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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 547 di martedì 8 novembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 12,30.

MICHELE PISACANE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 3 novembre 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Caparini, Cirielli, Donadi, Fava, Lo Monte, Melchiorre, Nucara, Pisicchio e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,35).

MARIO TULLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TULLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il collega Orlando e altri, solo dieci giorni fa, hanno preso la parola per commentare la drammatica situazione che si era determinata nelle province di La Spezia e Massa Carrara. Oggi siamo ancora a piangere sei vittime, quattro donne e due bambine, che hanno perso la vita nella tragica alluvione che ha colpito Genova in questi giorni, alla cui portata, violenza e drammaticità avete sicuramente potuto assistere attraverso le notizie ed i servizi televisivi.
Anche nel caso di Genova - come è accaduto nelle Cinque Terre, nella Lunigiana e nella giornata dell'altro ieri all'isola d'Elba, a Marina di Campo, dove vi è stata un'altra vittima - è piovuto in poche ore quello che normalmente piove in un terzo dell'anno su quel territorio. Si provocano quelle che gli esperti hanno ormai chiamato bombe d'acqua. La pioggia torrenziale si concentra su una parte limitata del territorio e lì scarica la sua forza distruttiva. I cambiamenti climatici ci costringeranno forse a convivere con questi fenomeni e si dovranno quindi anche a migliorare, a tutti i livelli, le misure di prevenzione, di informazione e di partecipazione attiva dei cittadini. A Genova - voglio ricordarlo - nel 2010, mentre Sestri Ponente, quartiere grande della città, di sessantamila abitanti, veniva distrutto dalla forza dell'acqua, a pochi chilometri di distanza non pioveva neppure. Nei giorni passati le piogge torrenziali si sono concentrate più diffusamente sul centro, sul Levante e la Val Bisagno della città di Genova, facendo esondare lo Sturla al Bisagno ed in particolare, in maniera drammatica, il Fereggiano, dove hanno trovato la morte le sei donne.
Questa notte è tornato a piovere con violenza, ma per ora non vi sono ulteriori gravi conseguenze. Su questi corsi d'acqua si è intervenuto in questi anni - non è che non si è fatto nulla - e si è intervenuto con finanziamenti di tutti i Governi, di centrodestra e di centrosinistra, ma è Pag. 2necessario terminare la messa in sicurezza. Per quei corsi, su cui vi sono già i progetti approvati, mancano, ad esempio, risorse per circa 400 milioni, ma so che se altri colleghi di altre regioni dovessero parlare parlerebbero di altri progetti e di altre risorse necessarie.
Nel chiedere al Governo che venga a riferire in Parlamento per quanto accaduto a Genova, in Liguria, ma non solo - altre zone sono coinvolte da questi fenomeni in queste ore -, è necessario che nell'ordinanza, che sarà sicuramente predisposta nel decretare lo stato di calamità naturale, e negli altri atti conseguenti per affrontare l'emergenza, vengano superati i limiti che si sono verificati precedentemente in altre situazioni, a partire dal fatto che alle amministrazioni colpite da questi tragici eventi vengano scomputate dal Patto di stabilità le spese legate alla conseguenza degli stessi, a partire dai provvedimenti di somma urgenza. Con molto ritardo viene rimborsato quanto anticipato dai comuni e, per di più, queste somme non vengono scomputate dal Patto di stabilità.
È necessario, infine, predisporre un piano per aiutare quei cittadini che hanno perso i loro beni e soprattutto le molte aziende e attività commerciali che devono ripartire, e prevedere, nell'atto in cui verrà decretata la calamità, la sospensione immediata di tutti gli adempimenti e versamenti tributari e fiscali, sia dei singoli sia delle imprese.
Oggi non è il giorno delle polemiche: non è mai nel mio stile, quando accadono eventi tragici come questi. Ma serve - lo dico consapevole anche delle attese diverse che abbiamo sul futuro della legislatura - che il Governo ed il Parlamento, al di là di quanto accadrà oggi pomeriggio e nelle prossime giornate, da una parte trovino la forza e le risorse di affrontare l'emergenza a Genova, in Liguria e nelle altre città colpite, ma soprattutto che, attraverso gli strumenti che insieme dobbiamo rapidamente individuare, trovino risorse capaci di prevenire, attraverso la messa in sicurezza del nostro sistema idrogeologico, tragedie e nuovi lutti.
Andrebbe messo in Costituzione, cari colleghi, non solo il pareggio di bilancio, ma che nessun Governo che verrà possa lasciare senza fondi la protezione civile o le politiche di tutela del territorio. Il sindaco Vincenzi ha affermato che porterà per tutta la vita sulla conoscenza quelle sei vittime. Se non faremo scelte coraggiose ed adeguate anche noi dovremo portare sulla nostra coscienza quelle e altre vittime, che purtroppo ci saranno.
In questi giorni tragici per la mia città motivo di speranza è stato vedere a fianco dei vigili del fuoco, uomini e donne della Protezione civile, poliziotti, vigili urbani, dipendenti delle aziende municipali che lavoravano fino allo stremo, portuali, cassintegrati di ILVA e Fincantieri, tifosi, ultrà, soprattutto però centinaia di ragazze e ragazzi, facce pulite, macchiate dal fango che hanno saputo unirsi in silenzio, senza polemiche, ad aiutare chi ha perso tutto. Hanno saputo ridare al motivo di dolore di tanti e di una comunità il senso di riscatto e di dignità; dobbiamo fare quello che vi ho sommessamente proposto, anche per loro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIOVANNI PALADINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, condivido quello che ha detto l'onorevole Tullo, soprattutto anche nell'espressione di solidarietà alla popolazione, colpita in questi giorni, di Genova, di Savona e alle famiglie delle vittime che in questi giorni, purtroppo, l'alluvione ha fatto. È ancora in atto l'allerta 2 nella città di Genova e anche in quella di Savona, non c'è però da dimenticare anche quello che è avvenuto nei giorni precedenti alle Cinque Terre, a La Spezia, nella Lunigiana ed anche in Toscana, Valle d'Aosta, Piemonte, perché non è avvenuto solamente in Liguria. La portata di violenza di questi fenomeni ha visto anche altre regioni colpite, soprattutto per il nuovo sistema di Pag. 3temporali e per i fenomeni legati al cambiamento climatico che sta avvenendo in tutta Italia.
Noi su questo però dobbiamo darci anche degli obiettivi, soprattutto su quelli che sono gli strumenti nelle misure di prevenzione, sulla partecipazione attiva dei cittadini e anche sul nuovo sistema di protezione civile. C'è da riconsiderare molte cose, specialmente in riferimento a questi avvenimenti climatici, soprattutto anche per quello che riguarda la messa in sicurezza agli alvei dei fiumi che hanno chiaramente, con alcuni disastri, causato tutto ciò.
Bisogna però anche aiutare i cittadini che hanno perso la casa, che hanno perso la macchina, soprattutto le aziende, coloro che in questi giorni hanno vissuto delle giornate drammatiche, e soprattutto addirittura anche qualche famiglia che ha avuto delle vittime e quindi ha perso anche un caro.
Volevo ringraziare le forze dell'ordine, i vigili del fuoco, il personale della Protezione civile ed i volontari che hanno lavorato in silenzio, a differenza di chi ha fatto polemiche. Oggi, nella giornata delle polemiche, noi volevamo chiedere un'informativa urgente da parte del Ministro e del Governo per riferire sullo stato di calamità, naturalmente per riconoscere lo stato di calamità naturale e anche per chiedere dal Patto di stabilità i fondi necessari per poter affrontare questa situazione, slegati naturalmente da quello che è il Patto di stabilità, e soprattutto le somme per superare questa emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

ALDO DI BIAGIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, mi preme fare una breve considerazione sugli sciagurati eventi legati al maltempo che hanno interessato in questo settimane l'Italia da nord a sud, provocando diciassette vittime a cui si aggiungono i dispersi, a cui va tutta la nostra vicinanza, fatti che mettono in drammatica evidenza la fragilità del suolo italiano e la palese incapacità gestionale e amministrativa del nostro Paese nel tutelare e salvaguardare il patrimonio ambientale e la propria sicurezza.
Si parla in molti casi di tragedie annunciate per la mancanza di tutela del territorio, l'assenza di investimenti per la manutenzione delle aree a rischio e l'assente lotta all'abusivismo edilizio. Quindi, signor Presidente, a nome mio e del mio gruppo, di fronte a tutto questo, ritengo doveroso che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, così come già chiesto da altri gruppi di opposizione, riferisca in quest'Aula sulle misure che intende adottare per fronteggiare questa situazione, anche a fronte degli ingenti tagli subiti dalle due manovre finanziarie, che proseguono indiscriminati e irrazionali nel provvedimento di stabilità. C'è il rischio di vanificare ogni progetto o iniziativa orientata alla tutela dell'ambiente, svuotando di fatto l'utilità del medesimo Dicastero.
Quest'Aula deve essere informata sul come si pensi di garantire la tutela del territorio italiano e devono essere informati i cittadini italiani. A tal proposito, annunciamo un'interrogazione del mio gruppo al Dicastero dell'ambiente sulle questioni gravi tracciate da questa discussione.

