e carcerazione, a fronte di un quadro probatorio che, nei confronti dell'onorevole Papa, per i tre quarti, è già stato smontato da GIP, tribunale di riesame e Cassazione stessa.
La richiesta del relatore di minoranza è che venga respinta la domanda di autorizzazione alla custodia cautelare nei confronti dell'onorevole Cosentino (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà, per tre minuti.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, nel 1851, Lord Gladstone scrivendo al collega Lord Aberdeen racconta del suo viaggio a Napoli, avvenuto tra la fine del 1850 e i primi mesi del 1851. Pag. 36
Gladstone era rimasto impressionato dal régime poliziesco che regnava a Napoli e, soprattutto, da due aspetti: dalla barbarie esistente all'interno delle carceri e dal sistema abnorme dei testimoni di Stato, che sarebbero gli attuali pentiti. Mi pare che la barbarie in carcere, e l'uso e l'abuso del pentitismo, purtroppo, non siano cessati, pur qualche secolo dopo. Gladstone aggiunse che il regime borbonico gli appariva, perciò, coma la negazione di Dio, eretta a sistema di Governo. Si sta parlando adesso, come purtroppo avviene da anni, di pentiti e si parla anche di magistrati. C'è qualcuno che ha parlato della sentenza del tribunale del riesame. Senza fare commenti, vi cito semplicemente una sorta di identikit, fattuale e oggettivo, del presidente del tribunale del riesame che chiede l'arresto dell'onorevole Nicola Cosentino. Sto parlando del dottor Nicola Quatrano, abbastanza noto alle cronache in quanto, all'indomani del vile assassinio del professor Massimo D'Antona, subito dopo le quattordici pagine di rivendicazioni delle BR, da un computer partì un messaggio delirante di sostegno alle azioni delle stesse BR; la polizia postale individuò quel computer e rivelò che esso apparteneva al giudice napoletano Nicola Quatrano, il quale si giustificò dicendo: non sono stato io, è stato mio figlio, che ha dodici anni.

PRESIDENTE. Onorevole Lehner, la invito a concludere.

GIANCARLO LEHNER. Lo stesso magistrato, il 17 marzo 2001, partecipa, insieme ai no global, ad un corteo che mette a ferro e fuoco Napoli ed ai giornalisti dichiara, ancora una volta, che si trova lì per accompagnare i figli. Concludo col dire che il 7 luglio 2009, in un convegno pubblico, lo stesso magistrato Quatrano afferma che l'unico modo per opporsi alla legge sulla clandestinità è la disobbedienza civile. Questo sarebbe un esecutore delle nostre leggi...

PRESIDENTE. Onorevole Lehner, deve concludere.

GIANCARLO LEHNER. Questo è il magistrato che chiede l'arresto del collega Cosentino e, per questo, sono fermamente contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Prendo atto che i relatori non intendono replicare.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 26-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia voterà contro la richiesta di custodia proposta dalla procura di Napoli nei confronti dell'onorevole Cosentino. Votiamo «no», non perché siamo amici dell'onorevole Cosentino (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma perché siamo convinti della sua innocenza e correttezza personale e politica, e perché riteniamo che la giustizia non è la privazione della libertà di una persona, ma che la giustizia è la verità. E la verità può essere individuata solo attraverso un processo dove si possano confrontare le parti, l'accusa e la difesa.
Riteniamo che non ci siano quelle prove, quella «pistola fumante» di cui ha parlato Giuliano Ferrara in un suo editoriale, che possano giustificare una misura così grave e così pesante. Non dimentichiamo quello che è accaduto in analoghi casi per il passato: una giustizia spettacolarizzata, una giustizia mediatica che ha previsto arresti, che ha previsto misure interdittive della libertà e che poi non ha, alla prova del processo, trovato prove di colpevolezza.

Pag. 37

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Iannaccone.

ARTURO IANNACCONE. È per questo, onorevoli colleghi, che noi chiediamo ad ognuno di misurarsi con la propria coscienza, non di rispondere a logiche politiche, e chiamiamo tutti ad un grande senso di responsabilità.
Quindi, signor Presidente, noi voteremo contro la proposta presentata dalla Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà, per due minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, già in altre circostanze nel corso di questa legislatura abbiamo dovuto assumere decisioni dolorose intorno alla sussistenza o meno del fumus persecutionis nei confronti dei nostri colleghi. E già in altre circostanze abbiamo manifestato la nostra opinione sull'opportunità di superare ogni forma di autodichia parlamentare attraverso una riforma costituzionale che devolva ad un organo terzo, diverso da Parlamento e dalla magistratura ordinaria, il compito di assumere queste decisioni. Noi infatti non siamo un organo giurisdizionale, la nostra legittimazione è politica, e non siamo terzi perché nel giudizio pende sempre il gioco delle appartenenze in quanto siamo politici e non giudici.
C'è un che di sbagliato, mi si consenta, persino nella dichiarazione che taluno fa a nome del gruppo, che qualche giornalista raccoglie a nome del partito. Qui ognuno parla solo per se stesso, per il libero convincimento che si è fatto sulla sussistenza o meno dell'intento persecutorio dei giudici nei confronti del deputato in ragione del suo stesso essere deputato. Dobbiamo dunque adoperarci per riformare questo anacronismo costituzionale che ci fa giudici impropri con modalità assolutamente improprie.
C'è però una considerazione ulteriore da fare in presenza dell'attuale norma costituzionale e della normativa elettorale. Se i parlamentari non sono giudicabili dal corpo elettorale perché devono l'elezione ad un gesto cui l'elettore rimane estraneo, è necessario che non vengano sottratti al giudice naturale. Commetteremmo così un gesto arbitrario e autoritario di tutela di posizioni privilegiate.
Le guarentigie che i costituenti avevano previsto per i parlamentari, infatti, si svolgevano coerentemente all'interno di un sistema elettorale in cui il cittadino sceglieva e revocava il suo rappresentate. Oggi non è più così. Anche per queste ragioni, oltre che per il libero convincimento che ci siamo fatti sulla base dei documenti che ci sono stati presentati, ognuno dei deputati di Alleanza per l'Italia voterà a favore della proposta maggioritaria della Giunta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà, per otto minuti.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il caso di cui ci occupiamo è l'ennesimo di una lunga storia: quella del tentativo del Parlamento a farsi refugium peccatorum, recinto che protegge chi vuole sfuggire alla giustizia, ed è anche il segno del modo con il quale qualcuno pensa che si debba affrontare il problema del rapporto torbido ed oscuro tra politica e criminalità, soprattutto organizzata. Quindi, quando la magistratura si adopera per far cadere il velo dell'omertà e delle complicità, ecco che la politica compromessa si chiude a riccio.
Ricordiamo casi di persone inquisite chiamate a far parte del Governo Berlusconi e costrette alle dimissioni. Contro questa cultura illegalitaria del salvataggio di politici inquisiti e delle leggi ad personam Italia dei Valori ha sempre combattuto ed ancora lo farà per evitare che essa ritorni, per impedire che le prerogative siano trasformate in privilegi, che le immunità diventino facilmente impunità. Il caso Cosentino sta tutto dentro questo quadro, compresi i tentativi di squallide transazioni fino all'ultimo.
Noi denunciamo le manovre per trasformarlo in un terreno in cui si scambia Pag. 38il voto di una, sei o quindici persone, poco importa, sul divieto delle autorizzazioni all'arresto, con i destini individuali, ricandidature e rielezioni o controllo dei partiti. Non sfugge a nessuno che, ad esempio, la Lega è lacerata su una cruciale questione morale, che nell'odierno caso trova il terreno dello scontro. In questo quadro abbiamo trovato chi, come il collega Paolini, dice di aver votato per coerenza, in Giunta, a favore dell'arresto, e qualche metro fuori e qualche secondo dopo, per la stessa coerenza, dice di non essere convinto e che voterà contro in Aula. Con tutto il rispetto, collega Paolini, ma quante coerenze vi sono? Quali partite personali e di potere sono in corso?
Smettiamola di fingere di giocare al «piccolo GIP» e di andare in giro con la lente di ingrandimento in cerca di introvabili impronte digitali, mentre quelle morali sono sovrabbondanti ed evidenti, come quando ci si trova di fronte non al piccolo esecutore materiale, ma a chi è pedina fondamentale di una compagine, perché partecipa all'elaborazione dei disegni e perché si fa garanzia di copertura politica, come si dice nell'articolo 112 del codice penale a proposito delle aggravanti nel caso di concorso nel reato.
Quindi, teniamo la politica lontana dalle incursioni nel campo proprio del potere giudiziario, che per Costituzione è l'unico depositario della funzione giurisdizionale. Smettiamo di rifare i processi in sede politica. Rispettiamo il lavoro della magistratura, che nella quasi totalità dei casi ottiene ragione dalla Corte costituzionale in sede di conflitto di attribuzione nei confronti della Camera, che pretende di sostituirsi ad essa. L'Italia dei Valori aborrisce l'idea stessa che su questioni tanto delicate per le persone e per le istituzioni possano prevalere interessi personali o di partito. Il ricorso alle regole e ai principi costituzionali è l'unico criterio che preserva da abusi e speculazioni.
L'Italia dei Valori vanta una vera coerenza, essendosi sempre sottratta alla tentazione di fare processi politici ad usum delphini sostituendosi alla magistratura. Per noi la giustizia è una sola, quella fatta dai giudici, e non dalla politica. Abbiamo sempre e solo verificato se sussista il cosiddetto fumus persecutionis, elaborazione tutta politica per garantire il potere legislativo da possibili prevaricazioni del potere giudiziario verso il Parlamento e verso il parlamentare a cagione della sua attività politica. Ma quel concetto è stato troppo spesso dilatato a dismisura per bloccare le inchieste giudiziarie nei confronti dei politici. Tuttavia, abbiamo sempre cercato scrupolosamente, anche in questo caso, se quel fumus vi fosse, ma non l'abbiamo visto, neppure di sfuggita. Abbiamo invece trovato riscontri, ammissioni, fotografie e intercettazioni, insieme - è doloroso dirlo - a tentativi di elevare cortine fumogene e di ricorrere a rinvii e a mezzucci vari.
Ricordiamo che il deputato Cosentino è incorso in due richieste di misure cautelari, che hanno visto pronunciarsi magistrati sempre diversi e hanno visto le richieste dei pubblici ministeri sottoposte al rigoroso vaglio dei giudici per le indagini preliminari, terzi rispetto alle procure e sempre diversi tra loro. Si è trattato di otto magistrati nel «Cosentino 1» e di sette nel «Cosentino 2», compresi quelli dei collegi giudicanti in sede di legittimità e di riesame, che hanno sempre confermato le ordinanze del GIP. Ma dov'è il fumus? Smettiamola di arrampicarci sugli specchi, tanto ognuno capirebbe che si vuole tentare, ancora una volta, di salvare un deputato inquisito in uno dei casi più inquietanti che si potessero immaginare.
La Camera, dunque, affermi la propria dignità e la propria volontà di confermare la politica buona e di negare quella cattiva. Lo faccia, innanzitutto, pronunciandosi a voto palese, affinché le vere coerenze di ciascuno di noi emergano agli occhi dei cittadini. Si rinunci al voto segreto, che ricorda la cultura del muretto a secco, così prossima al fenomeno criminale organizzato di cui, anche in questa sede, ci stiamo occupando.
Rinunci ognuno a fare diventare ancora una volta il Parlamento un suk in cui contano solo gli interessi personali di potere e di partito e non il rispetto della Pag. 39verità e del decoro istituzionale, cui Italia dei Valori ha sempre e solo attribuito esclusivo valore. È per questo che annuncio il voto favorevole di Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io non sono Émile Zola e Nicola Cosentino non è Alfred Dreyfus, quindi non sono qui per difendere o per accusare, ma sono qui, parafrasando Zola, per affermare cose affinché le mie notti non siano turbate dai fantasmi della cattiva coscienza. Pertanto, mi limito ad illustrare brevemente alcuni capisaldi della questione che dicono in maniera inoppugnabile, al di là delle ipocrisie e delle convenienze a cui la politica piega il proprio agire in alcune circostanze, quanto sia obbrobrioso considerare la possibilità di procedere all'arresto non solo di un parlamentare, ma di un comune cittadino, di un padre di famiglia, di un onesto professionista qual è sempre stato ed è Nicola Cosentino.
Vi è qualcuno che disserta sul fatto che noi non dobbiamo fare il processo al processo, ma che dobbiamo solamente determinare la sussistenza del cosiddetto fumus persecutionis, perché questa è l'unica prerogativa che il costituente ha dato ai parlamentari e al Parlamento per decidere o meno sull'arresto di un deputato. Eppure in questo caso è eclatante: Nicola Cosentino riceve, dopo un anno e mezzo, un'altra richiesta di custodia cautelare perché viene riproposto sic et simpliciter un teorema, ossia che egli sia il capo del clan dei casalesi, senza che questo sia minimamente provato da un giudice terzo e senza che egli, dopo dieci anni dall'accusa fatta da un pentito, sia stato mai o abbia mai potuto avere l'opportunità di confutare chi lo accusa, essendo stato messo a confronto di chi lo accusa. Solo dopo nove anni è cominciato, un anno or sono, presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, un processo che deve appunto accertare la veridicità di questa supposta connivenza tra Nicola Cosentino e il clan dei casalesi.
Un altro cavallo di battaglia di coloro i quali fanno i forcaioli è quello che Nicola Cosentino, in quanto parlamentare, godrebbe di un vantaggio rispetto ai privati cittadini. Invece è esattamente il contrario: Nicola Cosentino riceve la reiterazione del teorema accusatorio perché è un parlamentare, perché a nessun altro cittadino, nei confronti del quale si stia già celebrando un processo per l'accertamento della supposta accusa da parte dei pubblici ministeri, sarebbe stata inoltrata un'ulteriore richiesta di carcerazione. Carcerazione per che cosa? Per interrogare Nicola Cosentino, il quale si è già, dopo averlo chiesto negli anni inutilmente, sottoposto ad una deposizione spontanea che è durata quattro ore e mezzo?
Che altro dobbiamo accertare che non possiamo fare nelle condizioni di libertà dell'imputato Cosentino? Perché lo dovremmo arrestare? Questa è una domanda che non trova risposta. Non trova risposta se non in quella parte della politica che vuol soggiacere alla piazza, dei politici che si vogliono fare una verginità. Parlava - ed io ho inorridito - l'onorevole Palomba della giustizia morale, che è una bestemmia per i giuristi.
La giustizia è la verifica delle prove oggettive, al di là di ogni passione e di ogni pregiudizio. Solo nello Stato etico, nello Stato di polizia esiste la giustizia morale.
Veniamo al caso in specie. Ben quattro coimputati, tutti costretti al carcere, scagionano Nicola Cosentino. Chi altro lo dovrebbe affermare? Il Segretario generale dell'ONU? Il Papa o il Presidente della Repubblica dovrebbero affermare che Nicola Cosentino è estraneo alle accuse? O lo dovrebbe confermare Pacini Battaglia, la cui parola bastò perché una «mazzetta» data in uno scambio con l'onorevole Di Pietro fosse ritenuta un prestito?

PRESIDENTE. Concluda, onorevole D'Anna.

Pag. 40

VINCENZO D'ANNA. Se questi sono i moralisti...

FRANCESCO BARBATO. Mafiosi!

VINCENZO D'ANNA. Barbato, pensa a Visone, stai zitto! «Mazzettaro» che non sei altro!

PRESIDENTE. Onorevole D'Anna, concluda!

VINCENZO D'ANNA. Se questo è bastato per l'onorevole Di Pietro basti per l'onorevole Cosentino (Commenti del deputato Barbato).
Amici parlamentari...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Anna.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà per otto minuti.

FRANCESCO BARBATO. Fuori i camorristi dal Parlamento!

VINCENZO D'ANNA. Vergognati! Restituisci quei 10 mila euro!

PRESIDENTE. Onorevole D'Anna, il suo tempo è terminato. Si sieda, onorevole D'Anna!

FRANCESCO BARBATO. Mafiosi!

VINCENZO D'ANNA. Volgare truffatore! Vergognati!

PRESIDENTE. Onorevole D'Anna, la richiamo all'ordine!
Prego, onorevole Lo Presti.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, pronuncerò a nome di Futuro e Libertà per il Terzo Polo la dichiarazione di voto sull'autorizzazione della misura cautelare nei confronti dell'onorevole Cosentino, non prima di avere chiarito non solo le ragioni giuridiche che sostengono, a nostro avviso, la scelta di concedere l'autorizzazione, ma anche l'apparente contraddizione con la tesi opposta che, come relatore, sostenni in occasione della prima richiesta di cui è stato oggetto l'onorevole Cosentino nel 2009.
Premesso che l'unico criterio che dobbiamo seguire per dire «sì» o «no» alla richiesta della magistratura è notoriamente quello della verifica dell'esistenza del fumus persecutionis, dico subito che a quell'epoca, dalle carte che ci furono fornite in Giunta, si rilevava in modo chiaro che esisteva un'inspiegabile discrasia temporale tra i cosiddetti elementi probatori raccolti a carico dell'onorevole Cosentino - e mi riferisco alle intercettazioni, alle dichiarazioni dei pentiti, ai rapporti di polizia - e il momento della decisione adottata dai giudici.
La Giunta allora riscontrò che era trascorso un lasso di tempo enorme tra i due momenti dell'inchiesta, la raccolta delle prove - lo ripeto - e l'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare, lasso di tempo che poteva lasciare trasparire se non un lampante intento persecutorio, certamente una sospetta trascuratezza e superficialità nell'assunzione della decisione della magistratura di privare della libertà l'onorevole Cosentino. Questi elementi furono sufficienti a indurre la Giunta - e me per primo, come relatore - ad accettare l'idea del fumus persecutionis e, quindi, la non eseguibilità della misura cautelare.
Oggi, invece, le cose stanno in modo diverso, sostanzialmente diverso. Vi sono comportamenti, accertati da indagini successive, che dimostrano come l'onorevole Cosentino sia, comunque, particolarmente attivo nell'offrire i suoi offici a persone coinvolte nel giro criminale monitorato dalla magistratura e che sia partecipe, quindi, di un contesto ambientale preoccupante. Peraltro, ben due pronunce di organismi superiori al giudice che ha emesso sia la prima sia la seconda ordinanza di custodia cautelare, ossia l'ultima che è al nostro esame, hanno confermato le ordinanze medesime e, quindi, l'esistenza dei cosiddetti sufficienti indizi di colpevolezza, che a mente del combinato disposto degli articoli 274 e 275, terzo Pag. 41comma, del codice di procedura penale, obbligano e non facultano il giudice ad assumere il provvedimento.
Noi, cari colleghi, non siamo giudici, ma dobbiamo avere fiducia nei giudici e non possiamo entrare nel merito del processo per stabilire se l'onorevole Cosentino è colpevole o no. La legge non concede al giudice facoltà discrezionale in proposito.
Il giudice, se è convinto della sussistenza degli indizi di colpevolezza per questo tipo di reato, è obbligato - ripeto è obbligato - ad emettere il provvedimento e noi dobbiamo soltanto valutare se quel provvedimento non sia frutto di un'attività persecutoria, attività persecutoria che non abbiamo assolutamente riscontrato dalle carte. Questo obbligo di legge nell'adottare l'ordinanza di custodia cautelare, consacrato - lo ripeto - da un giudizio di riesame conforme, ci offre chiaramente un'indicazione dell'inesistenza della persecuzione a carico e ai danni dell'onorevole Cosentino.
Per queste ragioni, onorevole Presidente e onorevoli colleghi, voteremo a favore della proposta della Giunta (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà, per 9 minuti.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola con fatica: oggi è un giorno difficile. Esprimeremo un voto comunque meditato e sofferto, non un voto di partito, ma un voto filtrato dalle valutazioni e dalla coscienza di ogni singolo parlamentare. Questo emerge dalle prassi parlamentari nei casi di richiesta di voto segreto e a ciò si atterrà l'Unione di Centro per il Terzo Polo.
Se potessi, farei mio oggi il motto di San Bonaventura: «Iustitia silentio nutritur», ma non possiamo, dobbiamo invece esprimerci, secondo quanto prescritto dall'articolo 68 della Costituzione e dobbiamo oggi farlo, per la seconda volta in due anni, su una richiesta di autorizzazione ad un provvedimento di custodia cautelare nei confronti dell'onorevole Cosentino per gravi imputazioni connesse all'associazione con le attività illecite del clan dei casalesi. Nel primo caso, gli atti giudiziari riguardavano la gestione dei rifiuti e furono fermati da un voto della Camera; nel secondo caso, ora al nostro esame, si tratta del diretto interessamento del deputato Cosentino alla realizzazione di un centro commerciale promosso da esponenti della camorra con licenza edilizia illegittima e finanziamento basato su fideiussione falsa.
Si tratta di fatti gravi documentati, che non ripercorro nel dettaglio, che si svolgono in un contesto territoriale ad altissima densità criminale nel comune di Casal di Principe, sciolto quattro volte in cinque anni per infiltrazione mafiosa, un contesto difficilissimo in cui non sono possibili per gli uomini delle istituzioni cedimenti né contiguità di alcun tipo. Molti e diversi giudici, nel primo come nel secondo caso, ben dieci giudici - non pubblici ministeri -, alcuni anche di Cassazione, si sono occupati delle indagini su Cosentino, pervenendo alle stesse conclusioni.
Solo pochi giorni fa, il Tribunale del riesame, in una corposa ordinanza di oltre 180 pagine, nel respingere il ricorso dell'onorevole Cosentino, ha definito il caso in oggetto «un esempio da manuale di riciclaggio» e il quadro accusatorio «imponente».
Noi qui - come è noto - non dobbiamo né possiamo rifare i processi, né i processi ai processi: è esattamente così, onorevole D'Anna. Noi dobbiamo attenerci al limite della sussistenza del fumus persecutionis, ossia alla verifica di una condotta dei magistrati esplicitamente ispirata da fini politici e non di giustizia o di un quadro probatorio palesemente insussistente, insomma di una forma di uso abnorme della giustizia, di sviamento dalla funzione di giustizia.
In tutta coscienza, questi elementi - io ed il collega Dionisi - nello scrupoloso esame degli atti compiuto nella Giunta per le autorizzazioni non li abbiamo trovati e per questo abbiamo votato l'autorizzazione Pag. 42 alla richiesta della magistratura. Abbiamo condiviso questa nostra opinione con molti e, tra questi, ci conforta il giudizio dell'ex Ministro dell'interno Maroni.
Onorevoli colleghi, se oggi fossimo qui chiamati ad esprimerci contro la mafia e la camorra, vero cancro del nostro Paese, probabilmente non avremmo tempo né energie sufficienti per esprimere tutta la fermezza del nostro impegno e del sostegno senza riserve alle forze dell'ordine, alla Magistratura, alla straordinaria mobilitazione della società civile e dei giovani contro le mafie. Se dovessimo parlare dei perduranti eccessi in Italia nella carcerazione preventiva nei confronti di tutti i cittadini non faremmo che ripetere cose già dette e scritte nelle nostre proposte di legge, ma dobbiamo viceversa attenerci ai limiti delle nostre prerogative come definite dalla Costituzione e dai principi dello Stato di diritto. A questi limiti ci atteniamo, facendo il nostro dovere con chiarezza e sobrietà, con un voto coerente a quello espresso in Giunta, come ribadito dal nostro segretario Lorenzo Cesa, in una fase difficile per l'Italia e l'Europa che con il Governo Monti stiamo affrontando con coraggio e con una responsabile solidarietà tra le principali forze politiche, un bene prezioso nel quale profondamente crediamo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, cos'è il fumus persecutionis? Si sentono ripetere da giorni le cose più strampalate: giornalisti, politici, scrittori del filone giustizialista - genere che va fortissimo sui social network e nei bar sport e che rende bene anche economicamente - ripetono come un mantra una falsità spacciandola per dogma. Dicono che se Cosentino fosse un cittadino qualunque sarebbe già in carcere. Giusto, peccato che la Costituzione e varie leggi prevedano che esista per i parlamentari un regime di immunità che risale addirittura all'Inghilterra del 1689 con il Bill of rights. D'altra parte c'è un regime speciale di immunità anche per il Presidente della Repubblica, per i Capi di Stato esteri, per i giudici costituzionali, per i consoli e gli ambasciatori e per gli eurodeputati, tant'è vero che l'onorevole De Magistris se ne è avvalso, correttamente. Questo non solo in Italia ma in tutti i Paesi del mondo civile. La nostra Costituzione prevede però che il sindacato autorizzatorio delle Camere, per il compimento di certi atti, sia relativo e trovi un limite insuperabile nelle sentenze definitive di condanna. Noi possiamo impedire certi atti - e infatti si parla di autorizzazione ad acta - e non più, dopo il 1993, di autorizzazione a procedere. In altri termini se si istruissero bene i processi e li si celebrassero, invece di applicare la carcerazione preventiva senza evidenti necessità per poi coltivare eterne indagini che non arrivano mai alla fine, il problema semplicemente non esisterebbe.
Il caso Strauss-Kahn insegna cosa succede in Paesi dove c'è ancora la cultura del diritto ed esiste una Magistratura neppure sfiorata da sospetti di divisioni correntizie e di influenze politico-ideologiche. In soli due mesi Strauss-Kahn è stato arrestato, si sono fatte celeri e serie indagini, si è scoperto che ci si trovava di fronte ad una vera e propria trappola e l'imputato è stato restituito alla libertà e alla dignità in sessanta giorni. Non credo che in Italia sarebbe andata così, forse saremmo in attesa della sentenza della Cassazione sul gravame e sul riesame.
Talvolta si ha l'impressione che si sposino tesi accusatorie anche là dove riscontri oggettivi non ne suffraghino - o non ne suffraghino in modo sufficiente - le conclusioni, con conseguenti induzioni in errori clamorosi, indagini infinite che non sfociano mai in un ragionevole lasso di tempo in un giudizio, ma che relegano taluni al ruolo di indagati a vita, cosa già di per sé afflittiva, specie laddove si sia attinto da accuse infamanti. Non può non venire in mente il caso dell'onorevole Enzo Tortora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)Pag. 43 massacrato sulla parola di pentiti, arrestato ed esibito come una bestia in manette. Era il 17 giugno 1983: fu condannato in primo grado a dieci anni sulla parola di due pentiti principali e altri diciassette più o meno de relato, tra cui un signore che di mestiere faceva il killer delle carceri, strappava il cuore alle sue vittime e lo mordeva. Eppure gente così fu ritenuta più credibile di uno che bastava guardarlo in faccia per capire che non poteva essere il cinico mercante di morte che venne descritto.
Assolto in appello e poi definitivamente in Cassazione con formula piena il 17 marzo 1988, morì due mesi dopo. Egli ha subito anni di ingiusta detenzione e inutile calvario, prima di essere restituito, purtroppo per poco, ma almeno del tutto innocente, alla sua vita, alla sua famiglia e al suo pubblico. Era un deputato come noi, grazie ai radicali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Tortora mi era umanamente simpatico. Ricordo ancora il suo sorriso, un po' spento a causa di quanto aveva patito e della malattia, quando pronunciò il fatidico: dove eravamo rimasti? A che servì quella carcerazione preventiva? Qualcuno pagò anche solo in termini di carriera per quella cattiva istruttoria? Qualcuno chiese mai scusa ai parenti dell'onorevole Tortora per il dolore ingiustamente inflittogli? Qualcuno disse: ho sbagliato?
Ma non parliamo solo di chi ci guarda dal cielo, in questa stessa Aula, qui ed ora, abbiamo uno che è stato privato per quasi tre anni della libertà, prima di essere assolto dalla Cassazione con formula piena dopo ben diciassette anni di calvario giudiziario, sempre per il troppo credito dato a certi pentiti. Se mi sbaglio, mi corregga, onorevole Mannino (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania e dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
E che dire dell'ex deputato Musotto, accusato da un pentito di aver ospitato un noto boss, che al processo si scoprì essere stato invece ospitato dal fratello? Fece centoventitré giorni di carcerazione preventiva, sempre «a gratis», come si dice. Indagato dal luglio 1985, fu definitivamente assolto il 5 aprile 2001.
Ma penso anche all'onorevole Clemente Mastella che, indagato nell'agosto 2007 dall'allora pubblico ministero De Magistris, poi europarlamentare e oggi sindaco di Napoli, ha visto archiviata tale inchiesta nel 2009 dalla stessa procura, ma da un altro magistrato persona fisica. Quella vicenda, e una parallela che investì sua moglie, contribuì a far cadere il Governo Prodi. Questo è un fatto che, tra parentesi, dimostra come non tutti gli errori giudiziari vengono per nuocere (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Al di fuori delle battute, il punto è che il processo penale non dovrebbe mai essere né il luogo di esercizio di teorie sessantottine della giurisdizione come unica forza capace di emendare i mali del mondo né, come purtroppo sempre più spesso accade in Italia, un facile trampolino di lancio per folgoranti carriere politiche a spese dello Stato e sulla pelle di inquisiti illustri. Ma ditemi voi in quale altro Paese magistrati inquirenti vanno a manifestazioni politiche o invitano pubblicamente a disapplicare le leggi senza che ci siano conseguenze?
E che farà lei, onorevole Tabacci, che nel 1989, indagato da Di Pietro, ebbe a dire di lui: Di Pietro è ansioso di utilizzare l'inchiesta anche per la pubblicità che gliene deriva sui giornali; è un furbo, ho scoperto dopo che le mie frequentazioni milanesi erano più prudenti delle sue. Poco dopo, eletto deputato, onorevole Tabacci, venne richiesta nei suoi confronti l'autorizzazione all'arresto, che la Camera non le concesse grazie all'immunità parlamentare e grazie all'allora PDS. Lei non conobbe la galera, ma ebbe tuttavia seri danni alla sua vita personale e politica da innocente, perché venne assolto da molti processi che lo coinvolsero.
Arriviamo all'onorevole Cosentino: 1171 pagine, 180 di provvedimento di riesame, che è in buona parte un «copia e incolla» della richiesta di arresto, 84 imputati, 76 ordini di custodia cautelare, 36 capi di imputazione, di cui solo tre Pag. 44riguardano il deputato Cosentino. Potrei ricordarvi che due delle tre accuse sono piuttosto indeterminate: essere sponsor politico di una iniziativa economica ed essere referente politico nazionale del clan dei Casalesi. La terza accusa è di concorso nel reato di mendacio bancario interno, ai sensi dell'articolo 137, comma 2, del testo unico della legge bancaria, sostanziatosi nella presenza per sedici minuti in un ufficio bancario, che non è un ufficietto qualsiasi, come ha detto poco fa l'onorevole Samperi, ma è una delle direzioni centrali di Roma, dove sta il dirigente di un'area di tredici regioni economiche, non è l'ufficietto di Orgosolo (quindi, onorevole Samperi, almeno la storia...); tali pochi minuti sarebbero stati decisivi per indurre due dirigenti bancari e quattro loro collaboratori ad istruire in modo infedele una pratica di finanziamento, pratica poi revocata con recupero quasi totale della somma versata, mediante escussione di ipoteche, il tutto senza che vi sia traccia di un solo euro che sarebbe finito nelle sue tasche o di un solo elemento oggettivo che dimostri una sua compartecipazione all'impresa e all'abortita realizzazione di un centro commerciale.
Due ultimi spunti di riflessione, per rendere partecipe la vostra coscienza di due fatti oggettivi presenti in atti. Il Parlamento respinse la richiesta di arresto nel novembre 2009 (era allora relatore l'onorevole Lo Presti). Ricordo che quella accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, onorevole Lo Presti, viene richiamata esattamente in questo procedimento. Dunque, mi chiedo con quale coscienza lei dica che oggi ci sono fatti nuovi ma che si fondano su quell'altro procedimento, per il quale fu relatore e chiese il diniego dell'autorizzazione. Orbene, il primo processo nasce nel 2001-2002 ed è iniziato nel marzo 2011.
Il secondo processo, che oggi ci riguarda, nasce nel 2010, ma fa esplicito riferimento e richiamo, per ciò che riguarda la vicinanza ad ambienti camorristici, a quell'altro. La cosa singolare è che in dieci anni l'onorevole Cosentino, che peraltro è incensurato - mi pare che sia giusto anche ricordarlo - nonostante almeno due richieste scritte e altre orali di essere sentito, depositate nel 2008 - ce le ha fornite in copia e sono qui davanti a me - è stato interrogato per la prima volta, in dieci anni, il 21 dicembre 2011. L'onorevole Di Pietro ci insegna che, quando un cittadino viene attinto da una accusa, non vede l'ora di correre dal suo giudice per gridare la propria innocenza. A lui, Di Pietro, questo è stato sempre consentito in passato; all'onorevole Cosentino, invece, no, fino al 21 dicembre 2011, ed in un procedimento penale diverso rispetto a quello su cui aveva richiesto di essere sentito.
A me sembra davvero singolare che uno apprenda da un giornale, che pubblica stralci di interrogatori di pentiti che non avrebbe dovuto avere, che è una specie di super camorrista, senza avere mai ricevuto uno straccio, nessuno, di comunicazione giudiziaria, chieda al suo giudice di essere sentito e non venga sentito.
Ultima cosa: in un interrogatorio viene fuori il libro Gomorra. L'ho letto: nel libro Gomorra, che parla di Casal di Principe e dei casalesi, il nome di Nicola Cosentino non compare una volta. Devo dire grazie ancora all'onorevole Maurizio Turco dei radicali, che è molto preparato. In nessuno dei tre processi, Spartacus 1, Spartacus 2 e Cassiopea, che hanno visto alla sbarra e condannati centinaia di camorristi, compare nelle intercettazioni una sola volta il nome dell'onorevole Cosentino, che oggi, invece, ci viene presentato come il referente politico nazionale dei casalesi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Concludo, però, con una giusta osservazione, che il mio gruppo ha fatto e che io condivido: non vi è neanche un elemento, che valutiamo a favore della richiesta di arresto, per cui possiamo essere certi che da parte della procura vi sia una volontà politica di persecuzione dell'onorevole Cosentino. Per queste ragioni, la Lega Nord, pur esprimendo posizioni a favore del «sì», lascia ai suoi deputati libertà di coscienza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà con piena consapevolezza a favore della proposta della Giunta per le autorizzazioni a procedere e delle ragioni ampie e motivate poste dalla collega onorevole Samperi alla base della sua relazione.
A tutte quelle considerazioni intendiamo essenzialmente rinviare per ciò che riguarda la ricostruzione dei fatti. La nostra posizione in questa circostanza e la decisione che assumiamo sulla richiesta di arresto di un membro della Camera dei deputati non è certo facile, non è presa a cuor leggero, è certamente sofferta, ma è ispirata ad un senso profondo di responsabilità su quelli che sono i nostri compiti e i nostri doveri, sul nostro modo di intendere i poteri e i limiti che la Costituzione affida alla Camera in questa circostanza.
La strada che abbiamo di fronte è stretta, non lascia margini alla nostra discrezionalità, alle nostre personali attitudini o preferenze, e ci impone il rispetto di un percorso argomentativo rigoroso, in attuazione del solo dettato costituzionale.
La doverosità di questa posizione deriva da una lettura serena, consapevole e razionale dell'articolo 68 della Costituzione, che ci guida in questa circostanza, ma deriva anche e soprattutto da un secondo parametro, non meno importante, che è quello contenuto nell'articolo 3 della Costituzione e nel fondamentale principio di uguaglianza, che toglie ogni arbitrio al nostro comportamento.
I costituenti hanno previsto l'immunità dall'arresto per i membri del Parlamento, che non può essere assolutamente configurata come una barriera invalicabile di fronte alle richieste della magistratura, ma solo una valutazione filtro, che l'Assemblea deve compiere di volta in volta e con apparato critico, rigoroso e assolutamente proporzionato rispetto alle accuse che vengono ipotizzate, al solo scopo di tutelare l'autonomia delle Camere, anche attraverso l'indipendenza e la libertà di determinazione dei singoli suoi componenti.
Il motivo della prerogativa è, dunque, quello di proteggere le Assemblee da disegni maldestri, pretestuosi o persecutori, diretti a condizionare indebitamente l'attività delle Camere o ad interferire con lo svolgimento delle funzioni legislative.
L'unica domanda che dobbiamo porci, allora, è se con questa richiesta il giudice delle indagini preliminari di Napoli abbia inteso con i suoi atti interferire con la nostra indipendenza, con le nostre prerogative o se abbia voluto surrettiziamente alterare, con il proprio giudizio, con l'impianto accusatorio prospettato, con la misura cautelare proposta ed obbligatoria di fronte alle gravissime ipotesi di reato prospettate, quel delicato equilibrio tra i poteri dello Stato che la Costituzione fa oggetto di energica tutela.
Il nostro compito non è lontanamente quello di formulare un giudizio che voglia affrontare il merito dei provvedimenti, questo è un compito che spetta alla magistratura che già si è espressa con un'enorme ampiezza di argomentazioni accusatorie, con i controlli che l'ordinamento prevede e con le garanzie che accompagnano questi passaggi delicati che coinvolgono le libertà personali. La nostra valutazione non può essere quella dell'avvocato difensore che nell'ordinamento ha il compito di ricercare ogni profilo che consenta di mandare assolto l'imputato. La Camera non pronuncia mai sentenze, né di assoluzione, né di condanna. Il nostro compito è un altro, e sotto certi versi più impegnativo, ed è quello di valutare, con estrema attenzione, se nell'attività della magistratura possa scorgersi, anche marginalmente, un intento persecutorio nei confronti di uno dei suoi membri.
Ecco, colleghi, con grande serenità e con un atteggiamento di profonda convinzione morale e giuridica possiamo dire che non vi è alcun elemento che possa lontanamente Pag. 46fondare una valutazione di tipo persecutorio. Non vi è un solo elemento che possa farci pensare o dire che Nicola Cosentino è un perseguitato politico per la sua attività legislativa, per la sua attività di sindacato ispettivo, per i suoi interventi in Assemblea o in Commissione. Non vi sono relazioni di Commissioni di inchiesta che egli abbia personalmente sottoscritto, non vi sono poteri forti che egli abbia molestato e da cui possa temere una reazione spropositata o persecutoria.
Vi è un primo elemento da considerare: la gravità assoluta delle accuse e l'imponenza dell'impianto accusatorio. Il collega Cosentino è toccato da atti di accusa gravissimi e odiosi, che minacciano alla radice il consesso sociale. Allo stato si tratta, ovviamente, di ipotesi di reato, ma non si può omettere di considerare che egli è accusato di essere al centro di un delicatissimo intreccio tra affari, politica e criminalità organizzata, di essere il referente del clan dei Casalesi, di essere il loro conforto politico, il loro nume tutelare. Questa sua funzione, sorretta da un'imponente struttura probatoria, è quella che nell'impostazione dei giudici obbliga, e non facoltizza, all'adozione dei provvedimenti cautelari. Il contesto nel quale si iscrivono questi atti giudiziari e i controlli che li hanno connotati sono tali da rendere ben difficile una qualsiasi, anche se ipotetica, ricostruzione in chiave persecutoria.
Vorremmo ricordare, in questo contesto complessivo, le numerose decisioni di natura giurisdizionale già ricordate: la prima ordinanza del GIP del 2009 e la sentenza della Corte di Cassazione del 2010. Oggi dobbiamo ricordare la seconda ordinanza del GIP del 2011 che risulta caratterizzata da una struttura imponente, di oltre 1.200 pagine, che esamina ogni circostanza e che appare ben lontana da una superficiale o sommaria ricostruzione dei fatti. Da ultimo, come hanno già detto i colleghi, dobbiamo ricordare l'ordinanza del Tribunale di Napoli emanata in sede di esame pochi giorni fa, il 5 gennaio. Questo è un secondo importantissimo elemento che serve ad allontanare definitivamente il dubbio sul fumus persecutionis. Se non fosse sufficiente quell'apparato argomentativo di oltre 1.200 pagine, credo, colleghi, che dovremmo considerare, come è già stato detto, il significato del giudizio del Tribunale del riesame di oltre 200 pagine, argomentate, che non solo sondano la fondatezza della proposta, ma, evidentemente, tendono a contribuire ad escludere anche l'esistenza del fumus persecutionis.
Quindi risultano sommari, sbrigativi ed irresponsabili quei giudizi, che ancora nelle ultime ore, parlano del fatto che «non vi sarebbe nulla». Stupisce il fatto che la stessa Lega, che oggi mi pare sia all'opposizione, ripete concetti di questo genere. Nelle carte c'è tutto, moltissimo: testimonianze, riscontri documentali, intercettazioni telefoniche ambientali, controlli bancari e sono proprio queste le basi sulle quali si fondano le ipotesi di reato e della misura cautelare. Credo che noi dovremmo tener conto anche di un altro dato che non è trascurabile, un terzo elemento: molti dei colleghi che siedono in quest'Aula, ricorderanno che tre anni fa, a commento del processo che si svolse in appello a Napoli, ci furono espressioni, con riferimento al processo Spartacus, di grande esaltazione dei magistrati e delle forze dell'ordine. La stessa cosa si è ripetuta con riferimento ad un'altra vicenda, quella degli arresti eseguiti nei confronti del clan dei Casalesi. Anche in quel caso vi furono decine di dichiarazioni di colleghi che esaltavano il comportamento delle forze dell'ordine e della magistratura.
Ma allora mi domando se quelle stesse persone, che oggi vengono messe in discussione perché agiterebbero intenti persecutori, allora non fossero tali quando perseguivano comuni cittadini. E allora se la soddisfazione che si levava lascia intendere che non si potevano fare delle discriminazioni, oggi noi dobbiamo stare attenti a non commettere lo stesso errore.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ZACCARIA. Arrivo alle conclusioni. La stagione che stiamo vivendo pone un dovere e una responsabilità ancora Pag. 47 più marcati, signor Presidente, che nel passato. La Costituzione non vuole privilegi ma solo prerogative che debbono essere esercitate con un rigoroso senso di controllo dei presupposti. Una volta esclusa l'ipotesi persecutoria, per tutto quello che ho già detto, il rischio enorme è che la Camera finisca con l'assumersi, con una sua decisione, il compito di bloccare un'azione della magistratura, di trasformare arbitrariamente una prerogativa in privilegio e di calpestare quel principio di uguaglianza che costituisce la pietra angolare di ogni democrazia e che pone i rappresentanti del popolo al servizio della legge e non al di sopra di essa.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Zaccaria.

ROBERTO ZACCARIA. Sto per concludere, Signor Presidente. Queste sono le ragioni per le quali noi, attraverso la decisione che responsabilmente adotteremo, contribuiamo a quel percorso di trasparenza che tocca ad un tempo le nostre coscienze e l'istituzione alla quale apparteniamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, do atto all'onorevole Zaccaria di aver usato un tono pacato e vorrei soltanto sottolineare un elemento che ha richiamato, quello relativo al provvedimento del riesame, che avrebbe confermato il provvedimento restrittivo della libertà. Lo faccio con le parole di una giornalista, Rosaria Capacchione, attinte dall'articolo che ebbe a scrivere l'8 gennaio 2012, in cui riferiva circa un incontro che era oggetto, tra l'altro, delle ipotesi accusatorie. Scrive Quatrano: «Nonostante che tutti gli indagati comprensibilmente dal loro punto di vista abbiano negato che tale incontro vi sia stato, il collegio è convinto del contrario». Se volessi continuare sotto il profilo della polemica, cosa che non farò, potrei richiamare come qualche collega che mi ha anticipato ha già fatto, alcune ulteriore indiscrezioni sul Presidente di quel collegio, circa, ad esempio, comunicati emessi a nome delle Brigate Rosse dal suo computer che risulterebbero spediti dal figlio dodicenne, circa il fatto di aver partecipato pubblicamente a manifestazioni contro la discarica di Chiaiano, circa la disobbedienza a leggi votate da questo Parlamento. Onorevole Zaccaria, una domanda: se lei fosse il coordinatore regionale del Popolo della Libertà, andrebbe serenamente a giudizio di fronte ad un magistrato che ha queste caratteristiche (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio)? Finisco qui con le polemiche. La seconda questione è molto più rilevante.
Noi veniamo da un'esperienza, quella dell'articolo 68, che prevedeva la possibilità per il Parlamento di impedire ai magistrati di giudicare un parlamentare. Abbiamo cancellato quella norma, e quindi questa Camera nel preciso istante in cui usa dei suoi doveri e non soltanto delle sue prerogative stabiliti dalla Carta costituzionale non dà rifugio ai peccatori ma svolge la sua funzione stabilita dalla Carta costituzionale a cui tutti facciamo riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). E in quella Carta ci sono anche gli articoli che presiedono alla funzione del Parlamento, e non ho bisogno di dire in questa Aula che cosa significhi il Parlamento e quindi la Camera per la libertà e per la democrazia. Siamo stanchi di essere trattati con la presunzione di colpevolezza. È questo che sta accadendo per la debolezza della politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), nei nostri confronti non c'è la presunzione di innocenza (e di questo si può discutere) ma non siamo disponibili ad accettare che ci sia la presunzione di colpevolezza.
E veniamo adesso all'altra questione sollevata, quella del cosiddetto pregiudizio da parte delle indagini. Farò «regalo», non all'onorevole Paolini che conosco per il suo impegno, e che ricordo quando Pag. 48intervenne in due precedenti in quest'Aula che riguardavano l'onorevole Cosentino. Basta prendere i verbali relativi, sono quelli del 22 settembre 2010 per quanto riguarda la richiesta di intercettazioni, sono quelli del 10 novembre 2009 per quanto riguarda la richiesta allora di arresto nei confronti di Cosentino. Ebbene in quelle dichiarazioni, onorevole Paolini, proprio lei metteva in evidenza come si erano condotte le indagini partendo a tappeto per cercare la responsabilità e per trovare gli elementi partendo da quel principio.
Quanto a lei, onorevole Lo Presti, arrivo subito. Lei oggi ha tentato giustamente di difendersi perché lei è stato il relatore di maggioranza e le sue parole furono esattamente diametralmente opposte per quanto riguarda l'essenza di questa inchiesta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), e glielo dimostro non a parole. Il «regalo» che voglio fare ad entrambi è la pagina 85 che il collega Paolini ha richiamato senza citarla dell'ordinanza famosa con cui si chiede l'arresto del parlamentare onorevole Cosentino. Dice il giudice: sicuramente uno degli aspetti più complessi della presente indagine, e dunque dell'ordinanza cautelare, è costituito dall'accertamento del rapporto politica/associazione mafiosa, complesso per numerose ragioni, in particolare per l'oggetto dell'accertamento inteso come ricostruzione della vicenda, atteso che spesso l'inquirente, e poi il giudice, non si confronta con un fatto di semplice ed evidente lettura ben definito nella sua realtà storica (si pensi ad esempio alle condotte illecite quali le estorsioni, le rapine o gli episodi omicidiari) quanto piuttosto con una serie di comportamenti che singolarmente analizzati possono apparire di per sé neutri e che solo se letti e interpretati unitariamente possono disvelare l'illecito. E che cosa fa? Rinvia integralmente sotto questo profilo all'ordinanza con cui e su cui questa Camera dei deputati ha espresso che ci fosse il fumus persecutionis respingendo la richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Allora se esistono i giudicati interni che si invocano sotto il profilo giuridico, quando noi richiamammo le nostre deliberazioni, mi riferisco a trecentosessanta colleghi. Onorevole Casini, erano trecentosessanta perché l'incipit del suo intervento all'epoca fu questo: signor Presidente, noi non abbiamo pregiudizi su questa vicenda, proprio per questo mi rimetto alla libera individuale scelta dei miei collegi; i pregiudizi, siano pro o contro, possono uccidere gli uomini e sicuramente uccidono le idee e la politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Condivido perfettamente, onorevole Casini, ma mi chiedo: se lei votò in quell'occasione secondo coscienza, oggi in nome di che cosa si vota contro? Si vota forse in nome di un pregiudizio, esattamente quello che lei denunciava e condannava in quella sede? Noi non abbiamo pregiudizi.
Apparteniamo al Popolo della Libertà che annovera l'unico Ministro che non ho fatto trattative con la mafia quando era Ministro della giustizia ma ha sancito il carcere duro per tutti i mafiosi. Quindi, non abbiamo l'esigenza di difenderci sotto questo profilo e posso aggiungere, sotto un altro aspetto, il paradosso ulteriore di questa vicenda citando un esempio che in questa Camera è sotto gli occhi e, se mi consentite, dovrebbe essere sotto le coscienze di tutti quanti, il caso dell'onorevole Papa.
Non ero d'accordo che l'onorevole Papa fosse ristretto in carcere. Naturalmente il giudizio della Camera fu un altro. Vi chiedo che uso è stato fatto della custodia cautelare nei confronti di un parlamentare di questa Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio). Cinque mesi in carcere mentre magari altri ottenevano gli arresti domiciliari. E ritengo che questo aspetto rilevi sotto il profilo della difesa delle istituzioni non per la protezione della casta ma per la difesa del Parlamento, anche se non vi piace, nel rapporto tra magistratura e politica. Infatti quando difendiamo il Parlamento non difendiamo l'onorevole Cosentino. Non è questo oggi in discussione di fronte a questa ennesima richiesta. Pag. 49Difendiamo il Parlamento nella sua interezza e nella sua pienezza e se non lo facessi proprio difendendo il plenum del Parlamento non renderei onore alla Carta Costituzionale voluta dai padri costituenti.
Cari colleghi, credo che sulla scorta di questi elementi possiamo arrivare ad una sola conclusione. Se non vogliamo smentire noi stessi, abbiamo il dovere di rispettare le decisioni su cui si basa questo ennesimo provvedimento. Infatti rispettando quelle decisioni rispettiamo una scelta pregiudiziale già fatta e già anticipata da parte della Camera dei deputati.
Ma c'è un altro paradosso che voglio consegnarvi in conclusione: il paradosso è che la magistratura nell'insistere contro l'onorevole Cosentino lo fa utilizzando nuovi pentiti e la cosa divertente - ne cito una per tutti - è quella che potete trovare a pagina 105 dove, mentre un pentito risponde alle domande, relative alle indagini, del pubblico ministero, inserisce delle risposte che sono sostanzialmente indotte e suggerite: a domanda rispondo sul conto della famiglia Cosentino posso dire che conosco personalmente.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Contento.

MANLIO CONTENTO. A domanda rispondo: a sua domanda le chiarisco che l'appoggio elettorale a Nicola Cosentino è stato costante dall'inizio degli anni Novanta fino alle ultime elezioni politiche. Noi a domanda, signor Presidente, non rispondiamo. Ma ci interroghiamo - concludo per davvero - su un fatto: quando il Governo adotta un provvedimento d'urgenza dicendo che il diritto alla libertà individuale è il più importante e quindi non è giusto che si vada in carcere anche in fase in cui c'è la flagranza del reato, mi chiedo se è possibile che le porte girevoli valgano per i delinquenti comuni e non ci si possa porre il problema del rispetto della democrazia e del Parlamento soltanto perché c'è un'inchiesta che è molto discutibile. Ecco perché noi voteremo stabilendo il principio del rispetto della democrazia, della Costituzione e della nostra coscienza. Speriamo di essere in buona compagnia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barani. Ne ha facoltà per un minuto.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, solo per leggere una citazione di Bertolt Brecht. Fra le citazioni a lui attribuite quella che si adatta alla giornata di oggi è la seguente: prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto più nessuno a contestare e a difendermi. Meditate, colleghi, meditate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, i radicali non condividono la rielaborazione che è stata fatta da parte della Giunta della rielaborazione fatta dagli inquirenti, che hanno configurato, loro, il collega Cosentino quale referente nazionale dei casalesi. I giudici devono giudicare il collega, ma riteniamo che nei limiti dei nostri doveri e delle leggi la richiesta di arresto sia frutto di fumus persecutionis. Lo affermiamo in scienza e coscienza e così come non giudichiamo le coscienze altrui, anche se portano a scelte diverse dalle nostre, non possiamo accettare che siano criminalizzate decisioni diverse da quelle che il conformismo imperante, a prescindere dalla lettura degli atti, porta a fare. Pag. 50
Siamo arrivati all'assurdo, signor Presidente, e concludo, che addirittura il collega Palomba ci ha chiesto ed intimato di non fermare, noi deputati, i giudici. Ma la verità è che il processo è incardinato e che quest'Aula non ha alcun potere per impedirne lo svolgimento (Applausi di deputati del gruppo Partito democratico e dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio). Quindi io credo che ci vorrebbe innanzitutto un'opera di verità, di onestà e di moralità dei rapporti tra di noi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc IV, n. 26-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stato richiesto dal gruppo Popolo della Libertà, a norma degli articoli 49, comma 1, e 51, comma 2 ultimo periodo, del Regolamento, lo scrutinio segreto sulla votazione della proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Cosentino.
La richiesta è accolta.
Indico, pertanto, la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Cosentino, di cui al Doc. IV, n. 26-A.
Ricordo che chi intende concedere l'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere deve votare «sì», mentre chi intende negare tale autorizzazione deve votare «no».
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Crosetto... Onorevole Traversa... Onorevole D'Anna... Onorevole Moffa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 607
Maggioranza 304
Voti favorevoli 298
Voti contrari 309

(La Camera respinge - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - Vedi votazionia ).

La Camera ha pertanto deliberato di negare l'autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Cosentino.
A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Consolo, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Pisicchio, Reguzzoni, Stefani, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

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Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a rafforzare il patto per Roma sicura, anche attraverso una razionalizzazione dell'impiego degli agenti di pubblica sicurezza e dei servizi di scorta - n. 2-01309)

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (Misto R-A) ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01309, concernente iniziative volte a rafforzare il patto per Roma sicura, anche attraverso una razionalizzazione dell'impiego degli agenti di pubblica sicurezza e dei servizi di scorta (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, i sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, premesso che il recente omicidio a scopo di rapina di un commerciante cinese, avvenuto nella borgata romana di Torpignattara, e l'escalation di violenza (a Roma ci sono stati 33 omicidi) che ha segnato il 2011 della Capitale, ripropongono con forza la questione della sicurezza a Roma.
Sia pure ancora priva di un'organizzazione criminale dominante, come ai tempi della banda della Magliana, la crescita degli episodi di violenza segnala che a Roma è in corso una lotta tra bande criminali, sia nazionali che importate, per il controllo del ricco mercato delle attività illecite nella Capitale (droga, prostituzione, gioco d'azzardo, estorsioni, vendita di beni contraffatti, sfruttamento del lavoro nero, racket, accattonaggio, usura e riciclaggio); a questo si aggiunge la crescente presenza di una microcriminalità la cui violenza è aggravata dalla crisi economica.
I problemi di ordine pubblico e sicurezza sono ulteriormente aggravati dall'eccessivo numero di uomini e mezzi impegnati nel servizio di scorta a favore di personaggi pubblici ritenuti a rischio; tale servizio è regolato dalle disposizioni del decreto-legge n. 82 del 2002, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2002, che ha rimesso all'autorità nazionale di pubblica sicurezza la competenza ad adottare i provvedimenti e ad impartire le direttive per la tutela e la protezione delle persone esposte. La medesima legge ha istituito l'ufficio centrale interforze per la sicurezza personale con il compito di gestire il sistema di protezione per la sicurezza delle persone esposte a particolari situazioni di rischio.
Secondo quanto denunciato da sindacati e associazioni di polizia nel novembre 2011, la spesa per il mantenimento delle scorte ammonterebbe a circa 100 milioni di euro nel solo 2011; nella città di Roma sarebbero soltanto 50 le volanti delle forze dell'ordine impiegate nel pattugliamento del territorio, contro 300 volanti dedicate ai servizi di scorta; la questura di Roma ha informato che dei 6.000 agenti a disposizione per le esigenze di pattugliamento e di sicurezza della Capitale e di tutti i comuni della provincia, ben 1.000 devono essere impiegati per i servizi di scorta.
Nel mese di giugno 2011, riferendo dati del Ministero dell'interno, il Ministro per i rapporti con il Parlamento pro tempore, onorevole Elio Vito, ha dichiarato alla Camera dei deputati che, a quella data, a livello nazionale, risultavano quotidianamente impegnati nell'espletamento dei servizi di protezione personale 1.949 operatori delle varie forze di polizia con l'utilizzo di 678 autovetture.
Allora, signor Presidente, signor sottosegretario, le chiedo se non ritenga opportuno proporre, nelle opportune sedi istituzionali, l'ampliamento della portata del patto per Roma sicura, valutando se non sia necessario fissarne principi ed obiettivi generali in sede di attuazione del federalismo fiscale, nella parte relativa a Roma Capitale, tenendo conto prioritariamente che gli agenti di pubblica sicurezza debbono essere prioritariamente destinati al controllo del territorio.
Chiedo inoltre: se non ritenga opportuno fornire elementi sui numeri e sui Pag. 52costi effettivi del servizio di scorta, nonché avviare una revisione di tutti gli elenchi dei referenti istituzionali, sotto scorta, al fine di procedere con la verifica delle reali esigenze di protezione e di sicurezza di tali profili in particolare, facendo cessare il servizio di scorta nei confronti di coloro che non ricoprono più cariche pubbliche; se non ritenga opportuno assumere iniziative normative volte ad ampliare la definizione di associazione mafiosa in modo da ricomprendervi, a fini investigativi e di contrasto, anche le specifiche attività delle organizzazioni criminali straniere, quali l'importazione di merci contraffatte e la riduzione in schiavitù; se non ritenga opportuno utilizzare i penetranti strumenti di controllo fiscale e contributivo recentemente adottati, anche nel contrasto delle attività illecite, del commercio clandestino o di merci contraffatte, nonché per il controllo dei money transfer.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Carlo De Stefano, ha facoltà di rispondere.

CARLO DE STEFANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza urgente iscritta all'ordine del giorno, gli onorevoli Mario Pepe (Misto-R-A) e Brugger chiedono di conoscere le iniziative che il Governo intende assumere per garantire maggiori condizioni di sicurezza ai cittadini di Roma a seguito degli episodi di violenza che, nell'ultimo anno, hanno interessato la Capitale, culminati con il barbaro assassinio di un cittadino cinese e della sua figlioletta di pochi mesi.
Desidero innanzitutto rinnovare, anche a nome del Governo, i sentimenti di profondo cordoglio e di vicinanza alla comunità cinese così duramente colpita.
L'imponente sforzo investigativo messo in atto ha consentito, in meno di cinque giorni, di individuare i presunti responsabili del crimine (due uomini di etnia maghrebina), di disporne il fermo e di ottenere un mandato di arresto internazionale da parte del tribunale di Roma.
È in atto la ricerca dei due presunti responsabili dell'omicidio, al fine di procedere al loro arresto e di restituire serenità alla collettività. È indubbio che lo sviluppo urbanistico che ha interessato la Capitale negli ultimi anni - accentuando la richiesta di sicurezza dei cittadini soprattutto nei quartieri di nuova costruzione e in quelli permeati da situazioni di degrado e di illegalità diffusa - impone una revisione della mappa dei presidi territoriali delle forze dell'ordine, per renderla più rispondente alle esigenze attuali di una città in profonda trasformazione.
La città di Roma - per l'importanza degli interessi connessi al ruolo di capitale, per la centralità geografica e per la densità demografica del territorio - favorisce l'infiltrazione di soggetti riconducibili ai principali gruppi di criminalità organizzata. La crisi economica, inoltre, potrebbe contribuire ad accrescere la capacità di penetrazione delle organizzazioni malavitose nella società.
Le attività investigative hanno evidenziato la presenza a Roma - con investimenti nel settore commerciale, immobiliare e finanziario - di esponenti di organizzazioni malavitose anche straniere operanti nel campo del traffico internazionale di sostanze stupefacenti, dell'usura, del riciclaggio, della gestione del gioco d'azzardo, del contrabbando e delle contraffazioni di merci.
È, tuttavia, da precisare che non esiste un controllo del territorio da parte del crimine organizzato. Anche la recrudescenza dei fatti di sangue, verificatisi nell'ultimo anno, al momento, non può essere ricondotta ad attività conflittuali interne alla criminalità organizzata, tranne che per pochi episodi all'attenzione della magistratura.
Le attività investigative hanno evidenziato che tale recrudescenza è sintomatica del tentativo della malavita locale di occupare spazi determinati dalla disarticolazione dei gruppi delinquenziali più importanti ad opera delle forze di polizia, in particolare nel settore degli stupefacenti.
In relazione alle recenti dinamiche connesse ai fenomeni di micro e macro-criminalità che avevano fatto registrare una maggiore tendenza all'utilizzo di armi Pag. 53da fuoco, già da tempo, era stato disposto il potenziamento degli uffici deputati all'azione di prevenzione e contrasto delle diverse forme di illegalità.
In linea generale, voglio precisare che il numero di omicidi registrati nella provincia di Roma nel 2011 - 32 episodi con 35 vittime -, pur destando allarme sociale e attenzione massima da parte delle forze dell'ordine, non fa emergere un incremento medio rispetto agli ultimi anni, tenuto conto che nel 2007, 2008 e 2009 vi sono stati circa 40 omicidi l'anno, ad eccezione del 2010, con 21 casi. Gli indici di delittuosità complessiva, tuttavia, hanno fatto registrare, nel corso degli ultimi due anni, un incremento che, seppur di modesta entità, non può essere sottovalutato. Per questo motivo sono stati disposti servizi straordinari di controllo del territorio che, solo negli ultimi due mesi, hanno consentito di controllare oltre 15 mila persone, di arrestarne 192 e denunciarne 259 all'autorità giudiziaria. Sono stati controllati oltre 5 mila veicoli e sequestrati 112. Sono 468 le verifiche effettuate nei confronti degli esercizi pubblici. Nell'immediatezza del grave episodio delittuoso ai danni del cittadino cinese e della sua bambina, è stato deciso un potenziamento dei dispositivi di controllo del territorio per una più incisiva e visibile operatività delle forze dell'ordine su obiettivi territoriali mirati. A tal fine, sono state assegnate alla questura ulteriori 30 unità per attività investigative e 110 del reparto prevenzione e crimine per il controllo del territorio. Relativamente all'Arma dei carabinieri, il rafforzamento del dispositivo, già avviato dallo scorso mese di giugno, è stato ulteriormente potenziato, a seguito della sottoscrizione del terzo Patto per Roma, con l'impiego quotidiano di 200 unità dei battaglioni. Ad esse vanno ad aggiungersi ulteriori 65 militari delle compagnie d'intervento operativo per il controllo del territorio nelle periferie, per un totale di 265 unità di rinforzo al giorno.
È stata anche istituita una sezione del reparto crimini violenti del raggruppamento operativo speciale dei carabinieri dedicata, in via continuativa, alle investigazioni relative ai più gravi fatti di sangue e ai reati connessi verificatisi nella capitale. L'impiego delle risorse tiene conto della continua evoluzione delle dinamiche criminose, rimodulando le strategie in base alle esigenze. Al fine di aumentare la percezione di sicurezza dei cittadini e degli operatori economici vengono programmati controlli serrati nelle aree ritenute più a rischio (San Basilio, Tor Bella Monaca, Primavalle, San Paolo, San Lorenzo). Il Patto per Roma sicura, firmato lo scorso 21 dicembre, assicura il perseguimento di tali obiettivi ai fini di un più capillare controllo del territorio, garantendo alla Capitale nuove risorse. È previsto, in particolare, l'incremento di personale della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri per complessive 400 unità. Il Patto consentirà la predisposizione della mappa del rischio, che costituirà lo strumento per individuare le diverse forme di degrado e criminalità, focalizzando le criticità sul territorio al fine di orientare le azioni delle forze di polizia anche attraverso una rimodulazione dell'organizzazione territoriale dei presidi fissi e mobili. È, infatti, previsto il potenziamento di alcuni presidi in zone periferiche, ad esempio Castelverde, Tor Bella Monaca e Infernetto, recuperando uomini e mezzi dalle zone centrali. Specie nelle aree metropolitane di grande conurbazione occorre coniugare le complesse esigenze di governance dei territori con quelle di flessibilità dei dispositivi di tutela della cittadinanza e di economicità dei servizi, in una congiuntura difficile che, anche attraverso l'attuazione del programma di spending review, impone il più esteso ricorso a meccanismi di sussidiarietà e di integrazione operativa.
Per quanto riguarda le risorse impiegate nei cosiddetti servizi di scorta, nella capitale le forze di polizia assicurano, complessivamente, 248 servizi di scorta, impiegando 815 operatori, dei quali 402 appartenenti alla Polizia di Stato, 239 all'Arma dei carabinieri, 82 alla Guardia di finanza e 92 alla Polizia penitenziaria. Pag. 54Per i medesimi servizi, peraltro, vengono utilizzati 179 veicoli blindati e 64 non blindati.
In materia è stato recentemente adottato il decreto del Ministro dell'interno del 23 novembre 2011 che ha aumentato il numero dei livelli di tutela per i quali l'autovettura e il conducente abilitato alla guida del veicolo devono essere messi a disposizione del destinatario della misura dall'amministrazione, ente o istituzione pubblica o privata di appartenenza.
Solamente in caso di comprovata impossibilità, accertata tramite verifica del prefetto e ratifica dell'Ucis (Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale), l'autovettura e il conducente sono resi disponibili dalla forza di polizia che effettua il servizio. La periodica e sistematica verifica del grado di personale esposizione al rischio costituirà un'ulteriore garanzia dell'effettiva necessità dei servizi di scorta. In tal senso il Ministro dell'interno ha provveduto a sensibilizzare le autorità provinciali di pubblica sicurezza con apposita circolare del 30 dicembre ultimo scorso.
In relazione, infine, agli ulteriori quesiti concernenti l'opportunità di assumere iniziative finalizzate all'ampliamento della definizione di associazione mafiosa e gli strumenti di controllo fiscale si osserva che le disposizioni vigenti sembrano già fornire previsioni in materia. In particolare, il delitto di associazione di tipo mafioso, di cui all'articolo 416-bis del codice penale, è stato esteso anche alle organizzazioni straniere, in base alla legge n. 125 del 24 luglio 2008. Infatti, la fattispecie di associazione di tipo mafioso si applica indipendentemente dalla tipologia dei delitti commessi.
Infine, il piano straordinario contro le mafie (articolo 25 della legge n. 646 del 13 settembre 1982, e successive modifiche) consente di applicare le verifiche fiscali, economiche e patrimoniali ai condannati, anche non definitivi, per i delitti di riduzione in schiavitù e in materia di merci contraffatte.
In conclusione, onorevoli deputati, pur comprendendo le preoccupazioni prospettate dagli interpellanti, si rappresenta la massima attenzione del Governo e, in particolare, del Ministero dell'interno, alla sicurezza della città di Roma e il grande impegno e l'eccellente lavoro che le forze di polizia svolgono ogni giorno nella Capitale.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe ha facoltà di replicare.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, vorrei svolgere una breve replica. Signor sottosegretario, ringrazio la sua cortesia ma, in questo momento, fra i cittadini romani si sta diffondendo un sentimento di stanchezza oltre che di paura e anche i più laboriosi, i più intrepidi cominciano a cedere perché l'insicurezza che si respira a Roma non riguarda solo le persone e i loro beni ma anche l'esercizio delle attività professionali e delle attività produttive. Ci sono molti piccoli imprenditori che stanno restituendo, in questi giorni, le partite IVA proprio per questo clima di insicurezza che si respira a Roma. Pertanto, signor sottosegretario, mi aspetto da lei un provvedimento urgente; non è possibile presidiare il territorio con cinquanta volanti e adibirne trecento a delle scorte molte delle quali sono inutili, come risulta a me personalmente. Vi sono, infatti, dei quartieri di Roma, lei ha citato le famose torri, Tor Bella Monica, Torre Maura, e così via, dove le volanti della polizia non ci vanno quasi più; per cui secondo me un provvedimento che lei può fare urgentemente è quello di restituire ai poliziotti, ai carabinieri, alle forze dell'ordine e alla guardia di finanza, che sono stati distolti dalle loro funzioni e che aspettano ore e ore sotto le case dei personaggi che devono avere la protezione, il controllo del territorio. Signor sottosegretario, questo è un momento difficile, e nei momenti difficili bisogna saper utilizzare al meglio le risorse. Qualcuno ha detto che la libertà è la sicurezza, perché senza la sicurezza non ci sono gli elementi essenziali per l'esercizio della libertà. Per questo, signor sottosegretario, le chiedo di dare un segnale forte, immediato nella direzione che le ho indicato.