MICHELE SCANDROGLIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE SCANDROGLIO. Signor Presidente, colleghi, prima di tutto vi è la commozione per chi oggi non è più con noi. Se abbiamo un pensiero, va a loro, ai bambini, alle donne e agli uomini, che il disastro climatico ha strappato agli effetti dei loro cari. Non bastano queste parole per sollevarsi la coscienza, dobbiamo avere la forza di ripensare ad un concetto di prevenzione, anche culturale, e non avere timore di affermare che lo sviluppo urbanistico è stato spesso eccessivo. Nello Pag. 4stesso tempo, dobbiamo guardare avanti, riunire tutte le forze e le risorse disponibili per fare fronte ad una emergenza straordinaria che non ha precedenti nella storia. I quattrocento millimetri caduti in pochi minuti, che hanno dato vita alla famosa bomba d'acqua, devono diventare un monito per il Paese. In pochi giorni si sono manifestati in tutta Italia e temiamo che questo si ripeterà ed è per questo che ci vuole una partecipazione culturale diversa e una coscienza popolare più avvertita, che sta alla pubblica amministrazione e al Governo cominciare ad avvertire, dalle scuole. Il Fereggiano e il Bisagno sono gli imputati, ma la storia del perché e del come si è arrivati ad oggi sarà una pagina da chiarire, ma non è questo il momento per farlo.
La proposta di eliminare, perlomeno in parte, il Patto di stabilità per quelle misure ad hoc e per quelle risorse che le autonomie hanno disponibili per intervenire sono certo potrà trovare larghe intese in quest'Aula, perché è la somma urgenza più facilmente reperibile. Immagino che su questo si possa dare vita immediatamente ad un gruppo di lavoro, piuttosto che ad un lavoro in Commissione, che verifichi come e quanto questa misura potrebbe incidere. In questa sede, vorrei anche ringraziare i molti giovani e donne - parlo del volontariato, principalmente - che si sono visti subito al lavoro, non solo liguri, ma da tutta Italia. Genova è stata invasa da centinaia e centinaia di volontari che sono venuti a portare il loro sostegno, segno di un'Italia che ha orgoglio e che ha volontà di fare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), non un'Italia che si ripiega su se stessa e che piange. Piange con dignità mentre spala, così come hanno fatto gli operatori economici, che non hanno smesso un minuto di lavorare da quando c'è stata l'allerta 2. Prima hanno provato a porre riparo, poi hanno provato a resistere e, quando resistere non è stato più sufficiente, si sono messi subito a spalare e sono lì ancora oggi, nel fango, dopo la pioggia torrenziale di questa notte, a lavorare per rimettere in pristino le loro attività. È un coraggio che difficilmente riscontreremo altrove, un coraggio straordinario che va ricordato. Le famiglie e i cittadini che hanno perso la macchina o la casa non possono essere dimenticati.
Ecco perché sono certo che il Governo - in questo senso, chiedo che ci riferisca - abbia immediatamente ad agire per illustrarci quali sono i provvedimenti di sua competenza che intende mettere in atto, quali risorse vorrà dare ai vigili del fuoco e alle forze dell'ordine, che in questi giorni si sono prodigate straordinariamente e che pure hanno bisogno di un intervento ad hoc.
Credo che in questo momento sia necessario e indispensabile stare tutti uniti per guardare a come risolvere oggi questo angoscioso problema, ma sono altrettanto certo che il futuro del cambiamento climatico ci impone una revisione profonda del modo di pensare alla meteorologia che sino ad oggi abbiamo conosciuto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, voglio associarmi anch'io alle parole di tutti i colleghi che mi hanno preceduto rispetto al disastro che ha colpito nei giorni scorsi il nostro Paese, che ha colpito un po' tutta l'Italia, la Liguria, la Toscana, dal sud al nord. Questo è il segnale più preoccupante che, a mio avviso, bisogna cogliere rispetto a quella che dovrebbe essere un'iniziativa più efficace da parte di tutte le autorità, del Governo, delle regioni, degli enti locali, di tutti coloro i quali, in qualche modo, hanno in gestione il territorio del nostro Paese.
Evidentemente, oltre a questo, anche il gruppo dell'UdC porta tutta la solidarietà e il cordoglio per le vittime, per le disgrazie, per tutto quanto è successo e per quanto le persone stanno vivendo in questi giorni, a seguito di questi avvenimenti. Di solito, signor Presidente, come sempre dopo fatti di questo genere, le parole non Pag. 5mancano, anzi, le chiacchiere si sprecano. Tutti, tutti, nessuno escluso - quindi anche noi - si erigono a portatori o paladini di soluzioni. Credo che l'ennesima disgrazia, che secondo noi poteva certamente in parte essere attenuata, se non addirittura evitata, ci deve convincere che tutti insieme dobbiamo renderci conto che, per quanto attiene a situazioni della tutela del territorio, della sicurezza, ci vuole un impegno unitario, di tutti, con grande responsabilità, affinché l'azione principale sia quella della prevenzione, e non quella di fare la conta, purtroppo, dei danni, che, evidentemente, una volta che sono stati contati, pesano anche sulla finanza pubblica. Quindi, la prevenzione come elemento fondamentale, non solo per evitare lutti, disgrazie e disagi, ma anche per evitare che lo Stato, il Governo, le regioni e gli enti locali debbano poi sopportare un peso finanziario che, in questo momento, è difficile, per le note vicende.
Per cui, chiediamo anche noi che il Governo venga in Parlamento a riferire in maniera precisa e puntuale quali sono stati i fatti e, possibilmente, quali sono state, se individuate, le colpe, ma soprattutto per capire, dopo l'informativa, se vi sarà la volontà, prima da parte del Governo, poi da parte di tutte le forze politiche, di intraprendere insieme una strada. Vedremo se, in un momento come quello attuale, che vede contrapposizioni politiche, partitiche e ideali troppo forti, almeno di fronte a una situazione come questa si potrà trovare un filo conduttore innanzitutto nell'interesse delle persone che hanno subito tutto quello che hanno subito in questi giorni, ma anche come segnale nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Nell'unirmi alle parole di solidarietà nei confronti delle famiglie e delle popolazioni dei territori colpiti dai disastri ambientali, che sono state espresse da tutti gli intervenuti, mi impegno a riferire al Presidente della Camera perché chieda la presenza del Governo in Aula sull'accaduto.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 12,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Elementi ed iniziative in merito alle emissioni prodotte dagli allevamenti avicoli intensivi in batteria, con particolare riferimento all'attività della ditta agroalimentare Eurovo nel comune di Occhiobello (Rovigo) - n. 2-00374)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00374, concernente elementi ed iniziative in merito alle emissioni prodotte dagli allevamenti avicoli intensivi in batteria, con particolare riferimento all'attività della ditta agroalimentare Eurovo nel comune di Occhiobello (Rovigo) (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
Prendo atto che l'onorevole Barbieri rinunzia ad illustrare la sua interpellanza.
Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Elio Vittorio Belcastro, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza n. 2-00374 presentata dall'onorevole Barbieri riguardante le problematiche connesse allo stabilimento Eurovo Srl con sede nel comune di Occhiobello, in provincia di Rovigo, si rappresenta quanto segue.
Nel comune di Occhiobello, in via Piacentina 22, sorge un complesso agroalimentare con due distinte realtà produttive comprendenti l'allevamento intensivo di pollame, denominato Società agricola Occhiobello Srl, e un'attività di produzione di mangimi e ovoprodotti, denominata Eurovo Pag. 6Srl, ubicate a circa cinquecento metri dalle prime abitazioni ed attività industriali ed artigianali, nonché a circa un chilometro dalle attività commerciali.
L'attività di allevamento condotta dalla Società agricola Occhiobello Srl rientra tra le attività cosiddette integrated pollution prevention and control, ovvero di controllo e prevenzione integrata dell'inquinamento IPPC di cui al punto 6.6 a) dell'Allegato VIII alla Parte II del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modifiche e integrazioni e, pertanto, con determinazione n. 283 del 5 febbraio 2009, è stata rilasciata dalla provincia di Rovigo l'autorizzazione integrata ambientale ai sensi della Parte II del decreto legislativo n. 152 del 2006, all'epoca ancora decreto legislativo n. 59 del 2005, successivamente modificata ed integrata con determinazione n. 1904 del 7 settembre 2009. La capacità produttiva dichiarata all'atto del rilascio dell'autorizzazione AIA risulta essere di 720.000 capi, mentre la capacità contenitiva massima risulta essere di 800.000 unità.
La predetta autorizzazione è stata rilasciata nel rispetto delle BAT, ossia le migliori tecniche disponibili di settore, di cui al decreto del Ministero dell'ambiente e del territorio e del mare n. 127 del 29 gennaio 2007, applicabili agli allevamenti esistenti, e subordinandone la validità all'adempimento delle prescrizioni sia di carattere tecnico, sia di carattere gestionale relative alle modalità di conduzione delle attività di allevamento, al fine di minimizzare gli impatti ambientali prodotti dall'allevamento.
In seguito a numerose segnalazioni ed esposti presentati fra il 2006 ed il 2010, particolare attenzione è stata riservata alle problematiche relative agli odori ed alla proliferazione di mosche. In proposito, l'autorizzazione integrata ambientale ha imposto l'adozione di un programma di smaltimento della pollina al fine di garantire tempi e modalità di rimozione, per ridurre al minimo la formazione di odori provocati sia dall'accumulo, sia dalla movimentazione, nonché previsto controlli analitici sulla pollina al fine di determinare il grado di maturazione prima di ogni operazione di asportazione dalla fossa profonda.
Lo stesso provvedimento prevede che l'azienda effettui, con cadenza annuale, campagne di monitoraggio dell'aria esterna relativamente ai seguenti parametri: polveri totali PM 10, ammoniaca, acido solfidrico e odore.
In relazione al problema di proliferazione di mosche presso l'allevamento, l'autorizzazione integrata ambientale ha prescritto che l'azienda venga assistita da un entomologo designato dal comune di Occhiobello nell'applicazione del piano di demuscazione adottato dall'azienda stessa al fine di monitorare il fenomeno per minimizzarne gli effetti.
Per quanto riguarda l'attività di produzione mangimi e ovoprodotti col marchio Eurovo Srl, anche questa rientra tra le attività integrated pollution prevention and control di cui al punto 6.4 b) dell'Allegato VIII alla Parte II del decreto legislativo n. 152 del 2006. Con provvedimento della provincia di Rovigo n. 282 del 5 febbraio 2009 è stata rilasciata l'autorizzazione integrata ambientale (AIA), ai sensi della Parte II del decreto legislativo n. 152 del 2006, all'epoca ancora decreto legislativo n. 59 del 2005. La predetta autorizzazione ha previsto una serie di prescrizioni tecniche al sistema di depurazione presente presso l'impianto, come, ad esempio, l'installazione di sistemi di flottazione e filtrazione o di un misuratore in continuo allo scarico, finalizzate ad ottimizzare il funzionamento e la resa, alle quali, attualmente, la ditta risulta adeguata.
Le prescrizioni definite nei provvedimenti di AIA rilasciati alla Società agricola Occhiobello Srl ed Eurovo Srl, come risulta da quanto comunicato dal dirigente dell'area ambiente dell'amministrazione provinciale, risultano adeguate alle migliori tecniche gestionali previste dal decreto ministeriale del 29 gennaio 2007, al fine di minimizzare gli impatti ambientali, e sono attualmente adottate dalle ditte e periodicamente monitorate. Pag. 7
Le autorizzazioni sono state rilasciate a seguito di numerose conferenze di servizi convocate dalla provincia di Rovigo con la partecipazione di vari enti, tra cui l'ARPAV e l'azienda ULSS di Rovigo, nel corso delle quali sono state affrontate le diverse problematiche relative alle emissioni odorigene ed alla proliferazione di mosche. Nel corso di numerosi controlli ispettivi effettuati per la verifica delle condizioni di allevamento non sono state riscontrate violazioni in materia di benessere animali; lo stesso si può dire per le condizioni micro e macro climatiche degli ambienti di allevamento. In base a quanto documentato dalla ULSS 18 di Rovigo le operazioni di pulizia e sanificazione dei capannoni dove vengono allevati gli animali sono state eseguite in modo corretto e documentato e risultano rispettate le indicazioni di legge in merito all'alternanza dei periodi di luce e buio.
La lotta contro la proliferazione di mosche viene attuata sia con metodi biologici, quali trappole ad acqua e polveri di diatomee, sia con metodi chimici (disinfestazione tramite atomizzatore ed utilizzo di insetticida residuale). Le ditte in questione, in osservanza delle normative comunitarie, si sono dotate di un sistema di autocontrollo e sono sottoposte a periodici controlli/verifiche/audit da parte del Servizio veterinario territoriale, nonché ad audit da parte dei Servizi veterinari regionali e del Ministero della salute. Inoltre, negli stabilimenti di cui trattasi vengono svolte attività di campionamento sui prodotti nell'ambito del Piano regionale integrato dei controlli elaborato annualmente dalla regione Veneto. Ulteriori campionamenti, extra piano, vengono eseguiti a seguito di specifiche richieste del Ministero della salute, anche attraverso l'Ufficio veterinario per gli adempimenti comunitari, sede di Verona.
I 44 campionamenti ufficiali svolti nell'anno 2010 hanno dato tutti esito favorevole, e nel corso di vari controlli di laboratorio disposti sull'alimentazione degli animali, in particolare 10 campionamenti ufficiali nell'anno 2010, non è mai stata riscontrata alcuna violazione. L'impatto sul territorio derivante dagli scarichi idrici prodotti dall'attività di lavorazione delle uova ha sempre costituito la principale problematica ambientale, e a tal fine, nel corso degli anni, il Dipartimento ARPAV di Rovigo ha effettuato frequenti verifiche sia delle acque di scarico sia dello scolo Mainarda, corpo idrico ricettore delle acque di scarico.
Nell'ambito di tali verifiche, in particolare tra il maggio e l'agosto del 2009, sono stati riscontrati dei superamenti ai limiti previsti nell'autorizzazione provinciale che hanno determinato le conseguenti e previste segnalazioni e/o sanzioni. Tali violazioni hanno riguardato principalmente l'eccessiva concentrazione negli scarichi di cloruri ed azoto ammoniacale. Vista la situazione e le frequenti segnalazioni di inquinamento dello scolo Mainarda, la provincia di Rovigo aveva prescritto alla ditta l'installazione di un autocampionatore automatico refrigerato, che la stessa ditta ha provveduto ad installare nel giugno del 2008. Nell'aprile del 2011, a seguito di segnalazione pervenuta da un cittadino residente in prossimità dello stabilimento, personale ispettivo dell'ULSS effettuava un immediato sopralluogo sul posto a distanza di circa 50 metri dal suddetto stabilimento, rilevando l'assenza nella zona di odori molesti di natura organica, pur ravvisandosi nel giardino esterno all'abitazione presenza di mosche, ritenuta però compatibile con la destinazione agricola della zona.
Da ultimo, in data 3 ottobre 2011, da parte dell'ARPAV di Rovigo è stato effettuato un controllo dal quale è emerso che l'attività di allevamento è a pieno regime, la quantità di pollina presente negli otto capannoni è ridotta in quanto verso la fine del mese di settembre la ditta ha provveduto alla rimozione della stessa dai capannoni destinandola ad utilizzo agronomico, come è risultato dai documenti di trasporto degli effluenti zootecnici, compilati ai sensi della normativa della regione Veneto inerente la direttiva nitrati. Durante il medesimo accertamento non sono stati riscontrati particolari odori sia esternamente sia internamente al perimetro Pag. 8aziendale, tranne che in prossimità degli estrattori adibiti al ricambio dell'aria dei capannoni. Si segnala, inoltre, che nel 2008 il NAS di Padova, a seguito di apposito controllo in seno al procedimento penale n. 23388/07 della locale autorità giudiziaria, formulava l'ipotesi di reato ambientale per emissioni odorigene che veniva definito con sentenza nel maggio 2011 di assoluzione perché il fatto non sussiste.
Nell'ambito di tale controllo veniva, altresì, appurato che nello stabilimento venivano allevate circa 700.000 galline ovaiole a ciclo continuo suddivise in otto capannoni collegati tra loro da un impianto di trasporto delle uova, per una produzione giornaliera di circa 600.000 uova, e che la pollina raccolta veniva smaltita con cadenza trimestrale mediante regolare spargimento su terreni agricoli delle province di Rovigo e Ferrara. Da quanto comunicato dagli enti locali e dagli organi preposti ai controlli, appare che la situazione sia al vaglio continuo degli stessi e che con l'andare del tempo la situazione ambientale sia andata sempre migliorando, assicurata anche dal costante monitoraggio della situazione a tutela della salute pubblica. Da ultimo, il Ministero della salute ha rappresentato che, dal lo gennaio 2012, sarà vietato l'uso delle gabbie tradizionali che verranno sostituite con altre tipologie modificate, al fine di determinare una minore densità di animali per gabbia. Difatti, per ogni gallina ovaiola, dovranno essere disponibili 750 cm2 in luogo degli attuali 550 cm2. In tal modo, anche le complicanze ambientali e sanitarie andranno a ridursi notevolmente.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, devo dire che sono più che soddisfatto, perché mi pare che la risposta sia stata ampia ed esaustiva e credo che gli abitanti di Occhiobello apprezzano molto tutti gli impegni che ha assunto il Governo. Mi permetta però, signor sottosegretario, solo un rilievo: siccome condivido in toto quello che lei ha detto, non riesco a capire per quale motivo si debba rispondere ad un'interpellanza con due anni e mezzo di ritardo.

(Iniziative per garantire la regolare erogazione dell'indennità di disoccupazione agricola a favore dei braccianti del territorio del Calatino in Sicilia - n. 3-01784)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Elio Vittorio Belcastro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Burtone n. 3-01784, concernente iniziative per garantire la regolare erogazione dell'indennità di disoccupazione agricola a favore dei braccianti del territorio del Calatino in Sicilia (Vedi l'allegato A - Interpellanze e Interrogazioni).

ELIO VITTORIO BELCASTRO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con l'atto parlamentare che passo ad illustrare, l'onorevole Burtone richiama l'attenzione sulla sospensione delle indennità di disoccupazione agricola a braccianti residenti nel territorio del Calatino. In primo luogo rammento che la vigente normativa prevede che non abbiano diritto alla prestazione di disoccupazione i braccianti che svolgono in maniera abituale e prevalente attività autonoma e che tutte le giornate lavorate, in proprio o alle dipendenze, in settore agricolo o extra-agricolo, debbano essere detratte dal parametro di riferimento per il computo della prestazione. Segnalo che l'INPS ha riferito che la guardia di finanza avrebbe effettuato indagini a livello locale sulle indennità di disoccupazione agricola erogate negli anni passati e avrebbe evidenziato che una parte dei richiedenti la prestazione svolge contemporaneamente attività di lavoro dipendente agricolo ed attività in proprio, omettendo di dichiarare la circostanza nella domanda di indennità.
È stato proprio al fine di quantificare il numero delle giornate di lavoro svolto in Pag. 9proprio, come attività autonoma agricola e non agricola, che l'INPS ha sospeso le domande di indennità di disoccupazione agricola e ha avviato un controllo su tutti i soggetti che hanno presentato domanda di indennità di disoccupazione agricola ed assegno per il nucleo familiare ai lavoratori agricoli per l'anno 2010. Il controllo è stato realizzato mediante incrocio dei codici fiscali dei richiedenti la prestazione con gli archivi dell'Agenzia delle entrate. Dall'incrocio dei dati è emerso che, su un totale di circa 600.000 domande pervenute, più di 71.000 richiedenti sono titolari di partita IVA. Questi soggetti sono stati sottoposti ad ulteriore indagine presso le Camere di commercio e tramite l'archivio dei versamenti eseguiti con modello F24, allo scopo di individuare eventuale attività lavorativa autonoma nel corso dell'anno 2010. Circa la metà dei soggetti controllati sono risultati titolari di partita IVA inattiva (nessun collegamento ad impresa, nessun versamento F24) e, pertanto, le relative domande sono già state definite.
Per le restanti domande, le strutture territoriali competenti stanno procedendo alla valutazione dell'attività di lavoro autonomo svolto e alla conseguente definizione delle domande secondo gli esiti delle verifiche.
Faccio presente, comunque, che sull'intero territorio nazionale sono state definite, a tutt'oggi, il 93,41 per cento delle domande pervenute (per la regione Sicilia la percentuale ammonta al 92,03 per cento), la maggior parte delle quali entro i primi trenta giorni dal rilascio dell'opzione di elaborazione delle pratiche nella procedura di liquidazione della prestazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di replicare.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto in quanto il sottosegretario ha fatto una ricostruzione puntuale. Permangono, però, alcune questioni che in questa sede voglio riportare, a partire anche dalla valutazione fatta dal collega Barbieri.
Senza dubbio, è importante la tempestività: non sono passati due anni, sono passati però alcuni mesi, signor sottosegretario, da quando ho presentato la mia interrogazione. Quando si presenta un atto di sindacato ispettivo, non lo si fa per dare un segnale formale ad una comunità. Si vuole utilizzare questo strumento, signor Presidente, per portare avanti alcune problematiche sentite nei nostri territori: si tratta, a mio avviso, di un ruolo positivo della politica, un impegno parlamentare che si collega alle problematiche presenti nelle nostre città.
Ebbene, avevo posto questa interrogazione all'attenzione del Governo in quanto vi erano problemi seri nel territorio del Calatino, il quale è caratterizzato dalla presenza, ancora molto forte, dei braccianti agricoli, che, come ha detto il sottosegretario, avevano visto bloccata la propria indennità.
Vorrei sottolineare che noi siamo per la trasparenza e per il rigore morale, contro qualsiasi tipo di strumentalizzazione o truffa che si vuole portare in questo settore, in quanto a perdere sono i braccianti veri. Tuttavia, si tratta di un caso nei confronti del quale spero che via sia, da parte del Governo, nei prossimi mesi, maggiore attenzione e più celerità nel portare avanti le varie indagini e le istruttorie.
Ormai, signor sottosegretario, vi sono piccoli, piccolissimi produttori, non certo latifondisti, i quali, coltivando il proprio terreno, denunciano le giornate lavorative effettuate nel proprio campo e vi aggiungono anche le altre giornate lavorative effettuate per conto terzi. Penso che sarebbe stato sufficiente vedere la limitatezza delle proprietà a cui hanno fatto riferimento per verificare, in fondo, che la partita IVA è stata aperta proprio in quanto essi vendono il proprio prodotto - che, come sappiamo, è minimo - ad un prezzo non certo vantaggioso per i piccoli produttori.
Il problema è stato, in questa fase, superato. Spero che vi sia più attenzione e più celerità da parte del Governo, al fine di evitare, poi, i blocchi generici, così come Pag. 10si era verificato nel luglio scorso presso l'INPS di Catania. Tutto ciò aveva creato tensione, anche perché i braccianti sperano sempre in questa indennità: le loro famiglie la aspettano e spesso essa rappresenta, per quei mesi, l'unico mezzo di sostentamento.
I braccianti sono un anello debole. Lei, signor sottosegretario, è calabrese, conosce bene questo settore, tuttavia ve ne sono tanti: in Sicilia, nel metapontino, nelle zone della Campania, nel sud in generale, vi è ancora la presenza di braccianti che vivono problematiche molto serie. Spesso è difficile raggiungere il numero minimo delle giornate lavorative in quanto, molte volte, vi sono problemi meteorologici, dalle alluvioni alla siccità.
Pertanto, mi auguro che il Governo abbia grande sensibilità per un settore debole dell'agricoltura meridionale, che spera comunque di avere un aiuto, un sostegno da parte dello Stato, per affrontare il grave problema economico oggi presente nella nostra comunità nazionale.

(Misure a favore della banca del sangue del cordone ombelicale di Sciacca (Agrigento) - nn. 2-00836 e 3-01928)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Capodicasa n. 2-00836 e all'interrogazione Marinello n. 3-01928, concernenti misure a favore della banca del sangue del cordone ombelicale di Sciacca (Agrigento) (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
Avverto che l'interpellanza e l'interrogazione, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
L'onorevole Capodicasa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00836.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, farò una breve illustrazione anche perché sia la mia interpellanza che l'interrogazione presentata dall'onorevole Marinello, si illustrano da sé. In sostanza noi solleviamo il problema della banca del sangue del cordone ombelicale di Sciacca che è una delle più rilevanti d'Italia per il numero di cordoni che sono criopreservati in quel centro. È la prima in Italia e una delle prime in Europa e nel mondo: circa ventimila sono le sacche che sono criopreservate e che hanno contribuito nel corso degli anni, fintantoché il centro era attivo e funzionante, a salvare tante vite umane, soprattutto di bambini che avevano fatto ricorso al centro per avere la disponibilità delle sacche.
Dopo una vicenda giudiziaria che ha interessato la direzione sanitaria di questo centro, poi felicemente conclusasi dopo un certo numero di anni, il centro è rimasto chiuso per un lungo tempo, fino a pochissimo tempo addietro, e ancora oggi credo che non sia pienamente attivato; ciò con un danno notevole non solo per l'utenza, che non ha avuto a disposizione la possibilità di utilizzare le sacche, ma anche per la stessa crioconservazione delle sacche che lì erano già state raccolte. Successivamente, la direzione sanitaria dell'ex azienda ospedaliera di Sciacca aveva deciso, utilizzando dei fondi nella misura di circa 12 milioni di euro, di realizzare una nuova area di stoccaggio che avrebbe dovuto consentire l'ulteriore accumulo di altre 70 mila sacche.
Ora, sia gli studi scientifici, ma anche a detta dei maggiori esperti della materia come il professor Rebulla che è direttore della banca di Milano e che è anche coordinatore delle banche italiane, hanno dichiarato che in Italia, per il fabbisogno nazionale, sono necessarie non più di 50-60 mila sacche per tutto il territorio nazionale. Siccome un numero maggiore non sarebbe assolutamente necessario e si costituirebbero solamente dei doppioni - quel numero sarebbe già assolutamente sufficiente a coprire tutta la varietà del territorio nazionale - risulta assolutamente strano, ed è questa anche la ragione per la quale abbiamo deciso di interpellare il Governo, che si sia autorizzata la realizzazione di una mega struttura assolutamente inutile che avrà, e ha attualmente, una ripercussione finanziaria sulla intera Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Pag. 11Agrigento, che oggi è stata unificata, per un costo di 120 mila euro al mese più 30 mila euro per le spese di gestione.
Allora, con questa interpellanza abbiamo voluto chiedere notizie al Governo circa lo stato attuale della situazione anche per essere rassicurati sulla riattivazione e funzionalità di questo centro che ha dato in passato grande prova di vitalità e anche di abnegazione.
Infatti, attorno alla banca del cordone ombelicale di Sciacca hanno ruotato professionalità, volontariato: tanta gente che si è attivata perché si raccogliessero i risultati lusinghieri che, fino ad un certo punto, era stato possibile raccogliere.
Chiediamo al Governo: se è a conoscenza della situazione attuale, essendo attualmente ferma l'intera struttura; se può dirci, in base alle proprie conoscenze (se ha attuato un'istruttoria), in base a quali criteri scientifici si procederà a riattivare la raccolta di ulteriori cordoni, considerato che attualmente le sacche raccolte garantiscono la più ampia varietà genetica necessaria per il fabbisogno della popolazione; se abbia verificato le modalità di utilizzo delle somme, nella misura di 1 milione 800 mila euro, che il Ministero ha erogato in favore della banca del cordone ombelicale di Sciacca per attivare le azioni correttive per caratterizzare e tipizzare i cordoni attualmente crioconservati per poterli poi inserire nel circuito europeo e mondiale al fine di salvare vite umane.
Questi sono gli interrogativi che poniamo al Governo. Naturalmente lo facciamo consapevoli della grande attesa che vi è, non solo nel mondo sanitario specificamente detto, ma tra la popolazione di Sciacca, l'intera provincia di Agrigento e tutta la Sicilia, per ciò che tale banca del cordone ombelicale ha rappresentato e rappresenta.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Elio Vittorio Belcastro, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, si risponde congiuntamente agli atti ispettivi in esame, stante l'analogia dei contenuti, sulla base delle deduzioni elaborate dal centro nazionale sangue presso l'Istituto superiore di sanità.
La banca del sangue cordonale di Sciacca fa parte della rete nazionale italiana delle banche di sangue cordonale, istituita con decreto del Ministero della Salute del 18 novembre 2010. La rete è composta da diciannove banche operative, collocate in tredici regioni italiane. Alle banche sono collegati circa 300 punti nascita sul territorio nazionale, dove è possibile effettuare la donazione di sangue cordonale.
L'inventario nazionale è ad oggi costituito da un numero complessivo di 32.192 unità cordonali, donate in modo volontario, anonimo e gratuito per l'impiego terapeutico nel trapianto allogenico di midollo osseo da donatore non consanguineo, quale fonte alternativa di cellule staminali emopoietiche per pazienti, adulti e pediatrici, che non trovano donatori adulti compatibili nell'ambito familiare e dei registri nazionale ed internazionale dei donatori volontari di midollo osseo.
La banca di Sciacca, in conseguenza delle vicende che hanno riguardato la precedente gestione, ha sospeso le attività nel 2006 e le ha riprese nel 2008, dopo essere stata sottoposta a visita di verifica da parte delle autorità sanitarie regionali e dello stesso scrivente centro nazionale, di concerto con il CNS, su mandato del Ministero della salute.
Dalla visita di verifica sono emerse: la necessità di apportare al sistema organizzativo della banca consistenti azioni correttive al fine di renderlo adeguato agli standard vigenti e di consentire alla stessa banca di partecipare attivamente alla composizione dell'inventario nazionale; la necessità di operare una riqualificazione dell'inventario preesistente, composto dalle unità cordonali raccolte prima del 2006, in quanto patrimonio biologico di valenza nazionale.

Pag. 12

La banca di Sciacca, a fronte del finanziamento, che utilizza risorse vincolate in tema di «interventi a favore delle biobanche di materiale umano» previsto dall'accordo Stato-regioni del 29 marzo 2009, ha impiegato le risorse messe a disposizione dalla regione Sicilia per: realizzare il piano delle azioni correttive richiesto dagli organismi regionali e nazionali competenti; riprendere le attività di raccolta e crioconservazione delle unità cordonali con modalità totalmente aderenti agli standard vigenti; ottenere l'autorizzazione da parte delle autorità nazionali competenti ad esporre le unità cordonali crioconservate presso lo sportello unico nazionale (IBMDR); avviare uno studio di fattibilità per la riqualificazione delle unità cordonali «bancate» negli anni precedenti.
Dalla ripresa delle attività, avvenuta nell'aprile 2008, al 31 dicembre 2010, la banca ha raccolto 3.333 unità condonali da donatrici volontarie e 282 unità cordonali dedicate. Il 24 per cento delle unità cordonali donate a scopo solidaristico sono state «bancate» perché perfettamente rispondenti ai requisiti di qualità e sicurezza necessari per l'impiego trapiantologico.
L'indice di bancaggio (rapporto tra unità raccolte e unità effettivamente bancate) della banca di Sciacca (24 per cento) è del tutto sovrapponibile all'indice medio nazionale, a dimostrazione che la banca sta operando in totale conformità ai requisiti minimi organizzativi, strutturali e tecnologici, definiti con apposito accordo Stato-regioni del 29 ottobre 2009 e adottati dalla rete italiana delle banche di sangue cordonale.
La banca di Sciacca sta inoltre applicando, per il bancaggio delle nuove unità cordonali, criteri qualitativi e quantitativi (cellularità) del tutto conformi a quelli stabiliti dal network italiano e dagli standard internazionali applicabili. La banca di sangue cordonale di Sciacca non ha ancora ripreso le attività di rilascio delle unità cordonali per trapianto allogenico non familiare a centri trapianto italiani ed esteri. Tali attività sono invece già riprese per unità cordonali conservate a scopo dedicato.
D'altra parte, il rilascio di unità cordonali nell'ambito dei circuiti nazionali ed internazionali di trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche è subordinato alla presenza di requisiti organizzativi certificati, che la banca sta progressivamente conseguendo attraverso il piano delle azioni correttive.
In relazione alle attività necessarie per il recupero delle unità cordonali raccolte prima della chiusura giudiziaria della banca (circa 20 mila unità), il direttore del centro regionale sangue ha ricevuto il mandato di realizzare all'interno del complessivo progetto di riqualificazione della banca in oggetto un piano di recupero sostenibile delle unità crioconservate prima del 2006, sotto la guida di una consulenza specialistica proposta dal CNS e scelta in conformità alle indicazioni del decreto ministeriale del 18 novembre 2009 («istituzione di una rete nazionale di banche di sangue del cordone ombelicale») che individua la banca di sangue cordonale della regione Lombardia quale ente di riferimento tecnico-operativo della rete nazionale.
Il piano di riqualificazione prevede una sequenza di azioni volte a verificare progressivamente e secondo criteri di costo-efficacia, la qualità, la sicurezza e la tracciabilità delle unità cordonali, che costituiscono l'inventario pregresso al fine di recuperare e rendere patrimonio di tutto il network italiano solo quelle unità che rispondano completamente ai requisiti cogenti e ai parametri qualitativi e di sicurezza indispensabili per entrare nell'inventario nazionale e mondiale.
Il CNS ritiene, sulla base di quanto esposto, che siano state poste in atto specifiche iniziative, anche di carattere economico, al fine di potenziare complessivamente la rete italiana delle banche di sangue cordonale. Tale potenziamento ha riguardato, in modo particolare, i seguenti aspetti: l'estensione dell'attività di raccolta presso un numero progressivamente crescente di punti nascita del territorio in Pag. 13base alla programmazione regionale, nonché alla garanzia di un adeguato livello di formazione e mantenimento delle competenze degli operatori addetti alla raccolta nei punti nascita; l'estensione dei tempi di ricezione delle unità cordonali raccolte da parte delle banche, finalizzata ad eliminare le limitazioni orarie e giornaliere della donazione; la sistematica applicazione dei requisiti di qualità e sicurezza previsti dalle disposizioni normative vigenti e dagli standard tecnici ed operativi condivisi all'interno della rete delle banche; l'incremento dell'inventario nazionale delle unità cordonali conservate; la realizzazione di campagne di informazione, comunicazione e sensibilizzazione nel territorio con l'obiettivo di informare e rendere consapevoli i cittadini del valore della donazione solidaristica del sangue cordonale e dell'utilizzo appropriato del sangue cordonale.

PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-01928.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, ho ben ascoltato l'intervento del sottosegretario e, a nome mio personale ma anche consultandomi con i collegi firmatari dell'interpellanza illustrata dall'onorevole Capodicasa, devo subito dire che sono solo parzialmente soddisfatto della risposta.
Infatti, da un lato, non posso che apprezzare la contabilità quasi ragionieristica del sottosegretario, probabilmente proveniente da specifiche risposte stilate dai competenti rami dell'amministrazione e dell'assessorato regionale alla sanità, però sostanzialmente si elude una delle questioni principali che noi avevamo sollevato sia nell'interrogazione ma anche nell'interpellanza. A nostro avviso, continuare a perseverare nella raccolta di cordone ombelicale allorquando quella banca ha già circa 22, 25 mila cordoni e gran parte degli stessi non sono assolutamente stati esaminati, valutati e indicizzati, rappresenta un notevole spreco, perché già ad oggi ben l'8 per cento delle tipizzazioni dimostrano la sovrapponibilità delle stesse. Qualora venissero esaminati interamente i cordoni oggi presenti nella banca del cordone ombelicale di Sciacca sicuramente - il dato statistico ce lo dice - un quantitativo pari al 25, 30 per cento sarebbero inutilizzati perché sovrapponibili.
Allora, a nostro avviso, le risorse andrebbero sicuramente canalizzate, indirizzate e finalizzate ad una valutazione, ad uno studio, ad una vera e propria bancabilità di quanto finora si è riusciti ad immagazzinare. Pertanto, è necessaria una tipizzazione che possa servire a conoscere materialmente e realmente cosa oggi è in possesso della banca del cordone ombelicale e, quindi, renderlo fruibile non soltanto ovviamente ai pazienti della regione siciliana, ma anche, per la circolarità delle informazioni, ai pazienti italiani e, oserei dire, del mondo, visto che questa banca del cordone ombelicale nel passato è riuscita anche a fornire delle cellule staminali e dei cordoni ombelicali addirittura oltre oceano.
Ho preso atto della parte della risposta riguardante le azioni correttive, ma, a tal proposito, debbo anche fare un'altra notazione. È di tutta evidenza che questa banca ha oggi un interesse nazionale e sovranazionale perché, se è vero com'è vero, che ha ben operato, se è vero com'è vero, che ha raccolto un quantitativo enorme di cordone ombelicale, e quindi un quantitativo enorme di potenziali dati che possono essere utilizzati a livello nazionale e regionale, devo dire che, invece, un modulo organizzativo che di fatto continui a scaricare gran parte dei costi e delle responsabilità sull'azienda provinciale sanitaria è sicuramente un modulo organizzativo che non può andare bene. Non può andare bene per motivi di opportunità perché sappiamo tutti che il compito principale dell'azienda provinciale è quello di dedicarsi alla tutela della salute pubblica intesa come prevenzione, come cura e come riabilitazione.
Questa, che è un'attività prevalentemente di sperimentazione e di ricerca, non può evidentemente essere a carico dell'azienda provinciale sanitaria sia per motivi Pag. 14di competenze, ma anche e soprattutto per motivi economici. È di tutta evidenza che un istituto di questo genere, con quel know-how di conoscenze e anche di risorse umane estremamente qualificate, debba essere gestito a livelli ben più alti sia per i motivi economici, come ho detto, ma anche per i motivi delle rispettive specificità.
Quindi, a nostro avviso, bisognava ribadire nella risposta del Governo un maggiore interesse, una maggiore partecipazione e un'azione reciproca di pungolo e di scambio di informazioni tra Stato e regione, tra Ministero e assessorato competente, per far sì che venissero e che vengano esaltate le peculiarità e la specificità. Noi questo lo auspichiamo.
Abbiamo appreso la risposta che oggi ci è stata fornita dal sottosegretario, la valuteremo con i colleghi interessati al di là dello schieramento politico. Non è a caso che questa vicenda è trattata da parlamentari di schieramenti diametralmente opposti perché è un tema di sicuro interesse, di interesse collettivo e di interesse generale che va ben oltre e ben al di sopra delle questioni e delle divisioni della politica. Valuteremo sempre - lo ripeto - la risposta e valuteremo ovviamente i successivi atti consequenziali.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Capodicasa rinuncia a replicare per la sua interpellanza n. 2-00836.

(Elementi e iniziative in relazione al fenomeno delle malattie rare - n. 3-01498)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, onorevole Belcastro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Binetti n. 3-01498, concernente elementi e iniziative in relazione al fenomeno delle malattie rare (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