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(Elementi e iniziative in materia di affidamento dei minori - n. 2-01241)

PRESIDENTE. L'onorevole Bocciardo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01241, concernente elementi e iniziative in materia di affidamento dei minori (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, signori sottosegretari, signori colleghi, illustro brevemente l'interpellanza urgente che ho sottoposto al Governo anche a nome di tutti i colleghi che l'hanno condivisa e sottoscritta.
L'interpellanza riguarda un fenomeno sempre più preoccupante, che riguarda la sottrazione di un minore alla famiglia da parte del tribunale dei minori o degli stessi sindaci. Qualcuno, con una frase ad effetto, ha definito il fenomeno un sequestro di Stato del minore. Numerose inchieste su quotidiani e settimanali, numerose denunce da parte di associazioni che si occupano di minori hanno recentemente denunciato una situazione drammatica. Le cifre variano da giornale a giornale, ma sembrerebbe che oltre 30 mila bambini siano stati sottratti dall'autorità giudiziaria alla famiglia, affidati ai sindaci e, di norma, messi in un istituto di accoglienza.
Quello che ci preoccupa è che la maggior parte delle decisioni prese dall'autorità giudiziaria o dai sindaci stessi sono prese sulla base esclusivamente del rapporto di un assistente sociale, che, da osservatore di una situazione familiare, si trasforma in giudice. Da numerose testimonianze che ho raccolto personalmente e dal lungo elenco dei casi di cui si sono occupati i media, ci troviamo di fronte ad un procedimento che sembrerebbe troppo sbilanciato sul rapporto dell'assistente sociale e poco attento alle prove e alle testimonianze sia dei genitori, sia di terzi, sia dello stesso bambino.
Si verificherebbe, in sostanza, un automatismo giudiziale che, certo, non tutela un principio fondamentale di tutela del minore e il suo diritto prioritario di crescere nella propria famiglia, sia pure essa in difficoltà. Vorrei ricordare l'obiettivo della legge n. 149 del 2001, che aveva decretato, per il 31 dicembre 2006, la chiusura degli orfanotrofi. E questo era l'oggetto: rafforzare il diritto del minore a vivere nella propria famiglia d'origine e il diritto della famiglia d'origine a ricevere sostegno quando attraversa situazioni di temporanea difficoltà. Ecco perché ci chiediamo se non sia meglio indirizzare le risorse impiegate per la sottrazione dei bambini alla famiglia direttamente al sostegno del nucleo familiare, in modo da creare quelle condizioni minime necessarie per poter crescere in serenità il bambino. Sottolineo che il costo valutato mediamente per lo Stato è di 70 euro al giorno per bambino ed è pari a 2.100 euro al mese, quindi, un costo annuo, per i 30 mila bambini, di 817 milioni e 600 mila euro.
È evidente, che molte sottrazioni di minore sono chiaramente giustificate da accertati soprusi, abusi e pericoli per il minore, ma è altrettanto certo che, in casi sempre più numerosi, la sottrazione avviene sulla base di visioni soggettive da parte dell'assistente sociale nel valutare la salubrità della casa, la trascuratezza nel vestire del bambino, le difficoltà e i disagi che all'interno di una famiglia possono sempre nascere, ma che non rappresentano un pericolo per il bambino.
Per tutte queste ragioni, chiediamo al Governo se non sia necessario istituire un'apposita commissione d'indagine amministrativa, anche in vista di ogni opportuna iniziativa normativa, sugli affidamenti dei minori sottratti alla famiglia di origine. Questa commissione avrebbe il compito di verificare puntualmente la congruità delle procedure in base alle quali si arriva alla sentenza di sottrazione, quali siano le tutele riservate ai bambini stessi che chiedono di non essere strappati alla propria famiglia, quale peso abbiano le testimonianze dei genitori e di terzi sul procedimento dell'autorità giudiziaria, su quali norme si fondi la relazione spesso inconfutabile dell'assistente sociale e, in Pag. 56fine, se non sia opportuno indirizzare sulle famiglie in difficoltà la spesa di cui ho parlato all'inizio del mio intervento.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Salvatore Mazzamuto, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, va ovviamente premesso che la materia cui fa riferimento l'atto di sindacato ispettivo di cui stiamo discutendo tocca le competenze di una pluralità di soggetti: istituzioni, chiamiamole, di indirizzo sociale, enti locali ed altre amministrazioni dello Stato.
Volendomi attenere alle competenze del Ministero della giustizia, vorrei intanto ricordare in via generale che l'intervento dei giudici minorili e dei servizi è rivolto ad esercitare un controllo sulle modalità di esercizio della potestà genitoriale, eventualmente disponendo prescrizioni che incidano in modo più o meno significativo sui rapporti tra genitori e figli. Questo tipo di intervento, molto invasivo, per carità, si giustifica proprio in ragione dell'esigenza di dare attuazione ai diritti dei minori considerati come preminenti rispetto a quelli dei genitori.
È attualmente allo studio dell'ufficio legislativo del Ministero della giustizia l'elaborazione di un disegno di legge diretto a superare la frammentazione delle competenze tra tribunale per i minorenni, giudice tutelare e tribunale ordinario nelle controversie che riguardano i minori nell'ambito della famiglia.
Proprio in tale ambito formerà oggetto di adeguato approfondimento e di riflessione la finalità di garantire, nei procedimenti che possono sfociare nell'allontanamento del minore dalla sua famiglia, il pieno rispetto del principio del contraddittorio ed una adeguata rappresentanza degli interessi di tutte le parti coinvolte e, fra esse, primariamente dello stesso minore.
A tale riguardo è particolarmente importante la tematica della garanzia del diritto del minore ad essere consultato ed esprimere la sua opinione nelle procedure dinanzi all'autorità giudiziaria, diritto già sancito da numerose convenzioni internazionali cui l'Italia ha aderito.
Alcuni degli aspetti critici che sono stati evidenziati nell'atto di sindacato ispettivo attengono sostanzialmente alle modalità dell'esercizio della giurisdizione e si riferiscono, in particolare, ai procedimenti riguardanti i minori sottoposti a tutela ad opera di tribunali per i minorenni, a norma di una serie di articoli che non leggo, e a quelli in cui viene emesso il decreto di allontanamento dalla famiglia in caso di accertato, grave pregiudizio non diversamente risolubile.
A questo riguardo i genitori, nell'ambito delle procedure a tutela dei minori, devono essere sentiti dal giudice in qualità di parte e sono perciò assistiti da un difensore, con le garanzie che conseguono all'obbligo di difesa tecnica. Come ogni altro procedimento, le loro dichiarazioni sono valutate dal giudice, tenendo conto del complesso delle risultanze istruttorie.
L'impiego di servizi sociali per l'acquisizione di informazioni da parte dell'autorità giudiziaria a sua volta è prevista dalla legge, in particolare da una serie di articoli che vi risparmio.
Nella procedura di affidamento familiare o presso una struttura residenziale è il servizio sociale a formulare un programma di assistenza e vigilanza durante l'affidamento del minore con l'obbligo di tenere costantemente informato con una relazione semestrale il giudice minorile.
Lo stesso servizio sociale è tenuto ad occuparsi dell'aspetto educativo e psicologico del bambino, su disposizione del giudice minorile, agevolando i rapporti della famiglia affidataria della struttura residenziale con la famiglia di provenienza dello stesso, utilizzando anche le competenze professionali di altre strutture del territorio, al fine di reinserire il bambino definitivamente presso i genitori naturali.
Si condivide senz'altro, l'esigenza, rappresentata dagli interroganti, che le relazioni del servizio sociale, al pari di ogni altra risultanza del processo, vengano vagliate criticamente ed analiticamente dal Pag. 57tribunale per i minorenni, nel pieno rispetto del contraddittorio con le parti e avvalendosi, ove occorra, anche dell'ampio potere istruttorio d'ufficio, che consente di disporre, di volta in volta, approfondimenti anche attraverso il servizio sanitario locale o una consulenza tecnica d'ufficio, le cui conclusioni possano essere esaminate dalle parti e dai loro difensori. Quindi, gli strumenti in realtà da questo punto di vista esistono.
Anche tale tematica, posso assicurarvi, sarà debitamente analizzata ed approfondita nell'ambito della riflessione che si sta conducendo in relazione a quel disegno di riforma del settore, al quale ho accennato in precedenza.
Per quanto riguarda, infine, il numero dei bambini allontanati dall'autorità giudiziaria, indicato in 32 mila nell'interpellanza, il dipartimento della giustizia minorile ha precisato che in detta cifra debbano essere ricompresi anche i minori collocati dai servizi, nell'ambito della loro competenza assistenziale, all'esterno della famiglia di origine con il consenso o addirittura con la richiesta degli stessi genitori, i minori in affidamento intrafamiliare, i minori stranieri non accompagnati, nonché i bambini allontanati sulla base di un provvedimento dell'autorità giudiziaria minorile.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, oggi qui rappresentato dal Viceministro, ha sottolineato, in proposito, che i dati europei relativi al periodo 2007-2009 evidenziano come l'Italia presenti in assoluto il più basso tasso di bambini e adolescenti collocati fuori famiglia, pari a tre ogni mille minori residenti. I dati che riguardano gli altri Paesi sono assai meno confortanti: 17,1 in Romania; 4,9 in Spagna; 5,9 in Gran Bretagna; 8 in Francia; 8,5 in Germania.
Inoltre, come risulta dall'indagine dell'ISTAT relativa agli interventi e servizi sociali dei comuni singoli e associati per l'anno 2008, la spesa aggregata, comprensiva dell'affidamento familiare dei minori e del loro mantenimento in strutture residenziali, ammonta a 565 milioni 773 mila e 290 euro. Proprio con riferimento alle problematiche evidenziate dall'interpellante, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza hanno avviato la realizzazione di un'indagine campionaria nazionale sui bambini e gli adolescenti collocati fuori dalla famiglia di origine, al fine di aggiornare il quadro di conoscenza del fenomeno, soprattutto in termini di accuratezza e dettaglio delle informazioni.
Ciò, al fine di comparare nel tempo i dati e, in una prospettiva più ampia, per favorire una programmazione delle politiche di settore sempre più appropriata. Il Ministero del lavoro ha avviato, inoltre, un programma di intervento per la prevenzione dell'istituzionalizzazione. Si tratta di un intervento multidisciplinare ed integrato, rivolto ad un numero limitato di nuclei familiari con figli a grave rischio di allontanamento che è attualmente operativo nelle città di Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino e Venezia.
Naturalmente, il Ministero della giustizia, unitamente agli altri Dicasteri competenti, analizzerà con la massima attenzione i dati che verranno acquisiti all'esito delle attività di monitoraggio - vi è già, quindi, un impianto di studio, e non so se sia il caso istituire una nuova commissione - al fine di elaborare, nell'ambito delle rispettive competenze, iniziative legislative e programmi di intervento amministrativo volti a garantire una maggiore tutela, anche economica, delle famiglie disagiate, non solo in quanto tali, cioè in quanto disagiate, ma anche nell'ottica di considerarle comunque luoghi ove il minore possa crescere e svilupparsi in modo confacente al suo interesse, e ciò al fine di superare gli aspetti critici che, correttamente e giustificatamente, l'interpellante ci ha proposto.

PRESIDENTE. L'onorevole Bocciardo ha facoltà di replicare.

MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, ringrazio il Governo per le informazioni che ha fornito e per la sensibilità Pag. 58dimostrata nei confronti di un problema tanto doloroso. Mi conforta anche il fatto che i dati che ho fornito - che, come avevo premesso, provenivano da fonti come giornali, media e così via - non siano così veri. Mi conforta il fatto che vi sia in itinere sia un piano di prevenzione che un'indagine. Tutto ciò, veramente, mi solleva.
Vorrei approfittare di questa replica, comunque, per sottolineare due linee di riflessione.
Da una parte, vorrei comunque riconoscere l'encomiabile lavoro, anche dei servizi sociali comunali, di attenzione e, direi, quasi di sentinella nell'intercettare situazioni complesse, non facili da approfondire, tali da mettere in sicurezza a volte la vita stessa del bambino e, molto più spesso, la sua impossibilità di poter crescere e di essere educato usufruendo di tutte le tutele che le norme mettono a disposizione.
Però, dall'altra parte, vorrei sottolineare nuovamente le situazioni anomale, sempre più diffuse, di sottrazione del bambino e di allontanamento dalla famiglia con procedimenti affrettati, spesso privi di verifica, spesso basati su visioni estremamente soggettive da parte di qualche assistente sociale.
Questo lo voglio sottolineare di nuovo perché ho vissuto personalmente casi di questo genere - devo ricordare, purtroppo, un caso che ha fatto tanto clamore nel comune dove risiedo - e, quindi, non condivido nel modo più assoluto che la relazione di un assistente sociale possa essere assunta dal tribunale dei minori o da un sindaco come prova assoluta, inoppugnabile e indiscutibile. Ho vissuto tante di queste esperienze e, perciò, sono estremamente allarmata.
Comunque, noi, nell'anno passato, durante il Governo Berlusconi, abbiamo approvato una legge con la quale abbiamo istituito l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza ed abbiamo anche provveduto alla nomina. Penso che questo possa essere e sarà un aiuto valido anche in questo lavoro, che mi è stato prospettato, di indagine, di prevenzione; quindi, questa figura sarà molto importante. Sarà anche importante la Conferenza dei garanti regionali per l'infanzia, che può essere un luogo di confronto di varie esperienze, positive e negative, al fine della maggior tutela del minore e, nello stesso tempo, della famiglia. Si tratta, pertanto, di due percorsi inscindibili.
Vorrei chiudere con un pensiero che non è mio, ma di un grande giurista, Arturo Carlo Jemolo, che aveva affermato che la famiglia è un'isola che il mare del diritto dovrebbe solo lambire. Come dire: la famiglia non è proprietà dello Stato, e neppure il minore lo è. Grazie, grazie a lei sottosegretario, grazie Presidente, grazie colleghi che mi avete ascoltato.

(Iniziative di competenza nei confronti di Trenitalia Spa per garantire l'efficienza e la qualità del trasporto ferroviario notturno e per assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali del comparto - n. 2-01277)

PRESIDENTE. L'onorevole Stagno d'Alcontres ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01277, concernente iniziative di competenza nei confronti di Trenitalia Spa per garantire l'efficienza e la qualità del trasporto ferroviario notturno e per assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali del comparto (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Signor Presidente, intendo illustrare la mia interpellanza anche se nei giorni scorsi, prima delle feste natalizie, alcuni colleghi hanno presentato interpellanze analoghe, perché questa riduzione dei treni a lunga percorrenza è un fatto che si è verificato in tutto il Paese e che pone in crisi un settore molto importante del trasporto pubblico, ossia appunto il settore ferroviario.
Sappiamo benissimo che questo settore ha, fino a Napoli, una qualità di eccellenza; da Napoli in giù, invece, purtroppo, sappiamo che l'alta capacità non esiste. Si sta lavorando in Sicilia per portare avanti Pag. 59l'alta capacità, ma devo dire che la tratta Napoli-Reggio Calabria, a dir la verità, non è considerata assolutamente da Ferrovie.
Sappiamo che per eliminare alcune criticità, a detta di Rete Ferroviaria Italiana, si potrebbero impegnare 3 miliardi e 650 milioni di euro. Non dico di fare l'alta velocità, che costerebbe 20 miliardi di euro da quello che dicono, ma 3 mila e 695 milioni di euro sarebbero necessari per togliere ed eliminare alcune criticità della linea ferroviaria.
Che dire anche del personale improvvisamente licenziato della Servirail Italia Srl? Risulta che numerosi disservizi, tra l'altro, hanno preceduto la comunicazione della soppressione dei treni notturni a lunga percorrenza, tanto che i viaggiatori si sono, tra l'altro, rivolti alla procura della Repubblica di Torino lamentando carenze, quali riduzione del servizio e della manutenzione, difficoltà per le prenotazioni, a conferma della rilevanza sociale dei treni notte e dell'effettiva richiesta di tale servizio da parte della collettività.
La procura di Torino, peraltro, a seguito di una segnalazione dei sindacati, ha aperto un'inchiesta sull'intermediazione di manodopera relativa al lavoro sui treni notturni in questione.
In particolare, ad avviso della magistratura, vi sarebbe stato un subappalto illecito del servizio svolto a bordo dei convogli, che avrebbe danneggiato i lavoratori Servirail Italia srl, che sono quasi 500 e, con riferimento alla mia provincia e alla mia città - Messina -, sono circa 85. I lavoratori, infatti, sono stati già raggiunti da lettere di licenziamento, in conseguenza della cessazione del rapporto di lavoro dall'11 dicembre scorso.
L'ipotesi di reato sarebbe quella di somministrazione illecita di manodopera, in quanto i suddetti lavoratori avrebbero svolto l'attività direttamente al servizio di Trenitalia Spa, su treni di proprietà della stessa impresa ferroviaria, eseguendo disposizioni e collaborando con il personale di Trenitalia, utilizzando gli stessi strumenti tecnologici e le stesse divise e operando in applicazione del medesimo contratto. Sulla base di informazioni acquisite dalla stampa, il magistrato ha affidato ai carabinieri del nucleo antisofisticazioni e sanità il compito di verificare la situazione.
Risulta, peraltro, che Trenitalia avrebbe annunciato l'assunzione di mille unità di personale mediante concorsi a chiamata diretta, senza prima procedere ad integrare i lavoratori impegnati sui treni notturni. La soppressione dei treni notturni avrebbe, pertanto, impatto sia sull'utenza, in particolare delle regioni del sud, che sono già escluse dall'alta velocità e che perderanno adesso anche treni comodi e confortevoli, sia sui lavoratori che perderanno il proprio posto di lavoro.
Pertanto, vorrei sapere se è giusto da parte di Trenitalia ridurre la qualità dell'offerta cercando chiaramente di ridurre la domanda. Tutto questo è stato attuato in tanti anni. Essendo parlamentare dal 1996, devo dire che sia alla Camera sia al Senato - allora da parte del senatore Ragno, oggi deceduto, e da parte mia alla Camera - si sono sollecitati i vari Governi a intervenire sulle Ferrovie dello Stato in ordine alla qualità dei servizi, alla pulizia delle carrozze e al mantenimento di questi treni a lunga percorrenza, che sono i treni che storicamente hanno collegato città - quali Torino, Milano e Venezia - che hanno beneficiato dell'emigrazione, dal sud verso il nord, di manodopera e manovalanza del sud e che mantenevano, a bassi costi, un collegamento stabile.
Oggi, invece, grazie alla sua politica, Ferrovie dello Stato viene a dirci che sono diminuiti gli stanziamenti dello Stato. In realtà, vi è una precisa volontà di dismettere e, addirittura, si dice che l'amministratore delegato, Moretti, abbia già attuato questo affermando che i siciliani si devono abituare ad arrivare a Messina, scendere dai treni, percorrere il tratto dello Stretto sui traghetti, se ci saranno ancora, e arrivare a Villa San Giovanni con le valigie. Lei pensi alla propria madre che scende da un treno con i bagagli, prende il traghetto e raggiunge Villa San Giovanni per salire su un treno verso il nord. Pag. 60
Questo è assurdo. È un tipo di atteggiamento da terzo mondo. Si vuole ancora di più spaccare il Paese. Se questo Governo, che è un Governo tecnico, ha capacità di gestione vera, oltre che propinare tasse dalla mattina alla sera, deve anche intervenire sui servizi perché al sud si pagano le tasse così come si pagano al nord.

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole Presidente, onorevole Stagno d'Alcontres, la sua interpellanza urgente verte sul nuovo piano industriale del gruppo Ferrovie dello Stato, con specifico riferimento alla scelte di management aziendale relative al servizio di treni notturni e alle conseguenti ricadute occupazionali. Si tratta di un tema importante, peraltro già sollevato dall'onorevole Tassone.
In proposito, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha fatto sapere che i treni di media e lunga percorrenza, di collegamento con la Sicilia, rientrano nel novero dei treni classificati di servizio universale, ovvero di quel servizio che, per poter essere effettuato, necessita di una contribuzione pubblica definita nell'ambito di un contratto di servizio, in quanto presentano un conto economico negativo.
L'offerta ferroviaria assicurata dal contratto di servizio pubblico, valido per il periodo 2009-2014, garantisce i collegamenti necessari alla continuità territoriale di aree collocate nel sud del Paese con il territorio nazionale.
Tali collegamenti, tuttavia, sono caratterizzati da una domanda particolarmente debole, e quindi da un elevato differenziale tra costi e ricavi. In attesa di una eventuale riperimetrazione dei «servizi contribuiti», il vettore ferroviario, nell'ambito delle sue scelte aziendali, ha ritenuto di tenere conto delle perdite evidenziate nell'ultimo periodo, che si aggirano su circa 134 milioni di euro per l'anno 2011.
Si è pertanto reso necessario procedere ad una parziale rimodulazione dei servizi offerti, preservando, tuttavia, le tratte servite che costituiscono elemento imprescindibile del servizio universale. Ciò ha comportato una riduzione della percorrenza dei treni notte, più costosi e meno frequentati, in coerenza con la tendenza in atto sui mercati europei, senza però pregiudicare la possibilità per gli utenti di raggiungere le destinazioni finali. Più in particolare, si è provveduto a garantire il servizio sulle direttrici nord-sud del Paese, attestando i collegamenti notte a Roma e prevedendo il proseguimento del viaggio a bordo dei treni ad «Alta velocità», cui sarà applicata, tuttavia, una tariffa speciale per l'utenza proveniente dalle regioni meridionali.
In tal modo, oltre ad avere evitato sostanziali variazioni di costo rispetto a quello sostenuto per il servizio notte, si è determinato un indubbio vantaggio in termini di riduzione dei tempi di percorrenza.
Passando ora agli aspetti occupazionali, faccio presente che il gestore dei servizi ha dovuto operare scelte aziendali che hanno comportato la riduzione delle attività di accompagnamento a bordo dei suddetti treni.
La razionalizzazione del servizio notturno ha generato, infatti, circa 1.700 esuberi, 900 tra il personale di Trenitalia ed oltre 800 tra i dipendenti delle ditte in appalto o in subappalto. Per i primi, i 900 dipendenti di Trenitalia, Ferrovie dello Stato Italiane ha individuato le azioni di ricollocazione all'interno del gruppo per risolvere completamente la problematica.
Per quanto riguarda l'esubero dei circa 800 dipendenti delle ditte in appalto, voglio invece precisare che gli stessi sono così ripartiti: circa 180 lavoratori erano impiegati presso l'azienda Waasteels, che svolgeva prevalentemente servizi di accompagnamento notte su tratte internazionali; 486 lavoratori presso l'azienda Servirail, che svolgeva servizi accompagnamento su tratte nazionali; 87 lavoratori presso l'azienda RSI, che svolgeva servizi di manutenzione; Pag. 61 il rimanente personale era riconducibile a servizi subappaltati o più in generale all'indotto del settore.
Ferrovie dello Stato ha fatto sapere che, nell'ambito del nuovo contratto di appalto per i servizi di accompagnamento dei treni notte, è stato previsto che l'impresa aggiudicataria impieghi il personale già utilizzato dal precedente affidatario, in applicazione della cosiddetta «clausola sociale», in misura corrispondente ai volumi di attività oggetto del nuovo contratto.
Le tre aziende citate hanno concluso presso gli uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali le procedure per il licenziamento collettivo. Nel corso di una riunione svoltasi lo scorso 12 dicembre, i competenti uffici del Ministero che rappresento hanno sollecitato le parti a formalizzare le procedure di cambio appalto con la nuova ditta affidataria provvisoria, al fine di definire il numero dei lavoratori che verranno assunti in virtù della clausola sociale, anche al fine di determinare con precisione il numero degli esuberi a cui potranno eventualmente applicarsi trattamenti di sostegno al reddito, anche in deroga.
Faccio presente che Trenitalia, accogliendo l'invito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha comunque convocato le aziende interessate alla successione di appalto e le organizzazioni sindacali, al fine di favorire una soluzione alla crisi occupazionale appena descritta. Nel corso di tale confronto, svoltosi alla presenza di Trenitalia, l'azienda appaltatrice Angel Service Srl avrebbe quantificato in 320 unità il bacino dei lavoratori interessati dal passaggio di cantiere: tali lavoratori, pertanto, vanno sottratti dal numero complessivo degli esuberi del settore. In tale occasione, tuttavia, non è stato possibile formalizzare le procedure di cambio appalto fra cedente e cessionario a causa della mancata convocazione dell'Associazione temporanea di imprese Wasteels-Servirail (parte cedente).
Ferrovie dello Stato ha, inoltre, reso noto di voler garantire, entro i prossimi 24 mesi, la progressiva ricollocazione dell'eventuale personale che non troverà utile collocazione in questo ambito. Tale termine, secondo quanto precisato da Ferrovie dello Stato, potrebbe tuttavia essere ridotto in considerazione delle diverse peculiarità territoriali.
Nella Regione Lombardia - ove contribuiscono al riassorbimento dei lavoratori anche aziende locali non appartenenti al gruppo Ferrovie dello Stato - è stato, infatti, assunto l'impegno a ricollocare tutti i lavoratori entro 12 mesi. Il 30 dicembre scorso, infatti, è stato siglato, presso gli uffici della regione Lombardia, un primo accordo con cui è stata risolta la situazione occupazionale di 152 lavoratori.
Per quanto riguarda, invece, il personale operante nelle regioni Sicilia, Lazio e Piemonte sono già stati calendarizzati una serie gli incontri finalizzati alla soluzione del caso.
Voglio, infine, precisare che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha manifestato la sua disponibilità, anche a seguito degli ulteriori elementi che emergeranno nei successivi incontri a livello territoriale, a convocare le parti interessate per valutare l'applicazione delle misure di sostegno al reddito in favore dei lavoratori, con le modalità e nei limiti previsti dalla normativa vigente.

PRESIDENTE. L'onorevole Stagno D'Alcontres ha facoltà di replicare.

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro per la puntualità e la precisione con cui ha voluto rispondere alla mia interpellanza urgente.
Vorrei solo ricordare al Viceministro che il contratto di servizio 2009-2014, a cui faceva riferimento, tra Ferrovie dello Stato Spa e la regione Sicilia ancora non è stato sottoscritto malgrado la regione abbia sollecitato più volte la sottoscrizione del suddetto contratto di servizio. Quindi, sollecito il Governo ad intervenire su Ferrovie dello Stato Spa affinché si possa definire il citato contratto di servizio.
Per quanto riguarda il problema occupazionale, mi auguro che il Governo sia parte attiva nel cercare di risolvere la Pag. 62questione, possibilmente entro dodici mesi, così come è stato fatto in Lombardia e che - non posso dirlo al Ministro, ma come rappresentante del Governo, posso riferirmi alla collega Fornero - il Ministero del lavoro e delle politiche sociali possa celermente trasmettere la necessità di avviare tutti gli interventi e provvedimenti affinché si possa intervenire con degli ammortizzatori sociali per questa povera gente che ha perso il posto di lavoro.
La ringrazio per la sua attenzione e la pregherei di mantenere alta l'attenzione nei confronti di questo problema molto sentito in un momento, tra l'altro, di crisi in cui non vi sono soluzioni alternative.

(Iniziative volte al coordinamento della normativa in materia pensionistica con quella in materia di razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni - n. 2-01298)

PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01298, concernente iniziative volte al coordinamento della normativa in materia pensionistica con quella in materia di razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, intervengo brevemente per svolgere alcune precisazioni.
Vorrei sottolineare che la pubblica amministrazione, come sappiamo, è al centro di un processo di riforma e di razionalizzazione finalizzato a combattere gli sprechi costituiti da inutili ridondanze e da una duplicazione delle competenze che spesso hanno caratterizzato il settore pubblico. Su questa materia si è intervenuti più volte.
Le recenti disposizioni varate dai Governi in materia hanno, in alcuni casi, dato origine ad un quadro di incertezza, rischiando di creare enorme confusione nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Tra l'altro, il decreto-legge n. 138 del 2011, la cosiddetta manovra-bis, ha introdotto tagli a livello delle dotazioni organiche per le amministrazioni centrali - mi pare un taglio del 10 per cento - operanti a partire dal 1o gennaio 2012, oltre ad un'ulteriore riduzione degli uffici dirigenziali di livello non generale e delle relative dotazioni organiche.
In seguito, le disposizioni introdotte dall'attuale Governo in materia pensionistica attraverso l'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, applicandosi anche al settore pubblico, hanno rallentato fortemente le uscite di personale per i prossimi anni - sappiamo benissimo che anche nel pubblico impiego 40 anni di contributi non sono più un requisito bastevole per godere del beneficio della pensione medesima - impedendo, conseguentemente, il riassorbimento del soprannumero creato dai tagli e dai processi di fusione.
Quindi, considerando gli effetti di ambedue le norme che si sono susseguite e che sono state approvate nel 2011, i sopracitati decreti-legge n. 138 e n. 201, si è venuta a creare una situazione abnorme in tutto il settore pubblico, sia quello statale, sia quello degli enti locali, creando, di fatto, migliaia e migliaia di esuberi, decine di migliaia probabilmente nel settore statale, ma se a questo dato sommiamo anche quello relativo agli esuberi nel settore dell'impiego degli enti locali, superiamo tranquillamente il suddetto numero.
Se dovessimo dar fede a notizie riportate dalla stampa anche ieri si parla di oltre 200 mila dipendenti. In questa situazione c'è una notevole incertezza, da un lato perché è di tutta evidenza che questo personale dovrà evidentemente essere incanalato allo stato attuale verso le procedure previste dalla legge, quindi la mobilità in taluni casi e in altri addirittura la cassa integrazione, fino a un ipotetico ricollocamento nell'ambito dei ventiquattro mesi, salvo evidentemente situazioni ancora peggiori che possono eventualmente tendere al licenziamento oltre tale data. Ciò senza poi considerare che tutta questa questione apre anche un dibattito sull'eventuale inserimento di giovani nell'ambito della pubblica amministrazione, Pag. 63perché è di tutta evidenza che se da un lato abbiamo aumentato a dismisura l'età pensionistica, dall'altro ci troviamo di fronte ad una contrazione delle dotazioni organiche, ad un accorpamento e a una redistribuzione delle risorse, il combinato disposto di tutti questi elementi evidentemente crea una sorta di strozzamento a collo di bottiglia fino ad arrivare ad uno sbarramento totale a un naturale turnover.
Quindi ci troviamo di fronte ad una posizione contraddittoria che è sicuramente foriera di problematiche sociali incipienti, oggi, nel nostro Paese e cioè l'allungamento dell'età pensionabile e la difficoltà quindi a fuoriuscire dal circuito del lavoro da un lato, la difficoltà enorme fino all'impossibilità da parte delle giovani generazioni ad assicurare un turnover, quanto meno per quanto riguarda la pubblica amministrazione. Pertanto chiediamo con la nostra interpellanza urgente di conoscere quella che è adesso l'opinione del Governo al riguardo. Sappiamo che il tema tra l'altro è oggi attenzionato fortemente dai Ministri competenti, il Ministro del lavoro ma anche il Ministro per la pubblica amministrazione che proprio nella giornata di ieri ma anche nella giornata odierna ha avuto una serie di incontri con le rappresentanze sindacali, tuttavia vorremmo conoscere l'orientamento del Governo per poterci regolare di conseguenza.