ELIO VITTORIO BELCASTRO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si risponde sulla base delle valutazioni tecniche di competenza dell'Istituto superiore di sanità e dell'Agenzia italiana del farmaco. Le malattie rare sono le malattie che colpiscono più di 5 persone ogni 10 mila abitanti, di cui circa l'80 per cento è su base genetica, mentre il restante 20 per cento è su base multifattoriale, cui concorrono fattori ambientali, alimentari, ed altro.
A livello nazionale, le iniziative normative intraprese sono molteplici. In particolare, tutti i Piani sanitari nazionali, già dal 1998, individuano tra i loro obiettivi: l'importanza della sorveglianza delle malattie rare (Piano sanitario nazionale 1998-2000); l'importanza della rete nazionale dedicata alle malattie rare, attraverso cui sviluppare azioni di prevenzione, sorveglianza, informazione e la formazione del Registro nazionale delle malattie rare, per avere dati su prevalenza, incidenza e fattori di rischio delle malattie rare (Piano sanitario nazionale 2003-2005); l'importanza della collaborazione tra i presidi, a livello regionale, per la diagnosi e cura, al fine di garantire alle persone con malattie rare un'assistenza omogenea su tutto il territorio nazionale (Piano sanitario nazionale 2006-2008).
Il pilastro normativo, come risposta istituzionale alle problematiche correlate alle malattie rare, al fine di assicurare specifiche forme di tutela alle persone con malattia rara, è il decreto ministeriale n. 279 del 2001, che rappresenta il regolamento attuativo del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124, articolo 5, comma 1, lettera b) per quanto riguarda l'assistenza sanitaria ai pazienti di malattie rare.
Il decreto ministeriale n. 279 del 2001: definisce le modalità di esenzione dalla partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie per alcune malattie rare; prevede l'istituzione di una rete assistenziale per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia delle malattie rare; istituisce il Registro nazionale delle malattie rare presso l'Istituto superiore di sanità. Il citato decreto contiene l'elenco di malattie rare per le quali è riconosciuto diritto Pag. 15all'esenzione dalla partecipazione al costo per le correlate prestazioni di assistenza sanitaria (articolo 4). È descritto il percorso dell'assistito, dal prospetto diagnostico fino al riconoscimento del diritto all'esenzione (articolo 5), la modalità di erogazione delle prestazioni (articolo 6) e la modalità di prescrizione delle prestazioni (articolo 7). Infine, viene contemplato l'aggiornamento dei contenuti del regolamento, con cadenza almeno triennale (articolo 8).
I cittadini affetti da malattie rare non incluse nel decreto ministeriale possono comunque utilizzare le strutture del Sistema sanitario nazionale. Per ammortizzare i percorsi e le cure in modo che ovunque vengano offerti gli stessi trattamenti, nel 2002 è stato istituito un tavolo di coordinamento presso la Conferenza Stato-regioni, al quale partecipano il Ministero della salute, l'Istituto superiore di sanità e i rappresentanti delle regioni. Nel luglio 2007 è stato siglato un ulteriore accordo che rafforzerà questa collaborazione.
Inoltre, il decreto ministeriale del 15 aprile 2008 individua, in via transitoria e fino a quando non siano pienamente operativi i registri regionali e il Registro nazionale delle malattie rare, ai sensi dell'articolo 3 del decreto ministeriale n. 279 del 2001, centri interregionali di riferimento per le patologie a bassa prevalenza.
Da un'ultima analisi dei dati pervenuti al Registro nazionale delle malattie rare (nel periodo dal 1o marzo 2007 al 31 marzo 2010), sono stati segnalati 94.185 casi con patologie rare. È da specificare che il Registro viene alimentato dai registri regionali; poiché non tutte le regioni posseggono registri operativi, ne consegue che la copertura del Registro nazionale non è ancora completa.
Si ritiene che promuovere e facilitare lo sviluppo e la ricerca sui «farmaci orfani» risponde a un'esigenza etica, per cui l'impegno economico per la commercializzazione degli stessi, essendo importante e rischioso, deve essere incoraggiato da leggi specifiche. In tal senso, sono state intraprese iniziative sia a livello nazionale che europeo dalle autorità della salute, al fine di offrire gli incentivi necessari per incoraggiare, da una parte, lo sviluppo dei farmaci orfani, dall'altra l'ottenimento dell'autorizzazione alla commercializzazione attraverso una procedura centralizzata.
Infatti, l'azienda farmaceutica può presentare domanda di autorizzazione all'immissione in commercio all'European Medicines Agency solo dopo aver ottenuto la designazione di farmaco orfano dal Comitato per farmaci orfani dell'EMA. La successiva valutazione della domanda di AIC viene fatta dal comitato dei medicinali per uso umano. L'obiettivo è quello di disporre rapidamente, per le patologie rare, dei farmaci con un livello di qualità equivalente a quello richiesto per qualsiasi altro farmaco. La normativa comunitaria, infatti, prevede una serie di incentivi: il protocol assistance; l'accesso diretto alla procedura centralizzata di autorizzazione all'immissione sul mercato ed esclusività di 10 anni; incentivi finanziari (riduzione o esenzione dalle tariffe EMA).
In particolare, si tratta di incentivi economici consistenti: nella riduzione o esenzione dal pagamento delle tariffe EMA; nella riduzione del 100 per cento per protocol assistance e follow-up; nella riduzione del 100 per cento per ispezioni pre-autorizzazioni; nella riduzione del 50 per cento per new applications per autorizzazioni all'immissione sul mercato per richiedenti diversi da PMI (piccole e medie imprese); nella riduzione del 100 per cento su new applications per autorizzazioni all'immissione sul mercato per le sole PMI; nella riduzione del 100 per cento per attività post-autorizzazione, incluse le annual fees, solo per le PMI nel primo anno di commercializzazione dopo il rilascio dell'autorizzazione.
Per quanto concerne la normativa sui farmaci orfani, si rappresenta che il 16 dicembre 1999, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato il regolamento n. 141/2000/CE riguardante i farmaci orfani. Largamente ispirato dal regolamento degli Stati Uniti, i suoi obiettivi sono: incitare le industrie farmaceutiche e bio Pag. 16tecnologiche a sviluppare e a commercializzare i farmaci orfani; creare un comitato dei farmaci orfani (COMP), istituito all'interno dell'Agenzia europea per i medicinali (EMA), incaricata di esaminare le richieste di designazione e di consigliare e assistere la Commissione nelle discussioni relative ai farmaci orfani.
Oltre a ciò la Commissione ha adottato il regolamento n. 847/2000/CE, del 27 aprile 2000, che stabilisce le disposizioni di applicazione dei criteri di designazione di un farmaco come «farmaco orfano».
In Italia la legge n. 648 del 1996, di conversione del decreto-legge n. 536 del 1996, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 300 del 23 dicembre 1996, prevede la possibilità di ottenere un'autorizzazione temporanea d'uso (ATU), mutuata sul modello francese. In particolare l'articolo 1, comma 4, della predetta legge, stabilisce che qualora non esista valida alternativa terapeutica, sono erogabili, a totale carico del Servizio sanitario nazionale: i medicinali innovativi la cui commercializzazione è autorizzata in altri Stati, ma non sul territorio nazionale; i medicinali non ancora autorizzati ma sottoposti a sperimentazione clinica, per i quali devono essere disponibili i risultati di studi clinici di fase II, in base alla legge n. 94 del 1998; i medicinali da impiegare per un'indicazione terapeutica diversa da quella autorizzata, purché inseriti in un apposito elenco predisposto - e periodicamente aggiornato - dalla commissione tecnico-scientifica dell'AIFA, conformemente alle procedure e ai criteri a suo tempo adottati dalla Commissione unica del farmaco.
Al fine dell'inserimento nel suddetto elenco, l'autorizzazione è concessa dopo attenta valutazione della documentazione a supporto della richiesta di inserimento, che deve comprendere: una relazione di carattere scientifico sulla patologia, che ne rappresenti la gravità e l'assenza di una valida alternativa terapeutica; il numero di soggetti interessati al trattamento sul territorio nazionale; il completamento favorevole di studi clinici di fase I e II per l'indicazione richiesta; la descrizione del piano terapeutico proposto; l'ammontare previsto della spesa derivante dall'impiego proposto; lo stato autorizzativo del medicinale in Italia e all'estero, con indicazioni dell'azienda produttrice o fornitrice.
Da ultimo, vale la pena di segnalare che i farmaci orfani e i farmaci per la cura delle malattie rare rappresentano il 40 per cento delle tre tipologie di medicinali sopramenzionate.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, se tutto quello che il sottosegretario ci ha detto con tanta accuratezza - e, ripetendo forse un'espressione utilizzata dai colleghi precedentemente, quasi con una sorta di pignoleria ragionieristica - fosse vero, devo dire onestamente che l'interrogazione non avrebbe avuto ragione di esistere. In realtà, l'interrogazione nasce dall'esperienza diretta e concreta dei problemi reali, con i quali ci siamo misurati sul campo.
L'interrogazione nasce al termine di un convegno particolarmente importante che si è svolto a Roma all'inizio del marzo di quest'anno proprio sul tema delle malattie rare, un convegno nel quale abbiamo raccolto problematiche molto concrete che sono venute dai massimi esperti del settore, ossia da medici, da ricercatori e dalle associazioni dei familiari e dei pazienti. In tutte queste occasioni e in tutti questi mondi abbastanza variegati, ma chiamati a dialogare insieme, è venuto fuori, in realtà, l'elevato livello di insoddisfazione rispetto all'attuale quadro relativo al modo in cui i pazienti affetti da malattie rare vengono trattati in Italia.
Non voglio mettere in dubbio che molte cose buone si siano fatte, che molte cose buone si stiano facendo e che molte cose buone certamente si faranno nel prossimo futuro, però voglio segnalare tre aspetti che sono gli elementi principali dell'insoddisfazione, per lo meno da parte mia: il primo è che non si dà risposta al punto in cui chiediamo che vengano riconosciute le nuove malattie rare. L'iter per il quale oggi una malattia rara possa essere inserita nel Pag. 17contesto non è meramente l'iter statistico delle cinque malattie ogni 10 mila nati (come dire, un malato ogni 2 mila nati). Non basta questo tipo di parametro per dare ragione della complessità dei problemi cui vanno incontro oggi le famiglie. Il primo punto è che, relativamente all'inserimento delle nuove malattie rare, non c'è risposta.
Il secondo punto, che sicuramente il sottosegretario conosce bene, è qual è la difficoltà, nel momento in cui si evidenzia una malattia rara, a cui vanno incontro le famiglie. Generalmente, per arrivare a dire che si tratta di una malattia rara, le famiglie sono passate attraverso un iter faticosissimo, dolorosissimo di non comprensione del problema, di sottovalutazione delle difficoltà, di ignoranza concreta delle molteplici forme di ostacoli con cui questi pazienti si debbono imbattere.
Noi chiedevamo, in primo luogo, il riconoscimento delle malattie rare, in secondo luogo l'iter facilitato per poter arrivare a riconoscere queste malattie. Di questo mi dispiace, ma non c'è risposta, salvo una elencazione di tutte le cose buone che il Governo negli ultimi venti anni ha fatto su questi punti.
Il secondo aspetto, che mi sembra abbastanza interessante, riguarda invece il tema dei farmaci. Su questo tema chiedevamo tre cose diverse, di cui pure francamente non mi è sembrato di trovare un'eco concreta e diretta: il primo è quello a cui lei, signor sottosegretario, fa riferimento, relativo alla diversa utilizzazione in Italia e Francia dei farmaci rari nel caso di un paziente a cui non è stata ancora diagnosticata la malattia rara, ma per il quale tutti i farmaci attualmente disponibili non risultano essere adeguati, che è quello dell'associazione temporanea di utilizzo dei farmaci, che è la modalità ATU, che è presente in Francia. In Italia non è così e non e così vero e invito il sottosegretario a verificarlo nel concreto, a verificarlo sul territorio. Se una famiglia ha bisogno di un farmaco di quelli che sono ricompresi nella categoria «farmaci rari» per il quale il riconoscimento della patologia come patologia rara non è ancora maturato in tutta la sua complessità di iter, questa famiglia è destinata ad una grave solitudine, ad una solitudine non soltanto psicologica o economica, ma è anche la solitudine concreta di trovare risposte fattive ai bisogni reali espressi dai pazienti, cosa che non accade.
Chiedevamo anche un'altra cosa, chiedevamo che venissero messe in atto delle disposizioni positive nei confronti della ricerca e della sperimentazione sui farmaci rari. Questa potrebbe essere una parte estremamente interessante del famoso decreto sullo sviluppo, ben lungi in questo momento dall'essere perlomeno noto alla maggioranza di noi. Però è certo che noi stavamo chiedendo che su questi farmaci, si applicasse un criterio che è strettamente di natura costituzionale e che riguarda non solo l'uguaglianza dei cittadini, ma anche quel famoso articolo 32 della Costituzione, primo comma, che io amo particolarmente rispetto anche al secondo comma, il quale dice che la salute è diritto di tutti e responsabilità della comunità e che gli indigenti hanno diritto a cure gratuite. Di tutto questo non c'è traccia: non c'è traccia del principio di uguaglianza. Per inciso, intendo dire che quando una malattia rara ha una dimensione genetica - e il sottosegretario, riprendendo anche dati presenti nella nostra interrogazione, sottolinea come l'80 per cento delle malattie rare sono di natura genetica - scatta automaticamente nel genitore la molla del rifiuto dell'altro figlio.
Se il primo figlio è affetto da malattia rara c'è il rischio che il secondo figlio lo possa essere, e se la famiglia per il primo figlio non gode di aiuti di qualunque tipo figuriamoci se ne godrà per il secondo. È un sistema questo che in un Governo come questo, che ha sempre fatto della difesa della bandiera, della vita, della famiglia punti di riferimento forti, desta sicuramente perplessità.
E passo al terzo e ultimo punto, e con questo concludo. Noi chiedevamo che ci fossero davvero degli incentivi alla ricerca attraverso delle forme di esenzione fiscale, ma anche attraverso il rimborso delle Pag. 18spese sostenute per l'attività di ricerca nel momento in cui, fortunatamente, si fosse arrivati ad ottenere un farmaco efficace. Di tutto questo, signor sottosegretario, non c'è traccia nell'intervento. Pertanto l'intervento racconta tante cose belle e tante cose buone, ne prendiamo atto e ringraziamo, però non siamo soddisfatti.

(Misure per il funzionamento del parco nazionale della pace di Sant'Anna di Stazzema (Lucca) - n. 3-01925)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Mariani n. 3-01925, concernente misure per il funzionamento del parco nazionale della pace di Sant'Anna di Stazzema (Lucca) (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali.
Signor Presidente, mi riferisco all'interrogazione dell'onorevole Mariani riguardante il parco nazionale della pace istituito a Sant'Anna di Stazzema dalla legge 11 dicembre 2000, n. 381.
Poiché l'interrogazione fa rilevare la mancata erogazione in favore del comune di Stazzema per l'anno 2010 del contributo statale pari a 50 mila euro che, unitamente alle risorse stanziate dallo stesso comune e al finanziamento annuale della regione toscana, contribuiscono a fronteggiare gli oneri relativi al funzionamento del parco nazionale della pace, il Ministero che rappresento ha chiesto elementi al riguardo all'amministrazione finanziaria.
A tale proposito riferisco che il Ministero dell'economia e delle finanze ha fatto presente che il pertinente capitolo di bilancio, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'interno per l'esercizio finanziario 2010, non ha previsto disponibilità finanziarie da destinare al predetto parco. Parimenti non risultano allocate risorse specifiche da destinare al suddetto scopo dal bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011, 2012 e 2013, atteso che la legge 27 dicembre 2006, n. 296, aveva previsto per la prosecuzione degli interventi a favore del parco ulteriori risorse per il solo triennio 2007, 2008 e 2009.
Gli uffici di questo Ministero presenti sul territorio, ed in particolare la direzione regionale, peraltro proprio per rispondere agli appelli del comune di Stazzema del marzo scorso nei quali si poneva l'accento sulla rilevanza culturale del parco nazionale della pace di Stazzema e al fine di incrementare la fruizione pubblica del sito in questione, ha chiesto al sindaco del medesimo comune di considerare l'opportunità di prevedere nella pianificazione comunale interventi di tutela nell'area e, in modo prioritario, provvedimenti che consentano il recupero alla memoria collettiva dell'edificio della Vaccareccia, luogo simbolo della strage di Sant'Anna.
Infine, con nota dell'aprile scorso, la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana, considerato che l'edificio della Vaccareccia è un bene di grande valore storico, ha chiesto alla competente soprintendenza di avviare la procedura per sottoporlo alle disposizioni di tutela, tenuto conto che il bene è di proprietà privata, non rientra nel perimetro del parco nazionale della pace di Sant'Anna di Stazzema e quindi non è sottoposto ex lege alle disposizioni di tutela ai sensi di quanto previsto dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Per quanto riguarda la richiesta relativa al ripristino del finanziamento, non posso che riferirmi a quanto segnalato dal Ministero dell'economia e delle finanze, ovvero che qualsivoglia iniziativa sull'argomento che dovesse determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica necessita di un'apposita proposta legislativa che dovrà recare, ai sensi della vigente normativa contabile, una puntuale quantificazione degli oneri e la conseguente idonea copertura finanziaria.

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PRESIDENTE. L'onorevole Mariani ha facoltà di replicare.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, nel dichiararmi insoddisfatta, dichiaro anche la mia perplessità rispetto all'atteggiamento del Governo, e soprattutto del Ministero per i beni e le attività culturali perché vede, signor Ministro, questa interrogazione, che è stata presentata a marzo di quest'anno, aveva in qualche modo suscitato anche una richiesta, per evitare strumentalizzazioni che definiamo antipatiche, riguardo un tema che è molto sentito nella provincia di Lucca, in riferimento a un luogo dal nostro punto di vista sacro, che fa riferimento a quella strage del 12 agosto 1944. La risposta e il senso di responsabilità che avremmo voluto vi fosse anche da parte del Governo, e soprattutto nella rappresentanza presso il Ministero per i beni e le attività culturali, riguardava la volontà politica e amministrativa di trovare una soluzione a quella che oggi viene definita, anche nella risposta del sottosegretario, quasi come una svista, una lettura burocratica, cioè la mancanza di un riferimento nel bilancio dello Stato per la prossima triennalità.
Lo dico perché, prima di arrivare alla richiesta formale, ci sono stati anche più volte contatti informali con i due Ministri che si sono succeduti al Ministero per i beni e le attività culturali, i quali avevano garantito che per una cifra così irrisoria, 50 mila euro l'anno, ma con un valore simbolico così alto, si sarebbe assolutamente trovata la modalità per il ripristino presso i capitoli di bilancio dedicati.
Sentirsi rispondere oggi, dopo molti mesi e anche dopo la predisposizione di una risoluzione a firma unanime della Commissione cultura di questa Camera, che vi è la necessità di provvedere burocraticamente ad un disegno di legge o a cercare presso il Ministero dell'economia e delle finanze una copertura apposita, dal nostro punto di vista segnala la superficialità e anche la noncuranza rispetto ad un argomento così delicato. Sottolineo a tutti che è quel comune che si deve far carico del mantenimento della memoria attraverso il sostegno ad un museo e ad un istituto per la pace, che vede circa 50 mila visite l'anno e numerose scolaresche presenti nell'arco di tutto l'anno. Quel museo sarà sicuramente un onere molto pesante per un piccolo comune al quale i trasferimenti statali sono stati tagliati come a tutti gli altri, per un piccolo comune che sarà soggetto dal prossimo anno anche al Patto di stabilità.
Lo dico perché l'aggiunta non richiesta alla mia interrogazione riguardo alla tutela per la struttura della Vaccareccia, che è senz'altro un esempio di testimonianza rispetto ai tragici momenti del 1944, sembra quasi scaricare sulle competenze del comune anche la tutela e l'onere della protezione di quella struttura, il che unirebbe alla beffa anche il danno di dovere individuare anche da risorse proprie un ulteriore capitolo di bilancio per un comune che, come sottolineavo, non ha assolutamente le risorse.
Tutti gli enti che hanno provveduto a valorizzare quel museo, in primis la regione Toscana, hanno fatto uno sforzo, pur nelle ristrettezze economiche, per sottolineare che quel simbolo deve continuare ad essere per tutta la nostra nazione un simbolo importante. Noi leggiamo questo come un gesto grave, come un'offesa al simbolo che Sant'Anna di Stazzema rappresenta. Spero e mi auguro che vi saranno occasioni con il prossimo Governo per ripristinare quello che non era altro che un segnale molto importante rispetto alla volontà del Parlamento, che solo nel 2000 aveva riconosciuto l'importanza di quel parco. Mi auguro anche che si possa far conoscere fino in fondo la scarsissima volontà del Governo di trovare una soluzione e anche le parole al vento che sono state spese in questi mesi, facendo rimanere tutte le istituzioni correttamente al loro posto, nella speranza che il Ministero per i beni e le attività culturali volesse - lo sottolineo - trovare una soluzione.