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole Marinello, l'interpellanza urgente da lei presentata evidenzia gli effetti dell'innalzamento dei requisiti per il conseguimento del diritto a pensione introdotto dal recente decreto-legge cosiddetto «salva Italia», relativo alle misure di razionalizzazione degli organici delle pubbliche amministrazioni introdotte dall'articolo 1, comma 3, lett. a) e b) del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito dalla legge n. 148 del 2011.
Come è noto, infatti, le recenti manovre finanziarie hanno introdotto alcuni interventi di riorganizzazione finalizzati al contenimento della spesa pubblica, consistenti in accorpamenti, soppressioni e riduzioni di organico per enti ed amministrazioni dello Stato. Inoltre, le modifiche apportate dalla legge di stabilità del 2011 all'articolo 33 del decreto legislativo n. 165 del 2001 hanno generalizzato un meccanismo di collocamento in disponibilità del personale in eccedenza delle amministrazioni pubbliche, che non è stato possibile ricollocare presso la stessa o altre amministrazioni, sulla base di accordi di mobilità. Peraltro, la recente riforma pensionistica non ha incluso il personale così collocato in disponibilità fra le categorie di lavoratori cui continuino a trovare applicazione le precedenti regole pensionistiche, presumibilmente nel presupposto di una loro ricollocazione lavorativa nell'ambito del vasto settore pubblico, cosa evidentemente non possibile per i lavoratori del settore privato soggetti alle procedure di mobilità cui pure si ispirano le richiamate procedure di disponibilità nel settore pubblico.
Nell'immediato futuro, pertanto, le pubbliche amministrazioni si troveranno verosimilmente a dover gestire situazioni di esubero e ad attuare consistenti operazioni di mobilità. In questo quadro sistematico si colloca il prolungamento del periodo di servizio introdotto dal cosiddetto decreto-legge «salva Italia», il quale, per la sua portata sistematica e valenza generale, non può non trovare applicazione anche nel settore dell'impiego pubblico. Ed infatti, la scelta normativa di procedere ad un graduale aumento della vita lavorativa (conformemente, peraltro, all'incremento dell'aspettativa di vita), rappresenta un'opzione di carattere sistematico che non può non riguardare allo stesso modo le diverse tipologie di impiego, a meno di non determinare ingiustificate sperequazioni. D'altro canto, anche la scelta normativa di modulare le dotazioni organiche delle amministrazioni pubbliche sulla base delle oggettive esigenze organizzative Pag. 64 e funzionali non costituisce altro, se non il rispetto dei principi di efficienza, efficacia ed economicità.
In entrambi i casi, sia nel pubblico sia nel privato, le scelte normative da ultimo adottate rappresentano, dunque, semplicemente la coerente conseguenza di un processo di avvicinamento della regolazione dei due settori di impiego sia sul versante lavoristico che previdenziale rispettivamente avviato dalla cosiddetta prima privatizzazione dell'impiego pubblico del 1992 e dal processo di armonizzazione dei regimi pensionistici di cui alla legge n. 335 del 1995. In tale contesto la consapevolezza che il settore del pubblico impiego costituisce anch'esso settore della finanza pubblica e che dunque il rapporto tra stipendio e pensione a tali fini dà luogo, per così dire, ad una partita di giro con conseguenti economie derivanti dalla minore erogazione pensionistica rispetto a quella stipendiale non può, di per sé, costituire elemento per giustificare in via generale contraddittorie e distoniche regole in termini di accesso al pensionamento, e ciò fatte salve ovviamente le eccezioni connesse ad oggettive specificità. Si tratta, dunque, di ripensare gli strumenti per la corretta gestione dei processi di riorganizzazione oltre che del settore privato anche delle amministrazioni pubbliche che non faccia ricorso oltretutto ed oltremodo al pensionamento in termini impropri di ammortizzatore sociale.
In particolare, relativamente alle amministrazioni pubbliche, in coerenza del resto con il nuovo articolo 33 del testo unico del pubblico impiego, le situazioni di esubero potrebbero trovare soluzione attraverso un complessivo intervento di razionalizzazione ispirato a principi di efficienza e di corretta allocazione delle risorse che coinvolga l'intero settore pubblico, e di cui il Ministro Patroni Griffi si sta già occupando. In quest'ottica, la gestione del personale eccedentario dovrebbe essere orientata alla riallocazione dello stesso in servizi caratterizzati da persistenti carenze, eventualmente prevedendo per tale personale adeguati percorsi formativi volti a valorizzare l'esperienza e il capitale umano piuttosto che a disperderlo in una prospettiva di depauperamento intesa alla mera riduzione del costo del lavoro.
Naturalmente il compito in tal caso è certamente complesso rispetto al mero ricorso a percorsi di prepensionamento. In ogni caso gli istituti vigenti nel settore pubblico vanno ripensati alla luce della riforma pensionistica, come ad esempio espressamente previsto dal comma 20 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, considerato che, come è noto, verrà meno con il sistema contributivo pro rata il conseguimento con 40 anni di anzianità contributiva dell'anzianità massima utile per il computo del trattamento pensionistico. In conclusione, pur dovendo confermare la consapevolezza delle criticità della situazione da lei segnalata, devo tuttavia ribadire che la recente riforma del sistema pensionistico risponde a un'ispirazione di fondo coerente con i princìpi di equità intergenerazionale e sostenibilità nel lungo periodo, così come in una logica di coerenza sistematica le iniziative in tema di riorganizzazione dell'amministrazione pubblica devono rispondere a propria volta a principi di sempre più razionale, efficiente ed efficace uso delle risorse pubbliche anche in termini di risorse umane assegnate all'esercizio delle funzioni pubbliche.

PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, ebbene - sottosegretario - la sua cortese risposta non mi soddisfa pienamente e le dirò subito le motivazioni. È una risposta sicuramente tecnica però è una risposta che manca di due requisiti fondamentali, cioè non ha una visione strategica complessiva del sistema Paese, non ha una visione complessiva e strategica di cosa potrà accadere in questo Paese nei prossimi anni, perché l'equità e il rapporto intergenerazionale non sono soltanto una questione previdenziale. La questione previdenziale è un aspetto, ma c'è anche un Pag. 65aspetto strettamente collegato che è l'aspetto lavorativo, cioè la possibilità reale che intere generazioni di giovani possano avere il diritto all'accesso al mondo del lavoro, accesso al mondo del lavoro che noi stiamo ritardando oltremisura.
Devo anche dire - e questo tutto sommato lo capisco - che per certi versi la sua è una risposta che traguarda solo un aspetto del problema, ma l'aspetto complessivo probabilmente sarebbe stato competenza di un altro Dicastero, quindi di un altro suo collega, evidentemente del Dicastero del pubblico impiego. Devo dire in conclusione tra l'altro che la sua risposta è frutto, a mio avviso, di un errore, un errore probabilmente perché proprio l'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, quello che è intervenuto - come noi sappiamo - in materia previdenziale è intervenuto in maniera, non voglio dire eccessiva, ma sicuramente in maniera non equilibrata (almeno dal mio punto di vista) e soprattutto senza riflettere pienamente sulle conseguenze del provvedimento.
Si ha l'impressione che questo provvedimento sia frutto non di una concertazione, e quando parlo di concertazione non mi riferisco alla concertazione tra Governo e forze politiche o tra Governo e forze sociali, quindi sindacati e forze datoriali, ma ad una concertazione addirittura all'interno dello stesso Governo, quasi che la guida politica del suo Dicastero, il Dicastero che lei rappresenta, non si sia sentita e non si sia raccordata a dovere con il legislativo. Su tutto poi sovrintende questa sorta di grande Moloch, che è evidentemente il legislativo del Ministero dell'economia e delle finanze - ma questo a dire la verità non è un problema solo di questo Governo, era anche un problema dei Governi precedenti - che molto spesso ha l'abitudine di non sentirsi e di non raccordarsi con nessuno. Ma questo diventa ancor più grave proprio in un Governo che per sua definizione ha una valenza prevalentemente tecnica e dimostra - mi dispiace dirlo - ancora una volta l'insufficienza dei tecnici nei confronti della politica, perché i tecnici probabilmente possono essere bravissimi nel conoscere una determinata situazione, però non hanno assolutamente la sensibilità e la visione complessiva a trecentosessanta gradi e quindi la conoscenza reale del Paese. Questo è un Paese che è fatto di carne, di ossa, di sangue e di sudore, ed evidentemente chi molto spesso non conosce queste cose e magari da sotto una sorta di campana di vetro pretende di conoscere e di poter regolare in maniera dirigistica il sistema, evidentemente produce molto spesso degli effetti disastrosi.
Noi siamo convinti che l'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011 sia un esempio di questi casi. Sappiamo tra l'altro che una serie di storture sono state create, alcune speriamo di rimediarle nell'immediato, magari approfittando del «convoglio» del cosiddetto decreto-legge milleproroghe, altre speriamo di affrontarle nelle settimane e nei mesi successivi, però sappiate che da questo punto di vista noi vi incalzeremo. Vi incalzeremo perché alcuni di questi provvedimenti non ci convincono nel merito, ma al di là del merito c'è un metodo che non è assolutamente un metodo valido. Quindi iniziate quel lavoro di concertazione prima al vostro interno, prima quindi raccordandovi con le strutture proprio governative di tutti i Dicasteri e poi fate quel doveroso confronto che deve essere posto in essere nel Paese, quindi con le forze sociali, con le forze datoriali e con le forze politiche.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Marinello - n. 2-01302)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Marinello ed altri n. 2-01302 è rinviato ad altra seduta.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, in effetti ho Pag. 66ricevuto questa richiesta, che tra l'altro è una richiesta pressante, da parte del sottosegretario che è incaricato da parte del Governo alla risposta. Devo anche dire che è un motivo che ha a che fare anche con una crisi economica gravissima nel settore dell'ittica, ma anche motivazioni di ordine pubblico mi spingono a fare subito due notazioni in materia e magari approfitto impropriamente dello spazio.

PRESIDENTE. No onorevole Marinello, il tema non è all'ordine del giorno. Se lei vuole intervenire sull'ordine dei lavori interviene sull'ordine dei lavori, ma io non permetterò che lei affronti il tema perché non è all'ordine del giorno.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Ma infatti non affronto il tema, sto parlando sull'ordine dei lavori. Sull'ordine dei lavori ho il dovere di dirle che nella piazza di Montecitorio e nella piazza di fronte a palazzo Chigi vi sono centinaia o migliaia di lavoratori. Non voglio entrare nel merito, ma voglio dire semplicemente una cosa: è stato chiesto oggi dal Governo di poter procrastinare l'argomento trattata dall'interpellanza urgente proprio perché si sta cercando una soluzione alla problematica. Io ho accettato questo solo in virtù di questa richiesta e nella speranza di poter dare una risposta positiva a centinaia di persone che stanno fuori, ma che rappresentano decine di migliaia di persone che hanno oggi versano in un grave stato di difficoltà.
Per concludere devo semplicemente dire una cosa: invito il Presidente della Camera, quindi invito in questo momento lei, a far presente a chi di competenza che proprio le motivazioni che hanno scatenato questa grave crisi di settore - quindi queste gravi proteste fuori - devono essere a nostro avviso meglio approfondite, perché vi è un bilancio pubblico, che è quello del CONI, dove vengono inserite delle somme che altrimenti non compaiono. Non vorrei...

PRESIDENTE. Onorevole Marinello, lei sta parlando sull'ordine dei lavori e mi pare che abbia detto più di quanto è consentito dal Regolamento.

(Iniziative per assicurare una maggiore efficienza dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità - n. 2-01303)

PRESIDENTE. L'onorevole Farina Coscioni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01303, concernente iniziative per assicurare una maggiore efficienza dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, saluto il neo Viceministro. La discussione di questa interpellanza urgente di cui sono prima firmataria è legata ad una questione a cui tengo particolarmente. È davvero importante l'oggetto di questo atto, sottoscritto da più di 40 colleghi, dai colleghi deputati radicali, dai colleghi del Partito Democratico, del Popolo della Libertà, dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, dell'Italia dei Valori, di Futuro e Libertà per il Terzo Polo ed altri.
Riguarda una questione sollevata nei mesi scorsi e durante tutti gli anni di questa legislatura dal copresidente dell'associazione «Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica», Gustavo Fraticelli, sul non corretto funzionamento dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità e la mancata istituzione di un organismo indipendente per la tutela dei malati e dei disabili, in clamorosa violazione di quanto previsto dall'articolo 33 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
In realtà, il testo dell'interpellanza urgente si motiva da solo, però vorrei ricordare come la legge di ratifica del 2009, n. 18 (Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006), all'articolo 3 prevede l'istituzione dell'Osservatorio nazionale come struttura Pag. 67di coordinamento e che gli Stati parte hanno l'obbligo di designare, ai sensi del paragrafo 1 dell'articolo 3 della Convenzione stessa.
Sempre ai sensi dell'articolo 3 il Ministro del lavoro e delle politiche sociali avrebbe dovuto adottare, entro tre mesi dalla entrata in vigore della legge, un regolamento emanato ai sensi dell'articolo 17 della legge n. 400 del 1988, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, che avrebbe dovuto prevedere la disciplina, la composizione, l'organizzazione e il funzionamento dell'Osservatorio.
Tale regolamento è stato adottato, però, quasi con un anno e mezzo di ritardo con un decreto ministeriale del 6 luglio 2010, n. 167. L'Osservatorio, quindi, si è potuto insediare solo alla fine del 2010 dopo l'emanazione, il 30 novembre 2010, dell'ulteriore decreto ministeriale di nomina dei suoi - consentitemi - pletorici componenti che, in aperto contrasto con lo specifico obbligo a carico dello Stato, sancito dal paragrafo 3, dell'articolo 4 della Convenzione, sono solo molto marginalmente persone con disabilità.
Ricordo al neo Viceministro che di questo ritardo abbiamo reso conto in un'altra interrogazione che abbiamo discusso nella XII Commissione (Affari sociali) per chiedere di questo ritardo e di questo inadempimento del termine previsto dalla legge. Il Ministro del vecchio Governo è venuto in Commissione a rispondere alla mia interrogazione, dicendo che, per quanto riguarda le questioni sollevate su tale ritardo, il termine previsto dalla legge rivestiva carattere meramente ordinatorio.
Quindi, abbiamo continuato a sollecitare il funzionamento e la riunione di questo Osservatorio nazionale delle persone con disabilità e la prima seduta utile si è avuta il 6 luglio del 2011. Presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si è svolta la prima riunione plenaria di questo Osservatorio.
Nel corso di questa riunione si sono delineate le linee e i lavori con l'approvazione delle note metodologiche dell'organizzazione del lavoro delle commissioni di questo Osservatorio, con l'insediamento di sei gruppi di lavoro che hanno iniziato la pianificazione delle azioni previste per ciascuna di queste sei aree tematiche.
La prima area tematica è il diritto alla vita e alla salute. La seconda riguarda il sistema di riconoscimento della condizione di disabilità, la valutazione, la progettazione, la personalizzazione e la presa in carico delle persone con disabilità, autonomia, vita indipendente ed empowerment delle persone con disabilità, processi formativi ed inclusione scolastica, inclusione lavorativa e la protezione sociale, l'accessibilità tra cui l'informazione e la mobilità ai servizi nella prospettiva dell'universal design.
Quindi, questo documento costituito da questi sei punti indica il ciclo di lavoro e l'assetto operativo complessivo dell'osservatorio a regime intendendo come orizzonte temporale per il definitivo monitoraggio il biennio 2011-2012. Questo è quanto è stato deciso il 6 luglio 2011, ma - mi scusi signor neo Viceministro - uno dei compiti qualificanti dell'osservatorio è quello di elaborare un rapporto dettagliato sulle misure adottate per adempiere agli obblighi assunti dall'Italia con l'adesione alla Convenzione, anche in termini di obbligo di rivisitare la propria legislazione pregressa in termini di disabilità per adeguarla ai principi della Convenzione medesima.
Tale rapporto, che, lo ripeto, è oggetto di un preciso obbligo dello Stato italiano di presentazione al «Comitato dell'ONU sui diritti delle persone con disabilità», si sarebbe dovuto produrre entro il 14 marzo 2011, vale a dire dopo due anni dall'entrata in vigore della legge. Quindi, non si ritiene che questo grave ritardo possa essere, in qualche misura, giustificato in sede internazionale, sulla scorta delle affermazioni che il vecchio Governo aveva fornito riguardo al termine che riveste carattere meramente ordinatorio? Questo è un punto che vorrei che dalla sua risposta fosse in qualche modo motivato e/o scongiurato. Pag. 68
Inoltre, sempre allo stato in cui ci troviamo e nelle condizioni in cui operiamo, non è ancora attuata quella parte del paragrafo 2 dell'articolo 33 della Convenzione, laddove si prevede anche la creazione di «meccanismi indipendenti» con il compito di controllare l'attuazione delle disposizioni della Convenzione che operino negli ordinamenti interni a tutela dei diritti dei disabili. Tale struttura, quindi, andrebbe a colmare una lacuna di ordine generale nel nostro ordinamento, come la mancanza di un'autorità indipendente per la tutela delle persone con disabilità.
Dunque, i punti cari ai firmatari di questa interpellanza sono i seguenti. Quali iniziative i ministri interpellati intendano intraprendere per migliorare l'efficienza dell'operato dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, in ordine alla celere elaborazione di un piano sullo stato dei programmi di recepimento nel nostro ordinamento dei contenuti della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, anche ai fini di sanare l'attuale stato di grave ritardo nell'adempimento dell'obbligo di presentazione di tale rapporto all'ONU, nonché alla raccolta di dati statistici che illustrino la condizione delle persone con disabilità, che andrebbe, dunque, a colmare l'attuale carenza e contraddittorietà dei dati statistici in tale settore, che, come sappiamo, sono basilari per la scelta delle misure più appropriate ed eque che si stanno per adottare anche nel campo della disabilità.
E dunque - e concludo - quali iniziative si intendano adottare per l'istituzione di un organismo indipendente, in adempimento di quanto previsto dal paragrafo 2, dell'articolo 33 della Convenzione, con il compito - ripeto - di promuovere, proteggere e monitorare l'attuazione della stessa nell'ordinamento interno, formulare raccomandazioni alle autorità competenti, nonché proposte di legge in materia di disabilità, svolgere inchieste e, infine, esaminare eventuali ricorsi da parte dei disabili; oltretutto l'organismo indipendente andrebbe anche a sanare una carenza di portata sistemica avvertita già da tempo in tema di disabilità.

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole interpellante, in relazione all'atto di sindacato ispettivo in oggetto, concernente l'operatività dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, vorrei, innanzitutto, sottolineare la particolare attenzione dedicata dal Ministero che rappresento all'individuazione di criteri che potessero utilmente rappresentare nel modo più ampio possibile, in seno all'Osservatorio, le diverse realtà del mondo associativo della disabilità. A tale proposito, rammento che 14 dei 40 componenti dell'Osservatorio rappresentano le federazioni ed associazioni delle persone con disabilità, numero ben superiore a quello previsto nell'ordine del giorno n. 9/2121/2, accolto nella seduta della Camera dei deputati del 24 febbraio 2009, che impegnava il Governo a far sì che i rappresentanti delle associazioni delle persone disabili e delle organizzazioni rappresentative del terzo settore siano in numero comunque non inferiore al 20 per cento del totale dei componenti dell'Osservatorio. Inoltre, il Ministero che rappresento ha preventivamente ritenuto indispensabile avviare un processo di consultazione con le federazioni nazionali delle associazioni rappresentative delle persone con disabilità con le quali è stato condiviso, sia pure nelle linee fondamentali, il testo del regolamento di cui all'articolo 3, comma 2, della legge 3 marzo 2009, n. 18.
Con riferimento, poi, a quanto richiamato dall'onorevole interpellante in merito alla celere elaborazione di un piano sullo stato e dei programmi di recepimento nell'ordinamento italiano dei contenuti della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, rammento che l'articolo 33, paragrafo 2, della citata Convenzione Pag. 69 fa riferimento al meccanismo di monitoraggio della Convenzione a livello nazionale: gli Stati parti hanno l'obbligo di istituire un organismo con il compito di promuovere, proteggere e monitorare l'applicazione della Convenzione e nel quale sia garantita la partecipazione delle persone con disabilità e delle organizzazioni rappresentative delle stesse.
Proprio per dare esecuzione a questa previsione, la legge n. 18 del 3 marzo 2009 ha istituito l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, al quale, nel più ampio quadro di attuazione della Convenzione, sono stati affidati compiti di promozione e monitoraggio della Convenzione ONU. In questa prospettiva, l'Osservatorio elabora il rapporto dettagliato sulle misure prese per adempiere agli obblighi previsti dalla Convenzione e cura la predisposizione di un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, in attuazione della legislazione nazionale e internazionale, nonché la predisposizione della relazione sullo stato di attuazione delle politiche sulla disabilità, di cui all'articolo 41, comma 8, della legge 5 febbraio 1992, n. 104.
È stato, inoltre, istituito, all'interno dell'Osservatorio, un comitato tecnico-scientifico, con finalità di analisi ed indirizzo scientifico in relazione alle attività e ai compiti dell'Osservatorio stesso. Il comitato è stato fra l'altro impegnato, a seguito della riunione di insediamento dell'Osservatorio del 16 dicembre 2010, in diverse riunioni durante le quali si è lavorato alla predisposizione e condivisione di un documento metodologico che dettasse le linee generali concernenti lo svolgimento dei lavori dell'Osservatorio, che è stato discusso ed approvato in sessione plenaria il 6 luglio 2011. In tale occasione, inoltre, sono stati individuati e si sono insediati sei gruppi di lavoro, la cui composizione vede una rilevante presenza di rappresentanti delle associazioni delle persone con disabilità. Grazie al loro operato verranno coperti, per aree tematiche, tutti i principali ambiti di riferimento indicati dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. L'attività di ricerca ed analisi dei gruppi di lavoro dovrà, inoltre, contribuire all'elaborazione del rapporto di cui all'articolo 35 della Convenzione ONU, al fine di dare la massima rilevanza alla disposizione convenzionale relativa alla piena partecipazione della società civile e delle organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità all'intero processo di monitoraggio della medesima Convenzione. La finalizzazione del rapporto, così come stabilito in seno al comitato tecnico-scientifico, è al momento prevista per il mese di aprile del 2012.
Relativamente alla richiesta di dati statistici, faccio presente che la competente Direzione generale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in accordo con le indicazioni emerse in seno al comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio, ha recentemente stipulato un accordo con l'Istituto nazionale di statistica al fine di adempiere pienamente alle disposizioni convenzionali in materia di dati statistici.
Questo accordo mira ad effettuare una serie di rilevanti attività quali, ad esempio, una analisi delle condizioni di vita delle persone con disabilità attraverso un set di quesiti aggiuntivi da inserire nella rilevazione ISTAT sulle «Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari» per gli anni 2012-2013, prevista dal piano sanitario nazionale, ed una analisi sperimentale della condizione di disabilità dei minori attraverso l'inserimento di altri quesiti specifici; l'effettuazione di uno studio di fattibilità per la predisposizione di una lista anagrafica nazionale delle persone con disabilità, distinte per genere, età, residenza, tipologia e gravità della disabilità, da utilizzare a fini statistici per la predisposizione di una indagine specifica sulle persone con disabilità; la progettazione di un sistema di indicatori per il monitoraggio del livello di inclusione sociale delle persone con disabilità, in accordo con quanto previsto dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità ed, infine, la progettazione di nuovi strumenti statistici per la stima della disabilità mentale e intellettiva.

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PRESIDENTE. L'onorevole Farina Coscioni ha facoltà di replicare.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, rispetto alla prima seduta plenaria del 6 luglio 2011, già richiamata nella illustrazione dell'interpellanza, la risposta riguardo al piano sullo stato dei programmi di recepimento nel nostro ordinamento ha individuato nell'aprile del 2012 la prima elaborazione di questo lavoro, legato ai sei gruppi di lavoro che si sono insediati all'interno dell'Osservatorio. Attendiamo, quindi, qualche mese per comprendere il contenuto di questo lavoro.
C'è anche una risposta riguardo alla raccolta di dati statistici che illustrino le condizioni delle persone con disabilità. Avrei voluto, sicuramente, un qualche accenno riguardo l'eliminazione dell'attuale dualità fra lavoratori stabili e precari nel mercato del lavoro sull'occupazione delle persone con disabilità. Sappiamo bene come la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità accolga al suo interno, in qualche modo, un adeguamento della legislazione del nostro Paese rispetto al quadro del diritto al collocamento obbligatorio al lavoro. Avrei voluto ascoltare qualche nota su questo sistema del collocamento obbligatorio al lavoro; un sistema, infatti, basato su delle quote percentuali di riserva per i disabili che attualmente sono parametrati al numero dei lavoratori occupati in ciascun ambito lavorativo con contratto a tempo indeterminato, ovvero a tempo determinato di durata superiore ai nove mesi che conosciamo come articolo 4 della legge n. 68 del 1999. Quindi, l'attuale tendenza, volta ad individuare come forma prevalente nei rapporti di lavoro subordinato il contratto a tempo indeterminato, limitando altre forme contrattuali a tempo determinato a fattispecie del tutto residuali, aumenterebbe sicuramente il montante sul quale viene calcolata la quota di riserva per le persone con disabilità da avviare al lavoro, fino ad aumentarne cospicuamente il dato numerico.
Sicuramente importante è il dato che potrà fornirci il rapporto ISTAT; ricordo che quello che ho appena detto è tanto auspicabile considerato nel rapporto ISTAT che riguarda la disabilità in Italia, il periodo di riferimento era quello legato al 2004 e al 2005, con un tasso di occupazione dei disabili che ammonta al 18 per cento contro il 54 per cento di quello degli abili.
Dalle linee guida definite dalla Commissione europea nella «Strategia europea sulla disabilità 2010-2020» risulta, inoltre, un tasso di occupazione delle persone disabili, nell'ambito dell'Unione europea, pari al 50 per cento.
Tutti questi dettagli e precisazioni non sono certamente contenuti nella risposta a questa interpellanza urgente. Quindi, lasciamo che l'osservatorio possa continuare ad elaborare e, soprattutto, a lavorare. Auspico, però, da parte di questo Ministero, un'attenzione particolare ai contenuti del lavoro e dei criteri con i quali sono stati impostati i gruppi di lavoro all'interno dell'osservatorio nazionale. Sappiamo bene che il comitato tecnico scientifico - lei ha fatto riferimento all'articolo 3 del provvedimento - è composto da membri del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dal Ministero della salute, dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, tra gli altri.
Pertanto, auspico che, in ordine al lavoro che verrà fatto - perché, fino ad ora, non è stato fatto, se non indicando solo delle linee programmatiche -, possa il Ministero incidere notevolmente e far sì che questa parte che può riguardare l'eliminazione, appunto, dell'attuale dualità tra lavoratori stabili e precari nel mercato del lavoro sull'occupazione delle persone con disabilità possa essere un punto fondamentale preso in considerazione da parte del Ministero stesso. Quindi, per questo aspetto non trattato e non accennato, mi dichiaro parzialmente soddisfatta.

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(Rinvio dell'interpellanza urgente Gibiino - n. 2-01267)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Gibiino n. 2-01267, è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative per una revisione della normativa sulla distribuzione del gas - n. 2-01255)

PRESIDENTE. L'onorevole Morassut ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01255, concernente iniziative per una revisione della normativa sulla distribuzione del gas (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, signor sottosegretario, questa interpellanza urgente di cui sono primo firmatario vuole sollevare il tema delle procedure in corso, e di fatto da tempo bloccate, per la liberalizzazione del mercato interno del settore del gas, in coerenza con i principi dell'ordinamento europeo.
La normativa di questo settore e la liberalizzazione in generale nel settore del gas e della sua distribuzione fanno riferimento al decreto legislativo n. 164 del 2000, che ha stabilito che l'attività di distribuzione del gas, in quanto trattasi di servizio pubblico, deve essere affidata esclusivamente mediante gara ad evidenza pubblica, attribuendo agli enti locali il compito di espletare le gare e i collegati compiti di indirizzo, di vigilanza, di programmazione e di controllo sull'attività di distribuzione.
Tuttavia, a distanza di oltre dieci anni dall'emanazione di questo decreto legislativo, l'apertura al mercato nel segmento della distribuzione, e più in generale, è rimasta di fatto inattuata, nonostante le originarie previsioni di un periodo di transizione, che, comunque, non era certamente breve, ma che non sarebbe dovuto essere superiore ai cinque anni. In virtù di questi ritardi, ancora oggi, nel 90 per cento del territorio nazionale metanizzato, proseguono e sono in vigore i contratti concessori costituiti senza gara e che sono di durata pluridecennale.
Negli anni dal 2000 in poi, infatti, varie proroghe hanno trascinato i vecchi contratti senza tuttavia essere trasformati in gare, contratti che stanno però scadendo progressivamente dal 2009 fino ad oggi.
Nel 2007 è intervenuto un ulteriore provvedimento, il n. 159 del 2007, che con l'articolo 46-bis affida finalmente al Governo il compito di emanare due distinti decreti, uno finalizzato ad individuare i criteri di gara e di valutazione dell'offerta per affidare i servizi, un altro finalizzato a definire i cosiddetti «atem» ossia gli ambiti territoriali minimi per lo svolgimento delle gare per l'affidamento del servizio e quindi conseguentemente anche le misure di incentivazione per favorire l'aggregazione dei comuni in consorzi facenti parte dei vari ambiti.
Ad oggi, dopo vari ritardi, sono stati definiti credo, più 170 ambiti - 177 per la precisione - macro ambiti territoriali, ma non è ancora dato di sapere nulla sul decreto relativo ai criteri di affidamento che è un provvedimento decisivo per la materia.
Quindi in assenza di un completamento del quadro normativo per avviare concretamente la liberalizzazione del settore, il 28 giugno 2011, con un altro provvedimento, è stato decretato il blocco delle gare.
Al di là di ogni possibile dubbio sulla piena legittimità del blocco delle gare imposto ai comuni, anche in un momento di discussione, di iniziative del Governo e del Parlamento sui temi del federalismo, il fatto che in questa situazione permanga un ingiusto squilibrio fra le amministrazioni comunali ed i distributori del gas è stato anche sottolineato da un atto dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e anche dall'ANCI che, con un proprio ordine del giorno, ha sottolineato che la sperequazione del riparto delle risorse derivanti dalla remunerazione del Pag. 72servizio rappresenta un fatto di cui prendere atto per accelerare e definitivamente concludere questa procedura.
Allo stato delle cose bisogna rendersi conto, prendere atto, che evidentemente nel settore agisce una resistenza dei maggiori protagonisti del settore ad una vera liberalizzazione, ad una vera apertura del mercato, resistenza che è resa evidente dai ritardi delle decisioni dei governi nella definizione degli ambiti, dal blocco delle gare. Tale resistenza è inoltre resa evidente anche dal fatto che i 177 ambiti che poi sono stati definiti nell'ultimo provvedimento sono forse troppo ampi, riducono al minimo il numero delle gare, le rendono più complesse perché impongono consorzi troppo ampi ai comuni e quindi tempi ancora troppo lunghi per costruire procedure di gara che devono coinvolgere più soggetti istituzionali e che di fatto, in questo modo, tagliano fuori un mercato di oltre 200 imprese che agiscono nel settore e riconsegnano ancora tutto nelle mani di pochi operatori che possono essere quantificati in un numero di sei o sette che tornano quindi a dominare il mercato.
In questa situazione, si sono anche verificate, e concludo, situazioni abbastanza paradossali come quella del comune di Roma che, ignorando di fatto tutti i contenuti dei decreti finora emanati e in particolare quello di giugno 2011 sul blocco delle gare, ha proceduto, di sua iniziativa, ad espletare una gara - senza attendere neanche la definizione dell'ambito, ma facendo riferimento soltanto al proprio territorio amministrato - per affidare i servizi del gas.
Per questo motivo, con questa interpellanza intendiamo chiedere al sottosegretario - che è qui presente e lo ringrazio - come si intenda procedere per il rapido varo delle procedure di gara del settore nel perseguimento di un'effettiva apertura del mercato e soprattutto nel perseguimento di un interesse dei cittadini rappresentati dai comuni ai quali la normativa appunto affida compiti decisivi per l'espletamento di queste gare e che, se espletate con pieno rispetto delle procedure di mercato e con pieno rispetto dell'interesse generale, possono trovare dai riparti delle remunerazioni della distribuzione del gas importanti risorse per il Governo delle comunità locali in un momento molto difficile per la finanza locale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Ministero per lo sviluppo economico ha preparato un'ampia risposta all'interessante e importante interpellanza dell'onorevole Morassut. Tuttavia, chiedendo perdono per la mia non grande pratica rispetto alla prassi parlamentare, chiedo al Presidente se posso consegnare la memoria e rispondere a braccio, senza leggerla. È usanza, si può fare?

PRESIDENTE. Sottosegretario De Vincenti, lei può benissimo farlo. Il mio parere personale è che si tratta di un'utile, interessante e importante innovazione che corrisponde meglio alla natura di questo istituto che, come lei sa, abbiamo un po' copiato dalle democrazie anglosassoni. Quindi, proceda pure a braccio.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, depositerò presso la Presidenza la memoria scritta, mettendola a disposizione dell'interpellante.
Credo che l'interpellanza sia importante, perché rileva correttamente un grave ritardo nell'attuazione del decreto legislativo n. 164 del 2000, in particolare nell'attuazione delle gare per la distribuzione locale del gas. Questo ritardo - e quindi, poi, come sottolineava l'onorevole Morassut, il perdurare in proroga dei vecchi rapporti concessori - ha sicuramente un po' cristallizzato le posizioni degli operatori esistenti, non ha messo in moto il mercato e, quindi, non ha consentito di ottenere quei vantaggi, per i cittadini, in termini di investimenti nel potenziamento della rete di distribuzione e Pag. 73in termine di prezzi del gas che, invece, ci aspettavamo, quando fu varato il decreto legislativo n. 164 del 2000.
Quindi, l'esigenza da cui muove l'interpellanza è del tutto condivisa dal Governo. Rilevo, peraltro, che negli ultimi mesi, già il Governo precedente aveva fatto dei passi importanti. In particolare, come ricordava l'onorevole Morassut, è stato varato il decreto sugli ambiti minimi e il decreto circa i comuni che fanno parte degli ambiti.
Qui cominciano un po' i miei distinguo dall'interpellanza, e cioè quando si dice che 177 ambiti sono pochi. Infatti, come si rileva nella risposta predisposta dal Ministero, noi difendiamo questo numero. Mi permetto, solo per un attimo, solo per motivi di storia personale, di segnalare all'onorevole Morassut che, quando non ero membro del Governo, ma semplice studioso di questa materia, ho sostenuto che fossero troppi 177 ambiti. L'Autorità per l'energia elettrica e il gas aveva fatto una proposta con un numero di ambiti molto più ridotto. Rispetto a questo, il Ministero ha varato un decreto che ampliava il numero degli ambiti, riconoscendo che è vero che il numero più ridotto, deciso dall'Autorità per l'energia e il gas, aveva il vantaggio di accrescere le possibilità di sfruttamento delle economie di scala e di differenziazione che sono presenti in questo settore e, quindi, comportava dei guadagni di efficienza e di riduzione dei costi del servizio, ma che, però, poteva avere degli effetti meno positivi dal punto di vista del dispiegarsi delle dinamiche concorrenziali in sede di partecipazione alle gare.
Da qui la decisione di staccarsi dal parere dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas e di varare un numero di ambiti più piccoli e quindi un numero maggiore di ambiti. Però devo dire che siamo un po' al limite, cioè, se dovessimo propendere per un numero di ambiti maggiore di 177, la riduzione della dimensione diventerebbe difficilmente spiegabile dal punto di vista dei criteri di contenimento dei costi che per i cittadini sono molto importanti perché implicano il contenimento di costi o più basse tariffe all'utenza o maggiori canoni pagati dal gestore, in ogni caso quindi vantaggi per la cittadinanza. Quindi, riteniamo, come Ministero, che il numero di 177 sia corretto e non possiamo pensare di definire un numero più ampio.
Poi abbiamo proceduto in questi mesi, e adesso siamo in una fase di accelerazione, al varo del decreto contenente i criteri di gara. Condivido la critica che l'onorevole Morassut fa al fatto che il comune di Roma ha bandito per conto suo la gara senza aspettare - questo è esatto - quel tipo di comportamenti che noi cerchiamo di superare attraverso l'accelerazione della messa a punto del decreto sui criteri di gara. Il decreto è ormai completo, stiamo aspettando la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale che dovrebbe essere molto ravvicinata.
Lo schema di decreto viene criticato dall'onorevole Morassut. Devo dirvi su questo che credo, invece, che lo schema di decreto - riconosco che qui non sto rispondendo positivamente all'interpellanza - sia invece giustificato. Uno dei difetti delle, peraltro pochissime, gare svolte finora è stato che le gare sono state aggiudicate essenzialmente in base al canone che la società di distribuzione offriva al comune. Risultato: non si sono sfruttate le possibilità che le gare hanno di consentire una riduzione del prezzo delle tariffe all'utenza finale rispetto a quelle fissate dall'Autorità per l'energia.
Questo ha significato comunque un puntare prevalentemente sui canoni. Io rispetto queste decisioni, il Governo non può che rispettare queste decisioni dei comuni, ma quando il Governo viene demandato dalla legge, richiamata dall'onorevole Morassut, a definire dei criteri di gara, il Governo si preoccupa molto di definire criteri che vengano incontro alle esigenze dei cittadini, che sono anche esigenze di più basse tariffe del gas oltre che di piani di investimento significativi.
Il peso che nello schema di decreto, nei criteri di aggiudicazione, viene svolto dai piani di investimento e dalle tariffe è prevalente rispetto a quello svolto dai canoni. Noi manteniamo la validità di Pag. 74questa scelta e invitiamo i comuni a cogliere l'opportunità positiva che, per i loro cittadini, ha questo modo di definire i criteri di aggiudicazione.
Infine, con riguardo alla questione delle aggregazioni, ritengo che l'altro grande tema che abbiamo nel nostro Paese sia la crescita dimensionale delle imprese di servizio pubblico locale, in questo come in altri settori di servizio pubblico locale. È una delle cose che limita le capacità competitive del Paese. In questo caso, limita la possibilità di sfruttare le economie di scala, limita la possibilità di ridurre i costi, quindi incide negativamente sulle tariffe. Le tariffe hanno effetti indiretti sulla competitività del Paese attraverso il costo della vita per le famiglia ed effetti diretti per quelle imprese che utilizzano il gas fornito dai distributori locali. Quindi, la crescita dimensionale, l'aggregazione degli operatori per noi è fondamentale e crediamo sia ora che gli enti locali, nella loro autonomia, vadano finalmente in questa direzione.
Queste sono le considerazioni che volevo svolgere. Il tutto è argomentato con molto più dettaglio, naturalmente, all'interno del documento che consegno alla Presidenza.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, naturalmente lei può consegnare il documento alla Presidenza e all'onorevole Morassut. Mi preme avvertirla, tuttavia, che ciò che rimane agli atti è la sua risposta orale. Il documento dei servizi tecnici è un utile supporto, ma non può essere acquisito agli atti parlamentari.
L'onorevole Morassut ha facoltà di replicare.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, devo dire di ritenermi sufficientemente soddisfatto della risposta del sottosegretario De Vincenti, in primo luogo, per lo stile e per il metodo, forse inusuale ma sicuramente innovativo, che consente un'interlocuzione più diretta nel merito dei problemi che vengono posti. Naturalmente, la ringrazio anche per la consegna del documento scritto e preparato tecnicamente dagli uffici.
Mi sembra che anche sui punti di divergenza di analisi e di valutazione, che sono emersi nella presentazione della interpellanza urgente e della risposta, vi siano, però, elementi per ben sperare che nella redazione definitiva del documento e del decreto, che verrà emanato prossimamente, si possano mettere a fuoco meglio i due punti che, comunque, sono stati sottolineati anche da lei, cioè le forme di aggregazione, le incentivazioni per le forme di aggregazione dei comuni e, soprattutto, la salvaguardia e la tutela - se così posso dire - attraverso i criteri di gara, auspicando che in questa nuova epoca, che si apre con una nuova fase di liberalizzazione e di apertura del mercato nel settore, le comunità locali, rappresentate dai comuni, possano trarne delle utilità e dei vantaggi nello svolgimento di un servizio pubblico affidato all'esterno anche per le risorse finanziarie, di cui i comuni in questa fase hanno estremamente bisogno.
Dunque, la ringrazio e spero che l'emanazione del decreto possa arrivare in tempi abbastanza rapidi.

(Rinvio delle interpellanze urgenti Raisi n. 2-01260 e Boccia n. 2-01274)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alle interpellanze urgenti Raisi n. 2-01260 e Boccia n. 2-01274.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento delle interpellanze urgenti è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative volte a sostenere il settore siderurgico, con particolare riferimento agli impianti delle imprese Lucchini, ThyssenKrupp e Beltrame - n. 2-01281)

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01281, concernente iniziative volte a sostenere il settore siderurgico, con particolare riferimento agli impianti delle imprese Pag. 75 Lucchini, ThyssenKrupp e Beltrame (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, colleghi, onorevole sottosegretario, desidero illustrare la mia interpellanza urgente per fare il punto su alcune delle questioni fondamentali del problema siderurgico europeo e dell'industria siderurgica italiana.
Sento, come dovere, ovviamente di dichiarare che l'industria siderurgica europea si trova ad affrontare un'altra stagione di ristrutturazione, di delocalizzazione, di chiusure e di riduzione delle capacità produttive, che minacciano, ovviamente, sia gli impianti sia i posti di lavoro. A me sembra, signor sottosegretario, che la tendenza sia la ridislocazione e non è un caso che nel 2000 nei Paesi dell'Unione europea si produceva il 23 per cento dell'acciaio mondiale e in Cina solo il 15 per cento, mentre nel 2010 siamo a cifre capovolte con il 12 per cento in Europa e il 44 per cento in Cina.
A questo si aggiunge l'andamento dei prezzi e la disponibilità di materie prime che incidono rilevantemente proprio in questo ambito, sapendo che questo settore delle materie prime è concentrato in sole tre compagnie, per l'intero 80 per cento, e che l'andamento di questi prezzi si riverbera pesantemente sulla siderurgia italiana.
Basti pensare che il prezzo del minerale è aumentato dell'84 per cento rispetto al 2009, il coke per il ciclo integrale ha avuto rialzi del 20 per cento e il rottame per i cicli non integrali è aumentato del 63 per cento.
L'Italia, come il sottosegretario e il Governo sanno benissimo, continua ad essere un importatore netto di acciaio, anche di qualità, per taluni aspetti. Nello stesso tempo, le tendenze della siderurgia europea, che si riverberano nel nostro Paese, sono, come dicevo prima, fondamentalmente quelle della delocalizzazione.
Se penso a Severstal, che per noi significa o significava Piombino, essa ha annunciato nel 2010 di voler vendere gli stabilimenti europei per concentrarsi in altri Paesi a più alta crescita. Cito anche la ThyssenKrupp, che per noi significa Terni (ovviamente, Torino era già una vicenda chiusa), che ha scelto di dismettere alcuni settori, scorporando e vendendo l'intero comparto degli acciai speciali.
ArcelorMittal ha deciso di disinvestire dall'intera area centrale europea per spostare gli impianti al di fuori dell'Europa. Per quanto riguarda gli investitori italiani che avevano rapporti con ArcelorMittal, con siderurgici russi localizzati a Charleroi, è la stessa storia. Infine, per citare le cose più significative, anche gli impianti Beltrame hanno annunciato la volontà di dismettere.
Ho già citato le vicende di Piombino, della Thyssen, di Beltrame, che sono simboliche, anche perché altrove, se penso alla produzione dei laminati piani, la situazione non è assolutamente florida. Tutte le tendenze ci dicono, dagli osservatori più significativi, che il 2012 non sarà assolutamente migliore - Dio ci liberi e scampi dal 2011! - di quello che è già avvenuto.
Signor sottosegretario, con questa interpellanza si chiedono cose abbastanza semplici, che fin qui non sono avvenute nel nostro Paese. Ovviamente, conosciamo la situazione del Paese, dell'Europa. Si pone la necessità di una politica industriale, in particolare cominciando a dire che, per quanto riguarda il comparto dei prodotti «piani» e dei prodotti «lunghi», stimo che la siderurgia italiana non possa fare a meno di mantenere gli unici due cicli integrali, che sono a Taranto e Piombino-Trieste, che forniscono soprattutto acciaio di qualità.
Quando si parla di definire una strategia industriale europea per l'industria siderurgica, ad esempio, ci permettiamo di suggerire che, forse, è molto utile che vi sia un sostegno ai singoli Stati membri dell'Unione europea attraverso l'allocazione settoriale dei fondi strutturali europei, finendola con il mito che la siderurgia debba essere esclusa.
Tra l'altro, non è scritto da alcuna parte. L'utilizzazione dei fondi strutturali Pag. 76deve sostenere gli investimenti in nuove tecnologie e in nuovi processi per riqualificare gli impianti. In fondo, il problema di Piombino e Terni sono gli impianti, sono i dumping degli impianti, oppure sono le acquisizioni della qualità dell'inox, come nella specialità degli impianti Thyssen.
Inoltre, pensiamo di suggerire che il Governo acquisisca come linea di conduzione industriale la salvaguardia della produzione italiana, e quindi europea, in sede europea, in ordine alla concorrenza sleale. Lo si fa in un unico modo: non alzando barriere, ma facendo corrispondere i vincoli sociali e ambientali agli standard di qualità dei prodotti siderurgici che sono utilizzati nell'Unione europea.
Al Ministero interpellato, e quindi al sottosegretario, abbiamo chiesto sostanzialmente due cose. La prima è una convocazione del tavolo nazionale sulla siderurgia. Anche qui, sottosegretario De Vincenti, mi permetto di dire che, nel contempo, occorre autorizzare la ricostituzione e la riconvocazione dell'Osservatorio unico siderurgico, che fu sospeso e che il Governo precedentemente in carica aveva riattivato con un proprio atto.
È un luogo indispensabile dove tutte le parti interessate (i produttori, il Ministero dello sviluppo economico, le parti sociali, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) possono avere il monitoraggio italiano per disporne in sede di Unione europea.
Quindi, chiediamo al Governo la convocazione del tavolo nazionale rispetto alle urgenze e agli indirizzi di politica industriale nel settore della siderurgia, ma anche, di conseguenza, quali iniziative specifiche può e deve essere in grado di attivare in relazione agli impianti di Piombino, prima che siano marchiati come impianti da vendere da qui a uno o due anni, e alle vicende dell'acciaio inox e degli impianti Beltrame che rappresentano una serie di impianti nel corollario dei laminati piani, dei laminati lunghi e del tondino.
In sede di replica mi permetterò anche di richiamare il fatto fondamentale dell'Osservatorio nazionale ed europeo che ci dice che vi è un crollo delle attività nel settore delle costruzioni e degli investimenti pubblici nelle opere e nelle infrastrutture. Vi è un crollo dei prodotti lunghi, del tondino e, persino nel ciclo dei laminati piani, la loppa viene stoccata. Abbiamo questo quadro rispetto al quale siamo fiduciosi che le risposte siano di avvio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, onorevole Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo condivide pienamente l'esigenza da cui muove l'interpellanza urgente n. 2-01281 dell'onorevole Vico e degli altri firmatari.
Siamo in un contesto molto difficile, come ricordava l'onorevole Vico, abbiamo un serio rischio di processi di ridislocazione della produzione siderurgica a livello mondiale. Abbiamo, quindi, il problema molto serio di come l'industria italiana della siderurgia possa trovare il suo spazio di mercato all'interno di questa situazione.
Credo, inoltre, che sia giusta l'esigenza manifestata di mantenere il ciclo integrale negli stabilimenti in cui è presente in Italia.
Intanto, ci siamo attivati subito sulla questione relativa ai controlli degli standard di qualità anche per quanto riguarda le importazioni. In questo campo abbiamo lavorato con l'Agenzia delle dogane e la guardia di finanza e stiamo attivando un sistema di controlli.
Naturalmente questo è un aspetto importante, ma non risolutivo, del problema di competitività internazionale di fronte al quale ci troviamo, anche se, ripeto, è importante perché significa garantire competitività ad armi pari, attraverso una competizione, per così dire, non inquinata. Questo tema, dunque, andrà affrontato nell'ambito degli orientamenti di politica industriale complessivi che il nostro Paese si deve dare. Pag. 77
Credo che il punto di partenza debba essere, in particolare, la condizione del gruppo Lucchini Severstal di Piombino che forse rappresenta, in questo momento, la situazione più critica, mentre possiamo pensare, anche se dobbiamo stare molto attenti, che la situazione della ThyssenKrupp abbia un livello di criticità, almeno al momento, minore.
Il Governo sta seguendo con molta attenzione lo sviluppo della situazione relativa alle acciaierie di Piombino.
C'è un problema principale e prioritario rispetto a tutti gli altri che è quello dell'elevato debito che il gruppo ha accumulato e che è poi il motivo per cui sappiamo che il socio russo tende a tirarsi fuori. Crediamo che lo stabilimento di Piombino abbia un futuro è che, quindi, si ponga seriamente il problema di costruire una situazione che chiarisca le prospettive industriali dell'impresa e come si possa affrontare il problema del debito che in questo momento la sta vincolando, schiacciandone le possibilità di crescita.
Su questo punto il Governo è molto attento e sta cercando di svolgere una funzione di sollecitazione nella ricerca delle soluzioni.
È un po' prematuro per me, almeno, e per il Governo in carica, in questo momento, già poter dire qual è la soluzione che per noi si può individuare con certezza. Posso solo dire però che la cosa è all'attenzione immediata del Governo. Quindi, potremo chiarire in tempi molto rapidi i nostri orientamenti e daremo conto delle mosse che il Governo farà nei confronti dell'azienda e delle procedure in corso.
Naturalmente, stiamo seguendo con un tavolo tecnico anche la vicenda di Piombino.
Per quanto riguarda la ThyssenKrupp, è in vista la convocazione del tavolo nazionale di confronto cui verranno invitati naturalmente l'azienda, i sindacati e anche le istituzioni locali. Al riguardo, mi riservo di fornire una successiva, più ampia e argomentata riflessione, quando il tavolo comincerà a lavorare e ci renderemo esattamente conto della situazione che, lo ripeto, al momento a noi sembra presenti criticità minori rispetto a quella di Piombino.
La situazione della Beltrame andrà seguita; al riguardo faccio ammenda e riconosco che in questo momento non sono in grado di darvi una risposta soddisfacente. Posso solo dire che ci attiveremo per prendere in considerazione anche questa situazione.
In merito alla richiesta dell'onorevole Vico di convocare un tavolo nazionale sulla siderurgia, non escludiamo di recepirla. Ammetto che in questo momento riteniamo prevalente nel nostro impegno immediato il tavolo relativo a Piombino e alla ThyssenKrupp, vedremo la questione della Beltrame. Capisco che c'è un po' la volontà di inserire tutto all'interno di un disegno generale. In questa prospettiva non escludo che sarà possibile e probabilmente utile la convocazione del tavolo nazionale. Deposito presso la Presidenza il testo della risposta.

PRESIDENTE. Sta bene. L'onorevole Vico ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, sottosegretario De Vincenti, ovviamente esprimo l'apprezzamento per le informazioni e per la conferma che lei ci ha dato, in questa sede, dell'impegno del Governo sui tavoli già aperti a cui si dovrebbe aggiungere quello relativo a Beltrame, già costituito in qualche modo presso il Ministero dello sviluppo economico.
Ovviamente, l'ulteriore certezza che lei ci rende conferma l'impegno rispetto al quale sentivamo il bisogno, anche con un'interpellanza urgente, di trovare riscontro. Tuttavia, le rinnovo due raccomandazioni: una, rispetto alla quale lei ha già detto che dal punto di vista temporale il tavolo nazionale non è escluso, si dovrà intendere che è previsto anche a valle di una serie di accorgimenti nei tavoli già costituiti. La prima raccomandazione è che il tavolo nazionale si pone anche come uno dei luoghi importanti per negoziare, lavorare e per condividere in Europa e a Bruxelles quello che accade nel resto dell'Unione europea. Pag. 78
La seconda raccomandazione che mi permetto di rivolgerle è di attivare l'Osservatorio, perché l'Osservatorio unico della siderurgia rimane uno strumento permanente attraverso il quale sia il Ministero, sia il Governo (e la competenza che è affidata ad ella) sono nelle condizioni di poter monitorare sempre nel quadro europeo le questioni che sono poste. Perciò le dirò così sottosegretario De Vincenti: sono soddisfatto perché ripongo fiducia nelle dichiarazioni che ha reso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi in merito all'utilizzo da parte degli istituti bancari italiani delle risorse messe a disposizione dalla Banca centrale europea al fine di facilitare l'accesso al credito - n. 2-01308)

PRESIDENTE. L'onorevole Lupi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01308, concernente elementi in merito all'utilizzo da parte degli istituti bancari italiani delle risorse messe a disposizione dalla Banca centrale europea al fine di facilitare l'accesso al credito (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi permetto di illustrare sinteticamente l'interpellanza urgente anche allo scopo di far comprendere le ragioni che ci hanno spinto (non solo il sottoscritto, ma anche l'onorevole Cicchitto, l'onorevole Corsaro, l'onorevole Casero a nome di tutto il gruppo del PdL) a presentare questo atto di sindacato ispettivo al Governo. L'oggetto lei lo ha già richiamato, è un oggetto importante, potrebbe sembrare molto tecnico, potrebbe sembrare che riguardi solo le banche, solo coloro che si intendono di finanza, ma riguarda invece esattamente uno dei temi all'attenzione di tutti, del Governo, del Parlamento, ma in particolare delle famiglie e delle imprese: come ridare slancio alla crescita, come aiutare e fare in modo che il nostro Paese possa affrontare la crisi crescendo innanzitutto dal punto di vista della produttività e dell'economia, difendendo quel baluardo di presidio sociale che le famiglie rappresentano.
L'interpellanza urgente rivolge una questione molto semplice al Governo. La Banca centrale europea, lo scorso mese di dicembre, ha messo a disposizione 500 miliardi di euro ad un tasso molto agevolato, l'1 per cento. Tale somma è stata messa a disposizione per tutte le banche d'Europa, le banche italiane in particolare hanno avuto la possibilità di ricevere questi fondi per un totale di 116 miliardi di euro, 116 miliardi di euro dati all'1 per cento, quindi ad un costo molto basso. La stessa Banca centrale europea ha più volte ribadito, nel corso dello scorso mese di dicembre, che uno degli obiettivi di questo prestito, di questo finanziamento, era proprio quello di permettere alle banche europee, quindi anche alle banche italiane, di riversare liquidità quindi di rimettere liquidità sul territorio destinandola con un costo così basso a famiglie ed imprese. Da allora noi vorremmo sapere dal Governo che cosa è accaduto, se questo obiettivo è stato rispettato proprio perché riteniamo, avendo anche sentito più volte il professor Monti (che non solo è Presidente del Consiglio, ma anche Ministro dell'economia e delle finanze) dire e ribadire, condiviso da tutto il Parlamento, che l'obiettivo della crescita è l'obiettivo fondamentale di questo Paese. Ed è evidente che si può crescere solo se imprese, da una parte, e famiglie, dall'altra, non vedono chiusi i rubinetti del finanziamento, ma vedono ovviamente aperta questa possibilità, valutando nel dettaglio le richieste che vengono fatte. Nell'interpellanza urgente sottolineiamo altri due casi che ci hanno preoccupato. Il primo (tra l'altro lo conosce molto bene il sottosegretario all'economia e alle finanze Polillo) è purtroppo il dato di ieri, che vede un segnale in controtendenza ancora più drammatico: sia per quanto riguarda le famiglie, sia per quanto riguarda le imprese, i dati del mese di novembre indicano una riduzione dell'accesso al credito da parte di famiglie e di imprese, una riduzione importante e notevole. Pag. 79
Il secondo dato lo abbiamo colto da un articolo del Corriere della Sera, che vede contemporaneamente - ma bastava girare intorno, parlare con gli imprenditori, parlare con le famiglie, con le giovani coppie e via dicendo - alzarsi il costo per coloro, famiglie o imprese, che hanno la fortuna di accedere al credito. Qualche giornale, appunto il Corriere della Sera, addirittura parla di un 12 per cento. Allora, per chiudere l'illustrazione dell'interpellanza urgente, noi chiediamo al Governo di capire non fra sei settimane, non fra sei mesi, ma oggi che cosa sta accadendo e in collaborazione con la Banca d'Italia che cosa si sta facendo, perché questo obiettivo, che viene facilitato dal finanziamento della Banca centrale europea, quindi dai 116 miliardi, possa essere raggiunto.
Nell'interpellanza urgente - e concludo - citiamo preoccupati una lettera del direttore generale dell'ABI, che forse aveva lo scopo di tranquillizzare, ma mi sembra che più che tranquillizzare abbia preoccupato tutti noi, nel rispondere appunto alla domanda di Monti su che cosa accadrà, che cosa stanno facendo le banche italiane, che cosa fanno dei 116 miliardi di euro ricevuti all'1 per cento; la manovra che abbiamo appena approvato è stata di circa 40 miliardi di euro: stiamo parlando di un'enorme possibilità di liquidità che è stata messa a disposizione delle banche italiane per riversarla sul sistema economico, imprenditoriale, sociale e familiare del Paese. Le dichiarazioni del direttore generale dell'ABI non ci hanno assolutamente tranquillizzato, anzi hanno preoccupato tutti, ci hanno preoccupati, nel senso che si dice che sì, nel tempo vedremo come questo avverrà nei prossimi mesi. L'unico problema - e concludo, lo dico anche per chi ci ascolta - è che noi dobbiamo sempre ricordarci (Governo, Parlamento, gruppi politici, istituzioni, ma ancora di più le banche) che forse noi abbiamo tempo, ma le imprese e le famiglie non hanno il tempo che noi vorremmo darci. Infatti, drammaticamente, ogni giorno, giocano la sfida concreta, affascinante ma altrettanto drammatica, della crescita, dell'essere sul mercato, del poter fare un mutuo, del poter guardare con certezza, prospettiva e serenità al proprio futuro. Per questo riteniamo che l'interpellanza urgente in esame sia importante e fondamentale e ascolteremo con molta attenzione quello che il Governo vorrà ovviamente dirci oggi, ma immagino che il problema non sia solo sull'oggi, ma del lavoro che immagino il Governo insieme con Banca d'Italia vorrà fare nei prossimi giorni, affinché questo obiettivo condiviso e comune possa essere rispettato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ringrazio anche l'interpellante per il motivo che condivido e credo che anche il Governo condivida sia lo spirito sia la lettera dell'interpellanza urgente, ma soprattutto le preoccupazioni che vi sono colà adombrate. La linea del Governo è stata enunciata anche questa mattina e ribadita dal Presidente Monti e si basa sul trinomio rigore fiscale, crescita ed equità. Sono momenti tra loro interrelati e non possono essere disgiunti: non c'è una fase del rigore e poi una fase della crescita, come abbiamo cercato in qualche modo di dimostrare anche nell'ultimo decreto-legge, in cui su una manovra di 30 miliardi 20 erano destinati al rigore fiscale e 10 alle prospettive di sviluppo. Il rigore fiscale serve per accrescere il potere contrattuale italiano in Europa e quindi accelerare il processo di integrazione europea con la creazione di istituti che siano coerenti con l'impianto federale. Oggi la differenza principale sta nella mancanza in Europa di quel prestatore in ultima istanza che caratterizza tutti gli Stati ad impianto federale e che deve operare nel quadro di quell'area monetaria ottimale, che deve diventare la zona dell'euro. Gli esempi di riferimento sono essenzialmente quelli della FED americana, anche se non è necessario fare una fotocopia di quelle istituzioni, e quindi pensare che la BCE, che ha uno statuto diverso da quello della Pag. 80FED, possa svolgere questo ruolo, anche se in parte sta colmando un ruolo di supplenza, ma può assumere la forma di quel Fondo «salva Stati» che deve essere tuttavia dotato di una provvista adeguata per far fronte agli attacchi della speculazione internazionale.
Questo percorso è stato intrapreso e le cadenze che ha dato il Presidente del Consiglio questa mattina stanno ad indicare l'attiva partecipazione italiana a questo processo di costruzione che direi va oltre anche gli interessi nazionali, ma prefigura un traguardo in cui, nel lungo periodo, possono ritrovarsi tutti gli Stati che compongono l'Eurozona.
Però, sullo sviluppo devo dire che non abbiamo la stessa accelerazione e qui vedo due distinti problemi, uno nel breve e uno più nel lungo periodo. Infatti, nel lungo periodo indubbiamente l'annunciato decreto-legge sulle privatizzazione ci offrirà un quadro e una prospettiva di sviluppo che però avrà effetti positivi sullo sviluppo dell'economia italiana nei prossimi anni.
Non possiamo pensare che accelereremo il ritmo nel breve periodo dello sviluppo dell'economia italiana solo con i processi di liberalizzazione. Nel breve periodo vedo tre problemi che sono di grande e pressante urgenza. Il primo è quello a cui accennava appunto il Presidente Lupi per quanto riguarda l'erogazione del credito, che rappresenta uno degli elementi problematici di questo momento.
Il secondo è l'esigenza di provvedere in qualche modo ad accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese che stanno determinando un effetto a catena e fallimenti che si riflettono sull'indotto. Su questo sappiamo che è in preparazione anche un'altra interpellanza. Il problema è molto complesso perché si tratta di fare una sorta di quadratura del cerchio.
Infatti, al tempo stesso dobbiamo soddisfare questa esigenza che ci viene posta dal mondo reale, però nello stesso tempo non possiamo accrescere il livello di debito dell'economia italiana e quindi dobbiamo trovare strumenti più sofisticati per soddisfare questa esigenza di liquidità che ci viene posta dalle imprese senza, però, determinare effetti negativi sull'andamento del debito.
Per quanto riguarda, invece l'erogazione del credito, abbiamo previsto nell'ultimo decreto che possa avvenire - come diceva l'interpellante - un rifinanziamento presso la BCE a tassi particolarmente agevolati. Abbiamo altresì previsto la garanzia dello Stato, ma se andate a leggere l'articolo 8 del decreto-legge si prevedeva anche la finalizzazione di questa provvista da parte delle banche essenzialmente finalizzata ad interventi a favore dell'economia reale, auspicando un controllo della Banca d'Italia che potesse garantire e dare piena attuazione al dispositivo legislativo.
Da interventi che abbiamo fatto sulla Banca d'Italia ci è venuta rassicurazione che l'erogazione del credito in Italia è maggiore rispetto a quello degli altri Paesi europei. Noi prendiamo atto di questa affermazione. Credo, però, che questa risposta non ci tranquillizzi del tutto, perché invece siamo convinti che la stretta che permane in Italia e che appunto le carenze denunciate da parte dell'interpellante e che si leggono anche sui quotidiani economici siano oggi reali.
C'è una difficoltà oggettiva di finanziamento, si dice che vi sia anche una scarsa domanda di credito da parte delle imprese e questo può essere possibile, però sappiamo anche che c'è un forte processo di riconversione nell'economia italiana. Quindi, se è vero che dobbiamo scoraggiare quelle imprese che vogliono mantenere posizioni arretrate da un punto di vista tecnologico con il semplice ricorso al sistema del credito, dobbiamo invece favorire tutti quei processi di riconversione industriale che hanno consentito all'Italia in tutto questo ultimo periodo di ritrovare una forte collocazione sul mercato internazionale grazie a quei processi di riconversione che sono stati portati avanti.
Abbiamo bisogno di banche che sappiano selezionare il credito e che sappiano favorire quei settori di punta dell'economia italiana per irrobustirne il tessuto Pag. 81produttivo. È un po' la stessa cosa che stiamo cercando di fare sotto il profilo legislativo con altri strumenti, come abbiamo fatto con il decreto-legge, però ci rendiamo conto che questa innovazione che abbiamo introdotto è una leva ancora troppo scarsa, se non viene accompagnata da un impegno collettivo da parte di tutti i soggetti economici italiani, proiettandosi verso un comune obiettivo.
Debbo dire che, ancor prima dell'interpellanza urgente, siccome sento molto l'esistenza di questo problema, avevo cercato di prendere informazioni dalla stessa Banca d'Italia per vedere come intendeva in qualche modo attrezzarsi (o se riteneva opportuno farlo) per dare attuazione alle disposizioni di legge. Mi dicono dalla vigilanza che ci sarà una attenzione particolare, proprio in sede ispettiva, da parte delle banche al fine di verificare se la nuova provvista (che, come naturalmente ci ricorda sempre la Banca d'Italia, costituisce soltanto una parte della provvista delle banche, ma di questo siamo tutti consapevoli) verrà poi utilizzata a favore delle imprese italiane e dell'economia reale e, invece, non si tradurrà in semplice operazione di trading per rafforzare il patrimonio e gli utili aziendali.
Questa iniziativa della vigilanza è molto importante. Però ritengo che sia ancora inadeguata rispetto alla drammaticità della crisi che vive il Paese. Abbiamo pure chiesto un monitoraggio continuo dei flussi di credito attraverso la centrale dei rischi e attraverso l'elaborazione che fa il servizio studi della Banca d'Italia per avere un monitoraggio continuo su quello che può avvenire. Si tratta di dati pubblici, del resto non è che questo altera minimamente l'autonomia della Banca d'Italia. Tuttavia, dobbiamo fare forse qualche cosa di più perché la riduzione in effetti a mio avviso c'è stata, in parte per cause oggettive nel passato che derivavano dal cattivo funzionamento del mercato interbancario (una sorta di credit crunch), ma anche a quello abbiamo in qualche modo cercato di far fronte attraverso l'intervento presso la BCE.
Oggi siamo in attesa di vedere i risultati di quell'intervento. Gli esiti sono ancora al di sotto delle aspettative. C'è un ritardo comprensibile, perché tutte le norme hanno bisogno di un certo rodaggio prima di entrare in funzione, ma noi dobbiamo ridurre al minimo questo ritardo ed esercitare una forte pressione su tutto il sistema bancario. In questo senso, credo che sia giusta un'iniziativa come questa presa dall'onorevole Lupi, perché il sistema bancario deve sentire una pressione forte da parte di tutte le componenti della società italiana e naturalmente in prima persona da parte della Banca d'Italia per fare proprio quell'obiettivo della ripresa dello sviluppo che non può essere soltanto del Governo.
Specialmente nel passato Governo, il Ministro Tremonti diceva che lo sviluppo non si fa con un decreto e aveva perfettamente ragione. Però c'è un recentissimo documento del Governo inglese in tema di spending review la cui premessa è: la crescita non la fa il Governo, però il Governo può creare le condizioni più favorevoli alla crescita. Questo è l'auspicio con il quale termino il mio intervento.