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(Iniziative di competenza per la tutela della chiesa della Madonna delle Grazie di Orbetello, (Grosseto) - n. 3-01926)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ghizzoni n. 3-01926, concernente iniziative di competenza per la tutela della chiesa della Madonna delle Grazie di Orbetello (Grosseto) (Vedi l'allegato A - Interpellanze e Interrogazioni).

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, mi riferisco all'interrogazione dell'onorevole Ghizzoni, riguardante la chiesa della Madonna delle grazie, che verserebbe in stato di degrado. A tale proposito, faccio presente che con provvedimento in data 14 marzo 2002 veniva dichiarato l'interesse particolarmente importante del complesso immobiliare denominato ospedale di San Giovanni di Dio e chiesa di Santa Maria delle Grazie. Con il medesimo provvedimento veniva rilasciata all'Azienda sanitaria locale n. 9 di Grosseto, ente proprietario del bene suddetto, l'autorizzazione all'alienazione e venivano dettate, contemporaneamente, le condizioni e le prescrizioni di vendita.
In particolare, esse consistevano in: acquisire la preventiva autorizzazione della competente soprintendenza per opere di qualunque genere e per ogni variazione d'uso, anche nel caso di mancata modifica della consistenza architettonica dei beni; destinare i beni ad usi che non ne pregiudichino le caratteristiche di interesse storico-artistico; mantenere la destinazione d'uso della chiesa ad edificio per il culto e assicurarne la fruibilità pubblica; mantenere fissati nel luogo ove si trovano gli elementi decorativi, in particolare gli affreschi, e gli elementi di arredo «immobili per destinazione» (arredi fissi, iscrizioni, tabernacoli), ed acquisire la preventiva autorizzazione della competente soprintendenza per l'eventuale spostamento dei suddetti beni; inserire la clausola risolutiva espressa nell'atto di compravendita, prevista in caso di inadempimento degli obblighi sopra elencati.
Nell'agosto del 2003 l'Azienda sanitaria n. 9 di Grosseto alienava l'intero complesso immobiliare a favore della società «Global Service Srl», tuttora proprietaria del bene, e l'atto di compravendita veniva comunicato, a cura della competente direzione regionale, a tutti gli enti territoriali interessati, ai fini dell'eventuale esercizio del diritto di prelazione, prelazione non esercitata né da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali né da parte degli altri enti interessati.
Mi preme comunque comunicare che il giorno 11 ottobre scorso si è svolto presso il comune di Orbetello un incontro alla presenza di rappresentanti della soprintendenza, del comune e della proprietà, durante il quale la proprietà stessa si è resa disponibile ad eseguire immediatamente quelle opere urgenti riguardanti la messa in sicurezza dell'affresco sull'altare di destra, il riordino della copertura e la verifica degli scarichi delle acque piovane.
L'intervento di restauro complessivo potrà essere affrontato dopo la conclusione dei lavori di ristrutturazione in corso nel complesso dell'ex ospedale San Giovanni di Dio, nel quale la chiesa in oggetto è inglobata. Durante il suddetto incontro, la società Global Service non ha escluso la possibilità in futuro di donare la chiesa alla curia competente per territorio.

PRESIDENTE. L'onorevole Sani, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

LUCA SANI. Signor Presidente, non sono soddisfatto della risposta del sottosegretario, perché si limita a fare una fotografia della situazione, fra l'altro - mi permetto di dire - non veritiera. Infatti, purtroppo, dobbiamo prendere atto che le prescrizioni date dal Ministero qualche anno fa non sono state rispettate.
Questo emerge anche dalla riunione, che è stata richiamata anche dal sottosegretario, che si è svolta qualche giorno fa Pag. 21presso il comune di Orbetello: dal verbale di quella riunione emerge che la chiesa della Madonna delle Grazie versa in una condizione di grave degrado, che l'inventariazione dei beni collocati in quella chiesa non è stata ancora realizzata da parte della competente soprintendenza e che, nel frattempo, alcuni di questi beni sono stati trafugati.
Quindi, siamo in una situazione di grave abbandono e degrado, che è avvenuto - me lo faccia dire, signor Presidente - anche con la compiacenza delle istituzioni locali che hanno governato quel comune fino a poco tempo fa. Se questo è avvenuto, è perché non vi è stata da parte dell'amministrazione comunale precedente, guidata, tra l'altro, dall'attuale Ministro Matteoli, la necessaria vigilanza. Oggi si prende atto di una nuova iniziativa, promossa dall'attuale amministrazione guidata dal sindaco Paffetti, con, però, un grave ritardo, che ha determinato la situazione a cui facevo riferimento.
Confidiamo che, anche attraverso gli uffici del Ministero, le operazioni che sono state annunciate e concordate nella riunione dell'11 ottobre siano messe rapidamente in opera, al fine di tutelare ciò che rimane di quel bene.
Inoltre, auspichiamo anche noi che quel passaggio dalla proprietà privata alla curia avvenga quanto prima affinché questo, poi, possa consentire la realizzazione di opere di recupero sollecitate dalla comunità di Orbetello perché la chiesa, oltre a rappresentare uno degli edifici sacri più antichi di quella città, con un alto valore storico e artistico, rappresenta anche un valore sociale identitario molto forte per quella comunità, essendo stata, fino a poco tempo fa, la chiesa dell'ospedale San Giovanni di Dio a cui molti cittadini di quel territorio hanno fatto riferimento.
Purtroppo, ripeto, la risposta data dal sottosegretario ci rende del tutto insoddisfatti.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 con il seguito della discussione dei disegni di legge relativi al rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010 e alle disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno e Romano sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione dei disegni di legge: S. 2967 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 4707); S. 2804 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 4622).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge, già approvati dal Senato: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011.

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Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,36).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta del 7 novembre 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali del disegno di legge recante il Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010, e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4707)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge recante il Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010, con i relativi allegati (Vedi l'allegato A - A.C. 4707), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Avverto che consistendo il disegno di legge di un solo articolo si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5 del Regolamento.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4707)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà per due minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici non possiamo non disvelare quella che è la reale natura del voto di oggi. Non si tratta infatti di una semplice votazione di routine, ma di un vero e proprio voto politico poiché non possiamo più assistere allo sciame sismico istituzionale e politico che si sta protraendo ormai da mesi, e che ha contribuito drammaticamente a minare la credibilità del nostro Paese sia a livello internazionale che nell'ambito dell'opinione pubblica.
Siamo consapevoli che l'Italia abbia bisogno, oggi più che mai, di certezze, stabilità e coerenza sul piano istituzionale, economico e politico, e che ciò non possa evidentemente essere garantito dal pallottoliere come sostituto della politica. Noi, che abbiamo sempre rivendicato la politica della realtà, siamo oggi a riaffermarlo con ancora maggior convinzione di fronte al Parlamento ma anzitutto davanti al Paese. Dico ciò perché è il Paese che ha bisogno delle certezze che la politica deve offrirgli per credere e soprattutto per essere creduto.
Onorevoli colleghi anche oggi ne parliamo, ma l'andamento dei BOT al 6,73 per cento e dello spread a quasi 500 punti base parla più di quanto il Governo dice. Intendiamo pertanto assumerci la responsabilità di dare la certezza di una svolta, la certezza della fine di un intollerabile e irrimediabile affanno di cui è il Paese a pagare il vertiginoso costo. Solo così è possibile ritrovare per l'Italia e per gli italiani la fiducia nel futuro. È per questo che noi Liberal Democratici, pur presenti in Aula per garantire il numero legale nell'odierna votazione, annunciamo che insieme e con gli altri partiti dell'opposizione non parteciperemo al voto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà per quattro minuti.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, la bocciatura della Camera dell'articolo 1 del disegno di legge di approvazione del Rendiconto avvenuta l'11 ottobre scorso è stato l'ennesimo episodio della estenuante agonia di questo Governo, un'agonia iniziata il 14 dicembre dello Pag. 23scorso anno quando è venuta meno la maggioranza politica espressa dal corpo elettorale. Ma lei, signor Presidente del Consiglio, che pure a ogni piè sospinto invoca la sovranità del popolo, ha ostinatamente rifiutato di prendere atto di questa irreversibile situazione e accanitamente tenta di far sopravvivere una maggioranza che il popolo non ha votato, e soprattutto continua disperatamente a lottare per la propria sopravvivenza, incurante dei guasti profondi e in parte irreversibili che tutto ciò arreca alla nostra economia, alla finanza pubblica, alle istituzioni che vengono piegate e distorte contro gli interessi del Paese. E così oggi la Camera si trova a dover votare un documento che solo tre settimane fa ha bocciato e che il Governo, per aggirare l'ostacolo, ha ripresentato al Senato con poche modifiche.
Il punto è - come ha sempre sostenuto la dottrina e come i precedenti confermano - che la bocciatura del Rendiconto equivale alla bocciatura politica dell'operato del Governo. Dunque poiché i numeri non si cambiano deve cambiare il Governo che quei numeri ha prodotto con la propria azione. Ma in questo caso se noi lo rigettassimo ad essere sconfitto non sarebbe solo lei ma sarebbe colpito l'intero Paese perché vedrebbe bloccata la sua amministrazione, vedrebbe i mercati di nuovo aggredire l'Italia.
È solo per questo che le opposizioni responsabilmente oggi consentiranno che il rendiconto venga approvato perché noi non giochiamo cinicamente sulla pelle dell'Italia, ma ci auguriamo anche che molti colleghi della maggioranza, di cui comprendiamo e rispettiamo il sincero tormento, si assumano con coraggio e con dignità la responsabilità che incombe su ognuno di noi: operare nell'interesse del Paese. Se ciò accadrà, anche il Parlamento potrà recuperare un po' di fiducia da parte degli italiani. In caso contrario, ancora una volta questa istituzione dimostrerebbe di non riuscire ad interpretare e rappresentare i bisogni e le aspettative del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, è a tutti evidente che, oggi, al di là del tema specifico che è quello del rendiconto, in realtà il voto è su ben altro. È un voto che, per quanto riguarda l'Italia dei Valori, ci auguriamo sancisca, in modo formale, netto e definitivo, che questa maggioranza non esiste più, che questo Governo deve andarsene a casa per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e deve farlo il più in fretta possibile. Noi chiediamo, quindi, il voto semplicemente per un fatto politico e ci auguriamo che comunque il rendiconto possa essere salvato per il bene del Paese. Ma questa maggioranza non esiste più e se ne deve andare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nola. Ne ha facoltà.