PRESIDENTE. L'onorevole Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta. È ovvio che sottoscriviamo le intenzioni, ma altrettanto cogliamo nel passaggio dell'intervento della risposta del sottosegretario alcuni preoccupazioni che debbono tenere viva la nostra comune attenzione (del Governo e del Parlamento) e sollecitare con forza la Banca d'Italia.
In particolare, anche per essere molto concreto e per chi ci ascolta, vorrei riprendere due passaggi della risposta del sottosegretario e commentarli anche con i dati a disposizione nostra e credo anche del Governo. Il primo passaggio è che ad oggi gli esiti sono al di sotto delle aspettative. Siccome al Governo e al Parlamento i cittadini chiedono non solo delle buone intenzioni, ma in un momento come questo attenzione e fatti, questo è un campanello Pag. 82 d'allarme che deve spingere entrambi (Parlamento e Governo), proprio in una situazione straordinaria come quella che stiamo attraversando anche nel contesto politico di questo Parlamento che vede una amplissima maggioranza sostenere un Governo tecnico che ha questo compito non prettamente politico, ma è esattamente il compito che tutti noi gli abbiamo affidato.
Per questo è ancora più importante e straordinario passare dalle intenzioni ai fatti e avere la forza da parte del Governo nel dialogo e nel rispetto dei ruoli diversi con la Banca d'Italia di dire che questa non è una delle priorità. È la priorità. Creiamo le condizioni legislative? Bene, le abbiamo create.
La Banca centrale europea ha fatto una cosa straordinaria perché, non potendo stampare denaro, come fa la Fed, ha messo a disposizione delle banche 500 miliardi di euro, quindi una massa di liquidità enorme, ad un costo bassissimo. Quello della liquidità, quindi, che è il grande tema che ha visto l'obiezione di fondo rispetto all'accesso al credito da parte di imprese e famiglie nei diversi Stati, momentaneamente è superato.
Noi lo sappiamo e lo dico al direttore generale dell'ABI: attenzione, i tempi non sono i tempi che noi ci prefiggiamo, anche per le banche, perché non vengano dopo a dire: abbiamo perso tempo. I tempi sono i tempi che detta il Paese, che detta la realtà, che detta l'economia, che detta il sacrificio e la lotta di ogni giorno delle imprese per vincere questa sfida. Non al negativo, noi guardiamo al positivo, alle famiglie, ai giovani.
I dati di oggi, non di ieri, adesso li dico, ma è esattamente quello a cui il sottosegretario Polillo faceva riferimento, sono i dati della Banca d'Italia. Da essi si evince che a novembre, su base annua, il credito alle famiglie è sceso dal 4,3 per cento al 3,9 per cento. Dal 4,3 al 3,9 per cento. Quando parliamo di credito alle famiglie, stiamo parlando esattamente della possibilità dei mutui per la casa, della possibilità di contrarre un mutuo perché il giovane si deve sposare. Già abbiamo il problema che oggi non vengono concessi i mutui ai giovani a causa del lavoro precario - ed è un altro tema su cui, attraverso la riforma del lavoro, stiamo lavorando -, se si aggiunge anche tale dato, poi che cosa chiediamo a questo presidio sociale fondamentale che è la famiglia?
Ma l'altro dato altrettanto preoccupante è che, per quanto riguarda le imprese, nel mese di novembre, sempre su base annua, passiamo dal 5,3 al 4,4 per cento. Chiedo alla Banca d'Italia, ma chiedo anche al Governo, non in maniera polemica, in quanto siamo insieme, di dire che cosa aspettiamo e dove sono finiti questi 110 miliardi. È vero, il direttore generale dell'ABI dice che non è passato tanto tempo. Certo, non è passato tanto tempo, ma da qualche parte questa liquidità è andata. E che fine ha fatto? Nel passaggio dell'intervento del sottosegretario Polillo si è paventato un rischio: operazioni di trading che vanno più a riportare alla capitalizzazione delle banche piuttosto che a destinarlo. Non mi scandalizzo, dico, però, che 116 miliardi di euro sono tanti, non sono pochi e se anche una quota, tipo 60 miliardi, fosse destinata alla capitalizzazione, gli altri 40 miliardi di euro potrebbero essere immediatamente messi a disposizione delle imprese e delle famiglie. Sarebbe questo un volano oggettivo per la crescita o no?
Abbiamo bisogno che il Parlamento eserciti la funzione di controllo e il Governo la funzione di azione operativa rispetto agli obiettivi che il Parlamento e il Governo stessi si sono dati, e che la Banca d'Italia, nella sua autonomia, svolga un lavoro di ispezione, di collaborazione, di tavolo concertato e così via, con tempi che sono dettati, non dalle banche, ma dall'esigenza del Paese. Questa è la questione di fondo che abbiamo davanti, altrimenti la situazione peggiorerà e non migliorerà ed anche quelle imprese sane e quelle famiglie che stanno facendo il loro sforzo, oltre ai sacrifici che noi gli abbiamo chiesto, per vincere questa sfida della risposta alla crisi, rischiano che questo sforzo diventi vano. Ovviamente chiedo al Governo di non demordere su questo Pag. 83aspetto, ma noi proseguiremo in quest'azione, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno. Ha fatto bene a ricordare il decreto-legge che abbiamo convertito perché ci sono lì tutti gli elementi per dare garanzia al sistema bancario; si è aggiunta la BCE che è andata esattamente in questa direzione, adesso spetta però al lavoro immediato e operativo delle banche. Su questo il Governo non può avere alibi, perché ovviamente le condizioni sono eccezionali. La Banca d'Italia è sensibile; bene, ma da Governo e Banca d'Italia non abbiamo ricevuto risposte concrete perché la risposta doveva essere che dei 116 miliardi, 60 sono stati investiti in questo modo, 10 in quest'altro, 30 in quest'altro ancora. Non si ha ancora a disposizione ciò, ma ci auguriamo che questo controllo avvenga nel merito dei dati messi a disposizione del Parlamento. Tuttavia, dei dati non ce ne facciamo niente se non nel merito dell'unico scopo che a noi interessa.
Infatti, lei ha ragione, lo sviluppo non si fa per decreto ma Parlamento, e quindi politica, e Governo sono la condizione indispensabile perché le risorse positive possano essere messe in moto.
Questo è l'invito che noi vi facciamo e ve lo facciamo con forza, come Popolo della Libertà, come primo gruppo presente in questo Parlamento e, credo, come maggioranza nel complesso delle istituzioni che noi abbiamo l'orgoglio di rappresentare.

(Iniziative volte a salvaguardare la produzione e i livelli occupazionali dello stabilimento Alcoa di Portovesme - n. 2-01306)

PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01306 concernente iniziative volte a salvaguardare la produzione e i livelli occupazionali dello stabilimento Alcoa di Portovesme (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi rendo conto della situazione in cui versa il Paese, soprattutto dopo aver approvato il decreto che noi tutti abbiamo chiamato « salva Italia»; tuttavia, il problema Alcoa, uno dei tanti problemi che affligge il nostro Paese, pone l'attenzione di tutti su come si voglia proseguire, soprattutto, riguardo all'aspetto industriale che oggi è messo in crisi, secondo noi, anche da un'Europa poco attenta alle problematiche.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,35).

ANTONIO MEREU. È quindi chiaro che porre questo problema in questo momento può sembrare ostativo alla soluzione del problema stesso, tuttavia non possiamo pensare che, mentre andiamo a chiedere sacrifici agli italiani per raggiungere una parità di bilancio che serve per poi essere da propulsore a delle nuove iniziative, ciò sia fatto a discapito dell'occupazione. Oggi la tensione sociale dovuta alla disoccupazione in Italia, ma soprattutto in Sardegna, è molto alta; pensiamo, per esempio, che nel Sulcis Iglesiente oggi ci sono tre multinazionali che più o meno si comportano allo stesso modo e che oggi, grazie a questa crisi, abbiamo una disoccupazione che supera il 20 per cento, abbiamo 3 mila 500 cassintegrati su una popolazione di 120 mila abitanti e abbiamo una disoccupazione giovanile del 44 per cento.
Lei immagini qual è la situazione di noi parlamentari che abitiamo lì quando camminiamo per le strade e incontriamo della gente che non è più in stato di bisogno ma rasenta la povertà. Quindi, cosa sta succedendo? Sta accadendo che Alcoa, che produce alluminio primario, materiale strategico in Italia e di cui non possiamo fare a meno, ha stabilito di dismettere il proprio stabilimento. È questo un problema che interessa oggi 800 persone, sembrerebbero poche ma per noi in Sardegna, per fare un rapporto con le altre regioni, bisognerebbe moltiplicare per dieci e forse anche di più, e ciò quindi vedrebbe il nostro territorio ancora più Pag. 84danneggiato. Ciò anche perché, attualmente, tutte le alternative che noi speriamo ci siano, tardano ad arrivare perché la società vive soprattutto grazie alle industrie che vi sono collocate. È questo un problema che esiste ormai da dieci anni. Tutti sappiamo che questi stabilimenti che producono primario e che vivono di sale e di elettroni sono consumatori di energia e che proprio l'energia sta diventando elemento primario per la produzione. Già l'energia in Italia costa cara; per di più, in Sardegna, la situazione è aggravata: noi non abbiamo il nucleare per cui, comparando la produzione e i costi di produzione dei nostri stabilimenti, su cui l'energia elettrica incide per oltre il 30 per cento, è facile immaginare come sia difficile collocare il prodotto in un mercato internazionale che le multinazionali dimostrano ampiamente di governare, infischiandosene delle realtà locali e pensando solamente ai propri guadagni.
Vorrei ricordare al Governo che, per esempio, Alcoa ha acquisito questo stabilimento dalle partecipazioni statali a costo zero e che, quindi, a suo tempo, ha avuto lauti guadagni, mentre ora - lo ripeto - tende ad allontanarsi. Tuttavia, vi sono anche altri motivi.
I motivi risiedono nel fatto che, in questi anni, il Governo ha assunto diversi provvedimenti che hanno permesso di gestire lo stabilimento sino ad oggi, ma che, poi, sono risultati anche insufficienti. Questo perché, a fronte di grossi investimenti che devono fare le multinazionali per poter mantenere lo stato ottimale dello stabilimento, urgono di altissimi finanziamenti e, spesso e volentieri, devono avere delle garanzie che l'Europa, per esempio, non ha. Mancano, dunque, regole certe.
Pertanto, ad un'intenzione del Governo di dare le dovute agevolazioni corrisponde, poi, in anni successivi, un'Europa che dice: alt, questo è un aiuto di Stato e, quindi, mi devi restituire 316 milioni di euro. In questo contesto, è chiaro che è difficile preparare il tessuto sociale e le strutture locali per fare arrivare un'impresa, perché è chiaro che qualunque impresa voglia investire oggi ha la necessità che vi siano regole certe che garantiscano l'investimento. Questo oggi non è successo.
Credo che il Governo debba fare una cosa importante, soprattutto, affrontando le tematiche insieme all'Europa, ma in una maniera, a mio avviso, più energica e più vitale, perché non possiamo sacrificare i nostri lavoratori per un'Europa migliore, se poi, a questa Europa non partecipiamo attivamente. Credo che, soprattutto noi italiani, ne abbiamo il diritto: mi permetto di ricordare a tutti che, probabilmente, siamo il popolo più europeo che vi sia, ma proprio per questo siamo danneggiati, perché gli altri Paesi fanno molto bene i loro conti e ci condizionano in una maniera esagerata.
Alla crisi energetica, poi, si somma anche il costo dei trasporti e delle infrastrutture che, purtroppo, per la Sardegna, oggi, sono un handicap. Anche in questo caso, occorre prendere una posizione perché, se la Sardegna, per esempio, ha uno statuto speciale, non è che ce l'abbia perché piace o perché siamo stati forti; anzi, al contrario, ce l'ha, perché è in uno stato particolare. La situazione di insularità è stata riconosciuta persino dall'Europa, tuttavia, nel momento in cui vengono applicate regole che, in qualche modo, comportano competitività per le nostre aziende, questa stessa Europa ci annega e ci impedisce di fare questo. Quindi, oggi, abbiamo l'obbligo di porre ciò all'attenzione del Governo, in modo che si sforzi affinché l'insularità della Sardegna venga riconosciuta in tutti i suoi campi.
La crisi che coinvolge oggi l'alluminio non può passare inosservata anche per altri enti. Noi, nell'affrontare i problemi, normalmente, mettiamo i Governi e le imprese direttamente a confronto; tuttavia, per esempio, per quanto riguarda la Sardegna, vi è l'ENEL che, spesso e volentieri, si dimostra insensibile alle problematiche. Pertanto, mi permetto di suggerire al Governo di coinvolgere eventualmente, nella crisi attuale, anche altri sistemi. Infatti, se viene a mancare una società che consuma energia - sono miliardi di chilowattora all'anno - viene Pag. 85anche a mancare, forse, la necessità di avere un ENEL in Sardegna, che, probabilmente, non ha più clienti e che, forse, potremmo anche sfruttare attraverso accordi particolari al fine di superare questa situazione.
Pertanto, la nostra preoccupazione è forte, ma è aumentata dal fatto che conosciamo questo problema, perché in questi anni lo abbiamo già affrontato, e dalle difficoltà che vi sono. Chiediamo, dunque, al Governo che, in questi giorni, si impegni ad avere, innanzitutto, un incontro con la società e con le parti sociali, affinché si possa arrivare, quanto meno, ad una diminuzione di produzione.
Infatti l'Alcoa, tra l'altro giustamente, fa notare che è diminuito il mercato perché la crisi europea pone seri problemi anche sulla produzione delle auto, ad esempio, o su altri prodotti nei quali l'alluminio possa essere utilizzato. Tuttavia a questo noi siamo abituati, fa parte di un mercato che è soggetto ad oscillazioni per periodi abbastanza lunghi e che quindi è tutta altra cosa rispetto ad una dismissione.
Impedire la dismissione oggi diventa un fatto importante perché temiamo che porti a catena ad allontanare tutte le altre industrie che ci sono e, quindi, ci troveremo di fronte ad una provincia e ad un territorio molto importante della nostra Sardegna che finirebbe addirittura per non avere alcun tipo di occupazione.
Quindi pongo la questione all'attenzione del Governo con la preghiera che se ne faccia carico immediatamente affinché questo problema non passi inosservato, affinché questo problema non sia affrontato nella maniera in cui spesso affrontiamo i problemi ossia bloccando le prime interferenze e poi non continuando in questa attività.
Noi ne abbiamo bisogno, perché la politica - l'ho detto altre volte e magari posso sembrare un boy scout - se non difende i poveri che cosa ci sta a fare? I nostri problemi sono anche la difesa di quelle questioni che sono impossibili da difendere, mi dice qualcuno, ma il nostro ruolo è quello. Se la politica non supera tali questioni, se noi in Europa non poniamo seriamente questi problemi che poi sono legati alla produzione internazionale, se l'Italia non decide di stabilire di produrre questi metalli che sono strategici, non per la Sardegna, ma per la nostra nazione, credo che faremmo male a noi stessi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Mereu, la ringrazio per l'interpellanza che ha presentato e che sottolinea una situazione di grande criticità che da tempo è all'attenzione del Governo e su cui il Governo ha già preso in un'iniziativa. Lo dico subito in apertura: è stato già convocato domani presso il Ministero dello sviluppo economico il tavolo per la crisi dell'Alcoa al quale parteciperanno, oltre all'azienda e ai sindacati di categoria e confederali anche la provincia, la regione, insomma le rappresentanze delle autonomie locali - ci saranno comunque il presidente della regione e il presidente della provincia - e naturalmente oltre al Ministero dello sviluppo economico anche la Presidenza del Consiglio e il Ministero del lavoro. La vicenda è quindi attentamente seguita.
Credo che dobbiamo partire, come ricordava l'onorevole Mereu, dalla consapevolezza di una situazione molto critica, di crisi molto grave. È una situazione che si trascina in questa area del nostro Paese da diverso tempo. Ricordo che Eurallumina che è l'azienda che produce l'allumina dalla bauxite, allumina che poi viene utilizzata da Alcoa - ma non solo da Alcoa, viene anche esportata - è ferma, ormai, da quasi tre anni, i lavoratori sono in cassa integrazione e si svolgono per il momento solo le attività di manutenzione dell'impianto. Quindi abbiamo già un pezzo importante dell'industria metallifera del Sulcis che segnala una situazione di grande sofferenza.
Anche su Eurallumina ci siamo attivati, perché è chiaro che vi è un problema di Pag. 86filiera complessiva, anche perché, Eurallumina, con un piano di ristrutturazione impegnativo, che però andrà definito e valutato, non è da escludere che possa ripartire. Il nostro intento è questo. Naturalmente, la situazione l'onorevole Mereu la conosce meglio di me, non è assolutamente semplice.
A valle di Eurallumina vi è Alcoa, che utilizza l'allumina prodotta da Eurallumina per poi produrre, a sua volta, alluminio. Alcoa rappresenta una situazione che oggi giunge ad una rottura di criticità particolarmente forte, ma sappiamo che questa situazione, in realtà, si trascina da tempo, anche se non con l'emergere e l'esplicitazione che ha avuto Eurallumina. Infatti Alcoa ha potuto mantenere attiva la produzione grazie ad un prezzo dell'energia scontato in base all'insularità, all'interrompibilità e così via, ma proprio per questo ha incontrato una procedura di infrazione europea.
Purtroppo, oggi, nonostante il Governo italiano abbia anche attivato procedure di difesa in sede europea, siamo alla fine di questa procedura e siamo in attesa dell'ultimo pronunciamento da parte della Corte di giustizia ma, nell'insieme, è molto probabile che Alcoa dovrà rimborsare circa 300 milioni di euro alla cassa conguaglio del settore elettrico. Inoltre, vi è una sentenza del Consiglio di Stato che prevede un ulteriore debito di Alcoa.
Detto questo, negli ultimi due anni Alcoa è andata avanti anche grazie ad una procedura basata sul concetto di interrompibilità dell'energia legata all'insularità, che le ha consentito di avere uno sconto sull'energia. L'Unione europea lo aveva autorizzato perché si trattava di un fatto transitorio (scade il 31 dicembre 2012), e non siamo affatto sicuri che potremo rinnovarlo, anche se, naturalmente, ci batteremo per questo, onorevole Mereu. Le posso garantire che, quando lei ci chiede di essere molto attivi in Europa per difendere l'industria italiana, lei ci trova estremamente sensibili a questo tema.
Credo sia un punto importante ciò che lei sta dicendo. Purtroppo, in passato, si sono applicati due pesi e due misure, in Europa. Noi crediamo che l'Italia debba rivendicare che venga trattata come tutti gli altri. Naturalmente, però, questo implica che non è detto che riusciremo a mantenere quella situazione, se non avrà sufficienti giustificazioni tecniche e giuridiche per essere mantenuta, anche se mi auguro che potremo farlo.
Tuttavia, al di là di ciò, il problema è che Alcoa, nonostante lo sconto sull'energia, soffre ormai di una perdita quotidiana legata ad un insieme di fattori di costo e, in parte, anche ad un problema di mercati di vendita, che la rende sostanzialmente fuori mercato. Lo testimonia il confronto tra il costo per unità di prodotto di Alcoa Portovesme e il costo per unità di prodotto di altri stabilimenti Alcoa, o di altri stabilimenti produttori di alluminio nel mondo, nonostante tuttora sia in vigore lo sconto sul prezzo dell'energia. Quindi, questo ci fa capire che la situazione Alcoa è veramente molto difficile, ormai. La società ha manifestato - come sappiamo - l'intenzione di attivare la procedura di mobilità e, quindi, di chiudere lo stabilimento.
La nostra posizione, nel convocare il tavolo, parte dalla convinzione che la vicenda Alcoa attinge ad un problema di insufficiente affidabilità delle regole, che non riguarda solo l'Europa, onorevole Mereu, ma riguarda in particolare il nostro Paese, e da questo è ora che usciamo. È ora che il Paese dia regole certe all'attività imprenditoriale. Gli esempi, purtroppo, nel caso di Alcoa eclatanti, ma anche in altri casi, sono stati, negli ultimi anni, tutt'altro che positivi. Vi è qui un punto di svolta di cui il nostro Paese ha bisogno, in generale.
La vicenda Alcoa è quasi emblematica di questa storia. Questo induce nell'azienda, nella società madre in particolare, una particolare sfiducia nei confronti della tenuta delle regole nel nostro Paese. Dobbiamo sapere questo, dobbiamo invertire la rotta. Quindi, il primo punto che al tavolo porremo è che si faccia del nostro Paese un Paese affidabile che sa come si governano i mercati. Il Governo dei mercati Pag. 87 è cosa delicata che richiede grande stabilità delle regole, esattamente il contrario di ciò che nel nostro Paese si è fatto in passato.
In secondo luogo, specifico su Alcoa, non so se riusciremo a convincere la casa madre americana a restare a Portovesme, in ogni caso non diamo per scontato che lo stabilimento non sia in grado di avere un futuro. Naturalmente, dovremo sciogliere il nodo del costo dell'energia senza il quale il futuro non c'è, diciamocelo serenamente insomma, dobbiamo saperlo. Il problema costo dell'energia passa, come diceva lei prima, per il nostro rapporto con l'Europa. Però non è facile perché le regole europee hanno anche molta logica. Quando si parla di regole stabili, nel nostro caso, il caso europeo, un elemento di stabilità è il fatto che non sono concessi aiuti di Stato. Ciò fa parte del costruire regole corrette di funzionamento dei mercati.
Dobbiamo vedere se, all'interno del concetto di aiuti di Stato europeo, non possiamo ricavare per questa impresa, ma anche per tutte le imprese energivore, qualche spiraglio per avere un costo dell'energia che consenta competitività internazionale. Quindi, non diamo per scontato che non ci sia un futuro, anzi faremo di tutto per tenere aperto un futuro dello stabilimento Alcoa. Allo stesso modo, ci stiamo attivando per poter riaprire una prospettiva Eurallumina e, quindi, fare in modo che nel Sulcis esista una prospettiva di sviluppo dell'industria metallurgica.
Riusciremo a tenere i livelli produttivi e occupazionali del passato? Riusciremo a farli crescere? Non me la sento di dare indicazioni al momento su questo. La situazione è troppo difficile per potersi abbandonare ad ottimismo fuori luogo. Il secondo passaggio del disegno che vorremmo cominciare ad attivare con il tavolo di domani, oltre al focus su Alcoa, è quello di collocare la situazione Alcoa all'interno di un problema di piano di sviluppo del Sulcis.
La nostra sensazione, cioè - glielo dico un po' da novizio del tema, nel senso che sono venuto ad occuparmene da quando sono sottosegretario, quindi lei ne sa sicuramente molto più di me -, la sensazione forte che ho ricavato nella discussione, sia con le istituzioni sarde, sia con le aziende, sia con i sindacati, è che, per molti anni, sto parlando di più di dieci, forse quasi vent'anni, abbiamo mantenuto in piedi una situazione che non aveva mai fino in fondo le caratteristiche di autosostentamento forti che deve avere una struttura industriale.
Ora dobbiamo prendere il toro per le corna. Dobbiamo fare in modo che le condizioni di autocapacità esistano e, se non sono tutte dentro l'industria metallurgica, vanno create anche in altri settori. Quindi l'industria metallurgica andrà collocata nel Sulcis, dentro un piano di rinascita del Sulcis più ampio che coinvolgerà altri settori di servizi, di industria, anche l'agroalimentare. Qui, tra l'altro, abbiamo dei lavori che ha preparato la provincia di Carbonia del Sulcis, che sono stati oggetto di discussione anche a livello regionale. Si tratta di idee, di prospettive, di una strategia più ampia e, all'interno di quella, è necessario ricollocare anche questa vicenda. Concludo, dicendo che tutte queste sono belle cose, belle idee, poi la realtà e la durezza della realtà lei la conosce in diretta sul suo territorio, io la conosco adesso al Ministero.
Ci auguriamo e faremo di tutto perché domani dal tavolo si esca non con la soluzione, perché non si trova in un giorno, ma con un atteggiamento costruttivo di tutte le parti in causa, azienda, sindacati, istituzioni e ovviamente Governo, per cominciare a lavorare ad una soluzione. Però, i passaggi saranno inevitabilmente complessi e dobbiamo dare per scontato che vi sarà un periodo di utilizzo di strumenti, come ammortizzatori sociali e cassa integrazione. Questo lo vedremo, ma non c'è la «bacchetta magica» ed è bene che non vi sia. Usciamo dall'illusione che il Sulcis possa salvarsi con la «bacchetta magica», con qualche strana telefonata internazionale o con altro ancora. No, qui le cose si fanno seriamente, altrimenti, Pag. 88 il Sulcis non ha futuro e noi vogliamo che il Sulcis abbia un grande futuro.
Signor Presidente, depositerò presso la Presidenza una copia della mia risposta.

PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di replicare.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, signor sottosegretario, certo in linea di massima possiamo dire di essere soddisfatti, perché l'interessamento del Governo è presente e lei mi sta parlando, tra l'altro, della vicenda Eurallumina che è importantissima anch'essa. So che vi sarà un incontro e speriamo che sia anche questo definitivo, perché se ne parla da tre anni. Quindi, come vede, i problemi sono sempre spostati nel tempo.
Mi permetto, però, di insistere sul fatto che sono perfettamente d'accordo che il Sulcis debba trovare soluzioni, anche alternative, ad una crisi che non si può superare. Però, mi pongo anche un problema e me lo faccia dire con l'ingenuità che credo di avere, perché probabilmente sto dicendo delle cose non molto interessanti. Però, faccio presente che noi, in funzione del fatto che stiamo in Europa, non possiamo produrre alluminio, perché i costi del lavoro in Italia sono completamente diversi e, se vogliamo produrre questi prodotti, dobbiamo andare in Africa, dove il lavoro è a costo zero. Però, mi chiedo il motivo per cui poi si intraprendano missioni di pace per fare in modo che tutte le persone abbiano una maggiore dignità. In qualche modo, credo che non possiamo permetterlo. Sono sardo e le posso garantire che, mentre prima in Sardegna consumavamo le carni sarde, ora non lo possiamo più fare, perché costano di più delle carni che provengono dal Venezuela ma non sappiamo che carni sono.
Voglio dire che, ormai, poiché il mercato è globale, vincono nel mercato tutti coloro che producono a costo zero, senza quelle attenzioni che ci sono nella produzione nazionale. Oggi, per vendere il pane, da noi si deve essere vaccinati, si devono indossare i guanti e tutto questo ha un costo elevatissimo rispetto a chi non lo fa. Basta che io apra un forno ad un'ora di aereo e poi venderò il pane qui. Quindi, mi pongo il problema. Ma quest'Europa, che tutti vogliamo, deve avere queste basi per dire a tutti noi che d'ora in poi un imprenditore in Italia non ha più la convenienza e si deve spostare, perché i termini dell'economia lo obbligano. Dunque, mi pongo questo problema.
Pertanto, quando dico che il Governo si deve attivare in Europa, lo faccio perché in Italia ogni tanto una legge viene modificata e perché ogni tanto qualcosa viene diversificato, con leggi nuove e appropriate. Perché l'Europa queste leggi e queste regole molte volte non le può rivedere? Perché, mi chiedo, un aiuto di Stato è concepito così come è concepito oggi? Nel concetto banale che ho di aiuto di Stato, credo che, se attribuisco ad un'azienda una certa quantità di denaro che la porti ad una condizione superiore ad un'altra, ritengo che questo sia un aiuto di Stato. Ma se stanzio a favore di un'azienda delle risorse che le permettano di adeguarsi al mercato internazionale, in modo che non sia favorita ma che le sia comunque permesso di «arrivare», in una situazione di difficoltà, perché ciò deve essere un concetto sciocco? Chi fa la politica europea? La fanno gli europei, ma gli europei non li vediamo. Quando dobbiamo mettere il palo del divieto di sosta da noi i giornali e le televisioni fanno dei programmi appositi.
L'Europa fa le regole che vuole, perché sono le regole degli altri, e obbliga noi ad essere in difficoltà. Questo è il problema! Se vivo in un'isola, ne sono penalizzato e tutti sono d'accordo al riguardo, perché non devo avere l'attenzione da parte del mio Governo che mi ponga nella stessa situazione di un altro cittadino che risiede da un'altra parte?
Questo vale sia per quanto riguarda i trasporti, sia per quanto riguarda il lavoro, sia per quanto riguarda le produzioni industriali. Credo che questo sia lo sforzo che dobbiamo fare. Poi, può darsi che non Pag. 89ci si riesca, ma almeno incanaliamoci in questa direzione, perché altri usano maniere diverse.
Anche per quanto riguarda la liberalizzazione dell'energia elettrica, ci siamo posti, rispetto ad altri, nella condizione di avere più liberalizzazione, ma di essere penalizzati. Quindi, non siamo stati molto intelligenti. Noi siamo sempre i più bravi a fare tutto, ma gli altri ci mangiano addosso. Questa è la mia preoccupazione!

(Elementi in merito all'operazione di acquisizione dello stabilimento FIAT di Termini Imerese da parte dell'azienda DR Motor - n. 2-01307)

PRESIDENTE. L'onorevole Leoluca Orlando ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01307, concernente elementi in merito all'operazione di acquisizione dello stabilimento FIAT di Termini Imerese da parte dell'azienda DR Motor (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LEOLUCA ORLANDO. Signor sottosegretario, la ringrazio per la sua attenzione. La vicenda oggetto di questa interpellanza, appositamente urgente, riguarda la fuga - se posso usare questa espressione - dallo stabilimento di Termini Imerese della FIAT. Avevamo proposto che si potesse procedere con un piano organico, attraverso l'infrastrutturazione della zona, l'acquisizione dello stabilimento di Termini Imerese, temporaneamente, da parte della regione e attraverso una gara che mettesse, sostanzialmente, con un bando internazionale, a disposizione di produttori di auto del mondo lo stabilimento di Termini Imerese, convinti come siamo che l'Italia è un Paese che, paradossalmente, nel settore automobilistico consuma più auto di quelle che produce; quindi, è un importatore di auto, a differenza di quanto accadeva nel passato.
Vi è un mercato vasto, ma la FIAT mantiene, nei fatti, una posizione di monopolio e impedisce che altre aziende si collochino sul territorio nazionale per produrre auto. Era un'occasione straordinaria per potere, in qualche modo, liberalizzare il mercato, uscendo da questa condizione di sostanziale monopolio.
La FIAT ha lasciato lo stabilimento e ha raggiunto delle intese con la DR Motor Company, che è un'azienda automobilistica italiana che nasce come importatrice di componenti prodotti dalla casa automobilistica cinese Chery Automobile, poi assemblati in Italia.
Perché questa situazione è oggetto della presente interpellanza? L'accordo siglato il 10 dicembre 2011 presenta tutta una serie di elementi, che sono illustrati nell'interpellanza e che confido il sottosegretario e i suoi uffici abbiano già esaminato, e che pertanto mi risparmio di elencare. Vi è un dato oggettivo, che è quello centrale che giustifica le richieste dell'interpellanza.
Si tratta della circostanza che noi, raccogliendo anche l'appello fatto della FIOM-CGIL, abbiamo riscontrato, facendo anche un'apposita denuncia alla competente procura della Repubblica, che sarebbe stata commessa una serie sistematica di violazioni di legge e di possibili ipotesi di reato in danno dei lavoratori, ai quali sarebbe stato chiesto di sottoscrivere un documento dove veniva dichiarato falsamente che tutto era a posto e che tutto era regolare.
Tale documento è stato firmato da lavoratori che, dopo averlo firmato, hanno presentato questo esposto, per non far perdere l'opportunità all'azienda di sottoscrivere il contratto per Termini Imerese. Questa azienda sembra che sia in arretrato di quattro mesi nel pagamento dei 160 dipendenti attuali; essa dovrebbe, invece, sostanzialmente assumere una dimensione che, quando vi era la FIAT, dava lavoro a 1.600 dipendenti diretti e a 600 dell'indotto.
La cosa singolare è che il capitale che dovrebbe essere messo a disposizione da questa società sarebbe di 15 milioni di euro, a fronte del quale ha ottenuto 82 milioni di agevolazioni e 95 milioni di garanzie bancarie da parte della regione Pag. 90siciliana. Siamo fortemente preoccupati, perché la FIAT se ne è andata ed è subentrato questo imprenditore.
Noi vorremmo che il Governo, in qualche modo, vigilasse affinché si valuti la reale consistenza della proposta della DR Motor Company - che, voglio ricordare, utilizza aree e stabilimenti realizzati con finanziamenti pubblici, usati ieri dalla FIAT e oggi da questa struttura -, si accerti il reale stato finanziario del gruppo, si prenda in considerazione, se possibile, un piano alternativo rispetto a questa conduzione che appare oggettivamente, in termini finanziari e di progetto industriale, debole e si consideri se non sia il caso di sottoporre all'esame del Governo il modo con il quale - ma questo è un discorso più generale - la FIAT intende dare corso al piano cosiddetto Fabbrica Italia.
Queste rappresentano una serie di domande che lanciano un allarme e preannunciano quello che vorremmo non si realizzasse, ossia una possibile fuga, dopo la FIAT, anche di questo gruppo che rischierebbe di apparire una sorta di cavallo di Troia per non caricare sulla FIAT il peso della chiusura di uno stabilimento.
Non voglio «buttarla» in poesia, però, parafrasando un'espressione di Quasimodo, direi che il Sud è stanco, il Sud è stanco di imprenditori «da fico d'India», cioè di imprenditori che percepiscono ingenti finanziamenti pubblici e, dopo averli incamerati e utilizzati, magari, per finalità diverse da quelle per le quali sono stati erogati, chiudono. Trattandosi non della FIAT o di un altro grande stabilimento, evidentemente lasciano alla controversia individuale un tema che riguarda lo sviluppo di un'intera area del nostro Paese.
Questa è la ragione per la quale, raccogliendo l'appello dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali, ma anche della comunità di quella zona, richiamiamo il Governo perché, convocando la DR Motor Company, ne accerti la reale consistenza.
Vorrei ricordare, infatti, che la FIAT ha comportato un costo, a livello pubblico, dovuto non soltanto ai finanziamenti, ma anche al ricorso alla cassa integrazione e agli ammortizzatori sociali. Non vorremmo che, dopo il danno derivato dalla fuga della FIAT, si realizzasse un ulteriore danno di finanziamenti che vanno perduti e che non producono né sviluppo né occupazione, che vanno, poi, ad aggiungersi ad una condizione per la quale disperati lavoratori chiederanno di potere fare ricorso ad ammortizzatori sociali che, vorrei ricordare, rappresentano denaro pubblico che viene sprecato quando non è finalizzato ad un piano industriale di ripresa dell'azienda in crisi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, onorevole Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, naturalmente, come nel caso precedente, depositerò presso la Presidenza una copia della mia risposta contenente elementi di valutazione più dettagliati.
Rispondo all'onorevole Leoluca Orlando rilevando che il Governo è impegnato nel disegnare e attuare un piano di reindustrializzazione dell'area di Termini Imerese. Questa operazione è tutt'altro che facile, come l'onorevole Leoluca Orlando sa meglio di me, conoscendo la realtà più direttamente di quanto la conosca io.
Il primo passo è stato quello di dare una prima soluzione equilibrata alla situazione dello stabilimento FIAT di Termini Imerese. Ricordo che l'individuazione della DR Motor Company come impresa candidata e con la quale poi si è raggiunto l'accordo per un piano di investimenti rilevante - un piano industriale del settore auto programmato per dare lavoro a 1.312 addetti in quattro anni e che, quindi, ci consente, in qualche modo, di recuperare la situazione di crisi FIAT, tanto più che questo mette in moto altre possibilità di investimento nella zona - è avvenuta attraverso procedura ad evidenza pubblica guidata dal Ministero dello sviluppo economico e attuata da Invitalia.
Questa procedura ha avuto tutti i passaggi che sono riassunti qui nella memoria Pag. 91e che non sto adesso a richiamare per non annoiarvi. Alla verifica di questi passaggi la DR Motor è risultato il candidato migliore.
Se mi permette, onorevole Orlando, la correggo solo su un punto: non abbiamo mai detto che tutto era risolto, ma che abbiamo fatto un accordo, il che non è la stessa cosa, perché poi la soluzione arriva quando quell'accordo effettivamente viene messo in atto, quando le altre iniziative industriali nella zona prendono corpo, quindi quando il disegno di reindustrializzazione acquisisce una sua tenuta reale.
Noi siamo impegnati perché questo accada e, quindi, siamo impegnati, prima di tutto, a controllare che DR Motor attui gli impegni contenuti nell'accordo, siamo impegnati a fare in modo che anche FIAT rimanga responsabile fino a tutto il periodo definito dall'accordo nei confronti dei lavoratori FIAT. Stiamo valutando una serie di iniziative di cui tre per le quali è in corso una finalizzazione dell'istruttoria di valutazione e che consentono di avviare una fase di ripresa più complessiva che non ha, quindi, solo il perno in DR Motor.
Inoltre, segnalo che sono arrivate due nuove manifestazione di interesse per programmi di sviluppo da parte di due imprese di medie dimensioni; però, qui siamo all'inizio e stiamo cominciando a ricevere valutazioni.
In sintesi, all'interpellanza dell'onorevole Orlando rispondo che non diamo per scontate «le magnifiche sorti e progressive», che siamo molto attenti e vigilanti, che è nostra intenzione monitorare attentamente i comportamenti di tutti gli operatori coinvolti in questa operazione, da DR Motor alla FIAT in primis, che stiamo registrando manifestazioni di interesse per l'attivazione di nuove iniziative industriali di sviluppo nella zona e questo ci sembra un buon segnale, ma naturalmente prima di dire che i problemi sono risolti c'è ancora moltissimo da lavorare.

PRESIDENTE. L'onorevole Leoluca Orlando ha facoltà di replicare.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per questa analisi e la memoria che evidentemente esaminerò. Non c'è dubbio che siamo in presenza di un accordo che non si è ancora concretizzato. D'altra parte, si è fatta una scelta; se mi posso permettere, avendo seguito la stampa, riguardo alle altre proposte industriali che riguardavano quell'area, devo dire che siamo stati facili profeti nell'affermare che qualcuna di queste proposte era talmente fantasiosa che il titolare è stato impedito di poter pervenire ad una formalizzazione perché nel frattempo trattenuto nelle patrie galere.
Da questo punto di vista, quindi, abbiamo la conferma di come, intorno a quest'area, rischi di addensarsi tutto e il suo contrario, pertanto la cautela da adottare è la prudenza del controllo.
Prendo atto delle rassicurazioni del sottosegretario - lo ringrazio per averle fornite - in merito ad una vigilanza continua rispetto a questo percorso e mi permetto di far presente che, mentre rimane certamente forte la censura per aver fatto fuggire la FIAT (vale il principio «siamo arrivati adesso», che certamente può essere invocato da questo Governo), resta comunque forte l'esigenza di vigilare su come la FIAT, in un discorso nazionale, realizza la sua presenza nel territorio nazionale. Sarebbe, infatti, singolare se, ad esempio, questo progetto possa non tornare a rientrare per Termini Imerese ed essa venga esclusa, affidandolo magari a qualcuno che dà minori garanzie e affidabilità. Voglio, infatti, ricordare che la FIAT, appena pochi anni fa, aveva preannunciato 500 milioni di investimento per la realizzazione della Ypsilon, un mero annuncio che è rimasto tale e senza nessun seguito.
Quindi, ribadisco la critica molto forte nei confronti del comportamento della FIAT, in generale, ma in particolare con riferimento alle promesse e ai sacrifici richiesti ai lavoratori in nome di un piano che poi si è rivelato essere assolutamente senza nessuna conseguenza e coerenza. Pag. 92
Insisto nel chiedere un controllo continuo. Noi continueremo a sollecitare e a disturbare il Governo per essere periodicamente informati.
Sarebbe interessante se il Governo questo tipo di informativa curasse di farla avere ovviamente ai lavoratori e ai sindacati, perché credo sia fondamentale non soltanto limitarsi al controllo su DR Motor, ma anche sulle altre iniziative che ci auguriamo possano intervenire.
Rimane il rammarico di non aver affrontato in maniera più complessiva (ma lì è mancata la disponibilità tanto di FIAT quanto della regione) il problema di quest'area industriale, per collocarla sul mercato internazionale, in quanto, una volta infrastrutturata, sarebbero arrivati molto più che tre DR Motor, ma forse qualche grosso complesso che avrebbe risolto tanti dei problemi di quella zona.

(Rinvio delle interpellanze urgenti Di Giuseppe n. 2-01291, Di Giuseppe n. 2-01292 e Ruvolo n. 2-01297)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento delle interpellanze urgenti Di Giuseppe n. 2-01291 e Di Giuseppe n. 2-01292 è rinviato ad altra seduta.
Avverto altresì che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza Ruvolo n. 2-01297 è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative concernenti la gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria - n. 2-01271)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Moro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01271, concernente iniziative concernenti la gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DORIS LO MORO. Signor Presidente, darò per letta e conosciuta l'interpellanza, perché sono convinta che sia stata esaminata in maniera analitica. Devo dire che, tra l'altro, si tratta di un interpellanza datata perché è stata presentata il 18 novembre e non è stata discussa per una serie di ragioni, tutte plausibili, tra cui il fatto che è nato un nuovo Governo, oltre al fatto che c'è stato anche il periodo natalizio di mezzo.
Facevo riferimento a questa data (alcune delle notizie potrebbero sembrare datate) perché la stessa è molto significativa. Il 18 novembre il gruppo del Partito Democratico ha discusso la questione dell'ambiente in Calabria perché il giorno prima (il 17 novembre) c'era stata la notizia in Calabria di una richiesta di interdizione dai pubblici uffici formulata da parte della procura della Repubblica di Catanzaro per il Commissario dell'emergenza ambientale, il generale della Guardia di finanza Graziano Melandri, e per altre due persone dello stesso ufficio del Commissario coinvolte in questa inchiesta. Quando in una regione si arriva al punto che le inchieste giudiziarie coinvolgono il Commissario c'è da chiedersi se qualcosa non funzioni.
Per la cronaca ricordo - non lo dico al sottosegretario ma per ricostruire la vicenda - che nei giorni immediatamente successivi il generale Melandri ha lasciato l'incarico ed è stato sostituito da altra persona, che opera tuttora in Calabria, l'ex questore Speranza, e che la misura interdittiva è stata applicata ed eseguita nei confronti degli altri due funzionari dell'ufficio del Commissario; il che significa che l'inchiesta evidentemente, da un punto di vista giudiziario, viene considerata seria ed affidabile, tant'è che non soltanto l'ufficio della procura della Repubblica, ma anche l'ufficio del GIP ha ritenuto di dover intervenire. In un clima ed un contesto di questo genere la politica si interroga su cosa bisogna fare.
Certo, le inchieste giudiziarie hanno il corso che devono avere e non è questo l'oggetto dell'interpellanza, ma devo dire però che la cosa è più complessa. L'ho voluto richiamare per contestualizzare e per dire perché il 18 novembre viene Pag. 93presentata questa interpellanza e perché il 18 novembre noi del gruppo Partito Democratico riteniamo che questa questione diventi indifferibile.
Faccio presente, tra l'altro, sottosegretario, che l'interpellanza è a mia prima firma, in qualità di deputato calabrese, ed è firmata da tutti gli altri deputati calabresi, ma impegna il gruppo perché è firmata anche dai vertici del gruppo del Partito Democratico.
Quindi, è frutto anche di una condivisione che non è localistica e non lo è tipicamente, come spesso succede, ma è una condivisione politica dell'intero partito nazionale.
Qual è il punto e l'interrogativo che pone questa interpellanza, al di là delle circostanze specifiche che do per conosciute e per lette? Spesso succede che il Parlamento si occupi di una vicenda, e nello specifico si è occupato della vicenda relativa alla situazione ambientale e alla raccolta dei rifiuti in Calabria: se ne è occupato il Parlamento, tant'è che il 23 giugno del 2011, quindi poco più di sei mesi fa, la Camera dei deputati ha discusso la relazione approvata all'unanimità il 19 maggio 2011 dalla Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ed ha anche votato una risoluzione. Analogamente, la stessa operazione è avvenuta nell'altro ramo del Parlamento, ma qui siamo alla Camera dei deputati e mi atterrei a quello che è successo alla Camera dei deputati.
Allora, ci si aspetterebbe, ci si aspettava ed io ancora mi aspetto che si sia conseguenti, perché tra l'altro - questo lo voglio dire - spesso succede, quando si è in presenza di commissariamenti, che ci sia un vuoto di responsabilità. Infatti, la presenza di un commissario provoca una deresponsabilizzazione di chi vive, opera, è eletto e rappresenta il territorio e poi, invece, non vi è una corresponsabilizzazione dell'organo nazionale, del Ministero competente, dei Ministeri competenti; per cui si finisce per creare un commissario che è uno scudo rispetto alle responsabilità del territorio e che, però, poi non corrisponde effettivamente ad una corresponsabilizzazione di governo regionale, enti territoriali e Governo nazionale, perché in realtà il commissario lavora esclusivamente a stretto contatto con il territorio e spesso anche il commissariamento non è seguito in maniera adeguata. Questa è una mia valutazione, ma è una valutazione che ha appigli nella realtà a livello ministeriale.
L'interpellanza poi - vorrei sottolineare anche questo - non è rivolta soltanto al Ministro dell'ambiente, che pure se ne era occupato e, quindi, l'occasione storica è dovuta a quella relazione a cui ho fatto riferimento, ma è rivolta anche al Ministero della salute, al Ministero dell'interno, al Ministero delle politiche agricole per i riflessi che la cattiva gestione dei rifiuti sul territorio ha sotto altri profili, potrei dire in maniera generale, sulla vivibilità del territorio.
Dico questo perché il Ministero dell'interno, per esempio, c'entra fino in fondo, se si considera, richiamando dati che sono dell'attualità, sottosegretari che non sono presenti nell'interpellanza, quanto accaduto qualche giorno fa ad un autocompattatore di una ditta che si occupa di rifiuti e che è perfettamente integrata nel settore calabrese con risultati che sembrano anche soddisfacenti, essendo una ditta piuttosto seria e che ha 230 dipendenti. Tale ditta ha visto un suo autocompattatore incendiato; l'autocompattatore è stato fermato da tre malavitosi, che hanno fatto scendere l'autista - uno dei tre aveva anche una pistola in pugno - ed è stato poi dato alle fiamme. Quindi, si intrecciano i problemi: ambiente, ordine pubblico, sicurezza alimentare ed anche salute.
Dunque, nell'interpellanza si pongono una serie di problemi perché si parte dal presupposto che si è acquisita questa relazione, in cui si è dato atto del fatto che la raccolta differenziata ha raggiunto una percentuale del tutto insoddisfacente; e, anzi, vi è un clima di latente contrasto tra gli enti territoriali e i commissari delegati, che ha prodotto anche la costituzione di società miste pubblico-privato quasi tutte in fase di fallimento o comunque in stato Pag. 94di insolvenza e, in ogni caso, con un risultato rispetto alla raccolta differenziata assolutamente non soddisfacente.
Altrettanto insoddisfacente è il discorso della bonifica, e vi accenno molto brevemente. L'altro dato che si è voluto evidenziare è quello relativo alla quantità di rifiuti speciali che arrivano in Calabria, dati che non sono nostri e che non sono della politica: è l'Ispra che calcola i rifiuti speciali che arrivano in Calabria in 43.000 tonnellate per anno, pari a circa il 7 per cento dei rifiuti nazionali, laddove la produzione dei rifiuti speciali - ahimè - in una zona come la Calabria, dove le industrie sono latenti e dove gli stabilimenti e le aziende si contano, riporta sicuramente dati che non rispecchiano la realtà produttiva anche dal punto di vista dei rifiuti speciali della Calabria.
Volevamo anche evidenziare in quella occasione che il 18 ottobre vi è stato un incontro in Calabria ed è stata illustrata la relazione.
Allora il punto vero della questione è cosa è cambiato dopo questa relazione, se quest'ultima ha segnato - come dovrebbe essere - un punto di svolta anche dell'attività politica, amministrativa e governativa, o se le cose sono continuate come prima.
Signor sottosegretario, naturalmente il 18 novembre interpellavamo il Governo in carica; oggi, in continuità, parliamo con il Governo che ci sta ascoltando e con lei, ma i fatti ci dicevano in quelle ore che il 16 novembre era stata sequestrata una discarica a Sibari e volevamo capire se si trattava di una nuova discarica, visto che le discariche censite a quella data erano già innumerevoli.
Non solo: c'era stato l'arresto di un imprenditore di quello stesso settore e c'era stata anche la richiesta della misura interdittiva di cui parlavo. Adesso però, giusto per dire che la questione continua ad essere preoccupante - ho citato prima l'episodio di Ecologia Oggi - voglio anche ricordare che pochi giorni dopo il deposito di questa ordinanza è stata sequestrata un'altra discarica di 8 mila metri quadrati, questa volta a Melito di Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria.
Con ciò concludo le citazioni, perché non vorrei essere noiosa, ma è significativo che io faccia questa citazione. Ricordo, infatti, che c'è stata un'inchiesta giudiziaria black garden, sempre a fine novembre, che ha portato all'arresto di quattro persone tra cui un sindaco per traffico illecito di rifiuti.
Inoltre, la discarica sarebbe stata utilizzata per questo traffico illecito di rifiuti - viene fuori sempre dalla inchiesta, dalle riprese che sono state fatte e dalle intercettazioni ambientali e telefoniche - e per lo smaltimento dei rifiuti da una delle società partecipate dal comune di Reggio Calabria.
Sappiamo che su Reggio Calabria - lo abbiamo posto anche noi con altre interrogazioni al Ministro dell'interno - e sulle sue partecipate ci sono approfondimenti (diciamo così) che hanno a che fare con l'ordine pubblico e con la tutela dei soggetti a partecipazione pubblica delle infiltrazioni mafiose e si tratta di problemi che scottano.
Le richieste sono evidenti e quello che chiedevamo era innanzitutto un'inversione di tendenza, ossia una maggiore presenza dello Stato. Infatti, se c'è un commissariamento, c'è - lo ribadisco - una responsabilità anche diretta dei Ministeri competenti.
Chiedevamo la fine di quel commissariamento che era in scadenza il 31 dicembre. Oggi ne stiamo parlando il giorno dopo, quindi il sottosegretario ci dirà che cosa è successo nel frattempo e che ruolo ha oggi il commissario Speranza sul territorio calabrese. La fine del commissariamento, peraltro, era stata chiesta dalla Camera con l'approvazione di quella risoluzione dopo 14 anni di sprechi e senza alcuna risultato, stando al contenuto della risoluzione.
Chiedevamo anche al Governo di valutare la costituzione di parte civile nei procedimenti in corso che in questo settore sono innumerevoli, coma la cronaca giudiziaria ci ricorda ogni giorno e chiedevamo Pag. 95 anche che ci si adoperasse sotto il profilo della bonifica, di cui si parla da decenni e su cui però non mi pare che ci sia operatività.
Chiedevamo, in parole povere e concludendo (ho voluto richiamare soltanto i capi dandoli per letti) al Governo di dare corso a quella risoluzione votata - lo ricordo - all'unanimità dall'intera Camera dei deputati senza alcuna distinzione e quindi rispetto alla quale anche le forze politiche presenti in Parlamento si aspettano una responsabilizzazione maggiore del Governo in carica.

PRESIDENTE. Colgo l'occasione, essendo l'ultima interpellanza urgente, per precisare a lei, signor sottosegretario e attraverso lei ovviamente al Governo, che la natura delle interpellanze - lei lo sa - prevede una risposta orale. Possono essere lasciati agli atti da parte del Governo documenti, tabelle o altro, ma depositare l'intervento - come altri suoi colleghi hanno fatto - è anomalo rispetto alla procedura e alle caratteristiche dell'atto che stiamo discutendo.
Infatti, alcuni suoi colleghi hanno chiesto di depositare il testo integrale dell'intervento, ma è una cosa che rischia di stravolgere la natura delle interpellanze urgenti per le quali, appunto, è prevista una risposta orale.
Nel caso di altri strumenti di sindacato ispettivo il Governo può inviare direttamente agli interpellanti la risposta scritta. Quindi, ho colto l'occasione, oltre che per salutarla, proprio per precisare al Governo che è possibile ovviamente lasciare agli atti tabelle o allegati che possono aiutare l'interpellante ad approfondire ancora di più il dettaglio della risposta che gli è stata data. Ringrazio il sottosegretario per la pazienza.
Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, proprio perché si tiene presente il carattere della risposta...

PRESIDENTE. Lei è esperto!

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.. ..ad una interpellanza urgente, devo dirle che, rispetto alle questioni sollevate dall'onorevole interpellante (che sono molto ampie e molto delicate), le chiedo scusa se anche nella mia risposta sarò ampio e non potrò sintetizzare molto alcune delle questioni. In alcuni casi posso fare riferimento alle cose che sono state già rese note dall'interpellante, su altre è necessario fornire qualche supplemento di notizia. Mi sforzerò di farlo il più sinteticamente possibile senza pregiudicare l'efficacia della risposta.
Infatti, ci troviamo di fronte ad una circostanza particolare, nel merito, per le cose che sono state dette. In realtà si sintetizza una vicenda annosa che ha uno sbocco finale molto delicato, ma che è costellata in tutto il suo svolgimento da aspetti particolarmente critici sia nella gestione che nelle contiguità, che nei rapporti, che nell'efficacia della organizzazione messa in piedi. A ciò si aggiunge una particolarità di calendario: l'evento che alla fine ha scatenato l'interpellanza urgente ha avuto luogo il giorno stesso che si è costituito il Governo da me rappresentato questa sera.
Il giorno in cui il Presidente del Consiglio ha sciolto la riserva è il giorno nel quale (il 16 novembre) è accaduto uno degli sviluppi di carattere poliziesco e giudiziario con l'esecuzione di un'ordinanza cautelare di natura domiciliare nei confronti di un imprenditore noto nel settore dei rifiuti, Cesare Coccimiglio imputato in concorso di illecito smaltimento di rifiuti industriali e di avvelenamento di acque tramite discariche abusive per fatti risalenti al periodo compreso tra il 1998 e il 2011.
Già questo dà l'arco temporale (debbo dire straordinariamente lungo) nel quale si sono svolti questi avvenimenti nei territori dei comuni di Aiello Calabro, Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello. Da lì parte oggettivamente lo spunto per l'interpellanza urgente dell'onorevole Lo Pag. 96Moro e di altri suoi colleghi rispetto alla quale noi abbiamo cercato di acquisire tutti gli elementi possibili presso le varie amministrazioni che potevano essere interlocutrici di questa vicenda, così come è stato ricordato. Principalmente, dal nostro punto di vista, almeno da quello della mia risposta di questa sera, gli elementi sono stati acquisiti presso il Dipartimento della protezione civile, il Ministero dell'interno, il Ministero della giustizia, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio del mare, non nascondendo che ci sono aspetti di carattere ovviamente sanitario ma sui quali questa sera non mi soffermerò particolarmente perché non sono peraltro specifici, ma sono consueti in questioni di questo tipo e di questa rilevanza.
Si tratta di una regione nella quale, a fronte di 2 milioni di abitanti, si producono circa 845 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani annualmente, esclusi i rifiuti derivanti dalla raccolta differenziata che, secondo le stime, negli anni decorsi si sono attestati intorno al 12 per cento. La verità è che il 35 per cento, cioè 900 tonnellate al giorno, di rifiuti solidi urbani è inviato in discarica, proprio come rifiuti solidi urbani, e il 65 per cento, cioè 1.800 tonnellate al giorno, in impianto di trattamento con produzione di combustibile derivato da rifiuti da inviare al termovalorizzatore, dei quali, peraltro, 1.300 tonnellate, pari a circa al 70 per cento del suddetto quantitativo, vengono conferiti in discarica come scarto o frazione organica stabile (FOS). Non mi soffermo, per ragioni di sintesi, sulla criticità di questi elementi che sono venuti in evidenza in altre analoghe circostanze di altri territori del nostro Paese per ricordare, invece, che il sistema impiantistico di cui dispone allo stato attuale la Calabria è costituito da due sistemi: un sistema Calabria-sud, con una concessionaria, la società TEC Spa, che ha impianti a Rossano, Crotone, Siderno, Reggio Calabria e nel polo tecnologico di Gioia Tauro, e il sistema Calabria-centro che ha un impianto di trattamento a Lamezia terme ed un altro di rifiuti solidi urbani a Catanzaro. Risultano poi sei discariche attive (Bocchigliero, Acri, Castrolibero, Cassano allo Ionio, San Giovanni in Fiore e Pianopoli), ma tutti gli impianti di trattamento ricevono quantitativi di RSU naturalmente superiori alle rispettive capacità di trattamento per cui sono state autorizzate operazioni di collocazione del surplus in discarica con destinazione Pianopoli, almeno nel tempo intermedio di questa vicenda.
Esistono altre criticità che dobbiamo evidenziare perché sono quelle che si registrano in questo istante. Poi dirò perché le sottolineiamo. Innanzitutto, vi è il sistema pubblico che si regge grazie all'utilizzo della discarica privata di Pianopoli, ove così conferiscono gli RSU di numerosi comuni della provincia di Cosenza e di Catanzaro, oltre agli scarti di lavorazione di tutti gli impianti, con un conferimento medio giornaliero di circa 1.800 tonnellate al giorno tra RSU e scarti di valutazione. Questo è il primo elemento di criticità. Poi vi sono difficoltà di smaltimento per i comuni della provincia di Cosenza i quali sono costretti a conferire i rifiuti in impianti di discarica fuori provincia. Poi vi è un'assenza totale di discariche per gli impianti di trattamento in quanto quella di Rossano risulta sequestrata e l'unica discarica in fase di realizzazione sarebbe quella ubicata nel comune di Melicuccà la cui entrata in esercizio sarebbe prevista - non so se la scadenza è ancora possibile mantenerla - per la fine di gennaio 2012. La risoluzione del contratto di concessione dell'impianto di trattamento di RSU di Catanzaro, con sequestro e sospensione della lavorazione del polo stesso, aggrava questo quadro di per sé critico. La discarica di Casignana è sotto sequestro dal novembre del 2011, per quella di San Giovanni in Fiore si aspetta, da parte della regione, un'autorizzazione integrata ambientale, la famosa AIA.
La proroga dell'emergenza dei rifiuti urbani nella regione Calabria è scaduta il 31 dicembre 2011 e questo è un altro punto. Sono tutte questioni di calendario che sono complesse per questa vicenda. Il Presidente del Consiglio dei ministri, il 23 novembre del 2011, appena qualche giorno Pag. 97dopo, quindi, il suo insediamento, su proposta del capo del Dipartimento della protezione civile, come è stato ricordato, ha nominato commissario il dottor Vincenzo Maria Speranza, già questore, proveniente dalla carriera del Ministero dell'interno, in sostituzione del generale Graziano Melandri dimissionario perché coinvolto giudiziariamente, come è stato peraltro ricordato.
Il mandato di questo nuovo commissario, praticamente, è scaduto il 31 dicembre 2011, e nel frattempo, il 25 novembre, il presidente della regione Calabria - questa è forse l'unica novità rilevante rispetto a quello che era accaduto prima - ha proposto il rientro nell'ordinario dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti, per la successiva ridistribuzione delle competenze agli enti ordinariamente competenti; quindi la fine della frase commissariale. A questo punto il Dipartimento della protezione civile ha trasmesso alla regione Calabria, il 29 dicembre, quindi parliamo di qualche giorno fa, ai fini dell'acquisizione dell'intesa ai sensi dell'articolo 107 del decreto legislativo n. 112 del 1998 uno schema di ordinanza finalizzata al rientro nell'ordinario dello stato di emergenza. Quindi, per questa parte, posso dire che siamo in linea con quello che veniva auspicato, non solo nella relazione della commissione, ma anche nell'interpellanza urgente.
Un secondo gruppo di questioni - mi permetto di dire così per andare avanti sinteticamente - riguarda i possibili intrecci con la malavita locale che sono stati evidenziati, come è noto, anche dalle risultanze investigative che hanno confermato l'interesse della 'ndrangheta e di altre organizzazioni criminali autoctone di stampo mafioso - riporto testualmente quanto riferito dagli organi in questione - nell'illecita gestione del ciclo dei rifiuti e in particolare nello smaltimento illegale di quelli tossici. Già nel settembre del 2008, nell'ambito di una operazione di polizia denominata «Black Montain», la squadra mobile della questura di Crotone e il nucleo investigativo sanità e ambiente della procura della Repubblica di quella stessa sede, hanno eseguito il sequestro preventivo di diciotto aree situate, sia nel citato capoluogo, che presso i comuni di Isola di Capo Rizzuto e di Cutro, ove sono state rilevate vaste discariche, non autorizzate, di rifiuti pericolosi per circa 350 mila tonnellate e costituite da conglomerato idraulico catalizzato proveniente dalle ditte Scoria Cubilot, Pertusola Sud, Loppa Alto Forno e dall'Ilva di Taranto. Anche questo è un quadro, nell'insieme, critico e inquietante per le ragioni che è facile comprendere. Nel medesimo contesto giudiziario, dove risultano attualmente sottoposte a procedimento penale quarantacinque imputati di disastro ambientale, tre dei quali sono chimici dipendenti della ASL di Catanzaro, l'autorità giudiziaria ha avviato il monitoraggio dei siti sottoposti a sequestro da parte di un consulente tecnico d'ufficio con un'attività di carotaggio in vari luoghi della città; l'udienza preliminare si svolgerà fra breve, è fissata al 28 febbraio del 2012.
Per la verità è facile dire, da quello che è successo e da come sono stati ricostruiti i fatti, che tante cose non hanno funzionato. Infatti, il 10 maggio 2010 era stata stipulata tra la prefettura di Crotone e l'impresa appaltatrice delle opere di risanamento, cioè la società Syndial Spa, un accordo per consentire, attraverso le attività di vigilanza dell'apposito gruppo interforze istituito ai sensi del decreto ministeriale del 14 marzo del 2003, una verifica preliminare volta a subordinare la conclusione di tutti contratti e subcontratti alle risultanze degli accertamenti antimafia.
Lo scorso 16 novembre il personale della Polizia di Stato, in servizio presso la sezione di polizia giudiziaria della procura della Repubblica di Paola ha però eseguito un'ordinanza cautelare, quella con cui abbiamo aperto la comunicazione su questa interpellanza urgente. Il procuratore della Repubblica di Catanzaro ha riferito che tutti i provvedimenti cautelari personali e reali emessi dal GIP su richiesta del pubblico ministero sono stati integralmente confermati dal tribunale del riesame adito dagli indagati. Invece la procura della Pag. 98Repubblica di Paola ha segnalato che il 6 dicembre 2011 il tribunale del riesame di Catanzaro ha annullato l'ordinanza applicativa della misura degli arresti domiciliari all'indagato Coccimiglio. Tale provvedimento giudiziario è scaturito dalle indagini che hanno ricostruito le attività svolte dalla suddetta impresa, società Syndial Spa, e dalle quali non sarebbero emersi aspetti significativamente riconducibili a circuiti criminali o a sodalizi organizzati e comunque riferibile a gruppi malavitosi operanti nella provincia di Cosenza.
Si capisce subito il terreno spinoso sul quale ci stiamo muovendo, anche rispetto a queste decisioni di ordine giudiziario.
Le forze di polizia seguono costantemente i tentativi delle cosche calabresi di infiltrarsi nell'«affaire rifiuti», come un po' dappertutto. Nell'ambito dell'operazione di polizia giudiziaria denominata «Bene comune», che si concluse il 14 dicembre del 2010, l'azione congiunta della squadra mobile di Reggio Calabria e dell'Arma dei carabinieri ha portato all'arresto di 44 esponenti della pericolosa cosca «Commisso» di Siderno. Contestualmente, sono state sequestrate due imprese operanti nel settore di rifiuti.
Inoltre, presso le squadre mobili delle questure aventi sede nei capoluoghi di Corte d'appello, sono state istituite, già nell'ambito del 2001, con decreto del capo della polizia, unità specializzate per il contrasto del crimine ambientale. È stata formalizzata la procedura per la segnalazione dei crimini ambientali. Tutta l'iniziativa è stata affidata al Servizio per la cooperazione internazionale di polizia della Direzione centrale della polizia criminale per i rapporti tra le ecomafie locali e le ecomafie mondiali; sto elencando sinteticamente. Il Servizio centrale operativo è stato individuato come punto di contatto per la polizia di Stato.
Per i siti di Cassano allo Jonio e di Cerchiara di Calabria, la procura di Castrovillari, su segnalazione del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, ha iscritto a carico di alcuni esponenti, sempre della società Syndial - che, peraltro è di proprietà del gruppo ENI -, il procedimento n. 2634/08, avendo la predetta società ereditato le conseguenze dei fatti di inquinamento relativi alla mancata bonifica di circa 50.000 tonnellate di ferriti di zinco, provenienti dallo stabilimento della Pertusola Sud di Crotone, contenenti sostanze altamente tossiche. Vari sono i terreni interessati - ometto l'indicazione puntuale - e anche vari i comuni interessati.
Mi interessa, in qualche modo, sottolineare che, il 9 agosto 2011, la società suddetta ha comunicato il completamento delle operazioni di bonifica, indicando in 49.500 tonnellate la quantità di materiale rimosso suddiviso tra i vari comuni. Quanto alla presenza di ulteriori ferriti per 35 mila tonnellate in Cassano allo Jonio, si segnala, come precisato dal predetto procuratore, che, al riguardo, non risulta pervenuta alcuna informativa.
I siti di interesse nazionale che riguardano l'area di Crotone, Cassano e Cerchiara sono stati già inclusi nell'elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale, ma, con specifico riferimento alle aree di competenza della società Syndial, se ne distinguono alcuni; ometto il riferimento puntuale per raccogliere l'invito del Presidente alla sintesi. Possiamo dire che, in relazione agli interventi ad oggi attivati e programmati, con nota del 31 ottobre del 2007, la Syndial suddetta aveva inequivocabilmente manifestato la propria disponibilità ad eseguire i lavori di bonifica.
Per le acque di falda, con decreto interministeriale del 15 febbraio del 2010, era stato approvato il progetto definitivo delle acque di falda delle aree. Il relativo decreto di autorizzazione all'avvio dei lavori è stato notificato all'azienda il 17 febbraio del 2010. L'impresa Syndial ha avviato l'emungimento delle acque di falda da 11 dei 38 pozzi previsti dal Governo. I valori riportati di ciascun pozzo sono stati attestati intorno a un metro cubo all'ora.
Per i suoli, è stato emesso un decreto interministeriale il 25 gennaio del 2011 per il primo modulo del progetto di bonifica; per le discariche, il 5 dicembre del 2008, la Syndial ha trasmesso il progetto degli interventi di rimozione. Pag. 99
Per la verità, già nel novembre del 1993, il sito di Giammiglione del comune di Crotone era stato interessato da una procedura di valutazione di impatto ambientale relativa ad una discarica di seconda categoria per lo smaltimento dei rifiuti prodotti nell'area industriale di Crotone su iniziativa del Consorzio per il nucleo di industrializzazione.
La pronuncia negativa di incompatibilità ambientale sulla discarica da parte della regione Calabria ha indotto la ditta a trasmettere il progetto di bonifica mediante la messa in sicurezza permanente delle discariche fronte mare nel quale è prevista la realizzazione di una cinturazione verticale, tutte cose che all'interpellante saranno più note che a noi...