CARLO NOLA. Signor Presidente, rinunzio al mio intervento.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, noi ci siamo assunti la responsabilità di consentire oggi che il rendiconto venga approvato. Sia chiaro: non c'è nulla di scontato, a maggior ragione quando il rendiconto contiene una serie di poste che vengono già contestate, ad esempio dalla Corte dei conti, e quando vengono inserite, nel rendiconto stesso, come entrate per interessi e sanzioni, cifre che sono ancora oggetto di contenziosi giudiziari. E mi fermo qui. E non è scontato che l'opposizione consenta che il rendiconto venga approvato.
Nel 2007, sul rendiconto presentato dal Governo Prodi, le dichiarazioni di voto rese da Alleanza Nazionale, dalla Lega Nord Padania e da Forza Italia, rese da Pag. 24me, da persone e parlamentari che oggi siedono nel Governo attuale, terminavano affermando che il voto contrario del proprio gruppo non era soltanto un voto tecnico, ma un voto politico su un provvedimento tecnico.
A scanso di ogni equivoco, quindi, noi comunque scegliamo responsabilmente di consentirvi di approvare il vostro rendiconto. Ma sia chiara una cosa: non è una finzione. Nelle piazze finanziarie più importanti d'Europa e non solo si guarda a questo voto. Coloro che dovranno prestare all'Italia 270 miliardi di euro l'anno prossimo per tenere aperte le scuole e gli ospedali guardano a questo voto e, soprattutto, guardano alle conseguenze che ci saranno o non ci saranno dopo questo voto. Sappiatelo. Noi assumiamo la grave responsabilità di consentirvi di approvarlo, ma voi siate responsabili. Dovete trarre le conseguenze che questo voto produrrà sul piano politico, non per il vostro Governo, ma per il Paese, per la sua credibilità, per la sua possibilità di reggere le finanze pubbliche nel contesto della finanza internazionale, di fronte agli occhi di quanti, nel Paese e fuori dal Paese, ci guardano e, soprattutto, guardano voi e le vostre scelte (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Unione di Centro per il Terzo Polo consentirà, con la sua presenza in Aula, l'approvazione del rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato.
Dopo i risultati di questa votazione, mi auguro possa finalmente terminare questo insano braccio di ferro che si sta conducendo sulle spalle del Paese. Guardiamo a Genova, ai nostri ragazzi che spalano fango e detriti; da domani cerchiamo di salvare, anche noi, l'Italia tutti insieme se ne saremo capaci (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi l'Aula è nuovamente chiamata ad esaminare i disegni di legge recanti Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010 e le disposizioni per l'assestamento di bilancio per il 2011. È questo un atto obbligatorio, non emendabile e inderogabile come richiamato dalla stessa Costituzione; l'articolo 81 chiarisce che l'approvazione del Rendiconto è costituzionalmente doverosa.
Passando agli aspetti più importanti voglio ricordare come nel 2010, a differenza di quanto più volte dichiarato da esponenti della sinistra, le entrate tributarie si siano accresciute rispetto all'esercizio 2009. Anche la Corte dei conti ha confermato come negli ultimi anni si siano realizzati maggiori introiti per effetto del rafforzamento del contrasto all'evasione e all'elusione fiscale. Questo non può che apparire come un dato importante e incontrovertibile e si collega con un altro enorme problema per la crescita che è quello della pressione fiscale. Quest'ultima ha raggiunto il 42,3 per cento; anche su questo si deve lavorare.
Il carico di tasse e di contributi, senza parlare dei costi diretti e indiretti della burocrazia, sta strozzando le nostre aziende. Il carico è talmente insostenibile che molti dei nostri imprenditori guardano ormai, come unica soluzione, alla migrazione all'estero; questo non lo possiamo più permettere; oltre all'aggressione del nostro made in Italy vi è anche la perdita del lavoro e delle imprese che se ne vanno verso Paesi a fiscalità, costo del lavoro e burocrazia meno sfavorevoli. Su questo bisogna assolutamente lavorare e innovare. Certo, le perduranti tensioni internazionali e l'aggressione dei mercati finanziari non aiutano a perseguire gli obiettivi prestabiliti per il risanamento e la crescita Pag. 25ma le nuove azioni contenute nel maxiemendamento del Governo si muovono nella giusta direzione.
Diciamo subito: non tocchiamo le pensioni! Le riforme che l'Italia ha realizzato hanno già accresciuto la sostenibilità nel lungo periodo dei conti pubblici. Ecco i dati: nel periodo dal 2007 al 2060 la spesa pubblica collegata all'invecchiamento crescerà solo del 1,6 per cento contro il 4,8 per cento della Germania e il 9 per cento della Spagna. In questo campo i nostri pensionati del nord, signor Presidente, hanno già dato. Sono necessari: semplificazione, razionalizzazione, riforma fiscale, liberalizzazioni, dismissioni dei beni pubblici ma non delle nostre aziende strategiche; riforma del processo tributario, certezza nella risposta della pubblica amministrazione con l'interpello, e soprattutto, tempi certi nel processo civile; contrasto all'evasione con deducibilità dei beni e servizi primari; sostegno all'occupazione femminile e dei giovani. Questa è la sfida che può creare un ambiente economico favorevole alla ripresa e all'offerta del lavoro; azioni decisive che possono, da subito, migliorare le aspettative sull'economia italiana, ridurre i differenziali di rendimento sui nostri titoli pubblici rispetto a quelli considerati, qualche volta a torto, più solidi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Bitonci, la presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, ci troviamo sempre di più in un quadro di disfacimento che non si vuole vedere e non si vuole affrontare. In un altro Paese, o in un altro tempo nel nostro Paese, un vero leader politico avrebbe da tempo, in queste condizioni, fatto un passo indietro nell'interesse del proprio Paese, per salvare il proprio Paese, per salvare la propria maggioranza o per salvare il proprio partito. Purtroppo di tutto questo non c'è traccia, c'è semplicemente una testarda volontà di restare ad ogni costo.
Credo che l'andamento dei mercati nella giornata di ieri, rispetto alle annunciate dimissioni - poi smentite - del Presidente Berlusconi, da solo, più di ogni altra valutazione, abbia dimostrato qual è l'attesa dell'opinione pubblica, dei mercati e degli investitori, ed è la richiesta di voltare pagina.
Di fronte alla proposta formale delle opposizioni e di fronte alle richieste di parti sempre crescenti della stessa maggioranza di dare vita ad un Governo di emergenza, di responsabilità nazionale, che affronti la crisi, cambi la legge elettorale e porti il Paese al voto alla sua scadenza naturale, la risposta del Presidente del Consiglio è unicamente «no», perché - ci ha detto - ritiene di avere i numeri per andare avanti. Lo dimostri oggi. Lo dimostri sul rendiconto consuntivo.
Noi insieme facciamo un atto di responsabilità e di sfida. Di sfida perché questo è il momento per vedere se il Governo ha i numeri per proseguire; di responsabilità perché restando in Aula e non partecipando al voto consentiremo l'approvazione del rendiconto consuntivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo Governo ha fatto tutto quello che doveva essere fatto per far sì che le richieste che ci venivano dall'Europa avessero una risposta positiva.
Quindi, l'esercizio di una polemica di tipo tradizionale in una situazione che tradizionale non è, rischia di essere un esercizio sul filo della irresponsabilità. Riteniamo anche che non è che i mercati eleggano i Governi e si sostituiscono agli Pag. 26elettori per quello che riguarda la tenuta dei Governi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
È assolutamente paradossale che questo richiamo e questa sollecitazione vengano proprio da sinistra, che sul rapporto potere economico e potere politico ha alle spalle una elaborazione centenaria. In una situazione di questo tipo noi riteniamo che il Governo debba fare la sua parte, come l'ha fatta nel corso di tutti questi anni in una situazione di straordinaria difficoltà, non solo per noi, ma per tutti i Paesi e - aggiungo anche - al di fuori degli schemi tradizionali, perché l'onorevole Bersani, nel suo comizio di qualche giorno fa, ha detto che si tratta di una situazione nella quale il centrodestra, in tutta Europa, è andato di fronte al fallimento, ma questo può essere vero a condizione che mettiamo nel centrodestra anche la Spagna e un pezzo della Grecia, il che ci dà la testimonianza che tutti gli schemi sono in effetti saltati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Rispetto a questo noi non sfuggiamo dalle nostre responsabilità, e non fuggiamo neanche rispetto a un sistema di lotta politica che oggi vede personalizzare una questione che non può essere affatto personalizzata, visto che, purtroppo, attraversa tutto il mondo. Rispetto a questo, quindi, confermiamo la nostra linea di fondo. Confermiamo e vi sfidiamo, onorevole Franceschini, ad una risposta sull'Europa, rispetto alla quale leggiamo i testi, e tanti testi del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori dicono addirittura che l'Europa sta esercitando un'indebita pressione sul terreno della macelleria sociale. Mi domando quale tipo di Governo uscirebbe fuori qualora posizioni di grande importanza, che hanno su questo terreno questo sottofondo, avessero responsabilità di Governo.
Questo è un elemento che accentua la drammaticità della situazione rispetto alla quale noi siamo, ma che ci impone di restare al nostro posto e di fare fino in fondo, con senso di responsabilità, il nostro dovere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Avverto che i deputati Bongiorno, D'Alema e Pisicchio hanno chiesto, facendo constatare la loro presenza in Aula, di essere cancellati dall'elenco dei deputati in missione.

Commemorazione del deputato Pietro Franzoso.

PRESIDENTE. Prego gli onorevoli colleghi di prestare un attimo di doverosa attenzione (Si leva in piedi e con lui l'intera Assemblea ed i membri del Governo).
Come è a tutti noto, lo scorso 4 novembre una dolorosa perdita ha colpito la Camera dei deputati. A seguito dell'aggravarsi delle conseguenze di un tragico incidente, è venuto a mancare il nostro collega, onorevole Pietro Franzoso. Nato a Lizzano, in provincia di Taranto il 9 giugno 1950, imprenditore, cominciò la sua attività politica nelle fila della Democrazia Cristiana come sindaco del comune di Torricella.
Fu successivamente componente del consiglio comunale di Taranto, consigliere e assessore della regione Puglia, terra con la quale mantenne sempre un saldo legame e alla cui crescita e al cui sviluppo diede un prezioso contributo, sia attraverso la sua attività imprenditoriale, sia attraverso l'impegno politico.
Eletto alla Camera dei deputati per la prima volta nel 2006, fu nella XV legislatura vicepresidente della Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e componente della Commissione attività produttive.
Nella presente legislatura è stato componente della Commissione bilancio e della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti, nonché segretario della Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e della Pag. 27Commissione di controllo sull'attività degli enti gestori di fondi obbligatori di previdenza e assistenza sociale. Come componente della V Commissione è stato relatore nel 2009 del disegno di legge Rendiconto generale dello Stato e di assestamento.
Con la morte di Pietro Franzoso scompare un uomo leale ed onesto che si è dedicato all'attività politica con passione, serietà ed equilibrio e di cui tutti ricordiamo l'impegno rigoroso e la determinazione profuse nell'attività parlamentare.
Desidero esprimere, a nome mio personale e di tutta l'Assemblea, il più profondo cordoglio e le più sincere condoglianze alla famiglia e al gruppo di appartenenza del collega scomparso.
Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (l'Assemblea osserva un minuto di silenzio). Grazie (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, devo dire che voglio sfuggire ad ogni rituale che si può esercitare in queste occasioni e voglio anche dire che tutto mi sarei immaginato, tranne che di dovere io ricordare in quest'Aula la figura di Pietro Franzoso, un uomo, in primo luogo, e un parlamentare caratterizzato da una grande vitalità, da una grande intelligenza e da una grande capacità di autonomia.
Quante volte ho discusso con lui, membro della Commissione bilancio e sempre portatore degli interessi del Mezzogiorno, e quante volte sono stato costretto a dargli torto, mentre lui, invece, aveva perfettamente ragione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Voglio cogliere questa occasione, però, per dire anche che Franzoso era uno dei tanti e non dei pochi che apparteneva all'altra faccia della medaglia di quella che viene schematizzata e demonizzata come «casta».
Perché Franzoso non faceva parte della casta pur essendo un parlamentare, perché Franzoso si è formato nel vivo dei dibattiti del consiglio comunale, poi nel consiglio regionale, ed è arrivato in Parlamento avendo alle spalle questo retroterra politico e culturale. Era uno di coloro che realizzavano se stessi su questo terreno e non sul terreno, che purtroppo oggi è prevalente, per cui si ritiene che il rapporto con i mezzi di comunicazione di massa sia l'unico aspetto decisivo per essere presenti e fare politica.
No, Franzoso faceva politica in un altro modo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo e Territorio). Possiamo dirci che questo era un modo tradizionale. Ebbene, se questo era un modo tradizionale, signor Presidente, viva la tradizione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo e Territorio)!
Voglio anche dire che queste caratteristiche dell'onorevole Franzoso lo accomunavano a tanti altri colleghi presenti in questi banchi, sui banchi del Partito Democratico, dell'Italia dei Valori, dell'Unione di Centro, dei responsabili, di Futuro e Libertà, della Lega, cioè tanta gente che vive sul territorio e poi viene qui a fare politica e a rappresentare gli interessi del territorio in queste Aule parlamentari. Questo Franzoso lo ha sempre fatto con grande dignità e con grande forza..
Aggiungo anche che la cosa che mi colpisce ulteriormente è che, negli ultimi tempi, nei colloqui che come gruppo avevamo con la signora Vittoria Cosima Franzoso, una donna straordinaria a cui mando un saluto di quest'Aula (Applausi), lei sempre ci dava ottimismo rispetto alle condizioni del marito. Ebbene, mai mi sarei immaginato - questa è la seconda ragione - di dover fare questo intervento in quest'Aula.
Consentitemi quindi di dire: onore a Pietro Franzoso e a tutti coloro, come lui, che fanno politica e danno il senso di un Pag. 28impegno civile e umano che si accoppia all'impegno politico (Prolungati applausi - Congratulazioni).

CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, «non avremmo mai voluto celebrare questo funerale» sono le parole con le quali, sabato scorso, l'arcivescovo di Taranto, monsignor Benigno Papa, si è rivolto all'immensa folla che era dentro e fuori la chiesa della Santissima Trinità di Torricella per rendere l'estremo saluto all'onorevole Franzoso, a Pietro, come amava farsi chiamare da tutti. Non avremmo voluto neanche noi commemorarlo qui, in quest'Aula, avremmo voluto continuare a parlare con lui, a discutere, a confrontarci, a scontrarci.
Siamo qui, invece, a ricordarlo con il cuore colmo di tristezza e ancora così increduli mentre andiamo alla ricerca di una spiegazione che ci porti a capire come sia stato possibile che un così banale e assurdo incidente abbia potuto strappare alla vita e agli affetti, dopo due mesi di sofferenza e di trepidazioni, un uomo dalla tempra così solida e forte come Pietro Franzoso. Non era mai venuta meno in noi in questi due mesi la speranza, né erano mancate le occasioni per essere ottimisti, per guardare con fiducia alla sua ripresa, ad un suo ritorno nella sua famiglia, tra di noi.
Pietro ce la farà, ci dicevamo quando, e accadeva assai spesso, parlavamo di lui tra colleghi, ognuno ansioso di sapere dall'altro notizie più rassicuranti. Invece, così non è stato, non ce l'ha fatta a vincere quest'altra battaglia. Ci resta di lui un grande ricordo, il ricordo di un uomo generoso, di un tenace combattente, di un politico abile, innamorato della sua terra che ha servito per lunghi anni ai più alti livelli con passione, competenza e senza risparmio di energie.
Mancherà tanto a tutti: alla sua famiglia, ai suoi amici, alla sua Torricella, alla nostra provincia di Taranto, all'intera Puglia.
Mancherà molto a tutti noi. Ci mancherà nel suo prezioso contributo di parlamentare. Ci mancheranno i suoi modi gioviali e la sua piacevole compagnia. Per quello che mi riguarda, mi resta la consolazione della sua amicizia, che è rimasta sempre salda, anche quando abbiamo smesso di appartenere allo stesso gruppo politico, avendo io scelto strade diverse.
Non so, signor Presidente, onorevoli colleghi, se con queste poche e modeste parole io sia riuscito ad esprimere quanto il mio cuore avrebbe voluto. Desidero tuttavia testimoniare a nome del gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo l'affettuosa testimonianza alla sua famiglia e al Popolo della Libertà di cui l'onorevole Franzoso è stato autorevole esponente (Applausi).

LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, c'è stato un tempo, non molto lontano, nel quale si riconosceva il valore dell'avversario e lo si rispettava. Oggi, come in quel tempo, io resto davanti al ricordo del mio conterraneo ed avversario Pietro Franzoso in silenzio e a testa china. Non posso dire molto sulla beffa che gli ha riservato il destino e sulla crudeltà di quell'incidente. Resta il dolore di una scomparsa prematura, che ha sottratto alla mia terra, a tutti noi e alla sua famiglia un uomo di valore.
È così che all'Aula, oggi, affido poche ma sentite parole. L'onorevole Franzoso non era solo un politico di razza, era un uomo che della vita politica aveva saputo avere una visione pura, quasi grezza. Figlio della provincia come me, l'onorevole Franzoso aveva mantenuto il rapporto diretto con la sua gente e la sua terra che lo aveva generato. Da sindaco, da consigliere, da assessore, da deputato non si era mai perso né tra salotti, né tra le mondanità. In questo la sua eredità politica è un messaggio di sobrietà e misura che in molti oggi dovremo ricordare. Pag. 29
Pietro sapeva lottare e questa sua grande dote mancherà a tutti, soprattutto alla sua terra. Mancherà anche a noi con la sua voce distintiva, il suo passo da gigante e il sorriso sornione in quella parte dell'Aula di fronte a noi o quando si difendeva il diritto della Puglia ad avere trasporti, strade, servizi, infrastrutture degni di questo nome. Ma mancherà sopratutto alla sua famiglia, alla moglie e alle sue figlie. Sapeva attraversare quest'emiciclo e portare le ragioni del suo Sud, della sua terra al di là degli steccati ideologici, così come dovrebbe essere.
Non aveva mai svenduto le sue ragioni e il suo impegno al mercato di nuovi servilismi. Mancherà al suo partito, a noi deputati del PD, a noi pugliesi. Mancherà a me, che oggi con voi mi stringo nel ricordo di un politico che non smetteva mai di crederci. Onorevole Franzoso, caro Pietro, riposa in pace (Applausi).

PRESIDENTE. Avverto che il deputato Rigoni ha chiesto di essere cancellato, facendo constatare la sua presenza in Aula, dall'elenco dei deputati in missione.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, ho avuto l'onore in Commissione di essere amico di Pietro Franzoso. Pietro è stato per noi un esempio, un uomo buono, un uomo della sua terra. Questa è una comunità, signor Presidente, con tanti difetti. Forse all'esterno viene percepita in modo distorto, ma è una comunità che ogni tanto sa incontrarsi e che mette in gioco anche delle virtù positive.
Come hanno già ricordato i colleghi, Pietro era un uomo grande, un «omone», ma era fondamentalmente un uomo con delle grandi virtù. Era umile e buono, un uomo che difendeva fortemente la sua terra. Oggi, il presidente lo ha ricordato in Commissione. Noi ricordiamo le battaglie a favore del FAS. Tutte le volte che il Ministro Tremonti toccava il FAS lui in qualche modo insorgeva, tanto che addirittura lo canzonavamo dicendo che il FAS è il «fondo aiuto Settentrione» e lui dava un pochettino questa misura. Era un uomo della sua terra.
Credo che mancherà alla sua terra, come mancherà a noi. Noi vogliamo immaginarlo, anche come cristiano che ci ha accompagnato in tanti pellegrinaggi, come un «operaio della politica», un operaio che lavorava tutti i giorni e che continuerà, in qualche modo, a lavorare nella vigna di qualcun altro.
Oggi per noi è anche un giorno particolarmente triste. Domani ricorderemo un altro collega, l'onorevole Sartori. Vogliamo consegnare queste poche parole e chiedere alla comunità tutta di ricordare, non solo oggi, l'intervento di Pietro Franzoso (Applausi).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, mi sembrerebbe di mancare di rispetto se non mi associassi alle bellissime parole che ha detto Fabrizio Cicchitto.
Credo che in un momento così difficile, di aspra contrapposizione, la tragica scomparsa di Pietro Franzoso ci dimostri i limiti di tutta la nostra esperienza umana e ci consenta anche, forse in una giornata particolare, di riflettere e di saper distinguere tra le cose che contano e le cose che, in fondo, valgono molto meno la pena. È stato un uomo buono, onesto e leale. Credo che lo ricorderemo con amicizia e con grande sincerità (Applausi).

Si riprende la discussione.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4707)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4707, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 30

I colleghi hanno votato? Lo ripeto: i colleghi hanno votato? Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2967 - «Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010» (Approvato dal Senato) (4707):

Presenti 309
Votanti 308
Astenuti 1
Maggioranza 155
Hanno votato 308
(La Camera approva - Commenti - vedi votazioni).

Onorevoli colleghi! Prima di dare la parola sull'ordine dei lavori all'onorevole Bersani e a quanti riterranno di avvalersi di questa facoltà, informo che, secondo un accordo intercorso tra i gruppi, i lavori verranno interrotti per riprendere domani, alle ore 11.
La Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata domani alle ore 9,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,12).

PIER LUIGI BERSANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, questo voto ha certificato, su un atto dirimente per la governabilità del Paese, che il Governo non ha la maggioranza in quest'Aula.
Data l'eccezionalità di questo passaggio voglio dire pochissime parole, cercando di portare non solo la voce del Partito Democratico ma di interpretare il sentimento di tutte le opposizioni e, penso, di larga parte del Paese. Queste sono le poche parole che voglio dire.
In primo luogo, questa giornata parlamentare è seguita da milioni di italiani, che sono preoccupati per il lavoro che rischiano di perdere o che non trovano, per i loro redditi e per i loro risparmi. Sono anche preoccupati per l'immediata prospettiva del Paese.
Noi tutti qua sappiamo che questa preoccupazione, sull'immediata prospettiva, non è infondata.
Noi tutti qua sappiamo che l'Italia corre il rischio reale nei prossimi giorni di non avere accesso ai mercati finanziari e tutti sappiamo cosa questo significhi.
In terzo luogo, tutti sappiamo altrettanto bene che, in modo conclamato, ribadito, sottolineato e riaffermato, noi abbiamo un problema di credibilità di questo Governo: non si pensa cioè che questo Governo sia in grado di reggere la situazione e di affrontarla (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).
Oggi, cari colleghi, abbiamo avuto con questo voto la certificazione che questo deficit di credibilità è fondato sui numeri che si sono espressi. Una legge dirimente, come il Rendiconto, ha potuto «sopravvivere» non per mano del Governo, ma per mano di parlamentari che credono che ci voglia un altro Governo.
Quindi, le chiedo, signor Presidente del Consiglio, con ogni forza, che lei prenda atto finalmente della situazione, che compia un atto, ossia che rassegni le dimissioni e che affidi al Presidente della Repubblica la ricerca di una soluzione che metta in grado il nostro grande Paese di affrontare questa emergenza. Se ancora si annida in lei un briciolo di senso di responsabilità di fronte all'Italia, rassegni le dimissioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia). Qui faremo la nostra parte per il Paese, faremo la nostra parte! Sia chiaro che, se lei non lo facesse - e non oso credere che, giunti a questo punto, lei non lo faccia -, le dico che le opposizioni considererebbero e valuterebbero iniziative ulteriori perché così non possiamo andare avanti! Pag. 31
Io richiamo, per quel che posso esprimere assieme alle opposizioni, per quel che posso esprimere del sentimento che c'è nel Paese, per quel che posso esprimere dello sguardo internazionale sull'Italia: diamoci un colpo di reni, facciamo un gesto, muoviamoci, non possiamo andare sull'orlo del precipizio per dei puntigli!
Questo è il messaggio che voglio dare e che viene certificato e supportato da un voto che non può essere, a questo punto, ignorato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia)!

GENNARO MALGIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GENNARO MALGIERI. Signor Presidente, vorrei chiedere scusa a lei e all'Assemblea per essermi assentato in un momento cruciale e vorrei ribadire naturalmente che - se avessi potuto - avrei votato sicuramente a favore. La ringrazio e mi scuso ancora.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 9 novembre 2011, alle 12:

(ore 12 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2804 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011 (Approvato dal Senato) (C. 4622).
- Relatore: Simonetti.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Damiano ed altri n. 1-00745, Paladini ed altri n. 1-00750, Poli ed altri n. 1-00751, Cazzola, Fedriga, Moffa ed altri n. 1-00752, Lo Monte ed altri n. 1-00755 e Mosella ed altri n. 1-00758 concernenti iniziative relative all'accesso al trattamento previdenziale per i lavoratori in mobilità.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00747, Cimadoro ed altri n. 1-00753, Lulli ed altri n. 1-00754, Commercio ed altri n. 1-00756 e Anna Teresa Formisano, Raisi, Pisicchio ed altri n. 1-00757 concernenti iniziative per garantire la piena attuazione della legge n. 55 del 2010 e per promuovere una specifica normativa europea in materia di marchio di origine.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Nunzio Francesco Testa, Paolo Russo, Bossa, Palagiano, Muro, Iannaccone, Pisicchio, Commercio ed altri n. 1-00725, Di Pietro ed altri n. 1-00748 e Lulli ed altri n. 1-00749 concernenti iniziative in relazione all'annunciato piano industriale di Alenia Aeronautica s.p.a., con particolare riferimento alle prevedibili ricadute sull'economia del Mezzogiorno.

(ore 15)

5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 16,20.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MASSIMO BITONCI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 4707

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi l'aula è nuovamente chiamata ad esaminare il disegno di legge recante Rendiconto dello Stato per l'esercizio finanziario 2010 e l'assestamento Pag. 322011. È un atto obbligatorio, non emendabile e inderogabile, come richiamato dalla stessa Costituzione.
L'articolo 81 chiarisce che l'approvazione del Rendiconto è costituzionalmente doverosa. Passando agli aspetti più importanti voglio ricordare come nel 2010, a differenza di quanto più volte dichiarato dagli esponenti della sinistra, le entrate tributarie si sono accresciute rispetto all'esercizio 2009. Anche la Corte dei conti ha confermato come negli ultimi anni si siano realizzati maggiori introiti per effetto del rafforzamento del contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, e questo non può che apparire come un dato importante e incontrovertibile.
Il risanamento dei conti pubblici passa attraverso la lotta all'evasione fiscale, anche con un nuovo ruolo degli enti locali, ruolo rafforzato con le disposizioni di attuazione del federalismo fiscale e con la recente manovra finanziaria, un nuovo ruolo del territorio nel processo decisionale tra partecipazione e responsabilità.
Quindi Presidente, questo rendiconto contiene sicuramente dei dati positivi, l'inversione di un trend: per la prima volta dal dopoguerra, nel 2010 abbiamo una riduzione in valore assoluto della spesa, e questo è un dato importante, è un trend fondamentale visto che stiamo lavorando per arrivare al pareggio di bilancio al 2013.
Pareggio di bilancio che non è sufficiente, non dobbiamo mai perdere di vista il nostro obbiettivo principale che è la riduzione del debito pubblico, quel debito pubblico che ci mette con le spalle al muro nei confronti dell'Europa, quel debito pubblico che sta divorando 70 miliardi di interessi all'anno, che ha raggiunto il 120 per cento del nostro rapporto debito-PIL. E per il 2011, le informazioni disponibili appaiono sostanzialmente coerenti con l'obbiettivo di indebitamento netto, pari al 3,9 per cento del Pil come indicato nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e finanza recentemente approvato.
Le manovre strutturali devono guardare soprattutto a questo, dobbiamo riportare il Debito Pubblico ad un valore congruo sotto il 100 per cento del PIL, verso l'85 per cento di Francia e Germania, e per fare ciò solo il Federalismo può darci una mano.
Il Federalismo che tiene sotto controllo la spesa pubblica, che applica costi standard ai servizi essenziali in tutto il Paese, non solo per la parte produttiva che sta al nord, poche regioni del nord che da sole, ricordo, danno un PIL superiore a quello della Germania, quando in altre parti siamo messi peggio dei paesi del terzo mondo. Una parte produttiva che porta appresso, come una palla al piede, il resto del Paese. E questo non può durare.
Un'enorme ingiustizia. E poi se parliamo di tasse e residuo fiscale, cioè la differenza tra quanto una Regione versa e quanto riceve, Veneto Lombardia Piemonte ed Emilia versano da sole 50 miliardi all'anno in più rispetto a quello che gli viene restituito.
E questo si collega con altro enorme problema per la crescita: la pressione fiscale. Pressione fiscale che ha raggiunto il 42,3 per cento, e anche qui si deve lavorare.
Il carico di tasse e contributi, senza parlare dei costi diretti ed indiretti della burocrazia, sta strozzando le nostre aziende, il carico è talmente insostenibile che molti dei nostri imprenditori guardano oramai come unica soluzione alla migrazione all'estero, e questo non possiamo più permetterlo.
Oltre all'aggressione al nostro made in Italy, anche la perdita di lavoro e delle imprese che se ne vanno verso paesi a fiscalità, costo del lavoro e burocrazia molto più favorevoli.
Su questo bisogna assolutamente lavorare e innovare. Certo, le perduranti tensioni internazionali, l'aggressione dei mercati finanziari non aiutano a perseguire gli obbiettivi prestabiliti di risanamento e crescita.
Ma le nuove azioni contenute nel maxiemendamento del Governo si muovono nella giusta direzione.
Ma diciamo subito, non tocchiamo le pensioni! Pag. 33
Le riforme che L'Italia ha realizzato hanno già accresciuto la sostenibilità nel lungo periodo dei conti pubblici. Ecco i dati: nel periodo 2007-2060 la spese pubblica collegata all'invecchiamento crescerà solo del 1,6 per cento contro il 4,8 per cento di Germania e il 9 per cento della Spagna.
In questo campo i nostri pensionati del Nord, signor Presidente, hanno già dato.
Semplificazione, razionalizzazione, riforma fiscale, liberalizzazioni, dismissioni di beni pubblici ma non delle nostre aziende strategiche, riforma del processo tributario, certezza nelle risposte dell'Amministrazione Finanziaria con l'interpello, tempi certi nel processo civile, contrasto all'evasione anche aumentando la deducibilità di beni e servizi primari, sostegno all'occupazione femminile e dei giovani.
Questa è la sfida che può creare un ambiente economico favorevole alla ripresa e dell'offerta del lavoro.
Azioni decisive che possono, da subito, migliorare le aspettative sull'economia italiana, ridurre i differenziali di rendimento sui nostri titolo pubblici rispetto a quelli considerati, qualche volta a torto, più solidi!

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4707 - voto finale 309 308 1 155 308 7 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.