PRESIDENTE. Adesso anche alla Presidenza dopo la sua lunga risposta!

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Si è prevista persino un'opera di barrieramento, insomma siamo di fronte ad un insieme di misure.
Per accogliere l'invito alla sintesi voglio dire che tutta questa materia delle attività di bonifica che è abbastanza controversa e che riguarda anche i comportamenti della Syndial, è naturalmente oggetto di ricostruzione dettagliata che abbiamo anche qui nella nostra memoria di risposta.
Vorrei fare un'ultima osservazione conclusiva e cioè che c'è stato, il 16 febbraio 2011, un accordo di programma tra il Ministro dell'ambiente, la regione Calabria, la provincia e il comune di Crotone per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree comprese nel sito di interesse nazionale appunto di Crotone, Cassano e Cerchiara.
L'accordo prevede la bonifica dell'area archeologica di Crotone e la caratterizzazione delle aree con presenze di CIC e altri interventi su aree pubbliche.
Il Governo sta valutando attraverso una ricognizione soprattutto, alla luce delle risultanze degli accertamenti giurisdizionali, alcuni dei quali sono ancora in corso, l'opportunità di una costituzione di parte civile. Intanto voglio assicurare la massima e costante attenzione per monitorare ulteriormente le problematiche sollevate affinché il coordinamento tra le amministrazioni e gli enti locali e la dovuta attenzione governativa possano mettere tutti nella condizione, non solo di evidenziare, ma di risolvere nei tempi più brevi le questioni poste anche attraverso il passaggio alla ordinarietà che va accompagnato in qualche modo, ma che noi crediamo, a questo punto, imminente alla conclusione dell'intesa dell'ordinanza che sarà possibile a questo punto emettere.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Moro ha facoltà di replicare dichiarando se si ritiene soddisfatta. Se non si ritiene soddisfatta, onorevole Lo Moro, vengo io al posto suo!

DORIS LO MORO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei dire una cosa, più che dichiararmi o meno soddisfatta. Intanto mi dichiaro soddisfatta del lavoro, del tempo che è stato utilizzato per ricostruire le vicende e dico al sottosegretario che tutte le vicende relative ai rifiuti di questo settore della Calabria sono state analizzate e sono oggetto di attenzione della relazione, quindi ad essa si può fare riferimento anche per una corretta ricostruzione, quantomeno fino al 16 maggio.
Però vorrei fare una osservazione, sarò brevissima signor Presidente. Ascoltando la risposta del sottosegretario innanzitutto la prima riflessione che uno farebbe è esattamente il contrario di ciò che noi vogliamo e cioè che è proprio da commissariare.
Infatti, la situazione è talmente disastrosa e disastrata che verrebbe quasi spontaneo pensare al cittadino comune che ascolta - e noi siamo anche cittadini comuni - che è una situazione non gestita.
In realtà, non è stata gestita proprio nella fase commissariale, ecco perché noi ne vogliamo uscire, non perché riteniamo che questa sia la soluzione, ma perché prendiamo atto del fallimento del commissariamento.
Vede, signor sottosegretario, non so se lei è mai venuto in Calabria, ma anche il Pag. 100fatto stesso che il settore Calabria-sud sia compreso tra il territorio da Rossano a Reggio Calabria quando Rossano è nella Calabria alta e Reggio Calabria è nella Calabria bassa, la dice lunga su come è stata gestita questa situazione.
Il punto è che non è stata creata nella fase del commissariamento nessuna discarica pubblica, il punto è che non è stato creato nessun luogo per il trattamento, nessuna azienda per il trattamento dei rifiuti pubblici, il punto è che anche Pianopoli è nata come privata e peraltro oggi viene utilizzata come discarica. Il punto è cioè che non siamo alla fase zero, siamo molto più indietro perché è una situazione essenzialmente da risanare.
Il senso dell'interpellanza non è soltanto di seguire i mille rivoli della questione, che è veramente complicata. Vorrei cogliere in maniera sintetica il tutto e dire al Governo che quello che si chiede, che quello che la Calabria pretenderebbe e, anzi, pretende, dallo Stato, è una maggiore presenza. Nel settore ambientale pensiamo a responsabilizzare il territorio, ma non possiamo nasconderci rispetto, per esempio, all'infiltrazione nel settore da parte della criminalità organizzata, che è un problema o è il problema. Infatti, molto spesso, quando vi sono interessi economici della 'ndrangheta, cosa succede? Che gli interessi e le pressioni piegano anche le realtà ai desiderata delle cosche.
Non basta neanche l'elencazione dei processi penali o delle operazioni di polizia, che sono state tante, troppe. Anche rispetto a quello che si legge, è allarmante il dato che ve ne siano tante. Ci vuole una maggiore presenza preventiva dello Stato. Queste cose non devono succedere più, e non deve emergere una situazione della Calabria - che sarebbe intollerabile - in cui si dice: è così e non può che essere così. Questo noi rifiutiamo. È così, ma deve cambiare qualcosa.
Vorremmo una presenza dello Stato qualificata, anche dal punto di vista dell'intelligence. Qualificata dal punto di vista delle strategie, con obiettivi che non siano soltanto di raccogliere i dati che provengono da chi svolge sul territorio il suo mestiere, come magistratura e forze dell'ordine, ma anche da chi, invece, governa, indirizza, dal punto di vista dell'ordine pubblico, della tutela della salute, della sicurezza alimentare, ambientale, anche con riferimento a coloro che, comunque, hanno, in una fase di accompagnamento e anche oltre, le competenze ministeriali.
Quindi, ci aspettiamo, in questo settore, una maggiore presenza dello Stato. L'interpellanza non ha fatto altro - ed ha raggiunto, da questo punto di vista, l'obiettivo - che porre all'attenzione del Governo una situazione esplosiva, che non è un destino cinico e baro, ma è un momento e una fase lunga che vive la Calabria, ma da cui la Calabria, per il bene della stessa e dell'intero Paese, deve uscire con assoluta urgenza.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Onorevole Strizzolo, la teniamo in ostaggio, in modo che possa, innanzitutto, con molta attenzione, ascoltare le comunicazioni che la Presidenza vuole fare e, alla fine, per premio, potrà intervenire.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il periodo 16 gennaio-3 febbraio 2012 e programma dei lavori dell'Assemblea per i mesi di febbraio e marzo 2012.

Testo sostituito con errata corrige volante PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il periodo 16 gennaio - 3 febbraio 2012:
Lunedì 16 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Garofalo ed altri n. 1-00704, Lo Monte ed altri n. 1-00699 e Belcastro, Moffa ed Pag. 101altri n. 1-00697 concernente iniziative per lo sviluppo del sistema del trasporto ferroviario di persone e merci, con particolare riferimento al ripristino della priorità in ambito comunitario del Corridoio 1 Berlino-Palermo nella sua configurazione originaria;
Binetti ed altri n. 1-00780 concernente iniziative in materia di malattie rare.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4130 - Modifiche dei circondari dei tribunali di Pesaro e di Rimini (Approvata dal Senato).

Discussione sulle linee generali della mozione Reguzzoni n. 1-00803 sulla cooperazione con il Governo libico per la gestione dei flussi migratori originati dalla Libia durante il recente conflitto.

Martedì 17 gennaio

(ore 10,30)

Comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (intervento del ministro, discussione, espressione del parere sulle risoluzioni presentate).

(ore 14,15)

Seguito delle comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (dichiarazioni di voto e votazione delle risoluzioni presentate).

Martedì 17 (pomeridiana, dalle ore 16, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 18 (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 19 gennaio (antimeridiana, con eventuale prosecuzione pomeridiana) (con votazioni).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Garofalo ed altri n. 1-00704, Lo Monte ed altri n. 1-00699 e Belcastro, Moffa ed altri n. 1-00697 concernenti iniziative per lo sviluppo del sistema del trasporto ferroviario di persone e merci, con particolare riferimento al ripristino della priorità in ambito comunitario del Corridoio 1 Berlino-Palermo nella sua configurazione originaria;
Binetti ed altri n. 1-00780 concernente iniziative in materia di malattie rare.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4130 - Modifiche dei circondari dei tribunali di Pesaro e di Rimini (Approvata dal Senato).

Seguito dell'esame della mozione Reguzzoni n. 1-00803 sulla cooperazione con il Governo libico per la gestione dei flussi migratori originati dalla Libia durante il recente conflitto.

Esame del disegno di legge di ratifica n. 4792 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di riconoscimento degli studi, titoli e diplomi di istruzione media, diversificata e professionale per il proseguimento degli studi di istruzione superiore, tra i Governi della Repubblica italiana e della Repubblica Bolivariana del Venezuela, sottoscritto a Caracas il 27 luglio 2007 (ove concluso dalla Commissione).

Nella seduta di mercoledì 18 gennaio avrà luogo la votazione sulle dimissioni dell'onorevole Cambursano.

Lunedì 23 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4865 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (da inviare al Senato - Scadenza: 27 febbraio 2012).

Pag. 102

Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge n. 4623 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011 e della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2010 (Doc. LXXXVII, n. 4).

Martedì 24 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 25 e giovedì 26 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 gennaio) (con votazioni).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4865 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (da inviare al Senato - Scadenza: 27 febbraio 2012).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4623 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011.

Seguito dell'esame della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2010 (Doc. LXXXVII, n. 4).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 607-A/R ed abbinata - Incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine.

Mercoledì 25 gennaio avrà luogo l'esame delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00800, Cicchitto ed altri n. 1-00802 e delle ulteriori eventualmente presentate sulla politica europea dell'Italia, in orario da concordare con il Governo e con il Senato, presso cui è previsto analogo dibattito.

Nel corso della settimana avrà luogo l'esame della domanda di autorizzazione ad eseguire una perquisizione nei confronti del deputato Laboccetta (Doc. IV, n. 25).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 30 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4864 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni urgenti per l'Amministrazione della difesa (da inviare al Senato - Scadenza: 27 febbraio 2012).

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Donadi sulle misure da adottare per il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale (in corso di presentazione);
Toto ed altri concernente iniziative volte a favorire gli investimenti privati nelle reti a banda larga di ultima generazione (in corso di presentazione).

Martedì 31 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 1o e giovedì 2 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 3 febbraio) (con votazioni).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4864 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché Pag. 103disposizioni urgenti per l'Amministrazione della difesa (da inviare al Senato - Scadenza: 27 febbraio 2012).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Donadi sulle misure da adottare per il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale (in corso di presentazione);
Toto ed altri concernente iniziative volte a favorire gli investimenti privati nelle reti a banda larga di ultima generazione (in corso di presentazione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze potrà aver luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì (pomeridiana) o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per la discussione della mozione Donadi sulle misure da adottare per il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale e della mozione Toto ed altri concernente iniziative volte a favorire gli investimenti privati nelle reti a banda larga di ultima generazione sarà pubblicata a seguito della loro presentazione.

È stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, del regolamento, il programma dei lavori per i mesi di febbraio e marzo 2012:

Febbraio

Esame dei progetti di legge:
disegno di legge S. 3074 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 20 febbraio 2012);
disegno di legge S. 3075 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 20 febbraio 2012);
proposte di legge n. 3466 ed abbinate - Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte delle regioni e degli enti locali;
disegno di legge n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato).
proposte di legge n. 1475 e 4294 - Modifiche alle disposizioni in materia di soggetti competenti all'autenticazione delle firme per la sottoscrizione di liste elettorali e in materia di presentazione delle liste delle candidature;
proposta di legge n. 2094 - Modifiche al codice di procedura penale per la definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto;
proposte di legge n. 124 ed abbinate - Norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti;
proposta di legge n. 4240 - Modifiche agli articoli 187, 216-bis e 230 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in Pag. 104materia di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati nonché di tracciabilità e di conferimento dei rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie.

Esame della mozione sulla tassazione delle transazioni finanziarie (in corso di presentazione).

Esame delle proposte di legge:
n. 1934 ed abbinate - Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi;
n. 3391 ed abbinate - Modifiche alla legge 5 giugno 1997, n. 147, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro.

Esame delle mozioni Di Stanislao ed altri n. 1-00781 e Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00140 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35.

Marzo

Esame delle proposte di legge:
n. 4205-B ed abbinate - Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale (ai fini della seconda deliberazione) (Approvato, in prima deliberazione dalla Camera, il 30 novembre 2011, e dal Senato, il 15 dicembre 2011);
n. 4566 - Delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale;
n. 4236 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza dei minori nati da genitori stranieri (ove concluso dalla Commissione).

Esame della mozione Palagiano ed altri n. 1-384 concernente iniziative per il potenziamento della «medicina di genere».

Esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 4041 ed abbinate - Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici (Approvata dal Senato);
disegno di legge n. 4567 - Delega al Governo per l'istituzione e la disciplina della Conferenza permanente dei livelli di governo;
proposta di legge n. 4752 - Disposizioni e deleghe al Governo per il sostegno dell'attività imprenditoriale, in materia di semplificazione amministrativa, di imposizione fiscale e di ordinamento della giustizia tributaria, di disciplina del lavoro e di tutela dei prodotti nazionali, nonché disposizioni per la riduzione della spesa pubblica e la soppressione delle prefetture-uffici territoriali del Governo (ove concluso dalla Commissione).

Esame delle mozioni Esposito ed altri n. 1-00711 e Osvaldo Napoli ed altri n. 1-00804 concernenti iniziative volte a finanziare le opere e gli interventi previsti dal Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione.

Nell'ambito del programma è inoltre previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il periodo 16 gennaio - 3 febbraio 2012:

Lunedì 16 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Garofalo ed altri n. 1-00704, Lo Monte ed altri n. 1-00699 e Belcastro, Moffa ed Pag. 101altri n. 1-00697 concernente iniziative per lo sviluppo del sistema del trasporto ferroviario di persone e merci, con particolare riferimento al ripristino della priorità in ambito comunitario del Corridoio 1 Berlino-Palermo nella sua configurazione originaria;
Binetti ed altri n. 1-00780 concernente iniziative in materia di malattie rare.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4130 - Modifiche dei circondari dei tribunali di Pesaro e di Rimini (Approvata dal Senato).

Discussione sulle linee generali della mozione Reguzzoni n. 1-00803 sulla cooperazione con il Governo libico per la gestione dei flussi migratori originati dalla Libia durante il recente conflitto.

Martedì 17 gennaio

(ore 10,30)

Comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (intervento del ministro, discussione, espressione del parere sulle risoluzioni presentate).

(ore 14,15)

Seguito delle comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (dichiarazioni di voto e votazione delle risoluzioni presentate).

Martedì 17 (pomeridiana, dalle ore 16, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 18 (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 19 gennaio (antimeridiana, con eventuale prosecuzione pomeridiana) (con votazioni).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Garofalo ed altri n. 1-00704, Lo Monte ed altri n. 1-00699 e Belcastro, Moffa ed altri n. 1-00697 concernenti iniziative per lo sviluppo del sistema del trasporto ferroviario di persone e merci, con particolare riferimento al ripristino della priorità in ambito comunitario del Corridoio 1 Berlino-Palermo nella sua configurazione originaria;
Binetti ed altri n. 1-00780 concernente iniziative in materia di malattie rare.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4130 - Modifiche dei circondari dei tribunali di Pesaro e di Rimini (Approvata dal Senato).

Seguito dell'esame della mozione Reguzzoni n. 1-00803 sulla cooperazione con il Governo libico per la gestione dei flussi migratori originati dalla Libia durante il recente conflitto.

Esame del disegno di legge di ratifica n. 4792 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di riconoscimento degli studi, titoli e diplomi di istruzione media, diversificata e professionale per il proseguimento degli studi di istruzione superiore, tra i Governi della Repubblica italiana e della Repubblica Bolivariana del Venezuela, sottoscritto a Caracas il 27 luglio 2007 (ove concluso dalla Commissione).

Nella seduta di mercoledì 18 gennaio avrà luogo la votazione sulle dimissioni dell'onorevole Cambursano.

Lunedì 23 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4865 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (da inviare al Senato - Scadenza: 27 febbraio 2012).

Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge n. 4623 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011 e della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2010 (Doc. LXXXVII, n. 4).

Martedì 24 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 25 e giovedì 26 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 gennaio) (con votazioni).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4865 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (da inviare al Senato - Scadenza: 27 febbraio 2012).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4623 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011.

Seguito dell'esame della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2010 (Doc. LXXXVII, n. 4).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 607-A/R ed abbinata - Incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine.

Mercoledì 25 gennaio avrà luogo l'esame delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00800, Cicchitto ed altri n. 1-00802 e delle ulteriori eventualmente presentate sulla politica europea dell'Italia, in orario da concordare con il Governo e con il Senato, presso cui è previsto analogo dibattito.

Nel corso della settimana avrà luogo l'esame della domanda di autorizzazione ad eseguire una perquisizione nei confronti del deputato Laboccetta (Doc. IV, n. 25).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 30 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4864 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni urgenti per l'Amministrazione della difesa (da inviare al Senato - Scadenza: 27 febbraio 2012).

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Donadi sulle misure da adottare per il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale (in corso di presentazione);
Toto ed altri concernente iniziative volte a favorire gli investimenti privati nelle reti a banda larga di ultima generazione (in corso di presentazione).

Martedì 31 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 1o e giovedì 2 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 3 febbraio) (con votazioni).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4864 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché Pag. 103disposizioni urgenti per l'Amministrazione della difesa (da inviare al Senato - Scadenza: 27 febbraio 2012).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Donadi sulle misure da adottare per il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale (in corso di presentazione);
Toto ed altri concernente iniziative volte a favorire gli investimenti privati nelle reti a banda larga di ultima generazione (in corso di presentazione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze potrà aver luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì (pomeridiana) o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per la discussione della mozione Donadi sulle misure da adottare per il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale e della mozione Toto ed altri concernente iniziative volte a favorire gli investimenti privati nelle reti a banda larga di ultima generazione sarà pubblicata a seguito della loro presentazione.

È stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, del regolamento, il programma dei lavori per i mesi di febbraio e marzo 2012:

Febbraio

Esame dei progetti di legge:
disegno di legge S. 3074 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 20 febbraio 2012);
disegno di legge S. 3075 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 20 febbraio 2012);
proposte di legge n. 3466 ed abbinate - Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte delle regioni e degli enti locali;
disegno di legge n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato).
proposte di legge n. 1475 e 4294 - Modifiche alle disposizioni in materia di soggetti competenti all'autenticazione delle firme per la sottoscrizione di liste elettorali e in materia di presentazione delle liste delle candidature;
proposta di legge n. 2094 - Modifiche al codice di procedura penale per la definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto;
proposte di legge n. 124 ed abbinate - Norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti;
proposta di legge n. 4240 - Modifiche agli articoli 187, 216-bis e 230 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in Pag. 104materia di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati nonché di tracciabilità e di conferimento dei rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie.

Esame della mozione sulla tassazione delle transazioni finanziarie (in corso di presentazione).

Esame delle proposte di legge:
n. 1934 ed abbinate - Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi;
n. 3391 ed abbinate - Modifiche alla legge 5 giugno 1997, n. 147, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro.

Esame delle mozioni Di Stanislao ed altri n. 1-00781 e Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00408 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35.

Marzo

Esame delle proposte di legge:
n. 4205-B ed abbinate - Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale (ai fini della seconda deliberazione) (Approvato, in prima deliberazione dalla Camera, il 30 novembre 2011, e dal Senato, il 15 dicembre 2011);
n. 4566 - Delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale;
n. 4236 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza dei minori nati da genitori stranieri (ove concluso dalla Commissione).

Esame della mozione Palagiano ed altri n. 1-384 concernente iniziative per il potenziamento della «medicina di genere».

Esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 4041 ed abbinate - Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici (Approvata dal Senato);
disegno di legge n. 4567 - Delega al Governo per l'istituzione e la disciplina della Conferenza permanente dei livelli di governo;
proposta di legge n. 4752 - Disposizioni e deleghe al Governo per il sostegno dell'attività imprenditoriale, in materia di semplificazione amministrativa, di imposizione fiscale e di ordinamento della giustizia tributaria, di disciplina del lavoro e di tutela dei prodotti nazionali, nonché disposizioni per la riduzione della spesa pubblica e la soppressione delle prefetture-uffici territoriali del Governo (ove concluso dalla Commissione).

Esame delle mozioni Esposito ed altri n. 1-00711 e Osvaldo Napoli ed altri n. 1-00804 concernenti iniziative volte a finanziare le opere e gli interventi previsti dal Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione.

Nell'ambito del programma è inoltre previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Pag. 102

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,10).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, sottolineo, come precisazione alle sue simpatiche battute, che è dovere di un parlamentare, in particolare in questo periodo in cui siamo sottoposti, come lei ben sa, a critiche e accuse da parte dell'opinione pubblica, svolgere al meglio il proprio Pag. 105compito anche chiedendo il sollecito di risposte ad interrogazioni che, purtroppo, ancora non sono arrivate, in particolare interrogazioni relative al servizio ferroviario nel nostro Paese. Mi riferisco, in particolare, ad un disservizio che continua.
Devo segnalare all'attenzione sua e anche del rappresentante del Governo che dall'inizio di quest'anno - oggi siamo al 12 gennaio e, quindi, in pochi giorni - vi sono state, solo sulla linea Udine-Tarvisio (la linea che porta verso l'Austria), con tutti i discorsi e i ragionamenti importanti che facciamo da anni sui collegamenti con i Paesi del centro e dell'est Europa, quindici soppressioni di treni, che dovrebbero essere in servizio su questa tratta.
Più di una volta ho sottolineato il punto che Ferrovie dello Stato e Trenitalia sono soggetti a totale partecipazione pubblica e devono garantire il servizio ai cittadini, perché in questo caso sono particolarmente colpiti pendolari, studenti e lavoratori che si sono anche riuniti in un comitato proprio per rappresentare e denunciare questi disagi.
Quindi, i grandi manager di Ferrovie dello Stato e di Trenitalia, molto ben remunerati, devono assumersi la responsabilità di garantire il servizio soprattutto ai ceti sociali più deboli e più emarginati. Diversamente, se non sono in grado di farlo, intervenga il Governo e revochi questi megamanager che, ripeto ancora una volta, hanno compensi stratosferici da far impallidire perfino il suo, signor vicepresidente della Camera, per non dire quello di un normale parlamentare.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, la ringrazio per il complimento per il reddito che non è diverso dal suo.

IVANO STRIZZOLO. È senz'altro maggiore.

PRESIDENTE. Comunque, onorevole Strizzolo, sarà compito della Presidenza sollecitare nel merito quanto da lei indicato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 16 gennaio 2012, alle 16:

1. - Discussione delle mozioni Garofalo ed altri n. 1-00704, Lo Monte ed altri n. 1-00699 e Belcastro, Moffa ed altri n. 1-00697 concernenti iniziative per lo sviluppo del sistema del trasporto ferroviario di persone e merci, con particolare riferimento al ripristino della priorità in ambito comunitario del Corridoio 1 Berlino-Palermo nella sua configurazione originaria.

2. - Discussione della mozione Binetti ed altri n. 1-00780 concernente iniziative in materia di malattie rare.

3. - Discussione della proposta di legge:
S. 2124 - D'iniziativa dei senatori: BERSELLI ed altri: Modifiche dei circondari dei tribunali di Pesaro e di Rimini (Approvata dal Senato) (C. 4130-A).
- Relatore: Paolini.

4. - Discussione della mozione Reguzzoni n. 1-00803 sulla cooperazione con il Governo libico per la gestione dei flussi migratori originati dalla Libia durante il recente conflitto.

La seduta termina alle 19,15.

Pag. 106

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozioni n. 1-00704 e abb. - Corridoio 1 Berlino-Palermo

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 22 minuti
Popolo della Libertà 1 ora
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 24 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Pag. 107

Mozione n. 1-00780 - Malattie rare

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 22 minuti
Popolo della Libertà 1 ora
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 24 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 108

Pdl n. 4130 - Modifica dei circondari dei tribunali di Pesaro e di Rimini

Tempo complessivo: 11 ore, di cui:

  • discussione generale: 5 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 5 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 10 minuti 10 minuti
Governo 10 minuti 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti 5 minuti
Tempi tecnici 25 minuti
Interventi a titolo personale 55 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 52 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 10 minuti 3 ore e 48 minuti
Popolo della Libertà 34 minuti 52 minuti
Partito Democratico 34 minuti 51 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti 25 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 22 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 30 minuti 19 minuti
Popolo e Territorio 30 minuti 19 minuti
Italia dei Valori 30 minuti 19 minuti
Misto: 30 minuti 21 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 5 minuti 3 minuti
Fareitalia per la Costituente
Popolare
4 minuti 3 minuti
Movimento per le Autonomie-
Alleati per il Sud
4 minuti 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 3 minuti 2 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 3 minuti 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti 2 minuti
Pag. 109

Mozione n. 1-00803 - Cooperazione con il Governo libico per la gestione dei flussi migratori

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 22 minuti
Popolo della Libertà 1 ora
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 24 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 110

Comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia

2 ore e 30 minuti, così ripartiti:

Interventi a titolo personale 27 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 3 minuti
Popolo della Libertà 27 minuti
Partito Democratico 26 minuti
Lega Nord Padania 13 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 11 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 10 minuti
Popolo e Territorio 10 minuti
Italia dei Valori 10 minuti
Misto: 16 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

Per le dichiarazioni di voto sono inoltre attribuiti a ciascun gruppo 10 minuti. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

Pag. 111

Ddl n. 4792 - Ratifica Accordo Italia - Venezuela sul riconoscimento degli studi

Tempo complessivo: 2 ore.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 14 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 26 minuti
Popolo della Libertà 16 minuti
Partito Democratico 15 minuti
Lega Nord Padania 18 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 6 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 5 minuti
Popolo e Territorio 5 minuti
Italia dei Valori 5 minuti
Misto: 16 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Pag. 112

Ddl n. 4623 - Legge comunitaria 2011 e Doc. LXXXVII, n. 4 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2010

Discussione congiunta sulle linee generali

Tempo complessivo: 6 ore e 30 minuti.

Relatori 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 40 minuti
Popolo della Libertà 40 minuti
Partito Democratico 40 minuti
Lega Nord Padania 44 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 32 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti
Italia dei Valori 31 minuti
Misto: 31 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 5 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 4 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici-MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 3 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti
Pag. 113

Ddl n. 4623 - Legge comunitaria 2011

Seguito dell'esame: 8 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 3 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 7 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 1 minuto
Partito Democratico 1 ora
Lega Nord Padania 1 ora e 7 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 26 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Italia dei Valori 22 minuti
Misto: 25 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 5 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Pag. 114

Doc. LXXXVII, n. 4 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2010

Seguito dell'esame: 3 ore.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento e tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 24 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 6 minuti
Popolo della Libertà 24 minuti
Partito Democratico 23 minuti
Lega Nord Padania 26 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 10 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 9 minuti
Popolo e Territorio 9 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 16 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Pag. 115

Pdl n. 607-A/R e abb. - Reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine

Seguito dell'esame: 6 ore (*).

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 54 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 56 minuti
Popolo della Libertà 55 minuti
Partito Democratico 53 minuti
Lega Nord Padania 26 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 22 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 20 minuti
Popolo e Territorio 19 minuti
Italia dei Valori 19 minuti
Misto: 22 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 9 marzo 2011.

Pag. 116

Mozioni n. 1-00800 e n. 1-00802 - Politica europea dell'Italia

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 22 minuti
Popolo della Libertà 1 ora
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 24 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Pag. 117

Doc. IV, n. 25 - Domanda di autorizzazione a eseguire una perquisizione nei confronti del deputato Laboccetta

Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*).

Relatore 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 22 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 43 minuti
Popolo della Libertà 22 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 10 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 9 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 8 minuti
Popolo e Territorio 8 minuti
Italia dei Valori 8 minuti
Misto: 16 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Segr Doc. IV, n. 26-A 607 607 304 298 309 4 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.